Holy Sin

di Gracefulness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una croce da portare ***
Capitolo 2: *** Senso ***



Capitolo 1
*** Una croce da portare ***



Il tradimento è come un delitto: uccidi chi ti è più prossimo,ma non ne puoi fare a meno. Come il killer è mosso dalla sete di sangue,così chi tradisce vuole sempre più essere adorato,aiutato,e intinge la sua vita nell'inchiostro nero della passione. Però la differenza c'è: l'assassino uccide la sua vittima una volta,l' "incostante" uccide sempre,quando si veste,quando cammina,quando respira. Tutto ciò che lo circonda prende la forma dell'oggetto del suo desiderio e si insinua nel cervello come un morbo,un morbo dolcissimo che trasforma il rimorso in travolgente frenesia.
Non ricordo nemmeno con quale intenzione sono diventata incostante. In realtà non ho considerato la mia scelta nemmeno come un peccato,ma come un avvenimento che si è svolto parallelamente alla mia vita: sono stata protagonista di un'avventura,dopo un'esistenza piatta,finalmente IO sono stata protagonista due volte,della mia vita e di quella di un altro. Io sono stata capace di governare la mente e il corpo di un uomo, sono stata ubriaca di una meravigliosa onnipotenza. E a chi dice che il tradimento allontana dalla salvezza io dico,lo giuro che ho guadagnato il mio posto accanto a Dio. Con i miei sguardi e le mie parole appassionate io ho raggiunto la mia santità e la mia aureola è stata formata dai sospiri del mio amante per me.
Ricordo benissimo la volta in cui ho conosciuto Yvon . È stato uno dei momenti più esaltanti della mia vita,più di quando il mio futuro marito si è inginocchiato ai miei piedi per chiedermi di sposarlo. A dire il vero non ho provato niente,il mio cuore non ha avuto nemmeno un sobbalzo;forse perché sapevo che lo avrei sposato solo per denaro o forse per il fatto che io non avevo un cuore in quel momento;il mio cuore da neonata sarebbe esploso dopo,avrebbe squarciato il mio petto e trovato un cantuccio accanto ai polmoni nel momento in cui ho stretto la mano di Yvon.
Mio marito si chiamava Nicola. Vi chiederete perché adesso stia parlando al passato…lo capirete solo alla fine. Nicola è stato uno degli ambasciatori più conosciuti a Londra;è diventato famoso tra i suoi colleghi per aver tenuto uno dei discorsi più belli sulla pace nel mondo all’Onu nel 2008. In effetti,col suo fisico asciutto,i capelli brizzolati e ondulati,il viso che ricordava il classico padre della famiglia per bene americana e gli occhi di un glaciale azzurro deve avere quasi intenerito tutta l’assemblea.
Per festeggiare la notizia del suo mandato straordinario all’ambasciata russa,Nicola aveva deciso di organizzare un ricevimento (forse eccessivamente elegante) nella nostra villa vicino a Piccadilly e di invitare i maggiori ambasciatori londinesi,che erano diventati veri e propri amici di famiglia,vista la stima che nutrivano nei confronti del mio consorte.
“Non ti sembra di stare esagerando un tantino?” azzardai quella sera mentre ero intenta a combattere con un orecchino assai riluttante.
“Beh,solo perché ho fatto sgomberare il salone per metterci due tavole imbandite non significa che io stia esagerando,voglio solo fare bella figura!” disse Nicola avvicinandosi a me e dandomi un bacio.
Roteai gli occhi e ribattei con voce scocciata: “Sì,ma Richard ha già visitato la reggia di Versailles,non vedo perché dobbiamo copiare la corte francese con questo sfarzo eccessivo!”
Egli rise,prendendo l’orecchino riluttante di acquamarina. “Sei sempre la solita spiritosa,eh?”  tolse la vite dall’orecchino e me lo posizionò all’orecchio. “E anche la solita imbranata”.
