La Profezia

di SonoDiversaDagliAltri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non sono io ***
Capitolo 2: *** La Voce ***
Capitolo 3: *** Legilimens ***
Capitolo 4: *** La Runa Numero Otto ***
Capitolo 5: *** La Notte di Valpurga ***



Capitolo 1
*** Non sono io ***


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NON SONO IO.
 
 
Voldemort era stato uno dei più grandi maghi della storia moderna. Aveva fatto cose orribili, ma le aveva fatte tutte secondo un ideale. E non avrebbe mai permesso che quell’ideale andasse perduto. Era esaltato dalla prospettiva di vita eterna, ma non tanto sprovveduto da non considerare la probabilità della sua morte. Aveva designato un erede. E l’erede si sarebbe trovato ad Hogwarts esattamente 25 anni dopo di lui. Lasciò la sua profezia ai Mangiamorte che sapeva gli sarebbero rimasti fedeli. E loro hanno eseguito gli ordini.
 
 
 
 
Albus era nella sala comune di Serpeverde, bloccato, chiuso lì insieme agli altri compagni dai professori che speravano di proteggere i ragazzi dall’attacco dei Mangiamorte. Ma restare lì era l’ultima cosa che sognava di fare. Batteva i pugni contro il muro d’ingresso, cercando il modo di andarsene. Solo un’altra persona, Scorpius Malfoy, era insieme a lui. Entrambi dovevano assolutamente uscire per lo stesso motivo: Rose. I professori avevano portato in un luogo sicuro e nascosto tutte le persone che in qualche modo potevano essere collegate a Voldemort, compresi i suoi cugini. Ma non Rose, non lei. Era una vera Grifondoro e pur di rimanere a difendere i suoi compagni, si era nascosta dalla McGranitt stessa, trascinando nella vicenda, come sempre accadeva, anche lui e Scorpius.
Improvvisamente gli venne in mente un’idea: l’incantesimo che non aveva funzionato scagliato singolarmente poteva funzionare in coppia quel tanto che bastava da rompere le difese. Così lui e Scorpius alzarono le bacchette:- 1, 2, 3… Reducto!- gridarono all’unisono. Furono scagliati indietro e caddero violentemente a terra. L’incantesimo però funzionò: nel buco si era aperto un varco abbastanza grande da poterci passare. Scorpius corse fuori disperato, mentre Albus gettava un incantesimo per riparare il muro e proteggere gli altri. Volarono su per centinaia di scalini, senza voltarsi indietro. Dopo quella che parve un’eternità giunsero alla torre Grifondoro. Il ritratto della Signora Grassa era letteralmente volato via dalla sua postazione, scardinato e gettato in mezzo al corridoio. Quando entrarono ciò che si trovarono davanti fu devastante: dieci corpi di ragazzi erano riversi a terra e solo tre persone erano ancora vivi per piangerli. Albus tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che Rose era tra questi. Era china sul corpo di Edward Franklin, un suo caro amico, sconvolta. Non riusciva nemmeno a piangere. Scorpius le si gettò al collo e la baciò. Albus si guardò intorno: le altre due persone vive erano Alice Paciock che stava singhiozzando ininterrottamente vicino al corpo di sua sorella Augusta e un ragazzo dai capelli castagna, troppo intontito per capire cosa stesse succedendo.
Rose si fece forza e raccontò cosa era successo:- Ci hanno attaccati…erano in cinque… a… abbiamo difeso gli altri…-. – Ci siete riusciti?- chiese Albus. Rose annuì debolmente:- Albus, devi sapere una cosa- continuò Rose – cercavano te, credono che sia tu l’erede di Voldemort!-. Quello fu un duro colpo per Albus, come una coltellata allo stomaco. – NON SONO IO!- esclamò in un tono tra il confuso e l’indignato. – Lo so! È per questo che dobbiamo trovare la McGranitt, per metterti al sicuro con gli altri!- replicò Rose. Albus non avrebbe voluto lasciare Rose da sola, ma cosa avrebbe potuto fare? E se poi fosse stato veramente lui l’erede? Non poteva finire in mano ai Mangiamorte. La cosa migliore da fare era essere portato al sicuro, anche se questo non gli piaceva.
– Vieni con me?- chiese a Rose. – Mi dispiace, ma non posso lasciarli!- disse guardandosi intorno. – Resto io con loro- disse improvvisamente Scorpius – tu va a cercare la McGranitt-.
- Tornerò- disse lei, e lo baciò.
 Corsero, Rose e Albus corsero senza fermarsi, senza voltarsi indietro. Cercando un qualsiasi professore, qualcuno che li potesse aiutare. Arrivarono nella Sala d’Ingresso stremati e con il fiatone, ma non ebbero il tempo di fermarsi a riprendere fiato. Delle voci provenivano dal fondo di un corridoio: voci estranee, voci cattive. – E’ lui!- gridarono, -Prendiamolo!- e si gettarono di corsa verso di loro.
- Tu va, li sistemo io!- disse Rose con voce tremante e sicura allo stesso tempo. E mentre lei si metteva in posizione, levando la bacchetta, Albus attraversò di volata la Sala, con la mezza idea di raggiungere la sua scopa nella rimessa. Ma non fece in tempo a percorrere metà del percorso verso il campo da Quidditch che una figura esile e snella gli si parò davanti, bacchetta in pugno, tagliandoli la ritirata. Era Lily, sua sorella. –Lily! Devo andarmene! I Mangiamorte mi vogliono catturare! Dove sono gli altri? Dove sono stati portati?- chiese disperato. Lily rispose impassibile – Non aiuterò l’erede di Voldemort a fuggire!-.
 - Ma Lily! Non sono io! Credimi…-. Sua sorella aveva il volto stranamente impassibile e una strana luce negli occhi. Una luce maligna. Albus capì, non seppe come ma capì. Era lei l’Erede. – S…sei tu…- disse paralizzato. – Ma che perspicacia fratello-.
– Lily, no…-. Ma era già troppo tardi. Non era più sua sorella: aveva la bacchetta in posizione e un ghigno malefico sul volto.
-Avada Kedavra!- il lampo verde si levò dalla bacchetta di faggio di Lily. Albus chiuse gli occhi, preparandosi alla fine. Ma un attimo prima che l’anatema lo colpisse sentì un grido e l’impatto di un altro corpo contro il suo, che lo spinse violentemente di lato. Salvandolo dalla morte.
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eccoci qui! ringrazio Clary F per il bellissimo banner. da sinistra verso destra sono: Rose, Albus, Scorpius e Lily!

