Soon Everything Change

di LoveEverlack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***
Capitolo 17: *** XVII ***
Capitolo 18: *** XVIII ***
Capitolo 19: *** XIX ***
Capitolo 20: *** XX ***
Capitolo 21: *** XXI ***
Capitolo 22: *** XXII ***
Capitolo 23: *** XXIII ***
Capitolo 24: *** XXIV ***
Capitolo 25: *** XXV ***
Capitolo 26: *** XXVI ***
Capitolo 27: *** XXVII ***
Capitolo 28: *** XXVIII ***
Capitolo 29: *** XXIX ***
Capitolo 30: *** XXX ***
Capitolo 31: *** XXXI ***
Capitolo 32: *** XXXII ***
Capitolo 33: *** XXXIII ***
Capitolo 34: *** XXXIV ***



Capitolo 1
*** I ***


Grazie a Miss Black per l'immagine. Di seguito il link della pagina facebook:
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                                                                          No there’s no one else’s eyes                                                             
                                                                              That could see into me                                                                                                                                                 No one else’s arms can lift                                     
                                                                                  Lift me up so high                                                                

 
                                                         [Heart by Heart - Demi Lovato]

Clary si rigirava tra le coperte della sua camera, si era appena trasferita nella nuova città e il cugino la ospitava insieme alla madre mentre aspettavano che le venissero spediti gli scatoloni con le loro cose. La madre stava ancora cercando un appartamento nonostante Magnus le avesse già detto che potevano rimanere per il tempo che volevano. Non le andava di alzarsi da quel comodo letto, Magnus aveva un certo gusto nell’arredamento e quel letto era stupendo, richiuse gli occhi sperando che la madre non si accorgesse di lei e il cugino la lasciasse ancora un po’ nel letto.
-Cuginetta alzati c’è scuola… e dovrò accompagnarti io siccome la frequento quindi alzati, non voglio fare tardi. Soprattutto non voglio farmi fregare i banchi dell’ultima fila- Clary si scoprì il viso guardando truce la porta come se avrebbe potuto colpire il cugino con quello sguardo.
Lo sentì ridere.
-Magnus che hai?- il cugino continuava a ridere dietro la porta.
-Ti conosco troppo bene Clarissa Fray. In questo momento mi stai guardando truce dalla camera, non provare a negarlo- si alzò dal letto, Magnus la conosceva troppo bene e lei stessa lo conosceva tanto da sapere che se non si fosse alzata subito lo avrebbe trovato in camera sua.
Aprì la porta per uscire trovandolo poggiato al muro, che osservava davanti a se aspettando che Clary uscisse, Magnus la squadrò da capo a piedi.
-Cuginetta… perché indossi dei “vestiti” solo per dormire? Sai quanti ragazzi ti correrebbero dietro?- Clary sbuffò chiudendo la porta alle sue spalle e osservandolo già pronto per la scuola. Aveva una barbetta incolta che lasciava sempre sul viso, indossava un completo nero che metteva in risalto gli strani occhi simili a quelli felini che aveva fin da piccolo.
-Magnus… mi dici perché dovrei indossare un abitino per la scuola?- lui rise staccandosi dal muro e dirigendosi verso una delle stanze lungo il corridoio. Si girò verso di lei facendole segno di seguirlo, Clary lo seguì prevedendo che le avrebbe giocato un brutto scherzo.
-Clary… eccoti un piccolo regalo da parte mia- sul letto del cugino c’era uno scatolone chiuso alla meglio da un fiocco rosa, legato a questo c’era un bigliettino scritto da Magnus in una calligrafia elegante.
Così avrai dei vestiti decenti.
Prese il foglio sventolandolo davanti al cugino, Magnus era ritornato indietro verso la porta che teneva aperta aspettando che lei uscisse.
-Che c’è? Ora vai in camera tua a prepararti, Jocelyn sta preparando la colazione- ormai Magnus chiamava la zia Jocelyn, la riteneva troppo giovane per essere chiamata zia e a lei non aveva problemi su come essere chiamata, così a dieci anni iniziò a chiamarla semplicemente Jocelyn e continuava ancora.
-Mag?- il cugino si girò con sguardo interrogativo.
-Odio quando mi chiami così… comunque che devi dirmi?- Clary richiuse la porta.
-Mi chiedevo dov’erano gli zii. Ormai non vi sentite più- lui scrollo le spalle.
-In qualche viaggio… meglio per me, ho la casa libera-
 
-Ciao mamma- Jocelyn si girò verso la figlia, in una mano reggeva una lettera e nell’altra una tazza di caffè. Apparecchiati al tavolo, c’erano altre due tazze e dei cornetti, vicino al lavandino nell’angolo la ciotola del cibo per gatti e Chairman Meaw –il gatto di Magnus- che guardava Jocelyn aspettando che lei gli mettesse da mangiare. Magnus andò verso un mobile aprendolo e tirandone fuori un sacchetto di cibo per gatti, Clary guardò l’armadio che era riempito di cibo per gatti e nella mensola in alto anche di qualche giocattolo.
-Jocelyn mi farai morire il gatto così- la zia rise.
-No che Chair coso non morirà… e comunque può contare su te e Clary- Clary annuì da dietro la sua tazza fumante, era seduta davanti alla madre che stava sfogliando un giornale.
-Clary, credo che dovrai prendere uno dei miei vestiti, i tuoi non sono ancora arrivati-
-A dire il vero mamma Magnus mi ha già preso un completo- Magnus le aveva preso un pantalone stretto nero, con degli altri stivaletti e una magliettina verde.
-Uh… mi sembrava di non aver visto la maglia, inoltre mette in risalto i tuoi capelli rossi. Grazie mille Magnus-
-De nada Jocelyn. Clary hai 5 minuti per finire di prepararti e poi andiamo- salutò la zia e Clary prima di uscire dalla porta e dirigersi al piano superiore.
 
-Magnus dove andiamo?- Clary stava girando per i corridoi dell’istituto, la loro scuola era divisa in due parti. Nella prima al piano inferiore c’erano le classi, salendo poi di piano c’erano gli uffici con la biblioteca e salendo al terzo piano c’erano le stanze da letto. La maggior parte di quelle non era utilizzata siccome gli studenti provenivano tutti da case vicine, ma nell’edificio originale c’erano anche quelle per questo avevano deciso di lasciarle per ogni evenienza.
-Clary come dove andiamo? In classe ovvio… o meglio tu vai in classe, io ti accompagno solo- Magnus svoltò l’angolo salutando con una mano una donna sulla quarantina seduta dietro una scrivania. Clary sentiva dei mormorii ogni volta che passava e si girò nuovamente verso il cugino.
-Ma perché bisbigliano tutti?-
-Semplice cuginetta… io sono uno dei miti della scuola. Le mie feste sono mitiche, non ci sei mai stata alle mie feste?- Clary mosse la testa facendo sospirare Magnus.
-Vorrà dire che per la prossima festa sarai l’ospite d’onore. Eccoci arrivati, nella borsa hai tutto quello che ti serve, ti ho messo il modulo da consegnare- si fermò davanti una porta con su scritto aula 110, Clary annuì guardando il cugino che salutava un paio di ragazzi che stavano passando in quel momento.
-Ok-
-A proposito… scoprirai che ci saranno ore un po’… particolari. Ho falsificato la firma di Jocelyn, adesso proverai la ginnastica avanzata, con tanto di tiro con l’arco- Clary guardò il cugino stranita.
-Sul serio?- gli chiese guardandolo truce.
-Ovvio… vedrai sarai brava. C’è l’abbiamo nel sangue, o meglio c’è l’avete nel sangue. E vedrai incontrerai un amico in questa scuola- le disse prima di allontanarsi da lei con un abbraccio.
 
Dopo che il cugino se ne fu andato Clary aprì la porta della classe, si guardò intorno curiosando velocemente quello che c’era in classe. Dietro la cattedra c’era una donna dai capelli neri legati in uno chignon ben stretto che non lasciava cadere le ciocche, indossava un tubino blu scuro.
Si girò verso Clary sorridendole.
-Ciao, tu devi essere la nuova allieva dico bene? Clarissa Fray giusto?- le chiese mentre prendeva dei libri dalla cattedra e li passava a Clary.
-Si sono Clarissa-
-Bene Clarissa allora siccome questo è il primo giorno che ne dici di presentarti brevemente?- Clary si girò verso la classe indecisa su quello che dire. C’erano dei ragazzi attenti e altri che guardavano altrove disinteressati, una ragazza dai capelli neri la osservava attentamente insieme ad un ragazzo dietro di lei dai capelli che sfioravano il color oro.
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento- la donna starnutì dietro di lei.
-Scusami Clarissa, bene se vuoi sederti c’è un posto accanto al signorino Lewis vicino la finestra- Clary girò lo sguardo verso la finestra notando un ragazzo dai capelli ricci e con un paio di occhiali sul naso. Rimase a fissarlo cercando di ricordare dove lo avesse visto, assomigliava terribilmente al suo vecchio amico. Un ragazzino con cui passava del tempo con Magnus, quando andava a trovare il cugino.
Lui sembrava guardarla nello stesso modo, poi distolse lo sguardo così come Clary che stava facendo una figuraccia.
-Grazie- si diresse verso il banco vicino a quello di Lewis, che si girò nuovamente verso di lei quando si era seduta e aveva preso le sue cose.
-Clary sei sul serio tu?- Clarissa si girò verso il ragazzo sorridendogli, solo Simon poteva conoscere il diminutivo in quella classe e poi Magnus le aveva detto che avrebbe trovato un amico.
-Simon allora non mi sono sbagliata-
-A quanto pare no. Allora Fray, come mai da queste parti?-



SPAZIO AUTRICE
Ciao ragazzi, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto.
Mi è venuto in mente perchè sto leggendo varie ff e non mi sembra di aver trovato qualcosa su Shadowhunter dove non ci siano demoni, angeli e vampiri... quindi ho pensato di scrivere io qualcosa.

Spero di ricevere delle recensione siccome sono quelle che spingono uno scrittore a pubblicare il suo capitolo e gli fanno capire quanto la storia sia realmente apprezzata.

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Capitolo 2
*** II ***


Grazie a Miss Black per la copertina. Di seguito il link della pagina facebook:
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    The whole world stops and stares for awhile                 Il mondo intero si ferma e guarda un attimo
           Cause girl you’re amazing                                         Perchè ragazza tu sei splendida
                      Just the way you are                                        Proprio come sei  

                                          [Just The way You are - Bruno Mars]




-Bene ragazzi, mancano 10 minuti alla fine della lezione. Che ne dite se vi lascio liberi e fate la conoscenza della nuova arrivata?- Clary alzò la testa dal suo quaderno, dove aveva scribacchiato fino a quel momento, aveva disegnato la nuova aula, con tanto di alunni e insegnanti visti dalla sua prospettiva.
Simon le prese il foglio guardando il disegno che aveva fatto con la matita.
-Clary… hai ancora quel talento per l’arte vedo- guardò il foglio, dove la sua amica aveva solcato tratti più scuri e altri più chiari. Era riuscita a scorgere anche i più piccoli dettagli, come il punto luminoso che si creava sul polso della professoressa Maryse quando i raggi del sole si scontravano con il bracciale o il piccolo schizzo che un alunno aveva disegnato su proprio banco. Tutte cose che un semplice occhio non avrebbe notato, solo quello attento ai dettagli di Clary o di sua madre riusciva a scorgere quei piccoli punti e a trasportarli poi nella loro mente e su carta.
-Mi sono tenuta in allenamento, anche mamma continua a disegnare. Ora deve finire di commissionare un quadro per Luke, ci ha chiamate la settimana scorsa e sembra voglia qualcosa che ricordi i vecchi amici. Forse faranno una specie di riunione della vecchia classe- infilò il foglio nella cartellina stando attenta a non rovinare i bordi e stando attenta che la matita non sbavi rovinandolo. Chiuse la borsa e tirò fuori il foglio che Magnus le aveva dato quella mattina e che doveva consegnare in segreteria.
-Cos’è?-
-Un foglio per la segreteria, Magnus mi ha iscritta a ginnastica avanzata… mi accompagneresti in segreteria?- Simon annuì in risposta, la signorina Maryse li osservava da dietro un libro mentre aspettava che qualcun altro andasse a presentarsi a Clary. Fece un segno alla ragazza dai capelli neri che si alzò seguita dal ragazzo di quella mattina, gli unici che erano stati attenti insieme a Simon.
-Ciao, sono Isabelle Lightwood e questo è il mio amico Jace Wayland- la ragazza strinse la mano di Clary seguita da Jace che le sorrideva, il resto della classe li osservava dai loro banchi.
-Lewis, vedo che hai già fatto amicizia con la nuova arrivata- richiamato dal ragazzo Simon sbuffò poggiandosi comodo allo schienale della sedia e guardando Jace con aria di sfida.
-A dire il vero la conoscevo già, è la mia vecchia amica- Jace squadrò Clary nuovamente.
-Oh bè… mi sembrava strano che avessi già fatto amicizia- Isabelle s’intromise fermando Jace prima che combinasse qualche altro disastro e sfociasse in una rissa. Jace era sempre in competizione con Simon e tra i due non giravano certo buoni rapporti che sembravano alimentati dall’arrivo di Clary.
-Per favore Jace piantala, farai una cattiva impressione a Clary- Jace sbuffò andando a sedersi sul banco di fianco a Simon, Isabelle era spazientita dall’atteggiamento dei due.
E con Clary stava peggiorando.
-Bene, chi vuole un cappuccino? Ragazzi perché non andate a prenderlo e Clary viene un attimo con me da Alec… per favore-
-OK- dissero insieme i due ragazzi.
 
Nei corridoi c’era un via vai di gente, ragazzi che portavano cappuccini e cibi dalle macchinette, gruppi di ragazze e ragazzi che parlavano tra loro e inservienti che svolgevano il loro lavoro e parlavano con altri insegnanti che portavano grosse cartelle. Alcuni erano giovani e potevano persino sembrare degli alunni, altri invece – i più vecchi- giravano nei loro completi retrò per i corridoi: una donna (una delle poche giovani) indossava un tubino nero e dei tacchi neri abbinati ad un giro di perle, i capelli lasciati lisci sulle spalle.
Girarono l’angolo dirigendosi verso altre classi, Isabelle si fermò davanti alla 105.
-Bene in questa classe c’è mio fratello, entri o aspetti fuori?-
-Aspetto sulla soglia non preoccuparti- Isabelle annuì aprendo la porta e mostrando una classe di ragazzi più grandi, Clary aspetto sulla soglia vedendo la ragazza che si dirigeva verso un ragazzo simile a lei dagli occhi azzurri. Dietro di lui al lato destro c’era Magnus, il cugino di Clary assorto a scrivere su un foglio di carta completamente distaccato dalla classe. Magnus si stiracchiò alzando lo sguardo verso i due fratelli e poi girandosi, vide Clary sulla porta e la salutò con una mano.
-Bene ho fatto… grazie. Andiamo?- Isabelle ricomparve davanti a lei facendo rimbalzare i capelli neri sulla maglia bianca con un teschio nero disegnato, aveva un pantaloncino nero sopra a delle calze e gli anfibi sempre neri. Salutò un ultima volta il fratello prima di girarsi e iniziare a camminare, Clary si girò verso Magnus rivolgendogli un sorriso e tornando poi da Isabelle.
 
-Allora Magnus a quando la prossima festa?- Magnus alzò il volto dal foglio su cui stava scrivendo cercando la persona che gli aveva fatto la domanda. Seduto in seconda fila c’era un ragazzo biondo con gli occhi verdi con cui aveva avuto un uscita, nessuno lo sapeva a parte forse loro due. Insomma Magnus era un tipo molto aperto quindi non si era mai posto il problema del Chi cercare. Clary aveva scoperto di questa sua “passione” e non si era mai posta il problema, gli voleva bene e tanto gli bastava, non lo aveva mai giudicato… anzi era stata lei che gli aveva detto che lo avrebbe voluto bene sempre, certo però doveva decidere.
E non invitare ospiti quando c’era lei in casa.
-Presto Ben, mia cugina è venuta a vivere da me per un po’ e non ha mai partecipato a una mia festa. Così ho deciso di farne una per vedere come si festeggia… alla Bane- la classe rise per poi parlare della possibile reazione della cugina.
-Va in classe con tua sorella Alexander- il ragazzo si girò verso Magnus.
- Mi dispiace per lei, se Izzy la prende in simpatia, passerà la maggior parte in giro per negozi-
 
-Clary aspettami ti accompagno- Simon corse dietro a Clary, il borsone che saltava sulle sue spalle del ragazzo, gli occhiali che rischiavano di cadere dal viso. Clary si girò verso l’amico confusa, le mani strette attorno al libro e alla cartellina che doveva portare a casa, Simon la raggiunse prendendo dei respiri prima di parlare.
-Vai di fretta eh? Facciamo la strada insieme-
-Certo- Simon si sporse offrendosi di portare le cose di Clary -non preoccuparti faccio io- il ragazzo annuì tenendo solo il borsone che stava portando da prima.
Aveva mandato un messaggio a Magnus dicendogli che andava a casa da sola e che non doveva preoccuparsi, il cugino le aveva mandato uno smile che rideva dicendole che se lei e Lewis volevano uscire avrebbe tenuto il segreto e si sarebbe occupato della zia.
-Allora che dice Magnus?- la ragazza si girò facendo ricadere le ciocche boccolose e color rame sul viso, sbuffando passò i libri a Simon cercando di legare i capelli in modo che non le dessero fastidio mentre camminava. Odiava quando i capelli le facessero il solletico quando toccavano la pelle e lei fosse costretta a tirarli sempre indietro per non sentire fastidio.
-Le solite cose… non è mai stato un cugino, più un fratello- Simon rise pensando a Magnus. Lo conosceva perché era amico di Clary e aveva capito quanto le volesse bene, ma non era sicuramente un semplice cugino, lui si era sempre fatto in quattro per la piccola Clary. Una volta quando Clary aveva otto anni e Magnus dieci, lei si era persa dopo essere scappata da casa per vedere le lucciole al parco, Magnus le aveva retto il gioco con la madre dopo aver scoperto che non c’era in camera e aveva inventato una scusa. Di solito una persona direbbe al genitore che era scomparsa invece lui era andato a cercarla.
-Certo che tuo cugino ti adora- Clary annuì.
-Si, non so cosa farei senza di lui, ci ho sempre potuto contare. Capisci?-
-Certo, ma sai che puoi contare anche su di me vero?- Clary si girò verso Simon che continuava a guardare avanti senza voltarsi verso di lei, era leggermente arrossito e le fece tenerezza.
-Si, lo so. Ma non sapevo neanche se ci saremmo rivisti… invece con Magnus lo sapevo già da prima-
-Allora dovrò darti il mio numero, così non potrai dire che non riesci a trovarmi- le allungò la mano per sigillare il patto come quando erano bambini.
-Affare fatto-
-Ehilà Fray, Lewis venite con noi da Taki? Tu Clary devi provare i loro piatti- si girarono e videro Jace e Isabelle venire verso di loro insieme al fratello di Isabelle che camminava con le mani nelle tasche dei jeans, Isabelle che frugava nella borsa e Jace con le mani dietro la testa. Clary guardò Simon pensando fosse meglio far scegliere a lui, siccome tra lui e Jace non correva buon sangue e non voleva vederli litigare.
-Ok, fatemi vedere qualcosa di Taki- Jace sembrava soddisfatto dalla risposta della ragazza e li sorpassò sorridendo felice della risposta della ragazza.


Eccoci al secondo capitolo.
Forse non particolare ma sto cercando di fare con calma per spigarvi meglio la situazione.
Quindi: Sappiamo che Jace, Isabelle e Simon vanno in classe con Clary.
E che i nostri Malec fanno parte di un altra classe (Alec ha 18 anni e Magnus deve avere la sua stessa  età se non sbaglio... e se non continamo l'immortalità)
Nel prossimo vedremo i ragazzi da Taki. Spero vi piaccia e che non vi deluda, più avanti scopriremo nuove cose a cui sto pensando. Spero che recensiate e ringrazio quelli che nello scorso capitolo hanno commentato e quelli che hanno messo la storia tra preferite, seguite e ricordate.

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Capitolo 3
*** III ***


Grazie a Miss Black per l'immagine. Di seguito il link della pagina Facebook.
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 Just when I felt like giving up on us                                      Proprio quando volevo rinunciare a noi
    You turned around and gave me one last touch                    Ti sei girato e mi ha dato un ultimo tocco
        That made everything feel better                                        Che ha fatto sentire tutto meglio

                                                 [Rihanna - California King Bed]


-Allora Clary dimmi sei fidanzata?- Isabelle era subito partita in quarta con le domande imbarazzanti, non aveva dato a Clary neanche il tempo di posare la borsa e prenotare che le aveva subito fatto domande sulla vita privata. Mentre lo domandava, guardava Simon per vedere la sua reazione, non parlava molto con lui nonostante fossero compagni di classe. Passava la maggior parte del suo tempo con Alec e Jace o con il fidanzato del momento, le sue relazioni duravano poco tempo, non riusciva a trovare qualcuno che le facesse provare dei veri sentimenti, di cui non riusciva a fare a meno.
-A dire il vero no, tu?- le chiese guardando Jace, sospettava che quei due avessero una relazione, dopo averli visti a scuola le era rimasto fisso quel pensiero. Isabelle rise insieme a Jace poggiando la schiena al divanetto del ristorante, Alec rimaneva lontano dalla conversazione pensando al suo piatto.
-No, non riesco ad avere una relazione fissa. E dimmi hai visto qualcuno che ti piace?- le chiese maliziosamente mentre sorseggiava da suo bicchiere, Jace alzò il viso verso di Clary guardandola curioso di sapere la risposta. La ragazza si era imbarazzata e le sue guance si erano colorate di rosso, Alec alzò il viso per vedere Clary che non proferiva parola.
-Izzy è imbarazzata- Isabelle guardò il fratello continuando a ridere.
-Non sei obbligata a rispondere Clary. Anche se credo ti piaccia Magnus Bane… vi ho visto salutarvi in classe. Certo però…- la ragazza tralasciò la frase.
-Non è proprio il tuo tipo- intervenne Jace fermando la ragazza prima che continuasse d’improvviso a parlare e combinasse qualche disastro.
Simon guardò Clary con un sorrisetto complice sulle labbra cercando di trattenersi dal ridere, i tre dall’altro lato li guardavano curiosi. Simon ridacchiò e Clary dovette calpestargli il piede per farlo smettere e impedirgli di contagiarla e farla unire alla risata.
-Che c’è?-
-C’è Isabelle che Magnus e Clary siano cugini- la ragazza guardò Clary cercando di cogliere una somiglianza tra lei e uno dei ragazzi più famosi della scuola, eppure Magnus e Clary non si somigliavano. Lui era alto e lei bassa, non avevano un colore di capelli o degli occhi ad accomunarli, non sembravano parenti.
-Magnus è il figlio del fratello di mamma, lui ha preso da nonno, io invece da nonna… bassa- Isabelle boccheggiò per un po’ cercando di continuare la frase ma alla fine rinunciò e passò ad altro.
-E tu e Simon?- chiese Jace.
-Ci siamo conosciuti da piccoli e ogni tanto passavamo del tempo insieme. Poi ci siamo trasferiti e ho iniziato a vederlo solo quando venivo qui a trovare Magnus- appoggiò le braccia al tavolo guardando Jace negli occhi, un colpo di tosse di Alec li fece allontanare.
-Capito, comunque non sarebbe stato lo stesso il tuo tipo- disse Jace mentre prendeva una patatina dal suo piatto guardandolo, Clary sospirò.
-E quale sarebbe il mio tipo?- disse avvolta nei suoi pensieri senza accorgersi che aveva parlato ad alta voce.
Jace rialzò la testa dal piatto guardandola nei suoi occhi verdi con un sorriso sulle labbra.
-Tu vuoi un amore travolgente, vuoi passione e avventura. E anche un po’ di pericolo*- Clary lo guardò sorridendo con un sopracciglio alzato, non conosceva ancora Jace quindi per lei era strano sentire il ragazzo dire quella frase.  Per gli altri invece era una routine sentire Jace fare la corte ad una ragazza, Alec strinse i pugni sotto il tavolo, Isabelle gli prese la mano guardandolo negli occhi.
-Questa l’hai sentita dai Baci Perugina?-
-No, sono solo poetico- rispose lui facendo il finto offeso, Clary scosse la testa sorridendo.
 
-Ciao mamma, Magnus e Presidente- Jocelyn le urlò un “Ciao” da dentro la cucina, dove stava preparando la cena per i ragazzi. Magnus comparve da dietro il salotto, addosso aveva un nuovo completo e Chairman Meaw era accoccolato tra le sue braccia mentre faceva le fusa al padrone che gli grattava la testa.
-Cuginetta sei tornata, com’è andato il pomeriggio?- Clary si diresse con lui in salotto in silenzio, aspettando di entrare e raccontare tutto a Magnus senza che la mamma li sentisse e pensasse di seguirli per origliare la loro conversazione. Posò la borsa sulla poltrona accomodandosi vicino a Magnus sul divano più grande, il gatto si staccò da lui per sdraiarsi in braccio a lei, guardò dietro di lei per vedere se Jocelyn li stesse seguendo.
-Bene, ho rivisto Simon sai?- Magnus finse di esserne sorpreso.
-Davvero? Sarai contenta- Chairman miagolò dopo di lui guardando Clary che ridendo gli accarezzava la testolina, il gatto chiuse gli occhi sdraiandosi totalmente su di lei e addormentandosi.
-Sul serio non ne sai nulla? Comunque si, sono molto contenta- Magnus la guardò senza farsi accorgere, Clary sorrideva mentre accarezzava il gatto con una mano e con l’altra girava distrattamente le pagine del libro.
Il telefono di Clary fece un bip  e si illuminò mostrando alla ragazza un numero sconosciuto, lesse il messaggio che le aveva mandato Jace dicendole che quello era il suo numero e salutandola per il giorno dopo.
-Uh… vedo che quel Wayland fa ancora conquiste. Cugina stai attenta, è un bravo ragazzo ma ha troppe ragazze che gli corrono dietro, non voglio vederti soffrire chiaro?- Clary allontano lo sguardo dallo schermo sorridendo al cugino e stringendolo in un abbraccio, il gatto che si trovava fra loro fu schiacciato e si risveglio saltando a terra e correndo via, sapendo che se avesse graffiato Clary, Magnus gli avrebbe fatto saltare la cena.
-Non preoccuparti e poi ci sarai sempre tu- Magnus annuì sulla sua spalla.
-Adesso mi racconti un po’ cos’è cambiato nella tua vita da quando ci siamo salutati?- Magnus rise vedendo come Clary avesse ben imparato da lui a cambiare argomento quando quello si faceva pesante.
-Non è cambiato nulla… ancora non ho trovato nessuno- Clary annuì con la testa poggiata alla mano che stava sul bracciolo del divano, Magnus guardava davanti a se e si girava poche volte per vedere la cugina. Dalla cucina si sentiva odore di funghi e il forno che veniva accesso e faceva quel suo strano boato.
-E quel Lightwood?- Magnus guardò la cugina girandosi sorpreso.
-Puoi ripetere?-
-Andiamo Magnus non dirmi che non hai capito che quel ragazzo…- fece sottintendere la fine della frase facendo una strana faccia che doveva sembrare al Hai-capito ma che somigliava più ad una smorfia.
Magnus la liquidò con una mano.
-Intendevo dire come hai fatto a capirlo così presto… dimmi un po’ ci sei uscita per caso?- borbottò.
-Più o meno, ho pranzato fuori con la sorella, Jace e Simon e c’era anche lui. Allora… non sviare la risposta, sei tu che l’hai insegnato a me e capisco quando lo fai- Magnus rivolse nuovamente lo sguardo davanti a sé, verso il tavolino di vetro dove c’era uno specchio poggiato che creava sul pavimento un piccolo arcobaleno.
-Non voglio rovinarlo, è un ragazzo troppo… puro. Credo si vergogni persino di dire tutto alla famiglia, solo Isabelle lo sa secondo me-
-Dovrebbe rivelare tutto, credo si sentirebbe meglio se lo facesse e poi non t’importerebbe tanto di lui se volessi solo uscirci per una sera- Magnus le mise una mano sulla sua guardandola negli occhi e sorridendo.
-Non ci pensare ok? Anche perché ora dovrai occuparti di tua madre che crede tu sia andata in biblioteca, inoltre questo profumo mi fa credere che tua madre abbia preparato la pizza, quindi meglio muoverci!-
 
-Allora Clary come è andata la ricerca?- Jocelyn le mise una fetta di pizza nel piatto prima di darglielo, taglio un altro grande quadrato da quella che aveva sfornato e lo mise nel piatto di Magnus per poi occuparsi del suo. Chairman Meaw miagolava arrabbiato verso la donna che si era nuovamente dimenticata di dargli la sua pappa, Jocelyn se ne uscì con un: “Scusa Chair coso”.
-È Chairman mamma, presidente se preferisci- Jocelyn la guardava con le mani sui fianchi.
-Non fare la saputella Hermione2, ricordati chi ti ha insegnato a gattonare-
-Hai ragione scusa, devo ringraziare Luke e Magnus per bene- si girò verso il cugino -Grazie per esserti occupato di me in questi anni cugino. Ringrazierò Luke quando lo vedremo- lei e Magnus risero mentre Jocelyn scuoteva la testa borbottando su quanto fossero tremendi quei due insieme.
Si sedette nuovamente a tavola prendendo la sua pizza.
-Allora com’è andata?- le chiese nuovamente.
-Benissimo Jocelyn, in salotto Clary mi ha raccontato quanto sia rimasta incantata dalla ricerca- s’intromise Magnus, Jocelyn alzò un sopracciglio e continuando a borbottare che loro non gli è le raccontavano giusta.
-Mamma quando farai la rimpatriata con Luke? Vorrei solo accompagnarti così lo saluto-
-In fine settimana e TU non ci verrai, non… non è il caso di conoscere la mia vecchia classe- si alzò dal tavolo sparecchiando il suo piatto finito e preparando il caffè… l’argomento era chiuso.


*Frase del telefilm The vampire Diares (che adoro) dove Damon parla con Elena durante il loro primo vero incontro.

ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti ragazzi...
visto che bella sorpresa? Domenica è il mio compleanno quindi ho voluto farvi un regalo (?)
anche se dovrebbe essere il contrario XD
comunque... dopo questa battuta che non fa ridere passiamo al capitolo:
spero vi sia piaciuto e che ne siate rimaste soddisfatte/i
al momento sto andando con calma, poi potrei accellerare un pò la situazione passando per esempio direttamente ad un altro giorno se non c'è nulla d'interessante.
spero vi sia piaciuto e che riceverò delle recensioni siccome sono quelle che mi fanno capire se la storia vi piace. Accetto anche critiche così posso cercare di migliorare.
voglio ringraziare i lettori silenziosi, quelli che recensiscono normalente e quelli che hanno aggiunto la mia storia alle seguite/ricordate e preferite.
Grazie a:
Rebs9angel per le lunghe recensioni che mi ha fatto
- Bibi_Herondale
- Nephilim 13di lei vi consiglio una ff su shawohunter "Dove tutto è cominciato" che è favolosa
- Chris Criss che sta scrivendo una ff sul nostro Jamie se volete leggerla che io stessa seguo.
 cucciola92
- Sofis_Morgestern


 

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Capitolo 4
*** IV ***


Grazie a Miss Black per l'immagine:
https://www.facebook.com/pages/Miss-Black/142713825871734



How do I get better once I’ve had the best                        Come posso ottenere una cosa migliore quando invece una volta avevo meglio
                                                                                                   
                                                                          [Katy Perry – Thinking of You]

Era il secondo giorno di scuola, in camera si sentiva un dolce odore di biscotti appena sfornati, sotto le coperte Clary sentiva il dolce tepore della coperta sopra di lei. Aprì un occhio per ammirare la luce solare che entrando dalle coperte illuminava un punto del pavimento della stanza buia, Chairman Meaw la guardava da quel punto di luce con un occhio aperto, Magnus che stava posando dei biscotti sul tavolino vicino.
-Magnus, Chairman, che ci fate qui?- si tolse le coperte di dosso andando a piedi nudi verso il gatto che saltò sulla poltrona facendo quasi cadere il vassoio.
-Ti ho portato la colazione a letto. Ieri sei tornata a letto senza dire una parola… ancora a pensare a quello che ti ha detto Jocelyn?- Clary scosse la testa sedendosi vicino a Magnus e prendendo i biscotti e la tazza di cappuccino, Magnus la guardava aspettando che le desse una risposta più lunga giocherellando con una collana che indossava.
-Non proprio… il fatto è che non mi aveva mai dato una risposta secca…-
-Tranne quando le avevi chiesto di tuo padre- Magnus finì la frase al posto suo ricordando ancora il giorno in cui da piccoli Clary aveva trovato una foto della madre da giovane e le aveva chiesto chi fosse quello vicino a lei e Luke. Le aveva chiesto se fosse il padre e la mamma le aveva ripreso la foto mettendola in una cartella che poi nel pomeriggio era scomparsa, non sapeva se l’aveva bruciata o solo nascosta bene.
Clary annuì come risposta alla domanda, Magnus le mise una mano sulla spalla sorridendole per rassicurarla.
-Ti faccio una promessa- Clary rialzò la testa lasciando il biscotto –Se posso ti aiuterò a trovare tuo padre, non credo sia tanto difficile e… l’ultimo biscotto è mio- prese velocemente il biscotto dal bianco andando subito verso la porta, Clary lo guardava scappare via ridendo come faceva da bambino.
Si alzò vestendosi per il secondo giorno, Magnus le aveva fatto trovare altri completi nello scatolone che sarebbero bastati per una settimana o giù di li. 
Indossava un vestito bianco dal tessuto simile a quello trapuntato sopra a un leggins nero e degli stivaletti sotto. Si pettinò i capelli che le si erano aggrovigliati in una massa informe e rossa, sotto gli occhi aveva delle occhiaie per essersi svegliata più volte nel cuore delle notte e non aver riposato bene, mise del correttore per coprirle.
Chairman Meaw la aspettava sulla poltrona giocando con il cuscino.
-Chairman andiamo, non rovinare il cuscino di Magnus- il gatto soffiò verso di lei, saltò nuovamente a terra e la raggiunse a testa alta, zampettando neanche fosse ad una sfilata.

Si fermò dietro la porta per ascoltare la conversazione che la mamma stava avendo con Magnus.
Jocelyn si era arrabbiata con Magnus per la prima volta, non litigavano mai. Gli stava chiedendo chi fosse il padre di Clary e lei non gli rispondeva, sviava l’argomento tanto che Magnus le aveva urlato contro che fosse u suo diritto saperlo e Jocelyn gli diceva che Clary non era ponta.
“Non è lei a non essere pronta, sei tu Jocelyn” la mamma era uscita di corsa fuori, il rumore della porta esterna che si chiudeva.
-Magnus?- il cugino stava stringendo la mano nella tazza, arrabbiato. 
Quando sentì la voce di Clary rialzò il viso tentando di farle un sorrido decente, ma la ragazza aveva assistito alla scena e non si faceva convincere. 
Gli tolse la tazza di mano abbracciandolo.
-Scusami… hai assistito a tutto. Dovevo solo farti scoprire chi era tuo padre e invece…-
-Magnus non voglio che tu litighi con mamma per darmi il tuo aiuto. Siamo cresciuti insieme e non è felice quando litigate… non vi ho MAI visto litigare- Magnus annuì, Clary si sedette accanto a lui posando la testa sulla sua spalla, sentivano il rumore di qualcosa che veniva montato, vari oggetti che sbattevano uno contro l’altro… Jocelyn stava per dipingere, l’unica cosa che poteva calmarla.
-Io non ho fame, che dici andiamo già via?- Magnus si rialzò seguendo la cugina.

In auto nessuno dei due aveva fiatato, Magnus era concentrato sulla strada e Clary era assorta nei suoi pensieri.
-Clary?- la ragazza girò la testa.
-Sabato farò una festa… perché non inviti Simon e gli altri tuoi amici? Isabelle e Jace- Clary annuì tornando a guardare fuori.
-Sarò obbligata a fare shopping con Isabelle immagino- Magnus rise.
-Immagini bene, un bel po’ di sano shopping con Izzy Lightwood. Cosa vuoi di più dalla vita- Clary si uni alla risata del cugino che le aveva fatto venire in mente una pubblicità che aveva visto.
Un Lucano? Doveva comprarlo e darlo al cugino per la festa.
-Stai pensando a qualche battuta idiota bimba ti conosco- Clary guardò il cugino che tratteneva un sorriso, la radio stava trasmettendo una nuova canzone e Magnus teneva il ritmo con le dita sul volante, canticchiava con la bocca chiusa il testo.
-Tu mi conosci TROPPO bene Mag-

Clary entrò nuovamente nella scuola, questa volta senza che Magnus la accompagnasse. Aveva visto Simon e insieme erano entrati in classe, quasi tutti gli alunni si erano divisi in due gruppi, gli unici esclusi erano Jace e Isabelle che parlavano tra loro. Clary si ritrovò a pensare a come Isabelle riuscisse a essere sempre perfetta e a suo agio con qualunque cosa indossasse, anche con quel completo grigio-argento composto da top, gonna asimmetrica e un paio di sandali.
Jace si girò verso la porta salutando Clary quando la vide.
-Clary… mondano- sbottò Jace verso Simon, il quale alzò gli occhi e le mani al cielo per non iniziare una discussione. Clary guardò il suo amico confusa sul perché l’avesse chiamato mondano e su cosa significasse quella parola, di sicuro uno strano gergo che si usava in quella scuola.
Tutte le scuole avevano almeno una parola personalizzata. Nella sua si usava dire Parabatai verso le persone più affiatate, due calciatori nella squadra di calcio erano in perfetta simbiosi e aveva per questo ereditato il soprannome. Infondo Parabatai derivava dal greco e significa "coppia di guerrieri" e loro erano pur sempre dei guerrieri per quella scuola, si riscosse tornando a concentrare la sua mente su Jace.
-Buongiorno anche a voi- Isabelle la salutò con un gesto della mano.
-Lo sai Clary quel vestito ti dona, se solo mettessi dei tacchi- Clary alzò le mani al cielo.
-Niente tacchi, meno li metto meglio è…- Jace sorrise guardandola, si ritrovò a pensare di essere arrossita e quasi sicuramente lo aveva fatto, Jace era l’unico a metterla in imbarazzo in quel modo.
Simon non parlava e si guardava attorno imbarazzato, la conversazione era caduta in uno strano imbarazzo.
-Allora novità?-
-Si… Magnus mi ha chiesto di invitarvi alla festa questo sabato- guardò tutti e tre soffermandosi un secondo di troppo su Jace, ritrasse nuovamente lo sguardo sospirando.
Sentirono una serie di tacchettii venire verso la classe, sulla soglia comparve la donna del giorno prima, ancora nel suo look imitato di Coco Chanel, una gonna a tubino nera, una mini giacca da cui si intravedeva la camicia di seta di colore chiaro e delle scarpe chiare laccate, tutto il look era sui tono chiari.
-Buongiorno ragazzi per favore sedetevi- la donna sistemò la sua borsa e la cartella sulla cattedra lasciando agli alunni il tempo di accomodarsi. Prese il registro facendo a mano a mano l’appello degli alunni e fermandosi su Clary quando ne lesse il nome, la guardò esaminandola e notandone le grandi somiglianze con la madre.
Rise nella sua mente pensando alla faccia che farà il fratello quando vedrà la bambina cresciuta, ormai tutti i vecchi alunni dell’istituto lavoravano lì o facevano comunque parte del gruppo scolastico. Era una specie di circolo: devi iniziare a insegnare e vuoi farlo qui? Allora i vecchi alunni che erano diventati vecchi venivano mandati in pensione e quelli nuovi e più giovani mandati qui. 
Se volevi insegnare, bastava essere un ex alunno promettente per entrare nel corpo insegnante. Distolse lo sguardò e passò avanti facendo finta di nulla, Clary non si era accorta di nulla. Dopo aver detto la sua presenza aveva subito riabbassato lo sguardo sul suo block notes dove aveva lasciato tanti schizzi.
-Lewis Simon- 
-Presente!- guardò Clary –Hai notato che la professoressa Graymark ti stava guardando si?- Clary alzò le spalle non curante per il gesto dell’insegnate.
-Sono la nuova alunna Simon, vorrà vedere com’ero-
-Non ne sono tanto sicuro- bisbigliò all’amica senza che la professoressa se ne accorgesse.
-Forse conosce mia madre, infondo porto il suo cognome- e tornò agli schizzi.


ANGOLINO SHADOWHUNTER
Ciao eccomi con un nuovo capitolo.
Ringrazio coloro che hanno recensito il vecchio capitolo e coloro che lo leggono soltanto... siete fantastici.
Non credevo che la mia storia piacesse così tanto ne sono fiera. *O*
spero che vi piaccia e che mi facciate sapere i vostri pensieri

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Capitolo 5
*** V ***


Faccio i miei ringraziamenti qui, per lasciarvi al capitolo senza intromettermi alla fine.
Grazie a tutti. Quelli che seguono e leggono anche senza recensire e grazie sopratutto a chi mi ha recensito i capitoli facendomi capire cosa non andava.
Siete stati fantastici in questo periodo. Grazie


Grazie anche a Miss Black per il banner.



I give you my destiny.                                                       Ti ho dato il mio destino    
I'm giving you all of me.                                                     ti sto dando tutto di me
I want your symphony.                                                      Voglio la tua sinfonia
Singing in all that I am.                                                      Cantando tutto quello che sono

                                    [
A Walk To Remember - Only Hope - Mandy Moore]


Finalmente era arrivato il venerdì, dopo aver passato la settimana dividendosi tra compiti e uscite con i ragazzi Clary non aveva potuto neanche passare del tempo in più con suo cugino.
Magnus le aveva promesso che avrebbe cercato notizie su suo padre e tutto quel tempo lo aveva impiegato chiamando i vecchi amici di Jocelyn per cercare di carpire delle informazioni, poi si era anche occupato di preparare la festa. Clary vedeva gli addetti ai lavori camminare per casa con cartoni e addobbi, il giardino era diventato of limit, ne avevano preso il possesso per organizzare tutto.
Dalla finestra Clary si era fermata a contemplare –per quello che poteva- l’opera che avevano fatto: lanterne appese agli alberi e una lunga distesa di tavoli sparsi per tutto il giardino. In uno scatolone aperto aveva visto delle tovaglie e quella mattina erano arrivati anche quelli del catering.
Ormai si occupava lei di Chairman Meaw, Jocelyn non aveva visto il via vai, troppo impegnata a cercare casa e vedersi con Luke per preparare l’incontro degli ex alunni.
Quando tornava a casa, saliva direttamente le scale e si fiondava in camera.
Bussarono alla porta.
-Avanti- Clary vide Isabelle stagliarsi all’entrata della camera, aveva un pantalone nero con una camicia leopardata e delle scarpe alte marroni, i capelli lasciati cadere morbidi sulle spalle.
-Oh… vedo sei pronta mano male. Ti sta bene il verde- Clary aveva una camicia a quadri verde con una cinta marrone in vita, dei pantaloni sempre marroni e dei sandali.
Isabelle osservava la stanza di Clary: il letto matrimoniale vicino al muro, dove dormiva una sola persona, il tavolino posto vicino la finestra con due poltrone e una toeletta con un grande specchio per il trucco e una serie di profumi e creme allineati.
-Wow- indicò il tavolino.
-Non uso nulla- si morse il labbro –Magnus mi ha arredato la camera ma non uso quasi nulla- le dispiaceva che il cugino avesse fatto tutto inutilmente, le uniche cose che prendeva erano le creme che si era portata dietro e la scatolina dei gioielli tra cui conservava un anello e dei ciondoli che aveva collezionato con il tempo.
L’unico ricordo che aveva della sua infanzia era quell’anello che aveva trovato in una vecchia busta inviata alla madre, stava parlando con qualcuno –anche se non diceva il nome- che le inviava l’anello.
Per sempre tuo.
Non poteva essere altro che il padre, altrimenti non capiva perché conservasse ancora l’anello, forse non lo amava ma era pur sempre un ricordo del suo passato.
-Non sai cosa ti perdi. Sai che ti dico? Domani verrò qua nel pomeriggio e ci prepariamo insieme- convinta della sua decisione prese Clary sotto braccio e la portò fuori la porta per la sessione di shopping.
Chairman Meaw miagolò prima che le ragazze uscissero e chiudessero la porta lasciandolo dentro.
-Ciao- Clary chiuse la porta e il gatto andò il salotto sdraiandosi sul divano e appisolandosi.
 
