I'm your bodyguard!

di _itsnickymine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 21: *** capitolo ventuno. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventitre. ***
Capitolo 24: *** Capitolo ventiquattro. ***
Capitolo 25: *** Capitolo venticinque. ***
Capitolo 26: *** Capitolo ventisei. ***
Capitolo 27: *** Capitolo ventisette. ***
Capitolo 28: *** Capitolo ventotto. ***
Capitolo 29: *** Capitolo ventinove. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


 

                                                                                    ‘I’m your bodyguard’



 

Saaalve :3 rieccomi con una nuova ff, spero vi piaccia perchè non so se la continuerò o cancellerò. È solo il primo capitolo, lo so, ma vi prego di lasciarmi anche una piccola recensione in modo da sapere che impressione vi ha fatto perchè proprio non mi va di annoiarvi o rompervi con le mie storie, quindi patti chiari e amicizia lunga (come dice la mia prof AHAHAHAHAHAH) va be vi lascio con il primo capitolo, spero davvero vi piaccia :)

ps. come mio solito alla fine del capitolo, troverete un piccolo spoiler :)

se volete essere avvisate ad ogni aggiornamento futuro basta avvisarmi e lo farò, su twitter sono @_itsnickymine

kisses♥ 



[Capitolo uno.

 

 

 

“Il presidente ci ha affidato una missione, anzi ti ha affidato una missione, agente 016”

L’uomo entrò nella stanza dove Nicholas stava aspettando e si sedette dietro la scrivania proprio di fronte al ragazzo. Portava un vestito scuro, come tutti gli agenti segreti d’altronde, e vicino  il petto c’era una spilla dove c’era inciso il suo numero. Agente 097.

Doveva essere davvero vecchio, pensò sarcastico il riccio.

Essendo lui l’agente più giovane si trovava spesso con gente più anziana ed esperta ma ormai ci era abituato. Nonostante la sua età, non si sentiva più un ragazzino che usciva con gli amici o con la propria ragazza, che andasse al cinema o a serate in discoteca. Lui preferiva una missione a quelle cose.

Nicholas gli intimò di parlare, curioso ormai della sua prossima missione. Finalmente l’avevano chiamato e questa volta non era una missione qualsiasi, ne era sicuro, era una missione per il presidente. Il presidente degli Stati Uniti. Si sentiva molto orgoglioso di se, non era cosa di tutti i giorni essere chiamati dal presidente per una missione; di solito il presidente non chiamava mai la sua compagnia, non direttamente almeno. Erano sempre i suoi assistenti o le sue segretarie a scegliere quale agente servisse mentre quella volta era stato personalmente il presidente a volerlo. Come lo conosceva? Forse il capo aveva parlato di lui proprio con il presidente. Cazzo, aveva avuto davvero una bella fortuna quella volta.

“sua figlia” disse l’agente 097 guardandolo

“sua figlia?” chiese curioso Nicholas non capendo a cosa l’uomo si stesse riferendo.

Cosa c’entrava la figlia del presidente ma soprattutto il presidente aveva  una figlia?

“sì. Si trova in India in questo momento, sta frequentando un prestigioso collegio lì, ma ormai non può più starci quindi bisogna riportarla qui, in America” spiegò attentamente l’uomo guardando Nicholas un po’ spaesato.

“e serve il mio aiuto per portarla qui? Non hanno trenta jet privati?” chiese curioso il riccio sarcastico.

“serve il tuo aiuto per essere la sua nuova guardia del corpo” disse John sorridendo al riccio.

Nicholas rimase a bocca aperta.

Era uno scherzo? Il presidente non poteva chiamarlo solo perché aveva bisogno di qualcuno che gli tenesse d’occhio la figlia.

No, non poteva farlo. Nicholas era uno dei più bravi e giovani agenti segreti.

Ancora pochi anni di servizio e sarebbe diventato amministratore della sua compagnia.

Ancora pochi anni e sarebbe diventato vicecapo, e poi ancora capo.

No, stava scherzando, non poteva essere possibile.

“io sono un agente segreto, un militare.. Non una semplice guardia del corpo” si lamentò il riccio

“ti stai forse lamentando? Guardia del corpo della figlia del presidente, non è una cosa da niente” lo informò John

“ma certo, devo accompagnarla al parco giochi, al centro commerciale. Cosa può esserci di più noioso e stupido?” chiese Nicholas scocciato.

“non la conosci, vero?” chiese l’uomo stupito dal suo comportamento.

“che intendi dire?” chiese Nicholas

L’uomo rise.

“non sai proprio nulla di lei, beh…meglio così..sarà una sorpresa.. Per ora il tuo nuovo compito fino a data ancora non conosciuta è questo. Buon lavoro, nick” disse l’uomo sorridendo al riccio alzandosi dalla sedia su cui era seduto.

“ma no, John. Per favore” lo implorò Nicholas alzandosi assieme a lui e cercando di fermarlo.

“cosa c’è?” chiese l’uomo al ragazzo.

“il mio sogno è quello di diventare capo agenti segreti, non capo guardie del corpo” ammise il riccio

“guarda che questo tipo di lavoro verrà inserito nel tuo curriculum.. e forse se svolgerai bene questo compito, cosa molto impossibile, il presidente ti aiuterà a diventare al più presto responsabile degli agenti segreti” lo informò John

“perché è una cosa molto impossibile? Quanti anni ha questa ragazza? E poi io non sapevo che il presidente avesse una figlia, l’ha tenuta nascosta per tutto questo tempo?” chiese curioso il riccio

“tu non sai proprio nulla, Nick. Avrei dovuto bocciarti all’esame di cultura generale” disse l’uomo sarcastico

“non credevo che cultura generale includesse anche la figlia del presidente” disse il riccio sarcastico

“la figlia del presidente è una ragazza molto…” cominciò John

“molto?” chiese Nicholas impaziente

“Molto impulsiva e …come dire..ama la libertà, non sopporta di avere i bodyguard dietro ogni ora del giorno e così ha provato a scappare da loro praticamente sempre…. così un giorno il padre l’ha mandata in questo collegio in India, che è una vera e proprio a scuola dove non si può uscire e quindi non c’era motivo di metterle dei bodyguard anche lì. Solo che quel posto non le piace, cioè quel collegio non le piace perché lei adora l’India… ha provato a fuggirsene anche da lì, ma non c’è riuscita ed ha chiesto al padre di tornare. Il presidente le ha detto di si, ad una sola condizione però.. di avere tre bodyguard e non scappare mai più.. Lei ha accettato, solo che il padre..non si fida ancora molto di lei e ha affidato questo nuovo compito a te , che sei più o meno quello più vicino alla sua età.” Gli spiegò

Nicholas ascoltò attentamente.

“quanti anni ha?” chiese poi curioso Nicholas

“dovrebbe compiere diciotto anni fra un bel po’” disse l’uomo titubante.

Nicholas annuì.

“comunque ti dicevo, lei…lei non ha un carattere facile e con lei devi sempre avere gli occhi aperti. Un po’ per le sue scappatelle, un altro po’ perché ci sono molte persone che…beh..sai la figlia del presidente.. vorrebbero averla tutta per loro” disse John

“si, si ho capito” disse Nicholas annuendo.

“Allora… contento di questo nuovo compito?” chiese John

Nicholas annuì scocciato.

“spero sia davvero come me l’hai descritta, mi serviva un po’ di movimento, nelle ultime missioni mi sono annoiato da morire” si lamentò il riccio facendo ridere l’agente

“l’aereo parte domani alle 8.30am, solo che il presidente vuole prima parlarti” lo informò john

“il presidente? Con me?” chiese Nicholas stupito

L’uomo annuì, chiamando poi un altro agente che accompagnasse Nicholas dal presidente.

Una volta arrivato fuori la porta dell’ufficio del presidente Nicholas era un po’ nervoso, era la prima volta che gli parlava.

Ed oltre ad essere orgoglioso di se stesso, in quanto il presidente conosceva il suo nome e la sua bravura da gente era anche curioso di vedere com’era di persona.

Entrò nel grande ufficio avvicinandosi alla scrivania.

“buonasera agente Jonas” disse il presidente alzandosi e stringendogli la mano

“buonasera, signor presidente” disse il riccio

“su, si sieda.. credo che vorrà delle spiegazioni, non è così?” disse l’uomo guardando il riccio

“beh…John..mi ha già detto alcune cose” annuì il riccio

“si, lo so… beh…si, infatti lui ti ha già detto tutto… mia figlia è una ragazza molto difficile..tutti i bodyguard fin’ora se ne sono scappati a gambe levate e spero che questo non succeda anche con te” sperò l’uomo

“ma ovvio che no, è una… una ragazzina” ammise nicholas

Era davvero così terribile quella ragazza?

“se fossi in lei non sarei così sicuro, agente jonas.” Disse il presidente

“può chiamarmi nicholas” disse il riccio

“nicholas, mia figlia sarà il tuo nuovo incubo e mi scuso già da adesso per quello che ti farà passare ma-”

Nicholas lo interruppe, non facendolo finire.

“oddio, ne parlate come se fosse una piccola teppistella” disse sarcastico il riccio

“beh..credo peggio.. vedi, io mi sono fatto dare gli elenchi dove c’erano tutti i nomi e le schede degli agenti e beh tu mi sembravi quello più…più…utile per la situazione.. Hai vent’anni, sei il più giovane e più o meno siete coetanei … ho pensato che forse andrete d’accordo” ammise l’uomo

“beh..lo spero” disse il riccio
“l’aereo parte domani mattina, devi prenderla e portarla qui, ovviamente sarai accompagnato dalla scorta. Una volta portata qui, parleremo, ora ho degli impegni e devo scappare. Buona nuova missione, Nicholas. Credo molto in te” disse l’uomo sorridendo al riccio per poi andare via.



 

 


SPOILER.

“piacere di conoscervi signorina Jackson, sono l’agente jonas” si presentò il riccio

Isabelle non ascoltò nemmeno le parole del ragazzo ma continuava a fissarlo in silenzio.

“c’è un errore” disse poi distogliendo lo sguardo da Nicholas e guardando la preside.

Nicholas e gli altri due uomini guardarono la ragazza attentamente, curiosi. Un errore? Di cosa stava parlando?

“un errore?” chiese la preside

“si. Questi non sono i miei bodyguard.” disse sorridendo ai tre.

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Capitolo 2
*** capitolo due. ***


 

 

Stavo studiando biologia quando sono entrata velocemente su efp per vedere se qualche autore aveva aggiornato, e per sbaglio ho cliccato sulla mia ff ed ho viso le 7 RECENSIONI. Dio ma voi siete pazze, cioè al primo capitolo sette recensioni, tipo che sto morendo asdfghjhgfdssdfghgf che cosa meravigliosa che siete :')

vi amo tanto tanto e per ringraziarvi eccovi un nuovissimo capitolo tutto per voi :*

:) lasciatemi qualche altra recensione per questo u.u mi raccomando, conoscete la mia regola, vero? Più recensioni, più rapidamente posto MHUAHAHHAHAHAHAHHAHAH piccole ricattatrici crescono AHAHAH al prossimo capitolo, baci<3




                                                                                                               

                                                                                                                                       Capitolo 2.


 

Aveva fatto molte ricerche sulla figlia del presidente per quasi tutta la notte.

Si chiamava Keira Isabelle Yasmine Jackson.

Aveva diciassette anni e mezzo ed era molto carina.

Aveva visto varie foto di lei da piccola, ed era davvero una bambina molto carina.

Dalle foto sembrava molto dolce, tranquilla non come la descrivevano gli altri.

Aveva inoltre letto su molte riviste alcune cose su di lei, ma non sempre quello che si leggeva nelle riviste era vero.

“buongiorno, sono Nicholas Jonas, agente del presidente. Devo parlare con la preside del collegio”

Nicholas era entrato nell’enorme e bellissimo collegio dell’india, dove si trovava la figlia del presidente.

Dall’esterno non sembrava un collegio ma un enorme hotel lussuoso.

Forse perché era una splendida giornata di sole e faceva molto caldo quindi l’edificio era super illuminato dalle tante e immense finestre, ma era davvero un bellissimo spettacolo da vedere.

Non aveva mai visto un edificio più splendido e grande di quello. Quante ragazze frequentavano quel collegio? Sicuramente tantissime.

Sapeva che l’India era un paese molto ricco ma non fino a quel punto.

“mi segua”

La voce della donna interruppe nick dai suoi pensieri.

Il riccio e altri due della scorta seguirono la donna che li portò in una grande aula, che doveva essere l’ufficio della preside.

“buongiorno” disse la donna sorridendo agli uomini

“la signorina Jackson sarà qui fra pochi minuti, ma non posso rilasciarvela senza un permesso scritto” disse la donna guardandoli attentamente, quasi squadrandoli.

“oh si, ce l’ho” disse il riccio prendendo una busta dall’interno della sua giacca e dandola alla preside.

La donna lesse attentamente quello che c’era scritto e dopo vari minuti sorrise a Nicholas.

Proprio in quell’istante la ragazza entrò nell’ufficio.

Nicholas, vedendola, rimase un po’ scosso.

Era davvero molto bella ed inoltre era vestita come una indiana.

Portava un lungo sari azzurro.

Il sari era la tradizionale tunica indiana, che tutte le donne indossavano.

Era lungo e lasciava un po’ scoperta una spalla, mentre poi copriva tutte le gambe.

Inoltre aveva un velo legato sui lunghi capelli biondi e tantissimi gioielli. Sembrava una principessa indiana. Era bellissima.

Non aveva mai visto una ragazza così bella, mai nell’intera sua vita e di ragazze belle ne aveva viste a migliaia, ma lei le superava di gran lunga tutte.

Aveva un’aria da principessa, si quelle principesse indiane dei cartoni animati o dei libri.

Aveva dei profondi occhi azzurri che avrebbero potuto illuminare una città e avrebbero potuto far sciogliere i ghiacciai.

Nicholas era rimasto davvero colpito e quasi non riusciva a parlare.

“Isabelle” la chiamò la preside “hai visto che bella sorpresa? Tuo padre ti rivuole in America, questi simpatici uomini ti sono venuti  a prendere e lui..è il tuo nuovo bodyguard” continuò la donna intimando alla ragazza di avvicinarsi.

Così fece, infatti si avvicinò al riccio guardandolo attentamente.

Sembrava quasi squadrarlo e Nicholas notò che c’era qualcosa che non andava nel suo sguardo, non era sicura di quello che le aveva appena detto la preside, si vedeva.

“piacere di conoscervi signorina Jackson, sono l’agente jonas” si presentò il riccio

Isabelle non ascoltò nemmeno le parole del ragazzo ma continuava a fissarlo in silenzio.

“c’è un errore” disse poi distogliendo lo sguardo da Nicholas e guardando la preside.

Nicholas e gli altri due uomini guardarono la ragazza attentamente, curiosi. Un errore? Di cosa stava parlando?

“un errore?” chiese la preside

“si. Questi non sono i miei bodyguard.” Disse sorridendo ai tre.

“oh no, si sta sbagliando, signorina. Vostro padre mi ha assunto da poco e forse..non vi avrà avvisata” s’intromise il riccio

“proprio ieri ho sentito mio padre per telefono e non mi ha detto nulla riguardo quest’uscita anticipata dal collegio e di questo nuovo bodyguard!” disse la bionda

“ma mi hanno portato anche una lettera firmata appositamente da vostro padre” disse la donna alla ragazza

“è falsa” decretò la bionda sicura con un tono di voce fermo ed indifferente

“che cosa?” chiese Nicholas stupito quasi ridendo.

“ma si, non vedete che lui è piccolo? Avrà si e no vent’anni. Avete mai visto una guardia del corpo così giovane? Io non credo, sono degli impostori, arrestateli” disse la ragazza

Nicholas rimase ad occhi spalancati fissandola. Avevano ragione, quella ragazza era davvero una peste. Gli veniva quasi da ridere. Perché si stava inventando quella storia?

“ascoltami bene dolcezza, potrai prendere in giro tuo padre, la tua tutrice e le altre guardie ma me no. Non sono così stupido e non mi farò ingannare così facilmente da una ragazzina quindi prendi le tue valigie e vieni con noi, ti riportiamo a casa. Poi parlerai con tuo padre” disse il riccio guardandolo

“non è possibile” disse Isabelle guardandolo.

Già cominciava ad odiarlo. Perché il padre non sapeva scegliere una guardia del corpo decente?

“cosa?” chiese Nicholas

“non è possibile, io non me ne vado di qui” disse la bionda sicura di se

“e per quale assurdo motivo?” chiese ancora il giovane

“non credo siano affari che la riguardino agente jonas, io non voglio andarmene, rimarrò qui altri tre giorni. Quindi siete pregati di sparire” disse la ragazza

“mi dispiace per lei, piccola Jackson ma oggi verrà con me. Fine della storia” terminò il riccio

La ragazza stava per rispondere ma la preside s’intromise.

“tesoro, c’è il presidente, alias tuo padre, al telefono” disse nervosamente guardando la bionda.

La ragazza roteò gli occhi sbuffano.

“papà” disse prendendo il telefono

“tesoro mio, è mai possibile che con te non si può stare un giorno tranquilli? Quello è il tuo nuovo bodyguard e sì, io oggi ti rivoglio a casa, faremo i conti quando tornerai, quindi prendi immediatamente le tue valigie e vai all’aeroporto. Ci vediamo a casa” disse il padre attaccando il telefono senza darle il tempo di controbattere

“allora?” la intimò Nicholas

“lei è il mio nuovo bodyguard” disse la ragazza scocciata

Nicholas sospirò compiaciuto

“finalmente l’ha capito, mia cara isabelle” disse il riccio sospirando

“preferirei se per lei fossi ancora la signorina Jackson” disse Isabelle sicura di se.

“d’accordo signorina Jackson, è pregata adesso di seguirmi per andare in aeroporto, il jet privato ci aspetta” disse poi il riccio sorridendo

La ragazzo sbuffò seguendolo.

Sarebbe stato un viaggio davvero molto lungo.

 

 

 

 

Erano appena arrivati in aeroporto e camminavano verso il gate che li avrebbe portati al loro jet privato.

“io dovrei andare in bagno” si lamentò la bionda

“ci andrai in aereo” disse il riccio

“no, ci voglio andare qui, in aereo mi ha schifo” si lamentò ancora la ragazza

Nicholas fece cenno agli altri due uomini della scorta di avviarsi mentre lui accompagnava la bionda in bagno.

Entrarono in bagno.

“che fai? Entri in bagno? Questo è per le donne” si lamentò la ragazza notando che Nicholas era entrato con lei nell’ingresso del bagno

“tesoro mio, mi credi davvero così stupido? Non ti lascio mica da sola in bagno. Su sbrigati che tra un po’ dobbiamo partire.” Disse il riccio sorridendo.

Questo nuovo bodyguard era davvero più intelligente degli altri, beh almeno si sarebbe divertita.

Finalmente qualcuno che al posto del cervello non avesse una nocciolina.

Entrò nella cabina e fece velocemente pipì nonostante il sari glielo impedisse.

Uscì dalla cabina e si lavò le mani.

“non dovresti cambiarti?” le chiese il riccio che si era appoggiato al muro

“perché dovrei?” chiese curiosa la ragazza

“perché tu sei americana e stai per rientrare in America, non dovresti vestirti come un’indiana” la informò Nicholas

“io mi vesto come voglio” ammise la ragazza

“tuo padre ti farà cambiare” disse il riccio

Ad un certo punto Isabelle ebbe un brillantissima idea.

“sai una cosa? Hai ragione, mi cambio, nella borsa dovrei avere qualcosa. Perché non vai a prendermela? Ti aspetto qui” disse la bionda pregando dentro di lei che nicholas andasse via. Forse aveva ancora qualche possibilità di poter scappare.

Nicholas rise.

“guarda che mi offendo se mi reputi così sciocco, su andiamo” disse poi il riccio spingendola via mente la ragazza sbuffava.

Entrarono nel jet privato felocemente.

Due della scorta entrarono e si appostarono accanto al pilota mentre Nicholas si sedette su una delle poltrone rilassandosi.

Isabelle invece non si sedette e continuava a camminare avanti e indietro. Odiava volare in aereo. Odiava gli aerei.

“dovresti sederti, tra pochi minuti partiamo” la informò Nicholas

“la smetti di dirmi quello che devo fare? E poi ti avevo chiesto di darmi del lei” disse la bionda pungente

“io ricambio il trattamento, visto che anche tu mi hai dato del tu, l’ho fatto anche io” si difese il riccio

“io sono una donna” ammise la ragazza

“e allora? Io sono un uomo” disse ancora il riccio

“ e allora?” chiese la bionda

“ e allora siediti e allaccia la cintura che partiamo” disse il riccio

“vado a cambiarmi” disse la mora sbuffando prendendo il trolley che si era portata davanti e dirigendosi nel piccolo bagno del jet privato.

Aveva avuto proprio una bella idea. Si, si sarebbe cambiata.

Tolse la tunica, il velo ed i tanti gioielli indiani mentre indossò poi una gonna corta blu scuro con un top bianco molto largo sopra da cui si intravedeva il suo reggiseno rosso. Mise poi un paio di scarpe con il tacco e dopo aver sciolto meglio i capelli, che prima erano legati da una forcina, si truccò leggermente e sorrise.

Il padre si sarebbe infuriato tantissimo, ma poco importava lei amava la sua doppia vita.

Si perché lei aveva un doppia vita, un doppio stile, una doppia personalità.

Prima una dolce indiana e dopo una nerd.

Uscì dallo stanzino, notando che Nicholas era intento a guardare fuori ma una volta sentita la porta del bagno aprirsi si voltò e quasi non sputò l’acqua che stava bevendo.

“p..potresti coprirti un po’ di più?” chiese il riccio

“Certo che a te non sta bene mai nulla,  e che palle. Mamma mia, prova a farti un po’ gli affaracci tuoi, il tuo compito è solo quello di sorvegliarmi mattina e sera, poi per il resto non è tuo lavoro” disse Isabelle lamentandosi

Nicholas annuì sospirando. Sarebbe stata una missione alquanto difficile con quella ragazza.. Ne era sicuro.

La ragazza si sedette sulla poltrona accanto alla finestra dell’aereo, proprio di fronte a Nicholas.

Era altamente infastidita da quel ragazzo, che non smetteva di fissarla e di commentare ogni suo comportamento, già lo odiava. Come aveva tutta quella confidenza con lei? Gli altri bodyguard a malapena le dicevano ‘ciao’ e lui si permetteva addirittura di giudicare e dire la sua. Bha. Era scioccata. Questa volta il padre era davvero sicuro che quello sarebbe stato il suo ultimo bodyguard, ma si sbagliava Isabelle sarebbe stata il suo nuovo incubo.

“la smetti di fissarmi? Cos’è? Non hai mai visto una gonna?” chiese scocciata la bionda prendendo telefono dalla sua borsa.

“nervosa?” chiese Nicholas guardandola

“per niente, sei tu che mi innervosisci”

Nicholas rise mentre la bionda cominciò a sbuffare, componendo un numero sul suo iphone bianco.

“che fai? Guarda che stiamo per partire e dovresti spegnere il cellulare” la informò nicholas

Isabelle sbuffò sonoramente.

“devo prima chiamare il mio ragazzo, non lo vedo da mesi. Non credi dovrei dirgli che sto tornando a casa?” disse la bionda sarcastica

“tuo padre lo sa?” chiese il riccio guardandola

“cosa?” chiese la bionda

“che hai un ragazzo” rispose nicholas

“a mio padre interessa solo dell’America, del bene di ogni cittadino e di stupidi uomini che come lavoro hanno quello di seguirmi” si lamentò la bionda

“si interessa anche di te” ammise nicholas

“non credo” sussurrò Isabelle guardando a terra

“se non fosse così, allora non avresti una squadra di bodyguard tutta tua” la informò nicholas

“ecco, a mio padre interessa solo delle guardie del corpo, non come mi sento io” ammise Isabelle

“ti sbagli” disse il riccio

“non credo.” Ribattè la bionda

“si, invece” disse nicholas

“no… e adesso basta, mi scoccia parlare con te, quindi sei pregato di ammutolirti per almeno metà viaggio” disse Isabelle sorridendo

“io parlo quanto mi pare” la sfidò il riccio

Isabelle sbuffò  ancora mettendo le cuffiette nelle orecchie e ascoltando ‘it will rain’ di bruno mars, adorava tantissimo quella canzone.

Notò che nicholas rimase a fissarla ancora alcuni minuti per poi sdraiarsi meglio nella poltrona e cercare di addormentarsi.

Non sopportava quell’uomo, o meglio ragazzo, era troppo sicuro di se, troppo arrogante, troppo presuntuoso, in alcuni aspetti sembrava si comportasse proprio come faceva lei.

 

 

 


 

 


SPOILER.

Continuarono a baciarsi sotto gli occhi dei due bodyguards e di nicholas.

“si, però io…mi sento osservato” disse il ragazzo staccandosi dalla bionda

“tu? Figurati io come mi sento ad averli ogni giorno tra i piedi” ammise scocciata la ragazza

Il ragazzo sbuffò accarezzandole la schiena.

“forse…mi è venuta un’idea” disse la ragazza con un sorriso a trentadue denti.

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


 

Okay, sono in un immenso ritardo, lo so çç dovete scusarmi ma la scuola occupa tutto il mio tempo, TUTTO e non ho un minuto libero per riposarmi asdfghg

Grazie per le recensioni che mi avete lasciato per lo scorso capitolo e spero c'è ne siano anche per questo nonostante il mio ritardo e la schifezza del capitolo. Il fatto è che sto scrivendo molto di fretta, ed io odio farlo, quindi davvero non so cosa uscirà fuori da questa storia. Va be, vi lascio. Al prossimo capitolo<3 (prima di quanto pensate)

vale<3




                                                                                                  Capitolo 3.

 

 

 

“tesoro”

Il padre l’abbracciò sorridendo, lasciandole un dolce bacio sulla guancia.

“sei un po’ cresciuta di altezza, vero?” chiese l’uomo

Isabelle roteò gli occhi.

“sono la stessa ragazza di tre mesi fa, papà” si lamentò la bionda

“mi sei mancata, lo sai?” disse il padre sorridendo alla figlia

“ma davvero? Non si direbbe proprio” ammise la bionda

“certo che mi sei mancata, devo ricordati perché ti ho dovuta mandare in quel collegio?” chiese l’uomo alla ragazza

“non pensiamo al passato, pensiamo al presente piuttosto. Un nuovo bodyguard? Per di più un adolescente che vuole comandare me?” chiese la ragazza al padre con fare accusatorio.

“tesoro, nicholas è la miglior guardia del corpo che potevo trovarti, siete molto simili e sono sicuro che andrete d’accordissimo.. Poi nicholas è bravissimo, a soli vent’anni è uno degli agenti più bravi” disse l’uomo

“se, va be” disse la bionda “comunque io oggi esco, devo rivedere le mie amiche”

“oh ma certo, tesoro. E da lunedì frequenterai di nuovo il liceo privato” disse il padre entrando in casa

“what? Ancora? Papà io voglio frequentare una scuola pubblica, non mi va di stare assieme ad altre figlie di papà che l’unica cosa di cui sanno parlare è la sfilata di chanel” disse la bionda seguendolo

“ne abbiamo già parlato mille volte, e sai già la mia risposta, no, no e ancora no” disse l’uomo alla figlia sorridendo “ora scusami, ma ho un’incontro importante, ci vediamo a cena” continuò l’uomo entrando nel suo ufficino e chiudendosi la porta alle spalle.

Isabelle rimase in corridoio scocciata. Ed ecco che si ritornava alla solita noiosa e triste vita.

Lei da sola nell’immensa casa bianca, seguita da stupidi bodyguard, ad annoiarsi e deprimersi.

Sbuffò per la millesima volta e si diresse in camera sua. Seguita da due bodyguard e Nicholas.

“mi seguirete anche qui? A casa mia?” chiese la bionda scocciata

“si, è questo il nostro lavoro” disse il riccio

“beh..trovatevene un altro” disse la ragazza entrando in camera sua e sbattendo la porta in faccia ai tre.

Proprio non lo sopportava, aveva la faccia tosta di parlare, di rispondere, di comportarsi come se fosse suo fratello.

Entrò nella sua cabina armadio cercando qualcosa da mettere, doveva rivedere il suo ragazzo e doveva assolutamente cambiarsi.

Prese un paio di leggins di pelle con una maglia larga che lasciava una spalla scoperta e si diresse in bagno.

Aveva bisogno di una lunga doccia, infatti così fece. Dopo due ore uscì dal bagno, come nuova.

Prese la borsa ed il cellulare ed uscì dalla stanza, dove c’era Nicholas seduto su un divanetto che giocava al cellulare e gli altri due bodyguard che erano fermi ai lati della sua porta.

Una volta uscita, nicholas alzò subito lo sguardo, guardandola negli occhi.

“devo uscire” disse la bionda guardando il riccio

“finalmente, cominciavo a scocciarmi. Mi avevano detto che fare il tuo bodyguard era più divertente” si lamentò il riccio

Vuole il divertimento? Lo avrai caro nicholas.  Pensò fra se la bionda.

“ti divertirai, ti divertirai.. sta tranquillo” disse la ragazza dirigendosi verso l’uscita dell’enorme casa bianca.

All’uscita il suo autista la stava già aspettando nella lunghissima limousine

“ti dispiace se entro con te dietro?” le chiese nicholas.

Strano, pensò la bionda, era la prima volta che le chiedeva se poteva fare o meno qualcosa.

“no, puoi entrare” disse la ragazza entrando e sedendosi sul sedile accanto al finestrino.

Nicholas fece lo stesso, sedendosi accanto a lei.

“ti sei cambiata di nuovo?” chiese il riccio una volta partiti.

“ma allora è una fissa, quella sul mio abbigliamento” si lamentò la bionda

“era solo una domanda” si difese il riccio

“e la mia era una costatazione, si, mi sono cambiata a differenza di qualcun altro.” Disse isabelle guardandolo

“Che vorresti dire?” chiese curioso il riccio

“Che voi portate sempre lo stesso noioso vestito scuro” lo prese in giro la ragazza quasi ridendo

“È la nostra divisa” si difese il riccio

“Sembra che andate ogni giorno a trenta funerali” ammise sarcastica la ragazza

“Divertente” disse nicholas sforzando un sorriso

“Lo so” ammise la bionda

In pochi minuti arrivarono.

“benissimo, eccoti cento dollari per stare lontano da me almeno due ore” cominciò la bionda una volta scesa dall’auto frugando nella borsa

“cosa stai dicendo?” chiese nicholas non capendo perché la ragazza gli stava offrendo dei soldi.

“ti do cento dollari, per allontanarti per un po’, ho bisogno di stare da sola con il mio ragazzo” disse isabelle guardandolo

“stai cercando di corrompermi?” chiese curioso nicholas

“certo, con tutti gli altri bodyguard ci riuscivo, almeno avevo un’ora al giorno libera” rispose la ragazza tranquillamente.

Nicholas rimase scioccato.

“mi dispiace, ma con me non funziona così, questo è il mio lavoro e lo faccio per bene, quindi mi avrai fra i piedi per sempre” disse il riccio sorridendo

“cosa?” chiese isabelle

“hai capito benissimo” disse nicholas

La bionda sbuffò entrando nell’enorme parco, dove il suo ragazzo jack la stava aspettando.

Lo trovò infatti alla terza panchina, la loro panchina. Dove passavano interi pomeriggi a guardare i passanti e tutta la gente che entrava nel parco.

Jack era un semplice ragazzo. Alto, biondo, occhi azzurro mare, era molto simile a lei. E per tutti quelli che li conoscevano era fatti per stare assieme.

Jack era un ragazzo molto simpatico, interessante, spiritoso, semplice, tranquillo e per niente arrogante. Praticamente l’opposto di lei.

“amore” urlò la bionda vedendolo seduto. Il ragazzo si alzò subito e corse verso di lei abbracciandola. La prese in braccio per i fianchi facendola girare.

“quanto mi sei mancata” sussurrò lui baciandole i capelli una volta messa giù la ragazza.

Isabelle lo baciò appassionatamente, come da tanto non faceva.

Non sapeva se tra lei e jack ci fosse vero amore o se si sarebbero amati fino alla morte, sapevo solo che gli voleva un gran bene. Ed oltre ad essere il suo ragazzo, era anche il suo migliore amico e il fratello che non aveva mai avuto. Era davvero una persona importante per isabelle ed era particolarmente legata a lui.

Dopo intensi minuti passati a baciarsi, sotto gli occhi di nicholas e degli altri due bodyguard finalmente si staccarono e si sedettero sulla panchina.

Isabelle si sedette a gambe incrociate e girandosi verso il ragazzo.

“Ma hai cambiato di nuovo bodyguard?” chiese poi jack notando nicholas.

“Si, papà dice che questo nuovo andrà molto d’accordo con me” disse la bionda imitando la voce del padre.

Il ragazzo rise

“nessuno può andare d’accordo con te, nemmeno io che ti adoro” disse jack ridendo lasciandole un bacio sulla fronte

“beh papà è convinto del contrario” disse isabelle sorridendo

“è giovane” disse il ragazzo guardando nicholas che era a pochi passi da loro.

“già, ha un paio d’anni in più a me, credo” commentò la ragazza

“come mi sei mancata” disse il ragazzo baciandole il collo

“anche tu” balbettò la ragazza lasciandosi andare al bacio del ragazzo.

Continuarono a baciarsi sotto gli occhi dei due bodyguards e di nicholas.

“si, però io…mi sento osservato” disse il ragazzo staccandosi dalla bionda

“tu? Figurati io come mi sento ad averli ogni giorno tra i piedi” ammise scocciata la ragazza

Il ragazzo sbuffò accarezzandole la schiena.

“forse…mi è venuta un’idea” disse la ragazza con un sorriso a trentaduedenti

“isa, non voglio farti litigare ancora per tuo padre” cominciò il ragazzo

“è un’idea accettabile” disse la mora

“sentiamo” il ragazzo la intimò a parlare

“andiamo a casa tua e stiamo un po’ da soli” disse sorridendo la bionda

“oh che bell’idea, peccato che i tuoi bodyguard non ti lasciano fuori casa mia” disse il ragazzo sarcastico

“lo so, sciocco è per questo che mi è venuta un’altra idea. Tu comincia ad andare verso la tua auto, ci vediamo lì tra tre esatti minuti” disse la ragazza

“cosa vuoi fare, isa?” chiese il biondo

“lascia fare a me” disse la bionda alzandosi e dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia si diresse verso nicholas.

“già fatto?” chiese il riccio “siete stati assieme, si e no, dieci minuti”

“è che lui deve tornare a casa, ha avuto un problema” disse la bionda inventando una scusa

“mm” annuì nicholas

“anche io devo tornare a casa, solo che prima devo andare in bagno e lì ci sono” disse la bionda

“beh.. andiamo” disse il riccio stranito dal comportamento della bionda

Andarono in bagno che era un po’ affollato.

Fortunatamente nessuno l’aveva riconosciuta quindi nessuno l’avrebbe fermata e non avrebbe perso tempo.

Entrò nel bagno delle donne, ma proprio mentre nicholas  stava per entrare la donna che si occupava dei bagni del parco fermò nicholas.

“c’è scritto, donne, non leggi?” chiese al riccio posizionandosi davanti alla porta.

Isabelle sorrise tra se, andando all’ultimo bagno, che aveva un piccolo finestrino sopra la cabina.

Entrò velocemente nella cabina, sentendo nicholas discutere con la donna.

Salì sul water e si arrampicò per poi arrivare alla piccola finestra.

Era di statura molto piccola, quindi riuscì a passarci molto facilmente.

La finestrina affacciava proprio dietro il parco.

Cominciò a correre verso l’uscita, dove jack l’aspettava con la sua macchina.

Uscì velocemente, urtando tutte le persone che si ritrovavano davanti a lei.

Doveva sbrigarsi, nicholas non ci avrebbe messo molto a trovarla.

Salì in macchina del ragazzo molto velocemente.

“corri, corri” urlò riprendendo fiato.

“come cavolo hai fatto?” chiese il ragazzo

Isabelle scoppiò a ridere poggiando i piedi sul cruscotto dell’auto.

“il fatto è che io..sono una persona troppo intelligente e che sa prendersi cura di se stessa per avere uomini fra i piedi tutto il santo giorno”

“tuo padre ti ucciderà, anzi mi ucciderà” disse il ragazzo

“jack, davvero ti stai preoccupando di papà?” chiese la bionda

“lui è solo preoccupato per te” disse il biondo guardando la strada

“e non per questo deve mettermi uomini che mi seguono ovunque, anche in bagno” si lamentò la ragazza

Arrivarono a casa di jack e dopo aver parcheggiato scesero dall’auto dirigendosi verso l’entrata.

Jack la prese per mano, lasciandole un bacio fra i capelli mentre la ragazza gli sorrise.

Entrarono in casa e tutto successo molto velocemente.

Due uomini li divisero.

Un uomo teneva fermo jack mentre l’altro lo perquisiva. Poi Isabelle intravide nicholas appoggiato al muro di fronte.

“credevi davvero che fossi così sciocco?” chiese nicholas

“lascialo andare, subito. Volevo solo stare un po’ da sola con lui” si difese la bionda

“isabelle, smettila con questi giochetti, ti ripeto, io non sono come i tuoi vecchi e stupidi bodyguard, non mi fregherai così facilmente” ammise nicholas

Isabelle sospirò.

“come siete arrivati qui e come siete entrati?” chiese isabelle guardando il riccio

“segreti del mestiere” disse nicholas sarcastico

Isabelle sbuffò.

“lasciatelo andare, non vedete che è il mio ragazzo? Non voleva farmi del male” urlò isabelle agli altri due bodyguard di cui non sapeva il nome che tenevano fermi Jack.

I due guardarono nicholas in cerca di un segno di approvazione, e dopo averlo ricevuto lo lasciarono andare.

“isa, forse.. è meglio se ci vediamo domani a scuola, okay?” chiese il biondo alla ragazza avvicinandosi a lei.

Isabelle sospirò.

“d’accordo” ammise la bionda lasciandogli un bacio sulle labbra al biondo e dirigendosi verso la porta.

Uscì dalla casa ed entrò velocemente in auto sbattendo la portiera dietro di se e mettendosi vicino al finestrino. Nicholas entrò dopo due secondi sedendosi di fronte a lei. In pochi secondi l’auto partì.

Guardò nicholas e notò la faccia soddisfatta che aveva. Dio quanto l’odiava. L’avrebbe preso seriamente a schiaffi.

“ti odio” sibilò fredda la bionda e il riccio rise, cosa che urtò sensibilmente la ragazza.

“come farò a sopportare il tuo odio nei miei confronti? Credo che mi suiciderò” disse sarcastico con fare da attore il riccio.

“oh sarebbe un bene per l’umanità” ammise la ragazza freddamente

“chi difenderebbe la problematica e impulsiva figlia del presidente, se non ci fossi io?” le chiese il riccio

“Tu non mi conosci” sentenziò la bionda

“Oh, ho passato le ultime quarantotto ore con te e credo di essere riuscito a conoscerti abbastanza” ammise nicholas guardandola

“ah davvero? E cos’hai capito? Che ti odio? Che odio te e i tuoi stupidi colleghi? Che odio la mia vita? Che odio mio padre? Cos’hai capito?” chiese la ragazza a nicholas stizzita

“..che cerchi attenzioni” disse nicholas guardandola dritto negli occhi.

Lei sussultò, sentendosi quasi smascherata..senza veli.

“da chi? da te?” chiese impulsivamente isabelle

“Beh …questo non lo so, devi saperlo tu.. non so da chi le cerchi, ma sono sicuro che dentro quel piccolo corpicino si nasconde una ragazza molto fragile” ammise nicholas

“non è vero, smettila. Tu non mi conosci” disse freddamente la bionda

“d’accordo può essere..forse non conoscerò molte cose su di te, ma è la seconda volta che tenti di scappare, a quale scopo? Tuo padre ti troverebbe, noi ti troveremmo” disse il riccio

“..almeno starei un po’ da sola” ammise la bionda

“ti piace stare da sola?” chiese nicholas curioso

“si” ammise isabelle guardandolo

“lo sei praticamente sempre, a casa tua non c’è mai nessuno” disse nicholas

“Ci sete voi, che siete peggio di un’intera popolazione, sempre a guardarmi, a giudicare tutto quello che faccio, a seguirmi. Quando capirete che non siamo più nell’ottocento? Le persone non vogliono uccidermi o rapirmi” disse isabelle

“ti sbagli? sai quanti soldi farebbero le persone che ti rapissero? Una montagna di soldi, e tu potresti anche perdere la vita..quindi perché correre questo rischio?” le chiese nick

“non ti scoccia?” chiese isabelle cambiando discorso

“Cosa?” chiese curioso nicholas

“Difendere le persone, tipo me..” disse isabelle

“È il mio ‘lavoro’”  ammise nicholas

“perché hai scelto questo lavoro?” chiese curiosa isabelle

“Non l’ho proprio scelto..io..sono un agente segreto..solo che tuo padre mi ha chiamato per questa nuova ‘missione’ e beh..come dire di no al presidente?” disse sarcastico nicholas

“Perché fai l’agente segreto?” chiese la bionda

“perché..mi piace” ammise il ragazzo

“è un lavoro importante?” chiese

“Più o meno.” Ammise nicholas

“Perché ti piace farlo?” chiese curiosa isabelle

“perché mi piace smascherare le persone” ammise nicholas

“non sei un investigatore privato o un poliziotto” disse isabelle

“..Sono molto di più” disse

“perché hai scelto questo lavoro?” Chiese di nuovo la bionda “non accetto perché ti piace”

Nicholas sorrise

“perché..ho un obbiettivo nella vita ed intendo raggiungerlo” ammise guardandola

“che obbiettivo?” chiese curiosa la bionda

“non credo che puoi saperlo” disse nicholas

“Perché?” chiese curiosa  

“Perché no.. tu ce l’hai un obbiettivo.. nella vita?” chiese il riccio

“Sai che non ci avevo mai pensato? Comunque… credo…credo di si..” ammise la bionda

“e sarebbe?” chiese curioso il ragazzo

“Non credo che puoi saperlo” disse la bionda imitando la voce del riccio facendolo sorridere.

“siamo pari” disse il riccio con un enorme sorriso stampato sul viso

“già” ammise la bionda

Finalmente arrivarono e nicholas scese dall’auto mantenendo aperta la portiera per lasciar scendere la ragazza.

“Ah..io ti odio ancora” disse sorridendo la bionda una volta scesa dall’auto

“ed io cercherò di non suicidarmi per questo tuo odio” disse il riccio sarcastico

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

Nicholas entrò avvicinandosi al divano.

“posso..sapere perché sei qui da quasi due ore?” chiese curioso il riccio

“sto..sto guardando la televisione” disse cercando di sembrare tranquilla e cercando di non fargli capire di aver pianto.

“ma..è spenta” commentò nicholas 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


 



Saalve bellissime, è da un bel po' che non vedete un mio aggiornamento, lo so. Chiedo umilmente perdono. La scuola occupa TUTTO il mio tempo e non ho nemmeno un minuto per respirare çç anyway ieri pomeriggio ho scritto ben tre capitoli quindiiii asdfghjngfrdeora tocca a voi asdfgbh

Spero davvero che la storia vi piaccia e vi appassioni perchè ci tengo molto, inoltre mi sto prendendo più tempo per scrivere perchè voglio descrivere molto bene i personaggi in quanto non sono semplici ragazzi americani, poi capirete perchè.

Nicholas nasconde un grande segreto ed Isabelle non ha un carattere facile asdfghgf okay sto dicendo troppo HAHAH

Ora vi lascio alla lettura del capitolo, ringrazio le meravigliose ragazze che hanno recentito lo scorso capitolo, siete troppo belle<3

GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE.

Smetto di rompere, quindiii al prossimo capitolo (prima di quanto crediate) <3








                                                                                                      Capitolo 4.


 

“buongiorno”

Isabelle stava facendo colazione nell’enorme sala da pranzo.

Il padre entrò sedendosi accanto a lei dopo averle lasciato un bacio sulla guancia.

“oggi ritorni a scuola, come ti senti?”

“come una ragazza che vorrebbe impiccarsi piuttosto che andare in quella stupida scuola” disse sarcastica la bionda

Il padre rise.

“sai che questo tuo umorismo mattutino mi fa sorridere?” le chiese il padre

“Oh almeno non ti fa piangere” disse bevendo un po’ di latte.

“allora come va con l’agente Jonas?” chiese curioso il padre dopo vari secondi di silenzio bevendo il caffè.

“come tutti gli altri?” chiese sarcastica la bionda

“ma come? Vi ho visti parlare molto ultimamente” disse il padre

“parlare non vuol dire che io lo sopporti. Sai con quanta gente parlo io che non sopporto o che mi stanno proprio sulle scatole?”

“Tipo?” chiese curioso il padre

“Sono sicura che non vorresti saperlo.. ah e stasera ti ricordo che è venerdì. Appuntamento davanti alla tv, ore ventuno. Non dimenticartene” disse alzandosi

“come potrei dimenticarmene, tesoro?”

Isabelle gli sorrise, prendendo la borsa e andando via.

La giornata a scuola trascorse tranquilla e soprattutto noiosa per la ribelle isabelle. Odiava quella scuola e soprattutto le persone che la frequentavano.

Tutti viziati, figli di papà, abituati ad essere sempre ubbiditi…beh forse..anche lei era così.

Viziata, figlia di papà, ma si riteneva diversa da tutti loro. Lei almeno aveva un cervello con cui pensare e che usava.

Erano le otto e dopo aver indossato un semplice pantalone della tuta grigia e un top bianco, si diresse verso il salotto, dove ogni venerdì lei e suo padre guardavano un film assieme.

Era un rito ormai, da molto tempo ma purtroppo visto il suo ‘soggiorno’ prolungato in India era da parecchio che non guardavano un film assieme.

Nicholas, come sempre, assieme agli altri due bodyguard di cui non ricordava i nomi la seguivano ovunque, intercettando ogni sua mossa ed ogni suo pensiero. Si sentiva quasi come se fosse in carcere, oppure una malvivente.

Entrò in salotto sedendosi a gambe incrociate sull’immenso di vano di fronte l’enorme schermo televisivo.

Erano solo le otto, il padre non sarebbe arrivato prima delle nove quindi decise di farsi portare qualcosa da mangiare.

Fortunatamente nicholas e gli altri due rimasero fuori e non entrarono, lasciando lei sola.

21.06.

Sei minuti di ritardo, era proprio da suo padre un comportamento del genere.

Era un ritardatario nato e lei odiava i ritardatavi.

Ad un appuntamento non bisognava essere ritardatari, era segno di maleducazione e significava ‘non mi interessa così nulla di te che mi sono dimenticata del nostro appuntamento e quindi ho fatto tardi’. Ecco cosa significava per lei essere in ritardo.

21.15.

Quindici minuti di ritardo.

Se n’era dimenticato, ecco cos’era successo. Il presidente degli Stati Uniti  d’America aveva dimenticato del suo appuntamento con la figlia.

Non era la prima volta che accadeva, quindi ci era quasi ‘abituata’ ma lo stesso ogni volta che accadeva ci rimaneva una merda. Come una stupida.

21.32.

Trentadue minuti di ritardo.

Si domandava ancora se sarebbe davvero andato più.

Aveva gli occhi lucidi.

Fissava come una stupida il televisore spento da più di un’ora.

Lo odiava. Odiava suo padre, la sua stupida vita, il suo stupido sogno di diventare presidente degli stati uniti che si era avverato.

Era tutto più semplice e migliore prima. Quando non era ancora il presidente non si dimenticava mai dei loro appuntamenti, di andarla a prendere a scuola, di uscire assieme, di mangiare assieme, di divertirsi assieme.

Non c’era un giorno in cui non si vedevano o non passavano qualche ora assieme. Mentre adesso c’erano anche giorni in cui non si vedevano o giorni in cui non si parlavano.

Qualcuno bussò alla porta del salotto, facendola tornare con i piedi per terra.

Si accorse di avere il viso bagnato così con la manica della felpa che aveva poggiato sulle spalle per il freddo si asciugò velocemente prima di rispondere.

“avanti” disse poi non guardando la porta.

Nicholas entrò avvicinandosi al divano.

“posso..sapere perché sei qui da quasi due ore?” chiese curioso il riccio

“sto..sto guardando la televisione” disse cercando di sembrare tranquilla e cercando di non fargli capire di aver pianto.

“ma..è spenta” commentò nicholas

“e allora? Sto guardando la televisione, non s’intende che questa debba essere accesa o spenta” disse sarcastica la bionda

Nicholas rimase spiazzato. Quella ragazza aveva dei seri problemi, gli veniva quasi da ridere per la ‘battuta’.

“stai..bene? è tutto okay?” chiese curioso avvicinandosi di più

“certo, va..va tutto bene” disse isabelle sospirando

“sei sicura?” chiese curioso

“si, sul serio..non c’è..nulla di cui preoccuparsi”

“vuoi che ti faccia compagnia? Non so..potremmo guardare un film o fare qualcosa” disse nicholas

“in questo momento avrei solo bisogno di picchiare qualcuno” confessò isabelle

“oh… mi offrirei io se non fossi cintura nera di karate” disse nicholas

Isabelle sorrise e nicholas si avvicinò di più al divano, sedendosi a pochi metri da lei.

La ragazza continuava a guardare a terra ma notò con la coda dell’occhio che nicholas si era tolta la giacca della sua ‘divisa’ ed era rimasto con la camicia, tirando su le maniche fino ai gomiti e allargando il colletto quindi la cravatta nera andava un po’ più larga.

Notò per la prima volta che nicholas era davvero un bel ragazzo e quasi non arrossì pensando ai suoi muscoli o a come doveva essere a letto. Dio, ma stava davvero male. Nicholas era il suo bodyguard e lei lo odiava, non poteva fare quei strani pensieri su di lui.

“allora? Ci guardiamo un bel film?” chiese nicholas

Isabelle alzò lo sguardo guardandolo e notando che lui la stava fissando.

“non mi va di guardare film” ammise la ragazza

“umm.. beh..perchè non vai a dormire allora? Domani mi pare che hai scuola” le consigliò nicholas .

“non..non mi va di dormire” ammise la ragazza

“cosa ti va di fare?” chiese nicholas curioso

“n..non lo so” ammise la ragazza.

Per quel poco che la conosceva nicholas non l’aveva mai vista così.

Lavorava per le da sole due settimane ed era sempre stata sveglia, pimpante e serena..Perchè adesso era in quello stato? Era spenta, come se qualcuno le avesse tolto l’anima.

“sai cosa diceva mio nonno?” le chiese nicholas

Isabelle lo guardò interrogativa.

“che..quando si era tristi, nervosi o arrabbiati..l’unica soluzione era sfogarsi..o parlarne con qualcuno” disse il riccio

“io non sono ne triste, ne nervosa, ne arrabbiata” disse la bionda

“e perché stai così allora?” chiese curioso

“n..non lo so..sono una ragazza..e beh noi ragazze abbiamo queste giornate no” si giustificò la bionda

“fino a poche ore fa era sveglia e pimpante” le fece notare nicholas

“sai cosa odio?” chiese isabelle ad un tratto cambiando discorso.

“me?” chiese nicholas

“a parte te, odio…tutto…ciò che mi circonda, anche questa stanza, odio le persone che mi dicono cosa fare o come comportarmi, odio prendere ordini dalle persone, odio rimanerci male ogni cazzo di volta, odio questo stupido ed enorme palazzo, odio tutto.. Odio l’America”

“l’America?” chiese nicholas curioso

“si. L’America, proprio lei” ammise la bionda

“è il tuo paese, non dovresti odiarlo” disse nich0las

“non è il mio paese. Io sono dell’india, mia madre era di lì, ed io sono come lei” disse la ragazza

“tuo padre però è americano ed è anche il presidente degli stati uniti” disse nicholas

“già…madre indiana e padre americano.. indovina un po’ dove si sono conosciuti?”  disse isabelle

“In America?” chiese nicholas

“In Italia” disse la ragazza

Nicholas scoppiò a ridere mentre isabelle sorrise.

“ti va un gelato?” chiese poi la ragazza

Nicholas la guardò interrogativo.

“ a dicembre?” chiese stupito

“ovvio, io mangio gelati solo in inverno” ammise la ragazza

“in estate? Non li mangi?”chiese nicholas

“no” disse isabelle guardandolo

“sei strana” ammise nicholas

“lo so. Ti va o no?” ripetè la bionda

“d’accordo, non ho mai mangiato un gelato in inverno..ma ci proverò” ammise il riccio

Isabelle si alzò dal divano su cui era seduta.

“sei molto noioso, sai?” le disse isabelle

“e tu sei strana”ammise nicholas

“meglio strani che noiosi” constatò isabelle.

Si diressero verso l’enorme cucina del palazzo. Essendo quasi le dieci di sera, ormai non c’era più nessuno. Tutti i camerieri ed il cuoco erano andati via.

Isabelle entrò, seguita da nicholas e si diresse verso il freezer dove c’erano più di trenta vaschette di gelato.

“wow…quante ne sono”

“sono mie. Tutti conoscono i miei gusti alimentari e sanno che nel frigo deve sempre esserci un gelato. Io amo i gelati, solo in inverno però” ammise la ragazza prendendo due vaschette di gelato, due cucchiai e sedendosi su un ripiano della cucina.

Ne diede uno a nicholas che lo prese sorridendo.

“perché li mangi solo in inverno?” chiese curioso Nicholas appoggiandosi alla penisola che si trovava al centro della cucina, di fronte la ragazza.

“non lo so… è una regola.”

“tu parli di regole?” Chiese ridendo nicholas facendo ridere la ragazza

“già, è un po’ un controsenso detto da me, ma credo sia così… sono strana! Mangio gelati in inverno, comincio ogni pranzo o cena con il dolce e mi piace camminare sotto la pioggia” ammise la ragazza portando il cucchiaino con un po’ di gelato alla bocca.

Nicholas notò che era estremamente eccitante mentre mangiava quel dannatissimo gelato e cominciò quasi a sudare freddo e a ‘innervosirsi’ senza rimanere un minuto fermo.

“non lo mangi?” chiese isabelle

Nicholas la guardò

“cosa? Oh…si, lo mangio. Lo mangio” balbettò il riccio aprendo la vaschetta e cominciando a mangiare il gelato assieme alla bionda.

“p..perchè segui queste regole così strane?” chiese il riccio poi..

“non lo so… mi piace seguire regole che invento io” ammise la bionda

“quindi l’hai inventate tu?” chiese il riccio

Isabelle annuì

“E perché?” chiese curioso mangiando un po’ di gelato.

“stai facendo troppe domande” ammise la bionda sistemandosi meglio sulla penisola su cui era seduta, incrociando le gambe.

Nicholas rise.

“è che sono curioso, tu..sei..così strana.” Disse nicholas

“smettila di ripeterlo, non è una cosa carina da dire ad una ragazza” ammise isabelle

“oh mi scusi, miss Jackson” si giustificò il riccio

“adesso va meglio” disse isabelle continuando a mangiare

“s..stavi aspettando qualcuno, prima?” chiese curioso nicholas con molta tranquillità.

Isabelle sussultò alla domanda.

“io?..oh..no, non..non aspettavo nessuno” mentì la bionda

“sicura?” chiese curioso il riccio.

Non sapeva il perché, ma era dannatamente incuriosito da quella ragazza ed il fatto che lei si ‘nascondesse’ quasi sempre, che non gli parlava mai di come si sentisse, che non lo calcolava minimamente, che aveva un sorriso che folgorava chiunque la guardasse lo incuriosiva ancora di più.

“certo, sicurissima.. ora..vorrei andare a dormire” ammise la ragazza scendendo dalla penisola su cui era seduta, poggiando la vaschetta mezza piena del gelato nel lavandino.

Nicholas fece lo stesso e la accompagnò in camera sua.

“beh..b..buonanotte nicholas”disse imbarazzata la bionda prima di entrare.

“ ‘notte isabelle” disse il riccio.

Isabelle entrò in camera, appoggiandosi alla porta, una volta chiusa e lasciandosi cadere a terra.

Si morse un labbro, accorgendosi di avere il viso bagnato.

Con una mano si asciugò le lacrime per poi alzarsi e correre velocemente in bagno.

Vomitò tutto quello che aveva mangiato pochi minuti prima, anche l’anima.

Succedeva sempre così.

Mangiava tutto, velocemente, mischiando dolce e salato per poi correre in bagno a ricacciare tutto.

Era il suo modo di sfogarsi. Di sfogare tutte le sue emozioni, il suo dolore e la sua fissazione per il peso.

