Chocolate Drug

di aris_no_nami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ma chi cavolo sei? ***
Capitolo 2: *** Black Eyed Peas ***
Capitolo 3: *** LORO ***
Capitolo 4: *** verità... ***
Capitolo 5: *** La notte è vita ***



Capitolo 1
*** ma chi cavolo sei? ***


Una volta chiesi ad una mia amica:"Perchè nelle tue storie fai sempre morire tutti?". lei mirispose:"Perchè altrimenti non saprei come far finire la storia."
Qui, cercherò di trovare un modo per farla finire.




Erano le tre del mattino quando mi svegliai per colpa di un raggio di sole che mi aveva ferito l’occhio.
Alzatami dal letto andai verso il bagno per lavarmi.
Uscita dalla doccia mi asciugai e mi vestii, come ogni mattina.
Solo che quel giorno erano le TRE DEL MATTINO.
Dopo essermi vestita tornai a letto. Guardai il cellulare. Sette chiamate perse, Michael.
Quello stronzo!
Non l’avrei più chiamato, no. Mai più.
E poi, adesso ero a Seoul da tre giorni, non sarebbe potuto venire fin la.
È già … Seoul … una bella città. Mi ero trasferita la per il lavoro di mio padre.
Mentre la seconda moglie di mio padre era rimasta a New York nella casa di cure. A badare a lei era rimasta mia sorella maggiore …
“padre”
“madre”
“sorella”
Tutti tra parentesi.
Si, perché non ero loro figlia. Ero stata adottata a l’età di cinque anni.
La mia vera madre era morta durante il parto e il mio vero padre era un dottore che faceva volontariato in africa. Purtroppo lo colpì una malattia e morì nel giro di due settimane. Quindi, io, fino a quattro anni vissi in africa, in Etiopia, nella parte più povera …
Ma questa storia verrà fuori più avanti …
Comunque, loro credevano che io non mi ricordassi niente, ma non era così.
Padre adottivo: George, avvocato molto famoso e pieno di soldi. Divorziato.
Seconda moglie: Ruby, alcolizzata  perenne, attualmente sta nella migliore casa di cure di tutta l’America a New York.
Sorellastra: Clare, avvocato pure lei e si prende cura a New York di sua madre. Sposata con un figlio pestifero di tre anni.
Prima moglie, madre adottiva: Sandy, aveva una cioccolateria la a Seoul. Divorziata. L’unica persone a cui ho voluto bene in quella famiglia.
Io: intrusa, così detta Tod. Nome completo … impronunciabile … comunque Todalinda … età, 15. Depressa, autolesionista.
Nel vero senso della parola.
Comunque. Mi distesi nuovamente a letto, con la divisa scolastica addosso.
La divisa consisteva in, una minigonna a scacchi blu e verdi, una camicetta bianca e una cravatta con la stessa “fantasia” della gonna … che poi, chiamarla fantasia, era una gran cosa.
 
Stetti la distesa per una mezz’oretta, finche non sentii un freddo cane.
Mi alzai e cominciai a buttare per aria tutta la mia valigia.
-FINALMENTE!
Esultai quando, dopo una ventina di minuti, trovai quei dannati leggins blu che tanto odiavo.
Me li misi e mi diedi un’occhiata nello specchio.
-Si … può andare!
Dissi, abbastanza soddisfatta del risultato ottenuto.
Guardai il cellulare.
Le  3.50.
Che palle!
Cercai di riprendere sonno, ma invano.
4.05.
Va be, ormai ero sveglia.
Scesi con l’intenzione di fare colazione. Attaccato al frigo trovai un biglietto:
“ Piccola, mi dispiace tanto ma sono già uscito. Questa sera tornerò a casa tanto tardi, perdonami.
Ti prometto che uno di questi giorni andiamo a fare shopping, che ne dici?
La casa e il frigo sono già apposto.
Buona giornata,
il tuo papi”
 
Quel …
Me ne tornai in camera e mi buttai sul letto.
1: a che cavolo di ora si alzava quello?
2: fanculo!
3: secondo lui, con una giornata di shopping sarebbe riuscito a farsi perdonare?! Va be, gli svuoterò la carta di credito.
4: e adesso mi spiegava quando cavolo l’ha messa apposto.
5: quando mai l’avevo chiamato papi?!
6: …
-TRANQUILLO! –cominciai ad urlare camminando avanti e indietro davanti la finestra –TANTO STO BENISSIMO DA SOLA! GUARDA! STO BENISSIMO! NON HO BISONGO DI TE, LURIDO BASTARDO! STO BENISSIO COSì! COSA CREDI, CHE LA TUA FIGLIASTRA ABBIA BISOGNO DI QUALCOSA?! NO! DI NIENTE! LURIDO VERME! CREPA MUORI BRUCIA! BRUCIA!
E scoppiai a piangere.
In quel periodo ero sempre più stanca … mangiavo sempre di meno e, cosa forse più grave, avevo cominciato a … tagliarmi.
In verità avevo iniziato a 12 anni. Ma poi, quella sottospecie di famiglia, mi aveva cominciato a portare da uno psicologo. Ero un po’ migliorata e non mi tagliavo più con la stessa frequenza iniziale. Ma da un po’ di tempo era tutto tornato come prima. Quasi ogni giorno …
 
Stavo continuando a piangere e non riuscivo più a smettere.
Così, mi presi una sigaretta e l’accesi.
Poco alla volta mi stavo calmando …
Aprii la finestra e mi affacciai.
Nonostante tutti i soldi che avevamo, eravamo andati a vivere in uno dei posti peggiori di Seoul. Era un vecchio quartiere. Tutti i palazzi erano fatti di mattoni rossi. “Per sentirsi di più a casa!”, aveva detto mio padre. Tz! Come se non lo sapessi che era solo per tenersi i soldi per i suoi viaggetti qua e la. Viaggetti di “lavoro”.
 
