Scelte e Potere

di Sabu_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Scelte e Potere

Capitolo 1

 

 

 

 

 

La luna era alta in cielo e irradiava tutto ciò che i suoi raggi riflessi potevano toccare, nonostante alcune nuvole minacciose avanzavano da occidente. Brutto segno, dicevano le anziane del paese scuotendo il capo. Si stava avvicinando una tempesta impetuosa e probabilmente non avrebbe giovato ai raccolti già scarsi nella zona, promettendo una bella distruzione di quel poco che rimaneva.

I campi erano secchi e disastrati, come se fosse passato un tifone nei mesi passati: campi di grano letteralmente rasi al suolo, prati dall'erba secca, un pullulare di animali razziatori.

Del resto, ben pochi erano consci della ragione dell'enorme devastazione. Sì, ben pochi, che avevano pensato bene di raccogliere le loro cianfrusaglie e battere in ritirata di fronte a cotanto potere.

Poiché la disgrazia aveva un nome e un cognome, non di certo quello che solitamente attribuiscono i veggenti che controllano le condizioni del tempo. Era un nome impetuoso, seguito da un elenco fantasioso di nomignoli affibiati da chi la temeva.

Ma come avrebbe potuto difendersi una giovane fanciulla che viaggiava sola, attaccata da un gruppo di numerosi banditi armati e desiderosi di metter mano ai propri averi e non solo, se non richiamando qualche innocua Fireball e distruggendo casualmente una minima porzione dei terreni circostanti?

Ok, devo ammettere che mi ero fatta prendere un po' la mano.

- Tu... sei quella maga!- gridavano mentre le spade scivolavano dalle loro mani – Il terrore di ogni ladro! La famigerata sterminatrice di regni! Colei che sarebbe capace di divorare un drago... anzi no, di trasformarsi in un'orrenda creatura assetata di sangue!-

Vorreste forse dire che, dopo una simile offesa alla mia persona, io, l'unica e inimitabile Lina Inverse avrei dovuto lasciar correre?

Ovviamente, la zona circostante aveva subito la mia collera quanto l'avevano sicuramente ben saggiata quei bifolchi. Senza dimenticare un'ingente somma di denaro raccattata dalle loro borse e qualche ninnolo interessante, altrettanto ovvio risarcimento per aver disturbato il mio quieto vivere.

Sì, ho detto quieto, non fate quelle facce.

Dopodichè, conscia del piccolo danno da me creato mi sono rimessa in marcia spedita, cappuccio ben calato in testa, con l'unico desiderio di redimere i miei peccati con una saziante cena, un buon bagno caldo e un comodo letto in una locanda del paese vicino al luogo dei fatti.

Un giorno gli abitanti di queste catapecchie mi saranno riconoscenti. Potevano rischiare di dover affrontare alcuni ostici briganti! Non per me, ma è un'altra questione.

Dicevamo... ah si. La luna.

Quella maledetta aveva deciso di mostrarsi completamente proprio la notte in cui avrei preferito un'avvolgente oscurità. La sua luce bianca entrava dalla finestra della mia stanza, riempendola in quasi tutti gli angoli. Niente tende per una locanda che contava tre alloggi minuscoli e vitto discutibile per il mio palato raffinato.

Dopo le ultime vicende, avevo deciso di prendermi un periodo di pausa dalla vita di gruppo, promettendo a Gourry, Zellgadis e Amelia di rivederci entro un mese dalla mia partenza. Avevo fatto bene i miei calcoli, a circa metà mese l'astro si sarebbe oscurato come norma nel suo ciclo e sarebbe giunto il momento propizio per usare un certo incantesimo. Ma tra una scorribanda e l'altra, qualche combattimento noioso e il riposo necessario per recuperare le energie spese, il mio piano aveva incontrato la grazia di qualche dio burlone.

Ero seduta all'unica sedia disponibile in stanza, appoggiata a un tavolaccio con la grazia e la delicatezza che si confà a una signorina del mio rango, e fissavo il cielo.

Non importa, - pensai, puntando inconsciamente il dito contro la sfera luminosa – ho aspettato anche troppo. Tu e io faremo i conti, un giorno.”

Oh, se li avremmo fatti. Sarebbe bastato un incantesimo abbastanza potente da sferrargli addosso e vederla frantumarsi in polvere stellare, con sommo rammarico dell'Associazione dei Maghi che ne trae energia.

Non so se rendo l'idea, ma il delirio provocato dal mio stomaco insoddisfatto stava dando i suoi frutti. La cena a base di misero stufato in porzioni limitate non aveva sicuramente giovato al mio stato fisico e tanto meno a quello psicologico. Forse alla mia linea, ma non è un argomento interessante di cui parlare.

Mi alzai e, dopo un'attenta osservazione dello spazio circostante e una bella ripulita ai vestiti, mi diressi verso quello che i più osavano chiamare letto. Vorrei descrivervelo per dimostrarvi che non ero né l'ultima né la prima degli schizzinosi: la struttura di legno era scheggiata e storta in diversi punti, le lenzuola sicuramente non avevano l'aria di essere delle più pulite e potevo sentire indistintamente il richiamo addolorato del cuscino che chiedeva pietà, con diversi rattoppi e qualche piuma che curiosava al suo esterno.

Era fuori discussione interrogarsi sui precedenti ospiti del giaciglio, quanto il dormire in biancheria intima. Detestavo profondamente dover usare gli stessi abiti da viaggio anche per la più dolce delle concessioni divine, ma avrei detestato di più il dover stare a contatto con quel genere di... insomma, chiamatelo come volete.

Avrei potuto puntualizzare su tantissimi aspetti del servizio, ma il tempo stringeva e non volevo rimandare ancora, senza contare che avrei così allungato il mio viaggio in solitaria facendo preoccupare uno zuccone ansioso, una chimera lamentosa e una principessa irrequieta.

Dopo essermi tolta gli stivali e aver constatato la sostanza del letto, mi buttai infine sul il materasso senza la grazia di delicata fanciulla citata poco fa. Non era decisamente il caso di rispettare la mobiglia altrui quando questa non rispettava né te né il tuo senso di pulizia.

E il tuo senso estetico, non dimentichiamolo.

Fortunatamente, almeno il capo del letto si trovava in un angolo di ombra, dove la luce lunare non aveva ancora dato una sbirciata. Potevo godere di un po' di oscurità almeno per la zona del capo, cosa piuttosto essenziale per ciò che mi apprestavo a fare.

Non avevo ancora rimosso i miei amplificatori magici dalla veste e dai polsi, poiché mi sarebbero serviti per compiere l'incantesimo. Teoricamente sarebbe bastata una notevole quantità di energia oscura per richiamarlo, ma ci sarebbe voluto decisamente più tempo che a castare un Dragon Slave e vedere i prodigi che poteva compiere.

Prodigi, sì.

Così decisi di servirmi dei Demon's Blood per velocizzare il processo. Certo è che richiamare il potere dei grandi Signori dei demoni con dei talismani di arcana fattura non è mai cosa buona e giusta. E' piuttosto un atto di ragione e coraggio, cose che a me modestamente non mancano.

Era altrettanto sicuro che, senza un'amplificazione degna e il loro potere occulto, il mio incantesimo non avrebbe potuto aver luogo o effetto assicurato. Non che fossi comunque certa del risultato, ma avevo una buona percentuale di riuscita.

Posizionandomi alla meno peggio su quel surrogato di materasso, gambe e braccia larghe quanto bastava, osservai per l'ultima volta il soffitto prima di chiudere gli occhi. In quel momento il buio era più che necessario e potevo crearlo solo in quel modo, visto che qualche simpaticona aveva deciso di fare la sua comparsa proprio quella notte.

Non ammetterò mai di aver sbagliato un calcolo così sciocco.

Controllai il respiro e svuotai completamente la mente, nessun pensiero disturbatore doveva permettersi di ostacolare la mia concentrazione.

- Invoco la fonte di tutti i poteri. Che la Madre Terra abbia cura del mio essere materiale e che il mio spirito sia in grazia agli spiriti acquatici. Che il vento cosmico mi indichi la via e il fuoco eterno mi doni la forza di affrontare le avversità future.-

Un sussulto improvviso prese vita nel mio petto e una scarica di energia mi pervase dalla testa ai piedi. Sentivo indistintamente un terribile dolore alla nuca, con un conseguente brivido caldo lungo la spina dorsale. I miei arti tremarono, alcune fitte percorsero anche quelli.

Decisamente i sintomi che desideravo.

Aprii lentamente le palpebre e tutto ciò che vidi fu il soffitto della stessa camera, patinato però di una sottile nebbia biancastra. Pareva decisamente più vicino al mio naso di quanto lo era prima. Sicuramente mi trovavo a un paio di metri da terra, spiegazione più che logica.

Mi volsi verso il basso e osservai con un ghigno trionfante la scena: il mio corpo era avvolto da una lieve barriera energetica di colore azzurro, alcuni frammenti di energia danzavano nell'aria tutt'attorno, la posizione era rimasta la stessa che avevo assunto prima di pronunciare la formula. Anche il letto, nella sua diversa magnificenza, non aveva subito variazioni di nota.

Cosa? Vi state davvero chiedendo cosa stesse succedendo? Prendete appunti, Lina Inverse sarà per voi un'insegnante molto ligia al dovere: avevo semplicemente separato il mio spirito dal corpo attraverso un rito di richiamo al piano astrale. In sostanza, osservavo la scena attraverso il mio corpo spirituale, legata al corpo materiale attraverso un sottile ma forte filo di energia che ne creava un legame diretto. Per i meno esperti, risulterebbe molto difficile separare l'anima dalla carne, poiché quest'ultima manifesta una notevole attrazione per lo spirito, inoltre a distaccarsi completamente rischierebbero di spezzare quel legame. Il resto lo lascio alla vostra immaginazione.

Ovviamente l'energia che circondava il mio corpo era visibile solo da un mago esperto e da me stessa, diversamente chiunque fosse entrato nella stanza avrebbe ammirato l'affascinante ragazza quale sono immersa in un sonno profondo.

La lezione è finita, ma non provateci a casa se non siete sicuri della vostra abilità!

Qualsiasi cosa mi fosse successa da quel momento in avanti, avrei potuto tornare al mio vero corpo in caso avessi percepito un imminente pericolo. O meglio, svolazzare nel circondariato e spaventare qualche nonnetta non era propriamente nel mio stile, specie se non ero in grado di lanciare qualche sonora sfera infuocata, e dato che non era quello il mio intento dovevo assolutamente prestare attenzione a qualsiasi intenzione malvagia riuscivo a captare.

Non sapevo quanto avrei dovuto trattenermi sotto quella forma né se qualcosa avrebbe impedito il mio ritorno.

O qualcuno.

Non ebbi però il tempo di interrogarmi su cosa sarebbe successo in seguito a un attacco, anche se avevo a lungo pensato alle possibili conseguenze. Sentii indistintamente uno strappo al ventre.

D'istinto mi portai le mani nella zona di dolore, pur non potendo fare alcunché dato che non ero altro lo spirito di me stessa, quindi portai lo sguardo al mio corpo.

Nessun segno di ferita o strana macchia di sangue faceva capolino dai miei vestiti. Il mio viso era rilassato quanto il resto delle membra, solo i talismani demoniaci continuavano a pulsare d'un colore cremisi. Probabilmente si era manifestata un'interferenza tra il piano reale e quello astrale, cosa da non escludere considerando l'enorme dispendio energetico a cui ero sottoposta.

La zona del ventre, però, continuava a pulsare e ciò accadeva alla mia forma spirituale. La sensazione era simile a una forte mano che ti strattona per buttarti a terra.

Grandioso, qualcuno vuole giocare a guardie e ladri?

D'un tratto, sentii sbattere la finestra della camera. Sussultai e gli occhi corsero in sua direzione: un forte vento era riuscito a penetrare la stanza, oltrepassando il misero scudo creato dal vetro sottile montato su una struttura instabile. Come minimo avrei dovuto chiedere i danni di eventuali malanni.

Il vento però non investì il mio corpo fisico, bensì quello astrale. - Dannazione...!- ebbi il tempo di pronunciare con una voce non udibile ai di fuori di quella condizione, che una nube nera avvolse il mio campo visivo, ricreando attorno al mio corpo astrale una sterminata oscurità. Non ero ancora in grado di decretare di quale materia fosse composta, ma esercitava sul mio essere una spaventosa stretta pari alla morsa di una corrente marina.

Pensa, Lina. Pensa. Non può essere andato qualcosa storto.” e tempo per pensare ne spesi parecchio, visto che il nero mi avvolgeva come una ventosa insidiosa. L'unica soluzione era far fluire l'agitazione e sostituirla con un'assoluta concentrazione, cosa che solitamente mi riesce bene quando non mi trovo nella bocca di un enorme demone nero. Chiunque abbia intenzione di fare dello humor su quanto ho appena detto, si ricordi che ho ben presente il suo volto.

Lentamente rilasciai la preoccupazione delle conseguenze che poteva avere la situazione sul mio corpo fisico e tentai, seppur con difficoltà, a non pensare a chi o cosa mi stava avvolgendo.

Non ci volle molto, in effetti: la stretta si allentò gradualmente e rilasciò il mio spirito, permettendomi di fluttuare liberamente in quel grande buio. Non avevo ricevuto danni spirituali e il corpo che avevo lasciato solo nella stanza mi inviava pulsazioni regolari, il tutto mi fece tirare un sospiro di sollievo.

Ipoteticamente parlando, ovviamente.

Ero piuttosto sicura che fosse il luogo da me tanto desiderato.

Dovevo solo attendere e credevo bene che il fautore di tanta oscurità opprimente non avesse intenzione di evitare il nostro incontro.

Mi ero preparata per diverso tempo, avevo pianificato il discorsetto da recitare e lo conoscevo a memoria, ma ero altrettanto pronta a deviazioni del caso. Ringrazierò sempre Madre Natura per avermi fornito una parlantina invidiabile e uno spiccato senso di cognizione, nonostante la maggior parte degli altri comuni mortali non riesca a comprendere l'importanza del mio dono.

Per mia fortuna, quella creatura aveva avuto il buon gusto di creare una via illuminata di pallida luce, così tenue da esser difficilmente visibile a occhio nudo. Essendo sotto forma di spirito, non avevo quel genere di problemi.

