Perfect.

di Inu_Ran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: Il ciondolo. ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: La fuga. ***
Capitolo 4: *** Cap. 3:Vivere. ***
Capitolo 5: *** Cap. 4:Lei ***
Capitolo 6: *** Cap. 5:Sorridere. ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: Tristezza. ***
Capitolo 8: *** Cap. 7:The people don't change ***
Capitolo 9: *** Cap.8: Passato. ***
Capitolo 10: *** Cap. 9:E se... ***
Capitolo 11: *** Cap. 10.Giusto o sbagliato ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Amore ***
Capitolo 13: *** Cap. 12: Indagini ***
Capitolo 14: *** Cap. 13: Relazioni. ***
Capitolo 15: *** Cap. 14:Vedere,Sentire ***
Capitolo 16: *** Cap.15: Cambiamenti. ***
Capitolo 17: *** Cap. 16:Problemi. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


                         The Game
PrologoIn un mondo dominato da esseri umani e demoni coloro che sono una via di mezzo non sono tollerati. I mezzi demoni erano abbastanza rari poiché l’infatuazione tra umano e demoni era vietata, figurarsi la nascita di un figlio. Coloro che avrebbero infranto questa legge sarebbero stati puniti con la morte. Eppure lui non capiva come mai la sua vita non fosse giunta al termine, in quel lurido e buio luogo,dimenticato da tutti, la sua folta chioma argentea risplendeva grazie ai riflessi della Luna che filtravano da una piccola fessura sul muro. Il forte odore di sangue  lo costrinse a portarsi una mano verso il viso per tappare il naso ma il gesto gli fu fatale. Le catene di ferro presenti  nei polsi e nelle caviglie non permettevano movimenti fluidi, anzi il suo gesto gli procurò del dolore. Una grossa chiazza di sangue color vermiglio sovrastava il pavimento nero sotto di lui. I suoi occhi gialli,ormai stanchi, si chiusero con estrema lentezza, il capo scivolò fino ad appoggiarsi nel pavimento. Aveva sonno. Voleva dormire e dimenticarsi di quella assurda situazione in cui si trovava ma non gli fu possibile. La porta della sua cella si aprì ma il buio presente non permise l’identificazione di colui che aveva aperto, l’unica cosa visibile erano i suoi occhi dorati. I pesanti passi di esso portarono gli occhi del mezzo demone a schiudersi. La Luna che fino poc’anzi aveva illuminato il prigioniero adesso era passata alla lunga chioma , anche’essa argentea, del demone.
“Inuyasha.”lui era rimasto ancora a terra ad aspettare che il demone parlasse, con molta fatica fece leva su un braccio perché l’altro gli doleva troppo, sicuramente doveva essere rotto, e si sedette per guardare meglio negli occhi il suo carnefice.
“Sei stanco fratellino?”la domanda irritò Inuyasha e la sua risposta ne fu la prova.
“Fottiti Sesshomaru”il silenzio che vi era prima fu ricoperto dalle risate di Sesshomaru, non era arrabbiato: era divertito. Si, divertito da quella situazione perché Inuyasha poteva continuare ad insultarlo ma non cambiava niente poiché quello dietro le sbarre era lui.
“Se te la vuoi prendere con qualcuno incolpa tua madre.”Cattivo, malvagio e vedere suo fratello infervorarsi per quella frase lo rallegrava.
“Lei ti ha messo al mondo, sapeva che era un rischio ma ha portato avanti la gravidanza incurante del pericolo.” Cattivo sempre di più, voleva scoprire quale sarebbe stata la reazione di Inuyasha.
“Tua madre era una troia.”
Il mezzo demone aveva sopportato di tutto ma quando insultavano la sua defunta madre il sangue di demone ribolliva; la conseguenza era la perdita dell’autocontrollo. Si alzò di scatto ma le catene lo riportarono al suo posto.
“Bastardo.” Questo insulto gli costò un altro taglio nell’addome, il demone  cane sollevo il prigioniero e lo sbatté contro la fredda parete, stringendo il suo collo. Ad Inuyasha parve di annaspare, l’aria non riusciva a passare e pensò che la sua vita stesse terminando. Sesshomaru non glielo avrebbe permesso:così il suo gioco sarebbe finito. Il fratello minore non era altro che una bambola nelle sue mani:il suo gioco, lui aveva il potere di decidere se farlo morire o tenerlo in vita.
Un gioco, solo un gioco. Questo il mezzo demone lo sapeva ma non aveva abbastanza forza per vincere la  partita contro il demone.
“Non ti permettere mai più di mancarmi di rispetto. Chiedimi scusa.”
Allentò la presa di poco per permettere ad Inuyasha di parlare, non appena i polmoni presero l’aria necessaria per parlare fece le sue scuse, ma Sesshomaru non era soddisfatto voleva vedere  il suo orgoglio frantumarsi.
“Più forte non sento.”
“SCUSA.” Urlò infine mordendosi il labbro inferiore con i canini, un sottile rivolo di sangue scese dalla sua bocca. Sesshomaru lo lasciò e poi uscì senza emettere parola. Il suo corpo cadde a terra emettendo un forte tonfo. Chiuse gli occhi e dopo pochi minuti si addormentò forse quella sera avrebbe sognato una vita diversa.
 

 
Angolo autrice:
Salve=)ho scritto 3 storie su questo fandom ma si concludevano in 1 capitolo così adesso mi sto dedicando a una storia più lunga. Il razzismo verso i mezzi demoni e l’infanzia di Inuyasha sono un tema che mi appassiona molto. Se dovesse esserci una storia simile la cancellerò. Per ora è corto ma i 
prossimi saranno più lunghi e forse aggiungerò altre coppie.
Fatemi sapere che ne pensate, se devo continuare o no. Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito o inserito in una delle tre liste.
Grazie a tutti, ciao ^.^

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Capitolo 2
*** Cap. 1: Il ciondolo. ***


Cap. 1 :Il ciondolo.
Una dolce bambina con una espressione annoiata stampata in faccia batteva i piedi intonando un ritmo.
Si annoiava. Odiava andare a quelle riunioni ma suo padre la costringeva. I lunghi capelli corvini gli ricadevano davanti agli occhi color pece. Quando l’enorme portone si aprì mostrando la figura di un altezzoso demoni la bambina venne portata in un'altra sala poiché si stava per tenere la riunione internazionale dove  i maggiori esponenti dei partiti ,gli umani e i demoni, stabilivano le leggi.
La bambina si trovava in una stanza enorme dove vi era una poltrona, per sua enorme sorpresa lei non era sola ma c’era un altro ragazzo, di qualche anno più grande, vicino la poltrona. Lei amava stare con le persone anche se queste erano demoni e provava in tutti i modi a socializzare.
“Piacere sono Kagome Higurashi, tu come ti chiami?”ma l’interpellato non aveva tanta voglia di parlare. Indossava una felpa e dei pantaloni, la sua testa era coperta dal cappuccio mentre i capelli ricadevano davanti gli occhi, era impossibile vederlo bene.
“Hey ci senti? Ti ho chiesto come ti chiami”ma non ebbe come poc’anzi risposta, innervosita decise di abbassare il cappuccio della felpa. Il ragazzo che non si era accorto di niente saltò in aria non appena Kagome gli tocco la testa. I suoi lunghi capelli argentei vennero spostati dalle mani della bambina poiché voleva vedere meglio il viso. I suoi occhi gialli, le sue buffe orecchie da cane gli fecero ricordare chi fosse.
Lui era il figlio del grande demone cane:Inuyasha. Sapeva che i mezzi demoni come lui non avevano il diritto di vivere ma lui era stato privilegiato perché figlio di uno dei demoni più potenti che vi fossero nel mondo. Ma nonostante fosse vivo nessuno gli rivolgeva la parola e ormai aveva imporato a stare da solo e a non mostrare il suo aspetto fisico. Pensava che adesso la bella bimba che gli stava davanti se ne sarebbe andata poiché inorridita da lui. Però non conosceva bene Kagome, non le importava la natura di Inuyasha; lei voleva fare solo amicizia.
“vuoi rispondermi ti ho chiesto come ti chiami?” con fare timido,dopo alcuni minuti, si decise a rispondere.
“Inuyasha No Taisho.” la mora gli rispose mostrando un grosso sorriso:aveva ottenuto quello che voleva
“Molto piacere. La prima volta che vieni qua?”il mezzo demone rispose di ‘si’ con il movimento della testa.
“Per me è la prima volta, cosa fai di solito qui?”
“Perché parli con me? Non ti faccio schifo?” come si vedeva che non conosceva la bambina.
“A me non importa se sei un mezzo demone, io volevo fare solo amicizia.” Per la prima volta il bambino mostrò un piccolo sorriso,anche se per poco, che riempi il cuore di Kagome di felicità. La mora lo abbraccio ed Inuyasha a quel contatto divenne tutto rosso e senti del calore pervadergli tutto il corpo. Solo sua madre lo abbracciava mentre gli altri gli stavano alla larga eppure quella bambina non aveva paura di lui a tal punto da circondarlo con le sue braccia.
“Perché  lo fai?” disse timidamete.
“Mi sembravi triste.” La dolcezza che quella bambina possedeva  era infinita riuscendo a sorprendere Inuyasha ogni volta.
La porta che fino a poco prima era chiusa si aprì facendo entrare una donna. Ella era meravigliosa agli occhi di Kagome, lunghi capelli neri cadevano elegantemente sulle sue spalle, un kimono blu era indossato dalla donna e mostrava le sinuose forme di ella, si avvicinò al suo nuovo amico e lo chiamò.
“Inuyasha vieni dobbiamo andarcene.”Inuyasha si avviò verso l’uscita ma prima che potesse varcare la porta,  scomparendo agli occhi della bambina, lei lo prese per un braccio.
“Tieni è una collanina con il ciondolo a forma di luna, io ho il sole. Così ti ricorderai di me.” Tutti e due sorrisero e il mezzo demone prese con se la collana per poi correre verso quella donna.
 
Il mezzo demone aprì gli occhi e si accorse di trovarsi, di nuovo, in quella puzzolente cella.
Era un sogno. Solo un sogno. Da quel giorno non si scordò mai la simpatia, il calore ed il profumo di quella ragazza, portava sempre con se quel ciondolo e aveva sempre sperato che un giorno l’avrebbe rincontrata. Richiuse gli occhi nel tentativo di sognarla e nel mentre sul suo viso,dopo tanto tempo, comparse un sorriso. Molto lontano da li una ragazza stava correndo per andare a scuola; sul suo collo sfoggiava un piccolo ciondolo a forma di sole.
 
Note dell’autrice:
Salve :) dopo tanto tempo ho scritto un altro capitolo, questa volta ho
introdotto Kagome nel prossimo capitolo sarà molto più presente.
Ringrazio tutti e ciao ^.^ 

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Capitolo 3
*** Cap. 2: La fuga. ***


Cap. 2: La fuga
Il sole stava sorgendo illuminando parte della terra. Un altro giorno era passato. Eppure potevano trascorrere ore,giorni o addirittura mesi ma per Inuyasha tutto sembrava dannatamente uguale. Teneva ancora gli occhi chiusi fantasticando sulla bambina di anni orsono. Gli sarebbe piaciuto scoprire come era diventata da adulta ma a quella immagine si frappose il volto di suo fratello. Infatti la porta della cella si aprì e Sesshomaru fece la sua comparsa, non aveva bisogno di aprire le palpebre per riconoscerlo; sentiva il suo odore. Con molta difficoltà provò ad alzarsi premendo sul gomito ma gli mancavano l’energie, fu allora che suo fratello ordinò a due demoni di alzarlo. Era sempre la stessa cosa:le stesse domande,  le stesse torture, gli stessi insulti. Voleva,sperava che invece di schernirlo, come era solito fare,l’avrebbe trattato da essere vivente e perché no anche chiedergli scusa, non chiedeva molto Inuyasha. La speranza è l’ultima a morire e ormai era ciò che gli era rimasto.
“Oggi non ho tempo da perdere con te.” Fu una grande sorpresa per il mezzo demone, questo non capitava mai. Che avesse trovato un  nuovo gioco?No, non era quello il motivo.
“Come sai bene faccio parte del consiglio e oggi c’è la riunione. Non posso perdere tempo inutile, tu nel frattempo aspettami qui.” Una fragorosa risata invase il luogo e penetrò nelle orecchie di Inuyasha. Pochi minuti dopo sia il principe dei demooni che i suoi seguaci avevano abbandonato quel  lurido posto per dirigersi alla riunione. Sarebbe potuto scappare, ci aveva provato tante volte ma era stato ripreso da suo fratello, ma se lui era impegnato ’non poteva perdere tempo con lui ’ aveva ammesso. Inuyasha non si liberò subito ma aspettò di recuperare le forze per spezzare le catene. All’incirca era passata un ora e l’assemblea doveva essere incominciata da tempo, con molta fatica raccolse tutte l’energie e spezzò i suoi legami di ferro. Il primo passo era stato raggiunto ma l’interrogativo che attanagliava la mente del mezzo demone  era: cosa fare dopo la fuga? Dove andare? Non poteva rimanere nel paese dei demoni avrebbero sentito con l’olfatto che era una razza ibrida, suo fratello sarebbe stato il primo,andare dalla ragazza di anni fa? No, era impossibile, non sapeva dov’era e soprattutto a quel tempo era una bambina forse non l’avrebbe accettato. Di una cosa era certo doveva cercare del cibo ed andare nel mondo degli umani. Ruppe la porta, ormai rovinata al tempo, e percosse la strada per salire al primo piano. Conosceva ogni singolo angolo di quella casa e c’erano molti luoghi, che solo lui conosceva, che non erano visibili agli altri. Le scale terminavano con una enorme porta di legno ma al lato vi era un piccolo cancello che si aprì con una leggere spinta del ragazzo, all’interno vi era un tunnel era buio e stretto, a stento riusciva a passarci, e lo percorse fino alla fine e sbucò in cucina. Con le sue orecchie cercò di capire se qualcuno fosse dentro la stanza ma non vi trovò nessuno. Uscì e afferrò il mangiare che era presente nella cucina, finalmente dopo tanto tempo mangiava, sorrise oggi sarebbe fuggito da quell’inferno.
 
