salvami

di mikaru99
(/viewuser.php?uid=277076)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la promessa ***
Capitolo 2: *** Il mio re...mio padre ***
Capitolo 3: *** addestramento ***
Capitolo 4: *** rossa come il sangue... ***
Capitolo 5: *** un ritorno dal passato? ***
Capitolo 6: *** ho voluto fidarmi di te... ***
Capitolo 7: *** Tre piccioni con una fava ***
Capitolo 8: *** Rosa selvatica ***



Capitolo 1
*** la promessa ***


Madre? Madre?! Dove siete?! Ti prego, non lasciatemi un’altra volta da solo! Ho paura! Madre!”
Un bambino accovacciato in un angolo di una grande stanza continuava a ripetere queste parole, quasi come una preghiera disperata, piangendo incessantemente.

Non voglio più stare da solo! Vieni a prendermi, ti prego!”

“Ah!” un bambino di cinque anni dai capelli di fiamma si svegliò di soprassalto con la fronte imperlata di sudore; quell'incubo era di nuovo venuto a tormentarlo.
“Oddio…oddio!” lo disse dapprima a bassa voce, come per risvegliarsi da quello stato di trans, e dopo lo gridò, senza neanche accorgersene.

 “Che cosa c’è Principe Gaara…cosa avete?” chiese un’ansiosa voce femminile che apparteneva alla bimba con i capelli castani che le arrivavano alle spalle che era apparsa, come per magia, sulla soglia. 
“Mitsuki…non chiamarmi così! Lo odio!” gridò Gaara ormai quasi fuori di sé.

Calmati Gaara…sveglierai i tuoi fratelli se continui così…ti prego…cerca di tranquillizzarti” lo prego lei, piangendo nel vedere l’angoscia del principe.

Mitsuki…” mormorò Gaara, mortificato per il modo in cui si era rivolto alla sua amica…l’unica amica che avesse, tanto per capirci.

Mi dispiace…” quelle due semplici parole uscirono dalla bocca del rosso.

Avete ancora sognato la regina?” chiese lei, avvicinandosi con passo leggiadro all’enorme letto in mezzo alla stanza grande quanto un piano intero di una villa.
“Sì” bisbigliò lui, fissandola negli occhi mente questa si sedeva sulle coperte, sorridendo calorosamente.

Posso fare qualcosa…per te qualsiasi cosa!” disse Mitsuki con una punta d’imploro nella voce.

Lui le rivolse un sorrisetto ironico.

Almeno che tu non conosca una tecnica che possa far tornare in vita mia madre…non c’è nient’altro che puoi fare…se non restare sempre al mio fianco” disse, reprimendo.

Mitsuki…e tutto apposto?” arrivò una voce dal corridoio furia dalla stanza di Gaara.

Devo andare…” disse lei alzandosi a malincuore, mentre lui la pregava, per mezzo di uno sguardo da cucciolo abbandonato, di restare lì con lui.

Mitsuki si avvicinò all’uscita e, posata la piccola mano sulla maniglia della porta, si voltò un’ultima volta con un sorriso che sapeva di conforto e completa sincerità.

Non vi tradirò mai…io voglio rimanere la vostra dama di compagnia per sempre”

Detto questo uscì velocemente mentre due persone, pronunciarono il suo nome…in una vi era un comando e nell’altra un infinito bisogno di non sapersi da solo.

Mitsuki!!”

 

 

Angolo dell'autrice:

Ecco il primo capitolo…

So già che sono molto ripetitiva…in ogni mia storia si parla sempre di una promessa…di separazione e via dicendo...Ma è solo perché credo che le persone degne di affetto sono proprio quelle che, nonostante tutte le difficoltà della vita, non vengono mai a meno alla parola data.

Comunque, lasciando da parte discorsi morali, credo di aggiornare senza un vero programma (dipende dall’ispirazione e dal tempo a disposizione)

Quindi vi saluto….per ora

Al prossimo capitolo

Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il mio re...mio padre ***


Erano trascorsi tre anni oramai dalla notte in cui il principe Gaara aveva stretto un patto infrangibile con la sua dama di compagnia, la sua confidente, la sua unica amica.
Gaara, davanti all'imponente specchio che vi era in camera sua, si stava preparando per un evento più unico che raro: la visita del re, suo padre.
“Mitsuki!” la chiamo lui.
Una bellissima fanciulla lo raggiunse correndo con movimenti aggraziati e fluidi che le muovevano i lisci capelli castani.
“Sì Gaara?” chiese una volta raggiunto il suo principe.
“Secondo te come sarà mio padre?” chiese lui lasciandola basita.
“Come?” chiese sperando con tutta sé stessa di aver sentito male.
Lui sorrise continuando a guardarla attraverso il grande specchio.
“Bhe...vedi Mitsuki...io ho visto mio padre solo una volta...durante il funerale di mia madre...a quel tempo avevo solo due anni quindi non ho ricordi di lui” spiegò come se fosse del tutto normale per un ragazzo non aver mai visto il proprio padre.
Si rimproverò aspramente per non essersene mai accorta.
Voglio dire...
Erano cinque anni oramai che era la dama personale di Gaara, da quando era stata rapita dal suo paese per saldare un grosso debito che suo padre aveva avuto con il re...e in tutto questo tempo non si era mai chiesta il perché Gaara era cresciuto con i fratelli e la servitù come unica compagnia.
Lui sembrò cogliere queste sue emozioni e le sorrise gentilmente, sorriso che, ovviamente, era riservato solamente a lei.
“Tranquilla Mitsuki...sono perfettamente consapevole di non poter avere una vita o una famiglia normale... so che mio padre è il re e, come tale, deve pensare unicamente al suo popolo...”
Mitsuki annuì anche se non del tutto rassicurata, ma del resto ci sarebbe stata lei, sempre e comunque, al fianco del suo amato principe.
 
“Senti Mitsuki...stavo pensando...” cominciò Gaara mentre percorrevano i lunghi corridoi diretti alla sala del trono dove si sarebbe svolto l'incontro con il re.
“Bhe...a te piacerebbe tornare a casa tua?”
“A casa mia?” chiese lei distrattamente, poi, appena pensò alle parole del principe, trasalì.
“Sì…una volta mi hai detto che desideri tanto rivedere il tuo paese natale…e stavo pensando di chiedere a mio padre di farti tornare dalla tua gente” disse lui.
Mitsuki lo guardò esterrefatta, senza sapere che cosa dire: non riusciva a credere che Gaara, che le aveva fatto giurare di rimanere sempre al suo fianco, ora voleva addirittura cercare di convincere il re a lasciarla tornare al suo paese, solamente perché sapeva che in questo modo l'avrebbe resa molto felice.
“Sì...credo di poterlo convincere a farci fare una bella 
vacanza a Konoha...un mese penso che possa bastare”
(E ti pareva...) 
Mitsuki sospirò internamente, mentre tutti i suoi sogni su un Gaara meno egocentrico si scioglievano come neve al sole. 
Non era mai stata così ottimista da credere che il principe avrebbe acconsentito a lasciarla tornare al suo paese 
-magari per sempre- sprizzando felicità da tutti i pori, ma considerando il modo in cui aveva reagito quando era venuto a conoscenza che le sarebbe piaciuto moltissimo, aveva sperato che Gaara avrebbe provato a rendere le cose più semplici.
Naturalmente si sbagliava...
“Siamo arrivati...” disse Gaara appena arrivati al portone che li separava dalla sala del trono dove sarebbe avvenuto l'incontro con il re.
“Buon giorno Gaara...Mitsuki” li salutarono due ragazzini di sedici e quattordici anni.
“Buon giorno a voi Principe Kankuro...e a voi Principessa Temari” salutò lei con un inchino. Gaara rimase impassibile
“Vogliamo entrare?” chiese Mitsuki.
Temari la guardò con occhi di ghiaccio che tradivano però un certo disgusto.
Kankur invece si limitò a spiegarle con aria indifferente:
“No...dobbiamo aspettare di venire annunciati” 
“Tra l'altro...tu perché sei qui?” chiese la principessa guardando Mitsuki torva.
A Gaara saltarono i nervi.
Come diamine si permetteva quella stupida di sua sorella di parlare con questo tono a Mitsuki?!
Lei non era affatto inferiore a loro solo perché era una  
popolana! Anzi, era l'unica che, per lui, aveva un valore in mezzo a quella massa di “tutto shopping e niente cervello”
Prima che però potesse difendere Mitsuki, una voce squillante giunse alle loro orecchie.
“Maestà...il Principe Kankuro, la Principessa Temari e il Principe Gaara”
A quelle parole le ante del portone si aprirono da sole, facendo entrare i tre fratelli.
Camminarono sul lungo tappeto rosso che continuava fino a raggiungere il trono sul quale vi era seduto un uomo dall'espressione autoritaria e austera.
“Padre…” dissero i tre ragazzi all’unisono inchinandosi.
“Maestà…costoro sono il principe primogenito Kankuro…” il re fece un cenno d’assenso 
“…la principessa Temari…”
Il sovrano accennò un piccolo sorriso.
“…e il principe Gaara” 
Il re rimare impassibile.
Come se tra i suoi tre figli,Gaara fosse l’unico indesiderato. 
“Table…” disse il monarca, rivolto all’annuciatore dei principi.
“Maestà” rispose questo inginocchiandosi e tenendo gli occhi puntati verso il rosso tappeto.
“Appena sarà finito il ricevimento porterai il moccioso malpelo…” disse mettendo nelle ultime sei sillabe tutto il disprezzo concepibile “…nelle mie stanze”
“Come voi comandate, sire”
Per tutto il riferimento, Gaara non parlò con nessuno, troppo impegnato a cercare disperatamente di darsi delle spiegazioni per il comportamento di quello che in teoria avrebbe dovuto essere suo padre.
“Sì…sarà anche mio padre, ma resta comunque il re, e come tale non posso pretendere che faccia i salti di gioia”
“Ma allora perché si è dimostrato felice di rivedere Kankuro e Temari?”
“Loro sono più grandi…forse, a differenza mia, hanno potuto estaurare un certo legame con nostro padre”
“Ma allora perché a voluto che fossi portato nelle sue stanze dopo il ricevimento?”
Naturalmente nessuno riuscì a notare della battaglia all’interno della testa del principe.
 
