Un anno ad Hogwarts Movimentato (una vacanza movimentata/ritorno a scuola)

di MikaMika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO I - Niente male come primo giorno ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO II – Pozioni, Punizioni e Graditi Ritorni ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO III- OH Romeo, Romeo..perchè sei insopportabile, Romeo? ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO IV- Non c’è nessuno…perché mi chiami Weasley? ***
Capitolo 6: *** CHAPTER 5- Un bacio non si nega a nessuno ***
Capitolo 7: *** CHAPTER VI- A meno che non sia tu a volerlo ***
Capitolo 8: *** CHAPTER VII- Chi è questa pazza che dice cose assurde con la mia voce??? ***
Capitolo 9: *** CHAPTER VIII- I campioni Tre Maghi ***
Capitolo 10: *** CHAPTER IX- Chiedimelo ed io lo farò ***
Capitolo 11: *** CHAPTER X- Non mi interessa niente di lei. Giuro e Spergiuro. ***
Capitolo 12: *** CHAPTER XI- Sai cosa si dice di chi origlia .. ***
Capitolo 13: *** CHAPTER XII- Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. ***
Capitolo 14: *** CHAPTER XIV- Sarebbe stato più discreto entrare mano nella mano ***
Capitolo 15: *** CHAPTER XIV- Fidanzata è una parola grossa ***
Capitolo 16: *** CHAPTER XV- Segreti e Soffiate ***
Capitolo 17: *** CHAPTER XVI- La prima prova ***
Capitolo 18: *** CHEPTER XVII- Quando un ragazzo ti offre da bere ***
Capitolo 19: *** CHAPTER XVIII- Lettere, spiegazioni, ricatti e rapimenti. ***
Capitolo 20: *** CHAPTER XIX- Parola d’ordine: FUGA ***
Capitolo 21: *** CHAPTER XX- Vieni al ballo con me? ***
Capitolo 22: *** CHAPTER XXI- Ma come ti vesti? ***
Capitolo 23: *** CHAPTER XXII- Ballo del Ceppo (parte I) ***
Capitolo 24: *** CHAPTER XXIII- Ballo del Ceppo (parte II) ***
Capitolo 25: *** CHAPTER XXIV- Annunci di Natale ***
Capitolo 26: *** CHAPTER XXV- Alla baita (Capodanno parte I) ***
Capitolo 27: *** CAPITOLO XXVI- Capodanno Bacia tutti ***
Capitolo 28: *** CHAPTER XXVII- Ricatti/Confessioni e generiche allusioni ***
Capitolo 29: *** CHAPTER XXVIII- Feste e Festini_ Piani e Casini ***
Capitolo 30: *** CHAPTER XXIX- La seconda Prova ***
Capitolo 31: *** CHAPTER XXX- Vatti a fidare degli amici ***
Capitolo 32: *** CHAPTER XXXI- L’arte della seduzione ***
Capitolo 33: *** CHAPTER XXXII - L'arco ***
Capitolo 34: *** CHAPTER XXXIII- Il Matrimonio ***
Capitolo 35: *** CHAPTER XXXIV- E dunque… ***
Capitolo 36: *** CHAPTER XXXV - Fiumi di Parole ***
Capitolo 37: *** Chapter XXXVI - La Terza prova ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO

Dal finestrino dell’espresso per Hogwarts il panorama scorreva rapido.
Lei lo fissava senza vederlo realmente così presa dai suoi pensieri. La carrozza era gremita di studenti, già vestiti con l’uniforme della scuola. Su ogni tunica spiccavano spille diverse, utili per riconoscere l’appartenenza ad una casa. I prefetti, soprattutto quelli nuovi se ne stavano tra loro, mentre i Caposcuola cercavano di spiegare a tutti cosa avrebbero dovuto fare.
Tutti i Caposcuola, tranne una.
Insolitamente, Rose Weasley se ne stava buona e zitta, ed era completamente assente, nonostante nella carrozza ci fossero ben tre membri della sua famiglia, oltre che uno dei suoi amici più cari.
Era dalla sera prima che aveva smesso di parlare, limitandosi ad emettere un paio di monosillabi, se proprio era necessario. La parola più lunga che era uscita dalla sua bocca era stato un “ciao” stentato ai genitori prima di salire sul treno. Dopo di che si era diretta nella carrozza dei prefetti tanto velocemente da travolgere un paio di primini spaventati nel corridoio. Non aveva neanche chiesto loro scusa.
Le sue cugine, entrambe prefetti di Grifondoro, Roxenne e Lily, si limitavano a fissarla a qualche poltrona di distanza. La conoscevano bene e, oltretutto, Lily era più che consapevole del motivo del turbamento di Rose, anche se, ovviamente, non lo avrebbe svelato nemmeno sotto tortura.
Loro la conoscevano bene, e sapevano che, di solito, la calma piatta di Rose non era mai un buon segno. Significava che stava rimuginando su qualcosa, e se la riflessione avesse portato la rossa a ritenere di aver commesso un errore, era meglio correre ai ripari e starle il più lontano possibile.
Nel frattempo Lysander Scamandro cercava in ogni modo di attirare l’attenzione di tutti i prefetti nuovi, maledicendo di tanto in tanto la preside che lo aveva fatto Caposcuola al posto del fratello.
-Rose?- il suo richiamo disperato cadde nel vuoto, e lui scuotendo la testa tornò ai suoi doveri. In quel momento, davvero, non aveva tempo per cercare di capire cosa affliggesse la ragazza. Fortunatamente Lily venne in suo soccorso. Era già il secondo anno che faceva il prefetto, ed inoltre aveva ereditato il piglio di sua madre.
-SILENZIO- strillò mettendosi in piedi sulla poltrona. Un secondo dopo i gridolini si erano placati e Lys potè iniziare il suo discorso, appena dopo aver mimato un “grazie” stracolmo di adorazione alla piccola Potter, che in risposta si cimentò in una buffa riverenza.
-Tutto bene Rose?- una voce allegra la distolse dai suoi pensieri. Si guardò in torno appena un po’ spaesata cercando di visualizzare la persona davanti a sé. Un paio di occhi verdi e luminosi la guardavano incuriositi.
-Sì tutto ok Al!-
-Oh bene!- il finto sospiro di sollievo del cugino le strappò un sorriso –Pensavo avessi perso la lingua nel corso della notte! Mi spieghi cosa è successo?-
-Niente, perché?-
-Sei sicura?- insistette lui. Rose a mentire non era mai stata brava, infondo fino a quel momento nonne aveva nemmeno mai avuto bisogno. Su cosa avrebbe dovuto mentire? Lei non faceva mai niente di male, non infrangeva le regole, faceva sempre i compiti, onorava la sua spilla, era un Capitano impeccabile. Perché mai avrebbe dovuto imparare a mentire?  Dunque ad Albus Severus fu immediatamente lampante che quella di Rose era una bugia.
-Sul serio- tentò di insistere lei mordicchiandosi il labbro e torturandosi un ricciolo ribelle senza guardare il cugino negli occhi che in tutta risposta aveva sollevato scettico le sopracciglia.
-Va bene, ma mettiamo una cosa in chiaro, non ti credo ok?-
Il sorriso, anche se appena accennato, sul volto di Rose incoraggiò Albus a continuare. Voleva bene a sua cugina e non gli piaceva vederla triste. Avevano fantasticato tanto su quel viaggio insieme verso Hogwarts. Tutti e due Caposcuola. Non ci stava proprio al fatto che lei lo trascorresse a pensare a non so’ cosa. Voleva dirle qualcosa per farla ridere, per tirarla su. Purtroppo una qualche, sconosciuta, legge dell’universo fa sì che gli uomini riescano, in ogni caso, sempre a dire la cosa sbagliata, nonostante le ottime intenzioni.
-Sei davvero incapace di dire bugie Rosie! Dovresti farti insegnare da Scorpius. Ha appena convinto Licia Carrow che quest’estate non ha potuto rispondere alle sue lettere perché il suo gufo a preso la tosse bitorzoluta- si lasciò andare ad una risata prima di terminare la frase –Lei gli ha creduto all’istante e gli è subito caduta tra le braccia- se Albus avesse prestato maggiore attenzione all’espressione facciale di Rose, probabilmente, sarebbe sparito nel giro di un secondo. Ma di lui non si poteva certo dire che fosse un tipo attento.
Prima che potesse aggiungere altro Rose Weasley era scattata in piedi e lo aveva superato tanto velocemente e con tanta foga al punto che cadde dalla poltrona. Quando si tirò su, di sua cugina non c’era nemmeno l’ombra.

ANGOLO DI MIKA
Salve a tutti!!! Cosa numero uno per chi avesse letto "una vacanza movimentata": cioè io scrivo miGLIArdo e voi non mi dite niente??? Per favore insultatemi, ve lo chiedo io!!!
Ok, detto ciò, Eccomi di nuovo qui..oggi è una bella giornata, dunque perchè non scrivere qualcosa...e perchè non cominciare l'ultimo anno di Rose a scuola???
Bene, spero di riuscire a fare bene, il prologo è breve...perchè è introduttivo. Se qualcuno non avesse letto l'altra ff, beh consiglio di leggerla perchè è il seguito! Ok... speriamo bene <3 saluti Cupcakes <3

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Capitolo 2
*** CAPITOLO I - Niente male come primo giorno ***


 CAPITOLO 1- Niente male come primo giorno.

Bene, come primo giorno non era cominciato male.
Avevo trascorso metà del viaggio in treno chiusa nel bagno a cercare di calmarmi e razionalizzare il tutto, ma non ero sicura che l’operazione fosse realmente riuscita.
Inoltre mi aspettava una lunga cena al tavolo dei prefetti, e Albus sicuramente mi avrebbe chiesto spiegazioni del mio comportamento.
Ero nervosa,  avevo i nervi a fior di pelle e soprattutto non riuscivo a controllarmi. I pensieri dentro la mia testa vorticavano senza il minimo filo logico. Scorpius, la scuola, le mie cugine, i loro guai, i miei guai, Scorpius. Non riuscivo a fare altro che a starmene sola mentre mi dirigevo verso la Sala Grande con aria afflitta e le spalle curve. Cominciare un anno scolastico in quelle condizioni non era esattamente la miglio cosa da fare, soprattutto perché di solito l’inizio di un nuovo anno accademico mi rendeva entusiasta ed elettrica.
A peggiorare il mio umore c’era l’infelice circostanza che non potevo rimproverare altri che me per il mio stato d’animo.
Ok, parte della colpa era di Scorpius, lungi da me esimerlo dalle sue responsabilità, ma questo non sollevava me dalle mie! Che mi era passato per la testa? Io, Rose Weasley con Scorpius Malfoy? Seriamente? E poi perché mi dava tanto fastidio che lui avesse già ripreso le sue normali attività di rimorchio di galline? Che mi aspettavo? Che mi facesse una dichiarazione d’amore in piena regola al centro della Sala Grande? No! E nemmeno la volevo. Figuratevi, gli avrei lanciato contro qualcosa probabilmente.
Ciò nonostante non riuscivo a liberarmi dal peso che mi si era comodamente posizionato sullo stomaco.  
La mia paura più grande era che il fattaccio venisse fuori, che lui violasse il nostro trattato di segretezza sbandierando ai quattro venti quello che era successo.
Lo avrei cruciato. Infondo Azkaban sarebbe stata comunque meglio di Hogwarts una volta che tutti avessero saputo.
Inizialmente avevo creduto alle sue parole, e questa era solo un’altra fonte di vergogna.
Avevo veramente creduto alla sua promessa di non rivelare niente. Ma dopo aver visto quanto rapidamente fosse tornato ad essere il solito Scorpius non ero più sicura di niente.
-Rose, ma ciao…!- il tono malizioso, caldo e suadente della sua voce mi fece irrigidire su me stessa. alzai la testa e lo sguardo nella sua direzione e trovai Scorpius appoggiato alla parete, come al solito circondato da un cospicuo numero di Serpi, mancava solo Al che doveva già aver raggiunto la Sala Grande. Licia Carrow restava arpionata al suo sguardo e lo guardava con un misto di adorazione e divertimento, probabilmente pregustando una nostra probabile litigata.
Cercai di modificare radicalmente il mio atteggiamento, spinta dal suo sguardo divertito. Sollevai le spalle e raddrizzai la schiena adottando uno sguardo quanto più possibile fiero e deciso. –Ciao- risposi atona ed indifferente. Anziché mostrarsi colpito i suoi occhi scintillarono e un sorriso sbieco gli comparve sul volto.
-Noto con piacere che sei di ottimo umore come al solito! A cosa dobbiamo tutta questa allegria?- si voltò un secondo verso la sua corte allargando le braccia, loro ridacchiarono ottusamente, spesso mi capitava di domandarmi se capissero sul serio cosa lui dicesse o se fossero semplicemente dei robot programmati per dargli soddisfazione.
-Al fatto che non vedessi l’ora di tornare a vedere la tua brutta faccia Malfoy!- il sarcasmo era velenoso ma lui non sembrò impressionato. Il suo sorriso divenne più ampio ancora e lo sguardo era carico di sottintesi. Nonostante ciò assunse una finta espressione contrita mentre si liberava dalla stretta della Carrow per venire verso di me con la perfetta imitazione di un broncio stampata in faccia. Eravamo a circa cinque passi di distanza.
Istintivamente, mentre lui si muoveva, feci un passo indietro al quale corrispose una scintilla nel suo sguardo. Mi imposi di rimanere immobile mentre mi raggiungeva procedendo lentamente. Non gli avrei dato la soddisfazione di credere che non avessi il coraggio di stargli vicino. Fissai lo sguardo nei suoi occhi. Le mie labbra erano serrate e il mio cervello macchinava quasi rumorosamente cercando di evitare che andassi in iperventilazione. No, non sono un’idiota che si emoziona se Mister “smutandereipersinolaMcGranitt” le si avvicina. Semplicemente ero terrorizzata da quello che avrebbe potuto dire o fare. Cercai di non far trasparire nulla. Quando ormai mi era vicinissimo sollevò una mano e se la portò al cuore. –Così mi ferisci Rosie- tremai di disappunto quando lo sentii chiamarmi con quel nomignolo –mi spezzi il cuore. Pensavo fossimo diventati amici dopo quest’estate!-  terminò la frase e mi fece l’occhiolino. Fortunatamente dava le spalle al suo seguito, dunque nessuno avrebbe potuto vederlo. Era stato un gesto di discutibile buon gusto, ma pur sempre innocuo. Purtroppo questi sono tutti pensieri che feci dopo. In quel momento, come troppo spesso capitava, persi la testa. Non volevo sentir parlare dell’estate appena trascorsa. Sollevai il braccio e gli assestai un poderoso schiaffo sulla guancia.
Lui strabuzzò gli occhi, colpito da quell’inaspettata reazione. Probabilmente riteneva che avrei ripreso a strillare e ad urlargli contro minacce, come mi ero limitata a fare negli anni passati. Insomma, non ero mai stata una violenta, se non calcoliamo quella volta che l’ho schiantato, quest’estate.
Prima che lui potesse in qualsiasi modo riprendersi, sgattaiolai via rintanandomi nella Sala Grande.
 
 
La cena trascorse tranquillamente al tavolo dei prefetti. Albus non mi fece domande ed io cercai di non mostrarmi sconvolta in modo da non dover spiegare, prima del tempo, a nessuno il perché la mia mano fosse accidentalmente finita sulla faccia di Malfoy.  Finalmente, al termine di quella stancante prima giornata raggiunsi la sala comune con Lily e Roxenne.
-Odio fare il prefetto!- Roxenne si lasciò cadere sulla poltrona accanto al camino. Era al suo sesto anno, ed aveva passato l’estate in America, dunque non era potuta partire con noi e ci era mancata molto.
Era più alta di tutte noi e la pelle era scura, come quella della madre. Gli occhi, però, erano occhi Weasley ed anche i capelli, completamente rossi. In realtà Rox non era rossa, i suoi capelli sarebbero stati neri, ma si era impuntata e li aveva tinti. Sosteneva che, altrimenti, non si sarebbe sentita una vera Weasley.  Zia Angelina gli aveva fatto notare che nemmeno Domi, Vicky e Louis avevano i capelli rossi, l’aveva implorata di resistere ed era arrivata fino a minacciarla. Ma non c’era stato nulla da fare. Rox aveva tinto i capelli. E zio George, quando l’aveva vista, si era sbellicato dalle risate, le aveva dato una pacca sulla spalla e decretando –Ora sì che sei una vera Weasley Roxenne!-
Lily la seguì e si sedette sul tappeto, ai piedi della poltrona di Rox, con le gambe incrociate. Io mi limitai ad appoggiarmi alla poltrona, ero stanca e sarei voluta scappare in dormitorio.
-Mi mancano le cene al tavolo di Grifondoro- si lamentò Lily, rivolgendo un occhiata nostalgica al caminetto. Sbadigliai sonoramente e stavo per congedarmi ma un secondo prima che decidessi di farlo una piccola furia rossa ci raggiunse saltellando.
-Ciao Lucy!- la salutammo in coro mentre lei ci guardava sorridendo.  Era la più piccola del Clan, frequentava il quarto anno.  Aveva i capelli molto corti, rossissimi e più lentiggini di tutti gli altri Weasley messi insieme. Nonostante questo, sin da piccola, avevo sempre pensato che fosse la più tenera  di tutti. Lucy aveva un carattere amabile e dolce. Sorrideva sempre e non era mai triste né nervosa né arrabbiata. Per questo era la nipote preferita di zio George che da sempre tentava di farla arrabbiare con i suoi scherzi, senza mai riuscirci. Puntualmente finiva con Lucy che lo abbracciava dopo essersi sbellicata dalle risate.
Come quasi tutti noi era una buona giocatrice di quidditch e sapevo che quell’anno avrebbe cercato di entrare in squadra come battitrice.
-Come è andato il primo giorno?-  le chiesi rimandando per l’ennesima volta la mia ritirata.
-Bene, Hugo ha tenuto banco per tutto il banchetto- la piccola Lucy e mio fratello avevano solamente un anno di differenza, per questo erano molto legati, ed ovviamente erano tutti e due Grifondoro.  –Avete visto Molly al tavolo dei professori? Che effetto strano!- cominciò a ridere.
Molly II Weasley si era diplomata qualche anno prima. Era stata una studentessa modello, anche se non brillante come me. Nonostante ciò il suo piglio severo e la sua capacità di organizzazione le avevano garantito l’immediato ingresso nel corpo docenti di Hogwarts, come assistente di Incantesimi.
 -Ehi- ci interruppe Lily –secondo voi qual è l’importantissimo annuncio che la Preside deve fare domani?-
Tutte noi sollevammo le spalle, non ne avevo veramente idea ed in quel momento non volevo nemmeno pensarci.  –Ragazze, io vado a letto- le informai, ma loro, talmente prese da fare ipotesi mi salutarono distrattamente perdendosi, di nuovo in un attimo nelle loro congetture.
 
Raggiunsi finalmente il dormitorio trascinandomi sulle scale. All’interno le mie compagne di stanza erano già tutte posizionate.
-Ciao Rosellina- la voce acuta e stridula di Passiflora Brown mi penetrò il cervello. Gettai uno sguardo verso Alice e Domi mentre lei mi abbracciava stringendomi falsamente e loro faticarono a trattenere una risata.
Morgana Iaki se ne stava nel letto, già con le tende chiuse, probabilmente dormiva.
-Insomma Rose, oggi sei sparita tutto il giorno, non siamo riuscite a vederti per niente!- si lamentò Domi quando riuscii a liberarmi dalla stretta di Passiflora per raggiungerle.
-Oh, era troppo presa a schiaffeggiare Malfoy-  l’irritante voce eccitata della Brown mi immobilizzò.  Mi voltai verso di lei con sguardo accusatorio.
-Oh, sai che io so sempre tutto, è il mio lavoro!- sorrise innocentemente. Davvero, più passava il tempo e meno la sopportavo. Non riuscivo a capire se fosse lei a diventare più cretina o io meno tollerante. Rimasi a guardarla mentre trotterellava verso il bagno, poi raggiunsi Domi e Alice, mi sedetti sul suo letto senza smettere di guardare con astio il punto dove quella vipera era sparita.
Lei è gli occhi e le orecchie di Hogwarts- osservò Alice scrollando le spalle, a mo’ di giustificazione.
-Adesso che è diventata il capo il gazzettino di Hogwarts rischia di diventare una testata scandalistica- mi lamentai.
-Non c’è neanche più Jamie a porle un freno- osservò Domi che condivideva le mie precoccupazioni.
-Certo, ed è per questo che ti mancherà il tuo amato cuginetto, vero?- ridacchiò Alice, ed entrambe le dedicammo uno sguardo truce.
-Era una battuta!- fece lei alzando le mani in segno di resa. –Comunque a me non sembra così male! ha detto che vuole dedicare pagine intere alla mia relazione con Lorc. “Quando l’amore trionfa” s’intitolerà l’articolo!- ci informò con aria sognante, ed entrambe non riuscimmo a trattenere una risata.
-Perché ai picchiato Scorpius?- mi chiese Domi quando smettemmo di ridacchiare.
-perché come al solito se lo merita- intervenne Alice prima che rispondessi. Tra tutte lei era quella che aveva preso peggio la mia confessione. Andava abbastanza d’accordo con Scorpius, a parte una piccola discussione dovuta ad una breve storia tra di loro il primo anno. Ciò nonostante non vedeva di buon occhio un eventuale avvicinamento tra me e lui. “Se si impegna può essere un buon amico. Ma per quel che riguarda le relazioni sentimentiali.. non c’è portato e non cambierà mai Rose, tienilo a mente!”  me lo aveva ripetuto almeno venti volte, giusto due notti prima di quella.
Io scrollai le spalle e la indicai come a voler dire che avesse ragione. Domi scosse la testa. Al contrario di Alice aveva sviluppato, per ovvie ragioni, una sorta di adorazione per le storie d’amore impossibili, il che mi dava ai nervi. Tra me e Malfoy non si doveva nemmeno parlare di storie d’amore impossibili. Al massimo di convivenze pacifiche impossibili, o di sopravvivenza di entrambi impossibile. Per un attimo mi sorse il dubbio che fossimo come Voldemort e zio Harry. “Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive”.  No. Decisamente non dovevo diventare melodrammatica. Mi sarei limitata ad ignorarlo e ad evitarlo. Con un po’ di fortuna, non lo avrei incontrato così spesso.
Sbadigliai nuovamente –Vado a letto, sono stremata- .
Quella notte, non appena toccai il cuscino mi addormentai. Fortunatamente non sognai niente.
 
 
ANGOLO DI MIKA
Salve a tutti! Bene, eccomi qui con il primo capitolo. è molto introduttivo e cerco di spiegare quanti e quali personaggi in più si aggiungono ad una vacanza movimentata.
Abbiamo Rox; Lucy e Molly per adesso..ma credo che vedremo anche Hugo; Luois; Frank e tanti altri...
Bene...non mi sembra che il prologo abbia riscosso molto successo.. :( ciò nonostante voglio dare a questa storia una possibilità...farò come con i telefilm...qualche capitolo lo posto lo stesso..anche se nessuno lo leggerà! Spero che qualcuno legga questa storia e che decida di farmi sapere cosa ne pensa... (: Aprestissimo, spero!
Se vi interessa, credo che il prossimo capitolo arriverà entro martedì!

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Capitolo 3
*** CAPITOLO II – Pozioni, Punizioni e Graditi Ritorni ***


CAPITOLO II – Pozioni, Punizioni e Graditi Ritorni

Quando la sveglia suonò quella mattina mi stiracchiai e riposata e sorridente abbandonai il mio letto. Finalmente sarebbero ricominciate le lezioni, e non potevo non esserne entusiasta. Quello, come mamma mi aveva ripetuto fino allo sfinimento, sarebbe stato l’anno più importante della mia carriera scolastica fino a quel momento. Avrei dovuto prendere il massimo dei voti, in modo da poter entrare in qualsiasi facoltà universitaria desiderassi.
La divisa era piegata, pulita e perfettamente adagiata sul baule. Quando mi alzai in piedi notai che le altre nella stanza ancora stavano dormendo.  Sospirai e scossi la testa. Possibile che neanche il fatto di essere all’ultimo anno le avesse responsabilizzate?
Mi vestii velocemente ed andai a fare colazione che ancora la sala era vuota.  C’erano solo alcuni insegnati ed  un paio di primini ansiosi.  Salutai con un gesto della mano veloce Molly che, seduta accanto al professor Vitius, lo ascoltava educatamente mentre beveva da una grossa tazza. Sembrava tesa, d’altronde era il suo primo giorno. Guardando quella scena mi chiesi quanto ci avrebbe messo mia cugina a prendersi la cattedra di incantesimi. Sperai poco, il professor Vitius era un bravissimo insegnate, ma forse era giunto il momento che si godesse la pensione.
Finii di fare colazione presto, prima ancora che la maggior parte degli altri studenti scendesse. Mi piaceva godermi un po’ di solitudine, e ne avevo bisogno. Con tutti gli impegni che avrei avuto quell’anno, di lì a poco avrei potuto non avere più tempo per farlo. Mi restava ancora mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni, tempo che utilizzai per una capatina veloce in biblioteca.
Quel giorno, già quel primo giorno era impegnativo. Avevo due ore di trasfigurazione, incantesimi, difesa e le famose “doppie pozioni con Serpeverde”, suonava come una maledizione e soprattutto sospettavo che i professori, nonostante le lamentele, si divertissero a subirsi ogni settimana due ore di battibecchi, visto che l’orario era lo stesso da anni.
Comunque, fino a pozioni tutto andò per il meglio. Il programma dell’ultimo anno di trasfigurazione mi entusiasmava, ed ero riuscita ad ottenere un colloquio con la preside McGranitt. Le volevo assolutamente chiedere di iscrivermi all’esclusivissimo corso avanzato per diventare un animago.
A pranzo non mi sedetti al tavolo dei prefetti. Mangiai con tutto il clan Weasley-Potter. Anche Albus si unì a noi, così come Lorcan e Lys, invece di sedersi al tavolo di Corvonero. Fortunatamente Albus venne da solo, e non si trascinò dietro nessun ospite indesiderato. Quando Frank gli chiese dove si fosse cacciato Malfoy, lui si limitò a rispondere che aveva trovato meglio da fare che pranzare. Fortunatamente nessuno tentò di approfondire l’argomento. Non avevo davvero voglia di scoprire cosa stesse facendo.
Prima di raggiungere i sotterranei, però, avevo un altro impegno da portare a termine. Dovevo prenotare il campo per le selezioni e gli allenamenti di quidditch.
Avevo mille libri in mano, mentre a passo spedito mi dirigevo vero lo studio di Madama Bumb, secondo le nuove ordinanze doveva essere lei a firmare i permessi, per evitare che più squadre si trovassero al campo nello stesso momento.
Non ricordavo quanto fossero pesanti i miei libri. Raggiunsi lo studio, che si trovava su una delle torri di Hogwarts. Non prestai attenzione ai trofei che in contrai lungo i corridoi. Li avevo guardati mille volte, anche se durante il mio primo anno, spesso mi ero ritrovata ipnotizzata davanti al nome di mio padre o dei miei zii. 
Giunta davanti alla porta trovai sbarrato, un enorme cartello appeso lì sopra mi informò che madama Bumb era lontana dal castello ed aveva già organizzato i turni per le selezioni  e gli allenamenti di quidditch. A Grifondoro spettavano il martedì, il giovedì appena prima di cena ed il sabato mattina presto.
Guardai gli orari sconcertata, e cercando di mantenere in equilibrio la pila di volumi che avevo con me, tirai fuori il mio diario.
-Oh no!- mi lasciai sfuggire un gemito. Gli allenamenti coincidevano in gran parte con il corso da animago.
-Problemi Weasley?- saltai su me stessa e dalla sorpresa lasciai cadere i libri. Lanciai uno sguardo truce verso Malfoy, prima di decidere di ignorarlo completamente e chinarmi a raccoglierli.
In un secondo fu al mio fianco. Non lo degnai di un’occhiata mentre impilava i volumi, a terra uno sopra l’altro. –è solo il primo giorno e già hai svuotato la biblioteca?- mi chiese leggermente divertito quando finimmo di impilarli. Da terra mi arrivavano alle ginocchia.
-Grazie- mormorai poco convinta mentre mi mordevo il labbro, più per educazione che per reale riconoscenza.  Lui sorrise e la consueta, ormai conosciuta e inopportunamente adorabile fossetta sinistra fece capolino. Mi guardava negli occhi, senza perdere il contatto visivo neanche per un attimo. Realizzai in quel momento che eravamo completamente da soli. Mi guardai un attimo intorno, sperando nella provvidenziale apparizione di chiunque, ma niente, il corridoio era vuoto, nemmeno un fantasma.
Tornai ad alzare lo sguardo verso di lui che ancora mi fissava. Gli occhi azzurri accesi, con una usuale sfumatura di sfida di sottofondo. Il mantello restava aperto, appoggiato sulle spalle larghe e la cravatta era lenta, verde ed argento, adagiata sulla camicia bianca, perfettamente infilata nei pantaloni grigi, leggermente aderente sul pettorale. Strizzai gli occhi e mi lasciai sfuggire un sospiro, immediatamente sperai che non riuscisse a leggermi nel pensiero.
-Tutto bene?- il sorriso sghembo ed il sopracciglio alzato mi suggerirono che, probabilmente, non aveva bisogno di leggermi nel cervello per capire cosa stessi pensando. Chiusi gli occhi e storsi il naso sbuffando.
-Che vorresti dire?-
-Niente, sbaglio o ti stavi lamentando prima di decidere di gettare in aria tutti i tuoi libri?- immediatamente mi tornò in mente quale fosse il mio reale problema in quel momento. Gettai un’occhiata preoccupata al tabellone.
-Già! Gli orari del quidditch .. – accennai indicandolo a Malfoy, ignorando quella parte del mio cervello che avrebbe voluto puntualizzare sul fatto che la colpa fosse sua se i mie libri erano caduti –non vanno proprio bene ..- lui gettò un’occhiata al cartello affisso sulla porta. –Non mi sembrano così male- decretò scrollando le spalle.
-Coincidono con altri impegni- mi lasciai sfuggire l’ennesimo sospiro, avrei dovuto lasciar perdere una delle due cose, e non volevo assolutamente. Oltretutto dubito che madama Bumb avrebbe acconsentito a riorganizzare tutti gli orari. Ero spacciata. A meno che …
-Ehi, che orari hai tu?- chiesi ridrizzandomi sulle spalle, cercando la colonna dedicata a Serpeverde.
-Oh no!- fece in risposta –Non ci pensare proprio Weasley!- scosse vigorosamente la testa per fare segno di no.
Non poteva negarmi questo favore. Ne andava della mia preparazione e delle mie qualifiche. Dovevo insistere ed avrei insistito, fino c che non avesse ceduto. Ad ogni costo.
-Dai Malfoy! Perché no? Hai detto anche tu che i miei orari non sono male!-
-Intendevo dire che per te non sono male. Io non ho intenzione di svegliarmi il sabato mattina per allenarmi!- certo. Ovviamente era quello il problema. Lui doveva darsi alla pazza gioia il venerdì sera.
-Ma l’allenamento sarebbe alle 11.30!- gli feci notare mettendo il broncio –E il venerdì non ci è permesso dare feste o uscire dal castello-
-Oh, finiscila! Non vorrai farmi credere che la Torre di Grifondoro va a dormire alle 10 il venerdì-
Sbuffai sonoramente. –Non puoi dirmi di no!- sbottai per l’ingiustizia della situazione.
-Perché no?- più io mi agitavo più lui si divertiva.
-Perché MERLINO E MORGANA, l’unica cosa che ti impedisce di allenarti è dormire, mentre io devo seguire dei corsi avanzati!- gli urlai in faccia. Ero paonazza ed avevo perso la pazienza, lui continuava a guardarmi con un’ espressione indecifrabile sul volto. Tenni le braccia incrociate al petto e battei i piedi a terra come una bambina. Cosa mi aspettavo? Un gesto carino e gentile? Da Malfoy? Realizzai che se lui non avesse acconsentito avrei dovuto scegliere tra il quidditch ed il corso avanzato. Certo, avrei anche potuto umiliarmi andando ad implorare il Capitano di ogni singola squadra di quidditch della scuola. Sospirai ed abbassai lo sguardo da quello di lui.
-Come non detto- mi lasciai sfuggire, mentre mi chinavo per raccogliere la pila di libri.
-Magari … potrei decidere di farti questo enorme favore..- buttò lì con noncuranza. Mi raddrizzai subito voltandomi verso di lui che si guardava le unghie della mano sinistra e gli sorrisi apertamente. Oh, infondo lo sapevo che non poteva negarmi una cosa del genere. Nemmeno lui era così infame.
-Davvero?- chiesi allegra saltellando –Oh! Grazie Scorp!!- senza nemmeno rendermene conto mi attaccai al suo braccio continuando il mio balletto della vittoria. Era troppo bello. Troppo bello per essere vero.
-Però, a fronte di un enorme favore, ci vuole un’enorme ricompensa..-  Appunto, troppo bello, dicevo. La frase vittoriosa pronunciata dalle sue labbra già curve in un sorriso divertito e malizioso. Mollai il suo braccio all’istante e la gratitudine sparì dai miei occhi per lasciare il posto al sospetto.
-Sentiamo!- incrociai di nuovo le braccia –Cosa vuoi?-
Lo vidi gettare uno sguardo intorno e poi tornare a posarlo su di me. Il corridoio della torre era ancora completamente vuoto. Il suo sorriso divenne, se possibile, ancora più malizioso. –Non lo immagini?- mi chiese mentre muoveva un lento passo dopo l’altro verso di me.
Sgranai gli occhi e cominciai a muovermi all’indietro. Sentivo il mio cuore accelerare pericolosamente, e boccheggiai quando sentii la mia schiena scontrarsi con la pietra fredda della parete.
-Non ti avvicinare, Malfoy- lo minacciai con voce tremante, e scarsamente convincente, ottenni come unico risultato quello di farlo sorridere ancora.
Lui mi raggiunse in pochi secondi. Cercai di soffocare qualsiasi ricordo mi rievocasse il suo odore, ma ciò non mi impedì di arrossire. Lui sorrise ancora, sfiorando con la pallida mano fredda la mia guancia accaldata.
-Perché non mi chiedi gentilmente e per favore di cederti i miei turni?- mi soffiò all’orecchio e capii che aveva voglia di giocare.  Alzai gli occhi e mi scontrai con i suoi, luminosi ed attenti, ad una vicinanza decisamente inappropriata.
Boccheggiai un attimo e cercai di impedirmi di guardare le sue labbra. Sospirai socchiudendo un attimo gli occhi, dovevo ritrovare la concentrazione e rimanere vigile, fino a che lui non fosse arrivato dove voleva arrivare, o almeno fino a che io non avessi capito dove voleva arrivare. Dunque decisi di stare al suo gioco.
Quando riaprii gli occhi gli sorrisi il più amabilmente possibile, sperando che il disappunto non tramutasse quel mio tentativo in una smorfia.
-Per favore , Scorpius..- iniziai cercando di dare alla mia voce una sfumatura dolce, il risultato fu abbastanza buono, anche se alle mie orecchie suonava innaturale –potresti, gentilmente, scambiare i tuoi turni con i miei?- lo guardai speranzosa, toccando appena con la punta delle dita il suo petto. Forse ero sotto Imperio. Non avevo mai considerato questa ipotesi, ma era possibile. Altrimenti, per quale altro motivo avrei fatto gli occhi dolci a Malfoy, mentre avanzavo questa richiesta? E perché gli avrei toccato il petto?
Lui non fece una piega, davanti al mio strano comportamento, cosa di cui mi sentii vagamente offesa.
Guardò prima le mie labbra e poi i miei occhi –Stai cercando di sedurmi Rosie?- mi chiese divertito, ed io scrollai la testa quasi scandalizzata. –Ah no? Peccato, perché ti stava venendo bene..-
Rimasi immobile, incastrata in quella sensazione di intorpidimento che ormai conoscevo.
-Ti darò i miei turni- sussurrò prendendomi il volto tra le mani –Se tu mi darai un bacio..-
-Questo è un ricatto..-
Lui si lasciò scappare una risata –No, ti sto fornendo la scusa perfetta per fare quello di cui hai voglia senza dover fare i conti con il tuo stupido orgoglio-
Tremai alle sue parole. Aveva ragione? Non sapevo dirlo, o forse semplicemente non volevo.
Le sue labbra si fecero più vicine alle mie e sentii le sue mani accarezzarmi le cosce nude, sotto la gonna dell’uniforme.  Sentii un calore immane esplodere dentro di me e la pelle d’oca dove lui toccava. Sentii lo stomaco contorcersi e chiusi gli occhi respirando il suo profumo.
-Devi baciarmi tu..- mi ricordò lasciando un sussurro sulle mie labbra –Non te la renderò più facile di così- l’avvertimento era perentorio ed invitante. Aprii gli occhi ed emisi un lamento gutturale di frustrazione. Oh al Diavolo. Che pensasse quello che voleva. Io dovevo farlo per il campo da quidditch, solo per quello.
Mi avventai sulle sue labbra, senza ragionarci ancora, e le trovai calde, morbide, perfette esattamente come le ricordavo. Le sentii incastrarsi perfettamente con le mie e dopo poco le carezzai con la lingua affinché le dischiudesse. Non fu una battaglia lunga, né difficile. Non mi accorsi né di come né di quando le mie mani s’infilarono sotto la camicia di Scorpius. Ad un certo punto sentii i suoi dorsali contrarsi sotto le mie dita, la consistenza liscia e tonica della sua pelle bianca. E le sue mani.. Non erano due, ma cento e mille e lo sentivo toccare, stringere, accarezzare ogni parte del mio corpo.
-Da quando è successo, non penso ad altro- mi confessò mentre mi prendeva in braccio in modo che mi stringessi con le gambe al suo bacino. Non risposi e mi limitai a baciarlo ancora, incastrando le dita nei capelli biondi, spettinati.
Avrei meritato di togliermi 1000 punti, lasciarmi andare in quel modo in corridoio … con Scorpius poi..come avrei fatto a fare finta di niente durante pozioni.
Spalancai gli occhi e mi immobilizzai sconvolta. Scorpius lasciò la presa su di me e mi guardò confuso mentre io impallidivo controllando l’orologio.
-POZIONI- dissi semplicemente prima di lanciarmi nella direzione dei sotterranei. Avevamo mezz’ora di ritardo.
Sentivo i suoi passi dietro di me senza sforzo, ci mettemmo altri dieci minuti a raggiungere l’aula che era dalla parte opposta rispetto a quella dove eravamo noi. Mi fermai lì davanti, ansante ed accaldata.
-Contento di farti quest’effetto- disse lui vedendomi sconvolta ed io lo fulminai con lo sguardo.
-Taci Malfoy, e datti una sistemata!- lo invitai indicando la camicia mezza sbottonata. Dopo un’altra manciata di secondi entrammo tutti e due.  Io ancora non mi ero ripresa dalla corsa.
-Scusi Professore- dissi rivolta alla cattedra mentre tutta la classe spostava gli occhi da me a Malfoy.Licia Carrow sembrava inviperita, Domi e Alice divertite, Albus confuso, ma lo sguardo che più mi preoccupava era quello acceso ed attento di Passiflora. Cercai i ignorare tutto questo avvicinandomi al professore.
Lumacorno Junior era il figlio del fratello minore del vecchio Luma. Assomigliava allo zio in tutto e per tutto, per questo aveva una sorta di preferenza nei confronti di chiunque portasse il nome Potter-Weasley. Pregai Merlino che questo bastasse a farlo passare sopra a ben 40 minuti di ritardo.
-Signorina Weasley, signor Malfoy, cosa è successo?-
-Ci scusi professore- deciso di parlare anche per Scorpis. Più la sua bocca restava chiusa, meno possibilità c’erano che facesse qualche danno –Siamo andati da Madama Bumb per prenotare il campo da quidditch la lei non c’era!-
-Tutto questo tempo per accertare l’assenza di un docente?- mi morsicai il labbro abbassando la sguardo.
-Weasley cercava i convincermi a fare scambio turni- mi si gelò il sangue e mi voltai a guardarlo in cagnesco.
-Ah così sarebbe colpa mia!- sbraitai.
-Non è mica mia-
-Neanche mia-
-No, se tu vieni colta da bisogni impellenti nei momenti meno opportuni, che posso farci io- si lasciò andare ad una risata idiota mentre io mi esibivo in una perfetta imitazione di un drago. Fumo dal naso e dalle orecchie.
Possibile che ogni volta che pensavo che forse non fosse così male lui dovesse così platealmente smentirmi?
Il doppio senso di quella battuta idiota non sfuggì a nessuno nella classe. Vidi Passiflora strofinarsi le mani esaltata, potevo immaginare la prima pagina del prossimo numero della Gazzetta di Hogwarts : “Dissenteria o Sesso dipendenza? Quale malattia affligge Rose Weasley?” sperai solo che Alice non se la prendesse perché le avevo fregato la prima pagina.
Fu un attimo, un solo attimo e come troppo spesso accadeva in sua presenza spensi il cervello. Sguainai la bacchetta e sentii le risatine ammutolirsi mentre la puntavo dritta su Malfoy.
-Ritira subito quello che hai detto Sgorbius!- lo minacciai con la voce tremante d’ira.
-ADESSO BASTA- la roboante voce di Lumacorno mi ricordò dove fossi e chi fossi. Spostai lo sguardo sul professore, abbassai la bacchetta e assunsi un’espressione mortificata.
-Vuoi due siete inqualificabili signori!- l’ometto panciuto era decisamente contrariato. Io non mi ero mai vergognata così tanto per il mio comportamento.
-Professore…- pigolai mentre pian piano Malfoy riprendeva colore al mio fianco, ricordava fin troppo bene che non mi sarei fatta problemi a schiantarlo.
-Stia zitta signorina Weasley!- disse lui interrompendo le mie scuse sul nascere. Strinsi le labbra nel tentativo di contenere le lacrime.
-Voi due meritate una punizione! – ci voltò le spalle tornando ad occupare il suo posto alla cattedra –Il vostro comportamento è vergognoso e mi delude profondamente! Non vi butto fuori dal corso solamente perché siete due tra i miei studenti migliori!- mi lasciai andare ad un piccolo sospiro di sollievo.
-Ciò nonostante ..- continuò prendendo posto –meritate una punizione esemplare, sulla quale mi riservo di riflettere … ve lo farò sapere la settimana prossima. Adesso andate ai vostri posti, e non voglio più sentire una parola-
In silenzio raggiunsi il banco al fianco di Alice e Domi. Mi sedetti senza dire una parola mentre la prima mi guardava con rimprovero e mia cugina scuoteva la testa. –Non ne voglio parlare- sussurrai piano in modo che solo loro mi ascoltassero. –Va bene, ma abbottonati la camicia- Alice indicò la mia scollatura eccessivamente ampia, avrei voluto gettarmi nel calderone.
 
PoV Domi
Quando entrai nella sala grande quella sera ebbi la sgradevole sensazione che l’intera scuola mi stesse guardando. Poi ricordai che al mio fianco c’era Rose e per un istante mi sentii sollevata dalla certezza che, probabilmente, le voci della scenata a pozioni erano giunte a tutte le orecchie di Hogwarts. Probabilmente anche Hagrid, notoriamente ormai duro d’orecchi a causa della vecchiaia, le avrebbe sentite.
Mi dispiacque per lei, sembrava essere sul punto di perdere la testa. Ma io ero abbastanza convinta che ci fosse una soluzione al suo problema e che fosse semplice: ammettere ciò che provava per Scorpius. Purtroppo ogni volta che provavo a proporlo, la reazione era sempre la stessa. Mi accusavano di essere diventata una romanticona e mi ricordavano che, per quei due, non ci sarebbe mai stato un lieto fine.
Salutai mia cugina che andava a raggiungere il tavolo dei prefetti e mi sedetti al tavolo, aspettando che Alice la finisse di “salutare” Lorcan per la millesima volta quel giorno.
Alla fine della cena la preside McGranitt si alzò in piedi e tossicchiò un paio di volte. Era talmente austera che tanto bastava a zittirci tutti. Indossava un vestito lungo, color antracite, ed il cappello a punta in tinta. Spostò lo sguardo su tutti i tavoli, e dopo aver controllato che l’attenzione fosse assoluta iniziò a parlare, senza cerimonie, esattamente come era abituata a fare.
-Quest’anno  Hogwarts avrà l’onore di ospitare un evento importantissimo. Molti di voi ne avranno sentito parlare, del Torneo TreMaghi – nella sala si sollevarono sussurri ed esclamazioni di stupore. Tutti sapevamo quando c’era stato l’ultimo torneo tremaghi, e tutti sapevamo come si era concluso.
-Silenzio, per favore- ribattè la preside –Non voglio che gli studenti della mia scuola passino per un branco di conogli spaventati. Le circostanze, rispetto all’ultimo torneo tre maghi sono molto diverse. Nessuno, e ripeto NESSUNO, sarà in pericolo di vita. Non di meno, mi aspetto da voi cordialità con le delegazioni delle altre scuole e, soprattutto, mi aspetto che chiunque sia il nostro campione vinca-
-Quando arriveranno?- Non capii bene da che parte della sala arrivò la domanda.
-Durante la prossima settimana signor Roming- rispose lei impassibile verso il tavolo di Tassorosso
–Comunque, data la rilevanza dell’evento, ospiteremo ad Hogwarts un delegato del ministero, la signora Mert- una signora grigia e bassa si alzò dall’angolo del tavolo accolta da un educato applauso - ed un delegato dalla Gazzetta del Profeta ..- la preside fece una pausa. Spalancai gli occhi e sentii i battiti del mio cuore farsi sempre più forti, lo sentivo rimbombarmi nel cervello mentre mi ripetevo come un mantra di non farmi illusioni. Muovevo gli occhi sulla sala cercando di riconoscere un volto sconosciuto, in modo da calmarmi, ma niente.
-Diamo il ben tornato al signor James Potter- mi girai all’istante verso la direzione indicata dalla preside e lo vidi entrare. Il mio tavolo era scoppiato in acclamazioni di ogni tipo per “James la leggenda” mentre io rimanevo impalata. Era bellissimo. Procedeva dal fondo della sala, salutando chiunque incontrasse. La preside lo guardava sollevando un sopracciglio –Il solito plateale- riuscii a leggere il suo labiale.
Quando mi passò accanto, temetti quasi che non mi prestasse la minima attenzione mentre io ero ancora senza parole, invece interruppe la sua avanzata, diede un buffetto a Lucy e a Hugo che erano vicino a me e poi mi si avvicinò. All’esterno sarebbe sembrato un innocente, affettuoso saluto tra cugini. Un abbraccio senza altro significato. –Sorpresa- mi sussurrò all’orecchio e poi mi lasciò andare, giungendo al tavolo dei professori dove Hagrid lo stritolò in un abbraccio, per poi lasciarlo a Neville, il padre di Alice.
-Bene, se il signor Potter è soddisfatto della sua entrata trionfale, vi avviso che dalla prossima settimana, per un intero mese sarà possibile candidarsi come campione di Hogwarts. In bocca al lupo a tutti- .
Lei si rimise a sedere mentre la gente pian piano defluiva dalla sala. –Andrò subito a mettere il mio nome-;
-Sarò io il campione di Hogwarts!-; .Ma che dici sarò io-. A me non importava. Ce lo avevo già il mio campione.



ANGOLO DI MIKA
Salveeee <3 Ringrazio molto per le recensioni ricevute <3 Spero mi farete sapere cosa ne pensate di questo.
Che dire, cominciano ad intravedersi i problemi. Nel prossimo capitolo arriveranno le delegazioni..e soprattutto una nostra conoscenza compierà gli anni e vorrà festeggiare in grande ... DOLCE LILI quante ne combinerà? E come coinvolgerà le sue adorabili cugine/amiche ..
E come reagirà se dovesse sentire un certo ragazzo darle della poco di buono?
Il tutto con il sottofondo di Gabri Ponte... Aprestissimo

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Capitolo 4
*** CAPITOLO III- OH Romeo, Romeo..perchè sei insopportabile, Romeo? ***


CAPITOLO 3 – Oh ROMEO ROMEO, PERCHè SEI COSì INSOPPORTABILE ROMEO?

PoV Domi.
Era buio pesto e stavo facendo una di quelle cose che si addiceva più a Lily o a Roxenne.
Camminavo nei corridoi bui di Hogwarts con la bacchetta in mano, sotto il mantello storicamente appartenuto a zio Harry, che poi era stato di James ed infine di Lily, quando James si era rifiutato di trasmetterlo al fratello Serpeverde.
Mi aggiravo silenziosa ed invisibile. Nessuno avrebbe potuto vedermi, ma comunque ero agitata.
Arrivai al settimo piano molto lentamente, e nervosamente iniziai a camminare avanti ed indietro davanti alla parete vuota,  senza prestare quasi attenzione all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll.
Quando davanti a me comparve la porta tentennai un secondo ulteriore per guardarmi intorno.  Via libera.
Non appena aprii la porta ed entrai dentro, l’atmosfera familiare, calda ed accogliente della stanza mi avvolse. Al centro, intento a cercarmi con lo sguardo nel vuoto, James se ne stava immobile.
-Domi, dovresti togliere il mantello..- mi invitò ridendo ed io sorrisi.
Dovevo smetterla di guardarlo con adorazione altrimenti si sarebbe montato ancora di più la testa. Ma infondo era da quando eravamo bambini che lo guardavo così.
Lasciai cadere il mantello a terra e corsi verso di lui. Allargò le braccia per accogliermi e mi ci tuffai dentro sorridendo.
Era trascorsa una settimana dal giorno in cui Jamie era arrivato al castello, ma per un motivo o per un altro, trovare tempo per noi sembrava impossibile.
Lui mise le mani a coppa sul mio viso e mi guardò negli occhi. Un solo pensiero rimbombava feroce nella mia testa: da quando, molti mesi prima, eravamo stati in quella stanza insieme, a parte qualche bacio, non eravamo più riusciti a stare insieme.
-Abbiamo troppi parenti- commentai per stemperare la tensione, ma era inutile il cuore continuava a martellarmi nel petto e, anche se non c’era uno specchio per poter controllare, ero sicura che i miei occhi tradissero tutta l’impazienza e l’agitazione.
-Decisamente troppi- commentò lui prima di avventarsi sulla mia bocca. Era talmente urgente la voglia che avevo di lui, che ancora oggi, mi viene difficile capire chi iniziò a spogliare l’altro.
Ricordo solo la delicatezza delle sue mani, il modo in cui le sue braccia mi cullavano e proteggevano mentre con lentezza studiata mi aiutava a stendermi a terra. lo avevo visto baciare decine di ragazze, ed il mio cuore galoppò orgoglioso davanti alla certezza che a nessuna di quelle aveva mai riservato nemmeno la metà delle attenzioni che riservava a me. Sfiorò la curva dei miei seni senza mai abbandonare il mio sguardo e poi baciò l’incavo del mio collo, mentre lo sterno si alzava ed abbassava per dar spazio ai miei profondi sospiri. La sua mano grande sul mio addome piatto scorreva avanti ed indietro, guadagnando ogni volta un centimetro più in basso.
-Ti amo Domi- sussurrò quelle parole sottolineandole con lo sguardo, con la voce, con le mani. Lo sapevo già. Mi aveva sempre amata a modo suo. Era un amore diverso, era stato per me ogni cosa. Un amico, un fratello, un cugino, un protettore, un confidente, un amante. Eppure sentirglielo dire mi travolse. Senza nemmeno rendermene conto iniziai a piangere. Realizzai solo quando sentii le guance umide.
–Anche io ti amo James-  risposi piano, ridendo tra le lacrime. E lui si tuffò di nuovo su di me.
Ribaltai le posizioni decisa e con le dita tracciai il suo profilo, feci scivolare l’indice sotto il suo mento e con una leggera pressione alzai il suo viso verso di me per poi baciarlo delicata. Quando mi posizionai su di lui permettendogli di entrare dentro di me entrambi sospirammo. Finalmente ero completa. Finalmente ero sua, con lui, per lui.
Durò a lungo, ed avevo perso il senso del tempo. Non feci in tempo a capire di aver bisogno di un orologio che quello comparve al mio fianco. Segnava le cinque e mezza del mattino. Emisi un lamento contrito.
-Cosa c’è che non va?- mi chiese preoccupato sollevandosi su un gomito e accarezzandomi il volto.
-è tardi, tra un paio d’ore cominciano le lezioni, ed io non ho dormito nemmeno un minuto!-
-Ne è valsa la pena no?- sorrise guardandomi di sottecchi. Io risi a mia volta.
-La mia media scolastica ne risentirà. Rose se la prenderà con te. Potrebbe arrivare a fare la spia –
-Le taglierò la lingua- disse piano con fare cospiratorio e ridemmo entrambi. Improvvisamente un pensiero si iniziò a formare nella mia testa, mettendomi ansia. Corrugai la fronte e guardai Jamie preoccupata.
-Dovremo dirglielo prima o poi- la leggera nota di panico nella mia voce era evidente. Se anche lui era preoccupato, non lo diede a vedere. Mi posò un dito sulle labbra rosse –Shhh- disse teneramente –Non preoccupiamocene adesso, Domi. Ci siamo preoccupati degli altri fin troppo!-
-Sì ma..- tentai e lui mi guardò rimproverandomi.  Chiusi la bocca e sorrisi accontentandolo. Per premio mi baciò lascivamente e pensai che avrei potuto tacere per sempre se lui avesse acconsentito a continuare a baciarmi così.
-Ah devo dirti una cosa- il suo sguardo sembrava fermo, ma a me non poteva mentire, qualcosa lo turbava. Rimasi in silenzio attendendo che proseguisse.
-Oggi arriveranno le delegazioni delle altre scuole, e la gazzetta manderà una mia collega fotografa ad aiutarmi- storsi la fronte davanti alla sua espressione colpevole.
-Una collega?- gli feci il verso.
-Sì, beh io sono nuovo lì. Mi hanno affidato questo lavoro ed è importante, ma hanno pensato di mandare lei con me che ha più esperienza…- proseguì deviando dal punto che propriamente mi interessava.
-Quanta esperienza ha James?- la mia voce era carica di sottintesi e il mio sguardo inquisitorio.
-Abbastanza esperienza- ammise stando al mio gioco. Saltai a sedere nervosamente, feci un respiro profondo e trovai dentro di me la forza di calmarmi. Non aveva senso essere gelosa di James. Insomma, sarà anche stato un dongiovanni, ma ormai era mio, non mi avrebbe mai fatto del male. Ecco una delle poche cose facili dell’innamorarti di tuo cugino. Sai che non ti ferirà. Certo che, comunque, l’idea di una ragazza che gli gira intorno non è che mi facesse piacere.
-Va bene- dissi alla fine.
-Va bene?- mi fece eco lui, incredulo davanti alla mia compostezza.
-Sì va bene- ripetei prendendo il suo viso tra le mani –Ma fai il bravo Jamie- lo baciai ancora una volta, era davvero ora che me ne andassi.
 
                                                                                    ***************************************
PoV Rose
Per completare il quadro di una prima settimana terribile e devastante, ci vuole un inizio settimana altrettanto devastante,  o no?
Quell’anno era talmente denso di impegni da farmi vacillare. Fortunatamente Malfoy non si era rimangiato la sua promessa, aveva ceduto a Grifondoro i suoi turni di allenamento. Il risultato era che tra corsi avanzati, allenamenti, compiti e lezioni non avevo tempo di fare niente altro.
Inoltre, inaspettatamente, in quella settimana John Corner aveva preso a seguirmi ovunque, chiedendomi ripetutamente di accompagnarlo ad Hogsmeade. Mi dispiaceva ma dovevo dirgli di no. Non avevo tempo , il sabato pomeriggio cercavo di portarmi avanti con lo studio, ed inoltre non avevo davvero voglia di provare ad iniziare una cosa con lui. Anzi non avevo voglia di perdere tempo in relazioni con nessuno. “Bugiarda” mi canzonò la mia voceallaLily interiore. Forse stavo diventando schizzofrenica, “è solo nella tua testa!” mi dissi. Inoltre, quel giorno, avrei scoperto la mia punizione a Pozioni. Continuavo a chiedermi cosa fosse mentre trotterella vo al fianco di Alice a Domi verso l’aula. Lorcan teneva la mano di Alice e ci faceva da scorta.
Mi voltai verso mia cugina, aveva occhiaie profonde, il viso stanco ma la sua espressione era comunque rilassata. –Dormito poco Domi?- chiesi ghignando. Alice sorrise benevola. Era quella che aveva accolto con maggiore gioia la storia segreta di Domenique e, sospettavo, anche con più sollievo.
-Già- ammise, non volevo indagare su cosa stesse ricordando, il suo sorriso era fin troppo esplicito per i miei gusti ed io non volevo vomitare in classe, probabilmente questo mi sarebbe costato una vita di punizioni e l’espulsione dal LumaClub. Per un attimo ponderai l’idea.
-Domi va a spasso la notte- la canzonò Alice e lei arrossì.
-Ah, ecco perché non ti ho sentita russare- rimbeccai io beccandomi il volume di pozioni in testa. E tutti scoppiamo a ridere, appena prima di entrare in classe.
-Bene signorina Weasley, sono contento di trovarla di buon umore ed in orario oggi!- il Professor Lumacorno mi guardava con espressione allegra dalla porta, segno che non fosse più arrabbiato con me, per un momento sperai che potessimo mettere una pietra sopra alla punizione –è sempre bene affrontare i propri castighi con un sorriso- proseguì cancellando immediatamente le mie speranze.
-Me lo sono meritato- ammisi affranta abbassando lo sguardo.
-Decisamente- convenne lui regalandomi comunque un sorriso benevolo. –Signor Scamandro si ferma con noi?- chiese verso Lorcan che portandosi una mano dietro la nuca sorrise imbarazzato –No Professore, ho difesa- -Bene, allora vada, mi prenderò cura io della sua Giulietta!- lo rassicurò ridendo e portandosi una mano al pancione. Lorcan si volatilizzò e noi prendemmo posto.
                                                ………………………………………………………………………………….
-Bene, bene Ragazzi!- il professore faceva avanti ed indietro tra i banchi guardandoci tutti.
-Come sapete, quest’anno, vi insegnerò alcune delle pozioni più difficili da fare. Sono pozioni che a volte potrebbero creare problemi anche ad un pozionista esperto. Arriveremo a fare la Desiderella[1] e la Felix, o almeno alcuni passaggi di esse. Ma questo mese cominceremo con quattro pozioni relativamente semplici: il distillato di morte vivente; l’Amortentia; il Veritaserum e l’Inveritmora[2]- sorrise guardandoci uno per uno. Quando sentii la lista delle pozioni che avremmo dovuto preparare in quel mese mi si seccò la gola ed una strana sensazione s’impadronì di me. Ero sicura di essere in grado di prepararle, meglio di chiunque altro, non era quello ad impensierirmi. Nervosamente cercai Malfoy con lo sguardo, quando lo trovai lui si voltò verso di me, e notai che aveva la mia stessa espressione sul volto.
-Dove sono i miei due impenitenti migliori allievi?- chiese con fare teatrale il professore. Riluttante e sempre  più consapevole di cosa mi aspettasse mi alzai in piedi, dirigendomi alla cattedra come fosse un patibolo.
-Eccoli qui, molto bene- fece dando ad entrambi una pacca sulla spalla. –Questi due campioni, saranno le nostre cavie! Alla fine di ogni lezione proveranno la pozione che, a mio giudizio, sarà venuta meglio!- socchiusi gli occhi imprecando a mente. Guardai Scorpius di sbieco e constatai che, almeno, nemmeno lui sembrava troppo contento.
-Su iniziamo- ci invitò Lumacorno spingendoci  verso i nostri posti. Mi sedetti al tavolo ed iniziai a tirare fuori gli ingredienti sotto gli sguardi preoccupati di Alice e Domenique.
-Tutto bene Rose?- mi chiesero entrambe.
-No- risposi secca –Mettiamoci al lavoro, non ho alcuna intenzione di morire avvelenata da qualche schifezza dei Serpeverde!-
Dopo due ore di lavoro il mio distillato di morte vivente era perfetto. Il liquido nel mio calderone era passato senza intoppi dal ribes nero, al lilla chiaro ed infine era limpido e cristallino come l’acqua. Il professore si riempì d’orgoglio passando davanti al mio lavoro. –Ottimo lavoro Rose- mi encomiò sorridendo –Dieci punti a Grifondoro!- sentenziò –Seguimi cara, Malfoy…- chiamò ed entrambi lo seguimmo verso la cattedra mentre io cercavo di tamponarmi il sudore che mi aveva imperlato la fronte.
-Bene, adesso vediamo quale è l’effetto della pozione. A lei signor Malfoy- il professore passò a Scorpius un ampolla con il contenuto del mio calderone. Avrei voluto provarla io. Quella, tra tutte le pozioni che avremmo dovuto provare, era la più innocua, ma prima ancora che potessi dire qualcosa Malfoy diede l’ennesima prova della sua cavalleria strappando l’ampolla di mano al professore e svuotandone il contenuto.
Il suo volto era rilassato, ed in un primo momento sembrava non stesse accadendo nulla. Poi lo vidi barcollare pericolosamente. Senza interrogarmi su cosa stessi facendo mi feci avanti nel tentativo di non lasciarlo cadere. Fu un gesto istintivo, se solo ci avessi pensato un secondo di più lo avrei lasciato sfracellarsi al suolo. Ma non lo feci. Cercai di afferrarlo per le braccia ma era troppo pesante con me, dunque rovinai a terra sotto il suo peso.
-Scorpiuccio- pigolò Licia Carrow alzandosi in piedi, inorridita non so se dalla figura esanime di Malfoy o dalla scena di lui addosso a me. Che idiota. Nonostante questo non le prestai molta attenzione, ero ipnotizzata da lui e bloccata sotto il suo peso. Il corpo era appena leggermente rigido, il respiro ed il battito sembravano assenti. La pelle, già solitamente chiara, era di un pallido violaceo spaventoso. Scorpius era un cadavere in piena regola. Per un momento temetti di aver sbagliato qualcosa.
Toccai il viso immobile e perfetto ed era gelido. Che sciocca, dovevo calmarmi, non era morto davvero. Eppure, nonostante gli avessi augurato ben di peggio, non riuscivo a togliermi quel peso da cuore.  Senza rendermene conto afferrai la piccola ampolla che gli era scivolata dalle mani guardandola preoccupata.
-Veleno! È stato questo la sua fine … Cattivo! L’hai bevuto fino infondo, senza lasciarmene una goccia amica che m’avrebbe aiutata! Bacerò le tue labbra, c’è rimasto forse un po’ di veleno, a darmi morte come per un balsamico ristoro- la voce teatrale del professor Lumacorno mi distrasse dall’angoscia. Lo guardai interdetta, fino a che non riconobbi le parole che aveva appena pronunciato, allora, probabilmente diventai del colore dei miei capelli.
-Sembra proprio morto eh!- osservò divertito. Io annuii pregando che nessuno in quella classe avesse letto Romeo e Giulietta.  –Ecco l’antidoto!- il professore mi porse un’altra ampollina, al presi con la mano libera e la stappai con la bocca per poi portarla alle labbra di Scorpius. Irrazionalmente non vedevo l’ora che aprisse di nuovo gli occhi. Il peso sul cuore cominciava ad essere bruciante. Dopo una manciata di minuti, mentre la classe era invasa da brusii e balbettii, lo vidi cominciare a muoversi e trattenni il respiro.  Lentamente, mentre la sua testa era appoggiata sulla mie cosce, lo vidi aprire gli occhi e sforzarsi di mettermi a fuoco. Quando incontrò il mio sguardo intriso di malcelata preoccupazione mi sorrise sardonico ed io sospirai di sollievo. –Sono vivo?- sussurrò piano, strappandomi un ulteriore sorriso.
-Stai comodo Malfoy?- una voce tra i banchi mi riportò indietro dal mio personale momento di pace. Consapevole, infine, del fatto che lui fosse tra le mie bracci e che ci stavamo guardando in maniera tutt’altro che usuale gli diedi una spinta tirandomi in piedi.
-Brusco risveglio- commentò il professore ridacchiando mentre Malfoy mi lanciava uno sguardo truce.
-Molto bene! Alla prossima settimana ragazzi. Potete andare!- lasciai la classe ad una velocità disumana.
 
                                                          *******************************************
-Ahahaha, ma davvero?- Lily si stava rotolando sulla panca mentre io torturavo con la forchetta il pane lanciando occhiate assassine alternativamente a lei, a Rox, a Domi e ad Alice.
-Questi sono i momenti che mi fanno rimpiangere di non essere al vostro anno- farfugliò tra le risate, con le lacrime agli occhi.
-Questi sono i momenti che mi fanno rimpiangere di non essere finita a Corvonero!- rimbeccai io piccata.
-Sì, perché sicuramente né Lorcan né Lys avrebbero riso, vero?- fece eco Rox spiattellata sul Lily a ridere.
Il resoconto dettagliato della pietosa scena nell’aula di pozioni stava divertendo le mie cugine più del lecito. Belle amiche che avevo, già. Come se non bastasse che tutta la classe di pozioni cominciasse a sospirare “Romeo Romeo” ogni volta che mi passava accanto. E quell’idiota di Scorpius non faceva che sbellicarsi dalle risate.
Gettai uno sguardo al tavolo dei Serpeverde. Albus stava ridendo. Incrociò il mio sguardo e tentò di trattenersi, bene, adesso anche lui sapeva. “Ti odio” mimai con le labbra e lui scoppiò a ridere esattamente come sua sorella.
Quella sera il tavolo dei prefetti non c’era. Nel pomeriggio erano arrivati i nostri ospiti, ancora non li avevo incontrati ma avrebbero cenato con noi, dunque il tavolo era stato lasciato libero.
-Oh Rose! Ma davvero pensavi di averlo ucciso?- chiese Lily in un altro accesso di risate. Io sbuffai. Fortunatamente in quel momento si alzò la McGranitt riducendo tutti al silenzio.
-Le scuole che ospiteremo sono state per molto tempo una maschile ed una femminile. Oggi, anche queste, sono miste esattamente come noi. Vi presento la scuola di magia e stregoneria di Durmstrang. La porta si aprì ed entrò un uomo corpulento e nerboruto. Era basso, moro con sguardo arcigno.
- è Stoyàn Smirneski!- dissi guardandolo ammirata.
-è bruttissimo- fece eco Rox.
-è il migliore pozionista in vita- ribattei lanciandole un’occhiataccia. L’uomo portava l’uniforme di Durmstrang, una specie di tuta militare sotto, la cappa di ermellino nero, un lungo bastone in mano. Avanzava per la sala e dietro di lui una schiera di soldatini e soldatine marciavano composti. Erano perlopiù ragazzi, e le ragazze erano quasi tutte mascoline. Una sola spiccava, ed aveva il posto d’onore. Metteva i brividi. Differentemente dagli altri non portava la divisa, ma una lunga tunica porpora. La cappa d’ermellino la copriva in tutta la sua lunghezza. Aveva i capelli neri e ricci, il viso ovale e bianco, come le mani. Era pallida come Malfoy. Camminava eretta e composta, senza guardarsi intorno. aveva un’aria decisamente inquietante.
-Assomiglia a Sirius, il padrino di papà- disse Lily che la guardava ipnotizzata, e notai che aveva ragione ricordando il volto che avevo visto mille volte nelle foto, dell’uomo che aveva dato il secondo nome a James.
-Ben venuto Stoyàn- la McGranitt gli sorrise cortese. Questo ricambiò, poi fece cenno ai suoi studenti di prendere posto e si andò a sedere al fianco di un emozionatissimo Lumacorno.
-E adesso Beauxbatons – sentenziò la preside. Di nuovo le porte si aprirono. Una donnona enorme apriva la fila, appena entrata sentii Hagrid strillare –Mia Madama- ma nessuno ci prestò attenzione. Dietro la donna fecero il loro ingresso due file di persone. Da una parte i ragazzi. Erano tutti bellissimi. Non muscolosi come gli studenti di Durmstrang, piuttosto alti e longilinei, sorridevano tutti e salutavano. L’altra fila era occupata dalle ragazze. Non delusero le mie aspettative. Erano bellissime, tutte. Sembrava di vedere una ventina di Domi, Vichy e Zia Fleur una dopo l’altra.
-Povere noi- pigolò Alice lanciando un’occhiata al tavolo di Corvonero per assicurarsi che Lorcan non stesse sbavando. Lui la stava già guardando, aspettando il momento in cui avrebbe controllato. Fece una finta smorfia schifata che fece ridere Alice soddisfatta, sebbene non fosse tanto scema da cascarci.
-Madame Maxime- la salutò cordialmente la preside. Lei in tutta risposta spalancò le braccia –Chiamami Olympe, Minerva cara-  l’abbracciò cortesemente, e per un attimo temetti che la McGranitt si spezzasse sotto la presa ferrea della gigantessa. Invece lei non fece una piega, tossicchiò solo per l’imbarazzo.
Dopo di che prese posto al fianco di Hagrid che sembrava letteralmente ipnotizzato.
                                                           **********************************
Il banchetto iniziò e finì. C’era talmente tanto cibo che pensai che nonna Molly si fosse infiltrata nelle cucine. Mangiammo da morire spiando spesso i ragazzi delle altre scuole, sembravano finti tanto erano composti. Alla fine del banchetto, la McGranitt fece apparire il calice di fuoco. Spiegò le regole per inserire il nome. Quando disse che non erano previste restrizioni di età sentii mio fratello esultare felice.
-Metterai il tuo nome nel calice?- mi chiese Domi ad un certo punto.
-Ho talmente tante cose da fare che non posso perdere tempo con questo torneo!- risposi godendomi beata la scena di tutti i miei compagni che immaginavano, diversamente di essere scelti.
-Chi è quella con James che fa le foto?- chiese ad un certo punto Lucy indicando una tipa con i capelli corti castani che ridacchiava al fianco di mio cugino con una macchina fotografica in mano.
-La fotografa della Gazzetta del profeta!- annunciò Domi con una punta di fastidio. Sia io che Alice la guardammo preoccupate. Ci mancava solo una scenata di gelosia, adesso.
-A proposito di Gazzette!- lo squittio estasiato di Passiflora Brown mi gettò immediatamente nello sconforto –Questa settimana esce il primo numero del Gazzettino di Hogwarts.. pronte ragazze?- se ne andò ridendo mentre noi ci guardammo preoccupate.

ANGOLO DI MIKA
Salve a voi, ragazze!
Allora, no, come al solito devo smentirmi, per il moemnto niente compleanni...
Questo capitolo mi piace abbastanza, spero voi possiate dire lo stesso... le domande che sorgono sono: Chi è la moretta di Durmstrang???
Che succederà tra Jamie e Domi con la fotografa sexy di mezzo?
Chi metterà il nome nel calice di fuoco?
Chi saranno i campioni? Cosa uscirà sul gazzettino di Hogwarts?
Insomma...tante tante cose dobbiamo vedere...e le vedremo... a dispetto dello scarso successo che per ora ha questa storia!
Anticipazioni..stavolta quasi certe (spero):
Vedremo molti dei nostri piccoli eroi mettere i loro nomi nel Calice di fuoco.
Per festeggiare ci sarà una festicciola non autorizzata nella serra...quei cattivono di Alice e Franck sempre pronti a rubare le chiavi al povero Neville!
Inoltre scopriremo molte cose sulla sopracitata studentessa di Durmstrang, e cominceremo a conoscere uno studente di Beauxbatons, che sarà.. sui generis, diciamo! Detto ciò..spero vi farete sentire..altrimenti sembro una pazza che parla da sola...
Aprestissimo Mika

 
 
[1] Pozione di mia invenzione che fa avverare 3 desideri, per prepararla ci vogliono 30 anni quindi tecnicamente nel corso non potranno produrla.
[2] Anche questa l’ho inventata io, inverte il carattere.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO IV- Non c’è nessuno…perché mi chiami Weasley? ***


CAPITOLO IV- Non c’è nessuno…perché mi chiami Weasley?

Sembrava che gli elfi domestici inglesi volessero dimostrare di essere i migliori del continente. La colazione era un capolavoro. Quella mattina ero di ottimo umore. C’era ancora tempo per la seconda punizione e non volevo preoccuparmene prima del previsto. John mi aveva dato tregua, troppo preso a contemplare le bellezze francesi, ed io me ne stavo tra i miei cugini ed i miei amici. Lorc e Lys si erano seduti al nostro tavolo, approfittando del momentaneo abituale ritardo degli altri Grifoni e stavamo facendo colazione insieme. Nonostante fosse circa metà settembre, il tempo era clemente. Ottimo presagio per l’imminente partita di Quidditch contro Corvonero. Rox e Lorcan erano immersi, appunto, in una serrata conversazione, dove lei assicurava che lo avrebbe buttato giù dalla scopa, mentre lui la canzonava dicendole che non sarebbe mai stata all’altezza del fratello. Io, dopo averla vista allenarsi, non ne sarei stata tanto sicura.
Gli altri cugini parlavano solo del momento in cui avrebbero ficcato il dannato bigliettino con il loro nome nel calice. Lys guardava Lily sorridendo mentre lei già presagiva il momento in cui sarebbe stata nominata vincitrice del torneo. Sembrava che io e Lucy ed Alice fossimo le uniche a non aver la minima intenzione di iscriverci.
Purtroppo l’eccitazione di Lily fu messa ben presto a tacere, quando uno stormo agguerrito di Gufi entrò nella sala grande e Puffola, il gufo di casa Potter, atterrò davanti a lei con una lettera stretta nel becco.
Lily senza rifletterci troppo strappò la lettera al pennuto dandogli un biscotto in cambio, la aprì mentre ancora chiacchierava distratta ed iniziò a leggerla. Più o suoi occhi procedevano più la sua espressione diveniva seria ed affranta. –Non possò crederci!- piagnucolò infine. Louis le strappò la lettera di mano ed iniziò a leggere ad alta voce divertito –Udite, udite. Proclama imperiale della donna più temibile di Inghilterra: zia Ginny. “Piccola Lily, ho saputo del torneo tre Maghi. Sappi solamente che se, come credo, nella tua testolina bacata pensi di iscriverti io non solo ti tempesterò di strillettere per il resto della tua permanenza ad Hogwarts, ma autorizzerò i tuoi fratelli a picchiare i tuoi fidanzati, ti ritirerò da scuola, ti spedirò in un istituto babbano per giovani ragionieri e ti toglierò la bacchetta per sempre. Tuo padre ci è quasi morto in quel torneo. Con affetto. Mamma.”- finito di leggere Louis dovette tenersi la pancia per le risate. Ridevamo tutti. Io più forte del necessario, ma volevo prendermi una rivincita per il giorno prima, quando lei aveva riso di me.
Lily era affranta. Lys al suo fianco si trattenne dal ridere e le passo il braccio sulle spalle.
-Su piccola Lily, sappiamo che sei una campionessa-
-Non è giusto- si lamentò
-Mettiamola così, se tu avessi partecipato gli altri non avrebbero avuto speranze ed il torneo non sarebbe stato divertente- la consolò dandole un delicato buffetto sulla guancia. Per quando Lysander si impegnasse però, far tornare il buon umore a Lily in quel momento era impossibile. 
-è arrivata la lettera della mamma?- la voce allegra di James preannunciò il suo arrivo alle nostre spalle, accompagnato dalla sua sexy amica fotografa ridacchiante. Domi gli lanciò appena un’occhiata e continuò a sorridere come nulla fosse, tranne che per il tic nervoso con cui batteva le dita sul tavolo. “Sempre meglio che una scenata” .
-Che ne sai te?- gli rispose Lily irata.
-Ho appena visto Albus aprire la sua fuori dalla Sala Grande. Inizialmente pensavo gli fosse finito uno Chizpurfle[1] nei pantaloni!- rise, e la ragazza con lui rise di gusto. Lily invece sbuffò. Beh almeno anche ad Albus era stato vietato. Se zia avesse permesso a lui di iscriversi l’ira di Lily sarebbe diventata leggendaria.
-Vi presento Camille!- sorrise lui indicando la ragazza al suo fianco che continuava a ridere con la mano elegantemente poggiata sulla bocca.
-Piacere!- facemmo in coro tutti. Anche Domi si comportò bene, fu tra le prime ad alzarsi e porgere la mano alla ragazza, James le riservò uno sguardo di approvazione.
-Oh, lei è la tua cuginetta Domenique, vero?- cinguettò lei indicando Domi e prendendo James sotto braccio. –Sei davvero una ragazzina adorabile- le disse appena prima di sparire ancora aggrappata al braccio di nostro cugino.
Adesso. Se fossimo stati in un cartone animato un grosso gocciolone di disappunto sarebbe apparso sulla testa di Domi, appena prima che lei cominciasse a fumare dalle orecchie e a correre strillando avanti ed indietro.
Fortunatamente la reazione di mia cugina fu molto più composta. Si limitò a lanciare un’occhiataccia carica di odio nel punto dove erano spariti e si risedette a tavola.
-Bona eh!- fece Franck riferito a Camille.
-Niente di che..- mi affrettai a dire sperando inutilmente nell’aiuto di Lily, troppo impegnata a crogiolarsi nel dolore per non poter partecipare al torneo Tre Maghi.
-Per me James se la fa!- disse Louis accompagnando le parole con un gesto non propriamente signorile.
-Ma certo!- gli fece Frenck –Altrimenti non sarebbe James!- concluse.
Io misi una mano sull’avambraccio di Domi nel momento esatto in cui lei scattò in alto con la testa. Domi era paziente, ma era meglio non esagerare.
-Andiamo a lezione!- trillai trascinandola fuori.
 
                                                     *****************************************
La giornata trascorse tranquillamente. Le lezioni erano interessanti. Difesa era eccitante e Molly si stava dimostrando un’ottima sostituta di Vitius ad incantesimi. Anche Erbologia quell’anno non era male. Mi aveva sempre affascinata come materia e poi Neville, anzi il Professor Paciok a scuola, era un ottimo insegnante se si decideva di ascoltarlo. Dopo pranzo, finalmente, avevo un pomeriggio libero. Decisi che quel giorno avrei studiato all’aperto, anche a costo di commettere la piccola effrazione di portare i libri della biblioteca in giardino. Infondo lo avevo già fatto molte volte, e non era mai accaduto niente di male.
Prima però, accompagnai i miei cugini ad esperire il sacro compito di mettere il foglietto nel calice. Entrammo nella sala che era già piena di gente. Rimasi un attimo indietro mentre tutti gli altri si accalcavano attorno alla coppa. Io salii sugli spalti.
-Ciaò- un allegro accento francese mi richiamò. Mi voltai verso di lui. Era un ragazzo carino, la pelle appena ambrata e i capelli liscissimi a caschetto. Gli occhi erano neri, leggermente allungati e le labbra sottili.
-Come ti chiami?- mi chiese porgendomi la mano –Rose, piacere-
-Piacere Francois!- fece lui. Portava l’uniforme di Beauxbatons, i pantaloni arrotolati alle caviglie ed i mocassini. Al collo un foulard di seta neutro.
-Complimonti! Hai un bel nome e una bella pelle! Ma dobbiamo fare qualcosa per i tuoi capelli, trésor..- lo guardai confusa e poi scoppiai a ridere.
-Buona fortuna allora! Io è una vita che ci provo- lui mi sorrise e rimase al mio fianco.  Era una compagnia allegra, piacevole e divertente. Iniziò a parlare di sé, della sua scuola e della sua famiglia.
Dopo qualche minuto la calca intorno al calice di aprì. Lentamente ma a passo sicuro la ragazza mora di Durmstrang si avviò verso il calice. –Kàtia, Kàtia, Kàtia!- i suoi compagni la incitavano ma lei non si sprecò a fare nemmeno un cenno. Tutti, anche i più grossi e muscolosi, la guardarono con una sorta di rispetto misto a timore. Mise il suo nome nel calice e fece per andarsene. Sulla porta rallentò, qualcosa, o meglio qualcuno, aveva attirato la sua attenzione.
-Ovviamente..- mormorai guadagnandomi un’occhiata confusa dal mio nuovo amico francese. Kàtia sorrise al ragazzo biondo che era appena entrato, lui si esibì in un ridicolo baciamano, ed io distolsi lo sguardo per non vomitare.
-Bel gnoccò- commentò Francois, ed io mi voltai verso di lui, mi scappò un sorriso.
-Gnoccò e scioccò – precisai canzonandolo, ma lui non si offese e cominciò a ridere di gusto.
Nel frattempo i miei cugini avevano tutti infilato i loro nomi, litigando per chi dovesse farlo per primo.  Vidi sia Albus che Lily mettere i loro foglietti di nascosto e quasi sperai che uscisse uno dei loro nomi, giusto per vedere la loro prima prova contro una zia Ginny furiosa. Quella sì che sarebbe stata una prova temibile.
Dopo di loro anche lo gnoccò mise il suo nome, esibendosi poi in svariati profondi inchini davanti ai suoi amici Serpeverdi. Stava per lasciare la sala quando deviò verso di me.
-Ciao Rosellina!- mi salutò sorridendo.
-Ciao Sgorbietto- feci eco.
-Hai un nuovo amico vedo!-
Mi voltai verso Francois e lo trovai sorridente. –Francois ti presento Malfoy- feci indicandogli il biondo in piedi davanti alla scalinata, lui gli strinse la mano entusiasta mentre Scorpius lo scrutava in maniera inquietante.  Dopo qualche secondo lasciò la mano di Francois e tornò a rivolgersi a me.
-Hai già messo il tuo nome nel calice?-
Io scossi la testa ridendo. –Non ho tempo per il torneo Tre Maghi- risposi –La gloria è tutta per loro- indicai i miei cugini sperando che tra loro ci fosse il prossimo campione.
-Vorrai dire tutta per me- mi corresse, mentre Licia Carrow e Mia Davies sospirarono al suo fianco annuendo come galline. Sbuffai, non avevo voglia di discutere. Quella giornata era iniziata bene, avevo un nuovo amico, non esisteva al mondo che Malfoy me la rovinasse. Non dovevo permettergli di avere quel potere su di me.
-Sia come sia… non mi interessa Campion Malfoy- gli risposi per tornare ad ignorarlo e mi voltai verso Francois. –Non sarà che Weasley la temeraria ha paura? Tenera Rosie, vuoi che ti tenga la mano?- il francese ebbe un lampo divertito negli occhi e aprì la bocca stringendo i denti divertito, come a voler dire “battuta velenosa”.  
Ancora una volta quel maledetto mi stava sfidando. Ancora una volta avrei dovuto lasciarlo perdere. Ancora una volta non lo feci.
-Dammi un foglio Francois- chiesi perentoria alzandomi in piedi. Intanto i miei cugini erano arrivati vicino e si stavano chiedendo cosa stessi facendo, poiché non avevano assistito alla prima parte della conversazione.
Presi il pezzo di carta e la penna che Francois mi stava porgendo e scarabocchiai sopra il mio nome mostrandolo poi a Malfoy, che sorrise compiaciuto –Se vuoi la mano te la tengo lo stesso- azzardò ed io girai la testa.
-Vai douceur!- mi apostrofò Francois mentre mi dirigevo spedita verso il calice.
-Ma non aveva detto di non avere tempo?- chiese Alice sconcertata, seguendomi con lo sguardo.
-Scorpius riesce a farle fare tutto quello che vuole!- commentò Albus portandosi una mano davanti agli occhi.
Digrignai i denti a quel commento. Soprattutto perché, purtroppo, la vocina nella mia testa concordava pienamente. Con poca grazia infilai il mio nome nella coppa, poi mi voltai tornando indietro.
Scorpius mi guardava soddisfatto. –Sarò io il campione di Hogwarts!- gli ringhiai in faccia, lo aveva voluto lui. Poi raccolsi i miei libri, e veloce sparii per andare nel parco, senza salutare nessuno.
                                   ****************************************************
Ripassare il programma di Antiche Rune mi rilassava. Studiare in generale mi rilassava, poiché in quel modo non dovevo pensare a nulla. E poi era una cosa che mi veniva bene. Non mi preoccupava l’aver messo il mio nome nel calice. Infondo, a dispetto di quello che avevo detto, non dovevo per forza essere scelta, eravamo in tanti ad esserci candidati. Magari poteva essere proprio Malfoy. In quel caso avrei tifato per un'altra scuola.
-Speriamo di no!- dissi tra me e me. Già era un montato così. Ed il suo harem cresceva di giorno in giorno. Non aveva davvero bisogno di altra pubblicità. Già me lo immaginavo pomposo e arrogante mentre andava in giro a dire “io sono il campione di qua, io nono il campione di là”. Mi guardai intorno, da dietro un cespuglio vidi uscire Albus abbracciato ad una ragazza di Beuxbatons, mentre si sistemava i capelli con un gesto alla James. Sorrisi scuotendo la testa e lui mi fece un cenno prima di cingerla in vita. Da brava Caposcuola avrei dovuto togliergli punti. Ma infondo anche lui era Caposcuola. Inoltre ricordai la scena tra me e Malfoy fuori dallo studio di Madama Bumb, effettivamente sarei stata un tantino ipocrita a togliere punti a Serpeverde. Già immaginavo la voce fastidiosa di Scorpius “Certo! Tu puoi strusciarti come una gatta su di me senza ripercussioni, ma se lo fa un Serpeverde apriti cielo!” No, decisamente non mi serviva offrirgli altri motivi per fare della facile ironia sulla mia discutibile presenza mentale quando eravamo soli.
Da una parte, dovevo confessare, mi aveva stupito. Erano passate settimane e lui ancora non aveva spifferato niente della nostra notte al mare. Né, aldilà di qualche battutina, aveva fatto allusioni nelle nostre litigate.
Forse era onesto. O forse aveva molta più paura di me di quanto volesse ammettere. La seconda ipotesi mi sembrava più possibile.
Ripassai ancora per un’oretta, fino a che non vidi che il sole cominciava a tramontare. Fortunatamente avevo finito i compiti per l’intera settimana, quindi mi alzai placida e nuovamente rilassata per dirigermi al castello. Avrei dovuto cercare Francois e chiedergli scusa per il mio brusco congedo. Quel ragazzo mi era davvero simpatico, non volevo che ce l’avesse con me.
Mentre mi dirigevo verso l’ingresso vidi una figura muoversi speditamente verso la mia direzione.  Misi a fuoco, ma il portamento era inconfondibile. Ma perché si impegnava così tanto per rovinarmi le giornate?
-Che c’è Malfoy?- chiesi ad alta voce  prima ancora che mi raggiungesse. Lui si fermò a qualche metro da me, trafelato per la corsa. Posò le mani sulle ginocchia e cercò di respirare a fondo prima di parlare. Teneva qualcosa in mano, dei fogli ma non gli prestai molta attenzione. Incrociai le braccia al petto battendo il piede a terra con un’espressione scocciata. Finalmente, dopo qualche minuto, Scorpius alzò la testa e si tirò su.
-Vengo in pace- disse dubito ancora lievemente affannato –vorrei solo che tu cercassi di mantenere la calma!- alzò le mani al cielo ancora stringendo quei fogli.
 -Di che parli Malfoy?- gli risposi esasperata. Non avevo proprio voglia di giocare agli indovinelli con lui, né di assecondare la sua teatralità. Magari doveva semplicemente dirmi una cavolata letta su quel giornaletto.
Aspetta aspetta aspetta. Guardai meglio ciò che teneva tra le mani. Sì, sembrava decisamente un giornale. Studiai la sua espressione preoccupata. Feci due più due ed andai su tutte le furie.
-Che cosa ha scritto quell’oca giuliva!?- chiesi avventandomi su di lui che prontamente sollevò il braccio per tenere il giornale fuori dalla mia portata.
-Aspetta Rosie! Prima promettimi che non ucciderai nessuno..- per quanto cercasse di rimanere serio non riuscì a trattenere un ghigno divertito. Altro che vengo in pace! Il suo unico proposito era quello di essere certo di assistere nel momento in cui io avessi letto il Gazzettino di Hogwarts.
-Dammi immediatamente quel giornale Scorpius!- ordinai mentre cercavo di arrampicarmi su di lui per raggiungerlo, eravamo appiccicati. A quel punto rise. Voltai la faccia per fulminarlo con lo sguardo, e per un momento sentii una fitta al cuore. “Non ti abituerai mai a vederlo sorridere” cantilenò lavoceLily dentro di me. E quella maledetta aveva ragione. L’ampio sorriso mostrava i denti bianchissimi e dritti, la fossetta sinistra sembrava dirmi “ehi eccomi, sono qua, ti sono mancata?” e la vocettaLily rispondeva “sì, sì ,sì saltellando!”; gli occhi di ghiaccio erano luminosi e caldi e la sua risata aveva un suono celestiale.
-Devi trovarmi davvero bello!- osservò lui assumendo un’espressione compiaciuta. Immediatamente ripresi coscienza di me.
-Ti trovo davvero cretino- risposi piccata. Lui delicatamente mi passò il pollice sull’angolo della bocca e si fece più vicino incatenandomi gli occhi –Stai sbavando Rosie- disse divertito guadagnandosi uno spintone. Si lasciò cadere a terra e riprese a ridere.
-Fammi leggere!- ordinai ancora capricciosa.
-Ok, ok! Vieni qui vicino a me- mi invitò. Mi sedetti al suo fianco, nervosa ed impaziente e gli strappai finalmente il giornale di mano.
Fissai la prima pagina per svariati minuti senza dire niente. Lui mi guardava leggermente preoccupato mentre io guardavo senza neanche davvero vedere.
La foto, o meglio, il fotomontaggio ritraeva me e Lui. Era l’aula di Pozioni ed io avevo gli occhi a cuoricino.
Il titolo annunciava Odi et Amo.
Lessi velocemente l’articolo digrignando di tanto intanto i denti alle frasi “non riesce a trattenersi dal guardarlo con adorazione” ; “passionali incontri notturni”; “ha le lacrime agli occhi ogni volta che lui è con un’altra”. Ma fu alla fine dell’articolo che persi la testa.
-Rose?- mi chiamò Scorpius quando gettai il giornalino per terra scattando in piedi.
-VADO AD UCCIDERLA- decretai furiosa, ma lui, prontamente, purtroppo, mi afferrò per il braccio riportandomi a terra.
-Stai tranquilla, ok? Ti prometto che se fai la brava la convincerò a ritrattare tutto nel prossimo numero!- mi rassicurò tranquillo. Mi liberai dalla sua stretta.
-Credi di essere più convincente di me?- rimbeccai scontrosa.
-Se riesco a far fare a te quello che voglio, quanto credi ci metterò a convincere Passiflora?- sorrise sghembo . Effettivamente, forse, i suoi argomenti sarebbero stati più convincenti dei miei, o almeno legali.
-Se non lo farai .. io giuro ..-
-Sì, sì, lo so..- mi interruppe annoiato –mi cruci o mi schianti; o prima mi cruci e poi mi schianti o il contrario- sventolò la mano davanti al mio viso –sei ripetitiva- . evitai di rispondergli e mi sdraiai completamente a terra, cercando dentro di me la forza per tornare al castello. A quell’ora tutti avrebbero già letto e già saputo. Tremai di rabbia. Lavorai sulla respirazione.
-E così pronunci il mio nome nel sonno eh?- chiese dopo qualche minuto, quando ero quasi riuscita a calmarmi.
-FICCATI LA BACCHETTA NEL C**O MALFOY!-  strillai con molta femminilità dirigendomi al castello, mentre lui sull’erba continuava a ridere.
 
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La gente mi rideva alle spalle. Lo sapevo. Davanti non osavano farlo, ero talmente infuriata che tutti quanti evitavano di incrociare il mio sguardo. La più spaventata era Passiflora, dovevo desumere. A cena non si era fatta vedere. Oh, ma non poteva scapparmi per sempre. A costo di aspettarla sveglia tutta la notte l’avrei beccata. Una risata fredda e sadica e crudele mi uscì dalle labbra.
Alice, Domi e le altre che si erano appena sedute al tavolo mi guardarono inquiete.
-Sta pensando a come uccidere la Brown- spiegò Hugò al mio fianco. Mio fratello mi conosceva bene, non c’era che dire.
-Oh anche io la odio!- si lamentò Domi.
-Lasciatela perdere, non merita di essere considerata! Di me ha scritto che già mi sono fatta tutta Durmstrang, femmine comprese- fece Lily addentando la lasagna nel suo piatto.
-A me aveva promesso la prima pagina! Invece me ne ha concessa mezza ed il titolo è “c’è speranza proprio per tutti”- la protesta di Alice mi strappò un sorriso. Se non fossi stata così arrabbiata non avrei smesso di ridere tutta la sera.
-Di te Domi?- ovviamente il clan Weasley-Potter era il bersaglio preferito di Passiflora. Domi impallidì e mi passò l’odiato giornaletto.
Curiosa iniziai a scorrere l’articolo sul quale troneggiava la foto di mia cugina –Sei venuta bene!- osservai ma lei non sembrò sollevata.
“Domenique Weasley sorvegliata speciale” era il titolo.
“La bellissima Veela Weasley, dopo aver snobbato la maggior parte degli uomini di Hogwarts, pare che questa estate abbia avuto una breve relatione con T.J.Nott, interrotta a causa di una lite con James Potter.
In queste settimane però la ragazza è stata più volte sorpresa a lasciare il dormitorio di notte, probabilmente per incontrarsi con il suo amante segreto. Chi sarà l’uomo che l’ha fatta capitolare?” alzai lo sguardo su Domi che sembrava davvero preoccupata. In seguito svariate righe riportavano possibilità avanzate dalla stessa Passiflora.
-Non mi sembra grave, sai che i professori non credono ad una parola, non prenderai una punizione per aver lasciato la tua stanza!- la rassicurai.
-Non è questo che mi preoccupa..- mi disse abbassando la voce. Si guardò intorno, nessuno ci stava prestando attenzione a parte Lily. –Leggete qua- indicò nervosamente la fine dell’articolo.
“è probabile che nessuna di queste sia l’opzione giusta. Fonti autorevoli sostengono che la bionda Weasley potrebbe avere una relazione scabrosa e disdicevole con un insospettabile. Un professore? No peggio! La vostra Passiflora è al lavoro, non appena disporrò delle prove necessarie vi svelerò l’identità del misterioso affascinante J.” . Spalancai gli occhi e sia io che Lily scattammo verso di lei.
-Non devi più vederlo!-
-Fatti vedere con un altro!- Io e Lily parlammo insieme.
-Scegli John!- proposi a mia volta.
-Quella tipa ha bisogno di una lezione!-  questa volta anche Lily era furiosa.
-Ragazzeee! – Frank sorridendo si fece posto tra me e Lily –Ho una buona notizia per voi- il suo umore era alle stelle e questo non faceva presagire nulla di buono.
-Cosa hai combinato?- chiesi petulante e lui mi rivolse uno sguardo falsamente dispiaciuto.
-Io sono il braccio! La mente è la tua amichetta lì – fece indicando la sorella che mi fece un segno imbarazzato –Quindi se non vuoi metterla nei guai relega la Rose RompiPluffeCaposcuola in un angolo del tuo io più remoto e gioisci per la festicciola clandestina che si terrà nella serra numero quattro questa notte!-
-State scherzando, vero?- obiettai infuriata, mentre invece Lily e Domi sembravano entusiaste.
-Oh, non fare la guastafeste Rose. Ci vuole davvero una bella festa!-
-Di che fosta stote porlando?- la voce estasiata di Francois mi richiamò.
-Ehi ciao! Ragazze, lui è Francois! Loro sono i miei cugini. Scusami per oggi, sono stata scortese, sono scappata senza nemmeno salutarti .. – mi dispiaceva davvero. Francois era simpatico e gentile.
-Non so come scusarmi- aggiunsi.
-Oh, per esompio potresti invitarmi alla tua fosta!- propose eccitato. Strinsi gli occhi, innervosita, ritirando mentalmente tutte le belle cose che avevo pensato di lui.
-Eh sia, ma se ci scoprono … -
-Ci cruci o ci schianti o prima ci cruci e poi ci schianti, o viceversa- fecero tutti in coro.
Forse ero davvero ripetitiva. Avrei dovuto rinnovare il mio inventario di minacce.
Comunque mi concessi una risata anche io. Cavolo era il mio ultimo anno. Probabilmente se ci avessero scoperti avrei fatto scoppiare una crisi coniugale. Mia madre avrebbe dato la colpa ai geni di mio padre.
Tra le risate generali a riportare il malumore arrivò la voce squillante di Passiflora che trotterellava per la sala a braccetto con Scorpius.
-Rose, ciao cara!- mi salutò come se io non avessi la minima ragione per avercela con lei.
-Tu…- cominciai, ma prima che potessi continuare lei mi interruppe.
-Lo so, cara! Facciamo così, per questa volta passi, farò passare un numero speciale domani dove rettificherò quanto uscito oggi. Ma non ti ci abituare eh!- mi puntò il dito paffuto contro –Da dopodomani, niente favoritismi!-  rimasi senza parole davanti a tanta idiozia. Purtroppo per me ero stata sempre circondata da persone dotate di cervello e il suo essere così oca mi coglieva totalmente impreparata.
-Andiamo Scorpiuccio!- squittì verso il biondo che amabilmente le sorrise facendole l’occhiolino.
Dopo un paio di passi si voltò di nuovo “Mi devi un favore. Grosso!” mimò con le labbra. Non potei fare altro che sorridere e fargli l’occhiolino.
                                           **********************************************
La serra #4 era abbastanza distante dal castello. Qualsiasi rumore lì dentro non avrebbe raggiunto nessuno dei professori, ed Hagrid era talmente sordo che avremmo potuto anche farla in casa sua la festa, senza che si svegliasse.
Misi un vestito di Lily. Aderente e azzurro. Poi mi diressi verso la carrozza di Beuxbatons per assistere Francois durante la sua evasione. Lui aveva proposto di smaterializzarsi, e così per l’ennesima volta avevo dovuto spiegare che non ci si può smaterializzare entro i confini di Hogwarts.
Quando raggiungemmo la serra, gli altri erano già arrivati. C’era tutto il clan Weasley Potter, con tanto di James e fotografa sexy al seguito. Inoltre c’erano gli Scamandro, Alice, Frank, John, Scorpius ed una tipa tutta rigida al suo fianco che riconobbi come la studentessa di Drumstrang: Kàtia.
Mentre salutavo i miei cugini, Francois si avvicinò al mio orecchio –Lo gnoccò ti guarda le gombe..- disse piano, mi girai ma appena intercettai il suo sguardo lui tornò a prestare attenzione alla mora.
La musica nella serra era ragionevolmente alta. E l’alcool abbondante, mi domandai dove lo avessero preso e poi mi ricordai che tra Lily con il mantello dell’invisibilità e Rox con la mappa del malandrino, ben poco poteva restare nascosto alla mia famiglia.
Presi una bottiglia di bourbon, un liquore babbano e me la portai in un angolo mentre chiacchieravo con Francois.
Domi ci raggiunse scocciata. Camille se ne stava appiccicata a James come una caccola di Troll. Ed ovviamente, sebbene all’inizio la presenza di James l’avesse resa felice, ora si rendeva conto che far finta di niente diventava sempre più difficile.
Lily e Lys intanto ballavano come pazzi sul tavolo da lavoro. Lei era scesa prima di me, chissà quanto già avesse bevuto.
-Quoi due sono una bella coppia!- disse Francois indicandoli.
-Ma non sono una coppia! Sono amici!- gli spiegò Domi. Lui ci guardò scettico.
-Nessuno come Francois riconosce l’amore trésor!- osservò accavallando le gambe.
-Ah sì?- lo canzonai. Stavolta era il mio turno di mostrarmi incredula.
-Mottimi alla prova!-
-Vai, Cupido! Dimmi quello che vedi- lo sfidò Domi divertita dagli eccentrici modi di fare del nostro amico francese. Lui sorrise accogliendo la sfida. Per la festa aveva indossato un elegante completo panna, un foulard blu abbinato alle scarpe e al fazzoletto che fuoriusciva dal taschino.
-Lorcàn ed Alice- disse con la sua solita dubbia pronuncia ed io gli diedi un colpetto sul braccio.
-Non fare il furbo, Francois! Questo lo vedrebbe anche un cieco!- indicai i due che erano praticamente sdraiati l’una sull’altro.
-OK!- fece lui intimandoci con le mani di stare calme e si guardò intorno.
-La fotografa ha una cotta per il tuo amoto!-  fece rivolto a Domi. Rimanemmo entrambe in silenzio, paralizzate. Lui al contrario era palesemente soddisfatto.
-Questa cosa resta tra noi?- la mano di Domi si posò sui pantaloni di lui. –Assolutamonte- le assicurò facendo il gesto di cucirsi la bocca. Io e mia cugina ci guardammo un attimo incerte. Poi lei scrollò la testa e si rivolse al ragazzo –E secondo te a lui lei piace?- .  scoppiai a ridere ed anche lui sorrise.
-Guorda qui in continuazione. Direi di no, secondo me è anche geloso- le suggerì abbassando la voce. Ci girammo tutti e tre verso Jamie che effettivamente guardava nella nostra direzione. Domi e Francois si scambiarono uno sguardo complice, poi lui le passò un braccio intorno alle spalle, e dopo aver controllato che James fosse l’unico a guardare gli fece ciao ciao con la mano. In tutta risposta lui lanciò a Domi uno sguardo carico d’indignazione.
Sorrisi voltando la testa. In quel momento la visione che mi si parò davanti fu quella di un Malfoy abbastanza sbronzo che accarezzava Kàtia. Il sorriso mi morì sulle labbra.
-Non è l’unicò ad essere geloso- a quella pungente osservazione distolsi lo sguardo piccata. –Andiomo a fare amicizia?- propose indicando i due che si trovavano ad un angolo.
-Non se ne parla!-
-Suvvia Rose! Dai retta al sommo guru dell’amore!- Domi mi prese per un braccio sollevandomi. Eravamo un trio strano a vedersi. Ma comunque mi scolai l’ultimo goccio di bourbon e seguii quelle due catastrofi naturali fino a raggiungere Scorpius.
-Ciao- salutò Francois dopo aver preso la mia mano. Malfoy gli scoccò un’occhiata velenosa dopo aver fissato le nostre mani.
-Ciao, voi siete?- chiese con voce fredda e distante la ragazza.
-Piacere Domenique Weasley! Lei è Rose, mia cugina e lui è Francois- la ragazza non sorrise, non rispose. Aveva la pelle bianca e le occhiaie accentuate. La bocca piena e rossa non si piegò minimamente. L’espressione restò fredda, altera e leggermente infastidita. Domi aveva allungato la mano per presentarsi ma lei, dopo aver gettato una rapida occhiata disse semplicemente il suo nome –Kàtia- e la ignorò.
Ma chi si credeva di essere questa? Sollevai le sopracciglia come faceva Albus e la fissai in cagnesco.
-Lei, ho scoperto è una mia parente di lontanissimo grado- intervenne Scorpius –è tipo figlia di un figlio del fratello del marito della sorella di mia nonna- si fermò un attimo per pensarci, poi scosse la testa come a voler dire che poteva anche aver sbagliato ma non gli importava. –Si chiama Kàtia Lestrange- io sbarrai gli occhi sconvolta.
-Lestrange?- io e Domi parlammo insieme, ma i nostri toni erano di molto diversi. Lei era semplicemente stupita, il mio tono era accusatorio e sconvolto.
-Sì Lestrange, Weasley, adesso non cominciare con i pregiudizi!-
-Io non ho pregiudizi di alcun tipo Scorpius!-
-Mi sembra proprio di sì invece- ribattè lui mentre la sua cugina di quindicesimo grado ci guardava senza fare una piega, come fosse un pezzo di ghiaccio.
Ci guardammo in cagnesco, fino a che la ragazza finalmente parlò –Non ci perdere tempo Scorpius- lo invitò senza guardarmi. Mi girai verso di lei in cagnesco. Come osava intromettersi in una discussione tra me e Scorpius. Nessuno lo faceva. Mai. Addirittura i professori erano restii a farlo. Stavo per risponderle a tono quando qualcuno propose un gioco alcolico che catturò la nostra attenzione. Tutti si voltarono tranne Domi –Lascia perdere- mi suggerì, e senza degnarli di un altro sguardo raggiungemmo gli altri.
Il resto della sera proseguì tranquillo. Più o meno. Non riesco a ricordare quanto alcol bevvi. Alla fine ero distrutta. Guardai distrattamente l’orologio, rendendomi conto di quanto tardi fosse.
-Devo tornare in dormitorio, domani c’è lezione!- squittii, ma c’erano davvero pochi intorno a me.
Alice e Lorcan si erano infrattati. Lys era steso per terra e Lily su una panca. Insomma quasi tutti avevano perso contro una sbornia allucinante.
Mi guardai intorno. Di Kàtia nessuna traccia, probabilmente si riteneva troppo al top per restare ad una festa come la nostra. Domi e Francois cantavano una canzone francese, ed erano talmente stonati che mi portai le mani alle orecchie. Ad un certo punto sentii due braccia tirarmi su in piedi. Sorrisi e mi voltai. Forse un eroe mi era venuto a salvare. Mi avrebbe portato in dormitorio. Il sorriso, nuovamente mi morì sulle labbra. –Chi ti aspettavi?Il tuo nuovo amichetto è alle prese con tua cugina..- mi fece notare indicando Francois, in tono acido. Io ridacchiai ma non lo contraddissi. Doveva essere cieco per pensare che io fossi il tipo del francese.
-Forza andiamo!- mi trascinò fuori dalla serra e cominciammo a camminare nel buio. Le uniche luci venivano dalla serra dietro di noi e dal castello, parecchio lontano.
-Sei geloso?- gli chiesi dopo un po’ continuando a ridacchiare.
-Non dire sciocchezze- sorrisi sorniona e mi ripetei –Sei geloso!- stavolta era un’affermazione.
-E tu sei ubriaca, Weasley- mi fermai un momento guardandomi intorno, concentrata. Misi su un leggero broncio che non mi apparteneva –Che c’è adesso?- chiese insofferente quando si accorse che ero rimasta diversi passi dietro di lui.
-Perché mi chiami Weasley? Non c’è nessuno. Di solito quando non c’è nessuno mi chiami .. – mi interruppi un momento cercando di capire. Forse la parte logica del mio cervello stava scalpitando da qualche parte minacciandomi per farmi tacere ma io non riuscivo a sentirla.
-Rosie- terminò lui sorridendo suo malgrado. Lo sguardo addolcito. Ed io risposi al suo sorriso raggiungendolo veloce.
-Sei molto più simpatica da ubriaca- notò lanciandomi un’occhiata affettuosa (?), io non trovai nulla da commentare e sorrisi contenta. L’aria era fredda e la camminata per il castello abbastanza lunga, ma non avevo più tanta fretta di tornare in dormitorio. Mi piaceva quella strana sensazione di libertà che mi aveva invasa. Era come se la mia coscienza mi avesse concesso l’uscita libera. E sentivo risvegliarsi in me esigenze che non credevo di avere. Avrei voluto fare festa tutte le sere, bere, uscire, ballare, vedermi con qualche ragazzo. Solamente che con chi? Anche John aveva smesso di chiedermi di uscire. Nessun ragazzo si faceva avanti. Possibile che fossi così brutta? Addirittura Morgana Iaki, che secondo tutti assomigliava ad un cane, aveva qualche pretendente! Perché io no?
-Sono brutta!- dissi all’improvviso, consapevole. Scorpius, ignaro del mio monologo interiore mi guardò confuso. -Andiamo dentro- intimò cercando di spostarmi alzando gli occhi al cielo, ma io puntai i piedi e rimasi ferma, liberandomi dalla sua stretta. –Sono più brutta di Morgana Iaki!- ripetei alzando gli occhi su Scorpius. Erano pieni di lacrime, e sentii i goccioloni rigarmi le guance.
-Da quando ti interessa?- chiese lui esasperato ed io in risposta piansi più forte. –Allora lo pensi anche tu!- lo accusai indicandolo con l’indice mentre barcollavo. Lui rimase un attimo immobile, era evidente che non sapesse che pesci prendere. Era abituato ad avere a che fare con la Rose arrabbiata, furiosa, imbarazzata, studiosa, seria, rompipluffe, ma non con la Rose che piangeva nel mezzo di una crisi dovuta alla mancanza di fiducia in se stessa ed all’eccesso di alcol.
Sospirò e si avvicinò a me deciso. Mi prese il viso tra le mani e senza esitare approfittò delle mie labbra dischiuse mentre con i pollici cancellava le lacrime dalle mie guance.
Il bacio durò diversi minuti, sentivo le gambe molli ed il cuore in gola. Il solito piacevole incendio divampava dentro di me e mi lasciai baciare, e risposi al bacio. Così libera come ero stata solo “quella notte” sulla spiaggia. Poi, ad un certo punto, la necessità di respirare ebbe la meglio.
Appena ci staccammo lui prese la mia mano e, senza che io facessi in tempo ad opporre qualsiasi tipo di resistenza, la posò sul rigonfiamento dei suoi pantaloni. Io balbettai ed arrossii violentemente.
-Evidentemente no Rosie- disse secco –non penso che tu sia brutta!-
Il resto del percorso restammo in silenzio. Giunta alla Torre di Grifondoro ero abbastanza lucida per vergognarmi della scena pietosa di poco prima.
Feci un cenno nella sua direzione ed oltrepassai il ritratto della donna grassa facendogli appena un cenno.
Volevo dormire e non pensare al giorno dopo.



ANGOLO DI MIKA

Ahahaha...due capitoli lo stesso giorno...YEP!
Spero sia di vostro gradimento..mi sono davvero divertita a scrivere questo capitolo, e spero che apprezziate...
Cmq, che dire? Kàtia Lestrange??? Ahahah, chissà cosa ci combina..
Nel caso ve lo stiate chiedendo... (sono sicura!) Morgana e Iaki sono i nomi dei miei cani XD
ANTICIPAZIONI :
Muble muble..indicative, diciamo..
In teoria...assisteremo, nel prossimo capitolo alla seconda punizione, che se non ricordo male riguarda...l'amortenzia!
Brave, risposta esatta!
Cmq ci sarà una partita di Quidditch...
Per il resto..su altri versanti...Domi e Jamie dovranno affrontare il problema delle voci... altrimenti saranno nei guai...
Molto bene <3 Aprestissimo spero..lettrici fantasmine <3

[1] Piccoli parassiti che infestano le pellicce di animali. Si nutrono di bacchette e residui nei calderoni. Viva Wikipedia!

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Capitolo 6
*** CHAPTER 5- Un bacio non si nega a nessuno ***


CHAPTER 5- Un bacio non si nega a nessuno

Il giorno dopo la festa avevo avuto un mal di testa lancinante tutto il giorno. Inoltre mi vergognavo talmente tanto per la pietosa scenetta con Malfoy che avevo fatto di tutto per evitarlo, tra l’altro con successo.  Non lo avevo più incontrato.
Purtroppo, se fino a quel giorno la cosa aveva favorito il mio umore, in quel momento invece me ne stavo a pranzo, tutta intenta a torturare il mio piatto intonso.
Ascoltavo distrattamente la conversazione tra Lily e Francois, che ormai era talmente integrato nel nostro gruppo che meditava i tingersi i capelli neri di rosso. –Ti sbagli, quante volte devo ripetertelo che siamo solo amici?- dalla sera della festa Lily tentava di persuadere il francese che tra lei e Lys non ci fosse niente. Ma lui era irremovibile. –Staremo a vedere- questa era la classica conclusione delle loro conversazione. E dovevo ammettere che lui riusciva a pronunciare quelle parole con un accento, ormai, perfetto.
-Non hai fame?- Domi indicò il mio piatto pieno, preoccupata. Io scossi la testa, lasciai cadere la forchetta e lo allontanai da me spingendolo con la mano. Subito dopo gettai un’occhiata preoccupata all’orologio. Ancora mezz’ora e sarebbe iniziata la lezione di pozioni.
-Lasciala stare, Rosie non può rimpinzarsi, l’aspetta un bel bicchiere di Amortentia oggi!- sogghigno Rox che era al fianco di Domi –Come vorrei essere nella vostra classe!- disse con rimpianto mentre io le scoccavo un’occhiata furiosa.
Amortentia .. solo a pensarci mi si stringeva lo stomaco. In quei giorni avevo cercato e ricercato un modo per preparare una pozione identica all’amortentia ma con effetti diversi, inutilmente. Inoltre non ero abbastanza pazza da credere davvero di poter fregare un docente.
-Suvvia Rose, stai tranquilla! Non accadrà nulla di male-
-Tu dici?- le chiesi scettica e nervosa.
-Qualsiasi cosa tu faccia, sarà chiaro che sarà solo per l’effetto della pozione- mi spiegò Alice, ma come tutte le altre un’ombra di impazienza ed ilarità le passò negli occhi. Avrei dovuto infuriarmi, ma mi sentivo troppo male.
Traccheggiai a pranzo il più possibile, ma quando ormai era tardi, nonostante mi solleticasse l’idea di offrirmi come volontaria per aiutare gli elfi domestici a lavare i piatti, non potei fare altro che alzarmi e seguire Domi ed Alice verso i sotterranei.
-Potrei spacciarmi per malata- dissi ad un certo punto colta da una folgorazione improvvisa.
-Ottima idea- proseguì Domi e la guardai con speranza e gratitudine. Era l’unica che si mostrasse davvero solidale con me.
-Mmmh- riflettè Alice a qualche passo da noi –Sì, potresti..- la conoscevo, e sapevo che sarebbe arrivato un ma –ma poi tutti penserebbero che hai paura e che te la stia facendo sotto- sbuffai e misi un broncio fino al pavimento, Domi mi assestava pacchette d’incoraggiamento sulle spalle. Arrivammo giusto in tempo, il professor Lumacorno stava per chiudere la porta.
-Eccola qui, la mia innamorata preferita!- trillò lui allegro. Gli rivolsi un sorriso stiracchiato, accompagnato da un buongiorno abbastanza burbero, poi sgattaiolai dentro. Mai come in quel momento avrei desiderato avere con me il mantello di Lily. L’intera classe mi stava guardando. Le Serpi, già ai loro posti, ridacchiavano tra loro e Malfoy mi mandò un bacio scoppiando a ridere immediatamente dopo. Gemetti frustrata.
-Bene ragazzi! Come sapete oggi prepareremo l’Amortentia!- trillò Lumacorno –è una pozione molto difficile, dunque chi la preparerà meglio otterrà 30 punti per la sua casa- Domi si sfregò le mani, già certa della vittoria. Dal canto mio, non ero tanto sicura di poter fare del mio meglio quel giorno.
-Inoltre, finalmente, se qualcuno preparerà una pozione decente, vedremo la Signorina Weasley non intenta ad uccidere il Signor Malfoy- ridacchiò divertito insieme a tutta la classe. I Serpeverde risero più fragorosamente, i Grifondoro per metà. Passiflora mi mostrò la sua macchinetta fotografica, ed io sbattei la testa pesantemente sul bordo del calderone.
-Ehi, che fai?- mi chiese Domi sconcertata.
-Forse se muoio non sarò costretta a farlo .. – sussurrai, l’unico risultato fu però che anche lei scoppiò a ridere. Bene. Adesso ero sola,  in un oceano di disperazione con un orda di iene ridens con le branchie pronti a divorarmi.
-Bene, al lavoro ragazzi-
Cercai di concentrarmi sulla pozione, senza pensare al dopo. Infondo impegnarmi in qualcosa mi veniva sempre bene, meglio che agli altri. Dopo due ore, che trascorsero fin troppo velocemente, feci una smorfia davanti al contenuto del mio calderone. La luminosità madreperlacea era evidente e perfetta. Le classiche spirali di fumo danzavano suadenti ed invitanti sopra il bollitore di peltro.
-Lavoro perfetto come al solito Miss Weasley- mi apostrofò il professor Lumacorno con un sorriso affettato. Repressi la mia furia omicida solo per non dargli motivo di darmi un’altra punizione, limitandomi a guardarlo. -30 punti a Grifondoro!- sentenziò dopo aver finito il giro. L’assegnazione di punti alla mia casa, quella volta, non fu seguita dalle solite lamentele e frecciatine da parte dei Serpeverde. Erano tutti troppo impazienti di assistere a quanto stava per succedere.
Guardai il professore supplichevolmente, ma lui mi sorrise incoraggiante. Fece trasportare il calderone davanti alla cattedra e fece segno a me e a Malfoy di seguirlo. Arrivata lì davanti a tutti, il silenzio di attesa della classe era interrotto solo da qualche risolino qua e là. Vidi addirittura Alice e Domi scambiarsi uno sguardo divertito. Vatti a fidare delle amiche.
-Bene, cominciamo. Che odore sente signorina?- riluttante mi avvicinai al calderone. Inizialmente, per una sorta di riflesso incondizionato trattenni il respiro. Poi mi arresi ed ispirai profondamente e riconobbi con precisione l’odore che m’investì. Menta fredda, mare, sale e pino.
-Allora?- chiese Lumacorno mentre io con sguardo perso e languido mi perdevo in quell’eccitante odore di ricordi. Malfoy mi guardava attento. Avrei potuto rispondere “odore di Scorpius mentre facciamo l’amore al mare” ma fortunatamente ingoiai le parole. Mi voltai cercando di liberarmi dello stordimento che solo inalare quella pozione mi aveva provocato.
-Menta, salsedine e pino- dissi tutto d’un fiato evitando lo sguardo di Lui. Con la coda dell’occhio notai però la sua espressione compiaciuta ed il sorriso obliquo.
-Molto bene, signorina! Odori piacevoli!- disse gongolante il professore. Poi riempì il mestolo, ci infilò una ciocca di capelli di Scorpius e me lo porse. Per la seconda volta la supplica apparve nei miei occhi, mentre lo prendevo. E per la seconda volta Lumacorno la ignorò.
-Suvvia signorina.. prima cominciamo, prima finiamo-
Cercai di concentrarmi su quel pensiero. Per quanto poteva essere terribile, sarebbe finita e dopo avrei dovuto sopportare qualche giorno di battutine. Ma ad Hogwarts sarebbe sicuramente successo qualcosa di più eccitante prima o poi. L’idea crudele di rivelare il segreto di Domi e James mi balenò un attimo solo nel cervello. La soppressi immediatamente. Non sarei caduta così in basso.
Inspirai forte e chiudendo gli occhi portai il mestolo alla bocca. Mandai giù tutto d’un sorso. Era iniziata.
PoV Scorpius
Trattenni il respiro mentre mandava giù un abbondante sorso di Amortentia. Fino all’ultimo pensai che si sarebbe tirata indietro. Avevo la netta sensazione che sarebbe scoppiata come una bomba ad orologeria ed avrebbe schiantato l’intera classe.
I miei compagni di casa già ridevano, ma anche i suoi erano divertiti.
Attesi mostrandomi più sicuro e strafottente di quanto non fossi in realtà. Licia e Mia erano talmente sporte verso la cattedra che pensai volessero alzarsi e raggiungerci. Dovevo mantenere un certo decoro. Avevo un’idea su quelle due, un progetto che non potevo certo mandare a monte[1].
Finalmente Rose si voltò verso di me. Aveva lo sguardo appannato, come se non mi vedesse sul serio. Poi assunse la tipica espressione concentrata che aveva sempre quando studiava. Mi sorrise dolcemente, come pochissime volte aveva fatto, e mosse un passo nella mia direzione.
Come attirato da una fune invisibile anche io mi spostai verso di lei.
-Ciao amore- squittì guardandomi negli occhi mentre mi raggiungeva. Rimasi in silenzio, interdetto, mentre i risolini nella classe riprendevano. –Ciao- risposi incerto.
-Come si sente signorina Weasley?- ridacchiò il professore, lei sorrise amabile –Molto bene, grazie! Starò bene finché ci sarà lui- rispose lei senza guardarlo mentre prendeva delicatamente la mia mano. La lasciai fare e rimasi ipnotizzato dal modo in cui la rigirava tra le sue calde e piccole.
Improvvisamente alzò gli occhi incrociando i miei. Erano luminosi e puliti, come sempre, ma senza la solita scintilla di sfida. Mi sembrava indifesa, ed allo stesso più forte barricata nella certezza di voler manifestare al mondo i suoi sentimenti. Non c’era vergogna. Non c’era quel solito piglio orgoglioso, solamente affetto ed adorazione.
-Sei bello Scorpius- osservò facendomi sorridere. Lei rimase senza fiato, ed andò con le dita ad accarezzare la mia guancia sinistra –Adoro la tua fossetta- proseguì ignorando i nostri compagni che ormai si sbellicavano dalle risate.
Mi beai di quel tocco per un istante. Poi ricordai dove fossimo. In una classe piena di persone convinte che ci odiassimo, cosa tra l’altro che non ero sicuro di poter escludere, davanti alle quali avevo una reputazione da difendere. Il modo migliore per farlo non era certamente fare la figura del baccalà mentre Weasley mi dichiarava il suo amore, tra l’altro sotto l’effetto di una stupida pozione. Mi ritrassi di colpo lasciandola con la mano ancora a mezz’aria.
I suoi occhi si riempirono di stupore e guardò prima la sua mano e poi me come se non capisse realmente.
-Voglio .. toccarti- balbettò capricciosa, ma questa volta mi costrinsi a non intenerirmi.
-Ti piacerebbe Weasley- dissi rivolto in realtà ai miei compagni che scoppiarono in una risata ancora più fragorosa, lei sembrò non capire. Albus strinse i pungi, lo ignorai.
-Sì .. – ammise ed era disarmante mentre cercava di spiegarsi perché fosse circondata da persone che ridevano. Professore compreso.
Si avvicinò di muovo e mi abbracciò poggiando al testa sul mio sterno. Poi mi guardò ancora prima di parlare. –Profumi di menta amore- pregai Merlino di non arrossire, mentre me ne stavo rigido ed immobile senza rispondere al suo abbraccio. Le risate questa volta erano assordanti. Mia e Licia avevano le lacrime agli occhi.
La allontanai da me bruscamente e questa volta la vidi rabbuiarsi –Perché non vuoi che ti abbracci?- la voce era tremante –Io ti amo Scorpius- fece quella confessione mentre le lacrime cominciavano a scenderle sulle guance rosse. Praticamente tutta la classe piangeva, ma per le risate. Passiflora Brown scattava foto con la stessa velocità con cui Meredith Martell mangiava il pasticcio di mele[2]. Questo mi sarebbe costato un ulteriore appuntamento con lei.  Cercai di distrarmi, di non pensare a quello che aveva appena detto, e soprattutto non volevo concentrarmi su quanto mi provocava sentirle dire quelle parole.
Ma lei non me lo permise. Piangendo si avvicinò di nuovo e per la seconda volta mi toccò il viso con la mano. –Ti amo- ripetè dolcemente. Non era Rose. O almeno non lo era realmente. Dovevo ricordarmene. Lei non avrebbe mai dichiarato di amarmi davanti a tutti, o se per qualche oscura ragione fosse stata costretta a farlo lo avrebbe urlato con rabbia, aggiungendo qualcosa come “inutile essere sottosviluppato” immediatamente dopo.
Le assomigliava ma non era la stessa Rose Weasley. Era un involucro vuoto, egualmente grazioso ma privo di tutto ciò che la rendeva così.. Rose.
-Lo so che mi ami- dissi sardonico ed ironico. Constatai con amarezza che la mia recita stava venendo bene. Intercettai gli sguardi di Alice e Domi. Erano le uniche ad aver smesso di ridere. La stavo umiliando. Socchiusi gli occhi per un secondo ed appena li riaprii la trovai che cercava di arrampicarsi su di me per raggiungere le mie labbra.
Questa volta la allontanai più bruscamente ancora, la spinsi via e guardai ansioso Lumacorno, che ridacchiava godendosi la scena.
-Professore..- richiamai mentre cercavo di tenere a bada quella piovra che assomigliava a Rose e nel frattempo mi si strusciava addosso come una gatta. Cosa che avrebbe verosimilmente potuto generare la rovina totale della mia reputazione. Mi concentrai per non pensare al suo corpo morbido e caldo.
-Oh, certo Malfoy!- annuì lui raccogliendo una lacrima di divertimento che gli era sfuggita dall’occhio destro.  –L’antidoto! Ma scusami siete così carini quando non litigate- osservò lasciandosi andare ad un eccesso di risate mentre si dirigeva all’armadietto e tornava con l’antidoto.
“Le mutande di Albus; I calzini sporchi di Zabini; Parkinson che si scaccola” cercavo di evocare le immagini peggiori possibili nella mia testa mentre Rose continuava a sussurrare il mio nome e ad accarezzarmi il petto e l’addome.
-Oddio, quante mani hai- mi lasciai sfuggire ad un certo punto, e vidi Alice e Domi saltare in piedi mentre gli altri la indicavano ridendo.
-Weasley la Piovra!- cominciarono ad urlare qua e là. Sorrisi con sforzo alla battuta, mentre in realtà mi sentii male.
-Signorina Weasley, eccole il suo antidoto- lei richiamata dal professore, smise di assalirmi e lo guardò persa. Passò una manciata di secondi prima che parlasse di nuovo. Io avevo già sospirato di sollievo. Probabilmente non mi avrebbe parlato per almeno il resto dell’anno, ma quella tortura sarebbe finita.
-Non lo voglio!- affermò con cipiglio tornando a guardare me. Precipitai nel panico e guardai il professore che, interdetto a sua volta, le si avvicinò.
-Suvvia, beva- lei scosse la testa. –Prima voglio un bacio!- decretò.
Domi si diede una manata sulla faccia ed Alice fece altrettanto. Io scossi la testa vigorosamente. Per tutto il tempo avevo evitato di guardare Albus.
-Non se ne parla- gracchiai, incapace di rimanere calmo, non so se rivolto a lei o a Lumacorno.
-Lo avrà dopo aver bevuto- fece lui comprensivo, porgendole l’ampollina –Vero Signor Malfoy?- cercò il mio appoggio, ingannarla con un finto compromesso era la strada giusta. Tanto, una volta preso l’antidoto non si sarebbe lasciata baciare.
-Sì..sì..certo- acconsentii perdendo parte della mia sicurezza. Fortunatamente i miei compagni sembrarono non accorgersi dei miei tentennamenti. Forse aveva ragione lei quando diceva che mi circondavo di idioti.  
 -Oh, non penserete di fregarmi- disse lei furba sorridendo. –Lo voglio subito- ripetè. Rimasi basito ed anche il professor Luma sembrò spaesato.
Intanto un coro che intonava –Bacio. Bacio.- si era levato per tutta la classe.
-Dai amore.. lo so che vuoi baciarmi- insistette immobile.
-Non voglio baciarti Weasley- gracchiai, di nuovo, in risposta. Come non detto. Amortentia o no, restava molesta come sempre.
-Come no?- chiese, nuovamente stava per mettersi a piangere. –Io lo so che mi ami, Scorpius.. non mentire, non dopo quello che c’è stato, non dopo ..-
Oh Merlino Benedetto. Sbarrai gli occhi terrorizzato. Cosa stava per dire quella pazza davanti a tutti? Se glielo avessi lasciato confessare, tempo un paio d’ore tutta la scuola avrebbe saputo. Io sarei stato quello che ha profanato la Weasley, certo. Ma lei… lei non me lo avrebbe perdonato mai e poi mai. Se l’avessi lasciata continuare, probabilmente, mi avrebbe odiato per il resto della mia esistenza, probabilmente breve, tra l’altro, perché mi avrebbe sicuramente ucciso. Guardai un attimo le sue cugine, anche loro erano terrorizzate. Pensai tutto in un secondo. Poi chiusi gli occhi ed agii prima di riflettere davvero. Presi il suo viso tra le mani e la misi a tacere facendo scontrare le nostre labbra. Rimase rigida solo per un momento. Poi rispose al bacio, con molta più foga del necessario.
Le sue mani tra i miei capelli, il suo odore inebriante, la dolcezza e l’entusiasmo con cui si stava abbandonando a me. Mi staccai da lei per evitare di lasciarmi sopraffare da tutte quelle emozioni, appena prima di decidere di prenderla lì, davanti a tutti, sulla cattedra. Io non potevo usare l’Amortentia come scusa.  Passiflora ci aveva tempestati di foto. Non appena fui libero strappai l’antidoto di mano al professore e lo porsi a Rose. –Bevi- ordinai perentorio e lei ubbidiente e docile lo portò alle labbra mandandolo interamente giù.
Mi voltai verso la classe, leggermente basita. Misi la solita maschera di presunzione e scherno e sollevai le spalle. –Un bacio non si nega a nessuno- sentenziai, per poi ridere insieme agli altri.  Vidi Albus incazzato nero. Gli avrei dovuto parlare, più tardi. Non ora.
Nel frattempo Rose si era ripresa, era tornata se stessa in tempo per sentire la mia affermazione di scherno. Mi guardò ferita, un solo secondo. Poi senza dire una parola scappò dalla classe.
                                                     ********************************************
 
PoV Rose
-Dobbiamo vincere e basta- dissi semplicemente alla mia squadra negli spogliatoi dello stadio di quidditch. Lily teneva la sua scopa in pugno. Era la sua prima partita ufficiale da cercatrice, ed era visibilmente emozionata.
Avevamo molte novità in squadra quell’anno, ed avevamo perso dei membri importanti, come Fred e James. Ma comunque i sostituti erano tutti all’altezza. Rox si rigirava la mazza tra le mani agguerrita.
Dal canto mio ero profondamente contenta della partita. Almeno non dovevo pensare, stavo solamente con i miei compagni, e nessuno si azzardava a fare allusioni alla pozione con la A., o alla persona S.M., entrambe le cose bandite dal mio vocabolario personale e dalla mia vita.
I giorni dopo la lezione di pozioni mi ero praticamente rinchiusa in biblioteca, avevo evitato accuratamente la Sala Grande e qualsiasi altro luogo dove avrei potuto incontrare gente. Ovviamente però, non avevo potuto saltare le lezioni.
Mancavano pochi minuti all’inizio della gara. Domi, Alice e Francois si intrufolarono negli spogliatoi.
-Forza Grifoni!- strillò Alice abbracciando il fratello. Fortunatamente, nonostante Lorcan, era completamente vestita di rosso ed oro.
-Chérie, tu es le meilleur – mi incitò Francois battendomi il cinque. Anche lui portava i colori di Grifondoro. Gli sorrisi.
Lasciammo gli spogliatoi e loro raggiunsero gli spalti. Salii in sella alla mia scopa, e non appena Madama Bumb suonò il fischio di inizio mi diedi una spinta, sollevandomi sicura da terra e raggiunsi gli anelli. La folla mi acclamava, almeno questo non era cambiato dopo la lezione di pozioni.
La partita fu concitata. Parai parecchie pluffe, e schivai un paio di bolidi lanciati più o meno erroneamente nella mia direzione. quando non ero impegnata seguivo la partita. Rox, come mi aspettavo era portentosa. Difendeva tutti. Ad un certo punto, per difendere Marge Spinnet da un bolide, mentre avanzava verso la porta di Corvonero, lo colpì talmente forte che temetti facesse cadere Lorcan dalla scopa.
Luois si muoveva veloce, si stava scontrando con altri cacciatori. Nel seguire la scena, la mia attenzione fu catturata dagli spalti dietro di lui. Malfoy e Kàtia erano vicini ed Albus era con loro, la guardava con un po’ troppo interesse per i miei gusti. Lei, con la solita espressione annoiata ed imbronciata seguiva distrattamente la partita, Scorpius invece guardava nella mia direzione. Non ci eravamo più parlati. Lui aveva provato a bloccarmi un paio di volte, ma io non avevo voluto sentire ragioni.
Dopo che mi aveva umiliata a quel modo, la miglior cosa che poteva fare era starmi alla larga. Mentre lo fissavo lo vidi saltare in piedi, con un espressione spaventata. Mi voltai appena in tempo per accorgermi del bolide che mi stava venendo incontro. Paralizzata dal terrore non riuscii a muovermi. Fortunatamente Frank mi fu davanti all’ultimo secondo per spedirlo lontano.
-Grazie- gli urlai quando ripresi fiato, mentre si allontanava.
-Non dormire sulla scopa, Rosie- mi ammonì lui.
In alto Lily e Lysander continuavano a muoversi. Lei faceva dei cerchi sopra al campo come un avvoltoio e lui le era alle costole. Di tanto in tanto si esibivano in picchiate pericolose. quando Corvonero riuscì a segnare Lysander fece il giro della morte e Lily gli andò vicino dandogli una spallata.
La partita durò un paio d’ore. Ero stanchissima, tanto che quando John segnò l’ennesimo punto non esultai nemmeno. Finalmente la picchiata di Lily mi diede speranza. Lys gli era appiccicato alla scopa, ma lei era più veloce. Scartò Louis e Gordon che si litigavano la pluffa per poi sporgersi completamente in avanti e saltare giù dalla scopa a due metri da terra.
Atterrò non senza una certa eleganza. Lo stadio era immobile a guardarla e Lysander le atterrò vicino senza perderla di vista.
Lei gli si avvicinò e sciolse i capelli, teatrale come sempre, liberò la massa di lunghi, rossi capelli lisci, muovendo la testa.  Gli andò vicino e gli portò il pugno davanti alla faccia mostrandogli la piccola palla che dimenava le ali. Poi gli fece un inchino.
L’intero stadio si risvegliò in un rimbombo.
Avevamo vinto. La prima partita era andata. Festeggiai insieme agli altri facendo il giro dello stadio. Ci fermammo tutti davanti alla preside McGranitt che finse, come conveniva alla sua posizione, di non esultare per la nostra vittoria. Ma lo sapevano tutti che tifava Grifondoro.
Neville invece non si tratteneva. Lui ed Hagrid saltavano sulle loro seggiole. Infondo il Professor Paciock era il direttore della nostra casa, quindi gli era consentito.
 Il giubilo nello stadio non si spense nemmeno quando raggiungemmo gli spogliatoi.
                                                 *******************************************
Avevano tutti finito di farsi la doccia, ero rimasta solo io.
-Ci vediamo in Sala Comune Rose?- mi chiese Lily mentre ero ancora sotto la doccia. Le urlai un sì e decisi di rimanere un altro po’ a sentire l’acqua calda scivolarmi sul corpo. Inoltre, preferivo rientrare quando i corridoi fossero stati meno affollati. La mia misantropia era tornata a farsi sentire nel momento stesso in cui la partita aveva avuto termine.
Uscii dalla doccia dopo circa mezz’ora. Presi l’asciugamano di Grifondoro, rosso con i bordi dorati e me lo legai sopra il seno. Era corto, un po’ troppo per i miei gusti. Mi diressi verso la panca dove avevo lasciato l’uniforme e mi piegai per prendere la borsa.
-Ciao- saltai in piedi voltandomi di scatto spaventata. Un deja vu mi investì in pieno.
-Mi hai spaventata- dissi atona al biondo appoggiato a braccia conserte allo stipite della porta, mentre cercavo di regolarizzare i battiti furiosi del mio cuore.
Lui scrollò le spalle, si mise dritto e venne davanti a me. Oh no! Quella era una di quelle situazioni di cui ormai conoscevo perfettamente la fine. Dovevo ignorarlo, far finta di niente, prima di finire a fare la smidollata tra le sue braccia.
-Che ci fai qui?- chiesi distaccata mentre tornavo a prestare attenzione alla mia borsa.
-Dobbiamo parlare-
-Potremo farlo quando mi sarò vestita- rimbeccai.
-Sì, così scapperai dalla finestra pur di non affrontarmi- sbuffai davanti al suo inopportuno sarcasmo.
-Cosa vuoi- ero rigida nella mia posizione. Voleva parlare? Bene, che parlasse. Cercai con gli occhi la bacchetta nella borsa. Se avesse solo provato a toccarmi lo avrei spedito dritto dritto al San Mungo!
-Continuerai ad evitarmi e a non parlarmi per il resto dell’anno?- mi chiese.
-è probabile, chiarito questo puoi andartene- tentai di nuovo. Ma lui rimase immobile.
-Malfoy vattene. Stai infrangendo almeno una cinquantina di regole in questo momento. Non costringermi a toglierti punti!- lo minacciai.
-Oh, smettila Rose! Non ho fatto niente di grave! Mi spieghi cosa volevi che facessi?-
-“Un bacio non si nega a nessuno”- gli feci il verso persuasa che quella fosse una più che eloquente risposta.
-Oh questa è bella, l’ho fatto per te-
-Certo, perché te lo avevo chiesto dopo aver bevuto quella stupida pozione!- ero furiosa e tremavo dalla rabbia.
-Tu non capisci, sei una stupida- ringhiò sulla mia faccia.
-Oh no, tu sei un pavone egoista!- strillai talmente forte che temetti ci sentissero fino al castello –Dovevi per forza umiliarmi? Come se non fosse stato abbastanza quello che stavo facendo? Ma no, Malfoy non si accontenta! Scorpius il figo deve per forza sottolineare quanto è figo. Deve per forza baciarmi davanti all’intera classe, sottolineando come io lo abbia implorato di stringermi tra le sue braccia-
-Era esattamente quello che stavi facendo-
-Non lo volevo davvero-
-Bugiarda-
-Fanatico-
-Ipocrita-
-Smettila Malfoy, non voglio starti a sentire- pronunciai quelle parole ad un pelo dalla sua bocca.
-Stavi per raccontare a tutta la classe che avevamo fatto l’amore, non sapevo come farti tacere!- rispose alla stessa distanza, con la stessa rabbia nella voce.
-Non cercare di farla passare per una buona azione.  Tanto non ti credo- dissi ancora.
-Forse sei così arrabbiata perché non ti ho confessato tutto il mio amore-
-Non me ne frega se mi ami Scorpius- nessuno dei due si allontanava né avvicinava di un millimetro. La distanza perfetta. La nostra. Abbastanza vicini da sentire l’elettricità tra noi, ma mai abbastanza per toccarci.
-Bene, perché non ti amo-
-Nemmeno io ti amo- precisai.
-Tu menti. Sei pazza di me e lo sa tutta la scuola. Anche senza vedere il modo in cui mi guardi quando siamo da soli- sogghigno maligno –Anche senza sentire i tuoi sospiri ed i tuoi gemiti quando ti tocco- accompagnò le sue parole mentre con il dito indice accarezzava la curva dei miei seni lasciata leggermente scoperta dal telo. –Anche senza vedere come dischiudi le labbra ogni volta che avvicino le mie- temrinò facendo combaciare per un secondo le nostre bocche. Poi tornò a guardarmi negli occhi. Un lampo di cattiveria e freddezza li trapassò.
-Sei mia. Posso prenderti quando voglio. Puoi negarlo quanto vuoi ma sei mia, esattamente come tutte le altre Rose Weasley- la mia mano si mosse da sola. E, ovviamente, finì per colpire ad una velocità supersonica la sua faccia.
Si portò una mano sulla guancia. I lineamenti intesiti dall’odio.
-Vattene via- dissi ancora, con meno forza. Questa volta stanca. Non aggiunse nulla. Mi voltò le spalle e mi lasciò lì.


ANGOLO DI MIKA
Salve a tutti...
Ecco il capitolo. è più breve e non sono riuscita a farci entrare tutto. Però spero comunque che vi piaccia!
Cmq..nel prossimo ci sarà la prima lezione di ballo, per evitare che i nostri ragazzi siano una balbettante bambocciona banda di babbuini <3
Ci sarà l'ennesimo tentativo di tregua tra i piccioncini più litigiosi del pianeta
E ci saranno, come già avrebbe dovuto essere James e Domi!
Inoltre un Pv Katia!
Dunque...aspetto pareri..Aprestissimo
 
[1] Scorpius sei un maiale!
[2] Me lo sono inventato…cmq, potrebbe essere un omaggio ad una nobile casa…Casa Martell di Dorne.. ok G.R.R.Martin esci da questo corpo prima di far morire cruentamente tutti i protagonisti, o in alternativa mutilarli in modo permanente.

