Call me maybe?

di Ziseos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'idea più stupida ***
Capitolo 2: *** APPUNTAMENTO- Fase 1:Bar ***
Capitolo 3: *** APPUNTAMENTO- Fase 2: Walking on the street ***
Capitolo 4: *** The day before the hell ***
Capitolo 5: *** The Challenge ***
Capitolo 6: *** Sabaody Park-Part 1 ***
Capitolo 7: *** Sabaody Park-Part 2 ***
Capitolo 8: *** Tell me your story. ***



Capitolo 1
*** L'idea più stupida ***


CAPITOLO 1

L’IDEA PIU’ STUPIDA

 
 
Stringevo ancora fra e dita quel dannato pezzo di carta con sopra scribacchiato alla veloce, un numero di telefono.                                                                                                                                                                         
Presi a maledirmi come mai in vita mia ed ero sul punto di strapparmi uno per uno i capelli; cominciai a prendere a calci qualunque cosa incontrassi sul mio cammino: lattine, pezzi di plastica, bottiglie e sassi.     
Se solo non fossi andata a bere la sera prima, sicuramente non sarei stata lì in quel momento, ad aspettare una persona che a malapena avevo visto in faccia.                                                                                                    
Mi appoggiai ad un muro di fronte al bar dove avevo appuntamento e tirai su il viso verso il sole: avevo bisogno di quel dannato calore ancora per qualche istante,prima che cominciasse un inferno gelido.

Può l’inferno essere gelido?
Oh,eccome se può esserlo!
Basta solo trovarsi a due centimetri dal naso di un tipo del quale non conosci nulla, e con il quale dovrai passare un pomeriggio romantico.
Gelido. Come gli sguardi che ci saremo scambiati.
Tirai un sospiro scocciato e presi una pinza dalla borsa, per poi tirarmi su i capelli in una specie di chignon uscito malissimo;e diedi un’occhiata in giro a cercare con lo sguardo qualcuno che potesse essere il mio misterioso cavaliere per la serata.                                                                                                                             
Non vedendo nessuno comparire all’orizzonte chiusi gli occhi cercando di pensare ad altro.
<<...dunque..stasera devo ancora andare a comprare da mangiare, c’è il frigo che piange da una settimana ed il mio stomaco gli tiene compagnia..dovrei passare in farmacia giusto per andare a vedere se le mie pastiglie per il mal di testa sono arrivate..magari potrei anche fermarmi in bibl...>>
“Ehi tu.”
<<..dicevo,magari in biblioteca..anzi no,no meglio passare in edic..>>
“STO PARLANDO CON TE!”
<<...l’edicola chiude presto però..quindi rimane la..>>
<< TU! RAGAZZINA! STO PARLANDO CON TE! DICO SEI SORDA O COSA??!”
Spalancai di colpo gli occhi e gridai furiosa agitando i pugni all’aria
“ Vuoi chiudere quel dannato becco??!! STO CERCANDO DI P-E-N-S-A-R-E!! E’ DIFFICILE CAPIRE IL CONCETTO??!!”
Mi fermai quando vidi che a pochi centimetri da me, una figura più alta della mia mi stava fissando tenendosi il naso con la mano; osservai la mia mano ancora stretta in un pugno e notai delle piccole tracce di sangue sulle nocche.
Tirai un urlo capendo subito di avere colpito uno sconosciuto:
“ M-mi scusi!! Si sente bene? Ha bisogno d’aiuto??”-mi fermai un’attimo-“...un momento..LEI MI HA FATTO SPAVENTARE,ALTRO CHE SCUSE!! SI RENDE CONTO CHE NON E ’ NORMALE INTERROMPERE I PENSIERI DELLA GENTE E ARRABBIARSI COSì??!!”
Il tipo sbuffò leggermente arrabbiato e si ripulì il sangue dal naso con il dorso della mano:
“Perchè invece non guardi dove metti le mani?!”
Mi morsi il labbro pensando.
Effettivamente non aveva tutti i torti.
“Tieni.”-gli passai un fazzoletto.
“Che roba è?”-se lo portò alle narici-“Ma che...mandarino?”
Storsi il naso scocciata: stava pure a sindacare sul profumo del fazzoletto ora?!
“Si è mandarino. Qualcosa contro i mandarini per caso?!”
Mi passò nuovamente il fazzoletto , il quale era segnato da piccole macchie di sangue scure che mi fecero rabbrividire stizzita; non è certo una delle cose che preferisco toccare il sangue altrui..
“Senti un pò piuttosto..”
“Che vuoi? Soldi? Birra? COSA??!!”
“Conosci mica una ragazza con questo numero?”-mi porse un biglietto con un numero di telefono scribacchiato alla veloce. Lessi le cifre lentamente ed impallidii quando riconobbi il mio numero.
“Dunque...tu saresti...”-lessi il nome dal mio biglietto-“...Zoro..Roronoa Zoro?”
“E tu sei Nami?”
Annuii con la testa.
Diavolo! Perchè proprio questo idiota?!
Si schiarì la voce ed incrociò le braccia,per poi squadrarmi: “ Bene,bene...abbiamo un’appuntamento oggi,dico bene?”
Mi presi la testa fra le mani con un lampo disperato negli occhi.
Appuntamento con uno sconosciuto, antipatico e rozzo.
Un modo fantastico di iniziare la settimana.

