Non posso resisterti

di Yuna Shinoda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Forks, Bella e i Cullen ***
Capitolo 3: *** Edward ***
Capitolo 4: *** Vorrei... Ma non posso ***
Capitolo 5: *** Appuntamento ***
Capitolo 6: *** Un fisico perfetto... e un ballo ***
Capitolo 7: *** Bugiarda ***
Capitolo 8: *** Il tuo segreto... ***
Capitolo 9: *** ...lo scoprirò! ***
Capitolo 10: *** Chiarimenti ***
Capitolo 11: *** E tu... che ci fai qui? ***
Capitolo 12: *** E lei... chi è? ***
Capitolo 13: *** Mi telefoni... o no? ***
Capitolo 14: *** E' la verità... Oppure no? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Un profumo. Un incantevole profumo di gelsomino a cui non potevo, anzi non volevo resistere.
La sensazione era troppo forte.
Se mai avessi avuto l’occasione di rivederlo, al novanta per cento delle possibilità ne avrei approfittato. No, ma che dico… Io devo difendere l’identità dei Cullen.
A costo di non rivedere quel ragazzo. Edward Masen mi sa che sia il suo nome.
Edward, la tentazione di bere il tuo sangue è troppo forte per potermi opporre… Ma ce la farò. Ti starò lontano. Almeno finchè non riuscirò a contenere la mia sete. 

Anche se tu sei il frutto più bello e prelibato del mio inferno personale...




Che ve ne pare? Ho già scritto il primo capitolo, che posterò domani. Spero che come prologo vi piaccia, vi giuro che ne vedrete delle belle da questo punto di vista! XD ho pensato a tutti i possibili modi per far svolgere al meglio la storia.... 

Come sempre, sia critiche che consigli che recensioni sono graditi ^^

Yuna

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Capitolo 2
*** Forks, Bella e i Cullen ***


Arrivai a Forks circa due anni fa, nel 2005.
Gli anni precedenti, ben 17 della mia lunga adolescenza, li avevo trascorsi in Alaska, a Denali. Lì c’era la famiglia di Tanya, un’avvenente ragazza bionda che seguiva la mia stessa dieta.
Bhè, di sicuro vi starete chiedendo cosa centri la dieta. Centra, centra…
Dovete sapere che io non sono propriamente una persona che si nutre di cibo normale. Purtroppo no.
Per delle strane coincidenze, nell’agosto del 1948, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, mi ritrovai qui a Forks, in Washington. Che poi era stata anche la città in cui abitavo prima.
Sono nata nel 1931 a Forks, Washington.
Mio padre e mia madre erano per così dire separati in casa, visto che non era ancora stata fatta una legge sul divorzio a quel tempo, ed io ero una semplice ragazza di campagna. Mio padre faceva parte della guardia nazionale – l’odierna polizia – e mia madre non lavorava, semplicemente badava a me e mi curava come una qualsiasi madre avrebbe fatto con la propria figlia.
Il livello d’istruzione allora era molto scarso, ma grazie ai guadagni di mio padre riuscivo a permettermi i libri della scuola e le divise, oltre a tutto il resto.
Ero una ragazza nella norma, né troppo bella, né troppo insignificante. Ero la classica studentessa diligente a cui piaceva ottenere buoni risultati.
Poi nel 1940 scoppiò la guerra.
Mio padre fu richiamato nell’esercito e mia madre ed io fummo costrette a lasciare Forks per dirigerci a Phoenix, in Florida, dove c’erano dei campi per le donne e i bambini, e dove eravamo sicure per metà di non essere in una città coinvolta dalla guerra.
Non seppi più nulla di mio padre.
Mia madre restò con me fino alla fine del 1947, anno in cui mi ammalai di tubercolosi e rischiavo di morire. Ogni giorno era una dura lotta contro la morte: più cercavo di essere serena e più la malattia mi assaliva e a volte mi sembrava quasi di smettere di respirare per minuti interi a causa dei polmoni, che giorno dopo giorno si consumavano sempre di più; l’unico conforto che trovavo era nel sonno, che per delle ore mi faceva dimenticare la mia malattia.
Poi rividi la vita.
Mi ricordo che mi risvegliai una mattina d’agosto senza sole chiedendomi dov’ero, immaginando di essere in un mondo parallelo.
Poi ricordai qualcosa. Ricordai il dolore, ricordai gli urli e le parole strazianti che pronunciavo come per esempio “Uccidimi! Per favore non riesco a sopportarlo!”…
E ricordai anche le parole confortanti di mia madre, che mi ripeteva “Va tutto bene, Bella. Io sono con te. Sarò sempre con te. Tutto questo passerà presto”, facendomi credere che lei sapesse tutto.
Che sapesse in cosa mi ero trasformata. Che Bella Swan non era più la stessa.
Fu di fatto che morì prima che io potessi parlarle per chiedere spiegazioni.
Avevo trovato sul comodino accanto al mio letto un piccolo biglietto con su scritto un breve messaggio con una scrittura piccola e frettolosa:

“Perdonami se l’ho fatto. Ma l’amore di una madre per una figlia mi ha fatto desiderare di non tarpare le tue ali così presto… All’inizio sarà difficile, ma vedi che poi conoscerai altri come te che potranno aiutarti. Io, più di questo, non posso. Sto morendo figlia mia, e non c’è nulla che possa salvarmi.”


E fu così che cominciò la mia vita da vampira.
Ho vagato di continente in continente sterminando vittime innocenti ma anche uomini spregevoli e villani, finché non ho capito che per vivere potevo anche non uccidere chi non centrava nulla.
Arrivai a Denali nel 1988 circa, e conobbi questo straordinario gruppo che si cibava di sangue animale anziché sangue umano.
Li apprezzai e decisi di seguire la loro dieta, con discreto successo.
Poi conobbi i Cullen: il capofamiglia, Carlisle, era un dottore molto famoso in molti stati, bello e affascinante più di un attore televisivo; la moglie, Esme, era molto dolce e materna quasi da ricordarmi mia madre stessa; Emmet, un gigante buono dalla battuta facile, Rosalie, la super modella bionda sposata con Emmet; Jasper, finto fratello di Rosalie che era in grado di controllare le emozioni della gente, e Alice, che nella sua bassa statura incarnava tante qualità, che poteva vedere il futuro di tutti.
I Cullen intendevano trasferirsi a Forks perché conoscevano la sua fama di regione poco, anzi, scarsamente soleggiata e poi gli faceva piacere rivederla, visto che già avevano abitato lì precedentemente. Così mi chiesero di andare assieme a loro, ed io accettai, presa dalla curiosità di rivedere la mia città natale e anche per vedere se c’era ancora la mia casa.
Carlisle mi disse che però mi sarei dovuta iscrivere alla Forks High School, dato che avendo ancora 17 anni, era meglio far vedere che frequentavo la scuola, sia io che gli altri fratelli Cullen, per non incorrere in troppe curiosità da parte della gente.

Oggi è il mio primo giorno di scuola.
Dato che non ho una casa, i Cullen mi hanno offerto di stare da loro. Mi hanno dato la stanza al terzo piano e anche un’ automobile, un Audi A4… Diciamo che ne ho guadagnato.
Voglio essere gentile con gli altri e quindi li invito a venire nella mia auto.
Alice, quella con cui ho legato di più, accetta subito e trasporta con sé anche Jasper, mentre Rosalie, con la quale ho un’antipatia non dichiarata, ha rifiutato categoricamente.
Emmet mi ha detto “Scusala, è che non ha accettato ancora la tua convivenza con noi…”.
Contenta lei…
Tutto andava alla perfezione finchè non arrivammo fuori scuola e non scendemmo dalla macchina.
Alice mi guardava con un espressione strana, per poi capire da dove proveniva la mia immobilizzazione: un ragazzo alto, statuario con i capelli rossicci e gli occhi verdi passava giusto davanti alla mia auto, emanando un profumo che non riesco nemmeno a spiegare a parole…
- Resisti, Bella. So che è difficile all’inizio – mi disse Alice.
- Certo, lo so… Spero sia l’ultima volta che lo vedo –
Il ragazzo si allontanò e la voglia di saltargli addosso svanì quasi del tutto.
In mente mia, rinnegavo le parole dette poco prima ad Alice. Speravo, anzi desideravo rivedere il ragazzo di quella mattina.





Grazie a SoleDinchtOnly_a_Illusion che mi hanno recensito ^^
e a
Selene_Malfoy che l'ha aggiunta tra i preferiti.

Per rispondere alla vostra domanda... Non so bene quanto durerà questa fanfic, però non molto, e non rispetterà la trama originale (poichè sarebbe un plagio) ma sarà un punto di vista molto differente che si risolverà in qualcosa di diverso... ^^
Spero mi continuerete a seguire, grazie anche a chi legge soltanto ^^


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Capitolo 3
*** Edward ***


Salutai Alice e Jasper e mi diressi verso la mia prima lezione: spagnolo.

Non ero inizialmente portata per le lingue, ma dopo i tanti viaggi che in tutto questo tempo ho fatto, devo dire che ho preso dimestichezza anche con gli idiomi diversi dal mio.

So parlare italiano, spagnolo, francese e direi basta.

Mi guardo un po’ attorno… Non c’è nessuno che sia più o meno appetibile, né nel senso vero della parola per quanto riguarda il cibo, né per quanto riguarda l’aspetto esteriore.

Nessuno aveva un odore sublime – e mi ritenei fortunata di questo – per il quale avrei potuto perdere la testa e uscire fuori di me.

Tutti con un odore antico, di chiuso, quasi come se vivessero in una grande camera iperbarica dalla nascita. Forks era in effetti una zona piena di aria viziata.

La gente mi guarda un po’ stranita.

Dopo tutto, tranne la pelle molto chiara e gli occhi di un colore non molto usuale ero normale.

Non ero troppo alta, avevo i capelli castano scuro e gli occhi… Dorati.

A parte questo piccolo particolare ero molto normale tranne per il cibo che preferivo!

- Scusami, sei tu Isabella Cullen? –

- Swan – Lo corressi. Un ragazzino non troppo alto, biondo e con gli occhi azzurri mi si era avvicinato.

- Ah. E’ che pensavo che tu e i Cullen… -

- Sono solo miei cugini, nulla di più. – Risposi freddamente.

- Comunque io sono Mike Newton – Mi offrì la mano, che non ricambiai.

- Bhè, questo posto è occupato? – Chiese.

- Veramente, no. –

- Posso? –

- Se ci tieni. – Non mi andava molto familiarizzare con gli umani.

Sta di fatto che quel ragazzo non la smise di parlare per tutta la lezione.

Mi chiese quanti anni avevo e di dov’ero, se avevo fratelli o sorelle e chi fosse il mio gruppo o libro preferito.

Lo ignorai praticamente sempre, annuendo di tanto in tanto quando provava ad indovinare lui stesso data la mia mancata risposta.

Non diedi nemmeno il tempo alla campanella di suonare che sgattaiolai subito via.

“Caspita, com’è bella” potei udire nei suoi pensieri. “Chi sa se ho speranze di uscire con lei”. Seh.

Ho dimenticato di informarvi di una cosa.

Io leggo nel pensiero. Davvero. Sento ogni giorno i pensieri frivoli di tutti desiderando di poter dormire come fanno gli umani; ma a noi questa cosa è preclusa.

Non amo molto intrufolarmi nella mente degli altri, ma non riesco sempre a fermare ciò che pensano.

Mi è soprattutto antipatico quando parlano di me.

“L’hai vista la nuova? E’ da togliere il fiato!” sento dire ad un ragazzo del primo che rievoca la conversazione avuta con un suo coetaneo questa mattina.

“Giuro che se mi potessero far esaudire un desiderio, di sicuro deciderei di passare una notte con lei”… Sono solo delle violenze verbali per una ragazza come me. Ma siete tutti ciechi?

Andò così per tutte le lezioni seguenti.

Niente che mi turbava tranne questi pensieri, tutte persone che impallidivano quando mi vedevano. Soprattutto le donne. Non ne parliamo, mi guardavano quasi con invidia. Bha…

E’ arrivato il momento di dissimulare.

- Com’è andata? – Mi chiede Alice all’uscita dell’aula di trigonometria.

- Abbastanza bene, solo che non mi ricordavo quanto i ragazzi fossero così sfacciati e volgari. –

- Perché? –

- Facevano pensieri osceni su tutti noi. –

- Se è per questo, l’hanno sempre fatto; non meravigliarti. Vedrai che presto ti adatterai tra gli umani. E’ divertente avere a che fare con loro! – Possibile che Alice fosse sempre ottimista?

- Lo spero. –

- Dobbiamo andare in mensa adesso –

- Per favore, io farò un giro nel parco. Non mi piace fingere, almeno per oggi che è il mio primo giorno –

- Va bene. Allora ci vediamo dopo la tua ultima lezione. –

- Qual è? –

- Bella, ma devo ricordarti tutto io? – disse Alice sogghignando – E’ biologia. –

Annuì e i fratelli Cullen si diressero verso mensa.

Non sapevo che fare, così entrai nella mia auto e presi un libro da leggere per passare il tempo.

Leggere era una delle cose da umana che mi era rimasta, a parte l’essere un po’ goffa.

Anche leggendo, però, il tempo sembrò non passare, così che ascoltai un po’ di musica. Quello che capitava, purché avessi qualcosa da fare.

Poi suonò la campanella.

Veloce, con passo incerto e un po’ instabile, fui la prima ad arrivare a biologia.

Visto che non c’era nessuno, scelsi il tavolo che preferivo, in fondo alla stanza.

Pian piano, la stanza si riempiva di ragazzi e ragazze anonimi che probabilmente avevo visto anche in qualche lezione precedente.

C’era anche quel Mike Newton, che mi salutò, e al quale io non risposi.

Poi entrò il professore, un certo Mr Banner.

Non appena mi notò, mi chiese di alzarmi e di venire accanto alla cattedra.

Riluttante di tanta scena, mi alzai mio malgrado.

- Ragazzi, voglio presentarvi Isabella Cullen. E’ appena arrivata dall’Alaska da una settimana e passerà con noi un intero anno scolastico – poi si corresse, dato che era gennaio – Ops, gli ultimi mesi di quest’anno scolastico. – Tutti risero alla sua mancanza.

- Isabella, saluta i tuoi nuovi amici – disse il professore.

- Innanzitutto volevo precisare che il mio cognome è Swan, non Cullen. E poi – E poi e poi… e poi. Dimenticai tutto.

Una scia profumata raggiunse le mie narici, quando si aprì la porta dell’aula e vidi entrare la mia più gran paura: il ragazzo di stamattina.

Era tutto sudato e con i capelli scompigliati, quando lo vidi mi mancò quasi il respiro che non avevo.

Non solo era estremamente profumato, ma anche e soprattutto estremamente bello.

- Mi scusi, professore -

- Edward Masen, ma come devo fare con lei? Solo perché è lei le concedo di entrare. Ma che non si verifichi più un ritardo del genere. –

Sto morendo… Non ce la farò mai…

- Stava dicendo signorina Swan? -

- Non mi piace parlare di me stessa. –

- Va bene, allora vada a posto. –

Tra tutti i posti possibili, non immaginai che il posto nascosto che mi ero scelta era proprio… vicino ad Edward Masen, il mio incubo che sapeva di gelsomino e che corrompeva le mie papille gustative.





Nota: Grazie a tutte delle recensioni >.< !!!

Me felice!!! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^^ Posto oggi perchè domani andrò in gita a Roma, e non potrò postare. Un grazie speciale a gold eyes , Only_a_Illusion , pazzerella_92 , kanon16 , momob e a Giuggiolina , Midnight Dream , Only_a_Illusion

che l'hanno aggiunta ai preferiti. Grazie ^^ Commenti e critiche sono sempre ben accetti! ^^

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Capitolo 4
*** Vorrei... Ma non posso ***


Iniziò a mancarmi l’aria, anche se non respiravo.

Chiusi forte le narici anche la bocca; a confronto un tappo di una bottiglia chiusa era attaccato in modo precario.

Sta di fatto che non avevo mai fatto una cosa del genere. Iniziai a gonfiare le guance come una bambina che gonfia un palloncino e gli occhi mi diventarono due fessure.

Cercavo di guardare avanti, non dovevo concedermi di guardare a lui. Cosa avrebbe pensato?

Già. A cosa pensava? Per la prima volta me lo chiesi incuriosita anche io.

Provai a sforzarmi come non facevo mai, ma alla mia mente non arrivava nessun segnale, quasi come se la sua testa fosse vuota.

Forse ero troppo sotto pressione perché mi tentava troppo quel suo delizioso odore che adesso avevo a meno di 30cm di distanza? Non ne ho idea.

Mi piegai sul banco, quasi fingendo di avere mal di pancia che mi sentii chiamare.

Una voce calda e sensuale, non troppo profonda, attirò la mia attenzione.

- Ti senti bene? -

- Ehm? – Ero rimasta letteralmente senza fiato.

- Sicura di star bene? –

- P-u-o-i r-i-p-e-t-e-r-e, scusa? – Pronunciai ogni parola con calma, misurando ogni lettera che la componeva. Era impossibile che parlasse con me.

- Scusami. Forse sei davvero un po’ stordita. – disse, facendo un sorriso benevolo.

- No è che oggi non ho mangiato… Mi sento spossata – Ma che gli stai dicendo, Bella! La frase più appropriata da dirgli sarebbe: “Scusami, ma sto facendo questa farsa perché avrei davvero voglia di provare il tuo sangue. Ti va bene come giustificazione?”

- Ah. Non va bene, sai. Se non mangi a pranzo puoi rischiare di incorrere in disordini alimentari –

Ma ti si è fuso il cervello? Mi fai ancora venire più voglia di assalirti… Per piacere, non parlare più…

Risposi con un debole sorriso e appoggiai nuovamente la testa sul banco, i capelli che facevano da scudo tra me e lui.

- Dico sul serio, sai? -

Mi rialzai per rivederlo almeno un’ultima volta quel giorno. L’inferno è indubbiamente migliore del paradiso.

Aveva sul volto un’espressione angelica, dolce. I suoi tratti erano rilassati e si vedeva che tutto ciò che mi stava dicendo lo diceva in buona fede, solo per il mio bene.

- Ci credo. Scommetto che da grande vorresti fare il medico. -

- Sembra quasi che tu mi legga nel pensiero. Hai centrato in pieno. –

“Mi sembra davvero che tu stia sbagliando”, direi.

E’ la semplice questione del ‘vorrei ma non posso ’.

Vorrei leggerti del pensiero, ma non posso.

Vorrei saltarti addosso, ma non posso.

Vorrei parlare con te come una persona normale, ma non posso.

Sarò anche una vampira, ma non posso fare tutto ciò che voglio.

Risposi con falsa eccitazione. – Davvero? Mi fa piacere – perché mi sto comportando così? Non ti posso parlare, non devo!

Sempre calmo e posato, ricambiò con un sorriso a trentadue denti.

Ed io affondai nel mio oblio personale. Mi riproposi di non rivolgergli più la parola. Mai, mai più.

Bella, l’hai promesso a te stessa. Ignoralo. Denigralo. Ma non ucciderlo.

Fallo per i Cullen. Fallo per te stessa.

Iniziai a fingere di nuovo di avere dolori alla pancia, che il professor Banner se ne accorse e venne l nostro banco. Finalmente! Il mio piano fin dall’inizio era fingere di star male per uscire e stare lontano da lui.

- Signorina Swan? -

- Eh… - Feci, con finta stonatura.

- Si sente bene? –

- Non tanto… -

- Va bene, direi che per oggi puoi uscire per riprenderti un po’. Poi ti farai dare gli appunti da qualcuno. –

- Grazie… - Che attrice.

Mentre mi alzavo lentamente per uscire, fui colpita dalle parole del professore.

- Isabella? Sembra che non ce la fai a tenerti in piedi. Masen, accompagnala tu fuori, tanto so che per te sarà nulla non seguire questa lezione -

No lui no, per favore ho detto!

Mi si ritorcono contro anche questi giochetti, dannazione…

Il ragazzo si alzò e mi offrì il braccio, che rifiutai.

Cercai di essere più veloce di lui nell’uscire dall’aula, così che me ne sarei potuta andare con passo celere fuori dalla stessa scuola ma… presi una scivolata nel corridoio poiché il pavimento era bagnato.

- Merda! – Gridai.

Lui mi fu subito vicino.

