Quando tutto cambia

di Artemis97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo, cap 1 Tutto cambia primo o poi, la domanda è: saprai accettarlo? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 Sei sicuro di essere vivo? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 Il desiderio di libertà ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 Morte è compiaciuta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5, Odio e Amo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 Quel bastardo di un Voldie ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 Accettazione ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8, Cadere ovvero il sorriso che cede ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9, Ricordi ***



Capitolo 1
*** Prologo, cap 1 Tutto cambia primo o poi, la domanda è: saprai accettarlo? ***


Quando tutto ciò in cui credi crolla …
Quando le maschere cadono …
Quando il cuore smette di battere …
Quando la tua realtà scompare …
Come andrai avanti? A cosa ti reggerai? Quale sarà la tua verità?


 
Quando tutto cambia
Prologo, cap 1

Tutto cambia primo o poi, la domanda è: saprai accettarlo?



Guarda: un agguato ti è stato teso.
Senti: il gelo della morte ti avvolge.
Capisci: il tuo cuore ha smesso di battere.

Harry lo sai vero? Lo sai che stai morendo? E chiudi gli occhi sul mondo guardandone un paio che ti fissano sgomenti.

Ma come è potuto finire tutto così? Sei così giovane …

Hai appena diciassette anni e tutto è iniziato il giorno in cui sei nato.

Sei nato e già una profezia ti pendeva sulla testa. Sei nato e da allora un lupo ti inseguiva: il gramo ti rincorreva.  

Ma la morte, quel lontano 31 ottobre del 1981 ti aveva sfiorato e non mietuto. Tu sei stato accolto da essa come un figlio perduto e così diventasti un Nero Signore, figlio di Voldemort. 

E la tua vera mamma? E il tuo vero papà? 

Erano stati schiantati, ma non ammazzati. E così vissero fino ad oggi credendo di aver perso il loro piccino. 

E ora immagina, pensa, il loro sgomento e panico ora che ti hanno tolto la maschera mentre tu giaci a terra morente: loro hanno visto! Hanno visto e capito!

Il leggendario e malefico figlio dell’Oscuro Signore altri non è che il loro bambino, il loro Harry perduto. 

E ora piangono disperati mentre Sirius e Remus cercano di consolarli ma anche dai loro occhi scorrono lacrime amare: infondo ti hanno ammazzato pure loro. È stato un incantesimo combinato, una trappola creata ad arte per te, per ucciderti, per sconfiggere il figlio del loro mortale nemico. La trappola è riuscita, tu stai morendo, ma con te stai trascinando anche loro, i loro sciocchi e stupidi cuori.

“HARRY!!!” gridano disperati.

Piangete, piangete pure. Almeno avrà un ultima soddisfazione prima di lasciare questo
mondo: avrà annientato l’anima del suo nemico e così suo padre sarebbe riuscito finalmente a sconfiggerli.

“HARRY RIMANI CON NOI!!!”

Sorride, ma non cattivo come vorrebbe lui. Le sue labbra si piegano in un triste sorriso ed è così che muore: con il sorriso sulle labbra ascoltando le grida di Lily Evans e di James Potter.

“HARRY NO! HARRY NON TE NE ANDARE! NON CHIUDERE GLI OCCHI!!!”

Ma lui lo fa. Infondo le tenebre lo hanno sempre avvolto donandogli un caldo rifugio per tutta la vita, suo padre Tom era avvolto dalle tenebre, la sua madre adottiva Bellatrix era avvolta dalle tenebre, i suoi stessi poteri erano oscuri quindi non ha paura di morire: tutta l’oscurità che lo sta avvolgendo è solo un altro tipo di tenebre diverso da quelle a cui è abituato ma gli sembrano sempre confortevoli. Anzi gli paiono ancora più belle.

Forse lì troverà la pace a cui ha agognato per tutta la vita, nessuna lotta interiore su cosa è giusto e cosa è sbagliato, nessun dubbio su quello che sta facendo Tom (che comunque li ha sempre prontamente nascosti), nessun desiderio di conoscere quella che sarebbe stata la sua famiglia se avrebbe vissuto nella luce. Niente di tutto questo, magari lì c’è solo pace.

Un urlo di rabbia e puro dolore riecheggia dappertutto: Voldemort ha sentito la morte di suo figlio.

Angolo dell’autrice:
Ora mi metto a piangere, seriamente mi metto a frignare ç_ç ma perché mi vengono storie tristi quando penso alla scuola???
Appena ho finito i compiti e stavo riposando un po’ come un flash mi è venuta in mente di iniziare questa storia, non c’è niente da fare: il mio cervello ragiona in maniera terribile e senza senso. 

Oooooooooooooooook ditemi cosa ne pensate e perdonate i miei raptus di scrittura, per quanto riguarda l’altra mia storia su questo fandom, sempre una DracoXHarry ‘Secret’ aggiornerò presto, mi manca solo un altro po’ per completare il capitolo e una volta fatto lo posto! Yeeeh, esultate!!! XD

P.s. a parte questi inizio quasi depressivo, nei prossimi capitoli le cose saranno più leggere altrimenti questa sarebbe una storia ‘da tagliarsi le vene’ per la tristezza che ti mette addosso. 

Bacioni,
Artemis97



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 Sei sicuro di essere vivo? ***


 
Abbraccia la morte Harry,
È tutto ciò che ti è rimasto.
Capitolo 2
Sei sicuro di essere vivo?

Molte cose nella tua vita non ti hanno mai soddisfatto Harry, ma eri felice di avere dalla tua parte almeno Voldemort. Lui è stato come un padre, è stato la tua famiglia. 

Ma poi una notte lo sentisti discutere con Bellatrix, la tua madre adottiva. Parlava di come all’inizio avesse dovuto usare l’Imperius su di te per farti commettere i tuoi primi omicidi e di come ha dovuto riutilizzarla qualche giorno prima per farti ammazzare Ron Weasley, Hermione Granger e Neville Paciock.

Molte volte tu ti sei chiesto come hai potuto obbedire all’ordine di eliminare quei tre,
certo non li trovavi proprio il top del top però da quando avevi parlato con loro in una fredda mattinata di Dicembre, li avevi presi in simpatia. Non avresti mai potuto volontariamente muovere la tua bacchetta contro di loro e con voce fredda e incolore urlare ‘AVADA KEDAVRA!’ ma tu avevi accantonato l’idea.

Il solo che poteva costringerti a far qualcosa era solo tuo padre e tu eri certo che Voldemort non aveva utilizzato l’Imperius su di te. 
Eri certo di questo come solo un figlio devoto sa essere, ma quando lo sentisti ammetterlo a Bellatrix il tuo cuore cadde in frantumi e la tua lealtà vacillò.

Come sono buffi i sentimenti e come è malvagio il fato. Se quest’ultimo non ti avesse guidato fino alle porte delle stanze di tuo padre, tu saresti stato sempre all’oscuro di tutto e le tue emozioni sarebbero rimaste sotto controllo e invece … in te nacque una rabbia senza uguali. 

Quella notte sparisti dal maniero e ti sfogasti distruggendo un’intera foresta. Al mattino dopo i giornali avevano dato la colpa a dei vandali, l’Oscuro Signore fu l’unico a capire che eri stato tu, ma non sapeva il perché.

Quando tornasti da lui, il tuo viso aveva perso qualsiasi espressione e ricordi? Avevi visto un brivido di paura serpeggiare in tuo padre quando incrociò i tuoi occhi. 
“Cosa ti è successo?” ti chiese.
“Ho cancellato le mie debolezze” rispondesti pacato. 

Già, le tue debolezze. Avevi dato libero sfogo alla tua ira, sete di vendetta, desiderio di morte e così eri rimasto vuoto, non avevi più niente dentro di te.

E le emozioni positive? Quelle ce le avevi ancora? 

Oh no, certo che No. Esse si erano tramutate venute a conoscenza del tradimento di tuo padre. E visto che di quelle negative te ne eri sbarazzato la notte precedente … eri vuoto. Totalmente vuoto.

A quel punto ti facesti una domanda: ‘sei sicuro di essere vivo?’ 

E la risposta ti venne spontanea: ‘è come se fossi già morto.’

Per questo non hai fermato gli incantesimi che ti hanno definitivamente tolto la vita. Non ti sei difeso.

Avevi capito subito che era una trappola, che non avevano veramente sconfitto e catturato la squadra di mangiamorte a cui capo c’era tua madre Bellatrix e il tuo allenatore Lucius Malfoy. Eri partito lo stesso, contro il volere di tuo padre, a ‘salvarli.’

Oh, Voldemort non sapeva che i suoi veri mangiamorte stavano per tornare al maniero sani e salvi e che avevano compiuto la loro missione, ma tu sì.

Avevi capito tutto fin dall’inizio e non ti sei tirato indietro. Sei andato ad abbracciare il tuo destino con il capo alzato fieramente verso l’alto e con gli occhi che vedevano più in là del presente, volti al futuro.

Con la tua dipartita la vera guerra tra Luce e Buio avrebbe avuto inizio.

Quando ti trovasti a faccia a faccia con loro, con i buoni, creasti la giusta occasione per fargli fare un incantesimo combinato così avrebbero avuto tutti la loro vendetta.

I Weasley per la morte del loro Ron, 
I Paciock per quella di Neville, 
I Grenger* per quella di Hermione,
E per finire i coniugi Potter, e poi Lupin e Black.

Uno schiantesimo combinato con così tante persone a lanciarlo porta alla morte del ricevente e tutti erano ignari che gli altri stavano per lanciarlo. 

Ed è a causa di questa combinazione che sei morto, ma almeno tutti hanno avuto la loro tanto agognata vendetta.



La tua anima è speciale, lo sai Harry? È per questo che la morte stessa ti concede benevolenza e si è presentata davanti a te. Questa volta non come Voldemort, ma nella sua forma.
Ha concesso udienza alla tua anima, Harry, in una stanza color acquamarina. E tu, davanti a lei, non riesci a far a meno di chinare il capo sorpreso dalla sua enorme bellezza.

Ella ha i capelli ramati e occhi blu intensi.
La morte come può essere così bella?
È forse così che uccide? Abbagliando e mostrando quanto sei inferiore a lei?

Ma fieramente alzi lo sguardo, il tuo orgoglio non ti permette di restare a testa china a lungo.

Rispettosamente la saluti con un cenno del capo e ti chiedi tra te e te cosa vuole prima di domandarglielo a voce.
Ella ti risponde piegando le labbra in un sorriso e la sua voce è calda quando ti parla, ti mette a tuo agio e prima che te ne rendi conto hai abbassato tutte le tue difese contro di lei.

“Sei sicuro di essere vivo?” domanda, tu scuoti il capo sorpreso. Quella domanda ti ha spesso assillato e tu ti sei sempre risposto, ma cosa centra adesso con il motivo per cui è lì?

“Vuoi essere vivo Harry?” ti chiede dolcemente mentre si avvicina e una mano ti accarezza il viso, è delicata come una farfalla.

Ti abbandoni alla sua carezza che ti dona pace e serenità e rispondi pacato “no” no, non vuoi essere vivo. Ora che sei morto sei in pace e non puoi neanche contemplare la possibilità di abbandonare Morte.
Ma appena essa allontana la mano la tua tranquillità sparisce e ti rendi conto che l’unico modo per essere in pace è essere sempre vicino ad ella e tu non vuoi assuefarti a Morte.

“Non voglio di nuovo la vita, voglio la pace” la guardi negli occhi “tu puoi concedermela?” chiedi e nella tua voce risuona un po’ di speranza.  

Morte è stupita, non sembrava aspettarselo, poi sorride.
“Oh figlio mio, avrei dovuto saperlo” il suo sorriso è triste. 

“Figlio mio?” ripeti perplesso, ella annuisce “siete tutti miei figli, tutti i miei pargoli e prima o poi tornate a me. Ma tu sei triste e addolorato, il tradimento di Tom ha infierito brutalmente sulla tua anima già in equilibrio precario ed ora stai sprofondando nel dolore e non riesci ad afferrare la mano che ti porgo” sospira addolorata.

“Non c’è modo di eliminare il dolore che ho nel petto?” domandi portandoti una mano sul cuore, una smorfia di dolore ti solca il viso.

“Sì, c’è un modo” 
Abbraccia la morte Harry

“Qual è? Ti prego dimmi qual è! Non riesco più a sopportarlo” e riveli così la triste verità. La sveli anche a te stesso: non hai pace neanche nella morte.
Danza, danza con la morte Harry

“Altri due miei figli sono venuti a farmi questa richiesta. Li conosci: sono Ron Weasley e Hermione Granger. Ho proposto a loro due ciò che sto per dire a te: c’è un modo per avere ciò che desideri. Per ottenere la pace che brami devi … smettere di esistere completamente. Sappi però che qualcun altro prenderà il tuo posto nel mondo dei vivi perché-”

“Non mi interessa il perché! Accetto!” la interrompesti impaziente con un unico pensiero in mente: ‘voglio la pace!’ 
 
E quando sarai stanco e la morte ti tenderà la mano
Tu afferrala! Fallo!

Morte compie un gesto della mano e qualcosa si appoggia sulla tua spalla, ti volti e vedi che la mano appartiene ad un ragazzo rosso.
“Ron” sussurri con gli occhi spalancati dalla sorpresa. Lui sorride, non ti condanna per quello che hai fatto, non ti condanna per averlo ucciso.

Hermione è accanto a lui e ti sorride incoraggiante, anche nei suoi occhi non c’è accusa.

Ora che li vedi ti rendi conto di quanto ti siano mancati, ma il dolore è troppo intenso per essere zittito. 
Loro sembrano capirti, nei loro occhi sono riflesse le tue stesse emozioni. Vi stringete in un abbraccio confortante e poi vi voltate verso Morte che, addolorata, vi sorride per un’ultima, importante, volta. Le lacrime cadono dai suoi occhi, sono d’oro come le stelle cadenti.

“Fa sempre male perdere un figlio per sempre e ora, nello stesso momento, ne sto perdendo tre” spiega guardandovi prima di mettere sul suo viso un sorriso tirato.
“Addio figli miei” sussurra, voi tre ragazzi vi stringete le mani e vi guardate un’ultima volta e poi scomparite dissolti in polvere d’oro. 
 
“Sei stato il mio figlio prediletto Harry” sussurra Morte prima di rivolgere di nuovo il suo sguardo sulla terra e osservare il tuo funerale ordito da Voldemort e stupendosi nel trovare lì anche Silente e i Potter. 

Sorride, e così suo figlio Voldemort ha messo da parte l’odio per Silente e gli altri ‘buoni’ almeno per il funerale di Harry.

Un’ultima lacrima le solca il viso ‘bravo Tom’ pensa prima di ridarsi un contegno. È la morte, non può piangere per sempre. È vero: ha perso tre figli, ma deve badare anche agli altri, soprattutto a quel matto di Tom e a quel ‘nonno’ di Silente.

Oh e deve adoperarsi per trovare un altro Harry!

Angolo dell’autrice: 

*in questa storia i genitori di Hermione sono dei maghi

Yeeeeeeeeeehhh!!! Eccomi qui di nuovo!

Lo so: avevo detto che le cose sarebbero state più allegre, ma ho fatto male i conti e volevo spiegare meglio come sono andate le cose però dai prossimi capitoli la storia entrerà nel vivo! 

lunadistruggi: sono partita direttamente dalla morte di Harry perchè non vedevo il senso di scrivere quello che era successo prima ù_ù si insomma le cose cambiano con la sua morte e ... beh, non voglio fare spoiler così mi fermo qui! XD

LaSpacciatrice: condivido anche io la tua idea ed è uno dei motivi per cui sto scrivendo questa storia, rendere le cose più reali. Spero solo di riuscirci senza incasinare tutto! ^_^

SamanthaCBlack18: in realtà c'è una storia in cui Harry è 'figlio' di Voldemort e i genitori naturali sono ancora vivi però è un het e comunque è completamente diversa dalla mia ù_ù 
Grazie tantissimo per i complimenti!!! Questo stile di scrittura mi riesce solo quando penso alla scuola quindi se questi sono i risultati penserò molto di più all'infer- cough cough- volevo dire al luogo sacro e inviolabile dove si studia ù_ù

Mignon: appena ho letto la tua recensione sono andata subito a correggere quell'errore! però non sono stata io a sbagliare a scriverlo è solo che word vuole sempre correggermi le parole a modo suo ù_ù
Eh sì, il primo capitolo è triste, mi sono venute le lacrime agli occhi mentre lo scrivevo! (e mia sorella mi ha accusato di volerla istigare al suicidio) comunque i dialoghi erano scritti con la maiuscola non perchè a me piacciono così, assolutamente no, ma perchè gli altri stanno gridando (disperati, ma questo lo si capisce) 

Beh, detto questo vado a farmi una bella dormita che è l'una di notte!