Dette queste parole,aprì la porta della nostra camera e aggiunse: “La regina di Francia è pregata di recarsi nella sala del trono”. Io mi alzai e feci finta di non sentirlo. “Verranno tutti gli invitati alla cena esclusiva,no?”chiesi mentre aggiustavo le ultime pieghe del mio vestito blu.
 “Oh,sicuro! Richard verrà con Isabel e le loro adorate figlie,Edmund verrà da solo anche stavolta,credo…ha di nuovo litigato con tutte e quattro le sue fidanzate. Oh,Eric e John verranno assieme,visto che sono impegnati in un duello di golf,lo chiamano davvero così! Ah sì,Charlie pure verrà accompagnato dalla sua famiglia e,dulcis in fundo,ci sarà Yvon. Mi sarà utile,quel giovanotto!” ribatté posizionando in ordine quasi maniacale le sedie presenti nel salone.
“Yvon?” chiesi con curiosità.
“Yvon Dubois…è un giovane ambasciatore insediatosi da poco nell’ambasciata Londinese. È nato ad Aubagne,ma ha vissuto per molto tempo qui in Inghilterra. Inoltre,ha svolto incarichi molto importanti in Svizzera,Sud America e Russia nonostante la giovane età. È per questo che l’ho invitato,deve aiutarmi a perfezionare il mio russo”.
“Beh,gli augurerò buona fortuna,non sei molto portato per le lingue slave.
“Oh,smettila! Solo perché una volta ho detto suono invece di ombrello a San Pietroburgo…come sei pignola!”.
In quel preciso istante sì sentì suonare il campanello e Nicola si diresse raggiante verso la porta. Potei riconoscere le voci di Richard e Isabel che si complimentavano per l’eleganza del loro anfitrione e i saluti timidi delle loro due figlie. Entrarono tutti e 5 nel salone e la prima a salutarmi fu Isabel: “Oh,cara,carissima Emma! Che piacere rivederti! Però ti vedo più magra,non sta bene! Dovreste tornare nella vostra amata Italia per rimpinguarti un po’ ”.
“In effetti,anche a me mancano i meravigliosi paesaggi toscani” disse Richard con un cenno di saluto gentile.
Richard e Isabel formavano la classica coppia inglese: entrambi alti e dall’aspetto aristocratico.
Richard era un distinto signore sulla cinquantina,con i capelli ancora castani e gli occhi neri. Il viso rifletteva bontà e sicurezza.
Isabel aveva un viso rotondo da coniglio,una bocca rosea e gli occhi color nocciola;teneva sempre i capelli biondi raccolto in un delicato chignon,cosa che risaltava la sua carnagione chiara.
“Jane,Lily,non toccate quel servizio da tè!” Richard rimproverò le sue bambine rimettendo al posto sul mobile di mogano di fronte al tavolo le tazzine e i piattini.
“Tesori miei,andiamo a suonare il pianoforte della signora Apparenti… non ti dispiace,Emma cara,vero?”
“Affatto! Vi accompagno nella sala della musica.”
Passammo una mezz’ora circa a strimpellare al pianoforte: Lily era più portata per la musica rispetto a sua sorella e aveva più voglia di imparare. Difatti,dopo nemmeno dieci minuti di studio sugli accordi maggiori Jane era già intenta a pettinare la sua adorata bambola.
Non credo di avere mai avuto un autentico istinto materno ma mi piaceva molto passare del tempo con quelle due bambine;quando mi trovavo con loro mi sentivo più leggera e pulita…un bambino è capace di purificare le rive del Gange. Sì,ammetto di avere voluto bene a Lily e Jane,regalavo loro sempre dei dolcetti,quella volta ne regalai di più a Lily per premiare l’impegno dimostrato nello studio della musica.
