Sometimes things are better left unsaid

di maelle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** this life goes by so fast ***
Capitolo 2: *** raise me up ***
Capitolo 3: *** the lord of candy ***



Capitolo 1
*** this life goes by so fast ***


Capitolo 1


This life goes by so fast












'I will love you till the end of time'
 
Era un sogno? Sono ancora in un sogno?




La risposta la ebbi in men che non si dica, svegliandomi di colpo leggermente sudata.
Un sogno nel sogno? Fantastico, davvero.
Mi guardai attorno, era tutto come me l'ero immaginato durante il sonno.

- Holly! Sei sveglia finalmente! - trillò felice Audrey. Ci mancavano solo lei e Mery accanto al mio letto con uno sguardo allucinato, da quanto tempo non aprivo gli occhi? 

- Sveglia chiama l'infermiera, il dottore, qualcuno. - si rivolse frettolosamente a Meriem senza però degnarla di uno sguardo, infatti continuava a guardare me e la cosa iniziava ad inquietarmi. Non poco.

- Audrey..la smetti di fissarmi in questo modo? E' abbastanza imbarazzante. - mormorai con la bocca secca ed impastata per il sonno. Acqua, avevo bisogno di bere.
Notai una bottiglietta sul tavolo accanto al mio letto e con molta fatica cercai di alzare il braccio destro per afferrarla, ma ero troppo debole.

- Faccio io tesoro. - mi sorrise Audrey mentre Meriem usciva dalla stanza forse per andare a cercare qualche dottore.
Mi portò la bottiglietta alle labbra ed io alzai lievemente il viso.

- Cosa è successo? - domandai, avevo bisogno di sapere e la confusione nella mia testa era troppa e troppe erano le domande.
Da quanto tempo ero in quelle condizioni? 
E cosa significava quel sogno?
Non riuscivo più a distinguere tra realtà e sogno. Esisteva davvero un Greg? Il mio amore per lui era sincero o solo frutto dei miei pensieri? Dio, quanto forte avevo sbattuto la testa?

- I dottori ci avevano detto che potevi non ricordarti nulla dell'accaduto. - mi spiegò -  Sei stata investita tre giorni fa da una macchina mentre andavamo a scuola il primo giorno. Sai quel bar vicino a scuola? Ecco, quella mattina io non avevo fatto colazione e tu, come al solito, avevi insistito per farmi mangiare qualcosa. Era già suonata la campanella ma da buona testarda che sei, hai attraversato di corsa la strada per andare a comprarmi una brioche. Solo che..- si interruppe abbassando gli occhi, probabilmente stava rivivendo le immagini di quel giorno nella sua mente.

E io non potei non sentire una sensazione strana, come di déjà vu. Aveva usato le stesse parole nel mio sogno, possibile che fosse un sogno promonitore?

- Solo che attraversando ho tagliato la strada ad un'auto. - conclusi.

Audrey annuì sorpresa. - Come fai a saperlo? -
E ora? Non potevo mica raccontarle che l'avevo sognato. Come minimo mi avrebbe riso in faccia.

- Ho solo tratto le mie conclusioni. - mentii.
Fortunatamente Meriem irruppe nella stanza con al seguito un dottore, lasciatemelo dire, proprio niente male, ponendo la parola fine alla nostra conversazione.


- Oh signorina Bennett finalmente si è ripresa. Facciamo subito una visita veloce per vedere se tutto è normale. - esclamò il dottor Jenkens, così era scritto sul suo cartellino. Era entrato con un grande sorriso ed era affascinante, molto. Anche se poteva essere mio padre, ops.
Era un uomo alto e con un fisico niente male, moro e occhi scuri profondi come un pozzo. Chissà quante donne ci erano cadute dentro.



Per i seguenti giorni non feci più domande riguardo all'incidente e non accennai nemmeno ad un presunto Greg o ad uno dei suoi amici. In realtà iniziavo a credere che non esistessero e che fossero frutto della mia immaginazione. Inoltre erano iniziate le sedute di riabilitazione, ero troppo fragile dopo giorni e giorni passati sdraiati sul letto.
Passai i giorni tra mia madre, Meriem, Audrey e qualche parente in visita.
Vennero persino mia sorella e il suo ragazzo Carlos, non dovrebbe sembrarmi troppo strano dopotutto è mia sorella, ma sapere poi che era stata molto in pensiero per me mi fece quasi sorridere. 
No, non sono pazza, ma non eravamo mai state molto unite o almeno non a parole o gesti. A nessuna delle due è mai piaciuto esternare i proprio sentimenti e darsi un bacio o un abbraccio per noi era qualcosa di molto significativo, perchè non succedeva spesso.