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Capitolo 2
*** La Voce ***


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LA VOCE

<< Stupeficium! >> fu la prima cosa che Albus sentì dopo la caduta. Doveva aver perso i sensi per qualche istante. Aprì gli occhi: di fronte a lui la professoressa McGranitt aveva ancora la bacchetta pugno, doveva essere stata lei a mettere al tappeto Lily, che adesso era accasciata a terra a pochi metri da lui. Il professor Lumacorno, dal canto suo, doveva averlo gettato di lato salvandolo. In quel momento si stava rialzando accanto a lui. Albus non ebbe nemmeno il tempo di mettersi seduto che la McGranitt lo tirò su per un braccio e lo trascinò dietro di se. Albus cominciò a tremare per la tensione degli istanti precedenti e faceva fatica a mantenersi in piedi. << Dove mi state portando? >> chiese con un sussurro. << Nel luogo sicuro in cui avresti dovuto essere! >> lo rimbeccò la professoressa. Mentre attraversavano l’ingresso venne loro incontro Rose, ma non fece in tempo a dire una parola che anche lei fu trascinata nell’onda d’ira della McGranitt. Albus non seguì molto il percorso che fecero. Era impegnato a osservare il corpo privo di sensi della sorella che fluttuava dietro di loro. Possibile che fosse lei? No, si rifiutava di crederlo. Ma quel lampo maligno che aveva visto negli occhi della sorella lasciava ben pochi dubbi. Improvvisamente il gruppo si fermò: erano nel bagno delle ragazze, ma uno dei lavandini era come aperto e mostrava un passaggio sotterraneo. Vedendo gli sguardi stupiti di Albus e Rose, la McGranitt si affrettò a dire: << Questa è l’entrata per la Camera dei Segreti, ovvero il luogo sicuro in cui avreste dovuto essere e in cui si trovavano i vostri fratelli e cugini, prima che la signorina Potter scappasse. >>. Il legame tra quello che stava succedendo e la storia di suo padre quando era al secondo anno, risultò a Albus tanto macabro quanto verosimile. Quando scesero però, trovarono la Camera allestita come un’infermeria: un paio di medimaghi correvano su e giù curando i feriti che erano stati recuperati. Le persone illese, si trovavano ammucchiate contro i lati della Sala, attaccate ai muri. << Professoressa, non crede che i Mangiamorte conoscano questo luogo? >> chiese Rose. << Ne dubito! >> rispose secca la McGranitt. Mentre lei e Lumacorno sistemavano Lily su una brandina isolata e lanciavano incantesimi di protezione tutto intorno per proteggere gli altri, Albus e Rose cominciarono a guardarsi intorno. C’erano quasi esclusivamente ragazzi del sesto e del settimo anno, che probabilmente aiutavano i professori. Gli altri erano gli studenti che erano stati portati al sicuro. C’erano tutti i loro cugini che ancora frequentavano Hogwarts, più altri ragazzi, perlopiù figli dei maghi che hanno spiccato di più nella guerra contro Voldemort, sia sul fronte amico che su quello nemico. << Perché le figlie del professor Paciock non sono state portate qui? Augusta sarebbe ancora viva! >> esclamò Rose con un impeto di rabbia. Era una buona amica di Alice e Augusta. Albus le posò una mano sulla spalla e le disse dolcemente: << Forse hanno fatto come hai fatto tu, non sono volute andare. >>. << Sì, era da loro… >> disse piano Rose. Poi qualcuno improvvisamente corse verso di loro: erano James e Hugo. Rose non seppe trattenersi e si gettò al collo del fratello. Lo stesso fece Albus. Prima che James potesse iniziare con le domande Rose intervenne: << C’è una cosa che dovete sapere: Lily è l’erede di Voldemort >>. Guardò la branda dove sua cugina stava distesa, ancora priva di sensi. James era come bloccato, paralizzato dalla catastrofica notizia. Adorava Lily, era veramente la sua preferita. Senza perdere altro tempo Rose raccontò tutto, dal momento in cui si erano separati fino ad allora. << N…non può essere lei >> disse James alla fine. << Non può >>. << Ti assicuro che può essere benissimo Lily l’erede e Albus può confermartelo! >> disse Rose rabbiosa. Era nel suo modo di essere cercare qualcuno con cui prendersela. << Io sono d’accordo con James >> sentenziò Albus. Rose lo guardò atterrita. Stava per aprire bocca per urlargli contro quando il professor Watkins, insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e direttore di Grifondoro. Chiese a Rose cosa fosse successo nella torre, quando i Mangiamorte li avevano attaccati. Con la sua solita forza d’animo, Rose gli raccontò tutto. Allarmato, Watkins corse verso la torre Grifondoro, trascinandosi dietro di se Rose. Mentre Albus guardava sua cugina correre via, la sua testa venne invasa da un lieve ronzio, che non gli permetteva di sentire le voci attorno. All’inizio pensò di essere sotto Muffliato, ma poi una voce gli risuonò nella mente. Una voce fredda e tagliente che però conservava una minima parte del timbro caldo e gentile di sua sorella. << Non ti sei accorto che mi hanno portata via? Che fratello distratto che mi ritrovo! Adesso mi stanno interrogando nello sgabuzzino dell’aula di Pozioni. Penso che ti interesserà sapere cosa ho da dire >>. Poi tutto tornò come prima. A quanto pare anche James doveva aver sentito la stessa voce. Si precipitarono fuori dalla Camera. In pochi minuti furono nell’aula di Pozioni. Accostarono l’orecchio alla porta del ripostiglio e origliarono: << A quanto pare dovremo usare il Veritaserum! >> disse secca la McGranitt. << Minerva, so che sarebbe la cosa migliore da fare, ma ora come ora ne ho solo poche gocce, non basterebbero se fosse sotto una maledizione Imperius potente! >>. Questo era Lumacorno, a quanto pare la pensava come loro. Albus si sentì picchiettare su una spalla. Era Hugo, li aveva seguiti. Così fece un po’ di spazio e anche lui accostò l’orecchio alla porta. La conversazione continuava: << Sicuri che sia proprio io l’Erede? Fossi in voi chiederei al caro Albus Potter se ne sa qualcosa... dopotutto è un Serpeverde >> disse quella che sembrava Lily, o ciò che ne restava. << Taci! >> gridò Lumacorno, ferito nell’orgoglio. << Avevi appena affermato di essere l’Erede, adesso dici di no. Sei o non sei l’eredità di Voldemort? >> chiese la McGranitt, spazientita. << Oh, io non lo sono! E’ mio fratello Albus non io! Io ero solo sotto maledizione Imperius! >> disse Lily con voce fintamente indifesa, poi scoppiò in una risata gelida come una scheggia di ghiaccio. << Non stanno concludendo nulla con lei >> sussurrò James. < > domandò Hugo. << Sì >> rispose James in un tono che non ammetteva repliche. Ma Albus replicò, lui non era più del tutto convinto: <>. Non fece in tempo a sentire la risposta di James. Le sue orecchie si riempirono di nuovo di brusio e la voce di ghiaccio parlò ancora: << Dietro di te, fratellino >>. Stavolta però, James non aveva sentito nulla. Albus si voltò di scatto in tempo per vedere due figure Materializzarsi. Erano vestite di nero, incappucciate e con una maschera. << E’ quello moro! >> gridò uno dei due. Albus capì che si trattava di lui, ma l’altro Mangiamorte a quanto pareva, fu meno ricettivo. Afferrò il primo ragazzo moro che gli capitò a tiro. James. Albus e Hugo non ebbero il tempo di fare nulla. I due si Smaterializzarono in un attimo, trascinandosi dietro James. Un altro colpo che era indirizzato a lui, constatò Albus. Un altro colpo fallito. Ci avrebbero riprovato. Cosa avrebbe perso la prossima volta?
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ciao! anche questo banner è opera di Clary F!!! lo riconoscete vero? E'Albus!

