C.V.D.

di Fire Gloove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ultimo primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** Omofobia portami via ***
Capitolo 3: *** Panico ***



Capitolo 1
*** Ultimo primo giorno di scuola ***


C.V.D.
ULTIMO PRIMO GIORNO DI SCUOLA
 
La sveglia suona, trapanandomi i timpani e strappandomi ad un meraviglioso sogno in cui compariva la bellissima Dianna Agron estremamente svestita.
Dopo i primi momenti di stordimento totale realizzo che oggi è il primo giorno di scuola, e tiro mentalmente un paio di bestemmie. Esco borbottando dal letto e recupero da terra un paio di jeans e una maglietta che mi pare siano puliti, dopodiché mi trascino fino in bagno, mi do una lavata e poi mi guardo allo specchio. God, sembro un cadavere. Sono di un pallore inquietante nonostante l’estate appena passata, le occhiaie sono di un violaceo che ha dell’incredibile e i miei occhi hanno la vivacità di quelli di un tonno morto sul banco del pescivendolo. Mi passo una mano fra i capelli e rifletto che questi grazie a Dio non possono scomporsi più di tanto, visto che li tengo cortissimi, e tutto sommato sono di un castano chiaro niente male. O almeno, questo è quello che mi sono sempre sentito dire, ma io li odio. Sono così… insignificanti.
Comunque, urge del caffè.
Raccatto una penna e il cellulare, per il primo giorno di scuola sono più che sufficienti, e mi dirigo in cucina, incespicando sul preziosissimo tappeto persiano a cui mia madre tiene come ad un figlio. Odio quel tappeto… oh se lo odio.
Arrivo davanti alla caffettiera miracolosamente incolume e mi verso una generosa tazza di caffè bollente, che ingurgito in tre secondi rischiando di ustionarmi tutto l’apparato digerente; recupero le chiavi del motorino ed esco di casa. Prima che io possa chiudermi la porta alle spalle compare mia madre. Sospiro.
-‘Giorno mamma.-
-Buongiorno Vale. Non mangi nulla?-
-No, mamma, dai. Lo sai che faccio colazione con i ragazzi al bar.-
-Ah… Vai in motorino?-
-Sì… Senti, è tardi, posso andare?-
-Guida piano…-
-Sì, mamma, sì! Ciao!-
Che palle, che palle, che palle! Odio quando mi guarda con quegli occhi ansiosi… Manco stessi partendo per la guerra!
Inforco il mio fedele scooter e sfreccio per le strade, cercando di liberarmi del malumore che mi ha assalito. Dai, Valerio, guardiamo il lato positivo, tra poco rivedrai i ragazzi dopo quasi un mese che non li vedi…
I miei fedeli compagni di scorribande sono quattro, due ragazzi e due ragazze. Io, Francesco e Luca ci conosciamo dalle medie, e al liceo si sono aggiunte a noi anche Mara e Cristina… Tutto merito della prof di inglese che ci mise in gruppo insieme per una ricerca. Le ragazze ci hanno conquistato subito: Mara è di una dolcezza straordinaria, è un’ottima ascoltatrice e sa sempre qual è la cosa giusta da dire. Quello che è rimasto più affascinato da lei, dal suo carattere, dai suoi occhioni così verdi ed innocenti e dalla sua massa di capelli mossi e rossicci è stato Fra, ed infatti dopo essersi girati intorno per un po’ si sono messi insieme. La loro storia dura da quasi due anni ormai.
Cristina invece sembra, a prima vista, la classica ochetta tutta aspetto fisico e niente cervello, ma non bisogna frasi ingannare dai setosi capelli biondi e da quei bellissimi occhi marroni da cerbiatta, perché dietro ad essi si nasconde un cervello notevole. Il suo Q.I. è qualcosa di incredibilmente alto, e la matematica è la sua religione… Sarebbe capace di passare una serata a risolvere problemi complicatissimi di cui il resto di noi a stento comprende il testo, malgrado i cinque anni di liceo scientifico.
Per due anni le sono morto dietro, poi però lei si è messa con il suo attuale ragazzo, Giulio, e io ho deciso di mettermi l’anima in pace.
Arrivo a scuola, parcheggio il motorino nel primo buco libero e mi avvio verso il solito bar. Appena entrato individuo Francesco, con Mara accoccolata sulle ginocchia, e Luca al loro fianco. Li saluto con un cenno della testa e mi avvicino al bancone per ordinare.
-Un capuccio e una brioche al cioccolato, grazie.-
La barista, una ragazza nuova che deve essere stata appena assunta, mi sorride.
-Subito!-
La ringrazio di nuovo e raggiungo gli altri al tavolo.
-Buongiorno-
-Hola, Vale. Quanto entusiasmo… sicuro di essere sveglio?-
Francesco mi sorride scherzoso, e io non posso fare a meno di riscuotermi dal mio torpore e ricambiare.
-Bah, non ne sono sicurissimo. Piuttosto, ma voi due avete dormito? Le vostre occhiaie fanno a gara con le mie…-
Mara arrossisce… malgrado la sua apertura mentale, parlare delle sue performance sessuali la imbarazza alquanto, e impedisce a Fra di rispondere con una gomitata nelle costole. Lui tossisce e, appena ripreso fiato, borbotta:
-Come vedi, cause di forza maggiore mi impediscono di risponderti.-
Sul viso di Mara spunta un sorrisetto e si volta verso il suo ragazzo per schioccargli un bacetto sulle labbra. Io e Luca ci scambiamo uno sguardo e facciamo finta di avere i conati di vomito, poi commentiamo in coro.
-Cazzo, ragazzi, siete diabetici!-
I due piccioncini in questione scoppiano a ridere mentre io recupero una sedia e mi siedo.
All’appello manca solo Cri. Mentre la aspettiamo chiacchieriamo del più e del meno, soprattutto di come abbiamo trascorso questo ultimo mese di vacanza e di totale libertà visto che, grazie a Cristina che ci stava con il fiato sul collo, siamo stati tutti promossi a giugno malgrado io e Luca rischiassimo matematica e Fra fisica.
-Io sono stato un mese con i miei al mare… due palle!-
Sbuffa Luca con un’espressione contrariata che lo fa assomigliare ad un bambino, e Mara intenerita gli scompiglia i capelli corvini mentre io e Fra ce la ridiamo della grossa.
-Ma come, Lu, la spiaggia è un’ottima location da rimorchio, possibile che nessuna ragazza sia rimasta vittima del tuo fascino da Hobbit?-
Luca sbuffa irritato, ma poi si unisce alla nostra risata… Sono anni che io e Francesco, dall’alto dei nostri rispettivi metro e ottantadue e metro e novanta d’altezza lo prendiamo in giro per il fatto che raggiunge a stento il metro e settantadue, ormai c’è abituato.
Ormai sono le sette e quarantacinque e Cri ancora non si vede… Quella ragazza è un fenomeno, riesce ad essere in ritardo pure il primo giorno di scuola.
Finalmente la vediamo entrare, e a me si mozza il respiro per un attimo… Indossa un paio di jeans chiari decisamente molto aderenti e una camicia bordeaux, con i lunghi capelli color del grano che le ricadono sulle spalle. Per quanto io mi sia messo l’anima in pace dopo l’inizio della sua storia con Giulio, sono tutt’altro che insensibile al suo fascino.
-Buongiorno, ragazzi!-
Sono felice di vederla così allegra, il fatto che il suo ragazzo abbia deciso di andare all’università a Bologna l’aveva lasciata parecchio scossa, ma evidentemente si è ripresa.
Si siede e tira fuori dallo zaino una barretta dietetica ai frutti rossi e dei fogli che ci distribuisce.
-Allora, signori, questo è il nostro programma di studi per la maturità che, come saprete, abbiamo tra nove mesi…-
Io, Fra e Luca non la lasciamo nemmeno finire la frase.
-Che palle, Cri, la scuola non è ancora nemmeno cominciata, lasciaci respirare!-
Lei alza un sopracciglio e guarda Mara in cerca di supporto, ma persino lei scuote la testa.
-Dai, Cri, non ti sembra di esagerare un pochino?-
La nostra adorabile bionda ci guarda battagliera, ma vedendo i nostri sguardi imploranti sbuffa.
-E va bene, va bene! Ne riparleremo tra un paio di mesi, ma non pensate di scamparla!-
-Incredibile, la secondina cede subito e ci lascia la libertà per addirittura due mesi… Sicura di star bene?-
-Luca Ducci, io sto benissimo, ma lo stesso non si potrà dire di te se mi chiami un’altra volta “secondina”!!”
Lo guarda malissimo per qualche secondo, ma poi scoppiamo tutti a ridere.
Visto che i minuti scorrono inesorabili, ci incamminiamo verso quello che sarà il nostro ultimo primo giorno di scuola. Mentre camminiamo abbasso lo sguardo sui nostri piedi e sorrido, anche quest’anno continua la tradizione che ci portiamo dietro dall’inizio della terza. Il primo giorno di scuola, infatti, per un tacito accordo ci mettiamo tutti un paio di converse nere. Questa cosa mi fa sempre provare uno strano sfarfallio alla bocca dello stomaco, uno strano senso di appartenenza.
Entriamo a scuola e, dopo qualche secondo di esultanza generale perché dal terzo piano ci hanno spostati al primo, ci dirigiamo in classe: esitiamo tutti sulla porta qualche istante, per ritardare il vero istante che segna la fine delle vacanze estive, ma poi entriamo.
Gli ultimi banchi della fila centrale sono ancora liberi, e io, Luca e Fra facciamo per sistemarci lì, ma Cristina acchiappa Luca per il collo della maglietta.
-Nossignori, se vi mettete tutti e tre vicini non ascoltate una parola di quello che esce dalla bocca dei prof, qui mi ci metto io!-
Così dicendo si siede tra me e Francesco.
-Da bravo, Luchino, va’ a sederti vicino a Mara!-
Lui la guarda in cagnesco ma poi esegue, sistemandosi nel banco centrale della fila di sinistra accanto alla nostra rossa, che gli sorride con dolcezza.
Mi ritrovo a pensare che, per quanto Cri possa sembrare un po’ insopportabile, senza di lei noi ragazzi non avremmo una singola materia con un voto più alto di sei, probabilmente.
Quando la campanella suona una sensazione indefinibile mi attanaglia la gola. Sembra un po’ strano che stia iniziando il mio ultimo anno di liceo… per quanto io possa odiarle, già so che queste quattro mura mi mancheranno.