Fino a quel momento ero rimasta rannicchiata a mezz'aria avvolta nel mio scudo energetico, quindi provai a comportarmi normalmente poggiando i piedi per terra o quel che sembrava il sentiero indicato dalle luci. Pur essendo gli unici punti illuminati nei dintorni, parevano poggiare su una qualche sostanza mediamente solida, cosa che volli verificare di persona seguendo il cammino.

Effettivamente percepivo qualcosa di non meglio identificato, come se camminassi su un tappeto di gomma morbida. Anche uno spirito ha il piacere di avere i cinque sensi attivi, anche se alcuni di quelli funzionano solamente se a contatto con materia e esseri del piano astrale.

Proseguii senza prestare attenzione al tempo che scorreva. In quei luoghi il tempo si poteva dire congelato o addirittura assente, eterno. Potevo aver camminato per pochissimi secondi terreni, come per cento anni se fossi entrata in una deformazione spazio-temporale.

Giunsi infine al termine del sentiero illuminato. Letteralmente: oltre a non esserci più alcuna illuminazione di sorta, ero andata nuovamente incontro a un infinito buio. Non c'erano strade secondarie né altra apparente possibilità di perdersi, inoltre voltandomi indietro potevo osservare il resto del sentiero che avevo percorso. Nulla era mutato nel mio passato cammino, dunque qualcosa sicuramente attendeva la mia presente fermata.

Non ho tempo da perdere con queste sceneggiate da poppanti.” pensai incrociando le braccia e osservando il diversamente interessante paesaggio che mi si protraeva dinnanzi. Chiunque avesse creato quel santuario nemico della luce, aveva sicuramente caro il proprio borsello rispetto ai fornitori di olio per lampade da camera. Come se non bastasse, il mio stesso sarcasmo non mi aiutava ad ammazzare il tempo, o quel che ne rimaneva.

- Non essere così severa, Inverse. Presto avrai le tue risposte.-

Eh si, anche con un corpo spirituale potevo percepire un tremendo sobbalzo al cuore.

Qualcuno mi stava osservando.

Quel qualcuno sapeva benissimo che ero lì.

Sfido, era casa sua e poteva muovere ogni elemento a suo favore, non ero altro che un'ospite autoinvitato a una festa che poteva diventare la mia.

Ma soprattutto, quel qualcuno aveva anche il peculiare potere di leggere i miei pensieri.

La cosa poteva risultare molto imbarazzante, considerando che stavo per sfoggiare qualche sgradito insulto in direzione delle più alte cariche demoniache e chissà, magari anche contro qualcuno di più alto.

Una luce si accese davanti a me, squarciando l'oscurità con un cono luminoso di dimensioni ridotte.

Una figura femminile sorse dall'ombra e si fermò esattamente tra il taglio di luce e quello di buio. Non potevo scorgere il suo volto dalla mia posizione, ma anche avessi potuto non avrei potuto.

- Speravo non fossi così esibizionista, ma ammetto che l'atmosfera ti si addice. - dissi a gran voce in sua direzione, inviandole un sorriso beffardo. Avevo appena pronunciato un'ovvietà nell'ovvio, anzi potevo proprio risparmiarmela, ma la mia persona mi impone prima di tutto la fedeltà a me stessa.

- Hai buon gusto, Inverse. - disse in un filo di voce, ma udibile con un sibilo alle mie orecchie. - Il tuo viaggio ha avuto buon esito.-

Alzò la mano in mia direzione, il polso ingioiellato di cerchi d'un materiale a me sconosciuto, il palmo verso l'alto e le dita protese.

- Vieni, - mi invitò, un sorriso si dipinse su quelle labbra perfette – risponderò a tutte le tue domande.-

 

 

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Capitolo 2
*** 2 ***


Scelte e Potere

Capitolo 2

 

 

 

 

 

Lo spazio circostante pulsava, come se qualcuno stesse percuotendo un tamburo a ritmo sostenuto con pause regolari. L'oscurità non era solo più una visione opprimente, ma era diventata percettibile a livello fisico o come preferite chiamarlo. Non voglio badare a questi inutili particolari, ricordate la situazione precedente, vero?

La mia condizione di spirito, come già spiegato, mi permetteva comunque di percepire ogni senso e non ero certo immune a quelle pulsazioni, che via via trasformavano la visione in sensazione.

In un luogo in cui regnava anche un profondo silenzio, l'atmosfera creatasi improvvisamente regalava un certo pathos, cosa che avrei preferito evitare visto che non ero in grado di usare i miei poteri. Suonerà strano, ma proprio perchè ero in quel posto che non mi era concesso ricorrere alla magia.

Essere momentaneamente lo spettro di me stessa non era cosa semplice. Se mi fossi trovata su un altro genere di piano astrale avrei potuto tranquillamente lanciare onde di energia verso chiunque avesse manifestato intenzioni maligne nei miei confronti. Sfortunatamente avevo a disposizione solo una barriera magica e il filo conduttore al mio corpo fisico.

Perchè, perchè non sono in grado di tenermi fuori dai pericoli? Forse fa parte di una deformazione professionale.

Stava di fatto che il pulsare stava prendendo il sopravvento anche sul mio spirito stesso. Io e lei, in uno spazio tutt'altro che sicuro, e un'irritante formicolio che percorreva il mio scudo energetico. Situazione piuttosto stressante e che andava a consumare velocemente la mia energia: nel momento in cui si fosse esaurita, avrei dovuto abbandonare il piano astrale e tornare a terra, come se non fosse già abbastanza stancante giacere su quella cosa in quella locanda.

La figura avanzò di un passo in mia direzione, continuando a sorridere. - Calma il tuo cuore. Ti renderai conto che non è necessario essermi ostile.-

Calmarmi? Dei, quando si parla di essere di fronte a un essere della sua importanza, è poco ma sicuro che un misero essere umano si sarebbe messo a piangere dalla disperazione o almeno chiedersi chi gliel'aveva fatto fare.

Curioso, anche io mi chiedevo chi me l'aveva fatto fare. Taglierò corto rispondendo che era necessario, qualunque domanda mi porrete verrà bellamente ignorata. Avvisati.

La figura allargò le braccia e rivolse i palmi delle mani verso l'alto, scuotendo il capo, e infine alzandolo ancora per affrontare il mio sguardo. O meglio, quella che doveva combattere in uno scontro di occhiate ero io, tutto meno che certa della sua innocenza.

- Se lo farai, non consumerai inutilmente le preziose energie che ti hanno portata qui.-

Effettivamente non aveva tutti i torti: mi ero preparata psicologicamente a quel viaggio per molti mesi addietro, accumulando grandi quantità di energia nei miei talismani protettori durante i viaggi in compagnia dei miei amici, ovviamente il tutto a loro insaputa. Sprecare quegli sforzi equivaleva come minimo ad aver reso vane tutte le volte che non avevo partecipato alle sagre di paese, alle quali erano invece molto interessati loro. Avevo dovuto accontentarmi dei soliti cinque pasti giornalieri, per un totale di dieci portate ciascuno, senza quei succulenti extra delle bancarelle.

Ammetto che non era né il caso né il luogo per rammaricarsi di una simile perdita, ma il solo pensiero mi fece realmente decidere di svuotare la mente da pensieri ostili.

Con l'annullamento di questi ultimi, lentamente cessò anche la pulsazione e il suono da essa provocato. Magnifico, tutta quella sensazione era dovuta dal mio battito cardiaco che rimbombava in tutto il mio essere spirituale. Grandioso, davvero: Lina Inverse che si crea un'illusione e se la cancella da sola, prendendo in giro sé stessa e credendosi la più forte e calma delle creature dinnanzi a lei.

A volte sono capace di azioni che perfino io stessa ignoro.

Mi passai distrattamente una mano tra i fluttuanti capelli, cercando di ritrovare il contegno perduto. Osservai lo spazio circostante notando quanto fosse sempre lo stesso noioso nero, di certo non speravo di veder comparire interessanti costruzioni dell'epoca della Grande Guerra o qualcosa di simile.

Alzai infine lo sguardo verso la figura, che ora pareva ancor più vicina di quanto non fosse prima. Sì, diciamo un paio di metri, sufficienti per farmi venire un altro colpo al cuore. Ah, quanto amo queste situazioni, le anziane sagge dicono spesso che qualche buon spavento aiuta lo spirito a fortificarsi, una sorta di elisir di lunga vita. Poi inaspettatamente cambiano idea, quando qualche simpatico demone fa la sua comparsa nel cuore della notte. Decisamente coerenti.

Ma mi ero promessa seduta stante di non perdere altro tempo. Non si trattava di affrontare una stancante battaglia, ma porre delle domande e ricevere risposte, proprio quel che l'essere aveva promesso poco prima. Quindi tenetti a bada i sentimenti di oppressione e paura che albergavano un po' in tutto il mio spirito, facendoli tacere con una forte determinazione.

- E' saggio da parte tua darmi ascolto. - ah ah, come se avessi avuto scelta – La mia unica richiesta è di accomodarti e pormi le tue questioni. Il resto spetterà a me, come pattuito.-

Prima di tutto, quando eravamo scese a tali patti? Secondo ma non meno importante, dove avrei dovuto accomodarmi?

La prima domanda si risolveva con una semplice intuizione: richiamando quell'enorme quantità di energia oscura per tutto l'arco di tempo precedente e pronunciando il conseguente incantesimo, era più che probabile che avesse percepito il mio intento. Fortuna voleva che mi aveva accolta e pareva volermi esaudire.

La seconda domanda non fece tardare la sua risposta: mi guardai attorno piuttosto perplessa, con uno sguardo che si potrebbe tradurre in “ti stai maledettamente prendendo gioco di me?”, e improvvisamente sorsero dal buio un paio di poltrone finemente decorate. Bè, diciamo pure che erano comparse improvvisamente senza nessun effetto speciale degno di nota, come una transazione da quello che potevo chiamare pavimento o una nuvola di fumo che le avrebbe fatte comparire.

Tornai con lo sguardo alla mia interlocutrice, per trovare al suo posto il vuoto. Cercate di capire, quei famosi colpi al cuore non erano previsti nel contratto e vedere il nulla dentro al nulla suonava abbastanza ridicolo, ma dovevo aspettarmi anche questo.

Portai nuovamente l'attenzione alle due poltrone, di cui potevo ammirare una lavorazione certosina e una certa qualità estetica. La scena era illuminata dal solito cono di luce giallastra, che irradiava anche la stessa figura comodamente adagiata su uno dei due posti, le gambe accavallate, un gomito appoggiato al bracciolo e la mano a sorreggerle il mento.

Prendere nota: smettere di organizzare meeting con esseri megalomani e narcisisti.

Sospirai e mi diressi al secondo posto, posizionandomi proprio di fronte a lei. Istintivamente avrei voluto assumere il suo stesso cipiglio agiato, ma una conversazione specchio era l'ultima delle chiccherie che volevo concedermi.

Trassi un profondo respiro, abbassando lo sguardo verso il terreno inondato di luce e sfregando le mani tra loro nervosamente. - Dunque, immagino che saprai già cosa ho intenzione di chiederti. - dissi continuando a osservare l'interessantissima assenza di cura dei dettagli del pavimento.

- Sì.- ammise la figura, prendendosi una lunga pausa in cui trovò il tempo di sistemarsi i gioielli che le decoravano i polsi. - Conosco ogni tuo pensiero, ma non sarebbe interessante risponderti esclusivamente perchè ho percepito i tuoi dubbi.- e terminato di dire questo, si sporse in mia direzione, dipingendo quelle dannatissime labbra con l'ennesimo sorriso malizioso – Dimostrerò buona creanza permettendoti di pormi le tue domande a voce.-

Oh, grazie tante, Miss “lo so già ma voglio divertirmi lo stesso”.

Alzai volontariamente un sopracciglio per denotare una certa incredulità di fronte a tali parole, ma preferii ricompormi subito. Non era il caso, non era il luogo, non con lei. Queste parole continuavano a ronzarmi nella mente per porre un limite fermo al mio carattere (che diciamocelo, non ha nulla di così sconveniente, sono una povera incompresa). In altri casi, avrei reagito secondo il galateo che più mi si confaceva: una bella frecciatina sorniona, magari seguita da qualche vera freccia infuocata a simboleggiare il ringraziamento per cotanto interesse verso la mia persona.

La domanda con cui volevo iniziare un lungo discorso era piuttosto semplice, anche se il freno maggiore era rappresentato dalle ipotesi che erano scaturite da quando inizia il mio percorso magico. O meglio, da quando fui consapevole che tutto ciò che mi accadeva era tutt'altro che normale.

Allargai le ginocchia e ci poggiai i gomiti, mentre le mani chiuse a pugno sorreggevano la mia fronte. Scossi più volte il capo, facendo dondolare diverse ciocche davanti agli occhi. Sapeva benissimo cosa stavo per chiederle, ma mi era stato richiesto esplicitamente di ripetermi. Ammetto che il coraggio stava scemando. Dopo un lungo respiro, restando sempre nella stessa posizione e non affrontando direttamente il suo guardo, mi decisi a parlare. - Perchè io?-

Non ossevandola, non ero in grado di stabilire quale espressione avesse assunto il suo viso. Dannazione, era ovvio che la domanda non l'avesse sorpresa, considerando che già conosceva la prima e perfino l'ultima del mio repertorio. Qualsiasi reazione si fece però attendere e non avevo la minima intenzione di sollevare il capo per controllare di persona.

Udii un sospiro, seguito da un'altra lunga pausa. Se voleva far crollare i miei nervi, ci stava pericolosamente riuscendo, che si trattasse di quella persona o di chiunque altro.

Tanto per cambiare, ci fu un altro lungo, lento e profondo sospiro.

- Domandi qualcosa di molto vago, Inverse. - si decise finalmente a parlare, e notai una certa sconsolazione nel suo tono – Perchè tu, cosa? Perchè durante la tua vita hai incontrato alcuni temibili avversari? Perchè hai fatto ricorso a grandi forze non del tutto conosciute? O forse... - ulteriore pausa, altro silenzio assoluto. Fui tentata di alzare lo sguardo per verificare che la mia interlocutrice non si fosse addormentata, vista la lentezza con cui intendeva rispondermi.

- O forse ti stai interrogando sulla fonte del tuo potere. -

Finalmente.

Annuii silente, proseguendo la mia personale ricerca di dettagli nel profondo buio cosmico del pavimento. Ammetto che si stava facendo piuttosto interessante: anche il nero assumeva una nuance particolare se mischiato ai frammenti di ombra perpetua formata dalla mia figura. Un colore molto delicato e caloroso. Nero.

