And I will give you all my heart...

di peterpanmydrug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il giorno in cui li conobbi ***
Capitolo 2: *** Perchè fa così? ***
Capitolo 3: *** Tanti dubbi...troppi!! ***
Capitolo 4: *** Torta di mele e...tatuaggio a sorpresa :) ***
Capitolo 5: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 6: *** Il giorno del mio compleanno ***
Capitolo 7: *** Sei uno stronzo... ***
Capitolo 8: *** Piccoli passi ***
Capitolo 9: *** Occhio per occhio, dente per dente... ***
Capitolo 10: *** Lei è mia ***
Capitolo 11: *** Non sparire ***
Capitolo 12: *** Sotto la pioggia ***
Capitolo 13: *** avviso belle ***



Capitolo 1
*** Il giorno in cui li conobbi ***











 

Era la prima volta dopo due settimana che avevo nuovamente il coraggio di uscire di casa, dopo quello che lui mi aveva fatto. Quella mattina, dopo giorni, le tapparelle della mia stanza si erano alzate, lasciando che un tenue primo sole estivo mi baciasse il viso pallido, adesso privo di quel brutto ematoma sotto l'occhio destro.

Scesi a fare colazione e notai che i miei cinque coinquilini se ne erano già andati. Nessuno aveva ben capito quello che mi fosse successo, avevo solo campato la scusa di un po' di stress causato dalle ultime interrogazioni, ma sapevo che in fondo nessuno di loro mi aveva realmente creduto.

Così addentando al volo una brioche, la quale quasi mi andò di traverso, uscii dal portone e, notando in lontananza l'autobus che quasi mi lasciava a piedi, cominciai a correre. Per fortuna l'autista ormai mi conosceva, quindi mi aspettò, accogliendomi con un caldo sorriso e una strizzata d'occhio.

Giunsi a scuola ancora con il fiatone, mentre, notai con grande timore, gli sguardi di tutti erano puntati su di me. Che sapessero?

Poi vidi lui, circondato dal suo gruppetto di scimmie cerebrolese, il quale mi lanciò un'occhiata talmente intensa e furiosa che avvertii il mio corpo come di pietra, mentre il cuore accelerava più di quanto già non fosse.

Con mia grande sfortuna, il mio armadietto distava solo tre posti da dove lui si trovava.

Facendomi coraggio e continuando a fissare il pavimento, mi avvicinai al mio, componendo la combinazione senza realmente sapere cosa stavo facendo. Sentivo i mormorii di quelli che mi circondavano, facendomi sentire come un fenomeno da baraccone.

Non che prima fossi mai passata inosservata: non ero molto alta, appena un metro e sessanta, ma avevo un fisico proporzionato e con tutto al posto giusto. Possedevo una cascata di riccioli capelli castano cioccolato e i miei occhi erano di un particolare marrone nocciola. Forse era proprio per quel motivo che lui mi aveva avvicinato, aveva fatto il carino con me, aveva conquistato la mia fiducia e infine mi aveva sottratto la mia dignità.

Ad un tratto i pensieri furono interrotti da un rumore di passi alle mie spalle, sempre più vicini. La mano che in quel momento stringeva il mio libro di biologia prese a tremare, temendo che dietro di me ci fosse il mio aggressore.

Poi però cinque voci dissero all'unisono:

-Giorno Emily!!-

Un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra, avendo riconosciuto chi mi si era avvicinato: i miei coinquilini, i cinque ragazzi che reputavo i miei migliori amici e al tempo stesso la cosa migliore che mi potesse capitare.

Un paio di mesi prima i miei genitori, i quali lavoravano rispettivamente nel mondo del business, mio padre, e della moda, mia madre, mi avevano comunicato che si sarebbero dovuti trasferire per motivi di lavoro.

Io però non volevo lasciare l'Inghilterra, là avevo tutta la mia vita, i miei amici, o almeno quelli che fino a quel giorno reputavo tali, i miei interessi, gli studi. Così Harry, il mio amico sin dai tempi dell'asilo, mi offrì un posto nel suo appartamento in centro, ereditato da un nonno appena scomparso. Si era però dimenticato di avvertirmi che avremo dovuto condividere l'abitazione con altri quattro scavezzacollo: Zayn, Louis, Niall e Liam. Devo però ammettere che non mi dispiacque fare la loro conoscenza, soprattutto di quest'ultimo.

Nonostante stessi con un altro, sentivo nei suoi confronti qualcosa di più dell'amicizia, ma non avevo mai avuto il coraggio di confessarglielo. Lui, d'altra parte, non aveva mai mostrato quel tipo di interesse per me, quindi con i giorni avevo deciso di rinunciare.

Non consideratemi una ragazza frivola, io amavo il mio ormai ex, non lo avrei mai tradito nè tantomeno lasciato se lui non avesse agito come invece ha fatto.

Nonostante Liam fosse affascinante, fisico atletico, sguardo magnetico, non avevo mai pensato di usarlo come pretesto per una rottura con Johnny.

La sera in cui avvenne il fatto, ricordo che rientrai all'appartamento ormai a notte tarda. Barcollavo come fossi stata ubriaca, anche se in realtà a provocarmi quell'effetto era la paura unita allo shock. Cercai a tentoni di raggiungere le scale che mi avrebbero portato nella mia stanza, dimentica del fatto che nell'appartamento stavano altre cinque persone e che sarebbe stato pressocchè impossibile evitarle tutte.

E infatti la fortuna non fu dalla mia parte, per la seconda volta in quella sera. Mentre stavo per imboccare le scale un rumore dalla cucina mi fece voltare. Rabbrividii notando lo sguardo perplesso di Liam che mi osservava. Tentai di improvvisare un sorriso, ma il brutto livido sotto l'occhio si notava anche nella penombra.

-Emily, cosa diamine ti è successo?- mi chiese, un bicchiere d'acqua in mano che notai impercettibilmente tremare.

-Ecco...io...- balbettai, mentre gli occhi mi si fecero lucidi e le lacrime cominciarono a rigarmi le guance.

Le ginocchia mi cedettero e mi ritrovai seduta sull'ultimo scalino, le mani al viso nel tentativo di nasconderlo, mentre i capelli scompigliati contribuivano al mio intento.

Mentre i singhiozzi stavano diventando udibili, avvertii un tocco leggero su di una spalla, il quale si trasformò in un caldo abbraccio. A quel punto tutta la mia paura e il mio shock ebbero la meglio e il pianto divenne disperato.

Liam però non mi chiese niente, attese solamente che mi calmassi. Dopodichè, con la facilità con il quale avrebbe sollevato un sacco di piume, mi prese tra le braccia e mi portò nel bagno al piano superiore.

Chiuse la porta con un piede e mi fece sedere sul bordo della vasca. Si allontanò un poco per recuperare una valigetta del pronto soccorso dal mobile del bagno. Quei pochi secondi in cui si staccò da me mi parvero un'eternità.

Mi raggiunse nuovamente, inginocchiandosi di fronte a me. Osservò per un attimo le mie gambe, rimaste quasi del tutto scoperte a causa delle calze rotte, fatto avvenuto probabilmente quando ero caduta cercando di scappare. Poi i suoi occhi si spostarono sulle mie braccia scoperte dal leggero gilet di jeans che indossavo, sfiorando appena i lividi sugli avambracci e sui polsi. Dopodichè raggiunse il mio viso e con un piccolo batuffolo di cotone che aveva provveduto ad imbevere con il disinfettante, mi sfiorò il labbro rotto, facendomi sussultare.

-Chi ti ha fatto questo, Emily?- mi chiese atono, non guardandomi però negli occhi.

Nonostante questo non risposi. Mi limitai a seguire i suoi movimenti sicuri mentre mi applicava la pomata per i lividi e mi lasciava lascive e inconsapevoli carezze là dove poco prima ero stata colpita.

Quando ebbe finito mi portò in camera, facendomi semplicemente stendere sul letto e andandosene, chiudendosi la porta alle spalle.

Io strinsi forte il cuscino, le ferite che ancora pulsavano e chiusi gli occhi, anche se non riuscii propriamente a dormire.

 

La mattina seguente mi svegliarono delle voci fuori dalla porta di camera mia. Riconobbi Liam che parlava con gli altri ragazzi, probabilmente preoccupati per non avermi visto scendere a colazione. Stava inventando una scusa per evitare che mi vedessero in quelle condizioni, per evitare che dovessi dare delle spiegazioni che non ero riuscita a confidare neanche a lui quando eravamo soli.

Probabilmente ad Harry avrei potuto dirlo, nonostante mi aspettassi una sua scenata sull'accaduto dato che a lui Johnny non era mai piaciuto e non aveva mai perso l'occasione per rinfacciarmelo.

Ma io lo amavo, lo scusavo delle offese, delle scenate di gelosia, degli schiaffi.

Quella volta però era andato troppo oltre, neanche una santa avrebbe potuto perdonarlo. La verità però era che avevo paura, di lui e di me, di ricascarci nuovamente.

Decisi quindi di assecondare la balla di Liam e rimanere chiusa nella mia stanza. Per lo meno là lui non avrebbe potuto raggiungermi, in quel castello avevo cinque cavalieri pronti a difendermi da ogni pericolo, da ogni drago cattivo che avesse voluto farmi del male.

 

-Ehi Emily, ti sei incantata?-

Una mano mi scivolò velocemente davanti agli occhi. Mi ripresi, sorridendo a Louis, il quale ricambiò.

-Solo tanti pensieri- risposi, facendo saettare lo sguardo dove poco prima si trovava Johnny e la sua banda.

Liam parve accorgersene, ma non disse niente. Da quella sera non ci eravamo più parlati molto, con mio grande dispiacere. Pareva che lui mi stesse evitando.

-Dunque, che ne dite se stasera ce ne andiamo a bere qualcosa nel pub irlandese di mio zio?- chiese in quel momento Niall.

-Perchè no? Così festeggiamo la ripresa alla vita della nostra Emily- ridacchiò Harry, circondandomi le spalle con un braccio.

-D'accordo, ci sto- risposi io, quasi senza riconoscermi.

Quei ragazzi avevano la capacità di farmi dimenticare ogni brutta faccenda, ogni malumore, ogni cattivo pensiero.

Così quella sera, finito di cenare (aveva cucinato Zayn, quindi di commestibile probabilmente c'era solo il pane ihihih), ci cambiammo e, a piedi dato che il pub era vicino al nostro appartamento, raggiungemmo la nostra meta. Seduti ad un tavolo appartato, lo zio di Niall ci fece servire cinque birre, ovviamente, con nostro grande dissenso, analcoliche. Il nipote tentò di protestare, ma l'omone biondo lo congelò con lo sguardo.

Così ci accontentammo delle nostre analcoliche vivande, condendo il tutto con una frivola conversazione e tante risate.

Un paio di volte notai lo sguardo di Liam su di me, come se fosse preoccupato o altro. Ma, diversamente da quanto mi aspettassi, non gli detti peso. Quella sera volevo svagarmi, dimenticare le mie due settimane di reclusione a causa di quello stronzo, ricominciare a pensare a quel futuro che quella sera mi pareva mi fosse stato escluso.

Dopotutto sapevo di poter contare su cinque ragazzi che per me erano i migliori amici di sempre.




NDA 
Salve a tutti!!! Questa è la mia prima fan fiction su questo sito e soprattutto su questi miei cinque baldi giovani che io adoro (non si era capito :P)
Spero che vi piaccia la storia. Siccome sono piccola e inesperta, provvederò a farli riguardare da qualcuno. Grazie per le eventuali recensione o anche chi mi segue e basta. Un bacio a tutti
directionlove01

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Capitolo 2
*** Perchè fa così? ***











 

Aprii gli occhi, anche se la voglia era quella di rimanere a dormire per tutta la giornata. Non volevo andare a scuola, nonostante sapessi che mancava poco più di una settimana alle meritate vacanze. Ricordo che all'inizio dell'anno con un paio di amiche prospettavamo un viaggio, magari in Italia. Eravamo entusiaste, non vedevamo l'ora. Volevo bene a quelle due ragazze, forse troppo, in quanto mi avevano voltato le spalle quando avrei dovuto avere più bisogno di loro.

Ma in fondo cosa mi importava? Meno male si erano rivelate per quello che erano, dato che ho sempre pensato che persone del genere è meglio perderle che trovarle.

Scostai le lenzuola, rabbrividendo per un attimo a contatto con l'aria fresca della mattina. Dopodichè mi alzai, allungai le braccia verso il cielo per sgranchirmi i muscoli intorpiditi dal sonno e mi diressi nel piccolo bagno che, fortunatamente, confinava con la mia stanza.

Quando ero andata a vivere là avevo imposto ai cinque maschietti quella postilla, dato che non avevo intenzione di scannarmi con loro tutta la mattina a chi toccava il primo turno.

Pensando che solo il caro Louis per ingellarsi quel ciuffo da gallo ci impiegava quasi mezz'ora mi venne quasi da sorridere. Per non parlare di Zayn, il quale si rimirava almeno una decina di volte nello specchio prima di decidere che era pronto per uscire.

Mi feci una doccia veloce, legandomi i capelli per evitare di bagnarli, mentre intonavo il motivetto di una canzone che avevo sentito la prima sera al pub:

-Baby, you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But when you smile at the ground, it ain't hard to tell
You don't kno-o-ow, you don't know you're beautiful...-

Aveva un ritmo orecchiabile e pensai che probabilmente era la cosa più carina che un ragazzo potesse dire ad una ragazza.

Mentre chiudevo la valvola dell'acqua e mi apprestavo ad afferrare l'asciugamano, sentii qualcuno bussare alla porta del bagno. Sobbalzai.

-Si??- chiesi, mentre tentavo di nascondere il mio corpo nel piccolo asciugamano che avevo trovato.

-Emily, sono Harry. Noi siamo pronti-

-Di già?- chiesi, lanciando un occhiata all'orologio da polso che avevo appoggiato accanto allo specchio.

In effetti avevo passato sotto la doccia più tempo di quanto avessi previsto.

-Si. Persino Zayn ha finito la sua mezz'ora giornaliera di narcisismo e ci ha minacciato che se non usciamo di casa entro dieci minuti si andrà a cambiare di nuovo-

Inorridii all'idea.

-Dammi cinque minuti e ci sono-

Penso che avrebbero potuto darmi un premio per il record mondiale con il quale mi vestii, mi pettinai e mi vestii.

Quando scesi trovai i miei cinque ragazzi che mi aspettavano attorno alla penisola del cucinotto, le faccie stanche e l'aria abbattuta, tutti tranne ovviamente il nostro Narciso, il quale riusciva a specchiarsi anche in un cucchiaino.

Mi venne quasi da ridere, quando vidi Niall che mi avvicinava con in mano un piatto di frittelle che ancora fumavano.

-Tieni Emily, stamani ho fatto i pancakes. Sono riusciti a salvare questi dalle fauci di Harry, altrimenti...-

-Ehi!!- protestò il ricciolo.

Sorrisi grata, dato che le frittelle di Niall erano le più buone che avesse mai mangiato e, ahimè, dovevo ammetterlo, più buone anche di quelle di mia madre.

In quel momento l'orologio sopra il tinello mi colpì.

-Accidenti!! E' tardissimo!!- sussultai, mettendo in allerta anche gli altri.

Così, mentre loro si infilavano le giacche leggere, io addentavo un pancakes, al quale non avrei rinunciato, e li seguii fuori dal portone. Come al solito dovemmo rincorrere l'autobus, ma alla fine riuscimmo ad arrivare a scuola prima del suono della campanella.

Notai, con mio grande dispiacere, che neanche quella mattina Liam mi aveva rivolto la parola.

 

Avevo passato le prime due ore di matematica nel più completo panico, beccandomi un bell'insufficiente ad una settimana dalle vacanze. Imprecai mentre raggiungevo l'aula di educazione civica, dato che con molta probabilità sarei stata costretta a frequentare i corsi estivi. Addio estate!!

D'un tratto qualcuno che mi passava di fianco mi urtò con violenza, facendomi cadere i libri che avevo in mano. Mi abbassai per raccoglierli il più in fretta possibile per non fare tardi e solo allora mi accorsi che il corridoio era stranamente deserto.

Solo un paio di ragazzi a qualche metro di distanza che, non appena videro il mio sguardo, distolsero il loro da me.

La visuale mi fù però oscurata da qualcuno che mi si era fermato davanti. Riconobbi immediatamente di chi si trattava e il mio corpo prese a tremare. Non avevo il coraggio di alzare gli occhi.

-Cosa ti succede Emily? Adesso non mi guardi nemmeno?-

La sua voce, la sua intonazione. Tutto in quel momento mi faceva paura. Strinsi con forte i libri che avevo raccolto contro il petto, tirandomi lentamente in piedi.

Lui indossava la maglietta che io gli avevo regalato e ciò mi fece quasi vomitare.

-Che cosa vuoi?- gli chiesi, cercando di concentrare nelle mie parole quel poco coraggio di cui ero provvista.

-Ma come, tesoro? Siamo o non siamo fidanzati?-

Ma era scemo o cosa?

-Pensi sul serio che voglia stare con te dopo quello che mi hai fatto? Credevo che dopo queste settimane lo avessi capito-

-Ma Emily, sono pentito. È stato un incidente-

Perchè quel tono aveva l'effetto di trafiggermi il petto come una pugnalata? Perchè quella sua strafottenza mi faceva allo stesso tempo male e montare dentro la rabbia?

-Vattene Johnny, non fai più parte della mia vita, ormai-

Feci per superarlo, sperando che le mie parole fossero state abbastanza per farlo demordere, ma una presa alla vita mi bloccò, facendomi scontrare contro il suo petto. Non ricordavo che lui mi superasse così tanto in altezza.

La sua voce al suo orecchio ebbe la capacità di paralizzarmi:

-Non è facile liberarsi di me, uccellino. Non rinuncio alle mie proprietà senza combattere-

-Sai qual'è il tuo problema, razza di deficiente?!? Tu hai già perso-

Pestai il suo piede con tutta la forza di cui ero capace, provocandogli un sussulto e fornendo a me la possibilità di allontanarmi. Non feci però in tempo ad allontanarmi che mi sentii nuovamente afferrare e spingere contro gli armadietti.

Mi ritrovai bloccata tra il metallo e il corpo di lui, le mani ai lati della mia testa, il suo sguardo che avrebbe avuto il potere di incenerirmi.

-Dimmi Emily, te la senti davvero di sfidarmi?-

-Ma si può sapere cosa vuoi da me? Puoi avere chiunque, perchè insisti tanto?-

-E' una questione di principio. Nessuna ha mai detto di no a me e tu non sarai certo la prima-

Vidi il suo volto avvicinarsi al mio, mentre io pregavo che un fenomeno inspiegabile aiutasse il metallo alle mie spalle ad inglobarmi, in modo da uscire da quella dannata situazione.

La mia preghiera non fu propriamente esaudita, ma d'improvviso vidi il corpo di Johnny venir spinto via da qualcuno. Davanti a me si parò la figura di Liam, il quale però non mi stava per niente considerando, anzi, fissava in cagnesco quello che era il mio ex.

-Vattene Johnny se non vuoi farti male- gli ringhiò con il suo solito tono atono.

Vidi l'altro rabbrividire per un attimo, poi lanciarmi un ultima occhiata e dire:

-Non finisce qui-

Poi puntando il dito verso Liam, aggiunse:

-Neanche con te- e detto questo se ne andò.

Sentii le ginocchia cedere e mi accasciai a terra, gli occhi spalancati e la mente in confusione. Era tale il mio stato che a malapena sentii la voce del mio amico che mi chiedeva se mi sentivo bene.

Io accennai un si con la testa, per poi accettare il suo aiuto per alzarmi. Il silenzio ci colse nuovamente, ma per qualche motivo a me bastava anche così.

Stavo finalmente per trovare il coraggio di parlare, anche solo per ringraziarlo, che quello mi precedette:

-Vieni, ti accompagno in classe-

Detto questo mi prese per mano e ci incamminammo per il corridoio. Il contatto con la sua pelle era incandescente, donandomi una sensazione di tranquillità e allo stesso tempo di profonda confusione. Sentivo il cuore nel petto sobbalzare ad ogni passo, sino a quando non si fermò quando lui mi guardò negli occhi, dicendomi semplicemente:

-Ci vediamo all'uscita-

Dopodichè se ne andò, le mani carcate in tasca e la testa leggermente incassata nelle spalle. Io rimasi ad osservarlo mentre si allontanava, non sapendo più cosa pensare.

Perchè si comportava così?




NDA 
Ed eccomi con un secondo capitolo, ringraziando quelli che mi hanno recensito, positivamente o negativamente, e anche chi legge solamente.
Liam è strano e la nostra Emily confusa. Gli altri quattro ragazzi in compenso fanno da simpatico contorno ihihihih
A presto o meglio al prox capitolo. Un saluto
Directionlove01

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Capitolo 3
*** Tanti dubbi...troppi!! ***











 

POV EMILY

Non riuscii a concentrarmi neanche durante la lezione di educazione civica, dato che il mio pensiero fisso era proprio su di lui. Più cercavo di capirlo, meno ci riuscivo. Eppure fino a poco tempo prima, nonostante Liam avesse sempre avuto un carattere un po' scostante e a volte burbero, con me si era sempre comportato bene, da amico. Era cambiato tutto da quella notte, quella dannata notte in cui mi aveva curato i lividi e le escoriazioni che Johnny mi aveva provocato. Era come se in un certo senso non riuscisse neanche a guardarmi negli occhi, come se si vergognasse di qualcosa che in realtà non aveva mai fatto.

E se avesse capito tutto? Se avesse scoperto il segreto interesse che provavo nei suoi confronti? Se cercasse di allontanarmi solo per evitare di ferirmi perchè magari non era interessato a me in quel modo o magari aveva già una storia?

Troppi “se” in una sola frase, troppi “se” per una mente già confusa come era la mia. Avrei dovuto affrontarlo prima o poi, ma c'era come un blocco dentro di me, forse per evitare di venire a scoprire la verità e rimanerne delusa.

Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò, destandomi per una frazione di secondo da quell'assurda conversazione mentale. Recuperai i libri e lo zaino a tracolla, dirigendomi a passo svelto verso il mio armadietto. Per risollevare il mio animo afflitto avevo deciso di cucinare una ricca cenetta per i miei "omini", ma per quello a cui stavo pensando era necessario che passassi prima dal supermarket sotto casa per recuperare l'occorrente.

Così composi velocemente la combinazione, afferrai i libri che mi sarebbero serviti per studiare e depositai gli altri, muovendomi svelta verso l'uscita.

Fu allora che avvertii dei lamenti e delle invocazioni di aiuto provenire dalla mia sinistra. Quando però mi voltai tutto tacque, o forse erano le grida degli altri studenti che sovrastavano la richiesta. Così, tendendo l'orecchio, mi avvicinai con passo cadenzato alla fila di armadietti opposta alla mia.

-Qualcuno mi sente? Mi date una mano?-

Cavolo, qualcuno era stato chiuso dentro gli armadietti. Mi voltai e vidi Johnny e la sua banda di scimmie che sghignazzavano. Ma quello voleva proprio morire...

Mi avvicinai veloce all'armadietto e con orrore mi accorsi che non mi era affatto estraneo.

-Louis, stai bene?-

-Emily, sei tu? Grazie a Dio! Tirami fuori di qui, mi si sta schiacciando la cresta!!-

Sospirai: possibile che quel ragazzo anche in una situazione del genere dovesse pensare alla sua dannata pettinatura?!?

-Dammi la combinazione, svelto-

-Mmm...24...12...19...9...1-

Bene, il lucchetto era scattato e veloce aprii l'anta, facendo capitolare il povero Louis direttamente ai miei piedi. Quello, guardandosi intorno imbarazzato, si alzò in piedi e si sistemò meglio i vestiti, senza dimenticare la sua adorata capigliatura.

Mentre tentavo di aiutarlo, riuscivo ancora a sentire in sottofondo le risate di quel gruppo di ebeti poco lontano.

-Giuro che prima o poi li raso tutti a zero- sentii sussurrare tra i denti al mio amico.

-Andiamo, non ci pensare. Ma cosa è successo?-

-E che ne so. Me ne stavo per i fatti miei, quando due di quei gorilla ammaestrati mi hanno caricato e ficcato nel mio armadietto-

Mentre lui sistemava le cose nello zaino, io mi voltai verso quell'imbecille di Johnny, il quale mi scoccò un'occhiata che non mi piacque per niente e che mi fece capire di colpo: se la stava prendendo con i miei amici per farla pagare a me.

Bastardo...

Ma comunque cosa avrei potuto fare? Mettermi a tu per tu con lui e uscirne con un altro occhio nero? Dare tempo al tempo, ecco come diceva il detto, e io avrei aspettato. La possibilità di vendicarmi l'avrei senz'altro trovata.

-Ehi Louis, ti va se andiamo a casa assieme? Io però devo prima passare dal negozio sotto l'appartamento. Ti va di accompagnarmi?-

-Cucini tu stasera?-

-Perchè no-

-Menomale, altrimenti sarebbe toccato di nuovo a Zayn-

-Ma secondo la tabella, non era il turno di Liam?-

-Lui ci ha detto che stasera aveva da fare e che non sarebbe tornato-

Non so come mai, ma il mio stomaco si chiuse come se mi avessero appena tirato un pugno. Ero forse preoccupata di qualcuna che neanche conoscevo, ma soprattutto non sapevo neanche se esisteva? Ma perchè il primo pensiero che avevo avuto poi era stato quello di un appuntamento?

-Comunque ti accompagno volentieri. E poi ho finito il gel- e con fare allegro mi precedette verso l'uscita.

Io camminavo dietro di lui, improvvisamente tornata depressa. Mentre attraversavamo il cortile, poi, alzai infine lo sguardo e inorridii. Lo vidi, in un angolo del giardino, intento a parlare con una ragazza. Era bella, cavolo se lo era. Inoltre non parevano neanche in rapporti poco intimi, dato che lei ad un certo punto allungò una mano afferrando quella di lui e continuando a guardarlo negli occhi come se stesse parlando con un dio greco.

-Emily, ti muovi?!?- mi chiamò Louis, pochi passi avanti a me.

Probabilmente anche Liam sentì quelle parole, dato che si voltò, incontrando per un attimo il mio sguardo e lasciando immediatamente andare la mano della ragazza di fronte a lui.

Io impietrii, imbarazzata, poi sentii un calore strano salirmi alle guance. L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di schiudermi in un sorriso nervoso e fargli un cenno di saluto con la mano, il quale lui ricambiò, un po' troppo titubante per me.

Dopodichè, distolsi lo sguardo e, con passo svelto, raggiunsi Louis fuori dai cancelli.

-Tutto bene?- mi chiese.

-Si, tutto a posto- risposi, prima di abbassare la testa e sentirmi un poco gli occhi diventare lucidi.

 

POV LIAM

L'avevo salvata da quel deficiente del suo ex e, nonostante sentissi le mani prudere, non ero riuscito a sfiorarlo neanche con un dito. Non volevo che lei mi reputasse un violento, non volevo che lei mi considerate uguale a quel bastardo.

Ma poi in fondo cosa importava? Ero semplicemente un codardo. Un attimo prima le curavo le ferite che lui le aveva procurato e un attimo dopo non le rivolgevo più la parola.

Perchè? Cosa mi impediva di trattarla come prima? Eppure Emily non era cambiata nei miei confronti, mi rivolgeva sempre il suo solito sorriso ogni mattina, mi chiedeva se volessi lo zucchero nel caffè o nel the quando me lo portava durante le mie ore di studio sempre con la solita spontaneità di piccola donna premurosa, mi guardava come aveva sempre fatto.

Allora forse ero io che ero cambiato? Ero io che non volevo accettare che lei, nonostante tutto, non mi avesse mai guardato come faceva con quello stronzo di Johnny?

Ad interrompere i miei pensieri fu la campanella dell'ultima ora. Mi alzai in silenzio, strusciando rumorosamente la sedia, recuperai lo zaino e, messo di una sola spalla, feci per andarmene.

-Liam!-

Alzai gli occhi al cielo sentendo quella voce: Katherine. Odiosamente lei.

Per un attimo ebbi la tentazione di non voltarmi neanche, ma un tocco sulla spalla mi costrinse a farlo. Davanti mi trovai la reginetta della scuola, lunghi capelli color del grano e grandi occhi azzurri a cerbiatto. Pelle di porcellana e fisico da paura. Mi ritrovai però inconsapevolmente a confrontarla con lei, con Emily. Ma perchè, poi?

-Che vuoi?- le chiesi con una certa fretta.

-Avrei bisogno di parlarti. Ti va se ci appartiamo un attimo in cortile?-

-Veramente avrei fretta-

-Ti prego, è importante. Sarò breve, promesso-

Così mi arresi, facendomi condurre in cortile, in un angolo appartato e lontano da orecchie indiscrete.

-Dunque?- chiesi, dando un'occhiata all'orologio.

So di non essere stato molto educato, ma d'altronde non sopportavo Katherine e tutto ciò che usciva dalla sua bocca mi pareva sempre un enorme fesseria.

-Ecco...dunque...come stai?- chiese lei.

-Come prego?- risposi, sollevando un sopracciglio perplesso.

-Si, insomma, come ti vanno le cose? Ho notato che hai qualche difficoltà in storia e ti volevo offrire il mio aiuto, dato che siamo quasi alla fine dell'anno e mi dispiacerebbe che ti beccassi i corsi di recupero. Non potresti uscire con me, altrimenti-

Me la ritrovai a pochi centimetri dal mio petto. Ma quando si era avvicinata?

Così mossi un passo indietro come a farle a capire che volevo andarmene, ma lei mi afferrò una mano, facendomi riavvicinare.

-Allora? Cosa rispondi?-

-Emily, ti muovi?-

Quelle tre parole mi giunsero all'orecchio come una cannonata. Lentamente mi voltai, incontrando il suo sguardo color nocciola che mi fissava, privo di qualunque giudizio. Inaspettatamente vidi un sorriso nascere sulle sue piccole labbra e un breve cenno di saluto, per poi raggiungere Louis al cancello. Io, colto alla sprovvista, attesi troppo a lungo a ricambiare, dato che vidi la sua espressione titubare per un attimo alla mia incertezza.

Rimasi in silenzio, seguendola con lo sguardo.

-Ehi, Liam, parlo con te- mi raggiunse la voce di Katherine.

-Scusa Kat, ma le tue parole per me sono solo vento- dissi.

-E poi mi hai appena rovinato qualcosa di importante- questo però lo pensai solamente.  

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Capitolo 4
*** Torta di mele e...tatuaggio a sorpresa :) ***











 

Non parlai per tutto il viaggio di ritorno all'appartamento, mentre invece Louis pareva una macchinetta. Mi raccontò della sua giornata, facendomi anche sorridere un paio di volte, ma nonostante quella spensieratezza che il mio amico mi trasmetteva, non riuscivo a dimenticare Liam assieme a quella ragazza.

Eppure non sarebbe dovuto importarmi tanto, in fondo io con lui condividevo solo l'appartamento, eravamo amici.

Al market sotto casa comprai qualsiasi ingrediente mi venisse in mente, dato che, confusa com'ero, mi ero completamente dimenticata di quello che volevo preparare.

Così, mentre i ragazzi stavano sparsi per la casa a fare ognuno quello che più gli pareva, io stavo a fissare la mia spesa sparsa sulla penisola della cucina, le mani sui fianchi e un'espressione accigliata.

-Forse un po' di musica mi farà venire qualche idea...-

Così girai decisa la manopola della piccola radio sul ripiano della cucina e una canzone partì:

-Would he say he’s in L-O-V-E?
Well if it was me I would
Would he hold you when you’re feeling low
Baby you should know that I would
Would he say he’s in L-O-V-E?
Well if it was me I would
Would he hold you when you’re feeling low
Baby you should know that I would...-

Canzone adattissima, non c'è che dire. Nonostante le parole però, il ritmo mi piaceva, facendomi immediatamente tornare in mente cosa volevo cucinare.

Mi misi ai fornelli, tirando fuori una cenetta niente male: un pasticcio di pollo con contorno di patate dolci al forno e anelli di cipolla in pastella e riuscii anche a fare un bel dolce, una torta di mele che, quando sfornai, guidò i quattro coinquilini direttamente in cucina, come se fossero dei topi con un pifferaio magico.

-Hai cucinato tu stasera, Emily? Meno male- commentò Harry, sedendosi a tavola e agguantando entrambe le posate, punta verso l'alto, curioso di assaggiare quei piatti che emanavano un così buon odore.

-Spero tu non abbia usato molto olio. Sai, la linea...- commentò Zayn, ricevendo uno scappellotto da parte di Niall, al suo fianco.

-Ehi, io ho contribuito alla spesa, quindi elogiate anche me- disse Louis, con un piede sulla sedia, la forchetta al petto, in una posa molto napoleonica.

Io sorrisi e portai in tavola le pietanze. Rimasi ad osservare i miei amici mentre si azzuffavano per servirsi per primi. Si, anche Zayn, il quale prese ben due porzioni di cipolle fritte. Alla faccia della linea...

Conclusa la cena, rimasi a sistemare la cucina e lavare i piatti, mentre gli altri si ritirarono per studiare o per farsi una doccia. Mentre me ne stavo assorta con la cannella aperta e le mani sotto l'acqua che scrosciava, dei passi alle mie spalle mi fecero sussultare.

Mi voltai, trovandomi davanti Liam, il viso stanco e una mano dietro il collo come a massaggiarselo. Per un attimo il respiro rallentò, come se avessi io qualcosa da nascondere.

-Ciao- mi salutò.

-Ciao- risposi io, mentre chiudevo l'acqua e mi asciugavo le mani ad uno straccio.

Silenzio. Imbarazzante e profondo silenzio piombò tra di noi, i quali, entrambi, non riuscivamo neanche a guardarci negli occhi. Poi notai che lui puntava il pezzo di torta di mele avanzato. In realtà era la mia parte, ma non avevo molta voglia di mangiare il dolce quella sera.

-Hai fatto la torta?- mi chiese con ovvietà.

-Ne vuoi un pezzo?-

-Solo se tu ne prendi metà-

Rimasi spiazzata da quella proposta e, probabilmente, lui se ne accorse, dato che si schiarì la gola con un colpo di tosse e prese posto al tavolo. Avvicinò il piatto e divise la fetta in due.

Allora parlava sul serio.

Io, sempre in silenzio, presi posto davanti a lui, proprio mentre mi allungava la mia parte. Lo guardai per un attimo, mentre lui addentava il primo boccone e tramutava la sua espressione in una di pura soddisfazione.

-E' buona- disse.

-Ne dubitavi?- chiesi io, civettuola, sorridendo con la forchetta tra i denti.

-A dir la verità no- sorrise lui di rimando.

Rimanemmo semplicemente così, a scambiarci battute e pensieri come non avevamo mai fatto, trovando in breve una complicità che pensavo di non poter mai avere con lui.

Quando guardai l'orologio, era quasi mezzanotte. Così, lasciando i due piatti nel lavandino, ci demmo la buonanotte ed entrammo ognuno nella propria stanza.

Quella sera, stesa sul mio letto, il cuscino abbracciato come fosse stato un peluche, pensai alla serata appena trascorsa. Per la prima volta dopo giorni Liam mi aveva rivolto nuovamente la parola e, al contrario di quanto avrei pensato, era stato facile per me. Così mi addormentai, sognando quella notte il suo bellissimo sorriso mentre assaggiava la mia torta di mele.

 

E il venerdì era finalmente concluso. Adesso ci aspettava un weekend di dolce far niente.

-Bene, cosa facciamo stasera?- chiese Harry piombando in salotto, mentre Zayn, Louis e Niall stavano guardando la partita, Liam leggeva un fumetto prestatagli dal biondo e io spazzavo.

-Che intendi?- chiesi ingenuamente.

-Ma come? È venerdì, dobbiamo uscire. Andiamo a ballare- disse euforico il riccio.

-Io ci sto- disse Zayn, alzandosi e fiondandosi in camera.

Ci aspettava una lunga sessione di “cosa mi metto stasera”? Accidenti a Harry e alle sue idee.

-Anch'io. Mi sono stancato delle birre analcoliche di mio zio- aggiunse Niall e Louis gli dette ragione.

-Bene. Quattro favorevoli. Voi due?- chiese infine, rivolto a me e Liam.

Io lanciai uno sguardo di sfuggita al ragazzo, sperando segretamente che lui rifiutasse in modo di avere una compagnia se mai avessi deciso di rimanere a casa. Non perchè si trattava di lui, sarebbe andato bene chiunque, dato che non amavo molto andare a ballare. Non mi piaceva la calca di gente, l'odore di sudore e gli ubriachi con le mani lunghe. E poi Liam bocciava sempre qualunque programma che gli veniva proposto.

Immersa nei miei pensieri, sussultai quando sentii dire:

-Perchè no?-

Fissai sconvolta Liam, il quale mi rimandò uno sguardo e si strinse nelle spalle, tornando a leggere il suo fumetto.

-Traditore- pensai.

-Allora è deciso. Emily, a te va bene, no?-

-Nessun problema-

Volevo morire, ma avrei portato quel traditore nella tomba con me...

 

Stavo davanti all'entrata del Pacha, una discoteca in centro che quella sera aveva in previsione una tranquilla serata pop. O almeno questo aveva detto Harry. Per fortuna avevo rinunciato ai miei bellissimi tacchi di Prada che mia madre mi aveva regalato lo scorso compleanno, altrimenti avrei sicuramente fatto in modo che qualche santo venisse giù direttamente dal Paradiso a causa delle mie imprecazioni. La fila era chilometrica, probabilmente tutta la movida londinese, o almeno una buona parte, era là quella sera.

Già un punto sulla mia lista nera.

Mi voltai alla ricerca degli altri e vidi Zayn, Harry, Niall e Louis già un poco alticci che ci provavano con un gruppo di ragazzine in abiti succinti che ridevano come galline.

-Ci risiamo. E ti pareva- pensai, sconsolata.

-Tutto a posto?- mi chiese una voce dietro di me.

Mi voltai e incontrai lo sguardo di Liam, visibilmente fuoriposto quasi quanto me, con indosso una giacca scura, camicia bianca, jeans chiari e un paio di converse bianche ai piedi. I capelli, opera di un entusiasta Louis, stavano fermi sulla testa in un'acconciatura scomposta e irresistibilmente sexy...

Emily, ma che pensieri fai?!? Datti una calmata!!

-C'è molta gente- dissi, fissando la fila.

-Già. Stasera la discoteca ospita un dj straniero. Impossibile non venire ad ascoltarlo-

-Speravo proprio che tu bocciassi la loro proposta. Almeno avevo un pretesto con cui rimanere a casa- dissi, sconsolata.

Lui mi si avvicinò piano, facendomi rabbrividire.

-Forse avevo solo la curiosità di vederti indossare un vestito, anziché i soliti jeans- mi sussurrò.

In effetti avevo optato per un tubino blu elettrico, monospalla e a manica lunga, incredibilmente corto, anche se me ne rendevo conto solo in quel momento.

Non ebbi il coraggio di rispondere, quindi mi limitai solo ad avvampare.

-Bene, la fila scorre- disse lui come niente fosse e, afferrandomi per un polso, prese a farsi largo tra la gente, sordo alle mie imprecazioni.

 

In fin dei conti la serata non fu male, ci divertimmo, solo che Harry, reduce da troppo serate astemie, si era letteralmente ubriacato. Adesso se ne stava tra Zayn e Liam che tentavano di sostenerlo come meglio potevano.

Quando finalmente giungemmo all'appartamento, lo schiantarono letteralmente sul divano, mentre il mio amico canticchiava stonato una vecchia canzone dei Beatles.

-Io me ne vado a letto- dissi, assonnata, togliendomi gli stivali, che, nonostante fossero bassi, mi facevano comunque dolere infinitamente i piedi.

-Ci vediamo domani ragazzi- dissi mentre salivo le scale, chiudendomi nella mia stanza.

Sentii solo le loro voci al piano di sotto per un po', sino a quando non scese il silenzio e mi addormentai.

 

-Infami maledetti!!-

Quel grido mi fece fare un gran balzo nel letto. Mi alzai, agguantai la mazza da baseball di mio padre sotto il letto che tenevo in caso di evenienza, e scesi le scale a rotta di collo.

Trovai, al posto di un ladro o un serial killer come il sonno mi aveva fatto immaginare, un Harry incazzato nero, a torso nudo, che mostrava un tatuaggio nuovo di zecca.

Vi chiederete: perchè era arrabbiato? Beh, il tatuaggio era una gruccia per vestiti!!

-Siete degli imbecilli!! Che razza di schifo è questo?!?- gridò, mentre gli altri se la ridevano.

-Hai insistito tu, noi volevamo fermarti, ma non ci hai dato scelta. Anche il tatuatore era parecchio perplesso. Talmente tanto che non te lo ha fatto neanche pagare- ridacchiò Niall.

Eppure non mi ero accorta di niente la sera prima, che fosse...

Harry era disperato, continuava a camminare per la stanza tirandosi pizzicotti e arrossandosi la pelle, come se potesse mandar via un tatuaggio solo in quel modo.

Io mossi un passo per provare a calmarlo, quando alle mie spalle sentii Zayn e Louis che, ridacchiando dicevano:

-Glielo diciamo che è hennè?-

-Naaaaaaa, solo quando comincerà a scolorire-

Non potei fare a meno di mettermi a ridere anch'io.

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Capitolo 5
*** Nuovi incontri ***









Harry vagava ancora per la casa dopo due giorni con la stessa espressione da cane bastonato di quando aveva trovato su di sé il falso tatuaggio. Continuava a borbottare, intervallato da ammissioni del tipo: “in fondo non è male” o “potrebbe far tendenza”.

Io, assieme agli altri, cercavo di trattenere le risate sentendolo parlare, anche se un paio di volte ero stata tentata di dirgli la verità. Ero più che sicura che quando avrebbe smascherato lo scherzo ci avrebbe inseguito tutti per mezza Londra con la mazza di mio padre.

Ma, in fondo, un po' se lo meritava, dato che di solito era lui quello che ci riservava degli scherzi un po' bastardi, come ad esempio quando mi ritrovai una ciocca di capelli colorata di verde, Zayn un occhio da panda fatto con l'inchiostro, Niall il dentifricio sparso per tutta la faccia, Louis il dito nell'acqua fredda mentre dormiva ( non sto a dirvi quali furono gli effetti) e Liam il burro di arachidi usato come gel, che per mandare via l'odore ci erano voluti giorni.

Per una volta saremo stati noi a ridere di lui.

Finalmente era giunto il penultimo giorno di scuola e io già riuscivo a sentire l'odore dell'estate e delle nostre meritate vacanze. Certo, non sarebbero state belle come quelle dopo la maturità, ma ci volevano, io almeno ne avevo assolutamente bisogno.

Con l'aiuto di Zayn, il quale non avrei mai detto fosse un genio della matematica, riuscii quasi a sperare di non dover frequentare i corsi estivi e una bella e faticosa sufficienza aveva aumentato le mie speranze.

Mentre camminavamo per il corridoio tutti in gruppo, in lontananza notai Johnny che lanciava occhiataccie a me e Liam. Tre mesi sarebbero anche serviti per liberarmi di lui. Feci finta di niente, distogliendo lo sguardo, ma quasi immediatamente sentii la presenza del ragazzo al mio fianco farsi più vicina, come se avesse intuito la minaccia.

Sentii il sangue salirmi al viso, probabilmente facendomi diventare dello stesso colore della felpa che indossavo. Nonostante avessi rinunciato tempo prima al particolare affetto che mi legava al mio amico, non potevo fare a meno di sentirmi imbarazzata quando lui mi si faceva così vicino.

D'un tratto la campanella della prima ora prese a suonare e il rumore stridulo quasi mi trapanò i timpani.

-D'accordo compari, io mi dileguo: compito di chimica- disse Harry, scappando verso l'aula.

