Again

di dontlookback
(/viewuser.php?uid=379431)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Again ***
Capitolo 2: *** Autodistruzione ***
Capitolo 3: *** Incubi ***
Capitolo 4: *** Rosa rossa ***
Capitolo 5: *** Temporale parte 1 ***
Capitolo 6: *** Temporale parte 2: cedimento ***
Capitolo 7: *** Can we try? ***
Capitolo 8: *** Any kind of guy ***



Capitolo 1
*** Again ***


Again
 
Di nuovo, c’ero cascata di nuovo. Ancora una volta ero finita a letto con lui, l’avevamo rifatto e, sinceramente, ero stanca di quella situazione. Come ogni volta, ero rannicchiata contro il suo corpo, con la vita stretta dal suo braccio e la testa sul suo addome. E, ancora una volta, ero riuscita ad umiliarmi da sola. Non mi ero ancora allontanata da lui ma era finalmente arrivato il momento di mettere la parola fine a quella “storia”, un punto a quella faccenda, di metterci non una pietra ma una montagna sopra e cancellare per sempre tutto ciò che stava succedendo da sei mesi a questa parte. Come una stupida, gli avevo ripetuto quell’ insulso e, per lui, insignificante “Ti amo”, senza ricevere alcuna risposta, se non una maggiore pressione sul fianco. Ero stremata, il silenzio di quella stanza mi stava uccidendo e pensare a ciò che era successo pochi minuti prima era una vera e propria tortura. In più, stargli così vicina mentre dormiva, essendo consapevole di non essere nulla per lui se non la sua “amica di letto”, era realmente straziante. Mi stavo rovinando con le mie stesse mani, ero profondamente delusa da me stessa, dal mio comportamento. A volte mi sentivo sporca, usata, ma forse era realmente così. Non ero l’unica a soffrire, anche lui, o quell’altro, come preferiva chiamarlo lui, stava male, ed era colpa mia. Sì, perché avevo trovato qualcuno che mi amava e l’avevo lasciato per lui, che di me si vergognava, per cui ero solo uno stupido passatempo per soddisfare i suoi “bisogni”… Inconsapevolmente, iniziai a piangere ricordando il viso e gli occhi di quello che aveva deciso di essere il mio migliore amico, che sei mesi prima era il mio ragazzo e che era rimasto e continuava ad amarmi, nonostante l’avessi lasciato per un altro. Ricordavo perfettamente la tristezza e la delusione nei suoi occhi gonfi di lacrime e il sorriso amaro che gli si era dipinto sul volto. Ricordavo perfettamente il suo abbraccio dopo ciò che gli avevo detto, il suo “ricorda solo che ti amo e che per te ci sarò sempre, qualunque cosa accada”. Poi era andato via sorridendo, un sorriso spento, diverso da tutti gli altri che mi regalava. E purtroppo, ricordavo ancora com’ero finita in quella situazione. Ogni giorno maledicevo quella stupida serata, quella stupida festa; se non ci fossi andata, restandomene a casa a guardare un film o una cassetta di quando ero piccola, com’ero solita fare, avrei evitato tutto questo casino, l’avrei dimenticato e probabilmente sarei tornata con Louis e sarei stata felice. Continuavo a piangere silenziosamente, reprimendo i singhiozzi mordendomi il labbro inferiore convita che lui stesse dormendo. Funzionava così: dopo aver scopato dormivamo insieme e al nostro risveglio finivamo di vestirci e io me ne tornavo a casa distrutta. Volevo andarmene da lì, ma avevo deciso di aspettare che si svegliasse; dovevamo parlare, la dovevamo finire qui.
 
“Hei che hai?”
 
Non stava dormendo, era sveglio. La voce non era quella di uno che si era appena svegliato. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, anche quando le mie prime lacrime gli avevano bagnato il petto. Perché non mi aveva ancora mandato via allora? Cosa aspettava a dire di rivestirmi, a dire che mi avrebbe accompagnato alla porta?
 
“Sam?”
“Sono stanca Zayn… Non ce la faccio più. Sono stufa di essere il tuo giocattolino, mi fa male e dovresti saperlo. Sono stanca di essere usata. Ho bisogno di amore, ciò che tu non mi dai. Ho bisogno di qualcuno che ci sia sempre per me, che mi ami per ciò che sono, non per chi pensa che io sia. Ho bisogno di qualcuno che mi dica che andrà tutto bene, anche se sa meglio di me che non sarà così. Che mi stia accanto quando sto male, che invece delle serate in discoteca, stia con me a casa a guardare un cartone animato, che passi intere nottate con me al telefono perché non sto bene. Che mi stringa quando ci sono i temporali, perché ne ho una fottutissima paura. Ho bisogno di qualcuno che quando litighiamo, al posto di mandarmi a fanculo, mi ‘sbatta’ contro un muro e mi baci. Ho solo bisogno d’amore. Non illudermi Zayn, so che per te non conto nulla. Finiamola qui,ti prego, non ce la faccio più.”
 
