Will you love me even with my dark side?

di SmartieMiz
(/viewuser.php?uid=242753)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A new place ***
Capitolo 2: *** Misgiving ***
Capitolo 3: *** A smooth criminal ***
Capitolo 4: *** Magnet ***
Capitolo 5: *** Determination, anger and jealousy ***
Capitolo 6: *** A friend's visit? ***
Capitolo 7: *** Misuse ***
Capitolo 8: *** Cold ***
Capitolo 9: *** There's something... ***
Capitolo 10: *** Babe, you're not lost ***
Capitolo 11: *** And we’ll get lost together ***
Capitolo 12: *** Reunification ***
Capitolo 13: *** Omen of death ***
Capitolo 14: *** Suspect ***



Capitolo 1
*** A new place ***


Titolo: Will you love me even with my dark side?
Rating: arancione
Genere: angst/romantico
Spoiler: è presente il personaggio di Hunter Clarington.



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



Will you love me even with my dark side?





~

 

A new place

 

Era soltanto un pessimo scherzo.
O un bruttissimo incubo.
Qualunque cosa fosse, doveva fingere che andasse tutto bene.
«Questa è la tua camera», una signorina dal sorriso genuino gli mostrò una stanza.
Il ragazzo non badò alle sue parole; si limitò ad annuire distrattamente, assorto nei suoi pensieri.
«Questo è il tuo orario delle lezioni», continuò la giovane porgendogli una cartellina: «Qui c’è tutto ciò che ti serve».
Il ragazzo prese meccanicamente la cartellina tra le mani e, senza nemmeno ringraziare la signorina, entrò in quella che a quanto pare era la sua nuova stanza e vi si chiuse dentro. Sbatté la cartellina a terra e si buttò su uno dei letti che erano presenti nella camera.
Aveva sempre saputo recitare, e anche molto bene, ma questa volta proprio non riusciva a fingere che andasse tutto bene.
Trattenne le lacrime: non pianse e non avrebbe pianto perché lui non piangeva mai.
Strinse a sé le coperte con forza, come se volesse spezzarle.
Non riusciva a credere come uno stupido, pericoloso scherzo andato totalmente fuori controllo fosse stato capace di portarlo fin lì, in quello che era un riformatorio a tutti gli effetti.
Sarebbe rimasto tranquillamente alla Dalton se solo avesse fatto poco l’imbecille.
Era stato incosciente e quello era il prezzo che doveva pagare.
Il ragazzo, per darsi forza, cercò di scovare gli aspetti positivi della situazione (sempre se ce ne fossero): stare in un riformatorio poteva essere un modo per dimostrare agli altri quanto fosse perspicace e autoritario; non c’erano stupidi Warblers tra i piedi e lì di sicuro avrebbero apprezzato la sua sagacia e il suo intelletto. E, perché no, avrebbero di certo apprezzato anche il suo fascino.
Bip-bip.
Il ragazzo si mosse leggermente; estrasse il cellulare dalle tasche dei jeans e imprecò ad alta voce quando lesse gli emittenti dei diversi messaggi che aveva appena ricevuto: un sms di Trent, uno di Richard, uno di Nick e Jeff e uno di Thad.
Si trattenne dal lanciare il cellulare a terra; lo sbatté contro un comodino lì vicino e si distese di nuovo sul letto, con il volto completamente affondato nel cuscino.
Senza versare una lacrima, ovviamente.
«Ma chi è? E che sta facendo?».
«Mai visto prima: sarà un novellino».
Il ragazzo si voltò di scatto e si alzò dal letto: di fronte a lui c’erano due ragazzi alti, forse i suoi nuovi compagni di stanza.
«Io…».
Il ragazzo biascicò qualcosa: dov’era finita tutta la sua socievolezza e intraprendenza?
«Sono Sebastian Smythe, piacere di conoscervi», si presentò il ragazzo con voce sicura porgendo loro la mano.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa.
«Robert Collins», si presentò il ragazzo che aveva capelli rossi e occhi verdi.
«Xavier Hill. Il piacere è tutto mio, Sebastian», rispose l’altro malizioso stringendogli la mano.
«Sei nuovo, vero?», volle accertarsi Robert.
«Esattamente», rispose Sebastian.
«Bene, allora dobbiamo presentarti ad Hunter», disse Xavier con un sorriso sghembo.
«Hunter? Un vostro amico?», chiese il ragazzo incuriosito.
Robert ridacchiò: «Un amico, sì. Ti darà il benvenuto».
Sebastian trovò diversi significati a quelle parole, ma in cuor suo sperava che nessuno di essi corrispondesse alla verità.
Robert e Xavier gli fecero cenno di seguirli. Lo portarono in una stanza gremita di ragazzi.
Collins e Hill si unirono alla folla di ragazzi che subito accerchiò Sebastian: improvvisamente l’ex Warbler si sentì a disagio e decisamente fuori luogo.
«Hey», lo salutò un ragazzo facendosi spazio tra gli altri. Era alto, aveva corti capelli biondo scuro e occhi chiari; la canotta nera lasciava intravedere le sue braccia muscolose: doveva essere stato per forza uno sportivo o un militare perché aveva un corpo davvero tonico. Aveva lineamenti duri e un naso un po’ grande. Era immancabilmente bello ed attraente.
«Lascia che mi presenti: sono Hunter Clarington e non sono neanche remotamente bi-curioso», asserì il bel ragazzo.
«Sebastian Smythe, piacere di conoscerti», rispose Sebastian cercando di mantenere un tono deciso e tendendogli la mano.
Hunter si voltò verso i compagni. Incominciarono tutti a sghignazzare e Sebastian si domandò come osassero prendersi beffe di lui.
«Da dove vieni?», chiese Hunter impassibile.
«Sono nato e vissuto a lungo a Parigi, ma abit…», rispose pronto il ragazzo con un lieve sorriso.
«Intende da quale scuola vieni, imbecille», spiegò un ragazzo tra la folla.
Sebastian lo fulminò con lo sguardo: «Dalton Academy».
Qualcuno, compresi Hunter e Robert, risero fragorosamente.
«Ah, la Dalton, quella scuola di finocchi», sibilò Robert.
Per un momento Sebastian sentì il proprio stomaco attorcigliarsi: alla Dalton avevano accettato senza problemi la sua sessualità, ma lì? Avrebbe dovuto fingersi etero?
Non sapeva come funzionava lì.
«Poi verificheremo se è vero», tagliò corto Hunter con un sorriso che non prometteva nulla di buono, poi con un tono di voce mellifluo gli disse: «Bene, caro Sebastian, sembri un bravo ragazzo e hai un faccino così bellino e pulito. Dunque, cosa hai fatto di tanto orribile per essere qui?».
«Ho quasi accecato un ragazzo correggendo una granita con del salgemma».
Tutti scoppiarono a ridere.
«Cioè, tu sei andato a finire in un riformatorio per aver corretto una granita? Sei proprio pessimo!», rise Collins.
«Gli ho fatto del male…», biascicò Sebastian con una timidezza che non aveva mai avuto prima d’ora.
«Con una granita, sì», ridacchiò Clarington.
«Vi ho detto che l’ho corretta con del salgemma», sottolineò Sebastian freddo.
«Noi abbiamo fatto cose molto più gravi per essere qui, quindi penso che resterai qui per poco tempo», spiegò Hunter, poi si rivolse ai compagni con un sorriso quasi sadico: «ma ovviamente non possiamo impedirgli un sereno alloggiamento, vero, ragazzi?».
«Vero», risposero loro sghignazzando.
«Benvenuto, Sebastian. Spero ti troverai bene qui», disse Hunter ridacchiando.
Sebastian non ne poteva più di tutte quelle risate fuori luogo: si stavano sicuramente prendendo gioco di lui. Non lo avrebbe mai ammesso, ma quei tipi erano decisamente inquietanti e lo stavano spaventando ancora di più.
«Io… io vado a prendermi una boccata d’aria», si congedò Sebastian.
«… sì, nei corridoi», rispose Hunter sarcastico: «Ci vediamo, Sebastian, tanto non puoi sfuggirci».
Era chiaro: quella frase era una minaccia e Sebastian rimpianse immediatamente i suoi vecchi compagni della Dalton.
Il francese camminò nervosamente e velocemente per i corridoi e raggiunse la sua stanza; non si accorse che Collins e Hill l’avevano seguito.
«Sembri spaventato», mormorò Xavier con un sorriso quasi dolce: «Sono fatti così, lasciali perdere…».
«Chi è questo Hunter? Perché mi avete presentato a lui?», chiese Sebastian confuso ignorando completamente le parole di Xavier.
«Beh, diciamo che lui è la nostra guida», spiegò Robert: «È un esempio per tutti noi».
Sebastian annuì leggermente senza commentare.
Il cellulare del ragazzo di nuovo vibrò.
«Chi sarà? La fidanzatina?», chiese Robert con un finto sorriso: «Ah, ammesso che tu sia fidanzato, o meglio, ammesso che tu sia etero».
«No, niente, saranno quei rompiscatole dei miei vecchi compagni», tagliò corto Sebastian, e quando pronunciò le parole vecchi compagni gli venne una specie di fitta all’altezza dell’addome.
«Dai, facci vedere», insistette Collins.
Sebastian, quasi intimorito dall’autorità che aveva utilizzato Robert nelle sue parole, prese il cellulare dalle tasche dei pantaloni e aprì per la prima volta i messaggi vecchi più quello nuovo:

Sebastian, mi dispiace per quel che è successo! Ma allora è vero? – Nixon
Ho saputo che ora sei ad un riformatorio. È vero? Se sì mi dispiace – James
Sono vere le voci che stanno circolando? In caso di una risposta negativa, ci dispiace davvero tanto – Duval e Sterling
Oggi non eri a scuola e ci sono strane voci in giro. Sono vere? Mi sto preoccupando, fammi sapere. – Harwood

L’ultimo messaggio, quello appena arrivato, era una chiamata persa di Thad.
«Questo Harwood è piuttosto in pensiero per te per arrivare addirittura a chiamarti», commentò Xavier: «è forse un amico speciale?».
«Era semplicemente il mio irritante compagno di stanza», rispose Sebastian scocciato.
«Okay, io e Xavier dobbiamo andare a lezione. Che palle», sbuffò Robert, poi disse con sarcasmo: «Sarebbe meglio se tu controllassi il tuo nuovo entusiasmante orario delle lezioni: non vorrai perderne neanche una!».
Robert e Xavier gli fecero un cenno di saluto per poi uscire dalla stanza.
Il cellulare di Sebastian vibrò di nuovo e il ragazzo, adirato, finalmente rispose:
«Mi spieghi cosa diavolo vuoi?!».
«Seb… ciao», mormorò la timida voce dall’altra parte del telefono: «Io… io ho saputo che…».
«Sì, sto in riformatorio. Soddisfatto ora?!», lo fermò Sebastian furibondo.
«No, Seb, io… io volevo dirti che mi dispiace tanto e che…».
«Me ne infischio della tua compassione, Harwood!», lo interruppe il francese furioso: «Non ho bisogno di nessuno che mi consoli o che mi rassicuri. Sto bene, davvero. E ora sparisci e non farti sentire mai più. Chiaro?!».
Sebastian staccò la chiamata, senza nemmeno ascoltare un’eventuale risposta di Thad.
Avrebbe finto che stesse andando tutto a meraviglia.
Avrebbe mentito, spudoratamente.
Come sempre.



Angolo Autrice

Buona giornata a tutti! :)
Avrei tantissime long da continuare, lo so, ma quando mi viene un'idea, beh, ecco... non riesco a trattenerla! D: u.u
L'altra volta ho visto per l'ennesima volta la 3x11 - Michael che è senz'altro uno dei miei episodi preferiti di Glee.
Ho visto la scena di Santana con la cassetta e ho pensato... e se le New Directions avessero davvero denunciato Sebastian? Se Sebastian fosse andato in riformatorio? Ho quindi deciso di scrivere una mia versione di ciò. :)
Sebastian diventerà molto OOC nel corso della storia. Nella ff è presente anche il personaggio di Hunter Clarington, nonostante non faccia parte della terza stagione di Glee.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno! Al prossimo capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Misgiving ***


Will you love me even with my dark side?





~


Misgiving
 

«Cosa ha detto?», chiese Jeff perplesso.
«Sì, è al riformatorio», confermò Thad: «E ha detto che vuole che non lo chiami più».
«Beh, in effetti perché dovresti chiamarlo? Si è sempre comportato male con te e con noi tutti», rispose Nick razionale.
«Ma ora è al riformatorio e che io sappia è completamente solo, non conosce nessuno… ho un brutto presentimento… temo che esca peggio di com’era prima», confessò Thad preoccupato.
«Impossibile, aveva già raggiunto il limite», sentenziò Nick.
«Tu dici? Potrebbe uscire anche assassino», asserì Jeff allarmato.
«Non esagerare», lo rassicurò Nick.

Sebastian non riusciva a seguire una sola lezione. Era ancora troppo scosso per pensare di applicarsi a fare altro che non fosse pensare a ciò che era successo.
La sera si ritirò in camera sperando di stare un po’ da solo, ma si sbagliò.
«Vogliamo conoscerti un po’, francesino. Sei pur sempre il nostro nuovo compagno di stanza, no?», parlò Robert.
«Cosa volete sapere di me?», chiese Sebastian scocciato.
«Innanzitutto calmati», fece Xavier, poi parlò: «Allora, dove sono le tue cose? Ancora in valigia?».
«Sì», rispose atono il francese.
«E quando penseresti di sistemarle?».
«Anche mai».
«Spiritoso», commentò Robert: «Sistemale al più presto perché la tua valigia ci è d’intralcio. Come te, d’altronde».
«Robert!», lo ammonì Xavier.
«Che vuoi? Non mi piace nemmeno un po’ questo Sebastian, è snob e si crede chissà chi solo perché viene da una scuola prestigiosa come la Dalton. Ah, e scommetto sia anche un figlio di papà», parlò Robert come se Sebastian non potesse ascoltarlo.
«Non ho detto niente di tutto questo!», mugugnò il francese.
«Ma lo hai lasciato intendere», rispose Robert accigliato.
«Piantala, Robert. Che bel benvenuto che gli stiamo dando!», lo rimproverò Xavier.
«Perché? Già ha avuto quello di Hunter, finiamo in bellezza», rispose l’altro con un sorriso cattivo, poi disse: «A proposito di Hunter… mi sembra strano che non l’abbia pestato ancora».
Sebastian sgranò leggermente gli occhi.
«Ah, giusto, tu non sai niente. Hunter è solito dare una bella lezione ai nuovi arrivati per far capire chi è che comanda. L’ha fatto anche con me e Xavier», spiegò Robert come se niente fosse.
Xavier si portò una mano in fronte: «Cazzo, Robert, qualcos’altro?! Lo stai spaventando, poverino».
Per apparire almeno un po’ riconoscente nei suoi confronti, Sebastian forzò un sorriso di gratitudine.
«Quindi ad Hunter piace comandare?», chiese il francese fingendo interesse.
«È diverso: lui comanda!», rispose Robert: «Ha davvero la stoffa del comandante e si dice che abbia frequentato un’accademia militare prima di venire qui».
Sebastian annuì: contemplando il corpo marmoreo di Hunter, aveva immaginato che potesse essere stato un militare.
«Sei gay?», gli chiese ad un certo punto Xavier.
Sebastian boccheggiò leggermente: «Perché me lo chiedi?».
«Così, per curiosità. Io lo sono», rispose il ragazzo con un sorriso.
Sebastian non sapeva cosa dire: era gay, ne era sicuro, ma per la prima volta in vita sua preferì nasconderlo.
«No, non lo sono», rispose Sebastian.
«E intanto nella rubrica del tuo cellulare ci sono tutti nomi di uomini», lo sgamò Robert.
«Cosa? Voi controllate il mio cellulare?!», chiese il francese leggermente adirato verificando se il cellulare fosse nelle tasche dei suoi jeans.
«Beh, gli ho dato una sbirciata veloce prima nell’ora di matematica. Eri seduto vicino a me, ricordi?», spiegò Robert.
Sebastian, incredulo, sgranò gli occhi: come aveva fatto Robert a sbirciare il suo cellulare se era nelle sue tasche?
Loro sanno come fare, pensò Sebastian, ero sicuramente distratto in quel momento…
«Allora? Ancora mi devi rispondere», asserì Robert: «Non hai il numero di nessuna donna, eccetto di una certa Santana Lopez…».
Santana Lopez. Sebastian quasi rabbrividì.
«È lei quella che frequento», mentì Sebastian, pur di non rivelare la sua sessualità: «Gli altri numeri appartengono tutti ai miei compagni della Dalton...».
Non era vero: Sebastian aveva tantissimi numeri di ragazzi conosciuti allo Scandals, ma preferì non approfondire.
«Mm», commentò infine Robert: «Anch’io sono etero. Comunque è impossibile il fatto che tu sia etero: alla Dalton sono tutti gay».
«La Dalton non è una scuola gay, semplicemente vige una rigida politica di tolleranza», spiegò Xavier rubando le parole di bocca a Sebastian: «Lo so perché avevo pensato di iscrivermi, ma la retta era esorbitante».
«Quindi sei etero e hai anche i soldi», ragionò Robert.
Sebastian sbuffò: lo stavano scoprendo lentamente, eccetto per il fatto che non fosse etero.
«Cosa fanno i tuoi?», insistette Robert.
«Mio padre è magistrato e mia madre insegna all’università», rispose il francese: «E i vostri? Cosa fanno?».
«Mio padre è in galera e mia madre è casalinga», rispose Robert semplicemente.
«Abitavo con mia madre che è pompiere. Mio padre insegna, invece», disse Xavier, poi domandò: «Hai fratelli o sorelle?».
«Sì, una sorellina, e voi?».
«Due fratelli», rispose Xavier.
«Figlio unico, per fortuna», asserì Robert.
Il loro chiacchierio venne interrotto dall’entrata di qualcuno.
«Voglio parlare con Sebastian», asserì una voce decisa e autoritaria.
Sebastian giurò di aver sentito il proprio cuore battere all’impazzata quando riconobbe la voce di Hunter.
«Con me?», chiese il francese stupidamente.
«No, con tua nonna», rispose sarcastico il ragazzo: «Ho detto che voglio parlare con Sebastian e qui c’è un solo Sebastian, giusto?».
«Giusto…», rispose lui alzandosi dal letto su cui era seduto e seguendo Hunter.

Thad odiava avere brutti presentimenti perché sapeva di non sbagliarsi mai.
Era in pensiero per Sebastian e sentiva che gli sarebbe successo qualcosa.
Voleva tanto mandargli un messaggio o sentire di nuovo la sua voce – possibilmente non incavolata –, ma il ragazzo gli aveva detto esplicitamente di non chiamarlo mai più.
Ma tutti sapevano quanto fosse testardo Thad Harwood.

«Dove mi stai portando?», osò chiedere Sebastian al ragazzo.
«Da nessuna parte. Semplicemente un giro», rispose Hunter con un lieve sorriso, poi disse: «Mi incuriosisci. Qui non è mai venuto un ragazzo così innocente come te».
«Innocente?», chiese Sebastian inarcando un sopracciglio.
«Dai, nessuno è finito qui dentro per aver corretto una granita con del salgemma», ridacchiò l’altro: «O sei stupido o sei stato incredibilmente sfortunato. Decidi tu».
«Stupido, assolutamente», rispose Sebastian affranto: «Imbecille, idiota, incosciente…».
«Qualcos’altro?», rise Hunter.
«Credo di aver finito».
«Bene», asserì Hunter. Stava per dire qualcosa ma la suoneria del cellulare di Sebastian lo interruppe.
«Oh, scusami, rispondo un momen… che stronzo».
«Cosa c’è?», gli chiese Hunter interessato.
«È Thad, il mio vecchio compagno di stanza. È un rompiscatole assurdo», rispose il francese.
«Noto che vi volete bene», sentenziò Hunter sarcastico.
«Sì, molto», rispose Sebastian.
La suoneria era insistente e fastidiosa e il francese, per non lanciare il cellulare in aria, si decise a rispondere: «Cosa cazzo vuoi ora?!».
«Bonjour finesse…».
«Hai una pronuncia schifosa, Harwood. Comunque ti avevo detto di non chiamarmi mai più. Mai. Cosa non ti è chiaro della parola mai? Eppure è così semplice: mai è un avverbio di frequenza e indic…».
«Sono preoccupato», Thad interruppe la sua entusiasmante ed interessante lezioncina di grammatica: «per te».
«Non capisco di cosa ti preoccupi», sbuffò Sebastian.
«Sei in un riformatorio, Sebastian», rispose Thad.
«Ma guarda! Non lo sapevo!».
«Devi stare in guardia», lo raccomandò il Warbler.
«Ah, e perché mai? Sai anche cosa potrebbe succedere? Non credevo di avere un compagno di stanza veggente», asserì il francese sarcastico.
«Seb, non so come sono i tuoi nuovi compagni e non so cos’hanno fatto, ma non credo che siano finiti tutti in riformatorio per aver corretto una granita», spiegò Thad razionale.
Sebastian volle dire qualcosa, ma si interruppe; Thad era stato chiaro: doveva essere attento. Molto, molto attento.
«Hai finito con le tue raccomandazioni, Fata Smemorina?», disse infine il francese.
«Credo di sì. Ci sentiamo», si congedò Thad attaccando la chiamata per non sentirsi dire cose gentili tipo sì, certo, contaci.
Sebastian sbuffò e notò che Hunter stava ridendo: «Cosa c’è? Ti faccio ridere? Ridete di me da quando sono arrivato…».
«Sei buffo», rispose infine Hunter con un sorriso: «Fata Smemorina… ma come ti vengono certe cose!».
Sebastian sorrise leggermente: Hunter non sembrava una persona così cattiva.



Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :)
Eccoci con il secondo capitolo. :)
Thad Harwood è testardo, sappiatelo! (vi sarà molto utile (?) sapere questo particolare con l'avanzare della storia! u.u).
Sebastian "conosce" un po' Robert e Xavier, i suoi compagni di stanza... cosa pensate di loro due?
E cosa pensate di Hunter? Appare come il capo indiscusso del riformatorio, ma per ora a Sebastian sembra un tipo tranquillo... sembra, eh.
In seguito si parlerà anche di ciò che accade alla Dalton dai nostri Warblers. :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Niam_ e Diana924 che hanno recensito! Al prossimo capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A smooth criminal ***


Will you love me even with my dark side?





~


A smooth criminal


Blaine sbatté leggermente la palpebre.
«Kurt», mormorò il ragazzo con un tenero sorriso.
«Scusa, ti ho svegliato», si scusò Kurt leggermente mortificato.
«Non preoccuparti», rispose lui: «È sempre un piacere vederti. Stare in ospedale è una noia…».
«Immagino», asserì Kurt, poi prese un respiro e disse: «Volevo informarti che Sebastian è andato al riformatorio».
Blaine impiegò qualche secondo per capire cosa gli avesse appena detto il suo ragazzo. Inarcò le sopracciglia e sgranò gli occhi: «S-sebastian è al riformatorio?».
«Sì», rispose pronto il ragazzo: «Io, Santana e gli altri siamo andati a parlare con il preside della Dalton e siamo andati anche a denunciarlo alla polizia. Ora non potrà più darci fastidio».
«Io… io non volevo che arrivaste a questo», confessò Blaine sincero: «È stato uno scherzo, uno scherzo piuttosto pericoloso, direi… ma può capitare».
«Scherzo?! Blaine, tra qualche giorno ti devono operare! Quel bastardo ti ha quasi accecato!», esclamò Kurt allarmato.
Blaine non seppe cosa dire. Si limitò ad annuire lentamente.