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Capitolo 2
*** APPUNTAMENTO- Fase 1:Bar ***


CAPITOLO DUE

APPUNTAMENTO- FASE 1: BAR

 
Mi rigiravo nervosamente una ciocca di capelli fra le dita evitando di fissare il tipo di fronte a me.
Lui teneva in mano un bicchiere piuttosto grande, ricolmo di un liquido chiaro dal profumo molto forte,alcolico.
“La principessa gradisce del sake,forse?”-ghignò aspettandosi un mio rifiuto scandalizzato da quell’offerta.
Invece credo di averlo sorpreso con la mia reazione: feci un cenno al barista di portarmi un bicchiere più grande del suo ricolmo anch’esso fino all’orlo di sake.
Mi girai verso il mio cavaliere sconosciuto,e svuotai in un’attimo il contenuto del mio biccchiere; l’alcool mi scendeva lungo la gola provocando dentro al mio petto come l’impressione di un’incendio,ma non ci feci tanto caso visto che,in fondo, ero abituata anche a bibite decisamente più forti.
Posai il bicchiere sul bancone, mi pulii le labbra ancora bagnate e sospirai deliziata gustando ancora quel goccio di alcool che mi era rimasto in bocca.
Sollevai gli occhi per vedere la sua reazione, e lo trovai a fissarmi strano,con un sopracciglio alzato e l’unico occhio che aveva era spalancato a dismisura.
Già...la cicatrice che aveva sull’occhiio. Non l’avevo notata prima, o perlomeno non ci avevo fatto caso.
Lo squadrai velocemente per coglierne ogni singolo particolare..
Era piuttosto alto, direi una o due spanne più alto di me, considerando che quel giorno avevo zeppe abbastanza alte; aveva una corporatura piuttosto massiccia e muscolosa, da fare invidia a Dwayne”The Rock” Johnson.
Per quanto riguardava l’abbigliamento e il resto, devo ammettere che erano un pò fuori dalla norma, a cominciare dai capelli.
Quale mente sana avrebbe mai potuto tingerseli di verde?!! Sembrava un alga,per la miseria!!
L’abbigliamento era passabile, se non fosse stato per quegli orribili anfibi color verde petrolio scuro tendente al nero...improponibili,semplicemente improponibili.
Probabilmente si doveva essere accorto che lo stavo squadrando perchè cominciò a parlare in tono sprezzante del mio abbigliamento:
“Capelli arancioni eh? Sei  una ganguro per caso? (* ganguro= stile nato in Giappone, dove ragazze si riempiono di autoabbronzante color carota, si tingono i capelli di biondo o di arancione e utilizzano trucchi e abiti molto appariscenti, con colori dal rosa shocking all’argento metallizzato..delle robe inquietanti insomma!)”
“I miei capelli sono naturali al 100%!! I tuoi allora?? Sembra che tu abbia una coltivazione di alghe marine in testa??!!”
“Sono naturali anche i miei quindi chiudi il be..EEEEHHH??! ALGHE?!! Come ti permetti piccola strega?!! E la tua maglia allora?! Chi va in giro con una maglia con scritto << I <3 MANDARINI>>??!!”
“IO. PROBLEMI??”
“Si...non esco con una bambina che porta queste magliette.”
“E io non esco con un cafone che insulta i miei capelli, il mio abbigliamento e i miei gusti in fatto di moda! Oltre ad essere un rozzo bevitore dai capelli ‘algati’.”
“Algati?? Ma che vuol dire?!”
“ i tuoi capelli sono talmente inquietanti, che nemmeno in un dizionario esiste un termine adatto a descriverli, per cui ho dovuto inventare mio malgrado...”
Lui sbuffò, evidentemente scocciato da quella discussione e si guardò intorno; tutto il personale del bar e i clienti si erano fermati a guardarci, chi con la tazzina di caffè a mezz’aria, chi con la brioche ancora in bocca.
Mi girai imbarazzatissima e presi il tipo dai capelli color alga, per il bavero della giacca portandolo via dal locale nonostante le sue proteste.
Appena fuori mi ricordai di non aver pagato il conto, ma scrollai le spalle pensando:
<>
Ora per me incominciava la sfida: passare ventiquattro ore in compagnia di quell’idiota.