Mi accarezzava la schiena con una mano e con l’altra mi teneva più stretta a lui; in quel modo mi sentivo ancora peggio. Cercai di divincolarmi dalla sua presa per riprendere le mie cose e andare via di lì. Ciò che ottenni invece, fu una presa più salda, e la mia testa venne schiacciata contro il suo petto. Avevo iniziato a singhiozzare, mi stavo sfogando, mi stavo mostrando fin troppo debole ai suoi occhi e non dovevo. Le sue labbra si posarono sulla mia testa, lasciandovi un bacio e il suo sussurro mi fece venir voglia di prenderlo a pugni, cosa che effettivamente poi feci.
 
“Sam è tutto ok, andrà tutto bene…”
“Non è vero, lo stai  dicendo solo perché te l’ho detto io. Smettila di prenderti gioco di me, mi distruggi. Non sono niente per te, lasciami andare.”
 
Continuavo a tirargli pugni sull’addome, senza ricevere lamenti, senza essere liberata dalla sua presa.
 
“Shh, non piangere.”
 
Non sopportavo più tutto ciò così con uno strattone mi liberai e scesi dal letto prendendo i miei jeans senza però smettere di piangere. Mi infilai i pantaloni quando sentii due braccia avvolgermi la vita e la schiena combaciare perfettamente con il suo petto.
 
“Lasciami”
“Perché non mi fai parlare?”
“Non c’è niente da dire, niente
“Samantha, fammi parlare. Io devo… Chiederti una cosa”
“Cosa? Perché non mi fermo e mi faccio trattare meglio da puttana, eh? O perché non vado a farmi fottere? Ti dico io perché: L’HAI GIA’ FATTO TU!”
“CAZZO LASCIAMI PARLARE!”
“Hai già fatto abbastanza, non mi servono le tue stronzate. Questa volta non mi fermerò, non cederò ancora.”
 
Presi la mia felpa indossandola e scendendo di corsa le scale. Trovai di sotto i genitori del moro che mi guardavano interrogativi. Continuavo a piangere mentre facevo saettare lo sguardo dalla madre al padre; sicuramente avevano sentito ogni cosa e ora pretendevano delle spiegazioni.
 
“Scusatemi, io… Arrivederci”
 
Così dicendo mi avviai alla porta aprendola e richiudendomela alle spalle. Iniziai a correre a perdifiato finchè non arrivai a casa. Mi chiusi in camera non volendo né sentire né tantomeno vedere nessuno. Ignorai mia madre che continuava a chiamarmi da dietro la porta, lo stesso feci quando arrivò mio padre, quando vennero a portarmi la cena e con il cellulare che non la piantava di vibrare a causa delle continue chiamate e dei continui messaggi di Louis.
 
*Due settimane dopo*
 
 Mi svegliai distrutta, ma mi imposi di alzarmi e andare a scuola.  Mi lavai e mi cambiai, prendendo la cartella e dirigendomi verso scuola. Appena varcata la soglia del cancello mi sentii afferrare un polso: ancora lui. Mi si parò davanti, continuando a trattenermi, per non farmi andar via; evidentemente sapeva che l’avrei fatto se mi avesse lasciato. Lo fissavo aspettando che parlasse, ma niente. Ero decisa ad andarmene quando lo sentii parlare.
 
“Senti… Mi dispiace ok? Non sono bravo con le parole, con le persone, soprattutto con quelle a cui tengo e tu,- disse puntandomi un dito contro,- sei una di quelle. Non capisco perché, ma verso di te provo una sorta di affetto, che va oltre il bene. Mi sento in dovere di proteggerti, di starti accanto. So di essere un coglione per non aver risposto prima a quei ‘ti amo’ ma ho intenzione di farlo ora. Ho capito che senza di te non sarei nulla, ho bisogno di te per andare avanti. L’ho capito troppo tardi, lo so, ma, Sam io… Ti amo”
 
Ero rimasta spiazzata da quelle parole. Era tornato da me, dopo due settimane e stava dicendo di amarmi.
 
“Cos’è Malik, non hai trovato nessuna puttanella disposta ad aprirti le gambe, quindi sei tornato da me?”
 
L’acidità era sempre stata il mio punto di forza. Lessi dispiacere nei suoi occhi, forse prima era stato sincero.
 
“Non ti ho mai considerato una puttana Samantha. E sai benissimo, anche meglio di me che le ragazze qui dentro farebbero la fila per passare anche solo tre secondi nel mio letto.”
 
Era vero. Lui era uno dei ragazzi più ambiti del liceo, uno di quelli su cui tutte scommettevano.
 
“Sono arrivato tardi, ne sono consapevole. Ti sto solo chiedendo un’altra possibilità. Voglio darti quell’amore che stai cercando, quell’amore che nessun altro meglio di me saprà donarti.”
 