 
 
Angolo della ritardataria:
Salve a tutti!
Intanto mi scuso, prima di tutto per questo ritardo e secondo per la lungh…cortezza del capitolo.
In secondo luogo ci tengo a motivare una scelta che ho fatto sul personaggio di Kankuro che, mentre nel manga sarebbe il fratello di mezzo, in questa storia è il maggiore dei tre, e ora vi spiego il perché:
Vedete, ho letto che nelle civiltà antiche, per una casata reale era un disonore avere una figlia come primogenita…e in molti casi questa veniva addirittura uccisa, quindi ho voluto fare questa piccola modifica.
Ok…vi saluto e spero che:
1) il capitolo sia stato di vostro gradimento (in tal caso recensite per favore)
2) non succeda più che faccia un altro così grande ritardo (su questo non vi garantisco nulla, ma mi impegerò)
Ciao e…al prossimo capitolo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** addestramento ***


Per tutto il resto della settimana durante la quale c'erano stati cerimonie e ricevimenti per l'arrivo del re, Gaara rimase confinato nella sua stanza.

L’unica persona che vedeva era il maggiordomo, che regolarmente, due volte al giorno, gli portava del cibo.

Ma, per il resto, viveva in completa solitudine, con le sue angosce e i suoi pensieri.

Dormiva poco e quando ci riusciva era tormentato da atroci incubi.

Il suo sistema nervoso, fortemente provato, rischiava di sgretolarsi innanzi a quella solitudine.

Abbandonato a sé stesso e ai suoi incubi, il principe soffriva terribilmente. Oramai non aveva più lacrime da versare.

Ne aveva piante troppe i primi due giorni.

Quindi attendeva rassegnato l’arrivo del maggiordomo.

Puntuale come sempre questi si presentò a mezzogiorno, ma questa volta non portava cibo.

“Il re vuole vedervi” disse, scrutandolo in volto.

Il cuore di Gaara accelerò i battiti.

A quanto pareva era arrivato il momento di fronteggiare suo padre

Dopo un paio di minuti arrivarono in una grossa stanza circolare, completamente spoglia, dove li attendeva il re.

Adesso vattene” disse freddamente al maggiordomo.

Gaara avvertì la porta chiudersi alle sue spalle, ma non si voltò.

I suoi occhi erano fissi sul volto dell'uomo che aveva di fronte.

Il volto cinico e gli occhi neri gelidi e insondabili non lasciavano spazio alla speranza.

Con uno sforzo, non indifferente, il piccolo ricacciò indietro le lacrime. Sentiva d’istinto che lui le avrebbe detestate.

Il sovrano lo stavo studiando, lo sguardo attento non trascurò nulla dell’aspetto del marmocchio, soprattutto si soffermò sul volto stanco.

Il maggiordomo lo aveva informato che aveva sempre mangiato e che l’aveva sempre trovato vigile e attento.

Bene, aveva superato la prima prova del suo lungo addestramento.

Aveva messo a prova i suoi nervi ora avrebbe messo alla prova la sua resistenza fisica.

Ti sottoporrò a un addestramento. Fin’ora ti ho concesso di mangiare…d’ora in avanti dovrai guadagnartelo. Se riuscirai a concludere in piedi all’allenamento mangerai, in caso contrario digiunerai” disse freddamente, studiando la sua reazione.

Gaara abbassò la testa, oppresso dal peso di quella pretesa e ancora non sapeva quanto sarebbe stato tremendo il suo allenamento.

Tornando a fissare il suo volto, provò un istintivo brivido di paura.

Rassegnato, comprese che quel giorno avrebbe saltato pranzo e cena.

Per prima cosa ti insegnerò a controllare il tuo chackra” esordì il sovrano e così fu.

Ogni volta che Gaara non obbediva, o meglio non riusciva a fare quello che il re gli imponeva, veniva punito.

Al terzo tentennamento si ritrovò disteso a terra con un violento dolore al petto, a causa di un calcio rude e spietato.

Il terrore di essere colpito ancora lo spinse a inghiottire le lacrime.

Se solo avesse osato piangere, l’avrebbe picchiato ancora, ne era certo. L’addestramento proseguì per tutto il pomeriggio, finché il re non ritenne sufficiente la lezione impartita.

Il maggiordomo prese in braccio il piccolo, svenuto, lo ricondusse nella sua stanza e lo depose sulle lenzuola.

Il giorno seguente, la tortura riprese con lo stesso, snervante, rituale.

Alle ferite del giorno precedente se ne assommarono delle altre, mentre, il suo corpo indebolito dal dolore e dalla fame, faceva sempre più fatica a reggere i ritmi imposti dal padre.

Il terzo giorno, stremato, svenne a metà dell’addestramento e nulla valsero i calci del re…non era più in grado di rialzarsi.

Le lacrime sgorgarono dagli occhi.

Acqua…ti prego” sussurrò disperato, cercando il suo sguardo.

Per tutta risposta ricevette un’altra dose di calci e schiaffi.

Conosci i patti. Avrai cibo e acqua solo se obbedirai e visto quanto sei pietoso, non credo proprio che li vedrai, nemmeno oggi”

Puro istinto, nient’altro, ma Gaara scovò in se la forza per rialzarsi.

Gli occhi del piccolo, velati di sofferenza e rancore, si levarono sul volto del padre.

Un lampo di soddisfazione attraversò gli occhi del re. Quel marmocchio aveva un potenziale di tutto rispetto.

Ne avrebbe ricavato un’eccellente ninja.

Per oggi può bastare. Ora vattene, ti farò portare acqua e cibo. Questa volta sono soddisfatto”

Quell’affermazione fu tutto quello che gli concesse, ma per Gaara, assetato di considerazione e affetto, era il primo cenno di stima in un mese.

 

Angolo della ritardataria:

E rieccomi di nuovo qui...sono mancata così tanto tempo che non mi sorprenderebbe se mi avete ritenuta morta o se volete impiccarmi per questo ritardo che per giustificazioni ha solo la mancanza di tempo e soprattutto la grandissima mancanza d'ispirazione.

Per ora posso dare solo questo capitolo ridotto e anonimo...ma vedrò di migliorare anche grazie hai vostri consigli.

Quindi lasciatemi qualche commento se il capitolo vi piace o se avete suggerimenti per migliorarlo

Ciao a tutti! Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** rossa come il sangue... ***


Salve a tutti!
Sono ancora qui a rompervi le scatole con un altro dei miei folli capitoli di bassa lega!
Comunque mi dispiace comunicarvi che per un po' non aggiornerò le storie a causa della scuola! Ho pensato di pubblicare l'ultimo capitolo di questa prima parte della storia!
Ma state tranquilli, trornerò con una nuovo capitolo prima di quanto pensiate! Diciamo che posso concedervi massimo fino a metà giugno...poi tornerò più folle di prima!
Intanto mando un saluto caloroso a tutti!