Thad non aveva più un compagno di stanza, ma a scuola avevano subito provveduto a spostarlo nella camera di qualcun altro e, per sua grande fortuna, capitò con i suoi migliori amici Nick e Jeff.
«Mi piace l’idea di stare con voi, ma mi dispiace anche perché credo di esservi d’intralcio», svelò il ragazzo non appena ebbe finito di trasferire le sue cose nella camera dei suoi amici.
«Scherzi, vero? Sei il nostro migliore amico e non vedo l’ora di fare nottate pazze tutti insieme!», esultò Jeff facendo ridere Nick.
«… sì, ma parliamoci chiaro: sono il terzo incomodo, no?», rivelò infine il ragazzo imbarazzato riferendosi al fatto che Nick e Jeff stessero insieme.
«Non preoccuparti, Thad. Per noi non è un problema», lo rassicurò Nick.
Thad sorrise di gratitudine, dopodiché si sedette sul suo letto: «Non vorrei ammetterlo, ma mi manca, sapete?».
«Chi? Sebastian?», domandò il biondo incuriosito.
«Sì», rispose Thad: «Mi sento… vuoto. È strano stare senza di lui. Bisticciavamo tutti i giorni, ci insultavamo sempre… non è passato nemmeno un giorno, ma già si sente che l’equilibrio si è spezzato…».
«Cioè, vuoi dirmi che ti piaceva essere chiamato piattola, zecca, rompiscatole, tappetto, puffo e bel culo, per citare i più carini?», chiese Jeff sbigottito.
Thad gli scambiò un’occhiata truce. Nick rise e gli sorrise teneramente: «Non intendeva questo, Jeffie».
«Anche quello faceva parte della nostra, come dire… della nostra routine, della nostra normalità», spiegò Thad: «Sento già che mi mancherà… mi mancheranno i suoi sguardi, i suoi occhi, la sua voce… e anche i suoi sprezzanti sorrisi…».
Nick e Jeff si scambiarono uno sguardo d’intesa: non ci voleva molto a capire che Thad aveva un’enorme ed evidente cotta per l’ex capitano dei Warblers.

Quella serata era stata piuttosto strana: Hunter aveva voluto parlare un po’ con Sebastian per conoscerlo meglio.
«Beh, ora ti lascio. Buona prima notte!», lo aveva salutato Hunter con un sorriso ambiguo.
Sebastian, indeciso su cosa fare, era ritornato in camera.
«Ti mantieni ancora in piedi e non stai piangendo come un bambino, quindi Hunter non ti ha picchiato», sentenziò Robert deciso.
«Se pure fosse, io non piango mai», lo rimbeccò Sebastian accigliato.
«Con Hunter è diverso, fidati», aggiunse Xavier quasi rabbrividendo.
«Allora? Che cosa voleva?», insistette Robert.
«L’espressione farsi i cazzi propri non fa proprio parte del tuo vocabolario, eh?», sbottò Sebastian scocciato: non stava lì nemmeno da un giorno e già odiava la sfacciataggine del suo nuovo compagno di stanza (non che Harwood si facesse gli affari propri, che sia chiaro).
«Tu invece dovresti moderare un po’ il tuo linguaggio», rispose Robert: «Allora? Ci dici o no cosa voleva Hunter?».
Sebastian avrebbe voluto sferrargli un pugno in bocca per zittirlo un po’: «Niente, voleva soltanto conoscermi. Tutto qui».
«Conoscerti… strano, Hunter non è mai stato così amichevole», commentò Xavier pensieroso.
«Bah, non so cosa dirvi a riguardo», concluse Sebastian aprendo finalmente la propria valigia e prendendo un cambio di vestiti: «Vi serve il bagno o posso farmi una doccia?».
«Vai pure: io e Robert siamo dei tipi notturni», rispose Xavier con un sorriso gentile.
Sebastian ricambiò con un mezzo sorriso, dopodiché scomparve in bagno. Si chiuse a chiave – non si fidava di quei due – e incominciò a spogliarsi. Si infilò nella doccia, regolò l’acqua con le apposite manovelle e lasciò che essa lo bagnasse completamente.
Aveva bisogno di liberare un po’ la mente sotto il caldo getto dell’acqua, aveva bisogno di non pensare per un po’…
Bip-bip.
Sebastian imprecò mentalmente: aveva dimenticato il cellulare in camera, e ora era nelle mani dei suoi nuovi compagni di stanza.
Per un momento rimpianse Thad: anche se nemmeno lui era a conoscenza dell’espressione farsi gli affari propri, di certo non avrebbe sbirciato il suo cellulare.
Quando ebbe finito di lavarsi, Sebastian indossò una t-shirt nera e dei pantaloni grigi appartenenti a qualche vecchia tuta; si lavò i denti per poi arrivare in camera e domandare: «Mi è arrivato un messaggio?».
«Sì», ridacchiò Robert che stava già armeggiando con il suo cellulare: «Leggilo e fatti due risate».
Sebastian inarcò un sopracciglio, poi lesse il messaggio:

È strano non averti più come compagno di stanza… è vero, non ci siamo mai sopportati, ma forse già mi mancano i tuoi insulti e le tue battute. Spero che tu ti possa trovare bene lì.
Buonanotte. – Harwood

Sebastian stava per rigurgitare la cena.
«Questo è cotto di te», mormorò Xavier con un sorriso.
«Naaah», negò Sebastian: «Fa così con tutti: è semplicemente un ragazzo melenso e incredibilmente ruffiano».
Robert rise: «Sì, questo è amore…».
«Ma smettila!», sbottò Sebastian, poi deglutì e disse: «Ti ho detto che sono etero».
«Sì, certo. Tu sei etero tanto quanto io sono un bravo ragazzo», rispose Robert accigliato.
«… quindi sei gay», completò Xavier.
«Sì, certo, ora non mi scocciate», tagliò corto Sebastian buttandosi nel suo letto: «Buonanotte».
«Buonanotte? È appena mezzanotte», asserì Robert.
«Oggi è arrivato, sarà stanco… lascialo riposare», Sebastian ringraziò mentalmente Xavier.
«Okay… noi andiamo a farci un giro. Ciao», lo salutò l’altro.

As he came into the window
It was the sound of a crescendo
He came into her apartment
He left the bloodstains on the carpet
She ran underneath the table
He could see she was unable
So she ran into the bedroom
She was struck down, it was her doom

Annie are you okay?
So Annie are you okay?
Are you okay Annie?
Annie are you okay?
So Annie are you okay?
Are you okay Annie?
Annie are you okay?
So Annie are you okay?
Are you okay Annie?
Annie are you okay?
So Annie are you okay

are you okay Annie?

Annie are you okay?
Will you tell us that you’re okay?
There’s a sign in the window

That he struck you
A crescendo Annie
He came into your apartment
He left the bloodstains on the carpet
Then you ran into the bedroom
You were struck down
It was your doom

Sebastian si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Controllò l’orario: erano le due di notte e Robert e Xavier ancora non erano ritornati in camera. Che bella cosa.
Quella canzone… Sebastian aveva sognato lui e Santana alla Dalton e la loro sfida sulle note di Smooth Criminal.
Ora puoi dirmelo: che cosa hai messo in quella granita?!
Sale grosso.
Smooth Criminal… Sì, certo. Lui era tutto, tranne che un abile criminale.
Era un idiota, ecco cos’era.
Era da quando era finito lì in riformatorio che non smetteva mai di darsi dell’imbecille, e ciò era davvero preoccupante per un ragazzo pieno di autostima come Sebastian Smythe.
Voleva fare uno scherzo all’odioso Hummel, e alla fine aveva sbagliato preda – aveva colpito casualmente Blaine, l’oggetto dei suoi interessi amorosi –.
Ora Blaine sicuramente non avrebbe voluto più parlargli. Beh, non è che se avesse colpito Kurt, Blaine ne sarebbe rimasto entusiasta; anzi, forse sarebbe andata ancora peggio.
Sospirò, nel silenzio della notte, e provò invano a riaddormentarsi.



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Eccoci con il terzo capitolo. :)
Iniziamo con una piccola scena Klaine... e così Kurt, Santana e le New Directions sono andati a denunciare Sebastian, e a Blaine non è piaciuta tanto l'idea.
Thad ora divide la camera con Nick e Jeff ed è evidente il fatto che gli piaccia Sebastian - ma ovviamente né lui né Sebastian lo sanno, lol -. Lo sappiamo soltanto noi e i Niff (?) XD (e forse anche Xavier e Robert, lol).
E così Hunter non ha pestato Sebastian e ciò desta molti sospetti e molta curiosità in Robert e Xavier.
Dal prossimo capitolo dovrebbe incominciare quella che è la vera storia... ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924, Fiby_Elle e Niam_ che hanno recensito! Al prossimo capitolo :
)Buon pomeriggio a tutti! :)
Eccoci con il terzo capitolo. :)
Iniziamo con una piccola scena Klaine... e così Kurt, Santana e le New Directions sono andati a denunciare Sebastian, e a Blaine non è piaciuta tanto l'idea.
Thad ora divide la camera con Nick e Jeff ed è evidente il fatto che gli piaccia Sebastian - ma ovviamente né lui né Sebastian lo sanno, lol -. Lo sappiamo soltanto noi e i Niff (?) XD (e forse anche Xavier e Robert, lol).
E così Hunter non ha pestato Sebastian e ciò desta molti sospetti e molta curiosità in Robert e Xavier.
Dal prossimo capitolo dovrebbe incominciare quella che è la vera storia... ;)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924, Fiby_Elle e Niam_ che hanno recensito! Al prossimo capi

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Magnet ***


Will you love me even with my dark side?





~


Magnet


Robert venne svegliato dai luminosi raggi del sole che filtravano all’interno della sua stanza.
Nonostante fosse febbraio e nonostante facesse freddo, era davvero una bella giornata; peccato doverla trascorrere all’interno di quelle quattro mura.
Notò che Xavier, come sempre, non aveva fatto ritorno durante la notte.
Un classico!, pensò il ragazzo.
Sebastian, invece, si domandò dove potesse essere, e proprio in quel momento il ragazzo comparve sulla soglia della porta, con la camicia sbottonata e i capelli in disordine.
Xavier sfoggiò un sorriso: «Buongiorno, ragazzi».
«Ciao», rispose il francese: aveva gli occhi leggermente rossi e delle lievi occhiaie. Dopo quel sogno, non aveva chiuso occhio nemmeno per un altro istante.
«Buongiorno a te», rispose Robert con la voce ancora impastata dal sonno.
Bip-bip.
Ah, giusto, non può mancare il messaggino del buongiorno!, pensò Sebastian inorridito sbuffando rumorosamente.
Visualizzò l’sms e si meravigliò perché l’emittente non era Harwood, ma Blaine.

Kurt mi ha detto tutto. Non credevo che le New Directions avessero veramente pensato di denunciarti! Mi dispiace tanto, secondo me bastava un risarcimento. – Blaine

Ma che dolce, tenero Blaine.
Sebastian non sapeva che cosa pensare di quel messaggio.
«È di nuovo quel Thad, eh?», chiese Robert sghignazzando.
«No», rispose Sebastian gelido: «È il ragazzo che ho quasi accecato».
«Ah, bene. Che cosa ti ha detto?», insistette il ragazzo.
«Collins, forse non ti è chiaro il concetto: sono fatti miei!», rispose Sebastian adirato.

Oh, Blaine, sono davvero mortificato: a te non deve dispiacere di niente, anzi, sono io che devo scusarmi. Era uno scherzo andato totalmente fuori controllo. Scusami di nuovo, a presto, spero ;) – Seb

Sebastian non riusciva proprio a trattenersi a lanciare qualche frecciatina a quel ragazzo. Avrebbe dovuto evitare quel “a presto, spero” con tanto di occhiolino.
Cancellò tutti i messaggi: non voleva che Robert-impiccione-Collins leggesse quei messaggi e alludesse a qualcosa.
«Sei proprio odioso», commentò Robert.
«Mai quanto te», rispose Sebastian.
«Basta. Sebastian ha ragione», sentenziò Xavier prendendo un cambio di vestiti dall’armadio.
«Ti piace il francesino, eh? Lo difendi sempre», mormorò Robert con un sorriso quasi diabolico.
«È diverso: sei indiscreto e inopportuno e Sebastian ha ragione», tagliò corto Xavier.

«Jeffie, svegliati…».
«Ho sonno».
«Lo so, ma dobbiamo andare a lezione».
«Ma io ho sonno».
«E lo so».
«Allora dammi un bacio, così mi sveglio. Ah, dammene un altro… e un altro anc…».
«… così faremo tardi».
«Non importa, Nick».
Thad non sapeva se essere intenerito o divertito da quella scenata da film sentimentale a prima mattina. Ridacchiò e lasciò i suoi amici soli in camera, andando in bagno a farsi una doccia.
Il suo primo pensiero andò a Sebastian. Cavolo, lo pensava sempre: a colazione, a lezione, a pranzo, in biblioteca, in aula canto, a cena, prima di andare a dormire, persino sotto la doccia – anzi, era in situazioni come quelle che lo pensava maggiormente –.
Cercò di frenare quelli che erano i suoi ormoni da diciassettenne e di pensare a cose serie.
Sebastian era in un riformatorio ed era quello il fatto che preoccupava Thad.
In realtà se lo era meritato: aveva quasi accecato Blaine e tradito anche loro Warblers.
C’era qualche Warbler che lo aveva aiutato nella sua ardua e stupida impresa e che ora faceva finta di niente, ma altri come lui, Nick, Jeff o Trent non avevano saputo niente di niente fino alla fine. Sapevano semplicemente che dovevano incontrarsi con le New Directions per duettare una canzone di Michael Jackson – e non sapevano che in realtà quello era tutto un piano affinché potessero portare il Re del Pop alle Regionali –.
Ora erano tutti odiati dalle New Directions e in particolare da Kurt Hummel, loro vecchio amico nonché ex Warbler.
Kurt era stato un buon amico ai tempi della Dalton, in particolare per Jeff, ma ora di sicuro non avrebbe voluto più rivolgere loro la parola a causa di Sebastian e i suoi intrighi da soap opera.
Alla fine, Sebastian era finito in riformatorio, le New Directions avrebbero portato Michael Jackson alle Regionali e i Warblers non avevano neanche un leader che li capitanasse.
Che bella situazione.
Avrebbero perso di sicuro senza Sebastian.
Nonostante si fosse sempre comportato da dittatore, le sue idee erano geniali e brillanti.
Ma Thad, che era sempre stato un ottimo capo-consiglio, sapeva su chi fare affidamento.

«Thad Harwood, tu sei pazzo!», commentò Nick accigliato.
«Andiamo, Nick, è sempre stato il tuo sogno essere il capitano dei Warblers, sin dai tempi di Blaine!», lo incitò il capo-consiglio.
«Ma come posso competere con le New Directions che porteranno Michael? Non mi sento all’altezza», spiegò Nick.
«Ricordi Uptown Girl? Sei stato magnifico», cercò di persuaderlo Jeff.
«Ma che cosa c’entra?», chiese Nick perplesso.
«Come che cosa c’entra? Sei bravo, il talento di certo non ti manca», spiegò il biondo con un sorriso.
«Okay, posso provare a cantare, ma a ballare faccio schifo», asserì Nick deciso.
«A chi lo dici! Io faccio ancora più pena di te, sono sempre così goffo», cercò di confortarlo inutilmente Thad.
«Uno, non è vero», li rassicurò Jeff, poi disse: «Due, chi si occuperà delle coreografie? Sebastian era anche il ballerino più bravo, su questo non ci piove…».
«Tu!», si illuminò Thad.
«Io?», chiese Jeff stranito indicandosi.
«Sì, tu, Jeff Sterling», confermò Thad con un sorriso quasi folle: «Tu ami ballare e si vede. Sei bravissimo e ti muovi sempre senza difficoltà. La danza scorre nel tuo sangue e…».
Nick e Jeff inarcarono le sopracciglia: il loro amico Thad, quando era in vena poetica, era decisamente inquietante.
«… quindi saresti la scelta più appropriata», asserì infine Thad dopo aver completato il suo monologo: «Allora? Te la senti?».
Forse erano state le parole rassicuranti, forse era stata l’incredibile fiducia che gli era stata riposta che spinsero Jeff ad accettare entusiasta.

La giornata era passata molto lentamente; la noia stava incominciando a farlo impazzire.
Sembrava di stare in una specie di carcere, eccetto per il fatto che i prigionieri non dovevano andare a lezione e studiare.
In verità, non si studiava molto: alla Dalton, invece, venivi tartassato di compiti, ma Sebastian avrebbe fatto di tutto pur di ritornare in quella maledetta scuola.
La sera tardi, Xavier si rifugiò in camera di qualche suo amico; Robert si riunì con una sua comitiva di amici e Sebastian restò in stanza da solo: non aveva voglia di fare niente.
Un messaggio richiamò la sua attenzione. Non seppe perché, ma pensò fosse di Blaine, e invece era di Harwood.

Ciao! :) Posso chiamarti? – Harwood

Sebastian stava per ridere in faccia al telefonino. Che cosa voleva ora?

Se ti dicessi di no, mi chiameresti lo stesso. – Seb

Come non detto.
«Eppure il concetto di non chiamarmi più sembrava essere così chiaro… comunque che cosa vuoi, piattola?», Sebastian rispose alla chiamata.
«Ciao, Seb. Volevo sapere come… come sta andando», rispose timidamente Thad; era evidente il fatto che non sapeva bene quali parole utilizzare.
«A meraviglia», lo prese in giro Sebastian, poi confessò: «Per ora sembra andare bene. E a voi come va? Come farete senza di me alle Regionali?».
«Abbiamo scelto Nick come nuovo capitano dei Warblers. Jeff si occuperà delle coreografie e io dirigerò il tutto», rispose tranquillamente l’ispanico.
«Tre incompetenti al comando. Me ne compiaccio», commentò il francese sarcastico, poi disse: «Le New Directions come se la spassano?».
«Porteranno Michael», rispose Thad impassibile.
«Si sapeva», asserì Sebastian freddo, poi si accorse che stavano quasi parlando in modo civile e ciò non poteva essere affatto possibile: «Qualche altra novità, puffo?».
«No, nessuna», rispose Thad a corto di idee.
Sebastian stava per dire qualcosa, ma una presenza sulla soglia della porta lo interruppe:
«Hey, Sebastian. Ah, scusa, stai parlando a tel…».
«Un attimo solo», Sebastian fermò Hunter con un mezzo sorriso, poi si rivolse a Thad: «Senti, tappetto, ora devo staccare».
«Okay… spero di sentirti ancora un’altra volta. Ciao e buonanotte», rispose Thad tutto d’un fiato staccando immediatamente la chiamata.
È sempre stato un codardo, pensò Sebastian con un ghigno.
«Ciao, Hunter. Volevi qualcosa?», domandò Sebastian incuriosito al ragazzo.
«Stavi tutto solo e perciò ho pensato di farti un po’ di compagnia», rispose l’altro con uno strano sorriso chiudendosi la porta alle spalle: «È molto gentile da parte mia e dovresti esserne onorato. Spero soltanto non ti dispiaccia».
«No, affatto», ammise Sebastian, anche se in fondo la presenza di Hunter lo spaventava sempre un po’.
Hunter si sedette sul letto, al suo fianco: «Come stanno andando i primi giorni qui?».
«È quasi finito il secondo giorno e già la noia mi sta opprimendo», confessò Sebastian.
«È assolutamente normale. Ci farai l’abitudine», le parole di Hunter, anziché essere confortanti, suonavano quasi quanto una minaccia.
Cadde un breve attimo di silenzio che Hunter subito provvide a spezzare: «Quindi ora ti stai annoiando…».
Sebastian annuì leggermente.
«… ma se vuoi posso esserci io a ravvivare un po’ la situazione», completò Hunter con voce suadente avvicinando pericolosamente le sue labbra a quelle di Sebastian.
Hunter catturò le loro labbra in un bacio fugace. Il francese, colto di sorpresa, non rispose al bacio, ma non si ritrasse nemmeno.
Hunter torturò le labbra di Sebastian con dei piccoli morsi, e immediatamente quel bacio divenne un gioco di lingue a cui il francese non seppe resistere.
Hunter spinse Sebastian verso la parete e approfondì i baci, rendendoli sempre più lunghi ed intensi.
Sebastian non stava ben capendo cosa stessero facendo: sapeva soltanto che quell’Hunter lo attirava con la stessa forza di una calamita.
Hunter sbottonò frettolosamente la camicia che ancora indossava Sebastian e baciò ogni centimetro del suo petto con foga e ardente desiderio. Poi avvicinò le mani alla cerniera dei suoi jeans e l’abbassò con un movimento secco.
Sebastian spogliò Hunter della sua canotta e poté contemplare il suo fisico ben scolpito.
Accarezzò leggermente la sua schiena, quasi come se avesse paura di farsi male, finché non decisero entrambi di andare oltre.



Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :)
Eccoci con il quarto capitolo. :)
C'era un episodio molto importante che volevo inserire in questo capitolo, ma forse lo inserirò nel prossimo, o nel prossimo ancora.
Comunque premetto che non shippo Hunterastian, ma quella scena si è scritta quasi da sola >_< E poi era inevitabile che il capo del riformatorio ci provasse con Sebbie xD
Bene, Thad sempre più cotto e sempre più preoccupato nei confronti di Seb. Il nuovo capitano dei Warblers è Nick e alle coreografie ci pensa il nostro piccolo Jeffie. Che ne pensate? Secondo me quella di Thad è stata una scelta saggia.
La serie tv è stata stravolta: Sebastian è al riformatorio e quindi le New Directions porteranno tranquillamente Michael alle Regionali. Ho provato in tutti modi a difendere i Warblers giustificandoli (nella serie tv è senz'altro anche colpa loro, non solo di Sebastian ç__ç, ma mi convinco che non lo sia ahahah lol xD).
Bene... il titolo del capitolo spiega tutto :) Hunter è come un magnete, una calamita per Sebastian.
Ringrazio tutti coloro che leggono, Diana924 e YoumovemyKurt che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono! Al prossimo capitolo! :)
Buona serata a tutti! :)
Eccoci con il quarto capitolo. :)
C'era un episodio molto importante che volevo inserire in questo capitolo, ma forse lo inserirò nel prossimo, o nel prossimo ancora.
Comunque premetto che non shippo Hunterastian, ma quella scena si è scritta quasi da sola >_< E poi era inevitabile che il capo del riformatorio ci provasse con Sebbie xD
Bene, Thad sempre più cotto e sempre più preoccupato nei confronti di Seb. Il nuovo capitano dei Warblers è Nick e alle coreografie ci pensa il nostro piccolo Jeffie. Che ne pensate? Secondo me quella di Thad è stata una scelta saggia.
La serie tv è stata stravolta: Sebastian è al riformatorio e quindi le New Directions porteranno tranquillamente Michael alle Regionali. Ho provato in tutti modi a difendere i Warblers giustificandoli (nella serie tv è senz'altro anche colpa loro, non solo di Sebastian ç__ç, ma mi convinco che non lo sia ahahah lol xD).
Bene... il titolo del capitolo spiega tutto :) Hunter è come un magnete, una calamita per Sebastian.
Ringrazio tutti coloro che leggono, Diana924 e YoumovemyKurt che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono! Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Determination, anger and jealousy ***


Will you love me even with my dark side?





