Dicono di me..

di betabi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bastardo, un bugiardo. ***
Capitolo 2: *** Una strega drogata, truccata e piena di sé. ***
Capitolo 3: *** Una stupida frase da dire davanti a un caffé ***



Capitolo 1
*** Un bastardo, un bugiardo. ***


Dicono di me.




 
 
Sirius si tolse velocemente il mantello dell’invisibilità del compagno di casa mentre sentiva dei passi e pronunciando la formula fatto il misfatto la Mappa del Malandrino diventò una semplice pergamena. Compiuti questi piccoli accorgimenti girò l’angolo trovandosi d’avanti suo fratello.
«Sirius..» lo salutò questo senza fermarsi, continuando dritto verso la sua meta sconosciuta.
Il più grande dei Black, che lo aveva pedinato tutto il pomeriggio, prese il fratello per il bavero e portò il suo volto a pochi centimetri dal proprio.
«Ma che piacere fratellino!» iniziò a dire, scrutando negli occhi grigi dell’altro, così simili ai suoi.
«Che ne dici di fare una bella chiacchierata, eh?» gli chiese retoricamente.
Regulus lo guardò con durezza.
«E da quando vuoi parlare con me? Non mi sembra che ti sia interessato molto in questi ultimi anni. Dico bene?» chiese, il veleno nella voce, pronto a scoppiare dopo i mesi passati a covare nel silenzio.
«Da quando ho sentito strane voci in giro sul tuo conto. Alza la manica e vediamo se sono vere» gli impose.
Il minore dei rampolli Black non si lasciò intimidire.
«Perché mai? Non ti devo niente. Sentiamo, cos’è che dite in giro tu e i tuoi amichetti sangue sporco e ibridi?»
Sirius si irrigidì, aumentando la stretta sul colletto del fratello.
«Attento a quello che dici Reg» lo minacciò.
«Altrimenti che fai? Mi fai schiantare dal tuo fidanzatino Potter? Lo sai cosa dicono su di voi? Che siete froci, fratellino. Che nel Dormitorio dei Grifondoro non si capisce mai chi prende e chi da. Ma forse puoi spiegarmelo meglio tu, ti sei piegato a novanta ultimamente?» chiese con fare strafottente.
Il pugno che gli arrivò in pieno viso lo fece barcollare.
«Bastardo» disse Sirius, i lampi negli occhi.
Dimenticava quanto suo fratello fosse cresciuto.
Sirius era quello impulsivo.
Regulus il calcolatore.
Sirius picchiava quando la rabbia saliva.
Regulus si vendicava con calma.
«E così che parlate voi Grifoni? Muovete le mani al posto della bocca?» chiese, asciugandosi con i dorso della mano il sangue uscito dal labbro spaccato, senza però scomporsi più di tanto.
«Voglio sapere solo se è vero. Poi ti lascerò perdere. Dimmi se è vero e non ti disturberò più» gli rispose Sirius, nella voce si udiva, in lontananza, un tono di supplica, doloroso.
«Cosa vuoi sapere? Spiegati meglio» rispose il Serpeverde, ostentando un innocenza che non gli apparteneva più da molto tempo.
«Voglio sapere la verità. Alza la manica e dimmi che non ti sei unito a Voldemort» gli confessò, sputando il nome del mago oscuro con quanto più odio riuscisse a esprimere in una sola parola.
Regulus scoppiò a ridere, una risata priva di gioia. «E questo cosa sarebbe? Dopo due anni in cui non mi rivolgi la parola, mi abbandoni a casa, adesso pretendi di avere qualche potere o, che ne so, una responsabilità da fratello maggiore nei miei confronti? Credi che dopo tutto questo tempo la tua opinione conti ancora qualcosa per me?»
Sirius barcollò a sua volta.