Rimasi ferma a guardarlo fin quando la campanella prese a trillare, segnando l’inizio delle lezioni. Mi voltai camminando in direzione dell’ingresso principale. Lui era lì immobile che mi guardava, mi sentivo bruciare la schiena sotto il suo sguardo. Mi voltai un ultima volta, sentendo una lacrima rigarmi il viso prima di oltrepassare la porta: l’avevo perso, per sempre.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Autodistruzione ***


L’avrei sicuramente classificato come il giorno peggiore di sempre. Era stato stremante, distruggente e affatto produttivo. Saettare per i corridoi nell’intervallo e nella pausa pranzo pur di non incontrarlo era stato altamente stancante. Probabilmente non era neanche entrato, ma il solo pensiero di ritrovarmelo davanti, anche solo per un micro secondo, sarebbe soltanto servito a completare la mia autodistruzione interiore. Continuare a vagare per la scuola, andando addosso a un numero di persone impossibile da contare con  le dita delle mani, chiedendo loro una miriade di volte “scusa” senza essere realmente interessati o minimamente dispiaciuti, era straziante. La porta d’uscita era praticamente intasata e scostare tutte le persone che si fermavano là davanti a chiacchierare o a litigare invece di tornarsene a casa, era stata sicuramente la parte più difficile della giornata; per poco non venivo totalmente schiacciata o soffocata da tutta quella gente. Arrivare a casa e ritrovarsi poi lui, seduto sugli scalini del portico con la testa fra le mani era stato profondamente doloroso. Mi sentii risucchiare dal terreno che si trovava sotto i miei piedi, come se, in quel composto marrone, tutt’un tratto, si fosse aperta una voragine, un vortice dal quale non ne sarei uscita viva. Con gli occhi colmi di lacrime e la gola secca, presi un lungo e profondo respiro prima di incamminarmi verso le scale. Mi sedetti vicino a lui aspettando che facesse o dicesse qualcosa altrimenti mi sarei alzata e sarei andata dentro. Aspettai qualche minuto, quando sentii il mio nome uscire fuori dalle sue labbra in un sussurro seguito da una richiesta di perdono. Non risposi, cercai solamente di trattenere le lacrime, il che mi risultò estremamente difficile quando i suoi occhi rossi e gonfi, velati da uno strato di lacrime, si fissarono nei miei. Continuammo a fissarci a lungo, mi persi nei suoi occhi, cercando di trovare una via di fuga, un modo per fuggire da quella situazione finché non sentii le sue labbra sulle mie. Mi scostai notando il dispiacere trapelare dal suo sguardo vedendo come i suoi occhi diventavano sempre più lucidi. Mi alzai avviandomi alla porta inserendo le chiavi nella serratura facendola scattare e mi voltai a guardarlo. Ancora una volta, le lacrime si erano impossessate delle mie guance e vederlo venire verso di me stringendomi poi fra le sue braccia una volta vicino, non fece altro che farne aumentare il flusso. Mi lasciò andare posandomi un bacio sulla fronte cercando di sorridere. Si voltò per andare via e non feci nulla per fermarlo; rimasi a guardarlo mentre si allontanava. Entrai richiudendomi la porta alle spalle, scivolando sulla sua superficie prendendo a singhiozzare una volta arrivata a terra. Mi sfogai consumando le lacrime che mi erano rimaste, urlando fino a non avere più voce e a singhiozzare facendomi male al petto. Tutto ciò perché, ancora una volta, mi stavo facendo del male da sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Incubi ***


Era una settimana che continuavo ad avere incubi ed ero stanca. Non dormivo più di tre ore a notte e le occhiaie erano sempre più profonde e ormai il nero tendeva a contornare i miei occhi; neanche uno spesso strato di fondotinta sarebbe riuscito a coprirlo. Mi svegliai ancora una volta di soprassalto, urlando, con il cuore a mille che rischiava di uscirmi dal petto e i capelli appiccicati alla fronte sudata. Mi rizzai a sedere respirando affannosamente e accesi la lampada presente sul comodino alla mia destra.

“Sam…?”

Louis era rimasto a dormire da me. Il perché poi, ancora non l’avevo capito. Mia madre era convinta che, con lui, sarei stata bene, avrei smesso di pensare a quel qualcosa di cui lei era all’oscuro quindi, aveva tanto insistito per farlo rimanere con l’intento di farmi parlare con lui che avrebbe sicuramente riferito il tutto a lei . Peccato però, che lui fosse la persona meno indicata per parlare di ciò che mi stava succedendo.
Scossi la testa come a voler scacciare l’incubo e rivolsi lo sguardo a Louis che allargò le braccia invitandomi ad accostare la testa al suo petto. Così feci, ascoltando il battito regolare del suo cuore che, come ogni volta quando mia abbracciava, riusciva a calmarmi. Ripresi a respirare regolarmente e mi staccai da lui.

“Va meglio?”

Annuii soltanto infilandomi le ciabatte per scendere a prendere un bicchiere d’acqua. Afferrai il cellulare per guardare l’ora: tre e venticinque. Mi rigirai verso Lou che non mi aveva staccato per un attimo gli occhi di dosso; era evidentemente assonnato ma sicuramente voleva che gli dicessi cos’avevo sognato.

“Scusami Lou, torna a dormire, io… io vado a prendere dell’acqua…”

Scesi di sotto poggiando il cellulare sul bancone della cucina, aprendo il frigo tirando fuori la bottiglia. Versai l’acqua nel bicchiere e, quando iniziai a bere, lo schermo del telefono si illuminò vibrando, avvisandomi di aver ricevuto un nuovo messaggio.