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Capitolo 3
*** Legilimens ***


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LEGILIMENS

Vittime sacrificali. Ecco cos’erano la sua famiglia e i suoi amici per i Mangiamorte. Piccoli ostacoli da superare per arrivare a ciò che si vuole ottenere. Albus scivolò a terra, incapace di reagire. Era stato avvertito solo perché guardasse mentre non poteva far niente per salvare suo fratello. Era avvenuto tutto in un ì repentinamente battito di ciglia, così repentinamente che Hugo, che si era voltato solo dopo di lui, a malapena se ne era accorto. Però era proprio Hugo che ora stava battendo i pugni contro la porta dello sgabuzzino, cercando di richiamare l’attenzione dei professori all’interno. Quando la McGranitt aprì la porta, per poco suo cugino non cadde a terra. raccontò tutto d’un fiato ciò che era successo. La professoressa però non sembrò sorpresa e, invece di replicare, scrutò torva Albus. Solo dopo che lui ebbe girato la testa e guardatosi attorno capì il perché: Lily era rannicchiata sulla sedia dove fino a poco prima era legata, sciolta in singhiozzi, finalmente se stessa. Ma quando lo vide gridò fuori di se: << Perché l’hai fatto? Io mi fidavo di te! >>. Stavolta Albus rimase ancora più sconvolto, ma non ebbe il tempo di capire ciò che stava succedendo. Molte corde volteggiarono intorno a lui e lo avvolsero, la McGranitt lo toccò e si Smaterializzarono insieme, fino nel suo ufficio. Una volta lì, Albus fu sbattuto su una sedia. << Professoressa, cosa succede? Hanno preso James! Cosa è successo a Lily? >>. Le domande gli uscivano inarticolate, tanta era la preoccupazione. La professoressa McGranitt, comunque non si curò di nessuna di queste: << La signorina Potter è stata sottoposta al Veritaserum ed ha confessato: ha dichiarato che sei stato tu a scagliarle la maledizione Imperius e, perciò, a farla comportare come se fosse l’Erede. >> disse con la sua solita compostezza. << M… ma professoressa, ha cercato di uccidermi! >>. << Ha affermato che il tentato omicidio era un diversivo per non far ricadere i sospetti su di te e che avevi tutto sotto controllo. >> << Lei non le crederà vero? Io non… >>. << Mi dispiace, signor Potter. Non mi aspettavo che confessasse, naturalmente. La profezia lasciata dal Signore Oscuro dice che l’Erede non si rivelerà fino all’anniversario della sua morte. Abbiamo il dovere di tenerti sotto controllo fino a quel giorno, dopodiché, se fossi veramente tu, non oso immaginare che cosa il futuro ti riservi. >>. C’era un profondo dolere nella sua voce. Detto questo si voltò per uscire dall’ufficio. << Non sono io! Lei lo sa! Mi deve credere! O rischierà di capirlo quando ormai sarà troppo tardi! >>. Albus continuò a gridare finché la McGranitt non fu sparita alla sua vista. Non si era voltata, non lo aveva ascoltato. Quando avrebbero capito che non era lui già altre vite innocenti sarebbero state spezzate e l’Erede avrebbe già preso il potere. Suo fratello sarebbe già morto, una volta rivelatosi totalmente inutile. Non aveva pensato alla sorte di James, cercando di sostenere la situazione in cui si trovava. Ma adesso che era solo questo pensiero gli crollò addosso: immaginò le cose più orribili, le torture più crudeli a cui avrebbero potuto sottoporlo. Non riuscì a trattenere le lacrime. Pianse per ore e poi si addormentò pesantemente, cadendo in un sonno pesante e senza sogni. Venne svegliato ore dopo da un brusco rumore. Se quando lo avevano portato lì era tardo pomeriggio, ora era notte inoltrata. Aprì gli occhi, ancora più stanco di quanto non lo fosse prima di addormentarsi. Rose era entrata a passo di marcia, producendo un gran fracasso mentre gli oggetti sul suo cammino cadevano a terra. Arrivata davanti a lui, gli tirò uno spintone talmente forte e furioso da gettarlo a terra, insieme alla sedia. Solo allora Albus si accorse di essere ancora legato. << Come hai potuto? Hai tradito i tuoi fratelli! La tua famiglia! >>. Detto questo gli tirò uno schiaffo. A questo punto si infuriò anche Albus: << Perché tutti continuano a non credermi? Come posso essere io? Ragiona Rose! Se fossi io l’Erede non ti averi già