-Perché non provi questo vestito? Ti starebbe benissimo- Isabelle le passò un abitino corto nero, la gonna era in tulle e il corpetto senza maniche era a forma di cuore. Isabelle continuò a guardare gli abiti appesi prendendo quelli che le piacevano maggiormente, decise di provare per prima un vestitino nero fatto da pailettes, lucido e con una manica in chiffon trasparente. La ragazza la guardò pronta per la mini sfilata che avrebbero fatto e la spinse nel camerino a cambiarsi mentre lei si dirigeva nell’altro.
-Pronta Clary- Clary si riabbassò la gonna del vestito cercando di coprire il più possibile e non far abbassare la parte superiore, per poi dover fare il lavoro inverso.
-Si- Isabelle ridacchiò dall’altro lato, aprì le tende del suo camerino ed uscì con uno smagliante sorriso dal camerino, fece una faccia eccitata quando davanti a lei vide su uno scaffale due paia di decolté: un paio aperto di camoscio in blu, con dei fili intrecciati lungo il piede e un paio di stivaletti neri alti.
Prese il paio di stivaletti e li passò a Clary attraverso la tenda per fargliele mettere.
-Provale ed esci- sentì la mano di Clary afferrare le scarpe e tirarle verso di lei, dopo un sorriso soddisfatto si andò su una poltroncina per indossare le sue, di scarpe.
Sentì il primo tacco nel camerino toccare terra e poi il secondo, la stoffa del vestito strisciare sulla parete e il sospiro di Clary. Delle mani spuntarono da fuori la tenda prima che la ragazza la apra ed esca pronta.
-Accidenti- Clary sorrise guardandosi allo specchio, i capelli che le ricadevano sul viso e lo incorniciavano.
Isabelle dietro di lei era soddisfatta del suo lavoro, le prese i capelli alzandoli e vedendo l’effetto che provocavano messi con tutto il look, una semplice ciocca incorniciava il volto di Clary, le fece tenere i capelli mentre lei le metteva una collana lunga e le passa un bracciale e un anello, con una rosa come inserto.
-No grazie niente anello- Isabelle la guarda sconvolta.
-Ma Clary un anello è d’obbligo-
-Allora ne metterò uno mio grazie- Isabelle alzò le spalle e ridiede l’anello alla commessa che era venuta per vedere come andava, la ragazza con un sorriso prese il gioiello e lo rimise a posto, nel frattempo aveva origliato qualcosa a Isabelle che aveva annuito e la commessa se ne era andata sorridente.
-Bene direi che per la base ci siamo, poi domani verrò da te per gli ultimi preparativi- si diresse nuovamente verso il camerino lasciando Clary a guardare la sua figura nello specchio.
Sorrise tra se soddisfatta di vedere la reazione della ragazza che si era sentita bella, forse le dava fastidio che quel vestito fosse corto ma con un effetto finale non lo avrebbe neppure notato.
E poi sarebbero state a casa di Magnus, che poteva mai succedere…
-Ecco qui signorina- la commessa porse a Isabelle le buste con le loro cose e un’altra più piccola e marrone da cui s’intravedeva una scatola per collane sempre marrone.
-Bene, lo shopping è fatto e sono soltanto le 6. Che dici cena da Taki?- Clary si mise a pensare se tornare a casa o meno: quasi sicuramente il cugino sarebbe stato troppo occupato così come la madre e quindi avrebbe cenato da sola e sarebbe andata a letto annoiata con la sola compagnia di Chairman Meaw.
Forse avrebbe potuto essere utile al cugino? Scosse la testa sapendo che sarebbe stata solo d’impiccio.
-D’accordo andiamo- Isabelle annuì soddisfatta e si mise gli occhiali da sole sorridendo.
 
Clary era seduta davanti a Isabelle che stava ordinando dei piatti per quattro o cinque persone. Si chiedeva come facesse Isabelle a mangiare tanto e non ingrassare, quando la commessa andò via, Isabelle le rivolse un sorriso ridacchiando prima di tornare a guardare la porta.
Sentirono il campanello della porta d’entrata e delle voci maschili che salutavano.
-Ciao Izzy, Rossa- Clary si girò dal tavolo vedendo Jace che le aveva salutate e Alec accanto a lui che le rivolse solo un cenno del capo andandosi a sedere vicino a Jace e costringendola a spostarsi di lato, verso il muro.
-Ciao Jace, Alec- il primo le sorrise una seconda volta mentre Alec sbuffò aspettando che la commessa portasse le ordinazioni.
Un secondo suono di campanello e sentì la voce di Simon salutare.
-Uh sono l’ultimo a quando pare. Fray, Izzy, Alec… Jace- il biondo lo salutò divertito.
-Lewis da quanto non ci si vede… a no da stamattina. Peccato, speravo di più- Simon sbuffò sedendosi vicino a Isabelle e facendo scontare le loro spalle, la ragazza si girò sorridendo e spostandosi un po’ più in là.
Clary guardò Isabelle capendo che aveva architettato tutto lei, prese un sorso d’acqua cercando di calmarsi e non arrossire per la vicinanza con Jace.
-Allora Clary vedo che ha fatto acquisti- Isabelle trillò soddisfatta.
-Grazie a me. E domani vedrete che ragazza sexy ci sarà alla festa- Clary si strozzò con il bicchiere d’acqua e tossì guardando male la ragazza che le rivolse uno sguardo del tipo E ora che ho fatto?
La cameriera arrivò in quel momento con i vassoi, porse i piatti ad Alec e Jace fermandosi con un grosso sorriso su quest’ultimo, mise velocemente il piatto agli altri e poi guardò Jace.
-Serve altro?- domandò sorridente.
-No, nulla ti ringrazio- la ragazza annuì tristemente e tornò indietro.
-Comunque sono curioso di vedere questa Clary-
-Jace ti prego…- il ragazzo alzò le spalle, le labbra tremavano segno che stava ridendo silenziosamente.
Alec continuava a mangiare senza dire una parola, Isabelle lo guardò mordendosi le labbra e cambiò argomento cercando di sollevare l’umore del fratello.
-Alec sbaglio o da voi deve arrivare un nuovo alunno?- il ragazzo alzò il volto annuendo.
-Si, dovrebbe chiamarsi Jonathan Morgenster-

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Capitolo 6
*** VI ***


LEGGETE SOTTO A TUTTO NELLE NOTE LA PARTE COLORATA PER FAVORE.

Grazie anche a 
Miss Black per il banner.



 when ten rain is pouring Down                                                                                                     quando cadrà la pioggia 
 and my heart is hurting                                                                                                                 e il mio cuore soffrirà
  you will always be around                                                                                                              tu sarai sempre qui 
this i know for  certain                                                                                                                   questo lo so per certo 

                                                                      [No One- Alicia Keys]



Clary girò la chiave nella serratura di casa, dentro sentiva ancora i lavoratori sistemare il giardino e il capo del gruppo urlare che erano degli incapaci e non sapevano mettere bene quei tavoli.
Sicuramente Magnus si sarebbe divertito a vederli.
Si diresse verso la cucina cercando il cugino ma vide solo gli addetti ai lavori fuori la finestra, nel salone c’era solo il gatto sdraiato sul tappetino che dormiva beatamente.
Salì i gradini del piano superiore ma neanche lì riuscì a trovare il cugino, entrò anche in camera sua cercando di ricordare l’aspetto che aveva da bambini. Le pareti erano blu scure, con foto e poster appesi e un lettone gigante mentre all’angolo una scrivania con computer e giochi vari. Ora invece nella camera c’era uno stile impero, tutto sui toni del marrone o porpora e il lettone aveva una coperta abbinata con un finto ricamo in oro alla fine.
-Magnus?- il cugino non rispose e trovò sul letto un biglietto.
Sapevo che mi avresti cercato, ma non preoccuparti. Sto finendo i preparativi, spero ti sia divertita con Izzy.
Un biglietto piccolo ma carico d’affetto, Clary sorrise prima di guardarsi intorno un’ ultima volta e uscire dalla camera. Aveva deciso di preparare la cena a Magnus e gli è l’avrebbe fatta trovare calda, scrisse sul biglietto la parola “forno” e scese di sotto.
Decise di preparare della semplice pasta al sugo e mozzarella, un’insalatina e per secondo una frittata. Accorciò le maniche della maglia e si mise al lavoro preparando la prima portata, avrebbe finito prima che Magnus arrivasse e avrebbe messo tutto nel forno per non farlo raffreddare.
-Voilà!- osservò i suoi piatti che non potevano certo essere confrontati con quelli di Chef Ramsey ma che di sicuro non erano malaccio, mise del cibo nella ciotola del gatto sapendo che quando si sarebbe svegliato avrebbe cercato del cibo e tornò in camera sua sperando di non aver combinato un pasticcio.
Si insomma solo perché è bello non puoi essere sicuro che sia anche buono.
Si morse il labbro sperando di non dover portare il cugino al pronto soccorso per un’indigestione.
Però dai è solo pasta al sugo e frittata non può essere andata così male.
Mai parlare in anticipo, poteva benissimo aver sbattuto male l’uovo e non essersi accorta che dentro c’era un piccolo pezzo di guscio.
Sospirò calmandosi e tornando la solita Clary, non doveva farsi così tanti problemi. E poi Chairman Meaw avrebbe sicuramente avvertito Magnus in qualche modo, quel gatto aveva questa capacità di riuscire a carpire in anticipo se qualcosa è buono o meno. Una volta Clary da bambina si era dilettata come cuoca e aveva preparato dei biscotti con il sale, inutile dire che il cugino assaporò per primo la sua arte culinaria ma il gatto aveva sbuffato contro Clary quando stava servendo quel piatto.
Era la stessa cosa con le persone, se sapeva che Magnus si poteva fidare di loro era tutto dolce e se invece il gatto non si fidava di te, ti soffiava contro e Magnus seguiva il suo sesto senso.
Era stato uno dei motivi per cui aveva lasciato un ragazzo, a Chairman non piaceva e solo dopo Magnus aveva scoperto che faceva uso di sostanze, quando invece lui aveva detto di sembrare strano semplicemente perché era un ragazzo unico.
E a Magnus piaceva anche chi era diverso.
 
Si rilassò sotto l’acqua calda della doccia e si divertì persino a giocare vetro che si era appannato diventando quindi un’ottima tela per una disegnatrice come lei, pensò che ormai non stava disegnando più nulla con molto impegno: la città era cambiata e voleva dipingere sulla tela central park al tramonto o il cimitero.
Il luogo in se non le piaceva, ma la attirava quel monumento, dove secondo la leggenda c’era un ingresso segreto che ti faceva entrare in una città sotterranea totalmente diversa da cui potevi accedere a molte altre città. Aveva sempre pensato come potesse un luogo come quello, su cui troneggiava in alto un grosso frate incappucciato trovarsi in un luogo tanto spoglio di arte come il semplice cimitero della città.
 
Andò verso il lavandino, dove asciugò i capelli tamponandoli con l’asciugamano e li pettinò spalmandoli poi con delle creme, decise di prendere il blocco per fare degli schizzi prima di dormire.
Si sdraiò su letto con il suo album e iniziò a scolpire un corpo, i suoi occhi seguivano la matita che disegnava da sola sul foglio, dopo averne tracciati i lineamenti e aver valorizzato lo sguardo passò ai capelli.
Dei capelli chiari e ribelli che lo rendevano più bello, le mani giunte al petto dove però sentiva mancasse qualcosa che però non voleva ancora aggiungere, finchè non ne sarebbe stata sicura.
Dalla schiena fece partire delle grandi e bellissime ali che non facevano altro che mettere in risalto la figura. Non aveva ancora idea di chi stesse disegnando nonostante quella figura le paresse familiare, la sua mano continuava a essere sospinta dalla sua mente che non controllava.
Non riusciva a pensare a un dettaglio che subito si accorgeva di aver già valorizzato, quando sei una disegnatrice, la tua mente artistica funziona da se.
Lasciò il disegno incompiuto non volendo rovinarlo con dettagli inutili che avrebbe aggiunto più in là solo se ritenesse davvero necessario, ancora una volta guardò quel volto pensando di conoscerlo.
Sbadigliò e vedendo che erano le undici andò a coricandosi nel letto caldo e coprendosi fin sopra la testa, si addormentò subito non appena chiuse gli occhi.
 
Magnus entrò in casa più stanco che vivo, aveva studiato per il test del professore e aveva fatto un giro pensando a quello che gli aveva detto Clary.
Non t’importerebbe tanto di lui se volessi solo uscirci per una sera.
Si era fermato al parco a guardare i bambini giocare prima di tornare a casa e le coppie scambiarsi dolci effusioni in pubblico, ma aveva riabbassato lo sguardo sapendo che con Alec sarebbe stato difficile. S’immaginava di dover andare a casa dei genitori, non solo come suo compagno e dire “Ciao sono il suo fidanzato” ma andare dai tuoi professori che erano i suoi genitori.
Aveva capito già da qualche tempo che nessuno sapeva questa cosa di Alec e non voleva turbarlo, era troppo puro per uno come lui che aveva avuto sì e no tre relazioni in una settimana.
Duravano solo se erano importanti, ma a diciotto anni è difficile trovare l’amore con cui vuoi passare la tua vita. E farlo in una famiglia come quella di Alec era molto difficile, Maryse poteva anche diventare comprensiva. Quella donna era una manna dal cielo, per amore dei figli avrebbe fatto qualunque cosa e avrebbe accettato di tutto, sempre nei limiti della decenza.
Si diresse in camera buttando a casaccio la borsa sul letto, il biglietto che aveva lasciato a Clary ancora sul letto ma stropicciato, lo prese per buttarlo ma poi lo guardò.
-Forno eh? Speriamo di non dover chiamare i soccorsi- ormai avevano finito di preparare la festa e lui poteva rilassarsi senza problemi, si fece prima una doccia e scese poi a mangiare.
I piatti che la cugina gli aveva preparato erano pronti nel forno, li prese e si sedette su una delle sedie, munito di acqua e bicchieri. Presidente era entrato in cucina miagolando per la fame e salutò il padrone facendogli le fusa e poi guardare il piatto con gli occhi.
Magnus osservò la reazione per vedere se fidarsi o no e lui andò via senza fare nessun problema.
-Chairman, a quanto pare Clary ha pensato anche a te- il gatto scodinzolò prima di tornare alla ciotola.
 
Sprofondata nel mondo dei sogni, Clary iniziò a sognare lei e Jace come coppia: una romantica serata al parco fra la natura e il loro primo bacio, a quanta voglia entrambi avessero di scambiarselo.
Poi vide Magnus e Alec in viaggio da qualche parte del mondo grazie alla “magica” organizzazione di Magnus che riusciva a fare di tutto.
Simon e Isabelle che formavano una coppia nonostante lei fosse un po’ insicura ma che andava avanti tra alti e bassi nella speranza che un giorno avrebbe risolto tutto.
Vide sua madre guardare un uomo davanti a se e allungargli una mano, entrambi avevano la fede al dito.
Provò ad avvicinarsi ma non ne vide la faccia: era un’ombra nera, l’ombra di suo padre che lei non conosceva e di cui non sapeva l’aspetto, anche la mano era un grumo nero inesistente.
Sentì una mano sfiorarle la spalla e lentamente vide la luce nonostante gli occhi chiusi.
Aprì gli occhi per ritrovarsi Magnus guardarla e sorriderle.
-Visita per te- le indicò dietro dove sulla porta c’era Isabelle con delle borse, la salutò con una mano.



Ta ta ta ta................. ta ta ta ta....................... 
ok mi sento un pò da film horror, il fatto è che devo finire di scrivere il mio libro e oggi/domani lo mando per vedere se vogliono pubblicarlo. 
ho scritto il primo lbro di una saga e spero piaccia, volevo chiamarlo "Bacio peccatore" 
comunque.... non sono qui per fare pubblicità.
vi piace il capitolo???? tra poco c'è la festa........ e tra poco vedremo la surprise che ho organizzato tra malec e clace ^.^
sono super emozionata.... spero vi piacia
COME DETTO SOPRA VOLEVO CHIEDERVI UNA COSA:
UNA FAN MI AVEVA CHIESTO DI METTERE NELL FF LA COPPIA JOCELYNxVALENTINE.
SICCOME IO VOLEVO FARE UNA LUKE MA SONO DISPOSTA A TUTTO, VOLEVO PROVARE QUESTA COPPIA SE LO VOLEVA LA MAGGIOR PARTE DEI LETTORI, INSOMMA SCEGLIETEVI LA COPPIA PREFERITA.

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Capitolo 7
*** VII ***


Scrivo qui le note d'autore così da lasciarvi il capitolo senza interruzzioni.
Grazie.
Grazie perchè ho avuto 32 recensioni in 6 capitoli. Grazie per i 15 preferiti, i 6 ricordati e i 41 seguiti, per una scrittrice come me questa è la cosa più bella in assoluto.
Grazie anche a Miss Black per il banner.



se io potessi                                                               If I could
baby ti darei tutta la mia vita                                          Baby I'd give you my world
e io                                                                              Open up
non aspetterei nient'altro che te                                      Everything's waiting for you
 
                                                    [Go your Own Way]

Clary era seduta su una delle sedie del tavolo della cucina a mangiare a finire la sua tazza di caffè, quella mattina Isabelle si era presentata in camera sua per organizzare il tutto e ora seduta con lei dopo aver mangiato qualcosa per pranzo, guardava intorno cercando di vedere come Magnus aveva fatto arredare il tutto per la festa, ma non riusciva a vedere nulla siccome gli addetti ai lavori avevano ricevuto l’ordine di chiudere la porta e mettere un telo davanti alle imposte.
Isabelle sbuffò sedendosi nuovamente sulla sedia.
-Perché mai tuo cugino ha nascosto tutto? Ero così curiosa di vedere l’anteprima- Presidente miao miagolò verso Isabelle che gli sorrise accarezzando il muso.
-Direi che è molto riservato quando si tratta delle sue feste-
-Riservato è dir poco… non riesco nemmeno a vedere il colore delle tovaglie- Isabelle sbuffò poggiando la testa su una mano e passando a osservare l’arredamento che Magnus aveva adoperato. Mentre lavava la tazza Clary la guardava, notando in lei una ragazza diversa, più bambina che osservava curiosa e meravigliata quella casa.
-A proposito Jace e Alec quando vengono?- Isabelle distolse l’attenzione dal mobile per dedicarlo a lei.
-Alec non verrà… e Jace arriverà poco prima della festa- Clary si girò sorpresa verso Isabelle che con lo sguardo basso disegnava ghirigori sul tavolo cercando di non alzare il viso. Clary sperava di non aver combinato nulla che avesse fatto decidere ad Alec di non venire. Lui faceva parte della classe del cugino ed era uno dei primi invitati, non voleva che per l’antipatia che Alec provava nei suoi confronti non si godesse la serata.
-Non è colpa tua, diciamo che in questo periodo Alec non sopporta la vista di Magnus, diciamo che il suo andirivieni con i ragazzi è un po’ stressante- Clary alzò la testa vedendo Isabelle che le sorrideva, non si era accorta di aver parlato ad alta voce. Chairman Meaw stava attento ai loro discorsi, nonostante non capisse molto, acciambellato vicino la sua ciotola.
-Magnus- Isabelle annuì.
-Insomma quei due stanno nella stessa classe e non sono capaci di combinare nulla. Insomma tu Clary saresti molto più rapida con Jace- Clary annuì prima di diventare rossa e rialzare nuovamente il volto accorgendosi della seconda frase che Isabelle aveva detto. 
Ma quello non era il momento per pensarci, prese il telefono e andò in camera sua, chiamando Magnus.

-Pronto?- Clary sorrise nel sentire la voce del cugino tutta squillante.
-Magnus devi andare immediatamente a casa Lightwood e convincere Alec a venire alla festa- Magnus sospirò vicino al telefono, Clary sentiva le macchine sfrecciargli intorno e il rumore dei bambini, in un sottofondo ovattato. Aspettò che il cugino parlasse.
-Clary non posso- Clary rialzò il viso.
-Come non posso? Sai perché Alexander non vuole venire alla festa? Per te. A te piace lui ma lui non lo sa, ti crede un’ape che scorrazza tra i fiori. Io ti conosco meglio di chiunque altro Magnus e so che non è così, insomma pensa un attimo a lui: a quanto ho capito conosce Jace dall’infanzia ma non può stare con lui, poi arrivi tu e ha un briciolo di speranza ma tu NIENTE- sentì il silenzio dall’altra parte della cornetta, Magnus si era rabbuiato e lei lo aveva trattato da schifo. Si maledì mentalmente per quello che aveva fatto verso il cugino e per non essere stata molto gentile con lui al momento, lei e il cugino non avevano mai urlato tra loro.
-Ti voglio bene Clary- Magnus lo disse e bassa voce e la ragazza trattenne il fiato.
-Magnus non fare qualche pazzia, non volevo dirti quello- Magnus rise.
-Clary non mi sto per suicidare, voglio solo seguendo il tuo consiglio- Clary mise una mano sul cuore sollevata, aveva pensato subito al peggio. Sorrise verso il telefono come se Magnus avesse potuto vederla.
-Ti voglio bene Magnus- riagganciò.

-Hey. Scusa mi sono fregata dei biscotti- guardò Isabelle che stava mangiucchiando dei biscotti al cioccolato per passare il tempo, dopo che Clary se ne era andata era rimasta lì da sola e annoiata aveva preso la prima cosa che le fosse capitata a tiro.
-Non preoccuparti, allora cosa vuoi che facciamo-
-Manicure, pedicure e una maschera per il viso. Sono le due quindi si faranno circa le cinque e a quel punto ci prepareremo per la festa- la afferrò per un braccio e la trascinò in camera sorridente, aveva già in mano le borse con tutto l’occorrente che facevano rumore quando erano sbatacchiate tra loro.

Magnus si trovava davanti l’istituto, alla sua destra a qualche passo c’era la casa dei Lightwood, calciò dei sassi facendosi venire il coraggio di entrare a parlare con il ragazzo. Dietro a se c’era la strada dove un mucchio di macchine sfrecciavano, causando il classico traffico di quell’ora. Faceva ancora in tempo a tornare indietro, eppure le sue gambe non si decidevano a muovere un passo per tornare, si diresse verso la casa sperando di trovare ad aprirgli il piccolo Maxwell o la mamma Maryse con cui sarebbe stato più facile chiedere di Alec.
Bussò al campanello sentendo un rumore di passì affrettati, ad aprirgli fu lo stesso Alec.
-Magnus- il ragazzo restò sorpreso dal modo in cui Alec aveva detto il nome, non aveva voglia di vederlo.
-Alec, mi hanno detto che non saresti venuto alla festa. Posso sapere perché?-
-Nessun motivo, non mi andava- Magnus annuì ancora fermo sulla porta che Alec stava attento a tenere chiusa.
-Posso entrare?- Alec annuì facendosi da parte e permettendogli di entrare. Magnus osservò l’interno curioso, le pareti scure e i mobili di nero laccato o in bianco. All’entrata c’era un piccolo tavolino con un telefono sopra e dall’altro lato un vaso con dei fiori perfettamente sbocciati che salivano verso l’altro e cadevano curvandosi.
-Allora?- Magnus ritornò in se sorridendo al ragazzo.
-Volevo sapere se era colpa mia il motivo per cui non venivi- finse, Alec restò sorpreso e balbettò.
-No… non centri tu- Magnus sorrise nuovamente verso quel ragazzo che era diventato rosso e aveva girato il volto da un'altra parte.
-Bene, perché si dia il caso che tu sia sempre stato calcolato tra gli invitati, anche prima quindi mi dispiacerebbe che non venissi- Alec si girò verso di lui mordendosi l’interno del labbro, non doveva farsi abbindolare e non era il momento per pensare a Magnus.
-Non credo… ma grazie- Magnus gli prese la mano.
-Spero in un sì- Magnus ritrasse la mano quando sentirono alcuni rumori di una macchinina che sfrecciava verso di loro e un bambino correre nella loro direzione saltellando mentre muoveva il telecomando come fosse un vero manubrio.
Si fermò e sorrise quando vide Magnus si avvicinò tendendogli la mano.
-Ciao io sono Max- Magnus allungò la mano verso di lui.
-Ciao Max io sono Magnus, un compagno di classe di Alec-
-Ah si tu sei quello che organizza le feste. Nella mia scuola sei un mito, tutti vorrebbero venire alle tue feste- Magnus sorrise prendendo un foglio di carta e dandolo al bambino che lo guardava ammirato.
-Allora chiamami se vorrai una festa di compleanno spettacolare, se perdi il numero chiedilo a Izzy o Alec credo lo abbiano- il bambino annuì sorridente e guardando quel pezzo di carta come se fosse un tesoro. 
Lo rimise subito in tasca per paura di non perderlo e annuì.
-Grazie Magnus, è stato un piacere conoscerti. Poi mi farò raccontare da Alec della festa di stasera- 
-Ecco vedi…- Magnus si mise davanti ad Alec.
-Sono sicuro che ne rimarrai sorpreso, ora è meglio che vada. Ciao a tutti-

Alle cinque scoccate Isabelle e Clary presero possesso di due bagni, dopo una doccia e aver lavato i capelli, Clary indossò una vestaglia aspettando che arrivasse anche Isabelle.
Alle sei le ragazze iniziarono a vestirsi e a pettinare i loro capelli, Isabelle aveva sistemato Clary sulla toilette e aveva iniziato a farle lo chignon che aveva le fatto in negozio, solo che ci mise più impegno e li tenne legati con delle spille, mentre lei li aveva legati in una coda alta e stretta.
Alle sette era ora del trucco, avevano mezz’ora ciascuna. Isabelle si fece un trucco più marcato sugli occhi e fece a Clary uno sfumato con il nero e l’argento, per rimanere in tema con gli accessori, alle otto erano pronte per la festa e dovevano solo indossare i gioielli, Clary prese l’anello dalla scatolina.
-Quello è l’anello?- Clary annuì.
-Credo fosse di mio padre- poi sentirono bussare e videro Jace sulla porta che chiedeva se erano pronte.




 

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Capitolo 8
*** VIII ***


Eccoci qui al capitolo con la festa di Magnus.
Dopo questo capitolo succedranno alcune cosette interessanti...
non vi dico nulla, fatevelo bastare :D
Voglio ringraziare i 21  preferiti, gli 8 ricordati e i 51 seguiti.
Grazie ai fantastici lettori e recensori che mi rendono sempre orgogliosa di questa storia.
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Perché niente è come te e me insieme 
niente vale quanto te e me insieme 
siamo due respiri 
che vibrano vicini 
oltre il male e il bene 
niente è come te e me insieme 
 
[CHIARA - DUE RESPIRI]


Rimase lì a fissarlo nel suo completo nero, bellissimo e con un magnetismo tutto suo, che riusciva sempre ad attrarla verso di lui come una calamita. I capelli che erano messi in risalto da quel look scuro e il sorriso che illuminava il tutto ulteriormente.
Anche lui la fissava rimanendo incantato dalla sua bellezza, i capelli rossi legati in alto che lasciavano libero il volto incorniciandolo e mettendolo in mostra, il vestito che non faceva altro che risaltare le sue forme e la sua ingenua bellezza, non era l’abito a renderla bella.
Era lei.
-Jace finalmente sei arrivato. Allora ti piace Clary?- Jace si avvicinò a Clary che arrossita era rimasta seduta sulla sedia e lo guardava muoversi verso di loro.
Le tese la mano e la fece alzare.
-Bellissima- Clary rimase immobile a pensare a lui che, con un grande sorriso sulle labbra, le aveva detto che era bellissima. Isabelle li fissava vedendoli insieme e vedendo il “fratello” che per la prima volta sembrava completamente perso in qualcuna, le dispiaceva per Alec ma sapeva che non avrebbe comunque potuto fare nulla ed era meglio se pensasse a qualcun altro.
Il suo prossimo compito sarebbe stato di aiutare Alec.
-Alec?- chiese Jace a Isabelle e la ragazza rialzò il volto dopo essersi sommersa nei suo pensieri.
Sospiro.
-Non verrà, ci ha detto di divertirci- Clary sorrise.
-Credo che verrà invece. Ho un presentimento, allora andiamo?- si diresse verso la porta seguita da Jace che le rimaneva attaccato e Isabelle, entrambi curiosi e confusi.
Clary entrò in una porta che dava in un piccolo salottino e aprì una porta di vetro, questa si affacciava direttamente al giardino, dove si stava svolgendo la festa. Dovevano solo scendere un paio di scale.
-Venite- la musica era fortissima, ai tavoli i ragazzi e qualche adulto si divertivano a ballare e brindare con dei bicchieri sempre in mano, sentiva i vociferi flebili nonostante fosse vicino a loro, per via della musica.
Di Magnus e Alec ancora nessuna traccia, sperava che il cugino non si fosse ritirato all’ultimo momento preso dalla paura, anche se forse questa sarebbe stata una delle prime volte.
-Allora Clary che te ne pare della festa? Se non sbaglio non ne avevi mai vista una di Magnus- riportò i pensieri al luogo che le stava davanti, quella non sembrava la calma casa di Magnus ma un vero e proprio luogo dove divertirsi. Conoscendo il cugino si aspettava di tutto da quel momento, anche che festeggiasse il compleanno di Chairman Meaw, o che durante l’estate facesse arrivare all’improvviso una piscina per farne una festa.
-Stupenda, devo dire che Magnus ci sa fare- si girò verso gli amici che la guardavano sorridenti.
Isabelle la prese per un braccio e la girò nuovamente verso le persone.
-E non hai ancora visto il finale- Jace annuì mettendosi dall’altro lato, Clary si guardò intorno.
-A che pensi?- 
-Devo vedere immediatamente Magnus. Proviamo all’ingresso- li portò verso la porta del giardino, quella che dava sulla strada invece che nella casa. Per arrivarci dovettero spintonare un po’ di persone ma alla fine per qualche miracolo divino riuscirono a raggiungere l’ingresso.
Un buttafuori stava davanti alla porta per vedere chi entrava, se avevano l’invito o meno. Un paio di ragazze, tutte eccitate in mini dress, parlavano con un gruppetto dicendo di voler entrare assolutamente.
-Wow, neanche fosse una festa internazionale!- il buttafuori si girò verso di loro salutando con un cenno Clary.
Clary si fermò con gli amici più indietro per vedere le persone entrare o essere mandate via, cercava di scorgere con lo sguardo Alec ma non vedeva altro che estranei.
Dopo un po’ dietro la fila che si era formata, apparve Alec, avvolto in un giubbino di pelle.
-Eccolo ve l’avevo detto che veniva- Jace e Isabelle si voltarono verso l’ingresso per vedere con i loro occhi che Alec era venuto. In effetti, era proprio lì che cercava di entrare nonostante il buttafuori non volesse.
-Sembra si sia dimenticato l’invito. Perché deve essere così stupido a volte?- sbottò Isabelle parlando tra se.
Clary iniziò a pensare che ci volesse Magnus per permettergli di farlo entrare, ma non sapeva dove si trovasse il cugino e sicuramente Alec se ne sarebbe andato.
Eppure quell’uomo le aveva fatto un cenno… sapeva chi era.
-Lo faccia entrare- il buttafuori si girò insieme ad un Alec sorpreso.
-Ma signorina- Clary lo interruppe mettendo una mano davanti prima che continuasse, doveva far capire che comandava lei, anche se in realtà al comando c’era Magnus.
Ma sicuramente gli avrebbe fatto piacere questa sua presa di posizione.
-Lo faccia entrare, l’invito gli è l’ho dato io. Posso garantire, ora non facciamo aspettare gli altri- prese Alec per un braccio e lo trascino dentro mentre lui stava zitto indeciso se prendere il gesto di Clary per una buona cosa o meno. Clary girò l’angolo portandolo davanti alla festa, dove Isabelle e Jace co le schiene al muro stavano ridendo aspettando che venissero.
-Mai far arrabbiare Clarissa mi raccomando. E Alexander Lightwood non le hai nemmeno detto grazie- Isabelle mise le mani sui fianchi guardando il fratello con un misto tra il divertito e l’arrabbiato.
Alec si riscosse tornando in se.
-Grazie- lo disse a bassa voce ma a Clary bastò.
-Prego. Ora perché non cerchiamo mio cugino? Nell’Upper East Side se fai una festa, come minimo dai al buttafuori una lista d’invitati in caso dimentichino l’invito. E lui non l’ha fatto- 

Entrarono nella pista da ballo cercando di arrivare dall’altra parte del grande giardino, gli altri la seguivano cercando di non sbattere contro qualcuno e doversi sorbire una lite con la quale la festa sarebbe finita.
Dopo aver fatto quasi cadere un bicchiere di alcolico sopra una povera cameriera e aver calpestato i piedi a due o tre ballerini finalmente arrivarono dall’altro lato.
-Neanche nei miti si facevano certi viaggi, questo sì che è una cosa pericolosa. Un ragazzo voleva fare a botte perché avevo urtato la ragazza che stavo con lui- alzò le mani al cielo e guardò Clary -Tanto avrei vinto io- Isabelle rise insieme a Clary, alla fine alla risata si unì anche Alec che sembrava aver cambiato umore.
Vicino le scale che avevano usato prima, appoggiato alla ringhiera c’era Magnus che osservava la festa vedendo come andava e se i suoi invitati si divertivano.
Cercava di scorgere con lo sguardo la cugina -sperando che con quel Jace non stesse combinando nulla- e cercando anche di scorgere Alec. Cosa impossibile visto che c’era molta gente.
-Hey Magnus- abbassò la testa vedendo in fondo alle scale la cugina che lo salutava con una mano.
Accanto a lei c’erano Jace e Isabelle, che lo guardavano sorridendogli. Dietro la cugina poi vide inaspettatamente Alec che alla fine si era davvero presentato.
Sul suo volto spuntò un sorriso.
-Clary wow… lo sapevo che alla fine avresti indossato un abitino. Isabelle devono farti santa io non l’ho mai convinta- Clary istintivamente si riabbassò il vestito facendo ridere Magnus.
Con lo sguardo indico il ragazzo dietro di lui.
-Comunque… vedo Clary che oltre a te c’è anche qualcuno di molto carino alla festa- Isabelle e Jace si girarono verso di lui insieme e ringraziandolo del complimento che però Magnus non aveva fatto.
Indicò Alec.
-A dire il vero io parlavo di lui. E comunque dov'è Simon?-
-Non lo so, io gli ho detto di venire. Credo farà un po’ tardi- si morse le labbra.
-Vorrà dire allora che quando arriverà, se lo vedrò, lo manderò da voi- Jace sbuffò.
-Tienitelo pure Magnus- Clary gli tirò una gomitata e lo guardò male.

Simon era appena entrato, si era vestito nel modo più adatto che gli venisse in mente. Aveva ancora la sua immancabile maglietta nera con scritta personalizzata: La festa può iniziare!
Si guardò intorno cercando con lo sguardo Clary che però non trovava da nessuna parte, s’inoltrò nella pista vedendo Magnus a pochi passi da lui che parlava con Alec.
-Hey Magnus- il ragazzo si girò verso di lui sorridendogli.
-Simon finalmente non ti aspettavo più. Clary ti stava cercando, ora credo sia andata a ballare- Simon annuì salutando entrambi e dirigendosi verso la pista. Poco più avanti vide Clary e Jace che ballavano vicini.
Non credo che mi stia cercando pensò e si girò dall'altro lato, una ragazza bionda voleva ballare con lui.


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Capitolo 9
*** IX ***


GRAZIE.
Come sempre grazie a tutti voi lettori, a tutti voi che leggete la mia storia e la recensite. In ogni capitolo ho ricevuto splendide recensioni che mi spingono sempre a continuare. Siete fantastici... grazie.
Spero che il capitolo vi piaccia, perchè il prossimo avrà una sorpresa... :D
Vi faccio una domanda... ve la rirpopongo in realtà.
Mi hanno chiesto di fare una JocelynxValentine e una Sebastian/JonathanxIsabelle.
Siccome io volevo fare una LukexJocelyn faccio scegliere a voi.
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Anche se i venti del cambiamento soffiano liberi e selvaggi,                             Though winds of change are throwing wild and free,                           non hai ancora visto nulla come me.                                                  §                 you ain't seen nothing like me yet. 
Potrei renderti felice, far avverare i tuoi sogni.                                                  I could make you happy, make your dreams come true.
Non c'è nulla che non potrei fare.                                                                            Nothing that I wouldn't do
.  


                                                                              [Adele - Make You Feel My Love]

Aveva preso per mano quella ragazza un po’ troppo truccata e l’aveva portata in pista, Clary si stava divertendo e non vedeva perché non potesse farlo anche lui. La ragazza gli rimaneva appiccicata ridendo da sola come se avesse parlato e avesse voglia di ridere con lei, i capelli che gettavano verso di lui profumo di ciliegie a grossa consistenza e la ragazza li scostava ogni volta.
-Mel- disse lei tra una risata e un'altra.
-Simon- rispose non molto simpatico.
La ragazza annuì fermandosi un attimo e allungandogli la mano, le lunghe unghie che pungevano alla pelle.
Gli sorrise con le labbra di rossetto rosso e gli occhi scuri cerchiati da un forte eyeliner.
-Ti va di bere qualcosa?- lo portò verso uno dei camerieri prendendo due bicchieri e passandogliene uno.
-A questo inizio- brindò con Simon nonostante lui non avesse fatto ne deciso nulla.
La ragazza gli sorrise da dietro il bicchiere prendendo dei piccoli sorsi e lasciando il segno di rossetto su di essi.
Per lo meno ci era andata leggera con i vestiti, tornò a guardare Clary cercandola con lo sguardo.
-Quella maglia l’hai fatta tu?- chiese ad un certo punto Mel posando il bicchiere su un vassoio e appoggiandosi al muretto aspettando che Simon rispondesse.
Lui ritornò in se guardando la ragazza.
-Si, personalizzo quasi tutte le maglie-
-Carina… dimmi vuoi tornare a ballare?- Simon annuì, tanto ormai non che potesse fare molto.

Clary aveva appena finito un secondo o terzo ballo con Jace che cercava in ogni modo di farla ridere.
Diceva che gli piaceva quando sorrideva perché aveva un magnetismo tutto suo.
Le aveva chiesto se voleva bere qualcosa ed erano andati verso uno dei tavoli sedendosi sulle sedie, Jace tolse la sua da bravo cavaliere e poi tornò al suo posto.
-Ti stai divertendo?- Clary annui al ragazzo mentre prendeva un bicchiere ciascuno.
-Molto- 
-Ti andrebbe di venire con me fuori la festa? Devi assolutamente vedere il parco di notte- le allungò la mano per portarla fuori la festa.
Magnus li guardava di sottecchi cercando di capire dove cavolo Jace stava portando Clary, li avevi visti girare l’angolo e quindi non stavano andando in casa -si, sentì sollevato-
Ma non rimanevano neppure alla festa, Jace la stava portando fuori dopo che Clary aveva parlato con il buttafuori e lo aveva convinto a lasciarla uscire.
Devo licenziare l’idiota di Kevin, può combinare tutti gli errori del mondo. Ma lasciare uscire dalla festa quei due incoscienti no!
-Preoccupato per Clary-
-Si, non che non mi piaccia Jace. Ma se Clary soffre, lo riduco in poltiglia- Alec rise prendendogli una mano.
-Andrà tutto bene non preoccuparti, conosco Jace abbastanza da sapere che si comporterà bene-

Il parco nella penombra era illuminato solo dalle luci dei lampioni e di qualche lucciola che ogni tanto passava vicino a loro. La luna alta nel cielo creava un’atmosfera spettacolare, simile a quelle che vedi nei quadri dei grandi pittori.
Rimase a fissare tutto il parco, il mattino era popolato di bambini che giocavano e quella sera c’erano soltanto loro due e qualche passante che si godeva la serata, abbracciati per proteggersi dal leggero venticello.
Clary rabbrividii non avendo con sé una giacca con cui coprirsi, nella fretta di uscire l’aveva dimenticata e il vestitino non era molto utile. 
Sentì della stoffa sfiorarle la pelle e finire sulle sue spalle, guardò Jace che le aveva dato quella giacca.
-Grazie- lui sorrise guardando nuovamente difronte a se, andandosi a sedere su una panchina seguito da Clary che gli stava vicino.
-Questo posto la notte è bellissimo… anche romantico. Per le coppiette, ovvio!- Clary annuì guardandosi intorno. Il parco era avvolto nel silenzio rotto solo in un momento da un taxi che si fermava e faceva scendere qualcuno che lo ringraziava, Clary si girò vedendo sua madre e Luke che guardavano un edificio illuminato.
-Clary che fai?- Clary si era accovacciata dietro la panchina a osservare sua madre, riusciva a vedere una mano vicino la bocca e lo sguardo preoccupato mentre Luke con una mano sulla spalla cercava di rassicurarla. I capelli di Jocelyn erano mossi dal vento e si stringeva intorno ad una giacchetta nera con una cinta bianca in vita. Aveva un abitino scuro, che Clary non riusciva bene a vedere e delle scarpe alte, l’edificio sembrava un vecchio hotel e portò lo sguardo oltre i vari piani. Sulla facciata c’era un cartellone che faceva venire in mente le nuvole, circondato da delle lucine che illuminavano l’insegna: Hôtel du Morte.
Gli fece segno di abbassarsi vicino a lei e guardare dietro, Jace si abbassò vedendo i due e fischio.
-Ok, credo voglia divertirsi Clary non c’è nulla di male. Bella tipa comunque- Clary gli tirò una gomitata facendogli uscire un leggero lamento.
-Quella tipa è mia madre- Jace tornò a guardare.
-Ecco perché mi ricordava qualcuno di molto bello… comunque cosa c’è?- Clary scosse la testa.
-Tu non lo sai, ecco tutto. Ma mia madre sta facendo una rimpatriata e…-
-E...- cercò di farla continuare Jace.
-Sospetto che lì ci sia mio padre- Jace annui ridendo.
-Sai quell’hotel è gestito da Raphael, un amico di famiglia… se vuoi ci procuro gli ingressi- Clary scattò in piedi allungandogli una mano sorridendogli.
-Ti prego-

Erano andati nella lavanderia dell’hotel per cercare dei vestiti da indossare, si sarebbero finti dei camerieri e sarebbero andato a servire ai tavoli insieme agli altri camerieri. Clary cercava di indossare quella divisa, anche se il vero problema era la cerniera di dietro che non riusciva a tirar su.
-Jace?- il ragazzo arrivò da lei staccandosi dalla lavatrice su cui era poggiato di spalle mentre lei si vestiva.
-Si?-
-La zip- sentì le mani di Jace sfiorarle la pelle ed ebbe un brivido, cercò di calmarsi respirando profondamente.
Anche Jace aveva avuto una scossa e si era fermato ad ammirare i capelli di Clary sulla pelle chiara, poi riscosso dai pensieri aveva rialzato la cerniera.
-Grazie- lui aveva annuito aprendo la porta e lasciandola uscire, il corridoio azzurro era vuoto e silenzioso, tutti stavano lavorando tranne loro due. Clary riabbassò un attimo la gonne sospirando per poi andare a passo spedito verso la sala.