“Se ti dicessi che in questo momento vorrei che fossi qui, tra le mie braccia, mentre ti lasci cullare dormendo, mi crederesti?”

Tornai di sopra vedendo che finalmente Louis si era riaddormentato. Ripresi il telefono digitando velocemente la risposta al messaggio prima di coricarmi vicino al mio “migliore amico”:

“Smettila di illudermi Zayn”.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rosa rossa ***


Finalmente quegl’incubi che ormai erano diventati ossessionanti, cessarono quasi completamente di tormentare il mio sonno, lasciandomi dormire qualche ora in più a notte in modo “tranquillo”. Mi alzai al suono della sveglia andando in bagno, preparandomi per andare a scuola. Mi feci accompagnare da mia madre; quella mattina non avevo alcuna voglia di camminare ascoltando musica deprimente o, in alternativa, il rumore delle auto che sfrecciavano sulla strada. Ferme ad un semaforo, mia madre distolse lo sguardo dalla strada per volgerlo a me, che ero intenta ad osservare il paesaggio, notando come le foglie rosse e gialle sugli alberi fossero realmente uno spettacolo.

“Sam, posso sapere cos’è che non va?”
“Nulla mamma, sto bene”


Cercai di sorridere, con l’intento di rassicurare la donna che mi stava accanto continuando a fissarmi.

“Sam davvero, sai che…”
“Mamma è verde”


La interruppi per evitare i suoi discorsi da “madre preoccupata”. Sapeva perfettamente che, in caso avessi avuto bisogno, sarei andata da lei a parlare e, in quel momento, parlarne era l’unica cosa di cui non avevo bisogno. Con la frustrazione e la delusione che traspariva dal suo sguardo, tornò a guidare fino a scuola, non cercando più di fare conversazione. Arrivate al cancello, fermò l’auto aspettando che scendessi.

“Scusami per prima, so che volevi solo aiutarmi. Quando me la sentirò, verrò a parlartene, ora non ce la faccio…”
“Sta tranquilla tesoro. Ora và, altrimenti farai tardi.”


Le baciai la guancia scendendo, scontrandomi con un ragazzo. Sentii la macchina partire e in contemporanea, i miei fianchi venire afferrati saldamente da due grandi mani. Alzai lo sguardo, incontrando due occhi color cioccolato che avrei riconosciuto tra mille.

“Scusami”
“Possiamo parlare?”


La campanella suonò ancora una volta, “salvandomi” dallo stare con Zayn. Lui capì lasciandomi andare guardandomi deluso. Sentii un nodo alla gola e le lacrime gonfiarmi gli occhi. Entrai in quello stupido edificio andando in classe dove avrei passato le sei ore più atroci della mia intera esistenza. Non segui neanche una lezione, beccandomi più richiami in un giorno che in tredici anni di scuola. La campanella che segnava la fine delle lezioni, fu come una salvezza, l’ennesima salvezza. Andai al mio armadietto per prendere la felpa che quella mattina avevo lascito perché mi era d’impiccio. Sull’anta mezza ammaccata, vi era attaccata una rosa rossa con un biglietto. La scritta davanti, grande ma con una calligrafia strana e disordinata, indicava chiaramente che fosse per me. La staccai delicatamente annusandone il profumo e aprii il biglietto per leggerlo:

“Scusami per tutto, ho realmente bisogno di te.
 Ti amo Sam <3
Zayn xx”


Con il tutto in mano, mi diressi fuori trovandomi lui davanti, con sguardo speranzoso. Rimasi a fissarlo, aspettando che dicesse o facesse qualcosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Temporale parte 1 ***


Sam, io…”
“Perché? Spiegami perché devi continuare a illudermi così io non…”


Non feci in tempo a finire di parlare che mi interruppe posando le sue labbra sulle mie. Un bacio voluto da entrambi che, in un primo momento non ricambiai. Decisi infine di seguire il cuore, lasciandomi andare, liberandomi le mani da quegli “inutili” oggetti lasciandoli cadere al suolo, congiungendole poi nei suoi capelli, stringendoli leggermente. Ci staccammo senza fiato e guardandolo negli occhi, capii la grande idiozia che avevo appena compiuto. Raccattai le mie cose sussurrando un’infinità di volte che tutto ciò era sbagliato e corsi via piangendo. Ad aprirmi la porta fu mia madre; mi buttai completamente su di lei sfogandomi. Le raccontai tutto quanto, sbagliando sicuramente, ma in quel momento mi sentii meglio. Per tutto il resto del pomeriggio restai chiusa in camera da sola a fissare il soffitto continuando a dar voce ai miei pensieri. Avrei voluto farli tacere, ma non sapevo in che modo. Quando la porta della mia camera venne aperta e all’interno arrivò luce, fui costretta a chiudere gli occhi, essendo abituati a stare al buio. Quando li riaprii, riuscii lentamente a mettere a fuoco la figura di Louis che mi guardava preoccupato.

“Tutto ok?”