- Vorrei capire principalmente cosa sta capitando alla mia persona. - dissi a voce bassa, chiudendo gli occhi – Da parecchi anni mi ritrovo per mano qualcosa di grande e non so nemmeno perchè. Insomma, parliamoci chiaro, non è propriamente la fortuna che mi ha fornita di determinati poteri.- terminai il mio ragionamento, tralasciando appositamente qualsiasi congettura per ascoltare il seguito dalla sua bocca.

- Una giusta osservazione, cara.- e tutta questa confidenza da dove salta fuori?- Si dia il caso che sia stata una scelta ragionata. - un'affermazione che aveva necessariamente bisogno di una pausa per creare più suspance, a quanto pareva. - Nel periodo in cui scelsi tua sorella per far sorgere il nuovo Cavaliere di Ceipheed, era richiesta urgentemente una figura che controllasse la stabilità del mondo. Fu casuale, cosa che non accadde con te. - e come se non fosse già abbastanza originale, altra pausa. - Ammetto di aver scorto un potenziale interessante in te, visto il successo della precedente Inverse, ma meritavi qualcosa di più. In parole povere, potrei affermare che sei la mia preferita.-

Sussultai al punto da sbilanciarmi e rischiare di cadere dalla poltrona.

Non tanto per aver sentito nominare Luna, il mio trauma famigliare personale, né per essere stata definita come la “preferita” di quell'essere. Sì, indubbiamente era una frase d'effetto e apriva la mente a svariate soluzioni ai molti arcani di una vita, ma ciò che mi fece scattare e portare lo sguardo alla mia destra fu l'udire quelle parole soffiate dentro il mio orecchio, con la sensazione di percepire il suo caldo respiro contro la pelle.

Un affanno inutile dato che non c'era nessuno al mio fianco, ma rimaneva una sensazione opprimente come quando avevo messo piede in quel luogo per la prima volta: un abbraccio tutt'altro che caloroso mi stava cingendo le spalle, come se fosse un residuo della sua vicinanza. Eppure di lei non vi era traccia.

Udii un colpetto di tosse, come per richiamarmi a quella realtà distorta. Mi voltai verso l'altra postazione e incontrai lo sguardo addombrato della figura, aggiungerei inoltre che aveva un'espressione tra il contrariato e il confuso.

Carina, scherzi con me solo perchè non sarei in grado di combatterti.

Cercai di ricompormi, osservando lo stato della mia barriera energetica. Avevo ancora tempo ma non dovevo sprecare un secondo di più.

- Capisco. Anzi, non capisco ma credo faccia parte di qualche sorta di segreto della vostra specie. - dissi ostentando una certa calma – Riassumendo, in un periodo di crisi hai tirato a sorte e, andando bene la prima scelta, hai pensato che potevi puntare anche sulla sorellina.- feci un gesto rotatorio con la mano in aria, per sottolineare che la fortuna l'aveva assistita. Sarebbe stato assurdo il contrario.

La figura sogghignò, congiungendo le mani dalle dita affusolate e posandole sul ventre – Si può dire che sia accaduto esattamente questo. Dopodiché dimostrasti di reagire bene al potere che ti avevo infuso.-

Annuii ma per niente convinta né contenta, sensazioni che aveva sicuramente captato quanto era sicuro che mi stava segretamente deridendo per questa blasfema incredulità. Una maga della mia fama, però, deve essere sempre pronta a dimostrare che nulla può intimorirla, eccezion fatta per invertebrati viscidi e la propria sorella.

- Se non hai nulla in contrario, passerei alla domanda successiva. - e non essendoci alcun cenno da parte sua, proseguii – Se le cose stanno così, vorrei dunque essere informata anche parzialmente di quale altro compito dovrò affrontare.-

La mia richiesta pareva averla turbata, o almeno così sospettavo dal movimento delle sue labbra che divennero da sorridenti a piatte e serrate. Forse pretendevo di conoscere troppo, probabilmente concedermi di sapere avrebbe causato conseguenze spiacevoli. Cosa potevo aspettarmi da un essere del suo rango se non un qualche terribile problema per il futuro dell'umanità? Era un'ovvietà a cui perfino i bambini erano preparati, anche se per loro si trattava di innocenti paure nate dalle storie che i loro genitori gli raccontavano.

Improvvisamente, il cono di luce che ci illuminava prese a ridursi gradualmente, fino a diventare una striscia verticale incandescente. Era comunque abbastanza da risaltare i miei lineamenti e quelli della mia interlocutrice.

Comparve una sfera di medie dimensioni, sospesa a mezz'aria davanti alla figura. Questa fece un cenno con il capo e l'oggetto si mosse in mia direzione, andando incontro al fascio luminoso. La scisse perfettamente in due semisfere che, come se fossero state di materiale plasmabile, si ricomposero a formare due palle fosforescenti.

Avevo già detto di non frequentare più esseri così appariscenti?

Le due piccole sfere si avvicinarono, fermandosi a pochi passi di distanza. Mi aspettavo che prendessero vita da un momento all'altro, guizzando di colori e saette, ma nulla di tutto ciò che la mia fantasia richiamava avvenne.

Presa dall'attenta osservazione dei due nuovi arrivati, non prestai attenzione all'essere che mi teneva compagnia: scoprii solo dopo aver aguzzato la vista oltre alla linea illuminata che non vi era più traccia di lei. Fantastico, davvero fantastico, voleva nuovamente apparire in qualche posto strambo per decurtarmi un po' di anni di vita?

- E tutto questo dovrebbe darmi delle risposte? - dissi beffarda al nulla, aspettandomi da un momento all'altro la sua comparsa o almeno una voce che avesse la compassione necessaria a spiegarmi quella messinscena.

Avevo anche messo in conto la grandiosa capacità di attesa della mia cara compagna, così mi misi ben comoda sulla mia postazione, accavallando le gambe e poggiando il capo sulla mano aperta. Contai mentalmente il tempo che passava, pur non passando effettivamente in quella dimensione. E in tal proposito percepii che il mio viaggio astrale stava per giungere al termine.

Fortunatamente la mia interlocutrice conosceva il limite imposto dall'incantesimo e non tardò a tornare. Ero ormai convinta che mi volesse davvero al suo fianco, visto che la sua nuova trovata fu di poggiarmi le mani sulle spalle, per poi farle scivolare in un abbraccio attorno alla mia gola.

Vorrei sfidare chiunque di voi che state seguendo la vicenda a non sentirvi terribilmente a disagio in una situazione simile, oltre a provare un imbarazzo inverosimile. Cioè, cerchiamo di capirci, lei stava avendo un contatto diretto col mio spirito, molto più forte di quanto potesse averlo con il mio corpo reale. Mi toccava direttamente e intendo proprio nel profondo. Il minimo che potessi fare era irrigidirmi per la sorpresa ma soprattutto per la sconcertante soggezione.

Deglutii il nulla quando allungò il braccio indicando davanti a me, con un dito proteso in direzione delle due piccole sfere. Rabbrividii quando mormorò le seguenti parole direttamente dentro l'orecchio, sfiorandolo con le labbra: - Consideralo un regalo. Ti guiderà nel futuro cammino, ma non avrà alcun effetto se non ci infonderai il tuo spirito. Ti dono l'opportunità di scegliere. -

In altre parole, stai scaricando il barile su di me.

Era difficile controllare le proprie emozioni quando le sue braccia parevano tizzoni ardenti contro la mia barriera protettiva, quasi mi stesse marchiando a fuoco sulla carne viva. Non bruciava in realtà, ma potevo percepire il suo immenso potere sotto forma di immenso fuoco distruttore.

- Quindi, grazie a queste cose potrò affrontare le sfide future. - dissi con voce tremante, sentendo il calore aumentare attorno alla gola. - Cosa sono esattamente? E come saprò che arriverà il momento di usarle?-

Il suo braccio teso tornò a cingermi, accarezzandomi lentamente la guancia. La barriera era ormai scemata e ogni sensazione spirituale si stava trasmettendo al mio corpo fisico. In quello stesso punto, anche parte del mio corpo astrale si stava disgregando. Fui colta dal timore di subire danni permanenti, ma non percepivo alcun intento malvagio rivolto a danneggiarmi.

Anzi, ne ero sicura.

- Puoi chiamarli veicolatori di karma, se preferisci.- mormorò sempre all'interno del mio orecchio, che si stava scomponendo lentamente come il resto del corpo. Ero paralizzata dalle sue parole, o meglio dall'influenza che esercitava sulla mia mente. - Come ho già detto, la Scelta sarà la chiave del tuo percorso e il Potere agirà a seconda di come preferirai comportarti.-

Anche le mani e i piedi si stavano gradualmente trasformando in frammenti luminosi che danzavano nell'aria. Avevo avuto il tempo di immagazzinare i dati da lei forniti, che mi ritrovai immersa nel più profondo buio come in principio. Erano scomparse sia le sfere che il fascio di luce, per non dimenticare le due famose poltrone. Non percepivo nemmeno la sua calda stretta. Tutto era ripiombato all'origine delle cose, all'origine del niente.

Un sussulto si presentò nel mio petto proprio come quello che mi aveva trascinata in quel luogo. Evidentemente il tempo concesso dall'incantesimo era ormai terminato e stavo tornando al mio vero corpo terreno, fui sollevata dal constatare che le zone toccate dalle sue mani non avevano subito alcun danno e stavo semplicemente compiendo il viaggio di ritorno. Avevo sicuramente molte cose su cui riflettere.

- Se permetti, ora ti porrò io un quesito.-

Non la potevo vedere, ma la sua presenza era costante e avvolgeva ogni singola particella dell'oscurità circostante. Annuii, conscia che non potevo certo scampare a una sua richiesta.

- Se ti donassi anche la Scelta di tornare indietro, modificheresti ciò che sei stata?-

Interessante.

Insomma, mi stava forse chiedendo se avessi voluto essere compensata con qualche modifica spazio-temporale? Se avessi desiderato un premio per le enormi fatiche che avevo affrontato? D'accordo, non intendeva proprio questo, ma sarebbe stato carino da parte sua dimostrare un po' di gratitudine.

Incrociai le braccia frammentate portandomele al petto, chiudendo gli occhi per richiamare concentrazione. Ci voleva una risposta ad effetto, anzi no, una risposta spiazzante ma ragionata. Non sarebbe stato nel mio stile mentire così spudoratamente a una domanda tanto banale. Sapevo benissimo cosa avrei modificato.

- Se potessi modificare la mia vita, - iniziai a dire – se potessi davvero farlo, io...-

Aprii gli occhi.

Travi. Travi ammuffite di un soffitto non restaurato.

Il corpo mi doleva in diversi punti, mi risultava doloroso perfino respirare.

Avevo consumato una notevole dose di energia, anzi direi che chiamarla dose non è esatto. Mi ero servita di tutta la mia energia. Un viaggio astrale non è sempre così stancante, ma mi ero trattenuta più del dovuto e soprattutto in un luogo così lontano e particolare.

Sbuffai, cercando riposo in quello pseudo-letto che non poteva far altro che regalarmi un riposo assicurato, ma solo perchè la stanchezza era perfino superiore a qualsiasi lamentela potessi scagliargli contro. Sentivo picchiettare sul vetro della finestra fastidiose gocce d'acqua. La terribile tempesta si era trasformata in una rinfrescante pioggerella autunnale, ma che per i miei sensi risultava come macigni lanciati con forza contro una barricata.

Avrei dovuto riordinare i pensieri e mettere a fuoco la situazione, ma l'urgenza maggiore era tutt'altra. Gettai uno sguardo attorno al mio corpo e non scorsi nulla che richiamasse una forma sferica. Risolvere l'arcano non rientrava nelle mie priorità.

Chiusi nuovamente gli occhi e mi concessi un lungo e meritato riposo.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Scelte e Potere

Capitolo 3

 

 

 

 

 

Ripresi il cammino verso Saillune tre giorni dopo il famoso incontro, giusto il tempo per recuperare le energie spese per un incantesimo tanto stancante. Non per vantarmi, non è certo mia intenzione, ma la mia capacità di recupero è eccellente: un mago poco allenato avrebbe avuto bisogno di almeno una settimana intera per riprendersi, sempre che fosse riuscito a compiere un viaggio astrale così importante.

Nei giorni passati a ritrovare completamente l'energia, ne approfittai per fare un giretto gastronomico. Le specialità locali, in quel piccolo villaggio ai confini del Regno di Elmekia, lasciavano a desiderare quanto il servizio offerto dalle sue locande. Ne ricavai solo qualche porzione di maiale allo spiedo e una decina di piatti banali. I proprietari dei ristoranti, contabili sulla punta delle dita di una sola mano, parevano contrariati dal fatto che gli stavo svuotando le già misere riserve.

Regola numero uno: date a Lina Inverse ciò che è di Lina e non fate troppe storie.

Dovevo ammettere che distaccarmi dai miei amici aveva sortito gli effetti desiderati, ma creato anche un'enorme noia. Probabilmente avevo messo in fuga l'unico gruppo di banditi della zona, e di antri segreti che custodivano tesori nemmeno l'ombra. Nessun divertimento per la povera fanciulla annoiata che vi sta parlando.

- Dovresti pensare al bene del mondo, alle enormi ingiustizie che lo attraversano, invece di pensare solo al tuo personale divertimento!- dissi tra me e me, imitando una certa principessa fissata con la giustizia. Mi sentivo piuttosto ridicola a parlare da sola per scacciare la monotonia, per questo scossi il capo e osservai la via che stavo percorrendo.

Ho già detto che non c'era qualcosa di interessante in zona? Lo ribadisco: a parte i campi che stavo sorpassando, stranamente bruciacchiati, la strada proseguiva attraverso colli inondati di luce solare, raramente decorati da qualche albero solitario e dei pascoli. L'autunno era alle porte e si alzò una lieve brezza, che mi fece stringere nel mantello nero. Avrei dovuto equipaggiarne uno più pesante una volta arrivata alla capitale della magia bianca.

Il mio primo giorno di viaggio si concluse verso il tardo pomeriggio. Avrei potuto usare la levitazione per portarmi avanti nel cammino, ma preferivo trattenere le energie per qualsiasi eventualità. Del resto avevo promesso un mese di assenza e avevo ancora molto tempo.