~


Determination, anger and jealousy


Era una fortuna che fosse sabato perché Sebastian si svegliò tardi, molto tardi.
Quando si svegliò, notò di aver dormito tutta la notte con Hunter e si meravigliò: prima d’ora non aveva mai dormito con un ragazzo nello stesso letto. Di solito quando andava a casa dei ragazzi che conosceva allo Scandals lasciava le loro case prima che si potessero svegliare.
Hunter sbatté leggermente le palpebre e Sebastian catturò quell’immagine nella sua mente: solo in quel momento si era reso conto che Hunter era davvero un bel ragazzo.
Hunter si svegliò completamente e gli sorrise leggermente; Sebastian, imbarazzato per la prima volta in vita sua, ricambiò con un lieve sorriso.
«Quindi… non eri neanche remotamente bi-curioso?», chiese il francese per rompere il ghiaccio.
«Appunto, non significa per forza che sono etero», ribatté l’altro con un sorriso malizioso.
In quel momento, Collins e Hill comparvero sulla soglia della porta: Xavier, come al solito, aveva l’aria di chi non aveva dormito la notte e i vestiti sempre in disordine.
Restarono leggermente a bocca aperta.
«Però…», mormorò Robert: «… e bravo il francesino! E meno male che eri etero».
Sebastian arrossì leggermente; Hunter si limitò ad un sorriso ambiguo.
Il cellulare di Sebastian, sul comodino, squillò.
«Non ti scomodare, rispondo io», asserì Robert pronto rubando il cellulare dal comodino e uscendo dalla stanza: «Pronto?».
«Ciao, Sebastian».
«Thad Harwood?».
«Sì, Seb… che voce strana, ti senti bene?», chiese l’ispanico confuso.
«Oh, Thaddy caro, Sebby non c’è: se lo stanno facendo».
«C-cosa?», balbettò Thad incredulo.
«Il tuo fidanzatino è troppo impegnato: è in camera sua e giace nel suo letto con un altro, quindi ho risposto io».
Thad sgranò gli occhi. Era sorpreso e deluso allo stesso tempo. Ma che cosa si aspettava? Davvero credeva che Sebastian non avrebbe colto l’occasione di farsi il primo che gli capitava?
«Ah… quando ha… ehm, quando ha finito, potresti farmi richiamare?», farfugliò Thad.
«Oh, certo, Thaddy. È stato un piacere conoscerti».
«Non so nemmeno come ti chiami…».
«Non è così importante».
«Hey!», una voce alterata richiamò l’attenzione di Robert. Davanti a lui c’era Sebastian che si era infilato velocemente dei boxer per rendersi presentabile: «Dammelo».
«Okay, però calmati», rispose l’altro scocciato porgendogli il cellulare e scomparendo per i corridoi.
«Pronto?», asserì il francese.
«Sebastian, sei tu?».
«Sì, piattola, che cosa vuoi?», si limitò a chiedere.
«Niente, volevo…».
… volevo semplicemente sentire la tua voce, pensò Thad sentendosi le guance avvampare.
«… allora?», incalzò il francese.
«Sei stato a letto con qualcuno?», domandò infine Thad, incapace di completare la frase.
«Che ne sai tu?», chiese l’altro leggermente sorpreso; avrebbe dovuto immaginare che Robert-impiccione-Collins lo avesse sputtanato: «Comunque non hai risposto alla mia domanda».
«Volevo semplicemente sentirti, okay?», tagliò corto l’ispanico, poi insistette: «Mi ha detto quel tipo che eri a letto con un tizio… è vero?».
«Te lo dico molto gentilmente: la mia vita privata non ti riguarda, Harwood», mugugnò l’altro.
Thad incominciò a ribollire dentro di rabbia, senza sapere il perché. Era vero, quelli non erano di certo affari suoi, ma quando si parlava di Sebastian diventava il ragazzo più insicuro e indiscreto dell’universo. Entrava in una sorte di dimensione che non gli permetteva di capire più nulla: quando era con Sebastian o quando gli parlava semplicemente a telefono come in quei giorni, non importava niente di quello che li circondava. Per lui contavano soltanto loro due, e non sapeva spiegarsi nemmeno il perché.
«Ti dico soltanto una cosa: non farti usare», gli disse ad un certo punto Thad serio.
Sebastian rise fragorosamente: «Semmai è il contrario: sono io che uso gli altri».
«Sì, certo. Voglio proprio vedere se è così anche dove sei ora», lo sfidò Thad alterandosi.
«Ma sei geloso?», gli chiese allora Sebastian con un sorriso compiaciuto.
«Io? Geloso? Ah, e perché dovrei?», Thad arrossì terribilmente.
«Forse perché non ti fai gli affari tuoi? Perché ti sta così tanto a cuore la mia vita? Mi chiami ogni giorno, ormai», gli fece notare il francese.
«Voglio semplicemente sapere come stai…», rispose l’altro imbarazzato.
«Sì, certo, e io ti credo».
«Pensala come ti pare», si arrese Thad, poi con il cuore in mano gli intimò: «Comunque non farti usare, Sebastian… non voglio che si approfittino di te…».
«Mi sembra di averti già detto che la mia vita privata non ti riguarda. Ora vorresti farti i cazzi tuoi e andarti a fare un giro per la Dalton? Fai qualcosa di buono: allena quegli imbecilli per le Regionali».
«Imbecilli mai quanto te!», li difese l’ispanico arrabbiato.
«Le New Directions porteranno Michael e io non sono con voi. Siete fottuti».
«Possiamo cavarcela anche senza di te».
«Sì, certo, poi mi farai sapere chi ha vinto».
«D’accordo», rispose Thad deciso, poi concluse: «Ciao».
Sebastian staccò la chiamata ed entrò in camera. Hunter era lì, ancora nel letto, e lo fissava curioso: «Gli ex sono davvero rompiscatole, eh?».
«Ex?», domandò Sebastian confuso inarcando le sopracciglia: «Non capisco a cosa ti riferisci».
«Tu e il tizio con cui stavi parlando stavate discutendo come una vecchia coppia di fidanzatini», spiegò semplicemente Hunter.
«Non è il mio ex, è semplicemente quella piattola del mio vecchio compagno di stanza», rispose il francese accigliato infilandosi nel letto.
«Compagno di stanza, mm… sicuro che non eravate qualcosa in più? Che ne so… amici con benefici?», chiese Hunter malizioso facendo schioccare la lingua.
«Non pensare mai ad una cosa del genere», lo rimproverò Sebastian: «A parte che non si fa sfiorare nemme…».
«Perché, ci hai provato?», lo sgamò Hunter con una faccia da schiaffi.
«Soltanto una volta per divertirmi un po’», rivelò il francese: «ero appena tornato da un locale ed ero totalmente ubriaco, altrimenti non ci avrei mai provato con quella zecca».
«E lui?».
«E lui niente… è scappato e si è rifugiato nella camera dei suoi rivoltanti amici e non mi ha parlato per una settimana. Pfff, bambinate», rispose Sebastian accigliato: «Ora fa l’esatto contrario: mi telefona ogni giorno per rompermi le scatole. È un ragazzo assurdo e i suoi cambiamenti d’umore mi fanno venire il voltastomaco… sembra una ragazza con il ciclo».
«Secondo me ti interessa», sentenziò Hunter con un sorriso strano sul volto: «altrimenti lo avresti già mandato a farsi fottere e non risponderesti più alle sue chiamate».
Sebastian sbuffò: «A volte mi interessano le cazzate che ha da dire. Fa bene farsi due risate in queste quattro mura».
Hunter ridacchiò, poi accarezzò il petto di Sebastian e gli domandò: «Hai ancora sonno?».
«Per te no», rispose l’altro comprendendo all’istante i pensieri del compagno.

Thad, furioso, camminava avanti e indietro per i corridoi della Dalton.
«Mi fai venire il mal di mare», mormorò Jeff.
«Non sei costretto a guardarmi», tagliò corto l’ispanico.
«Ti ricordo che sei stato tu a chiamarci», gli fece notare Nick accigliato.
«Okay», si decise Thad fermandosi finalmente in un punto di fronte ai due amici: «Dobbiamo assolutamente vincere le Regionali».
«Lo vogliamo anche noi», asserì Jeff.
«Ovviamente giocheremo pulito, non abbiamo bisogno di granite corrette con del salgemma o di altri imbrogli per poterli battere», aggiunse Thad riferendosi casualmente ad un certo Sebastian Smythe: «Dobbiamo allenarci duramente da oggi in poi, fino al 25 febbraio».
«Hai litigato con Smythe, vero?», Nick capì subito da dove derivassero la determinazione e l’ira improvvise del suo amico.
«Già», confermò Thad imperterrito, poi li informò: «Indurrò una riunione dei Warblers stesso oggi».

Nello stesso istante, Kurt, Finn, Rachel e qualche altro compagno del Glee Club erano in ospedale da Blaine.
«Come ti senti, amico?», gli chiese Puck premuroso.
«Meglio… l’operazione è tra qualche settimana e ho una gran paura», ammise Blaine.
«Tutto questo tempo?», si allarmò Kurt.
«Non è una cosa urgente… rischierò di perdere la vista, ma ora o dopo non è che cambi tanto», rispose cupo il moro.
«Maledetto quello stronzo!», imprecò Santana adirata.
«A proposito, avete notizie di Sebastian?», chiese Blaine curioso beccandosi le occhiatacce di tutti.
Kurt lo fulminò con lo sguardo: «No».
«Secondo me non se la sta passando liscia, ma in effetti se lo merita», mormorò Puck, poi raccontò: «Quando sono stato al riformatorio è stato terribile. Non oso raccontarvi tutto ciò che è successo… meno male che è finito tutto».

Sebastian stava incominciando a cambiare lentamente opinione sul riformatorio e su Hunter. Gli piaceva la sua compagnia e per un momento non rimpianse di non essere alla Dalton.
Non doveva sorbirsi più quegli imbecilli dei Warblers che alle prove davano sempre problemi: non erano mai coordinati e non riuscivano mai a imitare i suoi passi sempre perfetti.
Sebastian ridacchiò: Sterling si sarebbe occupato delle coreografie. Ci sarebbe stato sicuramente da ridere.
Duval era bravo, non poteva negarlo, ma non era come lui, e sicuramente Harwood non sarebbe stato in grado di portarli alla vittoria.
Non senza di lui.



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Eccoci con il quinto capitolo :) (un po' breve, ma spero di recuperare al più presto :D).
Hunterastian is on, purtroppo. ç__ç *my poor Thadastian feelings* (non capisco perché mi ostino a scrivere scene Hunterastian se sono una Thadastianer convinta, okay, dettagli u.u xD).
L'episodio molto importante di cui parlavo sarà forse presente nel prossimo capitolo.
Vabbè, si è capito che Thad ci tiene molto a Bas. Ma Bas ci tiene a lui? Dai, persino Hunter ha capito che c'è qualcosa che bolle in pentola tra i due u.u
E così ho alternato le vicende di Sebbie al riformatorio, quelle di Thaddy alla Dalton e quelle delle New Directions in ospedale.
Blaine si preoccupa per Sebastian (riferimenti Seblaine puramente casuali lol). Santana, invece, lo odia e basta (anche qui i riferimenti Sebtana sono puramente casuali lol u.u).
Thad vuole dimostrare a Sebastian che i Warblers possono vincere anche senza di lui. Che cosa ne pensate? Riusciranno a vincere o saranno battuti senza pietà dalle New Directions?
Ringrazio tutti coloro che leggono, Niam_, JustAWarbler, happenin e Diana924 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono! Al prossimo capitolo! :)
  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A friend's visit? ***


Will you love me even with my dark side?





~


A friend's visit?


«Dobbiamo vincere!», asserì autoritario il capo-consiglio battendo un pugno sul tavolo: «Non tollererò altri comportamenti scorretti come quelli del Warbler Sebastian!».
I Warblers annuirono lentamente.
«Siamo bravi e possiamo cavarcela anche senza di lui», continuò Thad ricordando le parole del ragazzo che dichiaravano l’esatto contrario: «Nick sarà il nostro solista e Jeff il nostro coreografo. Che cosa ne pensate?».
«Penso sia un’ottima scelta», affermò Trent con un sorriso.
«Perché non provi a cantare anche tu alle Regionali?», gli propose Richard: «Mi sembra che non hai mai avuto un assolo».
Thad spalancò gli occhi: «Io? Ah-ah, io non sono all’altezza di Sebastian… e poi ho cantato un assolo in Uptown Girl».
«Il tuo unico assolo e non era neanche una competizione», specificò Richard, poi disse: «Proprio qualche secondo fa hai detto che possiamo cavarcela anche senza Sebastian…».
«Sì, ma io non posso neanche reggere il confronto con lui, cioè, Sebastian aveva una voce magnifica… riusciva sia nei toni bassi che in quelli alti, con la sua voce ci emozionava, ci eccitava… era perfetto».
Alcuni Warblers sogghignarono sommessamente: si capiva anche ad un chilometro di distanza che quello ad essere esaltato dopo un’esibizione di Sebastian era senz’altro e unicamente lui.
«Io direi che potresti provarci», intervenne Nick con un sorriso: «Non devi sminuirti».

La sera, Hunter aveva invitato Sebastian nella sua stanza assieme ai suoi amici.
Gli amici di Hunter erano tutti muscoli come lui e dei tipi piuttosto determinati. Sebastian era leggermente intimidito da quei tali, ma i sorrisi abbaglianti di Hunter lo sollevavano un po’.
«Come ti stai trovando qui al riformatorio, Sebastian? Ti stai divertendo?», gli chiese beffardo un ragazzo.
«Non posso lamentarmi», rispose semplicemente il francese lanciando un’occhiata maliziosa ad Hunter che sembrava divertito dalle sue parole.
«Per essere un nuovo arrivato, se la sta passando davvero molto bene», fece Hunter con un sorriso che quasi spaventò il francese.

La mattina successiva, Sebastian si svegliò nel letto di Hunter. Non aveva mai immaginato di trovare un ragazzo così attraente lì. Alla Dalton erano tutti stomachevoli e incredibilmente smancerosi: Sebastian aveva avuto qualche relazione lì, ma tutti avevano creduto di essere coinvolti in relazioni serie. Non avevano capito che per Sebastian un rapporto sarebbe stato sempre e soltanto un qualcosa di fisico.
Dal canto suo, anche Hunter considerava Sebastian come un ragazzo assolutamente ammaliante, ma per lui era soltanto un giocattolo come tutti gli altri. Il suo giocattolo preferito, per l’esattezza.
I due ragazzi si fecero una doccia e si rivestirono, dopodiché trascorsero la domenica mattina in giro per il riformatorio, a parlare del più e del meno.
Parlare era diventato strano: ultimamente avevano parlato molto poco per dedicarsi completamente ad altro.
Era strambo guardarsi negli occhi senza fantasticare.
Il loro non era affatto amore, ma neanche una sorta di amicizia con benefici: la loro era una passione travolgente.
I pensieri di Sebastian vennero interrotti dalla voce di una segretaria dal sorriso scialbo: «Signor Smythe, ha visite».
«Io? Visite?», chiese scioccamente il francese.
«Sì, c’è un ragazzo che vuole parlarle e che ritiene di essere un suo grande amico. Ha detto di chiamarsi Blaine Anderson», rispose la giovane donna.
Sebastian sgranò leggermente gli occhi: Blaine era venuto a fargli visita? Blaine voleva parlargli? Cosa voleva dirgli? Ma Kurt lo sapeva? E poi, Blaine non doveva essere in ospedale? Forse l’avevano già operato?
Mistero.
«Blaine…», mormorò Hunter con un sorriso sbieco: «Un tuo amico, eh?».
«Più di un amico», rispose Sebastian con un ghigno.

Sebastian scese le scale frettolosamente e si recò verso l’ingresso dell’edificio, pronto a sentire cosa volesse dirgli Blaine.
Un momento.Il tizio che lo stava attendendo all’ingresso non era assolutamente il sublime Blaine Warbler Anderson, ma era Thad-piattola-Harwood.
Sebastian, raggirato, chiese indignato: «Dove sarebbe Blaine? Io non vedo nessun Blaine, ma vedo soltanto un’orripilante piattola che in comune a Blaine ha soltanto l’altezza».
«Era un pretesto per farti scendere… se avessi detto alla segretaria di chiamarmi Thad Harwood di certo non saresti venuto. Mi sbaglio?», spiegò l’ispanico.
«No, non ti sbagli affatto», rispose l’altro accigliato: «Di chi è stata questa trovata a dir poco geniale di presentarti con il nome di Blaine Anderson? Di Duval, vero? Tra il club delle cornacchie è quello che ha ancora un po’ di cervello, eccetto quando è con quel vomitevole biondo del suo fidanzato».
«L’ingegnoso stratagemma è stato partorito dalla mia mente», disse Thad con un sorriso: «Nick e Jeff non sanno nemmeno che sono venuto qui…».
«Oh, ora i tuoi fantagenitori si staranno preoccupando!», asserì Sebastian ironico.
«Non se ne saranno neanche accorti».
Sebastian sbuffò sonoramente: «Dunque, che cosa vuoi, pennuto?».
«Pennuto?», ridacchiò Thad sinceramente divertito con un amabile sorriso.
«Su, cornacchia, sputa il rospo», asserì l’altro sprezzante: «Non ho tempo da perdere: al piano di sopra c’è un bel fusto che aspetta solo me…».
Thad deglutì leggermente per poi confessare timidamente: «Volevo semplicemente vederti… e salutarti…».
«Oh, che dolce zuccherino che sei, ti manco così tanto?», lo schernì Sebastian accigliato: «Credevo fossi finalmente felice di non avermi più tra le scatole come compagno di stanza, ma a quanto pare manco anche a te… beh, ho sempre saputo di essere irresistibile».
Thad arrossì lievemente: «Io… io ci tengo a te, Sebastian. Ci siamo sempre detestati senza mai capire il perché».
A quelle parole, Thad arrossì violentemente mentre Sebastian sghignazzò: «Senza mai capire il perché? Semplice, tu mi stai sulle palle perché sei odioso e insopportabile».
«Davvero ti sto così antipatico?», chiese l’ispanico curioso.
Sebastian realizzò che non aveva mai parlato così a lungo con Thad, eccetto a telefono in quei giorni. Alla Dalton non si parlavano affatto e strepitavano e si insultavano se proprio dovevano rivolgersi la parola per qualcosa, anche per la più banale come mi serve il bagno o spegni quella luce che ho sonno.
«Allora?», Thad lo riportò alla realtà.
Sebastian sorvolò la domanda: «Quindi volevi vedermi?».
Thad notò che Sebastian aveva trascurato la sua domanda, ma non insistette.
«Sì…», rispose timidamente, poi cambiò argomento: «Sai, i Warblers mi hanno proposto di cantare un assolo alle Regionali… pensi che farò così ribrezzo? Non voglio fare brutte figure…».
«Oh, no, penso che tu abbia una voce incredibile… ti sentivo quando alla Dalton cantavi sotto la doccia, sai?».
Thad aggrottò le sopracciglia sorpreso; Sebastian si portò una mano alla bocca come se avesse appena pronunciato un terribile insulto.
«D-d-davvero pensi che io sappia cantare bene?», farfugliò Thad rosso come un peperone.
Sebastian gli avrebbe risposto no, ti prendevo in giro, stupido idiota o in qualche altro modo decisamente carino, ma gli occhi scintillanti ed emozionati dell’altro glielo impedirono: «Sì, e anche molto bene».
E sei anche così tremendamente eccitante, osò aggiungere mentalmente Sebastian.
Sebastian si maledisse: perché non era riuscito a rispondere a Thad in modo indegno come era suo solito fare? Sebastian Smythe non faceva mai apprezzamenti, eccetto a Blaine e a qualche altro ragazzo carino soltanto per portarselo a letto. E l’obiettivo di Sebastian non era di certo portarsi a letto quella pulce.
«Questa me la devo segnare sul calendario!», scherzò Thad cercando inutilmente di apparire spassoso agli occhi dell’altro e di farlo ridere: «Sebastian Smythe che fa dei complimenti… a me, poi! Evento più unico che raro».
«Ti fa male frequentare troppo Duval e Sterling: diventi ridicolo e rivoltante esattamente quanto loro», rispose il francese cinico.
«Mi fai fatto un complimento… e tu non fai mai complimenti», Thad forse non si rendeva conto che Sebastian poteva sentirlo.
Al francese ritornò in mente un episodio piuttosto recente.
«Questo è cotto di te», aveva sentenziato Xavier.
«Naaah», aveva risposto Sebastian: «Fa così con tutti: è semplicemente un ragazzo melenso e incredibilmente ruffiano».
Robert aveva riso: «Sì, questo è amore…».
Thad arrossiva spesso in sua presenza e spesso si ritrovava a parlare a raffica e a dire cose senza senso, insomma, si comportava esattamente come una ragazzina alla sua prima cotta. Possibile che lui, Sebastian Smythe, il desiderio più indiscusso di uomini e donne, grande manipolatore dagli occhi verdi fottutamente meravigliosi, dal sorriso dannatamente accattivante e ragazzo incredibilmente subdolo quanto incantevole e attraente, non si fosse mai accorto di avere un simile parassita come Thad Harwood come spasimante?
«Okay, ritengo che quest’allegro incontro sia durato anche troppo, ora raggiungo quel gran pezzo di figo che mi aspetta di sopra», si congedò Sebastian.
«Aspetta», lo fermò Thad: «Come si chiama questo ragazzo?».
«Perché ti interessa?», chiese Sebastian sospettoso.
«Così… è una curiosità», mentì l’altro.
Perché sono geloso, rispose mentalmente Thad. Sebastian ovviamente lo capì.
«Non capisco a cosa possa servirti quest’informazione, comunque si chiama Hunter», rispose infine il francese.
«Okay… ci possiamo rivedere? Ti dà fastidio se vengo a trovarti di nuovo per scambiare due chiacchiere?», gli chiese gentilmente l’ispanico.
«La prossima volta è inutile spacciarsi per Blaine Anderson, però», rispose l’altro divertito facendogli l’occhiolino.
«Ormai la segretaria mi conosce così», asserì Thad con un tenero sorriso perché Sebastian che gli rispondeva in quel modo era la cosa più dolce e bella del mondo.
Sebastian realizzò che Thad avesse davvero un sorriso avvenente e non riuscì a capire perché non se ne fosse mai accorto prima.
Si limitò a salutarlo con un cenno veloce. Aveva già dedicato fin troppo tempo a quel ragazzo che con un semplice sorriso era capace di sconvolgere il suo mondo e le sue convinzioni.

«Hunter, eccomi, era il mio vecchio compag… Hunter?», Sebastian lo richiamò, ma nessuno rispose.
Forse Hunter lo stava aspettando in camera.