Stavo guardando la strada, quando vidi due tipi passarsi una busta con dentro del contenuto banco. Anche se mi trovavo all’ottavo piano riuscii comunque a vedere il contenuto della busta e a vedere il tipo che l’aveva presa …
O CAZZO!
Mi stava fissando dritto negli occhi.
Prontamente mi abbassai. Avevo il cuore a mille. Avevo visto mille volte, a New York, persone che si passavano la roba e che mi vedevano pure, ma quel ragazzo …       quel ragazzo … aveva qualcosa di strano nello sguardo … qualcosa che mi aveva fatto una paura assurda …
Aspettai una decina di minuti, per poi sporgere solo la testa, per vedere se era ancora la. Tirai un sospiro di sollievo quando vidi la strada vuota. Alzai lo sguardo e …
-WAAAAAAH!
Strillai quando me lo ritrovai seduto sulla finestra di camera mia.
Come cavolo c’era arrivato?!
In due secondi netti era dentro la mia stanza …
-ESCI SUBITO!
Strillai puntandogli il dito contro.
Vidi sul suo volto comparire un sorrisino malizioso.
Mi prese la mano e mi tirò a se. La distanza che ci separava ormai era zero.
Ero completamente attaccata a quel petto d’acciaio.
Mi prese il mento tra due dita e mi alzò il viso. Ce l’avevamo a pochi centimetri di distanza.
D’un tratto sentii qualcosa di freddo dietro il collo …
-Hey biondina, come va?
-BOLLAMI.
Dissi a denti stretti.
Il braccio col quale mi teneva stretta a lui si strinse ancora di più, quasi, senza lasciarmi respirare.
-Biondina, stattene zitta!
Io deglutii … che cavolo voleva farmi quell’enorme scimmione …
-Senti biondina, prima mi sono accorto che ci hai visti!
-N-non è vero! Io n-non ho v-visto niente …
-TI HO DETTO DI STARE ZITTA!
Urlò lui.
In quel momento mi accorsi che la cosa fredda che sentivo puntata sul collo era … una pistola.
Lui avvicinò il suo viso ancora di più al mio e io chiusi gli occhi, più forte che potevo.
Sentivo il suo respiro caldo sul mio viso …
-Non sei mica brutta biondina, anzi, tutt’altro …
Aveva quella voce profonda e sensuale che ti invitava in una maniera impressionante …
-Ma … mi dispiace …
Sentii il rumore della pistola che veniva caricata.
Chiusi gli occhi ancora più forte.
-Tu hai visto e quindi non posso lasciarti libera …
Sentii qualcosa di morbido passarmi sulle labbra …
Le sue di labbra …
-Bye bye biondina …
Era ora … me ne stavo andando … me ne sarei andata …
Una lacrima mi solcò la guancia sinistra.
Lo sentii sospirare, poi qualcosa di pesante cadde a terra.
Che stava succedendo?!
Non volevo aprire gli occhi.
Sentii due grandi braccia avvolgermi in un caldo abbraccio.
Aprii gli occhi e mi ritrovai con la viso su qualcosa di caldo e grande …
Mi stava abbracciando?!
Perché?!
-Ah … non riuscirò mai ad ammazzare una ragazza!
Disse a bassa voce.
Io alzai lo sguardo e lo guardai seria, dritto negli occhi.
Lui mi guardò. Serio.
-Fanculo.
Gli dissi.
Non gli lasciai un attimo per realizzare che gli tirai una ginocchiata sui gioiellini.
Lui si accasciò a terra imprecando.
Io incrociai le braccia e lo osservai divertita.
Poco meno di dieci secondi e si stava fiondando sulla pistola.
Velocemente gli tirai un calcio e lui, al posto di quella, prese il mio piede.
-Sei lento scimmione!
Gli dissi io, cercando di staccare il piede da quella morsa che era la sua mano.
Lui mi guardò con uno sguardo assassino e mi fece cadere a terra con lui.
Sentii un dolore lancinante alla schiena e me lo ritrovai sopra con uno sguardo malizioso.
-Chi sarebbe lento?!
-Fanculo!
Lui mi accarezzò i capelli.
Ma che cavolo di problemi aveva?!
-Biondina … sei una gran stronza!
Detto questo me li strinse talmente tanto forte che sembrava me li stesse staccando.
-Ho detto che le donne non le ammazzo, mica che non le picchio!
Me li stava tirando sempre di più.
-MOLLAMI! MOLLAMI!
Mi stava facendo troppo male!
-Pregami!
-C-cosa?!
-Pregami! Pregami di mollarti!
-Va bene va bene! Ti prego! Ti prego mollami!
Lui mi mollò i capelli e si ralzò.
Cazzo, che male!
-E brava la mia biondina!
-Non sono tua …
Dissi a denti stretti.
Ero incazzata nera e avevo un male tremendo alla cute.
Lui si accucciò e avvicinò il suo viso al mio.
-Come?!
Io lo guardai dritto negli occhi, con sguardo da sfida.
-NON. SONO. TUA.
Scoppiò in una fragorosa risata.
-Che cavolo ridi!
Urlai io, alzandomi in piedi.
-Io non sono di nessuno, chiaro?!
Lui piegò la testa di lato e fece un’espressione buffa.
O cavolo … quant’era bello …
Non me n’ero accorta prima … era molto alto, sul metro e 80, capelli tinti biondi alla base mori, un fisico bestiale, quei bellissimi occhio a mandorla profondi e ipnotizzanti … era semplicemente bellissimo!
Scossi la testa. Non potevo mica pensare questo di uno che non conoscevo neppure e che per poco mi ammazzava.
-Tu non sei di nessuno …
Si alzò e mi venne davanti
-… ma tu sei mia.
-Cosa?!
Chiesi io.
Speravo con tutta me stessa di aver capito veramente male.
Sfoderò un bellissimo sorriso malizioso.
-Hai capito bene, biondina.
-Non mi chiamo biondina! Razza di scimmione!
Mi stavo veramente incazzando. Questo qui neanche lo conoscevo!
-Be, e io non mi chiamo scimmione.
-E come cavolo ti chiami, sentiamo un po’!
-Yong Guk.
Io alzai un sopracciglio e mi misi le mani sui fianchi.
-Tod.
Lui mi copiò
-Non è un nome maschile?!
-Sarebbe già tanto se il tuo fosse un nome.
Lui si mise a ridere e poi si avviò verso la finestra.
-Ehy Tod.
-Che vuoi?!
Chiesi acida.
-Sai che non te la caverai tanto facilmente, vero?!
-Non mi fai paura, sottospecie di bulletto! E poi, te lo ripeto, io non sono ne tuo ne di nessun altro, chiaro?!
-Questo si vedrà, stronzetta!
Ok, questo mi stava proprio in culo!
-Be, ci si vede biondina!
-TI HO DETTO CHE NON MI CHIAMO BIONDINA!
-Già … stronzetta!
Detto questo uscì dallo finestra …
O cazzo! ERA USCITO DALLA FINESTRA! DA UNA FIONESTRA ALL’OTTAVO PIANO!
Corsi subito alla finestra e mi affacciai.
Dove cavolo era finito?!
Si era ammazzato?!
No, ci sarebbe stato il corpo.
Ma allora, dove cavolo era finito?!
-Va be, tanto che te ne importa Tod? Ti a quasi ammazzato.
Mi dissi. Anche se non ero del tutto convinta.
E poi ero piena di domande!
Come cavolo aveva fatto ad entrare e ad uscire dalla finestra?
Perché mi aveva abbracciato?
Perché sarei stata sua?
Che voleva farmi?
Che voleva da me?
Chi era?
Avevo la testa che mi esplodeva!
Mi sedetti sul letto e me la presi tra le mani.
Non volevo più uscire da li. Volevo stare rinchiusa li dentro. Per sempre.
Guardai l’ora.
Quasi le 6 … o cavolo! Quanto c’era stato quello?!
Aspetta … come si chiamava … Yo … Yong … Guk …
Si, Yong Guk.
Yong Guk.
Ma che cavolo di nome era?


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certi di voi si chiederanno perchè ho cominciato una nuova ff sullo stesso gruppo del quale ne sto facndo già un'altra.....
semplice: se non la scrivevo mi esplodeva la testa.
bene! eccomi qua con una nuova ff! che ne pensate?????
mi farebbe molto piacere se me lo diceste!
spero di avervi incuriosito almeno un pò.
alla prossima!
bye bye
il panda della felicità
Aris*Chan

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Capitolo 2
*** Black Eyed Peas ***