Nel piano superiore si stava tenendo l’assemblea da circa un ora. Il consiglio non era più come tempo addietro molte persone ,come Inu No  Taisho, erano morte, altre erano andate in pensione. Ma l’unica donna facente parte di loro era:Kagome Higurashi. La stessa bambina che aveva conosciuto nella stanza accanto Inuyasha. Aveva chiesto sue informazioni a suo fratello ma l’unica risposta era stata un:”scordatelo”. Odiava gli atteggiamenti di quell’ essere demoniaco era molto diverso dal bambino che aveva conosciuto. Notò che durante quegli inutili discorsi Sesshomaru era distratto, poiché con il suo olfatto ben sviluppato riusciva a percepire il sangue del mezzo demone,forse doveva ripulire la cella di Inuyasha visto che il puzzo arrivava fin li. Le ore passarono e Kagome voleva tornare a casa; era stanca di quei discorsi, avrebbe preferito continuare a studiare invece che perdere ore li, ormai la luce aveva lasciato il posto al buio, era molto tardi. Quella sera la Luna non avrebbe illuminato poiché oggi la faccia che mostrava era quella oscura. Quando il rumore delle sedie e di gente che salutava la ragazza capì che era il momento di lasciare la casa ma invece di uscire per la porta principale si diresse verso la sala d’aspetto. Allorché la porta si schiuse ebbe l’impressione di trovarsi di fronte quel timido bambino, un bambino che fin dalla nascita gli avevano impresso nella mente l’idea che fosse un essere ripugnante e che nessuno lo avrebbe amato. Ma lei voleva incontrarlo, lei trovava Inuyasha uguale a tutti anzi molto bello con quelle buffe orecchie.
“Signorina l’uscita e di qua.”
“Grazie, sto andando.” E non appena salutò la gentile signora uscì per tornare a casa, lui non sarebbe venuto ne era certa.
 Un ragazzo dai lunghi capelli color pece, scrutava il paesaggio con i suoi occhi castani. Il suo abito era impregnato di sangue e ormai mancavano pochi metri alla porta nel paese del regno degli umani, l’avrebbero fatto passare poiché adesso era umano, odiava quando la Luna scompariva  perché si portava via, per una  notte, i poteri demoniaci ma mai come allora aveva desiderato essere uno di loro. Il cancello che aveva davanti era grande ornato da gemme preziose, accanto ad essa c’erano due guardie;tutti e due portavano un abbigliamento uguale; giacca, cravatta camicia e pantaloni neri.
“Salve lei è appena tornato dal consiglio? Se si, entri.”
“Si sono appena tornato, fatemi entrare, grazie.” E da li le porte si aprirono, finalmente era entrato camminò per qualche metro e trovò una casa malandata e abbandonata, vi entrò e si accasciò a terra; chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle braccia di Morfeo.

 
Angolo Autrice:
Non vi rubo molto tempo, sono tornata con un altro capitolo e
spero di non avervi deluso =). Sono molto impegnata e quindi vi
lascio ,ma prima di andare ringrazio tutti, una buona serata.
Ciao ^.^  

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Capitolo 4
*** Cap. 3:Vivere. ***


Cap. 3: Vivere.
I primi raggi di luce entrarono nella dimora;illuminandola. Era molto piccola e composta da tre stanze: una camera da letto, un bagno e una cucina. La stanza da letto era infondo all’abitazione, dentro vi era un letto matrimoniale, sopra c’erano delle coperte ormai logorate dal tempo,due piccoli comodini erano accanto ad esso. La finestra aveva i vetri rotti però delle tende, anche se ormai ben poco rimaneva di essi, ornavano,forse un tempo meglio, la tapparella. Alcune mattonelle erano saltate dal pavimento. La parete era di un giallo sbiadito e non appena qualcosa vi sbatteva contro la vernice cadeva come la neve. Vicino alla porta una vecchia scrivania di legno faceva da riparo al povero mezzo demone. Aveva deciso che per nascondersi quel luogo era perfetto; lontano dall’ingresso e lontano dagli sguardi degli umani. Prese un profondo respiro; finalmente le sue narici percepivano degli odori diversi,  chiuse gli occhi e cercò di identificare tutto ciò che sentiva. Sentiva l’odore del pane appena sfornato e un forte profumo di lavanda. Iniziò a sentire le voci delle persone che pian piano si svegliavano per andare al proprio lavoro e dopo un po’ le urla dei bambini che allegri correvano verso la scuola e delle ragazze che chiacchieravano.
Si sentiva vivo. Dopo tanti, interminabili anni era di nuovo libero di vivere, di decidere non gli importava che sarebbe dovuto andare contro tutti perché stava ricominciando dall’inizio. Aveva deciso che quella casa sarebbe stata sua. Non aveva letto nomi che potessero far pensare che quell’abitazione fosse di qualcuno, senza scordare che era abbandonata, i mobili ne erano i testimoni. Ma come avrebbe fatto ad uscire, anche solo per procurarsi del cibo?di certo il suo aspetto non sarebbe passato inosservato. Per le sue buffe orecchie un capello era la soluzione giusta, i capelli non sarebbero stati un grosso problema, ma per gli occhi? Forse un paio di occhiali avrebbero rimediato  la situazione. Ma non poteva uscire a comprare quegli oggetti quindi decise di perlustrare la casa in cerca di essi. La prima stanza, che visitò, accanto alla camera da letto era il bagno. Era molto piccolo, vi era un gabinetto e una doccia, il lavandino doveva essere tempo addietro attaccato al muro ma adesso stava steso sul pavimento. Proseguì ed andò in cucina, aprì il frigo ma dentro il poco cibo presente era ammuffito. Aprì gli sportelli sopra i fornelli ma c’erano solo posate, piatti e bicchieri impolverati. Al centro della stanza c’era un tavolo e quattro sedie si sedette sopra una di esse. Si porto una mano nella fronte e si maledisse per non aver pensato all’armadio presente nella camera da letto. Pieno di felicità corse e quando trovò l’armadio non perse tempo e ci guardò. Gli unici vestiti presenti erano da donna e quasi la metà erano stati  mangiati dalle tarme. Si accasciò al suolo come avrebbe fatto ad uscire? Adesso le serrande erano semi chiuse e non permettevano la visione dentro la casa ma se fosse uscito Sesshomaru sarebbe tornato a prenderlo e poi….. non voleva pensare alla punizione che suo fratello gli avrebbe riservato. La finestra però era aperta e le tende non coprivano bene quindi spostò l’armadio, con delicatezza per non creare troppi rumori e insospettire le persone.
 
Kagome come ogni mattina si era alzata per andare nell’altra casa. I suoi genitori gli avevano regalato un appartamento, quando aveva 18 anni, voleva imparare a vivere da sola, ma dopo la loro morte dovette abbandonare tutto e occuparsi del suo nuovo compito:entrare a far parte del consiglio. Dopo tanti anni si era svegliata con la voglia di vedere se tutto era rimasto invariato . Il rumore che sentì dentro la sua camera da letto la fece spaventare ma non desistere dal desiderio di entrare. Era curiosa, lo era sempre stato, voleva sapere chi si nascondeva dentro. Aprì la porta e con passo leggero entrò controllando che nessuno fosse alle sue spalle, prese un pezzo di ferro che si trovava a terra e continuò la sua esplorazione. Durante il tragitto sbatte contro un mobiletto, non pensava di aver creato tanto rumore, ma non pensava neanche che l’individuo che era dentro era un mezzo demone con un udito molto sviluppato che sentiva anche un formica camminare. Inuyasha preso dallo spavento si nascose dietro il letto. Tremava. Non voleva tornare alla vita di prima. Nel frattempo la mora entrò ma non vi trovo nessuno e si avvicinò all’armadio ma fu fermata da una voce.
“Chi sei? Perché sei entrata qui?”aveva riconosciuto che il profumo che portava era femminile. Si sporse un poco per osservarla la ragazza; era magra e di media statura, portava i capelli sciolti che erano neri come la pece. Indossava un paio di jeans blu, una maglietta che risaltava le sue forme e delle scarpe di ginnastica.  Al collo aveva una collana con un ciondolo a forma di sole. Non appena lo vide il suo cuore si riempi di gioia. Non l’aveva riconosciuta. Era cresciuta in quegli anni.
“Chi sei? Lo dovrei dire io visto che questa è casa mia.” rispose Kagome molto infastidita.
“Scusami se sono entrato senza permesso a casa tua ma… sono scappato da casa mia per dei problemi e non avevo altri posti dove nascondermi. Ho visto che era abbandonata e sono entrato.” La mora si avvicinò un po’ poiché era curiosa di vedere il possessore di quella voce.
“Ferma, non ti avvicinare. Sono orribile e non voglio che tu mi veda.” Quel ragazzo le ricordava un buffo ragazzino. Posò il pezzo di ferro iniziò a parlare.
“Ok come vuoi tu. Per me puoi restare basta che non distruggi la casa più di quanto non lo sia già.”
“Ti devo chiedere un altro favore. La mia famiglia mi sta cercando non posso uscire di qua; potresti comprarmi un cappello, dei vestiti e degli occhiali da sole scuri?” aveva pensato che gli occhiali sarebbero stati perfetti per coprire i suoi occhi dorati.
“Si con piacere.” gli rispose sorridendo” non ho niente da fare oggi, vado e torno.” Inuyasha volle ringraziarla ma come un fulmine lei era già andata via.
Il mezzo demone rise: quella ragazza era davvero strana. Se c’era una cosa che lui stava imparando e che la vita era piena di sorprese.
 

 

Angolo dell’autrice:
Eccomi sono tornata ^.^. Ho deciso di far incontrare i due, ma ci vorrà
del tempo prima che Kagome scopra che lui è il ragazzino di anni fa.
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo e spero che anche a voi sia piaciuto.
Ci tengo molto a ringraziare tutti coloro che hanno letto, recensito o messo in una
delle tre liste. Un bacione a tutti, ciao :3

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Capitolo 5
*** Cap. 4:Lei ***


Cap. 4: Lei

Una ragazza dai lunghi capelli corvini corse in direzione di una piccola casa, nella mano stringeva  una grande borsone. Non appena fu dentro  urlo il suo nome per non far spaventare l’ospite che era presente a casa sua. Il ragazzo non appena udì i suoi passi farsi sempre più vicini si nascose dietro il letto.
“Hai fatto presto.”
“ Oggi è lunedì e molte persone sono a lavorare e quindi al mercato non ho trovato nessuno. Ho comprato tutto ciò che ti serviva e ho messo dentro il borsone un po’ di mangiare e acqua.” la mora gli mostrò un grande sorriso e si avvicinò di pochi  centimetri al ragazzo. Era curiosa di scoprire che si nascondesse dietro il letto:più lui si allontanava da lei e più lei voleva sapere. Si avvicinò molto silenziosamente, ma non poteva immaginare  che il suo ospite era un mezzo demone e che quindi grazie al suo udito sviluppato sentiva anche una mosca volare.
“Grazie, ma ti prego non venire.” Kagome rimase spiazzata; ma come aveva fatto a sentirla? Interrogarsi era inutile e ancora di più tentare di vedere il viso dello sconosciuto. Torno dietro e riprese la borsa che aveva gettato a terra, prese una felpa, dei pantaloni, e degli occhiali da sole.
“ Tranquillo non mi avvicino ma un giorno oltre a farmi vedere il tuo aspetto voglio sapere come hai fatto a sentirmi. Qua ci sono dei vestiti cambiati.” E con delicatezza li poggiò nel letto.
“ Se mi cerchi io sono in cucina a sistemare il mangiare.” e ripreso di nuovo il borsone si diresse in cucina.
Inuyasha non appena udì i suoi passi farsi sempre più lontani decise di uscire dal suo nascondiglio. Prese i vestiti ed iniziò a cambiarsi. La felpa era rossa e aveva il cappuccio, i pantaloni , semplici, erano neri. Si sistemo gli occhiali. Adesso poteva parlare con la ragazza senza nascondersi, ma c’era ancora qualcosa che doveva nascondere un piccolo ciondolo a forma di Luna. Prima di andare in cucina ripensò come la sua vita era cambiata; se prima si trovava in una cella puzzolente ora era in compagnia della bambina che anni orsono lo aveva apprezzato come solo sua madre aveva fatto. Era cosciente che se Sesshomaru l’avesse trovato non avrebbe  mai più rivisto la luce del Sole ma la vita è un gioco e alle volte bisogna rischiare.
“smettila Inuyasha ora devi pensare solo al presente.” si ripeté in mente questa frase per dimenticarsi di tutto ed ordino alle sue gambe di dirigersi da lei.
Kagome aveva notato che il frigo oramai era inutilizzabile e quindi pensò che era meglio comprarlo nuovo, il denaro non era certo un problema ma lui sicuramente non sarebbe stato d’accordo se avesse portato gente a casa. Ripensò ad una soluzione: poteva farsela lasciare davanti casa? E poi come avrebbe fatto a portarla dentro? No quella idea era sbagliata e la scarto. Per fortuna gran parte degli alimenti non erano da conservare in frigo. I suoi pensieri furono interrotti da una voce a lei familiare.
“Grazie per i vestiti mi entrano perfettamente.” Kagome si girò con un enorme sorriso stampato in faccia e gli rispose.
“Ne sono lieta ma vedi c’è un problema che dobbiamo risolvere:il frigo. Poi c’è da cambiare molti mobili per non parlare dell’acqua potabile che manca e poi c’è anc…” non completò poiché Inuyasha decise di interromperla.
“Ascolta non c’è bisogno che tu faccia tutto questo per me, cercherò un altro posto dove andare. Hai fatto fin troppo per me.” Il ragazzo non avrebbe voluto abbandonare quella casa perché significava  che non avrebbe più rivisto il suo splendido viso ma non poteva approfittarsi della sua gentilezza. Non aveva la più pallida idea di dove andare, ancora una volta non riusciva a trovare il suo posto nella  vita.
“ Non c’è bisogno che tu te ne vada. Vedi io non abito più qua e quindi puoi starci quanto vuoi.” Sorrise e mantenne il suo sguardo fisso  nel suo viso. Era come se cercasse di scoprire chi si nascondesse sotto. Andò vicino Inuyasha e continuò:
“ Però perché non mi mostri chi si nasconde sotto questi indumenti” continuò ad avvicinarsi sempre di più a lui, non le importava che il ragazzo iniziasse e chiederle di allontanarsi, voleva sapere. Inuyasha al contrario di Kagome era spaventato e iniziava a sentire sempre più caldo ad ogni suo passo, il cuore iniziò a battere. La mora era sempre più vicina a lui. La situazione era critica per il mezzo demone che si concluse con la cristallina risata della ragazza.
“Dovresti vederti sei tutto rosso. Sei imbarazzato”
“Per..per.. ché ridi io non sono  imbarazzato.” Mentì lo era e tantissimo ma dovette ammettere che la sua risata cosi soave riusciva a scaldargli il cuore. Continuò a ridere finche non si bloccò di colpo. Inuyasha non comprendeva che le era successo. Iniziò a preoccuparsi e le chiese se tutto era apposto ma non ottenne risposta, riprovo e riprovo benché la su risposta fosse il silenzio.
“Hey rispondimi, stai bene?”
“Si sto bene Inuyasha.” Non appena le suo orecchie udirono il suo nome, il cuore cominciò a battere forte e le uniche parole che voleva dire per smentire tutto si bloccarono nella gola. Aveva scoperto tutto: come aveva fatto?
Intanto molto lontano da li, un demone dai lunghi capelli argentei rideva.
“Finalmente ti ho trovato; Inuyasha.”
 

 Angolo autrice:
Sono tornata, chiedo venia  per il ritardo ^.^.
Kagome ha scoperto tutto senza che Inuyasha glielo avesse detto, nel prossimo 
capitolo si scoprirà come abbia fatto. Mi sono accorta di aver sbagliato
nei titoli dei capitoli perché numerandoli ho saltato il numero 2.
Ho già risolto tutto:3. Ringrazio tutti e alla prossima =). 