La sala aveva le pareti erano beige e i tavoli quadrati messi uno vicino all’altro per formarne uno lungo.
Alle pareti erano appesi dei dipinti della città, un lampadario largo troneggiava sul soffitto ed era l’unico oggetto ad avere un aspetto moderno nella sala.
Dietro un bancone per cocktail osservavano la sala protetti dagli occhi di Jocelyn che stava parlando con la professoressa Graymark, la professoressa Maryse vicino a un uomo alto e composto stava parlando con Luke mentre beveva da un bicchiere di champagne.
-Maryse e Robert stanno parlando con Luke, Amatis con tua madre e gli altri? Ne conosci qualcuno?- Clary scosse la testa continuando a guardare in giro per la stanza.
-Si, l’uomo anziano. L’ho visto una volta mentre saliva in auto… stavo tornando dal parco con Luke- indicò l’uomo vecchio e Jace scosse la testa sospirando.
-Mi spiace non so chi sia. Però perché non si siedono a mangiare?- 
-Forse devono arrivare ancora altre persone- Jocelyn si mosse verso il bancone, Clary fece girare di scatto Jace trovando la sua faccia a pochi centimetri dalla sua. 
Lo fissava negli occhi respirando piano e cercando di rimanere concentrata.
Qualcuno bussò al bancone che sbuffava verso di loro.
Ci siamo, ora mi scopre pensò Clary e cerco di girarsi con la miglior faccia d’angelo che riuscisse fare.
Davanti a loro però c’era un uomo dai capelli chiari che ticchettava con le dita sul tavolo -Si?-
-Due cocktail alla fragola per favore. Devo riuscire a parlare a quella donna… sono i suoi preferiti- sorrise.
Mia madre adora la fragola.

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Capitolo 10
*** X ***


Come sempre rigrazio voi vantastici recensori che mi spingete a continuare la storia, senza le vostre recensioni non so cosa farei.
Siete fantastici.
Per le coppie che avevo chiesto negli scorsi capitoli sembra che i vincitori siano JocelynxValetine e JonathanxIzzy.
Ora vi faccio un altra domanda:
Volete che simon stia con Maia o mi invento un personaggio o non lo faccio proprio fidanzare?
Lascio a voi lettori la scelta.
In questo capitolo arriveranno i genitori di Jace, più che altro la madre.
Perchè mi sono detta che per quanto Amatis e Stephen possano stare insieme, nella mia storia Celine non è morta e quindi Jace e Stephen vivono con lei.
Un ulteriore nota che volevo farvi era che ho messo ad Amatis il cognome originale (Graymark) purtroppo con la Clare io dico sempre Herondale anche per Amatis ma poi ho pensato che per quel cognome allora doveva stare con Stephen. 
Quindi niente, semplice comunicazione di servizio :)
Vi lascio al capitolo.

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tutto quello che ci vuole è                                                                                                      All that it takes
un’altra possibilità                                                                                                                One more chance
non permettere che questo                                                                                                Don’t let our last kiss
nostro bacio sia l’ultimo                                                                                                     Be our last


                                                  [About You Know - Sugababes]


Era scappata, era scappata da quell’hotel per paura che la madre la vedesse e le chiedesse cosa ci facesse lì.
Ero venuta per cercare mio padre e credo sia lui!
Aveva lasciato di corsa l’hotel e aveva imboccato la prima strada che aveva trovato, non guardava neanche dove stesse andando, pensava solo a fuggire.
Sentì una mano afferrarle il braccio e farla girare, un ragazzo dai capelli scuri e un piercing al labbro le guardava le gambe, purtroppo ben scoperte.
-Bene a quanto pare stasera avrò qualcosa da fare- sentì una fitta attraversarle il polso che lui stringeva ben forte e una nuova paura a invaderle la mente.
Il ragazzo non le lasciava il polso e lei tentava in tutti i modi di fargli mollare la presa strattonando il braccio.
-LASCIAMI!- urlò nonostante sapesse che non avrebbe potuto fare poi molto, non era abbastanza forte e tirargli un calcio non sarebbe stato molto utile così messa.
-Perché? Non ti va di stare con me?- pensò a Jace che aveva lasciato all’hotel scappando, le aveva urlato di fermarsi ma lo aveva lasciato lì bloccato dopo che una famiglia stava entrando.
Stupida, sei solo una stupida. Continuava a ripetersi nella sua testa tentando di liberarsi.
-JACE!- chiamò il ragazzo, sperava che l’avrebbe raggiunta e che l’avrebbe aiutata, ma il ragazzo di fronte a lei sembrava ben più forte ed era meglio che almeno a Jace non succedesse nulla.
Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi ma le ricacciò indietro, non doveva mostrarsi debole e non doveva piangere davanti a quell’essere.
Il ragazzo rise avvicinandosi a lei, poi le lasciò il polso.
Vicino a loro c’era Jace che aveva allontanato il ragazzo e lo stava picchiando, la lotta era impari, quel ragazzo era più forte. Jace schivò un pugno e ne tirò uno a sua volta verso lo stomaco del ragazzo che si abbassò un attimo dandogli il tempo di correre via e prendere la mano di Clary andando via.

La casa di Jace era la più vicina e Clary con tacchi e vestitino non poteva correre verso casa Bane, girò la chiave nella serratura di casa Herondale e fece entrare Clary ancora ansimante per la corsa.
Richiuse la porta alle loro spalle appoggiandosi al legno.
-Stai bene?- Clary annuì in silenzio senza parlare, Jace la guardava preoccupato.
Dopo che l’aveva aiutata, la ragazza aveva corso e non aveva parlato, aveva fissato il vuoto e anche lì al sicuro non parlava ma teneva la gonna bassa con le mani.
Le tolse una ciocca di capelli dal volto e le allungò la mano.
-Vieni, ti do qualcosa per coprirti e chiamiamo Magnus- Clary rialzò il volto in quel momento bagnato dalle lacrime che tentava di nascondere, perché se Jace non l’avesse aiutata, non ci sarebbe stata una serata.
-Grazie- Jace le asciugò le lacrime guardando la reazione della ragazza che però non si era scostata ma si era avvicinata e l’aveva abbracciato, poggiando il viso nel suo petto.
-Di nulla Clary- davanti a loro dietro una delle porte della cucina si accese una luce e una donna bionda con i capelli lungi stava andando verso di loro avvolta in una vestaglia, delle pantofole pelose ai piedi.
Li guardava sconvolta soprattutto curiosa per l’abbraccio che quei due si stavano dando.
-Jace che succede?- il ragazzo si staccò e Clary arrossì.
-Ciao Mamy… ecco è successa una cosa- la donna lo guardò questa volta arrabbiata con le mani sui fianchi.
-Cosa hai combinato Jace Herondale? E perché quella povera ragazza è ridotta in quel modo?- Jace alzò le mani in alto con il viso sconvolto per le conclusioni della madre.
Celine scosse la testa e si avvicinò a Clary.
-Scusami non mi sono presentata. Sono Celine Herondale, la madre di questo ragazzo- Clary strinse la mano che Celine le porgeva tentando un sorriso almeno decente.
-Clarissa Fray o Clary se preferisce- Celine sorrise.
-Ti prego chiamami Celine, non sono poi così vecchia- poi guardò Jace -io e te dobbiamo parlare, nel frattempo perché non porti Clary in salotto?- Jace annuì sorpassando la madre seguito da Clary.
Celine si diresse in cucina a preparare tre tazze di cioccolata, sperando che quei due non avessero combinato nulla, per la prima volta il figlio sembrava seriamente preoccupato per una ragazza che non fosse Isabelle.
Tornò in salotto, dove vide Clary seduta sulla poltrona vicino al camino con una coperta sulle spalle, era quella blu e stelle che avevano regalato a Jace quando era piccolo e di cui andava particolarmente geloso.
Sorrise intenerita nel vedere poi il figlio seduto sul bracciolo mentre cercava di far ridere Clary che era tornata a sorridere e lo ascoltava attentamente.
-Jace ti prego basta raccontarle aneddoti sulla tua vita. Non fanno ridere, ma ti fanno sembrare solo con un ego smisurato… l’ho sempre detto a tuo padre ma non sembra cambiato- Clary rise facendo illuminare Jace che era felice di vedere Clary nuovamente in se.
Passò ai due le tazze di cioccolata sedendosi su un cuscino vicino al cammino, i divani li avevano ma erano messi lontano dal camino. A Celine piaceva invece sedersi per terra vicino al fuoco come in un campeggio e parlare e ridere con la famiglia, a Stephen era sempre sembrato strano ma ci era passato sopra per lei.
-Allora qualcuno vuole dirmi che succede?- Clary rialzò il volto dalla tazza, Jace non parlava, non sapeva se poteva raccontare tutto o no, Clary annui.
-Ecco… è una storia molto lunga. Siamo andati da Raphael perché seguivamo sua madre perché volevamo sapere chi era il padre di Clary, la mamma non sa nulla e lei ha visto un uomo che ci ha interrotti- Celine alzò un sopracciglio e Jace si mise sulla difensiva -ci ha interrotti mentre parlavamo, lei è scappata e una ragazzo l’ha fermata…- strinse i pugni prendendo fiato, Celine aveva messo una mano davanti il viso sconvolta. 
-Jace mi ha aiutato a scappare e siamo venuti qua. Mi spiace Celine se le sto dando disturbo- Celine sorrise posando le mani su quelle di Clary che ormai era calma.
-Non preoccuparti, sono contenta che non sia successo nulla. Hai qualcuno da chiamare?- Clary annuì e Celine le passò un telefono che aveva portato già da prima.
Guardò il figlio ringraziandolo come faceva di solito, un semplice sorriso, era orgogliosa di lui.

Il telefono di Magnus squillo mentre nella cucina prendeva qualcosa con Alec, interrompendoli.
-Pronto?- disse abbastanza irritato ma quando sentì la voce di Clary si sentì in imbarazzo.
-Magnus, potresti venirmi a prendere a casa Herondale? Sai dov’è?- 
-Si, ma è successo qualcosa? Tu e Jace?- Clary non parlò -D’accordo Clary arrivo- richiuse il telefono guardando Alec che non si era lasciato sfuggire la conversazione.
Si alzò dal tavolo posando il bicchiere e prendendo le chiavi dalla tasca.
-Credo che questa nostra uscita dovrà essere rimandata. È successo qualcosa a Clary e forse anche a Jace-
-Stanno bene?- chiese preoccupato alzandosi anche lui per seguire Magnus.
Lui alzò le spalle ma sapeva che se Jace centrasse qualcosa si sarebbe infuriato, Alec invece conosceva bene Jace e sapeva che non avrebbe mai fatto nulla.
-Chiamo Izzy- Magnus annuì iniziando a uscire per prendere la macchina, per fortuna Izzy entrò in quel momento ridendo con un ragazzo della loro classe.
Guardò Alec e Magnus che sembravano preoccupati.
-Successo qualcosa?-
-Jace e Clary- rispose Magnus e Izzy partì in quarta verso di loro lasciando il ragazzo di prima da solo.

Un bussare alla porta e Celine si alzò per andare ad aprire la porta, vide un ragazzo seguito poi da Isabelle e da Alec che conosceva ormai da molti anni, sbadigliò assonnata mentre loro aspettavano sulla porta.
-Tu devi essere Magnus giusto?- allungò la mano verso il ragazzo che la strinse frettolosamente.
-Si signora, non per essere scortese ma vorrei vedere subito se mia cugina sta bene- Celine annuì scostandosi dalla porta e facendo entrare i tre che si diressero subito verso il salotto.
Richiuse la porta dando loro un attimo prima di seguirli.
-Clary tutto bene?- la ragazza aveva annuito sorridente mentre Alec e Isabelle li osservavano vicino a Jace.
-Grazie anche a te Jace- lo abbracciò per poi allontanarsi perché il ragazzo aveva sentito una fitta di dolore.
-Jonathan alza subito quella maglia- il ragazzo guardò la madre ma dovette obbedire dopo aver visto la madre.
-Ah! Jace scusami- sotto la maglia Jace aveva un livido provocato dal pugno di quel ragazzo, lui abbracciò Clary.
-È solo un graffio non preoccuparti, domani sarò il solito belloccio-

 

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Capitolo 11
*** XI ***


Ciao di nuovo con il nuovo capitolo.
sarò breve perchè voglio aggiornare le storie e deprimermi perchè mamma non mi vuole mandare a  Roma per vedere catching fire.
speriamo cambi idea..
grazie a tutti i lettori per le splendide recensioni.
spero che anche questo capitolo vi piaccia e abbiate voglia di recensirlo.

.

Il giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta                                          The day I first met you
mi hai detto che non ti saresti mai innamorato                                                  You told me you never fall in love
ma adesso che ti capisco                                                                                  But now that I get you
so che in realtà era solo paura                                                                         I know fear is what it really was

                                                                     [Demi Lovato - Give your heart a break]

Dopo quella serata abbastanza sconvolgente Clary non vedeva l’ora di rimanere nel lettone per riposare sotto le calde coperte, Magnus come lei era rimasto nella sua stanza visto che l’impresa si occupava anche delle pulizie compresi con i servizi, dormendo aveva sognato Alec, o meglio un loro possibile primo appuntamento.
La madre di Clary era rientrata tardi, lei l’aveva sentita e si era buttata sotto le coperte per non vedere Jocelyn che di sicuro le avrebbe parlato per sapere come stava e non era sicura di riuscire a parlarle normalmente senza rivelarle i suoi sospetti.
Chairman faceva la spola tra le camere dei cugini miagolando vicino ai letti per vedere se questi dormivano o meno, Clary sempre fingendo di dormire lo aveva sentito poi quando aveva aperto un occhio il gatto era andato via lasciando la porta di camera semi chiusa.
Verso le nove quando aveva sentito il cugino uscire dalla camera si era alzata e lo aveva raggiunto in cucina, Magnus ancora assonnato stava riscaldando del caffe sul fuoco.
-Giorno Clary… caffè?-
Ecco appunto… la giornata non stava per niente andando bene, se Magnus iniziava il discorso in questo modo voleva dire soltanto che lei era obbligata a sedersi a tavola e parlare dell’accaduto del giorno prima senza dover tralasciare nemmeno un dettaglio.
Da dove doveva cominciare? Forse dalla scappatella che aveva fatto con Jace e che quasi sicuramente avrebbe provocato nel cugino una curiosità molto… pericolosa verso il ragazzo.
O saltare quella parte e dire che aveva visto la madre e Luke vicino l’Hotel e che Jace l’aveva accompagnata lì?
Ma la domanda di Magnus sarebbe subito stata: E come hai visto tua madre vicino all’hotel?
E quindi si sarebbe incastrata da sola.
-Ehilà Magnus- abbracciò il cugino tentando di sembrare allegra nonostante lo sguardo indagatore del cugino.
Stava iniziando a torturarsi il labbro per farsi venire un’idea, Magnus continuava mescolare il caffè facendo finta di nulla… se ci fosse stata Izzy allora si sarebbe preoccupata ma quasi  sicuramente avrebbe lasciato perdere tutto per parlare di lei e Jace con tanto di domande imbarazzanti.
-Allora Clary come mai ieri sera mi hai chiamato?- continuò a mordere quel labbro che ormai sanguinava.
-Ecco è successa una cosa… no cioè vedi- il problema era da dove iniziare il discorso.
Magnus alzò un sopracciglio attendendo la risposta. Aveva chiuso il gatto in camera così che Clary non se la sarebbe svignata e ora aspettava che si decidesse a parlare, una buona volta e senza giri di parole.
-Clarissa Fray parto con la domanda essenziale. Tu e Jace avete combinato qualcosa d’intimo?-
Scosse la testa e iniziò a muovere le mani con foga come una pazza, sapeva che il cugino sarebbe giunto a quelle conclusioni, conoscendolo se lei e Jace fossero stati fidanzati le avrebbe anche comprato una mise molto… carina non sarebbe la parola esatta. Ma lei e Jace non stavano insieme quindi il cugino iniziava subito a parlare la sua parte protettiva.
-No Magnus, ho solo avuto un problema- le fece segno di sedersi vicino a lui.
-Allora Clary ti faccio la domanda numero 2. Perché ieri vi ho visti alquanto sconvolti?-
Ed ecco che lì doveva parlare e fare un lunghissimo discorso sul ragazzo, la madre, Celine e via dicendo.
-Vedi… quando io e Jace abbiamo fatto una passeggiata, abbiamo visto mamma e Luke entrare nell’Hotel Du Morte così li abbiamo seguiti- guardò Magnus che però sembrava più tranquillo -Dopo una serie di cose che non ti sto a raccontare, uscita dall’Hotel un ragazzo ha tentato di… si insomma non aveva proprio intenzioni gentili e Jace mi ha salvato portandomi a casa sua che era la più vicina-
Magnus annuì sorseggiando la tazza di caffè riflettendo.
-Quindi Jace posso toglierlo dalla lista nera?-
Clary annuì con foga e Magnus le passò la sua colazione.
-Bene… allora non c’è niente di cui dobbiamo parlare per ora. Ma Jace è alquanto rapido con le ragazze, non farmi fare il discorsetto a entrambi-
 
Clary rientrò in camera per cambiarsi, raggiunse il letto su cui era poggiato il telefonino.
Isabelle le aveva inviato un messaggio: Alle 11 all’istituto, pranzi da me.
Mancava ancora un’ora e mezza quindi si diresse in bagno per prepararsi con comodo.
Dopo una doccia veloce ed essersi legata i capelli in una coda prese un jeans elastico e una maglia che le aveva regalato Simon, blu con scritto: Qui c’è Clarissa… la rossa.
Non sapendo per cosa dovesse vestirsi andò sul sicuro, Isabelle era alquanto imprevedibile quindi con quei vestiti non avrebbe avuto grossi problemi.
-Dove vai?- Magnus incrociò le braccia appoggiandosi allo stipite della porta.
-Da Izzy, mi ha mandato un messaggio e mi ha invitato a pranzo- Magnus annuì.
-Beh… immagino già cosa ti farà fare. Portati un cambio, ti servirà- la salutò per poi andare via.
Ancora più confusa Clary mise in una borsa un ricambio fatto sempre da un pantalone verde e una maglia bianca come le scarpe, prese un asciugamano per il dubbio che le aveva fatto venire il cugino e uscì.
 
Dopo il viaggio in taxi, dove lo strano guidatore aveva passato il tempo a lamentarsi della sua vita e di come i suoi figli ingrati si lamentassero continuamente di ogni cosa e lei aveva dovuto fare da psicologa, Clary fece fermare l’autista a pochi passi dall’istituto.
Gli diede delle banconote lasciandogli anche il resto non avendo voglia di aspettare il resto e scese dal taxi.
Isabelle la stava aspettando appoggiata al muretto in un completo molto sportivo con in mano una sacca di quelle che si usano per mettere i ricambi degli sportivi.
Stava parlando animatamente per telefono tanto che non si accorse della ragazza appena arrivata.
-Si, Jace e Alec ci saranno come sempre. Poi forse ci sarà una nuova ragazza e aggiungi un ragazzo che si sta per trasferire nella nostra scuola, sembra facesse già parte di una squadra-
Isabelle continuava a parlare con una persona al cellulare senza notare però Clary che iniziava a spazientirsi,
la ragazza tossì per attirare l’attenzione della mora.
-Oh… d’accordo ti lascio, ciao- attaccò il cellulare staccandosi dal muro e prendendo la borsa -ciao Clary, vieni voglio provare una cosa- sventolò un mazzo di chiavi davanti alla ragazza andando verso il cancello per aprirlo.
Girò le chiavi aprendo il cancello con il consueto rumore di vecchio metallo che scricchiola, si diresse poi a passo di marcia verso il portone dell’istituto girando anche lì un paio di chiavi che fecero cigolare la porta.
Entrarono nell’istituto vuoto, era domenica e tutti i ragazzi erano a casa o in giro, Clary non sapeva ancora come facesse Isabelle ad avere le chiavi.
-Come...-
-Come faccio ad avere le chiavi? La finanziatrice dell’istituto, la signora Imogen, è la nonna di Jace… e beh, avere dei parenti come quello ogni tanto fa comodo- richiuse la porta alle spalle di Jace girando per i corridoi e scendendo per una rampa di scale, quella che conduceva alla palestra.
Andando verso gli spogliatoi posarono i borsoni sulle panche, Izzy si fece una coda mentre Clary la aspettava.
Andando sul campo Isabelle iniziò con del riscaldamento con qualche giro di corsa e delle flessioni e torsioni.
-Tutto ok?- Clary annuì con il fiatone mentre si apprestava a fare i suoi ultimi piegamenti.
Isabelle era più atletica di lei, non aveva un filo di sudore e non aveva il fiatone.
-Più o meno- Isabelle rise facendo un ultimo piegamento per poi sospirare e sedersi per terra.
Clary la imitò facendo degli allungamenti, l’importante per ora era riprendere il fiato che aveva perso, Isabelle si alzò andando verso una porta sempre chiusa e vietata agli studenti che non si occupavano delle gare.
Tornò fuori con due spadini di scherma, un arco con delle frecce e un bersaglio.
Posò gli strumenti in un angolino, facendo avanzare verso di lei Clary per scegliere un primo strumento.
-Vedi in questa scuola noi gareggiamo contro gli altri istituti ogni anno in sport di scherma, tiro con l’arco, lotta. Certo ognuno ha uno specifico sport, c’è li dividiamo- prese uno spadino mostrando a Clary alcune mosse vicino un manichino: un affondo, i punti deboli per cui se riusciva a toccare avrebbe vinto.
Clary provò un affondo lottando contro Isabelle, ma la ragazza le stava insegnando quelle mosse e sapeva già cosa avrebbe fatto.
-Devi trovare un tuo modo di combattere, delle tue mosse e un tuo modo di agire. Altrimenti se queste mosse fossero le uniche da poter usare sarebbe noioso- noioso… per Clary era già difficile così figuriamoci il dover inventare le mosse, ma poteva capire Isabelle perché per lei che sfidava da qualche tempo gli altri nella scherma, le stesse mosse potevano sembrare noiose… doveva allenarsi molto.

 

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Capitolo 12
*** XII ***


Ciao!
Oddio come sono emozionata, questo capitolo piacerà quesi sicuramente alle fan del team Jonathan.
Si, avete capito bene. Perchè in questo capitolo farà una breve comparsa... "FINALMENTE!" mi starà sicuramente dicendo Dubhe alquanto stanca dei miei capitoli che avanzano senza il suo Jonathan,
In parte il testo non è mio in questo capitolo ma della bravissima Clare, ho infatti amato le scene di Max e Clary e quindi le ho rimesse nel capitolo con delle modifiche (minuscole).
Spero vi piaccia come piace a me.
In questo capitolo inizieremo... no vabbè sto zitta.
Grazie mille a chi segue e recensisce e grazie anche ai lettori silenziosi.
Vi lascio al capitolo, perchè se Dubhe è arrivata fin qui deve diventare santa.
Perchè ha letto tutto il mio poema senza saltarlo. Brava.






Camminava per i corridoi della nuova casa, lo zio Hodge gli aveva lasciato la giornata libera e gli aveva promesso di non dire nulla al padre. Ormai entrambi lo conoscevano abbastanza da sapere che se non si sarebbe allenato ogni giorno come voleva il padre allora sarebbe stato lo avrebbe punito, ma non gli importava perché quel giorno voleva soltanto uscire e fare qualcosa di diverso.
Entrò nella sua camera stracolma di valige ancora non aperte, prese velocemente il suo giubbino di pelle e andò fuori volendo girare per la città. Il giorno dopo ci sarebbe stato il suo primo giorno di scuola, il primo anno in cui avrebbe studiato in una vera scuola e non con Hodge e suo padre come precessori.
Hodge gli aveva detto di non allontanarsi troppo, cosa alquanto stupida siccome doveva conoscerlo e sapere che non lo avrebbe ascoltato. Toccò il cancello pronto ad aprirlo per godersi una giornata di relax, purtroppo però sentì una voce dietro di lui e Hodge chiamarlo affaticato dalla corsa.
-Hodge?- era alquanto infastidito, neanche due minuti prima gli aveva detto che poteva divertirsi per un giorno e già lo fermava per chissà quale motivo.
-Sarà meglio che rientri… tuo padre sta tornando in anticipo-
Perfetto… pensò alquanto infastidito.
 
Casa Lightwood era davvero enorme e fantastica, così elegante e semplice nonostante la miriade di particolari che la caratterizzava: almeno tre vasi per ogni stanza con un fiore più fresco dell’altro, l’arredamento moderno illuminava il semplice ingresso da cui s’intravedeva una parte di salotto con il parquet chiaro e una poltroncina bianca affiancata da un vaso di pietra alto con delle piante che s’innalzavano.
Isabelle stava mostrando a Clary il salotto, così bello che Clary rimase incantata.
-Vieni ti faccio vedere la mia camera così potrai posare le tue cose- volgendo lo sguardo un po’ ovunque mentre camminavano per i corridoi, Clary vide un bambino simile a Isabelle seduto sul letto a leggere un giornalino concentrandosi al massimo tanto che non si accorse di loro.
-Lui è mio fratello. Max!- il bambino alzò la testa e quando vide Isabelle le corse incontro abbracciandola.
-Ciao Izzy- la ragazza gli accarezzò i capelli, poi tossì facendogli rivolgere lo sguardo a Clary che era rimasta ferma a osservarli intenerita concentrandosi sul bambino, guardandolo si sentiva un gigante.
-Ciao tu sei Clary vero? L’amica di Izzy- Clary annuì abbassandosi e rivolse uno sguardo ansioso a Max.
Non aveva mai passato troppo tempo con i bambini (sua madre non le aveva mai permesso di fare la baby-sitter) e non sapeva bene come parlare con loro o che cosa poteva divertirli, anche se un po' l'aiutava il fatto che quel ragazzino le ricordava Simon alla sua età, con le braccia e le gambe ossute e gli occhiali troppo grandi per il suo viso.
Max la osservò a sua volta, rivolgendole uno sguardo indagatore, non timido, ma pensieroso e controllato.        -Quanti anni hai?- chiese infine.
Clary fu colta di sorpresa. -Quanti me ne dai?-
-Quattordici.-
-Ne ho quasi sedici, ma la gente pensa sempre che ne ho di meno per via della statura.-
Max annuì. -Capita anche a me. Ho nove anni, ma me ne danno sempre sette.-
-Per me ne dimostri nove- disse Clary. -Che cos'hai, lì? Un libro?-
Max tirò fuori la mano da dietro la schiena. Teneva un tascabile largo e piatto, grande all'incirca come una rivista. Aveva una copertina a colori vivaci con una scritta in caratteri kanji sotto le parole inglesi.
Clary si mise a ridere. -Naruto- disse. -Allora ti piacciono i manga. Dove l'hai preso?-
-All'aeroporto. Mi piacciono le figure, ma non capisco come si legge.-
-Dai qua.- L'aprì, mostrandogli le pagine. -Si legge all'incontrario, da destra a sinistra invece che da sinistra a destra. Anche le pagine vanno girate al contrario, in senso antiorario. Sai cosa significa?-
-Certo- disse Max. Per un attimo Clary temette di averlo irritato, ma lui sembrava piuttosto contento quando riprese il libretto e andò all'ultima pagina. -Questo è il numero nove- disse. -Forse prima di leggerlo dovrei procurarmi gli altri otto.-
-Buona idea. Magari puoi chiedere a qualcuno di accompagnarti da Midtown Comics o al Pianeta Proibito-
-Pianeta Proibito?-* la ragazza annuì.
-Se vuoi ti ci porto uno di questi giorni ti va?- il bambino annui e  l’abbracciò felice.
Per un attimo Clary rimase scossa, non era abituata a ricevere questo trattamento da dei bambini
-Grazie, ora vi lascio. Ci vediamo presto Clary promesso?-
-Promesso-
 
Maryse era una cuoca fantastica, mentre cucinava i piatti per i ragazzi, Clary vedeva quanto amore ci mettesse in ogni passaggio canticchiando delle canzoni e rallegrando la casa.
Seduta con Isabelle sugli sgabelli dell’isola nella cucina posava ogni tanto lo sguardo alla sua professoressa che una volta tagliava le verdure e un'altra mescolava quello che aveva preparato nella pentola sul fuoco.
-Allora Clary come ti trovi dal trasferimento?- Maryse si asciugò le mani e si avvicinò alle ragazze con delle fragole ricoperte di cioccolato in un piccolo piatto.
-Bene professoressa Lightwood- Maryse posò il piatto davanti a loro, Isabelle non aspettò un secondo per prendere una fragola e mangiarla seguita poi da Maryse.
-Oh chiamami Maryse fuori la scuola, vuoi una fragola? Non dirlo ai ragazzi però, dovrebbero essere per il dessert- le sorrise prendendone un'altra e addentandola.
-D’accordo Maryse. Comunque sì, va tutto bene. Magnus è fantastico come sempre e anche a scuola mi trovo molto bene- prese una fragola beandosi del sapore.
-Sai mamma, credo che Clary entrerà nella squadra della nostra scuola- Isabelle addentò un'altra fragola raccontando a Maryse della possibilità che Clary possa entrare nella squadra.
-Non mi sorprende, infondo la madre è una bravissima atleta e il padre… beh è anche bravo-
Clary si strozzò con la sua fragola, Maryse sapeva chi è suo padre, lo aveva detto o comunque si era lasciata sfuggire qualcosa su di lui. La donna sembrava aver capito che le intenzioni di Clary perché si alzò subito tamponandosi gli angoli della bocca per essere sicura di non avere residui della cioccolata.
-Max guarda cosa ha fatto la mamma!- il bambino arrivò velocemente in cucina non dando neanche il tempo a Clary di fare una domanda a Maryse, quando vide le fragole arrivò velocemente al tavolo saltando sullo sgabello e prendendone una.
-Dimmi un po’ Max ti va di andare a giocare così lasciamo Izzy e Clary da sole?-
Clary si morse il labbro, sapeva che Maryse voleva evitare l’argomento come faceva la madre quando arrivava a un punto di non ritorno.
Se Maryse però lo conosceva, era quasi sicura fosse perché andavano nella stessa scuola e quindi doveva essere uno di quelli che aveva visto nell’hotel. Ripensò all’uomo che aveva chiesto a lei e Jace due cocktail alla fragola e in qualche modo pensò fosse proprio lui.
-Si beh… Luke e mio padre erano molto amici- mentì.
-Oh si, ma direi più che erano inseparabili- aveva ragione lei, Maryse conosce l’identità del padre.
-Un po’ come Jace e Alec per esempio, a proposito dov’è tuo fratello?- Isabelle alzò le spalle.
-Quasi sicuramente con Jace o... boh-
 
-Mi raccomando Jonathan-
Il ragazzo annuì dietro al padre con fare annoiato, Valentine non ci fece caso, troppo assorto nel discorso che di lì a poco avrebbe dovuto fare con Stephen riguardo Jocelyn. Non poteva fidarsi di Luke, non dopo che era diventato una spalla su cui Jocelyn poteva contare dopo il divorzio, non poteva fidarsi nemmeno dei Lightwood, con Maryse troppo convolta sarebbe stato un suicidio.
Bussò e sentì dei passi affrettati raggiungere la porta, quando questa si aprì rivelò Celine resa più matura dall’età sostituire la giovane ragazza che aveva avuto un figlio da Stephen.
-Valentine- la donna sembrò alquanto sorpresa di vedere quel suo vecchio compagno davanti a lei, in giacca e cravatta e con uno strano sorriso sul volto.
-Celine come stai? Bene spero… c’è Stephen in casa?- la donna si riscosse dal suo stato di trance e annui.
Fece segno ai due di seguirla, Valentine aveva un sorrisino soddisfatto mentre Jonathan alquanto annoiato.

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Capitolo 13
*** XIII ***


Ciao....
vi sono manata? *sente cantare i grilli*
no... vabbè che ci vuoi fare, prendiamola in positivo.
YEPPA! Tra poco arriva Catching Fire!!!
Sto sclerando come una pazza :°)
Spero che il capitolo vi piaccia....
recensite please :D



It's getting near dawn,                                                                                                     Sta quasi sorgendo   
When lights close their tired eyes.                                                                                Quando le luci chiudono i loro stanchi occhi 
I'll soon be with you my love,                                                                                          Io sarò presto da te amore mio
To give you my dawn surprise.                                                                                      per darti la mia sorpresa dell'alba
I'll be with you darling soon,                                                                                            Sarò con te tesoro, presto
I'll be with you when the stars start falling.                                                                     Sarò con te quando le stelle inizieranno a cadere

                                    

Stava cercando nella borsa le chiavi di casa che purtroppo non trovava, iniziava a pensare di non averle portate o averle lasciate a casa di Isabelle nella fretta di prendere le sue cose.
Di solito le persone lasciavano la chiave di scorta sotto lo zerbino ma per qualche motivo pensava che Magnus non l’avrebbe lasciata lì, ma l’avrebbe messa in luogo particolare o impensabile. 
Il secondo luogo a cui pensava, era che l’avesse messo da qualche parte dove le persone non avrebbero visto, come nella gabbia per gli uccelli o in quella del gatto.
Sì, una domanda molto intelligente che si faceva era perché Magnus avesse una cuccia sulla piccola loggia per Presidente quando quel gatto dormiva in casa nel più totale lusso.
Infondo non aveva nulla da perdere quindi si mise a cercare dentro quella cuccia per vedere se potesse esserci una chiave. Con il cellulare si fece luce e vide come quella fosse ricoperta di plastica, era inusata e poteva benissimo venderla, però non c’era la chiave che in quel momento lei cercava.
Rialzandosi batté la testa sul tetto della cuccia e qualcosa le cadde sulla testa, rialzandosi sentì il rumore di un oggetto metallico toccare terra e quando abbassò lo sguardo, vide la chiave sotto i suoi piedi.
Si guardò in giro cercando da dove potesse essere caduta e vide sul tettuccio della cuccia una finestrella aperta che prima non c’era con uno spazietto grande abbastanza da metterci la chiave.
-Ti pareva che l’avesse messa in un posto impossibile da trovare- si massaggiò la testa, dove sentiva ancora la botta, con l’altra prese la chiave e aprì la porta.
La poggiò sul tavolino e si diresse al piano superiore, dopo aver posato la borsa sul letto ed essersi legata i capelli ritornò al piano inferiore dove Chairman la stava aspettando.
-Ciao, hai mangiato?- dopo un miagolio come risposta andò con lui in cucina mettendogli nella ciotola dei croccantini e del latte. Prese un piattino anche per lei e ci mise dentro dei biscotti da mangiare mentre studiava storia e finiva gli esercizi di matematica.

Magnus e Alec erano usciti per una passeggiata, volevano finire il discorso dell’altra sera e in casa Bane c’era Jocelyn mentre in quella di Alec c’era Maryse.
Per ora Alec si limitava a lanciare i sassolini sulla strada con le mani nelle tasche, persino Magnus che di solito era un gran chiacchierone non parlava molto.
-Si beh, alquanto imbarazzante direi- Alec annuì continuando a camminare.
-Molto, per me è nuovo- Magnus si morse il labbro, per Alec era tutta una novità, lui invece aveva fatto molte uscite con varie persone.
L’altra sera avevano iniziato a parlare e Alec aveva confessato che non sapeva bene cosa fare e ora in pieno giorno era ancora più complicato, soprattutto sotto lo sguardo dei passanti.
Potevano iniziare con il vedere un film, anche se il problema era Jocelyn che viveva ancora in casa sua, Clary invece usciva spesso con Isabelle e Jace. 
Non aveva mai pensato che si sarebbe stufato della zia Jocelyn, di quella che a Halloween gli conservava i dolcetti più buoni o li preparava con le sue mani soltanto perché Magnus ne aveva voglia. Jocelyn era quella zia che per te era come una seconda mamma, quando facevi una cosa potevi contare sempre su di lei perché sapevi che ti avrebbe sostenuto, Jocelyn era una di quelle rare persone che se ti amano incondizionatamente.
-Per ora dobbiamo vederci solo così, poi vedremo-

Jace stava finendo di allenarsi nella piccola palestra di casa sua, il padre lo aveva lasciato ad allenarsi perché a quanto pare c’era qualcuno che lo cercava.
Dopo aver lanciato un’ultima freccia e aver mancato di poco il centro si rilassò buttandosi a terra e respirando.
Izzy le aveva mandato un messaggio dicendogli che Clary sarebbe entrata nella squadra, sembrava contenta siccome gli aveva messo almeno dieci emoticon dietro ogni parola.
Uscì dalla stanza per raggiungere la sua camera e lavarsi mentre aspettava che la conversazione con l’ospite finisse, era alquanto curioso di sapere chi fosse questa persona.
Indossò velocemente dei vestiti e in silenzio raggiunse il corridoio tentando di scorgere le figure che parlavano con il padre: erano entrambi biondi, anche se l’uomo lo aveva già visto da qualche parte.
-Jace- con un sorriso si giro verso la madre che lo aveva beccato ad origliare.
-Ciao mamma- la donna scosse la testa per come quel figlio fosse testardo quanto il padre, preferiva che il figlio raggiungesse il salotto e ascoltasse la conversazione senza nascondersi.
-Perché non vieni con me in cucina? Mi fai compagnia e hai una vista migliore-
Celina era la mamma migliore che potesse avere, senza farsi vedere andarono in cucina per una porta secondaria dove riuscì a vedere molto meglio gli ospiti.
Il ragazzo aveva la sua età, se ne stava seduto sul divano composto e senza parlare mentre aspettava che il padre finisse la conversazione con Stephen Herondale.
Allo stesso tempo l’uomo accanto a lui parlava con Stephen su una certa persona che voleva trovare, anche se non capiva bene il nome di questa donna.
Stephen corrucciato cercava di convincerlo a lasciar stare con la sua idea, anche se sembrava non riuscire a convincere l’uomo che sospirando gli ripeteva che voleva il suo aiuto.
Sentì una mano toccargli la spalla e vide sua madre sorridergli e sedersi accanto a lui con dei gelati in mano.
-Immagino staremo qui per un po’, quell’uomo si chiama Valentine Morgenster è alquanto testardo e per come ho capito sta cercando aiuto per contattare la sua ex. Non so perché sia venuto da tuo padre e non dal suo migliore amico… o almeno lo era… non so, non mi sono intromessa molto nelle vite degli altri- Jace era ancora più confuso per quel discorso senza senso della madre che non gli aveva spiegato poi molto. Prese una vaschetta di gelato senza tanti giri di parole e continuò a concentrarsi su quei due uomini cercando di decidere chi fosse più testardo.
-Oh insomma Stephen, non ti sto chiedendo tanto. Voglio solo sapere, dove posso trovare Jocelyn-
Jocelyn… Jocelyn… dove aveva già sentito questo nome?
-Mamma chi è Jocelyn?- Celine si girò verso di lui soffermandosi un attimo a pensare se la stesse prendendo in giro o dicesse sul serio, perché essere stupidi fino a tal punto era impensabile.
-Jocelyn è la madre della tua amica… Clary è la ragazza rossa giusto?- Jace sobbalzò.
Se davvero quell’uomo cercava Jocelyn e Jocelyn era la sua ex come gli aveva detto la madre, allora Clary doveva avere ragione quando pensava che quell’uomo fosse il padre.
-Mamma io vado, grazie per il gelato- Jace si rialzò correndo verso la porta d’uscita della cucina, in quel momento voleva solo raggiungere Clary, perché se aveva ragione allora lui era il padre di Clary.
-Ma dopo si cena…-

Arrivato davanti alla porta di casa Bane, si fermò sullo stipite della porta pensando a come avrebbe potuto dire tutto a Clary, ma soprattutto se avrebbe potuto dirglielo o meno vista la mera possibilità che si fosse sbagliato.
In quel momento tutto quello che voleva fare, era passato in secondo piano perché la prima cosa a cui doveva pensare era la reazione che avrebbe avuto Clary o su come questa notizia avrebbe infierito nella sua vita.
Non conosceva ancora Valentine, per lui poteva essere chiunque: un avvocato, uno spacciatore, poteva non essere la persona che Clary si aspettava o che vedeva quando pensava a suo padre.
Si girò per scendere i gradini decidendo di parlarne prima con qualcun altro e poi raccontare tutto a Clary.
-Jace- rimase fermo, con i piedi su due gradini diversi dopo che la voce di Clary lo aveva chiamato.
-Ciao Clary- cercò di sembrare il più normale possibile e gli riuscì anche bene per fortuna.
Clary lo guardò appoggiata allo stipite della porta mentre aspettava che il biondo le dicesse cosa ci facesse lì.
-Beh, volevo vedere un film con te ma poi ho pensato ci fosse Magnus e quindi era meglio lasciar stare- mise una mano sui capelli, il lembo della maglia si rialzò mostrando una parte di pelle.
Clary sentì una scossa andarle per tutto il corpo.
-A dire il vero Magnus non c’è, se vuoi possiamo sempre vederlo- Jace sorrise, alla fine aveva anche rimediato un appuntamento con una bellissima rossa.
-Perfetto, ordiniamo una pizza?- Clary annuì lasciandogli la porta aperta.
-Faccio io, tu scegli pure il film dalla lista di Magnus- richiuse la porta alle spalle del ragazzo mentre faceva strada verso una camera che Magnus usava per vedere i film, c’era un grande schermo con tanto di casse e poltroncine, un tavolino dove potevano mettere il cibo e una GRANDE collezione di film.





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Capitolo 14
*** XIV ***


Ciao!!!
Avete visto CF al cinema? E' stato bellissimo... ç_ç
non posso credere che dovrò aspettare un anno per Il canto della rivolta.
E voi lo avete visto?
In questo capitolo ci saranno due parti di cui vado molto fiera.
La prima è la parte Malec, non so se vi piacerà ma non sapendo bene come gestire una coppia "inusuale" se possiamo dire così almeno per me, spero quindi che apprezzerete la piccola parte.
Qui ho messo la canzone che Maryse cantava ai figli.
Mentre scrivevo mi è venuta in mente e sono impazzita per trovare il testo tra i libri ma... ci sono riuscita.
MI sento orgogliosa di me stessa.
Ora vi lascio al capitolo.
Ringrazio come sempre i fantastici recensori che non mancano mai di rendermi felice con le bellissime parole, colore che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e spero di continuare a leggerle.
Dedico questo capitolo a Dubhe, che nello scorso le avevo anticipato la parte Malec senza spifferarle niente.
Spero ti piaccia.




Raccogli i tuoi vestiti e sparisci,                                                                         Grab your clothes and get gone                             
E’ meglio che fai in fretta prima che si accendano gli irrigatori                           You better hurry up before the sprinklers come on 
A dire cose come “ragazza, ti amo, sei l’unica per me”                                       Talkin’ ’bout girl, I love you, you’re the one,  
Sembra un disco rotto,                                                                                        This just looks like a re-run,
Ti prego, cos’altro c’è?                                                                                        Please, what else is on.