Quando tornammo di nuovo nel salone la stanza era un tripudio di chiacchiere e risate,dato che il resto degli ospiti era già arrivato. C’era Edmund che passeggiava nervosamente per la sala,stringendo quasi a rompere il suo bicchiere di whiskey. Nel suo affannoso peregrinare tra le sedie e i tavoli si accorse della mia presenza. “Buonasera,Emma. Perdonami, ma stasera non sono di compagnia” mi disse riavviandosi i folti capelli ricci e bruni. “Ma non capisco le donne: ritengono il loro cappellino alla moda più importante di te…ah,ma la prossima volta Annemarie mi sente,eh!” Bevve un altro sorso di whiskey e andò verso la porta-finestra.
“Ah,quell’Edmund Tray è proprio un buono a nulla,una testa calda!” inveì Isabel accanto a me. “ E dire che col suo acume e con quegli occhi verdi potrebbe averle tutte ai suoi piedi…”.
Da lontano vidi appoggiati al camino i simpatici Eric Birsham e John Hudson. Mentre mi avvicinavo a loro riuscivo a percepire più chiaramente la loro discussione: “…e la buca numero sette è stata una passeggiata per me,a differenza tua!”
“Oh,John,piantala! Sei stato baciato dalla fortuna,non so come,visto che le precedenti quattro partite le hai perse tutte. Oh’,ma buonasera,Emma! Sei incantevole stasera!”
“Ti ringrazio,Eric,sei sempre troppo gentile. Anche tu adesso sei in forma!”
“Vorresti dire che prima ero grasso! Sacrebleu!  Non sapevo di essere ingrassato così tanto a Marsiglia!”
“Ti conviene smaltire i chili restanti per le prossime partite.Perdonalo,Emma,ma a volte è davvero insopportabile!”.
Eric e John sono stati gli esseri umani più simpatici che abbia mai conosciuto. Il primo era un signore bassino,un po’ in carne,con dei ridenti baffi sale e pepe e un paio di occhialini con montatura dorata. Aveva un sorriso che portava allegria a chiunque lo guardasse. Il secondo era decisamente più alto,aveva occhi marroni,viso largo e capelli che un tempo devono essere stati biondi. I suoi modi erano affabili ed eleganti.
Emma,vieni a salutare Charlie,è appena arrivato dalla Spagna!”. Lasciai i due amici alle loro chiacchiere e andai verso l’angolo della porta del salone dove Nicola stava abbracciando il suo caro amico.
Charlie era una di quelle persone a cui avresti affidato la tua stessa vita senza alcuna esitazione. Era un ridente uomo di mezz’età,un po’ zoppicante dovuta a una brutta caduta da cavallo. Aveva i capelli ricci come quelli di Edmund ma meno folti,occhi azzurri e acquosi e un naso che sembrava una ciliegia. Il mento sporgeva un po’ troppo in avanti,caratteristica che lo rendeva assai buffo,ma i suoi modi di fare,di parlare di guardare negli occhi la gente riflettevano lo splendore e la bontà del suo animo. Buonasera,signori!O dovrei dire < ¡Buenas tardes!>. Devo assolutamente raccontarvi del mio viaggio in Andalusia,magnifico! Ma stasera non è l’occasione giusta,dobbiamo festeggiare il prossimo incarico di Nicola.”
Mio marito aiutò Charlie a togliersi il giubbotto e nel frattempo Richard richiamò la nostra attenzione: “Signori,direi che possiamo cominciare a cenare”.
“Non ancora!” lo bloccò Nicola “manca ancora Yvon!”
“Ah,già,il famoso Yvon,mi ero dimenticato completamente della sua esistenza.” Aggiunse Eric.
“Sei il solito rimbambito!”  lo insultò scherzosamente John.
Ne me moquer pas!
Si sentirono due prolungati suoni del campanello,a breve distanza uno dall’altro. Abbastanza inquietanti,direi,come se presagissero la tragedia dell’animo che stava per accadere.
“Deve essere Yvon!” Disse mio marito sorridente. “Cara,vai a prendere le bottiglie dal frigorifero,per piacere”.
“Ti aiuto,Emma” aggiunse Edmund,che doveva sempre atteggiarsi a gentiluomo.