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Capitolo 3
*** APPUNTAMENTO- Fase 2: Walking on the street ***


CAPITOLO 3

APPUNTAMENTO-FASE2: WALKING ON THE STREET

 
Camminavo ormai da mezz’ora e tutto quello che eravamo riusciti a dirci era stato un misero:
“Che ora è?”
“E che vuoi che ne sappia?! Ti sembra che porti un’orologio?!”
Dopodichè gli avevo assestato un cazzotto che lo aveva fatto tacere definitivamente.

Il sole era già alto quella mattina e picchiava forte nonostante fosse autunno inoltrato, ma la temperatura era perfetta con quella leggera brezza che mi accarezzava il volto; decisi che sarebbe stata una buona idea trascorrere la mattinata dell’appuntamento a fare una passeggiata nel parco con Mister Alga Marina.
Al pensiero di quel soprannome appena inventato dal mio sublime intelletto, mi scappò una risata che al mio nuovo “amico” non scappò inosservata.

“Che hai da ridere mocciosa??”-disse con metà del volto ormai gonfia dopo lo schiaffo violento che gli avevo tirato.
“Mocciosa a me??”-sollevai la mano-“Hai bisogno che ti faccia diventare la testa gonfia come una mongolfiera o cosa??!!”
“Non prendo ordini nè schiaffi da una donnetta!”
“Peccato, perchè la tua faccia gonfia dimostra il contrario.”-incrociai le braccia con un ghigno soddisfatto sul volto.

Lui smise per un attimo di camminare e mi si parò davanti e mi afferrò il polso in una morsa d’acciaio, costringendomi a tenere lo sguardo fisso su di lui.
“Stammi bene a sentire. Io sono stato obbligato ad uscire con te,oggi. Non lo faccio certo perchè mi io mi diverta a stare con una bimba capricciosa ,che mi sta facendo perdere solo del tempo. Per cui vorrei fosse chiaro che, meno mi farai arrabbiare oggi, meno me la pagherai non appena l’appuntamento sarà finito. Chiaro?!”

Deglutii un po’ intimorita, non era certo la prima volta che avevo a che fare con tipi come lui, dato che nelle bettole dove andavo a bere solitamente la sera , mi capitava di incontrare gente poco raccomandabile; ma nel suo sguardo leggevo una punta di durezza, irremovibile.
Cercai debolmente di divincolarmi dalla sua presa ed abbassai lo sguardo:
“..limpido.”

Lo vedi annuire soddisfatto:
“Molto bene.”
Mi lasciò il polso e presi a massaggiarlo delicatamente con le dita; cavolo,mi sembrava di sentire ancora la sua presa solida che mi schiacciava le ossa..

Dannazione a lei.
Sempre a me capitava di finire nei guai a causa sua, quella ingenua ragazzina!
Come mi era venuto in mente di portarla con me quella sera a bere..ancora non me lo spiego, soprattutto non mi spiego come abbia fatto il numero di quel tipo a finire fra le mie mani.
Anzi, ora che ci penso, ricordo qualcosa di quella sera, oltre ai tre bicchieri di vodka al mandarino che mi ero bevuta...era..una dannata capigliatura blu,la cui proprietaria era la causa dell’immenso casino in cui mi trovavo.

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Capitolo 4
*** The day before the hell ***


CAPITOLO 4
THE DAY BEFORE THE HELL

 
 