ucciso? >>. << Non senza la tua bacchetta. >> disse Rose sfoderandola da sotto il mantello insieme alla sua. Solo allora Albus si accorse di non averla più. Doveva avergliela sequestrata la McGranitt. Leggendo lo sguardo interrogativo negli occhi del cugino Rose rispose: << Ti è caduta quando hai obbligato Lily a cercare di ucciderti. Te la volevo restituire, ma quando ho scoperto che cosa sei… >>. Le vennero le lacrime agli occhi, e Rose non piangeva mai. << Senti, io non so come posso dimostrarvelo, perché il professor Lumacorno ha finito il Veritaserum. Ma se ci fosse un modo… >>. << Mi è venuta un’idea. >>. Ruotò la testa verso Rose e, non appena i loro sguardi si incrociarono, Albus sentì il cervello come rovesciato, sventrato. Poco dopo tutto tornò normale. Albus si era ricordato: Rose e pochi altri, essendosi distinti particolarmente nelle lezioni di Difesa Contro le Arti Oscure, avevano preso lezioni private dal professor Watkins sulle basi della Legilimanzia e dell’Occlumanzia. E Rose se la cavava abbastanza da potergli leggere nel pensiero la verità. bInfatti vide il suo guardo sollevato: << Non sei tu! >> gridò. Poi si abbracciarono e Rose slegò Albus. << Dobbiamo dirlo alla McGranitt! Se non ci crederà convincerò il professor Watkins a provarlo! >> esclamò Rose gongolante. << Rose, c’è una cosa che so: l’Erede non può essere Lily. >>. << Perché no? E’ stata lei a metterti in questo guaio! >>. << No, deve essere stato qualcun altro! Le avevano dato il Veritaserum quando mi ha accusato, ha detto la verità. E poi la McGranitt ha detto che l’Erede si rivelerà l’anniversario della morte di Voldemort, cioè tra due giorni. Che bisogno c’era di scoprirsi così tanto e così presto? >>. Rose sembrò ragionarci su, anche se la verità era che era restia a cambiare idea: << Ok, ma ci vuole la parola di un professore per dimostrarlo, andiamo a cercare Watkins! >>. E si mise a correre. Il professore era esattamente dove Rose l’aveva lasciato prima di andare da Albus, cioè nella Sala Comune dei Grifondoro, ad occuparsi degli studenti che erano ancora lì. Quando entrarono, Rose fece cenno ad Albus di restare dietro d lei e non farsi vedere. Poi si rivolse a Watkins: << Professore, nuove sui Mangiamorte? >> << Sì, si sono ritirati nella Foresta Proibita a riorganizzare le forze. Hanno tuo cugino James in ostaggio, non so cosa vogliono farne. >>. A quanto pareva, Rose lo sapeva già. Albus sentì comunque una fitta al cuore. Se James si trovava in mano ai Mangiamorte, era colpa sua. Il professor Watkins continuò: << penso che tu sappia che tuo cugino Albus… >>. << So tutto. >> rispose Rose risoluta. << E a proposito di questo volevo dirle che… beh, non è lui l’Erede. >>. << E tu come… >> << Oh, professore! Ho fatto una cosa sbagliata! Sono andato a trovarlo nell’ufficio della preside, per vederci chiaro, e gli ho letto nel pensiero. Ma le assicuro che non è lui! l’ho visto! >>. Watkins era chiaramente arrabbiato, ma lasciò correre: << Rose, potrebbe anche essere un Occlumante molto bravo, avrebbe potuto nasconderti la verità! >>. << Infatti, professore, nel dubbio ho… portato qui Albus. >> disse Rose timidamente. Il professor Watkins strabuzzò gli occhi: << Tu cos… >>. << Stia tranquillo! Ho la sua bacchetta, per ora non può farci del male! >>. Albus capì che quello era il momento di venire avanti. Per un attimo pensò che Watkins fosse sul punto di ucciderlo, ma poi abbassò la testa e annuì: << Va bene, proverò a leggergli nel pensiero. >>. Immediatamente Albus sentì la testa rovesciata come un guanto, ma stavolta, la sensazione fu molto più forte e più duratura. Alla fine Watkins disse: << Avevi ragione, Rose. Il signor Potter dice la verità. Questo fa presupporre che sua sorella menta, ma non ha potuto mentire, essendo sotto l’effetto del Veritaserum. Dovremo indagare. >>. << Rose! >> la chiamò una voce in cima alle scale del dormitorio maschile. Scorpius corse giù saltando due scalini per volta. Abbracciò forte Rose. Lei però non si poteva trattenere. Così gli accarezzò una guancia, e lo baciò: << Ti racconterò tutto dopo. Ti amo. >>. Albus e Rose uscirono insieme al professor Watkins, lasciando Scorpius con i Grifondoro