«Io te lo chiesi! Ti dissi di seguirmi, venire via con me, allontanarti da quella pazza di Walburga! Ti dissi che il nostro destino non era segnato dal nostro cognome! Potevamo ancora scegliere, puoi ancora scegliere!» gli gridò.
«Scegliere cosa? Di abbandonare ciò in cui credo, mia madre, mio padre che credono in me? Le persone che si fidano di ciò che faccio? E per cosa, per seguire un branco di idioti idealisti e pacifisti, che non capisce niente? No grazie, rimango qui dove sono» rispose a tono.
«E i tuoi ideali quali sono Regulus? Uccidere gente innocente solo perché il loro stato di sangue non aggrada quel folle? Sterminare tre quarti della popolazione magica per cazzate del genere? E’ questo ciò in cui credi? Sei un bugiardo, non puoi pensarlo seriamente. Dov’è finito il bambino che era d’accordo con me? Cui non importavano queste cose, le cose che ci diceva nostra madre, le cose che ti ripetono i tuoi compagni di casa?!» lo assalì.
«E’ morto tempo fa, Sirius! E’ morto quando tu l’hai abbandonato a casa, da solo a cercare di portare sulle sue spalle il peso delle aspettative di un’intera famiglia! E’ morto quando l’hai colpevolizzato di essere finito in Serpeverde! E’ morto quando ha capito che tutto ciò che mi dicevi erano bugie prive di senso! Vuoi sapere la verità, Sirius? Vuoi sapere cosa sono diventato? Scoprilo tu stesso» e così dicendo, in un gesto di ira si tirò su la manica sinistra mostrando, sulla pelle candida, un marchio. Il marchio dei Mangiamorte. Il marchio di Voldemort. Il marchio Nero.
Vedendo la reazione del fratello si pentì immediatamente del gesto avventato. Non avrebbe mai dovuto farlo.
Il maggiore dei Black dovette tenersi al muro per non cadere, il viso sbiancato, gli occhi sbarrati.
«Non.. non può essere. Regulus tu menti, non puoi essere uno di loro» esalò, la forza lo aveva abbandonato nello stesso momento in cui il fratello aveva mostrato quella cosa.
«Io non mento Sirius, lo sai. Non sono mai stato un bugiardo» gli rispose, gli occhi rossi che minacciavano di lacrimare presto.
Sirius cercò di riscuotersi da quello stato «Io.. noi.. possiamo aiutarti. Puoi uscirne Regulus, puoi farlo»
Il neo Mangiamorte scosse la testa.
«Non si tratta di una malattia o di una dipendenza, Sirius. Si tratta di scelte e io ho fatto le mie, come tu le tue. Magari ci incontreremo ancora fuori di qui, in uno di quei blitz che farai con l’Ordine della Fenice. Si chiama così quel gruppetto di suicidi di cui fai parte vero?» e con questa domanda lasciò il fratello nel corridoio deserto, dirigendosi verso le scale.
Gocce salate scesero lunghe le guance di Regulus. Era questo che pensava suo fratello? Che fosse un bugiardo, un bastardo, un folle?
Un sorriso triste gli increspò le labbra. Lui non sapeva. Non sapeva cosa significasse aver sentito e sopportato sulla propria pelle la furia di Walburga dopo la sua fuga. Non sapeva cosa significasse avere dei genitori con delle grandi aspettative per te. Non sapeva cosa significasse cercare di compiacerli, per recuperare il vuoto che suo fratello stesso aveva lasciato in quella famiglia.
Non sapeva cosa significasse aver paura di combattere per giusti valori, trovare il coraggio di ribellarsi e quindi trascinarsi dietro la scia del più forte, del più potente, di Lord Voldemort, il suo padrone.
Sirius non sapeva cosa significasse.
Nessuno lo sapeva.
 
