Motes

di Ita rb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.1 Dantalion/William ***
Capitolo 2: *** 1.1 Salomone/Dantalion ***
Capitolo 3: *** 1.2 Sitri/William ***



Capitolo 1
*** 0.1 Dantalion/William ***


Note: Salve a tutti, ho iniziato a scrivere come una forsennata in questo fandom, comprendendo quanto avessi bisogno di uno stacco dalla mia vita, per concentrarmi su qualcosa di completamente diverso che Makai Ouji mi ha saputo dare nel momento del bisogno; perciò gliene devo rendere atto e sono consapevole del fatto che in altre sedi ho delle cose in corso che continuerò a portare avanti, nonostante tutto, ma ho anche intenzione di propinarvi qualcosa di leggero che possa svagare anche me.
Da quest’idea nasce questa raccolta, la quale parlerà di tutte le coppie possibili che mi sovvengono alla mente e che, in qualche modo, mi suggeriscono cosa scrivere in un briciolo d’introspezione.
Questa volta tocca al POV di William, nonostante io non sia un’accanita sostenitrice della teoria atomica del character. Si tratta comunque di una mia OTP questa, perciò, mentre raccolgo qualche idea per scriverci sopra una OS, ti toccherà sorbirvela in versione ridotta (?) o lanciarmi pomodori marci quando ritenete opportuno.
Xoxo
 
 
Se solo quella porta non fosse mai stata abbattuta, allora le sue convinzioni sarebbero rimaste tali fino alla fine dei suoi giorni e nessuno avrebbe interferito in alcun modo per protrarlo a sé mediante inutili discrepanze.
Un mondo fatto di atomi, dove tutto sfuggiva alla logica della scienza in sé, poteva appartenergli in egual modo – o il suo sapere non sarebbe bastato a sanare ogni dubbio che gli avrebbe sbarrato la strada? Tutto ciò che sapeva era lì, proprio dinanzi a lui, e si specchiava in degli occhi torbidi quanto profondi, vermigli, che sapevano di sangue e distruzione; ma nulla in quell’individuo gli faceva venire in mente qualcosa al di là delle sue possibilità, fintanto che il tenue calore delle sue dita si posava sulla sua gote pallida: in quelle iridi particolari vedeva il riflesso di se stesso.
I sensi ne erano completamente catturati, a tratti ammaliati quasi, ma non l’avrebbe mai detto ad alta voce, così come non si sarebbe pronunciato in merito a preoccupazioni inutili nei momenti più criptici. Nessuno, neppure lui stesso, avrebbe dovuto sospettare nulla sulla veridicità di quel rapporto, perché se solo l’avesse fatto, concedendosi il beneficio del dubbio, lentamente ne sarebbe stato inghiottito.
L’unica cosa che ancora lo manteneva intatto e distante dalla realtà era proprio il suo attaccamento alla stessa, nonché lo scetticismo innato che gli era caratteristico, mentre continuava ad assorbire pillole di scienza attraverso le pagine dei tomi della biblioteca scolastica; allora, battendo appena le palpebre, comprese quanto tutto quello fosse tangibile e ricordò a pieno le parole di Dantalion, rendendole proprie fino quasi a credere nelle stesse.
Poteva toccarlo, poteva sentirsi sfiorato dal suo palmo, così come dal suo sguardo, e questo bastava a fargli credere ancora una volta di essere vivo tanto quanto colui che aveva di fronte, pur differentemente.

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Capitolo 2
*** 1.1 Salomone/Dantalion ***


Note: Salve a tutti, ho deciso di aggiornare con la seconda coppia di questa fan fiction, spinta da una strana voglia di esperimentare un pairing mai trattato fin ora dalla sottoscritta.
Spero proprio che vi piaccia, ma se così non fosse sono sempre qui per ricevere consigli e critiche.
Xoxo
 