Si passò una mano fra il viso appoggiandosi a terra. Si alzò di scatto e si sciacquò il viso.

Tornò in camera sua, sembrava quasi in trans mentre camminava.

Si spogliò rimanendo in intimo e poggiandosi sul letto. Cominciò a piangere passandosi una mano fra i capelli, per poi tenersi la testa fra le mani.

Controllò l’ora, era quasi mezzanotte. Corse nella sua enorme cabina armadio per prendere il primo jeans e la prima felpa che le si trovavano davanti, e dopo essersi vestita e messa le sue all star si avvicinò alla finestra.

Controllò in giardino, non c’era nessuno. Forse sarebbe potuta uscire dal retro della casa e forse nessuno l’avrebbe vista.

Aveva bisogno di andare nel posto in cui non andava da tempo.

Quel posto che le faceva ricordare sua madre, quel posto in cui si nascondeva quando era ancora una bambina, quel posto che le ricordava quanto la sua vita fosse perfetta prima.

Uscì di casa, scavalcando dalla finestra.

Portò con se solo il cellulare ed i soldi per il taxi.

Faceva molto freddo, nonostante avesse un’enorme felpa. Si guardò intorno e sentendo delle voci avvicinarsi si nascose dietro una siepe.

Due uomini, vestiti di nero con un’auricolare nelle orecchie camminavano.

Erano  gli agenti che tenevano d’occhio la casa di notte.

Pensò a Nicholas mentre usciva dal retro della casa, in quel momento doveva essere in camera sua a dormire.

Non avrebbe mai immaginato cosa stesse facendo isabelle e nemmeno i due bodyguard che facevano il turno di notte per sorvegliarla lo avrebbero capito.

Si era chiesta come mai non avesse pensato prima a questa ‘fuga notturna’.

Aveva provato a scappare sempre di giorno, con tremila bodyguard ai piedi, mentre di notte c’erano solo due che controllavano la porta.

Il padre non era ancora tornato, chissà dov’era e perché non era andata al loro appuntamento.

Si morse un labbro cercando di non piangere. Salì su un taxi e si fece lasciare fuori la sua vecchia casa.

La casa che lei adorava ma da cui era dovuta andar via quando il padre era diventato presidente.

Entrò velocemente, era pieno di polvere e non c’era quasi nessun mobile.

Solamente una stanza era ancora intatta, e lei sapeva benissimo quale.

La camera di sua madre e suo padre.

C’era ancora il letto e la cabina armadio della madre.

Entrò chiudendosi l’anta della cabina alle spalle.

Si sentiva ancora il suo profumo, nonostante fossero passati anni.

C’erano i suoi vestiti, le sue cento borse e le sue scarpe.

I suoi tre profumi Chanel erano ancora posti sulla mensola sopra i trucchi e i suoi adorati anelli erano sopra le borse.

Era tutto uguale a come lo aveva lasciato lei, a come lo aveva lasciato la madre.

Si sedette a terra, appoggiandosi al muro libero passandosi una mano fra i capelli.

Voleva rimanere lì per sempre, per il resto della sua vita.

Da sola, nella cabina armadio che sapeva ancora della madre, senza nessuno che la seguisse o le dicesse cosa fare.

 

 

 ♥

 

 

SPOILER.

Nicholas entrò tranquillamente ma non appena la vide cambiò espressione, non sapendo come muoversi o cosa fare.

“cosa vuoi?” chiese scocciata la ragazza

“v…volevo parlarti, ma va be lo farò dopo..vestiti prima” disse il riccio balbettando visibilmente imbarazzato.

“puoi anche parlare adesso” lo intimò la bionda provocandolo.

I maschi erano davvero deboli in certe situazioni, pensò sarcasticamente isabelle.

“mm…o…okay” disse il riccio cercando di guardare altrove e non lei, era assolutamente imbarazzato. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire, letteralmente.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


 

Saaalve bellissime, buon San Valentino a tutti gli innamorati e a tutti i Valentina/o ma soprattutto auguri a meeeeeeeeee (Y)

Ho deciso di farvi un piccolo regalino ed eccovi qui un nuovo capitolo, mi scuso ancora per il ritardo çç ma come ho detto e come continuerò a dire ho poco tempo per scrivere e anche se ho già scritto i prossimi due capitoli, non riesco a pubblicarli velocementeçç se tutto andrà bene AHAHAH pubblicherò un nuovo capitolo tra sabato e domenica quiiiindi dovete solo lasciarmi qualche piccola recensione :)

Grazie mille per le recensioni che mi lasciate, siete tanto dolci e vi voglio bene<3

Godetevi il capitolo.

Tanti baci perugina visto che è san valentino AHAHAHAH ♥♥♥♥♥♥♥






                                                                                                                               Capitolo 5.

 

 

 


“dio, isabelle, un giorno di questi mi farai morire”

Nicholas era entrato nella cabina armadio, nella quale si era nascosta la ragazza.

Notò che stava dormendo, era sdraiata sul parquet rivestito da un tappeto color marroncino ed era rannicchiata su se stessa.

Credeva che quando l’aveva accompagnata, andasse tutto okay invece no. Il mattino seguente nel suo letto non c’era nulla, anzi non ci aveva nemmeno dormito sul suo letto.

In un secondo erano partite 10 squadre speciali per cercarla dovunque. Era stato proprio un bello spavento.

Nicholas si era sentito quasi perso ma fortunatamente aveva installato un localizzatore sul telefono della ragazza, in modo da poterla trovare sempre e dovunque.

Era strato molto astuto, si, proprio così astuto e furbo.

Non appena aveva notato che non usciva mai senza cellulare, gli aveva fatto installare un localizzatore in modo tale che lei e i suoi scherzetti lo facessero solamente ridere e divertire.

Solo che non riusciva a capire perché era andata in quella casa e soprattutto perché si era messa a dormire nella cabina armadio, anziché nel letto che c’era nella stanza.

Si guardò attorno e notò che era come se in quella stanza ci vivesse ancora qualcuno.

C’erano dei vestiti, trucchi, scarpe ed infine borse.

Doveva essere la stanza di una donna, solo che non riusciva a capire perché quella stanza fosse l’unica della casa ancora con i mobili e tutte le altre cose.

Le altre stanza erano vuote mentre quella no.

Si chinò sulla ragazza, prendendola in braccio mantenendo con un braccio le gambe e con l’altro la testa, cercando di non svegliarla.

Lei, intanto si era stretta più a lui, facendolo sorridere.

“tuo padre ti ammazzerà, quando ti riporterò a casa, lo sai?” chiese il riccio sapendo però di non ottenere risposta, in quanto la ragazza dormiva ancora.

Uscì dalla stanza e poi dalla casa, lasciandola dolcemente sul sedile della sua auto e dopo esser salito anche lui, sfrecciò verso la casa bianca.

 

“oh grazie al cielo, nicholas. Non so cosa avrei fatto senza di te” disse il presidente non appena lo vide entrare nel suo ufficio.

“faccio solo il mio lavoro” disse il riccio sedendosi sulla sedia di fronte la scrivania

“grazie, nick. Davvero. Sei uno degli agenti più bravi che io abbia mai incontrato” si complimentò il presidente guardando il ragazzo.

Nicholas sorrise, ringraziandolo con lo sguardo.

“ora è in camera sua, vero? Sta dormendo?” chiese l’uomo

“si, credo non se ne sia accorta di trovarsi qui..quindi quando si sveglierà, vorrà..delle spiegazioni” ammise il riccio

“oh..quello che vorrà delle spiegazioni quando si sveglierà sarò io, nicholas..Io..davvero non so più cosa fare con lei, non capisco perché sia andata nella mia vecchia casa”

“quella era la vostra vecchia casa?” chiese curioso nicholas

“si, prima che vincessi le elezioni abitavamo lì” lo informò il presidente Jackson

Alle parole dell’uomo, nicholas ebbe un piccolo flashback.

 

 

“sai cosa odio?” chiese isabelle ad un tratto cambiando discorso.

“me?” chiese nicholas

“a parte te, odio…tutto…ciò che mi circonda, anche questa stanza, odio le persone che mi dicono cosa fare o come comportarmi, odio prendere ordini dalle persone, odio rimanerci male ogni cazzo di volta, odio questo stupido ed enorme palazzo, odio tutto.. Odio l’America”

 

Lei odiava il palazzo in cui viveva perché desiderava tornare nell’altro, desiderava tornare nell’altra casa. Si, forse era questa la motivazione.

“a te? Ieri sera non ha detto nulla?” chiese l’uomo

“nulla riguardo cosa?” chiese nick

“non so..” disse il presidente confuso

“beh..forse..era un po’ strana… è stata per due ore da sola in salotto davanti la tv, non so..” disse il riccio pensandoci

Il presidente stava per rispondere ma uno dei suoi tanti telefoni prese a squillare, così nicholas lo salutò e si diresse verso la camera di isabelle.

Una volta arrivato lì, si sedette sul divanetto che c’era proprio di fronte la camera.

“dio, avrei proprio bisogno di una sigaretta, sai?” disse nicholas stiracchiandosi all’altra guardia del corpo che era in piedi accanto la porta della camera di isabelle.

“non avevi smesso di fumare?” chiese l’uomo

“no, per niente” commentò il riccio ridendo

Intanto isabelle si era appena svegliata e dopo aver passato cinque lunghissimi minuti guardando il soffitto si alzò sentendosi spaesata.

Forse aveva solo sognato di essere riuscita a scappare di casa ed andare nella sua vecchia casa, nella cabina armadio della madre.

Si, forse era stato un sogno, però…le sembrava così vero, così reale…beh si era proprio un sogno.

Si guardò intorno e notò che era ancora vestita come la sera precedente.

Dio, perché era così dannatamente confusa? Non ricordava quasi nulla.

Si passò una mano fra i capelli nervosa, cercando di ricordare.

Il padre le aveva dato buca, senza nemmeno avvisarla con una chiamata ed un messaggio.

Aveva parlato tutta la sera con Nicholas mangiando gelato.

Tornata in camera aveva vomitato tutto quello che aveva mangiato.

Era scappata, nascondendosi nella cabina armadio della madre nella sua vecchia casa.

Okay. Cos’era realtà e qual era il sogno?

Sbuffò alzandosi e dirigendosi verso il bagno per lavarsi ma prima che riuscisse ad entrare qualcuno bussò.

“buongiorno signorina Jackson”

Ameliè, la segretaria del padre che si occupava delle commissioni internet nonché governante della casa che si occupava praticamente di tutto, entrò nella sua stanza con il suo solito tajer nero e il suo solito chignon che le tirava tutti i capelli.

Isabelle si era sempre chiesta se li avesse lunghi o corti, e se si vestiva in quel modo anche per uscire la sera o per andare a fare la spesa.

“ciao” disse isabelle guardandola

“a quanto pare, è sveglia..e vostro padre..ha un urgente bisogno di parlarle”

La odiava e odiava anche lui.

Non poteva venire lui invece di mandare una stupida segretaria?

Doveva solo scendere una rampa di scale e fare quattro passi, perché mandava lei?

 Perché da quando era diventato presidente sua figlia, isabelle, passava in secondo piano?

Perché il lavoro era diventato più importante di lei, della sua famiglia, anzi dell’unica persona rimasta ancora viva della famiglia?

“gli manderò il mio avvocato, io non sono tenuta a parlare con nessuno. Dica testuali parole a mio padre, anzi al presidente” disse la ragazza freddamente

Adesso basta.

Basta fare la brava bambina, qualcosa era cambiato e per suo padre e per tutto le persone accanto a lei sarebbe stata un incubo, un incubo da cui difficilmente ci esci vivo.

Amielè la guardò interrogativa.

“è pregata di uscire, altrimenti sarò costretta a chiamare la sicurezza e mi creda mi basta dire solamente ‘a’ che lei è circondata da quindici agenti segreti”  disse la ragazza andando in bagno e sbattendo la porta dietro di se.

Era finita l’era dei giochetti stupidi, adesso si faceva sul serio.

Forse la stava prendendo troppo seriamente, in fondo il padre si era solamente dimenticato del loro appuntamento.

Ma per lei non era solo un appuntamento semplice tra padre e figlia era molto di più.

Il presidente, la persona che tutti stimavano e che era amato da tutti, si dimenticava della figlia, di avere una figlia e lei non perdonava.

Non dimenticava.

Sembrava quasi una mafiosa, pensò sarcastica la bionda sotto la doccia.

Dopo essersi lavata, uscì dalla doccia coprendosi con un asciugamano che le copriva da sopra al seno fino sopra le ginocchia, si aciugò un po’ i capelli lasciandoli ricci e tornò in camera sua scalza, proprio quando sent’ qualcuno bussare alla sua porta.

“avanti” disse

Nicholas entrò tranquillamente ma non appena la vide cambiò espressione, non sapendo come muoversi o cosa fare

“cosa vuoi?” chiese scocciata la ragazza

“v…volevo parlarti, ma va be lo farò dopo..vestiti prima” disse il riccio balbettando visibilmente imbarazzato.

“puoi anche parlare adesso” lo intimò la bionda provocandolo.

I maschi erano davvero deboli in certe situazioni, pensò sarcasticamente isabelle

“mm…o…okay” disse il riccio cercando di guardare altrove e non lei, era assolutamente imbarazzato. Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire letteralmente.

“allora? Non ho tutto il giorno” si lamentò la bionda appoggiandosi al suo letto e passandosi una mano fra i capelli ancora umidi.

Dio, era assolutamente affascinante mentre lo faceva, pensò il riccio trovandosi a fare strani pensieri sulla figlia del presidente che subito scacciò via dalla sua testa.

“mi dici perché sei andata in quella casa, stanotte? E come cavolo hai fatto ad uscire? Non posso lasciarti sola un minuto” si lamentò il riccio

“non sono cose che ti riguardano, agente jonas. Ho quasi diciotto anni e faccio quello che mi pare” si giustificò la bionda.

“tuo padre vuole parlarti” la informò il riccio

“ho già detto ad Ameliè che gli manderò il mio avvocato e parlerà con lui” ammise la bionda guardandolo

Nicholas la guardò interrogativo.

“mi dici che succede? Ieri sera eri strana, stranissima..sembravi quasi delusa da qualcosa, solo che non riesco a capire cosa..poi mi sveglio e mi dicono che sei scappata e ti trovo a dormire in una cabina armadio di una vecchia casa abbandonata in cui non ci vive nessuno” disse il riccio cercando di guardare tutto fuorché lei e l’asciugamano che la copriva.

“ti sbagli, li ci vive ancora qualcuno” disse isabelle

“chi?” chiese curioso nicholas

“non credo siano cose che ti interessano” disse freddamente isabelle

Nicholas sbuffò prima di cominciare a parlare.

“isabelle, io sono abituato ad andare d’accordo con tutti, sono una persona molto socievole e sincera” ammise il riccio

“e con questo?” lo intimò la bionda

“dimmi la verità” disse il riccio

“nessuna la sa..perché dovresti saperla tu?” chiese la bionda guardandolo

“io non sono tutti gli altri, sono la tua guardia del corpo e mi piacerebbe sapere cosa pensi in determinati momenti” ammise nicholas

“forse…un giorno…ora non posso, puoi andare”

Nicholas sospirò passandosi una mano fra i ricci scuri.

“non vai a scuola?” chiese poi.

“sono le undici, ormai è tardi. Un giorno d’assenza non farà male a nessuno” disse la ragazza prendendo il suo cellulare dal comodino.

“d’accordo” disse il riccio

“alle due di questo pomeriggio devo uscire” lo informò isabelle

“oh..okay..dove devi andare?” chiese il riccio curioso.

“dal mio ragazzo” disse isabelle

“cioè?” chiese curioso

“ a casa sua” si affrettò a dire la bionda

“per fare?” chiese ancora.

Ma cos’era? Un interrogatorio? Isabelle si sentiva come una malvivente perseguitata dalla polizia.

“sesso” disse con uno sguardo soddisfatto mentre lo guardava.

Nicholas quasi non si strozzò con l’aria che aveva appena respirato e ad isabelle venne quasi da ridere.

“finito l’interrogatorio?” domandò poi

“ehm..beh..si” disse balbettando il riccio

“puoi andare allora, oppure vuoi guardarmi mentre mi vesto?” chiese la bionda

“cos’hai fumato stanotte in quella casa? Perché davvero sei strana” disse nicholas

“lo prendo come un complimento, ora sparisci”

Nicholas uscì dalla stanza, quella ragazza era davvero un punto interrogativo per nicholas.

Era strana, lunatica, permalosa, a volta bizzarra, spesso antipatica e molte volte simpatica e strana, strana, strana.

Nascondeva qualcosa, qualcosa di molto grande e soprattutto strano.

Non sapeva perché ma l’incuriosiva tantissimo.

E ancora non riusciva a pensare alla strana sensazione ed un qualcosa di strano che si era formato nel suo stomaco quando aveva detto con molto tranquillità di dover andare a fare sesso con il suo ragazzo.

Non sapeva perché ma provava un certo fastidio verso quel ragazzo, com’è che si chiamava? Jack. Si, Jack, era il suo ragazzo da moltissimo tempo e beh..era normale che facessero sesso ma lei..era..piccola, aveva diciotto anni, anzi quasi diciotto anni. In Italia era ancora una minorenne.

 

 

 

 

“hey, finalmente”

Jack la accolse fra le sue braccia, accarezzandole la schiena ed i suoi lunghi capelli biondi.

La ragazza si lasciò cullare fra quelle braccia, sospirando e incastrando la testa fra l’incavo del collo del ragazzo.

“ho letto sui giornali della tua scappatella mattutina” disse il ragazzo quasi ridendo

“non ne parliamo, per favore. Voglio solamente stare fra le tue braccia per tutto il pomeriggio” sussurrò la ragazza

Jack le sorrise.

“i tuoi bodyguard?” chiese il ragazzo curioso

“gli ho detto di non entrare almeno in camera tua. Ed ora sono qui fuori che aspettano” disse la ragazza

“mm..sei arrivata finalmente ad un compromesso con loro” constatò il ragazzo

“più o meno” ammise la bionda

“come mai sei scappata?” chiese il ragazzo curioso, sapendo però di non ottenere risposta

“mi annoiavo” mentì la ragazza e jack non disse più nulla ma si lasciò beare dal contatto con la ragazza.

Ecco perché la ragazza voleva così bene a lui, e forse lo amava, quando a lei non andava di parlare di qualcosa lui lo capiva subito ed evitava domande o roba del genere.

Ad isabelle non piaceva molto di parlare di se stessa, anzi al contrario parlava di tutto, aveva una parlantina facile ma riguardo se stessa e la sua persona pochi sapevano qualcosa.

Non aveva amiche con cui sfogarsi o parlare dei suoi problemi. Tutti nella sua vita entravano ed uscivano con molta facilità e l’unica persona che gli trasmetteva sicurezza e sincerità era Jack. Era praticamente l’unica presenza fissa della sua vita, nemmeno il padre lo era.

Jack. Si, era davvero innamorata di lui? O era solamente un’ancora su cui aggrapparsi?

 

 

 

 

 


 

SPOILER.

“isabelle” la richiamò nicholas ma lei già si stava sbottonando la zip del vestito che si trovava sopra il fianco destro.

Nicholas la notò subito e parlò immediatamente.

“hey, hey ma che cavolo fai? Siamo ad una serata di gala, non puoi fare un bagno a mare”

“sei noioso” disse isabelle togliendosi il vestitino rimanendo in intimo

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


 

Saaaaaaaaalve, sono tornata prima di quanto immaginavate.

Ho scritto q uesto capitolo con molto piacere e spero ci piacerà quanto piace a me u.u

Grazie per le meravigliose ragazze che hanno sempre il tempo di recensire ogni mio capitolo e grazie a chi legge :)

Un grosso bacione e al prossimo capitolo (che già ho scritto) quindi vale sempre la stessa regola, prima recensite in tante prima posto io MUAHAHAHAH 

Se non avete nulla da fare e volte rompere le scatole a qualcuno ci sono io :) @_itsnickymine





                                                                                           

                                                                                                  Capitolo 6.

 

Odiava quel suono.

Erano anni che non lo sentiva o che non entrava in quella stanza.

Le sembrava di esser stata chiara quando aveva detto alla governante, Ameliè di chiudere a chiave quella maledetta stanza e che nessuno doveva accederci o addirittura suonare.

Erano più di venti minuti che suonava.

E quel fastidioso suono l’aveva svegliata.

Si alzò nervosamente. Era domenica e di solito dormiva fino alle undici, ma ormai si era svegliata ed erano solamente le dieci meno un quarto.

Aprì la porta della sua stanza e uscì velocemente e nervosamente, nonostante avesse ancora il  suo pigiama, formato da un leggins ed una maglia larga che le lasciava scoperta una spalla.

Nicholas, doveva essere appena arrivato perché si stava sistemando la cravatta e una volta vista le sorrise.

“come mai sveglia a quest’ora?” chiese curioso il riccio

“dov’è Ameliè?” chiese isabelle ignorando la domanda posta dal ragazzo.

“credo sia in salotto” disse il riccio passandosi una mano fra i capelli.

Isabelle annuì, dirigendosi verso il salotto e contemporaneamente la musica continuava a suonare per la casa, rendendola più nervosa.

Nicholas la seguì, una volta entrata in salotto dove Ameliè stava parlando con una cameriera.

“Amieliè” la chiamò la bionda e la donna si voltò a guardarla

“buongiorno  miss isabelle, come mai già sveglia?”chiese curiosa e sorridente la donna, cosa che infastidì la bionda.

“mi era sembrato di esser stata chiara parecchi anni fa, quando ti ho detto che in quella fottuta stanza non doveva accederci nessuno ne tantomeno suonare al quel fottuto pianoforte” urlò impressionando sia nicholas che Ameliè.

Anche lei rimase un po’ perplessa, erano anni che non diceva quella parola e le faceva ancora uno strano effetto.

Pianoforte.

A volte le mancava suonare, in realtà le mancava suonare assieme a sua madre.

Ma da quando era andata via, aveva deciso di chiudere definitivamente con quello strumento, le avrebbe portato solo dolore.

“io ho seguito alla lettera quello che mi avete detto, ma beh..il presidente…è lui che è lì, adesso” si difese la donna

“che cosa?” chiese la bionda stupita

“si, vostro padre è lì”

“oh bene…non ha tempo per venire ad un fottuto appuntamento con sua figlia, ma ha tempo per suonare uno stupido pianoforte?” chiese

“signorina isabelle, vostro padre in questi giorni è stato molto occupato e vi ha anche cercato nei momenti liberi, siete voi che non avete voluto parlargli”

Se ne andò di fretta prima che le saltasse addosso per picchiarla.

Oh ma certo, il padre l’aveva cercata tramite segretari, camerieri, cuochi, tramite nicholas.

Ed era questa la cosa che le faceva più rabbia, perché non veniva lui a cercarla? Perché non veniva nella sua stanza e le parlava?

Si diresse verso la stanza dov’era il pianoforte e dove suo padre stava suonando, mentre nicholas la seguiva.

“ti sei svegliata nervosa?” chiese curioso il riccio mentre camminavano

“si. Questo stupido rumore del pianoforte mi infastidisce” ammise la bionda

“è solo una melodia di un pianoforte, ed anzi… è carina da ascoltare” disse nicholas

“per me no.” disse fredda la bionda

Entrò nella stanza dove il padre stava suonando, accanto a lui c’erano due bodyguard.

“pensavo di aver vietato l’accesso a questa stanza a tutti, ma a quanto pare quando si parla del presidente, abbassano tutti la testa”

 “buongiorno isabelle” disse l’uomo continuando a suonare attentamente

“hai capito cosa ti ho detto?” le disse nervosamente la bionda

“certo, ma avevo voglia di suonare un po’, ti va di farlo con me?” chiese il padre dolcemente.

Isabelle prese un bel respiro per restare calma.

In certi momenti odiava profondamente suo padre.

“sai vero che la Juilliard ha accettato la tua proposta?” chiese poi il padre.

“papà, era tanto tempo fa.. Io non suono, non suono più ormai e non andrò alla juilliard” disse freddamente  “..e smettila di suonare” urlò poi mordendosi un labbro.

“so che sei arrabbiata con me per l’altra sera, mi dispiace okay? Ma avevo una riunione e quando sono tornato mi hanno detto che era in camera tua a dormire, ma in realtà eri scappata rifugiandoti nella vecchia casa, io capisco che tu voglia tornare lì, che questa tua nuova vita non ti piace, ma fai un piccolo sforzo, fallo per me. Non puoi capire che spavento che mi sono preso quando mi hanno detto che non avevi dormito nel tuo letto”

“ma se tu non te n’eri nemmeno accorto, te l’hanno detto la mattina le tue segretarie” lo accusò isabelle

“beh..scusami tanto se la notte io dormo a differenza di qualcun altro che perde tempo scappando di casa” ammise l’uomo

“io non sono scappata di casa, volevo solamente stare un po’ da sola. Sai com’è, il presidente degli stati uniti alias mio padre si dimentica degli appuntamenti con la propria unica figlia” urlò la bionda

“non me ne sono dimenticato, ho finito tardi con una riunione e quando sono tornato tu già non c’eri” ammise l’uomo ancora.

“potevi venire in camera mia e dirmi di aver fatto tardi, sai benissimo che non vado a dormire alle dieci!” urlò di nuovo isabelle

“beh..non l’ho fatto, ero stanco” disse

“Bene… anche io sono stanca. Sono stanca di vivere in questa fottuta casa, di frequentare una stupida scuola per viziati e di essere dimenticata da te” disse freddamente isabelle

“tesoro, sai che non mi dimenticherei mai di te” cominciò il padre

“il tuo comportamento mi dimostra il contrario.” Constatò la bionda

“non volevo, tesoro, sai che ti voglio bene” disse l’uomo guardandola

“smettila di chiamarmi tesoro, anche la mamma odiava quando lo facevi” urlò la bionda

Il padre sospirò ricominciando a suonare, ma la bionda lo fermò.

“suoni? Perché se suoni, io vado via…e non da questa stanza, dalla casa” disse isabelle

Il padre sospirò di nuovo.

“stasera c’è un cena di gala, ti va di venire? È da un po’ che non ti fai vedere in giro” disse il padre

“ore?” chiese curiosa

“21” ammise il padre

“cercherò di non dimenticarmene” disse la bionda fingendo un sorriso per poi uscire dalla stanza, dove nicholas la stava attendendo.

Si diresse verso la sua camera e nel mentre si chiese cosa pensasse nicholas di quella situazione, cosa pensasse nicholas di lei.

“hai ascoltato tutto?” chiese la bionda

“più o meno” sussurrò il riccio

“cosa pensi?” chiese curiosa la bionda sospirando

“ch..cosa?” chiese il riccio incredulo.

“cosa pensi?” ripeté la bionda

“mi stai davvero chiedendo cosa penso di tutto questo?” chiese il riccio sarcastico

Isabelle annuì.

“c..credo che tuo padre abbia ragione” ammise il riccio

Isabelle rise sarcasticamente

“sei il solito ragazzo che ha vissuto assieme ad entrambi genitori presenti, considerato il cocco della famiglia e a cui non mancano gli affetti familiari” disse freddamente la bionda e notò che il riccio alle sue parole cambiò espressione, quasi si irrigidì.

Isabelle si sentì un po’ in colpa per le cose dette ed il tono che aveva usato.

“non sparare sentenze quando non conosci, okay?” le disse nicholas freddo.

Arrivarono fuori la porta della sua camera e

“le dai un’occhiata due minuti? De..devo andare al bagno” mentì il ragazzo alla guarda del corpo che era fuori la stanza di isabelle.

La ragazza lo guardò allontanarsi,  per poi girare verso l’uscita.

Il bagno si trovava a sinistra, perché aveva girato a destra?

“dov’è andato?” chiese la bionda all’uomo

“al bagno” rispose l’uomo

Isabelle sospirò. I maschi certe volte erano peggio delle femmine.

Entrò in camera sua in cerca di qualcosa di carino da indossare la sera.

 

 

 

“sei splendida, isabelle” le disse dolcemente il padre guardandola scendere dalle scale.

Aveva scelto un lungo vestito viola chiaro, quasi sul grigio. Era stretto fino all’ombelico ma poi si allargava in tante balze ed il corpetto era fatto tutti di pailletes.

Portava i suoi lunghi capelli legati tutti su un lato e lasciati cadere sulla spalla. Un paio di scarpe con il tacco nere ed una pochette Alexander Mc Queen dello stesso colore.

“grazie” disse sorridendo la bionda.

“avrò i bodyguard anche stasera?” chiese curiosa la bionda

Il padre sospirò

“facciamo che solo per stasera ci sarà nicholas solamente,okay?”  chiese il padre

“oh..che passi avanti” commentò sarcastica la mora

Uscirono di casa e il padre notò che c’erano due limousine.

“come mai ci sono due macchine?” chiese il presidente ad una delle guardie del corpo

“vostra figlia, una è per lei”

“cosa? Isa, potevamo andare assieme” disse l’uomo guardando la figlia.

“ti ricordo che io sono ancora arrabbiata con te, e devi ancora farti perdonare” disse la bionda al padre salendo nella sua limousine

Il padre sospirò sarcasticamente.

“sei impossibile, isa” commentò il padre sarcastico per poi entrare nella sua auto.

Intanto la bionda si stava chiedendo come mai nicholas non si era fatto vivo per tutto il pomeriggio, era alquanto strano da parte sua.

Di solito la teneva d’occhio anche per un’intera giornata, non allontanandosi da lei nemmeno per un secondo mentre quel pomeriggio non era proprio entrato in camera sua e Isabelle non sapeva nemmeno se era fuori la stanza con gli altri bodyguard.

“dov’è nicholas?” chiese curiosa la bionda ad una guardia del corpo, doveva chiamarsi Matt, abbassando il finestrino in modo da vederlo.

“verrà direttamente lì, ha avuto un contrattempo” rispose l’uomo.

Isabelle annuì per poi chiudere il finestrino e dire all’autista di partire.

Era da parecchio tempo che non andava a quelle cene di gala, di solito era tutto alquanto noioso con modelle che indossavano meravigliosi abiti chanel e ragazzi che cercavano di parlare o ballare con loro, c’erano poi gli adulti che se ne stavano seduti ai loro tavoli a parlare di affari o di famiglia e c’era Isabelle che non trovava mai qualcuno con cui avere una conversazione che avesse un filo logico.

Non sapeva perché avesse detto di ‘si’ al padre, forse perché desiderava ancora  tanto passare del tempo con lui nonostanante lui non se ne fregasse altamente di lei, di come si sentiva, di come stava. Aveva un grosso vuoto sullo stomaco che le pensava di più di un peso di 1000 kili. Nemmeno lei sapeva descriverlo, non riusciva a piangere ma non riusciva nemmeno a sorridere.

“ciao isabelle, come stai?”

Era appena entrata e tutte le ragazze, figlie di importanti uomini della società le si erano avvicinate con un enorme sorriso stampato sul visto.

Che cazzo avevano da sorridere ogni volta? Si chiedeva isabelle.

“ciao ragazze,io…s..sto bene e…e voi?” chiese isabelle

“bene. È da un bel po’ che non vieni ai nostri pigiama-party” le disse Megan sorridendole

“si, l..lo so, ho avuto molti…impegni” disse la bionda alle ragazze

“al prossimo, non mancherai, vero?” le chiese sempre Megan

“non mancherò” disse la bionda fingendo un sorriso

“sai che ti vediamo sempre in giro con il tuo nuovo bodyguard? sei sulle copertine di quasi tutti i giornali” le disse Jane,l la sorella di Megan

“Oh beh..i …i paparazzi..m..mi seguono ovunque, manco fossi una star di Hollywood” si lamentò la bionda

“Il tuo nuovo bodyguard è maledettamente figo” ammise Megan

“C..Cosa?” chiese incredula la bionda

Non aveva mai guardato Nicholas in quel ‘senso’. Si, era un bel ragazzo. Un bel fisico, un  bel viso ma non l’aveva mai guardato in quel senso.

“È figo” disse Jane al posto di Megan e le altre annuirono

“Ma no..l..lui è è..il mio bodyguard ed..io..non lo sopporto” disse la bionda quasi balbettando

“ma è figo” ripeté Megan

“ma è la mia guardia del corpo e poi.. io ho già un ragazzo” ammise la bionda

“però..sarebbe davvero un bel scandalo. La figlia del presidente si fidanza con la sua guardia del corpo” disse Jane facendo ridere le altre.

Isabelle rise assieme a loro guardandosi intorno notando che Nicholas era appena entrato nella sala e stava parlando con Matt, che la stava guardando.

Parlarono per un altro po’ quando poi Isabelle si allontanò con la scusa del bagno.

Ed una volta entrata si appoggiò al muro sospirando.

Prese il suo cellulare.

Due messaggi da Jack.

‘mi manchi’

‘ti stai divertendo?’

Sorrise una volta letto i messaggi e rispose velocemente.

‘Senza te, non mi diverto mai e lo sai’

Si sistemò i capelli ed uscì dal bagno dove trovò nicholas ad attenderla.

“oh..ma ciao” disse la bionda

“ciao” le sorrise nicholas

“come mai sei venuto dopo? Sbaglio o sei tu che non ti fidi di nessuno e non mi lasci mai sola?”

“q..questa volta ho dovuto farlo, avevo un impegno” disse il riccio passandosi una mano fra i capelli.

“del tipo?” chiese curiosa isabelle

“del..tipo che..non ti interessa” disse sorridendo Nicholas guardandola

Si diressero verso la sala dov’erano tutti ma prima di entrare isabelle vide la finestra, che portava all’enorme terrazzo, aperta così uscì fuori.

“perché sei venuta qui?” chiese curioso il riccio seguendola

“non mi va di tornare lì dentro” ammise la bionda sospirando passandosi una mano fra i lunghi capelli biondi.

“come mai? Prima ho visto che parlavi con quelle ragazze” disse il riccio

“ e allora?” chiese curiosa la bionda

“E beh.. Eri presa dalla conversazione e mi è apparso alquanto strano tu..non parli mai con nessuno se non con i tuoi dipendenti o con il tuo ragazzo.” Ammise il riccio

La bionda si appoggiò al marmo freddo della ringhiera guardando la bellissima vista sul mare.

 Era tutto buio, l’unica luce che riusciva a vedere era quella di un faro in lontananza.

“non…parlo con nessuno perché..non ho nessuno con cui parlare evidentemente”disse Isabelle guardando ancora il mare.

Adorava il mare in tutte le stagioni.

Le sue ‘amiche’ lo amavano solo in estate mentre a lei piaceva in autunno, in inverno, in primavera ed in estate.

 “ti sbagli, puoi parlare con me. Sai? Mi piacerebbe concludere una conversazione civilmente con te ogni tanto, e non finire sempre col litigare” disse nicholas

“noi due siamo troppo diversi e abbiamo pensieri e modi di vivere troppo differenti per poter fare una conversazione in modo civile…e poi beh..come dici tu io sono troppo strana per un tipo formale come te” ammise la bionda

“io non ti considero strana… è solo che tu..sei..beh..sei” nicholas non riuscì a finire la frase che la bionda la completò da parte sua

“strana” disse guardandolo

“già” ammise il riccio

“puoi dirlo eh, non è un’offesa” disse la mora sistemandosi meglio sul marmo della ringhiera

“ai tuoi genitori sta bene che passi tutto il tuo tempo a lavorare? E non hai nemmeno un minuto libero per stare con loro?” chiese curiosa la bionda ad un tratto continuando a guardare il mare e non nicholas

Nicholas rimase colpito da quella domanda, ma non per la domande in se, poiché tante persone gli chiedevano della sua vita, rimase colpito soprattutto da chi le faceva quella domanda.

Era la stessa Isabelle?

“i..io..non ho più i miei genitori” disse mettendo le mani in tasca

“oh..m..mi dispiace” disse la bionda guardandolo

Nicholas finse un sorriso

“nessuno dei due?” chiese ancora isabelle

“no” disse freddo nicholas

“come sono andati via?” chiese ancora la ragazza

“li hanno uccisi” disse il riccio freddamente

Alla bionda impressionò molto la freddezza ed il tono di voce che usava nicholas.

Isabelle serrò gli occhi.

“c..c..cosa?” chiese stupita

“sono..stati uccisi dieci anni fa” spiegò nicholas guardando altrove

“oh..mio dio, come? E ..p..perchè?” chiese ancora isabelle

“ero in macchina con loro, si è avvicinata un’auto con due uomini sopra che hanno cominciato a sparare, io mi trovavo dietro e probabilmente non mi hanno nemmeno visto, quindi..mi sono salvato….ma..avrei preferito morire con loro” disse il riccio.

Avrebbe voluto parlarle di più, avrebbe voluto dirle che inferno anche aveva passato in quegli anni, avrebbe voluto parlarle della sua sofferenza ma non lo fece.

“perché dici questo? Sono sicura che i tuoi genitori non avrebbero voluto questo.. Il tuo è stato quasi un miracolo” disse la bionda

“non credo” ammise il riccio appoggiandosi alla ringhiera accanto alla ragazza

“perché sono stati uccisi? Perché in un modo così violento?” chiese isabelle curiosa.

“perché sapevano troppo” disse nicholas

“c..cosa vuol dire?” chiese isabelle non capendo a cosa nicholas si stesse riferendo

“erano venuti a conoscenza di qualcosa di troppo importante e li hanno uccisi” si spiegò meglio il riccio

“non capisco. Cos’avevano scoperto?” chiese isabelle

“non lo so.. io ero troppo piccolo per poter capire. Evidentemente hanno scoperto qualcosa che poteva mettere in pericolo la loro brillante carriera” disse Nick sarcastico

“continuo a non capire, a chi ti riferisci? Sai chi ha ucciso i tuoi genitori?” chiese Isabelle guardandolo

“è complicato” ammise nicholas guardandosi le scarpe.

“spiegamelo” lo intimò la bionda

“non mi va” disse il riccio

“perché?” chiese curiosa isabelle

“perché non mi va! Smettila, okay?” le disse nicholas stizzito.

La bionda sospirò per non picchiarlo.

Nessuno le parlava in quel modo, chi era lui per farlo?

“vaffanculo. Cerco di essere gentile e carina con te ma tu non lo accetti quindi la prossima volta non ripetermi che sono antipatica, strana e tante altre cose” disse la bionda

“Ci sono tanti modi per essere gentili con una persona. Quello che stai usando tu non è uno di quelli. Scusami tanto se non mi va di parlare dei miei genitori che ormai non ci sono più. A te non darebbe fastidio se ti chiedessi qualcosa di tua madre?” chiese nicholas questa volta guardandola dritto negli occhi.

“Dipende da come lo chiedi e cosa chiedi” disse isabelle abbassando lo sguardo.

Non sopportava gli occhi di nicholas, non sapeva perché ma la facevano sentire scoperta, smascherata, come se sapesse di tutta la verità  e la guardasse in modo accusatorio.

“Per me no” disse nicholas

“D’accordo.” Ammise isabelle

La bionda si guardò intorno, non sapeva perché ma era alquanto imbarazzata da quella situazione e stranamente stare con nicholas la metteva a sua disagio.

“voglio fare un bagno” disse alzandosi dal marmo su cui era seduta e sistemandosi il vestito.

“cosa?” chiese curioso nicholas e molto stupito.

“voglio farmi un bagno, c’è un mare calmissimo stasera, non trovi?” continuò isabelle incamminandosi verso la spiaggia

“ma sei pazza? Siamo agli inizi di Dicembre. È ancora presto per poter fare bagni a mare” disse il riccio seguendola

La bionda roteò gli occhi sbuffando.

“certo che sei proprio noioso, agente jonas” disse la bionda

Isabelle camminò per altri vari metri per poi scendere alcuni scalini e ritrovarsi sulla spiaggia.

Probabilmente l’acqua era fredda e sarebbe morta dal freddo. Ma quella sera aveva voglia di non seguire le regole.

Si tolse le scarpe con il tacco lasciandole per terra, sulla sabbia.

La sabbia era fredda e quasi rabbrividì quando i piedi la toccarono.

Si avvicinò alla riva del mare mentre nicholas la seguiva.

“isabelle” la richiamò nicholas ma lei già si stava sbottonando la zip del vestito che si trovava sopra il fianco destro.

Nicholas la notò subito e parlò immediatamente.

“hey, hey ma che cavolo fai? Siamo ad una serata di gala, non puoi fare un bagno a mare”

“sei noioso” disse isabelle togliendosi il vestito rimanendo in intimo.

Un soffio di vento la fece rabbrividire ma fece finta di nulla.

“isabelle” continuò il riccio cercando di non guardarla e recuperando il vestito e le scarpe da terra per poi voltarsi verso il palazzo, dando le spalle alla bionda.

Isabelle non si voltò nemmeno a guardarlo ed entrò in acqua, tuffandosi e cominciando a ridere ed urlare, come se fosse quasi ubriaca.

L’acqua era freddissima, ma poco importava, aveva sempre sognato di fare un bagno in inverno.

“il presidente mi ucciderà” disse il riccio voltandosi sentendo le risate di Isabelle.

Erano più che altro risate isteriche, si rese conto di non averla mai sentito ridere per davvero.

Isabelle intanto si stava praticamente divertendo in acqua ridendo e schizzando l’acqua verso di lui.

Nicholas si tolse la giacca dello smoking, buttandola a terra.

“isabelle, vieni fuori, subito” disse il riccio avvicinandosi alla riva

“vieni anche tu. Daii” urlò la bionda ancora in acqua

“è un comportamento del tutto inappropriato” nicholas entrò in acqua vestito, bagnandosi tutto e cercando di prendere la ragazza ma lei gli sfuggì tra le braccia cominciando a schizzargli acqua.

“goditi un po’ questa vita, nick” urlò la bionda schizzandogli ancora l’acqua

“isabelle esci di qui, immediatamente” disse il riccio

“assolutamente no, finalmente mi sto divertendo” disse isabelle ridendo “forse ho bevuto troppo champagne” continuò ridendo ancora di più

“non credo” disse il riccio “tuo padre mi ucciderà” continuò

“smettila di pensare a mio padre. Divertiti” disse la bionda fermandosi per un secondo a guardarlo

“siamo giovani e non è un reato divertirsi” aggiunse isabelle per poi continuare a schizzarlo.

“vuoi la guerra?” chiese nicholas cominciando a schizzare anche lei. “e guerra sia” continuò ridendo.

Isabelle sorrise per poi saltargli addosso cercando di farlo andare sott’acqua ma il riccio era più forte e più veloce, la prese in braccio per poi buttarla in acqua. La bionda riemerse per poi ricominciare la lotta d’acqua.

Si stava divertendo per la prima volta in tutta la sua vita ad una cena di gala e per di più lo stava facendo con nicholas. Chi lo avrebbe mai detto?

 

 

 

 

 

 

 


SPOILER.

“ora devo andare a scuola.. Ma preparati per oggi pomeriggio” disse la bionda aprendo lo sportello della macchina.

“p..per cosa?” chiese curioso il riccio fermandola prima che potesse salire.

“per venire al luna park con me” disse Isabelle con un sorriso a trentadue denti per poi salire in macchina e chiudere lo sportello.

Nicholas lo aprì per poi guardare Isabelle

“C..Che cosa? Tuo padre non ha detto che sei in punizione?” gli chiese il riccio

“Mio padre è così occupato con il suo lavoro che non sa mai quando sono in casa e quando esco.” disse la bionda e Nicholas non capì se Isabelle fosse contenta di questa situazione oppure se le procurasse dispiacere.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


 Okay. Chiedo umilmente perdono. Ho scritto questo capitolo subito dopo aver postato lo scorso ma il mio meraviglioso e adorabile papà ha mandato il mio pc in manutenzione ( fortunatamente ho salvato i capitoli che avevo scritto su una pennetta, perchè altrimenti mi impiccavo asdfgg) e non so quando lo riavrò çç Sono più di tre settimane che sono senza pc e posso dirvi che non è una bella esperienza AHAHHAAH mi mancaa çç

Va be per farvi perdonare, ora sto postando con il pc di mia cugina, spero davvero che questp capitolo vi piaccia quanto piaccia a me *www* io lo trovo moooolto dolce haha.

Va be, ringrazio le MERAVIGLIOSE NOVE ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e spero di riaggiornare in fretta.

Lasciatemi qualche recensione, anche piccola di due parole AHAHAH

twitter: @_itsnickymine

<3




                                                                                                      Capitolo 7.

 



 

“Isabelle Keira Yasmine Jackson. Scendi immediatamente al piano di sotto, dobbiamo parlare” la voce del padre risuonò per la stanza.

Isabelle si mosse dal letto, spegnendo il walkie-talkie dal quale il padre la stava chiamando.

Cosa voleva di primo mattino e soprattutto perché era così arrabbiato?

Isabelle si alzò di malavoglia dal letto entrando in bagno per lavarsi velocemente per poi uscire ed indossare la divisa scolastica.

Prese la borsa con il libri, il suo cellulare e l’ipod e uscì dalla stanza.

Nicholas non c’era. Ed era alquanto strano.

Arrivò in sala da pranzo dove però il padre era seduto sul lunghissimo tavolo e stava facendo colazione.

“ciao papà” disse la bionda entrando per poi sedersi a fare colazione accanto al padre.

“ciao isabelle” disse il padre “sai dirmi esattamente cosa sono queste?”

Il padre gli mostrò due giornali sui quali c’era lei come copertina che faceva il bagno a mare con nicholas.

Le venne quasi da ridere quando vide giornali, ma non lo fece. Il padre si sarebbe infuriato ancora di più

‘la figlia del presidente si diverte alla cena di gala’

‘notte brava per la figlia del presidente. Non crediamo che papà sarà contento, cara isabelle’

Come copertina c’era proprio lei, mezza nuda che schizzava verso nicholas che invece era tutto bagnato, compresi i vestiti che non aveva tolto.

“allora? Qual è la tua giustificazione? Due settimane in punizione” la intimò il padre

Isabelle sospirò mordendo un po’ di toast caldo.

“nessuna giustificazione, credo sia una cosa normale per una diciassettenne americana, anzi quasi diciottenne” ammise la bionda guardando il padre con sguardo serio.

“isabelle, tu…sei.. mia figlia, molte ragazze ti considerano quasi un idolo.” Disse l’uomo

“Solo perché tu mi costringi a pubblicizzare stupidi prodotti o stupidi negozi.. o addirittura dire cosa non vere su di me” disse isabelle

“del tipo?” chiese curioso il padre

“Del tipo che amo la matematica, che il mio idolo è madre Teresa di Calcutta, senza offesa per lei eh, oppure che vado ogni domenica in chiesa, o addirittura che faccio parte delle 12 sorelle della natura: aiutaci a pulire il nostro mondo” disse la bionda marcando sull’ultima parte, imitando il tono di voce della pubblicità del quel gruppo.

Il padre sospirò.

“sono ‘ piccole bugie’ che servono a tutti” disse l’uomo

“non credo. Ad ogni modo ieri mi stavo solo divertendo per una santissima volta, visto che con le tue stupide regole non posso mai farlo” disse fredda Isabelle per poi bere un po’ d’acqua

“stupidi regole?” chiese curioso il padre

“Vestirsi sempre elegante, non baciare il proprio ragazzo per strada, ordinare sempre un tè freddo alternando tra pesca e limone, non ridere troppo, non fare scandali alle feste, non scappare da scuola, essere gentile con tutti anche quando vorresti urlargli contro, non indossare gonne troppo corte, non frequentare gente alcolizzata. Queste per non sono regole stupide?” si sfogò la bionda

“tesoro, io..a me..dispiace doverti far fare queste cose, anche se non sono poi così male, ma molte ragazze ti considerano un punto di riferimento!”

“Assolutamente no, loro sostengono una ragazza costruita, finta… ma soprattutto che non esiste. Io non sono così” si sfogò ancora Isabelle

“odio discutere con te sempre delle stesse cose, lo sai” concluse l’uomo alzandosi

“Si certo, ora vai via, come tuo solito fare perché non sai mai come rispondere, perché sai che ho ragione e perché sai che odio questa tua fottuta nuova vita”

“basta, isabelle! Va’ a scuola e quando torni non uscirai, se fai qualche altra scappatella il numero di giorni in punizione aumenterà” disse il padre prendendo una valigetta nera che si trovava sul divanetto della sala da pranzo per poi sparire assieme a due bodyguard.

Isabelle sbuffò alzandosi nervosamente tanto da fare cadere la sedia.

Non la alzò ma si diresse verso l’uscita del palazzo.

“buongiorno isabelle. Com’è andata la litigata mattutina?”

Un Nicholas alquanto sorridente sbucò da un corridoio cominciando a camminare con la ragazza verso la macchina.

“una merda, come ogni mattina” risponde sbuffando isabelle

“mm..sai..tuo padre..forse”

Isabelle non lo lasciò finire.

“forse mi rende la vita impossibile. Tu cosa facevi a diciassette anni? Non uscivi con i tuoi amici? Non andavi a ballare? Non passavi intere giornate con la ragazza che ti piaceva? Io non posso fare niente di queste cose…e mi sembra normale che alla prima possibilità di potermi divertire, lo faccio.. Comunque volevo dirti.. una cosa” disse la bionda poi guardando seriamente il riccio una volta arrivata vicino l’auto che l’avrebbe portata a scuola.

“oh..c..certo..dimmi” la intimò nicholas

“non sei come gli altri bodyguard, e ieri sera..me l’hai dimostrato..quindi..v..volevo dirti che mi..sono divertita” disse Isabelle

A Nicholas spuntò un sorrisone sulle labbra, era davvero contento di quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca della ragazza e sapeva che in realtà lei quelle cose le sentiva veramente.

“diciamo che avrei dovuto prenderti di peso e farti uscire dall’acqua.. ma..non l’ho fatto e mi sono divertito anche io” ammise il riccio sorridendole

Isabelle gli sorrise a sua volta.

“tregua?” chiese isabelle porgendogli una mano

“tregua” ammise nicholas prendendo la mano della ragazza e stringendola.

“ora devo andare a scuola.. Ma preparati per oggi pomeriggio” disse la bionda aprendo lo sportello della macchina.

“p..per cosa?” chiese curioso il riccio fermandola prima che potesse salire.

“per venire al luna park con me” disse Isabelle con un sorriso a trentadue denti per poi salire in macchina e chiudere lo sportello.

Nicholas lo aprì per poi guardare Isabelle

“C..Che cosa? Tuo padre non ha detto che sei in punizione?” gli chiese il riccio

“Mio padre è così occupato con il suo lavoro che non sa mai quando sono in casa e quando esco.” disse la bionda e Nicholas non capì se Isabelle fosse contenta di questa situazione oppure se le procurasse dispiacere.

Nicholas le sorrise.

“ah e per favore, potresti vestirti come un semplice ragazzo americano? E non come se andassi ad un funerale?” chiese la bionda sarcastica.

“è la mia divisa” si difese il riccio guardandola

“puoi essere il mio bodyguard anche con un jeans ed una felpa”

 

 

 

Non sapeva perché ma Isabelle era felice di andare al luna park con Nicholas.

Non le era mai successo e questa cosa la spaventava molto.

Si guardò un’ultima volta allo specchio aggiustandosi i lunghi capelli biondi per poi prendere la sua pochette a tracolla Chanel ed uscire dalla sua camera.

Era stata più di due ore nella sua cabina armadio cercando qualcosa da mettere, qualcosa che non la facesse sembrare troppo grassa, qualcosa che la facesse sembrare sicura.

Nicholas era seduto sul divanetto che c’era fuori la sua stanza e aveva l’espressione di chi si stesse annoiando.

“dio, finalmente Isabelle, ma quanto tempo ci metti per vestirti?” le chiese Nicholas alzandosi

“sono una ragazza” disse la bionda guardandolo

“oh..bella giustificazione” disse il riccio sorridendole

Si diressero verso la macchina per poi salirci e partire.

“come mai vuoi andare al luna park?” chiese curioso il riccio passandosi una mano fra i capelli.

“perché ho notato che ti annoi troppo e così..voglio farti divertire” ammise la ragazza

“oh.. ma che carina, ti preoccupi per me” disse il riccio sarcastico facendola ridere.

“sul serio, sembri un uomo di quarant’anni” disse isabelle guardandolo negli occhi

“vorrei farti notare che quando sono con te, lavoro quindi non credo che il presidente sarebbe contento se acconsentassi tutte le tue strane pazzie” la informò il riccio

Isabelle roteò gli occhi scocciata.

“il presidente di qua, il presidente di la, cavolo e che palle, sapete parlare solo di lui?” chiese scocciata

“tu credi che sia tutto uno scherzo, vero? Credi che i bodyguard che ti mette dietro tuo padre ci sono solo perché lui vuole sapere cosa fai e sorvegliarti, non è così?” disse nicholas

“no.. lui me li mette dietro per rendermi la vita impossibile, ecco perché” ammise la ragazza freddamente

“non è così, isabelle. Se ti interessassi un po’ più di quello che sta accadendo nel mondo saresti grata a tuo padre e a quello che fa per te” ammise nicholas

“e cosa fa per me? Eh ? sentiamo. Cosa fa oltre che mettermi dietro guardie del corpo e non interessarsi minimamente della mia vita se non per mettermi in punizione ogni volta che faccio qualcosa di sbagliato? Lui non c’è mai nella mia vita, non sa praticamente nulla di me. Voi dovete smettere di considerare il presidente come un uomo santo, perfetto e amabile perché lui non è così, non si ricorda nemmeno dei nostri appuntamenti e del mio compleanno” urlò la bionda guardandolo negli occhi.

Isabelle si stava praticamente sfogando con Nicholas e la cosa la innervosiva tanto, troppo ma doveva parlare con qualcuno, doveva sfogarsi perché  era da troppo tempo che teneva dentro tutto questo ‘dolore’.

“lui è il..presidente” disse nicholas

“prima di essere il presidente dovrebbe essere mio padre. Io sono molto più importante del suo lavoro” disse Isabelle amaramente

“lui si preoccupa per te” disse Nicholas

Isabelle rise nervosamente.

“ma davvero? E cosa fa? Passa intere giornate con me? Guardiamo film assieme? Si preoccupa del mio stato d’animo? Lui non sa un cazzo di me, non sa nulla. Non sa dei miei problemi, delle mie sofferenza. Non sa nulla” si sfogò ancora la bionda

“s..sei tu che ti chiudi con lui” provò a dire Nicholas

“io? Ma se ogni volta cerco sempre di parlargli, di stare assieme.. Sai una cosa? Devo smetterla, devo smetterla di essere così pesante. A me non importa di niente e di nessuno. È questa la mia teoria e dovrei cominciare ad usarla anche con mio padre.” Disse la ragazza

Nicholas la guardò stranito.

“ho scoperto un altro tuo difetto, oltre ad essere strana, antipatica, puntigliosa e estremamente sensibile, sei anche lunatica” ammise il riccio

“quelli non sono difetti” disse Isabelle sorridendogli

“ah no?” chiese curioso il riccio

“no, sono modi di vivere. Scelgo io se essere antipatica, lunatica, puntigliosa e così via” disse la bionda

Il riccio rise guardandola per poi notare di essere arrivati.

Scesero dall’auto e si sorrisero.

Non sapeva perché ma isabelle notò qualcosa di diverso nei loro sguardi, qualcosa che non aveva visto prima o che forse non aveva voluto vedere.

Entrarono nel luna park e dopo aver passato più di due ore fra montagne russe, casa dei mostri, ruota panoramica si fermarono in uno stand di pupazzi, dove per riuscire a vincere dovevi colpire delle tavolette di legno che si muovevano.

“voglio giocarci, non l’ho mai fatto” ammise la bionda guardando il riccio e avvicinandosi allo stand.

“giochiamo allora” disse il riccio dando i soldi al padrone dello stand che li sorrise.

“sai come si tiene?” chiese il riccio  appoggiandosi al bancone per guardarla.

Isabelle prese il fucile e lo guardò.

“così?” chiese la bionda guardandolo

“beh..più o meno” disse il riccio ridendo.

Isabelle cominciò a sparare riuscendo a colpire pochissime tavolette di legno e il riccio scoppiò a ridere.

“non ridere, potrei ucciderti con questo coso” disse la bionda ridendo assieme al riccio.

“lascia fare a me” disse il riccio dando altri soldi all’uomo.

“che pupazzo vuoi?” chiese poi prendendo il fucile.

“c..cosa?” chiese curiosa isabelle

“ne vuoi uno grande?” chiese ancora

“si” ammise la ragazza sorridendogli.

Nicholas cominciò a sparare riuscendo a colpire tutte le tavolette di legno.

“così si fa” disse il riccio soddisfatto una volta finito di giocare, guardando la ragazza che era rimasta stupita.