Angolo di Fire: Signori e Signore che avete avuto il coraggio di arrivare fin qui, buonsalve! 
Chi già mi conosce, vedrà subito che questa storia è molto sullo stile di "What's the problem", non preoccupatevi, non ho nessuna intenzione di abbandonare Jacopo e Lucio per dedicarmi a Valerio, ho tempo abbastanza per tutti i miei adorati pupilli *_*
Per chi invece non mi conoscesse, beh, che dire, spero di piacervi!
Un baciozzo,
Fire

 

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Capitolo 2
*** Omofobia portami via ***


OMOFOBIA PORTAMI VIA
 
Disteso sul tappeto del salotto di casa di Mara, ho la testa abbandonata sulle ginocchia di Cristina che mi passa delicatamente le dita fra i capelli, e cerco di rilassarmi e di dimenticare che quella stronza della Morelli, mia carissima professoressa di fisica, è riuscita a mettermi un quattro il primo giorno di scuola.
Il motivo? Non avevo i compiti delle vacanze. Ottimo. Peccato che non li avesse praticamente nessuno, ma il quattro lo ha messo solo a me e “che sia di esempio per tutti”. Mavaffanculo.
-Dai, Vale, non te la prendere, quella è solo una stronza frustrata.-
Mara, seduta sul pavimento vicino a Cri, cerca di confortarmi.
-Si, vabbè, che si facesse una sana scopata, invece di rompere i coglioni a me!-
-Andiamo, non pensarci, vedrai che recuperi… Smettiamo di darle tanta importanza e facciamo qualcosa!-
Quattro paia d’occhi si spostano su di lei.
-Tipo?-
Lei si passa una mano tra i folti capelli rossi con aria pensierosa.
-Boh… andiamo al parco?-
-Fa un caldo infame.-
Fa notare Luca, con uno sguardo scettico al cielo terso fuori dalla finestra, Mara non si scoraggia.
-Guardiamo un film?-
-Nah, non mi va.-
Questa volta sono io a muovere la critica, sapendo che se passassimo due ore davanti ad uno schermo non farei che rimuginare sul votaccio appena preso, e il mio umore peggiorerebbe ancora.
-Gioco di società?-
-Please, no. Tesoro, ti prego, non farmi questo.-
Mara, vedendosi contro anche Cri, ci guarda accigliata.
-Ragazzi, che palle! Non vi va mai bene nulla!-
Si alza dal tappeto e va ad accoccolarsi tra le braccia di Francesco con aria offesa.
Adocchio il telecomando a pochi centimetri da me, sotto il divano, e lo afferro, aggrappandomici come se fosse la mia unica fonte di salvezza: magari qualche programma demenziale potrebbe tirarmi su il morale.
Accendo su un canale a caso: c’è il telegiornale e Cristina mi chiede di lasciare.
La presentatrice sta giusto annunciando un nuovo servizio.
“E ora, spostiamo la nostra attenzione su un argomento estremamente attuale: i diritti paritari sempre più reclamati dalla comunità LGTB. In un periodo nel quale molti stati stanno facendo passi avanti in questo senso, l’Italia cosa ha intenzione di fare?”
Sbuffo infastidito alle immagini dal Gay Pride, in particolare di due ragazzi che si baciano appassionatamente.
-Ma non potrebbero farle in privato, ‘ste cose?-
Borbotto disgustato, più a me stesso che agli altri.
Cri si alza di colpo, e io prendo una testata sul pavimento.
-Ahia! Cri!-
-Vale, cos’è che hai detto?-