Magnus rientrò in casa aspettandosi di vedere alle undici di sera Clary intenta a pitturare o comunque a fare qualcosa, non certo di non vederla in giro e non sentirla.
Dopo aver posato la giacca all’entrata andò in cucina per prendere qualcosa da mangiare e vide due scatole di pizza e la scatola dei pop corn aperta vicino ai fornelli.
Rimise tutto a posto aspettandosi di vedere in giro il presidente che si lamentava per ricevere la sua razione di cibo ma non c’era neanche l’ombra del gatto in giro. 
Andò verso il corridoio volendo cercare Clary anche nello sgabuzzino vuoto se c’è ne fosse stato bisogno, dalla porta chiusa della sala film proveniva una luce blu scura e una musica, sembrava quella dei titoli di coda del film “Hunger Games” che ormai aveva imparato a memoria come ogni suo dvd.
Quasi sicuramente Clary aveva deciso di vedere un film e si era assopita su uno dei suo comodissimi divani, aveva fatto bene a comprarli, si erano ritrovati molto utili.
Aprì la porta con un sorriso sulle labbra, sapendo già di dover prendere la cugina in braccia e portarla in camera senza svegliarla, anche se l’avesse svegliata non si sarebbe retta in piedi dopo la giornata di allenamenti con Isabelle Lightwood a cui sicuramente non era abituata.
Era pronto a vedere qualsiasi cosa, tranne quello.
Ehm… no, quei divani devo assolutamente toglierli di mezzo. 
Era pronto a tutto, tranne a vedere un Jace seduto scomodo sul divano mentre la sua innocente cuginetta aveva la testa poggiata sulla sua spalla e le gambe a coprire il resto del divano.
In quel momento la dolce Clarissa, che non si sarebbe mai appoggiata a un ragazzo che non fosse Magnus o Simon gli parve un lontano ricordo.
-Ciao Clary!- sbatté la porta alle sue spalle facendo finta di essere appena entrato.
Clary e Jace saltarono dal divano spaventati, Jace infastidito da quel risveglio e Clary imbarazzata.
-Ciao Magnus- Clary si rialzò in fretta aggiustandosi la maglia spiegazzata.
-Ciao Magnus- ripeté Jace dopo di lei stiracchiandosi, a quel saluto Magnus alzò la testa alquanto infastidito. Clary guardava i due ragazzi, Magnus dava l’impressione di voler strozzare Jace da un momento all’altro. Diede un colpo di tosse attirando su di sé l’attenzione del cugino, guardò l’orologio sul suo polso dopo averlo abbracciato e aver accarezzato Chairman Meaw che nel frattempo aveva seguito Magnus.
-Si, direi che si è fatto tardi. Ci siamo persi il finale del film purtroppo… sarà per la prossima- 
Magnus seguì la cugina mentre accompagnava Jace alla porta controllando ogni loro mossa, era peggio di un segugio, per tutto il tempo aspetto di fianco a Clary aspettando che Jace uscisse.
-Bene cuginetta, allora com’è andato l’appuntamento?- Clary rise.
-Non era un appuntamento Magnus, l’ho trovato sulle scale di casa e l’ho invitato per cena. A te com’è andata?- prese gli scatoloni di pizza e lì buttò in un cestino della spazzatura attendendo che Magnus buttasse i bicchieri di plastica prima di parlare.
Fece strusciare sul pavimento una sedia facendole venire i brividi, Magnus le scoccò un’occhiataccia, odiava quando gli venivano rovinati dei componenti della casa.
-Bene, anche se inizio a pensare che a te sia andata meglio. Devo preoccuparmi? No, non rispondere e pensa ad andare a letto che ormai è tardi- Clary annuì dandogli un ultimo abbraccio per dirigersi in camera.
Magnus la guardò allontanarsi mentre batteva il piede per terra velocemente, il gatto miagolò e lui lanciò un'altra occhiataccia facendo defilare il gatto in un'altra stanza.
Questi due faranno qualcosa prima di me e Alec… perché ho questo presentimento?

Isabelle si pettinò un ultima volta i capelli, districando i nodi inesistenti prima di mettersi definitivamente a letto per dormire.
Era uscita con Aline e Helen -la sua attuale fidanzata- per un uscita tra sole ragazze, qualcosa le diceva di chiamare anche Clary ma in qualche modo aveva sentito che era meglio non disturbarla.
Domani le avrebbe chiesto se aveva sbagliato a non chiamarla, era alquanto curiosa di sapere se aver seguito la sensazione era stato un bene o un male.
Si appoggiò al cuscino coprendosi fin sopra le spalle con la coperta e provò a chiudere gli occhi.
Purtroppo il sonno si faceva ben desiderare tanto che Isabelle si ritrovò a rigirarsi nel letto senza dormire.
Da piccola avrebbe chiesto alla mamma di cantarle una canzone insieme ad Alec, ai tempi in cui avevano una sola camera, ma ormai non era momento di andare a svegliare i suoi perché non riusciva a dormire.
Dopo forse un ora passata a rigirarsi nel letto senza dormire si alzò, infilo le ciabatte e la vestaglia nera dai bordi ricamati che aveva trovato in centro e uscì cercando di fare meno rumore possibile per raggiungere la camera del fratello, che stava quasi sicuramente dormendo.
-Alec- bisbigliò battendo un colpo alla porta e appoggiandosi al legno.
Dopo forse neanche due secondi sentì la porta aprirsi e la figura del fratello ancora assonnato cercare di mettere a fuoco chi l’aveva chiamato.
-Izzy, che ci fai qui è tardi- la ragazza annuì stringendosi alla vestaglia e sospirando.
-Non riesco a dormire… non so perché- Alec appoggiato alla porta, rimase un po’ titubante.
Isabelle aveva uno strano sguardo, forse spento e stanco, affaticato dalle lezioni e gli allenamenti. Eppure quella luce che di solito la caratterizzava era scomparsa lasciando spazio a un'altra ragazza.
-Vieni- le fece spazio indicandole la camera.
Isabelle sorrise al fratello rialzandosi e dirigendosi contenta verso il grande lettone di Alec. Come da bambini quando non riusciva a dormire, gli fece spazio nel letto sapendo di poter sognare senza problemi.
-Alec?- il fratello si mise accanto a lei.
-Uh?- Isabelle si scostò una ciocca di capelli dal volto cercando delle parole da usare.
-Credi che troverò mai qualcuno?- il fratello sospirò.
-Si- la ragazza si girò con occhi sognanti -Si, perché sei una ragazza fantastica e sfido chiunque a dire il contrario. Devi solo trovare la persona giusta… guarda me? Ti sembra che avessi qualcuno fino a neanche due giorni fa?- la ragazza annuì abbracciando il fratello tornando a sorridere.
Doveva solo sentirsi dire quelle parole e Alec lo sapeva, in qualche modo il sonno le tornò subito.
-Alec, ti ricordi la canzone che ci cantava la mamma? Ti va se…- Alec rise.
-Ho capito Izzy, vuoi che la canto?- la ragazza annui.
Alec la coprì con una coperta mentre appoggiato allo schienale iniziava a ripensare alle parole della canzone, se sarebbe stato necessario l’avrebbe cantata un mucchio di volte.
L’importante era che Isabelle si sarebbe addormentata.
-A la claire fontane, m'en allant promener. Il y a longtemps que je t'aime. Jamais je ne t'oublierai...- * gli bastarono solo le prime parole per sentire la sorella rilassarsi e addormentarsi, si sdraiò accanto a lei come da bambini chiudendo gli occhi anche lui per ritornare a dormire e risognare il bacio con Magnus.
Stava ritornando a casa con Magnus, avevano appena finito di parlare ma il ragazzo continuava lo stesso a farneticare di come gli dispiacesse di non poter fare di più.
Così per farlo zittire aveva avvicinato i loro volti e… beh era successo quello che forse entrambi speravano.
Aveva sentito Magnus avvicinarsi dopo l’iniziale sorpresa e continuare quel contatto senza aver intenzione di allontanarsi. Insomma nessuno dei due lo voleva quindi perché smetterla?
Alec aveva fatto un gesto inaspettato persino per lui abbracciando Magnus e continuando il bacio.
Si erano interrotti perché Robert stava rientrando da dietro la casa con la sua macchina.
E Dio solo sa cosa avrebbe fatto alla vista del fidanzato di Alec, non sapendo neanche che il figlio non era etero… o gli sarebbe venuto infarto o si sarebbe infuriato.
-Vorrà dire che continueremo un'altra volta- gli aveva sussurrato Magnus prima di allontanarsi.
E così Alec anche si addormentò con un sorriso che andava da un alto all’altro del viso.

Jace andò a letto sorridente, aveva avuto un appuntamento inaspettato con la sua amica rossa. Sperava che quell’amica diventasse molto di più ma non voleva accelerarle nonostante lei ricambiasse quei sentimenti.
-Jace tutto bene? Ti ho visto tornare- Celine si sedette vicino il letto del figlio, che nonostante fosse grande non disdegnava mai un saluto della madre, che adorava coccolarlo.
-Si, grazie- Celine gli scostò dei capelli dal volto sorridendo.
-Bene, pensavo fosse successo qualcosa con Clary. Notte Jace- 


 

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Capitolo 15
*** XV ***


Sono tornata!!!
Ok, posso dire che in questo capitolo non c'è nulla di particolare quindi non mi dilungherò.
Come sempre Grazie a tutti vopi recensori e lettori silenziosi che fate andare avanti la storia.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia.

E Volevo poi informarvi che se volete ho appena scritto un crossover tra The vampire diares e shadowhunter.
 

E quando la notte è nuvolosa                                                             And when the night is cloudy
C'è ancora una luce che brilla su di me                                           There is still a light that shines on me 
Brilla fino all'indomani, lascia che accada                                        
Shines until tomorrow, let it be


Quando la mattina dopo Isabelle si svegliò riconobbe la camera del fratello e ricordò quello che era successo, quel suo momento di depressione che aveva fatto sì che andasse in camera di Alec.
Stiracchiandosi si guardò intorno cercando con lo sguardo il fratello ma non lo vide, la porta del bagno era aperta, segno che era già uscito e si era diretto in cucina.
Vide che erano solo le sette di mattina, sapeva che Alec era più mattiniero di lei ma mai avrebbe pensato che fosse sveglio da prima delle sette.
Rinfilò le sue pantofole e si diresse verso la porta per andare in camera sua a prepararsi, di solito la sua sveglia suonava per le sette e trenta così si concesse qualche minuto in più di relax da passare per scegliere meglio il suo look del giorno, come sempre perfetto.
Per quel giorno stava pensando a un look rock fatto da una maglia bianca con scritto “Don’t Talk to Me” che le aveva regalato Simon quando un giorno aveva usato quella frase con chiunque incontrasse, dei pantaloni stretti neri e dei sandali alti neri. Naturalmente quello che non avrebbe mai potuto mancare era il suo bracciale che le avvolgeva il braccio come un serpente e la collana con una pietra rossa che la avvisava, o almeno così credeva da bambina, dei pericoli.
Dopo essersi legata i capelli in un alta coda e essersi messa il suo trucco giornaliero di matita, mascara e eyeliner uscì per andare a fare colazione. Sentiva il profumo di brioche calde anche da camera sua, mentre si avvicinava, riusciva a sentire anche il rumore della caffettiera che preparava il caffè.
Una buona dose di caffeina ogni mattina non si può mai rifiutare, così sorridente si avvicinò alla madre che stava versando il caffè nelle tazze e prese una brioche che dall’aspetto sembrava alla crema.
-Giorno Izzy- la salutò il fratello più piccolo prima di tornare alla colazione.
-Giorno a tutti! Che buon profumo… mi dimenticherei quasi di voler rimanere la linea- ci scherzò su.
-Beh, se lo avessi preparato tu, credo che la linea l’avrebbero mantenuta tutti- Isabelle gli fece una linguaccia prima di tornare a concentrarsi sulla sua colazione. Era lunedì, questo voleva dire primo giorno di scuola, primo giorno della settimana e giorno più brutto di ogni mese.
 
Jonathan finì di vestirsi indossando la camicia bianca sopra i pantaloni neri comprati da poco.
Si guardò allo specchio rimanendo come sempre non sorpreso dal suo aspetto, un po’ di barba incolta ad accerchiargli il viso, gli occhi scuri che venivano messi in evidenza da quel completo e i capelli chiari.
Il padre gli aveva raccomandato di farsi trovare pronto e perfettamente vestito entro le otto così che con tutta calma, Valentine avesse potuto visitare con lui l’istituto e parlare con la preside della sua possibile ammissione alla squadra della scuola, infondo era stato allenato fin da bambino ed era sicuro che non avrebbe riscontrato alcun problema a farsi ammettere dalla squadra.
E poi lui era un Morgenster e nella loro famiglia non c’era mai stato uno che non avesse onorato la famiglia con le sue abilità atletiche.
Stando a quello che gli era stato raccontato della madre, anche lei apparteneva a una famiglia di abili atleti e nel DNA di Jonathan non poteva che non esserci queste capacità.
 Non si preoccupò più di tanto di come sarebbe andata la prova che sapeva sarebbe stata eccellente come sempre: era discreto nel tiro con l’arco, abile con la spada e in una lotta, anche a cavalcare non era mai andato male quindi non vedeva perché non dovesse riuscire ad essere ammesso.
-Jonathan sei pronto?- Hodge affacciato alla porta rimase immobile aspettando una risposta del ragazzo.
-Si, puoi dire a papà che sono pronto?- Hodge annuì richiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi lentamente verso la cucina dove Valentine stava prendendo un caffè amaro aspettando il figlio.
Hodge ebbe un piccolo colpo di tosse che attirò l’attenzione non voluta di Valentine.
-Jonathan?- chiese impassibile.
-Sta arrivando, tempo due minuti- Valentine guardò l’orologio appena comprato al suo polso contando sul tavolo di mogano i secondi che mancavano prima che il figlio arrivasse.
-Bene, vorrà dire che non farà colazione non possiamo perdere tempo, vedrà lui cosa fare- si alzò mettendo tutto nella lavastoviglie e afferrando la sua giacca, anch’essa nuova. Prese le chiavi della sua auto e uscì fuori per accenderla e aspettare il figlio, che per lui poteva anche andare a piedi se non si sarebbe mosso.
Clary si risvegliò con un caldo raggio di sole che le riscaldava la pelle, il lato destro del viso era inondato dalla luce mentre il sinistro schiacciato contro il cuscino era al buio.
Luce e Tenebre, che bella combinazione se pensava al sogno fatto quella sera dove sua madre che risplendeva di una luce bianca e brillante parlava con l’ombra di suo padre circondata invece da un aura più scura.
Non sapeva perché facesse quei sogni, infondo sua madre non le aveva mai parlato del padre e quindi non poteva sapere se fosse buono o meno, ma le bastava sapere che la madre aveva sofferto per puntare un dito contro l’uomo e ritenerlo cattivo.
Forse sbagliava, ma era cresciuta senza un padre che le desse delle attenzioni, senza ricevere uno straccio di notizia e vedendo sua madre sempre triste quando passavano vicino a una casa sul lago, per lei quell’uomo poteva solo essere cattivo perché aveva fatto soffrire sua madre.
Se non fosse stato per Luke, forse non avrebbe nemmeno visto la madre sorridere nei momenti in cui un uomo si avvicinava per giocare con la figlia ad acchiapparello e finiva con il sbattere la testa contro qualche gioco iniziando a ridere mentre lei, bambina preoccupata, si chiedeva se si fosse fatto male.
Aveva lasciato Magnus la sera prima tentando di sviare il discorso e correre a letto sia per il sonno che l’aveva assalita sia per evitare le possibili domande che le avrebbe rivolto dopo averli beccati addormentati sul divano.
Dopo essersi pettinata i capelli prese una morbida maglia di cashmere blu e ci abbinò sopra dei pantaloni bianchi e delle scarpe sempre bianche.
Magnus le aveva sempre detto che il suo colore fosse il verde che veniva in contrasto con i capelli rossi e i suoi occhi verdi, tutta sua madre stando a quello che aveva capito.
Prendendo il telefono per scendere vide un messaggio di Isabelle che la ragazza le aveva inviato solo pochi minuti prima, in cui cappeggiava un susseguirsi di emoticon.
 
-Tu, perché non mi hai detto che il mio quasi fratello Jace è venuto a casa tua? Cioè ti preparavo per la serata o che so io… voglio tutti i dettagli e nel particolare intendo-
 
Clary rise rispondendole che non era stato niente e si diresse al piano inferiore per la colazione.
Trovò Magnus e Jocelyn parlare amabilmente tra loro mentre quest’ultima ascoltava attentamente il nipote raccontarle una qualche storia divertente.
-Giorno mamma, giorno Magnus- prese del caffè sedendosi a tavola e “rubando” dei biscotti dal tavolo.
-Buongiorno tesoro, ho saputo che sei stata ammessa nella squadra della scuola, sono molto contenta- Clary annuì girando con un cucchiaio lo zucchero messo nel caffè.
Aveva voglia di chiederle se suo padre fosse anche un atleta, ma si trattenne soprattutto dopo aver rivisto Magnus e sua madre parlare dall’ultima litigata.
-Si beh, spero di farcela con gli allenamenti e il resto. Al massimo potrei disegnare le divise della squadra o altro, almeno quello è sicuro che so farlo- rise usando la prima scusa venutale in mente.
-Oh sono sicura che ci riuscirai Clary. Ora mi scuserete ma devo scappare, sto vedendo per ottenere un vero e proprio lavoro e credo anche di averlo trovato- baciò sulla testa entrambi i ragazzi come faceva ormai da svariati anni e salutando con il solito “Ciao, Chair coso” uscì dalla porta.
-Bene, io ho finito di fare colazione. Metti a posto tu mentre preparo le ultime cose?- Clary rialzò la testa dal suo bicchiere dove ormai lo zucchero era scomparso.
-Si non preoccuparti ci vediamo tra massimo dieci minuti- il ragazzo annuì salutando il gatto e prendendo il corridoio con le scale che salivano al piano superiore.
Clary ripensò che non aveva chiesto a Magnus com’era stata la sua uscita, ma aveva lasciato stare quando lui le aveva dato una vaga risposta.
Si ripromise di vedere nel pomeriggio quale sarebbe stato l’umore di Alec e pensò anche a un discorso da fare a Isabelle senza che lei avesse qualche strana domanda da porle.
Lei e Jace erano solo amici, forse non erano pronti per una relazione, ma non voleva complicare le cose raccontando a Isabelle cose non vere. Non le avrebbe detto che stavano insieme ma neanche che a lei non interessava in quel senso, perché comunque sembrava chiaro a tutti tranne a lei l’attrazione reciproca dei due.

 

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Capitolo 16
*** XVI ***


Eccomi con il nuovo capitolo.
Scusate se non l'ho pubblicato ieri ma ho fatto compere per Natale.
Spero vi piaccia, perchè ci sarà Jonathan e il nuovo personaggio.
Recensite mi raccomando.




Il cuore batte veloce                                                                           Heart beats fast
Colori e promesse                                                                              Colors and promises
Com’essere coraggiosi                                                                       How to be brave 
Come posso amare quando ho paura di cadere                                How can I love when I’m afraid to fall


                                                    [A THOUSAND YEARS - CHRISTINA PERRI]

Simon corse a perdifiato verso la scuola, quella mattina si era svegliato tardi dopo che la madre era uscita e non c’era nessuno a casa che lo svegliasse, a peggiorare ancora la situazione c’erano stati i traslochi nella casa vicino che gli avevano fatto rallentare la sua uscita in bici –che poi aveva lasciato a casa per non perdere tempo-.
La borsa della palestra gli sbatteva sulla spalla a ogni suo passo, gli occhiali anche iniziavano ad infastidirlo talmente tanto che avrebbe voluto toglierli.
Sbuffò, imprecando contro Jace Herondale nonostante il ragazzo non centrasse nulla.
Quella notte lo aveva sognato mentre gli portava via la sua migliore amica che finiva con il non calcolarlo più. Ultimamente purtroppo stava succedendo proprio quello, Clary non lo chiamava più per sapere come stava ma passava il suo tempo con quell’Herondale e i Lightwood.
Iniziava a credere che della loro amicizia non ci fosse più traccia e che lei l’abbia completamente dimenticata per sostituirla con quella degli altri tre.
Ormai mancavano pochi passi alla scuola, doveva solo svoltare altre due volte l’angolo e l’avrebbe trovata davanti a sé infondo la strada.
Quello che però non vide fu la ragazza su cui andò a sbattere, nel momento esatto in cui girò l’angolo della strada, facendola quindi cadere a terra insieme alla sua borsa.
-Scusami, non volevo buttarti a terra ho solo svoltato l’angolo senza guardare se c’era qualcuno- le porse la mano mentre la ragazza si massaggiava la schiena dolorante, scostò la mano di Simon alzandosi da sola e raccogliendo la borsa come se nulla fosse.
-Beh la prossima volta starai sicuramente attento a dove andrai- la ragazza si pulì la maglia già pulita di suo, spolverando anche i leggins scuri nonostante non avessero una macchia.
Simon non sapeva se andarsene o rimanere, la ragazza lo fissò e lui notò subito gli occhi azzurro ghiaccio che spiccavano sui capelli color caramello della ragazza, corti e mossi.
-Allora? Senti farò tardi quindi se vuoi qualcosa chiedi in fretta ok? Sono abituata a quelli come te che mi chiedono ogni volta il numero, ma sappi che come per loro non lo darò neanche a te. Quindi se mi fai passare- la ragazza lo allontanò con un gesto della mano avviandosi verso la strada opposta a Simon.
-ASPETTA!- la ragazza sospirò fermandosi a metà strada e girandosi.
-Si?- mise una mano sul fianco, sarebbe risultata antipatica ma per qualche strano motivo a Simon era simpatica così le indicò la maglia azzurra che portava con la scritta “DIAMOND GIRLS” e che le arrivava a metà coscia.
-Chi sono le DIAMOND GIRLS?- la ragazza guardò la maglia sorridendo e allontanandosi.
-Il mio gruppo!- Simon sorrise rigirandosi e tornando verso la scuola, era tardi ormai ed era fortunato se la signorina Graymark non lo trovava per i corridoi.
 
Jonathan bussò alla porta della classe 105 come gli aveva detto Amatis Graymark, alla prima ora ci sarebbe stata la professoressa Maryse Lightwood che stando a quello che gli aveva detto suo padre non si sarebbe fatta problemi nel far entrare un nuovo alunno seppur in ritardo nella sua classe.
Dopo aver aspettato qualche secondo come sua padre gli aveva insegnato (anche se a lui sembrava una cosa alquanto stupida) entrò nella classe cercando di sembrare felice senza scomporsi più di tanto.
La signora che poteva avere l’età di Amatis, con la differenza che la prima portava una fede al dito, lo accolse con un caloroso sorriso cercando il suo nome sulla lista.
-Ciao, tu devi essere il nuovo alunno. Sei vediamo un po’, Jonathan Christofer Sebastian… Morg…Morgenster- Maryse balbettò un attimo prima di tornare normale e sistemare i fogli sulla cattedra con un sorriso finto.
Jonathan guardò la professoressa con un sopracciglio alzato aspettando di sapere cosa doveva fare, non era molto abituato a questo genere di cose avendo studiato in casa.
-Uh giusto, perdonami- si schiarì la voce -Presentati pure alla classe e accomodati accanto la signorina Clarissa dal momento che manca il suo compagno di banco-
Jonathan guardò in giro trovando una ragazza dai capelli rossi alzare la testa da un foglio sicuramente di compiti non fatti, l’unica inoltre a non avere un compagno di banco.
-Mi chiamo Jonathan Morgenster, amo i film horror e le ragazze- vide un ragazzo biondo dall’altro lato della classe sbuffare e guardare Clary, Jonathan rise tra sé mentre osservava quei due -soprattutto le rosse-
Vide il biondo alzare una mano e Maryse annuire concedendogli la parola, il biondo si alzò scostando la sedia e facendo rabbrividire una ragazza molto carina accanto a lui.
-Professoressa se lei permette proporrei di portare Jonathan vicino a Izzy che sarà una guida più che valida, mentre io potrei sedermi vicino a Clary in modo da poter discutere dopo del nostro progetto-
Maryse alzò la testa cacciando il registro informatico dal cassetto in cui era tenuto e mettendo quei fogli in precedenza ordinati nella borsa di pelle.
-Non mi sembra di aver assegnato alcun progetto Jonathan- il biondo si girò verso la professoressa -intendevo l’altro biondo, avete gli stessi nomi- continuò Maryse fissando Jonathan Morgenster girato verso di lei.
Jace sbuffando si risedette al suo posto mentre Maryse annotando alcune cose sul registro continuava a parlare.
-Quindi, supponendo che non siano materie scolastiche i vostri progetti…matrimoniali o altro non sono affari da dover discutere a scuola o nella mia ora. Jonathan vai pure a sederti sulla sedia vicino Clary-
La rossa nel frattempo era diventata rossa, cosa che Maryse non notò fortunatamente per lei.
Cercando di distrarsi continuò a concentrarsi sul suo disegno, non sentendo neanche il ragazzo avvicinarsi a lei.
-Sai di solito i compiti non si fanno durante l’ora scolastica- Clary rise alzando lo sguardo.
-Sono fortunata allora, visto che questi non sono compiti- il ragazzo sbirciò da sopra la sua spalla guardando i fogli che realmente non erano compiti ma schizzi artistici di fantastiche figure anche immaginarie.
Stava ammirando il modo in cui Clary disegnava i particolari, aggiungendo dettagli in ogni punto o anche solo arrotondando un po’ di più una curva facendo prendere una nuova vita al disegno.
-Sei brava- indicò i fogli sul tavolo mentre Clary con nonchalance si scostava una ciocca sfuggita al suo controllo che le solleticava il viso e rimettendo i fogli in un album.
-Grazie, merito di mia madre- Jonathan si appoggiò meglio al banco curioso di sapere di più sulla ragazza.
-Posso sapere altro?- Clary lo guardò indecisa se prenderla per una presa in giro o facesse realmente.
Iniziava a credere che non stesse scherzando e che volesse sul serio sapere di più sulla madre di Clary e di come questa abbia influenzato sull’arte che Clary maneggiava con grazia.
-È una bravissima disegnatrice. Ho imparato da lei, da piccola la guardavo disegnare e ho provato anch’io pian piano riuscendo ad acquistare un po’ della sua destrezza-
Jonathan rise guardando un foglio rimasto distrattamente sul tavolo e di come questo fosse un’opera d’arte e non un semplice disegno vuoto.
Il padre gli aveva insegnato a saper distinguere dalla semplice bellezza di un disegno al significato profondo che uno celava dietro anche solo una semplice riga.
Amare vuol dire distruggere, ed io ho distrutto l’amore di tua madre perché volevo diventare potente. Ora ho le mie industrie ma mi manca lei, quando disegnava sul prato davanti casa mentre io tentavo da giovane di rovinarle i ritratti facendola ridere ogni volta. Mi ero innamorato del suo sorriso e del suo modo di cogliere le immagini che riportava su carta, ma crescendo volevo solo di più e questo è il risultato.
Era stata una delle poche volte in cui il padre gli era sembrato realmente uomo, una delle poche volte in cui aveva desiderato che la madre fosse lì con loro e lo facesse ritornare come quando lo aveva conosciuto da piccolo, mentre cucinava le frittelle in cucina e si divertiva a combinare guai con Jonathan.
Quando poi il ragazzo aveva iniziato a crescere, Valentine si era allontanato perché nonostante quel suo essere cattivo e spregevole, ambizioso e potente… gli ricordava ancora troppo sua madre.
Amare vuol dire distruggere, lui aveva distrutto il suo amore perché era troppo ambizioso.
-Allora sarai molto fortunata ad avere una madre come lei- le disse poi ritornando a concentrarsi su Clary.
La ragazza sorrise e annuì, accorgendosi subito dopo del foglio e riponendolo nella cartella.
Furono distratti da un bussare alla porta e dall’entrata di Simon trafelato, era corso letteralmente in classe rischiando anche di cadere -Mi scusi professoressa, ho avuto un problema mentre venivo- Maryse annuì.
-Per oggi passi perché c’è un nuovo compagno, purtroppo per oggi ha avuto il tuo posto. Ti faccio portare un banco dal collaboratore- Simon guardò verso Clary, la salutò e la ragazza alzò la mano, poi un colpo di tosse scocciato di Maryse lo fece spostare dall’entrata della porta dove era stato portato il suo banco.

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Capitolo 17
*** XVII ***


Ciao a tutti!
GGrazie mille per le recensioni che i avete lasciato, dedico questo capitolo a Nephlim che è appena tornata sul fandom.
Spero che il capitolo vi piaccia, recensite ;) Volevo dirvi (se andate sul mio profilo) che troverete un crossover tra the vempire diares e shadowhunter. spero vogliate leggerlo mi farebbe molto piacere.




Clary posò la borsa che si era portata dietro da casa per partecipare alle selezioni di quel pomeriggio che Isabelle aveva preparato per lei e Jonathan, il nuovo studente, che sembrava avere particolari capacità.
In quel momento era nel camerino con Isabelle che le stava spiegando alcune cose riguardo alle loro selezioni, aveva parlato anche con i ragazzi per avvertirli che Clary non sapeva poi molto e che era stato Magnus ad architettare tutto quindi le sue prove sarebbero state abbastanza semplici.
Avrebbe tirato a scherma con Isabelle e sarebbe andata con Alec vicino alla piattaforma di tiro con l’arco per delle ripetizioni veloci prima della prova, mentre per l’atletica non avrebbe sostenuto la prova.
Legò i suoi capelli in una coda, Isabelle seduta sulle panchine degli spogliatoi continuava a spiegarle alcune cose che avrebbe dovuto fare.
-Izzy sono calma non preoccuparti, al massimo disegnerò le vostre divise- allacciò le stringhe delle scarpe e si diresse verso la porta seguita da Isabelle.
Sugli spalti oltre a Jace, Alec e Jonathan erano arrivati anche Magnus e Simon, vestiti entrambi con una maglia con la scritta “TEAM CLARISSA” a caratteri cubitali. Magnus si distingueva da Simon per aver portato delle bandierine con il nome di Clary che sventolava animatamente mentre incitava la ragazza.
Insieme a loro sugli spalti si erano radunate delle ragazze che con varie e snervanti esclamazioni ci provavano spudoratamente con i ragazzi.
Isabelle accanto a Clary tossì, attirando l’attenzione dei presenti.
-Bene, vogliamo iniziare questa benedetta prova per l’angelo? E voi- puntò il dito sulle ragazze -farete bene a rimanere a tre metri da Jace e Alec sono stata chiara? Ora iniziamo- batté le mani andando a togliere i teloni dai segnali di tiro con l’arco e dalle frecce, sistemando anche le armi per la scherma.
Jonathan fletté i muscoli dirigendosi verso Isabelle che gli stava passando uno spadino per iniziare la prova, anche lei iniziò a rilassare i muscoli prima di dirigersi con il ragazzo alla postazione.
-Scusami se ti farò male Darling- Isabelle allungò lo spadino verso il ragazzo.
-Non preoccuparti tesoro, tanto vincerò io-
Jace diede il via ai due ragazzi e Isabelle partì subito con un affondo che però Jonathan parò senza troppi problemi iniziando a contrattaccare. Isabelle indietreggiando continuò ad attaccare finendo solo per cadere per terra seguita da Jonathan sopra di lei.
-Non dovremmo fare il tutto in privato?- Isabelle rise spingendo senza troppi risultati il ragazzo che con un sorriso soddisfatto si rialzò dandole una mano.
La mano di Isabelle pulsava dolorosamente dopo che si era storta nella caduta, nonostante tutto non lo diede a vedere e continuò ad attaccare.
Un altro attacco –questa volta più forte di Jonathan- e la ragazza bloccò il colpo non riuscendo però a fare molto e indietreggiò finendo fuori dalla riga.
Il punto era di Jonathan che sorridendo uscì fuori dalla postazione per prendere fiato e lasciare la prova a Clary che guardava Isabelle preoccupata.
-Un attimo non abbiamo finito- Jonathan posò lo spadino salutando la ragazza.
-Ho fatto per primo il punto, per me è più che sufficiente- Isabelle sbuffò puntando lo spadino verso il ragazzo.
-Solo per oggi, Clary andiamo?- Alec scosse la testa prendendo lo spadino dalla mano di Isabelle.
-Ti fa male la mano, ci penserà Jace così le ragazze non continueranno a civettare- indicò gli spalti con la testa e la ragazza camminò verso Jace seguita dal fratello ancora arrabbiata per quello che era successo.
-Jace muoviti… ragazze vi avevo esplicitamente detto di lasciarlo stare. Non obbligatemi a cacciarvi- Magnus rise portando però l’attenzione sulla cugina dall’altro lato per non mostrare il sorrisino soddisfatto.
-Bene, Clary tu sei pronta?- la ragazza richiamata annuì scendo gli ultimi due scalini con un salto dopo che Isabelle l’aveva pregata per più di mezz’ora di fare e vide il sorrisino soddisfatto di Jace.
Magnus iniziò nuovamente a sventolare le bandiere guardando la cugina attraversare la palestra e prepararsi alla sfida che stava per svolgere con Jace.
-Perdonami se ti batterò Jace- il ragazzo rise.
-Prima dobbiamo vedere se ci riuscirai Fray- Clary sorrise prima di prepararsi ad attaccare.
 
Era da più di mezz’ora che stavano lottando e ancora nessuno era intenzionato a cedere, Clary sentiva che da un momento all’altro avrebbe ceduto.
Eppure non voleva, la sua intenzione era di vincere almeno in parte quella sfida per aggiudicarsi l’entrata in squadra, anche se Isabelle le aveva detto che con quella sfida, il posto in squadra le era stato assicurato lei non voleva mollare e pensava solo ad un sorrisino possibilmente soddisfatto di Jace quando lo avrebbe battuto.
-Niente male Clary, ma tra poco mollerai lo sento. Vogliamo darci un taglio o continuiamo- qualcosa le diceva che il ragazzo non stava scherzando sulla possibilità di fermarsi.
-Che succede Jace? Già stanco?- voleva punzecchiarlo ma la sua voce usciva flebile insieme al fiato che cacciava per non crollare, non aveva intenzione di dargli quella soddisfazione.
-Per niente Fray, infondo sarò io a doverti svegliare come principe Filippo- Clary gli fece una linguaccia, avvicinandosi il più possibile mentre Jace avanzava insieme a lei.
-C’è una cosa che devi sapere su Aurora- continuò ad avvicinarsi ancora -Vince sempre lei- approfittando della distrazione del ragazzo lo toccò con lo spadino aggiudicandosi il punto.
Uscì dalla riga di confine posando i due spadini mentre un Magnus soddisfatto gioiva urlando nella palestra il nome di Clary insieme ad Isabelle, anche lei con indossa in quel momento la maglia “TEAM CLARISSA”.
Sentì qualcuno dietro di lei e girandosi vide Jonathan che le batteva le mani sorpreso.
-A quanto pare sei molto brava, complimenti- Clary gli sorrise complice prima di avvicinarsi alle panchine e sedersi per riprendere fiato e lasciare la prova di tiro con l’arco a Jonathan.
Le ragazze dietro si erano zittite e la guardavano sorprese anche loro iniziando a confabulare di poter tentare di entrare in squadra siccome ci era riuscita lei.
Jonathan alla postazione si preparò a tirare le cinque frecce a disposizione nei bersagli, di cui due fermi e tre in movimento per testare ogni sua capacità.
I bersagli di terra furono colpiti in un centro perfetto dalle frecce mentre quelli mobili ebbero uno colpito a pieno, con due che si stimarono nel secondo centro più stretto.
Clary sapeva di non riuscire a fare come lui così si diresse alla postazione senza aspettarsi molto, Alec le diede degli ultimi avvertimenti prima di lasciarla tirare.
Si concentrò prima su quelli mobili andando a colpirli a tre quarti dal centro, pensava che avrebbe fatto molto peggio perciò si accontentò di quel risultato. Per quelli mobili fu un po’ più difficile, la prima colpì  i cerchio più esterno mentre la seconda si fermò a metà.
Ne manca solo una… sospirò concentrandosi sulla macchiolina di colore che era il centro e chiuse uno dei due occhi per prendere meglio la mira. Quando si sentì pronta lasciò andare la freccia e la vide conficcarsi nel centro esatto del bersaglio in movimento.
-OH MIO DIO! Ci sono riuscita, ho colpito il centro- Isabelle, Magnus e Simon le corsero incontro sorridenti.
Isabelle l’abbraccio di slancio mentre si congratulava con lei per l’entrata in squadra ben riuscita.
Clary era ancora scossa da quel momento, non riusciva a crederci che era successo, lei era riuscita a fare alcune “azioni” che potevano essere classificate come decenti, almeno per la sua entrata in squadra.
-Perfetto, avrò una scusa per la nuova festa. Ammissione dei nuovi giocatori e invitate anche i genitori, questa festa sarà più una cena… ma naturalmente ci sarà ben nascosta la private zone per chi vorrà- Magnus annuì soddisfatto passando a Clary asciugamano e boccetta d’acqua, la ragazza lo ringraziò bevendola tutta d’un fiato.  
Quando tornò in palestra volle controllare la cartella dei messaggi, la madre le aveva detto che forse aveva trovato un appartamento e non vedeva l’ora di dire tutto a Clary.
Come aveva previsto sul cellulare aveva ricevuto un messaggio dalla madre che si dichiarava soddisfatta per aver trovato un appartamento abbastanza grande per loro due.
Avevano anche una camera per gli ospiti, se mai Magnus si sarebbe voluto fermare da loro, poi abitavano a metà strada dalla casa del cugino quindi avrebbe anche potuto vederlo ogni volta che voleva.
Quella giornata si prospettava decisamente fantastica, la sua ammissione in squadra -che non le aveva ancora detto ma rimediò subito rispondendole- e l’appartamento che Jocelyn aveva trovato.
Ora mancava solo di trovare suo padre, sperò con tutto il cuore che gli amici di Magnus fossero davvero così bravi come li definiva, poi chissà… magari dopo un po’ alla mamma avrebbe fatto piacere.

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Capitolo 18
*** XVIII ***


Hey!
Visto ho aggiornato prima :P il fatto è che domani non posso quindi vi faccio questo regalo.
Come sempre grazie a chi segue e recensisce, grazie a tutti voi lettori.
Anche se in ritardo TANTI AUGURI DI BUON NATALE!
E forse... pubblicherò qualcosa per Capodanno.
Vi invito a recensire anche oggi.




Clary respirò profondamente sdraiata sul suo lettone mentre osservava il soffitto della camera, sembrava che quei colori con cui Magnus aveva tinteggiato il tutto si muovessero al suo interno mossi come per magia.
Era bello rimanere ad osservare quell’unione di colori e forme che componevano la camera, gli ovali attorno le porti con i ghirigori, le bellissime venature che circondavano le finestre, i mobili di legno solcati da disegni di fiori che si attorcigliavano intorno a questi.
Magnus aveva uno strano gusto nell’arredare la casa, eppure aveva sempre apprezzato quella sua stravaganza, aveva sempre adorato quell’insieme di strani elementi che lui univa ma che riusciva comunque a mettere in una simbiosi perfetta che non stonava mai.
Da bambini, Magnus non aveva ancora parola per quanto riguardava l’arredamento della casa ma crescendo e con genitori sempre impegnati era riuscito a far diventare quella casa sua.
Inoltre con tutti i soldi che la sua famiglia aveva, sicuramente gli zii non si erano posti il problema di comprare una nuova casa se proprio non volevano vivere in quella casa stravagante.
Clary era sfinita, aveva finito la prova e subito dopo aveva svolto un altro allenamento con i ragazzi, si era ritirata subito a casa e aveva deciso di farsi una bella doccia e sdraiarsi in quel letto da cui non si era mossa.
Sentiva le gambe andare a fuoco, non per acido lattico, semplicemente perché era stanca.
Magnus non era passato da lei, le aveva inviato un messaggio scusandosi di non farle compagnia, Clary pensava che fosse con Alec e che magari si stessero godendo un momento di pace.
Aveva sentito anche Isabelle che le aveva detto se voleva unirsi a loro per la cena, quando però l’aveva chiamata erano le sette e lei doveva ancora lavarsi e sapeva che non c’è l’avrebbe fatta, avrebbe passato tutti il tempo sotto l’acqua.
Jocelyn invece le aveva fatto visita prima di uscire per firmare con l’assistente del proprietario del loro nuovo appartamento, di cui non sapeva il nome, il contratto per il prossimo anno.
Clary non aveva fame, era strano visto quanto la ragazza mangiasse soprattutto quando era stanca, questa volta però non riusciva nemmeno a farsi venire fame.
Aveva solo sonno, così chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Isabelle pettinò un ultima volta i suoi capelli prima di prendere il suo cellulare che aveva squillato poco tempo prima e decidersi a vedere chi la cercava.
Jonathan le aveva mandato un messaggio, quel ragazzo credeva sul serio che Isabelle Lightwood sarebbe caduta ai suoi piedi. Quello che però non sapeva era che Isabelle aveva lo stesso effetto sui ragazzi e non si sarebbe certo fatta ingannare da quei trucchetti che usava anche lei.
-Jonathan Christofer Morgenster che mi chiama. A cosa devo l’onore?- sentì il ragazzo ridere dietro la cornetta, un rumore di sedia spostata e un altro, forse di un televisore o una radio, unirsi seppur con un flebile rumore alla voce angelica e demoniaca allo stesso tempo che aveva incuriosito Isabelle.
-A nulla bellissima, volevo solo invitarti fuori a cena o da qualche altra parte se preferisci per passare un po’ di tempo insieme e magari approfondire il nostro rapporto- Isabelle sorrise mentre con una mano giocava con una ciocca di capelli e soppesava sul discorso volendo farlo attendere, era divertente infondo cercare il modo per prendere in giro quel ragazzo che credeva sul serio di poterla trattare come un giocattolo
Sembrava che il ragazzo non fosse tanto agitato o curioso di avere da lei una risposta, era piuttosto tranquillo e quindi sapeva in anticipo che lei gli avrebbe risposto di sì.
La differenza era che Isabelle non si faceva comandare a bacchetta, non la controllavano i suoi e non lo avrebbe sicuramente fatto un ragazzo appena arrivato.
-Non credo, sai conosco bene i ragazzi come te- lo sentì muoversi, curioso per la piega che aveva preso la conversazione con la prima ragazza a non degnargli di uno sguardo.
-Così come? Affascinate, misterioso, unico?- Isabelle tossì pensando a quanto per alcuni versi Jonathan le ricordasse Jace e il suo credersi onnipotente con le ragazze.
In effetti ora che ci pensava entrambi avevano lo stesso nome, si chiese se non fosse il nome a portare loro certe caratteristiche… bè non poteva essere, il padre di Jace era come lui.
-Direi più… idiota. Ora se non ti dispiace, andrei a letto. Notte- richiuse la chiamata senza attendere la risposta.
 