Mi alzai dal letto e scesi le scale.
La mia camera non era tanto bella. C’era un semplice letto ad una piazza e mezzo, le pareti banche e vuote, due armadi enormi a specchio ed infine una semplice scrivania. Niente di particolare o strano, tutto a norma. La casa era tutta bianca e semplice. Le scale a chiocciola in legno. Sul piano superiore c’era la mia stanza, uno studio ed un bagno. Al piano terra c’era la cucina, tutta in mattonelle marroncine, la camera da letto di mio padre, il soggiorno e un altro bagno.
Arrivai in cucina e aprii il frigo. Prima non avevo neanche fatto colazione.
Presi un bicchiere di latte e una mela.
Il latte per togliere l’odore da fumo e la mela perché avevo un po’ di fame.
Ritornai al piano superiore e mi truccai. Matita nera sulla palpebra inferiore e rossetto rosso.
Ok … un po’ pacchiano dite?!
Andai in camera mi presi la giacca nera di pelle e lo zaino.
Ero pronta!
Chiusi la porta di casa a più mandate e cominciai a camminare verso la fermata del bus.
Era una giornata scura che premetteva brutto tempo.
Le poche persone che trovavo per strada mi guardavano male e si allontanavano.
-Che strazio …
Dissi a denti stretti.
Mi presi una sigaretta e cominciai a fumare.
Le strade erano luride e fredde. Niente a che vedere con il bellissimo centro di Seoul. Com’era possibile che a pochi chilometri da un centro così bello, accesso e vivace c’era un quartiere così brutto, spento e triste?!
E poi, perché proprio li?! Non potevamo andare ad abitare in una di quelle strafighe di case che c’erano nel quartiere di Gangnam?! Potevamo permettercelo con tutti quei soldi! Tutta colpa di quel avido di un “padre”. E per di più, la scuola in cui sarei andata, non era neanche una tra le migliori, anzi. Avevo fatto delle ricerche e avevo trovato informazioni che dicevano che la peggiore. Spaccio, prostituzione, atti gravi di bullismo e chi più ne ha più ne metta.
Io mi chiedo, come cavolo poteva esserci tanto casino in una sola scuola?!
Bo …
Arrivai alla fermata del bus e mi sedetti su una panchina che c’era la. Mi misi le cuffie e mi isolai completamente dal mondo intorno a me.
Kanye west ft Rihanna, allo f the lights.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare.
Dopo un po’ sentii qualcuno sedersi vicino a me.
Non ci badai e continuai a muovere la testa.
Il bus sarebbe arrivato alle 7 ed erano solo le 6.20.
Ad un certo punto qualcuno mi tolse le cuffie.
Io aprii gli occhi irritata, pronta ad urlare dietro al cretino che me le aveva tolte.
Vidi accanto a me un ragazzo con una giacca di pelle marrone scuro, con un paio di jeans scuri e i capelli mori un po’ bossi. Sulle dita aveva vari anelli, non troppo eccentrici.
Si mise le cuffie ed ascoltò la canzone.
Io continuavo a fissarlo con una faccia inebetita … non so neanche perché …
Era cominciata Stronger, sempre di Kanye.
Il ragazzo batteva il piede a tempo e schioccava le dita.
Era … era … oddio, cos’era?! Ah, giusto, bello bello e ancora bello.
Dopo un po’ si girò e mi guardò.
-Ottima musica.
Mi disse.
Io gli presi le MIE cuffie e le staccai. Frugai nello zaino e presi le cuffiette. Le attaccai al cellulare e feci ripartire la musica. Gliene porsi una e lui accetto facendomi un sorriso.
Richiusi gli occhi e mi persi nuovamente nella musica.
Kanye West era uno tra i miei rapper preferiti.
Nelle sue canzoni riuscivo a trovare l’energie giusta per non deprimermi durante la giornata.
Stavo la ad ascoltare musica da non so quanto, fino a quando il ragazzo accanto a me mi richiamò.
-Hey, è arrivato il bus
Io aprii un occhio e lo guardai.
Mi stava guardando serio.
Gli tolsi la cuffietta e salii. Lui mi seguì.
-Che fai?! Mi segui?!
Gli chiese io, sedendomi su una sediolina dura del bus.
-Io?! Sia mai.
Rispose sedendosi accanto a me.
Mi rimisi la cuffietta e lui si prese l’altra.
Where is the love? Black Eyed Peas.
Ero seduta vicino al finestrino e guardavo fuori. Il paesaggio che mi passava davanti gli occhi era tra i peggiori. Persone che spacciavano come niente fosse, donne vendute, persone che chiedevano elemosina, sporco, case distrutte.
Era peggio di New York …
-è una merda qui. – disse il ragazzo al mio fianco – Hai fatto male a trasferirti qui.
-Non l’ho fatto di mia volontà.
-Allora parli.
-Quando lo ritengo opportuno.
Tagliai corto.
Mi girai e lo guardai
-E in questo caso era opportuno.
Lui mi sorrise. Però non era un vero sorriso, era un sorriso triste.
Tornai a guardare fuori dal finestrino.
Le musiche passavano e con loro, anche il tempo. Ma il paesaggio restava sempre lo stesso.
-Questo posto può essere distruttivo.
Disse.
Io lo guardai. Avevo lo sguardo fisso fuori dal finestrino.
-Immagino.
Risposi semplicemente.
Just can’t get enough.
-Ti piacciono proprio i Black Eyed Peas.
-Si.
Passarono 10 minuti e il bus si fermò. Capolinea. Fermata per la scuola.
Mi ripresi la cuffietta e scesi.
Pump it.
I,cortile davanti la scuola era pieno zeppo di ragazzi e ragazze.
Appena mi avvicinai all’entrata tutti mi guardarono male.
La scuola era enorme di un bianco sporco piena di crepe.
Bella merda.
Buttai a terra la sigaretta ormai finita.
Entrai in quella porta tutta distrutta e mi diressi in segreteria.
E ora, all’attacco!
Che rottura …
 


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Allora ...lo so..il capitolo è corto quanto lo può essere la coda di un criceto..ebbene, scuoiatemi, fucilatemi, lapidatemi, offendetemi, fate ciò che volete!
..
scusate per lo schizzo! allora, stavo dicendo... il capitolo è cortissimo, e mi dispiace per questo. comunque la storia deve ancora iniziare sul serio!
chi sarà il ragazzo che incontra Tod??? ditemi chi credete che sia tra i B.A.P!
che ne pensate????? ditemi che ne pensate!
ok...sto delirando...ma è il minimo dopo essere vista un casino di video di Will Woosh...
ok, tornando a noi! il capitolo è corto anche perchè ho in mente di scrivere una nuova storia, non Fan Fiction, ma storia originale!
yeeeeeee!!!!!
oltre a dover scrivere quella sugli shinee...ma credo comincerò prima l'originale!
non sapendo che titolo gli darò, e se vorrete leggerla, basterà andare sul mio profilo e cercare e se proprio non sapete basta che mi mandiate un messaggio!
NO PROBLEM!
allora...spero di avervi incuriosito e di non avervi fatto annoiare a morte, come quando i genitori si mettono a farti la ramanzina o ti fanno un insegnamento di vita...
spero di avervi fatto ragggionarrrre su queste note prive di senso e....
alla prossima miei fedeli cavalieri!
il panda che si fa di polverina fatata
Aris*Chan!

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Capitolo 3
*** LORO ***


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-Mi scusi.
Chiesi alla segretaria che si trovava dietro ad una scrivania enorme.
Questa alzò la testa e mi guardò male.
-Volevo chiederle per l’ufficio del preside. Sono la nuova studentessa.
-Tod McSallivan?
Io annuii.
-Ok, il preside non c’è. Tu sei nella classe 3P. Firma qui.
Disse infine, porgendomi un foglio.
Io firmai, ma poi chiesi
-Scusi, ma perché sono in terza se ho 15 anni?
La segretaria riprese il foglio e mi guardò alzando un sopracciglio.
Era una signora minuta con due occhialoni spessissimi. Avrà avuto sui 60 anni, piena di rughe. E per completare quella “bellezza” aveva una voce da racchia e per giunta scazzata.
-Le seconde sono sovraffollate quindi sei stata messa in una terza.
Concluse, ritornando ai suoi fogli.
-Ma questo non è corretto!
Replicai io, battendo le mani sulla scrivania, cosa che fece alterare non di poco la vecchia rachitica. Si alzò e, puntandomi un dito contro, urlò
-Tu! Razza di ribelle! Tu e quei tuoi amichetti la dovete piantare di rompere! Ormai hai firmato quindi hai acconsentito! E non me ne importa se non sei maggiorenne, chiaro?! E poi sarai in classe con i tuoi amichetti! Quindi non rompere e vattene!
Amichetti?! Ma che cavolo stava sparando quella vecchiaccia?!
Si risedette e tornò ai suoi fogli.
Mi avvicinai al suo viso e sussurrai
-Vecchia rachitica che non sei altro … cerca di essere più educata e di avere una voce meno scazzata. Altrimenti ti faccio licenziare in due secondi netti. Vecchia stronza.
Spalancò gli occhi e mi guardò.
Io corsi via, giusto in tempo per evitare una forbice che mi aveva tirato.
-FUORI!
Strillò.
Ritornai in cortile e mi appoggiai al muretto delle scale, col fiatone.
Tutti quanti continuavano a guardarmi male e starmi lontani.
Improvvisamente scoppiai a ridere e per poco non cadi all’indietro.
Mi ero divertita un casino con quella vecchia stronza. Era da tanto che non facevo più cose così.
Presi il cellulare dallo zaino e guardai l’ora.
Quasi le 8.
Il tempo era volato quella mattina.
Non feci in tempo a rimetterlo apposto che suonò la campanella e tutti gli studenti cominciarono ad entrare come dei zombi.
Aspettai che tutti fossero entrati per poi alzarmi e incamminarmi verso l’entrata, quando da lontano vidi dei ragazzi dai capelli strani. Cercai di vederli meglio ma niente. Senza nemmeno accorgermene più indietro di me di solo qualche metro, che mi osservavano sogghignando. Presi lo zaino in velocità e volai dentro.
 