- Stai bene? – E’ la seconda volta che me lo diceva, oggi.

- Si si sto benissimo! – Mi rialzai in un lampo ma ricaddi sullo stesso posto di prima.

- Sei un mito, direi. – Sogghignava.

- Perché? –

- Dici che stai bene, e poi mi ricadi di nuovo? – Continuava a prendermi in giro, sorridendo e ghignando. Poi mi offrì la mano.

Riluttante, l’accettai. Siamo nel gioco, giochiamo!

Senza che me l’aspettassi, mi prese agilmente in braccio. Tutto, ma questo: no!

- Ehi, che fai? Fammi scendere! -

- No. Ti sei fatta male, anche se non vuoi ammetterlo. Adesso ti porto in infermeria –

- No! Ti prego è il mio primo giorno, voglio uscire! Fammi andare in macchina e andrà tutto bene! –

Si fermò all’istante, il volto dubbioso. Poi voltò l’angolo in direzione del parcheggio.

Feci un sospiro di sollievo e mi abbandonai tra le sue braccia, chiudendo gli occhi. Era nello stesso tempo piacevole e allucinante stare con lui.

Cercavo di mantenere la calma e non esplodere, altrimenti il peggio sarebbe arrivato per lui.

Mi portò fuori.

- Qual è la tua auto? – Mi chiese gentilmente.

Mi persi nel suo odore che non lo risposi.

- Vabbè, visto che non vuoi rispondermi tirerò ad indovinare. Sarà mica quella Audi? Non l’ho mai vista prima nel parcheggio. -

- Chiavi… giacca… chiavi… - Farfugliavo inconsciamente, persa nel “sogno” o meglio “incubo” che stavo vivendo.

Non me ne accorsi, ma mi poggiò sul sedile del passeggero.

- Eh? – Mi destai dal mio sonnambulismo. Che ci facevo lì?

Bella, ma non ti ricordi? Quel ragazzo ti ha portata nella tua macchina… In braccio! Ehm… Che mi stava succedendo? Era come se la sua presenza allo stesso tempo mi facesse dimenticare quanto fosse gustoso. Bella, non perdere il senno, mi raccomando; mi ripetevo.

Ti sta solo tentando; resisti.

Fai finta che accanto a te c’è solo una statua di cera che gli assomiglia molto. Tanto. Troppo.

No! Io voglio il tuo sangue, è un ordine!

Lo osservai meravigliata.

Lui era al posto di guida. Affascinante e tenebroso abbastanza per farmi dimenticare per un po’ che non riuscivo a starmene ferma così davanti a lui senza morderlo.

- Posso provarla? -

- Cosa? –

- La macchina, s’intende. E’ che io ho un modello non troppo veloce come questo… Ho una Volvo ma è vecchia. E’ di madre. –

- Fai come vuoi. –

Non ci mise molto a partire. Mi sorrise e ingranò la prima.

Anche se ero una vampira e poi tanto non m’interessava, non amavo andare troppo veloce perché solitamente per andare veloce andava che mi schiantavo contro qualcosa con la mia fortuna sfacciata. Il ragazzo sfrecciava veloce sulla strada a 180Km/h.

- Ehi… Scusami, eh, ma non ti piace essere cauto? -

- Mi piace andare veloce perché si fa prima, è un problema? –

- Affatto. –

E come se lo era. Aveva aperto il finestrino del suo lato e a causa della vento che gli scompigliava ancora di più i capelli arrivava alle mie narici il suo sapore fantastico…

Richiusi la bocca e il naso come in classe, fingendo nuovamente di star male.

Lui mi guardò, senza dare un’occhiata alla strada.

- Ci sei? Non stai bene? – Era come minimo la quarta volta che me lo diceva.

- No… - Mimai una finta nausea.

Come se non bastasse, fermò l’auto in modo impercettibile, quasi con finezza.

- Va meglio? – Mi chiese.

- Si… - Risposi con un finto filo di voce.

- Ah, in ogni modo…. Io mi chiamo Edward Masen –

- Isabella Swan –

- Isabella… Nome inglese da libro classico. Ricordo dell’Isabella di Cime Tempestose… Gran bel personaggio. –

- Preferisco che mi si chiami Bella. – Ma che, adesso gli dai pure confidenza più del necessario?

Bella, sveglia! Non devi familiarizzare con il nemico… ricordati che vorresti ucciderlo!

Me lo ricordo, me lo ricordo.

Però preferisco rischiare e starci ancora assieme per portarmi a casa il suo dolce odore…

- Edward… il nome di molti principi inglesi. Mi dispiace ma devo andare, devo lasciarti qui. Per casa mia sono solo due passi -

- E la macchina? –

- Portala a scuola e dai le chiavi ad Alice. Lei me la riporterà. –

Annuì.

Quando si allontanò con la macchina, presi una via diretta per casa Cullen attraversando la foresta della regione Olimpica.

Un’ora dopo il mio ritorno, Jasper e Alice tornarono con la mia Audi e con in mano un biglietto per me da parte di… Edward.






Notina finale: Un ringraziamento speciale a chi ha commentato:
Giuggiolina: Bhè, sono molto lusingata che speri in questa storia e che ti riesce anche a strappare un sorriso XD. Non sono una persona a cui piace la roba piatta - anche se spesso mi piacciono le cose tristi - quindi cerco di inserire sempre di qualcosa di simpatico nelle mie storie. Grazie anche per le altre storie XD
kanon16: Grazie anche a te, come vedi appena son tornata ho postato ^^
Only_a_Illusion: Accontentata anche te, oggi mi sono messa al lavoro per fare un capitolo più sostanzioso! :)
Gea_Kristh: Grazie per l'appoggio, mi fa davvero piacere che ti piaccia questa inversione.
gold eyes: Ti ringrazio molto, come puoi leggere in questo capitolo i due si sono parlati. Bhè, non posso dire che a Edward non sia indifferente Bella, però la tratta ancora come una compagna. Al più presto però stai sicura che scriverò un chap in cui entrambi saranno coinvolti... Si spera al più presto XD

Un grazie anche a chi l'ha aggiunta ai preferiti:
gold eyes
Kagome84
Locke
Pepsi
Princesselisil
yuko_chan

Un bacio a tutte... Al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 5
*** Appuntamento ***


Non mi chiesi nemmeno cosa avesse potuto scrivermi, aprì il foglio ripiegato e lessi velocemente le poche parole che aveva scritto:

 

“Hai visto, ho mantenuto la promessa.

Per sdebitarti, devi fare anche tu qualcosa per me…

Ti aspetto alle 7 fuori al supermercato di Forks.

E mi raccomando, spero che non mancherai

Edward

 

Ehm… Io andare alle 7 fuori al supermercato di Forks? Ma che scherzi?!

Il ragazzo qui non sa quando rischia chiedendomi una cosa del genere, eh non penso proprio.

Vuoi davvero che venga lì a quell’ora? Ci sarò.

Però sappi che non ti prometto niente.

Potrei aver voglia di uno spuntino serale e procacciare la prima cosa che mi si para davanti agli occhi e quella cosa potresti essere proprio tu.

Si, tu. Sembra quasi tu mi stia invitando a cena.

Devi sapere che ogni donna è attratta da un invito che le fa supporre che nell’intermezzo avrà un pasto. Caro Edward, alle donne piace mangiare. Alle vampire purtroppo piace bere.

Vuoi davvero finire così, stramazzato per terra senza vita dopo che io mi sarò dissetata?

Contento tu. Io ti avevo avvisato.

Anzi no, non l’avevo fatto. Cosa potevo dirti?

Guarda, sei un ragazzo troppo carino però io non sono quello che potrebbe essere propriamente il tuo tipo. La vedi questa faccia? Lo vedi questo corpo? Quando si trova a contatto con qualcuno che riesce a smuovere ciò che ha dentro si esalta e fa cose fuori dal normale. Hai capito bene. Potrebbe anche farti due buchi sul collo e lasciarti al tuo destino.

Adesso capisci che non devi uscirtene con inviti del genere? Lo capisci?

Mi sembra di no.

Bhè, visto che siamo in gioco direi di giocare.

Forse non è leale che io conosca le regole e tu no, però se agisci così alla cieca vuol dire che ti piace rischiare. Ma non so se io riuscirò a giocare pulito…

Troppo tardi.

Per pensare a tutto questo non mi sono accorta di essere già entrata in macchina e aver già messo in moto per raggiungere al più presto il luogo dell’appuntamento.

Edward, sei ancora in tempo per non presentarti…

No. Ci sei. E mi sorridi pure quando vedi la mia auto che arriva da lontano.

Scendo velocemente cercando di tenere sempre sotto controllo il mio olfatto.

Almeno a Forks centro non facciamo atti sanguinolenti, su!

- Ciao – Mi fa, tutto sorridente.

Porta un montogomery nero lungo fino al ginocchio e sotto si intravedono dei jeans neri e un maglioncino color vaniglia. Così è ancora più invitante…

- Ciao – Gli rispondo. – A che devo questo invito? – Aggiungerei “a che devo questa gran voglia di morire così giovane?”.

- Adesso siamo pari. Ho portato la macchina a tua cugina, come mi avevi chiesto. –

- Allora? –

- Avevo bisogno anche io di un favore –

- Ehm… Spiegati meglio. – Vuoi che ti uccida seduta stante? Se è questo il favore che vuoi chiedermi, fai pure! Sarò ancora più contenta di farlo!

- Vedi… Sabato ci sarà il ballo di Primavera… -

- Alt. – Non lo feci nemmeno finire che lo stoppai. Già le parole “Ballo di Primavera” mi facevano venire i brividi da sole, figuriamoci unite a me, Bella Swan.

Non sono quella che si dice una ballerina provetta. Io non ballo, non ballerò mai.

Finora il ballo mi ha provocato solo tante cadute… Chi ci riprova!

- Cosa c’è che non va? – Mi chiese con sguardo interrogativo.

- Tutto. Io e il ballo non andiamo d’accordo. Non siamo mai stati amici. –

- E allora? Io a che servo? –

- Ehm… In che senso? – So io a cosa servi! Servi a far incavolare le giovani vampire come me che vogliono saltarti al collo ma cercano di mantenersi… Mannaggia a te!

Sei troppo gentile che non riesco proprio a farti male!

- Ho un anno di scuola di ballo alle spalle. Mia madre si è fissata così tanto che alla fine sono diventato bravo. –

- Ah. E tu cosa dai in cambio a me? – Mi rispondo da sola: sangue. Quello mi basta, anche una goccia… Per favore…

- Vedremo. Se tu accetti la mia proposta, sceglierai tu cosa ricevere in cambio. Sono a tua completa disposizione. –

- Affare fatto. Sappi che però io sono davvero una frana senza speranza. –

- Lascia fare a me. – Sfoderò il suo sorriso beffardo che lo rendeva sicuro di sé. – Tu segui ciò che ti dico, sarà molto facile. –

- Mi darai lezioni? –

Risposta affermativa: Bella con il volto molto vicino a quello di Edward, e soprattutto vicino al suo collo. Risposta negativa: Bella che si rode il fegato perché starà lontana da Edward e il suo collo invitante.

Annuì.

Allora mia cara Bella mi sa che per ballare con lui dovrai proprio smettere di respirare… Ma come si fa a non odorarti?! Dimmi come si fa perché io non ci riesco davvero!

- Vieni -

- Dove? –

- A casa mia –

- Già si comincia? –

- Il ballo è questo sabato, oggi è giovedì –

- Ah – Ripresi di nuovo fiato per parlare senza perdere la concentrazione – Non sarebbe meglio andare in macchina? –

- So lo preferisci. –

Mi avvicinai alla macchina, infilai le chiavi nella serratura della portiera, ma mi sentì Edward improvvisamente dietro di me.

Mi irrigidì all’istante, le narici contratte e gli occhi quasi sbarrati.

- Posso? – Mi domandò dolcemente. Ero intontita da cosa rispondergli, lui mi poggiò una mano sulla spalla. Un altro gesto che non riuscivo proprio a misurare.

Scansai la sua mano con molta forza, per fargli capire che non era gradita.

Ma che dico… Era più che gradita.

Il suo contatto fisico mi dava il calore che il mio corpo non possedeva.

L’odore della sua pelle poi era una cosa davvero prelibata, a cui non pensavo di saper resistere.

Ancora immobile, gli passai le chiavi in mano senza toccarlo minimamente.

Il viaggio verso casa sua non fu lungo.

Ci vollero cinque minuti per raggiungere una piccola casa a due piani che si trovava in periferia: il colore dell’esterno era molto sbiadito, quasi come se non fosse dipinto da anni.

Il giardino al contrario sembrava molto curato; l’erba era tagliata, cespugli di fiori diversi erano piantati. C’era anche un piccolo gazebo con all’interno delle sedie e un divano in legno.

Rimasi a fissare tutto questo per più di un minuto.

- Bella? -

- Ehm… Scusami, ero soprappensiero. – Davvero lo ero, questa volta. Quella casa aveva un non so che di familiare, quasi come se già l’avessi vista in passato.

Arrivammo in veranda, Edward bussò la porta.

Aprì una donna sulla quarantina, non molto alta, con i capelli e gli occhi castani.

Se l’avessi vista per strada non l’avrei notata più di tanto. Sembrava molto anonima.

- Ciao, mamma -

- Oh, Edward, non mi avevi detto che avresti portato un ospite –

- In effetti non era previsto – Guardò me e sorrise alla madre.

- Ah. Avete bisogno di qualcosa? –

- No, mamma, nulla. Solo del salone per adesso. –

- Ho capito! Vedrai che il mio giovane Edward ti insegnerà benissimo a ballare! – Disse la donna, rivolgendosi a me.

Annuì con un flebile sorriso. Edward arrossì.

Devo dire che anche tutta la casa sapeva dell’odore di Edward, seppure non completamente.

Sua madre, invece, sapeva d’altro. Quasi se non fosse stata lei a generarlo. Mha…

Edward mi fece strada fino al salone.

Non era molto grande, ma era spazioso.

Vicino alla finestra c’era un piccolo divano e una televisione; c’erano anche molti quadri appesi alle pareti e tantissime foto inchiodate sul muro maestro e sul camino che c’era al centro della stanza.

Anche l’interno, come l’esterno, mi sembrava di averlo già visto.

- Cominciamo. Metti questa mano qui dietro la mia schiena, un po’ più su del sedere. Io farò lo stesso con la mia mano. -

Un po’ restia, mi feci coraggio e poggiai piano la mano sinistra dove mi aveva detto.

Lui ebbe un brivido, lo percepì quando posai più decisamente la mano sulla sua schiena.

- Cos’ hai? -

- No, nulla. Hai la mano fredda. –

Scrollai le spalle.

- Adesso metti la mano destra quasi all’altezza della mia spalla. Così, guarda -

Mise la mano dove mi aveva detto. Fin qui era facile.

- Brava, cominciamo bene – Mi sorrise, contento.

Lessi nel suo sorriso anche qualcos’altro che non riuscì a decifrare, poi continuò a mostrarmi alcuni passi che contribuirono a farmi cadere almeno una decina di volte.

Ogni volta che cadevo, poi, lui rideva a crepapelle. C’è tanto da ridere?

Lui non sa ancora con chi ha a che fare secondo me… Intanto è meglio che mi tappi ancora di più il naso e la bocca… Si avvicinava sempre di più.

- Puoi fare di meglio. Direi che come inizio però va bene. -

- Bene. Spero solo di non cadere sabato. –

- Se sarai sul punto di cadere, ti prenderò io. – Un sorriso gentile apparve sul suo volto pulito.

- Grazie. –

Mi lasciò e mi disse che tra un momento e l’altro sarebbe arrivato suo padre e avrebbero dovuto cenare. Cena… Mi fa venire in mente un certo spuntino che mi piacerebbe davvero assaggiare… Lasciamo perdere, va.

Edward mi accompagnò alla macchina per salutarmi.

- Grazie di ciò che stai facendo per me – Mi disse, sempre molto dolce – Sei davvero una ragazza amabile -

Amabile, io? Forse dovresti odiarmi per quello che penso continuamente su di te, caro mio.

Non è carino essere l’oggetto del desiderio di qualcuno e rimanere tale solo perché non trovo la forza necessaria per cedere. Mi stai iniziando a stare a cuore, sai.

Gli feci un sorriso forzato.

- Ci vediamo – Gli dissi, sottovoce.

- Certo. Domani a lezione decideremo dove vederci per il prossimo insegnamento. Magari potrei venire anche a casa tua se ti va –

- Vedremo. Ciao –

Lo salutai freddamente e misi in moto.

Il giorno successivo, il venerdì, andai nuovamente a casa di Edward perché non mi andava che stesse in mezzo ad altri vampiri affamati come me che potevano ammazzarlo prima della sottoscritta; semmai la sottoscritta avrebbe trovato la forza di togliere la vita a quel bel visino e a quella manciata di muscoli e odore invitante.

Incuriosita dal fatto che non riuscivo ancora a percepire nessun suo pensiero, dalla sera di quello stesso giorno iniziai a spiare Edward Masen.

 


Nota personale: Ragazze, sono lusingata dalle tante recensioni che mi avete lasciato! Sono anche molto contenta che vi appassiona *___*

Quest'oggi sono di passaggio perchè devo studiare =_= quindi vi saluto in fretta e furia.

Grazie a gold eyes, piper__73 , Giuggiolina , pazzerella_92 , Midnight Dream , yuko_chan , Only_a_Illusion , momob , Locke che hanno commentato l'ultimo chap postato.

Ringrazio anche chi l'ha aggiunta ai preferiti e chi la legge soltanto.

Tornerò presto con il prossimo chap, sabato al massimo. Ora torno a studiare -.- a presto!

Yuna

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Capitolo 6
*** Un fisico perfetto... e un ballo ***


Mi appostai in un luogo nascosto e perfetto: un albero non distante dalla sua stanza.

- Vado a dormire, mamma – Lo sentì dire circa due ore dopo che ci eravamo salutati quella sera, il giorno prima del ballo.

Non so perché, ma più ci passavo del tempo assieme e più mi piaceva starci assieme.

A parte per l’odore che emanava – e questo si era capito – ma anche perché non riuscivo a penetrare la sua mente.

“Sarò stressata da questa nuova avventura”, continuavo a ripetere, cercando di darmi una giustificazione a questa mia ‘incapacità’.

Bah, ma i vampiri non dovrebbero essere stressati. Facciamo il minimo sforzo per fare qualsiasi cosa. Mi convinsi che era qualcosa di momentaneo.

Eppure riuscivo a leggere la mente di sua madre.

“Edward, la ragazza che hai portato ieri mi sembra davvero carina. Perché non le chiedi di uscire? Te lo propongo domani, dai. Mi son dimenticata che sei già andato a letto. Che caro ragazzo che sei.” Solite cose da madri.

Se sapesse che la ragazza in questione è una vampira, penso ritirerebbe il suo pensiero.

Inconsapevole che io sono su quest albero a spiarlo, Edward inizia a spogliarsi.

Con la mia vista molto affinata, cerco di focalizzare al meglio la scena: il maglione di cotone marrone che portava quello stesso pomeriggio finisce sul suo letto, sfilato dalle sue mani lunghe e affusolate.

Edward, da bravo ragazzo preciso e ordinato, lo piega a modo e lo poggia sulla sua scrivania.

Poi arriva il turno della camicia.

Lentamente ma con grazia, slaccia ogni bottone con cautela finchè non li apre tutti.

Sfila anche questo indumento con leggerezza nei movimenti e resta con addosso solo una fine canottiera bianca.

Divento ancora più bianca di come sono, visto che non posso diventare né rossa, né accaldata da cotanta visione divina.

Anche se non si è ancora sbarazzato di quel capo, posso notare con occhi bramosi le pieghe dei suoi addominali e pettorali, ben delineate e quasi perfette.

Con questa canottiera, Edward sembrava quasi un muratore di quelli affascinanti tipo come si vede nei film… Troppo bello per essere vero.

Se non l’avessi mai visto così, senza maglione, avrei detto che Edward fosse solo un ragazzo troppo magro e allampanato. Invece mi sbagliavo.

Sotto quella grande coltre di indumenti, Edward era abbastanza muscoloso da poter sembrare quasi un supereroe. Il suo fisico scolpito rendeva ancora più appetibile il suo sangue… Era talmente bello che avrebbe fatto invidia ad un Dio greco!

Bella, su, calma. Vedrai che ci riuscirai. Riuscirai a ‘vedere e non toccare’.