-Noi invece tutti educazione fisica, vero?- chiese retorico Louis, il quale probabilmente era l'unico ad essere entusiasta della cosa.

Io sospirai: l'attività fisica non mi era mai piaciuta e dovevo ringraziare il fatto di avere un metabolismo capace di mantenermi snella nonostante mangiassi quasi quanto Niall. Certo, negli ultimi tempi il mio appetito era andato scemando, ma nei giorni precedenti ero riuscita a riacquistare qualche chilo.

-Io vado allora. Ci si vede in palestra- dissi prima di staccarmi dal gruppo, lanciando a Liam un'occhiata di sfuggita, dato che, mi ero accorta, dietro di noi si stava muovendo quella stangona che quel giorno avevo visto con lui in cortile.

Mentre mi allontanavo la sentii chiamare il suo nome, ma da quello che mi riuscì intendere, il ragazzo non si fermò neanche ad ascoltare quello che aveva da dire quell'oca.

In qualche modo ne fui felice. Sorridendo segretamente, entrai finalmente nello spogliatoio per cambiarmi.

Depositai i miei vestiti nell'armadietto, assieme ad alcuni testi, recuperando la divisa da ginnastica con lo stemma della scuola. Era grigia, monotono, con una striscia rossa su entrambe le parti del pantalone e sulle maniche della felpa. Insomma, una vera tortura per gli occhi. Se l'avesse vista Harry probabilmente l'avrebbe definita “un vero attentato a tutto ciò che era moda”.

In quel momento sentii qualcuno alle mie spalle schiarirsi la voce e la cosa non mi piacque neanche un po'. Così, lentamente, alzando per un attimo gli occhi al cielo, mi voltai, incontrando lo sguardo di una Katherine alquanto incazzata.

-Volevi qualcosa?- chiesi, cercando di guardarla il meno possibile negli occhi.

Lei emise un verso che assomigliava molto ad un ringhio, spostando il peso da una gamba all'altra, facendo svolazzare la sua gonna troppo corta della divisa da cheerleader. Certo era bella, ma quell'atteggiamento e quel portamento mi facevano pensare a una che fa un mestiere di cui non si necessita della luce del giorno.

Alle sue spalle altre due ragazze, una mora e l'altra dalla carnagione olivastra e il taglio degli occhi allungato all'orientale, entrambe molto carine, mimarono lo stesso verso dell'ape regina.

-Cosa ci fai tu con Liam Payne?- disse, il quale pareva un misto tra una domanda e una minaccia.

-Non capisco- risposi, incrociando le braccia sul petto, più come a farmi forza che a sembrare minacciosa.

-L-i-a-m P-a-y-n-e...presente? Alto, atletico, sguardo tenebroso, insomma il tipo di ragazzo che non si filerebbe mai una come te. Non riesco quindi a capire la connessione-

Io pensai probabilmente che quella non avrebbe saputo neanche capire la connessione tra unghia e smalto, ma lo tenni per me.

-Siamo amici, tutto qui-

-Molto amici, da quello che ho visto. Venite addirittura a scuola insieme-

-Certo, abitiamo nello stesso appartamento- dissi con non curanza, pentendomi quando vidi gli occhi dell'oca illuminarsi di una strana luce.

-Davvero? Allora potresti farmi un favore- disse, cambiando quasi immediatamente tono della voce.

Mi sentii percorrere dai brividi.

-Che cosa intendi?- chiesi, insicura.

-Tu mi aiuterai a conquistare Liam, a fare in modo che questa diventi la nostra estate-

-Perchè dovrei?-

-Perchè altrimenti renderò la tua vita impossibile- rispose quella, abbassandosi alla mia altezza, ad un centimetro dal mio naso.

Io la fissai in cagnesco, mimando poi un segno di assenso.

-Bene- concluse l'ape regina, tirandomi uno schiaffetto su una guancia che doveva sembrare amichevole e allontanandosi, seguita dalle sue due schiavette.

Fu allora che le gambe cedettero, facendomi crollare seduta sulla fredda panchina di ferro dello spogliatoio. Prendendomi la testa tra le mani e infilando le dita tra i capelli, sospirai:

-Perchè tutte a me?-

 

Palestra. Odore di gomma e olezzo di sudore imbrattavano l'ambiente, costringendomi quasi a stare in apnea. Da una parte la mia classe che si allenava con gli attrezzi, dall'altra la squadra di basket, della quale facevano parte Louis, Niall, Zayn e Liam, che si allenava.

Mentre, sovrappensiero, compivo i miei esercizi di stretching, l'occhio mi cadde sui miei quattro amici. Louis correva da una parte all'altra del campo, seguito da Niall che tentava di rubargli la palla, Zayn che svogliatamente palleggiava mentre si rimirava in una delle vetrate, e poi c'era Liam che, come me, stava sciogliendo i muscoli.

Rimasi a guardarlo, mentre si alzava in piedi. La canottiera larga metteva in evidenza le spalle toniche e la muscolatura definita, mentre i pantaloncini facevano risaltare le gambe snelle e ben allenate.

Solo allora mi accorsi che anche lui mi stava guardando e, incontrando i suoi occhi, feci un timido segno di saluto con una mano. Lui mi rispose, sorridendo. Subito le guance mi si riscaldarono e gli detti le spalle per evitare che lui notasse il mio imbarazzo.

Poi all'improvviso mi ricordai le parole dell'oca bionda, ma non feci in tempo a voltarmi nel cercarla che qualcuno mi gridò:

-Attenta Emily!!!-

Prima che mi rendessi conto di quello che mi stava per accadere, un forte colpo alla tempia mi annebbiò la vista, mentre il cervello, se non fosse stato chiuso nella scatola cranica, probabilmente mi sarebbe schizzato fuori dalle orecchie. Mi accorsi di star cadendo solo quando toccai rumorosamente terra, chiudendo gli occhi. Li riaprii poco dopo, per poi richiuderli nuovamente.

Vedevo il soffitto della palestra, ma pareva tutto un sogno. Poi in lontananza una voce dall'evidente accento francese chiese:

-Ehi, tutto bene?-

Nella mia visuale comparve una testa bionda e un paio di fanali verdi che mi fissavano, preoccupati. Per un attimo mi parve di vedere Niall.

-Dobbiamo portarla in infermeria- disse una voce che riconobbi essere quella di Liam.

-Aspettate un attimo, devo controllare una cosa- aggiunse la voce della ragazza dall'accento francese e subito una lucina mi passò davanti agli occhi, come quando un medico controlla la reazione della pupilla.

-Non sembra grave, è solo stordita. Adesso possiamo spostarla-

Mi sentii sollevare da terra e mi ritrovai tra le braccia di qualcuno. La testa mi martellava come se avessi avuto un martello pneumatico nel cervello. Fui costretta a chiudere gli occhi, mentre i continui sbalzi mi fecero capire che chiunque fosse il mio salvatore si stava muovendo.

-Emily, rimani sveglia- mi disse Liam, terribilmente vicino.

Probabilmente era lui che mi stava portando in braccio.

-Bravo, continua a tenerla vigile. Svenire potrebbe peggiorare il trauma- disse di nuovo la ragazza francese.

Ma chi era? E perchè si preoccupava per me?

Lasciai che il torpore si impadronisse del mio corpo solo quando avvertii la sensazione di un letto sotto di me.

 

Riaprii gli occhi lentamente, avvertendo una sensazione sgradevole alla testa. Tentai di alzarmi, ma una mano sul petto mi costrinse a rimanere stesa.

-Hai avuto un lieve trauma cranico. Sarebbe meglio se rimanessi giù- mi disse la stessa voce dall'accento francese.

Misi allora a fuoco la ragazza che stava seduta al fianco del letto: pareva alta, più di me di sicuro; lunghi e lisci capelli biondi le scendevano sulla schiena e due ciocche anche sul petto, mentre due grandi occhi verdi mi fissavano con apprensione; sembrava molto magra, anche se con molta probabilità aveva la mia stessa taglia di seno e i fianchi leggermente larghi. Era carina, davvero tanto.

-Chi sei?- le chiesi, la voce ancora impastata dall'intontimento.

-Mi chiamo Charlotte, per gli amici Lotty. Sono una...ehm...ètudian*...studentessa appena trasferita. Vengo dalla Francia e sono qui insieme a mio padre, che fa le médecin**. Per questo quando ti ho vista cadere colpita da quella palla ho impedito che ti spostassero immediatamente. Potevi avere qualche traumatisme*** che sarebbe potuto peggiorare, ma per fortuna niente di grave-

-Grazie. Ma perchè mi hai aiutato?-

-Sai, ti avevo notata già in classe, per la precisione chimica e matematica, e mi eri sembrata egréable****. Non capivo poi perchè te ne stavi isolata, sulle tue e pensai che mi sarebbe piaciuto fare amicizia- mi rispose con molta tranquillità.

Rimasi spiazzata e anche un po' restìa, dato che le mie ultime esperienze in campo di amicizie non erano andate molto bene. Non sapevo perchè, ma in Lotty vedevo qualcosa di diverso, una sincerità che mi scaldò il cuore.

-Allora ti ringrazio per il tuo intervento e, a proposito, il mio nome è Emily-

-Oh si, lo avevo capito, dato che il tuo ragazzo lo ha ripetuto per tutto il tragitto dalla palestra all'infermeria-

Arrossii di botto.

-Il mio ragazzo?- chiesi, impacciata.

-Si, le garçon***** che ti ha portato qui-

-Oh, noi siamo solo amici-

-Capisco. Accidenti che figuraccia. Comunque mi ha detto che sarebbe tornato a breve, quindi dovrebbe essere qui a momenti-

Proprio mentre stavo per riprendere a parlare, la porta fu quasi sfondata da un Niall e un Louis carichi di preoccupazione, per non dire Harry. Senza degnare di uno sguardo la bionda, tutti si fiondarono attorno al mio letto, iniziando a chiedermi come stessi.

Io rispondevo, un po' impacciata e cercai l'aiuto di Lotty. Quando mi voltai per guardarla, notai che lei stava fissando il biondo irlandese con occhi più che sognanti. Sorrisi appena, rivedendo me quando avevo a che fare con Liam.

-E tu chi saresti?- sentii domandare proprio a Niall, rivolto probabilmente alla ragazza accanto a me.

Quella, alquanto imbarazzata, cercò di rispondere, ma senza successo. Così andai io in suo soccorso:

-Lei è Lotty e mi ha aiutato quando sono stata colpita in palestra. Lotty, loro sono Liam, Louis, Harry, Zayn e infine Niall, i miei coinquilini-

-Tu abiti con cinque garçons*****?- mi chiese stupita.

-Oh si, è come se fossero i miei fratelli- e detto ciò scoppiai a ridere, seguita dagli altri, persino da Liam.


VOCABOLARIO DI LOTTY

* étudian --> studentessa
** le médecin --> il medico
*** traumatisme --> trauma
**** egréalbe --> simpatica
***** garçon/garçons --> ragazzo/ragazzi
 

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Capitolo 6
*** Il giorno del mio compleanno ***


Finalmente, desiderate e bellissime vacanze!!!

La scuola era finita da quasi una settimana e solo in quei giorni la mia mente si stava già abituando al tepore del sole estivo e al dolce far niente delle mie giornate.

Il bernoccolo dovuto all'incidente con la palla in palestra stava quasi del tutto scomparendo e quell'infausto episodio aveva portato con sé, oltre ad un terribile mal di testa durato giorni, anche qualcosa di positivo: adesso, sul fronte femminile che battagliava contro i cinque tornado con cui vivevo, si era aggiunta la francesina, Lotty.

Avevamo cominciato a frequentarci già il giorno successivo e mi dispiacque non averla conosciuta prima. In fondo era simpatica, solare, divertente e anche tremendamente...maldestra.

Già, nelle poche volte in cui eravamo uscite, era riuscita a rovesciarmi addosso un frullato, una coca cola e una vaschetta di tacos prese al messicano vicino casa, per non parlare delle sue performance quando nei paraggi c'era Niall. Ecco, persino un cieco si sarebbe accorto che Lotty era cotta del mio amico irlandese.

Avevo però deciso di non approfondire, in quanto speravo che prima o poi fosse lei a confidarmelo. In fondo tra amiche si fa così, no?

Per quanto riguardava lui, non saprei dire. Non ho mai visto Niall interessato a qualcuna, ma solo il fatto che cercava di non farsi mai trovare nelle vicinanze quando la francesina era presente era già per me un chiaro segno.

Pensando a tutto ciò, me ne stavo a poltrire beatamente nella frescura della mia camera, godendomi quelle ore del mattino prima del mezzogiorno particolarmente caldo che aveva colpito quest'anno Londra. Stringevo il mio cuscino, profumato di pulito, e sorridevo.

La sera prima avevo ricevuto una telefonata dei miei. A dir la verità aveva parlato solo con mia madre, ma sentivo dietro di lei papà che poneva domande a raffica, facendo confondere addirittura quella povera donna. Mi avevano raccontato del loro lavoro, del fatto che gli mancavo terribilmente e avevano rinnovato la loro offerta del trasloco in America. Io, come ogni volta, avevo rifiutato e loro, anche se con un po' di tristezza, avevo ribadito quanto li rendevo fieri.

Mentre stavo ancora a crogiolarmi immersa nelle mie fantasie, avvertii la porta spalancarsi, una trombetta da stadio strillarmi nelle orecchie e un peso consistente scaraventarsi direttamente su di me, schiacciandomi e mozzandomi quasi il respiro.

Quando finalmente riuscii a capire di chi mai fosse appartenuto quel peso piuma, le mie orecchie, tornate a sentire dopo lo sgradevole suono della tromba, sentirono intonare un “Happy birthday to you”, cantato a gran voce, per di più poco intonata, di quel cretino di Harry.

Con una mossa decisa me lo tolsi di dosso, facendolo piombare poco delicatamente ai piedi del mio letto.

-Ahio!!- imprecò lui, massaggiandosi il sedere.

-Ma ti sei per caso rincoglionito?!?- gridai, cercando di coprirmi data la scarsità di superficie che il mio pigiama nascondeva.

-Come, non ricordi che giorno è oggi?-

Io lo fissai perplessa, cominciando a fare mente locale, ma non sapendo con esattezza di cosa stesse parlando. Solo allora mi accorsi della piccola folla accorsa al trambusto, stazionata tutta sulla porta della mia stanza, i quali guardavano perplessi Harry forse più di quanto stessi facendo io.

-Non so di cosa stai parlando- dissi infine.

-Davvero? Allora ti rinfresco la memoria. Oggi è il tuo compleanno, piccola Emi!!- rispose esaltato, strombettando nuovamente.

Io, veloce come un lampo, afferrai quell'infernale strumento e lo fiondai dalla finestra.

Dopodichè la mia espressione si accigliò.

-Per prima cosa ho bisogno di silenzio. Seconda cosa, mi sembrava di essere stata chiara: niente festa, mai e poi mai. Sai che non sopporto il giorno del mio compleanno. E adesso fuori di qui, tutti voi!!- gridai e in pochi secondi tutti scomparvero.

Rimase solo Harry sulla porta per qualche secondo, guardandomi dispiaciuto. Io, a fissare quei suoi occhi tristi, sospirai, sentendomi terribilmente in colpa.

-Harry, io...-

-Dovrai superarlo prima o poi- mi rispose solo, per poi sparire, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Dopo forse un paio d'ore, o almeno da quello che potevo dedurre dalla sveglia sul mio comodino, finalmente ebbi il coraggio di lasciare la mia stanza. Ero afflitta e mi sentivo in colpa per come avevo trattato tutti, soprattutto Harry. Così, lentamente, schiusi la porta.

Al piano di sotto non sentivo alcun rumore, se non il suono ripetitivo di uno dei giochi della playstation del mio amico.

Facendomi coraggio e assumendo la miglior faccia tosta che potessi permettermi, scesi le scale, tentando di fare il minor rumore possibile. Il fatto di indossare solo i calzini mi aiutò non poco e mi fermai solo quando ebbi raggiunto la spalliera del divano dal quale vedevo spuntare la sua testa di riccioli.

Harry era effettivamente intento a giocare ad uno dei suoi videogames e non fece minimamente caso a me.

-Harry...- dissi debolmente.

-Cosa vuoi?- mi rispose freddo, senza neanche guardarmi, continuando ad armeggiare con il joystick.

-Senti, mi dispiace per prima...-

-Davvero?- mi rispose, il tono che non era cambiato.

-Ok, ascolta. Sono una stronza, ok? Vuoi sentirmi dire questo? Non riesco a farmi piacere questo dannato giorno, è più forte di me-

Finalmente vidi il gioco venir messo in pausa e gli occhi di Harry nuovamente puntati su di me.

-Sai, non è facendo l'acida con noi che cambierai le cose-

-E cosa dovrei fare, invece? Sorridere e sembrare felice quando in realtà non lo sono?-

-Potresti provarci- mi rispose lui semplicemente, accennando un sorrisetto.

Io sospirai, passandomi poi una mano tra i miei capelli castani. Gli voltai le spalle, poggiandomi con la schiena alla spalliera del divano e incrociando le braccia sul petto.

-D'accordo, mi dispiace davvero. Come posso farmi perdonare?-

Vidi la sua testa apparire nel mio campo visivo, le braccia intrecciate sotto il mento.

-Intanto ti chiedo di venire con me a fare un giro. È tanto che non usciamo io e te da soli come ai vecchi tempi. Ho bisogno di comprare un nuovo paio di pantaloni-

-Solo questo?- chiesi, stupita.

-Per il momento. Penserò al resto mentre siamo in giro-

-Ok. Vado a prepararmi-

 

Stavamo camminando per il centro di Londra da quasi una mezz'ora buona. Mentre osservavo la vetrina di un negozio, con la coda dell'occhio notai che il mio amico non aveva smesso un attimo di messaggiare al cellulare.

-Devo pensare che tu abbia un'ammiratrice e non ti sia confidato con la tua migliore amica?- chiesi ad un tratto.

Colto alla sprovvista, nascose in fretta il telefono nella tasca dei jeans, sorridendomi poco dopo.

-E se anche fosse?-

-Ma insomma, e quando dovrei venire a saperlo?-

-Sono cose da maschietti, quindi non ti intromettere- mi rispose con un'occhiata furba.

-Ah, è così?- dissi, ma non ebbi il tempo di aggiungere altro che lui si fermò.

-Che c'è?-

-Ci siamo- rispose lui, infilandosi nel negozio.

Io, alzando per un attimo gli occhi al cielo, lo seguii.

Fu per me lo shopping più lungo della mia vita e tenete presente che sono una ragazza. Passammo quasi quaranta minuti tra i corridoi del negozio alla ricerca di qualcosa che ad Harry piacesse e altrettanti fuori dai camerini.

Alla fine il mio amico se ne uscì con un paio di jeans strettissimi, che quasi mi chiesi come faceva a respirarci dentro o anche solo a muoversi.

-Allora, che te ne pare?-

-Ecco, mi sto chiedendo se non ti convenga prendere la taglia sopra-

-Perchè?-

-Non vorrei che mi diventassi una famosa voce bianca, non so se mi spiego-

Lui mi fissò come se avessi appena detto una bestemmia.

-Non ti azzardare. Questa è la moda, sei te non la comprendi. Accidenti, parlare con te di stile è come raccontare di Dio ad un ateo-

Che melodrammatico...

-Dai, scherzavo. Comunque ti stanno bene. Li prendi?- chiesi speranzosa.

Lui guardò me, poi dette una veloce occhiata al cellulare.

-Direi che non posso fare altrimenti, anche perchè è quasi ora di cena e stasera è il mio turno di cucinare- disse.

Ci avviammo quindi alla cassa e lui pagò. Dopodichè ce ne tornammo verso casa.

 

Aprimmo la porta e ad accoglierci il buio. Tentai di alzare e abbassare l'interruttore all'entrata, ma non successe niente.

-Ma che diavolo...-

Sentii la porta chiudersi alle mie spalle e subito la luce si accese, rivelando la mia inaspettata, ma alla fine gradita, sorpresa: il salotto era stato imbattito di tanti festoni colorati, palloncini e stelle filanti; la cucina era invasa da vivande di ogni tipo, per non parlare delle bevande.

Infine tutti i miei amici, compresa Lotty, erano là ad attendermi.

-Oh, accidenti- dissi, incredula.

-Buon compleanno- mi disse Harry, baciandomi una guancia e andando a raggiungere gli altri.

La prima ad avvicinarsi fu Lotty, la quale indossava un vestitino color pesca, senza spalline e con lo scollo a cuore, la gonna di frange che partiva da appena sotto il seno. Ai piedi un paio di decoltè dello stesso colore, le quali la facevano sembrare ancora più alta e magra.

-Tanti auguri, mon ami- mi disse prima di schioccarmi un bacio sulla guancia.

-Grazie. Ma da quanto lo sapevi?-

-A dir la verità da un'ora fa, ma mi sono adattata-

-Lo vedo- dissi, lanciandole un'attenta occhiata.

Lei, arrossendo, si mise a ridere. Io sorrisi di rimando, abbracciandola di slancio ed entrambe raggiungemmo gli altri, che ovviamente non ci avevano aspettate per cominciare a mangiare.

Fu una serata divertente, la quale mi fece dimenticare per un attimo il vero motivo per il quale non mi era mai piaciuto il giorno del mio compleanno.

Arrivò infine il momento del taglio del dolce. Appena lo vidi pensai subito che era stato Harry a sceglierlo, in quanto sapeva bene qual'era il mio preferito: una grande e bellissima torta alla frutta.

Soffiai le mie diciassette candeline ed espressi un desiderio, chiudendo gli occhi e sperandoci davvero.

Dopodichè venne il momento dei regali: da parte di Lotty una bellissima trousse della Mua; Niall mi regalò un paio di decoltè fantastiche, con un fiocco sulla caviglia; quando aprii il regalo di Zayn, per un attimo avvampai. Richiusi il pacchetto con uno scatto, incuriosendo tutti.

Il diretto interessato mi si avvicinò, tirandomi una gomitata amichevole e strizzandomi l'occhio.

-Andiamo Emi, qualcuno doveva pur regalartelo- mi disse all'orecchio.