Trascorse il tempo.
Sei mesi erano passati, da quel giorno.
Gaara aveva fatto molti progressi e da aveva affiancato all’addestramento di base, un po’ di lotta.
“Attacca” disse il re deciso.
Senza esitare il principino sferrò un calcio contro il petto del padre prima di piegarsi per schivare la sua risposta.
Il suo fisico si era irrobustito e la sua agilità era aumentata in maniera esponenziale, ma era ancora troppo debole e...
Un pugno del monarca si infranse contro il petto del figlio che gemendo crollò a terra.
Un fiotto di sangue gli salì alle labbra.
Il re non gli risparmiava nulla.
Era sempre freddo, scostante e violento.
Non capitava di rado che lo riducesse ai minimi termini.
Spesso non aveva neanche la forza di tornare nella sua stanza, con il corpo ferito e l’animo a pezzi.
Niente pareva scalfire la sua rigida compostezza. I suoi occhi neri non mostravano mai calore, mai un briciolo di considerazione.
Solo freddezza.
Inutile sperare in qualcos’altro.
Anche adesso, tutto ciò che ottenne fu:
“Alzati”
Gemendo, Gaara si rimise in piedi.
“Ricorda sempre che il nemico non ha scrupoli. O lo uccidi o sei morto. Nessuna debolezza è ammessa in battaglia”disse il re duro prima di colpire nuovamente.
Dopo un paio d’ore, e una ventina di colpi incassati, Gaara fu liberato da quella massacrante tortura.
“Torna nella tua stanza” disse il sovrano voltando le spalle.
Gaara rimase a osservarlo interdetto.
Pensando di non essere andato male quel giorno si azzardò ad avanzare una richiesta.
“Mio signore” disse titubante.
Il re si volse a guardarlo, sorpreso per quella iniziativa.
Era assodato come Gaara parlasse solo se interpellato.
Doveva frullargli per la testa qualcosa d'importante per spingerlo a parlare.
“Cosa vuoi?” chiese in tono duro.
“Sono mesi che non vedo altro che la mia stanza e la palestra. Posso fare un giro per il castello o magari fuori?”
Vegeta inarcò un sopracciglio.
Tutto qui?
Un giretto per il castello?
Con un gesto di sdegno, rispose seccato.
“Scordatelo. Tu non puoi esprimere opinioni, solo obbedire, ora vattene” Gaara abbassò la testa, sconfitto.
Come aveva potuto sperare di convincerlo?
A lui non importava affatto cosa desiderasse.
Afflitto girò sui tacchi e si avviò verso la sua stanza.
Ma la tentazione di disobbedirgli era troppo forte.
Ignorando i suoi ordini decise di uscire.
Solo un paio di minuti.
Nessuno se ne sarebbe accorto.
Badando bene a non fare rumore, il piccolo principe sgattaiolò verso l’esterno del castello.
Camminò per i lunghi corridoi vino ad arrivare al grande portone d'uscita.
Lo aprì e, quatto quatto, uscì.
La prima cosa che percepì fu la nostalgia dell'aria pura.
Era elettrizzante ritrovarsi nuovamente all’aperto.
All’improvviso qualcosa andò a sbattere contro di lui.
Il principe si volse velocemente, assumendo d’istinto una posizione di
difesa, pronta a combattere se necessario.
Ma non fu il caso.
Sorpresa notò un paio di occhi scuri, guardarlo sorpresi.
Un sorriso si delineò sulle labbra del bambino.
Improvvisamente ebbe l’impressione di essere tornato a vivere. 
“Ciao, Mistuki” sussurrò.
“Ciao, Gaara”
Entrambi tornarono a sorridersi dopo tanti mesi, in cui non si erano più potuti vedere né, tanto meno, sentire.
Restarono qualche minuto in compagnia a parlare del più e del meno, a passeggiare e a rincorrersi per i giardini.
Poi, però, preoccupato all’idea che il sovrano potesse scoprire la sua fuga, Gaara rientrò rapidamente nel castello precipitandosi nella sua stanza.
Il cuore che batteva all’impazzata.
Aveva ritrovato la sua ragione di vita.
 
 
 
“Kankuro, hai idea di dove sia tuo fratello?” chiese il re.
“Non proprio, signore. Perché?” chiese tranquillo.
Il re sogghignò.
Era il momento di insegnare al suo caro figlio qualcosa che non avrebbe dimenticato per il resto dei suoi giorni.
Il re si allontanò senza aggiungere altro.
“Smettila, Mitsuki. Basta” disse Gaara ridendo divertito, cercando di scappare mentre l'amica lo ricorreva.
Quell’affetto che Mitsuki gli dava era cibo per la sua anima martoriata da dubbi e paure.
L’unica luce in un tunnel di tenebre dove il padre si adoperava a farlo vagare.
“Ti diverti?” chiese improvvisamente una fredda voce alle sue spalle.
Una voce che gli fece correre un brivido gelido lungo la schiena. Spaventati, i ragazzini si voltarono rapidamente a fronteggiare il sovrano, mentre il cuore balzava dolorosamente nei loro petti.
“Mio signore” disse Mitsuki abbassando la testa.
“Era da tempo che mi domandavo quanto grande fosse l'affetto fra te e mio figlio” disse re, in tono tutt’altro che rassicurante.
Gaara alzò lo sguardo a incontrare i gelidi occhi neri del padre, ma non osò ribattere, giacché il suo solo sguardo sapeva incutergli terrore.
Il sovrano si avvicinò alla piccola.
Lo sguardo freddo, che non tradiva minimamente le sue reali intenzioni.
“Spogliati” disse poi, semplicemente.
“Come?” trasalì la bambina, non comprendendo le sue ragioni.
“Hai capito perfettamente. Spogliati” ribadì il re.
“Mio signore. Prometto che non vi sfiderò più…Ma ti prego…” intervenne Gaara confuso, mentre le lacrime iniziavano a pungergli gli occhi.
“Spogliati” ripeté freddamente il sovrano, ignorando il figlio.
Nessuna pietà sul suo volto.
Notando l’indecisione sul viso impaurito della bambina prese l’iniziativa. Con un gesto brusco e rapido al contempo, le strappo i vestiti di dosso osservandola poi con attenzione.
“Carina…Ci tieni tanto a quanto vedo” disse il re in tono mieloso, rivolto al figlio.
Gaara si sentì sprofondare sempre più nella disperazione quando si accorse di essere immobilizzato dalla vita in giù e che gli occhi gli si spalancarono senza lasciarlo il consenso di chiuderli.
Gli occhi dilatati per lo sconcerto, Mitsuki restò a fissare il volto impassibile del re.
“Per…per favore” balbettò disperata.
L’istinto le aveva fatto intuire le sue intenzioni.
“Come hai detto?” chiese il re, fingendo di non capire, mentre la sua stretta diventava sempre più ferrea, senza preavviso la gettò sul letto di Gaara e le se distese sopra coprendola con il suo peso.
In verità Gaara non riuscì a capacitarsi di ciò che stava avvenendo, non vedeva le lacrime di dolore, non udiva le urla di disperazione della sua piccola amica che si fecero sempre più fioche fino a scomparire.
Fu allora che Gaara riassunse un minimo di capacità di esprimersi.
“No…ti prego…farò tutto quello che vuoi…ma ti prego…lasciala andare” esclamò il principe mentre le lacrime cominciavano a rigargli il viso.
“Ah, sì!” esclamò l'uomo sardonico.
Accadde tutto troppo velocemente.
Il re alzò il Kunai mirando alla gola della piccola, che intanto giaceva svenuta sulle bianche lenzuola, poi, con un lampo metallico negli occhi lo abbassò velocemente.
Un attimo dopo le candide lenzuola di macchiarono di rosso.
Del sangue di una creatura meravigliosa che ora veniva salvata dalla sua disperazione dalle fredde braccia della morte.
Mitsuki non c'era più.
“NO!” urlò il principe mentre un dolore sordo gli invadeva l’anima.
Perché?
Perché l’aveva fatto?
Che colpa aveva Mitsuki?
Con un gesto disgustato, il re gettò si staccò dal corpo della fanciulla poi attese, paziente, la reazione del figlio.
Reazione che non si fece attendere.
Gaara avvertiva solo il sordo battito del proprio cuore, rimbombargli nelle orecchie.
Il fragile equilibrio che si era creato, al quale si era aggrappato per non impazzire si sgretolò come un cristallo infranto, facendo dilagare un fiume di dolore, frustrazione, pena e…odio.
Il corpo irrigidito nello sforzo della concentrazione.
Ogni muscolo contratto nell’incrementare quel sentimento violento e incontenibile.
Poi liberarlo in un spaventoso e lacerante urlo dall’amaro tono della disperazione.
Al fine…Quieta, come l’occhio di un ciclone, calò su di lui la consapevolezza.
Il respiro rallentò sino quasi alla normalità mentre gli occhi dell’innocenza venivano sostituiti da nere braci cariche d’odio.
Poi non ci fu altro da pensare, altro da provare, altro da capire…
“Maledetto” sibilò Gaara, gli occhi accesi da un risentimento grande quanto il mare.
Mitsuki era tutto quello che aveva, come aveva osato quell'uomo ucciderla davanti ai suoi occhi?
Avrebbe pagato per questo.
Il re fissò quello sguardo ardente con soddisfazione.
Perfetto.
A quanto pareva c’era riuscito.
Aveva atteso che si affezionasse alla ragazzina, perché più ci avesse tenuto più avrebbe sofferto per la sua perdita...e il dolore, lui lo sapeva bene, è l’anticamera dell’odio.
“Vuoi vendetta? Attaccami, moccioso. Non aspetto altro” disse ironico.
Quella sfida fu come la detonazione di una miccia.
Accecato dalla rabbia e dal dolore, Gaara partì all’attacco.
Non sentiva neanche i colpi che il re gli infliggeva, l’unica cosa che sapeva era che lo voleva…morto.
La  furiosa battaglia si spense mezz’ora dopo.
Quando, stanco di lottare, l'uomo lo colpì alla base del collo mettendolo al tappeto.
Gaara giaceva ora inerme, sconfitto e afflitto ai piedi del suo “signore”.
Si sentiva vuoto.
“Ora sai odiare” disse il re compiaciuto “Non ti impedirò di procurarti un altro passatempo. Ma ti avverto. Se mi disobbedirai ancora, lo farò a pezzi. Ogni volta che non obbedirai distruggerò qualcosa a cui tieni. Qualunque cosa sia. Hai capito?”
Gaara si passò una mano sugli occhi, ad asciugare lacrime e sangue.
Suo padre gli aveva impartito una punizione durissima, era stato spietato, ma era anche stato chiaro.
Non gli avrebbe impedito di procurarsi una distrazione o un piacere, ma glielo avrebbe strappato se avesse disobbedito.
Aveva sbagliato, ma non avrebbe commesso ancora lo stesso errore.
Se non ami non soffri.
E lui non avrebbe più permesso a sé stesso di offrirsi all’ira del re.
Il sovrano rimase a fissarlo ancora per qualche istante ma poi girò sui tacchi e se ne andò, aveva ottenuto il suo scopo, non gli interessava altro.
Gaara rimase a fissare la schiena del padre, finché non scomparve alla sua vista, poi rivolse lo sguardo al sangue vermiglio che era arrivato a toccare i suoi piedi nudi.
Era stato debole, non lo sarebbe stato mai più.
Con un gesto rabbioso, mentre le lacrime rigavano il suo volto, richiamò a la sabbia che si riunì intorno al letto con sopra Mitsuki disintegrandolo e con esso, distruggendo tutto quanto di buono regnava in lui.
Crudelmente, il re aveva mostrato a Gaara la via dell’odio, della vendetta, del desiderio di combattere e di uccidere.
Crudelmente aveva imparato che l'amore è solo un'illusione temporanea…