Simon stava suonando per una serata extra con il suo gruppo nel bar a pochi passi da casa sua, Eric e gli altri avevano nuovamente deciso di cambiare nome al gruppo e quel giorno erano la band “JOLLY ROGERS” che ricordava tanto, chissà perché lo pensasse, il nome della nave di Capitano Uncino.
Doveva dire a Eric di frequentare, se potesse viste le sue già poche uscite, delle ragazze che non fossero fissate con particolari telefilm come quello di “Once Upon A Time” di cui Rachel, la sua attuale fidanzata, era follemente innamorata… e Simon sosteneva lo fosse soprattutto del sexy e misterioso Hook.
Se la prossima fosse stata innamorata di “The Vampire Diares” avrebbe anche accettato qualcosa del tipo “VAMPIRE SECRETS” ma di sicuro non “WE LOVE DAMON SEXY AND HE KNOW IT” cosa che pensava qualcuno avrebbe fatto se si sarebbe ritrovato con una fidanzata.
Stavano suonando il loro ultimo pezzo, una canzone smielata e macabra allo stesso tempo che Kirk aveva composto per la sua fidanzata Emo.
E quando la tua pelle di nero fulgore, solleticherò sul naso aquilino con spighe dorate e ruvide, circondati dal fumo di un prossimo incendio, allora saprò che ci ameremo.
Simon non sapeva da dove cacciasse quei testi e sperava che gli uomini presenti fossero troppo ubriachi o stanchi per sentire quell’ultimo pezzo.
-Grazie, questa canzone la dedica Kirk alla sua fidanzata Mara- partì una serie di applausi non molto convinti ma che servivano solo a incoraggiare il ragazzo che stava cantando sul palco.
Simon preferiva di gran lunga che con i ragazzi iniziassero a suonare qualcosa del tipo Siamo pirati Eh Oh… e una bottiglia di Rum che attirava molto di più di quel mix di parole senza senso.
Scese dal palco dopo aver sistemato i suoi strumenti e si sedette sullo sgabello mentre chiedeva al bar man una coca cola per riprendersi dal momento.
-E così suoni in un gruppo- Simon si girò verso la voce e vide la ragazza dai capelli color caramello e occhi di ghiaccio che aveva conosciuto dopo averla buttata a terra.
-Ciao, non ti ho chiesto il nome l’altro giorno. No aspetta, non dirmelo, noi ragazzi siamo tutti uguali con te- lei rise sedendosi vicino a Simon e ordinando anche lei una coca cola tanto per prendere qualcosa.
-Più o meno… diciamo che non mi fido molto. Comunque sono Melinda, Melinda Selena Lockwood. E tu sei Simon Lewis a quanto ho capito- il ragazzo annuì pagando per entrambi le coca cole che avevano ordinato.
La ragazza lo ringraziò stappando la sua e bevendo da un bicchiere preferendo non toccare il bordo della lattina, non amava lo sporco… si disse Simon osservandola.
Aveva un completo nero da cui fuoriusciva una maglia azzurra come gli occhi con il loro della loro band, un diamante con della ragazze al suo interno che doveva essere il gruppo.
-Avete suonato?- lei annuì guardando la maglia JOLLY ROGERS di Simon e trattenendo una risata.
-So che questa maglia è inusuale, non ridere- lei annuì non sapendo bene cosa rispondergli, sarebbe stato un po’ strano cercare di convincerlo che quel nome le piaceva, non sapeva mentire molto bene.
Si limitò a bere la sua coca cola, per qualche strano caso il telefono iniziò a suonare proprio in quel momento e vide che la sua amica Sunshine l’aveva chiamata per dirle che erano pronte.
-Io dovrei andare, ci vediamo- lo vide sorridere e andò verso l’uscita del bar mentre anche i suoi amici intervallavano lo sguardo tra i due per capire cosa avesse fatto Simon per convincere una ragazza come lei a parlare con lui dopo solo due minuti.
Richiuse la porta dietro di sé, il cammino era silenzioso se non si contava il venticello serale che le sferzava i capelli inducendola ad affrettare il passo per non prendere freddo. Non aveva portato una giacca più pesante, si era limitata a quella fina e nera che pensava le sarebbe bastata.
I tacchi facevano rumore lungo il passaggio e quasi cadde per terra mentre girava l’angolo e si ritrovava davanti al “JAVA JONES” dove lei e le ragazze suonavano costantemente.
Erano brave, forse non perfette ma se la cavavano e anche con i profitti erano messe abbastanza bene siccome non avevano ancora chiesto di fare una colletta per l’ultima volta che a lei e Britney si era rotto lo strumento.
Se la cavavano e questo le bastava, era ancora giovane per pensare ad una casa discografica e conoscendo i suoi se prima non avesse compiuto la maggiore età loro non le avrebbero firmato alcun contratto.

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Capitolo 19
*** XIX ***


Ciao a tutti e Buon anno.
Inanzitutto volevo spendere due parole su questo capitolo.
Come vedrete le cose inizieranno a farsi più interessanti, scoprirete poi che intendo.
Arriveranno anche Maia e Jordan, Maia lo farà in un modo alquanto particolare, almeno per la sua storia personale.
Ci sarà una parte madre e figlio, non vi dico altro.
La macchina che Jonathan guida mi è stata detta da mio zio, l'ho vista in foto e mi è subito piaciuta.
Premetto che non mi intendo di macchine ma alcune mi piacciono proprio per come sono fatte, poi se devo parlare di cavalli, cilindri etc. vi dico subito che per me è arabo.
questa è la macchina http://cdn.ultimogiro.com/wp-content/uploads/2013/05/Porsche-918-Spyder-foto-2-UltimoGiro.com_.jpg
Detto questo vi lascio al capitolo che spero vi piacerà e vi faccia venir voglia di recensire.
E se volete ho scritto una ff su shadowhunter che ha come protagonisti i personaggi di TVD. Se volete leggerla: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=2323222&i=1 Lù



Jocelyn guardò la signora davanti a lei rovistare tra i vari fogli che aveva preparato prima del suo arrivo in cerca del contratto che la donna avrebbe dovuto firmare.
Finalmente la donna trovò il foglio che stava cercando, bianco e semplice ma con un seguito di varie scritte che attestavano che Jocelyn Fray avrebbe vissuto in quella casa per tutto l’anno.
Dorothea Smith fidata collaboratrice del proprietario si occupava personalmente di tutte le vendite degli appartamenti e riferiva poi il tutto al suo capo.
-Bene signorina Fray, metta un’ultima firma e l’appartamento sarà tutto suo- Jocelyn annuì firmando quel foglio che Dorothea Smith le stava porgendo in attesa.
Quella signora alquanto simpatica sembrava non vedesse l’ora di vedere quel foglio completato, guardava Jocelyn in attesa che finisse.
-Ecco, grazie mille. Quando potremmo venire io e mia figlia?- Dorothea raccolse i fogli sul tavolo sistemandoli accuratamente e mettendoli nella cartella rossa che posò poi nella borsa di pelle marrone.
Jocelyn nel frattempo aveva raccolto le sue cose, e stava aspettando sulla poltrona in attesa che Dorothea le dicesse cosa fare, andare o no già via.
-Quando vuole può venire ad abitare in questa casa, il primo mese non viene pagato ma partiremo direttamente a fine mese- guardò il calendario dietro di lei -quindi tra due settimane. Buona permanenza- strinse la mano di Jocelyn che rialzatasi si avviò verso l’uscita, in una seconda porta sembrava esserci l’appartamento di Madame Dorothea che viveva lì con suo marito.
Vide di sfuggita una foto di quella donna avvolta in un abito bianco mentre sdraiata su un letto veniva illuminato dal sole di un giorno luminoso, Jocelyn immaginò fosse la mattina del suo matrimonio.
Sorrise ancora una volta alla donna, salutandola prima di chiudersi la porta alle spalle.
Chiamò Clary sentendo però solo la voce preregistrata della segreteria telefonica, sorridendo decise di non disturbare sua figlia e pensò, vista l’ultima chiamata ricevuta, di passare da Luke per informarlo di aver finalmente preso l’appartamento che tanto aspettava, decise di cenare con lui così avrebbe potuto parlargli.
Luke lavorava alla stazione di polizia nel quartiere vicino, insieme a due vice e a un ragazzo che era stato mandato lì da un distretto vicino, era molto bravo a quanto aveva capito.
Doveva chiamarsi Jordan, sempre che la mente di Jocelyn non le giocasse brutti scherzi, facendole ricordare nomi diversi da quelli che le erano stati veramente detti.
 
Dorothea digitò il numero del suo capo con la viva speranza che le rispondesse per non dover poi passare da lui subito dopo per informarlo, odiava particolarmente andare in quella grande casa quando calava la sera.
Suo marito le aveva raccontato delle felici giornata e della luce innaturale che l’ex moglie del suo capo portava quando ancora erano insieme.
Dopo una chiamata andata a vuoto provò una seconda volta tanto per essere sicura che le rispondesse, dopo due squilli sentì la voce nell’altra cornetta risponderle.
-Dorothea buona sera, a cosa devo questa inaspettata chiamata?- Dorothea sospirò non potendo sperare in un accoglienza migliore anche durante una chiamata telefonica.
Il suo capo, Valentine Morgenster tendeva ad assumere un comportamento alquanto stancante in quell’ultimo periodo, ma nonostante tutto Dorothea continuava a volergli bene, infondo era grazie a lui se lei aveva trovato un lavoro stabile e sempre grazie a lui aveva conosciuto Hodge.
-Volevo informarla come da consuetudine che l’appartamento numero 10, lo stesso in cui convivo con Hodge, è stato affittato per un anno. Se vorrà potrebbe passare anche questa volta a salutare i nuovi inquilini- Valentine annuì da dietro il telefono sospirando per la grande cavolata che da un anno aveva deciso di fare.
Si chiedeva ancora perché gli fosse venuto in mente di passare a salutare per il primo giorno le famiglie che affittavano da lui una casa portando poi a loro anche una cesta di benvenuto.
Si diede mentalmente dello stupido, come capitava poche volte, guardò le scartoffie davanti a sé e il telefono nuovamente che non aveva ancora ricevuto una chiamata da Stephen.
-Ok Dorothea ho capito, avvisami quando arrivano e li andrò a trovare il giorno dopo- chiuse la chiamata e chiamò Camille perché comprasse qualcosa che potesse portare.
 
Jonathan stava accompagnando Maia a casa dopo una nuova giornata di lavoro che aveva avuto e una cena passata con Jonathan, il suo migliore amico.
Si, anche a lei sembrava strano avere come amico Jonathan, quel ragazzo antipatico e sicuro di sé il cui padre è niente meno che il temuto Valentine Morgenster.
Eppure era grazie a lui che lei, una ragazza che aveva vissuto per strada aveva trovato un lavoro alla VM YOUNG, l’agenzia fondata da suo padre che dava un lavoro ai giovani.
Infondo Valentine in alcuni momenti non era nemmeno tanto male se sapevi come prenderlo, quando lavorava non si lasciava prendere dai problemi personali e questo a Maia andava bene, infondo non doveva certo vederlo fuori dalle ore di lavoro… quindi non era un suo problema come fosse in realtà.
Salutando un ulteriore volta il suo amico si avvicinò alla porta di legno che i suoi genitori si erano fatti fare sotto consiglio di un ragazzo che a quanto le avevano raccontato aveva un certo gusto per l’arredamento.
-Ciao JC- il ragazzo alzò una mano mentre con l’altro riaccendeva il motore della sua nuova macchina che il padre gli aveva comprato, una splendida Porsche 918 Spyder nera che sfrecciava velocissima e che lo aveva colpito soprattutto per quella sua forma e per quel colore che aveva adorato da subito nell’insieme.
Sfrecciando verso casa sua si ricordò che quella sera non ci sarebbe stato nessuno a cucinare e non volendo perdere molto tempo vista l’ora pensò di passare in pizzeria e comprare due pizze.
Si fermò da Tony, un ristorante italiano che aveva aperto lì qualche tempo prima, e controllando l’ora vide quanti soldi aveva con sé nel portafoglio non volendo usare la carta.
Entrando nella pizzeria la vide meno affollata di quanto gli era stato detto, se non si contavano i proprietari e i camerieri poteva vedere soltanto una famiglia e due vecchietti seduti a mangiare ai tavoli.
Si avvicinò al bancone dove vide una donna dai capelli rossi pagare alla cassa il conto di ben dieci pizze assortite e cercare di portarle fuori traballando un po’.
-Signora le serve una mano?- la donna, che aveva il volto coperto dalle scatole abbassò un po’ le braccia e si affacciò verso Jonathan cercando di vedere il viso di chi le parlava.
Quando lo vide strabuzzò per un attimo gli occhi, sbattendo le palpebre prima di scuotere la testa per scacciare qualche pensiero e annuire alla volta del giovane.
-Mi faresti molto piacere- Jonathan prese parte delle scatole aiutandola mentre lei che riusciva a muoversi meglio gli aprì la porta per farlo uscire.
Jonathan la accompagnò fino a una vecchia macchina un po’ sgangherata che non sembrava nemmeno appartenere a lei... Jonathan aveva occhio per queste cose e riusciva a dire se un oggetto ti apparteneva o no.
-Grazie mille…- il ragazzo si riscosse allungando la mano verso la donna.
-Jonathan- la donna sbatté nuovamente le palpebre prima di guardarsi attorno nervosa.
-Jocelyn Fair… Fray- Jonathan le strinse la mano chiedendole di aprire la porta così che potesse mettere il tutto dentro e lei potesse partire.
-A dire il vero stavo portando queste pizze qui vicino, non ho la macchina- si morse il labbro guardando con uno strano sorriso il ragazzo appena conosciuto.
-Vuole che la accompagni io? Ho già prenotato le pizze e non mi costerà nulla accompagnarla- Jocelyn stava iniziando ad avere dei ripensamenti per aver parlato con quel giovane ragazzo.
E se non fosse lui… era quello il suo pensiero subito dopo averlo conosciuto.
-Beh ecco io…- Jonathan rise posando le scatole sul cofano di quella macchina nonostante non fosse loro.
-Non la mangio mica sa? Bene lo prendo come un sì, mi aspetti qui- Jocelyn annuì pensando a cosa doveva fare realmente, se aspettare o meno.
Non sapeva se quel ragazzo era davvero il suo bambino eppure non voleva allontanarsi da quel ragazzo senza dire nulla, se davvero era suo figlio non poteva farlo, non dopo averlo abbandonato già una volta.
Con le lacrime che tentavano di uscirle aspettò il ragazzo vicino la macchina sperando di aver fatto la cosa giusta e di non aver sbagliato, infondo lui non sapeva chi era e forse non avrebbe nemmeno sofferto.
-Sono pronto andiamo?- Jocelyn annuì prendendo sempre parte di quelle scatole e seguendo Jonathan verso la sua macchina, nera e sportiva ma allo stesso tempo particolare… un bellissimo regalo.

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Capitolo 20
*** XX ***


Chiedo scusa per il ritardo,
Sabato ho avuto problemi con il PC e Domenica mia madre ha avuto la brillante idea di invitare a pranzo gli zii e non potevo certo fare l'asociale vi pare? Se me lo avesse detto prima -.-''
Vabbè... spero che il capitolo vi piaccia.
Recensite!






Jonathan parcheggiò davanti la stazione di polizia, Jocelyn nel frattempo era rimasta in silenzio per tutto il tragitto fingendo di godersi la vista del tragitto che avevano fatto.
Jonathan allo stesso tempo non aveva parlato avendo visto quanto la signora fosse stata strana fin dall’inizio, non sapeva cosa avesse ma preferiva non approfondire.
-Bene siamo arrivati, le serve aiuto?- Jocelyn scosse la testa continuando a guardare fuori, sospirò prima di girarsi verso Jonathan e gli sorrise prendendo gli scatoloni della sua pizza per uscire.
Ogni suo movimento era lento, non voleva allontanarsi subito da quel ragazzo e preferiva essere presa per pazza pur di continuare a vedere ancora per pochi secondi quel ragazzo.
Quel ragazzo che lei aveva abbandonato da bambino quando non poteva più vivere con il marito, per il quale le uniche cose importanti nella vita erano il lavoro e i soldi, ma aveva dovuto abbandonare il figlio non potendo a quel tempo dargli un futuro florido e poco tempo dopo aveva scoperto di aspettare Clary.
Che bel gioco del destino le era capitato, aveva lasciato un bambino al padre non potendo farlo vivere serenamente e si era ritrovata con una bambina, una piccola copia della ragazza che era stata.
Così perfetta e bella nei suoi capelli rossi e ricci da bambina che le incorniciavano il volto e rendevano quel viso piccolo più paffuto ma allo stesso tempo bellissimo.
Aveva visto Clary crescere, spuntare il primo dentino e imparare a camminare, ma aveva perso tutto questo con Jonathan, sperava che il suo bambino non avesse sofferto troppo la sua assenza.
-Grazie, ora è meglio che vada- sentì ancora quelle stupide lacrime pizzicarle gli occhi ma preferì consumarle fuori da quel posto e no davanti a lui.
Richiuse la portiera dietro di sé e salutando ancora una volta quel ragazzo, aspettò che se ne andasse e bussò alla porta di Luke dove Gretel, la vice di Luke, andò ad aprirle con un grande sorriso sul viso.
-Jocelyn che fai da queste parti?- Jocelyn indicò le pizze e Gretel, come riscossa accorgendosi in quel momento delle scatole, ne prese una parte e fece accomodare Jocelyn alla stazione.
Jordan nel suo mini-ufficio stava giocando insieme ad Alaric ad alcuni videogiochi non avendo molto da fare vista la città perennemente tranquilla in quel periodo.
Jordan diede un urlo di gioia dopo aver battuto Alaric per l’ennesima volta, l’altro nel frattempo sbuffò rialzandosi mentre il ragazzo rideva per la vittoria.
Jocelyn guardava i due confusa mentre Gretel ridendo posava le pizze su un tavolo e spegneva il videogame nonostante le proteste di Jordan e Alaric che nonostante tutto si stava divertendo.
-Jocelyn ha portato delle pizze, quindi alzate quel vostro sederino da giocatori e venite a mangiare- i due vedendo le pizze si risvegliarono completamente e contenti si avvicinarono a quel cibo squadrandolo come fosse un tesoro prezioso.
-Posso parlare con Luke?- Gretel annuì indicandole l’ufficio mentre tirava uno scappellotto a Jordan e Alaric che stavano già iniziando ad abbuffarsi senza gli altri.
Jocelyn prese le pizze per loro e si avvicinò all’ufficio, vide Luke intento a parlare a telefono e pregò di non disturbarlo, ma lui vedendola le fece segno di entrare e attaccò il telefono.
-Jocelyn cosa ti porta qui?- la donna si guardò intorno nella speranza di non trovarlo in quel posto, non poteva mai sapere se proprio quel giorno il suo ex marito avesse deciso di passare a trovare Luke, infondo da giovani erano buoni amici.
Sospirò contenta di non vederla ma ancora sconvolta guardò Luke sedendosi su una sedia e bevendo dall’acqua che l’amico le aveva messo appena aveva visto il suo sguardo.
Ingoiò tutto d’un sorso, Luke andava da una spalla all’altra con la mano volendo calmarla, poche volte Jocelyn era stata talmente agitata e molte delle quali riguardavano Clary con qualche problema.
-Clary sta bene- Jocelyn annuì continuando a fissare il vuoto davanti a lei.
-Non è Clary il problema… ecco, credo di aver… aver rivisto Jonathan- sentì subito una lacrima scenderle dal viso e singhiozzò ancora fin quando dopo una diecina di minuti non si calmò totalmente e Luke decise di farla parlare continuando il discorso che avevano iniziato.
-Sta bene- Jocelyn annuì non riuscendo comunque a calmarsi, perché non era quello il problema che in quel momento la tormentava ma il fatto di sapere che non lo avrebbe più rivisto.
 
Quel fine settimana Jocelyn aveva organizzato i trasporti nella nuova casa con un vecchio camion sgangherato di Luke e con l’aiuto di alcuni amici di Clary tra cui Magnus e Simon.
Jocelyn non ricordava di aver ancora conosciuto quei ragazzi di cui Clary le aveva parlato, li conosceva solo perché erano figli di ex compagni e amici, li aveva quindi potuti vedere solo un po’ da bambini.
Isabelle le ricordava tantissimo Maryse in qualche modo, forse era solo una sua impressione ma poter vedere com’erano cresciuti i piccoli Alexander e Isabelle era per lei una gioia immensa.
Riconobbe Jace Herondale dal semplice comportamento che aveva avuto in quei dieci minuti con una battuta pronta in ogni momento e soprattutto quel particolare sorriso che aveva solo Stephen.
Jace iniziò a caricare le valigie di Clary mentre parlava fin troppo amabilmente con la figlia, pregò che quei due non si mettessero insieme o sarebbe dovuta essere imparentata con lui.
Isabelle nel frattempo faceva più che altro compagnia mentre Alec e Magnus parlavano tra loro non aiutando poi molto, l’unico che sembrava fare davvero qualcosa era Simon.
Prese una delle sue borse raggiungendo il furgoncino per ascoltare la conversazione tra i due cercando di dare il meno possibile nell’occhio, si sentiva una stupida in effetti.
-Ragazzi posso passare?- chiese ai due fingendo di dover mettere in quel momento la borsa come se fosse di vitale importanza, Clary arrossendo si allontanò dalla portiera insieme a Jace nel lato opposto che le strizzò un occhio facendola ridacchiare, naturalmente questo non passò inosservato a Jocelyn che lanciò un’occhiataccia al ragazzo che però non batté ciglio.
-Ho lasciato la mia borsa delle bambole nel salotto, puoi andarla a prendere Jace?- Clary guardò la madre riflettendo se davvero avesse una borsa con delle bambole o se lo fosse inventato sul momento. La ragazza optava per la seconda opzione, sapendo che Jocelyn avrebbe conservato di tutto tranne che delle bambole.
Jace stranamente annuì chiedendo a Clary di accompagnarlo a cercare la borsa, Jocelyn sbatté un paio di volte le palpebre non avendo pensato alla possibilità che Clary andasse con lui.
-Ecco a dire il vero Clary... uff- si arrese vedendo la figlia allontanarsi senza neanche ascoltarla, troppo impegnata a parlare con Jace su chissà cosa, Jocelyn sperava non si trattasse di nulla di sconvolgente per le idee pure e caste di una madre con una figlia adolescente.
Boccheggiò un po’ finchè non sentì la mano di Magnus toccarle la spalla e rassicurarla, i due fratelli nel frattempo erano scomparsi e anche Simon si era fermato iniziando a parlare con una ragazza.
“Che sfaticati!” Pensò Jocelyn mentre scuotendo la testa mentre caricava l’ultima valigia, quella contenente un album di foto e vari ricordi racchiusi in una scatola, tutti messi lì dentro.
Ancora una volta si ritrovava a cambiare casa, a lasciare il posto dove aveva messo radici e trovare una nuova routine per una nuova casa.
Certo sarebbe abitata poco lontano dalla casa del nipote, ma non riusciva lo stesso a pensare di dover cambiare ancora una volta, ormai da quando aspettava Clary l’unica cosa che faceva era cambiare.
-Bene, chi vuole venire a cena da noi? Così posiamo anche le valigie?- gli altri si guardarono un po’ prima che Jace accettasse per tutti quanti, compresa la ragazza che nessuno escluso Simon conosceva.
Gli altri nel frattempo si erano fermati a guardare la nuova ragazza, soprattutto Isabelle come sempre spinta dalla sua curiosità tanto che non pensava potesse risultare antipatica.
-Oh, giusto scusatemi. Mi chiamo Melinda, sono un’amica di Simon- Jace sorrise non lasciandosi certo rubare la battuta che la ragazza le stava ponendo su un piatto d’argento.
-Wow, mi sorprendo quando vengo a sapere che Lewis sa fare amicizie- Clary gli rifilò un'altra gomitata alzando poi gli occhi al cielo come ormai faceva ogni volta che quel ragazzo faceva una battuta, ossia come minimo tre volte al giorno.
-Che c’è?- Jocelyn scosse la testa riconoscendone il DNA Herondale e sapendo quanto fosse impossibile cambiarli avendone conosciuto il padre ed essere andata in classe con lui, sapeva quindi che nemmeno Clary con la sua testardaggine sarebbe riuscita a far nulla.
-Beh, io credo cucinerò Jocelyn- si propose Isabelle, Jace si girò pronto per una nuova frase che la ragazza gli aveva servito su un piatto d'argento, Clary scosse la testa con Alec pronti ad una lotta tra i due.

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Capitolo 21
*** XXI ***


Una nota prima di leggere il capitolo:
Sono anche una tribute, e almeno ad inizio capitolo, jìo descritto Valentine come il nostro MAI 'NA GIOIA.
Nel senso che per descrivere anche Camille ho finito per deridere Valentine.
Questo capitolo è tutto incentrato sulla famiglia.
Recensite mi raccomando! 



Valentine e Jonathan salirono le scale dell’appartamento diretti verso quello in cui abitavano i nuovi inquilini di cui ancora i due non sapevano i nomi.
Valentine con un piccolo cesto confezionato contenete olio e cose essenziali per la casa mentre Jonathan con un bel centrotavola di gardenie e fiori finti.
Tra i due Valentine sembrava quello più stufo, ancora una volta si chiese chi diamine lo aveva convinto a fare quelle visite portando anche dei doni che gli costavano pochi spiccioli sotto i centoni.
Perché poi non poteva certo fare un regalo da niente, avrebbe dimostrato di essere tirchio e secondo Camille le sue vendite si sarebbero abbassate perché i clienti avrebbero pensato che vista la tirchiaggine non si sarebbe occupato bene nemmeno delle cose che vendeva.
-Porco Snow e chi me lo ha fatto fare- Jonathan guardò il padre tentando di non ridere a quell’imprecazione che aveva preso sempre dalla sua tuttofare e super assistente Camille che lo aveva contagiato ad alcuni modi di dire che sempre secondo lei avrebbero reso felici i clienti.
Usare termini dei fandom giovanili aiuterà le vendite della sua futura casa Editrice!
La Hunger Games mania sta dilagando! Perché non vende zollette di zucchero?
Il padre aveva voluto licenziarla ma Jonathan lo aveva convinto a non farlo, quando era stata assunta alla VM YOUNG sembrava poco più che una drogata senza vita.
Era caduta in rovina e Valentine aveva voluto investire anche su quella ragazza con il risultato di averla come assistente e di averla vista riprendersi totalmente.
-Sicuro che quella Camille non fumi o assuma nulla vero?- Jonathan annuì bussando alla porta e facendo due passi indietro per non essere infastidito da quel centrotavola.
Il padre accanto a lui sbuffava ancora senza controllarsi, sembrava tanto un cavallo, ma questo Jonathan non lo disse per non infastidire l’ego del padre.
Sentirono la chiave girare nella serratura e la porta lentamente aprirsi rivelando dei capelli rossi e ricci e due occhi verdi che scrutavano i due davanti a lei.
-Jonathan?!- il ragazzo abbassò il centrotavola dal viso ritrovandosi Clary tutta sorridente a guardarlo.
Valentine nel frattempo si era ricomposto assumendo quel suo atteggiamento da gentiluomo educato che però aveva solo fatto fare uno strano sguardò a Clary che non capiva cosa stesse facendo.
-Cosa ci fai qui?- continuò lei aprendo la porta per permettere ai due di entrare.
-Papà è il proprietario e va a trovare i nuovi inquilini per il primo giorno- passò il centrotavola a Clary che andò dritta verso la finestra posizionandolo su un mobile dove potesse essere illuminato.
Inoltre quella stessa posizione dava una particolare sfumatura, che Jonathan poté definire magica insieme al padre, all’intera stanza come solo Clary sapeva fare visto le sue doti artistiche.
Valentine nel frattempo era rimasto per un attimo sconvolto quando la ragazza illuminata dai raggi del sole le aveva ricordato Jocelyn, ma poi si era ricomposto ed era andato dritto sul suo divano bianco che aveva comprato per arredare la casa e fece spazio a Jonathan di fianco a lui.
-Vi porto un caffè?- chiese gentilmente ai due dalla cucina.
-Amaro a entrambi grazie- Cary mise a preparare il caffè tornando ne salotto con un vassoio di biscotti allo zenzero appena sfornati con una ricetta segreta che le aveva insegnato la madre.
Valentine ne assaggiò uno e ancora una volta rimase colpito da un altro ricordo passato dove lui e Jocelyn nella loro camera da letto mangiavano biscotti guardando un film.
-Bene, chiamo mia madre che starà sicuramente nel giardino. Bellissimo a proposito, complimenti per come avete arredato il tutto- Valentine annuì aspettando la ragazza che era scesa dalle scale a chiocciola del balconcino diretta verso il giardino su cui avevano costruito la casa.
Quello era stato uno degli acquisti più belli che aveva fatto fino a quel momento, ed era stato in contemporanea con il periodo in cui aveva fatto arredare nuovamente la casa prima del suo ritorno con Jonathan da Londra dove aveva inaugurato un nuovo negozio.
Sentì dei passi salire le scale e la figura della ragazzine entrare seguita poi da una più grande, che Valentine non riusciva però a vedere bene vista la luce del sole, con i capelli tenuti da quella che sembrava una matita visto quanto era piccola.
-Mamma, loro sono Valentine e Jonathan Morgenster- Jocelyn rimase impalata sul posto spostando lo sguardo da i due a sua figlia che tutta sorridente le stava presentando il suo incubo peggiore.
Non voleva che Valentine le portasse via anche Clary, sicuramente avrebbe fatto qualcosa per riprendersela con sé e poi Jocelyn non sapeva come aveva reagito con il bambino e non voleva che Clary finisse con lo stare male dovendo vivere con quel padre di cui non sapeva l’esistenza.
Che bel gioco del destino le capitava in quell’ultimo periodo, iniziava a credere che Dorothea le avesse mandato qualche malocchio dopo che aveva firmato il contratto.
-Salve- si morse le labbra, dalla cucina il suono della caffettiera fece girare Clary e Jonathan.
-Scusate prendo il caffè- Clary iniziò ad allontanarsi da lei e la mano allungata di Jocelyn che tentava di fermarla non servì poi a molto non riuscendo a prenderla,  Jonathan nel frattempo l’aveva seguita non volendo sentire ancora una volta quel lungo discorso del padre imparato a memoria sui fantastici acquisti che avevano fatto scegliendo uno degli appartamenti del padre.
Preferiva di gran lunga sentire Camille parlare di quanto era sexy Finnick e di quanto voleva essere una di Capitol City soltanto per averlo.
Jocelyn guardò i due nella cucina che però sembravano non far caso a loro e prendendo coraggio si sedette sulla poltrona, obbligatoriamente davanti a Valentine, e incrociò le gambe aspettando di sentirlo parlare.
Guardò un ultima volta i due ridere e vide Jonathan aiutare parlare con Clary dopo che il caffè era stato buttato nel lavandino aspettando che fosse pronto l’altro.
-Allora?- Jocelyn mantenne lo sguardo dell’uomo volendo che capisse fin da subito che era cambiata.
-Così hai una figlia?- Jocelyn annuì aspettando la serie di domande.
-E immagino sia mia?- ancora una volta Jocelyn si ritrovò ad annuire al suo ex, prima sarebbe finita quella tortura e meglio sarebbe stato per tutti quanti.
-E perché non ho mai saputo nulla?- sembrava calmo ma Jocelyn si ritrovò ad osservare le mani strette a pugno di Valentine che cercava di trattenere la rabbia.
Il citofono squillò e sia Clary che Jonathan scesero di sotto per andare ad aprire.
Jocelyn non aveva battuto ciglio, sarebbe stato inutile e senza senso.
-C’è un motivo per cui ti ho lasciato, non sapevo nemmeno di Clary ma non sarei mai tornata chiedendoti aiuto per la bambina mi conosci- Valentine strinse ancora i pugni.
Era arrabbiato e di questo Jocelyn lo sapeva, era pronto a sentirlo urlare perché questa era una delle poche cose che facevano perdere il controllo di Valentine.
Non amava certi tipi di bugie e nascondere un figlio era una delle più orribili.
-DIO MIO JOCELYN! Ti rendi conto che mi hai nascosto mia figlia?- anche lei si alzò arrabbiata più che mai contro di lui che l’aveva fatta soffrire e si aspettava anche di essere avvertito.
-Non ho visto Jonathan per tutti questi anni, come credi che mi sia sentita. Se non fosse stato per i genitori di Magnus nemmeno sarebbe qui Clary ora!- sembravano due belve e in quel momento Jocelyn si pentì amaramente di aver comprato quell’appartamento, sembrava tutto troppo perfetto e avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbe comparso almeno un imprevisto.
Valentine tornò sulla sedia sbollendo la rabbia, sentirono dei passi salire le scale quindi anche Jocelyn si accomodò facendo finta di nulla e pregando che Valentine non facesse nulla.
-Spera che non abbiano sentito le urla- sbottò.
-Non hanno sentito, da fuori non si può sentire nulla- videro la porta aprirsi e in qualche modo tra i due era rimasta quell’alchimia che permise loro di fare finta di nulla e fingere di aver discusso fin ora di affari.
Valentine finì con la stessa frase ripetuta da Jonathan che fece ridere Clary e fece sorridere Jocelyn a vederla tranquilla e felice con il fratello.
-Bene, contenta di averla conosciuta signora Fairchild a presto- si diresse verso l’uscita con Jocelyn ancora scossa, Clary aveva sempre creduto di chiamarsi Fray e non Fairchild, quella era stata una delle cose che aveva cambiato subito prima di scoprire Clary.
-Mamma perché ti ha chiamato Fairchild?- Jocelyn scosse la testa accarezzandole i capelli come da bambina.
-Avrà capito male tesoro… ora perché non vai a finire i compiti?-

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Capitolo 22
*** XXII ***


Visto?
Ho pubblicato prima!
Non avendo scuola ho scritto questo capitolo.
Tutto incentrato su Valentine, mi sto affezzionando al personaggio.
Vi invito a leggere queste due One-Shot che sarebbero un pò degli spezzoni su particolari personaggi della mia storia.
Uno è sulla coppia Malec, l'altro sul rapporto fraterno tra i Jonathan e Clary della mia storia:
E così capì di essere completamente e incondizionatamente innamorato di lui.
Rapporti Fraterni
Recensite per favore! 



Valentine ticchettò ancora una volta le dita sulla scrivania mentre dall’altra parte della cornetta sentiva Camille ciarlare -si, perché è questo che la ragazza stava facendo da almeno una mezz’ora- e Dorothea fare un via vai dall’ufficio di Valentine nella VM YOUNG alla scrivania di quest’ultima proprio fuori la porta continuando a darle man forte spuntando ogni tanto dentro e dicendo: “Perché non ci va?”
La domanda che invece Valentine si poneva era perché avesse assunto delle donne come Dorothea e Camille che fossero a stretto contatto con lui.
La prima era fin troppo esuberante per qualsiasi cosa riguardasse il lavoro: una volta aveva persino riempito di fiori tutto l’edificio del VM YOUNG perché Hodge e Dorothea si sposavano facendo sì che Valentine starnutisse in ogni angolo del palazzo per l’allergia alle iris e alle begonie che in qualche modo non erano ancora scomparse del tutto.
Dorothea, invece, aveva la brutta abitudine di ascoltare le chiamate che lui faceva con persone come Camille e Hodge anche solo per essere ben informata dei pettegolezzi e per sapere se Hodge le stesse facendo qualcosa: un giorno i due stavano discutendo sul regalo che potevano fare a Maia per essersi diplomata alla VM e naturalmente la cara Dorothea aveva pensato che Hodge le stesse facendo un regalo.
Massaggiandosi le tempie dopo aver urlato a Dorothea di chiudere la chiamata da dietro la porta prese un bicchiere di acqua volendo far capire a Camille che la cosa della mostra d’arte non era nella sua lista dei desideri prima di morire.
-Ma signore, non può non andare alla mostra, ha ricevuto un invito che può portarle altri clienti facendo credere di essere interessato all’arte- quello che Camille non capiva era che a lui l’arte interessava ma che da quando lui e Jocelyn si erano lasciati non aveva più partecipato a nulla in cui potesse scorgervi qualche ricordo.
Eppure la petulante voce di Camille continuava a ripetergli che quella sarebbe stata un’ottima occasione anche solo per svagarsi un po’, cosa che non faceva da un po’.
-Camille dovrei finire il lavoro prima?- incrinò leggermente la voce esasperato mentre sentiva la ragazza incitarlo ancora di più ad andare a quella mostra.
-Camille non mi starai dicendo di andare solo perché c’è in contemporanea una sfilata lì accanto?- alzò un sopracciglio come se la sua segretaria potesse davvero vederlo, beh in effetti, avrebbe anche potuto farlo se lo avesse chiamato con la webcam, Dio solo sapeva quanto Valentine non volesse vedere come si conciava la ragazza quando doveva lavorare nel piccolo palazzo che Valentine aveva adibito ai giovani.
Riusciva quasi a immaginarla, girare per i corridoi con una camicia bianca trasparente a pois (che riteneva da lavoro solo perché era una camicia) con un pantaloncino o una gonna colorati tanto per rimanere in tema giovanile, magari il tutto accompagnato da una delle sue tante pellicce finte e non, che causavano altrettante allergie per la miriade di peli che facevano cadere.
O magari la ragazza in quel momento stava semplicemente parlando con una cuffia (tanto per non far sentire agli altri l’argomento) mentre con una mano metteva lo smalto ai piedi e con l’altra massaggiava su Whatsapp con la povera Maia che doveva sorbirla ogni giorno.
-Assolutamente no signor Valentine, certo però se ne avessi l’opportunità, mi farebbe piacere andare a quella sfilata, deve sapere che sfileranno modelli come Azzaro e Chanel- chissà come mai Valentine sospettava anche di questo, infondo aveva ricevuto un invito alla sfilata siccome la VM aveva un grande rapporto con alcune di quelle case di moda dovendo occuparsi di molti dei loro abiti.
-Facciamo così Camille tu mi accompagnerai alla mostra nella prima mezz’ora siccome la sfilata comincia dopo e poi mi aiuterai ad andarmene con qualche scusa- sentii la ragazza battere le mani euforica e il rumore di una boccetta cadere e rompersi sul pavimento, Valentine sperò non fosse caduto sul tappeto, mentre la ragazza imprecò in chissà quale lingua e modo chiamando un “Piffero Aro” per non dire altre parole e un altro “Piffero Zio Voldy” storpiando il nome del povero personaggio cattivo che la Rowling aveva creato.
-Grazie mille Boss, farò la brava- la chiamata finì lasciando Valentine stanco e confuso, quelle due dipendenti lo avrebbero fatto impazzire, mandò al diavolo Hodge e sua moglie che aveva deciso pochi giorni prima di assumere come assistente nell’ufficio invece di lasciarla nel reparto vendite. Purtroppo quei due, avevano deciso di adottare un pupo siccome questi poveri sposini erano arrivati ormai avanti con l’età e con un matrimonio in ritardo non era possibile, almeno per Dorothea, avere dei figli.
In quel momento ritornò con la mente all’immagine di Clary, alla sua piccola bambina che non sapeva nemmeno di avere e che assomigliava terribilmente a Jocelyn.
Come aveva potuto non dirgli della piccola? Come aveva potuto nascondergli il sangue del suo sangue?
Era stato davvero così concentrato sul lavoro da non accorgersi che man mano la moglie lo stava lasciando?
Guardò la foto con Jonathan che aveva scattato quando suo figlio aveva quattro anni sotto il gazebo che Valentine usava per farlo studiare durante l’estate, ricordava quando Hodge tutto contento era tornato dal viaggio con un giorno di anticipo e aveva trovato i due assorti completamente in un pic nic invece di studiare.
Quanto tempo era passato da quando aveva smesso di coccolare anche Jonathan?
Aveva visto Clary così felice di stare con la madre nei pochi minuti in cui le aveva viste insieme, eppure non ricordava che Jonathan avesse con lui la stessa espressione di Clary, non l’aveva più da molto tempo.
Ticchettò selvaggiamente sul suo cellulare alla ricerca del numero di suo figlio, voleva fare una buona azione per lui almeno per quel giorno e non aveva un idea migliore se non mandarlo a casa di Dorothea dove avrebbe potuto vedere sua madre, sperava solo che lei non lo cacciasse via.
 
Si era preparato in un’ora, fortunatamente il suo ufficio aveva una camera fatta solo per lui così che potesse lavarsi o cambiarsi al lampo se ne avesse avuto bisogno come quel giorno.
Camille, accanto a lui, guardava i quadri con fare annoiata ma allo stesso tempo eccitata siccome di lì a poco avrebbe raggiunto la sfilata con dei pass che si era procurata.
-Uh guarda, quello sembra tanto un vestito di Vuitton- Valentine scosse la testa non riuscendo a capire come riuscisse a vedere in un quadro fatto di chiazze di colore un vestito della Vuitton.
Sospirando passò avanti guardando un altro quadro che rappresentava una spiaggia e due persone sedute a guardare il tramonto, un quadro particolare che fece ricordare a Valentine uno di tanti momenti con Jocelyn.
-Uh guarda, quello sfondo sembra tanto la parete della palestra dove ho limonato con un ragazzo- Valentine pietrificato si girò verso la sua assistente non volendo sapere dettagli che quasi sicuramente gli avrebbe detto.
Inoltre tutti i passanti a sentir parlare Camille si giravano per capire cosa stesse dicendo quella ragazza, Valentine riprese il bicchiere dalle mani della ragazza e la accompagnò all’entrata.
-Va pure alla sfilata Camille, ci vediamo domani al lavoro- salutò la ragazza e ritornò dentro per vedere almeno qualche quadro prima di tornare a casa, ormai si trovava lì.
Tornando sui suoi passi continuò ad ammirare i vari quadri finchè non sentì una voce cristallina ridere e girandosi vide una ragazza più bassa dai capelli rossi accanto ad un altro biondo.
Quando la ragazza si girò vide che proprio come pensava era Clary, avvolta in un vestito corto verde chiaro sia femminile che elegante, accanto a lui quel ragazzo biondo non smetteva di sorriderle.
-Oh andiamo Jace, ammettilo che non ti interessi di arte- il ragazzo si scompigliò per un attimo  i capelli prima di scoppiare a ridere e scusarsi con Clary sotto un esterrefatto Valentine che la vedeva uscire con un ragazzo.
-Senti non dovevi sentirti obbligato chiaro? Almeno saprò che la prossima volta non dovrò chiamarti- iniziarono a camminare entrambi verso il settore sculture dove la ragazza sperava avrebbe visto il ragazzo già più interessato in qualche modo.
Valentine nel frattempo li seguiva nascondendosi dietro le statue e facendo gestacci ai passanti che lo indicavano, in quel momento non gli interessava dover fare pubblicità.
Quei due ragazzi si erano fermati davanti ad una statua in marmo che Clary guardava colpita notando i dettagli e la raffinatezza che erano stati usati per scolpirla.
Con un colpo di tosse e facendo finta di nulla, Valentine si diresse verso sua figlia scrutando la statua accanto e incamminandosi poi proprio verso quella dei due.
-Hey guarda chi si vede, Clarissa giusto?- la ragazza si girò verso la voce riconoscendo poi l’uomo che era venuto a casa sua con Jonathan pochi giorni prima portando quei regali.
-Valentine Morgenster giusto?- l’uomo annuì stringendo la mano di Clary e quella del ragazzo accanto a lei.
-Salve mi chiamo Jace Herondale, lei è il padre di Jonathan immagino- ancora una volta Valentine si ritrovò ad annuire stringendo la mano del ragazzo più forte del necessario non facendogli comunque battere ciglio.
era identico a suo padre in effetti, infondo il DNA Herondale era immutabile.