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Capitolo 6
*** Cap. 5:Sorridere. ***


Cap. 5: Sorridere.
“Si sto bene, Inuyasha.” Questa breve frase riuscì a far  fermare , anche se per poco, il cuore del mezzo demone. Aveva sbagliato in qualcosa? Cosa avrebbe detto? Come si sarebbe comportato?
Le domande continuarono a tormentarlo; il suo corpo era fermo e anche volendo non riusciva a muoversi, il suo cuore che a quella affermazione si era bloccato per pochi secondi incominciò a battere,questa volta forte, sempre più forte. Mentre la mora aveva dipinta un’ espressione felice.
“Allora non mi rispondi?.”
Poteva mentire, dirle che si era sbagliata e che l’aveva scambiato per un altro. Ma una piccola parte di lui voleva togliersi quel cappello, quegli occhiali e mostrare chi fosse in realtà. Per una volta non voleva nascondersi per paura che lo disprezzassero, per una volta voleva essere se stesso: voleva essere Inuyasha, perché in cuor suo sperava che lei fosse rimasta la bambina di un tempo che non odiava nessuno. Ma la paura di perdere tutto e di tornare al punto di partenza prevalsero sulla verità e senza perder tempo le rispose.
“Io?Inuyasha?? Ti stai sbagliando non mi chiamo così.” La sua voce non era sicura e lei se ne accorse.
“Allora come ti chiami?”
“ehm”il suo cervello era in tilt cercava disperatamente un nome ma l’unico che gli veniva era il suo.
“E’ inutile che continui a mentire poiché ho capito che sei tu, se vuoi te lo dimostro?” si avvicinò a lui e con un movimento veloce gli sollevò il cappello. I suoi capelli argentanti che erano stati, accuratamente, raccolti e messi dentro il capello si sciolsero e sopra la sua testa sfoggiava le sue orecchie da cane. Poi toccò ai suoi occhiali, che caddero a terra rompendosi. Lei si specchio nei suoi occhi dorati e per un momento le mancò il respiro, non si ricordava Inuyasha così …così bello. Allargò ancora di più il suo sorriso. Era felice di rincontrarlo ma non sapeva che la sua scoperta stava distruggendo il mezzo demone.
“Perché? Come hai fatto?” La sicurezza di non essere scoperto scomparse e lasciò il posto alla paura e alla curiosità. Si, curiosità di sapere come avesse fatto ha comprendere che fosse lui.
“E’ semplice. Ho capito tutto grazie a quello.” E così dicendo indicò con il dito la collana che lui portava.
“Ma come potevi essere sicura di ciò? Non credo di essere l’unico al mondo con una collana con questo ciondolo.”
“Hai ragione ma dalla tua risposta alla mia affermazione avrei scoperto se eri tu. Hai impiegato troppo tempo a rispondere; non sei molto bravo a mentire.”
“Adesso che intenzioni hai?..” lo disse con un tono rassegnato e triste”.. io non posso stare qua, già è tanto se mi è permesso stare nel mondo dei demoni. Rispondimi e sii sincera.”
“ Io non farò niente. Non ti ricordi cosa ti dissi tempo fa? Io non ti odio, né ti disprezzo ma voglio solo essere tua amica…” prese un lungo respiro e continuò sotto lo sguardo stupido di Inuyasha”… Ascolta io non sono nessuno per giudicare e per questo io non ti condanno. Ma hai ragione quando dici che rimanere qua non ti è permesso.”
“Quindi è un modo carino per sbattermi la porta in faccia”
“Ti ricordavo più silenzioso  ma adesso lasciami concludere. Se sei scappato ed adesso ti trovi qua vuol dire che non ti trattavano bene. Io non posso buttarti fuori perché non voglio che continui a soffrire di nuovo credo che hai sofferto abbastanza. Io ti aiuterò ma raccontami cosa è successo.” Inuyasha ammirava sempre di più la mora e cominciò a narrare.
“Quando morì mio padre Sesshomaru, mio fratello maggiore, ha ereditato tutto. Mi ha sempre odiato e voleva uccidermi ma secondo il testamento di mio padre se io dovessi morire Sesshomaru perderà tutto. Solo se morirò di vecchiaia il patrimonio rimarrà a lui. ”
“Perché tuo padre ha fatto questo?”
“Perché sapeva che alla sua morte io avrei avuto tutto il mondo contro. Ma in questi anni ho vissuto in una lurida cella, due giorni fa c’è stata l’assemblea e ne ho approfittato per scappare.”
“Ma come hai fatto ad entrare? Sei un  mezzo demone ti riconoscono facilmente.” Inuyasha per spiegare il metodo da lui utilizzato doveva svelare il suo segreto. Lei non lo odiava e questo a lui bastava per fidarsi.
“Quando la luna scompare io perdo i poteri di demone e divento completamente umano, ma quando il sole ritorna nel cielo io sono di nuovo un mezzo demone. Così sono riuscito ad entrare. Se tu dovessi dirlo a  qualcuno, Sesshomaru potrebbe venire a prendermi  e non voglio immaginare.” Kagome rielaborò tutte le informazioni che aveva ricevuto e dopo un po’ decise.
“Bene mi sembra giusto che sia io a raccontarti la mia storia. Sono colei, insieme ad altre persone, a governare  il modo degli umani. La differenza, fra me e loro, e che io ho un potere maggiore. I miei genitori sono morti ed io ho ereditato tutto questo.” Per un secondo il suo volto si oscurò al pensiero della morte dei suoi genitori.” Ma non posso far rimanere un demone o un mezzo demone in questo posto; sono delle leggi che hanno stabilito anni orsono e non si possono cambiare. Posso prometterti che non dirò niente a nessuno, che ti procurerò una casa e che ti nasconderò, ma non posso fare altro per te.” Finalmente il sorriso le torno in volto e Inuyasha pensò che quella ragazza era bella tanto quanto la sua gentilezza.
“ Grazie. Ma perché fai tutto questo?”
“Perché ti trovo simpatico e mi piacciono le tue orecchie.”
“Posso fare qualcosa per te?” lei si sporse in avanti e gli lasciò un bacio sulla guancia.
“Si, sorridi per me.” E dopo tanto tempo Inuyasha sorrise.
 
Angolo dell’autrice.
Salve a tutti =), nonostante il poco tempo e nonostante oggi il mondo dovesse finire sono riuscita scrivere il nuovo capitolo. Questa volta ho deciso di non far entrare in scena Sesshomaru ma la prossima volta ci saranno delle sorprese. Questo capitolo è una specie di regalo per natale per coloro che leggono, seguono, preferiscono e recensiscono questa storia. Sono molto contenta che la mia storia sia apprezzata da così tante persone e per questo vi ringrazio =D. Auguro a tutti un felice natale e di passare delle buone feste :3.                                 




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Capitolo 7
*** Cap. 6: Tristezza. ***


Cap. 6: Tristezza.
Le sue dita sempre più vicine arrivarono alla loro meta. Il contatto con esse fu meraviglioso. Erano cosi morbide, lisce, soffici e…
“BASTA.” Urlò un irritato Inuyasha. Già da parecchi minuti la ragazza continuava a torturare quelle povere orecchie.
“Ma sono carinissime, come faccio a resistergli?” e ricominciò il lavoro che aveva appena interrotto.
-Quella ragazza è davvero strana- pensò Inuyasha; se un momento prima era saggia e matura il momento dopo si trasformava in una bambina. Decise di coprirsi la testa perché a lui non piacevano anzi le aveva sempre odiate,quelle erano un marchio che lo distingueva dagli altri demoni e che lo rendeva diverso. Non appena il gioco di Kagome fu interrotto dal cappello si alzò prese un’ agenda ,dalla sua borsa, e si sedette di fronte al mezzo demone.
“ Allora che ne dici di fare una lista delle cose che mancano?” il volto di Inuyasha si fece dubbioso: lista?cose che mancano? Non riusciva a capire a cosa si riferisse.
“Non fare quella faccia, mi sto riferendo al cibo, gli oggetti che potrebbero servirti in questa casa dal momento che tu ci abiti. Incomincerei con  del cibo.” e iniziò a scrivere con una piccolo matita che vi era, anch’essa, nella borsa.
“ E gli utensili per la cucina, la camera da letto e un disastro, per non parlare del bagno. Ci vogliono troppe cose per sistemare la casa, sarebbe più facile buttarla giù e ricostruirla.”  La punta della matita si ruppe alla eccessiva forza esercitata dalla ragazza, il suo bel faccino sorridente si velo di tristezza. Il mezzo demone si accorse di aver parlato a sproposito e si maledisse in tutte le lingue per quella bocca che non voleva mai stare zitta.
“Scusa, tu mi stai ospitando e io non faccio altro che lamentarmi. Mi dispiace.” Il capo di kagome che fino a quel momento era stato abbassato per scrivere si alzò per fissarlo negli occhi.
“Tranquillo, lo so anche io che questa casa cade a pezzi ma vedi non potrei mai buttarla giù perché… perché” prese un enorme quantitativo d’aria e riprese da dove aveva interrotto” perché questa casa è piena di ricordi con i miei genitori. Questo è l’ultimo posto dove ho visto i miei genitori prima che morissero.” Continuava ma stava diventando difficoltoso soprattutto se,per non far sentire in colpa Inuyasha, fingeva di sorridere. Ma lui era diverso ma non stupido. Lui parlava a sproposito ma sapeva quando sbagliava. E comprendeva che quell’argomento non l’aveva ancora superato e parlarne era per lei fonte di dolore .
“Sai, ancora oggi, dopo tanti anni non riesco a darmi pace sulla loro morte, non so chi è stato a ucciderli ma so che era un demone. Se solo sapessi la verità, se solo no me la negassero vivrei più serenamente , se solo..” le lacrime erano prepotenti difficili da contrastare anche per una come lei. E pian piano caddero salate sul suo volto, aveva sempre tenuto nascosto questo suo lato fragile ma capiva che con lui non doveva fingere. Non l’avrebbe giudicata, l’avrebbe capita. Inuyasha trovatosi in quella situazione non sapeva cosa fare, il suo cuore gli doleva ogni volta le lacrime uscivano da quegli occhi neri come la pece. La guardava, la osservava, sperava che lei gli desse una risposta. Pensava, pensava e alla fine comprese che per una volta non doveva ascoltare il cervello ma il cuore. La prese e la strinse tra le sue braccia, percepiva il calore che ella gli trasmetteva, e i suoi singhiozzi diventare sempre più forti.
“Perché. Perché.” Continuava ad urlare. Il dolore non si sarebbe fermato subito ma a lui non importava avrebbe aspettato che si sfogasse, avrebbe aspettato che la felicità portasse via il dolore e infine avrebbe aspettato di rivedere un grande sorriso: il sorriso di Kagome.
 
Intorno a lui vi era il buio, l’unica cosa che risplendesse erano due occhi rossi; rossi come il sangue. Le urla di un uomo e una donna ruppero quel silenzio. L’odore di sangue era talmente forte da sovrastare tutti gli altri. La persona dagli occhi rosso sangue aveva le mani macchiate di quel liquido, un ghigno perfido contornava sul viso. Si sveglio, il corpo sudato, una maschera di terrore disegnata sul volto e due occhi gialli visibili nell’ombra. Li chiuse e poi divenne di nuovo buio.
 
Angolo autrice:
Salve a tutti=) scusate l’enorme ritardo ma fra le vacanze e lo studio non ho avuto il tempo di aggiornare u.u. Questo è un capitolo di transizione nel prossimo ci sarà un colpo di scena che non vi anticipo. Vorrei ringraziarvi ad uno a uno a coloro che recensiscono, che mettono in una delle tre liste ma il tempo non me lo permette
e quindi  ringrazio tutti anche coloro che leggono. Anche se sono ‘leggermente’ in ritardo Buon Anno XD. Baci alla prossima ^.^

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Capitolo 8
*** Cap. 7:The people don't change ***


Capitolo  7: The people don’t change.
“Ricorda Sesshomaru, tutto ciò che è diverso è sbagliato, brutto.” Gli ripeteva suo padre.
“Tu sei perfetto.” Questa era la sua filosofia: lo stile di vita di Sesshomaru. Fin da piccolo aveva imparato a disprezzare tutto quello che era diverso, per lui le cose o erano nere o bianche, il grigio non esisteva.
Tutto  questo l’aveva imparato da una persona,che nel corso della sua vita, fu una figura importante:suo padre. Lo ammirava, era il forte demone cane che incuteva terrore a tutti gli altri. Eppure lui ebbe un figlio mezzo demone:Inuyasha, da allora tutto cambiò e questo fece irritare Sesshomaru.
“Sesshomaru, alle volte la diversità può essere bella. Impara ad amare tuo fratello.” Imparare,lui? Ormai tutto quello che doveva conoscere,sapere sulla vita l’aveva imparato ed avere un fratello, mezzo demone, non avrebbe cambiato le cose. Ripensandoci Sesshomaru rise, era paradossale pensare che la sua ammirazione ,nell’arco di pochi anni, era diventata odio.
Inuyasha era diverso, ma suo padre aveva voluto più bene a  lui.
Inuyasha era diverso, ma aveva tutto ciò che voleva.
Inuyasha era diverso, diverso, diverso; ma perché era ancora in vita?
Il demone avrebbe fatto pagare al suo “adorato” fratellino tutto ciò che nella vita gli aveva tolto, anche se sapeva che l’amore del padre non l’avrebbe ottenuto più.  Era riuscito a farsi odiare dal padre, molti gli avevano voltato le spalle ma lui non si sarebbe fermato poiché ormai l’unica cosa che gli era rimasto per colmare quella solitudine era la vendetta.
“Ti farai odiare da tutti con il tuo atteggiamento. Le persone cambiano, non lo dimenticare.” Il rumore del vento fece tornare alla realtà il demone.
“Papà, ti sbagli le persone non cambiano.”
Davanti a se si stagliava un enorme portone, esso conduceva al mondo degli umani. Bussò ripetutamente finché dall’altra parte non sentì qualcuno gridare:
“Chi è?”
“Sono Sesshomaru No Taisho, desidero parlare con la signorina Higurashi Kagome.” Non appena fu pronunciato il nome del demone il portone si spalancò.
 