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Capitolo 7
*** CHAPTER VI- A meno che non sia tu a volerlo ***


CHAPTER VI- A meno che non sia tu a volerlo

PoV Scorpius
La Sala Comune era gremita di gente. L’orario di punta. La maggior parte delle Serpi era riunita intorno a me. Licia e Mia sedevano sui braccioli della mia poltrona, ed io mi sforzavo di ridere davanti all’improvvisata parodia di Daniel e Danielle Parkinson, che riproducevano “l’incidente Amortentia”. Quella storia, nonostante fossero passati diversi giorni continuava a far ridere.
Pensai distrattamente a Rose. Non era venuta a cena dopo gli allenamenti di Quidditch, in realtà quei giorni si era fatta vedere il meno possibile. Pensai alla nostra ultima discussione. Forse avevo esagerato, ma se l’era cercata. Non faceva altro che accusarmi di qualsiasi cosa. E poi non avevo detto altro che la verità. Faceva tanto la speciale, ma ad ogni buona occasione finiva tra le mie braccia. Era esattamente come tutte le altre. “Bugiardo” cantilenò la voce nella mia testa, che misi prontamente a tacere.
Mi guardai intorno. mancava Albus, e non si era visto nemmeno a cena. Mi aspettai di vederlo comparire da un momento all’altro in Sala Comune. Quella sera aveva la ronda con Lysander, dunque prima si sarebbe venuto ad improfumare. Alla fine, finiva sempre per non tornare la notte. Come aveva potuto, la McGranitt, nominare Albus Caposcuola? Le sue ronde finivano sempre nel dormitorio di qualche Tassorosso o Corvonero.
Sentii un peso sullo stomaco nel pensare ad Albus. Quei giorni più volte se ne era uscito domandandosi cosa avesse Rose. Io mi ero limitato a scuotere la testa. Avevo taciuto. Ma che potevo dirgli? Non riusciva ad essere imparziale quando si trattava di lei, ed io non avevo voglia di discutere. Mi avrebbe chiesto di lasciarla perdere, come d’altronde aveva già fatto, ed io non so se avrei trovato la forza per accontentarlo.
Quel giorno, quando lei non si era presentata a pranzo, mi aveva chiesto –Sei sicuro che non abbiate litigato di nuovo?- io, ancora una volta, avevo preferito non raccontargli niente. E lui, leggermente scettico, aveva lasciato cadere il discorso.
Improvvisamente sentii un botto assordante provenire dall’ingresso, come se qualcuno avesse aperto la porta lasciandola liberamente sbattere sulla parete.
-Dov’è quel grandissimo pezzo di merda di Erumpent?- decisamente, il mio intento di tenere nascosto il mio litigio con Rose ad Albus, e considerata la sua imminente scenata, al resto del mondo, era fallito.
La folla intorno a me si disperse. Allontanai Mia e Licia, e mi alzai in piedi mentre Albus mi appariva davanti.
-RAZZA DI BUGIARDO TRADITORE!-
Si avvicinò a me e mi prese per il bavero della camicia sbattendomi contro la parete di pietra. Lo lasciai fare. Che si sfogasse pure.
Intorno a noi, c’era un brusio insistente. Tutti i Serpeverde erano lì intorno a vedere, incuriositi mentre il mio migliore amico mi sbatteva al muro furioso. Decisamente nessuno era abituato a vederci litigare.
-Stai calmo, Al- intimai cercando di mantenere la calma.
Era appena più basso di me, ma anche leggermente più muscoloso. Gli occhi verdi erano fissi sui miei, ed era talmente arrabbiato che digrignava i denti. Non so chi dei due avrebbe prevalso in uno scontro. Fino a quel momento, non avevo mai avuto motivo di chiedermelo.
-NO CHE NON STO CALMO!- urlò lui. Ma non mi colpì, il che era incoraggiante. Nonostante capissi il suo disappunto, però mi sembrava stesse davvero esagerando. Cominciava ad innervosirmi. Gli allontanai le mani dal mio colletto e lo fronteggiai.
-Stai dando spettacolo..- osservai dando una rapida occhiata intorno.
-Già, come hai fatto tu nell’aula di pozioni ridicolizzando mia cugina, intendi?- non sembrava minimamente intenzionato a desistere.
-Qual è il tuo problema Albus?-
-Qual è?- era esterrefatto. –Fammi pensare- fece finta di raccogliere le idee e tornò a guardarmi con odio.
-Forse il fatto che sono giorni che mi preoccupo per lei, che mi chiedo cosa abbia, che TI chiedo cosa abbia e tu fai finta di niente, quando invece la colpa è la tua? O che nonostante tu sappia che è mia cugina continui a fare il coglione? O forse quello che le dici? O magari quello che fai con lei?- rimasi in un tentennante silenzio, mentre lui sputava fuori accuse senza prendere aria. Effettivamente mi sentivo in colpa per avergli nascosto la nostra discussione –Oppure, magari, il fatto che continui a tormentarla? - continuò.
-Io non la tormento, affatto!- risposi piccato.
-A no? Allora è stata lei ad intrufolarsi nello spogliatoio dello stadio mentre ti facevi la doccia?- il brusio divenne più alto. Insieme ad esso crebbe la mia indignazione.
-Non sono cose che ti riguardano Albus!-
-Oh, sbagli. MIA CUGINA MI RIGUARDA ECCOME SCORP!- abbaiò lui. Poi socchiuse gli occhi, si allontanò di un paio di passi e tornò a guardarmi.
-Ti avevo già avvertito una volta, amico. Questa è la seconda. Non ci sarà una terza- fece una pausa, durante la quale ci guardammo negli occhi –Stalle lontano Scorpius! Basta con questo gioco al massacro.-  poi si voltò verso il resto dei nostri compagni –E CAMBIATE QUELLA DANNATA PAROLA D’ORDINE O SARà PEGGIO PER VOI!- .
Stalle lontano era una parola. Avrei voluto rispondergli di farsi gli affari suoi, ma prima che aprissi bocca mi diede le spalle e sparì fuori dalla sala comune, diretto alla sua ronda.
Immediatamente Licia e Mia mi furono accanto. –Tutto bene?- mi chiesero in coro preoccupate. Quando parlavano in sincronia sembravano ancora più stupide del solito. Le guardai un momento. Al diavolo Rose, al diavolo lei, la sua pelle, il suo odore, la sua bocca, la sua maniacale abitudine di mandarmi fuori di testa, ed al diavolo Albus.
-Seguitemi in camera- ordinai nervoso. Incaricai un bimbetto del primo di stare di guardia alla porta e di non far entrare nessuno. Subito dopo, sparii dentro con entrambe.
PoV Rose
Era tardi quando mi incamminai per tornare in Sala Comune. Come ormai stava diventando un’abitudine, attesi per evitare quanta più gente possibile.
Quella sera, però, Albus era venuto ad assistere agli allenamenti di quidditch. Non ero riuscita a sfuggirgli, e dopo più di mezz’ora di domande serrate lo stress ebbe la meglio. Ero scoppiata e gli avevo raccontato tutto, con il risultato di far saltare la cena anche a lui. Le parole erano uscite dalla mia bocca come un fiume in piena. Avevo parlato dei miei mille impegni. Gli avevo raccontato di Scorpius. Gli avevo raccontato tutto. E non ero riuscita a fermarmi nonostante vedessi i suoi occhi stringersi sempre di più a fessura e la sua rabbia montare.
Nonostante mi dispiacesse creargli problemi con Malfoy, non per il biondo ma per lui, mi ero sentita meglio. Ero grata ad Albus per essersi preoccupato per me, nonostante in quel periodo trascorresse la maggior parte del suo tempo con Kàtia aveva trovato un momento da dedicarmi. Si era preoccupato per me. Io e lui eravamo sempre stati legati, e quell’anno faticavamo a trovare tempo da trascorrere insieme. Decisi che dal giorno dopo avrei organizzato le ronde in modo da capitare sempre con lui.
Mentre camminavo per i corridoi, vidi un drappello di studenti in lontananza. Quasi come fosse un riflesso incondizionato, cambia strada, allungando di parecchio il mio giro. Mi ritrovai a vagare per un corridoio del quarto piano. Era una specie di labirinto. Mentre camminavo sentii dei sussurri sommessi provenire da un’aula. La porta era socchiusa ed una gelida ed inquietante luce bluastra fuoriusciva.
Senza riflettere su cosa facessi mi avvicinai silenziosa, cercando di capire.
Dallo spiraglio riuscii a riconoscere la figura pallida all’interno della stanza.
 Aveva una veste lunga di un colore sanguigno. I capelli, perfettamente in ordine neri e lucidi erano sciolti e le raggiungevano metà schiena. Mi dava le spalle, ma ormai, avevo visto Kàtia abbastanza spesso da riconoscerla subito. Come nel caso di Scorpius aveva quel portamento che sapeva di vecchia nobiltà.
Davanti a lei,che era in ginocchio, ombre bluastre danzavano silenziose ed armoniche, mentre lei recitava qualche formula a me sconosciuta. Era quasi attraente, ma oltre ogni modo spaventoso.
-Atudrep Amina Italevir- continuava a ripetere sommessa. Ad un certo punto le ombre si unirono tra loro, la figura che ne uscì era sfocata, forse un’immagine di donna, ma non potevo esserne certa.
-Sono ad Hogwarts- comunicò la ragazza con voce fredda mentre si alzava in piedi.
Nessuna risposta, ma dopo una manciata di secondi Kàtia parò di nuovo –Tra due settimane saranno nominati i campioni, il piano è quasi pronto-
Ancora silenzio.
-So che è difficile, ma sono pronta a portare a termine questa missione, il Verbo del tuo signore non andrà perduto, vivrà chi deve vivere e morirà chi deve morire- fece un inchino profondo prima di parlare di nuovo.
-Ai maghi la magia- concluse e l’ombra sparì nel nulla lasciando il buio pesto.  Immediatamente spensi la bacchetta, usando l’incantesimo non verbale, nello stesso istante in cui Kàtia accese la sua.
Nel frattempo il mio cuore aveva preso a battere all’impazzata. Non ero sicura di aver ben capito a cosa avessi appena assistito, ma di tre cose ero certo: qualcosa non andava; Kàtia non me la raccontava giusta; avrei dovuto immediatamente avvertire Albus.
Mi guardai intorno, leggermente spaventata. Kàtia stava per uscire, vidi la luce della sua bacchetta avvicinarsi e mi appiattii contro il muro, trattenendo il respiro, sperando di passare inosservata. Il mantello di Lily, in quel momento sarebbe stato più che utile.
Fortunatamente lei uscì dall’aula e non si girò verso di me. A passo sicuro e spedito percorse il corridoio senza mai guardarsi indietro. Solamente dopo qualche minuto tornai a muovermi. Piroettai cercando di capire quale fosse la strada più veloce e poi iniziai a correre. Direzione: Sala Comune dei Serpeverde.
                                                                  ********************************
Arrivai davanti alla porta trafelata. Ci misi un po’ a riprendermi dalla corsa, dopo mi girai guardinga, sperando di non essere seguita.
Quando fui certa di essere sola mi portai davanti alla porta e sospirai. –Miseriaccia- non avevo idea di quale fosse la parola d’ordine. Tentai con infinite varianti di Salazar il grande. Ad un certo punto tentai con Voldemort, ma il ritratto mi guardò infuriato, iniziando a blaterale che non tutti i Serpeverde erano mangia morte. Io rimasi in silenzio, cercai di pensare come una di loro. Quale poteva essere? Ad un certo punto alzai lo sguardo sul quadro e digrignai i denti.
Sbuffai. –Speriamo almeno che sia questa- dissi a me stessa prima di prendere aria –Weasley la piovra- gracchiai tutto d’un fiato la frase che più spesso mi ero sentita ripetere quei giorni, ogni volta che non riuscivo ad evitare le Serpi. Il ritratto si aprì mostrandomi la porta d’ingresso. La spalancai e senza curarmi che sbattesse entrai di corsa. Dovevo trovare Albus e metterlo in guardia sulla sua nuova amica.
Non appena feci irruzione nella sala gli occhi di tutti si spostarono su di me. Decisamente era insolito vedermi lì dentro. C’ero stata giusto un paio di volte con Albus, ma non era mia abitudine passare da sola per visite di cortesia.
Gli studenti erano talmente stupiti che nessuno fece alcuna battuta.
-Dov’è Albus?- chiesi afferrando la manica del ragazzino che mi era più vicino. Ad occhio e croce avrà frequentato il terzo anno.
-Io … io ..non..non lo so- fece lui visibilmente turbato dalla mia foga, ma io non lo lasciai andare.
-è in giro con Scamandro per la ronda!- Daniel Parkinson si fece avanti guardandomi con disprezzo. Non feci caso al suo sguardo. Oh no, dovevo parlargli subito, dovevo immediatamente dire a qualcuno quello che avevo visto. L’idea di aspettarlo era inutile, sapevo bene che Albus non rientrava mai in stanza dopo le ronde. Lysander si lamentava sempre di dover chiudere entrambi gli occhi davanti alle sue scappatelle. Mi morsi il labbro cercando di ragionare, ancora stringendo la manica del malcapitato ragazzino. Chi altri poteva aiutarmi? Chi altri aveva a cuore Albus, come me? Storsi la bocca quando la risposta si presentò lampante davanti ai miei occhi e vicina, soprattutto.
Mi voltai verso il ragazzino strattonandolo. –Qual è la stanza di Malfoy?- quello emise un gemito e mi indicò un corridoio. Appena lo lasciai andare si allontanò il più possibile. Senza ascoltare le proteste dei gemelli Parkinson mi diressi verso il corridoio. Era suntuoso, in avorio bianco con intarsiature in pietra verde. C’erano tantissime porte. Come facevo a capire quale fosse la sua? Ad un certo punto vidi un ragazzino impalato a fare la guardia. Esasperata sospirai e scossi la testa. –Certo, sua Maestà il Principino avrà le guardie del corpo!- borbottai procedendo a passo sicuro.
-è la stanza di Malfoy- chiesi senza il cenno di un saluto. Il ragazzino parve riconoscermi e deglutì spaventato prima di farmi segno di sì con la testa. Presi la bacchetta –Alohom..- prima che ebbi il tempo di finire la formula, il bambinetto si mise a braccia spalancate davanti la porta –No, non farlo!- mi implorò coraggioso, lo guardai sollevando un sopracciglio –Mi ha detto di non far entrare nessuno. Se ti faccio passare si arrabbierà- pigolò abbassando lo sguardo. Non avevo tempo da perdere con quel nanerottolo.
Mi chinai per portare il mio viso all’altezza del suo –Ti fa paura Malfoy arrabbiato?- gli chiesi con tono fintamente dolce. Lui annuì, leggermente sollevato, sperando nella mia comprensione –Questo perché non hai mai visto me arrabbiata!- proseguii duramente e lui piagnucolò facendosi da parte –Scelta intelligente- gli concessi prima di spalancare la porta. Entrai senza esitare.
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PoV Scorpius
Sentii la porta spalancarsi e per un momento temetti che Albus ci avesse ripensato e volesse fare a botte. Un secondo dopo, però, i capelli rossi e scompigliati di Rose fecero capolino nella stanza, lasciandomi senza parole.  Per un secondo pensai di essermi addormentato. Probabilmente quello era l’inizio di un sogno erotico, ma poi la sua espressione alterata ed il suo atteggiamento rigido mi convinsero ben presto a non farmi illusioni.
-Che ci fa’ lei qui?- dissero un’altra volta in coro Mia e Licia, entrambe nude nel mio letto.
Non seppi cosa rispondere loro, la sua improvvisa apparizione mi aveva decisamente sconvolto. Cercai di mantenere un’espressione rilassata.
Dal canto suo, evidentemente, nemmeno lei si aspettava di trovare nella stanza quello che aveva trovato. Passava in rassegna me e le mie “amiche” come se non riuscisse a concepire niente di quello che stava vedendo. Quel bambinetto me l’avrebbe pagata per averla fatta entrare. Poi però pensai che impedire qualcosa a Rose Weasley una volta che se l’era messa in testa fosse impossibile, e quasi provai pena per lui.
-Come faccio a starti alla larga se mi piombi in camera a quest’ora della notte?- le chiesi inarcando il sopracciglio. Lo stupore era passato, parlai come se fosse assolutamente normale la sua presenza lì. Lei guardò schifata il mio letto, evidentemente giudicando le mie abitudini sessuali, che comunque non la riguardavano. Poi mi fissò negli occhi.
-Devo parlarti- disse piatta ma decisa.
-Sono occupato- indicai le mie compagne di letto, come se pensassi che le fossero sfuggite.
-Adesso- ribadì lei senza fare una piega.
Sbuffai. Avrei dovuto mandarla al diavolo e cacciarla via prendendola a calci su quel suo adorabile fondoschiena, ma, come troppo spesso accadeva, l’assecondai. -Andate ragazze, riprenderemo il discorso al più presto- loro protestarono un po’. Poi guardando Rose con odio si alzarono e raccolsero i loro vestiti. Entrambe mi baciarono sulle labbra ed io indugiai, giusto per farle dispetto. Poi lasciarono la stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
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PoV Rose
“MAIALE” era l’unica parola che riuscivo a pensare. Cioè, due insieme? Guardai basita e schifata le ragazze prima baciarlo e poi lasciare la stanza. Ma come si fa ad accettare una cosa del genere?
Non appena chiusero la porta tornai a guardare Scorpius, che impassibile, come se il fatto che io mi trovassi lì fosse la cosa più normale del mondo, come se non lo avessi appena sorpreso con due ragazze nude nel letto. Era ancora sdraiato. Il letto era grande, e capivo anche perché visto l’affollamento di quella stanza. Le tende del baldacchino erano di pesante tessuto verde con finimenti argentati. Per il resto la stanza era di un avorio brillante.
-Seriamente?- gli chiesi indicando la porta.
Lui aveva le braccia dietro la testa, il lenzuolo adagiato sul pube e sorrideva divertito.
-Non ti fai schifo, Malfoy?- insistetti incredula.
Lui alzò gli occhi al cielo. –Sei venuta fin qui per farmi la morale Weasley?- abbassai la mano con la quale ancora indicavo il punto dove le due erano sparite e lasciai perdere.
-Dobbiamo parlare- dissi sicura cercando di non farmi distrarre dal fatto che fosse nudo. Magari avrei potuto riuscirci se la vocettaLily non avesse continuato a sospirare nella mia testa.
-Pensavo avessimo deciso di non parlare mai più. Albus è stato molto chiaro su questo punto- un lampo di rabbia passò nei suoi occhi. Era arrabbiato, probabilmente, come temevo, i due avevano litigato per colpa mia.
-Ed ho tutta l’intenzione di non parlarti mai più- lo rassicurai.
-Allora come dovrei interpretare la tua presenza in questa stanza?-
-Sono preoccupata per Albus, è di lui che devo parlarti, se non fosse un’emergenza non…- mi interruppi sconvolta –Ehi aspetta che stai facendo?- immediatamente mi portai le mani davanti agli occhi.
Mentre parlavo lui aveva avuto la splendida idea di sgranchirsi le gambe. inizialmente non mi ero sconvolta quando lo avevo visto spostare il lenzuolo ed alzarsi in piedi. Ma poi, il mio sguardo maldestramente era scivolato in basso. Probabilmente ero diventata del colore dei capelli, e mi ero interrotta.
-Mi prendo una cosa da bere- rispose lui, e sentii i suoi passi allontanarsi.
Sbirciando tra le dita vidi che era di spalle. Le spalle larghe sembravano ancora più muscolose di come le ricordassi. Scesi con lo sguardo più in basso. I glutei erano perfetti. Su una cosa non potevo dissentire dal resto della popolazione femminile di Hogwarts. Il sedere di Malfoy avrebbe meritato un premio.
Arrossii dei miei stessi pensieri mentre lo fissavo. In quel momento si voltò ed il mio sguardo finì esattamente dove non avrebbe mai dovuto finire. Tappai nuovamente gli occhi con le dita. Lui si lasciò andare ad una risata. –Non hai bisogno di sbirciare di nascosto Rosie-
Decisi di ignorarlo -Mettiti qualcosa addosso- gli intimai innervosita.
-Quante storie Rosie, non è niente che tu non abbia già visto!- malizioso, come sempre.
-Scorpius- lo chiamai per nome, insolitamente –Per favore, copriti!- lui sbuffò e lo sentii muoversi per la stanza. Dopo un minuto buono parlò ancora –Puoi guardare, santarellina!- .
Cautamente aprii gli occhi, non mi fidavo abbastanza, e non ero sicura di non trovarlo ancora nudo. Invece, fortunatamente, aveva indossato un paio di boxer stretti, grigio scuro. Per il resto era ancora svestito, decisi di non protestare, tanto sarebbe stato inutile, ed avevo questioni importanti di cui parlargli.
-Accomodati- mi invitò indicando il suo letto ed io riluttante, non riuscendo a dimenticare cosa stava facendo lì sopra prima che arrivassi, mi sedetti. Lui mi porse un bicchiere, dentro c’era un liquido ambrato. La presi ringraziandolo flebilmente e lo portai alla bocca. Amaro, ma buono.
-Allora, cosa avevi tanta fretta di dirmi-
-Kàtia- spiegai fissandolo negli occhi.
Lui li roteò scocciato. –i soliti pregiudizi, Weasley?- io scossi la testa. Mi aspettavo quella reazione. Lentamente, senza dimenticare nulla, gli raccontai la scena alla quale avevo assistito.  Lui ascoltò in silenzio, sgranando gli occhi di tanto in tanto.
-Sono preoccupata!- terminai scolando quello che era rimasto nel mio bicchiere.
-Non credo dovremmo parlargliene-
-COSA?- non ci potevo credere. Era pazzo? Cioè, la probabile futura fiamma di mio cugino praticava magie strane parlando con delle ombre di morti ammazzati e noi non avremmo dovuto parlargliene? La spiegazione ad un’affermazione del genere poteva essere una soltanto, a meno che Malfoy non fosse impazzito.
-Non mi credi!- lo accusai con ferocia puntandogli l’indice addosso.
-Stai calma, Rose. E cerchiamo di non litigare, per favore- se la frase sembrava cortese, al contrario il suo tono era esasperato e lo sguardo gelido. –Sai com’è tuo cugino. Se gli parlassimo di quello che hai visto la sua idea geniale sarebbe: sicuramente c’è un’altra spiegazione, vado a chiederglielo! E non credo sia opportuno che lei sappia che l’hai vista- ascoltai con attenzione le sue parole ed alla fine convenni.
-Hai ragione, allora che facciamo?-
-Lui strabuzzò gli occhi sorpreso lasciandomi interdetta –Come scusa?-
-Cosa?-
-Cos’è che hai appena detto?-
-Ti ho chiesto che facciamo! Sei diventato sordo?- risposi sarcastica senza capire.
-No, no. – fece lui scuotendo la testa ad occhi chiusi –intendo prima-
-Che hai ragione è meglio non dirglielo- ripetei, chiedendomi dove volesse andare a parare.
-Incredibile!- affermò gettandosi di peso sul letto, con le braccia allargate.  Non potevo crederci.
-Stiamo parlando di una cosa seria- protestai davanti alla sua idiozia.
-Fammi godere il momento, per favore- incrociai le braccia guardandomi intorno scocciata. Che razza di idiota.
-Facciamo così- disse serio mettendosi a sedere, utilizzando solo l’addome per tirarsi su, cosa che la mia vocina Lily non mancò di farmi notare –Facciamo finta di niente, tentiamo di tenerlo impegnato e lontano da lei e nel frattempo la teniamo d’occhio-
Annuii convinta dal suo piano.
-Dunque, cosa sarebbe questa? Una sorta di tregua?- mi guardò distaccato, la richiesta sembrava quasi disinteressata. –Non direi- chiarii subito riportando alla mente quello che mi aveva detto solo pochi giorni prima –Direi piuttosto che abbiamo un obiettivo comune: la sicurezza di Albus!- lui sollevò le sopracciglia con noncuranza.
Mi alzai e feci per andarmene. Ci eravamo detti tutto, ed ora che avevo ripensato alle sue parole nello spogliatoio dello stadio, non avevo la minima voglia di trascorrere con lui un altro istante. Anche se era bello, anche se era seminudo, anzi soprattutto perché lo era. Non volevo dargli altri motivi per credere che fossi pronta a cadergli tra le braccia in ogni momento. Ma prima di arrivare alla porta mi bloccai.
-Come giustifichiamo la mia irruzione qui?- era un problema sul quale non avevo riflettuto. Ma qualcosa dovevamo inventarci.
Lui mi guardò e vidi un lampo divertito passare nel suo sguardo. I suoi cambiamenti d’umore repentini mi facevano girare la testa, e le sue idee, nella maggior parte dei casi, mi facevano vomitare –Lasciamo che credano la cosa più probabile..- capii immediatamente cosa volesse intendere mentre mi raggiungeva.
-Cioè che ho provato ad ucciderti?- suggerii sorridendogli falsa.
Lui ondeggiò l’indice e la testa davanti alla mia faccia. Rimasi immobile mentre poggiava le sue mani sui miei fianchi. Seccamente mi tirò fuori la camicia dalla gonna.
-COSA-STAI-FACENDO?- scandii e lui sorrise mentre con le dita veloci slacciava un paio di bottoni della mia camicia.  –Rendo la nostra farsa più credibile- mi spiegò mentre andava con la mano a carezzarmi la schiena.
-Non starò a guardare mentre metti in giro voci false su di noi!- lo avvertii. Ero fiera di me, non stavo tentennando. Quella parte malata che avrebbe voluto buttarsi sul suo letto e restarci fino al giorno dopo era pienamente sotto controllo.
-Quali voci false? Che siamo stati a letto insieme? Allora forse l’ho sognato!- mi canzonò continuando ad accarezzarmi. –Nel mio sogno eravamo al mare e tu eri calda- sussurrò nel mio orecchio –disponibile e docile- aggiunse.
Il suo odore era sempre inebriante, il suo tocco faceva partire delle schicchere elettriche che mi arrivavano direttamente al cervello. Ma non gli avrei dato altri motivi per alimentare la sua convinzione di potermi avere in qualsiasi momento, per dirmi che ero come le altre. Glielo davo io il docile.
-La farsa mi sembra perfetta così- lo lasciai lì impalato allontanandomi ed uscii dalla porta gridando –SEI UN PORCO MALFOY- sentii la sua risata seguirmi nel corridoio –SEI STATA FANTASTICA TESORO!-
Ecco un altro motivo da aggiungere alla lista dei perché odio Scorpius Malfoy.
                                                             ******************************
Entrai nell’aula senza sapere cosa aspettarmi. Avevano convocato gli studenti di tutte le Case di Hogwarts, ad orari diversi. Era il turno di quelli degli ultimi due anni.
Dentro trovai degli spalti laterali ed il vuoto al centro. La Preside McGranitt era in piedi, nella solita plastica posizione eretta. Le passai accanto salutandola educatamente, le rispose con un sorriso appena accennato con le labbra sottili. Quando la sala si riempì le porte si chiusero da sole.
Notai James, all’angolo della sala, insieme alla fotografa. Sembrava sul punto di scoppiare a ridere, cosa che mi preoccupò non poco.
-Bene- esordì la preside seria –Come sapete l’elezione dei campioni Tre Maghi è alle porte, e sarà seguita dall’inizio del torneo. In occasione del torneo, come molti di voi sapranno, la sera della vigilia di Natale si terrà il ballo del Ceppo. Desidero ardentemente che voi evitiate di comportarvi come una balbettante bambocciona banda di babbuini, e che siate in grado di tenere alto l’onore della scuola. Desidero che ogni singolo studente sia in grado di danzare quanto meno in maniera accettabile- schioccò le dita incurante delle lamentele che si alzarono dall’angolo dei ragazzi, ed la melodia di un valzer invase la stanza.
-Ditemi che è un incubo!-  al mio lamento Alice al mio fianco ridacchiò.
-Dunque, cosa aspettate?- proseguì impaziente la Preside –Formate queste dannate coppie e fatemi vedere- .
Molto cavallerescamente James offrì la sua mano alla Preside e presero a danzare. Certo che erano bravi, non c’era che dire. Bravi ed eleganti. E lei, si muoveva con un’agilità inaudita considerata l’età. Mi rimproverai mentalmente, non era stato un pensiero carino.
Mi guardai intorno spaesata, mentre gli altri si mettevano in coppia. Alice era voltata tra le braccia di Lorcan, e anche le altre mie cugine avevano trovato degli accompagnatori.
-Balli con me?- mi chiese Albus allungando la mano verso di me. Ed io sorrisi, ringraziando il cielo per la sua esistenza. –Se non hai paura che ti salga sui piedi- risposi afferrandola. –Lo stesso vale per te-.
Io ed Albus eravamo sicuramente i peggiori ballerini tra tutti i nostri cugini. Nonna Molly aveva provato mille volte ad insegnarci, ma era inutile. Ogni volta sembrava che noi stessimo schiacciando gli scarafaggi.
Mi alzai e lasciai che mi cingesse la vita. Dopo di che iniziammo a muoverci con la scioltezza di due pezzi di ghiaccio. Intravidi Domi muoversi come una Veela insieme a uno di Tassorosso e la invidiai da morire. Dietro di loro Licia Carrow si strusciava su Malfoy come se lui fosse un palo da lap dance. Questa cosa mi sollevò, infondo preferivo sembrare un troll piuttosto che una porno qualcosa.
-Ho parlato con Scorpius!- Miseriaccia. Allora la sua non era un’offerta gentile, semplicemente un’infida trappola per costringermi a quella conversazione.
-Ah sì?- chiesi fingendo indifferenza, ma la mia capacità di mentire non era migliorata in quelle settimane, quindi l’unica cosa che ottenni fu la solita occhiata scettica con le sopracciglia rialzate.
-Non hai nulla da dire?-
-Lui che ti ha detto?- buttai lì con noncuranza. Dentro di me in realtà l’ansia mi divorava. Chissà cosa gli aveva detto quell’idiota.
-Ma niente!- si arrese lui –Mi ha spiegato perché sei stata vista uscire in piena notte, tutta scompigliata, dalla sua camera-
-Ah sì?- ripetei  nuovamente.
Già cominciavo a sudare freddo, cercai Malfoy con lo sguardo, nel caso mi fosse venuta voglia di ucciderlo. Ma lui mi guardò sorridendo. Gli occhi pieni di gratitudine, io aggrottai le sopracciglia. –Grazie- mi disse dandomi un bacio sulla fronte.
-Prego?- non ero esattamente sicura di sapere il motivo per cui mi stava ringraziando. Ma comunque cercai di non fare una piega.
-Dai non essere modesta. È stato carino da parte tua andare a parlare con lui perché eri preoccupata per la nostra amicizia. È la prima volta che lo fai, e lo hai fatto anche se avevi giurato a te stessa di non rivolgergli più la parola- disse tutto d’un fiato ed io annuii sorridendo.
-Ah, per quello mi ringraziavi- ridacchiai nervosa –Figurati! Voi siete così amici, insomma non volevo essere il motivo della vostra rottura-
-Infatti, ci siamo riappacificati-
-Sono contenta- questa volta il mio sorriso era sincero. Malfoy con me era una persona terribile, ma per Albus era stato un amico vero.
-Mi ha anche promesso che ti lascerà stare- il tono di Albus era enormemente soddisfatto, io scattai con la testa verso di lui.  
-C—cosa?- mi morsi la lingua sperando che la mia voce non fosse apparsa alle sue orecchie troppo strana. Ma lui annuì convintamente.
-Sì, mi ha detto che si terrò lontano da te, il più possibile-  volevo ribattere, e stavo per farlo, aprii la bocca ma non uscì alcun suono. Albus iniziò a parlare di Kàtia ma io non lo ascoltavo. Gli aveva promesso di lasciarmi perdere. Una sensazione strana si era impadronita di me, alla quale non avrei mai e poi mai saputo dare un nome. Un misto di malinconia, ansia e privazione. Avrei dovuto esserne contenta, ed invece? Intanto Albus blaterava cose per me senza senso.
-Allora? Cosa succede qui? Stiamo facendo balletto o conversazione?- la Preside aveva smesso di volteggiare con James e si aggirava tra le coppie per constatare di persona quanto fossimo impediti. Io ed Albus ci staccammo e prendemmo a guardare le nostre scarpe mortificati. –Mi duole constatare che ballate come i vostri padri e non come le vostre madri- sospirò. Poi vidi i suoi occhi accendersi di furia –Signorina Carrow- iniziò oltrepassandoci –Questo non è un night club!- la rimproverò –Povera me!- si portò una mano alle tempie massaggiandole –Proviamo a cambiare le coppie, Signor Potter venga qui e chiuda quella bocca- Albus si avvicinò alla Preside e sotto suo preciso ordine iniziò a ballare con Licia. –Voi due insieme-
-Oh no- sbottai.
-Ha detto qualcosa Signorina Weasley?- mi chiese lei allargando le narici in segno di disapprovazione. Io scossi la testa spaventata dalla sua furia e lentamente, con la testa bassa, come se andassi al patibolo, raggiunsi Malfoy.
Alzai la testa solo quando ormai ce lo avevo davanti. Mi porse la mano, con un espressione neutra dipinta sul viso, probabilmente, constatai, non andava a lui più di quanto andasse a me. Non ero in grado di decidere se la cosa mi facesse o meno piacere. Dopo la nostra conversazione, effettivamente per Albus, in camera sua non ci eravamo più parlati. Fino a quel momento ritenevo fosse una delle solite pause che si prendeva prima di ricominciare a tormentarmi. Lo odiavo per la litigata degli spogliatoi, ma non covavo la minima speranza che mi lasciasse perdere per sempre, come aveva promesso ad Albus.
Forse mi sembrava, semplicemente, troppo bello per essere vero.
Sentii la sua mano poggiarsi delicatamente alla base della mia schiena, e poi attirarmi a se. Ballare con lui era facile, non dovevo fare niente, bastava che mi lasciassi guidare e scoprii, inaspettatamente, che  mi veniva meglio di quanto credessi. Non incrociai il suo sguardo nemmeno una volta.  Niente sorrisi maliziosi, niente frecciatine, niente di niente.  Non che la sua freddezza mi creasse problemi, tutt’altro.  Dovevo solamente abituarmici. Lo guardai appena, di sottecchi. Senza che lui se ne accorgesse. Già, dovevo abituar mici e non appena lo avessi fatto questo masso enorme sul cuore se ne sarebbe andato.
Malfoy era odioso, trasudava spocchia da tutti i pori. Ma il suo portamento era impeccabile. Le spalle larghe erano perfettamente dritte, i capelli biondi spettinati ad arte e lo sguardo fiero puntato oltre di me. Mentre volteggiavamo notai la McGranitt annuire compiaciuta. Mi venne da sorridere. a quanto pare ce la stavamo cavando bene, e addirittura c’era qualcosa che poteva riuscirci bene insieme.
-Ti piace ballare con me?- la sua domanda mi colse alla sprovvista. Ormai credevo non intendesse rivolgermi la parola. Il suo tono, però, restò freddo, come il suo atteggiamento.
-Devo farlo e lo faccio- risposi adeguandomi a quel nuovo modo di conversare.
-E devi anche sorridere-
-Non sorridevo per te- era solo in parte una bugia. Non riuscivo a capire come rapportarmi con lui in quel momento. Avevo passato anni a sperare che  iniziasse a comportarsi così, ma adesso, adesso era strano. Era come se fino a quel momento mi fossi sentita in qualche modo importante, adesso ero come le altre, anzi, rispetto alle sue amiche ero addirittura meno.
-E così hai promesso ad Albus di starmi lontano..- mi uscì spontaneo, senza rifletterci troppo.
Lui annuì. Non diede spiegazioni, non aggiunse altro.
-Hai anche promesso di non parlarmi?- gli chiesi piccata e leggermente stizzita. Lui finalmente spostò gli occhi nei miei. Per un momento, la solita scintilla li attraversò.
-A meno che non sia tu a volerlo- mi spiegò sempre volteggiando. Io mi irrigidii sul posto, tanto che dovette stringermi più forte per farmi muovere. –Basta che tu me lo chieda, se vuoi qualcosa Rosie- mi informò.
Io distolsi lo sguardo. Non gli avrei chiesto niente, lo sapevo. L’idea che dipendesse da me era strana. Troppe informazioni, non capivo cosa provassi.
Smisi di guardarlo e continuai a ballare.
PoV Domi.
James aveva smesso di ballare con la Mc Granitt, io invece stavo ballando con un mio compagno di Tassorosso, ma non lo degnavo di uno sguardo, troppo intenta a studiare i movimenti di lui.
Tornò ai lati della pista, al fianco di quella fotografa da quattro soldi. Dal labiale mi sembrò di capire che lei lo invitasse a ballare. Lui sorrise, credo stesse per accettare, poi il suo sguardo si fermò su di me, in particolare era puntato sul tipo che mi stringeva sempre più ossessivamente e, ero certa su quella mano che si muoveva su e giù per la mia schiena. Ero talmente presa da James, che fino a quel momento, non lo avevo nemmeno notato.
Lo vidi concedare bruscamente Camille, cosa che mi provocò una piccola capriola interiore, e si diresse verso di noi.
-Scusa, adesso ballo io con lei- disse picchettando sulla schiena il mio cavaliere. Io sorrise, non ero infastidita dalla sua gelosia, affatto.
-Ti stavi divertendo?- mi chiese quando possessivamente si impadronì della mia vita.
Io sorrisi, sbuffando dal naso.
-Non mi piace vederti tra le braccia di altri- aggiunse ancora rabbioso.
-Non avevo altra scelta Jamie- gli spiegai paziente e lui assunse un’espressione scontenta.
-Forse dovremmo uscire allo scoperto- propose, come se fosse la soluzione a tutti i nostri problemi.
-Innanzitutto non credo che la McGranitt reagirebbe dicendo “Oh, Signor Potter, ora che me lo ha detto esonererò la Signorina Weasley da qualsiasi attività preveda il contatto fisico con un altro”, in secondo luogo non mi sembra il modo migliore per informare la nostra famiglia lasciare che lo sappiano attraverso voci di corridoio- finsi di rifletterci su mentre cercavo di farlo ragionare. Lui evidentemente convenne, perché non trovò nulla da aggiungere. Continuammo a ballare. La musica era quasi assordante nella nostra bolla di silenzio. Stavo così bene. Era così bello avere una scusa per stare tra le sue braccia, senza che nessuno sospettasse niente. In quel momento intercettai lo sguardo acceso di Passiflora e dovetti reprimere quel pensiero. Evidentemente lui si accorse della mia improvvisa tensione, perché mi guardò interrogativo.
-Passiflora Brown ci sta guardando- spiegai. Lui azzardò uno sguardo per controllare poi tornò a concentrarsi su di me.
-Che guardi pure! Non stiamo facendo niente di male!-
-Non è questo il punto James! Non voglio che scriva in un articolo che stiamo insieme-
-La gente ss che scrive un sacco di bugie-
-Lo so, ma comunque la gente comincerebbe a guardarci con sospetto- lo guardai atterrita e lui sbuffò.
-Cosa facciamo?- mi morsicai il labbro. Pronunciare quelle parole mi costava più fatica di quanto credessi, ma dovevo farlo.  –Dobbiamo depistarla- proposi infine.
-Che intendi?- la domanda era retorica. Sapeva perfettamente cosa intendessi, semplicemente non gli piaceva l’idea. Non potevo biasimarlo, anche io odiavo quella soluzione, ma era l’unica possibile.
-Fatti vedere con Camille, io mi farò vedere con qualcun altro- strinse gli occhi.
-Quest’idea fa schifo- commentò atono.
-Solo fino a Natale- aggiunsi. –Dopo il Ballo del Ceppo torneremo alla tana. Diremo tutto alla nostra famiglia, e non dovremo più nasconderci- lo rassicurai. Lui istintivamente mi accarezzò la schiena.
-Questa idea fa schifo lo stesso .. – commentò.
-Ma è l’unica che abbiamo- conclusi per lui che finalmente, di malavoglia, si arrese.



ANGOLO DI MIKA
Salve Ragazze!! Innanzitutto GRAZIE MILLE per le recensioni, mi rendono davvero felice e mi spingono a fare meglio e ad aggiornare più in fretta!
Eccomi con il nuovo capitolo, scriverlo, questa volta, non è stato proprio semplice...alcuni punti mi hanno dato particolare difficoltà!
Che ne pensate?
Nel prossimo capitolo ci sarà la terza punizione..e poi una cenetta del LumaClub! In quello dopo ancora, credo, sapremo finalmente i nomi dei campioni tre Maghi.
Aprestissimooooooo <3 Mika

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Capitolo 8
*** CHAPTER VII- Chi è questa pazza che dice cose assurde con la mia voce??? ***


CHAPTER VII- Chi è questa pazza che dice cose assurde con la mia voce???

La Sala Comune dei Serpeverde era vuota. Mi aggiravo dentro, solo le fiaccole laterali illuminavano il mio cammino, per il resto nessun rumore, niente di niente. Non riuscivo neanche a ricordare come fossi arrivata lì. Capii che venivo dal parco di Hogwarts, ed evidentemente pioveva, perché la mia uniforme era fradicia. Percorsi il corridoio che portava alla stanza di Scorpius. Davanti alla porta che ormai sapevo essere la sua, il bambinetto dell’altra volta mi salutò sorridendo. Si spostò di lato per farmi passare, senza opporre la minima resistenza. Risposi incerta al suo sorriso ed entrai laddove lui mi stava indicando. La stanza era magnifica, esattamente come la ricordavo.
Quando mi affacciai mi guardai un attimo intorno, sentii una leggera emozione cominciare a salirmi dentro.
-Rose..- la voce calda di Scorpius richiamò la mia attenzione e mi voltai verso l’ampio letto. Lui era nella stessa posizione dell’altra volta. Braccia incrociate dietro la nuca, stravaccato, a petto nudo, con solo il lenzuolo leggero a coprire la sue intimità.
Mi sorrideva ed io gli sorrisi a mia volta, prendendomi qualche secondo per ammirarlo.
-Ciao- lo salutai tranquillamente. Mi avvicinai e lo raggiunsi arrampicandomi sul suo letto che sembrava più alto di come lo ricordassi.
Lui si sporse verso di me e, delicatamente, appoggiò le sue labbra sulle mie. –Mi sei mancata, ti stavo aspettando- il mio cuore fece una capriola, tornai a baciarlo dolcemente sulle labbra. Quando mi staccai, lasciai che lui mi abbracciasse. Una parte del mio cervello registrò l’informazione che i miei vestiti fossero scomparsi, chissà come. Appoggiai la testa sul suo petto e disegnai le linee mancate dei suoi addominali con le dita, sempre più in basso.
Quando sfiorai la sua già evidente erezione lo guardai negli occhi. Erano accesi e famelici. Docilmente mi abbandonai a lui che mi attirò a se per catturare di nuovo le mie labbra.
-Ti amo- soffiò sulla mia bocca ed io arrossii. Mi accarezzò la guancia. Stava per accadere, lo sapevo, ero eccitata e non vedevo l’ora che mi stringesse ancora.
Improvvisamente però sentii qualcosa strattonarmi per un braccio. Mi voltai e dietro di me Albus mi guardava fisso. Non mi preoccupai della mia nudità, né mi venne in mente di chiedergli perché fosse lì.
-lasciami- mi lamentai.
-Vieni via Rose, non puoi stare con lui- Albus ripeteva quella cantilena in maniera quasi ossessiva.
Mi voltai verso Scorpius con l’idea di aggrapparmi a lui ma il letto si stava dividendo e lui era sempre più lontano.
-No!- strillai secca cercando di sporgermi –No, ti prego- lui continuava a guardarmi sorridendo.
-Io ti amo Rose-
-Allora non lasciarmi-
-Dipende da te. Vieni- allungò la mano ed io tentai di afferrarla, ma Albus mi tratteneva. Mi voltai verso di lui con l’intento di liberarmi, ma con mia sorpresa non era più lui a tenere il mio braccio. Rimasi a bocca aperta. Ero io stessa. Una perfetta imitazione di Rose Weasley, con un espressione severa sul volto e la spilla da Caposcuola appuntata al petto. Mi teneva con una sola mano, nell’altra stringeva il manuale di trasfigurazione.
-Devo andare- le dissi –Lo sai-
Lei si limitò a scuotere la testa. Intorno a noi le voci di tutti i miei parenti mi intimavano di restare dove fossi, ma io scalpitavo, non volevo ascoltarli. Poi la voce di Lily si fece più forte.
-Rose? Rose!-
-Ti amo Scorpius- mugugnai impastata prima di aprire gli occhi e trovarmi davanti mia cugina che mi guardava furba.
-Come? Come?- disse ridacchiando.
Mi strofinai gli occhi con le dita. Ero nel parco di Hogwarts, e pioviccicava. Ero sotto la quercia ed era pieno pomeriggio. Evidentemente dovevo essermi addormentata. Lily e Domi erano in piedi davanti a me. Entrambe sorridevano.
-Che hai da guardarmi così?- chiesi burbera.
-Ti amo Scorpius..- mi fece l’imitazione e saltai in piedi –Cosa stai sognando Miss Odio-Malfoy-Con-Tutte-Le-Mie-Forze?-
-Niente- risposi mentre cercavo di scacciare quello strano sogno dalla mia memoria.
-Oh, nono. Adesso parli!-
-Non me lo ricordo- mentii. Constatai che se messa alle strette, non mi veniva così male.
-Bugiarda!- Ok, non mi veniva abbastanza bene da ingannare Lily –Ti ho sentita sai?-
-Devi aver capito male- risposi burbera raccogliendo il libro da terra. –Devo aver detto c’è un alano storpio-  lei si lasciò andare ad una risata.
-Come vuoi- fece scuotendo la testa –Non insisto solo perché sono compassionevole. E tra dieci minuti comincia la tua terza punizione di pozioni!- sgranai gli occhi e mi rivolsi a Domi.
-DIECI MINUTI?- guardai l’orologio. Quanto cavolo avevo dormito? Avevo saltato il pranzo? Sentii il mio stomaco mugugnare. Evidentemente sì.
-Ti ho cercata ovunque ma eri sparita!-
-Pensavamo ti fossi nascosta per evitare la punizione- aggiunse Lily, ed in realtà non potevo dar loro torto. Quella settimana dopo l’Amortentia era stata lunga come un anno e terribile.
-Siamo in ritardo- constatai. Non poteva essere peggio dell’Amortentia, no? Mi incamminai verso l’aula con loro due al seguito, ripetendomi che comunque poteva andare meglio, e che, teoricamente, lo avrebbe dovuto bere Malfoy. Ma la parola Veritaserum rimbombava nella mia testa.
                                                            **********************************
Come al solito, quando entrai in classe il Professor Lumacorno mi accolse con un caloroso sorriso.
Mi posizionai al mio banco. Non ascoltai una sola parola di ciò che disse. Quando ci diede il via mi diressi verso l’armadietto degli ingredienti facendo il pieno: sciroppo di elleboro, sangue di salamandra, zanne di serpente,mandragola, asfodero ed artemisia.
-Pronta a giocare a verità o verità Weasley?- mi canzonò sottovoce Daniel Parkinson mentre la sorella ridacchiava. Albus, che era là vicino, gli mollò un pestone sul piede.
-Andrà tutto bene- mi consolò. Io annuii mostrandomi indifferente.
Le due ore di preparazione trascorsero senza ulteriori battutine.
Mi stupii dell’abilità acquisita da Alice e Domi nel preparare il Veritaserum e mi sentii orgogliosa. Infondo era anche un po’ merito mio se quelle due si impegnavano nello studio.
Al termine il Professore mi passò al fianco –Incolore ed inodore, lavoro perfetto Signorina!- mi encomiò assegnandomi gli abituali punti. –Bene, alla cattedra-
Mi alzai e raggiunsi la ormai odiata postazione al fianco di Malfoy.
-Prima di procedere, voglio avvisarvi che, poiché avete smesso di litigare e vi siete mostrati pentiti, la vostra punizione terminerà oggi- per la prima volta durante quell’anno scolastico sorrisi sinceramente al professore di Pozioni. –Per far sì che però la punizione sia equa, oggi vi presterete entrambi a tre innocenti domandine per uno!- il sorriso mi si congelò sulle labbra.
Guardai Malfoy preoccupata. Lui mi ignorò come ormai era sua abitudine. Entrambi bevemmo tre gocce della mia pozione e ci accomodammo sulle poltroncine rivestite, una porpora ed oro, una verde ed argento che il professore aveva fatto apparire. “Cura per i particolari modalità on” pensai. Almeno la poltrona era comoda.
-Bene, chi volesse fare una domanda alzi la mano, potrete parlare solamente quando e se io ve lo dirò - precisò le regole e sperai si mettesse una mano sulla coscienza. –Prima le signore- Non appena pronunciò quelle parole tutte le mani della classe saettarono in alto. Io mugugnai.
-è un soggetto interessante Miss Weasley!- mi disse lui come se fosse un complimento.
-Signorina Weasley- lo vidi indicare Domenique e mettere a tacere le lamentele che immediatamente si sollevarono nella classe. Lei si mordicchiò il labbro, evidentemente non aveva ancora pensato ad una domanda.
-Hai … hai mai ..- balbettò.
-Sì Miss Weasley .. – la invitò a continuare Lumacorno.
-Hai mai copiato ad un compito in classe?- disse lei tutto d’un fiato ed io la guardai sconcertata –Certo che no!- il mio tono offeso fece scoppiare a ridere il professore –Non avevamo dubbi Signorina!- convenne.
-Bene adesso per il Signor Malfoy-
Nuovamente la classe pullulava di mani alzate. –Signor Potter- fece Lumacorno, e di nuovo gli fui grata.
-A che età hai smesso di farti la pipì a letto?- probabilmente Albus aveva trascorso la notte a prepararsi quella domanda. Ed era una domanda idiota, ma mi fece ridere. Fortunatamente anche il Professore ridacchiò.
-A cinque anni- rispose lui scoccando un’occhiata interdetta al suo amico che scrollò le spalle. La classe era inquieta. Non era quello il genere di domande a cui volevano risposte, io lo sapevo e tremai. Era nuovamente il mio turno.
Albus alzò la mano più in alto degli altri. –Signor Potter, lei ha già fatto la sua domanda..- gli ricordò il docente e scrutò la classe in cerca di un candidato migliore mentre lui mi mimava uno scusa, gli sorrisi flebilmente.
Passiflora Brown si alzò in piedi. Merda. –Cara Rosie- cantilenò aumentando notevolmente le probabilità che decidessi di regalarle un biglietto di sola andata per il San Mungo. –è vero che sogni Scorpius?- la maledetta se l’era legata al dito. Dovevo immaginarlo che non avrebbe mai accettato di passare per una che scriveva falsità sul suo insulso giornaletto. Deglutii, tutti gli occhi puntati addosso, Malfoy si voltò a guardarmi curioso come gli altri, non fece battute rispettando la sua promessa ad Albus.
Avrei voluto mentire, ma  non potevo –Sì, mi è capitato di sognare Scorpius- ammisi sconfitta –Ed in che..-
-No, no Signorina Brown. Una domanda ciascuno, ricorda?- amai profondamente Lumacorno.Stava per chiedermi in che circostanze, ne ero certa.  Almeno, passato l’effetto della pozione avrei potuto dire che sognavo di strangolarlo. Sempre che la domanda successiva non fosse proprio quella.  
Toccò nuovamente a Scorpius e fu il turno di Licia Carrow di fare la sua domanda.
-Mi ami Scorpiuccio?- lui rispose un secco no. La classe rise, il professore diede qualche pacchetta dispiaciuta sulla spalla della Serpeverde che aveva preso a piagnucolare e fui nuovamente io al centro del ciclone.
Danielle Parkinson si alzò in piedi, il fratello gemello ridacchiava al suo fianco. “Bella fantasia i genitori” mi dissi guardandoli. Si somigliavano tantissimo. Stessi capelli castani, stessa fronte spaziosa, stessi occhi scuri. Vestiti in maniera simile, con le loro uniformi. Avevano anche lo stesso nome. Patetico.
-è vero che sei ancora una verginella Weasley?- chiese con disprezzo. Lumacorno la rimproverò con lo sguardo, ma ormai la domanda era stata fatta. Sentivo dentro di me l’imperativo categorico di dire la verità. Scorpius non mi guardava.
Alzai la testa, se dovevo raccontare i fatti miei a tutti per forza, tanto vale che mi mostrassi fiera.
-No- decretai con estrema chiarezza. Il vocio in classe quadruplicò. Nonostante fossi arrossita non potei fare a meno di pensare che il peggio fosse passato. Non avevo detto granchè. Insomma, praticamente nessuno in quella classe era vergine, e non avevo dovuto svelare i particolari né riguardo la mia unica esperienza, né riguardo ai miei discutibili sogni su Malfoy. Riesaminai mentalmente il piano originale.
Attesi fiduciosa l’ultima domanda,gettando un’occhiata verso di  lui, aveva poggiato i gomiti sulle cosce tese. E guardava i compagni appena agitato. Forse, la fine sostanzialmente tranquilla del mio interrogatorio aveva sollevato anche lui.
Il professore pescò a caso tra la folla di mani alzate.
-Chi è stata la migliore amante che tu abbia mai avuto Malfoy?- Ted Thomas, Grifondoro, sei il primo nella mia  lista delle persone da uccidere questa settimana.
Cercai di calmarmi. Ero una sciocca ed una presuntuosa. Sorrisi a me stessa. Malfoy era stato con tutta Hogwarts, non avevo motivo di preoccuparmi. Non potevo essere io. Lo guardai nuovamente rilassata, ma la sua espressione tesa mi mise in ansia. Aveva la fronte imperlata di sudore e si era fatto più bianco.
-Ragazzacci- commentò Lumacorno indignato da domande di quel tipo. Ancora una volta, però, non poteva fare niente per impedire a Malfoy di rispondere. Intanto lui si era portato una mano alle labbra, serrate, come se stesse lottando contro se stesso per non parlare.
L’attesa era trepidante. Cominciai a sudare freddo.
Mia e Licia in particolare erano sulle spine, ognuna convinta che quelle labbra avrebbero pronunciato il suo nome.
Dopo un’eroica, estenuante ed altrettanto inutile resistenza si voltò verso di me chiedendomi scusa con uno sguardo disperato e parlò.
-Rose Weasley-
-COSA?- l’esclamazione sfuggi ad ogni singola persona all’interno della classe, Lumacorno compreso. Alcuni erano sconvolti, altri furiosi, altri tesi, Albus esterrefatto. Gli avevo raccontato QUASI tutto. Quella parte doveva essermi passata di mente.
Avrei voluto sprofondare. Balbettai nascondendomi il volto paonazzo tra le mani.
-Bene, bene. Lasciamo stare- fece il professore in imbarazzo –La lezione è finita potete andare- disse tornando alla cattedra. –ANDATE!- ripetè quando ormai sembrava che fossimo stati tutti pietrificati.
Gli studenti cominciarono a liberare l’aula senza smettere un secondo di parlottare tra loro. Passiflora sprizzava felicità da tutti i pori.
-Ragazzi- ci richiamò Lumacorno quando stavo per lasciare l’aula. Eravamo rimasti solo io e Scorpius. Alice, Domi ed Albus ci aspettavano fuori.
-Domani sera avrei organizzato una cenetta- ci informò ancora leggermente scombussolato –Lasciamo stare l’increscioso episodio di oggi, è stata anche colpa mia, avrei dovuto accertarmi che non venissero poste domande di questo tipo. Private insomma- annuii guardandomi le scarpe. Probabilmente non avrei mai più trovato il coraggio di parlare.
-Solo, Signorina Weasley, vorrei che lei tenesse a mente che certe cose sono vietate dal regolamento.. ecco ..- il suo tono era insicuro. Era un rimprovero? non lo sapeva neanche lui. Comunque, il danno era fatto, non volevo che pensasse che approfittassi del fatto di essere Caposcuola per farmi gli affari miei.
-Non è successo a scuola professore- confessai profondamente umiliata, senza alzare la testa. Malfoy non emise alcun suono.
-Bene, bene- parlottò –Vi aspetto domani sera! Andate pure-
Lasciai l’aula in silenzio. Troppo sconvolta addirittura per arrabbiarmi.
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-Cioè, io ero l’unica a non sapere niente?- Rox si lamentava dal giorno prima, incapace di capire che di tutto volevo parlare tranne che di quello.
-No Rox- disse Lily per l’ennesima volta –Non lo sapeva nessuno-
-Tu lo sapevi- disse lei polemica e poi si rivolse a me –Perché lei lo sapeva ed io no?- la guardai con odio. Il tubino nero che portavo mi aveva costretta ad indossare un paio di scarpe con il tacco. Scarpe che Rox rischiava di farsi tirare dietro.
-Taci- le intimai, e lei sebbene ancora offesa e sbuffante, ebbe il buon senso di darmi retta.
Ovviamente a scuola, ormai, non si parlava d’altro. I miei cugini, a turno, avevano minacciato Scorpius. Ogni singola persona di Hogwarts si era sentita in dovere di dirmi qualcosa. A molte era sembrato normale voler commentare con me le dimensioni del suo amico del piano di sotto. queste cose mi sconvolgevano al punto che rimanevo a bocca aperta. Una volta, talmente stufa, quando una bambina del primo mi venne a chiedere come era messo, cercando di ricordare che io in prima ancora credevo che i bambini li portassero gli elfi domestici, la guardai negli occhi e risposi seccamente –Enorme- Lily aveva riso per mezz’ora, mentre io depressa cercavo, inutilmente, di non parlare con nessuno.
Ci stavamo dirigendo verso l’immensa sala che Lumacorno aveva prenotato per le cena/festa. Quel giorno c’era il pienone. Lui aveva invitato chiunque avesse la minima possibilità di diventare campione Tre Maghi, oltre che i soliti soci del Luma-club.
Il clan Potter-Weasley era sempre al completo. Eravamo dei pezzi irrinunciabili nella collezione del Professore.
Raggiungemmo la stanza in gran tiro. Guardando le facce degli altri invitati, appena entrati capimmo che quel giorno erano presenti anche studenti delle altre scuole. Trovai strano non vedere Kàtia, avrei scommesso che fosse la candidata perfetta a divenire il Campione di Durmstrang, più tardi seppi dallo stesso professore che aveva declinato poco gentilmente l’invito. In compenso, di lato c’erano un paio di ragazzoni nordici che se ne stavano tra loro, molti di più erano di Beuxbatons, tra cui un ragazzo biondo per niente male.
-Finalmonte, ragazze!- ci salutò Francois venendoci immediatamente incontro.
-Ehi, anche tu qui?- chiese Domi lasciandosi abbracciare.
-Scerto, una cena esclusiva non sarebbe esclusiva senza moi!- disse strusciandosi le unghie sulla camicia candida inamidata.
-Potresti essere un futuro Campione Tre Maghi?!- fece Rox, ma non sembrava convinta della sua affermazione, lui storse la faccia in una smorfia –Cheriè, scherzi! Rovinerei i vestiti e la piega!-
-Allora perché Lumacorno ti ha invitato?-
-I miei genitori sono i stilisti più famosi di Europa cara! Il buon gusto è genetico- ridemmo tutti insieme e conquistammo un tavolo di lato. Malfoy ed Albus, invece di unirsi a noi si accodarono ad alcune francesine, un tavolo più centrale. Le ragazze pendevano dalle loro labbra e loro non facevano altro che pavoneggiarsi. Io non li guardai per niente. Non volevo rischiare di incontrare lo sguardo di Malfoy per nulla al mondo.
La cena trascorse piacevolmente. Parlammo solo un secondo con Lumacorno, era troppo preso dalle sue nuove conoscenze, ma quando venne da noi era allegro e sereno, completamente dimentico dell’incresciosa confessione di Malfoy.
Il cibo era buonissimo, e come al solito, noi spazzolammo via tutto sotto lo sguardo accusatorio di Francois
-Diventerete delle grassone- commentò quando tutte facemmo il bis di gelato. Il suo tentativo di farci sentire in colpa fallì miseramente.
Finito il cibo ci alzammo tutti quanti. Domi raggiunse John Corner, il motivo della cui presenza lì era sconosciuto a tutti. Dall’altra parte della sala James chiacchierava con Camille.
-Finirà male- sospirai all’orecchio di Lily che annuì –In tragedia- convenne.
Quando iniziò la musica, i tavoli erano stati fatti sparire e molti presero a ballare. Il professore ballava con Roxenne ed anche tutte le altre mie cugine si erano date alle danze. Io non ne avevo molta voglia, così raggiunsi il bar per prendere qualcosa da bere, cercando di non farmi notare.
-Ciao- un ragazzone di Durmstrang mi era davanti e muoveva la mano. Mi voltai per controllare che non ce l’avesse con qualcun altro, ma alle mie spalle non c’era nessuno. –Dici a me?- chiesi educatamente, lui si esibì in un disgustoso sorriso mostrandomi tutti i denti storti –Ciao- ripeté.
Stiracchiai un sorriso. Lui allungò la mano verso di me –Vassil- disse ed immaginai fosse il suo nome.
-Rose Weasley, piacere- strinsi la sua mano, era sudaticcia e ricoperta di peli. Comunque, garbatamente, repressi il disgusto.
-Wizzi- 
-Sì Weasley- cercai di scandire il mio cognome per farglielo capire meglio.
Lui non disse niente. Sorrise di nuovo, continuando a non lasciare la mia mano.
-Tu bella- ebbi la sgradevole sensazione di essermi guadagnata un ammiratore. Lo guardai meglio, cercando qualcosa di carino da dirgli ma purtroppo, il poverino, fisicamente non aveva niente di cui complimentarsi. In compenso sorrideva tanto ed era gentile.
-Tu sei gentile- tentai.
-Ciao[1]- disse ancora, cominciai a pensare che non capisse una parola di quello che gli dicevo. Non sapendo cosa aggiungere annuii, liberando la mano dalla sua stretta. Afferrai un bicchiere di prosecco e lo scolai di un sorso. Quando lo riposai Vassil era ancora vicino a me, ancora con l’espressione sorridente. Mi guardava. Adesso, la domanda che mi si presentava nella testa mentre imbarazzata cercavo di non essere scortese era: perché TUTTI A ME?
Aldilà delle spalle del ragazzone intravidi Lily e Francois che mi guardavano. Ridevano entrambi facendo segni di approvazione. “Possa un ippogrifo avere un attacco di diarrea sulle vostre teste!” pensai.
-Posso fare qualcosa per te?- chiesi lentamente aiutandomi con i gesti, visto che sembrava non volersi muovere.
-Ciao- aridaje! –Tu, Vassil, balla- lo interpretai come un maldestro invito a scendere in pista. Scossi la testa. –No Vasill, io, no balla- tentai di parlare come lui, sperando che capisse l’antifona e mi lasciasse in pace. Per la prima volta smise di sorridere.
-Vassil prega- alzai gli occhi al cielo –Wizzi bella balla con Vassil- adesso, come facevo a dirgli di no? Ma perché Lumacorno lo aveva invitato? Il prossimo che avesse messo in dubbio il mio buon cuore sarebbe finito male.
-Solo uno- acconsentii e gli feci cenno di sì con la testa. Lui aprì la bocca ridendo, mostrando la sua inquietante dentatura. Forse suo nonno era il re dei troll delle montagne, ecco perché Lumacorno lo aveva invitato.
Afferrai la sua mano e ci mettemmo a ballare, fortunatamente non al centro della pista. Quando il professore mi passò vicino mi concesse un gran sorriso –Lei sì che è un’ospite perfetta Miss Weasley- mi frenai dall’esibirmi in un’inappropriata linguaccia stizzita. E pregai l’ippogrifo di cui sopra di centrare anche lui.
Quando cambiò canzone mi fermai.
-Basta- dissi chiara a Vassil cercando di restare gentile. Lui strinse gli occhi triste. –Balla Wizzi bella- stavo per perdere la pazienza quando sentii un braccio avvolgermi la vita.
-No tocca Wizzi- si lamentò la montagna davanti a me. Malfoy non fece una piega. Non so cosa avesse in mente, tutto sommato, anche se non lo avrei ammesso mai, meglio abbracciata a lui che ballare ancora con Vassil il sudaticcio.
-Lei è mia- gli disse calmo, poi mi guardò negli occhi e sorrise, come se fosse assolutamente normale per noi abbracciarci. Io lo guardai confusa e lui mi pizzicò il braccio senza che l’altro se ne accorgesse. Dopo aver represso una smorfia di dolore sorrisi a mia volta e, incomprensibilmente, decisi di fidarmi di lui.
-No lei mia- ribattè Vassil sbattendo i piedoni per terra –Io vista prima-
Malfoy lasciò la presa su di me e si mise davanti a lui. A confronto con il ragazzo di Durmstrang sembrava più piccolo e minuto. Non per questo il suo atteggiamento fu meno deciso.
-è la mia fidanzata- gli spiegò e sentii un calore decisamente troppo gradevole spandersi dentro di me. “è una finta, idiota” cercai di ricordarmi. Poi parlò in una lingua a me sconosciuta. Non avevo idea che conoscesse il bulgaro.
Vassil spalancò gli occhi, evidentemente finalmente aveva recepito il messaggio. Mi rivolse uno sguardo triste, dopo aver guardato il biondo con sospetto. –Tu ama lui- era una domanda. Mi dispiacque spezzargli il cuore. Guardai Scorpius che annuì incoraggiandomi. Se avessi negato avrebbe insistito per ballare ancora. Malfoy riconquistò il mio fianco, lo abbracciai e socchiusi gli occhi davanti all’enormità di ciò che stavo per dire, cosa della quale mi sarei probabilmente pentita per il resto della vita –Sì, io ama lui tanto- sentito ciò Vassil se ne andò con le spalle curve ed io sospirai sollevata.
Mi allontanai da Malfoy non appena lo persi di vista. –Grazie-
-Non c’è di che-
-Davvero, avresti potuto infischiartene, è stato … - cercai le parole roteando lo sguardo –è stato carino da parte tua- ammisi.
Lui si girò di lato e parlò senza guardarmi –Dopo ieri mi sembra il minimo-
-Non è colpa tua- le parole mi uscirono di bocca senza che potessi controllarle, e mi accorsi solo dopo che le pensavo davvero. Non avevo dimenticato il modo in cui aveva cercato di non rispondere, né lo sguardo dispiaciuto che mi aveva rivolto. Inoltre, almeno da quello che sapevo, non aveva voluto parlare con nessuno della cosa, né raccontarla.
-Lo so, ma comunque ti avevo promesso di non farne parola-
-Lo dimenticheranno- dissi a me stessa più che a lui –prima o poi- aggiunsi.
-Beh, in ogni caso, è meglio se adesso torno da Albus, se ci vede troppo insieme potrebbe sempre decidere di darmi un pugno!-  sorrisi ed annuii mentre lui si allontanava.
-Scorpius- lo richiamai, quando si voltò lo avevo già raggiunto –Comunque, se non fossimo stati in classe, circondati da tutta quella gente, mi avrebbe fatto piacere sentirtelo dire- CHE? Cosa avevo appena detto? SEI IMPAZZITA ROSE? Vidi lo stupore invadere le sue iridi cristalline e mi sentii avvampare.
-Signorina Weasley, Signor Malfoy .. preferirei vedervi ad una certa distanza l’uno dall’altra- ignorando Lumacorno mi dileguai tra la folla prima che Malfoy dicesse qualsiasi cosa.
Quella sera per me la festa era finita.


ANGOLO DI MIKA
Pima di tutto, voglio informarvi che ridevo come una sadica pazza mentre scrivevo della punizione!
In secondo luogo...due capitoli in poche ore. Come minimo mi aspetto per regalo una scatola di cioccorane <3
Bene.. allora possimo capitolo...
Mublè Mublè...
Campioni Tre Maghi? Probabilissimo <3
Probabilmente anche un po' di Quidditch Grifoni vs Serpi ..
Aprestissimo Cupcakes <3
 
[1] Avrei voluto fargli dire Hodor…ma ho resistito alla mia vocazione da nerd senza speranze!

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Capitolo 9
*** CHAPTER VIII- I campioni Tre Maghi ***


CHAPTER VIII- I campioni Tre Maghi

PoV Domi
Ero seduta sugli spalti completamente vestita di Rosso ed oro. Quella era la partita più importante della stagione, Grifoni contro Serpi. Se avessimo vinto, avremmo messo una seria ipoteca sulla Coppa del Quidditch. Difficile credere che avremmo potuto perdere con Tassorosso, ma Serpeverde era tutta un’altra storia. In quel momento, intorno a me non c’era nessuno. Tutti sapevano che durante LA partita, i posti al mio fianco erano occupati.
Cercai di immaginare l’agitazione di Lily. Avevo fatto preparare un mastodontico striscione con il suo nome, ma Albus era altrettanto bravo, la cosa mi preoccupava. Quel giorno Albus Severus non era il mio dolce cuginetto dagli occhi verdi, ma un vero e proprio nemico da battere. Comunque avevo fiducia in lei, sapevo che non avrebbe facilmente concesso al fratello di rubarle il boccino da sotto il naso. Chiunque dei due avesse perso sarebbe stato costretto a vita a subire le battute dell’altro a vita. Questo non faceva che aumentare la tensione.
-Ciao nipotina!- mi voltai e vidi mio zio Ron raggiungermi sorridente, mentre teneva in mano una scatola di gelatine tutti i gusti. Me le allungò prima di prendere posto sotto di me.
-Ciao zio!- salutai divertita. Dietro di lui c’erano anche zia Ginny, zia Hermione e zio Harry, seguiti a ruota da James.  Il mio sorriso si allargò e restai allegra fino a che non vidi anche Camille farmi ciao con la mano. Va bene che eravamo d’accordo sul fatto di confondere le acque, ma come gli saltava in mente di portarla in mezzo alla nostra famiglia!? Il sorriso mi si gelò sulle labbra, guardai gelida nella loro direzione e fui contenta di notare che anche zia Ginny esibiva un sorriso stiracchiato. Risposi bofonchiando e feci posto ai miei parenti sistemandomi in mezzo alle mie zie. Come ogni anno, la partita Grifondoro Serpeverde li faceva venire tutti quanti ad assisterci, e tutti quanti, sebbene davanti ad Albus negassero fino alla morte, tifavano per i Grifoni. L’unico che non negava era zio Ron che poi, abitualmente, aggiungeva “Colpa tua! Potevi scegliere Grifondoro!” e poi scoppiava a ridere. Inoltre qualche volta lo avevo sentito accusare Harry “Se tu non lo avessi chiamato Severus, questo non sarebbe successo!”.
Le squadre entrarono in campo. Vidi Rose e Scorpius avvicinarsi l’uno all’altro e stringersi la mano.
-Buttalo giù dalla scopa!- si lasciò sfuggire zio.
-Ronald!- lo rimproverò Hermione. In realtà zio Ronald aveva imparato ad accettare Scorpius, ciò nonostante adorava vedere sua moglie andare su tutte le furie.
-Scherzavo-
-Se quei due si odiano è per colpa tua- lo rimproverò lei, ed io ridacchiai, un po’ per la loro discussione, un po’ perché non ero più tanto convinta che quei due si odiassero.
Per circa mezz’ora restammo concentrati sulla partita. –La mia bambina!- ruggì stracolmo di soddisfazione Ron quando Rose parò una potentissima pluffa ad effetto scagliata da Malfoy.
L’attenzione, però, era quasi tutta per Lily ed Albus.
-Mia nipote è una forza!- tuonò ancora lo zio Ron quando lei si esibì in un giro della morte. Fece scoppiare a ridere tutti quanti. Mi divertiva da morire vederli tifare.
-Jamie tua cugina è bravissima- squittì Camille in un momento di silenzio. –Scommetto che ha preso tutto da te, un giorno devi farmi vedere come giochi a quidditch. Magari ti faccio qualche foto…-
Cercai di ignorarla. Mi ripetevo di tenere a mente che lui avrebbe preferito stringere me, piuttosto che restare composto al suo fianco. Dovevo ammettere, inoltre, che lui non le prestava granchè attenzione. Di tanto in tanto indicava il cielo millantando di aver visto il boccino. Non ero sicura che dicesse la verità. Probabilmente cercava solo una scusa per prevalere, anche fuori dal campo, su entrambi i suoi fratelli. Anche se avevo una voglia matta di fare il verso a Camille ogni volta che apriva bocca mi concentrai sulla partita e rimasi zitta. Maledetta lei, Maledetto James, Maledettissima me e le mie idee.
-Ma chi è questa oca giuliva?- per quanto ci provassi, e giuro ci provai, non riuscii a trattenere un sorriso soddisfatto mentre mia zia Ginny si lasciava scappare quel commento.
-Oh, Ginny, sei davvero identica a tuo fratello-
-No, dico solo che non mi piace- io annuii per mostrarmi d’accordo, zia Hermione mi rimproverò con lo sguardo.
-Nessuna delle ragazze di tuo figlio ti piace-
- Parli bene tu, Hugò ancora non ti ha mai portato nessuna! E poi le ragazze di James non mi piacciono perché lui non me ne ha mai portata una decente!- sbuffò e si girò verso di me –Ecco, non potrebbe portarmi una come Domi?- il mio sorriso si allargò ulteriormente e persi un battito.
-Ginny! Che dici?-
-Oh no! Sarebbe perfetta. Andrebbero così d’accordo!-  oh zia cara, non sai quanto hai ragione e non sai quanto ti amo. Ho mai detto che zia Ginny è in assoluto la mia preferita? No? Beh lo dico adesso. Io adoro questa donna.
-Smettila!-
-No, Domi, sappi che accetterò una ragazza per James solo quando mi porterà una come te!- mi misi a ridere. Una parte di me provò un profondo sollievo, quasi una speranza. Non mi illudevo che la nostra confessione sarebbe stata facile, ma ero abbastanza certa che la zia non mi avrebbe odiata, e che, con il tempo magari, avrebbe potuto esserne felice.
-Vedrai che succederà zia- le dissi –Prima di quanto credi- un boato interrupe la nostra conversazione sottovoce. Lily planò sulla folla, si avvicinò a noi e si fermò a mezz’aria davanti al padre. Con un sorriso enorme, gli mostrò il boccino. Ogni volta trovava un modo diverso per essere plateale. Zio Harry scattò in piedi e la ricompensò sorridendole accorato.
                                                **********************************************
 
PoV Rose

Feci il triplo giro della morte per festeggiare.
Raggiunsi Lily davanti alla nostra famiglia. Mio padre ruggì la sua gioia e vidi Domi abbracciare zia Ginny. Poi James raggiunse entrambe e le strinse a sua volta. Quella scena mi fece quasi venire le lacrime agli occhi, non avevo mai visto nessuno felice come Domi in quel momento. Le ricacciai dentro. Mi stavo rammollendo, dovevo ammetterlo. Una volta ero Rose l’anaffettiva insensibile e glaciale. O almeno, una volta fingevo bene di esserlo.
Vidi con la coda dell’occhio Scorpius andare via. Non potevo certo lasciare che sparisse  senza godermi la sua faccia della sconfitta. Mi avvicinai sulla scopa, ma prima di arrivare da lui vidi una ragazza di Corvonero, del terzo anno credo, avvicinarsi a lui e lasciargli un bacio sulla bocca. Frenai la scopa in un colpo, e rischiai quasi di cadere. Chi era quella? Che voleva? Perché lo baciava davanti a tutti? Perché lui si faceva baciare dopo aver perso una partita? Di solito in quelle circostanze era inavvicinabile! In quel momento mi raggiunse Albus, stava tornando negli spogliatoi.
-Carina eh?- mi chiese intercettando il suo sguardo, io scrollai le spalle fingendo indifferenza.
-Chi?- chiesi come a voler negare di aver notato qualcosa.
-Marina Raven, Corvonero quarto anno. Pare a lui piaccia parecchio!- Mi ero sbagliata, quarto anno, non terzo. Questo non cambiava le cose, era una mocciosa. Ed inoltre aveva un cognome che richiamava la sua casa. “Ridicola” pensai, come se fosse colpa sua. Aveva i capelli castani scuri, abbastanza lunghi ed ondulati. Di corporatura era minuta.
-Certo come no! Comunque, non mi interessa- dissi fredda e mi affrettai negli spogliatoi. Gli piaceva molto. Come se non conoscessi Scorpius. La mia testa rifiutava l’idea che lui avesse davvero intenzioni serie. Ma infondo, non potevo escluderlo. Prima o poi sarebbe successo, era una cosa con la quale dovevo fare i conti.
Mi feci la doccia senza riuscire a scacciare quel tarlo e quell’immagine dalla memoria. Terminato, invece di raggiungere gli altri che festeggiavano in sala comune, mi diressi in biblioteca per trascorrere il pomeriggio in attesa della cena.
Non avevo più voglia di festeggiare.
                                                        ****************************************
 
In Sala Grande quella sera l’atmosfera era carica di impazienza. Il calice di fuoco era al centro. Pessima mossa, alla maggior parte degli studenti capitò di rischiare di strozzarsi per finire il prima possibile. tutti volevano sapere chi sarebbero stati i Campioni Tre Maghi. Inoltre, quel giorno, nessuno aveva rispettato le sue posizioni a cena.
Lys era tra i Serpeverde a parlare con Albus della partita. I due ormai avevano in comune la cocente sconfitta inflitta loro dalla “piccola Lily” come si ostinava a chiamarla Lysander facendola andare, quasi sempre, su tutte le furie.
Accanto a noi, era arrivato Francois, vestito di tutto punto. Anche lui aveva assistito alla partita, ed non faceva altro che ripetere quanto Lily fosse elegante e sublime su una scopa, quanto sui tacchi a spillo.
Ad un certo punto, il discorso si spostò, ovviamente, sull’imminente selezione dei Campioni, sulle prove e sul fatto che l’ultima volta un ragazzo era morto. Alla fine tutti si erano convinti a mettere il loro nome nel calice. Anche Domi ed Alice, prese da un momento di follia. E adesso Alice se la stava letteralmente facendo addosso. Oltre che per sé, temeva che dalla coppa potesse uscire il nome di Lorcan. Cercai di spiegarle che non erano gli Hunger Games, che l’ultima volta c’era Voldemort a preparare una guerra e che la Preside non avrebbe permesso che ci facessimo male, ma lei non voleva ascoltarmi.
Io ero tranquilla. Eravamo troppi studenti ad Hogwarts, tutti avevano messo i loro nomi nel calice, e molti erano abili e capaci. Dunque non avevo nulla di cui preoccuparmi. Quando la Preside si alzò, dopo il dolce, annunciando che era arrivato il momento, nella Sala Grande calò il silenzio, e noi cominciammo con il toto scommesse.
-Si comincia da Durmstrang- sentenziò la McGranitt. Il preside della scuola bulgara le fu accanto.
La preside guardò il calice intensamente. Dopo qualche secondo le fiamme che avvolgevano la coppa da blu divennero rosse. Tutta la sala fu riempita da esclamazioni di stupore. Addirittura la preside dovette coprirsi gli occhi per il bagliore che emanava il calice di fuoco.
-Di Durmstrang sarà di certo quella Kàtia- feci io indicando la ragazza, che rilassata ma impassibile se ne stava al suo tavolo senza parlare con nessuno. Gli occhi fissi sulla scena davanti a se. Gli altri, al mio fianco annuirono convinti.
Ad un certo punto, dalle fiamme, uscì un foglietto. In verità lo immaginavo più maestoso. Da lontano non sembrava altro che un pezzettino di pergamena bruciacchiata.
-Si chiamerà calice di fuoco per un motivo, no?- mi fece Rox quando commentai. Le feci una smorfia.
-Kàtia Lestrange- decretò la Preside dopo aver preso il foglietto. Tutta la delegazione di Durmstrang si alzò in piedi per battere le mani alla campionessa. Riconobbi Vassill che si esibiva in una strana danza. Lei accennò un sorriso, non degnò di uno sguardo i suoi compagni e si diresse verso Stoyàn Smirneski con passo sicuro.  Lui le poggiò una mano sulla schiena, la nostra preside le sorrise, complimentandosi. Lei le rispose con un cenno della testa.
Le fu consegnato il suo foglietto ed indicata la porta alle spalle del tavolo dei professori. Lei senza il minimo tentennamento la raggiunse e sparì oltre.
-Quella tipa è strana- commentò Alice, e non sapeva quanto. –Me la fa fare addosso- .
-Adesso Beuxbatons- tutti ci girammo verso Francois.
-Che ne dici? Chi sarà?- gli chiese Domi.
-Charles Lacroix- disse semplicemente con un sospiro. E noi lo guardammo tutte con la stessa smorfia divertita.
-Il campione di Beuxbatons è ..- annunciò la McGranitt afferrando la pergamena una seconda volta –Charles Lacroix- Francois saltò in piedi ed applaudì, io e le mie cugine, ci unimmo a lui per non farlo sentire solo.
Dalla delegazione della scuola francese uscì il ragazzo biondo carino che avevo visto al Luma-club.
-è lui?- chiesi ovvia indicandolo a Francois. Lui annuì. –Wow- mi lasciai sfuggire.
-Sì, wow è il termine giusto- fece ancora sognante –Ehi, dovresti chiedergli di uscire- disse all’improvviso illuminandosi.
-Cosa?- finsi di non aver capito, lui mi ignorò e proseguì.
-Charles è arrogante, presuntuoso, borioso e pieno di sé. Insomma è il tuo tipo!- risero tutti in coro. Io incrociai le braccia e mi voltai di nuovo verso il biondino francese.  Certo che per essere carino era carino. Se fosse stato un po’ più alto, magari.
-Già e poi è biondo- aggiunse Lily mentre lui varcava la soglia della porta. La ignorai solo perché il calice tornò ad infiammarsi.
Era giunto il momento di Hogwarts.
Cominciava a salirmi una certa ansia.
-Chi sarà il vostro eroe?- chiese Francois –Io ho scritto qui dentro il mio nome- mostrò una busta sigillata e la posò sul tavolo.
-Lorcan- sentenziò con ansia Alice.
-Albus- le fece eco Domi.
-Malfoy, o io- disse Rox.
-io- Lily guardava la coppa famelica. Non volli ricordarle in quel momento che zia Ginny l’avrebbe uccisa, nel caso. Anche se, data la battuta di poco prima, se lo sarebbe meritato.
-Secondo toi?- mi chiese Francois sorridendo.
Scrollai le spalle ed azzardai un’occhiata al tavolo dei Serpeverde. Albus e Malfoy erano due candidati perfetti. Però spesso non erano lucidi. Sebbene fossero ottimi studenti, non mi convincevano come soluzioni. Marina, la ragazza di Corvonero, guardava Scorpius sorridendo, lui le diede un affettuoso buffetto sulla guancia. Spostai appena lo sguardo disgustata e vidi quello che per me era il campione perfetto       
–Lysander- decretai. Lui era abile, e studioso ed intelligente. Inoltre era un tipo calmo e riflessivo, sicuramente un avversario temibile.
Il calice divenne abbagliò ancora di più la sala. E per la terza volta la McGranitt afferrò la piccola pergamena tra le mani. Cercai di riconoscere la forma da lontano, ma era una cosa stupida. I foglietti che tutti noi avevamo inserito erano praticamente identici.
Volevo interpretare le espressioni del suo volto, la curiosità mi stava divorando. Ormai il silenzio era totale. Lei si lasciò andare ad un sorriso soddisfatto. Con lo sguardo scrutò l’intera sala.
-Il campione di Hogwarts è…- tutum tutum tutum, il mio cuore non ne voleva sapere di rallentare.
-Rose Minerva Weasley-
Rimasi immobile ancora in attesa al mio posto. Il mio cervello non ne voleva sapere di capire. Il mio volto era rimasto esattamente come un attimo prima, in trepidante attesa. Non mi mossi nemmeno quando il boato travolse la sala.
-Lo sapevo!- saltellò Francois stringendo la busta tra le mani. Era folle se aveva scommesso su di me. Io non potevo diventare campione Tre Maghi, era impossibile, no? Evidentemente no. Perché adesso tutti i volti erano proiettati su di me, che continuavo a non alzarmi. Le mie cugine mi strattonavano, Alice piangeva. Guardai Albus che, anche se leggermente preoccupato, mi guardava contento.
-Signorina Weasley?- mi richiamò la Preside. Hagrid si era fatto strillare il mio nome portando il corno all’orecchio e adesso saltellava contento.
-Vai- mi intimò Domi costringendomi ad alzarmi. Lasciai la panca che barcollavo, raggiunsi la preside e tutti i rumori nella sala mi sembravano ovattati.
Guardai Scorpius preoccupata. La sua nuova amica cercava di consolarlo, ma lui guardava me con un’espressione ansiosa e stupita. Chissà se era deluso. Gli stava bene, mi aveva sfidata lui a mettere il mio nome in quella maledetta coppa.
Allungai la mano per afferrare il biglietto che la preside mi stava porgendo.
-Vai dentro, cara. Ti raggiungo subito- lentamente raggiunsi la porta e la oltrepassai.
Ero ufficialmente il Campione di Hogwarts.
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Non appena oltrepassai la soglia trovai Kàtia in piedi, solita posizione eretta, affianco al camino. E Charles rilassato su una poltrona che giocava con la sua bacchetta.
-Beato tra le donne- osservò in un inglese perfetto. Nessuna delle due diede segno di apprezzare la sua battuta.
Lui si alzò e mi venne incontro. –Piacere Charles- mi sorrise ammiccando. Io strinsi al sua mano mugugnando un Rose. Mi sentivo troppo male in quel momento per dire altro.
Dopo qualche minuto i docenti ci raggiunsero.
-Non poteva che essere lei!- trillò Lumacorno dandomi una pacca sulle spalle. Neville mi fu affianco –Ben fatto Rosie!- era talmente emozionato che dimenticò il Signorina Weasly. Io cercai di sorridere a tutti i professori che mi avevano circondata. Molly, in qualità di futura insegnante di incantesimi era con noi, e stava per stritolarmi.
-Lasciatela respirare!- la voce perentoria della preside fece disperdere il capannello intorno a me. La guardai negli occhi e lei mi raggiunse. Mi posò una mano sulla spalla.
-Come si sente?-
-Male- confessai.
-è normale essere agitati, ma sono sicura che ci renderà orgogliosi-
-Ma io..ho talmente tante cose da fare..- tentai ed il suo sguardo si indurì.
-Doveva pensarci prima di mettere il suo nome nel calice di fuoco-
-Ce l’ho messo solo perché Malfoy mi ha sfidata a farlo- confessai mortificata abbassando lo sguardo. Avrei deluso tutti.
-Stupido ragazzo! Potrà dare la colpa solo a se stesso per non essere qui- osservò lei con indifferenza –Sia come sia signorina. Ormai è lei la nostra campionessa. Ce la farà-
-Non ne sono certa-  insistetti.
-Lei porta il mio nome, signorina Weasley- non avevamo mai parlato di questa cosa in sette anni, e non immaginavo che ne fosse fiera finchè non pronunciò quelle parole con estrema soddisfazione –Non fallirà-
Sorrisi debolmente e la preside si voltò verso il resto della sala.
-Adesso, la Gazzetta del profeta pretende delle interviste a caldo dei campioni. Attendete qui, sarete chiamati uno per volta!- .
Mi misi a sedere in un angolo. I professori se ne erano andati tutti, fortunatamente, non avevo voglia di fare conversazione. Odiavo l’idea di farmi intervistare. Fortunatamente, da quello che avevo capito, la prima intervista era di presentazione al grande pubblico che avrebbe seguito il torneo. James sapeva tutto di me, ed era mio cugino, mi avrebbe fatto giusto un paio di domande e sarebbe stato comprensivo.
Dopo circa mezz’ora vidi Kàtia uscire dalla stanza dove era stata intervistata con un diavolo per capello. Aggrottai la fronte. James non mi sembrava il tipo che stressava i suoi ospiti. Al contrario, quando dirigeva il Gazzettino di Hogwarts, dopo essere stati intervistati gli studenti uscivano sempre ridacchiando, talvolta ubriachi.
Attesi con pazienza che anche Charles finisse. Dopo entrai, leggermente più rilassata, fino a che non mi fermai sulla porta, bloccata.
-Cosa ci fa lei qui James?- chiesi verso mio cugino che sembrava stressantissimo quando vidi Passiflora Brawn comodamente seduta sulla poltrona al suo fianco.
-Devo scrivere almeno dieci articoli su questo maledetto torneo entro domani, e così mi è stato suggerito di farmi aiutare da questa- sbottò indicandola.
Lei cinguettò un “grazie è un piacere” come se avesse appena ricevuto un complimento.
Guardai James affranta ma lui a quel punto mi sorrise, scavalcò la scrivania e mi abbracciò. –Sono così fiero di te!-  io mi lasciai stringere confortata.
-Non so se ce la farò!-
-Sciocchezze farai il culo a tutti!- gli sorrisi, ma il sorriso si trasformò in una smorfia quando notai che Passiflora prendeva forsennatamente appunti.
-Cosa fai?-
-I quadretti familiari piacciono al pubblico- si giustificò strofinando le mani tra loro. James alzò gli occhi al cielo e si rimise seduto. Intanto Camille mi chiese se volevo una foto. Era una domanda per educazione, non avrei comunque potuto rispondere di no.
-Bene, cominciamo- James scossò un’occhiata di disappunto a Passiflora mentre io prendevo posto.
-Allora come ti senti?-
-Le domande le faccio io! Tu limitati a scrivere- la rimproverò –e scrivi solo quello che REALMENTE viene detto- detto ciò si voltò verso di me ed alzò gli occhi al cielo irritato –Come ti senti-
-Frastornata- risposi.
-Cosa ti aspetti da queste prove-
-Non ne ho idea, non ci ho mai pensato realmente-
-Te lo aspettavi?-
-No- risposi di fretta –In verità ho messo il mio nome nel calice solo perché Mal..- mi interruppi notando gli occhi della Brown brillare –un mio compagno mi ha sfidato a farlo- terminai evitando di pronunciare il suo nome.
-Secondo te chi avrebbe dovuto essere al tuo posto?-
-Lysander- risposi pronta ricordando a cosa pensavo appena prima di sentire il mio nome –ma solo perché tu hai preso i Mago lo scorso anno- aggiunsi sorridendogli.
-Sono d’accordo- annuì compiaciuto.
-Adesso devo farti delle domande sulla tua vita, è la prassi- si giustificò ed io annuii. Ovviamente Passiflora non gli avrebbe permesso di compilare lui quella parte dell’intervista, nonostante avrebbe potuto tranquillamente farlo.
Mi chiese della mia infanzia, dei miei parenti. Le domande erano varie. Qual’era il mio colore preferito; il mio più bel ricordo; quale fosse la mia squadra del cuore di quidditch; se mi interessassi di politica. Nel frattempo, mentre rispondevo tranquilla, spuntava le domande su un foglio. Leggendo la domanda successiva si bloccò, ed immediatamente capii che non mi sarebbe piaciuta.
-Hai un fidanzato, Rose?-
-No che non ce l’ho, lo sai- insistetti.
-E Scorpius che ne pensa della tua elezione?- la domanda di Passiflora si insinuò nella conversazione tra me e James che la guardò di nuovo con astio.
-Leggi questa domanda nell’elenco, Brown?- la rimproverò lui seccato. Lei sbuffò e tornò a scribacchiare sul taccuino.
-Cosa ne pensi degli altri campioni?-
Ahia. La diplomazia non era il mio forte, ma certamente non potevo dire che trovavo Charles un figo e Kàtia una piccola intrigate ed inquietante con la puzza di cacca di troll sotto il naso.
-Mi sembrano capaci- mi limitai a dire una verità parziale.
James annuì e ripartì con le domande. Alla fine, dopo circa un’ora, durante la quale Passiflora aveva nominato Scorpius almeno un altro milione di volte, l’intervista terminò.
Mi congedai ed andai via, mentre mio cugino mi augurava buona fortuna.
La prima prova ci sarebbe stata a metà novembre. Non sapevo cosa aspettarmi. Mi diressi nella Sala Comune, consapevole che quella sera non sarei riuscita a restare da sola.


ANGOLO DI MIKA
Allora Girls...capitolo di passaggio...quasi introduttivo alla fase che tratterà del Torneo Tre Maghi!
Cmq...Anticipazioni?
Nel prossimo capitolo: Kàtia farà o dirà qualcosa che farà preoccupare ancora di più Rose.
Inoltre ci sarà la gita ad Hogsmeade.. Scorpius ci andrà con Marina ..come reagirà Rosie?
Aprestissimo Girls.. <3

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Capitolo 10
*** CHAPTER IX- Chiedimelo ed io lo farò ***


CHAPTER IX-  Chiedimelo ed io lo farò

Ottobre mi piaceva. Anche se il freddo cominciava a farsi sentire, non era raro che il tempo, clemente, ci regalasse splendide giornate.
Era venerdì, era passata più di una settimana dalla selezione dei Campioni Tre Maghi e quel fine settimana ci sarebbe stata la prima uscita ad Hogsmeade, cosa che metteva d’accordo tutta la scuola.
Finite le lezioni mi concessi un pomeriggio da trascorrere nel parco. Gli allenamenti di Quidditch erano stati sospesi una settimana, avevo tutto il tempo che desideravo.
-Campionessa Rose, che ti aspetti dalla prima prova?- scrollai le spalle alla domanda di Francois, che ormai aveva preso a chiamarmi così, nonostante le mie puntuali proteste.
-Non lo so, mamma mi ha detto che zio Harry ha dovuto affrontare dei draghi-
Lily annuì preoccupata ed io tremai. Decisamente in quel caso non avrei saputo cosa fare.  Continuammo a chiacchierare del più e del meno. Di tanto in tanto il discorso tornava al Torneo, alle sfide, e Francois insisteva che avrei dovuto scegliere che vestiti mettere per la prima prova.
-Non credo sia rilevante- tentai di fargli capire, dopo aver sommessamente ascoltato la sua filippica sul fatto che avrei dovuto fare una treccia come quella di Domi. Lui sbuffò e mi guardò come se non capissi niente.
-L’estetica prima di tutto- spiegò come se fossi una bambina. Decisi di lasciar perdere. Ormai lo conoscevo abbastanza da sapere che avrebbe preteso di vestirmi, truccarmi e pettinarmi anche se avessi dovuto spalare cacca di Thestral.
-Che dite? Andiamo a trovare Hagrid?- propose Rox mentre ce ne stavamo tutti sdraiati sull’erba a goderci il tepore del sole.
-Hagrìd quello gigonte?- chiese Francois incuriosito e Domi annuì – Quest’anno non ci siamo ancora mai andate! Zia Hermione ci farebbe a pezzi per questo!- sorrisi ed annuii. Effettivamente lui era sempre contento quando gli invadevamo casa. Ed i suoi sorrisi, valevano lo sforzo di farsi sbavare da Thor II ed il rischio di spaccarsi i denti per non rifiutare i suoi biscotti, o di perdere la voce per farsi sentire.
Ci incamminammo verso la capanna, ma quando eravamo a metà strada qualcosa attirò la mia attenzione. Poco lontani da noi Kàtia e Malfoy stavano litigando. O almeno, da lontano così sembrava. Lei aveva la solita espressione annoiata, ma lui sembrava pronto a scattare come una molla. Mi fermai impalata, mentre gli altri che non avevano notato niente fecero un altro paio di metri prima di accorgersi che non li stavo più seguendo.
-Rose?- mi richiamò Domi –Qualcosa non va?- lanciai un’altra rapida occhiata verso Malfoy e Kàtia senza farmi notare, dovevo assolutamente sapere cosa stava accadendo.
-No, tutto bene. Ho solo dimenticato una cosa. Vi raggiungo tra un po’, intanto andate!- leggermente interdetti decisero, fortunatamente di proseguire.
-Francois- lo richiamai un secondo –Attento ai biscotti- mi guardò confuso. Avrebbe capito, avrebbe capito eccome.
Non appena fui sicura che non potessero più vedermi, mi avvicinai silenziosa verso il punto dove avevo visto quei due. Appena fui abbastanza vicina per sentire, mi appiattii dietro ad un albero e rimasi ad ascoltare. Erano appena oltre l’inizio della foresta proibita.
-Non voglio più sentire assurdità di questo tipo!- la voce di Scorpius era vibrante d’ira. Cercavo di fare meno rumore possibile, così da riuscire a sentire ogni parola si dicessero.
-Semplicemente volevo avvertiti cugino- il tono di lei era piatto –pensavo la tua fosse una distrazione, non una scelta. Credevo tenessi più in considerazione l’importanza di certe circostanze-
-Cosa vorresti dire?-
-Voglio dire che tu sei l’erede di Casa Malfoy, e forse sei l’esemplare di Mago più purosangue d’Inghilterra. E come già ti ho fatto notare la ragazzina con cui ti fai vedere in giro è una mezzosangue- pronunciò l’ultima parola con tutto il disprezzo possibile. Cominciai a tremare di rabbia.
-Rinnova il tuo vocabolario Kàtia!- era sprezzante –Quei termini non si usano più da tempo-
-Solamente perché nessuno ha il coraggio di pronunciarli ancora- disse lei. –Il nostro sangue è la cosa più importante. La linea di sangue delle nostre famiglie è a rischio! Quando i maghi torneranno a porre ordine in questa società corrotta, quello che conterà sarà solamente la nostra discendenza-
-Tu sei pazza-
-No, tu sei uno stupido- azzardai uno sguardo oltre l’albero. Lei gli si era avvicinata e lui la guardava in cagnesco.
-In che mondo viviamo se le scuole accettano tutta la feccia che capita?- lo toccò e lo guardò negli occhi
-Ritardati come Vassil, gente come quel Francois di Beuxbatons, nella tua scuola addirittura i sudici incroci con i giganti possono insegnare- si lasciò andare ad una fredda risata.
-E tu? Cosa fai? Esci con una mezzosangue, quando una della sua stessa schifosa risma ti ha rubato il posto che doveva essere tuo? Eri tu a dover essere Campione Tre Maghi, non quella puttana!- strillò le ultime parole. Adesso la rabbia era talmente evidente che il mio corpo sussultava. Come diavolo si permetteva?
Uscii fuori dal mio nascondiglio con tutto l’intento di fargliela vedere io a quella sottospecie di spaventapasseri, ma la scena che mi ritrovai davanti mi impietrì. Scorpius era livido. Le gote arrossate e l’espressione omicida. Puntava la bacchetta dritta alla gola della cugina. –Ritira subito quello che hai detto- sputò tra i denti.
Lei fece un passo indietro. Non credo si aspettasse quella reazione, in realtà nemmeno io. Non lo avevo mai visto così arrabbiato e fuori di sé, al punto che temetti potesse fare qualche sciocchezza.
-Malfoy- lo chiamai e lui parve non sentirmi –Scorpius- ripetei più forte. Lui non si voltò a guardarmi.
-Lasciami stare Rose-
-Metti giù la bacchetta- gli ordinai avvicinandomi di qualche passo.
-Non finché non si sarà rimangiata ogni singola parola che ha detto-
-Non darle importanza. Non se la merita- gli dissi ma lui continuò ad ignorarmi –Lo so che ha chiamato la tua fidanzata Mezzosangue, ma non risolverai niente a farti buttare fuori dalla scuola- arrivai al suo fianco e gli toccai il braccio.
-Ti ha dato della puttana- rimasi interdetta. Mi stava spiegando perché anche io avrei dovuto essere furiosa, o quello era il motivo perché era furioso lui? In quel momento non importava.
-Non mi interessa quello che dice- insistetti –Abbassa la bacchetta e vieni via con me- lui accennò appena uno sguardo nella mia direzione.
-Fallo per me Scorpius- gli chiesi e mi domandai nello stesso istante come mi erano venute in mente quelle parole –Non costringermi a togliere punti ai Serpeverde, litigherei con Albus- aggiunsi poi, come a voler giustificare ciò che gli avevo chiesto.
Finalmente lui abbassò la bacchetta facendo stancamente cadere le braccia ai lati del suo corpo.
-Vieni- lo afferrai per un braccio e gli sfilai la bacchetta di mano, temendo che ci ripensasse –Andiamo via-.
Mentre camminavamo per tornare nel parco di Hogwarts Kàtia parlò di nuovo.
-Vai pure Scorpius- disse fredda –tanto lo capirai e finirai anche tu per combatterli. È scritto nel tuo destino, ce lo hai nel sangue. Un giorno te la troverai davanti e sarai tu stesso a volere la sua morte- sentii il corpo di lui irrigidirsi ma lo strattonai in avanti, guardandolo negli occhi gli feci cenno di no con la testa. Ce ne andammo e la lasciammo lì.
                                                         **************************************
-Perché non hai lasciato che la uccidessi?- si lamentò per l’ennesima volta mentre gli passavo il terzo bicchiere d’acqua che avevo appellato –Ci vorrebbe dell’alcol- commentò senza lasciarmi il tempo di rispondere.
-Non è indicato bere alcolici prima di cena- spiegai paziente seduta sull’erba –E poi non ho voglia di trascorrere il resto della vita a portarti le Api frizzole ad Azkaban- precisai.
Lui finalmente sorrise –Mi saresti venuta a trovare ad Azkaban?-
-Hai ragione- finsi di pensarci –Probabilmente no- ammisi –Ma Albus sì..-
-Quando hai intenzione di restituirmi la bacchetta?-
-Quando sarò sicura che non tornerai indietro dopo avermi affatturata- risposi togliendogli di mano il bicchiere vuoto. Lui sospirò ad occhi chiusi.
-Pensavo che nessuno pensasse più certe sciocchezze-
-La madre dei cretini è sempre incinta- mi veniva difficile mantenere la calma. Avevo una voglia matta anche io di farla fuori, ma in quel momento, fomentare gli animi non sarebbe stata una saggia decisione.
-Ha detto che un giorno la penserò come lei- serrò i pungi, il volto era contrito in un’espressione quasi disperata –Che vorrò ucciderti-.
-Ha detto un sacco di cavolate- poggiai una mano sul suo ginocchio e  cercai il suo sguardo –Non sarai mai come lei, mi hai capito? Non mi faresti del male-
-Perché no?- sbottò alzandosi in piedi, si mosse tanto velocemente che caddi a terra –Ha ragione, io sono un rampollo Purosangue, ce l’ho nel sangue, mio padre era un Mangiamorte- disse tutto d’un fiato. Mi alzai toccandomi il sedere dolorante, se non fosse stato così sconvolto lo avrei picchiato.
-Secondo quello che so io tuo padre è stato semplicemente usato dai Mangiamorte, Malfoy. Era un ragazzino al quale hanno messo in testa fin da piccolo un sacco di idee strampalate. Perciò non darti tutte queste arie- non volevo parlare male dei suoi genitori, ma, infondo, stavo solo dicendo la verità.
-Avresti dovuto lasciare che la uccidessi- alzai gli occhi al cielo sbuffando esasperata.
-Sei ripetitivo!- lo accusai –Vedrai che quando questa mezzosangue qui presente la straccerà al Torneo, smetterà di fare la diva- cercai di mostrarmi più sicura di quello che fossi. In realtà il discorso di Kàtia mi aveva spaventata. Finalmente avevo capito il reale significato della conversazione con le ombre che avevo origliato. “Ai Maghi la Magia” “Vivrà chi deve vivere e morirà chi deve morire” il ricordo di quelle parole mi scatenò un brivido involontario che non sfuggì al mio interlocutore.
-Non gli permetterò di farti del male- la mano era serrata sul mio braccio e gli occhi ardevano. Mi sforzai di ridere.
-Non fare il grand’uomo Malfoy- dissi liberandomi dalla sua stretta con quanta più gentilezza fosse possibile –Non sono una damigella in difficoltà. Sono Rose Weasley, ricordi?- lui non rise.
-Ti ha dato della puttana- ripeté a se stesso o a me, non lo capii.
-Beh, comunque grazie. È stato carino da parte tua arrabbiarti in quel modo, stupido, ma carino- ammisi e lui mi prese la mano –Mi riservo il diritto di essere l’unico ad insultarti- questa volta fu lui a tentare di alleggerire l’atmosfera. Il suo sorriso, però, non raggiungeva gli occhi.
-Prova a dirmi una cosa del genere Malfoy, ed Albus dovrà venire a trovare me ad Azkaban. Subito dopo essere stato al tuo funerale- questa volta ridemmo entrambi.
-Scorp- una vocetta allegra che lo chiamava ci interruppe. Da dietro la collinetta comparve Marina, tutta perfetta nella sua uniforme di Corvonero. Non senza una certa dose di preoccupazione mi accorsi di avere più voglia di uccidere lei che quella iena della Lestrange.
Lui si alzò in piedi e le andò incontro. Distolsi lo sguardo mentre la salutava baciandola sulle labbra.
-Beh, a quanto vedo non hai più bisogno di me- dissi stizzita porgendogli la sua bacchetta –Arrivederci- gracchiai acida ad entrambi incamminandomi verso il castello.
-Ma non è quella con cui sei stato quest’estate? Devo preoccuparmi?- fece leggermente irritata. Ah, certo, lei era quella che doveva irritarsi, no?
-Ma che dici- lui rise ed io rallentai il passo –Praticamente non ci sopportiamo, è solo la cugina di Albus- mi costrinsi a non fermarmi, a non urlare, a non piangere.
Stupida Rose, cosa ti eri messa in testa? E poi cosa ti importa? Allungai il passo per non ascoltare oltre e silenziosamente me ne tornai al castello.
                                                                        **************************
Finalmente, quel pomeriggio, saremo andati ad Hogsmeade. Il tempo si era mantenuto bello ed io, soprattutto dopo gli avvenimenti del giorno prima, avevo davvero bisogno di passare un pomeriggio con gli amici. Alice e Lorcan non sarebbero stati dei nostri. Ridacchiai immaginando dove si sarebbero diretti e ricordando come lui, fino all’anno prima sosteneva che se qualcuno avesse voluto portarlo da Madama Piediburro, avrebbe prima dovuto ucciderlo.
Albus sarebbe andato con i suoi amici Serpi. Dunque restavamo io, Francois, Lily, Rox e Domi.
-Dobbiamo assolutamente andare da Stratchy[1] - Lily si rivolse a Francois entusiasta –Domi verrai anche tu? Dobbiamo cominciare a cercare se non vogliamo arrivare al Ballo del Ceppo senza abito da cerimonia-
-Lily, il ballo del Ceppo è a Natale-
-Appunto!- tuonarono insieme lei, Domi e Francois mentre io e Rox li guardavamo come fossero pazzi.
Ci lasciammo trascinare lì dentro controvoglia. Fortunatamente la visita fu abbastanza breve. La spiegazione, per me incomprensibile, era che io e Rox, con le nostre facce da funerale e la nostra impazienza di andarcene, rovinassimo le vibrazioni del vestito perfetto. Decisi di non approfondire.
Non appena uscimmo dal negozio vidi Domi inciampare, ma non riuscii a fare in tempo a fermarla. Per fortuna delle braccia muscolose, amorevoli e conosciute l’afferrarono in tempo tirandola su.
-Attenta piccola- James e Domi si guardarono negli occhi per un momento. Io, Lily e Francois, sotto lo sguardo confuso di Rox che non riusciva a capire, sospirammo. Niente da fare, la loro compagnia mi stava decisamente rammollendo.
-Che avete da guardare- tutti e tre iniziammo a fare i vaghi.
-Gli alberi- disse Lily
-Le sue scarpe- fece eco Francois.
-La .. la fontana- Rox strinse gli occhi –Quale fontana?-
-Ciao Ragazze- Camille sbucò da dietro l’angolo e veloce come una gatta arpionò il braccio di James interrompendo la magia. –Come va la passeggiata?-
-Molto bene e voi?- chiese Lily mettendosi immediatamente tra loro e Domi, sperando che quella si sbrigasse a cancellare dalla sua faccia l’espressione di odio puro.
-Oh bene! È successa una cosa davvero divertente- ridacchiò lei –Prima una signora ci ha fermato e ci ha chiesto se eravamo sposati, dicendoci che sembravamo davvero una bella coppia- portò la testa all’indietro e guardò James che scompigliandosi i capelli in difficoltà ridacchiò nervoso.
-Noi stiamo andando da Madama Piediburro, volete unirvi a noi?- ci informò Camille, che a quanto pare non riusciva proprio a starsi zitta un attimo. Noi, mentre Rox continuava a non capire, prendemmo a braccetto Domi. –Ahahah, c’è gente che ci aspetta ai Tre Manici di Scopa, magari un’altra volta!!- urlammo quando già eravamo lontani.
                                                          ***********************************
Madama Rosmerta aveva esagerato con la magia ringiovanente. A causa dei numerosi incantesimi e pozioni che si era autosomministrata, aveva le labbra a canotto e la pelle tirata come fosse una mummia. Della leggendaria bellezza che decantava Zio Ron non era rimasto niente. In compenso, sua figlia Madama Rosminda era nel fiore degli anni, bella e giovane, attirava più clientela lei che l’idromele raffinato servito nel locale.
Quando entrammo nel pub Domi aveva il morale sottoterra.
-Io la odio- disse
-Chi?- Ovviamente solo Rox non aveva capito di chi parlasse.
-Camille- soffiò lei. Noi altri non facevamo un fiato.
-Perché? A me sembra carina! Il genere di James, comunque..-
Domi si voltò a guardare nostra cugina come se volesse ucciderla.
-Uh, guardate! C’è Albus, raggiungiamolo!- trascinai Rox infondo al locale per evitare che Domi mandasse all’aria il suo segreto nell’arco di una manciata di secondi.
Fortunatamente al tavolo di Albus c’erano solamente un paio di Serpeverde, di quelli tollerabili, Lysander e la coppietta felice, per la mia gioia.
Salutai cercando di ignorarli e loro ci invitarono a sederci. Presi posto al fianco di Albus, che malauguratamente era esattamente davanti a loro, dunque mi voltai verso di lui cercando di capire di cosa stesse parlando con Lysander. Domanda idiota. Quidditch, ovviamente. Beh almeno ne sapevo qualcosa.
-Fate coppia fissa ormai?- facevo solo finta di ascoltare quei due, alla domanda di Domi le mie orecchie si erano addrizzate prontamente.
-Sì- pigolò lei e dentro di me la voglia di farle il verso salì alle stelle.
-Tu sei il nuovo ragazzo di Rose?- mi voltai irritata, come si permetteva di nominarmi? e vidi che indicava Francois. Lui scoppiò a ridere.
-certainement pas- rispose non appena riuscì a prendere fiato.
Sia lei che Scorpius lo guardarono confusi.
-Comunque, strano che tu non abbia un ragazzo Rose, sei così carina- si rivolse a me cinguettante. Io sforzai un sorriso più simile ad una smorfia. “Fatti gli affari tuoi” ruggii dentro.
-Io ho cose più importanti da fare- risposi acida.
-Oh, forse perché non hai mai trovato qualcuno che dimostri di tenerci davvero a te- la mano di lei era su quella di lui. Non che fosse un particolare importante. Rimasi zitta, lei appoggiò la testa sulla sua spalla. Cosa mi toccava vedere.
-O forse perché il mio primo pensiero la mattina non è fare la gallina con il primo biondino borioso che passa- l’avevo solo pensato o l’avevo detto? Mi morsi la lingua. Troppo tardi.
-Dovresti essere più gentile- mi ammonì Malfoy piccato –Sei seduta al nostro tavolo- mi fece notare.
-Già, dovresti essere più gentile. Altrimenti potrei pensare che sei gelosa- rimbeccò lei mollandogli un bacio sulla guancia.
-Gelosa di chi, di grazia?- i miei occhi lampeggiavano.
-Di me e Scorp, vedi qualcun altro che si ama qui intorno?- piccola vipera intrigante dalla lingua velenosa.
-Non mi frega niente di te e Scorp- precisai facendole il verso. Il tavolo era piombato nel silenzio.
-Stai attenta piccola, l’ultima volta che si è ingelosita mi ha schiantato- mi voltai verso di lui come una furia.
-Sai bene che non è andata così- ero gelida, ma dentro sentivo una furia bruciante. Non mi aiutava la voce-Lily che diceva “oh sì, è andata esattamente così”.
-Smettila, sei ridicola. La tua gelosia sta rovinando il pomeriggio a tutti- mentre parlava quella piccola oca non smetteva un secondo di toccarlo, lui ricambiava senza spostarsi –Arrenditi Weasley, hai perso. E se non ti sta bene- fece un gesto abbastanza esplicito con la mano –Vattene!- mi alzai in piedi di botto. Mi sporsi in avanti sul tavolo, la faccia davanti a quella di lei.
-Certo che me ne vado. Ma tieni a mente una cosa ragazzina: sei un rimpiazzo!- non ero mai stata un’arrogante, e non credevo realmente a quanto avevo appena detto. Nonostante ciò, frenare la lingua in quelle circostanze era impossibile per me. Lasciai il tavolo di corsa sperando che nessuno mi seguisse ed uscita dal pub presi la strada per tornare al castello.
Quando ormai avevo percorso a perdifiato parte della strada rallentai l’andatura. Sulla strada c’erano ancora alcuni negozi. Mi diedi della sciocca. Perché diamine non riuscivo mai a controllarmi? Non ero sempre stata così. Anzi, non lo ero in assoluto. Lo diventavo solo quando si trattava di quel maledetto Malfoy! Rendermi ridicola in quel modo .. dovevo essere impazzita. Altro che campione Tre Maghi, ero un campione di idiozia. Avevo perso, su quello Marina aveva ragione. Avevo perso la mia lucidità, la mia diligenza, a tratti anche la mia dignità per colpa di quello che .. per colpa di quello che Scorpius Malfoy scatenava dentro di me. L’odio più feroce. “O l’amore più disperato” mi suggerì la voce Lily. Prima o poi avrei trovato un modo per farla tacere.
No, no, no e poi no. Non esisteva al mondo. Mai. E se anche ci fosse stato qualcosa di vero, me la sarei fatta passare. Basta lui, basta parlargli, basta guardarlo, basta trascorrerci tempo insieme, basta pensarci. Basta tutto.
Mentre facevo queste promesse a me stessa sentii una presa solida afferrarmi per il braccio e trascinarmi in un vicolo talmente stretto che due persone c’entravano a malapena. All’inizio mi voltai spaventata. Cercai la bacchetta con la mano, solo per poi ricordarmi che l’avevo lasciata nella borsa di Domi. Quando guardai in faccia il mio aggressore, incontrai gli occhi trasparenti di Malfoy.
Cercai  violentemente di divincolarmi dalla sua stretta. Il risultato fu un corpo a corpo da cui uscii sconfitta e appiccicata a lui.
-Lasciami stare- mi lamentai strattonandolo.
-Non credo proprio, adesso io e te parliamo-
-Mi metto ad urlare- lui in tutta risposta mi appoggiò la mano sulla bocca bloccandola, in modo che non potessi emettere alcun suono.
-Mi sono inventato un milione di scuse per raggiungerti, quindi adesso smetti di fare la ragazzina e dimmi cosa diavolo c’è che non va!- il tono era perentorio. Eravamo stretti nel vicolo buio, lontani dalla strada. Dovevo alzare parecchio la testa per guardarlo.
-Niente!- dissi decisa constatando quanto velocemente i miei propositi di pochi secondi prima erano andati a farsi benedire –Non c’è niente che non va! Tornatene da dove sei venuto e la prossima volta lasciami perdere e non disturbarti ad inventarti scuse per corrermi dietro!- parlai tutto d’un fiato cercando di modulare la voce per non urlare. Non volevo farmi scoprire in un vicolo con lui. Nessuno avrebbe mai creduto alla verità. E c’era Passiflora in giro. Guardai preoccupata l’imbocco temendo di vederla apparire da un momento all’altro.
-Ah sì?- rimbeccò –e cos’era quella scena?-
-Quale scena-
-Quella ai Tre Manici di Scopa- precisò –Sai hai appena detto alla mia ragazza che è il tuo rimpiazzo! Mi ci vorranno giorni per convincerla del contrario, nel frattempo lei terrà le sue deliziose cosce chiuse, tutto questo grazie a te!- con il dito indice mi sfiorò il naso, però dal suo tono non sembrava eccessivamente furioso.
-Bene, allora è meglio che ti sbrighi a tornare indietro!- gli suggerii –sono sicura che se ti impegni le farai cambiare idea prima di sera-
-Sei gelosa marcia- mi accusò sorridendo.
-Sei ridicolo- dissi a mia volta. La mia schiena era appiccicata al muro e il suo corpo appiccicato al mio. Un giorno, qualcuno avrebbe dovuto spiegarmi perché ogni volta che litigavamo dovevamo stare così vicini.
Lui, a dispetto del mio insulto e dei miei modi tutt’altro che gentili, non smise di sorridere. Nei suoi occhi, riconobbi lo Scorpius di qualche settimana prima, quello che giocava con me come al gatto col topo. Il proposito di darmela a gambe, evidentemente, mi passò negli occhi, perché lui mise le mani appoggiate al muro, ai lati del mio corpo, bloccandomi ogni via di fuga. Dopo di che mi guardò e sorrise compiaciuto sfidandomi, io storsi la bocca nella maldestra imitazione di una sorriso.
Senza smettere un secondo di fissarmi si avvicinò alle mie labbra. Sentivo il suo respiro caldo alla menta solleticarmi il naso.
-Chiedimi di lasciarla- sgranai gli occhi senza realmente capire cosa mi stava dicendo.
-Non mi interessa se la lasci .. – la mia voce era appena incrinata.
-Chiedimelo- ripeté baciandomi l’angolo della bocca –Chiedimelo e lo farò- sospirai. Lui staccò una mano dal muro e senza mollare la presa sui miei occhi mi sfiorò le labbra con le dita. Nel frattempo con la gamba aveva separato le mie. Sentivo il suo ginocchio a contatto con la mia femminilità, oltre gli slip. Pulsava, reclamava, lo pretendeva.
Mi sentii accaldata, nonostante l’aria cominciasse ad essere pungente.
-Chiedimi di baciarti e prenderti qui e adesso, maledetta orgogliosa- tuonò con un ruggito basso al mio orecchio. Sentivo, in quelle parole, tutto il suo desidero, la sua frustrazione.
 L’inebriante sensazione di essere così tanto ardentemente voluta da qualcuno mi provocò un giramento di testa. No, non era esatto. L’inebriante sensazione di essere così tanto ardentemente voluta da Lui.
Tenevo le labbra serrate. Dentro di me due anime contrapposte si affrontavano. Non riuscivo a parlare, non sapevo cosa volessi dire. La linea sottile tra quello che vuoi e quello che desideri non sempre è facile da marcare.
-Devi smetterla Rosie- baciò il mio collo lascivo –Tu non riesci a prendermi né a lasciarmi andare- mi accusò di nuovo. Ma l’accusa era dolce. Le sue mani adesso vagavano sotto la mia gonna, sulle mie cosce, fino alle natiche. Si abbassò dal collo a baciarmi il seno, dopo che, non so nemmeno quando o come, aveva aperto i bottoni della mia camicia.
-Baciami Scorpius- reclamai sollevando la sua testa verso le mie labbra. Mi afferrò il viso per appropriarsene. Era un bacio violento, urgente, quasi doloroso. Ci misi dentro tutta la mia rabbia, tutte le mie paure, tutto il mio orgoglio. Ci staccammo solo quando ormai l’apnea era insopportabile.
-Prendimi Scorpius- glielo sussurrai all’orecchio, senza concedermi di pensarci ancora. Lui mi afferrò per le natiche tenendomi su. Avevo la schiena appoggiata al muro, le gambe strette attorno al suo bacino.
Spostò i miei slip con urgenza ed entrò in me con una spinta decisa che mi fece gemere più forte del dovuto. Lui raggiunse di nuovo le mie labbra mentre, in quel vicolo, mentre fuori il sole tramontava, le sue spinte si facevano più forti, più veloci e decise. L’unica cosa che riuscivo a capire in quel momento era quanto mi fossero mancate tutte quelle sensazioni. Toccavo ogni parte raggiungibile del suo corpo, non smettevo di baciarlo, a meno che non fosse assolutamente necessario.
Quando finimmo mi lasciò scendere ed entrambi ci preoccupammo di ricomporci.
Purtroppo il mio cervello si riaccese.
Era stato bellissimo, e su questo entrambe le parti del mio cervello erano d’accordo. Ma lui era Scorpius Malfoy ed io Rose Weasley. Non avrebbe mai funzionato.
-Questo non fa di noi una coppia- precisai, ricordando che infondo lui aveva già una fidanzata. Dal canto suo non fece una piega.
-Non succederà più- dissi dopo un po’. Lui mi guardò un attimo serio, strinse gli occhi, temetti che mi insultasse, o che si mettesse ad urlare. Invece fece la cosa che meno mi aspettavo in quel momento: scoppiò a ridere.
-Lo vedremo, Rosie- nonostante la sua voce trasudasse tenerezza, mi mandò su tutte le furie.


ANGOLO DI MIKA
Vi avverto..non vi ci abituate...la prossima settimana sarà un inferno...
Cmq...eccomi qui, e so' benissimo che non dovrei dirlo, ma adoro questo capitolo..quindi se c'è qualcosa che non vi piace, spiegatemelo altrimenti continuerò a sbagliare per il resto della vita!!!
Allora...cosa dire? Io non ho niente da aggiungere, sono solo molto curiosa di sapere che ne pensate, se avete dubbi o domande!
Nel prossimo capitolo dovrebbe esserci l'assegnazione della Coppa del Quidditch e forse salto direttamente ad Halloween...ma ancora non ne sono certa...dunque lo dico più che altro per darvi un'idea e per chiedervi un parere...
Per il resto vi saluto e ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate.. ma, non me ne vogliate, ringrazio soprattutto le ragazze che lasciano recensioni e se vi piace questa storia dovreste ringraziarle anche voi! Infatti è proprio grazie a voi che scrivo con così tanto entusiasmo <3
Aprestissimo care! Mika
 
[1] Stratchy & son negozio di abbigliamento per maghi di Hogsmeade

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Capitolo 11
*** CHAPTER X- Non mi interessa niente di lei. Giuro e Spergiuro. ***


CHAPTER X- Non mi interessa niente di lei. Giuro e Spergiuro.

La mia gioia, mentre facevo il giro d’onore nello stadio, seguita a ruota dai miei Grifoni, era indescrivibile.
Passammo davanti al settore dove si trovavano le Serpi urlando la nostra vittoria. Loro si esibivano in vari “bu” di rito, ma qualsiasi rumore era messo a tacere dal boato generale degli altri studenti.
Rivolsi uno sguardo soddisfatto e strafottente a Malfoy. Lui mi fulminò.
Marina era al suo fianco, ovviamente aveva tifato fino all’ultimo i Tassi, ma questo non intaccò minimamente la mia gioia, anzi al contrario, la mia soddisfazione era solo maggiore.
-Avrai il tuo premio, Weasley- il tono era camuffato da presa in giro, ma ormai riconoscevo perfettamente QUELLO scintillio nei suoi occhi. Marina rise di scherno, senza realmente capire, mentre Albus guardò l’amico preoccupato.
Planammo più volte sull’erba, e continuammo ad esibirci in giravolte in attesa che tutto fosse pronto affinché la Preside potesse consegnarci la Coppa.
Nel frattempo, Lily aveva raggiunto Lys e lo aveva costretto a salire dietro di lei sulla scopa. Quel ragazzo la viziava troppo.
Quando finalmente sentii la McGranitt pronunciare il mio nome, lentamente atterrai sull’erba andandole incontro. Tutta la squadra era dietro di me. Spettava al Capitano ritirare la Coppa. Mi avvicinai e la preside mi dedicò un gran sorriso.
-Voglio consegnarti anche un’altra coppa quest’anno Signorina Weasley- sussurrò facendomi l’occhiolino. Le sorrisi, sperando di poterla esaudire. Quando la strinsi in mano, sentii una scarica di elettricità ed entusiasmo dalla punta dei capelli ai piedi. Sollevai la Coppa davanti allo Stadio e poi la passai agli altri. Tutti la strinsero, la baciarono. Avevamo vinto. Alla faccia del sexissimo giocatore di Quidditch di Serpeverde.
Quella sera la Sala Comune di Grifondoro sarebbe esplosa.
PoV Domi
Sinceramente del Quidditch non mi importava molto. Se Grifondoro avesse vinto un torneo di scacchi magici sarei stata ugualmente contenta. Era la vittoria ad interessarmi, e la festa.
-Oh mio Dio, ma guorda che muscoli- Francois sembrava impossessato –No, io vorrei proprio andare lì e fargli..-
-Francois- lo interruppe Alice –non andare avanti, potrei vomitare-
-Oh Alìce cosa sono questi pregiudizi- lei lo guardò stringendo gli occhi a due fessure.
-Non sono pregiudizi Francois!- precisò sottolineando la sua indignazione mentre pronunciava il suo nome
 –Ma quello è mio fratello. E non voglio sentire una parola su quello che gli faresti!-
-Frenk e Francois- sospirò –senti come suona bene- il mio amico francese mi diede una gomitata, Alice lo fulminò con lo sguardo ed insieme scoppiammo a ridere.
La Sala Comune era gremita di gente. Persone appartenenti a tutte le case. Anche alcuni Serpeverde. Solo alcuni però, che comunque continuavano a recriminare sul fatto che avrebbero meritato più loro la vittoria.
Mi ne stavo allegra, sorseggiando l’idromele che Rox aveva clandestinamente introdotto a scuola, quando James entrò nella sala con Camille al seguito. Lei le stringeva il braccio allegra e lui le sorrideva cordiale. Stavano parlando di qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa. Sapevo di dovermi fidare di James, però quella situazione non riusciva a starmi bene. Anche se ero stata io a proporla.
-Se continui a guardarli così ti si consumeranno gli occhi trèsor- quando mi voltai trovai Francois intento a guardarmi.
-Non mi piace quello che vedo-
Lui sospirò –Se non ricordo male non è l’unicò a dover far finta di stare con qualcun altro- con la testa mi indicò John che ballava al centro della sala grande, con ancora l’uniforme da quidditch addosso.
-è troppo ubriaco!- commentai notando che il ragazzo che avrei dovuto fingere di frequentare non si reggeva in piedi.
-Bon- fece lui esasperato. Si alzò in piedi e mi porse la mano –Mi devi un grosso favore petit!- inizialmente non capii, poi presi la sua mano e lasciai che mi trascinasse al centro della pista. La posizione era perfetta, James vedeva benissimo.
Mi lasciai trasportare dalle eleganti movenze di Francois. Aveva un fascino tutto suo. Era femmineo e delicato, ma nonostante ciò attraente. La musica e l’alcol aiutavano lo stordimento e lui, per qualche ragione sapeva sempre esattamente cosa fare. Non ero attratta da lui. Non nel senso più stretto del termine, ma non riuscivo a negare la sua bellezza. Sorrisi e glielo dissi.
-Sei bello Francois- lui si lasciò andare ad un sorriso –Non ti mettere in testa strane idee, ma petite princesse-
-Ci sta guardando?- gli chiesi agitata.
-Se gli sguardi potessero uccidere, dovresti venire al mio funerale- aveva appena accennato uno sguardo –Nel caso, non osare presentarti con uno straccetto- precisò.
Continuai a ballare. Lui si avvicinò di più, mi se una mano sulla mia schiena con l’altra prese ad accarezzarmi il collo con le mani delicate ed affusolate.
-Il gioco si fa duro- commentò mentre io lo lasciavo fare –Comunque è un figo spaziale- mi sussurrò all’orecchio ed io gli diedi una leggera spinta.
-è mio- precisai.
-Eh … mi tratterrò solo per l’affetto che provo per te . Non credo avrebbe resistito al mio fascino-
Continuammo a ballare, tra battutine e risate. Di tanto in tanto Francois se la rideva commentando le occhiatacce di James. Ogni tanto si allungava in una carezza. Una volta mi poggiò una mano sul fondoschiena ed io lo guardai leggermente irritata.
-Piace meno a moi che a toi- inutile. Come facevo rimproverarlo? Era passata più di mezz’ora quando ci fermammo, per avvicinarci al mini bar allestito nella Sala Comune.
-Arriva- trillò al mio orecchio mentre riempivamo due bicchieri di ponch.
-Ciao ragazzi- la prima a parlare fu Camille, quella tipa aveva la lingua veramente troppo lunga.
-Ti stai divertendo Domenique?- mi chiese James. Lo guardai negli occhi senza mascherare la mia palese soddisfazione.
-Moltissimo- dissi mettendomi quasi impercettibilmente più vicina a Francois. James notò il mio movimento e strinse i pugni.
-Camille, cara- intervenne Francois –Vorrei parlarti di alcune idee che ho su certe foto ..- la ragazza si infiammò e senza neanche accorgersene seguì il mio amico lasciando me e il mio amato cuginetto soli.
-Nella stanza delle necessità- mi ordinò lui perentorio , lo sguardo acceso, intriso di un mosto tra rabbia e folle desiderio–Subito- mi azzittì quando provai a parlare.
 
                                    ************************************************
Seguii James nella Stanza delle Necessità con una certa ansia che ci scoprissero. In realtà, non c’erano molte possibilità che qualcuno ci notasse quella sera. Gli studenti erano tutti presi a festeggiare, addirittura Passiflora era ubriaca, ed i professori, chiudevano un occhio la sera dell’assegnazione della Coppa del Quidditch.
Nonostante questo camminammo veloci ed arrivammo trafelati, in pochi minuti.
Lui non attese nemmeno il tempo di riprendere fiato. Camminò tre volte veloce davanti alla parete e mi spinse dentro afferrandomi per un braccio.
-Mi fai male Jamie- mi lamentai.
-Cos’era quello che ho appena visto?- mi domandò non badando alle mie lamentele ma mollando la presa dal mio braccio.
-A cosa ti riferisci esattamente?-  gli chiesi mentre mi guardavo ad uno specchio prontamente apparso nella stanza, e mi sistemavo i capelli.
-A te e al mangia lumache mi riferisco- guardai il suo riflesso e risposi atona –Seguivo il nostro piano, esattamente come te- lo informai.
-Il nostro paino era John-
-John era troppo ubriaco-
-Guardami in faccia Domenique!- abbaiò mentre io cercavo con le dita di sistemare la leggera sbavatura della matita nera. Nuovamente mi afferrò per il braccio e mi costrinse a voltarmi.
I nostri occhi si scontrarono. Eravamo vicini, soli, liberi finalmente.
-Mi sei mancato- confessai ignorando il fatto che fossimo nel bel mezzo di una discussione. Il suo sguardo si addolcì. Mi arrampicai su di lui gettandogli le braccia al collo e raggiunsi le sue labbra. Fece una leggera resistenza, residuo dell’arrabbiatura di poco prima, ma durò un secondo.
Finalmente tornò a stringermi forte. Finalmente tornò a baciarmi.
Le sue mani scorrevano veloci sui miei vestiti strappandomeli via. Ogni volta, partiva qualche bottone. James non aveva pazienza. Mi sollevò. Si sedette su una poltrona in pelle nera e mi adagiò, nuda, sopra di lui. Lo accolsi dentro di me già pronta a riceverlo. Impaziente. Fremevo. Lui mi mordicchiò il collo ed io infilai le unghie nella sua schiena. Era un desiderio bruciante. Non ne potevo più. Fui io a prendere lui quel giorno. E mi piacque pensare che nessuna prima di me lo avesse fatto.
Lo cavalcai, mentre cauto si occupava del mio piacere.
-Sei la mia regina- mi sussurrò mentre i miei gemiti aumentavano di frequenza ed intensità.
Venimmo insieme. Dopo rimasi accoccolata al suo petto, lui mi accarezzava i capelli tenero ed io sorrisi ad occhi chiusi.
-Ucciderò quella Camille- dissi riaprendo gli occhi e puntandoli nei suoi ridenti.
-Povera Camille- gli pizzicai il braccio imbronciandomi –No, no. Hai ragione, come vuoi. Uccidila non mi interessa- sorrisi soddisfatta.
-Ma io ucciderò il tuo amico francese- a quel punto non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere.
-Cosa ridi?- chiese offeso allontanandomi da lui.
-Non devi preoccuparti di Francois!- mi misi eretta e lo guardai negli occhi, l’ombra del sorriso ancora sul volto.
-Invece sì! – insistette –Io le capisco certe cose. Le avverto- si pavoneggiò –Ho una specie di sesto senso. E tu gli piaci, dai retta a me- morsicai le labbra per trattenermi ma fu inutile. La risata, più fragorosa della precedente fuoriuscì da me. Risi talmente forte e talmente tanto da avere le lacrime agli occhi. James sembrava sempre più offeso.
-Non capisco proprio cosa tu abbia da ridere Domenique!- come al solito, quando si irritava utilizzava il mio nome completo.
-Scusami, scusami- dissi cercando in tutti i modi di trattenermi –però vedi, Francois non è interessato a me, veramente. Io non sono il suo tipo-
-E chi sarebbe il suo tipo-
-Non lo so- feci per pensare –Qualcuno tipo te!- strabuzzò gli occhi per un momento confuso. Poi, deciso che fosse una buona notizia ridacchiò e tornò ad abbracciarmi.
-Questo non lo autorizza a toccarti il sedere, solo io posso- accompagnò le sue parole stringendo le mie natiche. Poi mi baciò sulle labbra. –E specifica che, con tutto il rispetto, lui non è il mio tipo- sorrisi divertita.
Restammo abbracciati. Jamie si addormentò quasi subito mentre mi stringeva. Io cercavo di rilassarmi tra le sue braccia ma  mi sentivo inquieta, e non riuscivo a capire perchè. Avevo come la sensazione che avessimo dimenticato qualcosa d’importante.
Senza darmi una risposta, cedetti alla stanchezza e mi addormentai.
                                                                 ********************************
 
PoV Rose

Qualcuno doveva aver fatto un incantesimo alla Sala Comune, perché altrimenti era umanamente impossibile che ci entrassero tutte quelle persone.
Non riuscivo a fare tre passi senza che qualcuno mi fermasse per complimentarsi. Adoravo il sapore della vittoria. Adoravo la consapevolezza di essere la migliore che s’insinuava in me. Mi faceva sentire così potente, da poter fare ogni cosa.
Ad un certo punto Charles De la Croix mi arrivò davanti. –Complimonti Miss- mi prese la mano e se la portò alle labbra. Aveva gli occhi verdi, i capelli sulle spalle, liscissimi. Gli sorrisi. –Sarai un osso duro da battere quando inizierà il torneo-
-Felice che te ne sia reso conto- gli rubai il bicchiere di mano ed iniziai a sorseggiare il suo idromele.
Tra la gioia, l’alcol e la musica mi sentii elettrica. cominciai a dimenarmi e a ballare. Charles seguiva i miei movimenti. Sinceramente non è che stessimo ballando insieme. Lui mi stava studiando, sentivo il suo sguardo addosso. Io ero lusingata. Mi piaceva le sensazione che mi regalava essere guardata in quel modo. Mi faceva sentire irresistibile. Forte, potente ed irresistibile. Mi stavo drogando di autostima, tutto in una sera.
Improvvisamente percepii altri occhi scrutarmi. Sorrisi, non mi voltai neanche a controllare. Voleva guardare? Che guardasse! Era venuto nella mia Sala Comune con la sua fidanzatina. Oltretutto, sapevo che il suo proposito di restare monogamo era fallito miseramente, e non solo con me. Dopo quell’episodio, Albus mi aveva raccontato che Malfoy aveva ripreso a concedersi in giro. La cosa non mi stupì, mi infastidiva solo il fatto che, nuovamente, aveva dimostrato che fossi solo una come tante.
Svuotai il bicchiere di Charles e glielo rimisi in mano –Ci vediamo in giro- lo salutai. Lui mi sorrise sardonico. Se pensava di imbambolarmi sbagliava di grosso. Ero più che allenata ad avere a che fare con i biondini strafottenti. Vidi da lontano Francois e Domi ballare. Tentai di raggiungerli, ma ci avrei messo una vita, le persone sembravano moltiplicarsi.
Passai davanti al buco del ritratto, dove un manipolo di Serpeverde appena arrivati aveva raggiunto Malfoy.
-Che ci facciamo qui?- chiese Daniel guardandosi intorno schifato. La sorella già trangugiava un bicchiere di liquore, identico a quello che il fratello teneva in mano.
-Per bere a scrocco- gli spiegò Scorpius mentre la sua, ormai notoriamente, pluricornuta fidanzata gli restava attaccata al braccio.
Daniel gettò il bicchiere a terra schifato. Poi tolse di mano alla sorella il suo e gli fece fare la stessa fine
–Non voglio niente da questa feccia di mezzosangue!- sgranai gli occhi incontrando un momento quelli di Malfoy. Tra Grifondoro e Serpeverde non scorreva buon sangue, ma era più una questione di tradizione che altro. Da tempo affermazioni di quel tipo non erano più state fatte.
Mi allontanai decisa più che mai a raggiungere i miei cugini. Era giunto il momento di parlare di questa cosa con qualcuno.
Rimasi un attimo ferma per cercare di capire quale fosse la strada più breve ed avvertii una presenza dietro di me. Le sue mani scivolarono sulle mie braccia accarezzandomi e, istintivamente, avvicinai la schiena al suo petto. Lui si abbassò per parlarmi all’orecchio.
-Vieni con me- annuii senza ancora voltarmi. Non sapevo se c’era da preoccuparsi, ma comunque lui restava la persona più indicata per parlarne. Mi presi appena un secondo per pensare, per realizzare che volente o nolente, dovevo seguirlo. E mentre lui era già pronto a dovermi convincere mi voltai a guardarlo pronta per andargli dietro.
Raggiungemmo il mio dormitorio. L’esaltazione della partita cedeva rapidamente il passo all’angoscia. Non mi piaceva quello che avevo sentito e non mi piaceva l’idea di rimanere sola con Malfoy in una stanza fornita di letti. In quel momento però non mi veniva in mente nessun altro posto. Ero così presa a pensare che non mi preoccupai nemmeno di controllare se qualcuno ci stesse guardando.
-Si accorgerà che sei sparito- gli feci notare pensando alla sua fidanzata –e si accorgerà che manco anche io- Scorpius chiuse la porta del dormitorio femminile mentre io mi lasciavo cadere seduta sul letto.
-Sono contento di notare che ti stanno a cuore le mie relazioni- rispose voltandosi verso di me sorridendo.
-Non vorrei mai che soffrissi di solitudine-  risposi a tono sarcastica, lui sollevò il sopracciglio.
-Sono costernato dal tuo buon umore-
-Non è colpa mia se in qualche modo tu riesci sempre a rovinarlo-
-Sentivi la mia mancanza?- la sua domanda mi colse di sorpresa. Non era certo quello l’argomento che mi aspettavo di affrontare.
-Ti prego spiegami come la tua testolina bacata, ottusa e piena di autocompiacimento sia arrivata a questa brillante conclusione!-
-Cerchi di rimorchiarti uno solo perché mi somiglia- spiegò –non hai bisogno di imitazioni, Rosie, lo sai vero?- si avvicinò al letto ed io sollevai la mano facendogli il gesto di bloccarsi.
-Non ti avvicinare- non riuscii del tutto a camuffare il mio tono nervoso –Il fatto che io sia qui non significa che sei autorizzato ad allungare le mani-
Lui sbuffò ignorandomi -E perché allora mi avresti seguito?-
-Perché improvvisamente i tuoi compagni di casa vogliono la tessera dei Mangiamorte, forse? No, ora che ci penso è più probabile che volessi rotolarmi nel letto con te!- le mie frecciatine non lo scalfirono per niente. Si sedette sul letto, nonostante glielo avessi vietato e mi guardò negli occhi.
-Tu hai una voglia pazza di rotolarti nel letto con me-
-Tu, invece, hai una voglia matta di finire al San Mungo- purtroppo per me non c’era verso di cancellargli dalla faccia quel sorrisetto sornione.
-Sii serio Scorpius!- lo rimproverai –Dobbiamo fare qualcosa-
-Per adesso- sussurrò spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio –dobbiamo solo vedere come si evolve la situazione-
-Tieni le mani al loro posto- lo ammonii ancora. Assolutamente non potevo finirci a letto tutte le volte che restavamo da soli.
-Ti avevo promesso un premio, ricordi?- ridacchiò sempre più vicino alla mia bocca.
-Hai intenzione di lasciarmi perdere per sempre?- finsi di essere speranzosa e grata.
-Sei adorabile quando fai la dura..- non si allontanò di un millimetro –Mi fai venire voglia di sentirti implorare per avermi- perché doveva essere così dannatamente attraente? E perché Merlino lo aveva dotato di quella voce?
-Non accadrà-
Lui mi sorrise ancora –Sì accadrà- fece una pausa –E sai perché? Perché ti piace essere in mio potere e sentirti mia. Ti eccita terribilmente l’accondiscendenza con cui ti pieghi- mi morsi il labbro. Quelle dannate parole suonavano troppo vere per i miei gusti.
L’errore fu mio. abbassai lo sguardo sulle sue labbra e tremai. Il risultato fu un sorriso malizioso ed irresistibile.
-Sono qui..- le sue parole erano miele. Socchiusi gli occhi. “è l’ultima volta” mi promisi.
SBAM –COSA STA SUCCEDENDO QUI?- mi tirai indietro all’istante spalancando gli occhi. In quel momento Albus entrò nel dormitorio. L’unica cosa che vide fu Scorpius seduto sul mio letto, ma avevo fatto in tempo ad allontanarmi.
Lui si alzò in piedi –Non è come credi-
-Ti ho chiesto di lasciarla perdere-
-L’ho fatto, lo giuro- ammirai la disinvoltura con cui mentiva.
-BUGIARDO! Ci provi appena volto le spalle!-
-Non è vero Albus, di lei non mi importa, non in quel senso - gli disse in faccia –Per me è solo tua cugina e niente altro- . Albus si calmò. Io ingoiai il groppo che avevo in gola. Lo guardai costringendomi a rimanere impassibile. Non gli avrei dato la soddisfazione di vedere che mi aveva ferita. “è solo la cugina di Albus” le parole che già gli avevo sentito pronunciare mi rimbombarono in mente.
-Allora che ci fate qui- Scorpius prese aria e si voltò a cercare il mio sguardo. Lo ignorai rimanendo fissa su mio cugino.
-Dobbiamo raccontarti una cosa-
Non scendemmo più alla festa. Passammo il resto della serata a parlare di Kàtia e dello strano comportamento di Daniel. Alla fine solo di una cosa eravamo certi. Qualcosa stava accadendo. Dovevamo tenere gli occhi aperti.