ancora una volta. Ma quella era una faccenda privata, delicata, e andava risolta con molta cura. Sapevano già dove trovare gli altri professori e Lily. Irruppero nell’ufficio del preside, lasciando tutti molto sorpresi e perplessi. << Il ragazzo non è l’Erede! >> esordì Watkins. << Con quale diritto lei afferma questo? >> esclamò stizzita la McGranitt. << Gli ho letto nel pensiero, e posso dire con assoluta certezza che Potter è del tutto innocente! >>. << Lo sa che è proibito usare queste tecniche sugli studenti! >>. << Al diavolo le regole! Questa è una questione ben più grave! Era l’unico modo di scoprire la verità! >>. Rose ripeteva spesso che Watkins era il suo mito, adesso Albus capiva perché. << Quindi, professoressa McGranitt >> riprese Watkins calmo: << Suggerisco di provare la Legilimanzia anche sulla signorina Potter, così potremo scoprire chi è qui che sta mentendo spudoratamente. Che ne pensa? >>. La McGranitt annuì bruscamente, chiaramente in disaccordo con il professore, ma messa (una volta tanto) con le spalle al muro. Lily si posizionò davanti a Watkins. Albus potette vedere una smorfia sul viso della sorella nel momento in cui il professore aveva cominciato a leggerle nel pensiero. A quanto pare l’effetto non fu quello sperato: << Anche lei ha detto la verità. >> constatò Watkins. Lo sconcerto si propagò a macchia d’olio, di faccia in faccia trai presenti. Quindi si affrettò a continuare: << Tuttavia, ho trovato qualcosa che non andava, nei suoi ricordi, come se il filo continuo degli eventi fosse stato alterato. Una sorta di incrinatura. Il che può stare a significare due cose: o la signorina Potter ha subito un grosso shock, o le è stata modificata la memoria. >>. << Lei non può fare niente per scoprirlo? >> chiese speranzosa Rose. << No, mi dispiace, ma non è nei poteri di un Legilimens ricavare ricordi originali, se la memoria è stata modificata. Torno comunque ad affermare che né il signore né la signorina Potter siano gli Eredi. >>. La McGranitt non poté far altro che cedere: << Potete andare ragazzi. Signorina Weasley, stavolta chiuderò un occhio sulle regole infrante, ma devi capire che in questo modo ha messo in pericolo la sua vita e quelle di coloro che ti stavano vicino. Non deve accadere mai più. >>. << No, professoressa, non accadrà più. >> << Signor Potter, mi sono informata sul rapimento di tuo fratello. Purtroppo le circostanze sono troppo rischiose. Non posso mettere a repentaglio la vita degli insegnanti, tantomeno degli studenti, per un solo ragazzo. Dobbiamo solo sperare per il meglio. Mi dispiace. >>. Albus, allora, provò una sensazione mai provata prima. Quella rabbia di quando cerchi disperatamente aiuto e alle persone che ti stanno intorno non importa nulla. Un fuoco gli si accese in petto, divampando sulla faccia e negli occhi verdi: << Lei non può farlo! E’ la preside di Hogwarts, quello che è stato rapito è un suo studente! Lo uccideranno, perché i Mangiamorte che l’hanno preso cercavano me! Forse l’hanno già ucciso! Come può pensare di lasciarlo lì, nella Foresta Proibita! Che razza di donna è lei? >>. Si pentì subito di aver detto quelle parole, perché sapeva che la McGranitt era una grandissima donna. Però continuò a gridarle contro, dando sfogo a tutta la rabbia che provava, guardando il volto impassibile della McGranitt che si allontanava mentre Rose lo trascinava via. Una volta nel corridoio la guardò negli occhi, deciso ad urlare contro anche a lei, sicuro che avrebbe ricambiato. Invece Rose era calmissima, tutto il contrario di quello che si sarebbe aspettato, dato che sua cugina perdeva il controllo tanto quanto i gufi portano la posta. << Calmati Al, calmati! >>. Albus fece due respiri profondi, e il rossore che aveva in faccia si attenuò un po’. << La McGranitt non vuole salvare James? Benissimo! >>. << Come benissimo?! >>. << Tranquillo Al, ce lo riprendiamo da soli! Al diavolo le regole! >>. E, detto questo, gli restituì la bacchetta.
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Altro applauso per Clary F, la mia bannerista ufficiale, nonché accanita lettrice della mia ff, e un grazie comunque a chi mi segue e mi recensisce!
nella foto: Rose.