L'infame si era permesso di comprarmi un completino intimo alquanto osè, nero, con le mutandine semi trasparenti. Avrei giurato di vedere per un attimo lo sguardo di Liam stupito e allo stesso tempo affascinato, cosa che mi rese ancora più confusa.

Dopo quella gigantesca figuraccia, aprii il regalo di Louis e Harry: il primo mi aveva regalato un set per i capelli, ossia phone, piastra e un grazioso specchietto dalla cornice dai motivi classici e antichi. Harry invece mi aveva regalato una stupenda borsa di Louis Vuitton, dalla quale faceva capolino un simpatico orsacchiotto peluche.

Ringraziai tutti e solo allora mi resi conto che mancava il regalo di Liam. Feci vagare per un attimo lo sguardo per la stanza, ma non lo vidi, era come se si fosse volatilizzato.

Per il momento però non me ne curai, in quanto mi stavo godendo ogni momento di quella serata.

Finito il dolce, Lotty ci salutò quasi un'ora dopo dicendo che il padre era venuta a prenderla. La ringraziai di nuovo e le dissi che ci saremo sentite la sera seguente.

Nel giro di qualche minuto si erano praticamente volatilizzati tutti, lasciandomi la cucina da rimettere completamente a posto. Sospirai, ma non mi arrabbiai, anzi, sorrisi.

Decisi però di uscire un po' sulla terrazza a prendere aria, in quanto avevo mangiato tanto e non avevo subito voglia di mettermi al lavoro.

Trovai però qualcuno all'esterno, poggiato alla balaustra che fissava le strade illuminate. Il cuore perse un battito. Poi sfoderai uno dei miei sorrisi migliori e mi avvicinai.

Lui parve sentirmi, dato che si voltò appena.

-Non sei stanco?- gli chiesi, poggiandomi a mia volta al parapetto.

-Non ho molto sonno. E tu?-

-Io si, ma c'è da mettere in ordine, quindi...-

-Perchè odi il giorno del tuo compleanno?- mi chiese a bruciapelo.

Io rimasi per un attimo stupita da quella domanda, non sapendo bene cosa rispondere. Solo Harry era a conoscenza del vero motivo.

-Ecco...i miei genitori sono sempre stati molto impegnati, continuamente in giro per il paese o per il mondo. Ogni anno, da quando mi ricordo, ho sempre passato il mio compleanno da sola. Per questo non mi è mai piaciuto. Ma penso che da adesso in poi cambierò idea- sorrisi appena.

Fu allora che notai un piccolo astuccio blu che Liam mi stava porgendo.

-Che cos'è?- chiesi ingenuamente.

-Non mi andava di dartelo davanti a tutti. Non sono un'esibizionista come Zayn- mi rispose lui, il quale non mi guardava neanche negli occhi.

Se non l'avessi conosciuto avrei giurato che provasse imbarazzo. Afferrai allora il piccolo pacchetto, aprendolo delicatamente. Alla luce della luna brillò una fine catenina d'argento con attaccato un ciondolo con una “E” corsiva fatta con i brillantini.

Era bellissima.

-Grazie- risposi con imbarazzo.

-Buon compleanno- mi disse lui, avvicinandosi appena e posandomi un bacio sulla guancia, il quale durò molto più del previsto.

Io rimasi impalata mentre Liam, sorridendomi, si allontanava. Poi, senza dire niente, mi lasciò là, sola, come un'ebete a fissare la porta della terrazza che si era appena richiusa alle sue spalle.

Forse non era tutta una cavolata la storia del desiderio espresso alle candeline.





NDA
E adesso i regali dei ragazzi:
   Harry
   Harry2
   Louis
   Lotty
   Zayn
   Niall (scegliete voi il colore :) )
   Liam <3 <3
 

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Capitolo 7
*** Sei uno stronzo... ***











Era trascorsa una settimana dal mio compleanno e ancora non mi ero decisa ad indossare il regalo che Liam mi aveva fatto. Non sapevo neanche io il perchè, ma era come se quel piccolo gioiello fosse significato qualcosa che in realtà io non vedevo.

Certo, lui era sempre stato un amico, più o meno presente, ma quel ciondolo aveva un che di personale, cosa che in parte non mi piacque.

Inoltre negli ultimi giorni era strano: spariva dalla mattina alla sera senza spiegazione, non tanto a me, non lo pretendevo, ma neanche ai suoi amici. Quando era in casa, si chiudeva nella sua stanza e a malapena usciva. Una volta che Zayn e Louis avevano provato a disturbarlo, entrambi si erano beccati una cuscinata in pieno viso.

Per quanto mi riguardava, io non mi ero azzardata a chiedere niente, semplicemente gli davo il buongiorno la mattina e la buonanotte la sera, sempre se il mio cammino incrociava il suo. Cosa strana, dato che abitavamo nello stesso appartamento.

Quella domenica di metà giugno ero poggiata al mobile della cucina, tra le mani la collanina, completamente persa nei miei pensieri. Qualcuno si schiarì la voce alle mie spalle.

-Non sei ancora pronta?- mi disse Harry.

-Come scusa?-

-Ma come? Non te lo ricordi? Oggi partiamo per il mare. Te ne sei dimenticata-

Solo allora notai il borsone che aveva in spalla e le infradito già ai piedi.

-Dio, me ne ero dimenticata davvero!!- esclamai e mi fiondai nella mia stanza, cominciando a preparare borsa e valigia alla velocità della luce.

Nel giro di trenta minuti ero giù dalle scale, nell'ingresso, ad aspettare gli ultimi ritardatari: Liam e Zayn.

Una volta che fummo tutti, ci mettemmo in macchina. Quando vidi che alla guida si metteva Louis, mi venne d'istinto di afferrare la cintura e assicurarmela bene.

-Non ti facevo una che aveva paura della macchina- mi disse Niall al mio fianco.

-Preferisco essere previdente. Non vorrei che un colpo di vento spettinasse il nostro Louis-

A quelle parole vidi che anche il biondo seguì il mio gesto.

 

La macchina aveva sette posti e ne notai uno vuoto, non occupato neanche dai bagagli.

-Aspettiamo qualcuno?- chiesi.

-Siccome non volevamo farti passare una settimana di mare sola con noi maschietti, abbiamo chiesto a Lotty di venire con noi- mi rispose Harry dal sedile davanti.

Io ne fui entusiasta e solo in quel momento notai il grande condominio davanti al quale ci eravamo fermati. Ad attenderci stava Lotty, una grande valigia rosa confetto al suo fianco e un borsone in spalla. Accanto a lei un uomo, forse di una quarantina d'anni, il quale ci lanciò una veloce occhiata per poi tornare a parlare fitto con la ragazza, probabilmente facendole le ultime raccomandazioni.

Dopodichè, con un veloce bacio sulla guancia, la mia amica salutò il padre e si avvicinò alla macchina.

-Salve ragazzi- disse con un gran sorriso.

Io scesi dall'auto e la salutai con un caldo abbraccio.

-Meno male non mi hai lasciata sola in questa avventura- le sussurrai in un orecchio.

-Non me la sarei persa per nulla al mondo, mon ami- disse la francesina, infilando poi la testa attraverso il finestrino e salutando il resto della compagnia.

Notai Niall paralizzarsi, per poi schizzare nel posto lasciato libero, a fianco di Liam.

-Vi lascio sedere accanto- disse per giustificarsi.

Mi venne da sorridere.

Dopodichè tutti prendemmo posto e partimmo verso Brighton, una delle località di mare più ambite del Regno Unito.

 

Dopo poco meno di un'ora di viaggio e probabilmente la ventesima telefonata del padre di Lotty alla ragazza, finalmente cominciammo ad intravedere il mare e la spiaggia, affollata, ma non troppo.

Solo allora cominciai a rilassarmi sul serio, sospirando e accasciandomi sul sedile dell'auto, immaginando sognante i giorni successivi.

La macchina si fermò davanti ad una casetta carina a due piani, un piccolo cortile interno e tante graziose finestre dagli oscuranti verdi oliva. Scesa dall'auto e ammirando la struttura non potei fare a meno di sentirmi felice: per una settimana saremo stati solo noi, il mare, divertimento e, speravo, tanti momenti felici.

Non appena mossi un passo verso la casa, rischiai di essere quasi travolta da Louis, Zayn e Niall che, in modo sguaiato, si fiondarono all'interno, gridando qualcosa a proposito di stanze e sistemazioni.

Lotty e Harry mi affiancarono, ridendo dell'immaturità dimostrata dai ragazzi e tutti li seguimmo, cercando di evitare una sanguinosa lotta per il territorio. Solo allora mi accorsi dell'assenza di Liam.

Lasciando che i miei due amici mi precedessero, mi voltai, notando il ragazzo fermo a fianco alla macchina, lo sguardo assorto, voltato verso il mare calmo e scuro.

Ero combattuta: avvicinarmi e indagare su quello strano comportamento o lasciar perdere?

Optai per la prima scelta. Così lentamente affiancai il ragazzo, rimanendo però in silenzio. Sembrava che lui non si fosse neanche accorto della mia presenza. Decisi di essere quindi io a rompere il silenzio:

-Liam, che succede?-

Lui non si voltò.

-Era da anni che non vedevo il mare- mi disse solo, tornando in silenzio.

-Non sei contento di essere qui?-

Finalmente il ragazzo si voltò verso di me.

-Non ti ho mai visto indosso il mio regalo- parlò, cambiando completamente discorso.

Mi sentii colta in fallo e cominciai a balbettare:

-Ecco...io...insomma...-

-Non importa- e detto ciò mi lasciò lì, confusa e profondamente imbarazzata.

 

Una volta sistemati i bagagli e un paio di battaglie per la scelta della stanza, decidemmo finalmente di comune accordo di raggiungere la spiaggia e spendere il resto della giornata sotto il sole estivo.

Per quanto mi riguardava, il buon umore di poco prima era svanito, lasciando spazio ad una profonda confusione. Ogni volta Liam era capace di destabilizzarmi e non sempre in positivo: perchè pareva particolarmente ferito dal fatto che non avessi indossato la sua catenina?

Ma poi chi se ne importava? In fondo tra noi non c'era niente e quindi perchè prendersela tanto?

Sospirando nuovamente mi accomodai meglio sulla sdraio che avevamo affittato assieme all'ombrellone per l'intera settimana.

Lotty, al mio fianco, sentendomi sospirare forse per la milionesima volta, abbassò cautamente gli occhiali di Vogue che indossava, guardandomi circospetta.

-Che succede, mon ami?-

-Niente, perchè?- domandai, sentendomi colta in fallo.

-Andiamo Emily, ormai ho imparato a conoscerti e se me ne sono accorta io, allora anche gli altri non ci metteranno molto. Ah no, aspetta, sono uomini-

Sorrisi, pensando che in fondo aveva ragione, anche se l'unico che avrebbe potuto far caso al mio malessere poteva essere Harry. Sospirai ancora.

-Ok, adesso smettila. Sputa il rospo, ragazza. Non ho voglia di tirartelo fuori con le tenaglie-

Io distolsi lo sguardo, fissando per un attimo il cielo. Poi mi assicurai di non essere ascoltata da orecchie indiscrete, ma vidi che il resto dei ragazzi era lontano a giocare una partita di beachvolley, osannati da ogni creatura femminile presenta in spiaggia.

-Allora?- mi chiese nuovamente Lotty, facendosi attenta.

-Ecco...sono confusa-

-E come mai, petite?-

-In realtà non lo so neanche io. Cosa faresti tu se qualcuno che per te è un amico ti facesse un regalo speciale, ma che tu non consideri in accordo con quello che c'è tra di voi e non lo indossassi e poi lui sembrasse deluso da tale fatto?-

-Beh, forse comincerei a pensare che quello che crediamo di provare è diverso da quello che è in realtà-

-Ma vedi, non è possibile, perchè mai c'è stata una dimostrazione palese. O è bravo a nasconderlo, o ci stiamo sbagliando entrambe-

-Non so che dirti, mon ami. So solo che se qualcuno mi facesse un bel regalo, io di certo lo indosserei, anche solo per fargli piacere-

Stavo per rispondere, quando all'orecchio mi giunsero risate e risatine venire verso di noi. Sollevammo entrambe lo sguardo, vedendo arrivare i nostri cinque amici, seguiti da altrettante ragazzine adoranti che avevano le braccia pari ai tentacoli di un polpo.

Mi irrigidii e notai Lotty fare altrettanto. Harry fu il primo ad avvicinarsi:

-Ehi, noi e le ragazze andiamo a prendere un gelato. Vi unite a noi?-

Alzai lo sguardo, cercando di incontrare quello di Liam, ma quello lo distolse, come se lo disturbasse, mentre una mora tutta curve gli stava decisamente troppo appiccicata.

-No, grazie, andate pure con le vostre nuove “amichette” a prendervi il gelato. Noi torniamo a casa- e detto ciò mi alzai, seguita da Lotty ed entrambe ci allontanammo senza neanche guardarci indietro.

 

I ragazzi tornarono che era ormai sera inoltrata, trovandoci entrambe nel piccolo portico, intente a berci un bicchiere di the freddo.

-Non si cena?- chiese Niall, avvicinandosi, seguito dagli altri.

-Io e Emily abbiamo già mangiato. Voi arrangiatevi, traitres- ringhiò la francesina in risposta, trafiggendolo con lo sguardo.

-Perchè mi sembra una gran brutta parola?- sussurrò il biondo a Louis alle sue spalle, arretrando di un passo, quasi spaventato.

-Andiamo ragazze, cosa succede?- chiese Harry, un sorrisetto stampato sulla faccia.

-Cosa succede, chiedi? Non lo so, vediamo un po': ci avete mollato per un paio di galline isteriche e non avete fatto ritorno se non a quest'ora della sera. Ah, e tutto quello che avete da dire è: non si cena?-

-Credo che lo stiate prendendo troppo sul personale-

-No, Harry, per niente. Se lo avessimo preso sul personale, avremo cambiato la serratura della porta e buttato le vostre valigie a mare. Quindi direi che l'abbiamo presa fin troppo con filosofia- sorrisi io sarcastica.

-Io dico che vi state comportando come due ragazzine- intervenne la voce di Liam, rimasto un poco indietro rispetto agli altri.

-Io dico che voi vi state comportando come ragazzini- risposi con odio e, senza rivolgere più una parola a nessuno, me ne andai nella mia stanza, seguita a ruota dalla mia amica.

 

Non rivolgemmo la parola a nessuno neanche la mattina seguente. Scendemmo per fare colazione molto prima dei ragazzi, lasciando loro un biglietto dove dicevamo che saremo scese in spiaggia e li avremo aspettati là. Decidemmo però di preparargli la colazione, anche se non se la meritavano affatto.

Mentre camminavamo verso la spiaggia, mi tornavano in mente le parole di Liam e il tono con cui le aveva pronunciate. Pareva arrabbiato, sembrava che mi odiasse.

Ci sistemammo entrambe sui soliti sdraio e solo allora presi la decisione di parlare con lui, anche solo per dargli sonoramente dello stupido e risbattergli in faccia la catenina che mi aveva regalato.

Non dovemmo aspettare molto il loro arrivo. I cinque parevano aver rimosso ogni episodio della sera precedente, comportandosi come se nulla fosse successo. Tutti tranne Liam.

Guardava particolarmente me con un cipiglio cattivo, come se mi stesse rimproverando.

Sopportai, respirai, fino a quando la moretta del giorno precedente gli si gettò addosso con i suoi modi seducenti e per niente raccomandabili.

In quel momento scattai, alzandomi in piedi e afferrando il ragazzo per un braccio, trascinandomelo dietro. Quello, al contrario di ogni mia previsione, si fece portare dove volevo, senza fiatare.

Finalmente mi fermai, proprio di fianco al chiosco dei gelati.

-Dunque?- mi chiese lui, incrociando le braccia sul petto e fissandomi.

-Allora, si può sapere che cosa vuoi da me?- dissi, abbastanza incazzata.

-Non ti seguo-

-Mi stai letteralmente facendo impazzire. Non riesco a capirti: prima ti preoccupi, poi non mi parli più, poi mi fai un regalo davvero bello e ti offendi se non lo indosso e infine mi tratti come se fossi la cosa peggiore che ti sia capitata in tutta la tua vita-

-Non credo di doverti alcuna spiegazione-

-E invece penso che me le devi eccome-

-Non sono costretto, non sei niente per me. Sei solo una ragazzina che è capitata nella stessa casa dove abito-

Quelle parole mi trafissero come una spada, mozzandomi quasi il respiro. Sentivo gli occhi diventare umidi, ma non volevo piangere davanti a lui.

-Perchè mi stai facendo questo?- chiesi, abbassando lo sguardo.

-Io non sto facendo proprio niente. Probabilmente ti sei solo montata uno stupido film nella tua testolina da lettrice di stupidi romanzi rosa. Per quanto riguarda il regalo, è solo una catenina, anche se sarebbe stato educato da parte tua indossarla almeno una volta-

Sentivo il fiato corto, il cuore che mi batteva talmente forte da sembrare che volesse uscirmi dal petto. Dovetti poggiarmi alla parete di legno del chiosco per non finire a terra.

Lui non aprì bocca, si limitò a guardarmi.

-Sei uno stronzo- sospirai, portandomi una mano al petto.

-Perchè? Avrei dovuto forse fare questo?-

Sentii il peso del suo corpo su di me, bloccarmi contro la parete. Le sue mani ai lati della mia testa, mentre i suoi quasi quindici centimetri in più si facevano sentire più che mai. Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo, sentendomi improvvisamente avvampare.

-Avrei dovuto fare questo?- chiese stavolta in un sussurro e lo sentii abbassare, sino a raggiungere una mia guancia, sulla quale respirò appena.

Avevo i brividi, stavo sudando, tremavo. Pensai che probabilmente mi sarebbe venuto un infarto.

-Avrei dovuto cadere ai tuoi piedi come ogni ragazzo prima di me?-

Finalmente trovai il coraggio di guardarlo in faccia. Improvvisamente l'imbarazzo stava lasciando il posto alla rabbia.

Mi ritrovai il suo volto a pochi centimetri dal mio, le sue labbra ad un soffio dalle mie. Il mio sguardo scivolò sulla sua bocca. Avrei voluto baciarlo in quel momento, nonostante tutte le cose cattive che mi aveva appena detto, avrei voluto sentire il sapore delle sue labbra.

Poi però lui parlò di nuovo:

-Io non sono tutti, Emily. Smetti di crederti il centro del mondo- e con un brusco movimento si allontanò da me, lasciandomi là, sola e ferita.

Lentamente mi accasciai a terra, una mano posata sul cuore che in quel momento stava battendo più che mai. Respirai a fatica, mentre le lacrime presero a scorrermi sulle guance.

Come potevo essere stata così stupida?

 

Feci ritorno dal gruppo dopo quelle che mi parvero ore. Nessuno mi domandò cosa fosse successo, nessuno mi chiese dei miei occhi gonfi e arrossati e io non ebbi il coraggio di guardare nessuno.

Solo allora lo vidi, in mezzo agli altri, anche stavolta con una gallina attaccata al braccio.

Aspetta un attimo, quella la conoscevo.

Oh,no...Katherine.





NDA
**Evitando pomodori e padellate da parte delle lettrici**
D'accordo, lo so. Sono stata una disgraziata, lo so, ma spero che con questo capitolo mi perdoniate e di vedere tante belle recensioni.
Troppo stronzo Liam secondo voi?
Un saluto
directionlove01

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Capitolo 8
*** Piccoli passi ***









I gotta say what's in my mind
Something about us
doesn't seem right these days
life keeps getting in the way
Whenever we try, somehow the plan
is always rearranged
It's so hard to say
But I've gotta do what's best for me
You'll be ok...

 

[High School Musical II – Gotta go my own way]

 

La porta sbattè aprendosi e quasi mi venne un colpo. Mi voltai, ancora in mano due magliette e un paio di pantaloncini, i quali sarebbero finiti a momenti nella mia valigia, aperta sul letto.

-Che diamine stai combinando?- mi chiese con voce irritata Lotty, in piedi sulla soglia della nostra camera.

-Non lo vedi? Me ne sto andando-

-E per quale ragione, mon ami?- domandò ancora la mia amica, stavolta poggiando entrambe le mani sui fianchi e protendendosi verso di me, incutendomi uno strano timore.

Io arretrai, arresa, sedendomi sul letto e sospirando, ancora i miei vestiti tra le mani.

-Non ci riesco, Lotty- dissi ad un tratto.

Avvertii la mia valigia richiudersi e spostarsi, mentre la bionda si sedeva al mio fianco, poggiandomi una mano su di una spalla.

-Scappare non è la soluzione-

-Per me invece è la cosa più giusta da fare- risposi, senza alzare neanche lo sguardo verso di lei.

-Cosa dovrei fare?- ripresi poi, sconsolata.

-Al tuo posto io andrei a parlarci-

-Ci ho provato...non è andata molto bene- sorrisi nervosa.

-Emily, parliamoci chiaro: cos'è realmente che non ti va giù? Il fatto che lui ti ignori oppure che non abbia compreso che nella tua indifferenza nei suoi confronti in realtà c'era qualcosa di più?-

Fissai la mia amica, senza capire.

-Cosa stai dicendo, Lotty?-

-Sto dicendo che fino a ieri nessuno vi ha mai visto scambiare più di due parole di filato, ma è chiaro come il sole che nascondete entrambi qualcosa. Lui si è messo in gioco, tu invece?-

Rimasi a guardarla mentre lei si alzava e lasciava la stanza, senza sapere cosa dire.

-Pensaci Emily. Quando ti sarai data una risposta, allora ti sembrerà tutto più semplice-

 

POV LOTTY

Lasciai la mia amica nella nostra stanza, scendendo nuovamente al piano di sotto. Mi doleva dirle quelle cose, ma avevano tutti ormai compreso, chi più o chi meno, che sia lei che Liam nascondevano qualcosa di importante. Louis e Zayn erano rimasti in spiaggia, mentre io, Harry e Niall eravamo tornati a casa. Eravamo preoccupati per Emily.