Ma come si fa…? Come si fa a star calmi davanti a una meraviglia della natura come lui?!

Non solo aveva del sangue pregiatissimo… Era anche un gran bel ragazzo.

Il tipo di ragazzo che potrebbe entrare nei miei canoni, direi.

Timido, studioso e simpatico.

Ma anche… Bello, attraente e gustoso. Attirava ancora di più i miei denti vestito così… No. Ma cosa fa?

Mi sono persa il momento migliore, cavoli!

Mentre pensavo a quanto era bello e saporito, non ho notato quando si toglieva anche la canottiera.

La luce, poca e direi fioca, illuminava il suo petto marmoreo e chiaro, dando alla sua pelle un’apparenza quasi scultorea. Se non  avessi saputo che era lui, l’avrei preso di sicuro per una statua.

Ero in fibrillazione.

La finestra della sua stanza era leggermente aperta; anche da quella piccola fessura, però, usciva il suo sapore dolce e terribile allo stesso tempo. Il suo corpo, metà vestito, mandava alle mie narici forti fasci di profumo che mi facevano letteralmente girare la testa, facendomi scordare chi ero e cosa ci facevo lì, quella sera.

Poi avvenne l’inimmaginabile.

Non pensavo di poter essere fin da subito così fortunata, ma notai con il fiato già corto che Edward si apprestava a sbottonarsi anche i jeans.

Credetemi, sarò pure una vampira, ma resto sempre una donna.

Una donna che ci vede e che apprezza ciò che addolcisce gli occhi… e il palato.

Non mi decidevo ancora ad ucciderlo? Me lo sarei goduta in questo modo.

Non avrei soddisfatto la gola, ma gli occhi sì. E pure tanto! Per una volta mi sembrava di essere nel paradiso. Un paradiso fatto di Edward…

Sto delirando. No, non sto delirando. Sto proprio perdendo il lume della ragione!

Ma come si fa… I pantaloni non ci sono più. Adesso c’era solo Edward ed i suoi boxer attillati.

Oh mamma… chiamate l’ambulanza… Ehm. Bella?  Sei ancora connessa?

No. Linea fuori uso. Si è andata a farsi benedire anche quella… La mia bocca era alquanto spalancata.

Se prima ero meravigliata per il suo fisico duro e un po’ rude nel profondo, adesso ne ero estasiata.

Che dico. Non mi capacitavo fosse vero.

Per la prima volta nella mia lunga vita, ero tormentata da ciò che pensavo continuamente: uccidere o non uccidere questo ben di Dio?

La voce remota nel mio cervello mi diceva: “UCCIDILO! UCCIDILO! UCCIDILO!”.

La voce che adesso sentivo nel mio cervello al contrario esprimeva un opinione opposta: “Guarda che miracolo della natura! Sei pazza se non lo lasci vivere!”.

La seconda voce padroneggiava la prima.

Non riuscivo nemmeno a rielaborare ciò che stavo osservando: tutto era proporzionato con il resto.

Fisico, muscoli, viso. Che bellissimo viso.

Lo vidi osservare il soffitto, incerto o pensieroso.

Poi, con un movimento molto leggiadro, andò vicino alla finestra e chiuse le tende.

Spettacolo finito. Uffa!

Non sono una pervertita, eh. Ma i miei piedi non riescono a farmi scendere da quest albero e i miei occhi non riescono a chiudersi per evitare di guardare.

Ho perso l’abitudine di chiuderli da quando sono diventata vampira…

E così passò la notte, tra pensieri e pensieri.

Non mi fu possibile vedere cosa fece Edward dopo, poiché non riaprì mai le tende; così mi rassegnai a rivederlo quella sera, al ballo, poiché il sabato non c’era scuola.

 

 

Ero nella quiete di casa Cullen, quando il telefono squilla all’improvviso.

- Chi sarà? – Chiede Emmett, a dir poco sorpreso. Infatti lì non chiamava mai nessuno.

- Bella – Mi fa Alice, che velocemente mi viene accanto e mi passa il telefono – è per te – mentre mi dice questo mi fa l’occhiolino. Mha.

- Pronto – Rispondo.

- Ciao – Diciamo che me l’aspettavo. Edward.

- Come va? –

- Bene. –

- Sei di poche parole questa sera, eh? –

- So cosa mi aspetta dopo, ecco perché. –

- Dai, vedrai che andrà tutto bene. Con un cavaliere come me… - Sogghigna divertito.

- Ah ah ah, modesto. –

- Sempre. – Ci fu una breve pausa, poi riprese a parlare con la sua voce calda. – Allora a che ora ti vengo a prendere? –

Guardai Alice, poi gli altri. Alice annuiva muovendo la testa dall’alto verso il basso, sussurrandomi qualcosa che tradussi con “Staremo alla larga, fallo venire”.

- Bella? – Mi fece dall’altra parte.

- Scusami, ci stavo pensando. –

- Ah. Rendimi partecipe dei tuoi pensieri allora. – Perché non me ne rendi partecipe anche tu dei tuoi?

- Alle 7. Direi che alle 7 va più che bene. 

- Okey, ci sarò. Ti dispiace se vengo con la mia macchina? –

- Perché dovrebbe dispiacermi? –

- Perché non è bella quanto la tua. –

- Bah, ne parliamo dopo. Vieni e basta! –

- A dopo – E riattaccò.

Grazie alla mia velocità, fui pronta in meno di cinque minuti.

Indossai un abito blu scuro di raso, senza spalline, con un fiocco dello stesso colore sotto il petto.

Misi dei decoltè blu scuro di raso aperti in punta, non molto alti; avevo paura di cadere.

Alice mi acconciò i capelli per bene, me li alzò e mi fece scendere due riccioli davanti, che mi facevano sembrare molto fine.

Bussarono alla porta verso l’ora prestabilita.

- Mi raccomando, non respirare e vedrai che ce la farai – Mi disse Alice.

- Ce la farò. – La rassicurai.

Alice mi lasciò quando ormai ero in cima alla scalinata che portava al piano terra. Cercai di scendere ogni gradino molto lentamente per i miei standard, per evitare spiacevoli cadute prima del tempo. Avevo infatti previsto che almeno una caduta al ballo l’avrei fatta.

Aprì la porta principale e uscì.

Una Mercedes nera era parcheggiata fuori al viale di casa Cullen.

Edward, appoggiato sul cofano davanti, sfoggiava un aspetto ancora più bello del solito.

Portava il suo solito montogomery nero, ma questa volta sotto si intravedeva una giacca a tinta unita e una cravatta blu scuro che risaltava sulla camicia bianca.

In mano, recava una piccola scatolina contenente un fiore. Dimenticavo il fiore del ballo… I ragazzi ne portano uno alla ragazza che li accompagna al ballo e la ragazza lo indossa per tutta la sera.

- E la macchina? -

- Cos’è, adesso non si dice nemmeno ciao? – Sogghignò.

- Edward, non dovevi farlo per me. –

- Ma no, è un prestito, è di mio zio. 

- Ah. – Pensavo avesse cambiato macchina perché si vergognava che io avessi un auto più lussuosa della sua. Bah, sai quanto mi interessa… Il valore di una persona non si nota dall’auto.

Edward mi porse la scatola con il fiore.

- Non sapevo qual era il tuo fiore preferito così… ho scelto il primo che mi è venuto in mente -

- Una rosa rossa. –

- Non ti piace? – Mi chiese con sguardo interrogativo.

- Anzi. E’ il io fiore preferito. – Gli sorrisi. Questa volta il sorriso era vero.

- Bene. – Ricambiò il sorriso e mi aiutò a fissare il fiore al polso.

Quando toccava la mia pelle, sentivo come se rabbrividisse al tocco con la mia epidermide.

Era naturale che provasse freddo. Ero gelata come il ghiaccio…

- Hai freddo? -

- No, è che… la tua pelle… mi sembra di una temperatura strana… -

- Nah, è sempre stata così. Sarà il freddo. –

Mi aprì gentilmente la portiera dell’auto, e veloci raggiungemmo la scuola.

Per il lungo tragitto da casa Cullen alla scuola riuscì a stento a trattenere il respiro parlando di tanto in tanto, lui era troppo concentrato sulla strada per parlare.

Poi arrivammo a scuola.

Una grossa insegna diceva “Grande Ballo di Primavera della scuola di Forks.” Che schifo. Ricordati che lo faccio solo per te, eh… Muscoli bollenti e gustosi.

Entrammo nella sala. Tutti i ragazzi intorno sbarravano gli occhi quando mi vedevano insieme a lui, quasi straniti dalla presenza di un ragazzo così normale.

I loro pensieri recitavano: “No, mica starà uscendo con quel Masen del terzo? Non stanno proprio bene insieme!”; oppure: “Che fortunato, che è. Stare al ballo con una tanto bella”. Solite cose.

Risi ad ogni pensiero.

- Perché ridi? -

- Niente, niente. Pensavo ad una cosa che ho fatto ieri – Subito mi ritornò in mente l’immagine di Edward mezzo nudo nella sua stanza ed io che lo osservavo senza parole.

- Ah. Andiamo a ballare? –

- Certo. Però ricorda la tua promessa. -  Lo minacciai.

- Puoi contarci. Non ho mai fatto cadere nemmeno un bicchiere per terra –

- Bravo. Vedi di non far cadere nemmeno me –

Ci dirigemmo al centro della sala.

Edward mi poggiò una mano sul fianco ed una sulla spalla, come alle prove.

Mi disse di muovermi piano, proprio come avevamo fatto a casa sua i due pomeriggi passati da poco. Feci come mi disse, naturalmente con le dovute precauzioni – il mio respiro si fermò per più di mezz’ora – e non caddi mai.

Poi arrivò un ballo lento e per coppie. Vere coppie.

- Andiamo fuori? -  Gli chiesi.

- Non vuoi ballarlo questo? –

Feci di non con la testa. Non eravamo mica una coppia!

- Dai, su… Basta che poggi la testa qui, sul mio cuore – mi parlò dolcemente, sorridendomi, quasi ammaliandomi – io mi muoverò per entrambi -

- Ehm… V-va bene. – Mi rassegnai. I suoi occhi erano troppo convincenti per i miei gusti…

Chiusi ancora meglio il naso e  poggiai la testa lì, sul suo petto.

Sentivo il suo cuore, sentivo ogni piccolo battito. Forse lui non se ne accorgeva, ma sembrava che ogni suo palpito andava veloce sempre di più. Che dolce melodia… Non ne avevo mai udita una simile.

Poi mi mise la testa sui capelli, quasi odorandomeli.

- Che bei capelli che hai – disse – odorano di vaniglia – In effetti era il mio shampoo.

- G-grazie. – Dissi, balbettando.

Il ballo finì prima di subito. Era quasi come se non fosse durato nulla.
Edward si staccò sull’ultima nota, interrompendo quell’attimo dolce e leggero.

- Ti va di uscire fuori? -

- Va bene. –

Quando fummo usciti, trovò una panchina e ci sedemmo, non molto lontani l’uno dall’altra.

- Beh… Adesso è il tuo turno. -

- Per cosa? –

- Io ti ho fatto un favore. Tu adesso hai fatto un favore a me. E’ tempo che io ti ricambi facendoti un favore a mia volta. Chiedi tutto quello che vuoi –

- Ma Edward… Non mi devi nulla –

In realtà non sapevo cosa chiedergli. Beh, una cosa in realtà ce l’avevo. “Posso ucciderti?” gli avrei chiesto. Ma ricordo che avevo fatto prevalere la seconda voce. No, non lo ucciderò. Per adesso.

Guardai la luna e le stelle e poi chiusi gli occhi. Cosa avrei potuto chiedergli?

La risposta arrivò da sola.

Con gli occhi chiusi, non mi accorsi dei suoi movimenti.

Sentì due labbra calde e morbide sulle mie e mi ritrassi all’improvviso, immobile come una statua.

Quel comportamento da parte sua era arrivato in maniera inaspettata.

Mai avrei pensato che qualcuno fosse così volenteroso nel baciare un mostro.

Mai avrei pensato di poter essere baciata.

Per la prima volta, rimasi immobile e non seppi cosa fare.





Nota: Come promesso, questo capitolo è un po' più movimentato... Sia all'inizio (sarebbe bello potev vedere uno così bello come ha fatto Bella u.u) e alla fine... hehehe...
Aspettate il prossimo capitolo per vedere cosa succede ^^
Vorrei ringraziare gold eyes , pazzerella_92 , AnimaDannata , Only_a_Illusion , Locke , piper__73 , Midnight Dream e Momob che hanno recensito. Purtroppo nemmeno oggi riesco a ringraziarvi una per una perchè vado di fretta, però al più presto lo farò.
Grazie per il vostro appoggio *_* Vi voglio bene! Bacetti da Yuna

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Capitolo 7
*** Bugiarda ***


Ciao! Anche oggi sono di corsa =_= Vi avverto, questo capitolo non arà molto lungo perchè non ho avuto molto tempo per scriverlo. Vedremo Edward in versione cantante  - vabbè non esageriamo... - leggendo capirete perchè... ^^

Le sentivo. Morbide e calde come mai prima avevo potuto assaporare.

Ero vicina, lo sentivo. Ero a un passo dal limite, bastava solo che decidessi di aprire la bocca per stringere un rapporto più stretto con la sua.

Bastava solo che superassi quel piccolo limite che mi precludeva la strada verso il piacere.

Bella Swan non aveva mai baciato nessuno. Bella Swan era stata tolta dalla vita umana troppo presto per provarci. Eppure, Bella Swan non aveva mai pensato di provarci.

Bella Swan aveva pensato di vivere bastando a se stessa. Bella Swan era un’emerita stupida.

Non ci riuscivo… Non ce la facevo.

Le sue labbra carnose mi tentavano troppo a sciogliere il ghiaccio delle mie vene.

Tuttavia, le mie labbra si allontanarono dalle sue.

Lo guardai negli occhi, incerta. Poi fuggì.

A passo lento, non troppo “anormale”. Lui però era troppo veloce.

Persino troppo veloce di me che tentavo di fare l’umana.

Mi prese per un braccio; mi bloccai all’istante.

Il suo tocco era caldo e  tremante. La sua mano sembrava vibrare sul mio braccio quasi come se fosse incerta.

Edward, è davvero questo ciò che vuoi?

Vuoi davvero baciare una vampira? Non te lo consiglio.

Io sono un mostro, Edward. Io potrei ucciderti. Io potrei… Nulla. Posso tutto e nulla.

Quando sono con te mi sento onnipotente solo perché sono diversa; ma più mi sei vicino e più mi accorgo che tu non mi fai sentire diversa.

Tu cerchi di farmi sentire normale. Proprio come te.

- Ho fatto qualcosa di sbagliato? – Mi chiese Edward.

- No. Sono io che non vado bene per te. –  “Sai com’è, con quel bacio avrei potuto avvelenarti.” Pensai.

- Cioè? Non ti piaccio? –

Il problema è che… mi piaci troppo Edward, troppo. Non posso resisterti.

- No. – Stupida. Vigliacca. Bugiarda. Ipocrita. Hai solo paura di perdere.

Negando la pura e semplice verità contribuirai a lacerare il tuo cuore, Bella. Che dico, il mio cuore è già orto e seppellito da anni. Edward ha contribuito a dargli solo il colpo di grazia definitivo.

Stai farneticando, Bella. Stai dicendo tutte sciocchezze.

Edward non ha ucciso il tuo cuore. Bensì l’ha rinvigorito.

Edward ti ha fatto sentire di nuovo viva. Ti ha rigenerata in pochissimi giorni.

Edward ti ha fatto vedere un nuovo modo di vita.

Edward voleva provare ad amarti.

Per favore, non lo fare… Mi ripetei sull’ultimo pensiero.

Trova una migliore. Trova una che non rischia di ucciderti quando ti bacia, o almeno tenta.

Trova una che non sia io.

- Non mi piaci. – Ripetei. Tre parole. Tre sostantivi che fanno male. Sia a me. Sia a lui.

Staccò subito la presa.

Sentì piano il calore diffondersi sulla pelle per scomparire lentamente.

Non si mosse. Rimase immobile, anche se ero davanti a lui non potevo vederlo, sentivo che soffriva.

O forse no. Magari ero l’ennesima conquista. L’ennesima ragazza con cui usciva per divertirsi.

Magari io ero l’ennesima ragazza che baciava. Magari, non ero nessuno per lui.

- Scusami… - Non potei fare a meno di camminare a passo veloce. Fuggì nella foresta, lì dove potevo vivere essendo me stessa quando mi scontrai con un muro.

Con lo sguardo severo, mi guardava quasi arrabbiata.

- Sei davvero una sciocca, Bella. Non ti facevo davvero così debole – Mi disse.

- Sono debole. E tanto. –

- No, non lo sei. Se vuoi, puoi ottenere tutto ciò che vuoi. Puoi averlo, lo so. L’ho visto qui. – Si toccò la fronte.

- Sai che ti dico? Mi hai dato fiducia! –

- Così si fa! Vedrai, stai sicuro che tutto filerà liscio. – Mi incitò Alice, piena d’ottimismo.

Mi aveva dato un po’ di forza che mi ci voleva per tornare da lui.

Lo volevo. Tutto.

Corsi verso la casa di Edward, in periferia di Forks.

La luce della sua stanza non era ancora accesa, ma avvicinatomi all’immobile, notai che l’auto prestata per il ballo già era lì. Allora lui c’era.

Mi raggiunsero i pensieri di sua madre, che parlava con lui.

“Edward, figliolo, non tutte le ragazze capiscono quando vuoi farle capire che ti piacciono. Sentimi, riprovaci. Sei un bravo ragazzo, vedrai che andrà meglio.”

“No, mamma. Non penso di riprovare… La battaglia è già persa prima di cominciare… Lei è troppo complicata. E’ troppo enigmatica per i miei gusti. Troppo misteriosa. “ Disse Edward, parole che ascoltai tramite i pensieri della madre che discorreva con lui.

“Io ti direi di riprovare. Sai, mi sembra davvero brava e carina. Adatta a te. E poi i suoi cugini sono anche ricchi!”

“Che centra la ricchezza, me lo spieghi? Non mi piace per i suoi soldi. Mi piace per la sua semplicità. Punto. Ed ora preferisco andare su nella mia stanza, mi sento troppo stanco.”

E così… Gli piacevo. Anche tanto.

Come ero stata cieca. Come sono cieca. Devo rimediare al più presto.

Devo riacquistare la sua fiducia. Devo farlo.

Non posso impedire al mio cuore di provare qualcosa per lui.

Non posso impedire alla mia sete di frenarmi se io desidero lui. Non posso. Non lo farò.

Devo andare da lui. Devo fargli cambiare idea.

Ma non stasera. Stasera contemplerò solo i suoi movimenti.

Stasera voglio vivere un po’ nel suo mondo anche se forse non potrò mai farne parte.

Lo raggiungo sulla mia solita postazione, l’albero di fronte alla sua stanza.

Edward apre la finestra, si sporge di fuori quasi come se volesse buttarsi giù. Ma non lo fa.

Si porta le mani agli occhi, se li strofina. Piange. Piange per me.

Tra le lacrime silenziose, percepisco una melodia.

Canta. Canta e osserva le stelle.

I versi mi sembrano molto familiari. Sembra quasi parlino di qualcuno in particolare…

 

E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse
e tanto ti amo
che per quegli occhi dolci posso solo stare male
e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole
perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso
quando allontanandoci sparisce dal tuo viso
e fa paura, tanta paura

 

 

E’ questo ciò che pensi di me, Edward? E’ davvero questo?

Sarò ostinata, ma voglio aspettare ancora un giorno. Dovessi perdere l’occasione della mia vita, la mia esistenza sarà lunghissima.

Voglio vedere se davvero vale la pena. Se davvero non devo cedere al mio istinto di ammazzarti e far prendere il sopravvento alla voglia che ho di baciarti. Alla voglia che ho di alitarti vicino al collo.

Alla voglia che ho di stringerti. Alla voglia che ho di stare con te.

Aspetterò domani.

Edward chiuse la finestra appoggiando leggermente le imposte, motivo che mi spinse ad intrufolarmi nella sua stanza non appena si fu addormentato profondamente.

Aprì piano la finestra socchiusa ed esplorai la piccola stanza.

Quella stanza, seppur semplice e direi anche anonima, mi ricordava una stanza che conoscevo a memoria perché la vedevo ogni giorno quando mi svegliavo ed ero malata.