ANGOLO DI MIKA
Salveeee...capitolo difficilissimo da scrivere...
Visto che sto scappando al lavoro vi lascio solo poche righe..
Jamie e Domi protagonisti...
Nel prossimo capitolo..la festa di Halloween...ho in mente parecchie cose...davvero parecchie...forse la dividerò in due capitoli..
Cmq, purtroppo non potrò aggiornare prima di lunedì poichè domani non ci sarò :(
Apresto Girls

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Capitolo 12
*** CHAPTER XI- Sai cosa si dice di chi origlia .. ***


CHAPTER XI- Sai cosa si dice di chi origlia …

Il silenzio assordante della foresta proibita mi avvolgeva. Non avevo paura, niente avrebbe potuto toccarmi, niente avrebbe osato farlo. Procedevo a passo lento ma deciso senza emettere un fiato. Lo struscio del mio abito sulle foglie, il loro crepitio cedevole sotto i miei passi, erano gli unici rumori che sentivo. La natura taceva al mio passaggio. In rispetto al mio sangue.
Le ombre mi volteggiavano intorno, bluastre e luminose. Raggiunsi la radura, dove mi avevano ordinato di andare.
Mi sedetti sul prato, al centro. In attesa del mio rapporto.
Le ombre delle anime perdute cominciarono a danzare davanti ai miei occhi. Dopo qualche minuto si unirono tra loro mostrandosi a me con le fattezze di un’anima perduta. L’anima di mia zia, morta per ciò in cui credeva, per la Causa, portando onore al suo sangue.
Avevo cominciato ad invocare le anime tempo prima. Era stato un vecchio mago ad insegnarmelo. Era il mio maestro e mentore.  Era colui che guidava tutti gli ultimi Puri come noi.
-Ave- dissi all’anima, lei, come d’abitudine rispose solo nella mia testa.
-Tutto è pronto, avevi ragione, è lui il designato-  la voce distante cruda ma ovattata continuò a rimbombarmi nella testa.
-Continuerò a spezzare i sigilli appena possibile, non sarà facile, ma ne mancano solo due-
-Ce la farò- ripetei all’ennesimo ammonimento mentale.
-Sto raccogliendo seguaci molto più velocemente di quanto credessi. Ci sono ancora molti Puri disposti ad ascoltarci- Poi vidi le ombre affievolirsi –Ai maghi la magia- ripetei come un mantra. L’ombra sparì.
Invece che incamminarmi per tornare subito alla nave, rimasi a riflettere in quel confortante buio.
Dovevo spezzare due Sigilli. E dovevo essere io a farlo. Il rituale al quale mi ero sottoposta era stato lungo e doloroso. La strada era lunga, piena di privazioni ma la ricompensa, oltre qualsiasi immaginazione. Dopo il maestro ero la più alta in grado. Una sacerdotessa. Ed ero l’unica che poteva risvegliare il designato. Molti sigilli erano stati spezzati lungo la strada. Avevo distrutto, insinuato malattie, faide, odio. Ora ero giunta al termine, davanti al traguardo. Solo le due S mancavano affinché tutto fosse pronto.
Sangue. Un sacrificio. Una morte. Sorrisi. Se il mio piano fosse andato bene, come credevo, entro la notte di Halloween quel primo sigillo sarebbe stato spezzato. Il piano prevedeva che facessi ricadere la colpa su quella stupida Mezzosangue, in modo da tenerla lontana dal designato, così avrebbe smesso di distrarlo. A tempo debito, l’ avrei riportato ad Hogwarts, e lì dopo che  il guerriero che stavamo aspettando fosse risorto, sarebbe morta per sua stessa mano. Il fulgido e temibile cavaliere dal sangue puro, lo avrei fatto tornare io, e la prova del suo reale risveglio sarebbe stata nel cuore pulsante di quella ragazzina stretto tra le sue mani.
Sesso. L’ultimo sigillo. Sarebbe venuto con il tempo. Non c’era fretta. Avrei dovuto aspettare il momento opportuno. Lo avrei fatto solo quando tutto sarebbe stato pronto ed il piano per spezzare quel sigillo infallibile. Avrei dovuto cercare di portarlo dalla mia parte, prima. Ma infondo, non era necessario. Una volta che tutti e tre i sigilli fossero caduti, non avrebbe avuto altra scelta che collaborare. Il richiamo del sangue era troppo forte per tutti, anche per Scorpius Malfoy.
Quando mi mossi per tornare alla nave, oramai, albeggiava.
PoV Rose
-No- ripetei mentre Lily mi veniva dietro implorandomi in tutte le lingue conosciute e sconosciute. –Te lo scordi Lily, non lo farò mai! E per mai intendo mai!-
-Daiii, cuginetta mia adorata, non puoi farmi questo-
-Posso eccome! Chiedilo a qualcun'altra!-
-Non posso, ho già dato la disponibilità al Comitato Organizzazione Eventi. Ci chiamiamo “Weasly-Potter Girls” non posso chiederlo ad un’altra!-
-Tu.. tu- farfugliai furente –Così impari a non consultarmi prima! Devi essere pazza per aver creduto che mi sarei prestata!-
-Ti prego, farò tutto quello che mi chiederai! Ogni cosa!-
-Non se ne parla, fatelo senza di me!-
-Dai, anche Rox ha accettato!- Non volli immaginare cosa le aveva potuto offrire. Lily era fuori di testa. I preparativi per la Grande Festa di Halloween clandestina impazzavano, e il genio di mia cugina aveva partorito la brillante idea di proporsi per fare uno spettacolo ballato. Poco importava, erano fatti suoi se voleva salire su un cubo a sculettare, ma lei non si era limitata a pensare per sé, o no! Aveva promesso che anche noi, le sue cugine, lo avremmo fatto!
Risultato? Lucy aveva accettato per non darle dispiacere, Domi era entusiasta e Rox, per qualche motivo a me sconosciuto, dopo aver fatto il diavolo a quattro, aveva accettato. Ma io, non avrei ceduto per nulla al mondo.
-Fai mettere una parrucca rossa ad Albus e coinvolgi lui- le suggerii cercando di seminarla lungo i corridoi. Ma lei era veloce, e mi stava appiccicata come una pustola.
-Rose, ti prego-
-No- ripetei ancora .
-Non costringermi a ricattarti!- sbottò mentre stavo per svoltare l’angolo verso l’aula nella quale si teneva il mio corso da animago. Mi voltai rossa in viso e furente.
-Non oserai, Lily- lei mi fissò negli occhi. Poi abbassò lo sguardo affranta e quando lo sollevò nuovamente verso di me aveva gli occhi lucidi.
-Hai..hai ragione scusami- balbettò con voce triste –Solo che, sono così triste- singhiozzava sommessa mentre non mi staccava gli occhi di dosso –Sai quanto ci tenessi a partecipare al Torneo Tre Maghi, volevo dimostrare, almeno una volta, di essere la migliore di essere in grado di vincere- fece una pausa e tirò su con il naso –Con James e Albus come fratelli con è facile mettersi in mostra, ed invece da quel calice è uscito il tuo nome! Questa gara di ballo, per me, è un occasione per dimostrare che posso essere la migliore-
-Lily- la guardai dispiaciuta e le misi una mano sulla spalla –Hai vinto la Coppa del Quidditch- le ricordai, ma lei scosse la testa.
-No, tu sei il Capitano, tu l’hai vinta- i singhiozzi ora erano più forti, poggiò la testa sulla mia spalla e si lasciò andare alle lacrime. Socchiusi gli occhi dopo averli alzati al cielo e le diedi una pacchetta consolatoria sulle spalle.
-E va bene- acconsentii alla fine –Ma sappi che..- prima che potessi terminare la frase mia  cugina già aveva preso a saltellare. Sul volto, più nessun segno di tristezza.
-Ohh, grazie Rosie! Sei la mia cugina preferita, ci vediamo dopo le lezioni per le prove!- detto questo sparì nel corridoio lasciandomi sola, impalata e con una discreta voglia di schiantarla.
                                                             ************************
PoV Scorpius
“Cosa ho fatto questa volta?!” era la domanda che mi ossessionava da giorni.
Rose aveva ricominciato a non parlarmi. Possibile che io e lei non riuscissimo a fare un passo avanti senza fare una quindicina indietro?
Halloween era arrivato. Quella sera ci sarebbe stata la tanto attesa festa clandestina con tanto di gara di ballo tra ragazze. Marina al mio fianco non la smetteva un secondo di cinguettare su quanto la sua coreografia fosse bella. Fraintendendo il mio silenzio disinteressato, si era messa in testa che fossi geloso e passava più tempo a tranquillizzarmi che a respirare.
Un po’ ero dispiaciuto. Davvero all’inizio Marina mi piaceva. Non era del tutto sciocca, e spesso faceva battute divertente. Inoltre era carina. Ma con il tempo, a dirla tutta, in un tempo molto breve, il mio interesse era scemato, finito, morto. Forse, semplicemente, non ero in grado di amare.
Non appena formulai quel pensiero il volto sorridente di Rose si fece largo nei miei pensieri. Istintivamente sorrisi un attimo, ed immediatamente la Rose nella mia testa si accigliò “Non ridere come un idiota Malfoy, toglitelo dalla testa! NOI NON CI AMIAMO! Smettila subito di pensarci o ti crucio!” il sorriso sulle mie labbra si trasformò in una smorfia e scossi la testa per scacciare quell’immagine.
-Tutto bene amore?- mi chiese Marina tirandomi per un braccio, io mi girai a guardarla interdetto. Avevo quasi dimenticato la sua presenza, e lei si aspettava che dicessi qualcosa. Continuammo a camminare. Io giocherellavo con una miniatura di pluffa. Un portafortuna che mi aveva regalato Albus per Natale, qualche anno prima. Lo tiravo per la catenella, lasciandolo ondeggiare. Nessuno dei due guardava dove mettevamo i piedi.
Ad un certo punto una furia impazzita ci finì addosso sbucando da dietro l’angolo del corridoio, cadendo a terra e trascinandosi dietro anche noi.
-Ehi! Guarda dove metti i piedi- mi lamentai. Alzai lo sguardo e vidi Rose, con i capelli scompigliati, il mantello bagnaticcio a terra, segno che venisse da fuori, e tutti i suoi libri a circondarla.
-Lo stesso vale per voi due piccioncini- abbaiò lei in risposta guardandoci con astio.
-Devi smetterla di cercare di buttarti tra le braccia del mio fidanzato Weasley- l’accusò Marina che in un attimo mi si era nuovamente appiccicata al braccio. Io rimasi in silenzio. Non sapevo cosa dire, non mi andava di lanciarmi a capofitto nell’ennesima discussione, avrei solo voluto prenderla da parte per chiederle perché questa volta ce l’avesse con me.
-Dormi sonni tranquilli Raven! Non ho alcuna intenzione di portartelo via- il tono di Rose era glaciale e pungente. Marina squittì il suo disappunto.
-Non ci riusciresti, sei solo una santarellina acida che si da un sacco di arie e passa la sua vita in biblioteca, lui vuole me-
Rose fumava di rabbia. Strinse i pungi per calmarsi, io alzai gli occhi al cielo quando la vidi sollevare il sopracciglio. Quella era esattamente l’espressione che tutte le volte faceva prima di uscirsene con qualcosa di spiacevole.
-Oh sì, certo! Se non sbaglio il tuo fidanzato ha ammesso davanti ad una classe intera che questa santarellina acida gli è piaciuta parecchio- doveva essere davvero arrabbiata per tirare fuori quella storia.
-Questo era prima che io e lui ci mettessimo insieme, illusa!- rimbeccò piccata la mia “fidanzata”.
- Oh, allora probabilmente devo essermelo sognato che tenta di saltarmi addosso tutte le volte che siamo da soli, tipo il giorno della Coppa di Quidditch, quando si è introdotto nel mio dirmitorio- sbarrai gli occhio esterrefatto, Marina non parlava, ma aveva lasciato il mio braccio e, controllai, aveva già gli occhi lucidi
–Stavate già insieme, se non sbaglio- dopo quest’ultima sprezzante frase raccolse il mantello ai miei piedi ed i libri e se ne andò via.
Rimasi un secondo a guardare la Corvonero al mio fianco. –Marina?- la chiamai senza sapere come giustificarmi. Avrei potuto negare, ma non me la sentii. Improvvisamente una rabbia infinita mi montò dentro. Non mi accorsi nemmeno di lei che correva via tra le lacrime. Mi voltai ed iniziai a cercare Rose per tutto il castello.
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La trovai dopo più di mezz’ora che vagavo. Era nel cortile, appoggiata al muretto, sotto la tettoia, con il suo amico francese, che ancora dovevo capire se ci stava provando con lei o con qualcun'altra delle sue cugine, con Lily e Domi.
Parlavano concitati, mi avvicinai silenzioso, volevo ascoltare cosa si stessero dicendo, avevo la netta sensazione che parlassero di me.
-Gli hai detto così?-  l’espressione sconvolta sui loro volti trasformo la sensazione in certezza.
-E come hanno reagito? Che ha detto Scorpius?- lei sbuffò, era di spalle, non potevo vedere le sue espressioni, anche se riuscivo a immaginarle perfettamente.
-Niente, non gliene ho dato il tempo, sono corsa via- loro scrollarono tutti e tre le spalle, erano coordinatissimi. Poi il tipo francese parlò.
-Lo gnoccò ti fa perdere davvero la testa eh, cheriè?-
Lei sbuffò, io sorrisi –Non dire sciocchezze, semplicemente non sopporto quella Marina-
 Domi le sorrise –Non è che per caso,sei un po’ gelosa, Rosie?-
-E non è che, sempre per caso, alla fine ti sei innamorata di lui, Rosie?- le fece eco Lily. Rimasi in attesa aspettando la sua risposta.
Rose scattò in piedi. Brutto segno, ebbi la sensazione di lasciar perdere, andarmene ed evitare di sentire quello che stava per dire.
-IO. NON. SONO. INNAMORATA. DI. MALFOY. – scandì parola per parola. –Per me era, è e resterà sempre uno stupido spocchioso, incapace di tenersi il coso nelle mutande, con il cervello di un babbuino e la sensibilità di un cucchiaino! Non provo niente per lui, NIENTE!- rimasi immobile –Anzi, provo qualcosa. Mi scatena un infinito e profondo disgusto- quando terminò di parlare sentivo gli occhi annebbiati dall’ira. Avrei voluto prenderla e schiaffeggiarla, umiliarla davanti a tutti. Dimostrare al mondo quanto fosse bugiarda, quanto mi bastasse poco per convincerla a fare tutto ciò che volessi. Strinsi i pugni, girai i tacchi e me ne andai. Incrociai lo sguardo di Domi appena prima di voltare le spalle.
-Ti ha sentito Rosie- le sentii dire, la immaginai mentre si voltava guardarmi ma non mi fermai.
-Peggio per lui- furono le ultime parole che riuscii ad ascoltare.
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PoV Rose
-Ti ha sentito Rosie- quando Domi pronunciò quelle parole mi sentii gelare il sangue. Mi voltai velocemente verso il punto dove guardava. Scorpius se ne stava andando via. Non correva, ma non sembrava avere intenzione di girarsi. Mi morsi il labbro. Ero stata dura, ma lui sapeva, no? Mi conosceva. Gli avevo detto cose simili un altro migliaio di volte.
-Peggio per lui- sputai fuori cercando di convincermi che fosse così. Ma avevo un peso sul cuore. Una parte di me avrebbe voluto corrergli dietro, dirgli che non pensavo davvero quello che avevo detto, o almeno non completamente, ma non lo feci.
-Hai esagerato..- mi rimproverò Domi mettendomi una mano sulla spalla.
Abbandonai con lo sguardo il punto dove Malfoy era sparito e guardai mia cugina.
-Non ho detto niente di diverso da quello che dico di solito- insistetti, ma fui la prima a riconoscere la preoccupazione nel mio tono di voce. Di solito, quando lo insultavo a quel modo, lui reagiva ridendo, o urlandomi contro. Non se ne andava. In parte ero addirittura irritata dal suo modo di fare. Chissà cosa stava pensando. Perché non me lo diceva. Perché non mi aveva raggiunta ed aggredita. Avrei preferito. Avrei preferito ogni cosa al silenzio.
Sospirai, mentre gli altri tre mi guardavano in silenzio.
-Gli chiederò scusa- dissi infine socchiudendo gli occhi e cercando di evitare di pensare a quanto mi sarebbe costato in termini di orgoglio.
-Sarei davvero molto fiera di te!- mi incoraggiò Domi.
-è tardi ragazze!- fece Lily guardando l’orologio –Dobbiamo fare l’ultima prova, e poi vestirci e truccarci. La gara e la festa ci aspettano! –
-Vi renderò bellissime!- e tutti e tre si tuffarono in una concitata conversazione relativa al numero di strass che avrebbero costellato i nostri vestiti.
Mentre camminavo dietro di loro, un luccichio attirò la mia attenzione. Guardai la manica del mio mantello e riconobbi immediatamente il ninnolo che era rimasto impigliato. Era il portafortuna che Albus aveva regalato a Scorpius qualche mense prima. Lo liberai e me lo rigirai tra le mani. Doveva essersi impigliato quando  ci eravamo scontrati ed eravamo caduti.
-Rose? Che fai lì impalata?- mi richiamò Lily. Alzai gli occhi su di lei –Arrivo- dissi riponendomi la piccola pluffa in tasca e correndo per raggiungerli. Glielo avrei riportato quella sera, come pegno di pace.
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Avevo il mantello addosso e comunque sentivo freddo mentre attraversavo il passaggio segreto. La festa clandestina si sarebbe tenuta ad Hogsmeade. Quella sera al banchetto in Sala Grande c’era talmente tanta roba da sentirsi male. Lily mi aveva impedito di rimpinzarmi. Sosteneva che se avessi avuto la pancia gonfia il nostro spettacolo ne avrebbe risentito, ed ora capivo perché. Fino all’ultimo, nessuno mi aveva detto una parola sui vestiti, sempre che così volessimo chiamarli, che avremo dovuto indossare. Erano dei mini abitini neri, che lasciavano scoperta gran parte del corpo. La fascia sul seno era costellata di strass, sue mini strisce di cotone univano il top alla gonnellina attillata al di sotto. Chiamarla gonna era fin troppo generoso, io avrei utilizzato il termine cinta, ma quando lo avevo fatto notare a Lily e Francois, che ci guardava commosso, loro mi avevano liquidata con una smorfia. La schiena era completamente scoperta e le scarpe, anche quelle nere, avevano un tacco vertiginoso tempestato di brillantini.
-Siamo streghe o prostitute?- chiesi mentre indossavo il cappello a punta che grazie ad un incantesimo mi sarebbe rimasto in testa anche a testa in giù, a meno che io non avessi voluto toglierlo.
-Smettila Rose! Stai benissimo-  fece Francois dopo la mia ennesima recriminazione.
Lungo tutto il tragitto io e Rox ci lamentammo per il freddo. Le altre sembravano non avvertire niente, nonostante sotto fossimo praticamente spogliate.
Immaginai le facce dei nostri genitori, se ci avessero viste così. Mio padre avrebbe avuto un infarto e zio Percy avrebbe chiuso Lucy in una scuola femminile.
Quando giungemmo nella sala, già era tutto pronto ed era piena di gente. Gruppetti di persone se ne stavano seduti sui divanetti, a bere e chiacchierare, altri già ballavano. Guardai il palco preoccupata, le luci danzavano sui pali ed io emisi un gemito consapevole del fatto che gli occhi di tutti, tra meno di un’ora sarebbero stati puntati su di noi. Prima si sarebbero esibite altre ragazze. Cominciai a sentire l’ansia salire, forse avrei potuto rompermi una gamba di proposito, ma probabilmente Lily mi avrebbe costretta a ballare anche in quelle condizioni e sarebbe stato peggio.
Vidi in un angolo Albus parlare con una ragazza di Tassorosso. Lei sorrideva civetta e lui le accarezzò la guancia facendola arrossire. –Secondo me salirà sul palco con un mantello e cercherà di coprire Lily!- se ne uscì Rox intercettando il mio sguardo ed io scoppiai a ridere. Se lo avesse fatto, cosa che non mi sentivo di escludere, lei lo avrebbe ucciso.
Raggiungemmo il tavolo dove si trovavano Alice, Lorcan, Lysander e gran parte dei nostri cugini. Dentro faceva caldo, tolsi il mantello ed immediatamente Lily mi fu addosso infilandomi una casacca di iuta.
-Cosa stai facendo?- le chiesi.
-Nessuno deve vedere il nostro vestito- sbuffai per la scomodità di ciò che mi aveva messo addosso ma decisi di assecondarla. Nel frattempo, un ragazzo di Durmstrang che mi sembrava di aver capito si chiamasse Dragàn si avvicinò a noi unendosi al nostro tavolo e prendendo a chiacchierare con lei.
Mi guardai intorno. i Serpeverde erano dalla parte opposta della sala. Scorpius era seduto al centro con Licia e Mia sedute sui braccioli della poltrona. Evidentemente la sua relazione con Marina non aveva resistito al nostro scontro pomeridiano. Mi sentii in colpa, sebbene fossi più che convinta che non si stesse crogiolando nel dolore. Lasciai sul divanetto il mantello, dimenticando la piccola pluffa portafortuna all’interno, e cercai di farmi largo nella sala per raggiungerlo. Volevo parlargli subito. Prima lo facevo, prima sarebbe finita. Infondo erano solo cinque lettere, no? “Ti Amo” cantilenò la Lily l’impertinente della mia testa. No! Non ti amo. Scusa. Cinque lettere S-C-U-S-A-. Sospirai pensando che comunque pronunciarle sarebbe stato allo stesso modo difficile.
-Hai litigato di nuovo con la Weasley?- non appena sentii quelle parole mi nascosi dietro la poltrona. Nessuno mi aveva vista. Il gesto fu abbastanza impulsivo ed insensato, ma volevo sentire cosa avesse da dire. Sebbene la mia coscienza mi ripetesse “Origliare è sbagliato! Sai cosa si dice di chi origlia .. ”
-Ormai ho perso il conto delle volte che litigate tu e quella mezzosangue- lui rimaneva in silenzio. Ed io lo maledii. Cosa aspettava a urlargli addosso?
-Sai Scorpius- squittì Mia o Licia, non so chi delle due, avevano la stessa stupida vocetta adorante –Per un momento ho pensato che ti fossi preso una cotta per lei- ammise ridendo come se fosse l’ipotesi più stupida ed impossibile del mondo. Lui si unì alla risata.
-Per quella?- chiese sprezzante –Ma figurati! L’hai vista? È insipida e talmente acida che se ti tocca rischi di scioglierti!- serrai la mascella adirata.
-Ma hai detto che la Mezzosangue ci sa fare?- ancora quell’appellativo, e ancora una volta lui non disse niente –Insomma hai confessato che ci sei stato e che è stata la tua migliore amante- lo rimbeccò Daniel Parkinson.
-Sì ci sono stato- ammise Malfoy con noncuranza –Più di una volta. Volevo dimostrarle che il suo atteggiamento nei miei confronti era solo perché, come tutte le altre, non vedeva l’ora di finire nel mio letto. Ed infatti non si è fatta pregare- sentii un groppo in gola. L’umiliazione era cocente. Lacrime di labbra mi riempivano gli occhi. Non dovevo piangere, o avrei rovinato il trucco e lui non meritava nemmeno quello.
-Ed è brava hai detto!-  insistette Daniel, mentre io pregavo cambiassero argomento e mi domandavo perché non corressi via.
-Oh sì, lo è. Davvero una sorpresa .. – ammise ridacchiando, più ascoltavo, più mi sentivo male.
-Quasi quasi provo a farci un giro anch’io, se non ti dispiace- rise Daniel in risposta.
-Vai pure, non credo dispiacerà nemmeno a lei- dopo che ebbe pronunciato queste parole, sprofondai nella vergogna. Non potevo crederci. Non era possibile, non era Scorpius quello che parlava. Mi allontanai stando attenta a non farmi vedere. Era un viscido verme. E me l’avrebbe pagata molto cara. Tornai dai miei amici che ero sconvolta.
-Cosa è successo?- mi chiese Domi. La guardai per un momento, ricacciai dentro le lacrime. Non potevo, né volevo parlarne con nessuno. Era troppo umiliante, troppo degradante. Stupida io che mi ero sentita in colpa.
-Tutto bene- dissi versandomi un bicchiere di bourbon. –Sono agitata per lo spettacolo- fortunatamente non fece altre domande. Mi scolai il bicchiere. Ogni secondo che passava la consapevolezza di ciò che avevo sentito era più chiara, la mia rabbia cresceva.
Non era quello il momento di pensare a Malfoy. Lo avrei fatto, ma adesso … adesso dovevo ballare.

ANGOLO DI MIKA
Eccomi qui Ragazze!!
Bene..anzi male..i capitoli diventano più difficili ogni volta..comunque, spero che questo vi piaccia... come immaginate, alla fine tra Scorpius e Rose non si sa chi sia più arrabbiato.
Nel prossimo capitolo, che non vedo l'ora di scrivere, succederanno un sacco di cose! le nostre ragazze si esibiranno, ma l'atmosfera non resterà a lungo rilassata e leggera..stanno per accadere cose brutte, e qualcuno rischierà grosso...
Insomma...spero di avervi incuriosite!
Nel frattempo, credo che Potterina sarà mooooolto contenta :)
Cmq, vorrei ringraziare davvero tutte voi..le lettrici silenziose, ma soprattutto voi che recensite <3 Felpata8; Potterina1993; ClarinetteM; Blair 954; Martystar201; Giò88; CarolyAngel; The pitcher92; Miki90 <3
Grazie Ragazze!
Purtroppo devo rallentare con la pubblicazione dei capitoli...spero cmq di riuscire a regalarvi almeno due/tre capitoli a settimana!
Aprestissimo
Mika

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Capitolo 13
*** CHAPTER XII- Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior. ***


CHAPTER XII- Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

 
Le luci danzavano sul palco. Da dietro le quinte sbirciai verso la sala. La gente era distratta, chiacchieravano tra loro. Quasi tutti. Ma notai che, al contrario, qualcuno era molto concentrato, in attesa. Gli occhi di Scorpius non si muovevano da palco. Sentii l’odio salire forte e prepotente.
La paura di ballare si trasformò velocemente in impazienza. Volevo salire su quel palco. Volevo che mi guardasse. Lo odiavo e volevo mostrargli cosa non avrebbe ma più potuto avere. Volevo che quella sera non fosse capace di togliermi gli occhi di dosso, che mi desiderasse e volesse, per poi sbattergli in faccia il fatto che non mi avrebbe più avuta. Ero così arrabbiata. Cosa voleva? Che mi concedessi ai suoi amici? Bene, se era questo che voleva, questo avrebbe avuto. Sotto i suoi occhi.
Una parte di me, del mio cervello, scalpitava. Mi strillava di lasciar perdere, di andarmene via, di non salire su quel palco. Avrei dovuto correre a nascondermi, ma contemporaneamente dovevo smettere di scappare.
-Tutto bene Rose?- mi chiese Domi quando ormai era il momento di entrare. Era preoccupata. –Se non te la senti..- la guardai negli occhi sconsolata. Non potevo mollare Lily in quel momento. E soprattutto non volevo. Mi sforzai di sorridere, avrei avuto tempo, dopo, nel mio dormitorio di lasciarmi andare alle lacrime. Entrai sul palco a passo deciso e puntai lo sguardo altrove. Charles era con la delegazione di Beuxbatons, guardai lui.
Raggiunsi la mia postazione, sulla sinistra, e mi misi in posizione. Sentivo vagamente le urla di Francois che ci incitava. Dopo qualche secondo partì la musica.  https://www.youtube.com/watch?v=redAfu1a6ec
Lasciai che mi drogasse. Infondo accadeva, bastava volerlo e lasciarsi andare. I battiti del mio cuore seguivano il ritmo allegro della canzone dance che Lily aveva scelto. Lasciai sciogliere ogni muscolo, lasciai che ogni singolo impulso fosse dettato dal ritmo.
La coreografia era accattivante ma semplice. Le luci cangianti, si spostavano velocemente su tutte noi. Improvvisamente cominciai a sentirmi sicura di me. Non vedevo chi mi stava guardando, non avvertivo la presenza di nessuno. Il mio cervello aveva smesso di pensare, non ne avevo bisogno. L’unica cosa che mi urlava era l’ordine dei passi che dovevo eseguire. Ancheggiavo, saltavo, giravo, cambiavo di posizione. Mai, neanche una volta, pensai che c’erano i miei compagni a guardarmi. Forse perché non avevo scelta. Scorpius andava in giro dicendo che ero una poco di buono, rovinando la mia reputazione? Bene, allora almeno sarei stata la poco di buono più desiderabile di Hogwarts. “Qualsiasi cosa tu faccia nella vita, Rose, ricordati che l’importante è essere la migliore!” non credo che mia madre sarebbe stata contenta dell’uso che stavo facendo di quel prezioso consiglio.
Quando lo spettacolo finì lasciai velocemente il palco. Una volta finita la musica, stare lì sopra non era più tanto facile. Mi avvicinai velocemente al bar e presi del wisky incendiario. Quella sera avevo seriamente bisogno di non capirci niente.
-Sei stata meravigliosa cheriè- mi raggiunse Francois ed io mi sforzai di sorridere.
-Grazie- buttai già il liquido ambrato senza fare una piega.
-Vincerete sicuramonte!- decretò convinto annuendo e versandosi anche lui un bicchiere. Lo scolò di un sorso, fece una smorfia e mi guardò in faccia –Questo è scadonte!-
Risi della sua espressione ed annuii ancora –Non siamo ad una festa di classe- lui gettò il bicchiere in un cestino lì affianco di malagrazia –Insomma cosa c’è che non va?-
Abbandonai il mio finto sorriso –è così evidente?- mi lagnai. Lui sollevò un sopracciglio ed annuì, bevvi ancora, il sapore era terribile, ma il bruciore alla gola mi distraeva, ed era esattamente quello che volevo.
-Non ne voglio parlare- decretai infine.
-Scorpius-
-Quale parte della frase non ne voglio parlare non ti è chiara Francois- lui mi guardò un attimo interdetto poi sorrise e parlò di nuovo –Scorpius ti sta fissando- precisò. Mi voltai velocemente verso il divanetto dei serpeverde e lo riconobbi seduto, girato verso di me. La gente intorno a lui parlava. Le sue due sgualdrine lo guardavano cercando di attirare la sua attenzione, inutilmente.
-Non mi interessa quello che fa!- dissi dopo aver sentito il mio stomaco contorcesi –Balliamo-
-Siete due idioti- osservò lui ma si zittì immediatamente dopo la mia occhiataccia –Ok, balliamo!-
La musica era potente, l’alcol mi scorreva nelle vene arrivandomi al cervello. Mi muovevo, ballavo, saltavo e non mi interessava di altro. Avevo la percezione dello sguardo di Scorpius su di me, ma non mi importava, o meglio, non volevo che mi importasse.
Dopo qualche minuto tutti gli altri ci avevano raggiunto. Alice ballava con Lorc e Lys dimenandosi come una pazza e Rox rideva stretta ad un Tassorosso, cosa che mi lasciò abbastanza senza parole. intorno a noi c’erano molti più studenti del solito, segno che il balletto sexy di poco prima ci avesse fatto conquistare molti più ammiratori di prima. La cosa non mi piaceva più di tanto, ma in quel momento era utile. Più gente mi circondava, meno stupidaggini avrei potuto fare e soprattutto meno probabilità c’erano che Malfoy mi raggiungesse.
Il problema dell’alcol, oltre al vomito, le vertigine, la disinibizione, il mal di testa del giorno dopo ed affini, è che spesso ti spinge a fare ragionamenti astrusi che, in quel momento, sembrano i più logici e profondi che tu abbia fatto nella tua vita. Fu questo a portarmi a credere di aver trovato la soluzione per tutti i miei problemi.
Mi convinsi che l’influenza che Scorpius aveva su di me dipendesse dal fatto che non avessi mai avuto un altro. Per questo il mio corpo mi gridava di gettarmi tra le sue braccia, perché essendo stato l’unico riconducevo a lui tutte le sensazioni positive del sesso. Se solo avessi trovato un altro a cui collegarle, sarebbe tutto finito. Lui sarebbe tornato a non avere più alcun potere o attrattiva. Dovevo agire, e dovevo farlo subito. Non sopportavo più quel senso di angoscia, di malinconia galoppante che si faceva largo in me ogni volta che con Malfoy le cose andavano male, dunque praticamente sempre. Mi guardai intorno cercando qualcuno papabile e riconobbi Daniel Parkinson appoggiato ad una colonna che mi guardava. Sorrisi tra me.
“Vediamo quanto ti sta bene!” mi dissi senza riuscire a soffocare una leggera punta di soddisfazione. Certo scegliere una serpe non era il mio piano originario, ma se oltre che liberarmi di lui fossi riusciva a farlo infuriare, la cosa sarebbe stata utile il doppio.
“Lo hai sentito a lui non interessa” mi ricordai mentalmente, ma complice l’alcol non riuscivo a crederci. Sapevo che gli interessava. Sapevo che lo avrebbe mandato su tutte le furie. A dispetto di ciò che aveva detto sarebbe impazzito ed io lo sapevo, me lo sentivo, ne avevo l’assoluta certezza. Mi staccai dal gruppo e cominciai a ballare in solitaria più vicino alla colonna.  Gli altri non mi notarono. Francois si era avvicinato a Frank, e Lily stava flirtando con un ragazzo di Durmstrang decisamente attraente, ma con un’aria poco rassicurante. Non me ne preoccupai troppo. Mia cugina sapeva badare a se stessa.
Dopo un paio di minuti Daniel mi si avvicinò, come immaginavo che facesse.
-Ciao Weasley-
-Ciao- sorrisi a mia volta della falsissima gentilezza nella sua voce. Voleva solo una cosa, ed in una situazione normale lo avrei cruciato, ma in quel caso, la fortuna voleva che io avessi le sue stesse intenzioni.
-Non ti facevo così sexy- disse facendosi più vicino, io alzai un sopracciglio. La frase allusiva mi fece battere il cuore più forte per il disappunto, non potevo fare a meno di notare che era stata la voce sbagliata a pronunciarla.  –Risparmiati i complimenti Parkinson- ridacchiai forzatamente. Mi voltai e continuai a ballare mentre muovevo strusciandomi su di lui. Fortunatamente avevo bevuto abbastanza da non capire perfettamente cosa stessi facendo, e non abbastanza da vomitarmi sui piedi per la vergogna.
-Ti piacciono le Serpi, Weasley?- mi sussurrò all’orecchio. Sbattei le palpebre senza sapere cosa rispondergli. Malfoy ci fissava, e come avevo immaginato era furioso. Entrai nel panico quando lo vidi alzarsi di scatto dal divanetto, esattamente nel momento in cui Daniel mi aveva afferrato i fianchi. Mi irrigidii, poi fortunatamente Albus lo raggiunse e lo fermò per dirgli qualcosa. Colsi il momento al volo. Non dovevo permettergli di avvicinarsi. Avrebbe cacciato Daniel, mi avrebbe trascinata via e sapevo bene come sarebbe andata a finire. Ignorai la capriola del mio stomaco a quel pensiero e afferrai Daniel per il braccio trascinandolo via.
-Torniamo al castello- decretai convinta recuperando il mio mantello.
-Con molto piacere..- mi fece eco lui prima di seguirmi nel passaggio segreto.
                                                      ****************************************
PoV Lily
Dragan era carino. Alto forte e molto muscoloso, esattamente come avevo sempre immaginato il mio uomo ideale. Gli occhi erano neri come la notte, con una leggera ombra scura sotto le palpebre, e la pelle bruciata come la terra. l’aspetto era leggermente rude. Indossava un vestito essenziale nelle linee. Quando si avvicinò per ballare gli regalai un gran sorriso. Lo avevo notato da giorni, ed era tutta la sera che cercavo la sua testa bruna e ricciuta tra la folla.
Avevo voglia di divertirmi. L’esibizione era andata bene, meglio di quanto credessi ed io ero felice. Avremmo vinto, dovevo solo aspettare che decretassero il vincitore a fine serata. Mi guardai preoccupata intorno cercando tutte le mie cugine, non vidi Rose. Non le avrei mai permesso di mancare alla premiazione, più tardi avrei dovuto cercarla. Più tardi, perché in quel momento la mia mano si era comodamente adagiata sul bicipite di Dragan, guizzante e virile sotto le mie dita.
Ballammo senza tregua, e lui mi mangiava con gli occhi, cosa che mi faceva sentire bene, felice, voluta, al centro del mondo e questo mi piaceva.
Dopo circa mezz’ora che ballavamo, lui mi mise una mano alla base della schiena spingendomi distante dal gruppo. Lo assecondai, pensando che volesse conquistare qualche divanetto all’angolo, fino a che non mi accorsi che si stava dirigendo verso la porta per uscire dal locale.
Rimasi un attimo interdetta. Uscire di notte per Hogsmeade non era esattamente una buona idea. Tentai di opporre resistenza.
-Non possiamo uscire!- gli feci notare ancora sorridente.
-Io dico di sì- insistette lui continuando a trascinarmi, allora puntai i piedi.
-Ho detto di no!- dissi secca , il suo volto era inespressivo, gli sorrisi credendo che avrebbe rinunciato
 –Magari potremmo aspettare la mia premiazione e poi..- mi feci avanti accarezzando il suo viso leggermente coperto di barba –e poi festeggiare- suggerii con quanta più malizia possibile. Lui non reagì in alcun modo al mio tentativo, mi fermò la mano e mi guardò duramente.
-Voglio festeggiare ora- non ebbi tempo di emettere un solo suono che già mi aveva trascinata fuori dal locale.
-Lasciami!- gli ordinai quando l’aria fredda della notte iniziò a farsi pungente, mentre lui mi spingeva verso legnaia. Non si prese nemmeno il disturbo di rispondermi.  In un secondo la sua bocca fu sulla mia e mi baciò, nonostante le mie resistenze. Cercai di ribellarmi, di spingerlo via. Mi concentrai e ricordai i consigli di zio Ron per liberarsi di un ipotetico assalitore. Immediatamente sollevai il ginocchio e lo colpii dove faceva più male. Lui si tirò indietro un momento, ma evidentemente la botta non era stata così forte. Un secondo dopo era nuovamente su di me. Cercò di strapparmi di dosso il vestito già striminzito, tenendomi una mano sulla bocca. Lo morsi forte e quando lui l’allontanò urlai con quanto più fiato avessi in gola.
-Stai zitta!- mi abbaiò in faccia. Di nuovo le sue mani vagavano sul mio corpo. Sentii le lacrime sgorgare dagli occhi, ero completamente umiliata. Volevo picchiarlo, e riuscivo a pensare solamente a quello, ma purtroppo era troppo grosso per me e la bacchetta era troppo lontana, dentro, nel mantello. Perché non imparavo a fare come Rose che se la legava alla cinta?
Quando ormai avevo perso tutte le speranze, qualcuno afferrò Dragan per il braccio e lo tirò via assestandogli un poderoso pugno sul naso.
Nonostante le lacrime mi appannassero gli occhi non faticai a riconoscere Lysander.
Mi lasciai cadere a terra, la schiena appoggiata alla legnaia. Con il dorso della mano mi asciugai le lacrime mentre quei due si fronteggiavano. Dragan era grosso. Molto più grosso di Lys, che però non avevo mai visto così arrabbiato.
-Cosa stavi facendo, porco?- lo affrontò a viso aperto.
-Niente che le dispiacesse- rispose quello strafottente.
In un momento i due furono l’uno sull’altro. Adesso all’ansia si era aggiunta la preoccupazione. Ero terrorizzata per Lys, lui non era un tipo da rissa. Lui era quello studioso, sempre calmo, capace di trovare una soluzione pacifica per qualsiasi problema. Spesso lo avevo preso in giro dicendogli che era noioso sempre così composto.
-Basta- strillai –Basta, smettetela!- saltai in piedi smettendo di piangere. Dragan aveva sopraffatto Lys, gli era sopra e lo stava picchiando. Sentivo il rumore delle sue nocche scontrarsi con il viso del mio amico.
-No! Fermati!- urlai nel panico –Lys- ad ogni pungo ero più disperata –Lys!-
In un secondo gli saltai alla schiena, cercando di spingerlo via. Lui si liberò di me dando uno strattone e facendomi cadere all’indietro. Chiamai aiuto il più forte possibile, mentre di nuovo cercavo di fermarlo. Lui mi spinse via. Sentii la sua mano sul mio labbro e dopo qualche secondo riconobbi il sapore ferroso del sangue nella mia bocca.
Sputai a terra, poco signorilmente, e mi alzai nonostante il dolore. In quel momento, sentii la porta del locale aprirsi e chiudersi. Dei volti conosciuti comparvero e sospirai di sollievo.
Davanti a tutti c’erano Albus, James e Hugò. Immaginai di vedere la scena con i loro occhi. Lys a terra, Dragan che lo teneva per il bavero, la  faccia del nostro amico insanguinata. E di lato io. Il vestito oscenamente strappato, gli occhi rossi e gonfi per il pianto, il labbro spaccato e i capelli arruffati. Non era necessaria un’analisi approfondita per capire cosa fosse accaduto.
I miei fratelli, contemporaneamente, sfoderarono la bacchetta puntandola sul ragazzo di Durmstrang. Nel frattempo Hugò mi si avvicinò seguito da Domi.
-Lily, come stai?- mi chiese lei mentre mio cugino mi metteva addosso il suo mantello. Io scrollai le spalle continuando a guardare Lysander a terra.
James e Albus sistemarono Dragan per le feste. Immaginai la sorpresa dei professori, il girono dopo, nel trovarlo nudo e legato ad un palo ad Hogsmeade. Certo non avrebbe potuto confessare, né dare la colpa a nessuno. Come non avremmo potuto dire niente noi. Troppe spiegazioni e saremmo finiti nei guai, tutti quanti. Non era esattamente il massimo confessare di aver organizzato un festino alcolico clandestino fuori dai confini di Hogwarts.
Non appena superai lo shock mi avvicinai a Lysander . Lorcan ed Alice erano al suo fianco.
-Lys!- strillai raggiungendolo –oh Merlino!- il suo volto era tumefatto. Gli accarezzai l’occhio completamente pesto e lo guardai cercando di esprimergli tutta la mia gratitudine.
-Scusami, è colpa mia- ammisi, nuovamente con le lacrime agli occhi. Stavo piangendo più quella sera che in tutta la mia vita.
-Sì, lo è Lily- la sua voce tagliente mi colse completamente di sorpresa. Decisamente non era da lui comportarsi a quel modo, parlarmi a quel modo.  –Devi smetterla di correre dietro a qualsiasi ragazzo passa. Altrimenti è questo quello che succede- la sua voce era vibrante di risentimento. Abbassai gli occhi colpevole e lasciai cadere le braccia lungo il corpo.
Lorcan aiutò il fratello a tirarsi in piedi, senza commentare le sue parole –Andiamo in infermeria! Madama Chips darà di matto!- gli disse facendolo appoggiare alla sua spalla. Non appena se ne andarono Domi mi fu vicino –Vedrai che gli passa- mi rassicurò indicando con la testa il punto dove erano spariti gli Scamandro. Io annuii e mi lasciai abbracciare.
                                             ***********************************
PoV Rose
I corridoi di Hogwarts erano deserti. Gli unici rumori erano quelli dei passi miei e di Daniel. Arrivammo in un corridoio in un’ ala quasi dimenticata, e la mia sicurezza cominciò a vacillare. Cosa stavo facendo? Dovevo essere impazzita. Azzardai un’occhiata a Daniel dietro di me. Non mi toglieva gli occhi di dosso, e non era nemmeno così carino. Al contrario, non c’era assolutamente niente di lui che mi attraeva, all’infuori della prospettiva di far arrabbiare Scorpius.
Mi fermai e mi voltai per guardarlo. Lui mal interpretò il mio gesto e poco carinamente mi sospinse verso la parete conquistando le mie labbra. Sentivo le sue mani armeggiare con il mio mantello, non sembrava nemmeno molto preso. I suoi gesti erano meccanici, studiati, nessuna passione. Per un momento cercai di convincermi a portare a termine i miei propositi. Immaginai la faccia di Malfoy, quando avrebbe saputo. Poi velocemente lo allontanai.
Ero una perfetta idiota.
Della sicurezza di prima nemmeno l’ombra. Magari se ne sarebbe infischiato, magari sarebbero finiti a parlare di me in termini ben peggiori di quelli che avevo sentito ad inizio serata.
-Che hai mezzosangue?- mi chiese strafottente il serpeverde. Io storsi la bocca. Decisi di ignorare il suo insulto e mi limitai a guardarlo con odio. –Vattene Daniel- soffiai tra i denti.
-Ma come?- chiese lui, ma sembrava solo fintamente deluso –Non dovevamo divertirci?-
-Fortunatamente non sono abbastanza ubriaca per andare in fondo a questa cosa- cercai di ferirlo, ma i suoi occhi erano freddi e disinteressati. Quasi che non gli importasse di non avermi avuta.
-Meglio così! Chissà quante e quali malattie si possono prendere da una mezzosangue!- disse allontanandosi e guardandomi con disprezzo –Ho avuto quello che volevo- borbottò tra se prima di allontanarsi e lasciarmi lì.
Rimasi appoggiata alla parete, cercando di capire il senso della frase. Intorno a me, buio e silenzio. Cercai la bacchetta nelle tasche del mantello, ma erano vuote. Mi ricordai di averla attaccata alla cintola e la tirai su per fare luce, ma prima che potessi pronunciare l’incantesimo una mano mi afferrò spingendomi in un’aula abbandonata.
Guardai con disprezzo Malfoy che mi si era parato davanti.
-Pensavo di averti seminato- osservai cercando di raggiungere la porta ed andarmene. Non volevo vederlo né parlargli. Non dopo quello che avevo sentito.
-Cosa stai facendo con Daniel?- mi chiese rabbioso afferrandomi l’avambraccio.
-Non ti deve interessare- soffiai a denti stretti fronteggiandolo.
-Non fa altro che chiamarti mezzosangue-
-Già ho saputo, ma per fortuna che ci sei tu a difendermi- dissi con sarcasmo fingendo di pensare –Ah, no! Mi sbaglio perché non lo hai fatto!-
-Pretendi che continui a difendere il tuo onore? Nonostante quello che dici di me?-  rimasi in silenzio a guardarlo –Ti disgusto, no? Non è questo che dici?- insistette.
-Tu mi hai dato della sgualdrina-
- Già! Ed è per dimostrarmi che mi sbaglio che sei pronta a farti i miei amici- istintivamente sollevai la mano e tentai di colpirlo, ma lui fu più veloce. Ci guardammo con odio mentre teneva una mano sul mio braccio e con l’altra mi bloccava lo schiaffo in aria.
-Tu sei mia- decretò con voce folle d’ira, la bocca ad un palmo dalla mia.
-Io ti odio- gli feci eco duramente. Le sue parole continuavano a vorticarmi nella testa. Volevo distruggerlo. Sentivo crescere dentro di me una furia spaventosa, potevo vederla, era come una grande palla di fuoco rossa che mi si muoveva dentro  pronta ad esplodere. I miei muscoli si tendevano sotto le sue mani. Come se le terminazioni nervose, nei punti dove mi stava toccando mandassero impulsi alla palla di fuoco ed odio dentro di me, per farla esplodere.
-Anche io ti odio- precisò. I suoi occhi erano scuriti dalla rabbia. La pupilla dilatata rendeva il nero più evidente del grigio cupo delle iridi. Conoscevo a metà quello sguardo, ma ero sicura che fosse lo specchio del mio.
Lasciò andare le mie mani e mi prese i fianchi alzandomi la gonna –Ti odio- ripetè senza mollare la presa dei miei occhi, strappandomi di dosso gli slip. Lo sguardo ardeva. La palla di fuoco dentro di me danzò più energicamente. Ne riconoscevo il sapore, pungente ed agrodolce. Era odio, ma non solo. Fremevo mentre mi afferrava di nuovo il braccio reclamando la mia attenzione. La sua presa ferrea quasi mi faceva male, ma contemporaneamente mi mandava il sangue al cervello. Con lui era sempre così. Odio e desiderio si mischiavano senza che io riuscissi mai a venirne a capo, senza che io avessi il potere di decidere quale dei due dovesse prevalere di volta in volta. Lasciai che mi togliesse i vestiti di dosso, e gli strappai la camicia.
-Sei mia e di nessun altro-  precisò mentre gli sguardi che ci lanciavamo non si addolcivano minimamente. La discussione concitata cozzava con quello che mi stava dicendo –Nessun altro deve averti, o toccarti. Nessuno! Mi hai capito?- mi strattonò il braccio tirandomi a sé.
-Non osare dirmi cosa devo fare!- posai le mani sul suo petto nel tentativo di allontanarlo –Faccio quello che voglio- mi alzai quasi in punta di piedi per raggiungere la sua altezza, inutilmente.
Lui spostò lo sguardo sulle mie labbra –Sono io quello che vuoi- mi disse prima di baciarmi con rabbia.
La palla di fuoco dentro di me esplose. Adesso fiamme infuocate lambivano ogni parte recondita del mio essere. Smise di baciarmi e mi voltò. Mi appoggiai alla cattedra, sporgendomi indietro, ed in un attimo fu dentro di me. Mi teneva per i fianchi, in maniera decisa, quasi violenta, ma incredibilmente più piacevole che mai.
-Ti odio Malfoy- gemetti mentre spingeva.
-Ti odio- rispose tirandomi su. Voltai la testa per raggiungere le sue labbra. Lo baciai rabbiosa mentre lui rabbiosamente spingeva.
Trattenere i gemiti era impossibile per entrambi. Più lui ansimava più io godevo. Mi resi contro che mai come quella volta avevo avuto voglia di lui.
-Ti detesto- quasi urlai, sull’orlo dell’orgasmo.
Lo sentii spingere più forte. Sentivo le contrazioni del mio segreto, intorno al suo organo pulsante. Eravamo entrambi vicini al culmine del piacere.
-Ti amo Rose- la sua voce al mio orecchio era ancora rabbiosa. Il tono lo stesso che aveva usato per dirmi che mi odiava. Una scarica di adrenalina mi colpì dritta al cervello, amplificando mille volte il piacere che stavo provando.
-Anch’io- mi lasciai sfuggire e non m’importava. In quel momento non volevo pensare a quelle parole, in quel momento non potevo pensare a niente. Se non all’esplosione che arse dentro di me, consumandomi. Urlai talmente forte che ci avrebbero scoperto se lui non mi avesse tappato la bocca con la mano.  Quando uscì da me mi voltai e senza guardarlo mi sdraiai sulla cattedra. Il legno freddo sulla pelle rovente mi fece venire la pelle d’oca. Socchiusi gli occhi stanca, lui prese posto al mio fianco e non parlò. Restammo lì in silenzio per molto tempo.
-Non accadrà più- dissi fissando il soffitto.
-Lo dici tutte le volte- osservò, ma nessuno dei due aggiunse altro.
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PoV Kàtia
Raggiunsi il parco di Hogwarts in tarda notte. Nessuno mi aveva vista, nessuno mi avrebbe scoperta. Gettai il corpo esanime  della ragazza a terra, senza preoccuparmi di avere cura per il corpo. Il giorno dopo lo avrebbero trovato.
Dopo qualche secondo sentii dei passi alle mie spalle.
-Kàtia- la voce adorante di Daniel Parkinson mi strappò un sorriso soddisfatto. Quello sciocco era in mio potere, avrei potuto chiedergli qualsiasi cosa.
-Hai portato quello che ti ho chiesto?- domandai senza voltarmi.
-Sì- disse lui raggiungendomi. –Un oggetto personale di Rose Weasley! L’ho preso dal suo mantello- mi passò un piccolo oggetto, sembrava un portafortuna a forma di pluffa. Lo presi tra le mani soddisfatta, mi abbassai e lo adagiai affianco al cadavere.
-Sei sicuro che nessuno ti abbia seguito?- gli chiesi mentre gli davo le spalle, lui non rispose. Mi voltai e lo trovai con gli occhi sbarrati. Guardava il corpo senza vita ai miei piedi.
-Ti ho fatto una domanda Daniel!- lo rimproverai.
-Io..io- balbettò faticando a staccare gli occhi dal corpo a terra –Nessuno mi ha seguito- disse tornando a guardarla.
-Bene- commentai con non curanza. Lo superai lasciandolo indietro, era ora di rientrare, non era prudente restare ancora lì.
- è morta?- mi chiese afferrandomi il braccio. Lo fulminai con gli occhi e lui mollò la presa come scottato.
-Ti sembra viva?- gli chiesi con sufficienza.
-Ma.. io .. tu non mi avevi detto ..- lo guardai con scherno. Era solo un ragazzino, valeva meno di niente, ma avevo bisogno di lui in quel momento. Assunsi l’espressione più innocente possibile.
-Sono sacrifici necessari- gli dissi.
-Ma, un omicidio .. –
Gli accarezzai la guancia, consolandolo  -So che è difficile, ma è il nostro compito-
-Era la ragazza di Scorpius- disse con voce sommessa indicando la ragazzina a terra.
-Era una mezzosangue- lo corressi duramente, poi mi finsi dispiaciuta –Ci stai ripensando, Daniel? Non stai più dalla mia parte?- lasciai che la mia voce tremasse e ebbi l’effetto sperato. Lui si ricompose e tornò deciso.
–No mia signora, sarò al tuo fianco- gli concessi un sorriso –Bene!- la mia mano leggera passò sulla sua guancia –Adesso andiamo! Non devono vederci qui- .
Quando rientrai alla nave pioveva ed albeggiava. Mi affacciai dalla mia stanza, ed altre il lago sulla riva giaceva Marina Raven, con la divisa inzuppata, e la prova della colpevolezza di Rose Weasley accanto.
 



ANGOLO DI MIKA
Perdonoooooo :( So di essere un disastro..ma vi prego pazientate! Pensavo che sarei riuscita a mantenere una certa costanza, inviece non credo che potrò fare promesse! Fino al 22 .. il giorno della liberazione ... purtroppo sarò una donna finita!
Dunque .. spero voi siate comprensive ..  vi prego .. ho dovuto rinunciare a parecchio tempo di studio per questo capitolo :D mi perdonate?
Prometto solennemente che dal 22 aggiornerò con una puntualità tale da fare invidia ad uno svizzero! Giuro quanto è vero che ho tatuato expecto patronum sul polso! (e l'ho fatto davvero!)
Bene, insomma non sono molto soddisfatta di questo capitolo, altro motivo per non poter aggiornare velocemente...troppi pensieri credo! Spero comunque vi sia piaciuto un pochetto..
Beh.. che dire... mi sa che nel prossimo qualcuno avrà qualche guaio..
Vi adoro ragazze..
Scusatemi <3

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Capitolo 14
*** CHAPTER XIV- Sarebbe stato più discreto entrare mano nella mano ***


CHAPTER XIV- Sarebbe stato più discreto entrare mano nella mano

Erano ore che passeggiavo avanti d indietro davanti alla porta dell’infermeria, ci avevo praticamente passato la notte lì davanti. Dopo essere rimaste per un paio d’ore a farmi compagnia Domi e Roxi se ne erano tornate in camera, non senza aver tentato di convincermi a seguirle. Io però ero rimasta. Anche madama Chips aveva insistito che tornassi a letto, lanciandomi un’occhiata di rimprovero, dopo avermi assicurato che Lysander stesse bene.
Non sapevo cosa mi spingesse a restare lì. Probabilmente in una situazione normale sarei stata arrabbiatissima per la sfuriata di Lys, ma le immagini di lui che si batteva per difendermi mi tornavano alla mente impedendomi di portargli rancore. Inoltre, una parte di me, continuava a ripetermi che non avesse poi tutti i torti.
Mi sedetti sulla panca fuori dall’infermeria a rimuginare. Non avevo idea di che ore fossero e di quanto tempo avessi trascorso così. Azzardai un’occhiata fuori dalla finestra, fuori cominciava a fare giorno. Improvvisamente, quando sentii la porta dell’infermeria aprirsi e vidi comparire Madama Chips scattai in piedi.
-Che ci fai ancora qui?- sbuffò lei, quando mi piazzai davanti.
-Come sta?- chiesi a mia volta, ignorando il suo tono scontroso. L’infermiera sollevò un sopracciglio.
-Bene, ma con la faccia gonfia! Esattamente come tre ore fa!-
-Posso vederlo?- azzardai, nonostante i suoi modi già mi suggerissero la risposta. L’anziana strega corrugò il volto contrariata. Era vecchia. Vecchia decrepita. Zio Ron diceva sempre che era già vecchia ai suoi tempi, e Zio George continuava a ripetere che doveva aver rubato la pietra filosofale per essere ancora in vita.
-Non. È. Orario. Di. Visita.- scandì ad una ad una le parole, come se temesse che io non la capissi.
-La prego- insistetti.
-Il signor Scamandro sta riposando, non mi sembra il caso di ..-
-Lily .. – la voce di Lys dall’interno la costrinse a fermarsi. Gettai una rapida occhiata oltre le sue spalle e poi tornai a guardarla implorante. La donna sbuffò contrariata, prima di scuotere la testa. Se Lysander non fosse stato il suo studente preferito, non mi avrebbe mai concesso di entrare.
-Solo pochi minuti- concesse alla fine, sputando le parole tra i denti, come se mi stesse facendo la più grande concessione di sempre. Farfugliai un grazie velocissimo e la oltrepassai, temendo che potesse ripensarci.
L’infermeria, per un qualche incantesimo sembrava molto più ampia di quanto non fosse, piena di letti, la maggior parte dei quali, fortunatamente vuoti. Solo in un angolo venivano i lamenti di un qualche studente, e mi ricordai della storia che avevo sentito su un incidente durante una lezione di volo del primo anno, ma non prestai molta attenzione. Raggiunsi la parte opposta dell’infermeria. Il letto di Lys era dietro una tendina bianca, mi fermai lì davanti, indecisa. Dopo aver trascorso tutta la nottata lì fuori non ero più tanto sicura di volerlo vedere. E se fosse stato ancora arrabbiato con me? Non ero abituata a saperlo arrabbiato. Da sempre, per quanto potevo ricordarmi, lui era stato quello pronto a prendere le mie parti e a darmi ragione. Non c’era mai stato nessun problema tra di noi, mai una lite o un battibecco. Io per lui ero sempre stata la piccola Lily, quella da difendere da tutti. Aveva passato più tempo nella sua vita a coprire le mie marachelle che a pensare al Quidditch. E Lysander era un patito di quidditch.
-Pensi di rimanere lì impalata ancora a lungo?- alzai la testa verso la sua ombra oltre la tenda e mi presi qualche istante per ragionare sul tono della sua voce. Era canzonatorio, ma non arrabbiato. Mi venne da sorridere e per la prima volta realizzai che tra me e lui, ero io quella debole. Facevo la parte di una che avrebbe potuto spaccare il mondo, ma la prima volta che lui alzava la voce, me ne stavo lì, tremante, timorosa anche di guardarlo in faccia.
Mi feci coraggio ed oltrepassai la tenda. Lo guardai mangiandomi le labbra in una smorfia, senza parlare. Lui si tirò a sedere senza difficoltà e mi fece spazio sul materasso.
-Ciao- dissi a testa bassa.
-Dovresti essere a letto- mi rimproverò lui.
-Ero preoccupata. Come facevo ad andarmene a letto mentre tu…- sospirai e mi misi seduta –mi dispiace tanto, hai ragione Lys, è tutta colpa mia, hai ragione.  Io … - gli afferrai la mano stringendola tra le mie e tentai di proseguire, ma con l’altra mano lui mi portò un dito alle labbra.
-Non ti preoccupare Lily! Sono stato troppo duro con te, ho esagerato. Ero fuori di me- sorrisi dei suoi soliti modi gentili. Era sempre lo stesso Lysander. Quello pronto a proteggermi e a giustificarmi qualsiasi cosa facessi.
-Anzi sono io a dovermi scusare- aggiunse dopo.
-Stai scherzando vero?- lo guardai strabuzzando gli occhi.
-Sì, insomma. Tu dovevi essere sotto shock, avrei dovuto consolarti non aggredirti-
-Lysander quel tipo ti ha spaccato la faccia, avevi tutte le ragioni per ..-
-No, lasciami parlare Lily. Ero furioso, ovviamente per quello che lui stava cercando di farti, ma non solo. Io credo..-
Ad un certo punto il rumore di una porta che sbatteva ci fece saltare allerta. Un discreto numero di persone entrò nell’infermeria, interrompendo qualsiasi cosa Lys volesse dirmi. Da altre la tenda vedevo che trasportavano qualcuno ma non riuscivo a capire bene chi fosse. Comunque sembrava messo male perché non si muoveva.
-Cosa è successo?- la voce di Madama Chips era sconvolta. Vedevo la sua ombra vagare da una parte all’altra della stanza, frenetica. Preparò un letto centrale, in un batter d’occhio e rimasi sconvolta di quanto, nonostante l’età, riuscisse ad essere scattante.
-L’abbiamo trovata così .. – la voce della preside era gelida e composta, ma chiaramente angosciata. Scambiai una rapida occhiata con Lys e restammo entrambi in silenzio, cercando di non fare il minimo rumore.
Madama Chips si chinò sul corpo. Pochi secondi. –Perché l’avete portata qui .. è chiaro che non posso fare niente. Nessuno può fare niente. È morta- trasalii a quelle parole, ma Lys mi portò una mano alla bocca per impedirmi di urlare.
-Questo era chiaro, so riconoscerlo un cadavere Poppy!- la preside McGranitt, era sempre più gelida.
 –Come è morta? – l’anziana infermiera accusò il colpo e si chinò di nuovo sul cadavere. Utilizzò vari strumenti, e trascorsero vari minuti. Ero talmente in tensione che cercavo di non respirare.
-Maledizione senza perdono- quando si sollevò eretta, la sua voce uscì stanca, lievemente spaventata. Lumacorno, di cui solo in quel momento avevo notato la presenza trasalì. –Legga qui preside- continuò la Chips, indicando il corpo.
-Chi può essere stato?- riconobbi immediatamente la voce spaventata di Molly. Doveva esserci tutto il corpo docenti in quel momento, o almeno la maggior parte di esso.
-Non sappiamo chi è stato, ma abbiamo un indizio, e soprattutto sappiamo perché .. – osservò la preside indicando il braccio della vittima. Sembrava una ragazza, ma dalla mia posizione non sapevo cosa stesse indicando, né riuscivo a capire chi fosse.
-Oh Merlino- borbottò Lumacorno afferrando il braccio. –Non può essere, questo è impossibile!-
In quel momento la porta si aprì ancora. Dei ritmici piccoli passi concitati invasero l’infermeria. Quando si fece avanti, finalmente riconobbi la delegata del ministero.
-Ho appena parlato con il ministro in persona- disse rivolta alla Preside, non senza un certo compiacimento.
-Dobbiamo interrompere il torneo- le fece eco lei, la donnina minuta scosse la testa in segno di diniego.
-Non se ne parla. Il torneo è un evento troppo importante per la Gran Bretagna. Non lasceremo che un incidente lo rovini-
-Una studentessa morta con incisa la parola mezzosangue sul braccio non è un incidente Italy!- il tono della preside trasudava ira e disappunto. Ancora una volta trasalii, ed ancora una volta Lysander mi tappò la bocca.
-Convengo che sia una circostanza spiacevole. Per questo la priorità del ministero è quella di assicurare il colpevole alla giustizia e chiuderlo ad Azkaban- il suo tono restava pratico e piatto. Non sembrava per niente intimorita, né addolorata a dirla tutta.
-L’unico indizio che abbiamo è questo oggetto- la McGranitt aprì il palmo della mano per mostrare un oggetto alla signora Mert. Mi sporsi in avanti per cercare di vedere di cosa si trattasse, ma inavvertitamente urtai contro il comodino al fianco del letto e la ciotola che era posizionata sopra cadde rompendosi in mille pezzi ed attirando l’attenzione di tutti su di noi.
-Ci sono degli studenti?- la voce della tizia del ministero era contrariata. La McGranitt ci raggiunse dedicandoci uno sguardo interdetto, poi si voltò verso Madama Chips, rimproverandola con un’occhiata.
-Me li ero dimenticati- gracchiò l’infermiera senza il minimo imbarazzo –Insomma ero sconvolta, mi avete portato un cadavere in infermeria- mentre quella continuava a scusarsi la Preside tornò a prestare a noi la sua attenzione. Per un’attimo provai compassione per l’infermiera, aveva ragione, una distrazione in un’occasione del genere poteva accadere.
-Signorina Potter, Signor Scamandro, che ci fate qui?- io balbettai qualcosa confusa.
-Ho avuto un piccolo incidente, Lily era preoccupata- intervenne lui e continuò inventando una qualche bizzarra storia alla quale non prestai attenzione. Riuscivo a concentrarmi solo su una cosa, il piccolo oggetto che la Preside stringeva nella mano sinistra.
-Dove l’avete trovato, quello?- chiesi interdetta, indicandolo, interrompendo un racconto sulle scale che si erano spostate all’ultimo mentre un’orda di fantasmi invadeva un qualche corridoio. Immediatamente calò il silenzio.
-Riconosce questo oggetto Signorina Potter?- mi chiese la Preside, lasciando che la piccola pluffa dondolasse davanti al mio volto.
Mi morsi la lingua immediatamente. La stanchezza mi aveva resa sciocca. Immediatamente capii che se avessi parlato avrei messo qualcuno nei guai. Qualcuno, che sebbene spesso fosse un po’ insopportabile, sicuramente non c’entrava niente con l’omicidio.
-è un portafortuna .. – tentai vaga, senza aggiungere altro. La McGranitt rimase in silenzio, ma la delegata del ministero mi guardò con attenzione –Lei sa a chi appartiene!- sentenziò concitata, come se pensasse che la Preside, da sola, non ci sarebbe arrivata. Non avevo fatto caso, fino a quel momento, a quanto fosse fastidiosa la sua voce. Non risposi. D’altronde, non mi era stata posta alcuna domanda.
-Di chi è questo portafortuna?- mi chiese la Preside senza mai staccarmi gli occhi di dosso.
Mi guardai le scarpe, mordendomi il labbro. Maledetta me. –è molto comune- dissi cercando di rimediare alla mia stupidità.
-Sta proteggendo un assassino, Minerva!- la tipa del ministero continuava a parlare con la Preside, senza rivolgersi mai direttamente a me, come se non fossi abbastanza per degnarmi di attenzione.
-Signorina Potter! Mi dica subito di chi è!- mi ordinò venendo più vicina. Alzai lo sguardo puntandolo negli occhi della donna. Improvvisamente tutta la stanchezza, lo stress e la paura di quella notte vennero a galla. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
-Non è stato lui- dissi convinta, tra i singhiozzi.
-Mi dica solo di chi è- rispose, mentre io la guardavo implorante. La sua voce per un attimo mi sembrò più morbida.
-Scorpius- la voce mi usciva flebile –Scorpius Malfoy-
-Un Malfoy! C’era da aspettarselo- osservò quella megera allargando le braccia, un secondo dopo che io chiusi la bocca.
-Mi aspetto che voi due non ne facciate parola con nessuno- la Preside era algida ed inespressiva. Il suo volto una maschera di cera, era impossibile stabilire cosa pensasse. Si voltò e iniziò ad allontanarsi, seguita dagli altri, tranne Molly, che sembrava avere tutta l’intenzione di restare con me. –Poppy, tienili in infermeria per oggi- disse infine la Preside rivolgendosi all’infermiera.
Immediatamente saltai in piedi e afferrai la manica del vestito della Preside, che si voltò guardandomi severamente.
-Non è stato lui, Professoressa-
-Sciocchezze! Il figlio di un mangiamorte è un mangiamorte!- sentenziò l’altra.
-Non definirei Draco Malfoy un mangiamorte- era rivolta alla Mert ma continuò a guardare me –Faremo luce su questa storia signorina. Parlerò con il Signor Malfoy, non appena sarà il momento- mi informò.
-Scorpius non farebbe mai niente del genere-
-è vero Preside- mi diede man forte Lysander.
-Non permetterò che venga accusato senza prove- ci rassicurò.
-Sciocchezze Minerva! Un suo oggetto personale è stato trovato vicino alla vittima. Quali altre prove ti servono!-la Preside la fulminò con lo sguardo.
-Di questo parleremo nel mio ufficio- tornò a guardarci. Poi nervosamente puntò lo sguardo sulla mia mano che ancora stringeva la sua manica –Ora se vuole lasciarmi Signorina Potter- mollai la veste come bruciata, e li guardai andare via.
 
                                                                     *****************************
PoV Rose
Ero decisamente frastornata. Quella notte non avevo dormito per niente, avevo messo piede in dormitorio giusto il tempo per cambiarmi ed affrontare una giornata piena di impegni,  e la lezione per diventare animago era diventata sfiancante, anche se, dovevo ammetterlo, facevo passi da gigante.
Il mio istruttore non faceva che ripetere quanto fossi dotata, la qual cosa mi riempiva di orgoglio. Ormai riuscivo quasi sempre a trasformarmi, anche se mai più di qualche minuto, la cosa mi stremava e non appena perdevo la concentrazione tornavo alle mie sembianze umane in un attimo.
Ovviamente, dopo la notte precedente, la mia concentrazione non era al massimo, dunque la lezione non era andata particolarmente bene. Tentavo in ogni modo di tenere lontani i miei pensieri, ma ogni volta che sembravo riuscirci sentivo la voce rabbiosa di Scorpius mentre diceva di amarmi. Quei ricordi mi tormentavano.
Camminavo per il corridoio lentamente. Il sole calava rapidamente, ed io cercavo di raggiungere il dormitorio per riporre la pila di libri che mi stavo portando dietro prima di scendere a cena. Nel frattempo cercavo di distrarmi ripensando a quella strana giornata. Non avevo visto Lily, né Lysander. Entrambi avevano saltato il pranzo e Domi mi aveva raccontato cosa era successo la sera prima. Ero talmente arrabbiata che avrei voluto prendere quel tipo di Durmstrang e picchiarlo a mia volta. I miei cugini erano stati decisamente troppo gentili per i miei gusti.
Inoltre anche i professori erano strani. Alcuni non erano venuti a lezione, altri erano talmente distratti che Alice era riuscita a mettersi lo smalto in classe senza che se ne accorgessero.
Mi fermai davanti al ritratto della signora grassa e sbuffai sonoramente, poggiando i volumi a terra per riprendere fiato.
-Eccoti finalmente!- mi voltai verso la conosciuta voce che proveniva da dietro la statua del troll alla sinistra della signora grassa. Gli occhi sgranati, non ero pronta per QUEL confronto.
-Che vuoi?- chiesi facendo un passo indietro meccanicamente.
-Parlare- Scorpius fece un passo avanti –Stamattina sei scappata mentre dormivo. È la prima volta che mi capita, di solito sono io a farlo, e devo ammettere che non è stato piacevole-
-Non abbiamo niente da dirci- dissi secca ignorando i suoi commenti sulla mia fuga, cercando di tenere un tono di voce basso, gettando intorno a me occhiate nervose per controllare che non ci fosse nessuno in ascolto. Gli occhi porcini della signora grassa erano puntati su di noi.
-Io direi di sì, visto che hai detto che mi ami- puntualizzò afferrandomi l’avambraccio, imitando il mio tono di voce.
-Per essere precisi sei stato tu a dirlo, non io- lo vidi tentennare un secondo. Le guance gli si arrossarono appena, ma l’espressione sul volto non cambiò, sebbene la presa sul mio braccio fosse improvvisamente più incerta.
-Tu hai detto “anche io”- scoppiai a ridere, era una risata nervosa. Sembrava un bambino che puntava i piedi, sebbene cercasse di darsi un contegno. Ma il discorso era troppo imbarazzante per me, perché potessi godermi a pieno la sua difficoltà.
-Smettila di ridere Rosie- mi rimproverò corrugando la fronte.
Io cercai di smorzare le risate. Contemporaneamente, mentre io ritrovavo la serietà, lui ritrovava la sua abituale sicurezza. Mi bastava guardarlo negli occhi per capirlo. Si avvicinò di più e mi accarezzò il volto.
-Dunque mi ami- non era una domanda. Spostai il volto per sottrarmi al suo tocco.
-Potrei dire la stessa cosa di te- mentre parlavo mi chiesi cosa mi spingesse a non negare con forza.
-Si dà il caso che sia stato prima io a chiederlo a te Rosellina!- sorrise beffardo mostrando la fossetta sinistra e avvicinò le sue labbra al mio orecchio –Sei innamorata di me..- ancora una volta, nonostante si aspettasse una risposta, non mi stava ponendo alcuna domanda.
-Smettila Malfoy!- farfugliai mordendomi il labbro –sono cose che si dicono, in certi momenti. Non significa che le si pensi veramente!- recuperai la perduta compostezza guardandolo dritto in faccia. Se pensava che gli sarei caduta tra le braccia, si sbagliava di grosso. Io non lo amavo. E non so per quale motivo avessi risposto anche io, ma non certo perché lo pensassi davvero. O no?
Lui rise, come al solito sicuro di sé.
-Quindi mi hai detto di amarmi solo perché eri bagnata, calda e gaudente? Non è che magari è il contrario..- scandì ogni parola al mio orecchio. Sentivo il languore quasi doloroso, che sapeva di privazione, pervadermi le viscere, ma lo misi a tacere.
-E tu perché lo hai detto, invece?- rilanciai.
Lui sorrise, prima che potessi accorgermene mi spinse dietro la statua del troll, e mi incastrò tra il suo corpo e la parete di roccia.
-Cosa vuoi sentirti dire Rosie?- mi chiese ad un pelo dalle labbra.
-Ni..niente- balbettai spaesata –Credo tu debba farti aiutare da qualcuno, hai un problema di personalità multipla- gli spiegai cercando di mettere quanta più distanza possibile tra le nostre bocche. L’unico risultato che ottenni fu quello di costringerlo all’ennesimo, abbacinante, sorriso.
-Ok- fece lui allontanandosi appena, in modo da lasciarmi respirare –Cosa accadrebbe se noi ignorassimo quello che è accaduto stanotte e tornassimo a comportarci come al solito?- era una domanda retorica, ma cercai lo stesso di rispondere.
-Probabilmente i nostri problemi cesserebbero se tu riuscissi ad ignorarmi come hai promesso a mio cugino-
-Risposta sbagliata- sorrise lui –Entrambi ..- mi indicò sfiorandomi le labbra con l’indice –anche tu Rosie, continueremmo a cercare tutti i modi possibili di ferirci, pur di avere una scusa per stare vicini- mentre parlava, nuovamente si avvicinò alle mie labbra, fissandole. Rimasi in silenzio, volevo sentire dove volesse andare a parare.
-E cosa accadrebbe se, invece, noi decidessimo, per esempio di entrare mano nella mano in sala grande per cena?- intrecciò le sue dita alle mie e sollevò le nostre mani davanti al mio viso. Le guardai quasi ipnotizzata. Cavolo. Era davvero una proposta che non mi aspettavo. Sempre che fosse una proposta! Cercai di immaginare la scena. Io e lui. La sala grande piena. Gli occhi di tutti su di noi. Forse avrebbe funzionato. Per un momento ponderai l’idea. Poi mi vennero in mente i mille pettegolezzi ai quali avrei dato vita. Il mio orgoglio rifiutò categoricamente l’idea mentre il mio cuore mi pregava di non dargli ascolto.
Distolsi lo sguardo dalle nostre mani e lo guardai negli occhi. Erano vivaci, in attesa. Non volevo litigare con lui, ed ero stufa, sinceramente, di promettermi tutte le volte di cercare di controllare quello che ci stava accadendo senza mai riuscirci.
-Senti Scorp .. – iniziai spingendolo delicatamente via –Non voglio entrare mano nella mano con te in Sala Grande, ok?- lui sbuffò smettendo di guardarmi e lasciando la mia mano.
-Sei impossibile Rose- si lamentò, la voce era tesa.
-Non voglio stare al centro dell’attenzione, né essere la tua ennesima conquista senza importanza- cercai di spiegarmi, senza assumere un tono di voce polemico. Dopo una giornata come quella, l’ultima cosa che volevo era un’altra sfiancante litigata.
-Sai bene che non saresti l’ennesima conquista senza importanza- si lamentò, non si sforzava più di trattenere la rabbia. E sembrava sincero, anzi lo era. Non si stava nascondendo dietro nulla, mostrando più coraggio di quanto non ne avessi io. era pronto a giocare a carte scoperte, ma io no.
-No,invece non lo so!- sbottai a mia volta.
-Ti ho detto di amarti, cos’altro vuoi che faccia per convincerti?-
-Oh beh, sei anche andato a dire in giro che come tutte le altre sono caduta tra le tue braccia venendo a letto con te!-
-Ero arrabbiato-
-Già, lo sono anche io. E non voglio che entrando in quella sala con te la gente mi guardi ghignando scommettendo su quanto ci metterai a stufarti e trovartene un’altra .. –
- A chi interessa cosa pensa la gente?-
-A me interessa!-
-Sei una maledetta orgogliosa Rose. – il ritmo della conversazione era serrato –Io sono qui, ti sto dicendo che ti amo, maledizione. E a cosa pensi tu? Solo al tuo stupido inutile orgoglio?- nuovamente ero bloccata contro il muro.
-Ma certo! Sia mai che la gente sappia che la fantastica Rose Weasley va a letto con Malfoy! Cosa c’è ti vergogni di me?-
-Sai bene che non è così- rimbeccai fronteggiandolo prontamente.
-A no? Allora com’è? Perché sai non mi viene in mente altra spiegazione!- rimasi in silenzio ed alzai gli occhi al cielo esasperata. Non c’era modo per noi due di capirci. Lui si allontanò di qualche passo, mi diede le spalle per andarsene ma dopo qualche passo si voltò di nuovo verso di me.
-Non tornerò a chiedertelo di nuovo- aprii la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono. Riuscii solo a boccheggiare. Era impossibile per me, in quel momento, capire cosa davvero volessi da lui. Lo guardai allontanarsi e solamente quando ormai non lo vedevo più salii in dormitorio.
                                                        *****************************************
La sala grande era gremita, come sempre. Ma il banchetto era silenzioso. Stranamente sembrava che su di tutti noi aleggiasse un aria cupa. Azzardai una rapida occhiata verso il tavolo dei Serpeverde. Scorpius incrociò il mio sguardo e lasciò cadere la forchetta nel piatto allontanandolo di mala grazia, attirando l’attenzione di Albus che lo guardò incuriosito.
-Rose, hai visto Lily?- mi voltai verso Domi, cercando di concentrarmi sulle sue parole e smettere per un attimo di pensare al fatto che avessi appena rifiutato di diventare la fidanzata di Malfoy. O almeno credevo.
-Credo sia ancora in infermeria con Lys … oh eccola!- dissi poi indicando la porta della Sala Grande dalla quale nostra cugina era appena entrata. Non sembrava lei. Aveva i capelli arruffati ed era vestita come la sera prima, sotto il mantello, inoltre l’espressione sul suo volto metteva i brividi. Era bianca come un lenzuolo, l’espressione terrea e tesa.
Ci raggiunse a passo spedito e immediatamente Alice e Domi le fecero posto.
-Cosa è successo?- le chiese Rox che era al mio fianco, sporgendosi preoccupata verso di lei.
Lei ci guardò negli occhi una ad una. I suoi erano gonfi e arrossati, le occhiaie violacee erano marcate.
-Marina Raven è morta- ci misi qualche secondo a realizzare il significato delle sue parole.
-Cosa?- dicemmo tutte in coro.
-Ho fatto una cosa terribile .. io ..- per un attimo mi balenò nella testa l’idea che l’avesse uccisa. Vidi Alice metterle la mano sulla spalla preoccupata. Lily iniziò a singhiozzare, non riusciva a spiegare niente, balbettava di tanto in tanto.
-Volevo avvisarvi prima ma Italy Mert, quella del ministero .. – si lasciò andare ad altri singhiozzi –Lei mi ha obbligato a restare in infermeria-
-Come è morta?- chiesi sull’orlo di una crisi di panico, mentre mi guardavo intorno controllando che nessuno ci stesse ascoltando.
-Uccisa. Mi dispiace, io non volevo dirlo, non volevo che pensassero..- sembrava folle, impazzita, completamente nel panico.
-Di cosa stai parlando? Cosa hai detto?- dissi sempre più spaventata. Qualcosa dentro di me mi imponeva di preoccuparmi, di essere spaventata. Avevo la sensazione che qualcun altro fosse in pericolo.
Prima che Lily potesse aggiungere altro le porte battenti della Sala Grande si spalancarono. La signora Mert fece il suo ingresso seguita da mezza dozzina di scagnozzi.
Non appena furono a metà corridoio, loro la superarono dirigendosi dalla parte opposta della Sala Grande mentre lei si portava la bacchetta alla gola per amplificare la sua voce.
-Cosa sta succedendo?- mi voltai appena per vedere la Preside scattare in piedi e guardare furiosa la donna al centro della sala. Gli uomini avevano raggiunto il tavolo di Serpeverde, spostai febbrilmente lo sguardo sulla donna che teneva in mano la pluffa porta fortuna di Scorpius.
-No!- strillai. Ma il brusio nella sala era talmente assordante che nessuno parve farci caso.
-Signor Scorpius Malfoy. Lei è in arresto per l’omicidio di Marina Raven. Sarà scortato ad Azkaban in attesa del processo- decretò mostrando un foglio, probabilmente firmato dal Ministro della magia in persona.
-Cosa? No, no. Non sono stato io!- non c’era un solo volto nella Sala Grande che non fosse sconvolto.
-Cosa stai facendo Italy, avevamo convenuto di non aver prove sufficienti!- sbottò la Preside abbandonando il tavolo per farsi in avanti. –Il ministero non può sbattere un ragazzo ad Azkaban solo perché non vuole che la gente sappia che non sa che pesci prendere!- velocemente la Preside si muoveva lungo il corridoio. Il brusio era cessato, la gente evitava di respirare per non perdersi una parola di ciò che le streghe si stavano dicendo. Al tavolo di Corvonero, molte ragazze piangevano. Probabilmente le amiche di Marina. I loro singhiozzi erano gli unici rumori nella stanza, a parte i passi della McGranitt.
-Minerva, differentemente da te, il ministero ha fatto delle indagini. Un oggetto personale del Signor Malfoy è stato ritrovato affianco al cadavere della sua ex fidanzata. Inoltre lui non ha un alibi. Sapevi, signora Preside, che il ragazzo non era nel suo dormitorio stanotte? Forse dovresti preoccuparti di gestire meglio i tuoi studenti!- l’accusò la Mert con tono di sufficienza. La preside era furiosa, ma sconfitta. Rimase a guardare con odio la scena, ma non poteva fare nulla per aiutare Scorpius.
Vidi le guardie afferrare Scorpius per le braccia e trascinarlo via. Albus provò a trattenerlo, ma uno di quegli energumeni gli diede uno spintone facendolo cadere all’indietro. Sentii gli occhi riempirsi di lacrime, non riuscivo a parlare, la gola si era seccata terribilmente.
Non era stato lui. Non potevano portarlo via. Perché non si difendeva. Lo vidi voltarsi un secondo verso di me. Non poteva davvero accettare di finire ad Azkaban solo perché io non avevo le palle di scagionarlo. Lui ce lo aveva un alibi. Ero io il suo alibi. Nell’attimo in cui incrociai i suoi occhi, capii che però non lo avrebbe usato. Ero stata chiara, non volevo che la gente sapesse di noi.
-Idiota- sibilai a me stessa, Rox mi guardò confusa.
Mi alzai di scatto dalla panca, sconvolta. nessuno sembrava avermi notata.
-Fermi!- la mia voce tremava –Non potete portarlo via!- sentivo le lacrime scorrermi sulle guance. Improvvisamente l’attenzione era tutta su di me.
-Rose, che fai?- sussurrò Rox nella mia direzione.
Oltrepassai il tavolo e corsi verso le guardie che si erano fermate, ma prima che potessi raggiungerli la preside mi bloccò.
-Non possono portarlo via!- le urlai tra le lacrime, la signora Mert mi guardava annoiata –Non è stato lui- la McGranitt mi mise una mano sulla spalla. –Non possiamo provarlo Signorina Weasley- disse piano.
-Esattamente. E non ho intenzione di perdere altro tempo solo perché la signorina qui presente ha una cotta per l’assassino!- la voce fredda della delegata del ministero mi lasciò indifferente. Scalpitai e cercai di liberarmi dalla stretta della Preside.
-Non può essere stato lui- dissi forte, la voce rotta dal pianto, mentre vedevo le guardie cercare di raggiungere l’uscita, Scorpius scalpitava.
-Era con me! – strillai con tutta la voce che avevo in corpo –Stanotte Scorpius era con me!- improvvisamente quelle si fermarono, il brusio nella sala riprese, la tipa del Ministero spalancò gli occhi.
-Come dice Signorina?- mi chiese la Preside lasciandomi libera.
-Eravamo al settimo piano!- ammisi, senza preoccuparmi di quello che stavo dicendo, della gente che mi guardava, del fatto che sarei passata per l’ennesima ultima conquista.
-Sta mentendo!- accusò la Mert, evidentemente nervosa.
Mi odiai per quello che stavo per fare. Ma non era quello il momento di provare vergogna. Sperai che quel giorno Scorpius non avesse fatto molti incantesimi.
-Prior Incantatio- recitai puntando la mia bacchetta su quella di Malfoy. Dopo qualche secondo i segni di tutti gli ultimi incantesimi fatti da Malfoy vennero chiaramente fuori. Restai a guardare, non abbassai lo sguardo nemmeno quando venne fuori la prova dell’incantesimo anticoncezionale.
-Credo possa bastare così- disse la Preside imbarazzata, muovendo la bacchetta per eliminare le prove che avevo loro mostrato. –Noi faremo i conti dopo!- disse rivolgendosi a me, era seria, ma non potei fare a meno di notare che fosse sollevata. Non credo che questo mi avrebbe fatto scampare la punizione, comunque.
-Signora Mert, credo che dunque sia chiaro che il Signor Malfoy sia innocente! La pregherei di lasciarlo andare!- la delegata del ministero fece una smorfia, e un cenno alle guardie che immediatamente mollarono la presa.
Immediatamente lo raggiunsi per controllare che stesse bene. Lui si massaggio le braccia nei punti dove le guardie avevano stretto la presa. Poi mi guardò negli occhi, era un po’ sconvolto, un po’ spaventato.
-Sarebbe stato più discreto tenerci per mano- mi sussurrò . Non riuscii a trattenere un sorriso.



ANGOLO DI MIKA (la dottoressa!)
Salveeeeee Carissimeeeeee!
Eccomi di ritorno! Finalmente sono libera..dunque mi sono messa immediatamente a scrivere, ma questo capitolo era difficile, quindi ci ho messo tantissimo! Cmq spero di arrivare con il prossimo domani o dopo domani!!!
Che dire, mi siete mancate, giuro che sarò il più regolare possibile <3 spero di ritrovarvi tutte!
Nel prossimo capitolo? Mah! Chi vivrà vedrà!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto...Aprestissimo ( e sta volta è vero!)

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Capitolo 15
*** CHAPTER XIV- Fidanzata è una parola grossa ***


CHAPTER XIV- Fidanzata è una parola grossa

PoV Kàtia
-Perdonami Kàtia!- la voce contrita di Daniel mi infastidiva terribilmente.  Gli avevo assegnato un compito semplice, che anche un bambino avrebbe saputo portare a termine, e lui aveva fallito. Non lo guardai e continuai a camminare avanti ed indietro, lungo le sponde del lago. Il freddo era pungente, ma non me ne curavo. Ero abituata al Nord. Daniel invece batteva i denti.
-Ti prego Kàtia, parlami- mi implorò lui muovendosi come fosse la mia ombra. Socchiusi gli occhi, cercando di ricordarmi che mi serviva, che in quella scuola avevo bisogno di alleati. Ero più propensa a credere che la sua fosse una fedeltà da idiota, non ero ancora persuasa che credesse davvero nella causa, ma ormai c’era dentro, non avrebbe potuto tirarsene fuori, senza finire nei guai.
-Mi hai molto deluso- dissi voltandomi verso di lui. Era più alto di me, ma in quel momento sembrò farsi più piccolo, più basso, tanto era remissivo. Guardò a terra. Si era giustificato un milione di volte, non aveva altro da dire. Secondo il mio piano, quella sciocca mezzosangue sarebbe dovuta finire ad Azkaban. Era pericolosa, e distraeva il designato.
-Ha volte ho la sensazione che tu non capisca l’importanza della nostra missione Daniel, che non ti importi veramente-
-No, mia signora!- mi interruppe alzando gli occhi nei miei, erano brillanti –Te lo giuro. Sono stato uno sciocco, ma dammi un’altra occasione!- lo guardai malevola. Avevo bisogno di lui, ma non potevo fidarmi completamente. Sospirai dandogli le spalle.
-Dimmi cosa posso fare Kàtia- insistette, continuando a muoversi come fosse il mio specchio.
-Adesso non possiamo fare niente-
-Voglio dimostrarti che puoi fidarti di me. Farò tutto, ogni cosa- mi sforzai di sorridergli, e gli accarezzai la guancia rosea. Mi era stato insegnato che era necessario farsi amare e temere dai sottoposti. Il bastone e la carota.
-Avrai modo di rifarti Daniel- lo rassicurai –Ma per ora dobbiamo attendere. C’è tempo per agire, e non è questo il momento- ancora una volta gli voltai le spalle e mi allontanai da lui di qualche passo. Della mezzosangue rossa mi sarei occupata personalmente. Di lì a pochi giorni ci sarebbe stata la prima prova, avrei avuto modo di studiarla meglio, e forse non sarebbe sopravvissuta, magari non mi sarei nemmeno dovuta prendere la briga di eliminarla, ci avrebbe pensato lei da sola.
-Tienimi aggiornata su Scorpius Malfoy- gli chiesi –Voglio sapere tutto quello che fa, non deludermi ancora Daniel!- lui annuì, raddrizzò le spalle, fiero di aver ottenuto il mio perdono. Lo lasciai lì senza dirgli altro e mi congedai. Guardarlo troppo a lungo mi dava il voltastomaco.

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PoV Rose
Eravamo tutti seduti sotto la grande quercia, nel parco di Hogwarts. Il freddo di inizio novembre era pungente, infatti eravamo imbacuccati tutti quanti: Io, Lily, Domi, Rox, Alice e Francois.
Nervosamente sfogliavo il Gazzettino di Hogwarts. Numero speciale. Formalmente era dedicato a Marina, in pratica era la solita raccolta di pettegolezzi.
-Povera ragazza- commentò Francois, ancora una volta, riferendosi a Marina. Tutte quante annuimmo. Non mi era simpatica, ma comunque non riuscivo a soffocare la pena.
-Chi può essere stato?- Alice si torturava le mani.
-Una specie di mangiamorte credo- commentò Lily –Aveva incisa la parola mezzo sangue sul braccio!-  tutti quanti rabbrividimmo. Immediatamente dopo si persero nel fare ipotesi.
Ascoltavo il loro ciarlare perdendomi con lo sguardo nell’orizzonte. C’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa di importante, ma non capivo cosa.
-Come ha fatto il portafortuna di Scorpius a finire lì?- la voce di Domi era angosciata.
-Qualcuno voleva incastrarlo- sentenziò Rox.
Strinsi gli occhi, cercando di accedere a quella parte del mio cervello che stava cercando di urlarmi qualcosa di importante.
-Oh magari, semplicemonte, lui l’aveva regalato a lei perché era la sua fidanzata-
Mi voltai agitata verso il resto del gruppo. Dipinta sul volto un’espressione sconvolta che, Francois mal interpretò.
-O magari, a ripensarci no!- si corresse subito. Lo guardai senza capire fino in fondo di cosa stava parlando.
-Ce lo avevo io!-
-Cosa?-
-Il portafortuna!- spiegai, cercando di stare dietro alle rotelle del mio cervello che macchinavano furiosamente –Ce lo avevo io! Si era impigliato nel mio mantello, e lo avevo portato alla festa di Halloween per ridarlo a Scorpius. Lo tenevo in tasca e poi l’ho dimenticato. COME HO POTUTO DIMENTICARLO?!- mi sbattei la mano sulla fronte gesticolando come una pazza.
-Oh, credo tu fossi occupata a miagolare strusciandoti sullo gnoccò- mi fece notare Francois che evidentemente non aveva colto la gravità della situazione. Le mie cugine ridacchiarono, incapaci di trattenersi, ed io scossi la testa esasperata.
-Non capite? Chiunque abbia preso quell’oggetto dalle mie tasche e l’abbia portato vicino al cadavere di Marina voleva incastrare me. Non Scorpius. Me!- tutti smisero di ridere.  Mi diedi ancora mentalmente della sciocca per non essermi ricordata prima di tutto questo. Vidi Domi ed Alice rabbrividire, mentre gli occhi di Rox e Lily fiammeggiavano.
-Chi può essere stato?- Alice era spaventata, chiaramente spaventata oserei dire. Qualcuno era disposto ad ammazzare una ragazza solo per mettermi nei guai. Ancora una volta sentii di sapere la risposta, solamente, in quel momento, non riuscivo a ricordarla.
-Secondo moi è la tipa di Durmstrang, non mi piace come ti guarda!- si lasciarono andare a supposizioni, mentre io cercavo di concentrarmi, di non ascoltare nessun altro tranne che la remota voce nel mio cervello. Mi persi con lo sguardo verso la collinetta che portava al castello. Un groppo di Serpi passeggiava, lentamente, forse stavano rientrando.
-DANIEL-  dissi all’improvviso.
-Che?-
-Chi?-
-Daniel Parkinson-
-Oh, non esagerare Rosie! Parkinson è un idiota, ma da qui a dire che è un assassino …- Alice era incerta. In parte ero offesa dal suo scetticismo, ma infondo riuscivo a capirla. Anche io non riuscivo a credere a quello che avevo appena detto. Daniel era un coglione. Ma insomma, lo conoscevo da sette anni. Poteva essere un assassino?
-Sono sicura Alice. – dissi ricostruendo i miei movimenti della notte di Halloween –Magari è solo un complice, ma sono certa che sia stato lui a prendere la pluffa!-
-Dobbiamo indagare!- saltò in piedi Rox. La guardai interdetta. Onestamente non sapevo davvero che pesci prendere. Guardai l’orologio confusa. Erano già le cinque.
-Dobbiamo fare qualcosa!- annuì Lily.
-Sì, ma non ora. Devo fare l’inventario di tutti i libri della biblioteca- disse depressa alzandomi in piedi.
-Non ti è andata tanto male Rose- mi fece notare Domi. Io sbuffai e non le risposi. A passo lento lasciai il cortile, dirigendomi verso il primo giorno della mia punizione.

                                                                    ****************************

PoV Rox
-Ragazzi miei dobbiamo andare in fondo a questa storia!- decretai battendomi il pugno sul palmo aperto.
Lily mi guardò inarcando il sopracciglio.
-Smettila di giocare all’agente segreto Roxi, è una cosa seria- strinsi gli occhi e cercai inutilmente di placare l’irritazione.
-Non sto giocando Lily. Semplicemente non ho intenzione di starmene a guardare senza fare niente- spiegai –Dobbiamo trovare un modo per carpire informazioni!- ribadii.
-Ciao Frenkie- mi voltai verso Francois. Aveva gli occhi da pesce lesso, un sorriso idiota stampato sulla faccia e faceva “ciao, ciao” con la manina. Storsi il naso e seguii il suo sguardo. Frank e Louis camminavano a passo spedito verso di noi. Alice sbuffò contrariata davanti alla reazione di Francois. Io semplicemente non mi sarei mai riuscita a spiegare perché gli adolescenti dovessero essere tutti schiavi degli ormoni. Scene come quella mi facevano venire voglia di sputare per terra, oppure di vomitare.
-Emh .. ciao.. – rispose Frank, guardando Francois lievemente in imbarazzo. Il francese mantenne la sua per niente dignitosa espressione imbambolata e continuò a muovere la mano in segno di saluto finché Domi non gli assestò una gomitata nel costato. A quel punto, nonostante il sorriso ebete gli fosse rimasto sulla faccia, almeno smise di agitare la mano.
-Dobbiamo trovare un modo ..- cercai di riportare l’attenzione sul nostro problema.
-Di cosa state parlando?- chiese Louis. In realtà non credo che fosse davvero interessato alla conversazione. Cercava di venire in aiuto di Frank, che era sempre più imbarazzato per gli sguardi di Francois.
Louis aveva la mia età ma era più alto di Frank, era bello, o almeno così si diceva. D’altronde, come le sorelle, aveva ereditato il sangue di Veela. Però era mio cugino, ed era un idiota, molto molto spesso. Per questo non riuscivo a spiegarmi cosa le ragazze ci trovassero in lui. Addirittura quelle di Serpeverde sbavavano ogni volta che passava.
-HO AVUTO UN’IDEA GENIALE- affermai entusiasta non appena mi si accese la lampadina. Il resto della compagnia mi guardò come fossi pazza. Io guardavo Louis come fosse la risposta a tutti i nostri problemi. Cosa che evidentemente lo mise in allarme, dato che cercò di sfuggirmi. Saltai in piedi e afferrai la mano di mio cugino.
-Andiamo!-
-Co..cosa? Che vuoi Rox?- mi chiese confuso. Sapevo cosa dovevo fare. Sfruttare l’ascendente che Louis aveva sulle ragazze, anzi su una in particolare. Danielle Parkinson. Cominciai a trascinarlo via, nonostante lui opponesse resistenza, continuando a chiedermi cosa volessi da lui.
-Frankie, perché non vieni a sederti vicino a me?- Francois era probabilmente l’unico che non prestava attenzione alla scena, riusciva a concentrarsi solo su Frank. Probabilmente se un orda di centauri inferociti ci avesse travolti lui sarebbe rimasto a contemplare “Frankie” in adorazione.
-Oh, non voglio vedere! Aspettatemi vengo con voi!- le parole di Alice furono le ultime che sentii. Poi sparii oltre la collina trascinando Louis per il braccio, dietro di noi, solo i passi di Alice.

                                              *****************************************

PoV Alice
Francois mi dava sui nervi quando faceva così. Non mi andava di vederlo flirtare con mio fratello. Insomma Frank non aveva mai avuto una ragazza, o un ragazzo, non importava il genere. Ma per me restava quello che si faceva la pipì a letto, che da piccolo attaccava le caccole sotto il tavolo della cucina e credeva che Hagrid fosse Babbo Natale. Ed io volevo continuare a vederlo così. Non volevo saperne dei suoi commentino stupidi su come i suoi bicipiti si fossero sviluppati.
Pur di tirarmi fuori dal suo tentativo di flirt, che comunque sarebbe finito, avrebbe comportato almeno un’ora e mezza di commenti sulle braccia di mio fratello, sui suoi pettorali, sulle sue natiche, sul suo adorabile sopracciglio dentro e sul modo magistrale con il quale sollevava le spalle per respirare, decisi di seguire quella pazza di Rox. Inoltre, era meglio non lasciarla sola. Insomma, era mossa da buone intenzioni, ma finiva sempre per fare qualche danno, meglio che ci fosse qualcuno a moderare il suo entusiasmo.
-Eccoci qui!- mi fermai cercando di riprendere fiato. Differentemente da Rox e Louis non ero una sportiva, e star loro dietro era sfiancante. Cercai di riprendere fiato reggendomi sulle ginocchia.
-Che ci facciamo qui?- chiesi guardandomi intorno. Eravamo arrivati nei pressi del Campo di Quidditch.
-Tra poco Serpeverde si allena! E Danielle Parkinson viene sempre ad assistere- spiegò lei, come se questa affermazione fosse in ogni modo possibile chiarificatrice.
-E perché staremmo cercando Danielle?- chiese Louis dando voce ad i miei pensieri.
Rox sbuffò. Sembrava voler dire “Possibile che io debba spiegarvi tutto!” poi si lanciò in una dettagliata spiegazione. Riportò a Louis delle conclusioni alle quali eravamo arrivati, e poi si rivolse ad entrambi.
-Perciò tu devi scoprire tutto il possibile su Daniel-
-Perché io?-
-Perché lui?- chiedemmo in coro.
-Sveglia!!! Danielle ha una cotta per Louis dalla notte dei tempi- inaspettatamente annuii d’accordo con lei. Aveva avuto un’idea geniale. Battei le mani –Sei grande, Rox- lei mi sorrise compiaciuta.
-E quindi?- Louis sembrava non capire. Entrambe lo guardammo esasperate.
-Razza di idiota .. – cominciò Rox ma la interruppi, mettendomi tra lei ed il cugino, e guardai Louis negli occhi.
-Allora LùLù- tentai di spiegare chiaramente e con lentezza, come se parlassi ad un ritardato –Tu cercherai di sedurre la cara Danielle, trascorrerai del tempo con lei, sarai gentile e cercherai, con molta discrezione- sottolineai quelle parole, conoscendo il tipo –cercherai di farti dire cosa sta combinando suo fratello!- lui mi guardò interdetto.
-Ma io non voglio provarci con quella racchia-
-è per tua cugina deficiente- abbaiò Rox facendosi avanti. Contemporaneamente Louis fece un passo indietro, quasi spaventato dalla sua aggressività.
-Va bene, va bene!- accettò –Ma come faccio a sedurla-
-Come fai di solito Louis- fece eco lei esasperata.
-Che c’entra, di solito mi viene spontaneo e la ragazza mi piace. Non so farlo a comando- si lamentò. Rox aveva il fumo che le usciva dalle orecchie. Cercai di mantenere la calma, e di nuovo mi intromisi tra i due.
-Ok, non è difficile, va bene?- lo incoraggiai –guardala negli occhi, intensamente, come se ti piacesse, cerca di pensare a qualcosa o qualcuno che ti piace. Parlale sempre molto da vicino, e toccala. Non so, accarezzale il braccio, o il fianco, più o meno casualmente. Sorridile malizioso, e ogni tanto fatti vedere senza maglietta- gli spiegai tutto d’un fiato.
-Non sono sicuro di aver capito-
-Facciamo una prova- propose Rox esasperata, facendosi avanti.
-Non voglio nemmeno fare finta di provarci con te!­- si lamentò lui, lei lo guardò schifata.
-Non con me idiota! Con Alice-
-Io?- mi voltai talmente velocemente verso Rox che temetti mi si svitasse la testa.
-Vedi qualcun altro?- fece lei burbera come al solito. Ok, dovevo lasciar stare l’imbarazzo e la timidezza. Lo stavo facendo per Rose, e insomma far esercitare un ragazzino a fare il cascamorto non era poi un sacrificio così grande se fatto per un’amica.
Guardai Luois, era evidentemente imbarazzato, e non entusiasta della proposta. Io sbuffai.
-Forza- accettai.
-Cosa?-
-Come cosa LùLù? Seducimi- lo invitai facendo un passo in avanti.
-Non chiedermelo così- farneticò lui, ed arrossì vistosamente.
-Non te lo sto chiedendo in alcun modo- precisai, attesi qualche secondo ma lui non sembrava muoversi
–Smettila di fare il ragazzino!- lo rimproverai.
Lui annuì incerto. Chiuse gli occhi e quando li riaprì non c’era più un’ombra d’indecisione. Si avvicinò a me.
Puntò gli occhi nei miei, fissandomi deciso, leggermente malizioso. Erano celesti, come quelli di Domi. Iniziò ad avvicinarsi a me,  a passo sicuro, la maglietta attillata, bianca, oltre il mantello, metteva in risalto il fisico asciutto e scolpito.  Mi ritrovai a chiedermi come facesse a non avere freddo.  Mi raggiunse in una manciata di secondi. Sentii le sue dita accarezzare il mio fianco, infilandosi nel mantello. Il suo tocco era delicato, suadente, carico di promesse. Sollevai lo sguardo dal suo torace al volto perfetto, glabro, roseo. Gli occhi erano accesi, le labbra si piegarono in un sorriso malizioso, asimmetrico. Avvicinò il suo volto al mio , non  lateralmente ma faccia a faccia, fino ad arrivare ad una distanza minimale dalla mia bocca.
-Ciao – mi parlò malizioso, dicendo probabilmente la prima cosa che gli era venuta in mente. Avrei dovuto trovarlo ridicolo, invece mi fece tremare le gambe. Mi morsi il labbro mentre mi concentravo sul continuo scorrere delle sue dita sul tessuto della mia maglietta. Quello non era Lulù, il mio amico, il fratellino di Domi, impacciato e buffo. O no. Quello era un demone mandato direttamente dal mio inferno personale per tentare me e la mia proverbiale fedeltà. Per un attimo mi appoggiai quasi all’invitante fragranza del suo respiro. Poi pensai a Lorcan. –Devo togliermi la maglietta?- chiese lui sempre accattivante, ma leggermente confuso.
Immediatamente irrigidii i muscoli e feci un passo indietro.
-Non ce n’è bisogno!- farfugliai agitata –Potete continuare da soli! È perfetto così- gli diedi un paio di pacchette agitate sul braccio e cominciai ad allontanarmi a passo di carica verso il castello.
-Perché scappa così?- non potevo vederlo, poiché gli davo le spalle, ma lo immaginai a guardarmi confuso, con Roxanne al fianco.
-Magari ti puzza l’alito- rispose lei noncurante. Mi lasciai scappare una risata nervosa mentre fuggivo a gambe levate.

                                              ************************************

PoV Rose
Stavo per raggiungere la biblioteca. Mi aspettavano almeno due ore a compilare l’inventario più noioso del mondo. Sarebbe stato così ogni settimana, fino alla fine dell’anno. “E forse anche dopo” ricordai con rammarico le parole della McGranitt e mi chiesi se poteva realmente costringermi a farlo anche dopo i MAGO.  Probabilmente mia madre glielo avrebbe permesso, mio padre invece mi avrebbe rinchiusa in convento ed avrebbe ucciso Scorpius.
Quando svoltai l’angolo, per l’ingresso della biblioteca trovai Scorpius appoggiato alla parete, con l’uniforme del quidditch addosso. Sbuffai. Era un’abitudine difficile da perdere. Non riuscii comunque ad evitare la capriola del mio stomaco.
-Mi stai seguendo, Malfoy?- per quanto mi sforzassi la mia voce non suonava affatto contrariata.
-Se Maometto non va alla montagna…-
-Tu saresti la montagna ed io l’uomo barbuto?- chiesi divertita. Lui si limitò a sorridere.
-Comunque, tra qualche minuto inizia la punizione. Non è il caso che io arrivi tardi. Devi dirmi qualcosa?-
Più rapidamente di quanto credessi possibile mi afferrò per il braccio portandomi dietro una colonna. Senza che riuscissi ad oppormi appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie, era un bacio diverso dal solito. Delicato, senza rabbia, o pressione.
-Volevo solo vederti- mi spiegò allontanandosi, lasciandomi con le labbra socchiuse, leggermente perplessa.
-Cos’era questo?- chiesi dopo una manciata di secondi.
-Un bacio direi- fece lui sorridendo allegro.
-E da quando noi ci baciamo?- gli chiesi, volevo sembrare contrariata. La mia voce, però, non era minimamente infastidita.
-Succede abbastanza di frequente a dirla tutta- mi spiegò accarezzando le mie labbra con il dito indice.
-Mi hai fatta mettere in punizione, Malfoy- notai –Due volte! E siamo solo a novembre. Perché dovremmo baciarci?-  lui si lasciò andare ad una risata.
-Sono in punizione anche io. Ed a me è andata peggio. Tu cataloghi libri, io vermi- mi fece notare indicando prima me e poi se stesso –Quindi direi che siamo pari- osservò tranquillo –e poi l’idea di parlare a tutta Hogwarts dei nostri incontri notturni clandestini è stata tua, non mia. Quindi tecnicamente è colpa tua se io sono in punizione!- si avvicinò per baciarmi ancora, io mi allontanai, non bruscamente, ma mi tenni fuori dalla sua portata, lasciando comunque che continuasse a cingermi i fianchi. La sua espressione serena mi fece sorridere.
-Questo sarebbe il tuo modo di ringraziarmi per averti salvato da Azkaban?- lo rimproverai ridacchiando. Mi ero talmente spaventata quando stavano per portarlo via, che il mio modo di relazionarmi con lui ne aveva risentito. Ero stanca di oppormi.
Lui annuì.  Di nuovo raggiunse le mie labbra, questa volta glielo lasciai fare.
-Baciandomi?- chiesi ancora, non appena la mia bocca fu nuovamente libera.
-Sì- convenne –E permettendoti di essere la mia adorabile, dolce, tenera ed affettuosa fidanzata- mi canzonò alternando un bacio ad ogni parola. Immediatamente mi irrigidii.
-Cosa? Frena, frena- il panico nella mia voce lo lasciò interdetto. Si allontanò appena, guardandomi incuriosito.
-Non sono la tua fidanzata Scorpius!-
-Ah no?- chiese lui, ma non c’era modo di fargli passare il buon umore. Al contrario, il mio era andato. Come si permetteva di essere così certo che gli sarei caduta tra le braccia? Solo perché per non farlo finire in prigione avevo confessato davanti a tutti di essere stata con lui? Solo perché ero stata con lui? Solo perché gli stavo permettendo di baciarmi?
-No!- risposi decisa, liberandomi dalla sua presa.
Lui sbuffò alzando gli occhi al cielo. Comunque, quando tornò a guardarmi erano limpidi e allegri.
-E cosa siamo allora?-
Cercai di rispondere, ma la realtà era che non avevo una risposta. Rapidamente come poco prima mi imprigionò tra sé e la parete. Gli riservai un’occhiata carica di rimprovero. Lui sorrise sornione.
-Sai che continuerò a baciarti?- mi chiese prima di lasciarmi l’ennesimo bacio sulle labbra –E che pretenderò di fare l’amore con te, ancora e ancora, tutte le volte che sarà possibile e anche quando non lo sarà lo renderò possibile io?- mi sussurrò quelle parole all’orecchio. Erano talmente cariche di promesse, di desiderio e passione che sentii le gambe molli, senza rendermene davvero conto annuii docile.
-Sai che non vorrò nessun’altra e ucciderò chiunque dovesse tentare di avvicinarsi a te .. –
-Sbruffone- soffiai sulle sue labbra, provocandogli l’ennesimo sorriso.
-Allora cosa siamo Rosie?- me lo chiese nuovamente. Una parte di me sapeva che la vittoria era sempre stata sua. Ma non lo avrei ammesso, mai!
-Siamo  Weasley e  Malfoy- risposi decisa, leggermente strafottente.
Lui rise ancora allegro, per niente impressionato. –Va bene- mi concesse –Allora buona punizione, Weasley. Ci vediamo dopo!- mi accarezzò la guancia sorridendo sghembo prima di darmi le spalle ed allontanarsi.
Odiavo il fatto che l’ultima parola, in un modo o nell’altro fosse sempre la sua. Odiavo il modo in cui, con quei suoi atteggiamenti da Don Giovanni, mi lasciasse sempre un po’ frastornata, costruendo delle perfette uscite ad effetto. “Te la faccio vedere io” .
Lo afferrai per il braccio costringendolo a voltarsi di nuovo. E prima che capisse cosa stesse accadendo raggiunsi le sue labbra baciandolo come se ne andasse della mia vita. Per dimostrargli qualcosa. Questo dicevo a me stessa. Ma infondo, solo perché mi andava e lo volevo. E soprattutto, incredibilmente, volevo che mi andasse.
Mi staccai dalle sue labbra e sorrisi compiaciuta del suo sguardo stupito e trasognante –Ci vediamo dopo, Malfoy!- voltai i tacchi prima che potesse riprendersi.
                          
                                                                                               ***************************************

PoV Scorpius
Quella ragazza mi aveva fritto il cervello. Era l’unica cosa che riuscivo a pensare mentre raggiungevo il campo da quidditch. Ma non per questo smisi di sorridere. avevo lottato a lungo contro i miei sentimenti per lei, ma ormai ero stanco. Stavo bene, volevo stare bene. E per farlo avevo bisogno di smettere di farle la guerra.
Probabilmente il mio umore non era adatto alla situazione. Avevano appena ucciso la mia ex fidanzata. Quel pensiero mi intristiva. Marina era una brava ragazza. Non se lo meritava. Ma le cose erano state così veloci che non avevo ancora realizzato. Una fitta di senso di colpa mi colpì. Era sbagliato essere felice. Avrei dovuto essere in lutto e onorare la sua memoria. Avrei dovuto piangerla.
E a parte questo, avrei dovuto preoccuparmi di capire chi volesse far ricadere su di me la colpa di ciò che era successo.
Ma non ci riuscivo. In quel momento, l’unica cosa che volevo era stare bene. E per stare bene avevo bisogno di godere a pieno della presenza di Rose. E di quella di Albus.
Mi fermai quando riconobbi il mio migliore amico all’ingresso dello stadio. Era seduto a terra e lucidava la sua scopa, ovviamente mi stava aspettando. Ancora non avevamo avuto modo di parlare.
-Al- lo salutai quando mi decisi a farmi avanti per affrontarlo. Lui si alzò in piedi e mi venne incontro.
-Come stai?- era preoccupata, ma qualcosa lo innervosiva. Non bisognava essere geni per capire cosa.
-Piuttosto bene, grazie- lui mi scrutò negli occhi per capire se stessi mentendo. Aveva le sopracciglia aggrottate ed un’espressione inquisitoria dipinta sul volto.
Quando fu certo che non gli stavo mentendo venne avanti e mi abbracciò lasciandomi leggermente di sasso. Non eravamo soliti lasciarci andare a certe smancerie.
-Ok, amico. Anche io sono contento di saperti bene- gli dissi cercando di mascherare la commozione che quel gesto, inevitabilmente, mi aveva scatenato. Lui mollò la presa e si allontanò.
-Scusami, ma sai mi aveva un tantino sconvolto l’idea che te ne andassi ad Azkaban- si giustificò. Per un momento sperai che la felicità per il sapermi libero lo avesse portato a dimenticare il perché lo fossi. Ovviamente la mia era una speranza vana, lo capii nel momento in cui il suo sguardo si fece omicida e il suo dito indice puntò dritto sulla mia faccia.
-MIA CUGINA- disse con tono accusatorio.
-Quale?- chiesi cercando di ridere, ma il suo sguardo mi suggeriva chiaramente che non era il caso.
-Non fare il buffone Malfoy!- mi intimò ed io mi arresi portando le mani in alto, i palmi rivolti verso di lui.
-Va bene! Cosa vuoi sapere-
-Mi avevi promesso che le saresti stato lontano!- mi accusò.
Sospirai –Ci ho provato, Al- lui di nuovo sollevò il sopracciglio –Lo giuro. Ci ho provato. Ma non ci riesco, è più forte di me-
-Sarà meglio che tu non la faccia soffrire ancora Scorp. Sarà davvero molto meglio per te!-
-Non ho intenzione di farlo- ero serio. Lo guardai negli occhi, volevo che Albus sapesse, che non nutrisse il minimo dubbio in proposito –Senti non posso assicurarti che tra me e lei le cose andranno sempre bene. Insomma siamo Rose e Scorpius. Noi litighiamo e ci insultiamo e ci minacciamo- la faccia di Albus mi suggerì che quella non era esattamente la strategia giusta per rassicurarlo –ma ci tengo a lei- aggiunsi.
-Ci tengo più di quanto io abbia mai tenuto a nessun altra. E lo so che questo non significa niente, perché tecnicamente non ho mai tenuto a nessun altra, ma quello che voglio dire è che mi importa- terminai la frase senza essere certo di cosa stessi dicendo –Non posso prometterti che non la ferirà mai, ma farò di tutto perché non accada-
Fortunatamente Albus capì che mi ero già sforzato abbastanza per fare quel discorso e credé  nella mia buona fede.
-è tardi, andiamo- mi disse lasciando correre, voltandosi verso l’ingresso.
-Quindi adesso state insieme?- mi chiese mentre varcavamo la soglia dello stadio.
Sorrisi tra me –Sì- con la coda dell’occhio vidi il sorriso di Albus fare eco al mio –ma non dirglielo. Altrimenti si agita- aggiunsi subito dopo. Entrambi scoppiammo a ridere.



ANGOLO DI MIKA
Eccomi qui ragazze :)
Allora, vedete la mia frequenza sul sito già sta migliorando!
Grazissime per essere ancora qui...le vostre recensioni mi riempiono di gioia, ed il vostro entusiasmo è illuminante. Davvero, scrivere quando sai che qualcuno attende il tuo aggiornamento è oltremodo meraviglioso! <3 *v*
Allora parliamo del capitolo .. ho cercato, non sono sicura di esserci riuscita, di esplorare alcuni personaggi che erano un po' rimasti al margine.
L'universo della Nuova Generazione ne mette talmente tanti a disposizione che sarebbe un peccato non renderli partecipi. Inoltre i piccioncini Lorice (non sono brava a fare le crasi dei nomi) era da troppo tempo che non vivevano qualche dramma esistenziale!
Per i fan LyLys e Jomi (aiutatemi scrivendo come li devo chiamare, please!) nei prossimi capitoli torneremo a parlare di loro! Il picco sarà quando si parlerà delle vacanze di Natale!
Cmq ..  Cupcakes .. la prima prova si avvicina. Credo che non nel prossimo capitolo ma in quello dopo ancora vedremo come farà Rosie ad affrontarla e cosa l'aspetta. Suggerimenti? Io ho qualche idea, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi e come la vedete.
La situazione Rospius (ok, fermatemi sta storia dei nomi mi fa sbellicare dalle risate!) sembra, per la prima volta "andare bene" . Si apre il toto scommesse su quanto durerà!!!
Voglio confessarvi una cosa.. inizialmente il morto non doveva essere Marina .. era qualcun altro .. ma poi non ce l'ho fatta. Sono una debole!
Cmq, vorrei sapere cosa ne pensate. Adesso visto che rischio che il mio angolo diventi più lungo del capitolo, vi saluto e vi bacio *_*
Ricordate sempre che ogni parola è dedicata a voi <3
Aprestissimo Mika (la dottoressa puntuale)

 

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Capitolo 16
*** CHAPTER XV- Segreti e Soffiate ***


CHAPTER XV- Segreti e Soffiate

PoV Domi
-Signorina Weasley?- la voce preoccupata del professore mi riportò alla realtà. Era appena la prima ora ed io già mi sentivo uno straccio. Quella notte avevo dormito pochissimo. Nonostante ci fosse stata la prima nevicata della stagione avevo sentito caldo, e avevo avuto il sonno agitato.
Alzai lo sguardo sul professor Paciock  e mi guardai intorno disgustata. L’odore forte e pungente del concime e delle piante mi feriva il naso.
-Non mi sento bene- affermai portandomi una mano alle labbra. Lui mi guardò preoccupato.
-Sei pallida come un lenzuolo Domi- disse lui dimenticando il tanto sottolineato distacco professionale. Io sentivo la fronte umidiccia, imperlata di sudore e avevo lo stomaco completamente sottosopra.
Improvvisamente, una folata di vento passò da uno spiffero della finestra nella serra, portandomi l’odore forte dei germogli di mandragora.
-Devo… devo..- cercai di parlare, ma prima che potessi dire niente sentii la testa girarmi violentemente. Cercai di alzarmi per abbandonare la serra, ma questo mi provocò un ulteriore giramento di testa, e la nausea crebbe esponenzialmente.
-Domi?- Alice al mio fianco mi chiamava preoccupata, e Rose cercava di tenermi per le braccia, poiché era evidente che da sola non potevo reggermi in piedi.
Provai a trattenermi, lo giuro. Ma fu in utile. Non riuscii neanche ad evitare Alice e le vomitai addosso.
-Che schifo- furono le ultime parole che sentii, registrai appena il tono sconvolto della mia amica, poi più niente.
                                                      **********************************
-Si sta svegliando..- lentamente tentai di aprire gli occhi. La luce mi feriva, l’ambiente era bianco e candido, ed alcuni volti prendevano forma via via che mi abituavo all’ambiente circostante.
-Ben svegliata bella addormentata!- il suono di quella voce mi fece sorridere involontariamente. Mossi appena la mano e trovai la sua, la strinsi debolmente e lui in risposta mi diede una stretta più energica. Lentamente, temendo di avere un nuovo crollo, mi tirai su a sedere.
-Ciao Jamie- lo salutai, e mi resi conto che la mia voce era più sottile di quanto credessi.
-Oh, Domi ci hai fatto prendere un colpo!- mi rimproverò Lily che stava lì vicino.
Cercai di sorridere per rassicurare tutti.
-Come ti senti?- mi chiese dolcemente James che ancora teneva la mia mano.
Lo guardai corrugando la fronte, mentre cercavo di capire come mi sentissi davvero. Cercai di ascoltare il mio corpo. Non avevo più caldo, anzi la leggera brezza nell’infermeria era piacevole, addosso ero ancora un po’ sudata, forse a causa del malore di poco prima, ma la sensazione era giusta. La testa andava bene, e non avevo più nausea, né altro.
-Ho fame- dissi infine, terminata la mia analisi.
-E ti credo! Mi hai vomitato addosso tutta la colazione- piagnucolò Alice e la guardai colpevole.
-Mi dispiace!-
-Non fa niente- sorrise lei.
-Non devi scusarti, non è colpa tua se sei stata male- James parlò contemporaneamente, lanciando ad Alice un’occhiataccia.
-Ciao Domenique, posso fare qualcosa per te, cara?- sbarrai gli occhi. James sembrava dispiaciuto, mollai la sua mano infastidita, buon umore andato.
-Ciao- risposi a Camille che si era fatta avanti.
-Tesoro avevi un aspetto terribile- mi informò. Io stiracchiai un sorriso che era una smorfia.
-Insomma, cosa c’è qui? Una festa? Ho detto che potevate stare solo pochi minuti e solo i parenti!- Poppy entrò nella stanza nervosissima, guardando in cagnesco tutti quelli che erano all’interno.
-Signorina Paciock? Solo i parenti!- Alice si alzò lanciando un’occhiataccia all’infermiera.
-Ci vediamo dopo Domi- mi salutò congedandosi.
-E lei?- cercai in ogni modo di dissimulare l’espressione compiaciuta sul volto quando l’anziana donna si rivolse a Camille.
-Oh, be- fece lei arrossendo –Per ora non siamo parenti, ma magari un giorno .. – nel parlare arpionò il braccio di James che sembrava decisamente imbarazzato. L’espressione compiaciuta mi si congelò sul volto tirato.
-Uscite tutti, ho bisogno di riposare- tuonai scontrosa. Tutti i presenti rimasero impietriti davanti al mio cmabio d’umore repentino.
-L’avete sentita?- mi diede man forte Madama Chips –Tutti fuori- il suo tono di voce metteva discretamente paura.
-Sicura che non vuoi che resti?- mi chiese James una volta arrivato alla porta. Lo fulminai con lo sguardo, senza rispondergli e mi voltai dalla parte opposta per non guardarlo. Se non se ne fosse andato avrei cominciato ad urlare. sapevo che non dovevamo dare nell’occhio e che era una copertura, ma se lei pensava che un giorno lo avrebbe sposato significava che lui qualcosa le stava facendo credere. Molto bene. Se le cose stavano così, gliel’avrei fatta vedere io.
Sentii la porta che si chiudeva, segno che se ne fossero andati. I passi ritmici e veloci di Poppy tornavano verso di me, pensai per darmi qualche medicina. Lei oltrepassò la tenda e raggiunse il mio letto.
-Signorina Weasley- mi voltai a guardarla incuriosita, il suo volto era privo di espressione –dobbiamo parlare-.
                                                                  *****************************
PoV Rose
La biblioteca di domenica era quasi praticamente vuota. Gli unici presenti eravamo io e Lysander, che gentilmente si era offerto di farmi compagnia. Insieme cercavamo di selezionare gli incantesimi che potevano essermi utili durante le prove, cosa oltremodo difficile considerando il fatto che non avevamo idea di cosa aspettarci.
“Guarda qui! Con questo incantesimo puoi strizzare l’avversario!- mi informò Lys indicandomi la pagina che stava consultando.
-Credi che mi faranno combattere contro una zucca?- risposi leggermente alterata, immediatamente dopo mi pentii –Scusami Lys!- lui sorrise divertito, voltando pagina.
-Figurati Rosie, è normale che tu sia agitata-
-Avresti dovuto essere tu!- mi lamentai lasciando cadere pesantemente la testa sul libro enorme, appena prelevato dalla sezione proibita.
-Non dire sciocchezze- posò la mano sulla mia stringendola –sarai perfettamente in grado di affrontare queste prove, campionessa- non riuscii a trattenere una smorfia.
-Zio Harry mi ha raccontato mille volte del suo torneo … Draghi? Capisci? Come faccio a combattere con un Drago!-
-Come ha fatto lui, no?-
Sbuffai ancora.
-Tu sai come mantenere il sangue freddo, io no!-
-Oh, ti prego Rose! Smettila di piangerti addosso, così non risolverai niente- mi ammonì lui –Anzi, sai che ti dico? È da questa mattina che siamo rinchiusi qui dentro, dovresti uscire e svagarti un po’- sospirai. Aveva ragione, probabilmente tutto quel frenetico cercare mi stava friggendo il cervello. Avrei dovuto distrarmi, ma proprio non ero dell’umore. Continuai a guardare Lys, il suo labbro inferiore non era ancora completamente guarito.
-Ti fa male?- chiesi sfiorandogli la ferita. Lui sorrise.
-Solo a volte-
-Sei stato molto coraggioso Lys- lo encomiai. Le risse non erano esattamente il suo forte, di solito.
Lui sorrise –Lo avrebbe fatto chiunque- poi la sua espressione si indurì –Se tu avessi visto Lily in quello stato- lo vidi fremere, le spalle vibrarono. Era rabbioso, faceva quasi paura. Chiuse gli occhi, stringendoli come a voler impedirsi di vedere qualcosa che però era nella sua mente.
-Non voglio pensare a cosa sarebbe accaduto se non fossi arrivato in tempo-
-Non è successo Lys- lo rassicurai, fu il mio turno di tenergli la mano.
-Lo so, ma Lily è così indifesa e piccola-
Sorrisi intenerita –Non la descriverei indifesa, forse sprovveduta piuttosto!-
-No, Rose. Lei è allegra, brillante, luminosa, piena di vita e sempre così fiduciosa- lo studiai attentamente, mentre trasognante dipingeva mia cugina in quel modo. Poi sbarrai gli occhi, consapevole.
-Sei innamorato di lei..- lui mi guardò negli occhi, leggermente nel panico.
-No-
-Non mentire-
-Scherzi, Rose? È una bambina!- Io e Lys avevamo moltissime cose in comune, una delle quali era l’assoluta incapacità di mentire. Infatti, il mio caro amico davanti a me, sudava freddo e parlava come se gli fosse rimasta una caramella mou incastrata in gola. Lo guardai scettica.
-E tu, sei innamorata?-
-Non stiamo parlando di me!- lo accusai puntandogli il dito. In risposta ridacchio.
-Fate coppia fissa ormai..-
-Togliti quell’espressione maliziosa ed impertinente dalla faccia o ti crucio Lys- lo minacciai facendolo ridere.
-State insieme?-
-No!- risposi nel  panico.
-Cosa provi per lui Rose?- mi chiese tornando serio. Io sospirai. Avevo voglia di parlare, per una volta. Di aprirmi, di raccontare quali fossero i miei sentimenti. Volevo essere onesta, con me stessa prima di tutto, almeno in parte.
-è così strano- commentai, appoggiando il mento sul palmo della mano –mi fa sentire viva- commentai perdendomi a guardare l’infinito.
-La maggior parte delle volte è un arrogante, presuntuoso, fanatico.- dissi accigliata –insomma una persona terribile- Lys si lasciò andare ad una risatina  -Ma a volte sa essere sorprendente, e da sempre lui mi costringe a mettermi in discussione, a ripensare il mio modo di vedere le cose anche se non lo ammetterei mai. E adesso, è successo tutto così in fretta. Il nostro rapporto è cambiato, lui è cambiato, io sono cambiata- stavo facendo un discorso senza senso, forse era semplicemente un flusso di coscienza immotivato. Incrociai lo sguardo di Lys che mi sorrise. –Insomma lui è…- tentai di trovare una definizione, ma prima che potessi terminare la frase Lys mi interruppe.
-è appena entrato in biblioteca!- ci misi un secondo ad afferrare il concetto, quando mi voltai, Scorpius stava percorrendo il corridoio speditamente nella mia direzione.
-Ciao- lo salutai in imbarazzo. Sapevo benissimo che non aveva sentito una parola di ciò che avevo detto, ma comunque arrossii.
-Ciao- rispose lui, chinandosi su di me –Ciao Scamandro buono- salutò –Che dici, posso rubartela per il resto del pomeriggio?- Lys sorrise, si alzò e raccolse i libri dal tavolo –Ti prego fallo! Questa schiavista mi tiene qui da questa mattina- entrambi risero.
-Ehi, non mi piace questa solidarietà maschile- commentai incrociando le braccia. L’unico effetto che ottenni fu quello di farli ridere di più.
 
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PoV Rox
La domenica era un giorno triste. Cioè, ovviamente ero felice che non ci fossero lezioni, ma dopo un po’ il non fare niente mi metteva una certa malinconia addosso. Inoltre il tempo non era stato clemente. Faceva freddo, per cui dopo aver cacciato un bimbetto del primo anno dalla poltrona davanti al camino, mi sedetti lì davanti, con la mappa del malandrino in mano.
Controllai Louis che, come previsto, se ne andava a spasso con Danielle allo scopo di estorcerle informazioni. Ovviamente ero felice che il nostro piano avesse funzionato, ma non riuscivo a sopprimere l’indignazione. Le donne non avrebbero mai avuto la loro rivalsa sociale se continuavano a sbavare alla vista di un paio di occhi azzurri. Comunque, Louis si stava comportando piuttosto bene. Perciò rimasi lì, in attesa del suo ritorno. Doveva farmi rapporto.
Mi sentii importante. Ero evidentemente a capo di un’organizzazione di spionaggio, chissà magari un giorno avrei potuto metterlo nel curriculum.
Me ne stavo lì, in attesa, persa nei miei sogni di gloria, quando sentii una presenza inquietante al mio fianco. Mi voltai. Il ragazzino che avevo cacciato dalla poltrona se ne stava in piedi, al mio fianco. Si torturava le mani e si guardava le scarpe, evidentemente spaventato.
-Che c’è?- chiesi brusca ed infastidita.
-Scusami Roxanne. C’è uno fuori dalla Sala Comune che cerca Rose- balbettò il bimbetto senza guardarmi negli occhi. Non facevano più i Grifondoro di una volta.
-Ti sembro Rose?-
-No- evidentemente la pulce non conosceva il significato della parola sarcasmo. Sbuffai senza smettere di guardarlo, in attesa che aggiungesse qualcosa, quello sembrava sempre più agitato.
-Ha detto che riguarda il torneo- pigolò piano, accendendo finalmente la mia curiosità.
-Bene- feci alzandomi –siediti qui finché non torno- raggiunsi il buco del ritratto e lo oltrepassai.
-Ciao- salutai il campione di Beubatons, che se ne stava appoggiato alla porta parete. Lui mi guardò confuso,  immediatamente sorrise.
-Ciao, sono Charles- mi porse la mano sorridendomi obliquo. L’afferrai e stiracchiai un sorriso di circostanza. –Piacere Roxanne. So’ che stai cercando Rose..- non vedevo l’ora di tornare al calduccio della Sala Comune.
-Sì, ma posso rimandare..-
Sollevai il sopracciglio –Perché?- mi guardò confuso, io scossi la testa e preferii non indagare.
-Credo sia in biblioteca, puoi cercarla lì- lo informai indicando con la testa il corridoio che portava verso l’uscita, e stavo per andarmene.
-L’ho già cercata lì, non c’è-
-Allora prova in cortile, al Campo da Quidditch- dissi dopo averci pensato su qualche secondo nuovamente feci per andarmene.
-I tuoi capelli sono buffi- lo guardai in faccia, ma guarda te questo.
-Senti razza di spaventapasseri mangia lumache, che ne dici di toglierti dai piedi!-
-Scusami, non volevo offenderti era un complimento-
-Invece il mio no, e sì volevo offenderti!- sbuffai innervosita –comunque adesso ho molte cose da fare-
Mi voltai verso il ritratto ma lui mi fermò prendendomi la mano.
-Vorresti uscire con me?- mentre mi faceva questa domanda stringeva gli occhi blu forse nel tentativo di sembrare sexy, a me sembrò solo un idiota –No- risposi secca.
-Sono un campione Tre Maghi, potrei portarti al Ballo del Ceppo-
-Io non ballo, e comunque manca più di un mese-
-è un peccato. Le ragazze belle come te dovrebbero ballare-
-Senti Allock dei miei stivali, non ho tempo da perdere con questi giochetti- abbaiai innervosita.
-Quali giochetti?- chiese confuso mantenendo salda la presa sulla mia mano.
-Te che fai il cascamorto chiedendomi di andare al ballo- gli spiegai.
-Perché? Cosa c’è di male?- il divertimento nella sua voce era direttamente proporzionale alla mia esasperazione.
-C’è di male che io non sono quel genere di ragazza!-
-il genere di ragazza che si diverte?-
-No- lo fissai, sentivo l’indignazione crescere –il genere di ragazza che si fa abbacinare da un sorriso smagliante e un paio di occhi chiari- puntualizzai.
-Ti sto mettendo in imbarazzo?- osservò leggermente dispiaciuto.
-No!- negai immediatamente.
-E allora perché mi respingi?- ok, questo tipo aveva un ego quanto una mongolfiera ed un cervello di gallina.
-perché non mi interessi- cercai di spiegargli mantenendo la calma, come se parlassi ad un ritardato.
-Rox?- mi voltai verso Alice e Domi che rientravano nella Sala Comune –Che fai?- il sorrisetto compiaciuto stampato sulle loro facce mentre fissavano quel biondo slavato che mi stringeva il polso mi mandò su tutte le furie.
-Niente!- decretai liberandomi dalla presa –voleva sapere di Rose, gliel’ho detto e fine-
-Wow, questa scuola è piena di ragazze bellissime- Charles si allontanò da me raggiungendo le altre due. Prese la mano ad entrambe ed eseguì un baciamano perfetto. Io sollevai il sopracciglio e scossi la testa, soprattutto dopo aver visto entrambe sospirare.
-Scusate, adesso devo cercare Rose, ma spero di rivedere tutte voi il prima possibile- prima di darci le spalle fece l’occhiolino.
Domi ed Alice continuarono a fare ciao ciao con la mano anche dopo che fu sparito dietro l’angolo.
-è davvero bellissimo- sospirò Domi dopo qualche minuto.
-è davvero sexyssimo- aggiunse Alice
-è davvero un coglione- dissi io scimmiottando il loro tono di voce. Loro ridacchiarono ed io me ne tornai in Sala Comune.
                                                                                        **********************
 
PoV Rose
L’aria nel parco di Hogwarts era gelida, ma bisognava ammettere che le prime nevicate davano al parco un’aria quasi fiabesca. Più ci allontanavamo dal castello, meno gente c’era. Gli studenti si godevano la prima neve immediatamente sotto le mura. Io seguivo Scorpius, che mi trascinava tenendomi per mano verso il Campo da Quidditch, nell’altra mano teneva la sua costosissima e preziosissima scopa.
Quando arrivammo avevo il fiatone. Lui sorrise.
-Ti stai rammollendo Rose?-
-Sì fai pure il gradasso, solo perché hai le gambe più lunghe!- risposi piccata, mentre cercavo di riprendere fiato. Si mise a ridere. Poi inforcò la scopa e mi tese la mano, invitandomi a montare con lui. Aggrottai la fronte.
-So  montare una scopa, Malfoy. La tattica del “vieni ti faccio vedere come si vola” con me non attacca!- lui rise ancora.
-Non potresti semplicemente smettere di essere un’orgogliosa maniaca del controllo e lasciarti andare?- strizzai gli occhi.
-Ah e così è questo quello che pensi? Che sono un’orgogliosa maniaca del controllo?- mi feci avanti, andando a fronteggiarlo faccia a faccia.
-Sì- ammise ridendo ancora –ed anche nevrotica e sfiancante- aggiunse facendomi infuriare.
-Bene, e allora fattelo da solo il tuo giro sulla scopa!- abbaiai, mentre lui continuava a sorridere. Mi voltai partendo a passo di carica, con tutta l’intenzione di tornare al castello.
-Rose- mi chiamò lui sbuffando divertito ma lo ignorai, dopo qualche secondo lo vidi fermarsi davanti a me, a mezzo metro da terra –Sali su questo manico di scopa- mi ordinò, cosa che ovviamente provocò il mio ennesimo rifiuto. Ma prima che potessi allontanarmi ancora, mentre con una  mano teneva salda la presa sulla scopa, con l’altra mi tirò a sé.
-Sali- ripeté, portando la scopa a terra, ad un pelo dalle mie labbra. Io sbuffai, ma decisi di non controbattere. Palesemente infastidita salii sulla scopa dietro di lui, e con poca convinzione mi attaccai ai suoi fianchi.
-Reggiti più forte Rosie- mi intimò di nuovo di buon umore –Adesso, cucciolo di grifone, ti insegno come si vola- prima che potessi controbattere, si diede una spinta con le gambe e si librò in aria.
Raggiungemmo l’altezza degli anelli e Scorpius cominciò a fare dei cerchi in aria, sempre più velocemente, aumentai la tratta sui suoi fianchi, e sentii i suoi addominali contrarsi sotto le mie mani, duri, definiti oltre la maglietta, decisamente troppo leggera data la temperatura.
-Sei pronta, Rosie?- mi chiese, ma prima che potessi rispondere si lanciò in una picchiata feroce verso il lago, che mi fece scappare un urletto di sorpresa. Quando fummo a pochi piedi dall’acqua raddrizzò la scopa ridendo.
-Hai paura?-
-Certo che non ho paura!- risposi piccata
-Fai bene, non permetterei mai che ti succedesse qualcosa di male!- mi rassicurò, appena prima di voltarsi e sorridermi. Sorrisi a mia volta, leggermente imbarazzata, mordendomi la guancia.
-Guarda dove vai- gli intimai abbassando lo sguardo, lui mi sorrise sporgendosi verso di me per  baciarmi, glielo lasciai fare.
-Guarda davanti Scorp- gli intimai ancora, dolcemente, una volta che si staccò dalle mie labbra. Lui si lasciò andare ad un ultimo sorriso e tornò a planare verso il campo.
Quando tornammo a terra, entrambi ridevamo. Senza un motivo, senza un perché, semplicemente mi sentivo allegra, felice e spensierata.
-Allora Rosie, dov’è la tua scopa?- mi disse ad un certo punto.
-Nel dormitorio..-
-Appellala! Ti va una partita?- lo guardai entusiasta ed immediatamente chiamai la mia scopa. Mi portai davanti a lui.
-Che vinca il migliore- decretai.
-Cioè me- fece eco lui.
Lo guardai indispettita, pronta a sbugiardarlo.
In quel momento Charles, il campione di Beauxbatons entrò nello stadio, distogliendomi dal mio proposito. Immediatamente Scorpius mi si mise al fianco.
-Che vuole quel cretino?- sussurrò a mezza bocca ed io gli assestai una poderosa gomitata.
-Ciao Rose, ti ho cercato in lungo ed in largo!- io mi limitai a sorridergli andandogli incontro.
-Dimmi Charles-
-Vorrei parlarti..- disse lui immediatamente e poi scoccò un’occhiata a Scorpius –da soli- aggiunse. Per quanto la cosa mi innervosisse cominciai ad andargli incontro per uscire dallo stadio. Mentre mi avvicinavo intercettai uno sguardo soddisfatto di Charles che non mi piacque per niente, accompagnato da un sorrisetto compiaciuto diretto a Scorpius.
-Io..- mi voltai immediatamente a raggelare Scorpius, la sua espressione era palesemente scontenta e frustrata –Io ti aspetto qui- si corresse.
                                                       *********************************
-Sei bellissima questa sera- iniziò Charles quando eravamo ormai usciti dallo stadio, provocando la mia rituale alzata di sopracciglia –A quanto pare questa smorfia è genetica, la fate tutte in famiglia..- in risposta accentuai la curva delle sopracciglia, lui mi accarezzò la fronte corrugata –devo confessare che la trovo molto sexy- mi allontanai di mala grazia impedendogli di toccarmi.
-Cosa devi dirmi Charles- lo incitai ignorando il suo tentativo. Lui, per niente impressionato sorrise, poi abbassò la mano lungo i fianchi e mi guardò negli occhi.
-Notizie, sulla prima prova- sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
Rimasi rigida in attesa. Mi allontanai per fissarlo negli occhi, i miei erano sbarrati, lui sorrise evidentemente compiaciuto dalla mia reazione.
-E?-
-E, cosa puoi fare per me, se te lo dico?- mi chiese accarezzandomi la guancia. Per un momento lo guardai confusa, poi, non appena afferrai il senso delle sue parole mi allontanai ancora.
-Come ti permetti! Razza di..- stavo già portando la mano alla bacchetta quando lui scoppiò a ridere.
-Stavo scherzando, dolcezza!- mi calmò portando le mani avanti. Lo guardai ancora dubbiosa, e leggermente in tensione quando tornò a farsi più vicino.
-Ascoltami- iniziò –Dobbiamo affrontare quattro creature diverse. Quattro ciascuno- cercai di concentrarmi per non perdere nemmeno una parola –Da quello che so ognuna apparterrà ad un elemento diverso, sono tutte pericolose, anche se una diversamente dall’altra. Ogni volta che ne batteremo una, avremo la possibilità di guadagnare qualcosa che ci aiuterà nella seconda prova-
-Che creature?- il suo sorriso si fece più ampio.
-Sono riuscito a scoprirne solo due- ammise –un Vampiro ed un’acromantula-
-Cosa?- strillai lui mi zittì portando un dito sulle mie labbra.
-Ti consiglierei di non presentarti piena di aglio, la gente potrebbe domandarsi il perché- mi avvertì prima di voltarsi per riaccompagnarmi dentro lo Stadio.
Dopo qualche secondo lo raggiunsi correndo, e presi a camminare al suo fianco in silenzio, rimuginando su queste nuove informazioni –Perché me lo hai detto?- chiesi infine, al varco dello Stadio.
Lui si voltò a guardarmi, ancora sorridendo –Sono uno a cui piace vincere. Ma voglio vincere perché sono il migliore, non perché ne so’ più degli altri- lo guardai leggermente colpita dall’informazione. Beh, era un pomposo francese, ma comunque la qual cosa gli faceva onore. Oltre le sue spalle vidi Scorpius avvicinarsi, sorrideva, all’apparenza era normale, ma io lo conoscevo bene e mi sembrava teso.
Oltrepassò Charles e mi cinse la vita in un abbraccio sollevandomi da terra –Eccolo il mio boccino d’oro!- disse prima di baciarmi sulla bocca.
Charles ridacchio, era fin troppo palese il tentativo di Scorpius di marchiare il territorio, una parte di me ne fu infastidita, una parte piuttosto piccola in effetti. Dopo qualche secondo il francese si congedò –Ci vediamo alla prova .. “boccino”- aggiunse sarcastico dileguandosi.
-“Boccino d’oro”? Seriamente?- chiesi guardando Scorpius che sorrideva sghembo.
-Volevo essere tenero- propose a mo’ di scusa. Ignorai completamente quella parte di me irritata e sollevai un sopracciglio. Posai le mani sul suo petto, perdendomi per qualche secondo a sentire la compattezza dei suoi muscoli oltre la maglietta, sotto le mie mani.
-Tutta questa dolcezza ti farà perdere il tuo charme .. – lo avvisai arricciando esageratamente il naso. Lui sorrise, vidi un lampo di sfida e desiderio attraversargli gli occhi.
-Mi preferisci arrogante?- sussurrò al mio orecchio spingendomi verso le impalcature degli spalti.
-Cosa fai?- una leggera nota di panico si era impadronita della mia voce.
-Preferisci la versione di me che ti controlla Weasley?- usò il mio cognome, e per un momento mi sembrò di essere tornata al “prima”.
-Tu non mi controlli affatto- mi lamentai cercando si allontanarlo. Ma lui era più forte.
-Ti eccita non riuscire a respingermi- non era una domanda. Il suo respiro caldo e freddo al tempo stesso, si scontrava con il mio, leggermente alterato dalla situazione –Ti eccita il fatto che io sia più forte- mentre parlava sollevò la mia gamba di peso, obbligandomi ad avvolgerla intorno ai suoi fianchi.
-Ti eccita il sentirti in balia delle sensazioni che ti provoco..- la sua mano, sotto il mio mantello, sotto la mia gonna, percorreva la mia coscia.
-Ci ammaleremo – dissi debolmente, e come tentativo di respingerlo era decisamente fiacco. Lui sorrise sulle mie labbra.
Lentamente iniziò a baciarmi il collo, dopo aver gettato via la mia sciarpa. Sospirai e lui mi guardò negli occhi, lo sguardo vittorioso. Senza mollare la presa dal mio sguardo, si inginocchiò ai miei piedi. Aprì il mantello e mi sollevò la gonna. Fremetti in attesa, mentre le sue mani sfioravano il tessuto dei miei slip, facendomi tremare. Lo sentii distintamente mentre li spostava ed iniziava a sfiorare la mia entrata.
-Sei così bagnata..- commentò e mi sembrava indecente ed eccitante al tempo stesso. Arrossii violentemente, in tutta risposta lui parlò ancora, questa volta la bocca ad una distanza minima dal mio segreto –Sei bagnata per me?- fremetti più forte, nell’immobilità dell’attimo abbassai gli occhi ed incontrai i suoi, accesi.
-Dimmelo- ordinò. Maledetto Malfoy. Se pensava di riuscire a costringermi si sbagliava di grosso. Sentii la sua lingua accarezzare la mia intimità.
-Sono bagnata per te..- le parole mi sgorgarono si bocca senza che riuscissi a trattenerle. Lui sorrise compiaciuto. La sua lingua iniziò a muoversi prima piano poi più veloce. Io ansimavo, senza riuscire a pensare a niente.
-Dimmi che mi ami- ordinò dopo un tempo che non riuscii a decifrare, ancora una volta tentai di mordermi la lingua. Ma le sue dita dentro di me si mossero facendomi girare la testa.
-Ti amo- era quasi un urlo strozzato. Lui si alzò, abbandonò la sue posizione, prendendomi in braccio ed entrando dentro si me, provocandomi un rantolo di piacere ancora più forte.
-Voglio che tu lo dica ancora, Rose- era nuovamente un ordine. Scandito dai suoi affondi, dai nostri respiri affannati.
-Ti amo- ripetei prima di raggiungere le sue labbra, lo mordevo e succhiavo, come se non potessi mai farne a meno.
Quando venimmo entrambi, stremata, mi abbandonai tra le sue braccia. Mi sorresse tranquillamente, senza il minimo sforzo.
-Devo portarti al castello in braccio?- improvvisamente corrugai la fronte preoccupata. Scorpius mi fece scendere e si allontanò di qualche centimetro, temendo probabilmente uno dei miei soliti cambi d’idea. Ma non era la nostra situazione a preoccuparmi, ben altro.
-Come la faccio fuori un’acromantula?- l’angoscia della mia voce si rifletté nei suoi occhi.
 
ANGOLO DI MIKA
Buongiorno belle fanciulle!
Lo so, sono in tremendo ritardo. A mia discolpa posso dire due cose...
1) Trovo una difficoltà terribile a scrivere di Rose e Scorp che vanno d'accordo...
2) Mi è stato regalato il cofanetto con i dvd..e hoi ritenuto opportuno spararmi i film uno dopo l'altro in lingua! Capite, no?
Cmq..non sono affatto soddisfatta di questo capitolo, spero che il prossimo esca fuori meglio..
Ovviamente si tratterà della prima prova... Spero solo di riuscire a renderla appassionante...
Sperando di non aver fatto schifo..fatemi sapere..
Baci <3
Aprestissimo

 

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Capitolo 17
*** CHAPTER XVI- La prima prova ***


CHAPTER XVI- La prima prova

Erano giorni che mangiavo pochissimo e dormivo ancora meno. L’ansia e l’agitazione crescevano con il passare dei secondi ed ero intrattabile. Quella mattina, quando mi ero guardata allo specchio, non ero riuscita a trattenere una smorfia tanto mi aveva spaventata il mio riflesso. Va bene che non ero mai stata una fissata per l’estetica, ma il mio aspetto era decisamente troppo trasandato, perfino per me.
Le mie amiche/cugine erano già sedute per colazione quando raggiunsi la Sala Grande. Alice teneva tra le mani il Gazzettino di Hogwarts, numero speciale, pre-prima prova. Non appena mi vide arrivare, Domi le diede una gomitata ed Alice provò a nasconderlo nervosamente dietro la schiena, ma era troppo tardi.
-Che ha scritto?- chiesi burbera prendendo posto tra Rox e Lily.
-Ni..niente- balbettò Alice, temendo, evidentemente, al mia ennesima esplosione. Il che, ovviamente mi fece capire che qualunque cosa Passiflora aveva messo in quel giornaletto, ovviamente non mi sarebbe piaciuta. Nessuna sorpresa, non mi piaceva mai niente di quello che scriveva quella vipera.
-Dammelo qua- ordinai, e lei riluttante mi passò il giornaletto.
“Il cuore spezzato di Rose Weasley” il titolo spiccava rosso in prima pagina. Sotto una foto mia con Malfoy, all’interno di una cornice a cuore. Il cuore ritmicamente si divideva, e le espressioni sui nostri volti passavano dall’essere allegre, all’essere affrante. Appallottolai i fogli e li gettai a terra senza commentare.
Non volevo leggere. Non volevo sapere quale spiegazione il mondo si fosse dato per il fatto che io e Malfoy non ci parlassimo più. O meglio del perché io mi rifiutassi da giorni di rivolgergli la parola, nonostante i suoi patetici tentativi.
-Forse dovresti parlargli .. – azzardò Domi sporgendosi verso di me. Sollevai la testa, puntando lo sguardo fiammante verso di lei. Era mia cugina e le volevo bene, ma se pensava di poter affrontare quel discorso in quel momento meritava di essere cruciata.
-Non ho intenzione di rivolgergli la parola- commentai secca.
-Sono giorni che ti segue..- tentò Alice.
-Poteva pensarci prima- tentai la seconda volta di chiudere il discorso, inutilmente.
-Non ha fatto niente di grave Rose. Era solo preoccupato- la voce di Lily alla mia sinistra era la meno titubante.
Le guardai ad una ad una, furente.
-Non è che solamente perché lo hai quasi fatto finire ad Azkaban adesso devi essere il suo portavoce Lily!- mi morsi la lingua immediatamente dopo aver pronunciato quella frase, sapevo che mia cugina si sentiva in colpa, era stato un colpo basso da parte mia. Le avrei dovuto chiedere scusa, ma non in quel momento.
-Da che parte state?- sillabai ogni parola, sforzandomi di mantenere il tono basso, sebbene minaccioso verso le altre due che continuavano a guardarmi.
-Dalla tua ma..- tento di nuovo Domi, mentre Lily roteava gli occhi. No, forse non le avrei chiesto scusa nemmeno dopo.
-Niente ma.. oggi c’è la prima prova. E voi vi preoccupate più per Malfoy che per me!- le accusai.
-Niente affatto!- sentenziò Rox, che fino a quel momento aveva taciuto –Credo che tu abbia fatto bene a mollarlo, devi preoccuparti solo delle prove-
-Rox!- la rimproverarono tutte e tre in coro. Io guardai Rox, che all’improvviso era diventata la mia cugina preferita.
-Dico solo che la vita è fatta di priorità, e Rose non può permettersi distrazioni- spiegò ingurgitando il succo di zucca –E poi ha ragione! Come si permette quella Serpe anche solo di pensare che Rose potrebbe non farcela!-
-Grazie Rox- sibilai veramente grata. Lei scrollo le spalle tornando a prestare attenzione ai suoi cereali, le altre scrollarono la testa, ma finalmente decisero di lasciar perdere l’argomento Malfoy.
-Eh..credete che assomiglierà a Robert Diggory?- sospirò Alice. La guardammo tutte interdette.
-I vampiri non sono come nei film Alice!- la ammonì Domi, a voce bassissima per non essere scoperta. Lei ignorò completamente gli sguardi esasperati delle mie cugine. Io gemetti, ed immediatamente tutte si voltarono verso di me.
-Puoi evitare di nominare Diggory, appena prima della prova?- pigolai.
-Tranquilla, Rose. Sono solo lontani parenti, e comunque Cedric  è morto durante l’ultima prova!-
-ROX!- l’ammonirono in coro. Lei scrollò la testa, e mi diede una pacca consolatoria sulla spalla.
-Ce la farai! Fagliela vedere a tutti Rose. Soprattutto a Malfoy- la guardai negli occhi. Era priva di qualsiasi forma di tatto, era vero, ma tra tutte, in quel momento, era l’unica che avevo voglia di ascoltare.
-Non vorrai dimostrargli che ha ragione, no?- mi incitò ancora. Annuii, leggermente più coinvinta. Non serviva a niente farsela sotto. dopo giorni, finalmente era arrivato il momento di affrontate la prova. Volente o nolente dovevo mettermi in gioco.
-Weasley!- mi chiamò Chris Roger di corvonero venendomi incontro –La preside dice che devi raggiungerla nel parco- sospirai forte e cercai di cancellare l’espressione spaventata dagli occhi. Il tavolo di Grifondoro guardava tutto verso di me. Feci un sorriso tirato e mi alzai dalla panca. Prima di uscire, lanciai un’occhiata apparentemente casuale al tavolo dei Serpeverde. Scorpius aveva un’espressione terrorizzata sul volto, fece un gesto nella mia direzione, ma io lo ignorai.
 