Thad uscì dall’edificio sospirando. Si sentiva stranamente bene, anche se aveva scambiato due semplici parole con Sebastian. Decise che sarebbe dovuto andare a trovarlo più spesso.
Durante il suo cammino un braccio lo strattonò violentemente e lo sbatté prepotentemente contro un muretto.
«Stai lontano da Sebastian, piccolo Blaine, o forse dovrei dire Thad», lo minacciò un ragazzo ad un soffio dalle sue labbra.
Thad era pietrificato: di fronte a lui si ergeva un ragazzo molto alto, dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi. Per qualche aspetto poteva sembrare anche Sebastian, ma in realtà era completamente diverso da lui: aveva tratti più marcati e uno sguardo quasi malvagio.
«Io… tu… c-chi sei?», balbettò il ragazzo incapace di dire qualcosa di sensato.
«Non importa chi sono», mormorò l’altro: «Stai lontano da Sebastian che sono guai. Non farti vedere mai più».
«S-sebastian è m-mio amico», ebbe infine il coraggio di dire Thad.
Quell’affermazione non era affatto veritiera, ma era già da tempo che Sebastian, per Thad, non era più un nemico.
«Vedi questi?», asserì il ragazzo autoritario mostrando i pugni: «Non ci metto un bel niente a stenderti a terra e a deturpare quel bel faccino che ti ritrovi. Vogliamo provare?».
Thad, incapace di rispondere verbalmente, scosse il capo.
«Bene, allora sparisci».

 



Angolo Autrice

Buona Domenica a tutti! :D
L'episodio molto importante di cui parlavo non è ancora comparso ç__ç, ma quando sarà presente ve lo farò notare! :)
Okay, Thad è assolutamente cotto di Sebastian, penso che sia chiaro u.u E Sebastian, anche se si ostina a pensare che Harwood sia un assurdo rompiscatole, non può negare che è assolutamente adorabile (?) ^_^
E così i Warblers propongono a Thaddy di cantare per le Regionali, e Sebbie si lascia scappare che ha una bella voce u.u Che cosa ne pensate? Io penso che Thaddy meriti davvero un assolo! (ascoltate Eddy Martin, quel ragazzo è magnifico *---* ♥)
E così un ragazzo, alla fine del capitolo (chi sarà? ;D), segue Thad per un breve tratto e lo minaccia... D:
Ringrazio tutti coloro che leggono, happenin, Diana924 e Niam_ che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
A causa della scuola ç__ç, credo di pubblicare un capitolo ogni fine settimana (o il venerdì, o il sabato o la domenica come oggi). D'accordo? (:
Al prossimo capitolo! :)
  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Misuse ***


Will you love me even with my dark side?





~


Misuse


Sebastian incrociò Hunter per i corridoi.
«Ah, eccoti. Dov’eri finito?», gli chiese il francese perplesso.
«Oh, niente, degli amici mi cercavano e sono sceso un attimo giù», rispose l’altro semplicemente, poi chiese: «Allora? Di che stavamo parlando?».
«Della mia vecchia scuola», gli rammentò Sebastian, poi gli disse incuriosito: «Ancora non mi hai parlato della tua…».
«Frequentavo un’accademia militare a Colorado Springs, poi una scuola privata maschile in Ohio mi ha dato una borsa di studio e perciò mi sono trasferito», rispose Hunter, poi notò lo sguardo incerto e stupito del compagno e ridacchiò: «Tranquillo, non era la Dalton».
Sebastian annuì, poi si domandò perché Hunter fosse finito in riformatorio, ma decise di non fargli domande per non risultare invadente. In effetti, erano soltanto affari suoi.
«La prima volta che ci siamo incontrati ci avevi detto che eri di Parigi. Perché hai lasciato la Francia?», domandò improvvisamente Hunter interessato.
E meno male che Sebastian pensava di essere troppo indiscreto!
«Per i miei genitori», rispose semplicemente il francese: «Questioni di lavoro».

Thad era ancora scosso. Chi era quel tizio che lo aveva intimidito?
A giudicare dalle sue parole, doveva essere sicuramente qualcuno che ci teneva molto a Sebastian. Tuttavia, non era l’unico a tenerci così tanto al francese.
Forse era Hunter, il ragazzo che, da quanto aveva potuto capire, aveva avuto rapporti con Sebastian.
Thad scosse il capo come se volesse buttar via quei pensieri e arrivò alla Dalton.

Il giorno dopo era lunedì 6 febbraio; mancavano circa venti giorni alle Regionali e i Warblers non avevano ancora stabilito la scaletta.
Era tutto più semplice con Wes, pensò Thad nostalgico ricordando l’autorità e la serietà di Wes, il quale aveva ormai terminato gli studi alla Dalton ed era al college.
Anche quella riunione finì senza aver ottenuto i risultati sperati: i Warblers erano ancora in alta marea, e non si sentiva soltanto l’assenza di Wes, ma anche quella di Sebastian.
Alle sei del pomeriggio, i Warblers lasciarono l’aula canto. Vi rimanevano soltanto Nick appoggiato ad un divano e Jeff vicino al tavolo del Consiglio.
Jeff si voltò leggermente e gli sorrise. Voleva dirgli qualcosa, ma davvero non sapeva cosa.
Nick ricambiò il sorriso e, in difficoltà proprio quanto lui, si decise a rompere il ghiaccio: «È in questa stanza che ci siamo incontrati per la prima volta…».
«Sì…», mormorò l’altro.
«Jeff, sai che non sono un tipo romantico e sai anche che non sono mai stato bravo con le parole… sappiamo entrambi quanto sia importante per noi questa data, e a stento riesco a crederci che sia passato un anno…».
Jeff sorrise: «Un anno e qualche mese fa stavo ancora contando tutte le volte in cui mi sorridevi e quasi impazzivo se non lo facevi».
Nick rise: «Ma sono sempre stato il tuo migliore amico, quindi ti sorridevo spesso…».
«Ma non contavo i tuoi sorrisi prima di innamorarmi di te», spiegò semplicemente l’altro: «O meglio, non ci facevo tanto caso».
Nick annuì lentamente, poi gli si avvicinò e lo cinse delicatamente per i fianchi da dietro. Entrambi sapevano che a volte era meglio uno sguardo o un gesto anziché parlarsi.
Si baciarono dolcemente sulle labbra finché Nick non estrasse una scatolina dal blazer.
«E meno male che non eri un tipo sentimentale…», mormorò Jeff con un sorriso divertito e con occhi sorpresi.
«Con quale presunzione pensi che sia proprio per te?», scherzò l’altro, poi gli porse la scatolina e lo esortò ad aprirla.
Jeff l’aprì e, meravigliato, vi trovò un anello.
«Non abbiamo mai avuto un anello di fidanzamento perché a nessuno dei due sono mai piaciute queste smancerie del genere…».
«A te non sono mai piaciute, preciserei», scherzò Jeff.
«… ma questa è una promessa», continuò Nick serio: «Voglio dimostrarti che ci sarò sempre per te e voglio che tu mi prometta la stessa cosa… non sono solo belle parole, Jeff. Ti amo davvero e non ho nessunissima intenzione di perderti».
Nick stesso sapeva che quelle erano promesse difficili da mantenere. Jeff subito collegò quel gesto al fatto che mancava soltanto un altro anno alla Dalton e poi si sarebbero dovuti dividere.
«Te lo prometto», rispose infine Jeff con gli occhi leggermente inumiditi: «Io credo in noi».
Nick sorrise e infilò l’anello all’anulare del ragazzo.
«Anch’io credo in noi», mormorò il moro.
Jeff unì le loro labbra in un tenero bacio, poi propose: «Vogliamo cantare una canzone?».
«Okay», accettò il moro, poi con un sorriso disse: «Scommetto che vuoi cantare la nostra canzone…».
«No, stranamente niente Lucky», rise Jeff: «C’è una canzone che mi piacerebbe tanto che cantassi alle Regionali. Secondo me è perfetta per te. Vuoi sentirla?».
Nick annuì. Jeff prese la propria chitarra che aveva nascosto dietro un sofà e iniziò a cantare e suonare:

Ah ah ah

Hey baby won't you look my way
I can be your new addiction


Nick sorrise: entrambi amavano quella canzone. Il moro continuò:

Hey baby what you gotta say?
All you're giving me is fiction

I'm a sorry sucker and this happens all the time
I found out that everybody talks
Everybody talks, everybody talks


Jeff cantò il ritornello:

It started with a whisper
And that was when I kissed her

And then she made my lips hurt
I could hear the chit chat



Nick proseguì:

Take me to your love shack
Mamas always gotta back track
When everybody talks back


«Sei perfetto», commentò Jeff ammirato pizzicando le corde a caso.
«Io? Bah! Tu sei stupendo», ripose l’altro ammaliato catturando le sue labbra nell’ennesimo bacio; non si sarebbe mai stancato di baciarlo: «Che ne dici se alle Regionali trasformassimo il mio assolo in un duetto?».
«D-d-duetto?», balbettò Jeff confuso: «M-ma io non ho mai cantato ad una gara…».
«Appunto, perché non lo facciamo per la prima volta insieme?», lo incoraggiò il moro.
«Ma è il tuo primo assolo, faresti davvero questo per me?».
«Certamente. Questo e altro», disse Nick sicuro: «Questa canzone è ottima per le Regionali: è vivace, coinvolgente e idonea ai vocalizzi. Saremmo una forza, vedrai».
Jeff acconsentì con un sorriso.
«Buon anniversario, Jeff», gli sussurrò il moro sulle labbra.
«Buon anniversario anche a te, Nick», rispose l’altro baciandolo: «… il primo di tanti. Te l’ho promesso».

«Oggi sono stata grande alle prove! Kurt, batteremo quegli uccellacci, ne sono certa!», cinguettò Rachel entusiasta a braccetto con il suo migliore amico.
Il ragazzo si limitò ad annuire debolmente.
«Kurt? Che cosa ti turba?», gli chiese Rachel preoccupata guardandolo negli occhi.
«È per Blaine… pensi che andrà bene l’operazione?», domandò il ragazzo speranzoso.
«Certo che andrà bene. Ti dico che riuscirà anche a cantare con noi alle Regionali», lo confortò la mora.
«Addirittura? Esagerata…».
«E invece io ti dico che ce la farà», concluse la moretta sorridente.

Dilemma serale di Thad Harwood: mandare o non mandare il messaggio a Sebastian?
Non lo chiamava né gli inviava messaggi dalla mattina precedente, in pratica non sapeva niente di lui da quando era stato minacciato da quel ragazzo. Quel tizio aveva uno sguardo davvero cattivo e Thad non sapeva cosa fare, poi pensò che gli aveva detto di non farsi vedere, non di non farsi sentire.
Chissà se il mio ragionamento ha un senso, pensò il ragazzo dubbioso.
Alla fine si decise e premette su Invia.

Si stava chiedendo come mai Thad-piattola-Harwood non lo stesse più tartassando di messaggi e chiamate quando il suo cellulare emise un trillo.
Sebastian visualizzò il messaggio:

Hey, Seb :) Come sta andando? – Harwood

Eccoti, mi sembrava strano non ricevere più i tuoi melensi messaggini. Come sempre, comunque. – Seb

I compagni, allora? Come ti sembrano? – Harwood

È strano il fatto che queste cose me le chieda tu e non i miei. Comunque per ora non posso lamentarmi di niente. – Seb

Bene, meglio così. Io ora devo andare. Ci sentiamo… ciao – Harwood

Thad tornò al riformatorio la sera seguente. Avrebbe voluto farsi accompagnare da Nick e Jeff, ma non voleva metterli in pericolo nel caso qualche ragazzo dell’istituto avesse provato a pestarlo, e poi loro due non sapevano niente della sua visita a Sebastian.
La solita segretaria, che ormai conosceva Thad come Blaine, avvisò Sebastian dell’arrivo di Blaine Anderson.
A quelle parole, Sebastian sorrise spontaneamente e lasciò Hunter, dicendogli che l’avrebbe raggiunto di lì a poco.
Ma il francese non sapeva che cosa si celasse nel suo sorriso enigmatico e nel suo sguardo contrariato.

«Magari ci fosse davvero quel figo di Blaine», mormorò Sebastian sarcastico avvicinandosi al ragazzo.
«Piantala!», troncò l’altro ridacchiando.
«Allora? A quale onore devo questa visita?», chiese il francese cinico senza però riuscire a trattenere un sorriso.
«Niente, mi andava di vederti…», rispose Thad, poi si affrettò ad aggiungere: «… e di parlarti…».
«Di cosa?», insistette Sebastian.
Thad voleva soltanto vederlo e sentire la sua voce, perciò gli disse la prima cosa che gli capitò in mente: «Per le Regionali abbiamo deciso di trasformare l’assolo di Nick in un duetto con Jeff… che ne dici? È una buona idea?».
«Mi stai prendendo in giro, vero?», Sebastian ridacchiò: «Quei due vorrebbero cantare un duetto alle Regionali? Bah…».
«Sì, vogliamo dare la possibilità di cantare a tutti, perciò ci esibiremo con un duetto e un assolo», spiegò Thad.
«Assolo? Alla fine chi avrà il coraggio di rimpiazzarmi?», chiese l’altro accigliato.
«In realtà avevano pensato a me…», rispose l’altro timidamente.
Sebastian inarcò le sopracciglia: «La vedo dura».
«L’altra volta avevi detto che cantavo bene», gli ricordò Thad.
«Sì, ma non sai ballare», sogghignò l’altro: «Quando ti muovi sembri un sacco di patate».
Thad non sapeva se prenderla come una battuta o come un insulto. Alla fine ridacchiò e pensò a quanto invece fosse bravo Sebastian a ballare: era senz’altro il più bravo di tutti con la sua agilità, la sua sicurezza e la sua sensualità.
Sebastian lo guardò stranito: Thad che rideva alle sue offese era una cosa anomala. Di solito diventava rosso di rabbia e gli rispondeva per le rime.
Questo è proprio cotto di me, si ritrovò a pensare Sebastian, rievocando i discorsi con Robert e Xavier.
«Un giorno di questi dobbiamo andare a farci un giro, magari possiamo andare al Lima Bean con Nick e Jeff… ti consentono di uscire per un po’ di tempo, no?», gli chiese Thad speranzoso.
Sebastian lo guardò quasi con disprezzo: «Secondo te?».
«Pensavo ti permettessero di uscire…», si giustificò Thad timidamente: «… ma è come un carcere minorile, allora?».
«Sì», ammise Sebastian mesto: «Già è tanto che ci concedono di ricevere visite e mi sa che stai già da troppo tempo».
«D’accordo, allora vado. Ci rivedremo, vero?».
Sebastian non seppe dire di no a quei due occhi agitati ed esitanti. Si limitò ad annuire.
«Ciao, Seb», si congedò Thad con un leggero sorriso.

«Di nuovo qui», asserì una voce ostile dietro di lui.
Thad non osò nemmeno voltarsi, ma una stretta possente lo sbatté rozzamente contro il muretto di una stradina isolata. Si trattava dello stesso ragazzo dell’altro giorno, ma questa volta era accerchiato da quattro ragazzi alti e robusti.
«Ti avevo detto di non farti vedere più», continuò il ragazzo gelido.
«Io… io volevo soltanto sapere come stesse Seb…», biascicò l’altro terrorizzato.
«Che gesto dolce», mormorò beffardo il ragazzo, poi lo strinse violentemente per la vita: «Ti avevo detto che la prossima volta ti avrei mostrato i miei pugni, invece ora ho deciso di mostrarti qualcos’altro…».
Gli altri ragazzi sghignazzarono e gli lanciarono sguardi pieni di malizia e cattiveria.
«Che c-cosa vuoi?», Thad non sapeva cosa dire. Era in preda al panico ed era talmente spaventato che non riusciva neanche a parlare o a chiedere aiuto nel caso la situazione fosse degenerata.
«Sei così carino e stasera mi sento incredibilmente e stranamente buono, sarebbe davvero un peccato farti del male… dai, non temere, ora ci divertiamo un po’», concluse l’altro abbassandogli la cerniera dei jeans con un movimento brusco.



Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
I Niff, aww *---* ♥ Li amo troppo e non potevo non scrivere qualcosa su di loro *---*
Per la questione dei Niff-sorrisi (?), mi sono ispirata senz'altro alla scena Brittana presente nella 4x04 xD ♥
Per quanto riguarda la canzone, andate tutti su Youtube e cercate "Everybody Talks" di Riker Lynch, Curt Mega, Dominic Barnes e Titus Makin Jr... è bellissima e l'ho trasformata in un duetto Niff XD ♥
Eccoci con l'angst e con l'episodio molto importante di cui vi parlavo. ç__ç
Vi avevo avvisati, infatti sin dall'inizio c'è stato l'avvertimento Non-con. D: Chissà chi sarà il ragazzo che molesta Thad...
Ringrazio tutti coloro che leggono, Diana924 e happenin che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cold ***


Will you love me even with my dark side?





~


Cold


«Perché ogni volta che viene qualcuno a farmi visita dopo non ti trovo mai?», gli chiese Sebastian incuriosito quando lo intravide.
«Perché i miei compagni approfittano della tua assenza e mi chiamano. Che carini, sanno che siamo molto impegnati e non vogliono disturbarci», rispose Hunter con uno strano sorriso.
Sebastian accennò un lieve sorriso.
«Allora, come va con i vecchi compagni della Dalton? Ti stai sentendo ancora con loro, vero?», cambiò argomento Hunter.
«Sì, con uno solo, in realtà», rispose il francese.
«Il tuo Blaine, vero?», chiese Hunter con un sorriso sghembo.
«No, e purtroppo Blaine non è mio», spiegò l’altro: «Non è Blaine, ma è Thad, il mio ex compagno di stanza, che ha finto di essere Blaine perché sapeva che non avrei mai voluto parlare con lui».
«Furbo», mormorò Hunter: «E quindi Thad ci tiene tanto a te?».
«Pare di sì… è una scocciatura quel ragazzo».
«È carino, almeno?», insistette l’altro.
«Sì, molto», ammise Sebastian meravigliandosi di quelle parole: «e oltre a essere bello fuori, è anche una bella persona…».
«Sei incoerente, Smythe. Prima hai ammesso che è una scocciatura e ogni volta che me ne parli sbuffi, alzi gli occhi al cielo e dici che è un rompiscatole assurdo… e ora mi dici che è una bella persona… fai prima pace con te stesso», sogghignò Hunter.
«Ho detto semplicemente la verità: è fastidioso, è imbecille, è una piattola, ma ammetto di non aver mai conosciuto una persona più gentile, onesta, sincera e innocente di lui», rispose Sebastian.
Hunter si limitò ad annuire lentamente, poi con un sorriso malizioso disse: «Un giorno mi devi far conoscere questo Thad…».
Sebastian annuì, anche se non gli piacque affatto quel sorriso.

Thad era tornato tardi alla Dalton.
Non voleva tornare in camera perché Nick e Jeff gli avrebbero di sicuro fatto tante domande alle quali lui non avrebbe voluto rispondere, perciò si rifugiò nella biblioteca che a quell’ora era deserta.
Prese un libro qualunque e si sedette ad un tavolo, cercando di ingannare il tempo leggendo.
Provò a leggere, come se facendo così potesse cancellare tutto ciò che era successo.
Provò a distrarsi, a pensare ad altro, ma niente.
Chiuse il libro con violenza e lasciò che le lacrime rigassero il suo volto.
Pianse, in silenzio, per un tempo che gli parve interminabile.
Si addormentò in biblioteca, sognando quel che era successo quella sera.

«THAD!».
«Così lo spaventi, Jeff!».
Come non detto, l’ispanico si svegliò di soprassalto.
«Oh, Thad! Dov’eri finito?», gli chiese Jeff allarmato avvicinandosi al ragazzo.
«Abbiamo provato a chiamarti tante volte, ma tu non rispondevi», lo informò Nick.
«Scusate, ma che ore sono?», chiese Thad con un filo di voce.
«È mezzanotte», rispose Jeff: «Dove sei stato? Non ti trovavamo da nessuna parte…».
«Ero… ero da Sebastian», rispose semplicemente il ragazzo stropicciandosi gli occhi.
«Sebastian?», chiese Nick incredulo sgranando gli occhi.
«Sì, sono andato a fargli visita al riformatorio», svelò il ragazzo.
«È la prima volta?», domandò Jeff curioso.
«No, la seconda», ammise Thad: «Ci sentiamo anche a telefono…».
«E come sta?», gli chiese il biondo sinceramente interessato.
«Bene, credo», tagliò corto l’ispanico.
«Hai una brutta faccia. Sembra che hai pianto. È successo qualcosa?», gli chiese Nick premuroso.
«Oh, assolutamente niente…», mentì Thad: «Non sto piangendo… ho solo sonno».
«Oh, allora andiamo in camera. Credo che un letto sia più comodo di un tavolo», scherzò Jeff con un sorriso dandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
Thad ricambiò il sorriso. Odiava mentire, la falsità era una delle cose che più odiava al mondo, ma non voleva far preoccupare i suoi amici.
Non avrebbe raccontato niente a nessuno: se lo sarebbe tenuto dentro.