“Ho detto di no. E’ inutile che insisti, lo sai benissimo che quando dico una cosa non cambio idea!! Per cui dacci un taglio o giuro che ti porto a casa di zio Crocodile!! Devo farlo, o la smetti ora??”
“Ho detto che voglio venire con te! Non vedo quale sia il problema, scusa!! Oramai sono cresciuta sai??”
“Taglia corto! Ho detto di no, e non si discute. Se non ti sta bene non mi interessa, io a te non ti ci porto a bere.”
“Sei sempre la solita!! Da quando decidi tu per me,eh?”
“Da quando tua madre ti ha mandato a vivere qui..e ringrazio che dovrai restare per pochi mesi!!”
“Nami per favore!!”
“Apis mi stai stancando, vai in camera tua prima che mi venga un crollo di nervi e ti prenda a schiaffi.”
“VA’ A QUEL PAESE!!”
Mi presi la testa fra le mani e sospirai rassegnata; oramai quella ragazzina mi stava facendo perdere la sanità mentale da quando mia zia Hina mi aveva affidato sua figlia Apis, perchè doveva stare lontana da casa per lavoro per circa sei mesi.
Oramai le pastiglie per l’emicrania erano diventate le mie migliori amiche, e mi seguivano sempre nella borsa ovunque andassi con quella piccola peste; non solo Apis aveva otto anni ed una lingua che non stava mai ferma, ma pretendeva pure di comportarsi come un mio pari, come se avesse anche lei vent’anni.
Sospirai e con uno sforzo che mi sembrò disumano, mi alzai dalla poltrona che avevo in salotto ed allungai una mano per prendere il telefono che stava su di un comodino lì accanto.
Composi il numero frettolosamente ed attesi in linea che la noiosa voce dello zio Crocodile si facesse sentire; non appena qualcuno dall’altro lato rispose mi affrettai a dire che avrei consegnato il “pacco Apis” fra dieci minuti e non attesi nemmeno una risposta,tanto che gli chiusi in faccia la chiamata.
Il tempo di tirare un piccolo sospiro di stanchezza che sentii di nuovo che la marmocchia era tornata alla carica:
“Nami..”
“NO.”
“MA NON SAI NEMMENO CHE TI VOGLIO DIRE!!”
Sbuffai ,ormai con i nervi sbriciolati in molecole e chiusi gli occhi tentando di pensare ad un diversivo per portare via la nanetta malefica.
“Vai a vestirti che usciamo fra due minuti. In fretta!!!”
Sul viso le si accese un barlume di speranza, ma da brava ragazza che ero, glielo avrei spento in men che non si dica.
Cominciai a scendere le scale e la vidi seguirmi affannosamente cercando di non inciampare,mentre si teneva allo scorrimano ruvido e consumato; arrivati al piano terra aprii il portone ed una folata di vento gelida,degna del mese di di ottobre, mi investii in pieno.
“Meno male che ho messo la sciarpa per uscire..”-borbottai fra i denti scontenta per il clima freddo e grigio di quel giorno.
Mi accarezzai la sciarpa che portavo attorno al collo, ed avvertii sulla pelle un piacevole calore..proprio quello che mi serviva..Grazie Bellemere. Un’ottimo pensiero come sempre.
Aprii la portiera della macchina e feci salire sul sedile posteriore il “pacco” speciale, ovvero quella rompiscatole di Apis; accesi il motore e lasciai il garage in fretta quasi distruggendo il portone che avevo lasciato ancora mezzo aperto.
“Non ho tempo di chiudere il portone..dannazione la mia sanità mentale è più urgente di un pezzo di ferraglia!!”
Dopo essere passata per tre semafori rossi e avere rischiato almeno dodici frontali con altri autisti, ero arrivata davanti alla tenuta di mio zio: una tenuta di gran lusso, enorme con ampi giardini e una piccola spiaggia accanto ad uno stagno artificiale. Sinceramente non avevo mai capito la sua ossessione per la sabbia,ma che ci vuoi fare, ognuno ha le sue ossessioni chi strane,chi meno.
Feci scendere la adorabile peste e la portai trascinandola per il bavero del cappotto davanti al portone della tenuta, suonai il campanello e non appena vidi avvicinarsi uno dei maggiordomi che risiedevano la tenuta, un tipo con eccentrici capelli il cui colore mi ricordava un bicchiere di chinotto, soprannominato Mr.9, corsi velocemente di nuovo nella mia sicura vettura e diedi gas sgommando via a tutta velocità,lontano da Apis.
Finalmente tranquilla accesi la radio alzando il volume, così che potesse soffocare i miei ultimi pensieri; mancavano poche ore all’appuntamento con una mia amica e tornando a casa ebbi tempo di concedermi un bagno rilassante.
Spalancai la porta del bagno ed aprii le valvole della vasca facendo scorrere l’acqua fino alla temperatura ideale, non appena fu mezza piena immersi un dito per testare la temperatura e sorrisi soddisfatta pregustandomi già quell’acqua tiepida ed invitante, immaginandomi sommersa in un mare di schiuma profumata.
Mi tolsi tutto e mi immersi completamente chiudendo gli occhi, passati pochi minuti già qualcuno tornò a scocciarmi: il telefono squillava insistentemente dalla cucina e sospirando infastidita dovetti alzarmi da quel paradiso,avvolgermi in un’accappatoio e dirigermi a passi veloci a rispondere.
Presi il telefono e feci scorrere un dito sulla tastiera accettando la chiamata:
“Pronto?”
“Nami sei pronta? Sono qui da un pezzo, cos’è ti sei persa nel traffico?”
“Ma..manca più di un’ora al..”-detti un’occhiata all’orologio della cucina e mi sentii mancare quando constatai che ero TERRIBILMENTE in ritardo di almeno venti minuti.
“Cosa stai dicendo? Io sono già qui, datti una mossa che non mi va di stare da sola al bar, lo sai.”
“Arrivo, faccio subito! N-non muoverti di li, CHIARO?? Aspettami,aspettami ancora un’attimo!”-urlavo ormai in preda alla disperazione.
Odio arrivare in ritardo.
Aprii l’armadio e mi infilai le prime cose che mi capitarono nelle mani, poco importa, in situazioni come queste l’eleganza può aspettare.
Corsi di nuovo lungo le scale facendo più veloce che potevo; accesi con rapidità la macchina e partii subito verso il centro, dove avevo appuntamento quella sera.
La giornata era cominciata storta, ma il seguito sarebbe stato peggio, decisamente peggio.