Bacioni a tutti!!!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 Il desiderio di libertà ***


“Da dove vieni?” chiesi un giorno ad un tipo strano
“da un altro mondo” mi rispose sorridendo.
Ed è così che appresi che esistono universi alternativi al mio.
Capitolo 3
Il desiderio di libertà

In un altro mondo quattro bambini piangevano.

Uno era moro e un po’ in carne, piangeva sui corpi dei suoi amati genitori;

Un altro era sempre moro, ma esile e piangeva perché i suoi non erano morti;

Un altro dai capelli rossi piangeva per le ingiustizie che subiva;

Infine una bambina riccia piangeva in un angolo della sua stanza per le percosse subite.

Questi quattro erano bambini speciali, potenti, ma con una vita orribile.

Il primo, Neville Paciock, aveva perso i suoi a causa di Voldemort o comunemente chiamato Tu-sai-chi. Il piccolo era disperato, voleva indietro la sua mamma e il suo papà a qualsiasi costo. 
Andò a vivere da sua nonna che non fece altro che sminuire il suo orgoglio e trattarlo male perché ‘doveva diventare forte.’
Neville la odiava.

Il secondo, Harry Potter, avrebbe fatto volentieri a cambio con lui. I suoi genitori non lo amavano molto, non si volevano bene neanche tra di loro!
Sua mandre lo ignorava, suo padre lo malediva con la Cruciatus. Ogni volta che uscivano per andare a lavoro Harry sperava che morissero, che Voldemort gli ammazzasse una buona volta, ma loro tornavano sempre a casa. E così piangeva nel buio della sua stanza.

Il terzo, Ron Weasley, era preso di mira dai suoi fratelli gemelli che su di lui testavano i loro scherzi idioti. E più volte era corso da sua madre o da suo padre, persino dagli altri suoi fratelli, a chiedere aiuto, ma loro non gli prestavano attenzione. Non gli credevano. Per loro i gemelli Fred e George erano due stinchi di santi, con ottimi voti a scuola, con carisma e aria innocente.
E così Ron visse nell’inferno, ogni volta che arrivava Natale o qualsiasi altra festività lui non vedeva l’ora che finisse così i gemelli sarebbero tortati a Hogwarts e lui avrebbe potuto vivere un po’ in pace senza che nessuno gli facesse del male, che nessuno gli prestasse attenzione. 
Neanche i suoi genitori gliene concedevano un po’.

La quarta era una bambina, Hermione Granger, intorno a lei succedevano strani fatti: libri che volavano, caffetterie e vetri che esplodevano, auto che scomparivano e ricomparivano nello spazio, cose così, magia accidentale.
A scuola era evitata per il suo carattere un po’ saccente e per quelle stranezze che le accadevano, a casa era picchiata per esse. 
I suoi genitori sapevano della magia, avrebbero mandato la ragazza in una scuola magica, ma solo per un proprio guadagno personale: un mago in casa non faceva mai male, chissà quanto avrebbero potuto guadagnare! 
E la picchiavano per plagiarla come volevano loro, per poterla manovrare a loro piacimento.

Questi quattro si incontrarono per la prima volta a Hogwards e finirono a serpeverde.
Divennero un quartetto quando per la prima volta si unirono contro Draco Malfoy che trattava male un ragazzino, loro non poterono sopportarlo dopo quello che avevano vissuto.
I quattro si aiutavano a vicenda, si sostenevano e insieme proteggevano chiunque vedevano vittima di un sopruso. Il loro nemico numero uno era Malfoy.

Harry lo osservava sempre da lontano con un po’ di malinconia, avrebbe voluto conoscere il biondino e farselo amico, ma egli aveva costruito intorno a se una fortezza inavvicinabile. Harry sperava che prima o poi sarebbero riusciti a parlare civilmente loro due e che gli avrebbe fatto capire quanto è sbagliato attaccare qualcuno solo perché più debole.
Intanto conobbe il professore di pozioni nonché suo capo casa: Severus Piton che sembrava avercela a morte con lui, ma questo non gli faceva né caldo né freddo, era abituato a quello stesso sguardo glaciale e di disgusto perché riservatogli troppe volte dai suoi genitori.

Pian piano Hermione, Harry, Ron e Neville diventarono famosi in tutta la scuola e fonte di ispirazione. Hermione era ottima in qualsiasi materia, Harry era entrato già da quell’anno nella squadra di Quiddich e aveva un potere magico fuori dall’ordinario, Ron riusciva ad infondere il buon umore a tutti e Neville era un ragazzo davvero dolce e bravissimo con le piante.
Ma qualcosa di malvagio si aggirava per la scuola: Voldemort! 

Infatti il Signore Oscuro voleva uccidere Silente una volta per tutte e così si era infiltrato come professore di Difesa contro le Arti Oscure. 
Ciò che non si aspettava Tu-sai-chi era di ritrovarsi davanti a delle serpi con le palle e con abbastanza cervello da capire ciò che era giusto e ciò che era sbagliato e soprattutto sentivano puzza di imbroglio a miglia di distanza.

Ed è così che Harry James Potter e i suoi tre amici finirono nella lista nera del Signore Oscuro.

Lo smascherarono e Voldemort scappò, quel giorno Silente trovò delle nuove pedine da aggiungere alla sua scacchiera.
Pedine però che non ne volevano sapere assolutamente niente e che, perciò, iniziarono a riunirsi per studiare ancor più seriamente qualsiasi incantesimo, che sembrasse utile e non. 
Alla fine dell’anno avevano appreso qualsiasi magia dei libri della biblioteca tranne quelli della sezione proibita, ma contavano di farci un salto l’anno successivo con il mantello dell’invisibilità che Harry avrebbe sgraffignato a suo padre, tanto quello non lo usava mai!

Durante le vacanze estive sopportarono di nuovo il dolore che le proprie famiglie infliggeva loro, a casa Potter poi c’era un evento speciale: Sirius Black e Remus Lupin erano arrivati e questo significava solo guai.
Suo padre con loro diventava strano: sorrideva, era gentile e negli occhi gli brillava una luce … malandrina? 
Usciva con loro e non tornava per giorni e quando lo faceva dormiva in una stanza con i suoi amici e organizzava festini.
Una notte Harry si era ritrovato a faccia a faccia con una delle puttane che avevano chiamato.
Il brutto era che si sentivano i rumori del sesso, i loro gemiti e le loro maniere senza decoro soprattutto al mattino quando giravano per casa con appena le mutande a coprirli e a volte senza neanche quelle. Una volta si era ritrovato Black completamente nudo nella sua doccia, aveva sbagliato camera, ma l’orrore era venuto quando ci aveva provato con lui. Era dovuto darsele a gambe costringendosi a non maledirlo.
Di sicuro il più calmo del gruppo era Lupin, con lui qualche volta potevi discuterci civilmente se non c’erano in giro gli altri due ovviamente.
E quando loro se ne andavano Potter senior ritornava a maledirlo visto che, a quanto pare, era l’unico passatempo che lo soddisfaceva dopo i divertimenti con Lupin e Black.

Ritornato a scuola si era rincontrato per fortuna con i suoi amici e si erano raccontati tutte le loro disgrazie.
Neville era stato perseguitato ancora da sua nonna che lo insultava a tutte le ore del giorno e della notte, Hermione era stata ancora picchiata e cercava di coprire i lividi con del fondotinta magico e Ron era stato preda degli scherzi dei gemelli che si erano incattiviti visto che era un serpeverde.

“Cosa faremo Harry? Non riesco a sopportare un altro anno così dai miei” gemette Hermione addolorata, il ragazzo la guardò deciso.
“E infatti non lo faremo!”
“Cosa proponi?” chiese Ron pronto a seguire il ragazzo ovunque.
“Quest’anno impareremo la magia nera, la magia oscura. Impareremo qualsiasi incantesimo per difendere e attaccare e a fine anno noi ce ne andremo e viaggeremo nascondendoci il tempo necessario per poi tornare a scuola come se nulla fosse.”
“Ma Silente-?” fece un po’ insicuro Neville.
“Silente non può mettere bocca se noi non siamo a scuola e poi lui non è il nostro tutore” gli disse Harry con un enorme sorriso in volto.
“Allora che ne dite?” 
“Siamo con te” annuì Neville felice, non sarebbe dovuto tornare da quella pazza di nonna.

E così fecero e viaggiarono, attraversarono paesi e regioni, si divertirono e migliorarono e appresero molta magia. Migliorarono soprattutto in Oclumanzia e il loro senso del dovere crebbe, la nebbia delle false convinzioni scomparve.

Perché Voldemort era malvagio? Da dove iniziava la sua storia? Era vero che non sapeva amare e perché non poteva?

E Silente? Perché affermava che Voldemort non aveva mai avuto cuore? Perché si intrufolava sempre nelle teste dei suoi alunni a leggerne i pensieri? 

Eh già, loro lo sapevano e avevano sempre dato pensieri fasulli in pasto al Preside.

Al preside che si fingeva buono e manovrava tutti come se tutto quello fosse un gioco.

Tornarono a scuola, nascosero del tutto i loro pensieri. Ci furono domande naturalmente, ma loro si erano creati una storia a regola d’arte sputtanando finalmente le loro famiglie e riuscendo a farsi riconoscere come adulti dal ministero della magia, ovviamente dovettero un po’ corrompere e un po’ manovrare il Ministro della Magia Cornelius Caramell ma ci riuscirono e per quanto riguardava il loro sostentamento all’inizio ogni famiglia dovette sborsare un tot. ogni mese per loro, poi durante le estati ognuno ebbe modo di guadagnare quanto serviva per tutto l’anno.
Neville aprì un negozio sulle piante che divenne ben presto così famoso che, nonostante fosse poco più che un bambino, arrivavano maghi dappertutto per anche solo dare un’occhiata. Mentre era a scuola il negozio era tenuto aperto da una signora che lo aiutava, ma che non si prendeva il merito per il suo lavoro.
Hermione e Ron guadagnavano con i filtri della ragazza che era bravissima in pozioni e Harry lavorava segretamente al Ministero nel reparto segreto.

Ovviamente tutto ciò non piaceva a Silente, quello che facevano scombinava i loro piani! E così, sfruttando l’odio di Piton, cercò di mettergli i bastoni tra le ruote.

Ed è così che trascorsero gli anni: tra un Piton rompiscatole, un Silente ficcanaso, un Voldemort assetato del loro sangue che cercava di ucciderli nei suoi momenti liberi e il loro desiderio di essere totalmente liberi. 

Liberi di vivere, di fare le loro scelte, liberi dal dolore.

Fieramente non cedevano a chi cercava di buttargli giù, soprattutto a Malfoy che a scuola, istigato da Piton, cercava di rendergli ridicoli, ma loro se la cavavano sempre.

“Harry perché ti vedo sempre giù dopo aver litigato con Malfoy?” chiese una sera Ron nel buio della loro stanza.
“Potrebbe essere migliore” sussurrò il moretto
“Come?” chiese perplesso Neville
“Lui, Malfoy, potrebbe essere migliore. Potrebbe essere un buon amico, uno con cui discorrere la sera, uno con cui dividere un’avventura, uno degno di fiducia eppure … si lascia condizionare troppo da suo padre, da Piton, dagli altri! E nessuno potrà mai vedere il vero Draco Malfoy. Dopo averci litigato mi prende sempre questa malinconia …” 
Neville non seppe perché lo fece, ma lo abbracciò. Non lo avevano mai fatto.
Ed Harry si lasciò cullare e calmare e Ron gli raggiunse come Hermione che era venuta in visita nella stanza.

Quella sera la loro amicizia si consolidò ancor di più.

Un pomeriggio, mentre erano seduti sull’erba nel prato di Hogwarts, Ron aveva guardato Hermione mentre le arricciava i capelli con una mano.
“Cosa leggi?” le aveva chiesto.
“Uhm …? Non lo conosci, è un libro babbano su un tipo che va in un altro universo” aveva spiegato.
“Sarebbe bello però” commentò Neville.
“Cosa?”
“Andare in un altro universo dove nessuno ti conosce e ricominciare da capo” intervenne Hermione capendo l’amico.
“Già e magari lì non abbiamo Voldemort alle calcagna” ridacchiò Ron prendendo il discorso più alla leggera degli altri.
“E magari lì i miei sono vivi e le vostre famiglie sono diverse!” fece con aria sognante Neville.
Harry chiuse il libro di Incantesimi di scatto.
I tre si scambiarono un’occhiata preoccupata, sapevano quanto il moretto odiava anche il minimo accenno alle famiglie.
“Harry scusa noi-” provò a dire Hermione.
“Facciamolo” la interruppe invece il giovane Potter deciso “facciamolo, apriamo un varco per un altro mondo!” e così iniziarono a cercare il modo dando un’altra svolta al loro futuro.

Durante gli anni molte cose cambiarono, ma non il loro solido legame e neanche Silente o Voldemort cambiarono molto.

Si allenarono, combatterono negli scontri in cui, grazie (?) a Silente erano coinvolti. E poi Voldemort iniziò a dare loro la caccia seriamente, qualcosa era cambiata: una profezia.

Una profezia era stata annunciata.

‘Colui che il Verde della morte avrà negli occhi,
Che amici fidati è accerchiato,
Da lui l’Oscuro Signore sarà ammazzato
E il mondo nelle tenebre farà piombare
Se anche la Luce deciderà di eliminare.’

E per scoprire quella profezia loro dovettero andare al ministero segretamente e una volta avuta tra le mani, Harry disse soltanto una frase: “dobbiamo levare le tende.”
Il moretto dagli occhi verdi fece appena in tempo a distruggere la profezia che comparvero i mangiamorte con lo stesso Voldemort a campeggiarli, era tutta una trappola.

I ‘cattivi’ sapevano la profezia e avevano aspettato perché Voldemort aveva capito che lì sarebbero andati anche loro.

“Ragionaci Potter: in questo mondo, ho controllato, solo tu e tua madre avete gli occhi verdi come l’anatema mortale e non può essere lei perché la profezia parla di un maschio quindi sei tu e tu devi morire!” 

Per Harry il ragionamento di Voldemort faceva acqua da tutte le parti. Innanzitutto come aveva fatto a controllare davvero tutti gli abitanti del mondo? E poi non può non essere ancora nato il tipo con gli occhi verdi? Però stette zitto: con i pazzi non bisogna discuterci, bisogna annuire con convinzione. Forse era per quello che i mangiamorte lo seguivano.

I quattro erano pronti in ogni caso e con incantesimi non verbali si erano dati da fare in modo da aprirsi uno spiraglio per fuggire. 
Erano feriti e stanchi quando arrivarono alla stanza del Velo, Hermione aveva imprecato perché avevano sbagliato stanza e non sapeva cosa fare mentre Harry si faceva un paio di calcoli mentali e capì qual’era il tassello mancante, come potevano andarsene in un altro mondo.

“Vi fidate di me?” chiese ai suoi amici che cercavano di difendersi dagli attacchi nemici.
“Sempre Harry!” annuì Neville.
“Attraversate il Velo allora” disse scioccandoli.