Ormai quasi tutti gli studenti erano nelle loro classi … anzi, proprio tutti!
3P … 3P … 3P …
-Eccola!
Esultai trovandomi davanti ad una porta di legno tutta incisa, con accanto una targhetta di ferro con su scritto 3B.
Bussai. Da dentro si sentiva un casino bestiale.
Bussai di nuovo, non ricevendo nessuna risposta.
Ancora una volta.
Finalmente sentii una vocina che urlò
-AVANTI!
Aprii lentamente la porta e mi trovai davanti una professoressa occidentale dai capelli neri e lunghi, con un vestito lungo fino alle caviglie e con il colletto tirato su, anch’esso nero.
-Tu chi saresti?
Mi chiese con una voce stressata.
-Sono la nuova studentessa. Tod McSallivan.
-Ah, si si. Siediti pure la, vicino a Choi.
Disse indicando un posto tra gli ultimi.
Io annuii e mi incamminai verso quel posto.
Almeno ero tra gli ultimi banchi.
Arrivai davanti e vi trovai un ragazzo dai capelli di uno strano colore. Era una specie di nero mescolato a blu e viola …
Aveva la fronte appoggiata al banco e, sotto di esso, stava messaggiando col cellulare.
Buttai pesantemente lo zaino sul banco. Tanto col casino che c’era non si sarebbe sentito.
Lui alzò di poco la testa e mi guardò serio.
Oh oh …
Era uno del gruppo di ragazzi che avevo visto fuori di scuola, quelli che avevano sogghignato guardandomi.
Fantastico …
Mi fece un sorriso per poi tornare alla sua posizione.
Io mi sedetti sulla sedia accanto alla sua e mi spinsi addosso a lui, cercando si guardare cosa stava scrivendo.
Alzò la testa e mi guardò con un sopracciglio alzato
-Scusa?!
Mi chiese.
Io cercai di prendergli il cellulare ma lui lo spostò velocemente.
-Qui qualcuno vuole farsi i cavoli degli altri.
Disse con un sorrisino.
-No. È solo che di solito le persone di presentano. Almeno io sono abituata così.
Risposi.
-An. Be, vedi … qui non siamo tutti così figli di papino come lo sei te.
Disse con una nota di ribrezzo, squadrandomi da testa a piedi.
Quel ragazzo mi stava già in culo e non era una buona cosa.
Mi sbottonai i bottoncini dei polsi della camicia e gli feci vedere il mio polso, pieno di cicatrici profonde.
Quando lo vide sgranò gli occhi.
-Secondo te una figlia di papino farebbe questo?! Si. mio padre è pieno di soldi. Ma solo lui, perché per me non spende neanche il suo tempo. Quindi ti ripeto. Secondo te una figlia di papino farebbe questo?!
Sbuffò e tornò col suo cellulare.
Che stronzo!
Mi allontanai con la sedia e misi giù lo zaino.
Quella mezza suora che mi ritrovavo come professoressa stava scrivendo delle formule matematiche alla lavagna, urlando come una gallina per farsi sentire e tutta la classe che se ne fregava altamente.
Non sapendo che fare, presi le cuffie e feci partire canzoni a caso.
Mi girai verso il ragazzo che teoricamente doveva fare Choi di cognome e non mi stupii di trovarlo nella stessa posizione di prima.
Lo guardai attentamente …
Aveva la pelle chiara … doveva esseremolto alto … due occhi profondi quasi come quelli dello scimmione …
-Che cazzo vuoi?
Mi chiese alzando la testa.
Mi tolsi una cuffietta e continuai a guardarlo standomene zitta.
-Allora? Che vuoi?
Mi chiese nuovamente.
-Quando finiscono le lezioni?
Ma che …?
Perché avevo chiesto quella cosa?
Cioè … non volevo chiedergli niente eppure la voce mi era uscita da sola …
-Adesso.
Disse sogghignando.
Mise il cellulare nella tasca posteriore di un paio di jeans neri attillatissimi.
Sbattè la mano sul banco, facendo zittire tutti.
Si guardò intorno con aria soddisfatta, per poi tirare un calcio al banco che volò via.
Avevo il cuore che andava a mille …
Non sapevo perché … ma avevo una paura tremenda …
La professoressa corse fuori dalla classe in preda al panico.
Lui si girò verso di me e mi porse la mano.
-Chiamami Zelo.
Io gliala trinsi tremante.
-Tod …
Risposi.
-Te l’avevo forse chiesto?
Mi chiese alzando un sopracciglio.
Io scossi la testa.
-Bene.
Detto ciò mi fece alzare e mi tirò fuori dalla classe, sempre tenendomi per la mano.
Quando fummo un po’ lontani si fermò e si guardò intorno, per poi mollarmi la mano e pulendosela sui pantaloni.
-Ti faceva così schifo?
Chiesi infastidita.
-Cosa?
Chiese a sua volta.
-La mia mano!
Risposi sventolandogliela davanti.
-Si.
Rispose serio, allontanandosi.
Io lo seguii ancora più infastidita da quel suo comportamento così da duro.
-Hey, non ho finito con te!
Urlai.
-Ti ho detto che non ho finit …
Mi bloccai di colpo quando lo vidi davanti a me che stava dicendo qualcosa a un tipo con i capelli fucsia tutti da un lato.
Quello mi guardò dritta negli occhi facendomi raggelare il sangue.
Deglutii rumorosamente facendo dei passi indietro.
Zelo si girò a guardarmi con uno sguardo tra il divertito e il soddisfatto.
Quei due … mi facevano una paura folle … quasi quanta ne avevo provata con Yong Guk …
Mi girai e cominciai a correre, quando la mia corsa fu frenata da qualcuno al quale andai addosso.
Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo dai capelli corvini, sparati per aria, guardarmi con lo stesso sguardo degli altri due.
Arretrai …
-Ups. Corsa fermata.
Disse sogghignando.
Io scossi la testa e corsi verso il corridoio che avevo alla mia destra.
Non era possibile …
Anche lui aveva gli stessi occhi …
Erano particolari …
Fin troppo profondi per essere reali …
Per essere …
Umani …
Stavo correndo quando alla fine del corridoio vidi un ragazzo dai capelli mori con qualche ciuffo biondo.
Lo stesso sguardo …
Gli stessi occhi …
Solo in quel momento mi accorsi che lo sguardo che avevano era …
Uno sguardo …
Affamato.
 
Si passò la lingua sul labbro inferiore.
-Vieni qua piccolina …
-No … - sussurrai – no … no … non è possibile …
Mi girai e continuai quella corsa che sembrava infinita.
Mi ritrovai dov’ero prima, ma il moro non c’era.
Mi guardai intorno disorientata …
Che stava succedendo?
Dov’era l’uscita?
Ripresi a correre in una direzione che non avevo la minima idea di dove portasse.
Fortunatamente mi ritrovai davanti l’ingresso della scuola.
Uscii e continuai a correre senza una meta precisa.
Ormai ero lontana dalla scuola.
Mi fermai per riprendere fiato.
Mi rivennero in mente i ragazzi dentro la scuola e il gruppetto che avevo visto prima di entrare …
Erano gli stessi …
Scossi la testa.
Perché mi facevano così tanta paura? Io che non ero mai stata una tipa fifona mi facevo impressionare da quattro bulletti?
Non era da me.
Ma quei ragazzi … avevano qualcosa che ti faceva rabbrividire solo a vederli …
Eppure non erano brutti. Anzi, tutt’altro!
E allora cos’era?
I miei pensieri furono interroti da un urlo straziante.
Il sangue mi si raggelò e mi bloccai all’istante.
Potevo sentire il battito del mio cuore rimbombare nelle orecchie. Il respiro mi si era fermato. Tutti i muscoli erano immobili. Non avevo più il controllo del mio corpo.
Dopo l’urlo si sentì una risata.
Che stava succedendo?
Dov’ero finita?


-Sto arrivando …
Disse una voce calda nella mia testa.
Scossi la testa.
Quel giorno la stavo scuotendo un casino …
Con un enorme sforzo riuscii a riprendere il controllo del mio corpo e a ricominciare a correre.
 
Entrai in un vicoletto e mi rannichiai dietro un cassonetto della spazzatura.
Misi la testa sopra le ginocchia e chiusi gli occhi.
-è un sogno … è solo che un brutto incubo … è un sogno …
Mi ripetevo, ma in fondo sapevo che non era così.
 
Quando riaprii gli occhi era già scuro ed il cielo era nuvoloso.
Faticosamente mi alzai.
Avevo tutte le ossa doloranti.
Mi passai una mano tra i capelli sporchi e sudati.
Feci un passo ma caddi sonoramente per terra.
Mi guardai le ginocchia con i leggins che si erano rotti all’impatto col cemento.
Ero sporca, sudata, spaventata e avevo freddo.
Avevo male alle gambe e la mia testa continuava a pulsare.
Tentai nuovamente di rialzarmi, tenendomi attaccata allo scatonetto.
Feci due tre passi ma ricaddi subito, lacerando ancora di più i leggins.
Avevo le ginocchia sbucciate e facevano ancora più male.
Arresa e stanca, mi sdraiai a terra.
Guardai il cielo nuvoloso.
Era tutto grigio.
Il cielo.
Il paesaggio.
Le persone.
La mia mente.
La mia mente era annebbiata.
Stavo ancora cercando di capire perché avevo avuto tanta paura, ma non riuscivo a trovarvi una risposta.
Chiusi gli occhi e mi passai una mano sul viso.
Ero stanca.
Di tutto.
 