Quella stanza, sempre qui a Forks, era stata la testimone della mia trasformazione.

Adesso pensavo che quella stanza – la stanza di Edward – fosse la stessa.

Non potevo basarmi sul ricordo, non ricordavo abbastanza della mia vita precedente.

Decisi, però, di esplorarla., di vedere ciò che si poteva toccare e osservare.

Volevo entrare nel mondo di Edward per capire se quel mondo era mai stato anche mio.

Cercavo di distrarmi facendo questo, quando venni attirata da Edward.

- Bella… - Sussurrava. Stava sognando, forse. O forse era un incubo visto che sognava me?

Mi avvicinai a lui, passandogli la mano gelata sulla sua guancia bollente.

Si mosse nel letto, un po’ infreddolito, forse, e mi prese la mano.

Vidi sul suo volto un sorriso, cosa che non mi sarei mai aspettata.

Che sapesse che ero lì? Non credo.

Credo che più che altro lo percepisca.

- Io ti amo, Bella… Perché non mi credi? – Disse, nuovamente perso nel sonno.

Visto che non mi lasciava la mano, mi stesi accanto a lui.

Il suo corpo diffondeva calore nel mio e speravo che non smettesse mai di riscaldare la mia pelle di marmo. Si muoveva violentemente sotto le coperte, sembrava davvero essersi immedesimato nel suo sogno. Forse davvero sognava me.

Allora ti sei innamorato. Edward, ne sei sicuro?

Guarda che dopo non puoi tornare più indietro. Io già ho perso la testa per te dal primo momento che ti ho visto. Il tuo profumo sarà la prima causa della mia morte.

Io… non posso fare a meno di te.

Chiudo gli occhi, mi sembra quasi di poter sognare mentre immagino il domani.

Il domani in cui voglio, anzi devo dirti ciò che sento. Devo dirti io chi sono.

Devo dirti che è stata una terribile bugia quella che ti ho detto ieri sera.

Un raggio di luce interrompe i miei pensieri.

Guardai la sveglia sul comodino di Edward e mi accorsi che erano le sei del mattino. Tra poco si sarebbe svegliato.

Mi alzai e corsi alla finestra.

Non poteva essere così quest’oggi. Non doveva essere così.

Il sole. C’era il sole.

Il mio grande nemico aveva deciso di scendere in campo e mi aveva messo i bastoni tra le ruote.

A domani, dunque. Ancora un giorno.

Cerco di farmi restare nella mente questo momento finchè non lo rivedrò.

Do un bacio veloce sulla guancia di Edward e lui si alza di scatto giusto quando io sono già fuori la finestra.

- Bella! – Grida. Questa volta è cosciente.

Forse in cuor suo sapeva che ero lì. Purtroppo però, quello non era il giorno per farglielo sapere.





Nota: Come al solito vi ringrazio delle recensioni, sono sempre contenta quando me ne lasciate. =)
ringrazio in modo particolare chi ha commentato l'ultimo capitolo, ed anche i 22 che mi hanno aggiunta ai preferiti *-*
Forse questo capitolo è un po' breve, però non ho avuto nemmeno oggi il tempo =_=
Baci a tutti!
Al prossimo capitolo, Yuna

*La canzone citata è "E fuori è buio" di Tiziano Ferro

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Capitolo 8
*** Il tuo segreto... ***


La mattinata fu calda e afosa, un fattore strano per Forks.
D’altronde, eravamo ad inizio primavera. Dovevo aspettarmelo. Dovevo decidermi prima.
Edward mi amava ed io… Io non potevo andare a chiarirmi con lui.
Non ero sicura di amarlo, di sicuro non lo disprezzavo e di sicuro non avevo molta intenzione di bere il suo sangue. No. La sua vita era troppo importante per me.
Anche se il sole fuori era leggermente brillante, decisi ugualmente di andare fuori scuola per osservare i suoi movimenti, proprio come avevo fatto quella notte.
Dal parco di fronte alla Forks High School, grazie alla mia vista affinata, riuscivo a vedere chiaramente le classi che si trovavano lì accanto.
Dato che non potevo leggere nel pensiero di Edward, sapevo solo che la sua ultima lezione era biologia.
Chiaro. Era l’unica lezione che aveva con me.
E, guarda caso, l’aula di biologia dava sul parco.
“E se oggi non c’è?” Mi ripetevo.
“No, deve esserci. Ho voglia… Ho bisogno di rivederlo.”
Arrivai alla conclusione che per riuscire ad incontrarlo avrei dovuto chiamarlo o lasciargli un biglietto, dato che al sole non potevo espormi. Ma dove?
Idea! Bella Swan, tu superi di gran lunga tutti con le tue idee.
Gli lascerò un biglietto nella sua auto.
Avevo la cartella con me, così scrissi in fretta e furia due parole; l’ultima ora stava per scoccare.

“Edward, so che forse non vorrai più rivedermi e che molto probabilmente ti ho ferito ma… preferirei incontrarti. Oggi, domani, quando vuoi. Non sai la situazione… Non la conosci.
Però… sappi che qualcosa è cambiato.”
Bella

Conciso. Veloce. Soprattutto, vero.
Poche parole che esprimevano i miei o quasi veri sentimenti.
Cosa ti è successo, Bella Swan?
Fino a poche settimane fa non avresti nemmeno visto in faccia un semplice ragazzo. Ed oggi, che fai? Gli parli anche. Lo baci quasi.
Vedo alcune ragazze che camminano allegre con i libri sottobraccio; il sole le illumina debolmente la pelle rosea e i capelli chiari, mentre discorrono per dirigersi alla prossima lezione.
Sarebbe bello poter camminare così e passare inosservata.
Vorrei essere anche io una persona normale per una volta.
“Lo conosci Edward Masen, del terzo?” fa una delle ragazze ad una tipa bionda che mi sembra aver già visto in qualche lezione. Dovrebbe chiamarsi Angela Weber.
“Si, certo. E’ con me in filosofia.” Risponde la ragazza.
“Hai visto com’è carino? Dovrebbe essere libero.”
“Ma come? Non stava uscendo con la nuova, la cugina dei Cullen?”
“Sai, mi pare che lei gli abbia dato buca e sia uscita con un altro. Ci penserò io a consolarlo!” fece Jessica, l’altra ragazza, spacciata e anonima come l’avevo vista il primo giorno di scuola.
Angela sembrava impassibile, quasi noncurante, al che le due si diressero lontano da dov’ero io.
Da lontano, poi, lo vidi.
Edward stava uscendo dall’edificio numero 3 con passo disinvolto e con l’aria di sempre: timido e riservato ma anche simpatico e dolce.
Istintivamente, mi sporsi verso l’unico albero che mi separava da lui.
Feci un rumore assurdo perché non notai alcuni rametti che erano davanti ai miei piedi e che mi fecero cadere seduta stante sul manto d’erba.
“Cavolo, Bella! Non potevi stare più attenta? Potrebbe accorgersi di te!”
In un istante, dato il grande rumore che avevo causato, Edward si girò verso di me.
Ero ancora intenta a levarmi i rametti dai piedi, che non mi accorsi che ormai già era ad un metro da me.
- Bella! – Chiamò.
Alzai lo sguardo ed incontrai subito il suo. Nei suoi occhi vedevo gioia, speranza.
- Mi fa piacere vederti qui. -
- Ehm – Dissi, ancora occupata con i pezzetti di albero.
- Stai andando a biologia? –
- No. Oggi sono assente. –
- Ah. Ecco perché non ti ho vista a mensa. –
Se mi avresti visto a mensa mi avresti fatto nascere ancora di più lo stimolo di mangiarti… Devo finirla con le allusioni al cibo.
- A dire il vero, sono qui per darti una cosa. – Dissi.
- Mh. –
- Ecco. – Gli porsi il piccolo bigliettino. – Sono poche righe. Se le leggerai, mi farà piacere. Se preferisci stracciare il foglio, non opporrò resistenza –
Avrei voluto dire “Se lo strapperai, strapperai anche il mio cuore…”.
- Lo leggerò dopo. Ora scusami ma devo andare. -
- Edward – lo chiamai.
- Si? –
- Promettimi che lo leggerai. Ci tengo. –
Annuì e camminò a passo veloce verso l’altro edificio.
La lezione passò velocemente, riuscì però ad intravedere prima che Edward uscisse, un gruppetto di ragazzi e ragazze che stavano discutendo di qualcosa.
Edward era tra loro, c’era anche quella Jessica Stanley e Mike Newton.
Sintonizzai le mie orecchie sulla loro conversazione.
“Bhè, allora? Quando vogliamo incontrarci?” Chiese Mike al gruppo.
“Per me va bene sabato prossimo. Però dobbiamo far tardi, ci conto!” , fece una moretta con gli occhi blu che sembrava fissare Tyler, un altro ragazzo che vedevo spesso.
“Okay. Jessica, per te va bene?” Disse Mike, rivolto a Jessica la smorfiosa.
Jessica, che era molto vicina a Edward, guardò prima lui negli occhi con faccia da trota lessa e poi gli poggiò una mano sul braccio, a mò di stretta.
“Edward, tu quando preferisci?” Gli chiese.
“Quando volete. Non ho impegni questa settimana.”
“Va bene. Allora sabato va bene. Ci vediamo tutti alle dieci in punto al centro di Forks, poi andremo a Port Angeles e mangeremo tutti insieme sulla spiaggia che c’è lì! Il meteo ha annunciato bel tempo e soprattutto gradi alti! Quindi mettetevi il costume sotto, potrebbe darsi che abbiamo l’opportunità di farci un breve bagno!” Disse Mike, tutto entusiasta.
Tutti fecero di sì con la testa ed uscirono dall’aula.
Edward si diresse subito alla sua Volvo, veloce, con passo quasi felino.
Si guardò attorno, vide per alcuni secondi la gente attorno a sé e poi si decise a leggere il bigliettino.
Lesse veloce, poi, lo buttò per terra ed entrò in macchina e come un lampo fu subito via.
Andai via anch’io, con una piccola speranza che assieme al foglio gettato via non sarebbe stata anche così la fine del nostro rapporto.
Tornai a casa e vidi un Alice festosa.
Appena mi vide mi disse – Tre, due, uno…Vai! – Sul vai squillò il telefono.
- E’ per te – mi disse Jasper, passandomi il telefono.
- Pronto? – feci.
- Bella, sono Edward. –
- Ciao –
- Senti, ho letto il messaggio… Vorrei che ci vedessimo stasera. –
- Stasera? – chiesi.
- E’ un problema? –
- Affatto. Va bene alle sette? -
- Benissimo. Ti passerò a prendere io. –
- Okay. A dopo –
- Ciao – E chiuse il telefono.
Alle sette… tra due ore… Edward… Io… Appuntamento… Stop.
- Evviva! Bella uscirà di nuovo con Edward! – Urla Alice, tutta festosa.
Che fosse a conoscenza di qualcosa di cui io ero ignara? Penso di sì.
- Bella – mi fece – Fai attenzione alle sei e trenta alla via che porta qui… Edward… -
- Edward, cosa? Dimmelo Alice! –
Alice, prima con il volto solare. Adesso con lo sguardo un po’ smorto.
- Farà un incidente. La sua macchina si fermerà e lui uscirà dall’abitacolo. Un’automobile a fari spenti non lo riconoscerà e lo investirà seduta stante e… -
- No! Non lo permetterò! E poi incidente implica sangue…No! Ho tempo? Dimmi di sì, per favore! –
- Hai appena dieci minuti. Lui svolterà l’angolo e ci sarà quest’ auto. Ti consiglio di seguirlo durante tutto il suo tragitto. –
Edward potrebbe morire. Edward potrebbe sanguinare dopo l’impatto. Bella non potrebbe più assaporare l’odore del suo dolce profumo. No. Bella non può permetterlo.
E così, senza pensarci due volte, cercai di rintracciare Edward e la sua auto.
“Per favore fa che sia ancora in tempo”, mi ripetevo.
Correvo più veloce del solito, attenta con la mia goffaggine a non cadere nel sasso più piccolo, o nella pozzanghera più vicino.
Ero quasi affannata, se fossi stata umana di sicuro avrei sudato.
Di Edward non c’era nessuna traccia.
Ero riuscita ad arrivare a metà strada, conscia che già era uscito dalla sua abitazione perché la sua auto non c’era. Stavo correndo come un’ossessa, quasi come una persona che ha paura di perdere un treno. Si, il treno verso la felicità, direi…
Penso che sarebbe un dolore terribile se dovessi perderlo.
Improvvisamente, nel buio della foresta, sento un rumore di pneumatici sull’asfalto.
E’ dolce, non violento, e striscia sull’asfalto quasi come l’archetto sulle corde di un violino.
Corro nella direzione opposta alla mia, verso sinistra, e lo vedo. E’ vivo.
Supero di gran lunga la sua auto, restando sempre nascosta tra la coltre degli alberi, e raggiungo il bivio maledetto.
Impassibile e impavida, mi piazzo sull’orlo dello stretto marciapiede aspettando l’auto assassina.
Dopo circa due minuti, Edward arriva.
Proprio come aveva avvertito Alice, la macchina di lui si ferma.
Scende dall’auto, lento ed incurante della strada incustodita su cui cammina.
Và verso il cofano, alla ricerca di una gomma e ritorna subito con quest’ultima tra le mani.
Un rumore di gomme. Eccola, sta arrivando.
Da lontano posso intravedere bene la sagoma dell’altra auto, l’auto assassina.
“Bella, calma. Fai credere all’altro conducente che ha frenato in tempo. Fai meno danni possibili ma salva lui.” Mi dicevo.
La macchina si avvicinava, finchè quasi non era vicino a lui.
Quando fu a meno di cinque metri, corsi. Andai vicino a lui, sprezzante di ciò che poteva pensare, e lo strinsi forte a me.
Cademmo a terra, avevo una mano stretta con cui mantenevo la macchina affamata di corsa che stava per investirlo. Poi si fermò.
Il conducente scese e ci vide lì, abbracciati, quasi sorpreso.
- Oh mio Dio! State bene, ragazzi? -
- Io, io… Bene. – Disse Edward, con lo stesso stupore dell’auto killer. Mi guardò confuso, quasi meravigliato che io fossi lì e che lui fosse tra le mie braccia.
- Anche io – Risposi freddamente.
- Ma… Ma… Ho sentito un grosso schianto sull’auto! Pensavo di aver colpito qualcuno! – Si rivolse all’auto, guardando il parafango. Non me n’ero accorta, ma c’era una netta impronta lì sopra.
La mia mano... La mia piccola mano era stampata sulla parte anteriore dell'auto.
Edward, come l'anziano conducente, guardò proprio lì dove non volevo che vedesse.
- Ragazzi, se state bene allora io andrei -
- Si figuri, va tutto bene - Dissi, con finto tono amichevole.
- Solo che... C'è questa strana impronta che prima non avevo notato... Sembra quasi la mano di una persona... Mha... Mi starò sbagliando... arrivederci ragazzi -
"Non accendere il furoco, per carità! Non ero ancora pronta per rivelarglielo!"
Nemmeno il tempo che il conducente se ne andò, Edward si rialzò mentre io rimasi per terra, assorta nei miei pensieri.
Mi toccò piano la spalla, poi mi tese una mano per aiutare ad alzarmi. Come se io non ce la fecessi...
- Ti prego... Ho capito... - Mi disse, gli occhi quasi tristi.
- Non qui. Da un'altra parte. -
- Sali in macchina. -
- E la ruota? -
- Non serve. Mi ero fermato perchè avevo paura di non aver portato una cosa. -
- Cosa? -
- Sali in macchina e poi lo vedrai. -
La curiosità mi attanagliava sempre. Ancora di più con un tipo misteriso come lui.
Edward, dai, dimmi cos'è... Bella, ci sei? Ha detto che ha capito.
Cosa avrà mai capito? Sarai costretta a rivelarglielo, mi sa...
Salì in macchina, Edward accese il riscaldamento... Come se ne avessi bisogno.
- Guarda che ho capito - Disse.
- Ho capito che tu... non sei come me. -
Fui sbalordita. Da cosa l'aveva capito?
- Cosa? -
- L'ho capito, sai. Sei gelata. Sei praticamente un pezzo di marmo. Oggi c'era il sole. -
- E allora? Cosa vorrebbe dire? - Feci la finta tonta.
- Bella, lo sai meglio di me. Avevo già sospettato qualcosa, e dopo le storie di mio nonno adottivo, bhè... Ho avuto conferma. -
- Tuo nonno? Lo conosco? -
- Io credo di sì. Si chiama Charlie Swan. -
Charlie Swan... Mio padre? Aspettai la sua risposta che non si fece attendere.
Cosa centrava Charlie, a patto che fosse lui?
Avevo ancora di più voglia di indagare nell'oscura testa di Edward.




Nota: Ciao ragazzi! Ed eccomi nuovamente qui! Scusate la pausa, ma ho dovuto studiare. u.u
ringrazio tutti coloro che mi hanno commentato e chi ha aggiunto la storia ai preferiti, grazie *___* Devo ancora finire di studiare filosofia, vi lasciò questo capitolo sperando che sia di vostro gradimento. Grazie per il vostro appoggio, tornerò presto tranne causa studio a postare il prossimo capitolo!
Yuna

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Capitolo 9
*** ...lo scoprirò! ***