Liam invece si era allontanato con Katherine, nonostante la sua faccia facesse capire che probabilmente avrebbe preferito gettarsi da un grattacielo.

Ci eravamo stupiti quando Emily aveva afferrato Liam per un braccio ed entrambi erano spariti. Poi avevamo visto tornare lui e lei poco dopo, una faccia sconvolta quando l'aveva visto appolipato a quell'antipatica di Katherine. Giuro, la conoscevo da poco, ma ad una prima occhiata mi era parsa una ragazzina viziata e superficiale. Inoltre aveva osato prendere in giro il mio accento francese senza neanche conoscermi.

Non eravamo neanche riusciti a contare fino a dieci che Emily se ne era andata, lasciandoci tutti senza parole. Tutti tranne Liam, il quale avevo visto lanciarli un'occhiata che era un misto tra l'indifferente e il preoccupato.

Io le ero immediatamente andata dietro, seguita poco dopo anche da Harry e Niall. Entrambi avevano la tentazione di salire in camera per vedere cosa fosse mai successo alla nostra amica, ma io insistetti per andarci da sola. In fondo avevo capito il problema e ritenni che fosse un discorso da affrontare tra donne.

Quando però l'avevo trovata a rifare la valigia, dentro di me era scattato qualcosa. Ero delusa, in quanto ritenevo la mia amica una ragazza forte e reattiva, non una che si piange addosso per un ragazzo qualsiasi. Al tempo stesso però mi spiaceva per lei, in quanto in fondo la capivo.

Avrei tanto voluto che lui mi guardasse in modo diverso, o meglio, mi guardasse e basta.

Non appena io cercavo di avvicinarmi o parlarci, lui si dileguava, come se avesse paura di me.

Poi il giorno prima avevo visto come guardava quella ragazzina petulante che gli stava al fianco. Desideravo che guardasse me con quell'intensità e quel desiderio.

-Come sta?- mi risvegliò la voce di Harry.

Non mi ero accorta mi fosse arrivato così vicino.

-Ecco...ha solo un po' di mal di pancia-

Il ragazzo mi guardò non molto convinto, ma fece finta di crederci e io lo ringraziai.

-Vado a vedere se gli serve qualcosa- disse poi, salendo verso il piano di sopra.

Rimasi sola. Mi guardai intorno, pensando che probabilmente avrei potuto preparare ad Emily qualcosa che le facesse tornare il buon umore. Decisi che avrei preparato i miei famosi macaron, il dolce che faceva impazzire persino mio padre. Me lo aveva insegnato mia madre prima di lasciarci e io avevo perfezionato la sua ricetta sino a renderli pressocchè perfetti.

Sorrisi nostalgica al pensiero della mia mamma, ma poi mi ripresi. Avevo una missione: aiutare la mia amica ad uscire da quella scura depressione e magari, quando avessi visto Liam, picchiarlo abbastanza forte da farlo tornare in sé.

Così cominciai a cercare i vari ingredienti, posizionandoli tutti in posa ordinata sul mobile della cucina.

-Farina, uova, zucchero...bene, ho tutto- sorrisi eccitata e cominciai con la preparazione.

Mentre i cerchietti colorati stavano cucinato nel forno, mi dedicai alla crema per la farcitura. D'un tratto, mentre ero concentrata a mescolare ed amalgamare, qualcuno dietro di me mi fece sobbalzare:

-Che stai facendo?-

Oddio, quella voce.

Mi voltai lentamente, come se alle mie spalle si trovasse la bambina dell' “Esorcista” pronta a portarmi all'inferno e, credetemi, per me fu quasi la stessa cosa.

Sulla soglia della cucina, poggiato mollemente allo stipite, le braccia incrociate sul petto, stava Niall, il quale mi fissava intensamente e con curiosità.

-Sto preparando un dolce- risposi, cercando di dare alla mia voce un tono fermo.

-Per Emily?-

-Beh, si, in principal modo, ma anche per noi. Credo che ne avremo bisogno- sorrisi appena.

Vidi lui entrare finalmente nella stanza, avvicinandosi. Non capii immediatamente le sue intenzioni, sino a quando non lo vidi afferrare un grembiule da uno degli sgabelli e legarselo in vita.

-Ti aiuto- mi disse.

Non replicai, anche perchè la salivazione mi si era improvvisamente bloccata e la gola quindi era diventata secca. Mi limitai ad un cenno di assenso con la testa.

Eravamo là, spalla contro spalla, intenti a seguire le dosi e la ricetta, senza sbagliare. Io mi rivolgevo a lui per dirgli quello che avrebbe dovuto fare come passo successivo e lui si limitava a fissarmi, sorridendo.

Presa com'ero nella preparazione, la mia mente fece sparire anche l'imbarazzo e la tensione che sentivo ogni volta che eravano insieme. Pensare che quella era la prima volta che stavamo realmente da soli.

Solo poi il mio cuore ebbe modo di correre come un cavallo in un ippodromo.

Nonostante conoscessi passo passo la preparazione di quel piatto, la farcitura era sempre stata per me un problema. Quindi impiegai più del previsto a preparare una semplice sac a poche e riempirla con la crema.

Inoltre, per finire in bellezza, la mano mi tremava talmente che non riuscivo a c'entrare neanche la base del macaron.

Sospirai, tentando di non pensare a quanto avevo sperato in un momento come quello e a quanto mi stessi comportando da sciocca. Parevo una bambina alla prima cotta.

D'un tratto una presenza alle mie spalle mi fece sussultare. Sentii la schiena poggiare contro il petto di qualcuno, mentre due mani si posavano con delicatezza sulle mie, che ancora mantenevano sospesa la sac a poche. Se avessi stretto un po' di più probabilmente l'avrei fatta esplodere.

-Ti aiuto- disse la voce di Niall nel mio orecchio.

Forse sperava di tranquillizzarmi, pensando probabilmente fosse a causa dei pensieri per Emily e non per la sua presenza al mio fianco. Deglutii, sicura che persino lui l'avesse sentito.

Poi le sue mani presero a guidare le mie, riuscendo in poco tempo a concludere il lavoro. Lui allora si allontanò, lasciando così che il mio respiro tornasse regolare. Mi voltai per guardarlo e ci trovammo in piedi, uno di fronte all'altro.

-Grazie- dissi sorridendo.

Lui fece altrettanto, facendomi battere il cuore ancora più velocemente. Purtroppo la sac a poche era ancora tra le mie mani e, colta dall'eccitazione del momento, la strinsi un poco di più, facendomi esplodere in faccia i rimasugli di crema rimasta all'interno.

Gelai, vergognandomi come mai in vita mia. Avrei voluto sotterrarmi, rendermi invisibile, vaporizzarmi. Abbassai quindi lo sguardo, cercando in questo modo di nascondermi ai suoi occhi.

Poi lo sentii ridere. Una risata spontanea, tenera, solare. Dopodichè qualcosa prese a rimuovermi la crema dalla faccia.

Io non riuscivo a guardarlo, non volevo. Mi abbandonai però al suo tocco leggero, beandomi di quel contatto che da tanto aspettavo. Ebbi il coraggio di guardarlo solo quando lo sentii allontanarsi.

Alzai il viso, confusa, incontrando i suoi occhi celesti che mi fissavano a sua volta. Mi sentii avvampare.

-Grazie- dissi di nuovo, pensando a quanto fossi ripetitiva.

Feci per allontanarmi, scappare da quell'imbarazzante situazione, ma lui mi fermò, poggiandomi una mano su di una guancia.

-Aspetta, ti è rimasta un po' di crema qui- disse, passando il pollice a poca distanza delle mie labbra, le quali, incansapevolmente si socchiusero.

Non so cosa sarebbe successo se, avvertendo la porta d'ingresso aprirsi, non ci fossimo allontanati, entrambi senza riuscire a guardarci negli occhi.

Di lì a pochi secondi sulla soglia della cucina apparvero Zayn e Louis.

-Che profumo...cosa preparate?- chiese quest'ultimo.

Sperai con tutta me stessa che il viso fosse tornato del suo colore naturale, altrimenti anche un cieco si sarebbe accorto del mio imbarazzo.

-Non sono per te- rispose Niall, sollevando il vassoio dei macarons e togliendolo dalle grinfie dell'amico.

-Uffa...ma io ho fame-

-Arrangiati- disse risoluto il biondo e io, nonostante tutto, presi a ridere.

 

POV NIALL

Dio, ma cosa mi era saltato in mente?

Quella vicinanza mi stava uccidendo e non sapevo neanche come comportarmi. Non mi era mai capitata una cosa del genere, non mi ero mai sentito in imbarazzo con nessuno, non in quel modo, almeno.

Quando l'avevo vista scendere dalle scale, di ritorno dalla stanza di Emily, un muso lungo quasi a toccare terra, mi era quasi venuta voglia di alzarmi e consolarla. Sapevo che era preoccupata per la nostra amica e avevo cominciato ad intuire che quella dell'essere indisposta fosse una balla grossa come una casa. Tutti avevamo visto Emily allontanarsi con Liam, anche se non riuscivamo ancora a capirne il motivo. Poi lui era tornato, solo. Neanche il tempo di chiedere dove fosse lei, che una furia bionda gli si era gettata addosso, comparsa dal nulla come un'apparizione.

Era quell'arpia di Katherine, infima e perfida. Ero più che sicuro che avrebbe portato solo guai.

Sapevamo tutti che era cotta di Liam da una vita, ma lui mai l'aveva guardata come invece guardava Emily. Ma allora perchè era lì con la bionda e non con la nostra amica?

Poi lei era arrivata poco dopo, fissando la coppia come avrebbe potuto guardare il Diavolo in persona.

Quando era scappata ci eravamo preoccupati, correndole dietro io, Harry e Lotty.

Già, eravamo tornati per Emily. Allora cosa ci facevo in cucina con Lotty, vicini, a preparare dei dolci?

Quando l'avevo vista così indecisa nella farcitura, dentro di me qualcosa di anomalo si era svegliato. Le ero andato alle spalle, passandole le braccia attorno al corpo e racchiudendo nelle mie le sue piccole mani, avvertendo per un attimo un sussulto a quel contatto.

Avevo respirato il profumo dei suoi capelli, i quali sapevano di pesca, il calore del suo corpo contro il mio e, se non fossi quello che tra tutti noi è famoso per il suo autocontrollo, non so cosa sarebbe potuto accadere.

Da quando l'avevo vista la prima volta quella ragazza mi aveva decisamente affascinato, catturato come una farfalla in una rete, ammaliato come un'odalisca con la sua danza. Mi era sempre bastato però ammirarla da lontano, impaurito da quello che lei avrebbe potuto rispondermi ad una mia eventuale proposta o ad un mio passo avanti.

Dovevo ammettere però che quel contatto era meglio di centinaia di sguardi e parole. Sentivo che lei fremeva, non so se per paura o imbarazzo, e in qualche modo la cosa mi appagava, mi faceva sentire un cacciatore con una piccola e indifesa preda.

Poi però fui costretto ad allontanarmi, ad interrompere quel contatto a lungo desiderato. Lei, cercando di mascherare l'imbarazzo, più che evidente a causa del rossore sulle sue guance, mi guardò, cadendo poi nuovamente nella sua goffaggine e riempiendosi la faccia di crema.

Io risi, divertito, e presi a pulirla. Riflesso incondizionato, un gesto che mi pareva quasi d'obbligo.

Quando il suo viso fu nuovamente pulito, indugiai per un attimo sui suoi lineamenti, ammirandone, per me, la perfezione. Senza volerlo una mia mano scivolò sulla sua guancia, la banale scusa di un rimasuglio di crema in quel punto. Ne saggiai la morbidezza, la vellutatezza.

Per fortuna udii la porta d'ingresso aprirsi e forzai me stesso ad allontanarmi. Mai avevo ringraziato la presenza di Louis come in quel momento.

 

La chiacchierata con Harry non era servita a molto, dato che mi sentivo ancora più depressa di prima. Non avevo potuto raccontargli la verità su Liam e la cosa mi dispiaceva. Non sopportavo di avere dei segreti con lui, non se li meritava. In fondo mi era sempre stato accanto, si era sempre comportato da amico.

Ma quella era una cosa troppo grande, troppo importante, troppo personale.

Avevo deciso di uscire a fare una passeggiata, un modo per schiarirmi i pensieri, allontanare le ombre che mi rendevano così depressa.

Mi fermai di colpo, dinnanzi a me il colore azzurro opaco di quella distesa infinita, capace di rendere d'improvviso il mio cuore più leggero, trasmettendomi però solo un mero senso di libertà.

I miei pensieri furono interrotti dalle frivole risate di qualcuno poco distante. Mi voltai, vedendo l'oggetto dei miei pensieri stretto tra le braccia di un'altra. Quella scena mi fece terribilmente male, ma ancora peggio fu quando Liam si voltò e mi vide.

Non riuscivo a muovermi, ero immobile, una statua di pietra. Un turbinìo di emozioni si faceva largo dentro di me: odio, tristezza, rancore, delusione, impotenza.

Cercavo con ogni cellula del mio corpo di allontanarmi da lui, da lei, dai suoi occhi, dalla sua immagine, da quella profonda gelosia che mi stava dilaniando il petto.

Avevo dato per scontato che lui sarebbe stato comunque solo mio, qualunque cosa fosse successa, in qualunque modo mi fossi comportata.

Ero stata stupida e altezzosa, una ragazzina che da tutto per scontato, senza pensare alle decisioni che gli altri potrebbero prendere.

Di colpo riuscii a trovare la forza di muovere le gambe. Mi voltai, con tutta l'intenzione di scappare, ma qualcuno bloccò la mia fuga, facendomi scontrare contro un ampio petto. Persi l'equilibrio, ma lo sconosciuto che avevo urtato riuscì a mantenermi in piedi.

-Mi scusi, ero distratta. Mi spiace...- cominciai a dire, senza neanche alzare lo sguardo.

-Emily? Sei tu?- chiese una voce.

Io, stupita, alzai finalmente lo sguardo.

-Josh?-

 

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Capitolo 9
*** Occhio per occhio, dente per dente... ***











Fissai il ragazzo che avevo di fronte come se avessi appena visto un fantasma. Lui, dal canto suo, dopo una prima occhiata confusa, mi sorrise.

-Emily, sono anni che non ci vediamo- disse poi.

Io ricambiai il sorriso con una smorfia nervosa, mentre non potei fare a meno di lanciarmi una fuggevole occhiata alle spalle, almeno solo per accertarmi che Liam non stesse assistendo a quella scena.

E invece eccolo lì, in piedi, gli occhi fissi su di me, mentre Katherine cercava invano di attirare la sua attenzione.

-Allora, che mi racconti? Come mai da queste parti?- sentii chiedere al ragazzo, il che mi costrinse a tornare a guardarlo.

Avevo incontrato Josh un paio di estati prima, quando ero stata in quel posto in vacanza con i miei, una delle poche in cui non erano in viaggio. Lo conobbi un giorno al mare e avevamo passato quei mesi assieme, spensierati. Era stata forse una delle estati più belle della mia vita, sino a quando non mi resi conto che, al contrario di me, lui non voleva una semplice amicizia.

Ricordavo della sua espressione quando gli avevo chiaramente fatto capire che ciò che provava lui non era lo stesso che sentivo io. Mi aveva gridato contro, mi aveva insultato, poi se ne era semplicemente andato.

Lo rividi da lontano il giorno in cui me ne andai. Josh mi riservò un semplice cenno con la mano e un sorriso tirato.

In quel momento, trovarmelo davanti, non mi faceva certo molto piacere, dato che avevamo lasciato praticamente in sospeso ogni cosa.

-Emily, stai bene?- mi chiese, avvicinandosi un poco.

Io, accortami della brave distanza che ci divideva, feci un passo indietro. Dovevo farmi venire in mente qualcosa.

Poi la mia attenzione tornò nuovamente sulla coppia alle mie spalle. Liam non mi guardava più, ma se ne stava attento a quello che la stangona davanti a lui gli stava dicendo, mentre si strusciava come una gatta contro il suo petto.

Sentii la rabbia salirmi in gola.

-Ehi Josh, come te la passi? Ti va un gelato?- chiesi di getto al ragazzo di fronte a me.

-D'accordo- disse poco convinto, poi parve accorgersi anche lui della scena che si stava svolgendo alle mie spalle.

Io non potei vederlo, ma un sorriso furbo si aprì sul volto del ragazzo. Avvertii un suo braccio passarmi intorno alle spalle e schiacciarmi letteralmente contro il suo petto. Mi sentii avvampare per l'imbarazzo, ma anche per la rabbia che quel gesto mi aveva fatto entrare addosso.

-Conosco una gelateria molto buona. Andiamo?-

-Certo- risposi.

Mentre ci allontanavamo abbracciati, vidi Liam che ci fissava. In quel momento capii che avevo trovato il modo di fargliela pagare.

 

POV LIAM

Ma chi diamine era quel tipo? E perchè lei pareva conoscerlo?

Dio, ma questa non si zittisce mai? Ma poi di che cosa sta parlando?

Per tutto il giorno ho finto di interessarmi alle sue chiacchiere solo per non pensare a quello che avevo detto a Emily. Cosa mi era saltato in mente in quel momento?

Poi la mia mente si era completamente estraniata quando l'avevo vista apparire dalla via, per non parlare di quando si era accidentalmente scontrata con quel surfista mancato.

Ero curioso di sapere cosa legava quei due, anche se dentro di me temevo di scoprirlo.

Scossi la testa, chiudendo per un attimo gli occhi. Vi passai sopra due dita: diamine, mi stava venendo un gran mal di testa.

Ma in fondo cosa mi importava di quello che faceva lei? Non era una mia proprietà, non potevo certo pretendere che dopo quello che le avevo detto lei tornasse in ginocchio ai miei piedi.

Me l'ero cercata e adesso ero pronto a scontarne le conseguenze. Ma ne ero davvero convinto?

 

Non appena fui sicura che Liam e Katherine non potessero più vederci, mi allontanai molto velocemente dalla stretta di Josh, il quale mi guardò confuso.

-Ti ringrazio dell'aiuto. È stato bello vederti, ma adesso me ne vado- dissi e feci per allontanarmi.

-Avanti Emily, saranno due anni che non ci vediamo. Che ti costa mangiare quel gelato con me?-

Fissai i suoi occhi da cucciolo. Ricordo che anche la prima volta che ci eravamo conosciuti furono proprio quelli a sciogliermi. Così sospirando, risposi:

-Bene, vada per il gelato. Ma non farti strane idee-

-Mi acconteterò. E poi ho visto che c'è già qualcuno che ti interessa- rise il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli mori.

Io arrossii, forse anche con troppa evidenza, ma non riuscii a trattenermi.

-Non preoccuparti, sarà il nostro piccolo segreto. Allora, andiamo?-

Camminammo per quasi dieci minuti buoni, scendendo nuovamente verso la spiaggia, sino a giungere ad un locale davvero carino poco lontano da dove con gli altri avevamo affittato l'ombrellone. Non ricordavo però di aver fatto caso a quel posto.

Josh insistette per pagare lui il gelato e io non trovai modo di dissuaderlo. Odiavo essere in debito con qualcuno e lui era già la seconda persona con cui lo ero.

Presi i miei gusti preferiti: cioccolata e pistacchio. Lui invece prese limone e menta.

Ricordo che la prima volta che uscimmo lo presi assai in giro per quello strano accoppiamento e lui rise con me. Più ripensavo a quell'estate e più mi prendeva la nostalgia.

Ci andammo a sedere su di un basso muretto e da quello potevamo vedere la spiaggia, quasi deserta, il mare e il sole che piano piano si tingeva dei colori del tramonto e calava verso l'orizzonte.

-Allora? Come te la passi? Avrei voluto chiamarti in tutto questo tempo, ma non sapevo neanche se mi avresti risposto-

-E perchè scusa?-

-Non ricordi? Non è che ci siamo lasciati in maniera molto civile- sorrise nervoso.

-Mi dispiace- mi venne solo da rispondere.

-Non preoccuparti, è acqua passata ormai, anche se non mi piace lo stesso venir usato come ripiego-

Io mi irrigidii.

-Che intendi?-

-Sai Emily, non sono cieco. Ho visto il tipo dietro di te come ti guardava e, credimi, probabilmente se avesse potuto uccidermi l'avrebbe fatto-

Rise di nuovo e al contempo a me vennero i brividi.

-Mi dispiace Josh, è una storia...complicata- balbettai.

-Se ti va di raccontare...-

-Adesso no, scusa-

Rimanemmo in silenzio per un tempo che mi parve infinito, entrambi a fissare il mare di fronte a noi. Il gelato ben presto finì e non mi venne in mente altro che mi trattenesse là. Inoltre si stava facendo tardi e sarei dovuta tornare a casa, ma ciò significava che avrei dovuto vederlo.

-Josh senti...- cominciai.

-Aspetta- mi interruppe lui.

Non capii il motivo per il quale mi aveva fermato, sino a quando non avvertii la sua mano che si avvicinava al mio volto. Impietrii.

-Sei sporca di gelato- mi disse, accarezzandomi lentamente una guancia, proprio all'angolo delle mie labbra.

I nostri occhi si incontrarono per un attimo e di colpo tutto ciò che era al di fuori di noi mi parve sparire in un flash. Non riuscivo a collegare i pensieri, non riuscivo ad allontanarmi da lui, non riuscivo a capire come Josh potesse farmi quell'effetto.

Probabilmente la delusione che Liam mi aveva dato stava scaturendo in qualche strano sentimento per lui, ma sentivo che in fondo non c'era niente di reale in tutto quello.

D'un tratto il cellulare che avevo in tasca prese a vibrare, rompendo l'incantesimo. Lo sfilai dalla tasca, mentre con la coda dell'occhio notavo sul volto di Josh un'espressione delusa.

Lessi sul display il nome di Lotty.

Risposi.

-Pronto?-

-Pronto un accidente!! Dove diamine sei?-

-Alla spiaggia. Ma che succede?-

-E' quasi il tramonto e qui siamo preoccupati. Hai intenzione di tornare?-

-Arrivo subito- conclusi, attaccando il telefono.

Tornai a guardare Josh.