Il tono di Cristina è più gelido di quanto io glie lo abbia mai sentito, e mi sta fulminando con lo sguardo, ma a me non sembra di aver detto nulla di sconvolgente.
-Beh? Non mi direte che a voi non da fastidio vedere due froci che si sbaciucchiano dall’altro lato della strada!-
Luca è l’unico che mi sostiene.
-Sì, infatti. Andiamo, in privato facessero quello che vogliono, ma non è normale!-
Cristina sbuffa, e sembra veramente disgustata da noi.
-Come potete dire una cosa del genere?! Me lo ricordo, sai Lu, quando stavi con Silvia… non era esattamente piacevole starvi a guardare mentre passavate il tempo facendovi tonsillografie a vicenda! Eppure non vi abbiamo detto nulla, quindi adesso chi cazzo siete voi due per giudicare gli altri?!?-
Sta quasi urlando, gli occhi che brillano per la rabbia e l’indignazione e qualcosa mi dice che non sarebbe saggio insistere oltre, e che il danno ormai l’ho fatto.
-Cri, senti, scusa, ok? Non è il caso di incazzarsi…-
-Non è che mi devi chiedere scusa… voglio solo sapere se pensi davvero quello che hai detto.-
Non le rispondo e abbasso lo sguardo, cosa che lei, a ragione, interpreta come un sì.
-Non ci posso credere… sei disgustoso.-
Si volta dall’altra parte e comincia ad osservare il muro come se fosse lo spettacolo più interessante di sempre.
A quel punto interviene Mara, cercando di fare da paciere.
-Andiamo, Vale, perché non dai a Cri almeno la possibilità di dimostrare che ha ragione?-
Non ho troppa voglia di ritrattare sulla mia posizione, ma so per esperienza che Cristina offesa è l’essere più insopportabile sulla faccia della terra, e così annuisco scettico.
La carissima bionda si gira con una luce vagamente malvagia negli occhi.
-Perfetto, allora sabato sera noi due usciamo!-
Un brivido mi scende lungo la spina dorsale, so di star facendo il più grande errore della mia vita, ma…
-Per andare dove?-
-Al Fluo!-
Al Fluo? E che diamine è il Fluo? Poi me lo ricordo. Una discoteca gay…
-No! Non se ne parla, io in quel locale di froci non ci entro nemmeno sotto tortura! Mi spiace, ma di passare una serata in quel posto non ne ho nessuna intenzione!-
A questo punto, quando la situazione sta davvero per degenerare, o almeno così sembrerebbe dallo sguardo omicida di Cri, interviene Fra.
-Cos’è, Vale, hai paura? Perché a me sembri esageratamente terrorizzato.-
E lo dice con un ghignetto che mi va ribollire il sangue nelle vene. Paura, io? Di un gruppo di checche isteriche? Ma per favore!
-Certo che no. Solo che non mi va!-
Fra fa una faccia scettica.
-Seh, certo…-
-E va bene! Ci vado!-
Sul volto di Cri si allarga un sorrisetto malvagio.
Aiuto…
 



Angolo di Fire: Salve gente! Devo dire che questo capitolo mi piace poco, eppure non sono riuscita a tirar fuori nulla di meglio... spero che voi lo appreziate, perchè è il trampolino di lancio per tutta la storia, della serie che Valerio un giorno racconterà ai suoi nipotini "Tutto cominciò quel giorno..."
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate pur senza lasciare traccia di se. Un enorme abbraccio stritoloso a Cup_Cake che traccia di se, invece, l'ha lasciata.
Un baciozzo,
Fire.