Flashback
-Come la faccio fuori un acromantula?- Non appena pronunciai quelle parole sentii Scorpius irrigidirsi.
-Cosa?-
-Charles!- spiegai –è venuto per darmi delle notizie sulla prima prova. Sembra che ci sarà…-
-Un’acromantula?- mi anticipò, una leggera nota di panico nella voce.
-Già!- convenni.
-Ma..ma è folle! Quelle bestie sono.. oh Merlino!-
-Non mi sei d’aiuto così, Scorp!- mi lamentai, ma lui sembrava essere uscito di testa. Non mi dava ascolto e cominciò a camminare avanti ed indietro nervosamente. Pensai che stesse cercando di aiutarmi, di elaborare una tattica, quando all’improvviso si bloccò sul posto e mi guardò con gli occhi sgranati.
-Non gareggerai!- sentenziò. Per un momento lo guardai stralunata, senza davvero afferrare cosa stesse dicendo, immediatamente dopo pensai che stesse scherzando. Volevo rispondergli qualcosa, ma prima che io riuscissi a dire niente lui parlò di nuovo.
-Vado immediatamente dalla Preside- quando lo vidi allontanarsi, diretto al castello, dovetti arrendermi alla verità. Non stava scherzando, era completamente impazzito.
-Scorpius! Scorpius- lo chiamai più volte ma lui continuava determinato verso quella direzione –Fermati subito!-  quando finalmente lo raggiunsi, lo afferrai per un braccio costringendolo a voltarsi. Ero già visibilmente arrabbiata. Inizialmente la sua ansia e la sua preoccupazione potevano anche lusingarmi in qualche modo, ma non così. stava davvero esagerando.
-Cosa credi di fare?- abbaia mantenendo salda la presa sul suo braccio.
-è una cosa da pazzi Rose! Da fuori di testa!-
-No! Tu sei fuori di testa! Cosa credi di fare?-
-Semplice! Vado dalla Preside e gli faccio presente che non può cercare deliberatamente di uccidere la mia ragazza!-
-Nessuno sta cercando di uccidermi, Scorp!- cercai di rimanere calma, ignorando il modo in cui aveva detto “la mia ragazza”, ed evitando di fargli notare, che come avevo più volte detto: non ero la sua ragazza! –E comunque non puoi farlo! Io non dovrei sapere delle prove, e nemmeno tu!-
-Credi che me ne importi qualcosa?- nel suo sguardo, ancora nemmeno l’ombra della lucidità. Lo trattenni più forte.
-Importa a me!-
-Non puoi farcela!- urlò ed io lo guardai stringendo gli occhi. Era come se sulla mia testa fosse appena apparso un grosso segnale luminoso con la scritta pericolo. Un segnale che Scorpius Malfoy avrebbe dovuto vedere in modo da comportarsi di conseguenza e chiudere quella sua boccaccia da idiota o correre ai ripari. Ma questo non successe. –Ascolta- iniziò accarezzandomi la spalla, rabbrividii al contatto, ma questa volta non erano brividi di piacere –Mi offrirò come volontario al tuo posto- a quel punto rischiai l’autocombustione. I miei occhi divennero due fessure. Le labbra tirate e la postura rigida. Evidentemente, a quel punto, anche lui sentì la mia ira, infatti meccanicamente fece un passo indietro, liberandosi dalla mia stretta.
-Ti sei già offerto come volontario al posto mio, Malfoy- sibilai con voce carica di rabbia –E il calice ha scelto me- precisai –Ciò significa che ho più possibilità di te di uscirne viva- per un momento vidi passare nei suoi occhi il folle proposito di ribattere, ma si trattenne.
-Mi fa piacere sapere che mi credi una strega mediocre!- continuai alzando la voce.  La rabbia cresceva di secondo in secondo. Mi montava dentro ed era impossibile fermarla, lo sentivo.
-Non intendevo , sono solo preoccupato! Insomma quelle sono prove da pazzi e tu sei così..- cercò la parola, restando qualche secondo in silenzio.
-Debole?- lo anticipai.
-No, non volevo dire ..-
-Io credo di sì- urlai, ormai incapace di contenermi.
-Insomma sei una ragazza, e i tuoi avversari poi.. li hai visti? Delacroix è una specie di supereroe, pieno di muscoli e Kàtia è in combutta con le forze oscure ..-
-Quindi, secondo te, io non avrei speranze- ogni parola che diceva, la mia rabbia aumentava e la situazione peggiorava.nonostante ciò non sembrava aver intenzione di starsene zitto.
-Sono solo preoccupato-
-Vai al diavolo Malfoy!- così dicendo me ne tornai al Castello in fretta, mentre lui venendomi dietro tentava inutilmente di convincermi ad ascoltarlo.
                                                               **************************
PoV Domi
Non riuscivo a spiegarmi quando l’enorme costruzione fosse stata costruita nel parco di Hogwarts. Fino al giorno prima non c’era niente. E adesso un’ enorme arena , come se fosse comparsa dal nulla. Presi posto sugli spalti, al mio fianco c’era Francois, che aveva deciso di rimanere al nostro fianco, invece di sedersi tra i suoi compagni. Ormai era uno di noi a tutti gli effetti.
Prendemmo posto, alla nostra sinistra, più in alto c’erano i posti riservati ai professori, ai rappresentanti del Ministero e ai giornalisti, ma erano quasi tutti vuoti. Vidi James in lontananza che si dirigeva verso il cubo. Gettò un’occhiata distratta verso il punto dove mi trovai ed io iniziai a sbracciare. Dovevo parlargli.
Erano giorni che rimandavo. Ogni volta che ero sul punto di dirgli qualcosa di importante sbucava qualcuno, ma il problema più grande era che ogni volta ne ero sollevata. Non avevo il coraggio di aprire bocca. Era troppo reale, anzi, sarebbe diventato troppo reale, decisamente troppo, ed in questo momento, una parte di me, voleva semplicemente ignorare la cosa. Dovevo impormi di non farlo.
Ovviamente, in quel momento, James non poteva darmi ascolto. Tentennò, pensando se raggiungermi, ma Camille, leggermente infastidita, lo prese per un braccio trascinandolo via, dopo avermi fatto un cenno.
Mi lasciai cadere sulla sedia.
-Cos’hai?-
-Chi?-
-Tu. Cos’hai?-
-Niente!- risposi di fretta. Francois mi guardò scettico, poi decise di non approfondire e gliene fui grata. Anche se ebbi il forte sospetto che la sua non fosse una resa, ma piuttosto che avesse tutta l’intenzione di riprendere l’argomento non appena fossimo rimasti soli.
-Ciao- strillò Lily che si stava facendo largo tra la folla. Dietro di lei c’erano tutti gli altri.
-Ehi, qui ci sono io!- si lamentò un quarto anno di Tassorosso. Rox gli lanciò un’occhiataccia talmente pungente che quello senza dire niente si alzò facendo posto alla mia numerosa famiglia, con amici annessi.
-Sono preoccupata- squittì Alice. Albus si limitò ad annuire.
Al centro dello spazio aperto, improvvisamente apparve un cubo enorme nero come la pece. A quella apparizione trasalimmo quasi tutti. Solo Rox e Lorcan sembravano eccitati e per nulla in pensiero. Scorpius era terreo. Temetti che da un momento all’altro sarebbe svenuto.
Lentamente il cubo iniziò a perdere colore. Era come trasparente, potevamo vedere lo scenario all’interno, doveva essere incantato, perché era impossibile che contenesse tutto quel percorso.
Passò almeno mezz’ora prima che qualcosa si muovesse. Una mezz’ora carica d’ansia. Scorpius ed Albus non avevano aperto bocca. Rox e Lorcan avevano coinvolto Lily, la cui iniziale ansia sembrava svanita nel nulla.  Non facevano altro che fare ipotesi. Ad un certo punto, li sentii addirittura scommettere.
-Oh, come sono invidiosa..- si lasciò scappare mentre guardava lo scenario che si prospettava davanti a noi.
-Non avrei sopportato di vederti lì- mi voltai leggermente perplessa verso Lysander che aveva parlato. Lily stranamente arrossì, senza trovare nulla da rispondere e Francois mi assestò una gomitata nel fianco, indicando con la testa i due mi fece un sorriso compiaciuto. Effettivamente era da un po’ che le cose tra quei due non mi quadravano più tanto.
-Benvenuti a tutti quanti- mi voltai verso la tribuna dei professori. La Preside se ne stava in piedi. Un vestito più elegante del solito, magenta, la famosa crocchia tirata alla perfezione. Parlava puntando la bacchetta alla gola, per amplificare il tono severo della sua voce. –Quello che vedete davanti a voi è il percorso che i Campioni dovranno affrontare durante la prima prova- indicò il cubo.
-Ogni Campione dovrà battere quattro creature, per ottenere quattro strumenti che potrà portare con sé nella seconda prova- un brusio concitato si alzò dalla folla fino a quel momento silente –Senza quegli strumenti, la seconda prova sarà quasi impossibile.
-Dall’interno del cubo, i Campioni non potranno né vedervi né sentirvi. Mentre voi potrete osservare tutto- aggiunse alzando a voce per sovrastare quelle degli studenti –Godetevi lo spettacolo!-
Era fatta. Ormai non parlava nessuno. Gli occhi famelici di tutti erano puntati sul cubo. Il Torneo TreMaghi era cominciato.
                                                       **************************************
PoV Rose
La tenda insonorizzata nella quale ci trovavamo era grande ed afosa, a dispetto del tempo. La giornata fuori era tersa, ma gelida. Charles, sembrava abbastanza teso. Sarebbe stato il secondo ad affrontare la prova.
-Prima gli ospiti!- aveva decretato la McGranitt. Poi si era voltata verso Kàtia –E, ovviamente prima le signore- la ragazza si era limitata ad annuire.
Dentro la tenda non parlava con nessuno, eccetto che con il suo preside. Ma in realtà neanche Charles era stato particolarmente loquace.  Io avevo scambiato due parole con James, quando erano venuti a fare le foto. Mi aveva fatto bene parlare con lui, per il resto ero molto nervosa.
Quando fu il turno di Kàtia, la vidi sparire oltre una porticina nera, evidentemente blindata. Guardai Charles impensierita.
-Agitata?- voleva stemperare la tensione, gli sorrisi debolmente.
-Tu no?- lui scrollò le spalle ed io sorrisi dal suo tentativo, piuttosto fiacco, di sembrare rilassato.
-Quella tipa mette i brividi- aggiunse dopo qualche minuto di silenzio teso, indicando la porta oltre la quale era sparita Kàtia. Io annuii in risposta. Il silenzio dentro la tenda era opprimente, ma per quanto ci sforzassimo nessuno dei due aveva realmente voglia di fare conversazione.
Ad un certo punto Hagrid entrò nella stanza. Charles scattò in piedi, io rimasi seduta sulla poltroncina rossa e oro nell’angolo, limitandomi ad alzare lo sguardo.
-Tocca a te, ragazzo!- lui deglutì e si voltò verso di me.
-Ci vediamo fuori- mi salutò, improvvisamente sollevato dalla fine dell’attesa, ed evidentemente più calmo. Charles era uno a cui piaceva agire, non sopportava restare seduto. Annuii –In bocca al lupo, Charlie- sollevai la mano a mo’ di saluto. Lui, prima di raggiungere la porta mi venne vicino. Si chinò su di me e lentamente appoggiò le labbra sulla mia fronte.
-Crepi!- disse poi mentre lo guardavo con gli occhi leggermente sgranati. Non mi aspettavo tutta quella vicinanza.  
Mi prese la mano tra le sue. Generalmente non mi piaceva essere toccata, soprattutto avevo sempre mal sopportato la vicinanza fisica con le persone che conoscevo poco. Ma in quel momento, era lenitiva. Non sapevo spiegarlo bene, ma lui era nella mia stessa situazione. Solo e pronto ad affrontare l’ignoto. Senza nemmeno accorgermene gli sorrisi a mia volta –Se sopravviviamo entrambi prenderai in considerazione l’idea di venire con me al ballo del Ceppo?- ridacchiai alla sua proposta, questo tipo era incorregibile.
-Lo hai già chiesto a tutte le mie cugine, Charles!-
-Non sta scritto da nessuna parte che bisogna andarci in due!- rimbeccò lui.
In quel momento il cannone suonò la sua ora. Mi fece l’occhiolino e velocemente sparì oltre la porta.
Di nuovo cominciò l’attesa. Ero sola, completamente. Nel mio cervello un orologio a pendolo continuava a ticchettare nervosamente. Pensai ai miei amici lì fuori. I loro volti, uno dopo l’altro mi vorticavano nella testa, provai ad immaginare cosa mi avrebbero detto.
Velocemente il mio pensiero andò a Scorpius. Lo immaginai preoccupato e turbato, mentre mi implorava di ritirarmi. Strinsi i pugni di riflesso, innervosita. Ce la dovevo fare. Dovevo dimostrare a quell’idiota che potevo farcela.
“Si preoccupa per te perché ci tiene” la mia voce interiore, che evidentemente aveva deciso di non lasciarmi stare mai più, cercò di ammorbidirmi. Lo sapevo, ma non era quello il punto. Tutti erano preoccupati, ma nessun altro si era proposto di sostituirmi. Come se lui avesse più possibilità di me! Non potevo semplicemente accettarlo, non era nella mia natura. Se lui fosse stato al mio posto anche io sarei stata preoccupata, non per questo mi sarei proposta al posto suo.
Ancora una volta strinsi i pugni. Avrei voluto schiantarlo, almeno sarebbe stato utile per rilassarmi. Sì, volevo prenderlo e sbatterlo al muro. E volevo baciarlo e lasciarmi baciare. E volevo sentire le sue mani rabbiose sul mio corpo, accarezzarmi e la sua bocca succhiare via la rabbia, l’ansia e la frustrazione.
Il rumore della tenda che si apriva mi strappò via da quei pensieri, facendomi rendere conto di quanto rapidamente fossi passata dal volerlo uccidere al volergli saltare addosso. Mi diedi della scema e scrollai la testa per allontanare quelle immagini.
-Rosie- strillò Hagrid venendomi incontro –Tocca a te. Sei pronta?- era evidentemente eccitato. Si torturava le mani compiaciuto –è una prova fantastica- mugugnai in risposta. Tutti quanti sapevano come spesso, nel vocabolario di Hagrid “fantastico” fosse sinonimo di “mortalmente pericoloso”.
-Come è andato Charles?- chiesi sperando che si lasciasse sfuggire qualche informazione.
-Oh, bene tre su quattro- mi informò compiaciuto, e fui contenta per lui –Quell’altra però ha fatto meglio quattro su quattro- storse la bocca, evidentemente Kàtia non gli piaceva –Secondo me ce le sapeva già le prove- disse poi ed io sorrisi in imbarazzo, evitando di confessargli che qualche voce era arrivata anche a me.
Il cannone suonò la mia ora. Hagrid mi assestò una poderosa manata sulla spalla e mi strizzò l’occhio, accompagnandomi fino alla porta.
Camminai decisa, con la testa alta e la bacchetta stretta nella mano, e lentamente oltrepassai la porta nera.
                                                                  **************************
Quando varcai la porta, in un primo momento rimasi interdetta. Mi sembrava di trovarmi all’interno di un’enorme scatola nera. Mi voltai di nuovo verso la porta, ma quella, stava lentamente sparendo. Ero incastrata lì dentro, al buio. Poi, piano, l’aria cominciò a schiarirsi. Guardai in alto e vidi il cielo, ma sapevo che era un’illusione, tipo il soffitto della Sala Grande. Davanti a me c’era una porta, esattamente come quella che avevo varcato per entrare. Feci un passo avanti e questa si trasformò mentre l’aria diveniva sempre più chiara. Adesso era un arco, in mattoni bianchi, con un’edera che saliva intorno. e si allontanava via, via che il paesaggio si faceva più nitido. C’era un sacco di verde, sembrava un eden, tanto che immediatamente mi sentii più tranquilla, sebbene sapessi che fosse un luogo pieno di insidie. Il verde ed il bianco erano i colori predominanti, e l’aria era tiepida, a dispetto del fatto che fossimo a novembre.
In meno di un minuto lo scenario era completo. Mi accorsi di essere sulla riva di un lago enorme, di cui non riuscivo a vedere la fine. Passarlo a nuoto era fuori questione e per girargli intorno a piedi ci avrei messo troppo tempo. Guardai la bacchetta, dovevo creare un ponte per oltrepassarlo.
Tentai ma inutilmente. All’improvviso, la superficie del lago iniziò ad incresparsi formando piccole onde. Feci un piccolo passo indietro senza spostare gli occhi, dall’acqua uscì un pegaso, nitrì docilmente e arrivò dove l’acqua appena gli toccava gli zoccoli.
Lo guardai rapita. Era bianco, ma la criniera era verdastra, come fosse fatta di giunchi. Un esemplare splendido, probabilmente unico al mondo, era chiaramente una femmina, lo riconoscevo dall’attaccatura della coda e delle ali. Mossi un passo avanti, avrei potuto attraversare il lago volando in groppa al cavallo alato. Sembrava docile e muoveva la testa nella mia direzione, per nulla aggressivo. Feci un altro passo per andargli vicino. Ormai sentivo le piccole onde del lago infrangersi sulle mie scarpe.
L’animale cominciò a venirmi incontro.
Che ci faceva un pegaso nel lago? Non riuscivo a smettere di chiedermelo. Perché era stato messo lì? Era troppo facile,doveva esserci il trucco. Insomma non mi ero nemmeno dovuta disturbare ad evocarlo. Qualcosa non andava. Quando ormai ero a meno di un passo da lui, un’illuminazione mi colse all’improvviso.
-Miseriaccia!- strillai cercando di tornare indietro ma l’animale mi raggiunse affiancandosi, la dentatura del cavallo cambiava velocemente mostrando le zanne.
-Un Kelpie!!!- strillai, tenendomi fuori portata di morso. Come avevo potuto non pensarci prima, maledetta me. Quello continuava a cercare di mordermi, mentre io improvvisavo un balletto per tenerlo lontano.
-Stai buona Nessie- Feci un salto particolarmente pericoloso, atterrando su una roccia più avanti, l’animale si avvicinava velocemente. Strinsi la bacchetta nel pungo e gliela puntai contro, strillando con tutta la forza che avevo.
-Imposius!- pregai Merlino che funzionasse. Non avevo mai usato quell’incantesimo, lo avevo solo letto una volta a Cura delle Creature Magiche. Ma perché poi avrei dovuto usarlo. Non si incontra un Kelpie tutti i giorni, a meno che tu non viva a Lockness.
Il pegaso rallentò la propria andatura, le zanne sembravano sparite. Si avvicinò docilmente, restando però ad una certa distanza. Aveva funzionato. Lo vedevo dagli occhi, erano vuoti e cerulei.
Scesi dalla roccia e gli andai incontro. Era un incantesimo potente, solo per maghi abili, ridacchiai tra me.
-Beccati questa Malfoy!- commentai a foce discretamente alta. Quando allungai la mano per toccare il cavallo, quello non oppose la minima resistenza, né cercò di staccarmi il braccio, il che era ovviamente incoraggiante. Mi guardai intorno. Era evidente che dovessi oltrepassare il lago. Salii in groppa al Kelpie, che ormai era completamente sotto il mio controllo e lo incitai a spiccare il volo.
Strillai mentre si librò in aria. ma non per il terrore quanto per l’eccitazione. Volare sopra un Pegaso, il sogno di una vita. Ok, tecnicamente eraun Kelpie,  e dunque volammo a pelo d’acqua poiché questo non poteva allontanarsi dal suo lago, ma alla fine non c’era bisogno di essere pignoli. Raggiungemmo la riva opposta in pochi minuti. Il Kelpie, addomesticato, atterrò delicatamente ed io scesi. Infondo non avevo idea di quanto durasse l’incantesimo, quindi avrei fatto bene ad allontanarmi subito.
-Beh … grazie- non ero sicura di come dovessi comportarmi. Lentamente, feci per allontanarmi, ma l’animale mi trattenne, correndomi davanti. In un primo momento, mi ritrassi, temendo che l’effetto dell’incantesimo fosse esaurito, invece il Kelpie trotterellò docilmente verso di me, gli occhi ancora vuoti, sollevò il collo mostrando un ciondolo che aveva lì appeso. Lo guardai un secondo, sembrava un talismano. Non appena lo toccai, come per incanto il la catena si slacciò dal collo dell’animale e mi scivolò tra le mani.
Era blu profondo, con dei piccoli rilievi più chiari, quasi spumeggianti.  Era bellissimo. Me lo rigirai tra le mani, presa a guardarlo, ma un ruggito cupo mi fece scattare. Il Kelpie stava abbandonando l’aspetto del pegaso, l’incantesimo era finito velocemente, forse aveva iniziato a svanire quando avevo recuperato l’amuleto. Velocemente mi spostai. Corsi  sul prato, lontana dall’acqua, consapevole che non avrebbe potuto seguirmi. Non mi voltai a guardare indietro, fino a che non fui certa di essere abbastanza lontana, allora azzardai un’occhiata e rimasi impalata a bocca aperta.
-Seriamente?!-  mi lasciai sfuggire ad alta voce, mentre con le mani poggiate sulle ginocchia tentavo di riprendere fiato. Dietro di me il lago era sparito. C’erano solo prati e margherite. Scossi la testa e mi guardai intorno.
Guardai nuovamente verso l’arco dell’uscita e tentai un passo avanti. Improvvisamente la terra iniziò a tremare, talmente forte che uno squarcio cominciò a separare il terreno. Feci un passo indietro ma le oscillazioni mi fecero rovinare a terra. Mi tenni saldamente ad un tronco, in pochi secondi, davanti a me c’era una gola ripida di roccia. Quando sembrò che il terreno si fosse fermato mi sporsi in avanti. Gola ripida dall’aspetto inquietante, ero quasi certa che sarei dovuta scendere lì sotto.
Un sentiero tra le rocce aveva formato l’unica via per superare l’ostacolo, non avevo scelta dovevo scendere nella gola, esattamente come previsto.
Lì tra la roccia si trovava una figura umana. Sbuffai. –A noi due Cullen!- dissi tra me, consapevole che poteva essere solo un vampiro.
L’uomo non si muoveva, sembrava una statua di roccia. Era vestito in maniera elegante, portava un lungo mantello nero, con rifiniture porpora. Iniziai la discesa stringendo la bacchetta. Quello non si fece avanti, né si mosse. Si limitò a restare lì, voltato verso di me. Man mano che mi avvicinavo riuscivo a vederlo meglio. Non gli staccavo gli occhi di dosso.
Proprio per questo motivo misi un piede in fallo rischiando di cadere, per reggermi cercai di aggrapparmi ad una roccia lì a fianco.
-Merda!- sbottai guardandomi la mano ferita. Incontrare un vampiro mentre sanguinavo non era proprio il massimo. Tentai di asciugarmi sui pantaloni, pur sapendo che sarebbe stato inutile.
Completai la discesa, giungendo dove la fredda roccia diventava piana. Mi spostai verso il centro, restando comunque abbastanza distante dal vampiro.
-Buonasera signorina!- mi salutò inclinando la testa di lato e sorridendo. I canini brillarono al sole, non erano spaventosi come li avevo immaginati dalle foto sui libri che avevo consultato. Comunque non mi lasciai ingannare dall’apparenza.
Aveva i capelli neri e la pelle diafana, quasi trasparente, ma compatta. Intorno agli occhi delle leggere venature bluastre, più scure di normali occhiaie ed i canini erano pronunciati. Nonostante questo c’era qualcosa di profondamente attraente nel suo portamento, nel blu innaturale dei suoi occhi, nella sua immobile fierezza e nella maschera di dignitosa compostezza che aveva sul volto.
-Buonasera- risposi allerta, mantenendo tutti i muscoli tesi.
Lo vidi annusare l’aria –Si è ferita..- constatò ed io rimasi ferma, senza allontanarmi, cercando di nascondere in maniera quasi infantile la mano dietro la schiena. Tutti i miei sensi mi urlavano di scappare, ma mi costrinsi a non fare alcun movimento. –Posso fare qualcosa per lei?-
Notai che portava al collo un amuleto simile a quello che avevo sottratto al Kelpie, ma rosso vivido, come il sangue ed il fuoco.
-Il suo ciondolo .. – tentai senza realmente sperare che sarebbe stato così semplice. Lui assunse un’espressione fintamente contrita.
-Temo di non poterla aiutare, in questo caso- come volevasi dimostrare. Non appena egli finì di parlare, tutto intorno a noi si formò un cerchio di fuoco. Girai su me stessa, nessun varco, le fiamme erano vive e più alte di me. Tornai a guardare nel punto dove si trovava il vampiro e trasalii. Senza che me ne accorgessi si era spostato, era praticamente davanti a me.
-Il suo odore è così invitante- la sua voce era vellutata –Sa, i suoi colleghi erano imbottiti di aglio, ma lei ..- mi diedi della stupida. Ero stata paranoica, avevo avuto paura che scoprissero che avevo saputo della prova, certo non potevo portarne con me, ma almeno avrei potuto mangiarlo. Gemetti.
Era strana la vicinanza con il vampiro. Contemporaneamente mi attraeva e repelleva.
-Non sentirai niente..- mi consolò accarezzandomi il volto con il dorso gelido della mano. Senza pensarci due volte mi allontanai come bruciata. Cercai di rimanere fuori dalla sua portata ma, ovviamente, quello era troppo veloce per me. Ci girammo intorno per qualche minuto, lui evidentemente aveva voglia di giocare al gatto col topo. Quando si stufò non ci mise molto a raggiungermi e a gettarmi a terra. Mi sovrastava. Sentivo il contatto con la roccia fredda che, comunque, era meno gelida della pelle di quell’essere. Le vene bluastre dei suoi occhi divennero più scure, la sue presa sul mio collo più decisa.
-Ho fame- mi informò a mo’ di scusa. Strinsi le nocche intorno alla bacchetta. Ero un’idiota. Troppo presa a scappare non ero stata lucida. Facendo appello a tutte le mie forze, sferrai una ginocchiata tra le gambe del vampiro, sperando che funzionasse. Effettivamente quello si fece più indietro, colto alla sprovvista. Mi alzai in piedi approfittando del momento e gli puntai la bacchetta al petto. Lui rise divertito, riprendendo il controllo di sé –Mi dispiace informarla che gli abracadabra non hanno effetto su di me- sorrisi io a mia volta. -Sono la studentessa più brillante di Hogwarts, vuoi che non lo sappia?- dissi pensando che visto che stavamo combattendo fossimo abbastanza in confidenza per passare al tu.
–LUMUS SOLEM- strillai puntando la bacchetta verso l’alto. I Vampiri erano immuni alla magia, qualsiasi altro incantesimo gli sarebbe rimbalzato addosso. Ma io non stavo stregando lui. Quello cadde in ginocchio contorcendosi contro la luce abbagliante. Feci un passo in avanti.
-Fallo smettere- urlò mentre si guardava le mani ustionate. Per un momento rimasi stregata dalla bellezza incantevole della sua sofferenza.
-Dammi il ciondolo!- ordinai. Il vampiro in ginocchio se lo strappò dal collo e me lo gettò. Lo afferrai al volo.
-Grazie- gli concessi, senza dimenticare le buone maniere. Le fiamme intorno a noi erano sparite. Mi allontanai, cominciando a risalire la roccia.
-SPEGNILO!- ripeté quello rantolando di dolore. Mi voltai e ritirai l’incantesimo, solo quando fui sufficientemente fuori portata.
Non appena lo feci, lo scenario cambiò bruscamente. Di nuovo afferrai la roccia per non cadere. Intorno a me la pietra era diventata terra. Misi al sicuro il secondo ciondolo. L’ambiente non era affatto ameno come prima di scendere nella gola. Al contrario la terra era rossa, quasi bruciata, e solo di tanto in tanto alcuni cespugli di rovi andavano a ornare il paesaggio già di per sé tetro.  Mi guardai intorno cercando di individuare la direzione della porta d’uscita, sebbene fossi consapevole di dover affrontare altre due creature.
-Eccoti qua-  “l’acromantula talvolta parla la lingua umana” ricordai. Mi voltai verso la voce. Un enorme ragno nero era davanti a me, peloso, con tutti quegli occhi e tutte quelle zampe. Mio padre e mio fratello sarebbero svenuti. Io, fortunatamente, sebbene odiassi i ragni quanto loro, non ero altrettanto impressionabile. Feci un profondo respiro, repressi il disgusto ed assunsi un espressione composta.
-Ricordo di aver provato a mangiare tuo padre, molti anni fa- mi informò il ragno facendosi avanti. Notai un ciondolo su una delle sue zampe. Bene, adesso dovevo solo cercare di staccargliela senza farmi uccidere. Come se fosse semplice ..
-Devi averlo terrorizzato!- gli concessi –Mio padre odia i ragni-.
-Lo ricordo bene- l’animale emise un rantolo che interpretai come una nostalgica risata -Avete lo stesso buon odore- mi fece notare la bestia.
Ok, a quanto pare quel giorno avevo scoperto di essere un piatto appetibile da mangiare.
-Grazie- finsi che le sue parole non mi spaventassero, che fossero un complimento e, forse, in qualche maniera perversa e contorta lo erano davvero. Senza preavviso la bestia cominciò a muovere le zampette verso di me.
Puntai la bacchetta contro la figura –Stupeficium- strillai. Quella fu colpita e si rallentò un attimo, ma ovviamente non era ferita. Avevo preparato un piano, dovevo stare calma e limitarmi ad eseguirlo senza farmi prendere dal panico. Infondo sapevo già che l’avrei affrontata.
-Non basterà qualche incantesimo, ragazzina- la voce del Ragno era ancora potente e cupa. Feci qualche passo indietro.
Mi arrampicai su un albero semimorto, in modo da trovarmi in una posizione più elevata, visto che la bestia era di parecchio più grande ed alta di me.
-è inutile che scappi- mi ammonì lui o lei.
-Non ho intenzione di scappare!- risposi, mentre stringevo la bacchetta puntandola a terra.
-SERPENSORTIA- strillai e davanti al ragno comparve un serpente.
-La tua vipera non mi spaventa!- ridacchiò il ragno.
-ENGORGIO!- la vipera crebbe fino a raggiungere le dimensioni del ragno. Sperai di riuscire a controllarla. La bestia si fermò, non era un basilisco, ma comunque era abbastanza per tenere a bada l’aracnide mentre io continuavo il mio piano. Lasciai le due belve a confrontarsi, e cercando di fare meno rumore possibile mi spostai, aggirando il grosso ragno.
Gli arrivai alle spalle, mentre quello era ancora preso a contrastare il serpente.
-Tarantallegra- strillai puntando la bacchetta sulle zampe del ragno. –Ho sempre desiderato farlo- mi lasciai andare ad una risata mentre l’aracnide progenie di Aragog si esibiva in uno scatenato tip tap.
Mi concentrai sulle zampe ed individuai di nuovo il talismano.
-Recido- la zampa venne staccata, sperai che il ragno non morisse, non credo che Hagrid me lo avrebbe mai perdonato.
-Accio zampa!- strillai e quella mi atterrò ai piedi. Schifata la presi in mano e rabbrividii. Era pelosa.
-Sto per vomitare- feci una smorfia disgustata mentre liberavo il ciondolo. Era marrone, con rifiniture verdi. Lo misi in tasca e mi allontanai il più velocemente possibile dal ragno e dalle sue zampacce pelose.
Tre su tre. Mi fermai a riprendere fiato quando fui certa di essere abbastanza lontana. Quella volta non rimasi stupita quando il paesaggio cambiò. Anche nel caso in cui non fossi riuscita a prendere l’ultimo ciondolo, avrei comunque raggiunto Charles nel punteggio finale, e questo mi metteva addosso una certa tranquillità.
Intorno a me cominciò ad addensarsi una nebbia fredda. Vidi il vapore uscire dalla mia bocca ogni volta che respiravo. Improvvisamente il tepore del luogo era sparito, il freddo mi penetrava nelle ossa. Davanti a me l’arco della porta di uscita era visibile, e abbastanza vicino. Sapevo che non sarebbe stato facile raggiungerlo, ma che finché fossi rimasta ferma non sarebbe accaduto niente. Inoltre, non avevo idea di che cosa mi aspettasse.
Combattendo contro il mio istinto di sopravvivenza che mi imponeva di non muovermi feci un passo avanti, e poi un altro ancora. Iniziai a sentirmi male. Non fisicamente, ma dentro. Qualcosa mi lacerava, mi divorava, mi rendeva triste e tormentata. Nella mia testa risuonarono le parole di Scorpius che parlava con Daniel dandomi della sgualdrina, immediatamente dopo rivissi il momento in cui lo stavano trascinando via, verso Azkaban, e poi il volto senza di vita di nonna Granger mi riempì la testa. Ero disperata. Tutte le sensazioni spiacevoli della mia vita vennero a galla, tutto il dolore, la tristezza, la disperazione si fecero avanti. Non c’era niente di bello, niente di felice a cui aggrapparsi. Una figura incappucciata si mosse verso di me. Fluttuava. E più era vicina, più mi sentivo male.
-Disse…- cercai di parlare e la mia voce debole, rotta mi spaventò a morte. Dovevo fare qualcosa ma non riuscivo a pensare a niente. Il ciondolo sul suo braccio era vicino, ma distante, irraggiungibile.
Non ci potevo credere. Dovevano essere impazziti. Un dissennatore? Non era possibile, era sbagliato, innaturale, nessuno dovrebbe affrontare un dissennatore.
L’incanto Patronus. Dovevo usarlo. Dovevo evocare un patronus. Ma lo avevo fatto pochissime volte prima, e mai contro un vero dissennatore. Sentii le gambe cedermi e caracollai in ginocchio. Avrei voluto tenere la testa tra le mani ma una forza sconosciuta mi costringeva a tenerla alzata, verso quell’essere immondo.
Chiusi gli occhi. Un ricordo felice. Avevo bisogno di un ricordo felice.
-La coppa del Quidditch- strinsi le nocche sulla bacchetta, mentre speravo di farmi forza parlando ad alta voce –Albus- sollevai la mano, pensando a mio cugino –Lily e James- dissi ancora –Hugò, Domi, Alice- lentamente pensai a tutti i miei cugini. Infine mi sentii quasi pronta. Mi concentrai, il volto di Scorpius spiccò nella mia memoria, sorrideva, la fossetta ben visibile “Ti amo Rose” continuavo a far rimbombare quelle parole nella mia testa, in modo che scacciassero il resto.
-EXPECTO PATRONUM- urlai forte, una luce argentea uscì dalla bacchetta. Senza forma inizialmente, poi esplose. Guardai stremata la forma argentata che balzava potente davanti a me. Un leone argentato mi separava dal Dissennatore che sembrava impreparato. Si mosse come in gabbia mentre il mio patronus lo accerchiava. Pensai al ciondolo, avrei dovuto prenderlo. Ma appena feci un passo vidi il mio leone affievolirsi. Mi guardai intorno disperata, senza sapere cosa fare. Non avevo scelta. Senza pensarci ancora su corsi verso l’arco e lo oltrepassai.
La prova era finita.
                                                                  ************************
Non appena fui fuori dal cerchio sentii un boato entusiasta. Il silenzio di poco prima era sparito.  Alzai la testa e vidi Kàtia e Charles davanti a me. Lui si alzò e mi corse incontro.
-Come stai?- io gli sorrisi debolmente. Mi sentivo spossata, ma felice. Era finita, anche se non ero riuscita a recuperare l’ultimo ciondolo.
-Anche a me manca quello del dissennatore!- mi consolò lui indovinando i miei pensieri.
Intanto intorno a me si era riunito un gruppetto di persone. La Preside, James, Molly e gli altri insegnanti.
-Speriamo che Rosetta stia bene!- disse Hagrid, ed immediatamente capii che si riferiva all’essere peloso che voleva mangiarmi. Lo ignorai. Ero stanca e provata.
-Bravissima Weasley!- mi encomiò la preside facendomi un enorme sorriso –Adesso andiamo, se non permetto a Poppy di darti un’occhiati mi ucciderà!- sentenziò invitandomi ad alzarmi, ed indicandomi l’infermiera.
Guardando oltre la spalla della Preside riconobbi tutti i miei amici che venivano verso di me, lei intercettò il mio sguardo.
-Dopo Signorina!-
-Un momento solo-  la Preside acconsentì, lievemente spazientita. Loro erano tutti fermi, in fila e mi sorridevano.
Li raggiunsi e lentamente mi portai davanti alla persona con cui più di tutte in quel momento volevo parlare.
-Sono sopravvissuta alla fine!- dissi compiaciuta guardandolo negli occhi.
-Ho pensato che mi venisse un infarto- rispose lui accigliato, ma sollevato, venendomi più vicino.
Avrei voluto parlargli, avvicinarmi di più ma la voce di Madama Chips che mi chiamava mi costrinse ad allontanarmi.
Ci sarebbe stato tempo dopo per parlare, tutto il tempo del mondo.



ANGOLO DI MIKA
Salve Girls..
Eccomi con la prima prova...spero che il capitolo non vi annoi...è un po' diverso dagli altri, ovviamente ci sono meno relazioni interpersonali!
Cmq...tre amuleti per Rose, tre per Charles e quattro per Kàtia..
Nel prossimo capitolo vedremo che a Rose verrà raccontato qualcosa di inquietante sulla prova di Kàtia..
Inoltre ovviamente i nostri studenti non perderanno l'occasione di fare festa...
Credo che vedremo un po' di Dami-James..
Louis andrà da Rox a fare rapporto...
E forse vedremo anche un'altra potenziale coppia interagire.. :)
Ahahaha..fatemi sapere che ne pensate.. e nel caso in cui ve lo stiate chiedendo: No, non stavo pensando a Ian mentre descrivevo il vampirozzo!
<3
Ok..adesso vi saluto..
Un bacio bellezze!

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Capitolo 18
*** CHEPTER XVII- Quando un ragazzo ti offre da bere ***


CHEPTER  XVII-                 Quando un ragazzo ti offre da bere

Portavo tre amuleti al collo e ballavo come un pazza su un tavolo, ubriaca da far schifo. Oh sì, questa era vita. Fortunatamente il giorno dopo saremmo stati liberi dalle lezioni, altrimenti avrei rischiato di addormentarmi sul banco, e questo, A ME, davvero non poteva succedere. Ma quella sera, non volevo pensare a niente, se non al fatto che avessi dimostrato al mondo di essere all’altezza del Torneo TreMaghi.
-Un brindisi alla Campionessa!- strillò John per l’ennesima volta, alzando la bottiglia che teneva saldamente in mano, quasi temendo che qualcuno gliela sottraesse. Emisi un urletto eccitato e buttai giù una sorsata generosa dalla mia. Lysander era un mostro negli incantesimi di insonorizzazione. Con tutto il casino che stavamo facendo, i professori avrebbero dovuto non smettere un secondo di bussare alla porta della Sala Comune. Invece, da fuori, sembrava che dormissimo tutti come bambini. Niente di più falso.
-Rose!- mi voltai, più che per la voce, per il fatto che mi sentii tirare per il braccio.
-Che c’è Rox?- chiesi guardando infastidita mia cugina, che mi guardava con un’espressione preoccupata. Se adesso si fosse messa a farmi la predica l’avrei cruciata. Che aveva da guardarmi così? era la mia festa, miseriaccia.
-Dobbiamo parlare-
-Siamo nel bel mezzo di una festa- le feci notare. Non avevo voglia di preoccuparmi di niente, e a giudicare dal modo in cui mi stava guardando, non portava buone notizie. Perché non potevo godermi la serata senza uccellacci del malaugurio intorno?
-DOBBIAMO PARLARE- sillabò nuovamente le stesse parole.
-POSSIAMO FARLO DOPO- ribattei utilizzando il suo stesso tono.
-No, adesso- insistette tirandomi giù. Sbuffando sonoramente mi lasciai trascinare in un angolo dove sembrava che potessimo stare tranquille.
Quando si fermò, si guardò intorno, controllò che nessuno fosse a portata di orecchio. Poi si voltò a guardarmi, gli occhi erano accesi e l’espressione urgente. Non mi piaceva quell’espressione, era esattamente quella che assumeva ogni volta che trovava una missione, e non finiva mai bene quando Rox decideva di avere una missione.
-Cosa devi dirmi, Rox?- le chiesi impaziente di tornare a divertirmi, cercando di ignorare il campanello d’allarme che trillava nella mia testa.
-Quella Kàtia … non mi piace, non mi piace per niente!-  decretò accompagnando le parole con un gesto della mano.  Io roteai gli occhi –Non piace a nessuno-  mi balenò in mente l’idea di lasciarla lì, ma evidentemente quel pensiero mi passò negli occhi perché lei mi afferrò la mano.
-Tu non capisci. Non hai visto la sua prova!-
-L’ho vista evocare delle ombre e parlare di mezzosangue morti- ribattei ed in un attimo la mia voce si incrinò. Come potevo essere stata così sciocca.
-Marina- sussurrai, e Rox annuì seria, evidentemente d’accordo con me.
-Esatto!- annuì –Dicevi che solamente Daniel poteva aver preso la pluffa, no?- parlava concitata.
-Non li abbiamo mai visti insieme- le feci notare –Non abbiamo prove per sostenere che siano d’accordo-
-In effetti no- ammise lei scuotendo la testa –Ma mentre gareggiava l’ho guardato. Era teso e preoccupato-
-Stavamo affrontando dei mostri, era normale che lo fosse-
-Non era molto preoccupato mentre incitava il vampiro a dissanguarti!- corrugai la fronte indispettita, tremando appena al ricordo del mostro.
-Quell’idiota maledetto..-
-Tranquilla, Albus gli ha dato un pugno- mosse la mano come a voler dire di lasciar perdere –Non è questo il punto, credo che tra i due ci sia qualcosa. Che siano in combutta- mi informò.
-Come lo scopriamo?-
-Ci ho già pensato io. Louis sta cercando informazioni!-
Annuii. Inaspettatamente mi venne da sorridere. Roxanne era palesemente eccitata. Lei era quella che più di tutti invidiava i nostri genitori. Ogni volta che si parlava delle loro avventure, si lasciava andare a sospiri malinconici, ripetendo quanto le sarebbe piaciuto viverle in prima persona. Non che fosse felice della morte di Marina, era ovvio, nessuno lo era. Ma comunque era a mille, e non vedeva l’ora di risolvere la questione. Un giorno, probabilmente, sarebbe diventata un ottimo auror, per adesso, però era solo una ragazzina decisamente troppo coinvolta in qualcosa che rischiava di essere più grande di lei.
-Non c’è niente da ridere Rose!- mi intimò notando la mia espressione –Dovevi vederla con il Dissennatore!- la guardai curiosa. Mi ero chiesta fin da subito come avesse fatto a prendere l’amuleto al dissennatore. Inoltre non ce la vedevo ad invocare un patronus. Lo stesso Charles non c’era riuscito. Al contrario, quando lo avevo visto, subito dopo la prova, si stava ingozzando di cioccolata e farneticava di come i nostri insegnanti fossero stati folli a metterci contro quel coso. E Charles aveva tanti difetti, ma non era un fifone.
-Cosa è successo?-
-Niente. La Preside era sorpresa quanto noi. Gli ha puntato la bacchetta, ha recitato una formula troppo piano perché riuscissimo a capirla, e quello gli ha dato il ciondolo-
-Impossibile-
-Possibile invece. Lo ha fatto davanti a tutti!-
-Ma, è assurdo. Non c’è modo di costringere un Dissennatore a fare qualcosa che non vuole-
-Beh, allora si vede che quello voleva darglielo!- rimbeccò lei stringendo di più la mia mano –Dobbiamo stare attente, con gli occhi aperti!-
Annuii ancora un po’ brilla. –Ok, adesso che ti ho detto tutto puoi tornare alla tua festa- Rox scrollò le spalle –Come credi che io riesca a godermela adesso?- rimbeccai scontenta.
-Stai tranquilla! Sto pensando a tutto io- mi fece il segno di vittoria con le dita –Vado a cercare Louis. Divertiti Campionessa!- dettò questo sparì tra la folla. Solo in quel momento mi resi conto di avere ancora la bottiglia stretta in una mano. Diedi un sorso generoso. Infondo in quel momento non potevo fare nulla, infondo era la mia festa. Infondo avevo passato giornate d’inferno. Quella notte, sarebbe stata la mia notte.
                                                                                              ***********************************


PoV Domi
La festa era scatenata, l’atmosfera pazza, la Sala Comune più affollata che mai. Avevo smesso di aggirarmi tra la gente ed avevo trovato riparo sulla poltrona vicino al camino. Mi ci ero raggomitolata sopra, quasi a voler sparire. Nel frattempo mi guardavo intorno, abbastanza divertita dalle scene pazze che mi si prospettavano davanti. La gente è interessante, soprattutto quando crede di non essere osservata. Passiflora non smetteva un attimo di scrivere e fotografare ogni cosa con occhi famelici. Morgana Iaki si aggirava furtiva qua e là, bevendo qualsiasi cosa le capitasse a tiro, aveva un modo particolare di muoversi, non lo avevo mai notato. Non mi ero mai fermata a guardare. Ero troppo presa dal fare, dall’agire, ed invece guardare era .. piacevole. Appagante, anzi.
-Tutto bene principessa?- mi voltai verso la voce calda di James e gli sorrisi. Lui prese posto nella poltrona davanti alla mia, dopo averla avvicinata. Aveva in mano due burro birre, me ne porse una. Feci per prenderla, ma poi mi ricordai la regola numero uno: niente alcol. Ritrassi la mano –No grazie- lui mi guardò confuso. Non che fossi un’aspirante alcolista, ma solitamente non rifiutavo mai una burrobirra, soprattutto ad una festa.
-Come stai?-
-Bene- risposi stringendo le labbra ed annuendo. Presi a tormentarmi le mani e a guardarmi intorno. eravamo soli, potevo parlargli, nessuno ci stava prestando attenzione, nessuno ci stava interrompendo. Controllai Passifloro, ma sembrava talmente presa a registrare ogni singola espressione facciale di Scorpius che era inutile preoccuparsi di lei.
-Dov’è Camille?- chiesi scrutando la sala con gli occhi, alla ricerca della tipa. Lui scosse le spalle. Per parlargli dovevo essere sicura che quella non sbucasse fuori da un momento all’altro.
-Devo averla seminata, credo-
-Questo significa che potrebbe apparire da un momento all’altro- la mia voce era scontenta.
-Immagino di sì- mi guardò ed io girai lo sguardo scocciata, non lo guardavo ma lo sentii sbuffare –Andiamo Domi, ne abbiamo già parlato, l’idea è stata tua-
-Mi sembra che tu ci stia prendendo gusto- dissi piatta.
-Preferirei stare con te- mi afferrò la mano spingendomi a guardarlo negli occhi –Lo sai quanto mi costa trattenermi dal prenderti qui ed ora- nonostante avvertissi la verità delle sue parole, non riuscii a calmare l’irritazione. Un conto era farsi vedere ogni tanto con qualcuno, ben altra cosa era farci coppia fissa.
-Crede che un giorno ti sposerà- abbaiai in risposta.
-Si sbaglia- disse deciso, la sua mano finì sulla mia guancia e l’accarezzò, posi la mia mano sopra, senza impedirgli i movimenti –Sposerei te, anche subito, se fosse possibile- un lampo di dolcezza attraversò i suoi occhi, ed io non riuscii a fare a meno di ammorbidirmi.
-Ti amo così tanto..- sussurrò avvicinandosi.
-James..- lo rimproverai poco convintamente, abbassando il viso. Lui posò la fronte contro la mia ed entrambi sospirammo.
-James, eccoti! Finalmente ti ho trovato!- la voce di Camille ci interruppe, portandoci via dalla bolla di perfetta intimità che si era creata tra noi. Prese posto sul bracciolo della poltrona di James che prontamente si era allontanato.
-Siete così affiatati. Sarei gelosa se non fosse che siete cugini- ridacchiò lei, commentando il modo in cui ci aveva trovati, mentre spettinava i capelli di James con un gesto affettuoso.
-Ci vogliamo molto bene- disse James composto. E lei sorrise intenerita.
-Oh, si capisce. Però, permettetemi- quella volta non era riuscita a mascherare perfettamente il fastidio nella voce, ed io sorrisi, finalmente la maschera di perfetta compostezza si stava incrinando –Non siete più due bambini. Forse è tempo di staccarsi un po’. Io e te abbiamo bisogno della nostra intimità James, e Domi .. – mi gettò un’occhiata fintamente affettata –beh lei ha bisogno di un fidanzato vero ormai!- il mio sguardo si indurì mentre Camille scivolava sulle gambe del MIO FIDANZATO.
-Non mi avevi detto che eravate fidanzati- osservai, senza neanche sforzarmi di trattenere l’indignazione.
-Oh, non è ufficiale ancora vero Jamie?- strinsi i braccioli, odiavo il modo in cui si intrometteva, la mia domanda non era rivolta a lei e James, se ben ricordavo, era ancora dotato della parola.
-Adesso basta parlare di questo Camille- intervenne lui –Domi sta poco bene-
-Ti preoccupi sempre troppo per lei- commentò quella, ormai era chiaro per entrambe che non ci sopportavamo, il giochetto della farsa era finito. Almeno, notai, che ero riuscita ad esasperarla. Magra consolazione.
-Certo che si preoccupa sono sua cugina!-
-Ed io la sua fidanzata, dovresti ricordartene-
-Ah, bella fidanzata! Vi siete mai baciati?- quella mi guardò inviperita prima di rispondere –Non sono affari tuoi- ormai i nostri sguardi saettavano. Fortunatamente, data la confusione nella sala, nessuno sembrava essersi accorto del battibecco in corso. Controllai che Passiflora fosse ancora intenta nelle sue occupazioni, non la trovai.
-Suvvia ragazze, adesso calmatevi!- James era particolarmente teso, era evidente che non sapesse che fare, né che pesci prendere. In quel momento avrei voluto che la buttasse a terra, inventando una scusa qualunque. Non ci avrebbe messo molto a trovare un’altra copertura.
-Oh James! Ma non lo vedi che tua cugina fa solo finta di stare male, perché è gelosa!- squittì lei con quella vocetta acuta –è talmente gelosa che si è fatta portare in infermeria per attirare la tua attenzione-
-Non era una finta-
-Oh sì che lo era!-
-Invece no, cretina-
-Allora sentiamo, come mai ti sei rimessa subito? Non mi sembri tanto malata adesso..- un luccichio di vittoria le trapassò gli occhi, mentre accarezzava il collo di James, ancora seduta sulle sue gambe. Mi andò il sangue al cervello, sollevai la testa guardandola dritta negli occhi –Perché non sono malata, sono incinta!-
Lei spalancò gli occhi incredula e prontamente si voltò verso James, così feci anche io. Lui non sembrava stare molto bene. Era completamente sotto shock.  Aveva gli occhi e la bocca spalancata e se ne stava rigido.
-Co..Co..Co..Cosa?- dopo svariati minuti che entrambe gli chiedevamo se stesse bene parò di nuovo.
-Sono incinta- ripetei guardandolo negli occhi. Lui si voltò verso Camille –Ti dispiace lasciarci da soli?-
-Ma, Jamie .. – prima che potesse aggiungere altro lui la interruppe –Devo parlare con Domenique, da solo!- Camille si allontanò risentita, ma ne fui meno contenta di quanto sperassi. Lo avevo detto, e lo avevo fatto nel modo più sbagliato possibile, e adesso non avevo modo di sottrarmi alle conseguenze.
-Finalmente se ne è andata!- commentai cercando di fingermi allegra.
-Ti prego, non dirmi che lo hai detto solo per costringermi a cacciarla, anzi dimmelo, anzi..- prima che continuasse a blaterale cose senza senso decisi di intervenire. Lo guardai negli occhi. Era la prima persona alla quale lo stavo dicendo. E sicuramente, a parte me, la più coinvolta.
-Sono incinta, James- il peso di quelle parole mi rovinò addosso. Lui gemette e si prese la testa tra le mani, non che mi aspettassi una reazione diversa. Sapevo che sarebbe rimasto sconvolto.
Rimasi in silenzio per qualche minuto, gli diedi il tempo di riprendersi, all’improvviso lui scattò con la testa in alto –Non possiamo parlarne qui- decretò.
Annuii dicendomi d’accordo con lui. –Nella stanza delle necessità- parlammo entrambi contemporaneamente.
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PoV Rox

Cercare Louis in quel pandemonio era impossibile. Chissà dove si era cacciato. Probabilmente l’idiota aveva pensato bene di andarsene con Frank da qualche parte invece di venire a farmi rapporto come stabilito.
Provai a cercare una testa bionda tra la folla, ma ce ne erano decisamente troppe per i miei gusti.
-Buonasera, posso aiutarti in qualche modo?- mi voltai, ma il biondo dietro di me non era quello che stavo cercando.
-No, a meno che tu non riesca a vedere mio cugino-
-Quale? Mi sembra di aver capito che sei imparentata con tutta la scuola!- roteai gli occhi e gli diedi le spalle, decisamente non avevo tempo da perdere.
Fermai un ragazzino lì vicino, quando mi riconobbe giurai di vederlo tremare –Hai visto Louis?- chiesi, ignorando la sua espressione spaventata. Lui pigolò un no e se la diede a gambe. Che cavolo avevano tutti da tremare davanti a me?
-Spaventi le persone- con mia somma irritazione capii che il cretino francese non aveva la minima intenzione di lasciarmi perdere.
-Non ho tempo da perdere- lo informai, ignorando il suo commento, e lui sorrise, che poi che aveva sempre da sorridere?
-Non mi fai i complimenti?- lo guardai aggrottando la fronte –Per cosa?-
-Per la prova, no? A meno che tu non voglia complimentarti per la mia indiscutibile bellezza..- rise, da solo, perché io rimasi a guardarlo leggermente schifata.
-In Francia, evidentemente, avete gli specchi di legno- commentai velenosa –Comunque no, non ti faccio i complimenti, perché tifo per mia cugina e quindi il fatto che tu oggi sia sopravvissuto va contro le mie speranze- invece che arrabbiarsi come avrebbe dovuto, considerato che gli avevo appena chiarito che avrei preferito ci rimettesse le penne, quello si mise a ridere di gusto e mi passò la sua bottiglia. La afferrai guardandola con sospetto.
-Tra i due sei tu a volere morto me. Non è avvelenata- mi rassicurò. Bevvi un sorso, alla fine avevo sete, e a quanto pareva l’alcol, che tra l’altro io avevo contribuito a recuperare, era già quasi tutto finito.
-Grazie- dissi porgendogliela indietro, lui mi fece cenno di tenerla –Se mi segui ti farò vedere il mio nascondiglio segreto!- indicò la birra ed io di nuovo alzai gli occhi al cielo –Sì, e la tua collezione di farfalle-
-Non ne ho, ma se ti piacciono posso provvedere ..- lo ignorai, tenni la birra e cercai di defilarmi.
-Allora?- quella piattola non ne voleva sapere di lasciarmi perdere.
-Cosa?- chiesi mentre continuavo a guardarmi nervosamente intorno.
-Verrai con me al ballo del Ceppo?- mi girai incredula.
-No- forse se avessi smesso di dargli importanza se ne sarebbe andato.
-Cosa stai cercando di fare?-
-Di trovare mio cugino- risposi distratta, mentre salivo su una poltrona per poter cercare da più in alto.
-No, intendo, cosa stai cercando di fare? Perché mi rifiuti?- allargai le braccia esasperata.
-Fai sul serio?- lui mi guardò senza capire –Ti rifiuto perché non mi interessi!-
-Ma se non mi conosci, nemmeno!-
-Non sei il mio tipo!-
-E quale sarebbe il tuo tipo?- scesi dalla poltrona, avevo visto una testa bionda che sembrava Louis.
-A dire il vero non ho un tipo, adesso devo andare. Grazie per questa- sollevai la birra e feci per andarmene ma quello mi trattenne per un braccio.
-Ho fr..- prima che riuscissi a finire la frase mi stampò un bacio sulla bocca, veloce, a stampo.
Ci misi davvero poco a riprendermi dalla sorpresa, per sua sfortuna. Per sua sfortuna perché il mio cazzotto si schiantò in meno di un nano secondo sul suo naso –Ho fretta- dissi mentre quello cadeva a terra con le mani sulla faccia –Non provarci mai più- detto questo lo lasciai lì e corsi nella direzione dove avevo visto Louis.
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PoV Frank

Dove cavolo si era cacciato Louis? E soprattutto, dove aveva nascosto il wisky? Insomma avevo incontrato almeno quattro volte Rox che lo andava cercando, lui mi aveva lasciato solo per cercare lei, e nessuno riusciva più a trovare nessuno.  Inoltre ogni volta che incontravo quella pazza, lei mi minacciava di spedirmi al San Mungo qualora avesse scoperto che stavo nascondendo il cugino.
Mi stufai di cercarlo e mi conquistai una panca, vicino alle scale per il dormitorio, prima o poi da lì doveva passare.
-Ciao Frank!- mi voltai verso la voce entusiasta che mi aveva salutato e trovai Francois, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto, che muoveva la mano in segno di saluto. Quel ragazzo era sempre così entusiasta ed allegro che mi metteva di buon umore, anche se non è che avessimo propriamente un rapporto.
-Francois- dissi a mo’ di saluto, sorridendo a mia volta. Senza attendere un invito il francese si sedette al mio fianco. Mi sentii leggermente in imbarazzo. Lui passava un sacco di tempo con noi, ma prevalentemente con le ragazze. Le volte in cui avevamo parlato si contavano sulle dita di una mano, ed io, nonostante in mezzo agli altri non lo dessi a vedere, ero pur sempre un timido.
Appoggiai la schiena al muro e ripresi a guardarmi intorno. Lui, al contrario aveva i gomiti appoggiati alle cosce, ed era proteso verso di me. Pregai di trovare qualcosa da dire per riempire quel silenzio imbarazzante, ma il mio cervello sembrava non voler collaborare. Odiavo non trovare niente da dire.
-Bella festa- me ne uscii poco dopo, maledicendomi per la banalità della frase, e mi ritrovai a domandarmi perché mai quel tipo mi mettesse così in imbarazzo. Forse era il modo in cui mi stava guardando.
Lui sorrise ed annuì entusiasta gettando una rapida occhiata intorno a sé.
-Gli altri?- chiesi cercando ancora una volta di allontanare quella fastidiosa sensazione di imbarazzo. Lui si guardò intorno e scrollò la testa alzando le spalle. Per un momento pensai che mi stesse prendendo in giro, perché non diceva niente, dannazione? Ma prima che potessi uscirmene con un commento sul tempo, lui parlò.
-Sembra la serata dei drammi amorosi, questa..-
Lo guardai confuso. Lui mi dedicò un fastidioso sguardo compassionevole, come se ci fosse qualcosa che io non fossi in grado di capire.
-è un mondo meraviglioso, quello dell’amore..- commentò.
-Immagino di sì- osservai e, nonostante evitassi di guardarlo sentii i suoi occhi su di me, immediatamente rimpiansi la fase in cui non parlava.
-Non sei innamorato Frank?- era la prima volta che qualcuno mi chiedeva una cosa del genere. Parlavo poco della mia vita sentimentale, forse perché differentemente dagli altri non avevo molto da raccontare. Ok, tecnicamente non avevo niente da raccontare, se togliamo Amy Cool, ma avevo sette anni e come mi era stato fatto più volte notare, non contava.
-Non credo di esserlo mai stato- risposi a disagio –Forse non ho trovato quello che cerco ..-
-O forse non hai ancora capito cosa cercare..- parlando mi appoggiò una mano sul ginocchio. Io sollevai le spalle. Forse aveva ragione, forse non avevo ancora capito quale fosse il mio tipo ideale di donna, ma sinceramente neanche mi interessava molto. Lui si fece indietro, mettendosi dritto.
-Come mai tutto solo?- mi chiese dopo un ulteriore momento di silenzio, e gli fui grato perché questa volta era stato lui a parlare, senza costringermi a cercare un altro argomento di conversazione, e senza prendere argomenti imbarazzanti ed eccessivamente privati data la superficialità del nostro rapporto.
-Ero con Louis, ma l’ho perso. Neanche Rox lo trova e lui stava cercando lei .. –
-oh, capisco.- Lo guardai incuriosito dall’inflessione della sua voce, lui sgranò appena gli occhi –è un bel ragazzo Louis..- buttò lì non curante ed io storsi la faccia.
-Immagino di sì- dissi concentrandomi sul volto del mio amico, pensando più che altro all’inconsapevole successo che aveva con le donne –Non ci ho mai pensato- aggiunsi subito dopo guardandolo.
In quel momento Francois si morse il labbro inferiore. Era pieno e scuro, gli occhi neri, a mandorla gli brillarono soddisfatti, quando tornai a fissarli. Irrazionalmente, una parte del mio cervello si domandava perché gli guardavo le labbra e cosa fosse quella strana sensazione che mi aveva preso lo stomaco quando aveva preso a torturarsele con i denti.
-Ed io?- lo guardai senza capire la sua domanda, lui si era avvicinato, la sua voce era più bassa, più calda, quasi suadente.
-Io sono un bel ragazzo?- continuò quando fu chiaro che non avevo afferrato il senso della sua domanda.
Aprii la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono. Che razza di domanda era. Che ne sapevo io? Cosa avrei dovuto rispondere? –Io..io..tu..- cominciai a balbettare senza senso e lo feci ridere. Il suono della sua risata era cristallino ed acuto, ma non fastidioso. Senza sapere perché, risi a mia volta.
-Mi prendi in giro?- gli chiesi quando entrambi riuscimmo a smettere di ridere. Lui sorrise affettato.
-Solo un po’- ammise inclinando la testa di lato –Tieni!- mi porse il boccale che aveva in mano. Non era wisky, ma la burrobirra poteva andare bene lo stesso.
-Grazie- afferrai il boccale, e per un istante toccai la sua pelle, era calda, come se fosse stato appiccicato ad un termosifone.
Lui si fece più avanti, si avvicinò al mio orecchio –Lo sai cosa vuol dire se un ragazzo ti offre da bere?- di nuovo il tono della sua voce mi lasciò perplesso. Era maliziosa, ed era strano. Era strano perché, senza rendermene conto non ero più a disagio, o meglio lo ero, ma in modo differente da prima. Lo guardai negli occhi, ancora una volta dovevo avere stampata in faccia l’espressione idiota di chi non ha capito. Ma cosa non avessi capito, non era chiaro, almeno a me.  Non era solo la sua frase a mandarmi in confusione, era tutta quella strana ed assurda situazione. Lui sorrise, posò la mano sul mio braccio ed il contatto era piacevole mentre con le dita sfiorava il mio bicipite. Cosa diavolo stavo facendo?
Saltai in piedi senza rendermene nemmeno conto.
-Scusa devo andare!- dissi di corsa e non ascoltai neanche quello che lui rispose. In un secondo, sparii nel dormitorio
 
                                                                                   **************************************
 
PoV Rose

Dopo la conversazione con Rox ci avevo messo un po’ a riprendermi. Ma rimuginare su quanto mi aveva appena detto, era impossibile e soprattutto inutile. Dopo appena una manciata di minuti che me ne stavo ferma all’angolo, tutti i presenti della scuola avevano preteso di ballare con me. Venivo tirata da una parte all’altra, spesso mi ritrovai a ballare con gente che conoscevo appena. Tutti erano entusiasti, tutti si complimentavano. Tutti si comportavano come se fossimo amici da una vita e pendevano dalle mie labbra. Ecco cosa si provava ad essere popolare, non era male, avrei perfino potuto abituarmici. In realtà, una parte di me sapeva, che non faceva per me.
Sorrisi a John dopo la fine del terzo ballo che gli concedevo e sentii qualcuno trascinarmi per il braccio, finii a sbattere su un muro solido di pettorali, sui quali indugiai un po’, prima di rendermi conto a chi appartenessero.
-Come vedi, dopo tutto, sono sopravvissuta..- commentai acida scontrandomi con un paio di occhi di ghiaccio.
-Rose .. – pronunciò il mio nome esasperato, quasi volesse implorarmi di farla finita.
-Nonostante io sia un’incapace. Almeno secondo te..-
-Smettila- insistette, mentre tenendo le mani sulla mia vita mi costringeva a ballare.
Dal canto mio, ero troppo ubriaca per decidere coscientemente di allontanare le mani dai suoi pettorali. Nonostante ciò distolsi lo sguardo,  mettendo su un broncio offeso.
Restammo un po’ in quella posizione. Anche se cercassi di non darlo a vedere, mi beai del tocco leggero delle sue mani sulla mia schiena, inavvertitamente, appoggiai la testa sul suo petto.
-Sei ancora arrabbiata con me?- mi chiese ad un certo punto, poggiando le labbra sulla mia testa, nella sua voce un leggero retrogusto di vittoria.
-Moltissimo- risposi, senza riuscire a trattenere un sorriso.
-Posso fare qualcosa per farmi perdonare?- finsi di pensarci su.
-Devo pensarci.. la verità è che voglio trovare qualcosa di doloroso e spiacevole ..-
-Oppure la verità è che non puoi resistermi!-
Mi lasciai andare ad una risata. Non avevo voglia di litigare ancora, inoltre, anche se non lo avrei mai ammesso davanti a lui, il mio patronus gli doveva molto, a dirla tutta. Nonostante ciò non gliela volevo far passare così liscia.
-Sei un fanatico- lo accusai sorridendo, sollevando la testa per guardarlo negli occhi. Non appena lo feci lui raggiunse le mie labbra. Lo spintonai via.
-Il fatto che io ti rivolga la parola, non significa che tu possa baciarmi!- Per tutta risposta lui mi strinse più forte –Mi dispaice, ma credo che farò quello che mi pare-
-Se la metti così, puoi anche andartene!- risposi indispettita. Quella volta, volente o nolente, avrebbe dovuto giocare con le mie regole, non con le sue.
-Portami nel tuo dormitorio- rimbeccò lui, che evidentemente non ascoltava nemmeno una parola di quanto gli stavo dicendo.
-Come scusa?-  mi portai le mani sui fianchi, sbattendo il piede per terra, doveva avere un bel coraggio per chiedermelo.
-Portami nel tuo dormitorio, ho detto- ripetè ogni parola, come se realmente io non lo avessi sentito.
-No-
-Come vuoi tu..- la sua mano, con naturalezza scivolò sul mio sedere, l’altra mi accarezzò il fianco da sopra a sotto, mentre la bocca cominciò a vagare lasciva sul mio collo.
-Cosa stai facendo?- ero chiaramente imbarazzata, nonostante le sensazioni che stavo provando fossero indiscutibilmente piacevoli, dovevo ignorarle, altrimenti avrei rischiato di lasciarmi andare, e davanti a tutti, e davvero, non mi sembrava il caso –Toglimi le mani di dosso, Scorpius-
-Portami nel tuo dormitorio-
-Per fare cosa?-
-Quello che sto facendo qui, ma con molta meno gente a guardarci!-
-Cosa ti dice che io lo voglia- cercai di mantenere la voce piatta ed indifferente, mentre mettevo una certa distanza tra noi per allontanare le sue mani dal mio corpo.
-La parte in cui neghi di voler essere mia l’abbiamo superata da un pezzo, Rose!-  stava decisamente mettendo a dura prova il mio altalenante umore, e rischiava di giocarsi qualsiasi possibilità di redenzione.
-Se stai cercando un modo per farti perdonare forse dovresti ricominciare da pagina uno del manuale per chiedere scusa-  gli diedi le spalle cercando di andarmene ma lui mi afferrò, contemporaneamente prese una bottiglia dal tavolo e me la passò.
-Ok, ok. Offerta di pace- guardai la bottiglia con circospezione, la afferrai e mantenendo le distanze rimasi a guardarlo, senza togliergli gli occhi di dosso diedi un sorso. Avevo paura progettasse un ulteriore assalto a sorpresa. E non mi andava di dare spettacolo, né mi andava di fare, ancora una volta davanti a lui, la figura della rammollita.
-La verità è che..- mentre parlava fece per avvicinarsi, io prontamente feci un passo indietro, sollevai la mano intimandogli con lo sguardo di mantenere una certa distanza. Lui prese a gesticolare sul posto.
-La verità è che ho scoperto una cosa importante, ed ho bisogno di parlartene-
Sollevai il sopracciglio scettica –Sono serio!- rispose lui guardandomi con urgenza.
Qualcosa mi diceva che stava mentendo. Lo sospettavo per il modo in cui aveva spostato lo sguardo mentre mi parlava, ma d’altra parte anche io dovevo parlargli. Dovevo metterlo in guardia contro Daniel, ed era meglio che lo facessi lontano da orecchie indiscrete. E forse, una piccola parte di me, amplificata notevolmente dall’alcol che mi scorreva nelle vene, voleva portarlo nel mio dormitorio. Scrollai la testa come a voler negare con me stessa quel pensiero, poi annuii, dopo il mio piccolo monologo interiore, e gli feci strada.
Lui mi seguì in silenzio, sentivo il suo sguardo su di me, mi voltai e gli lanciai un’occhiata di rimprovero scoprendo il suo sguardo puntato sul mio sedere.
-Scorpius!- lo richiamai, un po’ troppo compiaciuta per essere credibile, quando fu chiaro che non avrebbe spostato lo sguardo.
Lui sorrise, assumendo un’aria esasperatamente innocente. Scossi la testa e proseguii la salita.
Entrata nella stanza mi feci avanti continuando a dargli le spalle. Cominciai a parlare mentre ero ancora voltata.
-Ho parlato con Roxanne..-  prima che potessi aggiungere altro, lui mi afferrò per il braccio costringendomi a girarmi, e mi ritrovai con le sue labbra attaccate alle mie, mentre prepotentemente mi spingeva sul letto.
Cercai di divincolarmi –Bugiardo, manipolatore!- strillai.
-Oh, finiscila…- si lamentò tornando a torturarmi il collo con la bocca.
-Dobbiamo parlare di cose serie..- la sua mano vagava sul mio fianco sotto la maglietta, accarezzando la mia pelle lentamente.
-Infatti sono serissimo- cercai di allontanarlo, lui si fermò guardandomi negli occhi scocciato per l’interruzione.
-Qualcuno sta tramando qualcosa..- i bottoni della mia camicia cedevano davanti al suo tocco, lasciandomi generosamente scoperta ed in balia delle sue mani.
-Esatto! Sono io, che sto tramando qualcosa di estremamente piacevole- alzai gli occhi al cielo mentre lui tornava a baciarmi.
-Qualcosa di oscuro- precisai, ma ormai ogni parola era un sospiro, mentre la sua bocca aveva raggiunto la curva dei miei seni.
-Non hai idea di quanto possano esserlo le mie fantasie..-
-Scorpius!-  per quanto cercassi di fermarlo era inutile, niente di quello che gli dicevo sembrava colpirlo, e, purtroppo, i miei tentativi erano sempre più patetici -Ascoltami Rose- fece serio dopo il mio ennesimo tentativo di tenerlo lontano –Parleremo di tutto quello che vuoi. Farò tutto quello che vuoi, ogni cosa, come sempre. Ma adesso stai zitta- mi ordinò raggiungendo le mie labbra, ed io mi lasciai baciare. C’era tempo per parlare. C’era tempo per tutto. Adesso avevo bisogno di lui.
                                                                                    *******************************************
PoV Domi

Era almeno mezz’ora che ce ne stavamo chiusi nella stanza delle necessità. Io mi ero accomodata su una poltrona e, pazientemente, attendevo che James si decidesse a dire qualcosa che avesse senso compiuto. Da quando eravamo lì dentro, lui non faceva altro che fare avanti ed indietro, muovendo, di tanto in tanto, nevriticamente le mani, e farneticando qualcosa su un disastro imminente.
-Come abbiamo potuto essere così imbecilli!- sbottò ad un certo punto. Io lo guardai sollevando il sopracciglio, ma decisi di non dire nulla. Alla fine era comprensibile che fosse sconvolto. Anche io lo ero stata.  Nonostante questa consapevolezza, cominciava a darmi fastidio, anche se non avrei potuto contestare la sua affermazione, eravamo stati due imbecilli.
-Ok, manteniamo la calma- la sua frase mi fece sorridere, parlava con me, come se fossi io a dare di matto, mentre, nonostante l’assurdità della situazione, io me ne stavo tranquilla sulla poltrona attendendo che la finisse di sfogarsi.
-Cosa facciamo adesso?- mi chiese, il suo tono era stridulo.
-Non lo so- risposi piatta scuotendo le spalle –Immagino che dovremmo dirlo alla nostra famiglia-
-Sei pazza?- sbottò lui, guardandomi con gli occhi che gli uscivano dalle orbite, come se gli avessi appena proposto di darsi al balletto.
-Avevamo già deciso di dirglielo-
-Sì, ed avevamo convenuto che sarebbe stato difficile farglielo accettare! Non credo che aggiungere il dettaglio di una gravidanza li aiuterebbe!-
-Prima o poi se ne accorgeranno comunque-
-Non devono..- fece una pausa e abbassò lo sguardo, qualcosa mi diceva che non mi sarebbe piaciuto quello che stava pensando –Non devono per forza sapere che sono io il padre..-
Socchiusi gli occhi e trattenni il respiro. Il mio cervello, in pochi secondi cercò di trovare un significato alternativo alle sue parole. Ma per quanto mi sforzassi non c’era.
-Cosa stai dicendo?- dissi sillabando ogni parola. La mia voce trasudava ira. Lui, istintivamente fece un passo indietro.
-Io..-
-Tu cosa?- il tiepido tentativo di mantenere la calma era andato a farsi benedire –Cosa James? Cosa mi stai chiedendo? Di tornare a casa e dire a tutti che sono incinta di uno qualsiasi? Di affrontare tutto questo da sola, ed intanto quando sarà possibile lasciarti infilare nelle mie mutande?-
-Come puoi dire una cosa del genere?-
-Come puoi dirla tu!-
-Ascolta Domi, non sto dicendo..-
-A quella festa, prima di sapere, hai detto che avresti voluto sposarmi!-
-Sì, ma non ora! Prima avrei voluto informare mia madre-
-Tua madre è mia zia!-
-Appunto!-
-Appunto cosa? Ti rendi conto di quello che mi stai dicendo?-
--Lasciami parlare Domi..-
-Non mi interessa quello che hai da dire James! Non voglio starti a sentire..- me ne andai da quella stanza senza che lui mi corresse dietro, senza ascoltare, senza parlare. Volevo solo piangere. Entrare nella mia camera e piangere.


ANGOLO DI MIKA
Salve...ok, potete odiarmi, non voglio dare la colpa a niete, tranne all'evidente calo d'ispirazione, o al blocco dello pseudoscrittore!
Comunque, dolci, che dirvi...capitolo che avrebbe voluto includere anche di altre tre coppie, ma non riuscivo proprio a scriverne, quindi credo che saranno nei prossimi capitoli.
Nel prossimo capitolo...
Una persona verrà maldestramente rapita...
Due ragazze verranno convocate dalla McGran che comunicherà loro qualcosa relativamente al ballo del Ceppo..
Lily verà a sapere una cosa sulle vacanze di Natale che non le piacerà per niente..
Due amici avranno una conversazione imbarazzante..
Spoiler più a lungo termine? Ci sarà il ballo del Ceppo, da qui a qualche capitolo, credo un paio..e poi le vacanze di Natale.. ma prima una nuova gita ad Hogsmeade.. shopping!!! Con un Francois che vestirà irrimediabilmente i panni di Enzo Miccio!
Adesso vorrei chiedervi una cosa... ho provato a fare una presentazione con quelli che per me dovrebbero essere i volti dei personaggi...ma sono un po' incapace...per esempio non riesco a mettere la musica! Qualcuno può aiutarmi?
Baci e Aprestissimo...

 

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Capitolo 19
*** CHAPTER XVIII- Lettere, spiegazioni, ricatti e rapimenti. ***


CHAPTER XVIII-  Lettere, spiegazioni, ricatti e rapimenti.

Caro Lysander, è tanto tempo che non ci sentiamo. Colpa mia, scusami se non ti ho più scritto, ma gli studi di archeomagia mi hanno tenuta molto impegnata. L’Italia è un posto magnifico, non ci crederai ma questa isoletta, nel profondo sud, ha una grotta talmente piena di magia che sembra costruita da Merlino in persona. I Babbani la chiamano grotta del Genovese, magari non sono così lontani dalla verità. Sospetto che Nicolò Parodi c’entri qualcosa, staremo a vedere. La mia vita qui mi eccita molto, anche se non piove quasi mai, e tu sai quanto io ami la fina pioggia londinese, al contrario di te.
Comunque, ti scrivo per avvisarti che mi hanno dato un periodo di vacanza, si fa per dire. Devo portare alcuni dati al Ministero della Magia, perciò a Natale sarò di ritorno in Inghilterra, e mi farebbe molto piacere rivederti.
So che il destino ci ha separati, ma sento davvero bisogno di un bel tuffo nel passato. Potremmo fare un giro per la Londra Babbana, come ai vecchi tempi. Ho talmente tante cose da raccontarti. E poi chissà, potrei convincerti a raggiungermi in Italia, una volta finito il tuo ultimo anno ad Hogwarts. Ti piacerebbe, è fine novembre ma ci sono giornate talmente calde che sembra ancora settembre.
Nella speranza che questa lettera ti faccia piacere, e che i tuoi sentimenti per me siano immutati, così come lo sono i miei, un bacio.
Vera.
-Non è magnifico?- la squillante ed entusiasta voce di Lysander mi urticava le orecchie. Storsi la faccia in una smorfia che scimmiottava un sorriso –Splendido- commentai, ma “per fortuna” lui era troppo preso dal rileggere per la tredicesima volta la sua lettera per accorgersi del sarcasmo nella mia voce, piuttosto piatta, e decisamente scontenta.
-Ti rendi conto? Vera sta tornando!- ci mancava solo che si mettesse a saltellare. Lorcan, accanto a me, se ne stava seduto sulla panchina del cortile guardando il fratello compiaciuto, la neve aveva ormai imbiancato tutto.
-L’hai già detto fratello!-
-è che .. sono così felice! È più di un anno che non ci vediamo!-
-Sì, avevamo capito che eri felice- feci eco, sedendomi di fianco a Lorcan, mentre Lys continuava a camminare avanti ed indietro incapace di trattenere l’eccitazione.
-Guardalo come si emoziona appena sente nominare la sua Vera..- storsi il naso mentre Lorcan cominciava a ridere. Adorava prendere in giro il fratello, soprattutto se si trattava di ragazze. Anzi soprattutto se si trattava della magica, dolce, bellissima, splendente Miss Vera ho la puzza sotto il naso.
-Oh, finiscila. Non è la mia Vera-
-Da quello che ricordo io, eravate molto intimi-
-è stato molto tempo fa- Lysander cercava di sminuire, ma il sorrisetto allegro stampato sulla sua faccia era troppo compiaciuto perché potessimo credergli. Un’insistente punta di fastidio si fece largo in me.
Vera era stata la fidanzata di Lysander, era più grande di noi, e lui l’amava profondamente. Poi un bel giorno, lei aveva deciso di partire e lui ne aveva sofferto moltissimo.
-Sono così contento di rivederla- lui si lasciò andare ad un sospiro, io sbuffai, attirando l’attenzione di entrambi gli Scamandro su di me.
-Oh, se ne è andata via da un momento all’altro e adesso pretende di tornare come se niente sia accaduto-
-Se ne è andata per lavoro, Lily!- mi rimproverò Lys, tranquillo –ci conosciamo da molto tempo, è normale che voglia rivedermi-
-“Spero che i tuoi sentimenti siano immutati”- le feci il verso –Non mi sembra quello che si direbbero due vecchi amici!-
-Qual è il tuo problema?- mi chiese cominciando ad innervosirsi.
-Già, qual è?- ridacchiò Lorcan, guardandomi sornione. Io scrollai la testa e mi alzai in piedi. Non volevo restare lì, non volevo litigare con Lys, non volevo sentir parlare di Vera e soprattutto non volevo fornire a Lorcan motivi per fare dell’ironia su di me e suo fratello.
-Nessuno, ovviamente!- decisamente il mio tono non era amichevole. Avrei voluto riuscirci, ma proprio non mi riusciva. Mi allontanai leggermente, era meglio andarsene il prima possibile, prima che quella conversazione degenerasse.
-Se non ti conoscessi bene Lily, direi che sei gelosa!-
-Io non sono gelosa- negai immediatamente –Voglio solo molto bene a Lys, e non mi piace che quella lo prenda in giro!-
-Credo che questo non ti riguardi- intervenne Lysander, ormai dimentico del buon umore di poco prima. Ci guardammo in cagnesco per qualche secondo.
-Bene- dissi io.
-Bene-  fece eco lui. Senza aggiungere altro alzai i tacchi e me ne andai, mentre la risatina di Lorcan mi seguiva, irritandomi terribilmente.
                                                                                         **********************************
PoV Albus
La giornata di lezioni era stata sfiancante, ma quando una bella studentessa francese ha tanta voglia di approfondire la tua conoscenza, per senso di ospitalità, davvero non puoi tirarti indietro.
La stanza si trovava al quarto piano, il corridoio era abbastanza isolato, diedi un bacio veloce alla biondina, di cui per quanto mi sforzassi non riuscivo a ricordare il nome, che schizzò via e presi a finire di sistemarmi la camicia nei pantaloni. Prima che la ragazza potesse sparire completamente, mi irrigidii sul posto, avvertendo una presenza davanti a me e sollevai lo sguardo.
-Ciao Albus- la vocetta squillante di Bonnie Sullivan, prefetto di Tassorosso mi fece sospirare di sollievo. Era l’unica persona alla quale si poteva davvero raccontare di tutto.
-Ciao Bonnie- la salutai a mia volta seguendo il suo sguardo, puntato nella direzione dove la ragazza francese era sparita –Si era persa- cercai di giustificarmi. Lei puntò lo sguardo limpido su di me. Aveva i capelli fino alle spalle castani chiari, e gli occhi di una strana sfumatura di ocra. Sorrise.
-Bravo, sei stato gentile ad aiutarla. Lo scopo del torneo è quello di integrarsi- fui quasi certo che il mio concetto di integrarsi ed il suo fossero molto distanti, ma non glielo feci notare, non sarebbe stata una buona mossa farlo.
-Che ci fai qui? A quest’ora?-
-Ronda!- rispose lei entusiasta, venendomi più vicino e mostrandomi la spilla da prefetto. –Anche tu, no? Sei Caposcuola!-
-Certo, come ti ho detto lei si era persa..-
-Capita! Il castello è tanto grande … -  osservò lei. Rimasi momentaneamente in silenzio. Non potevo credere che fosse davvero così ingenua. Stava credendo alla scusa più vecchia del mondo. Insomma, la prima cosa che ti insegnavano da prefetto era non credere a chi sosteneva di essersi perso nel castello, soprattutto se erano in due, e ancora meno se uno dei due si stava sistemando la camicia nei pantaloni.
-Sai, non hai idea del numero di persone che si perde nel castello..- aggiunse dopo un po’ mentre percorrevamo il corridoio insieme. Mi fermai sul posto. Ok, probabilmente equivaleva ad una confessione, e mi avrebbe messo nei guai, ma quella ragazza aveva davvero bisogno di una svegliata.
-Dai Bonnie, non dirmi che ci credi sul serio!- sbottai fermandomi e guardandola negli occhi. Lei li strabuzzò confusa.
-A cosa?-
-Alla storia della gente che si perde nel castello- insistetti.
-Perché non dovrei crederci?- e per fortuna che per i miei cugini ero io quello tardo! Cosa avrebbero detto di Bonnie? Era una domanda stupida. Dicevano quello che dicevano tutti. Ovvero che era talmente tonta che la si poteva convincere a farsi il bagno nella cacca di troll. Quella sera, ero davvero deciso a fare buone azioni.
-Tu sei un prefetto! E la gente mente ai prefetti. Soprattutto se viene beccata a spasso di notte- lei ci pensò un attimo su, spostò lo sguardo in aria come se qualcosa le sfuggisse. Forse era scema, ma c’era qualcosa di così fragile in lei che mi trattenni dal riderle in faccia. Quella ragazza era surreale.
-E anche tu mi hai mentito?- la guardai in imbarazzo. Avrei potuto finire nei guai. Avrebbe potuto denunciarmi, la mia spilla sarebbe stata a rischio e avrei potuto dire addio alle mie scappatelle notturne. Però non mi sembrava pericolosa.  Non mentre mi guardava, attendendo una risposta, con quel sorriso buffo e quell’espressione svampita.
-ok, facciamo un patto- mi guardò curiosa, senza capire dove volevo arrivare –io ti aiuto a capire alcune cose se tu prometti di mantenere qualche piccolo segreto-
-Dovrò violare le regole della scuola?- mi chiese preoccupata, alzai gli occhi al cielo.
-Solo qualcuna, ma … ascolta, ti fidi di me?- lei ci pensò un attimo su, poi mi porse la mano –Affare fatto, hai la mia parola!- decretò. E la solennità con cui lo disse mi fece sorridere.
Passammo circa un’ora a parlare. Cercai di spiegarle le bassezze dell’animo umano, e lei mi interrompeva spesso, per fare domande, quasi sconvolta, spesso incredula. Quando finimmo, per un momento, pensai di averla scandalizzata.
-C’è solo una cosa che non ho capito … - mi chiese ad un certo punto ed io la guardai incuriosito, credevo di essere stato piuttosto chiaro nell’illustrarle tutte le scuse che potevano essere usate, e i modi attraverso i quali capire se fossero scuse –Cosa fanno tutti questi studenti nei corridoi durante la notte?- rimasi a bocca aperta.
-Come?- sperai di non aver capito, l’avevo accompagnata verso il suo dormitorio, non eravamo molto lontani. E, davvero, non potevo credere che mi stesse facendo quella domanda.
-Ti ho chiesto cosa..-
-Lo so cosa mi hai chiesto!- sbottai lasciandomi andare ad una risatina –davvero non ti viene in mente niente?- chiesi a mia volta, volutamente malizioso. Lei rimase zitta a guardarmi. Per un attimo temetti di averla offesa ma lei se ne stava lì tranquilla e mi guardava sorridendo, aspettando che le spiegassi.
-Un ragazzo ed una ragazza, di notte, soli ..- cercai di suggerirle, lei aggrottò la fronte.
-Come noi?- chiese. La guardai. Era carina, ed indifesa, e sicuramente mi sarebbe piaciuto spiegarle nel dettaglio cosa potessero fare due ragazzi soli, ma cercai di cancellare quel pensiero, prima che me lo leggesse negli occhi, anche se dubitavo avrebbe capito.
-No, non come noi- pensai alle parole più giuste.
-E allora come?- eravamo fermi, nei pressi della Sala Comune di Tassorosso, lei era davanti a me e non la smetteva di guardarmi con quegli occhi curiosi ed ingenui. Si morse il labbro in attesa, ed io mi ritrovai a pensare a quanto fosse inconsapevolmente sensuale quella sua ingenuità.
Mi avvicinai lentamente a lei, forse più che spiegarglielo avrei dovuto mostrarglielo. E lei era lì, fiduciosa e piccola. Decisi che quel giorno avrei fatto una buona azione e l’avrei risparmiata. Però davvero non riuscivo a trovare le parole per spiegarle.
-Di questo magari ne parliamo un’altra volta, adesso è tardi- lei guardò distrattamente l’orologio e sbarrò gli occhi, le sue smorfie mi facevano tenerezza.
-Hai ragione, è tardissimo- velocemente, si mise in punta di piedi e mi stampò un bacio sulla guancia
–Buonanotte Albus- squittì prendendo la via della Sala Comune.
-Bonnie- la richiamai, all’improvviso, senza neanche rendermi conto di cosa volessi dirle. Lei si voltò in attesa che parlassi.
-Verresti con me al Ballo del Ceppo?-  per un momento mi guardò spaesata. Mentalmente, iniziai a domandarmi cosa mi passasse per la testa. Avrei potuto invitare chiunque. Perché Bonnie -la strana- Sullivan?
-Mi spiegherai cosa fanno i ragazzi nei corridoi?- sorrisi dell’inconsapevolezza con la quale aveva appena fatto involontariamente una battuta tutt’altro che innocente.
-Lo spero proprio- risposi ridendo, rendendomi conto che, infondo, non mi sarebbe dispiaciuto per niente.
-Allora certo!- rimasi a guardarla mentre andava via, chiedendomi per la millesima volta come potesse essere così ingenua, ed una volta ancora domandandomi se sarei stato capace di approfittarmi di lei.
                                                                                           *******************
 
PoV Frank
-Non è vero!- il dormitorio maschile del sesto anno di Grifondoro era vuoto. Vuoto, a parte me e Louis, che eravamo saliti prima del tempo, per poter parlare in tranquillità, o meglio perché io volevo parlargli. In quel momento, il mio migliore amico, era seduto sul letto davanti a me, scuoteva la testa, con gli occhi che quasi gli uscivano dalle orbite –No, ti stai sbagliando è impossibile!- la sua voce raggiungeva dei picchi impensabili, soprattutto considerando quella sua normale tonalità bassa, che le ragazze tanto decantavano. Mi guardai intorno, nonostante non ci fosse nessuno, a parte noi, gli feci cenno di abbassare la voce, e tornai a rivolgere a lui la mia attenzione confuso, e per niente sicuro di quello che gli stavo dicendo.
-Senti non so che dirti! Sembrava così-
-Francois?- chiese ancora sconvolto. Gli avevo appena raccontato la strana conversazione con il francese del giorno prima. Non riuscivo a smettere di pensarci, ed alla fine, ero arrivato all’unica conclusione possibile: io gli piacevo. Louis era il mio migliore amico, se non potevo parlarne con lui, non potevo farlo con nessuno. La cosa mi metteva parecchio in difficoltà, ma comunque avevo bisogno di un parere terzo. Soprattutto perché, una volta arrivato a questa conclusione, la questione era un’altra. Capire che tipo di sensazioni mi provocasse questa consapevolezza.
-Ma che dici? Quello sta sempre dietro a mia sorella! È per lei che ha una cotta, non per te!- mi poggiò una mano sulla coscia, gli diedi una rapida occhiata, preoccupato in qualche modo che mi assalissero le stesse sensazioni di quando lo aveva fatto Francois ma, fortunatamente, non accadde nulla.
-Senti, anche io la pensavo come te. Ma mi ha chiesto se lo ritenessi un bel ragazzo!-
-Questo non  basta per dire che ti ama Frank!-
-Non sto dicendo che mi ama!- mi lamentai –Sto dicendo che..- mi fermai, pronunciare quelle parole mi metteva più in imbarazzo di quanto fosse opportuno –Sto dicendo che gli piaccio- terminai abbassando lo sguardo. Dirlo ad alta voce lo faceva sembrare più assurdo di quanto non fosse pensarlo.
-Ok, il tuo ego sta decisamente raggiungendo livelli mai visti prima- sbuffai mentre lui si portava una mano alla tempia.
-Louis, sono serio- la sua mano si sposto sulla bocca, nascondendomi il suo volto. Improvvisamente le sue spalle iniziarono a muoversi ritmicamente, lo guardai preoccupato, ma dopo qualche secondo, Louis smise di trattenersi e si lasciò andare ad un violento attacco di risa. Lo guardai per qualche secondo, scuotendo la testa.
-oh finiscila, idiota!- sbottai e mi alzai dal letto con tutta l’intenzione di mollarlo lì.
-No, ok, ok, scusa..- cercò di frenare le risate ed io lo guardai innervosito –Scusami- disse alla fine, trattenendosi ed alzando le mani in segno di resa. Avrei voluto spaccargli la faccia, ma, poiché era l’unica persona con al quale avrei voluto parlare di quello che era successo alla festa, eliminarla sarebbe stato controproducente. Perciò ripresi il mio posto e ricominciai a parlare.
-è stato strano-
-Strano come?-
-Che vuol dire strano come?-
-Intendo strano tipo quando metti le mutande al contrario, o strano tipo farfalle nello stomaco?-  guardai Louis decisamente spaesato dalla serietà della domanda. Fino ad un minuto prima si stava rotolando per il dormitorio, ridendo delle mie disgrazie, ed immediatamente dopo se ne usciva con la domanda più calzante del mondo? Sebbene il paragone con le mutande al contrario fosse decisamente gretto. Ma non era quello il punto. Il punto era che non sapevo cosa rispondergli, questa cosa mi gettò nel panico.  Non ero mai stato contro gli omosessuali, semplicemente non mi ero mai posto il problema. Ed in quel momento mi sentivo come se qualcuno volesse sbattermi in faccia una verità che nemmeno io conoscevo. La cosa mi spaventava, e mi infastidiva in qualche modo.
-Io.. no. Ecco. Mutande credo- belbettai incerto.
-Oh allora non c’è problema- sgranai gli occhi davanti al sorriso allegro del mio migliore amico. Per quanto lui non fosse famoso per l’acume, evidentemente la mia espressione doveva essere davvero esplicita, perché immediatamente dopo si affrettò a parlare –E ovviamente non ci sarebbe problema nemmeno se fossero farfalle!-  
In quel momento ero davvero affranto. Non sapevo cosa fare, cosa pensare. Fino alla sera prima era tutto normale, tutto ordinario, tutto chiaro. Ed ora mi trovavo a non sapere neanche più chi fossi.
-Senti hai ragione tu Louis! Probabilmente sono fuso..-
-Probabilmente- convenne lui alzandosi in piedi e mettendosi a rovistare nel suo baule –O forse no.. in ogni caso non credo dovresti fonderti il cervello. È meglio aspettare e vedere cosa ne viene fuori- buttò lì con casualità tirando fuori la sua canotta dei Chudley Cannons.
-Hai ragione, è inutile rimuginare- decretai allargando le braccia.
-Esatto rimuginare è una cosa da femmine. Agire ed ignorare certe cose, invece è una cosa da maschi- ci pensò su un momento –e da mia cugina Rox- aggiunse dopo una manciata di secondi –Comunque amico, potresti uscire un secondo..- lo guardai sgranando gli occhi.
-Perché?-
-Devo cambiarmi- spiegò lui ovvio.
-E quindi?-
-E quindi, non vorrei ti venissero le farfalle nello stomaco- per un momento rimasi imbambolato davanti alla sua espressione seria. Ma dopo qualche attimo Louis scoppiò a ridere di nuovo, si tolse la maglietta sudata e me la lanciò addosso colpendomi in faccia. Serrai le labbra per trattenere la risata.
-Coglione!- risposi a tono gettandogli in faccia il mio cuscino.
                                                                                                 *******************************
PoV Rox
Come se non bastassero tutte le cose che avevo da fare qual giorno. Tra le lezioni, i compiti, e la gestione dei miei uomini per scoprire cosa ci fosse esattamente tra Daniel e Kàtia, ci mancava solo la convocazione da parte della Preside nel suo ufficio. Che poi, cosa poteva volere da me? Forse c’era stato un errore. Arrivai davanti alla porta dell’ufficio della preside trafelata, e con una discreta fratta di andarmene.
-Anche tu qui?- mi voltai verso Rose, era appoggiata al muro in pietra dell’ufficio.
-A quanto pare-
-Chissà cosa vuole..- scossi la testa, non ne avevo la minima idea.
-Non lo so. Comunque è un bene che tu sia qui, almeno posso aggiornarti su quello che ho scoperto-
-Che Louis ha scoperto- precisò con il tipico tono alla Rose.
-Louis è solo il braccio. Sono io la mente, quindi tecnicamente l’ho scoperto io. Ma non sono qui per prendermene il merito, anche se in realtà ovviamente è  mio-
-Va bene Rox. Come vuoi, parla, non abbiamo tutta la giornata- Rose interruppe il mio farneticare senza senso, ricordandomi di andare al punto.
-Beh, Danielle non sa molto di cosa stia combinando il fratello. Da quello che ha detto a Louis è abbastanza preoccupata per lui, dice che ultimamente è strano. Ed indovina con chi passa la maggior parte del suo tempo?- chiesi eccitata, aspettando i complimenti per il fatto di aver tolto di mezzo ogni ragionevole dubbio sulla combutta di quei due.
-Ma non mi dire…-
-Esattamente! Con la nostra bulgara negromante!-
-Non è una negromante-
-Per quello che ne sappiamo, potrebbe esserlo!- ignorai i tentativi di mia cugina di sminuire i miei indiscutibili successi, o la serietà della situazione.
-Danielle non ha idea di quello che lui stia facendo? Mi sembra strano! Stanno sempre appiccicati, per anni ho creduto che fossero magisiamesi!-
-Già, anche a me sembra strano- abbassai la voce avvicinandomi a lei –E poi, insomma, magari Danielle non è propriamente una tipa sveglia, ma anche Louis non scherza-
- Louis non è stupido- cercai di non ribattere alla sua affermazione. Louis era stupido. Come tutti i maschi, ma discuterne in quel momento con Rose sarebbe stata un’inutile perdita di tempo.
-Comunque, lei ha detto che lui la sta trascurando, crede che i due abbiano una relazione, ma noi sappiamo che è più di così- le sorrisi sorniona dandole una gomitata.
-In verità non lo sappiamo-
-Dai, non crederai che la bulgara belloccia sia realmente interessata a Daniel Parkinson-
-Daniel non è brutto-
-Ma è un cretino, e un bullo, e stupido- precisai prendendole il braccio –Credi a me, non c’è niente di romantico tra quei due, lui al massimo è il suo tirapiedi..- avrei voluto continuare la conversazione. Ma in quel momento, la porta dell’ufficio della preside si aprì, mostrando le scale a chiocciola, e la Preside si affacciò di fuori.
-Ah, siete qui signorine- l’espressione severa della Preside non prometteva mai niente di buono. Ma adesso che ci pensavo, non l’avevo mai vista con un’espressione diversa, quindi, forse non c’era da preoccuparsi.
–Seguitemi- ordinò mentre ci faceva strada all’interno del suo studio.  Non riuscivo proprio ad immaginare cosa potesse volere da me e Rose. Insomma non avevamo fatto niente di male ultimamente. O meglio, niente di male, che lei sapesse.
Entrammo nello studio, era algido e rigido, rispecchiando completamente la personalità della McGranitt. Lei raggiunse la sua poltrona, oltre la cattedra, mentre io e Rose restammo in piedi, in attesa che parlasse.
-C’è un motivo per il quale vi ho fatto convocare, Signorine Weasley- io e mia cugina ci scambiammo un’occhiata preoccupata. Possibile che la Preside avesse scoperto della festa, o della mia abitudine di introdurre alcolici nella scuola, o delle mie frequenti fughe ad Hogsmeade? Insomma avevo un curriculum da fare invidia a mio padre in quanto a violazione di regole. E sì, generalmente ne andavo abbastanza fiera. Non era da tutti combinare tutte quelle cose senza farsi beccare. Ma dubitavo seriamente che la Preside si sarebbe complimentata.
-Il motivo è..- continuai a tormentarmi le mani dietro la schiena, cercando di sopprimere l’espressione colpevole che si andava affacciando sulla mia faccia –il ballo del Ceppo!- forse avevo capito male. Aveva detto il Ballo del Ceppo? Un’altra volta incrociai lo sguardo di Rose, entrambe eravamo visibilmente confuse.
-Rose- la Preside si rivolse a mia cugina, che immediatamente spostò lo sguardo, incuriosito, da me a lei
-Credo che lei capisca che non posso permetterle di andare al ballo con il Signor Malfoy, dopo la scena imbarazzante nella Sala Grande..- Rose strabuzzò gli occhi –Cosa?-
-Non faccia quella faccia Signorina Weasley! Lei ha ammesso davanti a tutti di aver.. di aver infranto le regole. Avrei dovuto toglierle la spilla da Caposcuola- Rose abbassò lo sguardo –però, data l’eccezionalità delle circostanze, e dato che la sua ammissione ha salvato un innocente da Azkaban, ho deciso di soprassedere. Ma lei capisce, che daremmo un messaggio sbagliato se le permettessi di apparire con lui in un’occasione ufficiale, soprattutto considerando che lei è un campione TreMaghi-
-Ma..- guardai Rose come fosse pazza, non era saggio contraddire la Preside –Nessun ma. È la mia ultima parola. Si cerchi un altro accompagnatore- .
Non capivo proprio cosa avesse Rose da lamentarsi. Insomma pensavo molto peggio di questo, alla fine bastava trovare un accompagnatore fantoccio e sgattaiolare, il prima possibile, via da quella stupida festa. Adesso solamente un dubbio mi attanagliava. Cosa poteva volere da me la Preside. Insomma, voleva proibirmi di andare con qualcuno al Ballo? Io nemmeno volevo andarci. Anzi, probabilmente non ci sarei andata e sarei rimasta in dormitorio a terrorizzare le matricole. Adoravo guardarle mentre si andavano a nascondere.
-Veniamo a lei..- la Preside si voltò verso di me. Ormai non ero più agitata. Insomma, era chiaro che non avesse scoperto nessuna delle mie poco ortodosse attività, perciò al momento ero solamente curiosa. Prima che lei potesse parlare, però, la porta dello studio si aprì.
-Ah sei qui Olympe,  buonasera, accomodati, giusto in tempo- la McGranitt fece segno alla preside di Beauxbatons di sedersi –Buonasera anche a lei Signor DelaCruoix- improvvisamente mi si gelò il sangue nelle vene. Mi voltai e guardai il maledetto francese con talmente tanto odio che avrei potuto incenerirlo, se solo fosse stato possibile, se solo fossi stata un basilisco.
-Ho saputo, Signorina Weasley, che la sera della prima prova lei ha colpito il Signor Charles, dandogli un pungo in faccia!- ovviamente ero nei guai. Spostai lo sguardo da lui alla Preside senza dire niente. Mi morsi la lingua, dovevo evitare di parlare se volevo evitare di peggiorare la mia già precaria situazione.
-è vero?- annuii appena, imponendomi di non guardare verso Charles.
-Lo scopo del torneo TreMaghi è quello di incrementare la cooperazione magica tra Maghi di Paesi diversi. Le sembra un buon modo di cooperare quello di colpire il campione di un'altra scuola?- azzardai un’occhiata verso il francese, ed ovviamente fu un errore. Il suo sorrisetto soddisfatto mandò in fumo tutti i miei propositi di restare in silenzio. Quella maledetta spia.
-Con tutto il rispetto Preside: se lo è meritato!-
-Oh lo vedi Minerva. Questa ragazza voleva boicottare la nostra scuola!-  intervenne la giunonica preside francese, lasciandomi a bocca aperta.
-Non è vero- spostai lo sguardo da loro alla Preside –semplicemente il signor campione ha cercato di cooperare troppo con me per i miei gusti-
-Cosa intende Signorina Weasley?-
-Intendo tipo come cooperano Rose e Malfoy-
-Ehy!-
-Scusa!- non badai a mia cugina che mi rimproverava. La Preside serrò le labbra e si voltò verso il biondino. Fu la mia volta di fargli un sorriso compiaciuto.
-Preside McGranitt, mi permetta. Io ho solamente cercato di essere gentile con questa ragazza. E le assicuro che le mie intenzioni erano più che nobili. Lei deve aver frainteso..-
-Frainteso un bel paio di slip di Merlino. La tua bocca è finita sulla mia!- lo accusai furiosa e lui mi sorrise indulgente.
-Lo ammetto, ma le assicuro che è stato un malinteso. Non conosco bene la Signorina Weasley ma mi sembra di aver capito che tende ad esagerare a volte..- guardai la Preside in cerca di aiuto. Ma quando incrociai il suo sguardo capii che quel maledetto mangia lumache aveva fatto centro. Il subdolo maledetto.
-Già, spesso tende ad esagerare. Comunque Signorina Weasley è fortunata- mi informò la Preside –Il Signor Charles, si è detto disposto a passar sopra al suo discutibile comportamento, ed anzi ha detto che sarebbe felice di andare con lei al Ballo del Ceppo per dimostrare come tutti i malintesi tra le nostre scuole siano completamente appianati- il terrore mi riempì lo sguardo. La Preside aveva un’espressione compiaciuta, sotto la solita amimica maschera di cera, segno che se la stesse godendo. Quella era una congiura, un complotto contro di me.
-Non può farmi questo..- piagnucolai, senza trovare altro da dire.
-A dire il vero, posso- aggiunse la preside –Adesso, se volete scusarmi, io e Madame Maxime dovremmo discutere di alcune faccende. Potete andare-
-Preside la prego-
-Ho detto che potete andare- aggiunse lei. Con il peso dell’intero cosmo che mi era crollato addosso , lasciai l’ufficio della Preside, insieme a Rose, che non la smetteva un secondo di ridacchiare, e al viscido. Non appena fummo lungo il corridoio, lui si avvicinò.
-Dovresti comprare un vestito bronzo. Il bronzo è il tuo colore- sorrise e mi strizzò l’occhio, mentre si dirigeva dall’altra parte, rispetto a me.
-Il tuo invece è il color sangue, quello di cui sarai ricoperto…- prima che terminassi la frase lui era già sparito, lasciando dietro di se il suono fastidiosamente cristallino della sua risata.
-Io al posto tuo non lo minaccerei. Potrebbero costringerti a sposarlo..- rimasi sola mentre guardavo con odio Rose allontanarsi.
                                                                                           **********************************
Me ne stavo tornando nel mio dormitorio. Quella sera, non avevo voglia di cenare. Preferivo spendere il mio tempo alla ricerca di qualche modo sufficientemente doloroso per farli morire tutti. Quando svoltai per il corridoio del secondo piano, però, qualcosa o meglio qualcuno attirò la mia attenzione.
-Beccato!- dissi soddisfatta tra me, mentre riconoscevo Daniel Parkinson che furtivamente si aggirava per il castello. Lentamente, cercando di non farmi né vedere, né sentire, dimentica dell’increscioso episodio di poco prima, presi a seguirlo. Sentivo già in bocca il sapore dolce della vittoria. Era circospetto, ma comunque seguirlo di nascosto non sembrava un problema, non era abbastanza scaltro e probabilmente nemmeno intelligente. Lo seguii fino a fuori il castello. Quando si incamminò nel parco i miei dubbi svanirono in un istante. Per uscire a quell’ora, aveva per forza qualcosa da nascondere, qualcosa che io avrei scoperto, ovviamente. Ci addentrammo nel parco, in quel momento, commisi un errore imperdonabile. Mi guardai indietro, per essere certa che nessuno mi avesse vista. Quando tornai a guardare nel punto dove era Daniel, quello era sparito.
-Non è possibile!- mi lamentai fra me, e mi feci avanti. Guardai in tutte le direzioni, ma Daniel era come sparito nel nulla. Vagai alla sua ricerca per qualche minuto, fino a che non finii sotto il Platano Picchiatore. Non c’era niente da fare, non ce ne era traccia.
-Dannazione!- imprecai e feci per andarmene, quando una mano mi afferrò prepotentemente per un braccio, ed un’altra mi tappo la bocca con un panno umido. Cercai di divincolarmi, ma le forze mi stavano rapidamente abbandonando. Dopo un po’, più niente.
                                                                                         ************************************
ANGOLO DI MIKA
Salve a tutte!!
Allora, ci tengo a dire che se tutto va bene posterò prestissimo la seconda parte di questo capitolo dove vedremo Rose e Scorpius...
In questo capitolo sono latitanti, come ho già detto vorrei lasciare spazio ad altri personaggi, ma nel prossimo i nostri beniamini torneranno.
Cosa dire? Sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensiate..spero che l'assenza dei piccioncini non ve lo abbia reso insopportabile! Fatemi sapere!
Cmq, nel prossimo capitolo sarà ovviamente presente Rox..vedremo chi l'ha rapita e dove la tiene e cosa ha in mente.
Alcuni l'andranno a cercare, ovviamente.
Inoltre vedremo Rose riferire a Scorpius del Ballo del Ceppo...
Un bacio enorme caramelle <3
Aprestissimo Mika <3

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Capitolo 20
*** CHAPTER XIX- Parola d’ordine: FUGA ***


CHAPTER XIX- Parola d’ordine: FUGA

PoV ROX
Le narici mi bruciavano e gli occhi erano difficili da aprire. Per quanto ci provassi, non riuscivo a sollevare le palpebre, erano troppo pesanti. La testa mi faceva male, tanto male. Cercai di concentrarmi su altro, per non pensare al dolore che stavo provando. La mia posizione era innaturale. Avvertii le mani dietro la schiena, i polsi stressi strusciavano contro una corda: ero legata. Cominciai ad avvertire i rumori intorno a me. Qualcuno si muoveva, camminava avanti ed indietro. Sentivo i passi ritmici e veloci. Con uno sforzo sovraumano aprii gli occhi. Le immagini erano sbiadite, la stanza completamente in legno cominciò a prendere forma.
Una figura umana, davanti a me, avvolta in un mantello, si muoveva nervosamente senza andare da nessuna parte. Tentai con tutte le mie forze di mettere a fuoco, e di frenare il senso di panico che lottava per impossessarsi di me.
-Siamo nella Stramberga Strillante- dissi ad un certo punto. Avevo la gola riarsa, parlare mi costava una certa fatica.
-Ben svegliata Sherlock- lentamente l’immagine di Daniel prese forma davanti a me. Per qualche minuto nessuno dei due parlò. Restai in silenzio cercando di pensare. Per quanto non lo avrei mai dato a vedere ero preoccupata. Se le mie supposizioni erano esatte, Daniel era coinvolto nell’omicidio di Marina, ed ora, a quanto pareva, io ero sua prigioniera.
-Cosa vuoi da me?- chiesi mentre lui prendeva posto su una sedia, davanti a me, evidentemente cercando di riflettere.
-La domanda giusta è cosa vuoi tu da me?- rimbeccò con voce lievemente isterica –Mi segui, mandi tuo cugino a fare domande su di me a mia sorella .. cosa dovrei pensare?-
-Che ho preso una botta in testa e mi sono innamorata di te- risposi prontamente. Magari come scusa avrebbe potuto funzionare. Avrebbe. Se il mio tono non avesse trasudato sarcasmo e se io non fossi stata Roxanne Weasley..
-Non sei all’altezza dei miei standard- rispose lui sorridendomi fintamente. Gli feci una smorfia e scossi la testa.
-Allora? Adesso cosa succede? Mi uccidi, mi fai a pezzi e nascondi il cadavere?- vidi le sue pupille allargarsi.
-Io non sono un assassino- il suo tono di voce era volutamente piatto ed inespressivo.
- No? E Marina?- forse non era intelligente da parte mia istigare il mio carceriere, ma non sopportavo di stare immobile ad aspettare che qualcuno mi trovasse e venisse a liberarmi, sempre che qualcuno ci riuscisse.
-Non sono stato io- la calma piatta della sua voce, si incrinò appena.
-C’entri molto di più di quanto non voglia far credere..-
-Tu non sai niente!- strillò ad un certo punto gettando il barattolo con cui stava giocherellando a terra –Non sai niente-
-So abbastanza invece. Abbastanza per ritenere che ne sai molto di più di quanto dici- strillai con il suo stesso tono di voce. I polsi mi dolevano, e più mi muovevo più facevano male. Ci guardammo in cagnesco.
-Non hai idea di cosa ci sia dietro-
-Kàtia c’è dietro! Lo capirebbe anche un idiota, che quella maledetta cagna sta tramando qualcosa!-
-Non parlare di lei a quel modo!- gli occhi gli brillarono. Era un’idiota innamorato di una pazza.
-è un’assassina!-
-è un nobile scopo- disse lui urlando ancora una volta, ma era evidente persino a me, che certo non ero la regina della sensibilità, che stesse cercando di convincere più se stesso che me –I mezzosangue stanno prendendo tutto quello che appartiene ai maghi, sprecando il nostro potere, annacquandolo senza ritegno-
Spalancai la bocca dalla sorpresa. Non poteva dire veramente. Era medioevale come punto di vista, ed io non potevo crederci. Ma spiegarglielo era fuori discussione, molto meglio giocare sul suo stesso livello.
-Ah sì? E cosa dici di me?- mi guardò senza capire –Sono purosangue, e sono abbastanza sicura di avere un pedigree migliore del tuo! Cosa ci faccio legata come un salame nella Stramberga Strillante?-
Lui boccheggiò –Tu..tu sai troppo- ammise mettendosi a sedere.
Mi lasciai andare ad un sospiro. La piega che la conversazione stava prendendo non mi piaceva per niente. Nei fil il “tu sai troppo” era sempre seguito da una maledizione senza perdono.
-Che ne farai di me, Daniel?- lui non rispose. Si prese la testa tra le mani e rimase immobile per qualche minuto.  Cercai di calmarmi, era evidente che non volesse davvero farmi del male. come avevamo sempre sospettato Daniel era un idiota ma non un assassino.
-Devo contattare Kàtia- non gli risposi, strinsi le labbra ed ingoiai il groppo che mi si era formato in gola. L’unica speranza che avevo era di essere più forte di lui.
                                                                                                   *************************
 
 
PoV Rose
Avevo appena “fatto pace” con Scorpius. Il nostro rapporto, decisamente non era più definito di prima. Noi non eravamo un noi, sinceramente non sapevo bene cosa fossimo, ma per un motivo o per un altro, avevo dato per scontato che lui mi avrebbe accompagnata al Ballo del Ceppo.
Invece, a quanto pareva, questo non sarebbe accaduto. Non sapevo come avevo preso la notizia. All’inizio ero stata infastidita, non mi piaceva il fatto che non sarebbe stata una mia idea quella di andarci con qualcun altro.  Piano piano, però, riflettendoci su, mi ero tranquillizzata. Infondo non mi piaceva attirare l’attenzione, e già il fatto di essere un Campione Tremaghi mi aveva regalato un posto in prima fila sotto i riflettori per quella sera. Inoltre non era detto che lui avesse voglia di invitarmi. Era pur sempre Scorpius Malfoy. Di solito ai balli ci andava da solo, ed andava via con quattro cinque ragazze. Non che la cosa mi piacesse, ma ci convivevo bene, molto probabilmente perché avevo l’intima convinzione che sarebbe stato diverso quella volta. La cosa, ovviamente, inverava tutti i ragionamenti fatti poco prima.
La cena quella sera era stata veloce per tutti. Sembrava che l’intera Hogwarts avesse qualcosa da fare. Rox non si era vista, probabilmente era da qualche parte, a rimuginare su quanto successo nell’ufficio della Preside. Da quel punto di vista non vedevo l’ora che arrivasse il Ballo del Ceppo. Vedere Rox agghindata, fare il suo ingresso in Sala Grande, stretta al braccio di Charles, sarebbe stato uno dei momenti più esilaranti della mia vita. Quel ragazzo aveva avuto davvero fegato a costringerla ad accettare il suo “invito”.
Comunque, mentre mangiavo il ragazzino tirapiedi di Malfoy, Serpeverde primo anno, mi aveva raggiunta portandomi un biglietto.
“Nel bagno dei Prefetti, a mezzanotte. Devo parlarti. S.”
Alzai lo sguardo e lo trovai a fissarmi. Quando i nostri occhi si incrociarono, mi fece l’occhiolino, io scossi la testa e riposi il foglietto nella tasca. Ormai usava sempre la stessa scusa per attirarmi da qualsiasi parte, ad orari improponibili. Ovviamente non credevo davvero che dovesse parlarmi, ciò nonostante tutte le volte mi arrabbiavo con lui, perché puntualmente non doveva dirmi niente.
-Appuntamento segreto?- il gomito di Lily mi perforò lo sterno. La guardai ed alzai gli occhi al cielo.
-Mi servirà il tuo mantello..- la informai cacciandomi in bocca un enorme pezzo di pollo alla piastra, le sogghignò soddisfatta.
-Qualsiasi cosa per la mia coppia preferita!- gongolò.
-Noi non..-
-Lo so, lo so! Voi non siete una coppia- terminò la frase, interrompendo il mio orrendo farfugliare a bocca piena –Sia come sia. Vi voterei re e reginetta del ballo-
-Non potrai farlo-
-Perché no?-
-Non andremo al ballo insieme- la informai fingendomi indifferente alla cosa.
-Che vuol dire non andremo al ballo insieme?- Lily era decisamente più sconvolta di me.
-Vuol dire che andremo con altre persone-
-Perché? Ha deciso di andarci con un’altra? Tu vuoi andarci con un altro?-
-Nessuno di noi due vuole andarci con qualcun altro- sbottai –almeno credo..- aggiunsi dopo lanciando una rapida occhiata verso il tavolo dei Serpeverde. Scorpius rideva tranquillo con Albus, mentre Mia e Licia lo guardavano adoranti.
-è la McGranitt che non vuole vederci insieme- Lily annuì in silenzio.
-Meglio così- aggiunsi poco dopo, allontanai il piatto, mi era improvvisamente passata la fame.
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PoV Rox
Nella mia testa la confusione regnava sovrana. Ero spaventata, sebbene non volessi darlo a vedere, ed avevo almeno un milione di domande da fare. Ma al contrario dell’insistente affollarsi di domande nella mia testa, nella stanza c’era un silenzio assordante.
Daniel si muoveva avanti ed indietro, agitato.  usciva ed entrava dalla stanza. Io iniziai ad armeggiare con le corde che mi legavano i polsi. Nei film che avevo visto, l’eroe riusciva sempre a slegarle in qualche modo, evidentemente avrei dovuto prestare maggiormente attenzione alla tecnica.
Quando rientrò portava in mano un grosso topo vivo, ed una stupida ciotola. Per un momento pensai volesse farmelo mangiare e rabbrividii. Invece lui continuò a non prestarmi attenzione. Sistemò la ciotola sul tavolo di legno e tirò fuori un coltello di antica fattura ma evidentemente affilato.
-Cosa credi di..- prima che potessi finire la frase lo vidi sgozzare il topo e farne cadere il sangue nella ciotola –SEI IMPAZZITO?- strillai inorridita dalla crudeltà di quel gesto[1].
-Volevi che utilizzassi te?- mi chiese senza voltarsi e senza dar segno di essere toccato minimamente dal mio orrore –Adesso sta zitta. Non una parola- mi ammonì guardandomi finalmente. Qualcosa nel suo sguardo mi convinse a dargli retta.
Non avevo idea di cosa stesse facendo, continuava a ripetere parole senza senso mentre teneva gli occhi chiusi. Io avevo smesso di tentare di liberarmi, avevo anche smesso di respirare per paura di fare rumore o di perdermi qualche passaggio. All’improvviso vidi Daniel irrigidirsi.
-Kàtia- sentivo il rumore flebile del sangue che ribolliva nella ciotola, e un sibilo sinistro provenire da essa. Lentamente delle parole cominciarono a risuonarmi nelle orecchie.
-è successo qualcosa Daniel-
-No- lui guardò nervosamente verso di me, con lo sguardo mi ammonì nuovamente quando vide che stavo aprendo la bocca.
-Credo che qualcuno ci stia spiando-
-Allora utilizzare questo modo di comunicare senza un valido motivo non mi sembra una cosa saggia-
-Mi chiedevo solo. Cosa dovrei fare se scoprissi qualcuno che mi segue-
-Dipende da quanto sa Daniel- la sua voce era secca, ma in qualche modo dolciastra, suadente –Se scopre troppo va eliminato. Ne va dello scopo superiore. Non possiamo fidarci di nessuno- strabuzzai gli occhi puntandoli in quelli di lui.
-Capisco-
-C’è qualcuno lì con te?-
-No- rispose subito lui, ma purtroppo per entrambi sapeva mentire quanto mia cugina Rose.
-Sei sicuro Daniel? Mi hai giurato fedeltà! Ricorda cosa accade ai traditori-
-Sono sicuro, non c’è nessuno-
-Dove sei?-
-Nella Stramberga- rispose chiaro senza togliermi gli occhi di dosso.
-Vengo subito da te-
-Non ce n’è bisogno..- ma prima che lui potesse portare a termine la frase il sibilo cessò, segno che la comunicazione era stata interrotta.
-Merda- Daniel lasciò cadere a terra la ciotola che si spaccò in mille pezzi. Io non sapevo cosa pensare, ero ancora troppo sconvolta. In men che non si dica, senza badare ai cocci lui raggiunse la sedia dove ero legata e cominciò ad armeggiare con le corde. Dopo una manciata di secondi si ricordò del coltello, tornò sui suoi passi e mi liberò. Mi massaggiai i polsi indolenziti mentre lui mi aiutava ad alzarmi in piedi.
-Devi andare via. Subito-
-Stai scherzando, vero?- lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite –Prima mi rapisci e chiami il tuo capo e poi mi liberi? Cosa ti aspettavi ti dicesse, di invitarmi per un caffè?- lui non mi guardava più intento a sistemare la camera per eliminare i segni del mio passaggio.
-Cosa sta succedendo Daniel?- cercai di richiamare la sua attenzione, ma era inutile così lo afferrai per la manica costringendolo a voltarsi.
-Vai via Roxanne!- ribadì rifiutandosi di darmi una risposta.
-Non posso lasciarti qui da solo ad aspettare quella pazza-
-VATTENE- questa volta urlò spingendomi indietro, facendomi cadere a terra. era fuori di testa ed io non avevo intenzione di finire ammazzata per colpa sua. Mi alzai in piedi un’altra volta, mentre lui riprendeva ad ignorarmi e, dopo avergli lanciato un’ultima occhiata lasciai la stanza e Daniel alle mie spalle.
 
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PoV Alice
-Ciao Alice- stavo passeggiando beatamente nel parco, nonostante fossi palesemente fuori orario poiché erano passate le dieci, quando quella voce interruppe il mio confuso flusso di coscienza.
-Louis!- mi voltai verso di lui visibilmente agitata. C’era un motivo per il quale mi ero rifugiata nel parco, ed era pensare. Non volevo essere interrotta. Soprattutto non da Louis e soprattutto non dopo la patetica scena di falso rimorchio che mi aveva gettata nella confusione e nello sconforto. Perché sapevo benissimo cosa stava facendo il mio subconscio. Io non ero davvero attratta da Louis, ma ero una romantica. E questo ipotetico, platonico ed inesistente amore impossibile mi spingeva a ricamarci sopra, e la cosa inficiava il mio rapporto con Lorcan che era l’unica cosa reale, concreta ed importante con la quale dovevo fare i conti. La soluzione a questo dramma interiore era evitare Louis, confidando nel fatto che lui fosse troppo preso da altre faccende per accorgersene.
Lo vidi camminare verso di me, io gli feci un cenno di saluto e cercai di allontanarmi.
-Alice!- mi richiamò lui iniziando a correre per raggiungermi. Sentii il panico assalirmi ed il cuore martellarmi in petto. Non ero pronta per incontrarlo, ero solamente a metà del mio allenamento alla sopportazione. Mi diedi mentalmente della stupida mentre rallentavo. Non era successo niente, stavo facendo di niente un dramma.
-Scusami Louis, ma sarebbe ora di rientrare-
-Lo so, stavo cercando Rox. L’hai vista?-
-A dire il vero no- scossi la testa, mentre ripercorrevo quella giornata mentalmente.
-Chissà dove si sarà cacciata- scossi la testa incamminandomi verso il castello. Meglio rientrare, faceva freddo.
-Alice, forse sarò paranoico, ma mi sembra che tu mi stia evitando- cercai di rimanere assolutamente inespressiva. Possibile che avesse deciso di diventare perspicace proprio in quella occasione?
-Certo che no, Louis! Come ti vengono in mente certe cosa?-  continuai a camminare ma lui balzò davanti a me, impedendomi di proseguire.
-Ho fatto qualcosa di male-
-No, è tutto a posto-
-Eddai Alice! Non mi parli, scappi non appena arrivo io, ti siedi il più possibile lontano da me, eviti addirittura tuo fratello pur di non incontrarmi-
-Tu vaneggi- ridacchiai nervosa, cercando di minimizzare e di oltrepassarlo. Mi afferrò per un braccio tirandomi indietro.
-Dimmi almeno cosa ho fatto- i suoi occhi erano davvero dispiaciuti e sentii il cuore stringersi. Povero Lùlù. No, no, no, l’espressione da cane bastonato non doveva funzionare, altrimenti sarei stata di nuovo da capo a dodici. Diedi uno strattone alla sua presa per liberarmi, troppo forte per avallare il mio negare che ci fosse un qualche problema.
-Non hai fatto nulla Louis. Ora lasciami andare- per la fretta di tornarmene al sicuro, lontana da lui, misi un piede in fallo ed inciampai.
Fortunatamente, o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, Louis fu particolarmente reattivo e riuscì ad afferrarmi al volo, evitando che rovinassi a terra.
-Presa- disse sorridendo mentre mi stringeva. Gli sorrisi a mia volta. Ci mancava solo il salvataggio provvidenziale per far impazzire la mia fantasia.
–Grazie- afferrandomi ci eravamo avvicinati più del dovuto. Sentivo, sotto le mie dita i bicipiti di Louis contratti, non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo sorriso gentile,e mi sentii avvampare quando, inavvertitamente si morse il labbro inferiore.
Spostai spasmodicamente lo sguardo sui suoi occhi, avevo assoluto bisogno di non cominciare a fantasticare sulle labbra di Louis. Ma quando lo guardai, rimasi di sasso. Mi stava guardando in modo decisamente strano, ed è vero, poteva essere la mia malata fantasia che mi giocava qualche scherzo, ma in quel momento mi sembrava reale il suo sguardo affamato su di me. Come mi sembravano reali i suoi muscoli. Come mi sembravano reali le sue mani che stringevano la mia vista per sorreggermi.
-Alice..- la sua voce era confusa, almeno quanto i miei pensieri, spostai lo sguardo nei suoi occhi mentre, senza realmente volerlo guardavo il suo volto avvicinarsi e non riuscivo a capire se fossi io a muovermi o lui. Era come una calamita. Ma forse l’accento era sbagliato. Non era una calamita era una calamità naturale che si stava abbattendo su di me e che io non riuscivo a fermare.
Improvvisamente un rumore sordo di passi interruppe l’ovattata e perfetta bolla di silenzio che ci aveva avvolti. Entrambi ci voltammo ed in lontananza riconobbi Rox che correva verso di noi. Prima che potessi fare qualsiasi cosa, Louis come scottato si ritrasse lasciandomi cadere a terra.
-Ahia!- mi lamentai piccata tirandomi in piedi e massaggiandomi il sedere.  Chissà da dove arrivava Rox. Quando ci raggiunse aveva il fiatone, i capelli arruffati, gli occhi spiritati ed un’espressione di terrore sul volto.
-Cosa è successo?- chiedemmo in coro io e Louis preoccupati. Rox fece l’unica cosa che non mi sarei mai aspettata. All’improvviso cominciò a singhiozzare come in preda alle convulsioni.
-Andiamo dentro- furono le uniche parole che riuscì a dire.
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PoV Rose
Quando entrai nel bagno dei Prefetti, la prima cosa che mi colpì fu il vapore. Feci un passo avanti, stando attenta a non far sbattere la porta dietro di me, ed entrai. Scorpius era già arrivato, ma non si era accorto della mia presenza.  La vasca, enorme, era colma di acqua e bollicine. Il vapore saliva nell’aria, rendendola umida, il caldo ed il tepore erano piacevoli, soprattutto considerato quanto fosse stata fredda quella giornata. Stavo per togliermi il mantello di dosso, quando lo vidi sfilare la maglietta.
Mi morsi il labbro per trattenere un sospiro. Mi dava le spalle, i dorsali si contraevano ad ogni movimento che faceva per slacciarsi i pantaloni. 
Si abbassò per sfilarli e feci fatica a trattenere una risatina compiaciuta, che tra l’altro non mi apparteneva per niente, mentre volgevo lo sguardo su quel suo sedere perfetto. Rimasi immobile, esattamente dov’ero mentre si toglieva ogni cosa. Quando fu nudo, senza nessun indumento addosso, si voltò verso di me. Percorsi la sua figura per intero, prendendomi tutto il tempo necessario per ammirare quel corpo perfetto. Quel corpo, che da qualche tempo a quella parte, mi sentivo libera di toccare ogni volta ne avessi voglia, sebbene il suo proprietario fosse più abile a farmi arrabbiare che altro.
-Tieni il mantello addosso per non farti vedere mentre sbavi?- esattamente. Per essere perfetto avrebbe dovuto essere muto.
Mi tolsi il mantello dell’invisibilità e lo lasciai cadere a terra.
-Non stavo sbavando- lui sorrise sornione prima di entrare dentro la vasca e darmi le spalle.
-Come sapevi che ero qui?-
-Ho sentito che aprivi la porta, e quando ho iniziato a spogliarmi il tuo cuore martellava talmente forte che avrebbe potuto sentirti chiunque-
-Il tuo ego spropositato ti rende un visionario!- lo lasciai ridere e decisi di passare oltre –Cosa devi dirmi?-
-Perché prima non mi raggiungi?- alzai gli occhi al cielo davanti alla sua espressione maliziosa, ma infondo mi divertiva, dunque decisi di assecondarlo.
Iniziai a slacciare la camicia, sebbene lo stessi guardando solo con la coda dell’occhio, mi accordi del suo sguardo famelico su di me.
-Voltati- gli ordinai.
-Che?-
-Voltati- ripetei una seconda volta.
-Stai scherzando- era un’affermazione e non una domanda.
-Affatto-
-Andiamo Rose! Ti ho vista nuda abbastanza spesso ultimamente- gli lanciai un’occhiata di rimprovero, senza aggiungere altro. Lui sbuffò sonoramente e mi diede le spalle borbottando –Contenta?- io sorrisi soddisfatta e continuai a spogliarmi. Un giorno avrei dovuto fermarmi a pensare, per capire quale fosse la ragione per cui adorassi così tanto tormentarlo. Ma non era quello il momento.
Scivolai nella vasca al suo fianco. L’acqua calda mi intorpidiva i sensi, il vapore mi offuscava la vista, ma lui era talmente vicino che la sua pelle avorio poteva sfiorarmi.
-Posso guardarti adesso?- la domanda era, ovviamente, retorica. Non mi lasciò il tempo di rispondere e poggiò le mani sui miei fianchi, conquistando le mie labbra. Lo lasciai fare mentre con la lingua esplorava la mia bocca.
-Ciao..- mi salutò quando si staccò da me. E non era fuori luogo. Era un’altra persona quella fuori dalla vasca. Era la Rose capace di formulare un pensiero coerente, mentre in quel momento, stretta tra le sue braccia, mentre ancora assaporavo il sapore del suo bacio, ero la Rose che si abbandonava a lui.
-Ciao..- risposi stando al suo gioco. Presi posto tra le sue gambe, davanti a lui dandogli le spalle. Sentivo la sua eccitazione prepotente, mentre mi massaggiava la schiena.
-Sei tesa..-
-è stata una giornata sfiancante- il silenzio perfetto ed ovattato era rotto solamente dalle nostre parole e dallo scrosciare rassicurante dell’acqua calda.
-Le vacanze stanno per arrivare..- mi posò un bacio leggero sulla spalla –le lezioni stanno per terminare- un altro bacio, stavolta sulla curva del collo –e sua maestà la principessa delle secchione sta per andare in vacanza, così potrà dedicare tutto il suo tempo al più bello e sexy ragazzo che lei abbai mai visto..- le sue labbra raggiunsero il mio orecchio respirandoci dentro. Tremai sentendo come le sue parole erano accompagnate da leggere spinte del bacino.
-Non sono la principessa delle secchione!- mi lamentai voltandomi verso di lui che sorrideva. Mi afferrò per le gambe costringendomi ad arpionarle intorno al suo bacino. Senza preavviso, senza preparazione, non che ne avessi bisogno, entrò dentro di me.
-Mi sei mancata..- ruggì al mio orecchio mentre spingeva, lentamente, mimando il dondolio dell’acqua, dentro di me. Sospirai forte sulla sua bocca.
-Anche tu..-
Mentre mi prendeva chiuse le mani a coppa sul mio volto, accarezzandomi le guance.
-Sei bella- sorrisi senza sapere cosa rispondere, e tutte le insicurezze da adolescente scivolarono via come una veste di seta. Semplicemente perché la sincerità della sua voce era palpabile. Semplicemente perché era impossibile anche solo pensare che non fosse vero. Ero bellissima, e lo ero per lui, e questo era la sola cosa che contasse in quel momento.
Spinse più forte, poggiando una mano alla base della mia schiena per facilitarmi i movimenti. Ad ogni spinta mi sentivo più sua e più bella e più forte.
-Sei bellissima e sei mia- cantilenò, gli occhi ardenti di desiderio. Poggiai la fronte sulla sua, respirando forte, spingendo con tutta l’energia possibile, strusciandomi quasi egoisticamente su di lui, mentre le mie mani vagavano senza ordine sulle sue braccia e sui muscoli tesi della sua schiena.
-Sei così femmina- la sua voce esplose in un gemito. Ed inaspettatamente era la cosa più eccitante che potesse dirmi. Probabilmente, ripensandoci sarei arrossita, ma in quel momento il sangue mi ribollì nelle vene. Sentii la foga montarmi dentro, sentii il calore bruciante al mio basso ventre espandersi e contrarsi a preludio dell’esplosione che stava inesorabilmente per arrivare. Mi accorsi di essere vicina all’apice, e con me se ne accorse lui. Nascosi il volto nell’incavo del suo collo, lui poggiò una mano sulla mia testa tirandomi indietro.
-No. Guardami- ordinò. Un velato pudore mi toccò lievemente, ma non potevo pensarci, non in quel momento.
-Voglio vederti venire- lo accontentai, cercando di mettere a fuoco l’espressione estasiata che gli si dipingeva sul volto mentre si perdeva in me –Voglio guardarti mentre godi-.
                                      ****************************************************
I capelli bagnati mi scendevano sulle spalle, mentre le bollicine nella vasca erano sempre più rade. L’acqua, in compenso, era ancora calda e piacevole.
Me ne stavo accoccolata tra le braccia di Scorpius, in silenzio. E mi sembrava surreale. Solo fino a poco tempo prima, non mi sarei immaginata uno scenario del genere mai nella vita. Invece adesso era facile lasciarsi andare. Bastava spegnere il cervello e lasciar fare a lui.
-La scusa del devo parlarti sta diventando vecchia- gli feci notare ridacchiando mentre disegnavo con le dita dei cerchi immaginari sul suo avambraccio. Lui parlò, con la bocca appoggiata sui miei capelli, come stesse continuando a baciarmi.
-Non era una scusa! Dovevo davvero parlarti-
-Non mi sembra che abbiamo parlato molto-
-Ehi, non è colpa mia se non sai trattenerti e mi salti addosso ogni volta che mi vedi- comunque cambiassero le cose tra noi, lui restava un idiota, e per ricordarlo ad entrambi, gli mollai una pizza sul braccio.
-Sentiamo allora- mi allontanai, e incrociai le braccia –cosa devi dirmi?-
Lui sospirò scocciato dalla mia interruzione. Si sporse altre la vasca ed afferrò la bacchetta che aveva lasciato lì accanto. Lo guardai incuriosita mentre la muoveva in silenzio. Era davvero bravo negli incantesimi non verbali. Le bollicine nella vasca aumentarono immediatamente. Molte si alzarono danzandomi davanti agli occhi, rimasi senza parole, era bellissimo da vedere. Mi danzavano attorno, leggere, e pensai che doveva per forza esserci un ordine in tutta l’armonia di quel danzare.
Ero talmente ipnotizzata dalle bolle che non mi accorsi neanche di Scorpius che mi era arrivato vicino.
Continuava a tenere in mano la bacchetta, era un trucco molto semplice, avrei potuto rifarlo ad occhi chiusi, ma comunque da vedere era bellissimo.
Lentamente le bolle iniziarono a prendere ordine davanti ai miei occhi, stavano formando qualcosa, non capivo cosa, sembravano parole.
“VIENI AL BALLO CON ME?”
Guardai Scorpius, prima emozionata, lui sorrideva, era sereno. Subito dopo la faccia della Preside mi si impose alla memoria, aggrottai la fronte addolorata e mi allontanai da lui abbassando lo sguardo.
-Che c’è che non va?- la voce era già delusa, era chiaro che la risposta sarebbe stata diversa da quella che si aspettava, da quella che entrambi volevamo.
-Non possiamo..-
-Che vuol dire non possiamo?-
-La Preside lo ha proibito-
-Perché?- lo guardai suggerendogli la risposta. Era abbastanza chiaro il motivo, e sebbene andasse contro la mia volontà, non potevo fare a meno di condividere il pensiero della McGranitt in proposito.
-Non ci posso credere. Non è giusto-
-Dal suo punto di vista, in realtà, è parecchio giusto- mi poggiò le mani sulle spalle –Allora non ci andremo. Nessuno dei due- ancora una volta la mia espressione si fece contrita.
-Non posso. Sono un campione TreMaghi. Devo andarci per forza- lui mi lasciò andare mettendo una certa distanza tra noi.
-Si tratta solo del primo ballo. Dopo di che potremmo comunque stare insieme-
-Non è la stessa cosa-
-Lo so, ma..- cercavo di catturare la sua attenzione, ma lui sfuggiva il mio sguardo, visibilmente ferito.
-Scorpius..- lo richiamai dispiaciuta. Non mi sarei mai aspettata un gesto così carino da parte sua. E, davvero, mi dispiaceva doverlo deludere, ma non dipendeva da me, non potevo farci nulla.
-è tardi Rose! Ne parliamo domani..- rimasi a mollo nell’acqua mentre lui usciva dalla vasca per rivestirsi. Avrei dovuto scrivere un manuale: come rovinare una serata perfetta.
In tutto quel casino, solo di una cosa ero certa: io odiavo quel maledetto ballo.
                                                                           ***********************************************

ANGOLO DI MIKA
Salve a tutte <3 Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitolo.. spero che vi sia piaciuto!
Che dire..fortunatamente le cose si sono risolte piuttosto bene..
Scorpius ha preso abbastanza male la storia del ballo.. per una volta che le cose si mettono bene.. comunque, problemi all'orizzonte per i piccioncini..
SPOILER...
Prossimo capitolo si intitolerà : vieni al ballo con me? CHi ancora non ha ricevuto un invito lo riceverà... e ci sarà lo shopping..
Inoltre I ROSPIUS (scusate ma ho deciso di chiamarli così perchè mi farà troppo ridere) cercheranno di risolvere le loro divergenze, sui risultati non so dirvi...
Poi, nel giro di un paio di capitoli, avremo il ballo del Ceppo e poi le Vacanze di Natale..
Prima di allora qualcuno litigherà davvero furiosamente..
Bacetti Amiche..
Aprestissimo e mi raccomando..fatevi sentire!
Mika
 
[1] E grazie tante ai fratelli Winchester <3






 

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Capitolo 21
*** CHAPTER XX- Vieni al ballo con me? ***


CHAPTER XX- Vieni al ballo con me?