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Capitolo 23
*** XXIII ***


Nuovo Capitolo!
Ciao come state? 
Io bene, dovevo aggiornare sabato ma alla fine siamo arrivati a Giovedì. 
Meno male che Mercoledì avevo aggiornato così non avete dovuto attendere molto.
Capitolo CLACE, o per meglio dire ho voluto rimettere un pò la coppia in ballo.
Altri personaggi: Celine e Stephen e... TESSA (solo nominata)
Ho iniziato a leggere l'angelo *O* 
Dio benedica la Clare, l'ho quasi finito e credo già domani inizierò il principe.
Forse nella ff mettero anche Tessa, Will e Jem 
YEAH!
Recensite, non ricevo più molte recensioni e vorrei sapere se e dove sto sbagliando.
A presto




Jace batté un paio di volte gli occhi mentre sentiva una mano accarezzargli i capelli solleticandogli il viso e una risata cristallina accompagnare il gesto, sembrava tanto che la persona stesse tentando di fermarsi senza però riuscirci tanto che alla fine Jace si alzò indignato.
-Chi…- si fermò alla prima parola vedendo la madre seduta sul suo letto con gli occhi spalancati e con un sorriso dipintogli sul volto mentre lo guardava.
-‘Giorno signorino, tuo padre aveva intenzione di venirti a svegliare ma l’ho convinto a non farlo, non vorrai farmici ripensare?- Jace scosse la testa togliendosi le coperte e alzandosi con un sorrisino soddisfatto.
Celine fece un sorrisino soddisfatto annuendo alla direzione del figlio e dirigendosi con verso la cucina dove Stephen stava sicuramente finendo di preparare i pancake che la moglie gli aveva lasciato.
Jace osservava sua madre camminare contenta come una pasqua per i corridoi della casa, era già pronta per la giornata con quel suo vestito blu svasato e allo stesso tempo elegante, i capelli legati in una treccia e il trucco leggero ma sempre perfetto che le incorniciava gli occhi.
Jace adorava sua madre, in ogni momento fin da bambino non aveva fatto altro che apprezzarla per la sua immensa pazienza e per la sua dolcezza che riusciva ad avere con entrambi gli Herondale.
Aprendo poi la porta bianca, Jace vide il padre intendo a mettere il caffè nelle tazze, con il grembiule blu che Jace gli aveva regalato da bambina e che aveva conservato nonostante non lo usasse molto spesso.
-Buongiorno Jace, ringrazia tua madre perché volevo venire da te con dell’acqua ghiacciata- Jace rise sedendosi a tavola, la madre a capotavola e il Stephen difronte a lui.
-Allora Jace, mi ha chiamato zia Tessa per sapere cosa farai per il compleanno. Gli ho detto che ci stavi ancora pensando, vista la tua nuova amica- Jace si stampò uno sguardo confuso sul viso.
Celine non ci faceva caso e continuava a bere dalla sua tazza guardandolo con la coda dell’occhio mentre Stephen ignaro di tutto mangiava in attesa che la moglie continuasse.
-Amica?- Celine annuì.
-Si, Clarissa è la tua amica giusto?- il ragazzo si scompigliò i capelli, sembrava che la madre si divertisse a metterlo in quelle situazioni appena mattina, era un po’ una bambina alle volte.
-A dire il vero mamma preferisce il nome Clary- Celine rise silenziosamente -E… cioè si, è una mia amica-
A quel punto la madre non riuscì a trattenersi e si lasciò andare ad una vera risata a cui si unì anche uno Stephen ancora confuso che però adorava i momenti di ilarità in famiglia.
-Mi spiegate perché ridiamo? E mi ricordate chi è Clarissa?- Celine lo guardò sconvolta scuotendo la testa.
-Clary è la fidanzata di tuo figlio- Stephen e Jace entrambi intenti a bere dalle loro tazze tossirono strozzandosi.
Soprattutto Jace che posò la tazza sul tavolo con l’intenzione di non berne più quella mattina.
-Clary non è la mia fidanzata, poi dai mamma ne parli come se fossi un bambino- Celine rise, ancora una volta, come se per quella mattina si fosse imposta di fare solo e soltanto quello.
Per meglio dire invece di ridere, si era riproposta di deridere il proprio figlioletto come quando era bambino.
-E così sei fidanzato con Clary, niente male devo ammetterlo. Ma non farla soffrire, donne come le nostre non si trovano spesso- Celine annuì come a confermare quello che Stephen stava dicendo.
Infondo anche lei era compresa nelle nostre donne, no? Certo, a volte si chiedeva se non ci fosse anche Amatis nei pensieri di Stephen, ma molte di quelle volte scuoteva la testa e si diceva che infondo Stephen non avrebbe mai potuto dimenticarsi totalmente di Amatis perché era stato il suo primo vero amore.
-Si beh, d’accordo papà lo farò senz’altro- vide Celine sorridere finendo così quel discorso della loro colazione.
Si rialzò per andarsi a preparare e passare a prendere Clary a casa sua, infondo era ancora presto e sicuramente avrebbe fatto piacere sia alla ragazza che a lui.
L’unica preoccupazione che doveva avere sarebbe stata la reazione di Jocelyn alla vista del ragazzo, che Jace sospettava non amasse particolarmente, sulla porta della loro casa di prima mattina.
-Vado a preparami e passo a prendere Clary- uscì dalla cucina sentendo il padre urlargli dietro.
-Dritti a scuola mi raccomando- e una risata, ancora una volta di Jocelyn, verso il marito.
Prese il telefono dalla tasca, mandando un messaggio a Clary.
Ciao Clary, ci vediamo tra mezz’ora sotto casa tua. Ti vengo a prendere.
E naturalmente ricevette subito una risposta dalla ragazza che lo fece sorridere.

Clary si svegliò quella mattina sentendo la madre canticchiare una canzone mentre preparava allegra la colazione per entrambe, completamente persa nel suo mondo.
-Mamma?- eppure Jocelyn non l’ascoltava e continuava a versare il caffè e a mangiare un biscotto con l’altra mano assente, se fosse successo qualcosa sua madre non se ne sarebbe accorta.
-Mamma, stai versando il caffè sul tavolo- le alzò leggermente il polso vedendo poi Jocelyn scuotere la testa e ritornare in sé con un sorriso leggermente triste in volto.
Stava pensando a qualcosa di bello e lo disturbata. 
Eppure vedere poi la mamma sorriderle le fece dimenticare tutto e sperò solo di non fare altri guai.
-Come mai cantavi?- Jocelyn scosse la testa, quel sorriso ancora stampato in volto mentre bagnava i biscotti nel caffè prima di mangiarli.
-Nulla, sono solo di buon umore- Clary non sembrava molto convinta, quando era tornata dall’uscita con Jace aveva visto la madre in giardino mentre parlava con Jonathan e gli faceva vedere come dipingere.
Quando però era entrata nel giardino il ragazzo era scomparso e la madre stava salutando qualcuno dalla finestra di Madame Dorothea, nell’appartamento sotto il loro.
Annuendo comunque la ragazza si guardò in giro vedendo sul tavolino una lettera per il Sig. Morgenster.
-Come mai una lettera per il padre di Jonathan?- la mamma afferrò subito la lettera mettendosela in tasca.
-Nulla, sono dei moduli che dovevo inviargli- ancora una volta Clary non si lasciò convincere ma si morse il labbro per tacere e prese a mangiare dalla sua tazza.
Naturalmente quella pace non poteva durare a lungo sentendo trillare il campanello.
-Chi sarà a quest’ora?- la ragazza alzò le spalle per aprire la porta di casa con Jocelyn accanto, fuori la porta non c’era nessuno e Clary stava per richiuderla se non fosse stato per un piede infilato di colpo a bloccarla.
-GESU’!- Clary guardò la madre con un sopracciglio alzato per la reazione esagerata, riaprì la porta mostrandole che era solo Simon che si stava aggiustando gli occhiali insieme ad Isabelle e Alec.
-No, sono solo io- Clary li fece entrare scrutandoli per capire perché fossero venuti, Jocelyn nel frattempo dopo averli salutati si era diretta in cucina lasciandoli da soli.
-Cosa ci fate qui?- chiese guardando Simon che aveva letteralmente attaccato la porta della loro casa.
-Isabelle- Clary guardò la ragazza chiamata in causa nello stesso istante sia da Simon che da Alec.
-Oh andiamo Clary, primo giorno nella nuova casa. SORPRESA!- Clary si massaggiò la fronte.
Isabelle aveva delle idee alquanto strane alcune volte e in quel poco tempo aveva imparato di non poterci fare nulla, cercare di ragionare con Isabelle era impossibile.
Nello stesso istante il suo telefono squillò, aveva ricevuto un messaggio da Jace che le diceva che sarebbe andato a prenderla quella mattina per andare a scuola.
Sentì il telefono volarle via dalle mani e Isabelle trafficare con l’oggetto rispondendo a Jace.
-Ma che…- la ragazza le restituì il telefono sorridendo.
-Sai cosa significa? Seduta di bellezza!- spinse letteralmente i ragazzi sul divano trascinando Clary in camera per cambiarla mentre lei guardava i due chiedendo aiuto.
Sedendosi sul letto vide l’amica cercare nell’armadio i suoi vestiti e tirarne fuori una maglia bianca e un pantalone verde acqua con tanto di collana abbinata e giacca e scarpe cordinate.
-Ma che...- la ragazza la spinse in bagno.
-Su su! Cambiati!- con un sospiro la ragazza si cambiò.
Uscendo fuori vide l’amica davanti lo specchio mentre si aggiustava il trucco, aveva pronte per lei matita, mascara e lucidalabbra, almeno senza nessun fondotinta o altro.
Quando poi sentì la ragazza chiamare i suoi amici animatamente e la vide chiudere la porta come se fosse in missione segreta non si trattenne più dal chiederle: -Ma che diamine stai facendo?-
E la ragazza con un alzata di spalle prese il telefono dal tavolo e le fece vedere l’ora.
-Sono le otto, Jace arriverà qui tra 2 minuti. Noi tre ti copriamo, ora tu vai su- indossò la giacca che Isabelle le stava porgendo mentre Simon e Alec stava ridendo di nascosto.
-Ciao Jocelyn, noi andiamo a scuola!- 

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Capitolo 24
*** XXIV ***


Hey!
Visto ho scritto già il seguito u.u
Allora... questo capitolo si svolge nello stesso momento del precente, quindi Jace sta prendendo Clary x andare a scuola. 
ci sarà anche una piccola apparizione di Jonathan e Isabelle (anche insieme) che dedico a Dubhe che va pazza per la coppia.
il finale avrà un motivo nel prossimo capitolo, o quelli a seguire...
comunque ci sarà di mezzo Max.
Il periodo in cui sitrovano è novembre, non mi sembra che la clare ci avesse detto quando faceva gli anni jace quindi mi sono limitata a inventare.
vi lascio al capitolo, come sempre vi invito a recensire la storia.
le recensione sono calate e vorrei sapere se per colpa mia, 
se perchè siete troppo impegnati con la scuola...
brutta bestia la scuola u.u
a presto





Clary aspetto dietro l’angolo di casa sua, abbastanza vicino perché Jace la vedesse e abbastanza lontano perché la madre non scoprisse che non era andato a scuola con Isabelle.
Il venticello di Novembre iniziava a farsi sentire e tenendosi stretto il suo cappotto rosso Clary cercava di non sentire freddo, come se proporselo potesse facilitare le cose.
Appoggiata al tronco dell’albero sentiva dietro di sé lo sguardo vigile di qualcuno che in realtà non esisteva.
Oh andiamo! Neanche stessi facendo un reato!
Nel frattempo vide poco lontano un ragazzo avvolto in un cappotto avvicinarsi alla sua casa, riconobbe immediatamente i capelli in un attimo, le bastava poco per riconoscerlo.
Lo salutò e fortunatamente il ragazzo si accorse di lei e la raggiunse allontanandosi velocemente dalla casa così com’era arrivato, veloce e silenzioso come un’ombra.
-Buongiorno Clary- la rossa stava per abbracciarlo, fermandosi poi di colpo e fingendo di aggiustarsi i capelli che nel frattempo erano stati mossi dal vento.
Lo stesso Jace si era ritratto un secondo dopo imbarazzato, limitandosi ad affiancare la ragazza nel cammino per la scuola, i cui primi cinque minuti risultarono silenziosi.
-Si beh, come sei sfuggita a Jocelyn?- la ragazza alzò le spalle sapendo che in ogni caso non sarebbe stato un problema, riusciva comunque a cavarsela e con gli occhi dolci o un labbruccio piegato come a chiedere scusa riusciva anche a far dimenticare alla madre di punirla, alle volte.
-Diciamo che Isabelle è arrivata nel momento opportuno- Jace annuì calciando alcuni sassolini che si ritrovavano sul loro cammino, Clary con i capelli al vento era avvolta solo dal cappotto senza nemmeno una sciarpa, a differenza di Jace che con Celine era obbligato sempre ad incappucciarsi neanche andasse in Alaska.
Ed in quel momento, vedendo forse che la ragazza aveva veramente freddo e lui da stupido allocco non l’aiutava nemmeno se gli veniva chiesto a chiare lettere, Jace Herondale si tolse finalmente la sciarpa andando dietro la ragazza e coprendola per bene, ricevendone non cambio un meraviglioso sorriso.
Clary sorpresa da quel gesto si ritrovò ad inspirare l’odore di Jace cercando di non farsi accorgere, ma un sorrisino di Jace le fece pensare di essere stata sgamata e si affrettò a smettere.
-Non limitarti alla sciarpa, hai il proprietario davanti a te in carne ed ossa- Clary gli fece la linguaccia continuando a camminare fin quando una Porche che entrambi ben conoscevano non si fermò proprio accanto a loro, abbassando il finestrino e mostrando Jonathan Morgenster pronto a dar loro un passaggio.
-Sempre in mezzo il biondo- Jonathan non si curò dell’affermazione ma pensò a salutare Clary che intanto guardava senza volerlo quella macchina con desiderio.
Vedeva il giubbotto di Jonathan sul sedile e lui in una maglietta a maniche corte che stava beatamente seduto sul sedile del guidatore come se fuori non facesse freddo.
-Guarda Herondale che anche tu sei biondo- gli fece notare lui mentre Clary muoveva lo sguardo tra i due avendo capito quanto non si sopportassero e ogni momento era quello adatto per litigare.
Jace nel frattempo le sembrava non curante di quella risposta, come sempre pensava di non poter avere problemi con nessuno visto il suo ego e lo stesso valeva con Jonathan che comunque gli dava filo da torcere.
-Guarda che io sono biondo naturale- Jonathan si indicò con non chalance continuava a fare preoccupare Clary per un imminente rissa tra i due, cosa che preferiva evitare.
-E io ti sembro forse nero?- con uno sbuffo Clary prese Jace per un braccio salutando Jonathan che dalla macchina li osservava preoccupato, o meglio rivolgeva tutta la sua preoccupazione su Clary che sentiva in qualche modo di dover proteggere nonostante non ne sapesse bene il motivo.
-Grazie mille Jonathan, ma preferisco finire la passeggiata ora. Ci vediamo dopo!- sentì le spalle di Jace rilassarsi al suo tocco ma non pensò di muoversi, anzi con un coraggio di cui non credeva di possedere e immaginando la reazione di Isabelle se le avesse raccontato quello che stava per fare, appoggiò la testa sul braccio di Jace che la strinse ancora di più e continuò a camminare sperando di non avere le guance rosse.
-Dovrei venirti a prendere più spesso, magari per una colazione. Domenica ci stai?- la ragazza rise immaginandosi a fingere ogni mattina con Jocelyn per non dirle che sarebbe andata con Jace a scuola.
Immaginava la madre sguinzagliarle poliziotti da ogni dove grazie all’aiuto di Luke.
-Ci sto- ed in quel momento si sentì perfetta, sentì che ogni tassello stava per andare a suo posto.

Arrivarono in ritardo naturalmente, dopo che Jace vedendo che era presto aveva ben pensato di portala poco lontano da scuola, sulla riva di un fiume dove di mattina presto vedevi il sole far brillare le acque.
E lì erano rimasti ad ammirare il panorama perdendo la cognizione del tempo e finendo per accorgersi all’ultimo minuto che era quasi ora di scuola, iniziando quindi a correre come matti.
Arrivati davanti l’aula entrambi si lasciarono andare ad una risata, arrivati appena in tempo prima che Maryse arrivasse in classe e li segnasse assenti.
Isabelle nel frattempo guardava i due maliziosa, seduta vicino a Jonathan dopo avergli chiesto di sedersi con lei per quel giorno e lasciare i due da soli.
Seppur riluttante Jonathan aveva accettato, anche perché era la prima volta che sarebbe riuscito forse a parlare un po’ con Isabelle per conoscerla senza che lei fosse impegnata. 
Lo stesso Simon non era risultato un problema, troppo impegnato per quel giorno a marinare la scuola per andare con quella Melinda in giro, se aveva ben capito volevano vedere un concerto gratuito che avevano organizzato per quel giorno dedicato ai giovani.
-Allora vi siete divertiti?- Isabelle aveva spinto per un attimo Jace fuori dai piedi per accomodarsi comodamente accanto alla ragazza e spettegolare un po’ con lei.
Clary annuì continuando a sistemare le sue cose, aveva ancora quel sorriso sul volto che Isabelle indicava come PRE-FIDANZAMENTO, il che voleva dire che presto i due si sarebbero messi insieme.
 -Benissimo ci siamo divertiti un mondo, grazie- Isabelle sorrise contenta di vedere Clary così felice.
In qualche modo si trovava bene con lei, non sapeva come ma sentiva di potersi fidare e in qualche modo qualcosa la spingeva continuamente a fare di più per lei.
-E tu con Jonathan?  Non dicevi che non lo sopportavi?- Isabelle alzò le spalle giocando con una ciocca di capelli, purtroppo Clary non ne sentì risposta perché arrivò Maryse.
-Scusate per il ritardo ragazzi, un piccolo problema- Clary guardò subito Isabelle, che come aveva pensato, guardava la madre preoccupata non conoscendo il piccolo problema di cui parlava e la vedeva trattenersi dal chiedere quale fosse mordicchiandosi nervosamente il labbro.
Jonathan accanto a lei, che sembrava aver capito come Clary che quel problema non era nulla di grave, continuava a cercare di rassicurarla ricevendo solo in cambio degli assensi non molto convinti di Isabelle.
Comunque a Clary bastava guardare Maryse per smettere immediatamente di preoccuparsi, la donna sembrava decisamente calma e infatti la vide prendere gli oggetti dalla borsa come sempre senza nemmeno una smorfia sul viso o un continuo guardare al telefono, per assicurarsi di ricevere le chiamate importanti.
 Schiarendosi la gola Maryse iniziò a fare l’appello, soffermandosi un attimo su Isabelle e sorridendole per rassicurarla che non era davvero nulla di grave ma solo un piccolo contrattempo.
In quello stesso momento il telefono squillò e Maryse vedendo il numero decise di rispondere scusandosi con i ragazzi e chiedendo loro ancora un attimo di pazienza.
-Pronto Jocelyn?- Clary e Isabelle rimasero pietrificate ad ascoltare quante più cose possibili, i ragazzi accanto a loro erano rimasti attenti vedendo le reazioni delle ragazze.
L’unico inconveniente era non riuscire a sentire anche le risposte che Jocelyn dava dal telefono facendo quindi capire solo un quarto della conversazione, pilotata da Jocelyn che riceveva solo sì e no come risposta.
-Non preoccuparti Jocelyn, conoscendo mio figlio un giorno e starà bene. Anzi se puoi dargli del succo di mela, o comunque qualche frullato fatto in casa sarebbe perfetto, Max li adora particolarmente se sta male-.
Sia Isabelle sia Clary si lasciarono andare ad un sospiro di sollievo nel sentire che quel problema era solo un piccolo malessere di Max, Isabelle di sollievo perché temeva di peggio mentre Clary contenta che la madre centrasse solo come babysitter del malato.
-Non ci avevo pensato, hai ragione. Né io né mio marito possiamo venire per le cinque, anche tu hai quella riunione… scusa me ne sono totalmente dimenticata. Vedrò di trovare qualcuno che posso venire a quell’ora- E sia Clary che Isabelle si ritrovarono ad alzare la mano interrompendo per un attimo la chiamata, Maryse le guardò chiedendo di fare in fretta perché doveva continuare.
-Se vuole penseremo noi a Max-

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Capitolo 25
*** XXV ***


No Ok, 
pubblico con due giorni di ritardo...
se non è la scuola è la malattia,ho infatti passato ora la febbre -.-
Allora, in questo capitolo credo di aver davvero scritto qualche scemenza, per come ho ridotto Max.
Una cosa che adoro è però il finale... 
Come sempre vi invito a recensire, ringraziando tutti quelli che nello scorso lo hanno fatto.
Siete stati fantastici e come ho detto mi fa piacere sapere che la storia continua ad essere bella.
A presto.


Quando Isabelle e Clary avevano raggiunto Max a casa Lightwood si sarebbero aspettati di tutto, dal vedere il ragazzo sdraiato nel letto con espressione sofferente fingendo che stava per andarsene, a dormire nel letto di uno qualsiasi dei parenti o anche sul divano circondato da libri e riviste.
Quello che non si aspettavano era di vedere il bambino con una tazza di caffè in mano a giocare ai videogiochi come un assatanato, il tutto come se fosse una cosa normale.
Delle patatine erano sparse sul pavimento e Jocelyn con le mani nei capelli stava lavando chissà che nella cucina, dava l’impressione che avesse combinato qualcosa di grosso.
-Mamma? Cos’hai fatto?- sembrava sul punto di avere una crisi estetica, quei capelli da pittrice che di solito erano ordinati nella loro stranezza in quel momento erano lasciati libri sulle spalle e arricciati più del solito.
Aveva un piccolo livido sul braccio destro e i pantaloni verdi erano macchiati con quella che sembrava nutella.
Stava respirando lentamente cercando di calmarsi, non abituata a questo tipo di situazioni.
Clary e Magnus non erano mai stati così... distruttivi quando erano malati, invece Max Lightwood era stato capace di ridurre in poco tempo quel salotto in un possedimento personale.
Jocelyn temeva fosse per il caffè che il ragazzo malato aveva bevuto mentre lei era in bagno, troppo stanco per accorgersi che non era il suo succo, finendo quindi per impazzire.
Forse Jocelyn avrebbe dovuto controllare meglio le dosi, eppure a lei non faceva quell’effetto.
-Aiuto! Per sbaglio Max ha bevuto del caffè… e ora è impazzito. È passata la malattia- sia Clary che Isabelle scoppiarono a ridere non riuscendo a trattenersi oltre.
Si, Jocelyn si era ritrovata con un bambino impazzito ma tutta quella situazione aveva del comico e vedere Jocelyn impazzire in quel modo dietro a Max era esilarante.
-Da quanto tempo è così?- Jocelyn si fermò a riflettere, non aveva proprio guardato l’orario quel giorno, infondo prima che Max impazzisse per il caffè si stavano divertendo insieme tanto che la donna non si era certo messa a pensare a quando tutto quello sarebbe finito.
-Beh vediamo, quando Max stava cambiando canale credo sia uscita la sigla finale di Beautiful. Quindi in teoria almeno un’oretta e mezza fa- Jocelyn tornò a guardare Max notando che, in effetti, il bambino sembrava essersi calmato almeno un po’ rispetto ai momenti precedenti.
Sospirando tornò poi a concentrarsi sulle ragazze che già si erano tolte i cappotti, Clary aveva una sciarpa che Jocelyn non ricordava di aver mai comprato e video poi la figlia nasconderla subito sotto il giubbotto dopo aver notato che la madre la stava osservando.
-Sicure ragazze di voler rimanere? Posso chiamare Luke e dirgli di non venire- 
-Jocelyn non succederà nulla, mamma ti ha già mostrato la camera degli ospiti? Tra un ora inizia la riunione meglio che si inizi a preparare- Isabelle le aprì la porta che conduceva al piano superiore.
Dietro di lei Max sembrava essersi realmente calmato perché aveva posato la tazza di caffè e cercato in tutto quel tempo di pulire alla meglio il salotto.
In viso aveva uno sguardo da cane bastonato, di quelli che Clary e Magnus usavano con lei quando volevano qualcosa o non volevano essere messi in punizione.
-Mi scusi Jocelyn per averla fatta impazzire- Max le faceva tenerezza, lo aveva visto una volta poco dopo la nascita nel periodo di Natale, quando stava facendo alcuni acquisti.
Lei e Clary erano andati da Magnus per il Natale e sarebbero partite verso il primo Gennaio, ricordava di aver visto Max in un passeggino avvolto in così tante coperte che quasi non lo si vedeva.
Accanto a Maryse, che portava il passeggino, c’erano Isabelle e Alec.
Isabelle si teneva al cappotto di Maryse mentre guardava estasiata le vetrine della gioielleria, mentre Alec che si comportava già da fratello maggiore dava uno sguardo al fratellino.
-Non preoccuparti Max, infondo non è successo nulla di grave. Solo la prossima volta controlla cosa bevi- contento il bambino corse ad abbracciarla sotto lo sguardo deliziato delle altre due, Isabelle sembrava quella più felice in quel momento, mentre guardava Max.
Aveva sempre detto che Max, così come Alec e Jace, erano le cose più importanti della sua vita e se mai fosse capitato qualcosa ad uno dei tre sarebbe letteralmente impazzita.
Soprattutto il piccolo Max che, proprio perché era il più piccolo, era quello che la preoccupava sempre di più.
-Bene, ma è meglio che lasci andare Jocelyn e… cosa hai intenzione di indossare?-

Jocelyn non aveva mai pienamente conosciuto Isabelle, almeno questo a parere di Clary, che continuava ad avere quest’idea quando la madre molto innocentemente aveva spiegato a Isabelle il suo completo.
Non aveva certo pensato che Isabelle avrebbe deciso di farle cambiare il suo look cercando di renderla attraente ed elegante allo stesso tempo.
-Non è che non si sa vestire Jocelyn, semplicemente deve variare. Non si è giovani e belli in eterno- 
Quando aveva detto quella frase Clary aveva visto la madre sbattere gli occhi sorpresa e confusa, non aveva mai pensato che il primo lavoro che Isabelle avrebbe dovuto fare aveva a che fare con la moda.
-Secondo te ci metteranno tanto?- Clary annuì in direzione del piccolo Lightwood mettendogli una mano sulla fronte per controllargli la temperatura, nonostante sembrasse in forze aveva la fronte ancora molto calda.
-Che ne dici se tu vai a letto e io finisco di pulire e poi vengo a farti compagnia?- aveva come l’impressione che stare lì sarebbe stato inutile così accompagnò Max in camera sua, aiutandolo a mettersi nel letto.
Nonostante non cercasse di darlo a vedere Clary sapeva che non si sentiva bene, gli portò anche dell’acqua che mise sul comodino accanto a lui in modo che bevesse.
Quando uscì fuori dalla camera la prima cosa cui pensò, fu che la sua decisione, di andarsene dalla stanza, era stata la migliore dato il casino che in quel momento regnava nella stanza.
Mettendosi al lavoro riuscì in una buona mezz’ora ad aggiustare la camera in modo da renderla almeno decente, fortunatamente nonostante il guaio di Max non sembrava che il bambino avesse esagerato.
Con un sospirò di sollievo andò in cucina per lavarsi le mani e prendere dell’altra acqua da portare al povero Max a cui aveva promesso una bella serata.
Era passato un paio di volte da lui chiedendogli di aspettare ancora un po’ eppure non lo aveva mai visto arrabbiato, le sorrideva sempre mostrandole che stava leggendo il nuovo manga.
Ora finalmente poteva andare da lui, con della frutta in una tazza e qualche gioco che aveva trovato nel salone.
Poco prima di andare però sentì le esclamazioni di gioia di Isabelle e, curiosa di vedere cosa aveva combinato alla fine, salì le scale per guardare la madre.
Jocelyn aveva i capelli mossi portati tutti da un lato con dei ferretti posti dietro la testa a tenerli fermi, Isabelle le aveva fatto mettere un pantalone elegante bianco sormontato da una blusa verde con delle arricciature, il tutto con delle decolté bianche che slanciavano e snellivano la figura.
-Wow… non mi ricordo di vederti sempre vestita in questo modo- la madre fece una stana smorfia quando riuscì finalmente a vedersi nello specchio, non era contenta del radicale cambiamento che le era stato fatto ma non sembrava nemmeno delusa dal risultato.
Isabelle dal canto suo riusciva a farti piacere quello che indossavi, anche se ne eri restia, riusciva sempre a cogliere quello che ti avrebbe donato e, ancora una volta, era riuscita nell’intento.
-Modestamente, qui c’è la migliore- Clary rise interrotta però dallo squillo del telefono, andando a rispondere usando un tono da vera segretaria mentre diceva: “Casa Lightwood, buonasera”.
Dall’altra parte del telefono una risata che ben conosceva seguì la sua frase.
-Ti voglio anch’io come segretaria- Clary sorrise appoggiandosi al mobiletto sotto lo sguardo vigile di Jocelyn che però sembrava essere distratta da Isabelle ogni secondo.
Isabelle infatti finiva per fare a Clary dei gestacci ogni qual volta che la madre non se ne accorgeva tentando di farla uscire, continuando a ripeterle che avrebbe fatto tardi.
-Ciao Jace, che ti serve?- continuò lei dopo che la porta si fu chiusa.
-Volevo sapere come state voi due, ma soprattutto sentire Max- Clary annuì indicando la camera di Max a Isabelle e dirigendosi verso di quella continuando a parlare con Jace.
-Credo stia meglio, ora te lo passo- guardò il bambino assorto nella lettura del terzo manga -Hey Max, c’è Jace che vuole parlarti a telefono- il bambino le fece velocemente segno di passarle il cellulare, come se rispondere un secondo dopo avrebbe provocato la fine del mondo.
Lasciò il bambino a parlare con Jace, appoggiandosi però con Isabelle alla porta socchiusa per ascoltare.
-Ciao Jace, la tua fidanzata è fantastica. Se non ti muovi a dichiararti me la prendo io-

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Capitolo 26
*** XXVI ***


Capitolo scritto e pubblicato in questo momento,
purtroppo vado un pò di fretta quindi ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo.
spero di riceverne altre, mi ha fatto molto piacere leggerle.
capitolo con... jace e jonathan.
a presto!




Jace riattaccò il telefono ridendo, non faceva certo quel ragazzino così rapido.
Posando il Samsung sul comodino si diresse verso il salotto, dove la madre lo stava aspettando per dargli degli ultimi avvisi prima di andare via con Stephen.
Amatis li avevi invitati tutti alla villa di campagna per festeggiare il compleanno di Luke, tutto a sorpresa per quest’ultimo, che pensava stesse andando lì per una riunione, lo stesso sembrava sapesse Jocelyn siccome volevano evitare che quest’ultima si facesse scappare la sorpresa.
Avevano messo insieme dei soldi per regalargli un viaggio per l’Italia, per farlo allontanare un po’ da quell’atmosfera d’ufficio che si respirava alla stazione di polizia.
Jocelyn aveva partecipato senza sapere bene quando sarebbe stata la festa, avevano praticamente architettato tutto nei minimi dettagli da più di un mese.
Sedendosi su una delle sedie iniziò a giocherellare con una matita disegnando su un bigliettino azzurro.
-JACE!- il ragazzo tremò rialzandosi dalla sedia per vedere la madre guardarlo severa, con le mani sui fianchi ad assottigliarle i fianchi, avvolti da una stretta gonna a tubino verde mela sopra un’ elegante camicia bianca di seta rosa che la rendeva più giovane. 
Persino sopra quei tacchi e con quei capelli legati in una stretta coda non riusciva a sembrare severa, anzi sembrava ancora più dolce del solito per Jace.
-Ciao mamma stai benissimo- nascose il foglietto dietro la schiena, la madre lo aveva chiamato con quel tono proprio mentre disegnava quindi immaginò fosse qualcosa di importante.
-Ciao tesoro, posso riavere il biglietto scarabocchiato per Luke?- colto in flagrante Jace diede il bigliettino alla madre che lo prese con un sorriso che gli faceva ogni volta ne combinava una nuova.
Con un sospiro andò verso il tavolino di vetro, dove aveva appoggiato un vaso di vetro e sotto di questo un bigliettino sempre azzurro per Luke.
-Avevo previsto che il bigliettino sarebbe andato perso, non preoccuparti. Tuo padre da giovane aveva l’abitudine di scrivere su pezzi di carta, una volta aveva persino scritto su quello che sarebbe dovuto arrivare a me per il compleanno, era una lista della spesa… con tanto di… beh, tuo padre era alquanto interessato- ripose il biglietto nella borsa nascondendolo bene per evitare che venisse compromesso nuovamente.
Jace rise, infondo sapeva che la madre non si sarebbe arrabbiata con lui, infondo la conosceva abbastanza da sapere che, se proprio doveva, sarebbe stato sgridato ogni giorno.
-Ti prego di dirmi che non è stato il periodo del mio concepimento- la madre iniziò a farsi rossa mentre boccheggiava senza spiccicare parola, spingendolo invece verso l’altra camera.
-Va a chiamare Stephen invece, digli che… lo aspetto in macchina con i fiori- dopo un veloce bacio Celine scappò verso l’uscita portandosi dietro borsa e fiori.
Andando verso la camera dei suoi, Jace vide Stephen uscirne con un completino elegante ma allo stesso tempo sportivo, non troppo formale per una serata tra amici.
-Ehilà, che hai combinato? Ho sentito l’urlo di Celine- richiuse la porta seguendo il figlio al piano di sotto.
-Intendi prima o dopo la storia del concepimento?- Stephen si fermò, alzando un sopracciglio verso suo figlio che lo guardava con aria innocente che conosceva fin troppo bene.
-Chi ha fatto cosa?- chiese serio sedendosi su una sedia.
-Nulla… solo credo di aver scoperto quando vi siete divertiti. Lista della spesa eh?- Stephen si passò una mano tra i capelli, borbottando sul perché avesse deciso di scrivere il tutto proprio lì.
Jace nel frattempo tratteneva le risata, osservando le varie foto di famiglia appese al muro: in una in cui aveva circa due anni era in posa con i suoi in un prato, dietro di loro una villa da cui si intravedevano delle M lungo i pilastri a delineare la stradina.
-Casa Morgenster. Valentine aveva invitato tutti per il compleanno di Jonathan e solo una non è venuta- Jace annuì immaginando già di chi si trattasse, credeva ormai di aver capito perché Jocelyn non voleva che Clary conoscesse la famiglia Morgenster, eppure non voleva ancora dirle nulla.
-Papà? Per caso Clary è una Morgenster?- Stephen sospirò soppesando la risposta che non lasciava arrivare.
-Non lo so Jace, credo che dovresti chiederlo ai due adulti-

Jonathan rispose al telefono dopo il terzo squillo, chiunque era quell’idiota che lo chiamava durante un allenamento doveva essere ucciso da qualche demone Eidolon che aveva letto un libro per bambini:
MOSTRI IMMAGINARI E INTERESSANTI, età prevista per la lettura: oltre 12 anni.
Lui doveva averne all’incirca otto eppure non gli sembravano tanto spaventosi, insomma mostri che si trasformavano in altri, che ti succhiavano l’anima… di cosa ti spaventi?
-Pronto?- dall’altra parte della cornetta gli rispose una voce maschile che a stento sopportava.
-Herondale del cavolo, ti devo sopportare anche qui?- dopo una risata che non sembrava nemmeno essere vera arrivò la risposta del ragazzo che gli fece capire che sarebbe stata una lunga chiacchierata.
Sedendosi sul letto fece un saluto veloce al padre che stava andando via e continuò a concentrarsi sull’insistente voce di Jace che continuava a parlare, come se davvero avesse voglia di ascoltarlo.
-Senti hai due minuti se sono gentile, cosa vuoi?- al sentir nominare Clary decise di far aumentare il tempo a cinque, venti, anche un’ora se fosse stato necessario.
E in qualche modo sentiva che lo era, altrimenti Jace poteva anche scordarsi di continuare una conversazione.
-Che diamine significa vienimi a prendere? Tu nella mia macchina non ci entri- sembrava che Jace non volesse demordere e infatti continuava a parlargli e a dirgli di quanto la cosa fosse urgente.
Jonathan sbuffò se non fosse che stava facendo quello per Clary, l’Herondale altrimenti poteva benissimo dimenticare una chiamata ancora lunga.
-Ci vediamo lì tra dieci minuti, spera che ne valga il tempo-

Jonathan parcheggiò la macchina nel vialetto di casa Herondale, i fiori che aveva visto innaffiare da Celine poco prima di andare via erano cresciuti e si erano decisamente moltiplicati.
Aspettò che Jace uscisse di casa e salisse  in macchina per parlargli, volendo capire cosa stava succedendo.
Quando sentì la portiera sbattere vide una tazza di caffè anche per lui in mano a Jace, mentre il ragazzo che ne stava già bevendo una se ne stava tutto tranquillo sul sedile.
-Dimmi la verità, ci tieni a Clary e a Jocelyn?- Jonathan prese il caffè annuendo in direzione del ragazzo che lo stava osservando dallo specchietto, era visibilmente preoccupato nonostante non lo desse a vedere.
-Credo che siate una… famiglia- Jonathan lo scrutò volendo capire se fosse ubriaco, ma Jace sembrava invece solo pensieroso e continuava a guardare lo schermo del telefono mentre beveva.
Guardandolo di nascosto Jonathan riuscì a vederne il motivo, lo sfondo del cellulare aveva come foto una sua e di Clary che seduti su una panchina del parco sorridevano alla macchina.
-Che diamine dici? E sei fidanzato con Clary?- Jace posò telefono e tazza stando ben attento a non rovinare la macchina, immaginava che non sarebbe riuscito a parlargli poi.
-No, non proprio. E si, credo che tu e Clary siate fratello e sorella. Lo sospetto da un po’ a dire il vero e vorrei sapere se tu ne sai qualcosa, se hai un modo per farmelo sapere- Jonathan guardò Jace sperando che stesse scherzando così da cacciarlo subito via, eppure sembrava che dicesse sul serio… almeno in parte.
Suo padre non poteva essere anche il padre di Clary, non gli aveva mai detto nulla e Jonathan poteva contare sul padre almeno in quello: Jonathan e Valentine si dicevano tutto, a prescindere dalle conseguenze.
Strinse i pugni sperando che tutto quello che Jace gli aveva detto, benché poco, non fosse vero.
Non poteva immaginare Clary che veniva a scoprire di quella verità all’improvviso, non riusciva ad immaginarsela passare tranquillamente su quella notizia senza arrabbiarsi almeno un po’ con Jocelyn.
-Ne sei proprio sicuro?- Jace annuì.
-Diciamo che ho le mie idee… allora puoi farmelo sapere?- Jonathan ci pensò su, ideando qualche piano per carpire informazioni sulla possibile parentela tra lui e Clary.
Chiedere a Hodge poteva anche essere utile, sospettava che in qualche modo lui ne sapesse di più sulla vita privata di suo padre prima della sua nascita.
-Vedrò cosa posso fare, spera che non sia uno sbaglio- vide Jace sorridere mentre apriva la porta della macchina e scendeva dal veicolo, Jonathan non riusciva a capirne realmente i pensieri.
-Grazie mille Jonathan-

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Capitolo 27
*** XXVII ***


*Sente solo il rumore dei grilli a farle compagnia*
Ciao!
Da quanto tempo che non aggiorno? Sarà un eternità...
Vi chiedo scusa ma spero che almeno con questo capitolo riesca a farmi perdonare, con Jonathan che è ad un passo dalla verità e con Jocelyn ad una festa con Valentine... vi state facendo film mentali? 
Per favore non fatene che rimarrete delusi secondo me...
Come sempre immaginatemi con la voce petulante dello scoiattolo Alvin mentre vi chiede di recensire 




Jonathan parcheggiò davanti l’appartamento di Clary, deciso però a raggiungere Hodge o quanto meno Dorothea per provare a carpire delle informazioni.
Dopo il secondo squillo del campanello sentì una voce rispondere all’interfono e chiedere di aspettare.
Nei due minuti successivi Jonathan pensò che Dorothea e Hodge si stessero vestendo, in contemporanea sbuffava come un cavallo per la stanchezza.
Non era molto educato eppure era alquanto impaziente ed odiava dover ancora attendere per essere aperto.
Quando decise che avrebbe aspettato in macchina sentì il chiavistello della porta girare e vide la figura di Dorothea, avvolta in una vestaglia dal colore indescrivibile e con le pantofole di Hodge, guardarlo sconvolta dopo aver capito chi era la persona che aveva citofonato.
-Jonathan, cosa ci fai qui. È successo qualcosa a Valentine?-
Si teneva stretta la vestaglia, l’aria fredda entrava dall’esterno facendola rabbrividire e tanto per non congelarsi ancora fece entrare il ragazzo volendo chiudere subito la porta.
Zampettò velocemente verso la cucina, facendo accomodare il ragazzo mentre lei preparava qualcosa di caldo supponendo che quella tra loro due sarebbe stata una lunga conversazione.
Jonathan vide che il fuoco del caminetto non divampava, così decise di rendersi utile nell’attesa attizzandolo un po’, infondo in quel momento non aveva molto da fare.
Aspettò che Dorothea gli portasse il suo the, sedendosi con lei intorno al tavolino.
-Allora ragazzo come mai mi svegli a quest’ora?- La donna si sistemò meglio sulla poltroncina, sorridendo alla vista del fuoco che aveva notato essere nuovamente alto e caldo per quel loro appartamento.
Jonathan iniziò a bere dal suo the sapendo quanto Dorothea tenesse a berne un po’ prima di una qualsiasi conversazione, un po’ perché in lei rimaneva quello spirito da vecchia veggente.
-Volevo sapere se sa qualcosa su mia madre, sul passato della mia famiglia- purtroppo dovette ricredersi quando vide Dorothea scuotere impercettibilmente la testa con aria triste.
Immaginava che la donna non ne sapesse molto ma che solo Hodge era più informato di lei.
Purtroppo andava di fretta e non aveva pensato all’eventualità in cui Hodge non fosse in casa.
-Senti caro se vuoi posso fare un’altra cosa. Leggerti la tua tazza- Jonathan era alquanto scettico su questa cosa del leggere le foglie da the nella tazza come faceva Madame Dorothea.
Poteva anche credervi se a farlo fosse stato qualcun altro, ma Dorothea… non aveva proprio quello spirito di fiducia di cui Jonathan poteva volere.
-Sa che sono un po’ scettico vero?- la donna annuì ma non si fermò comunque a discutere, prendendo invece la tazza dalle mani del ragazzo e guardandovi dentro attentamente.
Non degnava al ragazzo della minima attenzione, era completamente concentrata sulla tazza e su quello che questa le avrebbe in qualche modo rivelato.
-Quello che posso dirti è di cercare nel passato di tuo padre, forse in una vecchia casa? Non so se ne avete una-
Jonathan si fermò a riflettere, ricordava di essere sempre vissuto nella villa Morgenster, eppure ricordava anche di una vecchia casa che aveva visto in alcune foto del padre.
Era piccola e dietro di lei c’erano delle montagne e un lago, non ricordava di preciso molto altro di quella foto, tranne forse per un altro piccolo particolare di un aereo che fluttuava nel cielo con la scritta: Alicante.
Non aveva mai capito cosa fosse ma non ci aveva mai nemmeno fatto molto casa.
-Dorothea, sa per caso cos’è Alicante?-
La donna si fermò a riflettere, annuendo poi successivamente al giovane che perse un battito, non aspettandosi certo una risposta affermativa dalla donna.
-Alicante tesoro, è una località turistica dove in un area riservata risiedono le case delle famiglie più ricche poco lontano da qui. Una mezza mattinata in macchina, se parti alle sette, dovrebbe bastare per arrivarci- Jonathan annuì cercando immediatamente con il GPS la località che Dorothea gli aveva detto.
Poteva benissimo andarci la mattina seguente magari accompagnato con Jace per farsi aiutare, il padre si sarebbe sicuramente trattenuto dall’’amico almeno quel giorno e Hodge si sarebbe preso il giorno libero.
-Grazie mille Dorothea e… ho dimenticato di dirti che papà ha dato il giorno libero a Hodge per domani-
 
Jocelyn aveva la testa che scoppiava, a quella festa di compleanno aveva esagerato con l’alcool, i tre shorts che aveva preso con Amatis e Maryse non erano stati di aiuto, soprattutto se li fai seguire da altri alcoolici che avevano preso insieme a Luke, tutto perché come al solito Stephen Herondale sapeva essere convincente.
Avevano preso la torta certo, ma era difficile far finire dei festeggiamenti quando avevano figli che sapevano badare a sé stessi ed inoltre non festeggiavano veramente insieme da tempo.
-Mi gira la testa- Jocelyn non aveva ancora smaltito gli alcoolici, ma la fase delle risate era per lo meno finita.
Era appoggiata a Celine che a differenza di Jocelyn aveva tentato di tenersi il più lontano possibile dall’alcool, accanto a loro poi Maryse e Amatis erano già mezze crollate nel sonno.
La parte “FESTA SCATENATA” era ormai finita, nonostante fosse successo molto tardi, purtroppo quella casa di Luke era anche alquanto lontano dai centri abitati quindi non avevano nemmeno avuto problemi con vicini infuriati per la musica alta.
Jocelyn non sapeva nemmeno come avevano fatto a finire nella fase delle “FESTE ADOLESCENZIALI” quando tutti loro erano ormai adulti e vaccinati.
-Mio Dio che cosa abbiamo fatto?- le parole le uscivano sconnesse, divise in sillabe senza nemmeno un vero senso logico ad accompagnare il tutto.
-Che cosa non abbiamo fatto invece. Robert stava per ballare sulle note di Magic Mike insieme a Luke… fortunatamente Valentine li ha fermati. È quello più sobrio- Jocelyn si era ritrovata ad annuire non riuscendo in alcun modo ad immaginarsi il suo ex marito che esagerava con gli shorts come lei.
La donna che in teoria tra di loro sarebbe dovuta rimanere più seria aveva finito per ubriacarsi peggio di un adolescente, quando poi persino Clary sembrava più saggia.
-Jocelyn stai bene?- Jocelyn iniziò a scuotere la testa, oltre al mal di testa si stava aggiungendo il senso di vomito e la stanza intorno a lei sembrava vorticare mentre le pareti si coloravano da sole.
-Vuoi che cerco qualcuno che ti aiuti?- annuì sulla spalla di Celine che già pronta si alzò per andare da qualcuno degli uomini in cerca di quello più utile.
Valentine stava parlando con Stephen su delle sedie, alcuni avevano persino finito per andare a dormire nelle casa di Alicante che avevano lì vicino.
Celine pensò che anche per loro fosse meglio non tornare a casa per quel giorno e non voleva certo preoccuparsi se avrebbe trovato qualcosa di particolare al suo ritorno in casa.
-Valentine puoi venire come me un attimo?- Stephen accanto a lui guardò la moglie che gli indicava silenziosamente Jocelyn, appoggiata al bracciolo del divano semi addormentata come le altre.
 