- Charlie? -
- Si. Proprio lui. Oggi ha 94 anni. -
- 94? Che vita lunga. - Non pensavo che mio padre - amesso che il Charlie di cui Edward parlava fosse lui - avesse vissuto così a lungo.
Non che lo volessi morto, s'intende, ma la cosa mi meravigliava abbastanza.
- Ha avuto una vita davvero burrascosa... E' stato un militare nella seconda guerra mondiale e quando è tornato a casa dalla moglie e figlia non c'era nessuna delle due ad aspettarlo. -
"E' lui, Bella. E' lui." Charlie è andato in guerra mentre io e la mamma vivevamo a Phoenix, quando lui è tornato Reneè era già morta ed io, io ero già come adesso.
Non mi sarei mai potuta prendere cura di mio padre. Piuttosto l'avrei ucciso precocemente, accecata dalla sete.
Edward guidava come un pazzo, noncurante di tutto ciò che ci circondava e dei probabili semafori.
Cercai di cambiare discorso parlando d'altro. Della sua guida per esempio.
- Ehm... Non ti accorgi di esagerare? -
"Se non vai più piano ti spacco la faccia..." Pensavo, al contrario. Ma subito mi corregevo.
"Non posso spaccarti la faccia, anche se vorrei. Il tuo viso mi farebbe restare in colpa se lo sfregiassi."... Bha, non avevo mai visto questo lato di Bella.
Bella che si preoccupa di un volto? Ma stiamo scherzando?
Bella, pensaci. Perchè te ne preoccupi? Non ho voglia di sentire la risposta.
Edward mi guardò, le mani fisse sul volante e il piede che non si staccava dall'accelleratore.
Mi fece un sorriso enorme, poi mi disse - Tanto so che non ne soffri. Puoi fermare una macchina, forte come sei. - e ridacchiò sottovoce.
Per tutta risposta, girai la faccia verso il finestrino, ammirando l'oscuro panorama che si muoveva all'esterno.
"Perchè non lo rispondi? Perchè lo ignori?"... Qual'è la risposta a tutto questo? Vuoto.
Vuoto come la sua mente ma forte come la voglia di rivelargli tutto.
Avrei potuto, ma non lo ritenevo ancora necessario.
"Ma Bella, lui conosce Charlie. Ha detto anche che è suo nonno adottivo. " Embè? Cosa centra?
Charlie non può sapere tutto. Charlie non ti vede da più di cinquant'anni.
Mi stesi, la testa appoggiata sul sediolino e le mani congiunte sulle gambe. Chiusi gli occhi e cercai di spegnere anche il cervello.
Vogliosa di estraniarmi un po', non mi accorsi che intanto eravamo arrivati a destinazione.
Un piccolo tocco, impercettibile, quasi il tocco di un angelo, mi 'svegliò' dai miei pensieri.
Sussultai, smisi di respirare e mi trovai due grandi occhi verdi a pochi centimetri dal mio viso.
- Scusa - mi fece - pensavo ti eri addormentata. Non si fa, eh! E' mal educazione verso il tuo partener! -
Partner? Ehm, ehm... Vorrei capire questo ragazzo dove si va a cercare queste espressioni...
Io non sono la sua partner. Non lo sarò mai.
O forse... No, no Bella. Fai tacere i tuoi pensieri estremi.
- Ero sovrapensiero. -
- Pensavi a qualcosa di bello? - Mi domandò, gli occhi che brillavano di luce propria.
- No - risposi - pensavo che è una bella serata - Bugia.
"Si, Edward. Pensavo a quanto avrei voglia di starti accanto. E anche quanto duro questo fosse, se diventasse realtà."
Ti sto riempendo di bugie, scusami.
Se faccio così è perchè non voglio che tu rischi a causa mia. Non voglio che tu possa rischiare.
- Dai, che si fa tardi -
- Va bene - risposi, quasi come se l'affermazione di Edward fosse un ordine.
Mi aprì la portiera, veloce e agile come sempre.
La cosa che non mi aspettai, fu che mi offrì la mano.
- Prego, signorina - mi disse, il sorriso sprigionava luce di felicità.
Si divertiva, lo sentivo. Anche se non potevo effetivamente sentirlo nel suo cervello.
Uscì goffamente, quasi caddi perchè stavo per inciampare con il piede in un piccolo fossetto della strada.
- Attenta, Miss Swan. Se si farà male poi mi maledirò -
- Ti maledirai? - Un po' di humor non fa male a nessuno - Sembra che stai avendo a che fare con una creatura paradisiaca! -
Altro che paradiso, Edward.
Se sapessi in realtà con chi esci, fuggiresti via da Forks... Divertente stare assieme ad una creatura dell'inferno, eh?
Apparte che tutto questo mondo infinito esista.
- Si. Non voglio che tu ti faccia male. - Stranamente, arrossì. Mi fissò negli occhi: lo sguardo più dolce che avessi mai visto.
Poi lessi l'insegna.
"RISTORANTE ITALIANO"
Ah. Bene. E adesso?
Rimasi ferma, immobile. Edward mi fissava ancora, stupito.
-Bella? -
- Ehm, scusami -
- Pensavi di nuovo? -
- Si. Anche quelli che dall'aspetto non sembrano possedere un'intelligenza madornale pensano. -
Scoppiò a ridere.
- Cos'hai da ridere? -
- Se tu ti reputi stupida, allora non so le persone intelligenti dove siano! -
- Ah. Ah. Ah. Vabbè, comunque ti informo che sono a dieta, io non mangio la cena. -
Sbuffò.
- Per favore... E' inutile che ti nascondi, lo so. Entriamo dentro, poi se vorrai, mi spiegherai tutto. - Sorrise.
Il suo sorriso mi convinse che potevo contare su di lui.
Questa volta mi offrì il braccio, che accettai mio malgrado.
Eppure, mi dava un calore immenso... Non solo il suo corpo.
Entrammo nel ristorante.
Un luogo accogliente, molti tavoli erano appartati e molti erano disposti al centro della sala in modo ordinato.
Appena entrammo, si scatenò il putiferio.
Aspettate. Si scatenò il putiferio nella mia testa.
Uno che diceva "Vi prego, chiamatemi un'ambulanza, è da infarto!"... La solita canzone.
Un altro pensava "Certo che è fortunato, eh. Pensando a chi è seduto accanto a me, mi ucciderei." Vicino all'uomo c'era una donna; forse bassa, senza forme, con il seno piatto e con del trucco che a stento conteneva i suoi brufoli enormi e le sue imperfezioni.
- Vado a cercare il cameriere - Mi disse Edward, non accorgendosi che stava arrivando dalla direzione opposta alla sua.
Nemmeno lui si escluse da questi compimenti impliciti.
"Oh, mamma! Sarà la più bella ragazza che viene qui da tempo!"
Con fare galante e con finta ostentazione di forza fisica, visti i muscoli che si intravedevano dalla sua camicia bianca, filtrava con me.
Lui filtrava, da solo. Non aveva ancora capito che a me non interessava.
- Salve, signorina? -
Accennai uno dei miei sorrisi falsi.
- Swan -
- Prego, io sono Jack, sono il mètre di questa sera. E' sola? -
"Se sei sola dopo magari ci andiamo a prendere una birretta..." Ripeteva nella sua mente.
- No, non è sola - rispose Edward, lo sguardo incendiato e il tono di sfida.
- Mi scusi. Ha prenotato? - disse il cameriere con finto buonismo nei confronti di Edward.
Se l'era davvero presa per non aver fatto colpo su di me! Ed io che me la ridevo sotto i baffi.
Non smettevo di ridere, che anche Edward si insospettì quando arrivammo al nostro tavolo, in un luogo appartato del locale.
- Posso partecipare alla risata? -
- E quello che pensava di poter uscire con me - continuai, ridendo quasi a crepapelle - già iniziava a fare pensieri spinti! -
- Cosa? Io vado lì e gli rompo la testa a quello lì! Ma tu come fai a saperlo cosa pensava? -
"Mannaggia a te che non chiudi mai la bocca!" Ora devi dirglielo. Su, dai.
Con lui il vostro segreto è sotto chiave. Dai che lo sai, dai che lo senti. E' lui quello giusto.
Rimasi in silenzio per più di un minuto.
Fissavo la tavola, mentre giocavo con un tovagliolino di stoffa.
Poi Edward mi prese le mani e le strinse forte con le sue.
Sentì un brivido che mi percorse la schiena in salita e che arrivò su fino al cervello.
Chiusi gli occhi, quasi per godermelo.
- Bella - disse, esitante - so che non vuoi dirmi nulla ma... sappi che io so già tutto. Lo so. So a cosa vado incontro, credimi. Voglio rischiare. Ma se non sei tu che per prima ti apri, è difficile dialogare... -
Alzai lo sguardo. Basta indifferenza. Basta silenzio.
Che Edward conoscesse mio padre era una garanzia più che valida per fidarmi di lui.
- Io... Io sai che non sono... -
- Si, lo so. Charlie mi ha detto tutto. Lui sapeva. Lui conosce chi ti ha trasformata, tua madre prima di morire gli aveva lasciato un biglietto -
Rimasi sbalordita, anche lui se ne accorse. Charlie sa?
- So che sei stupita. Ma credimi, è così. -
- Ma... come? -
- Sai che i nonni raccontano sempre storie ai propri nipoti... Anche i nonni adottivi... Bhè, Charlie mi raccontò una storia del genere quando avevo tredici anni. Lo ricordo bene: mia madre era a lavoro e anche mio padre, così ero solo a casa con mio nonno, con Charlie. Lui era sulla soglia dei novant'anni, non vedeva e non camminava bene, però sapeva raccontare storie. Nella quiete più perfetta, mi chiese se volevo sentirne una e mi parlò della sua famiglia. Della sua prima moglie, della sua prima figlia. Ricordo nomi e persone come se fosse ieri. Reneè e Isabella. Anzi, Bella. Bella Swan. Mi raccontò di amare molto sua figlia, ma che per strani casi al suo ritorno dalla guerra, Bella non era più a casa. Poi trovò un biglietto lasciatogli da Reneè. Gli diceva qualcosa come... "Sta bene, è diventata come loro"... cose del genere. E lui mi disse che sapeva che la figlia era ancora viva e vegeta -
- Io... -
- Si, tu. Lui non si è mai dimenticato di te. - Sorrise.
- E poi, come ha fatto a...? -
- A sapere di te? Intuito. Puro intuito. Parlavo per caso con mia madre di te che lui mi chiamò accantò a lui chiedendomi di rievocare questa piccola storia, per vedere se la ricordavo. Poi, quello stesso giorno, mi fece vedere alcune foto che aveva in un piccolo libretto che portava nel portafoglio. Non ti meraviglierai di sapere che in quelle foto... -
- C'ero io. -
- Esattamente. E' da lì che ho capito. -
- E... Non ti incuto paura? -
- Per niente. -
- Non vorresti scappare, adesso? -
- No. -
- Vorresti fare qualcos' altro, allora? - dissi ironicamente, cercando di indurlo a fuggire, quasi. - Non ti incuto niente? -
- Altro che incutermi qualcosa. Avrei seriamente voglia di baciarti. -
Rimasi di sasso. E adesso?



Notine a piè di pagina: Ringrazio Locke, Midnight Dream, pazzerella_92, Only_a_Illusion, gold eyes, momob che mi hanno recensito, come al solito vi sono grata perchè mi state seguendo dall'inizio di questa nuova avventura *___* e ai 32 che l'hanno aggiunta ai preferiti!
Grazie anche a te che leggi ma che non commenti... hihi mi fa sempre piacere un opinione... ^^
Ragazze, da domani posterò con più regolarità perchè la scuola è seggio e non andrò per alcuni giorni XD...
Un bacio a tutte! :*
Yuna

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Capitolo 10
*** Chiarimenti ***


"Anche io vorrei baciarti... No. Io vorrei morderti, Edward."
Vorrei saltarti addosso e toglierti il respiro.
Vorrei strisciare la mia lingua intrisa di veleno sul tuo pomo sottile, per poi infilzare i miei canini nella cavità del tuo collo... Quale sublime emozione.
Ma la mia attrazione al tuo corpo, quasi come se tu fossi il mio polo opposto, mi induce solo a voler assaggiare le tue labbra carnose.
Le voglio. Le desidero.
- Scusami, - riprese - sono convinto che in questo momento penserai che sono stupido. -
- Perchè? - Chiesi, quasi con il dubbio che potesse ascoltare i miei pensieri.
- Non sono affatto galante. Dire ad una ragazza che vorrei baciarla è davvero esagerato... Devo imparare a stare in silenzio! -
Scoppiai a ridere istericamente. Ma che cose va a dire!
"Non devi preoccuparti, perchè io ti vorrei addirittura fare dell'altro..." Okay, Bella. Stop con i pensieri osceni.
E' strano come quando sto con lui passi velocemente da "Vorrei ucciderti" a "Vorrei farti dell'altro" - senza che entrino in gioco i canini, s'intende.
Iniziò a sorridere anche lui, che trasportato dalle risate mi prese la mano.
Per un breve ma intenso istante, i nostri occhi furono gli uni negli altri quasi come se fossero intrecciati.
I suoi sembravano più lucidi, quasi brillavano. I miei erano come al solito... Dorati.
Era fermo, non osava rompere il contatto prodondo che si era creato tra di noi, quando fu richiamato alla realtà dal cameriere.
Tho, il cameriere di prima.
"Che fortuna! Il capo mi ha dato proprio il tavolo migliore! Ma come fai a stare con uno così, me lo dici? Non sono meglio io?"
I soliti pensieri sciocchi e inconcludenti.
- Cosa posso portarvi? - Chiese, guardando Edward con occhio di sfida.
- Per me un piatto di linguine, grazie - disse Edward, il tono più tagliente che mai. - E per te, tesoro? -
Ehm... Bella, ci sei?
- Si? - Chiesi, un po' sorpresa da quel nomignolo.
Tesoro, io? E se io sono un tesoro allora Lucifero è il più docile delle fiere!
- Cosa le porto? - Chiese nuovamente il cameriere, sfoderando uno sguardo da pesce lesso, tentando nuovamente di far colpo.
- Nulla, grazie. Anzi, no. Vorrei dell'acqua. -
- Vi serve dell'altro? -
- Si, solo un'altra cosa... E' possibile che ci serva un altro cameriere? - Chiese Edward.
- Cosa? - Disse il mètre, gli occhi a dir poco sbalorditi.
- Sa, io e la mia ragazza vorremmo qualcuno di più discreto... -
- Come vuole. - Mentre girava i tacchi, notai che il suo volto divenne rosso fuoco.
Sciocco.
Bella... Aspetta. Riorganizza nel tuo cervello le informazioni.
Prima Edward ti ha chiamata tesoro.
"Bhè, era per far andar via il cameriere, chiaro." Non penso che avesse realmente voglia di chiamarmi così.
Poi ha detto che sono la sua ragazza.
"Ancora per far andar via il cameriere, Bella. " Mi ripetei.
Era ancora troppo presto per dire che "scherzando a volte si dice la verità che non si ha il coraggio di dire apertamente".
No, non sarà di certo così... E' da quando ho notato il tuo attaccamento che lo ripeto...
"Non puoi innamorarti di un mostro, Edward..."
Oppure puoi? Sono troppo, troppo confusa.
- Ha pensato a qualcos'altro di poco decente, prima? - Mi domandò Edward, alquanto curioso e un po' impaziente.
"Bhè, se ti riferisci a quelle quattro, massimo cinque volte che mi ha immaginata senza nulla addosso, allora no, Edward. Nessun pensiero sconcio."
- Ehm... Solo una volta. - Mentiì.
Edward chiuse le mani a pugno, quasi come se volesse dare un colpo sul tavolo, e strinse forte i denti.
- Se lo trovo, all'uscita... -
- Edward, calma. E' sempre successo, ci sono abituata. - Gli poggiai una mano sulla spalla, decisa, per cercare di calmare la sua ira.
Riaprì le mani normalmente e mi sorrise, mi guardò velocemente negli occhi e poi sospirò, guardando per terra.
- Sai com'è... non ho mai sopportato violenza del genere sulle donne. E' peggio di quella fisica. -
- Ah. Comunque non preoccuparti. E' usuale che accada. -
- Va bene. - Disse, forse un po' triste.
Poi al tavolo arrivo il nuovo cameriere.
Ah, mi sbagliavo... Cameriera. Sexy, alta e mora da far paura.
Edward alzò subito gli occhi quando la vide, ma, al contrario di molti ragazzi, la guardò come una persona normale.
Aspettate... Intendo senza sbavare.
Sembrava fosse quasi sminuita la sua bellezza nel modo in cui lui la guardava mentre la ringraziava per la portata appena servita.
Io, per mia risposta, la guardai con indifferenza, mentre si allontanava dal tavolo.
Lei per fortuna aveva risparmiato i pensieri osceni.
Mi bloccai per un po', fissando il vuoto e pensando, quando Edward mi richiamò all'attenzione.
- Bella, ehi? -
- Chi, la cameriera? - Dissi, per provocarlo, facendo finta di non aver capito bene.
- Veramente ho detto "Bella, ehi." E comunque non arriva nemmeno alla tua bellezza. - Rispose, spavaldo e con il sorriso sulle labbra.
Non risposi e lui iniziò a mangiare ogni piatto che gli portarono.
Io, per niente affamata poichè nel pomeriggio ero andata a fare la mia caccia settimanale, lo osservai in goni suo movimento.
Parlò a stento, tra un boccone e l'altro, solo per chidermi le solite cose.
"Hai mai mangiato il nostro cibo?"
Oppure... "Dormi la notte? ; cose che magari Charlie non gli aveva mai rivelato.
Andò avanti così, finchè lui non chiese il conto ed uscimmo in strada in direzione della sua automobile.
Mi aprì la portiera... Una cosa umana che mai nessuno aveva fatto per me.
Anche se piccolo, e forse insgnificante, per me significò molto.
- Prego, - mi disse, con solito sorrisino stampato sulle labbra.
Sembrava davvero felice di stare con un mostro.
Una volta entrati in macchina non mise subito in moto ma mostrò forte la voglia di conoscere il mio passato.
- Allora... Appurato chi sei... Mi piacerebbe... -
- Te lo dico adesso così mi levo un peso dallo stomaco. -
- Spara. -
- Conoscendo Charlie, sai che è un po' anzianotto. Bhè, io lo sono di più. -
- Quando sei nata? -
- Nel 1931, a Forks, Washington. -
- Uhm... Per essere una settantaseienne devo dire che ti porti davvero bene i tuoi anni! - Sogghignò. Lo capì anche nell'oscuro abitacolo della macchina.
- Stupido! - Gli diedi un gancio sul braccio destro, piano altrimenti gli avrei fatto di sicuro del male, e risi come un'ossessa.
Era troppo divertente!
- Davvero, per me ti porti davvero i tuoi anni. -
- Bhè, grazie. - Se fossi stata umana sarei di sicuro arrossita.
Poi mise in moto.
Percorremo quelli che a me sembravano due o tre km, poi mi rivolse nuovamente la parola.
- Ti prego, non mi mangiare - Disse, il tono leggermente impaurito.
- E perchè dovrei farlo? - Risposi, pensando che in effetti non mi sarebbe dispiaciuta l'idea.
Risi sotto i baffi.
- Ti sto portando da Charlie -
- Ah, Charlie. - Sospirai. Era davvero strano rivedere il proprio padre dopo anni ed anni di lontananza.
- Ti dispiace? - Chiese, il tono un po' strano... quasi dispiaciuto di aver fatto qualcosa di sbagliato.
- No. Come dire, è... Strano. -
- Bhè, si. -
Arrivammo subito a casa di Edward.
Lui, cercando di essere veloce, venne a riaprirmi la portiera e mi offrì la mano.
- Grazie -, risposi con tono freddo, quasi pensieroso.
Non lasciò la mia mano per tutto il breve tragitto da lì alla porta di casa Masen/Swan, dovrei dire.
La sua mano era gelata, un po' intropidita, perepivo delle strane vibrazioni miste di paura o emozione, non saprei dirlo con chiarezza.
Suonò il campanello tenendo la sua grande mano nella mia.
Questa volta aprì un uomo.
Alto, moro e sulla quarantina come sua madre. Aveva gli stessi occhi verdi di Edward.
- Oh, ciao Edward. lei dev'essere... -
- Bella. - Disse lui.
- Entrate, il nonno è di là -
Che sapesse anche lui?
L'uomo si allontanò, dirigendosi verso le scale che portavano al primo piano.
Bloccai Edward, dovevi chidergli una spiegazione prima di proseguire.
- Ma anche lui sa...? -
- No, non sa nulla. Pensa che dobbiamo fare una ricerca sui veterani di guerra. -
"Fiuh. Non mi va che altri sappiano del mio passato."
Ricominciammo a camminare, lenti, quasi come se dietro l'angolo ci fosse il pericolo più grave di questa terra.
Poi, entrammo nel salone.
Era come lo ricordavo... Piccolo ed arredato di pochi mobili, con un camino in fondo alla sala.
E lo vidi.
Era seduto su una poltrona rossa, i capelli ormai bianchi e corti lo rendevano strano ai miei occhi.
Eppure, dietro quelle grosse sopracciglia e quella posizione a cui non ero mai abituata, riconobbi mio padre.
Indugiai piano, fino ad arrivare al divano accanto a lui.
- Torno dopo, Bella - Disse Edward, che scomparve dietro di me chiudendosi la porta della sala alle spalle.
Nessuno dei due osava parlare.
Eravamo proprio così uguali... Nemmeno mio pare era un gran chiacchierone.
Preferiva tenersi le cose per sè. Proprio come me.
Improvvisamente, la sua voce roca e che sapeva di "antico", parlò.
- L'ho capito da quando sei arrivata che eri tu - Disse, la voce un po' rotta - L'ho sempre saputo. -
- Ma come...? -
- So chi ti ha reso così, figlia mia. Tua madre mi lasciò un piccolo biglietto, in cucina. Mi scrisse che aveva chiesto ad un amico comune di farle una favore... Di salvare sua figlia. E così, non appena lo lessi, capì di cosa si trattava. -
- Tu... Quando sei tornato? Ricordo che... la mamma... era sempre così triste e stava sempre affacciata sperando che tornassi dalla guerra ma... non l'hai fatto. - Dissi, in tono freddo e indifferente.
- Credimi, lo so. Ma il problema è che c'era troppo da fare al fronte e non potevo tornare, no. Decisi di proteggere più gente del dovuto, ne sono consapevole, so di avervi abbandonate per troppo tempo. -
- Sta di fatto che non hai mai avvertito. Ne una lettera, ne un telegramma. Non hai mai fatto nulla... Pensavamo fossi morto... -
- In effetti, morto lo ero. Tornai nel 1947, a dicembre, felice di rivedervi e di rirtrovarvi ma... Trovai una moglie morta ed una figlia... Diversa. Ero solo, senza nessuno. Credimi, Bella, avrei voluto cercarti, ma non sapevo come. - Disse tutto d'un fiato. Sembrava realmente dispiaciuto di non avermi potuto cercare.
- Va bene... -
Ci fu un silenzio assurdo, silenzio in cui io fissavo lui e lui fissava me, senza emettere alcun suono.
Poi, ripresi - Allora, dopo cos' hai fatto? -
- Dopo? Dopo fu più dura del previsto. Restai qui, in questa casa, che non è cambiata mai da quando ci vivevamo. Poi, conobbi Catherine. -
- Ehm? -
- La madre di Elizabeth, la madre di Edward. -
- In Catherine ritrovai l'amore, la gioia che mi avevate dato tu e tua madre. Con lei ebbi due figli. Elizabeth e Charles. -
Allora io ero... vediamo un po'... Se la madre di Edward era mia sorella, io ero la zia di Edward.
No! Le cose vanno sempre nel modo sbagliato...
- Bella, ti ho sempre voluto bene, credimi. Non ti ho mai dimenticata. Guarda -
Mi porse un ciondolo che aveva in tasca... Era strano, sembravagià lo conoscessi.
Lo aprì, e dentro mi riconobbi.
C'era una mia foto di quando avevo diciassette anni, ero la stessa di adesso, solo un po' più antica.
- Sono... Io - Dissi, con voce flebile.
Di colpo, non so come, nemmeno perchè, lo abbracciai.
Risentì il calore di un tempo, l'affetto che in tutti quegli anni era stato lontano, ma che non mi aveva mai abbandonato.
Ricambiò la stretta, quasi come se non vedeva l'ora di rivedermi dopo tutti quegli anni... Caro Charlie.
Parlammo per un altro paio di minuti, poi Edward entrò nella stanza.
- Vi siete chiariti? -
- Grazie, Edward, ti sarò sempre riconoscente. - Disse Charlie.
- Nonno, però adesso vai a letto, su. E' un po' tardi - Edward sorrise, un po' divertito.
Charlie non rispose, così Edward mi prese per mano e ci dirigemmo verso la porta della stanza, quando mio padre ci richiamò.
- Bella... Quando vuoi -
- Okay. Ciao... Papà -
Aumentai il passo, così da non vedere la sua reazione. Forse sarei tornata indietro per riverlo.
Arrivammo sotto l'arcata dell'entrata, quasi accanto alle scale che portavano fuori, che Edward mi rivolse nuovamente la parola.
- Allora? - Mi chiese.
- Qui le domande le faccio io mio caro nipote! - Esclamai, in tono divertito.
- Nipote? Mi sa che ti sbagli. -
- Perchè? -
- Devi sapere che Elizabeth e Michael non sono... I miei veri genitori. -
Allora... Io non ero imparentata con lui.
Dovevo andare fino in fondo alla faccenda.
Volente o nolente, quella sera avrei passato la notte nella stanza di Edward... a parlare.