 

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Capitolo 3
*** Panico ***


PANICO
 
Fisso con aria vacua la lavagna piena di formule, cercando di capire che diamine stia spiegando la prof di matematica. Ci provo, eh. Davvero. Ma non c’è nulla da fare, non riuscirò mai a farmi entrare in testa tutti quei numeri.
Il fatto che sia sabato mattina e che l’ora X della mia uscita con Cri si avvicini vertiginosamente non aiuta. Ci ho pensato parecchio durante gli ultimi giorni: ho esaminato ogni dettaglio, mi sono scervellato per ore cercando una scusa plausibile per non andare senza che Cristina mi tolga il saluto. Il problema principale, però, è quella fastidiosa vocina che ho in testa e che mi dice che forse l’idea di andare al Fluo non mi disgusta poi così tanto. Idiozia, ovviamente. Pura follia. Mi fa schifo anche solo pensare che quel posto esista, figurarsi l’idea di andarci. Una stanza piena di ragazzi che potrebbero pensare di fare sesso con me, pervertiti che se lo fanno mettere nel culo, e a cui piace pure.
Che orrore, mi vengono i conati di vomito al sol pensiero… Com’è normale che sia, no?
D’altronde, per me, la battagliera biondina al mio fianco è davvero importante e se lei ci tiene tanto… certo, è uno sforzo di volontà enorme, ma posso farlo.
Il suono squillante della campanella mi distoglie dalle mie elucubrazioni e mi lascio trascinare dalle chiacchiere dei ragazzi, cercando di non pensare alla nottata che mi aspetta.
 
***
Sono fermo da un quarto d’ora buono davanti all’armadio, con una sola domanda che mi martella in testa: “Che cazzo mi metto?”
Mi passo una mano fra i capelli ancora umidi per la doccia lasciando scorrere lo sguardo sui vestiti appesi davanti a me. Il solito look da discoteca è da escludersi, perché di solito esco con il proposito di rimorchiare, effetto che ‘sta sera è assolutamente da evitare.
L’occhio alla fine mi cade su un paio di vecchi jeans neri sdruciti e su una maglia azzurra assolutamente anonima che direi che potrebbero andar bene, finisco il look con un paio di vecchissime converse e mi guardo allo specchio: mi restituisce lo sguardo un’immagine assolutamente anonima di me. Direi che ci siamo.
L’ansia mi attanaglia lo stomaco, tutto il mio essere sta urlando di mettermi a letto e fingere un’influenza fulminante… nemmeno io, sinceramente, capisco il perché del mio terrore atavico.
Non è solo disgusto, no, l’idea che un uomo possa provarci con me mi fa scendere un brivido lungo la schiena.
Un brivido di terrore, ovviamente.
Il telefono vibra: è Cri che mi avvisa di essere sotto casa mia. Si va in scena.
-Buonasera, Vale!-
Cristina è splendida: indossa un semplicissimo tubino blu notte su cui i capelli biondi, sciolti, brillano come oro, e con i tacchi è alta quasi quanto me.
Non riesco proprio a rispondere con entusiasmo al suo saluto, e le lancio un’occhiata sofferente.
-Oh, andiamo, Valerio! Ci saranno musica e alcol in abbondanza, son cose che tu adori!-
-Sì, Cri, sì-
Cerco di fare un mezzo sorriso ma fallisco miseramente, e ci incamminiamo verso il locale.
Sembriamo un duo comico: lei incredibilmente su di giri, ci manca poco che si metta a saltellare, e io che irradio nubi di depressione purissima, tipo nei fumetti.
Per i venti minuti che ci mettiamo ad arrivare ho l’impulso di girarmi e scappare o di implorare Cri di graziarmi, ma con un enorme sforzo di volontà riesco a continuare a camminare, finchè non siamo a destinazione… Qualcuno mi salvi.
 