“tu sei un agente segreto, è normale che sai sparare” cantilenò la bionda

“è un dono che ho nel sangue” ammise il riccio orgoglioso

“ptf..voglio imparare anche io” disse isabelle

“che?” chiese il riccio ridendo

“voglio imparare.. non dite sempre che il mondo è pericoloso? Beh voglio imparare a difendermi” disse isabelle guardandolo

“magari un’altra volta, okay?” disse il riccio “ora andiamo a mangiare, ho fame” continuò

“d’accordo” disse la bionda

“lì c’è un Mc Donald’s, che ne dici?” chiese Nicholas

“io..in realtà..sono vegetariana..non saprei cosa mangiare lì” disse la bionda

“davvero?” chiese il riccio stupito

La bionda annuì così entrarono in un semplice fast food e si sedettero al primo tavolo libero.

“come mai i tuoi amichetti non si siedono con noi?” chiese isabelle riferendosi agli altri due bodyguard che li avevano seguiti tutto il giorno. “anche quando sono con te devono seguirci?”

“sono all’entrata del fast food e si, devono controllare che tutto sia apposto” la informò il riccio

“lo è, non c’è nessun terrorista pronto ad assaltare il ristorante” disse isabelle

Il riccio sorrise.

“sei simpatica, lo sai?” ammise il riccio

“lo so” disse la bionda mordendosi un labbro.

Un cameriere si avvicinò per le ordinazioni sorridendo alla bionda e a Nicholas.

“cosa ordinate?” chiese il ragazzo con un blocnotes tra le mani.

“tre fette di torta al cioccolato, grazie” disse Isabelle sorridendo

“un cheeseburger, una porzione di patatine ed una birra, grazie” disse il riccio

Il cameriere sparì con le ordinazioni.

“così sei vegetariana, e mangi tre fette di torta al cioccolato” constatò serio il ragazzo

“è strano?” chiese curiosa la bionda

“per una ragazza si. Voi non siete quelle fissate per il peso e le calorie?” chiese Nicholas guardandola negli occhi.

Erano seduti l’uno di fronte all’altro e i loro occhi non potevano non guardarsi.

“per me no, mi piace tanto la cioccolata e sono vegetariana da molto tempo” ammise la ragazza.

Non sapeva perché, ma stare così vicino a Nicholas la faceva sentire in imbarazzo, non riusciva a guardarlo negli occhi che faceva strani pensieri su di lui e sulla sua bocca.

“Non..non lo sapevo” ammise il riccio

“Ci sono….molte cose che non sai di me” ammise la bionda mordendosi un labbro.

“Tipo?” chiese curioso Nicholas

“Tipo che vorrei che in questo momento mi baciassi” si lascò scappare la bionda, torturandosi le mani sotto il tavolo.

Nicholas rimase davvero stupito e si ritrovò a pensare a quanto quella ragazza fosse incredibile.

“Non sai farlo tu?” chiese il riccio

“Si, ma sono un’inguaribile romantica e vorrei lo facessi tu” disse la ragazza parlando piano e scandendo bene le parole.

Nicholas la guardò così tanto intensamente da farle perdere il respiro e dopo un secondo di silenzio, immediatamente si alzò dalla sedia tanto quanto bastava per riuscire a sfiorare le sue labbra.

Il riccio esitò un po’ prima di approfondire il bacio, quasi come se fosse in cerca di una risposta da parte della ragazza.

Ma quando notò che la ragazza non si allontanò, la bacio proprio come isabelle sognava.

 

 

 

 

 


SPOILER.

“isabelle” la chiamò bussando contro la porta “è tutto apposto?” continuò ma non ricevette nessuna risposta.

“isabelle? Ci..sei?” richiese bussando ancora.

Abbassò la maniglia e si accorse solo allora che era stata chiusa a chiave, probabilmente non voleva essere disturbata, ma cosa stava succedendo?

Nicholas non riusciva a sentire nulla.

“isabelle, per favore.. apri questa porta” disse il ragazzo alzando e abbassando la maniglia cercando di aprirla.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto. ***


 

Saaaaaaaaaalve ho una splendidissima notizia per voi, e anche per me, finalmente il mio pc è tornaaaaato e oggi non ho perso tempo u.u Ho scritto subito due capitoli asdfghj 

Volevo ringraziare le meravigliose ragazze che mi lasciano sempre recensioni dolcissime, siete bellissime<3

Diciamo che in questo capitolo capirete alcune cose, ma nel prossimo molta verità sarà svelata, l'ho già scritto quindi ora tocca a voi, più recensioni, più al presto posto un nuovo capitolo. adfgghjhgf vi amo<3





                                                                                                                              Capitolo 8.

 

 

 


“ciao nicholas, p..possiamo parlare?” chiese Isabelle sulla porta della sua camera.

Nicholas, che era seduto, si alzò di scatto rientrando nella sua camera assieme a lei.

Dopo aver chiuso la porta, il riccio si voltò a guardarla.

Portava un vestitino azzurro con piccoli ricami sui fianchi, era scalza ed i suoi capelli, che aveva asciugato ricci mettevano in risalto il suo meraviglioso viso. Non l’aveva mai vista così bella, forse non l’aveva mai guardata in quel ‘senso’, forse si…ma era bellissima, era bellissima nella sua semplicità.

Aveva passato tutta la notte a ripensare a quel bacio.

Non gli era mai capitato, mai capitato di pensare per un’intera notte ad un bacio, ad un semplice bacio dato per gioco, chissà, o perché davvero lo volevano.

‘Dio, quella ragazza era incredibile e lo faceva impazzire’.Continuava a pensare. Era incredibile e maledettamente attraente.

“Ecco..io..mi volevo scusare per ieri..non voglio che tu pensi che io sia quel tipo di ragazza che bacia altri ragazzi nonostante abbia già un ragazzo..quindi..ecco” cominciò isabelle guardandosi i piedi.

“oh..io..non..non l’ho pensato..” ammise il ragazzo guardandola.

La bionda alzò lo sguardo, incontrando ancora gli occhi scuri del riccio, quegli occhi che il giorno prima le avevano fatto mancare il respiro.

“è stato un momento di debolezza, un errore” ammise la ragazza titubante

 ‘un errore che rifarei altre milioni di volte’ pensò però la ragazza non dicendolo.

“già, uno sbaglio..non..non capiterà più” disse il riccio

Isabelle si morse un labbro.

“quindi..è..tutto apposto?..tu..sei ancora il mio bodyguard ed io..” isabelle non finì di parlare, che il riccio la interruppe.

“..e tu la ragazza che devo proteggere, è così, isabelle” la rassicurò il riccio

“d’accordo, va bene…solo che non d..dire nulla a jack, sai, per me non contava nulla e non voglio che lui mi abbandoni, è..è l’unica persona su cui posso contare” disse isabelle balbettando

“certo, va bene..io..e lui non parliamo mai, quindi non vedo come potrei dirglielo”

“grazie mille” ammise la ragazza

Vennero interrotti dall’altro bodyguard, che entrò nella camera di Isabelle.

“signorina, qui fuori c’è il vostro ragazzo, lo faccio entrare?” chiese l’uomo guardando la bionda

Isabelle rimase davvero spiazzata, jack non l’andava a trovare quasi mai e proprio in quel giorno era andato. I casi strani della vita. Mah.

“certo, lascialo entrare” disse isabelle sorridendo appena all’uomo.

“io..io..vado fuori” disse nicholas

Isabelle gli sorrise e mentre nicholas usciva contemporaneamente jack entrava nella sua camera, tanto da scontrarsi con le spalle.

Si sorrisero e Nicholas uscì fuori, chiudendo la porta dietro di se.

“hey, che ci fai qui?” gli chiese isabelle

“visto che non usciamo da un po’, ho pensato, perché non vado a trovare la mia bellissima ragazza e magari..chissà..uscire con lei?” chiese il ragazzo avvicinandosi ad isabelle ed abbracciandola.

La bionda mise le braccia attorno al collo del ragazzo, stringendolo come faceva sempre ma notò qualcosa di diverso in lei, qualcosa di strano e diverso dentro di lei che non aveva mai provato nei confronti di Jack.

Era come se quel contatto le desse fastidio, come se in realtà isabelle non volesse che jack l’abbracciasse.

Allentò la presa e il ragazzo ne approfittò per avvicinare il suo viso a quello della ragazza per poi baciarla e cercare di approfondire il bacio, ma la bionda rimase impassibile.

Non sapeva cosa le stava succedendo, cosa dentro di lei stava succedendo.

Era come se il contatto con Jack le cominciasse a dare fastidio e dentro di lei stava quasi per avere una crisi.

Jack era l’unica persona che le era sempre stata vicino, come poteva rifiutarlo?

Perché era così strana?

“è tutto okay?” chiese il ragazzo guardandola negli occhi, notando che c’era qualcosa di strano nella ragazza.

Isabelle abbassò lo sguardo, passandosi una mano attorno al collo.

“s..si..va..va tutto bene..solo..che..sono..sono stanca” disse la ragazza giocherellando nervosamente con le sue mani.

“sicura? Hai una faccia..” disse il ragazzo

“si..va tutto..bene” ripeté la bionda cercando di convincere il ragazzo e soprattutto se stessa.

Che cavolo le stava succedendo? Perché il solo fatto che jack le si avvicinava le dava fastidio? le dava tremendamente fastidio.

“ti va di uscire?” chiese poi il ragazzo poggiandosi sul letto morbido e grande della ragazza.

“è…che…n..non mi sento molto bene, sono..stanca e vorrei…vorrei riposare, ecco” balbettò la bionda “magari..domani, ti va?” continuò.

“v..va bene…ma sicura di star bene? C’è qualcosa che non va?” chiese il ragazzo premuroso alzandosi e avvicinandosi..

La bionda indietreggiò automaticamente.

“si, è tutto okay” ripeté la ragazza appoggiandosi al mobile che c’era nella stanza.

Jack sospirò.

“d’accordo..allora, ci vediamo domani.. okay?” chiese il ragazzo

La bionda annuì nervosamente ed il ragazzo sorrise appena per poi avvicinarsi di più alla ragazza, mentre isabelle indietreggiò con il busto.

“che ..fai?” chiese nervosamente la bionda

“posso..salutarti?” chiese il ragazzo scrutandola attentamente.

“oh..si..c..certo” disse la ragazza.

Jack le lasciò un bacio sulla guancia per poi sorriderle ed uscire dalla camera.

Una volta uscito, la bionda tirò un sospiro di sollievo..c..cosa le stava accadendo?

Perché si comportava in quel modo con Jack? Perché il fatto che lui l’abbracciasse o che la baciasse le dava fastidio?

Si passò una mano fra i capelli per poi prendere un lungo respiro e cercare di far rientrare le lacrime che volevano uscire.

Prese una giacca mettendola sulle spalle per poi uscire e dirigersi verso la cucina sotto gli occhi curiosi di nicholas che la seguiva.

“po..potresti evitare di..di seguirmi anche in casa, per favore?” chiese nervosamente la bionda lungo il cammino “m..mi..sento soffocare con voi sempre alle calcagna”

“è il mio lavoro, isabelle” ammise il ragazzo guardandola.

La bionda si fermò di scatto, facendo quasi saltare il riccio.

”io..io..torno in camera mia, p..potresti dire alla cuoca di portarmi una torta al cioccolato? Si?”

“va b..bene..ma..tutto okay?”chiese il riccio

“si..è tutto okay, ho solo fame..” ammise la ragazza per poi tornare in camera sua e sbattere la porta.

Nicholas sul serio non riusciva a capire cosa passasse per la mente di quella ragazza.

Era strana, lunatica, permalosa ma la cosa che gli dava più fastidio era il fatto che lui non capisse mai cosa pensava.

 

 

 

 

“da oggi, sarò anche il tuo cameriere”

Nicholas entrò in camera di Isabelle con un carrello, sul quale c’era l’enorme torta al cioccolato e vari bibite.

“wow..che onore averti anche come cameriere” commentò la ragazza alzando gli occhi dal suo pc e guardando il riccio.

“lo lascio qui?” chiese il riccio lasciando il carrello accanto a letto e la bionda annuì.

“puoi andare” lo intimò la bionda

Il riccio la guardò.

“mi stai forse cacciando?” chiese curioso

“si” ammise la bionda sorridendo.

Nicholas le sorrise un’ultima volta per poi uscire dalla stanza e notare che gli altri due bodyguard non c’erano ma gli avevano lasciato un biglietto con scritto ‘pausa caffè’.

Il riccio sospirò per poi sedersi sul divanetto e cominciare a giocare con il suo iphone.

Intanto la bionda, che aveva chiuso a chiave la porta della sua stanza, stava mangiando la torta con molta velocità, come era suo solito fare in quei momenti.

Si sfogava con il cibo, per poi pentirsene e vomitare tutto quello che aveva mangiato.

Non sapeva il perché lo faceva.

Amava il cibo, soprattutto il cioccolato e ne mangiava quantità enormi ma ogni volta si pentiva e la routine ricominciava.

Di solito le capitava quando era fragile emotivamente o quando era abbastanza nervosa o addirittura quando non riusciva a capire cosa sentiva.

Aveva mangiato più di tre quarti di torta e quasi le venne la nausea.

Si alzò dal letto e si posizionò davanti allo specchio che si trovava proprio accanto al letto, cominciando a fissare il suo fisico.

Notò che le sue gambe le sembravano più gonfie, i fianchi più largi e le braccia più grosse.

Si vedeva con tre volte in più la sua vera taglia e fece una smorfia.

Non doveva mangiare così tanto. Perché si sfogava sempre con il cibo? Perché prima mangiava e poi se ne pentiva?

Un senso di nausea, disgusto per se stessa, delusione e amarezza la pervase tanta da farla muovere di scatto, correndo verso il bagno facendo cadere a terra il piatto con quello che rimaneva della torta e che cadendo a terra si ruppe in mille pezzi.

Corse in bagno per poi sedersi a terra di fronte al water e cominciare a vomitare, ormai era abituata.

Nicholas intanto che aveva sentito il rumore del piatto frantumarsi, si alzò di scatto avvicinandosi alla porta della camera della ragazza.

“isabelle” la chiamò bussando contro la porta “è tutto apposto?” continuò ma non ricevette nessuna risposta.

“isabelle? Ci..sei?” richiese bussando ancora.

Abbassò la maniglia e si accorse solo allora che era stata chiusa a chiave, probabilmente non voleva essere disturbata, ma cosa stava succedendo?

Nicholas non riusciva a sentire nulla.

“isabelle, per favore.. apri questa porta” disse il ragazzo alzando e abbassando la maniglia cercando di aprirla.

Diede altri pugni alla porta, ma nessun segno della ragazza così decise di sfondare la porta e dopo vari secondi passati a battere con la spalla alla porta riuscì ad aprirla.

Nella stanza regnava il silenzio, Nicholas notò il piatto rotto a terra e quello che rimaneva della torta, poi corse in bagno dove Isabelle era seduta a terra che continuava a vomitare.

Il riccio prese un lungo respiro, notando che la ragazza stava bene. Le aveva fatto prendere un grosso spavento.

“ehi.. che hai?” chiese il ragazzo avvicinandosi

“non..non..stare qui..è una scena schifosa” commentò la ragazza portando i capelli sulle spalle.

“perché ne hai mangiata così tanta? Sai che non si deve abusare con queste cose?” la informò Nicholas.

“lo so” disse la ragazza mordendosi un labbro.

“su, vieni di la, sciacqua la faccia e andiamo di la”

La bionda si alzò titubante per poi avvicinarsi al lavandino e sciacquare il viso con acqua fredda.

Merda, non ci voleva proprio che Nicholas la vedesse in quello stato.

“tutto okay?” chiese ancora il riccio, una volta che la ragazza ebbe finito di sciacquare il visto e si stava asciugando.

“s..si” sussurrò la bionda

“sicura? ..sei…strana oggi”

“p..per te lo sono sempre” commentò la ragazza

Il riccio sorrise appena mentre la ragazza si appoggiò al lavandino avendo un forte capogiro.

“hey, hey” Nicholas si avvicinò di più.

Ad Isabelle le sembrò quasi di svenire, che le stava succedendo?

Si appoggiò al ragazzo e lui la prese in braccio, sorreggendola con entrambe le braccia.

Isabelle si strinse di più a lui portando le braccia intorno al suo collo, non sapeva perché ma le piaceva stare tra le sue braccia anche in quello schifoso momento.

Nicholas ritornò in camera poggiandola sul letto e toccandole la fronte, era sudata.

“s..scusa..è..che..n..non mi sento per nulla bene” sussurrò la ragazza

“rimani qui, chiamo qualcuno” disse il riccio allontanandosi ma si fermò subito.

“no!” urlò la ragazza alzandosi di scatto, avendo però un altro capogiro.

“stai male, hai bisogno di un medico” disse il riccio avvicinandosi a lei.

“no..sto…bene..devo..solo riprendermi..sul serio…va tutto bene” si giustificò la bionda appoggiandosi alla testiera del letto.

Nicholas si sedette accanto a lei.

“sicura di star bene?” chiese Nicholas accarezzandole la gamba.

“s..sii..va..va tutto bene” disse la bionda prendendo la bottiglietta d’acqua sul comodino e bevendo.

“perché il tuo ragazzo è andato via così presto?” chiese curioso il riccio

“non mi andava di uscire” disse la bionda alzandosi e passando di fronte allo specchio.

Mentre passava notò ancora quanto fosse gonfia e grassa, si vedeva con trenta kili in più. Si voltò disgustata.

“sicura di star bene?” chiese ancora Nicholas

“oddio, si, sto bene..sei…ossessivo” disse la ragazza

“è che..non hai una bella cera, forse hai la febbre” disse il riccio

“sto bene..ho solo mangiato..troppo” ammise

“chiamo una cameriera, le dico di pulire tutto” disse il riccio passandosi una mano fra i capelli ed alzandosi.

“nick” lo chiamò la bionda

“si?” chiese curioso

“ti..s..sarei immensamente grata..se non parlassi di questo avvenimento a ..nessuno..soprattutto a mio padre” supplicò la bionda al ragazzo

“perché?” chiese nicholas molto curioso

“eh.. beh..io..sto..bene..non voglio farlo preoccupare” mentì isabelle

“non..ci..crederò mai… dimmi la verità” disse nicholas

“è questa la verità. E chiama il mio autista, devo andare urgentemente in palestra” disse isabelle cambiando discorso

“perché urgentemente?” chiese curioso ancora il riccio

“p..perchè la lezione di aerobica comincia tra mezz’ora e non voglio fare tardi” mentì la ragazza.

In realtà andava in palestra per cercare di smaltire tutto quello che aveva mangiato e che non era riuscita a vomitare.

“sono le quattro” disse il rioccio

“e allora? La lezione comincia alle quattro e mezza, ora per favore esci che devo vestirmi” disse la ragazza invitandolo ad uscire anche con il viso.

“non dovresti andarci, sai? Non stai molto bene” disse il riccio

“oltre ad essere bodyguard e cameriere, adesso mi fai anche da padre?”

Il ragazzo la guardò un’ultima volta per poi decidersi ad uscire.

La ragazza intanto si guardò allo specchio, ancora una volta, aveva il viso particolarmente pallido ma non gli diede importanza così indossò la sua tuta per fare palestra, preparò la borsa e prima di uscire prese un calmante.

L’avrebbe fatta stare sicuramente meglio.

Sospirò un’ultima volta, per poi uscire.

 

 

 

 

“ciao isaa, è da un bel po’ che non vieni” l’istruttrice di step/aerobica le si avvicinò abbracciandola.

“sono..stata molto impegnata” ammise la ragazza

“per questa volta ti perdono” disse ridendo la donna

Isabelle sorrise ed entrò nella sala con l’istruttrice dove le altre ragazze si erano già posizionate ai loro posti.

Isabelle notò dallo specchio che Nicholas e gli altri due bodyguard erano entrati e si trovavano accanto alla porta, così innervosita si avvicinò al riccio.

“devo..solamente fare una lezione di step, potreste salvaguardare la mia vita fuori dalla sala?” disse spazientita “per favore?” supplicò la bionda ancora.

“ora va meglio” disse Nicholas sorridendo, per poi fargli un occhiolino ed uscire assieme agli altri due, posizionandosi fuori la porta della sala.

Meglio di niente. Pensò Isabelle.

Si mise tra le ultime file e cominciò a ballare assieme alle altre.

Stava ballando da più o meno un quarto d’ora. E non sapeva perché ma si sentiva come se fosse in una bolla di vetro.

La musica che risuonava per la sala le rimbombva nella mente e mentre si muoveva, più ballava e più si sentiva stanca.

Era strano, davvero strano, era strano che dopo solo quindici minuti si sentisse già così stanca.

Cominciò a ballare più lentamente, passandosi una mano tra i capelli.

La testa le scoppiava, così si fermò sorreggendosi con le mani sulle gambe per poi portarsi la testa fra le mani.

Cercò di uscire, o almeno di allontanarsi dal gruppo c’erano troppe ragazze e dovunque si voltasse non riusciva ad allontanarsi.

Quasi non riusciva a respirare.

La testa scoppiava, aveva la gola secca, non riusciva a respirare bene, si sentì quasi come se qualcuno le stesse togliendo l’anima.

Poi si fermò di scatto, portandosi ancora la testa fra le mani e poi non sentì né vide più nulla. Solo buio.

 





 

 SPOILER.

“è così strano?” chiese la bionda guardandolo negli occhi

“si. Questa è davvero la cosa più strana su di te” ammise nicholas

“perché?” chiese la bionda mordendosi un labbro nervosamente

“perché sei…bellissima, non hai davvero nulla su cui lamentarti” disse il ragazzo con molta semplicità.

Isabelle arrossì lievemente, scuotendo la testa.

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Capitolo 9
*** Capitolo nove. ***


 

 

Buonasera ragazze u.u how's going? a me tutto bene anche se sono esaurita per la scuola, ho bisogno di una VACANZA U.U

Alloooora ho visto che lo scorso capitolo vi è piaviuto, viste le recensioni. NOVE RECENSIONI.  Vi rendete conto? *-* siete meravigliose e vi amo asdfgfdbdjfh

Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e sono ansiosa di postare il prossimo, che ho già scritto e che mi piace tanto, quiiiindi recensite il prima possibileeee.

Ora scappo, come sempre se vi va di parlarmi sono @_itsnickymine su twitter u.u

al prossimo capitolo<3





                                                                                                   Capitolo 9.

 




Isabelle aprì gli occhi lentamente.

Non ricordava assolutamente nulla.

Le sembrava di aver dormito per secoli.

Si stropicciò gli oggi con una mano per poi muoversi un po’.

Si guardò attorno, notando solo allora di essere in una strana stanza.

Le pareti erano tutte grigie, c’era un armadio, una grande finestra e alcune sedie ai lati della camea, oltre poi al letto dov’era posizionata.

Notò che appoggiato al letto proprio accanto a lei c’era Nicholas, che dormiva con la testa fra le braccia.

Era seduto su una sedia con il busto in avanti, e appoggiato a l letto su cui lei stava dormendo.

Notò poi che Nicholas le teneva la mano e sorrise teneramente.

Si sedette meglio sul letto, per poi passarsi una mano fra i capelli.

Si sentiva scombussolata, stanca e quasi fuori posto.

“n..nicholas” disse la bionda muovendo un po’ il ragazzo.

Nicholas non appena udì la sua voce si alzò di scatto, sorpreso nel vedere la ragazza sveglia.

“isabelle”

 Alla bionda sembrò quasi che il riccio fosse felice di vederla.

“finalmente ti sei svegliata, non  puoi capire che spavento mi hai fatto prendere” disse il riccio abbracciando la ragazza.

Isabelle arrossì appena a contatto con il possente busto di Nicholas.

“c..cos’è successo?” chiese la bionda

“non ricordi nulla?” chiese Nicholas stupito guardandola negli occhi

“n..no” ammise la bionda mordendosi un labbro

“sei svenuta e così.. ti abbiamo portata in ospedale.. Tuo padre sta arrivando” la informò nicholas

“che cosa?” chiese Isabelle incredula

Isabelle non credeva a quello che nicholas le aveva appena detto, non voleva crederci.

Il padre non doveva assolutamente sapere nulla riguardo quello che era successo, poteva capire qualcosa e lei non voleva assolutamente.

“sono in un ospedale? Perché mi hai portata qui? Io sto bene, ho solo..perso i sensi. Sto bene.” Disse la bionda

“non stai bene, isabelle. Il medico ha detto che hai dei valori molto bassi, devi mangiare più proteine e credo..che..dovrai smettere di essere vegetariana” disse nicholas

“io non smetto proprio di fare nulla..t..tu..sei pazzo, ti avevo chiesto di non parlarne con nessuno e cosa fai? Mi porti in un ospedale?” disse isabelle innervosita

“sei svenuta, isabelle. Cosa dovevo fare? Lasciarti lì per terra come una morta?” chiese nicholas

“dovevo..solo..riprendermi..non c’era bisogno di farne una strage.” Ammise nervosa la ragazza “Ci sono abituata a queste cose” si lasciò scappare

“abituata?” chiese il riccio stranito

“..non puoi capire” disse la ragazza più a se stessa che al ragazzo passandosi una mano fra i capelli

“cosa? Cosa non posso capire? Se solo tu provassi a spiegarti, a parlarne. Non so..potrei essere tuo padre, confidati con me” le consigliò nicholas

“mio padre? Non bacerei mai mio padre” disse isabelle stranita

“tuo fratello?” chiese il riccio

“non bacerei mai nemmeno mio fratello” disse la bionda

“okay..potrei essere un tuo amico, un confidente, non so ma parlane con me” disse il riccio.

Isabelle sospirò.

“non capiresti” disse con un filo di voce

“tu prova a spiegarti” la intimò nicholas

Isabelle sospirò prima di parlare.

“per favore..nicholas, io..non sto bene ma non fisicamente, non sto bene dentro, okay? E de..devo risolvere questa cosa da sola, ho bisogno di tempo e di spazio” disse la bionda

“perché? Dimmi la verità, io..vo..vorrei capirti…ma tu sei un dilemma, sei un punto interrogativo per me e questa cosa mi fa impazzire. Voglio la verità” disse il riccio

“quale verità?” chiese isabelle

“tutto quello dietro cui ti nascondi. Potrei aiutarti” disse nicholas

“n..non mi fido” ammise la bionda mordendosi l’interno della guancia

“c..cosa?” chiese il riccio non capendo quello che la bionda intendesse dire.

“non mi fido di te” ripetè isabelle scandendo bene ogni parola

“non ti fidi di me ma mi hai baciato” disse il riccio

“in quel momento volevo baciarti” si difese isabelle

“bene, io in questo momento voglio sapere la verità! Non farmi perdere la pazienza” disse nicholas

“perché? altrimenti cosa fai?” chiese isabelle.

Non sopportava quel tipo di persona che diceva sempre ‘non rfarmi perdere la pazienza’.

Aveva sempre odiato che glielo diceva.

Nicholas sospirò.

“d’accordo, ci sta..non ti fidi di me, ci conosciamo da molto poco e non ti fidi..ma almeno dimmi …qualcosa..perchè?” chiese nicholas

“io non mi fido di nessuno, nessuna sa quello che passo..e non..mi va di raccontarlo”

“non sempre si fanno cose che si vogliono fare.. ehi, ascoltami” disse il riccio avvicinandosi e sedendosi sul letto di fronte alla ragazza “forse..non ti fidi di me e mi odi, okay, ma tu non stai bene, isabelle, e potrei aiutarti” ripetè ancora nicholas

“non puoi” disse la bionda scuotendo la testa

“si, che posso” disse il riccio

“come puoi aiutarmi a riuscire ad accettare me stessa?” urlò la ragazza guardandolo con occhi ormai lucidi.

Nicholas rimase perplesso davanti le parole della ragazza.

La bionda abbassò lo sguardo, cercando di non piangere.

Non voleva e soprattutto non doveva piangere davanti a lui.

Nicholas la guardò. “non..non ti..piaci?” chiese il riccio quasi incredulo.

Come faceva a non piacersi? E tutta quella sicurezza che dimostrava tutto il giorno? Era solo una copertura?

“è così strano?” chiese la bionda guardandolo negli occhi

“si. Questa è davvero la cosa più strana su di te” ammise nicholas

“perché?” chiese la bionda mordendosi un labbro nervosamente

“perché sei…bellissima, non hai davvero nulla su cui lamentarti” disse il ragazzo con molta semplicità.

Isabelle arrossì lievemente, scuotendo la testa.

“vo..vorrei tanto pensarlo anche io, ma..non..è così.. quando mi guardo allo specchio…trovo sempre qualcosa di cui lamentarmi” disse isabelle

“semplice, non guardarti più allo specchio. Alla gente devi piacere per ciò che sei e tu piaci esattamente per quello che sei. Sei lunatica, maledettamente presuntuosa, antipatica, problematica, non stai un minuto ferma, sei impossibile e fai impazzire chiunque ti giri intorno ma sei dannatamente bella, anche in pigiama con i capelli arruffati ed il trucco della sera prima sciolto tutto sugli occhi. Quando cammini per strada la gente non può non voltarsi a guardarti. Se fossi la mia ragazza, credo che impazzirei e anzi, credo che già il tuo ragazzo impazzisca.”

Non sapeva perché ma tutti quei complimenti la facevano arrossire e per un po’ credette  davvero alle sue parole, non le era mai capitato.

Non le era mai capitato di credere davvero alle parole di qualcuno.

Tutti quelli che conosceva le ripetevano quanto fosse carina e dolce, ma lei non ci aveva mai creduto.

La gente non sapeva quanta sofferenza e dolore ci fosse dietro il suo viso, e quindi lei non credeva mai ai complimenti che le facevano.

Ma quella volta forse perché era Nicholas, forse perché aveva finalmente capito di aver un debole per lui, forse perché non faceva altro che ripensare a quel maledetto bacio, credeva alle sue parole.

Finalmente c’era qualcuno che credeva in lei.

Isabelle ripensò alle ultime parole del ragazzo

‘Se fossi la mia ragazza, credo che impazzirei e anzi, credo che già il tuo ragazzo impazzisca.’

In realtà Jack non era un tipo geloso, anzi a dir la verità non le aveva mai mostrato gelosia. Non sapeva cosa significasse quel termine.

“jack non è un tipo geloso” disse la bionda

“su tutto quello che ti ho detto, tu ti sei soffermata al fatto che il tuo ragazzo non è geloso?” chiese il riccio infastidito

“ma cosa cazzo vuoi da me? Eh? Cosa vuoi? Tu non sai nulla di me, non sai niente.” Si sfogò la bionda

“cosa non so?” chiese nicholas

“tutto” urlò isabelle

“beh.. allora dimmelo” disse semplicemente nicholas

“non mi va” sussurrò isabelle

“bene, allora continua a vivere come stai vivendo, a farti del male da sola, ad odiare tutto e tutti” disse il riccio

“cosa vuoi dire? È una cosa da cui non si può guarire, ho fatto molte ricerche”

“cosa?” chiese il riccio cercando di farla parlare di più.

Non capiva a cosa la bionda si stesse riferendo. Non si può guarire? Aveva fatto molte ricerche?

“sono bulimica” disse velocementela bionda

“c..cosa?” chiese nicholas incredulo, non credeva a quello che la bionda gli aveva appena detto, non era possibile.

“sai cosa vuol dire?” chiese la bionda guardandolo negli occhi.

“certo ch.” Nicholas non finì di parlare che Isabelle lo interruppe.

“vomito tutto quello che mangio, quando mi guardo allo specchio vorrei vomitare anche tutto quello che c’è di sbagliato in me oltre il cibo. Mi sento sempre isolata, incompresa, sola, frustrata, sotto pressione. Qualcosa si è rotto e dentro di me ha cominciato a profilarsi l’idea che "se fossi più magra" tutto sarebbe diverso e il mondo sarebbe cambiato. Di certo non ho pronunciato parole tipo "voglio diventare bulimica!" ma intanto ho provato a perdere qualche chilo poi, insoddisfatta dallo scarso successo, ho deciso di calcare la mano, usando quelli che credevo degli aiuti: i lassativi, lo sport sfrenato, il vomito auto indotto. Ecco quello che volevi sapere, contento?”

La bionda disse tutte quelle parole quasi come sfogo, era troppo tempo che le teneva dentro.

Non lo aveva mai detto a nessuno, non aveva mai parlato a nessuno dei suoi problemi, soprattutto con così tanta facilità e freddezza.

Guardò ogni movimento di Nicholas, era scombussolato ed incredulo di quello che aveva appena sentito.

“n…no..non sono contento, perché ti fai questo?” chiese nicholas

“perché è l’unico modo in cui posso sfogare tutto quello che sento, tutta la frustrazione, tutto il dolore, tutto.” Disse la bionda nervosamente

“esistono altri modi”

Dopo lo sfogo della bionda, il riccio si era stranamente zittito. Non sapeva cosa fare, cosa dire e cosa pensare. Era tutto così strano.

Vista da fuori Isabelle poteva sembrava una delle ragazze più sicure del mondo, sicure della loro vita, del loro carattere, del loro corpo, della loro bellezza ma poi entravi in quello che era il suo modo e non ne uscivi senza una cicatrice.

Era come un uragano. Non si sa mai quando arriva né quando finisce. Sai solo che una volta arrivato prende tutto quello che hai e due sono le opzioni: a – te lo distrugge; b- lo porta via con se.

“c..cosa t..ti fa stare così male?” chiese nicholas

“non lo so..è iniziato molto tempo fa, so solo che per ogni cosa di me che non riesco a gestire, a controllare o a capire io sto male. Ed oltre ad odiare ogni minima parte di me, odio tutto quello che mi circonda. Così comincio a fare ipotesi assurde. Se dimagrissi qualcosa dentro di me o attorno a me potrebbe cambiare? Così vomito, ogni volta che posso e mangio per sfogare, per poi tornare a vomitare. E comincia così la mia routine” ammise la ragazza

“p..perchè non ne..parli con..con qualcuno?” chiese nicholas

“ne sto parlando con te” disse la bionda calcando la parole ‘te’.

“eh..si, io…però non..non so molto su queste cose…” provò a dire nicholas

“nemmeno io” ammise isabelle

“dovresti parlarne con un medico, con tuo padre..non so” disse nicholas

“non voglio” protestò isabelle

“perché?” chiese curioso nicholas

“perché nessuno capirebbe..e poi..non..non ce la faccio” ammise isabelle balbettando

“perché credi che in questo mondo nessuno ti capisca?” chiese nicholas

“perché è la verita”

“non ne parli perché sai che nessuno ti capirebbe. Allora perché l’hai detto a me?” chiese Nicholas.

“forse…sei..diverso” ammise la ragazza e Nicholas sorrise..

“Sostieni un peso davvero enorme sulle spalle, isabelle e ti considero una persona molto forte” ammise il riccio

“magari lo fossi” disse la ragazza mordendosi un labbro

“lo sei” disse nicholas guardandola negli occhi

“se fossi forte, sopporterei tutto quello che mi fa stare male” disse isabelle

“siamo umani, isabelle. Non siamo perfetti, è normale non riuscire a sopportare dolori, situazioni o emozioni” disse il riccio

“non è solo questo” ammise la ragazza

Vennero interrotti dall’aprirsi della porta della camera d’ospedale.

Il padre seguito da un bodyguard entrò nella stanza per poi correre dalla ragazza e abbracciarla.

“isabelle, che spavento che mi hai fatto prendere”

Isabelle si asciugò  il viso bagnato con la manica della maglia, non si era nemmeno accorta di star piangendo, di star piangendo di fronte Nicholas.

“m..mi dispiace” sussurrò flebilmente

“ho parlato con il medico che ti ha visitata, hai dei valori molto bassi e dovresti mangiare in modo più sano e fare di meno sport. Ho deciso che non frequenterai più la scuola, avrai un insegnante privato, così non ti stancherai. Il medico ha detto che devi riposare più spesso. Basta uscire sempre, okay?” le disse il padre ancora stretto a lei.

“papà, io..io sto bene” provò a dire la bionda

“certo..ora stai bene, ma...sarebbe potuto accadere qualcosa di peggio e non..voglio che accada”

Isabelle sospirò, non aveva nemmeno più le forse di continuare a battibeccare e litigare con il padre.

“ancora gli ultimi accertamente e poi torniamo a casa, mamma mia che spavento” disse il padre accarezzandola per  oi rivolgersi a nicholas “e nicholas, tu..sei davvero la mia salvezza”

“oh..faccio solo il mio lavoro” disse il riccio guardando il presidente.

“Ho chiesto al medico di tenere la cosa segreta, non voglio che si sappia questoi in giro, i paparazzi non ti lascerebbero un minuto libera” disse il padre guardando la figlia.

“come sei venuto qui?” chiese curiosa isabelle

“con l’elicottero” ammise il padre

“cosa? Tutta la città ti avrà visto e avranno capito che sono qui, no? Per quale altro motivo il presidente dovrebbe andare in un ospedale?” chiese isabelle sarcastica.

“era l’unico modo per arrivare velocemente, tesoro mio” disse il padre accarezzandole i capelli.

“vuoi riposare?” le chiese poi l’uomo premuroso.

La bionda annuì, così l’uomo assieme a Nicholas e la guardia del corpo del presidente uscirono dalla stanza, lasciando isabelle sola.

Mentre uscivano isabelle non potè fare a meno di non guardare Nicholas.

Gli aveva detto tutto.

Okay, non tutto ma una gran parte.

Si passò una mano fra i capelli.

Aveva fatto bene a ‘fidarsi’ di Nicholas? Il ragazzo avrebbe taciuto oppure sarebbe andato di corsa dal padre a raccontare tutto?

Si morse un labbro, nervosa.

Non ne poteva più di quella situazione.

Voleva tanto uscire dal quel cerchio schifoso, ma proprio non ci riusciva?

Ripensò poi al fatto che il medico non si era accorto di nulla.

Era strano.

Non si era accorto che non mangiava qualcosa di sano da davvero molto tempo, non si era accorto che tutto quello che aveva nel corpo erano residui di cibo, che non aveva riuscito a buttar fuori, non eri era nemmeno accorto che molto spesso prendeva tranquillanti.

Prendeva delle pillole che la facevano calmare, che la aiutassero a gestire l’ansia, l’emozione e tante altre cose.

Era tutto molto strano.

 

 

 

 

“ehi, posso?”

Il riccio aprì la porta della camera di casa di Isabelle, rimanendo sulla soglia della porta in cerca di un senso di approvazione da parte della ragazza.

Isabelle, che era tornata a casa dopo ore infernali in ospedale, era seduta sul suo letto mentre leggeva per la millesima volta Romeo e Giulietta di Sheakspeare.

Alzò gli occhi dal libro verso il ragazzo e annuì silenziosamente.

Il riccio entrò chiudendosi la porta alle spalle.

Come sempre, aveva il suo vestito elegante. Giacca e pantaloni scuri, con una camicia bianchissima ed una cravatta allargata leggermente al collo di nero.

“come stai?” chiese il riccio sedendosi sul letto, proprio ai piedi della ragazza.

“b..bene” disse silenziosa la ragazza

“vo..volevo dirti che..non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con tuo padre” disse il riccio torturandosi le mani alludendo al fatto che la bionda gli aveva raccontato il pomeriggio.

“davvero?” chiese curiosa la bionda

“si” annuì nicholas

“grazie” disse flebilmente la bionda.

“l..l’hai..fatto di nuovo?” chiese il riccio

“da quando sono..tornata dall’ospedale, cioè da più o meno due ore, no” disse la bionda

“non farlo..mai più” disse flebilmente il riccio guardandola

“perché?” chiese la ragazza

“perché tu sei perfetta così come se, se perdessi chili non cambierebbe nulla, credimi. Ne dentro di te, ne nelle cose che ti circondano, la tua vita sarebbe la stessa. Io ci ho pensato, davvero tanto e non..non dovresti sprecare la tua vita in questo modo, facendoti del male da sola, perché è vero, è così… ti fai solo del male e non..non dovresti.. Tu hai solo bisogno di qualcuno che creda in te stessa e ce l’hai. Hai tuo padre, il tuo ragazzo…beh..hai anche me” 

“mio padre vuole solamente tenermi rinchiusa, come una malvivente. Jack, bhe..per quanto riguardo lui..io..non sono più sicura” disse la bionda

“sicura di cosa?” chiese il riccio

“nulla, non preoccuparti” disse la bionda cercando di cambiare discorso

Vennero interrotti da Matt, l’altro bodyguard.

“signorina, fuori c’è il vostro ragazzo. So che mi avete detto di non far entrare nessuno, ma sta insistendo molto” disse l’uomo guartdando Nicholas ed Isabelle

Isabelle sospirò.

“digli che sto dormendo, o inventa qualcos’altro, non mi va di parlargli” disse isabelle

“è che..non so come mandarlo via, è qui fuori da un bel po’” replicò l’uomo

“puoi pensarci tu?” chiese la bionda al riccio.

Nicholas la scrutò attentamente.

“non..non mi va di parlargli” disse isabelle pregandolo con lo sguardo.

“avete litigato?” chiese il riccio

“no, è solo..che..sono stanca” mentì la ragazza.

In realtà stava ancora pensando a quello che era successo il pomeriggio con lui.

Non voleva parlare con lui, ne tanto meno voleva che le si avvicinasse.

Provava  ancora fastidio per qualsiasi contatto che aveva con lui.

Nicholas annuì.

“d’accordo” disse poi alzandosi e uscendo dalla stanza assieme a Matt.

“ciao” disse notando il ragazzo.

Jack, camminava avanti ed indietro per il corridioio, le mani in tasca ed un viso alquanto preoccupato.

“posso entrare, ora?” chiese a Nicholas spazientito.

“si..è..appena addormentata”

“cosa ci facevi tu in camera sua? Aveva bisogno della tua buonanotte?” chiese Jack infastidito.

“cosa ci facevo io nella sua stanza non credo siano affari tuoi, ad ogni modo ora sta dormendo, quindi passa un’altra volta”

“andiamo? Non sta dormendo, ho sentito la sua voce” disse il ragazzo a Nicholas “è la mia ragazza, ho saputo cos’è successo oggi, voglio solo sapere se sta bene”

“certo che sta bene, ci sono io per controllare questo”

“ah adesso sei anche il suo medico?” lo provocò Jack.

‘Ma che cazzo voleva quella sera quel ragazzo?’ pensò il riccio

Stava lentamente perdendo la pazienza.

“isabelle è stanca, non vuole vedere nessuno, quindi sei pregato di andartene” disse il riccio

Jack sbuffò per poi prendere il cellulare ed andare via.

Il ragazzo, una volta uscito dall’enorme palazzo, inviò una messaggio alla ragazza.

‘non so cosa ti succede, vorrei solo parlarti e sapere che stai bene, ti amo. Jack’

Isabelle lesse subito il messaggio, torturandosi le mani non sapendo cosa rispondere.

“va tutto bene, jack. Stai tranquillo, sono solo un po’ stanca. Domani o forse dopodomani verrò a trovarti io, promesso’

La bionda inviò velocemente il messaggio per poi poggiare il cellulare sul comodino accanto al suo letto.

Nicholas rientrò nella stanza della ragazza e rimase alquanto perplesso quando notò che non era lì.

Si guardò intorno notabndo che la porta del bagno era chiusa.

Subito un sensazione di ansia e terrore lo assalì, non poteva essere vero. Non poteva rivcominciare di nuovo a vomitare?

Subito corse vicino la porta, abbassando la maniglia e notando che era stata chiusa a chiave.

“isabelle, aprì immediatamente, non lascerò che continui a farti male da sola”

Isabelle intanto era seduta piangente sul water, con le ginocchia al petto.

Sobbalzò quando sentì la voce di nicholas chiamarla dalla camera e quando sentì il fastidioso rumore del pugno di nicholas che sbatteva contro la porta.

“n..nick..sto..sto bene…voglio.. solo fare una doccia” disse la bionda cercando assolutamnente di non far capire al ragazzo che stava piangendo.

“non ci credo, apri”

“credici, davvero, sono nuda e sto per entrare nella doccia” disse isabelle alzandosi e aprendo il rubinetto della doccia, in modo tale che nick sentisse il getto forte dell’acqua.

Lasciò il rubinetto scorrere e si sedette a terra, di nuovo con le ginocchia al petto.

Nicholas sospirò, camminando per la stanza avanti ed indietro.

Cos’aveva quella ragazza di sbagliato? Perché era così? Un minuto prima era tranquilla nella sua stanza a leggere, il minuto dopo nel bagno a piangere e a farsi chissà quali conplessi.

Nicholas ritornò vicino alla porta, battendo due pugni.

“isabelle” la chiamò ancora.

“cosa vuoi, nicholas?” chiese la bionda

“domani mattina, fatti trovare pronta per le undici, ti porto in un posto” disse il riccio

Isabelle rimase perplessa all’afermazione del riccio. Dove voleva portarla? E soprattutto perché?

“non credo che mio padre mi farà uscire, ha detto che non posso uscire”

“e da quando segui le regole che ti impone tuo padre?” chiese il riccio sarcastico

Isabelle rise.

“d’accordo, ci sarò” disse la bionda.

Il riccio sorrise a se stesso, per poi uscire dalla stanza.

Isabelle chiuse il rubinetto, sedendosi poi sullo sgabello che c’era nel bagno e portandosi la testa fra le mani.

Era tutto troppo complicato e confuso.

Da un lato c’era il suo ragazzo, Jack, che le era sempre stato vicino, che nei momenti peggiori l’aveva sempre fatta sentire meglio, che era stato la sua ancora di salvaezza.

Dall’altro c’era Nicholas, un ragazzo che era entrato nella sua vita senza il suo consenso.

Era entrato nella sua vita e aveva voluto sapere tutto quello che c’era da sapere su di lei, senza omettere nulla.

Era entrato nella sua vita e da due mesi a quella parte, l’aveva cambiata.

Con un solo sguardo riusciva a cambiare la sua giornata.

Uno sguardo, un sorriso, una parola.

Nicholas ci sapeva maledettamente fare con lei.

 

 

 


SPOILER.

“ci vuole volontà, forza e coraggio e soprattutto la forza di rialzarsi, sempre” disse Pamela per poi sorriderle

“io mi..mi rialzo, sempre. Il problema non è quello. Il problema sono i pezzi di me che se ne vanno ogni volta in cui cado. Pur di restare in piedi, perderò tutta me stessa” ammise isabelle guardando le tre ragazze per poi abbassare lo sguardo, notando di avere gli occhi pieni di lacrime.

“sarà proprio allora che ti amerai, che vorrai dimostrare al mondo quanto vali” continuò Pamela

“…io mi sento fragile” disse isabelle mordendosi un labbro

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci. ***


           

Buongiorno splendide asdfgh come state? spero davvero bene :3 ho postato più veloce che potevo e spero siate contente :)

godetevi il capitolo, spero vi piaccia e spero che mi lasciate qualche recensione in più poichè ho notato che diminuiscono sempre di più çç

Se non vi piace qualcosa della ff siete libere di dirlo, accetto consigli e critiche :)

Al prossimo capitolo (già scritto), un bacio<3






                                                                               

                                                                                    Capitolo 10.

 

 

Isabelle si era svegliata molto presto, aveva passato tutta la nottata a pensare a dove nicholas volesse portarla.

Non riusciva a dormire così, alle sette e trenta di Domenica era già sveglia e pimpante mentre sedeva ancora sul suo letto e si guardava attorno.

Non sapeva perché ma le dava tremendamente fastidio il fatto che fosse così ansione e emozionata di vedere dove nicholas la portasse.

Le dava fastidio il fatto che nicholas le provocasse quelle sensazioni. Le dava troppo fastidio.

Si sentiva legata a lui, in qualche modo e non voleva.

Lui era troppo arrogante, voleva sempre sapere tutto e non si faceva mai gli affari propri.

‘E allora perché gli hai raccontato la tua verità?’

Le chiese una vocina dentro di se.

Cosa si faceva in quei momenti? Si rispondeva a quelle strani voci, tutti la chiamavano coscienza, ma per lei quelle strani voci provenivano da un organo molto più profondo e delicato. Il cuore.

Aveva raccontato tutto a Nicholas. In qualche modo si era fidata di lui e stranamente non se n’era pentita.

Di solito si pentiva di tutto quello che faceva, ma quella volta no. Anche se ‘odiava’ nicholas, non si era pentita di avergli confidato tutta la sua verità, non proprio tutta, ma una buona parte.

Prese il cellulare dal cassetto del comodino accanto a l letto e si accorse solo allora delle tre chiamate perse da parte di Jack.

Sospirò e sbuffò contemporaneamente.

Ma cosa voleva ancora? Quel ragazzo stava diventando davvero impossibile.

Okay, lei non aveva voglia di vederlo e stargli solamente vicino la infastidiva. Ma mica poteva dirglielo? Era solo un periodo di debolezza, si un semplice periodo di debolezza che sarebbe passato in men che non si dica.  Jack era praticamente la sua ancora e non poteva permettersi di perderlo, anche se stargli vicino le dava molto fastidio.

Si alzò da letto andando verso il bagno per lavarsi.. Dopo una rilassante doccia, tornò in camera in accappatoio e chiamò la cameriera per dirgli che voleva la colazione in camera.

“latte, caffè e cereali, nulla di più” Aveva detto alla cuoca, aveva deciso che avrebbe cambiato mnetodo, se voleva dimagrire, doveva mangiare di meno o addirittura non mangiare più.

Niente più abbuffate davanti lo specchio.

Dopo alcuni minuti, la governante entrò in camera con un vassoio.

“buongiorno miss isabelle, come mai già sveglia?” chiese premurosa la donna, portando il carrello con la colazione vicino al letto.

“devo uscire” disse sorridendo Isabelle “mio padre è in casa?” chiese poi

“oh..beh..in realtà non lo so precisamente, ma se non mi sbaglio è andato via stamattina, molto presto”

“perfetto” disse la bionda.

Almeno non doveva litigare per uscire. Non si sarebbe accorto di nulla.

Fece velocemente colazione per poi entrare nella sua cabina e contemplare i vestiti.

Perché non aveva mai nulla da mettere? Quasi 18 anni che comprava vestiti e non aveva mai nulla da mettere.

Dopo minuti, che le sembrarono ore, optò per un paio di shorts di jeans con calze scure, un paio di converse blu con le borchie argentate, una maglia blu abbinata alle scarpe e sopra uno giubbotto di pelle aderente.

Infine si truccò leggermente gli occhi e lisciò i capelli, doveva essere bella. O almeno carina.

Rise pensando al fatto che si stesse preparando per nicholas.

Si stava dando un’ultima occhiata davanti allo specchio quando qualcuno bussò alla porta ed entrò subito dopo.

Era Nicholas. Lo riconsoceva da una semplice bussata ad una porta.

Era solito bussare ed entrare subito senza aver sentito nemmeno un ‘avanti.’

“buongiorno” disse il riccio una volta vista la ragazza davanti allo specchio.

“ciao” disse isabelle guardandolo negli occhi.

“sei pronta?” chiese curioso il riccio la bionda annuì, così nicholas le fece segno di uscire.

Si stavano dirigendo verso la macchina quando isabelle notò che c’erano solamente lloro due, i suoi amici non c’erano.

Le atre due guardi del corpo non li stavano seguendo.

“perché i tuoi amichetti non ci seguono?” chiese

“..ho chiesto al presidente se potevamo stare solamente noi due” disse il riccio semplicemente con molta tranquillità

“cosa? Sul serio?” chiese isabelle non credendo a quello che nicholas le avesse appena detto.

“già” annuì il riccio

“perché?” chiese isabelle

“perché il posto in cui voglio portarti è un posto davvero particolare, e loro potrebbero capire il tuo piccolo segreto”

“dove vuoi portarmi nicholas?” chiese la bionda

“lo vedrai tra poco, su sali” disse il riccio alla bionda una volta arrivati vicino alla macchina.

“ah e indossa questo, non voglio che ci riconoscano” disse poi ancora nicholas dandole un cappellino.

Isabelle lo prese e lo indossò anche se non stava capendo davvero nulla.

In primis, stranamente il padre aveva acconsentito a farla uscire solamente con uno dei suoi bodyguard.

Nicholas le aveva dato un cappllino per non farsi riconoscere ed infine era tremendamente curiosa di sapere dove nicholas la stava portando.

Dopo minuti di silenzio, finalmente arrivarono. Nicholas scese dalla macchina e la bionda lo seguì.

Isabelle si guardò intorno notando un immenso prato verde, con alcune piante.

Nonstante fosse ancora inverno il prato era davvero bellissimo.

Notò poi alle sue spalle un grosso edificio, doveva avere parecchi anni perché era davvero molto vecchio.

“cosa c’è lì dentro?” chiese la bionda

“c’è la verità che tu non vuoi vedere” disse il riccio

“cosa vuoi dire?”

“lo scoprirai tra poco, su andiamo” nicholas la prese per mano velocemente e Isabelle quasi rabbrividì a quel contatto.

Mentre si avvicinavano al portone di quell’enorme palazzo, mano nella mano ad Isabelle batteva forte il cuore.

Stava per avere un collasso, solo perché nicholas la teneva la mano. Com’era possibile?

Nicholas bussò al campanello davanti la porta e le sorrise attendendo che qualcuno aprisse.

Dopo pochi secondi un uomo, piu o meno sulla quarantina, aprì e sorrise a Nicholas.

“ciao nick, come stai?”

“tutto bene, tu?”chiese nicholas stringendogli la mano

“tutto okay, mi figlia sta ancora aspettando una tua chiamata” disse sarcastico l’uomo

Nicholas sorrise imbarazzato.

“è che..sono impegnato con il lavoro e non ho un minuto libero” disse il riccio guardandolo e passandosi una mano fra i capelli.

Isabelle intanto ascoltava curiosa. Perché la figlia di quell’uomo aspettava una chiamata da parte di Nicholas?

Non sapeva perché ma la cosa la infastidiva, anche troppo in realtà.

L’uomo sorrise a nicholas.

“su vieni, andiamo al terzo piano” disse poi l’uomo facendoli entrare nel palazzo.

Isabelle si guardò attorno e notò che all’interno quel palazzo sembrava quasi un ospedale, o forse una clinica privata. Si era proprio quello una clinica privata.

C’erano delle barrelle ai lati e tantissime camere, Isabelle vide in lontanaza due donne con camici bianchi.

“cos’è questo posto nicholas?” chiese isabelle avvicinandosi più a lui mentre canmminavano, Nicholas la teneva ancora per mano.

“sta tranquilla, ora conoscerai alcune ragazze” disse il riccio

Isabelle annuì stranita.

Perché doveva conoscere alcune ragaze? Dio, non ci stava capendo nulla.

Entrarono in un ascensore e dopo alcuni secondi arrivarono al terzo piano.

Notò che era più affollato rispetto al primo piano.

C’erano più uomini con camici bianchi che parlottavano fra loro, dovevano essere sicuramente medici anche perché avevano in mano delle cartelline.

Il corridoio era lunghissimo e sui entrmabi lati c’erano molte camere, alcune avevano porte aperte altre chiuse.

Isabelle sbirciò in una di esse e notò che dentro c’erano dei letti.

Era un dormitorio, oppure una clinica privata, ne era sicura.

Arrivarono alla fine del corridoio e l’uomo indicò a nicholas una stanza con la porta chiusa. Nicholas gli sorrise e poi tornò a guardare Isabelle.

“nicholas non sto capendo nulla, cosa ci facciamo qui?” chiese isabelle

L’uomo sorrise.

“entra in questa stanza e lo capirai” diss l’uomo guardando isabelle e intimandola ad entrare.

Nicholas lasciò la mano della ragazza ed Isabelle si sentì quasi vuota.

Perché le aveva lasciato la mano? Adesso si sentiva, insicura, non protetta e serena come quando le aveva preso la mano.

Tornò a guardare nicholas spaesata.

“non avere paura, entra” le disse nicholas

Isabelle guardò la porta poi nicholas, poi l’uomo e poi ancora Nicholas.

“hey, va tutto bene.. Lì dentro ci sono delle persone che ti aspettano, non è nulla di strano o pericoloso, capirai tutto quando entrerai”

Nicholas si avvicinò a lei accarezzandole una guancia.

“t..tu non entri?” chiese isabelle quasi balbettando

“no. Queste cose devi farle da sola” ammise il riccio sorridendole.

La bionda annuì, mordendosi un labbro e abbassando la maniglia della porta.

Entrò nella stanza e qualcuno, nicholas o l’uomo, chiusero la porta dietro di lei.

Si guardò attorno spaesata, notando tre ragazza che guardavano fuori dalla finestra.

Erano in pigiama e sclaza.

Quando sentirono il rumore della porta aprirsi si voltarono di scatto guardanmdo Isabelle.

“ciao” una delle tre si avvicinò alla bionda sorridente e stringendole una mano.