Provai un’ultima volta.
Mi aggrappai al cassonetto e mi alzai.
Sentivo tutte le ossa scricchiolare e farmi male.
Feci tre passi e non caddi.
Mi appoggiai al muro e continuai a camminare, strusciandomi contro di esso.
Ero uscita dal quel vicolo scuro e sporco. Le strade erano vuote e tirava un po’ di vento.
Continuai a camminare contro quel muro freddo.
Arrivai ad un incrocio e, al di la di dove mi trovavo, riconobbi la fermata del bus di quella mattina.
Con fatica mi staccai dal muro e passai la strada.
Quando arrivai davanti alle panchine vidi che seduta la c’era una signora anziana .
Il mio cuore esultò di gioia nel vedere qualcuno.
-Mi scusi, signora? – chiesi – Per caso sa dove porta l’autobus che passa per di qua?
L’anziana, sempre con lo sguardo a terra, sussurrò qualcosa.
-Come?
Chiesi, avvicinandomi per sentirla meglio.
-Sono tanti …
Ripetè.
-Cosa sono tanti?
Di che stava parlando …
-Sono tanti … sono ovunque …
-Chi?
Chiesi, cominciando ad agitarmi un po’.
-Sono tanti … sono ovunque … sono affamati … tanto affamati …
Disse, iniziando a tremare un po’ e a ridacchiare istericamente.
-Signora … si sente bene …?
Questa si girò improvvisamente e mi strinse il polso, con una forza disumana.
-Sono tanti … sono ovunque … sono affamati … tanto affamati … non ti fanno male … quando ti distruggono non ti fanno male … possono decidere … si, possono decidere se ucciderti o se diventare come loro … possono decidere … sono loro che decidono … solo loro … loro …
Ricominciò a dire istericamente, stringendo sempre di più il mio polso.
-MOLLAMI! – urlai, pur sapendo che nessuno mi avrebbe sentita – MOLLAMI!
-LORO!
Urlò a sua volta.
Ero terrorizzata.
Cominciai a piangere e ad urlare per il dolore che quella anziana mi stava procurando stringendomi il polso.
-BASTA! MOLLAMI! SMETTILA!
Intanto lei continuavaa ripetere quelle frasi, sempre più freneticamente.
Ero veramente terrorizzata.
Da quella donna.
Da quel posto, che si stava facendo sempre più scuro.
Da quei ragazzi.
Da quello che stava dicendo.
 
Quella cominciò a impiantarmi le unghie nella pelle.
Faceva troppo male.
Perché quando mi tagliavo non faceva così tanto male?
Perché?
 
-BASTA!
Urlai con le ultime forze che avevo in corpo.
Improvvisamente sentii qualcuno tirarmi via da quella matta.
-Tutto bene?
Mi chiese una voce rassicurante, facendomi sedere a terra.
Davanti a me mi ritrovai il ragazzo della mattina.
Io cominciai a tremare.
-LUI! LUI è UNO DI LORO! LORO!
Urlò la vecchia rivolta al ragazzo, il quale si alzò e mi si mise davanti.
Io la guardai e vidi le sue unghie piene del mio sangue. A quella vista tremai ancora di più.
-Chiudi gli occhi.
Mi disse il ragazzo, con lo sguardo fisso sulla vecchia.
Io scossi la testa.
-Chiudili.
Disse secco.
Lentamente li chiusi.
Dopo che li ebbi chiusi si sentì un urlo straziante, simile a quello di prima, ma questo ancora più disperato.
A quel suono mi premetti le mani sulle orecchie.
Poi sentii qualcuno posarmi le sue mani sulle mie, facendomele togliere dalle orecchie.
Era sempre lui.
Lo guardai terrorizata.
-Non aver paura …
Mi disse rassicurante.
Scossi la testa e lo spinsi lontano.
Lui continuava a fissarmi inespressivo.
-Stammi lontano … - sussurrai – stammi lontano …
Mi alzai, ancora più dolorante di prima.
Gurdai il mio polso grondante di sangue.
Lui fece un passo verso di me, ma io subito urlai
-STAMMI LONTANO!
Non era un urlo normale. Era roco, stanco, straziato.
-Ascoltami …
Cercò di dirmi, ma io lo interruppi
-NO! STAMMI LONTANO!
Urlai arretrando.
Abbassò la testa e la piegò di lato, facendola scricchiolare.
-Allora è il caso che cominci a correre.
Feci quello che mi disse.
Cominciai a correre, di nuovo.
 
Correvo disperatamente, col polso che mi faceva malissimo, che pulsava in continuazione, la testa che pulsava ancora di più, le gambe pesanti.
Sporca, sudata, sanguinante.
Correvo e soffrivo.
Correvo.
Correvo.
Dietro di me sentivo delle risate e più persone che camminavano lentamente.
Non volevo girarmi.
Dovevo solo correre.
Dovevo solo arrivare in un posto sicuro.
Volevo solo una cioccolata calda, un caminetto e un pigiama grande.
Solo quello.
Volevo che fosse solo un incubo.
Volevo svegliarmi all’istante e trovarmi a casa con mamma e papà.
Quelli veri.
Volevo tornare bambina.
Essere spensierata e senza problemi.
Perché mi stava succedendo tutto quello?
Perché?
Avevo solo 15 anni …
 
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HELLO!FINALMENTE AGGIORNO QUESTA FF! ERA DA TANTO CHE NON AGGIORNAVO ....
ALLORA ... COME AVRETE NOTATO LE CARRATTERISTICHE DELLA FF SONO CAMBIATE, GRAZIE AD UN VIDEO CHE HO VISTO E CHE MI HA FATTO VENIR VOGLIA DI MODIFICARLA IN QUESTA MANIERA...
AVETE CAPITO CHI è IL RAGAZZO DEL BUS?
CHI SARANNO "LORO"?
VI LASCIO COSì!
AL PROSSIMO CAPITOLO!
SPERO RECENSIATE E MI DICIATE CHE NE PENSATE DI COME STA PROSEGUENDO LA STORIA!
p.s. avete visto la copertina???? che ne pensate?????
Kiss Kiss
il panda ritardatario
Aris*Chan

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Capitolo 4
*** verità... ***


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Improvvisamente sentii qualcuno stringermi la vita e …
Portarmi in alto?
Mi ritrovai sopra uno di quei pallazzi di mattoni rossi.
Vedevo tutta la città ed era altissima.
Intanto sentivo ancora qualcuno stringermi la vita.
Mi girai e mi ritrovai a pochi centimetri il viso di un ragazzo dai capelli di un biondo ossigenato quasi bianco. Aveva un paio d’occhi profondissimi … ancora più penetranti e inquietanti di quelli degli altri ragazzi.
Lo spinsi via da me e questo cadde di sedere, mettendosi a ridere.
Una risata strana … quasi crudele …
-La piccolina ha le unghie affilate …
Sogghignò, leccandosi il labbro inferiore.
Io deglutii …
Mi faceva ancora più paura degli altri …
-Piantala Jonghyun. Le fai paura.
Intervenne un altro ragazzo dai capelli dello stesso colore. A differenza dell’altro, questo, ce li aveva più lunghi e un po’ mossi.
E questo … era decisamente quello che ti facevavenire la pelle d’oca più di tutti.
Li osservai bene.
Quello a terra, che teoricamente si chiamava Jonghyun, aveva un capello rap panterato, una canotta sbracciata e dei jeans scuri attilatissimi.
Mentre l’altro aveva una bandana bianca arrotolata in testa, una maglia fin troppo attillata bianca e sopra una giacca particolare, nera e grigia. Ed anche lui dei jeans stra attillati.
A differenza degli altri, loro avevano la pelle più sul grigio …
Ma, nonostante ciò, sapevo che erano la stessa cosa degli altri. Anche se non sapevo cosa …
 
L’ultimo arrivato continuava a fissarmi intensamente, quasi volesse scuoiarmi solo con lo sguardo …
Comicniai a sentire un fastidioso ronzio nelle orecchie e la vista si stava annebiando.
Cercai di girarmi verso l’altro e vidi che anche lui mi stava fissando allo stesso modo …
Quando loro due distolsero lo sguardo fu come se mi avessero ridato l’aria.
Mi ero sentita soffocare sotto quegli sguardi così intensi.
 