PoV LilY
-Mi dispiace, ma no- Jared continuava a tallonarmi dalla fine dell’ora di Incantesimi, e non c’era modo di toglierselo dalle scatole. Continuava a chiedermi di andare al ballo con lui, ed io avevo esaurito la scorta delle scuse per essere gentile.  Oltre che la mia personale scorta di pazienza.
-Dai Lily, ti prego- sbuffai sonoramente. Era un bravo ragazzo, ma davvero stava diventando troppo insistente, non volevo andare al ballo con lui, e lui doveva farsene una ragione.
-No, non se ne parla Jared, ci vado già con un altro- risposi seccata seminandolo lungo i corridoi, mentre Rox mi seguiva.
-Con chi ci vai?- mi chiese depressa. L’argomento Ballo del Ceppo la metteva sempre di cattivo umore. E stando con me, non riusciva a fare a meno di pensarci, visto che dietro ogni angolo c’era qualcuno pronto ad invitarmi.
Le sventolai la mano davanti chiedendole di lasciar perdere. Al ballo ancora non sapevo con chi ci sarei andata, ma sicuramente non con uno di quelli che mi aveva invitata. La giornata era stressante, davvero troppo.  Non riuscivo a fare un passo senza che qualcuno mi fermasse per chiedermi se volessi andare al ballo con lui. Tutte quelle attenzioni, generalmente mi facevano piacere, ma quella volta, non riuscivo a spiegarmi perché, mi rendevano nervosa e scontenta. Ad ognuno che me lo chiedeva rispondevo in maniera sempre più scortese. Addirittura Rox rimase colpita dal mio atteggiamento.
-Ti si è annodata la bacchetta, principessa delle fate?- mi chiese mentre raggiungevamo i nostri amici nel cortile. Io la guardai scrollando le spalle.
-Oggi è una giornata no!-
-Me ne sono accorta! E se ne è accorto anche Austin Jeeks! Lo hai quasi aggredito-
-Non è colpa mia se i ventisei che lo hanno preceduto hanno esaurito la mia dose di pazienza!- borbottai sedendomi sul muretto tra Lysander e Lorcan.
-Che è successo?- chiesero in coro notando la mia espressione spazientita.
-Lily ha deciso di fare la difficile- rifilai a Rox uno sguardo truce.
-Semplicemente, la gente sembra non volermi lasciare in pace, oggi- non avevo voglia di dare spiegazioni, guardai fisso avanti a me, e alzai gli occhi al cielo quando riconobbi Rege Swan venire nella nostra direzione con una rosa in mano. –Oh no!- mi lamentai mentre Rox e Lorcan ridacchiavano e Lys mi guardava confuso.
-Ciao Lily- iniziò lui sorridendo. Eravamo usciti insieme un paio di volte l’anno prima. Era finita male, perché passava più tempo a specchiarsi nelle vetrine di Hogsmeade che a guardare me.
-Ciao Rege..- salutai senza sforzarmi di mostrare il minimo entusiasmo. Lui, senza far minimamente caso al mio stato d’animo, mi porse il fiore che aveva in mano.
-Grazie- dissi apatica. Una persona normale sarebbe rimasta delusa dal mio atteggiamento, ma a Rege non importava realmente. L’unica cosa che gli importava era l’immagine che dava di se stesso, che tra l’altro percepiva in maniera macroscopicamente diversa dagli altri.
-Leggi il biglietto- mi incitò contento, strizzando l’occhio a Rox che in risposta fece una smorfia disgustata. Presi il biglietto tra le mani –Chissà che ci sarà mai scritto..- dissi sarcastica.
-Ti piacerà- annuì lui provocando una risatina a Lorcan e la mia abituale alzata di sopracciglia. Sarcasmo, questo sconosciuto.
Aprii il biglietto, e quello che vi trovai all’interno mi provocò un sogghigno isterico.
Lily Potter, quanto sei bella,
un’adorabile gallinella.
Io vorrei essere il tuo gallo,
perché non vieni con me al ballo?
Non importa quanto uno sia abituato ad avere la risposta pronta nella vita. In certe circostanze, semplicemente, non c’è niente che tu possa dire. Niente.  Lorcan e Rox che avevano sbirciato oltre le mie spalle, si stavano letteralmente rotolando nella neve. Lysander, almeno, condivideva la mia basita espressione facciale.
-Allora?- chiese entusiasta Rege il gallo, scambiando il mio mutismo per emozione. Io sospirai. Avrei dovuto affatturarlo, lo meritava. E anche tagliargli le mani, in modo che non potesse mai più prendere in mano una piuma per scrivere certe cose. Ma mi sentii magnanima, dunque mi limitai a rifilare anche a lui la stessa scusa che avevo rifilato a tutti gli altri.
-Mi dispiace. Ci vado già con un altro- non mi sforzai nemmeno di essere convincente. Recitai la mia scusa senza la minima convinzione, e senza dare minimamente l’idea di essere veramente dispiaciuta.
-Beh, sono sicuro che tu possa disdire- non demordeva –Insomma, capirebbe certamente, se tu gli dicessi che vuoi venirci con me!-
-No, non credo che capirebbe- scossi la testa in difficoltà. Non volevo essere scortese. Io non ero Rox, né Rose, loro erano le acide della famiglia. Io ero quella carina e popolare, e non mi andava di rovinare la mia reputazione per Rege, anche se, diciamocelo, nessuno mi avrebbe biasimata per averlo maltrattato, soprattutto dopo quella ridicola filastrocca.
Lui mi guardò deluso –Con chi ci vai?- sentii un nodo in gola. Nessuno me lo aveva chiesto prima, perché scappavo immediatamente dopo aver rifilato quella scusa. E adesso non sapevo che rispondere. Tentennai un momento, maledicendomi mentalmente per non avere la risposta pronta per quella domanda.
-Io.. io ecco..- balbettai cercando di far lavorare il mio cervello più in fretta possibile. Avevo bisogno di un nome. Un nome che possibilmente appartenesse ad un ragazzo carino disposto ad accompagnarmi al ballo e con il quale io fossi voluta andare. Un nome credibile. Girai la testa nervosamente, pregando che la soluzione scendesse dall’alto. Beh non scese. In compenso, la trovai alla mia sinistra.
-Io vado con Lysander-  lui, che stava bevendo un succo di zucca, quasi si strozzò per la sorpresa.
-Con Lysander?-
-Con me?-
I fratelli Scamandro parlarono in coro, diedi una gomitata nel costato a Lys continuando a sorridere soddisfatta a Rege.
-Oh sì, noi abbiamo deciso che andremo al Ballo insieme da amici..- precisai –Vero Lys?- gli lanciai un’occhiata significativa e minacciosa che lui colse al volo. Guardò Rege e annuì tranquillamente.
-Sì, andremo insieme da amici- fece eco alle mie parole. Finalmente Rege si arrese e ci lasciò soli. Non appena fu abbastanza lontano Lorcan e Rox cominciarono a ridere di nuovo.
-Non c’è niente da ridere!- mi lamentai incrociando le braccia al petto.
-Tu dici Gallinella?- Lorcan doveva tenersi le mani sullo stomaco, incapace di trattenersi. E Rox gli andava dietro a ruota.
-Idioti- borbottai tra me.
-Oh no!- improvvisamente mia cugina aveva finalmente smesso di ridere –Francese ad ore dodici! Scappo-
-Me ne vado anche io. Credo di dover invitare ufficialmente la mia fidanzata al ballo. Mi sembra strana in questi giorni, ed ho paura di aver aspettato fin troppo per farlo…-
Rimasi a guardarli andare via mentre ancora ridacchiavano.
-Così andremo al ballo insieme..- mi voltai verso Lysander –A quanto pare- convenni sorridendo, guardandolo con il miglior sguardo da cucciolo smarrito del mio repertorio.
-E se io avessi già invitato qualcuna?- strabuzzai gli occhi. Sarebbe stata una tragedia –Non lo hai fatto vero?- cercai di trattenere il panico, ma la figura di quella mollata al ballo proprio non potevo farla. Trattenni il respiro mentre Lys tentennava nel rispondermi. Nell’eventualità, avrei pagato quella ragazza per dargli buca, o l’avrei affatturata.
-No- disse infine ed io sospirai di sollievo –Tranquilla non l’ho fatto-
-Bene- mi lasciai scappare.
-Ma se vuoi che venga al ballo con te, come minimo dovresti fare una cosa- mi voltai a guardarlo mentre, per creare suspance, tornava a bere il suo succo di zuppa.
-Spara- ero pronta a tutto pur di non fare la figura di quella abbandonata la sera del ballo del Ceppo. E poi lui era Lysander, al massimo mi avrebbe chiesto di prestargli la mia scopa da gara.
Si voltò verso di me sorridendo –Devi chiedermelo-
-Cosa?-
-Se vuoi che venga al Ballo con te, devi chiedermelo!-
-Stai scherzando?-
-No-
-è assurdo- ridacchiai scuotendo la testa e lui alzò le spalle.
-Se non vuoi chiederlo a me, puoi chiederlo a qualcun altro. Se vuoi richiamo Rege..- fece per alzarsi e lo afferrai per un braccio sorridendo divertita –Va bene, lo farò!- decretai, mentre ridacchiavo.
-Sii seria per favore mentre lo fai- serrai le labbra mordendole, per soffocare una risatina involontaria e misi su l’espressione più seria possibile.
-Non mi metterò in ginocchio-
-Concesso!- fece lui –Ma se tu volessi farlo in rima … - lo guardai truce –Come non detto- portò le mani in alto, per scusarsi.
-Lysander Scamandro- iniziai seria guardandolo negli occhi e prendendogli una mano gelida per il freddo tra le mie –Vuoi venire al ballo con me?-
-Molto volentieri piccola Lily- sorrise, e mi posò un bacio leggero sulla fronte. Improvvisamente, non vedevo l’ora che fosse quel giorno.
 
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PoV Domi
Camminavo spedita per il corridoio cercando di seminarlo.
-Domenique, fermati!- il suo tono esasperato non faceva altro che innervosirmi di più –Cosa credi di fare? Di ignorarmi fino alla morte?- mi afferrò per il braccio costringendomi a voltarmi verso di lui. Erano giorni che non ci parlavamo.
-Anche dopo, se sono fortunata- gli risposi piccata liberandomi dalla sua presa –Cosa vuoi?-
-Parlare- sollevai le mani sconvolta.
-Abbiamo già parlato, ed hai detto molto chiaramente come la pensi-
-Spiegami cosa vorresti che facessi allora..-
-Non lo so cosa voglio che tu faccia- discutevamo cercando di mantenere un tono di voce basso, e cercando di non attirare l’attenzione –Cero non voglio che tu mi spinga a spacciare tuo figlio per il figlio di qualcun altro- lui socchiuse gli occhi un momento. Ero furiosa, non gliela avrei mai perdonata. Voltò la faccia di lato e si morse il labbro, mentre con una mano si spettinava i capelli. Probabilmente se non fossi stata così furiosa, sarebbe bastato quel gesto a farmi dimenticare tutto ed arrendermi a lui. Ma quella volta James, l’aveva fatta davvero troppo grossa.
-Lo so, ascolta, ho sbagliato va bene? Ma non so cosa fare Domi..-
-Nemmeno io James- risposi secca guardandolo negli occhi –Ma pensavo che qualsiasi cosa avessimo fatto, l’avremmo fatta insieme. Pensavo che fosse quello che volevamo-
-è quello che voglio- James mi afferrò le braccia costringendomi a guardarlo negli occhi. Il suo tono di voce era urgente, sincero, ma non mi bastava.
Ero confusa e delusa. Delusa perché la sua reazione, giorni prima, mi aveva completamente colta alla sprovvista, era l’ultima cosa che mi aspettassi ed ogni volta che ci ripensavo una spasmodica voglia di schiantarlo mi assaliva. Confusa perché non sapevo cosa avrei voluto che facesse o dicesse per risolvere la situazione.
Lui mi guardava concentrato, attendendo una risposta da parte mia. Le labbra serrate, morbide, gli occhi puntati nei miei, ed io non riuscivo a trovare una risposta o una soluzione, soprattutto non ci riuscivo quando era così vicino. Perché il padre di mio figlio era l’uomo più bello che io avessi mai visto. Perché nonostante la confusione e la delusione mi facessero naufragare al largo lui rappresentava una grande isola con sopra scritto SALVEZZA a caratteri cubitali. Qualsiasi cosa il futuro ci avrebbe riservato, avrei voluto fosse con lui e questo non potevo negarlo, non lo avrei mai negato.
-Basta ho deciso- sentenziò rifiutandosi di aspettare ancora una mia risposta, come al solito James non aveva pazienza –Chi se ne frega di tutto e tutti, ok? Vieni al ballo con me-
-Cosa?-
-Vieni al Ballo con me. Entriamo, ci baciamo, e lasciamo che ognuno dica o pensi quello che vuole-
-Non possiamo lasciare che i nostri genitori lo sappiano così-
-Non cambierà niente il modo in cui lo sapranno Domenique!-
-Cambia per me!- dissi decisa. Non volevo che lo sapessero così. Volevo guardare negli occhi mio padre e mia madre mentre dicevo loro di essere innamorata di James. Volevo parlare con zia Ginny. Non potevo lasciare che lo sapessero da altri. Anche se la tentazione era forte, perché sarebbe stato semplice, o almeno, più semplice. Non era giusto, lo sentivo, e non riuscivo a capire come James non la pensasse allo stesso modo. Ma lui era James, per lui non esistevano le mezze misure. O era bianco o nero. Passava dal chiedermi di spacciare suo figlio per il figlio di qualcun altro, a fregarsene di tutti e sbandierare al mondo la nostra storia senza dare spiegazioni a nessuno.
Ancora una volta ci stavamo fronteggiando. Come era già successo in quei giorni, non eravamo più l’uno affianco all’altra ma l’uno contro l’altra. Gli occhi di James gridavano al tradimento, era visibilmente urtato ed offeso dalla mia reazione. Ma non potevo dargliela vinta. Doveva capire.
-Bene- sentenziò allontanandosi da me –Vacci con chi ti pare al Ballo!-
-Lo farò, stanne certo!-risposi a mia volta dandogli le spalle ed allontanandomi da lui. Non gli avrei permesso di vedermi piangere.
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PoV Alice
-Alice.. Alice!- giocare a nascondino nei corridoi di Hogwarts mi stava stancando. Louis sbucava fuori da qualsiasi angolo, e Lorcan non era da meno. Non è che io li stessi evitando. Diciamo che cercavo di fare in modo di non incontrare nessuno dei due. Il mio piano, però stava fallendo miseramente. Lo capivo dalla voce di Louis Weasley, che ripeteva fastidiosamente il mio nome, e che era sempre più vicina. Cercai di accelerare il passo, ma a quell’ora i corridoi erano affollati di studenti, e questi maledetti rallentavano la mia fuga. Nonostante il rumore del chiacchiericcio e dei passi confusi, riconoscevo perfettamente quelli di Louis, lo sentii avvicinarsi, ed inevitabilmente prendermi il braccio costringendomi a girarmi.
-Alice!- pronunciò il mio nome, ancora una volta, leggermente affannato.
-Oh ciao Louis!- lo salutai fingendomi indifferente e guardandomi nervosamente intorno. Almeno Lorcan non sembrava nei paraggi, non ce l’avrei mai fatta ad affrontarli insieme.
-Sono due ore che ti chiamo..-
-Non ti ho sentito!- il suo sguardo scettico mi portò a domandarmi perché dovesse diventare furbo solamente in mia presenza. Fortunatamente, invece di iniziare una conversazione su quanto fosse poco credibile che non lo avessi sentito strillare come un pazzo, Louis decise di soprassedere.
Fortunatamente, è una parola che pensai, fino a che non sentii cosa avesse da dirmi.
-Penso che dovremmo parlare dell’altro giorno- i libri di trasfigurazione che tenevo stretti in mano mi caddero rovinosamente a terra. Mi chinai per raccoglierli, e lui fece lo stesso.
-Quale altro giorno?- farneticai nervosamente, impilandoli senza senso.
-L’altro giorno .. nel parco-
-Non so di cosa tu stia parlando- mi affrettai a rispondere tirandomi su, ed aspettando che mi restituisse i due volumi che teneva in mano. Lui non lo fece, si avvicinò appena, in modo che potessi ascoltarlo, nonostante il tono più basso della sua voce.
-C’è stato qualcosa tra noi, Alice..-
-Ti sbagli- la mia testa scattava nervosamente da destra a sinistra, in un rifiuto categorico anche solo di pensare una cosa del genere, figuriamoci se potevo avere voglia di parlarne. Parlarne lo avrebbe reso reale, invece non lo era. Era solo una mia più o meno innocente evasione mentale.
-Lo sai che non è vero!- per quanto Louis si sforzasse di comunicarmi con lo sguardo quanto per lui fosse importante quella conversazione, io non potevo né dovevo assecondarlo. Era tutto sbagliato, e doloroso, ma soprattutto sbagliato. E la cosa più sbagliata ero io, e quella piccola, sebbene impertinente, parte di me che avrebbe voluto starlo a sentire. Ma nella mia vita c’era sempre stata una cosa di cui ero stata certa: Lorcan. Non potevo buttare tutto all’aria per un paio di bicipiti e un sorriso smagliante.
Presi fiato e chiusi gli occhi, cercando di prepararmi mentalmente la filippica nella quale stavo per lanciarmi, ma Louis mi anticipò e parlò di nuovo.
-Vieni al ballo con me!- spalancai gli occhi che ancora tenevo chiusi e prima di riuscire ad emettere un qualsiasi suono dovetti aprire la bocca un paio di volte.
-Sei impazzito?- non poteva avermelo chiesto davvero. Chi era quel ragazzino davanti a me? Come gli venivano in mente certe idee.
-Io ho pensato ..- non gli lasciai terminare il discorso, non c’era bisogno di prepararsi per insultarlo, ed in quel momento era l’unica cosa che io volessi fare. Portai l’indice davanti alla sua faccia, sentivo la rabbia crescere dentro di me, e sentivo l’impellente bisogno di sfogarmi.
-No, tu non hai pensato, Louis! Perché se lo avessi fatto, se il tuo minuscolo cervello si fosse fermato a pensare anche solo per un nanosecondo, ti sarebbe venuto in mente un particolare decisamente non trascurabile: Lorcan!- per un momento il suo viso si contorse in un’espressione colpevole –Cosa ne penserebbe Lorcan?-
-Cosa ne penserei di cosa?- la voce alle mie spalle mi fece sprofondare nel terrore. Molto lentamente mi voltai, trovandomi davanti il mio fidanzato, completamente rilassato e sorridente. Segno che, per grazia di Merlino, aveva sentito solo l’ultima parte della conversazione.  Con la coda dell’occhio vidi Louis aprir bocca per parlare, e sebbene non fossi certa di quello che volesse dire, decisi di anticiparlo. Quel giorno, aveva già ampiamente dimostrato che era meglio che stesse zitto.
-Di fare la festa di Capodanno alla tua casa in montagna!- mentii prontamente lanciando a Louis un’occhiata significativa ed assassina.
-è un’ottima idea!- fece lui entusiasta.
-Ottimo!- feci eco io, lasciando che il mio fidanzato mi abbracciasse.
-Ma prima della festa di Capodanno, c’è un’altra festa della quale mi devo occupare- sentenziò e lo guardai incuriosita. Si sistemò i riccioli biondo cenere spettinati e mi guardò eretto sulla schiena, quasi eccessivamente impostato.
-Alice Susan Paciock- lasciai languidamente che prendesse la mia mano tra le sue e la portasse alle labbra per poggiarle sopra –Verresti con me al Ballo del Ceppo?- senza riuscire a trattenermi cominciai a saltellare sul posto e mi gettai tra le sue braccia felice.
-Certo che ci vengo!- annuii prima che potesse catturare le mie labbra con le sue, e continuando a tenerci per mano ci allontanammo. Mi guardai indietro solo un secondo. Louis era immobile, non avevo mosso un muscolo. Avvertii una lieve stretta di dispiacere. Lieve. Ma c’era.
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PoV Frank
-Che cosa ti è successo?- per l’ennesima volta posi la stessa domanda al mio migliore amico che continuava a torturare il pasticcio di carne nel suo piatto. Per l’ennesima volta lui non mi rispose e si limitò a scansare il cibo, cosa che, decisamente, denotava un certo malessere, visto che di solito, a dispetto del suo fisico, ingurgitava qualsiasi porcheria gli capitasse a tiro.
Conoscevo abbastanza Louis da sapere che il suo non era un comportamento normale, ma sapevo anche che insistere non mi avrebbe portato da nessuna parte, se non a litigare furiosamente.
Decisi di lasciar perdere proprio mentre Meredith e Sanda Tinke, entrambe Grifondoro, passavano lì davanti a noi. Erano due sorelle, quarto e quinto anno. Si sedettero qualche posto lontano da noi e, mi sembrava, iniziarono a guardarci ridacchiando sornione. Meredith tirò un gridolino prima di salutarmi con la mano, quando si accorse che la stavo guardando.
-Finiremo per andare al Ballo da soli- mi voltai verso Louis, che finalmente si era deciso a parlare. Era quello il suo problema? Che Louis Weasley non trovasse una ragazza per il ballo era improbabile. Insomma, lui non era me, ed io, in quel frangente, non sapevo davvero come aiutarlo.
-Mancano ancora parecchi giorni..- gli feci notare, e non era un blando tentativo di minimizzare il dramma interiore che stava vivendo, ero davvero convinto di ciò che stavo dicendo.
-Ok, potremmo andarci con Morgana Iaki! Sono sicuro che lei sarà disponibile anche il giorno prima!- decisi di passare sopra l’evidente sarcasmo della sua voce.
-Ok, se la cosa ti preoccupa ce ne occuperemo domani..o stasera!- terminai vedendo il suo sguardo furente. Conoscevo quello sguardo. Louis avrebbe cercato qualsiasi pretesto per litigare, fino a che non avremmo risolto il suo problema. Sbuffai sonoramente, voltandomi dall’altra parte e addentando il mio pasticcio. In quel momento, un tossicchiare insistente alle mie spalle mi distrasse dal mio pasto. Una bambina di Beuxbatones se ne stava in piedi dietro di me. Avrà avuto circa 12 anni, e sembrava una bambola completamente perfetta nella sua divisa celeste. I boccoli castani, ordinati le scendevano sulle spalle, ed il viso paffuto la faceva assomigliare ad una di quelle bambole di porcellana che ricordavo piacevano tanto alla mia bisnonna.
-Dimmi- farfugliai con il boccone ancora in bocca. Lei mi guardò leggermente disgustata, e senza dire una parola mi porse un foglietto che teneva in mano. Pulendomi la bocca con il dorso lo afferrai, guadagnandomi un’ulteriore occhiataccia di disappunto. Louis mi guardava sornione, mentre io non avevo davvero idea di cosa potesse rappresentare quel piccolo ed ordinato foglietto di carta.
-Leggilo!- mi ordinò il mio amico, che sembrava aver ritrovato il buon umore, mentre io scompostamente andavo a riaprire il biglietto minuziosamente piegato.
-Vieni al Ballo con me?- recitai quelle cinque parole, incerto ed inizialmente leggermente compiaciuto, fino a che il mio sguardo non cadde sulla firma ordinata in basso. Louis si stava scompisciando dalle risate.
-Oh Frank!- ansimò tenendosi l’addome, incurante della mia paralizzata e sconvolta espressione facciale
–Piaci alle bambine?- Dai tra quattro o cinque anni potresti prenderla in considerazione!- io alzai gli occhi dal foglio, un sorriso plastico e carico di tensione più simile ad una smorfia campeggiava sul mio viso, e per quanto mi sforzassi non riuscivo ad eliminarlo.
Scossi la testa, cercando di fargli capire che non era come credeva lui.
-Frnos- mugugnai ed ovviamente lui fece segno di non aver capito. Io, che ormai ero precipitato nel panico gli porsi il biglietto indicando la firma. “Francois”. Era impossibile da fraintendere. Louis cadde dalla panca per un eccesso di risa. Bell’amico! Dovevo fare qualcosa! Come gli veniva in mente di invitarmi al ballo? Guardai nella sua direzione, era seduto vicino a Domi e mi guardava sorridente, evidentemente in attesa di una risposta. Notai che almeno Domi, sembrava non credere in un esito positivo. Saltai in piedi dalla panca, incapace di decidere razionalmente cosa avrei potuto fare per dissuaderlo dal fare di nuovo cose del genere. Mi guardai intorno sperando che nessuno avesse notato la scena. Sembrava tutto normale. Tranne Meredith Tinke che continuava a guardarmi, leggermente incuriosita. E fu così che lo feci, senza rendermene nemmeno conto, superando anni ed anni di timidezza. E non mi limitai a dirlo, lo urlai letteralmente attirando l’attenzione di tutta la Sala Grande.
-Meredith! Vieni al Ballo con me?- ero talmente sconvolto che non badai nemmeno a lei che squittiva un sì entusiasta.
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PoV Domi
-Beh non è che mi abbia propriamonte rifiutato!- guardai Francois sollevando un sopracciglio. Non poteva credere davvero a ciò che stava dicendo.
-No, ha solamente urlato ad una ragazza di andare al ballo con lui- Francois mosse la mano davanti al mio viso, intimandomi di lasciar perdere, e tornò a concentrarsi sulla cena. Scavallai le gambe dalla panca e mi misi a sedere composta. Non avevo fame, dopo l’ennesima litigata con James.
-Comunque- iniziò  muovendo la forchetta mentre mandava giù il boccone –Era evidonte che fosse emozionato, no?-
-Lapalissiano- risposi guadagnandomi, grazie al mio sarcasmo, un’occhiata di rimprovero da parte di Francois.
-Prima o poi glielo farò ammettere..-
-Credo che tu abbia forzato troppo la mano- osservai guardando verso Frank, che sembrava ancora sconvolto ed ostentava uno sguardo interessato verso il suo piatto.
-Scherzi! Gli ho mandato un biglietto! Se lo avessi urlato, come ha fatto lui, allora sì..- ridacchiai immaginandomi la scena. Decisamente Frank sarebbe svenuto se Francois avesse fatto una cosa del genere. Era già abbastanza bianco così.
-Comunque, credi al guru dell’amore! Ce la farò!-
-Dai retta a me Francois! Non ti buttare in una storia impossibile..-
-Disse la ragazza che ha una sordida relazione con il cugino!- spalancai la bocca e la richiusi in un sorriso leggermente indispettito. Nonostante tutto, mi faceva sorridere, e con lui, riuscivo quasi a scherzarci su, ad esorcizzare il dolore. Gli diedi uno schiaffetto scherzoso sul braccio che fece ridere entrambi. Subito dopo, però, pensare a James mi fece tornare triste.
-Non ti ha invitata al Ballo?- quella del mio amico francese era una domanda retorica.
-A dir la verità lo ha fatto..- ammisi abbassando lo sguardo affranta.
-E perché non stai saltellando?-
-Gli ho detto di no-
Francois lasciò cadere la forchetta nel piatto, prestando a me tutta la sua attenzione.
-Benedetta strega! Perché?-
-Voleva che uscissimo allo scoperto così, senza avvertire nessuno..- mi giustificai e lui sospirò guardando nella direzione dove era seduto James, credendo che il mio amico francese avrebbe condiviso il mio punto di vista, una volta ascoltata la mia motivazione  –Che romantico!- scattai verso di lui e lo trovai a fissare James con aria sognante.
-Non è romantico, Franz! È idiota!- lui scosse la testa esasperato dalle mie proteste. Ci mancava solo che nemmeno lui mi capisse. In quel periodo mi sentivo così sola. Le uniche persone che sapevano del mio “problema” erano James e Madama Chips. E visto che, ogni volta che ne parlavo con lui finivamo per litigare, temevo che prima o poi sarei corsa a piangere in infermeria per sfogarmi con quella vecchia infermiera pazza.  
-Non so cosa fare..- mi lamentai dopo qualche minuto di silenzio.
-Io sì!- mi voltai verso di lui, aspettando che mi comunicasse la sua geniale idea.
-Se non puoi andare al ballo con il figo, vacci con uno più figo!-
Mi guardai intorno –Non vedo nessuno più figo di James..-
-Potrei offendermi! Parlo di moi!- utilizzò entrambe le mani per indicarsi. Ci pensai un attimo su. Sicuramente, con lui, sarei riuscita a vivere il ballo in maniera serena. Ed al cento per cento mi sarei divertita. Sollevai il sopracciglio, dedicandogli un sorriso ambiguo e malizioso.
-Solo se me lo chiedi!-
-Adesso non esagerare..-
 Scoppiai a ridere sinceramente divertita dai suoi modi ed alla fine annuii allegra.
-Sarà una gran serata- e lo credevo davvero.
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PoV Rose

-Con chi ci andrai?- le mie orecchie fumavano, e non solo quelle. Era tutto il giorno, che dopo aver abbandonato il mutismo nel quale si era rinchiuso, Scorpius mi pedinava e mi faceva la stessa, identica, domanda. Rimpiansi i momenti in cui si era rifiutato di parlarmi, con la scusa che dovesse metabolizzare il mio rifiuto di andare al ballo con lui, nonostante io tentassi in ogni modo di spiegargli che il mio non era un rifiuto.
-Allora, con chi ci andrai?-
Mi fermai voltandomi, all’angolo del corridoio.
-Vuoi seguirmi anche in bagno, Malfoy?- chiesi scocciata, indicando la porta del bagno delle ragazze.
-Se necessario sì!- disse serio e mi portai una mano alla tempia –Voglio solo sapere con chi ci andrai!- si lamentò.
-Come ti ho detto cinque minuti fa, e dieci minuti fa, e quindici  minuti fa e come ti ripeto da tutto il giorno, ancora_non_lo_so- sillabai tutte le parole, sperando che in questo modo gli entrassero in quella testa ossigenata.
Entrai in bagno e tentai di restarci il più a lungo possibile. ma quando uscii, ben quindici minuti dopo, sperando che avesse levato le tende, lo trovai nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato. Appoggiato allo stipite della porta, con la borsa a tracolla e le braccia conserte. Sul volto, la ormai abituale smorfia indispettita.
-Tutto questo sta diventando ridicolo!- alzai gli occhi al cielo, e decisamente stanca del suo atteggiamento rimasi impalata davanti a lui.
-Ti ho detto che ancora non lo so con chi ci andrò! Devi imparare a tenere sotto controllo la tua gelosia-
-Io non sono geloso, sono solo curioso- rispose troppo sulla difensiva perché potessi realmente crederci.
-La tua curiosità è patologica-
-No, il tuo senso di colpa per il fatto di avermi respinto è patologico-
-Io non mi sento in colpa- tuonai e vidi un lampo di disapprovazione e delusione passare nei suoi occhi –e non ti ho respinto- aggiunsi. Abbassò lo sguardo dal mio, mordendosi le labbra e istintivamente feci un passo verso di lui. Lentamente poggiai la mano sulla sua guancia bianca, cercando delicatamente di portarlo a guardarmi di nuovo.
-Volevo venire al ballo con te. Per la prima volta, nella mia vita, avrei voluto andare ad un ballo, perché era con te- mi costava dire quelle parole, mi costava una fatica immensa. Ma non potevo sopportare che fraintendesse, che si sentisse ferito, per qualcosa rispetto alla quale nessuno dei due aveva colpa.
-Non possiamo, e ti giuro che ancora non so con chi ci andrò, ma non appena lo saprò sarai il primo a saperlo- suggellai la mia promessa sfiorando le sue labbra con le mie. Avrei voluto suggellarla più ardentemente, ma non credo sarebbe stata una grande idea lasciarsi andare ad effusioni pubbliche in corridoio. Dopotutto, eravamo ancora sorvegliati speciali.
-Scusami, hai ragione- per la prima volta durante tutta la giornata, la ragione sembrava tornata nei suoi occhi. Afferrò la mia mano, cominciammo a camminare diretti all’aula di Pozioni.
-Pensavo solo che già ci avessi pensato-
-Ti sembra possibile? Insomma il mio primo pensiero non è stato certo quello di sostituirti!- ridacchiai –Scommetto che anche tu non hai ancora la minima idea di chi invitare!- mi lasciai andare ad una risatina breve, molto breve. Perché immediatamente fu interrotta dallo sguardo imbarazzato che Malfoy il traditore rivolse alle sue scarpe.
-Ce l’hai?- il mio tono trasudava accusa.
-Beh, non è stato intenzionale..-
-Con chi ci andrai?- gli chiesi rubando la sua battuta e lasciando la sua mano.
-Con Britney Greworth- sentii gli occhi infuocarsi. Forse non avevo capito bene. No, decisamente non poteva essere così idiota da aver invitato Britney. La sua ex fiamma storica. Non che fossero mai stati davvero insieme innamorati, ma si sapeva, tutto il mondo sapeva che tra i due c’era stato qualcosa. Lo incenerii.
-Ti prego, non è stato intenzionale. Ero con Albus, gli stavo raccontando, lei era lì..- mi voltai evitando di guardarlo. Un gruppetto di persone si era fermato per assistere al nostro battibecco, probabilmente qualcuno aveva anche scommesso su come sarebbe finita. Oltre il capannello, vidi John passare oltre, diretto verso l’aula di Pozioni che anche io avrei dovuto raggiungere.
-Ti prego Rose, dimmi che non sei arrabbiata..- tornai a prestare attenzione alla voce di Scorpiu, decisamente preoccupata.
-No, va tutto benissimo- mai una frase suonò più falsa –Hai fatto bene, anche io dovrei scegliere il mio accompagnatore- lo informai –A proposito di questo.. John!- lo lasciai lì mentre chiamandolo per nome, raggiungevo il mio amico Grifondoro.


ANGOLO DI MIKA
Allora.. dopo questa carrellata di inviti che straordinariamente cominciano quasi tutti con una ragazza che fugge, non vedo davvero l'ora di sapere cosa ne pensiate!!!
Nel prossimo capitolo, ancora frivolezze <3 Finalmente ci sarà lo shopping pre-ballo.. e Rose e Scorpius avranno modo di chiarire, forse, alcune divergenze.. se la tregua durerà, non so dirvi..
Possibile che nei prossimi capitoli si farà chiarezza sulla relazione tra Scorpius e Britney.. comunque arriveremo presto al Ballo del Ceppo, per il quale ho già innumerevoli idee <3
Vi saluto dolcezze e vi bacio..
Aprestissimo, Mika!
Ps. Grazie mille per le recensioni e l'affetto.. siete le migliori lettrici del mondo.. tutte quante!

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Capitolo 22
*** CHAPTER XXI- Ma come ti vesti? ***


CHAPTER XXI- Ma come ti vesti?

 
Hogsmeade era ricoperta di neve. Era uno spettacolo al quale non mi sarei mai abituata, anche se generalmente odiavo il freddo e dovevo uscire con un numero impressionante di vestiti addosso.  Da sempre, dalla mia prima uscita ad Hogsmeade avevo imparato ad amare quella magica atmosfera che la caratterizzava sotto una coltre candida di neve bianca. Quel giorno però, non riuscivo a godere a pieno della ridente cittadina imbiancata, perché camminavo come se dovessi andare al patibolo, con Rox al fianco mentre i quattro cavalieri dell’apocalisse ci facevano strada verso Stratchy & son.
Come se Alice, Lily e Domi non fossero abbastanza pazze, ci si era messo anche Francois a fomentarle. Anzi, ad essere precise era lui quello che più di tutti mi spaventava.  Avevamo imboccato la strada per Hogsmeade la mattina all’alba, probabilmente saremmo arrivati prima dell’apertura se Rox non avesse puntato i piedi e si fosse guadagnata una mezz’ora extra di colazione, sotto gli sguardi di rimprovero di quei quattro pazzi, che sembravano volersi mettere a gridare per ogni minuto che perdevamo lontani dagli strass.
-Se ti abbuffi così avrai la pancia gonfia e non ti starà bene nessun vestito!- a turno, tutti e quattro avevano pronunciato questa frase, e lei sollevando il sopracciglio indifferente aveva risposto sempre la stessa cosa.
-Peggio mi sta il vestito e meglio è! Così impara quello stupido francese!-
Io non potevo fare a meno di ridacchiare, mentre gli altri la guardavano leggermente disgustati rimpinzarsi di roba. Da parte mia ero divisa a metà. Condividevo pienamente l’avversione di Rox per lo shopping, ma dentro di me si faceva inesorabilmente strada il proposito di far mangiare la lingua a Malfoy, con il quale, per inciso, non parlavo da quando aveva confessato il suo bieco tradimento.
Purtroppo però, neanche Rox era riuscita a procrastinare in eterno il momento di marciare su Hogsmeade. Già, perché quella era una marcia, noi eravamo prigioniere, ed i nostri aguzzini erano armati di falci, galeoni e buon gusto nel vestire.
-Suvvia ragazze! Toglietevi quell’espressione dalla faccia! Non vi ucciderà vestirvi bene, una volta tanto!- anche le loro battute erano sincronizzate. Le ripetevano a turno, e non c’era niente, niente che potessimo dire o fare che avrebbe minato il loro buon umore. Erano drogati.
Quando entrammo nel negozio, la campanella che avvertiva dell’arrivo dei clienti trillò più volte. Immediatamente, una strega vestita in modo impeccabile ci raggiunse, mostrando il più smagliante dei sorrisi.
Aveva una piega perfetta ed i capelli biondissimi raccolti in una crocchia, molto diversa da quella della preside. Il lieve ed equilibrato tocco della magia ringiovanente si notava appena . differentemente da Madama Rosmerta, la rendeva affascinante nonostante gli anni.
-Ballo del Ceppo?- chiese con le mani unite in grembo, la voce cortese. Tutti quanti annuimmo e lei ci fece strada invitandoci a seguirla.
Ci condusse in un angolo del negozio, dove un divano in pelle nera, enorme, era situato proprio davanti ai camerini.  Intorno a noi c’erano talmente tanti vestiti che mi sentii girare la testa, erano di tutti i tagli e tutti i colori possibili. Colori che non sapevo neanche che esistessero, e dei quali invece Lily ed Alice iniziarono deliziate a squittire i nomi.
-è un incubo..- gemette Rox arpionando il mio braccio –Quante diavolo di tonalità di rosso esistono?-.
-è un sogno..- tutti gli altri, come ormai abitualmente facevano quel giorno, parlarono insieme –E non è importante quante tonalità di rosso esistono, Rox! Non permetterò a nessuna di voi di sembrare una sgualdrina la sera del ballo!- aggiunse poi Francois puntando il dito contro tutte noi a turno.
Già sapevo che la giornata sarebbe stata lunga e stressante. Perciò ignorai sia gli esaltati sia Rox che mi implorava di ucciderla per porre fine alle sue sofferenze, e mi misi a sedere sul divano.
-Mi occuperò di voi, uno per volta..- ci informò la donna. I pazzi pendevano dalle sue labbra ed era evidente che non vedessero l’ora del loro turno.
Immediatamente mi resi conto che sarebbe stata una mattinata lunghissima, molto di più di quanto mi aspettassi. Lily, Domi, Alice e Francois erano estasiati. Provarono ciascuno una mole impressionante di vestiti.  Rox non la finiva mai di lamentarsi, mentre io mi limitavo a starmene zitta, il mio umore era altalenante. Non riuscivo a smettere di pensare a Britney, la reginetta delle sgualdrine. Non mi piaceva lasciarmi andare a frivolezze quali lo shopping ossessivo-compulsivo, ma ero determinata ad impegnarmi per essere più bella di lei quella sera. Perché Scorpius avrebbe dovuto mangiarsi le mani, e, come già più volte ho ripetuto, la lingua, e non avrebbe dovuto avere alcun dubbio su con chi di noi due avrebbe voluto essere alla festa.
Miss Dana, così si chiamava la donna che ci stava aiutando, squittiva ogni volta che la tenda del camerino si apriva, sbrodolandosi in ogni sorta di complimenti. Avevo il sospetto che volesse solamente farci comprare dei vestiti il più in fretta possibile, poiché il negozio si era rapidamente riempito di altri clienti. Per fortuna, per le critiche, c’era Francois. Notava qualsiasi particolare, soprattutto quelli normalmente invisibili all’occhio umano. Era snervante, per un momento temetti che Lily lo avrebbe affatturato all’ennesima smorfia di disgusto che fece per un vestito che le piaceva particolarmente.
Non c’era via d’uscita, mi sarei dovuta arrendere alle sue critiche, prima o poi sarebbe toccato a me.

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PoV Domi
Francois entrò nel camerino per primo. Ci mise davvero poco a scegliere il vestito, aveva un gusto impeccabile. Ovviamente il concetto di poco tempo non era condiviso da Rose e Rox, ma loro non facevano testo. Il completo era petrolio, leggermente sfumato, il taglio semplice ma elegante. Gli accessori, però, disse di volerli scegliere in un momento successivo.
-Sono i particolari a rendere un outfit indimenticabile- sentenziò mentre faceva una piroetta compiaciuta davanti allo specchio a figura intera che era stato posizionato appositamente per noi –Non voglio rovinare la sorpresa alla mia deliziosa dama- aggiunse sorridente dandomi un buffetto. Ridacchiammo tutte davanti al suo entusiasmo. Tutte tranne Rox che se ne stava imbronciata in un angolo, come se da un momento all’altro l’avremmo giustiziata. Sadicamente, non vedevo l’ora che fosse il suo turno, l’avrei costretta a provare tutti i vestiti possibili ed immaginabili, giusto per torturarla un po’.
Il turno di Lily fu abbastanza burrascoso. Qualsiasi cosa mettesse addosso, Francois sillabava la parola sgualdrina. Effettivamente mia cugina prediligeva abiti eccessivamente corti o scollati, le stavano benissimo, e fasciavano alla perfezione il suo corpo, ma Francois insisteva nel cercare di inculcarle il concetto di sobrietà ed eleganza, continuava a ripetere che a Lysander sarebbe piaciuta di più. Il fatto che lui continuasse ad accennare ad un possibile risvolto romantico tra i due, innervosiva decisamente Lily, che da un certo momento in poi cominciò a guardarlo in cagnesco.
Alla fine, in quel tempio delle meraviglie, riuscimmo a giungere ad un compromesso.
Lily uscì da camerino con un vestito nero a fascia, con un corpetto abbastanza stretto e la gonna lunga. Lungo tutta la parte inferiore erano applicati dei veli in tulle di varie tonalità pastello. Era molto carina, almeno io rimasi a bocca aperta. Francois la guardò con sufficienza.
-Almeno così sembri una sgualdrina di lusso- acconsentì alla fine, dopo che Lily lo aveva minacciato.
Alice ci mise una vita a scegliere. Era un indecisa cronica e questo lo sapevamo già, ma quel giorno diede il meglio di se. Alla fine, dopo averci stesi tutti, opto per un vestito rosa pallido, con una gonna abbastanza ampia. Sembrava una principessa.
-Sei incantevole- festeggiò Francois. Era vero, ma ebbi il sospetto che anche lui fosse stufo dopo il trentesimo cambio d’abito di Alice. Probabilmente avrebbe detto la stessa cosa di un sacco di iuta per patate.
Finalmente era il mio turno. Quel giorno mi sentivo abbastanza bene, non avevo avuto né nausee né capogiri. Anche se, cominciavo ad avvertire qualche cambiamento nel mio corpo. Ero quasi sicura che nessuno potesse accorgersi dei cambiamenti, ma io che sapevo, mi sentivo gonfia e scontenta. Entrai nel camerino con almeno dieci abiti da provare. Ne misi uno dopo l’altro e non riuscivo ad essere contenta. Alla fine, però, trovai quello che faceva per me.
Ero nel camerino e non mi curavo dei rumori fuori, nel negozio. Misi il vestito e diedi una rapida occhiata allo specchio dentro, mi piaceva. Era blu, con le spalline larghe, non eccessivamente attillato. La gonna scendeva a campana. Uscii sorridendo, sinceramente aspettandomi sguardi ammirati ed esclamazioni di stupore che avrebbero fatto bene alla mia precaria autostima di quei giorni. Ma non fu così.
-Tàdàn!- squittii aprendo le tende. I miei amici guardano tutti un punto all’estremità opposta del negozio. Seguii i loro sguardi, leggermente offesa.
-Cosa avete da guardare lì! Io sono ..- stavo per iniziare a lamentarmi quando riconobbi le due persone che venivano verso di noi.
-Carino quel vestito- la voce di Cami era intrisa di scortesia. Ormai non cercava più di sembrare gentile con me. Avevamo superato la fase delle nemiche mortali che fingono di volersi bene. Eravamo perfettamente a nostro agio nell’odiarci non amabilmente.
-Ciao- salutai acida, scoccando un occhiata disgustata al suo braccio arpionato al solito a quello di James.
-Che ci fate qui?-
-James mi ha invitata al ballo. Stiamo comprando i vestiti-
-Un po’ patetico alla tua età dedicarti ai balli scolastici- commentai mentre Rose si portava una mano davanti agli occhi per non vedere. James, invece, si guardava le scarpe.  Lei mi fece un sorrisetto che sapeva decisamente troppo di compassione.
-Io patetica? Cosa c’è? Volevi andarci tu con lui?-
Rimasi un secondo in silenzio. E come me, tuttigli altri tranne Rox.
-Non dire assurdità!- sbottò scoppiando a ridere.
-Io, vado a dare un’occhiata ai vestiti nell’angolo..- sbottò James, gesticolando in maniera forsennata e liberandosi dalla stretta di Cami per poi allontanarsi. Guardai entrambi con disprezzo. Lui perché era un codardo patentato, e lei perché era lei.
-Sicuramente nel caso James si sarebbe divertito di più!- scossi la testa ed incrociai le braccia.
-Ma non farmi ridere!- ribatté –James sta benissimo con me-
-Illusa-
-Senti ragazzina, è il momento che tu la smetta con questa assurda commedia! E poi non ho tempo da perdere con te, devo scegliere il vestito per il ballo- lanciò un’occhiata verso James che nel frattempo si era allontanato da noi –Credo che la sera del ballo finalmente James ed io ufficializzeremo il nostro rapporto, e tu dovresti fartene una ragione- mentre parlava venne più vicina a me –Non è escluso che dovremo passare il Natale insieme- il trionfo nella sue voce mi fece rizzare i capelli sulla testa. Aprii la bocca per rispondere, ma il problema era che non potevo dirle niente senza svelare incautamente dettagli della mia relazione con mio cugino. Lei mi guardò soddisfatta e si voltò per andarsene. Dopo qualche passo si girò indietro e con una fastidiosa espressione di sufficienza.
-Spero che tu riesca a trovare qualcosa della tua taglia. Sai.. si vede la pancia- ridacchiando finalmente ci lasciò.
-Ehi tu non hai la pancia..- osservò Rox.
-Già, perché la lascia andare via così quella megera? Digliene quattro..- Lily era furiosa e continuava ad indicare nella direzione di Cami senza curarsi dell’eventualità di essere vista.
Io mi lasciai cadere sul divano stremata dalla conversazione. Alice mi poggiò una mano sulla spalla, con fare consolatorio.
-Lasciala perdere Domi. Vedrai che presto si sistemerà tutto-
-Sì, certo. Scusate adesso sono un po’ stanca-
-Ma certo! Andiamo a prenderci qualcosa da bere ai TreManici Di scopa- convenne Francois, accovacciato davanti a me, mentre mi accarezzava la testa.
-Ma Rox e Rose ancora devono scegliere il loro vestito..- guardai verso le mie cugine, avevano bisogno del nostro aiuto, era chiaro. Ma Rose scosse la testa –Possiamo farcela da sole-
-Sei sicura?-
-Abbastanza!- rispose sorridendo mentre Rox annuiva, evidentemente sollevata di non dover essere torturata da noi tutti che in risposta la guardammo preoccupati.
-Che c’è?- chiese allargando le braccia, sentendosi tutti gli occhi addosso.
-Vi prometto che non le permetterò di comprarsi una tuta- ci rassicurò Rose indicandola –Adesso andate!-.
Dopo averci pensato su un attimo mi alzai e lasciai il negozio seguita da Alice, Lily e Francois. Quella mattina ero certa che avrei passato una magnifica giornata, non potevo essere più lontana di così dalla verità. Anche se il pensiero di Cami a Natale nella stessa stanza di zia Ginny, forse, mi avrebbe tirata su.
 
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PoV Rose
Avevo mostrato a Rox tre vestiti, e mi ci era voluto circa un quarto d’ora per convincerla a provarli. Lei aveva proposto di fare la conta e prendere il vestito a scatola chiusa, ma sapevo che non avrei potuto permetterlo. Anche se avevo dovuto lottare contro la parte di me, piuttosto ingombrante, che era d’accordo con lei e che scalpitava perché anche io facessi la stessa cosa.
Alla fine, però, la parte di me che aveva deciso di provare a sembrare una ragazza vera e di impegnarsi per il ballo, aveva diligentemente prevalso. Me ne stavo seduta sul divano in pelle nera a sfogliare una rivista di moda, domandandomi come fosse possibile realizzare acconciature come quelle che avevano le modelle, quando Rox spostò le tende del camerino venendo fuori.
Alzai la testa e per un momento rimasi senza parole.
-Sono ridicola- gracchiò lei fermandosi davanti allo specchio. Era l’ultimo vestito che avevamo scelto. Il colore le stava d’incanto. Era merlettato, e sufficientemente attillato per sottolineare il fisico asciutto e le gambe lunghe. Il colletto era di merletto semplice ma vivace.
-Sei splendida-
-Sì, se per splendida intendi lo stupido stereotipo di una ragazza che freme per muovere le chiappe in una sala piena di persone ubriache!- mi alzai e la raggiunsi davanti allo specchio.
-Dai Rox, non fare la difficile- strinse gli occhi esasperata –Sono sicura che alla fine ti divertirai. E poi sai, se lo conosci bene, Charles non è male- cercai di consolarla sorridendo. Stava davvero bene con quell’abito addosso.
-Oh sì. Sono sicura che infondo sia una persona meravigliosa ed interessante. E poi è un ragazzo così bello, amo i suoi capelli- sospirò guardando in aria con espressione sognante ed io corrugai la fronte confusa.
-Davvero?-
-No!- rispose riassumendo il suo classico tono polemico. Ridacchiai. Il sarcasmo di Rox era geniale, non potevo negarlo, nemmeno quando ero io a farne le spese.
-Sopravviverai-
-Non so se si potrà dire lo stesso di lui- si muoveva nervosamente davanti allo specchio cercando di guardarsi da tutte le angolazioni possibili –Ok, va bene. Lo prendo- sentenziò infine.
-Fai bene! Il bronzo è il tuo colore- le feci notare facendole l’occhiolino ridacchiando.
-Taci- soffocai la risata che saliva spontanea, in fondo al ballo avrei preferito arrivarci viva.
 
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Ovviamente sapevo già che non sarebbe rimasta ad aspettare che anche io scegliessi il mio vestito. Infatti, cinque minuti dopo, mi ritrovai a vagare da sola tra gli scaffali, in cerca di qualcosa che non mi sembrasse ridicolo e senza senso .
Purtroppo data la scarsa familiarità con quel genere di cose, la mia ricerca fu fallimentare, almeno fino a che Dana tornò a ricordarsi della mia esistenza e mi riempì il camerino di vestiti, prima di congedarsi con un veloce “scusa cara, ma sono piena di clienti. Se ti serve qualcosa cercami!” E qualcosa mi serviva. Un consiglio. Dovevo essermi sopravvalutata se pensavo di poter decidere da sola.
Provavo un vestito dopo l’altro ma non riuscivo a capire. Tutti sembravano sbagliati. Tutti, fino a che non provai IL VESTITO. Era meraviglioso. Bellissimo. Verde brillante, mono spalla con la scollatura a cuore, lungo, leggero, morbido. Feci un rapido giro su me stessa guardandomi rapita. Era perfetto, doveva essere quello, non avevo dubbi. O meglio, non avevo dubbi fino a che non ricordai di quella volta che avevo scelto da sola un vestito da indossare a Capodanno e tutta la mia famiglia aveva continuato a ridere per ore. Anche in quel caso non avevo avuto dubbi. E il modo in cui era andata a finire mi aveva perseguitata per mesi.
Avevo decisamente bisogno di un consiglio, di un parere terzo, insomma di qualcuno che mi assicurasse che il giorno del ballo non avrei fatto ridere l’intera Sala Grande.  Lentamente sbirciai fuori dal camerino, sperando di riuscire a vedere Dana oltre la tenda, ma niente. L’unica soluzione era andare a cercarla. Uscii sperando di non incontrare nessuno che avrebbe potuto ridere di me fino alla fine dei miei giorni. Il negozio era enorme, e c’erano parecchie persone. Cercai di riconoscere la voce di Dana, mentre vagavo con il vestito addosso, cercando di evitare le voci conosciute dei miei compagni. Svoltai l’angolo mentre guardavo dietro di me, per controllare che Passiflora fosse ancora troppo assorta dal suo riflesso per prestarmi attenzione, ed andai a sbattere contro qualcosa. O meglio contro qualcuno.
-Ehi guarda dove..- parlammo entrambi in sincronia. Ed entrambi interrompemmo la frase non appena ci riconoscemmo. Io perché erano giorni che non gli parlavo ed era l’ultima persona al mondo che avrei voluto far ridere per un ridicolo vestito. Restai in silenzio a guardarlo, facendo un passo indietro. Stava comprando il vestito anche lui, lo aveva addosso, nero, elegante, perfetto. Mentre io, forse, sembravo una stupida foglia gigante. L’unica cosa che mi dava un po’ di fiducia era che lui non fosse scoppiato a ridere.
-Ciao..- dissi dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante. Lui rimase a guardarmi a bocca aperta ancora per un tempo relativamente breve, che però io percepii come infinito.
-Ciao- disse infine.
-Anche tu compri il vestito, eh?- maledissi mentalmente il mio cervello per non aver trovato un qualcosa si un tantino meno ovvio da dire.
-Sì, sono qui con Britney, ma deve essere sparita tra i vestiti-
-Bene- sorrisi piccata.
-Sei qui con John?-
-No- mi affrettai a me stessa, ricordandomi che mi sarei pentita se fossi passata per una  patetica ragazza gelosa –Sai la storia della sfortuna se lui vede il vestito..-
-Non è per il matrimonio?- chiese confuso.
-Non escludo di sposarlo un giorno- passare del tempo con Rox, decisamente mi aveva aiutata con il sarcasmo. Rimanemmo entrambi in silenzio a guardarci intorno. Evidentemente non era il momento di cercare di intavolare una discussione civile con lui.
-Beh, comunque stavo cercando Dana, la commessa- spiegai –Volevo un consiglio sul vestito- cercai di allontanarmi ma non appena lo oltrepassai lui si voltò a parlare di nuovo.
-Posso dartelo io-
-Meglio di no- cercai di allontanarmi ancora. Non volevo sentirmi dare della foglia gigante da lui. Ma lui mi afferrò il braccio tirandomi indietro ed andai a cozzare contro il suo petto.
-Sei bellissima, sembra fatto apposta per te-
-Gr.. grazie- balbettai. Non esisteva un modo per non sentirsi in imbarazzo quando la persona che frequentavi ti dice che sei bellissima mentre sta comprando un vestito per andare al ballo con un’altra.
La sua mano si spostò sulla mia guancia, accarezzandola leggermente.
-Scorpius..- sospirai il suo nome per fermarlo, poggiando la mano sulla sua.
-Non posso più toccarti?- la sua domanda era chiaramente retorica. La sua vicinanza, al solito mi inebriava. Mi era mancato davvero.
-Sei qui con un’altra- protestai puntando gli occhi nei tuoi.
-Potrei essere qui con chiunque, non cambierebbe il fatto che vorrei che fossi tu- mi morsi il labbro socchiudendo gli occhi. Quel lato di Scorpius era quello che mi creava più problemi. Insomma ero abituata alle nostre litigate, alle nostre ripicche e tutto il resto, ma non al suo essere così fastidiosamente in grado di dire frasi capaci di farmi sciogliere.
 Mi fermai a guardarlo, sospesi entrambi in quell’attimo di fragile perfezione. Mi piaceva. Mi piaceva il rumore ovattato del battere sordo e ritmico del mio cuore, mi piacevano i crampi che attanagliavano il mi stomaco, mi piaceva la tensione che aleggiava tra di noi, a quella distanza perfetta, mentre lui appoggiava la fronte sulla mia, e mi piaceva guardare le sue labbra dischiuse in quella trepidante e dolorosa attesa. È sempre quello il momento più bello, no? Quando sai che tutto quello che vuoi è lì, ad un sospiro da te, il sabato del villaggio, insomma. Ero tentata, ma frenata allo stesse tempo. Non stavamo propriamente insieme, ma da quando avevamo intrapreso questa sorta di “relazione” non avevamo fatto altro che litigare, e litigare ancora.
-Perché tra noi è sempre così difficile?- mi sfuggì dalle labbra, ed alzai gli occhi per incrociare i suoi.
-Altrimenti non saremmo noi..- rispose sorridendo, mentre con il pollice accarezzava la curva delle mie labbra. Tipica risposta, in parte anche vera, ma non mi bastava. Non più. Era vero, noi eravamo programmati per litigare. Probabilmente esisteva una profezia a tal proposito. Ma non avremmo dovuto crescere? Ad un certo punto le cose non sarebbero cambiate? Saremmo rimasti tutta la vita intrappolati in questa tensione senza senso, e senza pace. Pensai a Alice e Lorcan, a Domi e James che nonostante tutti i loro problemi il più delle volte combattevano insieme e non l’una contro l’altro.
-Forse non è il nostro destino- tentai di fare un passo indietro ma lui me lo impedì.
-Non esiste destino al mondo che possa dirmi cosa fare o non fare, Rose!- scossi la testa stancamente.
-Voglio stare con te- insistette prendendomi il viso tra le mani ed avvicinandosi ancora. –Voglio stringerti, e baciarti, e sentire la tua pelle sotto la mia- come al solito la sua voce al mio orecchio era l’afrodisiaco più potente del mondo –E non voglio che sposi John!- aggiunse dopo, regalandomi un sorriso obliquo irresistibile. La mia testa, maledetta, mi suggeriva di lasciar perdere, di scappare, che ancora una volta sarebbe stato inutile, ma non potevo darle ascolto. Non potevo perché lui me lo stava chiedendo. Smisi di fare resistenza, mi arresi a lui, semplicemente, che annullò la distanza tra di noi e mi baciò con trasporto. Così, eleganti entrambi, come se fossimo già al ballo e la musica era nelle nostre teste. E non mi importava in quel momento di capire cosa sarebbe successo al Ballo, quanto avrei sofferto nel vederlo tra le braccia di un’altra. Mi importava solo di me e di lui, lì, davanti a quel camerino, stretti l’uno all’altra.
Un tossicchiare insistente mi distolse dalla mia piacevole occupazione.
-Scusate l’interruzione- Britney se ne stava a braccia incrociate davanti a noi. Portava un paio di jeans stretti scuri, con dei tronchetti con il tacco borchiati ed il giacchetto di pelle nera. I capelli mossi, come al solito, erano perfetti e l’espressione per niente turbata dal fatto di aver trovato il suo accompagnatore tra le braccia di un’altra. Mi allontanai da lui d’istinto, anche se non stavo facendo nulla di male, teoricamente io uscivo con Scorpius mentre Britney era solamente un rimpiazzo. Ciononostante mi sentii in colpa e presi le distanze.
-Non volevo interrompere questo momento da Romeo e Giulietta, ma ho trovato il vestito e vorrei tornare al castello, se non ti dispiace- si rivolse a Scorpius leggermente annoiata. Lui differentemente da me, era completamente a suo agio, solo un po’ infastidito.
-Va bene, andiamo- il disappunto era evidente. Ora che ci pensavo, non sapevo niente della loro relazione. Sapevo solamente che tra i due c’era stato qualcosa, e che poi era finito. Del perché non ne avevo idea.
-Scusami, ci vediamo dopo al Castello- mi diede un rapido bacio sulla guancia e sparì nel camerino a cambiarsi. Rimasi un attimo in silenzio, guardando di sottecchi Britney. Io e lei non eravamo amiche, in realtà credo non ci fossimo mai parlate  veramente.
-Ciao…- la salutai, ed ero sul punto di andarmene. Lei mosse distrattamente il braccio facendo un saluto nella mia direzione. mossi qualche passo ma alla fine ci ripensai. Non sapevo bene cosa dirle, ma sentivo di doverle dire qualcosa. Era una situazione piuttosto strana ed imbarazzante.
-Io volevo dirti che, insomma..-
-Cosa?- fece lei ridacchiando della mia goffaggine.
-Non lo so, questa situazione è strana-
-Oh- mise su un finto broncio e prese a guardarmi con ostentata tenerezza –Pensi di aver ferito i miei sentimenti perché vi ho beccati a sbaciucchiarvi?- aprii la bocca per rispondere, ma poi aggrottai la fronte incerta.
-Lascia che ti dica una cosa dolcezza- si avvicinò con la sua solita camminata strafottente –Io ottengo sempre quello che voglio, e tu sei una specie di copia sbiadita di quello che sono stata io per lui, con la sola differenza che è altamente improbabile che ti trovi a letto con Albus- sgranai gli occhi incredula senza niente da rispondere. Quella davvero non me l’aspettavo.


ANGOLO DI MIKA
Salve a tutte mie belle! Innanzitutto, infinite grazie per le numerose recensioni allo scorso capitolo! I numeri a doppia cifra mi emozionano sempre *o*
Detto questo.. il capitolo è più breve del solito, questo perchè volevo dare risalto a questo momento, e non accorparlo con altro... inoltre il prossimo tratterà del ballo, e quindi già sarà abbastanza pieno senza introdurre altro! Cmq, secondo me la cosa più importante del capitolo è Britney.. la odierete, lo so.. almeno quanto io la amerò profondamente! Credo che questo personaggio avrà un ruolo moooolto importante nel bene e nel male! Che dirvi del Ballo? Credo che almeno un paio di capitoli saranno dedicati a questo, almeno in teoria.. ho idea, di parlare di tutte le coppie, e per non essere eccessivamente sbrigativa, mi servirà spazio! Dopo il Ballo, ci sarà la fase delle vacanze di Natale..
Spero di non avervi annoiate troppo, nè con le mie chiacchiere, nè con il capitolo! Un saluto e un bacio a tutte..
Aprestissimo, Mika! <3

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Capitolo 23
*** CHAPTER XXII- Ballo del Ceppo (parte I) ***


CHAPTER XXII- Ballo del Ceppo (parte I)

PoV Scorpius
La sala grande era di una bellezza inaudita quella sera. Davvero, se non fossi stato completamente certo di trovarmi lì, probabilmente avrei faticato a riconoscerla. Mentre mi trovavo all’interno della sala, mentre i campioni facevano il loro ingresso, scortati dai loro accompagnatori, mi resi conto però, che la bellezza della Sala Grande quella sera non era niente, niente, rispetto alla bellezza di Rose.
Era perfetta, mentre avanzava leggera verso il centro della pista da ballo. Dal modo in cui sorrideva, capii che fosse leggermente nervosa. Guardai con odio John, nonostante di solito andassimo abbastanza d’accordo. Lo odiai perché lei si stringeva al suo braccio, lo detestai quando si fermarono e posò le sue mani sui suoi fianchi, mentre lei gli sorrideva incoraggiante. Avrei dovuto esserci io. Avrei dovuto essere io lì con lei al suo fianco. Avrei dovuto farla ballare, farla ridere, magari farla arrabbiare ad un certo punto, e poi sparire con lei da qualche parte per fare l’amore. Cercai di ricordare l’inebriante profumo di pulito della sua pelle candida, la leggera e sensuale sinuosità del suo corpo. All’improvviso mi sentii irrequieto.
-Potrei offendermi..- mi voltai verso Britney al mio fianco, che leggermente annoiata giocava con un boccolo bruno. Non risposi e lei mi guardò con la sua solita aria di sufficienza.
-Non è educato Scorp. Sei qui con me, non dovresti sbavare per un'altra ragazza- sollevai il sopracciglio. Coerente da parte della mia ex promessa che si era fatta beccare a rotolarsi con il mio migliore amico. Decisi di non rispondere.
-Tra l’altro, permettimi di farti notare che i tuoi gusti in fatto di donne sono notevolmente peggiorati- la musica era partita, e Rose volteggiava tra le braccia di John, registravo a mala pena le parole di Britney, e l’unica cosa che mi provocavano era una sorta di fastidio, ed il reiterato chiedermi perché avessi accettato di andare al Ballo con lei.
-Cioè, è carina, ma seriamente Scorpius? Ti piacciano le santarelline adesso?-
-Smettila Bri!- l’ammonii al suo ennesimo ciarlare. Mi ero ripromesso di restare indifferente davanti a qualsiasi cosa facesse, promessa che non volevo disattendere.
-Ohoh- fece lei divertita ammiccando mentre posava lo sguardo su Rose –Scorpius Malfoy ha smesso i panni del conquistatore ed è diventato il Principe Azzurro. Patetico-
-Qual è il problema Bri?- chiesi spostando di mala voglia lo sguardo su di lei, ridacchiò appena e tornò a giocherellare con la sua ciocca di capelli.
Britney era bellissima, lo era sempre stata. Statura media, un corpo da sballo, il viso da bambina innocente in netto contrasto con il sorriso malizioso perennemente presente sulle sue labbra piene. Gli occhi erano due pozze marrone scuro, grandi ed espressivi, ed i capelli mossi e castani. Soprattutto era femmina, completamente femmina. E non intendo solamente un essere umano di sesso femminile, lei trasudava sensualità e malizia. Ero stato pazzo di lei. Se non fosse che avesse la moralità di una prostituta ed era completamente incapace di essere onesta. Insomma, non appena la conoscevi da sogno diventava incubo.
Dopo quello che c’era stato tra di noi avevo sofferto. Per un periodo, avevo creduto di amarla, avevo litigato con Albus, avrei voluto ucciderlo, fino a che non realizzai che anche lui era stato solamente una vittima di Bri. Per un periodo molto breve ce la prendemmo l’un l’altro, cercando di conquistarci il suo favore. Alla fine, fortunatamente, la ragione aveva avuto la meglio ed entrambi, Albus più a fatica di me devo ammettere, riuscimmo a mostrare solo indifferenza nei suoi confronti.
-Scorpius!- la gente aveva preso a ballare, mi voltai verso la voce di Albus, leggermente arrabbiata, e lo vidi asanzare verso di me, mentre Bonnie Sullivan se ne stava in un angolo, in evidente attesa che lui tornasse.
-Ciao Al- lo salutai cercando di capire il perché del suo tono. Lui mi raggiunse e puntò il dito sulla mia accompagnatrice che lo salutò agitando la mano ed ostentando un’espressione innocente, ma poco credibile.
-Hai deciso di scrivere la parola fine alla nostra amicizia?-
-Di che parli?- chiesi confuso.
-Non lo so, forse del fatto che, in teoria, stai uscendo con mia cugina e poi vieni al Ballo con lei- la voce era intrisa di disprezzo quando fece riferimento a Britney –O forse, semplicemente al fatto che sei venuto al ballo con lei, quando avevamo un patto secondo il quale nessuno dei due avrebbe più dovuto frequentarla!-
-Qual è il problema? C’eri anche tu quando lo abbiamo deciso!-
-Se mi avessi detto di aver inventato il rimedio all’avada kedavra avrei dovuto crederci? Pensavo stessi scherzando!-
-Vi prego continuate pure! Adoro vedervi litigare per me, mi fa venire una tale nostalgia dei bei tempi andati..- Britney sospirò e ci raggiunse poggiando le mani sulle nostre spalle.
-Chi di voi due mi fa ballare?- guardò entrambi sorridendo maliziosa. Albus sbuffò alzando gli occhi al cielo, e girò i tacchi per tornarsene da Bonnie, io la guardai esasperato e lei alzò le spalle.
-Che ho detto?- distolsi lo sguardo da lei giusto in tempo per vedere Rose ridere divertita mentre John la faceva esibire in una perfetta giravolta. Sarebbe stata una serata lunghissima.
 
                                                                                   **********************************************

PoV RoX
Mi facevano male i piedi. Perché le convenzioni sociali imponevano che le donne mettessero i tacchi per ballare, visto che quei cosi erano insopportabili? Durante tutto il ballo d’apertura avevo guardato Charles con odio. Lui, invece, non aveva mai smesso di sorridermi. Ballava discretamente bene, cosa che mi mandava in bestia, visto che in questo modo sembravo ancora più impedita del normale.
-Vuoi bere qualcosa, mia bellissima Veela?- feci una smorfia al suo complimento.
-Sì, qualsiasi cosa, pur di non dover muovere un altro passo- mi lamentai, abbandonando finalmente la pista da ballo. Charles mi era alle costole.
-Siamo ad un ballo Rox- mi fece notare –Ai balli si balla-.
-Mi è stato imposto di accompagnarti. Non si era detto niente sul ballare-
Lui alzò gli occhi al cielo –Non fingerti disinteressata- ero esasperata. Non sapevo come fare a convincerlo che non mi fingevo disinteressata, ma lo ero realmente. Sembrava che il suo cervello fosse programmato per non considerare l’ipotesi che io potessi davvero non voler godere della sua compagnia.
-Comunque, come ho già detto, il bronzo è il tuo colore! Ti sta d’incanto!- accompagnò le parole con una carezza sulla mia guancia. A quanto pare al francese piaceva il contatto fisico, altra cosa che io odiavo profondamente.  Mi porse un bicchiere di ponch analcolico. Ovviamente non era concesso alcol alla serata ufficiale del torneo. Molto male. Magari da ubriaca avrei iniziato a godermi veramente la serata, e avrei smesso di voler tagliarmi i piedi, e nella migliore delle ipotesi avrei vomitato sull’impeccabile completo di Charles.
-Ti va di ballare ancora?-
-No- risposi prontamente guadagnando un posto a sedere. Lui si sedette al mio fianco, leggermente scontento. Evidentemente non aveva preso sul serio le mie considerazioni sul ballare.
-Cosa c’è che non va?- lo guardai incredula prima di scuotere la testa.
-Stai scherzando?- lui continuava a guardarmi incuriosito. Aveva i gomiti appoggiati sulle cosce, ed era seduto, proteso in avanti verso di me, in attesa di una mia spiegazione.
-Io non sono la reginetta del ballo, Charles- cominciai a parlare, appoggiando il mio bicchiere sul tavolo –Non volevo nemmeno venirci a questa festa, e adesso Passiflora non fa che guardarci e registrare ogni nostra espressione facciale. Domani scriverà un articolo dove spiegherà a tutta Hogwarts di come io e te ci siamo innamorati perdutamente-
-Cosa ti importa?-
-Certo che mi importa! Io gioco a Quidditch, combino guai, introduco oggetti illeciti nella scuola! Io non perdo ore a pettinarmi, vestirmi e truccarmi per venire al ballo con uno schianto di ragazzo francese a fare le bave!- terminai la frase e sgranai gli occhi. MERDA. Cosa? Cosa? Per le mutande di Merlino, come mi era saltato in mente? Charles mi guardava con il sopracciglio alzato, ed un’espressione compiaciuta sul volto.
-Grazie-
-Non era un complimento- mi affrettai a spiegare, ma, per quanto volessi negarlo, non riusciva a venirmi in mente nessuna circostanza nella quale dire ad un ragazzo che fosse uno schianto non fosse un complimento.
-Lo sembrava-
-Non è comunque questo il punto-
-Oh, invece sì. È la prima volta che mi dici una cosa carina-
-Beh, non ci ricamare sopra- misi le mani avanti, arresa al fatto che negare sarebbe stato stupido ed inutile.
-Il punto è che io non sono il genere di ragazza a cui interessa qualcosa che tu sia o meno uno schianto-
-Perché no, Roxanne?- il modo in cui pronunciava il mio nome era estremamente musicale. Cosa? Qualcosa mi stava incasinando il cervello. Forse era un effetto collaterale dei tacchi a spillo, bastava indossarli per iniziare a sognare gli unicorni e gli arcobaleni.
-A me importa che tu sia bellissima. Mi è importato subito, appena ti ho vista .. -
-Esatto, è questo che si intende con profondità di spirito, immagino!-
-Lasciami finire- mi intimò appoggiando la mano sulla mia coscia –Sei spiritosa, divertente, il più delle volte non capisco cosa vuoi dirmi e perché me lo dici, ma comunque mi piaci- quella volta non risposi. Rimasi in silenzio, senza sapere cosa dire.
-Sai che sarei potuto venire con chiunque volessi, no?- avrei dovuto aggiungere la modestia alla lista delle sue immancabili qualità. –Ho scelto te..-
-Invece a me non hai lasciato molta scelta, direi..-
-In guerra e in amore..- ridacchiò divertito –Che ne dici di provare, almeno per questa sera, a divertirti come una ragazza normale?-
Non era una buona idea. Lo sapevo, ne ero certa al cento per cento. Anche se, inutile negarlo, una parte di me, quella legata ai tacchi a spillo, era tentata di accettare. Qualcosa però mi distrasse da quella strana conversazione. Kàtia stava uscendo dalla Sala Grande e Daniel, decisamente troppo circospetto per i miei gusti, le andava dietro. Scattai come una molla e presi a seguirli.
-Dove vai?-
-è una cosa importante- mi giustificai con Charles che, senza fatica, mi stava seguendo.
-Cosa?-
-Kàtia, sta tramando qualcosa- sorprendendomi, per l’ennesima volta quella sera, Charles non chiese altro. Si limitò ad annuire venendomi dietro. Dato come era finita l’ultima volta che avevo cercato di scoprire cosa tramasse, la cosa, decisamente, non mi disturbava.
                                           
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PoV Rose

Avevo dimenticato quanto fosse semplice godersi una serata con John. Stavamo ballando da un’ora, e ancora non avevamo litigato, né c’era alcuna avvisaglia di burrasca. Certo, non potevo dire di essere stata colta da passione irrefrenabile, non avevo voglia di strappargli i vestiti di dosso, ma stavo bene, e forse, in tutto quel tempo, avevo disimparato ad apprezzare questa circostanza. Niente riusciva a darmi fastidio. Nemmeno Passiflora che ci guardava.
John era elegantissimo quella sera, e galante. Non smetteva un secondo di farmi complimenti. Nonostante un tempo fossimo stati piuttosto intimi, o meglio, nonostante a parte Scorpius fosse l’unico ragazzo con cui io avessi mai avuto un contatto, non me lo aspettavo. Credevo che gli fosse passata, invece non aveva fatto altro che ricoprirmi di complimenti, non aveva sbagliato una battuta.
Senza fiato, mentre ancora ridevamo, raggiungemmo il tavolo del buffet.
-Non puoi essere reale!- disse mentre mi versava da bere. Lo guardai incuriosita –Una ragazza non può essere allo stesso tempo la più intelligente del mondo, spiritosa da morire e bella da togliere il fiato- arrossii lievemente all’ennesimo complimento.
-Smettila John- mi schernii.
-Scusami, non volevo metterti in imbarazzo. Trovo particolarmente difficile censurarmi mentre sono con te questa sera- sorrisi ancora.
-Non devi scusarti. Stai rendendo tutto perfetto-
Lui mi porse il bicchiere allegro. Quando lo presi le nostre dita si sfiorarono, ed anche quello fu semplice. Non rischiai di far cadere il bicchiere, né sentii quel piacevole e al contempo doloroso formicolio su tutto il colpo. Era solo una mano calda, e rassicurante. Una mano che, nonostante avessi ignorato per tanto tempo, era sempre lì.
-Sappi che questa è solo una pausa. Pretendo di ballare ancora con te!- disse perentorio.
-Oh, non ho intenzione di deluderti, anche perché, a quanto pare, sono l’unico campione ancora presente. È mio dovere essere una buona ospite!-  sorrisi mentre lui cercava qualcosa da mangiare sul tavolo. Mi guardai intorno, senza cercare nessuno in particolare, giusto per vedere se i miei cugini fossero nei paraggi. Purtroppo, l’unica cosa che riuscii a vedere bastò a mandare all’aria il mio buon umore.
-Ti prego, non cominciare a pensare a lui per il resto della serata..- mi voltai verso John che sorseggiava un qualcosa di rosso dal bicchiere, e stava guardando, come me poco prima, Scorpius e Britney dall’altra parte della sala. Non stavano facendo nulla, semplicemente parlavano ed erano lì insieme, ma tanto bastava per mandarmi su tutte le furie.
-Non ti preoccupare! Non mi importa con chi sta-
-Pensavo che foste una coppia ormai!-
-Noi.. non lo so cosa eravamo! Immagino che più o meno lo fossimo, ma il fatto che lui sia qui con lei cambia le cose- bevvi un sorso dal mio bicchiere cercando di distogliere lo sguardo da loro due.
-Ti capisco, nemmeno io sarei contento al posto tuo- il suo tono carico di sottintesi catturò la mia attenzione. Spostai gli occhi da Britney che sorrideva amabilmente e mi voltai verso John.
-Che sai di loro?-
-Niente di più di quello che sanno tutti. Albus non ne parla molto. So che lei e Scorpius uscivano insieme-
-E?- chiesi intuendo che c’era qualcosa che non mi stava dicendo. John sospirò, era in difficoltà. Evidentemente non gli andava di riferirmi quanto sapeva, forse lo considerava un tradimento, e a ragion veduta, visto che Albus non aveva mai voluto parlarne con nessuno, nemmeno con me.
-Beh, circolavano delle voci, ma non so quanto siano vere..-
Stupendomi di me stessa sorrisi a John poggiando una mano leggera sul suo petto –Allora se sono solo pettegolezzi, li prenderò come tali- cercai di dare alla mia voce un tono sospirato. Mi sentii leggermente ridicola, ma dal modo confuso ma ammirato in cui John mi stava guardando capii che, inaspettatamente, stava funzionando.
-Britney e Scorpius erano promessi. Lo so che è assurdo, ma i loro genitori li avevano presentati sperando che tra i due nascesse qualcosa, insomma sono due rampolli purosangue e per le loro famiglie la cosa è particolarmente importante. Da quello che si dice si sono piaciuti subito, beh guardali- aggiunse indicando nella loro direzione –Non c’è da stupirsi, sembrano entrambi usciti da una pubblicità. Hanno cominciato a frequentarsi, sai cosa intendo, insomma nel modo di Scorp di frequentare le donne. Ma differentemente dalle altre Britney piaceva a Scorpius. Stavano sempre insieme, lui, lei ed Albus..- annuii. Ricordavo quel periodo. Ero stata parecchio gelosa di Albus. Aveva smesso di cercare di coinvolgermi sempre, e nominava Britney con una frequenza imbarazzante –Poi un bel giorno, durante una festa nella Sala comune di Serpeverde, Scorpius è entrato in camera ed ha trovato Britney ed Albus che ci davano dentro. I due hanno litigato furiosamente, lei giurava di amarli entrambi, e..- nonostante gli si fosse notevolmente sciolta la lingua John tentennò. Era evidente che stava per raccontarmi la parte più interessante, ed io volevo saperla. Cercando di farlo passare come un gesto casuale sfiorai la sua mano con la mia e lo guardai con occhi attenti ed un sorriso incoraggiante.
-Beh, sembra che per un periodo accettarono di vederla entrambi, aspettando che lei decidesse. Però il tempo passava, lei non decideva ed i rapporti tra i due si facevano sempre più tesi. Così alla fine promisero che avrebbero smesso di frequentarla entrambi. A quanto pare Scorpius ha infranto la promessa..- ero completamente senza parole. Dovevano essere pazzi. Come si poteva accettare di condividere la donna che si ama con un altro? Rimasi immobile, la bocca semiaperta in un’espressione di stupore. Pur di non perderla avevano lottato entrambi così tanto? Mentre con me? Cosa ero stata io se alla prima difficoltà tornava da lei? Era evidente. Io ero una parentesi nella vita di Scorpius, un ostacolo al coronamento del suo grande amore. Sentii le lacrime pungermi gli occhi ed avvertii l’impellente necessità di prendere aria.
-è da folli eh?- mi chiese John, e mi ricordai solo in quel momento di essere con lui. Lo guardai spaesata e mi violentai per sembrare indifferente –Ho bisogno di uscire un attimo- dissi velocemente e gli diedi le spalle.

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PoV Albus
-Tutto bene?- mi voltai verso Bonnie. Erano diversi minuti che ce ne stavamo seduti in un angolo della Sala Grande senza parlare. Lei aveva provato ad intavolare qualche discorso, ma io non riuscivo a concentrarmi, troppo preso dal fatto che Scorpius fosse venuto a quella maledetta festa con Bri. Mi voltai verso la mia accompagnatrice sforzandomi di sorriderle. Era carina, moltissimo. I capelli erano raccolti in un’acconciatura retrò, e gli occhi brillanti di un colore quasi impossibile, erano preoccupati e puntati su di me.
-Sono un disastro di accompagnatore. Scusami!- le dissi scuotendo la testa.
-Non ne ho idea, nessuno mi aveva mai invitata prima di oggi!- rispose con sincerità sorridendo e facendo sorridere anche me. Ero uno stupido. Avevo accanto una ragazza carina e divertente, e mi crogiolavo per una cosa capitata un anno e mezzo prima? Era assurdo farne una questione di principio. Brintney non mi interessava più, e se Scorpius non era sufficientemente stufo dei suoi giochetti, beh, mi dispiaceva ma non era affar mio.
-è il tuo primo appuntamento?- mi voltai verso di lei mettendomi dritto sulla schiena.
-è un appuntamento?- chiese a sua volta, leggermente agitata.
-Tecnicamente siamo venuti al Ballo insieme. Perché non dovrebbe esserlo?-
-Non lo so, io.. non.. io..- Bonnie aveva preso a balbettare senza controllo. Non pensavo di aver detto niente di sbagliato, ma il colorito roseo che si espandeva sulle sue guance mi metteva ugualmente addosso una certa urgenza di rispondere.
-Ehi, stai tranquilla, respira. Lasciamo perdere l’appuntamento, ok? Siamo io e te ad un ballo, punto.- la guardai negli occhi per rassicurarla, lei annuì più calma. Distolsi un attimo lo sguardo che, inevitabilmente, andò a posarsi su Scorpius e Bri. Sentii i muscoli della mascella indurirsi meccanicamente.
-Avresti voluto venirci con lei..- quella di Bonnie non era una domanda, e la sua voce non era triste. Era solo una constatazione mentre con il suo sguardo seguiva il mio fino al sinuoso corpo della mora vicino Scorpius.
Cercai di chiederlo a me stesso, ma non ero mai stato bravo ad essere sincero in questi casi. Rimasi in silenzio per una manciata di secondi, alla fine decisi che non mi importava di scavare dentro di me, mi importava solo di stare bene, e la chiave per stare bene poteva essere quella strana innocente ragazza al mio fianco.
-Sono felice di essere qui con te- le dissi, senza smentirla del tutto.
-Eri innamorato di lei?-
-Era molto tempo fa. E comunque non credo di averla mai conosciuta realmente- fortunatamente Bonnie decise di smettere di parlare. Guardò avanti a se ed io mi persi un momento a seguire con gli occhi il suo profilo leggero. Sembrava così serena, indifesa e fragile che mi fece una tenerezza infinita.
Mi alzai in piedi e le porsi la mano –Vuoi ballare?-
-Non sono molto brava-
-Neanche io, ma vedrai che non se ne accorgerà nessuno- le feci l’occhiolino mentre rimanevo immobile, con la mano tesa verso di lei.  Mi sorrise prima di afferrarla. Era calda, e liscia e piacevole. La tirai su all’improvviso, con un po’ troppa irruenza e sentii il suono cristallino della sua risata. Quando iniziammo a ballare mi resi conto che non era poi così difficile. Bastava ondeggiare da una parte all’altra e girare su se stessi, avrei dovuto dirlo a Rose, non appena l’avessi vista. Anche se, a giudicare da come volteggiava tra le braccia di John, era migliorata notevolmente.
-Scusami.. sembro un troll!- dissi quando mi accorsi di aver maldestramente pestato il suo piede, ma lei scosse la testa.
-Non mi hai fatto male- aveva un sorriso meraviglioso. Radioso e così puro. Non c’era malizia, non c’erano doppi sensi. Potevi leggerle dentro. Tenni una mano sulla sua schiena scoperta e l’altra gliela posai sul volto, accarezzandole la guancia.
-Ti ricordi cosa ti avevo promesso quando ti ho invitata al Ballo?- lei annuì prima di parlare.
-Che mi avresti spiegato cosa fanno i ragazzi nei corridoi- fu la mia volta di annuire. Il suo profumo fruttato e dolce mi inebriava, le labbra piene mi invitavano. Bonnie era un angelo, e probabilmente io ero la peggiore persona del mondo perché non era quello il momento. Non dopo non aver fatto altro che pensare a Britney tutta la sera. Ma non potevo farci niente, anzi, non volevo farci niente, tranne che andare avanti, e dimenticare, e concentrarmi su altro.
-Vuoi ancora saperlo?-
-In realtà ho chiesto alle mie compagne di stanza..- rimasi leggermente deluso –E..?-
-Mi hanno detto che è orribile. Che fanno scommesse clandestine su chi passerà l’anno! Però poi sono scoppiate a ridere. Cosa c’è da ridere? È una cosa crudele..-
Trattenni a stento una risata senza fermarmi, continuando a ballare, e ad accarezzare la sua guancia.
-Era una bugia, Bonnie-
-Ah..- mi dispiacque vederla  mortificata –Vuoi ancora saperlo?- le rinnovai la domanda, utilizzando le stesse parole, con un tono di voce il più rassicurante possibile.
-Mi mentirai anche tu?-
-No, e ti assicuro che sarò piuttosto preciso con la spiegazione..- mi scappò un sorriso laterale e malizioso, ma sapevo che non l’avrebbe colto. Lei tornò a guardarmi rincuorata, gli occhi enormi, completamente attenti su di me.
-Chiudi gli occhi Bon- le ordinai e lei obbedì, senza fare domande. Era così fiduciosa da farmi sentire male con me stesso. Ma le sue labbra erano piene. Poteva avere anche l’animo di una creatura innocente, ma il suo corpo, le sue curve il suo volto erano tutt altro che tali. Erano una tentazione che sapeva di oblio e speranza. Mi avvicinai respirando il suo respiro. Le sue labbra, leggermente dischiuse erano ormai troppo vicine alle mie perché potessi ripensarci. E poi perché mai avrei dovuto? Le stavo solo rubando un bacio, e non la stavo prendendo in giro. Annullai la distanza tra di noi e mi tuffai su quelle labbra morbide. La sentii irrigidirsi un attimo, tra le mie braccia, ma poi docile si lasciò andare. Non fu un bacio particolarmente lungo, né particolarmente spinto. Mi staccai da lei che ancora stava con le labbra dischiuse e gli occhi socchiusi.
Sorrisi della sua espressione beata. E rimasi a guardarla finché non aprì gli occhi.
-Fanno questo?- mi chiese con il fiato corto e le guance arrossate. Avevamo smesso di ballare, stavamo semplicemente l’uno davanti all’altra, abbastanza vicini da toccarci.
-Questo ed altro..- annuii. Lei scosse la testa come a cercare le parole, gli occhi leggermente stressi per la concentrazione.
-E perché non dovremmo lasciargli fare una cosa così bella?- lei era sconvolta ed io non seppi che risponderle, non riuscii a trattenere la risata spontanea che per fortuna contagiò anche lei. La abbracciai intenerito. Alle sue spalle Britney scuoteva la testa.
                                        
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PoV Frank
Meredith evidentemente era delusa dalla serata, così anche Sanda. Entrambe aspettavano inutilmente di essere invitate a ballare. Ma Louis era più cupo e nervoso che mai quella sera, ed io, semplicemente, non avevo voglia di ballare.
Almeno sembrava che qualcuno si stesse divertendo. Domi e Francois avevano ballato un po’ e poi avevano conquistato un tavolo centrale e non avevano fatto altro che ridere. Mia sorella e Lorcan sembrava avessero due paia di pattini al posto dei piedi, Albus pomiciava con Bonnie Sullivan e gli altri li avevo persi di vista, il che, probabilmente significava che si erano infrattati da qualche parte. Fino a quel momento avevo pensato che, almeno, il mio appuntamento non poteva essere peggiore di quello di Rox, ma non la vedevo più in giro. A pensarci bene, era probabilmente impegnata a seppellire il cadavere del campione di Beuxbatones.
-Voglio ballare- si lamentò per la millesima volta Sanda scoccando un’occhiataccia risentita a Louis.
-Nessuno ti trattiene- rispose lui accigliato, lasciandomi abbastanza interdetto. Il mio amico piaceva alle ragazze perché era gentile, e quella sera sembrava lo avesse morso un acromantula. Infatti lei, piuttosto arrabbiata, guardò la sorella ed entrambe si allontanarono lasciandoci lì da soli.
-Complimenti, Louis!- il mio tono risentito lo costrinse a voltarsi verso di me, mi studiò con aria di sufficienza.
-Per colpa tua le nostre ragazze ci hanno abbandonato-
-Non farla tanto lunga Frank-
-Ehi amico, vuoi dirmi cosa ti succede? Sono giorni che sei intrattabile!-
-Non sono affari tuoi!- rispose secco facendomi innervosire. Andava bene tutto, ma non che mandasse all’aria le nostre serate.
-Diventano affari miei se per colpa tua Meredith mi pianta in asso!-
-Non è colpa mia se ti ha piantato in asso. Potevi invitarla a ballare-
-Lo stavo per fare- mentii alzandomi in piedi. Louis aveva bisogno di una scossa, non poteva continuare così. non avevo idea di cosa gli fosse accaduto,  ma qualsiasi cosa fosse, la stava davvero facendo troppo lunga.
-Lasciami perdere, Frank! E smettila di lamentarti. È una vita che rimedio ragazze anche per te e tu mandi a monte tutto- strinsi i pugni e boccheggiai. Era vero. ogni volta che Louis aveva organizzato un appuntamento con qualche ragazza, il mio essere imbranato aveva sempre rovinato tutto, ma fino a quel momento non me lo aveva mai rinfacciato. Sì, spesso mi prendeva in giro, ma finivamo per riderne entrambi, quella volta non era stato tanto quello che aveva detto a ferirmi, ma il modo in cui lo aveva fatto.
-Vaffanculo Louis- dissi dopo una manciata di secondi, mentre lui continuava ostentatamente a non guardarmi, e me ne andai uscendo dalla Sala Grande, verso il giardino[1].
 
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Avevo sperato che quella sarebbe stata una grande serata. Ero contento, finalmente ero stato io a rimediare le ragazze, ma tutto era andato per il verso sbagliato.
Diedi un calcio ad un sasso sul sentiero selciato del giardino, maledicendo me stesso e Louis. Non che fossi triste per la fuga di Meredith, in realtà lei non era il mio tipo, ero piuttosto furioso con Louis e con il suo assurdo modo di comportarsi.
Mi allontanai dagli schiamazzi della Sala fino all’angolo più solo del giardino e mi sedetti su una panchina in marmo bianco. Quel posto era bellissimo. Le rose d’inverno popolavano gli archi, bianche, candide, fragili ma forti e capaci di resistere alla neve. Eppure non ero dell’umore adatto per contemplarne in pace la bellezza.
-Ciao- riconobbi la voce e l’accento prima ancora di alzare la testa.
-Ciao- mormorai senza entusiasmo. Francois si avvicinò alla panchina, come al solito sorridente.
-Posso sedermi?-
-Fai come ti pare- risposi scontroso e lui mi guardò leggermente interdetto. Era chiaro che il mio tono e le mie maniere lo avessero, in qualche modo, offeso. Sbuffai e mi misi dritto sulla schiena –Scusami, non volevo essere scortese. Siediti pure- .
Restammo in silenzio per qualche minuto. Come al solito ero a disagio, non sapevo cosa dire, e il mio cervello annaspava alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire per interrompere il silenzio. Al contrario, il francese sembrava perfettamente a suo agio. Si  guardava intorno sorridendo beato.
-Belle rose, eh?- commentai, cercando di apparire naturale.
-Non devi farlo se non vuoi- si voltò verso di me che ancora sorrideva.
-Cosa?-
-Parlare- mi spiegò come se parlasse ad un bambino –Possiamo stare qui seduti, uno vicino all’altro, e bearci del silenzio. Non devi sentirti a disagio perché non sai cosa dire, o perché nessuno di noi due parla. Il silenzio è sottovalutato, anche senza dire niente si possono condividere molte cose-
Scossi la testa ridacchiando –Adesso mi sento un idiota-
Francois si unì alla mia risata, gettando indietro la testa.
-Dove hai lasciato Domi?- quella volta parlai a mio agio, senza cercare un argomento di conversazione, mi venne naturale.
-Dentro con gli altri. Era stanca, non aveva più voglia di ballare-
-Sei un pessimo accompagnatore anche tu, allora!- affermai vittorioso –Anche la mia dama è scappata-
-Come mai?-
-Louis! Se fossi venuto al ballo con un troll sarebbe stato meno scortese!- lui annuì divertito.
-Capisco! Ma per la cronaca, io sono un perfetto accompagnatore e tua cugina non è scappata!-
-Oh, grazie. Sai sempre come farmi sentire meglio-
Di nuovo sorridemmo entrambi. Poi io tornai a guardare il vuoto davanti a me e a concentrarmi sulla serata rovinata.
-Ti piaceva molto quella ragazza?- mi voltai e trovai Francois che mi guardava con un sopracciglio sollevato. Scossi la testa. –In realtà no. Più che altro sono arrabbiato con Louis. Meredith non è il mio tipo-
-E allora perché sei venuto al ballo con lei-
-Ero a corto di alternative- risposi di getto, ricordandomi solo un attimo dopo aver parlato che lui si era decisamente proposto come alternativa. Aprii la bocca per parlare di nuovo, per trovare qualcosa da dire per sistemare la situazione, ma non ne uscì alcun suono. Pregai Merlino con tutte le mie forze, affinché cambiassimo discorso e serrai le labbra.
-C’ero io..- come volevasi dimostrare. Pregare è inutile.
Mi morsi il labbro girando la testa dall’altra parte.
-Sarei stato piuttosto in imbarazzo-
-bene- esultò entusiasta e mi voltai a guardarlo confuso.
-Cosa c’è da stare allegri? Ho appena detto che sarei stato in imbarazzo-
-Già! Ma non hai detto mica che non sono il tuo tipo, né mi hai dato del pazzo, ed io sono ottimista per natura, quindi interpreterò la tua affermazione nel modo a me più favorevole- probabilmente arrossii e strinsi le labbra. Stavo davvero affrontando quella conversazione? E, inspiegabilmente, non mi sentivo a disagio, o almeno non più di quanto mi sarei sentito se avessi avuto davanti una ragazza. Lui era luminoso, sorrideva, sorrideva sempre ora che ci pensavo. Alzai gli occhi al cielo e tornai a fissare il nulla.
-Che c’è?- chiese.
-Stai dando parecchie cose per scontate-
-Tu invece no- ancora una volta catturò la mia attenzione, mi voltai verso di lui –La maggior parte dei ragazzi non sarebbe arrivato a questo punto della conversazione-
-Questo non vuol dire niente- mi misi sulla difensiva.
-Invece sì- la sua mano si posò sul mio ginocchio leggera. Qualcosa, sotto il suo tocco, prese a formicolare. Lo guardai, sul suo volto nemmeno l’ombra leggera della barba, era perfettamente rasato, la sua pelle liscia, olivastra e luminosa. Mi guardava con gli occhi che sorridevano, la forma allungata ne accentuava la luce delle iridi scure come pece. Si avvicinò a me lentamente, tanto che all’inizio, così preso a studiare i tratti lievemente femminei del suo volto non notai il movimento.
-Che fai?- borbottai non appena me ne resi conto. Ma il timbro della mia voce non era deciso, non suonava come un rimprovero ma sapeva di confusione e cedimento. L’espressione rilassata e consapevole del suo volto non mutò e mi tranquillizzava. Non avevo idea di cosa stesse accadendo, ma lui sì e ogni suo movimento, ogni sua smorfia sembrava gridarmi che andava tutto bene. Mi stupii di come la parte irrazionale del mio cervello mi stesse gridando che tutto andava bene. Che non c’era niente di sbagliato. Francois era bello. Bello a modo suo, bello ed elegante e delicato. Mi specchiai nei suoi occhi ed ero così confuso. Per la prima volta nella mia vita sentivo il cuore rimbalzarmi dentro come impazzito tanto da temere che si fermasse, per la prima volta sentivo che stava per accadere qualcosa che volevo con tutto me stesso.
Cercai di chiudere fuori tutta la confusione, di bearmi della morbida e placida ed estenuante perfezione di quel momento. Il momento in cui niente è accaduto e tutto sta per succedere. Non chiusi gli occhi, troppo preso a studiare ogni singola sfumatura dei suoi. Non li chiusi nemmeno quando lui lo fece, quando ormai respirava sulla mia bocca, neanche quando, finalmente, le sue labbra si congiunsero con le mie. Erano morbide e delicate, e si muovevano leggere, non invadenti, come se volesse andarci piano. Lo lasciai fare mentre ogni pezzo della mia anima vorticava freneticamente cambiando ogni punto di vista, ogni certezza che avessi mai avuto nella mia vita. E poi arrivò. La diga che avevo costruito si distrusse sotto l’irruenza del fiume di confusione e panico che dilagò dentro di me. Mi scostai da Francois di malagrazia, dacendolo cadere dalla panchina ancora un po’ intontito. Mi alzai in piedi mettendo qualche metro tra noi.
-Questo non è mai successo!- strillai un’ottava sopra il normale.
-Non puoi negarlo- disse tirandosi in piedi per raggiungermi, ma ad ogni suo passo in avanti corrispondeva un mio indietro.
-Sì che posso! E lo farai anche tu-
-Frank, ragiona..-
-Tu non hai nessun diritto di venire qui e pretendere da me qualcosa e pretendere di sapere cosa voglio e provo, né  di dirmi di ragionare. Sono giorni che vieni e mi incasini la testa. Lasciami stare- dissi ogni parola con una freddezza di cui non credevo di essere capace. Nonostante questo non riuscii a ferirlo. Lui non urlò, non mi attaccò, si limitò a parlare ancora.
-Non capisci? Non si tratta di me, si tratta di te e di quello che vuoi-
-Tu non sai cosa voglio né come mi sento-
-Invece sì che lo so-
-Io non sono come te!- il tono sprezzante della mia voce. Lo riascoltai rimbombare nella mia testa e mi sentii male. il senso di colpa per il modo in cui lo stavo attaccando dilagò, ma non era abbastanza. La confusione e la vergogna per ciò che era accaduto, e che dentro di me stava ancora accadendo prevalsero.
-Sei esattamente come me Frank, prima lo accetterai, meglio sarà- lo vidi andare via e sentii l’impulso di fermarlo, di scusarmi, di chiarire. Come mio solito però non lo feci. Non ero un gran Grifondoro. Rimasi in silenzio zitto e lo guardai lasciarmi da solo.
 
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ANGOLO DI MIKA
Salve ragazzeee! Ecco la prima parte del Ballo del Ceppo.. spero vi piaccia, e spero mi facciate sapere i vostri pensieri!
Nel Prossimo capitolo... Rox vivrà un paio di esprerienze piuttosto insolite per lei...
Ci saranno Alice-Lorcan-Louis...
Rose e Scorpius avranno un confronto piuttosto risolutivo..e questo porterà le cose ad evolversi in una maniera piuttosto insolita..
Lily/Lys e Domi/James saranno più presenti nei capitoli dedicati alle vacanze..
Che ne pensate di Bri???
Auguri a tutte bellissime..e Aprestissimo con il seguito!
 
[1] So che non esiste ma l’ho creato io apposta, per necessità. In occasione del ballo del ceppo, immediatamente fuori dall’ingresso è stato allestito un giardino abbastanza grande, tutto illuminato.

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Capitolo 24
*** CHAPTER XXIII- Ballo del Ceppo (parte II) ***


CHAPTER XXIII- Ballo del Ceppo (parte II)

PoV Rose
La faccia di quella odiosa civetta non si decideva ad abbandonare la mia memoria. Lei che gli sorrideva, lei che parlava con lui, le che con finta disinvoltura toccava il suo braccio. E poi oltre.. la mia testa si avventurava in ricordi non miei, creati apposta dal mio cervello malato per torturarmi. Lui che la stringeva, che giurava di amarla. Era come se avessi davanti un pensatoio, e nonostante fossi consapevole del male che poteva farmi, continuassi a spiare dentro. Cercai di passeggiare, senza un direzione, per scacciare quei pensieri ma era inutile. Completamente inutile.
-Rose? Tutto bene?- la voce di John alle mie spalle, lievemente preoccupata, mi fece sentire terribilmente in colpa. Ero andata a quel ballo con lui per ripicca, e lui lo aveva capito, ma nonostante questo aveva fatto di tutto per rendere perfetta quella serata.
-Sì, tutto bene, scusami…- balbettai in difficoltà.
-Non devi scusarti. Ti capisco-
-Devi pensare che io sia una persona orribile- mi nascosi il viso tra le mani per il senso di colpa e sentii i passi di John mentre si avvicinava a me. Mi afferrò delicatamente i polsi spingendoli lontani dal mio volto.
-Non dire assurdità! Mi dispiace solo che tu debba soffrire… Scorpius è un buon amico, ma guardiamoci negli occhi, non è mai stato capace di rendere una donna felice. Alla fine, lui e Britney sono fatti l’uno per l’altra- il peso sul mio cuore aumentò.  Socchiusi gli occhi cercando dentro di me un argomento qualsiasi per contestare quello che John mi stava dicendo. C’era una parte del mio cuore che era convinta non fosse possibile, io lo avevo vissuto, non potevo credere che Scorpius non mi amasse, nonostante tutto. Ma la parte più importante, la testa, mi costringeva a guardare le cose secondo una logica ferrea, e non riuscivo a trovare argomenti per sostenere il contrario. Continuai a camminare lungo il sentiero selciato del giardino, John era al mio fianco e continuava a parlare. In quel momento mi stava riempiendo di complimenti, ripeteva quanto fossi speciale, troppo per perdermi dietro Scorpius, ma io registravo solo distrattamente quelle parole. Dunque alla fine era successo, per quanto mi fossi opposta. Come tutte le altre ero stata ammaliata da lui, dal suo modo di fare, ed avevo finito per diventare una ridicola ragazzina piagnucolante.
-Sono un’idiota- mi lasciai sfuggire.
-Non essere così severa con te stessa- John mi si parò davanti, mi guardò negli occhi e con il dorso della mano accarezzò la mia guancia. Sentii la commozione salire. Un po’ per la disperazione che il pensiero di Scorpius mi provocava, un po’ per la gentilezza di John. Nonostante lo avessi respinto, usato, forse ferito, lui continuava ad essere presente e premuroso –Può capitare a tutti di fare scelte sbagliate, l’importante è saper rimediare- annuii convinta dalle sue parole. aveva ragione, avevo sbagliato e mi ero resa ridicola. Probabilmente tutta la scuola adesso rideva di me, la stupida che credeva di poter cambiare Malfoy. Non potevo fare niente per cambiare questo, ma potevo fare tutto affinché non accadesse ancora. Affinché la gente capisse che era stato un momento e niente altro e che lui non aveva alcun potere su di me.
-Io vorrei essere il tuo modo per rimediare, Rose- alzai gli occhi in quelli scuri di John, intrisi dell’affetto più sincero e deglutii –Se me lo permetterai- aggiunse accarezzandomi ancora il volto.
Era così diverso, sembrava così adulto rispetto al ragazzino che quell’estate faticava a concentrarsi per via di una gonna un po’ più corta. E soprattutto era solida roccia alla quale, per una volta, avrei potuto attaccarmi.
-Non c’è niente di male in una cosa semplice Rose- insistette, ormai certo che non avrei risposto. Incrociò le mani con le mie, gli diedi una rapida occhiata prima di tornare ai suoi occhi –Lo vedi com’è semplice?- cominciai a pensare di aver perso la voce, ma lui non demordeva, andava avanti come se sapesse che io fossi lì, ed in quel momento non avessi bisogno di parlare ma di ascoltare e basta. Lasciò la mia mano e mise le mani a coppa sul mio volto, avvicinandosi piano fino ad essere ad un respiro dalle mie labbra.
-Lo vedi com’è semplice?- ripetè sospirando. E sentii il suo respiro solleticarmi il volto accaldato. È vero, era semplice. Non stavo rischiando di svenire, era solamente piacevole. Ed era semplice perché era giusto.
Fui io a farlo. Ad annullare le distanze tra noi intendo. Chiusi gli occhi e semplicemente lo baciai, trovandolo prontamente disposto ad assecondarmi. Ed era rassicurante, e sapeva di buono, ed era giusto. Ed era salato, non mi ero accorta di aver iniziato a piangere.


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PoV Scorpius

Non l’avevo più vista  ed ero andato a cercarla. Avevo guardato in ogni angolo della sala. Dovevo parlare, ero stato uno sciocco ma non ce la facevo più. Speravo che vedendomi con Britney si sarebbe ingelosita e che questo l’avrebbe portata a fare una scenata o a chiedermi qualcosa. Ma lei era Rose ed io un idiota se pensavo di cavarmela così.
Arresomi all’evidenza che avesse lasciato la sala uscii nel giardino. Sperai di trovarla lì, sola e triste. Non sapevo cosa le avrei detto di preciso. Forse l’avrei solo stretta tra le braccia e le avrei ripetuto mille volte e mille volte ancora quanto fosse importante per me. Avrebbe dovuto ascoltarmi. Avrebbe dovuto perché, nonostante combinassi un disastro dopo l’altro era evidente quanto fossi cambiato per lei, quanto per lei, più che per chiunque altro, avessi cercato di diventare migliore.
Mi allontanai sul sentiero selciato, intorno a me era pieno di coppiette alla ricerca di un briciolo di intimità per far chissà cosa.
Poi all’improvviso la vidi. E contemporaneamente sentii il rumore di qualcosa che dentro di me si spezzava. I miei sogni, le mie speranze, l’idea che avevo costruito di lei e di noi.
Era tra le braccia di John e lo stava baciando. Abbandonata a lui e forse serena come non era mai stata con me, come non sarebbe mai stata con me.
Era un dolore folle. Insopportabile. Mi faceva scoppiare la testa. Rimasi a guardarli per circa un minuto, prima che quel dolore iniziasse a trasformarsi in altro.
Stupida Weasley. Stupida piccola egoista. Ero stato perfetto per lei? No, lo sapevo. Ma avevo fatto del mio meglio, e almeno questo avrebbe dovuto riconoscermelo. Invece no, perché era lì a baciare un altro, incurante del fatto che avrei potuto vederla, incurante del fatto che avrei potuto star male. e il dolore si tramutò in rabbia.
-A quanto pare l’hai persa..- mi voltai verso Bri che mi aveva raggiunto. Se ne stava a guardare il quadretto romantico a braccia conserte.
-Non ora Britney- l’ammonii.
-Come vuoi.. ma sappi che quelli come noi non sono fatti per le storie romantiche. Noi ci divertiamo, facciamo del gran sesso e restiamo un ricordo indelebile nelle persone che feriamo. Ma se ci concediamo davvero loro ci conoscono, scoprono cosa c’è sotto i nostri corpi patinati e ci lasciano soli- la guardai mentre l’espressione del suo viso, per un attimo di induriva sprezzante –fortunatamente possiamo sempre consolarci a vicenda- suggerì mordendosi il labbro per poi sorridermi maliziosa.
La presi per mano trascinandola via, senza nemmeno risponderle.


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PoV Rox

-Perché li stiamo seguendo?- alzai gli occhi al cielo mentre mi appiattivo dietro una colonna.
-Taci Charles!-
-Scusami se vorrei almeno una spiegazione del perché la mia dama mi ha trascinato via dalla festa per fare il guardone-
-TACI- sillabai a voce bassa ma impostata. Lui sollevò le mani in segno di resa ed io tornai a sbirciare dietro la colonna. Kàtia stava in piedi, come al solito in posizione perfettamente eretta. L’abito lussuoso ed i capelli corvini impeccabili.  Daniel invece era seduto a terra, su uno scalino, e guardava verso di lei in attesa che parlasse.
-Ho bisogno che tu faccia una cosa per me- sentenziò dopo una manciata di secondi. Trattenni il respiro per non perdermi nemmeno una parola.
-Cosa devo fare..- il tono utilizzato da Daniel mi stupì lievemente. Non era servizievole come il giorno del rapimento, semmai era rassegnato, e stanco.
-Dobbiamo trovare le armi dei fondatori-
-Le che?- chiese lui confuso. Anche Charles aveva l’aria di non capire, ed io non avevo idea di cosa stesse parlando.
-Ognuno dei fondatori di Hogwarts aveva una sua arma. Un oggetto intriso di magia, molto potente-
-Parli tipo del diadema di corvonero?- ringrazia mentalmente Daniel per aver fatto la domanda che avrei voluto fare io. Se Kàtia cercava il diadema di corvonero sarebbe rimasta delusa. Era andato distrutto durante la guerra, ne ero certa.
-Non dire sciocchezze. Ho detto armi. Si dice che i fondatori avessero queste armi potentissime, la più famosa è la Spada di Grifondoro. A me servono tutte, e dovrebbero essere nel castello. Trovale per me-
-Non ho idea di cosa cercare, a parte la spada..- si lamentò Daniel.
-Beh comincia da quella, il resto lo saprai in seguito- dopo aver parlato, evidentemente con il timore di essere stata troppo dura, tornò a rivolgersi a lui. Questa volta il tono era suadente, si inginocchio davanti a lui che stava seduto per arrivare alla sua altezza.
-Stai facendo moltissimo per me, Daniel. Sei prezioso, e verrai ricompensato. So di chiederti tanto, ma tu sai qual è la posta in gioco- le dita di lei scorrevano leggere sul volto di Parkinson e sulla sua mascella tesa.
-A volte non sono più sicuro di voler fare tutto quello che mi chiedi- rispose e mi stupii di tutto questo coraggio, visto che l’ultima volta sembrava più che altro un coniglio spaventato.
-Solamente perché ancora non posso dirti tutto- insistette accorata –Devi fidarti di me. In nome del tuo sangue puro..-
-ETCIU- non potevo crederci. Sgranai gli occhi emi voltai verso Charles che non la mano davanti alla bocca mi guardò mortificato. Cosa gli diceva la testa di starnutire proprio in quel momento. Kàtia si alzò e iniziò a dirigersi verso di noi. Cercai di ragionare, avevo bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, una qualsiasi scusa e ne avevo bisogno immediatamente.
Accadde tutto in pochissimi secondi. La consapevolezza di ciò che avrei dovuto fare si diffuse in me ed assunsi un’espressione schifata. Immediatamente dopo mi appiattii di più sulla colonna ed afferrai Charles per un braccio. Ancora pochi secondi e lei sarebbe apparsa. Qualcosa mi diceva che essere beccata ad origliare non mi avrebbe fatta entrare nelle sue grazie. Tirai Charles a me e senza preavviso, mentre lui mi guardava piuttosto confuso, feci cozzare la mia bocca con la sua.
Per un secondo buono lui non rispose. Ed io mi chiesi cosa stessi facendo, e soprattutto se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Non avevo idea di come muovermi in quel campo e la sua immobilità non aiutava. Presto però riprese il controllo di sé. Sentii le sue mani cingermi i fianchi e le sue labbra cominciare a muoversi sulle mie. Era più semplice di quanto avessi mai creduto, ed era strano. Sentivo le terminazioni del mio corpo formicolare, tipo solletico. Un po’ ti infastidisce ma è anche piacevole. Non saprei spiegarlo. La mia mano era appoggiata sul suo petto, l’altra ancora mi domando come fosse finita tra i suoi capelli. La sua mano, invece, scendeva pericolosamente sulla mia schiena, pregai mentalmente che non esagerasse, altrimenti avrei dovuto picchiarlo e tanti saluti copertura. Però lui non lo fece, la sua mano si fermò delicata alla base della schiena senza andare oltre, e cominciai ad avere mal di stomaco. Era difficile decifrare tutte quelle sensazioni. Non che dal giorno dopo avrei cominciato a correre dietro ai ragazzi, ma adesso, almeno, sarei riuscita a spiegarmi perché le mie cugine erano sempre in cerca di qualcuno. Perché era fisicamente piacevole. Come i grattini, come il gelato, e come la burrobirra durante le partite di Quidditch allo stadio.
-Che state facendo voi due?- improvvisamente abbandonai l’idea di quanto fosse piacevole quello che stavo facendo e tornai a concentrarmi sul perché. Mi staccai da Charles che aveva in volto un’espressione inebetita ma compiaciuta e guardai verso i miei interlocutori. Kàtia aveva un’espressione seria sul volto, mentre Daniel mi guardava come se non credesse a quello che stava vedendo.
-Tu che dici?- risposi con una domanda, ostentando una sicurezza che in quel momento, invece, non mi apparteneva affatto.
La bulgara continuò a guardarmi con sufficienza –Perché non siete alla festa?- feci un passo verso Charles e appoggiai la testa sul suo petto sentendomi una perfetta idiota e cercando di non darlo a vedere.
-La festa era troppo affollata per noi- cercai di imitare il tono di Lily ed Alice quando parlavano di certe cose, ma non ero sicura di non sembrare una perfetta imitazione di una papera.
A giudicare dalla reazione di Kàtia, però, ero stata convincente. Ci guardò con disprezzo prima di voltarsi verso Daniel e fargli cenno di andare. Rimasi a guardarli mentre sparivano dietro l’angolo.
-Vuoi tornare alla festa o preferisci riprendere il discorso da dove siamo stati interrotti?- mi chiese il francese non appena restammo soli. Gli scoccai un’occhiata di rimprovero.
-Non farti strane idee- lo ammonii –Era dovere, non piacere- precisai mentendo solo in parte. Almeno con me stessa dovevo essere onestà e l’onestà era una delle mie migliori qualità. Era stato piacevole, ma certo a lui non potevo dirlo, a meno che non volessi incoraggiarlo a cercare di ripetere l’esperienza ed in qual caso, poi, avrei dovuto ucciderlo.
-Come vuoi- ridacchiò comunque compiaciuto. Prima di decidere di baciarlo, avrei dovuto considerare che il suo enorme ego lo avrebbe portato a credere che da quel momento in poi non avrei saputo resistergli. Avrei dovuto optare per altro. Ma cosa?
-Torniamo alla festa?- mi chiese ad una distanza che, per i miei gusti, era decisamente troppo breve.
-No, tornaci te. Io sono stanca, me ne torno in dormitorio- dissi perentoria dandogli le spalle.
-Vai a fantasticare sulle mie indiscutibili qualità di baciatore?-
-No, vado a disinfettarmi la bocca- gli urlai dietro e sparii con nelle orecchie l’eco della sua risata.


                                                                                    *****************************************

PoV Alice

Un festa meravigliosa. Le prime due ore e mezza di quella festa mi regalarono una delle serate più perfette della mia vita. Lorcan era stato perfetto, anche troppo per i suoi standard. Si era davvero impegnato ed era, come sempre, bellissimo.
Mi facevano male gli addominali per quanto avevo riso. Mi tenevo lo stomaco con la mano mentre, con l’altra stretta in quella di Lorcan, mi allontanavo dalla pista da ballo per mettermi seduta un secondo.
-Non riesco a respirare!- risi ancora lasciandomi cadere sul divanetto. Lui sorrise e si mise al mio fianco, dandomi un rapido bacio sulle labbra.
-Ti stai divertendo?-
-Tantissimo!- risposi allegra guardandomi intorno per vedere dove fossero finiti tutti gli altri.
-Vuoi che ti vado a prendere qualcosa da bere-
-Magari, grazie!- gli sorrisi e lui si allontanò. Mentre lo aspettavo cercai di riprendere fiato. Non ne avevo abbastanza, volevo ballare ancora, e ridere ancora. Lorcan non mi bastava mai. A volte era stupido, e superficiale, insomma era maschio, ma il modo in cui si era impegnato quella sera mi faceva una tenerezza infinita. Ero stata una sciocca a dubitare di me stessa per la storia di Louis. Una sciocca incapace di tenere certe romanticherie da film lontane dalla sua testa. Avevo voluto Lorcan con tutte le mie forze, e me lo sarei tenuto.
-Ti stai divertendo?- una voce piuttosto alterata mi rapì dai miei pensieri.
-Ciao anche a te Louis!- lo salutai fingendo indifferenza. Il modo in cui si era presentato non prometteva nulla di buono.
-Non hai risposto alla mia domanda-
-Certo che mi sto divertendo, sono ad una festa con il mio ragazzo- sottolineai indicando la direzione dove Lorcan si era diretto per prendermi da bere –e con i miei amici- conclusi indicando lui.
-Smettila con questa commedia Alice, per favore-
-Di che commedia parli?- abbandonai il tono fintamente accondiscendente di poco prima. louis stava davvero esagerando. Potevo comprendere, e passare sopra ad una sbandata momentanea che in qualche modo mi aveva vista complice, ma continuare a ribattere su questa cosa la rendeva imperdonabile e avrebbe creato parecchi problemi a tutti.
-Parlo di te che fai l’allegra fidanzatina innamorata ed ignori quello che c’è stato tra noi-
-Non c’è stato niente tra noi, Louis. Quante volte dovrò ripetertelo?-
-Forse per te non è stato niente, ma per me, invece, è stato qualcosa- il suo tono di voce era decisamente alto per i miei gusti.
-Stai zitto Louis!-
Lui si abbassò sulle ginocchia, davanti al divanetto, per portare il suo volto all’altezza del mio. aveva gli occhi spiritati, leggermente rossi. –Non riesco a fare a meno di pensare a te- confessò cercando la mia mano che sottrassi immediatamente.
-Non è né il luogo né il momento per parlarne- mi guardai intorno nervosa. Avevo appena ricostruito le mie certezze, non volevo che Lorcan notasse lo strano comportamento del suo amico.
-Non sarà mai il momento giusto se tu non vuoi- si lamentò lui con urgenza.
-Esatto Louis- dissi seria –Io non voglio- la mia voce era dispiaciuta. Non volevo ferirlo né farlo star male, ma era necessario che mettessi le cose in chiaro. Lui afferrò di nuovo la mia mano.
-Balla con me, Ali!- chiese tirandosi in piedi e cercando di tirare su anche me.
-No-
-Ti prego- insistette, ma io cercai ancora di divincolarmi –Ho detto di no-
-Che succede qui?- improvvisamente entrambi rimanemmo immobili. Mi voltai verso Lorcan che ci guardava confuso.
-Ni..niente- balbettai –Louis voleva ballare, ma io sono ancora un po’ stanca-
-Lasciale la mano Louis- ordinò il mio ragazzo con lo sguardo fisso sul punto dove lui mi stringeva.
-Deve essere lei a chiedermelo- ribatté l’altro. Sentii la testa girarmi. Stava per succedere una tragedia, lo sapevo.
-Che cosa vuol dire questo, amico?-
-Non sono affari tuoi-
-Certo che sono affari miei, visto che lei è la mia ragazza-
-Ragazzi, per favore, cerchiamo di calmarci- dissi una volta liberatami dalla stretta di Louis cercando di mettermi tra i due.
-Stanne fuori Alice- tuonarono entrambi lasciandomi a bocca aperta. Ma certo, adesso dovevano lottare per chi era il babbuino alfa, no? Io ero solo un pretesto, quello che conta davvero è il testosterone nell’aria. mi portai una mano alla fronte per farmi coraggio.
-Non è di tua proprietà-
-No, infatti è lei che ha scelto di stare con me, e non capisco che problema ti crei tutto questo-
-Mi crea un problema eccome-
-Abbi il coraggio di dirlo Louis, no?-
-Non ho certo paura di te-
-Dimostramelo-
-Ragazzi, per favore…- pigolai ma inutilmente. Si guardavano in cagnesco senza prestarmi la minima attenzione. Per un momento pensai di fingere di svenire, ma il tremendo sospetto che avrebbero potuto lasciarmi a terra senza nemmeno accorgersene mi fece desistere.
-Io sono innamorato di Alice!- spalancai gli occhi –Oh no!-
-Maledetto traditore!- fu un momento. Lorcan si gettò su Louis e lo fece cadere a terra. rotolavano l’uno sull’altro in maniera imbarazzante, e continuarono a darsele di santa ragione fino a che Hagrid, sotto ordine della Preside non li portò fuori ordinando loro di tornare nei rispettivi dormitori senza fare un fiato.
-Tutto bene?- mi chiese Lily che si era materializzata all’istante al mio fianco. Io la guardai preoccupata.
-è un disastro- mi lamentai iniziando a piagnucolare e lei mi strinse a sé.
-Si sistemerà tutto, vedrai..-

                                                                                       ***********************************

PoV RoX

Avevo molto sul quale riflettere mentre me ne tornavo verso il dormitorio.
Le armi dei fondatori, oggetti contiìundenti tipo la spada di Grifondoro. A parte quella spada, però, non avevo mai sentito parlare di niente del genere, e non sapevo da dove cominciare. Forse, avrei dovuto parlarne con Rose. Lei sapeva praticamente tutto su Hogwarts e sui suoi padri e madri. Sarei dovuta tornare indietro ed andarla a cercare.
Stavo per decidere di fare retromarcia quando svoltando l’angolo mi trovai davanti l’ultima persona che potessi aspettarmi.
-Oh Merlino!- imprecai portandomi una mano al petto e respirando profondamente per cercare di calmare i battiti –Mi hai fatto prendere un colpo!-
Daniel se ne stava davanti a me. Sul volto un’espressione amimica e gli occhi concentrati.
-Cos’era quella scenetta?- chiese ignorando le mie lamentele.
-Di che scenetta parli?- chiesi fingendo indifferenza.
-Te e il francese-
-Non capisco come la cosa possa riguardarti- osservai cercando di passare oltre e mettere fine a quella conversazione.
-Mi riguarda eccome visto che continui a spiarmi- precisò bloccandomi il passaggio.
-Sei fuori di testa!- lui inarcò il sopracciglio scettico –Non ti stavo spiando, non sentirti così importante-
-Allora devo desumere che all’improvviso Roxanne Weasley ha preso l’abitudine di appartarsi con il primo bamboccio francese che capita-
-Desumi quello che vuoi- ribattei infastidita, tentando di nuovo di scansarlo –non mi interessa- lui mi afferrò il braccio, la stretta forte all’altezza del gomito mi fece gemere e mi costrinse a voltarmi.
-Credevo avessi capito che è pericoloso impicciarsi di certe faccende-
-Volevo solamente un po’ di intimità- continuai mantenendo la mia farsa.
-Se continui a fare l’eroina finirai male-
-Sai anche io sono una ragazza e magari di tanto in tanto ho voglia di fare quello che fanno le ragazze-
-Non voglio essere costretto ad occuparmi di te- stavamo facendo due discorsi separati ma continuavamo a risponderci l’un l’altro senza occuparcene. Non avrei mai ammesso che lo stavo spiando e lui non avrebbe mai creduto alla storia degli sbaciucchiamenti, ma entrambi dovevamo continuare sulle nostre rispettive strade.  Più discutevamo, più gli rispondevo a tono, più lui si avvicinava minacciosamente. Cercai di ricordare dove fosse la mia bacchetta, ma al ballo ci avevano invitato a non portarla, dunque era in dormitorio, posto nel quale, in quel momento, era perfettamente inutile.
-Mi stavo davvero divertendo prima che tu e quella strega bulgara mi interrompeste!-
-Stai giocando con il fuoco, Roxenne-
-Ti ho forse dato l’idea di curarmi delle tue opinioni, Daniel?-
-Vuoi farmi credere che ti è piaciuto baciare il campioncino delle lumache?- vidi una luce strana saettare nei suoi occhi.
-Non mi sembra di aver mai fatto commenti su te e la regina dei pazzi criminali-
-Non parlare di lei a quel modo-
-Lasciami andare-
-Perché hai qualche altro sbaciucchiamento in programma questa notte?-
Lo guardai con odio, ma soprattutto sentii forte, dentro di me, l’impellenza di allontanarlo. Non mi piaceva tutta quella vicinanza e mi metteva a disagio stare sola con lui. Lo vidi abbassare un momento gli occhi dai miei ed istintivamente mi morsi il labbro a disagio.
-Non ti voglio tra le scatole- sibilò e sentii il suo respiro infrangersi sulle mie labbra. Una sensazione, probabilmente dovuta alle mie sinapsi, cominciò a rifarsi sentire.
-Lasciami andare- ordinai appena sconvolta, ma desiderosa di mettere quanta più distanza possibile tra me e lui.
Allentò appena la presa ed io cercai di allontanarmi per andarmene, mossi qualche passo incerto, poi la sua voce mi richiamò.
-Non ci saranno altri avvertimenti- mi voltai per guardarlo ma era già sparito.


ANGOLO DI MIKA
Alloraaaa buon anno a tutte.. vi auguro che il 2014 porti finalmente a tutte noi la lettera per Hogwarts che tanto stiamo aspettando!
Sì lo so, sono in ritardo..
Sì lo so, non ho scusanti..
Perciò mi limito a sperare che il capitolo vi piaccia.. non vi è traccia di Lily e Domi, ma le loro storie saranno presenti nei capitoli successivi che riguarderanno le vacanze di Natale.. saranno più o meno tre.. credo..
Che dire? John e Rose sembra che alla fine abbiano trovato una certa sintonia.. e Scorpius, come è ovvio, non l'ha presa bene.. è la fine per loro? -_- Immagino vorrete uccidermi.. In compenso Rox ha scoperto di essere una femmina, più o meno....
Che dire... spero mi farete sapere cosa ne pensate..e cercherò di aggiornare il prima possibile <3
Aprestissimo, Mika!

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Capitolo 25
*** CHAPTER XXIV- Annunci di Natale ***


CHAPTER XXIV- Annunci di Natale

Pov Rose
Eravamo appena arrivati alla Tana. Durante le vacanze di Natale finivamo sempre tutti lì e, nonostante le migliorie che la casa aveva subito, continuavo a serbare il timore che potesse esplodere da un momento all’altro. L’odore del pranzo di Natale di nonna Molly raggiungeva tutte le stanze, anche la mia che si trovava al posto della vecchia soffitta e che condividevo con Lily, Domi e Rox.
-Sono stanca morta- si lamentò Lily lasciandosi cadere sul letto.
-Ti credo, sei tornata all’alba stanotte..- le fece notare Domi mentre sistemava la valigia.
-Una volta tanto che Hogwarts organizza una festa non clandestina fammela godere, no?-  Lily era quella tra noi che si era divertita di più al Ballo del Ceppo. Lei e Lys avevano ballato tutto il tempo, e riso ed erano tornati nei dormitori praticamente per ultimi. Cominciavo a pensare che fossero fatti l’uno per l’altra.
-Ti sei divertita con Lysino Cuoricino?- la canzonai mentre se ne stava beata sul letto, per tutta risposta mi lanciò il cuscino in faccia.
-Tra me e Lysander non c’è niente, non ti ci mettere anche tu- scoppiai a ridere divertita.
-Certo! Infatti l’imminente ritorno di Vera non ti crea nessun problema..- fece eco Domi, sedendosi al fianco di Lily.
-L’unica cosa che non mi piace di Vera è il modo in cui tratta Lysander!-
-Secondo me sei gelosa-
-No che non lo sono, smettetela!- di nuovo ridemmo.
-Io credo che tu e lui siate attratti l’uno dall’altra- a quelle parole, immediatamente, smettemmo tutte di ridere e ci voltammo sincronizzate verso Rox. Tutto ciò era paradossale. Di solito, quando iniziavano questi discorsi, lei finiva per sbuffare, prendere una rivista di Quidditch ed estraniarsi fino a che noi non ci fossimo decise a cambiare argomento. Di tanto in tanto dava di matto e lasciava la stanza dandoci delle galline. Mai, e ripeto, mai una volta era intervenuta.
-Stai bene Rox?- chiese Domi scendendo dal letto e raggiungendo nostra cugina.
-Sì, perché?- l’espressione spiazzata sul suo volto era decisamente fuori luogo.
-Stai facendo un discorso da femmina- le fece notare Lily come se parlasse con una ritardata, gesticolando.
-Ho solo fatto un’osservazione- si giustificò lei tornando a tirare fuori i vestiti dalla borsa.
-Un’osservazione da femmina- ribadì Domi, ma Rox la ignorò. Non negò, non le urlò contro, non se ne andò indispettita. La ignorò in maniera composta. Composta e sospetta. Io, Domi e Lily avevamo tutte e tre la stessa espressione dipinta in faccia. Labbra serrate, occhi a fessura ed espressione concentrata come se volessimo leggerle l’anima.
-Smettetela di guardarmi così- Rox sembrava decisamente in imbarazzo. Potevo sentire il rumore dei cervelli delle mie cugine lavorare insieme al mio. Ancora qualche secondo di silenzio poi tutte e tre sbottammo insieme.
-Cosa è successo Roxi?????- la tortura era cominciata. Da parte mia ero felice di non dover parlare dei miei problemi. Mettere in mezzo Rox, una volta tanto, mi aiutava a non pensare al disastro che stava accadendo nella mia vita.  O forse era più corretto dire, al disastro che io stessa avevo scatenato nella mia vita.
-Smettetela idiote- fece lei ridendo mentre noi tre ci eravamo avventate sul suo corpo per farle il solletico. Andammo avanti a torturarla per un po’, poi la lasciammo libera di riprendere fiato, con la minaccia di riprendere la tortura se non si fosse sbrigata a raccontarci tutto quello che le era accaduto la sera prima.
-C’è una cosa importante che devo dirvi- iniziò non appena riuscì a regolarizzare il respiro. Tutte quante ci mettemmo sedute ad ascoltarla.
-Ieri sera ho seguito Kàtia e Daniel nei corridoi, e li ho sentiti fare un discorso piuttosto interessante-
-Che discorso?- chiesi leggermente frastornata dal rapido cambio di piega della conversazione.
-Lei ha chiesto a lui di procurargli delle cose. Delle armi. Le armi dei fondatori- terminò guardandoci.
-Cosa sono le armi dei fondatori?-  guardai Lily con tanto d’occhi. Come poteva fare una domanda del genere? Possibile che io fossi l’unica ad aver letto Storia di Hogwarts?
-Seriamente? Le armi dei fondatori!-
-Scusaci se non siamo delle secchione incallite come te!-
-Non è questione di essere secchione! È questione di essere informate sul luogo dove ci prepariamo a diventare grandi. Mi lascia davvero perplessa la leggerezza con la quale prendete la vostra istruzione, fossi in voi..-  stavo per procedere con la mia filippica, ignorando le loro espressioni esasperate, e lo avrei fatto se Rox, sbuffando sonoramente, non mi avesse interrotta.
-Ok Rose! Siamo delle capre. Adesso, per favore, potresti parlarci di queste armi?-
-Va bene- accettai –La più famosa è la spada di Grifondoro, ed è ad Hogwarts. Delle altre armi non si sa molto. La leggenda dice che siano l’arco di Corvonero, l’ascia di Tassorosso e la grande spada di Serpeverde. Dove si trovino è un mistero, nessuno le ha mai trovate-
-A cosa servono?-  chiese Lily incrociando le gambe a terra.
-Per vincere una battaglia. O almeno, questo dice la profezia- rimasi ancora una volta sconvolta dalle loro espressioni confuse –La profezia di Sibilla[1] dice che verrà il giorno in cui i rappresentanti delle case si sfideranno in battaglia ed utilizzeranno tutte le armi-
-Sia come sia- mi interruppe Rox –Se Kàtia le cerca dobbiamo farlo anche noi, e dobbiamo trovarle prima di lei- annuimmo tutte quante.
Stavamo per lanciarci in una conversazione ricca di ipotesi su dove si potessero trovare quegli oggetti, ormai dimentiche della faccenda di Rox e della sua serata, quando qualcosa ci interruppe.
-Ahi- Domi era sul letto. Seduta. Un’espressione confusa dipinta sul volto e una mano poggiata sul ventre. Il suo lamento sapeva più che di emozione e sorpresa che di dolore. Nella stanza cadde il silenzio. Ancora una volta nessuno parlava, ancora una volta tutte cercavamo di capire, di pensare.
-Oh Merlino!- strillò Lily saltando in piedi.
-Oh Morgana- le feci eco io, imitando i suoi movimenti.
-Che c’è?- chiesero in coro Domi e Rox. La prima sulla difensiva e la seconda effettivamente inconsapevole.
-Da quanto lo sai?- l’accusò Lily.
-So cosa?-
-Non prenderci in giro Domi. I giramenti di testa, la debolezza, il tuo umore altalenante..- Lily camminava avanti ed indietro nella stanza, gesticolando come una pazza –Come ho fatto a non capire?-
-Come hai fatto a non capire cosa?- chiese Rox, ma tutte la ignorammo.
-Oh Merlino- raggiunsi Domi sedendomi al suo fianco –Come stai?-
-Bene.. io..-
-Come facciamo adesso? Cosa facciamo?- Lily era nel panico.
-VOLETE SPIEGARMI PER FAVORE?- strillò Rox piuttosto offesa dal fatto che noi continuassimo ad ignorarla.
Tutte e tre ci voltammo verso di lei. Domi fece un respiro profondo, rassegnata al fatto che fosse venuto il momento di confessare.
-Io.. io sono incinta Rox- disse tutto d’un fiato. Nostra cugina strabuzzò gli occhioni verdi e spalancò la bocca.
-COSA?-
-Shhhh- tutte quante le facemmo segno di tacere. Immediatamente si allontanò dalla sua borsa e raggiunse noi sul letto di Domi.
-Come lo diremo alla nostra famiglia?- mi chiesi prendendomi la testa tra le mani.
-Di chi è?- la domanda di Rox aprì la strada ad un’altra carrellata di domande.
-Lo hai detto a James?-
-Cheha detto James?-
-Ma chi se ne frega di James ragazze! Non pensate che zio Bill sia un tantino più problematico?-ancora una volta tutte e tre guardammo Rox, ricordandoci di quanto poco sapesse.
-Che c’è?- chiese con una leggera ansia nella voce –Cosa non so?-
Domi guardò Rox seriamente in difficoltà. –è meglio se ti siedi- consigliai facendole inarcare ancora di più le sopracciglia.
-Rox, c’è una cosa che io non ti ho detto..- iniziò Domi torturandosi le mani, lei le prestava tutta la sua attenzione –James ed io stiamo insieme-
-James chi?-
Tutte quante la guardammo esasperate –James Sirius-
-Che coincidenza, come nostro cugino- ridacchio, ovviamente fuori luogo, poi ancora una volta strabuzzò gli occhi –Non vorrai dire … non sarà .. stai scherzando vero?- strillò sconvolta.
Probabilmente la nostra conversazione sarebbe andata avanti all’infinito se proprio in quel momento non fosse entrata zia Ginny ad avvertirci che il pranzo era pronto.
 
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PoV Domi

 
Le mie cugine ancora non si erano riprese. Stavamo tutti nella sala. La tavola era imbandita a festa da nonna Molly, e loro ancora non si decidevano ad aprire bocca limitandosi a guardare me e James alternativamente, con gli occhi sbarrati. In particolare Roxanne faceva anche fatica a tenere la bocca chiusa per la sorpresa. Ovviamente avrebbe voluto riempirmi di domande, ma non era quello il luogo, né il momento per dare risposte. In realtà cominciavo a dubitare che sarebbe mai arrivato il momento giusto.
Azzardai un’occhiata verso James, non ci parlavamo da prima del ballo, al quale lui era venuto con Cami, che adesso se ne gironzolava allegra, con quel suo sorriso ipocrita stampato sulla faccia, nella sala da pranzo della tana, seguendo James come se qualche incantesimo la tenesse appiccicata a lui.
Per evitare di vomitare decisi di raggiungere in cucina zia Ginny e zia Hermione.
-Tesoro, perché non ti siedi?- mi chiese zia Herm quando mi vide alle loro spalle.
-Volevo darvi una mano-
-O volevi stare lontana dalla gallina che mio figlio ha portato qui?- intervenne Ginny sbirciando oltre la porta con un’espressione schifata. Rimasi immobile e sentii il cuore stringersi. Possibile che mi avesse scoperta? La guardai aprendo la bocca, cercando di dire qualcosa, di spiegare ed inventare una scusa credibile per la quale stare nella stessa stanza con James e la sua presunta ragazza mi riuscisse così difficile. Ma niente, boccheggiavo.
-Oh Ginny smettila! Domi è semplicemente troppo gentile per non venirci a dare una mano- aggiunse dandomi un delicato buffetto sulla guancia –Non tutte siamo come te, che odi qualsiasi ragazza si avvicini ai tuoi figli-
-Non odio qualsiasi ragazza. Solo non capisco che motivo c’era di portarsela a Natale- mi voltai verso zia Herm con un’espressione in faccia che praticamente urlava “zia Ginny ha ragione” ed attesi la sua risposta. Lei continuava ad occuparsi dell’arrosto, e parlava dandoci le spalle.
-Te lo ha spiegato James. Le vacanze sono brevi, la sua famiglia è lontana e non poteva tornare a casa. Cosa avrebbe dovuto fare? Passare il Natale da sola?-
-Sono tutte scuse Hermione. Quella vuole mettere le mani sul mio bambino. Vuole incastrarlo..-
-Ha ragione zia Ginny- intervenni annuendo, mettendomi al suo fianco ed incrociando le braccia al petto, imitando la sua postura. Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Spero solo che non sia così idiota da metterla incinta- nuovamente sbarrai gli occhi, la gola mi si seccò all’istante. Cosa avrebbe pensato di me? Nella mia testa si manifestò vividissima l’immagine di zia Ginny che mi puntava contro il dito urlandomi di aver incastrato James. Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi.
-Allora? È pronto?- fortunatamente l’ingresso di mia madre distrasse tutti dalla conversazione. Mi passò affianco guardandosi intorno per controllare se ci fosse ancora qualcosa da fare, poi posò il suo sguardo su di me. Mi irrigidii vedendo una scintilla critica attraversare i suoi occhi.
- Cheriè, stai mangiando troppo ad Hogwarts?- mi chiese stringendo gli occhi.
-N.. no mamma- risposi balbettando portando automaticamente una mano al ventre.
-Credo di sì, amour. Sei ingrassata-mugugnai ancora qualcosa e lasciai la cucina alla velocità della luce.
-Fleur, non le dire così, è un’adolescente, le fai venire i complessi!- il cuore mi si strinse dopo la difesa di zia Ginny, e forse per la prima volta mi sentii veramente in colpa.
                                
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Il pranzo fu allegro. Eravamo talmente tanti e la tavolata era talmente lunga che riuscii a distrarmi da Cami e James. Anche le mie cugine riuscirono a sembrare normali, dopo un po’, senza pensare alla mia gravidanza.
Inoltre erano mesi che non vedevo mia sorella e Teddy. Ed erano entrambi lì, seduti al tavolo con noi, belli come sempre e luminosi e felici.
Avevo sempre ammirato Vicky. E non solo per le ragioni più ovvie. Insomma era coraggiosa, divertente, ammirata da tutti, ed era la ragazza più bella del mondo probabilmente, ma anche per la sua capacità innata di essere felice e di rendere felici gli altri. Vicky portava gioia, ovunque andasse. E le veniva tutto facile. Per questo l’avevo sempre ammirata, ed anche un po’ invidiata. E adesso era lì, davanti a me, che parlava a ruota libera con zia Angelina dei suoi progressi nel lavoro, e della sua carriera. Accanto a lei Teddy la guardava in un modo che mi fece quasi commuovere. Era sempre stato così, lui non aveva occhi che per lei, anche se noi tutte eravamo state innamorate di lui da bambine. C’era stato un periodo che ogni volta che Vicky gli passava accanto, i capelli di lui diventavano più rossi di quelli di Rose.
Forse avrei dovuto parlarne con lei, dirle tutto quello che era successo. Sicuramente mi avrebbe aiutata, avrebbe saputo cosa fare. Immaginai la sua faccia sconvolta, ma ero sicura che parlarne con lei sarebbe stata la scelta migliore.
Avevamo finito di mangiare, quando vidi Teddy e Vichy davanti a me scambiarsi uno sguardo complice. Lui posò la mano sulla sua, e lei annuì sorridendo. Strinsi gli occhi davanti a quella scena, sembrava come se stessero silenziosamente comunicando.
Vicky si voltò verso la tavolata. La vidi guardare tutti. In quel momento, nessun altro a parte me le stava prestando attenzione. La vidi indugiare con lo sguardo su papà e mamma. Poi all’improvviso si alzò in piedi, attirando l’attenzione di tutti tossicchiando forzatamente. In un momento il silenzio calò.
Lei si morse il labbro appena ed abbassò un momento lo sguardo, fece cenno a Teddy di alzarsi in piedi anch’egli. Poi prese fiato e come sempre fece sembrare tutto semplice.
-Ci sposiamo-
Il tavolo esplose in un boato. Ognuno di noi si alzò, urlò e fischiò, tentò di raggiungere i due per abbracciarli.
Zio Harry abbracciò Teddy talmente a lungo che pensai avesse intenzione di stritolarlo. Mia madre era inconsolabile, non faceva che piangere. E mio padre anche, si tratteneva a stento.Insomma in un momento era scoppiato il putiferio. Trascorremmo almeno un’ora a parlare solamente di questo, a fare domande. Fino a che gli animi si calmarono. Alcuni si misero a giocare a carte, altri a chiacchierare. Io mi sedetti con mia madre, nonna Molly, le mie zie e Vicky davanti al camino.
Mia sorella era talmente radiosa che riuscì a farmi dimenticare ogni cosa. Mi persi nel racconto di come Teddy si fosse proposto. Potevo quasi vederlo, mentre saliva in piedi sul banco dell’accettazione al San Mungo, dove Vicky stava facendo il tirocinio, e le praticamente urlava di sposarlo.
Non appena finì il racconto tutte quante ridemmo commosse, poi Victorie si voltò verso di me, l’espressione follemente felice –Sarai la mia damigella d’onore Domi. Dobbiamo trovare il vestito- parlò mentre mi prendeva le mani tra le sue. Mi faceva sentire così sicura ed in pace quel contatto che non mi accorsi nemmeno di James e Cami che venivano verso di noi.
-Il matrimonio sarà in primavera, lo so che è presto ma non potevo più aspettare..- continuò Vicky rivolgendosi a tutte, senza lasciare la mia mano.
-Per allora sarà un problema trovare qualcosa che ti stia bene Domenique!- raggelata dalla sorpresa mi voltai verso Cami. James la guardava con gli occhi sbarrati, mentre la scortesia di lei non passava inosservata, ma arrivava talmente inaspettata che nessuno ebbe la prontezza di risponderle.
-Cami, per favore- tentò James, la voce leggermente alterata dal panico.
-Questo Natale vi ha portato un sacco di belle novità- fece lei, rivolgendosi falsamente gentile alla mia famiglia, mentre lasciava con disinvoltura il braccio di James.
-Una sposa bellissima e radiosa ..- iniziò indicando Vicky, guardai James, era talmente nel panico che nemmeno si muoveva –Una damigella affettuosa .. – fece un passò verso di me che nel frattempo ero scattata in piedi. Non lo avrebbe fatto, adesso si sarebbe fermata, voleva solo spaventarmi. Non avrebbe mai osato andare oltre.
Mai sottovalutare una maledetta stronza. Perché se pensi che sia una maledetta stronza, spesso lo è, e non si fermerà davanti a nulla per distruggerti. Fece un ultimo passo verso di me ed spiegabilmente mi sembrò di assistere alla scena al rallentatore. Allungò il braccio fino al mio ventre –Un bambino..- disse accarezzandolo lievemente –immagino starete esplodendo di gioia- .
Non ci fu nessun boato per me. Niente fischi, o grida né abbracci. Solo un silenzio atterrito.
-Come hai potuto fare una cosa del genere Cami?- chiese James sconvolto allontanandola da me tirandola per un braccio.
-Mi sono solo congratulata. Cosa ho fatto di male?- insistette portando avanti la sua commedia, prima di lanciarmi uno sguardo di sfida. Avrei voluto raggiungerla e picchiarla e urlarle contro ed annientarla. Istintivamente cercai la bacchetta che portavo alla cintola e la strinsi, ma qualcosa o meglio qualcuno mi distrasse. Mia madre.
-Sei incinta?- lo shock era passato. Adesso al posto dell’assordante silenzio che avevo tanto odiato c’era un brusio ed un vociare confuso. Le domande, le affermazioni di stupore, arrivarono tutte insieme ed a stento capivo da chi provenissero. Neanche mi lasciavano rispondere. Si rispondevano l’un l’altro, senza ascoltarmi, senza davvero voler sapere quale fosse la mia versione dei fatti.
-Da quanto?- mamma.
-Come è potuto succedere?- zia Hermione.
-è una catastrofe- mamma.
-Chiunque sia stato io lo uccido- zio Ron.
-Chi è il padre?- zia Ginny.
-Perché non me lo hai detto?- Vicky.
-Perché giustamente sapeva di doversi vergognare- decretò zio Percy.
-Povera la mia bambina- nonna Molly.
-Chi è stato? Io lo ammazzo! Giuro che lo ammazzo!- papà. Era folle, fuori di sé e zia Ginny gli dava man forte. Stavano progettando di uccidere chiunque mi avesse messa incinta. Papà, i miei zii, nonno, i miei cugini, mio fratello.
-Dimmi chi è stato Domi- zia Ginny mi afferrò per il braccio strattonandomi.
-Oh, signora. Credo che Domi non sappia con certezza chi sia stato- intervenne Cami. Un altro punto per lei. Non potevo che darle ragione. Non avrei potuto dire niente, né inventarmi niente.Non era una cosa sulla quale avrei potuto mentire, e dire la verità, in quel momento, mi sembrava fuori discussione.
-Stai zitta vecchia ciabatta!- la voce furiosa di Rox mi fece saltare. Come una furia si avventò su Cami spingendola atterra.
-Quella è la mia bambina!- gongolò zio George, ma nessun altro badò a loro.
-Che vuol dire che non lo sai?- mamma.
-Quanti potrebbero essere stati?- zia Angelina.
-Fai una lista-zio Harry.
-Come hai potuto farmi una cosa del genere? Io mi fidavo di te, Domi- mi voltai verso mio padre. Non lo avevo mai visto così arrabbiato –Credevo che fossi una brava ragazza, con la testa sulle spalle, ed invece? Torni a casa incinta e non sai dirmi chi è il padre! Cosa devo pensare di te?- sentii le lacrime scendermi copiose sulle guance. Lo supplicai con lo sguardo di smetterla di urlarmi contro, ma non era nella disposizione d’animo di ascoltarmi. Come potevo dargli torto? Cercai di convincermi mentalmente che gli sarebbe passata, ma a vederlo in quello stato, non potevo che dubitarne.
-ADESSO BASTA- i brusii ed i mormorii si spensero all’istante. James aveva praticamente urlato. Addirittura Rox e Cami avevano smesso di accapigliarsi.
-No- sussurrai, ma lui mi ignorò. Si fece avanti e mi raggiunse, davanti a mio padre.
-Zio, non è come credi- disse –Non è come credete tutti- disse poi rivolgendosi alla numerosa platea dei nostri parenti.
-Domi è una brava ragazza. Sa perfettamente chi sia il padre di suo figlio-
-Adesso basta difenderla James, questo non è come quando eravate bambini e tu cercavi di tirarla fuori da tutti i casini nei quali si cacciava- intervenne papà. Istintivamente mi strinsi al braccio di Jamie.
-Non la sto difendendo, sto solo dicendo la verità che lei non vi dice-
-No, Jamie…- non volevo che lo sapessero così. Sapevo che sarebbe stato difficile, ma mai avrei immaginato che sarebbe stato così.
-Rimanere incinti è una cosa stupida, è vero. Ma Domi sa perfettamente chi è stato. E non è stato il frutto di una ragazzata …-
-Se non vuole farlo lei fallo tu. Dicci il nome di quell’idiota- Louis sembrava sul piede di guerra. Aveva raggiunto mio padre, e come tutti nella sala guardava verso di noi.
-Non.. non farlo- balbettai. Lui mi passò un braccio intorno alle spalle e mi sorrise debolmente. Potevo quasi sentire la sua voce, mentre con gli occhi cercava di rassicurarmi, di dirmi che sarebbe andato tutto bene.
-Sono io quell’idiota- non sentii cosa accadde dopo. Era stato troppo. Ricordo solo quelle parole, dopo le quali svenni.
 