“mi chiamo klaire” continuò “che onore conoscere la figlia del residente, mi sento importante” continuò ancora.

Isabelle la guardò spaesata.

“io..sono..” stava er rispondere isabelle ma la ragazza la interruppe.

“isabelle, lo sappiamo. Ci avevano avertito della tua visita” l’altra ragazza, quella col pigiamo color rosa pastello parlò e si avvicinò ad isabelle.

“io sono Pamela” disse sorridendo “ e lei è Lisa” continuò poi indicando l’qaltra ragazza quella che era rimasta ancora vicino alla finestra e le fissava.

“beh..io sono isabelle, ma a quanto vedo mi conoscete già” disse la bionda imbarazzata.

“sai che da vicino sei molto più bella? Non che sui giornali sei brutta eh, ma da vicino si vedono di più i tuoi occhi, sono bellissimi” disse klaire sorridendole

“oh..grazie” disse isabelle.

“vuoi qualcosa da mangiare? Non so cioccolata, patatine?” chiese la ragazza

“oh no, grazie.. passo” dsse isabelle

“non sai cosa ti perdi” disse la ragazza che doveva chiamarsi klaire mangiando una barretta di cioccolato al latte.

Isabelle le sorrise.

“p..perchè siete qui voi? Mi pare di aver capito che questa sia una clinica privata” disse isabelle

“non lo sai?” chiese lisa

“n..no..mi ci hanno portata qui, non so davvero nulla” si giustificò isabelle

“è una clinica di riabilitazione” ammise Lisa

“che vuoi dire?” chiese curiosa isabelle

“davvero non sai nulla?” chiese lisa ancora

“no…ti ripeto..non so nulla” disse ancora isabelle

“noi…siamo..malate..anoressia e autolesionismo..ma stiamo guarendo e siamo bellissime” disse klaire sorridendo

Isabelle rimase perplessa all’affermazione della ragazza.

Nicholas l’aveva portata in una clinica di riabilitazione, dove c’erano ragazze che avevano problemi simili ai suoi.

Anoressia.

Autolesionismo.

Isabelle si passo una mano attorno al collo.

“tutto bene?” chiese klaire avvicinandosi a lei.

“si, è che..non..non capisco”

“ io mi tagliavo, ora però ho smesso.. da quando sono qui..la mia vita è cambiata, e anche quella delle ragazze. Nessuna delle tre si accettava, da quando siamo qui però le cose sono cambiate” dsse pamela sorridendole

“cos’è cambiato?” chiese isabelle curiosa

Pamela le intimò di sedersi su uno dei tre letti e isabelle lo fece guardandole le tre che si erano sedute sull’altro letto, proprio di fronte a lei.

“è cambiato il modo in cui ci guardiamo allo specchio, se prima non riuscivamo nemmeno a passarci davanti alo specchio ora ci passiamo le ore, notando i nostri cambiamenti, che sono sempre positivi” disse pamela

Lia prese parola “io non so la tua storia però posso notare che i tuoi occhi non brillano come dovrebbero, ed è un peccato. È un peccato perché anche tu dovresti imparare ad amarti, come stiamo facendo noi. Ora, o domani, o magari tra cento giorni capirai che non vale la pena farsi del male, non vale la pena perché ognuno è meraviglioso a modo suo.”

“vorrei tanto che fosse così..ma non..non è facile” disse isabelle guardandosi le scarpe.

“anche io ragionavo così all’inizio, ma poi col tempo maturi” disse Pamela

“da quanto siete qui dentro?” chiese isabelle

“io da cinque mesi, lisa da tre e pamela da quasi un anno” disse klaire

“wow..è..è..davvero tanto” commentò la bionda

“già..ma ne vale la pena” disse pamela “ i segni stanno quasi scomparendo” continuò facendole notare alcuni segni rossi e violacei che aveva sui polsi.

“ti…ti tagliavi?” chiese isabelle

“si” rispose secca pamela “anche tu lo fai?”

“oh..no..non..ci ho mai provato..io sono bulimica” disse isabelle

“cosa? Davvero? Perché? Sei bellissima” disse klaire guardandola

“vorrei poterlo pensare anche io” disse isabelle fra sé.

“lo penserai… hai solo bisogno di tempo e di qualcuno che ti aiuti a capire” disse klaire

“tu e nicholas siete fidanzati?” chiese lisa cambiando discorso ed Isabelle sorrise.

“No, in realtà è la mia guardia del corpo” disse isabelle

“Guardia del corpo? Figo, non ne ho mai avuta una. Deve essere divertente” disse Lisa

Isabelle rise.

“non..non proprio, ma voi come conoscete nicholas?” chiese curiosa isabelle

“è un amico di pamela, ce l’ha presentato lei parecchio tempo fa” ammise klaire sorridendo “erano vecchi amici di scuola, vero pamela?” chiese ancora.

Pamela annuì guardandol Isabelle.

“nicholas è davvero una bella persona” disse lisa

“si, già” ammise isabelle guardandosi intorno.

Notò solo allora che la stanza era molto decorata, con vari poster di alcuni cantanti attaccati alle pareti e scritte sui muri.

C’era ‘stay strong’

‘never alone’

‘happy, free, confused, lonely’

‘who says you’re not perfect?’

“belle, vero?” chiese klaire notando che isabelle stava guardando le scritte

“già.. “

“ad ogni grosso miglioramento ne scriviamo una”

“perché siete ancora qui dentro? Mi sembra..che..voi..siate guarite, no?” chiese

“appunto..sembra.. A volte ti sembra che tutto sia guarito e tutto sia passato ma ad un primo problema ci si può ricadere di nuovo e quindi… non siamo ancora guarite del tutto.. ma lo faremo e quando usciremo andremo tutte da Mc Donald’s assieme, verrai anche tu?” chiese  pamela

Isabelle sorrise.

“io sono..vegetariata.. caso mai vengo per guardarvi mangiare” disse sorridendo ancora isabelle

“beh..ci sono tante cose che puoi mangiare lì, pur essendo vegetariana. Sai che anche mio fratello lo era? Ed ogni volta che andavamo si prendeva sempre una porzione di patatine o due gelati” disse lisa ridendo “mi manca tanto” disse poi

“non li vedete mai i vostri familiari?” chiese isabelle

“certo che li vediamo, ci vengono sempre a trovare.. solo che non possono stare molto qui perchè ogni giorno dobbiamo fare tante terapie” disse klaire

“qual è  la prima cosa che avete fatto quando siete entrate qui dentro?” chiese curiosa isabelle

“Kim ci ha detto che siamo bellissime e abbiamo fatto tantissime foto” disse lisa sorridendo ripensando a quel meraviglioso momento

“chi è kim?” chiese ancora isabelle.

Le sembrava di stare in un mondo parallelo, dove tutti erano felici, sereni, completi.

“la dottoressa che si occupa di noi” ammise lisa

“v..vi trovate bene qui?” chiese isabelle

“perché? Vuoi venire anche tu qui?” chiese lisa ridendo.

Isabelle rise.

“oh..n..non lo so, sono solo curiosa.. voi siete..così spensierate e serene…ma siete qui dentro, come fate?” chiese isabelle

“ all’inizio stavamo male, ma poi ti rendi conto che..è l’unica tua via d’uscita, che farsi del male è una cosa maledettamente sbagliata” disse Pamela

“siete state costrette ad entrare o di vostra spontanea volontà?” chiese isabelle

“costrette” rispose Pamela

“nessuno vuole entrare qui dentro di sua spontanea volontà, all’inizio odi praticamente tutti poi però cominci ad amare questo posto, ai dottori che si occupano di te, alle passeggiate nel giardino, ai lunghi pomeriggi e alla forza e la speranza di guarire” aggiunse pamela

“non potete uscire da qui, vero?” chiese isabelle

“no” ammise klaire “fin quando non saremo effettivamente guarite, non possiamo sorpassare il cancello”

“quando uscirete, siete tutte invitate a casa mia” disse isabelle

“oh mio dio, andrò nella casa del presidente e di sua figlia” disse klaire emozionata battendo le mani facendo ridere le altre.

“come mai nicholas ti ha portato qui?” chiese Pamela

“n..non lo so, forse..perchè..in qualche modo la mia situazione è simile alla vostra e..non lo so” provò a dire Isabelle con un filo di voce

“beh..si più o meno è uguale” commentò lisa

“io..non..non credo di stare proprio..male..cioè..tanto male da entrare qui dentro.. solo che non sto nemmeno così bene da vivere serena.. quindi..n..non lo so” disse isabelle

“qual è il tuo obiettivo?” chiese pamela “perché ti fai questo?” chiese ancora

“perché…forse..se..lo faccio..dopo mi sento meglio. Mi sentirò adatta a questo mondo, a questa società fatta di tutte modelle taglia quaranta, alte, magre, con un fisico mozzafiato, bellissime e affascinanti” disse isabelle

“anche tu sei bellissima e affascinante” disse Lisa

“no..non la penso come voi.. Ma credo che voi dovreste capirmi” disse la bionda

“avremmo potuto capirti se eravamo ancora nella merda, ma adesso non lo siamo quasi più..” disse Pamela guardandola negli occhi

“anche io voglio uscirci” disse isa

“ci vuole volontà, forza e coraggio e soprattutto la forza di rialzarsi, sempre” disse Pamela per poi sorriderle

“io mi..mi rialzo, sempre. Il problema non è quello. Il problema sono i pezzi di me che se ne vanno ogni volta in cui cado. Pur di restare in piedi, perderò tutta me stessa” ammise isabelle guardando le tre ragazze per poi abbassare lo sguardo, notando di avere gli occhi pieni di lacrime.

“sarà proprio allora che ti amerai, che vorrai dimostrare al mondo quanto vali” continuò Pamela

“…io mi sento fragile” disse isabelle mordendosi un labbro

“non lo sei, se sei in grado di sopportare pesi così grandi, come la bulimia, il non accettare se stessi, il proprio carattere e-” Lisa stava finendo di parlare ma venne interrotta da un’infermiera che entò nella stanza.

“ragazze, dobiamo andare in terapia” disse sorridendo alle tre e poi ad Isabelle.

“purtroppo dobbiamo andare, ma ci verrai a trovare di nuovo, vero?” chiese Klaire speranzosa avvicinandosi alla bionda

Isabelle annuì leggermente, non sapevo cosa dire e rimase davvero sorpresa quando notò che Klaire l’abbracciò al suo consenso.

“sai? sei simpatica e i giornali non ti rendono proprio giustizia” commentò Lisa sorridendole.

“i giornali non sanno nulla di me” disse Isabelle

“già.. Ma sai una cosa? È meglio così, almeno scegli tu a chi raccontare te stessa” disse infine lisa per poi uscire assieme a Klaire.

Rimase solamente Pamela, che la guardava appoggiata al letto.

“sei molto dolce, e  soprattutto fortunata” commentò la ragazza

“perchè?” chiese curiosa isabelle

“perché  hai accanto una persona davvero meravigliosa.” Ammise Pamela riferendosi ovviamente a Nicholas.

“sei innamorata di lui?” chiese isabelle

Pamela sorrise.

“no, per me è un fratello e..merita il meglio… Ma… credo proprio che tu sia di gran lunga superiore alle mie aspettative” disse ancora sorridendo la ragazza

“cosa vuoi dire?” chiese isabelle

Pamela stava per rispondere ma venne richiamata dall’infermiera.

“ti lascio con il dubbio, prova a capirlo tu..e non so scrivimi una lettera, magari ti risponderò” continuò poi Pamela sorridendole prima di uscire lasciando isabelle sola.

Isabelle sorrise a se stessa, avvicinandosi alla finestra e guardando l’immenso giardino della clinica.

Non sapeva descrivere come si sentisse in quel momento.

La conversazione con quelle ragazze l’aveva in qualche modo cambiata e la cosa le piaceva.

Le guardava con ammirazione, perché dopo tanta sofferenza loro era ancora in piedi, felici e serene.

Forse un giorno anche lei ci sarebbe riuscita, a guardare la vita con occhi diversi, a sentirsi, tranquilla, serena, felice.

Felise, serena e forte.

I suoi pensieri vennero interrotti da Nicholas che entrò nella stanza, isabelle si accorse di lui solo quando il riccio le sfiorò un braccio.

“hey” la chiamò.

Isabelle si voltò, trovandosi faccia a faccia con il ragazzo e a pochi centimentri di distanza.

“grazie nick” disse la bionda per poi avvicinarsi di scatto al ragazzo e abbracciarlo.

Il profumo del ragazze le invase le narici, era dolce e ..davvero bello.

Isabelle mise le braccia attorno al collo del ragazzo che la accolse teneramente fra le sue braccia, la bionda poggiò il viso sulla spalla del ragazzo chiudendo gli occhi e beandosi di quel meraviglioso contatto, nicholas le accarezzò dolcemente la schiena.

Si poteva rimanere in quella posizione per tutta la vita? Continuava a chiedersi Isabelle.

 

 

 


SPOILER.

“di cosa devi parlarmi?” chiese isabelle subito senza evitare giri di parole.

“ecco…non..non è semplice da dire, anche perché fa male e sono sicurò che farà male anche dopo..ma io non ne posso più”disse il ragazzo passandosi una mano fra i capelli nervoso.

“cosa fa male?” chiese isabelle stranita non sapendo a cosa si stesse riferendo.

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Capitolo 11
*** Capitolo undici. ***


 

Saaaalve bellissime<3 sorprese di vedermi aggiornare, vero? HAHAHAHAHAHAH ne avete tutto il diritto u.u 

Coooomunque riguardo lo spoiler dello scorso capitolo, molte di voi hanno 'intuito' che il ragazzo che parlava fosse Nicholas AHAHAHA ma in realtà non è lui ahaha va be scoprirete tutto in questo capitolo u.u E poiii vorrei dirvi di lasciarmi tante belle recensioni perchè non vedo l'ora di postare il prossimo capitolo che ho già scritto e che adoro asdfghjhgfds quindi vi prego di lasciarmi tante recensioni prima possibile così posto subito, please u.u

Vi lascio al capitolo, buona lettura.

Vi amo tutte<3





                                                                                                   Capitolo 11.

 

 

 


“buongiorno miss isabelle” la governante entrò in camera di isabelle con il carrello in cui c’era la sua colazione.

Isabelle si sedette meglio sul letto, per poi stropicciarsi gli occhi e passarsi una mano fra i capelli.

“buongiorno” sussurrò isabelle

“dormito bene?” chiese la donna aprendo le tende della sua stanza in modo che il flebile sole di fine Gennaio illuminasse la stanza.

Erano passate più di tre settimane da quando Isabelle aveva conosciuto quelle ragazze e poteva benissimamente dire che la sua vita era leggermente migliorata.

Invece di vomitare quattordici volte a settimana, lo facevamo solamente due o tre volte proprio quando non ne poteva più e quando Nicholas non era nei paraggi.

Si chiudeva a chiave nella sua stanza e cercando di non fare alcun minimo rumore, cercava di sfogare la sua rabbia.

Se così poteva definirsi.

Mancavano tre mesi al suo compleanno di diciotto anni ed era davvero in ansia. Non sapeva nemmeno il motivo, in fondo non cambiava molto dai 17 anni ai 18, ma era in ansia lo stesso soprattutto per la festa che il padre voleva organizzarle.

Non era una tipa che adorava le feste e l’idea di una sua festa non le piaceva per niente, anche perché tra tutta la gente che il padre avrebbe invitato ne conosceva solamente una decina.

Fece velocemente colazione per poi lavarsi e vestirsi velocemente.

Era davvero stanca e stufa di rimanere sempre a casa, il padre le aveva anche fatto prendere lezioni private pur di non mandarla a scuola ed era una cosa davvero scocciante per la povera Isabelle.

“c’è Nicholas fuori?” chiese isabelle alla donna che stava sistemando la camera.

“no, ha preso un giorno libero”

“cosa? Davvero?” chiese Isabelle incredula, era davvero raro che Nicholas prendesse un giorno libero dal lavoro.

La donna annuì sorridendole.

“come mai?” chiese isabelle

“non lo so..lui non parla mai delle sue cose” commentò la donna.

Ed isabelle cominciò a riflettere su quelle parole. Era vero, Nicholas non parlava mai di lui, della sua vita, di cosa amasse fare. Non parlava mai di qualcosa che riguardasse lui. L’unica cosa che sapeva era che i suoi genitori erano morti in un attentato dieci anni prima e non sapeva nient’altro. Non sapeva se avesse un fratello, una sorella, non sapeva davvero nulla e si sentì, per la prima volta nella sua vita, egoista. Aveva passato tutto quel tempo a pensare a se stessa e ai suoi stupidi problemi e non aveva chiesto nulla a Nicholas.

Il suo cellulare squillò e isabelle notò che era Jack, così sbuffò sonoramente.

Era da quando lei e Nicholas si erano baciati che cercava in tutti i modi di evitarlo, si vedevano pochissimo e parlavano molto poco. Le poche volte che riuscivano ad incontrarsi isabelle cercava di distrarlo in modo tale da non baciarlo o non stargli troppo vicina. Tutto questo perché non riusciva a prendere una decisione.

Non si sentiva più bene con lui come prima, ma aveva paura a lasciarlo andare.

Rispose velocemente.

“hey” disse la bionda.

“ciao, possiamo vederci?” chiese Jack velocemente.

Isabelle cercò di inventarsi una prima scusa possibile da poter dire al ragazzo

“eh..beh..in-”

Jack non la lasciò finire.

“devo parlarti, è importante” continuò il ragazzo.

“oh..d’accordo, facciamo al parco tra un’ora?” chiese la bionda

“okay, a dopo” disse Jack per poi terminare velocemente la chiamata.

Isabelle rimase un po’ pensierosa, di cosa le voleva parlare?

Passò una buona mezz’ora seduta sul letto a pensare e ripensare cosa il ragazzo volesse dirgli poi si preparò per uscire.

Entrò in macchina e si fece accompagnare al parco.

Non sapeva perché ma la mancanza di Nicholas si sentiva tanto.

Non c’era lui a chiederle dove stesse andando, perché, per fare cosa e con chi.

Non c’erano le sue battutine sarcastiche ed il suo sorriso.

Si poteva sentire la mancanza di una persona, solo dopo non averla vista per meno di sei o sette ore?

Non lo vedeva dalla sera precedente, in cui si erano salutati con un semplice ‘buonanotte’.

Arrivò al parco e scese dall’auto per poi dirigersi alla panchina dove di solito si sedevano lei e Jack, seguita dai due bodyguard e soprattutto senza Nicholas.

Non sapeva perché ma senza lui, senza la sua protezione, senza la sua risatina, senza il suo sguardo su di lei si sentiva insicura, indifesa e sola.

 Trovò Jack già lì, seduto con le mani in tasca a guardare la gente che passava.

“ciao” disse isabelle avvicinandosi e sedendosi accanto a lui.

Jack si voltò a guardarla.

“ciao..stai bene?” chiese il ragazzo

Isabelle annuì sorridendogli.

“di cosa devi parlarmi?” chiese isabelle subito senza evitare giri di parole.

“ecco…non..non è semplice da dire, anche perché fa male e sono sicurò che farà male anche dopo..ma io non ne posso più”disse il ragazzo passandosi una mano fra i capelli nervoso.

“cosa fa male?” chiese isabelle stranita non sapendo a cosa si stesse riferendo.

“isabelle, non ne posso più di questa situazione, come siamo arrivati a questo?” chiese il ragazzo passandosi una mano fra i capelli

“a questo cosa?” chiese isabelle

“non fare la stupida, per favore. Ti sei allontanata da me, ci vediamo si e no una volta a settimana, sei continuamente fredda, ogni volta che ci sentiamo e parliamo è come se mi parlassi per farmi un favore. Non ne posso più, isa.” Si sfogò.

Colpita e affondata. E Jack aveva dannatamente ragione.

“io non-” cominciò la bionda guardandosi le scarpe, pur di non guardare lui ma venne interrotta.

“non dire che non è così perché quello che ti ho detto è la verità. Non mi guardi nemmeno più negli occhi, cosa ti ho fatto isabelle? Cos’è successo tra noi? Perché ti sei allontanata?” chiese il ragazzo stizzito

“io…non..non volevo…sai quanto..tengo a te” provò a giustificarsi Isabelle

“no, non lo so. Non lo so da più di un mese, non ne posso più, isabelle. Io non..so che fare, come comportarmi o cosa dirti.. Ti amo, ma credo che dovremmo lasciarci. Io non reggo più questa situazione, rivoglio la mia isabelle, quella che se non mi sentiva per un giorno si innervosiva e cominciava a litigare con tutti, rivoglio la mia isabelle quella che passava intere giornate con me.” Disse Jack

“è che…io..non sono più la stessa, però..possiamo riprovarci… sono cambiata.. ma..n..non lasciamoci, per favore” pregò isabelle

“no, isa…io non ci riesco. Non è questa la isabelle di cui mi sono innamorato e..non..ce la faccio a continuare” disse il ragazzo

“mi stai lasciando?” chiese la bionda mordendosi un labbro.

“si, mi sembra l’unica soluzione giusta” si giustificò il ragazzo

Isabelle cercò di non piangere. Come avrebbe fatto senza di lui? Si morse un labbro asciugandosi una lacrime che era appena scesa dall’occhio sinistro.

“okay…ciao..puoi andare via” disse la ragazza

“però non vo-” provò a dire il ragazzo ma isabelle lo bloccò.

“vai via, non ..non voglio parlarti” continuò isabelle

Jack sospirò, per poi alzarsi e avvicinarsi di più alla ragazza accarezzandole una guancia ma isabelle si scostò bruscamente e così jack andò via, lasciando isabelle sola seduta su quella panchina.

Okay, jack era la sua ancora.

L’aveva lasciata ed aveva maledettamente ragione, aveva ragione, aveva fatto bene.

Isabelle se l’era fatto scappare, lo aveva lasciato andare e avrebbe voluto urlare o picchiare qualcuno.

Aveva sbagliato, aveva sbagliato, aveva sbagliato.

Non doveva allontanarsi da lui, anche se lo stargli vicino la infastidiva no doveva ,asciarlo andare così facilmente.

Jack era stato da sempre le sua ancora, chi lo sarebbe stato adesso?

“hey”

La voce di Nicholas la scostò dai suoi pensieri ed isabelle si voltò a guardarlo asciugandosi le lacrime, Nicholas notò subito che c’era qualcosa che non andava così si sedette accanto a lei.

“hey, cos’è successo?” continuò poi

Isabelle si guardò le scarpe indecisa se rispondere o meno.

“nulla” disse con la voce roca, avrebbe voluto piangere, ma non poteva farlo davanti a Nicholas.

Nicholas sospirò.

“hai litigato con il tuo ragazzo? Gli altri mi hanno detto che eri con lui qui, fino a pochi minuti fa” disse Nicholas

Isabelle annuì mordendosi un labbro.

“beh..sono sicuro che chiarirete, tu lo ami e lui ti ama, no?” chiese il riccio

Isabelle scosse la testa.

“mi ha lasciato” disse isabelle freddamente

“cosa? Perché?” chiese il riccio

“perché sono una stupida e non merito una persona come jack” disse isabelle

“cosa vuoi dire? E poi non è assolutamente vero.. tu non sei una stupida e anzi..meriti il meglio” ammise il riccio

“mi sono allontanata da lui… e mi ha lasciato ed ha ragione, ha fatto bene a lasciarmi...io sono una stupida per essermi fatta lasciare uno come jack” disse la bionda

“troverai di meglio” disse il riccio

“non credo..lui…era la mia ancora” ammise la ragazza mordendosi un labbro

“sai che non bisogna mai appoggiarsi a nessuno? Perché se si sposta, tu cadi” disse Nicholas

“jack non si sarebbe mai spostato” ammise la bionda

“eppure l’ha fatto” disse Nicholas

“l’ha fatto perché è stata colpa mia, l’ho allontanato da più di un mese…e lui..ha maledettamente ragione, solo..che..i..non so..non sono più come prima” disse isabelle

“che vuoi dire?” chiese Nicholas

“mi sento..cambiata, come se qualcosa dentro di me… fosse cambiato, come se…i miei sentimenti per lui.. fossero all’improvviso… scomparsi..e non sarebbe dovuto accadere” si giustificò la bionda guardandosi le scarpe

“perché?” chiese Nicholas guardandola

“perché lui..è..jack..” disse isabelle

“e allora? Perché ti senti così legata a lui?” chiese curioso il riccio

“perché da quando sono venuta qui..lui mi è stato sempre vicino, è stato l’unico sincero nei miei confronti…e..non..sarebbe lo stesso senza di lui” disse isabelle

“secondo me sei solamente ossessionata da lui” cominciò il riccio “nel senso che credi che senza di lui la tua vita sarebbe una merda e cose del genere, ma credo che ti sbagli, sai? Ho notato che ultimamente vi vedete pochissimo e anzi..sei sempre soprattutto tu che non vuoi mai parlare o stare con lui…quindi non credo che ti potrebbe mancare così tanto da stare male.. si, è stato il tuo ragazzo per molto tempo ma..credo che..tu sia andata avanti ed anche lui” disse Nicholas guardandola dolcemente

“in teoria vi siete lasciati da poco più di qualche minuto..in pratica vi siete lasciati da molto più tempo… Io non..non so nulla sull’amore, non sono stato cresciuto basandomi su questo e non ho nemmeno partecipato a lezioni sull’amore..posso solo dirti..che..la vita va avanti..e non..non bisogna mai rimanere attaccati al passato” finì poi il riccio per poi sorriderle.

“non sapevo che fossi un poeta, agente Jonas” disse la ragazza “e poi..volevo dirti una cosa, per sapere qualcosa sull’amore non c’è bisogno di partecipare a delle lezioni, l’amore non si insegna a scuola, lo si trova nella vita di tutto i giorni…credo” continuò.

“io..non ci credo molto a queste cose” disse il riccio

“non credi nell’amore?” chiese curiosa la bionda

“no..io non credo che un uomo possa dipendere dall’amore per una donna, non credo che un uomo passerebbe intere giornate stra-romantiche assieme alla sua ragazza.. Forse perché non sono stato addestrato per ..provare sentimenti” ammise Nicholas

Isabelle lo guardò stranito.

“tutti abbiamo dei sentimenti, non siamo robot” commentò la bionda

“da dove vengo io, si.. lo siamo” disse Nicholas

“da dove vieni?” chiese curiosa isabelle

“da..un posto..molto freddo..” commentò il ragazzo

“quando i tuoi genitori sono morti..tu eri molto piccolo, no? Con chi sei cresciuto?” chiese isabelle

Nicholas rimase alquanto sorpreso dalla domanda della ragazza.

“ avevo dieci anni, e quando sono morti i servizi sociali mi hanno mandato in un orfanatrofio” rispose Nicholas

“eri figlio unico?” chiese isabelle

Nicholas annuì.

“n..non hai nessuno..della tua famiglia?” chiese la bionda

“si, ho tre cugini.. di cui due fanno il mio stesso lavoro” ammise il riccio

“sono anche loro agenti segreti?” chiese curiosa

“si” disse Nicholas

“dove sei andato stamattina?” chiese isabelle

“perché  ti interessa?” chiese Nicholas

“perché mi sono accorta che non so nulla di te” ammise la ragazza

“non deve interessarti..” disse il riccio

“perché?” chiese curiosa isabelle

“perché sono solo la tua guardia del corpo..nulla di più” ammise il riccio guardando le persone che camminavano nel parco.

Isabelle stava per dire qualcosa, voleva dire qualcosa..ma non sapeva cosa.

Nicholas aveva ragione, lui era solamente la sua guardia del corpo.

Ma perché si sentiva ferita alle parole del ragazzo?

Anche lei per lui era semplicemente la ragazza per cui lavorava?

“p..per quanto tempo sarai ancora il mio bodyguard?” chiese isabelle

“perché? Non mi vuoi più come bodyguard?”chiese il riccio

“è..che..so..che a te piacciono missioni più interessanti” disse isabelle balbettando

“tu sei interessante, isabelle”

Isabelle sorrise.

“vo..vorrei andare a casa” disse la ragazza

Nicholas annuì alzandosi dalla panchina su cui era seduto e dirigendosi verso la macchina assieme ad isabelle.

Perché era tutto così complicato?

 E perché lei era così stupida e superficiale?

 Invece di pensare a Jack, che l’aveva lasciata pensava a Nicholas, al suo sorriso, alla sua bocca, ai suoi occhi, alle sue mani, pensava a lui e pensava al fatto che quando sarebbe andato via lei sarebbe stata male.

 

 

 

 


 

SPOILER.

“se serve a farti sorridere, lo farò più spesso allora” ammise il ragazzo con uno splendido sorriso stampato sul viso.

“perché?” chiese curiosa Isabelle guardandolo mentre guidava.

“perché mi piace quando lo fai”

Isabelle si sentì venir meno alle parole del ragazzo e arrossì leggermente, mordendosi un labbro.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici. ***



Saaaaaaaalve. BUONA PASQUA A TUTTI<3 Un capitolo tutto per voi e sporattutto per xnickmasterpiece che mi ha mandato un messaggio dicendomi di aggiornare perchè aveva bisogno di un mio capitolo, ahahah ti adoro, ragazza AHAHA la tua 'supplica' è servita AHAHAHAHAH

Vi avverto che da questo punto in poi la storia diventerà più movimentata e che soprattutto tutto quello che scrivo è frutto della mia immaginazione, non so se le cose che ho scritto accadono veramente AHAHAHAH buona lettura<3






                                                                                               Capitolo 12.


 

Isabelle sentiva uno strano rumore di sottofondo ed uno strano movimento. Come se fosse su una macchina o un pullman.

Aprì lentamente gli occhi e la forte luce del sole glieli fece richiudere subito, si stropicciò gli occhi con la mano sinistra.

Lì aprì ancora, scoprendo che si trovava su una macchina e la mano destra era ammanettata e legata alla manica della sportiera dell’auto.

Guardò il posto di guida notando che c’era Nicholas, con uno sguardo serio, che guardava dritto sulla strada e non si era nemmeno accorto che lei si fosse svegliata.

Si guardò ancora attorno, forse stava solo sognando.

Ma perché si trovava in quell’auto? Con Nicholas? E con una mano legata alla portiera dell’auto?

“Nicholas” sussurrò e a quella parola il riccio si voltò di scatto.

“t.. ti sei svegliata” disse il riccio

“che ci faccio qui? Perché siamo in quest’auto? E perché mi hai ammanettato alla portiera dell’auto? Dove stiamo andando? E dov’è mio padre?”

Isabelle cominciò a tartassarlo di domande ed il riccio la fermò.

“hey hey..una domanda per volta” commentò sarcastico

“dove stiamo andando?” chiese Isabelle guardandolo

“è complicato da spiegare” ammise Nicholas continuando a guardare la strada

“voglio tornare a casa” si lamentò Isabelle

“non puoi” disse Nicholas

“dov’è mio padre?” chiese la bionda

“beh in questo momento starà scappando anche lui, credo” disse tranquillo il ragazzo

“perché stiamo scappando?” chiese Isabelle

“non stiamo proprio scappando..stiamo andando in un posto” disse il riccio

“per fare cosa?” chiese curiosa Isabelle

Non ci stava capendo nulla.

“è complicato da spiegare” ammise Nicholas

“farò uno sforzo” provò a dire isabelle

Il riccio sbuffò continuando a tenere le mani salde sul volante.

“apri quel pacchetto” disse Nicholas indicandogli una piccola scatolina sul cruscotto dell’auto, proprio di fronte a lei..

Isabelle la prese con la mano libera e la aprì, dentro c’era una penna usb, nera e molto piccola. Isabelle la guardò attentamente.

“cosa c’è dentro?” chiese isabelle

“le password per accedere al conto bancario di tuo padre, informazioni segrete sull’America, sui certificati…c’è praticamente il mondo lì dentro”

“ e perché ce l’hai tu? Dio, Nicholas non sto capendo nulla” ammise la ragazza

Il riccio sospirò.

“ci sono..persone che ucciderebbero pur di possedere questa” disse il riccio indicando la penna usb “ è nascosta nella cassaforte della Casa Bianca, ma stanotte qualcuno è entrato per prenderla, c’è stato un combattimento a fuoco ma fortunatamente sono riuscito a prenderla”

“e nel frattempo io dormivo?” chiese isabelle

“si. Devo portare questa pennetta alla base dei servizi segreti” ammise Nicholas

“e perché mi hai portata con te? Mio padre lo sa?” chiese la bionda

“ti ho portata con me perché potrebbero rapirti e chiedere come riscatto questa pennetta” ammise Nicholas

“potrebbero rapirmi anche con te? Non potevi lasciarmi con mio padre e le altre guardie del corpo?” chiese isabelle curiosa

“non ..mi fido.. di nessuno” disse il riccio

La bionda annuì.

“perché mi hai ammanettato come una malvivente evasa dal carcere?” chiese sarcastica isabelle ed il riccio rise

“perché in questo momento i tuoi scherzetti non mi farebbero assolutamente piacere, isabelle da ora in poi devi stare con me, attaccata a me…almeno fin quando non finirà questa storia” ammise il ragazzo

“quando finirà questa storia?” chiese la bionda

“n..non lo so..spero al più presto” commentò il riccio e la bionda annuì guardandosi attorno.

Si trovavano su un’autostrada in una macchina molto alta e grande e Nicholas stava letteralmente correndo.

“me lo prometti?” le chiese Nicholas guardando la strada

“che non mi allontano da te?” chiese isabelle e Nicholas annuì.

“non..sono brava con le promesse, ma posso..provarci..” ammise la ragazza facendo sorridere il riccio.

Isabelle si guardò ancora attorno e notò solo allora che era in pigiama.

“Nicholas” urlò “ma io sono in pigiama” protestò.

“beh scusami tanto se andavo di fretta e non ti ho preparato la valigia” ammise sarcastico il riccio

“devi fermarti in un negozio, non posso stare così..e e poi ho anche freddo” si lamentò la bionda

“sul sedile di dietro dovrebbe esserci una mia felpa, indossala” disse il riccio

La bionda annuì voltandosi verso il retro dell’auto e sporgendosi per prendere la felpa, una volta presa si sedette meglio sul sedile.

Mise velocemente le felpa ed il forte profumo di Nicholas le invase le radici, tanto da farla arrossire.

Aveva deciso che non avrebbe mai più tolto quella felpa.

“tutto okay?” chiese il riccio

“si..è tutto okay, ma puoi togliermi le manette?” chiese isabelle

Il riccio annuì, prendendo una chiavetta molto piccola dalla tasca e porgendola alla ragazza.

Isabelle si tolse le manette molto velocemente e le mise sul cruscotto, notò poi che Nicholas si era cambiato, non indossava più il suo vestito scuro ed elegante, ma un paio di jeans con una maglia a mezze maniche. Non sentiva freddo? Si chiese la bionda.

“ci vuole tempo per arrivare? Dove si trova la base?”chiese curiosa poi..non riuscendo a sopportare quello strano silenzio che si era creato fra loro due.

“a Sidney”

Isabelle quasi non si affogò con la saliva.

“a Sidney? Come cazzo ci arriviamo con la macchina?” chiese isabelle stupita

“andremo con l’aereo, ora stiamo andando in aeroporto” disse Nicholas

“perché la base si trova in Australia e non in America?” chiese curiosa la  bionda

“la base si occupa di tutto il mondo, non solo dell’America e Sidney è un posto perfetto per tenere una base” disse il riccio

La bionda annuì

“puoi fermarti alla prima stazione di servizio?” chiese isabelle

“perchè?” chiese curiosa Nicholas. Cosa le serviva adesso?

“perché devo andare in bagno”

Il riccio sospirò.

Non aveva mai viaggiato con una ragazza, l’aveva sempre fatto da solo e per questo non doveva mai pensare ai bisogni degli altri ma solo ai suoi.

Quella volta invece, doveva pensare anche a quelli di isabelle e doveva assicurarsi che stava bene.

Dopo altri quindici minuti di silenzio, si fermò ad una piccola e isolata stazione di servizio, parcheggiò velocemente e scesero dall’auto.

Entrarono nel negozio, quasi vuoto.

“mi prendi qualcosa da mangiare? Io prendo qualcosa da mettere addosso”

Il riccio annuì “ma non ti allontanare” continuò.

Isabelle si avvicinò agli scaffali prendendo un reggiseno, una paio di mutandine, un semplice top con delle divertenti stampe e un paio di jeans stretti.

Trovò Nicholas alla cassa a pagare ed una volta fatto tutto, Nicholas la accompagnò in bagno per cambiarsi.

La bionda entrò nel bagno delle donne mentre Nicholas rimase fuori poggiato al muretto ad aspettarla mentre fumava.

La bionda si spogliò velocemente indossando l’intimo e poi il paio di jeans, mise la maglia e poi indossò di nuovo la felpa di nicholas.

 Andò in bagno e dopo essersi lavata le mani, tornò dal riccio che stava ancora fumando.

“fumi?” chiese la bionda

Il riccio annuì.

“hai lasciato la mia felpa” le disse Nicholas

“mi piace, è calda” ammise la bionda

Il riccio sorrise per poi avviarsi in macchina con la bionda.

Entrarono e isabelle vide che sul cruscotto Nicholas aveva messo due bottigline d’acqua, un caffè ed un bustina di carta con dentro qualcosa da mangiare.

“mangia qualcosa, per arrivare all’aeroporto ci vuole un po’” le consigliò Nicholas

Isabelle annuì, cominciando a mangiare il cornetto che Nicholas aveva comprato e a bere il caffè.

“tu non mangi?” chiese isabelle

“non mi va” disse Nicholas accendendo ilmotore dell’auto e partendo, mettendosi pian piano in carreggiata.

“sei preoccupato?” chiese isabelle una volta finito di mangiare e voltandosi a guardarlo.

“per cosa?” chiese Nicholas curioso

“per questa situazione” ammise la ragazza

“mm..non lo so” ammise nicholas

“non sai se sei preoccupato?” chiese Isabelle

“preoccupato che possa succedere qualcosa di brutto?” Chiese il riccio

La bionda annuì.

“In queste situazioni capita che accade qualcosa di brutto” ammise nicholas

“quanto brutto?” chiese Isabelle

“perché mi stai facendo queste domande?” chiese curioso Nicholas

“ho paura” disse Isabelle senza giri di parole.

“andrà tutto bene, isa” la rassicurò il riccio

“Mi hai chiamato isa” constatò isabelle

“e quindi?” chiese curioso il riccio

“è la prima volta che lo fai” disse sorridendo

Nicholas sorrise.

“se serve a farti sorridere, lo farò più spesso allora” ammise il ragazzo con uno splendido sorriso stampato sul viso.

“perché?” chiese curiosa Isabelle guardandolo mentre guidava.

“perché mi piace quando lo fai”

Isabelle si sentì venir meno alle parole del ragazzo e arrossì leggermente, mordendosi un labbro.

Nicholas sorrise leggermente guardando lo specchietto dell’auto per vedere dietro e notò che c’erano due grosse auto nere dietro di lui.

Aveva già visto quelle auto quando si erano fermati alla stazione di servizio.

Al riccio bastò fare due semplici calcoli per capire che quelle auto li stavano seguendo da un bel po’.

“merda, merda, merda” imprecò il riccio

“che succede?” chiese isabelle

“sai guidare?” chiese il riccio ad isabelle mentre premeva il piede sull’acceleratore.

“che cosa?” chiese isabelle

“sai guidare?” chiese di nuovo il riccio

”beh…più o meno” ammise la ragazza

“non fa nulla, devi imparare” disse Nicholas

“che cosa?”  urlò Isabelle

“isabelle due macchine ci stanno seguendo e dobbiamo seminarle..quindi tu ora guidi al posto mio.. devi solo premere sull’acceleratore e guidare dritto, è semplice” disse

“oh mio dio” disse la bionda “che figata” continuò

“isabelle è una situazione tragica e tu sei contenta perché devi guidare?” disse Nicholas

“non ho mai guidato” disse entusiasta la ragazza

“oh merda” commentò il riccio

Isabelle si sedete al posto guida e quasi contemporaneamente mentre Nicholas toglieva il piede dall’acceleratore, lei ci poggiava il suo.

“oh mio dio” commentò isabelle mentre teneva le mani salde sul volante.

“isabelle, vai più veloce” disse il riccio andando nei sedili di dietro dell’auto dove c’era una valigetta nera.

La prese velocemente e la aprì, dentro c’erano vari tipi di pistole.

“cos’hai lì dentro?” chiese isabelle

“guarda la strada, isabelle” disse il riccio mentre caricava una pistola, e poi un’altra ancora.

“apri il cofano” disse il riccio posizionandosi al centro dell’auto, fra i sue sedili.

“cosa?” chiese isabelle

“apri il cofano” disse di nuovo il riccio

Isabelle tirò la leva che serviva ad aprire il cofano e proprio mentre si apriva Nicholas cominciò a sparare mirando le ruote della prima auto, dietro di loro.

“ma cosa cavolo fai? Così ucciderai qualcuno” disse isabelle mentre guardava la strada e premeva più che poteva il piede sull’acceleratore.

Nicholas non rispose ma continuava a sparare, in contemporanea gli uomini che c’erano dentro l’altra auto cominciarono anch’essi a sparare.

Isabelle aumentò la presa sul volante e a premere ancora di più sul pedale.

“sta tranquilla, isabelle. È tutto okay” disse il riccio mentre si abbassava riparandosi dietro i sedili a caricare altre pistole.

“non è tutto okay, delle persone ci stanno sparando” disse Isabelle stizzita

“lo fanno solo per spaventarci, non mirerebbero mai dentro quest’auto perché sanno che ci sei tu qui dentro” disse il riccio continuando a sparare alla seconda auto che ancora gli stava dietro.

Nicholas prese bene la mira.

Prima ruota. Strike.

Seconda Ruota. Ancora strike.

“sono troppo un mostro in queste cose” pensava il riccio fiero.

Mentre Isabelle correva, le due auto si facevano sempre più piccole fin quando non si videro più.

Isabelle tirò un sospiro di sollievo.

“su fermati, continuo a guidare io” disse il riccio

Isabelle frenò di scatto facendo quasi cadere il riccio.

“scusa” disse isabelle ridendo “non sono brava con i parcheggi” continuò ridendo scendendo dall’auto,seguita dal riccio.

“beh..come..prima volta credo sia andata bene” disse il riccio sedendosi sul posto di guida ed isabelle accanto a lui.

 

 

 

 

 


 

SPOILER

“perché questa domanda?” chiese curioso il riccio scrutandola attentamente

“perché devo capire chi ho davanti” ammise Isabelle

“non ti fidi di me?” chiese Nicholas

“tu ti fidi di me?” chiese Isabelle

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici. ***


 

Buongiorno bellissime<3 come state? io oggi sono tanto euforica e felice perchè è uscito il singolo dei Jonas sdfmnbvcx non faccio che cantare e ballare per tutta la casa :3 Come potete notare ultimamente sono molto veloce con gli aggiornamenti, tutto questo grazie a voi che recensite sempre quindi GRAZIE U.U vi amo asdfg

Un nuovo capitolo tutto per voi<3 spero vi piaccia e lasciatemi qualche recensioncina (?) AHAHAH

Buona giornata e buon rientro a scuola per domani :)






                                                                                         Capitolo 13.

 

 

 

Nicholas stava guidando da chissà quanto tempo, Isabelle aveva perso il conto ormai, si trovava in uno stato quasi di dormiveglia ma saltò quando sentì la macchina fermarsi.

“p..perchè ti sei fermato?” chiese isabelle voltandosi a guardarlo

“solo le nove isabelle, sto guidando da troppo tempo..non posso continuare, devo riposarmi” disse il riccio passandosi una mano fra i capelli.

“se..vuoi..posso farlo io al posto tuo” disse la ragazza

Il riccio sorriso

“per questa volta passo, magari un’altra volta, okay?” disse il ricci

Isabelle annuì

“su, dai scendiamo” disse il riccio aprendo lo sportello dell’auto e scendendo, seguito subito da isabelle.

“dove siamo?” chiese la ragazza stringendosi più nella felpa di Nicholas, che ancora aveva addosso.

Cominciava a fare molto più freddo ed inoltre intorno a lei era tutto buio, non vedeva quasi nulla.

Nicholas si avvicinò a lei, da dietro facendola quasi saltare.

“ci fermiamo in hotel, per questa notte.. almeno dormiamo” disse il riccio e la bionda annuì seguendolo.

Entrarono nell’enorme palazzo, che era quasi vuoto.

C’era un uomo in reception e così poca illuminazione che isabelle a malapena riusciva a vederlo.

“una stanza per la notte, grazie” disse il riccio all’uomo ed Isabelle restò sempre vicina a Nicholas.

Le venne un colpo quando sentì le parole del ragazzo, avrebbero dormito nella stessa stanza? Come cazzo avrebbe fatto?

Nicholas pagò l’uomo con dei contanti per poi chiedergli se nell’hotel ci fosse un ristorante e un negozio di vestiti.

“c’è una pizzeria proprio accanto all’hotel mentre all’ultimo piano abbiamo un piccolo supermarket..dovrebbe esserci tutto quello che cercate” disse l’uomo dando poi le chiavi della stanza a Nicholas per poi sparire dietro una porta nera.

“andiamo a mangiare prima qualcosa?” chiese il riccio voltandosi a guardare la bionda.

Isabelle annuì.

“cos’è questo mutismo, isabelle? Stai bene?” chiese il riccio curioso guardandola.

Isabelle non era mai stata zitta per tutto quel tempo e a Nicholas la cosa le parve davvero strana.

Dov’era la ragazza che aveva conosciuto nell’ufficio della preside del collegio in India? Perché non riusciva più quasi a spiccare parola?

“s..si…va tutto bene, è che..ancora non devo realizzare il tutto” disse isabelle gesticolando con le mani.

“ti va una pizza?” chiese il riccio

“facciamo metà? Non ho molta fame” disse isabelle

Il riccio si avviò verso l’uscita dell’albergo, seguito dalla bionda.

“non trovi sia strano che in questo quartiere non ci sia anima viva?” chiese isabelle avvicinandosi di più al riccio mentre camminavano.

“nelle periferie è sempre così, a te sembra strano perché abiti in citta, dove è tutto caotico e pieno di fumo.. Qui è normale che la sera non ci sia nessuno” disse il riccio entrando nella pizzeria, anch’essa vuota se non per una coppietta che si baciava dolcemente all’angolo e un ragazzo che stava al bancone.

Si sedettero in un tavolo, uno di fronte all’altro.

Il ragazzo subito si avvicinò al tavolo con un block notes in mano.

“volete ordinare?” chiese guardandoli

“una pizza margherita” disse il riccio

Il ragazzo scrisse velocemente sul foglio per poi guardare Isabelle, che si mordeva un labbro nervosa.

Isabelle alzò lo sguardo guardando il ragazzo

“oh..io non vo-”

Nicholas la interruppe, parlando al posto suo.

“due margherite, una birra ed una coca cola, grazie” disse il riccio

Il ragazzo guardò stranito la ragazza per poi scrivere il tutto e andare via.

“perché hai ordinato al posto mio?” chiese la ragazza stizzita.

“perché devi mangiare, isabelle. Il viaggio che stiamo facendo è molto stancante e devi mangiare” disse il riccio

Isabelle annuì sbuffando.

“posso chiamare mio padre?” chiese isabelle

“assolutamente no. Uno: non ho il telefono; due: potrebbero rintracciarci.. Quindi meglio di no” disse il riccio

“cosa? Come faccio a parlarci? Quando lo rivedrò? Sta bene? Lui sa che sono con te, vero?” chiese isabelle

“ovvio che lo sa, è venuta a lui l’idea di portarti con me” ammise il riccio

“posso capire cosa c’entro io con questa storia? Non è me che vogliono ma quella pennetta” disse la ragazza

“Isabelle ieri notte, un gruppo di uomini sono entrati in Casa Bianca.. Si sono divisi, alcuni miravano alla cassaforte, altri miravano alla tua stanza” disse il riccio

“perché ?” chiese Isabelle

“non ti sembra ovvio? Perché se non fossero riusciti a prendere la pennetta usb, almeno avevano te” ammise il riccio

“sei abituato a queste cose?” chiese curiosa

“quali cose?” chiese Nicholas

“difendere qualcuno” disse Isabelle

“non proprio… il mo lavoro non è questo” ammise il riccio passandosi una mano fra i capelli

“e qual è?” chiese curioso

“ faccio missioni, in tutto il mondo.. Cercare di acchiappare criminali che tentano di assaltare strutture importan-”

La bionda non lo fece finire di parlare.

“hai mai ucciso qualcuno?” chiese nervosamente

“perché questa domanda?” chiese curioso il riccio scrutandola attentamente

“perché devo capire chi ho davanti” ammise Isabelle

“non ti fidi di me?” chiese Nicholas

“tu ti fidi di me?” chiese Isabelle

“ non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, isabelle” ammise il riccio

“io rispondo come voglio, allora, hai mai ucciso qualcuno?”lo intimò Isabelle a parlare

“sono un agente segreto, a volte capita di sparare e uccidere qualche nemico, anche in guerra o quando ero ancora nei Marine” disse il riccio

“capisco” disse isabelle “quante missioni hai fatto?” chiese poi

“molte” ammise il riccio guardandola.

Era da quella mattina che non faceva altro che guardarla, più si fermava a guardarla più si rendeva conto di quanto fosse bella.

“ci sei abituato?” chiese Isabelle

“si” ammise il riccio

“ci sono anche donne che fanno le agenti segrete?” chiese isabelle

“si, molte” disse Nicholas

Il cameriere portò le ordinazioni così i ragazzi cominciarono a mangiare.

Isabelle non realizzava ancora la situazione, forse era tutto in sogno.

Ma si, era un sogno. Non poteva essere vero tutto quello che stava accadendo, stava solo sognando.

Nella vita reale le persone non cercavano di rapirti, non cercavano di rubare una pennetta usb che si trovava nella sua casa, nella vita reale si viveva tranquillamente.

Forse Nicholas aveva ragione.

Finirono subito di mangiare, dopo il riccio pagò e si diressero verso la stanza.

Entrarono velocemente ed il riccio chiuse a chiave la porta dietro di se.

Isabelle si guardò attorno, non era molto grande.

Aveva una scrivania, una poltroncina, un armadio, un letto matrimoniale, un bagno.

Un momento. Un letto matrimoniale? Avrebbe dormito con Nicholas? Sullo stesso letto.

Okay sarebbe morta.

“n..nick..c’è un problema” disse la bionda voltandosi a guardare il riccio che stava poggiando la pistola che aveva messo dietro la schiena, a mo’ di poliziotto, sulla scrivania; seguito poi dalla scatoletta che conteneva la pennetta usb e il suo portafoglio.

“che problema?” chiese il riccio togliendosi la giacca di pelle, rimanendo con una maglia semplice di colore bianco.

“c’è …un letto” disse la bionda

Il riccio guardò il letto matrimoniale e sorrise.

“vorrà dire che per questa notte.. ci stringeremo” disse il riccio sorridendo

Isabelle annuì avvicinandosi alla finestra della stanza e sedendosi sul davanzale guardando la strada.

Era tutto buio, i lampioni ai lati della strada a malapena riuscivano a far riconoscere il marciapiede.

Isabelle non aveva mai visto un quartiere così isolato e buio. Non sapeva perché ma quel posto le metteva ansia.

In realtà, tutta quella situazione le metteva ansia e sarebbe finita male? Se qualcuno ci avrebbe rimesso la vita?

“a che pensi?”

La domanda di Nicholas la fece allontanare dai suoi pensieri.

“a nulla” disse Isabelle

“non pensi?” chiese il riccio

“no” disse isabelle mordendosi un labbro e tirando su con il naso.

“quando arriveremo a Sydney, cosa succederà?” chiese curiosa isabelle voltandosi verso il ragazzo .

“porteremo la pennetta usb in un posto sicuro e cercheremo di capire chi è a capo di tutto ciò che è accaduto, anche se..ho già una vaga idea” ammise Nicholas

“Sai chi potrebbe volere questa pennetta?” chiese Isabelle

“Si” ammise Nicholas

“E perchè non lo denunci?” chiese Isabelle

“Non è così che funzionano le cose nel mio mondo, isabelle.” Disse il riccio

“Dovresti affidarti alla legge e alla polizia” consigliò Isabelle

“io sono entrambe di queste cose” disse Nicholas

Isabelle annuì scendendo dal freddo davanzale della finestra e sedendosi sul letto, togliendosi le converse grigie che aveva e la felpa di Nicholas. Rimase in jeans ed in top.

Si sistemò meglio sul letto, mettendosi le ginocchia al petto.

“ti dispiace se apro la finestra e fumo?” chiese Nicholas

“no” disse isabelle

Il riccio aprì la finestra appoggiandosi poi al davanzale. Portò la sigaretta alla bocca e con l’accendino l’accese velocemente, per poi cominciare ad aspirare il fumo.

Isabelle notò che era particolarmente sexy mentre lo faceva e subito arrossì violentemente.

In quella situazione lei si metteva a pensare che nicho0las fosse sexy? Dio, stava davvero male.

Mentre il riccio fumava però, isabelle non poteva fare a meno di guardarlo.

Di guardare le sue labbra a forma di cuore, i piccoli nei sul viso, i suoi occhi profondi, le possenti braccia, le sue mani protettive.

Non poteva fare a meno di guardarlo.

Proprio non ci riusciva.

Aveva una dannata voglia di andare vicino a lui e baciarlo, baciarlo per ore, per giorni, per mesi, per anni.

Aveva voglia di risentire quella dannata fiamma che aveva sentito quando lei e Nicholas si erano baciati al luna park.

Aveva bisogno del suo calore, aveva bisogno di stargli più vicina.

Ma non fece nulla, se non alzarsi di scatto e dirigersi in bagno.

Una volta entrata, si sciacquò il viso con acqua fredda.

Si guardò allo specchio mentre con un asciugamano asciugava il viso.

Le sembrava di vedere il viso gonfio, le braccia il doppio di quelle che in realtà erano e i fianchi troppo larghi.

Che cosa aveva fatto? Perché aveva mangiato tutta la pizza? E perché quella mattina aveva mangiato anche il cornetto?

Un senso di disgusto la pervase. Si era pentita di aver mangiato così tanto.

In un momento così confuso e strano non poteva pensare anche ai suoi stupidi problemi. Avrebbe taciuto con Nicholas ma avrebbe provato a stare meglio e l’unico modo possibile, che conosceva, era tornare alle vecchie abitudini.

Aprì il rubinetto della doccia, in modo che il rumore dell’acqua che usciva non facesse capire a Nicholas cosa in realtà stava facendo.

Si sedette di fronte alla tazza del water e dopo aver ficcato due dita in gola, sperò di cacciar fuori tutto quello che aveva di sbagliato dentro.

 

 

 

 

 

Isabelle aprì leggermente gli occhi. Un leggera luce proveniente dalle fessure della finestra illuminava un po’ la stanza.

Sentì una strana presenza accanto a lei e solo una volta aver guardato capì.

Dormiva a pancia sotto con il viso rivolto verso Nicholas che era stretto a lei, tanto da aver un braccio sulla sua schiena, quasi come volesse proteggerla anche di notte.

Isabelle arrossì violentemente ripensando a come aveva non dormito.

Ricordava di essersi messa molto lontana da lui, la sera precedente. Forse durante il sonno si erano spostati.

Stette in quella posizione ancora per un po’, non voleva allontanarsi da Nicholas, dal calore del suo corpo, dal suo flebile respiro mentre dormiva.

Dopo un po’ si alzò, attenta a non svegliarlo.

Scese dal letto e si diresse velocemente in bagno, dopo essersi lavata e ‘vestita’ tornò in camera sedendosi sul divanetto che c’era accanto alla finestra e si mise a guardare Nicholas, che ancora dormiva.

Notò che Nicholas aveva dormito solo con il jeans del giorno prima, senza maglia e scarpe e notò inoltre che sul dorso aveva parecchi tatuaggi.

Non ci aveva mai fatto caso.

Si fermò a fissarli.

Sulla spalla destra aveva due parole scritte in arabo; sopra il sedere esattamente sul fianco sinistro aveva una scritta ‘trust no one’; sulla spalla sinistra il numero‘16’; proprio sotto il collo al centro della schiena un enorme drago nero con delle corna; ed infine accanto al tatuaggio del numero 16 una piccola rondine nera che volava.

Aveva cinque tatuaggi sulla schiena e chissà quanti per il resto del corpo.

Non se n’era mai accorta e lui non le aveva mai parlato riguardo i suoi tatuaggi.