Scossi la testa spostando il piumone dal mio corpo,  trascinandomi da una sola parte del letto battendo la mano sul materasso invitando, Lou a stendersi accanto a me. Sorrise sfilandosi le scarpe per poi accontentarmi. Mi feci spazio tra le sue braccia, spostando il mio peso sulle sue gambe distese sul letto e poggiando la testa sulla sua spalla. Inspirai il suo profumo per poi accoccolarmi a lui. Chiusi gli occhi respirando profondamente prima di strizzarli facendomi quasi male.

“Scusami Lou”

Lo guardai sul punto di scoppiare a piangere. Mi fissava confuso; sospirai affranta prima di riprendere a parlare.

“Ti sto facendo soffrire inutilmente. Io… mi sento un vero schifo Lou, non meriti di soffrire così, tu… Io… Scusami…” 

Ancora una volta iniziai a piangere. Le lacrime sul mio volto vennero asciugate dai suoi pollici e un bacio posato sulla mia fronte. Mi strinse a sé aspettando che mi calmassi. Rimanemmo in silenzio; lui fissava davanti a sé, io guardavo il cielo farsi sempre più scuro, attraverso la finestra.

“Sto uscendo con una ragazza…”

Alzai lo sguardo verso di lui, incastrandolo nei suoi occhi e sorrisi aspettando che continuasse a parlare.

“E’ nuova, frequenta il mio corso di recitazione. Si chiama Catlyn ed è molto dolce e timida. L’ho invitata a prendere un caffè al bar della scuola e abbiamo parlato per più di un’ora. Ho scoperto un sacco di cose su di lei. Ieri sera siamo usciti, l’ho baciata prima di farla scendere dalla macchina…” 
“Sono felice per te Lou”


Sorrisi nuovamente: ero davvero contenta.

“Ti voglio bene Sam”
“Anch’io Lou”


***

Dopo cena tornai in camera stendendomi ancora una volta sul letto. Passare del tempo con Louis mi aveva fatto bene ma ora ero sola ed era, in un certo senso, angosciante. Sentii un ticchettio insistente al vetro della finestra diventare sempre più forte. Volsi lo sguardo fuori e vidi che stava piovendo. Andai in bagno per struccarmi, rilegando i capelli e mettendo i vestiti nel cesto della roba sporca. Tornai in camera infilando il pigiama. Scostai le coperte sistemando i cuscini, allontanandomi dal letto per chiudere le tende  quando un lampo squarciò il cielo seguito da un forte tuono. Sobbalzai per lo spavento e corsi a rifugiarmi sotto le coperte stringendo un cuscino al petto. Un altro tuono risuonò ancora più potente di quello di prima, facendomi strizzare gli occhi dalla paura. Sentendo il cellulare vibrare li riaprii lentamente. Sbloccai lo schermo per leggere il nuovo messaggio:

“Vorrei esserti accanto in questo momento per non farti avere paura…”

“Ne avrei davvero bisogno”


Dopo aver risposto, chiusi gli occhi immaginando che Zayn fosse realmente al mio fianco, riuscendo così ad addormentarmi. 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Temporale parte 2: cedimento ***


Una settimana. Per una fottuta settimana, non aveva smesso di piovere neanche per un fottutissimo secondo. Stavo seriamente cominciando a odiare tutta quell’acqua. Finalmente venerdì era arrivato. Ciò significava che, per almeno due giorni, me ne sarei potuta restare a casa, sotto le coperte a dormire, senza dover andare a scuola (a piedi) e arrivare all’entrata completamente fradicia, dalla testa ai piedi. Quella mattina però, la sfiga sembrava perseguitarmi peggio del solito. Oltre a quei fottutissimi tuoni che mi facevano saltare in aria ogni due per tre, ci si era messo anche il vento: una folata troppo forte, aveva fatto rigirare il mio ombrello al contrario nell’esatto momento in cui, io stavo tranquillamente camminando sul marciapiede al lato della strada, dov’era presente un enorme pozzanghera e una macchina, passando a tutta velocità, prese in pieno la pozzanghera e ovviamente me, l’unica sfigata presente su quel cazzo di marciapiede! Dopo aver rivolto le peggiori parole alla carissima persona al volante di quella macchina, al mio ombrello che non ne voleva sapere di ritornare al dritto e a tutta l’acqua che continuava imperterrita a scendere da quelle nuvole così terribilmente nere e tristi, vidi una macchina fin troppo simile alla sua avvicinarsi rallentando, facendo abbassare il finestrino, rivelandone il guidatore.

“Serve un passaggio?”
“No grazie”
“Oh andiamo, sei completamente inzuppata, rischi di prendere una polmonite se continui a camminare e per di più stai tremando come una foglia. Sali, dai”


Lo guardai restando immobile finché non lo vidi aprire la portiera e avvicinarsi. Mi prese di peso portandomi sul sedile e risalì in macchina, accendendo il riscaldamento al massimo. Si tolse la giacca e subito dopo la felpa restando in maniche corte. Lo guardai confusa mentre mi passava la felpa.

“Metti questa, è un po’ umida ma almeno non è fradicia”

Sorrise per poi voltarsi verso la strada e ripartire lentamente. Feci come aveva detto e dopo aver indossato quella che era la mia preferita fra le sue felpe, lo ringraziai. Intanto arrivammo a scuola mentre le note di Let Me Love You di Ne-Yo risuonavano nell’auto. Zayn parcheggiò nello stesso momento in cui Ne-Yo intonava il ritornello e, puntando i suoi occhi nei miei, iniziò a cantare.