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PoV Rose
Avevo la testa che mi scoppiava. Dopo la scena a pranzo, nonna Molly e nonno Arthur avevano convenuto che in quel momento la Tana fosse troppo affollata, e che i grandi avevano bisogno di tempo e tranquillità per parlare con Domi e James. Dunque avevano spedito tutti noi a Diagon Alley, per un gioioso pomeriggio di chiacchiere. Immagino fosse per quel motivo che io, Rox , Lily e Vickyfossimo sedute al tavolo di un bar senza dire una parola da circa un’ora.
-è stato terribile- sentenziò alla fine Rox –Ho pensato che venisse un infarto a zio Bill-
-L’ho pensato anche io- convenne Vicky sbattendo la testa sulle mani –Voi lo sapevate?- ci chiese dopo un altro momento di silenzio, provocando da parte mia e di Lily l’immediata assunzione di un’espressione colpevole –Perché non me lo avete detto!?-
-Non guardare me, l’ho saputo stamattina- si giustificò Rox.
-Come finirà? –
-Li cacceranno di casa?-
-Non essere sciocca Rox!- ci interruppe Vicky –Si prenderanno una bella tirata d’orecchie. Adesso sono tutti sconvolti ma .. – fece una pausa –Sono sicura che capiranno-
-Credo che lei volesse dirtelo- guardai Vicky mentre si mordicchiava le labbra, e sorrise debolmente prima di parlare –Mi dispiace solamente non averle potuto stare vicino-
-A me invece dispiace non essere riuscita a strappare tutti i capelli di quella megera!- sbuffò Rox.
-Va bene ragazze. Cerchiamo di distrarci, ok? Trascorrere il pomeriggio di natale depresse ed in silenzio non aiuterà né noi, né Domi- Vicky alzò la testa e chiamò il cameriere, ordinando del the –Come è andato il ballo del Ceppo?-
-è stato fantastico! Sono andata con Lysander, ci siamo divertiti da morire- mentre parlava Lily sorrise tra sé, probabilmente ricordando qualche battuta della sera prima.
-Con Lys?- la voce di Victorie era tutta un sottinteso, Lily scosse la testa.
-Non è come credi. Siamo andati da amici-
-Dimmi quello che ti pare, ma ho sempre avuto il dubbio che avesse una cottarella per te-
-Non credo. Adesso, teoricamente, è con Vera- fece lei sbuffando. Probabilmente mi stavo sbagliando, ma mi sembrò di cogliere una leggera nota di disappunto nel tono con il quale Lily pronunciò quel nome. L’aveva sempre tollerata poco. In realtà nessuna di noi era mai andata particolarmente d’accordo con Vera. Lei era sempre troppo impostata e rigida, non aveva mai fatto molti sforzi per integrarsi con noi. Più che altro trascinava Lys con i suoi amici e andavano a vedere mostre o concerti. Un tempo avevo invidiato quei loro passatempi.
-E voi?- mia cugina si voltò verso me e Rox facendo ondeggiare i capelli dorati.
-Non voglio parlarne- sbuffai portando alla bocca il the ancora bollente.
-Non c’è molto da dire. Il ballo è riassumibile così. orde di adolescenti con gli ormoni in subbuglio che pomiciavano, o piangevano o litigavano-
-Smettila Rox. Parli come una zitella acida!- la rimproverò Lily, dopo quello che era successo a pranzo, i sospetti che quella mattina avevamo avuto su di le erano andati dimenticati.
-Sto semplicemente dipingendo la realtà dei fatti-
-Comincio a pensare che tu sia invidiosa perché nessuno ti ha baciata-
- E chi te lo dice?- fece lei piccata dall’osservazione. Feci scattare la testa in alto e fissai Rox con tanto d’occhi –Hai baciato Charles!- lo urlai quasi –Lo sapevo!-.
-Non capisco cosa hai da essere tanto sconvolta-
-Non ci credo!- Lily si stava praticamente strozzando, mentre Vicky ci guardava divertita dal nostro siparietto.
Mi voltai un attimo verso di lei, ed una figura, in lontananza, alle sue spalle, catturò la mia attenzione. Sentii il cuore nel petto palpitare un po’ più forte –Scusate.. io.. torno subito- mi scusai lasciando la mia sedia. Sentivo i loro occhi puntati sulla mia schiena mentre mi allontanavo dal tavolo. Ma non mi importava, non in quel momento. Poco lontano c’era Scorpius. Era da solo, aveva appena voltato l’angolo. Non aumentai il passo per paura di perderlo. Non lo feci perché forse, una parte di me, quella codarda che non meritava affatto di essere chiamata Grifondoro, sperava di non fare in tempo a raggiungerlo. Dovevo parlare con lui. Al ballo del Ceppo avevo baciato John, e sebbene io e Scorpius non fossimo esattamente una coppia, volevo definire le cose. Avevo deciso di dare a John una possibilità, ed anche di darla a me. Mi ci era voluta tutta la notte, dopo quel bacio, per pensarci, e fino a che non avevo visto Scorpius ancora ero incerta. Ma non potevo andare avanti così. Noi eravamo capaci solamente di farci del male.
Svoltai l’angolo quasi certa di averlo perso. Rasserenata dal fatto che avrei sempre potuto scrivergli, almeno non avrei dovuto guardarlo in faccia mentre parlavo, anche perché non sapevo nemmeno esattamente cosa raccontargli.
Svoltai l’angolo e saltai su me stessa dalla sorpresa quando me lo trovai davanti, stretto nel mantello nero, in piedi perfettamente eretto.
-Ciao- fece sorridendo sghembo.
-Mi hai spaventata!- dissi non appena ripresi fiato.
-Strano visto che eri tu a seguire me- evidentemente mi aveva vista, e mi stava aspettando.
Mi guardai le scarpe, indecisa su cosa dire. Il suo volto gelido e completamente inespressivo non aiutava.
-buon.. buon Natale- balbettai sentendomi una stupida.
-Mi hai seguito per farmi gli auguri?- fece inarcando appena il sopracciglio –Auguri anche a te- continuò mentre non schiodava lo sguardo dai miei occhi.
-Senti Scorpius- raccolsi il coraggio a due mani –devo parlarti di una cosa-
-Di te e di Corner immagino .. – lo guardai senza riuscire a trattenere lo stupore –vi ho visti- questa volta, dal tono della sua voce, trapelò luna freddezza sprezzante.
Mi torturai le mani –Mi dispiace. Io .. io .. –
-Tu cosa?-
-Io avrei voluto parlartene di persona-
-Non c’è bisogno che tu mi dica niente, Weasley. È tutto molto chiaro- sentii la rabbia montare dentro di me. Non so bene a cosa fosse dovuta. Forse al tono sprezzante con cui era tornato a chiamarmi per cognome, o forse dal disgusto che lessi nei suoi occhi, o semplicemente dalla fredda indifferenza che ostentava.
-Non trattarmi così! sei venuto al Ballo con la tua ex-
-Lasciamo stare, Weasley. Non ho voglia di discutere- si allontanò da me di un passo e fece per voltarsi, ma non glielo permisi. Gli afferrai il braccio cercando di tirarlo indietro e contemporaneamente tentando di recuperare la calma.
-Tra noi è tutto sempre così difficile- iniziai ripetendo a mente il discorso che mi ero fatta mille volte –Non facciamo che ferirci, litigare, stare male. un momento sembra che tutto vada bene, quello dopo tu vieni al ballo con la tua ex, oppure salta fuori un altro problema. Prima di te non sono mai uscita con nessun altro, non ho nemmeno idea di cosa voglia dire avere una relazione normale, senza drammi e ..-
-Non mi interessa Rose!- sbottò lui –Non mi interessa ascoltare tutte le colpe che hai da scaricarmi addosso- mentre parlava si avvicinava a me. L’atteggiamento rabbioso lo faceva sembrare ancora più alto.
-Io, non sto dando la colpa a te..- cercai di calmarlo, spiazzata dalla sua reazione.
-Ah no?- fece sarcastico –La verità è che la colpa è la tua! Sono venuto al ballo con Britney, è vero, ma tra noi due sono io quello che ha sempre lottato. Sono io che ti ho rincorsa, che ti ho detto di amarti, che ho creduto in quello che c’era tra noi- ormai stavo spalle al muro. Lui mi fronteggiava, sempre più arrabbiato. Le gote spiccavano arrossate, sulla pelle candida. Le sue parole si condensavano nell’aria per il freddo, ed io lì, appiccicata al muro, riuscivo solo a pensare a quanto fossero belli i suoi occhi illuminati dalla rabbia.
-ho provato a cambiare per te, ad essere migliore per te. Cosa hai fatto tu, se non puntare il dito per darmi la colpa di qualsiasi cosa accadesse nel raggio di kilometri?- le pupille nere ed allargate rendevano ancora più brillanti le iridi ghiaccio. Sentivo il suo profumo, promanare da lui prepotente ed invitante.
-Ti sei buttata tra le braccia di un altro senza pensarci due volte!- mi accusò. Il suo sguardo saettò sulle mie labbra, ed istintivamente le dischiusi. Tentai di dire qualcosa, ma il mio cervello era in totale black out.
-E adesso te ne stai lì- era vicinissimo a me –e mi guardi in quel modo- la sua voce era più bassa, quasi una carezza balsamica rispetto alla ferocia con la quale fino a poco prima aveva parlato.
-E mi fai venire voglia di baciarti, e vorresti essere baciata- le sue labbra erano ad un centimetro dalle mie. Decisamente quello non era il miglior modo per iniziare la mia relazione con John. Quello però lo pensai dopo. Lì per lì ero completamente ipnotizzata da lui.
-Non ti bacerò Rose- eravamo talmente vicini che mentre parlava le nostre labbra si sfioravano. Sentivo i polmoni reclamare aria, non sapevo in che momento precisamente avessi smesso di respirare.
-è così difficile..- sussurrai mentre non accennava minimamente a muoversi.
-è una tua scelta- il suo odore mi intorpidiva il cervello ed i muscoli.
-Scorpius- sussurrai il suo nome come fosse una preghiera. Stavo pregando, ma non sapevo per cosa. Lo stavo pregando di baciarmi? Di allontanarsi? Di sparire? Di perdonarmi? Passammo diversi secondi in quella posizione.
-ROSE?- la voce di Lily, oltre l’angolo che mi cercava, interruppe la magia. Mi defilai di lato, allontanandomi da lui, temendo, per qualche ragione, di essere beccata per l’ennesima volta a cedere a tutte le sensazioni che stavo provando. –Arrivo- strillai per poi voltarmi, senza ancora una volta avere idea di cosa altro dirgli. Quando tornai a guardare nella direzione dove lo avevo lasciato, Scorpius era sparito.
 
                                                                                   **************************************************************

PoV Domi
Mi ero ripresa ed avevo parlato con i miei. La conversazione era stata lunga e difficile, ero stremata. Me ne stavo in camera, felice che le mie cugine non fossero presenti, non volevo rispondere ad altre domande. Mi appoggiai alla testiera del letto, portandomi le coperte sopra, sperando che, nonostante fosse presto, riuscissi a prendere sonno e a non svegliarmi fino alla mattina dopo.
Covavo la segreta speranza di accorgermi che fosse solo un sogno.
Un bussare sommesso, mi distolse dai miei pensieri –Posso?- James si affaccio, dopo che per una manciata di secondi non gli risposi.
Sorrisi debolmente ed annuii –Non credo di avere molto tempo. Ancora non sono sicuro che zio Bill abbia definitivamente deciso di lasciarmi in vita- ridacchiai mentre lui raggiungeva il mio letto e gli feci spazio affinché si sedesse.
-Mi dispiace tanto Domi- allungai la mano per permettergli di afferrarla. Era bellissimo con quello sguardo contrito.
-Non è colpa tua-
-Sì che lo è!- mi zittì –Non avrei dovuto portare Cami, avrei dovuto parlarne subito con i nostri genitori e .. soprattutto .. non avrei dovuto metterti incinta- abbassò lo sguardo sulla mia mano. Nel frattempo avevo preso a disegnare cerchi con le dita sulla sua pelle.
-Certe cose si fanno in due-
-Sì ma tu sei così piccola. Ed io sono stato un perfetto idiota..-  mi sporsi in avanti e gli accarezzai una guancia, costringendolo ad alzare lo sguardo.
-Ti amo Jamie- gli dissi prima di appoggiare le mie labbra sulle sue.
Un tossicchiare nervoso ci distrasse. Come scottata mi ritrassi da James, guardai verso la porta e trovai zia Ginny appoggiata allo stipite con le braccia incrociate.
-Vado di sotto- James saltò in piedi lanciandomi un ultimo sguardo.
-Sarà meglio- osservò zia con voce severa. Non appena ebbe lasciato la stanza io abbassai gli occhi. Sentii i suoi passi verso di me, e mi accorsi dal materasso che si abbassava che si era seduta dove, poco prima, era James.
-Siete due imbecilli- decretò. Il rimprovero nel suo tono era attutito dalla preoccupazione –Guardami Domenique!- alzai gli occhi a fatica sui suoi, e rimasi stupita dal non leggervi dentro l’accusa.
-Perché non lo hai detto prima?-
-Avevo paura..- ammisi tornando a guardarmi le mani –A te non piacciono mai le ragazze di James..- lei strabuzzò gli occhi sconvolta –Come hai potuto pensare di non piacermi tu?- mi chiese, ma era una domanda retorica, alla quale non risposi.
-Siamo tutti sconvolti bambina, ma siamo la vostra famiglia e vi amiamo più di ogni altra cosa..-
-Mi dispiace così tanto zia- iniziai a singhiozzare. Non riuscivo a trattenere le lacrime, tutta la tensione, la preoccupazione, la vergogna vennero fuori prepotenti. Lei si avvicinò abbracciandomi, e mi sentii ancora più piccola e sciocca. Come da bambina, quando cadevo sbucciandomi le ginocchia.
All’improvviso, successe di nuovo. Un piccolo movimento mi sconquassò ancora l’anima. Come se lui o lei volesse consolarmi. Mi irrigidii e zia mi guardò incuriosita mentre tra le lacrime sorridevo.
Le presi la mano e l’appoggiai sul mio ventre, quello si mosse immediatamente.
-Sarò la nonna più figa del mondo- decretò lei cercando di nascondere l’emozione. Ma aveva gli occhi lucidi.



ANGOLO DI MIKA
Salve a tutte ragazze!!! Bene, primo capitolo sulle vacanze di Natale, abbastanza incasinate direi!
Che dire? Sono abbastanza soddisfatta, anche perchè Domi-James e Rospius sono le coppie alle quali sono più affezionata!
Nel prossimo capitolo si parlerà di Capodanno, ci sarà una festa e saranno quindi presenti anche gli altri personaggi. Vedremo un po' cosa accadrà e che combineranno! Nel frattempo, spero vivamente che vi sia piaciuta questa svolta, e non vedo l'ora di sapere cosa ne penserete!
Un abbraccio forte...
Aprestissimo, Mika!
 
[1] Non si tratta della prof

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Capitolo 26
*** CHAPTER XXV- Alla baita (Capodanno parte I) ***


CHAPTER  XXV- Alla baita (Capodanno parte I)

Mamma e papà mi raccontavano sempre che a Natale, ai loro tempi, alla tana i regali comparivano puntuali. Ma da quanto potevo ricordare, questa salubre abitudine era andata perduta negli anni. Arrivavano sempre il giorno dopo.
Forse perché eravamo tanti, e tutti i grandi lavoravano, ed era difficile coordinarsi per non avere doppioni, fatto sta che i regali ritardatari erano diventati una tradizione.
Quella mattina mi svegliarono le urla impazienti ed esaltate di Rox. Strabuzzai gli occhi, saltando seduta sul letto.
-Che è successo?- farfugliò Lily ancora mezza addormentata.
Nonostante la cucina fosse lontana dalla nostra stanza, sentivamo la voce di Rox come se fosse affianco a noi.
-Grazie Grazie Grazie!-
Ci guardammo confuse mettendoci qualche secondo di troppo per realizzare. Poi, non appena il sonno smise di annebbiare le nostre menti, saltammo giù dal letto per raggiungerla, mentre ancora eravamo in pigiama, impazienti di vedere cosa avesse ricevuto.
La scena a cui assistemmo era quella di una pazza, con la vestaglia verde acido ed i capelli arruffati che sfrecciava nella cucina su una scopa nuova fiammante, rischiando di decapitare tutti i nostri parenti.
-Vai fuori a provarla Rox!!!- strillò nonna Molly agitando la bacchetta. Nonostante fossero appena le nove, già era impegnata nella preparazione del pranzo.
-George! Dille qualcosa!- zia Angelina cercava di attirare l’attenzione del marito, che però era irrimediabilmente piegato in due dalle risate, dal momento che Rox, provando la sua scopa, aveva accidentalmente colpito in testa zio Percy.  Io, Lily e Domi eravamo scese insieme. Prendemmo posto a tavola, vicino alla tazza, per ognuna di noi, c’erano un numero esagerato di pacchi e pacchetti. Come ogni anno. La situazione con Domi era ancora tesa. Nonna Molly, dopo un paio di giorni di shock, aveva deciso che quel bambino sarebbe stato una benedizione, ma zio Charlie e zia Fleur non l’avevano presa affatto bene. Tuttavia, quella mattina, l’atmosfera era piuttosto rilassata.
Lucy era radiosa e girava per la cucina con il suo nuovo piccolo gufo. Aveva tutte le piume arruffate ed era poco più grande di un boccino d’oro. La cosa strana erano gli occhi. Non erano gialli, ma completamente neri, come la pece, al punto che non si vedeva la pupilla. E continuava a svolazzare confusamente, poggiandosi sulla spalla di lei ogni tre battiti di ali.
-Che è questo chiasso?- la voce di Albus veniva dalle scale. Scendeva stropicciandosi gli occhi. Aveva il pigiama a righe bianco e verde troppo corto, con le caviglie lasciate scoperte ed i piedi scalzi.
-Regali Al!- strillai contenta prendendo una scatola che era in cima alla pila dei miei regali.
Lui finì di sbadigliare e raggiunse il suo posto, vicino a me, e cominciò a trafficare con i suoi pacchetti.
Guardai curiosa la scatola che avevo in mano incuriosita. Notai che sia Lily che Rox che Domi ne avevano una simile. Domi la teneva in mano e mi guardò curiosa.
Aprimmo il pacchetto insieme.  Nello stesso istante, quattro piccole, dolci e colorate Puffole pigmee uscirono dalle scatole volteggiando. La mia era rosso acceso. Era un maschio, e cominciò immediatamente a rimbalzarmi sulla testa. Aveva gli occhi dorati. Una puffola grifondoro.
-Oddio, sono bellissimeeee!- strillammo tutte insieme. Nonno Arthur sorrise, abbracciando nonna Molly.
-Te lo avevo detto che gli sarebbero piaciute-
Immediatamente, decisi di chiamarla Godric. Infondo era rosso ed oro, non potevo chiamarla in nessun altro modo.
Quella di Lily era rosa ed era una femmina, gli occhi erano celesti. La chiamò Edvige, in onore della prima civetta di zio Harry, quella di Rox era anche una femmina, verde e particolarmente dispettosa. La prima cosa che fece fuori dalla scatola fu mordere un dito a Fred che era lì affianco, la chiamò Nymeria, e Domi chiamò la sua puffola celeste Niko. Passammo praticamente tutta la mattina ad aprire gli altri regali e a giocare con i nostri nuovi amici pelosi.  Nymeria aveva già fatto infuriare Albus, visto che aveva deciso di andare al bagno sul suo nuovo volume illustrato di Quidditch nel mondo, e ridemmo per almeno un quarto d’ora mentre lui correva dietro alla Puffola minacciandola, e Rox faceva altrettanto con lui.
Avevo aperto praticamente tutti i pacchi, ne erano rimasti solamente due, e non avevo idea di chi potessero essere. Presi il primo tra le mani, era soffice e leggero. Tirai fuori il biglietto, mezzo stropicciato e mi venne da sorridere.
Ciao Rose! Spero riesca ad arrivarti in tempo, ma non ne sono certo, sai il mio Gufo non è il massimo. Comunque volevo solo che sapessi che ti penso e che sono felice per .. insomma lo sai. Buon Natale, e mi raccomando scrivimi. John.
P.s. Spero tu abbia deciso di darmi quella possibilità.”
-Ehi… allora è una cosa seria!- mi voltai interdetta verso Domi che si sporgeva oltre la mia spalla. E scossi la testa. Aprii il pacchetto e ci trovai dentro una sciarpa di lana enorme e morbidissima, verde bottiglia.
-Il verde dona alle rosse..- disse ancora –Non hai niente di meglio a cui pensare Domi?- le chiesi senza degnarla di uno sguardo, e facendola scoppiare a ridere.
-Da quando hai aperto il tuo cuore ai ragazzi sei uno spasso Rose- disse tra le risate –Non vedo l’ora che lo faccia anche Rox!-  non prestai molta attenzione alle parole di Domi, ero troppo concentrata su l’ultimo pacchetto. Era piccolo, nero, con un nastrino argento. Rigirai la scatola tra le mani. Era così elegante, così perfetta, diversa da tutti gli altri pacchi che avevo ricevuto. Mi morsi il labbro inferiore mentre guardavo il biglietto poggiato sopra la scatolina, senza il coraggio di aprirlo. Cercai di far smettere le mie dita di tremare, socchiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
Lo avevo comprato ormai, sarebbe stato inutile non fartelo avere. È una cosa che ti appartiene, anche se dubito che imparerai mai ad usarla. Buon Natale. S.H.M.
Aprii la scatola impaziente. Dentro c’era un ciondolo. Era una chiave d’oro bianco, con una gemma rossa incastonata nell’impugnatura.  Serrai le labbra mentre, con fatica, cercavo di impedirmi di piangere e di mettere a tacere quella parte di me che continuava a farmi una colpa di come fossero andate le cose con lui.
-Fantastico!- la voce entusiasta di Albus mi distrasse, mi voltai verso di lui. Se ne stavo dietro Lily, che leggeva una lettera con un’espressione beata e sorridente stampata in volto.
-Chi è?- chiesi incuriosita cercando di ignorare le pantofole a forma di calderone che Albus portava ai piedi. Dovevano essere un regalo di Bonnie.
- è Lis! Dice che casa sua in montagna è disponibile! Facciamo Capodanno sulla neve-
 
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PoV Lily

Ero così contenta! Finalmente eravamo arrivati nella baia in montagna di Lys e Lorcan. Mi guardai intorno. insomma, ad Hogwarts nevicava sempre, ma il paesaggio, lì, era magico. Di gran lunga superiore, lo avevo sempre adorato, sin da quando ero bambina.
La baia non era enorme, completamente in legno scuro, con il classico tetto spiovente. Di lato c’era la legnaia, colma di ciocchi e ciocchetti. Era una baia tipicamente babbana, nonostante questo l’atmosfera era magica.
-Ehi ragazze!- l’entusiasmo nella voce di Alice era riconoscibile. Notai subito che indossava lo scalda orecchie di peluche rosa che le avevo regalato. Non mi lasciò il tempo di risponderle perché mi raggiunse se mi saltò addosso, tanto che rischiammo di cadere entrambe a terra.
-Mi siete mancate così tanto! Non vedevo l’ora che arrivaste!- parlava come al solito ad una velocità disumana. Fortunatamente lasciò la presa abbastanza presto, e andò a concentrarsi su Domi.
-Come hai potuto non dirmi niente!- l’accusò puntando il dito. L’espressione era corrucciata, ma un secondo dopo già poggiava la mano contenta sul ventre di mia cugina.
-Ciao Alice..- non avevamo parlato di quello che era accaduto con Louis. Tanto è vero che, finchè non lo sentii balbettare il suo saluto imbarazzato, non pensai minimamente a quello che era successo al ballo del Ceppo.
-Ciao- Alice lo guardò a fatica. Il suo tono era apparentemente freddo, ma dietro, per me che la conoscevo bene, era lampante un certo scombussolamento interiore.  A quel saluto stiracchiato seguirono lunghi istanti di silenzio, tanto che mi sentii in dovere di interromperlo e non solo per Alice e Louis e per il loro imbarazzo. per qualche ragione mi sentivo inquieta, come se avessi bisogno di stare sempre indaffarata, di non fermarmi a pensare.
-Chi c’è dentro?- chiesi sfregando i guanti l’uno contro l’altro.
-Sono già arrivati tutti- annunciò lei entusiasta –A dire il vero ci sarà anche qualcuno che non vi piacerà!- aggiunse poi quando gli altri si erano fatti avanti e noi eravamo rimaste indietro. Il suo sguardo dardeggiava da me a Rose.
-Britney?-
-Vera?- chiedemmo all’unisono. Lei sorrise forzatamente. –Sì e sì- annunciò guardando ora me ed ora lei.
-Chi l’ha invitata?- sbottò Rose, decisamente troppo contrariata per sembrare disinteressata a Scorpius. Alice fece per parlare ma lei cominciò a sventolarle la mano davanti –Lascia stare, non mi interessa!-
-Come vuoi!- annuì Alice, poi tornò a prestare a me la sua attenzione –Credo che tu debba saperlo, Lily..- la guardai incuriosita –Vera mi sembra parecchio intenzionata a riprendersi Lys-
Dentro di me sentii un peso sul petto farsi più grande. Ingoiai il rospo, costringendomi a mostrare contegno  -Mi dispiace per lui-
-A me dispiace per te..- fece lei comprensiva poggiandomi una mano sulla spalla. Sgranai gli occhi. Ricordavo la sensazione che si provava nell’essere compatiti. La mia prima storia, lui e un’altra, ed io per tutti la povera sfigata. Non avrei mai più permesso che nessuno mi guardasse così.
-Non capisco di cosa tu stia parlando Alice!- le rivolsi uno sguardo fuggevole –Mi dispiace per Lys, solamente perché non credo che lei lo farà felice. Se però lui decide che la vuole, la cosa non mi interessa-
-Come vuoi- il suo tono accondiscendente mi irritò profondamente, ma era meglio lasciar perdere, non approfondire e parlare d’altro.
Entrammo nel cottage. L’ambiente era caldo ed addobbato con uno stile tutto particolare. Sul fatto che Luna fosse passata di là non c’erano dubbi.
Per la prima mezz’ora tutti quanti ci perdemmo in saluti e baci. Salutai alla svelta Lys e Vera che stavano parlottando davanti al camino e liquidai in fretta le sue domande per mettere quanta più distanza possibile tra noi. Non riuscivo a capire cosa mi rendesse così nervosa. Quello che avevo detto ad Alice era vero. l’unico motivo per cui non mi piaceva Vera era che lei lo aveva fatto soffrire, e lui era mio amico e non volevo che soffrisse. Non c’era altro. Allora perché per quanto cercassi di distrarmi i miei occhi cadevano sempre su di loro?
-La gonna di Vera è brutta!- la voce annoiata di Rox mi riportò alla realtà talmente bruscamente che saltai su me stessa. –Burrobirra?- aggiunse porgendomi la bottiglia non appena mi fui ripresa.
Afferrai la bottiglia e bevvi una generosa sorsata –Da quando tu ne capisci di gonne?- le chiesi subito dopo, pulendomi la bocca con il dorso della mano.
-In effetti non ne capisco. Ma visto che la guardavi con odio, ho pensato di mettere in pratica quello che ho appreso sulla solidarietà femminile- convenne indifferente facendomi ridere. Beh, almeno stava leggendo il libro che Domi le aveva regalato: “Diventare una ragazza”, non lo avrei mai detto.
-Ti prepari per il tuo nuovo fidanzato?- la canzonai.
-Io non ho un fidanzato Lily-
-Dovresti cominciare a pensarci-
-Scherzi? – fece lei sconvolta –Portano solo problemi! Guardati intorno! – lentamente cominciò ad indicare tutte le persone nella sala –Rose è talmente nervosa che sembra una corda di violino, e non capisco nemmeno perché visto che in questo momento è lì che parla con il suo nuovo fidanzato, per il quale, se non sbaglio, ha lasciato quello vecchio, Domi è rimasta incinta di suo cugino, Alice ride come un’oca e le cade qualsiasi cosa dalle mani non appena Louis è a meno di dieci metri da lei, o di dieci metri da Lorcan, il che mi porta a ritenere che, vista la grandezza del cottage, sarebbe meglio se non prendesse niente in mano, Lysander è lì abbacinato da Vera che lo convince a trasferirsi da lei non appena sono finite le lezioni, beh almeno Bonnie è felice, ma non so se dipenda dalla situazione o dal fatto che sia un po’ tonta..-
-Che???- ero talmente sconvolta che non riuscii a trattenermi dall’alzare eccessivamente la voce.
-Non strillare! Non volevo mica offenderla, è evidente che sia un po’ tonta!-
-No! Non questo!- la afferrai per un braccio trascinandola più lontano –Che cosa sta dicendo Vera a Lysander?-
-Beh, non ne sono certa, magari ho capito male. mi sembra che parlassero della possibilità che lui la raggiungesse in Italia-
-No-
-Cosa no?-
-Non può andare in Italia-
-Tecnicamente sì, dopo i MAGO sarebbe una bella opportunità, non trovi?-
-Scherzi? Starebbe con lei!-
-Mi sembri sconvolta. Vuoi che insulti i suoi capelli?- mi chiese allargando le braccia senza sapere cosa dire. No, decisamente Rox non era la persona adatta per quel genere di conversazioni. Ma io dovevo fare qualcosa. In qualità di migliore amica da sempre di Lysander non potevo permettergli di lasciare i suoi amici, la sua famiglia, la sua vita, per andare chissà dove insieme ad una come quella. Non dopo il modo in cui l’aveva trattato. No signore, se quella pensava di potersi approfittare così di lui solamente perché era troppo buono per respingerla allora aveva capito proprio male, non glielo avrei permesso.
-Scusa Rox! Devo andare a sistemare quella – annunciai mentre lei interdetta mi lanciò un ultimo sguardo prima di tornare alla sua birra.

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PoV Alice

La serata proseguiva in modo molto diverso da come mi aspettassi. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a calmarmi. Lorcan e Louis non si erano nemmeno salutati, ed io non sapevo come fare a sistemare le cose. In quei giorni avevo provato a convincere Lorcan a lasciar correre. Gli avevo detto che la sua reazione era stata esagerata, che Louis aveva preso una sbandata, ma lui non voleva sentire ragioni. In compenso, io sentivo di doverci parlare. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’idea che la colpa fosse anche mia, che in qualche modo, lo avessi incoraggiato. Mi spostai verso la finestra e guardai fuori, aveva ripreso a nevicare, cercai di concentrarmi sui cristalli di neve, cercai di calmarmi, ma se fuori la neve cadeva leggera, dentro di me imperversava la vera tempesta.
-Alice?- la voce di Louis mi rapì dai miei pensieri, saltai su me stessa e mi voltai verso di lui. Notando la vicinanza non potei fare a meno di cercare Lorcan con lo sguardo nel salotto. Non volevo che si creassero situazioni di tensione, non c’era veramente bisogno di peggiorare le cose.
-Lorcan è andato a prendere altra birra in cantina- mi informò indovinando i miei pensieri, senza volerlo tirai un respiro di sollievo, e tornai a guardarlo in faccia.
-Cosa c’è?- gli chiesi, cercando di mantenere un tono distaccato.
-Volevo scusarmi-
-Bene- osservai incrociando le braccia al petto.
-Ascoltami- iniziò a gesticolare –sono stato un idiota. Non avrei dovuto essere così precipitoso, soprattutto davanti a Lorcan. Non sono riuscito a controllarmi e ti ho messa in una brutta situazione- sorrisi leggermente, abbandonando l’espressione corrucciata di poco prima.
-Non è solo con me che devi scusarti- lo ammonii –Sono sicura che se parlassi con Lorcan, se gli spiegassi che è stato solo un momento di confusione…- tentai di andare avanti ma lui fece energicamente no con la testa e mi interruppe.
-Ho detto che mi dispiace di averti messo in una brutta situazione, non che è stato un momento di confusione- fece un passo in avanti accorato, io di risposta mi mossi all’indietro andando a sbattere contro la finestra.
-Ti prego Louis, cerchiamo di non rovinare anche questa serata- guardai nervosamente verso la porta della cantina, il mio fidanzato sarebbe tornato da un momento all’altro.
-Io e te dobbiamo parlare-
-Abbiamo già parlato! E ti ho già detto di lasciar perdere..-
-Non posso credere che tu non sia attratta da me-
-E invece dovresti fartene una ragione-
-Dimostramelo- sentii la sua mano afferrare la mia. Per un secondo rimasi concentrata sulla consistenza liscia delle sue mani che si scontrava nei punti dove, l’impugnatura salda della scopa da Quidditch, aveva fatto nascere dei calli. La sua pelle era calda. Immediatamente dopo mi ritrassi.
-Sto con un altro, Louis- lo informai –Cosa altro devo fare per dimostrartelo?- incalzai a voce più bassa possibile sporgendomi verso di lui. Temevo che qualcuno ci sentisse e avrei dato qualsiasi cosa per non trovarmi in quella situazione.
-Baciami, poi guardami negli occhi, e dimmi che non hai provato niente- per quasi un minuto rimasi in silenzio, sconcertata da quelle parole.
-Stai scherzando?- lui fece segno di no, l’espressione serissima –Mi stai chiedendo di baciarti in una sala piena di persone che conosciamo, con il mio ragazzo che potrebbe tornare da un momento all’altro?- chiesi sarcastica, cominciando a domandarmi se non fosse del tutto impazzito.
La ragione sembrò tornare nei suoi occhi –Non adesso- la porta della cantina si aprì, gettandomi nel  panico –Non è questo il momento di parlarne- dissi affrettata allontanandomi da lui. Un secondo dopo mi stavo dando dell’idiota. Il timore che Lorcan potesse arrabbiarsi mi aveva portata ad andarmene via senza nemmeno rispondergli chiaramente di no.
 
                                                                                            ***************************************
 
PoV Albus

La musica era soft. Alcuni di noi avevano preso a giocare agli sacchi dei maghi, altri a carte, io ero in cucina con Bonnie, Domi e James che si erano prodigati per preparare la cena. In realtà, come al solito, Lysander aveva già fatto quasi tutto. Era sempre stato lui il cuoco della compagnia.
Nonostante quella sera ci fossero persone che non avevo davvero voglia di vedere, ero rilassato e mi stavo divertendo. Bonnie era spassosa. Non avevo idea di come sarebbero proseguite le cose tra noi, soprattutto una volta tornati ad Hogwarts, ma in quel momento stavo davvero bene con lei. Quella sera, poi, era particolarmente carina.
-Mi stai fissando Albus. Ho qualcosa sulla faccia?- mi chiese ad un certo punto ed io inarcai il sopracciglio.
-No, no tranquilla- la fermai mentre si sfregava a vuoto la guancia –Che stiamo preparando?- chiesi avvicinandomi a mio fratello che trafficava sul piano cucina.
-La mia specialità- affermò con orgoglio –l’aperitivo-
-Devi solo versare il vino nei bicchieri e spalmare le tartine- dissi interdetto dal suo farsene un vanto.
-Tecnicamente anche svuotare le patatine e le arachidi nelle ciotole- aggiunse Domi, cercando di mantenere un’espressione seria. Due secondi dopo scoppiammo a ridere.
-Certo, certo. Prendetevi pure gioco di me- James ci dava le spalle –Albus, ho bisogno del tabasco, è finito. Vallo a prendere in cantina, per favore-
-Che ci devi fare con il tabasco?-
Jamie si voltò con un’espressione compiaciuta –è l’ingrediente segreto del mio aperitivo razza di troll- guardai Domi in cerca di delucidazioni e lei scrollò le spalle.
-Allora, ancora qui?-
-Vado, vado-
La cantina della baita portava con se una mole infinita di ricordi. Aprii la porticina e dovetti abbassarmi per passare oltre. Da bambini era il nascondiglio perfetto mentre si giocava. Le scale a chiocciola, ora particolarmente strette, all’epoca sembravano larghissime. Io e Rose ne avevamo combinate di cotte e di crude. Una volta eravamo stati nascosti per ben 15 ore in quella cantina, Rose aveva finito per farsi la pipì addosso. Mi venne da ridere, se avessi tirato fuori quella storia davanti alla gente, probabilmente, mi avrebbe affatturato.
Raggiunsi l’ampio spazio inferiore, era semibuio. Qualche fiaccola qua e là illuminava con un gioco di luci ed ombre che da bambini spesso ci aveva spaventati. Cominciai a cercare tra gli scaffali.
-Tabasco.. Tabasco ..- canticchiai tra me, alternando la parola con qualche fischio. Svoltai l’angolo, dietro lo scaffale, e rimasi qualche secondo imbambolato da quello che trovai sul tavolo dove era poggiata la nostra spesa.
Un paio di gambe affusolate, accavallate, snelle e dondolanti. Risalii con gli occhi dal collo del piede, passando per le caviglie sottili, alla coscia tonica fino a dove il vestito, decisamente generoso, mi permetteva di vedere. cercai di inghiottire il rospo in gola, e di frenare il rigonfiamento impellente nei miei pantaloni, prima che diventasse troppo evidente.
-Che ci fai qui?- chiesi dandole le spalle, mentre continuavo a cercare, negli scaffali delle spezie. Gli Scamandro tenevano troppa roba in quella baita.
-Stavo cercando qualcosa da bere di un po’ più impegnato della birra- disse con non curanza –Cerchi questo?- domandò poi, costringendomi a voltarmi verso di lei. La fiaccola la illuminava appena di una luce rossastra. In una mano sventolava la boccetta di cui avevo bisogno. Strinsi gli occhi e feci un passo avanti, cercando di afferrarla, ma lei l’allontanò, sul volto un’espressione diabolica.
-Come va con la tua fidanzatina?-
-Lascia perdere Britney- la ammonii. Lei svelta scese giù dal tavolo e si avvicinò a me –Dammi il tabasco- le dissi senza fare un passo indietro. Se pensava di intimorirmi si sbagliava di grosso. In passato aveva avuto su di me un potere spaventoso, ma ormai, appunto, era passato.
Lei sorrise, per niente impressionata dalla mia gelida compostezza. Avvicinò il volto al mio –Prendilo- sussurrò portandoselo dietro la schiena. Alzai gli occhi al cielo esasperato.
-Non ho voglia di giocare con te- alle mie parole si lasciò andare ad una risata. La parte superiore del suo vestito, a corpetto, si alzava ed abbassava ritmicamente, la scollatura mi faceva venire l’acquolina in bocca, non potevo negarlo.
-Tu hai sempre voglia di giocare con me, Albus- mi contraddisse –lo vedo da come mi guardi-
-Falla finita Britney-  mi sporsi in avanti per prendere la boccetta. Non ci misi molto, e non era il suo intento opporre resistenza. Sapeva che nel tentativo di prenderla avrei dovuto avvicinarmi. Si sbilanciò all’indietro e mi costrinse ad avvicinarmi a lei ancora di più per prenderla. Socchiusi gli occhi richiamando tutta la concentrazione e la forza possibile. in particolare cercando di richiamare tutti i pessimi ricordi che conservavo legati a lei. Ma era difficile. Il suo corpo aderiva perfettamente al mio. La mia mano, dietro la sua schiena per afferrare la spezia. Il suo respiro fresco e caldo sul mio viso e quella bocca così maledettamente vicina, quel corpo così insopportabilmente disponibile. Potevo controllarmi e non saltarle addosso, ma non potevo controllare le reazioni fisiologiche. Lei sorrise, con quello sguardo da gatta.
-Sembra proprio che io ti piaccia ancora parecchio- gettò una rapida occhiata verso il basso, per sottolineare cosa stava accadendo nei miei pantaloni. La afferrai per le braccia e la trascinai eretta in piedi, lontana da me.
-Vai a cercare quello che vuoi da Scorpius, Bri!- la incitai tirandomi indietro –Sono sicuro che sarà più che contento di soddisfare i tuoi pruriti…- lei sorrise compiaciuta. Come al solito, niente che le dicessi la scalfiva o feriva in alcun modo, eppure ci avevo provato, tante e tante volte. Si fece avanti passandomi a fianco e mi accarezzò la guancia con la mano rovente.
–Non essere geloso, Al. Sei sempre stato il mio preferito..- mi soffiò sulle labbra prima di sparire. Sarebbe stata una lunga, lunghissima notte.
 
                                                                                               ******************************
Pov Rose

-Sei bellissima- Scorpis stava giocando a carte, Britney era sparita da qualche parte, e lui si era seduto, con una birra alla mano, al tavolo ed aveva preso a giocare.
-Adoro il contrasto che il vestito fa con la tua pelle- i suoi capelli erano perfettamente pettinati, con la mano andò a massaggiarsi la mascella mentre rifletteva su quale carta tirare.
-Sono davvero contento di essere qui con te- seembrava totalmente assorto nei suoi pensieri, per questo mi colse di sorpresa quando si voltò verso di me, incrociando il mio sguardo inopportunamente imbambolato. Repentinamente lo distolsi e tornai ad occuparmi di John che mi guardava come se attendesse che rispondessi a una qualche affermazione che evidentemente non avevo colto.
-Sì- dissi subito, accorgendomi dal suo sguardo interdetto che non era la risposta adatta.
-No?- tentai di nuovo, lui alzò gli occhi al cielo –Merlino Rose! Che hai da essere così distratta?-
-Scusami- dissi gesticolando –è che sono un po’ preoccupata per il tema di pozioni. Non lo ho ancora finito- mentii, mentre l’immagine delle otto pergamene che avevo scritto galleggiava nitida nei miei ricordi.
Lui però se la bevve e sorrise –Sempre la solita Rose! Sei così carina quando sei concentrata sulle tue passioni..- ridacchiai nervosa, cercando di ignorare quanto più possibile il significato recondito di quelle parole che John ignorava incolpevolmente.
-Cosa dicevi?- chiesi cambiando discorso.
-Ti riempivo di complimenti- ammise sorridendo, ed io arrossii leggermente.
-Grazie- risposi mordendomi il labbro.
-Non mi stavi nemmeno ascoltando, non devi ringraziarmi!- non trovai nulla da dire, lanciai uno sguardo verso il tavolo da gioco, Scorpius non mi guardava più, ma sembrava nervoso.
-Tartina?- chiese Domi che passava lì a fianco con il vassoio. La presi e me la cacciai in bocca intera.
-Affamata?-
-Abbastanza- convenni. John rise e si fece avanti, sporgendosi verso il mio orecchio –Anche io ho un certo appetito..- le sue dita lasciarono una piccola scia sul mio braccio. Quando si ritrasse era leggermente arrossito e mi fece sorridere. Un po’ per l’imbarazzo, un po’ per il suo maldestro tentativo di essere accattivante. Non era colpa sua se avevo avuto a che fare con il re delle affermazioni maliziose. Mentalmente mi diedi della stupida. I miei buoni propositi per l’anno nuovo, prevedevano una relazione stabile e sana con un ragazzo carino. Non sarebbero mai andati in porto se avessi continuato a tirare in ballo Malfoy ogni due minuti. Perciò decisi di stare al gioco. Presi un’altra tartina dal vassoio che Domi aveva lasciato lì accanto e gliela avvicinai alle labbra, non senza sentirmi leggermente in imbarazzo. Non era da me. Lui però sorrise, e addentò mezza tartina.
-Non mi riferivo a questo appetito..- puntualizzò sorridendo sornione.
-Ah- affermai fingendomi stupita –E posso fare qualcosa per aiutarti?- suggerii ostentando un’espressione preoccupata.
-Puoi fare moltissimo..- senza che potessi opporre resistenza John mi posò un bacio sulle labbra. Un secondo dopo, mi aveva afferrata per il braccio e mi stava trascinando con entusiasmo al piano di sopra.
-Dove andiamo?- chiesi quasi ridendo del suo brio.
-A soddisfare i nostri appetiti-
-Per soddisfare il mio manca davvero poco!- affermai –Tra una mezz’ora si mangia- lui si voltò verso di me esasperato. Eravamo arrivati al piano di sopra, dove c’erano le stanze mansardate.
-Scherzo- dissi repentinamente per non ferirlo. Lui non mi prestò attenzione e spingendomi dentro una stanza prese a baciarmi. Era piacevole e giusto. Mi lasciai andare, cercando di cancellare pensieri inopportuni legati a chiunque non fosse con me in quella stanza. Fu un bacio lungo, e dolce. Quando si staccò mi guardò negli occhi sorridendo.
-Vuoi che scendiamo?- mi chiese, e solo in quel momento mi accorsi che avevamo guadagnato il letto. Scossi la testa sorridendogli a mia volta e rituffandomi sulle sue labbra. Era facile lasciarsi andare. Mi sembrava di avere la testa leggera. Nessuno dei due parlava né diceva niente. Eravamo l’uno sull’altra, le sue mani vagavano sul mio corpo e l’unica sensazione che riuscivo a percepire era la piacevolezza del tocco. Niente odio, niente risentimento, niente senso di colpa, niente bisogno impellente. Lo lasciai fare quando prese a togliermi i vestiti, ed a baciare ogni parte scoperta del mio corpo. Andava tutto così bene.
-Parlami- gli chiesi, deconcentrata dal silenzio assordante che regnava nella stanza. Lui mi guardò confuso.
-Non è il momento di parlare…- mi disse poggiando le labbra sulle mie, ed ancora una volta mi lasciai andare. Dopo qualche minuto era dentro di me. Le spinte ritmate e leggere, la pelle qualche grado più calda di come piaceva a me, il respiro corto. Avrei voluto che mi toccasse diversamente, che mi sussurrasse all’orecchio qualcosa in grado di avvertire quella irresistibile e dolorosa sensazione allo stomaco. Ma lui non fece niente di tutto questo. Dopo qualche minuto, lo sentii accasciarsi su di me. Fortunatamente la sua faccia era oltre il mio collo, così non poté vedere i miei occhi sgranati ed increduli.
-è stato bellissimo, Rose- sussurrò al mio orecchio e la sua voce era talmente felice che la bugia mi salì alle labbra senza che nemmeno ebbi bisogno di pensarci.
-Anche per me-
Tornammo di sotto e lanciai un’occhiata al tavolo da gioco. Ancora non avevano finito la partita.


ANGOLO DI MIKA
Allora, è ovvio che potete picchiarmi, dopo così tanto tempo un capitolo a metà è veramente imperdonabile! Purtroppo però, come giustificazione, posso dire che ho iniziato la Scuola (quella post lauream) ed ho un "compito in classe" a settimana, e quindi una mole di roba da studiare che mi tiene lontana dal computer.. ho deciso che oggi, a costo di prendere un'insufficienza, mi sarei dedicata alla storia, ed eccomi qua!
Che dire? Rose già ci ha dato dentro con John.. so che per questo verrò picchiata! In compenso, se vi consola, non mi sembrava particolarmente soddisfatta :D
Albus respinge Bri.. che è sempre la solita "gattacciamorta" , ma che a me continua a stare simpatica, differentemente da una certa Vera che vuole portarsi via Lys -_-
Nel prossimo capitolo assisteremo allo scoccare della mezzanotte e, contemporaneamente, ad una carrellata infinita di baci. In molti si sbaciucchieranno, qualcuno di questi baci sarà atteso, qualcun altro completamente inaspettato e, spero, divertente! Farò del mio meglio per i tempi... sto cominciando a pensare di aggiungere delle foto per mostrarvi quali volti avrei scelto per i personaggi <3 che ne dite?
Sperando di ritrovarvi numerose...
Un bacio..
Aprestissimo, Mika!

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Capitolo 27
*** CAPITOLO XXVI- Capodanno Bacia tutti ***


CAPITOLO XXVI-  Capodanno Bacia tutti

PoV Lily

-Ciao cara- la voce di Vera era fastidiosamente interdetta. Non che potessi darle torto sull’interdetta, visto che era circa mezz’ora che passavo davanti a loro con qualsiasi scusa, cercando nella mia testa le parole per intervenire, e possibilmente per costringerla a tornarsene da dove era venuta.
-Ciao Vera..- salutai falsa. Non riuscivo a spiegarmi perché continuassimo a portare avanti quella pantomima di salutarci quando era evidente che non ci sopportavamo a vicenda.
-Sono felice di vederti- mi salutò dandomi il bacio di Giuda.
-Anche io- risposi a mia volta. Era una lotta a chi fosse più subdola. Ma no, non mi avrebbe portato via Lys. Nossignore, se lo poteva togliere dalla testa. Fossi stata un’altra quel gioco di nervi mi avrebbe fatto perdere la testa ma se lei era una vipera, io potevo essere peggio.
Nel frattempo, Lysander era particolarmente preoccupato. Lo percepivo dal modo in cui i suoi occhi si spostavano da me a lei, e probabilmente anche dall’occhiata ammonitrice che mi stava lanciando. Nulla da obiettare, dopo la nostra ultima discussione.
-Allora .. di che parlate di bello?- mi sforzai di sembrare il più allegra possibile, era una fortuna che avessi una certa dose di faccia tosta da spendere.
-Raccontavo a Sandy quanto sia bella l’Italia - gongolò lei poggiando una mano sul suo avambraccio, ed utilizzando quello stupido nomignolo che avevo sempre odiato.
-Oh, davvero? Deve piacerti proprio tanto- trillai –Anche nella tua lettera ne hai parlato..- tiè stupida oca. Volevo che sapesse che non c’era niente di privato tra loro, che comunque, io, ero a conoscenza di tutto. Purtroppo, quella, invece di indispettirsi si esibì in un sorriso enorme e si voltò verso Lys.
-Oh Sandy. L’hai fatta leggere davvero a tutti quella lettera, eh?- lui le sorrise scuotendo la testa e li tornò a guardarmi –Pensa che Luna la conosceva a memoria!- sentii distintamente il fumo che usciva dalle mie orecchie.
Luna? Luna?? Da quando la chiamava per nome! Per lei era la signora Scamandro, punto e basta. “Va bene, uno a zero per te, signorina” pensai tra me senza lasciare trasparire alcuna emozione. Ma se pensava che questo bastasse a farmi fuori, si sbagliava di grosso.
-Comunque.. Sandy sta pensando di trasferirsi da me una volta presi i M.A.G.O.!-
Scoppiai a ridere, fingendo di averla scambiata per una battuta. Vidi il suo sguardo assottigliarsi e la mascella di Lys indurirsi. Dovevo mantenere la calma.
-Oh, scusami! Eri seria?- dissi portandomi una mano al petto, fingendomi mortificata –Pensavo che i progetti di Lys fossero qui in Inghilterra -
-Beh i progetti possono cambiare- la sua compostezza e gentilezza mi dava ai nervi –E poi ci sono un sacco di opportunità lì giù per lui ..-
-Sono sicura che sarà perfettamente in grado di decidere il suo futuro da solo-
-Cosa intendi?- chiese lei colpita. Era evidente che avesse capito perfettamente cosa intendevo, semplicemente come al solito doveva fare la superiore. Ma essere superiori non da soddisfazione. Almeno non a me. Mi rendevo perfettamente contro che stavo perdendo, forse non ero una brava giocatrice di scacchi, o forse non mi ero mai allenata con un’avversaria così capace. Anzi, nemica non avversaria. Aprii la bocca per parlare ma Lys fu più veloce.
-Niente, sono sicuro che Lily non voleva dire niente, spesso apre bocca senza pensare a quello che dice-
-Non essere così duro, Sandy. Penso che Lily abbia paura che io voglia pianificare il tuo futuro- si mostrò molto più intraprendente di quanto credessi, utilizzando un tono condiscendente che davvero mi urticava i timpani.
-No, io non credo-
-Invece sì- intervenni guardando lei fissa negli occhi.
-Adesso smettila Lily-
-Non c’è bisogno di reagire così- fece lei attirando la sua attenzione –Lysander è libero di restare qui o venire con me. Nel caso in cui fosse questa la sua decisione, cosa che mi renderebbe davvero felice – aggiunse sorridendogli –tu potrai venire a trovarci quando vorrai, Lils- sbuffai dal naso stringendo i pugni. Quel suo modo di usare il plurale, quel suo modo di parlare di loro due come fossero una cosa sola, quel suo modo di trattarmi come un’infante mi stavano facendo uscire di testa.
-Nel caso, non disturbatevi ad arredare una stanza per me- sentenziai prima di girare i tacchi ed allontanarmi.

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La neve fuori dalla baita aveva coperto ogni cosa, creando un’atmosfera attutita, irreale. Sentivo i piedi, bagnati, affondare nel soffice manto bianco, sotto il mio peso. Girai intorno alla baita, allontanandomi. Volevo stare sola e sapevo perfettamente dove. Poco distante c’era un enorme abete. Quando eravamo piccoli, io e Lys, ci andavamo sempre. Fingevamo che fosse la nostra casa e cercavamo di arrampicarci alla maniera dei babbani. Ovviamente, irrimediabilmente, finivamo sempre con il sedere a terra. Mi appoggiai al tronco e mi lasciai cadere. Non mi ero mai sentita così umiliata. Come ero stata stupida. Cosa pretendevo di fare? Andare lì, sbattere i piedi e costringerlo a rimanere? Inghiottii le lacrime, nemmeno lì da sola potevo permettermi di piangere. Per cosa poi? Che me ne importava di quello che decideva di fare della sua vita? Io in quanto amica avevo provato ad aiutarlo, ma se lui non voleva starmi a sentire, peggio per lui. Infondo non avevo nessun diritto di mettere bocca nelle sue decisioni e nessun interesse a farlo, se non per il fatto che gli volessi bene. A quanto pareva, però, lui non mi voleva abbastanza bene per ascoltare o per restare o per capire. Bastava che io attaccassi minimamente la sua musa che eccolo pronto a sguainare la spada ed a vestirsi della sua lucente armatura da principe azzurro in sua difesa.
-Morirai congelata- alzai la testa, presa alla sprovvista dalla sua voce, leggermente dura.

-Non vedo come te ne importi- dissi capricciosa tornando a guardare il buio davanti a me. Lui sbuffò e si abbassò per sistemarmi la coperta che aveva portato intorno alle spalle. Avrei voluto gettargliela in faccia, ma in fondo non ero un’idiota e stavo morendo di freddo.
-Che sei venuto a fare?- chiesi rannicchiandomi sotto la lana pesante. Lui sospirò ancora e si mise seduto al mio fianco.
-A cercare di capire cosa c’è che non va- ancora quel tono da adulto che cerca di assecondare una bambina.
-Non c’è niente che non va! Ora puoi tornare dentro e cominciare a fare le tue valige-
-Smettila di fare la bambina Lily- mi ammonì cercando di non perdere la pazienza. A pensarci bene, forse avrei dovuto recepire il messaggio e stare zitta. Ma, neanche a dirlo, non lo feci.
-Non capisco cosa ti passi per la testa Lys!- lo accusai girandomi finalmente verso di lui–Lei torna, dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che hai sofferto per lei, ti propone di mollare tutto e seguirla e tu ancora a fare il suo cagnolino-
-Non faccio il cagnolino Lilian, è un’occasione di lavoro molto vantaggiosa, e le sono molto grato per aver pensato a me-
-Oh, certo! Grazie Vera per il tuo buon cuore- enfatizzai le parole portandomi una mano al petto.
-Sei una ragazzina- la sua accusa rimbombò nelle mie orecchie come uno schiaffo.
-Beh, allora lasciami perdere e vai dalla tua donna-
-Esatto, è proprio questo il punto. Vera è una donna. È una donna interessante, colta, intelligente, pratica e bellissima che mi sta offrendo un’opportunità e che vuole me- le sue urla erano attutite dalla neve che cadeva –Perché dovrei respingerla?- era una domanda retorica? Era inutile chiedermelo perchè comunque non avrei saputo che risposta dare. Tornai ad evitare di guardarlo, mentre il mio cervello mi urlava di ribattere ora in un modo ora in un altro.
-Perché dovrei respingerla Lily?- chiese ancora stringendomi l’avambraccio, come a volermi costringere a rispondere. Evidentemente non era una domanda retorica. Lo guardai in faccia, gli occhi luminosi e chiari erano concentrati sulla mia espressione piatta.
-Perché non voglio che tu parta- non mi resi nemmeno conto di averlo detto davvero. Quella frase era uscita dalla mia bocca quasi contro la mia volontà, così come le lacrime che dispettose avevano preso a scendermi sul viso.
-Sei tu l’egoista Lily- disse secco, spostando lo sguardo, nel chiaro tentativo di non cedere alle mie richieste –Accusi lei, ma poi mi chiedi di rinunciare alla mia vita, alla mia carriera, solo perché vuoi che io resti con te a tirarti fuori dai guai-
-Non è così-
-Invece sì- mi zittì –Lei mi ama, perché non dovrei andare?-
-Perché non voglio che tu parta- ripetei accorata, senza più cercare di trattenere i singhiozzi.
-Questo lo hai già detto- mi fece notare tornando a fissarmi –Dammi un valido motivo per restare-
Un groppo mi si era formato e fermato in gola impedendomi di parlare. Non sapevo cosa dire, non avevo argomenti. Ma da quella conversazione era chiaro che la situazione fosse peggiore di quanto credessi. Lui voleva partire, voleva andarsene con lei e lasciarmi da sola. Che cosa potevo offrirgli io di meglio?
-Come immaginavo..- disse lui scuotendo la testa, disapprovando il mio silenzio. Immediatamente dopo fece per tirarsi in piedi. Fui colta dal panico. Un motivo, dovevo trovare un motivo.
-No- un lamento gutturale mi sfuggì dalle labbra mentre lo afferravo per la mano tirandolo indietro. Fu tutto veloce, tutto rapido. Poggiai la mano gelida sulla sua guancia arrossata dal freddo e raggiunsi le sue labbra. Non si oppose, sebbene i primi secondi restò rigido e spiazzato. Lottai contro la voglia di andare a nascondermi sotto la neve, e modellai le mie labbra sulla sua bocca. Fu una battaglia dolce. E lentamente lo sentii sciogliersi. Forse lo capii dalla sua mano che raggiungeva il mio fianco, o dall’altra che mi accarezzava la guancia, o dalla sua lingua che lentamente rincorreva la mia. Avevo baciato un milione di ragazzi ma quella mi sembrava la prima volta. E mi sentii come se finalmente, dopo anni, avessimo capito quale fosse il modo per arrampicarsi su quell’abete, senza cadere, senza farsi male. E sorrisi sulle sue labbra mentre le lacrime mi si gelavano sulle guance ed il freddo era sparito. C’eravamo solo noi. Solo noi e la neve.

PoV  Alice

Mezzanotte si stava avvicinando. Mancava poco, pochissimo e sarebbe iniziato un anno nuovo. Sinceramente, la speranza che la notte di San Silvestro si portasse via i miei drammi amorosi l’avevo abbandonata. Eravamo usciti tutti fuori, imbacuccati. Lily era avvolta in una coperta, e avrebbe davvero dovuto fare qualcosa per i suoi capelli. Notai il modo in cui lanciava furtive occhiate a Lys, e decisi che quella notte l’avrei torturata per farle finalmente ammettere i suoi sentimenti per lui. In questo modo mi sarei divertita, e magari anche distratta. Distratta da Louis che a quanto pare ancora non si era rassegnato, e distratta da me stessa, o meglio, da quella piccola parte di me stessa che non riusciva a non sentirsi gratificata e, seppur in piccola parte, tentata dalle sue attenzioni.
Lorcan e James si erano allontanati. Avevano comprato alcuni degli articoli di George, da Tiri Vispi, e avevano giurato che i fuochi si sarebbero visti fino in Francia. Mi faceva sorridere il modo in cui Lorc era eccitato per la cosa, sembrava un bambino. E James, facevo fatica a credere che sarebbe diventato padre. Era questo che di Lorcan mi era sempre piaciuto. Il suo essere leggero e divertente, oltre che il suo essere evidentemente gnocco. Dopo qualche istante una voce gutturale partì dai fuochi d’artificio.
Dieci …
Continuai a guardare Lorcan davanti a me, ridere come un pazzo e strillare numeri ad alta voce facendo eco al mago che era apparso dal nulla una volta aperta la scatola dei Tiri Vispi, con la bacchetta in pungo, pronto a far partire i fuochi.
Nove..
Lily e Lysander avevano raggiunto Domi che non smetteva un secondo di sghignazzare, l’attenzione completamente rivolta a Jamie.
Otto..
Albus teneva per mano Bonnie, tenendosi credo volutamente lontano da Britney e Scorpius.
Sette …
Rose sorrideva vicino a John, aveva le guance arrossate, l’espressione distratta.
Sei …
Mio fratello era con Rox, le bottiglie strette in mano, pronti a fare partire i tappi per cominciare il nuovo anno all’insegna dell’alcol.
Cinque …
Cercai con lo sguardo intorno, vagando da un viso all’altro, senza confessare neanche a me stessa cosa o chi stessi cercando.
Quattro …
 Mi sentii afferrare per un braccio e tirare indietro. Avevo l’obbligo morale di opporre resistenza. Ma i miei piedi si mossero da soli e finii dietro la colonna della legnaia.
Tre …
Mi voltai trovandomelo davanti. Aveva gli occhi più luminosi di sempre. Le labbra semi aperte. Poggiai le mani sul suo petto per spingerlo lontano.
Due …
La sua mano sulla mia guancia. Così calda nonostante il freddo. Così delicata nonostante i calli dovuti all’impugnatura della scopa.
Uno..
La sua bocca vicina, vicinissima. Perché non riuscivo a spingerlo via? Perché non spostavo gli occhi da quella bocca?
AUGURI!

Maledetta me e la mia debolezza. Smisi di pensare. Smisi di oppormi e misi a tacere il mio senso di colpa. Semplicemente lo lasciai fare. La bocca di Louis era più morbida di quanto io non avessi mai avuto il coraggio e l’ardore di immaginare. Mi sentivo in balia degli eventi, in balia di lui.  Mi sentivo così libera. Libera dai pensieri, dagli obblighi, dalla necessità di essere controllata. Avevo vissuto così poco, fatto così poche esperienze. E tutto questo perché? Il mio cervello lavorava a mille, mentre la sua lingua accarezzava la mia, delicata, come fosse di velluto. Tutto questo per Lorcan. Il suo volto mi venne in mente squarciando il torpore nel quale ero caduta. L’entusiasmo con cui avevo risposto a quel bacio diventò immediatamente rigetto, repulsione.  Cosa stavo facendo a Lorcan? Lo stesso Lorcan che avevo tanto voluto e alla fine conquistato. Lo stesso per il quale avrei messo a rischio la mia amicizia con Domi; lo stesso che per il nostro primo mese insieme mi aveva regalato una caccia al tesoro.
Louis era lì davanti a me e mi guardava confuso. Le labbra ancora semi-aperte, lo sguardo vacuo.
-Alice..- disse il mio nome con desiderio cieco.
Cercai di divincolarmi. –Cosa c’è Alice?-
-Cosa c’è?- chiesi sconvolta mentre finalmente trovavo dentro di me la forza per spingerlo lontano –Cosa c’è?- ripetei –C’è che siamo due merde, ecco che c’è! Come hai potuto? Come? Mi hai portata a tradire il mio ragazzo, quello che amo, e che è a meno di dieci metri da noi- non mi accorsi nemmeno di quando le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.  Lui era immobile. Mi guardava come se non riuscisse a capire, e mi faceva rabbia. Fortunatamente il fragore dei fuochi copriva le mie urla e le nostre parole.
-Come puoi essere così egoista?- gli urlai contro.
-Io egoista? E che mi dici di te? Sai quello che provo, e lo provi anche tu, l’ho sentito!-
-Tu- lo indicai facendomi avanti, chiedendo a me stessa se avessi davvero intenzione di picchiarlo –Tu non hai sentito niente! Cosa vuoi che ti dica? Che sei bello? Che sei attraente?- gli chiesi mentre lui, leggermente spaventato si ritraeva indietro –Beh lo sei Louis! Ma questo non ti autorizza a cercare di minare la mia storia. Ti avevo già dato una risposta-
-Se ne fossi stata certa non mi avresti baciato- non era così. Ne ero davvero convinta. Avevo accettato, in una parte del mio inconscio, che Louis non mi fosse indifferente, ma gli avevo chiesto di lasciarmi stare. Perché sapevo di essere debole. E questo non per forza doveva significare che non fossi innamorata di Lorc. Qualsiasi diciassettenne sarebbe stata tentata. Qualsiasi. La forza sta nel cercare di non mettersi in certe situazioni ed io lo avevo respinto, gli avevo detto che non volevo. E allora perché continuavo a sentirmi così in colpa?
-Non rivolgermi mai più la parola- mi allontanai di corsa, tornando alla luce.

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 Lorcan giocava ancora con i fuochi, appena mi vide mi venne incontro con un sorriso enorme.

-Buon anno amore mio- mi disse ad un soffio dalle labbra prima di appoggiarle delicatamente sopra le mie. Fu un bacio salato, che mi fece sentire a casa, e contemporaneamente mi fece venir voglia di gettarmi in un cratere per quanto fossi disgustata da me stessa. Si allontanò da me e mi accarezzò la guancia con un’espressione  preoccupata.
-Hai pianto?-
Tirai su con il naso e tamponai gli occhi con il dorso della mano, scuotendo la testa.
-Lo vedo che hai pianto- mi sorrise rassicurante, in modo dolce. Una dolcezza che non meritavo.
-Mi sono commossa- mentii sfuggendo il suo sguardo –Sai i nuovi inizi..- farfugliai poco convintamente e lui in tutta risposta mi abbracciò.
-Sarà un anno magnifico- sentii le sue labbra posarsi sulla mia fronte –Te lo prometto-.
Non potevo crederci, perché sapevo benissimo che non avrei potuto tacere quello che era successo, non ne sarei stata capace. E sapevo benissimo cosa mi sarebbe costato, come avrebbe reagito.
Glielo avrei detto. Non quella sera, ma il giorno dopo. Qualunque cosa dovesse significare.

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PoV Albus

Lo scoccare della mezzanotte mi raggiunse mentre le mie labbra erano incatenate a quelle di Bonnie. Si lasciava baciare in modo così spontaneo da non sembrare vera. Era come coccolare un cucciolo, ma era molto più sexy. Insomma sapevo di dovermene prendere cura, perché era buona e piccola, e ingenua, e con un corpo niente male e due occhi che mi gridavano prendimi. Cercai di frenare la libido mentre il suo corpo minuto ondeggiava sul mio. Avevo deciso di non avere fretta, che con lei sarebbe stato diverso e mi sarei goduto ogni sfumatura del nostro rapporto, senza saltare niente, ma assaporando le piccole conquiste che ogni giorno riuscivo a guadagnarmi. Era una tortura, ma tutto sommato piuttosto piacevole.
Quel bacio così fresco, mentre cominciava a nevicare, in quel bianco così abbagliante, con i fuochi che danzavano su di noi. Quello era un nuovo inizio. Un inizio che non comprendeva, in nessun modo possibile, Britney e tutto quello che lei rappresentava: Lussuria, il lasciarsi andare a desideri senza sentimenti, il sentirsi in balia dei propri istinti.
-Sono felice con te, Albus-
-Come?- risposi meccanicamente allontanandomi dai miei pensieri.
-Dicevo che sono felice- sorrise affondando la testa sul mio collo –Cosa ti distrae?-
-Niente- mentii prontamente, ma i miei riflessi non furono altrettanto pronti quando si trattò di allontanare lo sguardo da Britney al fianco di Scorpius.
-Ti guarda spesso-
-Non lo ho nemmeno notato- lei mi prese la mano facendola dondolare avanti ed indietro.
-Non è vero- la guardai incuriosito –Anche tu l’hai guardata spesso- a dispetto della conversazione che stavamo avendo, il suo tono era perfettamente tranquillo.
-E la cosa non ti crea nessun problema?- lei strabuzzò gli occhi, e sulla fronte le venne una ruga leggera, che avevo imparato a conoscere, appariva ogni volta si sforzasse di capire qualcosa che le sfuggiva.
-Una ragazza come Britney mi fissa, tu credi che io la guardi a mia volta e la cosa non ti da fastidio?-
-Perché dovrebbe?- era leggermente distratta. Parlava con me e nel frattempo guardava rapita i cristalli di neve che cadevano.
-Perché potrebbe significare che io le interessi o che lei interessi a me- cominciai cercando di non innervosirmi. Non che volessi una pazza al mio fianco, ma insomma, nemmeno un minimo nervosismo, un minimo accenno di gelosia. Non era normale. Bonnie si irrigidì un attimo sulle spalle, inclinò la testa di lato per pensare, la rughetta ancora visibile, poi tornò a voltarsi verso di me, guardandomi negli occhi.
-Perché dovresti stare con me se volessi stare con lei?-
Aprii la bocca per risponderle ma non ne uscì nemmeno un suono. Non esisteva una risposta, non sapevo che dirgli, perché nonostante l’esperienza insegnasse il contrario, il suo ragionamento era talmente logico e lineare che non avrei davvero saputo obiettare.
-Sai che potresti sembrare arrogante, vero?-  le chiesi, senza riuscire a trattenere un sorriso.
-Oh, non lo sono! Britney è bellissima, molto più bella di me- disse preoccupata del mio giudizio
–Solamente che tu sei qui con me, e se volessi invece potresti essere con lei e allora..- mi misi a ridere di gusto. Era buffa mentre si affannava a convincermi del suo non essere arrogante. Non ne aveva bisogno. Lei era semplicemente Bonnie. Buona, pura, senza alcun grillo per la testa.
-I fuochi sono bellissimi, non trovate?- la voce di Scorpius mi colse alla sprovvista. –Auguri amico- sollevò la mano verso di me e l’afferrai. Nonostante fossi ancora arrabbiato con lui per il suo rinnovato rapporto con Britney, non riuscivo a portargli rancore per troppo tempo, anche se prima o poi avrebbe dovuto spiegarmi cosa gli stava passando per la testa. Gli diedi un paio di pacche sulle spalle, poi lui si allontanò per fare gli auguri a Bonnie che gli sorrideva allegra. Ogni volta che la guardavo sorridere, inspiegabilmente mi ritrovavo ad imitarla. Sentivo le mie labbra tendersi, senza che io facessi niente, mosse solo dalla tenerezza che lei mi provocava.
Distolsi lo sguardo, appena in tempo per accorgermi di Britney ferma davanti a me.
-Come sei tenero quando guardi il tuo cucciolo e sorridi- parlò fingendo un tono di voce svenevole e mostrando un sorrisetto falsamente innocente.
-Ti prego- la intimai –Neanche tu sei abbastanza pessima da rovinarmi i primi istanti del nuovo anno o da prendertela con una persona come Bonnie- sinceramente, non ero molto convinto di quell’affermazione.
Lei sorrise divertita, di quel sorriso che conoscevo e che mi preoccupava, poiché puntualmente preludio di qualche trama.
-Hai ragione. Neanche io sono così pessima. Volevo solo farti gli auguri- mi strizzò l’occhio mettendo su un’espressione innocente. Un campanello d’allarme continuava a suonare nella mia testa. Deliberatamente decisi di ignorarlo, ancora una volta decisi di provare a darle un barlume di credibilità. Inoltre la conoscevo abbastanza da sapere che se non l’avessi assecondata non mi avrebbe più lasciato in pace. La lasciai avvicinare, il suo profumo era sempre più forte, accattivante, avvolgente. In lei non c’era niente, assolutamente niente di puro, a dispetto di quel volto così angelico che si portava dietro come una maschera. Porsi la guancia, mio malgrado pregustando il momento in cui avrei sentito quelle labbra morbide e piene indugiarci sopra. La mia fantasia non riusciva ad essere frenata, prima ancora che lei sfiorasse la mia pelle già il ricordo del contatto mi tormentava,  ma lei mi lasciò di stucco. All’ultimo istante deviò, senza darmi il tempo di reagire. Sentii le sue labbra premere sulle mie. Fu un istante, poi si ritrasse appena.
-Il mio regalo di buon anno- fece innocente, mentre io gettavo una rapida occhiata alle sue spalle. Bonnie non si era accorta di niente. Tornai a guardare Britney, cercando di rimproverarla con lo sguardo, lei storse il naso –Tranquillo crede ancora di essere la tua principessa- mi rassicurò seguendo il mio sguardo. Poi di nuovo si sporse in avanti -Non ringraziarmi- lo sussurrò al mio orecchio, prima di darmi un buffetto sulla guancia e sparire.

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PoV Rose

 
“Tesoro auguri” le parole di John mi rimbombavano nella testa. Immediatamente dopo lo scoccare della mezzanotte mi allontanai dalla calca, approfittando di un suo momento di distrazione. Girai intorno alla baita, e come ricordavo, trovai sul retro il modo di salire sul tetto. Di sotto sentivo gli schiamazzi, ma loro non potevano vedermi, né raggiungermi. Avevo passato pomeriggi interi nascosta sul tetto di quella baita da bambina. Il nascondiglio perfetto, sotto gli occhi di tutti ma irraggiungibile. Ero seduta, con le gambe incrociate, senza riuscire a smettere di pensare a quello che avevo fatto quella sera.
Avrei dovuto essere felice ed elettrizzata, non confusa e soprattutto non avrei dovuto sentirmi sbagliata, per aver fatto l’amore con il mio ragazzo.
John. Il mio ragazzo. Solo pensarlo mi faceva sentire a disagio. Senza pensarci cominciai a giocare con il ciondolo a forma di chiave che tenevo al collo, il ciondolo che mi aveva regalato Scorpius. Ancora una volta, tutti i miei problemi si riducevano a lui. Perché mi tormentava così? Cosa avevo fatto di male? Volevo davvero dare un’opportunità a John, era la cosa di cui più al mondo ero convinta. Il problema era solo uno. Non mi stavo impegnando abbastanza.
“Non ci si deve impegnare per dare un’occasione a qualcuno, Rosie”. Oh ci mancava solo questa. La vocetta Lily. Mi era decisamente mancata.  Forse stavamo andando troppo oltre e troppo veloce. Senza dubbio per molto, moltissimo tempo, io e John ci eravamo girati intorno, ma questo non doveva significare per forza partire in quarta. Avremmo dovuto parlare, avrei dovuto chiedergli di vedere come va, ma quante altre cose potevo chiedergli ancora? Ero già stata abbastanza fortunata che il “mio periodo” con Malfoy non lo avesse irrimediabilmente allontanato da me per sempre.

 -Ti nascondi da me o dal tuo fidanzato?- sobbalzai su me stessa. Non mi aspettavo di essere trovata lì. Volevo stare da sola, sotto la neve, a guardare le stelle e i fuochi d’artificio, sola con me stessa  a pensare. E l’ultima cosa di cui avevo bisogno era che Scorpius mi trovasse lì a rimuginare mentre tenevo il suo ciondolo in mano. Il più velocemente possibile cercai di nasconderlo sotto il maglione.
-Non devi nasconderlo. È tuo, te l’ho regalato.- mi morsi il labbro, indispettita dal fatto che mi avesse beccata.
-Che ci fai qui?-
-Avevo voglia di godermi il panorama e la solitudine-
-Già anche io- dissi senza saper trattenere una nota velenosa. Lui mi guardò inarcando il sopracciglio –Puoi sempre ignorarmi e fare finta che io non sia qui- sorrise sornione sporgendosi verso di me –se ti riesce-.
-Finiscila, pensavo che la fase dei giochetti fosse terminata- strinsi la mascella spostando lo sguardo davanti a me, infastidita dalla sua provocazione.
-La fase dei giochetti?-
-Sì, quella in cui dici cose maliziose per vedere la mia reazione-
-Mi dai troppa soddisfazione per smetterla del tutto- rimasi in silenzio. Non volevo parlare con lui, non volevo discutere, non volevo per tutto l’anno guardarmi indietro e ricordare di averlo iniziato con un battibecco inutile e potenzialmente deleterio.
Volevo solo che lui andasse via.
-La tua fidanzata si domanderà dove sei-
-Bri non è la mia fidanzata. È solo un’amica-
-Un’amica con cui scommetto che fai del sesso- un istante dopo mi morsicai la lingua maledicendomi per quello che avevo detto.
Sentii il suo sguardo su di me e mi ostinai a restare girata –Non ti riguarda con chi faccio sesso- .
Non smentì. E tanto bastava per convincermi che fosse così. Ma certo, prima veniva da me, diceva di amarmi, tentava di farmi sentire in colpa e poi un secondo dopo si rotolava con la sua ex gambe lunghe e ciglia folte? Sentii il sangue pulsare nel cervello, percepii il secondo esatto in cui stavo per fare un’enorme cavolata, ma nonostante questo la parte razionale di Rose, relegata come sempre in un angoletto remoto quando si trattava di Scorpius, venne fuori prepotente.
-Ho fatto l’amore con John- dissi tagliente. Lui non disse niente, mi feci violenza per voltarmi a guardarlo. I suoi occhi erano fissi su di me.
-Mi hai sentita?- chiesi cercando di mantenere la voce ferma, una volta che fui certa che non avrebbe risposto.
-Hai fatto sesso con John, ho sentito- il suo tono era piatto, volutamente distaccato, gli occhi ancora vacui come se stesse decidendo cosa dire, che reazione avere. Come se fosse tutto studiato. Poi in un momento la scintilla. Lo vidi farsi più vicino, sporgersi verso di me, con un luccichio negli occhi che conoscevo bene.
-Ti è piaciuto?- mi chiese all’orecchio ed io non risposi, spiazzata dal repentino cambio di registro della conversazione. L’unica cosa che riuscivo a chiedermi era come gli venisse in mente di farmi certe domande. Non lo riguardava, e non volevo parlarne con lui.
-Ti sei bagnata? Hai goduto? – incalzò mentre il suo respiro si infrangeva sulla pelle del mio collo –Gemevi come con me?- chiese ancora allontanandosi, guardandomi negli occhi.
Aprii la bocca per rispondere ma lui mi anticipò. –Fai un favore ad entrambi e non mentire-.
-Oh certo! Tu pensi di essere il migliore amante dell’universo. Nessuno è alla tua altezza, devi per forza sminuire gli altri, persino John che è tuo amico. Sei un pallone gonfiato, Malfoy .. – sbottai ma prima che potessi andare avanti lui mi interruppe di nuovo.
-Non si tratta né di me né di john, lo vuoi capire? Si tratta di te Rose!- disse convinto, come sempre nella discussione eravamo finiti ad urlarci in faccia –Il motivo per cui ti arrabbi tanto è perché quello che ho detto è vero, altrimenti, a quest’ora staresti in una camera con John a darci dentro invece eri qui a chiederti perché con lui non è come era con me. Lo vuoi sapere perché? Perché tu vuoi fare l’amore con me. Ogni fibra del tuo corpo mi reclama, mi vuole- le sue labbra si muovevano veloci, mentre mi vomitava parole addosso –Guardati! Guarda il modo in cui non stacchi gli occhi dalla mia bocca- deglutii a fatica, mentre si avvicinava di più –Senti come il tuo respiro diventa affannato appena mi avvicino, e il cuore ti galoppa nel petto- mi sforzai di guardarlo negli occhi, di regolarizzare il respiro finanche di mettere un freno alla corsa che stava facendo il mio cuore.  Rimasi immobile senza parlare, senza dire niente. L’atmosfera era carica di attesa ed elettrica come al solito. Ordinai al mio sguardo di non cadere sulla mia bocca, ordinai al mio cervello di rimanere acceso ed al mio corpo di non fremere. La naturalezza inquietante con cui il ricordo di lui su di me emergeva nella mia memoria mi fece male.
-Sto per baciarti- disse –Tu lo sai, è sempre così, sai che ti bacerò e che tu risponderai e poi ti toccherò e poi faremo l’amore. Tu lo sai eppure resti qui ferma e al solo pensarci sei già bagnata Rose!-
-Non è vero- balbettai mentre sussurrava quelle parole sulle mie labbra, ma rimasi ferma. Mentivo a lui e mentivo a me stessa.
Davo ordini che non erano in mio potere. Non ero più padrona di niente e con lui sarebbe stato sempre così. Toccò la mia guancia con la mano per spingermi verso di sé e finalmente mi baciò. Cioè, non finalmente, è l’avverbio sbagliato. Quel bacio fu mostruosamente, terribilmente, inopportunamente meraviglioso.
-Non devi baciarmi- ripetei più volte quando ci staccavamo per prendere aria. Ed ogni volta proseguiva con più irruenza e convinzione, ed ogni volta lo volevo di più.
-Sarai per sempre mia- pronunciò quelle parole in maniera arrogante, con un sorriso beffardo stampato sul volto –Verrò e ti prenderò ogni volta che ne avrò voglia, e tu sarai pronta per me- immediatamente mi ricordai perché mi ero allontanata da lui, perché volevo altro. Perché volevo un altro. Quando ero con lui diventavo debole, facile preda di istinti e scompensi comportamentali. Non volevo essere quella persona, non più.
Repentinamente sollevai il braccio e lo schiaffeggiai con brutalità.
-Bel colpo!- un voce divertita mi costrinse a voltarmi. Britney era sul tetto, ormai decisamente troppo affollato, con le braccia incrociate e un sorriso sornione che non lasciava alcun dubbio su cosa avesse visto. Non chiese niente a Malfoy, non fece scenate. Lui si allontanò da me alzandosi e raggiungendola.
-Dimostravo a Rosie quello che è realmente-  forse erano fatti davvero l’una per l’altro. Due persone orribili. Due superficiali, egoisti, sprezzanti e bellissimi demoni.
-Una dimostrazione magistrale, Scorp. Lascia che te lo dica- fece eco lei, generando una risatina compiaciuta.
-Scendiamo?-
-Ti raggiungo tra un attimo-
Quando Scorpius sparì mi alzai per andarmene. Quel posto non era il nascondiglio perfetto che serbavo nei miei ricordi. Tanto valeva tornarmene nella confusione, prendere una bottiglia e lasciare che la serata facesse il suo corso. Ero piuttosto interdetta del fatto che Britney fosse rimasta lì, ma decisi di ignorarla e provai a passare oltre. Era l’ultima persona con cui volessi parlare. La penultima se contiamo Scorpius.
Prima che potessi oltrepassarla però lei fece un passo per bloccarmi. Mi domandai perché con quei tacchi non scivolasse rompendosi una gamba.
-è inutile che scappi Weasley-
-Non mi fai paura, non sto scappando- rimbeccai sfidandola con lo sguardo.
-Oh ma non dico da me. Dico da Scorp- aggiunse con un sorriso serpeverdesco.
-Tu non sai niente- risposi dopo qualche secondo di sorpresa.
-Sai, non che mi importi, ma la notte del primo dell’anno tendo sempre a prodigarmi per gli altri, dovessero essere vere tutte le cazzate sul karma. Comunque dicevo, resistere ad una tentazione così grande ti logora dentro e ti porta solo a volerlo di più. Tu pensi troppo. Dovresti goderti la vita, dargli quello che vuole e prenderti quello che vuoi. Invece sai cosa accadrà?- domandò retorica –Lui sarà ancora affamato ed io- indicò se stessa –sarò disponibile e senza niente da fare, quindi finiremo a letto insieme. E tu sarai logorata dalla gelosia tutta la notte, presumibilmente finirai per avere uno scadente rapporto sessuale con il povero John, che tra parentesi stai sfruttando calpestandogli il cuore. Non trovi che sia tutto molto inutile?- chiese ancora una volta guardandomi fintamente contrita. Non le risposi. Non le risposi perché nonostante tutto, nonostante lei fosse Britney-il-male-assoluto, quel discorso era terribilmente onesto.
-Buon anno Weasley! – si congedò lasciandomi lì sola a domandarmi chi tra noi fosse veramente una brutta persona.

                                                                                                    **************************
PoV Rox

Mezzanotte era passata da un pezzo. Io ero alla bottiglia numero “non ricordo come sono finita distesa sotto il tavolo”, e la gente intorno a me era sparita. Mi guardai intorno confusa, afferrando una birra al mio fianco e svuotandone il contenuto. Ad un certo punto sentii dei passi sordi nel salone. Rimasi in silenzio, guardando le scarpe da uomo che avanzavano sempre più davanti a me, vicino ad una mattonella completamente bagnata, doveva esserci caduto del ponch a giudicare dal colore.
Avrei voluto dire qualcosa. Ma ero brilla, e poco reattiva. Il signor piede finì esattamente lì sopra e dopo appena un istante, con un fragoroso tonfò, finì a sedere per terra.

-Ahia- si lamentò appena. Nel suo sguardo vacuo riconobbi il mio. Frank era completamente ubriaco.
-Ciao-
-Rox? Che ci fai lì sotto?- chiese con la voce impastata.
-Shhhhh- lo zittii facendogli segno con il dito –Mi nascondo-
-Da chi? Non c’è nessuno!-
-Già genio! E secondo te dove sono finiti tutti? Qualcuno li ha rapiti ed uccisi. Siamo gli unici sopravvissuti! Vieni qua!- gli intimai. Se veramente ci fosse stato un pazzo, la mia sarebbe stata una pessima mossa. Per raggiungermi Frank fece cadere tre sedie.
-Adesso fai silenzio- gli intimai quando riuscì a mettersi composto.
-Guarda che non c’è nessuno Rox!-
-E secondo te gli altri dove sono finiti?-
Lui abbassò la voce ed anche lo sguardo prima di parlare –Stanno tutti a fa roba!-
-Che roba?-
-Roba, Rox!- Frank era bordò, io lo guardai senza capire e lui si guardò intorno circospetto come se temesse che qualcun altro fosse in ascolto –sesso- disse alla fine.
-Ahhhhhh- affermai –sì  forse è una teoria più credibile della cospirazione- acconsentii mantenendo comunque la voce bassa, la prudenza non è comunque mai troppa.
-Tu hai mai fatto sesso Frank?-
-Io … sì- balbettò –Qualche volta..- aggiunse e lo guardai di sottecchi –Ok, mai!- ammise alla fine.
-Nemmeno io! Credi che siamo strani?-
-Non lo so- fece lui improvvisamente serio –Forse è solo perché non abbiamo mai provato!-
Annuii senza aggiungere altro, rimuginando su quella strana questione.
-Rox.. pomiciamo?- mi chiese ad un certo punto Frank facendomi scattare la testa in alto come una molla.
-Perché?- gli chiesi sconvolta.
-Lo fanno tutti!- ci pensai qualche secondo, portandomi la mano al mento. Poi mi voltai verso Frank.
-sì mi sembra un ottimo motivo- convenni con lui. Alla fine non volevo essere meno degli altri. Le mie cugine, quando parlavano di ragazzi, mi escludevano e trattavano sempre come una ritardata perché io non ero interessata e non potevo capire. Se il problema era quello, bene! Avrei fatto pratica.
Ci avvicinammo piuttosto impacciati. Di farfalle nello stomaco nemmeno l’ombra. Mi attaccai alla bocca di Frank e cominciai a muovere le labbra come avevo segretamente provato con il cuscino, e come mi ricordavo di aver fatto con Charles. Durò circa un minuto, poi ci staccammo.
-Come è andata?- chiesi. Frank era parecchio più ubriaco di me, si concentrò un attimo prima di darmi una risposta.
-Senza offesa Rox. Credo che mi piacciano gli uomini!-
-Sì ma tecnicamente?- incalzai senza curarmi delle sue preferenze.
-Non male- sorrisi soddisfatta e recuperai due bottiglie poco più in là, dalla mia scorta personale.
-Birra?- chiesi porgendogliene una, lui l’afferrò sorridendo.
-Buon anno Rox-
-Buon anno Frank!-



ANGOLO DI MIKA
Eccomi qui con un nuovo capitolo! Voglio dirvi che avevo preparato le foto e tutto ma sono incapace, e quando ho caricato il capitolo non c'erano più.. me molto triste e disperata!!! :(
Comunque sono piuttosto soddisfatta di questo capitolo, in particolare la parte finale... spero che sia piaciuto anche a voi. Adesso ci sarà il ritorno a scuola. E tra un po' la seconda prova, e vedremo cosa combina Kàtia che cercherà l'aiuto di un altro personaggio, vedremo cosa ne uscirà fuori. Inoltre cominceremo a scoprire di più sulla storia delle armi dei fondatori.. Credo poi ci sarà, molto presto, un capitolo interamente dedicato ai Rospius ( non mi convincerete mai a non chiamarli così) come mi chiedete da tempo!
Un bacio, Aprestissimo, Mika!

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Capitolo 28
*** CHAPTER XXVII- Ricatti/Confessioni e generiche allusioni ***


CHAPTER XXVII- Ricatti/Confessioni e generiche allusioni

PoV Kàtia
La foresta proibita era desolata sotto le feste più di quanto non lo fosse di solito. La solitudine che mi aveva attanagliata in quei giorni era stata provvidenziale, ero riuscita a mettere a punto il mio piano, a dare ordini precisi alle mie pedine. Mi mancava solo una cosa. Un alleato. Un alleato che fosse capace di pilotare le cose nella giusta direzione, che fosse senza scrupoli e ricattabile, ma allo stesso tempo dotato di cervello. Daniel ancora faceva tutto quello che gli chiedevo, ma già aveva ampiamente dimostrato di non essere abbastanza all’altezza. Speravo solo che mi portasse la persona che gli avevo chiesto.
Le anime danzavano davanti a me. L’anima nera e furiosa di Bellatrix cominciava ad essere inquieta.
-Voglio possederti- la sua voce rimbombava nella mia testa.
-Non è ancora tempo- risposi perentoria, mentre il crepuscolo rendeva l’ambiente ancora più tetro.
-Stai perdendo tempo-
-Sapevamo che sarebbe stata lunga. Sto cercando le armi, e sono quasi certa di sapere dove trovarle. Ho portato a termine il sacrificio di sangue, ma senza prima avere le armi non posso terminare l’altro, sarebbe troppo rischioso. Ed inoltre il prescelto non è ancora pronto. Porta pazienza e risorgerai e il mondo sarà dei maghi- impostai la mia voce come fosse un comando. Il mio mentore mi aveva messa in guardia. Bellatrix era un ottimo soldato, ma era instabile, non adatta al comando. Io, invece, ero nata per dare ordini, per rispondere solamente a Lui e dirigere gli altri.
-Ai maghi la magia- rimbombò ancora la voce nella mia testa.
-Ai maghi la magia- risposi solennemente portandomi una mano al petto.
-Kàtia- la voce di Daniel mi distrasse. Immediatamente le anime sparirono ed io mi voltai nel semibuio della foresta a guardare lui mentre veniva avanti.
- lei dov’è?- chiesi guardandomi intorno. Lui sorrise soddisfatto, segno che avesse portato a termine il mio comando.
-è appena arrivata. Come hai ordinato, l’ho portata subito qui-
-Non ho capito che fretta avevi Parkinson! Non sono nemmeno riuscita a farmi una doccia, le mie scarpe sono coperte di fango, e i miei capelli si sono increspati! Spero proprio tu abbia una buona scusa per avermi costretta a venire qui …- dal folto della foresta la figura femminile, longilinea si fece avanti. Mi guardò con un’espressione un po’ perplessa, spostando gli occhi da me a Daniel.
-Non so quale strano trio erotico avessi in mente Parkinson, ma credo proprio di doverti deludere- conoscevo abbastanza l’animo umano da sapere che stava nascondendo dietro al sarcasmo l’agitazione. Non si aspettava di trovarmi lì, non avevamo mai parlato e sicuramente non sapeva che l’avevo studiata per tutto il tempo che avevo trascorso ad Hogwarts.
-Ben tornata Miss Firestone, hai fatto buone vacanze?- le chiesi mostrando gentilezza, lei incrociò le braccia al petto cominciando a battere un piede ritmicamente a terra.
-Ottime. Anzi direi che era stata un’ottima giornata prima che mi trascinaste qui- oscillò la testa ed i boccoli scuri ondeggiarono da una parte all’altra.
-Mi dispiace averti recato disturbo,Britney – dissi chiamandola per nome –Ma avevo bisogno di parlarti, ed ora che il castello è nuovamente pieno di studenti non c’è altro posto sicuro- le spiegai facendomi avanti. Lei automaticamente portò una mano alla cintola, dove teneva la bacchetta.
-Sai chi sono io?- le chiesi ignorando il suo atteggiamento.
-Kàtia di Durmstrang, campionessa TreMaghi- rispose meccanicamente.
-E non sai nient’ altro di me?- notai solo per un secondo un’ombra passare sul suo viso. Era abile a mascherare le proprie emozioni e le proprie reazioni, ma io ero stata addestrata per questo. Inoltre, data la sua appartenenza alla Società era impossibile che non conoscesse il mio nome ed il mio ruolo.
-Solo che hai un sacco di idee strampalate per la testa-
-Idee che la tua famiglia condivide- feci notare.
-Non mi interessa cosa condivide la mia famiglia. Io non ho una famiglia e delle vostre stupide idee non me ne frega niente. Potete fare quello che volete non sono né con voi né contro di voi. Io sono esclusivamente dalla mia parte-  mi avevano avvertita che sarebbe stato difficile. Il mio mentore mi aveva messa in guardia. Ma Britney Firestone era una risorsa troppo importante per la nostra setta, non potevo lasciare che si sottraesse ai suoi obblighi. La sua ribellione adolescenziale era andata fin troppo oltre, era giunto il momento che occupasse a pieno titolo il posto che la Società le aveva assegnato.
-Vorrei permetterti di vivere la tua vita, davvero- la informai cercando di mantenere uno sguardo dolce, lei sorrise sarcastica scuotendo la testa –Come sei magnanima-.
Piccola arrogante. Mantenni la calma, ormai ero davanti a lei, ad una distanza minima.
-Il tuo marchio deve essere onorato- cambiai tono di voce, era un ordine e doveva capirlo e portarlo a termine.
-Non ho nessun marchio- sorridendo aprii il mio mantello. Nonostante il freddo sotto non portavo altri indumenti. Sul basso ventre, nera e definita spiccava la mia mezzaluna.
-Bel tatuaggio- fece lei ostentando indifferenza –Ma lasciatelo dire non è proprio di gran classe-
-Smettila di giocare Britney- il tempo stringeva, la notte stava calando e dovevo tornare al castello –Questo marchio è come il tuo. E sai benissimo cosa rappresenta. I tuoi genitori sono votati alla nostra causa. La tua famiglia fa parte di questa setta da generazioni. Tuo padre è in Bulgaria a lavorare con il resto di noi e tua madre ti ha addestrata per il ruolo che tu dovevi avere-
Lei smise di ridere guardandomi con odio.
-Non vedo da anni quell’uomo che dovrei chiamare padre, e quella donna che dovrei chiamare madre .. – fece una pausa –l’unica cosa che mi ha insegnato è che nella vita non ci si può fidare di nessuno- sorrisi fingendomi intenerita.
-Sei nata per essere un’adescatrice Britney, ti ha solo preparata per il tuo destino, dovresti esserne fiera- alzai una mano per accarezzarle la guancia ma lei si tirò indietro decisa.
-Voglio che tu faccia una cosa per me- ordinai dandole le spalle. Nessuna risposta. Il tempo delle buone maniere era finito.
-Non è niente di difficile, voglio solo che ti assicuri che l’interesse di Scorpius Malfoy per quella sudicia mezzosangue non sparisca-
-Sei per la commistione delle razze adesso? Che ne penserebbe la setta?- ancora quel tono sarcastico, sorrisi della sua ignoranza.
-C’è un piano che non ti deve interessare. Devi fare solo quello che ti chiedo. La Società è con me, ovviamente.-
-E di grazia, come pensi di costringermi a farlo se non puoi manipolarmi come fai con quell’idiota?- chiese indicando Daniel che scosse la testa sentendosi appellare così.
-è vero, non posso manipolarti. Ma posso sempre ricattarti!- tuonai questa volta decisa. Lei strinse gli occhi guardandomi indispettita.
-Se non vuoi che i dettagli della tua storia strappalacrime vengano fuori farai quello che ti chiedo. Pensa, tutta la scuola che ti guarda con compassione. Povera piccola Britney, così dura solamente per quello che ha subito. Fa la forte ma in realtà è una debole. Agli occhi di tutti non sarai più quella che sei, ma solo l’ingenua ragazzina a cui è stato insegnato troppo presto a sedurre gli uomini-
-Tu non sai..- disse tremante di rabbia.
-Io so tutto! Quindi farai come ti ho ordinato. E adesso tornatevene al castello- aggiunsi indicando entrambi.
Lei mi guardò con puro odio prima di darmi le spalle e sparire.
-Oblivion- sussurrai indicando Daniel. Meno sapeva, meglio era.
 
                                                                                                  ******************************
 
PoV Rox

  Maledette valige. Il mio aspetto era più trasandato del solito. Lo capivo dal modo schifato in cui Lily mi stava guardando. Facile parlare quando schiere di ragazzi ti aspettano sulla soglia del cancello per portarti la borsa. Io, invece, non solo stavo trascinando la mia, tra l’altro piena di vestiti delle mie cugine, ma mi ero anche offerta di portare quella di Domi, date le sue condizioni. Il risultato era la sciarpa di grifondoro sbrindellata che quasi strusciava per terra, la tunica assolutamente spiegazzata, i capelli in uno stato pietoso e la faccia completamente sudata. Non è che mi importasse dell’apparenza, in realtà ero solo affaticata e non sentivo più le braccia, ma lo sguardo colmo di commiserazione di mia cugina mi stava innervosendo.
-Vuoi una mano?- mi chiese distrattamente tirandosi indietro i capelli setosi, quando ormai mancava solo una rampa di scale al dormitorio.
-No, sono così riposata. Anzi, vuoi darmi anche la tua borsa?- farfugliai sfoderando il mio miglio sarcasmo. Sarcasmo che sapevo innervosiva terribilmente quella vipera rossa al mio fianco, che sorrise strafottente. Lo vidi. Vidi quell’infido pensiero passare nei suoi occhi, ma prima che potessi fare qualunque cosa lei agì, fregandomi sul tempo.
-Grazie Roxie- squittì, la borsa sulla valigia e sparì sulla rampa.
-Dannazione-  arrivata in dormitorio l’avrei picchiata ed uccisa. Il ritorno a scuola era cominciato davvero, davvero male. Non avevo idea di cosa potesse andare peggio di così.
-Ben tornata principessa- errata corrige. Poteva andare peggio. Ignorai la voce entusiasta del biondo appoggiato al muro del corridoio, lanciandogli solamente uno sguardo di sbieco.  Lui si tirò su e mi venne dietro, come al solito ignorando il mio atteggiamento scortese nei suoi confronti.
-Mi sei mancata da morire, queste vacanze sembravano non finire mai, e tu sei ancora più bella di quanto ricordassi-
-Charles…-
-Dimmi dolcezza- fece lui con un sorriso smagliante.
-SPARISCI!-  la risatina che seguì alla mia affermazione mi irritò terribilmente. Togliersi dai piedi quella piattola era impossibile. Cosa avrei dovuto fare più di maltrattarlo?
-Allora, vieni con me ad Hogsmeade?-
Raggiunsi il ritratto della signora grassa e lasciai le cadere a terra le valige.
-Cosa ti fa pensare che io voglia venire con te ad Hogsmeade?-
-Non lo so- fece lui fingendo di pensarci –Forse il fantasmagorico bacio che ci siamo scambiati la notte del ballo- azzardò.
-Ti assicuro che i nostri ricordi in merito sono piuttosto distanti. Io l’ho trovato fastidioso ed umido-
Lui si lasciò andare ad una risata divertita –Dai Rox! Sembra la descrizione di un primo bacio!- buttò lì mentre ancora ridacchiava. Io distolsi lo sguardo. Dopo tanti tentativi, finalmente, c’era riuscito. Mi stava mettendo in imbarazzo. Non che mi importasse un accidente  che lui sapesse della mia scarsa esperienza, ma non volevo parlarne, e soprattutto non volevo che si mettesse strane idee in testa.
-Aspetta- esclamò prestando attenzione alla mia reazione –Sono stato il tuo primo bacio?- mi chiese incredulo indicando se stesso.
-Taci e vattene- gli intimai cercando di troncare sul nascere quella imbarazzante conversazione.
-Ma in questo caso dobbiamo parlarne, e fare pratica ed uscire- disse tutto eccitato girandomi intorno per poi fermarsi esattamente davanti a me ed assumere un’espressione tutta seria  -Sono lusingato-
-CHARLES TACI E VATTENE-
-Ok, ho capito! Sei troppo emozionata per parlarne con me. Ci vediamo dopo a cena- non ebbi neanche il tempo di registrare i suoi movimenti. Mi scoccò un bacio sulla guancia e sparì lungo le scale.
                                      
                                                                                             *********************************

PoV Rose

Hogwarts. Che luogo meraviglioso. Non appena arrivai al castello mi precipitai a posare le valige in camera e partii alla rotta del campo da Quidditch. Volevo stare da sola e non pensare a niente. Quelle vacanze erano state deleterie, le avevo immaginate molto diverse, così come avevo immaginato diverso il mio rapporto con John. Pensavo che saremmo diventati una coppietta felice e canonica. Come Lorcan ed Alice. Invece mi metteva sempre una certa ansia e non riuscivo ad impedirmi di evitarlo. Inoltre, nonostante mi sentissi una cacca di ippogrifo, non gli avevo raccontato niente dei miei poco ortodossi momenti con Scorpius, e, ad essere sincera con me stessa, non avevo nemmeno intenzione di raccontarglieli.  Mi misi in  sella alla scopa con tutta l’intenzione di partire e di lasciare che il vento sul viso trascinasse via il mio malessere, ma prima che potessi librarmi nell’aria John comparve all’ingresso dello stadio.
-Sapevo che ti avrei trovata qui-
Gli sorrisi, scendendo dalla scopa –Volevo volare un po’- per qualche strana ragione mi ritrovai a giustificarmi. Forse, come ogni volta, sentivo l’esigenza di lenire il mio senso di colpa.
-Ti va di parlare?- annuii simulando un buon umore che non avevo, non in quel momento almeno. Lo raggiunsi e presi a camminare al suo fianco.
-Credo di aver corso troppo- disse all’improvviso, interrompendo il silenzio che era calato mentre raggiungevamo gli spalti.
-Per arrivare qui?- buttai lì nella vaga speranza di non dover affrontare quella conversazione, o forse solamente per allentare la tensione.
-Parlo di noi due-
-Senti John io..- iniziai, senza sapere bene cosa dire, ma lui, prontamente e provvidenzialmente, mi interruppe.
-No, lascia parlare me Rose. Ho voluto iniziare la nostra relazione in maniera precipitosa, senza curarmi di quello che tu potessi provare. Non sono stupido, mi accorgo del tuo disagio alle volte. È solo che è una vita che provo qualcosa per te, qualcosa di forte e quando le cose hanno cominciato a diventare più chiare, quando avevo trovato il coraggio per farmi avanti, tu hai iniziato quel gioco al massacro con Scorpius, allora mi sono fatto da parte, continuando ad osservarti. Ti ho vista soffrire per lui, e quando finalmente è finita non ho voluto perdere anche questa seconda occasione e mi sono buttato.- parlò tutto d’un fiato guardandomi negli occhi, fece un passo avanti e sollevando la mano mi accarezzò una guancia –Ma avrei dovuto essere più cauto, pensare più ai tuoi sentimenti, alla confusione che potevo generare in te. Avrei dovuto rispettare i tuoi tempi. Sono stato un idiota- il senso di colpa galoppò nel mio stomaco. Mi tormentai le dita, non sapevo cosa dire. Non volevo rinunciare a John, ma cominciavo a pensare che non il mio comportamento egoista gli stessi facendo più male che bene. Ma era possibile che le cose cambiassero. Che stando con lui avrei imparato ad amarlo, a desiderarlo. Che lentamente Scorpius diventasse solo un ricordo lontano e sbiadito. Avevo bisogno di tempo.
-John..- iniziai, lui alzò lo sguardo su di me. Gli occhi castani così dolci, leggermente malinconici. Le labbra piuttosto piene, imbronciate –tu mi piaci ed io voglio davvero darci un’opportunità. Te la meriti e sei così carino e dolce e disponibile..-
Lui sorrise malinconico –Ma?-  stiracchiai un sorriso a mia volta.
-Ma ho bisogno di tempo. E con questo non significa che non dobbiamo frequentarci o passare del tempo insieme, semplicemente che vorrei le cose procedessero più lentamente-
-Mi sembra giusto- annuì, gli occhi più accesi –Quindi questo finesettimana andiamo insieme ad Hogsmeade- lo guardai con rimprovero, senza riuscire a trattenere il sorriso spontaneo che il suo entusiasmo mi provocava –Ovviamente per vedere se passando un pomeriggio insieme stiamo bene. Senza eccessivi impegni e non da Madama Piediburro!-
-D’accordo- accettai. Quella conversazione era cominciata male, ma alla fine mi aveva messa di buon umore. Avevamo trovato un accordo, un punto comune, una linea sulla quale proseguire. Avrei avuto i miei tempi per guarire da Scorpius e nel frattempo la dolce presenza di John mi avrebbe aiutata.
-Molto bene, allora adesso ti lascio volare- disse con rinnovato buon umore.
-Grazie- il sorriso sul mio volto era spontaneo, e mi sentivo a mio agio, e mi piaceva poterlo frequentare senza dovermi obbligare a dimostrare di più di quello che provassi. Lui si avvicinò all’improvviso, carezzandomi ancora la guancia e parlando piano –Posso baciarti oppure è correre troppo?- chiese sulla mia bocca.
-Solo per questa volta- gli risposi, piacevolmente colpita dal fatto che quel gesto inaspettato mi provocasse un piccolo brivido.
-Bene, perché altrimenti sarei impazzito probabilmente!- le sue labbra toccarono le mie leggere, un attimo dopo si staccò e si congedò con un ultimo sorriso.
Una seconda volta cercai di salire sulla scopa. Una seconda volta qualcuno comparve all’orizzonte impedendomelo.
-è così che si trattano gli amici, eh? Nemmeno mi sei venuta a salutare!-
Mollai l’impugnatura facendo cadere la mia scopa a terra e mi gettai tra le braccia aperte di Francois.
-Piano Rossa che mi sgualcisci i vestiti!- rise senza però smettere di stringermi.
-Come sono andate le vacanze?-
-Non bene quanto le tue, direi..- disse indicando con la testa il punto dove John era sparito, alludendo al bacio al quale evidentemente aveva appena assistito –Fate coppia fissa ormai?- lo seguii sugli spalti accomodandomi.
-Diciamo che non pongo limiti alla provvidenza e vedo come va-
Lui annuì poco convintamente. Era chiaro che volesse assecondarmi e basta.
-Cosa c’è?- chiesi già sbuffando.
-Niente-
-Niente?- sollevai il sopracciglio scettica.
-Oh va bene! Stai facendo una cavolata Rose! Insomma John è carino, ha dei bicipiti non male e un’aria ingenua assolutamente sexy e tenera allo stesso tempo. Ma Scorpius .. –
-Non andare avanti. Non voglio nemmeno sentirlo nominare- cercai di interromperlo, ma Francois era inarrestabile.
-Scorpius è così sexy. E lasciamo perdere gli addominali, i pettorali, i bicipiti, il sedere, la bocca ..-
-Francois ..- lo richiamai annoiata.
-Insomma, seriamente, ogni volta che vi guardate sembra l’inizio di un film porno! Siete elettrici-
-Francois!- dissi sconvolta.
-è la verità! Io vi shippo!-
-Tu ci che?- chiesi sconvolta dalla sua ultima affermazione.
-Lascia stare, dimentico sempre quanto tu sia out. Comunque non puoi buttare tutto alle ortiche solo perché hai paura-
-Io non ho paura-
-Sì che hai paura!- mi voltai verso la voce femminile alle mie spalle. Britney era esattamente dietro di noi. Alzai gli occhi al cielo. Avevo appena ritrovato la serenità, non bastava Francois e le sue fisse su Malfoy, ci mancava anche la regina delle sgualdrine.
-Che vuoi Britney?- chiesi seccata.
-Vengo in pace! – disse sollevando le mani e prendendo posto vicino a me –Sono qui per mettere la mia mente acuta e la mia personalità brillante a disposizione della tua persona ..- probabilmente le mie sopracciglia erano sparite oltre il cuoio capelluto.
-Grazie, ma non mi interessa-
-Oh no, lasciala parlare- mi esortò Francois che guardava rapito la ragazza al mio fianco.
-John? Seriamente Rose? Tu e Scorpius siete fatti per stare insieme!-
-Disse quella che qualche giorno fa ci è andata a letto!- sbottai guardandola in faccia.
-Ci sei andata a letto? Non so se mi piaci!- sentenziò il francese sconvolto guardando Britney che sorrideva.
-Che posso dire in mia difesa? È un  ottimo amante! – scrollò le spalle –E i tuoi pantaloni sono meravigliosi- fece guardando con interesse il completo a righe di Fracois.
-Sì mi piaci- ribattè lui tornando a guardare me –Ha ragione lei. Siete fatti per stare insieme!-
-Adesso smettetela tutti e due, ok?- guardai prima l’uno e poi l’altra e feci per alzarmi. Non volevo che mi incasinassero la testa.
-Ok, ok. Aspetta un attimo- mi fermò Britney –Domani sera ci sarà una festa nel dormitorio di Serpeverde. Una festa piuttosto esclusiva con alcol, sostanze illegali e giochi divertenti un po’ sopra le righe- fece strizzandomi l’occhio –Magari potresti venire..-
-Perché dovrei voler venire? E perché tutto d’un tratto sei interessata alla mia vita sentimentale?-
-Oh, a dispetto di quello che si pensa sono una romantica- disse assumendo un’espressione innocente che non mi convinse nemmeno per un secondo –E comunque dovresti venire. Così potrai valutare meglio che effetto ti fa Scorpius, non credi?-
-Non se ne parla!- sentenziai. Non ne avevo bisogno. Anche se faticavo ad ammetterlo, sapevo benissimo che effetto mi facesse Scorpius, ed approfondire, in quel momento, non era nei miei piani.
-Oh sì Rose, andiamoci!- trillò Francois –Ti prego- lo guardai contrariata. La sua espressione implorante non mi inteneriva affatto, ma sapevo che se non avessi detto di sì mi avrebbe perseguitata e poi mi avrebbe tenuto il broncio per un tempo indefinito.
-Va bene- assentii sconfitta.
-Un po’ più entusiasta .. – gli scoccai un’occhiata gelida –Ok, ok ci lavoreremo-
-Bene- fece Britney sorridente –il mio lavoro qui è finito! Ci vediamo in giro- guardai Britney allontanarsi leggiadra e raccolsi la mia scopa per terra.
-Non vedo l’ora che sia domani!-
-Ti odio Francois-

                                                                             ***********************************************
Pov Alice

Mi ero ripromessa che gli avrei parlato, tutti i giorni, dalla notte di Capodanno e tutti i giorni non trovavo il coraggio per farlo. Non potevo andare avanti così. Quello sarebbe stato il giorno, ero decisa ad andare fino in fondo e a parlargli. Era la cosa giusta. Lui avrebbe capito. Si sarebbe arrabbiato ma poi avrebbe capito. Continuavo a ripeterlo a me stessa mentre passeggiavo avanti ed indietro, in prossimità della torre di Corvonero.
-Amore?- la voce di Lorcan mi colse alla sprovvista e, insolitamente, mi fece precipitare nello sconforto. Era arrivato il momento.
-Ciao- risposi cercando di mantenere la calma.
-Che ci fai qui?- le sue labbra volarono leggere sulle mie impedendomi di rispondere, indugiò parecchio e quando si staccò da me non riuscii ad impedirmi di sospirare.
-Io avevo bisogno di vederti- iniziai senza fermarmi a pensare. Dovevo parlargli di getto, altrimenti ancora una volta mi sarebbe mancato il coraggio. Lui però fraintese le mie parole, sorrise e mi cinse in vita ostentando un’espressione maliziosa.
-Anche io- disse mordendosi le labbra appena prima di guadagnare le mie.
-Lorcan.. – mi lamentai poco convintamente. Le sue labbra erano così morbide, il suo sapore così buono.
-Mi sei mancata e ho voglia di te-
-Volevo parlare .. – sussurrai mentre lui lambiva il mio collo.
-Amore mio, sai quanto io adori il suono della tua voce, sai quanto mi piaccia apprendere ogni cosa geniale che la tua testolina partorisca, ma ti prego, adesso, zitta e baciami- disse esasperato prima di tuffarsi su di me. Era qualche giorno che non riuscivamo ad avere un briciolo di intimità, e anche a me lui era mancato. Inoltre il suo profumo mi inebriava. Inoltre il suo corpo mi schiacciava contro la parete. Inoltre stavo sentendo l’effetto che gli faceva la mia presenza lì. Mi sarei presa a sberle nella mia testa, ma non riuscii a trattenermi. Lo lasciai fare, godendomi la sensazione delle sue mani sotto la mia gonna. Accarezzai la sua lingua con la mia giocando con lui. Quanto avrei voluto lavare via il senso di colpa, cancellare quell’orrenda *oddio proprio orrenda no* macchia rossa. Avrei voluto non fosse mai successo.
-Lorcan aspetta- boccheggiai dopo qualche minuto, allontanandolo delicatamente –Io non ce la faccio. Dobbiamo parlare- lui mi guardò incuriosito, mi accarezzò la guancia serio –è successo qualcosa?-  
Presi aria guardandolo negli occhi. Quegli occhi. Abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, neanche a dirlo, improvvisamente interessantissime.
-A Capodanno, Louis mi ha baciata- dissi tutto d’un fiato e sentii l’improvvisa mancanza dolorosa della sua mano sulla mia guancia.
Silenzio. Assordante, cupo silenzio.
Alzai lo sguardo, il suo era vitro, vuoto spento.
-Lorc..- tentai.
-Hai risposto al suo bacio- potevo mentire. Potevo davvero?
-Sì- non potevo. Non a lui. Non a noi.
-è stato solo un momento, poi l’ho allontanato, io, non so cosa mi sia preso..-
-Vattene Alice!-
Sentii il mio cuore spezzarsi e feci un passo verso di lui che nel frattempo si era allontanato –Lorc..-
-Non ora, Alice. Ti ho detto di andartene- lasciai cadere stancamente il braccio ancora teso verso di lui, mentre fissavo la sua schiena. Se ne stava andando. Le lacrime cominciarono copiose a scendere sulle mie guance. Se ne stava andando e stava portando con sé il mio cuore.
 
                                                                                   ********************************************

PoV Rose

Il banchetto di rientro era talmente abbondante che non riuscii a mangiare nemmeno la metà delle leccornie che erano sul tavolo. Frank e Louis invece si stavano abbuffando come se non ci fosse un domani.
-Allora Rose, perché tu vieni invitata ai festini segreti dei Serpeverde e noi no?- alzai lo sguardo e trovai un’imbronciata Rox a guardarmi. Al suo fianco Francois assunse un’espressione innocente, con la quale, però, non la dava a bere a nessuno.
-Perché sono segreti e quindi si presume che la gente non debba saperlo- risposi annoiata.
-Ma io non sono la gente! Sono tua cugina! Se non parli con noi con chi dovresti parlare, vero Lily?- Rox cercò di richiamare l’attenzione di nostra cugina che era al suo fianco e fissava con aria sognante il tavolo dei Corvonero –Lily?-
-Che cè?- chiese destata dall’insistenza di Rox.
-La festa dei serpeverde- fece lei, come ad attendere una reazione di supporto.
-Non mi interessa, grazie- mormorò prima di girarsi nuovamente, lasciando Rox infastidita –Sia come sia, io voglio venire- alzai gli occhi al cielo. Ovviamente non l’avrei fatta desistere per niente al mondo.
-E sia- accettai prima di alzarmi –Ma domani c’è lezione, quindi io me ne vado a letto- lasciai la sala in fretta, prima di essere trascinata in un’altra spiacevole conversazione sul perché andassi a quella festa. Non che corressi il rischio con Rox, ma Francois aveva poteri strani, nulla mi impediva di pensare che sarebbe riuscito a coinvolgere anche lei nel dibattito.
Non appena fuori dalla sala però mi bloccai. Malfoy, sfortuna volle, stava entrando in quell’esatto istante. Me lo trovai davanti, con la smorfia beffarda di rito sul volto.
-Ciao Rosie-
-Ciao- dissi cercando di passare oltre, ma lui mi bloccò la strada –Aspettami dentro Mia- incitò alla sua accompagnatrice che di malavoglia abbandonò il suo braccio e sparì oltre la porta. La seguii con lo sguardo, leggermente schifata.
-è appiccicosa come una piattola, ma ha un sedere meraviglioso- osservò con naturalezza incrociando le braccia al petto. Per tutta risposta feci una smorfia, cercando ancora una volta di passare oltre.
-Non così in fretta Weasley- disse afferrandomi il braccio e costringendomi a voltarmi verso di lui –Oggi riflettevo sui nostri problemi ed ho trovato la soluzione-
-Mentre eri con Mia?- gli chiesi sarcastica.
-Quando fotto penso meglio- rispose a tono, duro e spietato, come il suo sguardo in quel momento.
-Cosa avresti pensato?- gli domandai, pentendomi nel momento esatto in cui la mia bocca si chiuse –Anzi no,non mi interessa!-
Lui ignorò l’ultima parte della mia frase –Ho pensato che i nostri problemi sono iniziati quando abbiamo cominciato a dare importanza a quella stronzata dei sentimenti. Credo che la mia proposta iniziale fosse la migliore- andò avanti giocherellando con una ciocca dei miei capelli –Dovremmo limitarci a scopare- il linguaggio che stava utilizzando, il tono della sua voce, tutto mi infastidiva.
-Lasciami stare..- mi ribellai.
-Ohoh come siamo focose- mi canzonò.
-Non mi interessi Malfoy. Non capisco nemmeno cosa io abbia mai visto in te. Sto uscendo con John, tu sei un capitolo chiuso-
-Ed hai raccontato a John come ti lasciavi baciare sul tetto da questo capitolo chiuso?- mi chiese sorridendo soddisfatto, i denti bianchi, perfettamente dritti.
Aprii la bocca per rispondere ma non ne uscì alcun suono.  No, non glielo avevo detto e no non avevo intenzione di dirglielo.
-Tranquilla bambina, sarà il nostro segreto- mi sussurrò all’orecchio –e sono pronto a mantenere tutti gli altri segreti che vuoi- il suo respiro e la sua voce maliziosa si infransero sul mio orecchio provocandomi un brivido involontario.
-Te lo ripeto. Non mi interessi- incalzai.
-Ah no? E allora perché domani verresti al nostro festino?-
-Non certo per te..- ancora una volta ignorò le mie parole.
-Non vedo l’ora Rose, di vederti giocare…- con un ultimo sorriso se ne andò lasciandomi lì con due grossissimi punti interrogativi. Il primo, perché cavolo avessi accettato di andare a quella festa. Il secondo a che cavolo di giochi si stava riferendo.
“E il terzo perché non gli dici sì ed accetti di rotolarti nel letto con lui”. Maledicendo la rinnovata molestia della voce nella mia testa me ne andai nella mia stanza pregando di riuscire a dormire!


ANGOLO DI MIKA
Salve Bellezze <3 Ecco il nuovo capitolo, completamente transitorio ed introduttivo di una nuova fase! Anche se in realtà succedono molte cose..
Abbiamo scoperto qualcosa di nuovo su Kàtia e su Bri; Alice e Lorc sono seriamente in crisi; Rose si brancamena nei suoi sentimenti..
Voglio farvi una panoramica su quello che ci aspetta nei prossimi capitolo..
Il prossimo sarà, come promesso, interamente Rospius (ihhihihhi), si parlerà della festa.. e diciamo che già lei è facile preda dei suoi ormoni.. ed ora ci si metterà anche Britney a spingerla in quella direzione.. chissà in quali situazioni la metterà! Compariranno comunque altri personaggi.. pensavo di fare una carrellata di "dichiarazioni di voto", far schierare le nostre eroine con Scorp o John... E poi, comunque, alla festa ci sarà Rox.. .. .. ..
Comunque i Rospius sono in una fase di profonda involuzione.. sono praticamente tornati all'inizio (e a me piacciono tanto cosìììì maledetta me)!
Per il resto.. dopo questo capitolo ci sarà la seconda prova.. vedremo a cosa servono i medaglioni e di cosa si tratterà!
Fatemi sapere cosa ne pensate, please, e non vi trattenete. Qualsiasi consiglio, osservazione etc sarà ben accetta! <3
Con rinnovato affetto vi bacio tutte..
Aprestissimo, Mika <3

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Capitolo 29
*** CHAPTER XXVIII- Feste e Festini_ Piani e Casini ***


CHAPTER XXVIII- Feste e Festini_ Piani e Casini

Pov Rose

Occhi luminosi, ghiaccio. Sorriso compiaciuto, ma allo stesso tempo dolce. Espressione beata. Non avevo mai visto niente nella mia vita che fosse più bello di lui. Niente di più bello di Scorpius, sotto di me, in quel momento, mentre mi muovevo senza freno per cercare di compiacere entrambi. La sua fossetta onnipresente spiccava sulla pelle bianca. Io e lui. Bianco su bianco.
-Sei mia Rose-
Annuii distratta. Non riuscivo a prestare attenzione alle sue parole, sentivo solo il bruciante desiderio di lui. Più lo sentivo dentro, meno ero appagata. Ne volevo di più, non mi sarebbe mai bastato.  Le sue mani scivolavano dalla schiena ai glutei, afferrandomi con prepotenza.
-Sei mia. Dillo- ordinò mentre le spostava sul mio seno nudo.
-Sono tua- un altro sorriso. Una magnifica ricompensa per la mia arrendevolezza.  Sorrisi a mia volta e rallentai la mia cavalcata.
-Non ti fermare- si lamentò imperativo. Sorrisi lievemente delle sue proteste e del compiacimento che mi provocava il suo essere drogato di me, ma non risposi.
-Ti ho detto di non fermarti- si tirò su, ora i nostri corpi aderivano perfettamente. Ad ogni spinta il mio seno strusciava sul suo torace provocandomi fremiti incontrollabili di piacere. Mi sentivo così bene. Così appagata e libera. Ed era indecente. Era indecente il modo in cui mi stavo abbandonando a lui, il modo in cui mi lasciavo prendere.
-Sei bellissima Rose- la sua voce, rimbombava dentro di me, andando a toccare qualsiasi tesissima parte del mio essere.
-Guardatela è così tenera! Ma deve svegliarsi- feci una smorfia. La sua immagine era sempre più lontana e distante, la sua voce più fina e trillante, talmente diversa da non sembrare la sua. Non era la sua. Era quella di Alice.
Aprii gli occhi infastidita. La luce mi feriva. Ed, ovviamente, meno la mia mente era annebbiata, più io ero nervosa. Nervosa perché quelle streghe intorno al mio letto mi avevano strappata ad un sogno stupendo. Infuriata perché il sogno stupendo riguardava la mia nemesi e me nudi.
-Che sognavi di bello Rosie?- mi chiese Domi maliziosa, sedendosi sul mio letto.
-Niente- borbottai contrariata. Odiavo parlare di prima mattina. Letteralmente detestavo che la gente mi rivolgesse la parola.
-Certo, come no! Comunque è tardi. Dovresti vestirti e scendere a colazione, o non ce la farai mai ad essere puntale per Difesa!- sgranai gli occhi e mi misi a sedere. Di scatto afferrai la sveglia sul mio comodino, e quasi mi venne un infarto.
-PERCHè ACCIDENTACCIO NON MI AVETE SVEGLIATA PRIMA?- strillai buttandomi giù dal letto.
-Ehi, noi ci abbiamo provato.. ma tu eri tutta un mugugno di piacere-  lanciai uno sguardo iracondo verso quelle due che se la ridevano e sparii nel bagno.

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PoV Scorpius

  
Aprii gli occhi svegliato dai rumori di qualcuno che si vestiva. Mi alzai in piedi per mettere a fuoco l’immagine. Britney stava davanti allo specchio, con l’uniforme già addosso, intenta a truccarsi.
-Che ore sono?- le chiesi con la bocca ancora impastata.
-è ancora presto, ti avrei svegliato tra un po’-
-Pensavo che avresti voluto il bis questa mattina- lei si limitò a lanciarmi un’occhiata maliziosa dallo specchio senza rispondermi. Avevamo passato la notte insieme e come al solito era stato appagante, selvaggio, animale. Non amavo più Britney, forse non l’avevo mai amata, sebbene sentissi ancora una sorta di connessione con lei. Forse era perché entrambi eravamo anime corrotte. In ogni caso, il fatto che non ci amassimo, non ci impediva di fare dell’ottimo sesso.
-Stasera la festa sarà bollente- osservai ricordandomi del festino che avevamo organizzato.
-è il tuo primo pensiero al mattino, eh?-
-La festa?-
-Rose Weasley- ribatté sorniona.
-Non stavo pensando a lei-  mentii prontamente. Era ovvio che pensassi a lei, ormai non facevo altro, ne ero ossessionato. Lei mi aveva preso, ripreso, mollato, ferito. Lei mi aveva fatto del male, ed io volevo solo tormentarla fino ad essere sicuro di aver ricambiato il favore. E poi volevo averla, volevo che fosse mia. A quel pensiero sentii qualcosa muoversi sotto le lenzuola.
-Sei un bugiardo! Hai strillato il suo nome stanotte mentre venivi- la guardai stupito. L’avevo fatto davvero o si stava prendendo gioco di me?
-Non sei offesa?-
-Di cosa? Sai che non è il tuo cuore ad interessarmi Scorp! Non sono gelosa, e so quando una causa è persa. Tu e lei siete fatti l’uno per l’altra-  la guardai sconvolto. Era piuttosto strano che una donna dicesse una cosa del genere dopo una notte di fuoco.
-Dici sul serio?-
-Finirete insieme- lentamente si sistemò il lucidalabbra sulla bocca piena –Io nel frattempo mi godo il tuo sesso per vendetta!-
-è per questo che ti preferisco a Mia e Licia, sono così appiccicose- lei si voltò guardandomi scettica.

-Mi preferisci perché sono più bella e un’amante migliore- decretò –Adesso vado, muoviti o farai tardi- detto questo prese la porta e sparì. C’era qualcosa di strano in Britney. Decisamente.

 
                                                                              ***************************************

PoV Rose

La giornata era stata sfiancante. Avevo ripreso anche il corso da Animago. Non ne potevo più. Ed era solo il primo giorno. A peggiorare le cose, il ricordo del sogno di quella notte si riaffacciava periodicamente e nitidamente nella mia testa, deconcentrandomi terribilmente. Sembrava che ogni singola cosa nel castello volesse ricordarmi Scorpius Malfoy, mentre io volevo unicamente cancellare ogni cosa lo riguardasse dalla mia testa. Raggiunsi la Sala Grande per cena, trascinando i piedi uno davanti all’altro e sognando il momento in cui, di nuovo, avrei toccato il letto, sperando in un sonno senza sogni.
Guadagnai il posto sulla panca come uno zombie. I miei cugini erano tutti lì intorno a parlottare. Sperai che nessuno mi rivolgesse la parola, ero troppo stanca.
-Sei pronta per fare baldoria?- mi voltai lentamente verso sinistra. Rox mi guardava con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, palesemente sulle spine, tanto che saltellava sulla panca.
-Di che parli?- le chiesi senza capire.
-Della festa di questa sera, ovviamonte!- intervenne Francois dall’altro lato.
-Festa? Quale fe…? Oh no!- mi lasciai sfuggire una volta ricordato di cosa stessero parlando.
-Come hai fatto a dimenticartene?-
-Io .. ho troppe cose da fare per stare dietro a queste cose!- ribattei seccata.
-Quindi non hai deciso come ti vestirai?- mi girai aggrottando la fronte verso Francois, almeno in quello fui in buona compagnia perché Rox imitò alla perfezione il mio gesto.
-Ragazze, insomma. Non posso certo farmi vedere in giro con delle pezzonti! Ne va della mia reputazione!-  mentre parlava si portò teatralmente una mano al petto facendoci sospirare entrambe.
-Di che parlate?- intervennero Alice, Domi e Lily.
-Della festa alla quale non siete volute venire- rinfacciò loro Rox.
-E come vi vestite?- a quanto pare io e Rox eravamo, come sempre, le uniche a non dar importanza a questo particolare.
-Lasciale stare Lilì è una causa persa- mi distrassi un attimo a guardare Alice. In lei c’era qualcosa di strano. Rideva, ma la sua risata era forzata e non arrivava agli occhi. Avrei voluto chiederle qualcosa, ma la conversazione, improvvisamente, prese una piega che non mi piacque per niente.
-Non tanto per Rox! Può vestirsi come vuole, tanto resta uno scaricatore di porto. Ma Rose dovrebbe farsi carina, se vuole riconquistare Scorpius-
-Vuoi riconquistare Scorpius?-
-No che non voglio riconquistare Scorpius!- risposi a Domi che mi guardava sconvolta.
-A bene! Perché io tifo per John!- disse lei sollevata, provocandomi un alzata di sopracciglia.
-Anche io- convenne Ali.
-Io pure.. TeamJohn!- fece a sua volta Lily.
-Rox vuoi dire la tua?- mi voltai sarcastica verso l’unica che non aveva parlato, lei scrollò le spalle.
-Che ne so io? Sono uno scaricatore di porto!-
-No ragazze! Non capite nionte! Team Scorpius!- intervenne Francois.
-Come fai a dire una cosa del genere? Litigano di continuo. Voglio bene a Scorpius e ho sempre sostenuto che ci fosse una certa chimica tra loro, ma le cose continuano ad andare a rotoli-
-Non capisci? È proprio questo che li rende così speciali-
-Sì ma John è così tenero-
-Però Francois ha ragione. Scorpius è sexy-
-Sei superficiale, non si giudica una coppia solo perché lui è sexy-
-Non è tanto che sia sexy, ma il modo in cui lei lo trovi irresistibilmente sexy ad essere così emozionante-
I miei occhi sbarrati passavano dall’uno all’altro, la mia mandibola ormai, probabilmente, rotolava sul pavimento.
-Ragazzi, siete consapevoli che state parlando della mia vita e non di un telefilm?- sbottai ad un certo punto.
-Rose!- una voce altezzosa alle mie spalle mi costrinse a girarmi.
-Britney- risposi, leggermente perplessa. Era strano il modo in cui, ultimamente, lei mi fosse sempre tra i piedi. C’era qualcosa che non mi convinceva.
-Vieni con me!- ordinò.
-E perché?-
-Ho detto seguimi-
-Non credo proprio- lei alzò gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto.
-Scommetto che non hai niente da metterti, vero? Quindi vieni con me e ci penserò io- ero piuttosto interdetta, dovevo ammetterlo. Ciò nonostante, non so quale folle pensiero nella mia testa mi spinse ad alzarmi da quella sedia e seguirla.
-Da quando quelle due sono amiche e si scambiano i vestiti?- per una volta la voce di Lily dentro di me e quella fuori, parlarono all’unisono.
 
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(Francois)

PoV Rose

Mi ritrovai davanti all’ingresso della Sala Comune di Serpeverde particolarmente agitata. Vicino a me, Francois aveva indossato un completo turchese cangiante, piuttosto eccentrico, mentre Rox, probabilmente per smentire lui che le aveva dato della camionista, si era fatta prestare un vestito da Lily ed era splendida. Nonostante ogni due secondi cercasse di sistemarsi le calze muovendo in punti che in pubblico sarebbe meglio non toccare.
-Vuoi stare ferma? Sembra che tu sia stata morsa da una tarantola!-
-Non è colpa mia se ste cose pizzicano- disse mentre  cercava forse di allontanarsele dal sedere.
Scossi la testa imitata da Francois. Dopo qualche minuto di attesa, la porta si aprì e Britney comparve in tutto il suo fastidioso spendore.
-Ben venuti ai miei amatissimi ospiti- disse sorridendo e facendosi da parte per farci entrare.
-Sei uno schianto Rose- si complimentò ed io balbettai un grazie indeciso. Dovevo andare a fondo a quella storia. Per quanto lei lo volesse far passare per normale ero fin troppo scaltra per non sospettare che sotto ci fosse qualcosa.
La sala comune era come sempre impeccabile. A differenza del solito, essendo la festa già cominciata, le luci erano soffuse, in sottofondo si espandeva una musica piuttosto calda, c’erano bottiglie ovunque. Mi tolsi il mantello. Sotto, Britney mi aveva prestato una mise in pelle nera con la quale non mi sentivo propriamente a mio agio. O meglio. Mi ero guardata allo specchio e, piuttosto inaspettatamente, mi ero trovata sexy. Il corpetto stringeva nei punti giusti e i pantaloni mi slanciavano notevolmente, ma non sembravo io.  Con lo sguardo percorsi tutta la sala. Su una poltrona centrale, Scorpius se ne stava stravaccato a fissarmi, l’espressione piuttosto famelica. Beh, almeno qualcuno apprezzava le migliorie del mio look. Mia se ne stava seduta ai piedi della sua poltrona, mentre Licia sul bracciolo. Entrambe lo accarezzavano.
-Rimorchia da paura, eh?- mi sussurrò Francois all’orecchio.
-Potrei vomitare- risposi a mia volta.
Cercando di sembrare indifferente raggiunsi il centro della sala e presi una birra, facendo un cenno di saluto ad Albus. Ormai avevo dei problemi con l’alcol era ufficiale, ma non credo ci fosse altro modo di sopportare quelle due oche che si strusciavano su Scorpius.
-Ben venuta nella tana del lupo, Rosie- mi canzonò lui quando presi posto sul divano, beccandosi un’occhiata di rimprovero da mio cugino. Bevvi una sorsata generosa e mi impedii di rispondergli, maledicendomi per essere andata a quella festa.
-Non essere gelosa Rose. Non fa altro che guardare te .. – mi voltai verso il mio amico francese con sguardo omicida.
-Francois! Non so quando tu abbia stabilito che io sia una persona paziente, ma non lo sono. Quindi, se vuoi evitare che ti cruci è meglio se chiudi quella bocca-
 
-Sai, dovresti pensare di farti una sana cavalcata- ribatté lui. Stavo per rispondergli a tono, ma Britney prese posto al mio fianco distraendomi.
-Allora, che ne pensate di cominciare a giocare un po’?- intervenne rivolgendosi a tutte le persone nella sala.
-Non vedo l’ora- convenne Malfoy malizioso.
-Anche io- parlarono in coro le sue concubine.
-Pinco Panco e Panco Pinco- mi sussurrò Francois all’orecchio strappandomi un sorriso. Nel frattempo cercai di vedere dove si fosse cacciata Rox, ma di lei, nella sala comune non c’era neanche l’ombra. Avrei dovuto immaginare che non fosse lì per la festa. Quando mai le erano interessate certe cose. Una parte di me, non riusciva a fare a meno di preoccuparsi per lei, l’altra parte era troppo presa a pregare di non ritrovarmi in situazioni ambigue di lì a poco.
-A che gioco giochiamo?- chiese Danielle, che era seduta poco distante.
-Si  chiama pesca la carta- spiegò la moretta facendo magicamente apparire due mazzi di carte –A seconda di quella che esce devi fare qualcosa- in men che non si dica iniziò a spiegare le regole. Quando arrivammo alle ultime carte, i miei occhi erano già fuori dalle orbite.
-Con il J chiudi gli occhi e vieni baciata da qualcuno che devi riconoscere, con il Q ti scambi un vestito con chi hai accanto e con il K ti togli un indumento-
“Maledetta stronza, per colpa tua ho praticamente tre cose addosso” mi dovetti sforzare terribilmente per non trasformare quel pensiero in una frase.
Mi guardai intorno, tutta la sala annuiva soddisfatta con l’unica eccezione di mio cugino che continuava a ripetere –Rose non gioca, vero?-. Scorpius portò il bicchiere di liquore alla bocca, senza staccarmi gli occhi di dosso, mentre sorrideva beffardo.  Risposi al suo sorriso, cercando di mostrarmi il più calma possibile. Non gli avrei mai dato la soddisfazione di vedermi in difficoltà, se lo poteva scordare.
-Sei pronta per stenderlo?-  staccai riluttante lo sguardo da Scorpius per guardare Britney che mi sorrideva decisa. Lo stomaco mi si contorse. Mi stavo infilando in un gioco palesemente aldilà della mia portata.

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PoV Rox

Ero entrata nella Sala Comune di Serpeverde. Ce l’avevo fatta. Non potevo credere che fossero davvero così sciocchi da lasciarmi entrare. Tra l’altro, erano tutti radunati nella sala, i dormitori erano pressoché vuoti ed erano tutti troppo curiosi di osservare la telenovella Rospius della scuola per badare a me. Quello era il momento perfetto per cercare. Sì ma cercare cosa? Qualsiasi cosa. Prove, indizi, andava tutto bene. Dovevo solo trovare la stanza di Parkinson, potevo farcela.
Aspettai qualche minuto ai margini della Sala. Come immaginavo, nonostante il vestito nessuno mi prestò attenzione, ero tipo invisibile. Grossissima fortuna per una che nella vita vuole essere un Auror. Mantenere un basso profilo per attaccare letali come felini. Sorrisi tra me mentre mi allontanavo nel corridoio dei dormitori. Avevo visto Daniel nella Sala, intento a parlare con gli altri, già con il drink in mano, non sarebbe sicuramente rientrato prima di un paio di ore, ed io contavo di metterci decisamente molto di meno a trovare quello che mi serviva.
Purtroppo, le cose non sempre filano lisce come uno vorrebbe. Capita piuttosto spesso che ci sia qualcosa a metterti i bastoni tra le ruote. Nel mio caso, il qualcosa in questione era un ragazzino magro come un chiodo, con i capelli color topo e gli occhi color melma, tutto vestito da serpe malefica.
-Che ci fai qui? Chi sei?  - mi chiese con una fastidiosa voce acuta. Cercai di mantenere la calma. Se davvero volevo diventare una Spia Auror, avrei dovuto imparare ad improvvisare. Non poteva essere così difficile ingannare un primino.
Cercando di essere il più delicata possibile gli schiacciai una mano sulla bocca, intimandolo a fare silenzio.
-Ciao, scusami mi sono persa. Sapresti dirmi qual è la stanza di Par ..  di Daniel- mi corressi prontamente cercando di imitare la vocetta mielosa che faceva Alice ogni volta che parlava con Lorcan.
-Perché lo vuoi sapere?- strinsi le labbra cercando di sorridere.
-Vorrei fargli una sorpresa- dissi allontanandomi di un passo da lui, in modo che potesse vedere il mio outcoso, come lo aveva chiamato Francois.
-Che tipo di sorpresa?- fece lui stringendo gli occhi a fessura ed esautorando il mio livello di pazienza.
-Non lo vedi come sono vestita ragazzino?- gli chiesi indicando il vestito blu striminzito che Lily mi aveva gentilmente prestato, immediatamente però mi pentii di aver perso la pazienza. –Voglio dire, è una sorpresa speciale..- addolcii di nuovo la voce.
Lui finalmente sembrò capire. Mi guardò le gambe in maniera un po’ inquietante, e poi si aprì in un sorriso divertito. Il tipico sorriso dei ragazzini babbani quando gli spieghi i piselli odorosi di Mendel.
-La terza a destra- disse alla fine.
-Grazie- squittii sorridendogli, per poi trasformare immediatamente il sorriso in una smorfia, appena voltategli le spalle.
La stanza di Daniel era ordinata in maniera maniacale. Appesi alle pareti c’erano più stendardi di Serpeverde di quanti io non ne avessi mai visti. La scrivania era praticamente vuota, fatta eccezione per la lampada, e il calamaio in avorio. Il letto, ampio e candido, stava esattamente al centro, ai piedi il baule aperto dove riposavano i vestiti perfettamente piegati.
Istintivamente pensai al contrasto con il dormitorio. Scossi la testa, non era quello il momento per ripromettersi di essere più ordinata. Velocemente andai verso il baule, cercai dentro stando attenta a non sgualcire nulla, o almeno a farlo il meno possibile. Era inutile, lì non c’era niente. Ci misi almeno un quarto d’ora a spostare tutti i vestiti dal baule e a rimetterli dentro. Se almeno fosse stato disordinato, come la maggior parte dei ragazzi, avrei potuto essere più veloce, invece non potevo rischiare che si accorgesse che ero stata lì. Passai alla scrivania. Il tavolo era completamente vuoto, ma sotto c’era una cassettiera verde e avorio. Aprii lentamente i cassetti, stando attenta a qualsiasi rumore provenisse da fuori. Il primo era pieno di scartoffie di scuola, diedi una rapida occhiata. Aprii il secondo, e fui colta da un improvviso imbarazzo. insomma, tra le cose che avrei voluto vedere nella mia vita, senza ombra di dubbio non c’erano le mutande di Daniel Parkinson. Lo chiusi in fretta, frenando la curiosità che per qualche perversa ragione mi avrebbe spinta a controllare se ce ne fosse un paio a righe. Beh, mi avrebbe fatta ridere almeno. Arrivata al terzo i miei occhi brillarono. Era pieno di lettere, nel mezzo spiccava un taccuino nero in pelle. Lo tirai fuori e velocemente allentai la corda che lo teneva chiuso e iniziai a leggere.
-Bingo- mi lasciai sfuggire cogliendo qua e là qualche frase interessante. Parlava delle armi dei fondatori. e più volte scorsi il nome di Kàtia. Ero talmente presa a controllare, che mi accorsi dei rumori che provenivano da fuori solamente quando si aprì la porta. Con una velocità che non credevo di possedere feci sparire il taccuino nella borsetta, e mi voltai costernata. Sulla porta, Daniel mi fissava.