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Capitolo 5
*** The Challenge ***


CAPITOLO 5

THE CHALLENGE

 
I tergicristalli lavoravano ininterrottamente da circa mezz’ora ormai.

Picchiettavo nervosamente le dita sul volante, aspettando che quel dannato traffico si diradasse e che mi lasciasse proseguire la strada sino al bar, dove avevo appuntamento ormai da circa un’ora e mezza; quando cominciai a vedere delle piccole gocce che cadevano sul parabrezza, non potei fare altro che emettere un sospiro frustrato e sperare che finisse presto.

Per fortuna il traffico cominciò a diradarsi ed io potei finalmente raggiungere il tanto agoniato bar.

Parcheggiai in doppia fila la mia auto,non avendo visto nessuno spazio libero e scesi velocemente cercando di bagnarmi il meno possibile; davanti all’ingresso ad aspettarmi, visibilmente scocciata e arrabbiata, c’era una ragazza che continuava a guardare l’orologio sbuffando.

Mi avvicinai cercando di sorridere, ma sapevo che un sorriso sforzato non avrebbe certo calmato gli animi:

“Ciao Bibi, scusa il ritardo..ma sai com’è, il traffico..la pioggia..”

“Nami,hai poco da cercare scuse. E’ più di un’ora che ti aspetto!!! Lo sai che odio stare da sola qua dentro!!”

“Bah..hai ragione,scusami..ho avuto qualche ‘complicazione’ con Apis oggi, e sono fuori di testa. Oramai l’emicrania non mi lascia più in pace..ho bisogno di qualcosa di forte stasera.”

“Si, credo proprio che tu ne abbia bisogno. Vieni ho visto un posticino giusto accanto al bancone..possiamo sederci lì se ti va.”
Sorrisi annuendo: il posto ideale dove stare, con le bevande subito a portata di mano.

Sprofondai nel piccolo divanetto che stava di fronte al tavolo ed ordinai tre bicchieri di sake pieni fino all’orlo, mentre Bibi prese un piccolo drink con whisky e qualche atro ingrediente che non era nel mio interesse conoscere.

Mi avvicinai il primo bicchiere alle labbra e mi gustai quel liquido chiaro come stessi bevendo nettare, tanto mi sembrava paradisiaca la sensazione di tranquillità che mi stava dando; posai il bicchiere sul tavolo tornando a fissare Bibi nuovamente.

“Dunque..”-cominciò lei-“..avrei una proposta da farti. So che ti piacciono le sfide, e questa potrebbe movimentare un po’ la tua giornata,tanto per distrarti dallo stress.”

Inarcai un sopracciglio con fare sospettoso, sapendo che quello sguardo non prometteva nulla di buono:
“Sono tutt’orecchi..”

“Mai sentito parlare di appuntamenti a sorpresa?”

“Che?? E questa sarebbe la tua soluzione al mio stress?”

“Potrebbe..potremmo aggiungere una sfida alla sfida: se passerai un’intero pomeriggio romantico con uno sconosciuto a sorpresa..”-estrasse un foglietto dalla borsa che portava a tracolla e me lo porse-“..ecco.”

Un biglietto..della lotteria?

La guardai con un sorriso nervoso:
“Cos’è..uno scherzo forse?Mi prendi in giro?”

“Oh no affatto! Ho già vinto alla lotteria qualche giorno fa.. il premio erano qualche bella mazzetta di berry e una vacanza sull’isola di Cocoyashi, nel bel mezzo dell’Oceano Orientale. Cosa ne dici?”

“...”

“Nami? Allora..cosa ne dici?”

Mi alzai di colpo e sbattei le mani sul tavolo appiccicando quasi il mio viso al suo:
“CHI E’ IL TIPO?!!”

“Eh? Il tipo chi? Di chi parli?? Non capisco!”

“Per l’appuntamento no? E’ una sfida..e io..”-indicai con un gesto teatrale il biglietto della lotteria che teneva ancora stretto tra le dita e glielo sfilai di mano-“...voglio vincere!”

Lei mi guardò sorpresa, forse non si aspettava che accettassi la sua folle proposta.

“Bene allora. Bisogna solo procurarsi il cavaliere..li vedi tutti quei tavoli qua intorno? Scegline uno e lascia un biglietto sul tavolo dove scriverai il tuo numero e le regole della sfida..il prossimo che troverà quel biglietto dovrà lasciarne uno con il suo nome e il suo numero, che torneremo a prendere più tardi a fine serata. Cosa ne pensi? Ognuna di noi avrà un cavaliere diverso, e la sfida avrà inizio.”