 
Quella mattina,Kagome aveva firmato carte, sbrigato faccende di stato e non aveva avuto il tempo di andare a trovare Inuyasha. Nel pomeriggio se nessun altro gli avrebbe rotto l’anima gli avrebbe fatto visita. I suoi domestici gli avevano annunciato che un demone  la stava aspettando nel salotto. Scese le scale in modo pacato e nella stessa maniera aprì la porta.
“Salve, signorina Higurashi.” Per un momento la ragazza si bloccò ed osservò il suo interlocutore: i suoi capelli argentati, gli occhi dorati per lei erano familiari.
“Con chi ho il piacere di parlare.”
“Sono Sesshomaru No Taisho. Credo che lei abbia qualcosa di mio.” Il suo nome fece rabbrividire la mora  che si curò di chiudere la porta prima di proseguire il suo discorso con il demone. Se lui era qui di sicuro sapeva di Inuyasha e che lo stava nascondendo lei. Prese un enorme respiro costringendosi a rimanere calma il più possibile.
“ E cosa sarebbe?”
“Lei lo sa benissimo, smetta di fingere.” Rispose Sesshomaru con tono strafottente che irritò ulteriormente Kagome.
“Non solo viene qua a disturbarmi ma mi prende anche in giro. Io non so cosa lei voglia ma le assicurò che io non ho tempo da perdere.”  Le ultime parole le aveva quasi urlare, si sentiva soffocare aveva bisogno di uscire da quella stanza ma furono le ultime parole di lui a fermarla.
“Credo che stia perdendo più tempo stando con Inuyasha.”
“Io non conosco nessun Inuyasha.”
“Sento il suo odore su di lei. Adesso che ho la sua attenzione, mi concederà un po’ del suo tempo?” Era inutile continuare a mentire, non sarebbe servito a niente.
“Si sono a sua disposizione.” Un sorrisino comparve nel volto del demone, anche se per poco.
“Il mio adorato fratello è uscito a fare una passeggiata, e si sarà perso per strada. Non ho idea di come sia riuscito ad entrare ma sono qui per portarlo a casa con me.”
“La smetta. Se suo fratello è qui di sicuro è scappato da lei.”
“Mi permetta di precisare che riporterò indietro Inuyasha anche con la forza.” Si divertiva a vedere il volto,prima rilassato, subito dopo furioso di Kagome.
“Se lo odia così tanto perché lo rivuole indietro?”
“E’ il mio adorato fratello, non lo lascerei mai.”
“La smetta con le stronzate, la vita non è un gioco e inuyasha non è un personaggio che può manovrare a suo piacimento.”
“E qua si sbaglia e lei che non può manovrarlo. Non è in suo possesso.”
“Quanto vuole?” se non poteva contare sulla bontà di lui avrebbe provato con denaro.
“Ha appena detto che non è un giocattolo ma se lo vuole comprare? Voi umani siete strani.” E per la prima volta la ragazza sentì ridere Sesshomaru. Rabbrividì di nuovo: quella conversione stava durando troppo.
“ Per l’ennesima volta le ripeto di non farmi perdere tempo. Lei lo odia, giusto?”
“Giusto.” Finalmente kagome aveva la sua attenzione se fosse riuscita ad usare le giuste parole avrebbe salvato Inuyasha da una vita di sofferenze.
“Allora fa un affare, vendendoselo non dovrà più  preoccuparsi di lui e inoltre ci guadagnerà .Può farmi qualsiasi cifra, accetta?”
“Accetto, ma mi permetta di farle una domanda: perché vuole aiutarlo?”
“Perché non voglio che lui continui a soffrire.”
“Si sbaglia perché l’unica a soffrire sarà lei. Inuyasha ha già fatto del male in passato  e lo rifarà perché si ricordi che le persone, per quanto si desideri , non cambiano e mai lo faranno.”
 
Note dell’autrice:
Scusate, scusate, scusate altre mille volte, sono in ritardo con l’aggiornamento ma ho cercato di fare del  mio meglio con questo capitolo. Ho voluto introdurre Sesshomaru e il motivo per cui disprezza suo padre. Credo che per arrivare ad odiare il fratello un motivo ci debba essere e ho pensato che magari anche lui tanti anni fa voleva bene a suo padre e che questo abbia distrutto i suoi ideali. Non vuol dire che in futuro Sesshomaru diventerà buono e caro ed andrà a raccogliere le fragole con Inuyasha, mi piace cosi com’è e non credo che lo cambierò, a meno ora in futuro non so. Quando dico:” le persone possono cambiare” come persone intendo anche i demoni.Detto questo penso di avervi rubato abbastanza tempo, ringrazio tutti e fatemi sapere che ne pensate del capitolo.
Baci Inu_Ran.
 

 

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Capitolo 9
*** Cap.8: Passato. ***


Cap. 8: Passato.
“Sesshomaru.” Urlò il mezzo demone.
“Sesshomaru.” Continuò a ripetere il suo  nome finché non ebbe la sua attenzione.
“Sesshomaru, mi passeresti la palla, per favore?.” Era una giornata soleggiata e Inuyasha aveva pensato di passarla fuori giocando a palla, aveva anche chiesto al fratello se voleva giocare con lui, la risposta era stato un secco no.
“Sesshomaru, la palla è lì vicino.” Il demone cercava di ignorare quella voce , che secondo lui era fastidiosa, ma non appena il suo nome venne ripetuto un’altra  volta fu costretto a voltarsi. L’oggetto desiderato dal fratello era quell’inutile palla, la prese ma invece di passarla a Inuyasha la scoppiò. Il volto del piccolo se un secondo prima si era illuminato, poiché pensava che il fratello gli avrebbe passato il giocattolo e magari si sarebbero messi a giocare insieme, si oscurò vedendo che la palla, dapprima gonfia e rotonda, diventò piatta.
“Tieni la palla mezzo demone.” Disse Sesshomaru, pronunciando con disprezzo le ultime parole, dopodiché passo la palla, ormai sgonfia, al fratello.
“Perché?” chiese dubbioso Inuyasha.
“Ti riferisci alla palla? O in generale?” Sesshomaru non si voltò, continuando a dare la schiena al fratello.
“In generale.”
“Perché sei un mezzo demone. Anzi dovresti ringraziarmi.”
“Come scusa?”
“Sei anche sordo. Ho detto che dovresti ringraziarmi perché ancora sei vivo mezzo demone.” E se ne andò portando con se la felicità di Inuyasha.
Mezzo demone, mezzo demone, ma qual’era il problema? Perché lo odiava? Inuyasha era piccolo ma non stupido, aveva compreso che i mezzi demoni come lui erano disprezzati da tutti ma non ne comprendeva il motivo. Lo giudicavano, lo insultavano, tutti avrebbero voluto ucciderlo ma se non arrivavano a quel gesto era grazie a suo padre. Tutto quello che faceva era sbagliato: ma come potevano loro giudicare quando per primi sbagliavano? Sperava di trovare del conforto, oltre che dai suoi genitori, anche dal fratello ma ciò che si presentava davanti ai suoi occhi era una strada buia, senza via d’uscita.
“Ci vorrà del tempo prima che tu arrivi al mio livello.” Gli ripeteva…
“Sei un essere imperfetto.”…ancora…
“Sei uno schifoso mezzo demone.”…ancora,ancora…
“Il tuo sbaglio più grande è stato nascere.”…ancora,ancora sempre più spregevole.
Inuyasha si accascio e premette le manine sulle sue morbide orecchie perché sentiva,nella mente, la voce di suo fratello, di tutte quelle persone che per un futile motivo, per una questione di sangue lo deridevano. Le voci aumentavano ogni  secondo di più e quando due braccia avvolsero il suo minuscolo corpo il silenzio tornò a regnare.
“Perché mamma? Perché non sono perfetto?” piagnucolò Inuyasha.
“La perfezione non esiste e tu sei bello perché ti differenzi dagli altri.”
“Ma gli altri dicono che sono uno sbaglio.” Izayoi asciugò le lacrime di Inuyasha, lo guardò dritto negli occhi e con un sorriso stampato in faccia gli rispose.
“Gli altri sono invidiosi di te. Loro sono limitati tu no.” La faccia di Inuyasha si trasformò in un enorme punto interrogativo.
“Non capisco.”
“Loro credono di essere perfetti, tutto quello che fanno è perfetto per questo motivo non andranno mai avanti. Tu sai di sbagliare, sai che non sempre tutto ti riesce ma non ti fermi, combatti , vai avanti fino a trovare la soluzione e cerchi di superare i tuoi limiti. E dopo ricominci senza fermarti ed ogni volta che otterrai dei risultati sarà stupendo  perché hai lottato per essi, ma loro hanno tutto e non comprenderanno mai fino in fondo la gioia che si percepisce.” Abbracciò Inuyasha e continuò”Un giorno troverai qualcuno che ti vorrà bene, che ti apprezzerà per quello che sei. Non cambiare perché sei uno stupendo mezzo demone.”
 
“KAGOME CHE SIGNIFICA QUESTO CONTRATTO?TU MI HAI COMPRATO?!” urlò Inuyasha pieno di ira.
Se lui era perfetto così com’era perché la gente intorno a lui continuava a mentire?
E poi doveva essere proprio lei a voltargli le spalle?
 

 
Salve=) vi ho forse stupiti? Non vi aspettavate un aggiornamento così veloce,vero?
Ho voluto creare un capitolo un po’ particolare, ho provato ad ambientarlo nel passato e volevo prendere il punto di vista di Inuyasha da piccolo. E’ entrata in scena Izayoi che secondo me è l’unica che veramente gli voleva bene, del resto suo padre è morto subito dopo la sua nascita. Sono sicura che vorrete uccidermi perché alla fine Inuyasha scopre del contratto ma non si sa come e il seguito ma dovrete aspettare il prossimo capitolo. Spero di non aver fatto confusione con il discorso di Izayoi. Volevo ringraziare tutti voi che mi date la carica per continuare a scrivere. Vorrei fare un particolare ringraziamento a
serin88 che e dal primo capitolo che continua a seguirmi e mi sostiene con le sue recensioni, quindi serin88 dedico questo capitolo a te. Fatemi sapere come vi è sembrato il capitolo.
Un bacione enorme dalla vostra Inu_Ran^.^

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Capitolo 10
*** Cap. 9:E se... ***


Cap. 9: E se…
Disgusto, terrore e senso di colpa.  Tutti sentimenti che avrebbe voluto che l’acqua portasse via con se.
Era disgustata da quel demone che con facilita era entrata  nella sua vita e si era preso gioco di lei. Terrorizzata dalla  possibilità che inuyasha scoprisse tutto e ogni qualvolta ci pensava un forte senso di colpa le stringeva il cuore come una morsa. Ma la cosa che le incuteva più paura era l’aver comprato il mezzo demone come fosse un oggetto, non aveva esitato a dargli un prezzo.  Lei che non l’odiava perché diverso, che aveva sempre detto che gli esseri viventi sono tutti uguali e che devono essere liberi aveva spezzato i suoi valori nel momento in cui aveva preso la penna e firmato un documento che attestava la proprietà di  Inuyasha. Infine pensò che farsi una doccia avrebbe portato via quell’orribile mattinata. La sua mente offuscata dalla paura non le faceva prendere decisioni logiche decise, allora, che se avesse incontrato il mezzo demone la sua giornata avrebbe ripreso una piega più tranquilla e che forse sarebbe riuscita a dimenticare, anche se per poco,  tutto. Uscì e si vestì di corsa per andare da Inuyasha, con se portò una borsa colma di mangiare e bevande. Non prese la macchina, ne si fece accompagnare da qualcuno, preferì correre  perché ogni qualvolta correva staccava la mente, non pensava niente solo al raggiungimento della sua vecchia casa. Arrivò dopo 5 minuti ma con il fiatone, bussò e grido il nome del mezzo demone che non esitò, non appena la udì, ad aprire la porta. Inuyasha era li di fronte a lei con un sorriso stampato sul viso, i suoi bellissimi capelli argentei, solitamente splendenti, adesso lo erano ancora di più, i suoi occhi erano una pozza di oro ove Kagome si perdeva.
“Ciao, mi sembri felice cos’è successo?”
“Non stare dietro la porta, entra.” I due andarono in cucina e Kagome diede al mezzo demone il borsone pieno di mangiare.
“Ho pensato che ti sarebbe servito del cibo.” Lui ringrazio e porse alla ragazza un fiore, dapprima sul tavolo, alla ragazza che  apprezzò il gesto e lo dimostro con un bacio sulla sua guancia che fece arrossire Inuyasha.
“Come mai questo fiore?”
“Stavo sistemando e ho trovato questo fiore e ho pensato a te. Tu per me stai facendo l’impossibile e anche se non è molto ci tenevo a ringraziarti.” Il suo viso si colorì di molte tonalità del rosso ma la ragazza non ci fece molta attenzione. Il suo senso di colpa aumentava  e sentire Inuyasha ringraziarla la rendeva più agitata. Era stato uno sbaglio andare da lui, erano minuti che se lo ripeteva. Quando era con lui non riusciva a nascondere i suoi sentimenti temeva che i suoi movimenti, parole, azioni prima o poi l’avrebbero fatto fare un passo falso.
“Kagome tutto bene?”
“Si scusa stavo pensando. Sai abbiamo avuto dei problemi governativi, ma non ti preoccupare niente che non si possa risolvere discutendo.”
“Va bene. Mi aiuteresti a sistemare il cibo.”
“Con piacere.”Di sicuro lavorare le avrebbe fatto dimenticare di aver comprato un amico, anche se alle volte le ritornava in mente la fastidiosa risata di Sesshomaru, per non parlare della sua frase, secondo lui Inuyasha aveva fatto del male in passato. Non poteva crederci, non voleva, lei si fidava di lui.
“Kagome hai una matita?”
“Perché?”
“Mi sono accorto che mancano delle cose e volevo scrivertele così la prossima volta ti ricordi di portarle. Ovviamente se per te questo non è un disturbo.”
“No tranquillo. La matita è nella mia borsa.”
“Grazie .” Inuyasha aprì la borsa rimanendone sconvolto. All’interno di essa vi era di tutto, notò la matita in fondo a quel macello e quando mise la mano per prenderla ne uscì un pezzo di carta. L’avrebbe riposato subito se non fosse che la sua attenzione era stata colpita dalla prima riga che vi era sul documento.
-Con questo documento io,Sesshomaru, vendo alla signorina Kagome il mezzo demone Inuyasha. Il prezzo accordato è…- non volle leggere altro perché quello l’aveva ferito abbastanza. Senti mille coltelli piantati nel cuore, poi un’immensa rabbia.
“KAGOME CHE SIGNIFICA QUESTO CONTRATTO?TU MI HAI COMPRATO?!” urlò Inuyasha pieno d’ira.
La ragazza intenta a sistemare le ultima cose si voltò ma non disse nulla.
“RISPONDI, CAZZO.” Ormai non ragionava più, voleva delle spiegazioni era un suo diritto.
“Si ti ho comprato ma l’ho fatto perch…” venne interrotta dal mezzo demone che,anche se di poco, abbasso la voce.
“Tu che dicevi che per te ero importante, che non mi avevi ripudiato. Perché tu? Perché?” si accasciò a terra, portandosi le mani sull’orecchie per non sentire la voce di Kagome che si scusava. Lei stette zitta. Ora il silenzio si era impadronito della stanza. Tutti e due persi nei propri pensieri: lui a domandarsi come avesse fatto a fidarsi di lei, aveva abbassato la guardia per poi ritrovarsi pugnalato, lei non si capacitava dell’enorme errore che aveva commesso e si diede della stupida per non aver lasciato quel foglio a casa.     
“Perché? Perché hai fatto questo? Perché hai rovinato tutto?” Vederlo a terra distrutto dal dolore uccideva anche lei. Se non l’avesse incontrato, se non l’avesse aiutato non starebbe in quello stato, sarebbe stata a casa oppure in giro con gli amici. Ma sapeva che se non l’avesse aiutato forse Inuyasha non sarebbe stato vivo e poi come poteva rinunciare ai suoi occhi, alle sue buffe orecchie, a lui. Perché si stava rendendo conto di come la sua vita con Inuyasha fosse migliore, di come la sua lontananza la faceva soffrire e si chiedeva come avesse fatto a vivere senza le sue pozze d’oro, i suoi sorrisi, le sue guance rosse perché troppo timido. Ormai non riusciva ad immaginare una vita dove lui non vi fosse. Anche il solo stargli vicino e parlargli la rendeva felice, ed adesso vedere che la carnefice di tanto dolore fosse lei la stava uccidendo. Si sentiva come anni orsono quando i suoi genitori scomparvero.  Si accasciò anche lei,poggiando la schiena contro il muro.
“Ti prego Inuyasha devi credermi, ho fatto tutto questo per te. Ti prego fidati di me.” Cercò di avvicinare la mano ma lui si scansò.
“Mi fido di te non so il perché ma una parte di me vuole crederti. Però ho bisogno del tempo perché mi ha fatto  male scoprire che tu mi hai comprato.”
“Va bene. Io sono qui e aspetterò quel momento.”
 