Feci una piccola eccezione per accendere um caldo fuoco su un cumulo di ramoscelli fortunatamente già secchi. D'accordo, solitamente i maghi non si ammalano, a parte qualche problema di natura femminile, ma non potevo certo permettermi di avere il naso colante quando mi sarei incontrata con gli altri. Sarebbe stata un'enorme caduta di stile, oltre a dover dare noiose spiegazioni a tipi troppo premurosi.

Mi sedetti sul terreno accanto al focolare e, pronta ad addentare una pagnotta farcita con formaggio locale di dubbia origine (e il pane era già secco, come se non bastasse), avvertii una presenza nelle mie vicinanze.

Rimasi in silenzio, sperando fosse solo una sensazione. Parlare di "sensazioni" con me equivale a dire "presentimenti", e solitamente non sono di quelli buoni, così portai una mano alla spada corta appesa al mio fianco, mente con l'altra reggevo quell'orrido panino.

Non ero l'unica a restare in silenzio.

La natura circostante proseguiva la sua nenia serale, ma per il resto nessun fruscio o passo era percepibile. O si stava camuffando dannatamente bene con gli altri suoni.

Addentai un boccone, con sommo rammarico da parte delle mie papille gustative, sperando che si fosse trattato di un animale avvicinatosi per curiosare. Un gran peccato, potevo invitarlo al mio glorioso banchetto. Non nella forma che avrebbe pensato.

Un fruscio.

Evidentemente il mio inseguitore aveva percepito di essere stato notato, quindi aveva aspettato il momento in cui ero distratta, o almeno parevo. Difficile focalizzarsi sulla cena, quella sera. 

Questa volta estrassi la spada corta, alzandomi e puntandola nella direzione da cui mi sembrava provenire il rumore. - Coraggio, se vuoi attaccarmi abbi almeno la decenza di presentarti prima.- cercai di ostentare fermezza e calma, anche se non ero più abituata da tempo a difendermi in solitaria. Stavo perdendo di credibilità, non potevo perdonarmelo.

Il fruscio divenne più deciso, un cespuglio si mosse in lontananza, seguito da quelli man mano più vicini. Chiunque fosse stava raggiungendo l'ultimo prima di incontrarmi faccia a faccia. Doveva trattarsi di un essere di bassa statura, visto che non riuscivo ancora a scorgere alcuna figura umana da quell'ammasso di foglie.

- Meow!-

Oh, che carino. Un gattino dal pelo scuro e delle striature castane sulle zampe, un orecchio piegato all'ingiù e un'intonazione allegra.

Un. Dannatissimo. Gattino.

Lina Inverse, la famosa maga stermina banditi, trema di fronte a un animaletto nel buio della foresta, verrà ora soprannominata la maga rammollita.

Si, decisamente. Immaginare il titolo della Gazzetta dei Maghi del giorno dopo non mi stava di certo aiutando. Nemmeno la bestiola pareva capire la mia situazione psicologica attuale, mentre veniva a strusciarsi amorevolmente contro le mie caviglie ed annusare la mia cena.

Mmmmh, a proposito di cena...

Il gatto miagoló sonoramente, allungandosi verso l'alto. - Hey! No no no, non prendiamoci queste confidenze! - mente dicevo questo tentai di tenerlo lontano agitando la spada - Questo obbrobrio è l'unica cosa che ho per cibarmi stasera e, benché il mio stomaco si stia rivoltando all'idea, non credo proprio che lo dividerò con te.-

Forse comprendendo che non gli avrei rifilato nemmeno una briciola, smise di emettere quei suoni così tremendamente carini e irritanti allo stesso tempo... Solo per tornare alla carica pochi secondo dopo, guardandomi come se fossi la sua unica fonte di salvezza.

- Lo sai che, dalle mie parti, quelli come te stanno in orizzontale, su uno spiedo, a cuocere a fuoco lento?- lo minacciai nel modo più ridicolo che mi veniva in mente. 

Il mio stile, il mio carisma... rovinati da un gatto!

La strategia però funzionò, non so ancora bene come, ma smise di lamentarsi e andò a sistemarsi accanto al fuoco. Carne era l'unico vocabolo che mi veniva in mente, ma scacciai quasi (quasi) subito il pensiero.

E se si trattasse di un diversivo? L'ipotesi non era così stupida, poteva essere un'esca per distrarmi seriamente e attirarmi in trappola.

Osservai l'animale, mente l'udito si focalizzó sui rumori nelle circostanze. Niente di sospetto. Rinfoderai la spada nel suo supporto e con la mano ora libera richiamai una porzione di energia. Non giunse nessuna strana particella al mio richiamo, nulla di malvagio per intenderci.

Un gatto selvatico attirato dal calore e dal l'odore nauseabondo di quel maledetto formaggio. Gusti, discutibili ma pur sempre gusti. Mi aspettavo almeno una decina di ratti di fiume, ma forse l'attrazione per questo cibo era destinata solo ai topolini protagonisti delle storie per bambini.

Sospirai. - E così hai deciso di sfidare la sorte e strarmi accanto, vero? - mi sedetti nuovamente accanto al fuoco e alla bestiola, avvicinandogli una mano. Annusó incuriosito la punta delle dita, ma perse interesse qualche secondo dopo. Puzzavo così tanto di latticini scaduti? - Non fare lo schizzinoso, oggi passa questo al convento.-

- Davanti a una pollastrella non si fa mai gli schizzinosi.-

Ecco.

Perché avevo cantato vittoria così presto?

Perché non potevo essere lasciata in pace quando lo stomaco implorava pietà e avevo al fianco della prelibata selvaggina dal musetto carino?

Ma soprattutto, perché avevo lasciato andare il membro più debole di quella famosa (e unica) banda di ladri?

Feci spallucce ormai rassegnata, voltando il più lentamente possibile la testa. Potevo permettermi il lusso di prendere tempo, non dovendo affrontare un nemico sconosciuto. Come sospettavo, chi mi si presentò davanti era un tizio magrolino, ma con una grezza pelliccia d'orso sulle spalle che lo faceva sembrare quasi possente.

Dovrebbe tener caldo quella roba. Magari, dopo una bella lavata... Mh.

- Ssssssi?- sibilai in risposta a quello che pareva un complimento da parte sua, sorridendo come se nulla fosse. In tutta risposta, l'energumeno si mise le mani ai fianchi, portando in avanti le zone basse. - Mi ricordo di te, ragazzina! Non so quale stratagemma tu abbia usato, ma miei uomini portano ancora addosso i segni del tuo attacco!-

Stavo quasi per commuovermi: il mio potenziale magico doveva essere parecchio aumentato, se un paio di Flare Arrow li avevano costretti alle cure ancora due settimane dopo. Considerando che l'incantesimo è a livello minore rispetto a una Fireball, stavo ancora migliorando nonostante fossi già la migliore.

L'uomo avanzó di qualche passo dalla sua posizione, circa cinque metri da me. Si fermò e iniziò a strofinare le pelosissime mani tra loro, mentre con la lingua si leccó le labbra. - Hai bisogno di qualcuno che ti faccia sentire la potenza di un vero uomo.-

- Prima di tutto, - mi alzai nel dirlo, tenendo lo sguardo basso e il dito indice della mano destra puntato in aria - al massimo si dice "provare" o "comprendere". -

Il bandito rimase sbigottito da quella frase. Forse gli suonava troppo difficile, vista la sua scarsa conoscenza grammaticale e il suo vocabolario ristretto. Non che io sia stata istruita  nella migliore scuola per damigelle d'alta classe, ma qualche dea mi aveva fatto il particolare dono di maneggiare bene il linguaggio. A volte era molto utile, soprattutto per gli affari e per situazioni come quelle.

- Non ho ben capito cosa intendi, ma tra poco verserai lacrime amare!- e detto ciò si scagliò contro di me con un balzo. Avevo ampia scelta, anche se lo spazio tra noi era ristretto.

- Wind Shield!- urlai e una barriera di vento si eresse tra me e lui. Inutile dire che venne sbalzato via dall'energia scaturitasi, andando a sbattere per bene la testa contro un albero dietro di lui. Cioè, contro un paio di alberi, visto che, nel tentativo di rimettersi in sesto al primo colpo, non prese in considerazione che il vento continuava a fluire. 

La migliore difesa è anche il migliore attacco. Dispendio di energia: minimo.

L'uomo riuscì a rimettersi in piedi solo quando posi termine all'incantesimo, diciamo quasi subito visto che non volevo sprecare ulteriori sforzi per un ladruncolo della sua levatura. Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi in sua direzione, cosa che lo fece ulteriormente infuriare. E guardarsi attorno.

- Cosa diavolo è successo?!- sbraitó agitato, come se una miriade di serpenti l'avesse circondato. Alzò i piedi e guardó il terreno che stava calpestando, posò le mani sui tronchi degli alberi vicini, annusó persino l'aria.

Che il colpo gli avesse dato alla testa? Ok, l'aveva sbattuta e nemmeno tanto forte, ma lo scudo di vento non era un incantesimo di attacco vero e proprio, quindi il danno del contraccolpo doveva essere per forza minimo.

Be', finché si parla di me, i danni non si contano... così dicono.

Finalmente si decise a fermarsi, ripulendosi con insolita grazia la polvere dalla pelliccia. Dopo un attimo di silenzio, sollevó uno sguardo solenne verso di me.

- Non ho idea di che diavolo sia accaduto, ma è la seconda volta che vedo una cosa del genere. - E voltandosi verso il punto da cui era venuto, dichiarò ancora: - Vattene ragazzina, questo luogo ha qualcosa che non va. Prega il Profeta che la natura non si ribelli più.-

...cosa?

...chi?

Stava delirando o era un grandioso attore? O forse avevo capito male io. Si, doveva essere per forza così. Dovevo pregare perché la natura non si ribellasse. Di solito è la natura che prega me di risparmiarla.

E aveva osato darmi della ragazzina per ben due volte.

- Fireball!- fu la mia calorosa risposta ai suoi consigli da quattro soldi. Osservai il suo volo fiammeggiante per qualche minuto, finché sparì dall'orizzonte. Maniaco, sgrammaticato e perfino pazzo: da quale circo era scappato?

Tornai al mio fuocherello, quasi del tutto spento a causa dell'incantesimo d'aria. La luna era alta e non avevo certo voglia di cercare altra legna per riaccenderlo. Il panino che avevo abbandonato aveva attirato una nidiata di formiche, gioia del mio stomaco e dolore per la mia anima. Non mi restava altro da fare che compiere un gesto estremo.

- Tch tch tch, quiiii, tch tch tch!- chiamai il gattino nel buio, ma nessun miagolio venne in mia risposta. Continuai ancora un poco, del tutto intenzionata a recuperare anche della legna per l'ovvio utilizzo, ma senza la materia prima non avrebbe avuto senso perdere tempo.

Nessun segno della palla di pelo. Me ne ero del tutto dimenticata quando mi ero messa a combattere, per modo di dire, quello spaventapasseri. Probabilmente era fuggito spaventato dalla folata di vento o dall'esplosione , entrambe ipotesi realizzabili, peccato che non avevo la mente di un felino.

La pancia vuota e rassegnata, la testa che implorava riposo, rimandai al mattino successivo il pasto decisivo, andando a recuperare armatura e mantello che avevo lasciato in disparte. Mi avvolsi in quest'ultimo, coricandomi sul terreno e tenendo la mia spada corta a portata di mano. L'aria si faceva più frizzante la notte, erano finite le perturbazioni che avevano scalfito quelle lande nei giorni precedenti. La zona che avevo scelto era parzialmente circondata da alberi di media altezza, perfetti per creare un po' di riparo.

Mi sistemai meglio, decisa a dar ragione ai muscoli e non alla fame, accoccolandomi su un morbido cuscino.

Aspetta un...

Alzai immediatamente la testa, tenendo mi sollevata con le mani sul terreno. Davanti a me, appallottolato e immerso nel tipico dormiveglia di un gatto, c'era proprio l'ospite della serata.

Sospetto, troppo sospetto per essere un semplice animaletto disperso. Soprattutto per il fatto di aver scelto me come compagna di avventura, dopo le minacce culinarie e la nuova e viva voglia di abbrustolirlo.

Ma... no, andava bene così. Tanto l'indomani me ne sarei sbarazzata facilmente, una bestia selvatica non può viaggiare con una gattina randagia come la sottoscritta. O si, ma stava di fatto che ero un'umana.

Gli accarezzai il folto pelo della schiena e, forse inconsciamente, stiracchió le zampe anteriori continuando a dormire. Presi per buono il suo indiretto consiglio e, nuovamente coricata, chiusi gli occhi per cercare riposo.

 

Dling.

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Scelte e Potere

Capitolo 4

 

 

 

 

 

L'indomani furono i raggi solari a svegliarmi, battendomi insistentemente sulle palpebre. La schiena mi doleva a causa del terreno sconnesso dove mi ero appostata, avevo sperato il contrario la sera precedente ma non avevo avuto molto tempo per scandagliare la zona. Una volta arrivata a destinazione dovevo assolutamente farmi fare un massaggio da qualche ancella reale, o perchè no, da Amelia stessa. Potevo cogliere due piccioni con una fava: lo stress causato dalle lunghe spiegazioni lavato via dalle sue candide mani sulle mie spalle.

A dire la verità, non avevo alcuna intenzione di fornire la vera motivazione che mi aveva spinta a dividermi dai miei amici. Non giudicatemi: quelli sono dei veri ficcanaso e mi farebbero solo perdere tempo, che impiegherei in qualche buona abbuffata invece che nel sorbirmi i loro “ma cosa ti è saltato in mente?” e via dicendo.

A proposito di abbuffata, il solo pensiero mi faceva tornare alla mente quanto il mio stomaco fosse vuoto. Mai, mai lasciarmi senza cibo per più di otto ore, anzi anche meno. Avrei fatto volentieri a meno di ascoltare quei gorgoglii così poco amichevoli e sentire piccole vibrazioni all'altezza del petto.

Mi portai una mano sulla pancia, massaggiandola e promettendole di riempirla di lì a poco. Ovviamente mormorò e non sembrava una risposta positiva. «Cosa ho fatto di male nella vita? Cioè, qualcosa forse l'ho fatto, però...» mi lamentai, reggendomi la fronte esasperata. Poi tastai meglio.

Percepii indistintamente delle piccole pieghe, come se la mia pelle fosse diventata un motivo di crepe di marmo. Non avevo con me uno specchio e non potevo verificare di cosa si trattasse, ma dolevano al tatto. Tagli?