Valentine parcheggiò davanti casa Morgenster ad Alicante, durante il tragitto in macchina in cui aveva pensato se portarla lì o in città, aveva visto Jocelyn trattenere conati di vomito mentre con una mano massaggiava la testa che sicuramente le stava particolarmente girando.
Alla fine per non dover fare il tragitto più lungo aveva svoltato a sinistra e si era diretto verso la loro vecchia casa, sicuro che almeno per quel giorno Jocelyn non avrebbe capito più di tanto.
Quando il mattino dopo sarebbe stata abbastanza cosciente per capire dove si trovava sarebbe stato troppo tardi per dirgli qualsiasi cosa le venisse in mente.
Scese dalla macchina mentre con entrambe le mani aiutava Jocelyn ad uscire e la portava verso casa, la testa rimaneva appoggiata saldamente sulla sua spalla, mentre con le mani si aggrappava a lui per non cadere.
Immaginò che sicuramente la sua ex non riusciva a capire molto e così aprì la porta di casa e la portò nella loro vecchia camera, mentre lui avrebbe utilizzato quella di Jonathan per dormire.
Le mise sul letto una sua tuta, almeno era la cosa più utile che potesse usare per dormire e la lasciò lì a cambiarsi sperando che riuscisse almeno in quello mentre lui le portava dell’acqua in caso avesse sete.
Al suo ritorno vide Jocelyn sotto le coperte, il completo poggiato sul bordo del letto con il pantalone della tuta accanto a quello, nel buio riusciva infatti a vedere le braccia di Jocelyn dentro le maniche della maglia.
Quasi sicuramente non era riuscita a cambiarsi tutta e aveva optato per coprirsi con quella maglia che era lo stesso abbastanza lunga anche per lei.
-Buonanotte Jocelyn- 

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Capitolo 28
*** XXVIII ***


Eccomi tornata!
Scusatemi per il ritardo ma non sono proprio riuscita ad aggiornare.
Spero che il capitolo vi piaccia, sopratutto perchè è incentrato su Jocelyn e Valentine.




Jonathan svoltò nella curva, riusciva già a vedere la casa raffigurata nella foto in lontananza.
Accanto a lui Jace continuava a guardare fuori dal finestrino e dietro di loro Alec e Magnus cercavano di infastidire il meno possibile dopo essersi infiltrati nella loro uscita.
Magnus voleva sapere tutto quello che poteva riguardare la cugina e Alec non voleva lasciare nessuno dei due con Jonathan senza accompagnarli alla ricerca di questi indizi.
La musica della radio sembrava essere l’unica compagnia in quel momento, nessuno fiatava e la tensione che in quel momento si respirava nella macchina era ben carica.
-Uhm… dovremmo esserci- Jonathan svoltò un ultima volta, parcheggiando in mezzo alla pianura dove alcuni alberi nascondevano la macchina alla vista delle altre case.
I quattro scesero dal mezzo dirigendosi silenziosi verso la casa, Jonathan li aveva fermati un secondo dopo essere sceso avendo avvistato la macchina del padre parcheggiata sul vialetto.
Raggiunsero la prima finestra a portata di mano, la quale dava al salotto e da cui potevano vedere una figura confusa muoversi nella cucina armeggiando con le pentole.
Magnus indicò loro un punto del salotto, dove sopra un mobile una cornice mostrava Valentine e Jocelyn con in braccio un piccolo bambino biondo che sorrideva al fotografo.
-Incredibile, quei due si conoscono davvero- Jonathan annuì, sentiva i tre dietro di lui alitargli sul collo dandogli i nervi ma rimase concentrato sul movimento nella casa.
Dalle scale videro un’ombra scendere, con una maglia troppo grande per l’esile figura e con dei pantaloni sicuramente non suoi a coprirle le gambe.
Jocelyn stava in quel momento scendendo al piano inferiore, tenendosi a una piccola ed elegante ringhiera mentre con l’altra mano copriva lo sbadiglio che stava facendo.
Si fermò a guardare un attimo Valentine e alcune foto sulle pareti che però loro non riuscivano a vedere.
-Dobbiamo andare da un'altra parte. Idee?- Magnus indicò loro la porta del garage che però era chiusa e che aveva bisogno di un codice per essere aperta senza fare rumore.
Jonathan non aveva idea di quale fosse questa password guardando Magnus in attesa di vedere cosa voleva fare per aprirla, lui li aveva portati lì infondo.
-Allora?- Magnus gli fece segno di stare zitto mentre trafficava con il telefono collegato all’aggeggio.
-Sono un mago in queste cose, non offendere la mia arte- due secondi dopo infatti la porta del garage che fino a poco prima impediva loro l’entrata si aprì senza alcun rumore, permettendo loro di entrare.
Silenziosamente raggiunsero la seconda porta, che collegava la cucina al garage e l’aprirono leggermente per ascoltare la conversazione tra i due che in quel momento si stava svolgendo.
 
-Hai intenzione di dirlo ai ragazzi?- Jocelyn scosse la testa, non aveva ancora un’idea preciso di quello che doveva fare con i ragazzi ora che si erano ritrovati.
Era tutto alquanto complicato, anche perché i due sembravano aver legato molto e quella notizia sarebbe stata una vera bomba per la loro vita, non voleva neanche pensare a quale reazione avrebbe potuto avere Clary, che fin da piccola era cresciuta con la convinzione che il padre fosse un soldato morto.
Si appoggiò al muro, continuando a guardare Valentine che finiva di preparare la colazione.
Lo aveva fatto molte volte per lei fin da quando erano solo fidanzati, arrivando ogni mattina con qualche sorpresa particolare, con dei fiori su un vassoio che portava a letto.
Valentine finì di preparare le crepes, una delle prime cose che gli erano venute in mente, tentando di gettarne una in aria e riprenderla un secondo dopo.
Jocelyn rise quando la vide cadere senza che riuscisse a prenderla, non completava mai quel passaggio.
-Lascia, faccio io. Sono curiosa di sapere cosa ti diceva Jonathan quando le preparavi- Valentine scoppiò in una risata passando la pentola a Jocelyn che con una certa dimestichezza faceva saltare quelle crepes.
In qualche modo avevano ancora quella sintonia che li legava, seppur non stessero più insieme era difficile dimenticare il passato e due figli che avevano il loro sangue.
-Sai, Clary a volte mi ricorda te- Valentine la guardò, in attesa che continuasse, era curioso di sapere cosa quella ragazza aveva ereditato di lui, almeno in parte.
-Immagino sia la mia intelligenza- Jocelyn scosse la testa ridendo.
-No, piuttosto la tenacia e la forza. E… Jonathan?- si morse il labbro, non sicura di volerlo sapere.
Probabilmente il ragazzo la odiava a morte per tutto e non aveva intenzione di conoscerla, l’aveva abbandonato da piccolo e non poteva pretendere nulla nei suoi confronti.
Sentì le lacrime scenderle dagli occhi, lasciò cadere la crepes correndo al piano superiore.
Valentine la chiamava per chiederle spiegazioni ma Jocelyn non lo ascoltò, in bagno decise di lavarsi il viso e vestirsi per tornare a casa, voleva andarsene da quel posto.
Raccolse i vestiti della festa, non aveva pensato a portarsi un ricambio per il dopo.
Sentì delle braccia stringerla da dietro e cullarla, appoggiò il viso sul petto di Valentine continuando a piangere.
Non le importava in quel momento di sembrare debole, aveva solo bisogno di sfogarsi in qualche modo.
-Shh… va tutto bene Jocelyn, tutto bene- annuì continuando a bagnare la camicia con le sue lacrime.
-Per favore, portami a casa-
 
Jonathan e gli altri si diressero velocemente verso la macchina, accendendola non appena tutti gli altri salirono a bordo e partendo verso la città.
Come diavolo avrebbero potuto parlarne a Clary? Come potevano dirle che lei e Jonathan erano fratelli?
Il ragazzo continuava a guidare velocemente, incurante dei graffi che probabilmente stava provocando a quella macchina mentre guidava, Jace aveva allacciato la cinta non appena si era accorto che la guida stava per diventare estrema, Magnus e Alec invece si tenevano alle maniglie.
-COME DIAMINE FACCIAMO?- urlò a nessuno in particolare.
-Cerchiamo prima di arrivarci vivi, poi penseremo a cosa fare. Vorrei almeno salutare il mio gatto-
Jonathan imprecò, schivando un gatto che in quel momento stava attraversando la strada.
Continuava a pensare a Clary, alla sua amica che invece aveva scoperto essere sua sorella.
Non gli avevano mai detto nulla, persino Hodge che avrebbe potuto benissimo parlare con lui.
O Dorothea, che si impicciava con Camille di ogni cosa e non era stata capace di scoprire che lui aveva una sorella e che guarda caso era proprio la figlia della donna a cui aveva venduto l’appartamento.
-Accidenti! È Clary, cerca di rallentare Jonathan- il ragazzo iniziò a far rallentare l’andamento della macchina.
Presto sarebbero arrivati per le strade vere e proprie e non era proprio un buon momento per investire qualcuno, dietro di lui Magnus stava rispondendo al telefono per parlare con Clary.
-Ehm… stavamo preparando alcune cose per il tuo compleanno Clary- Jace lo fulminò con lo sguardo.
Tra tutte le scuse che poteva inventarsi quella era di sicuro la più stupida che gli fosse venuta in mente.
Magnus alzò le spalle per scusarsi, non poteva certo farsi venire idee migliori in un secondo!
-Si lo so, ma voglio che la tua festa sia spettacolare. Per questo la preparo in anticipo di otto mesi, capisci?-
Se Jonathan avesse potuto, in questo momento avrebbe sbattuto la testa da qualche parte.
A volte si ritrovava a prendere Magnus per un vero stupido, come in quel momento, dove persino il piccolo Max sarebbe stato capace di inventare una scusa più credibile.
-Si si, certo che veniamo a pranzo. Casa Lightwood ok. Si certo, passo il telefono ad Alec un attimo- il ragazzo lo guardò per sapere che cosa volesse Clary proprio da lui, rispondendo sentì invece la voce di Isabelle che voleva urgentemente parlargli per premettergli alcune cose sulla serata.
Sentì le guance farsi improvvisamente rosse, mentre Isabelle gli parlava.
-IZZY! Per favore basta, a questo punto cerca di non fare lo stesso tu- gli rispose un’Isabelle alquanto sconvolta per le idee che il fratello si era fatto.
Jace davanti stava morendo dalle risate e si ritrovò a ringraziare la sorella per aver alleggerito la tensione.
Ridiede il telefono a Magnus, Isabelle alcune volte era alquanto stancante.
-Isabelle ci invita a pranzo, mancano i miei-
 
Clary riagganciò il telefono, la madre non rispondeva al telefono ed era estremamente preoccupata. Le aveva promesso di chiamarla la mattina dopo ma non lo aveva ancora fatto.
Continuava a sperare che non le fosse successo niente.

 

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Capitolo 29
*** XXIX ***


Eccomi qua!
Non voglio sapere di quanto sono in ritardo... troppo.
Nonostante questo, spero che il capitolo vi piaccia... è una bomba! (Non so come mi sia uscita)



Jonathan parcheggiò davanti casa Lightwood, durante il viaggio aveva sbollito tutta la tensione e aveva utilizzato i suoi nervi per trovare un modo per rivelare tutto a Clary.
Immaginava già la reazione della ragazza e voleva trovare il modo più adatto a farlo che non intaccasse la serenità della ragazza in quel momento, era contento d sapere del loro rapporto, teneva molto a Clary e sapere che erano legati da più di una semplice amicizia, era la cosa più importante per lui.
-Non un parola, per favore- scese dalla macchina chiudendo la portiera.
Dietro di lui i ragazzi rimanevano a qualche passo di distanza, nonostante si fosse calmato, preferiva non avere nessuno tra i piedi in quel momento.
Dalla finestra riuscivano a scorgere Isabelle e Clary nella cucina, con Max seduto su una sedia dell’isola a leggere un fumetto con Simon accanto ad indicargli delle pagine.
Jonathan sentì un groppo alla gola, come quasi sempre succedeva quando vedeva Isabelle, come quasi sempre succedeva quando la vedeva in compagnia di un ragazzo. 
Quella volta però era indeciso se a fargli scaturire quella sensazione fosse stata la vista di Isabelle o di Clary.
Alec nel frattempo era già andato avanti e, con Magnus sempre attaccato, aprì la porta di casa. 
Sembrava che le ragazze non si fossero accorte di loro, le sentivano ridere dalla cucina insieme alle voci eccitate di Max e Simon, accompagnate dai miagolii di Church.
-Siamo tornati!- dalla cucina sentirono una serie di rumori non distinti e la voce di Max urlare in seguito ad una qualche botta riportata nello scendere dallo sgabello.
Max corse verso di loro, più precisamente verso Alec e Jace che lo stavano aspettando affiancati come succedeva sempre da molti anni, ritrovandosi difatti il bambino ancorato ad entrambi.
-Siete venuti a quanto pare, pensavamo non sareste più uscite dai negozi- Jonathan si morse la lingua.
Quella ragazza, con dei piatti in mano ad apparecchiare la tavola, era sua sorella.
-Oh beh, non avremmo mai potuto rinunciare ai piatti di Clary- Magnus trattenne il fiato.
Infondo sua cugina non era tanto male in cucina, sperava solo che quella sua dote non scomparisse proprio in quel momento, influenzata dalla presenza di Isabelle.
-A dire il vero ho cucinato io, Magnus!- Isabelle, appoggiata alla porta della cucina, fremeva eccitata all’idea di far assaggiare i suoi piatti ai ragazzi.
-Chi vuole cinese?-


Stephen parcheggiò davanti la stazione di polizia per far scendere Luke, ancora di buon umore per la sorpresa di compleanno che gli avevano fatto. 
Nei sedili posteriori Maryse e Celine continuavano a parlare animatamente dopo la lunga nottata di sonno che avevano avuto, accanto a loro Robert dormiva profondamente con un cappello a coprirgli le orecchie.
Stephen per tutto il viaggio non aveva fatto altro che pensare che si fosse addormentato solo per non sentirli parlare eccitati, o per meglio dire, per non sentire la moglie e l’amica.
-Grazie mille per il passaggio, Stephen- Luke si abbassò un attimo all’altezza del finestrino, il tempo per salutare anche gli altri passeggeri e per prendere da terra alcuni dei regali che aveva portato.
-Di nulla. È stato tutto merito di Amatis- Stephen si morse la lingua, il tempo necessario per sentire Maryse e Celine zittirsi e vedere lo sguardo della moglie spegnersi per un secondo, prima di tornare velocemente al discorso con Maryse per non farsi notare.
Le ferite, nonostante il loro amore, continuavano a bruciare. 
Celine soprattutto era quella che soffriva di più a causa della fiamma ancora non totalmente spenta per suo marito e la sorella di Luke, infondo Stephen l’aveva anche lasciata per stare con Amatis e solo dopo era tornato da lei, seppur forse con il cuore diviso a metà.
-Beh, mi ha fatto lo stesso piacere. Fatemi sapere se avete notizie di Jocelyn- Luke richiuse la portiera, continuando a salutarli anche dopo che la macchina si fu avviata.
-Maryse, dove ti lasciamo?- la donna iniziò a svegliare Robert.
-Se possibile a casa di Jocelyn. Voglio vedere se la trovo lì-

-Ok, sarà un gioco per grandi e piccini… ma lo adoro. Giochiamo a obbligo o verità!- 
Isabelle finì di annaffiare una pianta mentre gli altri prendevano posto sul divano. 
Max era andato in camera sua, dicendo che preferiva non assistere ai giochi dei più grandi. 
Preferiva leggere qualche manga o giocare alla Xbox, soprattutto ora che aveva il nuovo gioco.
-D’accordo, Izzy inizia tu con le domande- 
La ragazza prese posto davanti a Clary, avevano interrotto un discorso all’arrivo dei ragazzi.
Indicò subito Clary che infondo sapeva già cosa voleva chiederle.
-Verità, Izzy- 
-Mi hai detto che ti piacciono i bambini. Hai mai voluto avere un fratello, di preciso grande o piccolo?- 
Tutti i ragazzi escluso Simon la fulminarono con lo sguardo, cosa che però passò inosservata a tutti quanti.
-Si. Un fratello piccolo sarebbe fantastico, ma avere un fratello in generale è la cosa più bella-.
-Izzy?- la ragazza si girò verso il fratello.
-Non è il tuo momento, Alec- il fratello la prese per un braccio, facendole capire che dovevano parlare.
-Ti obbligo a venire un attimo con me- 

Maryse aspettò che Jocelyn venisse ad aprirle la porta, aveva visto la macchina di Valentine parcheggiata all’esterno che le aveva confermato la presenza di entrambi.
Robert accanto a lei sbuffava ad intermittenza, ticchettando il piede sul pavimento.
-Robert! Mi fai innervosire, se vuoi sotto, c’è Stephen che ha promesso di aspettarci.-
Maryse tornò a guardare la porta, che due secondi dopo venne aperta da Valentine.
-Maryse, Robert. Jocelyn si sta cambiando, se volete aspettarla in salotto- Valentine li fece entrare nell’appartamento e chiuse la porta dietro di loro. 
Sul fuoco aveva già iniziato a preparare un caffè e si stava intrattenendo mangiando de biscotti che aveva trovato nella credenza e che, in quel momento, erano sparsi dentro un piatto.
-Volevo sapere come sta Jocelyn. E invitarla a casa mia, l’invito è esteso anche a te- Valentine annuì solamente. 
Un attimo dopo Jocelyn uscì dalla porta della sua camera con un aspetto più rinfrescato: lo si vedeva dal sorriso e dai capelli legati in un alta coda o dal vestito lungo fino terra che le dava un’aria più giovanile.
-Hey Maryse. Scusa se non ti ho aperto, ma stavo morendo dal caldo- salutò sia Maryse che Roberto, i cui ricordi della serata passata erano leggermente sbiaditi.
-Non preoccuparti Jocelyn- Piuttosto, volete venire a casa?-

-Izzy non fare più certe domande a Clary!- Alec si guardò indietro, sicuro che nessuno li stesse ascoltando.
-Perché scusa? Non le ho mica chiesto se lo ha fatto con Jace!- se avesse potuto, nei momenti di pazzia, Alec avrebbe sbattuto la testa da qualche parte solo per non sentire più la sorella cacciare certe frasi.
-Perché purtroppo, sono domande delicate per lei- Isabelle si bloccò.
-Ha perso un fratello? Io non potrei perdere te o Max- scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero.
-No, ma… abbiamo scoperto una cosa. E Clary non la conosce... cioè nemmeno lui la sapeva- Isabelle lo fermò, non interessandosi dei balbettii del fratello e andando invece al dunque: -Lui chi?- 
-Jonathan, ha scoperto di essere il fratello di Clary. E tu non devi dirle nulla- Isabelle annuì, abbracciando il fratello e dirigendosi con lui verso il salone dove voleva abbracciare anche Clary, perché sentiva di doverlo fare, nonostante lei non ne potesse capire il motivo.
-PERCHE’ NON ME LO HAI DETTO?- Isabelle e Alec corsero verso il salone. 
Jocelyn e Valentine erano immobili davanti a Clary, Jonathan cercava di calmare la sorella senza risultato. 
Maryse e gli altri adulti non capivano perché Clary li avesse attaccati non appena entrati dalla porta, Maryse non capiva nemmeno cosa ci facessero tutte quelle persone in casa loro.
-Ma tesoro…- Jocelyn cercò di avvicinarsi alla figlia senza risultato.
-NON AVVICINARTI! PERCHE’ NON MI HAI DETTO CHE VALENTINE E’ MIO PADRE?-
Isabella chiuse gli occhi, senza quel gioco, forse Clary non sarebbe riuscita a scoprire ancora nulla.

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Capitolo 30
*** XXX ***


E siamo arrivati al trentesimo capitolo... non ci posso credere, ma sopratutto non posso credere di aver aggiornato dopo solo una settimana. Ultimamente faccio più tardi!
Comunque... ci siamo lasciati con una grossa bomba, ora andremo avanti nella storia sperando che vi piaccia. 
Vi lascio al capitolo. 




 
Clary correva, zigzagando per le strade senza avere in mente una meta precisa.
Non voleva tornare a casa, per sua madre quello sarebbe stato il primo posto dove cercarla, ma tornare indietro in casa Lightwood sarebbe stato ancora peggio per lei.
Quando fu sicura di non essere seguita si fermò, guardandosi intorno nella speranza di cogliere qualcosa di vagamente familiare nell’ambiente, come la casa di Magnus o di Simon dove avrebbe potuto soggiornare una notte inventandosi una scusa per la famiglia.
Il luogo che la circondava, però, non ricordava si trovasse vicino a nessuna delle case che conosceva.
Clary si morse il labbro tanto forte da sentirne delle gocce di sangue sgorgarvi, si era persa e per un momento fu quasi tentata di tornare indietro per ritrovare la strada di casa.
Eppure la vista di Isabelle e Alec che per sbaglio parlavano di lei e di Jonathan si fece sempre più forte nella sua mente, tutti sapevano che erano fratelli ma sua madre non aveva avuto il coraggio di dirle nulla.
In quel momento decise di entrare nel locale dalla grande insegna al neon difronte a lei: Pandemonium.
Doveva allontanarsi dalla strada ed inoltre era già stata altre volte in uno di quei locali con Simon, non vedeva cosa mai potesse esserci di diverso in quel momento.
Forse perché sei sola… quella vocina nella mente di Clary compariva sempre nei momenti meno opportuni, nonostante ciò era sempre lei a farle fare quelle scelte insensate.
Quindi, sperando di non incontrare nessuna losca figura, si avvicinò all’entrata aspettando di entrare.
 
Jace continuò a correre per le strade alla ricerca di Clary, si erano divisi in tre gruppi per trovare prima Clary.
Alec e Magnus perlustravano i dintorni di casa Bane, mentre Isabelle e Jonathan di casa Fray e Morgenster.
Simon era andato con la sua ragazza, che purtroppo era arrivata dai Lightwood nel momento meno opportuno e si era ritrovata con Jocelyn in lacrime, Valentine che non sapeva cosa fare e Maris e Robert che li guardavano confusi credendo che fosse il tutto una Candid camera.
C’erano fin troppi posti da esplorare e se conosceva Clary, era sicuro di non poterla trovare facilmente.
Un luccichio attirò la sua attenzione lungo la strada, una piccola catenina color argento con un ciondolo che Jace aveva visto solo su un’altra persona: Jocelyn. Il che voleva dire che Clary era passata di lì.
Guardandosi intorno vide delle luci infondo la strada, il Pandemonium Club era sommerso da file di persone che attendevano di entrare e Jace poté giurare che anche Clary fosse tra quelle.
-Per l’Angelo! Perché le donne sanno mettersi solo nei guai?- corse verso il locale con la collana di Clary ancora in mano nella speranza di trovarla realmente lì.
Ti prego, fa che non sia ancora entrata. Quel posto porta solo guai se non sai cosa fare.
Fermò accanto alle persone scrutava attentamente la fila cercando di scorgere dei riccioli rossi tra la folla.
Stava perdendo le speranze, poi una voce attirò la sua attenzione: -Allora rossa, vieni con noi?-
Rossa, quante altre persone in quel momento potevano essere circondate dai ragazzi in quel momento?
-No… grazie, troverò altro da fare. Voi divertitevi pure.- era la sua voce.
Jace corse sorpassando delle persone che gli urlavano dietro del teppista, poi vicino a un muretto vide un ragazzo e una coppia parlare con Clary che sembrava a disagio.
-Non ti conviene. Lasciala stare per favore, ha di meglio da fare.- il ragazzo sorprese Jace.
Era lo stesso che avevano incontrato quella volta che Clary era scappata dalla madre, di nuovo.
Questa volta però aveva aggiunto un nuovo tatuaggio al suo braccio e un piercing sul sopracciglio.
-Oh ma guarda. Il ragazzo dell’altra volta. Strano vederti qui eh? La tua fidanzata non si è stancata?-
Quel ragazzo era pericolosamente vicino a Clary, fin troppo per gli standard di Jace.
Lo allontanò con uno strattone e prese Clary per un braccio, mettendola dietro di lui per allontanarla.
-Sono sicuro che i bodyguard saranno contenti di vedere quelli come voi.-
Solitamente Jace non si sarebbe fatto intimorire da uno di loro, anzi sarebbe stato il primo a volere una sana e controproducente (almeno per loro) lotta. Purtroppo in quel momento con Clary e altre persone ad assistere alla scena non sembrava certamente una buona idea, tanto che iniziò a indietreggiare.
-Clary, perché mi metti sempre tu nei guai?- non lo disse con odio, eppure sembrò che quelle parole facessero rattristare la ragazza che ancora ricordava gli eventi di quella sera. -Scherzavo.-
 
Jocelyn tempestò il tavolo di pugni, la cucina di Maryse era diventata il luogo per sfogare la frustrazione.
-Ehm, Jocelyn… non per essere scortese… ma se vuoi, abbiamo una palestra.- Maryse tirò una gomitata a Robert per la frase che aveva detto, ingenuamente o solo perché era idiota di natura.
Lo sguardo che Jocelyn gli lanciò fu sufficiente a fargli capire che al momento un’arrabbiatura di Maryse o una di Isabelle, sarebbero state delle cose dolci al confronto.
-Dove sarà? Sono usciti da troppo.- Valentine le diede una tazza di camomilla cercando di calmarla.
Sapeva per esperienza che Jocelyn in quei momenti era capace di commettere un omicidio, ma quando aspettava Jonathan, aveva reso quei nove mesi un inferno e solo la camomilla la calmava.
-Torneranno presto. Odio ammetterlo ma dopo Jonathan, Jace e Magnus sarebbero i primi cui affiderei Clary.- Jocelyn si ritrovò ad ammettere che Valentine aveva ragione, nonostante l’antipatia che poteva provare per Jace quel ragazzo aveva dimostrato più volte di volerle bene.
-Jace è in gamba. Fidatevi se dice che la troverà, nulla lo potrà fermare. Soprattutto per lei.- Stephen cercò di usare uno dei suoi toni rassicuranti, o almeno il migliore che riusciva a fare in quel momento.
-Grazie a tutti. È incredibile come alla fine i nostri figli si sono comunque visti, no Stephen?- lui rise.
-Non mi fido molto della moglie di Hodge, ma mi aveva detto che ci saremmo imparentati… quindi.-
Entrambi avevano pensato che Dorothea fosse pazza, Valentine non sapeva della gravidanza di Jocelyn e sentir dire alla sua dipendente che i loro figli si sarebbero sposati, lo aveva turbato.
-Almeno, ora sappiamo cosa intendeva. Noi immaginavamo Jonathan e Jace, che vecchi matti.-
Jocelyn non si unì alla risata, cercavano tutti di smorzare la situazione ma sapeva benissimo che persino Valentine aveva una paura atroce che fosse successo qualcosa a Clary.
Celine emise un sospiro di sollievo: -Jace l’ha trovata. Ma non vuole ancora vedervi, starà da me stanotte.-
 
Jace aprì la porta di casa continuando a tenere per mano Clary.
Non avevano parlato per tutto il viaggio e sospettava non centrassero solo quei ragazzi al Pandemonium.
Aveva mandato un messaggio agli altri avvertendoli che avrebbe dormito lì e si preparò mentalmente alla sfilza di chiamate e messaggi che sicuramente lo avrebbero tenuto impegnato per tutta la notte.
-Vuoi qualcosa da bere. Acqua, thè, camomilla… e se vuoi, so dov’è la riserva di segreta del Rum di nonna.-
-Solo della camomilla, grazie. Credo sia l’unica cosa che può calmarmi al momento.- Jace annuì e dopo essersi assicurato che Clary fosse comoda sul divano, andò in cucina per prepararla.
Di nascosto la osservava, cercando di capire cosa potesse fare per aiutarla.
Clary però rimaneva immobile a fissare il paesaggio fuori dalla finestra muovendo ogni tanto la testa.
Jace sorrise immaginando che forse stava pensando a come poteva dipingerlo su tela. –
-Bello eh? Mamma e nonna Imogen hanno fatto tutto per il mio ritorno.- si sedette accanto a lei.
-Ritorno?- Jace annuì iniziando a raccontarle brevemente la storia.
Poco prima che lei arrivasse da loro era andato in una piccola città per studiare con un maestro privato che viveva lì e che sembrava avesse molto talento. Al suo ritorno Celine e Imogen avevano fatto una festa nel giardino e fatto tagliare tutte le siepi riarredando il tutto. Stephen non si era opposto, anche perché Imogen poche volte era così entusiasta per dei lavori, ma vederle poi ridere entrambe lo aveva fatto tacere.
-E cosa sei andato a studiare?- Jace stava per rispondere, poi una macchina e le voci dei suoi lo fermarono.
-Credo sia meglio se me ne parli domani. Grazie mille Jace.- Clary si alzò dal divano lasciando la tazza sul tavolino e salutando Jace con un fugace bacio sulla guancia prima di scappare nella camera che Jace le aveva mostrato all’inizio quando erano tornati.
Non era ancora pronta per vedere qualcuno, parlare con Stephen e Celine sarebbe stato ancora peggio.
Immaginava che i due avessero la sensibilità per non dire nulla, ma sapere che in ogni caso erano venuti come lei a conoscenza di quel segreto non era ancora facile per lei.
Aveva scoperto di essere la sorella di Jonathan Morgenster.
La figlia di Valentine, a cui si era subito affezionata e che, come lei, era stato imbrogliato dalla madre.
Non sapeva nemmeno lei perché lo avesse fatto, sapeva solo che le aveva nascosto una parte di lei.

 




 

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Capitolo 31
*** XXXI ***


Ciao! Come state? 
Dai, non è passato così tanto tempo dal capitolo 30 :D 
Molti di voi non sanno cosa li attende, tranne Dubhe con cui ormai ci sentiamo spesso per le storie.
Il capitolo è completamente scritto sulla coppia Clace, parte del testo riprende una scena del libro della Clare che io ho leggermente cambiato. 
Spero davvero che vi piaccia, fatemi sapere.
Lù 




Clary aprì gli occhi di scatto, nella camera di casa Herondale dove Jace l’aveva lasciata dormire arrivava un dolce suono di note suonate al piano, il suono così limpido nella calma del momento.
Si scostò le coperte di dosso, decidendo di alzarsi per cercare la fonte della melodia e la persona che la stava suonando lungo la tastiera bianca e nera dello strumento.
Allungò una mano verso il comodino, alla ricerca di qualcosa che potesse farle luce. Purtroppo non trovò nulla, si alzò quindi dal letto camminando a tentoni per la stanza alla ricerca di un muro dove tenersi.
Ricordava che la porta si trovava davanti al letto, nell’angolo destro, quindi decise di dirigersi proprio verso quel punto, sperando di non sbattere su nessun mobile.
Quando finalmente sentì la maniglia sotto la sua mano non poté che esserne felice.
Uscendo vide i lunghi e bianchi corridoi di casa Herondale illuminati dalle piccole lucine appese alle pareti.
Chiuse gli occhi, concentrandosi nuovamente sulla musica che aveva sentito e si diresse verso un corridoio nel lato destro, girando poi nuovamente a sinistra, verso una porta bianca come le altre.
Abbassando lo sguardo vide una luce soffusa che la incoraggiò ad andare avanti, sicura che fosse quella la stanza che stava cercando e in cui uno dei tre Herondale stava suonando.
Aprì lentamente la porta, attenta a non fare il minimo rumore e disturbare così il pianista.
Si guardò intorno, osservando attentamente ogni dettaglio della stanza a partire dai piccoli fiori sui mobiletti fino ai quadri con le foto di famiglia che riempivano la parete. Delle sedie erano disposte lungo il muro, mentre nell’angolo destro vicino il balconcino c’era il tanto agognato pianoforte.
Jace stava suonando con particolare attenzione, oltre il piccolo lampadario, l’unica fonte d’illuminazione in quella stanza era proprio la luce che la luna proiettava all’interno.
Clary occupò posto su una delle sedie finendo di ascoltare la canzone, purtroppo per lei era davvero finita.
-Dormito bene, Clary?- la ragazza annuì sperando che Jace continuasse a suonare.
Il ragazzo invece si alzò dal piccolo pouf del pianoforte e andò a sedersi di fianco a lei.
-Sai che non ti credo, vero? Non ti va di raccontarmi nulla?- Clary si morse il labro.
C’erano così tante cose che in quel momento aveva bisogno di dirgli ma erano tutti pensieri ingarbugliati nella sua mente che le impedivano di creare un discorso sensato.
-Clary se non vuoi parlarne per me va bene. Ma dovresti prima parlarne con tua madre… o chiamare Jonathan almeno, in questo momento sarà preoccupato e… diciamolo, mi sta intasando la segreteria telefonica!-
Risero entrambi non riuscendo proprio a trattenersi, probabilmente avrebbero anche svegliato Celine e Stephen, che potevano non essere disturbati dal suono del piano come da quello delle loro risate.
Clary sorrise, Jace riusciva subito a farla sentire meglio ed aveva bisogno di lui per sentirsi sempre così.
Una luce accesa nel corridoio e la voce impastata di sonno di Stephen li fecero tacere, affacciandosi leggermente per vedere se li avesse sentiti si accorsero con piacere che non era così.
Stephen stava solo andando verso la cucina per prepararsi una tazza di latte caldo e per mangiare dei biscotti.
-Ci credo che la mattina non troviamo mai da mangiare! Papà si frega il cibo di nascosto!- Clary trattenne a stento una risata mentre ascoltava Jace sproloquiare silenziosamente e immaginava la colazione degli Herondale, con Celine che cacciava fuori pacchi e pacchi di biscotti finiti.
-Io e mamma eravamo convinti che rubasse solo dalla dispensa di nonna!- Jace si zittì d’improvviso.
Stephen si era alzato dalla sedia, guardandosi intorno alla ricerca del proprietario della voce.
-Merda. Vieni con me.- prese Clary per un braccio, portandola il più velocemente e silenziosamente possibile verso la scala dietro la sala del piano, quella che portava alla serra di Celine.
Richiuse la porta dietro di lui, addentrandosi con Clary tra le piante che offrivano loro un nascondiglio sicuro.
Si appoggiarono ad una scaletta a chiocciola, assicurandosi che Stephen non li stesse seguendo.
-Cos’è questo posto?- Clary guardò affascinata le varie specie di piante che crescevano al suo interno.
Begonie, tulipani e fiori ancora più strani che avrebbe tanto desiderato dipingere, rendevano il luogo una macchia di colore che si espandeva intorno a loro, amplificata dalla luce della luna.
-La serra di mia madre… diciamo che ha molte passioni e una è proprio nel campo botanico.-
Clary continuò a guardare affascinata le piante che la circondavano, poi un altro rumore più vicino li costrinse a salire sulla scala, per assicurarsi di non essere visti.
-Deve amarli molto… si vede che li cura con passione.- Jace annuì, sedendosi accanto a lei su un gradino e guardando quel giardino sorridendo, Clary era a pochi centimetri da lui ma la sentiva fremere di gioia.
Jace prese una mela da un degli alberi della serra e la tagliò a metà, dandone una a Clary.
-Molto, passa molto del suo tempo a…- da qualche parte stava suonando una campana. -Mezzanotte- disse rimettendosi in tasca il coltello. Si alzò in piedi e le porse le mani per aiutarla a sollevarsi.
Le sue dita erano un po' appiccicose di succo di mela. -E adesso guarda.-
Il suo sguardo era fisso sul cespuglio verde accanto al quale erano stati seduti, coi suoi numerosi boccioli luccicanti. Clary fece per chiedergli cosa avrebbe dovuto guardare, ma lui sollevò una mano per zittirla. Aveva gli occhi lucidi. -Aspetta- disse.
Le foglie del cespuglio erano immobili. All'improvviso uno dei boccioli chiusi iniziò a vibrare e tremare. Si gonfiò fino a raddoppiare le proprie dimensioni e poi si aprì. Fu come guardare la ripresa accelerata dello sbocciare di un fiore: i delicati sepali verdi che si aprivano verso l'esterno, liberando i petali chiusi al loro interno. I petali erano cosparsi di polline dorato e leggero come talco.
-Oh!- disse Clary, e quando sollevò lo sguardo vide che Jace la stava guardando. -Sbocciano tutte le notti?-
-A mezzanotte- disse lui.
Era il più bel spettacolo che Clary avrebbe mai potuto vedere, si sentiva stranamente commossa. -Grazie.-
-Ho una cosa per te- disse Jace. Rovistò in tasca e ne trasse fuori qualcosa che le mise in mano. Era una pietra grigia, leggermente irregolare, in alcuni punti consumata fino a essere liscia.
-Uh- disse Clary rigirandosela tra le dita. -Sai, quando la maggior parte delle ragazze dice che vorrebbe una grossa pietra, non intende proprio, letteralmente, una grossa pietra.-
-Molto divertente, mia sarcastica amica. Non è una pietra qualsiasi. Era di mia madre, ha pensato che ti avrebbe fatto piacere averla… dice che voleva che l’avessi tu. Credimi, è molto importante per lei.-
-Oh.- Clary la guardò con rinnovato interesse, chiudendola tra le dita per sincerarsi di non perderla.
-Be', grazie. È stato carino da parte tua farmi un regalo.- Le sembrava che la tensione tra di loro la schiacciasse
come aria umida, con Jace così vicino sentiva il suo cuore battere veloce e senza sosta, la mente era totalmente fuori controllo e il profumo di Jace non faceva che inebriarla e farle perdere ancora di più il controllo.  
-Dovremmo scendere.- sembrava che nemmeno a lui andasse a genio quell’idea, ma la parte più razionale di entrambi in quel momento fece avanzare loro il passo verso le scale.
-Va bene- disse alla fine. Con suo grande sollievo, la sua voce sembrava normale.
E fu un sollievo ancora maggiore distogliere lo sguardo da lui e voltarsi. La luna, che ora si trovava proprio sopra di loro, illuminava tutto quasi a giorno. Tra un passo e l'altro, Clary vide una scintilla bianca
sprigionarsi da qualcosa sul pavimento. Era il coltello che Jace aveva usato per tagliare le mele.
Clary scattò velocemente indietro per evitare di calpestarlo e le sue spalle andarono a sbattere contro quelle di lui... Jace allungò una mano per sorreggerla proprio mentre lei si voltava per scusarsi e in qualche modo Clary si ritrovò nel cerchio delle sue braccia e lui la baciò.
Quel poco di razionalità che Clary credeva di aver acquisito si perse totalmente in qualche luogo sperduto, lì stretta tra le braccia di Jace sentiva la terra vorticarle sotto i piedi. Lo strinse ancora di più, non sapeva da dove veniva tutto quel nuovo coraggio in lei, ma quell’attrazione che provava per Jace era più forte di lei.
Non riusciva a smettere, si sentiva leggera, libera… eh si, felice.
Era come se ogni preoccupazione in quel momento fosse volata via, quel bacio con Jace riusciva ad allontanare da lei anche quei problemi che l’avevano convinta ad andare da Jace.
-Jace Herondale! Non credo certo di averti permesso di frequentare le lezioni di piano dal professore Picc… Smitc… oh insomma Cicciotizio, per farti trovare nella mia serra con Clary! Un po’ di contegno, no?-
Stephen dietro Celine rideva di nascosto, uno sguardo scocciato di Celine bastò a farlo smettere.
-Ehm… ciao mamma.- Celine sbuffò, stringendosi le mani al petto e facendo segno ai due di uscire.
Clary era rossa di vergogna, eppure nonostante Celine sembrasse infuriata il sorriso che di nascosto seguiva i loro passi le fece pensare che, forse, non era del tutto arrabbiata… più colta di sorpresa.
Ridiscesero le scale seguendo la strada da cui erano saliti, ma a Clary parve un tragitto del tutto diverso. Jace le teneva la mano e le dava minuscole scosse elettriche che le attraversavano le vene partendo da tutti i punti
in cui lui la sfiorava: le dita, il polso, il palmo della mano.
Raggiunsero la porta della sua camera da letto. Clary si appoggiò al muro accanto alla porta, guardandolo.
-Grazie per…- Celine poco lontano da loro aspettava di veder entrare Clary in camera per tornare a letto.
Jace annuì, sembrava che avesse letto i pensieri di Clary e leggeva negli occhi della ragazza quella sensazione di disagio che colpiva Clary quando si trovava in situazioni simili, sotto alcuni punti di vista.
-Ci vediamo domani… e Clary, forse ora è stupido, ma pensa a quello che ti ho detto.-
Clary salutò la famiglia e rientrò in camera chiudendosi la porta alle spalle, si appoggiò al legno chiudendo gli occhi e cercando per un momento di calmarsi e pensare a tutto quello che era successo.
Le labbra di Jace erano l’unica cosa che invadeva la mente di Clary in ogni attimo.
Sentì la voce di Celine dal corridoio, che nonostante bassa arrivava abbastanza limpida alle orecchie di Clary.
-Jace… perché nella mia serra?- 
-Pensavi alla serra? E io che pensavo volessi fargli qualche ramanzina, tesoro.- Clary rise silenziosamente.
-Stephen, siccome ha preso da te sarebbe inutile preoccuparmi di quello. Ma la prossima volta uscite fuori, al sole e alla vista di Jocelyn o Valentine… sono sicura che ci sarà da divertirsi. La mia serra è off-limits.- 
Clary si diresse verso il letto, mettendosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi cercando di dormire.
La mente così piena di pensieri le impediva di concentrarsi e dormire, eppure per farlo si limitò a pensare al suono del piano suonato da Jace… senza cui non lo avrebbe nemmeno raggiunto.