Mentre io ed Edmund ci alzammo dal divano per dirigerci,in cucina,Nicola andò ad aprire la porta d’ingresso e salutò l’atteso ospite calorosamente. Una voce profonda,piena,dal timbro caldo rispose con queste parole: “ Salve,Nicola,grazie dell’invito.”
La vittima aveva appena accolto il suo carnefice;il fautore della mia santificazione era arrivato.



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Capitolo 2
*** Senso ***



I due uomini raggiunsero il salone e Nicola non esitò a presentare il giovane ospite: “ Signore,signori,ho l’onore di avere nella mia casa questa sera un ambasciatore promettente e capace. Di recente ha viaggiato per la Russia,affinando la lingua a guadagnando l’ammirazione degli altri ambasciatori. Benvenuto tra noi,signor Dubois! Ah,dimenticavo di dire che si è gentilmente offerto di aiutarmi ad approfondire lo studio della lingua russa…che dire,sarai costretto a vedere la mia faccia ogni settimana!”.L’ultima frase aveva suscitato ilarità in tutti i presenti.
“Per me non potrà che essere un onore!” rispose cordialmente il signor Dubois. Mentre Dubois si premurava per presentarsi a tutti gli invitati,io ed Edmund eravamo rientrati nel salone intenti a posare le varie bevande sui due tavoli;di conseguenza eravamo girati rispetto al resto degli ospiti.
“Emma,vieni qui per piacere,desidero presentarti al signor Dubois”.
aggiustai due calici che stavano per cadere dal tavolo e mi avvicinai al centro della stanza. Camminando,vidi il nuovo ospite di spalle: portava un elegante cappotto blu scuro,indossava pantaloni e scarpe nere,decorate con cura. I capelli castani erano perfettamente ordinati all’indietro,erano lisci e ben puliti. Doveva essersi spruzzato del profumo francese,uno di quelli acri e decisi.
“Yvon,ti presento mia moglie Emma”. In quel momento,Nicola aveva appena firmato la sua condanna a morte,perché quello che accadde subito dopo non appartiene né alla terra né al cielo,ma al respiro dell’anima. Non appartiene solo all’anima,ma anche al corpo,non nel senso basso e carnale,ma in un senso molto più alto. Ciò che avvenne fu capace di cambiarci il respiro,i battiti di un cuore appena nato,la natura del nostro sangue e della nostra carne.
Non appena mio marito pronunciò quella frase,Yvon Dubois si girò sorridendo,ma il sorriso si spense lentamente non appena mi vide.
Una visione celestiale non poteva eguagliare l’uomo terreno che avevo di fronte a me: un viso dai lineamenti eleganti ma allo stesso tempo ben definiti,fronte alta e perfetta,sopracciglia scure che sembravano rondini in mezzo al cielo,naso dritto e un po’ all’insù,labbra rosee e bocca regolare,orecchie piccole e un po’ appuntite come quelle degli elfi,barba e baffi non troppo folti,capelli corti e un po’ scompigliati.
E poi gli occhi…ci si potrebbe scrivere un libro intero:erano un po’ incavati nello spazio regolare del volto,di forma quasi triangolare e non troppo grandi. Il colore delle iridi era azzurro,come quello di Nicola e Charlie,ma quell’azzurro era arricchito da pagliuzze nere e da un ardore mia percepito prima. Quel suo sguardo così particolare sarebbe stato capace di spostare le rocce:era pieni di determinatezza,tutta concentrata nel microscopico spazio delle pupille.
Quando mi guardò dritto negli occhi io sentii,come ho detto prima,una voragine aprirsi nel petto,ero completamente assorbita dalle sue iridi;lo fissai e trattenni il respiro per non so quanto tempo,forse minuti,ore. Yvon,invece,dopo avermi osservato con attento interesse riacquistò velocemente il sorriso di prima: “Incantato”.