- Oh buongiorno dottor Jenkens. - salutai con un sorriso sulle labbra l'uomo appena entrato.

- Vedo che stai molto meglio Holly, bene. Direi che oggi potresti anche uscire. - il mio sorriso si estese ancora di più, per quanto possibile, finalmente sarei potuta tornare a casa.



- Casa dolce casa! - urlai una volta entrata in casa mia, subito l'odore di fiori secchi posti vicino all'entrata mi invase non potei sentirmi meglio.
Ero riposata ed ero tornata in forma, non avevo più problemi.
Certo, mia madre mi aveva fatto una bella ramanzina sulla mia imprudenza nell'attraversare la strada, ma era solo spaventata la potevo capire. 

- Era così vuota la casa senza di te, Holly. Ora che tua sorella si è trasferita, la tua assenza in casa mi faceva sentire triste. E sola. - mormorò dolcemente mia madre e l'abbracciai fortemente.
Mi faceva tenerezza, in tutti questi anni l'aveo sempre vista prendersi cura di me e mia sorella mettendo in secondo piano la propria vita, soprattutto quella sentimentale. Non ha mai avuto un uomo, almeno non una storia seria e mi è sembrata sempre una donna così sola. E la ringrazierò sempre per come mi ha cresciuta, però ora aveva bisogno di un uomo. La vita scorre in fretta, io crescerò e lei rimarrà da sola? Non voglio che rimanga in una casa così grande, quando sarà vecchia cosa avrà, a parte qualche storia da raccontare?

Nessuno con cui condividerle.

No, non va bene. Lei ha passato una vita a sistemare le sue figlie, quando penserà a se stessa?
- Mamma? - la richiamai presa da un lampo di genio.

Ok, forse non era un'idea geniale ma valeva la pena tentare. Il mio dottore aveva più o meno la sua età, un pensierino poteva farlo.. - Ma in fatto di uomini..è da un po' che non esci con qualcuno, no? -

- Holly. - mi interruppe subito - Non ne voglio parlare, non mi sembra il momento ideale. Ora perchè non vai a riposarti in camera mentre io preparo la cena? - sorrise.

Annuii e in silenzio salii in camera mia buttandomi sul letto, chiusi gli occhi per tentare di liberare la mente.
Tutti i miei buoni propositi furono interrotti dalla vibrazione del mio cellulare che avevo, purtroppo, ancora nella tasta dei miei jeans.
Chiunque tu sia, mio caro mittente, sappi che ti sto maledicendo. 
Meriem. Ecco, chi poteva scrivere sempre in momenti poco opportuni se non lei?

- Hollyyy come stai?? Sappi che io e Audrey veniamo da te domani mattina, è domenica e ho già avvertito tua madre, va a fare la spesa. Non rompere le palle e non rispondere al messaggio. Veniamo anche contro il tuo volere. xx 

Questi erano i messaggi che mi inviava la mia migliore amica. Devo farmi delle amiche decenti.
E poi io domani volevo riposarmi, prendermi una giornata solo per me. Dovrò rimandare per colpa di quella squinternata di Mery che mi ritrovo come amica..

- Holly la cena! - non finii nemmeno di insultarla per bene che mia madre mi chiamò.

C'era un buon profumo che proveniva dalla cucina, lasagne. Al diavolo tutto, questa sera ci siamo solo io e le mie lasagne.






Buonasera mie care donzelle :)

Okay questo sarebbe una sottospecie di continuo dell'altra, ed unica, mia storia 'open your eyes'. E scusate se il capitolo è corto ma fa da
prologo, dovevo fare un 'ponte' tra le due storie.
Avete presente l'ultimo capitolo quando Holly si sveglia in ospedale e scopre che era tutto un sogno? Bene, anche quello era un sogno ahahah
Qui però si sveglia sul serio, almeno per adesso.. ahahah non preoccupatevi, non finchè non mi verrà un altro colpo di genio e magari farò morire qualcuno
No, se ho intenzione di far morire qualcuno non ve lo dirò.
Perchè sto parlando di morte? Ahh troppa Lana Del Rey ( tranquilli per adesso non ho intenzione di riempire i capitoli con citazioni e canzoni di lana ahah ne avete avuto abbastanza)
Comunque, non so perchè mi è venuto in mente di fare il seguito, forse perchè non mi piaceva come l'avevo fatta finire, diciamo la verità, non aveva senso!
Non so bene che piega prenderà la storia, perchè come sapete, io non ho mai una trama precisa in mente ahah