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** un ritorno dal passato? ***


Erano trascorsi  anni dal giorno, in cui, l’innocente cuore di un bambino dai capelli di fiamma venne mutato all’odio.
Gaara ora aveva sedici anni e della sua fanciullesca età aveva solo l’aspetto fisico.
Lo sguardo, il comportamento e l’animo erano quelli di un mostro. Di una macchina creata per seminare terrore e morte.
Gli occhi di ghiaccio erano per la maggior parte del tempo freddi e inespressivi, tranne i rari casi in cui tradivano una profonda sofferenza, che sfuggiva o, più semplicemente veniva ignorata.
“Vieni subito…c’è qualcuno che voglio presentarti” disse il re con freddezza, interrompendo un allenamento di controllo del figlio minore.
Da quando la sua compagna era stata assassinata , il principe aveva ricominciato ad avere i suoi soliti attacchi d’ira, quindi, sotto stretto consiglio, il re aveva rinunciato ad allenarlo personalmente, e l’aveva affidato a una schiera di educatori che, però, venivano sistematicamente feriti o addirittura uccisi dalla furia del principe.
Gaara si voltò repentinamente e il sovrano poté ammirare i segni del suoi insegnamenti dal viso stravolto e dagli occhi invetrati e dalla schiuma alla bocca da mettere i brividi.
Un qualsiasi genitore si sarebbe preoccupato a morte nel vedere il proprio figlio in tali condizioni…ma non era certo questo il caso del re.
Infatti egli si limitò ad ammonire il figlio a controllarsi dandogli un ceffone tanto violento da farlo cadere a terra con un tonfo.
Nonostante sanguinasse copiosamente dalla bocca e da una tempia, Gaara si ricompose immediatamente tornando al suo atteggiamento freddo e distaccato.

In fondo…che cosa era mai uno schiaffo in confronto a tutto ciò che quell’essere gli aveva inflitto?
 
“Kankuro!” chiamò il re con voce austera l’oramai 24enne che si stava dirigendo verso le proprie stanze.
Il giovane principe si voltò e, con passo deciso e fiero, raggiunse il fratello e il padre.
“Dimmi...la giovane ce ho fatto portare da Konoha è già arrivata?” chiese il re.
“Sì...ho detto alle guardie di condurla nella sala del trono” rispose prontamente il ragazzo.
“Bene...Gaara, va' a chiamare tua sorella e dirigetevi immediatamente nella sala del trono” ordinò il re senza guardare il rosso che, dopo un inchino, si avviò verso l'ala est del castello, ove si trovavano le stanze della Principessa di Suna.
“Kankuro...” iniziò il sovrano, una volta che fu solo col figlio “Tu sei il mio primogenito...il mio erede...e, come tale, mi aspetto piena collaborazione e responsabilità da parte tua”
Kankuro lo guardò senza capire.
“Sto parlando dei tuoi fratelli...e di Gaara in particolare” spiegò il padre.
Gli occhi del principe divennero inespressivi.
“Peggiora...” disse con voce incolore “Le sue condizioni di mentalità vanno sempre a degenerare”
“Non mi serve un reso conto” lo interruppe il re aspro “Tu devi solamente evitare che perda il controllo...usa qualsiasi mezzo a tua disposizione...dalla chiacchieratina fraterna, alla reclusione nelle sue stanze senza cibo né acqua...alla dose di sberle giornaliera...insomma, qualsiasi cosa ma non deve assolutamente perdere il controllo di sé!!!”
“Ma padre...Gaara, pur essendo un mostro e un folle, resta sempre mio fratello minore...e io non posso assolutamente fargli una cosa simile” poi, mormorando aggiunse: “Specialmente visto il motivo per cui Gaara è diventato un simile disastro emotivo…” aggiunse mormorando.
Un lampo metallico attraversò le iridi del re mentre alzava il braccio destro per poi abbatterlo con incredibile velocità sulla guancia del figlio tanto da farlo sbilanciare.
 
POV KANKURO
L’ho detto…
Dopo tanto tempo ho finalmente avuto il coraggio di accusare mio padre di aver distrutto completamente mio fratello.
La verità?
Mi sento così pieno di me da poter sputare fuoco…
Ma questa mia sensazione svanisce quando l’aria svezzata e un dolore cocente alla guancia mi fanno capire che mio padre mi ha appena dato uno schiaffo.
Mi sbilancio appena ma per fortuna non era così forte da buttarmi a terra.
Non così  forte come quelli che tira a Gaara…
L’idea mi fa di nuovo infuriare ma non voglio che mio padre mi colpisca ancora, quindi cerco di nasconderlo dietro la mia maschera regale.
Tra non molto arriveranno Gaara e Temari…
Non posso…non voglio e, soprattutto, non devo farmi vedere in questo stato…
“Lo faccio solo per loro, padre, sappilo…lo faccio solo per lui…e credo che possa ascoltare delle parole dette con sincerità da me che sono pur sempre suo fratello” pronuncio queste parole con voce talmente calma e incolore che me ne stupisco.
Mio padre mi guarda lasciandosi sfuggire un sorriso.
Non un sorriso affettuoso…sa piuttosto di “presto di accorgerai di quanto possano essere inutili le tue parole… non importa quanta sincerità esse racchiudano”

 
 
Gaara e Temari raggiunsero il grande portone che li separava dalla sala del trono.
Furono in procinto di aprire ed entrare, ma vennero raggiunti dal fratello maggiore.
“Temari…entra per favore, nostro padre ti attende” disse il principe rivolto alla sorella che, senza indugio, fece come le era stato detto.
Gaara fece per seguirla ma venne fermato dal fratello che l’aveva prontamente afferrato per un polso.
Gli occhi di Gaara si spalancarono, il cuore cominciò a battergli velocemente e si addentò il labbro fino a farlo sanguinare. Kankuro si spaventò a quella vista.
“Gaara…ascolta” disse cercando di tenerlo buono, mentre aveva cominciato a divincolarsi e a pestare i piedi come posseduto da spiriti maligni.
“Gaara…!” rafforzò la presa tenendolo per entrambi i polsi.
“Lasciami…maledetto…LASCIAMI!!!” urlò il minore mentre i suoi occhi si riempivano di rabbia e…terrore?
“Smettila…” cercò di farlo calmare Kankuro.
Era spaventato.
Anche se gli costava tantissimo ammetterlo era davvero spaventato.
Vedere Gaara così terrorizzato, terrorizzava anche lui…
Quello non era suo fratello.
Quello era un vero e proprio mostro.
“Gaara…calmati per favore” disse mentre la sua stretta si allentava.
 Gaara si voltò a guardarlo…si era calmato un poco sentendo che il tono del fratello era assolutamente privo di minaccia.
“Gaara…voglio che mi prometti che resterai calmo… qualsiasi cosa accada là dentro, tu dovrai mantenere il controllo di te stesso” disse Kankuro allentando ancora di più la stretta fino a mollarla del tutto.
“Kankuro…” mormorò il rosso, come se si fosse appena svegliato da un profondo stato di trance.
“Gaara...ti prego! Promettimelo!” lo supplicò, cercando di scorgere, negli occhi del fratello un briciolo di sanità...anche se era oramai del tutto consapevole che Gaara  era tutto fuorché emotivamente stabile.
“Vogliamo entrare?” chiese il maggiore cercando di cambiare discorso.
Lo vide annuire ma rimanere completamente immobile nella sua posizione, allora decise di entrare per primo in modo da non vedere delinearsi sulle labbra del fratello un sorriso sadico...maniacale.
-------------
“Maestà...è con letizia che ora vi presento la fanciulla di Konoha”
Con tali parole l'ufficiale annunciò una ragazza sui sedici anni.
Questa si avvicinò rimanendo però accanto alla parete, come se avesse avuto paura di cadere da un momento all'altro.
Gaara la degnò di una fugace occhiata, ma già solo quella fu capace di farlo rimanere totalmente sprovvisto della capacità di parlare.
Anche così, guardandolo di profilo, per un attimo ebbe la reale impressione che il proprio cuore avesse smesso di battere.
Continuò a fissare quella ragazza che neppure si era accorto di lui cosìcomenon aveva mai guardato nessuno, studiando ogni infinitesimale dettaglio del suo aspetto: la sua pelle pallida ma, se avesse avuto un aspetto sano, chiaramente bianca la linea morbida delle sue labbra e quella marcata degli zigomi, i corti capelli castani che mettevano in risalto due magnifici occhi d'ossidiana.
 
“Mitsuki...?”

