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Era da tempo che non se ne
stavano tutti e due accoccolati sul divano a scambiarsi dolci carezze e a
dividersi lo stesso grappolo d’uva come amanti di vecchio stampo. La
televisione era sintonizzata su un film romantico e allo stesso tempo
malinconico, uno di quelli che fanno battere il cuore ad Harry, ma Louis era
chiaramente poco interessato, e quando Harry smetteva di strusciare il naso
contro il suo collo, guardava l’orologio.
“Non è che potresti girare al canale 9, per favore?” chiese ad un certo punto,
ed Harry se la stava aspettando una richiesta simile. Immaginava che in quel
momento su quel canale stesse iniziando una partita di calcio. Ma gli occhi
supplichevoli di Louis brillavano troppo perché non potesse acconsentire.
E stranamente, Louis continuò a coccolarlo nonostante la partita. E Harry era
talmente preso dal momento, che quando vide il ragazzo girato verso di lui, si
allungò per dargli il bacio che agognava da tutta la sera. Era vicino, ci era
quasi.
“Goal! Ma vieni! Ma chi siamo?! Ma chi siamo?!” Louis balzò dal divano
all’ultimo secondo e fece finire Harry con la faccia sul cuscino. Gliel’avrebbe
pagata, poco ma sicuro.
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“Che cosa?! Mirokia si butta sul demenziale?!”
Ebbene sì, ne avevo voglia. Sono cinque drabble
stupide, ma spero vi lascino il sorriso e non il segno delle lacrime come
sempre :’) Grazie di aver letto.
Ancora infuriato per lo sgarro del bacio negato a causa di un misero goal,
Harry passò la notte su quel divano su cui aveva incollato la faccia grazie all’esultanza
del fidanzato, e aveva spedito il suddetto a letto senza dargli una
spiegazione. A dirla tutta, Louis era ormai abituato agli sbalzi d’umore
dell’altro, quindi non fece troppe storie prima di ritirarsi in camera da letto
grattandosi il collo.
La mattina dopo lo trovò già seduto al tavolo in cucina a fare colazione, e
sembrava aver preparato il caffè per entrambi.
“Questo caffè è mio?” chiese Louis mentre si sedeva e sorrideva ad Harry e alla
sua faccia ancora leggermente imbronciata.
“Vedi qualcun altro?” ribatté quello, e Louis schioccò la lingua.
“Ti è passato lo scazzo?” gli domandò quasi a prenderlo in giro mentre prendeva
il primo sorso.
“Certo,” fece Harry, sforzandosi di distendere la fronte corrucciata. Louis gli
diede retta e prese un altro sorso per poi muovere la bocca quasi ce l’avesse
impastata.
“Hai messo qualcosa nel caffè?”
“Sì. Ci ho sputato dentro. Uno sputo così!” si sfogò finalmente Harry
mostrandogli con le dita la grandezza dello sputo. E a quel punto fu Louis a
sputare.
Dopo aver sputato l’anima e aver rifatto il caffè con il sopracciglio che
pulsava, Louis andò a berlo semi-disteso sul letto senza dire una parola ad
Harry che, sentitosi in colpa, lo seguì per chiedergli scusa in qualche modo.
Louis accese la tv e andò ad adagiarsi sul letto disfatto facendo attenzione a
non versare il caffè. Harry si distese subito dopo di lui e si mise a fissarlo
mentre prendeva piccoli sorsi, il che era a dir poco snervante e inquietante. E
Louis sapeva bene che quel suo fissare era fatto apposta perché si voltasse il
capo verso di lui e lui facesse lo sguardo pentito di cane bastonato. Ma questa
volta non gliel’avrebbe data vinta, e avrebbe tenuto lo sguardo fisso sulla tv,
non importa per quante ore l’avrebbe fissato.
“Scusami. Sono stato stupido. Posso abbracciarti?” se ne uscì Harry contro le
sue aspettative. Quella voce incrinata e vicina al pianto lo commossero quasi,
e neanche se ne accorse quando annuì impercettibilmente e venne avvolto da due
lunghe braccia che si chiusero sul suo fianco. Harry posò poi il capo sulla sua
spalla e chiuse gli occhi in un’espressione serena.Louis non resistette molto a lungo: lasciò il
bicchiere ancora pieno a metà sul comodino, abbassò il volume della tv, e
raggiunse lo stesso livello di Harry, in modo che le loro fronti potessero
toccarsi e le braccia incrociarsi.
“Mi perdoni?”
Louis non rispose, ma prese a carezzare il viso di Harry guardandolo fisso
negli occhi e trovando l’universo in quelle iridi e in quelle pupille. Poi si
fermò col dito in alcune zone del mento e della guancia e della fronte, quasi
volesse grattar via qualcosa.
“Sei sempre stato così pieno di brufoli?” gli chiese innocentemente, e la
faccia di Harry si fece scura istantaneamente.
“Vaffanculo.”
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Sono tutte ambientate al tempo in cui
vivevano insieme, ma si era capito. E tutte e cinque hanno qualcosa in comune
(una roba molto idiota che ormai fanno tutti) e lo rivelo nell’ultimo capitolo.