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Capitolo 4
*** La Runa Numero Otto ***


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LA RUNA NUMERO OTTO.


Si sarebbero rimboccati le maniche e l’avrebbero salvato. Ecco cosa avrebbero fatto.
<< Adesso dormiamo un po’. >> disse Rose.
<< Ma come? E James? Non c’è tempo da perdere! >> replicò Albus di nuovo su tutte le furie.
<< Calmati! Essere assonnati ci penalizzerà ed è due giorni che non dormiamo! Non uccideranno James, almeno, non finché non hanno te! >>. Si vedeva che Rose puntava a finirla il prima possibile per buttarsi sul letto e ronfare. Albus si accorse improvvisamente di tutta la stanchezza accumulata e gli piombò addosso di colpo. Sua cugina aveva ragione: qualche ora di sonno non poteva fargli che bene.
Decisero che avrebbero dormito insieme nella Sala Comune di Grifondoro. Così, una su un divano e l’altro su una poltrona, si addormentarono. Dormirono per circa quattro ore. Albus passo quel tempo nel dormiveglia, troppo ansioso per dormire, troppo stanco per stare sveglio.
Alle prime luci dell’alba, Rose si svegliò e scosse un po’ suo cugino.
<< Ho un piano! >> bisbigliò Albus.
<< Ah, si? E quale sarebbe? >> chiese Rose sbadigliando.
<< Prendiamo il Mantello dell’Invisibilità e due scope ce lo gettiamo addosso e voliamo… no, forse è meglio andare a piedi ed usare le scope per la fuga. >>.
<< Direi di sì! >>. Rose cominciò a radunare alcune cose: la sua bacchetta, una pozione esplosiva, la Polvere Buio Pesto, regalatale da suo zio George “in caso di una rissa, un duello o una situazione complicata da cui svignarsela al più presto”. Rose era la seconda combina guai della famiglia, superata solo da James.
<< Salgo nel dormitorio a prendere il Mantello, questa settimana toccava a James. >>. Si passavano il Mantello tra loro, di settimana in settimana. Rose tornò dal dormitorio dei ragazzi in meno di cinque minuti. Erano pronti a partire. Ma si erano appena gettati le cappe sulle spalle che Scorpius li sorprese alle spalle: << Dove state andando? >>.
Rose si guardò la punta dei piedi e rispose: << A salvare James. >>. Infondo non c’era motivo di mentirgli.
<< No, voi non ci andrete! Non potete rischiare la vostra vita! >>. Guardava soprattutto Rose.
<< Ma noi dobbiamo andare! E’ mio fratello e suo cugino! E la McGranitt non ha intenzione di fare nulla! Non abbiamo scelta… >> disse Albus.
<< Allora vengo con voi, non potete andare da soli. >>. Rose indietreggiò verso l’apertura della Signora Grassa, ma Scorpius le si parò davanti. Allora provò a scartarlo, ma lui continuò a non lasciarla passare. << E dai Scorpius… >>.
<< No, Rose. Non ho intenzione di lasciarti andare se non posso venire con te! >>.
<< E va bene! Basta che ti togli e ci lascia andare! >> esclamò Albus.
la disapprovazione di Rose era evidente, ma non disse nulla. Salvare James era in cima alla loro lista, dopotutto, e avrebbero fatto di tutto per riuscirci.
Attraversarono il parco e presero le loro scope: Albus e Rose saltarono in sella alle loro Ghost Flash, ultimo modello in assoluto. Se nasci in casa Weasley, il Quidditch non può assolutamente passare in secondo piano!
Camminarono per circa un’ora immersi nella Foresta Proibita, avvolti dal Mantello. Cominciava ad essere stretto per tre, ma, stando attenti che ogni tanto non uscisse un piede o un braccio, proseguirono piuttosto agevolmente.
Giunti nel cuore della Foresta restava solo un piccolo particolare da scoprire: l’accampamento dei Mangiamorte. Dovevano pure aver dormito da qualche parte, no?
La fortuna fu dalla loro parte. Dopo circa un quarto d’ora, infatti, sentirono delle grida provenire da un gruppo di alberi alla loro destra.
<< Ehi! Non ti sembra un po’troppo agitato? Joy, tieni a bada il ragazzo! >>.
<< Provvedo subito! >> rispose la voce roca di una donna: << Crucio! >>.
Rose ebbe un tremito, ma non importava. Di lì a poco l’avrebbero raggiunto. Avanzarono silenziosamente verso l’accampamento.