Si chiese perché avesse fatto quei tatuaggi, si chiese cosa significassero quelle parole in arabo, si chiese perché aveva tatuato proprio il numero 16, si chiese perché aveva scritto ‘trust no one’, cosa significasse quell’enorme drago. Improvvisamente Nicholas era diventato per lei un enorme punto interrogativo. Si rese conto di non sapere nulla di lui.

E si rese conto che quando lo pensava una strana sensazione invadeva il suo corpo e la sua mente.

Lo guardò di nuovo. Sembrava un angelo mentre dormiva. Avrebbe voluto sdraiarsi accanto a lui e farsi abbracciare mentre continuava a dormire.

Avrebbe voluto stringersi fra le sue braccia. Avrebbe voluto fare tante cose, ma come sempre non fece nulla se non alzarsi e controllare l’ora.

Erano le otto e mezza ed era strano che Nicholas non si fosse ancora svegliato. Di solito si svegliava presto, forse era ancora stanco per la giornata precedente, in fondo aveva guidato per tutto il giorno.

Si guardò intorno annoiata, notando il portafogli di Nicholas sul comodino. E le venne un’idea.

Non pensò nemmeno a quello che faceva, si alzò velocemente e dopo aver messo le scarpe prese dei soldi dal portafoglio ed uscì dalla stanza cercando di far il minor rumore possibile.

Uscì dalla stanza, lasciando la porta semiaperta.

Sperò con tutta se stessa che Nicholas non si svegliasse.

L’albergo era completamente vuoto, ma a differenza della sera precedente c’era più luce e non le faceva poi così tanta paura.

Ricordò le parole dell’uomo la sera precedente ‘ all’ultimo piano abbiamo un piccolo supermarket..dovrebbe esserci tutto quello che cercate’ disse l’uomo dando poi le chiavi della stanza a Nicholas per poi sparire dietro una porta nera.

Si diresse verso l’ascensore e una volta entrata cliccò sul tasto per l’ultimo piano.

Una certa ansia la assaliva, sperava di non essere riconosciuta da nessuno e soprattutto di non incontrare nessuno.

Arrivò all’ultimo piano ed entrò nel negozio, quasi vuoto.

La ragazza che era alla cassa le sorrise e Isabelle ricambiò dirigendosi verso lo scaffale dei dolci.

Prese un pacco di biscotti e due bottigline d’acqua, per lei e Nicholas.

Si diresse al bancone e dopo aver preso un pacchetto di gomme, pagò velocemente.

Prese la busta di cartone, contenente la roba che aveva comprato e tornò nella stanza cercando di non perdersi. Ogni piano era maledettamente uguale ad un altro.

Camera 129.

Si, era quella. La porta era ancora semiaperta ed una volta entrata notò che Nicholas non era più sul letto.

Dov’era finito? La porta del bagno era aperta e non si sentiva alcun rumore proveniente da lui.

“dove cazzo sei andata?”

La voce di Nicholas dietro di lei la fece sobbalzare, si voltò velocemente e notò che Nicholas era ancora a petto nudo con in mano una pistola.

“dio, nick, mi hai spaventato” ammise la ragazza con una mano sul petto mentre con l’altra teneva in mano la spesa.

“sono andata a comprare la colazione, ho usato i tuoi soldi, scusami ma non avev-”

Nicholas la interruppe bruscamente

“non mi importa quali cazzo di soldi hai usato” ruggì il ragazzo “ti avevo detto di non allontanarti da me” continuò.

La voce di Nicholas la fece ancora sobbalzare, non le aveva mai parlato in quel modo con così tanta freddezza e cattiveria.

“e..ero andata a comprare qualcosa da mangiare, pensavo che quando ti saresti svegliato, avresti auto fame” ammise la ragazza stringendo la busta fra le mani.

“ti avevo detto di non allontanarti” disse duro e freddo Nicholas

“non mi sono allontanata, il negozio si trovava all’ultimo piano, non c’è nessuno in questo albergo, Nick. Non mi è successo nulla” ammise la ragazza

“come cazzo ti avrei protetta se ci fosse stato qualcuno?” urlò il ragazzo

“ma non c’era nessuno” si giustificò Isabelle

“non m’importa un cazzo, okay?” disse il ragazzo

“per favore, calmati. Non urlare” supplicò la ragazza.

Nicholas le faceva paura, non l’aveva mai visto così incazzato e furioso, i suoi occhi erano pieni di rabbia e la guardava con un’immensa follia.

“non mi calmo, isabelle. Mi avevi promesso che non ti saresti allontanata”

Isabelle provò a dire qualcosa ma il viso di Nicholas, che la guardava con così tanta rabbia, la fece zittire.

Che cavolo le aveva fatto quel ragazzo? Perché non riusciva a proferire parola? Mai nessuno l’aveva zittita.

 

 






SPOILER.

“m..mi dispiace per oggi in albergo, s..sono stato troppo duro con te. È che tu mi fai impazzire, non si può stare un minuto tranquilli. Se non vuoi vedermi più in quello stato, non allontanarti più” ammise il riccio.

La bionda finalmente gli rivolse la parola.

“cos’è? Un ricatto?” chiese voltandosi a guardalo.

“un avvertimento” puntualizzò Nicholas

“non mi fai paura, Nicholas” disse Isabelle guardandolo cercando di essere più convincente possibile.

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici. ***




Saaaalve belle<3 un nuovo capitolo tutto per voi asdfghgfds spero vi piaccia u.u Ho già scritto metà del prossimo quiiindi tocca a voi, lasciatemi tante belle recensioni ed il capitolo arriverà al più presto. VI AMO TUTTE<3 grazie, come sempre, alle meravigliose persone che recensiscono sempre.

twitter: @_itsnickymine 



 


                                                                                               Capitolo 14.

 

 

 

 


“sai adesso cosa farò?” chiese il riccio dirigendosi verso il comodino.

Si mise la maglia del giorno prima, la giacca di pelle e le scarpe.

Isabelle guardava attentamente senza muoversi di neanche un centimetro.

Il riccio prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni ed Isabelle serrò gli occhi, quando realizzò che aveva ripreso le manette.

Ne mise una al suo polso sinistro mentre si avvicinò velocemente alla ragazza che indietreggiò timorosa.

Nicholas le prese il braccio bruscamente e mise l’altra parte delle manette al polso della ragazza.

“così vediamo se ti allontani ancora” disse il riccio guardando la ragazza che continuava a tenere gli occhi fissi sul suo polso.

Le sembrava di vivere quegli strani film dell’orrore.

Che cavolo stava succedendo? Perché Nicholas si era arrabbiato in quel modo? Si era solo allontanata per pochi minuti, e per di più per comprare qualcosa per lui.

E perché lei non reagiva? Perché non si incazzava come era suo solito fare? Perché non gliene diceva quattro a quello stronzo di Nicholas? Perché Nicholas le faceva paura?

Il riccio prese il portafogli, la scatoletta nera contenente la pennetta usb e le chiavi della macchina per poi uscire dalla stanza, seguito ovviamente da Isabelle che era costretta a muoversi ogni qualvolta lo faceva lui.

Il riccio camminava velocemente verso l’uscita dell’albergo e Isabelle a stento riusciva a tenere il suo passo. Lasciò le chiavi della camera alla reception per poi uscire dirigendosi verso la macchina. Una volta arrivati, il riccio aprì la portiera dell’auto e fece salire Isabelle togliendosi la parte delle manette che legava il suo polso e incastrandolo nella maniglia.

“mi sento una carcerata” disse la ragazza, il riccio non le rispose chiudendo la portiera e salendo sul posto di guida.

Mise in moto l’auto e partì.

Guidò per almeno un’ora e non le rivolse la parola.

Isabelle sbuffò sonoramente, accendendo la radio, stavano trasmettendo una canzone di Pink, Try così la bionda alzò il volume rilassandosi sul sedile e ascoltando, ma dopo due secondi il riccio spense la radio. La bionda innervosita la riaccese, il riccio la spense ancora.

Fecero questa specie di giochetto per almeno tre minuti, fino a quando la bionda si annoiò e lasciò la radio spenta.

Il riccio sorrise soddisfatto continuando a guidare.

“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese Isabelle voltandosi a guardarlo.

Il riccio annuì senza proferire parola.

“Per quanto tempo lo sarai?” chiese ancora Isabelle, sempre fissa a guardarlo.

“Durata ancora da stabilire” ammise il riccio freddo

“Non mi parlerai per tutto il viaggio?” chiese curiosa Isabelle

“No” rispose Nicholas

“Ora però stai parlando” costatò Isabelle

“Isabelle” la richiamò il riccio

“Okay, okay.. mamma mia, sei davvero permaloso” sbuffò la bionda

“Senti chi parla” ammise Nicholas

“Io non sono permalosa” disse Isabelle

“Ma certo che no..peggio” disse sarcastico il riccio

“Vaffanculo” disse dolcemente la bionda

“Ecco, appunto” ammise il riccio

“cosa significano tutti quei tatuaggi?” chiese poi di punto in bianco Isabelle, cambiando discorso

“quando li hai visti?” chiese curioso il riccio

“Stamattina” rispose Isabelle

Il riccio annuì continuando a guidare.

“allora? Cosa significano?” ripeté la bionda

“non mi va di dirtelo, sono ancora arrabbiato con te” ammise il riccio

“bene, a me non va di restare legata in questa fottuta auto assieme a te. Voglio scendere” si lamentò Isabelle

Il riccio rise sarcastico.

“fammi scendere. Ferma l’auto” si lamentò la bionda ancora.

“isabelle, siamo in autostrada, anche se mi fermassi, dove andresti?” chiese il riccio

“questi sono problemi miei. Ferma l’auto, voglio scendere” disse Isabelle

“non se ne parla” ammise Nicholas

“ti denuncerò per rapimento” disse Isabelle

“ ti farò parlare con il mio avvocato” disse sarcastico il riccio

La bionda sbuffò sonoramente, sistemandosi meglio sul sedile e guardando la strada attraverso il suo finestrino.

Dopo almeno quindici minuti di assoluto silenzio il riccio prese parola.

“hai fame?” chiese il riccio continuando a guidare e guardare la strada.

La bionda non rispose, non aveva proprio voglia di parlargli. Stava ricominciando ad odiarlo.

“sete?” chiese Nicholas ma la bionda non rispose di nuovo.

Non gli avrebbe rivolto la parola per tutto il viaggio, si avrebbe fatto così.

Dopo altri minuti che alla bionda parvero ore il riccio parlò.

“m..mi dispiace per oggi in albergo, s..sono stato troppo duro con te. È che tu mi fai impazzire, non si può stare un minuto tranquilli. Se non vuoi vedermi più in quello stato, non allontanarti più” ammise il riccio.

La bionda finalmente gli rivolse la parola.

“cos’è? Un ricatto?” chiese voltandosi a guardalo.

“un avvertimento” puntualizzò Nicholas

“non mi fai paura, Nicholas” disse Isabelle guardandolo cercando di essere più convincente possibile.

Nicholas sorrise alla ragazza.

“che cazzo ci sorridi?” chiese la bionda stizzita. Avrebbe voluto prenderlo a pugni.

“…ogni tatuaggio che ho, ha un significato. Quale vuoi sapere?” chiese il riccio

 “tutti” si lasciò scappare la bionda per poi mordersi la lingua. Perché cavolo gli aveva risposto?

“quelli in arabo sono i nomi dei miei genitori; il numero sedici perché è il giorno in cui sono nato e perché è il mio numero fortunato; poi la rondine ha un significato strano, vuol dire libertà, prudenza, protezione; il drago invece secondo la tradizione giapponese vuol dire forza, tenacia, sicurezza, potenza… poi quello che io, con le corna è  considerato il più potente; ed infine c’è ‘trust no one’, cioè fidati di nessuno..perchè…è la verità..non bisogna mai fidarsi di nessuno, e poi..io proprio non ci riesco a fidarmi delle persone” ammise il ragazzo “ah e poi ne ho un altro, non credo che l’hai visto, ho un ancora sul polso sinistro.. l’ancora per me è uguale a salvezza. Ed è la cosa che sto cercando” concluse

“che vuoi dire?” chiese curiosa Isabelle, attenta alle parole di Nicholas

“che sto cercando la mia ancora” ammise il riccio

“non dicevi che non bisogna mai appoggiarsi a nessuno, perché se si sposta tu cadi?” chiese isabelle

“Si, certo e ne sono anche convinto… Ma per me l’ancora è qualcosa che riguarda l’anima e non il corpo. Io voglio trovare qualcuno che sia l’ancora della mia anima” ammise il riccio

La bionda annuì.

“ne farai altri?” chiese curiosa Isabelle

“può essere, perché?” chiese Nicholas

“ne voglio fare anche io uno” ammise Isabelle

“ah si? E cosa?” chiese curioso

“quando mi porterai a farlo, lo scoprirai” disse Isabelle sorridendo appena.

“e se non lo facessi?” chiese il riccio voltandosi un secondo a guardarla, per poi tornare a guidare attentamente.

“allora…non lo saprai mai” ammise la ragazza

Il riccio sorrise “isa, isa… vorrei avere la tua spensieratezza”

La bionda sorrise.

“che vuoi dire?” chiese poi curiosa guardandolo mentre guidava.

“che tu vivi senza pensare al domani” rispose Nicholas

“non dovrei?” chiese ancora Isabelle

“devi farlo” disse Nicholas

“e allora?” chiese Isabelle

“e allora in questo momento vorrei baciarti” sussurrò Nicholas per poi guardarla per meno di due secondi.

Isabelle rimase senza parole.

“io vorrei farlo ogni volta che mi guardi..e..anche quando fai lo stronzo” disse poi dopo essersi ripresa.

“io non faccio lo stronzo” disse il riccio

“ah no? E la sfuriata di prima in albergo? Ero solo andata a prendere da mangiare, per te” si giustificò Isabelle

“non pensare ai miei bisogni, isabelle. So badare benissimo a me stesso” disse duro il riccio

“bene, anche io so badare a me stessa, fammi scendere da quest’auto. Ci vediamo a Sidney” si lamentò la ragazza

Il riccio rise sonoramente, cosa che diede molto fastidio a Isabelle.

“e come pensi di arrivarci?” chiese poi

“questi non sono di nuovo problemi tuoi, okay? Voglio scendere, ti odio” disse la bionda

“sei passata dal ‘ ti voglio baciare’ al ‘ti odio’. Alquanto carino da parte tua” constatò Nicholas

“sei tu che sei impossibile. Ti odio. Ferma questa cavolo di macchina” urlò la bionda

“sai cosa facciamo? Ci fermiamo un po’ a mangiare qualcosa, sto morendo di fame. Tu hai fame?” chiese il riccio notando un’area di servizio. Parcheggiò velocemente e aprì la portiera, notando che però Isabelle era rimasta ferma.

“non scendi?” chiese il riccio

“non posso, un idiota mi ha ammanettato alla portiera dell’auto” disse sarcastica Isabelle facendo ridere il riccio.

Si avvicinò alla ragazza una volta sceso dall’auto e con una chiavetta, slegò la ragazza dalle manette.

“per quanto tempo sarò libera senza queste stupide manette? Il tempo delle visite dei miei parenti?” chiese Isabelle scendendo dall’auto toccandosi i polsi.

“smettila, isabelle” disse il riccio intimandola a camminare verso il bar.

Entrarono nell’edificio e tutti i presenti si voltarono a guardarli.

C’era una ragazza più o meno dell’età di Nicholas alla cassa, due barristi intenti a preparare qualcosa e tre uomini, che al bancone, bevevano un caffè.

Isabelle abbassò lo sguardo, sentendosi tutti gli occhi dei presenti addosso mentre il riccio le cinse un fianco, invitandola ad avvicinarsi al bancone.

“un caffè.. e.. tu cosa vuoi?” chiese il riccio rivolgendosi verso la bionda

“un bicchiere d’acqua” ammise la bionda guardandosi attorno.

Notò che i tre uomini accanto a loro stavano bisbigliando qualcosa e mentre uno di loro si mosse per un istante, Isabelle notò uno strano luccichio.

Quell’uomo aveva una pistola nella tasca del giubbotto, una di quelle che aveva anche Nicholas.

Serrò gli occhi, tirando con la mano la maglia a Nicholas ed il riccio si voltò di nuovo a guardarla.

“n..nick..q..quegli uomini..” bisbigliò la ragazza, per non farsi sentire “..quegli uomini hanno..una pistola” continuò.

Il riccio subito alzò lo sguardo, notando che quei tre strani uomini li stavano fissando.

Merda. Merda. Merda. Perché era stato così stupido? Era una fottuta trappola.

Doveva aspettarselo che avrebbero messo degli uomini in determinate aree.

E come cazzo ci usciva da quella situazione?

“fa finta di nulla” sussurrò flebilmente il riccio.

Isabelle aveva uno strano peso sullo stomaco. E se quegli uomini..

Non finì nemmeno la frase, Nicholas non lo avrebbe permesso.

Il barista diede il caffè a Nicholas e il bicchiere d’acqua alla ragazza che bevve così velocemente da strozzarsi quasi.

Era nervosa e quegli strani uomini non facevano altro che fissarla, il che la rendeva ancora più nervosa.

Nicholas bevve il suo caffè.

Perché era così tranquillo? Continuava a chiedersi Isabelle.

Nicholas la tirò per un braccio, andando assieme a lei alla cassa.

La ragazza guardò attentamente Isabelle e mentre prendeva i soldi che Nicholas gli aveva dato, riconobbe Isabelle.

“ehi.. ma tu sei.. Isabelle Jackson… io ti conosco, oh cazzo. Tu sei la figlia del presidente” urlò la ragazza euforica.

Isabelle guardò Nicholas in cerca di aiuto mentre il riccio cominciò a camminare a passo svelto verso l’auto, tirando con se Isabelle.

“merda, nicholas… che cazzo facciamo?” chiese Isabelle voltandosi verso l’entrata del bar e notando che i tre uomini erano usciti e stavano correndo verso di loro.

Uno di loro prese la pistola e cominciò a sparare verso di loro.

“ma che cazzo stanno facendo?” disse il riccio prendendo la pistola, che aveva dietro la schiena e cominciando a sparare verso di lui.

Nonostante stesse correndo riuscì a ferire uno dei tre uomini ad una gamba, che si fermò a terra.

Gli altri due cominciarono a sparare verso di loro e poi accadde tutto troppo velocemente.

Uno dei due uomini rimasti, mirò ad Isabelle, ferendola proprio al braccio destro.

Il colpo della pistola aveva preso in pieno il suo braccio, tanto da farla cadere a terra sanguinante.

Nicholas si fermò di scatto avvicinandosi al corpo della ragazza.

“Isa, isa, isa stai bene?” chiese il riccio toccandole il braccio ferito con una mano, che si sporcò tutta di sangue.

Il riccio si alzò, notando i suoi uomini proprio dietro di lui.

“non sapete che non si tocca una donna? Eh?” chiese il riccio dando un pugno in piena pancia all’uomo, che si piegò in due dolorante mentre poi il riccio diede un pugno in pieno viso all’altro uomo, spaccandogli quasi tutto il labbro.

 Era infuriato, incazzato e stramaledettamente furioso verso quei due.

Perché cazzo avevano cominciato a sparare? Ma soprattutto perché avevano ferito Isabelle e non lui? Avrebbe voluto ucciderli con le sue mani.

L’altro uomo si rialzò, avvicinandosi a Nicholas.

“non è te che vogliamo, nick jonas” disse l’uomo.

“ la ragazza sta con me, e non verrà con noi” disse il riccio sorridendo sarcasticamente  all’uomo sferrandogli un altro pungo, questa volta in pieno viso spaccandogli quasi tutto il setto nasale per poi dargliene un altro ancora nello stomaco ed un altro ancora sulla guancia.

Si voltò verso Isabelle ancora a terra, notando che l’altro uomo si era avvicinato strisciando a lei.

“forse…non ci siamo capiti, sono stato troppo..gentile, vero?” chiese Nicholas avvicinandosi e alzandolo per la camicia per poi cominciare a picchiarlo violentemente.

Non potevano passarla liscia, non avrebbero dovuto toccare Isabelle.

Notò che l’uomo aveva preso una pistola, ma il riccio fu più veloce e lo ferì, per poi sparare al secondo uomo e lasciarli a terra sanguinanti.

“dite al vostro capo che la prossima volta che uno di voi si avvicina solo di un metro ad Isabelle, non la passerà liscia. Non sarò buono come lo sono stato oggi con voi” disse il riccio agli uomini per poi correre verso la ragazza.

“isabelle, n..non chiudere gli occhi.. s..stai sveglia” disse prendendola in braccio. Corse verso l’auto, per poi aprire lo sportello e farla sedere.

“n..nick..” sussurrò flebilmente la ragazza una volta che Nicholas era salito in auto e molto velocemente aveva messo in moto.

Doveva trovare un posto per curarla, qualcosa di isolato senza strane sorpresine.

Premette il piede sull’acceleratore.

“isabelle..non..addormentarti” sussurrò il riccio con le mani salde sul volante.

“st..sto..perdendo sangue….n..nick” ammise la ragazza con un po’ di voce.

“lo so, lo so.. adesso ci fermiamo, me ne occupo io” ammise Nicholas

“m..mi..gira..la testa” sussurrò la ragazza

Vedeva tutto appannato e il braccio le bruciava tantissimo, era un dolore lancinante, le veniva quasi da urlare ed inoltre tutto attorno a lei le sembrava girare, girare e ancora girare. Stava quasi per chiudere gli occhi ma la brusca frenata dell’auto glieli fece riaprire.

Nicholas scese velocemente aprendo il cofano e prendendo la cassetta di pronto soccorso per poi andare verso il lato di Isabelle e aprire la portiera.

“apri gli occhi, non addormentarti, Isabelle”  sussurrò il riccio prendendola in braccio e facendola così uscire dall’auto, la poggiò per terra, sulla sabbia calda del deserto.

Aprì la cassetta prendendo l’occorrente.

Gli erano già capitate cosa del genere, di aiutare un amico ferito da colpi di pistola o accoltellamenti..ma con Isabelle era completamente diverso, non poteva permettersi di sbagliare qualcosa e vederla in quello stato lo faceva stare male. Tanto Male. Troppo male. Era stato un idiota stupido incosciente.

“non..avrei dovuto far accadere tutto ciò” disse prendendo le pinzette sterilizzate e cercando di togliere il colpo di ferrò della pistola.

“n..non..è stata…colpa..tua” sussurrò Isabelle mentre una lacrime le scendeva dall’occhio e le bagnava il viso.

Il dolore era troppo e quasi non urlava.

“si, invece.. sono stato un idiota, dovevo aspettarmela una cosa del genere, dovevo proteggerti” disse il riccio trovando finalmente il colpo e togliendolo dalla profonda ferita, lo poggiò nel piccolo contenitore che c’era nella cassetta e prese il disinfettante.

“questo brucerà un po’” disse il ragazzo mettendo il liquido sulla ferita, Isabelle sussultò dal dolore mordendosi fortemente il labbro quasi a spaccarlo.

“a..avevi detto un po’” sussurrò sarcastica la ragazza facendo sorridere il ragazzo.

Nicholas disinfettò ancora la ferita per poi cominciare a medicarla con una garza pulita.

“..h..hai ucciso quei uomini?” chiese la ragazza con un po’ di voce, quasi non ce la faceva a parlare, non ne aveva la forza.

Le sembrava di aver scalato una montagna.

“ti hanno ferita e tu ti preoccupi se li ho ucciso o no?” chiese il riccio continuando a fasciare.

“n..nick..io..non so..se ce la faccio a continuare” ammise la ragazza mentre ancora piangeva.

“siamo quasi arrivati, isabelle. L’aeroporto è vicino. Il viaggio è stato lungo perché ho preso i biglietti nell’aeroporto più lontano da casa tua” ammise il riccio finendo il lavoro e aiutandola ad alzare il busto e mettersi seduta.

“farà un po’ male all’inizio, ma pian piano passa” disse il riccio accarezzandole il braccio ferito.

Isabelle lo guardò notando quanta sofferenza c’era nel suo viso e nei suoi occhi.

Ripensò a quando stava picchiando quegli uomini, non l’aveva mai visto così furioso, quasi come la mattina in albergo, forse anche peggio.

In un certo senso Nicholas le faceva paura…ma sapeva che in realtà era la persona più dolce e sensibile del mondo e che non le avrebbe mai fatto del male.

“non è..colpa tua, nick” ammise la ragazza sporgendosi di più verso il ragazzo e abbracciandolo.

Il riccio la strinse a se, avrebbe voluto non allontanarsi mai più da quell’abbraccio, da quel piccolo corpo che emanava così tanto calore, da quegli occhi che riuscivano a ipnotizzarti, quelle labbra, quei capelli, quel sorriso.

Avrebbe voluto non allontanarsi più da lei.

“non..succederà più, isabelle, te lo prometto” sussurrò il ragazzo accarezzandole dolcemente i capelli.

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

“non..avrei dovuto metterti in mezzo, isabelle” ammise pensieroso Nicholas

“adesso ricominci a fare il paranoico?” chiese Isabelle annoiata guardando il riccio

“non avrei dovuto portarti con me, avrei dovuto lasciarti con tuo padre.. adesso non saresti ferita e non rischieresti la vita” disse Nicholas con lo sguardo perso nel vuoto.

“io…vado…dove vai tu. Il..mio posto è con te!” ammise flebilmente la ragazza mordendosi poi il labbro.

Il riccio si voltò di scatto avvicinandosi al viso della ragazza e accarezzandole il viso dolcemente.

“dio, isabelle…” sussurrò il riccio accarezzando con una mano la guancia, che ormai scottava a contatto con la mano del riccio, e con l’altra i lunghi capelli biondi.

Il cuore di Isabelle batteva così forte che cominciò a pensare di morire se mai l’avesse baciata.

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici. ***


 

 

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo çç speravo di riuscire ad aggiornare tra venerdì e sabato ma non ci sono riuscita, quindi davvero mi dispiace... La prossima volta sarò più veloce :)

Voglio però ringraziare le meravigliose nove persone che mi hanno lasciato splendide recensioni, grazie VI AMO TUTTE<3

Ora godetevi questo nuovo capitolo<3 spero davvero che vi piaccia. Man mano si scopriranno sempre di più i segreti di Nicholas ed Isabelle e soprattutto i loro sentimenti. Voglio però, mettere in chiaro una cosa. Isabelle ha quasi diciotto anni e come ben sapere gliene importa poco delle regole, Nicholas invece è più grande e lavora. Quindi ha più paura di lasciarsi andare emotivamente con Isabelle... Va be, ho detto troppo asdfdsa hahaha capirete tutto nel p'rossimo capitolo, che ho già quasi finito... Quiiindi buona lettura e come sempre, fatevi sapere cosa ne pensate.<3



 

 


                                                                                      Capitolo 15.

 

 

 

 

“hey.. Isa, siamo arrivati” Nicholas le aprì la portiera dell’auto, aiutandola a scendere.

“metti questi” Nicholas gli porse un cappellino rosso ed un paio di Ray-Ban scure.

“speriamo non ti riconoscano” ammise il ragazzo

Isabelle, una volta scesa dall’auto si guardò attorno.

Si trovavano in un parcheggio molto isolato dell’aeroporto.

“la..la..macchina..la lasci qui?” chiese guardando Nicholas

“si, ne prenderemo un’altra arrivati lì” ammise il ragazzo e la bionda annuì chiudendo la portiera dell’auto.

“stai bene? Ti fa male?” chiese Nicholas premuroso

“..un po’..ma passa” ammise la ragazza ed il riccio sospirò con viso sofferente.

“devo cominciare a mentirti, sai? Nicholas non è stata colpa tua, non fartene una colpa.”

“avrei potuto evitare tutto ciò” ammise il riccio

“non sei Dio” disse Isabelle per poi sorridergli.

Entrarono in aeroporto, come sempre pieno di gente, ed Isabelle si sistemò il cappellino.

Nicholas le sfiorò il braccio per poi cingerle i fianchi.

Fecero il chek-in in silenzio e dopo alcuni minuti d’attesa entrarono sull’aereo.

Isabelle si sedette sulla poltrona accanto al finestrino e Nicholas accanto a lei.

L’aereo si stava pian piano riempiendo ed Isabelle si rilassò sul sedile guardando fuori dal piccolo finestrino.

“perché non dormi? Ci vuole un bel po’ per arrivare” le disse Nicholas

“naah..ho dormito troppo oggi” ammise la ragazza sorridendo appena.

Per sbagliò sfiorò il braccio ferito con la manica del sedile, risvegliando il forte dolore.

“cazzo” commentò mordendosi un labbro

“mi dispiace” disse Nicholas

“smettila” disse la bionda fulminandolo con lo sguardo “secondo te..perché mi hanno sparato?” chiese poi al riccio

“n..non lo so..ma è strano..forse ti ho messo in un bel guaio Isabelle” ammise distrattamente il ragazzo

“che vuoi dire?” chiese curiosa Isabelle

“…che quegli uomini ti hanno sparato solo per fare un torto a me” disse Nicholas

“n..non capisco” ammise Isabelle

“io quegli uomini già li ho visti, fanno parte dello stesso clan che..ha…ucciso i miei genitori, io..ho cercato per molti anni delle prove c0ntro di loro ma poi… dopo molti avvertimenti violenti da parte loro..ci ho rinunciato.. solo che…ultimamente..ho ricominciato la mia ricerca…e forse..loro l’hanno saputo. Non potrebbero uccidere me perché sarebbe troppo strano… e anche la polizia se ne accorgerebbe e comincerebbe a stargli dietro, quindi…feriscono te. Ma certo, perché sono stato così stupido? Quello era un avvertimento, mi stanno praticamente dicendo di smetterla” disse il ragazzo

“ma..tu..non stai facendo nulla, non stai cercando prove contro di loro, stai solamente portando me e quella fottuta pennetta a Sidney” disse la ragazza

“è qui che non…quadra qualcosa...” il riccio si passò una mano fra i capelli.

“forse…si sono alleati.. nel senso che chi vuole la pennetta e chi vuole che tu smetta di fare questo lavoro si sono alleati perché entrambi sono contro di te. Un po’ come nei film, il problema è che questa è la vita reale.” ammise la ragazza

“può essere” commentò il riccio ripensando attentamente alle parole della ragazza.

Forse era veramente così.

Nicholas si era ficcato in un grosso guaio, come cazzo avrebbe fatto? Lui era da solo, gli altri più di mille.

Sospirò.

“non..avrei dovuto metterti in mezzo, isabelle” ammise pensieroso Nicholas

“adesso ricominci a fare il paranoico?” chiese Isabelle annoiata guardando il riccio

“non avrei dovuto portarti con me, avrei dovuto lasciarti con tuo padre.. adesso non saresti ferita e non rischieresti la vita” disse Nicholas con lo sguardo perso nel vuoto.

“io…vado…dove vai tu. Il..mio posto è con te!” ammise flebilmente la ragazza mordendosi poi il labbro.

Il riccio si voltò di scatto avvicinandosi al viso della ragazza e accarezzandole il viso dolcemente.

“dio, isabelle…” sussurrò il riccio accarezzando con una mano la guancia, che ormai scottava a contatto con la mano del riccio, e con l’altra i lunghi capelli biondi.

Il cuore di Isabelle batteva così forte che cominciò a pensare di morire se mai l’avesse baciata.

“sei…” Il riccio non finì la frase che la bionda eliminò la distanza fra i due, unendo le loro labbra.

Per la seconda volta le loro labbra si incontrarono, così semplicemente davanti alle hostess dell’aereo e davanti gli altri passeggeri.

Per la seconda volta le loro labbra felicemente si incontrarono e avrebbero voluto non staccarsi mai più.

La pelle di Isabelle bruciava a contatto con le mani di Nicholas che continuavano a sfiorarla.

Le sembrava di avere dentro di se una lava incandescente che bruciava tutto quello che gli si poneva davanti.

Poteva un bacio di Nicholas scatenarle una reazione del genere?

Poteva Nicholas essere così tremendamente perfetto in tutto quello che faceva e diceva?

“Signore e signori buon giorno e benvenuti a bordo.. Fumare a bordo è vietato. In pochi minuti decolleremo quindi vi preghiamo di allacciare le cinture, di mettere i sedili in posizione normale e di alzare i tavoli davanti a voi. Vi preghiamo di spegnere i cellulari e di non usare apparati elettrotecnici durante il volo. Vi ringraziamo” la voce dell’hostess li fece staccare velocemente.

Isabelle si morse un labbro imbarazzata,guardando a terra.

Nicholas invece rimase a fissarla.

“sei incredibile” sussurrò infine Nicholas finendo la frase di prima.

Isabelle sorrise imbarazzata guardandosi i piedi.

 

 

 

“isa.. sveglia..siamo arrivati” ammise il riccio accarezzandola dolcemente.

La bionda aprì lentamente gli occhi, per poi passarci una mano attorno al collo.

“mm..da quanto tempo sto..dormendo?” chiese Isabelle con la voce ancora impastata dal sonno.

“da quasi tutto il viaggio” ammise il riccio sorridendole “su scendiamo, l’aereo si è quasi svuotato” continuò poi alzandosi seguito dalla ragazza.

Scesero dall’aereo e mentre si dirigevano all’uscita dell’aeroporto Isabelle cominciò a sentire un forte dolore alla ferita.

“Nick..m..mi fa molto male” ammise la ragazza

Il riccio si fermò di scatto voltandosi verso lei e accarezzandole il braccio ferito.

“ti do un antidolorifico, ma prima..devi mangiare qualcosa” ammise il riccio

“fuori è buio, d..dove andiamo?” chiese Isabelle

“n..non lo so.. dobbiamo prima trovare la macchina” ammise Nicholas

“trovare la macchina?” Chiese curiosa Isabelle

“si, sta nel parcheggio, me l’hanno lasciata i miei colleghi, sanno che sono qui” disse il ragazzo

“sono..persone affidabili?” chiese Isabelle guardandolo

“si.. Fanno parte della mia compagnia” ammise il riccio dirigendosi verso l’uscita.

“non sai com’è la macchina? Come la troviamo?” chiese Isabelle

“beh…è tardi.. a quest’ora dovrebbero essersene andati già tutti” ammise Nicholas

Arrivarono nel parcheggio e cominciarono a provare ogni macchina.

“dovrebbe essere aperta e con le chiavi già inserite” ammise il riccio

Isabelle notò in lontananza un auto grande e nera con i vetri scuri, molto simile a quella che avevano usato per arrivare all’aeroporto così si avvicinò all’auto.

“dove vai?” chiese il riccio

“è questa” ammise la ragazza aprendo lo sportello dell’auto e salendoci.

“brava isabelle” ammise il riccio  sorridendo.

Prima di salire aprì il cofano e prese una valigetta nera, nascosta sotto i tappetini e la scatoletta di pronto soccorso.

Salì in auto dando la scatoletta di pronto soccorso ad Isabelle e aprendo la valigetta nera.

“ancora tutte queste armi?” chiese Isabelle notando cosa c’era nella valigetta che Nicholas aveva preso.

“non vorrei che ci facessero un altro scherzetto e poi fino a pochi minuti fa ero disarmato, in aereo non potevo portare pistole, avrebbe dato troppo nell’occhio..quindi adesso ..devo tenermi pronto” ammise Nicholas  caricando due pistole.

Ne mise una sul cassetto sotto il cruscotto, di fronte la ragazza e l’altra la tenne lui.

Richiuse la valigetta, posandola nei sedili di dietro e prese poi dal piccolo cruscotto di fronte a lui una piccolo portafoglio.

Isabelle notò che c’erano dei soldi dentro.

“perché ti danno dei soldi?” chiese curiosa

“perché non posso usare le mie carte di credito, mi localizzerebbero subito” ammise il riccio poi prese dal cruscotto due braccialetti di metallo.

“cosa sono?” chiese curiosa Isabelle notando i bracciali, erano molto carini.

“bracciali” ammise il ragazzo mettendone uno al suo polso.

“ne voglio uno” protestò la ragazza

“tieni” Nicholas gliene porse uno “mettilo alla caviglia” gli consigliò poi.

“perché?” chiese la bionda

“perché…beh..è bello, no? A voi ragazze non piacciono ‘ste cose?” chiese Nicholas

In realtà quei bracciali di metallo erano fabbricati solo ed esclusivamente per gli agenti segreti, in modo da sapere dove fossero in ogni minuto, in quanto erano dotati di localizzatori.

“è carino, sai?” disse Isabelle mettendo il bracciale alla caviglia destra.

Il riccio sorrise mettendo in moto l’auto e cominciando a guidare.

“dove andiamo adesso?” chiese Isabelle sorridendo

“alla base, ma ci vuole un po’ per arrivare..quindi..spero ti trovare un albergo aperto così magari riposiamo e domani mattina partiamo” ammise il ragazzo

Dopo dieci minuti di autostrada trovarono un piccolo motel accanto ad un’area di servizio.

Scesero dall’auto e la bionda si avvicinò al riccio accarezzandogli il braccio ferito con l’altra mano, Nicholas le sorrise per poi prenderle la mano e dirigersi verso il fast food che c’era accanto al motel.

Isabelle a contatto con la mano calda di Nicholas quasi rabbrividì, si era quasi dimenticata che effetto le faceva il suo solo avvicinarsi al corpo di Nicholas.

Entrarono nel fast food e si sedettero in un tavolo vuoto.

Isabelle si guardò attorno, c’era molta gente e la cosa le faceva molto piacere.

 Finalmente si trovavano in un posto pieno di gente e affollato.

“cosa prendi?” le chiese Nicholas mentre leggeva il menù.

“non lo so” ammise la ragazza pensierosa.

“hamburger?” le chiese il ragazzo alzando lo sguardo dal menù.

“sono vegetariana”  disse Isabelle

“già” commentò Nicholas “pasta?” le chiese ancora e la bionda annuì leggermente.

“finalmente in un posto affollato, mi ero stancata di essere isolata dal mondo” ammise la ragazza sarcastica facendo sorridere il ragazzo.

“quanto tempo ci vuole per arrivare alla base?” chiese la bionda poi curiosa.

“beh..se partiamo domani mattina…credo che per la sera dovremmo essere arrivati” ammise il riccio pensieroso.

Una cameriere si avvicinò al loro tavolo per poi prendere le ordinazioni e allontanarsi.

“mi manca mio padre” ammise Isabelle

“ti manca tuo padre? Ma se non fai altro che creargli problemi quando sei a casa” ammise Nicholas

Isabelle sorrise.

“se non..lo facessi si dimenticherebbe di avere una figlia” sussurrò Isabelle

“cosa vuoi dire?” chiese Nicholas curioso

“mio padre è sempre impegnato e a volta non lo vedo per giorni, se fossi una brava figlia che ubbidisce sempre al padre, tranquilla,una ragazza scuola-casa… beh credo proprio che non vedrei mio padre davvero mai” disse Isabelle guardando attentamente il ragazzo.

“non capisco” disse Nicholas.

La  bionda sospirò.

“l’unico modo per avere mio padre presente nella mia vita è cercare di fare sempre l’opposto di quello che dice, così lui è costretto a non allontanarsi e controllarmi ogni giorno” ammise Isabelle

“wow” commentò Nicholas “alquanto astuta la ragazza” continuò facendo ridere la ragazza.

“quindi…non suoni più per fare un torto a tuo padre? Così lui è più presente e questa roba qui?” chiese il riccio

Isabelle si fermò di scatto, perché Nicholas aveva messo in mezzo quell’argomento?

“è…d..diverso, io non…suono…più perché…lo..facevo con mia madre e continuare a farlo mi avrebbe solo fatto soffrire di più. Era una cosa…che facevo sempre e solo con lei, non…credo sia giusto che io continui a farlo senza di lei” ammise quasi balbettando Isabelle.

“Io da piccolo andavo sempre al lavoro con i miei genitori e quindi, per come ragioni tu, adesso non dovrei essere qui..” disse Nicholas

“è…diverso” disse Isabelle bevendo la coca cola che le aveva portato il cameriere.

“è praticamente la stessa cosa, isabelle. Non dovrei fare questo lavoro perché loro lo facevano e quindi non è giusto che io lo faccia?” chiese Nicholas

“lo so, è una scusa banale. Ma non…non mi va più di suonare, non mi va di soffrire e poi….. non sono così brava” disse Isabelle

“da quanto non suoni?” chiese curioso

“da quando se n’è andata, l’ultima volta ho suonato con lei” ammise la ragazza

“mi suoni qualcosa?” chiese il riccio

“no… e anche se volessi, qui non c’è un pianoforte” disse Isabelle

“se ci fosse, lo faresti?” le chiese il ragazzo.

“non…non lo so, perché tutte queste domande?” chiese Isabelle

“perché ti…nascondi dietro cose stupide, isabelle. Perché non lasci decidere alla gente se sei brava o no? e soprattutto, perché non ti mostri per come sei? Tu non sei la ragazza che ho conosciuto in India, non sei lei. Tu sei questa qui, sei la ragazza che ho di fronte in questo momento. Sei la ragazza che dice sempre quello che pensa, che ha bisogno di attenzioni.. di sostegno, di qualcuno che ti faccia sorridere. Perché non lo fai vedere?” chiese Nicholas

“tu l’hai visto” ammise Isabelle abbassando lo sguardo.

“solo perché vivo con te e sono 24 ore su 24 con te. La gente non ha tutto questo tempo” le disse il ragazzo.

“a me poco importa delle gente” ammise Isabelle

“di cosa ti importa?” chiese Nicholas

“di te”

Il riccio sorrise regalandole uno degli sguardi più belli che la bionda potesse ricevere.

 

 

 


 

 

SPOILER.

“come va la ferita?” chiese Nicholas continuando a guidare attentamente.

“bene” disse freddamente la ragazza.

“e…come stai?” chiese il ragazzo cercando di instaurare una conversazione con la ragazza.

“bene” ammise nuovamente la ragazza

“è da quanto siamo partiti che dici solo ‘bene’. Puoi usare un’altra parola?” chiese il riccio leggermente infastidito.

“stronzo” ammise la ragazza

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici. ***



Bonjour<3 come state? io una schifezza la scuola mi sta praticamente uccidendo, non ho tempo nemmeno di uscire çç  Cooomuunque stanotte ho fatto un pochino tardi perchè ho scritto i prossimi tre capitoli, nonso come ma stranamente mi sono venuti di getto. L'ispirazione ha bussato alla porta del mio bel cervellino e ha detto: 'ehi tu! Scrivi' AHAHAHAH ho finito tipo alle due ma va be non fa nulla<3 coooomunque credo che aggiorneò una/due volta a settimana se tutta va bene. Grazie, come sempre, delle meravigliose recensioni che mi lasciate e spero che anche questo capitolo vi piaccia.

twitter: @_itsnickymine

Ps. le recensioni mi fanno sempre piacere, quindi se non avete nulla da fare fatemi sapere cosa ne pensate della storia :) Un bacio<3




                                                                                         Capitolo 16.

 

 

 

 

 

“ti fa ancora male?” le chiese Nicholas avvicinandosi al letto su cui era seduta.

Si trovavano nella stanza del motel, Isabelle era seduta mentre lentamente si accarezzava il braccio ferito.

“no, è passato” ammise la ragazza.

In realtà le faceva tanto male, ma non voleva che Nicholas si preoccupasse ancora di più per lei. Non lo sopportava quando faceva il paranoico.

“sicura?” le chiese Nicholas e la ragazza annuì.

Il riccio si tolse le scarpe sedendosi sul letto, per poi togliersi la maglia, rimanendo a petto nudo.

Si sdraiò sul letto, proprio accanto ad Isabelle, a pochissimi centimetri di distanza.

“ti sei mai innamorato?” chiese Isabelle d’un tratto.

“perché questa domanda?” chiese curioso il ragazzo sorridendo

“tu puoi chiedermi quello che ti pare ed io no?” chiese Isabelle innervosita facendo ridere il ragazzo.

“io non credo nell’amore, non sono bravo in queste cose” ammise poi Nicholas guardando il soffitto della stanza.

“non bisogna avere una laurea per amare qualcuno” ammise Isabelle

“lo so, ma io non sono portato per queste cose..Sono sempre stato solo” ammise Nicholas

“certo che tu ti fai davvero di qualcosa, sai? Oggi mi hai detto che stavi cercando la tua ancora, ora mi dici che non sei portato per queste cose” ammise la ragazza sarcastica

“sono un po’ confuso su queste cose” ammise il ragazzo

“non l’avevo notato” ammise Isabelle sarcastica

“la smetti di prendermi in giro?” le chiese Nicholas guardandola

“ti sembro una che prende in giro i ragazzi ‘confusi’?” chiese Isabelle ridendo

Il riccio rise alzandosi ed avvicinandosi pericolosamente alla ragazza.

“perché mi guardi?” chiese Isabelle a due centimetri dal suo viso.

“perché….non lo so” ammise Nicholas “ mi va di guardarti”

“a me non va” sussurrò isabelle con un filo di voce.

“perché?” chiese Isabelle

“perché poi..ci rimango male se non mi baci” ammise la ragazza mordendosi leggermente un labbro

“chi ha detto che non voglio baciarti?” chiese Nicholas sorridendo per poi eliminare la distanza fra i loro visi e baciarla.

Isabelle sentì ancora quella strana fiamma. Quella fiamma che aveva sentito al luna park e in aereo lo stesso giorno.

Per la terza volta lei e Nicholas si stavano baciando, e la cosa le piaceva più del dovuto.

Forse era sbagliato.

Lui era il suo bodyguard. Lei era la ragazza che lui doveva proteggere.

Era sbagliato, ma lei non avrebbe voluto trovarsi in nessun’altro posto se non lì, con Nicholas, fra le sue braccia, fra il suo caldo corpo, fra le sue calde mani che continuavano a sfiorarle il viso, poi il collo, poi la gamba.

Isabelle continuò a baciarlo appassionatamente mentre passava una mano sui suoi ricci. Finalmente ne aveva la possibilità.

Nicholas cominciò a baciarle lentamente il collo per poi tornare alle labbra della ragazza accarezzandole le gambe, coperte dallo stretto jeans.

La cosa stava andando decisamente oltre.

Nicholas la fece sdraiare meglio sotto di se mentre con la mano destra le teneva la schiena e l’altra le accarezzava dolcemente la gamba.

Isabelle continuando a baciarlo non poteva fare altro che accarezzargli il petto nudo, caldo e possente del ragazzo.

Si poteva essere così perfetti? Continuava a chiedersi Isabelle. Le sembrava di star vivendo un sogno.

Nicholas ribaltò le posizioni, continuando a baciarla.

Lui era semisdraiato sul letto, con la mano destra che teneva fermo il viso della ragazza, quasi a non voleva fare mai più allontanare, la mano sinistra, invece, alzava pian piano il top che la ragazza indossava incontrando finalmente la pelle liscia e calda della ragazza. Isabelle intanto, sopra di lui, continuava a baciarlo mentre con le mani gli teneva fermo il viso.

Era qualcosa di indescrivibile, Isabelle sul serio non riusciva a trovare le parole adatte per descrivere quel momento, per descrivere il bacio che Nicholas le stava regalando, per descrivere Nicholas. Sì, Nicholas, perché lui era esattamente indescrivibile e anche se la cosa le faceva paura non riusciva ad allontanarsi da quelle maledette labbra.

Nicholas portò la mano un po’ più su arrivando quasi sotto il seno ma poi si bloccò di scatto allontanandosi velocemente e bruscamente dalla ragazza.

Isabelle lo guardò, togliendosi dalla sue gambe e sedendosi sul letto a gambe incrociate.

“che succede, Nicholas?” chiese con un filo di voce

Il ragazzo si alzò dal letto passandosi una mano fra i capelli nervosamente e cominciando a camminare avanti ed indietro.

“n..non… voglio che si faccia confusione con quello che sto facendo qui, con te” ammise il riccio guardandosi le scarpe mentre camminava  avanti ed indietro come un folle.

“io..non faccio confusione” provò a dire Isabelle

“io…devo solamente proteggerti, isabelle. È questo quello che devo fare” disse duro Nicholas

“ho..fatto qualcosa di sbagliato? Forse io-”

Nicholas la interruppe.

“no. Non hai fatto nulla di sbagliato” concluse il riccio

“allora cosa succede?” chiese curiosa Isabelle.

Non stava capendo nulla, perché si era allontanato così bruscamente da lei?

Il riccio sospirò passandosi nuovamente una mano fra i capelli.

“mi dici cosa succede?” ripeté la bionda

“io…non ..non sono adatto per queste cose, isabelle. So come siete voi ragazze, sognate un principe che vi salvi. Io non sono un principe, devo solamente proteggerti…devo schiarirmi le idee.” Ammise Nicholas

“e come te le chiarisci? Facendomi sentire una merda?” urlò la ragazza guardando ogni movimento del ragazzo.

“no…. È tutta colpa mia, mi dispiace…mi sono lasciato prendere troppo dalla situazione, da te” disse Nicholas

“dimmi cosa ho fatto, nick! Non sono una bambina” protestò Isabelle

“non hai fatto nulla. Isabelle. È solo colpa mia. Mi sono fatto prendere troppo la situazione, ho baciato te, una mia cliente e-”

Ad Isabelle le si frantumò lentamente il cuore alle parole del ragazzo.

“una cliente?” chiese isabelle, sperando di non aver capito bene.

Era questo lei per lui? Una cliente?

“ho sbagliato, ho fatto uno sbaglio” ammise Nicholas

“una cliente? …Ora però questa cliente non ti piace più?” chiese Isabelle

“Isabelle, te l’ho detto perché, non sono…adatto per queste cose. Il mio compito è quello di proteggerti, non riuscirei a farlo se continuassi a far accadere quello che è successo pochi secondi fa. Devi accettare la cosa. Quando tutto questo sarà finito potrai anche licenziarmi, ma adesso devi accettarlo”

“vaffanculo” disse la ragazza alzandosi dal letto e dirigendosi al bagno, per poi sbattere la porta e chiuderla a chiare.

Uno stronzo, ecco cos’era.

Aveva rovinato tutto.

 Aveva rovinato tutto quello che si era creato fra loro e non gliene fregava un cazzo che fosse sbagliato, lui aveva rovinato tutto.

“Isabelle, apri per favore, non mi va di stare litigato con te”

La voce di Nicholas dietro la porta la fece sobbalzare.

Non gli andava di stare litigato con lei?

Bhe a lei non andava di essere stata praticamente rifiutata da uno stronzo come Nicholas.

Non le era mai successo.

Nicholas l’aveva praticamente rifiutata.

Per lui era solo una ‘cliente’. Una stupida cliente che aveva baciato.

Dio, quanto lo odiava, avrebbe voluto prenderlo a pugni.

Non era stata rifiutata da un ragazzo qualunque, era stata rifiutata da Nicholas.

Dal ragazzo che in qualche modo le ‘piaceva’. Si, perché era chiaramente ovvio che aveva un debole per lui.

Il suo umore era a terra, tutto ciò per colpa di quello stronzo.

 

 

 

 

 

 

Isabelle aveva passato tutta la notte nel bagno, si era addormentata nella vasca ed una volta sveglia. la schiena le faceva davvero tanto male.

Una vasca da bagno non poteva essere usata come letto. Ecco cos’aveva imparato da quel viaggio.

Ah e poi aveva imparato un’altra cosa.

Nicholas era uno stronzo.

Dopo essersi lavata, uscì dal bagno trovando Nicholas seduto sul divanetto proprio di fronte la porta del bagno intento a fissarla.

“finalmente” disse il riccio una volta averla vista.

“andiamocene, non mi va di passare un secondo di più chiusa in questa fottuta stanza con te” protestò la bionda

“nervosa?” chiese curioso il ragazzo

“vaffanculo” disse la ragazza.

Uscirono dalla stanza e dopo aver pagato salirono velocemente in auto.

Il riccio dopo aver messo la cintura, mise in moto l’auto per poi mettersi in carreggiata.

Isabelle guardava fuori dal finestrino senza girarsi nemmeno un minuto a guardare il riccio.

“come va la ferita?” chiese Nicholas continuando a guidare attentamente.

“bene” disse freddamente la ragazza.

“e…come stai?” chiese il ragazzo cercando di instaurare una conversazione con la ragazza.

“bene” ammise nuovamente la ragazza

“è da quanto siamo partiti che dici solo ‘bene’. Puoi usare un’altra parola?” chiese il riccio leggermente infastidito.

“stronzo” ammise la ragazza

“beh..ecco, forse andava meglio ‘bene’” ammise il riccio sarcastico.

Isabelle sospirò continuando ad ignorarlo.

Se avesse potuto, lo avrebbe preso a pugni.

“isa..” cominciò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli. “mi dispiace per ieri…tu..sei.. una ragazza e-”

“e tu sei uno stronzo” disse la ragazza.

“oh..grazie per tutti questi complimenti, mi fai arrossire” ammise il riccio sorridendo.

“smettila con questo sorrisetto, mi dai altamente fastidio” protestò isabelle.

Il riccio sospirò.

“io ..non saprei proprio dove cominciare” disse il riccio

“smettila di parlare come se ci dovessimo sposare, okay? Non ti piaccio, mi sta bene, lo accetto.. ma tu smettila. Non mi va di farmi umiliare un altro po’ da te” disse infastidita la ragazza

“è questo che hai capito? Che non mi piaci abbastanza?” chiese il riccio e la bionda annuì. “isabelle..non è questo il problema… tu sei tutto ciò che ho sempre desiderato.”

Ad Isabelle mancò il respiro.

Un minuto prima lo odiava.

Un minuto dopo avrebbe voluto baciarlo.

“ma?” chiese la bionda

“ma è tutto troppo complicato. Non riesco a proteggerti in queste condizioni, non saprei dove cominciare…e forse… non meriti una persona come me” provò a dire il riccio

“non potevi trovare una scusa più banale” ammise Isabelle continuando a guardare la strada

Il riccio sospirò.

“Isabelle, tutte le persone che entrano nella mia vita finiscono per stare male.. Tutte le persone che faccio entrare nella mia vita, si feriscono o addirittura vanno via…Non lo meritano” ammise il riccio

“non è colpa tua” disse Isabelle

“si che lo è, e proprio perché io tengo a te, isabelle e non voglio farti entrare nella mia vita, è troppo incasinata e troppo piena di violenza..tu..non la meriti, non meriti quello che potrebbe succedere e non meriti nemmeno quello che ti hanno già fatto.” Disse Nicholas

“cos’è che non mi hai detto, Nicholas? cosa facevi prima di venire a lavorare per me?”

“io mi sono fatto una promessa, isabelle. Trovare chi ha ucciso i miei genitori e fino a poco tempo fa non me ne importava delle minacce che mi arrivavano, non avevo nessuno quindi..pensavo solamente alla mia di vita, ma adesso, adesso non posso… non posso rischiare che tu ti faccia male, non posso rischiare che ti portino via da me, da tuo padre, da questa cazzo di vita. Quindi…è…tutto troppo complicato. Capisci?” le chiese il riccio

La bionda ripensò attentamente alle parole del ragazzo.

“capisco” sussurrò il riccio

“mi dispiace, isabelle.” Sussurrò il riccio

La bionda continuò a guardare fuori la strada quando la brusca frenata di Nicholas la fece saltare.

“ma sei cretino?” chiese voltandosi a guardarlo

“finalmente mi hai guardato. Non sopporto quando eviti il mio sguardo” ammise Nicholas guardandola.

“ma cosa vuoi, eh? Che cavolo vuoi da me? Prima entri nella mia vita senza nemmeno chiedermi il permesso, mi baci e mi fai sentire un’altra persona e poi mi dici che non sono abbastanza importante da dover lasciare andare le tue ‘stupide’ missioni. I tuoi genitori non vorrebbero questo, dici a me che mi nascondo dietro cose stupide, ma tu? Tu cosa fai? Ti nascondi dietro i tuoi ‘ti devo proteggere’, ‘il mio compito è quello’, ‘non possiamo andare oltre’. Vuoi sapere la verità? Tu hai paura. Hai una fottuta paura e la cosa ti manda sui nervi perché odi aver paura. È questa la verità. Tu hai solamente paura che qualcuno voglia stare veramente con te” si sfogò la bionda.

“perché dovrei averne paura?" chiese il riccio

“perché non potresti più nasconderti dietro il tuo lavoro, le tue stupide ossessioni e le tue manie di controllo. No, aspetta…. sai perché hai tanta paura?”

“perché?” chiese il riccio flebilmente

“Perché anche tu lo vuoi.” disse la ragazza scandendo veramente le parole per poi tornare a guardare fuori la strada.

La ragazza si voltò a guardarlo ancora, aveva il bisogno di dirgli di più.

“*vuoi sapere qual è la verità su di te? Sei un fifone, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che in questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno perché è la sola maniera di poter essere felici. Ed il passato deve rimanere passato, bisogna andare avanti. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio perché temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. Ma sai cosa ti dico? Che la gabbia te la sei già costruito da solo, con le tue stesse mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stesso*” concluse la ragazza per poi voltarsi verso il finestrino prendendo un bel respiro.