-Mi spiace, ma devo andare-

-Va bene, lo capisco. Ti va se ci vediamo domani?-

Rimasi per un attimo interdetta, poi un sorriso mi nacque spontaneo sulle labbra.

-D'accordo- e detto ciò me ne andai.

Prima però che potessi allontanarmi abbastanza da lui, sentii una presa al polso che mi fece arretrare nuovamente. Girai su me stessa, andando a scontrarmi con il petto di Josh, in piedi dietro di me.

Provai a parlare, ma le labbra di lui si posarono sulle mie, in un gesto veloce e quasi irreale.

-Buonanotte Emily- sospirò lui, andandosene e lasciandomi là, rossa come un peperone e confusa come mai in vita mia.

 

Attraversai la soglia di casa ancora con lo sguardo sperso e il cuore che batteva come un tamburo. Una mano salì alla mia bocca e inconsapevolmente sorrisi.

-Passato un buon pomeriggio?- mi riscosse una voce.

Rabbrividii, avendo riconosciuto a chi appartenesse. Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi marroni di Liam.

-Potrei farti la stessa domanda- risposi, acida.

-Gradevole- rispose lui, allontanandosi poco dopo.

In quel momento giunse Lotty.

-Ma cosa stai combinando? Eravamo in pena-

-Tu e chi?- dissi, la stessa nota acida di poco prima.

Poi mi ripresi.

-Scusa, è stata una giornataccia-

La mia amica sorrise, circondandomi le spalle con un braccio.

-Vieni, andiamo a mangiare. Dopo mi racconti-

Seguii la bionda sino alla cucina dove tutti ci stavano aspettando. Inorridii quando vidi tra loro anche Katherine, seduta accanto a Liam e la quale mi lanciò una sguardo glaciale non appena varcai la porta.

Per fortuna Lotty aveva lasciato il posto a fianco a lei e Harry libero.

Fu la cena più lunga della mia vita. Nessuno dei discorsi che i miei amici affrontavano riuscivano a coinvolgermi e la mia mente viaggiava al mio incontro con Josh.

-Allora Emily, chi era il tuo amico?-

Di nuovo Liam mi rivolgeva la parola. Ma non lo capiva che stavo cercando di ignorarlo?

-Amico? Chi?- chiese Harry al mio fianco, sorpreso e interessato.

-Ti ricordi Josh? Te ne avevo parlato. L'ho incontrato oggi-

-Davvero? E come sta?-

-Bene direi- risposi, spelluzzicando le carote che avevo nel piatto.

-Sei sicura che fosse solo un amico?- riprese il mio incubo.

Ma cosa cercava di ottenere? Pensava di mettermi sotto pressione con quelle domande? Beh, se voleva giocare, allora l'avremo però fatto secondo le mie regole.

-A dir la verità, credo che non siano affatto affari tuoi. Quindi perchè così interessato?-

Lo vidi irrigidire la mascella e inarcare un sopracciglio. Era una pura espressione di fastidio.

-Infatti non mi interessa-

-Bene- detto questo mi alzai, strusciando rumorosamente la sedia.

-Dove vai?- mi chiese Lotty.

-A prendere un po' d'aria. Da sola- e detto ciò mi allontanai.

 

Ero seduta nella veranda stretta in un golf, dato che la sera era fresca. Fissavo l'orizzonte, mentre sentivo le voci dei ragazzi dentro la casa che parevano parlare di chissà cosa. D'un tratto dei passi mi distolsero dai miei pensieri. Temetti si trattasse di Lotty, Harry o, ancora peggio, Liam.

E invece la voce che risuonò nelle mie orecchie poco dopo mi colse del tutto impreparata.

-Che intenzioni hai?- mi chiese, velenosa, Katherine, parandosi davanti a me.

-Non so cosa vuoi dire. E adesso scusa, ma vorrei stare sola-

Feci per alzarmi, ma quella mi afferrò rudemente per un braccio, facendomi male.

-Ricorda il nostro accordo, sfigata. Liam è mio e non azzardarti a metterti in mezzo altrimenti ti farò rimpiangere di essere nata-

-Puoi tenertelo Katherine- le risposi tra i denti.

Prima che lei potesse parlare di nuovo, qualcuno ci interruppe.

-Che succede qui?-

Liam era apparso sulla soglia, probabilmente cercando la sua bionda.

-Niente- rispose quella, allontanandosi da me e cambiando anche tono.

-Katherine credo che sia ora di tornare a casa. Ci vediamo domani-

-D'accordo- rispose quella, avvicinandosi a lui e lasciandogli un languido bacio sulla guancia, riservando poi a me uno sguardo omicida.

Quando la cheerleader se ne fu andata, pensai che Liam rientrasse e invece rimase sul portico. Così decisi di andarmene io.

-Aspetta-

Mi bloccai. Che voleva ancora?

-Non mi piace quel ragazzo- aggiunse.

Mi voltai, ma lui non mi guardava.

-Non credo che la cosa ti riguardi. A dir la verità niente di quello che faccio adesso dovrebbe interessarti-

-E invece direi di si- rispose il ragazzo di getto, guardandomi finalmente.

Davanti a quegli occhi mi sentii sciogliere, ma imposi a me stessa di non cedere.

-Notizia dell'ultima ora, mio caro. Hai perso ogni diritto su di me, anzi, a dire il vero non ne hai mai avuti. Quindi mi duole dirti che il tuo treno è passato e hai perso la tua occasione. E ora fai un favore ad entrambi e lasciami in pace- e detto ciò rientrai senza più una parola, lasciando Liam sul portico, senza interessarmi di come in realtà si sentisse.

Dopotutto, aveva fatto lo stesso con me.

Occhio per occhio, dente per dente.

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Capitolo 10
*** Lei è mia ***









Lei piangeva.

Lui rideva.

Lei lo aspettava.

Lui non tornava.

Lei lo cercava.

Lui la ignorava.

Lei credeva in tutto quello che lui diceva.

Lui diceva le stesse cose ad ogni ragazza.

Lei cercava un ragazzo.

Lui cercava la prossima.

Lei scoprirà che lui non valeva niente.

Lui scoprirà che lei era l'unica.

Lei se ne andò via.

Lui tornò da lei.

Lei, troppo tardi, era già di un altro.

 

Cit. Anonimo

 

Aprii gli occhi, lentamente, non volendo realmente abbandonare il sogno che stavo facendo. Non appena la lucidità riprese possesso di me, alla mente mi tornò la scena della sera precedente, il veloce scambio di battute tra me e Liam, e la mia voglia di alzarmi calò nuovamente sotto zero.

Le parole che gli avevo detto erano uscite fuori assieme alla rabbia, alla delusione e adesso non sapevo come avrei affrontato il suo sguardo, il suo giudizio. Ma in fondo cosa importava?

Lui mi aveva palesemente fatto capire che di me non gli importava, che ero solo una stupida ragazzina che aveva letto troppe favole, troppi “felici e contenti”, mentre la realtà era ben differente.

Sospirai, girandomi su un fianco e abbracciando il cuscino, respirando profondamente. Vidi Lotty nel suo letto che dormiva della grossa, sorridendo appena. Chissà cosa stava sognando.

Almeno lei pareva contenta di quella vacanza, di quella settimana che si stava rivelando peggiore di quanto me la fossi prospettata.

D'un tratto il display del mio cellulare, che per fortuna mi ero ricordata di mettere silenzioso, si illuminò un paio di volte, segno che mi era appena arrivato un messaggio. Prima di leggerlo, guardai l'ora: le sette e mezzo.

Chi diamine era?

Afferrai il telefono, strizzando un poco gli occhi quando la luce intensa dello schermo mi colpì nella penombra della stanza, sorridendo inconsapevole non appena lessi il mittente: Josh.

Mi dava il buongiorno, chiedendomi come avessi passato la serata e se fossi già sveglia. Pensai a quanto scontata fosse quella domanda, dato che anche se non lo fossi stata, a quel punto sarebbe stato lui a svegliarmi. Così glielo dissi.

La risposta fu pressocchè immediata, una faccetta triste.

Sorrisi di nuovo, ma prima che gli mandassi un messaggio in risposta, lui mi chiamò. Lanciai un'occhiata a Lotty, la quale non pareva essersi accorta di niente, e, anche se con un po' di titubanza, risposi.

-Pronto?- bisbigliai.

-Allora dolcezza, che si fa stamattina?- urlò lui dall'altra parte.

-Josh abbassa la voce accidenti!! La mia amica sta dormendo a meno di un metro da me- dissi, continuando a mantenere la voce bassa.

Lotty mi diede la schiena, chiaramente disturbata dalla mia voce.

-Scusa Emi, colpa mia. Comunque non mi hai risposto. Io sono già in spiaggia, vieni?-

-Adesso?-

-Ti aspetto. Dai, non deludermi. A dopo- e detto ciò chiuse la telefonata.

Io rimasi per un attimo a fissare il display del telefono, pensando se era davvero il caso di andare da Josh. Ma cosa mi fermava? In fondo il ragazzo era carino, simpatico, disponibile, tutto il contrario di qualcuno di mia conoscenza. No, forse non per il primo punto.

Uscii dal letto con un brivido. Nonostante fosse estate, a quell'ora la mattina era alquanto fresca. Recuperai dalla valigia un costume, un vestitino leggero e un paio di infradito e mi diressi in bagno, cercando di fare il minor rumore possibile.

Nel giro di un quarto d'ora stavo già scendendo le scale per il piano di sotto, il quale mi sentii sollevata nel trovarlo deserto. Poi un movimento proveniente dal divano mi fece sobbalzare, ma nessuna voce risuonò nel silenzio.

Mentre una parte di me mi diceva di andarmene senza indagare, l'altra era troppo curiosa di sapere chi quella notte non aveva dormito nel suo letto. Così, in punta di piedi, mi avvicinai allo schienale del divano, sporgendomi per vedere chi fosse il misterioso occupante.

Sgranai gli occhi quando trovai proprio lui, Liam, addormentato in una posizione più che scomoda, un braccio sotto la testa per sostegno contro il bracciolo e l'altra abbandonato sull'addome, il quale si alzava ed abbassava secondo un respiro alquanto tranquillo.

Mi soffermai ad osservarlo e inconsapevolmente un sorriso mi spuntò sulle labbra: addormentato in quel modo non pareva neanche lo stesso ragazzo della sera prima e del giorno prima, lo stesso che mi aveva detto quelle cattiverie, lo stesso che mi aveva fatto capire che per lui non contavo niente.

Di colpo la mia espressione tornò seria, costringendo il mio corpo ad allontanarmi verso la porta d'ingresso. Prima di valcarla, mi voltai un'ultima volta a guardare lo schienale del divano.

Dopodichè uscii e mi sorpresi di me stessa quando mi resi conto di non provare alcun senso di colpa.

 

Josh se ne stava appoggiato al basso muretto della sera precedente, un semplice costume a pantaloncino e una canotta aderente. Quando mi vide mi sorrise, spontaneo, e io non potei fare a meno di arrossire.

Pensare che quelle reazioni prima era Liam a darmela, mentre adesso, quando lo incrociavo, non potevo fare a meno di distogliere lo sguardo, furiosa.

-Ciao Josh- salutai il ragazzo.

-Ehi Emi, pensavo non venissi più, poi mi sono ricordato che i tuoi tempi di preparazioni sono pari a quelli di un bradipo- scherzò lui, ricevendo un pugno amichevole sul braccio.

-Senti chi parla. Comunque cosa hai in mente di fare stamattina? È presto- risposi, volgendo lo sguardo verso la spiaggia ancora pressocchè deserta.

-Ti porto in un posto che ho scoperto la scorsa estate-

-E dove sarebbe?-

-Sorpresa- mi disse lui e fulmineo mi si avvicinò, schioccandomi un bacio a stampo, il quale mi pietrificò.

Poi mi afferrò la mano e mi trascinò verso la postazione del tipo che affittava i pedalò. Io mi sentivo improvvisamente come una marionetta alla quale avevano tagliato i fili, ma la mia mano stretta in quella di lui mi faceva sentire stranamente e profondamente protetta.

 

POV LIAM

Mi svegliai a causa dello schiamazzo proveniente dalla cucina. Quando mi ero addormentato su quello scomodo divano? Ricordavo la discussione avuta con Emily la sera precedente, poi Niall che mi passava una bottiglia di birra, alla quale probabilmente ne erano seguite altre dato il mal di testa che mi attanagliava in quel momento, poi il buio.

Mi misi seduto, strizzando gli occhi e passandoci sopra due dita.

-Ehi amico, tutto bene?- sentii chiedermi dalla voce di Harry alle mie spalle.

Vidi spuntare un bicchiere con qualcosa di effervescente che si stava lentamente sciogliendo e capì trattarsi di un'aspirina.

-Devo aver bevuto troppo ieri sera-

-In effetti, parevi un cammello, che però non cercava acqua. È forse successo qualcosa?-

-No, niente- risposi secco, accettando l'aspirina.

Forse ero sembrato eccessivamente acido, dato che il mio amico non mi chiese altro e lo sentii semplicemente allontanarsi.

Poi la voce di Lotty dal piano di sopra attirò la nostra attenzione:

-Qualcuno ha visto Emily?-

-Non è in camera?- chiese Harry.

-Se ci fosse, non lo starei chiedendo- rispose la ragazza, facendo capolino dalla cima delle scale.

-Allora dove è andata?-

In quel momento la porta si aprì e comparve sulla soglia proprio la diretta interessata, i capelli castani che gocciolavano d'acqua, un sorriso stampato sulle labbra.

Dove era stata e perchè era così contenta? Poi un pensiero mi attraversò la mente come un fulmine: che c'entrasse quel Josh?

 

-Dove diamine sei stata?- mi aggredì Lotty.

-Mi sono vista con Josh. Mi ha portato in un posto magnifico...- dissi euforica.

Poi il mio sguardo incontrò quello di un Liam alquanto nervoso.

-Potevi almeno lasciare un biglietto, sconsiderata che non sei altro- continuò la mia amica.

-Scusa. Comunque Josh mi ha detto che stasera c'è una grande festa in spiaggia. Andiamo?-

Lotty si voltò verso i ragazzi, i quali rimasero per un attimo in silenzio a guardarmi. Mi sentii a disagio.

Poi l'ultimo che mi sarei immaginata parlò:

-Perchè no? Ci sarà da divertirsi-

Perchè quel sorrisetto sulle labbra di Liam non mi piaceva neanche un po'?

 

Ero davanti allo specchio da almeno mezz'ora, continuando a tirare fuori vestiti dalla valigia, senza trovare quello più adatto. Lotty, alle mie spalle, seduta sul letto, mi guardava annoiata.

-Non sei ancora pronta?- mi chiese.

-Non riesco a trovare niente da mettermi- risposi, gettando a terra l'ennesimo indumento.

-Andiamo, quello azzurro ti stava bene-

-Non mi convince-

Lotty indossava un tutina rossa, dal quale scollo si intravedeva il suo costume preferito, un bikini grigio. Ai piedi un paio di ciabattine dello stesso colore del vestito e i lunghi capelli biondi erano legati in una coda alta. Più la guardavo e più la invidiavo.

Così sospirando mi chinai per la ventesima volta sulla mia valigia. Indosso avevo già un costume nero a fascia, il quale avevo pregato mia madre due settimane per farmelo comprare. Rovistando ancora, gettando pantaloncini e canotte a terra, finalmente trovai quello che stavo cercando: una maglia lunga, non aderente, con astratti disegni bianchi che parevano un antico disegno sudamericano.

-Che ne dici di questa?- chiesi, poggiandomela addosso e voltandomi verso la mia amica.

-Dico che dopo le ultime dieci, fossi in te me la farei andare bene, dato che altrimenti io me ne vado e ti lascio qui- rispose la bionda, inarcando un sopracciglio.

-Ok, ok, va bene- risposi arresa, girandomi verso lo specchio mentre la indossavo.

Mentre mi sistemavo i capelli in una mezza coda e mi allacciavo ai piedi un paio di sandali infradito dello stesso colore del vestito, Lotty si alzò e mi si fermò davanti.

-Allora, su chi vuoi fare colpo stasera?-

Potevo immaginare un sorriso birichino sul suo viso.

-Non so di cosa tu stia parlando- risposi distrattamente, alzandomi a mia volta e tirandomi un po' l'orlo del vestito.

-Questo Josh è carino?-

Ecco, colta in fallo. E adesso?

-Si...ecco...insomma...non so- cominciai a balbettare, arricciandomi un ciuffo di capelli attorno a due dita, segno che ero alquanto nervosa.

La mia amica allora mi sorrise sincera e, poggiandomi una mano sulla spalla, disse:

-Su, andiamo, altrimenti gli altri manderanno la SWAT a cercarci. Spero solo che tu sia convinta della tua scelta-

 

La spiaggia era illuminata a giorno grazie e fiaccole e falò sparsi un po' ovunque. Contro ogni mia previsione, c'era davvero tanta gente, quasi da non crederci.

-Ehi Emily!!- mi raggiunse una voce.

Non feci in tempo a voltarmi che un Josh euforico e divertito mi si avventò contro, circondandomi le spalle con un braccio e stampandomi un sonoro bacio su una tempia.

-Allora sei venuta. E questo angelo con te chi sarebbe?- chiese rivolto a Lotty, la quale si schiuse in una risata imbarazzata, tendendogli poi la mano e presentandosi.

Dietro di noi i ragazzi ci fissavano, alcuni divertiti, tipo Zayn e Louis, altri che stavano sviluppando chiari istinti omicidi verso il povero Josh, come Harry, Niall e Liam.

Sfortunatamente né io né Lotty ce ne accorgemmo, continuando a sorridere al moro, il quale fece solo un cenno di saluto ai nostri accompagnatori.

Cercai di rimanere concentrata solo su di lui, in quanto sentivo il chiaro sguardo di qualcuno che mi stava letteralmente perforando la schiena data l'insistenza con il quale era puntato su di me. Fui però costretta a voltarmi non appena non avvertii una voce stridula e il tonfo di qualcuno che era appena caduto sulla sabbia umida.

Mi girai appena in tempo per vedere Katherine, in un vestito nero monospalla, con le braccia attorno al collo di Liam. Era lui che era caduto a terra mentre lei, da brava cagna, gli stava letteralmente riempiendo la faccia di baci.

Quella scena mi fece quasi rigirare lo stomaco e vomitare, ma poi mi disse che quello che lui faceva e soprattutto con chi si vedeva non era più affar mio. Josh probabilmente notò la mia espressione, dato che mi prese per mano e mi sussurrò all'orecchio:

-Andiamo a prendere qualcosa da bere, ti va?-

Io lanciai un'occhiata a Lotty, la quale doveva aver intuito e che mi sorrise incoraggiante. Così, accettai l'invito.

Mentre mi allontanavo sentii il cuore farsi decisamente più leggero.

 

Nonostante tutto, ci stavamo divertendo. Mentre Josh aveva cominciato a scherzare con Louis e Harry, Zayn faceva il cascamorto con qualche ignara ragazzina conosciuta la sera stessa, io ridevo alle loro battute, spensierata e svuotata di ogni preoccupazione.

Poi, con la coda dell'occhio, notai Lotty e Niall in una posa alquanto equivoca: lei intenta a ridere dei fallimenti del povero Zayn e delle cretinate che stava dicendo Louis, mentre il biondo, alle sue spalle, anche lui sorridente, la teneva vicino a sé con un braccio attorno alla vita.

Di Liam per fortuna nessuna traccia, probabilmente allontanatasi con Katherine in cerca di un po' di privacy. Meglio così.

Sospirai.

-Ehi Emi, vai tu a prendere altra birra?- mi domandò in quel momento Josh, sorridendomi.

-Certo, ma da sola?- chiesi, un po' impaurita dalla cosa.

-Ti accompagno io- intervenne Lotty, allontanandosi da un Niall alquanto deluso.

-Qui gatta ci cova- pensai furba, pensando di approfittare della gentilezza della bionda per indagare.

-D'accordo. Allora noi andiamo- dissi e ci dirigemmo verso uno dei gazebo dove servivano da bere.

 

POV LIAM

Vidi Emily allontanarsi accompagnata da Lotty, mentre quel Josh le squadrava ogni centimetro del corpo come un lupo affamato che vede un povero agnellino indifeso. Sentii un brivido percorrermi la schiena e una fioca rabbia nascermi nel petto. Katherine al mio fianco continuava a parlare, a raccontarmi di chissà cosa. Non la ascoltavo, non mi importava di quello che quell'oca mi stava dicendo.

Così decisi di liberarmi di lei nell'unico modo che mi venne in mente.

-Kath, perchè non vai a prendere qualcosa da bere?-

-Per te qualunque cosa, Liam caro- e sculettando come se fosse pagata si allontanò.

Io alzai gli occhi al cielo, poi decisi di raggiungere gli altri.

Una parte di me stava scalpitando per regalare un pugno ben assestato sul viso strafottente di quel surfista mancato, mentre l'altra mi imponeva di rimanere al mio posto, che se avessi attaccato briga con lui Emily non l'avrebbe mai perdonato. E da quando mi importava cosa pensava quella ragazzina?

Nonostante mi convincessi che con lei non avrei mai avuto nulla da che spartire, non riuscivo a vederla tra le braccia di un altro, non riuscivo a pensare che altre mani la sfiorassero, che lei considerasse importante qualcuno che non fossi io.

Così mi diressi verso gli altri, i quali però si stavano allontanando, avendo riconosciuto tra la folla delle ragazze che avevano conosciuto uno dei giorni precedenti.

Era rimasto solo quel Josh. Mi avvicinai silenzioso alle sue spalle, vedendolo intento a guardare da lontano Emily che prendeva da bere al banco poco lontano.

-Hai finito?- ringhiai, facendolo accorgere della mia presenza.

-Parli con me, amico?- mi chiese, voltandosi e rivolgendomi un'occhiata strafottente.

-Si, ce l'ho con te. Inoltre io e te non siamo amici, quindi non trattarmi come tale-

-E c'è un motivo particolare per cui mi stai parlando allora?-

Lo vidi incrociare le braccia sul petto e spostare il peso su una gamba, lanciandomi un'occhiata di sfida pura e semplice e la cosa mi fece incazzare ancora di più.