<< Ok, non toglietevi il mantello finché non ne abbiamo messi ko tre o quattro. Sono dieci in tutto. >>. Così si spostarono alle spalle di un gruppo di Mngiamorte seduti attorno al fuoco quasi spento. Non dormiva nessuno. Probabilmente si aspettavano un possibile attacco per il recupero di James.
Lui si trovava legato ad un albero, al momento svenuto, con una ferita sanguinante alla tempia.
<< Scorpius, comincia tu. Fai fuori questi tre qua, però rimani sotto il mantello. >> disse Albus che ormai aveva assunto il ruolo di capo. << Rose, io e te usciamo e ci nascondiamo dietro quei cespugli. Appena Scorpius si toglie il mantello, tu e io saltiamo fuori e… >>.
<< Mi occupo io degli altri, Al. Tu libera James. >>.
E il piano fu messo in atto. Scorpius, acquattato dietro ai Mangiamorte vicino al fuoco, prese una pietra e la scaglio con tutte le proprie forze sulla testa di quello che gli si prestava più a tiro. Cadde a terra svenuto.
<< Ma cos… >>. Il secondo Mangiamorte non fece in tempo a finire la frase che anche lui fu colpito da una pietra. Gli altri suoi compagni più lontani si alzarono per vedere cosa succedeva, lasciando finalmente James scoperto. A quel punto Scorpius si tolse il mantello, nello sconcerto generale dei Mangiamorte. << Stupeficium! Filipendo! >> gridò puntando la bacchetta prima in una direzione e poi in un’altra. Rose capì che era il suo momento. Uscì dai cespugli con la bacchetta puntata su Joy: << Stupeficium! >>.
Lei lo schivò: << Expelliarmus! >>.
Rose non riuscì a evitarlo, ma proprio in quel momento Albus uscì dagli alberi e disarmò la Mangiamorte. Entrambe ebbero il tempo di recuperare le bacchette prima di ingaggiare un duello furioso.
<< Levicorpus! >> gridò Joy e Rose finì appesa a testa in giù.
<< Filipendo! >> e la Mangiamorte mollò la presa su Rose, che cadde. Ma si rialzò prima di quanto non poté fare la sua avversaria: << Stupeficium! >>. Joy fu messa fuori combattimento, schiantata.
Scorpius, dal canto suo, si dedicava ad un numero ben maggiore di Mangiamorte, ma se la cavava comunque. Sembrava che riuscisse sempre a trovare l’incantesimo giusto per la situazione, dando del serio filo da torcere al gruppo contro cui si stava scontrando. Schiantesimi volavano nell’aria, maledizioni erano indirizzate dovunque.
Albus era finalmente riuscito a liberarsi dei Mangiamorte che l’avevano attaccato ed era diretto verso suo fratello: << James, mi senti? Svegliati! Dai, svegliati! >> gli bisbigliò Albus.
<< Ehi! Al! Sei venuto a salvarmi? >> chiese James in un tono che ricordava molto quello di un ubriaco.
<< No, sono venuto a farti al festa di compleanno! Tanti auguri James! Certo che sono venuto a salvarti! >>.
<< Oh. >> disse James ancora più confuso. Evidentemente aveva bisogno di svegliarsi ancora un po’. Così uno Albus gli mollò uno schiaffo in piena faccia.
<< Woo… vacci piano! >> urlò arrabbiato James.
Mentre Albus cercava di svegliare suo fratello, un Mangiamorte gli si avvicinò di soppiatto: << Non ci pensare nemmeno! Pietrificus Totalus! >> esclamò Rose. L’uomo cadde a terra ai piedi dell’albero al quale James era legato.
Lei e Scorpius ce la stavano facendo, avevano sopraffatto quasi tutti i Mangiamorte. Avrebbero finito presto con loro. Ma uno dei pochi ancora in piedi si tirò su la manica, scoprendo il Marchio Nero e gridò: << Morsmordre! >>.
Rose gli rovesciò in testa il calderone che bolliva sulle braci lì vicino, ma era troppo tardi. Una ventina di altri Mangimorte comparvero poco dopo.
Rose, intanto si era bruciata nel prendere il calderone. Le sue mani erano di un rosso vivo e numerose vesciche cominciavano a comparire sui palmi. Lasciò la presa sulla bacchetta. Uno degli uomini non si lasciò sfuggire l’occasione e in un attimo le fu addosso. Albus lo schiantò appena in tempo e lei recuperò la sua bacchetta, raggiungendo i cugini dietro l’albero.
<< Al, io non ce la faccio. Devi lanciare la Polvere Buio Pesto e la fiala esplosiva insieme, ok? Sono qui, nella mia tasca… >>. Albus prese entrambi e gli lanciò dietro la sua testa, mentre Rose gridava a Scorpius di mettersi al riparo. Nel buio più totale che seguì, le uniche cose che si distinguevano erano i raggi di luce che sprizzavano dalle bacchette: rossi, gialli, blu elettrico... verdi…