Non aveva mai parlato a nessuno in quel modo.

 

 

 



L'ultima frase, quella con gli asterischi, è quella di Colazione da Tiffany, uno dei miei film preferiti<3. Volevo dirvelo per evitare fraintendimenti :) 


 

 


SPOILER.

“Se credi di potermi rinchiudere in una camera come una carcerata ti sbagli di grosso, Nick Jonas. Io voglio stare qui” protestò la bionda

“d’accordo starai qui, ma chiudi quella bocca, okay?” disse Nicholas leggermente infastidito dal comportamento della ragazza.

“Io parlo quanto cazzo mi pare” disse la bionda guardando Nicholas negli occhi.

Il riccio stava per ribattere ma Kevin li bloccò.

“perché non la finite? Una bella tregua, eh? Avete passato gli ultimi giorni sempre assieme e ci sta che in questo momento vorreste dirvene di tutti colori, quindi perché non facciamo una bella cosa? Isabelle si va a fare un bel giretto per la base mentre tu vai a parlare con il capo? Eh? Vi va?” consigliò Kevin guardandoli.

 “tutto purché non passare altro tempo con lui” ammise Isabelle avvicinandosi alla vetrata della sala.

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette. ***


Buongiorno e buona Domenica :) 

Grazie mille per le recensioni che mi lasciate, siete sempre gentilissime e dolcissime :') Spero davvero che il capitolo vi piaccia e non vedo l'ora di postare i prossimi che ho già scritto, dove capirete tutta la verità u.u 

Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate<3

Twitter: @_itsnickymine 





                                                                                                Capitolo 17.

 

 

 

 

 

Erano ore che Nicholas guidava ed Isabelle continuava ad ignorarlo, come se non esistesse.

La cosa gli dava sui nervi, teneva il volante così forte che se solo avesse aumentato un po’ più la forza si sarebbe rotto.

Dio, di dov’era quella ragazza? Che cosa gli aveva fatto? Perché si sentiva così una merda dopo le sue parole?

Perché una ragazza aveva avuto la capacità di farlo sentire così? Perché proprio lei?

Nessuno era mai entrato così tanto nella vita di Nicholas, nessuno aveva mai avuto la forza di avvicinarsi a lui, nessuno gli era mai stato così vicino.

Quella ragazza l’aveva stregato e la cosa lo faceva innervosire.

Chi era lei per essere entrata così tanto nella sua vita, nella sua mente, nei suoi fottuti sentimenti?

Continuava ad ignorarlo e lui avrebbe voluto picchiare qualcuno.

Non sopportava tutto quello che si era creato fra loro, perché la sua vita doveva essere sempre così complicata?

Continuava a ripensare alle sue parole.

‘Sei un fifone, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che in questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno perché è la sola maniera di poter essere felici. Ed il passato deve rimanere passato, bisogna andare avanti’

Lui non era un fifone, lui non aveva paura. Aveva fatto missioni davvero pericolose e non aveva mai avuto paura. Paura di cosa, poi?

‘Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio perché temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. Ma sai cosa ti dico? Che la gabbia te la sei già costruito da solo, con le tue stesse mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stesso’

Forse aveva ragione ma lei non capiva, non capiva che schifo di vita aveva vissuto, in che merda di orfanotrofio fosse andato a finire.

Lei non sapeva cosa significava vedere i propri genitori morire, vedere il proprio migliore amico morire davanti ai suoi occhi.

Lei non sapeva nulla e forse era meglio così.

Doveva starne fuori, le aveva fatto già troppo del male, non poteva rischiare di fargliene di più.

Ancora un po’ e sarebbero arrivati alla base.

Ancora un po’ di tempo e tutto sarebbe finito.

Avrebbe lasciato il lavoro alla Casa Bianca e tutto sarebbe tornato come prima. Era l’unica soluzione giusta.

Isabelle avrebbe ricominciato la sua vita e lui sarebbe stato mandato a fare qualche missione in Afghanistan.

Solo l’idea di doversi allontanare da lei gli creava uno strano senso di vuoto ma doveva farlo. Doveva farlo per lei, soprattutto per lei.

Non meritava un futuro violento e caratterizzato da lutti e sangue. Non lo meritava e lui non poteva permettere che le succedesse qualcosa.

Sospirò voltandosi per un secondo verso la ragazza notando che si era addormentata con la testa appoggiata alla portiera dell’auto.

Mentre con una mano continuava a guidare con l’altra fece sdraiare il sediolino in modo tale da far dormire la ragazza più comodamente.

Le accarezzò una guancia lentamente.

Era dannatamente bellissima.

Perfetta. Non aveva mai visto nulla che potesse essere paragonato alla sua bellezza.

I suoi lunghi capelli biondi, le sue labbra rosee, i suoi occhi azzurri, le sue guancia sempre colorate di un leggero rosa.

Sospirò per poi tornare a guidare attentamente.

Dopo altre due ore di viaggio, finalmente arrivò alla base dei servizi segreti.

Entrò nel viale per poi arrivare vicino all’enorme cancello e bussare vicino al citofono, ancora in auto.

“si?”

Una voce di un uomo rispose.

“agente Jonas” disse Nicholas

“Nick? Sei davvero tu?” chiese la voce incredula “com’è andato il viaggio? State bene?”

“perché non mi apri? Così magari te lo racconto” ammise il riccio sarcastico.

L’uomo rise per poi aprire il cancello.

Nicholas entrò nell’enorme base.

Era esattamente come l’aveva visto un anno fa, un edificio altissimo e grandissimo circondato da immensi cortili.

Come sempre era pieno di militari che si allenavano, alcuni che parlavano al telefono altri che scherzavano.

Nicholas parcheggiò l’auto davanti l’edificio per poi scendere velocemente passandosi una mano attorno al collo.

Subito due donne uscirono dalla porta principale avvicinandosi a lui.

“ben tornato nick” lo salutarono le donne “dov’è la ragazza?” chiesero poi guardandolo

“sta dormendo” le informò il riccio aprendo la portiera, dov’era sdraiata Isabelle.

La prese in braccio, mentre ancora dormiva.

“ma è ferita? Cos’è quella fascia?” chiese la donna dai lunghi capelli neri.

Nicholas la conosceva benissimo, lavorava per i servizi segreti da più di vent’anni e si chiamava Taylor.

“ho avuto uno spiacevole incontro durante il viaggio” ammise il riccio dirigendosi verso l’entrata dell’edificio mentre teneva in braccio Isabelle e seguito dalle due donne.

“dove sono Joe e Kevin?” chiese il ragazzo

“all’ultimo piano, ti stanno aspettando prima di entrare dal capo. Lascia la ragazza a noi, le cambiamo la fascia e vediamo se è tutto apposto” consigliò Taylor

“ho già fatto tutto io, non fa nulla” disse il riccio sistemandosi meglio isabelle fra le braccia ed entrando in ascensore.

“sei sempre lo stesso, eh Nick?” disse l’altra donna guardando il riccio negli occhi.

“perché dovrei cambiare?” chiese il riccio sorridendo prima che le porte dell’ascensore si chiudessero.

Arrivato all’ultimo piano ed una volta che le porte dell’ascensore si aprirono tutti si voltarono verso di lui.

Nicholas sorrise a tutti poggiando Isabelle su un divano in pelle presente nella sala.

“come stai, Nick?” chiese John abbracciandolo.

“bene.. tutto bene. Dove sono Kevin e Joe?” chiese spazientito.

“finalmente, Nicholas. Credevamo fossi morto” Joe entrò correndo ad abbracciare Nicholas.

“divertente, Joseph” commentò sarcastico Nicholas abbracciandolo

“ci sei mancato, nicky” disse Kevin unendosi all’abbraccio “abbraccio tra cugini” continuò Kevin ridendo

“lei dov’è?” chiese curioso Joseph “ho davvero tanta voglia di conoscerla, i giornali la descrivono come una ragazza tranquilla e dolce”

“io non sono né tranquilla né dolce”

La voce di Isabelle li fece voltare verso la sua direzione.

I tre sorrisero alla ragazza che li guardava mentre si toccava nervosamente i capelli.

“piacere isabelle, io sono Joseph” il ragazzo le porse la mano e la bionda gliela strinse sorridendo. “ed io Kevin” disse il ragazzo sorridendole.

“finalmente siamo arrivati, un’ora di più in quell’auto e mi sarei uccisa” si lamentò Isabelle

“la prossima volta guidi tu, così magari arriviamo più in fretta” la provocò Nicholas

“non ci sarà una prossima volta.” Disse la bionda roteando gli occhi.

Isabelle si portò i capelli da un lato, lì dentro faceva davvero caldo.

La ferita cominciò a pizzicarle fortemente, tanto da toccarsi la benda mordendosi un labbro per sopportare il dolore.

“che hai?” chiese Nicholas ignorando la risposta acida e fredda che gli aveva dato la ragazza un secondo prima.

“nulla. Sto bene” ammise freddamente la ragazza alzandosi dal salotto su cui era seduta e guardandosi attorno.

Era pieno di uomini che scrivevano al computer, altri che parlottavano fra loro ed altri che guardavano nella sua direzione.

“quand’è che potrò vedere mio padre? E quando potrò tornare a casa?” chiese Isabelle a Kevin.

“beh..questo ancora non lo sappiamo” le rispose il ragazzo guardandola

“cosa? Vuoi dire che devo rimanere qui ancora per altro tempo?” si lamentò Isabelle “che dio mi aiuti” continuò passandosi una mano attorno al collo, era stanca di quella situazione.

Voleva tornare a casa.

“La smetti di fare la presuntuosa?” le disse Nicholas

“io non faccio la presuntuosa, sono presuntuosa.. che è ben diverso” ammise Isabelle sorridendo

“Scusatela ragazzi, il viaggio è stato lungo ed è stanca..perché non le date una bella stanza così magari ci rimane per il resto della giornata?” chiese Nicholas

“Se credi di potermi rinchiudere in una camera come una carcerata ti sbagli di grosso, Nick Jonas. Io voglio stare qui” protestò la bionda

“d’accordo starai qui, ma chiudi quella bocca, okay?” disse Nicholas leggermente infastidito dal comportamento della ragazza.

“Io parlo quanto cazzo mi pare” disse la bionda guardando Nicholas negli occhi.

Il riccio stava per ribattere ma Kevin li bloccò.

“perché non la finite? Una bella tregua, eh? Avete passato gli ultimi giorni sempre assieme e ci sta che in questo momento vorreste dirvene di tutti colori, quindi perché non facciamo una bella cosa? Isabelle si va a fare un bel giretto per la base mentre tu vai a parlare con il capo? Eh? Vi va?” consigliò Kevin guardandoli.

 “tutto purché non passare altro tempo con lui” ammise Isabelle avvicinandosi alla vetrata della sala.

Si trovavano all’ultimo piano e quell’edificio era altissimo. Non credeva che esistessero edifici così alti.

“Smettila isabelle” disse Nicholas

“smettila tu, Nicholas” disse Isabelle

“smettetela entrambi” commentò Joe infastidito. “mi avevano detto che andavate d’accordo, ma a quanto pare si sbagliavano” continuò.

“si sbagliavano di grosso, Joseph” ammise la bionda

Il riccio sbuffò.

“isabelle” la chiamò Kevin “questo è un computer” il ragazzo le borse un pc portatile.

“non vengo dal 1300, so cos’è un computer” commentò sarcastica la bionda

“benissimo, allora perché non ci giochi un po’? mentre noi parliamo un secondo?” chiese Kevin

“non ho quattro anni, non ho bisogno di giochi, star-”

Isabelle stava per finire ma Nicholas la interruppe bruscamente.

“smettila, isabelle. Okay? È l’ultimo avvertimento perch-”

“perché altrimenti cosa fai? Mi spari con le tue pistole? Oppure mi ammanetti di nuovo, visto che è l’unica cosa che sai fare?” lo provocò Isabelle

Kevin e Joseph la guardavano stupiti, quella ragazza stava giocando con il fuoco. Lo sapeva, vero?

Il riccio ruggì per poi sbuffare, prendendo dalla tasca le manette.

“devo dire che mi dai sempre ottimi consigli, isabelle” ammise Nicholas avvicinandosi ad Isabelle che indietreggiò.

“che cazzo fai?” urlò la bionda.

Tutti nella sala li stavano guardando

Il riccio le prese il braccio, quello non ferito e le mise una parte della manetta.

“Nicholas forse non è una buon-” cominciò Kevin ma Nicholas lo interruppe bruscamente “silenzio” disse.

Spinse Isabelle verso una delle tante scrivanie, facendola sedere su una sedia girevole e con l’altra parte delle manette la legò alla gamba di metallo del tavolo.

“stronzo” commentò Isabelle allontanandolo bruscamente da lei.

“il primo che cerca di slegarla, fa una brutta fine. Siete avvertiti” disse il ragazzo freddamente per poi dirigersi verso la porta del suo vecchio ufficio, entrò nella stanza sbattendo la porta dietro di se.

“Nicholas quando si incazza è davvero…pericoloso… quindi ti consiglio di non comportarti così…. in futuro con lui” sussurrò flebilmente Joseph

“Nicholas è solamente uno stronzo. Io…” le lacrime le avevano riempito gli occhi ma fece di tutto per non farle scendere.

Non avrebbe mai dato quella soddisfazione a Nicholas.

“lui…io lo odio” continuò la ragazza abbassando lo sguardo e cominciando a torturarsi le mani.

Kevin e Joe entrarono nel vecchio ufficio di Nicholas trovandolo sdraiato sul divano mentre guardava il soffitto con il sguardo perso nel vuoto.

La sala in cui era isabelle intanto cominciava a svuotarsi.

Isabelle non provò nemmeno a chiedere ad uno di loro di slegarla, sapeva che avrebbero ubbidito agli ordini di Nicholas come pecore

Gli agenti pian piano uscirono dalla sala e ne rimasero in pochi.

“hei” Kevin si avvicinò prendendo una sedia e sedendosi accanto al divano.

“scusate, è che quella ragazza è…” cominciò Nicholas ma Joe lo interruppe.

“è cotta di te” finì Joseph

Nicholas sospirò scuotendo la testa.

“lei ..è..impossibile.. Un secondo ti sembra una persona, il secondo dopo l’opposto. Lei non è così, io non..non so perché si comporta in quel modo” disse Nicholas passandosi una mano fra i capelli.

“forse..non ne può più di questa situazione, in fondo lei non è abituata a queste cose” ammise Kevin

Il riccio si sedette sul divano, trovandosi di fronte a Kevin.

“voi..avete scoperto qualcosa?” chiese il riccio

“molte cose” ammise Joe “andiamo dal capo, ci aspetta” continuò poi facendogli segno di seguirlo.

I tre uscirono dall’ufficio.

Una volta usciti, Nicholas guardò subito verso Isabelle, notando che era ancora seduta lì, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata e aveva lo sguardo basso mentre si torturava le mani.

“hai bisogno di qualcosa, isabelle?”le chiese Kevin “qualcosa da mangiare? Acqua?” continuò il ragazzo

“ho …bisogno di stare da sola” sussurrò flebilmente la ragazza senza alzare lo sguardo.

“oh non preoccuparti, rimarrai per un bel po’ da sola” disse Nicholas

Isabelle lo ignorò perché altrimenti lo avrebbe picchiato.

Lo odiava.

Forse lui aveva ragione, lei non poteva entrare nella sua vita, lui era uno stronzo che non sapeva far altro che usare la violenza, anche con lei.

L’aveva trattata, per la seconda volta, come una merda.

Nessuno l’aveva mai fatto, chi era lui per farlo?

Non solo l’aveva rifiutata ma si permetteva anche di trattarla male.

Si morse un labbro nervosamente sperando che quei tre andassero via in fretta.

“cos’è? adesso ti sei ammuto-”

Nicholas stava per finire la frase ma Kevin lo fermò.

“hey, basta..Smith ci aspetta” disse Kevin tirandolo per un braccio.

Presero l’ascensore, lasciando Isabelle da sola nella stanza.

Prese un forte respiro, una volta che i tre andarono via.

Voleva tornare a casa, la sua vera casa, nella cabina armadio della madre e rimanerci per il resto della sua vita.

Non ne poteva più di quella situazione, di Nicholas, di tutto.

Si morse un labbro tirando su col naso.

“nicholas a volte…è un po’ violento”

Una voce la fece sobbalzare.

Si voltò e notò che la sala si era completamente svuotata ma c’era solamente un ragazzo che pian piano si avvicinava a lei.

Era vestito come tutti gli altri bodyguard. Completo scuro e un auricolare all’orecchio destro.

Isabelle lo osservò attentamente prima di parlare. Doveva avere più o meno venticinque/ ventisei anni.

Era biondo e aveva dei profondi occhi verdi.

“Tu sei..?” chiese curiosa Isabelle

“Sono un collega di Nicholas, mi ha chiesto di tenerti d’occhio.. aveva alcune faccende da sbrigare” ammise il ragazzo avvicinandosi a lei.

La bionda annuì distrattamente.

“ti va di andare a fare un giro?” chiese poi guardandola.

“possiamo uscire?” chiese la bionda incredula.

“certo, mica ti teniamo chiusa qui dentro? Sei con me, sei al sicuro” la informò il ragazzo e ad Isabelle parve vedere uno strano sorrisetto sul suo viso.

“da quanto conosci Nicholas?” chiese poi la bionda

“molto tempo” ammise “allora ti va di fare un giretto nel cortile o no?” chiese il ragazzo ancora.

“n..non hai paura di..Nicholas? L’hai sentito prima, no?” chiese Isabelle riferendosi all’avvertimento che Nicholas aveva dato prima a tutti.

“tu hai paura?” chiese il ragazzo guardandola ancora negli occhi.

“no.” Sussurrò Isabelle

“nemmeno io ne ho e poi sono sicuro che non si accorgerà nemmeno della nostra assenza” disse il ragazzo prendendo una piccola chiavetta dalla tasca, prese poi il polso di Isabelle e le tolse le manette.

Isabelle si alzò ed il ragazzo le fece cenno di seguirla.

“non so nemmeno come ti chiami” disse Isabelle

“mi chiamo.. Lucas” disse il ragazzo sorridendole per poi prenderle la mano e uscire dalla sala.

“perché andiamo di qui? L’ascensore si trova dall’altra parte” disse Isabelle mentre camminavano per i lunghi corridoi.

“prendiamo una scorciatoia” disse il ragazzo

Dopo aver precorso un lungo corridoio quasi vuoto, arrivarono ad un ascensore.

Isabelle aveva una strana sensazione, non sapeva nemmeno lei cosa, ma aveva un brutto presentimento.

Poteva fidarsi di quel ragazzo?

Ma sì, si trovava nella base ovvio che poteva fidarsi non avrebbero mai fatto entrare qualcuno di pericoloso.

Arrivarono all’ultimo piano ed una volta usciti dall’ascensore il ragazzo aprì una porta facendole segno di uscire.

Isabelle uscì, guardandosi intorno.

Non sapeva dove si trovavano, forse nel retro dell’edificio.

Era vuoto, non c’era nessuno se non alcune macchine parcheggiate ai lati.

“ma dove siamo? Perché mi hai portata qui?” chiese la bionda mentre ancora si guardava attorno.

“che ne dici di fare un bel sonnellino, Isabelle?” chiese il ragazzo

La bionda si votò di scatto terrorizzata quando il ragazzo le mise un fazzoletto di stoffa sulla bocca, non riuscì nemmeno a cercare di scappare perché perse subito completamente i sensi.

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

“io invece, se conosco così bene Nicholas, credo proprio che in questo momento starà dando di matto e sai perché?” chiese l’uomo avvicinandosi al suo viso, Isabelle indietreggiò disgustata per quanto poteva. “perché per la terza volta..gli toglierò le persone a lui più care e lui…lo sa, ma non può fare nulla se non aspettare che il tuo corpo venga ritrovato e lui odia starsene con le mani in mano. Odia non poter fare nulla per cambiare le cose.”  finì l’uomo.

Ad Isabelle venne quasi da vomitare, sentì il suo corpo cedere a poco a poco accompagnato da uno strano senso di nausea.

Cosa voleva dire con quelle parole? Chi era quell’uomo ? e soprattutto cosa voleva da Nicholas?

Come faceva a conoscerlo così bene?

“c..chi hai ucciso ….oltre i suoi genitori?” chiese flebilmente Isabelle

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto. ***



Buongiorno<3 ecco un nuovo capitolo tutto per voi, manca sempre poco alla verità asdfvgjnhgfd

Grazie mille per le meravigliose recensioni che mi lasciate, siete splendide e spero me ne lascerete anche per questo capitolo<3

twitter: @_itsnickymine :)




                                                                                                   Capitolo 18.

 

 


 

Nicholas era appena uscito dall’ufficio di Smith per prendere un po’ d’aria.

I suoi presentimenti erano giusti, quello che aveva ipotizzato era vero.

Le persone che erano entrate in Casa Bianca erano le stesse persone che gli davano la caccia da anni.

Erano le stesse persone che parecchi anni prima avevano ucciso i suoi genitori senza pietà.

Erano le stesse persone che gli portavano via tutte le persone a cui teneva.

I suoi genitori, Greg.

Perché doveva trovarsi sempre in situazioni così schifose?

Si passò una mano fra i capelli ripensando ad Isabelle.

Forse era stato troppo duro con lei ma perché lei si comportava così?

Diede un calcio ad una porta sbuffando.

“Nick..stai calmo” Joseph si avvicinò a lui mettendogli una mano su una spalla.

“ho una brutta sensazione, Joe. Qui….finirà male, me lo sento..io..non” ammise Nicholas

“andrà tutto bene, Nick. Li prenderemo” disse Joe “ah e un’altra cosa.. Almeno con lei, cerca di…di essere un po’ più gentile, eh?”

Nicholas si passò una mano fra i capelli.

“mi fa impazzire, Joe. Lei è.. Dio…lei è….lei, cazzo” disse il riccio

Joseph sorrise.

“siete tutti e due cotti, si vede da un miglio di distanza” ammise Joseph sorridendo.

“non..non posso, Joe. Non può essere così, non deve essere così… Lei non…deve entrare in queste situazioni” disse Nicholas

Joseph stava per rispondere ma vennero interrotti dall’agente 44 che entrò allarmato correndo verso di loro.

“Joe…c’è..un problemino” disse avvicinandosi ai due.

“cosa?” chiese Joe scocciato.

“la…ragazza…è..sparita” disse balbettando il ragazzo

Nicholas non ci vide più, si voltò velocemente prendendo per il colletto della camicia il ragazzo e sbattendolo contro il muro.

“che cazzo vuol dire che è sparita?” urlò

“non l…lo so..non lo sappiamo…non c’è più lì… qualcuno dice di averla vista…uscire dall’ascensore di emergenza con qualcuno ma non…non lo sappiamo… solo che nell’edificio non c’è, è sparita.” disse il ragazzo balbettando.

Nicholas lo lasciò andare correndo verso l’ascensore, entrò velocemente seguito da Joe e premette il tasto per l’ultimo piano.

Una volta arrivato, uscì velocemente dirigendosi verso la scrivania dove aveva legato Isabelle.

Le manette erano sulla sedia a rotelle.

Il riccio si passò una mano attorno al collo.

“dove cazzo è andata?”urlò il riccio dando una calcio alla sedia, facendola cadere.

“le avevo chiesto di non allontanarsi da me, me l’aveva promesso. Ma per la seconda volta non l’ha fatto” si sfogò Nicholas

“Nick”  Taylor si avvicinò al riccio con un computer in mano. “i video delle telecamere di sicurezza. Vedi? È uscita dalla sala con questo ragazzo e hanno preso l’ascensore di emergenza” disse la donna.

Nicholas guardò attentamente quei video. Si vedeva il ragazzo che teneva per mano Isabelle ed insieme  si dirigevano per l’ascensore.

“chi è quel bastardo?” chiese Nicholas

“si chiama Lucas. Lavor-”

Nicholas ,la interruppe

“che cazzo stai dicendo? Vuoi dire che qui dentro…nella nostra base c’era …un…traditore? Chi cazzo è quello? Chi l’ha fatto entrare? Da quanto tempo lavora qui?” urlò

“non..non lo so, Nick. Da poco.. nemmeno io lo conosco bene..lavora da poco, ma dalla sua scheda sembrava una persona affidabile”

Nicholas prese un bel respiro.

“chi hanno fottuto, ci hanno fottuto qua dentro. Nella nostra base” urlò il riccio

“la troviamo, nick. Abbiamo già mandato le squadre.. sono andati via da poco e non possono essere arrivati lontano” lo rassicurò la bruna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“finalmente ti sei svegliata”

Isabelle aveva un forte gran mal di testa e la ferita le bruciava in un modo lancinante.

Lentamente aprì gli occhi, per poi richiuderli dalla forte luce.

Li riaprì.

Di chi era quella voce?

Non l’aveva mai sentita prima.

Lentamente mosse la testa guardandosi intorno, provò ad alzarsi ma notò che aveva i piedi legati alle gambe di una sedia e le mani dietro la schiena legati da due manette.

Si guardò intorno, vicino la porta della stanza c’erano due uomini vestiti scuro con un paio di occhiali scuri.

“il tuo Nicholas non te l’ha detto che non bisogna fidarsi di sconosciuti?” chiese l’uomo facendo ridere i due uomini che erano in stanza.

“c..chi…siete? cosa volete da me?” chiese flebilmente la ragazza.

La testa le scoppiava, che cosa le avevano dato? Vedeva tutto attorno a se girare, girare e ancora girare.

“non sai chi siamo? Ma come? Nicholas non ti ha detto chi siamo?” chiese l’uomo

“cosa volete da me?” ripeté la ragazza

“spero che questa volta Nicholas impari la lezione” disse l’uomo guardandola attentamente negli occhi.

Era la terza volta che ripeteva ‘Nicholas’, cosa voleva quell’uomo da lui?

Isabelle guardò attentamente l’uomo, era seduto su una sedia proprio di fronte a lei e pochi metri di distanza.

Doveva avere più o meno cinquanta anni. Aveva i capelli molto corti e una piccola barba bianca, Isabelle notò che in lui c’era qualcosa di familiare.

Non sapeva cosà, però.

“cosa…cosa vuoi dire?” chiese la bionda

“che Nicholas…. Vuole fare troppo il prepotente con noi e con noi non ci si comporta così.. Noi siamo gente d’onore e pacifica” ammise l’uomo con uno strano sorrisetto sul viso.

“e allora perché mi tenete legata?” chiese la ragazza facendo ridere l’uomo

 “spiritosa la ragazza” disse sorridendo “lasciateci soli, devo fare una bella chiacchieratina con lei” continuò l’uomo.

I due uomini che erano nella stanza uscirono senza proferir parola, chiudendosi la porta alle loro spalle.

“lasciami andare. Io non ti servo a molto.” Disse Isabelle

“ah no? Io invece, ho saputo che Nicholas passa molto tempo con te. È vero?” chiese

“lui è il mio bodyguard, solo per quello perché altrimenti…mi starebbe lontano” disse Isabelle abbassando lo sguardo.

“ah davvero? E come mai?” chiese l’uomo

“non sono affari tuoi” disse la ragazza

“sei proprio come Nicholas. Ti ho detto che con me, non devi fare la prepotente” scandì l’uomo

“e tu perché puoi farlo con me? Hai bisogno di legarmi per sentirti potente?” lo provocò Isabelle

L’uomo rise ancora. “io non…scherzerei così tanto, cara Isabelle.”

“cosa volete da me? Perché mi avete preso? Io non ho nulla e sono sicura che Nicholas in questo momento starà festeggiando. Gli avete levato un peso” disse la ragazza

“io invece, se conosco così bene Nicholas, credo proprio che in questo momento starà dando di matto e sai perché?” chiese l’uomo avvicinandosi al suo viso, Isabelle indietreggiò disgustata per quanto poteva. “perché per la terza volta..gli toglierò le persone a lui più care e lui…lo sa, ma non può fare nulla se non aspettare che il tuo corpo venga ritrovato e lui odia starsene con le mani in mano. Odia non poter fare nulla per cambiare le cose.”  finì l’uomo.

Ad Isabelle venne quasi da vomitare, sentì il suo corpo cedere a poco a poco accompagnato da uno strano senso di nausea.

Cosa voleva dire con quelle parole? Chi era quell’uomo ? e soprattutto cosa voleva da Nicholas?

Come faceva a conoscerlo così bene?

“c..chi hai ucciso ….oltre i suoi genitori?” chiese flebilmente Isabelle

“Sei informata allora..però Nicholas ti ha omesso un grosso dettaglio” disse l’uomo

“cosa?” chiese Isabelle

“sai chi gli ho portato via oltre i suoi amati genitori? Tutte le persone a cui è stato legato, anche per un solo giorno o mese… Lui è solo, deve rimanere solo. Aveva un amico in orfanotrofio, era più grande di lui e l’ho ucciso” disse freddamente l’uomo.

Come faceva a parlarne in quel modo? Era possibile che al mondo esistessero persone così spregevoli come lui?

“p..perchè?” chiese flebilmente Isabelle con le lacrime agli occhi.

Perché quell’uomo continuava a dare la caccia a Nicholas? A fargli del male?

“già… ti chiederai perché, anche lui se lo starà chiedendo, vero?” chiese l’uomo.

“quando hai ucciso i suoi genitori, sapevi che c’era lui in macchina, vero? Hai detto tu agli uomini di uccidere solo i genitori e di lasciare vivo il bambino?” chiese isabelle

“intelligente, isabelle” constatò l’uomo sorridendo.

“perché? Nick…è…una brava persona…anche se a volte violenta..lui è..bravo perché gli hai fatto tutto questo? Perché lo perseguiti da anni?” chiese Isabelle

“vuoi davvero sapere la verità?” chiese l’uomo e la bionda annuì “dopo però sarò costretto ad ucciderti”

“lo farai anche se non me lo dici” disse la bionda e l’uomo sorrise.

“ora ho degli impegni, magari domani. Eh? Appuntamento a domani” disse l’uomo alzandosi dalla sedia su cui era seduta.

“mi lasci qui? Cosa faccio qui?” chiese la bionda

L’uomo rise ancora.

“buonanotte, isabelle” disse  aprendo la porta ma prima di uscire Isabelle lo chiamò.

“voglio sapere una cosa, solo una cosa” disse la bionda

“dimmi” disse l’uomo invitandola a parlare.

“quando siete entrati in casa mia, miravate tutti quanti a me, non è vero? Non ve ne importava della pennetta usb, era solamente un diversivo” disse Isabelle facendo sorridere l’uomo.

“sei molto intelligente, Isabelle”

 

 

 

 

 

SPOILER.

Forse stava sognando, era solo un incubo, quello che stava ascoltando non poteva essere vero.

Cosa avrebbe fatto Nicholas una volta venuto a sapere la verità? Come si sarebbe sentito? Come sarebbe andato avanti? Chi l’avrebbe aiutato?

Nicholas non lo meritava.

“tu stai..mentendo…sei..pazzo….questa non è la verità” urlò Isabelle ormai in lacrime.

“non sono mai stato più serio di così, Isabelle” le disse l’uomo guardandola.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove. ***



Saalve bellissime<3 

Nuovo capitolo tutto per voi<3 Spero vi piaccia e spero che mi lascerete tante belle recensioni, vi amo tanto asdjhgfd :3

twitter: @_itsnickymine



                                                                                       Capitolo 19.

 

 


Nicholas continuava a riguardare i video delle telecamere di sicurezza.

Ne avevano trovato un altro in cui il bastardo la prendeva in braccio e la faceva entrare in un furgoncino bianco.

Era svenuta tra le sue braccia, chissà che cosa le aveva fatto quel bastardo, avrebbe voluto picchiarlo.

‘Me la porterà via’ continuava a ripetersi Nicholas.

Nicholas premette di nuovo play al video, riguardandolo per la millesima volta.

Questa volta non l’avrebbero passata liscia, se solo avessero tolto un capello ad Isabelle gliel’avrebbe fatta pagare.

Isabelle non c’entrava in quella cazzo di storia, non c’entra nulla.

Era stanco di quella storia, stanco di essere perseguitato da un pazzo per chissà quale ragione.

Cosa voleva quell’uomo da lui? Chi era? E perché aveva ucciso i suoi genitori e Greg?

Kevin e Joseph entrarono nel suo ufficio, riportando Nicholas alla realtà.

“è inutile che lo guardi ancora, non ci troverai nulla” disse Kevin porgendogli un bicchiere contenente del caffè.

“io..non riesco ancora a capirlo. Mi ha fregato, qui dentro, Kev. Nella nostra base, mi ha fregato, ancora” disse Nicholas prendendo il bicchierino e bevendo il caffè velocemente.

“tu…credi sia ancora lui?” chiese Kevin scrutandolo attentamente.

“si, Kev. È lui. Lo so, mi porterà via anche lei” disse il riccio mordendosi un labbro e portandosi la testa fra le mani.

“la troveremo, Nick. Abbiamo già avuto degli avvistamenti. Ci riusciremo questa volta, non ti porterà via anche lei. Non ucciderà un’innocente ragazza solo perché lui è un pazzo squilibrato, non lo permetteremo” disse Kevin

“l’abbiamo detto anche l’altra volta… Ma non è…andata così, Greg è morto. Se succedesse qualcosa anche a lei, non…non me lo perdonerei mai, Kev, mai” ammise il riccio

“non succederà di nuovo” lo rassicurò Kevin

 

 

 

 

 

 

 

 

“ti ho portato qualcosa da mangiare, sai? mi sei simpatica, isabelle”

L’uomo entrò con un vassoio seguito da Lucas che la guardava con uno strano sorriso sul viso.

Avrebbe voluto prenderlo a pugni. Perché si era fidata di lui? Se solo fosse rimasta su quella fottuta sedia adesso non si sarebbe trovata in quella situazione.

Si era fatta abbindolare dal primo idiota che le era passato davanti.

Aveva promesso a Nicholas che non si sarebbe allontanata da lui, ma come sempre lei non era brava con le promesse.

“non ho fame” disse a denti stretti la ragazza. “potresti sciogliermi almeno le braccia? mi hanno sparato e la ferita mi brucia” disse Isabelle

“cosa credi? Che siamo in un ospedale della pace per ragazzine ferite?” chiese sarcastico l’uomo ridendo, seguito a ruota da Lucas.

Isabelle sbuffò.

“voi…siete pazzi. Non credevo che esistessero ancora persone come voi” disse Isabelle

L’uomo rise “sta attenta a quello che dici, potresti morire prima del dovuto” disse

 “quindi… mi ucciderai?” chiese Isabelle

“hai pensato che non lo facessi?” richiese l’uomo

“dimmi solo perché. ” disse Isabelle

“vuoi sapere troppo, isabelle. Queste sono cose private, vero Lucas?” ammise l’uomo ridendo

“Tom, io vado a controllare se fuori è tutto apposto” disse Lucas all’uomo.

L’uomo annuì e aspettò che il ragazzo uscisse prima di ricominciare a parlare.

 “Nick non lo merita” disse Isabelle guardandolo

“merita di rimanere solo” disse Tom sedendosi su una sedia davanti ad un tavolino che c’era nella sala, a pochi metri da Isabelle

“perché? ” chiese Isabelle

“io e Nicholas … siamo più vicini di quanto credi” disse l’uomo guardandola

“Nicholas non sarà mai come te, lui non è come te. Lui è una persona buona” ammise la ragazza

“..lui ha il mio stesso sangue” disse l’uomo lasciandola senza parole.

Isabelle quasi non si strozzò con la sua stessa saliva.

Che cavolo voleva dire che avevano lo stesso sangue?

 “c..che vuoi dire? Che significa?” chiese Isabelle

“Nicholas è mio figlio, io sono suo…. padre” ammise l’uomo

“c..cosa? s..suo..suo padre è morto, l’hai ucciso tu” urlò la bionda

L’uomo scosse la testa per poi cominciare a parlare.

“la madre di Nicholas si chiamava Denise ed io la amavo in un modo incondizionato, avrei fatto di tutto per lei, le avrei regalato anche la luna, non mi importava.. quello che per me contava era che lei fosse felice.. Ci conoscemmo ad una festa e dopo pochi mesi ci sposammo, lei mi amava. Amava me ma quando scoprì che lavoro facevo.. mi lasciò dicendomi che non avrebbe cresciuto nostro figlio in quel mondo, che il figlio che portava in grembo non avrebbe avuto un padre assassino…andò via, sparì dalla circolazione, ho preso più di dieci investigatori privati ma di lei non c’era nessuna traccia, era come sparita dall’intero mondo. Solo dopo sei anni, la ritrovai… abitava in Texas con un uomo. Appena gli investigatori mi dissero di averla trovata corsi da lei. La seguii per vari giorni, cercando di capire i suoi orari. Nicholas aveva quasi sei anni, era piccolo e ricordo ancora quando lo vidi per la prima volta. Notai che assomigliava molto a me, si trovava al parco con la babysitter perché Denise ed il suo nuovo ‘compagno’ lavoravano… Ricordo che stava giocando su una bicicletta e che quando mi avvicinai, lui mi guardò con uno strano sguardo, uno sguardo pieno di odio...gli dissi che ero un amico di sua madre ma lui mi rispose che sua madre non aveva amici, che l’unico suo amico era suo padre. Ebbi un colpo al cuore. Aveva detto a Nicholas che il suo nuovo compagno era suo padre, gli aveva mentito, non..gli aveva detto la verità. Non gli aveva parlato di me, di me che ero il suo vero padre. La incontrai dopo alcuni giorni, stava facendo la spesa con Nicholas…le dissi di dirgli la verità, sia al bambino che a suo marito, ma lei mi disse di sparire dalla sua vita e Nicholas, che era molto geloso di lei, mi disse ‘vai via dalla mia mamma’. Gli dissi di essere suo padre ma lui era piccolo e..beh..non ci credette e Denise lo portò via da me” disse l’uomo.

Isabelle notò che negli occhi aveva uno strano luccichio, stava piangendo?

Quell’uomo era il padre di Nicholas.

Forse stava sognando, era solo un incubo, quello che stava ascoltando non poteva essere vero.

Cosa avrebbe fatto Nicholas una volta venuto a sapere la verità? Come si sarebbe sentito? Come sarebbe andato avanti? Chi l’avrebbe aiutato?

Nicholas non lo meritava.

“tu stai..mentendo…sei..pazzo….questa non è la verità” urlò Isabelle ormai in lacrime

“non sono mai stato più serio di così, Isabelle” le disse l’uomo guardandola.

“…tu..sei suo padre? Sei il padre di Nick?” chiese ancora la ragazza ancora incredula e l’uomo annuì

“perché te la sei presa con lui? Perché hai ucciso la madre e quello che lui credeva essere suo padre?” chiese poi Isabelle ritornando a guardarlo.

“perchè credevo che dopo..lui..sarebbe voluto stare con me… ma non volle… aveva dieci anni, era cresciuto..ma i servizi sociali non potevano affidarlo a me perché allora era già un latitante, ma soprattutto lui non voleva stare con me.” Ammise l’uomo

“non ti conosceva, ovvio che non voleva stare con te” disse Isabelle

“ ma io ero suo padre” urlò l’uomo facendo sobbalzare Isabelle.

“ma lui non lo sapeva. È cresciuto con la convinzione che il marito di Denise fosse suo padre e tutt’ora ne è convinto” disse Isabelle.

“io avrei potuto dargli una vita agiatissima, avrebbe frequentato i posti migliori del mondo, sarebbe diventato l’uomo più potente del mondo” disse Tom

“sono sicuro che Nicholas avrebbe preferito morire piuttosto che diventare come te, un assassino!” disse disgustata Isabelle

L’uomo ringhiò lanciandole il bicchiere di vetro che aveva in mano, ma fortunatamente non prese Isabelle, cadde alcuni metri avanti..

“Nicholas è una brava persona non meritava tutto questo” continuò Isabelle

“mi ha rifiutato, ha rifiutato me che ero il suo vero padre. Ha scelto di stare con un uomo che era praticamente un estraneo” protestò l’uomo

“era un bambino, non poteva capire. Se solo tu avessi aspettato cinque o sei anni, lui sarebbe cresciuto e quando gli avresti detto la verità lui ti avrebbe creduto e anche Denise gli avrebbe detto la verità” ammise Isabelle sull’orlo ormai delle lacrime “perché continui a fare tutto questo? Adesso qual è il tuo scopo?” continuò la bionda.

“deve rimanere solo, lo perseguiterò fino alla morte, per sempre.. Ha rifiutato me e adesso perderà tutte le persone che più gli sono vicine” disse l’uomo con così tanta freddezza e cattiveria che ad Isabelle venne quasi da vomitare.

“come puoi volere questo per tuo figlio? Come puoi volere che lui soffra in questo modo?” sussurrò la bionda “ecco perché Denise non voleva che crescesse con te, guarda che schifo che sei. Sai? io sono contenta che andrà a finire così. Io potrò anche morire e Nicholas potrà anche rimanere solo per tutta la vita, ma almeno non sarà come te”

L’uomo si alzò dalla sedia su cui era seduto e si avvicinò furioso ad Isabelle, prendendole il meno e facendole alzare lo sguardo verso lui.

“chiudi quella cazzo di bocca, okay?” urlò

“Nick non merita di avere un padre come te, quando lo saprà…”

Tom l’interruppe bruscamente.

“non lo saprà, nessuno lo sa” disse guardandola

“l’hai detto a me” disse Isabelle

“solo perché tra un po’ morirai” disse l’uomo ridendo

“quando?” chiese la ragazza con un filo di voce.

“quando avrò voglia. Domani, dopo domani, tra un anno..L’importante è che sei lontana da lui” ammise l’uomo

“quando mio padre lo saprà-” l’uomo la interruppe

“tesoro, il presidente degli Stati Uniti è davvero l’ultimo dei miei problemi” disse sorridendo per poi allontanarsi da Isabelle ed uscire dalla stanza.

Isabelle cominciò a piangere.

Non riusciva a trattenere le lacrime.

Tutte le certezze che Nicholas aveva, erano basate su delle menzogne.

Continuava a piangere, senza fermarsi.

Nicholas non meritava tutto quello che quel bastardo gli stava facendo passare, non meritava così tanta cattiveria.

Non riusciva a fermare le lacrime.

 

 

 

 

 

 


SPOILER.

Avrebbe dovuto proteggere Isabelle, avrebbe dovuto tenerla d’occhio, avrebbe dovuto essergli sempre vicino.

“nick…non è colpa tua” le disse la donna

“ e di chi?” chiese il ragazzo “Il mio compito era quello di proteggerla e…non…ci sono riuscito… Lei….sembra forte, ma…ma non lo è….In questo momento lei è sola, capisci? È sola. È senza di me con un pazzo squilibrato che chissà cosa le farà.. Taylor…farei…di tutto per riportarla qui, per stare io al suo posto…Lei.. Lei non lo merita, non c’entra nulla con tutto questo, non c’entra nulla con me” finì Nicholas guardando Taylor negli occhi

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Capitolo 20
*** Capitolo venti. ***


Eccovi un nuovo capitolo, non sono dell'umore adatto per scrivere i miei soliti piccoli monologhi.

Il capitolo fa schifo, il prossimo sarà migliore, lo prometto<3




                                                                                                        Capitolo 20.

 

 

“abbiamo delle novità”

Taylor entrò nell’ufficio di Nicholas senza nemmeno bussare con il suo ipad tra le mani.

“cosa?” chiese il riccio alzando lo sguardo verso la donna.

“Lucas, prima di entrare qui, lavorava in una certa azienda. Non si capisce bene di cosa trattava. Ma l’azienda si trova in Spagna, a Madrid.” lo informò la donna

“a Madrid?” chiese curioso il riccio

“già..a Madrid… Abbiamo già mandato una squadra lì” disse Taylor.

Nicholas annuì sospirando.

“il presidente, lo sa?” chiese il riccio riferendosi al rapimento di Isabelle.

La donna annuì “sta venendo qui”

Il riccio abbassò lo sguardo deluso da se stesso.

Avrebbe dovuto proteggere Isabelle, avrebbe dovuto tenerla d’occhio, avrebbe dovuto essergli sempre vicino.

“nick…non è colpa tua” le disse la donna

“ e di chi?” chiese il ragazzo “Il mio compito era quello di proteggerla e…non…ci sono riuscito… Lei….sembra forte, ma…ma non lo è….In questo momento lei è sola, capisci? È sola. È senza di me con un pazzo squilibrato che chissà cosa le farà.. Taylor…farei…di tutto per riportarla qui, per stare io al suo posto…Lei.. Lei non lo merita, non c’entra nulla con tutto questo, non c’entra nulla con me” finì Nicholas guardando Taylor negli occhi

“cosa ti ha fatto questa ragazza?” chiese la donna guardandolo “ti conosco da quando lavori qui e non ti ho mi visto così, soprattutto per un donna. Ricordo ancora quando ti ho conosciuto. Dissi ‘ammazza, chissà questo quante ragazze avrà fatto innamorare’.. tu ricordi cosa mi dicesti?” continuò la donna

“cosa?” chiese curioso Nicholas

“Mi hai detto ‘io non ho tempo per queste cose, ho altro a cui pensare’, ma sai una cosa? Ci sei caduto anche tu” disse Taylor

“caduto dove?” chiese Nicholas non capendo cosa significassero le parole di Nick.

“nella trappola dell’amore” disse sorridendo la donna

“che? No…Io…Isabelle è…” provò a dire il riccio ma non riuscì ad esprimersi.

“la ami” finì Taylor al posto del ragazzo.

“cosa?” chiese Nicholas

“la ami…quindi smettila di piangerti addosso e va’ a riprenderti quella ragazza. Nicholas, tu sei l’agente più bravo fra tutti quelli che sono qui, anzi sei anche meglio di tutti quanti noi messi assieme. Devi solo smettere di avere la vista offuscata e cominciare a ragionare con il tuo bel cervellino. Smettila di dirti che hai sbagliato. Si, okay, forse avremmo potuto tutti essere più attenti..ma non è ancora finita” disse la donna guardando Nicholas per poi abbracciarlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

“per…per..favore..puoi togliermi le manette? Mi..mi fa male il braccio”

Isabelle era da quasi due giorni e mezzo in quella posizione.

Le braccia le facevano male e soprattutto la ferita le bruciava.

Lucas ci pensò per un po’, prima di avvicinarsi e toglierle le manette velocemente.

Isabelle porto finalmente le braccia davanti, stiracchiandosi per bene.

La ferita le bruciava molto e quasi non urlò dal dolore.

“mi hai mentito quando eravamo alla base, tu…tu non conosci Nicholas, vero?” disse Isabelle guardando il ragazzo che la guardò divertito.

“bugie che bisogna dire quando hai un compito da svolgere” disse il ragazzo sorridendo, prendendo una sedia e mettendola proprio di fronte alla ragazza per poi sedersi.

“sei uno stronzo.”  Disse Isabelle

“non sei la prima che me lo dice” disse il ragazzo sorridendo.

“l..lasciami andare, per favore. Io..Io non vi servo a nulla” disse la ragazza

“lo so che non servi ad un cazzo a noi, ma il capo si è impuntato. Non so per quale assurdo motivo” ammise il ragazzo

“impuntato su cosa?” chiese Isabelle

“sul tuo amichetto” ammise il ragazzo guardandola

Isabelle annuì. Allora era vero quello che l’uomo le aveva detto. Nessuno sapeva la verità, nessuno oltre lui e lei.

“mi ucciderà, vero?” chiese flebilmente Isabelle

“hai paura?” chiese il ragazzo

“di non rivedere mai più Nicholas, si…molta” ammise Isabelle

Era in una situazione drammatica e l’unica cosa, o meglio persona, che riusciva a pensare era Nicholas.

Nella sua mente girovagavano solo pensieri riguardanti quel ragazzo.

“hai paura di non rivederlo più…però due giorni fa…mi è sembrato dalla tua espressione che avevi paura… di lui” le fece notare Lucas

“tu non puoi capire” disse Isabelle

Il ragazzo rise.

“sai..è un vero peccato che… Tom voglia ucciderti” disse il ragazzo avvicinando il suo viso a quello di Isabelle e accarezzandogli lentamente la guancia.

Isabelle si sentì disgustata a quel contatto.

“sei…davvero…carina” continuò Lucas facendole alzare il mento e la bionda dovette guardarlo negli occhi.

Isabelle lo scostò bruscamente.

“vaffanculo” disse  una volta che il ragazzo si fosse allontanato.

 

 

 

 

 

 

“cercate meglio, allora. È impossibile, no…assolutamento no, ascolta Jim se non mi trovi qualcosa entro due ore giuro che ti caccio fuori. Si, d’accordo. A dopo” Taylor terminò la chiamata per poi voltarsi verso Nicholas, Kevin e Joseph.

“Jim e la squadra sono a Madrid, stanno ricercando qualcosa che possa condurci a lei” continuò guardando Nicholas

“no, Taylor. Sospendi le ricerche lì” ammise Nicholas sospirando.

“cosa?” chiesero stupiti Joseph, Kevin e Taylor

“Lì non troveremo nulla, è solo una specie di diversivo…..per disperdere le tracce, lui non farebbe mai uno sbaglio simile. Non lascerebbe mai una prova così palesemente. Vuole farci concentrare su altri luoghi così può fare quello che vuole.” Disse Nicholas

“fare quello che vuole, ma dove?” chiese Kevin

“qui. Lui è qui, non ha preso nessun aereo. Isabelle è qui, la sua tana è qui. Abbiamo bloccato tutti i voli per qualsiasi parte del mondo. Lui è qui, è a Sydney. Non può essere andato lontano” ammise Nicholas passandosi una mano attorno al collo

“dobbiamo ricominciare da capo” commentò Taylor “prendo il mio vecchio pc, lì sopra ho più informazioni, anche di parecchi anni fa.” continuò la donna dirigendosi verso un armadietto, lo aprì velocemente e contemporaneamente uno scatolo contenente i bracciali localizzatori cadde a terra. Il pavimento si riempì di bracciali.

“cosa sono?” chiese Nicholas guardando il pavimento

“i nostri bracciali, non ti ricordi più?” chiese Taylor sorridendo.

A Nicholas venne quasi un infarto.

In meno di un secondo, la sua mente era a pochi giorni prima.

I bracciali.

Isabelle.

I bracciali.

Isabelle aveva i bracciali degli agenti segreti.

 

 

Inizio flashback

 

“cosa sono?” chiese curiosa Isabelle notando i bracciali, erano molto carini.

“bracciali” ammise il ragazzo mettendone uno al suo polso.

“ne voglio uno” protestò la ragazza

“tieni” Nicholas gliene porse uno “mettilo alla caviglia” gli consigliò poi.

“perché?” chiese la bionda

“perché…beh..è bello, no? A voi ragazze non piacciono ‘ste cose?” chiese Nicholas

In realtà quei bracciali di metallo erano fabbricati solo ed esclusivamente per gli agenti segreti, in modo da sapere dove fossero in ogni minuto, in quanto erano dotati di localizzatori.

“è carino, sai?” disse Isabelle mettendo il bracciale alla caviglia destra.

Il riccio sorrise mettendo in moto l’auto e cominciando a guidare.

 

Fine flashback

 

 

Perché era stato così stupido?

Perché non ci aveva pensato prima?

‘Ti prego Isabelle, ti prego fa che non hai tolto il bracciale, per favore, cazzo, fa che non l’hai tolto’ Continuava a ripetersi Nicholas mentre si dirigeva come un fulmine verso la sala dei localizzatori generali.

“dove stai andando, Nick? Cos’hai?” chiese Taylor seguita da Kevin e Joe.

“Isabelle dovrebbe avere addosso i bracciali, i nostri bracciali. Sono stato un idiota, perché cazzo non ci ho pensato prima?” urlò il riccio

“Sono bracciali di metallo Nick, credo che glielo avranno tolto, si notano subito” disse Taylor

“lo aveva alla caviglia, dal jeans non si vede. Quindi se non l’hanno toccata, se…è…ancora…vi-”

Taylor lo bloccò.

“non dirlo nemmeno, lei è viva. Okay?” sussurrò Taylor

Entrarono velocemente nella sala.

Nicholas si avvicinò al computer.

“ricordi almeno il numero del bracciale?” chiese Taylor “c’è ne sono più di diecimila e sarebbe impossibile senza il numero”

Nicholas controllò il polso.

Il suo bracciale era il numero 1256 quindi quello di Isabelle doveva essere il numero prima o quello dopo.

Nicholas scrisse 1257 sulla tastiera e in meno di un secondo il computer mostrò il segnale del bracciale sulla mappa.

Nicholas fece proiettare la mappa sul telo bianco della sala.

“oh cazzo, questa è davvero una botta di culo” disse Taylor prendendo il walkie talkie “preparate tre squadre in meno di un minuto”

“si trovano ad est” commentò Kevin

“lì non c’è nulla se non…terreno” commentò Joseph

“sono nascosti da qualche parte lì” disse Taylor “forse qualche…base sotterranea”

Nicholas aprì un mobiletto velocemente e nervosamente.

“che fai?” chiese Kevin notando che il riccio stava caricando le pistole.

Ne mise una dietro la schiena, una nella giacca ed un’altra le tenne in mano.

“Taylor mi serve una macchina, due squadre con me. Niente sirene, niente rumori. Non devono accorgersi di nulla” disse il ragazzo mentre caricava un’altra pistola.

“cosa vuoi fare, Nick?” chiese la donna

“vado a riprendermi Isabelle” disse Nicholas per poi mettersi l’auricolare all’orecchio e uscire velocemente dalla stanza.

 

 

 

SPOILER.

La ragazza notò il corpo di Lucas muoversi lentamente per poi prendere qualcosa a terra, a pochi passi da lui.

Isabelle capì troppo tardi cos’era, solo quando lui sparò alla schiena di Nicholas capì.

Sentì lo sparo così forte da sentirsi scombussolata.

Nicholas serrò gli occhi al colpo della pistola, cadendo lentamente a terra.

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Capitolo 21
*** capitolo ventuno. ***


 

Spero vi piaccia<3

Buon fine settimana a voi e a me, che andrò in Sicilia con la scuola aedghfcwdhf

Lasciatemi tante recensioni please, al ritorno le leggerò con molto piacere<3

Love you all♥







                                                                                   Capitolo 21.

 

 

 

 

 

“dovresti mangiare qualcosa, Isabelle” disse Tom “non vorrei che in paradiso dicessi che non ti ho trattata bene” continuò ridendo

“il tuo sarcasmo mi fa piangere” ammise Isabelle toccandosi la ferita.

La garza ormai era tutta sporca di sangue, non la cambiava da molto ed inoltre le faceva davvero tanto male.

“chi ti ha tolto le manette?” chiese guardandola l’uomo, notando le sue braccia slegate.

“Lucas, mi…faceva male la ferita” disse Isabelle sospirando. “puoi slegarmi, per favore? Mi fanno male le gambe, ho bisogno di camminare” continuò.

La risata di Tom risuonò per la stanza.

“questo non è un albergo, non siamo a casa tua dove puoi dire e fare quello che cazzo ti pare” disse l’uomo

Isabelle annuì sbuffando.

“non hai paura di morire?” chiese poi guardandola.

“no. Ho paura di non rivedere più le persone che voglio bene. Di questo ho paura” ammise Isabelle massaggiandosi il braccio.

Le sembrava di aver portato pesi enormi sul braccio ferito.

Lo sentiva stanco e dolorante.

Inoltre aveva il viso sciupato, marcato dalla stanchezza.

“chi ti ha sparato?” chiese curioso l’uomo.

“Beh a questo punto…credo siano stati i tuoi stupidi uomini” sussurrò Isabelle facendo ridere l’uomo.

“succede sempre in queste situazioni” ammise Tom

“non dovrebbe succedere” disse Isabelle “io non capisco però… ti fa stare bene sapere che lui sarà per sempre solo? Rendergli la vita un inferno ti fa stare bene?” continuò Isabelle riferendosi ovviamente a Nicholas

“io non ho ..nessun’altro figlio…oltre lui” ammise l’uomo

“e ci credo, chi farebbe un figlio con te? Chi altra donna lo farebbe dopo aver saputo tutto quello che stai facendo passare a Nicholas?” disse Isabelle

“sta’ zitta” urlò l’uomo

“no..che non starò zitta, puoi anche uccidermi, non mi importa..Ma quello che dico è la verità.” Ammise la ragazza guardandolo negli occhi.

“Gli rendo la vita un inferno, come dici tu, perché è l’unica cosa che posso fare. Lui mi ha respinto e merita questa” disse Tom

“ma…era un bambino, cazzo! Non puoi prendertela con un bambino” urlò Isabelle.