Angolo dell’autrice:
Salve=) sono tornata. Ci sono stata un po’ a scrivere il capitolo perché avevo in testa
tante possibili reazioni di Inuyasha, alla fine ho compreso che lui l’avrebbe perdonata ma
ci vuole del tempo, del resto comprare una persona non è una cosa bellissima XD. Non ho molto tempo
quindi vi saluto ringraziando tutti coloro che mi seguono.
Ciao e buone vacanze di pasqua ^.^

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Capitolo 11
*** Cap. 10.Giusto o sbagliato ***


Cap. 10: Giusto o sbagliato.
Giusto o sbagliato.
Lei  l’aveva venduto come fosse un oggetto, era scesa a patti con suo fratello, gli aveva mentito.
Giusto o sbagliato.
Ma c’era un motivo, una giustificazione dietro quell’inganno.
Giusto o sbagliato.
La testa gli scoppiava e  non capiva cosa fosse giusto, o cosa fosse sbagliato. Fin da piccolo  aveva subito così tante ingiustizie che il suo cuore, ormai pieno di ferite, non era riuscito a sopportare il peso di un'altra. Il cuore diviso in tanti pezzi era unito dalla, poca, forza di volontà del mezzo demone, che voleva dimostrare che, nonostante le vicissitudini della vita, sarebbe andato avanti e avrebbe superato tutti e tutto, e forse qualcuno l’avrebbe anche temuto. Era stanco, stanco, stanco, avrebbe tanto voluto uccidere tutte quelle persone che l’avevano deriso, ma non voleva che la sua esistenza dipendesse dalla vendetta. E poi nella sua vita come un fulmine a ciel sereno era comparsa lei. Lei: che non aveva esitato un momento ad aiutarlo:ma doveva forse perdonarla? Erano all’incirca due settimane che non la vedeva dopo che Inuyasha gli aveva sbattuto la porta in faccia. All’inizio i sentimenti di Inuyasha erano rabbia, odio che poco dopo diventarono rimorsi, perché tutto il suo odio non era rivolto a lei ma ad altri e Kagome era stata la goccia che fa traboccare il vaso. Anche se avesse voluto rimediare ai suoi sbagli, come avrebbe fatto ad incontrarla? Quel inutile corpo, quelle stupide parti che lo rendevano diverso, non lo aiutavano.
“Inuyasha ha già fatto del male in passato.” Cosa voleva significare questa frase?. Le cose per il mezzo demone erano già abbastanza complicate e di certo Sesshomaru non aiutava. Conosceva bene suo fratello e sapeva che non si sarebbe fermato nel venderlo, doveva nascondere qualcos’altro e ne era la prova la sua frase. Inuyasha si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra, la notte stava per giungere. Con poca voglia di magiare, ma era necessario se voleva reggersi in piedi, si diresse in cucina. Quando entrò, per un secondo, vide Kagome e il suo splendido sorriso. Chiuse e riaprì gli occhi e davanti a lui, l’unico spettacolo che gli si presentava, era il buio: il nulla. Perché lui senza  di lei era  nulla.
Perché lui senza di lei era uno stupido, inutile mezzo demone.
Perché lui davanti ai suoi occhi era un essere vivente da amare, che aveva un cuore ed era speciale e cosa più assurda amava quando lei, con le sue soffici mani, toccava le sue orecchie.
Perché lui era stato così stupido che non si era reso conto del meraviglioso regalo che la vita gli stava donando, e se lei non l’avesse amato, sarebbe stato lo stesso al suo fianco, poiché era l’unica persona che gli volesse bene.  Prese il cappello, gli occhiali da sole, raccolse i suoi lunghi capelli argentei e li mise dentro il cappello anche se con grande fatica. Uscì e corse verso la donna che amava. C’era voluto troppo tempo, prima che lui se ne accorgesse, tempo che avrebbe potuto spendere con Kagome. Non sapeva dove ella abitasse ma non ci volle molto a comprendere che il palazzo più grande della città, doveva essere la sua abitazione. Entrare non sarebbe stato un problema, avrebbe utilizzato le finestre. Fece un giro attorno alla casa e si ritrovò nel giardino. Esso si estendeva per chilometri , piante di tutti i tipi ornavano il giardino, la meraviglia della natura, della vita davanti agli occhi di Inuyasha era il niente paragonato alla figura che aveva intravisto da una finestra.
Giusto o sbagliato.
Se fosse entrato sarebbe potuto essere felice?
Giusto o sbagliato.
E se lei l’avesse rifiutato, stanca di aspettare una persona che invece di ragionare e comprendere il motivo delle sue azioni, aveva pensato con l’odio e l’ira?
Giusto o sbagliato.
Voleva credere che questa volta la vita gli avrebbe offerto qualcosa di migliore ed con un salto fu davanti alla sua finestra. L’unica cosa che li divideva era un sottile vetro, allungò la mano e, senza esitazione, l’aprì incontrando gli occhi di una spaventata Kagome. Ella, infatti, non si aspettava di vedere Inuyasha e non immaginava che lui sarebbe entrato dalla finestra.
“Inuyasha, che ci fai qua?”
“Io volevo…” fu subito interrotto da una preoccupata Kagome, che temeva che qualcuno l’avesse scoperto.
Inuyasha pensò a quanto quella ragazza parlasse, e quanto le sue labbra fossero meravigliosamente candide, rosee, morbide. Cosa doveva fare?
Giusto o sbagliato.
Smise di pensare di ragionare con il cervello e fece l’unica cosa che il suo cuore gli chiedeva.  Accorciò le distanze e incateno le labbra con le sue.
Giusto o sbagliato.
Forse un giorno si sarebbe pentito di quel gesto, forse no, ma preferiva vivere la vita provando e smettendo di chiedersi se fosse giusto o sbagliato, perché lui voleva vivere … con lei.
 
 
Angolo dell’autrice:
Non sono in ritardo, di più e questo mi dispiace. Avevo in testa tante idee diverse non sapevo quale fosse la migliore ma spero che il capitolo sia piaciuto. Guardando la mia storia mi sono accorta che in 9 capitoli i due non si erano dati neanche un bacio quindi ho cercato di rimediare, nel prossimo capitolo descriverò ciò che ha provato Kagome. Godetevi questi momenti dolci perché ricordate che Sesshomaru è sempre in agguato XD. Ringrazio tutti, vorrei scrivere i nomi di coloro che mi seguono ma purtroppo non ho il tempo per farlo, ma sappiate che siete ciò che mi da la forza di continuare ad andare avanti nella storia , grazie =). Un bacione a tutti e alla prossima ^.^

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Amore ***


Cap. 11: Amore
“Ma che ore sono?” si chiese kagome. Da qualche ora continuava a guardare l’orologio e poi la finestra, mentre i suoi piedi andavano avanti e indietro nella stanza. Ormai i suoi movimenti erano meccanici, non riusciva a smettere e quando poggiava la testa sul letto, per riposare, riguardava la finestra, l’orologio ed infine tornava a camminare nella stanza.
“Sono le 10.” Una parte di sé sperava, credeva che lui sarebbe comparso dalla finestra. Illusioni, inutili e stupide illusioni che non portavano a niente, se non alla stanchezza che ella avrebbe avuto  il giorno dopo, per il poco riposo. Si diede della stupida perché stava permettendo che uno sconosciuto la riducesse in quel modo. Sì, Inuyasha era un estraneo, non erano parenti, apparteneva anche ad un altro mondo eppure quando aveva incrociato i suoi occhi dorati ornati da una patina di tristezza aveva desiderato d’ abbracciarlo, stringerlo e baciare quelle meravigliose labbra. Scosse la testa per ricacciare quei pensieri via dalla sua mente. Aprì di poco la finestra perché aveva bisogno di aria. Non appena fu vicina al letto, avrebbe riprovato a dormire, sentì un rumore e di scatto si girò. Finalmente lo incontrò, e si rispecchiò, anche se un po’ impaurita da quell’entrata, nei suoi occhi.
“Inuyasha, che ci fai qua?” fu l’unica cosa logica che le uscì dalle labbra perché se avesse dato il comando  al suo cuore parlare sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.
“Io volevo…” disse timidamente il mezzo demone che fu bruscamente interrotto dalla ragazza.
“Non dovevi venire qua?” stupidaggini, lo aveva aspettato da tanto.
“Se qualcuno ti avesse visto? Sei stato attento.” Mentiva poiché se qualcuno avesse osato toccare lui Kagome l’avrebbe protetto al costo della vita.
Che fosse innamorata? Questa cosa la spaventò ma quando le sue labbra si ritrovarono incatenate a quelle del mezzo demone, la paura scivolo come l’acqua dal suo corpo, lasciando posto ad un’assoluta serenità. Inuyasha prese di peso Kagome e la poggiò, con estrema delicatezza, sul letto. Continuarono a baciarsi e lui scese verso il suo collo inebriandosi del suo profumo, lei ,invece, gli accarezzo i capelli. Ad entrambi il solo baciarsi non bastava più e, anche se con molta difficoltà, slacciò il gancio del reggiseno. Si bloccò e rimase fermo ad ammirare lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Lui la voleva, voleva che fosse sua, sua e di nessun’altro.
“Sei bellissima.” Sussurro al suo orecchio
“Ti voglio.” Continuò e solo quando i loro corpi si unirono, quando diventarono una cosa sola si addormentarono.
Il canto degli uccellini, la leggera brezza del mattino ed i raggi del Sole svegliarono Kagome. Un po’ stordita si alzò appoggiandosi sui gomiti. Avevo un vuoto nella stanza, non ricordava cosa fosse successo la sera precedente, ma quando il profumo del mezzo demone entrò nelle sue narici, mille immagini invaserò la sua mente ricordandogli la splendida nottata.
“Ti amo.” Disse, convinta che Inuyasha stesse dormendo.
“Anche io.” Il mezzo demone non aprì gli occhi ma un sorriso si dipinse sul suo volto.
“Sei mia.” Quelle semplici parole riempirono il suo cuore.
 
Angolo dell’autrice:
sono in ritardo, lo so, lo so , non uccidetemi u.u. Ma non ho proprio tempo libero, spero di scrivere il prossimo capitolo il più presto  possibile, e di farlo più lungo. Dovete immaginare che mentre scrivo sto pranzando per non perdere tempo. Sono arrivata al 11 capitolo, non ci credo ^^ e per questo devo ringraziare voi che mi date una grande carica. Un bacione a tutti voi e alla prossima =)
 
 

 

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Capitolo 13
*** Cap. 12: Indagini ***


Cap. 12: Indagini.
Gli occhi dorati scrutavano con minuziosità ogni singolo libro. Di libri in quella stanza ve ne erano molti: di storia, geografica e di altre materie, erano contenuti in una libreria che riempiva una parete. Al centro vi era un tavolo ove il demone leggeva. Aveva permesso al suo fratellino troppo tempo libero e la caccia stava ripartendo. Questa volta non l’avrebbe rinchiuso in una cella o maltrattato, gli avrebbe inflitto una punizione che l’avrebbe segnato per sempre. Già in passato Inuyasha aveva fatto del male, l’unica cosa che rimaneva a Sesshomaru era trovare le prove e portarle a quella stupida ragazzina, perché sapeva che era il suo punto debole: il suo tallone d’Achille. Per ironia della sorte quella volta era stato Inuyasha a farsi del male da solo. Sesshomaru rise, quella situazione lo metteva di buon umore.
“Padron Sesshomaru. Le ho portato altri libri come lei desiderava.” Nella stanza fece la sua comparsa un buffo demone. Il suo aspetto ricordava un lucertola, due enormi occhi sovrastavano la sua faccia.
 “Jaken, cosa ti ricordi dell’incidente di 4 anni fa?” domando gelido il demone.
“Che Inuyasha in preda ad una furia demoniaca uccise molti umani ed anche demoni, fu solo grazie a vostro padre se lui non fu ucciso. Perché questa domanda? Anche lei era presente quel giorno.”
“Si lo so. Ma non riesco a ricordare se le persone uccise erano semplici umani o gente di alto livello sociale.“
“Non mi sembra ma quell’incidente fu archiviato e non  se ne seppe più nulla. Non credo che troverà ciò che lei cerca. Le serve il mio aiuto?”
“No, puoi andare.”
“Si.” Rispose triste  Jaken, ammirava il suo padrone e aiutarlo lo rendeva felice, ma non poteva contraddire la sua parola quindi un po’ sconsolato lascio il demone solo.
Sesshomaru al contrario non si accorse di niente e continuò la sua ricerca.  Si ricordava di quel giorno, del sangue, delle urla ma in particolare di una bambina dai capelli corvini che urlava il nome dei suoi genitori. Perché quella stupida umana non lasciava la sua mente? Pensò Sesshomaru. L’aveva ammirata perché mentre tutti erano scappati, lei era rimasta lì immobile a fissare l’enorme tragedia che si stava consumando, ma per lui rimaneva un inutile essere umano e quel piccolo suo atto di coraggio gli stava costando la vita. Sesshomaru non poteva certo immaginare che se la bambina non scappava era perché le sue gambe non si muovevano, perché la paura era così forte che l’unica parte del suo corpo che riusciva ad utilizzare era la bocca, utile solo a chiamare i suoi genitori nella speranza che essi si sarebbero salvati. Un altro dettaglio che non comprendeva il demone era: perché suo padre ,una persona di alto rilievo, avesse salvato quella mocciosa?. Senso di colpa? Gentilezza? No, se suo padre l’aveva aiutata doveva esserci un altro motivo: quella bambina era importante. Smise di interrogarsi e ricominciò a leggere, era fiducioso, prima o poi avrebbe trovato qualcosa di interessante.
 