 


Angolo dell’autrice:
Eccomi qui….di ritorno dagli esami!
Ritorno con un Gaara oramai grande e distrutto (forse è crudele da parte mia quello che gli ho fatto capitare?) e con una strana ragazza straordinariamente somigliante a Mistuki….ma sarà davvero lei????
Comunque ora che gli esami sono finiti prometto che mi farò viva più spesso…e spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, in tal caso RECENSITE mi raccomando!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ho voluto fidarmi di te... ***


“Stupido ragazzo” disse il re con sommo disprezzo.
A quelle parole, Gaara si volse a fronteggiare il padre con uno sguardo di fuoco.
Il sovrano, stupito e furibondo, lanciò un'occhiataccia al figlio maggiore, il quale sembrava avere in mente un solo profondo e disperato desiderio: sprofondare.
“A quanto pare mio figlio a qualche problema nel distinguere i vivi dai morti” spiegò con un ghigno di scherno, poi aggiunse rivolto al rosso: “Vedi...ho fatto portare questa incantevole fanciulla qui a palazzo da Konoha perché venga addestrata a dovere per entrare nell'esercito di Suna” il sorriso sadico sul suo volto si allargò “...e ho deciso che sarai proprio tu ad assolvere questo amorevole compito”
“MITSUKI!!!” gridò Gaara con tutto il fiato che aveva mentre si avvicinava come un pazzo verso la ragazza che aveva le mani legate e, afferrata saldamente per le spalle, prese a scuoterla rudemente.
“Gaara!” esclamò Kankuro mentre si alzava di scatto e raggiungeva il fratello.
Qundo gli fu vicino, prese a strappargli via le dita dalle spalle della ragazza e, appena ebbe fatto, continuò a tenerlo fermo stringendogli così saldamente i polsi da fargli male.
Gaara, oramai del tutto fuori di senno, continuava a divincolarsi e a urlare a squarcia gola e, improvvisamente si tirò in ginocchio, nel disperato tentativo di staccarsi Kankuro di dosso.
Ma fu tutto inutile.
Kankuro infatti, essendo superiore al fratello in altezza e in forza fisica, riuscì, seppur con qualche forzo immane, (Gaara, quando perde il controllo, ha una forza sovrumana) a trattenerlo in ginocchio fino a che Gaara, stremato, fu in procinto di svenire.
Appena un attimo prima di perdere conoscenza, abbandonandosi alle braccia del fratello, il giovane principe riuscì a cogliere un’unica parola tra “Mistuki” e il re.
“Matsuri”

 
 
POV KANKURO
Tradito…
Ecco come mi sento in questo preciso istante…
Stupido ingenuo…
Ecco come sono stato nel volermi fidare di Gaara.
Odio…
Ecco quello che provo per tutto questo, per le persone che mi circondano.
Odio mio padre perché ha sempre mostrato disprezzo per mio fratello.
Odio i sudditi perché credono a mio padre…credono che Gaara sia un mostro pericoloso.
Odio mia sorella per rimanere sempre impassibile davanti ad altri, per poi piangere silenziosamente ogni notte nella sua stanza.
Odio questo palazzo perché, con il suo pregio e la sua ricchezza, nasconde le cose più marcie di questo mondo.
Odi mio fratello…per avermi costretto a pensarla come loro.
Mi rendo conto che l’unica persona che amo mi ha lasciato molti anni fa, per colpa di Gaara.
E questo fatto, inesorabilmente, continuerà a segnare il rapporto con mio fratello…qualunque esso sia.
 
Ora sto tenendo fermo Gaara per impedirgli di fare ciò che invece vorrei che facesse.
Lui vuole distruggere tutto questo…non vuole più soffrire.
Tra le grida mi sembra di percepire dei singhiozzi…di sentire le sue lacrime.
No…
Gaara non piange…oramai da molti anni.
Sembra aver dimenticato addirittura come si fa.
 
Ora Gaara si è accasciato contro il mio corpo…sembra quasi un abbraccio il nostro.
In realtà non ricordo quando è stata l’ultima volta che ho abbracciato uno dei miei fratelli…non ricordo neanche di averlo mai fatto.
Fratello mio…
Dio solo sa quanto vorrei estinguere questo tuo dolore...di stringerti tra le mie braccia e di dirti che va tutto bene.
Ma non posso…
Io sono il principe ereditario prima di ogni cosa…anche prima di essere tuo fratello.
A volte vorrei che fossimo nati poveri fra i poveri…ma uniti.
Ma noi siamo ciò che siamo…il nostro compito è già stato deciso, tutto ciò che possiamo fare è cercare di adempierlo il meglio possibile.
Ed è ciò che farò!
 
Continuo a stringerlo tra le braccia quando nostro padre ordina alle guardie di prendere la ragazza di Konoha e poi si rivolge a me.
Mi ordina di portarlo nelle sue stanze e poi di raggiungerlo nello studio.
Io obbedisco…non posso fare altro…
Ho già cercato una volta di oppormi per fidarmi di Gaara, e guarda come è finita!
 
Mio padre mi guarda deluso.
Ma non riesco a dispiacermene perché sono già troppo deluso io di me stesso.

 
 
ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti!
Scusatemi il ritardo ma non sapevo davvero che inventarmi per questo capitolo…in effetti non sono riuscita a farlo più lungo neanche con tutta la mia buona volontà!
Mi dispiace solo per quelli che volevano un ritorno di Mitsuki…ma mi è sembrato un po’ troppo, inoltre avrei lasciato che Gaara tornasse con il cervello a posto e la storia avrebbe preso una piega noiosa, visto che questa storia racconta di un Gaara con una spiche distrutta!
Ma, non si può mai dire cosa ci riserverà in futuro…neanche io che sono la scrittrice!
Intanto spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Non vedo l’ora di leggere le vostre sensazioni!
Un bacio! Alla prossima fermata!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tre piccioni con una fava ***


Il rumore secco di uno schiaffo risuonò tra le pareti di marmo, così come quello di un corpo scaraventato rovinosamente a terra.

Davvero eri convinto che Gaara ti avrebbe dato ascolto?” chiese il re con ironia.

Poi guardando il ragazzo a terra con disgusto aggiunse:

Sei davvero deludente...e tu saresti quello a cui lascerò il mio regno un giorno?”

Il giovane principe, dopo essersi faticosamente rimesso in piedi, guardò il padre con sguardo vuoto.

Ho fatto un errore, padre, ho voluto bendarmi gli occhi e non vedere la realtà” disse, poi, prendendo un respiro profondo, aggiunse:

Ma non si ripeterà”

Oh...su questo puoi giurarci”

Il sovrano strinse le dita a torno al collo del figlio.

Ciò ce dovete capire, tu e tua sorella” aumentò la presa e avvicinò la bocca sussurrandogli a pochi centimetri dal dall'orecchio.

Kankuro arrancò in cerca di aria.

Ma il re continuò imperterrito.

...è che Gaara è un caso perso. Ma non per colpa mia come vi piace credere, semplicemente è cresciuto male”

Notando il colore del viso del maggiore dei suoi figli, il re allentò la presa, giusto per evitare un soffocamento.

In fondo, Kankuro rimaneva l'erede al trono..non poteva permettersi di perderlo...sarebbe significato che avrebbe per forza dovuto cedere il trono a....

La sola idea gli faceva accapponare la pelle...

Meglio lasciarlo andare...ma non prima di aver pronunciato l'ultima frase...quella che voleva inculcare nella mente di tutti.

Gaara e un MOSTRO...e deve essere trattato come tale”

detto questo mollò definitivamente la morsa attorno al giovane collo.

Il principe, appena riacquistato un minimo di autocontrollo, si azzardò a ad avanzare un'idea che continuava a frullargli in testa dal ricevimento.

La...la fanciulla di Konoha...?”

L'ho fatta portare nelle stanze riservate alla servitù”

Sembrava essersi calmato...tutta la sfuriata di prima pareva essersi risolta con una maschera di perfetta indifferenza.

Bene...ora o mai più...

Io...io vorrei chiedervi il permesso di farle visita...è appena arrivata e non conosce nessuno qui a palazzo né in tutto il regno...poi dopo quella reazione di Gaara al ricevimento deve essere davvero sconvolta...mi piacerebbe mostrarmi disposto ad aiutarla almeno finché non si sarà ambientata...”

Il re aveva ascoltato senza proferir parola e ancora lo fissava in attesa di un'altra richiesta.

Perché c'era un'altra richiesta...lo sapeva bene...

Il giovane principe prese un respiro profondo...

Sapeva di star rischiando nuovamente troppo ma....era davvero importante per lui.

Inoltre vorrei chiedervi di poter essere io ad assolvere il compito di addestrarla...”

No”

Il sovrano aveva notato lo sguardo con cui il suo erede aveva fissato quella ragazza durante tutto il ricevimento prima che l'attacco isterico di Gaara attirasse la sua attenzione.

Un innamoramento era una cosa da evitare nella maniera più assoluta.

Ma ti consiglio di farle visita...per questa volta” aggiunse poi credendo che per Kankuro sarebbe stato molto costruttivo affezionarsi a quella ragazza proprio come Gaara a...

Sorrise malignamente ripensando a quella notte di tanti anni fa...

Le due ragazze erano veramente due gocce d'acqua...non credeva di poter avere tanta fortuna.

Gaara avrebbe passato tanto tempo a contatto con quella ragazza e indubbiamente se ne sarebbe sentito attratto data questa somiglianza straordinaria

Ma Kankuro non poteva sapere i veri pensieri del padre che, ora, ai suoi occhi, era l'uomo che aveva appena esaudito un suo grande desiderio.

Grazie...padre”

 

 

Maestà...vostra maestà”

Entrò di gran fretta l'annunciatore di corte.

Subito fu inchiodato dallo sguardo omicida di padre e figlio.

Il povero servitore si chinò fino a terra tremando come una foglia in preda al terrore di aver scatenato l'ira del sovrano.