“Penso..che tu sia fuori. Che razza di idea è?? Biglietti sui tavoli?? Un modo più semplice no ti è venuto in mente??”

“No..ma tu fidati di me. Sarà divertente!”

Oh si. Molto divertente. Non avevo dubbi, quella sera.

Sospirai e feci come mi aveva detto: tirai fuori una penna dal mio borsellino e scrissi il mio numero, il mio nome e le regole della sfida; infine lasciai il biglietto su un tavolo vicino ed attesi.

Dopo qualche drink di troppo ero completamente andata.

Non so quanto tempo passò prima che mi rendessi conto di quanto si fosse fatto tardi; Bibi si era addormentata sul tavolo, in mezzo ai bicchieri oramai vuoti mentre io provai ad alzarmi in piedi e cercando di stiracchiarmi le membra intorpidite.

Mi ricordai improvvisamente del biglietto e mi avvicinai a piccoli passi al tavolo dove lo avevo lasciato; con mia grande sorpresa il mio biglietto era sparito..al suo posto ne era rimasto uno, ricavato da uno dei tovaglioli del bar.

Un numero e un indirizzo scribacchiati velocemente con un pezzo di matita.

Un nome scritto anch’esso velocemente, con una calligrafia ordinata e dal tratto calcato.

Zoro.
 

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Capitolo 6
*** Sabaody Park-Part 1 ***


 CAPITOLO 6
Sabaody Park-Part 1
 

“Guarda che hai fatto,pezzo d’asino!”

“Ma che vuoi?? Era già mezzo sciolto! E poi la gelataia non sapeva fare il suo lavoro.”

“Ma chi vuoi prendere in giro?? Guarda che hai fatto alla mia maglia,babbeo!”

Una grossa macchia di gelato era perfettamente situata al centro della mia povera maglia, e sapevo che anche portandola in lavanderia per due mesi, non sarebbe venuta via; la rabbia era tanta che mi dovetti trattenere dal strangolarlo lì seduta stante.

“Cosa vuoi che sia..una macchia da niente, un po’ di candeggina o roba del genere e vedrai che se ne va via..”

“Ora vieni a farmi anche da maestrina di bucato per caso?? Non verrà via. Ecco.”

“Ah beh non è che ci rimetti poi più di tanto..quello straccetto di mercato non sarà costato neanche più di tanto..”

“Q-quello...straccetto?”

“Quando mai una persona sana va in giro con una maglia simile? “I love Mandarini”..ti prego”-scoppiò a ridere di colpo.

Sbuffai evitando di guardarlo in faccia.
Mai incontrato un cretino simile prima.

“Era un ricordo, ecco perchè ci tenevo..ma sei talmente poco sensibile da capire quanto possa valere un ricordo.”

“No, invece lo capisco bene..”

“Non mi pare visto come te ne sei fregato altamente della mia povera maglia..”

“No, dico davvero.”-tirò fuori dal marsupio che portava in vita, un fazzoletto colmo di briciole.

“E quello che sarebbe??”

“Un ricordo della colazione di ieri mattina..davvero ottima!”-Scoppiò a ridere di nuovo portandosi una mano sul ventre a forza di piegarsi dalle risate.

“Quanto sei idiota..ancora non mi capacito del fatto, che io sia davvero in mezzo ad un’appuntamento con un idiota come te.”

Un ghigno ironico si stampò di colpo sul suo volto mentre fissava lo sguardo su di me:

“Ragazzina stai facendo un po’ troppo la maleducata..non ti pare che comportarti in questo modo ti crea solo impicci?”

“Vuoi farmi il piacere di stare zitto per almeno qualche minuto? Non amo sentire la tua risata sguaiata, dà fastidio alle mie orecchie.”

“Oh beh che dovrei dire io della tua voce irritante da piccola strega?”

Soppressi nuovamente l’istinto di tirargli un pugno dritto in faccia, e notai proprio davanti a noi una vivace insegna che mostrava il nome ‘SABAODY PARK’; incuriosita sporsi lo sguardo oltre un cancello e mi trovai di fronte ad un’enorme Luna Park circondato da un’enorme cancello.
Indicando il parco mi avvicinai all’individuo che oramai avevo classificato come alga marina umana, domandandogli brevemente:

“Conosci questo posto?”

“La piccola strega non sa cosa sia il Sabaody Park? Oh davvero? Quindi devo supporre che non esci mai da casa tua eh..?”

“Non frequento questa zona della città, per cui..no, non lo conosco.”

“E’ la più grande attrazione presente in città. Se la strega ha piacere possiamo farci un giro..”