In effetti l’unico essere incantato era lui,tanto era il suo aspetto ultraterreno e regale. Io con grande fatica porsi la mia mano destra,lui la prese tra le sue e la baciò,guarda domi senza un moto delle palpebre.
“Il nostro ambasciatore è giovane ma ha modi cavallereschi!” disse allegramente Nicola e gli altri risero annuendo.Ah,Nicola,tu sguazzavi nell’ignoranza mentre io annegavo in un mare di pulsioni!
“Il piacere è tutto mio” risposi a mezza voce “Ora se vuole seguire gli altri ospiti al buffet…” e lasciai la sua mano per dirigermi verso uno dei tavoli.Tutti quanti cominciarono a mangiare con gusto e i piatti erano tutti squisiti:gateux,paste di vario genere,roastbeef,torte…una giusta sintesi tra menu italiano e inglese.Durante la serata chiacchierammo con allegria,lo stesso Edmund dimenticò le sue pene d’amore,Charlie intrattenne le due bambine con vari trucchi di magia,John ed Eric alternavano spagnolo e francese nelle loro discussioni monotone sul golf,che avevano stufato anche la pazientissima Isabel.
Quello che rimase più in disparte fu proprio Yvon,vuoi per la differenza d’età,vuoi per l’imbarazzo se ne stava sempre in un angolo con un bicchiere di vino in mano che di tanto in tanto rigirava e guardava,come fosse una nuova tecnica di divinazione. Tutto ciò lo rendeva ancora più affascinante ai miei occhi,pareva un marinaio intento ad osservare il mare per scegliere la giusta rotta da fare. Alla fine la sua rotta puntava sempre verso me (non volevo crederci!): spesse volte levava lo sguardo,come fossi un animale di rara specie da agguantare e preservare,e quando mi allontanavo prontamente si avvicinava. Ogni volta che vedevo la sua figura approssimarsi,sentivo le gambe farsi sempre più deboli,tant’è che dovetti appoggiarmi al mobile in mogano.
Allora era questa che gli altri chiamavano passione,un’energia possente seguita da un tacito languore,un’onda immensa che si infrange sugli scogli,un volo che si getta in un burrone. Decisi subito che quella forza non doveva assolutamente soggiogarmi,io avrei soggiogato lei,piuttosto.
E così feci. Ero sul punto di prendere un libro di letteratura francese,per soddisfare una mia curiosità,quando quella voce calda ed inconfondibile con un vago accento irlandese mi domandò: “Le piace leggere?” al che io mi girai e vidi il giovane appoggiato allo stipite della porta con fare rilassato e sicuro.
“Non sa niente di me ma vuole sapere subito se mi piace leggere?”
“Si conosce meglio una persona dai libri che legge che dalle sue informazioni personali” aggiunse sornione.
“Le confesserò subito che non amo particolarmente il salutare piacere della lettura,ma qualche volta mi lascio trascinare anche io da tante avventure tra queste pagine” riferii sollevando con soddisfazione il volume che avevo appena preso.


Мысл. Mysl'. In russo significa "cervello",quello che avevo perso proprio quella sera. Ho imparato questo termine in una delle numerose lezioni di russo che Yvon aveva impartito a Nicola.
Cosa c’è di più dolce di un male auto inflitto?  Stare vicino a lui era come
stare accanto a un corso d’acqua e non poter bere,trovarsi di fronte all’aurora boreale e non poterla vedere. Oh,cosa avrei dato per  comportarmi come avrei voluto! Ma non era possibile: un assassino si muove nella notte,nell’oscurità e per questo dovevo attuare il mio piano.
Innanzitutto,avevo promesso a me stessa che non mi sarei fatta soggiogare da quel nuovo amore;allora,dovevo assicurarmi dell’assoluta devozione di Yvon.