Nota a piè di pagina: Un grazie enorme a tutte! Speravo di riuscire a postare prima ma sapete la scuola -.-....
Mi spiace nuovamente di non potervi ringraziare una ad una, ma sono le 23 e ho davvero gli occhi pesanti perchè studio storia da più di cinque ore! =.=
Vi ringrazio tutte, nessuna esclusa, perchè mi state dimostrando davvero tanto.
Spero di postare prestissimo, Un bacio, Yuna

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Capitolo 11
*** E tu... che ci fai qui? ***


- Spiegati meglio - gli dissi, impaziente di avere una spiegazione decente.
Esitò un istante, fermo e forse anche un po' sudato, poi iniziò a parlare.
- Sappi che è un miracolo che ascolti tutto questo... Solitamente non ne parlo mai con nessuno. -
Si fece scuro in volto e, guardandosi i piedi, sospirò, quasi come se stesse per dire qualcosa che lo turbasse.
Non osai dire nulla, anche se chiaramente ero curiosa di conoscere la sua storia.
Sentivo le mani più fredde del solito, indurite, quasi come se ci fosse tensione nell'aria, come se ciò che si stava apprestando a dirmi recasse un peso a lui insopportabile.
Pronta ad ascoltare il racconto, rimasi attenta e immobile.
- Io... sono nato 17 anni fa nella periferia di Chicago e... -
Qualcuno ci interruppe.
La madre, o dovrei dire matrigna, di Edward, ci richiamò all'attenzione.
Edward, già un po' impacciato e in ansia, si voltò verso Elizabeth impercettibilemente, quasi come se non avesse gradito quell'interruzione.
Il suo sguardo diceva tutto.
- Edward, penso che dovresti rientrare... Scusami se te lo faccio presente, ma sono già le 23, 30... - disse velocemente la matrigna.
Edward, dal canto suo, era sempre stato diligente ed obbediente, quindi si limitò ad annauire anche se si vedeva che non gli andava affatto questa separazione improvvisa.
- Bellla... Mi dispiace ma devo andare. Ci vediamo domani? -
Si fermò un istante, poi ripetè - Scusa, domani c'è il sole, non puoi -
Basta, Edward. Non parlare più! So io quando ci dobbiamo vedere! E credimi, sarà davvero in un momento vicino...
Con il dito, toccai le morbide labbra di Edward.
Erano calde, soffici e tremenendamente rosse... Un rosso che mi faceva perdere decisamente la testa, pensando a quanto sangue c'era annidato.
Sentì irradiarmi il dito e poi la mano intera da un calore favoloso, un calore che non ricordavo nemmeno più come fosse.
Il contrasto tra la mia e la sua temperatura era davvero irreale, ma in un certo senso mi confortava.
Edward quasi rabbrividì, così che mi allontanai subito.
- A dopo. - Riuscì a dire, per poi correre veloce nella foresta e riapparire pochi minuti più tardi alla sua finestra.
Non riuscì a capire cosa mi disse lui dopo questo inusuale congedo, ma penso era qualcosa come "Che dici", non ne ho idea.
Il fatto di non poter leggere nel suo pensiero e quindi essere ignara di ciò che dice e che pensa mi attira ancora di più a lui.
A causa di questo piccolo incidente di percorso, quando poi decisi di farmi rivedere da Edward, sperando non si mettesse paura o che mi cacciasse, mi fece prendere un'altra figura imbarazzante.
Ero intenta, come ormai facevo da alcune notti, ad arrampicarmi sul cornicione del tetto della veranda e poi entrare nella sua stanza.
Quella sera, tutta presa dal fatto che ero davvero curiosa di sentire il resto della storia, mi dimenticai quanto ci mettevano gli umani a vestirsi e lavarsi per prepararsi ad andare a letto.
Già una volta era successo, ero su di un albero a visionare uno spettacolo molto interessante, quando improvvisamente lui inzia a togliersi tutti i vestiti e a restare in mutande.
"Bella, calmati, altrimenti vai in iperventilzione." No, aspetta. Cancelliamo l'ultima parola. Fortunatamente, anche se non sono abituata a visioni del genere, non inizio a non respirare più. Già non respiro di mio!
Mi aiutai con il piede e poi con la mano, quando fui in cima al tetto della veranda, e mi appogiai al davanzale della sua finestra.
Non avevo ancora alzato gli occhi, ma, quando lo feci, quando mi alzai mantenendomi sempre al davanzale per non rischiare di cadere, incontrai due profondi occhi verdi decisamente increduli.
Edward sussultò, dando un piccolissimo gridolino.
- Bella! - chiamò.
Io intanto, imbarazzata della situazione, mi abbassai nuovamente verso il tetto e mi sedetti su questo, aspettando l'okey di Edward.
E sapete perchè?
Ops, ho tralasciato un piccolo particolare.
Appena incontrai quei dolcissimi occhi smeraldi, a parte la sua fascia straordinaria di muscoli e tutto il suo corpo grandioso, l'unica cosa che faceva compagnia a tutto questo era una piccola e semplice asciugamano bianca.
"Adesso ti mangio! Non puoi stare con tutta quella carne appetitosa di fuori..."
- Bella! - chiamò di nuovo.
- Posso? - domandai, con una voce molto bassa rispetto alla mia naturale.
- Certo, entra. Ops, dovrei dire sali. - Emise un piccolo sogghigno.
Piano, mi rialzai sempre per non cadere e per sostenere le gambe dinanzi a quello che avevo davanti.
Goffamente, cercai di entrare senza farmi male.
"Stupida, i vampiri non si fanno male" mi ripetevo nel cervello dopo questa affermazione davvero insulsa.
Edward, più veloce che mai, mi fu subito vicino e mi aiutò a scendere dalla finestra e a poggiare i piedi sul pavimento della sua stanza.
- Scusami, non sapevo che... - Indicai la sua asciugamano cercando di giustificarmi.
- Oh, questo. Posso andare anche a vestirmi nel bagno... E poi non devi scusarti, so che non avresti mai potuto saperlo. -
"Vuoi andarti a vestire nel bagno? Perchè non qui, Edward? Tanto che fa, ci sono solo io dopotutto!"
Sciocchi pensieri di una vampira pervertita e sadica.
Insomma, ritrova il tuo contegno, Bella!
- O-okey. -
- Dopo mi spiegherai anche come hai fatto a salire. - Disse, con la voce ironica e dolce come sempre, dirigendosi verso la porta del suo bagno.
Così restai sola.
Mi sedetti sul suo letto, quasi come se fosse una cosa sconosciuta per me.
Dopotutto quasi lo era.
Non ne usavo uno da quando ero umana, e a casa Cullen avevo un divano nella stanza, proprio perchè il letto non mi serviva a nulla.
Certe volte, però, quando venivo a trovare Edward, mi sedevo solo per pochi minuti al capezzale del suo, per accarezzargli i capelli, mentre lui parlava nel sonno.
Poi Edward uscì dal bagno.
Aveva in dosso una tuta blu scuro, che faceva risaltare la sua pelle diafana, quasi come la mia.
- Allora... Quasi pensavo di rivederti tra alcuni giorni, e tu? Sali nella mia stanza. Incredibile. -
- Ma vero. -
- Come hai fatto? - Mi guardava quaasi incredulo, quasi come se non siano connesse le cose vampiro = capacità di arrapicarsi eccetera eccetera.
- Ricordati chi sono. - dissi, lanciandogli un'occhiata quasi furbesca.
- Ah, già. Tu sei quella che cerca di stare con gli umani e di non ucciderli... Ma intanto vorresti il loro sangue e il loro corpo - Sorrise.
"Edward, vedo che stai iniziando a ragionare. Capisci con chi hai a che fare, adesso?"
- Eh, già. Proprio così. -
- Uhm. Allora sei diciamo venuta qui... per la storia, immagino. -
- Esattamente. - Risposi, senza fargli capire che ero molto curiosa di sentirla.
- Bene, allora affina l'udito! -
Edward prese una sedia da vicino alla scrivania e si sedette proprio davanti a me.
La sue espressione era decisamente cambiata da quella di poco prima, giù in veranda.
Adesso sembrava più rilassato.
- Allora, ecco... Ti ho detto dove sono nato... -
- Chicago -
- Brava, vedo che hai una buona memoria - mi prese in giro, sogghignando, poi riprese - Bhè, lì a Chicago posso dire di non aver avuto buoni genitori. Mio padre era un alcolizzaato, mia madre era una prostituta. -
Sobbalzai quando mi disse questi due dati salienti sui suoi veri genitori.
Deve aver avuto davvero una triste infanzia.
- Mia madre non era in grado di prendersi cura di me, così mi portò in una casa famiglia che era conosciuta per la fama di accogliere bambini e ragazzi di cui i genitori non potevano più prendersi cura. Poi, quando compì dieci anni, un caldo giorno di giugno, ebbi la sorpresa più bella che potessi mai ricevere: l'infermiera della struttura mi disse che una coppia di Seattle era disposta ad adottarmi e che stavano già venendo lì a prendermi. Appena lì vidi capì che per me stava per iniziare una nuova vita. Migliore. -
Si fermò. Sembrava quasi fosse commosso.
Dopo un po' vidi che aveva gli occhi lucidi, ma non riusciva afar scendere quella lacrime che restava ferma nei suoi occhi.
- Edward, non devi raccontare tutto per forza - gli dissi, quasi per confortarlo.
"Anche se non avessi saputo tutto questo, mi avresti attirato lo stesso", ripeterono i miei pensieri.
- No, per favore. Tu mi hai raccontato cose che invece non avresti dovuto dire. Devo essere leale nei tuoi confronti anche io -
Mi limitai a poggiargi una mano sulla spalla, anche se fredda, speravo gli potesse dare calore.
- Dicevo... Elizabeth e Michael mi adottarono quando avevo dieci anni. Decisero di venire a Forks perchè il padre di Elizabeth, tuo padre, era anziano e aveva bisogno di cure, così ci trasferimmo qui. All'inizio questo posto mi fu ostile, sempre pioggia, sempre cielo scuro. Poi, mi sono abituato. -
- E adesso non vuoi più separartene -
- Esatto. Forks è tutto per me, come i miei genitori. -
C'era un tono solenne nelle sue parole.
Era stato abbandonato e aveva vissuto per tanto tempo in una casa famiglia, per poi ritrovare la felicità ed essere sereno.
Edward, invidio questa tua voglia di vivere. E te lo dice una che ha davanti l'eternità.
Ci fu un lungo silenzio.
Ne io, ne lui, osavamo parlare. Piuttosto, ci guardavamo negli occhi senza interrompere il contattoprofondo che si era creato.
Poi lui si alzò.
- Adesso sarà meglio che vada a dormire, c'è scuola per me domani - Mi fece l'occhiolino.
- Ah, uffa. Tanto io resto. -
- Ehm? - Fece, lo sguardo decisamente meravigliato.
- Edward, scusa se te lo dico così ma io... Vedi, io... Tutte le notti... Entro nella tua stanza e... -
- Ho capito, ho capito. Resta pure qui se vuoi. Se ti diverte tanto vedermi dormire. -
"Non sai che rumore dolce e leggero sentire ogni notte il tuo respiro. E' come una musica talmente impossibile che non si può comporre."
- Si che mi diverte - dissi, con un ghigno sul volto.
- Okay... - rispose, già steso nel suo letto con la coperta fin sulle spalle - buonanotte, Bella - concluse, con un tono più dolce che mai.
Impercettibilmente, mi stesi accanto a lui cingendogli la vita con un braccio.
Edward sussultò, per il brivido freddo che aveva appena percepito, causato dal mio corpo gelato.
- Bella? -
- Si -
- Ma sei sempre stata così, finora? Cioè, intendo quando venivi qui -
- Si -
- Ah. Non sai che splendida sensazione sia sentire il tuo corpo così vicino al mio -
Rimasi di sasso a questa sua affermazione direi un po' maliziosa, che non risposi.
Mi limitai a chiudere gli occhi per percepire meglio i battiti del suo cuore e tutto ciò che faceva mentre inconsciamente, dormiva.
Più ero lì, e più mi accorgevo che la mia vita senza Edward Masen non poteva esistere.
Non parlo del sangue, no.
C'è altro oltre a quello. Non dico che mi tenti, però sento che in me sta nascendo qualcosa di nuovo verso di lui.
Sono sicura che lo scoprirò presto... Non si di cosa si tratti, so solo che se avessi un cuore decente che battesse ancora, certamente ad un breve sguardo con Edward, uscirebbe dal petto.




Note: Inanzitutto scusate dell'enorme ritardo nel postare, ma sono super impegnatissima, ormai siamo al giro di boa e a giungo avrò la maturità, mi tocca di studiare tanto :(
Comunque ringrazio tutte, anche oggi non riesco a fare il nome di tutte che mi seguite da tempo, riesco solo a dirvi che grazie a voi riesco a dare il meglio nei miei capitoli, perchè sono davvero felice delle vostre recensioni posititve
Grazie anche ai 38 che l'hanno aggiunta ai preferiti:
1 - aLbICoCCaCiDa
2 - algin91
3 - ALT
4 - AnimaDannata
5 - becky cullen
6 - CAMiL92
7 - cla61
8 - Clhoe
9 - crusade
10 - CucciolottaFly
11 - Giuggiolina
12 - gold eyes
13 - hitomi
14 - Jackie Hooker
15 - kagome84
16 - kikikaulitz
17 - Lady Arwen
18 - Leleo 91
19 - Locke
20 - Lunastortalupin
21 - Midnight Dream
22 - Miss England
23 - NENACHAN
24 - nene1964
25 - Only_a_Illusion
26 - pazzerella_92
27 - Pepsi
28 - Princesseelisil
29 - Selene89
30 - Selene_Malfoy
31 - Shoen
32 - SummerBreeze
33 - susy88
34 - sweetmiki
35 - TheCrazyGirl
36 - valybeba
37 - yuko_chan
38 - Zenity

Grazie!!! Ci vediamo al prossimo chap che dovrebbe arrivare presto poichè giovedì sarà di nuovo festa! Baci, Yuna


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Capitolo 12
*** E lei... chi è? ***


La notte passò velocemente. O almeno così pensai.
Edward si mosse pochissimo nel suo letto, e non disse quasi nulla quella volta.
Riuscì a ricordare solo le parole "Non andar via" "Fa freddo" e roba simile. Roba normale, lo diceva sempre anche se non se ne accorgeva.
Poi, finalmente si svegliò.
Io ero seduta sulla sedia accanto alla scrivania, di blu molto acceso, quando si voltò verso di me, cercandomi.
Quando mi vide, il suo volto si illuminò.
In un colpo, quasi come risvegliato da un lunghissimo sogno, si stropicciò gli occhi quasi chiedendosi se fossi un sogno o la realtà.
- S - sei rimasta qui? -
- Si, come potevo andarmene? Sei così divertente quando dormi - scherzai.
Si portò la coperta sulla faccia, quasi vergognato, per poi scendere velocemente dal letto come una gazella.
Quasi impercettibilmente, mi fu accanto, a pochi centimetri dal mio volto.
Questo suo comportamento mi lasciò basita, dato che fino a prova contraria l'essere veloce ero io.
- Bè - mi fece - ho detto qualcosa di strano questa notte? -
- No, proprio nulla... Continuavi a ripetere che io sono antipatica e che non vedi l'ora di sbarazzarti di me - ridacchiai. Lui si accorse subito che stavo scherzando.
- Ah, si ? E sentiamo... Cosa avrei detto di preciso? -
- Ripetevi sempre che sono petulante... Che non vuoi vedermi più -
- E' vero. Vai via - disse  con il sorriso sulle labbra, facendo scoprire la sua ironia.
Vuoi una sfida? Me ne vado. Ridendo sotto i baffi però.
Uscì velocemente dalla finestra, saltando sull'albero di fronte.
Ironia della sorte, visto che non mi sto mai attenta, mi impigliai la maglia in un ramo e piano piano questa cominciava a sfilarsi.
"Mannaggia, ci mancava pure questo! Ed io che ero propensa a scherzare... " Ero delusa delle mie capacità.
Ogni volta che tentavo di fare una cosa semplice come saltare da una finestra finivo sempre per fare qualcosa di sbagliato.
Goffagine della malora!
Mi distrassi subito dalla maglia, e notai che qualcosa attorno a me si stava muovendo.
Non qualcosa come animali o altro, dico proprio qualche persona.
Aveva un odore strano... Quasi come di terra bruciata, irreale.
Poi guardai in basso.
Due donne, una giovane l'altra un po' meno, stavano percorrendo il vialetto che conduceva alla casa di Edward.
Provai a leggere nei pensieri delle due donne, ma quelli della più giovane mi furono impenetrabili.
Il mio potere stava forse scemando?! Adesso ci pensavo seriamente.
La donna più anziana, invece, pensava a come tornare a casa dopo aver accompagnato quella che nella sua mente chiamava "mia figlia".
Pensava a Elizabeth, la madre adottiva di Edward, a come si erano conosciute da bambine.
Pensieri di routine tra donne che si conoscono da una vita.
Notai che le donne stavano discorrendo tra di loro.
- Hai capito bene? Niente guai. Niente di niente. Non mettere in croce la tua povera zia. -
- Si, mamma. Se me lo ripeterai ancora sarò costretta a tapparmi le orecchie. - Sembrava furiosa.
Dopo pochi secondi la donna bussò alla porta.
Elizabeth Masen aprì con vigore, dimostrando di essere felice della visita.
Disse parole come "Che gioia avervi qui" "Spero che ti divertirai" eccetera, eccetera. Poi entrarono in casa.
Mi girai verso la finestra per saltare, come al solito senza vedere cosa c'era davanti a me.
Caddi di peso su Edward, che mi tenne stretta a sè come un peso morto.
- Se continuerai così mi ucciderai -
- Scusami ma nessuno è perfetto! - Cercai di giustificarmi.
- Tu dovresti esserlo da come mi hai detto -
- In un certo senso... Dovrei. La natura con me è stata un  po' maligna però -
Lo aiutai a rialzarsi... Questa volta piano così che nessuno si sarbbe fatto nulla.
- Allora, era bella la vista fuori? -
- Ehm? -
- Ho visto che stavi osservando qualcosa... Cosa vedevi? -
- Tua cugina -
- Mia... cosa? Ah, penso ti riferisci a Jenny. -
- Esatto. Sta venendo qui da te... A dopo! -
Corsi via senza nemmeno spiegare. Tornai all'albero e scesi velocemente in modo che nessuno potesse vedermi.
Allora la giovane ragazza era... Jenny... Ma chi era?
Perchè non potevo leggerle nel pensiero come ad Edward?