 








*Betabi's corner.
Si, si, lo so che ho già altre due long da aggiornare ma, quando mi viene in mente un'idea e scrivo qualcosa non posso fare a meno di condividerla con voi.
Sarà una raccolta di one shot e flashfic basate sul testo della canzone di Cesare Cremonini, Dicono di me. Ogni capitolo sarà incentrato su un personaggio e su una strofa diversa.
Ho deciso di iniziare con Regulus e la sua decisione di essere un Mangiamorte perchè credo che il suo pensiero sia stato fortemente influenzato dalla famiglia e che questo gli abbia offuscato il cervello per un paio di anni, giusto il tempo di rendersi conto dello sbaglio compiuto e rimediare dando la sua vita per  la causa.
Qualsiasi consiglio, opinione o critica sarà ben accetta.
Salut.

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Capitolo 2
*** Una strega drogata, truccata e piena di sé. ***


Dicono di me.



 
 
 



Lavanda era appena uscita dal bagno di Mirtilla Malcontenta, sicura che, almeno lì, non sarebbe stata disturbata.
Aveva passato il pomeriggio a piangere perché il ragazzo di cui era innamorata l’aveva lasciata. Perché si, lei Ron Weasley lo amava davvero. Nonostante sapesse che lui, in fondo, aveva sempre preferito la sua amica secchiona, nonostante era stato con lei per dimostrare a tutti i suoi amici di non essere una femminuccia, uno che, a sedici anni non aveva ancora dato il suo primo bacio, nonostante preferisse infilare la lingua in bocca che parlare con lei.
Cosa aveva ricavato da tutto questo? Niente.
Sguardi indiscreti, frecciatine, bisbigli al suo passaggio.
Secondo il novanta percento della popolazione del castello non era altro che una sgualdrina, un’oca giuliva che metteva la lingua ovunque, una ragazza piena di sé, un’arpia che si era messa in mezzo alla storia inesistente tra Ron e la Granger. Erano stati tutti sempre dalla parte del rosso ragazzo, applaudendolo quando l’aveva baciata in sala comune, incitandolo mentre amoreggiavano nei corridoi, consigliandoli di lasciarla quando si era stancato della fidanzata, compatendolo nei momenti in cui lei gli rivolgeva sguardi assassini. Nessuno si era mai fermato a chieder come stesse lei. Cosa avesse provato, come si fosse sentita. Era sempre stata solo una bocca da baciare, dei fianchi da stingere, dei capelli da scompigliare, delle cosce da aprire e mai Lavanda Brown, una n ragazza innamorata che, nonostante tutto, teneva a sé e al suo cuore spezzato.
Una ragazza che, asciugate le lacrime versate, si sarebbe rialzata e avrebbe affrontato i pregiudizi e le maldicenze sul suo conto, che avrebbe schiantato il prossimo che proponeva di voler sguinzagliare il proprio basilisco nella camera dei segreti e che le avesse dato della Grifona dai facili costumi.
Perché, se Lavanda apparteneva alla casa rosso e oro un motivo esisteva e lei l’avrebbe mostrato a tutti. Sia all’interno delle mura di Hogwarts che fuori, con la guerra che impazzava. Avrebbe mostrato di cosa è capace una persona ferita che si rialza dal baratro e lotta.
 

 


*Betabi's corner.
Salve! Ho aggiornato presto, che brava! *si applaude da sola*
Su questo capitolo, boh, ho voluto analizzare il personaggio di Lavanda perchè secondo me è preso troppo di mira e colpevolizzato. A mio parere il suo "amore" verso Ron era più che palese e quindi ho voluto un po' difenderla da tutte le cattiverie che spesso sento sul suo conto.
Spero di ricevere qualche vostro commento su questo capitolo e colgo l'occasione per ringraziare chi ha aggiunto questa raccolta alle preferite e alle ricordate
. Siete proprio fighi.
Salut

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Capitolo 3
*** Una stupida frase da dire davanti a un caffé ***


Dicono di me.



 