Era sabato 11 febbraio ed era da quattro giorni che Thad non si era fatto vivo, neanche con una semplice chiamata o un breve messaggio.
Sebastian era sorpreso di quella stranezza e non poteva negare il fatto di essere anche un po’ preoccupato. Doveva essere per forza successo qualcosa, ma cosa?
Non l’avrebbe mai detto, ma era anche deluso: Thad era stato l’unico a interessarsi di lui da quando era finito in riformatorio e sapeva anche che non era affatto un ruffiano. Sapeva bene che Thad era realmente preoccupato per lui.
E ancora una volta il trillo di un messaggio lo tranquillizzò e lo riportò alla realtà:

Sebastian, per tua fortuna in questi giorni non ti ho riempito di messaggi e chiamate perché siamo stati molto impegnati con le prove… Come stai? – Harwood

Non mi posso lamentare. Tu? Novità? – Seb

Sto bene, grazie… comunque, no, nessuna novità... – Harwood

Tu che sei il capo-consiglio, hai messo in riga quelle cornacchie? ;) – Seb

Ahahah, sì… però sono bravi, dai… :) Nick e Jeff faranno scintille con quel duetto :D – Harwood

Che canzoni porterete? – Seb

Everybody Talks… e il mio assolo è ancora da decidere – Harwood

Sei rovinato perché il tempo stringe! – Seb

Eh, lo so… nel peggiore dei casi sceglieremo qualche canzone che già conosciamo – Harwood

E la coreografia? Come la risolvete? – Seb

Non ci avevo pensato… vabbè, poi vedremo – Harwood

Perché mi mandi tutti questi messaggi? Se hai tanto da dirmi chiamami – Seb

Pensavo di disturbarti chiamandoti… - Harwood

Sì, infatti, ma i trilli del cellulare sono ancora più fastidiosi della tua voce – Seb

Lo prendo come un complimento? :) – Harwood

Prendilo come ti pare. ;) – Seb

Allora posso chiamarti? Sei solo? – Harwood

No, in realtà c’è Hunter con me, ma non è un problema – Seb

No, se c’è lui non ti chiamo… - Harwood

Perché? – Seb

Perché no. Non chiedermi altro, per piacere – Harwood

Okay, ora vado di là e ti chiamo, però poi insisterò perché voglio sapere il perché – Seb

Gli arrivò la chiamata di Sebastian e Thad quasi decise di non rispondere.
«Seb», rispose infine il ragazzo.
«Cosa diavolo è successo ora, eh?», gli chiese Sebastian quasi alterato.
«Calmati…».
«Cos’è questa storia di Hunter?», insistette il francese.
«Niente… non mi va di parlare con te in presenza dei tuoi compagni…», mentì Thad, anche se quell’affermazione poteva essere anche vera.
«Mi nascondi qualcosa, Harwood? Sei strano», rivelò infine Sebastian.
«Perché dovrei nasconderti qualcosa?», rispose semplicemente l’ispanico.
«Questo lo devi sapere tu».
«Non ti nascondo niente, Seb…».
«Okay. Comunque Hunter mi ha detto che vorrebbe conoscerti», disse infine il francese per cambiare argomento.
«V-vuole conoscermi?», balbettò Thad: «Come fa a sapere di me? Gli hai parlato di me?».
«Diciamo che mi hanno tartassato di domande sulla vecchia scuola e sui vecchi compagni, quindi sì, involontariamente ho parlato anche di te», rispose Sebastian sarcastico.
«Bene, io invece non voglio conoscerlo», sentenziò Thad risoluto.
«Che ti ha fatto? Non lo conosci nemmeno», ridacchiò Sebastian: «Di’ la verità, ti dà fastidio il fatto che è mio amico, eh?».
Non era quello il motivo: non sapeva ancora bene perché, ma Thad pensava che il suo stupratore fosse proprio l’Hunter di cui parlava Sebastian.
Gli venne in mente quel brutto episodio e le lacrime, silenziose, incominciarono a bagnare le sue guance.
«Ci sei?», lo richiamò Sebastian.
Thad cercò di mantenere un tono di voce composto: «Sì, eccomi… comunque no, non mi dà fastidio il fatto che sia tuo amico, ma non mi fa neanche piacere… nonostante ciò, hai tutti i diritti di frequentare chiunque tu voglia…».
«L’hai finalmente capito», sogghignò Sebastian, anche se, confuso, stava ancora riflettendo su quel ma non mi fa neanche piacere.
«Thad!», una voce lo richiamò.
«La cornacchia bionda», mormorò Sebastian quasi infastidito: «Che cosa vuole?».
«Aspetta un attimo», Thad abbassò il cellulare: «Jeff, che c’è?».
«Niente, volevo chiederti se volevi venire con me e Nick a… oh, con chi stai parlando?», Jeff si interruppe poi, con un sorriso intenerito, sussurrò: «Oh, è il tuo Sebastian, vero?».
«Ehm, sì…», Thad arrossì e poté sentire la risata di Sebastian dall’altra parte del cellulare.
L’ispanico maledisse Jeff Sterling.
«Dicevo… vuoi venire con me e Nick al cinema? Se vuoi passiamo prima da Sebastian! È da tanto che non ci sentiamo», disse Jeff sorridente.
Thad si sentì morire: «No, al riformatorio no…».

Sebastian aggrottò le sopracciglia. Perché Thad non voleva andare a trovarlo?
Non che gli facesse piacere vederlo, eh. O forse sì?
Restò zitto e cercò di ottenere quante più informazioni possibili da quella conversazione.

«Perché?», chiese Jeff sorpreso: «Pensavo ti facesse piacere… convincerò Nick e andremo tutti insieme. Dai, che ne dici?».
Thad non voleva mettere in pericolo i suoi migliori amici e non voleva nemmeno imbattersi di nuovo in quei ragazzi.
«No, Jeff, è meglio di no, fidati…», provò invano a convincerlo Thad.
«Ragazzi! Siete pronti?», esclamò Nick entrando in stanza.
«Quasi. Passiamo prima al riformatorio? Andiamo un po’ da Sebastian», cercò di persuaderlo Jeff con un sorriso irresistibile.
«Ehm, va bene…», mormorò Nick meravigliato, poi intimò all’ispanico: «Thad, muoviti, è già tardi. Io e Jeff andiamo a prendere la mia auto, ti aspettiamo giù».
I due piccioncini erano già scesi e Thad non aveva avuto nemmeno il tempo di reagire.
«Beh, a quanto pare sei costretto a venire», ridacchiò Sebastian, poi gli chiese: «Perché non volevi venire?».
«Perché tanto mi odi e la mia presenza ti infastidisce… no?», mentì Thad.
Sebastian sgranò leggermente gli occhi: «Il fatto che tu mi infastidisca non significa necessariamente che ti odi…».
«Che cosa vuoi dire?», chiese l’ispanico incredulo.
«Significa che non riesco più ad odiarti. Sei… gentile e ci tieni a me, e non riesco a trovare un difetto in te… sei semplicemente una piattola, adorabile, oserei aggiungere».
Quelle parole erano costate tantissimo a Sebastian e Thad si sentì morire: il francese sembrava davvero sincero.
«E tu? Tu ci tieni a me?», ebbe il coraggio di domandargli Thad.
«Credo di sì…», rispose Sebastian, poi sorvolò l’argomento perché per lui era inconcepibile quell’improvviso spettacolo di smielata tenerezza e assoluta sincerità: «Che palle, vengono anche i due fantagenitori?».
«Sì… anche loro in realtà ci tengono a te, Sebastian», concluse Thad.

Arrivarono al riformatorio. Thad, tremante e terrorizzato, osservò lo scenario dove era accaduto tutto.
«Thad, che c’è?», gli chiese Jeff preoccupato.
«Niente, fa… fa freddo», finse Thad.
Nick, premuroso, gli diede la sua sciarpa: «Tieni».
«Non ce n’è bisogno…», biascicò l’ispanico ammirato da tante attenzioni.
«Sì, invece. Andiamo», li incitò il moro.

«Signor Smythe, al piano inferiore vi aspettano Blaine Anderson e due ragazzi… mi sembra si chiamino Nick e Jeff», lo avvertì la segretaria.
«Oh, grazie, ora scendo», rispose il francese.
La segretaria si congedò con un sorriso.
«Blaine Anderson… continua la farsa!», ridacchiò Hunter: «Vengo con te».
«No, Hunter, rimani qui», gli intimò Sebastian.
«Perché?», insistette Hunter sorpreso da quella risposta.
Perché Thad non vuole conoscerti, pensò semplicemente il francese.
«Andiamo, mica voglio fare del male ai tuoi amici!», Hunter gli diede un’amichevole pacca sulla spalla e sul suo viso comparve di nuovo quel sorriso malizioso.
«E va bene…», si lasciò convincere Sebastian.

«Ciao, ragazzi», li salutò il francese.
Alla vista di Hunter, Thad si irrigidì.
«Ciao», risposero Nick e Jeff.
«Io sono Hunter, un amico di Sebastian», si presentò il bel ragazzo al fianco di Sebastian stringendo la mano dei due fidanzati.
«Piacere di conoscerti», rispose semplicemente il moro.
«E tu? Tu chi sei?», chiese Hunter fintamente interessato al bel ragazzo moro che era impallidito improvvisamente: «Sembri spaventato… c’è qualcosa che non va?».
Thad avrebbe tanto voluto fargli del male.
Il ragazzo non riusciva a parlare e tremava: Nick e Jeff arrivarono alla conclusione che Thad non aveva freddo, e anche Sebastian si era accorto dello strano atteggiamento dell’ispanico.
«Hunter, va’ via», gli intimò Sebastian freddo.
«Che cosa ho fatto?», protestò Hunter fermo.
«Lasciami solo. Okay?», asserì il francese gelido.
Hunter, leggermente umiliato, scambiò un’ultima occhiata a Thad e andò via.



Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
E finalmente si scopre chi è lo stupratore di Thad, ma credo che l'avevate già capito tutti.
Thad nasconde ciò che è successo a Nick, Jeff e quindi anche a Sebastian. Tutti incominciano a insospettirsi e chissà per quanto tempo Thad riuscirà a nasconderlo... D:
Che dire... ho amato scrivere i piccoli momenti dei miei adorati Niffad (Nick+Jeff+Thad ;D) e la conversazione tra Thad e Sebastian al telefono... e non so se vale anche per voi, ma ho trovato sia Thad che Sebastian tremendamente adorabili in questo capitolo ♥
Ringrazio tutti coloro che leggono, JustAWarbler, Diana924 e happenin che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)
  


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** There's something... ***


Will you love me even with my dark side?





~


There's something...


«Che cosa ti prende, Thad?», gli chiese Jeff allarmato.
«Niente…», biascicò l’ispanico.
«Thad, cos’hai?», insistette Nick.
«Cos’è successo?».
Thad alzò lentamente il volto verso Sebastian; quest’ultimo giurò di non aver mai visto in vita sua un paio di occhi così afflitti e spaventati.
«Non… non mi sento molto bene», rispose infine Thad.
Sebastian lo guardò confuso: «Che cosa ti senti?».
«Non lo so», mormorò l’altro.
«Sarebbe meglio ritornare alla Dalton», propose Jeff premuroso.
«Già. Ci vediamo un’altra volta», fece Nick.
Né Thad né Sebastian ebbero la forza di controbattere.
Nick e Jeff si congedarono, portandosi via il ragazzo.

«Sicuro di sentirti semplicemente male? O c’è dell’altro?», insistette Nick quando entrarono in auto.
«Sicuro», tagliò corto Thad, poi disse: «Mi dispiace davvero tanto per avervi rovinato la serata, andiamo a…».
«Non se ne parla», lo interruppe Jeff serio: «Nick, ritorniamo a scuola».

Sebastian aveva ancora impressi nella sua mente quei due occhi terribilmente impauriti. Si chiese che cosa fosse successo a Thad perché era sicuro che fosse accaduto qualcosa.
Ritornò in stanza e vi trovò Hunter: «Prima mi hai cacciato in un modo non molto carino, Sebastian».
«L’hai visto Thad?», disse invece Sebastian: «Sembrava spaventato…».
Hunter fece spallucce, poi con un sorriso sghembo chiese: «Forse gli faccio paura?».
«Boh… so solo che quando ti ha visto ha incominciato a tremare… vi conoscevate già?», indagò il francese realmente interessato.
«No, non l’ho mai visto prima», rispose Hunter.

Qualche ora più tardi, gli arrivò un suo messaggio:

Scusami tanto per oggi, non volevo sembrare scortese… - Harwood

«È il tuo Thadduccio, vero?», gli chiese Robert sorridente.
«Piantala», tagliò corto Sebastian mentre scriveva qualcosa.

Più che scortese eri decisamente strano. Già conoscevi Hunter? – Seb

No, non so chi sia – Harwood

Allora mi devi spiegare perché tremavi quanto l’hai visto – Seb

Non lo so, forse ho la febbre. Ora me la misuro – Harwood

Ti è successo qualcosa… la febbre non c’entra niente. Sei diverso. Cos’è successo? Forse problemi in famiglia? – Seb

No, e se pure fosse sono affari miei – Harwood

I tuoi continui cambiamenti d’umore sono irritanti, sappilo – Seb

Anche la tua faccia tosta lo è! – Harwood

Sto solo cercando di capire cosa ti tormenta – Seb

Perché? Che t’importa? – Harwood

M’importa, okay? – Seb

E perché mai? – Harwood

Bella domanda.
Perché?, si chiese Sebastian.
Semplice: lui aveva sempre trattato uno schifo gli altri, in particolare Thad, e lui, nonostante tutto, era l’unico che si era preoccupato per lui e che era venuto persino fin lì in riformatorio per sapere come stesse. E non c’entravano niente i sentimenti che molto probabilmente l’ispanico nutriva per lui: Thad era un bravo ragazzo, era buono e gentile, e si sarebbe comportato allo stesso modo con chiunque.
Sebastian ammirava la sua bontà e la sua nobiltà d’animo.

Perché tu ti sei sempre preoccupato per me, anche se non lo meritavo… e ora basta, rispondimi – Seb

Non è successo niente. Non insistere, ti prego – Harwood

Perché non dovrei insistere? – Seb

Sebastian, basta. Lasciami stare, ok? Non è successo proprio niente! – Harwood

Sebastian si arrese, ma entrambi sapevano bene che la tregua sarebbe durata per poco tempo.
«Cos’è successo?», gli chiese Robert interessato notando l’improvvisa espressione cupa del francese.
«Niente che ti riguarda», rispose Sebastian freddo.
«Sto solo cercando di essere gentile», si giustificò il ragazzo accigliato.

Thad, impensierito, cercò di distrarsi fissando il display del cellulare.
«Ecco, tieni», gli disse Nick entrando in stanza e porgendogli una fumante tazza di tè: «Allora? Hai la febbre?».
«No», rispose Jeff al posto suo.
Thad lo ringraziò e bevve lentamente la bevanda. Nick si sedette sul suo letto, tra lui e Jeff: «Thad, è da un po’ di giorni che sei strano. Se c’è qualcosa che ti turba, sai bene che puoi dircelo».
Jeff acconsentì: «Infatti: puoi dirci tutto, Thad».
«Ragazzi, non dovete preoccuparvi… non è successo niente, sono soltanto un po’ stanco», spiegò rapidamente il ragazzo.
Nick e Jeff non vollero insistere, perciò annuirono lentamente. Inoltre, che cosa poteva mai nascondere Thad di così preoccupante? Li aveva rassicurati dicendo che non era accaduto niente, che era soltanto stanco.
Perché mai il loro migliore amico avrebbe dovuto mentire?

Come tutte le notti, Robert e Xavier non erano in camera.
Sebastian non riusciva a dormire e, per prendere sonno, contava le interessantissime crepe sul muro.
Ad un tratto qualcuno entrò in camera. Sebastian osservò la scura figura che camminava furtivamente e per un momento pensò fosse Hunter.
«Xavier?», chiese il francese incredulo quando riconobbe la figura.
«Scusa, Sebastian! Ho cercato di non far rum…».
«Tranquillo, ero già sveglio», lo fermò Sebastian issandosi e sedendosi a gambe incrociate.
«Hunter ti cerca», cambiò argomento Xavier sedendosi al suo fianco.
«Digli che per una notte vorrei dormire», rispose Sebastian secco, poi aggiunse: «… anche se non ci riesco».
«È successo qualcosa?», gli chiese Xavier premuroso.
«No… cioè, sto in pensiero per un ragazzo», rispose il francese.
«Per un ragazzo?».
«Sì, un amico».
Sebastian si meravigliò delle sue stesse parole: davvero aveva detto amico? Ma soprattutto: era davvero preoccupato per qualcuno?
«Perché stai in pensiero per lui? Cos’è successo?», gli chiese Xavier comprensivo.
«Appunto, non so cosa gli sia successo», rispose Sebastian sdraiandosi e incrociando le braccia dietro la testa: «Non vuole parlarmene… è così strano in questi giorni…».
«Non puoi fare niente, devi soltanto aspettare pazientemente che sia lui a parlartene. Non devi pressarlo», gli suggerì il ragazzo con un sorriso rincuorante.

L’operazione era andata bene e Kurt era così felice per Blaine: ancora qualche giorno e il suo ragazzo sarebbe finalmente uscito dall’ospedale.
Mancavano soltanto due giorni a San Valentino e quella domenica, Kurt era a fare compere con Rachel, Tina e Quinn.
«Io e Finn abbiamo deciso di convivere per un po’», annunciò loro Rachel con un grande sorriso.
«Che bella notizia! È una splendida idea: con la convivenza si conosce meglio il proprio partner», asserì Tina sorridente.
A giudicare dagli sguardi, Kurt e Quinn non condividevano.
«Grazie infinite per essere partecipi!», li rimbeccò Rachel con un finto sorriso.
«Sai che cosa ne pensiamo io e Kurt», asserì Quinn fredda: «È una pazzia, Rachel: sei ancora giovane, hai soltanto diciotto anni».
«E se Finn non è quello giusto?», disse invece Kurt: «Non potete giungere a conclusioni così affrettate…».
«Finn è quello giusto, lo sento, e poi anche per questo abbiamo deciso di convivere», rispose la ragazza.
Kurt non contestò. Ad un tratto il suo cellulare squillò.
«Chi è? Blaine?», chiese Rachel impaziente con un sorriso.
Kurt lesse il nome sul display e restò quasi a bocca spalancata. Rifiutò la chiamata: «No, non è nessuno…».
«Avanti, chi è?», insistette Tina incuriosita.
Kurt sbuffò leggermente: «Karofsky».
«Karofsky?», chiese Quinn scettica: «Che cosa vuole?».
«Non ne ho idea», concluse Kurt sbrigativo.

«Non capisco che cosa ti prende», disse Hunter Clarington irrompendo in camera sua.
«Buongiorno anche a te», rispose Sebastian sarcastico.
«Oggi dovrebbe piovere», asserì Hunter.
«Okay».
«Oggi dovrebbe piovere perché Sebastian Smythe non rinuncia mai a del buon sesso. Allora? Stanotte con chi eri così impegnato da avermi rifiutato?», continuò l’altro: sembrava offeso.
«Con nessuno, Hunter», rispose Sebastian freddo.
«Sei innamorato», sentenziò Hunter deciso sedendosi sul suo letto: «oppure hai trovato qualcuno migliore di me. Decidi».
«Avevo sonno, va bene?», rispose Sebastian.
Hunter, non molto convinto, annuì lentamente, poi si sdraiò accanto a lui e gli sussurrò sulle labbra: «E adesso? Sei ancora stanco?».
Sebastian non rispose: era confuso e non sapeva neanche il perché.
Hunter lo baciò sulle labbra con impeto, poi infilò una mano sotto la sua maglietta e, con veemenza, gliela tolse. Baciò il suo petto con frenesia: Sebastian sentiva che Hunter voleva di più.
Il francese spogliò Hunter della sua maglietta e gli accarezzò la schiena con una delicatezza che sconvolse l’altro.
«Muoviti, Sebastian», tagliò corto Hunter autoritario e infastidito da quello strano atteggiamento.
Sebastian chiuse gli occhi e sembrò come se non avesse affatto sentito le parole dell’altro.
«Sebastian…».
«Thad…».
Hunter si allontanò da Sebastian quasi di scatto: «C-come mi hai chiamato?», chiese con due occhi dilatati per lo stupore e l’ira.
Sebastian rifletté su quello che era successo per poi sgranare gli occhi: davvero l’aveva chiamato Thad?
«Ti vedi con Thad, non è vero?», gli chiese Hunter indagatore: «Voi non siete semplici compagni di stanza, e neanche amici…».
«Non è come credi, Hunter», disse Sebastian alzandosi dal letto e rivestendosi: «Io e quel tipo non abbiamo proprio niente a che fare».
«È di lui che ti sei innamorato, vero?», chiese Hunter quasi furioso: «È Thad colui per il quale hai preso una bella sbandata!».
«No, e se pure fosse? Perché ti sta tanto a cuore la mia vita privata?», Sebastian ormai non si riconosceva più.
«Perché ne faccio parte anch’io», rispose Hunter sorprendendolo.
«Tu non provi niente per me come io non provo niente per te», disse Sebastian avvicinandosi minacciosamente al ragazzo: «Tu usi me e io uso te, stiamo entrambi al gioco… ma tra noi due non c’è proprio un bel niente, quindi non puoi impedirmi di frequentare e di affezionarmi agli altri!».
«Sei l’unico ragazzo che ho trattato bene al suo arrivo», gli rivelò Hunter con uno strano sorriso sul volto: «Ho davvero creduto che tra noi due potesse esserci qualcosa… ma mi sono sbagliato».
«Che cosa vorresti dire?», chiese Sebastian stupito: «Vorresti dirmi che mi ami?».
«No. Non so cos’è l’amore, Sebastian, ma mi piace la tua compagnia, e non intendo soltanto in quel senso. Con te mi sento diverso… e mi piace. Abbiamo un rapporto speciale, Sebastian. Tra noi non c’è amore, non c’è amicizia. C’è qualcosa… qualcosa che però non sono in grado di definire».



Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
Capitolo un po' Thadastian e un po' Hunterastian D: Hunter non ama Sebastian, ma gli fa capire che è comunque una persona molto importante e ormai indispensabile nella sua vita.
Thad incomincia ad isolarsi e a non voler parlare con nessuno... D: :(
Il grande ritorno di Robert e Xavier xD Pensavate davvero mi fossi dimenticata di loro? u.u Per vostra sfortuna - o fortuna, boh - compariranno di nuovo (:
Kurt ritorna in scena xD con Rachel, Tina e Quinn e riceve una chiamata da... sì, proprio da lui: David Karofsky. Tenete a mente questo nome e ricordate che questa ff segue l'ordine cronologico della terza stagione... ;)
Avremo più Thad nel prossimo capitolo, promesso ♥ :) E forse pure un po' di qualcos'altro (:
Ringrazio tutti coloro che leggono e happenin che ha recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Babe, you're not lost ***


Will you love me even with my dark side?





~


Babe, you're not lost


I giorni passavano normalmente, sempre in modo monotono e noioso.
Mancava poco alle Regionali e i Warblers si stavano impegnando duramente.
Una sera Thad, sempre più inquieto e sempre più chiuso in se stesso, si rifugiò nell’aula canto buia e si sedette su un divano.
Non avevano ancora scelto l’assolo con cui esibirsi e le Regionali erano alle porte: doveva farsi venire assolutamente qualche idea.
Si era rintanato lì per starsene da solo e in silenzio a riflettere per farsi venire qualche idea, ma alla fine si ritrovò a ripensare sempre ai suoi tormenti.
Hunter.
Nella mente di Thad ricomparvero le angosciose scene di qualche giorno prima, quando Hunter lo aveva spinto in una stradina isolata insieme ad una combriccola di ragazzi e lo aveva denudato, abusando del suo corpo.
Thad aveva provato più volte a divincolarsi e a chiedere aiuto, ma la voce non gli usciva e quei tipi, per farlo tacere, lo avevano intimidito.
«Sta’ zitto altrimenti sarà peggio», un ragazzo l’aveva minacciato con un coltellino.
«Fa’ il bravo e collabora», gli aveva detto Hunter.
Una lacrima rigò il suo viso. Thad provò invano a pensare ad altro.
Il trillo del suo cellulare lo distrasse.

Che fine hai fatto? – Seb

Nessuna fine… prove dei Warblers – Harwood

Sei sempre impegnato con i Warblers! Ciò significa che sarete esplosivi alle Regionali ;) – Seb

Che cosa sarebbe? Una sorta di complimento? – Harwood

No, una supposizione. Sei così impegnato con le prove che non ci sentiamo più - Seb

Thad si meravigliò di quelle parole.

Vuoi dire che ti dispiace? – Harwood

È diverso: è strano. Mi tartassavi sempre di messaggi e chiamate… sei forse arrabbiato con me per quello che è successo la volta scorsa? – Seb

No, anzi: scusami. Forse sono stato io troppo scorbutico… - Harwood

Scuse accettate ;) – Seb

Era il 22 febbraio e Sebastian e Hunter non si parlavano da più di una settimana.
Sebastian voleva chiarire con lui, voleva capire qualcosa, ma Hunter si rifiutava di dargli delle spiegazioni: ogni volta che si incrociavano nei corridoi, Hunter faceva finta di niente, parlando con gli altri compagni e allontanandosi.