-Questa è certamente una sorpresa speciale- osservò e mi maledissi per non aver pensato all’eventualità che il ragazzino ci parlasse.
-Stavo cercando il bagno- mentii prontamente.
-Nella mia camera?- fece lui sollevando il sopracciglio.
-Sfortuna volle che fosse la tua- scrutò intorno guardingo e poi tornò a prestare a me la sua attenzione.
-Che stai cercando Weasley?- disse avanzando verso di me.
Sorrisi ostentando sicurezza –Niente- lo sfidai –Anzi, adesso me ne vado- feci per passare oltre ma lui mi bloccò stringendomi il polso e tirandomi indietro. Era palesemente agitato.
-Mi stai sempre tra i piedi-
-Fidati, non ne traggo nessuna gioia- rimbeccai affrontandolo faccia a faccia.
-Sei solo una stupida traditrice del suo sangue che gioca a fare l’eroina. Già una volta ti ho tirata fuori dai guai, non lo farò ancora. Smettila di impicciarti di cose che non ti riguardano-
-Punto primo- iniziai strattonandolo per liberarmi dalla sua stretta e avvicinandomi per mostrarmi spavalda –Nei guai mi ci hai messo tu! Punto secondo, come gestisco la mia vita sono affari miei, quindi tieniti stretti i tuoi pietosi consigli- lo vidi serrare le labbra indispettito. Un punto per me, anzi due. Sorrisi.
-Fai come vuoi. Non mi importa niente di una sciocca ragazzina. Morirai per giocare a questo gioco-
-A sì?- chiesi avvicinandomi ancora –E chi mi farebbe fuori? Tu?-
-Non lo escludere-
-Sei un mostro-
Lui si lasciò andare ad una profonda risata –Non potrai mai capire, ci sono cose per cui è giusto che qualcuno venga sacrificato- non potevo credere alle sue parole. Non che avessi mai avuto chissà quale stima di lui, ma fino a questo punto era arrivato? Sentii la rabbia ribollire dentro di me, ed il folle desiderio di provocarlo crescere.
-Allora fallo no?- lo invitai –Siamo solo io e te, in questa stanza. Provaci, uccidimi-
-Non mi provocare- la sua statura, così da vicino era intimidatoria. Era alto e piazzato, più di quanto fino a quel momento avessi mai notato.
-Perché altrimenti che fai?- mi afferrò per le spalle e mi sbattè al muro, cogliendomi di sorpresa. Trasalii, incapace di trattenermi davanti ai suoi modi violenti.
-Faccio quello che mi viene ordinato. Quello è il mio compito- qualcosa, qualcosa in quella frase mi rese profondamente malinconica e triste. Per un momento, io, la regina indiscussa della freddezza, divenni empatica. Provai dispiacere, dispiacere vero per Daniel Parkinson. Lo stesso ragazzo che mi stava minacciando.
-Sei il suo burattino Daniel!- strillai.
-Non sai niente. Fatti gli affari tuoi e vattene- non urlò. Lo disse semplicemente, con voce roca e ferma, mentre mi sovrastava con il suo corpo.  Ascoltai la sua voce mentre pronunciava quelle parole e lessi il labiale, perché per qualche folle ragione, forse legata alla statura, stavo fissando quella bocca così vicina alla mia. Che si faceva sempre più vicina. –Vattene- ripeté ancora.
Io non dissi niente, non trovai niente da obiettare. Sgusciai via dalla trappola formata dal suo corpo ed in men che non si dica lasciai la stanza. Una volta fuori, mi resi conto di aver cominciato a tremare, non riuscivo a smettere. Non riuscivo a smettere nemmeno consapevole che dentro la mia borsa c’era quello che stavo cercando.
                                                                                              ********************************
 
 PoV Rose

Durante i primi dieci minuti di gioco avevo solo bevuto. Nonostante la tensione, li sguardo fisso di Scorpius, l’ansia e l’imbarazzo, dovevo ammettere che mi stavo divertendo. Francois, al contrario, era stato piuttosto sfortunato, anche se dalla sua espressione divertita non si sarebbe detto. Aveva tolto i pantaloni e sfoggiava un elegante paio di mutandoni prugna, in testa aveva un cilindro nero rubato al suo vicino e ridacchiava precisamente ogni quindici secondi. Mio cugino, invece, era senza maglietta completamente sbronzo.
Britney girava le carte. L’alcol su di lei non aveva praticamente nessun effetto, a differenza mia, che già sentivo la testa girare ed una pericolosa euforia pervadermi. Mi guardò divertita, mentre voltava la mia carta.
-Jack! Testolina rossa chiudi gli occhi!- mi intimò mentre nella sala saliva un oooh di attesa. Io annuii e senza fare resistenza mantenni gli occhi chiusi, combattendo contro l’essenziale esigenza di sbirciare. Dentro di me sapevo cosa sarebbe successo. O almeno pensavo di saperlo. Di lì a poco Scorpius mi avrebbe baciata. Rimasi ferma, immobile, temendo mio malgrado di rovinare quel momento. Dopo qualche secondo cominciai ad avvertire una presenza più vicina delle altre. L’odore che mi colpì però non era quello che mi aspettavo. Niente menta, niente pino. Era un odore più tenue e dolce. Me ne rendevo conto solo in parte, perché il mio cervello era particolarmente lento ad elaborare informazioni. Poi quelle labbra si scontrarono con le mie. Erano morbide, calde, leggere. Modellai la mia bocca su quella di chi mi stava baciando, senza pensare, semplicemente lasciandomi trascinare dalla piacevolezza che mi provocava. Sentivo che non fosse Malfoy, ma non ebbi la freddezza ed il raziocinio di pormi domande. Chiunque fosse era un ottimo baciatore. Non che avessi baciato molti ragazzi nella mia vita, ma quel bacio era diverso da tutti gli altri che avevo dato. Non volevo sminuire Scorpius o John, o chiunque mi avesse mai baciata, ma quella sensazione non poteva essere paragonata. Era tecnicamente ineccepibile, sapeva di proibito, e non sapere chi fosse era eccitante. Schiusi le labbra permettendo al “ragazzo misterioso” di approfondire il bacio, e sentii la sua mano leggera, piuttosto minuta e delicata poggiarsi sulla mia guancia. Una parte di me non avrebbe mai voluto smettere. Di impeto alzai la mano e la poggiai sulla guancia liscia. C’era qualcosa di strano che non approfondii. Dopo un tempo infinito che mi parve brevissimo, il mio “baciatore” si allontanò leggermente comunque restandomi vicino. Con lentezza esasperante aprii gli occhi. Dopo averli aperti li sgranai.
-Adesso capisco perché a Scorp  piaccia così tanto baciarti- sussurrò Britney ad un pelo dalle mie labbra.
-Non avrei mai voluto assistere a questa cosa!- si lamentò Albus portandosi una mano davanti agli occhi. Io dal canto mio non seppi cosa rispondere. Probabilmente diventai completamente rossa, e cercai di evitare lo sguardo di Malfoy.
Fortunatamente, a parte alcune battutine, il gioco andò avanti. Lui si era già tolto la maglietta e aveva baciato le sue sgualdrine più volte, spesso non per il gioco, ma solo per il gusto di farlo. Ero sicura che la mattina dopo la mia scelta di tentare con John avrebbe ritrovato vigore. Se questo era il modo in cui solitamente lui si comportava, davvero non avevamo nulla da spartire. Ma in quel momento ragionare lucidamente non era nelle mie possibilità. Una parte becera e bassa del mio animo era profondamente invidiosa e basta. Ogni volta che Mia o Licia posavano le labbra su quelle di lui avrei voluto alzarmi, schiantarle e prendere il loro posto. Stavo del tutto impazzendo. Portammo a termine un altro giro e nuovamente fu il mio turno. Guardai la carta leggermente in imbarazzo.
-Mostraci un po’ di pelle, Rose-
Francois al mio fianco sghignazzò divertito. Lentamente mi alzai e cominciai a togliere il corpetto. Mentre lo facevo, fissavo capricciosa Scorpius. Lui non mi staccava gli occhi di dosso.
-Quella non è mia cugina. Qualcuno ha preso del polisucco e si sta spacciando per lei!- disse Albus. Immaginai che fosse voltato con gli occhi chiusi, ma non mi azzardai a controllare. Malfoy aveva le pupille dilatate. Nonostante “quelle” lo accarezzassero praticamente ovunque non riuscivano minimamente ad attirare la sua attenzione, completamente catalizzata su di me, non riuscii a trattenermi dal sorridere appagata.
Mi rimisi seduta, sulle spine e leggermente in imbarazzo per la mia nudità. Fu il turno di Malfoy. Britney girò la carta con lentezza esasperante.
-Un altro bacio per il Principe delle Serpi- dichiarò voltando il J. Lui sorrise sornione, baciò entrambe le ragazze al suo fianco facendo ridere Britney.
-Non sono queste le regole Scorp. Chiudi gli occhi- non appena le obbedì lei si girò verso di me e mi fece un cenno. Tentai di scuotere la testa in segno di diniego, ma non riuscivo a convincere nemmeno me stessa, e Britney rinnovò il suo ordine. Mi alzai e, molto lentamente, un po’ per la tensione, un po’ per non cadere dai trampoli che mia cugina Domi mi aveva spacciato per scarpe, raggiunsi la poltrona dove era lui. Per darmi coraggio afferrai il suo bicchiere di liquore dal tavolino lì accanto e me lo scolai, facendo ridacchiare quasi tutti i presenti. Tranne Albus che sembrava precipitato in uno dei suoi incubi peggiori.
Con molta più disinvoltura di quella che avrei avuto da sobria, mi misi a cavalcioni su Malfoy. Lo vidi sorridere, non ebbi dubbi sul fatto che mi avesse già riconosciuta. La sua mano, automaticamente raggiunse la mia schiena nuda. Con lentezza esasperante mi avvicinai alle sue labbra, fissandole, assaporando ogni attimo di attesa.
-Finalmente Rosie- sussurrò coperto dai miei capelli, a voce talmente bassa che nessun altro avrebbe potuto sentirlo. Annullai la distanza tra noi, e senza dirgli una parola, senza rispondere, lo baciai con foga. Sentivo sotto di me la sua agitazione crescere, lo stomaco mi faceva male per il modo in cui si contorceva. Le mie dita erano immerse nei suoi capelli oro, e lo baciavo per sfamarmi. Per sfamare quella voglia fosse che mi attanagliava ogni volta che guardandomi mi faceva sentire nuda. Lui rispondeva entusiasta. La mano dalla schiena era scesa sui glutei, il tocco era delicato, nonostante la presa ferrea. Il tempo scorreva senza senso, e non mi importava, e non importava a lui. Non percepivo nemmeno il tossicchiare infastidito delle sue amichette, o di Albus. Avere una scusa per baciarlo e non sentirmi in colpa. Cosa ero diventata? Quanto in basso ero caduta? Quanto, il mio rapporto con lui, mi aveva trasformata in qualcosa che non avrei mai voluto essere? Mi aveva corrotta. Ma il modo in cui lo faceva era così appagante, così eccitante, che non volevo oppormi, non volevo mettere un freno.
-Sarai per sempre mia- disse come ormai faceva sempre quando ci staccammo. Il ricordo del mio sogno della notte prima riaffiorò prepotente. In tutta risposta, invece di risentirmi,  morsi delicatamente il suo labbro inferiore, incapace di staccarmi e mettere la parola fine a quel momento. Ero terrorizzata dal fatto che ogni bacio potesse essere l’ultimo.
-Volete andare in camera?!- strillò ad un certo punto mio cugino, isterico, e mi riportò alla realtà. Mi staccai da Scorpius e mi alzai in piedi. Lui sorrise sornione.
-Non te la prendere Al! Lo sai che tua cugina in mia presenza fatica a trattenersi- quasi tutti ridacchiarono. Licia guadagnò nuovamente il posto sulle gambe di Scorpius che glielo lasciò fare posandole distrattamente una mano alla base della schiena. Mi morsi le labbra dall’interno. Perché? Perché ogni volta doveva trovare un nuovo modo per umiliarmi, ferirmi, farmi del male. Mi voltai a guardare Francois ed in quel momento Rox comparve nella Sala con un’espressione a metà tra l’agitato e l’entusiasta.
-Andiamocene- dissi. Entrambi annuirono.
Lasciai la sala impaziente di lasciarmi tutto alle spalle, con la certezza assoluta di odiare Scorpius Malfoy.


ANGOLO DI MIKA
Salve Girls, come va? Questa volta sono stata velocissima! Kudos per me! Allora.. mi scuso per il disordine nel capitolo, ma già che sono riuscita a mettere delle foto è un miracolo. Che ne pensate di questi volti? Piano piano li sveleremo tutti.
Passando al capitolo. Rox si mette sempre nei guai, vorrebbe essere una spia, ma spesso si perde in un bicchier d'acqua. Daniel l'ha beccata, ma l'ha lasciata andare via con il taccuino e una congrua dose di insulti! *Babbeo*
A parte questa parentesi il capitolo è Rospius (non ho resistito a mettere questa parola in bocca a Roxy!). Spero sia stato di vostro gradimento!
Rox sbarella del tutto.. Britney è folle .. insomam non ce n'è uno normale!
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensiate!
Un abbraccio..
Aprestissimo, Mika! <3

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Capitolo 30
*** CHAPTER XXIX- La seconda Prova ***


CHAPTER XXIX- La seconda Prova



PoV Rose


Era tardi e continuavo a rigirarmi nel letto. Era passata qualche settimana dal ritorno a scuola, ed io ero stanca per la gran mole di studio, per il corso avanzato, per la situazione con Scorpius. Dovevo ammettere che, però, dopo la festa nella Sala Comune di Serpeverde ero stata piuttosto brava. Lentamente avevo cominciato a riprendere il controllo di me stessa e della mia vita. Malfoy continuava a fare il donnaiolo, a lanciare battute al vetriolo ogni volta che ero nei paraggi, ma ormai riuscivo ad ignorarlo, o al massimo mi limitavo a minacciarlo. Nel frattempo le uscite con John si erano intensificate. Giusto quel fine settimana eravamo andati ancora una volta ad Hogsmeade insieme, ed avevo passato un pomeriggio fantastico. Sebbene ci limitassimo a tenerci per mano e a scambiarci qualche sporadico bacio, sentivo qualcosa dentro di me crescere: l’affetto che provavo per lui. Inoltre, adoravo lo sguardo pulito con il quale mi guardava. Quella notte, però, la mia insonnia non era legata a John, o ai compiti, o a Malfoy. Piuttosto era legata a quello che mi aspettava il giorno dopo, una prova alla quale non ero affatto preparata.  Spostai le coperte e scesi dal letto per raggiungere la finestra. Il pavimento era gelido, mi fece venire i brividi il contatto delle mattonelle con i piedi nudi. Mi sedetti sul davanzale guardando fuori, mentre in mano stringevo i medaglioni che avevo faticosamente conquistato durante la prova precedente. Questa volta non c’erano stati aiuti o soffiate. Ed io, da vera stupida qual’ero diventata, non avevo trascorso tempo a preoccuparmene. O meglio, qualcosa avevo letto. Generalmente la seconda prova del torneo era un salvataggio. Mi aspettavo di dover affrontare qualcosa di pericoloso, e sapevo che i medaglioni mi avrebbero aiutata. Per il resto non sapevo nulla. E non c’era nulla che avessi potuto trovare nei libri.
-Rose?- mi voltai verso la stanza, da dove mi aveva raggiunto la voce di Domi –Dovresti dormire..-
-è una parola- sospirai tornando a perdermi nel panorama.
-Sono sicura che ce la farai-
-Vorrei avere il tuo stesso ottimismo-
Lei si avvicinò e mise una mano sulla mia spalla attirando nuovamente la mia attenzione.
-Anche questa volta ci renderai fieri di te. Sei sempre stata la migliore, e lo sai…-
-Smettila Domi!- dissi, pentendomi quasi subito della durezza con cui avevo pronunciato quelle due parole.
-Stavolta è diverso, non capisci? Da quando siamo tornate a scuola, da quando ho iniziato questa assurda cosa con Scorpius, non sono più me stessa. Sono diventata esattamente quello che non avrei mai voluto essere, una ragazzina preda dei suoi ormoni e del suo animo romantico! Non ho pensato alla prova fino alla scorsa settimana! Ero troppo presa a preoccuparmi dei miei inutili ed insulsi drammi sentimentali, e la tua fiducia in me non fa che farmi sentire peggio. Non sono quella che credi, Domi. Non lo sono più o non lo sono mai stata, adesso non lo so. Io non mi conosco..- parlai tutto d’un fiato e mi stupii quando al vidi sorridere.
-Tu sei una persona stupenda, Rosie. E sei coraggiosa, e decisamente troppo severa con te stessa. è vero, probabilmente hai perso la testa e sei stata distratta. Ma sei umana e accade a chiunque. Ce la farai. Io ho fede in te, e tutti ce l’hanno. Puoi farcela, devi farcela. Non hai scelta- le sue parole, inaspettatamente, mi fecero sentire meglio. Le sorrisi debolmente, senza però riuscire a scacciare l’ansia che ormai si era impadronita di me.
-Ho bisogno di stare un po’ sola- parlai a bassa voce, sperando che non interpretasse le mie parole come un volerla allontanare. Lei non disse niente, sentii solo i suoi passi allontanarsi da me, e poi il fruscio delle lenzuola, segno che fosse tornata a letto. Chiusi gli occhi, la testa appoggiata al muro, restando rannicchiata sul davanzale. Nonostante mi facesse paura, non vedevo l’ora che arrivasse il giorno dopo. La resa dei conti. C’era una cosa che dovevo fare, e non c’entrava con il vincere il Torneo Tremaghi. Dovevo dimostrare a me stessa che la persona che mi piaceva, quella che avevo creduto di essere per anni, fosse ancora dentro di me.
                                                                            *************************************************
-Non può essersi addormentata lì! Avrebbe dovuto riposare!- aprii gli occhi con difficoltà. Dalla finestra il sole mi accecò quasi. Bel risveglio per una che odiava la luce del sole al mattino e gli strilli. Con la testa pesante, mi voltai verso il centro della stanza giusto in tempo per vedere Domi fare cenno ad Alice di abbassare la voce.
.Sono sveglia…- borbottai infastidita, mentre notavo le ripercussioni negative che quella nottata aveva avuto sulla mia schiena, cercando di tirarmi su.
-E sei anche in ritardo!-
-E hai un aspetto orribile-
-E devi fare colazione-
Alice, Lily e Rox parlarono all’unisono.
Dopo essermi sistemata le seguii al piano di sotto. Fortunatamente nessuna di loro parlò della prova mentre mangiavamo.  Io cercavo di occupare la testa con altri pensieri, ma non riuscivo a smettere di giocherellare con gli amuleti che tenevo nella tasca del mantello.
-Alice, sbaglio o tu e Lorcan vi state ignorando da un po’ di tempo?- alzai la testa verso Rox che noncurante aveva posto una domanda che tutte ci stavamo facendo da una settimana.
-Non è il momento di parlarne- disse sicura lei rabbuiandosi –Oggi, ci sono cose più importanti a cui pensare- aggiunse ed io mugugnai il mio disappunto.
-Signorina Weasley?- la voce della Preside interruppe la mia colazione, saltai in piedi lasciando il bicchiere di succo di zucca mezzo vuoto –dobbiamo andare- annuii, lanciando un’ultima spaventata occhiata al mio tavolo.
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Era tutto fin troppo bello.  Terribile, certo, ma bellissimo. Il parco di Hogwarts non sembrava nemmeno lo stesso conciato a quel modo. La linea di partenza era tracciata da un cancello in ferro battuto bianco, che non permetteva una completa visuale dell’oltre. Gli altri due campioni erano entrambi già sul posto. Ignorai Kàtia e feci un sorriso a Charles. Anche lui non aveva una bella cera.
In lontananza riuscivo a scorgere tre enormi torri. Erano decisamente alte.
Prima dell’inizio della prova attendemmo circa un’ora, e fu abbastanza silenziosa. Nessuno aveva niente da dire. Io guardavo distrattamente gli spalti riempirsi di persone, più che altro ne percepivo i movimenti, senza realmente mettere a fuoco i  volti. Più il tempo passava, più l’ansia cresceva. Soprattutto, era l’attesa a distruggermi.
-Ci fanno partire tutti e tre insieme- mi voltai verso Charles che mi aveva raggiunta ed annuii.

-Ci manca un amuleto-
-Già-
-E lei ce l’ha-
-Già- ripetei una seconda volta.
-Non possiamo farla vincere. Si da già troppa importanza così, non trovi?-
-Effettivamente..-
Sapevo che Charles stava cercando di fare conversazione per allentare la tensione, ma purtroppo in quel momento non ero in grado di collaborare, sebbene apprezzassi i suoi sforzi. La platea si era riempita, era questione di minuti ed avremmo cominciato. La Preside prese posto, puntandosi la bacchetta alla gola.
-Signori e Signore, siamo giunti alla seconda prova!-
-Ci vediamo alla fine Weasley!- disse Charles prima di raggiungere il posto che gli era stato assegnato davanti  al cancello.
-è ora di dare inizio alla seconda prova!- la voce della Preside mi raggiunse le orecchie. Mi voltai verso Charles, insieme mimammo un in bocca al lupo, quando mi voltai il cancello era aperto.
Senza sapere cosa stessi facendo lo oltrepassai iniziando a correre. Intorno a me, una selva cominciò a formarsi. Alberi, alberi ovunque. Non mi guardai indietro per almeno cinquecento metri. Era tutto così verde ed incantato che sembrava più un sogno che la prova da incubo che era. Non dovevo lasciarmi ingannare. Quando mi fermai per guardare alle mie spelle, l’ingresso era talmente lontano che non riuscivo a vederlo. Il sentiero era stretto, e non riusciva a consolarmi nemmeno l’idea che anche altri due fossero nella mia stessa situazione. Andai avanti, stringendo la bacchetta nella mano. Da un momento all’altro sarebbe potuto accadere qualcosa di terribile. Andai oltre, camminando lentamente, attenta a dove mettevo i piedi. Il sentiero procedeva a serpentina, lo assecondai, aggirando circospetta una svolta e mi trovai davanti ad un muro di fitta siepe che sembrava non finire mai. Alzai la testa. Il muro era alto ed impenetrabile. L’idea di cercare di aggirarlo sarebbe stata assurda, avrei solo perso tempo. Sapevo benissimo che l’unico modo era passare attraverso di esso.
Mi avvicinai lentamente al muro di siepe. A prima vista sembrava compatto, tranne per alcune foglioline, leggermente più grandi che emanavano un odore invitante e caldo. Mi stordivano quasi. Prestando attenzione mi accorsi che quelle foglioline si muovevano, oscillavano su se stesse, sembrando piccole fate. Feci per allungare una mano, per toccarle. Lentamente. Odore accattivante, aspetto incantevole, una forza attrattiva fuori dal comune. Fortunatamente, prima di toccare la siepe, la mia mente elaborò la soluzione nonostante fosse ovattata.
-Merda! Ghirgoli!- immediatamente ebbi l’inopportuna preoccupazione che i professori potessero sentirmi. Dovevo cercare di eliminare certe parole dal mio vocabolario. Avevo studiato tutto sui Ghirgoli. Erano animaletti insidiosi e carnivori, piuttosto pericolosi. Trovati da soli erano pressoché innocui, ma in branco, come di solito si muovevano, avevano fatto moltissime vittime. Durante il secolo passato, il Ministero aveva dovuto ordinare diverse disinfestazioni. Mi ritrassi velocemente, mantenendo una certa distanza. Istintivamente portai la mano alla sacchetta nella quale tenevo i talismani. Estrassi quello verde.
Doveva essere quella la chiave. Lo misi al collo, stringendo nel pugno la bacchetta ed attesi che qualcosa accadesse. Dopo una manciata di secondi iniziai ad avvertire i primi cambiamenti. Mi guardai le mani, e quasi lasciai cadere la bacchetta. Ero diventata verde. Verde e tipo ricoperta di muschio. Se fosse successo a Lily le sarebbe venuto un infarto. Senza indugiare oltre feci un passo in avanti. Sperai che non mi fosse sfuggito niente. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Immediatamente dopo mi gettai sulla siepe, trattenendo il fiato. Questa mi assorbì. I Ghirgoli si muovevano intorno a me, ma non mi morsero, non mi riconoscevano come fonte di cibo. Le foglie e i rami della siepe si modellavano intorno a me, intorno al mio corpo. Era una sensazione bellissima. Mi sentii parte del tutto. E per tutto intendo tutto davvero. Sentivo la linfa delle piante scorrere in me, ed una pace interiore mai provata. Non dovevo fare niente, non avevo nessuna preoccupazione. Il mio destino era stare lì, tra quei rami, lasciare che la terra mi nutrisse e cercare il sole. Dovevo rimanere lì per sempre. Volevo rimanere lì per sempre. I rami si arrampicavano sulle caviglie ed i polpacci, sostenendomi. Nessuna fatica, nessun dolore, nessuna responsabilità. Io ero e basta. E non pensavo, semplicemente sentivo. All’improvviso l’amuleto si illuminò e la sentii. Sentii una voce. Una voce che conoscevo bene, che era spaventata, che invocava il mio nome.
“Rose, aiuto” Albus! Affannata cercai di ricordare dove fossi e chi fossi. All’improvviso, non ero più nel posto giusto. Menando colpi con la bacchetta oltrepassai la siepe ed arrivai dall’altra parte. Mi tolsi l’amuleto dal collo e di malagrazia lo gettai nella sacchetta, fissandomi le mani finché non le vidi tornare al loro normale colorito.
Camminai ancora a lungo, verso la direzione dove vedevo ergersi la torre. Ad un certo punto, dei rumori dalla boscaglia intorno a me mi misero in allarme. Mi voltai e vidi uscire Kàta dal fitto del bosco.
-Sei ancora viva- notò annoiata.

-Che ci fai qui? Sei piuttosto lontana dal tuo percorso- dissi gelida.
-Volevo essere certa che sopravvivessi-
-Oh, grazie! Sei il mio angelo custode adesso?-
Lei sorrise malevola. Gli occhi brillarono –Il tuo brillante cervellino non ci sta a non capire le cose, eh? Tranquilla Mezzosangue! Capirai tutto, ti mostrerò accortezza alla fine, e prima che sia troppo tardi ti spiegherò-
-Che succede qui?- mi voltai trovandomi Charles davanti.
-Che ci fai qui?- chiese la bulgara gelidamente.
-Ti ho vista passare. Ed ero curioso di vedere dove andassi-
-Carino da parte tua preoccuparti! Puoi stare tranquillo eroe.. è tutto a posto- ci diede le spalle e tornò da dove era venuta.
-Le manca qualche rotella!-
-Mette i brividi- convenni, guardando Charles –Grazie per essere venuto-
-Ci mancherebbe- all’improvviso fece una smorfia di dolore. Guardai la sua gamba e notai una macchia di sangue sui pantaloni.
-Tutto bene?- mi avvicinai a lui leggermente preoccupata.
-Quei piccoli mostri mi trovavano appetitoso! Niente di irrimediabile comunque, la voce di tua cugina che gridava “razza di idiota vienimi a prendere” mi ha motivato abbastanza!- sorrisi intenerita dal fatto che per lui avessero preso Rox. Probabilmente gli sarebbe costato la sua ira funesta.
-Beh allora non dovresti farla aspettare! Rox non è famosa per avere pazienza!- il Campione francese mi sorrise e senza aggiungere altro se ne tornò da dove era venuto.
Camminai ancora abbastanza a lungo, il sole era ancora alto, ma dall’inizio della prova doveva essere trascorsa più di un ora. All’improvviso m trovai davanti una costruzione. In realtà non avevo idea di come definirla. Sembrava di essere in un giardino ed al centro c’era una specie di fontana in marmo bianco.
Non appena varcai un confine immaginario, la dalla fontana salirono delle fiamme vivide, di un rosso sanguigno.
-Il fuoco- dissi tra me. Le fiamme si liberarono ed iniziarono a fluttuare creando un’impenetrabile muro che una seconda volta mi impediva di andare oltre.
-Ben venuta, il fuoco brucia potente nel tuo cuore. È il fuoco del coraggio- una voce calda e sensuale si alzò dalle fiamme. Strinsi gli occhi per vedere meglio la forma che queste stavano prendendo, nel punto esatto dove prima c’era la fontana. Era un ragazzo. Giovane. Avvenente. Quasi affascinante se non fosse stato fatto di fuoco.
-Sei un Pacht!- dissi senza lasciarmi incantare dal suo sorriso angelico.
-Anche la tua intelligenza brucia- convenne sorridendo malizioso.
-Devo passare dall’altra parte-
-Non avere fretta. Sai cosa sono?-
-Un pacht- ripetei mentre nel frattempo cercavo nella sacchetta l’amuleto rosso. Il fuoco si fece avanti. Non mi toccava, non bruciava, ma sentivo il suo calore sulla pelle.
-E sai cos’è un Pacht?-
-Io … io non ho tempo per occuparmi di questo- dissi a malincuore. I Pacht erano anime imprigionate. Demoni, ma non per loro natura o per loro scelta. Erano bruciati a causa delle loro emozioni. Uno spirito li aveva resi prigionieri, e liberarli era una questione assai difficile. C’entrava il vero amore. dovevano innamorarsi ed essere amati. Mi domandai come il Ministero avesse potuto inserirli in quello che in fin dei conti, seppure mortale, restava pur sempre un gioco.
-Balla con me- mi chiese lui ignorando le mie proteste.
-Sai, la storia del vero amore e tutto il resto! Non credo che un ballo sarebbe sufficiente .. –
-Sai, nonostante quello che si dice, non tutto quello che faccio è per mio tornaconto personale! Devi passare le fiamme ballando..- si indicò intorno, come a mostrarmi che non avessi scelta.
Strinsi gli occhi scontenta. Lentamente mi misi l’amuleto al collo ed immediatamente il calore si fece più piacevole. Non venivo bruciata, ero io a bruciare.
-Il rosso ti sta d’incanto- notò. Sollevai la mano, e vidi una leggera aurea di fiamme che mi ricopriva.
-Già, uno spettacolo!- notai prima di farmi avanti.
Lui mi guardò sorridendo, porse la mano verso di me –è raro che io possa toccare le persone- disse nel momento esatto in cui le sue dita si intrecciarono con le mie. Io abbassai lo sguardo. Sapevo benissimo che i Patch erano mutaforma. Ero consapevole di cosa avrei visto una volta alzato lo sguardo. Al tocco con un essere umano, ballando, essi assumevano la forma della persona che più si desidera.
-Non ti piace quello che c’è nel tuo cuore?- mi chiese con una voce diversa e familiare, quando si accorse che non lo stavo guardando.
-Non sempre quello che si vuole e quello che si desidera coincidono- notai sfuggendo ancora il suo sguardo.
-Solo se ti rifiuti di vivere in una favola Rosie-
Finalmente mi voltai. Scorpius mi teneva tra le braccia, guardandomi con sguardo trista, sorridendo malinconico.
-Non deve per forza finire così tra noi-
-Non c’è modo di farla andare nel verso giusto-
-Mi sembra di vivere in orgoglio e pregiudizio con te- mi chiesi come conoscesse quel libro babbano che tanto amavo –Non facciamo che temere che l’altro faccia qualcosa di sbagliato, non smettiamo mai di pensare che la sofferenza sia dietro l’angolo, e ci dimentichiamo di vivere l’attimo-
-Non saremo mai in grado di comportarci in maniera diversa- rimbeccai, senza rendermi conto che ci muovevamo tra le fiamme ormai. La carezza del fuoco era così piacevole.
Lui mi accarezzò una guancia –Forse lì fuori! Ma qui tra le fiamme Rose.. qui saremmo perfetti, potremmo non preoccuparci di niente che non sia noi due. Non sono mai stato più felice di quanto non lo sia stato con te, e non chiedo altro che di restare insieme-
Ero così tentata.
-Lo so che vuoi restare con me Rosie-
-Come faccio?- mi lasciai sfuggire mordendomi il labbro inferiore.
-Togli l’amuleto- suggerì sfiorando il ciondolo rosso che portavo al collo. Sgranai gli occhi riprendendo il contatto con la realtà. Non era lui. Non lo era, e una volta in più ero stata una stupida. Lo spintonai via, gettandomi aldilà della parete di fuoco con talmente tanta violenza che caddi a terra.
-Ce l’avevo quasi fatta-
Guardai con odio l’essere che aveva ripreso la sua forma –Cosa mi ha tradito?-
-Il fatto che io non sia idiota fino al punto di lasciarmi bruciare viva-  dissi sprezzante dandogli le spalle ed iniziando ad andare oltre.
-Oh non saresti bruciata- rallentai appena, continuando a rimanere girata, incuriosita dalle sue parole –Il fuoco non può uccidere un drago- [1]
                                                          
                                                                     **************************************************************

Quando mi trovai praticamente davanti alla torre tirai un sospiro di sollievo. Sapevo che mancavano ancora due ostacoli, ma trovarmela così vicino mi faceva comunque stare meglio.  Nel frattempo la voce di Albus rimbombava periodicamente nella mia testa. Era angosciata ed angosciosa al contempo, cercai di allontanare il tremendo sospetto che stesse davvero soffrendo. Guardai il fossato davanti a me, ricolmo di acqua. Era limpida e pulita. Sembrava innocua. Velocemente frugai nella sacchetta alla ricerca dell’ultimo amuleto a mia disposizione. Misi al collo l’amuleto, per fortuna mi ero avvicinata all’acqua, perché non appena lo feci avvertii la forte sensazione di gambe molli e incapaci di reggermi, caracollando nel fossato. Mi contorsi su me stessa mentre andavo a fondo. Il mio corpo mi imponeva di trattenere il respiro, ma non riuscivo a comandare le gambe, e con le braccia il peso del mio corpo era troppo pesante per tirarmi su.
Pensai che l’amuleto non avesse funzionato e temevo il momento in cui le forze mi avrebbero abbandonato e i miei polmoni si fossero riempiti d’acqua. Irrazionalmente cercai di concentrarmi su quanto avessi di più caro. Mamma, il primo libro che mi aveva regalato; Papà, quando mi aveva insegnato a cavalcare la scopa; Hugò, Lily, Domi, Albus … Albus che non ero stata in grado di soccorrere. E poi Scorpius. Il suo viso. Arresa guardai verso il basso.
Le mie gambe non c’erano.  Al loro posto una splendente coda rossa. Senza sapere bene cosa stessi facendo, diedi un profondo respiro ed iniziai a muovere le pinne. Bene, ero diventata la sirenetta, tutto a posto. Dovevo solo prendere confidenza con l’idea. La corrente era aumentata notevolmente, se i miei nuovi muscoli non fossero stati così potenti, probabilmente, sarei stata trascinata via. Ringraziai il cielo di aver recuperato quell’amuleto. Mentre decidevo di nuotare verso l’altra sponda, qualcosa mi passò accanto a velocità impressionante. Mi voltai e trovai Charles, munito anche lui di coda, al mio fianco. Mi venne da ridere e lui mi lanciò un’occhiataccia.
-Scusa- dissi e rimasi folgorata dalla mia voce. Era musicale, ma musicale in una maniera sconvolgente. Vidi lo sguardo di Charles cambiare. In un secondo divenne famelico, diede una pinnata decisa portandosi davanti a me.
-Charles, che succede?- gli chiesi, lui posò una mano alla base della mia schiena e mi attirò a sé.
-La tua voce ..- non appena parlò sentii come se non esistesse niente al mondo che potessi desiderare di più che ascoltare di nuovo la sua voce. Lo guardai negli occhi, era così bello, così forte. Posai una mano sui suoi bicipiti dimenticandomi del resto.
Mi abbandonai, gettando la testa all’indietro quando le sue labbra bramose attaccarono il mio collo. Qualcosa dentro di me spingeva per uscire. Il volto di Scorpius che poco prima avevo evocato si trasfigurava inevitabilmente, assumendo sempre più le sembianze di Charles. Ma io non volevo perderlo. Non volevo, non potevo permetterlo. Mossi la coda rapidamente e mi liberai da quella sensazione di torpore. Charles non capiva, cercava di raggiungermi. Cercando di essere più veloce di lui nuotai come una forsennata verso la sponda del fossato. Prima che la sua voce mi raggiungesse tirai la testa fuori dall’acqua e mi tenni saldamente alla riva mentre con l’altra mano mi strappavo l’amuleto dal collo. Immediatamente mi resi conto di avere di nuovo le gambe. Uscii dall’acqua con una certa fatica, trascinandomi sulla fanghiglia per raggiungere il prato.  Mi guardai indietro appena confusa. Forse avrei dovuto aiutare Charles, ma poi mi ricordai di avere poco tempo, e che avevo cose più importanti di cui occuparmi. Per esempio, del fatto che non avessi l’amuleto per arrivare alla finestra della torre.
La torre in pietra davanti a me era altissima, senza scale, senza porte, senza grate, senza niente che potesse aiutarmi nella salita. Come facevo a raggiungere la finestra?
Mentre mi arrovellavo il cervello, il richiamo della voce di Albus si fece sempre più insistente. Mi rigirai su me stessa, cercando di ragionare il più velocemente possibile, ma era inutile. Avrei dovuto avere le ali per arrivare lì in alto.
Mi bloccai su me stessa. Le ali. Avrei dovuto essere una civetta. Era difficile, non ero sicura di potercela fare. Raccolsi tutta la concentrazione, e cercai di convincermi che fossi nella stanzetta dove si teneva il corso per animago. Potevo farcela. Dovevo solo crederci. All’improvviso sentii quella strana sensazione che tutte le volte mi prendeva. Come se stessi perdendo me stessa. Come se tutte le molecole del mio corpo si fossero materializzare. Mi librai nell’aria. Pensare era così  diverso nella forma animale. Rischiavi  sempre di distrarti, di perdere la prospettiva. Mantenere la concentrazione era la parte più difficile. Volai leggera verso la finestra, poggiandomi sul davanzale. Lo scenario davanti a me era angosciante.
Dentro era tutto in pietra e tutto vuoto. L’unica cosa, al centro della stanza a pianta circolare, era una sorta di croce alla quale era ancorato mio cugino Albus, con un’espressione sofferente stampata in faccia.

Mi avvicinai a lui, e lo vidi dilatare le pupille.
-Che miseriaccia vuoi uccellaccio? Prova a beccarmi e giuro e ti cucino allo spiedo!- gracchiò nel panico. Rimasi leggermente interdetta prima di ricordarmi che non poteva sapere fossi io. Nessuno era a conoscenza di tutti i progressi che avevo fatto come animago.
Mi concentrai ancora, e dopo qualche secondo riuscii a tornare alla mia forma umana.
-Che figata- mio cugino mi fissava estasiato.
-Ti avevo detto di venire al corso con me-
-Sei piuttosto inquietante come uccello-
Mi misi a ridere mentre raggiungevo le sue mani legate alla croce.
-Farò il corso una volta presi i MAGO- mi assicurò mentre scendeva giù e si appoggiava alla mia spalla per camminare meglio –Pensa quanto potrei rimorchiare!- sorrise.
-Probabilmente diventeresti un maiale Albus!-
                                                                                       ********************************

PoV Domi

-è arrivata prima!!!-
-è un animago!!!-
-è fantastica!!-
Le urla della folal di Hogwarts erano esaltate. Tutti, tranne le Serpi, erano esaltati dalla performance di mia cugina. Davvero, ci aveva lasciati senza parole.  Mi aveva lasciata senza parole.
Lanciai un’occhiata verso “il tavolo delle autorità” ed incrociai lo sguardo di James. Lui mi sorrise, facendomi il segno della vittoria. Lo imitai a mia volta.
-Ciao Domi!- la voce fastidiosa di Passiflora riuscì quasi a rovinare quel momento.

-Flora- dissi a mo’ di saluto, voltandomi verso di lei. Quello che vidi peggiorò il mio umore notevolmente. Accanto a Passiflora, Cami se ne stava tranquilla e sorridente, con la sua tipica espressione da donna buona ed innocente. Le scoccai un’occhiata inviperita e carica di odio.
-Che ne dici di concedermi un’intervista per il prossimo numero del Gazzettino?-
-Una giornalista seria si concentrerebbe su Rose- le risposi secca, tornando a guardare davanti a me.
-Oh, quelle cose non interessano a nessuno! Voglio dire, tutti quanti abbiamo potuto ammirare la strabiliante performance di tua cugina, e comunque le dedicherò un pezzo, parlando dello spettacolino dell’altra sera nella Sala Comune di Serpeverde. Io racconto il dietro le quinte, non so se mi spiego!- fece lei sorniona –Ma la prima pagina sarà dedicata a questa meravigliosa donna- aggiunse indicando Cami. Mi voltai a guardarla incuriosita. Mio malgrado, le sue parole avevano catturato la mia attenzione.
Cosa poteva avere di interessante Cami.

Tremai, pensando al fatto che avesse potuto raccontare la faccenda del mio bambino.
-Insomma.. porta in grembo l’erede di James Sirius Potter! Cosa ne pensi in proposito?-
Mi ci volle qualche secondo per assimilare il reale significato delle sue parole. Guardai Cami, avevo gli occhi appannati dalla confusione. Mossi lo sguardo verso James, che ignaro dava una pacca sulla spalla ad Hagrid che piagnucolava. Poi posai lo sguardo sul ventre di Cami, come a cercare il gonfiore che avrebbe potuto confermare o smentire quella notizia. 
-Aspetto un bambino da James- confermò ostentando un’aria innocente. La malvagità dei suoi occhi era invisibile a tutti, tranne che a me?
-Brutta racchia babbuina!- non mi accorsi del fatto che Lili stesse ascoltando finché non la sentii sbraitare. Feci appena in tempo a fermarla, mentre agitando i pungi chiusi si muoveva verso al giornalista.
-Lasciala stare!- pigolai –Per favore, niente scenate, non qui- le sussurrai mentre Passiflora ci guardava famelica, in attesa di una mia reazione.
-Tanti auguri- dissi piano, ostentando un’aria serena, mentre ingoiavo l’enorme groppo che si era formato nella mia gola.
Guardai ancora una volta James. Non poteva avermi fatto questa cosa. Non potevo crederci.

                                                              **************************************************
PoV Rox

Le corde cominciavano a farmi male ai polsi. Possibile che non ci fosse qualcun altro che quello stupido francese avrebbe voluto salvare?
-De la Croix ti ammazzo se non ti sbrighi- dissi tra me. Un secondo dopo, lo vidi sbucare dalla finestra.
-Alla buon ora Spiderman!- annunciai sarcastica.
-Scusami! Mi sono fermato a pomiciare con tua cugina- mi informò lui facendosi avanti e liberandomi i polsi. –Gelosa?- lo guardai negli occhi inarcando il sopracciglio.
-In una scala da 1 a 10 me ne frega meno 1000-
Lui si lasciò andare ad una risata.
Non appena mi liberò feci per scendere, ma avevo le gambe anchilosate e rischiai di cadere. Prontamente il francese pose una mano sulla mia vita per tenermi su.
-Sono il tuo cavaliere senza macchia e senza paura-
-Per favore, taci- avrei voluto staccarmi e camminare da sola, ma sapevo che non ce l’avrei mai fatta a tenermi in piedi da sola.
-Vuoi che ti porti in braccio-
-Non ne hai avuto abbastanza di rischiare la vita oggi?-
-Non merito un bacio per questo?-
Ok, probabilmente l’unico modo per farlo tacere sarebbe stato tagliargli la lingua. E dovevo smetterla di non prendere in considerazione l’idea.

ANGOLO DI MIKA
Mi scuso per l'abissale ritardo e per il capitolo pessimo. Purtroppo una serie di fattori hanno contribuito a rendermi difficile di dedicarmi alla scrittura! Sto studiando molto, e devo trascurarvi, inoltre ho un calo di ispirazione...
Spero di recuperare...
Non voglio lasciar morire questa storia, credo non sarebbe giusto nei confronti di chi l'ha seguita!
Un abbraccio...
Mika.. Alprimapossibile <3

[1] Non ce l’ho fatta scusate… l’ho dovuto inserire per forza!

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Capitolo 31
*** CHAPTER XXX- Vatti a fidare degli amici ***


CHAPTER XXX- Vatti a fidare degli amici

PoV Rox


La luce tremula della candele illuminava il dormitorio del sesto anno. Il mio. Ci eravamo chiuse lì per tutto il giorno, il dormitorio dell’ultimo anno era a rischio Passiflora, e noi avevamo bisogno di riservatezza.
Continuavo a sfogliare il taccuino sottratto a Daniel. Leggevo ogni pagina cercando di carpire indizi nascosti. Era una specie di diario di bordo, ed ero preoccupata poiché ero piuttosto sicura che si fosse già accorto che fosse sparito. Che sospettasse di me era chiaro dagli sguardi truci che aveva preso a lanciarmi. Fortunatamente, fino a quel momento, ero riuscita ad evitarlo.
Rose se ne stava a terra. Lei, Domi, Lily ed Alice sfogliavano i volumi che aveva preso in biblioteca.
-Di queste armi non si hanno notizie da secoli. Potrebbero non esistere!- si lamentò Lily, alzandosi per sgranchirsi le gambe e massaggiandosi il sedere. Mi rigirai a pancia sotto nel letto, lasciando il diario di Daniel al mio fianco.
-Non essere sciocca! La spada di Grifondoro esiste. Lo sappiamo tutti-
-Ok, ma potrebbe essere una coincidenza!- ribatté –Non significa che da qualche parte ad Hogwarts ci siano un’altra spada, un’ascia e un arco!-
-Dubito che Kàtia perderebbe il suo tempo a cercare qualcosa che non esiste!-
-Forse vale come per la Spada di Grifondoro! Solo un valoroso appartenente alle case può prendere le armi-
-Possibile, ma non ho intenzione di restare qui in attesa- dissi cercando lo sguardo di Rose. Lei annuì.
-Ho trovato qualcosa sull’arco .. forse .. il diario dice qualcosa a proposito della Foresta Proibita?- alla domanda di Alice ripresi in mano il taccuino, sfogliando veloce.
-C’è una specie di disegno- mi fermai a guardare il tratto ordinato di Daniel –E forse si riferisce alla foresta. Dice che Priscilla lo aveva ricavato dalle radici di un albero, che la corda è di crine di unicorno, e che lei era fissata che le cose dovessero essere restituite alla terra-
-Dobbiamo parlare con gli Scamandro!- sentenziò Lily, voltandosi verso Alice.
-Non abbiamo scoperto niente, Lils!-
-E non credo che scopriremo altro!- fece lei –Parliamoci chiaro, se Rose non riesce a trovare risposte sui libri certo non ci riusciremo noi! Loro sono Corvonero, magari sanno qualcosa di un albero caro a Priscilla. Dovremmo chiederglielo! Sono ore che siamo chiuse qui dentro. Se non lasciamo entrare le nostre compagne di dormitorio Stilton avrà una crisi isterica. Ed anche io se continua a bussare ogni quarto d’ora!-
-Stiamo cercando di salvare il Mondo Magico Lily-
-No, stiamo cercando di impazzire. Guarda i tuoi capelli!-
Feci per rispondere ma Domi fu più veloce di me –Lasciatela stare, ragazze! Lils ha bisogno di una scusa per parlare con Lysander!-
-Non è vero!-
Tutte quante la guardammo scettiche. Io sinceramente non riuscivo a capire. Perché le serviva una scusa? Era una vita che parlava con Lysander!
-Comunque, ho un sacco di cose da fare. Vi voglio ricordare che domani sera c’è una festa e non ho ancora deciso cosa mettermi e come pettinarmi! Perciò adesso io ed Alice, molto responsabilmente, andremo ad indagare dai Corvi, poi andrò a lavarmi i capelli e a mettermi lo smalto-
Harry Potter e Ginny Weasley. Come avete fatto a partorire questa figlia? La guardai voltarsi e raggiungere la porta, sparendo oltre, con Alice che la seguiva.
-Credo che sia stata adottata!- decretai.
Le altre risero.
-Comunque ha ragione. Per oggi è meglio lasciar perdere, e parlare con i Corvi potrebbe non essere una cattiva idea!- Domi si alzò da terra chiudendo il volume per poi nasconderlo sotto il mio letto –E poi anche io ho una questione da sistemare. Sapete, ancora non ho appurato se mio figlio avrà un fratellastro dalla megera-
La guardai domandandomi come fosse possibile che sull’orlo di una catastrofe le mie cugine si preoccupassero di certe cose.
-Sono sicura che stia mentendo- la rassicurò Rose.
-Lo spero-
-Vieni a prendere una boccata d’aria anche tu, Rox?-
-No, grazie- risposi acida –Me ne starò qui a fare ciò che va fatto mentre voi sistemate i vostri drammi sentimentali- entrambe alzarono gli occhi al cielo, prima di andarsene senza aggiungere altro.
Chiusi le tende del baldacchino, per evitare che qualcuno potesse spiarmi.
Le pagine erano tutte ordinate e sistemate. Guardai ancora, nella speranza di scoprire qualcosa di cruciale che potesse essermi sfuggito. Il nome di Kàtia era ripetuto milioni di volte. Daniel era letteralmente ossessionato da lei, ci mancava solo che ci facesse i cuoricini vicino.
Bella e Terribile
Kàtia è potente
Kàtia ha detto
Katia ha fatto
Katia avrebbe ucciso quella stupida Weasley se non l’avessi lasciata scappare” andai oltre, accorgendomi solo un secondo dopo aver girato pagina che “la stupida Weasley” ero evidentemente io.
La mia prigionia era descritta in quelle pagine. Sembrava agitato mentre ne scriveva. Era preoccupato di quello che potessi scoprire, e non parlava esattamente bene di me. Gli aggettivi erano più o meno impicciona, insopportabile, ficcanaso e cose di questo tipo, ma evidentemente era preoccupato di quello che potevo scoprire. La cosa mi riempiva di orgoglio.
“Fai lo sbruffone, Parkinson, ma sei un cagasotto!” pensai tra me compiaciuta.
Andai avanti nella lettura, più per curiosità che per il reale intento di scoprire qualcosa.
Non posso continuare a mentire a Kàtia. Perché quella traditrice del suo sangue non si fa gli affari suoi. Non potrò coprirla di nuovo. Se dovesse scoprire troppo, se dovesse diventare un ostacolo, dovrò ucciderla. Kàtia mi chiederà di farlo ed io dovrò ucciderla. Il solo pensiero di vedere la vita abbandonare quegli occhi mi fa venire voglia di sparire”. Come scottata chiusi il taccuino e lo lasciai cadere sul materasso, lontano da me. Qualcosa nel mio stomaco si era attorci nato e si muoveva. Non riuscivo a capire cosa. Una sensazione leggermente fastidiosa alla bocca dello stomaco, accompagnata da una leggera arsura e da un tremore alle mani. Leggere quella frase mi faceva sentire strana.
Presi il diario e lo nascosi sotto le assi del baldacchino. Forse avevo bisogno anche io di una boccata d’aria.

                                                                                            ***************************************
PoV Domi

Andavo verso la stanza delle necessità. L’orario non era ottimale, ma non potevo rimandare. Erano due giorni, dalla seconda prova, che ignoravo James. Erano state giornate frenetiche. Lui aveva avuto un sacco di lavoro da fare per la Gazzetta, io mi ero premurata di non incrociarlo.
Non avevo, però, potuto ignorare l’ennesimo gufo che mi inviava in poche ore. L’appuntamento era chiaro. Stanza delle necessità. Ormai non avevamo più bisogno di nasconderci, secondo lui. Diceva che una volta superato l’ostacolo famiglia, nessun altro doveva preoccuparci. Io non ero dello stesso avviso. Non volevo essere la sciocca, interessata alle opinioni altrui, ma le chiacchiere mi innervosivano.
Camminai, guardandomi le spalle, davanti alla parete, fino a che non vidi apparire la porta.
Non appena entrai, la prima cosa che vidi fu la schiena nuda di James, che si frizionava i capelli bagnati con un asciugamano. Poi scesi e mi resi conto che era completamente nudo.

-Hai una nuova casa?- chiesi senza fare nemmeno un passo in avanti, tentando malamente di non farmi distrarre dalla sua nudità.
-Sei in ritardo, e sono state giornate terribili. Ho pensato di voler fare una doccia mentre ti aspettavo- si voltò e venne verso di me, completamente a suo agio senza nemmeno un vestito addosso.
Mi raggiunse, e parlò di nuovo cingendomi la vita.
-Forse però sono stato stupido. Avrei dovuto aspettarti, avremmo potuto farla insieme..- suggerì raggiungendo le mie labbra con le sue. Per un secondo mi lasciai andare, abbandonandomi a quel morbido tocco bollente. Immediatamente però, mi costrinsi a ricordare a me stessa che c’era un argomento piuttosto urgente da toccare. Mi allontanai da lui, che mi guardò curioso, aggrottando la fronte.
-Mi sono perso qualcosa?-
-Bomani uscirà il Gazzettino di Hogwarts ..- dissi mentre lui dandomi le spalle raggiungeva il mobiletto bar versandosi da bere.
-Ebbene? Siamo in prima pagina o Rose e Scorpius ce l’hanno soffiata ancora una volta?- si voltò a guardarmi porgendomi il bicchiere. Lo rifiutai. Gravidanza uguale no alcol. Lui bevve anche per me.
-Probabile che tu sia in prima pagina- lo rassicurai –Tu e la tua nuova famiglia felice-
-Passiflora ha scoperto del bambino?- la cosa non sembrava sconvolgerlo –Beh, prima o poi se ne sarebbero accorti Domi! Per curiosità come lo ha scoperto?-
-Cami le ha detto del bambino-
-Quella stronza-
-Non del nostro bambino. Del vostro bambino, James- il liquore gli andò di traverso.
-Cosa?-
-Mi ha informata giusto l’altro giorno di essere incinta-
-Non può essere!- disse sconvolto.
-Davvero non può James?- gli chiesi, sforzandomi di mantenere la calma, e di dargli la possibilità di spiegare.
-Ti dico che non può essere- mi diede le spalle ed iniziò a vestirsi. Lo conoscevo. Conoscevo troppo bene James perché potesse passarla liscia.
-Ci sei andato a letto!- la mia non era una domanda.
Lui non rispose, troppo preso ad infilarsi i pantaloni. Lo raggiunsi, mettendomi davanti a lui. Fremevo dalla rabbia, sentivo gli occhi appannati dalle lacrime, il cuore battere all’impazzata, e stringersi in una morsa dolorosa.
-Guardami negli occhi James Sirius Potter, e dimmi che non ci sei andato a letto- gli ordinai, guardandolo dritto in faccia. Lui gettò a terra la maglietta che aveva in mano.
-Io .. –
-Tu?-
-Cosa vuoi che ti dica Domi?- sbottò lui –Ero confuso e noi non facevamo altro che litigare, io ero sconvolto per la storia del bambino e.. – senza lasciarlo finire sollevai la mano e gli assestai un poderoso ceffone sulla guancia.
-Anche io ero sconvolta James! E triste! E sola! Ma non mi sono infilata nel letto di nessuno!-
La sua espressione si fece addolorata e pentita.
-Lo so!- ammise –Lo so, Domi. Sono un coglione, un’idiota. Ma te lo giuro non significa niente- sentivo le lacrime colarmi sulla faccia. Avrei voluto fermarle, farle smettere ma non riuscivo. Non potevo. Lui mi afferrò le braccia abbassandosi su di me.
-Sono sicuro di non averla messa incinta Domi, io..-
-NON MI INTERESSA- strillai tra le lacrime –Non me ne frega niente se è o meno incinta. Sai cosa mi frega? Che sono incinta io! Che la mia vita cambierà per sempre e sono sola. E la colpa è la mia, che mi sono fidata di te, che mi sono innamorata di te, come una stupida-
-Te lo prometto Domi, te lo giuro, non farò mai più niente del genere amore mio-
-Non osare chiamarmi così- sbottai strattonandolo in modo che non potesse toccarmi –Non osare toccarmi mai più, né parlarmi, né starmi tra i piedi-
-Ti prego-
-No. TU MI FAI SCHIFO- gli urlai in faccia –Sei la cosa peggiore che mi sia mai capitata, lo sbaglio più grande della mia vita- gli diedi le spalle, e senza aspettare oltre me ne andai. Volevo allontanarmi da lui. Avrei voluto mettere un oceano di distanza tra noi. Ignorai i suoi singhiozzi alle mie spalle. Le lacrime di coccodrillo non avrebbero funzionato, non mi avrebbe convinta.
Mentre mi allontanavo dalla stanza delle necessità, desiderosa solo di tornare in dormitorio, odiai l’idea che il bambino che portavo in grembo mi avrebbe costretta a rivederlo ancora. Mentre formulavo quel pensiero, lui si mosse dentro di me. Mi fermai, guardandomi la pancia e ci poggiai una mano sopra.
-No piccolo, tu non c’entri niente. Mamma ti ama- .
In quel momento non mi accorsi di Passiflora che da dietro l’angolo aveva assistito alla scena, con espressione estasiata.

                                                                          ******************************************
PoV Alice

Seguivo Lily verso il Parco, dove sapevamo essere gli Scamandro. Il mio subconscio mi spingeva ad andare piano. Non avevo per niente voglia di vedere Lorcan. O meglio. Ovviamente ne avevo voglia, una voglia matta, ma sapevo che mi avrebbe fatto soffrire, come tutte le volte che lo avevo davanti agli occhi.
Le mie amiche si erano accorte che qualcosa tra noi non stava andando. Erano settimane che io e Lorc non stavamo più insieme, ma non ne avevamo parlato. Un po’ perché io fuggivo le loro domande, un po’ perché tra la gravidanza di Domi e la seconda prova di Rose e i piani inquietanti di Kàtia non avevamo avuto tempo di parlarne. C’erano cose più importante di cui occuparsi.
Raggiungemmo il parco e vidi Lily fermarsi impalata.
-Non ci posso credere!- guardai il punto che aveva fissato, leggermente incuriosita dalla reazione di lei, dalla sua posizione rigida e dallo sguardo preoccupato che mi stava lanciando. Quello che sentii fu il rumore del mio cuore che andava in pezzi.
-LORCAN SCAMANDRO COSA STAI FACENDO?- non feci in tempo a fermarla. Evidentemente, il fatto che mi avesse lasciata non era chiaro a Lily. La vista di Lorcan che se ne stava beatamente seduto, con una ragazza sulle gambe aveva sconvolto quasi più lei che me.

Lui a quelle urla alzò la testa, voltandosi verso di noi.
-Lily stai calma- le sussurrai raggiungendola e prendendola per un braccio. Nel frattempo lui aveva gentilmente fatto scendere la ragazza dalle sue gambe, le stava spiegando qualcosa, spostandole una ciocca di capelli mossi scuri dietro l’orecchio, e poi si era incamminato verso di noi.
-Stare calma? Sono impazzita o quello è il tuo ragazzo che fu non so bene cosa con qualcun'altra?- mi chiese, a voce troppo alta, senza distogliere lo sguardo da Lorcan che ci raggiungeva.
Stavo per rispondere, ma lui fu più rapido. Evidentemente ero rallentata –Non sono più “il suo ragazzo”, evidentemente Alice era troppo impegnata a sbaciucchiare tuo cugino per informarti, Lils!- disse ostentando una tranquillità ed una freddezza che mi ferirono ancora di più.
-Di cosa parla?- mi chiese lei.
Lui sorrise malevolo. Si spostò verso di me, allungando una mano sulla mia guancia. Era una carezza di derisione –Diglielo Alice. Raccontagli i dettagli di come alle mie spalle ti lasciavi baciare da Louis-
Lily mi guardò sconvolta –Non è andata così, Lorcan. Lo sai..- dissi fievolmente.
-No, non lo so!- allontanò la mano da me –So solo che da bambina capricciosa quale sei una volta avuto il giocattolo- indicò se stesso –ti sei stufata e hai deciso di cercare altrove-
-Lorcan smettila- dal nulla venne fuori Louis.

Anche con lui non avevo più parlato. Né volevo parlarci. Era colpa sua. Colpa sua di tutto, su questo non potevo transigere.
-Ecco il tuo cavaliere- fece sarcastico ignorando Louis –Sapete cosa c’è? Mi sento di troppo, adesso me ne vado. Segui il mio esempio Lils. Lascia loro un po’ di intimità- scoccando un ultimo sorriso crudele verso di me mi diede le spalle. Chiusi gli occhi nel vano tentativo di frenare le lacrime.
-Torno in dormitorio, Lily- lei non disse niente. Probabilmente era solo sconvolta, ma non riuscii ad impedirmi di sentirmi giudicata. Avrei voluto spiegarle, avrei dovuto farlo, forse mi avrebbe fatta sentire meglio. Ma non in quel momento. Andando via incrociai lo sguardo dispiaciuto di Louis. La rabbia si impadronì di me. Gli diedi una spallata mentre passavo, ignorandolo quando lo sentii pronunciare il mio nome. Ignorare la sua bellezza non era mai stato così semplice.
                                                          
                                                                                           *****************************************

PoV Lily

Il mondo si stava rigirando. Louis ed Alice? Lorcan e qualcuna che non fosse Alice? Rimasi impalata ancora qualche minuto, indecisa sul da farsi. Qualunque cosa si fosse messo in testa Lorcan, doveva esserci una spiegazione. Alice non lo avrebbe mai tradito. MAI. Dunque, da buona amica di entrambi, era mio dovere andare da lui e prenderlo a calci in culo, fino a che non fosse rinsavito.
Stavo per mettere in pratica quanto avevo appena deciso, quando due braccia forti mi bloccarono da dietro.
-Ferma piccola Lily, non credo sia una strategia vincente la tua-
Mi voltai verso Lysander, che sorrideva amaramente verso di me.

-Non sai neanche cosa voglio fare?-
-Hai la tua faccia da “ti prendo a calci finché non ragioni” ma ti rovineresti le scarpe. Mio fratello non è ragionevole!- lanciai un’ultima occhiata verso lo Scamandro cattivo, sospirai e tornai a guardare Lys.
-Ottima scelta-
Camminammo insieme, parlando della prova, e della vittoria di Rose, e di Alice e Lorcan, insomma parlammo di tutto tranne che di quello che c’era stato tra di noi a Capodanno.
-Comunque, mi stavi cercando?- mi chiese quando raggiungemmo il limite della foresta. Mi guardai intorno, eravamo soli e quasi decisi di lasciar perdere le indagini su quello stupido arco per dedicarmi ad un’attività molto più piacevole che comprendesse me, Lysander e il rotolarsi nel prato nella stessa frase. Purtroppo però, assurdamente, lui mi intimidiva.
-Ci sei piccola Lily?-
-Oh, sì!.. Cioè, sì.. scusami, ho tante cose a cui pensare. Sai i compiti, capodanno..- mi morsi la lingua.
-Capodanno?- chiese confuso e appena divertito.
-Compleanno. Dico, il compleanno di Alice. È tra poco. Dovremmo organizzarle qualcosa, per tirarla su- dissi tutto d’un fiato, cercando di riprendermi.
-Volevi dirmi questo?- mi chiese lui.
-Sì!- dissi –Cioè no.. volevo chiederti cosa sai dell’arco di Priscilla Corvonero-
-L’arco incantato? Perché ti interessa?-
-Ne hai sentito parlare?-
-Certo! Si dice che sia un arco che non sbaglia mai un colpo. La freccia scoccata raggiunge sempre il bersaglio-
-E dov’è?- chiesi in parte distratta dall’espressione assorta che si era dipinta sul suo viso.
-Sepolto sotto un albero, nella foresta. Almeno così si dice, nessuno lo ha mai trovato. Non ne so molto, ma se vuoi potrei informarmi-
-Saresti davvero gentile a farlo- annuii sorridendo e lui mi sorrise a sua volta.
-Bene.. adesso allora forse è il caso di rientrare..- tentai dandogli le spalle e cominciando lentamente a camminare verso il castello, non so per quale motivo lo dissi. Non volevo rientrare. Non volevo niente che non fosse parlare con Lysander, passare del tempo con Lysander  o qualunque cosa con Lysander.
Lui mi afferrò il braccio delicatamente, intimandomi di fermarmi.
-Lily vorrei parlarti di una cosa..- sentii il mio cuore accelerare. Cavolo, ero stata con talmente tanti ragazzi e mi comportavo come una novellina. Arrossii dall’imbarazzo e senza dire niente lo guardai negli occhi aspettando che parlasse.

                                                                                   ***********************************************
-CHE COSA VUOL DIRE CREDO CHE PARTIRò?!- La versione timida e dolce di me stessa era appena morta. Guardavo Lysander negli occhi, con il fumo che mi usciva dal naso, senza riuscire a controllare il tono della voce.
-Stai calma Lils- fece lui, sorridendo della mia reazione.
-Ma io credevo..- cominciai, lui mi interruppe accarezzandomi le braccia.
-Potrebbe essere un’opportunità molto importante. E non c’entra niente con Vera. E non ho detto che partirò, ho solamente detto che non escludo di farlo dopo i Mago-
-Ma io credevo..- ripetei ancora una volta, e di nuovo lui non mi fece portare a termine la frase.
-Lo so che mi vuoi bene, e che vorresti che noi restassimo amici per sempre. Lo saremo Lily, ma devo pensare al mio futuro-
Aspetta che? “Vorresti che noi restassimo amici”? E il bacio di Capodanno? Cioè, io LILY POTTER ero stata friend zonata? Stiamo scherzando!
-Ma Lys ..-
-Sei arrivata anche a baciarmi per tenermi con te! Non posso approfittare del fatto che tu sia turbata per la mia partenza, lo capisci? Ma non posso nemmeno prometterti che non partirò..-
-Aspetta Lys! Tu pensi che io ti abbia baciato subdolamente per non farti partire?-
-Non dire sciocchezze piccola Lily! So che non lo faresti mai di propostiro, e so che probabilmente sei confusa in questo momento ed io non voglio approfittarmi di te. Sei troppo importante..- .
Non riuscii a dire niente. Lasciai che le sue labbra si posassero sulla mia fronte e lo guardai allontanarsi da me. Ero senza parole. il mio cervello, fortunatamente, era piuttosto veloce.
-Te la faccio vedere io la piccola Lily! A noi due Scamandro!-
Non esiste al mondo che un ragazzo possa respingermi!

                                                                   ****************************************************
PoV Britney

Ero in ritardo per la cena. Appositamente, è ovvio. Adoravo entrare nella Sala Grande e sentire gli sguardi su di me. Quelli ammirati dei ragazzi, e quelli invidiosi delle ragazze. Svoltai l’angolo camminando sicura, quando mi trovai davanti una figura scura.
-Oh Merlino e Morgana! Mi hai spaventata- dissi portandomi una mano al petto.
-Come procede il tuo compito Britney?-
Sollevai gli occhi al cielo –Oh, qualche complicazione! Quei due non si parlano da un po’!-
-Già! Ho visto che lei esce sempre con quel grifondoro insipido..-
-John? Kàtia ti prego! È il rimpiazzo di Malfoy, lo sanno anche i muri. La Weasley è completamente cotta di Scorpius..- cercai di aggirarla, ma lei ignorò le mie rassicurazione e mi si pose davanti.
-Se si amano come dici, non dovrebbe essere difficile per te fare in modo che non si dimentichino l’uno dell’altra! Mi servono insieme-
-Ok, ci lavorerà- cercai di oltrepassarla ancora. Questa volta lei non me lo impedì.
-Sarà meglio Britney. A meno che tu non voglia che tutta la scuola sappia come tua madre ti abbia educato ad essere un’adescatrice- mi piantai sui piedi e serrai la mascella per non rispondere. Lei si voltò. Mi venne accanto, e sentii la sua mano accarezzarmi il braccio.
-Sarebbe terribile se accadesse, ed io non voglio che ti accada niente di terribile- la sua voce era dolce e melensa.
-Non hai bisogno di ricordarmelo-
-Buon appetito- disse congedandosi. Ormai mi era passata la fame.
                                      
                                                                            *******************************************

Non mi aveva detto niente della missione, non sapevo cosa dovevo fare. Mettere insieme Malfoy e Weasley? Ero riuscita a farli pomiciare, non era abbastanza? Cosa ne sapevo io dell’amore, accidenti? E poi quei due? Erano più testardi di due muli, ed io non potevo esagerare con la pressione, sarebbe stato controproducente.
Comunque, dovevo trovare un modo per tenere buona quella pazza scatenata di Kàtia. Dovevo trovare un modo per farli andare a letto insieme. La festa del giorno dopo sarebbe stata un’occasione perfetta. Gli ci voleva solo una spintarella. L’alcol non sarebbe bastato, serviva qualcosa di molto più radicale.
Scorpius non era un problema, ma lei… erano settimane che lo evitava come la peste.
Fortunatamente a cena i professori usavano intrattenersi in Sala Grande fino a tardi. Andai nei sotterranei, e mi fermai davanti alla porta dell’ufficio di Lumacorno. Strinsi la bacchetta in mano, guardandomi intorno circospetta. La luce della luna filtrava appena, era tutto completamente buio.
-Alohomora- sussurrai. Il lucchetto si aprì. Dando un’ultima occhiata alle mie spalle mi feci avanti e raggiunsi la dispensa. Ci misi qualche minuto a trovare quello che stavo cercando. Feci meno rumore possibile e strinsi l’ampolla tra le mani.
-Invertimora- sussurrai –E vediamo quanta resistenza farà Malfoy !- ridacchiai tra me. Lo facevo per far star buona Kàtia, ma allo stesso tempo, ero sicura, ci sarebbe stato da divertirsi.

                                                                                 **************************************************
PoV Scorpius

La festa stava cominciando bene.
Le luci, la musica, l’alcol. E a me ne serviva a fiumi. Ero ad una festa in onore della magnifina Rose Minerva Weasley che se ne stava in piedi, circondata da persone, accanto al suo stupido e noioso fidanzato.
-Scorpiucco, non trovi che i capelli della Weasley siano terribili?-
-Oh sì, anche il suo vestito- scossi la testa senza rispondere né a Mia né a Licia. Non avevo voglia di parlare di lei con qualcuno. E, sinceramente, non avrei saputo come insultare quella chioma rossa e selvaggia, e quel vestito che così magnificamente le cadeva addosso, lasciando che io potessi ricordare vividamente cosa nascondesse sotto quella maledetta stoffa.
Rimasi lì in silenzio a guardarla, all’improvviso lei scoppiò a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca ed inclinando leggermente la testa all’indietro. Non era mai stata così con me. Così felice ed abbandonata. Tra noi c’era sempre stata una sorta di tensione, non si era mai fidata del tutto, nonostante il modo in cui io mi fossi aperto con lei. Cercai di mettere a tacere il risentimento, ma era troppo difficile. Ogni singola fibra del mio essere era incontrollabile quando si trattava di lei. Ignorare il risentimento che mi provocava il modo in cui si era comportata con me era fuori dalla mia portata.
Mia e Licia continuavano a parlare. Io non le ascoltavo più, semmai avessi prestato attenzione a ciò che usciva dalle loro bocche.
John stava accarezzando la guancia di Rose, tanto bastava ad innervosirmi. Doveva essere mia quella mano. Ce l’avevo anche con John. Eravamo stati amici, non avrebbe dovuto portarla via a me. Probabilmente ero stato io per primo ad intromettermi tra loro due, ma al tempo non c’era niente di concreto. Io e Rose, invece, eravamo qualcosa, avevamo qualcosa. Non si era nemmeno disturbato a chiedermi se mi andasse bene. Era molto più comodo presumere che a Scorpius Malfoy non interessasse niente di nessuno. Neanche di Rose. Soprattutto non di Rose.
-Vado a prendere da bere- dissi alzandomi, non appena John raggiunse gli Scamandro, lasciando Rosa da sola. Le gallinelle non obiettarono nulla. Avrei dovuto ignorarla, ma non potevo farcela. Mi faceva stare male, continuava a ferirmi, il solo fatto che potesse ridere senza di me mi provocava fitte di odio e risentimento e l’unico modo che conoscevo per lenire almeno in parte queste sensazioni era provocarle anche a lei.
Mantenendo la mia calma proverbiale raggiunsi il bar. Mi misi al suo fianco senza dire una parola, ad armeggiare con i bicchieri, sentivo il suo sguardo su di me. Non avevo bisogno di controllare per sapere come mi stava guardando. Sopracciglio inarcato, espressione esasperata, braccia incrociate in attesa che io parlassi.
Riempii due bicchieri e mi voltai verso di lei porgendogliene uno. Non trattenni un sorriso quando la trovai esattamente nella posizione in cui l’avevo immaginata.
-Brindiamo alle tue indimenticabili gesta?- le proposi guadagnandomi un’occhiata sospettosa.
Lei afferrò il bicchiere, e leggermente restia lo sollevò verso il mio.
-A Rose Weasley, fantastica campionessa- le sorrisi –intrepida guerriera- avanzai verso di lei tenendo il bicchiere in alto per continuare il mio brindisi –Brillante studentessa- continuai compiacendomi del modo in cui, suo malgrado, si fosse persa nei miei occhi. Avvicinai le labbra al suo orecchio, soffiando le ultime parole del mio brindisi, in modo che solo lei potesse ascoltarle –Amante focosa- .
Si tirò indietro istantaneamente –Idiota-
-Era un complimento- la informai facendo scontrare i nostri bicchieri prima di portarlo alla bocca.
La vidi alzare gli occhi al cielo prima di bere a sua volta. Mi piaceva esasperarla, ricordarle che quello che provava con me non lo avrebbe mai provato per nessun altro. Volevo ferirla, perché lei aveva ferito me. Ero stato così disposto a darle tutto, e non aveva capito, perché era una stupida ottusa bellissima orgogliosa.
-Dobbiamo parlare- abbassai il bicchiere e le sorrisi sornione. La maschera mi stava alla perfezione. L’unica cosa che non era riuscita a togliermi era la mia capacità di schermare ogni sentimento, ogni emozione dietro l’arroganza.
-Dimmi-
-Riguarda Kàtia ed i suoi piani-
Storsi la bocca –Ed io che pensavo volessi chiedermi di prenderti qui ed ora-
-Fai il serio Malfoy-
-Sai benissimo che lo farei seriamente-
-Scorpius! È importante. Quella pazza sta tramando qualcosa, e noi dobbiamo fermarla. Non è il momento di farci distrarre da qualsiasi cosa ci sia mai stata tra noi, né da quello che proviamo- una fitta di disappunto si fece largo in me.
-Credo tu abbia frainteso Weasley- forse avrei dovuto tacere –L’unica cosa che c’è stata tra noi è stato un bel po’ di sesso, e l’unica cosa che provo, te ne do atto, è una certa eccitazione e voglia di replicare. Però sai, se non sarai tu sarà un’altra, o altre due chi può dirlo- dissi indicando verso Licia e Mia. Un lampo di  qualcosa simile al dolore passò nei suoi occhi. Dovevo tacere, ma farle male era l’unica cosa che mi restava. L’odio era l’unico sentimento che ero sicuro di poterle far provare, e comunque era meglio di niente.
-Non sentirti così importante Weasley- poggiai le mie dita sulla sua guancia in una carezza di scherno.
-Vai a farti fottere Malfoy- disse mordendosi le labbra.
Sorrisi, le sue reazioni erano prevedibili, anche dopo settimane che non mi parlava non avevo disimparato a toccare le corde giuste. Di nuovo mi avvicinai al suo orecchio –Quando vuoi Weasley, basta che tu chieda-
Non riuscii a fermare il suo schiaffo. Mi guardò negli occhi, con odio, un’ultima volta prima di andarsene.
Ce l’avevo fatta. Anche questa volta ero riuscito ad aumentare la distanza fra noi.

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PoV Rox
Neanche durante il quarto anno ero riuscita ad organizzare un numero così elevato di feste! E questa era venuta particolarmente bene. Purtroppo però non riuscivo a godermela. Dovevo trovare qualcuno di Tassorosso a cui chiedere dell’ascia e l’unica papabile era Bonnie. Insomma, Bonnie non è che fosse proprio un genio, quindi la cosa mi metteva piuttosto in agitazione.
Mi aggiravo per i corridoi, con la mia bottiglia di whiskey in mano, cercando di evitare Charles che mi seguiva tipo cane da tartufo e che aveva fatto già qualche battuta di troppo sul mio vestito, quando sentii una mano afferrarmi, un’altra tapparmi la bocca e trascinarmi in un angolo piuttosto buio.
-Ridammi il mio diario!- la voce di Daniel era minacciosa, tentai di divincolarmi e di mordergli la mano, lui si fece indietro lasciandomi un minimo di movimento.
-Sei pazzo? Mi hai fatto prendere un colpo-
-Devi essere spaventata! Ti ho detto un milione di volte di farti gli affari tuoi- mi intimò strattonandomi per le braccia.
-Non so di cosa tu stia parlando- mentii.
-Dovrei credere che sia una coincidenza il fatto che il mio quaderno di appunti sia sparito immediatamente dopo che ti ho trovato nella mia stanza?-
-Evidentemente sei disordinato- poco credibile, considerato l’ordine maniacale della sua stanza.
Lui si fece avanti avvicinandosi a me. Dovetti alzare la testa per continuare a guardarlo negli occhi.
-Non troverai quello che cerchi lì dentro. Non riuscirai a fermare me o lei-
-Allora non vedo perché tu debba essere così agitato- rimbeccai.
-Sai cosa succederebbe se lei scoprisse quanto sai?- un lampo di agitazione trapassò il suo sguardo, zittendomi per un secondo. lo sapevo benissimo, ma non era abbastanza per tirarsi indietro.
-Non vedo come sia un tuo problema- dissi piatta.
-Non voglio ucciderti-
-Allora non farlo-
-Non capisci. Non puoi capire-
-Senti Parkinson so che hai una cotta per lei, ma forse stai andando oltre- lui rise amaro alle mie parole.
-Tu non sai niente-  si fece avanti –Devi smetterla di giocare alla giovane Auror. Sei una ragazzina e devi stare al tuo posto, fare le cose che fanno tutte le altre ragazzine. Esci con il belloccio francese, mettiti lo smalto e preoccupati della cellulite- mi intimò esasperato. Sentii il sangue affluirmi al cervello.
-Oh, grazie dei consigli uomo vissuto! Comunque non ho il tuo diario- mentii pensando al taccuino nascosto nella mia camera –ed anche se lo avessi non te lo darei- aggiunsi poi sfidandolo con lo sguardo e dando uno strattone per liberare il braccio dalla sua presa.
Feci per andarmene, poi mi voltai un attimo –E per tua informazione non ho la cellulite!-
Daniel Parkinson era un completo idiota.

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Pov Britney

Possibile che quei due dovessero sempre litigare?  Erano due completi ottusi, soprattutto considerata l’evidente attrazione che li portava sempre a cercarsi con lo sguardo.
Dopo aver assistito al siparietto tra Malfoy e Rose, decisi che fosse giunto il momento di intervenire.
Mi alzai dirigendomi verso il divanetto dove si era seduta Rose quando qualcuno mi si piazzò davanti, impedendomi di passare.
-Buonasera raggio di sole!- dissi sorridendo, mentre cercavo di guardare oltre Albus.
-Cosa hai in mente?-
-Chi ti dice che io abbia qualcosa in mente?-
-Hai la tua faccia da ho qualcosa in mente!-
-Non essere ridicolo, stavo andando da tua cugina per offrirle la mia spalla su cui piangere- gli dissi assumendo un’espressione innocente. Era almeno un anno che desideravo ardentemente che Albus si occupasse di me. Perché doveva scegliere proprio quel momento?
-Dovrei credere al tuo buon cuore e alle tue buone intenzioni? Ti conosco Britney!-
Gli sorrisi avvicinandomi a lui –Forse non mi conosci bene come credi- mi morsi le labbra non appena mi accorsi che il suo sguardo era caduto lì. Lui lo alzò confuso nei miei occhi ed io sorrisi sorniona.
-Lo faccio per te Albus- posai una mano sul suo petto marmoreo –Voglio dimostrarti che sono capace di comportarmi bene anche con i vestiti addosso- lui arrossì appena. Era bellissimo, e mi faceva venire voglia di dimenticare tutte le mie cattive intenzioni e trascinarlo via da quella festa.
-Non credo per te ci sia speranza di redenzione..-
-Una volta ti piaceva cercare di rendermi buona-
-Una volta pensavo che fosse possibile-
Il botta e risposta serrato ci aveva portati ad avvicinarci. Avevamo gli sguardi incatenati.
-Attento Albus. Ti si legge negli occhi che hai voglia di me- gli sussurrai avvicinando di più il mio volto al suo, poi guardai oltre di lui. Bonnie aveva fatto appena il suo ingresso. Per quanto fossi riluttante dovevo cogliere l’occasione per liberarmi di lui.
-La tua fidanzata è appena arrivata. Non vorrei che ti vedesse mentre mi spogli con il pensiero- lui fece un passo indietro gettando un’occhiata verso l’ingresso.

-Qualunque cosa tu abbia in mente, non ti toglierò gli occhi di dosso Britney!-
-Sai che novità!- risposi sarcastica –Stavolta però cerca di tenerli lontani dal mio sedere..- gli suggerii all’orecchio e lo oltrepassai sculettando verso Rose.
                                                                                ***************************************
-Salve donna della serata!- lei alzò gli occhi verso di me limitandosi a fare un cenno.
-Wow, non essere troppo entusiasta mentre tutti i giovani del mondo magico ti festeggiano-
-Hai ragione- fece lei –non dovrei permettergli di rovinarmi la serata-
-Mi sembrava strano che non fosse Malfoy il problema-
-Non capisco perché non riusciamo mai ad andare d’accordo! Ma poi perché ne parlo con te?-
-Perché noi stiamo diventando amiche- cercai di mantenere uno sguardo dolce mentre le posavo una mano sulla spalla –E da amica, fatti dare un consiglio sincero. Basta con tutta questa ipocrisia. Litigate per scaricare l’evidente tensione erotica che c’è tra voi. Vacci e basta. Lui smetterà di tormentarti e tu sarai meno acida-
-Ci abbiamo provato- fece lei –Non funziona-
-Oh l’amore è una cosa così noiosa! – seguii il suo sguardo verso Malfoy che sbaciucchiava Mia.
-Sai che c’è? Bevici su!- tirai fuori la bottiglia che avevo preparato. Whiskey ed Invertimora. Quella contaminata a lei, quella pulita per me. Mi guardò sospettosa, ma fortunatamente ero piuttosto brava a tenere sotto controllo le mie emozioni, le sorrisi incoraggiante. Lei afferrò la bottiglia, la fece scontrare con la mia e se la portò alle labbra bevendo una generosa sorsata.
Immediatamente dopo comparve Rox Weasley.
-Sto morendo di sete- strappò la bottiglia dalle mani di Rose bevendo un sorso anche lei. Spalancai gli occhi. Non solo avevo assolto il mio compito, ma probabilmente quella sarebbe stata una serata esilarante.
-A voi due, ed a questa incredibile serata!- brindai e bevvi a mia volta.
 
 
ANGOLO DI MIKA
Salve! Spero che con due capitoli in due giorni mi sia, almeno un po' fatta perdonare per il mostruoso ritardo!
Molto lentamente le cose vanno avanti.. I nostri eroi cercano le armi, stiamo scoprendo frammenti della vita di Britney.. e probabilmente più avanti avremo un momento in cui lei si aprirà un po' di più gettando al maschera!
In questo capitolo ho voluto inserire il point di Scorpius, credo che ogni tanto sia un bene capire come funziona la testa di lui... è piuttosto ferito da Rose, questo è evidente!
Nel prossimo capitolo vedremo come l'Invertimora (pozione inventata da me!) avrà effetti su Rose e Rox... soprattutto su Rox, ci sarà da divertirsi *w*
Inoltre.. Francois e Frank torneranno alla grande!
Spero di non metterci una vita.. come avete visto, appena ho tempo vi penso <3
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate!
Un abbraccio.. Mika <3

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Capitolo 32
*** CHAPTER XXXI- L’arte della seduzione ***


CHAPTER XXXI- L’arte della seduzione

 
PoV Lily

Guardai il riflesso nello specchio facendo un profondo sospiro. Non riuscivo a capire da dove venisse tutta quella agitazione. In fondo non stavo facendo niente che non avessi mai fatto. Sedurre un ragazzo.
Ma chi volevo prendere in giro? Il problema non era sedurre un ragazzo. Il problema era convincere QUEL ragazzo che lo stavo seducendo sul serio e non solo per costringerlo a rimanere con me.
Mi guardai nuovamente allo specchio, sistemando il lucidalabbra.
-Tesoro! Mi presti il tuo rossetto?- spalancai gli occhi guardando l’immagine riflessa dietro di me.
Perché quella voce sottile ed esaltata non apparteneva alla persona alle mie spalle. Perché quella persona non mi avrebbe mai chiamata “tesoro”. E soprattutto perché mai un rossetto aveva toccato le labbra di Rox Weasley.
-Stai bene?- le chiesi voltandomi quando riconquistai la capacità di parlare.
-Certo che sto bene Lils- rispose sorridendo –Mai quanto te, comunque. Sei uno schianto oggi! Adoro il tuo vestito, dovresti prestarmelo!-
Rimasi senza parole e le allungai il rossetto con la bocca ancora un po’ aperta dalla sorpresa. Mentre la guardavo sistemarsi allo specchio ed umettarsi le labbra, mi venne in mente che non le avevo fatto sapere niente dell’arco di Corvonero. Decisi di parlare, già pronta a ricevere un rimprovero per non aver riferito prima.
-Ho parlato con Lysander ..- iniziai. Lei mi lanciò un’occhiata maliziosa, si voltò appoggiata al lavandino.
–E..?-
-E mi ha promesso di cercare notizie sull’arco. Ha detto che..-
-Oh Merlino Lily!- eccola lì che partiva con il rimprovero, guardai la sua faccia sconvolta già pronta a sorbirmi almeno mezz’ora di insulti –Siamo ad una festa! Dovresti pensare a divertirti. Di questo ne parleremo un’altra volta- la guardai con gli occhi fuori dalle orbite.
-Adesso vai, e se incontri Lysander non perdere tempo con queste sciocchezze. Più fatti e meno parole, è una vita che chiacchierate!-
-Chi sei tu? E cosa ne hai fatto di mia cugina?- le chiesi. Lei rise civettuola ed uscì dal bagno.

                                                                                         ***************************************

Lasciai il bagno piuttosto sconvolta tornando nella Sala principale della festa. Il testa di Porco era praticamente irriconoscibile per come lo avevamo allestito.
Su un divenetto vidi Rose guardarsi intorno. Dovevo parlare con lei. C’era decisamente qualcosa che non andava in Rox e la cosa mi preoccupava.
-Ehi- le dissi affettata avvicinandomi. Lei mi sorrise allegra.
-Ciao Lils-
-Ciao- la salutai mettendomi seduta. Lei continuò a guardarsi intorno senza prestarmi molta attenzione.
-Hai visto Rox?-
-Sì, era qui con me poco fa. Abbiamo bevuto un po’ di whiskey, poi è andata..-
-E .. ti è sembrata normale?- finalmente si voltò verso di me.
-Non meno del solito. Perché?-
-Perché ero in bagno, è entrata e si è messa il rossetto, e ha cominciato a parlare come una femmina…-
-Rox è una femmina Lils-
-Geneticamente forse, ma insomma non sembrava lei..-
-Ti preoccupi troppo-
-Credo che dovremmo cercarla-
-Non ce ne è bisogno. Sta andando da Charles, vedi?- disse indicandomi nostra cugina che sculettava verso la parte opposta della sala.
-E a te quello sembra normale- lei si lasciò andare ad una risata.
-Smettila di essere noiosa Lily e goditi la festa!- Rose Weasley stava dando della noiosa a me? Lei a me? In quale universo una cosa del genere poteva essere considerata normale? Stavo pensando a cosa risponderle quando lei, che aveva ripreso a guardarsi intorno, parlò di nuovo.
-Hai visto Scorp?-
-Scorp?!- le chiesi sconvolta.
-Sì, Scorpius Malfoy!-
-Sono settimane che non lo chiami per nome! Che devi farci con Scorpius?-
Lei si mise a ridere divertita –Sono sicura che tu non voglia davvero ascoltare i dettagli Lils! Comunque eccolo là! Io vado, se vedi John coprimi!- si baciò la mano e ci soffiò sopra per mandarmi un bacio, lasciandomi lì senza parole.
-Dove va tua cugina?- mi chiese Francois sedendosi al mio fianco.
-Quella non è mia cugina! Qualcuno le ha lanciato un Imperio evidentemente!- risposi piatta.
-Sei stuponda stasera! A cosa si deve tutto questo luccichio?- chiese indicando il mio vestito a lustrini, con sul volto l’espressione di chi da mesi aveva capito tutto.
-Falla finita Francois!-
-Falla finita tu, dolcezza. E qualsiasi cosa sia successa a tua cugina, potrai occupartene domani. Adesso va e stendi il tuo belloccio!- gli sorrisi mentre mi faceva l’occhiolino.
                                                                                    *************************************************
PoV Rose

Nella mia vita non mi ero mai sentita così perfetta. E non riuscivo a capire come fosse possibile. mi alzai ed andai al bagno. Guardai compiaciuta il mio riflesso allo specchio. Ero bellissima, perfetta. Se non fosse che il mio vestito sembrava decisamente troppo castigato per i miei gusti. O meglio. Per i miei nuovi gusti.
Che cavolo avevo in testa quando lo avevo scelto? Pensavo di andare ad una festa o ad un ritrovo di una setta religiosa?
Con un corpo come il mio, non mostrarlo era un peccato capitale. Un gesto da verginella frigida. Ed io non lo ero più da quando Scorpius Malfoy mi aveva gloriosamente introdotta nell’universo del piacere.
Presi la bacchetta ed iniziai ad apportare alcune migliorie al mio vestito.
Era giunto il momento di darci un taglio con il passato. Basta senso di responsabilità, basta senso di colpa per il solo fatto di non essere all’altezza delle aspettative. Evidentemente erano le aspettative altrui a non essere alla mia altezza. Come avevo potuto pensare di non essere la migliore? Come aveva potuto sfiorarmi l’idea che per Scorpius Malfoy non fossi abbastanza? Ero bellissima, la più intelligente della scuola, un campione Tre Maghi, capitano della squadra di Quidditch che aveva vinto la Coppa, Caposcuola. Forse era lui a non essere alla mia altezza. Ridacchiai pensando a quanto il sentirmi inadeguata o goffa mi avesse logorata dentro. Non lo avrei più permesso. Non avrei più usato l’orgoglio come scudo per le mie paure. Ero bella, forte e padrona della mia vita. Potevo avere ogni cosa volessi. E quello che volevo in quel momento era l’accessorio migliore che una donna potesse desiderare. L’uomo dei suoi sogni. Scorpius Malfoy.
Uscii dal bagno. Il mio vestitino nero a bande rosa era decisamente più attillato, corto e scollato di prima. mi lasciava tutta la schiena scoperta. Mi guardai intorno, Scorpius era dove l’avevo lasciato. Sul divanetto bianco, circondato da quelle due sgualdrine. Ci avrei pensato io. e mentre formulavo questo pensiero quasi mi dispiacque per loro. Erano finiti i tempi in cui mi preoccupavo dei sentimenti altrui. Dovevo solo pensare alla cosa più importante. Me stessa! [1]
Mi incamminai verso il divanetto, fiera e sicura, ancheggiando come nemmeno Britney aveva mai fatto. Vidi lo sguardo di Scorpius spostarsi su di me, incuriosito, ma prima che potessi raggiungerlo qualcuno si mise davanti a me.
-Dove Merlino credi di andare vestita così?-
-Ciao Albus, tesoro!- dissi con voce suadente. Mio cugino mi guardò confuso.
-Dove stai andando?-
-Da Scorpius- risposi con naturalezza.
-No! Oh no! Non è una buona idea. Anzi è una pessima idea. S e John se ne accorgesse..-
-Se ne accorgerà sicuro se non abbassi la voce..- gli feci notare giocando con un mio riccio rosso.
-Sei impazzita?-
-No, sono viva, Al!-
-Viva? Che miseriaccia significa sono viva? Andare in giro vestita come una sgualdrina ti fa sentire viva?- indicò il mio corpo scandalizzato.
-Non accetto prediche sulla morale da uno che ha un’erezione ogni volta che Britney starnutisce!- ribattei annoiata.
-Co.. cosa? COSA?- mi lasciai andare ad una risatina divertita.
-Lascia stare cuginetto e pensa ai tuoi drammi ok? E se proprio volessi cockbloccare qualcuno, ti suggerirei di concentrarti su Lily e Lysander! Adesso fammi passare, e acqua in bocca con John, è giunto il momento di decidere se sei con me o contro di me?- gli chiarii il concetto parlandogli all’orecchio, immediatamente dopo passai oltre lasciandolo lì al centro della sala.

                                                                            ******************************************************

Arrivai davanti a Scorpius. Il suo sguardo era fisso su di me ed io non riuscivo a pensare ad altro che al fatto che fosse bellissimo. Quella camicia bianca gli calzava a pennello ma, come sapevo bene, senza rendeva ancora di più.
-Ciao Scorpius- salutai ammiccando.
-Cosa hai fatto ad Albus? Ti guarda come fossi il demonio- mi voltai appena incrociando lo sguardo di mio cugino.
-Gli ho solo ricordato che sapersi fare gli affari propri è un pregio sottovalutato-
-Che vuoi Weasley?- chiesero in coro le sgualdrine sedute affianco a lui.
-Anastasia e Genoveffa è il momento di andarsene-
Entrambe si lasciarono scappare una risatina nervosa.
-Vattene te! Questo è il nostro posto!-
-Già, credi di poter arrivare e dirci cosa fare?-
Le guardai con compassione.
-Sapete sono così invidiosa!- ammisi fingendomi dispiaciuta, mentre Scorpius mi guardava con interesse.
-Lo sappiamo che sei invidiosa!-
-Deve essere magnifico avere la testa completamente vuota. Zero problemi, zero pensieri, non vi accorgete della cellulite e del sedere calato. Se almeno compensaste l’idiozia con la bellezza! Invece siete così noiosamente canoniche!- sinceramente, non so quanto afferrarono di quel discorso, forse solo la parte sulla cellulite, ma non era importante. Smisi di pensare a loro e tornai ad occuparmi del mio premio. Il premio che meritavo per aver stravinto la seconda prova: Scorpius Malfoy.
-Dovrei parlarti .. – gli dissi suadente.
-Mezz’ora fa non mi sembravi così felice di parlare con me ..- mi fece notare alludendo al battibecco di poco prima.
-Come tutte le donne sono volubile, oppure mezz’ora fa ero una sciocca, ma adesso ho bisogno di parlarti- gli dissi torturandomi un boccolo.
-Va bene, dimmi- allargò le braccia come ad invitarmi a cominciare.
-Non qui-
-Non ho voglia di alzarmi-
Sorrisi dei suoi capricci e della sua resistenza. Sarebbe stato credibile se io non avessi saputo che non desiderava niente di più al mondo che alzarsi da quel divano e seguirmi ovunque io volessi. Aveva solo bisogno di una piccola spinta. Mi avvicinai e gli parlai all’orecchio.
-Sono certa che tu ne abbia molta voglia..- sussurrai poggiando “accidentalmente” le labbra sul suo lobo e provocandogli un piccolo brivido.
Quando mi voltai per andare via, lui si alzò e mi venne dietro senza aggiungere una parola, sotto gli sguardi feriti di Mia e Licia. Lo condussi in un corridoio dove c’era uno stanzino che avevo scoperto durante una gita al terzo anno. Entrai dentro e lasciai la porta aperta in modo che potesse seguirmi e chiudersela alle spalle.
-Devi dirmi qualcosa di piuttosto riservato..- osservò guardando intorno a lui il piccolo ambiente dove l’avevo condotto –Oppure era una scusa e vuoi uccidermi..- mi lasciai andare ad una risata gettando la testa all’indietro.
-Non voglio ucciderti, Scorpius..- lo rassicurai.
-Allora cosa vuoi Weasley?- chiese sprezzante
-Tu cosa pensi?- chiesi avvicinandomi di più.
-Penso che c’è qualcosa di strano in te, non c’era bisogno di trattare in quel modo Mia e Licia..-
-Tanto non mi hanno capita- dissi annoiata –E poi dovresti smetterla con loro-
-E perché? Sono carine, disinibite e disponibili..- fece sorridendo obliquo. La sua fossetta spicco, nonostante il buio dello stanzino.
-Forse lo sono.. ma io?-
-Che c’entri tu?-
Mi feci avanti e poggiai una mano sulla sua camicia, all’altezza del petto. Con lo sguardo lui seguiva attento i miei movimenti.
-Io sono bellissima- con la mano, delicatamente, lo costrinsi a guardarmi –Disinibita- mi alzai in punta dei piedi e raggiunsi il suo orecchio – e disponibile..- aggiunsi prima di poggiare le labbra sul suo collo.
-Ed ubriaca- aggiunse lui prendendomi le spalle ed allontanandomi.
-Non mi sembra che la cosa ti abbia mai fermato- gli feci notare.
-Sei strana-
-Non essere noioso Scorpius!- lo rimproverai.
Lui mi guardò alzando il sopracciglio –Non hai considerato l’ipotesi che io potrei non volerti?-
-Non farmi ridere- dissi portandomi una mano alla bocca –Tu mi vuoi, mi vuoi dannatamente- di nuovo mi avvicinai a lui.
-E con John? Come la mettiamo?-
-Da quando ti interessa? Comunque sarebbe il nostro piccolo segreto..- dissi suadente accarezzandogli una guancia. Avvicinai talmente tanto il mio corpo al suo che sentii la sua pronunciata erezione sul mio corpo. Di riflesso sorrisi.
-Mi stai chiedendo di essere il tuo amante?-
-Ti sto offrendo quello che vuoi..- raggiunsi le sue labbra e lottai con la sua resistenza. Si lasciò appena andare qualche secondo, poi di nuovo, quasi a fatica, mi allontanò da sé.
Strinse gli occhi, come alla ricerca di concentrazione –Tu non sai niente di quello che voglio! Vieni qui e pretendi che io assecondi qualsiasi tua pretesa trascinandomi in un magazzino? Cosa diavolo ti è successo? Non so cosa ti sia preso ma non è questa la Rose che voglio. Non me ne faccio niente di una ragazzina montata in cerca di qualche ora di sesso. Non sono il tuo giocattolo!- parlò tutto di un fiato. Vidi chiaramente i suoi occhi indugiare sulle mie labbra mentre riprendeva fiato. Percepii quasi un tentennamento, un leggero cedimento. Impercettibilmente si avvicinò a me, per poi, facendosi quasi violenza, allontanarsi bruscamente ed andarsene.

                                                                                             **************************************
PoV Rox


Mi avvicinai da dietro cercando di essere silenziosa come una gatta. Sollevai le mani e mettendomi in punta di piedi le portai avanti tappandogli gli occhi.
-Indovina chi sono?- sussurrai frizzante all’orecchio del ragazzo francese.
-Rox?- rispose lui confuso, riconoscendo la mia voce ed allontanandosi delicatamente le mani dagli occhi.
-Bravo! Mi hai riconosciuta!-
-Ti riconoscerei tra mille raggio di sole!- rispose sorridendomi allegro ed io mi schernii ridacchiando.
-Wow.. sei bellissima. Quel rossetto ti sta benissimo-
-Anche tu- risposi di getto –sei bellissimo intendo! Perché il rossetto non lo porti! Per fortuna direi..- terminai la frase ridacchiando ancora. Mi sentivo particolarmente leggera.
-Tutto bene?-

-Mai stata meglio- risposi regalandogli un sorriso, lo vidi tranquillizzarsi un po’.
-Di solito non sei così gentile..-
-Ho appena bevuto la pozione della gentilezza!-
-La pozione della gentilezza?-
-Certo il whiskey!-
Lui scoppiò a ridere. Era davvero carino, come faceva a non importarmi questa cosa?
-Mi piaci quando ridi- confessai.
-Oh beh anche tu mi piaci. Anche da imbronciata sei carina però!-
Parlavamo a voce molto alta. La musica a tutto volume altrimenti ci avrebbe impedito di sentire cosa stessimo dicendo.
-Vuoi ballare?- gli chiesi prendendo la sua mano e trascinandolo sulla pista senza attendere una risposta. Lui non oppose resistenza. Cominciammo a muoverci uno davanti all’altra, ridendo ed agitandoci a tempo di musica. Una sensazione meravigliosa. Di tanto in tanto sbirciavo il mio riflesso allo specchio del bar per essere sicura di stare apposto. Le scarpe con il tacco non mi facevano male, o meglio un po’ sì, ma era sopportabile.
-Ricordami di regalarti una fornitura a vita di whiskey, principessa- mi intimidii, arrossendo al modo in cui mi aveva chiamata. Era così dolce, e divertente e mi faceva sentire così coccolata. Davvero non riuscivo a credere che il suo atteggiamento potesse avermi dato ai nervi in passato.
Improvvisamente la musica cambiò. Era un ritmo lento, dolce e suadente. Il mio sorriso si allargò ancora quando Charles mi porse la mano per invitarmi più vicina.
-Ti piace il mio vestito?- gli chiesi una volta tra le sue braccia, le mie erano intorno al suo collo.
-Moltissimo. Ti ho già detto che sei bellissima-
-Mi piace come suona- confessai cercando il suo sguardo.
-Sei bellissima- ripeté lui per assecondarmi. Poi mi fece fare una giravolta seguendo il ritmo. Mi lasciai trasportare fino a finire nuovamente stretta tra le sue braccia, mentre una risata cristallina che si addiceva più a Lily che a me, mi sfuggì dalle labbra.
Sollevai la testa verso di lui, e mi persi in quegli occhi così azzurri che non smettevano di guardarmi e farmi sentire carina. Realizzai in quel momento che forse potevo esserlo davvero, e che mi interessava esserlo. Una sensazione di vago piacere si impadroniva di me all’idea che le persone mi stessere guardando, e che provassero una leggera invidia per il fatto che io fossi beatamente stretta al Campione di Beuxbatones .
Era un piacere così frivolo, così nebuloso e leggero e facile, ma per me così nuovo.
-Sembri davvero felice ..-  osservò.
-Quali motivi potrei avere per non esserlo-
-Un po’ mi manca la versione scorbutica di te, ma ti prego lasciami godere di questo magnifico cambiamento di umore almeno per qualche ora..-
Risi ancora, ad occhi socchiusi, quando li riaprii trovai il viso di Charles molto più vicino di quanto ricordassi. Arrossii e, senza rendermene conto mi morsicai il labbro inferiore. Lui si avvicinò ancora ed io rimasi ferma, concentrata a cercare di rallentare il respiro ed il battito del mio cuore.  Quando fu abbastanza vicino alle mie labbra, mi alzai appena sulle punte e raggiunsi le sue. Ancora una volta mi trovai a fare domande a me stessa. come avevo potuto non focalizzare l’attenzione sulla morbidezza delle sue labbra la prima volta che l’avevo baciato? Lasciai che le incastrasse con le mie, e non opposi resistenza quando le schiuse e accarezzò il mio palato con la lingua. Mi sentivo così languida. Adesso capivo Lily e Domi ed Alice che non pensavano ad altro. Avevo perso un sacco di tempo a non essere femmina.
-Cosa state facendo?- la voce di Domi mi riportò alla realtà. Aprii gli occhi in tempo per vederla strattonare indietro Charles, mentre Alice afferrava me.
-Tu che dici Domi? Avete interrotto un momento molto piacevole e romantico ..-
-Frena, frena, frena! Cosa stai dicendo? Cosa ti è successo?-
-Niente! Che deve essermi successo?- risposi piccata allo sguardo scocciato che mi riservava mia cugina.
-Qualunque cosa sia, non ho intenzione di permetterti di fare qualcosa di cui potresti pentirti- Alice parlò mentre ancora mi teneva per le spalle.
-E tu .. – fece Domi indicando il mio cavaliere, che ancora ostentava una faccia imbambolata –Non lo vedi che non è in sé!-
-Non stavo facendo niente di male, state esagerando-
-Sai, dovresti ringraziarci! Quando le passerà, qualsiasi cosa le sia successa, vorrà ucciderti-
-O, non solo vorrà ucciderlo! Lo ucciderà-
-Sentite smettetela, ok?- dissi tutto d’un fiato –Mi avete rovinato la serata!- le accusai mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime che non riuscivo a controllare, e non volevo controllarle. Non provavo vergogna nel piangere, era liberatorio, mi faceva stare meglio. Lanciai un’ultima occhiata dispiaciuta a Charles e diedi le spalle a tutti. L’unica cosa che volevo in quel momento era andarmene in dormitorio.

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Oltrepassai il quadro con il passaggio segreto che mi avrebbe riportata a scuola. Lungo il tunnel, in lontananza, notai una figura, probabilmente un ragazzo, appoggiato al muro.
Camminai spedita, cercando di mantenermi dritta. In quel momento, la tristezza fu superata dalla preoccupazione di sembrare goffa a camminare sui tacchi, in quel tunnel accidentato. Quando fui più vicina non mi fermai a controllare chi fosse il ragazzo, sebbene sentissi il suo sguardo su di me. Mi limitai ad asciugarmi gli occhi con il dorso della mano, cercando di limitare i danni che le mie lacrime avevano apportato al trucco.
-Stai piangendo?- la domanda arrivò non appena lo superai. La voce piuttosto sconvolta che l’aveva posta apparteneva senza dubbio a Daniel.
-No ..- dissi gesticolando –mi è solo andato il rimmel negli occhi- buttai lì una scusa. Aggrottò la fronte. Il tunnel era buio, ma comunque riuscivo a vederlo. Certo che Daniel era carino infondo, con quell’aria da cattivo ragazzo. Non mi ero mai fermata a pensare se preferissi i biondi o i mori, ed in quel momento, considerato che avevo appena baciato Charles e mi trovavo da sola con Daniel, quella risposta mi avrebbe fatto comodo. Maledissi ancora una volta la me stessa completamente disinteressata a queste cose.
-Posso fare qualcosa per te?- gli chiesi immediatamente dopo.
-Lo sai cosa puoi fare per me. Il mio diario.-
Ero davvero stufa di discutere con lui tutte le volte. Che me ne fregava poi a me di quello che Daniel o Kàtia volevano fare. Ero solo una ragazza, e dovevo occuparmi delle cose da ragazza. Ai drammi ci avrebbe pensato qualcun altro, più qualificato di me e magari anche pagato per farlo!
-Non potresti lasciar perdere Daniel? Sono stanca, e piuttosto scombussolata, vorrei tornarmene in dormitorio- cercai di non essere troppo brusca, lui mi afferrò per il braccio e mi tirò indietro.
-Tu non vai da nessuna parte  fino a che non avrò il mio diario indietro!-  per la foga con cui mi strattonò andai a sbattere addosso a lui. Posai la mano sul suo addome, per allontanarmi leggermente, ma non potei fare a meno di notare e compiacermi della compattezza sotto la maglietta.
Lo guardai in faccia. Ero davvero stanca. Lui mi stava guardando arrabbiato, il che mi metteva sotto pressione. Litigare, quella sera, non era nelle mie corde.
-Come vuoi, allora dovrai seguirmi in dormitorio- gli dissi tranquillamente.
-Come?- strabuzzò gli occhi e parlò con voce quasi strozzata. In tutta risposta io gli sorrisi.

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PoV Frank

Se fossi stato ad una festa per un compleanno di un bambino di cinque anni e avessi giocato a nascondino, allora sarei stato nel posto giusto.
Da quando ero tornato ad Hogwarts, dopo le vacanze di Natale, avevo evitato Francois come la peste. Ero decisamente un codardo. Lo avevo sempre pensato ma adesso, dopo che avevo lavorato su me stesso, dopo che avevo metabolizzato cosa realmente volessi, non avevo più dubbi in proposito.
Ero uscito dalla sala. Mi appoggiai alla legnaia, dove mesi prima Lily era stata trascinata dallo studente di Durmstrang. Cercai di calmarmi. Evidentemente avevo preso a soffrire di attacchi di panico. Andavo nel pallone ogni volta che vedevo, sentivo nominare o pensavo a Francois. In altre parole, andavo nel panico ogni due minuti. Socchiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il battito cardiaco ed il respiro.
-Ti nascondi da me?- saltai su me stesso e spalancai gli occhi. Davanti a me, Francois era elegantissimo ed impeccabile come al solito. Mi guardava sorridendo, dimentico della nostra ultima conversazione durante la quale ero stato decisamente scortese.

-N.. no!- risposi balbettando, e lui sorrise sornione. Ero un vigliacco incapace di mentire.
-Mi stai evitondo?- fece un passo avanti ed imitò la mia posizione. Io presi a guardarmi i piedi, farneticando qualcosa di credibile per difendermi dalle sue accuse.
-Non ci siamo più incontrati..-
-Hogwarts è grande- gli feci notare e lui rise.
-Mi dispiace averti sconvolto- finalmente alzai lo sguardo e mi persi a guardare la sua espressione dispiaciuta.
-Davvero?-
-Davvero cosa?-
-Ti stai scusando con me? Io .. io ti ho trattato malissimo ..-
-Ti assicuro che la maggior parte delle persone avrebbero reagito peggio- guardava davanti a sé. Il suo profilo era perfetto, così come il suo portamento. Nonostante il suo abbigliamento di gran classe, non sembrava fuori luogo, appoggiato alla legnaia, con una gamba poggiata all’indietro e le mani nelle tasche.
Puntai lo sguardo davanti a me, smettendo di guardarlo.
-Ho baciato Rox a Capodanno- lo dissi, senza sapere neanche perché. Lui mi stupì nuovamente mettendosi a ridere.
-Non mi stupisce che tu abbia scelto un maschiaccio- mi voltai verso di lui che mi guardava divertito e lo rimproverai con lo sguardo.
-Ok, scusa- frenò l’eccesso di risa –come è stato?-
Sollevai le sopracciglia mordendomi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.
-Non è stato il miglior bacio della mia vita- non appena terminai la frase sgranai gli occhi, consapevole dell’ambiguità di quella frase, la sua espressione compiaciuta mi informò che di tutti i sensi che la frase potesse avere, lui aveva scelto quello più imbarazzante, e probabilmente, dovevo ammetterlo, più vero.
-Sei così tenero quando ti imbarazzi-  scossi la testa in risposta.
-Ti diverte mettermi in difficoltà?-
-Mi compiace mandarti in confusione..-
Per una manciata di minuti restammo in silenzio. Lui completamente a suo agio, io cercavo un modo per esprimere quello che avevo dentro. Già di base non ero mai stato bravo con le parole, lo spessore dell’argomento, e delle conseguenze, non aiutava.
-Ti ho pensato- dissi tutto d’un fiato, facendomi coraggio e violentandomi per guardare verso di lui.
Si voltò e mi sorrise –Lo immaginavo- restammo a guardarci per un po’. Sapevo di dover andare avanti, ma non trovavo le parole.
-è strano..- ammisi.
-Solo perché non sei abituato-
-No, è strano perché mi viene naturale. Non ho bisogno di decidere di pensarti, al contrario non riuscivo a smettere. Quello che è successo al Ballo del Ceppo ..- proseguii gesticolando, non dovevo fare pause, altrimenti non sarei riuscito a dire tutto –io non me lo aspettavo, ma continua a tornarmi in mente quel momento, e quelle sensazioni, e quello che ho provato, ed il modo in cui mi sono sentito-
Lui si era fatto più vicino. La sua espressione sembrava felicemente sorpresa e non smetteva di guardarmi negli occhi.
-E come ti sei sentito?-
Scossi la testa mentre mi perdevo nelle sue iridi nere.
-Bene- ammisi –Confuso e spaventato, ma bene- mi sorrise ancora, ed io imitai la sua espressione.
-Dovresti agitarti di meno e sorridere di più- seguii immediatamente il suo consiglio.
-è difficile-
-No, non lo è- mi zittì –Ascolta dentro di te quello che vuoi, ed accetta il fatto che qualsiasi sia la conseguenza, non puoi fermarla, non puoi farci niente. Scappare da quello che sei, negare quello che provi e desideri, porterebbe a conseguenze ben peggiori- la sua mano placida si appoggiò sulla mia guancia. Si avvicinò di più ed io rimasi immobile.
-I tuoi occhi mi hanno tormentato- ammisi e sentii il volto andarmi in fiamme. Non avevo davvero deciso di dirglielo, mi era scappato. Ma il sorriso che si allargava sul suo volto mi costrinse a pensare che non fosse stato un errore.
-Le tue labbra hanno tormentato me- rispose senza cenno di alcun tipo di remora o imbarazzo. sentii il suo pollice passarmi sulle labbra. Era appena più alto di me. Sentii il panico assalirmi, ma feci tutto quello che era in mio potere per calmarmi.
-Va tutto bene- sussurrò lui avvicinandosi a me –Stai tranquillo- cercai di regolarizzare il mio respiro con il suo. Stava per accadere ed io lo volevo. Era l’unica cosa che dovevo pensare. Cercai dentro di me il coraggio che mi rendeva un Grifondoro, doveva pur essere da qualche parte. Inaspettatamente lo trovai e fui io ad annullare le distanze. Senza rendermene conto misi le mani a coppa sul suo viso liscio, e feci scontrare la mia bocca con la sua. Spensi il cervello, smisi di pensare e mi godetti ciò contro cui avevo disperatamente combattuto. Il suo sapore, il suo odore, lui che sorrideva sulle mie labbra. Le conseguenze non mi interessavano. L’avrei baciato per tutta la notte.

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PoV Lily

Dico, avevano avuto una vita a disposizione, e le mie cugine avevano deciso di fare le pazze proprio quella sera? Non che di solito fossero normali, ma ero abbastanza certa di non averle mai viste in versione donna scarlatta.
Poco male, qualcun altro se ne sarebbe occupato. Quella festa era la migliore occasione per dare avvio al piano: Lily convince Lysander che non lo sta seducendo solo per farlo restare e contemporaneamente lo fa restare!

Mi incamminai verso di lui. Era insieme ad un gruppo di altri Corvonero. Non appena mi fermai davanti al tavolo Tyler Skye alzò lo sguardo sorridendomi. Tipico secchione. Ci ero uscita una volta, forse due, nel periodo in cui avevo sviluppato la fissa per i ragazzi intelligenti. Mi chiesi come mai non avessi preso in considerazione Lys all’epoca.
-Ciao Lily!- mi salutò troppo entusiasta.
Stiracchiai un sorriso in risposta, per poi riservarne uno vero a Lys.
-Mi fai ballare?- chiesi sbattendo le ciglia.
-Lils…- rispose lui divertito ed esasperato al contempo.
-Posso farti ballare io se vuoi..- frenai il maleducato istinto di alzare gli occhi al cielo.
-no, grazie- dissi più gentile di quanto non mi sentissi –Magari resto qua a fare quattro chiacchiere con voi! Di cosa parlate?- finsi entusiasmo mentre prendevo posto affianco a Lys che mi guardava con il sopracciglio alzato.
-Delle rivolte dei goblin, e di come sarebbero state diverse le cose se questi avessero appreso l’arte delle pozioni applicata all’artimanzia-
Spalancai gli occhi interdetta –Interessantissimo- dissi quando mi accorsi che tutti mi stavano guardando attendendo che dicessi qualcosa.
-Cosa ne pensi?-
-Ne penso che .. sicuramente ..insomma sì, senza dubbio le rivolte dei goblin sarebbero state diverse. Le pozioni .. insomma ..-
-Lils..-
-Certo! È chiaro che se i goblin avessero fatto le pozioni..-
-Lils..-
-Insomma se avessero il pollice opponibile ..-
-Lils, i goblin hanno il pollice opponibile!- Lysander stava per scoppiare a ridere. Io serrai le labbra. Possibile fossi incapace di elaborare qualcosa di intelligente?
-Certo che ce l’hanno. Dicevo proprio perché ce l’hanno .. insomma, se avessero studiato di più..-
-Già se avessero studiato di più, come te..- ridacchiò e gli lanciai un’occhiataccia appena prima di tornare a sorridere agli altri che mi guardavano confusi come se non avessero capito una parola di quello che io volessi dire. Come dar loro torto?
-No, ecco. Mi avete colta di sorpresa. Ma ditemi voi che ne pensate, non concentriamoci su di me. Sapete? Non sono un argomento così interessante, sebbene io sia carina, un’ottima cacciatrice, ottenga discreti risultati..-
-Va bene balliamo!- disse Lysander interrompendo il fiume di parole che stava uscendo dalla mia bocca. Si alzò in piedi e mi porse la mano.
-Ci vediamo dopo- dissi agli altri, e mentre sorridevo afferrai la mano di Lysander che mi trascinò in pista. Le sue mani mi cingevano i fianchi, mentre le mie erano intrecciate intorno al suo collo.
-Mi sono resa ridicola?- gli chiesi dopo una manciata di secondi di silenzio.
Lui sorrise –Giusto un po’..- ridemmo insieme.
-Cosa stavi cercando di fare, per curiosità?-
-Niente! Partecipavo ad una discussione interessante, con un gruppo di persone interessanti ..-  scossi la testa con noncuranza.
-La Lily che conosco io sarebbe scappata non appena avesse sentito nominare le rivolte dei goblin …-
-Questo non è vero! Io adoro i Goblin!-
-Davvero?- fece lui interdetto.
-Certo! Senza di loro la Gringott non esisterebbe..-
-Quelli sono folletti Lily! Non Goblin..-
-è lo stesso-
-Sono simili tra loro quanto tu sei simile ad un unicorno-
-Siamo entrambi carini- dissi con prontezza e lui sorrise dolcemente.
-Tu sei molto più carina-
Mossi la mano leggera sul suo collo in risposta. Gli occhi di Lysander erano bellissimi, fissi nei miei. Mi alzai in punta di piedi e gli scoccai un bacio sulla guancia, ad un altezza tuttavia ambigua, quasi adiacente all’angolo della bocca.
-Che cerchi di fare, Lily?- mi chiese esasperato.
-A te cosa sembra?- chiesi sorniona a mia volta.
-Ti ho già detto che non voglio ..-
-Approfittarti di me, lo so!- terminai la frase per lui, rifiutandomi categoricamente di spostare le mani da dove erano –Ma non lo stai facendo, ok Lys?- il tono della mia voce era incredibilmente serio.
-Non lo stai facendo! Non voglio baciarti perché sono confusa, voglio baciarti perché dalla notte di Capodanno non riesco a togliermelo dalla testa. E non lo faccio solo per farti restare, anche se non voglio che tu parta. Smettila di preoccuparti per me, non sono più una bambina. Sono una donna. Una donna che sa esattamente quello che vuole, la domanda è se lo vuoi anche tu- terminai la frase vincendo la timidezza, vincendo la paura che potesse essere il più grande errore della mia vita parlare così, con il cuore in mano.
Lui era spiazzato. Visibilmente. Le mie parole lo avevano stupito, su questo non vi erano dubbi ma avevo paura di leggere quale fosse il risultato nei suoi occhi. Passò una manciata di secondi, una manciata di secondi durante i quali maledissi me stessa in tutte le lingue del mondo.
Poi semplicemente si abbassò su di me raggiungendo le mie labbra.
Il ritmo scandito dalla musica, il mio cuore galoppava. Lasciai a lui il comando. E fu un comandante dolce, tenero, lento ma profondo.  Non volevo altro.

                                                                        **********************************************
PoV Scorpius

Non potevo crederci di averlo fatto. Rifiutare una donna che, praticamente, mi pregava di andarci a letto. Questo poteva significare solo una cosa, ero davvero nei guai.
Per placare il nervosismo presi una bottiglia di whiskey e guadagnai un divanetto dalla parte opposta rispetto a dove erano i miei compagni di casa. Non avevo voglia di parlare con nessuno di loro. Non avevo nemmeno voglia di portarmi Licia o Mia in camera, avrebbe significato rimpiangere tutta la notte che non fosse lei, e mi stavo già abbondantemente dando del coglione senza bisogno di pensarci di più.
Da una parte, però, sapevo di aver fatto la scelta giusta. Non potevo permetterle di avere tutto quel potere su di me, né di usarmi a suo piacimento.  Non ero il suo burattino, tantomeno la sua bambola gonfiabile. Mandai già un sorso.
-Dov’è Rose?-  alzai lo sguardo. Davanti a me c’era John, sul volto un’espressione tutt altro che amichevole.

-Se non lo sai tu-
-Non fare scherzi, Scorpius!- rispose innervosito dal mio tono indifferente –Ti ho visto prima con lei-
-L’ho persa di vista-
Lui si guardò intorno ed io lo fissai. Era evidentemente indeciso se andare a cercarla o restare a parlare con me. Mi domandai quanto potesse essere difficile la scelta.
-Devi lasciarla in pace- disse alla fine. Era evidente che non volesse essere minaccioso, non avrebbe potuto, ma comunque mi indispose.
-è lei che ha cercato me- risposi deciso a non fornire altri dettagli.
-No, sei tu che non accetti di averla persa- rimbeccò e sentii come una stilettata al cuore –Lei adesso sta con me, stiamo iniziando qualcosa di bello. Andiamo d’accordo, non litighiamo, non ci sono drammi, dovresti esserne felice e lasciarla andare-
-Come ti ho detto è stata lei a cercare me- ripetei piatto, la sua occhiata di compassione mi fece salire il sangue al cervello. –E sarà lei a decidere cosa vuole- precisai.
-Lei vuole me. Ti ha lasciato e sta con me. Vuole me! Perché dovrebbe volere te?- evidentemente anche lui stava perdendo le staffe –Siete sbaglaiti l’uno per l’altra. Non siete fatti per stare insieme. Non la renderai mai felice- mi alzai in piedi fronteggiandolo.
-Non osare parlare della nostra storia e di quello che c’è stato tra noi. Tu non sai niente John!-
-So che lei vuole me e non te- qualcosa dentro di me si mosse. Qualcosa che avevo messo a tacere, sperando di fare una buona volta la cosa giusta per me e per tutti. Purtroppo John aveva un pessimo tempismo, non era certo quello il momento per venirmi a parlare. Mi lasciai sfuggire un sorriso obliquo e lo guardai.
-A proposito. Ho dimenticato di fare una cosa- gli diedi le spalle e velocemente tornai allo sgabuzzino.

                                                                                               ******************************************

Quando aprii la porta avevo addosso la sensazione che stavo sbagliando, che stavo agendo d’impulso e non avrei dovuto. Purtroppo però controllare me stesso mezzo ubriaco e dopo aver subito certe provocazioni, era una capacità che decisamente oltrepassava le mie abilità di autocontrollo.
Entrai nella penombra dello sgabuzzino e Rose era ancora lì. Sapeva che sarei tornato, lo capii dal sorriso sornione che mi dedicò non appena entrai. Era appoggiata alla parete e mi guardava in silenzio. Io mi feci avanti, la raggiunsi. La porta alle mie spalle era chiusa, il mondo era fuori, non esisteva. Nessuno aveva idea di cosa ci fosse lì dentro. Nessuno sapeva cosa stavo provando io e cosa provasse lei. Nessuno, John meno che mai, poteva giudicare o pensare di capire quello che io e Rose condividevamo.
Non era felice. Non c’erano unicorni o arcobaleni. In qualche modo era malato e ci logorava dentro, ma per quanto lui potesse essere perfetto, non gli sarebbe bastata una vita per farle provare quello che io le scatenavo solo guardandola. E magari aveva un modo migliore di dimostrarlo. Un modo giusto. Ma mai avrebbe provato per lei quello che provavo io, perché in quel momento, mentre una volta avanzato verso di lei le cingevo i fianchi e la guardavo in silenzio, mi mancava il respiro, dovevo concentrarmi per non far tremare le mani, facevo una fatica immane a contenere i miei sentimenti, a tenere su quei frammenti di maschera rimasti intatti. La stessa maschera che lei demoliva ogni volta. La stessa maschera che lei rubava e spezzava e metteva sul suo stesso volto.
-Che ci fai qui?- chiese inarcando il sopracciglio. Ed ecco che ricominciava la recita. Fingere di stare bene, fingere di accontentarsi di quello che entrambi potevamo darci.
-Ho cambiato idea-
-Quindi adesso saresti il mio giocattolo?- domandò perfida, soffiandomi nell’orecchio.
La sbattei contro la parete, bloccandole le mani in alto. La mia bocca a pochi millimetri dalla sua ed i nostri respiri si mischiavano danzando insieme.
-Tanto quanto tu sei il mio- mi tuffai sulle sue labbra e la baciai con rabbia e foga. Le sue mani si intrecciavano nei miei capelli, tirandoli. Mani piccole e veloci, delicate ma dalla presa decisa. Le tirai su la coscia e poi le feci intrecciare le gambe intorno al mio bacino. Era incastrata tra me e il muro.
Per giorni non riuscii a pensare ad altro che al ricordo del suo volto arrossato e gaudente, nel momento in cui entrai in lei con prepotenza.

                                                                              ********************************************************
PoV Rox
Raggiunsi il dormitorio senza mai guardarmi dietro.
Sapevo che mi stava seguendo. Dai suoi passi, dalla sensazione di essere osservata. Non mi toglieva gli occhi di dosso, come se si aspettasse che da un momento all’altro potessi giocargli qualche brutto scherzo. Non avrebbe dovuto preoccuparsi. Quella sera, quella piccola strega bugiarda di Rox era in vacanza. Davanti a lui c’era solo Roxanne che ancheggiava. Avrei voluto spiegarglielo, ma dubito che avrebbe capito o che mi avrebbe creduta.
Entrai nel dormitorio e mi diressi verso il mio letto, sentii lui venirmi dietro e chiudere la porta. Sorrisi a me stessa e tirai fuori il quaderno. Mi voltai ed ancora sorridendo glielo porsi.

-è così facile?- chiese sospettoso.
-Vuoi che lo renda più difficile?- appena prima che potesse rispondere me lo portai dietro la schiena allontanandolo da lui.
-Stai scherzando?-
-Lasciatelo dire Daniel. Ha un pessimo carattere, dovresti rilassarti ogni tanto, e ridere..-
Lui mi raggiunse bloccandomi, mi strappò dalle mani il diario che avevo dietro la schiena e lo prese per sé.
-Non vedo cosa avrei da essere allegro con una sporca traditrice del suo sangue!-
Non mi lasciai abbattere dalle sue parole –Devo aggiungere scortese alla lista dei tuoi pregi-
-Fa come vuoi- disse freddo. Mi diede le spalle, come per andarsene.
-Daniel ..- lo richiamai andandogli dietro e afferrandolo per il braccio, lui lasciò che lo girassi. Lentamente appoggiai una mano sul suo volto. La barba appena accennata.
-è carino quello che hai scritto su di me-
-Non avresti dovuto leggerlo- il tono della sua voce era ancora duro, ma lo sguardo confuso, evidentemente, dal mio comportamento.
-Lo so. Ma grazie- prima che potesse tirarsi indietro raggiunsi le sue labbra e lo baciai. Mi staccai e vidi i suoi occhi spalancati vagare nei miei, poi tornare alle mie labbra. Non so cosa lo muovesse ma poggiò la mano sulla mia guancia e si riappropriò delle mie labbra. Non ero mai stata baciata in quel modo. Mai. Non che avessi tutta questa esperienza comunque. Assecondai i suoi movimenti mentre mi spingeva sul letto, mi sentii inconsistente, fatta di aria mentre mi sollevava. Lui liberò le mie labbra per un momento, pensai per guardarmi, o per dire qualcosa, ma all’improvviso, una smorfia si dolore prese forma sul suo volto. Saltai in piedi spaventata.
-DANIEL- strillai. Lui si contorceva a terra. nei movimenti, la camicia si strappò mostrando il suo petto. Sul pettorale definito, spiccava una macchia nera, a forma di mezzaluna. Lui ci passava la mano, strillando di dolore.
-AIUTO!- strillai in preda al panico, standogli vicino, cercando di calmarlo –QUALCUNO MI AIUTI!- .
Pochi secondi dopo la porta del dormitorio si spalancò. Domi ed Alice entrarono dentro, probabilmente attirate dalle mie grida.
-Che succede?- chiesero in coro, un po’ stupite, un po’ spaventate.
-Non.. non lo so!- singhiozzai –Un attimo prima stava bene, dopo ha cominciato a contorcersi!-
-Alice, portalo in infermeria!- ordinò Domi.  Lei tirò fuori la bacchetta ed annuendo uscì facendo fluttuare il corpo di Daniel che ancora si contorceva.
Domi rimase a guardarmi.
-Gli stavi restituendo questo?- mi chiese sconvolta, prendendo il quaderno che era caduto a terra.
-Sì..- dissi confusa. Per la prima volta, quella sera, mi accorsi che qualcosa non era al suo posto dentro di me. Come se avessi ingabbiato una parte di me stessa e non riuscissi a tirarla fuori –Che mi sta succedendo Domi?- le chiesi, e mi mancava quasi l’aria.
-Andiamo da Lumacorno- rispose. Lentamente la seguii.
 
 ANGOLO DI MIKA
Salve a tutte! Allora, voi sapete che di solito ho sempre dubbi sui capitoli che scrivo... raramente mi dico soddisfatta.. questo, invece, mi piace molto! Ho adorato vedere Rox così frivola e Rose un po' cattiva! Ovviamente credo proprio che ci saranno delle conseguenze a tutto quello che è successo.. staremo a vedere! Purtroppo devo ricominciare a studiare a pieno ritmo, dunque non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo, ma giuro, farò il primo possibile!
Il capitolo, come vedete, è un po' avulso dalla storia.. salve per il marchio finale di Daniel.. come quello di Britney e quello di Kàtia... approfondiremo questo tema!
Nei prossimi capitoli ... vi do qualche spoiler ..
1- Lily e Lysander cercheranno l'arco insieme..
2- Domi-James-Cami avranno uno confronto
3- Uscirà il Gazzettino di Hogwarts che metterà in agitazione parecchie persone!
4- Scopriremo di più sulla Setta
Ovviamente ci saranno anche le reazioni di Rox e Rose a tutto quello che hanno combinato..
Voglio ringraziare profondamente chi, nonostante la mia imperdonabile assenza, è rimasto.. Grazie mille.. le vostre recensioni sono sempre bellissime e davvero, non potrei essere più felice di così.. :D Semmai riuscissi a scrivere qualcosa di completamente mio, vorrei proprio che chi leggesse fosse come voi <3 Vi adoro dal profondo <3
Un bacio..
Mika!
 PS. Scusate eventuali errori, ancora una volta, per la fretta non ho riletto ;P fustigatemi pure!
 
[1] L’invertimora modifica completamente i comportamenti e la personalità di una persona. Per questo Rox, generalmente disinteressata al lato frivolo della vita diventa una gallina, mentre Rose un’egoista ed egocentrica.

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Capitolo 33
*** CHAPTER XXXII - L'arco ***


CHAPTER XXXII- L’ARCO

PoV Rose
Mi rigirai nel letto scombinando tutte le coperte. Sentivo i capelli appiccicarsi al mio volto a causa del sudore. Colpa dell’invertimora. Scansai il lenzuolo, e nonostante mi avessero esplicitamente detto di restare al letto cercai di alzarmi, mi vennero le vertigini. Colpa dell’invertimora. Strinsi i denti e raggiunsi il bagno, mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile. Colpa dell’invertimora. Mi ressi al lavandino per non cadere. Immagini sfocate, ricordi della sera della festa vennero a galla. Io, Scorpius, uno stanzino. Ancora una volta l’invertimora.
Aprii il rubinetto e mi sciacquai il volto. Mentivo a me stessa. L’invertimora mi aveva dato una spinta. Ma rispetto alla cosa tra me e Scorpius non aveva colpe. La colpa era mia. E del mio cuore che galoppava ad ogni suo sguardo, del mio respiro che accelerava ogni volta che lo avevo vicino, della cute anserina appena mi sfiorava e del mio corpo che rispondeva alla sua presenza infiammandosi.
-Come ti senti?- guardai nello specchio e vidi riflessa l’immagine di mia cugina Domi.
-Uno schifo- biascicai voltandomi verso di lei –Tu?-
-Insonnia, piedi gonfi, caviglie grosse e il padre di mio figlio va in giro ad inseminare donne- fece alzando le spalle con noncuranza. Aveva imparato ad essere forte. Mascherava sempre meglio i suoi sentimenti, le sorrisi perché stava diventando una donna in un tempo così breve.
-Sono certa che non sia davvero incinta-
-Non fa differenza, sono comunque stati insieme- il dolore attraversò il suo sguardo.  Era chiaro che fosse combattuta, aveva bisogno di sfogarsi, ma allo stesso tempo non voleva parlarne.
Lasciai correre. E girai la testa di lato.
-John è qua fuori-
-Fuori dal bagno?-
-Fuori dal dormitorio- fece lei smorzando il mio tentativo di dare poco peso alla cosa. Sbuffai sonoramente, senza rispondere.
-Vuole parlarti Rose-
-Ancora non mi sento abbastanza in forze!-
-è il tuo ragazzo ed è preoccupato per te- mi afferrò delicatamente il braccio, io mi portai l’altra mano sulla faccia.
-Non me la sento di affrontarlo-
-Devi tenere a freno i tuoi sensi di colpa, ok?- mi guardò negli occhi, come a suggerirmi che non avevo fatto nulla di male, ma lei non sapeva la storia fino in fondo.
-Ci hai provato con Scorpius, ok, ma eri sotto l’effetto di una pozione. John non è arrabbiato con te per questo, lui ha capito!  Sa benissimo che per te Malfoy è un capitolo chiuso e l’ha affrontato-
-Cosa?- chiesi sconvolta.
-Ha parlato con Malfoy, gli ha detto che la vostra storia sta crescendo, che vi fate bene a vicenda e che tu ormai hai capito che la storia con Scorpius era solo una questione di chimica, finita, morta e sepolta-
Istantaneamente mi si formò un groppo in gola. Ecco perché aveva ceduto. Aveva fatto l’amore con me per dimostrare a se stesso e al mondo che fossi ancora sua.
-Non devi preoccuparti Rose- incalzò mia cugina.
-Invece sì, Domi. Sono una persona orribile-
-Non lo sei, tu sei..- la interruppi bruscamente.
-Ci sono andata a letto!- strillai isterica, facendola ammutolire. –L’ho sedotto e ci sono andata a letto!-
-La pozione .. – iniziò lei dopo qualche istante di confusione ma, ancora una volta la interruppi.
-No Domi!- feci un respiro triste –Basta dare la colpa alla pozione, alla birra, agli ormoni, alla posizione astrale di saturno .. la colpa è di questo!- appoggiai una mano sul mio cuore –Ho usato John senza il minimo rispetto solo per cercare di tirare Scorpius fuori dal mio cuore ma non ci sono mai riuscita. Ogni volta che tento di strapparlo via lui arpiona la mia anima, lacerandola e facendomi a pezzi perché io lo amo e non so smettere- senza accorgermene avevo cominciato a piangere –Non riesco a smettere- balbettai lasciandomi  cadere a terra.
-E allora smettila di combattere-si chinò al mio fianco accarezzandomi la schiena –Vai a prendertelo..-
-Non posso- piansi ancora –cosa possiamo darci l’un l’altra? Mi ha respinta e poi è venuto a letto con me solo per fare dispetto a John!non facciamo che ferirci- alzai lo sguardo umido su di lei –Fa male-
-Passerà.. – mi lasciai abbracciare –Te lo prometto, Rose! Passerà!-

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PoV Lily

-Non dovremmo essere qui- alzai gli occhi al cielo –è per il bene superiore Lys!- borbottai mentre mi facevo largo nella foresta.
-Quell’arco potrebbe non esistere, non so nemmeno perché ti sto assecondando!-
-Sì che lo sai!- dissi continuando a camminare –Perché sai anche tu che dobbiamo trovarlo prima degli altri, perché finalmente, grazie a te, abbiamo una pista, e perché te l’ho chiesto sbattendo le ciglia-
-Le ciglia! Lo sapevo che c’era un trucco!- ridacchia tra me delle sue lamentele e mi feci largo spostando i rami. Finalmente raggiungemmo il posto che stavamo cercando. Una piccola radura, lungo la riva sud-est del Lago.
-Dovrebbe essere questo il posto ..- girai su me stessa intorno, lentamente, cercando un segno o qualsiasi cosa che potesse indicarmi da dove iniziare a cercare.
-Sì, secondo quanto scritto da una pronipote di Priscilla Corvonero talmente fuori di testa da essere passata alla storia come MariaChiara la Stramba!-
-Disse il figlio di una delle salvatrici del mondo magico che la gente chiama Lunatica Lovegood!- lui sollevò le mani in segno di resa –E comunque è l’unica pista che abbiamo ..- diedi ancora una rapida occhiata.
-Dai, concentrati-
-Cosa?-
-Chiudi gli occhi e vedi se avverti qualcosa!-
-Perché?-
-Perché qui dice che solo un vero Corvonero può trovare l’arco ed io sono Grifondoro- lui mi guardò scettico, poi più per accontentarmi che perché davvero convinto chiuse gli occhi.
-Cosa dovrei sentire?-
-Non lo so! Qualsiasi cosa.. una vibrazione, una melodia .. che ne so io!?-
Tacemmo entrambi per qualche minuto. Alla fine Lys aprì gli occhi.
-Sentito qualcosa?-
-Niente-
-Non è possibile- iniziai a dare di matto –Deve essere qui, dobbiamo trovarlo, è importante!-
-Stai calma Lily- fece lui mettendo le mani a coppa sul mio viso –Per quello che ne sappiamo potrebbe non essere qui-
-Sono stata una stupida ad illudermi, e a trascinarti nella foresta proibita- mi lamentai e lui sorrise poggiando delicatamente le labbra sulle mie.
-Ci abbiamo provato. Avevi ragione, era l’unica pista che avevamo ma, ascolta..- incalzò costringendomi a guardarlo negli occhi –Ne troveremo un’altra..- mi baciò di nuovo.
La spedizione era stata un buco nell’acqua. Guardai Lysander negli occhi ed era bellissimo. Sorrisi, forse quella notte poteva non essere un completo fallimento. Intrecciai le braccia intorno al suo collo e raggiunsi la sua bocca baciandolo con trasporto. Lui sorrise sulle mie labbra, poi si allontanò.
-Cosa stai facendo?-
-Sto dando un senso a tutto questo-
-Dovremmo tornare al castello, Lils! È tardi..-
-No. Tu dovresti togliere la tua spilla da Caposcuola e baciarmi, perché sono triste ed ho bisogno di essere consolata!- sbattei le ciglia energicamente facendolo ridere.
-Sai bene che sono poco incline a violare le regole! È così che ho avuto questa- disse indicando al sua spilla. Io sorrisi sorniona –Ogni tanto dovresti imparare a fare qualche eccezione- dissi suadente –è così che avrai questa- aggiunsi maliziosa indicando me stessa.
Lui si morse il labbro distogliendo lo sguardo non senza prima dare un’occhiata al mio corpo.
-Non sono un uomo che si fa convincere facilmente-
-Non sono una donna che accetta un no come risposta- mi appiatti sul suo corpo.
Lui ci pensò su un secondo. Poi mi prese per i fianchi e mi buttò a terra sistemandosi sopra di me e iniziando a baciarmi come non aveva mai fatto. Non si stava trattenendo, e questo mi piaceva. Era sempre dolce. Di tanto in tanto si staccava, con il fiato corto, per guardarmi o accarezzarmi il volto.  Ma sentivo che aveva voglia di me. Lo sentivo dalla sua eccitazione, lo sentivo dal modo frenetico in cui le sue mani vagavano sul mio corpo.
-Voglio fare l’amore con te- mi sussurrò sulle labbra. Per tutta risposta lo baciai con ancora più foga cominciando ad armeggiare con la sua camicia.
Stavamo per lasciarci completamente andare quando un inquietante, sinistro e vicino ululato ci costrinse a fermarci.
Entrambi, come sincronizzati, alzammo gli occhi al cielo. Le nuvole si mossero veloci, scoprendo la luna piena. Guardai ai margini della foresta e rimasi senza parole.
-Merda- mi portai una mano alla bocca.
Un lupo mannaro enorme usciva proprio in quel momento dagli alberi intorno alla radura.
La bestia si avvicinava traballante, nell’andatura tipica dei mannari, non che ne avessi mai visto uno dal vivo. Ci guardava. Gli occhi brillanti, fieri, attenti e curiosi. Non si muoveva dritto per dritto, ma quasi in circolo. Noi eravamo terrorizzati.
Senza che me ne rendessi conto, Lysander si pose davanti a me, per farmi da scudo. Afferrai il suo avambraccio, talmente tesa che le mie unghie spingevano sulla sua carne.
-Lys..- invocai il suo nome senza aggiungere altro, con un’evidente nota di panico. Lui non rispose, neanche mi guardò. Si limitava a spostarsi, in modo che il suo corpo fosse sempre una barriera tra me e la fiera. Quella aveva gli occhi famelici ed io non vedevo via d’ucita.
-Prega che io sia un vero Corvonero- sussurrò Lysander, ed io faticai ad afferrare il senso delle sue parole. Faticai, fino a che non lo vidi chiudere gli occhi, fino a che non vidi una luce argentea sprigionarsi dalle radici di un albero anonimo, nella radura. Un albero che mi era quasi sembrato più giovane degli altri, mentre forse era solo più minuto. La bestia si distrasse. I suoi occhi per un attimo furono attraversati da un’espressione di curiosa umanità.
All’improvviso, come evocato da una forza invisibile, un arco venne fuori dal nulla e finì tra le mani di Lysander che lo impugnò perfettamente.  Accadde tutto nello spazio di pochi secondi. Tese la corda e prese la mira senza neanche fermarsi a pensare. L’aurea argenta dell’arco si rifletteva sui suoi capelli biondissimi.
Lo guardai scoccare la freccia deciso, la mascella contratta che mi rese la gola arida. Il dardo colpì la bestia in pieno. Quella si accasciò a terra, senza avere il tempo di fare nulla.
Era immobile a terra. Fermo. Io rimasi impalata. Inizialmente trattenni Lysander per il braccio quando si mosse per controllare la bestia. Lui non disse niente, limitandosi a scoccarmi un’occhiata rassicurante. Riluttante lasciai andare la presa. Non gli staccai gli occhi di dosso mentre si avvicinava al corpo apparentemente esanime del lupo, trattenni il fiato. Mi sembrò un tempo infinito. Lo guardai chinarsi, con l’arco ancora in mano, ad esaminare la bestia a terra. poi alzò gli occhi su di me.
-è morto-
Ripresi a respirare. Lui si tirò in piedi. Mi sembrò più alto, più sexy e più bello del solito. Mi gettai su di lui correndo, le dita incrociate intorno al suo collo. Quello che stavo provando era un mix inesprimibile di emozioni. Sentivo le gote bagnate, la tachicardia. Ero spaventata, terrorizzata, agitata ma anche eccitata. Eccitata dall’uomo che avevo davanti. Il ragazzo che per molto tempo avevo considerato il timido, buono, tranquillo Lysander Scamandro.
-Va tutto bene, Lils .. – voleva consolarmi, accarezzandomi la nuca. Non lo lasciai terminare e catturai le sue labbra. 
Sentivo il bisogno fisico di stringermi a lui. Nemmeno mi accorsi quando il mio mantello scivolò a terra insieme al suo. Nonostante ormai fossimo in piena bella stagione la brezza frizzante mi provocava brividi sulla pelle nuda. Lentamente i nostri indumenti furono dimenticati, spariti.
Sentivo i muscoli di Lysander tendersi sotto le mie dita, le sue mani scivolare sulla mia pelle nuda. Niente e nessuno avrebbe potuto distrarmi in quel momento.
Mi ritrovai a terra, con le gambe incrociate intorno al suo bacino, mentre mi muovevo ritmicamente su di lui, che con le mani accompagnava delicatamente i miei movimenti.
A pensarci sembrava strano. Ero divisa a metà. Una parte di me sapeva che quello era il mio compagno di giochi, lo stesso bambino con cui mi ero arrampicata sugli alberi, che avevo sfidato mille volte a Quidditch, che era stato al mio fianco in ogni istante della mia vita. Ma, in un certo senso, non lo riconoscevo.
Ogni singolo movimento, ogni singola smorfia era nuova, era una scoperta, un qualcosa di prezioso che si aggiungeva alla lunga lista di cose che mi piacevano di Lysander. La sua mano sul mio corpo scorreva come seta. Era come se durante tutta la sua vita non avesse fatto altro che prepararsi a quel momento, il momento in cui i nostri corpi sarebbero diventati una cosa sola. E allora mi abbandonai. Mi lasciai trascinare da quella marea di emozioni al contempo sconvolgenti e rassicurante. Facemmo l’amore per un tempo infinito, ed era come tornare a casa muovendosi per un percorso nuovo.

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PoV Alice

Ormai la torre di astronomia era il mio rifugio. Ci passavo una molte di tempo enorme, nessuno che venisse a disturbare, nessuno che mi chiedesse nulla, niente sguardi carichi di compassione da parte di chiunque. Soprattutto non correvo il rischio di incontrare Louis. La sua corte si faceva sempre più incalzante. Non che ne fossi disturbata, ma avevo bisogno di tempo. Louis era un caro ragazzo, ma ero ancora troppo scossa per la storia con Lorcan per lasciarmi completamente andare.
Sospirai. Lo facevo sempre più spesso. Tenevo la bacchetta stretta nel pugno mentre cercavo di rilassarmi trasfigurando le foglie che erano state portate dal vento sulla torre in piccole farfalle. Mentre cercavo di non pensare a niente, un rumore alle mie spalle mi informò che il mio covo di solitudine era appena stato invaso. Dai ridolini che sentivo, era chiaro si trattasse di una coppietta. Avrei voluto alzarmi e sparire prima di essere notata ma non feci in tempo.
Mi voltai e rimasi impietrita. Sentivo la bile ribollire dentro di me come una pozione sul fuoco. Lorcan se ne stava avvinghiato ad una ragazzina bionda, che non la smetteva di ridere e strusciarsi su di lui.
Li guardai disgustata. Ero indecisa se sparire prima che mi vedessero oppure mettermi ad urlare, purtroppo non presi la decisione più saggia e mi lascia sfuggire un “ewww” mentre arricciavo il naso che non passò inosservato. La biondina saltò su se stessa e mi guardò in imbarazzo mentre lui assunse un’espressione di annoiata indifferenza.
-Ciao- fece sbrigativo senza togliere la mano dal fianco di lei.
-Non avevate un altro posto?- chiesi scocciata senza rispondere al saluto.
-Perché questo te lo sei comprato?- rimbeccò a tono.
-Dico solo che potreste controllare se c’è qualcuno prima di far sparire le mutande-
-Lorc, andiamo da un’altra parte ..- si lamentò lei, ma lui la ignorò.
-Perché non mi suggerisci uno dei posti dove andate tu e Louis!- il sarcasmo nella sua voce era palpabile.
-Sono certa di non saperne più di te di posti appartati, visto che non sembra che tu sia interessato ad altro-
Ci fronteggiavamo. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, probabilmente, saremmo già morti entrambi. La ragazzina bionda guardava prima me e poi lui, interdetta ed imbarazzata. Tirò Lorcan per il braccio, forse perché lui sembrava essersi completamente dimenticato di lei –Lorcan troviamo un altro posto- ripeté.
Lui la guardò distrattamente, staccando appena gli occhi da me, allontanò il braccio da lei quasi stizzito.
-Intanto vai, ti raggiungo … - le intimò senza guardarla nemmeno.
-Ma..- tentò mentre io incrociando le braccia lo guardavo sollevando il sopracciglio.
-Ho detto vai..- ripeté e la ragazza scomparve nell’ombra.
-Non c’era bisogno che la cacciassi, me ne sarei andata io- dissi non appena il rumore dei passi di lei si fece lontano.
-Non dubito che tu possa essere in ritardo! Hai qualche appuntamento? Con Louis? Procede bene la vostra subdola tresca?- la sua voce era dura e cattiva.
-Non che siano affari tuoi! Ma a differenza tua io sono capace di preoccuparmi di altro..-
-Cosa vorresti insinuare?-
-Andiamo Lorcan! Con tutto quello che sta succedendo qui ad Hogwarts tu riesci a pensare solo a correre dietro a qualche sgallettata! C’è un gruppo di pazzi là fuori che minaccia i “mezzosangue” e tu che fai? Te ne freghi?- sbottai avvicinandomi a lui.
-Sono sicuro che il tuo principino azzurro faccia abbastanza!-
-Sicuramente fa più di te-
-Non ho intenzione di passare del tempo con voi due, mi fate schifo-
-E allora potresti collaborare con tuo fratello, Lily, insomma con chiunque altro …- ma lui non voleva saperne di deviare dal discorso che comprendeva me e Louis.
-Non ho alcuna intenzione di rischiare di incontrare voi, coppietta felice!-
-Smettila di rinfacciarmelo Lorcan! È stato uno stupido momento di debolezza per il quale ti ho chiesto scusa e mi sono maledetta! Non c’è nessuna coppietta felice!-
-Pensi che due stupide scuse balbettate bastino a sistemare le cose?- tuonò lui muovendosi verso di me. Era quasi minaccioso, mi spaventava il luccichio di folle dolore che scorsi nei suoi occhi. Mi spaventava a morte e mi faceva male.
- Non so cosa altro potrei fare-
-Potresti non averlo fatto! O potresti non avermi ingannato a quel modo facendomi credere di essere tutto un altro tipo di persona!-
-Lo sai che non è vero!-
-Come ho potuto credere di amarti!- sbottò parlando con me ma sembrò rivolgersi di più a se stesso.
-Come ho potuto crederlo io ..- risposi piccata.
-Mi fai ribrezzo Alice- ormai eravamo vicini. Molto vicini. Sentii quelle parole uscire dalle sue labbra che non riuscivo a smettere di fissare. Sentii il loro sapore acre, amaro, di disperazione e veleno.
-Allora tornatene dalla tua ragazzina. Sono sicura che ti stia ancora aspettando..-
Lui sorrise malevolo –Oh, certo che ci vado. È più carina di te, più adorante di te, più magra di te ..- odiai ogni singola parola. O meglio l’avrei odiata se lui, contrariamente a quanto avesse detto non fosse rimasto impalato al suo posto, appiccicato a me; se i suoi occhi non avessero raccontato tutta un’altra storia. Ardevano.
-Cosa aspetti vattene- soffia e riuscivo a sentire il fresco fragore del suo alito.
-Me ne vado-
-Vai da lei!-
-Vado-
E lui andò. Ma nella direzione sbagliata. Si andò a scontrare dritto sulle mie labbra. Respirai come dopo giorni di apnea.
-Non ti voglio più- sussurrava mentre le sue mani percorrevano ogni centimetro del mio corpo.
-Nemmeno io- convenni ansimando, appoggiata alla parete di pietra fredda.
Poi ci staccammo e guardammo negli occhi l’uno dell’altra.
Nessuno aggiunse niente. Lorcan si staccò e si allontanò da me. Sarebbe andato da lei, lo sapevo. Non lo trattenni né fermai, limitandomi a lasciar scorrere le lacrime sulle mie guance.
“Penserà a me” cercai consolazione in quella traballante certezza. Inutilmente.