Edward's POV


Bella fuggì all'istante, che non ebbi nemmeno il tempo di chiderle se ci saremmo rivisti di lì a poco.
Come aveva previsto, mia cugina Jenny bussò alla porta.
Ero ancora in pigiama, ma lei insistette nel salutarmi.
Il suo sguardo era solare, sereno, sembrava davvero contenta di riverdermi.
Per quanto ci fossimo visti si e no due volte da quando ero stato adottato.
- Hei, Edward - mi disse sorridente - come stai? Va tutto bene? -
- Tutto... Tutto bene, grazie. - risposi diffidente.
Si avvicinò e mi abbracciò con vigore. Che strana cosa.
- Sono davvero contenta di essere qui... Con te -
- Ah, si? -
Annuì.
Era ancora attaccata a me quando alzò lo sguardo.
Nei suoi occhi languidi vedevo qualcosa di strano... Qualcosa di misterioso.
Perchè tutto questo attaccamento? Non ci conoscevamo da molto... Ed io non ero nemmeno un suo cugino reale.
Mha, sarà solo felice di rivedermi, pensai.


Bella's POV


Lasciai Edward in balia di quella ragazza e me ne tornai a casa Cullen.
Non riuscivo a vedere nulla nella mente di quella Jenny, allora andai a chiedere ad Alice se ne sapeva qualcosa.
Fortunatamente aveva visto che stavo arrivando e non era ancora uscita con Jasper a caccia.
Quando arrivai, era già sotto la porta ad aspettarmi a braccia conserte.
- Shh. Non parlare. So ciò che vuoi dirmi. -
- Mi levi tutto il divertimento così! - Protestai.
- Allora, non perdiamoci in chiacchiere che ho molta fame! Bene, quello che posso dirti su quella ragazza è che... E' strana. -
- E' strana, come? -
- Bhè, ho intravisto delle cose che sta progettando di fare. -
- Ad esempio? -
- Bruciare la tua Audi. -
- Alice? Sei diventata matta!? Te lo leggo sul viso che non è così. -
E in effetti così non era. Scoppiò a ridere.
- Non vorrà bruciare la tua macchina ma sabotare il tuo rapporto con Edward sì. -
- Spiegati meglio. -
- Voi due non state insieme... Non ancora... Ma... Lei è innamorata del cugino e non vuole pretendenti davanti ai piedi. -
- Eh? Cosa?! -
- Ho visto solo quello. Ho visto che domani ha intenzione di combinare qualcosa ma non ho visto bene cosa. Sai benissimo che le mie visioni possono sbagliarsi. E se decidesse di fare dell'altro? -
- Hai ragione. La spierò. -
Alice non rispose ma guardò in alto.
Io seguii il suo sguardi e fui accecata improvvisamente da un sole debole ma splendente.
- Caspita, doveva arrivare proprio oggi? -
- I guai non si annunciano mai! -
Detto questo, sparì nella foresta senza nemmeno salutarmi.


Visto che non potevo andare a scuola per seguire la fantomatica ragazza nuova, decisi di andare a caccia.
Le prede non erano delle migliori, tutti gli animali erano forse andati ad accogliere anche loro la nuova arrivata?
Mentre ero in preda all'istinto, mi squillò il cellulare.
Non me ne accorsi subito, dato che ero pensierosa e cercavo del cibo, ma poi mi fermai.
Mi sedetti su una pietra enorme e presi il cellulare.
Non vi immaginerete mai chi fosse.
Proprio lui.
- Pronto? -
- Bella, come stai? -
- Hei ciao. Ma non ci siamo già visti questa mattina? -
- Si, certo. Ma l'umore delle persone cambia nel corso della giornata. -
- Ah, giusto. Comunque bene. -
- Senti, arriverò subito al dunque. -
- Dimmi pure -
- Hai presente mia cugina, quella di stamattina? -
"Si, la strozzerei... "
- Certo, allora? -
- Anche se non la conosco benissimo... La sto conoscendo meglio adesso e devo dirti che... E' davvero una bella persona. -
- Quindi? -
- Quindi mi dispiace ma... Non venire più a trovarmi. -
- Ma... -
Fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di sentire il tu - tu del telefono.
Com'era possibile che avesse cambiato idea così velocemente?
Lui non si era comportato mai così... Era stato sempre un ragazzo gentile, uno a cui interessava chiarire le cose.
Uno che non lasciava mai le cose a metà.



Edward's POV


Quella mattina la giornata scolastica fu noiosa senza di lei.
Anche se la vedevo solo a biologia, era l'unica ora in cui mi divertivo in sua compagnia.
Oggi Jenny ha insistito tanto per venire con me a scuola... Come se fosse tanto bello.
Tutto è andato liscio, tranne quando improvvisamente andai a pranzo lasciandola sola in macchina perchè mi aveva detto di non voler mangiare.
Nulla di serio, ma quando sono tornato lei non c'era.
La vidi in lontananza, parlava al mio telefono con qualcuno, forse sua madre.
Gliel'avevo dato perchè così avrebbe potuto chiamare qualcuno per non stare sola.
Camminai lentamente, per non disturbarla.
Sentii solo le parole " Non venire più a trovarmi", poi si voltò verso di me sorridente e mi porse il telefono.
- Scusa, parlavo con il mio ex. Si è fissato che vuole venire qui per vedermi ma io non lo sopporto più! -
- Ah. Va bhè, adesso vieni che andiamo a casa. -
Che strana ragazza.
Non vedevo l'ora in cui sarebbe arrivata la parte migliore della serata... Quando avrei rivisto Bella.








Angolino...
Ciau raga!!! Finalmente ho postato O_O
Non ci credo, era dal 26/4 che non postavo questa storia!!
Sapete bene il perchè, ma adesso sono più carica che mai e sappiate che ne vedrete delle belle... ihihih
Come avete visto ho inserito il doppio POV, l'ho fatto per farvi capire delle cosette...

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito l'ultimo chap postato ovvero:
Bella Swan_x , yumisan , Selene89 , kikikaulitz , algin91 , gold eyes , Midnight Dream , pazzerella_92.
Grazie di cuore per il vostro appoggio. ^^

Grazie 1000 anche a chi ha messo la storia tra i preferiti! Vi sono davvero grata *-*
Ovvero:

1 - aLbICoCCaCiDa
2 - algin91
3 - alice brendon cullen
4 - ALT
5 - AnimaDannata
6 - aquizziana
7 - becky cullen
8 - Bella Swan_x
9 - bells87
10 - Calia
11 - CAMiL92
12 - cla61
13 - Clhoe
14 - crusade
15 - CucciolottaFly
16 - damy
17 - Elysion
18 - emily ff
19 - GinevraEvans
20 - Giuggiolina
21 - gold eyes
22 - hitomi
23 - Inuyasha__girl92
24 - Jackie Hooker
25 - kagome84
26 - kiki91
27 - kikikaulitz
28 - Lady Arwen
29 - Leleo 91
30 - Locke
31 - Lunastortalupin
32 - Magdalena
33 - Midnight Dream
34 - Miss England
35 - NejiSama
36 - NENACHAN
37 - nene1964
38 - Only_a_Illusion
39 - pazzerella_92
40 - Pepsi
41 - Princesseelisil
42 - Selene89
43 - Selene_Malfoy
44 - Shoen
45 - SummerBreeze
46 - susy88
47 - sweetmiki
48 - TheCrazyGirl
49 - valybeba
50 - Y p s y
51 - yuko_chan
52 - yumisan
53 - Zenity

A prestissimo con un nuovo capitolo e anche aggiornamenti di altre storie! ;) Kiss, Yuna

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Capitolo 13
*** Mi telefoni... o no? ***


Bella's POV


La chiamata di Edward mi lasciò davvero basita.
Era possibile che si fosse già stancato di me? Che si fosse già stancato di essere mio amico?
"Si, si era stancato. Sei così stupida... Avrà pensato che non ti interessa e allora ha visto la cugina e ci si è fiondato su come un pesce."
No, Edward non ne è il tipo.
Non sapevo cosa fare, così tornai a casa a chiedere ad Alice qualcosa per vedere se sapeva più di me.
Non appena entrai, sentì dei rumori strani.
Pensai che ci fosse qualcuno, in effetti sentivo delle risate stridule che echeggiavano sempre più forti nella casa.
Salì al piano di sopra... Venivano dalla stanza di Alice.
La porta era aperta, lo si vedeva chiaramente dalla luce che filtrava nel corridoio.
Le risate divenivano sempre più forti.
Un po' impaurita, entrai senza bussare - la porta era aperta, tanto! - .
Mi sconvolsi un po' nel trovare Alice e Jasper mezzi nudi sul letto.
I due continuavano a ridere, non si erano nemmeno accorti della mia presenza quando Alice si fermò e si voltò nella mia direzione.
- Ehm - furono le sue uniche parole.
Jasper cercò subito la coperta per coprirsi, anche se era solo a petto nudo.
Alice, suo malgrado, cercò di fare lo stesso.
Scese dal letto e si chiuse la porta dietro le spalle.
Con lo sguardo divertito ma imbarazzato, rideva ancora a crepapelle.
- Alice, scusami, non sapevo... Tenevi così chiusa la mente che non me ne sono proprio accorta! -
- Ma no Bella, per così poco... Non ho visto che saresti venuta, ti ho fatto vedere uno spettacolo un po' osceno - si scusò imbarazzata.
"In effetti avevo visto di film in cui c'erano scene del genere ma non avevo mai assistito ad una dal vivo!" Risi sotto i baffi.
- Che ridi? - mi domandò.
- No, nulla, nulla. -
- Aspetta... vuoi sapere di... Jenny, giusto? -
Annuì. Certo che sapeva proprio tutto!
- Allora... Nulla. Ho visto cose molto contorte... tipo lei che parla come Edward -
- Lei che parla come... Edward? -
- Si, diceva cose del tipo " Io sono innamorato di Jenny"... Cose strane -
- Ah. In effetti oggi ho ricevuto una strana telefonata -
- Ah si? Era lei? -
- No, Edward. Diceva che non volevo più che lo andassi a trovare -
- Edward, proprio lui? Mi devi far concentrare due secondi... Voglio provare a vedere cosa succederà nel suo futuro imminente -
Mi prese per mano e scendemmo le scale.
Alice sembrava ancora più fredda di me, era strana quando cercava di avere delle visioni.
Faceva le scale piano - forse per non farmi cadere - e vedevo la sua concentrazione salire ad ogni gradino.
Mi portò vicino al divano, dove ci accomodammo senza far rumore.
Aveva gli occhi sbarrati e mi faceva paura anche se tutto sommato... ero come lei.
La vidi tremare all'improvviso.
Il suo volto divenne più pallido e le sue mani ancora più gelate.
Poi tornò normale come prima.
- Ho brutte notizie -
- Brutte? Dimmi per favore! -
- Questa sera tenterà di baciarlo -
- E lui? -
- Non sono riuscita a vederlo. -
"Caspiterina, Alice! Adesso che mi serve il tuo potere funziona poco e male!". Non dovrei parlare così. Sono solo una brutta egoista.
"Sta cercando di aiutarti, Bella."
- So che sei delusa ma... anche i nostri poteri hanno dei limiti - sospirò - dovresti saperlo bene -
"Caspita, lo so benissimo!"
- Grazie lo stesso Alice... Sei una delle poche persone amiche di questa vita -
L'abbracciai stretta che quasi ci stritolammo a vicenda.


Alice tornò su, dal suo Jassper, a fare le cose sconcie.
Io decisi di provare a chiamarlo.
Erano le cinque del pomeriggio, ormai era tornato a casa.
Provai a telefonare a casa direttamente, non sul cellulare.
Dopo pochi tu tu rispose una voce femminile.
" Speriamo non sia lei, speriamo non sia lei. " Ripetevo a me stessa.
- Pronto? -
- Signora Masen? -
- Si, chi è? -
- Sono Bella -
- Oh, ciao Bella! Che bello sentirti. Vuoi Edward? -
- Eh, si -
- Mi dispiace ma è uscito con la cugina che è arrivata stamane -
- Ah, e sa dove posso trovarli? -
- Non lo so proprio. Penso che siano andati a fare un giro nei boschi per prendere un po' d'aria... Jenny voleva vedere la natura di Forks, e allora... -
- Va bene, la ringrazio lo stesso -
Dall'altro lato riattaccarono.

Erano andati nel bosco. Nel bosco, pensai.
Il luogo ideale per fare qualsiasi cosa senza che nessuno possa spiare. Può succedere di tutto in un bosco.
Decisi di andare ad esclusione.
Il sole non era ancora tramontato, però io dovevo muovermi. Dovevo trovare Edward e assicurarmi che... Che Jenny non lo baciasse.
Poi pensai meglio a ciò che avevo pensato poco prima.
"Vorrei trovare Edward e... e... far sì che Jenny non lo baci."
Avevo utilizzato il verbo baciare. Avevo detto "far sì che non lo baci"... Perchè tutta questa opposizione?
Perchè non doveva farlo, perchè?
D'altronde io e lui eravamo diversi. Io era un essere sovrannaturale, non dovrei nemmeno esistere in un tempo ed in uno spazio.
Io dovrei essere già morta. Morta per tubercolosi.
Dovrei già essere seppelita in una bara sotto cumuli di terra umida dello stato di Washington.
Eppure... Eppure in un certo senso sono viva.
E... ho conosciuto Edward. E... "Misura bene le parole, per favore. Non mentire a te stessa."
Ed io provo per Edward qualcosa che va al di là dell'amicizia.
"Finalmente l'hai capito!" Ripeteva la voce nella mia testa. Saggia ragione.
Si, io amavo Edward.
Volevo che fosse solo mio... Volevo baciarlo, toccarlo. Volevo stare con lui.
Volevo uccidere Jenny. Ma come si permette? Entrare nella nostra vita così e cancellare tutto in un istante.
Decisi di andare a disturbare di nuovo Alice.
Forse ero un po' egoista, ma era a fin di bene. Anche se il bene era Edward.
Ero sul divano a pensare quando scattai all'in piedi per salire nuovamente le scale e andare dal piccolo foletto quando la stessa Alice - con Jasper a seguito - mi si parò davanti.
- Non ti lasceremo andare da sola -
- Cosa? Spiegati meglio per favore -
- Ho visto che tu e Jenny lottavate. E tu... - s'interruppe - e tu... restavi a terra e non ti ho vista più muoverti.-
- Io e ... lei? E io avevo la peggio? -
- Esatto. ho sempre di più il presentimento che lei non sia umana. -
- E allora come faceva a stare alla luce del sole con Edward? -
- Si spiega tutto. A che ora hai ricevuto la telefonata? -
- Alle 13,10 -
- L'ora della mensa... E' tutto probabile. Se Jenny fosse davvero una di noi... Allora è uscita solo nel momento in cui il sole si è ritirato. E' molto probabile che il sole a quell'ora si sia ritirato. Sai bene che a Forks il sole tentenna come te quando fai un passo. -
- Possibile. Ma allora con questo che vuoi dire? -
- Edward mangia sempre in orario? -
- Si, quando c'ero io in mensa entravamo alle 12,15 e uscivamo sempre alle 12,45, cioè cinque minuti prima delle ultime lezioni. -
- Ho un ipotesi. La chiamata è stata fatto in un'ora tarda rispetto all'inizio delle lezioni... E se non fosse stato lui a farla? -
- E chi l'avrebbe fatta... Jenny? -
- Si. Ho sentito parlare di vampiri con poteri supplementari come l'imitazione della voce. Non sarebbe una novità. Tu leggi il pensiero, io il futuro... Più strani di noi! -
- Ma giusto! E' probabile. Allora è possibile che nemmeno con Edward abbia buone intenzioni. -
- Muoviamoci, forza! Chiamerò anche gli altri per la strada, così avremo anche la consulenza di Carlisle! -
E fu così che con i miei nuovi fratelli ci dirigemmo nella fitta boscaglia della foresta di Olympia.




Edward's POV


Dopo la scuola Jenny mi aveva chiesto di uscire.
Era sempre vissuta in Nord America, dove c'era un clima più rigido e pesante. Nulla in confronto alla pioggerellina di Forks.
Decisi di portare Jenny a fare un giro in città, magari per comprare qualcosina, solo che lei si fissò che voleva andare nel bosco.
Detto, fatto.
- Edward, è lontano il bosco? -
- Non molto da qui. Perchè vuoi andare nel bosco? -
Esitò nel rispondere.
- Devi sapere che sono un'amante della natura! Mi piace molto il verde! -
Mentre guidavo verso la meta, la osservavo.
Nello sguardo, una strana luce. Felicità? Amore? Compiacimento? Non lo so. So solo che sembrava non avere intenzioni ottime.
Quando fummo arrivati al limitare del bosco, fermai la Volvo.
- Da qui si prosegue a piedi -
- Ah, meglio - disse in un sussuro, anche se non capì bene tutte le parole.
- Vieni di qui - con una mano le mostrai la strada, anche se lei sembrava già conoscerla visto che mi precedette.
Mi aspettò dei metri più avanti. Quando la raggiunsi, mi prese la mano. Un gesto davvero inspettato.
Guardai prima le nostre mani intrecciate, poi lei.
Non mi ero mai accorto da quella mattina di quanto fosse carina.
Aveva dei capelli biondo scuro, non abbastanza lunghi, con delle ciocche blu applicate sopra.
Forse i suoi occhi erano la cosa più bella. Erano di uno strano color grigio perla, inverosimile.
Aveva anche la mia stessa età.
Ci dirigemmo nel bosco più fitto per metri e metri, finchè non arrivammo in un piccolo spiazzo dove c'erano delle pietre grosse su cui sederci.
Slegai la stretta tra le nostre mani e mi diressi verso la pietra più irregolare. Lei mi seguì.
Jenny si sedette vicino a me... Oserei dire vicino più del dovuto.
- Edward -
- Dimmi Jenny, vuoi qualcosa? Vuoi tornare indietro? -
- No, anzi. Si sta davvero bene qui -
Poggiò la testa sul mio braccio, stringendo anche con le mani.
Era impercettibilmente calda, quasi come se avesse la febbre. Il suo contatto mi faceva bollire la pelle come una pentola a pressione.
Il sole intanto tramontava.
- Dimmi, Edward... Tu hai la ragazza? -
Colto alla sprovvista.
- Per adesso... No. -
- Cosa vuol dire? Secondo me c'è una che ti piace -
- In effetti -
- E com'è, carina? Dimmi com'è fatta su! -
Sembrava davvero curiosa. Potevo dirle di Bella, tanto non la conosceva.
- E' la personificazione della luna. Capelli scuri, occhi scuri. Solitaria, goffa... -
Sentì stringere il braccio. Guardai verso Jenny ma lei mi fissava con gli occhi che le brillavano da gattina morta.
Uno sguardo che mi dava fastidio ma che mi piaceva allo stesso tempo.
Poi mi fece una domanda che mi colse di sorpresa.
- E di me... Che ne pensi? -
- Bhè, sei carina -
- Solo questo? - Sembrava curiosa.
Non sapevo cosa rispondere... Eppure i suoi occhi chiari mi colpivano come un tramonto... Tutto intorno sembrava sparire e perdersi in quegli occhi.
- No. Sei simpatica, dolce... -
Sbuffò. Adesso era o sembrava delusa dalle mie parole. Si aspettava di più?
Improvvisamente si voltò verso di me.
Levò la presa dal braccio e poggiò le mani sulla pietra. Sembrava quasi alzarsi sul posto per avvicinarsi sempre di più a me...
Stava raggiungendo il mio volto... Si avvicinava alle mie labbra... Le tocca.