Adios e a presto
bacioni, martina

p.s. se non l'aveste capito Mery sarebbe il diminutivo di Meriem, perchè il nome per intero non mi piace ahah

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Capitolo 2
*** raise me up ***


Capitolo 2

raise me up








I mesi successivi passarono velocemente e così, senza colpi di scena, arrivammo ad inizio novembre tra scuola, amiche e dormite.

Niente di nuovo, se non che mi impegnai più del solito a scuola; passavo i pomeriggi a studiare e la sera con mia madre e i weekend in giro per la città con le mie amiche. 
Posso dire che dopo l'incidente il rapporto tra me e mia madre si è solo consolidato.

- Buongiorno ragazzi! - squillò la professoressa di biologia sui suoi tacchi a spillo. Non chiedetemi perchè indossa quel genere di scarpe perchè non saprei proprio come rispondere.

Pian piano stava svanendo anche il ricordo, ormai vago, di quel ragazzo biondo che aveva popolato i miei sogni con mio grande dispiacere. 
E' meglio così, mi ripetevo sempre.


- Sono a pezzi, fortuna che è venerdì! - esclamò Meriem sbadigliando.

- Già, domani niente scuola, che ne dite quindi di venire a casa mia a pranzo? - propose Audrey incamminandosi verso l'uscita.
La seguimmo - Per me non c'è problema, avverto solo mia madre. - risposi prendendo il cellulare dallo zaino.



Per pranzo Meriem si offrì di cucinare, con nostro grande dispiacere. - Cucinare? Tu non sai cucinare cara, questo tu lo chiami cibo? - mi lamentai prendendo della pasta con la forchetta.

- Meriem, seriamente. Spaghetti con panna e wurstel? Ma da dove le prendi le ricette? - aggiunse Audrey accusandola poi di volerci intossicare.

Meriem sbuffò e alzò gli occhi al cielo, senza però risponderci. 
Ma alla fine, molto alla fine, quella specie di pasta era anche buona. Oddio buona è una parola grossa, diciamo commestibile.

- Cosa facciamo domani sera? - domandò la rossa Meriem. Sì rossa, perchè di punto in bianco si era tinta i capelli e ora sembrava Holly di Geordie Shore, ma coi capelli
più sbiaditi, ma le tette ci sono. Meglio fermarsi qui, perchè le coincidenze sono troppe.

Domani sera? - E' sabato sera, sono vorrete stare a casa spero! - aggiunse poi notando le facce perplesse mia e di Audrey.

Quest'ultima si animò tutta, manco si fosse seduta su un cactus. - Non prendete impegni per domani sera! Cioè, ce l'abbiamo già un impegno! - 

- Spiegati. - alzai le sopracciglia, mi aspettavo di tutto. - Ma ti avverto che non ho intenzione di indossare un vestitino o dei trampoli. - 

Sbuffò e poi si affrettò a spiegare - Mio padre ha ottenuto tre biglietti per la puntata di domani di X Factor! - urlò tutta felice battendo le mani.

X Factor? Io e Meriem ci guardammo.

A nessuna delle due piaceva quel programma. Ma ci saremmo andate per accompagnare Audrey, questo lo sapevamo bene, da buone amiche che siamo.
- Ci sono certi artisti che mi suscitano..non so spiegare, ma mi fanno impazzire e vorrei che li ascoltaste. - mai come in questi momenti mi sembrava una tredicenne - Spero tanto domani di potermi avvicinare e dirgli cosa mi fanno provare! - ormai parlava da sola, l'avevamo persa.

Per i seguenti tre quarti d'ora, Audrey ci spiegò bene a che ora dovevamo partire, col treno, e cosa dovevamo metterci. Aveva anche scelto i nostri vestiti, trucco e parrucco: pazzesco, neanche fossimo noi i cantanti che dovevano esibirsi.

- Va bene, allora noi ce ne andiamo. Ok? A domani! - io e la rossa scappammo letteralmente dalla casa di Audrey, divenuta ormai insopportabile a causa di tutta quella situazione.
Cioè, doveva passare solo due orette tra il pubblico mica cantare sul palco, non capisco perchè dovesse organizzare tutto nei minimi dettagli.