 

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Capitolo 32
*** XXXII ***


Ciao! *rilegge e pensa che deve diventare più fantasiosa con i saluti*
Beh, che dire? La prima parte del capitolo si svolge in casa Herondale, mentre la seconda... diciamo che mi sono anche commossa per scriverla. 
Non so se ho fatto uscire Jonathan alquanto OOC, spero di no ma ammetto che non ne sono sicura. 
Questa storia mi sta straziando! 
Fatemi sapere se vi piace... e, prima che me ne dimentichi.
*parte una serie di applausi* sto riuscendo ad aggiornare più o meno regolarmente, ricordo qualche capitolo fa che erano passate, quanto? Qualche settimana?






Clary si alzò dal letto lievemente assonnata e si guardò intorno, cogliendo le velate sfumature di colore che il sole lasciava, mentre inondava la stanza della luce dei suoi raggi.
Celine le aveva lasciato un suo completo sul mobile, insieme all’intimo che avrebbe potuto indossare perché ancora dentro la scatola delle cose nuove e con il suo telefono pieno di messaggi e dalla segreteria intasata.
Clary andò verso il bagnetto, cercando di pettinare alla meglio i capelli e usando anche lo spazzolino che Celine doveva aver fatto comprare a Stephen per lei.
Aveva ancora il sorriso stampato sul volto, le gambe che tremavano leggermente e un insieme di pensieri che non l’avevano lasciata sola nella notte nemmeno per un secondo.
Indossò il vestito blu e le calze che Celine doveva averle preparato proprio perché più sicura che le andassero, ai piedi aveva i suoi stivaletti neri, l’unica cosa realmente sua in quel momento.
Raccolse i vestiti del giorno prima e ne fece un pacco che avrebbe portato via, poi aprì le finestre della camera per lasciar traspirare l’aria del dolce venticello che spirava fuori, accompagnato dal canto degli uccellini.
Sì, per certi versi Clary era davvero di buon umore; di un umore così gioviale da lasciar stare la menzogna della madre per pensare solo alla colazione di quella mattina e al suo ritorno a scuola.
Mentre finiva di scoprire il letto sentì la porta aprirsi e vide il viso di Celine fare capolino nella stanza.
-Buongiorno Clary, ero venuta a svegliarti, ma credo di aver fatto tardi. Se vuoi la colazione è pronta.-
-Sì arrivo, grazie mille Celine.- Clary sprimacciò il cuscino e seguì Celine fuori la porta.
Quel mattino anche Celine sembrava piuttosto contenta, o forse era semplicemente il suo normale umore stando a quello che Jace e sua madre le avevano raccontato.
Al tavolo della cucina Stephen stava aprendo quelle che sembravano buste dei cornetti, accompagnate dall’immancabile odore di caffè e cappuccino caldi.
-Stephen hai svegliato Jace?- lui scosse la testa, guardando confuso la moglie.
-Pensavo dovessi farlo tu prima che uscissi… o forse ero io? Che l’angelo ci aiuti! Di sicuro non si alza più.- Celine sospirò, raggiungendo velocemente il corridoio mentre Clary rimaneva in piedi vicino la porta.
Stephen canticchiava mettendo sul tavolo quello che aveva comprato e nel frattempo si occupava anche di accedere il caminetto nella stanza accanto per riscaldare comunque la casa dal tempo di fuori che cominciava comunque ad essere leggermente freddo.
-Siediti pure, Clary. Se siamo fortunati Jace sarà pronto tra mezz’ora.- rise, pulendosi le mani dai pezzetti di legno e lavandole sotto il lavandino.
Clary prese posto su una delle sedie ai lati del tavolo, pensando che i capotavola spettassero a Celine e a Stephen come padroni di casa.
Dal corridoio proveniva un rumore di tacchi e un leggero fischiettare allegro, Celine raggiunse i due con un enorme sorriso stampato sul viso mentre prendeva posto a capotavola, come aveva pensato Clary.
-Oh Clary, ti adoro. Jace era già pronto… ci pensi? Tutto perché fai colazione con noi.- Celine e Stephen risero del figlio che in quel momento entrò nella cucina senza nemmeno una traccia di sonno, a differenza di Clary, come se durante la notte avesse soltanto dormito.
-‘giorno a tutti!- salutò i genitori e diede un veloce bacio a Clary, facendola velocemente arrossire.
Stephen e Celine però stavano discutendo con lo sguardo che vagava da tutt’altra parte, solo per lasciare loro un po’ d’intimità che passò velocemente.
-Jace, stamattina vi accompagna papà a scuola e Clary, mi ha chiamato Isabelle… mi ha chiesto di dirti che le dispiace e che avrebbe portato lei le tue cose a scuola.- Celine passò un piatto a Clary non guardandola.
Non sapeva bene come trattare con lei argomenti di quella misura, tanto che aveva moderato al massimo ogni parola che avrebbe potuto usare per gli eventi della serata passata.
-Grazie, Celine. Ho letto un’infinità di messaggi di Izzy, Magnus e… Jonathan.- saltò il nome della madre.
La odiava per quello che le aveva nascosto? Un sacco.
La odiava per averle mentito sul padre? Sì, se non lo avesse mai visto forse non ci sarebbero nemmeno stati tanti problemi, ma dopo che aveva iniziato a tenersi in contatto con loro come aveva potuto non cercare almeno di dirle che quello era suo padre?
Eppure più di tutto la odiava perché sembrava non si fosse interessata al rapporto con Jonathan, che stava in quel momento crescendo sempre di più, non rivelandole nulla nemmeno per loro due.
-Già lo immagino… beh, Clary, sei molto carina con il mio abito.-
 
Jocelyn non aveva dormito per tutta la notte, era stata riaccompagnata a casa da Valentine e di lì era stato tutto un susseguirsi di pianti e dipinti dai colori cupi.
Clary aveva scoperto la verità nel peggiore dei modi, era scappata via e non aveva più avuto sue notizie.
Sapeva solo che aveva passato la notte a casa Herondale, Celine l’aveva chiamata quella mattina per dirle che stava bene e che si sarebbe assicurata che andasse a scuola… poi nulla.
Aveva riagganciato il telefono perché Clary l’aveva chiamata prima di uscire.
Aveva ancora i segni neri del mascara che le rigavano le guance, i capelli afflosciati sulle spalle e i vestiti erano sporchi di tempera e solcate da linee di colore che non ricordava di aver fatto.
Il ciondolo che portava al collo, quello che aveva diviso con Clary, in quel momento sembrava avesse un peso opprimente sul cuore di Jocelyn che non riusciva a sopportare.
Il respiro era continuamente scosso dai singhiozzi che ancora non l’avevano lasciata andare nonostante il tempo passato. Jocelyn si odiava per tutto quello che era successo.
Fece un sospiro, dirigendosi in camera per una doccia rinfrescante e un cambio d’abito, doveva vedere Celine per accettare quel suo invito ad accompagnarla alla scuola per vedere Imogen.
Sarebbe stato l’unico modo in quel momento per vedere Clary da lontano.  
Uscì fuori la camera, prendendo il cappotto blu scuro e la sciarpa con cui avvolgersi e scese le scale mentre decideva di mandare un messaggio a Celine per incontrarsi poco lontano, vicino la scuola.
Tenne una mano sulla ringhiera scendendo lentamente le scale, la piccola finestra sotto le scale illuminava il pianerottolo nonostante fuori ci fosse un po’ di pioggia.
-Jocelyn.- sentendosi chiamare alzò il viso facendo ricadere i riccioli rossi.
Valentine era appoggiato ad una sedia sotto le scale che aspettava di vederla scendere dal suo appartamento.
-Ehi.- non era molto entusiasta, la stessa voce era più un sospiro che un vero rumore.
Valentine sospirò, presagendo una delle lunghe giornate con cui aveva imparato a convivere, conoscendo i momenti di Jocelyn in cui l’umore era sotto lo zero.
-Volevo… cioè no, volevamo aiutarti a vedere Clary. Ma se è questo l’umore direi di lasciar perdere... o no?- Jocelyn lo sguardo confusa. -Volevamo?- Valentine sorrise, uscendo fuori seguito da Jocelyn e portandola vicino alla macchina nera di Valentine, con dentro Jonathan appoggiato al finestrino.
Jocelyn si bloccò sulle scale, vedendo la figura di suo figlio che guardava verso di lei.
-Jonathan…- sentì una mano stringere la sua e costringerla a scendere le scale.
-È tuo figlio, no? E poi immagino che ci siano molte cose di cui parlare, non aspetta altro.-
Jocelyn annuì, seguendo Valentine e salendo nel sedile posteriore accanto a Jonathan.
-Vi lascio qualche minuto di privacy.- Valentine richiuse lo sportello e tornò verso la casa, dove Madame Dorothea lo attendeva con la porta aperta facendo uscire un gattino.
-Ciao… Jonathan… come… cioè…- si bloccò, aveva conosciuto quel ragazzo e non gli aveva rivelato nulla.
Come poteva anche solo credere che iniziare con i soliti discorsi sarebbe servito a qualcosa?
Lui guardava fisso avanti a sé, non si era girato nemmeno un solo secondo per vedere il viso di Jocelyn.
-Immagino mi odierai, vero?- lo vide esitare, prima di scuotere la testa.
-Non ti odio, o dovrei odiare anche mio padre. Avevo già scoperto la nostra parentela, quello che mi aspettavo era vedere uno dei due dirci la verità. Clary non merita di soffrire così, le è stato rivelato il suo passato per sbaglio e si è sentita tradita. Sai quando ti adora? Quanto mi ha parlato di te? È stata la persona a cui tiene di più a mentirle… non una qualunque di cui non si sarebbe importata.- Jocelyn ebbe un nuovo singulto.
Quelle parole erano state dolorose, sarebbe stato meglio sapere che Jonathan la odiava piuttosto che sapere che entrambi i suoi figli stavano soffrendo.
Lei poteva sopportare il dolore, ma sapere che i suoi figli erano tristi… in quel caso il dolore aumentava.
-Mi dispiace, Jonathan. Io non volevo… devi credermi è solo che…- si bloccò.
-Solo cosa? Mi hai abbandonato senza nemmeno provare a chiedere a papà se potessi vedermi. Provare.- Jocelyn scosse la testa, appoggiandosi al finestrino e lasciando scendere nuovamente le lacrime.
-Non potevo, ero giovane e povera. Con Valentine le cose non andavano bene e ho pensato solo a scappare. Hai ragione a dire che sono una persona orribile, credi che non abbia sofferto tutto questo tempo? Quando ti ho rivisto fuori la pizzeria ho desiderato morire perché non mi conoscevi nemmeno…- Jonathan sospirò.
-È questo il fatto. Tu non sei orribile, o non avresti mai cresciuto una figlia come Clary… e so che sono un mostro perché oltre al lavoro tu e papà vi siete ritrovati con un figlio come me. Ma da piccolo… non so, volevo una figura accanto a me che non fosse Dorothea con i biscotti o la patina che mi portava regali dal mondo.- Jocelyn allungò una mano verso il ragazzo, accarezzandogli i capelli chiari come il padre e sperando che non la allontanasse proprio in quel momento da lui, aveva così tanto voluto coccolarlo da piccolo che poterlo fare anche ora da grande le sembrava essere un traguardo.
-Tu non sei stata la causa della nostra rottura, Jonathan! Tu eri quello che ci illuminava le giornate… eravamo noi, ancora troppo giovani e troppo presi dai nostri affari per capire che stavamo rovinando tutto.- Jocelyn si asciugò una lacrima che le stava scendendo dal volto ridendo, per un motivo sconosciuto di quel momento.
-Non credevo che avrei avuto ancora delle lacrime a disposizione. Ti prego Jonathan, pensa quello che vuoi ma non credere che la colpa sia tua…- gli tenne stretta la mano, guardandolo negli occhi e sperando che sapesse che non stava mentendo, che le cose che uscivano dalla sua bocca erano la pura verità.
Lo sguardo di Jonathan si muoveva sul viso di Jocelyn in cerca di qualcosa che gli dicesse che stava mentendo, credere che lui era un mostro a volte risultava più facile di vedere dei problemi negli altri.
Credere che i suoi si fossero lasciati per colpa sua era sempre stato un modo per non soffrire, mentre pensava a godersi il presente e credendo che non avrebbe mai più sofferto.
-Sì.- le disse, mentre si sistemava meglio sul sedile per guardarla.
-Sì, cosa?- lui sorrise, aspettandosi lo slancio di Jocelyn a sentirlo parlare.
Aveva sempre sperato in un momento simile e sapeva che il tutto stava per accedere, come quando lo aveva sognato da bambino nonostante non ci fosse il vento o una macchina ad avvicinarli.
-Sì, puoi abbracciarmi. Papà mi ha detto che ieri gli hai rivelato di…- non riuscì a concludere la frase, due braccia esili rispetto alla sua stessa figura lo avvolsero prima ancora che finisse di parlare, accompagnati dalla voce di sua madre e dalle sue lacrime che gli bagnavano la maglia. -Grazie, Jonathan.-

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Capitolo 33
*** XXXIII ***


Buongiorno a tutti. 
Finalmente ho aggiornato, mi dispiace per il ritardo ma non sonbo riuscita a farlo prima. 
Come sempre voglio ringraziare tutti coloro che seguono questa storia e spero che il capitolo, dedicato a Clary e a Valentine, con l'aggiunta di strane storie che nemmeno io so come ho fatto ad inventarle, vediamo il loro rapporto farsi più stretto in qualche modo e li vediamo parlare del passato suo e di Jocelyn. 
Per farmi perdonare ho allungato il capitolo, nonostante forse non sia tanto importante. 





Quella mattina Clary aveva salutato Jace durante le due ore libere di Maryse e con un permesso si era diretta in palestra per allenarsi, o meglio, per colpire qualsiasi cosa le capitasse a tiro. 
Aveva colpito dei manichini con uno spadino da scherma che aveva abbandonato dopo essersi colpita per tre volte consecutive sul viso, tipo cartoni animati con il rastrello nella fattoria. 
Successivamente era stato il turno dei sacchi da Box, che dopo qualche colpo aveva lasciato, non riuscendo a colpirlo forte come avrebbe voluto e rischiando solo di farsi male.
Si era accasciata al suolo, la testa poggiata sulle gambe e una serie di lacrime che non smettevano di uscire. 
Le aveva mentito, Jocelyn non le aveva rivelato nulla per tutto quel tempo.
Gli oggetti che aveva usato erano sparsi per l’enorme sala, uno per ogni angolo, con la sua firma da giocatrice inesperta nei buchi fatti al manichino con l’arco o nei guantoni che non aveva allacciato. 
Stupida, si disse. 
Non aveva capito che la madre le stava mentendo o che le visite di Jonathan e Valentine non erano mai semplicemente casuali, così che l’affetto che sentiva legarla al ragazzo.
-Sai, se continui così di sicuro migliorerai cuginetta.- Clary rialzò lo sguardo, mentre Magnus scavalcava uno degli ostacoli e la raggiungeva silenzioso, sedendosi vicino a lei. 
Era da tempo che non parlavano, avevano sempre avuto uno stretto rapporto, ma pian piano si era affievolito e nonostante sapessero tutto l’uno dell’altro, Clary non ne era venuta a conoscenza per mano di Magnus.
-Ciao, Mag.- il cugino sbuffò, ridendo per quel soprannome che Clary gli aveva affibbiato.
-Sai, invece di stare qui a crogiolarci senza nemmeno esporci al sole... che dici di rompere qualcosa?- Clary lo guardò confusa, sapendo e sperando che Magnus non intendesse rompere oggetti scolastici.
Lui la guardò sorridendo, giocando con i capelli rossi della cugina sapendo che l’avrebbe calmata un po’.
-In soffitta ho tanti oggetti da buttare, potresti farci un salto con i tuoi amici e divertirvi un po’.- soffiò. 
Da quando Clary era partita, Magnus si era sentito di nuovo solo in quella casa e aveva pensato di cercare qualcosa in soffitta per rallegrarsi ai vecchi ricordi, che però avevano avuto anche l’effetto contrario. 
Non aveva certo pensato di trovare i vecchi vasi che aveva fatto ad un corso di bricolage con la zia Tatiana, o i primi vestiti che aveva creato con la zia Violet, una stilista di L.A.
-Oppure, se non vuoi distruggermi casa, puoi sempre affrontare Valentine nel suo ufficio. Sai che bellezza!- Clary pensò alla seconda opzione che gli sembrava anche quella più ragionevole, eppure affrontare suo padre, che non sembrava avere tante più colpe della madre, le sembrava incredibilmente difficile.
-Oh andiamo ClareClare, ora che ho una scusa per visitare quell’edificio! Non puoi impedirmelo così!- 

Clary non aveva mai visto l’ufficio di suo padre, situato negli ultimi tre piani del palazzo e da cui si intravedevano attraverso le porte a vetri i lavoratori che scribacchiavano tra fogli e computer.
La porta più grande non era fatta in vetro, doveva essere quella di Valentine e la segretaria bionda che al tavolo si smaltava le unghie di rosso, portava anche una scritta sul taschino: Segretaria Personale di Mr. V.M.
Clary si avvicinò alla scrivania, facendo spaventare la ragazza che richiuse in fretta la piccola boccettina. 
Strinse la mano di Magnus, mentre respirando lentamente guardava tutta la stanza per trovarne il coraggio.
-Sono... Clarissa, vorrei vedere Valentine.- la segretaria la guardò con un sopracciglio alzato.
-Ha un appuntamento?- Clary scosse la testa. 
-No, ma ti prego è importante. Ci faresti questo favore, entrerà solo lei.- la ragazza guardò Magnus, o meglio, scrutò il ragazzo senza discrezione, osservando ogni capo di abbigliamento che aveva deciso di indossare.
-D’accordo, solo perché il tuo amico qui indossa abiti firmati. Hai cinque minuti, se il capo non ti caccia prima.- Le aprì la porta, avvertendo Valentine di avere una visita improvvisa e la richiuse in fretta dietro la ragazza, per evitare qualsiasi risposta del padrone verso di lei.  Successivamente guardò Magnus.
-Sai, mi stai simpatico. Ci prendiamo un caffè? Io sono Camille, comunque.- si presentò lei, prendendo la borsa e affrettandosi a raggiungere l’uscita per prendere dei minuti di pausa.
-Io Magnus, invece.- Camille sorrise, salutando anche altri lavoratori e parlando al contempo con Magnus. 
-Mi stai simpatico, sai? Credo che diventeremo grandi amici, io e te.-

Clary entrò nell’ufficio di suo padre cercando di fare più piano possibile, richiuse la porta alle sue spalle e si guardò intorno, cercando di assimilare tutto ciò che poteva contenere quella stanza. 
Un tavolino di vetro, circondato da due divani bianchi in una stanza accanto che, nonostante non fosse separata tramite una porta, sembrava un mondo a parte. Una macchinetta per il caffè praticamente nuova, vari quadri che riempivano le pareti sopra i divani e... una TV a schermo piatto?
Nel vero ufficio invece, l’arredamento era piuttosto sobrio: la scrivania con due sedie e Valentine, che la guardava trattenendo una risata, in attesa che si decidesse a muovere un passo. 
-Ciao, Clary.- la ragazza era ancora vicino la porta, la mano sulla maniglia, indecisa se aprirla e scappare via o rimanere ed affrontare suo padre. Non si capacitava di essersi fatta convincere da Magnus ad effettuare quella stramba idea del cugino e vedere suo padre, forse era più facile parlare con Jonathan.
-Buongiorno signor… ehm… insomma, papà?- Valentine distese le labbra in un piccolo sorriso che cercò di nascondere, mentre indicava a Clary la seconda sedia in cui poteva sedersi.
-Chiamami come vuoi, ma se preferisci possiamo andare sul divano. Preparo due caffè, anche se non amo molto quelli che vengono dalla macchinetta.- lo disse a bassa voce, come se qualcuno in quella stanza avrebbe potuto altrimenti sentire quella loro conversazione. 
-Oh, non preoccuparti. Spero di non disturbare, lavoravi?- si morse il labbro sedendosi sulla sedia.
Valentine rimise in fretta le varie carte sparse sulla scrivania in un cassetto, probabilmente mischiandole tutte.
-No,- rise, sistemandosi più comodamente e avvicinando un vassoio di dolci -questi però sono buoni.-
Clary annuì, prendendone uno e mangiandolo mentre il suo cervello, che stava lavorando da quando era entrata in quella stanza, cercava un idea per farla parlare con suo padre.
La prima frase che le uscì riguardò i dolci, non era nemmeno programmata ma le uscì talmente spontanea da non riuscire a fermarla e sembrò che persino Valentine l’avesse apprezzata. -Sono fantastici!- 
Valentine annuì, indicandole un altro pasticcino che se ne stava isolato dagli altri. Era l’unico rimasto di quel tipo, mentre gli altri uguali erano diversificati anche per il ripieno all’interno. 
-Questo è il mio preferito, assaggialo credo ti piacerà.- Clary scosse la testa.
-È l’ultimo rimasto, non posso prenderlo.- afferrò invece uno dei pasticcini più frequenti, masticandolo e facendo finta che le piacesse, nonostante avesse voglia di gettarlo nel gestino. 
-Non ti piace, eh? Li odio anch’io, non so perché Camille li compri.- scosse la testa, prendendo il dolce che le aveva detto con un tovagliolo e allungandoglielo nuovamente. 
-Mi farebbe piacere se lo assaggiassi. Che dici, detto così va meglio?- rise, contagiando Clary che alla fine prese il pasticcino senza provare a ribattere. Sembrava che Valentine fosse nuovamente contento. 
Gustò il dolce, notando come gli ingredienti si miscelavano tra loro senza però prevalere l’uno sull’altro, della dolcezza della crema e la morbidezza della pasta che sembrava sciogliersi in bocca.
Valentine rise. -Ti avevo detto che ti sarebbe piaciuto, anche se… a Jonathan non piacciono particolarmente.- 
Clary sgranò gli occhi, con ancora in bocca il gusto di quella pasta, che nonostante fosse finita non accennava a volersene andare dalla sua mente. La sensazione che le aveva lasciato… era stata talmente… perfetta. 
-No, preferisce quelli all’angolo. Quello che stavi per sputare, tanto per intenderci.- rise. 
-Uh, anche mamma li preferisce a dirla tutta.- suo padre annuì, guardando altrove come trasognato.
-Lo so, è così che ha accettato di sposarmi a dire il vero.- le rispose, guardando e cogliendone molti elementi che le ricordavano Jocelyn da giovane, nonostante altri fossero solamente suoi. 
Un po’ come Jonathan, che poteva assomigliare a lui ma per altri versi era la copia di Jocelyn. 
-Con un dolce, davvero?- il primo momento di paura sembrava ormai passato, Clary si ritrovò a voler parlare con suo padre e il comportamento di lui sembrava aiutarla soltanto nel lavoro. Annuì.
-Non era solo il dolce. Ho viaggiato in macchina per un giorno, portandola ad un piccolo motel sul mare che aveva visto un anno prima. Lo avevo e gli avevo chiesto di prepararmi dei dolci e avevo consegnato loro l’anello perché doveva essere tutta una sorpresa. Solo che… ecco, loro pensavano di dover mettere l’anello in quel dolce e tua madre ha rischiato di soffocare. Non sai che paura ho avuto quel giorno, ho giurato che non avrei mai più fatto preparare dolci per un evento ma li avrei comprati in pasticceria. Jocelyn non aveva capito nulla e quei tizi non parlavano nemmeno bene, tanto che alla fine mi ha picchiato senza motivo.- rise ancora, coprendosi il viso con la mano e scuotendo la testa, lasciandosi andare ai ricordi. 
Clary non riusciva ad immaginarli, come due giovani in riva al mare o con una richiesta piena di imprevisti come in quel caso con i suoi genitori. Pensare alla madre, che nonostante la disavventura, aveva alla fine accettato quando altre non l’avrebbero fatto. O a Valentine, che aveva guidato per una giornata o forse di più solo per poterla portare nel luogo che aveva visto e chiederle di sposarlo. 
Sentì gli occhi inumidirsi, e le lacrime cadere senza nemmeno accorgersene.
-Beh… devo dire che è stato tutto… Avanti!- Camille entrò nella stanza, sorridendo ai due. 
-Mi scusi, è arrivato il suo cliente. E signorina, i cinque minuti sono passati. Mi spiace ma devo chiederle di andare.- Valentine ticchettò le dita sul tavolo, guardando Camille adirato.
-Stavamo parlando, puoi anche dire al signor Wayland di aspettare.- Clary scosse la testa, alzandosi e prendendo le sue cose dalla sedia il più velocemente possibile. 
Camille sembrava confusa, ma l’aspetto pazientemente e con un sorriso vicino la porta, che teneva aperta. 
-Non importa. Magnus mi sta aspettando, grazie per la chiacchierata… papà.- vide Valentine illuminarsi, si affrettò a raggiungere l’uscita mentre Camille faceva saettare lo sguardo tra i due.
-Cioè lei... o cielo, scusami non lo sapevo.- Clary sorrise, uscendo seguita da Camille.
-Non preoccuparti, non c’è problema. La prossima volta, dovrò prendere appuntamento?- Camille rise, riprendendo la boccetta di smalto dalla scrivania e aprendola per la nuova passata.
-No, Clary. Beh, buona giornata allora.- tornò a concentrarsi sullo smalto, Magnus affiancò subito la cugina abbracciandola, tanto da farla sembrare ancora più bassa e scortandola per tutto il tempo senza lasciarla. 
-Allora com’è andata?- chiese.
-Benissimo, adoriamo entrambi i… baci di dama?- rispose sorridendo, spingendo leggermente Magnus che non esistò a contrattaccare, spingendola nonostante la tenesse ancora per quell’abbraccio.
-Wow, allora qui la cosa è seria. Sono contento per te, ClareClare.-

Jonathan parcheggiò davanti casa di Magnus, aveva come l’impressione che Clary non sarebbe tornata a casa per un po’ di tempo e, nonostante la remota possibilità, voleva avvertire sua... madre sulla sicurezza di Clary. 
Aveva saltato la scuola, nonostante le proteste di Jocelyn che non voleva essere causa di un qualsiasi suo allontanamento dagli studi, ma lui le aveva sorriso e detto che l’avrebbe fatto comunque. 
Avevano passato la giornata al centro commerciale, scoprendo cose l’uno dell’altro in ogni negozio che andavano, avevano pranzato fuori e finito per essere anche fermati dalla sicurezza per un incidente nel negozio. 
Accese l’Mp3 e rimase ad osservare la strada, Magnus non c’era e di certo non aveva voglia di scendere ed aspettarlo in veranda con il gatto in giro. 
Pochi minuti dopo vide Clary e Magnus scendere con due pizze in mano, le risate si espandevano per tutto il vicinato e vide Clary così felice da pensare di non interromperli. 
Aveva voglia di parlare con lei, vedere come stava, ma preferì rimandare e non spezzare quel momento. 
Mandò un messaggio a Jocelyn e ripartì, con un sorriso che gli aleggiava sulle labbra.

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Capitolo 34
*** XXXIV ***


Eccomi qua a postare un nuovo capitolo della storia.
Chiedo scusa se ci ho messo tanto, ma un pò per le vacanze e un pò per un'altra storia che mi ha preso mano non sono riuscita ad aggiornare. 4
Ad ogni modo questo è forse uno dei capitoli più lunghi che ho scritto e spero vi piaccia, ci saranno molte cose.
Spero di ricevere delle recensioni, non vorrei che vi foste dimenticati di me xD




Clary odorava Chairman Meaw, il gatto con cui aveva giocato migliaia di volte da bambina, lo stesso che passava con lei i pomeriggi in cui era malata se Magnus non c’era e che cacciava gli uccelli dalla finestra.
Eppure, per quanto amasse quel gatto, c’erano momenti in cui voleva ucciderlo. Come quello.
Il gatto era poggiato sul suo letto -fin qui nulla di strano-, dopo però, aver fatto cadere vasi e quadri cercando di prendere un piccione dalla finestra che Clary aveva lasciato aperta.
Dolcemente, per quanto la sua rabbia potesse, prese il gatto e lo cacciò fuori la camera per riordinare.
Non ci sarebbe riuscita, aveva a malapena dieci minuti per finire di prepararsi e andare a scuola con Magnus.
-Ti taglierò tutti i peli.- sbottò, buttando i vetri nella spazzatura e mettendo i quadri sul letto.
Era troppo bassa per riuscire ad appenderli alla loro vecchia altezza e, vista l’ora, non le andava di andare in giro a cercare una scala abbastanza alta solo per lei.
Indosso la felpa verde di con gli occhi e la bocca di Mike -che aveva comprato all’uscita del film Monster University-, un jeans nero e scarpe abbinate verdi prima di correre fuori e saltare la colazione.
I capelli non erano stati curati più del dovuto, magari sembravano un nido di uccello. Cercò di non pensarci.
Magnus l’aspettava già in macchina, impeccabile nello stile se non si contavano gli accessori oro e argento.
-Ancora non capisco come fanno a farti entrare a scuola.- richiuse la portiera, sentendo Magnus ridere.
Clary era seria, nonostante suo cugino pensasse l’esatto contrario e passasse il tempo a ridere invece di guidare.
-Magnus sii serio, non voglio morire per mano della tua guida.- urlò.
-Clary non preoccuparti, questa macchina non verrebbe travolta neppure da qualche carro armato.- le disse.
Clary alzò gli occhi al cielo, la capacità di Magnus di ingrandire le proprietà di un oggetto era infinità.
-Vetri antimissili, un lanciafiamme non lo scalfisce.- Clary scosse la testa -Non credi a tuo cugino, Clary?-
-Diciamo che lo trovo un po’ esagerato, gonfiato.- Magnus scosse la testa.
-I pompati possono al massimo essere belli da vedere, ma non credo che...- Clary alzò le mani.
-Non voglio sapere nulla che vada oltre ciò che vedo, mi basta conoscerti per immaginare il continuo.- finì.
-È una Mercedes Guardian, comunque.- Clary annuì guardando fuori dal finestrino.
Si accorse solo dopo degli occhi puntati sulla macchina, i bambini che la indicavano mentre camminavano nei cappotti con le loro mamme, o gli occhi degli uomini che la seguivano.
Guardian, aveva già sentito il nome di quell’auto ma non sapeva dove.
Poi si bloccò, nello stesso istante in cui sentì alla radio la canzone Thousand Years, dedicata dalla radio ad una ragazza, dopo essere stati contattati dal compagno.
-Questa è la macchina di Twilight?!- come a confermare i suoi dubbi, Magnus iniziò a canticchiare.
Clary non lo fermò per avere la conferma, la voce di Magnus era troppo bella per poter essere bloccata.
Solo quando quella finì, accompagnata dalla voce di Magnus che vi aggiungeva delle note per renderla migliore, seppe con sicurezza che Magnus le stava per rispondere.
-Sì, è quella.- Clary scosse la testa ridendo.
Beh, certo, Bella aveva ricevuto da Edward la Black Card dopo aver accettato di sposarlo. Magnus, invece, doveva avere tanti di quei soldi da averne dieci, di carte di credito.
Fu contenta di allontanarsi dal veicolo una volta arrivati a scuola, non si accorse della velocità con cui era scesa.
Magnus fece tutto con calma, prese le loro borse nei sedili anteriori, richiuse la macchina e si avvicinò fischiettando a Clary mentre faceva girare le chiavi attorno a un dito.
-Andiamo cuginetta, non vorrai fare tardi per la lezione con miss Graymark.- neanche a dirlo che la professoressa passò accanto a loro, salutandoli con un sorriso prima di dirigersi verso l’ufficio di Imogen.
Affrettando il passo Clary continuò a sentirsi osservata, altri bisbigli la seguivano come il primo giorno.
-Ora perché bisbigliano?- Magnus alzò le spalle, ne sapeva meno di lei.
Quando però si girava a guardare gli alunni, quelli smettevano, facendola montare la rabbia.
Si fermò nel corridoio, cartella in mano, mentre osservava  Jonathan davanti la classe con un telefono in mano.
I bisbigli cessarono in quel momento, persino Magnus sembrava impietrito nel guardare la scena.
I suoi amici erano lì, Izzy stingeva Jonathan con un braccio mentre quest’ultimo sembrava vuoto.
-Che succede?- corse verso di loro, guardandoli uno ad uno in cerca di una risposta.
-Jocelyn... nostra madre... è in ospedale.-
 
Magnus e Clary erano scattati verso l’uscita, non sentivano neppure gli urli delle persone dietro di loro.
Clary non sapeva cosa pensare, riusciva a darsi solo la colpa per tutto quello che stava succedendo.
Aveva litigato con sua madre e lei era stata... cosa? Ritrovata a casa svenuta, ferita?
Non aveva aspettato per sapere il resto, non ne aveva neppure bisogno, le importava solo di vedere sua madre rialzarsi dal letto dell’edificio che Clary aveva sempre odiato.
Medici che con una mano sulla tua spalla ti dicono che andrà tutto bene, quando forse non è neppure vero.
Non poteva pensarci, altrimenti avrebbe iniziato a piangere senza sosta.
Quando la macchina parcheggiò corse fuori, Magnus sarebbe andato in cerca di un parcheggio mentre lei avrebbe parlato con i medici per sapere in quali condizioni versava sua madre.
Fermò quella che doveva essere un’infermiera, camice rosa pallido e ballerine.
Clary era senza fiato, quando si fermò accanto a lei per parlarle, tanto che l’infermiera la fece sedere.
-Signorina, si calmi.- Clary era pallida, mentre respirava cercando di riavere la voce.
-Mia... madre, dov’è?- prese dell’acqua che l’infermiera aveva fatto portare. Magnus fu subito accanto a lei.
-Jocelyn Fray, abbiamo appena saputo che è finita in ospedale.- disse il cugino al posto suo.
L’infermiera controllò la lista dei pazienti, su cui non risultava nessuna Fray. Scosse la testa, sedendosi accanto ai due e tenendo una mano sulla giovane, che sembrava la più sconvolta.
-Non mi risulta nessuna Fray, ma non potreste vederla, siete fuori l’orario delle visite. Mi spiace.- sussurrò.
Magnus mosse la mano, come a dire che non gli importava di meno ciò che pensava quella donna.
-Provi Fairchild.- ordinò, gli occhi che sembravano mandare scintille.
Annuendo l’infermiera, Rose, controllò. -Sì, abbiamo una Fairchild, ma come ho detto non potete entrare.-
Clary stava boccheggiando, non riusciva a trovare le parole per chiedere a quella donna di farle vedere sua madre anche solo per un secondo. Per fortuna fu salvata da una seconda infermiera, che mise una mano sulla spalla di Rose e la fece girare con un sorriso verso di lei.
-Ci penso io Rose, li conosco e mi prenderò la responsabilità. Solo due secondi, per sapere che sta bene.-
Rose annuì, alzandosi e salutando entrambi con un saluto per lasciarli a Melinda.
Clary non l’avrebbe riconosciuta sotto quella divisa da ospedale, quasi si confondeva tra le altre.
-Abbiamo solo due minuti, venite presto.- li accompagnò per un corridoio, fermandosi alla stanza 200.
-Melinda cosa ci fai qui?- doveva porle quella domanda, o sarebbe rimasta con la curiosità.
-I miei vorrebbero farmi diventare medico e la scuola ha un programma di lavoro che ci apre delle opportunità per vedere dal vivo cosa succede in vari ambiti. Così con l’aiuto dei miei vengo una volta alla settimana qui.- Dopodiché senza dire nulla si allontanò per lasciare loro della privacy, Jocelyn era in una camera privata.
Stava leggendo un libro, cosa che fece alleviare l’animo già tormentato di Clary e Magnus, mentre con una mano beveva del caffè da una tazza gigante di qualche bar.
Quando li vide entrare sorrise, aprendo le braccia dove Clary si tuffò l’attimo dopo.
-Pensavo... tu… come… scusa.- Jocelyn rise, scompigliandole i capelli e abbracciando anche Magnus.
-Tu cosa? Nah, sto bene, sono solo arrivati dei ladri esperti in casa.- rispose, posando rivista e caffè sul tavolo.
-Cosa vuol dire dei ladri? Erano armati o ti hanno fatto qualcosa?- sbottò Magnus. Clary annuì a seguito.
Jocelyn scosse la testa, mordendosi il labbro pensando a quali parti poteva raccontare senza farli preoccupare.
-Diciamo che ci hanno provato, ma sono brava a difendermi e ne sono uscita con qualche graffio.-
Clary scosse la testa non credendoci più di tanto, non poteva essere finita lì per niente.
-Valentine era passato per portarmi una cosa che avevi dimenticato e mi ha trovato... svenuta in salotto. Quando siamo arrivati qui ha pagato dei medici per farmi rimanere obbligatoriamente qui.- rise.
Magnus però sembrò soddisfatto, l’importante era sapere che stava meglio di quanto pensassero.
Per sdrammatizzare si sedette meglio sul letto, stringendo la mano della zia e guardando quella che doveva essere una delle camere private più costose dell’ospedale.
-Così... Valentine ti ha pagato la camera e tu non ti sei opposta, eh?- Clary rise, Jocelyn sembrava offesa.
-Cosa stai insinuando, Magnus? Smetti di pensare.- sbottò, alzando le mani senza urlare.
-Soprattutto non pensare a quello…- sussurrò Clary, Jocelyn incrociò le braccia al petto.
-Pervertiti.- disse, facendo ridere entrambi i ragazzi accanto a lei.
Melinda aveva bussato alla porta, chiedendo loro di uscire perché non poteva più farli rimanere.
Dopo un veloce abbraccio e la promessa di tornare nel pomeriggio, i due tornarono da Melinda.
Clary si girò solo un secondo, per porre una domanda alla madre. -Perché Jonathan era preoccupato?-
Jocelyn scosse la testa, soppesando lo sguardo della figlia, come per cercare di carpirne più informazioni.
-Probabilmente Valentine era preoccupato e lo ha influenzato, povero Jonathan, siamo una coppia di matti.-
Magnus rise, richiamando Clary e mettendole un braccio sulle spalla. Melinda si era allontanata nuovamente.
-Eh già, proprio una coppia.- disse -Sai quante cose che mi raccontava papà di te da giovane.-
 
Clary mandò un messaggio a Jonathan, ricevendone subito una risposta che li invitava a casa sua.
Magnus virò quasi immediatamente, per prendere una scorciatoia.
Quando arrivarono venne ad aprirli Izzy, che sorridendo di sollievo abbracciò i due e corse in salotto.
Jonathan doveva aver spiegato del messaggio a tutti, perché Clary li notava molto più sorridenti di prima.
Prese posto accanto tra Jace e Simon sul divano grande, Alec e Magnus si dividevano il divano a due, mentre suo fratello e Isabelle la poltrona bianca.
-Rimane il fatto, che non potete tornare a casa, anche papà pensa lo stesso.- continuò Jonathan.
Clary annuì, durante il tragitto ci aveva pensato ma non aveva proferito parola.
Quella da Magnus doveva essere una sistemazione temporanea, per quanto avesse litigato con la madre, anche lei non riusciva a rimanerle troppo lontano. Ora invece, dovevano tornare dal cugino, mentre Jocelyn cercava un nuovo appartamento in cui trasferirsi. Magnus non poteva esserne felice.
-Ma... ho pensato che potreste trasferirvi qui nel frattempo. La casa è abbastanza grande per tutti.-
Clary si morse il labbro, non sapeva come rispondere alla domanda e per quanto fosse sicura del tenero che continuava ad esserci tra i suoi, non poteva obbligare sua madre a tornare.
Come a leggerle nel pensiero, Magnus avanzò una seconda proposta.
-Clary, sai che potete venire da me se preferite. So cosa pensi, ma non devi preoccuparti.- Clary scosse la testa.
Guardava Magnus e sapeva che avrebbe preferito passare del tempo con Alec, nonostante cercasse di nascondere ogni suo pensiero in quel momento.
-Sentite non so ancora cosa succederà, credo che mamma odierà entrambe le proposte. Senza offesa.- disse.
Magnus scosse la testa, come per dirle che non se ne preoccupava, mentre Jonathan sembrava triste.
-Non è per te, Jonathan. Non voglio costringere i nostri a vivere insieme, per quanto possiamo amare l’idea.- Jonathan rialzò lo sguardo, un sorriso impertinente gli increspava le labbra mentre continuava a parlare.
-Stavo per dire, prima che Magnus continuasse, che papà è d’accordo e dobbiamo solo convincere Jocelyn. Tocca a voi decidere, lui potrà anche tornare più tardi e avanzarsi del lavoro a casa, se vi fa stare meglio.-
 
Alla fine la decisione fu presa seppur con una certa indecisione, Jocelyn aveva accettato di andare a vivere da Valentine e Jonathan dopo che quest’ultimo le aveva parlato entusiasta della proposta.
Aveva paura di incappare in vecchi ricordi, momenti irreparabili con il suo ex. Eppure era contenta, avrebbe potuto passare dei momenti con entrambi i suoi figli e questo giovava a tutto.
Stava sistemando le sue cose nella camera con l’aiuto di suo figlio, Clary e Isabelle si trovavano nell’altra per svuotare le valigie che Clary si era portata.
Sorridendo, Jocelyn aveva osservato suo figlio abbracciare Isabelle appena arrivata per aiutarli, prima che quest’ultima corresse a salutare lei e Clary.
-Ehm... di cosa dovremmo parlare?- chiese, sedendosi sul letto e facendo segno a Jonathan di fare lo stesso.
Poteva finire da sola di sistemare l’ultima valigia, anche perché non aveva certo intenzione di dire al figlio cosa fare con l’intimo. Si vergognava in un certo senso di fargli aprire quella valigetta.
-Non saprei. Con Clary di cosa parlate?- chiese invece lui, facendo dubitare nuovamente Jocelyn.
-Cose da ragazze... fidanzati… quadri. Non so se chiederti se tra te e Isabelle c’è qualcosa, per esempio.- rise.
Jonathan l’accompagnò, facendosi leggermente più rosso, mentre girava la testa da un’altra parte.
-Non lo so... potrebbe. Immagino sia lei a dover decidere.-

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