-Il motivo si chiama Emily e non mi piace come la guardi, “amico”- dissi tra i denti.

-Non mi è parso di vedere il tuo nome stampato su di lei, in nessuna parte di lei- sottolineò.

Avvampai. Cosa significavano quelle parole? Cosa aveva fatto con Emily?

-Ti avverto, bell'imbusto. Tieniti alla larga da lei, altrimenti...-

-Altrimenti cosa, biondo? Mi sembrava che tu fossi impegnato altrove. Perchè non te ne torni dalla tua gallinella e lasci Emily a qualcuno che la renderà davvero felice?-

Mi stavo arrabbiando, sentivo i pugni prudere e pregare per un contatto con la faccia di quel surfista.

Mossi un passo avanti, puntando l'indice sul suo petto.

-Ascoltami bene perchè non mi ripeterò. Stai lontano da Emily perchè...-

-Perchè?-

Avevo quelle parole in gola, ma allora perchè non uscivano? Stavo per compiere un passo che non mi avrebbe più riportato indietro. Ero davvero pronto? Si, lo ero.

-Perchè lei è mia-

Quello mi scoppiò letteralmente a ridere in faccia.

-Ma non dire cavolate amico-

In quel momento una voce ci interruppe:

-Che succede qui?-

Ci voltammo entrambi trovandoci davanti una Emily confusa e che, non appena mi vide, indurì lo sguardo.

Dentro di me sapevo che mi avrebbe odiato, che non avrebbe più voluto parlarmi, ma ero più che deciso a far capire a quel cretino che non scherzavo affatto.

Così mi mossi veloce verso di lei.

 

Vidi Liam fissarmi per un secondo, poi venire verso di me, lo sguardo duro, ma in fondo al quale brillava una luce che non mi piacque affatto. Lanciai una veloce occhiata in direzione di Lotty, al mio fianco, che mi fissava con la mia stessa confusione.

Non feci in tempo a dire niente che avvertii una presa alla vita che mi fece quasi perdere l'equilibrio, ritrovandomi schiacciata contro il petto del ragazzo. Alzai lo sguardo, puntando entrambe le mani contro di lui per tentare di allontanarmi, nonostante sentissi il calore salirmi al viso per l'imbarazzo e il cuore palpitarmi nel petto.

-Ma che stai...- presi a dire, ma fui immediatamente zittita, nel peggior modo che mai mi sarei aspettata.

Le labbra di Liam presero possesso delle mie, togliendomi quasi il respiro. Erano calde e lisce, esperte, le quali sapevano esattamente come muoversi.

Le mie reazioni furono circa queste: sorpresa, rabbia e abbandono. Già, nel giro di qualche secondo mi abbandonai a quel bacio improvviso e spiazzante, il quale mi aveva letteralmente colto di sorpresa. Non riuscivo a capire pienamente il motivo di quel gesto, ma dentro di me sentivo che a lungo l'avevo atteso.

Liam mi stringeva a sé come se in quel gesto ci fosse tutta la sua volontà di non farmi andare via da lui, come se fossi improvvisamente divenuta un tutt'uno con lui. Era bello quel contatto tra noi, quei movimenti morbidi della sua bocca sulla mia, i nostri respiri che si fondevano in uno solo.

Poi ad un tratto la realtà mi investì come un tir. I ricordi si affollarono nella mia mente, dandomi finalmente la forza di allontanarmi da lui.

Con uno scatto mi scansai, le guance ancora rosse dall'imbarazzo. Lo fissai in cagnesco, colma di una cieca rabbia. Poi caricai la mano destra e gli stampai una cinquina in pieno viso, lasciandolo stupito e dispiaciuto al tempo stesso.

-Non osare mai più avvicinarti a me...- ringhiai e, rovesciandogli in testa la birra che ancora avevo tra le mani, me ne andai, la rabbia che cresceva e le lacrime che mi salivano agli occhi.





 Outfit Katherine

 Outfit Lotty

 Outifit Emily

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Capitolo 11
*** Non sparire ***


Erano due solitudini che si desideravano, ma

non sapevano rompere ciò che li divideva.

 

Fabio Volo

(La strada verso casa)

 

Io e Liam non ci rivolgemmo la parola per tutto il resto della vacanza. Ci evitavamo, o meglio, io trovavo ogni pretesto per stare lontano da lui. Quello che era accaduto era troppo degradante, troppo stupido, troppo vergognoso. Mi ero convinta di essere per lui solo uno stupido oggetto, un giocattolo che un bambino capriccioso non voleva condividere con un amichetto dell'asilo. Mi aveva ignorato sino a quel momento, mi aveva chiaramente fatto intendere che tra me e lui non c'era niente se non una convivenza forzata e poi se ne usciva con quel gesto sconsiderata e alquanto stupido.

La tensione che si era andata creando tra noi era quasi palpabile, tanto che anche il resto della combriccola se ne era accorto. Inoltre avevano assistito a quella scena di puro predominio di maschio alfa che, sinceramente, non avevo nessunissima intensione di commentare.

Più di una volta Lotty o Harry avevano provato a parlarmi, ma io avevo chiuso loro la porta in faccia, letteralmente, tanto che il mio amico era stato costretto a portare il ghiaccio sul naso tutto il giorno successivo.

Il viaggio in macchina verso Londra era stato il più lungo della mia vita, senza contare i piccoli screzzi che io e Liam ci eravamo fatti che avevano portato all'esasperazione i nostri amici. Poi, finalmente, quando la macchina si era fermata davanti all'appartamento, dopo aver chiaramente riaccompagnato Lotty a casa, io avevo afferrato la mia valigia ed ero corsa in casa, chiudendomi la porta della mia stanza alle spalle. Non avevo voluto vedere nessuno e non ero scesa neanche per la cena. Persino il cellulare, il quale vibrava di continuo per gli insistenti messaggi di Josh e dei miei mi stava dando sui nervi. Il ragazzo aveva provato a contattarmi i giorni successivi al fatto, si era presentato a casa, ma mi ero resa irreperibile. Non avevo voglia di vederlo, anche perchè sentivo dentro di me che qualunque cosa gli avessi detto sarebbe stata una bugia. Così lo avevo lasciato come la volta precedente, stavolta però senza neanche una parola di scuse, come una vigliacca.

Quando fui sicura che tutti se ne fossero andati a letto, scesi silenziosamente al piano di sotto e sgraffignai dalla credenza un pacco di biscotti stantii, unico cibo commestibile in attesa di andare a fare la spesa il giorno successivo. Mi sedetti al bancone della cucina, mangiucchiandone uno e intanto pensavo.

Pensavo a quel bacio, a ciò che avevo provato, a come mi aveva internamente sconvolto, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di ammettere che mi era piaciuto. D'istinto mi portai una mano alle labbra, come se d'improvviso riuscissi ancora a percepire la sensazione della bocca di Liam sulla mia. Resami conto di quello che mi stava accadendo, scossi la testa con veemenza, come se servisse a scacciare il torpore che mi aveva avvolto. Io ero arrabbiata, furiosa e mai lo avrei perdonato.

Con quel pensiero, me ne andai a letto.

 

Mi svegliai che era quasi mezzogiorno, sospirando e stiracchiando braccia e gambe. Decisi di rimanere ancora per un po' sotto le lenzuola profumate di pulito, a poltrire nel mio amato letto, il quale mi era mancato in quella settimana. Fissai il soffitto, cercando un pretesto per alzarmi, ma non lo trovai. Non avevo voglia di vedere nessuno, di parlare con nessuno.

Mentre pensavo quelle parole, qualcuno bussò alla porta. Stavo per rispondere in malo modo a chiunque fosse, ma la voce timida di Lotty mi fece sorridere.

-Emily, posso entrare?-

Non potei fare a meno di acconsentire, sentendo dentro di me il bisogno di parlare con quella che era diventata in poco tempo la mia migliore amica.

Quando la bionda entrò, quasi la luce esterna mi accecò.

-Chiudi la porta, presto- dissi, nascondendo la testa sotto le lenzuola.

-Non è che ti sei trasformata in un vampiro? Si spiegherebbero le tue uscite notturne-

Come faceva a saperlo? Come mi avesse letto nel pensiero, lei rispose:

-Mi è bastato scorgere il pacco di biscotti mezzo vuoto sul tavolo. Sono i tuoi preferiti, dopotutto-

Lentamente uscii da sotto le coperte, mettendomi seduta sul letto e passandomi pigramente una mano tra i miei capelli, spettinati e divenuti simili al nido di un uccello. Non mi sarei meravigliata di trovarvi qualche covata.

-Non ho resistito. Comunque come mai da queste parti?-

-E me lo chiedi? Da quando siamo tornati non mi hai neanche mandato un messaggio e credimi, speravo lo facessi-

-Ero molto stanca-

Lei mi sorrise e io fui costretta a distogliere lo sguardo, incurvando le labbra in un broncio infantile.

-Non è che forse non avevi voglia di vedere un certo qualcuno?-

-Lotty, non ho voglia di parlarne-

-Non potrai evitarlo per sempre-

-Non per sempre, sino a quando non riuscirò a trovare un'altra sistemazione-

-Cosa c'è che non va?-

-Come puoi chiedermelo? Hai visto anche tu quello che ha fatto. Cosa pensa? Che sia la bambolina di cui ricordarsi quando ha bisogno di soddisfare le sue voglie? Si sbaglia di grosso-

La mia amica mi fissò con uno sguardo che mi parve quasi tenero.

-Non credo che sia quello che lui pensa-

-Beh, ma è quello che penso io. Quindi possiamo smettere di parlarne?-

Lei, dopo un attimo di silenzio in risposta al mio tono stizzito, si alzò dal letto, stirandosi le braccia dietro la schiena.

-Credo di sapere cosa ti ci vuole. Una mattinata di shopping con la tua migliore amica, lontana dai ragazzi e da questa casa-

-Non credo di essere in vena-

-Non mi interessa. Ti do mezz'ora per alzarti, farti una doccia e vestirti. Altrimenti tornerò qui con un secchio di acqua gelida- e detto questo se ne andò, zampettando come una bambina.

 

Tornai ormai a pomeriggio inoltrato, tra le braccia almeno una decine di buste dei più cari negozi di Londra e il portafoglio che piangeva miseria. Se solo i miei avessero saputo dove finiva una parte dei soldi che mi passavano tutti i mesi, probabilmente mio padre avrebbe contattato la banca e mi avrebbe chiuso i rubinetti.

Come richiesto, con Lotty non avevamo più affrontato il discorso “Liam”, ma in compenso la mia amica non si era certo risparmiata a chiedermi come avessi invece conosciuto Josh e quale tipo di rapporto ci unisse. Per sviare il suo discorso, le rivolsi la medesima domanda, riguardo Niall. Ormai era chiaro che tra i due ci fosse interesse, in quanto, da quando eravamo tornati dalla nostra vacanza, entrambi passavano molto tempo assieme.

La pelle candida di Lotty era d'improvviso diventata color peperone e pareva quasi che il fumo le stesse per uscire dalle orecchie. Lo sguardo fuggiva il mio, come se attraverso i suoi occhi avessi potuto venire a conoscenza dei suoi pensieri.

Non ottenni risposta, ma non mi importò, dato che avevo raggiunto il mio obbiettivo, ossia evitare qualunque domanda su me e Josh.

Chiusami la porta dell'appartamento alle spalle, notai che l'intero ambiente era avvolto nella penombra, segno che probabilmente non c'era nessuno.

Harry mi aveva detto qualcosa a proposito di una corsa nel parco, ma degli altri non sapevo dove si trovassero.

Salii nella mia stanza, stando attenta a non inciampare negli scalini a causa della scarsa visibilità dovuta ai pacchi che avevo tra le mani. Gettai i miei acquisti sul letto, avviandomi in bagno per farmi una doccia.

Non feci caso al rumore dell'acqua che scorreva, distratta dalla rimozione problematica dei miei sandali con la zeppa e dei lacci che per poco non mi fecero rovinare al suolo. Aprii quindi la porta di scatto, trovandomi invasa dal denso vapore provocato dalla doccia troppo calda. Strano, dato che fuori il clima era ancora pressocchè estivo.

Tossii un paio di volte, rendendomi conto solo in quel momento che sotto la mia doccia c'era qualcuno, il vetro appannato che lasciava intravedere solo i contorni di un corpo asciutto e dal fisico ben definito. Era sicuramente uno dei ragazzi, ma quale di loro? E soprattutto perchè erano nella mia doccia?

Solo allora, guardando più attentamente l'intruso, il mio cervello collegò, come in un gioco da settimana enigmistica, l'ombra con il suo proprietario. Avvampai, serrando le labbra per evitare di cacciare un urlo e, per sortire un migliore effetto, mi ci portai anche entrambe le mani.

Era Liam nella mia doccia? Perchè? Non c'era forse un altro bagno perfettamente funzionante in fondo al corridoio?

Mentre stavo ancora cercando di non farmi andare in pappa il cervello, letteralmente aggiungerei, mi resi conto di un impercettibile movimento all'interno della cabina e mi parve quasi che Liam stesse per affacciarsi.

Per evitare qualunque imbarazzo e soprattutto per negargli la soddisfazione di trovarmi con la faccia di uno pesce lesso mentre fissavo la sagoma del suo fondoschiena, veloce come non lo ero mai stata mi nascosi dietro la parete, cercando di non proferire il minimo rumore.

Sentii il suono dei vetri della cabina che si aprivano un po', per poi richiudersi qualche secondo più tardi. Tirai un sospiro, sentendomi in salvo, ma non ancora fuori dall'imbarazzo.

Decisi per il momento di allontanarmi, pensando al modo migliore per spaccargli la faccia dopo che avrebbe almeno indossato un paio di pantaloni.

 

Seduta sul divano, spalle alla scala, le braccia conserte sul petto e le gambe accavallate, battevo ritmicamente il piede che poggiavo a terra, aspettando che l'intruso scendesse finalmente al piano inferiore.

Quando sentii i suoi passi sulla morbida moquette delle scale, mi voltai, assumendo l'espressione più furiosa di cui fossi capace.

-Piaciuta la doccia?- chiesi acida.

-Deve essersi rotto lo scaldabagno nel bagno di noi ragazzi. Non c'era l'acqua calda, quindi, dato che tu non c'eri, ho pensato di usare la tua doccia- mi rispose lui, superandomi come se niente fosse e dirigendosi verso il frigo, spalancandolo e afferrando una bottiglia d'acqua fresca, la quale se la portò alle labbra e bevendo, continuando ad ignorarmi.

Diamine, pensava forse di avere il diritto di essere arrabbiato? Solo io lo avevo e non gli avrei certo lasciato quel divertimento.

-Potevi chiedere, anziché farti trovare nudo nel mio bagno- risposi, alzandomi in piedi.

-Davvero? E dopo più di una settimana che non mi rivolgi la parola, avrei dovuto chiamarti al telefono, sempre se mi avessi risposto, e chiedere alla signoria vostra se mai avessi potuto usare la sua sacra doccia? AHAH, non farmi ridere, Emily-

Mi sentivo una stupida, una bambina che non riusciva a rispondere ad un compagno dispettoso, freddata dalle sue parole, le quali mi avevano mostrato quanto stupida fosse la mia picca.

-Fai come ti pare- dissi, cercando di non perdere quella sfida di sguardi che avevamo ingaggiato.

Lui sospirò, riponendo la bottiglia nel frigo. Dal canto mio, imboccai le scale per poter tornare nella mia stanza e concedermi finalmente una doccia.

-Sei proprio una bambina-

Quelle parole mi impietrirono.

-Come scusa?- chiesi, stizzita.

-Ti stai comportando in maniera infantile. Preferisci non rivolgermi neanche la parole piuttosto che affrontare quello che è accaduto. Dimmi, cosa ti da più fastidio: il fatto che ti abbia baciato o che lo abbia fatto davanti a quel “Josh”?-

-Perchè per te deve sempre essere una questione di affermarsi? È sempre valso solo questo per te? Far capire cosa è una tua proprietà? Scusa, ma non ci stò-

-Non hai capito niente, come al solito. Il tuo amico ti stava solo usando come passatempo, ho semplicemente voluto toglierti da un impiccio-

-Quindi l'hai fatto per buona volontà e spirito di sacrificio? Mi trovi davvero così ingenua?-

-Non ingenua, Emily, solo che tendi a gettarti tra le braccia delle persone sbagliate-

-Davvero? Allora tu sei compreso nella lista?-

Lo vidi indurire la mascella, senza sapere bene cosa dire, in quanto qualunque cosa avrebbe solo peggiorato la situazione. Alla fine lo aveva confessato, lo aveva fatto solo per mostrare che non potevo essere condivisa con nessuno, un balocco da usare e poi gettare.

-Bene, il tuo silenzio è molto più esplicito di qualunque scusa- dissi.

Per me la discussione era conclusa, ma probabilmente per lui no, in quanto, con una presa al polso, mi costrinse a fermarmi di nuovo.

Lo guardai da qualche scalino sopra a dove si trovava, lo sguardo carico di rancore, prossima al pianto.

-Devi ascoltarmi...- disse.

-Ho già sentito abbastanza Liam e pensavo fossi diverso. Facciamo quindi un piacere ad entrambi e cerchiamo di vivere come se non esistessimo-

-E' questo Emily che non vuoi capire. Io non voglio che tu smetta di esistere nella mia vita-

Il cuore ebbe un sussulto, mentre i miei occhi si perdevano nei suoi, improvvisamente così sinceri. Sentivo il mio corpo rilassarsi, quasi il suo tocco avesse la capacità di rendere i muscoli meno rigidi. Probabilmente l'espressione sul mio volto fu alquanto esplicita, in quanto lo vidi sorridere.

-Non puoi impedirmi di vederti, di osservarti, di pensarti. Anche se non mi rivolgerai la parola mai più, potrò accettarlo. Ma per favore, non sparire-

Non sapevo cosa dire, come comportarmi. E non ne ebbi neanche la possibilità, in quanto il cellulare di Liam, poggiato sul piccolo mobiletto dell'ingresso, prese a vibrare e sulla schermata apparve il nome di Zayn.

Lui mi lanciò un'ultima occhiata, per poi scendere un paio di scalini e afferrare l'apparecchio, portandoselo all'orecchio.

-Pronto?- disse.

In un paio di secondi vidi il suo viso mutare.

-Quando? Dove?-

Altri due secondi, durante i quali frequenti sguardi preoccupati mi venivano insistentemente rivolti.

-Arriviamo subito-

Quando attaccò, lo sentii sospirare.

-Che succede?- gli chiesi, preoccupata.

-Dobbiamo andare-

-Dove?-

-Al Princess Grace Hospital. Harry ha avuto un incidente-

 

Seduta su una delle scomode sedie della sala d'attesa, tenevo stretta tra le mani una tazza di caffè bollente, sul quale soffiavo con un gesto ripetitivo e meccanico. Non avevo aperto bocca da quando ero arrivata e a malapena mi ero informata sulle dinamiche dell'incidente. Da quello che avevo capito, Zayn, Louis e Harry erano andati all'Urban Golf poco lontano da casa. Avevo saltato tutto il resto della spiegazione, soffermandomi solo sul fatto che il mio amico fosse stato colpito dalla mazza con cui Zayn stava giocando, rimanendo privo di conoscenza per qualche minuto.

Giunta l'ambulanza prontamente chiamata, era stato trasportato in ospedale e gli era stato diagnosticato, dopo i dovuti accertamenti, un lieve trauma cranico, niente di pericoloso, ma da tenere comunque sotto osservazione per un paio di giorni.

Quando io e Liam eravamo giunti all'ospedale, trovammo ad aspettarci Louis, Zayn, tremendamente in colpa, Niall e Lotty, stranamente mano nella mano.

Ero curiosa di quello strano comportamento, ma ben presto venne tutto offuscato dalla visione del mio migliore amico in un letto d'ospedale, addormentato, con quegli infernali macchinari e ventose attaccate da tutte le parti.

Mi ero però limitata ad appoggiare una mano sul vetro che ci separava, seguito poi dalla fronte e sospirai.

Durante il tragitto gli altri ci avevano avvertito della scarsità del rischio di peggioramento e un po' mi ero sentita sollevata, ma vederlo con i miei occhi era tutto un altro effetto.

Così mi ero semplicemente seduta su una delle poltrone davanti alla stanza, la testa tra le mani, rimanendo in silenzio, isolandomi dall'intera situazione. Mi riscossi solo quando Lotty mi si avvicinò con il bicchiere di caffè, dicendomi che suo padre le aveva chiesto di tornare a casa, in quanto era già notte fonda, e che Niall l'avrebbe accompagnato.

Avevo solo fatto un cenno con la testa.

Dopo qualche minuto sentii Liam dire a Louis e Zayn di tornare a casa a riposare, che saremo rimasti noi. Una parte di me non era entusiasta dell'idea, mentre l'altra era completamente disinibita, totalmente preoccupata per Harry.

Un'ora prima era passato il medico, rassicurandoci che nel giro di un paio di giorni lo avrebbero dimesso e che probabilmente per almeno di una settimana avrebbe avuto un po' di nausea e qualche problema di equilibrio, ma sarebbe in breve tornato come nuovo senza conseguenze.

Assorta nei miei pensieri non sentii la presenza di Liam al mio fianco. Me ne resi conto solo quando lo vidi piegarsi su di me e sussurrarmi qualcosa riguardo un taxi e un letto nel quale riposare. Io dissi di no, alzandomi finalmente da quella scomoda posizione, poggiando la testa alla parete alle mie spalle.

-Ci mancava solo questa- sussurrai, sorridendo appena del senso dell'umorismo del destino.

Non avvertii Liam rispondermi e quando mi voltai, lo trovai intento a guardare dinnanzi a sé. Così feci qualcosa che non avrei mai fatto in nessun altra situazione.

Lentamente, calai la testa sulla sua spalla, sentendolo un poco irrigidire al contatto, passando poi un braccio all'interno del suo e intrecciando le dita con le sue. Sapevo che ora i suoi occhi erano per me.

-Emily, io...- cominciò a dire.