“Ripeti di nuovo strega e ti faccio passare un brutto quarto d’ora, testa d’alga. In fondo l’idea non mi spiace..è passato molto tempo da che ci sono andata l’ultima volta.”

Lui si avvicinò al cancello color blu che delimitava il perimetro del parco, e con un mezzo inchino mi invitò ad entrare:
“Oh bene..allora dopo di lei str....signorina.”

Non badando alle sue parole entrai dentro al parco, venendo subito accolta da delle strane bolle che nascevano dal terreno, fluttuando poi libere verso il cielo.

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Capitolo 7
*** Sabaody Park-Part 2 ***


Camminavamo L'uno di fianco all’altro da pochi minuti dopo aver varcato i cancelli e subito erano stati travolti a loro malgrado,dalla bellezza del parco dinanzi a loro: sicuramente uno dei parchi più originali della zona, il parco Sabaody era unico nel suo genere; nato da una zona anticamente adibita al mare,era seminata ovunque da alberi altissimi.


Posai una mano vicino agli occhi per ripararmi dal sole,mentre cercavo di vedere dove fosse la cima di quegli immensi arbusti millenari,ma più tentavo di guardare dove terminassero più faticavo a vedere la fine delle fronde,che quasi si perdevano nel cielo sovrastante.


-Hai finito di incantarti a fissare quegli alberi?-chiese il ragazzo con tono secco.


-Posso rimanere a fissarli per quanto mi pare. Non dirmi che la loro immensa struttura non ti affascina o quantomeno ti stupisce..non è certo roba da tutti i giorni.


-Trovo solo inutile perdere tempo qui a fissare quegli alberi quando potremmo andare a sederci da qualche parte.Se non sbaglio,seguendo la mappa all’ingresso ,qua vicino dovrebbe trovarsi una piccola caffetteria..potrei fermarmi li.


-Ma ci siamo appena stati! Quanto diamine hai intenzione di mangiare??


-Tsk..donna sei solo buona ad urlare per ogni cosa. Non ho detto che COMPRERO’ qualcosa. Ho detto solo di volermi riposare.


-Sappi solo che non sgancerò un solo beri.


-Dacci un taglio..ho capito.-mi superò per poi voltarsi verso di me nuovamente - Hai intenzione di muoverti o devo lasciarti qua?


Sospirando per l’ennesima volta,seguii Zoro che a passo svelto si era già allontanato da medi qualche metro; nell’andare verso la caffetteria si continuava a guardare in torno,osservando tutte le attrazioni presenti nel parco,appuntandosi mentalmente quelle che avrebbe voluto provare più tardi.


Non guardando davanti a sè,improvvisamente sbattei contro un qualcosa ed alzando lo sguardo si rese conto di aver sbattuto contro la felpa di Zoro.


Alzai lo sguardo fissandolo, e vidi che stava puntando qualcosa, anzi..qualcuno.


-Qualcosa non va?- gli chiesi. Il suo sguardo si era fatto improvvisamente cupo e torvo.


-Niente.-borbottò a denti stretti.


Di colpo ( e con mia immensa sorpresa,dato che era la prima volta che lo vedevo comportarsi così) mi afferrò la mano e cominciò a camminare verso un’enorme ruota panoramica situata al centro del Parco; non appena afferrò la mia mano sentii come un leggero brivido percorrermi la schiena e un certo calore colorarmi le guance.


Sinceramente non mi seppi spiegare in quel momento il perchè di quella sensazione.



Arrivati di fronte alla biglietteria,ci trovammo di fronte ad un immensa coda che a momenti divideva a metà il parco: tante coppiette evidentemente avevano avuto la stessa idea di quello scellerato.


-Ho la vaga sensazione che dovremo aspettare un bel pò prima di salire- dissi sospirando- forse era meglio provare qualche altr..


-Questa va benissimo-rispose Zoro con voce tagliente, tanto che inarcai un sopracciglio stupita.


-Zoro.


-Hm?


-Ti stai comportando in modo strano. Di nuovo.


-Taci strega, e cerca di rilassarti. Siamo qua per divertirci no?


Annuii. Non aveva tutti i torti, e in fondo non avevo certo tutto il diritto di impicciarmi dei suoi stati d’animo.

Almeno fino a quando non avessero compromesso il mio.


-Allora..- cominciai io, per rompere il ghiaccio.- Raccontami qualcosa di te. Nel senso..almeno per parlare durante l’attesa..sai..mi sto annoiando un pò.