“ora è cresciuto” ammise l’uomo

“è cresciuto credendo che suo padre sia il marito di Denise, ma non è così. Io…già…immagino..quando lo scoprirà..sarà solo, nessuno ad aiutarlo, a sostenerlo.”disse Isabelle mordendosi un labbro.

“Non lo saprà mai..io..non intendo dirglielo” disse Tom

Isabelle stava per rispondere, ma all’improvviso il forte suono dell’antifurto cominciò a risuonare per tutto l’edificio.

Isabelle si portò le mani alle orecchie. Il suono era fortissimo. Un altro po’ e sarebbe diventata sorda.

“che cazzo sta succedendo?” urlò Tom aprendo la porta e due uomini si avvicinarono a lui.

“qualcuno è entrato qui” dissero all’uomo

“come cazzo hanno fatto? Ci troviamo sotto terra, diamine. Fate immediatamente qualcosa! Preparate le macchine” urlò Tom

“Tom” Lucas si avvicinò “ci hanno trovato, sono loro.”

Tom diede un pungo alla porta per poi voltarsi verso Isabelle che li guardava.

Una piccola speranza si accese dentro di lei.

Forse Nicholas l’avrebbe salvata.

Forse l’avrebbe rivisto.

Forse non tutto era perduto.

Tom si avvicinò velocemente alla ragazza, slegandola dalla sedia prendendole un braccio e trascinandola via con lui.

“dove andiamo?” chiese Isabelle

“chiudi quella cazzo di bocca, okay?” urlò Tom ad un centimetro dal suo viso.

“portala alla macchina. Io devo prendere altre cose. Lucas, non perderla di vista nemmeno per un secondo. Mi hai capito?” urlò Tom al ragazzo che annuì prendendo Isabelle in braccio, come un sacco di patate e camminando via.

“fammi scendere, so camminare”

Isabelle cominciò a dimenarsi in braccio al ragazzo, che la mise a terra dopo nemmeno due secondi.

Lucas cominciò a correre via, tirando Isabelle per il braccio ferito causandole un forte dolore.

“merda, mi fai male” urlò la ragazza cercando di fermarsi ma lui era più forte e più veloce.

Corsero per chissà quanto tempo, quel corridoio le sembrava lunghissimo e si sentiva stanchissima.

“fermati, per favore, mi gira la testa” disse la ragazza cercando di fermarsi, ma lui la ignorò continuando a correre per chissà quale destinazione.

Arrivarono davanti ad una porta, Lucas abbassò la maniglia e cominciò a salire le scale, seguito da Isabelle.

Arrivarono davanti un’altra grande porta, la aprì e la luce del sole quasi non accecò Isabelle.

Si guardò intorno spaesata.

Si trovavano dietro un grande edificio isolato, non c’era nulla.

Era completamente deserto.

Lucas ricominciò a correre avvicinandosi ad un auto, nascosta dietro l’edificio.

Erano quasi vicini all’auto ma sentirono degli spari, Isabelle si voltò di scatto, seguita da Lucas.

Non sapeva se fosse solo l’immaginazione, ma quello davanti a lei sembrava essere davvero Nicholas.

Ad Isabelle mancò il fiato, stessa cosa a Nicholas che si avvicinò correndo a Lucas cominciando a picchiarlo pesantemente.

Isabelle guardava con occhi sbarrati la scena non sapendo cosa fare.

Nicholas continuava a dare infiniti pugni al ragazzo, lo stava uccidendo.

Si coprì il viso con le mani, non sopportava vedere Nicholas in quello stato.

Quello non era Nicholas, non era il suo Nicholas.

Isabelle poteva notare la rabbia di Nicholas dal suo viso, dai suoi occhi, dalla forza con cui lo stava picchiando.

Il viso di Lucas era sanguinante e il corpo dolorante.

Aveva paura, ma doveva intervenire altrimenti Nicholas lo avrebbe ucciso.

“f..fermo..Nick…Nick..lo..lo stai uccidendo” urlò la ragazza appoggiandosi alle braccia di Nicholas cercando di fermarlo.

Nicholas si fermò di scatto, era così preso dalla rabbia che non si era nemmeno preoccupato di come stesse lei.

Lasciò cadere il corpo di Lucas dolorante a terra e si voltò verso Isabelle, prendendole il viso tra le mani.

“stai bene? Ti…ti hanno fatto qualcosa? Ti hanno ferito? Ti hanno toccata? Dio, Isabelle, mi sembra un sogno. Sei viva, sei viva…sei…viva”

Nicholas continuava a parlare, non riuscendo a fermarsi accarezzandole il viso.

Isabelle lo abbracciò piangendo, non riuscendo a parlare.

Le sembrava un sogno. Era tutto finito. Erano salvi, erano vivi.

“m..mi dispiace per tutto… avrei dovuto essere sempre con te, invece…non l’ho fatto” continuò Nicholas

“s..sto bene, Nick” disse Isabelle mordendosi un labbro per poi tornare ad abbracciarlo.

Nicholas si beò di quel contatto.

Stava sognando? Isabelle era davvero viva fra le sue braccia?

La ragazza notò il corpo di Lucas muoversi lentamente per poi prendere qualcosa a terra, a pochi passi da lui.

Isabelle capì troppo tardi cos’era, solo quando lui sparò alla schiena di Nicholas capì.

Sentì lo sparo così forte da sentirsi scombussolata.

Nicholas serrò gli occhi al colpo della pistola, cadendo lentamente a terra.

“..Nick..Nick….” urlò la ragazza abbassandosi su di lui accarezzandogli il viso.

Che cazzo aveva fatto quello stronzo?

“non..non lasciarmi” disse Isabelle cominciando a piangere

Notò la sua mano, sporca di sangue, il sangue di Nicholas che pian piano sporcava il terreno.

“Nicholas, no..per favore.. non lasciarmi” pianse Isabelle

Nicholas provò a parlare ma non ci riuscì, continuava a guardare con occhi sbarrati Isabelle che piangeva.

Le accarezzò il viso lentamente, ormai bagnato dalle lacrime.

“n..non…p…piangere…non voglio che piangi” sussurrò Nicholas usando tutta la forza che poteva.

“Nick …parlami…per favore” supplicò la ragazza piangendo

Nicholas cominciò a tossire pesantemente, cacciando anche sangue alla bocca.

“N..Nick” sussurrò Isabelle

Nicholas la guardò con viso stanco.

Sentiva una strana sensazione, come se qualcuno gli stesse togliendo l’anima.

Non riusciva a muoversi.

“Ti …ti amo” sussurrò flebilmente il ragazzo. Non riusciva parlare a causa del colpo.

Isabelle pianse ancora di più alle parole del ragazzo.

Lo stava lasciando? Era un addio?

“n..non dirlo come un addio, non..non farlo” disse piangendo Isabelle

“ti..amo” ripeté flebilmente Nicholas “a…andrà tutto b..bene..i…io..” il ragazzo non riuscì a finire la frase che svenne fra le braccia di Isabelle..

“Nick…Nick apri gli occhi, per….per favore” urlò la ragazza

“Che cazzo hai fatto?” Tom uscì furioso dalla porta dalla quale erano usciti e si avvicinò a Lucas che lentamente si stava alzando.

“pensavo volessi farlo anche tu” disse Lucas toccandosi il labbro sanguinante, che Nicholas gli aveva spaccato.

“Non ho mai detto di sparargli” urlò Tom prendendo per il colletto Lucas.

“fermi” Kevin corse verso di loro e si avvicinò seguito da altri agenti segreti.

“siete in arresto” continuò Kevin ammanettandoli, aiutato dai soccorsi.

“Isabelle” Joseph corse vicino ad Isabelle “ch..che cazzo è..?”

“chiama un’ambulanza, Joe. Presto” urlò piangendo Isabelle

“Nick …per…favore….non lasciarmi..non ..Nick…non..andare via.”

 

 

 

 





SPOILER.

 

Tutte quelle domande la stavano facendo impazzire. Perché volevano saperlo?

Taylor sospirò. “d’accordo, riposati..magari ne riparleremo un altro giorno” disse la donna.

Isabelle si alzò velocemente dirigendosi verso la porta della stanza, ma prima che potesse uscire Taylor la chiamò.

“cosa c’è?” chiese Isabelle voltandosi a guardarla.

“puoi fidarti di noi… Vogliamo solo capire perché quell’uomo ha fatto così male a Nicholas e dargli la pena che merita, è il nostro lavoro!” continuò la donna.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue. ***


 

Salve :)

In primis voglio scusarmi con voi, è passato quasi un mese dall'ultima volta che ho postato, mi dispiace tantissimo di avervi lasciate col fiato sospeso. Mi scuso davvero tanto ma con la scuola e altri problemi davvero non ho trovato un minuto libero per scrivere. Cercherò di farmi perdonare ricominciando a postare ogni due giorni, come facevo prima. 

Mi scuso di nuovo<3

Buona lettura u.u

Ps. lasciatemi qualche recensioncina<3




                                                                                            Capitolo 22.

 

 

 

Isabelle era seduta a terra con le ginocchia al petto nella sala d’attesa dell’ospedale.

Erano ore che Nicholas era in sala operatoria.

Erano ore che piangeva senza fermarsi mai.

Erano ore che cacciava tutti quelli che si avvicinavano a lei per curarle quella maledetta ferita.

Quello che aveva Nicholas era molto più grave di quello che aveva lei.

Dovevano preoccuparsi di lui, non di lei.

Non riusciva a trattenere le lacrime.

Nella sua mente c’era solo la scena di poche ore prima, quando il sangue di Nicholas era sulle sue mani, quando il ragazzo le aveva detto di amarla quasi come un addio.

“Isabelle”

Nella sala entrò suo padre, seguito da due guardie del corpo.

Isabelle si alzò di scatto, correndo fra le braccia del padre.

Stretta a lui, pianse ancora di più.

“va tutto bene, Isabelle.” Disse il padre accarezzandole dolcemente i lunghi capelli.

La ragazza continuò a singhiozzare senza fermarsi.

“Isa, stai bene..andrà tutto bene, non succederà più” la rassicurò il padre

“non va tutto bene, papà” urlò la bionda “hanno sparato Nick. È lì dentro da ore, ormai”

“i medici lo stanno operando, tesoro” disse l’uomo abbracciando ancora la figlia

“papà..devi..devi fare qualcosa..per favore..papà, io....io ho bisogno di lui, non..non deve morire” continuò la ragazza piangendo

“mi sono perso molte cose, vero?” chiese il padre

“papà, per favore” supplicò Isabelle

“Andrà tutto bene, Isabelle. Nicholas è in buone mani. Lo cureranno” la rassicurò il padre accarezzandole una guancia e guardandola attentamente nei suoi profondi occhi blu.

Isabelle singhiozzò ancora.

“perché non vai dall’infermiera e ti fai sistemare la ferita? Eh?” le chiese il padre

“no, papà, io rimango qui” disse la ragazza

“d’accordo..allora verranno loro qui, si?” consigliò l’uomo.

Isabelle annuì nervosamente.

“papà?” chiese Isabelle guardandolo

“cosa c’è, amore?” rispose il padre

“dove sono quegli uomini?” chiese

“sono tutti in carcere, tesoro non faranno più del male a nessuno” la rassicurò il padre.

“non faranno più del male a Nicholas?” chiese Isabelle.

Era quella l’unica cosa che le interessava. Nicholas.

“no, tesoro..È finito, è tutto finito” disse l’uomo.

Isabelle sospirò.

Aveva un grosso peso sullo stomaco.

Perché cazzo Nicholas non usciva da quella maledetta sala operatoria?

Perché non usciva nessuno?

Perché i medici erano lì dentro da ore?

Si coprì il viso con le mani, sedendosi su una delle tante sedie.

Il padre si sedette accanto a lei, abbracciandola e la bionda si appoggiò a lui.

“sono sicuro…che Nicholas starà bene” sussurrò accarezzandole dolcemente la schiena.

“lo spero tanto, papà. Nicholas non meritava tutto quello che gli hanno fatto” ammise la ragazza tirando su col naso.

Joseph e Kevin entrarono nella sala d’attesa e Isabelle si alzò di scatto correndo verso di loro.

“ragazzi…Nicholas è lì dentro da ore” ammise la ragazza con gli occhi lucidi.

Joseph l’abbracciò ed Isabelle si strinse a lui.

“andrà tutto bene…Nick è forte”

“tu..tu..non l’hai visto, Joe…Perdeva tanto sangue, anche per la bocca” singhiozzò Isabelle

Joseph le accarezzò dolcemente i lunghi capelli, trattenendo le lacrime.

“non…piangere, Isabelle” le disse Kevin “sono…sicuro che Nicholas ce la farà” continuò il ragazzo.

Isabelle stava per rispondere ma Taylor, seguita da altri due uomini entrò nella sala.

“Isabelle, possiamo parlarti?” chiese la donna.

“c..certo” sussurrò Isabelle

“allora..seguici..” le consigliò la donna

“cosa? No! Io voglio rimanere qui, devo..aspettare Nick” protestò Isabelle.

“Isabelle, lo stanno operando…e ci vorrà tempo, credo.. Appena saprò qualcosa, ti chiamo, ok? Ora vai con Taylor” le suggerì Joseph

“dove mi portano? Io voglio rimanere qui!” protestò la ragazza.

Il padre intervenne.

“Isabelle..devono solo farti alcune domande riguardo quello che è successo, sta tranquilla” la rassicurò il padre

“non usciamo dall’edificio, andiamo solamente in una stanza più isolata. Sta tranquilla” la rassicurò ancora Taylor

Isabelle guardò Kevin, poi Joe ed infine il padre.

“non possiamo parlare più tardi?” chiese la bionda

“Isabelle, per favore, è importante!” disse il padre

Isabelle annuì controvoglia e uscì dalla stanza con Taylor ed i due uomini.

“vieni, entriamo qui” le disse Taylor indicandogli una porta.

Entrarono ed Isabelle si sedette su una sedia, di fronte una scrivania.

“allora…tesoro, come stai?” chiese Taylor guardandola

“male” ammise Isabelle abbassando lo sguardo.

Taylor sospirò.

“Isabelle… abbiamo trovato i video delle telecamere che c’erano nell’edificio dove ti hanno portato” cominciò la donna.

Isabelle le intimò di parlare.

“beh…abbiamo notato..che l’uomo che ti ha rapita, cioè praticamente il boss ricercato da anni, beh…tu e lui avete parlato molto. Lui si è anche incazzato per qualcosa, tanto da buttarti quasi addosso un bicchiere di vetro” finì la donna

Isabelle sobbalzò alle parole della donna ricordando quelle che era successo con quell’uomo e soprattutto le sue parole.

Non riusciva a togliersi dalla mente quello che gli aveva detto quell’uomo. Era come se le sue parole fossero impresse nella sua mente senza andare via nemmeno per un secondo.

“e…quindi?” chiese Isabelle quasi sussurrando.

“beh…cosa ti ha detto?” chiese Taylor

Isabelle prese un bel respiro, per recuperare tempo per pensare.

 Cosa cavolo faceva adesso?

 Doveva dire tutto quello che Tom le aveva detto?

Doveva dire la verità a tutto il mondo? O doveva aspettare prima di parlare con Nicholas?

Optò per la seconda.

Non era brava a mentire, ma ci avrebbe provato.

Chi erano loro per sapere la verità su Nicholas?

Nicholas aveva il diritto di sapere la verità per primo e poi avrebbe deciso lui cosa fare.

“Isabelle?” Taylor la richiamò.

“si, beh…io…non lo so..non ricordo” balbettò Isabelle

“non ricordi?” chiese Taylor stranita.

“no, cioè…parlavamo così, gli ho chiesto perché mi..mi aveva rapita e lui mi ha..lanciato il bicchiere.” Mentì Isabelle

“sei..sicura?” chiese Taylor stranita.

“si.. sono sicura” ammise la bionda abbassando lo sguardo e torturandosi le mani.

“e ti..ricordi qualcos’altro?” chiese speranzosa Taylor

“no, sono…stanca… ci penserò, va bene?” chiese Isabelle.

Voleva uscire da quella stanza.

Tutte quelle domande la stavano facendo impazzire. Perché volevano saperlo?

Taylor sospirò. “d’accordo, riposati..magari ne riparleremo un altro giorno” disse la donna.

Isabelle si alzò velocemente dirigendosi verso la porta della stanza, ma prima che potesse uscire Taylor la chiamò.

“cosa c’è?” chiese Isabelle voltandosi a guardarla.

“puoi fidarti di noi… Vogliamo solo capire perché quell’uomo ha fatto così male a Nicholas e dargli la pena che merita, è il nostro lavoro!” continuò la donna.

Isabelle sospirò.

Mentiva così male? Taylor aveva capito tutto in pochi minuti.

“lo so” ammise Isabelle per poi andare via..

Ritornò in sala d’aspetto ed entrata nella stanza, notò Kevin, Joseph e suo padre parlare con un medico.

Corse velocemente attorno a loro.

“quindi…dobbiamo solo sperare” finì il medico.

Isabelle notò il viso di Joseph sofferente e Kevin che si asciugava le lacrime.

“cosa dobbiamo sperare? Dov’è Nick? Sta bene, vero?” urlò Isabelle con le lacrime agli occhi.

“Isabelle..per favore, calmati” le consigliò il padre cercando di abbracciarla, ma la bionda lo scostò violentemente avvicinandosi al dottore.

“come sta Nicholas? È vivo, vero? Sta bene, vero?” chiese speranzosa.

Il medico sospirò prima di parlare “ha superato l’operazione ma…”

“ma?” chiese Isabelle impaziente.

“ma non risponde” sussurrò il medico

“che vuol dire che non risponde?” chiese Isabelle non capendo le parole del medico.

“che è in coma..” continuò l’uomo.

Isabelle sentì le gambe cedere e il grosso vuoto che aveva allo stomaco moltiplicarsi.

“c..cosa? i…in coma? N..no, non può essere…si..si sveglierà, vero?” chiese con gli occhi pieni di lacrime.

“dobbiamo sperare” le disse il medico

“che si svegli?” chiese Isabelle

“si. Nicholas è una persona forte, sono sicuro che si sveglierà” disse Kevin

“lo posso vedere?” chiese Isabelle mordendosi violentemente il labbro e torturandosi le mani.

“ancora un po’ e lo potrai vedere..adesso lo trasferiamo in un altro reparto, in un’altra stanza” la informò il medico.

Isabelle annuì abbassando lo sguardo.

“Isabelle ?” la chiamò il padre ma Isabelle si scostò

“lasciami sola” sussurrò Isabelle avvicinandosi alla finestra della sala e appoggiandosi al davanzale per non cadere.

Forse era solo un incubo.

Sentiva la testa girare e tutto attorno a se muoversi.

Era un incubo.

Nicholas non era in coma. Nicholas stava bene.

Le aveva detto che l’amava, le aveva detto che sarebbe andato tutto bene, non poteva essere in coma.

Si coprì il volto con le mani, ormai bagnato dalle lacrime.

 

 

 

 



SPOILER.

‘[…] Io lo so, che tu mi senti..io lo so che tu ti risveglierai, lo so…perché deve andare per forza così, non potrei immaginare una vita…senza te. Quindi svegliati, okay? Ci sono..ci sono ancora tante cose da fare…e hai ancora molte cose…da scoprire, non puoi andare via così. Io non te lo permetterò. Io ho bisogno di te, si lo so, sono un’egoista del cazzo. Penso solo a me stessa, lo so. Ma io non ci riesco a lasciarti andare, proprio non ce la faccio. Io ho bisogno di te, ho bisogno dell’unica persona che ha sempre creduto in me ed in tutto quello che faccio. Apri gli occhi, Nick. Per favore.. [..]’

 

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Capitolo 23
*** Capitolo ventitre. ***


Nuovo capitolo tutto per voi, spero vi piaccia e che le recensioni tornino ad essere tante come una volta :)

Buon inizio d'estate a tutte, anche se con questo tempo non sembra proprio estate çç

Al prossimo capitolo, prima di quanto pensiate<3

Love you all :)




                                                                                          Capitolo 23.

 

 


 

“hey…puoi entrare, se ti va”

La voce di Joseph la fece tornare sulla terra ferma.

Isabelle si voltò a guardarlo per poi annuire appena.

Il suo cuore cominciò a battere così velocemente che quasi usciva fuori dal petto.

Aveva paura di entrare in quella maledetta stanza, ma dentro di lei c’era anche una grande forza che le incitava di entrare.

Abbassò lentamente la maniglia, e dopo essere entrata nella stanza si chiuse la porta alle spalle.

Si avvicinò lentamente al letto, dove giaceva il corpo di Nicholas.

Chiuse gli occhi alla vista di Nicholas collegato a strane macchine.

Ogni parte del corpo del ragazzo era collegato a qualche strana macchina.

Si morse un labbro, quasi a farlo sanguinare.

Non sopportava vederlo in quello stato.

Nicholas non meritava di stare così.

Non si accorse nemmeno di star piangendo mentre lo fissava senza muoversi di nemmeno un centimetro.

Singhiozzò violentemente avvicinandosi e sfiorando la mano di Nicholas.

Era fredda.

Prese la mano del ragazzo fra le sue, tremando.

“ti sveglierai, vero?” chiese la ragazza guardandolo.

Isabelle prese un lungo respiro.

“io..io non so cosa fare, non..non sono abituata a queste cose.. Ripenso a quello che mi hai detto quando Lucas ti ha sparato…e  sai cosa vorrei? Vorrei tanto che me lo dicessi ancora all’infinito…Io lo so, che tu mi senti..io lo so che tu ti risveglierai, lo so…perché deve andare per forza così, non potrei immaginare una vita…senza te. Quindi svegliati, okay? Ci sono..ci sono ancora tante cose da fare…e hai ancora molte cose…da scoprire, non puoi andare via così. Io non te lo permetterò. Io ho bisogno di te, si lo so, sono un’egoista del cazzo. Penso solo a me stessa, lo so. Ma io non ci riesco a lasciarti andare, proprio non ce la faccio. Io ho bisogno di te, ho bisogno dell’unica persona che ha sempre creduto in me ed in tutto quello che faccio. Apri gli occhi, Nick. Per favore. ”

Isabelle strinse la mano di Nicholas fra le sue mordendosi un labbro e cercando invanamente di smettere di piangere..

“mi..mi dispiace tanto, Nick. Forse..se non avessi seguito quello stupido di Lucas adesso non saremmo qui, tu..non saresti in questo stato e mi dispiace così tanto.. Non sai..cosa darei per essere al tuo posto. Mi dispiace tanto, Nick… È tutta colpa mia, lo so… Io non riesco a guardarti in questo stato.. Mi sembra tutto un incubo e voglio svegliarmi, magari anche accanto a te..” sussurrò Isabelle piangendo.

Tirò su col naso per poi asciugarsi le lacrime invanamente, poiché continuavano a scendere.

 

“ Isabelle”

il padre entrò nella stanza ma Isabelle non si voltò, rimase con lo sguardo fisso sul volto di Nicholas mentre cercava di fermare il pianto.

“basta, per favore. Vieni fuori” le disse il padre

Isabelle  guardò il padre per un secondo per poi tornare a guardare Nicholas.

“io ti aspetterò, Nick. Aspetterò ogni giorno della mia vita, fin quando non ti riveglierai…dovessi metterci giorni, mesi o anni. Io ti aspetterò…te lo prometto” finì la ragazza per poi baciargli dolcemente la mano ed uscire fuori dalla stanza con il padre.

Una volta uscita, il padre la strinse  se.

“sono sicuro che si sveglierà, Isabelle. Si sveglierà e tornerà tutto come prima” la rassicurò il padre accarezzandole i capelli

Isabelle continuò a singhiozzare, a stento riusciva a trattenersi.

“domani torniamo a casa e aspetteremo che Nicholas si risvegli” continuò l’uomo.

Isabelle, di scatto, si allontanò bruscamente dal padre.

“cosa? No” urlò la bionda “io non torno in America, rimango qui a Sydney.”

“Cosa? No Isabelle… casa tua è a Washington, non qui… Io devo tornare in America, ho il mio lavoro.. Ho tutto lì”

“il mio tutto è qui, papà”

Isabelle scandì bene le parole e una volta dette sentì una strana sensazione farsi strada nel suo corpo.

Rimase stupita dalle parole che aveva usato e dalla forza e sicurezza con cui le aveva dette.

“il mio tutto è qui” ripeté ancora la bionda “e non vado via, rimango qui”

“Isabelle..non puoi rimanere qui..è-”

Isabelle lo interruppe.

“non mi importa cosa pensi, se è impossibile o meno, io rimango qui” continuò Isabelle asciugandosi le lacrime.

Il padre sospirò, passandosi una mano fra i capelli e affacciandosi alla finestra del corridoio dell’ospedale.

“e dove pensi di andare a vivere?” chiese curioso il padre

“nel hotel della nonna” ammise la ragazza

“Isabelle” la richiamò il padre

“papà, cosa vuoi? Sono i miei nonni ed ora ho bisogno di loro. Non me ne frega un cazzo se tu non hai più un buon rapporto con i tuoi genitori. Io andrò a stare da loro, sono sicura che mi aiuteranno” disse Isabelle guardandolo negli occhi

“cos’è successo, Isabelle? Cos’è successo in questi mesi con Nicholas?” chiese l’uomo

“nulla. Cosa doveva succedere? Non capisci? L’hanno sparato. È in coma, papà. Lui sta male e non posso lasciarlo qui, non dopo tutto quello che ha fatto per me!” urlò Isabelle

L’uomo si passò una mano fra i capelli.

“per favore, papà. Io voglio rimanere qui, devo stare accanto a Nicholas” lo pregò la ragazza

“non lo so, Isabelle” disse l’uomo.

Isabelle sbuffò.

“dammi il tuo telefono” disse sl padre

“che?

“dammelo”

Il padre le diede il cellulare

“voi maschi siete così orgogliosi” commentò Isabelle per poi cercare nella rubrica telefonica ‘Hotel Jackson Sydney’

Una volta trovato, fece partire la chiamata e dopo vari secondi un uomo rispose.

“Hotel Jackson di Sydney, sono William, in cosa posso esserle utile?” chiese l’uomo.

“salve..,sto cercando la signora Amanda Jackson, posso parlare con lei?

L’uomo rise, facendo innervosire Isabelle.

“mi dispiace ma la signora Jackson è impegnata e non può perdere tempo dietro a queste telefonate, dica tutto a me!”

Isabelle sbuffò per poi attaccare il cellulare senza nemmeno salutare.

Il padre la guardò interrogativa.

“andrò lì stasera e ci parlerò. Ora devo stare con Nick. Ci vediamo papà, buon rientro in America”disse la bionda dando un bacio sulla guancia al padre per poi rientrare nella stanza di Nicholas.

 

 

 

 

 


SPOILER.

[..] ‘Mi ..mi dispiace se non sono quella che ti aspettavi, mi dispiace se non sono quella ragazza tanto forte e sicura che hai visto in India…Mi credevi invincibile, combattiva e sicura di me stessa ma mi basta una stanza vuota per cacciare tutte le paure, tutte le lacrime, tutte le incertezze… Non mi sono mai mostrata così forte per tutto questo tempo, cerco di apparire tranquilla e forte quando papà mi chiede di te, quando parlo con Joe e Kevin..oppure quando parlo con la nonna.. Ma in realtà non lo sono, in realtà dentro di me sto morendo di paura ma sono troppo codarda per ammetterlo. E sai perché ho così tanta paura?’ [..]

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Capitolo 24
*** Capitolo ventiquattro. ***



Nuovo capitolo tutto per voi<3

è una palla lo so, il prossimo sarà più movimentato uhuh asdfgbhnmjnb<3





                                                                                           Capitolo 24.

 

 

 

 

 

Due mesi dopo.

 

 

 

 

Isabelle si era trasferita a Sydney. Aveva deciso che non sarebbe tornata in America senza Nick, e quindi l’avrebbe aspettato, anche tutta la vita.

Anche se il padre non era molto d’accordo con questa decisione di Isabelle, aveva dovuto accettare. Ed inooltre aveva dovuto accettare che Isabelle vivesse nell’hotel dei suoi genitori, con cui non parlava da anni.

Isabelle passava giorni e notti all’ospedale, nella camera di Nick.

Gli leggeva libri, ascoltava musica con lui oppure gli raccontava qualcosa su di lei. Si comportava come se Nicholas stesse bene.

Si stava illudendo, lo sapeva. Tutti continuavano a ripeterglielo.

Nicholas non dava segni di miglioramento o cose del genere, era nella stessa situazione di due mesi prima.

Ma Isabelle non avrebbe staccato la spina, mai lo avrebbe fatto.

Nicholas era vivo e mai lo avrebbe ucciso staccando la spina.

“hey Isabelle”

Joseph entrò nella stanza, avvicinandosi al letto di Nicholas e alla bionda che era seduta su uno sgabello accanto al letto.

“buongiorno Joe” disse Isabelle voltandosi a guardarlo.

“novità?” chiese il ragazzo appoggiandosi al muro di fronte al letto.

“ehm..no..però ieri..beh..ha mosso la mano” disse Isabelle speranzosa “è un buon segno, no?”

Joseph abbassò lo sguardo.

Non sopportava l’atteggiamento di Isabelle. Si auto convinceva che Nicholas stesse bene ma in fondo sapeva benissimo che non era così e si stava solamente illudendo. “Isabelle..forse dovresti tornare in America” sussurrò il ragazzo

“cosa? NO!” rispose subito la ragazza sedendosi meglio sulla sedia.

“Qui con Nick ci sono io, c’è anche Kevin… torna in America, torna a frequentare la scuola, è il tuo ultimo anno..non puoi stare qui per sempre” ammise Joseph

“io starò qui fin quando Nicholas non si sveglierà” disse la ragazza

“ e se non si sveglierà mai?” chiese Joseph

“cosa? Che succede Joseph? I medici ti hanno detto qualcosa? Dimmi la verità” protestò la ragazza

“non mi hanno detto nulla, Isabelle… Sto solo pensando a cosa direbbe Nicholas di questa situazione” disse Joe passandosi una mano fra i capelli.

“lui vorrebbe che rimanessi qui” sussurrò Isabelle con un filo di voce.

“non è vero, lui ti rimanderebbe in America, a ricominciare la tua vita e tu questo lo sai” protestò Joe

“io non ci riesco, okay? Come posso andare via sapendo le condizioni di Nicholas? Ho già detto a mio padre…che prenderò lezioni qui a Sydney.. Sarà come se andassi a scuola, prenderò lezioni private a casa…proprio come facevo in America, solo che questa volta lo farò qui, accanto a Nicholas.”

Joseph sospirò passandosi una mano fra i capelli.

“io ci credo, Joe” cominciò Isabelle “io credo che Nicholas si sveglierà, credici anche tu”

“io lo spero tanto, Isabelle” ammise Joseph “ devo andare, adesso… ci vediamo stasera” continuò Joseph per poi uscire dalla stanza.

Isabelle si guardò attorno e notò che le finestre erano chiuse e non filtrava nemmeno un po’ di luce.

“quante volte dovrò dire alle infermiere che le finestre devono stare aperte? Che il sole deve illuminare queste stanza e che l’aria deve entrare?” chiese la ragazza aprendo la finestra.

Una ventata di aria pura entrò nella stanza.

L’estate si stava avvicinando ed il sole cominciava a farsi sentire.

Si sedette sulla sedia accanto al letto e guardò il ragazzo.

“guarda che non mi arrabbio con te, solo perché non ti sei ancora svegliato…ma quando lo farai, hai già una bella sgridata preparata.. Quando ti decidi ad aprire quegli occhi? Io non ce la faccio più a fare quella forte…. Io non lo sono mai stata e mai lo sarò.. Quindi devi svegliarti! Mi ..mi dispiace se non sono quella che ti aspettavi, mi dispiace se non sono quella ragazza tanto forte e sicura che hai visto in India…Mi credevi invincibile, combattiva e sicura di me stessa ma mi basta una stanza vuota per cacciare tutte le paure, tutte le lacrime, tutte le incertezze… Non mi sono mai mostrata così forte per tutto questo tempo, cerco di apparire tranquilla e forte quando papà mi chiede di te, quando parlo con Joe e Kevin..oppure quando parlo con la nonna.. Ma in realtà non lo sono, in realtà dentro di me sto morendo di paura ma sono troppo codarda per ammetterlo. E sai perché ho così tanta paura? Perché non posso e non voglio perderti, Nick Jonas… Solo il pensiero di non doverti più guardare, parlarti o toccarti mi fa salire il sangue al cervello.”

Isabelle prese un grande respiro prima di ricominciare a parlare.

“Ieri notte ho avuto un problema con la stanza e sono andata alla reception, mentre scendevo sono passata nella sala relax e c’era…c’era una bambina seduta su uno sgabello del pianoforte.. Aveva dei lunghi capelli biondi e suonava… Sembrava che in quella stanza ci fosse solo lei, non le importava di tutta la gente che c’era. Mi sono fermat ad ascoltarla e mi è sembrato come se il tempo si fosse fermato. Lei continuava a suonare come se non le importasse di nient’altro, la madre la chiamava per tornare in camera per andare a dormire ma lei rimaneva con le mani fisse sui tasti.. Poi all’improvviso si è legata i capelli perché mentre suonava le davano fastidio e mi sono rivista così tanto in lei..che mi è venuto da piangere… E sai una cosa? L’ho invidiata così tanto da cominciare ad odiarla. Sai perché? Perché lei poteva suonare ed io no. Mi sono sentita una bambina, in senso negativo però.”

Isabelle sospirò cominciando ad andare nel passato con la mente.

Avrebbe sentito di meno la mancanza di Nicholas se ripensava ai loro ricordi?

 

 

 

 

 

Inizio flashback.

“da quanto non suoni?” chiese curioso

“da quando se n’è andata, l’ultima volta ho suonato con lei” ammise la ragazza

“mi suoni qualcosa?” chiese il riccio

“no… e anche se volessi, qui non c’è un pianoforte” disse Isabelle

“se ci fosse, lo faresti?” le chiese il ragazzo.

“non…non lo so, perché tutte queste domande?” chiese Isabelle

“perché ti…nascondi dietro cose stupide, isabelle. Perché non lasci decidere alla gente se sei brava o no? e soprattutto, perché non ti mostri per come sei? Tu non sei la ragazza che ho conosciuto in India, non sei lei. Tu sei questa qui, sei la ragazza che ho di fronte in questo momento. Sei la ragazza che dice sempre quello che pensa, che ha bisogno di attenzioni.. di sostegno, di qualcuno che ti faccia sorridere. Perché non lo fai vedere?” chiese Nicholas

“tu l’hai visto” ammise Isabelle abbassando lo sguardo.

“solo perché vivo con te e sono 24 ore su 24 con te. La gente non ha tutto questo tempo” le disse il ragazzo.

“a me poco importa delle gente” ammise Isabelle

“di cosa ti importa?” chiese Nicholas

“di te”

Il riccio sorrise regalandole uno degli sguardi più belli che la bionda potesse ricevere.

 

Fine flashback.

 

 

 

 

“mi manchi tanto, Nicholas…E..sai cosa mi ci vorrebbe adesso? TU. Mi ci vorresti tu… Mi diresti di andare in hotel e suonare per tutto il tempo che voglio ed io lo farei solo perché me l’hai detto tu.. Dio, sto davvero impazzendo….” Sussurrò la ragazza

Aveva bisogno di Nicholas.

Aveva bisogno che lui le dicesse cosa fare, che le consigliasse di andare.

Chiuse gli occhi.

Immaginando Nicholas sveglio. Cosa le avrebbe detto?

‘se vuoi fare una cosa, falla! Non aspettare che siano gli altri a dirtelo. Fa’ ciò che senti di fare’

Riaprì gli occhi di scatto ma Nicholas dormiva ancora, non si era mosso di un millimetro ne aveva aperto gli occhi.

“Ma sai una cosa? Io ci vado davvero in hotel, vado a suonare… o meglio a ricominciare a suonare, sempre che ricordi come si fa… Ci vediamo domani Nicholas, mi sei sempre d’aiuto… anche quando in un certo senso ‘non ci sei’ ma io so che ci sei, in realtà. So che puoi sentirmi. Buona notte. E..e.. sognami”

Isabelle uscì di corsa dalla stanza, per poi correre verso l’ascensore e premere il tasto zero.

Non sapeva se quello che stava facendo era giusto, sapeva solamente che aveva un dannato bisogno di sfogare tutto quello che aveva dentro e solamente suonando sarebbe riuscita a farlo.

 

 

 

 

 


 

SPOILER.

[…] “ma..con te…è stato completamente diverso.. Un uragano, qualcosa di forte, di inaspettato, di improvviso, un qualcosa che arriva e cambia tutto, devasta tutto quello che trova davanti,portandosi con se le cose che più gli piacciono… Beh è stato proprio così con te.. Sei arrivato ed inevitabilmente hai reso tutto diverso, hai distrutto tutte le certezze che avevo, tutto il muro che avevo creato e hai fatto uscire tutto ciò che c’era di buono in me.. e l’hai preso. Facendomi restare quasi vuota. Ed è così che mi sento senza di te, vuota.” […]

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Capitolo 25
*** Capitolo venticinque. ***


Nuovo capitolo tutto per voi, spero vi piaccia<3

Le recensioni diminuiscono sempre di più :( la storia non vi sta piacendo? Se è così, parlatemene cercherò di migliorare :)




 

                                                                                                     Capitolo 25.

 

 





Isabelle aveva passato tutta la notte a suonare il pianoforte.

Non le sembrava ancora vero, aveva ricominciato a suonare, dopo anni aveva toccato di nuovo i tasti del pianoforte .

Non le sembrava vero.

Entrò nell’ascensore dell’ospedale e in pochi secondi si ritrovò sul piano dove c’era la stanza di Nicholas.

Entrò nella stanza e come sempre Nicholas era sdraiato sul letto collegato ad un’infinità di tubi.

Si avvicinò al letto per poi posare la borsa su uno sgabello e accarezzare la mano fredda di Nick.

Notò che però era meno fredda rispetto agli altri giorni.

“buongiorno” disse la ragazza  per poi sedersi sul letto, ai piedi di Nicholas.

“Hai visto che bel sole che c’è oggi? Mi verrebbe proprio voglia di andare al mare, sai? Magari assieme a te. Ricordi quando alla cena di gala ci siamo fatti il bagno a mare? Faceva freddo, era buio e l’acqua era gelida..ma mi sono divertita tantissimo.. Non sai cosa darei per rivivere quel momento…Era tutto così bello” commentò la ragazza.

Faceva abbastanza caldo quel giorno così si legò i capelli in una coda con un elastico.

“stanotte non ho proprio dormito” ammise la ragazza “ho suonato tutto il tempo e vorrei tanto suonarti qualcosa, ma il medico ha detto che non posso portare un pianoforte qui dentro. Non credi sia ingiusto?” continuò la ragazza sospirando.

Scese dal letto e si avvicinò alla finestra appoggiandosi al marmo.

“… Mi manchi tanto, Nick. Ho tanto bisogno di sentire la tua voce, ho bisogno di parlarti.. anche per litigare, non m’importa l’importante è che tu mi rivolga la parola… Non puoi andartene così, sai? Non puoi lasciarmi, io..io non sono pronta per farlo…e poi tu meriti di vivere ma meriti soprattutto di sapere la verità sui tuoi genitori. Non è giusto che io lo sappia e tu no, non è proprio giusto. Non ce la faccio a tenere questo peso, okay?” disse la ragazza

“tu mi senti, vero Nick? I medici dicono che anche se parlo per tre ore tu non ascolti nemmeno una frase, che non serve a nulla.. Ma allora mi chiedo, cosa potrebbe servire in una situazione come questa? Cosa potrebbe aiutarti o addirittura farti svegliare? Magari fosse come nelle favole, che ad esempio un bacio potrebbe aiutarti a svegliare, come nella favola di Biancaneve.. Come quando il principe bacia la principessa e lei magicamente si sveglia.”

Isabelle si morse un labbro nervosamente.

“tu cosa hai provato quando ci siamo baciati? Vorrei tanto saperlo. Io…beh non lo so. Non è facile da spiegare però…ogni volta era come se tutto fosse al suo posto. Mi sono sentita giusta, per la prima volta.. non mi era mai successo.. cioè quando baciavo Jack, era bellissimo non lo metto in dubbio, lui è stato la mia prima volta, il mio primo amore..ma..con te…è stato completamente diverso.. Un uragano, qualcosa di forte, di inaspettato, di improvviso, un qualcosa che arriva e cambia tutto, devasta tutto quello che trova davanti,portandosi con se le cose che più gli piacciono… Beh è stato proprio così con te.. Sei arrivato ed inevitabilmente hai reso tutto diverso, hai distrutto tutte le certezze che avevo, tutto il muro che avevo creato e hai fatto uscire tutto ciò che c’era di buono in me.. e l’hai preso. Facendomi restare quasi vuota. Ed è così che mi sento senza di te, vuota.”

Isabelle si avvicinò di nuovo al letto di Nicholas, lentamente. Prese la mano del ragazzo fra le sue.

Sospirò prima di avvicinarsi lentamente al viso del ragazzo per poi lasciargli un dolce bacio sulla guancia.

Si allontanò violentemente quando i macchinari che collegavano Nicholas ai tubi cominciarono a suonare violentemente.

“che succede?” chiese la ragazza impaurita.

Vide la mano di Nicholas muoversi e poi i suoi occhi aprirsi.

“oh mio dio”

Isabelle cominciò a piangere quando vide che gli occhi di Nicholas rimasero aperti a guardarla.

“non…piangere” sussurrò Nicholas.

Non credeva a quello che aveva appena sentito.

Quella era la voce di Nicholas.

Nicholas aveva aperto gli occhi, aveva mosso la mano.

Nicholas si era svegliato.

Isabelle si chinò ad abbracciarlo, mentre ancora piangeva.

“io l’ho sempre saputo, Nick. Io lo sapevo, lo sapevo che non te ne saresti andato. Lo sapevo” cominciò a dire la ragazza

Nella stanza del ragazzo entrarono due infermiere e il medico che curava Nicholas.

“Isabelle…parlerai con Nick dopo, facci prima controllare che sia tutto apposto” le disse il medico

Isabelle si allontanò dal corpo di Nicholas, guardando il medico poi tornò a guardare il riccio, che le sorrise.

“non ti addormenterai di nuovo, vero?” chiese la ragazza

“vai, Isa, non mi addormenterò di nuovo” sussurrò Nicholas

 

 

 

 

 

 

“dov’è?”

Kevin e Joseph entrarono nella sala d’aspetto dove Isabelle camminava avanti ed indietro, incapace di stare ferma.

“lo stanno visitando” ammise la ragazza

Aveva gli occhi lucidi e pieni di gioia e felicità.

“dio, Isabelle non ci credo” disse Joseph abbracciandola

“nemmeno io, ma..mi..mi ha parlato, ha aperto gli occhi, ha mosso la mano..Lui si è svegliato” disse Isabelle abbracciando Joe.

Isabelle si passò una mano fra i capelli.

Non poteva ancora crederci.

Nicholas si era svegliato, dopo due mesi di coma aveva aperto gli occhi.

“devo..dirlo a mia nonna a mio padre, a tutti” disse la bionda prendendo il telefono.

Compose velocemente il numero, e portò il cellulare all’orecchio.

“nonna” urlò Isabelle una volta che la donna aveva accettato la chiamata.

Negli ultimi due mesi, da quando viveva con i suoi nonni nel loro hotel Isabelle aveva instaurato un bellissimo rapporto con loro e si era quasi pentita di non essere andata da loro prima.

Erano delle persone meravigliose e non meritavano tutto quello che suo padre gli aveva fatto passare.

Meritavano di avere vicino il loro unico figlio e soprattutto la loro unica nipote.

“Isabelle” disse la donna

“nonna, Nick si è svegliato, mi..mi ha aperto gli occhi, mi ha parlato” disse Isabelle

“sono davvero contenta, Isabelle.. finalmente potrò conoscere il ragazzo che ti ha fatto perdere la testa”

“nonna” la richiamò Isabelle ridendo

“su adesso va’ da lui, ci sentiamo dopo” continuò la donna

Isabelle annuì e dopo averla salutata, chiuse la chiamata.

Chiamò suo padre per informagli della bella notizia e si sedette sulle sedie della sala, aspettando che i medici finissero di visitare Nicholas.

Dopo mezz’ora finalmente il medico uscì, regalando un bellissimo sorriso alla ragazza.

“allora?”

Kevin si avvicinò all’uomo, cercando notizie riguardanti Nicholas.

“sta bene… voglio solamente tenerlo un paio di giorni ancora, per alcuni esami. Inoltre la ferità è ancora aperta e deve stare a riposo per un po’ di tempo.” Li informò il medico

“per quanto tempo dovrà stare a riposo?” chiese Isabelle

“per almeno un mese più o meno. Scusatemi adesso, ho delle visite, a dopo” concluse il medico per poi allontanarsi

“entrate voi, sono..sono sicura che sarà felice di vedervi” disse Isabelle a Joe e Kevin

“tu non entri?” chiese Kevin

“si, dopo...” ammise la ragazza

I due annuirono per poi entrare nella stanza di Nicholas.

Non sapeva perché ma aveva una fottuta paura di entrare.

Nicholas aveva sentito tutto quello che lei gli aveva detto in quei mesi? Ma soprattutto sapeva dirle ancora di amarla?

Aveva una fottuta paura che Nicholas si fosse dimenticato di quel giorno, di quella frase.

Chiuse fortemente gli occhi per evitare di piangere.

 

 

Inizio Flashback.

“Ti …ti amo” sussurrò flebilmente il ragazzo. Non riusciva parlare a causa del colpo.

Isabelle pianse ancora di più alle parole del ragazzo.

Lo stava lasciando? Era un addio?

“n..non dirlo come un addio, non..non farlo” disse piangendo Isabelle

“ti..amo” ripeté flebilmente Nicholas “a…andrà tutto b..bene..i…io..” il ragazzo non riuscì a finire la frase che svenne fra le braccia di Isabelle..

Fine flashback.

 

 

 

Riaprì gli occhi passandosi una mano fra i capelli e poi dietro al collo.

Joe e Kevin erano dentro da un bel po’ e non sapeva se quello fosse un bene oppure un male.

Da un lato non vedeva l’ora di rivederlo e di stare con lui fino alla morte, dall’altro aveva paura, come gli avrebbe detto la verità sulla sua famiglia?

La porta della camera di Nicholas si aprì e i due uscirono, cercando subito Isabelle che era seduta sulla sedia accanto la finestra.

“hey, Isa.. noi abbiamo una missione e dobbiamo andare via” ammise Joseph chiudendosi la porte alle spalle.

Isabelle annuì guardandoli.

“e..lui ha chiesto di te, che fai? Entri oppure rimani qui fuori?” chiese Kevin

Isabelle si alzò di scatto.

“si..certo…io..entro” ammise la ragazza balbettando

“stai bene?” le chiese Joe

“certo, sto benissimo” ammise la ragazza dirigendosi verso la porta della camera di Nick.

“allora noi andiamo, ci vediamo, okay?” chiese Kevin

Isabelle annuì e dopo averli salutati poggiò la mano sulla maniglia della porta.

Perché non riusciva a muoversi?

Perché quando si trattava di Nick era così impacciata ed in imbarazzo?

Abbassò lentamente la maniglia e una volta aperta la porta, sentì gli occhi di Nicvholas su di se. Fissi a guardarla.

“finalmente” sussurrò il riccio

Isabelle sorrise arrossendo lievemente mentre chiudeva la porta.

Si voltò a guardarlo.

Era seduto sul letto e la guardava con quello sguardo che solo in lui aveva visto.

Dio, quanto le era mancato.

“come stai?” chiese il riccio intimandola ad avvicinarsi.

Isabelle non se lo fece ripetere due volte e si andò a sedere sul letto, ai piedi di Nicholas.

“ora bene” ammise la ragazza mordendosi un labbro “e.. tu?”

“potrei stare meglio, ma va bene così” ammise il riccio “è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo parlati, eh?” disse il ragazzo sarcastico.

“già. Mi sembra impossibile e surreale..ma tu ti sei davvero svegliato” ammise Isabelle

“ti sono mancato?” chiese Nicholas guardandola

“un po’” disse Isabelle fingendosi distratta.

“un po’? non la pensavi così quando mi parlavi” la provocò il ragazzo

“tu mi sentivi?” chiese Isabelle guardandolo

“ricordo qualcosa” ammise Nicholas

“mi sei mancato tanto, Nick. Non fare mai più una cosa del genere” disse la ragazza

“e tu non allontanarti mai più da me, me lo prometti?” chiese Nicholas

“io..non sono brava con le promesse, lo sai” disse Isabelle abbassando lo sguardo.

“vieni qui” le disse il riccio

Isabelle si alzò da dov’era seduta avvicinandosi al ragazzo.

Nicholas le prese una mano e la baciò.

“anche tu mi sei mancata molto, Isa” ammise Nicholas guardandola “e non vedo l’ora di tornare ad essere la tua guardia del corpo”

“il medico ha detto che devi stare a riposo, per almeno un mese” lo informò Isabelle

“io sto benissimo, un paio di giorni e sarò come nuovo” disse il ragazzo

“non scherzare, Nick! Per favore… devi riposare, ti hanno sparato, la pallottola ha quasi toccato il tuo cuore. Un centimetro in più ed ora saresti in paradiso

“chi ti ha detto che andrò in paradiso?” chiese il ragazzo sorridendo, Isabelle gli sorrise.

“papà ha già trovato un altro bodyguard” disse Isabelle

“da domani può andare via, sono io il tuo bodyguard” disse Nicholas

“ Nick” disse Isabelle “Perché non cambi lavoro? Non so, il giornalista, oppure il cantante, oppure ti apri un negozio…qualsiasi cosa purché sia un lavoro tranquillo e non un agente segreto che rischia ogni giorno la propria vita” continuò Isabelle

“Isabelle Jackson che si preoccupa per me? Sta sul serio accadendo questo?” chiese Nicholas ridendo

“si, è un’occasione più unica che rara, non fartela scappare” commentò Isabelle sorridendo

 

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

“beh.. quando ero lì…ero spaventata e quindi non…non ricordo” mentì la ragazza mordendosi le labbra.

Perché era diventata così una frana a mentire?

“con me puoi parlare, Isabelle, lo sai” la intimò Nicholas

“È complicato” sussurrò Isabelle

“Cosa è complicato? Stai comprendo un assassino e non capisco nemmeno il perché. Quell’uomo mi ha solo portato casini e tu questo lo sai!” disse freddo Nicholas scendendo dal letto e avvicinandosi ad Isabelle che intanto si era appoggiata al marmo della finestra.

 

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo ventisei. ***


Eccovi un nuovo capitolo.

A me piace tanto, è uno dei miei preferiti quindi non so voi cosa ne penserete asdfg :3

Grazie alle splendide ragazze che recensiscono sempre, vi amo♥




 

                                                                                                    Capitolo 26. 


 

 

 


 

Era mattina ed Isabelle era seduta sul salotto della sua camera dell’hotel mentre aspettava che il padre si degnasse di rispondere al cellulare.

Sbuffò, riprovando nuovamente a chiamarlo.

Nicholas si era svegliato due giorni prima ed Isabelle si sentiva un mostro a non dirgli la verità, ma in realtà lei proprio non ci riusciva.

Inoltre Taylor continuava a chiamarla per altre domande e lei rifiutava sempre la chiamata o diceva di essere occupata.

Nicholas, però, aveva bisogno di sapere la verità e solamente una persona sarebbe stata in grado di dirgliela.

“tesoro”

“papà, finalmente..è da mezz’ora che sto provando a chiamarti” disse la ragazza sbuffando passandosi una mano fra i capelli.

“lo so, scusami..ma ero occupato.. dimmi tutto” disse l’uomo.

“hai fatto quello che ti avevo detto di fare?” chiese Isabelle speranzosa alzandosi dal letto, incastrano il cellulare tra l’incavo del collo e la spalla mentre apriva l’armadio per prendere i vestiti che doveva indossare.

Il padre sospirò.

“Isa…mi stai chiedendo l’impossibile, non posso farlo, lo sai. È una cosa troppo rischiosa” ammise l’uomo sbuffando sonoramente.

“Per favore, papà..prenderai tutte le precauzioni possibili. Circonderemo l’ospedale di poliziotti” lo supplicò Isabelle

“perché? Perché vuoi farlo?” chiese il padre curioso

“Perché Nicholas deve parlare con quell’uomo.. ha bisogno di farlo, ha il diritto di farlo” disse Isabelle

“cosa mi stai nascondendo, Isabelle?” chiese il padre alla figlia.

“Nulla, a te non sto nascondendo nulla..ma nella vita tutti devono sapere la verità..poi starà loro scegliere.. per favore, papà. Se riuscirai a far incontrare Nick e quell’uomo, giuro che torno in America. Lo giuro” promise Isabelle

“torni in America?” chiese il padre incredulo.

“si” ammise la ragazza passandosi una mano fra i capelli.

“torni a vivere con me?” chiese il padre

Ad Isabelle venne quasi da ridere.

Loro non vivevano assieme, si vedevano si e no una volta ogni tre giorni quando era a casa.

“si. Lo prometto” disse Isabelle sospirando.

“vedrò cosa posso fare” disse l’uomo

“grazie, grazie, grazie papà. Ti voglio bene” disse la ragazza per poi chiudere la chiamata.

Chiuse la chiamata e posò il cellulare sul letto per poi correre in bagno a lavarsi. Doveva andare assolutamente da Nick.

Dopo aver fatto una lunga doccia si vestì e tornò in camera, prese il cellulare e notò che il padre le aveva appena inviato un messaggio.

‘Domani ore 12, sarà scortato da tre squadre. L’incontro dura un’ora e lo porteranno direttamente in ospedale, visto che Nicholas non può ancora uscire da lì. Ancora 3 giorni lì e poi torni in America. Buon rientro’

Sospirò leggendo una seconda volta il messaggio.

Ora bisognava solamente dire a Nicholas dell’incontro.

Prese un bel respiro e dopo aver preso la borsa uscì dalla stanza.

“Isa”

La nonna la chiamò, non appena la vide uscire dall’ascensore.

“tutto bene? Hai un viso molto pallido” constatò la donna

“si, tutto apposto..Ora però devo andare da Nick, ci sentiamo più tardi, d’accordo?” disse Isabelle

La nonna annuì e dopo averle lasciato un baciò sulla guancia, si allontanò.

Isabelle prese un taxi e arrivò in fretta in ospedale.

Salì al piano dove si trovava Nicholas e venne fermata da Clark, l’infermiere che si occupava di Nicholas.

“buongiorno Isabelle” disse  il ragazzo

“buongiorno, come va?” chiese Isabelle guardandolo

“tutto bene, ma per il tuo ragazzo non proprio, ti sta aspettando da stamattina, di solito arrivi prima e mi sta uccidendo con le sue paranoie” disse il ragazzo sorridendo

“non è il mio ragazzo” disse Isabelle ridendo

“si, certo. Vai va’!” commentò il ragazzo per poi entrare in una stanza.

Isabelle sorrise per poi entrare in camera di Nicholas.

“hai fatto tardi oggi” commentò Nicholas sorridendo

“si.. avevo degli impegni” ammise la ragazza chiudendosi la porta alle spalle.

“del tipo? Taylor? Vuole farti altre domande?” chiese Nicholas

Isabelle sbiancò. Come faceva a sapere di Taylor?

Chi cavolo gliel’aveva detto? E soprattutto perché?

“come lo fai a sapere?” chiese Isabelle

“guarda che io faccio ancora parte degli agenti segreti e mi informano di tutto quello che sta accadendo, soprattutto se il caso mi riguarda” disse Nicholas sistemandosi meglio sul letto e appoggiando la schiena alla testiera.

“oh” annuì Isabelle

“perché tu, invece, non rispondi alle loro domande?” chiese Nicholas osservandola attentamente, quasi a notare ogni sua più piccola reazione.

“perché…io sul serio non ricordo nulla” balbettò Isabelle passandosi una mano dietro al collo nervosamente.

“non farmi ridere. Tu, Isabelle Jackson, che noti anche i particolari più nascosti di una persona non ricordi cosa cazzo ti ha detto quell’uomo?” chiese Nicholas cominciando ad alterarsi.

“beh.. quando ero lì…ero spaventata e quindi non…non ricordo” mentì la ragazza mordendosi le labbra.

Perché era diventata così una frana a mentire?

“con me puoi parlare, Isabelle, lo sai” la intimò Nicholas

“È complicato” sussurrò Isabelle

“Cosa è complicato? Stai comprendo un assassino e non capisco nemmeno il perché. Quell’uomo mi ha solo portato casini e tu questo lo sai!” disse freddo Nicholas scendendo dal letto e avvicinandosi ad Isabelle che intanto si era appoggiata al marmo della finestra.