Harry creò una barriera che rimbalzava gli attacchi nemici così da poter spiegare agli altri. Mise anche un incantesimo silenziante così nessuno avrebbe potuto sentire i loro discorsi.
“Sentitemi so che è folle però ho scoperto che il Velo non è solo qualcosa che ti ammazza, veniva utilizzato come Varco, ma nella storia si è perso il sapere verso cosa ti conduce. Quella è la nostra sola speranza. Siamo in svantaggio numerico e lì c’è anche Voldemort e, per quanto mi costi ammetterlo, è ancora troppo potente per noi perciò attraversate il Velo e pensate ad un luogo dove le cose sono diverse. Solo questo: diverse.”
“E tu?” chiese Hermione con voce tremolante.
“Io li distraggo ma vi raggiungerò presto” promise il moro e, anche se riluttanti, i tre fecero come gli era stato detto perché quando Harry promette qualcosa la mantiene. 
Avevano fiducia in lui.
E tenendosi la mano si lanciarono attraverso il Velo.

***

In un altro mondo: 

Cimitero Sconosciuto in Irlanda


Harry adorava l’Irlanda, Tom Riddle lo sapeva ed è per questo che lo aveva fatto seppellire in uno di quei cimiteri.
Era stata una funzione semplice, come sarebbe piaciuta a lui.

Tom sapeva di aver fatto molti errori però capiva che quello più grande lo aveva fatto quella volta, quando mise Harry sotto Imperius per uccidere i suoi pseudo amici. Aveva capito che quello era stato l’inizio della fine che aveva portato a tutto ciò.
Era colpa sua se suo figlio era morto.
Sua, sua e solo sua!
Se solo potesse avere un’altra possibilità la sfrutterebbe subito e sarebbe un padre migliore di quanto sia mai stato! 
Ma ciò non era una cosa fattibile.

Il funerale si concluse, il corpo venne seppellito e lui sentì l’ennesima fitta al cuore.
Sospirò, avrebbe dovuto farci l’abitudine.

Si allontanarono, lui e i mangiamorte da un lato, Silente e i suoi ‘buoni’ da un altro.
I Potter camminavano accanto al vecchio barbuto e vicino a lui c’erano Lupin, Black, i Granger, i Paciock, i Weasley, Moody ed altri. Tutti, tranne lui e i suoi mangiamorte, erano lì solo come sostegno morale ai due coniugi Potter.

Voldemort e Silente si fermarono ad una decina di passi dal cancello e guardandosi negli occhi annuirono.
“La tregua vale fino a stasera a mezzanotte, da domani torneremo nemici” sibilò, Silente annuì gravemente.
“E sia ragazzo mio” 
Tom inghiottì la risposta velenosa al ‘ragazzo mio’ che gli era salita in gola.

“Tu hai ucciso Harry!” ringhiò James rompendo il silenzio in cui si era rinchiuso, Voldemort fece una risata amara.
“Fino a prova contraria sei tu quello che ha scagliato la maledizione!” ringhiò Tu-sai-chi per niente disposto a farsi dare la colpa.
James Potter e Tom Riddle misero mano alla bacchetta velocemente, ma uno scossone alla terra improvviso gli fece fermare. Si guardarono intorno quando ce ne fu un altro e un altro ancora.

E poi ecco: una luce a mezz’aria e … tre figure piombarono a terra e la luce scomparve.
“Porco Merlino mi stai schiacciando!” disse una voce stranamente famigliare.
“Lascia in pace Merlino!” ribatté una voce femminile.
“Awww ragazzi se vi togliete da dosso che mi state schiacciando ve ne sarà immensamente grato!” proruppe qualcuno e poi le tre figure si alzarono e … non era possibile! Non era umanamente possibile! 

Loro erano morti!

Hermione Granger si guardò intorno e li vide “PORCO MERLINO!” esclamò e Ron Weasley si voltò per prenderla in giro per ripicca e poi li vide anche lui, gemette disperato e borbottò qualcosa che suonava come “dalla padella alla brace”

Angolo dell’autrice:
E dov’è Harry? Eheheh tra poco spunterà fuori anche lui e … VEDRETE! Muhahahha!!!


lunadistruggi sono una vera bastarda come vedi, ho distrutto Harry anche nell’altro mondo =_=’’ e concordo con te per quanto riguarda la morte, per questo personaggio ho pensato appunto a come una mamma avrebbe dovuto comportarsi per alleviare le sofferenze dei propri figli. 

lunadistruggi questo capitolo è dedicato a te che ti ritrovo un po’ dappertutto nelle mie fic!



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 Morte è compiaciuta ***


Noi esseri umani non siamo fatti per rimanere soli,
Neanche la morte lo è.
Capitolo 4
Morte è compiaciuta

“Neville!”
“Sì!” annuì il ragazzo ad Hermione lanciando subito un incantesimo di protezione inventato da Harry, era una barriera che aderiva al corpo permettendoti ampi movimenti e di lanciare incantesimi, perlopiù dava una protezione assoluta e gli incantesimi rimbalzavano contro chi glieli scagliava se troppo potenti, se erano deboli o nella media venivano assorbiti.
“Ora non abbiamo tempo per loro, dov’è Harry?” 
“Miseriaccia non mi dite che lo abbiamo perso? E se invece fosse rimasto a vendicarsi?”
“NON ESSERE STUPIDO RON! Ha promesso, te lo ricordi? Ci raggiungerà” Hermione sgridò il rosso.

“Non è possibile” sussurrò sgomento Fred Weasley, al suono di quella voce Ron si irrigidì, ma lo nascose bene. Essere un serpeverde ti insegna molte cose.

“Perché parlano di Harry? Forse … forse è anche lui tornato!” disse Lily abbracciando suo marito, James la strinse.
“Cosa sta succedendo Preside?” chiese cauto Remus a Silente, la cosa gli puzzava da morire e così anche al vecchio.

Silente osservava preoccupato i tre spuntati fuori dal nulla, proprio sulla tomba di Harry Potter! E questi per di più sembravano cercarlo!
Niente, neanche la magia, poteva riportarti indietro dalla morte. Questo lo sapeva lui, lo sapeva l’intera comunità magica e persino lo stesso Tom Riddle che stava utilizzando gli Horcrux, però loro sarebbero scomparsi prima o poi e lui sarebbe morto.
Non esisteva l’immortalità ne la possibilità di fuggire dalla morte, si poteva solo fingere che si potesse fare.
Si scambiò un’occhiata con Tom e per una volta si capirono perfettamente: quei tre non potevano essere lì.
Erano forse un incantesimo oscuro? Un illusione? Erano dei mollicci? Ma i mollicci potevano parlare? 
Cosa diavolo erano?! Perché di certo non potevano essere loro

“Magari è gravemente ferito! Stava combattendo contro Voldemort e quei bastardi dei mangiamorte” intervenne Neville mentre frugava nelle ampie tasche del mantello.
“Hai tu lo specchio a doppio senso?” chiese Hermione mentre cercava anche lei qualcosa nelle tasche.**
“No, ce l’ho io!” esclamò sollevato Ron tirandolo fuori.
“Harry Potter” chiamò Hermione allo specchio, ma non accadde niente. Ron la strinse tra le sue braccia cercando di consolarla.
“Dovrebbe comparire qui, dobbiamo aspettarlo e se necessario - Neville si interruppe guardando fugacemente Silente, Voldemort e tutti gli altri- combattere, dobbiamo guadagnare tempo in caso di attacco” progettò.
“Rafforza le barriere Neville” annuì Hermione non nascondendo la preoccupazione, Harry aveva sempre avuto una vena spericolata da grifondoro, con tutto quel buonismo e desiderio di essere d’aiuto, però era sicura che non sarebbe rimasto ad affrontare Voldemort nonostante avesse professato a volte di volerlo ammazzare, anche a costo di morire lui stesso, dopo aver tolto di mezzo anche James Potter naturalmente.
Harry aveva promesso, lo aveva fatto, non si sarebbe rimangiato la parola. Lui era così.

“Perché state chiamando Harry?” domandò Sirius guardando i tre mentre Arthur Weasley tratteneva sua moglie dal correre da quel ragazzo così simile a Ron.

I tre li guardarono. Il ragazzo simile a Ron, anzi sembrava la sua copia uguale fisicamente!, riuscì a imprimere nei suoi occhi così tanto odio verso di loro da far sgranare gli occhi persino a Voldemort. Oh come riusciva ad odiare il Signore Oscuro non ci riusciva nessuno, perlomeno fino ad allora. Negli occhi di quei ragazzi l’odio era la caratteristica predominante ed era rivolta a tutti loro, indifferentemente.

Charlie e Bill Weasley temevano che il mondo stesse per finire, non esisteva che il loro fratellino fosse ritornato solo per poi guardarli così! Loro non avevano fatto niente! 
Era forse arrabbiato e ferito perché non erano riusciti a salvarlo? 
Molly ne era distrutta, quello poteva non essere suo figlio, ma era uguale a lui! La stava uccidendo.

Ron li occhieggiava mentre parlava con gli altri “non glielo dire ‘Mione, loro non meritano di sapere niente di lui”
“Ma Ron! Questi non sono loro, devi capirlo”

Voldemort si accigliò e si domandò a chi si riferissero. Seguiva la loro discussione interessato, lui aveva lanciato alcuni incantesimi silenziosi contro di loro solo per tastare quel qualcosa che aveva sentito avvolgerli e … erano scomparsi! Assorbiti da quel qualcosa, era rimasto basito. Quello che però gli interessava di più era che non riusciva a leggere nelle loro menti neanche quando quello moro e più grosso fisicamente, così simile a quel Neville Paciock, lo aveva fissato abbastanza a lungo negli occhi come a valutar qualcosa. E poi loro avevano nominato Harry! Harry Potter, il suo Harry. 
Una flebile luce di speranza si era accesa nel suo cuore: se loro erano davvero i veri Neville, Hermione e Ronald voleva dire che l’Harry che avevano nominato era suo figlio!
Non doveva sperare troppo però … non poteva smettere.

Mentre lui era realistico, James e Lily Potter non si facevano problemi ed erano disperatamente convinti che quello fosse loro figlio, che stesse per tornare!  
Mai ci fu più verità in quella menzogna.*

***
In un mondo intermedio:

Incontro tra un antico genitore ed un ragazzo amareggiato


Harry sospirò leggermente, chi lo avrebbe detto che lo schiantesimo di faccia-di-serpente-comunemente-chiamato-Voldemort lo avrebbe scagliato attraverso il Velo, beh doveva proprio ringraziarlo la prossima volta che lo vedeva … ma anche no, non era importante.

Però ricordava di non aver avuto il tempo di pensare di raggiungere i suoi amici, era sicuro di essere ferito mortalmente e anche stanco, beh doveva essere anche morto quando aveva attraversato il velo però … era cosciente! Era forse nell’aldilà? 

Beh, se era così l’aldilà faceva completamente, assolutamente, schifo! 
Si guardò intorno meglio, c’era solo bianco, non c’era un mobile neanche a pagarlo.

Si tastò il petto e ritrovò la ferita che avrebbe dovuto ammazzarlo definitivamente, gliela aveva lasciata Draco Malfoy. Lucius Malfoy si era portato il figlio appresso, per cosa poteva solo supporlo: per mostrargli il suo destino?
Si era sentito male quando lo aveva visto, quando gli aveva puntato la bacchetta contro e quando Draco aveva scagliato l’incantesimo e lui ha risposto con l’Avada …
Aveva visto la luce negli occhi di Draco spegnersi consapevole dell’essere lui l’artefice della sua morte, ma doveva farlo! Era questione di sopravvivenza e poi se lo avesse lasciato in vita chissà quante persone avrebbe ucciso … non avrebbe mai conosciuto il vero Draco Malfoy …

Si sentiva debole, riuscì ad alzarsi dal pavimento, le sue ginocchia traditrici però lo fecero cadere. Prima che potesse toccare terra un paio di braccia lo avvolsero e lo posarono delicatamente al suolo. Chiunque lo avesse salvato dalla caduta si portò davanti a Harry e gli si sedette davanti.

“Ciao Harry, io sono Vita” si presentò l’uomo. 
Aveva capelli neri e occhi violetti e un sorriso gentile, ma Harry non si fidava. Aveva avuto abbastanza delusioni.

Il tipo lo fissava come se dovesse dire qualcosa, quindi si schiarì la voce e disse:
“Vita? Che razza di nome è?”
 Quello ridacchio “è un nome come un altro” rispose.

“Dove siamo?” domandò Harry.
“Oh, a casa mia” il moretto alzò un sopracciglio scettico.
“Vivi nel niente?”
Vita rise più forte “sei divertente” 

Harry lo guardò male, non sopportava chi rideva di lui, gli ricordava troppo suo padre che sorrideva mentre lanciava la cruciatus ed era felice delle sue urla di agonia.

“Questo non è il niente, questo luogo è la culla della vita. In ogni istante migliaia di vite si creano e scompaiono, non puoi vederle, non le puoi toccare, ma sono qui” spiegò Vita sorridendo sbarazzino. 

Harry si guardò intorno più interessato chiedendosi se gli era stato detto il vero, non avvertiva nulla, era strano. E poi quella la culla della vita? Sapeva che alcuni babbani avrebbero pagato oro per vederla, una volta persino lui ne era curioso, ma ora non era interessato. Doveva capire, lui aveva attraversato il velo senza avere in mente la sua destinazione, doveva essere morto già da un pezzo e quel tipo e invece si era ritrovato a conversare con Vita, il tipo era alquanto inquietante con tutti quei sorrisi e quelle risate.
“Chi sei in realtà?” chiese sperando in una risposta come si deve.
“Sono Vita, te l’ho già detto” ribadì l’altro.
Harry si stava spazientendo.
“Cosa ci faccio qui? Io ero quasi morto”
“Sì ma io non lo avrei mai permesso, non sai quanto lavoro mi hai dato da fare Harry James Potter. Mia moglie mi ammazzava ti permettevo di crepare ora che ti ho trovato”
“Tua moglie? Trovato? Spiegati per una volta!”
“Oh mia moglie è Morte, tutto il resto lo saprai a tempo debito” sorrise enigmatico il tipo, Harry aveva voglia di metter mano alla bacchetta.

“Tutto ciò che ti dirò è che dovevi morire, ma finché Draco Malfoy non ti scaglierà di nuovo quel … come si chiama? Sectumsempra? Sectusenbra? Insomma quello lì … non ti accadrà nulla! Cerca di non combinare pasticci -”
“Cosa?!? Cosa centra Malfoy? Ti ricordo che l’ho ucciso!”
“- e ora va! Fai attenzione!” continuò tranquillo lasciando Harry frustrato e confuso, subito dopo il pavimento sotto il moro dagli occhi verdi scomparve e il ragazzo cadde.
“Bastardo!” gridò colmo di rabbia a Vita, quest’ultimo gli fece ciao ciao con la mano e sorrise.

Morte abbracciò suo marito da dietro “grazie Vita, grazie per averlo ritrovato” lui si rigirò nell’abbraccio e le baciò la punto del naso “tutto per te tesoro e poi … lui è anche mio figlio e dove l’ho mandato sarà finalmente felice.”

La morte era compiaciuta, la vita era felice. Ora sarebbe andato tutto per il meglio, ma ricordate: le cose possono cambiare velocemente. 


Angolo dell’autrice:

*Perché Harry è sì figlio di Lily e James Potter, ma non di quelli che lo stanno aspettando.

** voi gente vi starete chiedendo: ma questi si mettono a parlare allegramente sotto gli occhi dei mangiamorte loro nemici? Ma sono forse pazzi? Per non dire altro … il fatto è che è lì che comparirà Harry e non possono lasciarlo, Voldy e company non se ne andranno perché hanno capito che è lì che comparirà Harry, quindi hanno tutti motivo di rimanere.

WingsFly: mi fa piacere che la storia ti piaccia e con lei le mie idee, mia sorella mi voleva tirare un orecchio dicendo che erano troppo rivoluzionarie! =_= 
Spero che la seguirai e che continuerà a piacerti! Alla prossima, baci, Artemis97

lunadistruggi: per la Draco/Harry non ti dirò niente XP altrimenti se lo sai non la leggi, no? E poi mi piace tenere le persone sulle spine XD comunque per i nostri poveri sfigati ... ehm volevo dire sfortunati ... avventurieri di altre dimensioni i guai sono appena incominciati! non faccio spoiler!
Alla prossima, spero di risentirti, bacioni, Artemis97


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Capitolo 5
*** Capitolo 5, Odio e Amo ***


Alcune ferite scompaiono, altre diventano cicatrici,
Altre invece continuano a sanguinare … per sempre …

Capitolo 5
Odio e amo

“Ma che cazz” fu il raffinato pensiero di Harry Potter quando, comparso dal nulla, piombò sulla propria lapide rompendola in due.
Naturalmente il dolore che assaggiò al fondoschiena fu intenso tanto da farlo bestemmiare in latino. Si, conosceva quella lingua morta, tutta colpa di sua madre.