Si scambiarono un’occhiata per poi rivolgere gli sguardi di nuovo verso di me.
-Il tuo nome.
Mi disse quello con la bandana.
-Tod …
Dissi con una voce flebile.
Questo ridacchio e poi disse
-Yong Guk si sceglie male le prede …
-D-di che parli …
Chiesi balbettando.
-Parlo che non vivrai per molto.
Rispose, inclinando la testa di lato e ridacchiando maligno.
-Ma no … dai Key … vuoi che Guk non ci giochi un po’ prima?!
disse l’altro alzandosi.
-Mh … già …
Cosa stavano dicendo quei due …
Avevo talmente tanta paura che non mi ero ancora mossa.
Quei ragazzi, Key e Jonghyun, avevano qualcosa in più degli altri … ti attraevano come potrebbero fare due calamite … ti sentivi piccola in loro presenza … quasi soffocata da quelle bellezze … perché erano veramente da mozzare il fiato …
-Hey, che cavolo volete farle?
Chiese una voce.
Imrpovvisamente un ragazzo alto e muscoloso dai capelli neri si mise in mezzo a noi.
Quando era arrivato?
-Oh … è arrivato il sigonr Bang … come va?
Chiese Key ridacchiando.
-Bene, stronzi.
Rispose questo, facendo scrocchiare il collo.
Quando si girò per poco non feci un infarto.
-T-tu … tu sei …
Balbettai.
-No tesoro. Sono suo fratello. Si da il caso che siamo uguali.
Rispose facendomi un sorrisino strano.
Poi, si rigirò verso gli altri due.
-Mi dispiace ragazzi, ma dovrete aspettare ancora un po’ prima di potervi divertire con questa meringhina. Prima tocca a noi.
I due sbuffarono infastiditi.
Si girarono e si misero al bordo tetto.
-Yong Nam, ricorda a tuo fratelloche esiste anche la notte.
Disse Key.
Detto questo aprirono entrambi le braccia.
Volevano buttarsi?
-è il caso che chiudi gli occhi, meringhina.
Mi disse il moro.
Io non me lo feci ripetere due volte.
Dopo, fu come se le orecchie mi si tapparono, perché sentii dei rumori tutti ovattati.
Quando riaprii gli occhi i due tipi non c’erano più.
-Bene. Hai conosciuto Key e Jonghyun.
Mi disse il ragazzo girandosi verso di me.
L’uguaglianza con Yong Guk era talmente tanta che mi faceva quasi impressione …
-Sei suo fratello gemello …?
Chiesi a bassa voce.
-Esatto.
Rispose.
Poi mi si avviccinò e mi diede le spalle.
Sali e tienti forte.
-Cosa?
Chiesi, risvegliandomi da quello stato di panico che non era assolutamente da me.
-Ti ho detto di salire e di tenerti forte.
Rispose secco.
-No!
M’imposi io, incrociando le braccia.
Vidi le sue sdpalle tremare.
Si girò di scatto e mi prese per i polsi.
-Vuoi forse morire? Ora tu fai ciò che ti dico e stai zitta.
Sussurrò, in una maniera talmente intimidatoria e sensuale allo stesso momento che credevo potessi morire da un momento all’altro dalla paura.
Io annuii.
Si rigirò e gli misi le mani sulle spalle, rendendomi conto, solo in quel momento, che ero fin troppo bassa per riuscire a salirgli sulle spalle.
-Non … non ce la faccio …
Dissi.
Lo sentii sbuffare.
Si girò e mi guardò negli occhi.
Anche i suoi erano profondi … ma erano diversi da quelli dei ragazzi a scuola … e non erano neppure come quelli di Key e Jonghyun … erano anch’essi paurosi … ma ti davano calore …
 
Sorrise per poi accuciarsi e prendermi in braccio da davanti.
Mi aveva messo una mano poco sotto il sedere mentre l’altra mi teneva il braccio.
-Aggancia le gambe.
Obbedii.
Agganciai le gambe alla sua vita, il più forte che potevo.
Si avvicinò al bordo del tetto e ridacchiò, mollando la mano che mi teneva il braccio.
-Rimetti la mano sul mio braccio, vero …?
Chiesi.
Lui, come risposta, mi scoccò un bacio sulla guancia.
-è meglio se ti agrappi al mio collo.
Non feci in tempo di realizzare ciò che aveva detto che si era buttato dal palazzo.
Subito mi agrappai al suo collo.
Ok …
Sarei morta.
Addio mondo …
Chiusi gli occhi per avitare di vedere in faccia la mia fine …
-Hei – mi disse lui – perché non apri gli occhi?
Io li aprii lentamente.
Sotto di noi si vedeva tutta la città spostarsi velocemente.
No …
ERAVAMO NOI CHE CI STAVAMO SPOSTANDO DA TETTO A TETTO!
-MA SEI MATTO!
Urlai in preda al panico, stringendomi ancora di più a lui, che si mise a ridere.
-Molto probabilmente.
Richiusi gli occhi e lasciai che il vento mi spettinasse i capelli.
Non so per quanto tempo stemmo così, a saltare da un tetto all’altro.
Finaolmente ci fermammo.
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai in una stanza di un appartamento, piuttosto vecchio e messo male.
Cercai di focalizzare la situazione.
Yong Nam mi aveva messa giù e si era avvicinato ad un tavolino.
Al fianco di questo c’era una poltrona mezza rotta e seduta su diessa …
Yong Guk che mi guardava soddisfatto.
-Visto? Te l’ho portata intera. L’ho tolta dalle grinfie di Key e Jonghyun. Se fossi arrivato un attimo dopo non l’avrei più trovata.
Disse il moro, versandosi qualcosa in un bicchiere di cristallo.
-Ottimo …
Rispsoe il fratello, alzandosi e venendomi davanti.
I suoi occhi erano diversi da com’era la mattina.
Erano … come quelli dei ragazzi nella scuola …
-Ho ho ho … è arrivata … giochiamo giochiamo … dai, giochiamo … vuoi giocare io si …
Disse una voce isterica.
Alzai lo sguardo e vidi uno dei ragazzi della scuola, disteso sopra un armadio, che mi guardava come se fosse un cannibale affamato.
-Daehyun, calmati.
Gli disse Yong Nam.
Daehyun … era quello con i ciuffi biondi sui capelli.
Daehyun cambiò subito espressione e mi fece un sorriso dolcissimo.
-Verrai anche da me … stanne certa …
Mi disse per poi tornare a fissare il soffitto.
-Daehyun – lo richiamò Yong Guk – vuoi giocare, giusto?
Daehyun annuì velocemente.
Aveva gli occhi sbarrati.
Sembrava un drogato che non si faceva una riga da un casino di tempo … e faceva parecchia paura …
-La strada dietro la nostra … dacci un’occhiata.
Gli disse, continuando a fissarmi negli occhi.
Senza farselo ripetere due volte saltò giù dall’armadio. Con un altro salto arrivò alla finestra e, prima di saltare da quella, disse
-Vado a giocare …
E se ne andò.
-Sai – mi disse il biondo, con uno strano sorriso stampato in faccia – Daehyun vuole sempre giocare … e voleva giocare anche con te. Ma tu sei scappata. E purtroppo, così facendo, gli hai fatto venire ancora più voglia di giocare.
Quando ebbe finito di parlare si sentì lo stesso urlo di quando ero uscita di corsa dalla scuola.
Quindi … era stato Daehyun a provocare quell’urlo …
Mi irrigiddi completamente, non sentendo più il cuore battere.
-C-cosa s-siete …
Sussurrai balbettando.
Lui appoggiò le sue labbra sul mio orecchio e sussurrò.
-Sanguisughe. O meglioconosciuti come … VAMPIRI.
VAMPIRI.
Quella parole mi bloccò completamente.
Non stavo più respirando e non sentivo nulla.
VAMPIRI.
Non esistevano.
Erano solo leggende metropolitane.
Diedi uno spintone al biondo che cadde sulla poltrona ridendo.
-NO! N-NON è POSSIBILE! NON ESISTONO! NO!
Urlai.
Yong Nam era rimasto serio tutto il tempo, a bere quel liquido dallo strano colore.
-Oh si … ne hai la prova dalla vecchia, da l’urlo di prima e ne hai uno davanti a te.
Disse passandosi una mano sui capelli.
Scossi la testa.
-è impossibile …
-CI HAI VISTO GLI OCCHI!
Urlò lui, alzandosi dalla sedia.
In effetti …
Aveva ragione …
-P-però i suoi n-non sono come … come i vostri …
Dissi indicando il moro.
-Vedi che hai l’occhio? Ovvio che no. Lui non è come noi.
-E-e allora c-cos’è …
-Licantropo.
Rispose.
Per poco non mi strozzai.
-Questa è follia. Pura follia.
Dissi, ridacchiando nervosamente.
-Apri gli occhi, Todalinda.
Come … come faceva a sapere il mio nome per intero?
-E ditemi … i due biondi cos’erano?! Stregoni?!
Chiesi ironica, cominciando a gesticolare come una matta.
-Angeli neri.
Disse Yong Nam.
-QUESTA è FOLLIA!
Urlai.
-Ogni specie si suddivide in sottospeci.
-BASTA!
Urlai contro di lui, che aveva cominciato a parlare.
-Gli angeli neri sono suddivisi in angeli della disperazione, angeli della morte, angeli della distruzione ed angeli risucchiattori. Key e Jonghyun aono angeli risucchiatori. Gli angeli neri sono i più potenti e i più pericolosi. Key è uno tra i più pericolosi che il mondo possa mai aver visto.
-SMETTILA!
Lui continuò inperterrito.
-I vampiri sono suddivisi in vampiri mangiatori, o più comunemente chiamati vampiri predatori, vampiri bianchi, vampiri rossi e vampiri dormenti. Daehyun e Yong Guk sono predatori, il ragazzo del bus e Zelo sono bianchi mentre il ragazzo con i capelli neri e quello con i capelli fucsia sono rossi.
Era … era impossibile …
Tutto …
E poi … come faceva a sapere del ragazzo del bus …
-è TUTTA UNA FARSA … è UNO SCHERZO, VERO?! AMMETTETELO!
Ero completamente impazzita …
Non capivo più niente.
-I licantropi sono suddivisi allo stesso modo dei vampiri.
Concluse.
-STA ZITTO!
Urlai isterica, rannicchiandomi a terra tappandomi le orecchie con le mani.
-è … impossibile …
Due braccia forti mi fecero alzare e togliere le mani.
Mi scese una lacrima.
Lui l’asciugò col pollice.
-Non piangere.
Mi disse il biondo.
Scossi la testa.
Come poteva pretendere che non piangessi dopo tutto quello?
Mi fece aprire gli occhi e appoggiò la sua fronte sulla mia, guardandomi dritta negli occhi.
-Ora è il caso che tu vada a riposarti …
Disse.
Poi, capii ancor meno.
I miei occhi si chiusero e tutto intorno a me cominciò a girare, fino a che non caddi su qualcosa di morbido e sentii qualcuno baciarmi la fronte …
 