“Io non lo sto coprendo. Lui è in galera, ha avuto la punizione che merita” sussurrò Isabelle

“Allora perché non vuoi parlare? Smettila di fare la bambina, Isabelle” urlò Nicholas

Quelle parole le arrivarono dritte al cuore come una pugnalata.

Per lui era ancora e solamente una bambina.

Lei che si stava preoccupando per lui, per il suo passato, per come avrebbe reagito una volta saputo la verità e lui la considerava ancora una bambina.

Una stupida ed infantile bambina.

“Io ti odio, non hai ancora capito che non ho parlato con nessuno perché volevo difendere te? Quell’uomo mi ha detto delle…delle cose..assurde” cominciò Isabelle mordendosi così forte il labbro quasi da farlo sanguinare.

Non doveva assolutamente piangere.

“cosa ti ha detto?” chiese Nicholas avvicinandosi a lei.

“dovresti parlare con lui, Nick. È vicino a te più di quanto immagini” ammise la ragazza abbassando lo sguardo.

“cosa vuoi dire?” chiese Nicholas non capendo le parole della ragazza.

“ho chiesto a mio padre di farti avere un incontro con lui. Parlaci per favore, Nick.. io ho un peso enorme e non ce la faccio a dirti tutto quello che mi ha detto… anche perché sono sicura che c’è dell’altro” lo informò Isabelle

“Di cosa stai parlando, Isabelle? Cosa cazzo ti ha detto quell’uomo?” chiese Nicholas cominciando a perdere la pazienza

Perché stava urlando?

Odiava le persone che le urlavano contro e soprattutto urlava che fosse lui a farlo.

Perché non capiva? Perché non capiva che lei voleva solamente proteggerlo?

“domani verrà qui, visto che non puoi uscire, ho chiesto di far venire lui qui. Sarà scortato e avrai un incontro con lui. Ti fidi di me?” chiese Isabelle

“Perché questa domanda?” chiese Nicholas

“Rispondimi” sussurrò Isabelle

“..mi fido di te” ammise Nicholas e Isabelle tirò un sospiro di sollievo.

“allora parlaci. È davvero importante..poi capirai tutto.. Tu hai il diritto di sapere la verità, Nick. Non è giusto che io la sappia e tu no” ammise Isabelle mordendosi un labbro.

“cosa stai dicendo, Isabelle? Quale verità? Parla!” urlò Nicholas prendendole il braccio e costringendola a fissarlo..

Isabelle sobbalzò alle forti parole del ragazzo.

Le era sembrato di vedere suo padre, quando furioso le aveva lanciato quasi addosso quel bicchiere.

Aveva urlato così tanto che le era sembrato di rivedere l’uomo che l’aveva rapita in lui.

Quello era davvero suo padre. Avevano davvero lo stesso sangue. Si somigliavano.

Ecco da chi aveva preso il suo lato violento.

Ecco perché le faceva paura.

Isabelle si allontanò lentamente dal ragazzo, con occhi sbarrati per poi uscire correndo dalla stanza.

“Isabelle, dove vai? Vieni qui”  urlò Nicholas cominciando a seguirla, sforzando la ferita che ancora gli bruciava fortemente.

“Isabelle” disse Nicholas mentre ancora correva per il corridoio dell’ospedale seguendo Isabelle.

La ragazza entrò nel bagno delle donne, sedendosi sul pavimento con le ginocchia al petto e cominciando a singhiozzare violentemente.

Nicholas aprì la porta, fregandosene del fatto che quello fosse il bagno delle donne.

Si avvicinò al piccolo corpo della ragazza.

Cosa le stava succedendo? Perché era scappata?

“Isabelle” la chiamò avvicinandosi a lei e accarezzandole un braccio.

La ragazza lo allontanò di scatto.

“vai via, per favore” singhiozzò Isabelle

“cosa succede Isabelle?” chiese nuovamente il riccio cercando di avvicinarsi alla bionda, ma lei si scostò.

“p..perchè..ti.. comporti così? Parlami” disse Nicholas urlando

“non ..non urlare” sussurrò Isabelle mentre piangeva ancora.

“allora dimmi la verità”  urlò il ragazzo prendendole le braccia e facendola alzare ma Isabelle si allontanò da lui.

“n..non..toccarmi” sussurrò Isabelle piangendo ancora.

Nicholas la guardò.

Perché non voleva essere toccata? Quella non era la sua Isabelle. La sua Isabelle non era così. Non si allontanava da lui.

Adesso sembrava quasi che avesse paura di lui.

“hai..paura di me?” chiese Nicholas

Isabelle pianse ancora di più annuendo leggermente.

Nicholas rimase scioccato.

Non era possibile.

Era un incubo, cos’era successo?

“hei…sono..io…sono Nick” sussurrò il riccio avvicinandosi a lei e cercando di prendere il suo viso tra le mani ma Isabelle lo allontanò di nuovo.

“perché hai paura di me? Io sono..la tua guardia del corpo, Isabelle.. Non ti farei del male, mai! P..Perchè..mi dici questo? Perché ti allontani da me? Io sono Nick, io ti amo, Isabelle”

L’aveva detto di nuovo.

Le aveva detto di amarla di nuovo e lei, come una stupida e stronza, si allontanava da lui.

Isabelle si morse un labbro, non riusciva a pronunciare una parola.

Nemmeno una fottuta sillaba usciva dalla sua bocca.

Dov’era finita tutta la sua forza? Tutta la sua sicurezza? Cos’era diventata?

Vennero interrotti da Clark, che avendo sentito le urla entrò nel bagno per vedere cosa fosse successo.

“Nick.. ti ho detto che non devi alzarti, ma stare a riposo” disse l’uomo a Nicholas “ma..ma cosa sta succedendo?” continuò venendo Isabelle in lacrime e Nicholas scioccato.

“Isabelle stai bene? Forse…voi due..passate troppo tempo assieme…Nick, torniamo in stanza..Isabelle vuole stare un po’ da sola… vero, piccola?” chiese l’infermiere alla bionda che annuì leggermente.

I due uscirono lentamente dal bagno mentre Nicholas continuava a tenere gli occhi fissi su Isabelle.

Non sapeva cosa le stava succedendo, non sapeva perché si comportava così.

Nicholas le faceva paura, proprio come aveva fatto suo padre quando l’aveva rapita.

Ma lui non era suo padre, lui era Nicholas e non meritava di essere allontanato così bruscamente da Isabelle.

Non era colpa sua se la madre gli aveva mentito per tutti quegli anni e non era nemmeno colpa sua se aveva un padre assassino.

Nicholas non lo meritava.

Non meritava tanto dolore, ma soprattutto non meritava il suo rifiuto.

Aveva basato la sua vita su delle bugie e aveva cercato per troppo tempo qualcuno che fosse la sua ancora.

Isabelle voleva essere la sua ancora e soprattutto non doveva avere paura di lui.

Lui era Nicholas e non le avrebbe mai fatto del male.

Lui non era suo padre.

Lui non distruggeva le persone che amava.

Si alzò di scatto dal pavimento del bagno e corse fuori.

In corridoio c’era ancora Nicholas con l’infermiere che si dirigevano nella stanza del ragazzo.

Nicholas aveva lo sguardo basso e il viso pallido.

Isabelle corse verso di lui e lo abbracciò da dietro.

Nicholas riconobbe subito quell’abbraccio e si strinse a lei.

“mi…mi dispiace, Nick.. io..non..ho paura di te…sono..la tua ancora” sussurrò Isabelle con la voce ancora rotta dal pianto.

 

 

 

 

 

 

SPOILER.

“Ti sta provocando, Nick. Non cadere nella sua trappola. Sta mentendo” sussurrò Isabelle piangendo.

“vuole solamente che tu non ti arrabbi, Nick. Perché ha paura di quello che potresti fare, è lei che sta mentendo” sussurrò l’uomo tossendo.

Nicholas ringhiò esasperato nuovamente.

Mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazione del genere.

Strinse ancora di più la presa e l’uomo cominciò a tossire più fortemente, non riuscendo a respirare bene e cercando di prendere più aria possibile.

“Nick, per favore, fermati, hai detto che ti fidavi di me… beh allora fidati..io non ti sto mentendo […] Lui vuole solamente provocarti per dimostrarti che sei come lui, ma tu non sei come lui. Lo sai. Tu..non…non sei come lui.” Sussurrò Isabelle poggiando una mano sul braccio di Nicholas, proprio quello che stava soffocando Tom.

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Capitolo 27
*** Capitolo ventisette. ***


 Nuovo capitolo. Spero vi piaccia<3

Grazie alle splendide e meravigliose ragazze che recensiscono sempre, vi amo.

Se avete tempo da perdere e volete parlare con me sono su twitter: @_itsnickymine

<3




                                                                                              Capitolo 27.

 

 

 

 

 

Isabelle era nervosa.

Non faceva altro che torturarsi le mani e le labbra.

Era da un’ora che si trovava nel corridoio dell’ospedale.

Pochi minuti e l’uomo che aveva fatto soffrire Nicholas sarebbe arrivato.

Pochi minuti e Nicholas avrebbe saputo tutta la verità.

Si passò una mano attorno al collo.

Quella mattina non era entrata in camera di Nick, non aveva avuto il coraggio.

Dopo il casino accaduto il giorno precedente, dopo quell’abbraccio era andata via senza dire nulla e quella mattina non era riuscita ad abbassare quella fottuta maniglia.

Sospirò quando vide le porte dell’ascensore aprirsi.

Quattro poliziotti uscirono per primi, seguiti dall’uomo, che ormai Isabelle aveva ‘sognato’ per tutte le notte.

Indossava la divisa che avevano tutti i carcerati e aveva le mani legate in avanti, da un paio di manette.

Dietro di lui c’erano altri quattro poliziotti.

Inoltre dall’ascensore uscirono anche Taylor, Kevin e Joseph che si misero davanti ai quattro uomini e li accompagnarono verso la camera di Nicholas.

Il gruppo si avvicinò ad Isabelle che era seduta sulla sedia proprio di fronte la porta della stanza.

L’uomo notò subito la ragazza.

“ciao Isabelle.. è un piacere rivederti” disse l’uomo con uno strano sorrisetto stampato sul viso.

Che cazzo ci sorrideva?

“ha l’autorizzazione di parlare solamente con l’agente Jonas” lo richiamò Taylor ponendosi proprio davanti ad Isabelle, impedendo quindi all’uomo di poterla guardare.

“l’incontro dura un’ora e nella stanza ci saranno due poliziotti” continuò la donna

“io non parlo in presenza di altri uomini ma solo in presenza di Nicholas ……e  di Isabelle” ammise Tom

Isabelle sobbalzò.

Era uno stronzo, uno stronzo senza cuore.

“che cazzo dici? Qui siamo noi che imponiamo le regole, okay?” urlò la donna

“io non parlo se non con Nicholas ed Isabelle, assieme” ripeté l’uomo con più tenacia.

Era davvero assurdo come si sentisse potente nonostante fosse legato da un paio di manette e soprattutto fosse un carcerato.

Cosa sarebbe successo?

Nicholas doveva parlare con lui.

“okay, Taylor… ci vado… anche io.. non preoccuparti” disse Isabelle alzandosi dalla sedia su cui era seduta.

“tu sei pazza, Isabelle non posso.. tuo padre mi uccide” ammise Taylor

“Taylor, Nick deve parlare con lui… È importante, davvero” sussurrò Isabelle ormai con le lacrime agli occhi.

Taylor guardò l’uomo, poi Joe e poi Kevin.

“mezz’ora, non un minuto di più” disse Taylor aprendo la porta, spingendoci l’uomo dentro.

Isabelle entrò subito dopo dell’uomo, sotto lo sguardo di Nicholas.

“Isabelle vai fuori” le disse Nicholas

“lo vorrei tanto, Nick” ammise la ragazza guardando il padre di Nicholas.

“quando l’ho rapita l’avevo intuito, sai?” cominciò a dire l’uomo

“cosa avevi intuito?” Chiese Nicholas guardandolo per la prima volta in faccia.

“che tra di voi c’era del tenero” ammise Tom ridendo

“dì la verità a Nick, invece di dire cazzate, okay?” urlò Isabelle con tutto il coraggio e la forza che aveva.

L’uomo prese la sedia che si trovava davanti il letto di Nicholas e si sedette guardando Nicholas negli occhi.

Il ragazzo intanto si sistemò meglio nel letto, stringendo di più la pistola che aveva sotto le lenzuola mentre Isabelle si appoggiò al muro accanto alla porta preparandosi alle parole che avrebbe detto quell’uomo.

Avrebbe pianto ancora, lo sapeva.

“tu non ti ricordi di me, vero?”  chiese l’uomo a Nicholas

“certo che mi ricordo di te, hai reso la mia vita un inferno. Hai ucciso i miei genitori, il mio migliore amico, quasi non uccidevi anche lei” ammise Nicholas

“no… non ricordi proprio nulla di me” ammise l’uomo

Nicholas lo guardò stranito.

“io conoscevo tua madre..in realtà la amavo”

“che cazzo stai dicendo? Perché stai inventando queste cazzate?” urlò Nicholas

“Nick” parlò Isabelle “fallo finire, per favore” sussurrò Isabelle con viso sofferente

“ siamo stati insieme per molto tempo, ma quando scoprì che ero un assassino mafioso mi lasciò, nonostante portasse in grembo mio figlio” ammise l’uomo

Nicholas rimase fermo, bloccato, quasi non riuscendo a muoversi.

Doveva credergli?

Era la verità?

E quel presunto figlio era lui stesso?

“continua” disse Nicholas freddo

“scappò via da me, per anni l’ho cercata ma di lei nessuna traccia.. Quando l’ho trovata lei era sposata con un altro uomo e tu avevi sei anni..L’ho seguita per giorni, cercando di parlarle ed un giorno ci sono riuscito. Ma lei mi cacciò via e tu soprattutto mi dicesti di andare lontano da tua madre, che tuo padre era molto geloso… Così capii tutto.. Denise aveva detto a tutti che tu non eri mio figlio e soprattutto tu mi odiavi, senza nemmeno conoscermi. Ti dissi di essere tuo padre ma tu ovviamente non mi hai creduto ed hai continuato ad odiarmi”

“non è così… tu non sei mio padre… Lei non mi avrebbe mai mentito” disse Nicholas

Avevo un dolore al petto e gli occhi lucidi.

Un dolore più grande e forte di quello che aveva sentito quando l’avevano sparato.

“quando stavamo insieme io credevo che lei non mi avrebbe mai lasciato, eppure l’ha fatto” disse l’uomo

“perché li hai uccisi?” chiese Nicholas

“perché credevo che dopo tu avresti voluto stare con me. Ma mi sbagliavo anche riguardo questo” disse guardandosi le scarpe.

“tu…sei un mostro.. io..non ci credo… dici di amare mia madre, perché l’hai uccisa?” chiese Nick guardandolo attentamente.

“Io per colpa tua sono rimasto solo tutta la vita, e anche tu devi rimanere solo. Mi hai rifiutato, hai rifiutato me che sono il tuo vero padre ed hai preferito stare con tua madre, una bugiarda, e soprattutto con un uomo che era praticamente uno sconosciuto. Ecco perché ti perseguito da anni, Nicholas. Ecco perché ti ho reso la vita un inferno. Ecco perché ho distrutto tutto quello che avevi di più caro, ti ho portato via tutti… beh sfortunatamente tranne lei, ma sta tranquillo ho parecchie conoscenze. Non credere che rinchiudendomi in una stupida cellula i tuoi problemi siano finiti.” Disse l’uomo riferendosi ad Isabelle

Nicholas ringhiò furioso alzandosi dal letto e sbattendo contrò il muro l’uomo, prendendolo per il colletto della divisa che portava e facendo cadere la sedia.

“non ci riuscirai, e sai perché? Perché sarò io ad uccidere te per primo” disse Nicholas stringendo la presa

Isabelle sobbalzò, portandosi una mano al petto.

Il cuore le stava per uscire fuori a causa della velocità con cui batteva.

Odiava vedere Nicholas perdere le staffe e soprattutto odiava vederlo arrabbiato.

Non lo riconosceva. Non era il suo Nicholas.

Cominciò a respirare più velocemente, sotto ansia.

L’avrebbe ucciso davvero? Sarebbe diventato un assassino, come suo padre?

“mi ucciderai, certo. Può essere che andrà così, ma quando lo farai perderai anche lei. Sai perché? Guardala” gli consigliò l’uomo “guarda i suoi occhi. Lei ha paura di te e si allontanerà da te” continuò.

Nicholas si ricordò l’episodio della giornata precedente, quando Isabelle aveva avuto paura di lui.

Si voltò a guardarla.

Era ancora appoggiata al muro e lo fissava con occhi sbarrati, le sue mani tremavano e gli occhi erano lucidi.

Si voltò a fissare ‘suo padre’ mentre ancora stringeva la presa.

“ho ragione, eh?” chiese Tom sarcastico.

“io non sono come te. Ecco perché ti lascerò marcire in galera per il resto della tua vita. Non ti ucciderò, sarebbe troppo facile per te” disse Nicholas allentando la presa

Isabelle tirò un sospirò di sollievo quando vide la presa di Nicholas diminuire sul collo dell’uomo.

L’uomo strisciò sul muro, sedendosi a terra.

“io sono tuo padre, Nick. Siamo uguali. Anche io ho un lato buono, sai? Forse il tuo è più accentuato del mio. Ma oltre ad avere un lato buono hai anche tu un lato cattivo, proprio come me” sussurrò l’uomo.

“io non sono come te. Si, sei mio padre, è vero. I miei sospetti erano veri” ammise Nicholas

“sospetti?” chiese curioso l’uomo

“il marito di mia madre, la persona che fino ad oggi credevo essere mio padre è praticamente l’opposto di me. Non c’era una sola fottuta cosa che avessimo in comune, nulla” ammise Nicholas

“perché allora mi hai rifiutato?” chiese Tom guardandolo

“era un bambino” urlò Isabelle entrando nella conversazione

I due si voltarono a guardarla.

Isabelle aveva il viso bagnato dalle lacrime, il trucco le si era sciolto ed i capelli erano quasi arruffati.

“era un bambino” ripeté Isabelle “un bambino di dieci anni, non capisce un cazzo. Se solo avessi aspettato un po’, sarebbe stato tutto diverso. Nicholas non è come te…. Non è un assassino.. Non è come te” continuò la ragazza singhiozzando

“non è come me, okay ma mi somiglia su molti aspetti” disse l’uomo

Nicholas si passò una mano fra i capelli, cominciando a camminare avanti ed indietro per la stanza.

“non mi credi ancora, eh Nick? Sei proprio come me, ti fidi poco delle persone” disse Tom ridendo

“smettila” urlò il riccio

“vai sulla tomba di tua madre, scava, troverai una lettera. L’ha scritta tua madre, è la sua calligrafia. Sapeva che aveva le ore contate così ti ha scritto una lettera. Io l’ho letta e lì dice praticamente le stesse cose che ti ho detto io. Che io sono tuo padre e che tu sei uguale a me, anche lei lo notava, soprattutto lei.” Urlò l’uomo

“vaffanculo. Io non sono come te, smettila di ripeterlo” protestò il ragazzo

“vogliamo provare che sei come me? D’accordo. Però ricordati che l’hai voluto tu” disse l’uomo alzandosi dal posto dov’era seduto e avvicinandosi ad Isabelle, Nicholas si posiziono davanti a lui, coprendo Isabelle

“sta’ lontano da lei” disse Nicholas freddo e duro.

Tom sospirò per poi annuire e appoggiarsi al muro.

“ricordi i due uomini che avete incontrato in quell’area di servizio? Erano miei uomini e ho dato ordine io a loro di ferire Isabelle, di spararle” cominciò l’uomo

Nicholas sospirò, stringendo i pugni.

“io lo sapevo che eri tu, lo sapevo. E questo conferma ancora di più quanto tu sia un mostro. Non si tocca una donna” disse Nicholas cercando di stare calmo.

‘Doveva stare caldo’ continuava a ripetersi.

“ricordi, Lucas? Il mio uomo che lavorava da voi. Quello che vi ha tradito, portando Isabelle da me. Mhm? Ti ricordi?” chiese l’uomo

“si, ricordo” annuì Nicholas

“quando ha visto Isabelle ha perso letteralmente la testa per lei” cominciò Tom.

Isabelle ascoltò attentamente le parole dell’uomo.

Cosa stava dicendo? Cosa stava inventando?

“ ha perso la testa per lei, in fondo si sa, l’uomo è debole quando si tratta di belle ragazze, non si riesce a controllare” disse Tom ridendo sarcasticamente.

Nicholas si avvicinò a lui, sbattendolo nuovamente contro il muro e stringendo la sua mano attorno al suo collo, di nuovo.

Aveva capito cosa quel fottuto bastardo voleva dire.

Non era possibile. Isabelle glielo avrebbe detto se fosse successo qualcosa di così tanto brutto. No. Stava mentendo. Doveva per forza essere così.

Se fosse successo qualcosa di tanto grave, qualcuno glielo avrebbe detto.

“hai..hai…capito…vero..cosa voglio dire?” disse l’uomo molto lentamente, in quanto la stretta di Nicholas si faceva sempre più forte.

Isabelle sobbalzò, rimettendosi in piedi e cominciando a guardare Nicholas attentamente.

Quell’uomo era davvero un bastardo.

Isabelle aveva capito perfettamente cosa volesse fare, voleva provocare Nicholas per avere una sua reazione.

“così…ci…ha…fatto sesso, poco importa se lei urlava e piangeva, ma è riuscito nel suo intento” disse ancora.

Nicholas ringhiò furioso prendendo velocemente la pistola che aveva messo, come ogni agente segreto, nel pantalone, dietro la schiena.

“io ti ammazzo” sussurrò Nick

“No” urlò Isabelle avvicinandosi a loro.

Nicholas con una mano stringeva il collo dell’uomo con l’altra gli puntava la pistola contro.

Isabelle si avvicinò ancora di più a Nicholas.

“Ti sta provocando, Nick. Non cadere nella sua trappola. Sta mentendo” sussurrò Isabelle piangendo.

“vuole solamente che tu non ti arrabbi, Nick. Perché ha paura di quello che potresti fare, è lei che sta mentendo” sussurrò l’uomo tossendo.

Nicholas ringhiò esasperato nuovamente.

Mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazione del genere.

Strinse ancora di più la presa e l’uomo cominciò a tossire, non riuscendo a respirare bene, cercando di prendere più aria possibile.

“Nick, per favore, fermati, hai detto che ti fidavi di me… beh allora fidati..io non ti sto mentendo, nessuno mi ha toccata quando sono stata rapita, nessuno. Lui vuole solamente provocarti per dimostrarti che sei come lui, ma tu non sei come lui. Lo sai. Tu..non…non sei come lui.” Sussurrò Isabelle poggiando una mano sul braccio che stava soffocando Tom.

Taylor entrò nella stanza.

“la mezz’ora è passata, anzi…anche di più” disse per poi capire cosa stava succedendo. “che succede Nick?” chiese la donna avvicinandosi ai tre.

Nicholas sbuffò per poi lasciare la presa, Tom riscivolò di nuovo a terra esausto e riuscendo finalmente a respirare meglio mentre Isabelle abbracciò Nicholas.

“io..lo so..che non sei come lui, lo so” ammise la ragazza stringendosi a lui.

Nicholas le baciò la spalla.

“grazie, Isabelle” ammise il ragazzo.

“su, la mezz’ora è finita. Devi tornare in carcere, la tua cella ti aspetta” ripeté Taylor.

Due poliziotti entrarono nella stanza, aiutandolo ad alzarsi e portandolo fuori ma Nicholas li fermò.

“Aspetta” sussurrò avvicinandosi “Perché hai ucciso anche il mio migliore amico? Cosa c’entrava lui in tutto questo?” chiese ancora

“Te l’ho detto Nick, e te lo ripeto ancora. La tua vita sarà un inferno fin quando non sarò morto” disse l’uomo freddamente lanciando un’occhiata prima a Nicholas poi ad Isabelle che si stava passando una mano attorno al collo, esausta.

“portatelo via” disse Taylor schifata “non dargli retta, Nick. È tutto finito”

 

 





 

SPOILER.

 

“io verrò con te, ovviamente. Sono ancora il tuo bodyguard” disse il riccio guardandola attentamente.

Isabelle sbuffò.

“Sei stato sparato, non puoi riprendere già a lavorare. Devi riposarti, il medico ha detto che devi stare almeno un mese fuori servizio” protestò Isabelle

“il medico non mi conosce, sono stato sparato già altre volta, Isa.” Ammise Nicholas ormai stanco di quella conversazione.

“ma non sei andato in coma” disse Isabelle

Nicholas sbuffò sonoramente.

“ricordi quando siamo entrati in aereo? Ricordi cosa mi hai detto? Mi hai detto che il tuo posto…era con me, che tu andavi dove vado io…beh adesso sono io che te lo dico” ammise il ragazzo alzandosi e avvicinandosi a lei.

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Capitolo 28
*** Capitolo ventotto. ***


                                                                                               

Saaaalve... come state? io bene e spero che anche per voi sia così u.u

Coooooooooomunque molto probabilmente l'ultimo capitolo della ff sarà il numero 30.. quindi ci avviciniamo sempre di più alla fine, non so se ne farò di più o meno...beh..tocca a voi.. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre piacere, lo sapete<3

Un grandissimo bacio a tutte♥





                                                                                                  Capitolo 28.

 

 

 

Nicholas aveva appena indossato la sua giacca di pelle.

Finalmente il medico gli aveva dato il permesso di uscire da quel fottuto ospedale, non ne poteva più di stare lì dentro.

Non avrebbe potuto riprendere il suo lavoro, però almeno era felice di poter uscire.

Kevin entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

“ecco le chiavi” disse il ragazzo porgendole a Nicholas

“grazie” disse Nick sul punto di prenderle, ma Kevin le ritirò.

“forse è troppo presto per ricominciare a guidare” ammise il ragazzo passandosi una mano fra i capelli.

Nicholas sbuffò sonoramente.

“Kevin sto bene, posso guidare. E poi anche senza il tuo consenso sai che guiderei comunque, ho delle cose da fare” protestò Nicholas

“del tipo?” chiese curioso Kevin

“del tipo andare da Isabelle” ammise Nick

“come mai non è qui?” chiese Kevin.

“è presto, starà sicuramente dormendo ancora e poi lei non sa che io oggi esco dall’ospedale, quindi voglio farle una sorpresa” disse Nicholas sorridendo

“allora è una cosa seria, non credi di star correndo troppo? E poi è la figlia del presidente, Nick” sussurrò il ragazzo

“non lo so, Kev.. So solo che…voglio averla al mio fianco per il resto della mia vita” disse Nicholas

“e lei? La pensa come te?” chiese Kevin

“non lo so” ammise Nick

“cioè?” chiese Kevin

“io le ho detto…di amarla, ma..” Nicholas non finì la frase

“ma?” lo intimò Kevin

“ma lei non ha detto esplicitamente di amarmi” ammise Nicholas

“che vuol dire?” chiese il ragazzo guardando attentamente Nicholas.

“nulla..davvero…forse mi sto facendo solo film in testa” disse sarcastico Kevin

“parla, Nick” disse Kevin

“un momento mi sembra che lei voglia stare con me, il momento dopo mi sembra che lei abbia paura di me” ammise Nicholas passandosi una mano fra i ricci

“dovresti chiarire” gli consigliò Kevin

“come faccio a parlare con lei se ogni volta che mi sorride mi viene una strana sensazione e non capisco più un cazzo?” chiese Nicholas sorridendo

Kevin scoppiò a ridere per poi parlare “sei proprio cotto, sembri un dodicenne al primo bacio”

Nicholas rise.

“Ora devo andare da lei, hai detto che alloggia all’hotel Jackson, vero?” chiese Nicholas

“si..i proprietari sono i suoi nonni” lo informò Kevin

“sul serio?” chiese curioso Nick

“già” ammise Kevin

“a dopo” disse il riccio prendendo le chiavi per poi fargli un occhiolino ed uscire dalla stanza.

Una volta uscito da quell’edificio, ebbe una bellissima sensazione. Quasi come se quel peso che aveva sullo stomaco si fosse alleviato.

Gli ultimi tre giorni erano stati davvero assurdi.

Prima il litigio con Isabelle, poi la scoperta del suo vero padre.

Ancora non riusciva a credere a tutto questo.

Perché la madre gli aveva mentito? Perché non gli aveva detto la verità? E soprattutto Paul sapeva che Nicholas non era il suo vero figlio?

Nicholas sospirò per poi entrare in macchina e mettere in moto.

In quell’ultimo periodo non era più sicuro di niente.

Era confuso ed in testa aveva mille pensieri.

Non sapeva il motivo, ma da quando si era risvegliato dal coma il suo mondo girava attorno a lei, non riusciva a non pensare a lei, non riusciva a fare nulla perché una ragazzina bionda con un accento americano gli riempiva le giornate.

Era come un sole, rendeva tutto più bello, illuminava tutto.

Aveva illuminato la sua vita, nonostante le cose brutte che erano successe, Nicholas era felice di averla conosciuta.

Parcheggiò proprio di fronte l’hotel e dopo aver chiuso la macchina entrò nell’enorme edificio dirigendosi verso la reception.

Al bancone c’era una donna, doveva avere più o meno una cinquantina d’anni.

Nicholas si avvicinò alla donna che lo guardò curioso.

La donna lo squadrò attentamente, riconoscendo il ragazzo.

Isabelle gli aveva parlato così tanto di lui che ormai era come se lo conoscesse.

Prima che lui potesse parlare, la nonna di Isabelle prese parola.

“Sei Nicholas, vero?” chiese  la donna sorridendo

“Si” ammise il ragazzo squadrandola.

Come faceva a sapere il suo nome?

“Sei esattamente come lei ti ha descritto” ammise la donna riferendosi ovviamente ad Isabelle.

Nicholas capì subito per poi sorridere.

“vi ha parlato di me?” chiese curioso il ragazzo

“Si. Tanto. Comunque Isabelle è nella sala bianca, è da più di due ore che è lì, non la smette di suonare” disse la donna ridendo

“suonare?” chiese il riccio

Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Isabelle aveva ricominciato a suonare.

Isabelle, pianoforte, suonare.

“si, ha ricominciato a suonare la notte prima del tuo risveglio. E da quella notte suona sempre, i miei clienti si lamentano della musica e che hanno bisogno di dormire, ma come posso dirle di smettere? È così serena quando suona” disse la donna sorridendo

“voglio vederla, dov’è?” chiese Nicholas

“ti accompagno io” disse la donna.

Si diresse verso l’ascensore e ci entrò, seguita da Nicholas.

“sono davvero contenta che stai bene, Isabelle è stata davvero tanto male” ammise la donna premendo il tasto che portava all’ultimo piano.

“anche io sono contento” ammise Nicholas passandosi una mano fra i ricci e toccandosi la faccia che gli copriva la ferita.

“continuerai ad essere la sua guardia del corpo quando tonerà in America?” chiese la donna osservandolo

“torna in America?” chiese Nicholas

Isabelle tornava in America? Quando ? come e perché? Perché lui non ne sapeva nulla?

“non lo sapevi? è lo scambio con il padre” ammise la donna

“lo scambio? Di cosa state parlando? Non capisco” ammise Nicholas

“se il padre riusciva a farti avere l’incontro con quell’uomo, lei doveva tornare in America” lo informò

“cosa?” chiese Nicholas ancora non riuscendo a capire.

“beh..non è facile far uscire un carcerato e portarlo in un ospedale per fargli avere un incontro con la persona che ha sofferto tantissimo a causa sua” disse la nonna di Isabelle

“quando parte?” chiese Nicholas

“perché non lo chiedi a lei? Sono sicura che te lo dirà” ammise la donna proprio quando l’ascensore arrivò all’ultimo piano “si trova in quella stanza” concluse poi la donna indicandogli una porta

Nicholas annuì guardandola per poi uscire dall’ascensore.

Aspettò che la donna andasse via prima di avvicinarsi alla porta della stanza nella quale si trovava Isabelle.

Perché non gli aveva detto che doveva tornare in America? Perché  non gliene aveva nemmeno parlato?

Si avvicinò alla porta lentamente, sentendo la melodia di un pianoforte risuonare per la stanza e per il corridoio in cui si trovava.

Abbassò lentamente la maniglia cercando di fare il minimo rumore possibile.

Sorrise vedendo la sagoma della ragazza.

Il pianoforte si trovava vicino la grande vetrata della stanza che affacciava su tutta Sydney.

Isabelle era intenta a suonare e non si era nemmeno accorta della presenza di Nicholas, al contrario continuava a suonare.

Nicholas si avvicinò lentamente al pianoforte e si sedette sulla poltrona che era attaccata al muro.

Dopo essersi seduto, si mise a guardarla accompagnato dalla dolce melodia che stava suonando.

Avrebbe voluto rimanere così per sempre.

Non sapeva perché, ma si sentiva sereno, felice, libero.

Isabelle si fermò un secondo, staccando le mani dai tasti del pianoforte e legandosi i lunghi capelli biondi in una leggera coda, lasciando che alcune ciocche le ricadessero sul viso.

Riprese a suonare dolcemente.

Nicholas non seppe quanto tempo passò.

Un ora. Forse due o addirittura tre.

Il fatto è che non riusciva a dirle di smettere, non l’aveva mai vista così attenta ed applicata a qualcosa.

Era davvero meravigliosa.

Forse era la donna più meravigliosa e bella che avesse mai visto, e non solo da fuori ma soprattutto da dentro.

“sei..bravissima” si lasciò scappare Nicholas

Isabelle sobbalzò, fermandosi improvvisamente e voltandosi verso la poltrona su cui si era seduto Nicholas.

“c..che ci fai qui?” chiese Isabelle alzandosi dallo sgabello del pianoforte e avvicinandosi al ragazzo

“perché ti sei fermata?” chiese Nicholas

“dovresti essere in ospedale, Nicholas” ammise la ragazza fermandosi proprio di fronte a lui.

“mi fa davvero piacere che hai ricominciato a suonare” ammise Nicholas

“anche a me” ammise la ragazza sorridendo appena per poi voltarsi e cominciare a camminare avanti ed indietro.

“Isabelle” disse Nicholas

“si?” chiese la ragazza fermandosi a guardarlo

“da…quando..mi sono svegliato..io…ti sento strana…nei miei confronti..è..successo qualcosa? Forse…perché..ho detto qualcosa che..” cominciò Nicholas ma Isabelle lo interruppe

“no..Nick…tu..non hai fatto nulla..sono..io il problema” ammise la ragazza

“cosa vuoi dire?” chiese Nicholas confuso

“che… mi sento confusa.. non so..cosa fare” ammise Isabelle

“È vero che torni in America?” chiese il ragazzo

“Come cazzo fai a sapere sempre tutto?” chiese Isabelle ridendo

Nicholas rise assieme a lei.

“ho i miei informatori” mentì il riccio

“si, è vero…ho il volo stasera” ammise Isabelle nervosamente

“stasera?” chiese Nicholas

“si” disse Isabelle

“io verrò con te, ovviamente. Sono ancora il tuo bodyguard” disse il riccio guardandola attentamente.

Isabelle sbuffò.

“Sei stato sparato, non puoi riprendere già a lavorare. Devi riposarti, il medico ha detto che devi stare almeno un mese fuori servizio” protestò Isabelle

“il medico non mi conosce, sono stato sparato già altre volta, Isa.” Ammise Nicholas ormai stanco di quella conversazione.

“ma non sei andato in coma” disse Isabelle

Nicholas sbuffò sonoramente.

“ricordi quando siamo entrati in aereo? Ricordi cosa mi hai detto? Mi hai detto che il tuo posto…era con me, che tu andavi dove vado io…beh adesso sono io che te lo dico” ammise il ragazzo alzandosi e avvicinandosi a lei.

“io…ho paura, Nick… ricordi cosa ha detto? Che fin quando sarà vivo la tua vita sarà un inferno. Io ho paura per te, Nick. Non tornare ad essere un agente segreto, per favore. Non farlo” lo supplicò Isabelle

“Isabelle, io non ho paura di lui. Ho paura di quello che potrebbe fare a te, per questo voglio stare con te, per questo voglio continuare ad essere la tua guardia del corpo” disse Nicholas

“Nick, sei tu ad avere bisogno di una guardia del corpo, non io” constatò Isabelle

Nicholas rise.

“facciamo così, continui ad essere la mia guardia del corpo, ma con l’aiuto di qualche altro agente. Sai quanto odio i bodyguard, quindi è un’offerta che non puoi rifiutare” ammise Isabelle e Nicholas rise ancora

“io non ho bisogno di aiuti, sono Nick Jonas” disse il ragazzo

Isabelle sbuffò voltandosi e appoggiandosi alla vetrata che le mostrava tutta la città.

“facciamo che accetto..solamente se mi..baci e se continuerai a suonare qualcosa per me ogni giorno” ammise il riccio avvicinandosi alla ragazza

Isabelle si voltò sorridendo, trovandosi il viso di Nick a pochi centimetri dal suo.

“sei sempre lo stesso, eh Nicholas Jonas?” chiese la bionda

“perché dovrei cambiare?” chiese il ragazzo per poi attirarla a se e unire le loro labbra.

Isabelle si sentì, come ogni volta che Nicholas la baciava, giusta.

 

 

 

 

 

 

 


 

SPOILER.

“Perché? Vi creo problemi per caso?” provocò il riccio

“Si chiama privacy, non so se ne hai mai sentito parlare” ammise Jack

“si chiama anche prevenire ogni tipo di problema con stupidi ragazzini” ammise Nicholas

“mi stai provocando?” chiese Jack avvicinandosi al riccio

Isabelle si mise tra i due sbuffando.

“smettetela, okay?” disse la ragazza “Nick..per favore..ci lasci soli?” chiese poi la ragazza voltandosi verso il ragazzo e avvicinandosi a lui.

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Capitolo 29
*** Capitolo ventinove. ***


 

So cosa starete pensando in questo momento.

ma che fine hai fatto per tutta l'estate?

Beh, credetemi, lo sto chiedendo anche io al mio stupido cervello.

Sono successe tante di quelle cose, sia belle che brutte, che davvero mi hanno tenuta lontana da tutto e non ho avuto nemmeno un minuto per mettermi davanti al pc, o meglio, ogni volta che lo facevo guardavo per ore la pagina di word senza riuscire a scrivere nulla :/

Così oggi ho deciso di concludere la storia, nel miglior modo possibile e ho deciso di ricominciare tutto da capo.

Le grandi delusioni portano a questo, ti fanno crollare tutti i castelli che avevi costruito...ma poi uno capisce e si rialza anche se fa male, si rialza SEMPRE.

In realtà avevo pianificato molto tempo fa che questo capitolo, doveva essere diviso in due..ma non mi andava di farsi aspettare ancora...

Quindi godetevi quest'ultimo capitolo, spero vi piaccia e spero che continuerete a seguirmi se mai un giorno pubblicherò una nuova fan fiction.

GRAZIE A TUTTE QUANTE.

Sul serio grazie di tutto. Per avermi sostenuta sempre, per aver aspettato pazientemente ogni capitolo, grazie.





Capitolo 29

 

 

 

 

 

“finalmente posso riabbracciarti” ammise il padre stringendo a se Isabelle “mi sei mancata tanto” continuò

“papà..così mi strozzi” protestò Isabelle ridendo

Si staccarono ed il padre abbracciò Nicholas

“sono contento che ti sia ripreso, Nicholas” ammise poi mentre lo abbracciava

“anche io” disse Nicholas sorridendo

“beh…tutto sembra essere tornato alla normalità” commentò l’uomo sorridendo

“già” ammise Isabelle

“lui è Louis, la nuova guardia del corpo” presentò poi il padre.

Isabelle lo squadrò attentamente.

Era un uomo più o meno sulla trentina, vestito ovviamente con un completo scuro, un paio di auricolari messi alle orecchie e gli occhi da sole.

“piacere io sono Isabelle” disse Isabelle sorridendo all’uomo porgendogli la mano.

Louis gliela strinse, presentandosi e facendo lo stesso con Nick.

Stessero un po’ di tempo in salotto, seduti a parlare quando poi il padre dovette andare via a causa di una riunione.

“Isabelle, io sono qui già da un paio di giorni e..c’è un ragazzo…che viene qui ogni giorno chiedendo se sei tornata” la informò Louis mentre Isabelle si dirigeva verso la stanza accompagnata da Nicholas.

“chi è questo tizio?” chiese Nicholas senza lasciare ad Isabelle il tempo di parlare.

“non lo so…se non sbaglio..si chiama Jack” ammise l’uomo

Proprio in quel momento girarono l’angolo e si trovarono proprio di fronte la porta della stanza di Isabelle dove Jack era seduto sulle poltroncine, di fronte la porta.

“Jack” disse Isabelle stupita di trovarlo lì.

“che ci fa qui?” chiese Nicholas infastidito.

Il ragazzo sorrise alzandosi dalla poltrona e correndo verso Isabelle per poi abbracciarla fortemente.

Nicholas ebbe una stranissima e fortissima sensazione di fastidio.

Non voleva che qualcuno l’abbracciasse così, non voleva che fosse qualcun’altro ad abbracciarla.

Strinse i pugni, cercando di trattenersi.

Poi finalmente si allontanarono.

“cosa ci fai qui? Mi hanno detto che mi stai cercando da un po’, perché?” chiese Isabelle

Sbagliava o era proprio lui ad averla lasciata?

“possiamo parlare?” chiese Jack

“certo, andiamo in camera mia” ammise la ragazza aprendo la porta ed entrando nella stanza seguita da Jack.. e da Nicholas.

“Dobbiamo parlare con lui davanti?” chiese Jack infastidito

“Perché? Vi creo problemi per caso?” provocò il riccio

“Si chiama privacy, non so se ne hai mai sentito parlare” ammise Jack

“si chiama anche prevenire ogni tipo di problema con stupidi ragazzini” ammise Nicholas

“mi stai provocando?” chiese Jack avvicinandosi al riccio

Isabelle si mise tra i due sbuffando.

“smettetela, okay?” disse la ragazza “Nick..per favore..ci lasci soli?” chiese poi la ragazza voltandosi verso il ragazzo e avvicinandosi a lui.

Nicholas la guardò negli occhi.

“è tutto tranquillo, Nick.. Vuole solo parlarmi” continuò Isabelle supplicandolo

Il riccio annuì per poi uscire sbuffando, schiudendosi la porta alle spalle.

“allora? Cosa c’è?” chiese Isabelle passandosi una mano fra i capelli.

Aveva bisogno di un bagno rilassante e soprattutto di stare da sola.

“È successo qualcosa fra voi due?” chiese Jack guardandola

“fra noi due chi?” chiese Isabelle

“tu e la tua guardia del corpo” ammise Jack infastidito

“Cosa? No, perché me lo chiedi?” chiese Isabelle mentendo..

“Perché vi guardate in un modo strano. Lui è come se volesse saltarti addosso, tu invece ti sei giustificata e sbaglio o l’Isabelle che conosco io non tiene conto di niente e nessuno?” chiese il ragazzo guardandola

“Le persone cambiano. Ma adesso non credo che siamo qui per parlare di me o di Nick. Cosa vuoi, Jack?” chiese Isabelle

“Ti è così difficile capirlo? Secondo te perché sono qui?” chiese Jack guardandola

“mi volevi vedere?” chiese Isabelle

“mi manchi tanto, Isabelle. Ho fatto la cazzata più grande della mia vita, mi dispiace ma mi manchi.. Io ti amo e voglio tornare con te” sussurrò il ragazzo avvicinandosi a lei

“certo. Quindi tu credi che le persone siano dei giocattoli? Che li usi una volta, ma ti stanchi e li abbandoni poi  però per chissà quale motivo ti capita di ripensare a loro e quindi li rivuoi?” sbraitò Isabelle

“Sono stato uno stronzo, lo so. Lo so che mi odi, ma io ti amo” ammise Jack

“io non ti odio. E sai perché? Perché lasciandomi, mi hai aiutato a capire cosa voglio veramente” disse Isabelle

“e cosa vuoi veramente?” chiese Jack non capendo.

“non te. Mi dispiace ma io non ti amo più già da molto” sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.

“forse..non mi hai mai nemmeno amato” ammise il ragazzo

“forse è così.. Il fatto è che ho scoperto cosa vuol dire amare una persona davvero e mi dispiace dirlo…ma con te.. non lo era…Ti ho voluto molto bene, Jack e te ne voglio ancora, sei importante…ma non ti amo.” Continuò la ragazza

“è lui, vero?” chiese Jack riferendosi a Nick.

“non credo possa interessarti” disse la ragazza

Jack sospirò.

“posso almeno salutarti? Un’ultima volta?” chiese Jack.

Isabelle rimase perplessa per poi annuire.

Jack si avvicinò, abbracciandola per poi lasciarle un bacio sulla guancia.

Isabelle davvero non capiva il suo comportamento.

Proprio mentre le labbra di Jack si allontanarono dalla guancia della ragazza, Jack voltò il viso prendendo quello di Isabelle fra le mani per poi avvicinare le loro labbra e baciarla.

Isabelle si staccò subito, dando un sonoro schiaffo al ragazzo.

“ma sei impazzito?” urlò la ragazza

Jack si passò una mano sulla guancia dolorante.

Nicholas e Louis entrarono nella stanza, avendo sentito le urla di Isabelle.

“tutto okay?” chiese Nicholas squadrando Jack

“si. Jack stava andando via” disse Isabelle voltandosi per poi avviarsi verso il bagno.

Louis portò di forza Jack fuori, accompagnato da Isabelle.

“ti ha dato uno schiaffo?” chiese Nicholas a Jack, notando la sua mano ancora ferma sulla guancia.

Jack lo guardò in malo modo per poi andare via, senza rispondere.

Nicholas sospirò per poi entrare in camera di Isabelle.

Sentì il getto dell’acqua fuoriuscire, Isabelle stava facendo il bagno.

L’avrebbe aspettata in camera sua.

Si sedette sul letto, appoggiandosi alla testiera.

Ripensava ancora alla reazione che aveva avuto vedendo Jack abbracciare Isabelle.

Lui non era mai stato un tipo geloso, non capiva adesso quel suo comportamento.

Sbuffò passandosi una mano fra i capelli.

Dopo circa un’oretta, Isabelle uscì dal bagno.

Indossava un paio di shorts di jeans e un top colorato, era scalza ed inoltre i capelli erano ancora bagnati.

“ma quanto ci metti per farti un bagno?” chiese Nicholas

Isabelle sobbalzò.

“perché sei in camera mia?” chiese Isabelle mentre con un asciugamano cercava di asciugare i capelli.

Non aveva voglia di perdere tempo a lisciarli, così aveva deciso di asciugarli ricci.

“cosa voleva dirti quello?” chiese Nicholas ignorando la domanda della bionda.

“quello, si chiama Jack…e nulla, nulla di importante” ammise la ragazza sospirando

“perché gli hai dato uno schiaffo?” chiese Nicholas

“perché per una volta non tieni a freno la tua curiosità e ti fai gli affari tuoi?” chiese Isabelle ridendo poggiando l’asciugamano sul letto e voltandosi a guardarlo.

“curiosità. Voglio solo saperlo” sussurrò Nick

“sei geloso?” chiese Isabelle provocandolo per poi sorridere e attendere una sua risposta.

“chi? Io? Ma proprio no” protestò il riccio

“allora non capisco perché vuoi saperlo” ammise la ragazza

“ti va di andare a fare un giro? Però devi essere pronta tra massimo dieci minuti” la informò Nicholas

“è un appuntamento, agente Jonas?” chiese Isabelle

“si” ammise il riccio facendole un occhiolino per poi uscire dalla stanza.

 

 

 

 

 

 

Non sapeva perché ma era da quando Nicholas era uscito dalla sua stanza che non faceva altro che guardarsi allo specchio.

Aveva messo una matita blu, in perfetta armonia con i suoi occhi.

Un po’ di phard per colorare le guancia e un rossetto rosa.

Era ansiosa e non ne sapeva il motivo.

In genere si truccava poco, ma quella sera doveva essere perfetta.

Si passò una mano fra i capelli ricci ormai asciutti e dopo aver messo un po’ di lip gloss entrò nella cabina armadio in cerca delle sue ballerine blu.

Le indossò e prima di uscire dalla stanza, si diede un’ultima guardatina allo specchio.

Stava impazzendo. Doveva uscire o sarebbe rimasta ore davanti allo specchio a chiedersi se andava bene, se era abbastanza, se era come Nicholas volesse.

Uscì dalla stanza e trovò solamente Louis, il nuovo bodyguard, seduto sul divanetto.

“dov’è Nick?” chiese Isabelle guardandosi attorno.

“sta arrivando. È andato a parlare un secondo con il presidente” le disse Louis

“il presidente, mio padre?” chiese Isabelle

“certo” ammise l’uomo

“cosa doveva dirgli?” chiese la ragazza curiosa

“non lo so.. Ma mi ha detto che dovevi aspettarlo in limousine” continuò l’uomo

Isabelle annuì mordendosi le labbra.

Cosa doveva dire Nicholas a suo padre?

 

 

 

[..]

 

 

 

“io..sono…innamorato di vostra figlia, signor presidente.. ecco perché sono qui” ammise il riccio passandosi una mano fra i capelli

“Nicholas…sai che puoi chiamarmi Andrew” ammise l’uomo alzandosi dalla sedia, dietro la scrivania e avvicinandosi a Nicholas, che era seduto proprio di fronte a lui.

“sai? L’avevo capito…avete passato molto tempo assieme ed è normale innamorarsi quando si è giovani” cominciò l’uomo

“non è un capriccio, io la amo” lo interruppe Nick

“non sto dicendo che lo sia, sto solo dicendo che….”

Andrew sospirò prima di ricominciare a parlare “mi figlia…è una ragazza difficile…e..”

“lo so” lo interruppe Nicholas di nuovo “cercherò di renderla felice, se anche lei lo vorrà, ovviamente” continuò il riccio

L’uomo sorrise.

“sono sicuro che Isabelle non aspetta altro che tu che tu faccia qualcosa” ammise Andrew

“le ho detto che la amo..ma lei..non..non mi ha detto nulla” disse Nicholas guardandolo

“io le dico ogni giorno che le voglio un gran bene, ma non ci sono quasi mai con lei, a causa del mio lavoro. Quindi..potrebbe non credere alle tue parole, che non ti abbia ancora detto nulla non vuol dire che..lei non prova quello che provi tu.. Isabelle ha solo bisogno di qualcuno che..le dia la spinta giusta, che la faccia credere in se stessa e soprattutto…qualcuno che le sia sempre vicino” ammise l’uomo.

“sono io quel qualcuno” ammise Nicholas

“io sono più che contento che quel qualcuno sia tu. Ora devo andare e mi raccomando, non fate tardi stasera, ecco la chiave della tua nuova macchina che userete stasera, per la prima volta, da soli” disse l’uomo consegnandogli le chiavi

“da soli? E Louis? La scorta?” chiese Nicholas

“sono sicura che con te Isabelle è al sicuro” continuò l’uomo per poi sorridere e andare via, seguito da due uomini.

Nicholas sorrise per poi guardare le chiavi della macchina che il presidente gli aveva appena dato.

Sorrise ancora, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e dirigendosi verso l’uscita del palazzo.

Trovò la limousine, parcheggiata proprio fuori il portone della casa.

“hey, Isa, scendi” disse Nicholas aprendo la portiera dell’auto

Isabelle scese dall’auto, seguito da Louis.

“che sta succedendo? Non sto capendo nulla” ammise la bionda

“hey, Louis, hai la serata libera” ammise Nicholas sorridendo

“cosa?” chiese l’uomo

“Hai la serata libera” ripeté il riccio per poi prendere per mano Isabelle e avviarsi verso il retro della casa.

La macchina era parcheggiata lì.

“dove stiamo andando Nick? E perché Louis non viene? E la scorta?” chiese Isabelle

“stasera…sei solamente… mia” ammise il riccio aprendo la portiera dell’auto

Isabelle sorrise cercando di contenersi.

Non poteva essere sua per tutta la vita? Perché solamente quella sera?

Nicholas intimò alla ragazza di salire in auto ed Isabelle non se lo fece ripetere due volte.

Salì in auto, mettendo la cintura e guardando Nicholas mettere in moto l’auto.

“dove stiamo andando?” chiese Isabelle

“in un posto… non credo tu ci sia mai stata” ammise Nicholas cominciando a guidare.

“cosa dovevi dire a mio padre?” chiese Isabelle

Nicholas si voltò, guardandola.

“che c’è? Louis mi ha detto che eri da lui” ammise la ragazza ridendo

“cose tra uomini” disse il riccio sorridendo

Isabelle sbuffò sonoramente poggiando i piedi sul cruscotto dell’auto.

“hey…è la mia auto nuova” la richiamò il riccio

Isabelle sbuffò nuovamente, poggiando le gambe a terra.

Sorrise, le sembrava di essere tornata a mesi prima, quando assieme si dirigevano verso Sydney.

Si rilassò sul sedile dell’auto, sedendosi meglio per poi prendere un cappello New York dalla sua borsa, indossandolo.

“perché lo metti?” chiese il riccio

“non voglio essere riconosciuta” ammise la ragazza abbassando lo specchietto e aggiustandosi i capelli sotto il cappello.

“farti vedere con me potrebbe rovinare la tua reputazione?” chiese il riccio ridendo, seguita a ruota dalla bionda.

“già” commentò poi Isabelle. “allora? Mi dici dove andiamo e quanto ci vuole?”

Nicholas sbuffò.

“certo che sei davvero insopportabile”

“sono curiosa di sapere dove andiamo, ecco cosa sono”

“lo scoprirai” ammise il ragazzo continuando a guidare.

 

 

 

 

 

“non aprire ancora gli occhi” disse il riccio mentre spingeva Isabelle

“attenta, c’è uno scalino” continuò tenendola ancora per mano.

“mi sto innervosendo, agente Jonas” ammise Isabelle sbuffando

“un altro passo, poi un altro…e ancora un altro. Ecco siamo arrivati” continuò il riccio portandola

“posso aprire gli occhi?” chiese Isabelle

“non ancora” ammise Nicholas

Isabelle sbuffò ancora.

“certo che non hai proprio pazienza, eh” constatò Nicholas ridendo

“vorrei vedere te al mio posto” ammise la ragazza sbuffando.

“un ultimo sforzo, Isa” le disse il ragazzo camminando per ancora alcuni metri.

“ecco, qui. Siamo arrivati” ammise Nicholas

“posso aprire gli occhi?” chiese la ragazza

“solo se mi dici che ti fidi di me” le supplicò il ragazzo

“Nick.. sono venuta fin qui ad occhi chiusi, lasciandomi trasportare da te… Come potrei non fidarmi di te?” chiese la ragazza ridendo

“e …mi ami?” chiese il ragazzo tenendo ancora per mano Isabelle.

Alla domanda, Isabelle sussultò ed una lunga scossa le attraversò la schiena.

“p..perchè me lo chiedi?” chiese Isabelle.

“perché devo saperlo. Devo sapere se anche tu mi ami, devo sapere che anche tu hai una pazzesca voglia di vivermi, di stare con me tutto il tempo, di abbracciarmi, di baciarmi, di accarezzarmi, di proteggermi, di assicurarmi che stai bene.. Devo sapere se mi ami. Sto impazzendo a non saperlo… Credo che impazzirò di più quando mi dirai che non mi ami, ma me ne farò una ragione…” balbettò il ragazzo

“hey, hey.. chi ha detto che non ti amo?” chiese la ragazza ancora ad occhi chiusi mentre con la mano accarezzava il viso di Nicholas.

“io…ti amo… Nicholas Jonas, ti amo… E anche se ci ho messo un po’ per capirlo e mi fa davvero tanta paura… Io voglio stare con te perché amo guardarti mentre parli con i tuoi colleghi, amo il modo in cui sorridi, il modo in cui MI sorridi, amo i tuoi capelli, amo le tue mani quando mi sfiorano, amo le tue labbra quando mi baciano, amo il fatto che mi sei sempre vicino… e odio averti lontano, odio quando rimani fuori la mia stanza e non entri.. odio quando mi guardi e non mi baci e odio quan-”

Isabelle non riuscì a finire la frase che venne travolta dalle labbra del ragazzo in un bacio tanto passionale.

Amava quando la baciava così, senza preavviso, travolgendola con le sue labbra, facendola entrare in un mondo tutto loro.

“ti amo” disse ancora Isabelle per poi riprendere a baciarlo.

 

 

 

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