“Ti prego basta… Non riesco a respirare.” Disse un’affannosa Kagome.
“Se tu prometti di non toccare in continuazione le mie orecchie.”
“Va bene, te lo prometto ma basta con il solletico.” Sapeva che la promessa della ragazza sarebbe durata poco e che le sue mani si sarebbero, di nuovo, incollate a quelle buffe orecchie come una calamita si attacca al ferro. Le mani del mezzo-demone si staccarono, con malincuore, dal suo corpo. Si girò dall’altra parte ma invece di toccare il morbido materasso, toccò la fredda e dura superficie del pavimento. Lui non era così imbranato ed a spingerlo era stata sicuramente Kagome. Provò ad alzarsi ma un piede gli finì in faccia e ricadde a terra.
“Kag..” non finì che un cuscino gli arrivò, di nuovo, in faccia.
“Signorina Higurashi, mi dispiace disturbarla ma tra un ora ha una riunione con delle persone. Deve ancora fare colazione e poi ci sono molte carte da controllare e firmare. Se vuole le faccio portare la colazione in camera?” la ragazza che aveva fatto la sua entrata in scena era un domestica di Kagome. Portava dei lunghi capelli color cioccolato e i suoi occhi avevano lo stesso colore, indossava un’uniforme da cameriera.
“Grazie, sei stata molto gentile, potresti portarmi il doppio della colazione. Ieri sera non ho cenato ed ora sto morendo dalla fame.”
“Certo, arrivo subito.” Disse la ragazza lasciando la stanza.
Inuyasha si rialzò anche se un po’ indolenzito ma non rimase per molto in piedi e, con suo enorme disappunto, si ritrovò di nuovo faccia contro il pavimento. La cameriera, infatti, era arrivata quasi subito ed aveva consegnato il carrello con la colazione a Kagome, dopo di che si era ritirata  in altre stanze. Kagome si mise una vestaglia e si curò di chiudere a chiave la porta.
“Kagome adesso hai esagerato. Ammettilo ci provi gusto a buttarmi giù dal letto.” Disse Inuyasha infuriato e in fretta si rivestì, perché rimanere nudo lo metteva un po’ in imbarazzo.
“Idiota volevi farti scoprire? Più cercavo di farti stare zitto, più tu provavi a parlare. Solo con il cuscino ti sei azzittito.”
“Potevi dirmelo, invece di buttarmi come un sacco di patate. Stupida.” Ed uscì la lingua.
“Idiota.”
“Stupida ragazzina.”
“Stupido mezzo-demone.” Silenzio. E Kagome si rese conto della brutta figura che aveva commesso.
“Scusa, non intendevo offenderti.”
“Non ti preoccupar, ormai mi ci sono abituata.” La faccia di Inuyasha si intristì, passarono minuti di silenzio finche a romperlo non fu lui.
“Bé, perché non sono perfetto. Non sono un demone… e nemmeno un essere umano. Non posso essere né l’uno né l’altro. Per questo ho pensato che dovevo trovare un posto solo con le mie forze. Ma,sapevo, che se fossi andato avanti così sarei rimasto solo. Purtroppo ho avuto la sfortuna di avere un fratello come Sesshomaru.” La ragazza si mise a terra vicino ad Inuyasha e lo abbraccio.
“Adesso non sei più solo.” Il mezzo-demone si rese conto che aveva ragione forse con lei aveva trovato il suo posto.
“E ora basta pensare a le cose tristi. La mia cameriera mi ha portato la colazione, mangiamo.” La ragazza si sedette sul letto ma Inuyasha rimase seduto a terra.
“Perché non vieni?.”
“Perché mi butteresti giu.”
“Sei noioso.”sbuffò”Va bene visto che vuoi stare a terra, scendo anche io.” Un enorme sorriso comparve sul suo viso. Adesso ne era sicuro: Kagome era la sua casa e nessuno gliel’avrebbe portata via.
 
Angolo Autrice:
Buon giorno a tutti^.^ oggi sono di ottimo umore e con una gran voglia di scrivere. Avete visto chi è riapparso? Il “dolce e amorevole” Sesshomaru. Non ci posso fare niente se in questa storia è davvero stronzo, ma amo questo personaggio per il suo atteggiamento e non lo trasformerei mai in un dolce angelo. Le ricerche vanno avanti e molti misteri salgono a galla, ho pensato di introdurre i due piccioncini che scherzano ma ho messo un pezzo che secondo me è bellissimo. Nella storia avrete trovato” “Bé, perché non sono perfetto.. ecc” una parte del testo lo presa dal manga ho dovuto cambiare alla fine per riadattarla alla mia storia. Vorrei farvi una domanda: chi pensa che questa scena nel manga sia fantastica? Io l’adoro . Fatemi sapere, alla prossima un bacione a tutti <3
P.S. Buona estate a tutti =D.

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Capitolo 14
*** Cap. 13: Relazioni. ***


Cap. 13: Relazioni.
Sesshomaru se ne stava immobile a fissare suo padre e quella sconosciuta a chiacchierare. Odiava l’ora dei pasti perché questo significava trascorrerla con quell’insulsa umana e suo “fratello”. Più stava lontano da loro e meglio era.
“Inu, avevo pensato di uscire con inuyasha a fare compere. Tu che ne pensi?”
“Mi dispiace ma io non posso, ma se volete andate e divertitevi.” Rispose il demone. Izayoi allora si girò verso Sesshoomaru. Un lungo kimono azzurro e rosso le fasciava il corpo ed i lunghi capelli color pece, le ricadevano dolcemente sulle spalle. La sua pelle liscia era del colore della neve, diversa da i suoi occhi che erano scuri. Per qualche minuto Sesshomaru la guardò e si rese conto che quell’umana era davvero bella. Scacciò all’istante quel pensiero e ascoltò ciò che ella voleva dirgli.
“Sesshomaru, perché non vieni anche tu con noi?” chiese Izayoi con modi gentili.
“No. Preferisco stare a casa.”
“Ma è una bella giornata. Sempre chiuso in casa non ti annoi?” domandò la donna.
“Meglio che stare in vostra compagnia. Adesso se mi scusate io vado.” Rispose seccato il demone per poi uscire dalla stanza.
“Sesshomaru torna qua.” Il tono di Inu era talmente gelido che perfino il piccolo Inuyasha tremò, il grande cane demone si congedò ed andò ad inseguire il suo primogenito. Izayoi e Inuyasha ormai rimasti soli nella stanza continuarono a mangiare perché ormai erano abituati a quelle situazioni. Nel frattempo Sesshomaru si era arrestato ed aspettava il padre, che non tardò ad arrivare.
“Torna subito in quella stanza e chiedi scusa a Izayoi e tuo fratello.” Disse con un tono che non ammetteva repliche, ma non conosceva bene suo figlio poiché lui avrebbe preferito incappare nelle ire del padre pur di non chiedere scusa.
“Io non ho insultato nessuno e non capisco perché dovrei chiederle scusa. Per quanto riguarda Inuyasha non dire che è mio fratello.”
“Smettila. Io l’amo e sarei felice se tu accettassi lei ed anche Inuyasha.” La faccia del demone si rilassò mentre quella del figlio si rabbui.
“Anche di mia madre eri innamorato eppure l’hai abbandonata. Dimmi padre: cos’è per te l’amore?” questa domanda spiazzò il demone.
“Amare una persona significa:  accettare i suoi difetti e apprezzare i pregi, volerle bene. Per amore si potrebbe abbandonare tutto.”
“Pure un figlio.”
“Pure un figlio.”  Ripete Inu.”Ma questo non è il tuo caso. Io non amavo più tua madre, stare insieme ci stava distruggendo ma non mi sembra che io ti abbia buttato via come un sacco dell’immondizia anzi ti ho sempre trattato bene. Vorrei da te solo un po’ di comprensione.” Rispose calmo.
“Se mi avessi abbandonato non avrei mai visto ciò che sei diventato: un demone inutile, un debol…”Non riuscì a completare la frase che la faccia di Sesshomaru si ritrovò di profilo con la mano del padre incollata alla sua guancia. Il demone cane levò la mano per poi fissare negli occhi il figlio. Sesshomaru continuava a sentire il rumore dello schiaffo le sue orecchie udivano solo quel suono.
“Sono sempre tuo padre. Non ti permettere ma più di parlarmi così.” Disse Inu non distogliendo mai i suoi occhi da quelli del figlio. Mai suo padre era arrivato a tanto ed ora per colpa di sconosciuti aveva stampato in faccia la mano del padre, quello era il segno che ormai per lui non contava più niente.
“Devono morire.” Disse serio.
“Ucciderò chiunque lo farà. Loro sono la mia famiglia e combatterò per loro anche se questo vorrà dire andare contro il sangue del mio sangue.” Il grande demone cane sperava che ciò non sarebbe mai accaduto perché voleva bene a suo figlio, forse non riusciva a dimostrarlo bene ma per lui sarebbe pure morto, ma adesso la priorità era Inuyasha. Lui era un mezzo demone ed avrebbe avuto difficoltà a vivere in quel mondo: doveva essere protetto. Voleva che i suoi due figli vivessero pacificamente insieme: possibile che quel testardo di Sesshomaru non lo capiva?
“ Se amare vuol dire questo allora preferisco rimanere solo.” Non aggiunse altro. Lui non era una demone freddo ed insensibile? Allora perché sapere che suo padre sarebbe potuto arrivare ad ucciderlo gli procurava una fitta in un muscolo che lui pensava di non possedere: il cuore? Finalmente capì: anche lui provava amore, solo per qualcuno che aveva intenzione di ucciderlo.
 
 
Avevano passato una notte insieme, avevano ammesso il loro amore, tra di loro non c’erano più bugie, inganni allora Kagome decise di informare il suo amato che qualcuno di pericoloso si stava avvicinando al castello. Con poca voglia la ragazza aprì, con la chiave, la porta della sua stanza. All’interno vi trovò il mezzo demone che fissava ammirato ogni singola foto presente nella camera, solo quando i suoi occhi si distolsero da esse, Inuyasha si mise a fissare la bellezza della ragazza.
“Ciao, ti devo parlare di una cosa importante.”
“Anche io, voglio una foto con te. Così ogni volta che non ci sei posso vederla e pensare a te.”Quella frase la intenerì ma preferì non perdere tempo ed informarlo.
“Sesshomaru sta arrivando qua.” Il volto di inuyasha era una maschera di terrore, gli occhi si velarono di una patina di paura, la bocca dapprima sorridente divenne seria.
“Stai tranquillo, lui non ti porterà via.” E gli posò un casto bacio delle labbra”Non dimenticarlo: tu sei mio.”
“ E tu sei mia.”rispose il mezzo demone. La ragazza  l’abbracciò e poi si diresse verso la porta. Si fermo un istante a fissarlo, gli regalò un enorme sorriso e  si richiuse la porta alle sue spalle lasciando Inuyasha in un profondo silenzio.
 
Angolo dell’autrice:
Buongiorno a tutti ^^ in questo capitolo ho voluto affrontare l’amore verso una persona e l’amore verso il proprio padre ( ovviamente l’amore che prova Sesshomaru è un amore paterno). Sesshomaru è geloso ma anche testardo perché se si fermasse a pensare sarebbero tutti felici  ma a me piace complicare le cose quindi farò un Sesshomaru sempre più bastardo. Inu No Taisho, non so voi, ma a me ispira una serenità. La pace è finita ed adesso il “ dolce fratello” farà visita ad Inuyasha. Il prossimo capitolo sarà pieno di colpi di scena. Ringrazio tutti e alla prossima,
bacioni Inu_Ran <3

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Capitolo 15
*** Cap. 14:Vedere,Sentire ***


Cap. 14: Vedere, Sentire.
Una forte angoscia le opprimeva il cuore  e non riusciva a spiegarne il motivo. Non appena aveva scoperto che Sesshomaru la stava aspettando in casa aveva avuto paura. Paura di perdere tutto. Paura di perdere lui. Possibile che la sua vita dovesse essere rovinata da uno psicopatico?Scese le scale pacatamente e continuò a camminare finché non raggiunse la porta del salotto. Prese un profondo respiro, costrinse il suo cuore a calmarsi e il cervello a prendere decisioni logiche non appena l’avesse visto, ed entrò. Riconobbe subito il demone dai capelli argentati che creava un contrasto con le pareti giallo pallido. Richiuse la porta alle sue spalle e lo salutò.
“Salve signorina Higurashi. Sono passati molti giorni dal nostro incontro. Tutto bene?” quel demone le stava facendo perdere tempo,con inutili domande, e lei odiava perder tempo.
“Bene, prima che lei venisse ancora meglio. Ma mi dica: da cosa è dovuta la sua visita?... E’ forse venuto a prendere Inuyasha?”
“Assolutamente no. Io mantengo la parola data ed adesso Inuyasha appartiene a lei secondo il contratto da noi due firmato giorni addietro.” Prese un profondo respiro e poi un piccolo sorriso si dipinse sul suo viso per poi scomparire” Sono venuto ad informarla di qualcosa che le potrebbe interessare. Si tratta della morte dei suoi genitori.” Lo sguardo della ragazza si rabbui.
“Ha la mia attenzione.”
 