- Cioè voleva tingermi i capelli, ma è impazzita? - sbottò Merime accanto a me mentre si lisciava i suoi capelli.

Io in tutta risposta scoppiai a ridere, divertita dalla situazione. Il bello è che Audrey voleva davvero farlo, ma per fortuna siamo sgattaiolate via mentre era distratta. 

- Non oso nemmeno immaginare domani sera quanto isterica sarà, che qualcuno ci salvi. - solo il pensieri mi terrorizzava, ma la realtà sarebbe stata anche peggiore.  

- SI farà di sicuro qualche figura di merda, io dirò che non la conosco e dovresti farlo anche tu. - ridacchiò Mery e mi prese sotto braccio, accompagnandomi verso casa. 


- Ciao ma'! - schioccai un bacio sulla guancia ricoperta di fard di mia madre.

- Ciao tesoro, com'è andata a scuola? - mi domandò accarezzandomi i capelli.

- Bene, come al solito. Senti, il padre di Audrey ha otten- non feci neanche in tempo a spiegarle tutto che mi interruppe.

- So già tutto, la madre di Audrey mi ha chiamata. Puoi andare Holly. - mi sorrise raggiante.

- Ma come! Io speravo mi impedissi di andare. - mi lamentai.

- Ma perchè stai andando bene a scuola e sei una brava ragazza. Devo premiarti in qualche modo! -

- Potresti darmi trecento sterline da spendere in vestiti, piuttosto che mandarmi a Londra. - bofonchiai.

- Ma non ti sei stancata di Brighton? E' da tanto che non visiti Londra. Dai shopping lo farai un'altra volta. - mi stritolò in uno dei suoi teneri abbracci.

- D'accordo capo. - mi arresi.




- Spero che questi cantanti siano davvero bravi. Mery xx

- Ne dubito, poi sarà pieno di ragazzine urlanti :( Holl x


Ero sdraiata sul letto di camera mia ascoltando gli Sleeping With Sirens, scoperti da poco, messaggiando con alcune amiche e pensando a come vestirmi per la sera.
D'accordo che non avevo voglia di andare, ma potevano che ne so inquadrarmi e non volevo andare in televisione conciata male. E non avevo nemmeno intenzione di indossare ciò che aveva scelto Audrey. 

Passai praticamente tutto il pomeriggio di sabato a vestirmi e truccarmi. Truccarmi, parolona.
Misi la solita linea spessa di eyeliner, fondotinta e fard; il mascara non lo mettevo più, le ciglia le avevo lunghe e marcate di mio e il mascara me le appesantiva soltanto facendomele sentire tutte impiastriccate di quel prodotto.
Riguardo ai vestiti, misi dei jeans grigi, una maglietta nera con un disegno sul davanti, credo fosse un cristallo ma era molto colorato e direttamente la giacca. E non potevano mancare i miei amati stivaletti neri, che mi accompagnavano ormai da anni e che forse dovevano andare in pensione, ergo dovevano essere gettati nella spazzatura. 

L'appuntamento alla stazione era per le quattro e mezza, il treno sarebbe partito per le cinque e saremmo arrivate a roma in due orette. La cosa migliore di tutto il viaggio è che rivedrò Londra, dopo quasi tre anni dall'ultima volta che ci sono stata.

- Holly ma perchè non ti sei messa ciò che ti avevo detto io?! - sbraitò Audrey in piena crisi isterica. - E anche tu Meriem! Cos'è quella maglia scollata? Vuoi fare la parte della scostumata? - 

- Calmati, è solo una maglia e poi ho messo i pantaloni neri come volevi tu. - sorrise angelicamente, ma aveva solamente una faccia da prendere a sberle. 

Vidi Audrey trattenersi dal buttarci sui binari mentre passava un treno e poi respirare per tranquillizzarsi. - Questa è la mia serata e non permetterò a nessuno di rovinarmela. Ora adiamo. - ordinò apparentemente calma.
Una volta aver fatto i biglietti ed essere salite sul treno, piombò un silenzio imbarazzante. Si era davvero arrabbiata, allora.