Bella's POV



Corriamo in fretta ma alla fine arriviamo. Troppo tardi, direi.
Sono seduti su una pietra, lei vicina a lui come un fiore allo stelo.
Lui sembra essere sereno, calmo. Lei sembra famelica e affamata.
Alice mi diede una spallata per svegliarmi dalla trance.
- Non ti preoccupare, interveniamo noi! -
Intanto Jenny avvicinava sempre di più il volto a quello di Edward... Lui sembrava starci.
"Ti odio brutta ragazza!"
Alice decise di agire subito.
Prese sottobraccio Jasper e attraversò la fitta rete di alberi che ci dividevano dai due ragzzi al centro della radura.
- Hei, ciao - disse nel suo metro e quaranta di altezza, tanto che Edward sobbalzò.
- A - alice? - Era davvero sorpreso.
- Eh, si, proprio io1 Che ci fai qui? Passeggiatina romantica? -
- Ehm, no. Portavo mia cugina a vedere un po' il bosco. -
- Eh... Tua cugina! - Come lo provocava bene!
Poi Jenny si alzò.
- Piacere, sono Jenny - disse ad Alice mentre le stringeva la mano.
Nel suo sguardo non vedevo nulla di buono... Fece una frecciatina impercettibile a mia sorella tanto che nemmeno Edward se ne accorse.
- Bhè, spero che domani ci vedremo. Oggi siamo andati tutti a fare una scampagnata allora non siamo venuti. -
- Hai notizie di Bella, quindi? Non la vedo da alcuni giorni. -
Questa domanda mi fu davvero gradita.
- Bella è a letto con la febbre, però se vuoi puoi venire dopo se ti va. Le farebbe piacere vederti. -
- Ci penso. Grazie comunque! -
- Edward, noi andiamo. Mi raccomando, se non vieni faccelo sapere! A Bella piacerebbe davvero sentirti! -
Grazie sorella!
Detto questo, lei e Jasper sparirono nella boscaglia come due fidanzatini che si appartano.
Edward e Jenny si alzarono ed andarono anche loro.
Alice con la sua comparsa era riuscita a cambiare il futuro.
Non c'era stata nessuna lotta, però adesso c'era da vedere se Edward mi avesse chiamata o no.
Una telefonata equivale a dire "Si, ci tengo a Bella". Altrimenti... "No, non m'interessa."
Telefonare equivale anche a confermare la tesi di Alice su Jenny.
Ed è questo che avrei scoperto solo poche ore dopo.







Angolino...

Ragazze, sono sbalordita! Mi avete lasciato tante recensioni nell'ultimo chap che sono rimsta così davanti allo schermo O.O
Oggi poi sono troppo felice, ho saputo i risultati della maturità *_*
Allora, inizio a rispondere alle tante domande di kikikaulitz... ^^
1) Jenny sapeva che Bella era da Edward perchè... non posso rispondere a tutto, altriemnti vi levo la sorpresa già tolta un po' in questo chap. Diciamo solo che conosce qualcosa sui Cullen e Bella e li percepisce come loro percepiscono le persone... Lei se n'è accorta perchè Bella era sull'albero.
2) Jenny sa fare la voce di Edward perchè, come già detto in questo capitolo, è probabile (verrà svelato in seguito) che sappia imitare la voce degli altri come potere supplementare. Lo saprai presto! =P
3) Da come hai notato quando Alice ha interrotto Jenny sul più bello, Bella ha notato che Jenny le ha fatto una frecciatina... Interpreta tu questo segno come si o no... XD (si saprà comunque nel prossimo chap)
4) Sapeva che tra Bella ed Edward c'era qualcosa perchè - vedi domanda 2 - avrà forse qualche potere XD...
Non voglio toglierti lo sfizio di leggere il prossimo chap, lascio un po' di mistero!

Volevo ringraziare inoltre tutti colore che hanno commentato:
kikikaulitz, algin91, Princesseelisil, lilly95lilly, Midnight Dream, MoonlessNight, ambretta peperina, momob, yumisan. Mi ha fatto molto piacere rileggervi, pensavo che aver postato dopo alcuni mesi comportasse un calo nella lettura invece mi sono ricreduta.
Mi date la carica per scrivere le mie storie!

Un grazie anche ai 60 che l'hanno aggiunta ai preferiti! Grazie grazie ed ancora grazie! *______*
Tornerò prestissimo con un nuovo capitolo, un bacio Yuna ^^

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Capitolo 14
*** E' la verità... Oppure no? ***


non posso resisterti

Edward's POV

 

L'incontro che io e Jenny avevamo fatto nel bosco era stato davvero strano. 

Sapevo che Bella e i suoi parenti erano strani e diversi, ma non pensavo tanto da localizzarci nella foresta. Nella profonda foresta. Mi chiesi se non era stata Bella a chiedergli di trovarci.

In ogni caso, sapevo anche che Bella non era per niente malata. L'unica cosa che l'affettava era il sole. Questo stupido sole che non mi permetteva di stare con lei tutto il tempo che volevo. E poi... E poi c'era Jenny. Mia cugina era davvero petualnte, non mi lasciava un solo minuto, nemmeno per andare in bagno quasi. Odiavo tutto questo attaccamento, mi faceva sentire in gabbia.

Alice mi aveva fatto capire che Bella voleva che mi sarei fatto sentire, dato che lei non poteva venire da me a causa di Jenny. Io avrei cercato in tutti i modi di restare solo per telefornarla, o al massimo sarei fuggito con la macchina di mio padre - che era più veloce della mia - per andare a casa Cullen e rivederla, anche per un solo istante.

Quando riprendemmo la via di casa dopo la piccola gita, Jenny non mi rivolse per niente la parola.

Speravo che questo avrebbe significato che si era offesa dal fatto che ci avevano interrotti, ed adesso si vergognava di guardarmi in faccia, forse per la timidezza. Nah. Non penso proprio che sia una questione di timidezza.

Non appena ci trovammo davanti a casa Masen/Swan, fermai la macchina. Ma non mi sarei ma sognato di uscire dall'abitacolo per andare ad aprire la portiera di Jenny. Si sarebbe di sicuro fatta dei sogni nella testa che io non avrei mai potuto, ne voluto realizzare.

- Allora? Usciamo? - mi chiese, rompendo quello strano silenzio.

- Inizia ad andare a casa, che è quasi ora di cena. Io... Devo fare un servizio - Quello era di sicuro il momento migliore per sgattaiolare via e andare dove volevo...

- No, dai, vieni con me! La zia non mi sta simpatica, e poi mi odia. Se ci sei tu... -

- Jenny. Non discutere. Devo andare a fare un servizio, e sono fatti miei. La zia non ti odia, tranquilla. Puoi entrare senza paura - dissi serio e con un tono molto acido.

Jenny fece una faccia strana. Sembrava che stesse proprio cercando di fare l'offesa; gli angoli della sua bocca si curvarono verso il basso in un ghigno che rasentava la falsità. Più guardavo le sue mosse, e più mi accorgevo che Jenny stava attaccata a me per qualche motivo.

Che le piacessi non era un segreto, dato che aveva provato a baciarmi, però mi chiedevo come avesse fatto ad intimorire anche Bella tanto da farla allontanare da me. Pensavo che avesse delle qualità extra anche lei. Però, diversamente da Bella, Jenny al sole poteva starci. Ed aveva anche la pelle di una temperatura normale.

- Devi venire con me, dai... - cercò di dirmi con una voce poco convincente. Sono riuscito a pensare meglio grazie al suo silenzio, e dopo l'incontro con Alice avevo davvero le idee chiare.

- Jenny, vai a casa, dai - la intimai.

Le mi guardò nuovamente con degli occhi tristi, ma decise di non opporsi.

Scese dall'auto incasando i piedi sul terreno per dimostrarmi che era arrabbiata. Sinceramente, non mi importava davvero nulla. L'aveva voluto lei.

La seguii con lo sguardo finchè non entrò in casa, e misi in moto.

Era il crepuscolo, e tra un po' avrebbe fatto sera, ma non m'importava. Avrei guidato anche a notte fonda per raggiungerla.

Come per l'unica volta che ero andato a casa sua per andarla a prendere, non ci misi molto tempo per arrivare. La strada era stranamente deserta, così cercai di accellerare per arrivare prima.

Non appena arrivai, notai una figura in piedi sotto al portico. Ero sicuro fosse lei, ma poi vidi che era Alice.

Mi avvicinai, e lei mi sorrise. - Edward, sono davvero contenta di vederti qui -

- Ho pensato che... Visto che Bella è malata... Non era gentile non venirla a trovare - Le strizzai l'occhio sulla parola "malata". Lei sapeva che io ero a conoscenza di tutto, o almeno pensavo che Bella gliel'avesse riferito.

Mi fece l'occhiolino anche lei e mi invitò ad entrare.

- Non sa che sei qui. Quindi falle una sorpresa... Ne sarà felice -

Annuii e mi diressi verso destra, non sapendo dove andare. Mi girai verso Alice, che già pronta mi indicò le scale e mi fece segno con le dita che la stanza di Bella era al terzo piano. Lei era lì.

 

 

 

Bella's POV

 

Alice non riusciva bene a vedere nel futuro di Edward, così non ero certa se sarebbe venuto oppure no. Pensai, ingenuamente, che mi nascondesse delle cose, ma guardando nella sua mente non trovai nulla. Pensava solo a cosa doveva fare per la scuola, delle cose futili, dopotutto. Mi chiedevo se anche il suo potere stava scemando nei confronti di Edward, con quella Jenny vicino...

Ero nella mia stanza, e sentii degli pneumatici sull'asfalto.

Dal suono mi sembravano quelli dell'auto di Carlisle, ma non ne ero convinta ed allora mi affacciai alla finestra per vedere. La macchina aveva percheggiato troppo sotto l'entrata per capirne il modello.

Sbuffai. "E' inutile che aspetti... Tanto finchè ci sarà quella tu starai sempre al secondo posto." Mi ripetevo, non proprio ottimista. Quella Jenny mi stava davvero prosciugando tutta la vita...

Poi sentii la porta aprirsi. Alice andò ad aprire, riconobbi i suoi passi in distanza. Assieme a lei c'era qualcun altro, ma non mi sembrava Carlisle.

"Spera... Desidera che sia lui." Diceva la voce nella mia testa.

Mi andai a stendere sul divano. Stavo delirando pensando che forse non avevo capito di chi fossero i passi proprio perchè erano di qualcuno di cui non li ricordavo così distintamente...

Sentii che quegli stessi passi si avvicinavano. Speravo, come già cercavo di fare nei miei pensieri, che la persona che stava salendo le scale fosse qualcuno che aspettavo con ansia da alcune ore.

Ormai mancavano pochi metri. Sentii i passi verso la mia porta... Iniziai a sperare ancora di più.

La persona si fermò fuori e sospirò, poi aprì la porta.

Mi voltai e vidi i due occhi verdi che avevo sognato ad occhi aperti per tutto il giorno. Edward.

Mi drizzai subito in piedi, e restai immobile, un po' fredda. Dopotutto non sapevo come avrebbe reagito. Non sapevo se quella era una visita di cortesia per dirmi cose del tipo "visto che non lo capisci, sono venuto di persona per dirti che io voglio stare davvero con Jenny, e quindi è meglio se non vieni più da me. Mai più." oppure...

- Bella, io... Mi sei mancata da morire - Oppure qualcosa del genere. Le sue parole mi sbalordirono. Allora... Non era come pensavo. Però... Il fatto di essergli mancata poteva anche essere fuorviante. Poteva anche voler dire che gli mancavo come amica. Era solo una visita semplice, era meglio che non mi facessi illusioni. "Vedrai che il resto non sarà come l'esordio... Ti farà del male." Come al solito non riuscivo a far tacere la voce pessimistica della mia mente. Era la voce che ormai mi accompagnava da tanto... Troppo tempo nella vita.

Non risposi.

Edward entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Il suo sguardo era felice, radioso... Mi stava facendo ricredere da tutto ciò che avevo pensato proprio due secondi prima.

Si avvicinò a me, vedendomi immobile, e mi posò una mano sul braccio, accarezzando lentamente la mia pelle fredda. Chiusi gli occhi. Quel gesto era troppo per me. Troppo anormale... Troppo speciale.

- Bella? - mi chiamò di nuovo, allarmato - Ti ho detto qualcosa di male? Ti sto disturbando? -

Sospirai. - No, Edward. Tu... Io... Non lo so. -

- Cosa vuol dire non lo so? - Mi chiese, ed io riaprii gli occhi.

- Sono confusa. -

Sul volto adesso aveva un'espressione perplessa. Forse non sapeva di cosa stavo parlando?

- Non capisco nemmeno io adesso. - Si staccò da me, e si andò a sedere sul divano in pelle.

- Vedi... Io non so. Dei giorni fa... Mi hai telefonata, e mi hai detto che ti... piaceva Jenny. E... - Non riuscii a continuare. Pensavo che in ogni caso sapesse di cosa stavo parlando. Dopotutto era stato lui a chiamare, no? Dalla faccia che fece pensai seriamente che invece non ne sapesse nulla.

- Aspetta. Tu stai dicendo che io ti ho chiamata per dirti... Queste cose? -

Annuii. Era davvero incredulo.

- Ho ancora la telefonata registrata... Qui - Gli passai il cellulare, la chiamata ancora registrata nel mio cellulare. L'avevo tenuto sempre con me, altrimenti qualcuno avrebbe potuto fare dei giochetti e non avrei avuto la mia prova.

Edward lesse con un'espressione stranita. - Io... Ho davvero fatto questa telefonata? -

- Sì, Edward, sì. Ed io, credimi... Ci sono rimasta davvero male. - Abbassai lo sguardo, anche se forse, senza leggere la mia espressione, avrebbe comunque capito che questa telefonata mi aveva fatto davvero un effetto cattivo. Per la prima volta nella mia lunga vita, mi sentii sconfitta davanti ad una delusione.

- Oh. Io... Sono sicuro di non aver fatto nulla. Te lo giuro. Chi può essere stato? -

- Edward, so che la risposta potrebbe farti fuggire via ma... Alice pensa sia stata Jenny. -

- Jenny? - disse, sorpreso.

- Sì. Pensiamo sia una che... Possa imitare la voce delle persone... -

Lui continuava a guardarmi perplesso. "Vedrai che non ti crederà..." Ripeteva quella voce della malora nella mia testa. La triste voce del pssimismo.

Edward sospirò tantissime volte senza tuttavia dire ancora nulla. Passarono sette minuti o giù di lì, ma lui non osava parlare. Fissava la porta davanti a noi e si massaggiava la fronte. Che pensasse di essere in un incubo? Di sicuro, con me, già era in un bruttissimo incubo. Credere che la sua cugina - per giunta vista a stento poche volte da come avevo ben capito - fosse una di noi. Una diversa, una che poteva stare al sole e che aveva la pelle normale. Una che poteva mischiarsi con gli umani. Nemmeno io sapevo se le mie supposizioni erano esatte.

- Bella... Non so se crederci oppure no - disse serio - Ma... Ci penserò. -

- Io ti vorrei solo dire... Qualsiasi cosa tu sceglierai che... Io... Sarai sempre importante per me - dissi tutto d'un fiato. Quella poteva anche essere l'ultima volta che ci saremmo visti. Nessuno poteva saperlo, e nessuno sarebbe potuto esserne sicuro almeno finchè lei non si sarebbe mostrata per quello che era o che non era. Magari questo non sarebbe potuto mai accadere, ma anzi. Il tempo sarebbe potuto passare normalmente, senza che io ed Edward ci rivedessimo di nuovo, e lui si sarebbe potuto innamorare di Jenny... Sposarsi con lei... Avere dei figli con lei. Ed io sarei vissuta come adesso nell'ombra, mangiandomi le mani perchè non potevo averlo, o forse perchè lui non mi avrebbe più voluta. Ma... Domanda più importante, soprattutto? Lui ci teneva a me? Sembrava di sì.

Mi sorrise. - Sì, anche tu per me... Ti farò... sapere io - mi rispose, esitante. Molto esitante, quasi come se soffrisse a dire quelle parole. "E' finita, Bella, è finita. E' stato bello finchè è durato, ma adesso... Adesso potrai solo sentire da lontano il suo profumo gustoso... Potrai solo vedere da lontano il suo bellissimo volto... ma, soprattutto, non potrai mai assaggiare le sue labbra."

Si alzò, e mi accarezzò piano la guancia, guardandomi con occhi dolci.

Dopotutto, penso che a me ci tenesse. Anche un po'. Ma ci teneva.

Si avviò a passo lento verso la porta, e la richiuse dietro di sè.

Io mi stesi nuovamente sul divano, cercando, anzi sperando più che altro, di poter piangere. Tuttavia, sapevo che questo non era possibile, quindi mi limitai a singhiozzare senza lacrime.

Avrei tanto voluto un letto in questa occasione.

 

 

 

 

 

Edward's POV

 

 

Lasciare Bella in quel modo, fu di sicuro la cosa più dolorosa che mi era successa in quella settimana.

Già era stato difficile dopo l'arrivo di Jenny, adesso la cosa diventava ancora più terribile.

Non sapevo se crederle o meno, dato che non avevo le prove della sua verità. Jenny poteva esserle semplicemente antipatica perchè stava sempre con me da alcuni giorni, ma questa non è esattamente la giusta spiegazione a questo problema. La vera spiegazione poteva anch'essere che Bella e i Cullen non si sbagliavano. Jenny non era quello che sembrava.

Eppure, nelle due uniche volte in cui la vidi, mi era sembrata normale. Non aveva smesso di crescere come Bella, quindi dubitavo che fosse come lei. Inoltre, per altri motivi a cui avevo già pensato, come il calore e l'esposizione al sole, non pensavo che Jenny fosse una creatura leggendaria.

Non appena mi diressi a casa, sentii delle urla.

Sulle prime pensai che fossero mamma e papà che litigavano per qualcosa di futile come spesso accadeva, invece mi accorsi che era Jenny quella che stava parlando ad alta voce. Assieme a lei c'era un uomo, o un ragazzo, me ne accorsi dalla voce.

Le loro voci si sentivano da giù, erano davvero molto alte.

Entrai in casa, mi accorsi che erano in soggiorno. Decisi di non farmi vedere perchè così avrei potuto carpire informazioni - sempre se Jenny era davvero la persona falsa che Bella diceva che fosse -.

- Tu non lo ami! - gridò il ragazzo.

- Sì che lo amo! Non m'importa com'è! Mi piace punto e basta. Ormai non stiamo più insieme quindi togliti dai piedi! - urlò Jenny.

- Sì, ma io so anche perchè ci stai attorno... Non dirmi che non è per quella... -

- Quella chi? Ah. La Swan. Sai meglio di me che è il mio lavoro -

- Lo so, lo so. Ma cosa centra il ragazzo? Dai, non dirmi che ti piace! -

- Ti ho detto di sì. Farla fuori è il solo modo che ho per compiere il lavoro e stare con lui. -

- Se lo dici tu... Ma... Sappi che io non mi tirerò indietro. Ti amo e farò di tutto per riconquistarti! -

- Oops. E' lì. -

Mi avevano scoperto, bene.

Sentii dei passi, e mi diressi in cucina, facendo finta di niente. Quello che avevo ascoltato era troppo.

Mi girai, e Jenny era a pochi metri da me.

- Edward, caro, da quanto sei qui? -

- Da un paio di minuti -

- Hai sentito? -

- Un po'. Scusa se ho intralciato la tua privacy, non volevo - Cercai di giustificarmi.

- Oh, Edward, mi dispiace. Il mio ex ragazzo è venuto qui ed è un po' arrabbiato - indicò un ragazzo pallidissimo dietro di sè, - quindi non pensare a tutto ciò che ha detto, va bene? -

Il ragazzo s'intromise. - No! Pensaci, per favore! Lei vuole ucciderla! -

Jenny gli pestò il piede. - Ma Christian, cosa dici? E' meglio che te ne vai - Lo guardò truce. - Edward, vieni, bevi un po', sarai accaldato - disse, e mi fece sedere su una sedia, dandomi un bicchiere pieno d'acqua.

Bevvi e mi sentii meglio. Bene. Ma poi iniziai a sentire una forte sonnolenza e mi addormentai. Quando mi risvegliai, ero in un letto. Ma non il mio letto. Ero in quella che riconobbi essere una stanza d'albergo, Jenny seduta al capezzale del letto.

 

 

 

 

Ciau a tutti! Ed eccomi tornata con questa storia... Non sono ancora sicura di come finirà, ma spero di avervi intrigati con questo capitolo...

Anyway, grazie per tutte le recensioni e i preferiti, vi sono davvero grata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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