“HARRY!” gli giunsero una cacofonia di voci che quasi riuscirono a stordirlo più dell’atterraggio orribile.

“Harry quante sono queste?” chiese una voce che conosceva bene, Hermione, e che era preoccupata.
Delle dita gli furono sventolate davanti agli occhi “tre” gracchiò scostandole di malo modo e sbattendo le palpebre per schiarirsi la vista.

“Amico, aspetta, ti aiutiamo noi ad alzarti” dichiarò Ron afferrandolo per un braccio mentre Neville prendeva l’altro e lo tirarono su. Quando il moretto riprese equilibrio lo lasciarono restandoli però accanto per sicurezza, inoltre Neville estese su di lui la barriera per proteggerlo.

“Aw ragazzi, ho fatto un incubo -iniziò a parlare il moretto dagli occhi verdi mentre con lo sguardo vagava intorno a se prima di andarsi a posare sul gruppo di mangiamorte e auror poco più in là- e credo di starlo ancora facendo” 

“Harry ce l’hai fatta! Hai trovato il modo di portarci tutti di qua! E-” 
“Voldemort ha un naso” proferì sconvolto Harry interrompendo un’eccitata Hermione.

“Cosa?” chiese Neville credendo di aver capito male
“Cosa?” ripeterono increduli gli altri

“Voldemort ha un naso! Ed è anche umano!” ribadì Harry Potter.
“Certo Harry che è uma-ahhh!” si arrestò a metà frase Ron sgranando gli occhi e anche gli altri due si accorsero di quel minuscolo *si fa per dire, eh!* dettaglio.

“Per Merlino e le sue mutante a pois rosa -continuò Harry, gli altri tre suoi amici lo guardarono aspettando un’altra grande rivelazione- ma Voldemort è inutile anche qui! Non ha ammazzato i Potter e Silente neanche ora che li ha a tre passi di distanza! Ma che razza di Signore Oscuro è? Persino la Weasley femmina saprebbe fare di meglio! E io mi riferisco a mamma Weasley, quella ci metterebbe tutti sotto regime alimentario ferreo e votato ai vegetali e …” 
“Amico ma stai bene?” interruppe lo sproloquio Ron seriamente preoccupato. Harry non aveva mai parlato in quel modo poco cauto e quasi grifondoro.
 
Il moretto fece una smorfia e solo allora gli occhi dei presenti, che si erano persi in quel ciarlare, caddero sul punto del petto che il ragazzo si stava reggendo. Harry spostò un poco la giacca per far vedere agli amici la sua ferita e spiegò “sono stato colpito con il Septumsempra e ho perso molto sangue. Poi devo avere la febbre e sto probabilmente …  sicuramente delirando” si corresse e annuì ripetutamente il ragazzo moro.

Harry si sentiva veramente stanco, da quando era uscito dalla ‘culla della vita’ la ferita aveva ripreso a sanguinare. Sentiva che, non soltanto gli stava sfuggendo la sua linfa vitale, ma anche la sua forza magica, non riusciva a controllarla e non era mai un bene.
Sapeva che non doveva chiudere gli occhi, sapeva che non doveva abbandonarsi al dolce oblio, ma lo fece.

‘Però Vita poteva guarirmi, che gran bastardo’ fu il suo ultimo pensiero prima di cedere alle tenebre accoglienti.

Ron e Neville lo presero appena in tempo evitandogli un’altra caduta a terra.
Hermione si fiondò da lui applicando incantesimi curativi non verbali per un primo pronto soccorso.

“Ho fermato l’emorragia, ma dobbiamo trovare una medi-strega” affermò la ragazza riccia guardando preoccupata il moretto e accarezzandogli la fronte per avvertire la temperatura “ha la febbre alta, la ferita deve essere infetta” suppose cercando di mantenere la calma, in situazioni del genere perderla vuol dire soltanto una cosa: essere sconfitti. No, Harry aveva insegnato loro a non smarrire la ragione anche sotto Cruciatus, loro avrebbero affrontato la situazione al meglio e con CALMA.

Con quella parola stampata in mente si rivolse a Madam Chips. 

(La medi-strega era lì per supportare Lily e James nel lutto e ora ciò a cui stava assistendo aveva dell’incredibile!) 

“Madam Chips! Per favore, lo guarisca! Per favore!” pregò Hermione guardandola negli occhi, la donna provò una stretta al cuore vedendo la disperazione della ragazzina, ma non sapeva se poteva fidarsi …
“Per favore” continuò Hermione con gli occhi lucidi, non potevano perdere Harry, non potevano! Harry era il loro leader, il loro migliore amico, era colui che aveva creato quel gruppetto. Non poteva andarsene, non doveva!

Ron dovette mordersi la lingua, non voleva che una sola persona di quel miserabile mondo toccasse il suo migliore amico. Quei tipi assomigliavano fin troppo a quelli del loro mondo, a quegli esseri insensibili …

Madam Chips, la medi-strega del loro mondo, era una donna che godeva nell’infliggere dolore. Alcune volte, quando non aveva pazienti, avvelenava il cibo, ma anche allora moltissimi alunni preferivano andare a lezione con la febbre a quaranta piuttosto che entrare nell’infermeria che poteva essere tranquillamente paragonata all’anticamera dell’inferno.
Per questo Ron dovette fare un semplice ragionamento: se la loro Madam Chips era una medi-stronza, quella di quel mondo doveva essere buona. Questo per la semplice regola delle dimensioni parallele, sono uguali in alcune cose, ma diverse in altre. 
Esistevano sempre le stesse persone, ma erano buone o cattive, dipende dai casi.

Perciò, quando la medi-strega finalmente si avvicinò per curare Harry, la lasciò fare non interferendo, però rimase sempre accanto al suo amico. Non si fidava totalmente.

“L’incantesimo che lo ha colpito è oscuro e pericoloso, può avergli danneggiato qualche organo interno. Dobbiamo trasferirci in un altro luogo, devo esaminare meglio la ferita con i miei strumenti” dichiarò dopo una prima occhiata l’infermiera, Hermione annuì concorde. 

“Andremo ad Hogwards e -” 
“Hogwards no!” intervenne fermo Neville interrompendo Madame Chips, la donna lo guardò sorpresa.
“Non andremo in luogo dove saremo accerchiati da pipistrelli umani -chiaro riferimento a Severus Piton- professori impiccioni, bambocci che non sanno farsi i fatti loro e per di più un vecchio di merda che sembra sapere sempre tutto su tutti!” chiarì Ron irritato, oltre le ragioni spiegate però ce ne erano delle altre: non sarebbero mai andati in un luogo dove Silente avrebbe potuto controllarli, non sarebbero mai andati in un luogo che, con tutte quelle protezioni e incantesimi, avrebbe potuto imprigionarli.
Anche se non lo disse, quel fatto fu chiaro per tutti.

“Andremo a Riddle Manor” asserì Voldemort provocando sguardi sorpresi, Ron si chiese se fosse sordo: aveva appena lasciato intendere che non sarebbero andati in luoghi dove potevano essere controllati e lui proponeva Riddle Manor?

“Andremo a Riddle Manor -ripetè Tom guardandolo come se fosse una mosca fastidiosa- quella è la casa ed il posto a cui spetta mio figlio Harry” 

“Tuo figlio?” ripetè incredulo Ron mentre Hermione analizzava le informazioni velocemente per trovare una soluzione.

“Non andremo a Riddle Manor, Voldemort! Harry verrà con noi a Potter Manor, siamo noi i suoi genitori!” intervenne infuriata Lily e da lì si scatenò il caos.

Beh erano più preoccupati su dove sarebbe andato Harry che sul bisogno di guarirlo, considerò Neville amareggiato e scandalizzato. Che bella famiglia!

“No, infatti. Non andremo a Riddle Manor -iniziò Hermione azzittendoli, però interruppe gli ormai festanti Potter dalla notizia per dire: -noi andremo a Grimmauld Place” questo si che gelò quelli dell’ordine della fenice: quel luogo loro lo avevano utilizzato un paio di volte per le loro riunioni, ma poi lo avevano lasciato, persino Sirius lo evitava ed era il luogo dove aveva vissuto da giovane! La causa era il ritratto della madre di Sirius, i vari trucchetti di magia nera sparsi qua e là e la stessa magia oscura che impregna l’aria per non parlare dell’elfo pazzo! 

“Mio figlio non si allontanerà di nuovo da me” dichiarò irremovibile Voldemort e per una volta si ritrovò d’accordo con i Potter che dichiararono che Harry non si sarebbe allontanato da loro. Almeno avevano la stessa linea di pensiero per qualcosa.

“Il giovane sta rischiando la vita e voi ciarlate di cose inutili!” li riprese aspra Madame Chips ormai entrata in modalità infermiera, le sue parole smossero i presenti.
“Vada per Grimmauld Place” sospirò Sirius Black.

“La tregua, a questo punto, viene allungata a tempo indeterminato. Sei d’accordo Tom?” chiese Silente con gli occhi scintillanti. Riddle annuì ignorando volutamente il fastidio che aveva sentito nel venir chiamato con quel suo nome babbano, non era il momento. Harry aveva la precedenza.

*

Quando Harry si risvegliò capì subito di trovarsi in un letto, il materasso era morbido e il calore delle coperte sembrava abbracciarlo. 
Ricordava vagamente di essere sven- no, che brutta parola era quella! Lui non era svenuto, altrimenti sembrerebbe una donnicciola! Ecco lui aveva perso semplicemente conoscenza, così andava meglio.

Aveva poi degli sprazzi di ricordi in cui si svegliava e gli venivano date delle pozioni rimpolpa sangue, o almeno Hermione avevano detto che erano quelle anche se, avendo visto Madame Chips accanto a se, lui ne dubita.
Ma cosa ci faceva Hermione con Satana Chips, o medi-stronza come era stata ‘gentilmente’ chiamata dai suoi compagni di dormitorio e da tutti gli altri poi, e perché aveva una brutta sensazione come se stesse per affrontare una delle peggiori prove della sua vita?

Si alzò e trasfigurò l’orribile pigiama oro e verde con dei jeans neri e una maglietta a maniche lunghe verde smeraldo, simbolo della sua anima di serpeverde. A casa la indossava soprattutto per irritare suo padre appena prima di uscire così la mostrava e si volatilizzava evitando le maledizioni del genitore, ah che bei ricordi quelli! I momenti senza essere oggetto di cruciatus e in qui pungolava James Potter …
Trasfigurò anche le pantofole accanto al letto creando un paio di scarpe da ginnastica con rifiniture smeraldine, una volta finito si rivolse verso lo specchio nella stanza e si sistemò. I serpeverde dovevano sempre apparire al meglio.
Non trovò la sua bacchetta, quel fatto non gli piacque per niente. Doveva trovarla, sentiva come la mancanza di una parte di se importante. Era come essere menomato.

Uscì dalla stanza con circospezione e scese le scale. Si ricordava perfettamente di quella casa poiché Bellatrix lo aveva portato lì un paio di volte insegnandoli l’ubicazione esatta e poi lui fece conoscere quel luogo anche ai suoi migliori amici, quella casa era stato un luogo sicuro. Solo Bellatrix andava lì qualche volta, Sirius Black invece evitava quel luogo come se mettendoci piede la peste lo avrebbe assalito.

Bellatrix era stata la moglie di Sirius Black per un breve periodo, quel che bastava per essere definita ufficialmente la sua madrina. Harry semplicemente l’adorava, era stata l’unica adulta in cui aveva mai riposto fiducia e lei … lei era morta. Era stata colpa di James Potter, pensò con rabbia stringendo i pugni, Bellatrix aveva provato a portarlo via a quella sua ‘famiglia’ ed era scomparsa. Potter senior non aveva perso tempo e lo aveva tormentato con frasi cattive e prive di moralità: “lo vedi che non c’è nessuno che ti vuole bene? -diceva- sei davvero un piccolo mostro se persino Bellatrix ti ha voltato le spalle.” 
Ma lui aveva fiducia nella donna, l’unica persona che lo aveva abbracciato, consolato e asciugato le sue lacrime prima che fossero i suoi amici a farlo. 
Lui aveva desiderato il suo ritorno, lo aveva sperato con tutto il cuore e poi … era stata ritrovata … in un canale. 
“Morta da giorni” aveva sentenziato un medi-mago con sguardo cupo.
Non era stato quello a spingerlo a pensare che fosse opera di Potter, nonostante questi si fosse opposto alla donna perché non voleva che lei gli portasse via il suo giocattolino, ma come ne parlò lui.
“Quella Bellatrix, piccola pazza, pensava davvero di portarti via da me, dalla tua famiglia?! A quanto pare però -ridacchiò- il destino non voleva che ci separasse, non sei felice eh, mio piccolo Harry?” 

Ritornò al presente quando sentì una voce chiamarlo, si voltò solo per essere travolto da un Hermione sollevata.
“’Mione stai bene? State tutti bene?” chiese il moretto un po’ preoccupato.
La riccia annuì felicemente allontanandosi un po’ da lui “sì, non siamo feriti però …” esitò la ragazza arricciandosi una ciocca di capelli.
“Però?” la incoraggiò lui.
“HARRY!” gridò qualcun altro e fu avvolto da un paio di braccia che lo stritolarono.

Era come essere avvolti da un calore materno … Bellatrix, era come se Bellatrix lo stesse abbracciando e per un attimo credette che fosse lei, la sua adorata madrina, però si ricredette quando sentì il profumo della donna: cocco. Bellatrix odiava il cocco.

“Harry sei … sei davvero tu figliolo?” chiese una voce che conosceva bene
“Harry, Harry sei tornato” affermò una voce che conosceva altrettanto bene e per questo entrò immediatamente in modalità di combattimento.

Spintonò la donna che, presa alla sprovvista, lo lasciò andare, poi agilmente riuscì ad allontanarsi rimanendo in guardia.
“Quel tuo ‘però’ Mione riguarda per caso loro?” chiese ironico osservando attento Lily Potter che prima lo stava abbracciando, Silente e James Potter.

“Le cose sono più complicate di così” sussurrò Hermione perfettamente udita però da Harry che inarcò un sopracciglio scettico.
“Perché temo che presto avrò mal di testa?” disse ironico.

“Caro ragazzo perché non ci calmiamo un po’? Siamo in famiglia dopotutto” cercò di farlo sciogliere un po’ Silente, ma il giovane Potter non ne voleva sapere.
“Non sono il suo ‘caro ragazzo’, forse la vecchiaia le sta giocando brutti scherzi” dichiarò aspro.
“Esatto figlio mio” lo appoggiò qualcuno che riconobbe come Tom Riddle.
“Figlio mio?” il sopracciglio quasi arrivò all’attaccatura dei capelli tant’era sollevato.

“Hermione?” Harry guardò la ragazza come se fosse l’unica sana in una casa di pazzi dopo di lui chiaramente.
“Forse è meglio se ci sediamo” propose lei e lui annuì andando in salotto alzando delle barriere intorno al suo corpo, non si fidava per niente e voltare le spalle al nemico senza una qualunque protezione era da pazzi.

Giunse in salotto subito seguito dagli altri, si sedette sul divano con nochalance e ‘Mione si accomodò accanto a lui. 
“Neville e Ron?” chiese Harry facendo fluire più magia nelle sue barriere che avvolsero anche la ragazza che ne aveva già di proprie, ma la prudenza non era mai troppa.
Come chiamati dal nulla emersero i due ragazzi sopraccitati che si appostarono vigili, Neville vicino ad una porta, Ron vicino ad un’altra. Le mani rilassate accanto ai fianchi ma pronte a lanciare incantesimi sia verbali che non.