Tanti sguardi,tante pose mi suggerirono che la sua fede era unica e irremovibile. Quando veniva nella nostra casa,voleva che io sedessi al loro tavolo e assistessi alla lezione,cosa che mi lusingava e mi rallegrava,anche perché adoravo il russo.Un pomeriggio decisi di sedermi alla finestra e di leggere “Anna Karenina”,giusto per attirare la sua attenzione,ed egli  si avvicinò lentamente,quasi con timore.
“C’è una frase di quel romanzo che penso non dimenticherò mai.”
“Non credo di averglielo domandato” dissi in maniera gelida.
Abbassò lo sguardo. “ Non lo trova poetico? E comunque,dammi del tu,ora che ci conosciamo.”
Mi alzai,nervosa. “No,non è poetico,è solo frutto di una mente visionaria e fin troppo romantica…e no,io non la conosco affatto bene.”
Mi diressi verso la porta ma la sua mano trattenne il mio polso. “Io non credo. Io so che atteggiamento è questo…Le tue mani sono fredde e deboli: è scientificamente provato che quando si provano grandi emozioni le mani cominciano a sudare e a raffreddarsi.”
“Posso dire lo stesso delle…tue.” Mi allontanai definitivamente. “La sensazione deve essere la stessa.” Nessuna risposta,adesso lo avevo in pugno davvero. Cominciai a camminare per la stanza,capo chino,la sua attenzione doveva essere concentrata tutta su di me.
“La verità è che nessun uomo,nemmeno mio marito,prima d’ora mi aveva rivolto attenzioni così particolari.”
“La verità è che mai prima d’ora avevo incontrato una creatura tanto singolare e bella come te.”
Sbarrai gli occhi;non pensavo avrebbe rivelato i suoi sentimenti così in fretta.
“Arrivederci a domani,stessa ora” e mi diressi alla porta senza esitazioni.
Oh,come piangevo,piangevo e ridevo,ridevo e piangevo,dagli spasmi il mio petto e il mio stomaco sussultavano.
Che delirio di onnipotenza ti pervade quando un tuo desiderio diventa realtà,quando diventi un mago capace di ipnotizzare le sue prede per muoverle a piacer suo. Certo,adesso si sentiva come un mare in tempesta e lei lo conosceva bene,il mare: placido all’apparenza ma mosso e smosso da onde e cavalloni.
Il mare è un angelo che non si po’ ingabbiare,anche se lo rinchiudessero in una diga,se si prosciugasse coi peggiori artifizi della terra lui continuerebbe a espandersi,fino a distruggere tutte le barriere. Anzi,più verrebbe arginato più acquisterebbe forza. Una tale forza cresceva dentro di me fino a farmi scoppiare il cuore e raddoppiarmi il sangue nelle vene.
Maledivo,maledivo quella sera in cui conobbi Yvon,perché aveva rivelato la mia vera me ed io non la potevo accettare,la mia passione non era che un trucco,una magia…non era mai esistita,non poteva esistere adesso,
eppure che sensazione bellissima accresceva il mio animo lacerato.
Io avevo deciso di legare il mio filo rosso a quello di Nicola,o meglio la situazione mi sembrava conveniente;ma adesso,quel filo rosso stava diventando troppo stretto,stava per soffocarmi e penetrare dentro la mia pelle. No,non potevo permetterlo…io quel filo rosso l’avrei fatto lenza,per portare alle mie labbra quelle del mio amante e l’avrei fatto nodo per non farlo scappare mai più dalle mie braccia.
Tradire era davvero così viscido e squallido? Ma non era stato forse Gesù Cristo a dire: “Prendete la vostra croce e seguitemi”? Dio mi aveva assegnato come croce il giovane francese e,da brava cristiana,io promisi di adorare,curare e baciare la mia croce e  a bagnarla con le mie lacrime fino a corroderla.
La mia schiena cedeva sotto il peso della frustrazione,per cui dovetti sedermi subito sulla poltroncina della mia camera e sprofondai in sogni vividi,in cui accadeva sempre la stessa cosa: gli occhi azzurri di Yvon diventano mare e io vi ci affogavo dentro.
 

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