Inuyasha era immobile a fissare la porta: le mani tremavano, non smetteva di battere il piede a terra ed i suoi occhi, che erano lo specchio dell’anima, esprimevano tutta la sua preoccupazione per Kagome ma soprattutto paura. Stanco di aspettare decise che sarebbe andato di sotto. Prese un  cappello e senza curarsi di raccogliere i suoi capelli o del fatto che fosse scalzo s’incamminò nella stessa direzione della ragazza. Se non si perse fu solo grazie al suo ottimo fiuto. Si fermò solo quando fu davanti alla stanza. Ordinò alla sua mano di aprire la porta ed ai suoi piedi di camminare. Ma nessuno dei suoi arti aveva la minima intenzione di muoversi. Era bloccato. Per anni non aveva avuto così tanta paura di suo fratello, anche quando era legato dalle catene non si era mai bloccato, aveva sempre detto ciò che pensava, e non erano certo dei complimenti quelli che rivolgeva al demone. Eppure adesso che era libero e lui non avrebbe potuto torcergli un capello, essendo nel mondo degli umani, voleva solamente scappare. Se non diede retta a quell’assurdo pensiero era solo per kagome.  La ragazza aveva la completa fiducia in lui e non poteva deluderla. Ad un certo punto le voci all’interno della stanza cessarono. Un’altra fortuna dell’essere mezzo demone era il finissimo udito che gli consentì di udire la voce di Sesshomaru, nonostante esso fosse lontano dalla porta.
“ Prima d’iniziare vorrei che fossimo tutti. Quindi inuyasha invece di stare dietro la porta ad origliare perché non entri… Non hai voglia di vedere tuo fratello?.” Il mezzo demone congelò sul posto.
“Cosa dice? Inuyasha è di sopra e poi com…” la porta si spalancò e comparve Inuyasha. La ragazza si avvicinò e lo prese per mano e, capendo il suo turbamento, lo condusse al centro della stanza.Guardò in faccia il demone con sguardo fiero ed omicida. Omicida perché se avesse osato toccare un solo capello del suo amato l’avrebbe fatto volare dalla finestra non prima di avergli spaccato addosso tutto ciò che era presente nella stanza.
“Ora che siamo tutti presenti possiamo iniziare. Sa, io ho altre cose da fare e non posso perdere tempo con un demone come lei.” Inuyasha si stupì del coraggio della ragazza e l’ammirò sempre di più.
“Allora se non voleva perdere tempo non doveva stare con il mio ‘adorato fratellino’.” Kagome ignorò volutamente il commentò di Sesshomaru e lo intimò a continuare.
“Anni fa, voi due eravate piccoli per ricordare, si tenne una festa ,al confine tra i due mondi, perché erano passati 30 anni dall’accordo stipulato tra umani e demoni.” Sesshomaru prese fiato e vide che il volto di kagome e di quello stupido erano concentrati sul suo discorso perciò continuò.
“Ad un certo punto si sentirono delle urla: un demone, se così lo si vuole chiamare, perse il controllo ed incominciò ad attaccare gli umani. Il demone avanzò verso lei: voleva ucciderla.”
Pian piano si facevano largo nella sua mente i ricordi, che aveva cancellato, forse per non soffrire più.
Ricordava di quel demone dai capelli grigi e rossi, sporchi del sangue  delle sue vittime, che avanzava verso lei. Lei era piccola non riusciva a correre più veloce, il fiato scarseggiava e non avrebbe resistito ancora.
“I suoi genitori si misero in mezzo per permetterle la fuga e quindi avere salva la vita. Disgraziatamente furono uccisi.”I suoi occhi sgranati fissavano, con orrore, la scena che le si presentava davanti. I corpi dei suoi genitori stavano sopra un grande macchia color cremisi, gli occhi nocciola della madre erano diventati inespressivi mentre il padre li aveva chiusi. Urlò i loro nomi con tutta la foga che possedeva, forse stavano dormendo e chiamarli li avrebbe risvegliati purtroppo il loro era un sonno che sarebbe durato in eterno. Ma lei era troppo piccola per capire che i suoi genitori non sarebbero tornati per colpa di un pazzo. La stretta intorno alla mano di Inuyasha divenne sempre più forte, aveva bisogno di forza che solo lui  in quel momento poteva darle.
“Il demone non si arrestò continuò la sua corsa verso la sua preda.  Fu solo grazie a mio padre se lei è ancora viva.”
Quel demone continuava ad avanzare. Il sangue era ovunque sulle mani, sulla faccia e nei capelli grigio scuro. Voleva ucciderlo, voleva levargli quell’espressione felice sul volto. Un pensiero di vendetta, di odio non sarebbe dovuto stare nella mente di una dolce e candida bambina eppure l’unica cosa che riusciva a pensare era solo la vendetta. Lui avanza sempre di più, chiuse gli occhi. Non sentiva dolore che tutto fosse finito e lei fosse morta?. Per maggiore conferma li riaprì e vide dei bellissimi capelli argentei. La persona davanti a lei le dava la schiena. I capelli legati in una coda alta, il suo portamento era fiero e doveva essere forte per essere riuscito a fermare il demone.
-Adesso basta …- le sue orecchie non capirono il nome. Cadde a terra, il suo corpo stremato per la situazione non resistette altri minuti e svenne.
-
“ Mio padre dette la sua vita per permettere a quel demone di continuare a vivere e per mantenere la pace.”  La mano libera della ragazza si chiuse fino a diventare un pugno, le unghie penetrano nella carne e una linea di sangue macchiò quella candida pelle.
“L’assassino dei miei genitori è ancora vivo?  Si può sapere perché non l’avete ucciso? Il signor Inu No Taisho è stato gentile a salvarmi ma perché risparmiare la sua vita?Perc…” Non finì la frase, si mise le mani sopra le orecchie.
“Kagome, cosa c’è?” disse preoccupato inuyasha.
Possibile che loro non sentissero niente? Lei sentiva le urla di disperazione dei suoi genitori. Chiuse gli occhi ma mille immagini le sovrastavano la mente. Vedeva il sangue dei suoi , il loro corpi privi di vita e il demone dai capelli color argento.
“Adesso basta…”
Chi era l’assassino? Perché non riusciva a sentire il suo nome?
Vedeva solo il loro sangue, i loro corpi e il demone buono.
Si tappò di più le orecchie, non voleva sentire, non voleva vedere.
“Perché non vuoi scoprire la verità? Tu sai chi è stato ma ti ostini a rifiutarla” la voce di Sesshomaru le parve così lontana eppure era vicinissima.
Ma lei non poteva sapere chi era perché vedeva solo il sangue, corpi e il demone che l’aveva salvata.
Lei non poteva sapere chi era perché non sentiva che le urla di disperazione. Il cuore le batteva, le mani ancora premute sulle sue orecchie e gli occhi chiusi. Che Sesshomaru avesse ragione? Che lei sapesse la verità ma non riusciva ad accettarla?. Si diede l’ordine di calmarsi, si concentrò e quello che vide era sempre lo stesso: il sangue, i corpi, il demone. Però riuscì a sentire qualcosa di diverso.
“Adesso basta Inuyasha. Riprendi il controllo.”
Adesso non sentiva niente e non vedeva niente.
Aprì di scatto gli occhi e si allontanò di qualche passo dal mezzo demone. Lei aveva sempre saputo.
“Kagome tutto bene? Sesshomaru si può sapere perché nostro padre è morto? Perché lo voleva proteggere?” Sesshomaru guardò la ragazza rendendosi conto di quanto fosse sveglia: aveva capito chi era quel demone e sicuramente adesso ricordava. Sbuffò perché la stupidità di Inuyasha lo innervosiva.
“Sei uno stupido non hai capito niente. Lui è morto per proteggere una persona a lui cara. Lui è morto…”
“Lui è morto per salvare suo figlio.” Concluse kagome.
“Suo figlio avevo perso il controllo. Se fosse stato un demone completo  non avrebbe avuto problemi a controllarsi ma era uno stupido mezzo demone ed il sangue demoniaco non lo aveva fatto più ragionare.”continuò il demone.
Inuyasha spalancò gli occhi, finalmente aveva capito.
“Quel mezzo demone sei tu. Sei tu che hai ucciso i miei genitori...” Gli occhi di lei erano fissi su i suoi, molte volte aveva giurato di potersi specchiare in quella distesa cioccolato, ma adesso gli sembravano impenetrabili. “…Inuyasha” non c’era dolcezza o amore nella sua voce. Non aveva pronunciato il suo nome con amore come spesso faceva, l’unica cosa che percepiva era: il niente. I suoi occhi inespressivi lo fissavano. Desiderava che piangesse, che urlasse, che gli tirasse qualcosa, invece stava ferma, immobile. Dai suoi occhi nessuna emozione.
“Io non volevo… non ero in me… io”
“ZITTO” urlò kagome.
“Zitto non voglio sentire altre tue stronzate.” Indietreggio ed andò a sbattere contro il petto di Sesshomaru. Si girò verso di lui. Non provo rabbia, odio per avergli mostrato la verità anzi sentì una grande riconoscenza per quel demone che, senza giri di parole, le aveva buttato in faccia la verità, levandogli di dosso un grosso peso che da anni stava nel suo cuore. Sesshomaru si abbassò all’altezza della ragazza e posò le sue labbra su quelle di lei. Un forte rumore penetrò le orecchie del mezzo demone, qualcosa si era rotto: era il suo cuore che andava in mille pezzi.
 
Angolo autrice:
Salve a tutti ^^ sono tornata  e con un capitolo bello lungo rispetto gli altri. Vorrei spiegare alcune cose. Il capitolo si chiama Vedere, Sentire ed è attinente al testo perché fa riferimento a ciò che vede e sente quel giorno, ma il verbo sentire lo utilizzo anche per esprimere i sentimenti dei due, infatti il cuore di Inuyasha che si spezza lo può sentire solo lui perché è qualcosa che percepisce solo il mezzo demone. All’interno del capitolo ci sono i flash-back perché ho pensato che Kagome dov’esse incominciare a ricordare qualcosa. Quando Kagome cerca di ricordare il nome dell’assassino è un po’ confusa e spero di aver dato quest’impressione nel mio modo di scrivere. All’inizio del flash-back Inuyasha lo chiamo demone perché essendo i ricordi di Kagome, nonostante Sesshomaru lo sappia, non potevo scrivere il suo nome perché lei non sapeva chi era. La ragazza inoltre fa differenze tra: il  grigio di Inuyasha che le pare scuro, brutto, sporco di  sangue, quando nei capitoli precedenti afferma di amarli, mentre quelli del padre,uguali a quelli del figlio, sono belli e meravigliosi, questo perché uno rappresenta la morte, l’altro la salvezza. La scena finale vi ha lasciato con la bocca aperta? Avevo in mente questo capitolo da tempo e non volevo che finisse con la rivelazione dell’assassino. Ho cercato di non fare un cliché con Kagome che piange, che gli urla contro, oppure che se la prende con Sesshomaru, ho voluto fare una Kagome che non sente niente, che prova ammirazione per quel demone, che gli ha rovinato la vita dicendogli la verità di Inuyasha, ma che rispetto agli altri le ha dato un diritto tolto da tutti: quello di sapere sulla morte dei suoi genitori. La domanda è: adesso Kagome starà con Sesshomaru? Come reagirà a quel bacio?... e Inuyasha? Non vi dico altro, mi dispiace dovrete aspettare il prossimo capitolo. Ringrazio tutti quanti, siete la forza che mi da la spinta per continuare. Grazie di cuore, grossi baci Inu_Ran ^.^

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Capitolo 16
*** Cap.15: Cambiamenti. ***


Cap.15: Cambiamenti.
Molto importante ho deciso di cambiare il nome alla storia, penso l'abbiate già notato.
Avvertenze: Qualcuno pensava che Sesshomaru sarebbe finito sotto un trattore, mi dispiace ma non si farà male XD. Buona lettura^^.

Le fredde labbra del  demone erano attaccate a quelle della ragazza. Non si staccò  subito perché in quel bacio cercava una sicurezza che però, con suo enorme dispiacere, non trovò. Lo spinse con entrambe le mani e gli diede uno schiaffo per poi voltarsi verso il mezzo demone però Inuyasha era scappato non sopportando la vista del fratello con Kagome.
“Mi fai schifo.” Gridò la mora non distogliendo lo sguardo da Sesshomaru.
“L’unica cosa che volevo era distruggere quel sorrisetto sulla faccia di Inuyasha.  Mi stavo prendendo il mio premio per essere stato così bravo.” Rise ed un brivido percorse la schiena di Kagome. Quel demone la irritava sempre di più. Si avvicinò alla porta e l’aprì.
“Questa è la porta. Può anche accomodarsi fuori da casa mia e non farvi più ritorno.”
“Perfetto, prendo Inuyasha e vado.” Disse gelido.
“Abbiamo un contratto, non lo ricorda? Inuyasha rimane qua.”
“Vuole forse torturarlo? Io l’ho fatto. La farà sentire meglio. Ora tolgo il disturbo, si diverta ed arrivederci.”Uscì e si richiuse alle spalle la porta lasciando un Kagome irritata.
Il mezzo demone faceva avanti e indietro in giardino. Si sentiva terribilmente in colpa. Lui  aveva fatto del male alla ragazza e non si trattava di qualcosa semplice da dimenticare, non poteva andare da lei dicendo: - scusa sono cose che capitano-. Sarebbe stato fortunato se lei lo avesse salutato quando sarebbe ritornato a casa sua. Era sicuro che sarebbe andato con Sesshoamaru infatti quando vide il demone incamminarsi verso il cancello alzò le mani in modo che lo vedesse, ma lui non ci fece caso.
“Sesshomaru aspettami.”disse con poco entusiasmo il mezzo demone.
“Ti devo forse ricordare che ormai sei di Kagome. Lei ha detto che puoi restare qui.” Il viso di Inuyasha si illuminò. Se lei non l’aveva  buttato fuori di casa significava che ci teneva a lui.
“Bene io vado. Ma non credere che lei ti perdonerà o almeno subito.” Diede le spalle e continuò a camminare.
“Sesshomaru prima che tu vada via vorrei chiederti una cosa: Sei felice ora che hai  ottenuto la tua vendetta? “
 Dopo il litigio con il padre Sesshomaru si era recato nella sua stanza. Si buttò con poca delicatezza sul morbido letto e rimase a fissare il soffitto. Non poteva ancora credere che suo padre gli aveva dato uno schiaffo, tutto per colpa di quell’umana e del mezzo demone. Qualcuno bussò alla porta e fu costretto a tornare alla realtà.
“Avanti.”Izayoi entrò dalla porta e saluto il demone.
“Vorrei parlarti di quello che è successo poco fa.” Si avvicinò non prima di vedere se la porta fosse chiusa. Ad ogni suo passo i suoi capelli ondeggiavano, il lungo kimono le fasciava il corpo risaltando le sue curve, sul viso un’espressione serena anche dopo la risposta del demone.
“Non intrometterti umana. Non ho intenzione di sentire inutili discorsi soprattutto se detti da un’umana.” Izayoi non si scompose anzi continuò a mantenere il suo sorriso.
“Sai Sesshomaru se mettessi da parte la tua presunzione e ascoltassi di più i consigli di chi ha più esperienza non saresti sempre solo ,invece ti chiudi nelle tue idee e non riesci a cambiarle.”  Sesshomaru ad ogni parola si alterava, quella donna stava superando il limite eppure non riuscì a fermarla. Forse perché voleva vedere fin dove arrivasse? O forse perché in parte aveva ragione?
“Ti accanisci su Inuyasha che non ti hai mai fatto niente. Ti accanisci anche con me perché sono umana e la madre di tuo fratello mezzo demone. Se ti chiedo il perché mi diresti che è colpa della nostra razza ma in verità tu hai paura.” Una fragorosa risata riempì la stanza.
“Paura? Io?” continuò a ridere il demone.
“Si tu, hai paura che noi ti portiamo via l’affetto di tuo padre. Ascoltami bene tuo padre ti vuole bene quindi queste tue paure sono insensate.” Il demone non rispose semplicemente perché non sapeva che dirle.
“Dimmi: dopo che avrai ottenuto la tua vendetta ti sentirai felice? Avrai raggiunto il tuo scopo e poi… cos’altro ti rimarrà?”
Silenzio. Non una parola uscì dalla sua bocca. Il grande Sesshomaru non riusciva a trovare una risposta valida.
“Una volta che avrai rovinato la vita a Inuyasha a te non rimarrà che il niente. Tutti si allontaneranno da te e rimarrai solo. Inuyasha non ti odia, non permettere che la vendetta ti renda cieco.” Non attese la sua risposta  ed uscì silenziosamente proprio com’era entrata. 
“Allora Sesshomaru vuoi rispondere alla mia domanda?” ripeté un po’ seccato il mezzo demone poiché era stato ignorato.
 “Non sono tenuto a rispondere.” Neanche quella volta era riuscito a dare una risposta anzi era stata Izayoi.”Ma anche se ti dessi una risposta non cambierebbe niente: tu continueresti ad odiarmi ed io non mi sentirei mai in colpa per tutto ciò che ti ho fatto.” Continuò il suo cammino ed arrivato al portone l’aprì.
“Addio Inuyasha.” Varcò il cancello ed uscì definitivamente dalla vita del mezzo demone almeno così credeva lui. Pensare a Sesshomaru divenne un pensiero secondario. Corse verso la stanza di Kagome. Se lei aveva permesso che lui rimanesse a casa sua non doveva odiarlo così tanto. Grazie alla sua velocità arrivò subito di fronte la sua stanza. Bussò, un po’ titubante sperando che lei l’avesse fatto entrare.
“Avanti.” La risposta positiva della ragazza lo rassicurò e prendendo tutto il coraggio possibile entrò. La mora stava seduta sul letto, i suoi occhi fissi su un punto indefinito della stanza. Fu ammaliato dalla sua bellezza, anche da triste era meravigliosa. Anche lui si sedette sul letto ma un po’ distante dalla ragazza, non sapeva come avrebbe reagito se fosse stata troppo vicino.
“Puoi restare qui, penso che tu lo sappia già da tuo fratello, quando uscirai da qui una mia cameriera ti porterà nella tua nuova stanza. Se qualcuno dovesse insultarti, o darti fastidio avvertimi.” Lei sembrava calma forse sapere che Inuyasha aveva ucciso i suoi genitori non l’aveva scossa.
“Kagome va tutto bene?”
“Si.”
“Mi odi?’”
“No.”
“Puoi non rispondermi in monosillabi.”
“Cosa vuoi che faccia?” non si girò continuò a fissare il pavimento.
“Fa qualcosa, qualunque cosa. Urlami, picchiami, sgridami, mandami via ma ti prego non rimanere ferma a fissare il vuoto perché questa cosa mi uccide.”
“Non vedo perché dovrei? Io sto bene così” Inuyasha si avvicinò per poi abbracciarla. Ma lei era ferma, immobile. Non una reazione, non un movimento. Stava ferma. Le mani del mezzo demone salirono fin sopra i suoi capelli e qualcosa scattò nella mente della mora che con uno spintone lo allontanò da se. Si alzò e cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza e le mani si muovevano convulsamente. Allora Inuyasha tentò, di nuovo, di avvicinarsi alla ragazza ma lei arretrò di qualche passo.
“Non ti avvicinare. Sai, ho cercato di far finta di niente, c’ho provato con tutta me stessa ora. Ma ogni volta che sto con te vedo il sangue suoi tuoi capelli, sulle tue unghie insomma ovunque.” Dopo tanto tempo riusciva a vedere i suoi occhi pieni di espressione. Certo erano velati da una patina di tristezza e dolore ma non sopportava vedere i suoi occhi cioccolato spenti, senza sentimenti.
“Vedrai che con il tempo tutto migliorerà.” Cercò di rassicurarla.
“Tu hai ucciso i miei genitori. Ti sembra una cosa da poco?Pensi che il tempo possa cambiare le cose?” disse Kagome incatenando i suoi occhi all’oro del mezzo demone.
“Lo sai che non ero in me, neanche me lo ricordo. Tu mi ami ed io ti amo vedrai  supereremo tutto.” Portò la sua mano verso la guanci della mora ma lei arretrò di nuovo.
“Come puoi parlare tu di amore se nella tua vita hai conosciuto solo me?”
“So cos’è e ti amo.”
“Forse io non ti amo  abbastanza o non ti ho mai amato. Adesso per favore lascia la mia stanza.”
“Va bene ma sappi che non mi arrenderò mai.” Anche se con poca voglia Inuyasha uscì dalla stanza non prima di aver visto per l’ultima volta il triste viso di Kagome.
 