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
Mi svegliai di soprassalto “ grazie” alla sveglia.
La spensi e guardai l’ora.
Le 3 di notte.
Com’era possibile che avesse suonato a quell’orario …?
Mi guardai e vidi che ero in pigiama.
Ossia, una semplice maglia bianca enorme.
Improvvisamente mi rivenne tutto in mente, il che mi causò un male assurdo alle tempie.
Era … era stato tutto un sogno …?
Ad un tratto sentii dei rumori provenire fuori dalla finestra, la quale aveva le tapparelle mezze scassate tirate giù.
Mi alzai dal letto e, lentamente, mi avvicinai ad essa.
Misi la mano sulla maniglia della finestra …
Feci un profondo respiro prima di prendere coraggio e tirare giù la maniglia.
Un brivido mi percorse la spina dorsale …
Come se fosse stato un avvertimento di non aprirla …
Ma io, quandomai avevo ascoltato qualcuno?
Deglutii …
Tirai su il braccio, pronta a tirarla verso di me e …

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SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII! ME CATTIVA^-^
AVETE VISTO CHE COLPI DI SCENA?!
KEY E JONGHYUN DEGLI SHINEE! IL FRATELLO GEMELLO DI YONG GUK!
E POVERA LA NOSTRA TOD ....
ALLLLUUUUUUUUUUUUUUURAAAAAAAAAAAAAAA COME VI è SEMBRATO QUESTO CAPITOLO?
ORA VI LASCIO!
Kiss Kiss
il panda me
Aris*Chan

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Capitolo 5
*** La notte è vita ***


-Tesoro, ma che fai ancora sveglia a quest’ora?
Mi sentii chiedere alle spalle.
Mi girai verso la porta e vidi sulla soglia George in completo che mi guardava preoccupato.
-Hem… George. Non riuscivo a dormire per il troppo caldo e… mi ero alzata per aprire la finestra…
Mentii, facendo uno sbadiglio fintissimo.
“Balle, stronza”.
-Come scusa?!
Chiesi un po’ scioccata da quel che avevo appena sentito.
-Io non ho detto niente tesoro. Sicura di snetirti bene?
Mi cheise avvicinandosi.
-Hem… si si…
“Muori… ORA!”
-Che cavolo hai detto?!
Chiesi nuovamente.
-Tesoro io… io non ho detto niente…
Mi misi le mani sulle tempie pulsanti.
Eppure… avevo sentito una voce…
“MUORI!”
-BASTA!
Urlai cadendo a terra.
-Tesoro, ma che ti prende?!
Chiese accuciandosi accanto a me.
-Non ho niente! E piantala di chiamarmi tesoro!
Risposi acida, alzandomi.
“Stronza!”
-Ma che…
Mi chiesi guardandomi intorno per vedere se c’era qualcosa dal quale proveniva la voce… Era una voce rauca e stridula…
-Senti, ora voglio dormire quindi potrest…
Non finii la frase perché mi ero girata e non più trovato George.
Mi avvicinai al posto dove prima si era accuciato.
Per terra vidi una macchia nera…
“MUORI!”
Mi girai e qualcosa mi venne addosso facendomi cadere.
Mi ritrovai a terra con una sedia sopra. La spostai e mi alzai spaventata.
Non feci in tempo a focalizzare la situazione che qualcos’altro di ancora più grande mi venne addosso.
Mi ritrovai a terra con sopra George con due occhi spalancati.
-MA CHE CAZZO VUOI?
Urlai cercando di torglierlo da sopra di me.
Lui si alzò, mi prese per il polso, lo stesso che mi aveva ferito la vecchia, e mi scagliò contro l’armadio a specchio che si frantumò all’impatto.
Caddi a terra con la schiena tutta graffiata.
Molto probabilmente mi erano entrati nella pelle dei pezzi di specchio.
-CHE CAZZO VUOI?
Ripetei facendomi uscire qualche lacrima.
-Ti voglio morta…
Sibilò con la stessa voce che avevo sentito prima.
Mi si avvicinò di nuovo e, ad un metro circa di distanza, cominciò a ridere istericamente.
Spalancò la bocca con la testa rivolta verso l’alto.
Il suo corpo cominciò a tramutarsi… la sua pelle cominciò a diventare nera e i lineamenti del viso si fecero spigolosi. Il naso era diventato praticamente un becco e le mani erano un paio si artigli…
Poi, la pelle, si trmutò in piume nere… tutto il suo corpo tranne la faccia.
Si girò verso di me e spalancò la bocca, facendo uscire uno stridio terrificante.
E li vidi i suoi occhi… erano allungati… ed erano… gialli…
Un secondo dopo lo vidi addosso a me.
Vidi i suoi occhi ad un palmo dal mio viso.
Chiusi gli occhi aspettandomi la morte imminente.
Mi ero salvata più volte quel giorno, ma in quel momento, non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi.
Nessuno mi avrebbe sentita.
Nessuno mi avrebbe messo i fiori sulla bara perché, poco ma sicuro, di me non sarebbe rimasto più nulla.