- Dai non essere arrabbiata con noi, sai che ci divertiamo a punzecchiarti. E poi vestite così ci sentiamo più a nostro agio. - spezzai il silenzio, ma avevo paura che mi saltasse sopra e mi azzannasse il collo. Troppi film horror, Holly, troppi.
Poi notai che anche Audrey era vestita come suo solito, non aveva più messo quel vestito che aveva scelto l'altro giorno: indossava dei leggins con una maglia lunga e con scollo a barca. Come suo solito.

- E poi nemmeno tu sei vestita meglio di noi, eh. - puntualizzò Meriem che aveva notato la stessa cosa.

Poi Audrey, con mio grande sollievo, si aprì in un sorriso. - Non posso essere arrabbiata con voi ragazze, vi ho praticamente trascinate con me. - 

- Sono convinta che alla fine anche noi due ci divertiremo, non sarà così male, no? - mentii.


Non potevo sbagliarmi più di così. 

Non sarà così male? Era peggio di quanto mi aspettassi.
Ragazzine, ragazzine urlanti ovunque. Ovunque, sbucavano come funghi e poi strattonavano, ma dove credevano di essere?
Giuro che se non avessero avuto più di cinque anni in meno di me, avrei ficcato quei loro cartelloni su per i loro culi ogni volta che attentavano al mio udito. Erano delle urlatrici nate.

- Ma dove siamo finite? - mormorò sconvolta Meriem e potei notare anche la faccia stupita e sconcertata di Audrey. Nemmeno lei si aspettava questo.

Con grande fatica trovammo i posti a sedere, non molto lontani dal palco, credo fosse seconda fila. Non ne ero certa perchè mi ero rincoglionita, troppo trambusto.
Una cosa la notai, i giudici. E c'era Gary Barlow, mia storica cotta.
Non voglio approfondire questa parte, è troppo imbarazzante, cioè potrebbe essere mio padre!

- Uh inizia! - squittì Audrey stringendomi fortemente il polso.

Meriem aveva avuto la bell'idea di mettermi nel posto a sedere in centro, così avrei dovuto sorbirmi io Audrey.

- Questa me la paghi. - sibilai girandomi verso Mery.

Intanto il presentatore parlava e parlava e cantante dopo cantante si esibiva, non erano poi tanto male. Quello che più mi aveva colpito era un certo James qualcosa; aveva una voce davvero toccante, mi era subito piaciuto.
Poi si era esibito un gruppo di quattro ragazzi, erano carini e infatti Meriem non si era trattenuta dal commentare. Audrey invece..non parliamone.
Avevo perso la sensibilità del braccio talmente forte me lo stringev..- Ahh! Diavolo fai piano, non lo sento più! - ecco che era tornata a stringermelo. 

- Shh, zitta. C'è il gruppo di cui vi parlavo. - mi ammonì lei.

Ah sì, allora era a loro che voleva dire ciò che le facevano provare.

- Com'è che si chiamano? - chiesi a Meriem.

- District qualcosa, carini no? - ed eccola e a quel carini si aggiunsero altri mille aggettivi.

Appena inziarono a cantare Audrey mollò la presa al mio braccio, era quasi come in trance: gli occhi le brillavano e aveva un'espressione da ebete in faccia.
Li ascoltai, non erano male ma non capivo tutta questa sua adorazione nei loro confronto.
C'era un moretto con una voce davvero tenera, nonchè limpida e poi c'era l'altro ragazzo con un berretto in testa che si sapeva muovere, non c'è che dire.
Poi il terzo membro del guppo era biondo e aveva un'aria estremamente familiare. Ma la cosa che più mi colpì era la sua voce, estremamente dolce e rassicurante.









Salut biscotte :)

Eccomi qua, col secondo capitolo e non so che scrivere.
Ho fatto passare il tempo in fretta, perchè mi annoiava scrivere di quanto lei si deprimesse o di quanto noiosa fosse la scuola, tanto non interessa a nessuno, me per prima ahah
Vorrei far presente che la nuova storia è ancora al tempo della prima storia (?) nel senso, è come se tutti i capitoli di open your eyes non fossero mai esistiti ahah
Siamo sempre nel novembre 2012 e i ragazzi sono ancora ad xfactor :) 
Bene, spero vi sia piaciuto ma non aspettatevi un colpo di fulmine tra Greg e Holly, sarebbe banale!
Non ho riletto, sono di corsa perchè domani interroga di storia e non ho ancora studiato ops 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto

bacioni, martina

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Capitolo 3
*** the lord of candy ***


CAPITOLO 3

The Lord Of Candy








" Audrey, per l'amore del cielo! Ce ne possiamo andare ora? " 

Lo spettacolo era finito da circa mezz'ora e lei voleva a tutti i costi farsi fare gli autografi da tutti i cantanti in gara. Inutili erano state le proteste mie e di Meriem.