“Scherzavo!” si affrettò Louis ridendo della sua stessa cattiveria quando vide
la faccia arrabbiata di Harry. “Te la sei presa davvero?” chiese ancora,
incredulo, e Harry in tutta risposta strisciò sul letto per poi cercare di
andarsene. “Dai, vieni qui!” Louis si allungò sulle lenzuola e riuscì ad
afferrare la caviglia di Harry prima che riuscisse a lasciare il letto, poi,
senza troppa difficoltà, riuscì a tirarlo verso di sé e lo fece tornare nella posizione
iniziale con profondo disappunto del più piccolo. “Facciamo l’amore e
dimentichiamo tutto,” propose Louis con il gomito appoggiato sul letto e la
mano che non voleva mollare il braccio di Harry per paura che scivolasse di
nuovo via. Harry sembrò avere attimi di ripensamento, col muso lungo e le
sopracciglia abbassate, ma Louis sapeva che erano tutte scene. Harry non diceva
mai di no a una mezzoretta di ginnastica estrema sul loro povero letto non
troppo stabile.
Finirono ovviamente per farlo, e Harry finì ovviamente per fare il passivo, ché
ancora non era troppo autoritario da decidere di prendere le redini e
sovrastare l’altro. Ci aveva provato un mucchio di volte, ma era sempre caduto
nel ridicolo.
“Vediamo se hai il coraggio di dirmi che sei ancora arrabbiato,” fece Louis
prepotentemente mentre si gustava la sua vera e propria colazione lì nel
fondoschiena di Harry. Quest’ultimo non disse niente, ma prese a muovere le
anche a destra e a sinistra e poi strinse i muscoli quasi stesse trattenendo
qualcosa – o meglio, stesse aspettando il momento giusto per lasciarlo andare. Fece
una risata quasi silenziosa, e quando Louis chiese: “Che hai da rider-“, Harry
buttò fuori aria dal proprio sedere sparando in aria i capelli del fidanzato.
“Che cazzo fai, pezzo di—“ e andò giù a bestemmiare mentre la risata di Harry
si faceva decisamente più rumorosa.
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Ho messo rating giallo perché sapevo
avrei dovuto scrivere questa. Ma non è nulla di grave, giusto?
L’ultimo sgarro di Harry non era piaciuto per niente a Louis. Gli aveva
fatto così schifo che gli si era ammosciato di colpo e si era chiuso in bagno
per schiarirsi le idee sotto la doccia, mentre quell’altro rideva come uno non
tanto a posto. “Aspetta e vedrai,” si diceva col sorriso che gli si disegnava
in faccia. “Aspetta e vedrai.”
La sera dopo, Louis propose ad Harry di darci un taglio con quegli stupidi
dispetti da bambini di tre anni, e gli disse che si sarebbe fatto perdonare per
il famoso bacio negatogli qualche giorno prima durante la partita. Harry
accolse la proposta ma con un leggero fastidio dietro l’orecchio, perché sapeva
che Louis era uno che tendeva alla vendetta ed era strano che gliela stesse
facendo passare liscia.
Così Louis decise di sancire la pace con una cenetta a lume di candela, ma non
osò cucinare lui, preferì ordinare al messicano, anche se Harry gli fece notare
che farsi un tacos a lume di candela non era poi così romantico e
riappacificatore. Louis finse di non sentire e ordinò i tacos mentre Harry
apparecchiava la tavola.
“Chiamami quando arrivano,” fece Harry buttandosi a pesce sul divano e
accendendo la tv.
“Lo farò di certo,” ribattè Louis mentre cercava tra la sua roba l’asso nella
manica, l’arma segreta. I tacos arrivarono puntuali e Louis preparò il tutto in
tavola prima di chiamare Harry col tono della mogliettina che avvisa il
maritino riguardo il pranzo pronto. Harry si sedette, non senza quel fastidioso
prurito dietro alla nuca, e storse il naso prima di fiondarsi sul taco.
“Ah, ho dimenticato le candele, arrivo subito,” disse Louis con una mano sulla
fronte, e scappò verso il salotto, ignaro dell’insistente sospetto di Harry.
“Fa’ silenzio, Louis, sto cercando di dormire!” si lamentò Harry con il cuscino
premuto sulle orecchie.
“Sei un bastardo, Harry, questa non te la perdo-,” e dovette interrompersi a
causa dello stomaco che continuava a rigettare i tacos.
“Ah, io sono il bastardo? Chi è stato a mettere il lassativo nel mio taco?! Ho
solo scambiato i piatti perché avevo un presentimento!”
“Tu e i tuoi maledetti present-,” e giù di nuovo a emettere gemiti di dolore,
il sedere ormai diventato una cosa sola col gabinetto.
“Abbiamo chiuso, sappilo!” piagnucolò Harry contro il cuscino.
“L’unica roba che dovrebbe essere chiusa è la porta del bagno, razza di infame!”
“Cretino!”
“Stronzo!”
“Pezzo di merda!”
“Questo non dovevi dirl-,” il resto si trasformò in rumori molesti.
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Fine delle drabble XD Spero vi siate
divertiti!
Ho legato ogni drabble a uno dei cinque sensi: il primo capitolo (Esultanza) è
legato alla vista, il secondo (Colazione) è legato al gusto, il terzo (Carezza)
al tatto, il quarto (Aria pulita) all’olfatto e quest’ultimo (Buon appetito) è
legato all’udito.
Grazie per aver letto e a chi ancora mi segue con costanza! Non so neanche chi
sia questa Costanza, comunque.