Graffi.

«Tu.- dissi a voce bassa, socchiudendo gli occhi e cercando quella cosa con sguardo penetrante – Tu, dove credi di nasconderti?» e, nel mentre, mi misi a cercare la cosa in questione sotto il mantello e dentro le sue tasche celate. Mi alzai e guardai nella zona attorno, prontissima a sferrare un attacco e creare la mia piccola colazione rustica.

La creatura, quel dannatissimo e dolcissimo gattino, era appollaiato sul ramo di un albero basso, intendo a leccarsi il pelo della coda. Rivolse le sue iridi dorate a me, fermando per un attimo la sua toeletta, cosa che durò giusto l'istante per constatare che “oh, sei tu” e tornare alle sue faccende. Quanto odio il menefreghismo di questi animali, forse lo sa solo mia sorella che, a ricordo, amava la loro controparte canina.

Un'altra cosa che detesto, tra le tantissime che mi stanno dove non dovrebbero starmi, è dover sprecare energia magica per curare ferite così insignificanti ed evitabili. Ok, d'accordo, ammetto che il mio modo di dormire non è mai stato ortodosso e Amelia, con cui spesso ho condiviso la stanza, ha sempre riportato strani lividi le mattine successive, ma non vorrete dirmi che ho lottato nel sonno con un gatto?!

Shabranigdoo. Phibrizio. Dark Star. Gatto. Proprio una bella carriera, la mia.

Mentre facevo tornare alla mente una qualche ricetta a base di felino ed erbette di bosco, mi rimisi addosso mantello e armatura per riprendere il cammino. Al diavolo l'animale, non avrei speso un briciolo del mio potere per risanare quelle ferite (anche se la cosa non avrebbe giovato al mio adorabile viso) e non avevo nemmeno intenzione di aspettare i comodi di Mister Miagolio Facile.

Doveva esserci un fiume da quelle parti, dato che le colture del posto non potevano crescere alimentate solo da occasionali temporali. Il mio bisogno primario era come minimo darmi una svegliata con una bella sciacquata al viso, senza dimenticare di specchiarmi nel corso d'acqua per constatare i danni.

Girai su tacchi e mi diressi verso la radura vicina, lasciandomi alle spalle i resti dell'accampamento e la palla di pelo.

Dling.

Che cosa...?

Mi voltai immediatamente. Sono solita dare importanza a qualsiasi suono inconsueto, considerando precedenti episodi in fatto di tintinnii di bastoni ornati e presenze poco amichevoli, e quel suono non era di certo cosa normale nel bel mezzo di una foresta.

Non percepivo nulla di interessante nell'aria, solo il movimento delle foglie trasportate dal vento e il cinguettio di uccelli mattutini. Nient'altro. Se non uno strusciamento improvviso contro i miei stivali, cosa che mi fece balzare dalla sorpresa e richiamare immediatamente una porzione di potere per difendermi.

L'attacco di un nano? Un gremling che tentava di farmi cadere faccia a terra? Un serpente velenoso che aveva scelto la vittima sbagliata? Naaa, come minimo creature del genere avrebbero percepito il mio potenziale magico dandosela a gambe alla sola idea.

Notai con lieve imbarazzo che il gattino stava facendo amicizia con le mie gambe, creando un insistente diversivo per avere coccole o cibo, calpestandomi i piedi con le sue zampette ovattate ed emettendo fusa da vero ruffiano.

Presto, presto diverrai il mio pasto, razza di piccolo...!

Con me non si scherza: se intendi farmi prendere uno spavento, cerca almeno di farlo con stile e non attentando alla tenerezza sopita da qualche parte nella mia anima.

Tutto meno che la dolcezza mi stava attraversando il cervello, e il brontolio del mio stomaco non aiutava a tenere a freno il mio carattere che, diciamo le cose come stanno, è molto mansueto a parte qualche rara esternazione di rabbia.

Mi chinai e lo presi a malo modo dalla nuca, sollevandolo ad altezza d'occhio. «Stai rischiando grosso. - ringhiai assumendo lo sguardo più eloquente possibile, sempre se un animale potesse comprendere la mimica facciale umana – Fallo ancora una volta e ti getto in mare, anche distasse miglia e miglia da qui.»

La risposta che ricevetti era del tutto normale per un gatto: miagolò. Il più candidamente possibile. Cercando, tra l'altro, di dimenarsi per sfuggire alla mia salda presa, allungando le zampe verso il mio viso. Le unghie erano ben in vista, nonostante il suo piglio allegro.

Forse non hai capito, non sono una palla.

Nel suo movimento, qualcosa risuonò. Era esattamente il tintinnio di poco prima.

Osservai meglio la creatura e, tra il folto pelo del collo, spuntava a malapena un sonaglio attaccato ad un collarino di ottima levigatura. Maledissi a denti stretti il piccoletto per avermi messo ansia per ben due, no, tre volte nell'arco di meno di una giornata. Ma il mio istinto da commerciante sentiva puzza di affari e non potevo rinunciare al suo richiamo torbido.

«Piccolino, ma ti sei perso!- mi portai l'animale al petto, abbracciandolo con quell'affetto che riuscivo a tirar fuori nelle giuste occasioni – La tua padroncina sarà molto in pensiero per te, sarebbe meglio che ti riporti a casa.» e ovviamente omisi quanto segue: e quella padroncina dev'essere una riccona, considerando il tuo bel collare di cuoio intarsiato e il ciondolo finemente decorato, quindi non farà tante storie se richiederò una ricompensa per averle riportato il suo prezioso animale da compagnia.

Il mistero del tintinnio era risolto e anche il mio animo, seppur tormentato dalla fame, aveva ritrovato il suo giusto equilibrio. Sicuramente, nella prima cittadina poco distante, avrei trovato qualcuno che potesse darmi informazioni circa la scomparsa di un gatto. Oh, non che rientri nel mio stile appropriarmi di una somma per il ritrovamento di un animale, e non ero nemmeno solita fare qualcosa che non implicasse almeno un demone o due, ma se volevo pagarmi una stanza da letto per la prossima settimana di viaggio dovevo ricorrere a qualsiasi espediente.

A proposito, non ero ancora stata attaccata nonostante viaggiassi da sola. Intendo dire, da un demone, uno di quelli grossi e cattivi che vuole la mia pelle per il solo fatto che sono Lina Inverse.

Mentre pensavo a questo, il gatto riuscì a liberarsi dalla mia amorevole presa, arrampicandosi sulla mia spalla e posizionandosi sullo spallaccio destro. Miagolò di nuovo, come se avesse conquistato una roccaforte, anzi, il suo “carro da viaggio”.

Potevo fargliela passare, l'importante era che non mi stordisse l'orecchio con i suoi versetti striduli e non mi riempisse il mantello di pelo. Non sono così schizzinosa, davvero, è che mi scoccia doverlo pulire da ciò che non riguarda polvere di qualche battaglia e sangue di troll. Urgh. Bè, effettivamente anche quest'ultimo era evitabile.

Mi rimisi in marcia alla ricerca della prima meta, il fiume. Non era molto distante dal luogo dell'accampamento e la sua acqua era fresca e limpida. Entrambi ci abbeverammo e ne approfittammo per ripulirci, per fortuna con metodi differenti. Cercai di osservarmi nello specchio d'acqua corrente e ciò che vidi fu l'orrore.

Hey piccolo, anche se non è il mare, ti andrebbe una nuotata qui?

Il mio bellissimo viso era deturpato da una miriade di graffi, alcuni più profondi e rossi, altri parzialmente rimarginati. Sarebbero scomparsi con un po' di pazienza e alcuni giorni ma, come dire, non potevo permettermi di mostrare la faccia ai numerosi fans che mi attendevano nel villaggio vicino. No, era fuori discussione.

Lanciai un'occhiata al felino, che intanto era passato a leccarsi le zampe posteriori in una posizione contorta classica di quegli esseri. Era sul bordo del fiume. Era indifeso e disattento. Potevo... sì, potevo, ma l'ipotetica ricompensa sarebbe andata persa.

Frugai dentro la sacca che avevo appresso e ne tirai fuori un cappuccio di stoffa nera. Non aveva la parte che ricopriva le spalle e bastava calarlo sulla testa, agganciando i lembi anteriori all'intero del mantello tramite dei piccoli bottoni. Non ero solita andare in giro con quella cosa calda e coprente, ma per fortuna il clima autunnale stava consigliando di evitare il fresco. Lo indossai per bene, tirandolo leggermente in avanti per creare ombra sui miei occhi, procedendo all'aggancio.

Terminata la procedura, ripresi con poca grazia il piccoletto, riposizionandolo sulla spalla. Il viaggio di ritorno fu piuttosto calmo. A parte il villaggio in cui stavo mettendo piede, lungo il cammino non vi era nessuna attrattiva come il resto della zona precedente.

Una cittadina come tante altre, cosparsa di modeste locande, alcuni negozi e bancarelle sulla strada. La popolazione pareva composta alla maggiore da anziani e uomini e donne adulti, una manciata di bambini giocava a guardie e ladri tra le case. Di viandanti non se ne vedeva, o almeno nessuno dei presenti ci somigliava lontanamente.

Stranamente, il posto era fornito di un negozio di magia, al quale mi avvicinai per controllare dalla vetrina la merce in vendita. Talismani e qualche libro usato, alcuni sacchetti con composti medicinali usurati e tante, tantissimi ragnatele. L'interno sembrava piuttosto scarno e malmesso, così mi apprestai ad entrare dalla porta principale per parlare con il proprietario.

Sì, mi sarebbe piaciuto tantissimo parlarci considerando lo stato di abbandono di un raro venditore di prodotti magici, ma il mio intento era impedito da due grandi travi di legno che sbarravano la porta.

Nessun cartello ad indicare la chiusura momentanea o definitiva. Puntavo su quest'ultima, visto che i chiodi che attraversavano il legno erano numerosi e in parte storti. Aveva tutta l'aria di un'azione dettata dalla fretta, un bisogno impellente di darsela a gambe e recuperare baracche e burattini senza guardarsi alle spalle. Rendo l'idea? Certo che la rendo.

Sospirai e feci spallucce, tornando ad osservare la vetrina. Sicuramente ne era passato di tempo dalla chiusura del negozio, qualche insetto usciva e rientrava dalle pagine di un tomo di sciamanesimo, mentre piccole farfalle color ocra fluttuavano attorno ai sacchetti di erbe. Uno spettacolo desolante e per nulla invitante.

Il gatto sulla mia spalla miagolò ed alzai lo sguardo, incontrando il suo riflesso nel vetro. «Già, qui non ci caveremo un ragno dal buco.» gli dissi rivolgendogli un sorriso. Come ovvio, l'animale non diede segno di capire le mie parole e nemmeno gli dava importanza, ma il solo parlargli mi teneva di buon umore al di là della delusione.

Prossima meta: una locanda dove ordinare un'abbondante colazione di sette piatti principali. Ok, anche una piattino con del latte per quel piccolo gruzzolo di monete ricoperto di pelo.

Il mio sorriso di ampliò all'idea di incassare il bottino, quando nell'osservarlo notai nel riflesso qualcun altro. Stava sorridendo quanto me. Volevo voltarmi per scoprire chi mi si era avvicinato alle spalle senza fare il minimo rumore...

SDONK.

Ok, non era proprio giornata.

Qualcosa di volante e consistente mi aveva colpito in pieno la testa. Portai immediatamente entrambe le mani nel punto dolente, imprecando mentalmente come una dannata. Nel movimento, il gatto saltò giù dalla mia spalla e si rivolse verso la direzione da cui proveniva il... sasso? Sì, era un sasso. Un sasso bello grosso e puntuto. Sulla mia testa.

«Cosa diavolo ti viene in mente?! Potevo farmi seriamente male!» sbraitai senza conoscere il mittente di quell'attacco. Poi lo incontrai faccia a faccia, o meglio incontrai molti di loro con in mano la stessa arma.

Un gruppo di bambini stava in piedi a pochi metri da me, in posizione difensiva ma pronti a lanciare ancora una volta i loro fastidiosissimi sassi.

E, come dire, non avevano affatto l'aria di voler giocare.

«Parla con gli animali!»

«L'ho sentita chiaramente, ha parlato a quel gatto!»

«Quella donna porta un cappuccio, dev'essere una di loro!»

«State in guardia, potrebbe scagliarci una maledizione!»

Hey, aspettate un dannatissimo momento.

Sì, avevo “parlato” con quel gatto e sì, avevo un cappuccio calato in testa. Il tutto era chiaramente spiegabile: non conosco il linguaggio degli animali, non sono una driade; mi stavo coprendo il volto per nascondere i graffi sul viso, non per chissà quale balzana motivazione.

Certo, ottime motivazioni e buoni propositi, ma dubitavo che quei mocciosi mi avrebbero ascoltato. L'avevo intuito non appena uno di loro mi scagliò una seconda pietra, che con i miei buoni riflessi evitai, e andò a scontrarsi e spaccare il vetro del negozio alle mie spalle. Che carini, forse era il saluto tipico di quelle zone.

Non sono brava nel presentarmi se mi si accoglie con quel genere di affetto, e l'unica cosa che mi premeva fare al momento era evitare una pioggia di sassi rivolti alla mia persona.

«Si può sapere cosa vi prende?!- richiamai alla mano un quantitativo di energia sufficiente ad erigere una debole barriera protettiva – Sono appena arrivata in questo villaggio, non ho ancora fatto esplodere nulla, abbiate un po' di rispetto!». Del resto, l'idea di abbrustolire dei bambini non rientrava nelle mie priorità, non mi ha mai attraversato il cervello. Gli adulti invece sì, sono resistenti e più sono grossi più fanno rumore nel cadere. Sono divertenti.

Ed arrivarono proprio loro, richiamati dal vociare del gruppetto. A quanto pareva, non in mia difesa.

«Cosa sta succedendo?- chiese a gran voce un uomo barbuto, impugnando un forcone da fieno- Ne è arrivata un'altra

«Sì, l'abbiamo sentita parlare con il suo animale e ora sta usando il Potere!» gli rispose uno dei bambini, affiancandolo e pronto a lanciare un altro sasso in mia direzione.

Un'altra. Il Potere.

Una maga?