C’era agitazione al McKinley.
«Ma cos’è successo?», chiese quel pomeriggio Rachel Berry entrando in aula canto.
A Rachel bastò vedere Kurt piangere per allarmarsi ancora di più.
«Kurt, cos’è successo?», la ragazza gli corse incontro.
«Leggi», rispose al posto suo Quinn dandogli il proprio cellulare.
Rachel lesse la notizia sul web e, sconvolta, chiese: «Oddio… ma perché! Perché l’ha fatto?».
Quinn fece spallucce.

La sera, Sebastian stava cercando Hunter tra le stanze dell’istituto. Si era deciso: doveva parlargli.
Entrò nella stanza di Simon, un amico di Hunter, e vi trovò Hunter, Simon, Xavier, Robert e altri ragazzi. Stavano discutendo di qualcosa.
«Hey, Seb», solo Xavier si degnò di salutarlo.
Sebastian rispose con un cenno. Hunter, accortosi della presenza del ragazzo, chinò il capo.
Il francese si intromise nella conversazione: avrebbe dovuto interromperla per rubarsi un momento Hunter e per parlargli, ma stavano parlando di qualcosa che, a giudicare dal tono di voce e dagli sguardi, doveva essere estremamente importante.
«Io lo conoscevo di vista», parlò Xavier: «So che frequentava il McKinley».
«Di chi state parlando?», chiese Sebastian interessato.
«Di un ragazzo gay che ha tentato il suicidio», rispose Robert.
A Sebastian si attorcigliò lo stomaco.
«Blaine? O Kurt? Come si chiama?», chiese preoccupato.
«David Karofsky».
Sentir pronunciare quel nome fu come una pugnalata allo stomaco.
Sebastian sgranò gli occhi: davvero Xavier aveva appena detto David Karofsky?
«D-david Karofsky?», ripeté il francese stupito.
«Sì», confermò Xavier, poi gli porse un quotidiano: «È scritto qui», gli disse indicandogli la notizia.
«Ma lo conosci?», chiese invece Robert.
Sebastian non rispose. Buttò il giornale a terra e, sotto lo sguardo interrogativo degli altri, andò via.

«Oggi ho parlato con Blaine», annunciò Nick: «Mi ha detto che si è operato qualche settimana fa e che ora sta bene».
«Mi fa piacere», ammise Thad sincero.
«Quindi sabato riuscirà a partecipare alle Regionali? Altro che Sebastian… se partecipa Blaine siamo davvero fottuti!», disse Jeff beccandosi la gomitata di Nick.
«Jeff!», lo ammonì l’ispanico.
«Era soltanto una domanda», si difese il biondo.
«Comunque sì, mi ha anche detto che le New Directions spaccheranno… ho paura», ammise Nick.
Jeff strinse i denti: «Perderemo, lo sento».
«Se partiamo da questa convinzione, perderemo sicuro! Ragazzi, non dobbiamo sempre sottovalutarci», disse loro Thad: «La vostra Everybody Talks è magnifica, davvero, e faremo un successone, fidatevi!».
«Anche il tuo assolo sarà sicuramente fantastico, Thad», gli disse Nick, poi con un sorriso fece: «Ci porterai alla vittoria, vero?».
«Beh, proprio io non cr…».
«Alt! Questo non è lo spirito d’iniziativa giusto», lo interruppe Jeff, poi con un sorriso furbo disse: «Non dobbiamo sottovalutarci, giusto?».
«Giusto», confermò Thad.
L’arrivo di un messaggio interruppe la conversazione.

Devo parlare con qualcuno – Seb

Sebastian era nella propria stanza e si era chiuso dentro a chiave: non voleva che Xavier, Robert o qualcun altro entrasse e lo vedesse in quelle condizioni.
Sebastian Smythe stava piangendo, con la testa affondata sul cuscino.
Piangeva perché si sentiva in parte responsabile del tentato suicidio di David Karofsky.
Lo aveva conosciuto allo Scandals e lo aveva preso in giro più volte con le sue solite battute arcigne e cattive.
«Come si conquista un ragazzo come te?».
«Tu vuoi far conquiste? Ma dai!».
«Perché? Cos’ho che non va?».
«Intanto, almeno quaranta chili di troppo, e piantala col gel sulle sopracciglia, sembri Liberace. Fa’ come lui: fingiti etero, è meglio».
E mica c’era stato soltanto quello? Sebastian aveva sempre trovato l’occasione di deriderlo e umiliarlo. Aveva capito che Dave gli stava dietro e quindi si era sentito scioccamente in diritto di prenderlo in giro.
Sebastian Smythe piangeva, mentre alcuni eventi dei passato riaffiorarono nella sua mente.
La suoneria del cellulare sembrò quasi essere la sua salvezza in quell’attimo di debolezza.
«Harwood…».
«Volevi parlare con qualcuno?», rispose la voce di Thad.
«Hai saputo la n-notizia?», farfugliò il francese impassibile.

Thad restò spiazzato: Sebastian stava piangendo, ne era sicuro.
«No, Seb… cos’è successo?», chiese l’ispanico agitato.
«David Karofsky, un ragazzo gay che stava al McKinley, ha tentato il suicidio… io mi sento colpevole», asserì Sebastian.
«Colpevole? Oddio, che cosa hai combinato stavolta?», domandò Thad confuso.
«L’ho conosciuto allo Scandals… mi stava dietro e io… e io l’ho sempre schernito», rispose Sebastian, poi tossì leggermente e disse: «Faccio schifo. Odio gli altri perché in realtà odio me stesso. Sono sempre stato un codardo: anch’io ho subito cose assai cattive da parte dei bulli e non ho mai avuto le palle di reagire, di fare qualcosa…».
«Sebastian, non è questione di avere le p…».
«Ti prego, lasciami parlare», lo interruppe Sebastian, poi proseguì: «A nessuno stava a genio la mia sessualità, neanche ai miei genitori. Mio padre ormai non mi considera più suo figlio da quando l’ha saputo e mia madre non esprime pareri, ma sembra essere d’accordo con lui. A scuola i bulli mi spingevano, mi insultavano, mi dicevano cose cattive, mi picchiavano, e nessuno ha mai saputo cosa accadde quel pomeriggio negli spogliatoi… uno di loro mi violentò, Thad. Mi violentò, e io, spaventato, non dissi niente. I bulli continuavano a non darmi tregua, e un giorno anch’io tentai di suicidarmi. Ero ad un passo dalla morte, ma mi salvarono giusto in tempo, e ora sono quello che sono… mia madre e mio padre mi iscrissero alla Dalton perché creavo troppi problemi in famiglia, così diceva mia madre, non perché avessi bisogno di essere tutelato in un modo o nell’altro, e non mi mandarono da uno psicologo o da un assistente perché ritenevano di spendere già troppi soldi per la Dalton. Quando sono arrivato alla Dalton, ho sempre finto di essere un’altra persona. Io non sono così, credimi, Thad, ma ormai non riesco a riconoscermi più… non me ne frega un cavolo del giudizio della gente, mi vendo agli altri per sfogare la mia rabbia e per affrontare le mie paure… Me la prendo con tutto e con tutti perché in realtà l’unica persona che veramente odio è me…».
Sebastian si fermò a causa delle lacrime e dei singhiozzi che non smettevano di tormentarlo.

Thad rimase stravolto da quella storia. Non sapeva che Sebastian fosse stato violentato in passato, e non avrebbe mai pensato che un ragazzo così apparentemente sicuro di sé come lui avesse provato a togliersi la vita.
«Mi dispiace tantissimo, Sebastian, sono sincero, e…», posso capirti, pensò Thad sentendosi un groppo in gola: «… e non sentirti colpevole… sì, forse anche tu in parte hai contribuito a far sentire male quel ragazzo, nessuno lo mette in dubbio, ma ora almeno hai imparato… e non devi odiarti, Sebastian. Non devi odiarti perché agli altri non piace ciò che sei. Se non accetti prima te stesso, gli altri faranno ancora più fatica a farlo… e fai bene a fregartene del giudizio della gente, ma ciò non significa che devi trattare gli altri come se fossero oggetti».
«Sono così confuso… sono così disgustato di me stesso… sono un caso perso», mormorò il francese.
«Non dire così. Non sei perso, Sebastian».



Angolo Autrice

Salve :33
Scusatemi per il ritardo colossale! D: Sono imperdonabile, lo so, e dopo questo capitolo credo di esserlo ancora di più xD Ho avuto un po' da fare con la scuola (argh, se solo penso che ora dovrei studiare D:) ç__ç, con la Sebastian Smythe Week 2013 e con qualche ff che non continuavo da tempo D:
Scopriamo finalmente la storia di Sebastian, e abbiamo qualche flashback di Thad e Hunter.
Hunter si rifiuta di parlare con Sebastian... vabbè, poi si vedrà (?)
Ho inserito l'episodio di Karofsky, ma già vi avevo dato qualche indizio... (: (Kurt e le chiamate senza risposta ecc...). ;)
L'ultima frase di Thad e il titolo di questo capitolo sono un suggerimento per il prossimo che riguarderà le Regionali... :) (... e spero che il prossimo capitolo non tarderà ad arrivare xD) :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e AngelAnderson15, Diana924, tommoshorts e 18ale che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** And we’ll get lost together ***


Will you love me even with my dark side?





~


And we'll get lost together


I giorni passavano e Sebastian, dopo essersi completamente aperto a Thad, si era di nuovo chiuso in se stesso.

Sebastian, rispondi, per piacere – Harwood

Così mi fai preoccupare – Harwood

Sono serio, non lo scrivo tanto per dire qualcosa! – Harwood

Seb, rispondi alle chiamate – Harwood

Rispondi almeno ad un messaggio, per l’amor del cielo! – Harwood

Gli erano arrivati almeno una decina di messaggi del genere, sommate ad un’intensa serie di chiamate, poi Thad non lo aveva cercato più.

Il giorno delle Regionali era arrivato e i Warblers erano impegnati di sabato mattina con prove extra.
Thad voleva tanto mandare un sms a Sebastian, ma aveva deciso di dargli i suoi tempi. Non doveva asfissiarlo: Sebastian gli avrebbe parlato quando lo avrebbe ritenuto più opportuno.
Il pomeriggio, i Warblers arrivarono al McKinley. Lì si sarebbe tenuta la gara di canto corale coreografato. Incontrarono le New Directions.
«Salve», li salutò Blaine con un lieve sorriso.
«Blaine!», Nick e Jeff lo abbracciarono calorosamente.
«Siamo contenti che ti sia rimesso», asserì Trent sincero.
Kurt e gli altri membri delle New Directions lo guardarono torvo.
«Non so che cosa avete preparato, ma sono certa che vinceremo noi», parlò Rachel con tono pomposo.
«Puoi dirlo forte!», le diede corda Santana con un sorriso sbieco.
«Io non ne sarei tanto convinto», si intromise Nick visibilmente irritato: i Warblers avevano lavorato sodo e non era giusto che venissero sempre sminuiti: «Ascoltateci prima».
«Già, sarete i primi ad esibirvi. Buona fortuna!», disse Blaine con un sorriso.
Thad si meravigliò di come Blaine fosse sempre sincero e sorridente nei loro confronti, nonostante le varie divergenze e i diversi equivoci.
«Chi è il nuovo capitano dei Warblers?», chiese Kurt con distacco.
«Io», rispose pronto Nick.
«Lo stronzetto come se la passa?», si immischiò Santana: «Ora lancia granite ai farabutti come lui?».
«Piantala», parlò per la prima volta Thad, tagliente.
Santana colse immensa freddezza nella sua voce: «Lo staresti difendendo?», gli chiese accigliata: «Sai cos’ha fatto al vostro amichetto Blaine, no?».
«Santana…», la richiamò Blaine, ma l’ispanica era irremovibile.
«Certo che lo so, ma non puoi giudicare gli altri in base a ciò che mostrano», rispose Thad: «Non lo conoscete abbastanza…».
«Quel po’ che so di lui mi basta», rispose semplicemente la ragazza: «È uno stronzetto viziato che si diverte a scopare il primo che gli capita dinnanzi».
«Ah, davvero? E che cosa mi dici di quel ragazzo che ha tentato il suicidio? Non era forse uno dei bulli che tormentava Kurt?», parlò Thad.
A quelle parole, Kurt chinò il capo, colpevole. Blaine gli accarezzò leggermente la schiena per tranquillizzarlo.
«Bene, non sto cercando di giustificare né le azioni di Sebastian né quelle di David. Hanno sbagliato, sì, ma non sapete cosa si nasconde dietro il loro comportamento», concluse l’ispanico.
«Perché, tu lo sapresti?», incalzò Santana.
«Lo si può benissimo intuire», rispose Thad. Non voleva di certo raccontare a tutti i fatti di Sebastian.

I Warblers, ansiosi, erano nei camerini.
«Mi sono piaciute molto le tue parole, sai?», si complimentò Nick con Thad.
«Ho semplicemente detto ciò che penso», rispose l’ispanico.
«Hai saputo qualcosa di Sebastian?», gli chiese il moro serio.
Thad scosse il capo: «Non risponde più neanche ai messaggi e alle chiamate», rispose amareggiato.
Nick annuì lentamente. Jeff, che prima era impegnato a conversare con Trent, si unì improvvisamente a loro.
«Che ansia!», mormorò il biondo: «Sono il primo a cantare, vi rendete conto? Non è mai capitata una cosa del genere!».
«Andrà tutto bene», lo rassicurò Nick.
«Ma quale bene! Le New Directions ci batteranno, hanno Blaine!».
«E noi abbiamo Nick e Jeff», rispose Thad con un sorriso.
«E Thad», ammiccò Nick.
«Loro hanno anche Barbra», aggiunse Jeff preoccupato: «Quella ragazza ha una voce incredibile…».
«Ma le coreografie? Noi siamo i Warblers, ricordi?», gli fece notare Nick.
«I giudici preferiscono una buona voce ad un buon ballo…», disse Jeff.
«E noi abbiamo sia buone voci che una buona coreografia, e tutto questo grazie a te», lo incoraggiò il moro, poi gli si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra: «Okay? Sta’ tranquillo, Jeff, saremo grandiosi».
Jeff sentì le guance avvamparsi: «Okay…», mormorò infine.

«E ora, da Westerville, Ohio, dalla Dalton Academy, i Warblers!».
Jeff prese un respiro.
Ce la posso fare!, pensò il biondo.

Ah ah ah

Hey baby won't you look my way
I can be your new addiction


Nick sorrise, ripensando a quando il giorno del loro anniversario avevano cantato quella canzone in aula canto.

Hey baby what you gotta say?
All you're giving me is fiction

I'm a sorry sucker and this happens all the time
I found out that everybody talks
Everybody talks, everybody talks


It started with a whisper
And that was when I kissed her

And then she made my lips hurt
I could hear the chit chat



Take me to your love shack
Mamas always gotta back track
When everybody talks back


Hey honey you could be my drug
You could be my new prescription

Too much could be an overdose
All this trash talk make me itchin



Oh my my
Everybody talks, everybody talks
Everybody talks, too much

It started with a whisper
And that was when I kissed her

And then she made my lips hurt
I could hear the chit chat
Take me to your love shack
Mamas always gotta back track
When everybody talks back


I Warblers erano stati fantastici e vennero sommersi di applausi.
Thad si fece spazio timidamente tra i compagni, dirigendosi verso il centro del palco.
«Vi ringraziamo», fece con un sorriso, poi disse: «Questa canzone che stiamo per cantare è una delle mie preferite… la dedichiamo a David Karofsky…».
Thad poté scorgere i visi perplessi di Kurt e Blaine e delle New Directions.
«… e a Sebastian Smythe», aggiunse l’ispanico, per poi avvicinarsi ai compagni.
Thad aveva scelto quella canzone qualche giorno prima, e si era allenato duramente affinché fosse tutto perfetto. I Warblers avevano deciso di dedicarla a David Karofsky, e Thad aveva aggiunto anche Sebastian perché quella canzone parlava di Sebastian, di David.
E forse anche di lui.
Il ragazzo iniziò a cantare:

I can’t believe it’s over
I watched the whole thing fall
And I never saw the writing that was on the wall
If I only knew
The days were slipping past
That the good things never last
That you were crying

Summer turned to winter
And the snow it turned to rain
And the rain turned into tears upon your face
I hardly recognized the girl you are today
And God I Hope it’s not too late
It’s not too late

‘Cause you are not alone
I’m always there with you
And we’ll get lost together
Till the light comes pouring through
‘Cause when you feel like you’re done
And the darkness has won
Babe, you’re not lost
When your world’s crashing down
And you can’t bear the thought
I said, babe, you’re not lost

Life can show no mercy
It can tear your soul apart
It can make you feel like you’ve gone crazy
But you’re not
Though things have seemed to change
There’s one thing that’s still the same
In my heart you have remained
And we can fly fly fly away

‘Cause you are not alone
I’m always there with you
And we’ll get lost together
Till the light comes pouring through
‘Cause when you feel like you’re done
And the darkness has won
Babe, you’re not lost
When your world’s crashing down
And you can’t bear the thought
I said, babe, you’re not lost
I said, babe, you’re not lost
I said, babe, you’re not lost
I said, babe, you’re not lost

L’esibizione di Thad era stata qualcosa di eccezionale. La sua voce, così profonda ed emozionante, aveva toccato gli spettatori fin dentro i loro cuori.
I Warblers si inchinarono e si rifugiarono nei loro camerini.

«Thad, sei stato magnifico!», esultò Jeff.
Thad accolse i complimenti con un sorriso imbarazzato.
«Sei stato incredibile, Thad, non hai mai cantato con così tanto sentimento!», gli fece notare Nick.

Come già era stato loro detto, le New Directions avevano portato le canzoni di Michael Jackson. Si erano esibiti con un assolo della Berry e un duetto tra lei e l’ex Warbler.
Per quanto potessero essere bravi, puntavano sempre su Rachel Berry; i Warblers, invece, un po’ perché mancava Sebastian e un po’ per cambiare, avevano puntato su tre solisti completamente diversi tra loro.
I Warblers, le New Directions e l’altro coro rivale erano sul palco, ad attendere gli esiti.
«Ho attraversato gli oceani del tempo per portarvi i risultati di questa competizione di canto corale», parlò Svengoobles, uno dei giudici della gara: «Al terzo posto, dalla Nostra Signora del Perpetuo Dolore, i Golden Goblets!».
I Golden Goblets, eccitati, presero con un sorriso il proprio premio.
«Sono arrivati al terzo posto, non capisco tutta questa felicità…», mormorò Jeff confuso.
Nick gli strinse la mano: «Shhh».
«Ed ora, il momento che stavate tutti aspettando!», continuò Svengoobles: «I Campioni Regionali del Midwest del 2012, dalla Dalton Academy, i Warblers!».
Thad non ci credeva: ciò significava che sarebbero andati alle Nazionali di Chicago! Nick e Jeff si erano abbracciati, mentre tutti gli altri urlavano di gioia.
I giudici consegnarono il premio ad un elettrizzato Nick Duval.
«Bravissimi, ve lo siete davvero meritato», Blaine si congratulò con loro: «Thad, in particolare tu».
«Troppo gentile… ti ringrazio», rispose l’ispanico.

I Warblers tornarono alla Dalton emozionati. Ebbero i complimenti del preside e dei docenti e per la sera organizzarono una festa a casa di Richard.
Thad, invece, aveva altri programmi per quella serata. Hunter non lo avrebbe fermato, non un’altra volta. Thad Harwood avrebbe vinto le sue paure.
«Thad, ma non ti prepari?», gli disse Jeff perplesso mentre si infilava dei jeans.
«Ragazzi, voi andate, io vado al riformatorio».



Angolo Autrice

Salve :33
MI DOVETE SCUSARE IMMENSAMENTE PER IL RITARDO, SONO MORTIFICATA E SONO PESSIMA, LO SO! :(
Nonostante tutto, questa ff non è morta, e io sono ancora qui (?) xD :)
In questo capitolo niente Sebastian, ma tornerà nel prossimo ;) E niente Hunter, ma penso che non vi sia affatto dispiaciuto xD (ahimé, tornerà, tornerà, anche lui tornerà! D:).
Hanno vinto i Warblers perché sì, i miei bambini non vincono mai nella serie tv, ma lasciamoli vincere almeno nelle ff! (?). No, davvero, lasciate stare questo mio piccolo sfogo xD, ma come vedete, se Sebastian fosse andato al riformatorio, molto probabilmente le New Directions avrebbero portato Michael e i Warblers qualcos'altro, senza Sebbie come solista. Questa è la mia versione e sì, i Warblers meritano di vincere u.u ♥ (non so voi, ma per me meritavano di vincere anche con Stand e Glad You Came ♥).
Andate su Youtube e, oltre ad Everybody Talks dei Niff, ascoltatevi Lost di Eddy Martin (Thad) perché è STUPENDA e merita, merita davvero ♥
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana 924 e AngelAnderson15 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Reunification ***


Will you love me even with my dark side?





~


Reunification


Sebastian era in camera sua, con la testa affondata sul cuscino. Stava trascorrendo così le ultime serate: da solo in stanza, senza Hunter, senza i compagni, senza nessuno.
E senza Thad.
Thad non lo stava contattando più, e Sebastian si sentiva in colpa anche per quello: forse Thad l’aveva abbandonato, ma non poteva biasimarlo. Lui l’aveva ignorato, non gli aveva risposto più. Aveva troncato i contatti, ma solo perché si vergognava, si vergognava da morire.
Aveva permesso a qualcun altro di entrare nella sua vita, nel suo passato, nei suoi ricordi più dolorosi, e prima d’ora non era mai successo con nessun altro.