“Girl let me love you 
And I will love you
Until you learn to love yourself
Girl let me love you
I Know your trombe
Don’t be afraid, girl let me help
Girl et me love you
And I will love you
Until you learn to love yourself
Girl let me love you
A heart of numbess, gets brought to life
I’ll take you there”


Smise di cantare lasciando che Ne-Yo continuasse senza la sua bellissima voce che mi aveva letteralmente incantata. Ci fissammo negli occhi finchè non terminò la canzone. Malik spense la radio, scendendo poi dalla macchina con l’ombrello. Aprii la portiera, trovandomelo davanti in tutto il suo splendore, con un fantastico sorriso sul volto. Mi cinse la vita, riparandomi dalla pioggia, accompagnandomi fino all’ingresso, non mollando la presa sui miei fianchi. Arrivati dentro, l’osservai posare l’ombrello in uno dei contenitori all’entrata per poi girarsi verso di me.

“Ehmm, Zayn… Grazie.”

Gli sorrisi riconoscente e lievemente imbarazzata. Continuavo a provare tutte quelle forti emozioni, anche solo guardandolo ed era sconcertante. Si avvicinò lentamente e sorrise ammaliandomi. Posò un bacio sulla mia fronte per poi dirigersi, lungo il corridoio, verso il suo armadietto. Mi lasciò lì, confusa, profondamente confusa; prima la felpa, poi la canzone, il suo sorriso, il “bacio”… Stavo cedendo lentamente…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Can we try? ***


Ancora non aveva smesso di piovere, così come io, per sei ore non avevo smesso di pensare a Zayn. Era stato estremamente gentile, forse fin troppo per come lo stavo trattando ultimamente. Al suono della campanella mi diressi fuori dall’aula, consapevole del fatto che dopo poco mi sarei completamente bagnata e per di più avrei dovuto correre fino a casa e, in seguito mi sarei presa un’influenza fantastica. Arrivata davanti all’uscita, scorsi Zayn appoggiato al muro che faceva saettare lo sguardo tra gli studenti accalcati là davanti. Posò infine lo sguardo su di me e sorrise avvicinandosi. Lo guardai circondarmi la vita con un braccio mentre i suoi occhi si riflettevano nei miei. Sorrise di nuovo avvicinandomi di più a lui.

“Ti riporto io a casa”

Un sussurro che mi fece venire i brividi. L’osservai aprire l’ombrello mentre riparava entrambi, andando fino in macchina. Mi fece salire per prima, andando poi al posto del guidatore. Partì mentre io mi misi a guardare fuori dal finestrino. Fermi ad un semaforo, il cielo, che per tutto il giorno era stato soltanto nero e spento, venne squarciato da una luce abbagliante, seguita subito dopo da un tuono. Sobbalzai borbottando un “fanculo stupido tempo” che attirò l’attenzione di Zayn, che sorrise intenerito prendendomi la mano, intrecciando le nostre dita. Continuò a guidare così, tenendomi per mano, aumentando la presa ogni volta che un tuono risuonava nell’aria. Arrivati davanti casa mia, aprii la portiera e prima che potessi voltarmi per ringraziarlo e salutarlo, lui era già sceso munito di ombrello ed era venuto per farmi riparare, ancora una volta. Mi accompagnò davanti la porta e sorrise, pronto ad andare via.

“Ti va di entrare?”
“Dici davvero?”


Annuii facendo scattare la serratura, aprendo la porta. Entrammo e me la richiusi alle spalle, togliendomi poi le scarpe, lasciandole sotto l’attaccapanni dove appesi sia la mia che la sua giacca.

“Vuoi qualcosa?”
“Se rispondessi parlare con te?


Lo guardai e annuii ancora, sedendomi sul divano e invitandolo a fare lo stesso. Mi accovacciai guardandolo sentendolo poi sospirare.

“Mi odi vero?”
“Che cosa?”
“Per quello che ti ho fatto. Sono stato un coglione, lo so. Sono consapevole di aver sbagliato e di essermene reso conto troppo tardi. Tu mi odi ora”
“Sai meglio di me che non è così.”
“Allora perché non mi dai una possibilità? Una soltanto, per dimostrarti che sono cambiato e che posso darti quell’amore che stai cercando. Per favore Sam…”


Aveva gli occhi lucidi e mi guardava intensamente. Mi aveva letteralmente spiazzata. Avrei voluto piangere per tutta la confusione che avevo in testa. Da una parte avrei voluto fiondarmi tra le sue braccia e rimanerci per l’eternità. Dall’altra, avevo paura. Paura di essere ingannata, presa in giro. Paura di ricadere nello stesso sbaglio e non poterne più uscire. Paura di innamorarmi ancora di più. E mentre entrambi continuavamo a guardarci negli occhi, che sembravano due fiumi in piena, pronti a straripare, un altro tuono, più forte degli altri, mi fece rannicchiare ancora di più, facendomi tremare. Zayn si avvicinò e mi avvolse con le sue braccia, posandomi un bacio tra i capelli. Mi lasciai cullare posando la testa sul suo petto, stringendo la sua maglietta.