Angolo dell’autrice:
Salve  a tutti :3. Lo so, lo so sono in ritardo ma ho preso un cucciolo di cane di 5 mesi e non posso lasciarlo un minuto solo che piange, quindi date la colpa a lui XD. Alla fine Sesshomaru è uscito di scena per ora non so se più avanti ritornerà. Kagome non ama Inuyasha ma è la rabbia che la fa parlare. Ci tengo a ringraziare tutti voi che seguite la mia storia e che recensite, mi date la forza e la voglia di andare avanti. Grazie a tutti, adesso vado una buona giornata a tutti ^.^ 

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Capitolo 17
*** Cap. 16:Problemi. ***


Cap. 16: Problemi.
Kagome ride. Kagome l’abbraccia. Kagome lo bacia. Kagome infine scivola via.
Due occhi color ambra erano l’unica cosa che risplendeva in quella stanza buia finché non vennero richiusi. Si alzò, ormai non avrebbe più ripreso il sonno, svogliatamente, come era solito da fare da: 14 giorni e 6 ore, ormai era diventata un abitudine contare, anche i minuti, che non vedeva il dolce viso della mora. Come se non fosse già abbastanza difficile starle lontano vedeva il suo volto sorridergli nei sogni per poi svanire. S’incammino verso la doccia, forse l’acqua l’avrebbe risvegliato. Non poteva lamentarsi infatti la ragazza gli aveva dato una stanza, abbastanza grande anche troppo per una persona sola, con allegata un bagno. Una grossa porta dava direttamente al giardino dove lui passava la maggior parte del tempo. Finita la doccia prese un cornetto che le cameriere lasciavano nel tavolino fuori la sua stanza. Qualunque cosa lui volesse, sia che riguardasse il cibo o l’utilizzo di qualche oggetto,l’otteneva. Kagome aveva detto che Inuyasha era un ospite e come tale doveva essere servito e riverito. All’inizio il mezzo demone si sentiva un po’ a disagio non  abituato a tutte queste attenzione ma con il tempo ci aveva fatto l’abitudine. Una volta era andato, seguendo l’odore di una cameriera,  in un piccolo salotto dell’abitazione per ringraziarli della  gentilezza ma non appena giunse l’unica cosa che sentì furono solo insulti.
-Lui è un mezzo demone come può la signorina Kagome lasciarlo vagare liberamente e noi dobbiamo pure servirlo.-diceva una di loro scocciata di dover essere la cameriera di Inuyasha. E se avessero scoperto che lui uccise i genitori della mora l’avrebbero sicuramente cacciato via. Ormai era abituato a questo genere di insulti e non dava più peso alle parole. Da quel giorno mantenne un comportamento freddo verso loro. Alla fine non erano loro il centro dei suoi pensieri ma una buffa ragazza dagli occhi cioccolato. Aprì la porta e sentì il vento infrangersi contro il suo viso e vide i suoi capelli volare via. Percorse il lungo giardino fino ad arrivare vicino una panchina. Si sedette e si mise a fissare la finestra. Sembrava uno stalker. Se Kagome avesse notato che fissava la sua sagoma da dietro la tendina, da 2 settimane, gli avrebbe lanciato qualcosa. Ma ormai la mora non si accorgeva più di lui, quando vedeva la sua faccia fissare fuori rimaneva incantato dalla sua bellezza finché lei lo notava ed a qual punto andava via. Non udiva la sua dolce voce da tempo e le mancava da morire. Avrebbe tanto voluto toccarla di nuovo, sentire il suo profumo ed il calore provocato dai loro abbracci ma l’unica cosa che poteva fare era stare fermo ad aspettare che si affacciasse alla finestra o che si avvicinasse ad essa. Sapeva che lei stava soffrendo e che la colpa era sua ma non voleva perderla per un cosa passata e da una persona che non era lui. Quell’Inuyasha che uccideva tutti, quello che amava sentire le urla di disperazione non era lui e sperava lo capisse anche la ragazza. Alzò la testa e vide la ragazza correre da un’altra parte.
Le mani appoggiate a terra, le ginocchia sopra il freddo  pavimento, la testa china sul gabinetto e la bocca intenta rigettare. Kagome aveva vomitato, di nuovo. Dalla partenza di Sesshomaru qualche volta le capitava di vomitare, la voglia di mangiare giorno per giorno le era passata. Si issò e si sciacquò la faccia, si vide allo specchio: era orribile.  Le occhiaie le contornavano gli occhi, i capelli erano disordinati e anche annodati, la faccia era pallida. Doveva fare qualcosa. Il dolore la stava uccidendo. Non usciva da quella stanza da due settimane e si sentiva terribilmente sola. S’incamminò verso la finestra, incurante che fosse in pigiama, e l’aprì, provocando un forte rumore. A quel suono il mezzo demone alzò di scatto la testa  ritrovando due pozze di cioccolato che lo fissavano. Kagome era tornata. Era lì davanti ai suoi occhi. Lei non si aspettava di trovarlo, qualche volta l’aveva visto in giardino ma per evitare discussioni andava via ma questa volta era diverso. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quell’oro. Voleva andar via ma voleva poter restare lì. Era confusa: da una parte guardarlo le riporta in mente i suoi genitori dall’altra voleva sapere se le sue labbra sapessero ancora di agrumi. Lo amava e l’odiava.
“Kagome.” Sussurrò Inuyasha ma le orecchie della mora non udirono niente, solo un demone  o un mezzo demone l’avrebbero potuto sentire. Ad un tratto le sembrò che la terra attorno a lei girasse e si appoggiò alla ringhiera. Le forze venivano meno e non riusciva a vedere bene. Si abbandonò al suolo e l’ultima cosa che vide furono due occhi color oro e poi il nulla. Inuyasha si era accorto che qualcosa non andava nella ragazza, non appena ella si lasciò andare con un salto la prese al volo. La poggiò, con tutta la delicatezza che aveva ed attento a non ferirla con gli artigli, sul letto della ragazza per poi coprirla. Notò che era pallida, terribilmente pallida. Un forte odore colpì le sue narici e si avvicinò per vedere cos’era. Fu enormemente sorpreso da ciò che trovo. Chiamò una cameriera, anche se l’idea di dover parlare con una di loro lo infastidiva, ma aveva bisogno di risposte che solo lei poteva dargli considerando che Kagome stava dormendo. La ragazza salì subito non prima di aver sbuffato una decina di volte.
“Cosa vuole?” disse sbuffando.
“Da quanto tempo Kagome non mangia?” chiese andando immediatamente al punto, non aveva tempo da perdere.
“Come scusa?” disse incredula la ragazza.
“Sei pure sorda? Ti ho chiesto da quanto tempo Kagome non mangia. Ho trovato nel cestino dei rifiuti del cibo. Possibile che voi non vi siete accorti di niente? Siete forse ciechi oltre che sordi?” il tono di Inuyasha non era per niente gentile.
“Come si permette? Comunque la signorina Kagome non esce da questa stanza da molto e noi le portavamo sempre i pasti. Non voleva che nessuno entrasse  e ogni qualvolta il vassoi era vuoto. Non potevamo certo immaginare che non mangiasse più. Ma mi dica adesso come sta a bisogno di qualcosa?.” Chiese la cameriera preoccupata per le condizioni fisiche di Kagome.
“Si, di gente più competente.”disse per poi sbattergli la porta in faccia. Loro l’avevano trattato con freddezza e lui li stava ripagando nella stessa maniera. Si avvicinò alla ragazza e si sedette sul letto.
“Kagome, Kagome. Svegliati.” Cominciò a chiamarla per qualche minuto finché non vide i suoi occhi castani aprirsi e fissarlo.
“Che ci fai nella mia stanza? Ed io? Ero in balcone , ne sono sicura.” Provò ad issarsi suoi gomiti ma il mezzo demone glielo impedì.
“Stai coricata. Sei svenuta ed io ti ho presa prima che tu potessi sbattere la testa.”
“Grazie.” Disse timidamente “ Ma adesso puoi andare, sto bene.” Mentì. Doveva ammettere che sapere che lui l’aveva salvata e l’idea di averlo accanto la rendeva felice ma non poteva dimenticare.
“No io non me ne vado. Kagome da quanto tempo non mangi?” il tono della sua domanda era differente rispetto a quello che aveva rivolto, minuti prima, alla cameriera era più dolce.
“Ma cosa dici io…” ma si dovette interrompere quando vide il mezzo demone alzarsi e prendere in mano la spazzatura.
“Non posso ingannare un mezzo demone, vero?” chiese ed Inuyasha fece cenno di no col capo.
“Quindi?”
“Ho provato a mangiare qualcosa ma la maggior parte la rigetto ed a volte non avevo fame. Quindi diciamo che non mangio decentemente da quando Sesshomaru è andato via.” Inuyasha si sentì in colpa.
“Tieni prendi questo cornetto, io vado a dire alle cameriere di portarti più tardi qualcosa.” Prese il cornetto e lo porse alla mora che lo mangiò subito  mentre Inuyasha richiamò la cameriera che fu ben lieta di sapere che la mora stesse bene.
“Vuoi dell’acqua?”
“Si grazie.” Per un po’, finche la ragazza non finì di mangiare e bere, nella stanza calò il silenzio finché non chiese a Kagome se volesse riposare un po’ e con gran dispiacere del mezzo demone la sua risposta fu positiva.
“Allora io vado, buon riposo.” Si girò e s’incamminò verso la porta ma non fece molta strada perché Kagome lo fermò prendendolo da una manica.
“Ti prego solo finché non mi addormento resta con me.” Inuyasha non poté dire di no alla sua proposta, era così dolce che anche se gli avesse chiesto di buttarsi da un ponte forse l’avrebbe fatto.
“Va bene.” E si sedette, di nuovo vicino a lei. La ragazza chiuse gli occhi ed il suo volto parve rilassato, la presa sulla manica di inuyasha era ben salda e non l’avrebbe lasciata facilmente. Aveva paura di rimanere sola, per una volta voleva poter dimenticare tutto ed essere la dolce e spensierata ragazza di anni orsono. Inuyasha per far comprendere che era lì e non se ne sarebbe andato per nessun motivo le diede un bacio sulla fronte.
“Tranquilla io non vado da nessuna parte.” La stretta si fece più forte, segno che lei aveva sentito le sue parole.
“Ti amo.” Disse ma ormai Kagome era nel mondo dei sogni e quelle parole furono dette al vento. Il mezzo demone non si scoraggiò, avrebbe trovato altre situazioni per dirglielo, per ora gli bastava stare con lei e vedere il suo volto, dopo tanto tempo, sorridergli.
 
Angolo dell’autrice:
Dopo un mese circa, non è colpa mia ma del cane che mi prende tanto tempo, sono tornata  con la storia. Kagome è indecisa: vorrebbe perdonare Inuyasha ma non riesce a dimenticare ciò che ha fatto in passato. Al contrario il mezzo dmeone non si sente responsabile di quello che ha fatto, non può sentirsi responsabile di qualcosa che ha fatto quando non era in sé però si è sentito in colpa quando ha scoperto che la ragazza non mangiava da tanto. Ci tengo a ringraziare tutti e un ringraziamento speciale a serin88. Un bacio e alla prossima Inu_Ran^.^

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