                   
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PoV Frank

Ero andato a volare un po’. Lo facevo sempre quando volevo schiarirmi le idee ed in quel momento ne avevo davvero bisogno. C’erano così tante cose da digerire. Non ero confuso su cosa provassi, al contrario mi sembrava estremamente chiaro. Ogni volta che la mia mente viaggiava tra i ricordi dei momenti trascorsi con Francois sentivo una stretta allo stomaco ed al cavallo dei pantaloni che difficilmente avrei potuto ignorare.
Il discorso era un altro. Come gestire tutto questo?
Fino a quel momento ne avevo parlato solo con Rox e Louis. Come avrei affronato la mia famiglia? Come avrei affrontato il mondo intero?
Quando scesi dalla scopa quasi andai nel panico. Luminoso e sorridente Francois era in piedi e mi guardava. Ci misi un attimo ad accorgermi che accanto a lui c’era Domi, la cui pancia era sempre più evidente.
Mi feci violenza ed avanzai verso di loro domandandomi quanto Domi sapesse.
-Volavo un po’- mi giustificai senza che nulla mi fosse chiesto, camminando piuttosto goffamente e spostando il peso da un piede all’altro in evidente stato di imbarazzo.
Dovevo stare calmo, lo sapevo, ma era impossibile.
-Sì, abbiamo visto!- ridacchio Domi –E questo spiega perché Francois avesse tanta voglia di venire qui!- arrossii di botto mentre lei se la rideva ancora.
-Non.. non capisco cosa ..- farfugliai ma Francois mi interruppe.
-A Domi piace prendermi in giro rigurdo la mia cotta per te- rispose prontamente –Credo di aver detto a tutta la scuola di essermi innamorato- volli interpretare quella frase nel senso che non avesse detto altro. Mi imbarazzai comunque, abbassando lo sguardo.
-Beh, io sono stanca e devo fare di nuovo pipì- si appoggiò la mano sul ventre alludendo al bambino –Vieni con me Franz?- chiesi poi sorniona.
Lui sorrise –No, vorrei parlare con Frank-
-Ok, ma non me lo scandalizzare troppo..- girò i tacchi e se ne andò. Non appena la sua figura non fu più visibile, Francois si voltò verso di me e nella luce calda del tramonto avvicinò le sue labbra alle mie.
Come scottato mi ritrassi guardandomi intorno in apprensione. Lui, al solito, invece di innervosirsi sorrise dolcemente.
-Non c’è nessuno- con la sua voce calda accompagnò il mio scrutare lo spazio intorno a noi.
-Perdonami io.. potrebbe arrivare qualcuno ..-
-Voglio solo darti un bacio- spiegò guardandomi quasi implorante. Io non risposi.
-Non sai quanto sia difficile, tutte le volte che ti vedo, trattenermi- parlò al mio orecchio, tentandomi irrimediabilmente. Mi voltai, come se il suo alito caldo sul mio collo mi avesse ipnotizzato, e fissai le sue labbra piene.
-Non è lo stesso per te?- mi chiese retorico. L’ombra del sorriso sul suo svolto era una spia del fatto che già conoscesse la risposta.
-Non voglio che ci vedano- lui afferrò la mia mano e mi trascinò sotto gli spalti, nascosti, in penombra.
-Non ci vedrà nessuno- mi rassicurò mentre accarezzava la mia guancia e mangiava le mie labbra con gli occhi. La sua voglia di me mi inebriava. Ma lui al solito non mi stava forzando, semmai tentando. Attendeva impaziente che io facessi la mia mossa, che mi tranquillizzassi e gli concedessi il permesso.
Lanciai intorno a noi un’ultima occhiata, giusto per essere sicuro. Poi lasciai cadere a terra la scopa che ancora stringevo in mano, poggiai il palmo sulla sua guancia appena irsuta e mi lanciai sulle sue labbra come avrei voluto fare dal primo momento.
-Dolce .. piccolo .. Frank- ripeteva quelle parole, intervallandole con baci, lungo la mia mascella, delicati e bollenti, fino a raggiungere il mio collo, dove schiuse le labbra ed iniziò a leccare e poi succhiare. Io mi lasciai scappare un gemito mentre gli accarezzavo i capelli e lasciai andare la testa all’indietro.
La mano di Francois, lentamente, raggiunse il cavallo dei miei pantaloni che stava per esplodere. Non appena mi sfiorò mi irrigidii.
-Lasciati andare..-
-Io .. io ..- iniziai a balbettare con gli occhi spalancati e spaventati.
-Lascia che mi occupi di te..- strusciò il bacino sul mio fianco e arrossii violentemente rendendomi conto della sua prepotente erezione.
-Non lo so. Forse è presto..-
-Credi davvero che aspettando potresti volerlo di più che in questo momento?- non tolse la mano, al contrario, mentre mi parlava prese a massaggiare la mia erezione, facendomi avvampare e gemere al contempo.
-Non lo vuoi abbastanza?- mi chiese con fare innocente e con espressione non curante, come se non avesse preso a sbottonare i miei pantaloni.
Io trattenni il respiro, incapace di dire niente.
-Dimmi di fermarmi – mi incitò sbattendo le ciglia, mentre aveva impugnato il mio membro iniziando a masturbarmi.
Socchiusi gli occhi e gemetti più forte rilassandomi mio malgrado.
-Mi prenderò cura di te…- mi baciò le labbra, poi le lecco ed infine si inginocchiò davanti a me.
Mi guardò negli occhi per tutto il tempo. Non che durò tantissimo, visto che resistetti davvero poco. Alla fine, lui parve soddisfatto. Io esausto mi lasciai cadere a terra al suo fianco e mi voltai verso di lui che mi sorrise e baciò le labbra. Sapeva di me.
Immediatamente dopo prese a giocare con le mie dita. Glielo lasciai fare.
-Quando potrò farlo in pubblico?- lo guardai incredulo sbarrando gli occhi.
-Tenerti per mano, intendo- fece lui scoppiando a ridere e sollevando le nostre mani davanti alla mia faccia, poi tornò serio –e baciarti- aggiunse.
Non gli risposi e smisi di guardarlo. Era esattamente il tipo di conversazione che temevo. Solo non mi aspettavo che succedesse così presto.
-Non sono pronto- dissi ad un certo punto.
-Non per metterti fretta … ma non lo sarai mai-
-Io, non so come affrontarlo-
-Non c’è niente da affrontare- per la prima volta notai una sottile nota di insofferenza nella sua voce –Non devi chiedere il permesso di nessuno, non devi cercare l’approvazione di nessuno, né devi darne conto! L’unica cosa che devi fare è viverti la tua vita liberamente e questo non sarà possibile fino a che non uscirai allo scoperto-
-NON VOGLIO FARLO- dissi ad un tono di voce troppo alto, troppo stridulo –Non voglio farlo- ripetei guardando lontano.
Sentivo la sua delusione senza bisogno di guardarlo.
Mi voltai solamente quando lo sentii alzarsi ed allontanarsi da me.
-Dove vai?-
-Scappo, esattamente come fai tu- codardo per l’ennesima volta restai fermo e lo lasciai andare.

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PoV Rose

Lysander e Lily avevano trovato l’arco. Io erano giorni che evitavo John. Giorni che mi trattenevo dall’aggredire Scorpius per almeno un milione di motivi.
Il mio umore era piuttosto uggioso. Nonostante avessimo l’arco eravamo piuttosto lontani dal capire cosa stesse architettando Kàtia.
Mi aggiravo fuori dall’aula di pozioni, dove ero rimasta a studiare, quando sentii la sensazione di essere osservata e mi voltai, non che ne avessi bisogno. Il brivido lungo la colonna vertebrale mi aveva già informata che non poteva che essere lui.
Era appoggiato alla porta. Mi guardava.
-Posso fare qualcosa per te?- chiesi mostrando indifferenza.
-Sì, magari smetterla di evitarmi!-
-Non ti sto evitando, Malfoy! La scuola è grande, non è detto che ci si debba incontrare per forza!-
-Non ti stanchi mai di mentire a te stessa?-
-Ok!- sbuffai alzandomi in piedi e guardandolo contrariata –Sì, ti sto evitando! E lo faccio per impedirmi di prenderti a sberle o schiantarti o macchiarmi di un qualche reato!-
-E cosa avrei fatto questa volta per urtare la sensibilità di vostra signoria?-
-Hai approfittato del mio stato per fare sesso con me, forse?-
-Considerato il numero di volte che hai voluto spontaneamente fare sesso con me, perdonami se non ho subito pensato che fossi sotto l’effetto di una pozione!-
-Non è questo che mi ferisce, Malfoy!- rimbeccai smettendola con il sarcasmo. Dovevo affrontare quella conversazione, dovevo farlo.
-E cosa?- lui avanzò. Si sedette sul banco, davanti a me, sembrava che anche lui avesse sotterrato l’ascia di guerra, che volesse parlare.
-Mi hai respinta- gli feci notare.
-Ho avuto la sensazione che mi trattassi come un giocattolo, e non è una cosa che mi piace-
-Ma poi hai cambiato idea-
Lui deglutì senza dire niente.
-Hai cambiato idea dopo aver discusso con John e lo hai fatto per dimostrare che avresti comunque vinto tu-
-COSA?- mi guardò sconvolto, mentre io lottavo per mantenere la calma.
-Esiste un’altra spiegazione?-  chiesi incrociando le braccia e attendendo che parlasse.
Lui si morse il labbro inferiore in difficoltà. Attesi ancora una manciata di secondi –Come pensavo!- dissi e feci per andarmene.
-Aspetta .. – mi bloccai voltandomi verso di lui.
-è vero! La conversazione con John mi ha fatto cambiare idea mi ha spinto a stare con te ..- mosse un dito in alto per zittirmi, notando che gli stavo per inveire contro –ma non per il motivo che credi tu, non volevo dimostrare niente né a lui né al mondo- lo scrutai sospettosa.
-A chi allora?-
-A te- ammise –Volevo che tu ricordassi che tra me e lui, per quanto tu possa lottare per negarlo, sceglieresti sempre me-
Non trovai nulla da rispondere e rimasi in silenzio. Lui si alzò e fece per uscire dall’aula passandomi accanto –Ci vediamo al matrimonio di tua cugina, Rosie- sussurrò prima di andarsene, ed io sprofondai nell’angoscia. Lo avevo completamente dimenticato.

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Pov Bri

-Erano nell’aula di pozioni fino a qualche minuto fa- dissi entrando nella stanza di Kàtia –solito siparietto, accuse reciproche, sguardi languidi, sospiri carichi di frustrazione! Sono così melodrammatici quando è chiaro come il sole che vorrebbero solo strapparsi i vestiti di dosso e fottere come ricci!-
-Britney, non essere scurrile- la ignorai alzando gli occhi al cielo.
-La mia parte è fatta! Quei due faranno roba ogni volta che ne avranno l’occasione!-
-Molto bene!- assentì lei.
Mi guardai intorno. La stanza di Kàtia era buia, illuminata da candele tetre, con tende pesanti e drappelli d’ornamento che potevano far invidia ad un cimitero. Sembrava una cripta.
-Che allegria..- mi lasciai sfuggire. Lei mi guardò con aria di sufficienza, poi si voltò verso Daniel Parkinson che se ne stava seduto in un angolo, dolorante.
-Devi portarmi quella Tassorosso, Bonnie!-
Addrizzai le orecchie spostando lo sguardo dall’una all’altro. Parlavano della ragazza di Albus.
Lui non rispose e l’espressione di Kàtia si addolcì fintamente –Non sarai arrabbiato con me per aver interrotto il tuo momento romantico con quella traditrice del suo sangue, Daniel?-
-Non c’era bisogno..-
-Se non ti conoscessi penserei che ti piace- sorrise –E se pensassi che ti piace dovrei ucciderla- aggiunse più dura.
-Non provo niente per lei-
Rimasi zitta guardando l’evolversi degli eventi.
-Prenderò Bonnie- convenne lui alla fine.
-Ehi aspettate! Albus non ve lo lascerà fare…-
-Peggio per lui in tal caso..- disse Kàtia e ci congedò con un gesto.



ANGOLO DI MIKA
Ciao, come vedete non sono morta! Mi scuco per l'abnorme quantità di ritardo!
Il prossimo capitolo, che spero di completare più velocemente, tratterà del matrimonio di Vik e Teddy... sarà leggero ed interamente dedicato allo shipping hard!!! :D Che ne pensate di F&F? Ho calcato troppo la mano?
Vi saluto con sincero affetto...
Mika <3

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Capitolo 34
*** CHAPTER XXXIII- Il Matrimonio ***


CHAPTER XXXIII- Il Matrimonio

PoV Domi
L’area era meravigliosa. Villa Conchiglia era stata addobbata a festa e lo spazio fuori era stato allestito come uno splendido parco. C’erano fiori ovunque, bianchi, blu, arancioni, rosa. Avevo trascorso tutta la mia vita in quel posto, eppure stentavo a riconoscerlo. Inoltre, gli ospiti erano quasi già tutti arrivati. Un brusio incessante movimentava l’ambiente. Nonna Molly aveva già consumato un trilione di fazzoletti, e puntualmente Lily si prestava a sistemarle il trucco.
Il mio vestito era bellissimo, ma nascondere la pancia ormai sembrava impossibile, dunque muovermi tra la gente mi metteva seriamente in imbarazzo. Tutti mi guardavano tra il curioso ed il morboso, i più audaci chiedevano ed io non avevo voglia di rispondere alle loro domande.
Me ne stavo seduta in un angolo, guardandomi intorno. Non potevo salire e scendere le scale per raggiungere mia sorella ma, molto galantemente, Francois, si era offerto di farmi compagnia, dopo aver dato i suoi essenziali consigli alla sposa e a mia madre che stava rischiando l’esaurimento nervoso.
Inoltre le mie cugine facevano la spola avanti ed indietro, venendomi a cercare.
In quel momento Francois era vicino a me e si guardava intorno. Nonostante fingesse di essere allegro come sempre, c’era qualcosa di strano. Era teso, e un po’ spento.
-Cerchi qualcuno?- gli chiesi all’improvviso e lui si voltò verso di me confuso.
-Come?-
-Ho chiesto se cerchi qualcuno..- ripetei.
Lui non rispose.
-è arrivato quando Vick ti ha chiesto di sistemarle la tiara- continuai dopo aver capito che non avrebbe risposto –Però Francois, da amica, forse dovresti arrenderti al fatto che sia interessato alle ragazze ..- tentai. In quegli ultimi tempi la sua ossessione per Frank era notevolmente aumentata ed io in quanto sua amica non volevo vederlo soffrire. Lui si voltò verso di me, di nuovo, con sguardo truce. Aprì la bocca e fece per parlare, ma prima che dicesse qualsiasi cosa, Rose si materializzò davanti a noi.
-Perché non mi hai detto che tua zia Gabrielle e i gemelli malefici Cosetta e Lambert sarebbero venuti???- strillò isterica. Io strabuzzai gli occhi.
-Perché zia Gabrielle è la sorella di mamma e quindi mi sembrava superfluo avvertirti?-
-Non ce la posso fare- si lasciò cadere su uno sgabello al mio fianco con espressione depressa.
-A chi lo dici..- sbuffai portandomi una mano sulla pancia, già terrorizzata dai commenti che mia zia e i miei cugini francesi avrebbero fatto.
Da sempre, ogni volta che i miei parenti francesi venivano a trovarci, o noi eravamo costretti ad andare da loro, era peggio che essere sbattuti un anno ad Azkaban. Zia Gabrielle diventava ogni anno più snob e piena di sé. Da quando aveva divorziato, poi, era insopportabile, sempre pronta a puntare il dito sulle imperfezioni altrui. Tutti erano imperfetti. Tutti tranne i miei cugini. Non c’era da stupirsi se fossero cresciuti esattamente come lei: tronfi e fastidiosi.
In particolare Cosette e Rose non erano mai andate d’accordo. Certo, Rose non aiutava mettendo su la sua tipica espressione imbronciata ogni volta che la vedeva, ma Cosette era davvero insopportabile, non facendo altro che lamentarsi di quanto lei fosse scortese, e ripetendo fino allo sfinimento che non avrebbe mai trovato un fidanzato con quella sua aria da secchiona frigida.
Improvvisamente ed egoisticamente sperai che la sua avversione per Rose l’avrebbe distratta da me.

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PoV Rose

La luce era perfetta. Il mio vestito era dorato e svolazzante e la brezza leggera lo scuoteva tutto.
Teddy e Vic erano radiosi e bellissimi. Sul serio. Dubitavo di aver mai visto una coppia più bella di loro. I capelli lunghissimi di Vic erano acconciati perfettamente, il volto già di per sé bellissimo era irradiato da una luce nuova, diversa, esprimeva una gioia incandescente. Era bellissima. Più bella di Domi e di chiunque altro.
Teddy era, come al solito, bello a modo suo. Le labbra piene per i baci che non smetteva di dare alla sua sposa, i capelli che ogni cinque minuti cambiavano colore. Gli occhi furbi.
Avrei voluto poterli osservare per sempre.
Già, peccato che fossi troppo presa a nascondermi da Cosette. Non volevo incontrarla. Non volevo parlare. Non volevo nemmeno guardarla, e sorprendentemente ero riuscita, fino a quel momento nel mio intento. Purtroppo però, quel maledetto spirito romantico geneticamente impostomi dal mio maledetto cromosoma x mi portò a distrarmi, guardando il modo in cui Teddy facesse scorrere lo sguardo acquoso e languido sulla figura di Vic mentre rideva.
-Rose Weasley, quanto tempo!- l’immagine davanti a me si solidificò in una lastra di cristallo e cadde a pezzi davanti ai miei occhi nello stesso istante in cui sentii quella voce fina e fastidiosa e nasale invadermi le orecchie.
-Cosette- dissi gelida a mo’ ddi saluto voltandomi verso di lei –Dove hai lasciato l’altra metà demoniaca?- chiesi guardandomi intorno ed alludendo al fratello. Lei sorrise per niente colpita dalle mie parole. avevo sempre odiato quel sorriso zuccheroso.  In realtà avevo sempre odiato quel viso d’angelo che nascondeva la sua anima nera e becera e insopportabile.
Avendo anche lei sangue veela, Cosette assomigliava ai miei cugini più di me. Era bionda, bellissima, snella e aveva gli occhi chiari da gatta. Somigliava più a Vic che a Domi.
-Suvvia, Rose!- simulò un tono di voce cordiale –Almeno al matrimonio di nostra cugina sotterriamo l’ascia di guerra!- mi invitò poggiando la mano sottile sulla mia spalla per poi guardarsi intorno e chiamare –Will-.
Un ragazzo bellissimo fece la sua comparsa al suo fianco. Per poco la mascella non mi cadde al suolo.
Gli occhi azzurri spiccavano sul viso contornato da capelli scuri spettinati ad arte. Il sorriso era magico e dovetti impegnare tutta me stessa per non dare a Cosette la soddisfazione di sbavare. Lui mi porse la mano che strinsi non energicamente come avrei voluto.
-Lui è Will, il mio fidanzato!- la sua voce colma di soddisfazione mi informò che, evidentemente, non fossi riuscita a dissimulare l’ammirazione –Tu hai un accompagnatore? Da quello che ricordo non te la cavavi bene con gli uomini …- il sorrisetto fastidioso e vittorioso che le adornava la faccia mi fece prudere le mani, nonostante l’aria innocente e falsamente preoccupata che aveva assunto.
Sollevai un sopracciglio con noncuranza, maledicendomi per non aver imparato da Lily a fingermi indifferente –Veramente stavo uscendo con un ragazzo, John ..- iniziai buttando lì la prima cosa che mi veniva in mente. John ovviamente non era al matrimonio. Dopo giorni che lo ignorava mi sembrava assurdo chiedergli di accompagnarmi e, sfortunatamente, non avevo nemmeno considerato l’ipotesi.
-E dov’è?- fece lei incuriosita già pregustando il sapore dolce dell’ennesima umiliazione che mi avrebbe inflitto.
-Lui non è qui-
Questa volta il sorriso che si stampò in faccia era molto più pronunciato.
-Oh!- esclamò –E perché?-
-Perché…- iniziai pregando il mio cervello di inventare una scusa decente nel minor tempo possibile –L’ho lasciato, recentemente …-
-Tu lo hai lasciato?- era divertita, e non credeva ad una parola di quello che le stavo dicendo. Il che era assurdo visto che in qualche modo stavo dicendo la verità. Eppure Cosette aveva sempre avuto il potere di farmi sentire inadeguata.
-Sì- “Sei troppo rigida, Rose! Non comportarti come se stessi mentendo!” dissi a me stessa, con un moto di stizza.
-Come mai … ?- Will si era allontanato, richiamato da zia Gabrielle che lo stava presentando a Nonno Arthur. Cercai di prendermi meno tempo possibile per pensare.
-Perché sto uscendo con un altro ragazzo-
-Ah davvero? E, lasciami indovinare, nemmeno lui è qui, vero?-
Strinsi i pugni, sperando che non se ne accorgesse e contemporaneamente ringraziando Merlino di aver lasciato la bacchetta in camera in modo da non cedere alla tentazione di schiantarla.
-Invece sì! Lui è qui!-
-Cosa?- chiese lei stupita quasi strozzandosi con il succo di zucca che stava bevendo.
“COSA?” strillò la vocetta Lily nella mia testa, non lasciandomi nemmeno il tempo di godere dell’espressione esterrefatta di Cosette.
-è qui- ripetei meno sicura di prima. Lei, come se avesse percepito il mio tentennamento tornò a sorridere.
-E dove?-
Mi guardai intorno spaesata –Non.. non lo vedo adesso- cosa mi era saltato in mente. Avevo solo procrastinato il momento dell’umiliazione, rendendo l’inevitabile vittoria di Cosette ancora più dolce.
-Oh, non vorrai farmi credere che sia sparito, Rosie…- ridacchiò –Sarebbe patetico perfino per te … -
Serrai le labbra e strinsi gli occhi continuando a guardarmi intorno. Evidentemente ero progettata per odiare una persona alla volta, altrimenti non avrei mai fatto quello che feci.
La soluzione mi apparse davanti in tutta la sua evidente perfezione, elegantemente vestita, mentre chiacchierava ignara con Albus e sorseggiava un wisky.  Se solo mi fossi concessa una manciata di secondi in più per pensare non avrei MAI avuto la determinazione per farlo.
-Eccolo!- guizzai verso destra e lo afferrai per il braccio trascinandolo con me davanti a Cosette.
-Amore, ti ricordi Cosette!- squittii ignorando le parole “PESSIMA IDEA” che avevano preso a lampeggiare nel mio cervello.
Albus era rimasto a parlare con Louis e Frank ignorando il mio strano atteggiamento. Ero quasi certa che avesse deciso di adottare una politica di completa alienazione rispetto al rapporto tra me ed il mio “fidanzato”, che in quel momento spostava lo sguardo piuttosto confuso da me alla francese.
-Scorpius?- fece lei con voce stridula –Stai uscendo con Scorpius?- gli occhi per poco non le schizzavano fuori dalle orbite.  Non me lo ero ricordato, fino a quel momento, ma lui le era sempre un po’ piaciuto. Ogni volta che veniva, l’estate, non perdeva occasione per fare la gallina. La cosa non poteva fare altro che riempirmi di soddisfazione. Se le cose fossero filate lisce, questa volta Cosette l’avrei messa al tappeto. Il problema era che quando si parlava di me e Scorpius quel SE era enorme e traballante.
Al momento però potevo concedermi di segnare un altro punto per me.
-Sì, sto uscendo con Scorpius!-
-Ah sì?- dissero entrambi contemporaneamente. Lei sconvolta, lui divertito, evidentemente aveva perfettamente afferrato la situazione.
Nel momento stesso in cui quelle parole lasciarono la sua bocca lo sguardo di Cosette si spostò su di lui nell’ardente speranza che mi sbugiardasse. Io lo guardai gelida. Se solo ci avesse provato lo avrei ucciso, e questa volta era un voto infrangibile che stringevo con me stessa. E lo so che il fatto di considerare questa come la peggiore delle cose che Scorpius mi aveva fatto la diceva lunga sulla mia maturità.
-Pensavo che fossimo qualcosa di più di due che escono insieme ormai, “amore”…- calcò l’ultima parola con malizioso divertimento.
-Ovviamente- sorrisi, ma cercai di comunicargli con gli occhi di non tirare troppo la corda.
Lui mi rivolse una sorriso affettuoso e con non curanza fece scivolare il braccio intorno alla mia vita sotto gli occhi delusi di Cosette. Sapevo che era finzione, ma non  riuscii a trattenere un brivido quando lo sentii toccarmi.
-Pensavo che vi odiaste!- gracchiò.
-Solamente perché non riuscivamo ad esprimere i nostri sentimenti, vero puffola?- la testa quasi mi si svitò dal collo. Arrossii violentemente sotto i suoi occhi. Se la stava spassando.
-Sì, boccino!- mi sforzai di rispondere, ma non ero sicura che lo sguardo carico di odio che gli stavo lanciando e la voce stridula potessero essere scambiati per segni di affetto.
-E da quando?-
-Da una settimana-
-Da questa estate- rispondemmo in sincronia.
-Da questa settimana o da questa estate?- chiese lei, un guizzo negli occhi.
Feci per rispondere ma Scorpius mi precedette.
-è ufficiale da una settimana, ma praticamente è da questa estate che ci amiamo-
-Vi state prendendo gioco di me?- chiese lei incurante delle parole di Scorpius.
Lui strinse la presa sulla mia vita, si voltò a guardarmi negli occhi e parlò ancora.
-Ti assicuro Cosette- si avvicinò a me con sguardo intenso facendomi tremare le gambe –Non giocherei mai su quello che provo per Rose- quando sentii le sue labbra sulle mie, per un attimo, credetti che fosse vero.
 
                                                                  ************************************************************************************

PoV Alice

-Credi che dovrei andare da lui e prendergli la mano?-
-Come credi ..-
-Cioè.. sì magari è strano, ma non stiamo facendo niente di male! Insomma, dopo Domi e James mica si vorranno scandalizzare per questo, no?-
-Lily – mi voltai verso la rossa al mio fianco alzando gli occhi al cielo –sono più che certa che tutto il mondo approverà la tua storia d’amore con Lysander. Adesso taci!-
-Come siamo acide..- sbuffai sonoramente. Volevo bene a Lily, ma quando era presa dalle sue cose diventava davvero insensibile.
-Vedi lì?- indicai un punto, al centro della sala, dove Lorcan ballava con una moretta.
-Non essere ridicola. Te lo fa apposta! Non sa nemmeno come si chiama!-
-Ma sicuramente sa perfettamente che tipo di dentiera porta visto che le sta ispezionando la bocca con la lingua!-
-Per quanto sia tua amica, Alice, dubito che porti la dentiera … avrà si e no sedici anni!-
-Beh le servirà presto se continua a strusciarsi così su di lui!- ringhiai stringendo i pugni e facendola ridere.
-Non c’è niente da ridere Lily-
-Scusami, è solo che sembri Rose quando fai così!- scossi la testa e bevvi una generosa sorsata di qualcosa di rosa preso a caso dal tavolino. In quel momento, una figura elegante si frappose tra me e la coppia felice che stavo osservando.
-Louis…-
-Alice-
-Devi dirmi qualcosa?- chiesi cercando di placare il mio nervosismo. L’ultima cosa che mi serviva era litigare anche con lui.
-Possiamo parlare in privato?-
Annuii, guardai Lily che mi fece un cenno di assenso, e mi alzai per seguirlo.
Sulla pelle, sentivo uno sguardo furente, ma non mi fermai a controllare.

                                                                               **********************************************************

Mi allontanai con Louis. Da una parte ero sollevata, il mio masochismo mi avrebbe impedito di smettere di guardare Lorcan altrimenti, ma d’altro canto con Louis ero in imbarazzo e mi sentivo in colpa.
Lo avevo maltrattato, allontanato ed illuso, eppure lui era rimasto. Avrei dovuto essere più ferma, quando ancora non era successo niente, invece come mio solito mi ero lasciata andare ai miei filmini mentali e avevo ceduto. Louis era bello, anzi bellissimo, forse anche più bello di Lorcan. Ma io non lo amavo, e dopo il bacio rabbioso scambiato con Lorc sulla torre ero certa che non lo avrei amato mai.
Irrazionalmente una parte di me trovava irritante la sua presenza, il continuo avvertire il suo sguardo su di me. Cercava il dialogo in continuazione ed io mi forzavo a rispondere, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che ogni parola uscisse dalle mie labbra rivolta a lui mettesse una siderale distanza tra me e Lorcan.
Facendomi violenza lo seguii lontano dal gazebo nel quale era stata allestita la festa. Poi lui si bloccò d’improvviso voltandosi verso di me.
-Volevo parlarti-
Annuii cercando di mostrarmi gentile.
-In questi ultimi giorni ho avuto la sensazione che mi evitassi ..-
-Non ti sto evitando Lou! –
-Davvero? Perché anche in questo momento fatichi a guardarmi negli occhi !-
Automaticamente portai le dita alla bocca ed iniziai a martoriarle. Sapevo cosa avrei dovuto dire, sapevo che Louis meritava che io fossi onesta con lui relativamente ai miei sentimenti, ma era difficile farlo, soprattutto se continuava a guardarmi in quel modo.
Ciononostante dovevo parlare, dovevo lottare contro me stessa e dirgli che, fintanto non fossi riuscita a togliermi Lorcan dalla testa  e soprattutto dal cuore, non potevo dargli quel che voleva. Meritava di saperlo da me e stavo per farlo, glielo avrei detto se in quel momento una voce risentita non mi avesse preceduta.
-Che scena commuovente- mi voltai di scatto. Lorcan era solo, nella sua perfetta eleganza, e ci guardava con un sorriso tirato e finto –Mi dispiace avervi interrotti- disse falso –cercavate un po’ di intimità?-
-Non ho voglia di litigare Lorcan- tuonò Louis.
-Stavamo solo parlando- mi giustificai io e non ebbi bisogno di guardare Louis per immaginare la sua espressione ferita.
Lorcan rise freddo e si fece avanti guadagnando il mio fianco.
-Oh, ma noi sappiamo come vanno a finire queste cose, vero Ali?- mi accarezzò la guancia, nella sua voce nessun segno di benevolenza, nessun tentennamento –Si parte per parlare e poi ci si ritrova, senza sapere come, coinvolti in un bacio appassionato su una torre- tremai.
-Di cosa stai parlando, Lorcan? Non ci interessa ricordare le vostre scappatelle, sono acqua passata- la fede che Louis riponeva nelle piccole speranze che gli avevo concesso mi fece male. in cuor mio cercavo di ripetermi che non stavamo insieme, che non avevo fatto nulla di male e non c’era motivo di sentirmi in colpa per aver baciato Lorcan. Ma non riuscivo a convincermene.
-Acqua passata?- rise lui, fintamente divertito per poi assumere un’espressione intenerita –Non glielo hai detto, Alice?-
-Dirmi cosa?- Louis spostava lo sguardo confuso da me a Lorcan. Mi morsicai il labbro forse cercando inconsapevolmente di distrarmi con il dolore dalla situazione nella quale mi trovavo. Sospirai e guardai Louis, la colpevolezza dipinta sul volto.
-Ci siamo baciati. L’altra sera …- avrei potuto giurare di aver sentito il suono del cuore di Louis mentre si rompeva. Avrei voluto aggiungere qualcosa, dirgli che mi dispiaceva, ma le parole non collaboravano, sembravano non voler uscire. Dopo qualche secondo di silenzio, lui passò oltre, sorpassando me e Lorcan e fece per andarsene. Mi voltai di scatto –Louis- lo chiamai cercando di trattenerlo sebbene non avessi nulla da dirgli.
Lui esplose. Si girò in preda alla rabbia e mi guardò con disgusto.
-Cosa? Cosa vuoi dirmi?- la voce vibrava ed il mio silenzio non aiutava certo a calmarlo.
-Non fare quella faccia triste Alice, non sei tu la vittima in tutto questo-
-Non volevo ferirti-
-Oh certo! Lei non vuole mai ferire nessuno- intervenne Lorcan, soddisfatto e canzonatorio.
-Stai zitto Lorcan! Non pensi di aver fatto abbastanza-
-Beh almeno lui me lo ha detto- ribattè Louis –Sai che c’è Alice? Sono stato uno sciocco a pensare di poter contare qualcosa per te. Voi due ..- fece una pausa indicandoci mentre scrollava la testa sempre più schifato –vi meritate a vicenda!- ci diede le spalle di nuovo e sparì velocemente.
-Ops, mi sa che ho portato problemi in paradiso!-
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene, ma non appena mi voltai la mia rabbia fu smorzata dall’eccessiva vicinanza di Lorcan.
-Perché?- chiesi, la voce meno decisa di quanto avrei voluto.
-Perché cosa?-
-Perché glielo hai detto così-
-Doveva saperlo, in qualche modo-
-Non certo in questo modo! Glielo avrei detto io- sollevò il sopracciglio –Lo sai che lo avrei fatto, ci provi gusto vero?- lo accusai.
-Su una cosa io e Louis siamo d’accordo- vagò con lo sguardo annoiato sul panorama –Smettila di fare la vittima Alice-
-Ma non capisci? Non sono io la vittima, è vero, ma Louis che si è trovato in mezzo al nostro gioco al massacro. Perché hai dovuto farlo? Perché gli hai spezzato il cuore?- dissi tutto di un fiato, ignorando il pizzicorio agli occhi che preannunciava una valle di lacrime, rischiando di farmi nuovamente accusare di vittimismo.
Lorcan si girò verso di me e nei suoi tratti, nella sua espressione, per la prima volta da quando c’eravamo lasciati riconobbi il suo volto, senza nessuna maschera. Fece un passo in avanti e mi prese il volto tra le mani spezzandomi il respiro e guardandomi come se dovesse comunicarmi la cosa più importante del mondo.
-Perché tu hai spezzato il mio-

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PoV Frank

Francois mi ignorava. Mi ignorava da giorni, eppure riusciva a fare anche quello in modo strano. Ogni volta che eravamo lontani sentivo il suo sguardo su di me, quando ero fuori portata riuscivo a vederlo mentre si affannava alla mia ricerca, ma non c’era modo di avvicinarlo. Non ne potevo più.
Sinceramente non pensavo di essere completamente nel torto. Forse avevo sbagliato i modi ma, infondo, non poteva pretendere che io fossi già pronto ad informare il mondo di qualcosa che ancora nemmeno io avevo capito bene.
Ciononostante sentivo l’impulso irrefrenabile di chiarire, di scusarmi a prescindere di dove fosse la ragione purchè la smettesse di essere offeso con me e di lanciarmi sguardi feriti che mi facevano sentire un mostro. A quanto pareva, stando ai discorsi di Louis, Lorcan, James e tutti i miei amici stare con Francois era esattamente come stare con una ragazza!
Che poi stare. Non è che stavamo proprio insieme.
Dovevo assolutamente smettere di pensarci altrimenti mi sarebbe esplosa la testa. Meno pensieri e più parole.  se Francois aveva deciso di affrontare la cosa come una femmina mestruata erano problemi suoi, io non avevo intenzione di fare altrettanto.
“Sono omosessuale, non sono una ragazzina!” dissi a me stesso ed immediatamente sussultai colto dalla totale consapevolezza della cosa.
Afferrai un drink dal tavolo al mio fianco, l’avrei portato in segno di pace, era rosa, probabile che gli piacesse. Poi  mi diressi a passo di carica verso di lui che in quel momento era intento a parlare in modo concitato con Domi.
-Possiamo parlare?- esordii ignorando lo sguardo azzurro e confuso di Domi e porgendo la bevanda in segno di pace. Lui guardò con sospetto prima il bicchiere e poi me. Lo afferrò incerto prima di alzarsi e seguirmi in silenzio in un angolo.
-Non bevi?-  chiesi quando notai il calice ancora pieno.
-Vuoi avvelenarmi? Risolveresti un sacco di problemi ..-
-è rosa!- ribattei confuso per poi morsicarmi la lingua. Che cosa idiota da dire, non c’entrava niente. A giudicare dallo sguardo che mi lanciò lo pensava anche lui, ma in qualche strana maniera la cosa dovette convincerlo che non avevo intenzione di ucciderlo perché si concesse un generoso sorso subito dopo il quale assunse un’espressione disgustava.
-Il rosa! Sempre meglio indossarlo che berlo- commentò. Beh, almeno entrambi dicevamo cose stupide.
Decisi che era giunto il momento di smettere di tergiversare.
-Ascolta, mi dispiace essere stato brusco con te, ok? Non avrei dovuto parlarti in quel modo-
-No, non avresti- mi interruppe ma lo ignorai.
-è solo che per me è una cosa nuova e ho bisogno di tempo-
-Non ho intenzione di nascondermi, Frank-
-Non ti chiedo di nasconderti- farfugliai –Solo di non farlo sapere in giro- ok, la mia idiozia era surreale. Lui sollevò il sopracciglio –E la differenza sarebbe … ? –
Ok, forse lui non la vedeva. Forse nessuno avrebbe potuto vederla, ma io sapevo che c’era una differenza. La avvertivo. Solo che non trovavo parole per spiegarla, o forse era una sensazione che avevo provato solo io al mondo e quindi nessuno si era mai preoccupato di dargli un nome.
-Non sarò il tuo esperimento- disse ferito, accortosi che non avrei parlato.
-Non si tratta di questo-
-Certo che si tratta di questo!-
Improvvisamente un lampo di consapevolezza mi colpì. Fu come un’illuminazione. Come se Morgana in persona mi si fosse palesata davanti per spiegarmi il labirinto intricato della psiche di Francois.
-Cioè è questo il problema?- lui mi guardò confuso –Credi che io voglia usarti per farmi fare certe cose? Che voglia, non so, sperimentare con te per poi lasciarti?-
-Tecnicamente non puoi lasciarmi, non stiamo insieme- Ouch. Dovevo smetterla di pensare a noi come una coppia, ad ogni modo la sua voce non era decisa come al solito. Gli afferrai il braccio e sentii una scossa. Lo stavo toccando in pubblico, una parte di me si ribellò, ma resistetti.
-Non accadrà, ok?- lui girò gli occhi –Guardami Francois!- lo incitai –Non c’entra con te questa cosa. Riguarda me ed il mio essere pronto- la sua espressione non cambiò, evidentemente non ero riuscito a spiegarmi.
-Io sono ossessionato da te- ammisi dopo aver preso un respiro profondo –Ti penso in continuazione … vorrei solo averti vicino, sentire cosa hai da dire su qualsiasi cosa e baciarti fino a che non mi si consuma la bocca ma non sono pronto a farlo sapere al mondo- finalmente sembrò colpito dalle mie parole.
-Io ti piaccio .. – disse come se lo avesse capito solo in quel momento.
-Scusa, non era abbastanza chiaro quando ti ho permesso di mettere le mani nelle mie mutande?- gli chiesi tra l’esasperato e l’incredulo strappandogli un sorriso.
-Certo che mi piaci, come ti viene in mente che potresti non piacermi?- aggiunsi in un sussurrò e il suo sorriso si allargò.
-Va bene-
-Va bene cosa?-
-Avrai il tempo che chiedi- spiegò avvicinandosi al mio orecchio -Vorrei baciarti-
Mi allontanai, cercando di non sembrare troppo brusco e lui sbuffò, sebbene non fosse davvero infastidito.
-Ho detto vorrei, non che lo farò-
-Vorrei anche io- gli concessi.
E neanche Francois con tutti i suoi complessi da adolescente insicura avrebbe potuto dubitarne, considerato il modo in cui mi ritrovai a fissare la sua bocca.

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PoV Rose

Dopo la scenetta con Scorpius la situazione si era un po’ rilassata. Avevo ballato un po’ sotto lo sguardo indagatore di Cosette prima di riuscire a rifugiarmi dentro la Tana senza destare sospetti. Uscii dal bagno e mi ritrovai davanti Scorpius, con un sorriso divertito stampato in faccia.
-Siamo davvero una bellissima coppia- speranze che non volesse affrontare l’argomento: zero!
-Beh, grazie per non avermi smascherata- mi guardai allo specchio, controllando che i capelli fossero in ordine. Lily aveva fatto un lavoro perfetto.
-E perdere l’opportunità di vederti nei panni della fidanzatina innamorata?- chiese retorico e vidi il suo riflesso sorridermi.
-A proposito, tuo padre ci ha visti mentre ci baciavamo. Prima mi ha fermato, non ne sono certo ma credo di aver avvertito una lieve minaccia nelle sue parole… -
-Cosa ti ha detto?- sospirai arrendendomi all’idea che avrei dovuto affrontarlo più tardi.
-“Se fai piangere la mia bambina diventerai cibo per vermicoli” –
-è il suo modo per dirti che approva- dissi sorridendo divertita.
-Lo sospettavo- rispose prontamente.
Era strano. Eravamo in casa dei miei nonni, fingevamo di essere fidanzati eppure, forse, non mi ero mai sentita così a mio agio con lui come in quel momento. Era come se, assurdamente, nella finzione riuscissi ad essere la me stessa che avrei voluto essere con lui.
Non lo vidi farsi più vicino, per questo trasalii, un po’ per la sorpresa, un po’ per l’emozione, quando sentii il suo petto aderire alla mia schiena.
-Perché non può essere questo?-
-Scorpius, non farlo-
-Perché?-
-Perché entrambi sappiamo come andrà a finire-
Lui si chinò per raggiungere il mio orecchio –Non mi importa, Rosie-
Mi voltai verso di lui e lo guardai negli occhi. Lo volevo come sempre. In modo doloroso, in modo impossibile. Avrei dovuto lasciarlo lì ed allontanarmi. Era coerente con il mio modo di essere, ma eravamo davvero coerenti quel giorno? Stavamo giocando alla coppietta felice dopo aver messo in chiaro, solo pochi giorni prima, che non avremmo mai potuto stare insieme. In quel momento era come se non fossimo nemmeno noi, e dopo giorni di negazione, giorni, mesi forse anni trascorsi a farmi violenza per non pensare a lui in quel modo, forse avevo davvero bisogno di concedermi di vivere in un’altra dimensione per qualche ora. Una dimensione nella quale io e Scorpius non eravamo altro che una coppia innamorata che non passava il tempo a farsi la guerra. Mi attaccai alle sue labbra e lo trascinai in una delle tante stanze da letto della Tana. Senza sapere come mi ritrovai nel letto, avvinghiata a lui che mi sollevava l’ampia gonna del vestit senza staccarsi dalle mie labbra.
Le sue mani scorrevano sulla pelle liscia delle mie gambe facendomi perdere gemiti che annegavano nella sua bocca.
-Se entrasse adesso Cosette non avrebbe più dubbi sulla nostra relazione- disse.
-Ha una cotta per te, lo sai?-
-Davvero? Dovrei approfondire la cosa- lo baciai più profondamente –Gelosa?- ridacchiò quando dopo qualche minuto mi staccai.
-Non sopporterei il suo compiacimento per essersi sbattuta il mio ragazzo-
-Sbattuta?- rise –Dove hai imparato queste parole Signorina Weasley?-
-Hai una brutta influenza su di me .. –
Le sue dita giocavano con la mia intimità umida.
-è vero- ammise –Sono una pessima compagnia- gemetti quando introdusse un dito.
-Lo sai che domani tornerà tutto come prima?- gli dissi sperando che mi rassicurasse, che mi dicesse che non doveva per forza essere così.
Lui sorrise sulle mie labbra –Ti sembra che la cosa mi abbia mai fermato?- non era quello che volevo sentire ma andava bene lo stesso, mi sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Ci sarebbe andato bene tutto purchè avessimo avuto modo di concederci quel momento.
Mi spostai mettendomi sopra di lui e gli slacciai i pantaloni portando il volto all’altezza della sua erezione per dargli piacere. Mentre lo assaporavo alzai gli occhi incontrando i suoi. Mi guardava rapito, senza distogliere lo sguardo e gemendo in maniera oscena.
-Se.. sei magnifica- commentò ed io gli sorrisi maliziona senza smettere quello che stavo facendo.
Dopo qualche minuto lui ribaltò le posizioni. Baciò la mia intimità prima di tirarsi su ed entrare in me facendomi scappare un gemito incontrollato.
Con la bocca raggiunse il mio collo niveo ed inizio a succhiare la mia pelle, poi si allontanò e mentre ritmicamente si spingeva dentro di me accarezzò il marchio rosso che aveva realizzato.
-Voglio … voglio che ogni volta che mi allontani .. ogni volta che cerchi di non pensare a me .. ogni volta che provi a scacciarmi dai tuoi ricordi stando con qualcun altro … tu ti ricordi di questo ..-
Ansimai senza rispondere. Troppo presa dal piacere.
-Voglio che, qualsiasi cosa accada, tu sappia di essere mia-
-Lo so-
-Dillo-
-Sono tua- lo guardai negli occhi perdendomi nelle sue scintille.
“Sarò sempre tua” e per la prima volta il suono di quella frase che rimbombava nella mia testa mi parve la promessa più bella del mondo.
                                                    
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PoV Domi

Durante quel matrimonio stava accadendo di tutto.
Francois era sparito con Frank. Lily e Lysander erano stati rapiti da Zia Ginny e Luna che, probabilmente, già progettavano il loro matrimonio. Scorpius e Rose si erano baciati in pubblico, il che avrebbe portato solo guai, e zio Ron stava avendo una vera e propria crisi di nervi, neanche si fosse trovato davanti un ragno gigante. Rox e Fred, finalmente riuniti, giocavano a chi riusciva a nascondere più cose nella parrucca di Zia Muriel e Zio George si era unito a loro.
Io me ne stavo seduta, cercando di divertirmi mentre li osservavo, quando sentii la presenza di qualcuno sedersi al mio fianco.
-Vattene- sibilai dopo essermi girata appena un attimo.
-Non è incinta- cincischiò James palesemente ubriaco.
-Come lo sai?- chiesi senza guardarlo.
-Lo so. L’ho costretta a dirmelo. L’ho ricattata. Per te-
-Anche se non è incinta questo non cambia il fatto che tu ci abbia fatto sesso- dissi tra i denti cercando di non far trasparire il sollievo che improvvisamente mi aveva colta. Se non altro mio figlio non avrebbe avuto un fratellastro da quella strega.
-Lo so- piagnucolò James –E me ne pento tutti i giorni, tutti i minuti, tutti i secondi della mia vita!- piagnucolò con voce impastata mettendosi in ginocchio davanti a me.
-Smettila di dare spettacolo, James- gli intimai gelida ignorandolo mentre mi prendeva le mani.
-Ti prego, ti supplico, ti imploro- cantilenò disperato –Dimmi cosa posso fare. Farò qualsiasi cosa pur di farmi perdonare. TUTTO- odiai il modo in cui i suoi occhi sembravano sinceri.
-Tu e questo bambino siete la cosa più importante della mia vita-
-Sei patetico-
-Domenique .. dimmi cosa posso fare. Dimmi che posso fare qualcosa- aveva gli occhi lucidi.
-Non lo so, Jamie, ok? Non so cosa tu possa fare- sbottai
-Perdonami-
-Il problema non è il perdono. Il problema è la fiducia- ero più triste che arrabbiata –Non posso credere a quello che mi dici dopo quello che è successo. E non so cosa tu possa fare affinchè io ti prenda sul serio. Vorrei davvero riuscire a credere che hai intenzioni mature, adulte, che tu voglia prenderti le tue responsabilità, ma non ce la faccio. E sicuramente non sarà biascicando scuse da ubriaco che riuscirai a convincermi!-
Lui mi guardò serio. Si alzò in piedi, cercando di darsi un tono.
-So io cosa fare- disse più a se stesso che a me e scappò via.
Mi voltai giusto in tempo per vedere zia Ginny che si era seduta al mio fianco e guardava il punto in cui era sparito James.
-Pensavo fossi impegnata a tormentare Lily e Lysander-
-Oh, non è una gran sorpresa! Me lo aspettavo!- rimanemmo in silenzio per una manciata di secondi.
-Mio figlio è un coglione- la guardai con tanto d’occhi. Aveva sempre avuto un debole per James, per questo non mi sarei mai aspettata una simile frase. Lei come se mi avesse letto nel pensiero proseguì.
-Lo ammetto solo perché sei tu, Domi- mi fece l’occhiolino –Ma davvero, nonostante tutto, credo che ti ami-
-Anche io lo amo- ammisi ad un passo dalle lacrime.
-Farlo soffrire un po’ sarà comunque una buona idea- mi concesse accarezzandomi la testa.
Stavo per rispondere quando il ronzio del microfono mi interruppe. Mi voltai verso il palchetto e strabuzzai gli occhi.
-Tanti auguri Teddy. Tanti auguri Vic!- risuonò la voce di Jamie.
-Zia cosa sta facendo?- chiesi leggermente spaventata. Lei guardava il figlio a bocca aperta.
-Domenique Weasley: vuoi sposarmi??-

ANGOLO DI MIKA
Salve a tutti! Ancora una volta sono in ritardo!
Questo capitolo, come promesso, è completamente distaccato dalla trama orizzontale.
Ormai siamo prossimi alla conclusione .. penso altri 2/3 capitoli e ci siamo.
Che dire? Una precisazione. So che i Rospius erano insoliti in questo capitolo, ma in realtà credo che Rose sia stata contagiata dall'atmosfera da matrimonio, sia stata influenzata dal fatto che Cosette fosse cotta di Scorpius ed abbia usato queste come scuse per giustificare a se stessa il fatto che per una volta avesse voglia di concedersi una seduta di "buonga-buonga" più rilassata.
Detto questo ... vi saluto e mi scuso ancora per il ritardo..
Un abbraccio, Mika!


 

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Capitolo 35
*** CHAPTER XXXIV- E dunque… ***


CHAPTER XXXIV- E dunque…


PoV Rose
Vagare per il castello di notte era diventata oramai un’abitudine ricorrente. La vecchia Rose sarebbe rimasta scandalizzata dal copioso numero di volte nelle quali avevo violato le regole durante quell'anno scolastico.
Non avevo idea di come fossi finita in quella stanza. E mi ero stupita una volta entrata. Tutto era così spoglio lì dentro. Non un banco, non un mobile. Sembrava di non essere neanche in una scuola. Le uniche cose presenti erano l’ampia vetrata che permetteva alla luna di illuminare l’ambiente e lo specchio al centro della stanza. Uno specchio enorme.
Ero finita lì perché non volevo parlare con nessuno. O meglio, non era esatto, improvvisamente sentivo l’esigenza di parlare con me stessa, di essere onesta, chiara. Di decidere cosa realmente volessi e prendere in mano la mia vita.
L’idea originale era quella di arrivare alla torre di astronomia, ma a metà strada avevo intravisto Lysander e Albus intenti nella ronda e avevo deciso che non fosse il momento di incontrarli. Così mi ero infilata in quella porticina e avevo trovato quella stanza.
Lentamente, guadagnai il centro esatto e mi sedetti a terra, le spalle rivolte allo specchio, non ero pronta per guardarmi in faccia. Mi persi a guardare la notte, lì fuori, scura e bellissima. Il silenzio irreale e morbido era la colonna sonora perfetta del mio flusso di coscienza. Così sospirai, prima di lasciare che i ricordi della giornata del matrimonio di mia cugina si affacciassero prepotenti alla mia memoria.

Flashback

Il gazebo era ancora gremito di gente, molti erano ubriachi ed inoltre erano successe abbastanza cose per cui l’attenzione non poteva essere catalizzata su di me. Meglio. Mi sembrava di deambulare con un grosso cartello luminoso sulla testa con su scritto “ho appena fatto sesso con Scorpius”.
Nessuno sembrava aver fatto caso alla nostra momentanea assenza, ed ora che eravamo tornati fuori, la cosa che più mi rendeva tutto strano era l’atmosfera che si era creata tra noi.
Non avevamo discusso.
Non eravamo scappati.
Scorpius mi era andato a prendere da bere, poi ci eravamo messi a parlare del più e del meno, di quidditch, del torneo, della terza prova, dei MAGO, di James che, a quanto avevo saputo, si era appena proposto a Domi. Avevamo riso. E ci stavamo toccando un sacco.
Non toccando come al solito, intendo.
Era più uno sfiorarsi casuale, uno stare tremendamente a nostro agio con il corpo dell’altro. Era una situazione nuova. Rilassante.
Stavo giusto ridendo ad una sua battuta, quando un tossicchiare fastidioso mi costrinse a girarmi.
Nuovamente, Cosette era dietro di me.
-Vi avevo persi di vista, coppietta felice!- alzai gli occhi al cielo in preda ad una nuova ondata di fastidio, ma la mano di Scorpius sul mio fianco mi calmò all’istante.
-Non ci siamo mai mossi di qui- rispose con voce tranquilla. Azzardai un attimo uno sguardo al suo profilo, ammirando mio malgrado la facilità con la quale mentisse. Era rilassato, allegro. Non un ombra su quel volto perfetto.
-Sapete, non posso credere che voi due stiate davvero insieme- irrigidii la mascella mentre la presa di Scorpius si faceva più salda –Insomma, siete assortiti malissimo, e non riesco a credere che riusciate a non scannarvi l’uno con l’altra. Tutto questo è incredibile-
Mi stavo davvero innervosendo. Cosa accidenti voleva quella strega da due soldi da noi? Ma non aveva il suo Will con il quale passare il tempo? Perché veniva ad interromperci e a guardarci e cosa gliene fregava di me e Scorpius? Immediatamente mi diedi dell’idiota. Io e Scorpius facevamo quel che facevamo per farlo vedere a lei, dunque la sua presenza avrebbe solo che dovuto farmi gongolare.
-Hai ragione Cosette, sai?- per un momento tremai ascoltando quelle parole, ma la carezza apparentemente casuale che Scorp lasciò sul mio fianco mi tranquillizzò –Io e Rose siamo programmati per discutere e litigare e farci del male e forse per ucciderci- disse tutto d’un fiato, con il solito sorriso strafottente sulle labbra, poi spostò gli occhi da lei a me –Ma per quanto entrambi ci abbiamo provato, semplicemente non riusciamo a stare separati, ed il fatto che tu e nessuno e neanche noi crediamo al fatto che possa funzionare, altro non è che un ottimo motivo per combattere! Giusto, Rosie?-
-Sì..- annuii continuando a guardarlo.
In quel momento, una musica dolce e lenta si diffuse nel giardino. Scorpius lasciò il mio fianco afferrandomi la mano, senza smettere di guardarmi si rivolse nuovamente a Cosette –Adesso, se non ti dispiace, vorrei far ballare questa splendida donna- io probabilmente arrossii come mai nella vita. Cosette aveva perso l’uso della parola, forse era diventata verde, per quel che mi riguardava avrebbero anche potuto esserle spuntate le antenne, in quel momento non mi sarebbe importato di niente.
Raggiunsi il centro della pista con lui, ed iniziammo a ballare in silenzio.
Intorno a me c’era la mia famiglia felice, ma non ero in grado di rendermi conto della bellezza di quella giornata. Perché per quanto potesse essere bella e felice e perfetta e magica, non avrebbe mai potuto eguagliare la perfezione all’interno della bolla nella quale io e Scorpius eravamo finiti.
Sebbene una parte di me continuasse a sentire l’esigenza impellente di strapparci i vestiti di dosso, per la prima volta, non era quella la sensazione dominante.
Era la dolcezza nel suo sguardo, le tenerezza del suo tocco, il placido ondeggiare dei nostri corpi.
-Chi sei tu? Dove hai nascosto Malfoy?- gli chiesi dopo aver appoggiato la testa al suo torace.
Lui ridacchio accarezzandomi la schiena –Potrei chiederti la stessa cosa- sossurrò lasciandomi un bacio sulla testa ed io sorrisi.
E per un momento, guardai oltre la sua spalla.
E vidi una scontenta Lily passare una manciata di monete ad un Francois decisamente sorridente che mi fece l’occhiolino.

Date ad un uomo una maschera e vi mostrerà chi sia realmente.

Fine Flashback

Ripercorrere i ricordi di quella giornata mi stava facendo impazzire.  Era stato tutto perfetto. Era stata come una finestra, uno spiraglio, un assaggio di qualcosa che forse non era così impossibile come avevo pensato fino a quel momento.
Grazie a quella che era nata come una farsa, qualcosa dentro di me aveva preso forma. Una speranza, una possibilità, un barlume di fede nel fatto che le cose avrebbero potuto essere diverse, bastava volerlo. Batava che io lo volessi, che Scorpius lo volesse.
Era giunto il momento di smetterla con tutte quelle storie, di prendere in mano la mia vita, di fare delle scelte che fossero scelte e non tornare indietro.
Così strinsi i pugni e mi alzai. Solo in quel momento mi resi conto di aver iniziato a piangere. Per cosa poi, non mi era chiaro. Forse sollievo, forse paura. Mi voltai per controllare allo specchio fino a che punto fosse sconvolta la mia faccia. Ma quando vi guardai dentro quasi saltai indietro per la sorpresa.
L’immagine che vi vedevo riflessa non era la mia. O almeno, non solo la mia.
Ero io ed al mio fianco, Scorpius mi guardava sorridente cingendomi la vita, completamente perso.
Ci misi qualche secondo a capire in cosa mi fossi imbattuta.
Lo specchio delle meraviglie.
Ovviamente sapevo tutto dell’argomento.
Così lasciai la stanza, con una determinazione nuova, una nuova certezza. Dopo tanto tempo ero di nuovo io, pur non essendo mai stata più diversa. E sapevo esattamente cosa mi avrebbe resa felice.

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PoV Frank

-Decisamente la coppa del mondo di Quidditch sarà un’esperienza fantastica …-
Oh mio Merlino quanto era bello. Ma come cavolo se ne andava in giro in quel modo. Sorridendo in quel modo, con quelle mani grandi e delicate?
-Dovremo farci prestare la tenda da nonno Arthur..-
Che poi non se ne stava andando in giro. Era seduto al tavolo e mangiava. Ma come mangiava bene. Si può mangiare bene, no? Cioè mica tutti mangiano uguali! Ma chi cavolo era quel ragazzino che gli girava intorno. Mi mossi sulla sedia a disagio mentre osservavo Francois sorridere ad un tizio che gli stava dicendo qualcosa. E quel sorriso. Ma era legale tutto ciò?
-Pensi che dovremmo già prendere i biglietti Frank?-
No non era legale. Stavo giusto per avere un infarto quando si girò verso di me e il suo sorriso si ampliò notevolmente.
-Frank?-
Mi morsi le labbra come riflesso incondizionato al suo occhiolino. Io morirò. Merlino e Morgana morirò. Morirò di infarto perché uno stupido ragazzo francese mi ha fatto l'occhiolino. Ero patetico.
-FRANK!-
-Che accidenti hai da urlare?!?- saltai sulla sedia voltandomi verso Rox che mi aveva appena urlato nell’orecchio mentre Louis mi guardava interdetto.
-E’ due ore che parlo con te!-
-Ti stavo ascoltando- mentii prontamente cercando di recuperare un briciolo della dignità che avevo perso.
-Ah, non sembrava!- fece lei addentando un pezzo di salsiccia in modo decisamente poco femminile. Come dicevo, non tutti mangiano bene.
–dunque che ne pensi?-
-Penso che…- balbettai incoerentemente mentre Louis mi guardava con un sopracciglio alzato –Penso che tu debba preoccuparti di meno. Certamente troveremo le armi dei fondatori prima di quella pazza!-
Entrambi mi guardarono. Louis in preda ad un attacco di ridarella, non capivo generato da cosa e Rox decisamente accigliata.
-Sveglia, di quello stavamo parlando mezz’ora fa!-
-A sì?- chiesi. Ma la mia attenzione già era nuovamente scemata.
-Stavamo parlando della Coppa del Mondo di Quidditch!-
Francois si era alzato, le gambe lunghe strette in pantaloni decisamente troppo attillati, e stava venendo verso di me.
-Quindi pensi che dovremmo prendere i biglietti?-
Era sempre più vicino. Quando ci raggiunse, fece un saluto generale per poi dedicarmi un sorriso particolarmente ampio e mimare un “ci vediamo dopo” nella mia direzione che mi fece diventare completamente rosso.
Fortunatamente, decise di smettere di torturarmi e passò oltre, lasciandomi in grado, più o meno, di riprendere possesso delle mie facoltà intellettive.
Tornai sulla terra e vidi Rox che mi fissava. Ovviamente aspettava che io le rispondessi a qualcosa. Sospirai forte. Louis mi guardava divertito mentre si portava il succo di zucca alla bocca.
-Sì Rox. Troveremo queste armi te l’ho detto!- farneticai.
E vidi chiaramente il pensiero di uccidermi farsi strada nella testolina di Rox. Fortunatamente, fu distratta dall’ondata di succo di zucca che le piovve addosso, quando Louis scoppiò a ridere prima di cadere dalla panca.

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PoV Domi

“Vuoi sposarmi” che razza di imbecille. Davvero, io di cretini ne avevo visti ma a questo livello, seriamente, non credevo si potesse arrivare. Invece no, James doveva sempre sbugiardarmi, lui doveva essere sempre il primo in tutto e, beh, oserei dire che essere il primo degli idioti era davvero una delle cose che gli fosse riuscita meglio nella vita.
Senza ombra di dubbio.
-Domi- eccolo di nuovo. Come se non fosse stata sufficiente la sua performance al matrimonio di mia sorella, erano giorni che mi seguiva ovunque. Mi tartassava. Ed era inquietante il fatto che sebbene avesse smaltito la sbornia ancora vantasse un’espressione da pazzo stampata sul volto.
-Domi, sono un’idiota-
-Sì, lo sei. Lasciami in pace!-
-Ti prego- continuò mentre io mi dirigevo verso la sala grande. Purtroppo, ormai la mia pancia era sufficientemente ingombrante da impedirmi di scappare come avrei voluto. 
Stava quasi per raggiungermi, ed io ero stufa di sentire proposte di matrimonio alle quali puntualmente non rispondevo, dunque mi sembrò quasi un miraggio quando vidi la Preside ferma davanti a noi.
-Potter, cosa sta facendo?- chiese con il suo tipico tono rigido.
Sentii una sorta di pace interiore. Ciò dimostrava quanto, nonostante lo conoscessi da tutta la vita, ancora non avessi idea di dove potesse arrivare mio cugino. Già, perché la mia testa mi suggeriva che non avrebbe osato tirare fuori il discorso davanti alla McGranitt.
Quando la raggiunsi mi sentii quasi al sicuro, fino a che lui non mi affiancò ed ignorando completamente la Preside si rivolse a me.
-Lo so che è stata la peggiore proposta di matrimonio del secolo Domi..- nonostante fossi sconvolta per la libertà con cui stava parlando non riuscii a trattenermi dall’alzare un sopracciglio.
-Ok, probabilmente la peggiore proposta di matrimonio di sempre, ma ti prego dimmi di sì! Sposami Domi!- lanciai furtivamente uno sguardo al piglio sconvolto della Preside che ci guardava senza riuscire a dire niente.
-Non mi sembra il momento James!- lo rimproverai.
-Sono giorni che non è il momento- piagnucolò –Ho sbagliato ma voglio rimediare, voglio sposarti, voglio crescere nostro figlio insieme e giuro che farò tutto, qualsiasi cosa! Esaudirò tutti i tuoi desideri prima ancora che tu riesca a formularli. Sarò perfetto. Sarò l’uomo perfetto, il marito perfetto, il padre perfetto .. anche lo schiavo perfetto se vorrai!- aveva le mani giunte e gli occhi imploranti. Almeno non osava toccarmi.
Comunque sentii il sangue ribollirmi nelle vene. Come faceva a non capire che mi stava stressando. Ero incinta di suo figlio, ormai la gravidanza era agli sgoccioli, avevo bisogno di tranquillità e solidità, non di un pazzo che mi rincorreva per i corridoi della scuola sbandierando al mondo gli affari nostri.
-Ok!- dissi dimenticandomi anche io della presenza della Preside e voltandomi verso di lui –Adesso basta, James Sirius! Io non voglio sposarti, né vederti, né parlarti! Voglio che mi lasci in pace, tranquilla, a riflettere!-
-Su cosa??- sbottò.
-Su tutto James!  Su tutto! Ed ora ho fame e voglio starmene tranquilla e se dovessi continuare con questa cosa che stai facendo, te lo giuro, scriverò a tua madre. SMETTILA!- urlai.
Lui mi guardò mortificato.
-Come vuoi- mormorò prima di darmi le spalle ed allontanarsi. Mi aveva talmente esasperata che non avevo neanche la forza di provare compassione. Lo amavo, era chiaro e non avevo alcuna intenzione di negarlo. Sapevo che prima o poi quel maledetto idiota l'avrebbe avuta vinta, per quanto delle volte cercassi di raccontarmi il contrario, ma non certo in quel momento.
Quando ormai fu abbastanza lontano, mi voltai verso la Preside che era rimasta a guardarci in silenzio.
Per un momento, restammo entrambe zitte. Spostai lo sguardo sulla mia pancia, sprofondando nell'imbarazzo.
-Non vuole sposarlo ..- osservò lei algida. Io scossi la testa, paonazza in volto per il fatto che lei avesse assistito a quella scena. Insomma, era probabile che le voci su quanto fosse accaduto tra me e Jamie fossero giunte alle sue orecchie. Alle orecchie di tutti in realtà. Passiflora mi tormentava per avere delle dichiarazioni. Non era più un segreto oramai. Ma poi lei parlò di nuovo. Un tono diverso sta volta, interdetto, quasi incredulo.
-Ma è James Potter ..- sbarrai gli occhi e ci misi qualche secondo a realizzare.
Dopo di che mi presi la libertà di oltrepassarla lasciando che un versetto esasperato fuoriuscisse dalla mia gola.
Ormai era evidente. James portava la gente alla pazzia.

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POV Rose

-Dove vai?- mi chiese Lily nel momento in cui chiusi di botto l’enorme volume che stavo leggendo nella Sala Comune. Erano passate diverse ore dalla rivelazione che avevo avuto la notte precedente. Avevo tergiversato, avevo cercato di distrarmi, ma era stato tutto inutile. Basta perdere tempo, era giunto il momento di agire e di affrontare i miei tormentati demoni interiori, che per inciso avevano tutti le sembianze di Malfoy.
-Devo parlare con una persona!- dissi secca. Lei ridacchio.
-Che c’è?- la guardai infastidita.
-Mai stata più contenta di aver perso dei soldi nella mia vita!-
-Lily … ti crucio-
-Certo-
-Non sto scherzando- dissi seria.
-Certo!-
Alzai gli occhi al cielo, e le diedi le spalle dirigendomi verso il ritratto.
-Saluta Scorpius da parte mie- mi strillò dietro. Fortunatamente per lei ero piuttosto impaziente di agire, l’avrei cruciata al mio ritorno.

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Da quello che sapevo, Serpeverde in quel momento stava giocando una partita amichevole di Quidditch. Tipico, invece di studiare per i MAGO, nonostante il campionato fosse finito da un pezzo ed avessero già perso, quelli perdevano tempo.
Mi incamminai verso lo stadio, dandomi mentalmente della sciocca. Che senso aveva rimproverare loro? Teoricamente io anche avrei avuto cose molto più importanti da fare. Ad esempio studiare per i MAGO, preparare la terza prova delle quale non avevo idea di cosa fosse, affrontare Katia la pazza. Eppure eccomi lì, tutta fiera, a dirigermi verso il campo da Quidditch, senza nemmeno dover giocare.
Onestamente, non ero nella posizione di fare la morale a qualcuno.Ancora una volta, mi ritrovai a chiedermi cosa avrebbe pensato la vecchia Rose, vedendomi trascurare tutto per un ragazza, anzi, per quel ragazzo! Si sarebbe uccisa, probabilmente.
Entrai nel campo che ancora stavano giocando.
Lentamente mi sistemai sulle tribune, lontana da Mia e Licia perché, davvero, non avevo voglia di ascoltare nessuna delle idiozie che avrebbe potuto uscire dalla loro bocca. In compenso le vidi lanciare unìocchiata truce nella mia direzione ed iniziare a parlottare tra loro.
Stupide asine giulive.
Quando, però, mi concentrai sul campo e sulla partita, ogni pensiero riguardo loro si volatilizzò. Scorpius volava in maniera incredibile. Bello come il sole, era accecante. Con il vento tra i capelli, la presa salda, il viso disteso. Oh Merlino, mi sentivo così imbecille in quel momento, mentre lo guardavo e seguivo con lo sguardo, anche quando non aveva la pluffa, anche quando, a voler seguire la partita, avrei dovuto guardare da un’altra parte. Ma non mi importava. Perché l’unica cosa alla quale riuscivo a pensare erano i momenti che avevamo trascorso al matrimonio di mia cugina. E ne volevo ancora. E ancora. E ancora.
Quando scesero dalle scope, quasi fui dispiaciuta. Volevo fermarlo e parlargli subito, ma purtroppo le oche scelsero proprio quel momento per venire da me.
-Che ci fai qui Weasley?- scoccai loro un’occhiata indifferente.
-Vi riguarda?- chiesi con sufficienza.
-Certo che ci riguarda, visto che sembri piuttosto interessata al nostro …- cominciò Licia.
-Al vostro cosa?-
-Al nostro Scorpius!- proseguì Mia ed io scoppiai a ridere.
-Comunione dei beni?- chiesi, ovviamente l’espressione vuota dei loro occhi non tardò ad arrivare.
-Chi ti credi di essere, Weasley? Si stuferà di te e tornerà da noi, fa sempre così!-
Qualcosa mi colpì dentro. E no. Questa volta non era la solita rabbia, la solita insicurezza. Stavolta era qualcosa come compassione per loro, e ilarità per le cose che stavano dicendo, e travolgente senso di vittoria. Loro non ne sapevano niente. Loro non conoscevano niente.
-Vedremo- risposi, accorgendomi che non avevo negato il fatto di essere lì per lui. La cosa mi fece ridere.
-Sei impazzita?- chiesero in coro, io girai la testa e le ignorai.
Il campo era vuoto ed ora mi toccava attendere che finisse di fare la doccia. Bisognava dargliene atto, quelle due sapevano essere fastidiose.
Passai diverso tempo in attesa. In realtà, sebbene io di solito non fossi una persona paziente, la cosa non mi disturbava. Mi dava tempo di rilassarmi, di pensare, di assaporare quel senso di tranquillità al quale decisamente non ero abituata quando si trattava di lui.
Dopo mezz’ora, però, e dopo aver visto tutti gli altri abbandonare il campo, cominciai a preoccuparmi. Per la serie, le vecchie abitudini sono dure a morire. Un parte di me, cominciò a prendere in considerazione l’idea che Scorpius fosse rimasto con qualcuna nello spogliatoio. –Oh no Rose!- mi rimproverai da sola come una pazza. Sapevo benissimo cosa sarebbe potuto accadere da un momento all’altro. La vecchia me sarebbe venuta fuori, mi avrebbe riempito la testa di immagini e fantasie che avrebbero irrimediabilmente minato la mia sicurezza, e sarei finita al castello con il fumo che mi usciva dalle orecchie non parlando con Malfoy per i prossimi quindici giorni.
Non potevo permetterlo.
Scattai in piedi come una molla e dopo aver tirato un profondo sospiro iniziai a ripetermi di stare calma, mentre mi dirigevo verso gli spogliatoi.
Arrivata lì davanti mi presi un attimo per restare sulla porta. Tutto era silenzioso, il che mi fece presumere che non lo avrei torvato sotto l’acqua “o avvinghiato a qualcuna” mi suggerì una voce, la mia, nella mia testa.
Mi feci coraggio ed entrai.
Lui era di spalle, piegato a cercare qualcosa nella borsa, con in vita l’asciugamato. Deja vu a parti invertite, sostanzialmente.
-Ti prego, dimmi che non sei sotto l’effetto di qualche pozione..- disse non appena si fu voltato.
Sorrisi, senza staccare gli occhi dal suo torace ancora umido. Goccioline maledette, così innocue ma capaci di mandare in pappa il cervello. "Concentrati Rose".
-Pienamente in me, lo giuro!-  mi mossi con le mani alzate e mi avvicinai a lui.
-A cosa devo questa visita?- chiese sollevando il sopracciglio, mentre si frizionava i capelli.
-Devo parlarti-
-Non è quasi mai una buona cosa-
Annuii scuotendo la testa e mi avvicinai ancora.
-Ho molto riflettuto, Scorp-
-Su cosa?-
-Su noi, sul giorno del matrimonio … - lui annuì. Nei suoi occhi, riconobbi un lampo di preoccupazione. Un po’ mi infastidiva la poca fiducia che aveva in me, ma, decisamente, considerato il modo in cui le cose erano sempre andate tra di noi, davvero non me la sentivo di dargli torto.
-Volevo ringraziarti ..-
-Non ce ne è bisogno, Rose- intervenne lui –Non mi è costato questo grande sforzo ..- sorrisi appena e lui con me. La fossetta sinistra era sempre lì in bella mostra. Ma come poteva essere così bello, così perfetto, così statuario e contemporaneamente vero? Come potevo trovare la forza dentro di me per credere a una tale congiunzione di fattori positivi? Ma da quando poi era positivo? Da quando?
-Ti sei imbambolata?- disse malizioso notando il mio sguardo inchiodato ai suoi bicipiti.
Scossi la testa e tornai a guardarlo in faccia.
-Tutto qui..?- chiese.
-No … ecco … io …- farfugliai in difficoltà –No, vedi, io ho pensato che insomma è stato tutto così … così .. –
-Così?- si stava divertendo il maledetto. Cercai di ignorare la voglia di prenderlo a sberle.
-Così carino- terminai –Insomma, era carino e quindi pensavo che potevamo … ecco … fare altre cose carine- guardavo ovunque, tranne che verso di lui.
-Per altre cose carine intendi infilarti nella doccia con me?- propose suadente avvicinandosi ed io mi irrigidii. Come cavolo era possibile che pensasse al sesso in quel momento?! Insomma, non che io non avessi fantasticato sullo strappargli l’asciugamano di dosso dal momento esatto in cui avevo fatto il mio ingresso, ma comunque era chiaro che non parlassi di quello, no?
-No, idiota!- lui frenò e mi guardò scombussolato.
Le sue mani avevano già raggiunto il mio viso accaldato, sentivo le guance andarmi a fuoco.  Lentamente, strofinò i pollici contro le mie gote.
-Allora cosa?-
-Ecco- sospirai e chiusi gli occhi, un po’ per farmi coraggio, un po’ per non farmi distrarre dal fatto che fosse nudo –Intendo uscire insieme, parlare, fare cose con i vestiti addosso! Cioè anche senza, ma anche con..- non aveva senso. Quello che stavo dicendo, non aveva senso. Dovevo essere impazzita. O folle. Ma il tono malizioso che stava usando non mi aiutava a mantenere la calma.
-Mi stai chiedendo di uscire, Rosie?- chiese divertito, io deglutii.
-Ok, che pozione hai preso?- tolse le mani dal mio viso all’improvviso.
-Te l’ho detto! Nessuna pozione!- ribadii –Insomma sì, ti sto chiedendo di uscire!-
-Perché?-
Lo guardai sconvolta –Come perché?-
-Uscire perché?-
-Non c’è un motivo- mi stavo innervosendo. Non che mi aspettassi che facesse i salti di gioia e mi baciasse come se non ci fosse un domani, o forse sì.
-Quindi vorresti uscire con me?- chiese ancora, tornando vicinissimo a me.
-Sì- risposi decisa.
-Come esclusivi..- le sue mani guadagnarono posto, una sul mio collo alla base della nuca, l’altra sul fianco.
-Sì..?- risposi, anche se non ero ben certa di cosa volesse dire. Non che potessi concentrarmi con il suo corpo così vicino.
-E magari vorresti che diventassimo una coppia … - sussurrò con le labbra appiccicate alle mie.
-Sì- sospirai cercando tutta la decisione che non credevo di avere dentro di me. Lui sorrise. Poi si allontanò bruscamente.
-Perché? Cosa è cambiato?-
Oh Morgana e Merlino, che cavolo avevo fatto nella vita precedente per meritarmi questo imbecille! Persi la pazienza e cominciai a parlare a ruota libera. Dentro di me, cominciava di nuovo a farsi largo il panico, l’insicurezza che forse non voleva la stessa cosa che io desideravo.
-Senti non lo so, ok? Dopo il matrimonio ho pensato che, forse, poteva essere possibile per noi avere un rapporto normale. Insomma, provare a far funzionare le cose- presi aria evitando il suo sguardo –Lo so che non è una cosa da te e che potresti stufarti, o non volermi, o accorgerti di desiderare altre ragazze, ma insomma tanto non riusciamo a stare lotani .. mi sembra … dunque tanto vale provare ..-
Quando tornai a guardarlo, la sua espressione era curiosamente innervosita.
-Questo è il punto Rose!- sbraitò allontanandosi e tornando a cercare i vestiti nella borsa –Tu non ti fidi di me! Non ti fidi comunque, nonostante tutto, nonostante il fatto che io ti abbia detto e ripetuto un milione di volte quello che provo per te e te lo abbia dimostrato in ogni modo possibile! E tu ancora vieni qui a dirmi che io potrei volere un’altra e andarmene da un momento all’altro?- non riuscivo a parlare mentre lo guardavo con gli occhi sgranati vestirsi. Ero talmente sconvolta che non registrai nemmeno il fatto che per mettersi le mutande aveva dovuto restare nudo.
-Sei tu quella che se ne è andata ed ha cercato un altro. Sei tu quella che non mi ha mai detto di amarmi, se non contiamo gli orgasmi- mi accusò puntandomi il dito contro –Eppure io ho continuato a credere in noi, mi sembra-.
Quando fu completamente vestito prese la borsa in spalla e si avviò verso di me, che mi ero appiattita contro lo stipide della porta.
-Dunque, Rose.. – iniziò di nuovo, vicinissimo al mio volto –Non c’è niente al mondo che io desideri di più che uscire con te, che stare insieme a te – lasciò un bacio delicato sulle mie labbra e poi chiuse gli occhi, come a voler ritrovare la concentrazione. Io lo guardavo muta. Quando li riaprì, si tirò indietro.
-Ma finché non mi dimostrerai di credere in quello che provo per te, mi dispiace, ma non ho intenzione di assecondarti- concluse e fece per uscire. Poi si fermò.
-E non farti venire idee malsane in testa come cercare di sedurmi e cose del genere, perché sai bene come finiscono queste cose tra di noi!- aggiunto ciò se ne andò lasciandomi sola.
Non ci potevo credere.
 
                                                                                *******************************************************

PoV Daniel

Stavo aspettando in silenzio sotto la torre di Divinazione. Tassorosso avrebbe presto finito lezione e Bonnie sarebbe scesa.
Nel frattempo giocavo con la bacchetta, cercando di tenere la mente vuota, di non pensare a niente. Non pensare era il segreto. Non pensare al fatto di essere in suo potere. Non pensare al fatto di essere nato senza volontà, per assecondare la volontà altrui. Non pensare al fatto che le tue azioni aveano portato alla morte di una ragazza. Non pensare al fatto di star per rapire una ragazza e solo Merlino sa che fine avrebbe fatto. Non pensare al fatto che se lei avesse voluto, avrebbe potuto obbligarti a compiere qualsiasi cosa. Qualsiasi. Anche uccidere. Chiunque. Anche lei.
-Che ci fai qui?- scattai con la testa in alto per vedere quella piattola fastidiosa sbattere il piede a terra e scrutarmi con un’espressione truce.
-Da qualche parte dovrò pur essere- risposi piatto, cercando di non destare sospetti.
Lei non sembrò prendere per buona la mia risposta. Lanciò un’occhiata in alto, verso la torre di Divinazione, il che mi portò a pregare che non fosse lì per il mio stesso motivo. Ad ogni modo, senza aggiungere niente si sedette al mio fianco.
-Che cosa vuoi?-
-Che è successo l’altra sera?-
La guardai amimico. Quella stupida come pretendeva che io rispondessi a quella domanda. E poi possibile che nulla riuscisse a spaventarla al punto tale da farla demordere dal cercare risposte. Era purosangue. Sarebbe stata al sicuro se non fosse stata così testarda.
-Non so di che parli- dissi.
-Di quando ti sei sentito male-
-Ah, dici quando mi hai attirato nel tuo dormitorio con la scusa di rendermi il diario?- chiesi sorridendo.
-Sai benissimo che non ero in me!- saltò su se stessa allontanandosi.
-Dici quando mi hai baciato e quasi implorato di prenderti?-
-Smettila!-
-Di la verità, Weasley, sei qui perché vorresti riprendere da dove avevamo interrotto?- chiesi ancora vedendola diventare sempre più rossa e contemporaneamente fuoriosa.
-Sei un coglione, e stupida io che per una volta volevo essere gentile!- detto ciò lasciò la torre manciando lontano da me con i pugni serrati.
Non riuscii a trattenermi dal ridere.
Ed era strano. Era tempo che non succedeva.
In quel momento una folla di studenti iniziò a scendere dalla torre.  Per ultima fece la sua comparsa Bonnie Sullivan, con una pila di libri tra le mani. Inciampò sull’ultimo gradino e quelli caddero tutti a terra.
Immediatamente, mi chinai per aiutarla, ormai tutti i suoi compagni si erano allontanati, eravamo rimasti soli.
-Sei Bonnie?- chiesi, per aprire discorso.
-Sì- rispose sorridendo –Tu sei Daniel, l’amico di Albus!-
-Più o meno- risposi. Amici. Non avevo più amici. Non potevo averne, non con la setta, non con il marchio, non con Katia. Non potevo avere amici o provare sentimenti. Non potevo provare tenerezza davanti a Bonnie Sullivan, geneticamente incapace di ferire chiunque. Non potevo provare rimorso mentre parlavo.
-Potresti venire un attimo con me dovrei parlarti..- chiesi.
Lei annuì e prese a trotterellarmi dietro.
Non potevo provare senso di colpa mentre la conducevo verso un destino che nemmeno io avevo idea di quale fosse.
 
  
                                                                  **************************************************************************

PoV Rox

Smisi di marciare solo quando, nel parco, mi ritrovai davanti Charles.
-Ciao Raggio di Sole- alzai gli occhi al cielo. Ci mancava solo questo mangia lumache. Se avesse osato nominare l’incidente dell’Invertimora lo avrei ucciso, Daniel aveva già abusato della mia pazienza.
-Che vuoi?-
-Niente, girovagavo e il destino ha voluto farci incontrare-
-Smettila di starmi tra i piedi-
-Non è colpa mia, principessa. E’ l’amore-
Sbuffai sonoramente, voltandomi. In quel momento vidi Albus in lontananza e mi ricordai che cosa fossi andata a fare fino alla Torre di Divinazione. Dovevo parlare con Bonnie, poi avevo incontrato l’idiota, mi aveva fatta infuriare e il mio programma di parlare con lei era saltato.
-Imbecille!- sbuffai.
-Ormai lo prendo come una dimostrazione di affetto- rispose il francese convinto che stessi parlando con lui. In realtà avevo proprio dimenticato la sua fastidiosa presenza. Poco male, avrei parlato con Bonnie dopo cena. Ora avevo bisogno di rilassarmi.
-Charles- tuonai, lui scattò sull’attendi guardandomi sorridente.
-Dimmi-
-Vai alla serra cinque- gli dissi mettendogli in mano una delle copie delle chiavi che tenevo sempre con me –Prendi l’erba pipa e portamela qui. In fretta-
Lui annuì e mi voltò le spalle, poi si fermò.
-Non è contro le regole?- chiese.
-Certo che è contro le regole, altrimenti ci sarei andata da sola!- tuonai impaziente.
-Ok, torno subito- disse indifferente.
Lo guardai allontanarsi. Forse non era così male.
Forse.


ANGOLO DI MIKA:
No, non è un miraggio! Ehehehe! Non so quanti di voi saranno ancora qui, disposti a leggere! Mi meriterei nessuno! Ad ogni modo, ieri ho riletto tutta la storia ed ho scritto il plot generale del finale! Ho intenzione di portarla a termine, perché manca davvero poco e sarebbe un peccato lasciarla incompiuta!
Mi scuso, ma purtroppo sono accadute delle cose in questi mesi che mi hanno tenuta lontana e mi hanno tolto l'ispirazione. Non è stato un periodo facile, non lo è ancora... ma almeno la voglia di scrivere è tornata!
Dunque, sia come sia... chiedo scusa e ringrazio chiunque si imbatterà in questo..
Il prossimo capitolo sarà dedicato ancora ad alcune coppie, quello dopo ancora alla terza prova.
Dopo di che.. passeremo alla fase finale quella vera..
E ve lo dico.. non sarà solo gioia..
Un bacio, Mika

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Capitolo 36
*** CHAPTER XXXV - Fiumi di Parole ***


CHAPTER XXXV - Fiumi di Parole


PoV FRANK

Potevo farcela.
Insomma, ovvio che potevo farcela. Era il mio migliore amico, no? Se non con lui con chi avrei potuto parlare?
Gli stavo girando intorno da circa mezz’ora e avevo tirato un sospiro di sollievo quando era andato in bangno, perché da codardo sapevo che lì non avrei potuto seguirlo e dunque non gli avrei potuto raccontare nulla.
Codardo.
Ma poi, sebbene le sue sedute fossero notoriamente interminabili, Louis uscì nuovamente dal bagno.
-Louis- lo chiamai torturandomi le mani.
-Dimmi- rispose distrattamente, mentre mi dava le spalle e cercava qualcosa nel baule.
-Mi presti i tuoi appunti di Storia?- dissi tutto d’un fiato dandomi mentalmente del Troll.
-Certo-
Presi una profonda boccata d’aria e tentai di nuovo.
-Louis?-
Lui non rispose fece solo un verso per farmi capire che mi stava ascoltando. Ce la potevo fare.
-Scendiamo insieme a cena oggi?- Ero un troll, senza dubbio. Un troll delle montagne. O forse no, forse era ancora troppo poco per descrivermi.
-Come al solito..- rispose lui.
Sospirai ancora e chiusi gli occhi.
-Louis..-
-Che c’è Frank?! E’ tutto il pomeriggio che mi chiami e mi fai domande stupide- finalmente si era voltato e mi stava guardando, giustamente, esasperato –Cosa vuoi dirmi?-
-Io e Francois stiamo insieme- lo avevo detto!
Lo avevo detto?
Lo avevo detto!
-Ed io che pensavo che alla fine io e te saremmo stati endgame!- disse lui e come niente fosse lasciò il dormitorio prendendo la via delle scale.
 
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PoV Rose

-Non è possible- ormai giravo intorno per la Sala Comune, senza sapermi rassegnare a quello che era successo.
-Consumi il pavimento- si lamentò annoiata Lily.
-Ti rendi conto che io finalmente vado da lui a dirgli che voglio stare con lui e mi dice che non vuole perché secondo lui non credo ai suoi sentimenti?-
-Ha ragione..-
-Non ha ragione! Come posso credere ai suoi sentimenti se non vuole stare con me!- guardai le mie cugine come se fossero pazze. Oh, certo. Per loro la pazza ero io, ormai il nuovo motto era “Scorpius ha sempre ragione”!
-Non è che non voglia stare con te Rose- disse Domi in tono condiscendente.
-Ah e come sarebbe allora?-
-Sarebbe che forse ha paura che la tua insicurezza possa ..-
-Oh piantala Domi di fare la diplomatica!- la interruppe Lily –La verità è che hai fatto la pazza per mesi! Quindi lui che TI AMA forse vuole evitare che tu domani rifaccia la folle e lo molli per un altro!-
-Io non faccio la folle-
-Cosa provi tu per lui? Riesci a dirlo?-
-Io..- iniziai.
-E cosa prova lui per te?- incalzò lei.
-Lui…-
-Appunto Rose!-
Sbuffai. 
-Beh lui lo sa come sono fatta- sbottai.
-E’ un caso perso- si lamentò Lily con Domi –Adesso me ne vado. Lys è di ronda stasera.. potrebbe trovarmi in giro e mettermi in punizione …- sollevò maliziosamente il sopracciglio.
-Ti prego Lily.. potrei vomitare!-
-Ciao ciao Rosie- mi salutò lei prima di sparire oltre il ritratto.
                                                                      
                                                                                                     ********************************
 
PoV Lily

-Lys- bisbigliai da dietro una colonna. Lui stava controllando l’aula adiacente. Di Albus neanche una traccia.
-Lys..- bisbigliai ancora sporgendomi un po’ avanti. Lui non rispondeva. Non dava segno di sentirmi, troppo concentrato nel suo sacrosanto compito di andare a rompere le pluffe a poveri studenti in cerca di intimità.
A quel punto uscii di soppiatto dall’ombra della colonna e gli arrivai alle spalle –Lys- urlai bisbigliando.
Lui saltò su se stesso. Un salto da record direi.
-OH MERLINO LILY!-
-Shhhhhhh- mi portai un dito alla bocca facendogli cenno di tacere.
-Sei pazza?- mi accusò –Mi hai fatto prendere un infarto!-
- Scusa- sghignazzai gettandomi tra le sue braccia.
-Lily, non puoi stare in giro per il castello di notte! Sono un Caposcuola, avrei il dovere di toglierti punti!-
Alzai gli occhi con un sorriso furbo.  Eravamo appiccicati, nella penombra. E per quanto Lys tentasse mi mantenere un piglio severo, non riusciva del tutto a mascherare il sorriso spontaneo che gli stava nascendo sulle labbra.
-Forse meriterei proprio un punizione..- buttai lì, lanciando uno sguardo piuttosto allusivo all’aula vuota alle nostre spalle.
Lys scoppiò a ridere. Una risata roca, carica di qualcosa di nuovo, non c’era niente di cui stupirsi, tutto era nuovo in quel nostro rapporto.
Erano le stesse mani, le stesse pelli che si sfioravano. Ma diverse. Gli stessi occhi che si guardavano. Ma diversi. Le stesse labbra che sorridevano. Ma diverse.
Non si prese neanche la briga di rispondere, perché il modo che avevamo di comunicare solo con uno sguardo, beh quello era sempre lo stesso.
E mi trascinò nell’aula.
 
                                                                           ********************************************************
 
Quando ansante ed affaticata rotolai da sopra il suo corpo per appoggiare la schiena sudata sulla cattedra gelida,  entrambi ci prendemmo qualche minuto per riprendere fiato.
Avevo talmente tanta fame di lui, che non sapevo come frenarmi. Se ne avessi avuto la possibilità, avrei trascorso la vita a far godere Lysander. I suoi occhi, mentre veniva, diventavano di un celeste impossibile. Ed io, semplicemente, riuscivo a sentire esplodere una sensazione completamente nuova in quel frangente.
Orgoglio.
Perché ero stata io a fargli quella cosa. Ero stata io a renderlo così. Io e nessun altra. Nessuna Vera. Nessuna.
Beccate questa maledetta stronzona!
Ridacchiai tra me, mentre mi lasciavo andare a quei pensieri.
Poi voltai la testa di lato. Lui mi stava guardando con un sorriso curioso. Io scossi la testa e mi limitai a godermi ogni singolo tratto del suo viso. Ogni imperfezione. Se mai fosse possibile parlare di imperfezioni, visto che, dal mio punto di vista, ogni piccolo neo, ogni minima rughetta di espressione, anche la piccola cicatrice sotto lo zigomo (che tra le altre cose gli avevo procurato io da bambini) altro non erano che pietre luminose su quel volto angelico.
-Ho ricevuto un’offerta di lavoro- mi disse mentre con la mano raggiungeva la mia guancia. Io mi irrigidii.
-Oh no!-
-Lily…-
-Non puoi andartene!-
-Lily…-
-No, ti prego! Insomma io non ce la faccio, è troppo lontano! Non farlo. Ti prego! Tu puoi trovare ogni lavoro. Lo cercheremo insieme, già da domani. Vicino a me!-
-Lily- ripetè lui, ma io ormai stavo farneticando. E dovevo essere parecchio buffa mentre gesticolavo, distesa sul banco e nuda.
-L’Italia è lontana, e c’è Vera! Non è che non mi fidi di te, eh! Solo che poi ti guarda. Non deve farlo. E poi..-
-In Scozia!- mi interruppe –Mi hanno offerto un lavoro in Scozia- terminò quando io finalmente avevo smesso di dare di matto.
-Ah-
-Eh-
-E’ magnifico- sorrisi in imbarazzo. La Scozia era ancora troppo lontana per i miei gusti, ma vista l’alternativa e visto che al momento non ero in grado di offrirgli un lavoro che potesse svolgere comodamente dalla mia camera da letto, decisi di non fare storie.
-Saremo felici- promise tornando ad accarezzarmi.
-Come nessuno mai!- acconsentii.
 
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PoV Frank
 
Non vedevo davvero l’ora di raccontare a Francois la mia conversazione con Louis! Ero impaziente di vederlo sorridere allegro, e, a dirla tutta, una parte di me di cui non andavo molto fiero sperava in un pompino di ringraziamento.
Arrossii a quel pensiero cercando di allontanarlo dalla testa, prima che la situazione nei miei pantaloni degenerasse.
Erano circa quaranta minuti che lo stavo cercando inutilmente.
Quando svoltai l’angolo per ritrovarmi in uno dei cortiletti meno frequentati di Hogwarts la scena che mi ritrovai davanti mi gelò il sangue.
Due ragazzini Serpeverde, piccoli ma abbastanza piazzati, fronteggiavano il MIO francese. Lo avevano messo all’angolo.
-Allora frocetto! Hai intenzione di scusarti?- chiese uno con scherno.
Francois manteneva la sua aria di gelida superiorità. Ma io che ormai avevo imparato a riconoscere ogni singola emozione nei suoi occhi a furia di guardarlo, scorsi un lampo di timore.
-Non capisco proprio per cosa dovrei scusarmi- nonostante tutto, riuscì a controllare la sua voce.
-Per essere un frocio di merda!- rispose l’altro ragazzo. Più basso ma decisamente piazzato.
Francois ridacchiò e volse la testa di lato.
-Sei deviato. E vorresti scoparci-
A quel punto il francese scoppiò a ridere di gusto.
-Seriamonte … neanche se foste gli ultimi sulla terra- li derise.
Il primo tipo che aveva parlato si fece avanti e prese Francois per il colletto sbattendolo al muro.
Serrai i pugni. Ero davvero combattuto. Avrei voluto mettermi in mezzo ma… c’era quel ma che proprio mi fermava. Ed era paura. Terrore.
Ero pronto a parlare con Louis, forse con Domi. Ma con il mondo era tutta un’altra storia.
Continuavo a battere il piede nervosamente a terra e a martoriarmi il labbro quando vidi il serpeverde dare un pugno dritto in faccia a Francois, mentre l’altro aveva raccolto una mazza.
A quel punto non ci vidi più. Non c’era spazio per altro che per la furia dentro di me. Addirittura non sentivo il senso di colpa che mi attanagliava per non essere intervenuto prima. Niente. Assolutamente niente.
-EHI- strillai mentre raggiungevo il tipo con la mazza in mano puntandogli la bacchetta addosso.
-Stupeficium- strillai mandandolo a gambe all’aria. A quel punto, lasciai cadere la bacchetta sul prato e afferrai la mazza al volo, voltandomi verso il tizio che ancora manteneva Francois attaccato al muro.
-Lascialo andare- dissi con finta calma.
-Fatti i cazzi tuoi Paciock!- tuonò quel ragazzino. Ovvio, io ero il figlio del professore. Tutti sapevano chi io fossi, mentre io non conoscevo assolutamente il nome del mio interlocutore.
-Sono cazzi miei! Lascialo andare o ti spacco la testa!-
-Cosa c’è? E’ il tuo fidanzato? Anche tu sei un frocetto ora?- serrai pugni intorno alla mazza e, senza rispondere, gliela scagliai addosso.
Lui non se lo aspettava e cadde a terra. Ma ormai io vedevo rosso. Non ero mai stato così arrabbiato e spaventato e sconvolto. Gettai la mazza e mi misi sopra di lui iniziandolo a prendere a pugni. Sentivo a mala pena Francois urlare il mio nome. Non riuscivo a fermarmi, finché non sentii le sue braccia stringermi da dietro e tirarmi in piedi.
-Smettila Frank- dissi –Stai calmo, smettila- mi sussurrò all’orecchio.
Cercai di concentrarmi sulla sua voce e lasciai che mi tenesse. Nel frattempo, le due serpi se ne erano andati lasciandoci da soli.
Ci sedemmo su uno scalino del cortile, Francois mi guardava, mentre io cercavo di regolarizzare il respiro e schiarire la mente.
-Sei il mio eroe!-
Lo guardai ancora troppo teso per ridere.
-Sarei dovuto intervenire prima- me la presi con me stesso, dando un calcio ad una povera pietra innocente che si trovava davanti al mio piede.
-Capisco che i capelli lucidi e fluenti e il portamento decisamente signorile possono averti tratto in inganno, ma non sono una donzella da salvare!- mi informò lui serio.
Lo guardai in faccia e finalmente mi lasciai andare ad un sorriso.
-Ho detto a Louis di noi- dissi tutto d’un fiato.
Lui non rispose. Ma lo scintillio pudico nei suoi occhi mi fece accapponare la pelle. Si morse appena un labbro e non riuscii a trattenermi, rubandogli un bacio. E se qualcuno ci avesse visti, beh peggio per lui. Avrebbe potuto solamente essere invidioso, perché stavo baciando il ragazzo più bello del mondo.
 
                                                            **********************************************************************************

PoV Rose
 
“Non ci credo che lo sto facendo” ripetei a me stessa mentre aspettavo fuori dall’aula di incantesimi che Serpeverde terminasse la lezione.
In quel momento, l’aula iniziò a svuotarsi. Dopo che quasi tutti gli studenti erano usciti, Scorpius camminò fuori dall’aula e fortunatamente mi vide senza che io dovessi subire l’ulteriore umiliazione di urlare il suo nome.
Tratteneva a stento un sorriso mentre veniva verso di me.
-Che coincidenza..- osservò quando mi fu abbastanza vicino.
-Ciao-
-Ciao- si teneva la borsa a tracolla e mi guardava aspettando che parlassi. Dal canto mio, trovavo le punte delle mie scarpe particolarmente interessanti.
-Devi dirmi qualcosa?- chiese quando ormai era chiaro che non avrei parlato.
Gli scoccai un’occhiata truce. La mia idea originaria era sedurlo, ammaliarlo, costringerlo a tornare sui suoi passi, ma non è che mi venisse bene.
-Non posso credere a quello che provi per me se mi ignori- sbottai.
Lui sospirò ed alzò gli occhi al cielo.
-Questo perché non credi alle parole che ti ho detto. Ti amo, sei l’unica, e se non ti salto addosso non è perché io non ti desideri ardentemente, ma perché voglio che le cose tra noi cambino. Ma tu non mi credi. Il che ci riporta al fatto che non ti fidi di me. Dunque ciao- fece per andarsene. Aveva pronunciato quelle parole quasi divertito, quasi indifferente.
Lo afferrai per il polso impedendogli di andare via. Certo, avrebbe potuto liberarsi facilmente ma non lo fece e tornò a guardarmi.
-Sono venuta a cercarti .. – gli feci notare, come se quella dovesse essere una cosa importante. E lo era, accidenti!
Lui rise. Si avvicinò incastrandomi tra il suo corpo ed il muro.
-Quali desideri vuoi che io soddisfi?- mi sussurrò all’orecchio ed immediatamente sospirai senza rendermene conto.
Bramavo le sue mani, la sua vicinanza e le sue labbra.
-Vedi?- fece lui tirandosi un po’ indietro –Sei venuta a cercarmi perché hai un certo tipo di prurito che io sono particolarmente abile a farti passare!-
-Non è vero-
-Sì che è vero e, credimi, non c’è niente che io desideri di più! Ma almeno uno dei due deve ragionare con il cervello e non con i genitali..-
-Ehi!- lo guardai sconvolta –Io sono Rose Weasley, tu Scorpius Malfoy. Sono io che ragiono con il cervello-
-Sei tu che mi stai implorando con lo sguardo di prenderti qui e ora-
-Non è vero- borbottai. Lui mi accarezzò il fianco ed io mi morsi le labbra. Per tutta risposta sollevò il sopracciglio, si abbassò e mi diede un bacio leggero sulle labbra. Avrei voluto rispondere, ma non me ne diede il tempo.
-Torna quando sarai in grado di dimostrarmi che ti fidi di me, Rose, e ti giuro …- il suo respiro caldo si infrangeva sul mio orecchio mandandomi scariche di adrenalina al cervello –Ti giuro che quello che ti farò non lo dimenticherai mai più nella vita- terninò la frase e se ne andò lasciandomi lì, accaldata, tremante ed appoggiata al muro.
Una cosa era certa. Su una cosa Scorpius si era sbagliato. Non stavo ragionando con i genitali, altrimenti a quel punto mi sarei strappata tutti i vestiti di dosso e gli sarei corsa dietro.

                                                                                       ************************************************
 
PoV Alice

Ero così dispiaciuta.
Mortificata e dispiaciuta.
-Louis!- lo chiamai non appena lo vidi uscire dall’aula. Lui non si voltò, non diede cenno di avermi sentita. Io lo seguii, trotterellandogli dietro fino al cortile.
-Ti prego Louis, ascoltami!- lo implorai. Lui si bloccò ed irrigidì le spalle. Alla fine si voltò verso di me, lo sguardo era scuro, i pugni serrati e l’espressione decisamente scontenta.
-Io lo so che tu non vorresti parlarmi, che sei ferito e tutto. Ma ti prego, ascoltami- lo pregai ancora. Lui non rispose, scosse la testa sconfitto e si sedette sulla panchina davanti alla quale ci eravamo fermati.
-Dimmi-
-Ok- sospirai forte per rilassarmi e mi sedetti –So che sei arrabbiato. Ma vorrei che tu ascoltassi tutto quello che ho da dirti, senza interrompermi. Se alla fine non vorrai più parlarmi, ok, rispetterò la tua decisione, lo giuro. Ma fammi parlare!- Lui mi guardò negli occhi, non disse nulla, semplicemente annuì.
-Allora, Lou! Tu sei bellissimo, sul serio. Ed io ti voglio bene, tanto! Forse lo ammetto, c’è stato un momento in cui sono stata affascinata da te. Ma è stato un momento, Louis- sentivo come se mille occhi mi stessero guardando contemporaneamente.
-Quando ti rifiutavo e ti allontanavo, non lo facevo sono perché mi stavo obbligando a fare quella che credevo fosse la cosa giusta. Anche ma non solo. – precisai quando vidi che stava per interrompermi. Lui si zittì –Lo facevo perché, dentro di me, sapevo cosa sarebbe accaduto. Sapevo che avrei potuto cedere alla tentazione, perché, diciamocelo.. guarda le mie amiche! Tua sorella è una veela, Lily ha un numero di ragazzi imbarazzante che le fanno la corte, Rose ha Malfoy che la venera e se non ce ne sono altri è solo perché fa la frigida. Sono tutte bellissime, io sono sempre stata quella “normale”. E un ragazzo come te, un ragazzo bellissimo che mi prestava attenzione, non poteva che lusingarmi- ammisi abbassando lo sguardo. Ora arrivava la parte difficile.
Quella dolorosa.
-Ma io ho sempre amato Lorcan- dissi –L’idea di vivere senza di lui non mi faceva respirare .. non mi fa respirare. Ed è uno zotico, egoista e cretino. Ed il più delle volte è superficiale e non mette in moto il cervello, ed è irragionevole, ma io lo amo. Io amo ogni singolo difetto del suo carattere. Perché è anche spontaneo e deciso e irrazionale e passionale e divertente- sapevo che lo stavo facendo soffrire, ma non potevo fermarmi, non dovevo.
-Sono stata debole, avrei dovuto impormi di più con te, frenare la situazione in maniera più decisa e ti chiedo scusa per non averlo fatto. Ma è Lorcan che vedo davanti a me. Lui e tutte le sue pazzie, al sua rabbia ed il suo modo di vivere, di ridere, di dire e fare tutto quello che gli passa per la testa e..-
Stavo per proseguire ma Louis, dopo aver guardato oltre le mie spalle, mi fermò.
-Bel discorso Alice. Davvero- sentenziò –Ma non è a me che dovresti dire queste cose- e dopo aver lanciato un'altra occhiata dietro di me si alzò andandosene.
Io mi voltai.
Lorcan era immobile e mi guardava.
Restammo in silenzio.

                                                                         ************************************************************

PoV Esterno.

Bonnie era legata a terra.
La piccola stanza era buia e umida.  Si trovava in una cella, dentro la nave di Durmstrang.
Katia si muoveva davanti a lei, mentre Daniel tirava le catene che le imprigionavano le mani.
-Evoca quell’ascia ragazzina-
Lei piagnucolò per il dolore.
-Possiamo evitare di torturarla?- si lamentò Britney che se ne stava seduta sulle scale, con espressione piuttosto apatica sulla faccia.
-Cosa c’è? Ti dispiace per lei?-
-Non sopporto i piagnistei! E poi basterebbe l’Impero!- osservò.
-No, deve evocare l’ascia senza Imperio. Dopo la stregheremo e la costringeremo a combattere al nostro fianco in battaglia-
-Oh sì! Ha proprio l’aspetto della guerriera terribile-  disse sarcastica Britney, che in realtà si guardava le unghie distrattamente.
-E se non dovesse riuscire ad evocare l’arco?- la voce di Daniel tremava. L’espressione del viso, completamente in contrasto con il modo in cui si muoveva. Chiaramente agiva per il semplice fatto di non poter fare altrimenti.
-Troviamo un altro Tasso-
-E lei?-
-Lo sai Daniel, non hai bisogno di chiedermelo!-
Bonnie guardò prima Katia e poi Daniel spaventata.
-Mi ucciderete?- farfuglio.
Lui spostò lo sguardo, mentre la Bulgara le regalò un sorriso affettato.
-Niente di personale, tesoro!- pronunciò quelle parole con cattiveria –Cerca di evocare quell’ascia e andrà tutto bene-
A quel punto Bonnie iniziò a piangere. Era strano vederla in quel modo. Era sempre tranquilla, sempre tra le nuvole. Improvvisamente, il suo sguardo oltrepassò Katia. Liquido e disperato, fissava la figura in ombra sulle scale.
-Verrà a cercarmi- disse solo. Piano, ma abbastanza forte affinché lei potesse sentirla. E la sentì. Tremò appena. Nessuno aggiunse altro.





ANGOLO DI MIKA:
Allora gente! Manca davvero pochissimo! Il prossimo capitolo riguarderà la terza prova del torneo TreMaghi. Finalmente avremo un vincitore.
Bonnie se la passa male.
Rose non si capacita dell'atteggiamento di Scorp..
Lorcan come reagirà alle parole che ha origliato?
Per adesso.. qualche coppia già si è sistemata.. F&F fanno passi da gigante, e direi che Frank si sta sciogliendo parecchio.
Lys & Lily sono l'amore!
Staremo a vedere!
Mi scuso per eventuali errori, ma non ho riletto il capitolo!
Voglio rinnovare le mie scuse per la prolungata assenza, e ringraziare chi è ancora qui.. siete la meraviglia!
Un abbraccio, Mika!

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Capitolo 37
*** Chapter XXXVI - La Terza prova ***


CHAPTER XXXVI - La terza prova

 

Il nervosismo mi logorava mentre attendevo di iniziare la prova.

L'ambientazione era la stessa per tutti i tornei, un labirinto.

Leggendo il volume "Torneo TreMaghi, storia ed evoluzione" avevo scoperto che rispondeva al nome di "labirinto alla Rowling" in onore della strega che lo aveva ideato quasi mille anni prima.

Probabilmente ero l'unica a sapere quella cosa tra i presenti ma, per la prima volta, dubitai che potesse davvero aiutarmi quanto avessi scoperto. Avevo, per anni, riposto tutta la mia fede nei libri. Sfogliavo le loro pagine ingiallite come se potessero darmi la risposta a qualsiasi problema. Ma quella volta, per quanto mi sforzassi di credere, per quanto avessi passato le dita su milioni di indici sbiaditi, mi sembrava inutile.

Intorno a me l'arena era festosa. Oramai, dopo mesi di convivenza, molti studenti delle altre scuole si erano perfettamente integrati. Sugli spalti, i colori e le uniformi erano mischiate tra loro.

Gli sfottò erano più goliardici che altro. Solo alcuni se ne stavano in disparte, e solo alcuni vantavano una, piuttosto fuori luogo, espressione arcigna.

Tutti si stavano divertendo. Alcuni scommettevano, altri cantavano, altri avevano già iniziato ad incitarci. Gli unici muti, eravamo noi campioni.

Al solito Kàtia se ne stava in disparte. Silenziosa ed algida. Guardava l'ingresso del labirinto altezzosa, anche abbastanza annoiata. Sembrava che niente potesse toccarla e, per un momento la invidiai.

Nemmeno io e Charles parlavamo. Però era diverso.

Condividevamo quel momento di ansia. Soli. Spalla contro spalla, come se il contatto fosse un modo silenzioso per sostenerci. Per dirci che, comunque sarebbe andata, quella era l'ultima prova, l'ultimo momento di ansia.

-Uno di noi due- sussurrò Charles, dopo minuti di silenzio carico di agitazione. Io annuii. Sapevo benissimo cosa volesse dirmi. Dovevamo mettercela tutta, perché quella stronza non poteva seriamente diventare campionessa. Non poteva vincere.

Dopo interminabili minuti, finalmente la McGranitt iniziò il suo discorso.

Ascoltai sporadicamente qualche parola, gettata qua e là.

"Grande gloria"

"Rispetto della correttezza"

"Opportunità di integrazione"

Ma ero troppo distratta a cercare di regolarizzare i battiti del mio cuore. A placare l'ansia.

Mi riscossi solamente quando il cannone decretò l'inizio della gara. Lanciai un ultimo sguardo a Charles. Sapeva di imbocca al lupo. Di ci vediamo dopo. Di molte cose.

Non eravamo diventati "amici". Ma senza ombra di dubbio quell'esperienza aveva creato un legame che sarebbe durato nel tempo, eternamente. Nessun altro avrebbe a pieno compreso quell'esperienza come noi.

Magari, ci saremmo rincontrati dopo molto tempo. Ed avremmo riconosciuto uno negli occhi dell'altra la stessa avventura, la stessa adrenalina. Lo stesso entusiasmo misto a terrore.

Mi lasciai indietro gli spalti, senza guardare nessuno e entrai nel labirinto.

Lo sapevo. Io lo sapevo quale fosse l'unico modo per uscirne. Perché lo avevo letto, ma non era facile comprendere o abbandonarsi.

L'unico modo per uscirne sarebbe stato perdersi.

Intorno a me le siepi erano mobili. Mille e mille volte mi era stata raccontata quella sensazione da Zio Harry. Quella di essere rincorsi dal proprio destino, di non esserne padroni. Ora, dubitai che all'epoca lui avesse capito il reale senso di tutto quello che era accaduto.

Per lui era stato diverso. L'anima del labirinto era compromessa. Era destino, non caos.

Ma per me non c'erano inganni. Ero io a decidere i miei movimenti. Ero io a vincere o a perdere.

Sola.

Non c'era bene o male lì dentro. Neanche Kàtia era il male. C'erano solo scelte, sensazioni.

Vagai perdendo tutto. La mia morale, la mia anima, i miei preconcetti, il senso del tempo.

Vagai fino ad un crocevia. E non avrei smesso, non mi sarei fermata se davanti a me non si fosse prospettata una visione alquanto bizzarra ed inaspettata.

Probabilmente avevo raggiunto il mio "centro". Non geografico, ma concettuale. In realtà, ne rimasi quasi offesa. Era come se mi stessero sbattendo in faccia quello che ero diventata nel corso di quell'anno scolastico. E non è che non mi piacesse, solo mi faceva sentire debole ed esposta. Anche ordinaria. E anche un po' ridicola.

Girai su me stessa, osservando in silenzio i quattro oggetti che avevo davanti.

Un libro, una pozione, una bacchetta ed una scopa.

Ognuno era sopra un altarino, semplice, quasi grezzo, ricoperto da stoffa merlettata, candida ma all'apparenza ruvida.

Davanti ad ogni oggetto c'era un guardiano.

Quattro oggetti diversi e quattro guardiani perfettamente identici tra loro.

Uguali.

Stessi occhi grigi.

Stessi capelli biondi.

Stesso corpo snello e muscoloso, posizione eretta, sguardo acceso, sorriso obliquo e fossetta.

Li guardai uno ad uno.

Parlarono in coro.

-Sei stata veloce- ero decisamente confusa –solo uno di questi oggetti ti permetterà di uscire dal labirinto. Sono passaporte, ma solo una ti condurrà sul palco del vincitore. La custodisce quello reale di noi. Sta a te scoprire quale sia-

Non potevo crederci.

-Scorpius?- mi guardarono tutti. Tutti fecero un cenno. E ora come facevo a riconoscere quello vero?

In quel momento, teoricamente, avrei dovuto sentire una folle attrazione. Il mio cuore avrebbe dovuto condurmi da lui. Avrei dovuto sapere dentro di me la risposta. Ma guardandoli solamente, niente di tutto ciò stava accadendo. Erano perfettamente identici. O i libri mentivano o io non ero tagliata per il ruolo dell'eroina romantica. 

Un'idea piuttosto idiota mi balenò nella testa. In quel momento, non avevo un'alternativa migliore, però.

Avrei potuto annusarli. O baciarli.
Insomma non potevano essere uguali fino a quel punto.

Lentamente, mi guardai intorno e feci per avvicinarmi allo Scorp scopa.

-Attenta Rose- mi voltai. Lo Scorp libro stava parlando – Se toccassi uno di noi sarebbe come se lo avessi scelto-

-E come decido?- ribattei.

-Mi sembra chiaro, tesoro. Sono io- rispose lui sorridendo rassicurante.

-Non ascoltarlo! Sono io-

-No, Rosie, io!-

-Sono io, Rose!-

Cominciava a farmi male la testa. In quel momento non ero affatto sicura che ne sarei uscita vincitrice!

PoV Domi

Differentemente dalle altre prove, quella volta non potevamo vedere dentro il labirinto. L'unica cosa che potessimo fare era attendere ed attendere che uno di loro apparisse all'improvviso sul podio. Sarebbe stata Rose, non avevo dubbi in proposito.

Contorsi il volto in una smorfia di dolore.

Quella mattina, non mi sentivo per niente bene. Avevo vampate in continuazione, mal di testa, piedi gonfi e ormai sembravo una mongolfiera. Tutto ciò mi metteva di pessimo umore. Mi faceva sentire brutta ed indesiderabile ed inadeguata.
Inoltre ero stanca da morire. E sudavo. Ed io di solito non sudavo. Non ero abituata alla fastidiosa sensazione di appiccicume dei capelli sulla fronte.

Francois, molto gentilmente, stava vicino a me e mi sventolava, evitando di farmi notare che avessi un aspetto orribile, non che la sua faccia disgustata potesse nascondermelo comunque. Lily lanciava sguardi truci a James che non smetteva un secondo di guardarmi con la tipica aria da cane bastonato che di solito mi faceva sciogliere ma in quel momento non sortiva altro effetto che irritarmi terribilmente.

-Te l'ho detto che stiamo insieme?- sussurrò il francese al mio orecchio ed io sbuffai.

Me lo aveva detto almeno un centinaio di volte. Dopo lo sconcerto iniziale, la gioia che lui trasudava divenne la mia. Non ero veramente scocciata del suo straparlare su Frank, la cosa mi distraeva dal dolore e dal fastidio. Nonostante ciò mi piaceva prenderlo un po' in giro. Dovevo ammettere che, probabilmente, provavo anche una punta di invidia.

-Un paio di volte, Franz!-

-Non trovi che siamo la coppia più bella del mondo?-

-Sì- convenni, mentre pizzicai Frank che lo guardava. Erano teneri. Il francese non smetteva di sorridere, al punto che iniziavo a sospettare gli fosse venuta una paresi. Frank, dal canto suo, si sforzava di sembrare indifferente, ma ogni tre secondi i suoi occhi finivano per cercare l'altro.
 Ero assorta a guardarli quando, una ormai abituale voce contrita mi interruppe.

-Domi-

-Oh, mi hai rotto le palle, James!- sbroccai, trovandomelo nuovamente davanti. Di solito, non ero una tipa volgare. Ma in quel momento stavo male, ero in ansia per Rose, e l'ultima cosa che mi servisse era l'ennesima discussione con lui. E poi stavo fangirlizzando. Non si interrompe una ragazza mentre sta fangirlizzando!

-Lo so di aver sbagliato, ma ascolta!- insistette ed io lo guardai dopo aver intimato con un'occhiata a Lily di stare zitta. La conoscevo abbastanza da sapere che fosse sul punto di esplodere e cruciare il fratello. Non che non lo meritasse, comunque.

-So di aver sbagliato e sono pentito. Davvero. Sinceramente- iniziò, era difficile concentrarsi sulle sue parole, le fitte erano sempre più dolorose.

-Ma io ti amo Domi. E posso giurarti che farò di tutto per essere l'uomo perfetto. Non merito il tuo perdono ma una cosa del genere non accadrà mai più. Ti amo così tanto. Se penso a quello che ho fatto vorrei morire, sparire. Non posso rinunciare a te e al nostro bambino. E' semplicemente impossibile. Non posso-

Sentivo una sensazione strana avvolgermi, ma non c'entrava con James, il che era strano. Per la prima volta, dopo tempo immemore, quello che mi stava accadendo non aveva a che fare con lui che si torturava le mani e martoriava le labbra.

- Io ho sbagliato, ma tu sei migliore di me. Non chiudermi fuori, non estromettermi dalla tua vita e da quella di nostro figlio, perché un giorno potresti pentirtene-

Sgranai gli occhi, lui ritenne che fossero state le sue parole a generare quella reazione.

-Non fraintendermi, sarai sempre in tempo per tornare indietro. Ti aspetterò per tutta la vita. Ma non voglio perdere nemmeno un minuto della mia vita lontano da te. Io...-

-Si sono rotte ...-lo interruppi.
-Lo so, ti sto rompendo le palle, lo hai già detto..-
-No- andai nel panico –James si sono rotte-
-Ho capito, ma non puoi pretendere che io rinunci a cercare di ..-
-SI SONO ROTTE LE ACQUE JAMES- strillai.

Tutti si girarono verso di me. James quasi svenne.

 

PoV Britney

 

Quando il destino vuole fotterti non è importante quanto velocemente tu cerchi di raggiungere il bagno per rifarti il trucco.

Stavo cercando di superare la folla, quando una spallata piuttosto forte mi fece barcollare dai vertiginosi tacchi blu elettrico che avevo scelto per presenziare alla terza prova.
Erano le mie scarpe fortunate. Le avevo indossate nella speranza che quella stronza di Kàtia morisse nel corso della prova, o quantomeno finisse gravemente ferita.

-Hey, dove vai così di fretta?- chiesi una volta riconosciuta la spalla che quasi mi aveva fatto cadere.

Albus mi guardò distrattamente, appena prima di riprendere a guardarsi intorno.

-Cerco Bonnie. L'hai vista?- deglutii cercando il più possibile di fingere indifferenza.

-No-

Gli occhi di Albus si spostarono velocemente su di me.

-Dov'è?-

-Ti ho detto che non l'ho vista-

-Sai che quando menti succhi l'interno della parte destra del tuo labbro inferiore, Britney?-

-Cosa?- si stava agitando e si avvicinò a me muovendo le mani.

-Sì, come quando godi e giri gli occhi all'indietro, quando sei agitata e ti gratti l'orecchio, quando sei ansiosa rigiri l'anello. Riconosco ogni singola sfumatura di ogni più impercettibile emozione tu possa provare. Quindi non cercare di prendermi per il culo, Bri! Dove è Bonnie?!- il suo dito indice puntava minacciosamente la mia faccia. Io deglutii di nuovo il groppo che mi si era formato in gola. Il fatto che mi conoscesse così bene mi rendeva felice, in qualche modo, come sempre, Albus era in grado di farmi sentire un calore, una sensazione che io non conoscevo, e che comunque sicuramente non meritavo.

Ma in quel momento non potevo concedermi di indugiare su quell'aspetto.

In quel momento dovevo allontanare da lui l'idea che io ne sapessi qualcosa.

-Non so di cosa parli, Albus-

-Cosa le hai fatto?- la sua morsa ferrea si chiuse attorno al mio avambraccio. Non mi faceva male la presa più dell'accusa.

-Di cosa mi stai accusando precisamente, Al?-

-Lei non c'entra niente con quello che c'è tra noi! E' una brava ragazza. E' buona!-

-Fino a che punto mi credi in grado di fare del male a qualcuno?!- ribattei sentendomi un'ipocrita. Mi arrabbiavo perché temeva potessi essere oscura e cattiva fino a quel punto. Ma non lo ero, forse? Non stavo in combutta con Katia? Non avevo lasciato che prendesse quella cretina e ne facesse qualsiasi cosa? Per non parlare del fatto che mi fossi prestata a fare il dottor stramortenzia per mesi.

-Scoprirò il tuo gioco Bri! La troverò e scoprirò cosa stai tramando. E ti giuro che se le hai solo spezzato un'unghia te la farò pagare amaramente- pronunciò quelle parole ad una distanza ridicola da me. Toccandomi dentro. La minaccia. La vergogna. La paura. Il pentimento.

Albus era l'occasione che avrei potuto cogliere se fossi stata un'altra persona. Se non avessi perso la vera me molti anni prima. Se non fossi nata per ammaliare. Se non fossi stata cresciuta per sedurre.

Albus era colui al quale avrei voluto donare il mio corpo, al solo scopo di goderne insieme. Ma il mio corpo era un'arma. Era merce. Era qualcosa di sibillino che serviva a comprare informazioni e favori per la causa.
Io ero la moneta della setta. Non altro.

Ero bella, luccicante, attraente come la più preziosa delle gemme. 

Ma inutile. 

Potevo essere posseduta, per un momento, per un attimo, per avere altro. Non per sempre.
Ero un mezzo. Bonnie era un fine. 

Ma qualcosa di buono potevo farlo.

Potevo evitare che l'unico al mondo che avesse davvero provato a guardare oltre non restasse coinvolto in qualcosa di troppo grande e pericoloso. Potevo salvare Albus, riportandogli il suo cucciolo. 

Lui scambiò per risentimento il mio brusco liberarmi. Senza dire una parola mi allontanai.

 

PoV Rose

 

-ADESSO BASTA- mi portai le dita a massaggiare le tempie, mentre con gli occhi socchiusi tentavo di ritrovare la concentrazione. Mi era stata strappata via. Da quattro esseri sessualmente appetibili, identici tra loro, che non facevano che battibeccare l'uno con l'altro. 

Dovevo trovare un modo. Avevo provato ad annusarli, ma non potevo avvicinarmi troppo, perché se ne avessi toccato uno, anche accidentalmente, sarebbe stato come fare una scelta. Dunque, non avevo risolto nulla. L'unica cosa che avevo ottenuto era stata quella di farli ridere assomigliando ad un cane da tartufo.

-Ok, ok- camminavo avanti ed indietro. Loro, in silenzio mi guardavano. Qualcuno paziente, qualcuno scocciato. Dovevo trovare una soluzione.

-Facciamo così- proposi ad un certo punto -Ognuno di voi mi dirà una cosa, la prima cosa che gli viene in mente, ok?-

Annuirono tutti, ma li interruppi prima che potessero iniziare di nuovo a sbraitare.

-Uno per volta e quando ve lo dico io!- Pregando Merlino che avrei risolto qualcosa, raggiunsi il primo altarino. Quello con la pozione. 

Guardai l'ampolla violacea senza neanche domandarmi cosa contenesse. Poi tornai con gli occhi su Scorpius.

-Forza!- lo invitai piuttosto scontrosa. Lui mi sorrise dolcemente, facendo un passo in avanti -Buono lì, non muoverti!- gli intimai.

-Hai ragione, scusa! L'avevo dimenticato- sorrise ancora, troppo dolcemente -E' che ho così tanta voglia di toccarti! Non vedo l'ora che tutto questo finisca-

Troppo. Troppo tenero. Troppo affettato. Troppo dolce. 

Lo guardai con sospetto.

-Che c'è?- mi chiese.

-Non sei tu- lo dissi lapidaria. Senza l'ombra di un'emozione. Non era lui. Non poteva essere lui. Dovevo convincermene per smuovermi da quella situazione. Provò a parlare, ma io lo ammonì a tacere e lui obbedì. Altro indizio. Non era lui. Ne ero certa.

Mi spostai lateralmente, raggiungendo l'altarino con il libro. 

-Parla!- cercavo di mantenermi lucida e fredda. Cercavo di non lasciarmi trasportare dall'impazienza. Ma non era facile. In quel momento, avrei solo voluto stringermi a lui, lasciare che si prendesse cura di me e finire dritta sul gradino più alto del palco. Mi concessi solo un sorriso, quando sull'altarino riconobbi Storia di Hogwarts.

-Sono molto fiero di te! Sei stata impeccabile fino ad ora. Non deludermi, Rose!- lo guardai con circospezione. 

-Ho sempre creduto in te, Rose. Ho sempre saputo che ce l'avresti fatta!- mi allontanai di scatto. Avevamo litigato perché lui non voleva che partecipassi a quella gara. Forse aveva sempre creduto in me, ma certamente non era stato contento. Non avrebbe mai sprecato l'unica frase a sua disposizione per dire quella cosa. 
-Basta così!- 

Lui non disse niente.

Ne rimanevano due. Bacchetta e Scopa. Bacchetta o Scopa. Entrambi mi guardavano. Li avevo lasciati per ultimi, non a caso. C'era una scintilla. Una scintilla che riconoscevo, ma che dovevo approfondire. Da subito, avevo capito che fossero i papabili. Dovevo scegliere.

-Cosa avete da dire? Prima tu!- indicai lo Scorpius bacchetta.

-Ti donano quei pantaloni, Rosie!-

Sollevai il sopracciglio.

-Il tuo sedere ci sta benissimo lì dentro- 

-Non ascoltarlo- intervenne l'altro, richiamando la mia attenzione -Potrei aver ripetutamente parlato del tuo sedere. Tutti sanno che ho un debole per quel sedere. Non ascoltarlo, Rosie!-

-Non farti fregare, Weasley!- rise ScorpBacchetta.

Spostavo lo sguardo da l'uno all'altro.

Sentivo che il panico si stava impossessando di me. Erano entrambi credibili. Il modo di muoversi, di guardarmi.

-Sono io Rose, guardami!- urlò lo Scorp-Scopa.

-No, Rosie! Sono io! Sono io e tu lo sai, perché mi appartieni- ribatté l'altro. Lo guardai. 

"Sei mia" quante volte quella frase. Quante volte tra di noi il possesso aveva avuto la meglio. L'essere l'uno dell'altro. Non con. Del.

Voltai le spalle allo Scorp-scopa.

-No Rosie!- urlò quello.

-Sì- sorrise incoraggiante l'altro.

Feci qualche passo.

-Io ti amo, Rose- mi bloccai sui miei passi. Non lo aveva urlato per fermarmi. Lo aveva detto, con un tono normale. Quasi rassegnato. Voltai appena la testa verso di lui. Non diceva niente, limitandosi a guardarmi. L'ombra di una strana sfida sul volto.

E allora capii.

Una prova nella prova.

Credere nei suoi sentimenti. Avere fede nel suo amore. Abbandonarmi a quello che provavo. 

Mi voltai velocemente, correndo verso di lui. In un primo momento, sembrò quasi stupito. Io, avevo il cuore che mi mitragliava nel petto, al suono dolce della resa. Non pensavo. Non contemplai neanche per un attimo l'ipotesi di essermi sbagliata. Se mi fossi sbagliata lo avrei ucciso una volta uscita. 

Allargò le braccia ed io mi lasciai avvolgere mentre, insieme, impugnavamo il manico di scopa. Non potevo essermi sbagliata. Era impossibile. Poteva ingannare gli occhi, le orecchie. Ma non la pelle. La pelle era incandescente. Tremavo. Il cuore batteva e le palpebre sfarfallavano da sole. Forse potevo essere un'eroina romantica.

Uno strappo, appena qualche momento. Poi vidi il palco materializzarsi sotto di me, ed elegantemente scesi.

Percepii appena Scorpius che si allontanava da me.

Il boato, intorno, era assordante.

 

PoV Britney

 

Avevo un po' di tempo. 

Non sapevo quanto. Non sapevo neanche come fare, ma avevo un po' di tempo e dovevo sfruttarlo.

-Hey, Pollicina, apri gli occhi e collabora!- le gettai un secchio di acqua gelata addosso. Se ne stava rannicchiata in un angolo, tutta sporca. Sembrava proprio costretta nell'attimo prima dell'arrivo del Principe Azzurro. Perché Bonnie era destinata ad essere salvata da un aitante cavaliere. Purtroppo per lei, non quella volta. Non c'erano spade scintillanti o armature dorate. C'ero solo io. E il nero del mio cuore.

La nave di Durmstrang era vuota. Tutti a fare il tifo alla loro regina sguarldrina. Ma non sapevo quando sarebbero tornati. Dovevo sbrigarmi.

-Britney- Bonnie invocò il mio nome, guardandomi con gratitudine. Si stava affidando a me, non aveva dubbi che volessi aiutarla. Stupida idiota.

-Non fare gli occhi da cucciolo! Non sono qui per te, sono qui perché Albus altrimenti finirà con il farsi ammazzare e sei molto fortunata che sia l'unica persona di cui mi importi qualcosa!-  la informai piatta.

Lei non rispose, si limitò a sorridere e mi porse le mani, sperando che le sciogliessi i polsi.

-Non posso farlo, idiota!- girai gli occhi al cielo -Credi che Kàtia sia così stupida da fare in modo che chiunque possa liberarti? Solo la famosa ascia che ti ostini a non evocare può rompere quelle catene- la informai -e considerato il fatto che, dato il tuo acume, non ci siano dubbi sul tuo essere una vera tassorosso, credo solo tu debba essere adeguatamente motivata!- 

Mi allontanai rigirandomi la bacchetta tra le mani.

-Cosa vuoi fare, Britney?-

-Semplice, pasticcino- addolcii fintamente voce e sguardo -il mio scopo è che Albus sia al sicuro. Non mi interessa se smetterà di parlarmi. L'unico modo per non farlo impelagare in questa storia è che abbia tue notizie. O stringendoti di nuovo tra le sue braccia- storsi il naso schifata -o piangendo il tuo cadavere- conclusi puntellando il mio dito con la bacchetta.
-Non lo faresti- 

-Fidati, sì!- le assicurai. Non mi toccava il fatto che vedesse del buono in me. Non era come Al.

Albus vedeva del buono perché, anche se solo per un momento, mi aveva amata. Perché era penetrato nella mia anima, mi aveva costretta a togliermi la maschera a furia di carezze, sospiri e baci. Mi aveva riconosciuta tra le pieghe candide delle lenzuola mentre facevamo l'amore. Mentre sussurravo parole tra le lacrime silenziose, pulite per una volta. Senza l'ombra del mascara sciolto, senza il pizzo o i corpetti o il profumo dolciastro. Solo me.
Bonnie vedeva del buono in chiunque. Perché era stupida.

 Perciò preseguii.

-La differenza tra me e Kàtia non sta nella bontà d'animo, ma nella mia naturale propensione a farmi gli affari miei- le puntai la bacchetta contro.

-Ti conviene evocare quell'ascia, Sullivan- la ammonii -Crucio- la formula scivolò dolcemente dalle mie labbra. Erano anni che non la utilizzavo. Dall'addestramento. Non ne avevo mai avuto veramente bisogno. Conoscevo il dolore che provocava. Conoscevo la sensazione di voler morire, tanto quanto conoscessi la potenza che vibrava dentro nell'aver la vita di un'altra persona nelle tue mani. I muscoli che si contorcevano, i nervi che si accapponavano, la mente completamente divorata dal dolore. Bonnie soffriva. Io ero impassibile. Era un supplizio che avevo imposto e subito. 

Troppo giovane per oppormi.

Perché quella parola, per me, non era una maledizione senza perdono. Quella parola era la tortura del mio primo animale domestico, era la perdita dell'innocenza, era l'obbedienza, era l'appartenenza ad una setta che mi aveva etichettata come un pezzo di carne, era la mia prima volta tra le braccia di qualcuno che non mi amava e che non amavo, era la consapevolezza del ruolo che rivestivo.

Quella parola era la mia infanzia. 

Era quello che non mi avrebbe mai resa degna di quelle notti con Albus.

Non potevo temerla, perché mi aveva già tolto tutto.

Non registravo i gemiti o le grida. Solo il ticchettio nella mia testa, il tempo che passava. Ogni secondo, ogni attimo.

Abbassai la bacchetta quando seppi di essere arrivata al limite. Scientificamente, conoscevo il momento esatto in cui i sensi stavano per abbandonare il corpo.

Bonnie si riprese alzando gli occhi colmi di lacrime verso di me.

Ansimava senza parlare. La speranza svanita. Vedeva il mostro dietro l'angelo, finalmente. 
Non potei impedirmi di ridere per averle, almeno, tolto qualcosa.

Le puntai nuovamente la bacchetta contro.

-Non è ancora abbastanza?- la persona era chiusa fuori. L'essere umano ero scomparso. Una macchina, ecco cosa restava. 

-Ti prego, basta- preghiere. Noiose, vuote, insulse. 

-Evoca quell'ascia, Sullivan- le intimai -Kàtia ha bisogno che tu viva. Io no!-

Aprii la bocca per pronunciarla di nuovo. La parola. La mia parola.

-Cr...-

Prima che lo facessi una luce abbagliante invase la stiva. Qualcosa si stava materializzando davanti a Bonnie Sullivan, tra le sue mani.

Un'ascia.

 

PoV Scorpius

Subito dopo la premiazione mi ero allontanato.

Rose aveva vinto. Era arrivata prima. Era ufficialmente la campionessa del Torneo Tremaghi.

Eterna gloria.

C'era da aspettarselo.

Ero orgoglioso di lei. 

Ma non era quella la cosa che realmente mi interessava, ero felice. Felice perché, finalmente, si era abbandonata. Finalmente, aveva creduto ai miei sentimenti al punto tale da scommetterci la sua vittoria. Per questo mi ero dovuto allontanare. Per evitare di prenderla lì. Di stringerla e farla mia davanti ad una platea di persone. Non che volessi nascondermi. Oh no. Il mondo avrebbe saputo. Tutto il mondo magico avrebbe saputo che fosse mia. Rose Weasley era mia. Non mi importava dell'immagine, della reputazione. Sarei stato un patetico fidanzato appiccicoso. Per la barba di Merlino non me ne fregava un cazzo.

Ma, conoscendola, non avrebbe apprezzato un'ulteriore punizione da parte della preside, soprattutto non a ridosso dei Mago.

Dovevo calmarmi.

Passeggiavo mollemente agli inizi della foresta proibita quando avvertii una presenza alle mie spalle.

Mi voltai.

E lei era lì.

Ancora il completo della vittoria. Il sorriso smagliante. Lo sguardo fiero. Molto fiero. Troppo fiero.

E vorrei vedere. Si era appena guadagnata un posto nei suoi amati libri. 

-Complimenti- mi congratulai.

Lei neanche rispose.

Camminò velocemente verso di me, gettandosi tra le mie braccia. 

-Fai l'amore con me, Scorpius- mi chiese sulle labbra prima di prenderne possesso.

Come potevo non accontentarla? Mi ero negato in quei giorni, ed aveva probabilmente fatto più male a me che a lei. La mia campionessa. Finalmente potevo abbandonarmi, potevo prendere ciò che potevo dire mio. Mio realmente. Completamente.

La distesi a terra ed, immediatamente, lei ribaltò le posizioni mettendosi a cavalcioni su di me.

Ed era perdizione e confusione. 

Mentre le mani, piccole e voloci, mi spogliavano dei vestiti, dei fraintendimenti, delle riserve. Avevamo sempre fatto l'amore, ma quella volta, volevamo dargli il nome che gli spettava. Quella volta non c'erano bugie.

-Ti amo Rose- lo sussurrai, per esserne certo.

Lei neanche arrossì. Sorrise.

-Anche io ti amo- niente imbarazzo. Andava aldilà di quanto avessi sperato. Era diversa da come l'avevo immaginata. Meno timida, meno languida. Ma non potevo, in quel momento, fermarmi a pensare.

Quando, nuda, si calò sulla mia erezione mi sentii morire. Era bella. Ed era diversa.

Probabilmente, mi sarebbe mancata quella Rose capricciosa e caparbia. Quella pudica rispetto ai suoi sentimenti. Ma, in quel momento, non volevo pensarci.
Perché ero stanco della guerra che ci eravamo fatti. E se la sua resa spazzava via quell'adorabile velata timidezza dai suoi occhi, avrei dovuto accettarlo.

Perché quella era una nuova storia. Perché eravamo l'uno con l'altra e non contro. Stavamo trovando la nostra dimensione. 

E mentre lei cavalcandomi mi trascinava verso l'oblio dell'orgasmo, io mi sentivo perso. Ogni parte di me si staccava. Tutto roteava. Ero perso nei suoi occhi. Mi privava di tutto. 

Era liberatorio. Ero privo di orgoglio.

Era frastornante. Ero privo di morale. Del senso di giusto e sbagliato.

Era spaventoso. Ero privo di volontà.

Restai rinchiuso dentro qualcosa. 

Improvvisamente non provavo più niente. Nulla. Tutto era freddo. Anche Rose sopra di me. Il suo fuoco assente. Il mio cuore indifferente alla sua presenza.

E i capelli che da rossi diventavano neri. E gli occhi chiari si scurivano. E gli zigomi si affilavano.

Aprii la bocca trascinato in un orgasmo meccanico e composto, mentre una spada enorme giaceva al mio fianco.

 

PoV Rose

 

Stavo correndo come una pazza lungo quei corridoi. 

Praticamente non avevo neanche fatto in tempo a festeggiare. I miei piani erano stati stravolti.

Nella lista c'era bere come se non ci fosse un domani. Scorpius. Doccia. Scorpius. Letto e Scorpius. 

Invece mi ritrovavo a girare come una trottola per le corsie dell'ospedale.

Domi stava partorendo.

Stava partorendo. In quel momento. Me lo avevano detto, anzi gridato, appena terminata la premiazione. In un momento ero talmente presa dal trionfo che non avevo notato la totale assenza della mia famiglia.

Quando arrivai nel giusto reparto me ne accorsi dal capannello di teste prevalentemente rosse che si era formato davanti ad una porta a vetri.

-Allora?- chiesi con il poco fiato che mi era rimasto, una volta raggiunta la mia famiglia.

-Non sappiamo niente-

-Vicky è dentro con lei-

-Mi sta per venire un infarto!-
-Credete che la sua vagina tornerà mai normale?-
-ROX!?!-

Nessuno ci stava capendo nulla. Ognuno dava voce a qualsiasi pensiero. Nessuno riusciva a stare fermo. Nonna Molly alternava dei "Povera bambina" a "Jamie è dentro con lei, hanno fatto pace" in entrambi i casi piangeva.

Zia Fleur era la più composta e cercava di placare zio Bill. Nel frattempo annotava su una lista le cose che avrebbe dovuto fare nei giorni seguenti. Diedi una sbirciata. "Iscrivere Domi in palestra" era la prima voce della lista. Sorrisi.
Zio Harry cercava di far mantenere la calma a Zia Ginny che stava, letteralmente, per gettare giù la porta del reparto. "Se quel cretino fa qualcosa di sbagliato stavolta lo ammazzo, Harry! Te lo avevo detto che non dovevi viziarlo così!" sbraitava facendo avanti ed indietro.

Nella confusione totale, quando nessuno la stava più guardando, la porta si aprì.

Davanti a noi, uno spettacolo che ci ammutolì tutti.

James avanzava, un'espressione estasiata ed adorante sul volto. Gli occhi fissi sul fagottino che teneva tra le braccia.

-E' un maschio- sospirò guardandoci tutti -Si chiama Larry- 

 

PoV Britney

-Confesso, sono felice di non averti fatta fuori- abbassai la bacchetta mentre, Bonnie impugnando l'ascia si liberava dalle catene.

-Tu.. come hai potuto ..-

-Oh, smettila di frignare!- alzai gli occhi al cielo -Se non fosse stato per me saresti ancora in catene. Muovi il culo ed andiamocene- certa gente, non aveva proprio idea di cosa fosse la gratitudine. Ovviamente, qualora ne fossi stata costretta, la avrei uccisa. Ma lo avrei fatto comunque in un modo più gentile rispetto a Kàtia. O comunque per uno scopo più meritevole: salvare Albus.

Riluttante, lasciò che l'aiutassi ad alzarsi in piedi. 

-Dobbiamo sbrigarci- le intimai. Dovevamo andare via. Simulare la fuga, prima che Kàtia tornasse. Non avevo idea di quanto tempo ci restasse. 

In quel momento, la porta si spalancò. Mi voltai di scatto, mollando la presa sulla cretina che caracollò a terra di nuovo. 

-Britney- osservò Kàtia osservando la scena nella stanza. Gli occhi, si illuminarono non appena videro l'ascia tra le mani di Bonnie.

Avevo fallito. Era tardi. Troppo tardi. Cercai una scusa.

-Mi annoiavo alla prova. Ho pensato di fare qualcosa di utile-

-Imperio- pronunciò appena. Non guardai la volontà abbandonare lo sguardo della Tassorosso. Mi limitai a farmi da parte. Al fianco di Kàtia, Daniel mi guardava con gli occhi sgranati.

-Sono molto colpita- mi encomiò -Come hai fatto a fargliela evocare..?-

-Io..- iniziai.

-Ah già, la tua fama di torturatrice ti precedere, Britney! Sono molto fiera di te-

Mi morsi il labbro chinando il capo come se volessi ringraziare. 

Tutto ciò era sbagliato. Andava male, anzi malissimo.

Per un attimo, credetti che non potesse andare peggio. Poi vidi Scorpius oltrepassare la soglia della cabina, con lo sguardo vuoto, e la grande spada di Serpeverde stretta in pugno.

Eravamo nella merda.

Mi accorsi appena di essermi schierata dalla parte dei buoni.

 

 

ANGOLO DI MIKA:

Questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere. 

Spero di aver spiegato bene la dinamica degli eventi.
La tortura di Britney è durata moltissimo. E nei suoi pensieri, ho voluto evocare i ricordi ai quali cerca di non pensare.
Vi ho sempre detto che amo profondamente questo personaggio. Per il suo vissuto. Perché l'ho immaginata così fin dal principio. Spero che la vostra idea di lei sia un po' cambiata. E' cattiva? Sì, lo è. Ma ha i suoi motivi. 
Domi e Jamie sono mamma e papà. Il bimbo si chiama Larry. Qualcuno di voi saprà di cosa parlo, altri no. Semplicemente è un omaggio alla OTP delle OTP.

Scorpius, ovviamente, non era con Rose. Era Kàtia sotto polisucco. Ha spezzato l'ultimo sigillo, il sesso. Ora Scorpius è praticamente un'arma nelle sue mani. E' più profondo dell'Imperio, perché fa leva su qualcosa dentro di lui. 

Mancano Lorcan ed Alice. Ma immagino non vi siano mancati più di tanto XD

Nel prossimo capitolo.
Battaglia. Le armi sono tutte trovate.

Non so quando pubblicherò, non so se sarà la preparazione alla battaglia o la battaglia vera e propria.

Comunque, cosa ne pensate?

A presto, Mika!

PS In copertina James con il bambino!

 

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