Chiedo umilmente perdono a vostra maestà...e a vostra altezza, ma sua grazia la principessa Temari chiede di essere ricevuta in udienza con il sovrano suo padre...immediatamente e con urgenza aggiunge...”

Gli occhi del re, fortunati tutti, si addolcirono per un istante al pensiero di parlare con sua figlia.

Capitavano molto raramente e in genere questo piacere durava solo pochi minuti.

Ma questo lampo di gentilezza, come era arrivato, svanì lasciando posto alla solita maschera sprezzante.

Bene....falla entrare e sparisci!”

La porta si aprì lentamente facendo subito luce sui capelli color del grano maturo e sugli occhi smeraldini della bella fanciulla figlia del Re.

Scusate l'interruzione padre”

La ragazza avanzò con passi leggiadri e si sedette sulla poltrona rosso rubino che occupava il lato destro dall'entrata.

Lanciò un'occhiata al fratello e un sorriso soddisfatto si delineo sulle sue labbra.

E così Kankuro si era dichiarato contrario alle idee del padre, proteggendo apertamente Gaara proprio davanti agli occhi del sovrano come a sfidarlo.

In fondo si era meritato di venire punito.

Anche lei non condivideva le idee del padre ma, essendo una donna, non era così ciocca da agire d'impulso e far capire al padre le sue vere intenzioni.

Cero che, parlando di famiglia non era stata affatto fortunata...e ciò aveva conseguito a crescere forte e furba, ma on anche un'infinità di doti negative (ma davvero tante credetemi! XD).

La motivazione che mi spinge a chiedere udienza...riguarda il licenziamento della mia dama di compagnia e la necessità di una nuova...”

Un'altra?!” esclamò Kankuro allibito “Ma quest'ultima era al tuo servizio da soli due giorni...meglio che ti dia una regolata sorellina...al mondo non ci sono così tante ragazze”

Se le dame che mi sono state messe accanto fino a ora non mi soddisfacevano non è mica colpa mia” ribatté lei a denti stretti.

Poi rivolgendosi al padre con aria scusante aggiunse:

Una principessa ha assoluto bisogno di una dama...solo che non ho trovato ancora quella giusta!”

Il re era rimasto immobile a seguire il dialogo tra i suoi figli senza intervenire...e anche ora che era stato esplicitamente chiamato in causa, rimaneva aggrovigliato nei suoi pensieri.

Una dama?!

Sua figlia voleva una dama?!

Non sarebbe mai stato capace di capire come mai, dopo tutte le malefatte che aveva commesso, la fortuna non smetteva di sorridergli.

Era un'occasione perfetta e servita su un piatto d'argento.

Tranquilla figlia mia...avrai la tua dama perfetta domani stesso”

Gaara...Kankuro...e ora anche Temari...

l'affetto di tutti e tre i suoi figli sarebbe stato rivolto a quella fanciulla...

Potete andare...” li congedò.

L porta si chiuse alle spalle dei due giovani ignari principi.

Di nuovo quel sorriso malvagio.

Sì...avrebbe preso tre piccioni con una fava...

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Eccomi di nuovo qui...alla fine ce l'ho fatta a scrivere qualcosa di decente...anche se non è molto.

Purtroppo quando è estate e fa caldo non ho idee e forze per poter scrivere qualcosa...

Poi sto avendo alcuni problemi che mi rendono ancora più difficili le cose...insomma non è tra i migliori periodi che ho vissuto!

Comunque spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento...non vedo l'ora di leggere le vostre impressioni!

Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Rosa selvatica ***


Matsuri era nervosa....molto nervosa.

Quello sarebbe stato il suo primo giorno al servizio di Lady Temari come sua dama di compagnia.

Ancora non riusciva a crederci....si sentiva spacciata...messa lì per essere addestrata a diventare una vera macchina da guerra....

Lei che non era capace di far male a una mosca senza sentirsi poi tremendamente in colpa....diventare un soldato?!

Ma anche no!

Ripensava con insistenza, ora mentre si avviava verso i lunghissimi corridoi, a quando le era stato comunicato che sarebbe addirittura diventata la dama della principessa.....

Masturi era sdraiata a letto con gli occhi chiusi, pensando a ciò che le era capitato.

Tutte le scene a cui aveva assistito negli ultimi giorni le si pararono davanti...

Il suo villaggio....gli sguardi cupi di quelle che considerava sue amiche... suo padre che la cedeva alle guardie senza provare nulla...i maltrattamenti subiti....quella paura immane di stare per morire...gli occhi spietati e freddi del sovrano che non smentivano affatto i suoi peggiori timori.....e poi quegli occhi color ghiaccio, spalancati, terrorizzati che le mandavano un muto ma chiaro messaggio: VATTENE!! SCAPPA!!!

Miskuki sorrise,

Certo...scappare...se solo avesse saputo come l'avrebbe già fatto da tempo...quel castello così enorme metteva su un aria di infinita tristezza... c'era sicuramente qualcosa di sinistro pronto a farti fuori al primo tentennamento.

 

Spalancò gli occhi.

Era nata e cresciuta in un luogo in cui l'amore e l'affetto verso il prossimo era sempre inversamente proporzionale alla presenza di denaro.

Ma, pensò con tristezza e rammarico, per quel ragazzo doveva essere il contrario.

I suoi occhi dicevano tutto...al di là delle menzogne che raccontavano i suoi begli abiti il suo viso diafano curato e perfetto...gli occhi dicevano la verità:

Quella verità fatta di dolore odio che lei non aveva mai conosciuto e che non era neanche allettata dall'idea di sperimentarla sulla sua pelle.

Il bussare sulla porta l'aveva fatta destare dai suoi altrimenti inallontanabili pensieri e la riportò bruscamente alla realtà...che non era tanto migliore di quei ricordi angoscianti...anzi...

Si era però apprestata ad aprire abbastanza perspicace da aver capito che alla gente del posto non piaceva affatto aspettare...

Dopo che aprì la porta si era trovata il viso di una guardia a 2 cm di distanza in orizzontale e 25 in verticale.

Ok...va bene che lei era alta, ci mancherebbe che si sentisse bassa, si riteneva nella media...ma quell'uomo se così si poteva avrebbe fatto sentire King Kong uno gnomo da giardino.

Non l'invitò ad andare dentro per paura che si offendesse per il fatto che, non era convinta, non sarebbe riuscito a passare dalla porta...

Ora finalmente si spiegava perché la guardie di quel calibro erano sempre nei pressi delle mura anche se sarebbe stato più prudente per chiunque averne una come guardia del corpo.

Ma per prudenza abbassò lo sguardo e ascoltò cosa avesse da dire.

Per volere di sua maestà il Re, tu da domani entrerai ufficialmente a far parte della corte come dama di compagnia a servizio della Principessa Lady Temari...e da lì ti verranno anche fissati gli incontri con il Principe Gaara...”

Masturi l'aveva notato subito: anche tenendo lo sguardo chino e perciò non potendo vedere l'espressione della guardia, aveva sentito che al nome di Gaara il suo tono era diventato meno solenne....come se solo pronunciare quel nome fosse fonte del disprezzo umano.

...per il tuo addestramento, per oggi goditi pure la tua ultima giornata di riposo...ma ti è vietato di lasciare questa stanza....tra non molto arriverà anche sua altezza il principe ereditario che si è offerto di farti da guida personalmente....”

detto questo se nera andato lasciandola sola, lì impalata prima che si decidesse a rientrare in quella stanza.

Ancora ci pensava con sconcerto:

Non immaginava mica di venire trattata con riguardo ma almeno che qualcuno le spiegasse con calma che sarebbe andato tutto bene e che era lì solo per lavorare e prestare servizio militare...non pensava di chiedere troppo...

Ma forse sì...pensò addentandosi il labbro inferiore mentre un leggero tremore la scosse per le spalle e poi per tutto il collo...

Evidentemente nessuno lì l'aveva rassicurata che andasse tutto bene perché in realtà non c'era assolutamente niente che andava bene...

Semplicemente in quel castello NESSUNO sembrava essere al sicuro... erano tutti fin troppo vigili come se si aspettassero di essere colpiti a morte da un momento all'altro.

“Salve....madamigella...posso esservi di aiuto?”

Una voce calda e grave alle sue spalle la fece voltare.

Sapeva fin troppo bene a chi potesse appartenere....l'unica persona che si potesse definire tale.

 

Era appena rientrata nella sua stanza.

Le parole di quella guardia (e soprattutto la sua stazza) erano bastate a renderla inquieta.

Lentamente si era distesa a letto...o quello che lei avrebbe dovuto considerare tale...e che in realtà era una semplice branda.

Lentamente aveva sentito una solitudine pungente opprimerla fino a farla soffocare.

Lentamente aveva sentito pizzicare gli occhi aveva dato libero sfogo alle lacrime pensando che potessero in qualche modo liberarla da un peso troppo gravoso...

Ma cosa volevano tutti quei nobili da una come lei?

Non aveva fatto nulla per meritare un simile trattamento...

Di nuovo il viso di quel giovane principe al ricevimento le balenò la mente.

E lui allora?

Che cosa aveva mai fatto per ridursi in quello stato di follia?

Sarebbe successo anche a lei?
Anche lei un giorno sarebbe finita per impazzire tra quelle mura?

Beh....già sentiva i suoi nervi cedere....quanto ci sarebbe voluto per farli spezzare come cristalli?

Solo quando questo divenne tonante e urgente, si accorse del buttare alla porta.

Non voleva aprire.

Non voleva farsi vedere già in questo stato...