" Dammi ancora cinque minuti Hol...Oddio! I District3! Venite! " squittì tutta felice afferrandoci per i polsi e costringendoci ad attraversare una folla di ragazzine urlanti per raggiungere quel gruppo.

Meriem sbuffò, odiava tutto quel caldo, le faceva sciogliere il trucco.
" Ma non hanno dei ventilatori? Ci ho messo tre quarti d'ora per sfumare questo benedetto ombretto. " si lamentò infatti.

Alzai gli occhi al cielo.
Come ci ero finita io in tutto quello? Una diciottenne che si comporta come una quattordicenne e un'altra che si preoccupa del trucco.

" Hey hey ragazze fate piano! Ci sono autografi per tutte, come ti chiami piccola? " esclamò un ragazzo più o meno della mia età con i capelli castani e occhi dello stesso colore, rivolgendosi ad una bambina con due codini biondi.

" Mi chiamo Chelsea, Dan. " mormorò arrossendo leggermente.
Dan, ecco qual era il nome di quel ragazzo.

" Ecco a te. " le rispose riconsegnadole quel pezzetto di carta con il suo nome e scompigliandole, per quel che poteva, i capelli.
Notai con la coda dell'occhio un'imbarazzante Audrey che si faceva strada tra le ragazzine a gomitate. Non riuscivo a crederci, com'era arrivata così a fondo?
E tutto per piazzarsi davanti a quel Dan con un sorriso a trentadue denti. 

Lui le sorrise a sua volta " Come ti chiami? " esclamò prendendo dalle mani di lei il foglio e la penna sfiorandole le mani e notai che lei sussultò a quel contatto.
Era cotta, proprio come una tredicenne.

" Audrey " mormorò arrossendo e distogliendo lo sguardo da lui, cosa che lui non fece.
La  situazione stava diventando di momento in momento più imbarazzante, fortuna che potevo fare appoggio su Mer..Meriem?

Dov'è finita ora?
Mi guardai intorno ma della mia amica non c'era traccia. Fantastico!

" Audrey io vado a cercare Meriem, tu quando hai finito " mi fermai cercando la parola adatta, " qualsiasi cosa tu stia facendo, aspettami qui. Non ti allontanare. " Era come parlare col muro, era immobile davanti a quel ragazzo, che intanto stava firmando autografi ad altre ragazze, e lo fissava. 
Ero diventata una cazzo di baby-sitter!


Giravo per lo studio di X Factor da dieci minuti e di Meriem non c'era ancora traccia, avevo guardato ovunque e la gente ormai iniziava ad uscire fuori; magari quell'idiota era all'aria aperta a fumarsi una sigaretta.
Prima di uscire però dovevo andare a riprendere Audrey e indovinate un po'? Non c'era!
Ma dico io, che diavolo di amiche ho? Non è così che ci si comporta.

Mi sentivo come un povero pastore che cercava di riacchiappare le pecorelle smarrite. Che situazione penosa.
Detti per la centesima volta una veloce occhiata allo studio solo per accettarmi che le mie amiche non vi fossero dentro e mi incamminai fuori.

Niente.
Sapete cosa intendo per niente? Erano sparite, possibile che qualcuno le avesse rapite? Mi avrebbe fatto solo un favore! Però poveraccio, non sapeva in cosa si era cacciato.
Invece di chiedere un riscatto alle famiglie avrebbe dato lui stesso dei soldi purchè se le riprendessero. Risi da sola al mio pensiero.

Presi il cellulare e provai a chiamare entrambe, niente; provai con svariati messaggi. E ancora niente.

Decisi di incamminarmi per qualche isolato, forse erano entrate in un bar.
Una vibrazione mi fece sussultare.

- Da: Audrey
           Hollyyyy! Meri ed io siamo in un pub chiamato Half Moon, appena puoi raggiungici xx   
          E scusa se siamo sparite, ci faremo perdonare..

Half Moon? Che razza di posto è questo? Mai sentito.
Le scrissi un messaggio chiedendole l'indirizzo, come se fosse scontato che sapessi dov'era.
Almeno si erano scusate.




Dopo una ventina di minuti arrivai in quel posto, non era poi così tanto lontano ma la zona in cui si trovava non era certamente dei migliori, soprattutto visto che la mezzanotte era passata già da un po'.