Fisso la scritta azzurra fluorescente sopra l’ingresso, è non è molto diverso dall’entrata di ogni altra discoteca in cui io sia stato, e anche la gente che entra e esce non è particolarmente insolita.
Il tempo di pagare e siamo dentro: la musica mi assorda e le luci psichedeliche mi accecano per un istante, ma poi mi ci abituo. Cri mi fa cenno di andare a prendere qualcosa da bere: ci avviciniamo al bancone e attiriamo l’attenzione del barista.
-Cosa vi porto?-
-Un Coca Malibu e un… Rhum e Pera, grazie!-
La mia amica mi solleva dall’obbligo di ordinare, ma conosce bene i miei gusti, nulla da ridire a proposito.
Quando i bicchieri ci arrivano davanti, il ragazzo che ci ha serviti mi osserva per qualche istante.
-Che ci fa un eterosessuale al Fluo?-
Lo guardo sorpreso, chiedendomi come faccia a dire con certezza che non sono gay.
-Non guardarmi così, si vede lontano un miglio che sei etero… quindi, cosa ti porta qui?-
-Una scommessa.-
La mia risposta è un borbottio scontroso, ma lui se la fa bastare e si allontana per prendere altre ordinazioni.
Con un po’ di alcool in corpo comincio a rilassarmi, Cri riesce a trascinarmi in pista e io ballo. Ballo cercando di dimenticare dove mi trovo, e sto cominciando a riuscirci discretamente quando una luce illumina il centro della pista.
Sul cubo è comparso un ballerino, e io sento il cuore saltare un battito, e non voglio sapere il perché.
Indossa solo un paio di jeans bianchi strappati e decisamente aderenti, il petto è nudo, le luci del locale si riflettono sulle microscopiche goccioline di sudore e alcune ciocche dei lunghi capelli biondi sfuggono alla crocchia in cui li ha legati, appiccicandoglisi sul viso arrossato.
Ha gli occhi chiusi e si muove perfettamente a ritmo con la musica, come se questa gli scorresse direttamente in corpo.
La pelle chiarissima lo fa sembrare un essere etereo, e io non riesco a distogliere lo sguardo.
Solo in un secondo momento realizzo cosa sta succedendo: mi sono incantato a fissare un maschio. Un maschio gay, per di più.
Chiudo gli occhi disgustato: all’improvviso sono stato assalito da un senso di nausea e la tranquillità che mi sembrava di aver trovato si è dissolta. Voglio uscire di qui.
Attiro l’attenzione di Cri, che mi guarda con un’espressione preoccupata.
-Vale stai bene? Sei bianco come un cencio.-
La testa mi gira ed è abbastanza chiaro che no, non sto bene.
Lei mi prende per un braccio e mi porta fuori, dove finalmente posso prendere una boccata d’aria e il mondo smette di vorticare.
-Forse ho esagerato a portarti qui…-
Cri è chiaramente preoccupata, e per quanto io le dia chiaramente ragione , mi sento in dovere di rassicurarla.
-Ma no, Cri, sta’ tranquilla… Pensavo molto peggio…-
Fa un sorriso radioso, come a dire “Te l’avevo detto io” e capisco che mi ha perdonato per ciò che ho detto l’altro giorno. Non che io pensi di aver detto nulla di sbagliato, sia chiaro!
Camminiamo lentamente fino a casa mia e ci salutiamo; io mi butto sul letto ancora vestito e penso che alla fine è stato veramente meno traumatico di quanto avrei pensato. Poi mi torna in mente il cubista: quel suo corpo efebico e longilineo, quei capelli biondi che anche da metri di distanza sembravano morbidissimi, quelle gambe… Fermi tutti, ma che cazzo sto pensando?!? Dio, che schifo, quel frocio del barista deve avermi messo qualcosa nel bicchiere… questo spiegherebbe anche perché mi sono sentito male. Sì, deve essere così.
Tentando di spegnere il cervello, mi spoglio e mi infilo sotto le lenzuola, crollando in un sonno profondo; sonno costellato da sogni che non voglio ricordare.



Angolo di Fire: Salve gente! Sì, Vale è un complessato assurdo e sì, è stupido... ma non è colpa sua, povero ciccio, è che lo disegnano così.
Finalmente fa la sua comparsa, seppur fugacemente, il bell'Aleksey.
Alur, che ne pensate?
Come sempre, grazie a chi ha letto, e tanto ammmore per Cup_Cake (ti amo, tessoro *spande cuoricini*).
Grazie anche a Anor (il perchè lo sappiamo noi u.u)
Un baciozzo,
Fire.
 
 
 

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