Il suo sorriso leggero era quasi impercettibile, eppure riempiva la stanza impolverata di un colore univoco e dolce, simile all’eterea e irraggiungibile luce dei cieli che si rispecchiavano nivei sulla pelle chiara del re d’Israele; nonostante tutto, la vena d’amarezza colmava l’aria, rendendola satura e opprimente di malinconia, perché c’era ben altro oltre la parvenza melliflua che dettava la sua figura imponente – qualcosa che tutti stentavano a vedere realmente e che potevano solo immaginare, percependola distante.
Si ergeva s’un piedistallo di giada che, invisibile agli occhi di molti, assomigliava pressoché a un dissidente atto di megalomania, sebbene in realtà fosse soltanto sapienza.
Dantalion l’aveva trovato spocchioso in un primo momento, forse fin troppo saccente e pretenzioso nei confronti del mondo, ma comunque di piacevole compagnia, fintanto che l’eternità seppe apparire diversa proprio grazie a lui 
collimava egregiamente con gli obiettivi altrui, rendendosi schiava solo dell’imperfezione che stentava a restare tale troppo a lungo; eppure, nella figura del biondo risiedeva il difetto più grande di tutti: la mortalità.
Prima o poi l’avrebbe visto avvizzire, osservando il calare delle sue palpebre con pesantezza, sospinte dalla sapienza che si trovava al di là della calotta cranica che si sarebbe diradata senza se e senza ma. La sua pelle si sarebbe incartapecorita, raggrinzendosi sulle mani nodose e sulla fronte ampia che spiccava al di là delle ciocche ancora dorate: ne era sicuro, mentre l’osservava con il capo chino s’un tomo come un altro 
uno dei molti che si trovava in quell’enorme biblioteca cui era solito passare ore e ore a causa della sua fame di conoscenza.
Quel flebile tintinnio lo riscosse dai propri pensieri e, mentre si cibava letteralmente della polvere cui era stato costretto a eliminare mediante oggetti poco consoni al suo rango di duca, Dantalion si disse che quell’uomo fosse davvero curioso.
Non aveva paura né di lui, né di altri: semplicemente, questo si limitava a osservare e ad agire come meglio riteneva opportuno; perciò, senza neppure accorgersene, mentre lo fissava intento a leggere qualche noiosa pagina di chissà quale tomo, posando il mento sul pugno chiuso, ne fu attratto a tal punto da dover ammettere in silenzio l’esistenza del carisma tanto calamitante che spiazzava ogni pilastro: Salomone era speciale.

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Capitolo 3
*** 1.2 Sitri/William ***


Note: Salve a tutti, oggi ho avuto voglia di scrivere una breve fan fiction introspettiva s'una delle mie OTP e considerata la raccolta in questione ho pensato che non vi fosse altro luogo migliore all'infuori di questo per postarla *blushes*
Si tratta solo di parole, infondo: riflessioni di attimi vagamente amari, ma nulla di più; perciò spero che vi piaccia, sebbene non abbia chissà quante pretese in merito.
Xoxo

 

Da quando era comparso sul suo cammino, come se nulla fosse, Sitri si era quasi dimenticato il reale motivo che l’aveva spinto nel regno mortale: il principe elettore non era più solo quello che gli era stato detto da suo zio, ma qualcosa di ben più grande, come il peso dell’anima che portava nel suo petto senza esserne neppure consapevole.
Quel ragazzo era proprio ciò che non si sarebbe mai immaginato, vale a dire un individuo affine alla scienza e al secolo illuminista che aveva gettato le basi per quelle convinzioni strafottenti in grado di annichilire perfino il credente più arguto, se messo dinanzi alla realtà dei fatti; lo stesso visconte non era riuscito a replicare quando William Twining aveva palesato la sua esistenza in quanto massa atomica e almeno su quello non poteva dargli torto – poiché conscio di essere tangibile quanto tutto ciò che concerneva i diversi piani.
Aveva imparato subito a conoscerlo come creatura a sé stante, sin dal momento in cui era stato costretto letteralmente a pulire il pavimento del dormitorio come punizione per aver infranto le regole dello stesso; allora aveva compreso istantaneamente quanto il principe elettore non fosse altro che un ragazzo sul quale gravava una grande condanna: essere l’erede di Salomone, nonché involucro del medesimo spirito.
Avrebbe fatto di tutto per lui, dal momento che, nonostante le apparenze un po’ megalomani e perfezioniste, William gli apparisse come un giovane pieno d’entusiasmo e aspettative per il futuro – un piccolo uomo che aveva bene in testa le idee che avrebbe voluto perseguire senza fermarsi mai; così, mentre batteva le palpebre, fissandolo da lontano al di là del tavolo cui erano seduti i suoi simili, non faceva che chiedersi se stesse facendo la cosa giusta, perché tacere dinanzi a un complotto ordito nei suoi confronti da Baalberith non era certo il miglior modo per tenerlo stretto a sé – no, affatto, non era quella la maniera con la quale voleva imporre la sua presenza e il suo affetto: con la costrizione sarebbe stato in grado solo di distruggere ciò che aveva creato fino a quel momento, ma qualcosa lo lasciava impietrito sulla sua stessa sedia, mentre il cuore gli galoppava nel petto, raschiando contro la gola in un muto allarme.
Se solo avesse potuto tornare indietro a quel giorno, pulendo il pavimento con veemenza e un briciolo di fatica, allora sarebbe stato felice, perché il mondo degli esseri umani appariva ai suoi occhi come la terra irraggiungibile cui sarebbe stato in grado di realizzare qualcosa.

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