Ma si disse, che altre scelte ha una serva sennonché quella di obbedire ciecamente a ogni comando.

Lentamente, quai in modo meccanico, era andata ad aprire.

Si era trovata davanti un ragazzo molto alto....e anche molto bello, con i capelli castani, il bel viso rotondo e due occhi scuri come la pece.

Era già stata guardata da due occhi identici...ma assolutamente privi del calore e della malcelata preoccupazione.

In primo momento era stata troppo esterrefatta da questa visita così inaspettata da farle temere il peggio...ma poi si era convinta a inchinarsi.

Vostra altezza....quale onore, cosa vi porta qui?”

Aveva lo sguardo del Principe Ereditario fisso su di sé...e se ne sentiva a disagio più che onorata.

Ero venuto a farvi visita madamigella....”

Lei sussultò....più che la frase i sé a prenderla del tutto in contropiede fu l'appellativo usato dal reale.

Madamigella? Ah...perdonatemi, vostra altezza ma vedete io....”

Non ti hanno avvisata....?” fece il principe dubbioso “Da oggi voi siete ufficialmente la dama personale di mia sorella...questo significa che siete a tutti gli effetti un membro della corte reale, anche se senza alcun titolo nobiliare...quindi siete una dama e andrete trattata come tale”

Lei era arrossita un po' indecisa anche sul compiere la più semplice delle azioni come respirare.

Si era inchinata nuovamente sentendo su di sé lo stesso sguardo penetrante.

Vi da fastidio che vi chiami madamigella?” aveva chiesto lui ironico.

Non sembrava avere alcuna cattiva intenzione...anzi, da quando era arrivata avrebbe anche detto che era l'unica persona normale che avesse avuto la fortuna di incontrare.

Sii sincera ti prego...ti accorgerai che la sola cosa che io e i miei fratelli non abbiamo mai avuto è una persona che fosse del tutto sincera con noi....e vorrei che fossi tu quella che cerchiamo...”

Parlava con aria stanca...sembrava volerle aprire il suo cuore e essere sincero con lei, sembrava perfino essere pronto a aiutarla....

Semplicemente però in cambio le stava chiedendo di dimostrarsi degna della sua fiducia.

Naturalmente tutto in quel discorso era strano e insensato...

Ma d'altronde cosa non lo era in quel maledetto castello?

Lei aveva sospirato e, guardandolo negli occhi, aveva detto con sincerità.

Non sono affatto abituata a essere chiamata con certi appellativi che usate solo con le vostre illustre autorità...io sono una ragazza semplice e non è un lavoro a rendere una persona importante...ma come è veramente...quindi vi sarei grata se da ora voi mi trattaste per quella che sono...una semplice serva a cui dare del tu e non del voi...e chiamatemi con il mio nome se insistete nel mostrarmi un minimo di rispetto”

Aveva parlato con il cuore in mano....era stata del tutto sincera con sé stessa e con il principe.

Lui, d'altro canto era rimasto in silenziò lasciandola parlare e limitandosi a fissarla negli occhi.

Quegli occhi....enormi e neri come la pece.

Un pozzo in cui potevi perderti se esitavi un momento a rimanere ancorato alla realtà.

Va bene...ma ha una condizione...” convenne, poi, cogliendo del tutto la ragazza in contropiede, aveva accennato a un sorriso.

Anche tu devi chiamarmi con il mio nome....e preferirei anche che mi dessi del tu”

No mio signore...non posso” aveva risposto lei abbassando il capo.

Kankuro le aveva afferrato con dolcezza il mento e l'aveva costretta a sostenere il suo sguardo.

Mio Dio...è incredibile che al mondo esista tanta bellezza.

Ripetetelo guardandomi negli occhi...e datemi almeno una spiegazione”

l'aveva pregata.

Io non posso assolutamente prendermi una certa libertà...e di motivazioni ce e sono quante vostra altezza desidera...un principe e una serva...chi dei due ha più diritto di trattare con superiorità l'altro?”

Tra un principe e una serva?”

Kankuro sembrò pensarci su per qualche istante poi aveva risposto:

Beh, direi il principe, senza ombra di dubbio”

Lei lo aveva guardato seriamente.

Ecco una delle motivazioni del mio rifiuto voi....”

Non aveva finto la frase che due labbra soffici si erano posate sulle sue socchiuse, due braccia forti avevano circondato il suo magnifico corpo fragile e delicato.

Un casto bacio rubato a quelle magnifiche labbra.

Un contatto troppo breve, ma indelebile nella mante del giovane.

Ora rispondete voi...” le aveva detto il principe subito dopo essersi staccato ma continuando a tenerla attaccata a sé.

Tra un povero disgraziato, cresciuto tra la ricchezza, tra l'infidia del mondo, figlio della reincarnazione di ogni male, e una simile dea pura casta, nata e cresciuta nella giustizia e nell'onestà assoluta...ditemi, chi vi sembra più consono a governare l'altro...chi merita maggiore rispetto?”

Matsuri non aveva risposto, non riuscendo a dare alla luce un pensiero coerente, gli occhi d'ossidiana sbarrati dalla sorpresa e dal terrore.

Pensateci...e ve ne prego, per me essere trattato al pari di una dea quale voi siete sarebbe un onore ben più grandi di tutti quanti vengono conquistati con l'inganno e con la violenza”

Aveva sussurrate queste parole con la bocca vicina all'orecchio della fanciulla che ancora era incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Buona Notte...Matsuri”

 

“Vostra altezza...” disse facendo un inchino.

“Ah....devo dedurre che non volete accontentare la mia richiesta” fece malinconico.

Lei sorrise e ribatté.

“Come Vostra Altezza non ha accontentato la mia....”

Il Principe la guardò confuso.

Poi una realizzazione si fece spazio e il suo viso si illuminò di divertimento, fosse anche per un istante.

“Ah già, vi ho appena chiamata “madamigella” in realtà non so spiegarmi la motivazione...visto che è un appellativo anche a me non gradito” si arrestò intento a pensare a qualche alternativa.

“Ah...che ne direste se vi chiamassi Afrodite...certo per voi è alquanto offensivo...ma il mondo non ha mai conosciuta così tanta bellezza, e non è creato un nome che possa definirla”

“Vostra altezza però sa quale parola potrebbe definire queste doti che dite io possiedo...” disse lei con voce dolce.

“Ah sì? E quale, di grazia?”

“Il mio nome” disse lei con un sorrisetto furbo.

“Solo quando vi avrò convinta a ricambiare la cortesia...ma a proposito, dove siete diretta a quest'ora?”

Matsuri esitò incerta se chiedere di nuovo chiaramente al principe di non usare certe formalità, ma alla fine ci rinunciò.

Infondo lui è un principe...perché mai dovrebbe accontentare la richiesta di una serva che sicuramente altro non era che un divertimento.

Quindi si apprestò a rispondere alla domanda.

“è il mio primo giorno come dama personale della Principessa, mi stavo giusto recando da lei....”

“Ma non potete andare così...mia sorella è parecchio esigete e perché una dama sia perfetta per lei deve oltre a essere bellissima, intelligente e onesta....deve anche presentarsi in modo consono...e sembra che le guardie non abbiano risparmiato i vostri vestiti”

Lei parve accorgersene solo ora.

In effetti aveva dormito e quello stesso giorno indossato gli unici abiti che possedeva...quelli che erano stati straziati dall'intervento brusco delle guardie quando l'avevano portata via dal suo paese.

“Venite...penso proprio di avere qualcosa che fa al caso vostro”

Non indugiò sul perché un principe potesse vere a disposizione oltre che ai sui innumerevoli capi di abbigliamento, anche vestiti femminili, realizzando che però il tempo scorreva inesorabilmente e che, se non voleva fare tardi al suo primo giorno, avrebbe dovuto sbrigarsi a seguire il principe facendosi condurre per il corridoio verso una porta chiusa che Kankuro aprì con estrema cura, quasi stessero violando un suolo sacro.

Una volta entrata Matsuri rimase senza parole.

Quella stanza traboccava letteralmente di abiti di ogni genere, tessuto, forma e tonalità.

“Sono dei vestiti che ho messo da parte molti anni fa...prego, se volete da oggi potete considerarli vostri”

Matsuri lo fissò esterrefatta.

“Dite sul serio? Ma....”

“Ci terrei sul serio al che accettiate....vi prego, in fondo nessun altro sa di questa stanza e resterebbero qui a prendere polvere...io non voglio che questo accada...vi supplico quindi, indossate questi abiti!” l'ultima frase era suonata agli occhi di Matsuri come una disperata richiesta.

Non sapeva perché per il principe sembrava così importante che lei indossasse quegli abiti...ma guardando la sua espressione fu costretta ad accettare.

“Però vorrei l'abito più semplice....” specificò guardandosi intorno e notando che effettivamente tutti gli abiti erano semplicissimi, ma sembravano lo stesso in grado di ammaliare chiunque.

Ne prese alcuni e si mise davanti a uno specchio guardando come gli stavano.

“Sono gli abiti delle precedenti dame della Principessa?” chiese guardando il principe attraversò la sua immagine riflessa sulla superficie lucida.

Lo vide esitare e abbassare lo sguardo

“No...la persona a cui appartenevano era l'unica a parte te che sia stata libera dentro queste mura...ecco perché vorrei che anche tu l'indossassi”

“Io non sono libera....” rispose lei con voce incolore.

Lui sorrise con incredibile dolcezza.