Ron, finito il primo allenamento della stagione, uscì da solo dallo spoiatoio della squadra di quidditch di Grifondoro; Harry era rimasto a parlare con Ginny, appena entrata in squadra, di alcuni schemi e gli aveva detto di aspettarlo in sala comune. Con un sorriso, causato dalla sua conferma nel ruolo di portiere e dalle magnifiche sensazioni che il volo gli causava, si diresse spensierato verso le scale quando Draco Malfoy e altri Serpeverde lo fermarono.
«Weasley, hai riavuto il posto in squadra quest’anno? Grifondoro vuole farsi umiliare di nuovo?» lo provocò il biondo ragazzo, ben consapevole della scarsa autostima del portiere.
«Sta zitto, Malfoy» disse, cercando di passare tra il muro di ragazzi con la divisa verde argento che gli bloccava il passaggio.
«Perché tutta questa fretta, rosso malpelo? Dopotutto siamo fieri di essere al cospetto del nostro re!» lo sfotté Zabini, ricordando lo stupido coro che solevano cantare alle partite dell’anno precedente.
Malfoy, vedendo le orecchie del Grifondoro tingersi di scarlatto per la rabbia continuò a infierire.
«Dimmi un po’, lenticchia, ma se fossi stato io l’amichetto del cuore dello sfregiato a quest’ora il posto di portiere era mio? E tua sorella per entrare in squadra con voi che ha fatto, gli ha slacciato i pantaloni e si è inginocchiata davanti alle regali palle del Bambino Sopravvissuto?» sputò velenoso.
Ron non ci vide più e tirò fuori la bacchetta puntandola contro il gruppo di Serpeverde, in evidente maggioranza numerica. Prima di riuscire anche solo a pensare a una fattura dalla rampa di scale arrivò la voce di Hermione, che lo richiamò. «Eih Ron aspetta, ho bisogno di una mano con questi libri!» gli disse, prima di terminare i gradini e guardare la scena che le si parava davanti, con sguardo sospettoso.
«Che succede qui?» chiese, a nessuno in generale.
Draco guardò la nuova arrivata e decise di ritirarsi «Oh ma che fortuna Weasley, la tua fidanzatina è venuta a salvarti il didietro» disse, prima di richiamare i compagni e dirigersi verso i Sotterranei, stando bene attenti a spintonare il Grifondoro quando gli passarono d’avanti.
 
Ron quella sera si stava mettendo il pigiama, ripensando all’incontro del pomeriggio, accanto a lui Harry leggeva un libro di Difesa contro le arti oscure. Essendo soli in dormitorio il rosso decise di dare libero sfogo, per la prima volta, ai pensieri che gli rimuginavano in testa.
«Harry, io sono il tuo migliore amico?» chiese il ragazzo intimidito.
Il prescelto si girò verso di lui con le sopracciglia aggrottate «Sì, perché me lo chiedi?»
Ron fu preso in contropiede «Beh ecco, perché.. non so, non c’è un motivo. E perché proprio io? Perché non Neville o Seamus o Dean?» gli chiese, deciso ormai a togliere tutti i dubbi.
Il moro, che aveva intuito i suoi pensieri, mise da parte il libro e lo guardò negli occhi.
«Perché, mi chiedi? Perché sei stato il primo amico che abbia avuto, il primo che mi abbia voluto conoscere per quello che ero e non solo per il mio passato, mi sei stato vicino in momenti in cui chiunque sarebbe scappato via e, nonostante tutta la sfiga e i pericoli che mi porto addosso tu sei sempre rimasto al mio fianco» gli disse sincero.
«Non pensi che.. io sia superfluo, vero? Voglio dire, non sono solo lo stupido che ti accompagna nelle tue missioni suicida, quello che dice stupide cose davanti a un caffè?» continuò a domandare.
Harry si alzò e gli poggiò una mano sulla spalla «Ron, tu sei una persona intelligentissima e con un grande cuore. Avrei potuto avere altri migliori amici ma avrebbero avuto sempre il solito difetto, tutti» gli disse.
«Quale?» chiese Ron, aggrappato alle sue parole come un’ancora alla sabbia.
«Non sarebbero stati Ron Weasley».
 
 






Antro di Betabi
Eccomi di nuovo, questa volta con un capitolo dedicato al rosso Grifondoro (che poi, di rossi a Grifondoro ne stanno a bizzeffe). Coomunque, credo che Ron soffra di qualche complesso di inferiorità. Chi di noi non si è mai sentito inferiore e forse un po' invidioso rispetto a qualche nostro amico? Beh, immaginatevi Ron che ha vissuto per anni sentendosi come l'ombra di Harry, niente di più, niente di meno.
Ringrazio chi ha recensito e chi ha aggiunto questa storia alle preferite/seguite/ricordate. Ogni consiglio, domanda o accorgimento è ben accetto.
Salut

 

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