Nick e Jeff si erano offerti di accompagnarlo, ma Thad aveva rifiutato con gentilezza.
Guidò sino al riformatorio e chiese alla segretaria di poter vedere Sebastian Smythe.
«Signor Smythe, ha visite. Blaine Anderson la sta aspettando al piano inferiore».
Dica a Blaine Anderson che non ho voglia di vedere nessuno, completò mentalmente il ragazzo.
Blaine Anderson.
Si rese finalmente conto di chi in realtà si celasse dietro quel nome, e gli venne un colpo al cuore: Thad era lì per lui!
Ringraziò la segretaria per l’informazione, uscì dalla sua stanza, scese frettolosamente le scale e lo vide, all’ingresso, con sguardo preoccupato.
«Sebastian», lo chiamò.
Sebastian chinò il capo, mesto. Non riusciva a guardarlo in faccia. Si era aperto troppo e si sentiva nudo di fronte a lui. Aveva permesso a Thad di entrare nel suo passato. Aveva permesso a Thad di conoscere un lato che nessuno sapeva di Sebastian Smythe, un lato triste, infelice e tormentato.
«Guardami, Seb», gli intimò Thad, avvicinandosi a lui e alzandogli leggermente il capo con le dita: «Seb…».
Gli occhi apprensivi di Thad incontrarono quelli arrossati e inumiditi di Sebastian.
Thad colse Sebastian in un abbraccio. Sebastian si aggrappò a lui con tutte le sue forze, come se da quel contatto dipendesse la sua vita.
Thad lo strinse più forte a sé, e poté notare la schiena dell’altro innalzarsi di continuo, percossa da silenziosi singulti.
Doveva essere forte. Doveva essere forte per entrambi.
«Scusa se non ho risposto alle chiamate, ai messaggi…», mormorò Sebastian con un filo di voce.
«Non fa niente», lo rassicurò Thad, accarezzandogli leggermente la schiena per tranquillizzarlo: «Non devi scusarti… avevi soltanto bisogno di tempo».
Sebastian annuì leggermente. Fu proprio lui a staccare delicatamente l’abbraccio: «Ho inviato un sms a Karofsky, spero mi possa perdonare… lo so, è ridicolo, ma di sicuro non mi avrebbe voluto sentire se l’avessi telefonato… e ha tutte le sue buone ragioni».
«Non essere agitato, Sebastian. Andrà tutto bene», cercò di confortarlo l’ispanico.
Sebastian sviò l’argomento: «Chi ha vinto?», chiese, inaspettatamente.
«Noi», rispose Thad.
Il francese sgranò leggermente gli occhi: «I Warblers?», chiese, scioccamente.
«Sì, noi», confermò l’ispanico con un lieve sorriso.
«Andrete a Chicago», constatò Sebastian.
«Ci sarai anche tu».
«Impossibile, io sono qui», asserì il francese con un sorriso triste.
«Secondo me ti rilasceranno prima», fece Thad: «Tu verrai con noi, d’accordo?», disse con sicurezza.
«Hai avuto l’assolo, vero?», chiese invece Sebastian.
«Sì…», rispose Thad: «… l’altra sera ero da solo in aula canto e ho registrato la canzone apposta per te…», svelò, sentendosi le guance avvampare.
«Per me?», Sebastian lo guardò, sbigottito.
«Mm», confermò Thad: «Ce l’ho sul cellulare, te la posso mandare, sono sicuro che ti piacerà».
«Con quale presunzione pensi possa piacermi?», lo sfidò Sebastian inarcando un sopracciglio e prendendo il proprio cellulare.
«Perché…».
Perché?
«… perché l’ho cantata io, no?», scherzò Thad: «E tu mi adori tanto».
«Sì, certo», rispose Sebastian leggermente divertito, poi concluse, sbrigativo: «Dovrei andare. L’ascolterò appena avrò un po’ di tempo».
«Okay. Mi raccomando: rifletti sulle parole», asserì Thad.
«D’accordo», concordò Sebastian: «Ci sentiamo».
Thad lo abbracciò di nuovo: «Seb… per qualsiasi cosa devi sapere che io ci sono, okay? Non potrei mai abbandonarti, nemmeno se me lo chiedessi».
«Lo so, sei un supplizio. Sei una piattola, come dimenticarlo», cercò di sdrammatizzare Sebastian.
Thad rise, stringendolo a sé: «Devi essere forte, Sebastian», gli intimò, con il cuore in mano: «Non auto commiserarti, non vergognarti, non abbatterti mai. Cammina sempre a testa alta».
Sebastian annuì: «Grazie di tutto, Thad. Sei un amico».
I due ragazzi si salutarono, promettendosi di sentirsi ancora telefonicamente e tramite sms.
Thad corse letteralmente per il tragitto riformatorio-auto. Si infilò in auto e accese il motore, guidando verso la Dalton.
Sospirò di sollievo: non aveva incontrato né incrociato Hunter.
Non aveva neanche raccontato niente a Sebastian di quell’episodio, ma non voleva deprimerlo con i suoi fatti. Ci sarebbe stato tempo anche per quello, e aveva anche notato che il francese cercava in continuazione di cambiare argomento.
Tempo, pensò. Passerà. Ci vuole soltanto del tempo e tutto si sistemerà.

Tornò alla Dalton esausto. Mandò un sms a Nick e Jeff, rassicurandoli e dicendo loro che non sarebbe venuto a casa di Richard.
Non aveva nessunissima voglia di festeggiare. Si fece una doccia veloce, ripensando a ciò che era accaduto poco prima, e si buttò sul letto, riuscendo finalmente a dormire in santa pace, senza essere tormentato dai soliti incubi.

La notte, Robert e Xavier, come al solito, non erano in stanza.
Sebastian prese il proprio cellulare e le cuffiette e si sdraiò pigramente sul letto. Andò in Musica e selezionò la canzone che gli aveva inviato Thad.
Una dolce melodia lo avvolse e una voce familiare parlò:

«Questa canzone è per te, Seb, e forse è anche per me…».

Sebastian aggrottò leggermente le sopracciglia, poi venne travolto dalla voce armoniosa e calorosa del ragazzo:

I can’t believe it’s over
I watched the whole thing fall
And I never saw the writing that was on the wall
If I only knew
The days were slipping past
That the good things never last
That you were crying

Lo aveva sempre sottovalutato e sminuito.
Sebastian sapeva che Thad avesse una bella voce, ma non credeva potesse essere così magnifico, così emotivo… così perfetto.
Ora capiva finalmente perché i Warblers avessero vinto anche senza di lui.

Summer turned to winter
And the snow it turned to rain
And the rain turned into tears upon your face
I hardly recognized the girl you are today
And God I hope it’s not too late
It’s not too late

La voce di Thad era così vera ed espressiva. Sebastian chiuse gli occhi e per un momento credette che Thad fosse al suo fianco, accanto a lui.
E invece non era così.
Era solo.
Era perso.

‘Cause you are not alone
I’m always there with you
And we’ll get lost together
Till the light comes pouring through
‘Cause when you feel like you’re done
And the darkness has won
Babe, you’re not lost
When your world’s crashing down
And you can’t bear the thought
I said, babe, you’re not lost

Eppure Thad gli diceva che non era solo, che non era perso.
Sebastian, commosso, versò una lacrima.
Fu in quella notte che Sebastian Smythe capì che Thad Harwood era diventato qualcosa di indispensabile nella sua vita.
Non sapeva definire bene cosa, ma qualcosa di essenziale per la sua esistenza.

«Sebastian», gli sussurrò una voce.
Il francese biascicò qualcosa: «Thad, sei tu?».
Il ragazzo lo guardò torvo: «Sebastian…», ripeté, cercando di nascondere la rabbia: «… sono Hunter».
Sebastian si issò leggermente, strofinandosi gli occhi: «Ma che ore sono?», chiese, trattenendo uno sbadiglio.
«Sono le sei del mattino», rispose pronto l’altro, sedendosi accanto a lui: «Volevo un po’ di solitudine, mi dispiace averti svegliato».
Il francese annuì: «Cosa vuoi? Non ci parliamo da almeno due settimane», parlò.
«Infatti», concordò Hunter: «Scusa se ti ho ignorato, è che… è che mi sono aperto troppo l’altra volta, e ciò mi provoca fastidio».
Hunter sembrava maledettamente sincero. Sebastian annuì, comprendendo il suo stato d’animo perché anche lui si era sentito così nei confronti di Thad.
«Non ti amo, okay? Non l’ho mai detto e non l’ho mai pensato», continuò Hunter imperterrito: «Forse non siamo neanche soltanto conoscenti. Insomma, non so cosa diamine siamo, però possiamo ritornare ad essere amici, no? Mi manchi, Sebastian».
Sebastian trattenne una smorfia: «Ti manco soltanto in quel senso. Non è così?», chiese, indignato.
«No… cioè sì, anche per quello, ma ti ho detto: con te mi trovo bene, Sebastian. Possiamo ricominciare», provò a persuaderlo Hunter.
Sebastian sospirò: «Okay, amici sì», si lasciò convincere, poi aggiunse: «ma niente di più».
«Cosa intendi con niente di più?», domandò l’altro perplesso.
«Niente sesso», fece il francese.
Hunter storse il viso: «È per Thad, vero?», chiese, quasi comprensivo e cercando di mantenere la calma.
Sebastian non sapeva cosa dire: era davvero per Thad? Davvero stava rinunciando a qualcosa per lui? Davvero credeva che tra lui e Thad potesse esserci l’inizio di qualcosa?
«Non so», rispose infine Sebastian, sincero: «Potrebbe essere… »
Hunter annuì.
Non preoccuparti affatto, Sebastian Smythe, dimostrami che Thad Harwood è davvero la persona a cui tieni di più e io te la rovino.



Angolo Autrice

Salve :33
Scusatemi per il ritardo! *fa occhi dolci*
Dai, in questo capitolo si intravede già un bel po' di Thadastian ♥, quindi perdonatemi xD :)

Thad e Sebbie si abbracciano e Thad ha capito che in questo momento deve essere forte per entrambi, ma per quanto ancora potrà esserlo? :(
I Niff e Robert e Xavier vengono soltanto citati, ma torneranno, e guardate un po' chi abbiamo... Hunter! Finalmente Hunteruccio si degna di parlare a Seb, ma mi sa che ora è peggio. D. Bah, lo scopriremo. :/
Ringrazio tutti coloro che leggono e AngelAnderson15 e Diana 924 che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono o recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Omen of death ***


Will you love me even with my dark side?





~


Omen of death

 

Quella mattina Hunter era stranamente amichevole. Sorrideva così tanto che Sebastian dovette pensare che avesse una paralisi facciale.
«Sebastian, mi raccomando, prendimi un posto vicino al tuo per l’ora di storia», gli disse, ammiccando leggermente.
Sebastian annuì, e Hunter andò via per seguire il corso di matematica che Sebastian aveva ad un’altra ora.
L’ora di storia fu una noia, e Hunter impiegò quell’ora per scrivere sul quaderno di Sebastian e lasciargli dei messaggi.
 
Oggi pomeriggio ti mostro un posto.
 
Quando lesse quella scritta, Sebastian aggrottò le sopracciglia, confuso.
 
Ma non possiamo uscire dal riformatorio.
 
Hunter sorrise, ambiguo.
 
Chi ti ha detto che non possiamo? E comunque sta’ tranquillo, è un posto che si trova stesso tra queste quattro mura.
 
Thad sospirò: la matematica non gli sarebbe mai entrata in testa.
«Oddio, Thad, ma è così semplice!», esclamò Nick.
«Persino io l’ho capito!», fece Jeff: «Dai, coraggio!».
Thad chiuse il libro, sfinito. «Vi ringrazio tantissimo, continuerò da solo più tardi. Oggi è una giornata no».
Nick annuì, comprensivo. «Io e Jeff andiamo a farci un giro al parco. Vuoi venire con noi? Ti farà bene distrarti un po’».
«Grazie, ma ho un mal di testa tremendo. Sarà per la prossima volta», rispose, mentendo. Non aveva voglia e non voleva nemmeno essere un terzo incomodo; i suoi amici avevano comunque bisogno dei loro momenti.
Nick e Jeff si limitarono ad acconsentire, per poi andare via più tardi. Thad si buttò sul letto e attese un messaggio di Sebastian.
Che non arrivò.
 
«Hunter, posso aprire gli occhi? Tutto questo è ridicolo!», sbottò Sebastian quel pomeriggio.
Hunter ridacchiò. «Ne varrà la pena. E non sbirciare, imbroglione».
Sebastian sbuffò, ma non disse niente.
«Fermo, c’è un…».
«Cazzo!», imprecò Sebastian, barcollando leggermente.
«Te lo stavo per dire che c’era uno scalino», ridacchiò Hunter.
«Non c’è niente da ridere. Posso aprire questi fottuti occhi?!».
Hunter aprì una porticina, fece entrare Sebastian, chiuse la porta dietro di sé a chiave e disse: «Sì, ora sì».
Sebastian li aprì, e quel che gli si presentò davanti agli occhi fu una piccola stanza un po’ polverosa: c’erano un divano, un televisore, degli scatoloni, un tappeto piuttosto vecchio e un’enorme finestra che attirò il ragazzo. Sebastian si avvicinò, schiudendo leggermente le tende impolverate: da lì si poteva vedere gran parte di Westerville.
«Fa schifo», commentò Sebastian, inorridito: «Non è mica una bella vista: questa città fa pena».
Hunter quasi rise, chiudendo le tende. «Non è un bel posto questo. Mi verrà una crisi claustrofobica. C’è polvere ovunque!», si lamentò Sebastian.
«Non ti avevo detto che ti avrei portato in un bel posto», si difese l’altro: «Ti avevo detto semplicemente che ti avrei mostrato un posto».
Sebastian lo guardò, seccato. «E cosa significa questo?».
«Niente, questo è semplicemente un posticino solitario che ho scoperto in questi anni di riformatorio. Sarà come una specie di ripostiglio dimenticato, ma a giudicare dalla polvere nessuno ci passa mai. Non ho mai portato nessun altro prima di te. Ci sono sempre andato da solo».
Sebastian inarcò un sopracciglio. «È… è quindi un onore che Hunter Clarington mi abbia portato fin qui?», chiese, esitante.
L’altro sorrise. «Decisamente», fece: «Vuol dire che sto permettendo lentamente che tu entri dentro di me. Non in quel senso».
Sebastian annuì, impercettibilmente. «Hunter, ti ringrazio, ma non voglio illuderti».
«Non mi sto illudendo. Che cosa intendi?», chiese il ragazzo.
«Hunter, sei un amico, ma… ma niente di più», gli disse Sebastian, cercando di mostrarsi il più gentile possibile.
A quella risposta, Hunter lo spinse contro la parete e lo baciò con veemenza sul collo.
«Hunter…», sussurrò il francese: «Avevo appena dett…».
«Dillo», lo interruppe Hunter, con un sibilo: «Dillo che lo desideri anche tu quanto me».
«Hunter, io…».
Hunter prese la mano di Sebastian e la infilò sotto la propria maglietta, facendola accarezzare il petto muscoloso.
«Davvero non lo vuoi?», mormorò, con voce roca, guidando la sua mano più in basso verso il cavallo dei pantaloni.
Sebastian incominciò ad irrigidirsi. «Sì che lo voglio, ma…».
«… ma niente. A te non piace Thad, se è quello che stavi pensando», gli soffiò Hunter dritto sulle labbra: «Non ne sei innamorato. Sei confuso. Lui è soltanto un amico, un amico che ti fa sentire bene mentalmente. E poi ci sono io, che ti faccio stare meglio fisicamente…».
Le labbra di Hunter catturarono quelle di Sebastian in un bacio brusco. La sua lingua entrò violentemente nella bocca di Sebastian, e un attimo dopo il francese cedette, permettendo a quel bacio di trasformarsi in uno scambio di morsi, mentre le mani dell’uno indugiavano sul corpo dell’altro.
Hunter voleva decisamente di più, e gli sfilò la maglietta con veemenza. Con le dita accarezzò il suo petto, poi le sue labbra ripresero di nuovo il possesso delle sue.
Sebastian affondò le mani suoi fianchi dell’altro, rispondendo al bacio.
In poco tempo erano entrambi nudi, e Hunter si muoveva dentro Sebastian con ardore ed energia.
«Hunter… cazzo», imprecò sottovoce Sebastian quando lo sentì dentro di sé.
Hunter sorrise leggermente, poi fece qualcosa di inaspettato: lo baciò lentamente sulla nuca, quasi con delicatezza. «Sei mio, Sebastian. Soltanto mio, e voglio che gli altri lo sappiano», fece, mordicchiandogli il collo e succhiando una piccola porzione di pelle: «Nella tua vita non c’è nessun Blaine, nessun Thad. Loro sono come tutti, soltanto delle semplici distrazioni, non possono capirti. Non c’è nessuno che possa capirti oltre me».
Nel sentir pronunciare di nuovo quel nome, Sebastian si sentì quasi male.
Thad.
Si sentì un verme.
Cazzo, stava sbagliando di nuovo tutto.
«Thad… Thad mi capisce», rispose Sebastian, in un sussurro.
Hunter si fermò. «Io posso capirti meglio», gli sussurrò all’orecchio.
 
Quando ebbero finito, si rivestirono in fretta e andarono nella stanza del francese. Xavier e Robert erano assenti, come sempre.
«Vado… vado a farmi una doccia», fece Sebastian, quasi intimorito, prendendo le sue cose e chiudendosi in bagno.
Hunter pensò di infiltrarsi sotto la doccia, ma decise di lasciare stare: aveva cose ben più importanti da fare.
Si assicurò che il compagno venisse colpito dal getto d’acqua calda per prendere il cellulare che aveva lasciato sul comodino, o meglio, dimenticato: sapeva bene che Sebastian non si fidava della gente lì dentro e si portava con sé sempre le cose più importanti.
Sbirciò la cartella dei messaggi e delle chiamate, ma erano vuote, ma era pienamente sicuro del fatto che Sebastian e Thad si sentissero quasi tutti i giorni.
Hunter sbirciò i numeri della rubrica e si appuntò sul proprio cellulare il numero di Thad; si sarebbe potuto sempre rivelare utile.
Non seppe nemmeno come ci arrivò, ma nella cartella delle ultime cose aggiunte trovò una canzone. Lost.
Si chiese chi gliel’avesse inviata.
Hunter prese le cuffie che erano vicino al cellulare e le indossò, facendo partire la canzone.
Una melodia e una voce profonda iniziò a parlare:
 
«Questa canzone è per te, Seb, e forse è anche per me…».
 
Hunter riconobbe la canzone, e sentì qualche strofa.
Una rabbia improvvisa si impossessò del ragazzo.
Di sicuro Thad gli aveva inviato quella canzone.
Probabilmente si erano incontrati, dato che non c’erano reti wi-fi libere in quel riformatorio e quindi non sapeva spiegarsi come Sebastian avesse ottenuto quella canzone.
Thad è un fottuto stronzo. Non lo merita.
Fermò la canzone e si tolse le cuffie.
Proprio in quel momento il cellulare di Sebastian squillò per la prima volta in quella giornata. Hunter abbandonò frettolosamente la stanza, chiudendo la porta e rispondendo alla chiamata: Sebastian non l’avrebbe mai sentito.
«Pronto?».
«Hey Seb, sono Thad».
«Oh, ciao Thad. Sono Hunter».
 
Gli si mozzò il fiato.
«Non abbandonare la conversazione che altrimenti sarà peggio. Devo dirti un paio di cosette», asserì autoritaria la voce di Hunter.
Thad respirò lentamente, cercando invano di ritrovare la calma.
«Dov… dov’è Sebastian?», riuscì soltanto a dire con un filo di voce.
«Ora sta sotto la doccia, ma questo non ti deve importare. Di Sebastian non ti deve interessare assolutamente niente, è chiaro?».
Thad chiuse gli occhi, lasciandosi andare ad un respiro profondo. «Non capisco perché hai questo accanimento contro di me. E nei suoi confronti».
Poté sentire Hunter ridere sprezzante. «Piccolo, che cosa fai quando qualcuno tenta di strapparti ciò che ormai è tuo?».
«Di certo non mi metto a stuprare la gente».
Thad spalancò gli occhi, meravigliandosi della pacatezza con cui aveva pronunciato quella risposta uscita da chissà dove e detta con un coraggio che credeva di non possedere. Si voltò, sperando che Nick e Jeff non avessero sentito, per poi ricordarsi che erano usciti.
«Quello è stato il minimo», la risposta di Hunter lo sorprese: «Quando Sebastian è arrivato al riformatorio, ti odiava. Mi parlava male di te. Io sono stato il primo ad entrare…».
«… nelle sue mutande? Sì, può essere, ma non nella sua vita».
Thad si stupì del suo sarcasmo. Stava decisamente giocando con il fuoco: doveva contenersi.
«Ormai conosco Sebastian meglio di te, Thad. Sarai pure il suo fottuto compagno di stanza o chiunque altro stronzo che frequenta la sua stessa scuola, ma io in pochissimo tempo ho ottenuto più di quello che potresti ottenere tu in mesi».
«Le cose saranno cambiate. Tra me e Sebastian non c’è più rancore».
«Sei troppo poco per Sebastian, Harwood. Lo stai soltanto confondendo: lui vuole me. Pensi davvero che sia innamorato di te? Lo sai bene che Sebastian non è il tipo. Tu saresti uno dei tanti. Sai, mi dovresti quasi ringraziare dal momento che ci sto mettendo tutto me stesso per impedirti di avere contatti con lui. Ti si spezzerebbe il cuoricino. Non lo sopporteresti. Sarebbe troppo».
Thad cercò di gestire la rabbia. «Parli a vanvera, Hunter. Non ha senso quello che dici».
«Neanche i continui piani che stai macchinando non hanno molto senso. Stai cercando di cambiare Sebastian, di trasformarlo, di adattarlo a te e alle tue esigenze, ma ciò non accadrà perché io lo impedirò in tutti i modi».
«Non sto architettando nessun fottuto piano!», esplose Thad: «Ma per chi mi hai preso? Cambiarlo? Scherzi? Io l’ho sempre amato per quello che è, con i suoi pregi e difetti, con il suo lato oscuro. Lo amo, cazzo».
Ci fu un breve silenzio. Fu troppo tardi quando Thad capì di aver sbagliato a dire quelle parole. Non era riuscito a controllare quel fiume di parole che provenivano semplicemente dal profondo del suo cuore.
Hunter rise, divertito. «Mi si strugge il cuore. Thad, sta’ attento che temo che la tua vita si trasformerà in uno squallido romanzetto rosa… che finirà in tragedia. Lo sai che non tutte le storie hanno un lieto fine, vero? La tua vita potrebbe diventare una di quelle».
«Cosa staresti insinuando?».
«Thad, devi sapere che prima di arrivare in questo riformatorio ne ho passate tante, un po’ all’accademia di Colorado Spring dove studiavo per diventare militare e un po’ in una scuola privata maschile dell’Ohio che non è la tua. Vuoi sentire la mia bella storia? È un po’ toccante per i deboli di cuore, ti avverto».
Thad si sentì letteralmente preso per il culo. «Fa’ come ti pare», fece, secco.
«All’accademia c’era Logan, un cadetto che mi faceva impazzire. Eravamo buoni compagni, ma questo cadetto, gay come me, aveva la corte di un altro, un certo Jason, perciò l’ho trattenuto negli spogliatoi e ho scambiato quattro paroline con quest’intruso che si è intromesso nel nostro rapporto. Forse lui non mi ha voluto prestare attenzione perché continuava sfacciatamente a frequentare il mio Logan, perciò gli ho dato una bella lezioncina. Lo sai, Thad, questo Jason ti somiglia terribilmente».
Thad deglutì. «Va’ avanti», chiese, quasi timoroso: «C’è dell’altro, immagino».
«Acuto, Thaddino», Hunter dovette sorridere: «Nonostante i miei avvertimenti e nonostante la bella lezioncina che gli ho impartito, dopo un certo periodo di tempo ha continuato a frequentare Logan. Ha cercato di nascondersi, di essere più cauto, ma l’ha fatto. Un bel giorno avevamo la simulazione di volo e ho corretto la sua bevanda con delle sostanze. Sei mai stato in un cimitero del Colorado? Ah no, aspetta, non sei di quelle zone, non puoi sapere che c’è una lapide con su scritto Jaso…».
«Adesso basta!», lo fermò Thad, mentre il suo stomaco si stava contorcendo.
«Prendi un bel respiro, tesoro, che non è ancora finita».
Ci fu un breve silenzio che Hunter subito spezzò. «Nessuno aveva sospetti su di me dal momento che Jason aveva sempre taciuto sulla cosa. Con il passare del tempo, ottenni una borsa di studio per questa scuola in Ohio. La situazione si è ripetuta anche lì, ma questa volta sono stato più sfortunato. Anche lì c’erano uno pseudo Logan e uno pseudo Jason che ho ucciso senza pietà davanti agli occhi di alcuni studenti che avranno senz’altro riferito l’informazione al personale docente. Ora eccomi qui già da qualche annetto. Thad, ho già ucciso due ragazzi che mi stavano sul cazzo. Non c’è due senza tre. Pensi davvero che mi spaventi aggiungerne un altro alla lista?».
Thad respirò, pesantemente. In che cazzo di guaio si era cacciato?
Sebastian era il suo compagno di stanza finito in riformatorio, e Thad voleva soltanto assicurarsi che stesse bene.
Era da sempre innamorato di lui, cazzo, e si era cacciato in quella situazione terribile: non avrebbe mai immaginato che quegli eventi avessero preso una piega del genere.
Hunter non si faceva scrupoli. Thad l’aveva ormai capito. Forse troppo tardi.
«Sei proprio come Jason e come Will, l’altro malcapitato che ho ammazzato. E Sebastian è proprio come Logan e Scott», continuò l’ex cadetto.
«Non posso credere che Sebastian stia a contatto con un essere così spregevole come te», Thad strinse i denti, inorridito.
«Sebastian non sa niente. E non lo saprà mai perché mio carissimo Thaddino, sai già cosa accadrebbe se mai ne venisse a conoscenza. Sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo, tesoro?».
Thad trattenne un conato di vomito; non sapeva se era dovuto alla terribile storia che le sue orecchie avevano sentito, a quelle spaventose minacce o a quel tesoro.
«Hunter? Che ci fai con il mio cellulare?».
Thad sgranò gli occhi: poté udire la sua voce.
 