“La mia bacchetta Hermione?” chiese Harry sicuro che l’avesse lei e, infatti, la ragazza gliela passò. Una volta riavuta tra le mani, Harry si sentì completo. La sua bacchetta speciale, forgiata con un frammento della sua anima, il suo primo e ultimo
Horcrux creato accidentalmente mentre uccideva Walburga, la madre di Sirius Black. Ma quella è tutta un’altra storia, le vostre orecchie non sono ancora pronte ad udirla e forse non lo saranno mai.

“D’accordo signori, è il momento di chiarirci” proferì Harry mentre nella sua mente si delineò un pensiero orribile ‘oddio, sono un serpeverde, ma sto per dire la verità. Chissà dove andremo a finire se si continuerà di questo passo’ lo archiviò in un angolo della sua mente, lo avrebbe approfondito più tardi.

“Harry aspetta, ci sono mangiamorte e membri della fenice in giro per casa. Non è un luogo sicuro” lo interruppe Ron scusandosi per l’intromissione con uno sguardo che Harry ricambiò comprensivo, il moretto annuì lentamente.

“Bene, a questo punto alcuni incantesimi silenzianti sono d’obbligo. Volete che ci sia qualcun altro nella stanza o si può chiudere?”

“As-aspetta! Dobbiamo chiamare Sirius e Remus! Oh saranno così contenti di vederti!” rispose Lily alla domanda di Hermione.
“A questo punto io chiamo Piton, i Malfoy e i Lastrange” proferì Voldemort che, di certo, non voleva trovarsi in una stanza con tanti Auror. Non gli temeva, ma se la cosa si risolveva in uno scontro lui poteva contrastare Silente e mentre combatterò il vecchiaccio, i Potter e gli altri non ci avrebbero pensato due volte prima di lanciare la maledizione che uccide.

Pochi minuti dopo nella stanza fecero la loro comparsa Narcissa Malfoy e Lucius Malfoy -Harry trattenne il verso di disgusto che gli stava salendo in gola alla sua vista, era colpa sua se era stato costretto ad uccidere Draco!- Severus Piton -stavolta fu un conato di vomito ad essere soffocato, quell’uomo gli faceva ribrezzo quanto o più di suo padre James- poi naturalmente comparvero Lupin e Black -due persone che lui voleva ghigliottinare personalmente- e infine i coniugi Lastrange. Alla vista dei due il moretto rimase sconvolto, non tanto per l’uomo, ma per la donna che lo accompagnava. Capelli neri indomabili, fisico snello, tacchi alti, vestito aderente e quegli stupendi occhi neri come l’ebano diversi da quelli che ricordava perché patinati da una vena di … follia?
Comunque sia Bellatrix si ergeva accanto al marito, appena lo vide i suoi occhi si illuminarono e per un attimo, solo per poco, Harry si concesse il lusso di pensare che quella fosse la sua Bellatrix, la sua adorata madrina. La donna che gli leggeva le fiabe, che lo metteva a letto e che aveva cercato di portarlo via dalla sua famiglia orribile. La donna che era morta per amor suo. 

Ma guardandola negli occhi si riprese, quel velo di follia non era presente sulla sua Bellatrix, lei non era la sua madrina. 
Era, però, così difficile dividere le due figure che si ritrovò ad amare e ad odiare quella donna. Il solo vederla gli faceva male al cuore, era così simile a Lei!, e la testa gli doleva, la mente gli ordinava di non cadere in stupidi tranelli, quel suo affetto per Bellatrix Black avrebbe potuto portarlo alla morte a causa anche di una semplice trappola.

Gli venne in mente, chissà perchè, una poesia di un babbano che aveva letto molto tempo addietro. 

Essa recitava:

Io odio e amo. Perché, forse mi chiedi, fai così?
Non so, ma sento che ciò avviene, e mi tormento.


Distogliendo la sua attenzione dalla donna si osservò intorno gettando fugaci sguardi. Capì che stavano tutti aspettando una sua parola.
Il suo cuore, ricoperto di cicatrici e ferite ancora sanguinanti, si strinse. La sua storia non gli piaceva e non gli piaceva neanche raccontarla. Era così umiliante dover ammettere di essere stato così debole da aver dovuto sopportare le cruciatus di suo padre! 
Poi pensò che non era costretto a narrarla, se fosse stato abile avrebbe sviato l’argomento e infondo non voleva dare ‘armi al nemico’ per ferirlo in qualche modo. Non aveva intenzione di raccontare la sua storia personale a Voldemort, ne ai mangiamorte e tautomero a Silente e i suoi allegri compari! 

“Prima di tutto voglio un giuramento magico: le informazioni che potrete ricavare da questa stanza non dovranno essere divulgate, potreste anche parlarne tra di voi, ma solo quando c’è l’assoluta certezza che nessuno stia ascoltando.”

Voldemort e i mangiamorte erano abituati ad un simile comportamento serpeverde e lo ritennero rassicurante, ma non per questo non valutarono attentamente le sue parole.
Al contrario, Silente e i suoi, un poco si scandalizzarono a quel modo di fare freddo e circospetto.

“Harry perché mai non dovremmo parlare di quello che scopriremo? Sei tornato dalla morte, tutti vorrebbero sapere come hai fatto!” ribatte innocentemente Sirius.
“Non prenderti troppa confidenza cane pulcioso! Io sono Potter per te, nient’altro” anche se dispiaciuto per quella risposta sgarbata, Sirius si ritenne un po’ sollevato che il suo figlioccio si fosse definito un Potter e non un Riddle, Tom invece si sentì oltraggiato e confuso oltre misura.

“E io non sono mai morto” continuò Harry ignorandoli. Il moretto si era fatto già da prima un ragionamento secondo il quale loro lo credevano defunto, avrebbe potuto sfruttare la situazione, ma da come si erano messe le cose lui avrebbe dovuto avere a che fare con Tom Riddle, non sapeva se sarebbe riuscito a ingannare Voldemort quindi era meglio evitare il pericolo. Non sapeva quanto erano forti in quel mondo.

“Allora il giuramento?” richiese Hermione riportando la conversazione sul giusto binario.
“Aspetta! -interruppe ancora Sirius, Harry aveva voglia di lanciargli un Avada: era più maleducato che nel suo mondo? Non poteva stare zitto per almeno due minuti di fila?- Se non potremo parlarne con gli altri, cosa diremo ai Weasley, i Paciock e ai Granger? I loro figli sono appena ritornati, come possiamo non dirgli come?”

“E cosa dovrebbe importarmi?” ribattè il moretto senza scomporsi, ma poi lanciò un’occhiata a Neville, il ragazzo aveva avuto dei buoni genitori. Neville, una volta di tanti anni prima, gli aveva confessato il suo desiderio di averli di nuovo accanto, non poteva fare questo al suo migliore amico.
Con un sospiro si arrese e poi così quei tipi non gli sarebbero stati con il fiato sul collo e non li avrebbero cercati.

“D’accordo, chiamali” concesse Harry e sperò che gli amici lo capissero.

Remus Lupin quando scomparve oltre la porta per andare a chiamare i due genitori fece quasi sfuggire un sospiro di sollievo al giovane Potter. Quell’uomo con i suoi occhi penetranti lo aveva sempre messo in soggezione, cosa che nessuno era mai riuscita a fare.
Il Remus Lupin del suo mondo sembrava leggergli l’anima, capirlo e provare pietà per lui, ma mai una volta si era messo contro suo padre. 
A sua volta Harry provava pietà per il licantropo, sì, sapeva cos’era: suo padre aveva minacciato tante volte di darlo in pasto a Lupin. Harry aveva pietà di lui perché, nonostante avesse una bella mente, sottostava a quello che diceva James Potter.

Sperava solo che questo Remus Lupin non fosse come quello del suo mondo, la mano di Hermione gli andò a stringere la sua in segno di sostegno. Harry ricambiò la stretta chiedendosi in che mondo fossero andati a finire e come fossero diverse le cose lì.


Angolo dell’autrice

Non ammazzatemi, posso spiegare! 
Il ritardo è dovuto ad un problemuccio quasi da niente, più o meno … 
Internet e computer non sono un’accoppiata vincente se si parla del mio, infatti il mio adorato (?) computer aveva deciso di non connettersi più e da qui sono sorti un sacco di problemi. Anche adesso, che finalmente sono riuscita a collegarlo alla rete, va a rilento ù_ù 
Detto questo che ne pensate di questo capitolo? È valuta l’attesa o è orribile?


LaSpacciatrice: sono felice che sono riuscita a incuriosirti e pensa che per Harry e Co. Non è mica finita qui XD

lunadistruggi: già, Harry sarà un po’ giù perché il ricordo del Draco del suo mondo lo tormenterà un po’. avrà il rimpianto di non averlo mai conosciuto come si deve, ma recupererà con il Malfoy di questo mondo ;)

_LadySlytherin_: grazie per i complimenti ^_^ già ci pensa comunque mia sorella a dirmi di essere impazzita, non capisce dove sia spuntata fuori questa storia anche perché, mentre vedevo CSI mi è venuta in mente di crearla -_-” 
Io preferisco pensarla come ad un colpo di genio XD
Alla prossima!

GretaCrazyMarauder: ed eccomi qui, tranquilla mia sorella al momento è troppo presa dalla vita scolastica per potermi dire qualcosa sulla storia -.- 
Grazie per il complimento! E mi fa piacere sapere che la mia storia ti piaccia!

Con questo è tutto, alla prossima!

p.s. grazie a tutti quelli che mi hanno contattata con i messaggi privati e che mi hanno detto, non tanto velatamente, di darmi una mossa ^_^ è anche grazie a loro che ho fatto il diavolo a quattro per trovare il modo di postare … con questo è veramente tutto, al prossimo capitolo. Baci!



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Capitolo 6
*** Capitolo 6 Quel bastardo di un Voldie ***


“Yuppie, stai per parlare con persone di una dimensione alternativa, che gran figata!”
“Preferirei mangiare cozze avariate …”
 
Capitolo 6
Quel bastardo di un Voldie
 
 
 
Okay, Harry si chiese sinceramente da dove iniziare a risolvere quella matassa di problemi.
Cosa dire a quei tipi per convincergli a lasciarli andare?
Si domandò improvvisamente perché diavolo fosse andato in una dimensione alternativa a cercare, cosa? La felicità? Hà! Quella emozione tanto decantata da Silente insieme all’amore non esisteva, lui e i suoi amici lo sapevano bene …
 
Invece di liberarsi dei loro problemi e vivere una vita in pace, si erano ritrovati tra le braccia del nemico: Voldemort e Silente che lo stavano anche fissando, cercavano di usare la Legilimanzia forse?
Ma non ci riusciranno, pensò rinforzando i suoi scudi mentali.
 
Non si accorse che nessuno dei due ci provò, entrambi i maghi erano intenti a guardarlo meravigliati.
Silente che cercava di analizzare la situazione mentre Voldemort semplicemente era felice di aver davanti suo figlio, il suo adorato Harry.
Durante il funerale aveva così desiderato avere un’altra opportunità da spendere con suo figlio, senza più ingannarlo. Era pentito delle azioni che aveva commesso nei suoi confronti, si rendeva conto che ciò che aveva compiuto aveva provocato la sua morte e ne era addolorato.
Ma la gioia di riavere suo figlio non lo rendeva cieco, si era accorto che qualcosa non andava.
 
Harry si era definito un Potter, il suo Harry per quanto poteva essere arrabbiato con lui non lo avrebbe mai fatto.
Harry aveva affermato di non essere mai morto, mentre lui aveva avvertito distintamente la vita di suo figlio scivolare via.
 
Non riusciva a impedire a qualcosa dentro di se di contorcersi e urlare che quello era sì Harry, ma non il suo Harry.
 
“Vi sto per raccontare questo non perché voglio che siamo una grande famiglia felice -iniziò Harry dopo che i presenti giurarono di non rivelare le informazioni che stavano per ricevere con un voto infrangibile- ma perché vi dovete rendere conto che ci dovete lasciare stare -sorrise pericolosamente- o vi ammazzerò senza pensarci due volte”
 
Vicino a una delle porte, Neville Paciock si chiedeva cosa aveva in mente Harry: lui voleva conoscere i suoi genitori! Era la cosa che desiderava di più in assoluto però … loro lo avrebbero accettato?
Il dubbio lo tormentava.
 
“Non siamo di questa dimensione, io e i miei compagni veniamo da un altro mondo dove alcuni di voi ci sono mentre gli altri sono morti ovviamente. Purtroppo Voldemort non lo è”
 
“Altra dimensione? Come è possibile?” boccheggiò Lily Evans.
 
“Potete non credermi per quanto mi interessa, ma come farei a essere qui quando evidentemente sono morto?” ribatté Harry duramente, non gli piaceva che le sue parole erano contestate però non lo mostrò. Suo padre metteva sempre in dubbio quel che diceva come se lui mentisse.
 
“Cosa vi ha spinto ad andarvene da quel mondo? Come siete arrivati qui?” domandò Riddle iniziando a comporre il puzzle di quella situazione.
 
“Nella nostra dimensione è stata pronunciata una profezia” li informò Hermione lanciando qualche sguardo alla donna dagli occhi folli. Hermione aveva sentito parlare di lei da Harry e aveva visto qualche foto, però era un’altra cosa vederla di persona.
Certo, si rendeva conto che quella non era propriamente la madrina di Harry, però si chiese se anche il ragazzo al suo fianco lo rammentasse.
 
James e Lily Potter gemettero, un’altra profezia? Era stata quella a portare via il loro bambino, era per colpa di un profezia che si erano dovuti nascondere per nulla: ricordavano perfettamente Codaliscia prendere il piccolo Harry dalla culla e, dopo averli distratti con maestria, lo aveva portato via.
Il dolore che aveva colmato i loro animi era stato enorme, straziante, avevano odiato con tutto il cuore Codaliscia e avevano cercato vendetta sui mangiamorte, su Voldemort, su tutti.
Poi Silente era intervenuto, aveva cercato di ricondurli alla ragione, a non farli compiere gesti sconsiderati e loro, nonostante tutto, avevano capito e avevano cercato di smettere di fare pazzie combattendo con tattiche, non buttandosi nella mischia senza pensare e poi … poi avevano scoperto che Voldemort aveva un figlio.
Come … come osava quel mostro ad avere un figlio quando aveva ucciso il loro? No, glielo avrebbero strappato come lui aveva fatto con il loro, lo avrebbero distrutto e Voldemort avrebbe sofferto come loro e avrebbe capito. Occhio per occhio, dolore per dolore, morte per morte.
Avevano dato la caccia al ragazzo che, pian piano, stava ammazzando parecchi dell’Ordine. Il ragazzo che aveva la colpa della morte di Ron, Hermione e Neville.
I loro cuori pieni di rancore li avevano portati ad accanirsi contro un ragazzino che era stato cresciuto per essere il male, che era stato corrotto, ma che forse poteva essere ricondotto al bene. Ma non avevano neanche preso in considerazione una simile possibilità: volevano solo dare una lezione al Lord e fargliela pagare per tutto il male che aveva fatto uccidendo l’unica cosa a cui teneva veramente.
Durante lo scontro non si chiesero perché il Principe Oscuro era così remissivo, perché non combatteva con dedizione come sempre, perché sembrava spezzato.
Non se lo chiesero e lo uccisero … solo per poi scoprire che era il loro Harry. Il loro piccolo bambino.
Se prima avevano sofferto la sua scomparsa per mano di Voldemort, ora erano distrutti perché era stata la loro stessa mano ad ucciderlo.
Ed erano sprofondati in un baratro oscuro.
 
E adesso una profezia aveva portato un altro Harry da loro e si chiesero cosa aveva vissuto per fargli avere gli occhi così pieni di risentimento e sospetto, cosa aveva mai visto quel ragazzo che non celava il disgusto verso tutti loro.
Lily però vedeva come Ron, Hermione e Neville sembravano appoggiarsi a lui, come lo guardavano con ammirazione e affetto e si diceva che quel Harry doveva essere buono per scatenare simili sentimenti.
 
“Bah, era una emerita cazzata. Dopotutto la Cooman cercava solo di dire qualcosa che l’avrebbe messa in luce, cercava la fama la megera” aggiunse Ron con il suo modo un po’ rude di parlare, ma sincero in modo così subdolo da farti credere nelle sue parole senza bisogno di prove.
“Già, diceva qualcosa come:
 
‘Colui che il Verde della morte avrà negli occhi,
Che amici fidati è accerchiato,
Da lui l’Oscuro Signore sarà ammazzato
E il mondo nelle tenebre farà piombare
Se anche la Luce deciderà di eliminare.’
 