“Ho paura”
“Ci sono qua io”
“Non ci sarai questa notte, neanche domani e nemmeno dopodomani. Ho bisogno di te sempre, ne ho sempre avuto bisogno. Tu non c’eri. Promettimi che resterai qui, sempre.”
“Guardami piccola”


Feci come disse, anche se guardarlo con gli occhi stracolmi di lacrime mi era quasi impossibile.

Sarò sempre qui, qualunque cosa accada. Se lo vorrai o no, non mi importa, resterò sempre qui per proteggerti. Ti starò accanto e ti darò tutto l’amore che posso.”

Iniziai a piangere rendendomi conto di quanto ero stata stupida fino a quel momento. Avevo sofferto come un cane e avevo fatto soffrire Zayn. Ero una completa idiota, una totale deficiente.

“Ti amo Sam”
“Anch’io”

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Any kind of guy ***


Era passata una settimana da quel pomeriggio. Una settimana in cui il sole era tornato a risplendere alto nel cielo, una settimana in cui la voglia di vivere era tornata a farmi compagnia e una settimana in cui avevo ricominciato a sorridere come prima. E tutto ciò solo grazie a un ragazzo. Forse era sbagliato, forse avrei dovuto dimenticarlo, ma mi era praticamente impossibile.
Ora però, non avevo la minima idea di cosa fossimo; un po’ più che conoscenti? Quasi amici? Amici? Solo amici? Avrei tanto voluto chiederglielo ma mi vergognavo troppo.
Probabilmente la risposta era solo amici, anche se non ne ero poi così sicura… Insomma la situazione era questa: a scuola, quando ci incontravamo per i corridoi non mancavano di certo gli sguardi e i sorrisi, i passaggi quasi ogni giorno da parte sua per ritornare a casa, le chiacchierate idiote in macchina e, a volte, gli abbracci e i baci sulla guancia scambiati furtivamente. I messaggi stupidi inviati come scusa per iniziare poi una conversazione dalla durata di qualche ora, quelli inviati a notte fonda con la scusa del non riuscire a prendere sonno e poi quelli fin troppo dolci anche per due migliori amici dai tempi dell’asilo. Eravamo strani, un caso a parte per meglio dire…
Quella sera era stata organizzata una festa dai rappresentanti degli studenti, nel giardino della scuola. Tutti erano stati invitati, compresi preside e professori. Le mie compagne del corso di lingua avevano convinto i rappresentanti ad organizzare un karaoke per dar spazio agli allievi del corso di canto e per animare la festa. Quelli del corso di design avrebbero pensato alle decorazioni e tutti, o quasi, eravamo stati incaricati di portare da mangiare o da bere. E quindi, io e Catlyn, con cui avevo fatto amicizia, c’eravamo date appuntamento a casa sua per preparare un paio di torte e delle pizzette da portare.
Era una ragazza fantastica ed ero felicissima che fosse diventata la ragazza di Louis. Era solare e divertente, ma allo stesso tempo molto molto permalosa e quindi bisognava stare attenti a come usare le parole. Passammo un bel pomeriggio chiacchierando del più e del meno, ascoltando musica e mi feci raccontare tutti i dettagli della sua storia con Lou. Quando ne parlavo con lui, restava sempre molto sul vago, non voleva mai farmi sapere nulla e si innervosiva quando insistevo nel farmi raccontare. Cambiava spesso argomento, sviando così il discorso. Era noioso quando lo faceva.
Dopo aver terminato tornai a casa per prepararmi. La festa sarebbe cominciata alle sette e non avevo poi così tanto tempo per prepararmi. Indossai un semplice vestitino leggero color pesca senza maniche e un giacchetto di jeans corto. Raccolsi i capelli in uno chignon e indossai un paio di decolté  di colore simile al giacchetto. Truccai gli occhi con un ombretto dello stesso colore del vestito e misi un filo di lucidalabbra rosa. Mentre finivo di sistemare il trucco, lo schermo del cellulare s’illuminò, avvisandomi di aver ricevuto un nuovo messaggio. Sorrisi leggendo il nome del mittente e aprii per leggere.

- Hei scricciolo, ci sei questa sera? -

- Si :) tu? -

- Ovvio! Dieci minuti e sono da te, a dopo ;) -


Sorrisi ancora e scesi di sotto per dirlo a mia madre. Non sembrava poi così entusiasta del mio “riavvicinamento” con Zayn. Gliene avevo parlato e non l’aveva presa molto bene. Però, d’altra parte, era contenta nel vedermi sorridere più spesso. Mio padre ancora non era arrivato, così, al suono del campanello, salutai soltanto mamma, che mi raccomandò di fare attenzione. Andai ad aprire trovandomi davanti Zayn con indosso il suo solito giacchetto di pelle e un sorriso meraviglioso. Sotto al giacchetto portava una maglia bianca con lo scollo a “V” e indossava un paio di jeans neri aderenti che gli fasciavano perfettamente le gambe.