Sebastian era fuori alla porta, con un asciugamano addosso, i capelli ancora bagnati e la pelle cosparsa di goccioline d’acqua.
Decisamente una goduria per gli occhi.
«Sebastian, il tuo cellulare stava squillando e ho risposto al posto tuo. Scusami se sono stato troppo invadente!», recitò Hunter.
Sebastian lo guardò, in cagnesco. «Avresti potuto portarmelo in bagno. Ora dammelo, forza».
Hunter glielo restituì, tranquillo, sicuro che Thad non gli avrebbe svelato niente.

 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Non aggiorno dal 26 aprile, lo so, e la ff non è morta. Ma credo che ormai mi conoscete xD Mi scuso tantissimo, so di essere pessima. ç__ç
Come vedete, abbiamo un capitolo decisamente intenso che ho scritto di getto ;) (l'ispirazione... santa cosa! xD :D).
Abbiamo una scena Huntbastian, come ben vedete, e una telefonata Claringwood(?) (Clarington/Harwood).
Hunter è stato palese: è un tipo pericoloso, da come avrete ben capito. Come reagirà Thad? Cosa accadrà? c:
Ringrazio tutti coloro che leggono e tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono o recensiscono!
Al prossimo capitolo! :) (sperando di essere più puntuale) :)

P.S: Ah, da come avete potuto notare ho cambiato un po' la grafica e ho aggiunto il banner che era pronto da tantissimo tempo ma solo ora mi sono decisa a mostrarvi xD Non è niente di che, è semplice, però a me piace c:
P
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Suspect ***


Will you love me even with my dark side?





~


Suspect

 

«Pronto?».
«Seb… sono Thad».
Sebastian si sentì leggermente sollevato nel sentire la sua voce. «Hey, Thad», lo salutò.
Nessuna risposta.
«Thad?».
Thad respirò lentamente.
«Thad!».
«Sebastian…», si decise a rispondere il ragazzo: «Tu… promettimi che mi ascolterai senza interruzioni! Promettimelo!».
«Sì, okay, ma così mi fai preoccupare, che c’è?».
«Non posso chiamarti né messaggiarti. Dimmelo tu quando sei solo e disponibile e potremmo sentirci. Hunter è pericoloso, sappilo. Stai lontano da lui quanto puoi. E tu fingerai di non saper niente di quello che ti ho appena detto, assolutamente niente».
«Cosa? Voglio spiegazioni».
«Ti avevo chiesto di non interrompermi», fece Thad, serio: «Mi hai capito? Fa’ quel che ti dico».
Sebastian inarcò un sopracciglio, poi si chiuse in camera. «Che cosa ti ha detto?», chiese, apprensivo.
«Fallo e basta», gli intimò Thad: «Te lo dirò, ma non ora».
«Thad…».
«Fidati, lo farò, ma ora non mi sembra il momento adatto. Sta’ lontano da lui e chiamami o mandami un sms quando puoi. Ora vado. Ciao, ci sentiamo. Ti voglio bene».
«Thad, aspetta, ma…».
Ma Thad aveva già abbandonato la conversazione.
«Cazzo», imprecò sottovoce Sebastian, poi uscì dalla stanza e vide Hunter con un’espressione piuttosto rilassata. «Qualcosa che non va?», gli chiese, con un piccolo sorriso.
«Tu», iniziò Sebastian, quasi minaccioso. Poi si ricordò delle parole di Thad, e si trattenne.
Stai lontano da lui quanto puoi. E tu fingerai di non saper niente di quello che ti ho appena detto, assolutamente niente.
Prima a telefono, Hunter aveva sicuramente detto qualcosa per intimidire Thad, e Sebastian voleva capire. Non sapeva perché, ma per qualche motivo a lui ignoto Thad temeva Hunter, e Sebastian si sentiva in diritto di proteggerlo. «Piuttosto tu», disse, infine: «Era il mio cellulare e non avresti dovuto rispondere».
Hunter sbuffò. «Cosa gli hai detto? Ho parlato con Thad per nemmeno sessanta secondi, e risulta che la chiamata era in corso già da cinque minuti. Cosa vi siete detti? Io ero sotto la doccia e a stento sono riuscito a dirgli due parole», notò il francese.
Hunter boccheggiò leggermente: non l’aveva previsto quello. «Beh, ecco, niente di che. Voleva sapere di te, del riformatorio in generale, perciò abbiamo fatto quattro chiacchiere. Le solite cose», rispose Hunter con nonchalance: «È un ragazzo abbastanza piacevole e garbato, deve essere davvero un bravo ragazzo».
«Lo è», rispose Sebastian, serio, poi domandò: «Cosa vi siete più detti?».
«Nient’altro», fece l’ex cadetto, poi sviò l’argomento con un sorriso sornione: «Devi metterti qualcosa addosso se non vuoi essere sbattuto da qualche parte».
Sebastian lo fulminò con lo sguardo, entrando in stanza per prendere un paio di jeans e cambiarsi in bagno.
«Hey», Hunter lo seguì e gli si avvicinò: «Cos’ho detto di male?».
«Sii serio per una cazzo di volta. Ti risulta così difficile?», rispose Sebastian, brusco: «Stavamo parlando di Thad e tu te ne esci con le tue battutine a sfondo sessuale».
Hunter roteò gli occhi. «Ma quel Thad è così importante per te?».
«Mi spiegheresti cosa ti interessa?».
«Semplice curiosità, no?».
«Non è curiosità. Vuoi sapere troppo di me e Thad. Non mi piace, Hunter. Non mi piaci tu», fece il francese.
Grazie a Thad, Sebastian stava incominciando ad avere seriamente dei dubbi su Hunter: cercava costantemente di ottenere informazioni su di loro. E poi Thad non era affatto il tipo da chiacchierare allegramente con il primo sconosciuto che gli capitava a telefono, quindi era evidente che Hunter avesse mentito.
Hunter dovette accorgersene. «Hai paura, vero?», gli sussurrò, piano.
«Di cosa?».
«Di me».
Sebastian respirò, leggermente. «Perché dovrei?».
«Gli altri ragazzi hanno paura di me».
«Beh, io no».
«Se non ti considerassi così importante, anche tu avresti il terrore di me».
«Bene, mi fa piacere».
«Perché non capisci che per me sei tutto, Sebastian? Cosa ti frega di Thad? Ci sono io».
«Cazzo, Hunter, è così difficile da capire?! Lasciami in pace. Non voglio avere a che fare con te, mi sembra di avertelo già detto. Sei soltanto un… un amico, punto», quasi esitò quando pronunciò la parola amico.
Hunter non era un amico: era qualcuno di misterioso che era entrato impetuosamente nella sua vita.
«Eppure cedi sempre al mio tocco…», Hunter accarezzò la sua schiena nuda: «… urli con tanto fervore il mio nome… ti arrendi così facilmente con me, come con nessun altro. Non sono un semplice amico per te, Sebastian. È inutile negarlo».
Sebastian gli si allontanò. «Non voglio uno scopamico, chiaro? Non ne ho bisogno, o almeno non in questo momento della mia vita».
«E cosa vuoi? Di più? Credo che già siamo di più, Sebastian. Credo che siamo arrivati in quella fase nella quale l’uno non può fare a meno dell’altro».
Sebastian respirò, piano. «Hunter… non c’è niente di emotivo in quello che facciamo, comprendilo».
«Non ho mica detto questo. Ma comunque tu non riesci a resistermi, e lo stesso vale per me».
«Posso dimostrarti l’esatto contrario».
«Non ne sei capace».
«Sì, invece».
«D’accordo. Ci scommetterei pure».
Sebastian sbuffò. «Hunter, non mi scocciare», sentenziò, per poi chiudersi in bagno.
Hunter sorrise, sprezzante. Avrebbe approfondito la questione perché Sebastian era suo, suo e di nessun altro.
Sebastian era come Logan e Scott, ma era anche diverso da loro allo stesso tempo. Non era gentile come Logan. Non era dolce come Scott.
Sebastian era un duro, credeva di potergli tenere testa.
E Thad non era stupido quanto Jason o irragionevole quanto Will.
Era caparbio, ostinato, deciso e spaventato allo stesso tempo. E amava sul serio Sebastian, cosa che invece mancava a Jason e Will.
Hunter era sicuro che anche Sebastian provasse qualcosa per quel Thad.
Doveva fare qualcosa per impedirlo, a costo di versare altro sangue.
 
Nick e Jeff tornarono alla Dalton di sera. Thad era in camera con il cellulare in mano, identico a come lo avevano lasciato. Incominciarono seriamente a preoccuparsi.
«È per Sebastian?», chiese Jeff, facendo sobbalzare Thad che non si era nemmeno accorto della loro presenza.
Thad non seppe come rispondere. Prese un respiro e infine disse: «Quell’Hunter. È un pazzo».
«Hunter? Quell’amico di Sebastian del riformatorio?», chiese Nick, perplesso.
«Sì, ed è pericoloso. È ossessivo nei confronti di Sebastian».
«Thad, diciamoci la verità: Sebastian ti piace, e non poco. Se Sebastian e Hunter si frequentano e scopano, non puoi dire che quello è un pazzo maniaco e ossess…».
«Lo è veramente!», Thad interruppe bruscamente Jeff: «Cazzo, la mia non è gelosia, magari lo fosse! La mia è paura, paura per quel che possa fare a Sebastian».
Nick e Jeff si guardarono, sbigottiti da quella reazione; Thad era sempre pacato e calmo anche durante una discussione, eccetto con Sebastian. Thad si voltò, per non mostrare i suoi occhi lucidi.
«Thad… c’è qualcosa che io e Jeff non sappiamo, vero?», provò a parlargli Nick: «Lo sai che puoi fidarti di noi… è così da sempre…».
«Già, Thad. Se c’è qualcosa che ti spaventa, puoi dircelo tranquillamente», concordò Jeff.
Thad era tentato nel raccontare tutto, ma qualcosa lo bloccava. Già immaginava le reazioni dei suoi amici: sconcerto, rabbia, furia.
«Io… niente, vado a farmi un giro da solo», Thad prese il cappotto e la sciarpa e fece per andarsene.
Bastò una semplice occhiata e Nick e Jeff si capirono al volo, lasciando la stanza.
 
Per un momento, Sebastian si sentì smarrito a causa degli ultimi avvenimenti.
Hunter era un tantino inquietante e opprimente e le parole di Thad erano decisamente indecifrabili.
Hunter è pericoloso, sappilo.
Quel giorno al riformatorio Thad aveva appena visto Hunter e tremava. Non aveva freddo.
La sua pelle impallidita, i suoi occhi spaventati.
Perché Thad aveva quello sguardo così intimorito?
«L’hai visto Thad? Sembrava spaventato…».
«Forse gli faccio paura?».
«Boh… so solo che quando ti ha visto ha incominciato a tremare… vi conoscevate già?».
«No, non l’ho mai visto prima».
E, ancor prima dell’incontro, aveva parlato con Hunter.
«Blaine Anderson… continua la farsa! Vengo con te».
«No, Hunter, rimani qui».
«Perché?».
Perché Thad non voleva conoscerlo. Era stato chiaro.
«Andiamo, mica voglio fare del male ai tuoi amici!».
Aveva cancellato gli sms, ma ricordava come se fosse avvenuto pochi secondi prima quando Thad gli aveva detto che non sarebbe voluto venire in presenza di Hunter.
Thad non voleva vedere Hunter.
«Seb».
«Cosa diavolo è successo ora, eh?», gli chiese Sebastian quasi alterato.
«Calmati…».
«Cos’è questa storia di Hunter?», insistette il francese.
«Niente… non mi va di parlare con te in presenza dei tuoi compagni…».
«Mi nascondi qualcosa, Harwood? Sei strano».
«Perché dovrei nasconderti qualcosa?».
«Questo lo devi sapere tu».
«Non ti nascondo niente, Seb…».
Le immagini, gli sguardi, le parole.
Improvvisamente si fece tutto molto più chiaro nella mente di Sebastian.
Ovvio che Thad nascondesse qualcosa. Sebastian pensò anche che Thad e Hunter dovessero già conoscersi.
Avrebbe dovuto parlare con uno dei due, preferibilmente con Thad, e avrebbe dovuto indagare su Hunter.
 
Thad non era andato così lontano: si era semplicemente rifugiato nel cortile della Dalton.
Si appoggiò contro un muretto e si lasciò cadere lentamente verso l’erba.
Gli scoppiava la testa. Mille pensieri che frullavano.
Occhi pieni arrossati, pieni di angoscia e trepidazione.
Poi sentì un trillo provenire dal cellulare. Controllò immediatamente.
 
Devo parlarti. Da vicino. – Seb
 
Thad sospirò profondamente.
 
Lo so, anch’io dovrei. – Thad
 
Devi venire qui. – Seb
 
Non posso. – Thad
 
Credo di sapere il perché. Allora vieni con qualcuno – Seb
 
Non voglio coinvolgere nessuno… - Thad
 
 Thad, devo capire – Seb
 
Lo so, hai ragione… – Thad
 
Troverò un modo. Ci sentiamo domani – Seb
 
Sebastian cancellò i messaggi e infilò il cellulare in tasca. Camminò per il corridoio del riformatorio voltandosi indietro di tanto in tanto, alla ricerca di qualcuno che conoscesse e che conoscesse abbastanza bene anche Hunter.
Incontrò Robert, Xavier e Simon, un amico di Hunter, che parlottavano tra loro.
«Cos’ha fatto Hunter per essere qui?», chiese, senza giri di parole.
Robert sorrise, divertito. «Ciao, Sebastian. Sì, grazie, sto bene! Oh, è davvero una bella giornata!».
«Ho fatto una domanda», asserì il francese, freddo.
«Cosa vuoi che ne sappia?», rispose infine Robert, scocciato.
Sebastian sgranò leggermente gli occhi. «Mi stai dicendo che…».
«Ti sembrerà strano, ma non lo sappiamo», fece Xavier: «Non ce ne ha mai parlato».
«E voi non avete mai provato a chiederglielo?», domandò Sebastian.
«Una volta e basta», questa volta fu Simon a rispondere: «Hunter è molto riservato su queste cose».
«Ma tranquillo, può darsi che a te lo dirà, dato che sei entrato immediatamente nelle sue grazie», ammiccò Robert: «Saprai sicuramente convincerlo con le tue incredibili doti, no?».
Sebastian lo fulminò con lo sguardo. «Perché ti interessa saperlo?», chiese gentilmente Xavier.
Il francese si trattenne nel rispondergli male. «Perché sì», disse, infine, dileguandosi senza nemmeno salutare.
 
«Thad non sta affatto bene».
«Già. Forse problemi in famiglia?».
«No, non credo».
«Con Sebastian? Hunter?».
Nick respirò, lentamente. «Boh, potrebbe essere. Vorrei saperlo anch’io, Jeff», rispose.
Thad era ancora lì, a terra, con il volto chino e il cellulare tra le mani.
«Non capisco perché non ci voglia parlare. Fa male tenersi tutto dentro, no?», disse Jeff.
«Le persone affrontano sempre in modo diverso una situazione. Non siamo tutti uguali», parlò Nick: «ma anch’io sono dell’idea che debba confidarsi con qualcuno. Magari anche con lo stesso Sebastian, a meno che non sia lui la causa di tutto questo».
Jeff annuì, leggermente. «Cosa dovremmo fare secondo te?».
«Non dobbiamo pressarlo, rispetteremo i suoi tempi», rispose il moro, prendendo il suo ragazzo per mano: «Andrà tutto bene».
 
Hunter non era né nella sua stanza né in quella di Sebastian.
Sebastian si chiese dove potesse essere andato quando poi gli venne in mente quel luogo: lo stanzino dimenticato.
Hunter lo aveva condotto ad occhi chiusi fin lì e Sebastian non aveva idea di come arrivarci e non poteva chiedere a nessuno, dato che nessuno dei ragazzi sapeva dell’esistenza di quel “rifugio”.
Pensò di poterlo chiamare, ma solo in quel momento si accorse di non avere il suo numero di cellulare.
Poi sentì un trillo, e immediatamente lesse l’sms ricevuto.
 
Se mi stai cercando, scendi le scale, imbocca il corridoio a destra, poi quello a sinistra, scendi gli scalini e apri la terza porta a destra. Ti aspetto ;)
 
Sebastian si sentì come letto nel pensiero. Seguì immediatamente le indicazioni e si ritrovò di fronte alla porta che aprì.
Hunter era disteso sul divano, con le mani dietro la testa :«Noto che sono stato piuttosto efficiente come navigatore satellitare», disse, con un piccolo sorriso: «Ho poggiato le chiavi sopra al davanzale, chiudi pure la porta».
«Non sono venuto qui per scopare», rispose Sebastian, freddo.
«Qualsiasi cosa tu abbia in mente di fare, chiudi la porta», fece Hunter: «per evitare qualsiasi rischio, no?».
Sebastian obbedì, poi Hunter gli fece spazio sul divano. «Allora? Non cedi? Credi di poter vincere sul serio questa scommessa?».
«Non stiamo facendo nessuna fottutissima scommessa», rispose il francese: «Io mi chiedevo se… insomma, volevo chiederti…».
Sebastian si bloccò: sarebbe stato troppo sospettoso porgergli la domanda in modo diretto, doveva trovare un modo per farlo. Cosa poteva fare?
Saprai sicuramente convincerlo con le tue incredibili doti, no?
«Mm?», Hunter lo guardò, interrogativo: «Hai perso la lingua?».
«Non ancora», Sebastian gli si avvicinò, premendo le sue labbra contro le sue. Le loro lingue si incontrarono, le loro mani si cercavano.
Sebastian provò un’improvvisa e inaspettata repulsione nei confronti di Hunter, ma seppe fingere.
Più frequentava Hunter, e più pensava a quanto gli sarebbe piaciuto baciare Thad, abbracciarlo, amarlo, poterlo sentire suo.
Si rese conto che per la prima volta si chiese che sapore avessero le labbra di Thad e che sensazione avrebbe provato nell’averlo per sé.
Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma Thad gli mancava e lo voleva in quel momento.
Avrebbe fatto di tutto per proteggerlo.
Doveva scoprire cosa c’era dietro quella storia, dietro quelle parole non dette e dietro quegli occhi pieni di terrore.
«Te l’avevo detto, Sebastian… non puoi resistermi… non puoi», mormorò Hunter, con un sorriso divertito.
Sebastian si lasciò toccare, stando al “gioco”. «Hunter, ormai siamo molto… intimi», disse in un sussurro, poi gli baciò con veemenza il collo: «… ma in realtà ci conosciamo poco, davvero molto poco».
«Cos’altro vorresti da me?».
«Tu sai perché sono venuto qui, ma io non lo so il motivo per cui ci sei anche tu. Magari potresti condividerlo con me… ti fidi di me, no?».
Hunter sembrò irrigidirsi. «Davvero mi hai fatto questa domanda?», chiese, quasi incredulo.
«Non… non avrei dovuto?», fece Sebastian fingendosi perplesso, allontanandosi leggermente dal compagno.
 
Hunter non capiva a che gioco stesse giocando quello Smythe. Era una pura coincidenza che Sebastian gli chiedesse del perché del suo alloggiamento al riformatorio nello stesso giorno in cui lo aveva svelato a Thad per telefono?
Qualcosa gli suggeriva che Thad aveva taciuto, ma Hunter restava comunque nel dubbio.
Beh, se fosse accaduto qualcosa di orribile, Sebastian si sarebbe potuto anche sentire responsabile, senza problemi. E ad Hunter ciò non importava.
«Hunter, conosco solo io questo posto oltre te», fece Sebastian: «Avevi detto che volevi permettermi di entrare dentro di te…».
«Mi avevi anche detto di non illudermi. Sono solo un amico, no? Queste sono le tue parole», gli ricordò.
«Potrebbe essere che mi sto ricredendo?», fece l’altro, guardandolo intensamente: «Potrebbe essere che mi sono sbagliato?».
Hunter rifletté. «Incomincerai a giudicarmi».
«Non lo farò».
Hunter si insospettì non poco dell’atteggiamento del ragazzo. Sebastian aveva intuito qualcosa, ne era certo. «Te lo dirò, ma non ora».
 
Te lo dirò, ma non ora.
La stessa identica risposta che gli aveva dato Thad.
Te lo dirò, ma non ora.
Sebastian non ne poteva più di quelle risposte incomplete.


 



Angolo Autrice

Buon pomeriggio a tutti! :)
Eccomi con il quattordicesimo capitolo (: Sto cercando di migliorare con i tempi - invano lol -, ma proprio ora che è iniziata già da giorni la scuola... beh, ecco... sarò ancora più lenta del solito ._. Mi dispiace :(
La situazione si fa sempre più difficoltosa e sospetta! Thad continua ad essere freddo, in particolare con i Niff, anche se sta provando ad uscire dal baratro ed è anche tentato nel parlare con qualcuno, Hunter è sempre più asfissiante e ossessivo e Sebastian, un po' con l'aiuto di Thad un po' grazie alla sua testolina(?), sta finalmente incominciando a capire qualcosa. Persino i Niff hanno dei dubbi e sono preoccupati per Thad. :/
Ringrazio tutti coloro che leggono e tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e tutti coloro che leggono o recensiscono!
Al prossimo capitolo! :)

P.S: Per vedere gli aggiornamenti, qui la mia pagina Facebook ---->
https://www.facebook.com/pages/Marta_Gleek-EFP/493176084080290?fref=ts 
Per commenti, domande, curiosità, giudizi e critiche, qui il mio Ask ----> http://ask.fm/MartaGleek944
:)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1502277