Aprii un occhio, non sentendo nulla.
Davanti a me vidi qualcuno che mi dava le spalle.
Davanti alla persona c’era del fumo al posto di quella sottospecie di corvo umano…
-Buongiorno piccolina.
Disse il tipo girandosi e rivelandosi…
JONGHYUN?!
-C-che cavolo ci fai tu qui…?
Chiesi flebilmente.
Si sedette davanti a me a gambe incrociate e mi sorrise dolcemente.
-è stata una fortuna che avevi gli occhi chiusi.
Rispose.
-Rispondi alla mia domanda!
Dissi secca.
-Hei hei piccolina… calma…
Disse alzando un sopracciglio.
-Comunque, se lo volessi sapere, quel coso era un Corvo della Morte.
Continuò.
Io stetti zitta.
-Hey, perché continui a guardarmi così?! Sono tanto spaventoso anche così?!
Inarcai le sopraccilgia non capendo cosa intendesse…
Poi lo guardai bene e me ne accorsi.
Non aveva più i capelli ossigenati ma ce li aveva neri col ciuffo davanti per aria ed indossava vestiti neri. Sopra tutto una giacca di pelle, anch’essa nera.
Scossi lievemente la testa, poco sicura.
Quel senso di inquietudine c’era sempre…
Ridacchiò per poi scattare in piedi e prendermi per i capelli alzandomi da terra.
-Forse non dovevo intervenire, vero?!
Chiese ironico.
Mi fece cadere a terra, sui pessi di specchio.
Imrpovvisamente sentii una risata.
-Bella cameretta… anche io un tempo ne avevo una simile…
Disse una voce nella stanza.
Posai lo sguardo sul mio letto e vi trovai, tranquillamente disteso, un ragazzo dai capelli strani… erano neri e mossi ma tutti un po’ spettinati. Anche lui era vestito in nero solo che aveva la giacca aperta e il colletto era pieno di brillanti luminosi.
-Hu… Taemin ha iniziato a ricordare ed ora non lo femra più nessuno…
Disse Jonghyun.
Io guardai il tipo sul mio letto, Taemin.
-Hei, al volo!
Disse lanciandomi qualcosa che io non provai neppure a guardare. Rimasi impassibile ad osservarlo.
-Tz! Fanculo!
Rispose con una smorfia.
Imrpovvisamente si sentì di nuovo quel rumore fuori dalla fienstra.
Jonghyun la spalancò e da essa entrò una luce accecante.
Non so come, nella mia stanza, mi ritrovai altri due ragazzi uno con i capelli bianchi e l’altro con i capelli neri. Ed anche loro erano vestiti di nero.
Ma ch era?!
Andava di moda il nero e nessuno me l’aveva detto?!
-Oh… Hyunseung e Kikwang… La cosa si fa veramente divertente!
Se la rise Jonghyun.
-Dove l’hai lasciato Key?
Chiese il tipo dai capelli neri.
-Tranquillo. Arriverà… per ora dovete accontentarvi di noi.
Detto ciò mi riprese per i capelli e mi portò accanto alla finestra.
-Stringi i denti e prega, piccolina.
Mi disse prima di buttarmi fuori dalla finestra.
Solo quando stavo ormai volando fuori da essa mi accorsi che stavo cadendo dall’ultimo piano di un palazzo altissimo.
Fui pervasa da un senso di panico tremendo, tanto che vidi tutto andare a rallentatore.
Poi, delle braccia mi presero al volo.
Il tipo dai capelli neri mi stava sorridendo divertito. Solo in quel momento mi accorsi che il suo occhio sinistro era solcato da una cicatrice…
-Ya Kikwang! Devi sempre metterti in mezzo!
Si lamentò Taemin.
-Già! – sputò acido lui – Ma tu che cavolo ci fai con Jonghyun?! Sbaglio o siete di clan diversi?!
L’altro ridacchiò e si appoggiò con la shciena al muro del palazzo.
-Ci sono delle situazioni in cui non te ne frega niente di che clal sei. e questa è una di quelle.
Disse infine.
Ma di che cavolo stavano parlando?!
Clan?!
Io queste cose le leggevo nei libri o le vedevo nei film… ma… non avrei mai pensato in vita mia che esistessero nella realtà…
Intanto Kikwang mi stava ancora tenendo in braccio. Affianco a noi c’era il tipo dai capelli bianchi che continuava a guardare con immenso astio i due davanti a noi.
-Ora puoi anche mollarela picolina.
Disse Jonghyun avvicinandosi.
Lui mi mollò delicatamente e si avvicinò a sua volta al ragazzo.
-Dimmi. Vuoi essere pestato a morte o preferisci tornare a casetta vivo?!
Gli cheise in un sibilo.
-Forse ti sei dimenticato di una cosa… io non muoio…
Sussurrò.
D’istinto chiusi gli occhi e feci bene perché poi, con le palpebre chiuse, riuscii comuqnue a vedere della luce bianca.
Quando li riaprii Jonghyun era tornato quello che avevo visto per la prima volta.
Senza che me ne rendessi realmente conto, il moro aveva tirato fuori un coltello dall’ipugnatura di pelle e alla fine di essa c’era un rubino… la lama era ad onda e aveva la punta parecchio appuntita.
Un secondo dopo la lama era completamente ficcata nel torace di Jonghyun.
-Bastardo… - sussurrò lui – Non morirò ma soffro comunque…
-Lo so.
Rispose Kikwang sogghignando.
Intanto Taemin e quello che teoricamente doveva chiamarsi Hyunseung avevano comicniato a lottare. Erano entrambi velocissimi. Nessuno dei due riusciva a colpire l’altro.
Anche Jonghyun e Kikwang comicniarono a lottare. Il moro col coltello mentre l’angelo a mani nude, ed anche con loro si ripeteva la stessa cosa: nessuno dei due riusciva a colpire l’altro.
Io ero immobile ad osservare quella scena.
Immobile sul cemento a piedi nudi coperta solo da una grande maglia bianca che mi arrivava fin poco sopra le ginocchia.
Non riuscivo ancora a capacitarmi che fosse realtà… non volevo e non riuscivo a crederci.
Era impossibile che fosse tutto vero.
Erano cose da film… da leggende metropolitane…
-Attenta!
Mi sentii urlare.
L’unica cose che i miei occhi riuscirono a vedere fu qualcosa che veniva verso di me a gran velocità.
Fui scagliata contro il muro del palazzo e bloccata ad esso.
Davanti a me due occhi profondi mi stavano distruggendo piano alla volta.
Cominciai ad essere presa a pugni sullo stomaco.
Mi accasciai a terra chiudendomi a riccio.
A quel punto fui ricoperta di calci.
Avevo ancora la shciena tutta tagliata dai pezzi di specchio e quel qualcuno stava contribuendo al farmi morire di dolore.
-PIANTALA KEY!
Urlò qualcuno.
Key…
L’altro tipo.
Tolsi lentamente un braccio da davanti il volto e lui mi sorrise soddisfatto.
-Jonghyun… perché dovrei smetterla?!
Gli chiese continuando a sorridermi maligno.
-Perché altrimenti te la vedrai brutta. Lo sai anche te. Ci sono troppi Notturni dalla sua parte.
Notturni?!
Ma che…?
-Uff… hai ragione… divertiamoci un po’ con questi diavoletti.
Rispsoe incamminandosi verso Kikwang e Hyunseung.
Subito cominciò a prenderli a pugni e a calci mentre Taemin e l’altro se ne stavano immobili.
Non riuscivo a vedere una cosa del genere.
Quei due ragazzi mi avevano salvata e non si erano comportati come gli altri con me…
Faticosamente mi alzai tenendomi appoggiata al muro.
Poi, una scossa mi percorse tutto il corpo.
Con uno scatto fui addosso a Key. Gli saltai in spalla e gli circondai il collo con le braccia.
-Cos’hai intenzione di fare?!
Mi chiese divertito smettendo di picchiare gli altir due che caddero a terra esausti.
Key… aveva qualcosa di veramente strano…
Smebrava come se quando aveva inziato a picchiarli li avesse immobilizzati…
Non ho la più pallida idea di come succese ma, nella mia mano, mi ritrovai una grande scheggia nera.
Senza pensarci due volte la conficcai nella scapola del biondo.
Se era un angelo allora le ali ce le doveva avere la per forza.
E dopo ne ebbi la dimostrazione…
Dalla ferita che gli avevo procurato scaturì una luce bianca accecante.
Poi, fui buttata a terra da qualcosa di morbido.
Sbattei la testa a terra e la vista mi si annebbiò completamente.
-Quella stronza!
Urlò Key infuriato.
-Andiamocene!
Sentii dire poi da Jonghyun.
Infine, prima di perdere i sensi, sentii la risata di Taemin.
-Sei una grande!

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