-Shhh. Apprezza le cose solo come sono adesso. Non rovinare tutto-

Giurai di sentire la sensazione di un bacio tra i capelli, ma non potei accertarmene, in quanto chiusi gli occhi e scivolai tra le braccia di Morfeo, non prima però di ringraziare almeno il fatto di non essere sola.

 

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Capitolo 12
*** Sotto la pioggia ***


CAP X

POV LOTTY

I giorni che seguirono alla festa in spiaggia furono pesanti, pregni di attriti, soprattutto tra Emily e Liam. Ma come era saltato in mente a quel benedetto ragazzo di mettere su quella manfrina davanti a mezza spiaggia? Potevo solo compatirlo, dato che sarebbe stato difficile per lui riottenere anche solo un pacifico dialogo con la mia amica.

Lei se ne era stata chiusa in camera, difficilmente aveva rivolto la parola anche a me, persa completamente nei suoi pensieri e studiando una miriade di piani per farla pagare a Liam.

Avevo notato almeno una ventina di volte il display del telefono di Emily illuminarsi e di sfuggita ero riuscita a leggere il nome di Josh, anche se lei lo aveva bellamente ignorato. Non aveva bisogno anche delle pressioni di un bell'imbusto che aveva avuto solo la capacità di complicare ulteriormente le cose.

Se i giorni di convivenza erano stati difficili, allora il viaggio di ritorno fu un vero inferno. Quei due non facevano che bisticciare e stuzzicarsi, portando a poco a poco all'esasperazione ognuno di noi. Louis, il quale guidava anche al ritorno, aveva ad un certo punto inchiodato la macchina, minacciando entrambi di buttarli a mare se non avessero finito di litigare come dei lattanti. Da quel momento nessuno dei due aveva più aperto la bocca, né tra loro né con noi.

Parlando per me, la cosa un po' mi dispiacque, in quanto avrei voluto che almeno Emily si confidasse con me anziché continuare a guardarla mentre fissava il paesaggio fuori dal finestrino, senza sapere bene cosa stesse pensando.L'arrivo sotto il mio appartamento mi tolse letteralmente un peso dallo stomaco, facendomi sospirare. Mentre gli altri rimasero ai loro posti, io scesi e, aprendo il bagagliaio, recuperai la mia valigia, o almeno ci provai. Dopo l'ennesima imprecazione, qualcuno afferrò il mio bagaglio e lo depose a terra.

Voltai lo sguardo per ringraziare il mio salvatore, incrociando gli occhi chiari di Niall, che mi sorrise.

-Grazie- dissi, non riuscendo neanche a guardarlo.

-Non c'è di che- mi rispose lui.

Lo sentii avvicinarsi e lasciarmi un delicato bacio sulla guancia, gesto che mi fece diventare di pietra. Cominciai impacciatamente ad arricciarmi un ciuffo di capelli che era sfuggito dalla treccia con due dita, non sapendo cosa dire.

Lui, schiarendosi la voce, sembrava voler dire qualcosa che, a quanto pareva, non gli risultava affatto facile. Mi fece sorridere il lieve rossore che notai sulle sue guance che, nonostante la settimana di mare, non avevano preso che un leggero colorito più scuro.

-Senti...ti infastidirebbe se...più tardi ovviamente...io...ti chiamassi?-

-Chiamarmi?- chiesi di getto, rimanendo spiazzata, ma al tempo stesso piacevolmente sorpresa.

-Si...ecco...così ti dico come vanno le cose a casa-

-Ah, d'accordo. Nessun problema. Allora a dopo-

Di getto mi avvicinai a lui e ricambiai il bacio che mi aveva dato in precedenza, allontanandomi altrettanto velocemente e andando verso il portone del palazzo.

 

POV NIALL

Dio, cosa mi era saltato in mente? Parevo proprio un povero ebete mentre le chiedevo se più tardi potevo chiamarla. E che scusa patetica mi era venuta in mente, ma per un attimo avevo avuto paura che lei mi rifiutasse. Poi mi aveva sorriso in modo spontaneo e bellissimo e io mi ero incartato ancora di più.

Eppure di ragazze ne avevo avute, serie o meno, ma mai con nessuna avevo provato un tale imbarazzo.

Per non parlare poi delle reazione degli altri quando ero risalito in macchina. Mi avevano trattato come un fesso, un bambinetto alla prima cotta e io avevo provato a difendermi, sul serio, ma alla fine avevo optato per il silenzio.

-Il nostro Niall è innamorato- mi canzonò Louis.

Io non avevo avuto il coraggio di ribattere, dando probabilmente l'impressione che fosse vero. Non ero innamorato, questo lo sapevo per certo, ma era come se quando stavo con lei tutto mi paresse più leggero, come se il mondo si tingesse di rosa, come se il mio cuore mettesse le ali e mi uscisse dal petto.

Quando la macchina si fermò sotto il nostro appartamento e gli altri smontarono le valigie, notai una piccola borsa abbandonata in un angolo.

-Emily, è tua questa?- chiesi alla ragazza prima che sfrecciasse dentro casa.

-No, deve essere di Lotty. L'avrà dimenticata- mi rispose.

Qualcuno avrebbe dovuto riportagliela.

 

POV LOTTY

Non avevo ancora messo le chiavi nella serratura che quasi mio padre mi travolse in un abbraccio premuroso e fin troppo appiccicoso.

-Papà, così mi uccidi- dissi con il fiato mozzo.

-Bambina mia, mi sei mancata terribilmente. Non allontanarti mai più- mi disse, sfregando la sua guancia contro la mia, bucandomi con la barba che chiedeva di essere rasata.

-Papà, non sono più piccola. Comunque passerà sicuramente del tempo prima di affrontare un'altra vacanza, sempre se ce ne sarà un'altra-

Pronunciai l'ultima parte a voce bassa, ma mio padre lo udì ugualmente.

-Ci sono stati dei problemi?- mi chiese, mentre portava le valigie dentro casa.

-Beh, qualche attrito, ma niente di catastrofico. Sono sicura che si risolverà tutto. Comuque io adesso vado a farmi una doccia.

-Charlotte, prima che tu vada, dovrei parlarti di una cosa-

Mi voltai, in quanto il tono assunto non mi piaceva.

-Che succede? È una cosa urgente? Perchè sai, sarei davvero stanca e...-

In quel momento il campanello della porta suonò. Vidi mio padre rivolgermi uno sguardo dispiaciuto, per poi andare ad aprire senza dire una parola. Non lo avevo mai visto così e la cosa mi puzzava alquanto.

In breve capii perchè: sulla soglia apparve una donna, non l'avevo mai vista, con lunghi capelli castani, gli occhi dello stesso colore, ma più chiari, e un sorriso sincero sulle labbra. Era molto formosa, ma non volgare, pareva una persona semplice e anche evidentemente impacciata.

Entrò in casa chiedendo il permesso, stampando un semplice bacio sulla guancia a mio padre.

-Ciao Brice- disse piano, ma riuscii comunque a captare il tono dolce in cui lo aveva fatto.

Vedere inoltre lo sguardo che mio padre le riservava mi fece accellerare il cuore nel petto, per poi fermarlo quando entrambi si voltarono verso di me.

-Charlotte, lei è Abbie- mi disse lui, facendole passare una mano sui fianchi.

-Ciao- mi salutò lei candidamente, un accennato e timido segno con la mano.

Avvampai, ma non di imbarazzo, ma di rabbia. La prima tentazione fu di fuggire, nascondermi nella mia stanza pregando mio padre di mandare via quella donna, mentre davanti agli occhi mi passavano le scene della mia vita con la mamma.

-Non dirmelo- risposi solo, fissandolo con odio.

-Lotty, io e Abbie siamo fidanzati- disse spontaneo mio padre, facendomi tremare.

Come poteva pensare di sostituire la mamma come se niente fosse? Come poteva anche solo prendere in considerazione che io accettassi una sconosciuta nella mia vita così facilmente?

Beh, fidanzamento è sempre qualcosa che può essere scisso, stroncato, rovinato. Sarei stata così odiosa e prepotente da farmi odiare da quella Abbie e costringerla a scappare il più lontano possibile da noi, magari persino da Londra. Furono però le sue successive parole che mi attraversarono come un fulmine attraversa uno strato di nuvole.

-Abbiamo deciso di sposarci-

Crollai, letteralmente, sedendomi mollemente su uno degli scalini e mantenendo una mano ancora ancorata al corrimano.

-Lotty, tesoro, tutto bene?- chiese preoccupato mio padre.

-Quando pensavi di dirmelo? Quando lei fosse stata incinta o il giorno prima delle nozze?-

Ero arrabbiata, ma più che altro delusa. Avrei però dovuto accorgermene.

Già quando eravamo in Francia mio padre passava lunghe ore al telefono, i viaggi per seminari sulla medicina, tutti in Inghilterra o dintorni, per non parlare poi del trasferimento a Londra, da lui scusato come non richiesto, ma in quel momento mi erano venuti dei seri dubbi.

-Vuoi davvero farmi credere che saresti capace di sostituire la mamma con questa?- chiesi, indicando malamente Abbie, sicura di averla offesa, dato che abbassò lo sguardo, dispiaciuta.

Le lacrime mi stavano salendo agli occhi, mentre la mascella contratta cominciava a farmi male.

-Charlotte, non puoi parlarle così, neanche la conosci-

-E di chi è la colpa? Non sono certo io che l'ho tenuta nascosta per tutto questo tempo-

-Non te l'ho detto perchè mi aspettavo questa reazione. In fondo sei ancora una bambina-

-Non sono una bambina!!-

-Lo pensavo anch'io, ma a questo punto penso di essermi sbagliato. Io non voglio sostituire la mamma, non potrei mai farlo, ma io amo Abbie e voglio solo essere felice ancora una volta. Voglio solo darti una figura alla quale rivolgerti che non sia io-

-Sei un egoista. Pensavo che mi capissi!!-

-Brice, forse è meglio che me ne vada- sentii dire a lei.

-Oh no, Abbie, non te ne andare. Me ne vado io- dissi stizzita e scendendo le scale, mi diressi verso la porta di casa, inseguita dai richiami di mio padre che però non mi fermarono.

Quando però aprii, mi trovai davanti Niall. Cosa ci faceva lì?

-Ecco...io sono venuto a riportati questo. Lo avevi dimenticato in macchina- disse porgendomi la mia sacca della biancheria.

Cercai di parlare, ma mio padre mi arrivò alle spalle.

-Charlotte, non ti permetto di andartene mentre stiamo parlando!!-

Solo allora il biondo parve accorgersi della situazione.

-Forse è meglio che ripassi più tardi-

Non volevo che se ne andasse. Così afferrai la sacca e la lanciai tra le braccia a mio padre. Dopodichè senza voltarmi dissi:

-Non aspettarmi a cena-

Poi mi sbattei la porta alle spalle.

 

POV NIALL

-Lotty, rallenta per favore. Oh cazzo!!-

Mentre cercavo di fermarla, un ciclista per poco non mi investì, mostrandomi poi tutto il suo dissenso con un bel dito medio.

-Oh, al diavolo!!- dissi noncurante, cercando di raggiungere quella furia bionda che era diventata Lotty.

Finalmente la raggiunsi, afferrandola per un polso per farla fermare. La feci voltare, notando solo in quel momento i suoi occhi lucidi e prossimi al pianto.

-Cosa è successo?- le chiesi allora, spostandole un ciuffo di capelli biondi dietro l'orecchio.

Vidi il suo volto mentre crollava, lasciando finalmente uscire tutta quella frustrazione che pareva portare nel petto. D'impeto me la vidi venir contro, sentendo il contatto del suo corpo contro il mio, il naso solleticato dai suoi capelli, le sue mani stringersi forte dietro la mia schiena.

I singhiozzi non tardarono ad arrivare, scuotendo tutto il suo corpo. D'istinto la strinsi a mia volta.

-Vuoi raccontarmi cosa è successo?-

 

POV LOTTY

-Vuoi raccontarmi cosa è successo?-

Solo in quel momento mi resi conto di quale era la situazione, del fatto di essere tra le braccia di Niall e stargli bagnando tutta la maglia con le mie lacrime.

Così con uno scatto mi allontanai, cercando nel contempo di asciugarmi le lacrime con il dorso delle mani che ormai cadevano incontrollate.

-Ehi, su, calmati- mi disse suadente, poggiandomi le mani sulle spalle.

-Ci sediamo?- chiesi.

Lui mi accontentò, indicandomi una panchina libera. Senza accorgercene eravamo arrivati al parco poco lontano da casa mia. Una brezza leggera mi accarezzò i capelli, facendomi per un attimo rabbrividire, mentre Niall prendeva posto accanto a me.

-Allora, qual'è il problema?- mi chiese di nuovo.

-Il problema ha un nome e si chiama Abbie-

-Chi è Abbie?-

-La fidanzata di mio padre-

-Ah, adesso capisco- disse lui, ridacchiando.

-Perchè ridi?- domandai, stizzita.

-Sai è successo anche a me quando mia madre ha deciso di risposarsi. All'inizio non vedevo di buon occhio Bill, il suo compagno, e mi sono comportato per mesi come tu stai facendo adesso. Ho rischiato anche di farli lasciare, sai?-

-E non eri contento?-

-Beh, all'inizio si. Poi però vedevo mia madre triste, apatica, sempre accanto al telefono sperando che lui la chiamasse e mi sono sentito davvero una persona orribile, terribilmente egoista. Così sono andato io a cercare Bill, ho provato a conoscerlo e si è rivelato essere davvero un uomo in gamba, che ama mia madre e me come se fossi suo figlio. Magari se dessi una possibilità a questa Abbie, anche lei si rivelerebbe una persona buona e per bene-

-Ma tu non hai mai avuto paura che Bill cancellasse il ricordo di tuo padre?-

-Che lo faccia pure. Mio padre era un buono a nulla, ubriacone e sperperava i soldi che mia madre si guardagnava con sacrificio. Nonostante questo, quando se ne è andato, io ho sofferto. Era pur sempre mio padre-

-E se lui si dimenticasse della mamma una volta sposata Abbie? Se si dimenticasse di me?-

Mi voltai verso Niall, il quale notai mi sorrideva, sincero. Poi, lentamente, una sua mano mi carezzò una guancia, ancora umida di pianto, scaldandomi il cuore.

-Non accadrà, ne sono sicuro. Tu dai retta a me, dai una possibilità a questa donna. Pensa che tuo padre ne sarà contento-

Io annuii. Lui allora si allontanò, alzandosi e ponendosi dinnanzi a me.

-Bene signorina Lotty, lei oggi ha vinto un intero pomeriggio con un bel ragazzo biondo e affascinante, per non dire simpatico e pieno di pregi che adesso non staremo ad elencare-

-Davvero? Ma dov'è? Non lo vedo- scherzai, guardando un punto alle sue spalle.

-Ah ah ah, divertente- disse lui, facendo finta di essersi offeso.

-Sto scherzando, ragazzo biondo. Dove andiamo?- domandai.

-Ovunque vuoi-

 

Passammo un pomeriggio in completa tranquillità, passando dai negozi di vestiti, i quali non furono molto apprezzati da Niall, ma tantissimo da me, alle sala giochi, apprezzate da lui e disdegnate da me.

Si stava facendo tardi, mentre il cielo si stava lentamente coprendo di nuvole cariche di pioggia.

-Allora, ti riporto a casa?- mi chiese Niall in quel momento.

D'un tratto l'allegria che mi aveva invaso per l'intero pomeriggio si spense.

-Non so se ho voglia di tornare, non dopo la mia scenata di oggi. Mio padre sarà furioso-

-Prima o poi dovrai affrontarlo-

-Già, ma non adesso-

-Allora vieni da me- disse lui d'istinto.

Io arrossii.

Fu allora che avvertii la sua mano che prendeva la mia, intrecciando le nostre dita. Mi sentii avvampare, ma non ebbi il coraggio di allontanarmi.

-Lotty, senti, sono stato davvero bene con te oggi. Beh, non solo oggi, ma diciamo che solo adesso siamo finalmente riusciti a stare un po' da soli senza interruzioni o rompiscatole intorno-

-Anch'io sono stata bene con te. Se non fosse stato per te non so cosa avrei fatto- sorrisi.

-Sono contento, anche perchè trovo il tuo sorriso la cosa più bella che abbia mai visto. Ti confesso che fino a questo momento solo con te mi sento impacciato come un poppante alla prima cotta-

Non seppi come rispondere, anche perchè fummo interrotti da un forte tuono e in un paio di secondi una battente pioggia estiva ci investì.

-Oh accidenti!!- disse lui e tenendomi ancora la mano si mise a correre.

Non so perchè, ma cominciai a ridere, sicura che anche lui lo stesse facendo. Prima di essere completamente bagnati, riuscimmo a trovare un rifugio sotto il porticato di una casa.

Io, poggiandomi al muro, continuai a ridere, sincera, mentre sentivo accanto a me le risa di Niall che si affievolivano lentamente. Mi voltai, ancora il sorriso sulle labbra, incontrando lo sguardo intenso di lui.

Come un'ebete, rimasi con le labbra incurvate, nonostante il cuore quasi mi esplose quando una sua mano si poggiò sulla mia guancia, mentre il suo viso lentamente si avvicinava.

Io, incapace di muovermi, chiusi semplicemente gli occhi, aspettando.

Potevo sentire il suo respiro su di me, la sua presenza sempre più opprimente, ma al tempo stesso capace di farmi sentire leggera come una piuma.

Poi, d'un tratto, i nostri respiri si fusero per un istante, le nostre labbra si toccarono per un attimo, ma a me bastò per volerne di più. Così mi feci un poco più avanti, cercando stavolta io quel contatto che non tardò ad arrivare. Potevo sentire il calore del suo corpo, le labbra secche per il troppo correre inumidirsi al contatto con le mie, la sua mano passare dalla mia guancia ai miei capelli.

Ci allontanammo solo il tempo necessario per riprendere fiato, ma io rimasi comunque con gli occhi chiusi. Attesi che lui si riavvicinasse, ma ciò non accadde.

La suoneria del suo telefono distrusse l'atmosfera, facendoci definitivamente allontanare. Vidi nel suo sguardo delle chiare scuse.

-Devo rispondere- mi disse.

Io gli sorrisi, solo quello.

-Cosa c'è?- chiese scocciato a chiunque ci fosse dall'altra parte.

Attimo di silenzio.

-Quando?-

Il suo volto mutò in pura preoccupazione.

-Arriviamo-

Riattaccò. Mi fissò.

-Harry è in ospedale. Se vuoi ti accompagno a casa-

Io, afferrando la sua mano, mossi la testa in un cenno di diniego.

-Vengo con te-

 

POV NIALL

Per fortuna ci era stato detto che il nostro amico non era grave, ma che sarebbe dovuto rimanere un altro paio di giorni in osservazione. Louis e Zayn erano afflitti e soprattutto quest'ultimo si sentiva veramente in colpa. Ma in fondo nessuno lo incolpava dato che era stata una mera fatalità.

Lotty si era allontanata da me solo il tempo necessario per chiamare suo padre, avvertendolo del fatto, per tornare poi dicendo che la voleva a casa dato che era già tardi.

Quindi, una volta che ci fummo accertati che in ospedale sarebbero rimasti, stranamente aggiungerei, Liam e Emily, Louis e Zayn tornarono a casa, mentre io mi offrii di riaccompagnare Lotty, alquanto scossa per l'accaduto.

Volevo inoltre affrontare la questione del bacio, dato che in quel frangente avevo agito per puro istinto, senza pensare se lei mi avrebbe respinto oppure no, nonostante avessi capito che anche da parte sua c'era un qualche interesse nei miei confronti.

Così il pretesto di riaccompagnarla a casa mi era parso quello migliore.

Non parlammo per tutta la durata del tragitto, probabilmente troppo scossi o imbarazzati. Solo quando arrivammo al portone del condominio, lei si voltò e mi disse:

-Allora grazie e buonanotte. Se ci sono sviluppi, chiamami- e fece per andarsene.

D'istinto la afferrai per il polso, bloccandola e riportandola verso di me.

-Lotty, volevo dirti che...-

-Niall, non so se quello che è successo tra noi abbia significato lo stesso sia per me che per te, ma se così non fosse, allora ti prego, non dire niente- mi disse, carezzandomi lentamente una guancia e sorridendomi, anche se il suo gesto pareva forzato.

Pensava forse che mi fossi approfittato della sua debolezza di quel momento, o che lo avessi fatto solo per pietà? Mi reputava davvero una persona del genere?

Se non fossi stato tanto in imbarazzo in quel momento probabilmente mi sarei arrabbiato, ma non fu così.

-Lotty, tu mi piaci, come mai nessuna prima d'ora. Con te sto bene, sei divertente, solare, intelligente, per non dire assai carina. Fino ad un attimo fa avrei avuto paura a dirti questa cosa, ma ho capito che continuando a scappare non si ottiene mai niente. Quindi ecco, te lo dico qui, stasera, mentre tu mi guardi e vedi il ragazzo che sono davvero, semplice e completamente innamorato di una bella francese che è piombata nella mia vita come un meteorite-

Ripresi fiato, pensando solo in quel momento a quello che avevo appena detto. Così rialzai lo sguardo, solo per vedere i suoi occhi che mi guardavano e le sue guance completamente imporporate di rosso imbarazzo. Senza avere il tempo di aggiungere altro, lei si avvicinò, baciandomi intensamente e con passione, lasciandomi quasi senza respiro. Mi strinse le braccia attorno al collo, mentre io le circondavo la vita e la sollevavo un poco da terra.

Quando ci allontanammo, lei sorridendo mi disse, ad un soffio dal mio viso:

-Anch'io ho una confessione: mi sono innamorato di un biondo irlandese che mi ha rubato il cuore non appena mi ha guardato la prima volta-

La baciai di nuovo, senza aver pensato ad un modo migliore di dirle tutto ciò che provavo in quel momento.

 

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Capitolo 13
*** avviso belle ***


allora belle pimpe la storia verrà ripresa fra un po perchè abbiamo un po il blocco dello scrittore. mi dispiace belle alla prossima<3<3

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