Sembra fatta da un bambino, la vecchia pazza non aveva neanche abbastanza immaginazione da articolarla meglio. Satana Chips la dichiarò inferma di mente quando la sentì” aggiunse Neville leggermente divertito dalla fine della Cooman, la medi-stronza l’aveva fatta internare al San Mungo. L’unica cosa buona che aveva fatto.
 
Un po’ tutti alzarono leggermente un sopracciglio sorpresi dal soprannome della Chips, ma non fecero commenti.
 
“Nonostante era palese che fosse falsa, Voldemort ci cadde dentro con tutta la sua serpentesca faccia” continuò a raccontare Harry prima di essere interrotto da un curioso Sirius Black.
“Serpentesca?” domandò infatti, il ragazzo dagli occhi verdi annuì distrattamente.
“Da noi Voldie -sopracciglio inarcato di Voldemort al soprannome, sbuffi divertiti dai cosiddetti buoni- mentre viaggiava in giro in cerca dell’immortalità è diventato orribile, con il corpo simile a quello di un serpente. Per questo ero sorpreso quando l’ho visto umano -accennò distrattamente a Tom Riddle- ma il mio parlare a vanvera era dovuto alla perdita di sangue” si giustificò infine.
 
“Pensò subito a me e ai miei amici a causa dei miei genitori, soprattutto James che non perdeva occasione di sfotterlo e ogni dannatissima volta riportava a casa il suo culo sano e salvo. Davvero, Voldie è un incapace pazzo, come si fa a non riuscire a uccidere un simile patetico rifiuto umano? Basta un Avada e il gioco era fatto!” il risentimento che colava giù dalle sue parole fecero boccheggiare più persone.
 
Il ragazzo odiava i suoi genitori, era lampante.
 
“E non ci aiutava il fatto che avevamo messo i bastoni tra le ruote al ‘grande Signore Oscuro’ -ironia- da quando avevamo undici anni per colpa delle macchinazioni di Silente” aggiunse Hermione calma, poi vedendo le espressioni confuse spiegò “scusate, termine babbano. Praticamente abbiamo impedito a Voldemort di portare a termine i suoi piani”.
 
“Vivere in quel mondo era diventato troppo pericoloso quindi abbiamo deciso saggiamente di andarcene, dopotutto quella non era la nostra guerra” si unì alla spiegazione Ron.
 
Un atteggiamento molto serpeverde, considerò Severus Piton.
 
Voldemort intanto si ritrovò a pensare che anche se quelli non erano i ragazzi di quel mondo, ci andavano dannatamente vicino, soprattutto Harry. Il loro carattere e modi di fare erano quasi del tutto simili.
Sentiva di non poter nuocere in alcun modo a quel ragazzo, assomigliava troppo a suo figlio, c’era troppo di suo figlio in lui. Non avrebbe toccato neanche i suoi amici, non avrebbe commesso lo stesso errore due volte.
Avrebbe riconquistato l’adolescente perché, anche se non era quello del suo mondo, era sempre Harry.
 
“È finita con noi che ci troviamo faccia a faccia con i mangiamorte e che riusciamo a venire in questo mondo” finì Harry omettendo saggiamente che Voldie e i suoi allegri uomini in nero stavano per ammazzarli, non doveva dimostrare alcuna debolezza di fronte ai nemici. Inoltre non disse loro come avevano fatto a raggiungere quel mondo, non voleva che prendessero colpi in testa ed esaminassero il velo portando magari scompiglio in altri mondi.
 
“Come mai tu ci hai messo più tempo ad arrivare?” domandò Remus Lupin, Harry quasi gemette: quel licantropo era troppo attento per i suoi gusti, ma rivelare loro il perché sarebbe tornato vantaggioso per lui. Avrebbe infuso timore in loro per la sua persona o almeno lo avrebbe circondato di un alone di mistero.
 
“Ho avuto un contrattempo, diciamo che Vita voleva farmi un discorsetto” sorrise enigmatico mentre calibrava le parole con attenzione.
 
“Vita? Vuoi dire il marito della Dama Nera*?” sussurrò incredulo Lupin che, come gli altri, aveva sentito le leggende narrate sui due grandi progenitori della razza umana e magica.
 
“Conoscete qualcun altro con un nome tanto assurdo?” appoggiò l’amico, Hermione anche se lei era abbastanza curiosa sulla faccenda, poi nel loro mondo non esisteva nessuno con quel nome strano, non sapeva chi era la Dama Nera, però poteva supporre che fosse la Morte che incontrò i tre fratelli e donò loro la pietra della resurrezione, il mantello dell’invisibilità e la bacchetta di sambuco.
 
“Cosa ti ha detto?” domandò Lupin con gli occhi dorati accesi di curiosità e preoccupazione, qualunque cosa si aspettò che il moretto dicesse rimase probabilmente deluso.
 
“Niente di rilevante” lo freddò il ragazzo infatti.
 
“Ora raccontateci voi di questo mondo” la voce di Harry era dura, sembrò quasi un ordine ciò che disse.
Nonostante il suo tono non piacesse a James, fu lui a iniziare a parlare. Non gli sfuggì lo sguardo che il ragazzo così uguale a suo figlio gli rivolse: “venne pronunciata anche qui una profezia, diversa da quella della Cooman del tuo mondo e soprattutto veritiera. Preannunciava l’arrivo di colui che avrebbe ucciso Voldemort -sputò il suo nome come se fosse veleno- ma lui ti rapì e tu crescesti come un suo mangiamorte”
 
Harry fece una faccia così schifata che sembrò altamente comico ai suoi amici “amico non ti ho mai visto così atterrito!” là buttò quasi sul ridere Neville per alleggerire l’atmosfera pesante.
 
“Vorrei vederlo! I mangiamorte hanno così poco buon gusto! Fanno un lavoro di merda dove non vengono pagati se non in cruciatus, vestono di merda come se fossero sempre di ritorno da un funerale e vivono di merda dovendo sopportare gli auror con la loro fiatella di merda sul collo” aggiunse Ron a difesa dell’amico, che annuì concorde “tutto di merda”disse Harry ricomponendosi.
 
“Ma non era tuo figlio quando lo hai ucciso, non è vero Potterino?” intervenì all’improvviso Bellatrix ciondolando leggermente e con uno sguardo folle.
Harry capì subito quello che la donna voleva dire e non se ne stupì, era abituato alle azioni folli che suo padre compiva però rimase sorpreso dalla stilla di delusione che lo trafisse: sperava che in un altro mondo le cose sarebbero state diverse, che non avrebbe trovato un padre pronto a maledirlo, che -
Si riscosse dai suoi pensieri, non era il momento di perdersi nella delusione.
“Dunque hai ucciso tuo figlio” e ciò che disse non era una domanda, ma James rispose comunque “no, cioè sì, ma credevamo tutti che fosse il figlio di Voldemort non te, non Harry!”
 
Nella stanza calò il silenzio, si acquietarono anche le voci di alcuni Weasley e di Sirius che se la stavano prendendo con Bellatrix per quello che aveva detto, ed ella rispondeva allegramente con la sua solita aria di allampanata.
 
“La situazione non cambia” annunciò in fine Harry alzandosi in piedi subito affiancata da Hermione. La ragazza sembra pronta a maledirli, a difendere l’amico anche se non ne ha bisogno.
Il moro le posò delicatamente una mano sul fianco e la strinse a se, Hermione fu il primo essere magico che conobbe e che gli fu amica, ci teneva particolarmente a lei. Se qualcuno avesse prestato veramente attenzione agli occhi del ragazzo avrebbe notato i tentacoli oscuri che stavano pian piano invadendo il verde, ma tutti erano troppo presi dal discorso, tranne Severus Piton.
Egli li guardò ammaliato, era certo di aver letto da qualche parte che ciò accadeva solo a chi … degludì spaventato: chi era veramente quel ragazzo? Quali arcani segreti nascondevano la sua persona?
 
“L’altro me doveva avere circa la mia età, no? Dunque eravate pronti a uccidere un adolescente senza rimorsi e vi siete pentiti solo dopo che avete scoperto la sua identità, per voi il ragazzo era solo un modo per distruggere Voldemort” Harry volse lo sguardo al Signore Oscuro.
 
Tom Marvolo Riddle aveva sempre pensato che i sentimenti rendessero deboli, che Silente era uno sciocco siccome andava in giro a distribuire sorbetti al limone di indubbia origine e professasse che l’amore fosse la soluzione ad ogni problema.
Poi prese con se Harry James Potter, lo crebbe come suo figlio, come un Marvolo doveva essere. Lo amò come un padre poteva amare un figlio e fu orgoglioso di lui, soffriva se lui era triste, gioiva se lui era felice.
Poi suo figlio, che riusciva a leggergli l’anima guardandolo soltanto negli occhi, che lo capiva come nessun altro, che gli sorrideva con gioia e affetto, suo figlio, il suo bellissimo moretto dagli occhi verde smeraldo, era morto e il suo cuore era sprofondato.
 
Ora Tom si trovava davanti a un adolescente che era un Harry di un altro mondo e che lo stava guardando negli occhi e sentì che lo stava spogliando di tutte le sue maschere per arrivare al suo ‘io’ profondo, sentì che lo stava analizzando, mettendo alla prova e che ciò che aveva trovato sembrava averlo soddisfatto.
 
“Tu hai perso tuo figlio -continuò Harry rivolgendosi a James per poi ripuntare i suoi occhi sul Lord- e anche tu hai perso tuo figlio, ma qualcosa mi dice che lo avete perso molto prima di vederlo morto. Non ho alcun dubbio che lo amavamate, però so anche che tu, James, non lo avevi mai conosciuto. Il ragazzo che hai ucciso era tuo figlio solo all’anagrafe, lo hai strappato a colui che lo aveva cresciuto e -smorfia di disgusto- a quanto pare amato come se fosse suo figlio. Basta guardarti negli occhi Voldemort per rendersene conto.”
 
Il verde degli occhi di Harry si illuminò di una luce ultraterrena quando continuò “ma anche tu devi aver commesso un qualche errore che ha condotto il ragazzo alla morte. Un altro me, anche se di un’altra dimensione, deve avere il mio stesso apporto magico, questo per la terza legge dimensionale**. Quindi lui si è fatto uccidere. Se era fedele alla causa di Voldemort avrebbe saputo che sarebbe stato meglio per lui rimanere in vita e combattere e non farsi uccidere, anche solo spezzare gli animi del nemico non è plausibile come scusa perché avrebbe saputo che farsi uccidere avrebbe distrutto anche il tutore. Dunque lui, posso supporre, agognava la fine e questo solo perché la fiducia che aveva nel Lord era tramontata.”
 
“Ora io e i miei amici possiamo andarcene. Abbiamo finito. Spero che capiate che non voglio più vedervi, noi non siamo i ragazzi di questo mondo e non vogliamo avere a che fare con voi. Detto questo aggiungerò che ho un particolare risentimento verso ognuno dei presenti in questa stanza dunque vi suggerirei di non attraversare la mia strada”
Harry si impose assoluta calma mantenendo le sue labbra senza una particolare piega e il viso fermo in una maschera di freddezza. Non poteva far vedere nessun tipo di cedimento o di debolezza: Hermione contava su di lui, Ron e Neville anche. Avrebbe contattato i Paciock in separata sede in modo che Neville potesse incontrarli, avrebbe assolto al desiderio del suo amico.
Doveva essere forte, si affidavano a lui per un motivo e lui sarebbe stato la loro roccia anche al costo di reprimere le sue paure, anche a costo di sembrare un piccolo arrogante bastardo.
Era un ottimo serpeverde dopotutto quindi era capace di mentire.
 
Credeva risolta la faccenda, aveva dato avvertimenti, aveva minacciato, aveva rivelato abbastanza informazioni da tenere ferma la loro curiosità, ma a quanto pare non bastò. Quando passò accanto a Voldemort per raggiungere l’uscita dove c’era Neville, venne afferrato da un ceppo deciso: la mano del Lord.
“Che cosa vu-” non fece in tempo a chiedere che lui lo strattonò lontano dall’amica e, spaccate le protezioni di casa Black, lo trasportò lontano.  
 
 
 
 
 
QUEL BASTARDO DI UN VOLDY!
 
***
Intanto nel mondo di provenienza di Harry e Co.
 
“Remus! Dov’è mio figlio?!” gridò James Potter entrando in casa di Lupin.
Il castano lo guardò con tanto d’occhi “e cosa vuoi che ne sappia io?!” rimbeccò irritato.
 
“Weilà -fu il verso poco articolato di Sirius Black che piombò fuori dal camino- ho visto Voldie uscire dal Ministero borbottando frasi come ‘quel mini Potter di merda!’  e ‘Lui e i suoi compagni attraversare il Velo non permettendomi di ucciderli, che ingrati bastardi!’ era così infuriato! Ha ucciso un paio di auror mentre se ne andava non cruciandoli nemmeno!”
 
“MIO FIGLIO SI È LANCIATO ATTRAVERSO IL VELO?” gridò Potter sconvolto.
 
No, no no no! Il suo erede da cruciare non poteva aver fatto una cosa simile! Ora su chi si sfogava? Su chi liberava il suo stress?
 
“Calmatevi. Ha attraversato il Velo di sua iniziativa con i suoi amici dunque loro sanno che il Velo congiunge le dimensioni” li placò Lupin e quando vide lo sguardo crudelmente soddisfatto e speranzoso di Ramoso si volle quasi rimangiare ciò che aveva detto. Stava davvero consegnando il giovane Harry di nuovo nelle mani folli di suo padre quando aveva trovato il modo di sfuggirli? No, non poteva -
“E come si può fare per andare lì?” domandò James.
“Non lo so, il libro su qui ho letto questo sul Velo è nella camera proibita del Ministero. Fui scoperto e cacciato di lì. Dovremmo andarci per trovare la risposta” non riuscì a trattenersi dal rispondere Remus, alla fine lui non era meglio di Minus. Quella sua stessa rivelazione così scomoda che la soprimette. Infondo non erano cavoli suoi quello che il figlio di James faceva e poi lui stava solo aiutando un padre a ritrovare il figlio, no?
 
La cosa peggiore era che lui sapeva di star facendo qualcosa di terribile.
 
“Bene ragazzi andiamo a trovare quel marmocchio disobbediente” ghignò Potter.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
*la Morte
**l’ho inventata io, si saprà più avanti come lui fa a conoscere queste leggi ^_-
 
Mi hanno accusato di fare capitoli troppo lunghi per questo ho dovuto dividerlo e la vera azione la vedrete al prossimo cap. Cosa gli dirà mai il Lord? Cosa farà mai Harry al Lord per essere stato rapito?
E adesso dobbiamo aggiungere nell’equazione anche un James Potter cattivo che vuole suo figlio.
Che cosa succederà?
 
lunadistruggi: Bellatrix è pazza, ma è magnificamente pazza ^_^ spero che hai apprezzato anche questo capitolo!
 
LaSpacciatrice: purtroppo ho sempre paura che se vado troppo veloce rovino la storia, dovrai perdonarmi. Ma in questo capitolo sono andata più avanti, visto? Voldie rapisce Harry e James dell’altra dimensione parte in missione per riprendere suo figlio da cruciare.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 Accettazione ***


“Ma lo sai, no?”
“Cosa?”
“Quel vecchio detto …”
“Quale?”
“Una cruciatus al giorno ti toglie un Voldie di torno”
“=_=”
“^_^”
“La tua stupidità mi sconvolge”
 
Capitolo 7
Accettazione
 
Cimitero
 
“Crucio!”
 