“Ma come siamo belle stasera!”
“Non sei divertente Malik”
“Non voglio essere divertente infatti. Sul serio Sam, stai molto molto bene così”
“Beh… Grazie, anche tu”


Gli sfiorai la guancia con le labbra e andammo verso la macchina. Parlammo poco e a metà strada fermi ad un semaforo posai la mano sulla sua che era ferma sul cambio.

“Zayn, stai bene?”
“Sisi, perché?”
“Sicuro? Sembri nervoso”
“Non ho nulla, tranquilla”


Sorrise come per rassicurarmi e accese lo stereo. Proseguimmo fino a scuola ancora senza parlare; era strano quella sera.
Andammo dentro e salutammo i nostri amici e compagni. Quando ormai tutti, o quasi, erano arrivati, iniziò il karaoke dopo un breve discorso dei rappresentanti. Io e Zayn eravamo rimasti vicini ma assieme ai nostri amici. Ascoltammo alcune canzoni quando vidi il moro allontanarsi con la scusa del bagno. Dopo un forte applauso rivolto a Sarah, che aveva appena finito di cantare, vidi Zayn salire sul palco e guardare verso la mia direzione. Partì la base e lui sorrise iniziando a cantare:

“Here I am, 
  there you are
 Why does it seems so far?
 Next to you is where I should be (Where I wanna be)”


Alla prima frase indicò il palco e poi se stesso e in seguito me. Alzò le spalle e si spostò verso destra mentre il dj lo aiutava intonando altre frasi.

“Something I,
want so bad,
Know what’s inside your head,
Maybe I can see what you see (Tell me what you see)
 
Gotta keep on beliving
That everything takes time
I’ll make up any reason
To make you mine
If you staying or leaving
I’ll follow your lead 
So why keep pretending?
Open your eyes
 I can be what you need”


Lo guardai riprendere fiato e sorridere ancora per poi scivolare con i piedi verso sinistra e girare, iniziando a cantare il ritornello.

“Any kind of guy you want girl
That’s the guy I’ll be
Tourn myself upside down (Yes I will, yes I will)
Any kind of guy you want girl
You Knorr I’ll agree
Turn you whole world around (Yes I will, yes I will)


Any kind, any kind
Any kind of guy you want
You decide, change your mind
I will be there
Won’t you try, one more try
Be my any kind of girl
You decide
It’s, alright
I will be there”


Riprese fiato ancora una volta e mi fece segno di avvicinarmi al palco. Non ero molto lontana così arrivai abbastanza in fretta sotto gli occhi di tutti e i fischi dei nostri amici. Quando fui sotto mi fece l’occhiolino mandandomi un bacio e io in risposta sorrisi mentre lui riprese a cantare.

“You seem so hard to know
Say goodbye, say hello
Than you say that it’s time to go (now it’s time to go)
Changing mine point of view
Everyday something new
Anything to get nex to you (gonna get to you)
Gotta keep on beliving
That everything takes time
I’ll make up any reason
To make you mine
If you staying or leaving
I’ll follow your lead 
So why keep pretending?
Open your eyes
I can be what you need”


Nel pronunciare l’ultima frase mi indicò di nuovo spostandosi poi per intonare il ritornello.


“Any kind of guy you want girl
That’s the guy I’ll be
Tourn myself upside down (Yes I will, yes I will)
Any kind of guy you want girl
You Knorr I’ll agree
Turn you whole world around (Yes I will, yes I will)

Any kind, any kind

Any kind of guy you want
You decide, change your mind
I will be there
Won’t you try, one more try
Be my any kind of girl
You decide
It’s, alright
I will be there”


Sorrise portando una mano tra i capelli per aggiustarli e riprese fiato, cantando ancora.

“Let me know if I’m getting throught
Making you understend
If it’s wrong I’ll try something new (try something new)
Don’t look away
‘Cause I’m here to stay
If it’s a game 
Then I’m gonna paly”


Si accovacciò tendendomi la mano, facendomi segno con la testa di salire sul palco. Scossi la testa stra imbarazzata e lui sorrise lasciando perdere.



“Any kind of guy you want girl
That’s the guy I’ll be
Tourn myself upside down (Yes I will, yes I will)
Any kind of guy you want girl
You know I’ll agree
Turn you whole world around (Yes I will, yes I will)

Any kind, any kind
Any kind of guy you want

You decide, change your mind
I will be there
Won’t you try, one mor try
Be my any kind of girl
You decide
It’s, alright
I will be there
Bring it back”


Lo vidi saltare giù dal palco con le urla di tutti in sotto fondo. Si avvicinò sorridendo e mi mise una mano dietro la schiena avvicinandomi il più possibile a lui.

“Any kind, any kind
Any kind of guy you want
You decide
It’s alright
I will be there”


La base si fermò e in contemporanea partì un mega applauso con fischi d’approvazione e le sue labbra si posarono sulle mie.


xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Salve a tutte!
E' da un po' che cerco di andare avanti con questa ff ma ormai non mi convince più molto. Mi sembra troppo scontata, troppo banale e ridicola. Avrei bisogno di un fostro parere e ve ne sarei infinitamente grata se lo lasciaste!
Grazie infinite per aver letto,
un bacio xx





 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2161034