«Il Profeta ricompenserà il nostro operato se cacciamo la strega.» dichiarò deciso un altro uomo, ora attorniato da numerosi compagni. Non sembravano affatto amichevoli, proprio per niente. Ed erano i secondi ad aver nominato questo Profeta, associandolo ad una ricompensa. Un magnate locale? Un sacerdote importante? Sicuramente qualcuno di molto redditizio.

Ma non era certo il momento di pensare alle sonanti monete che avrebbero risuonato nel mio borsello.

Il gatto trotterellò verso di me, saltandomi in braccio. Volse lo sguardo alle persone che mi stavano accerchiando sempre di più, poi alzò il muso verso di me. Miagolò divertito.

Miao nemmeno per sogno.

Un bel Ray Wing per sfuggire alla situazione non me lo toglieva nessuno. E dire che volevo solo un pasto caldo e abbondante e qualche informazione su un animale scomparso. Invece mi ero trovata nel bel mezzo di una rivolta popolare per non-so-quale-motivo verso una così amabile fanciulla indifesa.

«Catturatela!»

Dovevo segnare sulla mia agenda i propositi per l'anno a venire: radere al suolo qualsiasi villaggio si fosse dimostrato ostile nei miei confronti.



Dling.



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Capitolo 5
*** 5 ***


Scelte e Potere

Capitolo 5

 

 

 

 

 

Dling.

 

Gurble.

 

Dling dling.

 

Gurble gurble.

 

Ridete, ridete pure.

Sono poche le cose che detesto, davvero. Riescono a stare tutte in un unica pergamena al contrario delle cose che amo, che necessitano invece di libri e libri interi: le costolette di maiale alla brace, il pollo alla piastra aromatizzato, i calamari delle regioni costiere del sud, la carne di dr-... no, effettivamente il drago non è uno dei piatti che più si addice al mio fine palato. Poi le scorribande notturne, i predoni di tesori distratti, le creature aberranti che mi sottovalutano, la pennichella pomeridiana sotto il caldo sole, e potrei andare avanti così all'infinito.

Riguardo a ciò che odio con tutto il cuore abbiamo lo scappare inseguita senza alcuna ragione, le armi puntate in mia direzione quando sono totalmente innocente (cosa rara ma hey, vi ho visti ridere su questo), le urla furenti e gli epiteti indesiderati, l'avere lo stomaco decisamente vuoto e una inutile compagnia a viaggiare al mio fianco.

Avete idea di quanto possa essere frustrante anche solo una di queste cose? Bene. Ora immaginate la vostra innocente ma pur sempre affascinante maga alle prese con un branco di paesani che non le da pace, la fa correre a destra e a manca non per cercare indizi su qualche interessante e proficuo caso ma per farle la pelle, il tutto accompagnato da grida di cui non vi svelerò i contenuti per educazione, con un gattino divertito appollaiato tra le mie braccia e una parte interna all'altezza del petto che duole e canta. Non le lodi del cuore, sia ben chiaro.

Mi avevano soprannominata “la strega”, dopo avermi vista “dialogare” con la palla di pelo in questione e aver usato un comune incantesimo difensivo per evitare la loro sassaiola. La “strega”, per chissà quale motivo questo appellativo, stava ora scappando senza tentare il minimo approccio all'attacco, tra strette vie della cittadina e catapecchie cadenti. Vorreste dirmi che tutto ciò vi diverte ancora? Masochisti.

«Catturatela prima che si rivolti contro tutti noi!- belle argomentazioni per essere un tipo grande e grosso che rincorre una fanciulla incappucciata- Mostrate il vostro valore e verrete ricompensati con la gloria!»

La gloria?! Dico io, ci sono cose molto più sostanziose e utili di una bella pacca sulla spalla! Per esempio quell'esigua somma che avrei richiesto al proprietario del felide dopo averlo riportato al suo nido. O un rimborso per i danni morali quando quella inutile corsa sarebbe terminata. Ci stavo seriamente pensando.

«Non abbiate timore, il suo Potere non potrà scalfirci finché crederemo nella Sua grazia!» ed ecco una gentil signora, con un forcone ben impugnato e pronto a mettermi allo spiedo, che dava man forte ai suoi compagni. Dei, dopo aver girato l'ennesimo angolo e aver sentito alla nausea queste idiozie, mi sarebbe venuto spontaneo fermarmi e lasciarmi catturare, giusto per dargli il contentino e arrivare al punto della questione.

No, aspetta. Quella pala che mi ha appena sfiorato non pensava seriamente di...?!

Come non detto né pensato, con il fiato che veniva a mancare e le cosce che gridavano riposo, richiamai tutte le forze necessarie e recitai una breve formula, non curandomi di farla udire al resto del gruppo.

«Dem Wind!» gridai, rilasciando l'incantesimo ai miei piedi dopo aver compiuto un balzo, gesto che mi fece guadagnare un po' di terreno sbalzandomi in avanti di diversi metri. Non mi voltai per appurare se avevo danneggiato o meno i miei inseguitori e, effettivamente, dopo l'ultimo tentativo di colpirmi non mi importava affatto se qualche vecchietta, improvvisamente vigorosa, sarebbe andata gambe all'aria.

L'incantesimo non era alla massima potenza, comunque, poiché mi mancavano le forze necessarie a concentrarmi, la causa credo l'abbiate ben capita ma se non siete abbastanza svegli mi toccherà ripetermi: Lina Inverse senza cibo nello stomaco equivale a un potente carro da guerra senza cavalli a trainarlo.

Fortunatamente il paese era composto da tre, massimo quattro dozzine di abitazioni e presto mi ritrovai al suo confine. Mentre i miei occhi saettavano sui fianchi e constatavano quanto altri cittadini si stavano unendo all'allegra festicciola in mio onore, sentii improvvisamente un dolore alla gola. Cercai di ignorarlo per quanto la concentrazione me lo permettesse, finché non lo sentii più pungente e profondo.

«Razza di inutile e pulcioso animaletto da signora per bene, smettila di affondare le unghie nella mia carne!- gridai esasperata, afferrando per le zampe anteriori il gatto che era stato sino ad allora tenuto stretto tra le mie braccia- Sei inutile, di un'inutilità assurda, la peggiore delle creature inutili! Sai solo essere carino e affettuoso quando ti conviene, ora non è il momento di giocare!»

«Quella parla con gli animali!»

«E' una di loro! E' una di loro!»

«Il Profeta ci aveva avvertiti, ne sarebbe arrivata una pericolosa e ora abbiamo l'occasione di portarla al Suo cospetto!»

Oh, merda.

Ragioniamo un attimo, per quanto in quel momento non avessi una grande occasione da sprecare nel ragionamento. Quel dannatissimo gatto, che da adesso chiamerò Coso per facilitarmi il dialogo, non aveva trovato di meglio da fare che piantarmi le sue diversamente candide unghiette nel collo, preso dalla paura di quella folla inferocita. Così, da un momento all'altro, come se fino ad allora non fossimo mai stati rincorsi da uomini, donne e bambini con istinti omicidi nei miei confronti. E, oh, non dimentichiamoci del famigerato “profeta” a cui tutti facevano riferimento, come se si fosse trattato di un santone con il dono della preveggenza e la piacevole attitudine a informare i suoi seguaci di quanto gli utilizzatori di magia fossero nemici.

Effettivamente mi tornava alla mente qualcosa.

Quando io e i miei amici avevamo viaggiato fuori dalla zona di mondo coperta dalla barriere, avevamo incontrato popolazioni che non avevano mai né visto né sentito parlare di magia o poteri simili. Per essere precisi, quello che da noi viene comunemente chiamato incantesimo, quindi una sorta di richiamo di energie esterne, da loro veniva utilizzato in altro modo e non da persone comuni, diciamo che erano pochi eletti i principali “maghi”. Poteva avere senso al di fuori del mondo da noi conosciuto.

Il mio pensare venne interrotto quando, sul mio cammino, incontrai un dirupo. Ah ah ah, vigliacca la designatrice del mio destino, a pormi davanti a un ostacolo che non avevo né la voglia né l'energia necessaria a superarlo. Alle mie spalle il trotterellare di un numero ignoto di persone faceva quasi tremare il terreno. Tra le mie braccia, due occhioni dorati a fissare il vuoto creato dalle pieghe del mio mantello.

La mia cena rovinata, la mia colazione saltata, il mio pranzo non si sarebbe visto all'orizzonte. E la vena che stava pulsando sulla mia fronte non aveva un'aria appetitosa.

Mi voltai verso la folla, che aveva finalmente terminato la corsa vedendomi in una situazione svantaggiosa. Avevo ancora il cappuccio calato in fronte e Coso appoggiato sul mio braccio sinistro, piegato al petto. L'altra mano era pronta a estrarre la spada corta al mio fianco.

Uno degli uomini fece un passo in avanti con l'arma rurale, diciamo, sguainata.

Io, invece, feci un passo indietro.

«Una mossa falsa e avrai di che pentirtene. Ora consegnati a noi e ti useremo la gentilezza incatenarti, e basta!»

E... basta?

Pff. Chissà quali altri giochetti avevano maturato in quelle fervide menti, pur di rendermi il più mansueta possibile. Per non parlare di quelle frasi da copione che, lo sapete benissimo, mi fanno sempre domandare perché non circolino più manuali sull'originalità del porsi, invece dei romanzetti melensi su avvincenti vicende di cappa e spada.

Tra le cose che odio, dovevo annotarlo e me n'ero dimenticata, c'è anche la monotonia.

Fortunatamente, un ramoscello lanciato da un incauto infante mi colpì solo il ginocchio, ma immagino volesse arrivarmi al viso. Odio quell'età in cui si pensa di poter fare grandi cose ma non si ha ancora un buon controllo della mira. A meno che non si parli di me, chiaramente. Fu però sufficiente a farmi spostare il piede ancora più indietro, sentendo il tacco dello stivale sull'orlo del precipizio, la cui terra si sgretolò quel tanto che bastava a rendermi consapevole del pericolo.

Ma io amo le sfide.

Sorrisi con il volto adombrato dal cappuccio. «Volete catturarmi e consegnarmi al vostro capo, eh? Forse non avete ben chiaro che la cosa mi eccita terribilmente.- dissi ad alta voce, ponendo ora la punta del piede sul bordo- Ma per ora caliamo il sipario.»

Non feci in tempo a notare lo stupore e l'ira che, ipoteticamente, sarebbe dovuta sorgere sui loro visi. Il mio sguardo si stava focalizzando al cielo e il vento spirava tra i miei vestiti ad una velocità notevole.

Che volete farci, mi piacciono queste uscite di scena.

 

 

 

Certo, non senza conseguenze.

La schiena mandava indistintamente segnali di dolore, che si espandevano un po' per tutto il resto del corpo. La caviglia sinistra mi stava maledicendo con poca grazia e tanto odio, mentre le spalle avrebbero preferito abbandonarmi piuttosto che accompagnarmi ancora in una simile peripezia.

Già, lasciarmi cadere nel vuoto all'indietro poteva fare il suo dannatissimo effetto scenico, avendo esplorato l'area energetica con la mano libera prima di lanciarmi. Nessun ostacolo di sorta nell'arco di parecchi metri in basso, un ottimo spazio per sfuggire e richiamare un Levitation all'ultimo, giusto in tempo per non andare a sfracellarmi al suolo. Non amo particolarmente la carne spappolata, specie se si tratta della mia.

Ero più che convinta di aver scandagliato per bene l'area, ma ricordate quando ho accennato alla mia riserva di energia prossima all'esaurirsi? Ecco. Proprio quella. Insomma, ho tentato il tutto per tutto in piena sicurezza, ma evidentemente non ero riuscita a prevedere gli ostacoli situati moooolto più in basso della zona controllata. Diciamo un albero o due. Ok, molti alberi. Un'intera foresta e le sue candide cime ad accogliermi.

Non richiamai per tempo l'incantesimo per levitare, dunque incontrai poco piacevolmente le piante di cui sopra. Fortunatamente riuscii a schivare i primi rami, grazie alla mia aggraziatissima velocità felina. In tal proposito, il Coso fu più agile di me e si mise ben in salvo, osservandomi dalla sua posizione sicura e miagolandomi dietro. Ciò che gli urlai in tutta risposta fu qualcosa che suonava come “tu la mia cena te ne pentirai”, mentre sbattevo tra altri rami che non ero riuscita ad evitare.

Riaprii gli occhi. Il sole filtrava timido tra le fitte foglie della foresta, tentando di scaldare inutilmente l'atmosfera umida del sottobosco. Il terreno dev'essere stato altrettanto bagnaticcio, potendone osservare l'erba ancora bagnata dalla rugiada. Era quasi mezzo dì e non si era ancora prosciugata.

Peccato che l'unica cosa che potevo fare in quel momento era osservare il mondo capovolto e non toccarlo con mano.

Se non bruciando ogni cosa attorno a me, come diavolo scendo da qui?!

Una delle mie caviglie era rimasta intrappolata in un intreccio di rami, di cui alcuni spezzati dai piani alti. Tentai di rotearla ma ciò che ne trassi fu una acuta imprecazione contro dei e demoni. La situazione era a dir poco imbarazzante e preferirei non sentire commenti riguardo a quanto sto descrivendo, grazie. Mi sforzai di piegarmi verso l'alto, ma non appena lo feci schiena, spalle e stomaco rimbombarono di diversi tipi di dolore, così optai per attendere un momento migliore che mi portasse meno sofferenza.

Incrociai le mani al petto e provai a richiamare la concentrazione, la compagna migliore di ogni maga.

Potevo trascorrere un po' di tempo a riflettere su quanto accaduto, almeno finché non avrei sentito il sangue coagularsi nel cervello. Mi guardai attorno e non vi era nulla di particolare che richiamasse a un insediamento umano. O di streghe.

Potrei spendere un paio di paroline sulla differenza sostanziale tra una maga e una strega.

Una con la mia intelligenza, nata senza alcuna abilità innata, ha vissuto per anni e anni sui libri delle Biblioteche dell'Associazione dei Maghi, studiando intensamente e accrescendo il mio sapere anche tramite pergamene più o meno proibite... d'accordo, non è necessario possedere il mio quoziente intellettivo, ma è solo grazie a un intenso lavoro di ricerca che sono entrata in possesso di determinate conoscenze, che ad oggi mi permettono di usare degli incantesimi straordinari. Sono un piccolo genio. Un piccolo, delizioso e amorevole genio.