" Holly, Holly! Siamo qui! " Non appena misi piede dentro il locale una Audrey decisamente troppo esuberante si sbracciò nella mia direzione.

Accanto a lei notai Meriem che sorseggiava un cocktail mentre discuteva con un ragazzo. Un ragazzo? 
Decisi che era ora di far sentire quanto arrabbiata fossi, certamente le scuse fatte tramite un messaggio non mi erano bastate! 

" Si può sapere dove diavolo eravate finite? E tu " puntai un dito contro Audrey che mi rivolse uno sguardo innocente " Quando dico di aspettarmi in un certo punto intendo che non devi muovere il tuo culo da lì. E Meriem, tu dove cazzo sei stata per tipo mezz'ora? " Sbottai con poca eleganza.

Sentì quel ragazzo che fino a poco tempo fa parlava con la mia amica ridacchiare " Carina " commentò.

" E tu chi cazzo sei? " ero incazzata e avrei avuto una parola poco gentile per chiunque mi avesse rivolto la parola.

" Michael, piacere " si presentò e mi porse gentilmente la mano.
E no, non mi sento una merda per averlo trattato male. 

" Ecco Audrey per te una birretta bella fresca " esclamò un altro ragazzo sbucato dal nulla.
Solo dopo mi accorsi che fosse quel Dan di prima.

" Ho vinto un meet and greet " si giustificò la ragazza.

E solo ora me lo dice? " Ma all'una di notte? " domandai.

" Siamo tutti adulti e vaccinati, perchè non incontrarci e bere qualcosa " disse per poi indicarmi la sedia accanto a lei.
Quando Dan stava per consegnarle la pinta gliela rubai dalle mani e presi un lungo sorso " Mi avete fatto correre da una parte dello studio per quasi un'ora per cercarvi, sto morendo di sete " borbottai.

Ero seduta da qualche minuto al tavolo, Meriem continuava a parlare con quel ragazzo e Audrey aveva gli occhi a cuore e ascoltava rapita qualsiasi cazzata che Dan le stesse rifilando. Mi sentivo una cretina lì in mezzo e per di più la birra era finita.

" Vado a fumarmi una sigaretta. " borbottai, sempre se qualcuno mi stesse ascoltando.

E pensare che i genitori miei e di Audrey pensavano che stessimo dormendo ormai a casa di Meriem dopo essere andate allo show. 
Mi appoggiai al muro fuori al locale e mi accesi una sigaretta, gustandomela in pace finchè qualcuno non interruppe quel mio momento.
" Hai da accendere? "

" Certo. " tirai fuori dalla borsa l'accendino e glielo porsi.
La fiamma gli illuminò il volto e notai che era un ragazzo biondo.
Biondo. Tutti i biondi che avevo incontrato erano degli emeriti cretini. Sì, facevo di tutta l'erba un fascio.

" Grazie. " mi sorrise e mi riconsegnò l'oggetto.
Eravamo uno accanto all'altro appoggiati con la schiena sul muro freddo in silenzio e persi ognuno nei proprio pensieri.

" Sei carina. " disse ad un certo punto.

Cosa? " Cosa? "

" Ti va di bere qualcosa? Offro io. " propose ignorando la mia esclamazione di prima.

" Solo perchè offri tu, non ho soldi. " accettai non so per quale motivo, forse perchè non mi andava di tornare a fare il palo a quel tavolo.
Rientrammo nel locale e ci sedemmo ad un tavolo, per mia fortuna, lontano da quello delle mie amiche e ordinammo.
Entrambi prendemmo una birra media rossa; non potete capire quanto la ami, la birra.
" Allora, prima cosa: come ti chiami? " disse ridacchiando.

" Holly, tu? " sorrisi. Stavo bevendo con qualcuno di cui non sapevo nemmeno il nome, tanto vale che accetti la caramella del primo che passi.

" Mi chiamo Gregory, ma fa talmente schifo come nome che preferisco farmi chiamare da tutti Greg! " esclamò storcendo le labbra.

" Ma non è tanto male! " mentii " Pensa che il mio nome significa agrifoglio. "

" L'agrifoglio non rappresenta tipo la gioia e la prosperità? A quanto pare è vero, non ti manca proprio nulla. " esordì lanciando un'occhiata al mio seno.

Forse era meglio andare a bere col signore delle caramelle.

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