Ecco, Harry era arrabbiato e quando lo era tendeva a cruciare le persone, e questa volta non era diverso. Anche se quello contro qui stava puntando la bacchetta era il Lord Oscuro. 
Questo atteggiamento era troppo da grifondoro, era troppo da Voldie, quello della sua dimensione. Ma Harry era oscuro quanto e più di lui e godeva nel far male alle persone, forse la definizione di sadico gli calzava a pennello …
 
Solo che ora non stava cruciando un paio del quinto anno che avevano osato picchiare dei bambini più piccoli, ma il fottuto Signore Oscuro di un’altra dimensione!
O per lo meno ci stava provando, il vecchio con il naso (ci teneva particolarmente a sottolineare Harry nei suoi pensieri perché, dai, quando mai Voldemort ha mai posseduto un naso?) evitava le sue maledizioni con una grazia felina che rasentava l’illegalità. Come diamine faceva a colpirlo se quello non stava mai fermo?!
 
La rabbia che gli aveva appannato gli occhi pian piano si diradò, mentre un pensiero sconvolgente si affacciava nella sua mente: stava diventando come suo padre?
Infondo suo padre lo cruciava per un nonnulla, suo padre amava quella maledizione con passione … lui davvero non capiva come aveva fatto a non accorgersene, ora non avrebbe più usato quell’imperdonabile senza che si ricordasse di suo padre.
Fantastico, pensò con ironia, ora gli toccava cercare un altro incantesimo altrettanto doloroso!
 
Abbassò la bacchetta con un sospiro irritato e guardò Voldemort che, cautamente, si ricomponeva e si avvicinava a lui.
 
*
 
“Gli assomigli davvero tanto” disse il Lord, gli occhi malinconici.
“Scusi?” lo guardò perplesso Potter.
“Assomigli molto al mio Harry” per un attimo la piega dolce e nostalgica che avevano assunto le labbra del più vecchio lasciò confuso il giovane.
 
“Stessi capelli impossibili, stesso viso dolce, stessi occhi sfavillanti” Tom Riddle gli toccò gentilmente il viso, Harry si allontanò con uno scatto. Nessun adulto poteva toccarlo, nessuno doveva anche solo provarci, non dopo Bellatrix …
Marvolo sospirò “eppure tu sei in qualche modo diverso” finì mentre lasciava cadere la mano che prima gli aveva accarezzato una guancia.
 
Il verde degli occhi del giovane moretto sembrò riprendere quella sfumatura ultraterrena “non sono suo figlio e mai lo sarò” chiarì fermamente, non voleva che Voldemort pensasse il contrario, non voleva avere alcun tipo di rapporto con lui. Personalmente trovava quello della sua dimensione un inetto ed era arrabbiato con lui per non essere riuscito ad uccidere suo padre e i suoi due amici idioti e, a quanto sembrava, neanche il Lord di questa dimensione era riuscito ad ammazzarli. Ciò significava che era anche lui un inetto. Harry odiava gli incompetenti, con loro doveva resistere al desiderio di lanciare l’Avada.
 
“So che non sei lui, lo avverto chiaramente - sussurrò l’adulto sconvolgendolo - eppure ti starò accanto. Sei lui e non lo sei. Anche se di un'altra dimensione voglio provare a conoscerti, voglio essere tuo padre o almeno qualcuno a te vicino”
 
“Tutto quello che vuoi è un rimpiazzo!” lo accusò Harry con rabbia. Non poteva credere a quello che Voldemort stava dicendo, non doveva.
Era fasullo, nessuno voleva provare a conoscerlo, nessuno voleva provare ad essere un genitore per lui e nessuno doveva anche solo provarci. Bellatrix aveva provato ed era morta, non avrebbe permesso a nessuno di seguire l’esempio della sua madrina, non voleva affezionarsi più a nessuno solo per poi vedersi abbandonare. Non voleva più soffrire, era così difficile da capire?
 
Tom guardò il giovane, osservò i suoi occhi veramente e vide i tentacoli oscuri che minacciavano di inghiottire il verde. Tom Riddle aveva capito la verità, sapeva cos’era il ragazzo, non ne era però spaventato. Tom sapeva di amare già quella creatura oscura come se fosse suo figlio, un altro figlio, un altro Harry che non era lui.
Ma Tom aveva anche capito che non sarebbe andato da nessuna parte con il ragazzo se avesse insistito troppo o se gli avrebbe detto che gli voleva bene, doveva prendere le cose alla larga, ma con fermezza.
“Permettimi di dimostrartelo, permettimi di farti vedere che non sei un rimpiazzo. Permettimi di farti capire che io sto guardando te in questo momento e non l’ombra del mio Harry” e gli occhi scuri di Riddle stavano ardendo di una forza che spaventò e irretì il giovane.
 
Harry lo guardò ammaliato; eccolo, quello doveva essere il potere di cui gli aveva parlato il Padre*, il potere che lui aveva rinnegato come inutile e blando, che però in quel momento stava corrodendo le sue barriere. Lui non voleva cedere, lui non voleva … eppure i tentacoli oscuri si ritirarono, la luce ultraterrena scomparve e i suoi occhi brillarono di qualcosa simile all’accettazione. Tacitamente e controvoglia aveva dato il suo permesso a Riddle di insinuarsi nel suo cuore. 
 
E quest’ultimo non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione.
 
***
 
In un luogo sconosciuto
 
Due spirali di luce si avvolsero e si divisero e si avvolsero ancora andando a formare una colonna magnifica. Tutto il luogo era luminoso e arcano.
Il pavimento era di un bianco pulito e limpido, non aveva una reale consistenza e sembrava come se da un momento all’altro potesse sparire eppure ciò non turbava minimamente le persone che ci camminavano sopra come se nulla fosse.
Le pareti erano composte dalla stessa sostanza impalpabile, le colonne invece erano fatte di luce, luci speciali visibili solo a persone speciali.
 
“Padre lo avete sentito?”
La figura seduta sul trono si accarezzo il mento e annuì alla fanciulla che aveva gridato mentre correva nella sua direzione.
“Sì, come potevo non farlo?”
Un evento aveva sconvolto quel mondo placido: una scossa di moderata potenza e poi una colonna di luce, debole ma presente, aveva ripreso a formarsi. Quella luce che era scomparsa per così tanti millenni si stava riformando lentamente.
Era un evento raro ed eccezionale! Quando le luci si spegnevano era per sempre, soprattutto se era quella particolare luce …
“Dite che … dite che lui sta per tornare?” domandò esitante la giovane eppure nel suo tono si poteva avvertire la speranza e la gioia.
“Il futuro è incerta figlia mia, per ora non posso affermare nulla” la sua risposta riuscì ad intaccare la felicità di lei solo per un attimo prima che il suo viso fanciullesco si riaprisse in un abbagliante sorriso “io so che lui tornerà, vedrai Padre!” 
 
 
Angolo dell’autrice
*non è James Potter
 
Capitolo breve, brevissimo anzi, ma non mi veniva in mente cos’altro scrivere  =_=”
 
Il capitolo è diviso in due, in una prima parte Tom allunga una mano verso Harry e quest’ultimo, anche se riluttante, fa il primo passo verso di lui.
Nella seconda troviamo due figure: Padre e quella di una fanciulla che hanno uno strano dialogo in cui si parla di un possibile ritorno di una persona, che sia Harry? Bah, chi sa (è abbastanza ovvio che sia lui dunque non sto spoilerando niente u_u)
 
Inoltre faccio di nuovo accenno alla reale identità di Harry, Tom ha capito che creatura oscura è e lo accetta. Anche gli altri lo faranno? E, soprattutto, Hermione, Ron e Neville lo sanno?
 
Alla prossima, baci!
 
P.S. nel prossimo capitolo si avrà la verità su chi sia in realtà Harry Potter.
 lululove2: beh, io adoro Tom in versione da bravo padre e sto provando a trovare un finale in cui lui è felice con Harry al suo fianco ma ti avverto già da adesso: la cosa è molto dura. Anche perchè sono in un periodo in cui mi sento proprio a terra, spero di riprendermi per quando dovrò scrivere il finale altrimenti non so proprio cosa ne verrà fuori
sigaret: grazie per le tue parole, mi hanno confortata anche perchè almeno tre recensori si sono lamentati della lunghezza dei miei capitoli... comunque mi dispiace che questo cap diversamente degli altri è molto corto e privo di molti particolari, ma l'ispirazione proprio non è voluta venire facilmente -.-
Marty 1D: hei ciao! Mi dispiace per il ritardo e a quanto hai potuto leggere Voldie e Harry non si sono detti niente di grandioso, invece per quanto riguarda il James cattivo lo ritroveremo già dal prossimo capitolo!



 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8, Cadere ovvero il sorriso che cede ***


A volte il mio sorriso è così falso che mi fa star male;
Mi aiuterai a crearne uno vero?
 
 
 
Capitolo 8
Cadere ovvero il sorriso che cede
 
 
“Psss”
 
Un ragazzo si fermò per guardarsi intorno, non vedendo nessuno scrollò le spalle e riprese a camminare.
 
Doveva essere stata la sua immaginazione …
 
“Ehi, psss”
 
… o forse no.
 
“Chi è?” domandò nel corridoio vuoto.
 
“Qui” sempre quella voce disse.
 
“Qui dove?”
 
“Vieni qui, più qui, alla tua destra”
 
 
***  
 
Harry spalancò gli occhi, ormai completamente sveglio. Una fitta alla testa lo scosse, un'altra fitta e il suo mondo divenne nuovamente nero.
 
Occhi d’oro, dolore al cuore, dolore nell’anima. E io cado per te, con te, my dear love.
 
***
 
Nel mondo di provenienza di Harry e Co.
 
 
Esistono vari livelli di follia;
 
Il folle per amore, il folle per dolore, il folle per denaro e … il folle e basta.
 
James Potter apparteneva decisamente a quest’ultima categoria. Lui era pazzo, la pazzia era insita nella sua essenza, tuttavia c’era qualcos’altro, un motivo più oscuro, che lo aveva spinto giù nel baratro. Il motivo era così orribile ai suoi occhi che lo nascose anche a se stesso, ma ora ne stava venendo a conoscenza. Impossibile per lui allontanare ancor di più la realizzazione che stava corrodendo la sua mente.
 
Era ossessionato da suo figlio.
 
No, di più. Era ossessionato di lui da quando era appena nato, ma da poco la sua ossessione aveva iniziato ad avere uno sfondo più … sessuale.
Quindi sarebbe meglio dire che lui desiderava suo figlio.
 
E come poteva non farlo?
 
Harry non era quasi niente come lui, forse assomigliava di più a suo padre Charles.
James aveva capelli lisci, castani. Harry li aveva ricci (probabilmente presi da Lily) neri come Charles.
James aveva una corporatura ben costituita, Harry era esile e carino, con lineamenti femminili.
James aveva occhi azzurri, Harry verde Avada.
 
Harry era stato creato per farlo impazzire, se lui non poteva averlo, non lo avrebbe avuto nessuno. Sarebbe andato a riprenderlo dovunque fosse fuggito e gli avrebbe insegnato a non farlo più. Mai più.
I suoi occhi si illuminarono d’oro.
 
***
Ritornando all’universo alternativo
 
 
Hermione Granger aveva sempre avuto dei presentimenti. L’avevano sempre messa in guardia, le avevano sempre indicato la giusta via. Erano i suoi presentimenti che l’hanno spinta tra le braccia di Ron, i suoi presentimenti che le hanno detto di fidarsi e di affidarsi ad Harry, i suoi presentimenti che le hanno detto “Neville è un tipo okay, non tradirebbe mai”. Hermione Granger si fidava di loro; per questo, quando si svegliò nel cuore della notte e bisbigliò “Harry” preoccupata, si lanciò fuori dal letto e corse nella stanza del suo amico.
 
Lo trovò più pallido che mai, le labbra che si muovevano appena e sembravano dire qualcosa. Si avvicinò a lui, il cuore che batteva forte dalla preoccupazione e da una sorta di anticipazione.
Comprese subito che c’era qualcosa che non andava: se qualcuno si avvicinava troppo a lui, anche nel sonno, Harry sarebbe scattato pronto a lanciare incantesimi a tutto spiano con e/o senza bacchetta. Ma Harry non si mosse e il suo cuore perse improvvisamente un battito.
 
Era ormai ad un palmo dal suo viso e potè finalmente udire il suo sussurro; chiamava un nome, solo un nome, in una litania continua e disperata. Chi era colui che aveva intrappolato il suo amico nel dolore? Chi era colui che lo stava costringendo in un incubo? Era colui il cui nome era mormorato con tanta passione:
 
“Lucifero”
 
E Hermione comprese che il suo migliore amico sognava il passato, un passato da cui lei lo aveva nascosto per tanti anni e che sperava non lo avrebbe mai raggiunto. Ora era troppo tardi e forse, una volta che avrebbe raccontato la verità a Harry, sarebbe stata odiata.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
nel prossimo capitolo sarà raccontato il passato di Harry! Il suo altro passato! Infatti il capitolo 9 si intitolerà “Ricordi”.
 
Scusate per il ritardo e per la brevità del cap e tra l’altro per il fatto che sto affrettando la storia, ma non ho quasi più l’ispirazione per continuarla dunque in circa tre capitoli, se non vedo che sto affrettando troppo, la storia sarà finita.
 
 
 
Fenice cremisi: ed eccoci ancora qui. Ho aggiornato anche questa storia così non mi ammazzi JJJ
lunadistruggi: sono andata molto fuori dal personaggio del Voldemort originale, ma è questo il bello delle fic OOC! A volte divento proprio sentimentale e i personaggi devono aprirsi gli uni agli altri è_é *autrice è da internare*  alla prossima <3 spero che ci sarai! Bacioni <3<3
Landlady: ehmmmm … scusami per il ritardo … tipregononuccidermi!!! Ti servo viva per continuare la fic! Per farmi perdonare ti ho dato  l’indizio sul piatto d’argento su chi sia questo ‘Padre’ anche se, ad un certo punto, avevo organizzato che fosse qualcun altro tipo il Padre di tutte le creature oscure e invece … è uscito lui, non so come *alza le spalle*. Comunque non dovresti ringraziarmi, mi fai arrossire ^///^ sono io che devo ringraziarti per leggere e recensire. Senza tu e gli altri io non sarei qui *autrice teme di essere diventata troppo sdolcinata e scappa*
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9, Ricordi ***


I miei ricordi?
 Sono così pieni di dolore …
per favore non farmi raccontare
 
Capitolo 9
Ricordi
 
Occhi d’oro, dolore al cuore, dolore nell’anima. E io cado per te, con te, my dear love.
 
 
 
“Psss”
 
Un ragazzo si fermò per guardarsi intorno, non vedendo nessuno scrollò le spalle e riprese a camminare.
 
Doveva essere stata la sua immaginazione …
 
“Ehi, psss”
 
… o forse no.
 
“Chi è?” domandò nel corridoio vuoto.
 
“Qui” sempre quella voce disse.
 
“Qui dove?”
 
“Vieni qui, più qui, alla tua destra”
 
Curioso, il ragazzo si mosse avvicinandosi a una colonna. Una mano velocemente scattò da dietro di essa e lo afferrò tirandolo. Il ragazzo si lasciò sfuggire un grido (che lui definirebbe virile, ma che non lo era per niente).
 
“Caelltren” ridacchiò la voce “ancora così ingenuo e curioso, Caelltren”
 
Le guance del ragazzo si arrossarono mentre si imbronciò.
“Faetlyn lascia in pace il ragazzino, ha ancora pochi secoli” qualcuno arrivò.
Appena vide chi era, Caelltren lo raggiunse nascondendosi dietro di lui “Mytthion lei è cattiva … e io non sono un ragazzino!”
 
I due più grandi risero.
 
***
 
“Caelltren!” la voce di Faetlyn lo raggiunse, squillante e vivace.
“Sì?” domandò alzando il naso da un libro.
“Caelltren mi annoio, cantami una canzone!”
Il giovane inarcò un sopracciglio scuro alla ragazza “non ne conosco nessuna, cosa potrei mai cantarti?”
Il sorriso di Faetlyn si allargò “allora vieni, Mytthion ne sta componendo qualcuna. Ma lui non sa cantare, lo farai tu!”
 
***
 
Caelltren sorrise mentre le sue dita si fermarono sulle corde dell’arpa, l’accarezzava con riverenza e con occhi luccicanti. Sapeva che quell’arpa era sua, doveva esserlo. Lo chiamava, lo pregava di cantare qualcosa e di accompagnarsi con il suo suono idilliaco.
 