Una strega, o chiamatela con uno dei tanti nomi a seconda della regione in cui vivete, non ha necessariamente bisogno di studiare poiché è già intrisa del potere naturale. Solitamente i sentimenti che incute vanno a braccetto, rispetto e timore, per questo piuttosto che essere cacciata decide di sua sponte di rifugiarsi in luoghi protetti, possibilmente a contatto con la natura dove può esercitare liberamente magia di tipo prevalentamente sciamanica e prelevare erbe per le sue pozioni.

Una maga studia, una strega ha la vita comoda. E' chiaro?

Evidentemente, in quella zona che non avevo mai percorso nei miei viaggi precedenti era comparsa una vera e propria strega, per cui è nato il binomio rispetto-terrore e qualcuno, un tale che ama fare scena, ha istruito i suoi compaesani contro chiunque usasse la magia.

Magnifico. Voglio tornare in un paese civile.

«E' divertente quanto stai facendo?»

«Effettivamente ci sto prendendo gusto... aspetta, cosa?!» sussultai quando mi resi conto che una voce sconosciuta era improvvisamente apparsa nei dintorni. E ridacchiava, oh, se ridacchiava.

«Allora ti lasciamo al tuo inusuale divertimento, straniera.» rispose e sentii dei passi come se si stesse allontanando.

«No, no, no! Non è affatto divertente. Te lo giuro. Anzi, avrei giusto bisogno di una mano...» sorrisi al nulla il più disinvoltamente possibile, osservando la vegetazione attorno per capire da quale punto mi si stava osservando. Aguzzando l'udito, mi era parso di sentire più passi in mia direzione ma proveniente da una sola parte, quindi non ero in qualche modo circondata.

Dling.

Intravidi uno scintillio tra i cespugli. Un'arma? Una freccia? Ero dannatamente fregata?

Poi, un minuto dopo, ciò che vidi fu il terreno avvicinarsi in velocità al mio viso, che lo incontrò con un rumore sordo con il resto del corpo al seguito. Non dimentichiamoci che, prima di tutto ciò, sentii indistintamente un peso di troppo sul ramo che mi intrappolava la caviglia e un crack poco rassicurante.

Ciò che ne seguì fu la mia rovinosa caduta a terra, come se il dolore provocato dalla mia recita non fosse più che sufficiente, e delle ovattate zampine cadermi aggraziatamente sulla schiena. Le mie orecchie furono stordite da versetti acuti, le mie spalle coccolate dalle unghie di Coso che si stiracchiava contento.

Mentre facevo i conti con i miei gomiti dolenti perché mi permettessero di rialzarmi, i miei pensieri culinari sull'utilizzo di carne felina vennero interrotti dall'avanzare dei passi che avevo udito poco prima. Due figure si presentarono davanti ai miei occhi, bardate di lunghi mantelli scuri e bastoni adornati di monili e fogliame. Una di queste mi allungò la sua mano. «Avremmo preferito non avere a che fare con una visitatrice, ma non sembri nelle condizioni di nuocerci.»

«Ho davvero l'aria di una che si stava facendo una gita turistica da queste parti?» sibilai digrignando i denti, accogliendo il suo aiuto ma rimettendomi in sesto da sola non appena fui in grado di stare in posizione eretta. Il mantello non aveva subito grandi danni, i miei spallacci neri decorati invece erano piuttosto malconci. Li avvolsi in una sacca prelevata da una tasca celata del mantello, promettendomi di farli riparare in una città che non mi avesse aizzato contro l'intera popolazione.

Le due figure, alte e all'apparenza esili, non si mossero di un millimetro alla mia simpatica battuta piena di acidità. «Non accogliamo di buon grado chi si ritrova in questa foresta senza invito,- rispose la seconda, stringendo fortemente il suo bastone con una pietra rosea sulla punta e direzionandolo lievemente verso di me- ma faremo un'eccezione, poiché le tue ferite non ti permetteranno ancora di cambiare destinazione.» dicendo questo, spostò la punta dall'alto al basso più volte, come ad evidenziare il mio stato esteriore non proprio piacevole.

Sono accidentalmente ruzzolata giù da un pendio, non fare quella faccia.

La prima figura, il cui bastone era decorato con una pietra color zaffiro, si voltò e mi fece segno con la mano sinistra. «Seguici.» disse completamente atona, per poi incamminarsi nel folto della foresta. Il secondo fece lo stesso e non prestarono particolare attenzione sul fatto che io li seguissi veramente o no. Notai una nota femminile nelle loro voci.

Non mi è mai piaciuto dar immediatamente fiducia a chi cercava, apparentemente, di aiutarmi. I miei precedenti parlano per i miei sospetti. «Con chi ho il... piacere di avere a che fare?»

Le due non si fermarono per darmi retta, ma inclinarono la testa l'una verso l'altra mormorando qualcosa. «Siamo serve della foresta.- disse la Azzurra (ho un innato dono per dare i soprannomi, anche se avrebbero meritato entrambe l'appellativo di Asociali)- Per il momento ti basti sapere questo.»

Roteai gli occhi verso il cielo. Avevo a che fare con due suonate intrigate da una di quelle mode di stare a contatto con la natura, probabilmente. I loro passi felpati sembravano fare attenzione a non scalfire il terreno che calpestavano, mentre i loro respiri erano quasi impercettibili come a non voler contaminare troppo l'aria circostante. Più semplicemente, era la fantasia che ricorreva nella mia mente osservandole. Non stuzzicavano il mio sesto senso anti-demone, di questo ne ero sicura, e nemmeno quello della simpatia a pelle se per questo.

Raccolsi la sacca fai da te con la mia armatura danneggiata e richiamai Coso, che con sommo menefreghismo alla situazione stava saltellando in mezzo all'erba all'inseguimento di una cavalletta. Il ciondolare del suo sonaglio lo faceva risuonare per tutta la foresta, un modo piuttosto ingenuo per segnalare la nostra posizione a chi mi stava inseguendo. Il rumore pareva infastidire le due figure e ciò infarinava ancor di più i miei pensieri. Inquinamento acustico per le loro candide orecchie da naturaliste.

Camminammo per una quindicina di minuti, addentrandoci ancor più a fondo tra gli alberi. Ad ogni passo rispondeva un mio lamento e il gorgoglio del mio stomaco, che attirava l'attenzione delle due figure. «Siamo quasi arrivati.- Rosa sapeva benissimo come confortarmi- A breve giungeremo alla nostra dimora.»

«Se ciò comprende un buon pasto caldo e un letto su cui riposare, non posso che essere felice di essere in vostra compagnia!» ma il mio tentativo di essere socievole scemò immediatamente, scaturendo una reazione pressoché nulla nelle mie accompagnatrici.

C'era del vero nelle sue parole: pochi minuti dopo, si scorgeva una capanna piuttosto scarna costruita tra gli alberi. Pareva più un rifugio per disperati che una casa in cui accomodarsi e rifocillarsi, ma se mi avessero presentato davanti al naso una bella bistecca non avrei fatto troppe storie sul loro dubbio senso estetico.

A un passo dalla porta, una delle due si apprestò a roteare la maniglia. L'altra invece, mi si parò davanti. «Tu usi il Potere?»

Ottimo, da amici difficilmente tolleranti a nemici giurati in pochi secondi?

«E' da quando sono arrivata nella città qui vicino che mi si parla di Potere e profeti, ma piuttosto che darmi spiegazioni mi sono stati puntati addosso dei forconi.- assunsi lo sguardo più serio che potevo, non ci tenevo affatto ad essere costretta a scappare ancora una volta.- Vi risponderei volentieri se foste tanto gentili da chiarirmi l'arcano.»

Strano ma vero, scorsi un sorriso sulla porzione di volto non celata dal suo cappuccio. Azzurra era riuscita a stupirmi, mentre Rosa stava per varcare l'entrata della catapecchia. La Rossa, che sarei io, tentava invano di decifrare i loro ghigni divertiti.

«Sì, tu usi decisamente il Potere, quindi puoi entrare.» rispose senza rispondere, voltandosi a seguire la compagna.

Dal canto mio, tirai un sospiro di momentaneo sollievo. Forse mi avrebbero attaccata all'interno, infrangendo la promessa indiretta del pasto caldo e il letto comodo. A proposito, un certo profumino proveniva proprio dall'interno della costruzione, si era infilato nelle mie narici dopo quell'assurda domanda e altrettanto sconclusionata risposta. La cosa mi convinse del tutto.

«Lui non entrerà.»

Annebbiata com'ero da quel soave richiamo mangereccio, non mi accorsi che l'Azzurra si era fermata, volgendomi la schiena. «Lui... chi?» e questa volta avevo davvero bisogno di una spiegazione, dato che non avevo altri accompagnatori.

La sua mano si alzò, puntando il dito alle mie spalle. Mi voltai e, come già sapevo, non c'era nessun altro oltre me. Già, a parte il piccolo particolare peloso che si stava pulendo le zampe qualche metro più in là, in basso.

«Intendi il gatto? Siete allergici al suo pelo o temete che vi chieda di cucinarvelo? Non sono così tanto disperata. Credo.»

Non che attendessi davvero una risposta, avevo capito che parlare con quegli individui era un lavoro troppo psicologico per le mie condizioni attuali. Feci spallucce e mi avviai verso la porta senza badare troppo all'animale, che in tutta risposta sfrecciò velocemente tra le gambe mie e dell'altra, entrando senza troppi convenevoli nella loro dimora.

Quella non fece alcun cenno di dissenso, ma rallentò il passo. Lanciai una rapida occhiata ai dintorni dell'esterno e no, decisamente non c'erano altre presenze oltre alle nostre. Certo, non potevo permettermi il lusso di sottovalutare il minimo particolare, ma la questione principale era recuperare le energie per prevedere al meglio eventuali pericoli.

D'altronde, avevo la ferma volontà di conoscere altre Risposte.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Scelte e Potere