“Credetemi...lo siete, perché siete pura di cuore e i puri di cuore non saranno mai prigionieri della malvagità umana...” disse lui guardandola.

Si stava provando il più semplice tra quei vestiti come aveva già fatto presente.

Senza badare a lui, si era tolta quegli stracci e se lo era infilato scoprendo che era esattamente della sua taglia.

Sembrava perfetto per lei, assolutamente giusto nella misura nessuna cucitura inadatta nessun merletto.

Il vestito era uniformemente azzurro chiaro, stretto sulla vita che finiva con una larga gonna fino ai piedi.

Capì che per quanto semplici, quei vestiti erano stati fatti con estrema cura.

Si chiese per la prima volta a chi appartenessero.

Kakuro aveva detto che erano di una persona che era libere dentro quelle mura e che voleva che li indossasse perché in un certo senso era simile a questa persona.

Di nuovo il ricordo di quel maledetto giorno al banchetto irruppe nella sua mente.

Il principe con i capelli rossi l'aveva scambiata per un'altra ragazza.

Mitsuki.

Se non ricordava male era così che con tanta disperazione si era ostinato a chiamarla.

Mitsuki...era lei?

Era lei quella che sembrava aver conquistato i due principi che rimanevano così attaccati al suo ricordo?

Kankuro ebbe almeno il buon senso di chiudere gli occhi e, una volta riaperti, sembrò ricordarsi di come si fa per commuoversi in preda a una emozione così forte e allo stesso tempo delicata da lasciarlo senza respiro.

Fu come essere trascinato in un turbine di ricordi...di tempi felici....di affetto e profumo di rose selvatiche.

“Come sto?” chiese lei per un istante dimentica delle formalità e questo non fece che aumentare in Kankuro la commozione.

“Sei...bellissima...come una rosa selvatica”

Non gli vennero altri modi per esprimersi.

Lei sembrò dubitante ma alla fine sorrise con dolcezza...

E Kankuro credette di stare per svenire...mai in vita sua aveva provato una simile emozione...mai in vita sua aveva potuto bearsi di tanta semplice meraviglia.

O almeno...l'aveva fatto in una vita passata e, se non fosse stato per la ragazza che ora lo guardava sorridente, sarebbe stata dimenticata, oppressa da tutto quanto accadeva negli ultimi anni.

“Bene...io ora dovrei...” fece lei imbarazzata.

“Oh...sì ma certo...prego” esclamò lui non ancora ripresosi da quel trambusto di emozioni, si fece da parte lasciandola passare...e respirando il SUO profumo...quello di rose selvatiche.

 

Matsuri corse a tutta velocità nella camera della principessa e fu sollevata nel vedere che era ancora addormentata.

Pensando che toccasse a lei il compito di svegliarla, si avvicinò l'enorme letto a baldacchino dandosi però un'occhiata in giro e capendo di trovarsi in una delle più belle stanze dell'intero palazzo.

Non vi era alcun dubbio sul fatto che Temari fosse trattata con un riguardo maggiore dei suo fratelli dall'intera corte.

In fondo le donne nobili servivano solo per essere affascinanti e per soddisfare ogni loro futile capriccio.

Per agghindarsi e per essere viziate, per nient'altro.

Le donne erano considerate delle teste vuote...che una donna ricca fosse in grado di pensare nessuno l'aveva mai preso in considerazione.

Guardandola mentre dormiva, Matsuri ebbe compassione pensando a tutto ciò.

Infondo anche lei era una donna e pur sé non nello stesso modo, anche lei era stata ritenuta solo due braccia in più per lavorare...nient'altro.

Guardandola rimase affascinata dalla sua bellezza..

L'aveva già vista il giorno del suo arrivo...la sua acconciatura insolita di quattro codini due alti e due bassi era subito saltata agli occhi della povera fanciulla.

Dormiva così tranquillamente, pensò, che sarebbe stato un peccato disturbarla...

Ma il lavoro è il lavoro si disse mentre scuoteva leggermente la spalla della Principessa.

“Vostra altezza...Vostra altezza...svegliatevi...Vostra...”

“Uhm...”

La principessa aprì lentamente i suoi magnifici occhi verdi e mormorò qualcosa che Matsuri non riuscì a capire.

Facendo solo quello che credeva più consono si inchinò davanti a Temari che intanto si era messa seduta sul letto senza guardarla minimamente.

In silenzio si era alzata mentre Matsuri si eara inginocchiata rimanendo coperta dal letto, e si avviò su una sedia dove si sedette restando immobile.

Matsuri non si mosse finché non le giunse la voce della Lady.

“Beh...che cosa aspetti...non vieni a pettinarmi?”

“Oh...sì subito Altezza...” disse lei alzandosi e avvicinandosi in fretta alla ragazza.

“Volete che vi faccia i codici che avevate il giorno che sono arrivata? Eravate davvero splendida...come dimenticarvi?”

Era sincera, come sempre, ma Temari replicò fredda.

“Non pensare di abbindolarmi con le lusinghe...io non sono quello sciocco di mio fratello...io non mi faccio incantare da una come te...con quel viso angelico...”

Se Matsuri fu in alcun modo ferita da quelle parole non lo diede a vedere, cominciando a pettinare i capelli color del grano della principessa.

La acconciò come richiesto facendo anche un buon lavoro per essere ancora alle prime armi.

Temari si alzò e andò davanti allo specchio e dopo essersi guardata attentamente diede un giudizio positivo con un semplice gesto del capo.

Matsuri sorrise soddisfatta per la prima volta da quando era entrata, di sé stessa e del proprio lavoro.

“Bene...ora aiutami a vestirmi che aspetti?”

“Oh...sì subito...” slacciò la veste da notte di Temari scoprendo interamente il suo corpo perfetto dalle forme sensuali e delicate, dalla pelle liscia e vellutata.

Con movimenti incerti, come se invece di una persona stesse vestendo un manichino, le passo intorno il vestito di seta.

“Questo...viene da Konoha non è così?” chiese riconoscendo la seta tipica del suo paese.

“Sì...mio padre me lo ha regalato dopo aver conquistato quelle terre...” rispose lei con voce alquanto distante.

Per errore Matsuri, pensando al suo caro villaggio, strinse troppo in fretta i vili del vestito provocando dolore alla povera bionda.

“Ehi...ma che diamine...?”

Temari si era girata con espressione furente, ma appena per la prima volta i suoi occhi incrociarono la figura della ragazza, questa lasciò posto a una tale confusione e incredulità...

“Tu...come...dove...?”

Per poi tornare più furiosa di prima...mentre fissava la giovane castana.

“Dove hai preso quel vestito? Rispondimi!!!” urlò fuori di sé.

Matsuri era terrorizzata.

Ora capiva la somiglianza tra lei e il fratello minore.

Ma anche i principe Kankuro era così?

No...lui non era come loro...era gentile non pazzo come tutti gli altri...era diverso!

“Mia signora io....”

Un violento schiaffo interruppe le sue parole.

Lei si portò una mano alla parte offesa guardando la padrona con terrore.

“Non mia mentire stupida serva...una nullità come te non può portare un vestito di mia madre!!!”

Matsuri spalancò gli occhi...non riuscendo a credere a quelle parole..

Sua MADRE?!

Lei ora stava indossando uno degli abiti della REGINA?!

Come era potuta accadere una cosa simile?!

E lei che pensava che fosse una ex fiamma di quei due ragazzi che ora sembravano aver perso la ragione per lei solo perché somigliavano...

E ora veniva a sapere che aveva accettato in dono gli ABITI DELLA REGINA?!

Senza preoccuparsi delle conseguenze di quel gesto, corse via da quella stanza.

Continuò a correre finché non andò a sbattere contro qualcuno che passava di lì per caso.

Senza curarsi di vedere chi fosse rimase con la testa posata contro il petto di lui piangendo disperatamente.

In sé anche se si aspettava di essere respinta, si sorprese di sentire le sue braccia circondarle il corpo scosso dai singulti abbracciandola.

“Sh...non piangere Mitsuki...ora ci sono io e questa volta non permetterò a nessuno di farti del male...”

La sua voce era talmente irriconoscibile da quella che aveva già sentito che per un attimo penso che in fin dei conti fosse solo un povero ragazzo vittima delle circostanze.

Ma non riusciva a esserne sicura...quella volta l'aveva seriamente spaventata e ogni volta che ripensava al suo arrivo al palazzo le venivano in mente quegli occhi iniettati di sangue.

Quelle braccia che avevano ferito così tante persone in preda alla follia, ma che erano capaci di stringere così un corpo a sé...in modo protettivo e dolce....

Decise di non pensare a chi la stava abbracciando, concentrandosi solo sul fato che qualcuno oltre a Kankuro le stava offrendo un po' di calore umano.

Decise di chiudere gli occhi e continuare a piangere e lasciarsi consolare da quel respiro ora così calmo e rassicurante.

ANGOLO DELLA RITARDATARIA:
Eccomi, in enorme ritardo, ma eccomi!
Non so davero come scusarmi...ma il fatto è che ho appena cominciato il liceo e il tempo non basta mai...inoltre non ho ancora finito neanche una storia e ce ne sono altre in arrivo...ecco, non mi è possibile pubblicare in tempi quanto meno accetabili!
Gomen'nasai!
Comq spero che la lunghezza possa in qualche modo rimediare al tempo. E spero anche che il capitolo sia stato di vostro gradimento anche se è alquanto pesante me ne rendo conto! 
Mi piacerebbe leggere le vostre impressioni!
Un bacio e alla prossima fermata!
Mikaru

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1529467