“Mytthion!” chiamò il fratello poco distante.
“Caelltren?”
“Voglio questa Mytthion”
 
Quello fu il primo giorno in qui il cielo fu rassicurato dal suono della voce e delle note di Caelltren.
 
***
 
Due spirali di luce si avvolsero e si divisero e si avvolsero ancora andando a formare una colonna magnifica. Tutto il luogo era luminoso e arcano.
Il pavimento era di un bianco pulito e limpido, non aveva una reale consistenza e sembrava come se da un momento all’altro potesse sparire eppure ciò non turbava minimamente le persone che ci camminavano sopra come se nulla fosse.
Le pareti erano composte dalla stessa sostanza impalpabile, le colonne invece erano fatte di luce, luci speciali visibili solo a persone speciali.*
 
Un paio di occhi azzurro ghiaccio osservavano tale meraviglie, le ali che sembravano quasi vibrare dall’eccitazione. Stava per assistere a qualcosa di semplicemente eccezionale! Stava per nascere una luce, quella che sarebbe stata compagna della sua!
 
Aveva voglia di correre, ballare e cantare.
 
Altri suoi simili lo affiancarono, ma lui non lì notò neanche. I suoi occhi erano fissi su un punto esatto: lentamente, pian piano, una luce fuoriuscì dal pavimento trasparente per poi scoppiare in un enorme getto di incredibile potenza. Oh, era buon segno, un ottimo segno. Significava che il nascituro sarebbe stato qualcuno che avrebbe compiuto qualcosa di grande, in bene o in male non era ancora dato saperlo neanche al Padre.
Ecco ecco, dalla luce crollò fuori un corpo.
 
Aveva lunghi capelli castani e, a una prima occhiata, il suo fisico sembrava quello di un quindicenne.
Il proprietario degli occhi azzurri, Caelltren, fece un impercettibile passo avanti. Era affascinato da questa nuova presenza, questo sarebbe stato il suo compagno, non sarebbe stato più solo.
Il castano si alzò traballante in piedi, si osservò le mani e poi alzò il capo mostrando il più bel paio di occhi dorati che avesse mai visto.
 
“Oh” Caelltren mormorò catturato. Mentalmente si rimproverò che la prima parola che aveva detto al suo compagno fosse un misero “oh”.
Padre fu il primo a risvegliarsi dall’incanto di quegli occhi d’oro.
“Benvenuto figlio mio, da oggi il tuo nome sarà Lucifero”
 
***
 
Il giovane angelo dagli occhi blu si avvicinò al nascituro, Lucifero (già nominato da Mytthion ‘Pretty-Lucy’). Era un po' spaventato e continuava a domandarsi se il suo compagno lo avrebbe accettato, e se non era abbastanza? E come avrebbe fatto a fare una buona impressione?
 
Ecco, gli occhi dorati si rivolgono a lui. È il suo momento, si sarebbe presentato e gli avrebbe fatto vedere le meravigliose creazioni del Padre; una delle ultime soprattutto: la Terra e l’Eden.
 
Sorrise timidamente facendo un passo in avanti “ben nato Lucifero, sono Caelltren” ma il sorriso gelò all’occhiata esaminatrice ricevuta in cambio. Era fredda, gli occhi pieni di calcolo e lì comprese, capì, Lucifero sarebbe stata la fine.
 
Ma questo non fermò il proprio cuore dal battere furiosamente per lui.
 
Poi Lucifero spalancò le ali e gli angeli trasalirono e si allontanarono rispettosamente di qualche passo. C’era qualcosa di diverso in lui, possedeva un’ampia apertura alare e ben definita, le piume erano azzurrine verso le punte e quest’ultime erano di un blu profondo.
 
E poi accadde, qualcuno sussurrò l’informazione che diede inizio a tutto:
“è un arcangelo!”
“è vero! Il nuovo nascituro è un arcangelo!”
 
“Fateci passare!”
E tutti gli angeli si spostarono sorpresi ancora una volta; Michele, Raffaele e Gabriele avanzarono a rapidi passi verso Lucifero. Anche Caelltren inghiottì sbigottito, dopotutto i tre arcangeli raramente si facevano vivi tra gli angeli comuni, ma eccoli qui ora; Caelltren sentì dentro di se il fiotto amaro della consapevolezza espandersi ed esplodere dentro di lui. Era così orribile assistere a ciò che avrebbe provocato la distruzione …
 
Michele aprì le braccia e sorrise “benvenuto Lucifero, Stella del Mattino e il più giovane dei quattro arcangeli” e Lucifero sorrise per la prima volta, ma se agli occhi degli altri era affascinante, per Caelltren era orribilmente falso. 
 
“Moriremo tutti” mormorò.
 
***
 
Passò un giorno, ne passarono due … cinque … dieci … ma ancora Caelltren non toccava la sua arpa. Non aveva voglia di suonare e la sua bella voce si rifiutava di cantare. Ma nessuno se ne accorse, tutti erano ammaliati da Lucifero, tutti volevano conoscere il nuovo arcangelo.
Caelltren voleva solo il suo compagno, lo aveva così a lungo agognato e ora non poteva averlo, neanche toccarlo o parlargli. Lucifero, così vicino eppure così distante, così bello, ma così falso.
 
Caelltren lanciò uno sguardo alla sua arpa abbandonata lì, in un angolo dimenticata. Allungò la mano, le sue dita sfiorarono appena le corde per poi ritirarsi. Sospirò, non voleva suonare in questo stato; la sua musica doveva trasmettere gioia non dolore.
 
***
 
“Caelltren è da un mese”
“Da un mese cosa?” finse ingenuità verso Mytthion che gli lanciò un’occhiataccia.
“Un mese che non sentiamo la tua voce, dalla nascita del nuovo arcangelo”
 
Caelltren distolse lo sguardo colpevole “io … io non posso -” cantare perché so che Lucifero ti ucciderà, distruggerà tutto. Non posso cantare se sto piangendo disperatamente dentro, quale gioia potrei mai esternare in questa tragedia? Come posso dirti che mi sento così colpevole di aver desiderato un compagno che, a quanto sembra, porterà solo tragedia?
Questo era quello che voleva urlare, ma invece emise solo un flebile singhiozzo. E poi un altro e un altro finchè non stava praticamente piangendo e Mytthion lo teneva stretto tra le braccia.
“Ehi, shhh piccolo, va tutto bene”
Caelltren singhiozzò più forte
“Mytthion per favore, promettimelo”
“Qualsiasi cosa piccolo”
“Non mi lasciare”
“Non lo farò”
Ma Caelltren sapeva che era falso, era uno dei tre angeli senza tempo, poteva vedere il futuro, sapeva che gli altri due si erano già uccisi non potendo sopportare un simile peso. Frederick e Alambert si erano gettati tra le braccia di Morte una volta che avevano guardato Lucifero; Caelltren aveva voluto fare lo stesso, ma non ne aveva il coraggio.
Oh, poteva vederlo Mytthion a terra, le sue piume sparse intorno a lui, gli occhi spenti e le labbra socchiuse come se stesse per dire qualcosa. Faetlyn piangeva, urlava. Lucifero rideva e il cielo era spaccato. Sarebbero Caduti, anche Caelltren stesso, ma dopo poco avrebbe anche lui cessato di esistere, era il suo destino.
Altre lacrime gli sfuggirono “Mytthion ti prego non morire”
 
***
 
Caelltren si trovava di fronte al Padre, la testa china, le spalle curve dalla stanchezza e sconfitta.
“Padre questo è il nostro futuro, bisogna –inghiottì duramente- bisogna eliminare Lucifero”
 
Padre annuì in comprensione, ma poi “non possiamo”
“Co-cosa? Ma Padre!”
 
Il volto del Dio era stravolto dal dolore, eppure brillava di pura determinazione “non possiamo figlio mio” e non gli fornì spiegazioni. Fu un grande errore, Caelltren iniziò a dubitare: aveva ragione Lucifero a dire che il loro Padre preferiva gli umani a loro? doveva essere vero, altrimenti qual’era il motivo dietro tale disinteresse palese per la sorte degli angeli? Certo, aveva visto il viso segnato dal dolore del Dio, ma era vero o … o finto? Lui e i suoi fratelli erano dei passatempi per il Dio?!
E l’odio lo corrose.
 
***
 
“Tu sei mio”
Caelltren aprì gli occhi di scatto, la paura gli stringeva i polmoni. Non poteva parlare, ne urlare, non un suono gli sfuggì dalle labbra: sopra di lui, a cavalcioni, c’era Lucifero.
“Tu sei mio, hai capito!?”
Caelltren annuì rapidamente.
 
Che cosa aveva fatto arrabbiare così tanto l’arcangelo? Non si erano neanche mai parlati prima d’ora, Lucifero non lo degnava di uno sguardo, neanche di un misero cenno quando s’incrociavano in strada. Perché ora questo? Non lo aveva previsto, non c’era nel futuro!
 
O forse gli era stato precluso di vederlo? E se sì, perché?
 
“!” gemette di dolore improvvisamente, Lucifero gli aveva stretto un fianco con forza.
 
“Guardami negli occhi, te lo ordino!” 
 
Lentamente, quasi con timore, Caelltren incrociò gli occhi dell’arcangelo folle. I suoi occhi azzurri si scontrarono con un paio oro determinati e … possessivi?
 
“Non voglio più vederti flirtare con quell’angelo stupido di bassa lega”
 
Caelltren era spaventato, inchiodato al letto dal più giovane angelo che, probabilmente, era anche il preferito del Padre (altrimenti perché non sarebbe già intervenuto per salvarlo?).
 
“Quel Mytthion –sputò il nome con disgusto e rabbia- non deve neanche avvicinarsi a te e toccarti, ci siamo capiti?”
Caelltren spalancò gli occhi: Mytthion?

“Ho detto: ci siamo capiti?!”
 
Caelltren annuì rapidamente anche se in realtà voleva urlare. Dov’era suo Padre quando c’era bisogno di Lui? Lo aveva davvero abbandonato? Ma cosa aveva mai fatto di male Caelltren, lo aveva sempre servito obbediente come un figlio devoto avrebbe fatto! Stava davvero giocando ai preferiti? Preferiva Lucifero, l’ultimo nato, a lui? E preferiva gli umani agli angeli?
 
***
 
Dopo quell’evento, Caelltren evitò Mytthion (aveva paura che sarebbe stato lui a provocare la sua morte) e Lucifero (l’arcangelo spaventava la sua intera essenza) e Dio (quasi non riusciva più a chiamarlo Padre).
 
La sua arpa continuava a rimanere abbandonata in un angolo, a prender polvere; Caelltren non riusciva a vederla senza provare fitte al cuore ed essere assalito dai ricordi di giorni felici senza Lucifero.
 
***
 
Prima dello scadere del prossimo mese, La Stella Del Mattino fece la sua mossa e impostò i cieli in fiamme.
 
***
 
Lucifero era in piedi, sul corpo morto di Mytthion, la spada grondante di un liquido bianco latte (il sangue di Mytthion!) era nella sua mano. Il suo volto contorto in un ghigno folle; lo guardò.
“Ora non ci sarà nessuno tra di noi” ridacchiò e Caelltren, povero, piccolo, ingenuo Caelltren, urlò.
 
Non avrebbe più rivisto i sorrisi di Mytthion, non avrebbe più sentito la sua risata. Mytthion non lo avrebbe più protetto da Faetlyn, non avrebbe più composto canzoni ne ascoltato le sue storie. Mytthion era scomparso e con lui anche tutta la luce di Caelltren.
 
Poco più in là, una Faetlyn ferita e sanguinante, si coprì in fretta le orecchie; molti altri non furono così veloci e fortunati.
 
Caelltren possedeva la Voce del Cielo, il suo canto poteva allietare gli animi o distruggerli. Caelltren era il musicista, l’angelo senza tempo, Caelltren era sempre stato quello buono e dolce, ma in quel momento, in quell’esatto istante, Caelltren divenne l’Ira che non giudica, ma annienta.
 
***
 
Lucifero fu il primo a cadere, seguirono Azazel, Mephisto e molti, molti altri. Stranamente Caelltren non li aveva ancora raggiunti, forse Faetlyn aveva pregato Padre di farlo partecipare prima all’addio del corpo angelico di Mytthion, ma Caelltren dubitava che per pura pietà o qualsiasi sentimento buono, gli era stato concesso ciò. Caelltren credeva che Padre stava soltanto torturarlo. Padre non era buono, non era generoso, era crudele e sottile nei suoi inganni.
 
Caelltren continuava a vagare tra le macerie di quella che un tempo era la sua casa; il suo urlo, distruttivo, ne aveva spazzate via un bel po', ma non aveva le forze per pentirsene.
 
“Non ho più fiducia in te” disse apparentemente a nessuno
 
“Lo so” rispose il Signore comparendogli poco distante
 
“È tutto così sbagliato” sospirò Caelltren; un oggetto catturò la sua attenzione, spostò qualche pezzetto di muro e scoprì la sua arpa, gliela aveva regalata Mytthion …
Lacrime offuscarono la sua vista e si chinò a raccoglierla. Una volta in mano la strinse al petto, era fredda e piccola, inanimata e soltanto un lontano ricordo di Mytthion, ma doveva farselo bastare(forse).    
 
“Ma doveva accadere” sussurrò Dio
 
Caelltren sogghignò amaro “un evento fisso nel tempo, eh”le sue dita corsero alle corde. Un “do” grave risuonò in quel silenzio triste seguito presto da un “re” e un “fa” e poi, come se le sue dita non riuscissero più a fermarsi, altre note fiorirono implacabili.
Caelltren voleva Mytthion, rivoleva l’angelo che capì di amare così tanto che faceva male; Mytthion,un fratello che lo ha sempre protetto e che gli è stato accanto fin dalla sua nascita, un fratello perso a causa del suo ‘compagno’ Lucifero. Sapeva però che non lo avrebbe riavuto indietro e allora, piuttosto che vivere una vita senza di lui,avrebbe preferito annientare la sua Grazia e non aver più ricordi di Lucifero, Mytthion e Faetlyn, ma avrebbe tenuto il ricordo di suo Padre (il Dio che non ha ascoltato, lo ha abbandonato e ha permesso la morte di Mytthion e che Faetlyn fosse ferita).
 
“Caelltren fermati!”
 
Che strano, considerò l’angelo mentre le sue piume cadevano e la Grazia spariva, gli sembrava che Padre fosse triste.
 
E poi Caelltren scomparve.
 
Angolo dell’autrice
 
*riferimento al capitolo 7
 
Come avete di sicuro capito Caelltren è Harry, Lucifero è James Potter e questa è la loro misteriosa storia. James Potter non ricorda chi era mentre Harry ricorda soltanto che un tempo era un angelo, e il Padre, quindi non conosce Lucifero, Mytthion e Faetlyn fino ad ora perché, ricordiamo, adesso Harry sta sognando/ricordando e questo capitolo è quello che sta vedendo.
 
lunadistruggi: ^///^ grazie! Comunque no, non aiuta. Soprattutto hai visto chi è veramente James, le cose andranno ancora più in discesa da adesso in poi! Però con questo capitolo ho almeno tolto un paio di tue domande o ne ho create altre? Fammi sapere <3

AliNikoKITE: grazie per i complimenti, cerco sempre di creare qualcosa che appassioni ^___^ hai ragione, Harry tanto normale non ci è, però è bello scrivere di qualcuno che esce dai soliti paramentri, no? *-*
Baci!

fenice cremisi: sinceramente non lo so neanche io -_-" ... naaaah, in realtà diciamo che non sapevo come continuare per questo ho deciso di creare un salto di scena. Dunque Harry viene ritrascinato di nuovo indietro a casa Black dove va a dormire (dopo una lunga giornata faticosa ci vuole, no? u.u) e successivamente è svegliato da questo sogno/incubo/ricordo. Spero che la spiegazione (anche se esigua) ti piaccia ^__^ anche perchè non c'è nient'altro da aggiungere su questo ...
Baci!


P.s. spero che anche questo capitolo piaccia! Alla prossima e mille scuse per il (solito) ritardo!  
 

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