Capitolo 6




Se mai vi capitasse di sentire indistintamente il rumore di metallo che sfrigola e ne incontra altro a pi riprese, alzate la guardia e anche i tacchi. Se invece siete nei miei dintorni... beh, dovreste preoccuparvi ugualmente, specie se i suoni sono provocati da forchette e coltelli.
Gli sguardi delle due caritatevoli signore della foresta non tralasciavano il minimo sentimento. Il problema era la bocca della Azzurra, con gli angoli piegati esageratamente verso il basso e il mento pieno di rughe, il labbro inferiore un po' sporgente. Oh, e della Rosa, la cui sopracciglia erano contemporaneamente arcuate al limite e corrucciate a formare avvallamenti profondi nella pelle della sua fronte. Come se non avessero mai visto una povera diavola nutrirsi adeguatamente dopo una giornata fatta di digiuno, nervosismo e corsa disperata. Insomma, cosa pretendevano?
Il bon-ton non ricopriva nemmeno l'ultimo posto della scaletta delle mie esigenze, in quel momento. Ero in buona compagnia, comunque, visto che anche il felide baldanzoso alternava momenti di pulizia del posteriore con lunghe leccate alla ciotola del latte. Ora che ci penso, ringrazio mia madre per avermi cresciuta come una normale umana nonostante spesso mi appellasse come la "gatta selvaggia" della famiglia. Immaginate l'orrore di... comunque.
«Dunque, se ho capito bene voi due vivete in questa foresta.- iniziai il discorso tra un boccone e l'altro- E oltre a questa specie di rifugio, esiste una scera e sciopia cufumità que-»
«Oh dea, potreste avere la buona creanza di evitare di parlare con la bocca piena?» l'Azzurra mi fulminò con lo sguardo, pur non scomponendosi dalla sua posizione a braccia incrociate al petto e mento alto. L'altra semplicemente socchiuse gli occhi e abbassò lo sguardo, pur tenendo il capo diritto, spolverando la veste all'altezza delle ginocchia dove erano finiti alcuni frammenti di cibo sparati dalla mia bocca. Ops.
Deglutii e tirai un lieve colpo di tosse. «Dicevo, avete detto che esiste una vera e propria comunit¢ di gente come voi da queste parti.»
La Rosa dischiuse lentamente gli occhi e mi osservò direttamente. «E' corretto.»
Beh, grazie per avermi illuminata per la seconda volta.
Speravo che il mio ripetere l'informazione le spronasse a procedere con alcune spiegazioni dettagliate, ma dal loro linguaggio corporeo dedussi che non avevano piena fiducia in me, a maggior ragione dopo avermi incontrata solo un'ora prima. E avermi accolta nel loro rifiugio, il che poteva essere un segno di benevolenza, oltre che aiuto nei miei confronti. Avevo lanciato una rapida occhiata al luogo prima di perdere la concentrazione e buttarmi sul cibo, e non mi pareva ci fossero trappole o dispositivi contro possibili presenze minacciose. Avrei potuto essere io la minaccia, ma mi avevano accolta in casa e senza protezioni.
Tentai di spillargli altre informazioni, sfoderando il mio migliore sguardo di intesa. «Ottimo. E questa comunità è sparsa su tutto il territorio della foresta o avete delle cosidette filiali in altri luoghi lontani?»
Le due si guardarono per un attimo, ancora mantenendo un certo contegno, piuttosto fastidioso se me lo chiedete, per poi tornare a guardarmi. La Rosa riprese la parola: «Non sono informazioni che ti riguardano.»
«Beh, per quanto ne so potreste essere le streghe a cui stanno dando la caccia su in città, e mi basterebbe davvero poco per fuggire da qui, invocare un bel Ray Wing e risalire per dare l'allarme. Solitamente bisogna prima accertarsi di chi si ha davanti e solo dopo accettarlo in casa propria.»
D'accordo, non era il modo migliore per iniziare una salda e duratura amicizia con le due ragazze.
Nemmeno stavolta le loro espressioni mutarono. Notai però l'Azzurra stringere lievemente la stoffa della sua veste sotto le mani. Scommetto che l'avevo turbata quel tanto che bastava.
«Fa pure.- rispose proprio lei - A noi non interessa.»
...non le interessava?
«Hey, aspetta un attimo. Ho appena detto che sarei pronta a creare un po' di scompiglio nella vostra amata natura portando fuochi e forconi alle vostre calcagna, e dici che non vi importa?»
«Hai udito le mie parole, straniera.- proseguì con nonchalance, osservando un punto alle mie spalle. - Tutto ciò che porti appresso è solo la distruzione. Noi aneliamo al reciproco rispetto degli estranei invasori, ma il fatto che vogliano spifferare ai quattro venti le nostgre circostante non ci tange minimamente.- e adesso sembrava quasi... sorridere?- In fondo, avremmo modo di difenderci a dovere»
Vaaaaa bene, questo mi aveva fatto maluccio.
Se era un modo simpatico per rispondere alla mia minaccia o una constatazione di quanto la mia presenza fosse pericolosa per ogni essere vivente, non avrei ugualmente lasciato correre.
«Se lascio quella porta prima che mi diate qualche gentile informazione sulle circostanze di questo e quello, non avrete vita facile.» minacciai, indicando l'uscita della casa. Non avevo ovviamente intenzione di gridare al lupo nel villaggio poco distante. Semplicemente, mostrarmi determinata e autoritaria, cosa che mi riesce con grande naturalezza, ha sempre sortito gli effetti dovuti sui miei interlocutori.
L'Azzurra fece inaspettatamente spallucce, mentre la Rosa abbassò lo sguardo intenta a scoprire le numerose trame della sua veste.
Ok, non sempre.
Socchiusi gli occhi, spostando lo sguardo in tutte le direzioni. Nessuna minaccia di sorta, nessuna presenza. Ero una benvenuta forzata poco prima e me le stavo inimicando in una manciata di minuti, trovavo strano che due streghe non tentassero di evitare una mia mossa avventata. Proprio per la loro indole solitaria e protettiva avrebbero come minimo dovuto tentare di fermarmi, quasi supplicarmi, per impedire a chi minacciava la loro serena convivenza con gli spiriti naturali di portare caos indesiderato. A quanto pareva, non mi stavano ancora serbando un trattamento speciale.
«Avrei un'ultima domanda, allora, prima di lasciare questo luogo.- sempre che volessero rispondermi dopo le ultime frasi - Parlavate di un "potere", lo stesso a cui si appellavano i cittadini del villaggio ostile. Vorrei sapere di che si tratta, dopodich│ non dovrete pi preoccuparmi della mia presenza.»
Sussultarono. Interessante, una reazione!
Sussultai anche io, perchè una certa palla di pelo mi saltò sulla spalla aggrappandosi saldamente con le unghiette. Si facevano sentire molto bene, non indossando più i miei spallacci, ma non potevo perdere il contegno per una cosa simile in una situazione di massima serietà.
Entrambe le donne focalizzarono lo sguardo sul felino, che rispose con un sonoro miagolio. Sembrava che la cosa le imbarazzasse, alch← spostarono lo sguardo altrove. Notai allora una cosa strana.
La sclera dei loro occhi, ora normalmente aperti e non assottigliati, era innaturalmente grigia. Solitamente quella parte │ bianca, forse era dovuto a un riflesso delle luci basse della capanna o, semplicemente, forse no. 
«Il Potere - iniziò la Rosa - dipende dalla volontà di chi lo usa. Dall'uso che se ne fa.»
«Se abusi del Potere o credi di esserne pienamente padrona, - proseguìì l'Azzurra - non importerà quanto grande sarà la tua volontà. Questo è quanto.»
Una profezia? Un avvertimento?
L'unica certezza era che gli enigmi mi avevano stancato, e con loro i loro sguardi vacui ed il portamento da nobildonne con la puzza sotto il naso.
Spostai la sedia facendola sfregare contro il pavimento e mi alzai, ricalandomi il cappuccio sulla testa. Agguantai la sacca con dentro la mia armatura danneggiata e mi voltai verso la porta. «Il pranzo era ottimo. Ora, addio.»
Solcai la porta d'ingresso e la richiusi alle mie spalle. Mi fermai per un attimo ad osservare il paesaggio circostante, alberi, alberi e ancora alberi. La vegetazione non si sprecava, di certo un ottimo punto in favore delle loro abilit¢ magiche.
La Magia, uh? Ripassai a mente ci￲ che mi avevano appena detto.
Il Potere dipende dalla volont¢ dell'utilizzatore, ma abusandone se ne perde il controllo, in pratica. Un po' come per la magia. Ad occhio e croce, e senza troppi giri di parole, questo Potere era la Magia stessa chiamata in modo diverso in quelle zone e il discorso valeva in ogni caso, che lo avessero chiamato in un modo o nell'altro.
E io che mi aspettavo una qualche sorta di frase ad effetto, del genere "lo proverai sulla tua stessa pelle". Fortunatamente, o meno, fui privata di questo brivido. Certo è che il loro modo di parlare ricordava moltissimo quello dello spirito della Claire Bible, quando fui messa in guardia sulle probabili conseguenze di un Giga Slave mal trattato. Quei tempi erano ben lontani nella memoria, ma sempre vivi.
Ma c'era qualcosa che ancora non mi tornava: per quale motivo non erano affatto preoccupate di una possibile fuga di informazioni sulla loro posizione?
Non che ebbi davvero il tempo di starci a pensare.
Mi abbassai giusto in tempo per evitarlo e, mentre passava oltre, un paio di miei capelli svolazzò tranciato per aria.
Scattai in piedi e mi riparai dietro al primo albero vicino. Lanciai un'occhiata verso la direzione in cui proveniva quell'oggetto volante, un disco d'osso tagliente, ma non vi era traccia dell'avventore. Le piante erano mosse esclusivamente dalla leggera brezza che ne spazzava il fogliame, non da altri movimenti innaturali. Essendo stata attaccata pi volte nel folto delle foreste ero in grado di distinguere la fonte di buona parte dei rumori e mosse di ci￲ che mi circondava, e in quel caso non vi era alcuna stranezza degna di nota.
Ovviamente, se non vogliamo contare un altro paio di dischi d'osso che frecciarono a lato del tronco dietro cui mi stavo riparando, mancando il bersaglio, e un quarto che si conficcò nella corteccia ad altezza nuca.
Una nuova pausa. Sfruttai immediatamente l'occasione per osservare il disco che pi mi era vicino, mantenendo alta l'attenzione in attesa del prossimo attacco. Non potevo distinguere da quale creatura provenissero quelle cose, nonostante non fossero armi da attacco lavorate. Il materiale era grezzo e graffiato, come se fosse stato appena estrapolato dalla carne di qualche animale e risciacquato alla meno peggio in un torrente. Quale animale possedesse delle ossa simili proprio non mi veniva in mente.
Ne approfittai, però, per cambiare posizione e sguainare la mia spada corta, in caso avessi dovuto deviare degli attacchi mentre richiamavo un incantesimo. Preferii piazzarmi in una zona sgombra di troppi alberi e cespugli. Non che ami posizionarmi nel luogo pi aperto che ci sia e sventolare le braccia gridando "Qui, qui, bersaglio facile!". Semplicemente, invece di focalizzarmi in una sola direzione e molto probabilmente facendomi cogliere alle spalle, dovevo concentrarmi verso ogni punto possibile ma schivare una serie di attacchi pi liberamente.
Beh, anche senza agitarmi e richiamare l'attenzione del mio avventore, qualcosa si mosse.
Qualcosa di grosso.
Per essere un demone minore, le due fessure verticali ai lati della sua bocca, fornita di micidiali zanne e liquido che avrei voluto identificare come saliva colante, ma che non lo era, stonavano in mezzo a quell'ammasso di pelo grigio scuro. 
La creatura dotata di sei arti accuminati aveva tutta l'aria di non essere amichevole, cosa che aveva gi¢ apertamente mostrato. Si spost￲ lentamente in avanti, trascinando l'enorme corpo deforme. Era un mix perverso tra un ragno e una bestia demoniaca, e su questo ultimo punto ero pi che sicura percependo l'aura oscura che emanava.
Ci osservammo per qualche istante, poi la creatura prese a muovere la mandibola come se stesse masticando. Il tempo che gli era necessario a studiarmi fu abbastanza per lanciare un'occhiata alla baracca delle due streghe.
O almeno, al luogo in cui poco prima si trovava la baracca.
Che diavolo...?!
Non ebbi il tempo di analizzare la situazione che il demone aracnoideo gorgogliò sonoramente, sputando dalle fessure ai lati della bocca altri dischi di osso.
«Waaah!» urlai mentre mi lanciavo di lato per evitare che mi affettassero. La sua mira era piuttosto precisa e la velocit¢ delle sue armi era considerevole, ma mancavano di curvatura e gli era necessario del tempo per ricaricare, se così si può dire.
Dling.
E perchè no, aggiungiamoci anche un gattino indifeso che se ne stava tranquillamente seduto in osservazione nel punto esatto da cui mi spostata. Bel quadretto.
"La casa è scomparsa e ora appare questo ragno deforme." fu ciò che pensai quando cercai di fare due più dure. La creatura doveva essere stata mandata dalle due streghe.
«Balus Rod!» gridai, rilasciando dal palmo della mia mano una frusta infuocata, che andò dritta verso quello che si poteva definire il viso dell'essere. Il colpo andò a segno, esplodendo ad impatto e creando una nuvola di fumo.
Il corpo principale, però, continuò a muoversi sulle sue sei zampe come se nulla fosse accaduto.
Indietreggiai, richiamando immediatamente un secondo incantesimo. Quando la cortina di fumo si diradò, la testa del demone ne fuoriuscì illesa. Dalle fessure ai lati della bocca si erano formate delle ossa a forma ovale che, unendosi, avevano creato uno scudo contro la magia. La superficie era comunque crepata, segno che non era del tutto immune agli attacchi. Sarebbe bastato lanciare un incantesimo pi potente prima che potesse rigenerare la sua difesa principale.
Un Dug Haut sarebbe stato sufficiente per penetrare il suo corpo con un considerevole numero di spuntoni di roccia dal basso, ma sfortunatamente non sono Zelgadiss e la Magia Nera, bench│ richieda parzialmente il potere agli elementi naturali, non era da considerare allo stesso livello di quella Sciamanica. Non ero quindi in grado di utilizzare quell'incantesimo sperando che sortisse gli stessi effetti sanguinari in cui riusciva invece benissimo il mio amico chimera.
Restavano poche alternative, ed │ pubblica la conoscenza che i ragni soffrono il fuoco. «Flare Arrow!» invocai, rilasciando una pioggia di freccie fiammeggianti in direzione dell'essere. Questi alzò il capo allargando la bocca e fortunatamente non riuscì a ricreare i suoi dischi d'ossa. Anche perchè avrei proprio voluto vederlo, con tutte quelle freccie di fuoco rivolte verso tutto il suo corpo.
Prima che il colpo andasse a segno, allargò mostruosamente ancora la bocca, che ora misurava circa tre metri. Poi rilasciò una sostanza bianca direttamente dalla sua gola, creando una grande ragnatela ossuta. E non intendo semplicemente che era ben resistente.
Un piccolo particolare.
Più "ossatura" creava, pi il suo corpo principale sembrava svuotarsi.
Che stesse usando le sue stesse ossa per attaccare e difendersi?
Allora la strategia divenne improvvisamente semplice: continuare ad attaccarlo finchè avesse completamente esaurito la fonte delle sue armi, probabilmente arrivando a indebolirlo al punto da sferrare un attacco decisivo oppure portandolo all'autodistruzione.
Il combattimento dunque continuò, da una parte i suoi dischi lanciati a una velocit¢ impressionante e con pi frequenza, dall'altra i miei incantesimi sempre meno potenti per indurlo a masticare le proprie ossa e usarle. Non potevo permettermi di sprecare il mio potere solo per stuzzicarlo.
Una buona manciata di minuti pi tardi, sia io che l'essere eravamo piuttosto stanchi di spostarci in continuazione. Inoltre, il suo corpo principale pareva quasi del tutto svuotato, mentre con la bocca emetteva pesanti respiri. Le sue forze e il suo potenziale si stavano esaurendo.
Era il momento.
«Fire B-»
Dling.
«TOGLITI DA LI'!» gridai interrompendo l'incantesimo. 
Il mio compagno felino si era piazzato proprio sulla traiettoria di lancio, tra me e il demone. Per tutto il tempo del combattimento, non sembrò minimamente turbato dai fischi e le esplosioni provocate da noi due. Aveva agito indisturbato come se fosse stato in un parco a rincorrere le farfalle.
Ed io avevo bloccato il mio colpo decisivo, mostrando momentaneamente il fianco al nemico, solo per evitare di ucciderlo all'istante.
Due dischi partirono dalla bocca dell'aracnide, puntando dritti verso il mio viso. Potevo evitarli, ma non senza ferirmi. La distanza tra me e le sue armi era al minimo.
«Hai fatto un errore.»
Cos-?!
Mi lanciai all'indietro per evitare l'inevitabile.
I dischi, perl, rimbalzarono. Contro qualcosa.
«La tua prima scelta è stata errata.» 
Prima di cadere completamente a terra, posai in fretta una mano sul terreno e roteai il corpo verso destra per rimettermi subito in piedi. Ero ancora in forma, tutta intera, senza la ferita profonda alla spalla che avevo previsto se fossi stata presa di striscio. Se quelle lame ossee non fossero state sbalzate via da uno scudo, che ora potevo vedere a occhio nudo.
Un'ellisse semi-trasparente, emanante un leggero luccichio dorato, galleggiava di fronte a me. Non era composto dall'elemento aria come lo scudo di vento del Wind Shield, n│ era in qualche modo solido.
L'unica certezza era che avevo udito due voci, e che la loro fonte stava alle mie spalle.
L'Azzurra, senza degnarmi di uno sguardo, teneva nella mano sinistra il suo bastone decorato, puntandone la sommit¢ davanti a s│. La sua compagna le era a fianco e teneva il dito indice della mano destra sollevato a indicare l'alto.
Quest'ultima mormor￲ quella che credo fosse una formula ma di cui non riuscii a udire le parole, poi apr↓ gli occhi.
Erano completamente neri.
ᆱIl tuo Potere │ corrotto.ᄏ disse a chiara voce, puntando il dito sollevato verso la creatura demoniaca. Questa emise un sibilo molto acuto, al punto che dovetti coprirmi le orecchie con le mani per quanto fosse fastidioso e doloroso per i miei timpani.
Con un guizzo, si sollev￲ su due delle sue sei zampe, agitando le rimanenti per aria. Poi... se ne and￲, trascinando via il suo enorme corpo svuotato. All'ultimo momento notai un marchio brillante sulla sua schiena: due sfere congiunte da un anello centrale pi piccolo.
Lo stesso simbolo che compeggiava ora nelle orbite scure delle due streghe.
«Lui ne sarà felice, ma non noi.»

Dling.

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