 

 

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Capitolo 8
*** Tell me your story. ***


-Sono cresciuto in un piccolo villaggio, molto lontano da qui. Sin da bambino ho sempre avuto la passione per le spade, ed ho cominciato a prenderla sul serio dall’età di nove anni. Devo ammettere che ho sempre avuto talento.. -Oh il signor Modestia.-
-...se non fosse che per quanto mi sforzassi di diventare il migliore,avevo sempre un ostacolo dinanzi a me, e nonostante tutto non riuscii mai a superarlo.
-Di che ostacolo parli? Una malattia mortale che ti ha impedito di vincere? Un sortilegio? Un crampo improvviso alle dita?
-Ma tu sei fuori di testa! Nah..-si prese la testa fra le mani e puntando lo sguardo verso il cielo,come a cercare un ricordo lontano – Solo..una vecchia rivale.
-Ah.- feci io. Mi aspettavo una motivazione ben diversa.
-Kuina.- disse lui.
-Hm? Cosa Kuina?
-Kuina. Era il suo nome.- un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra.- Aveva pressapoco la mia età,e si allenava nel mio stesso dojo. Suo padre era il mio maestro.
-Eravate molto amici?
-Rivali più che altro. Ma condividevamo lo stesso sogno. Lei era..così determinata. Sai, raramente in vita mia avevo visto una persona credere così tanto in un sogno, e beh..lei era una di quelle. Si allenava giorno e notte, instancabile come una macchina, sempre precisa ed efficiente nelle sfide.
Sorrisi vedendolo così concentrato nel descriverla.                                                                                                                                   
-Mi piacerebbe conoscerla, sembra una ragazza in gamba.
-Non credo che potrò accontentare la tua richiesta.
-Hm? Non mi dirai che è una di quegli eremiti esperti delle arti marziali, che si rinchiudono in dojo isolati in mezzo alle montagne ed alle capre no?
Ridacchiai per un istante a quell’idea, ma dovetti fermarmi perchè notai una certa espressione scura nei suoi occhi neri.
-Ho..ho detto qualcosa di sbagliato..vero?
Lui tirò una piccola boccata d’aria e guardò di nuovo dritto al cielo. Era una bellissima giornata, il cielo era costellato da piccole nuvole bianche che tinteggiavano di candido quell’immensa distesa blui.
E lui le guardava correre veloci dietro al vento, con aria assorta.
-E’ morta 12 anni fa. Aveva appena compiuto 10 anni. Un incidente, la fine di una vita. L’irrealizzazione di un sogno. Tutto in poco tempo.
La mia faccia subito cambiò espressione e mi portai una mano al volto.
Ora riuscivo a spiegarmi il perchè di quell’espressione così seria e scura che aveva in viso.
-Mi..
-E’ passato Nami.- era la prima volta che non scherzava e che mi chiamava per nome- Non ho bisogno di frasi compassionevoli. E’ la vita, dobbiamo accettarlo.
Nervosamente mi rigiravo una ciocca di capelli fra le dita, soppesando le parole da dire.
-Non hai bisogno di..
-Io ti capisco molto bene. Non sei l’unico ad aver perso qualcuno di caro. Puoi stare tranquillo che comprendo come ti sei sentito.-sorrisi. Era la verità.
-Hm?-si girò verso di me con fare triste e curioso allo stesso tempo.
-Quando ero piccola, fui abbandonata e non ho mai conosciuto i miei genitori. Un ex soldato mi adottò, assieme a mia sorella Nojiko e siamo vissute assieme a lei fino alla maggiore età. Ma un giorno ci fu un incidente e..persi di nuovo quella che era stata la mia famiglia: quel giorno la mia madre adottiva morì, lasciando due figlie ed un marito che la adoravano tanto.
Solitamente non piangevo al raccontare quella storia, tante erano le volte che l’avevo narrata .
Pensavo di esserci abituata, ma con mia sorpresa all’improvviso una goccia sconosciuta cadde sul mio braccio. Seguita da un’altra, ed un altra ancora.
Improvvisamente mi accorsi che stavo piangendo, e cercai di corprirmi le labbra affincè nessun lamento o singhiozzo potesse uscire; i capelli cercarono di nascondere il mio volto che cominciava già a rigarsi di piccole e sottili lacrime. Non volevo certo che lui mi vedesse in quello stato, non era certo mia intenzione diamine!
Con mia sorpresa invece sentii una presa sul mio polso e una forza trascinarmi via piano dalla fila, facendosi strada tra le persone in coda e una voce mi disse con fare caldo e strafottente allo stesso tempo:
-Finiscila di piangere strega. Le lacrime non ti si addicono a mio parere.
“Zoro..”
 
 
 
 
  • Chiedo vivamente scusa per aver aggiornato dopo quasi un anno ( wops c’: ) ma avevo poca ispirazione e altre cose per la testa xD. Mi scuso inoltre per stare dilungando un po’ i capitoli, cercherò di pubblicare quell più “interessanti” in questi giorni.-
A presto.
By La povera autrice incasinata ;---;

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