Qualche minuto dopo il buio si diradò abbastanza da consentire di distinguere le sagome delle persone. Tutti i Mangiamorte erano a terra, messi al tappeto dall’esplosione e dai loro stessi incantesimi.
C’era anche un’altra persona distesa a terra: Scorpius.
<< No! >> gridò Rose mentre si buttava su di lui. << Innerva! Innerva! Innerva! >>. Ma non succedeva niente, Scorpius restava immobile. Rose abbassò piangendo la testa sul petto di lui. Fu allora che il suo sguardo si illuminò: << Gli batte il cuore… Non è morto! >> e cominciò a ridere seriamente sollevata. << Presto! Torniamo a Hogwarts. >>.
Fecero levitare Scorpius e si incamminarono verso le scope. Ma arrivati in un’altra radura, dopo mezz’ora di cammino, si accorsero di una cosa: << Ci siamo persi. >> sentenziò Albus.
<< Rose, tu resta qui con Scorpius, io e Al cerchiamo le scope. >> propose James.
<< Ma tu non ti puoi Smaterializzare? >> chiese Rose.
<< Si, ma non possiamo lasciare qui quella bellezza di scope! >>.
<< E non possiamo fare semplicemente “Accio scope”? >>.
<< Perché no l’hai detto prima! >> protestò Albus.
<< Se non vi dispiace io mi allontanerei un attimo per, ecco… fare pipì. >>. E detto questo James si incamminò verso un gruppo di alberi.
<< Accio scope! >> disse Albus. Ma stranamente non successe nulla.
<< Forse sono troppo lontane. >> suggerì Rose.
<< No, dovrebbero essere a chilometri e chilometri da qui! >>.
<< Forse non abbiamo prestato attenzione a dove le abbiamo lasciate e adesso sono incastrate da qualche parte. >>.
<< No, le ho posate io stesso! >>.
Alzò la bacchetta per provare un’altra volta, ma fu distratto da un fruscio. James apparve tra gli alberi, bianco in volto come un fantasma: << Ra…ra…ragni gi…giganti. >> riuscì a blaterare.
<< Si chiamano Acromantule, James >> disse Rose, che era nel momento “sono cinica, lucida e rispondo con logica”, come lo chiamava suo padre.
<> gridò James scuotendola. Proprio allora un’Acromantula si fece largo tra i cespugli, alla testa di un branco inferocito.
Le gambe di Albus si mossero praticamente da sole, ad una velocità che non credeva possibile da se stesso. Si misero in fuga verso una meta non precisa, pensando solo a scappare dai ragni.
<< Reducto! Stupeficium! Incendio! Expulso! Diffindo! Evanesco! >>. Rose lanciava tutti gli incantesimi che gli passavano per la mente, cercando di rallentare l’avanzata delle Acromantule e tenen do al sicuro Scorpius, mentre i suoi cugini la aiutavano.
Ad un tratto Albus si sentì strattonare una gamba. Un ragno li aveva raggiunti e gli aveva afferrato un piede, intento a trascinarlo tra le sue fauci. << Evanesco! >> gridò prontamente James, liberando il fratello, che si rimise velocemente in piedi e riprese la corsa.
<< Ecco le scope! >> Rose corse in direzione delle Ghost Flash. Le prese e prese anche la mano di Scorpius, poi James afferrò sia lei che il fratello e si Smaterializzarono.
Si ritrovarono mezzo secondo dopo nella Camera dei Segreti, incastrati in un groviglio di braccia gambe e due scope. Subito Madama Chips, assistita da sua figlia, gli corse incontro.
<< Prima lui! >> disse Rose indicando Scorpius. << E’ stato colpito da una maledizione! >>.
<< Signorina, ha visto che maledizione? >>.
Rose scosse il capo: << Nessuno di noi l’ha visto. >>.
Madama Chips portò subito Scorpius con sé, per visitarlo, mentre sua figlia, una donna di almeno 45 anni, visitò loro uno ad uno. Medicò la ferita alla gamba di Albus, le bruciature di Rose e la botta in testa di James. Poi li rimandò in Sala Comune, dove li aspettava la paternale più grande nella storia del mondo, da parte della McGranitt.
Finito il solito interminabile discorso su come avessero messo a rischio la propria vita, due persone sbucarono dal passaggio del ritratto. Hugo e Lily si buttarono al collo dei fratelli, piangendo era chiaro quanto fossero stati in ansia.
<< Rose, la prossima volta che ti cacci di nuovo in guai del genere avvertimi! Potevi rimanerci secca! >> protestò Hugo, abbracciando la sorella.
Per un po’ stettero seduti sui divani della Sala Comune, a guardarsi l’un l’altro senza dire niente. Poi improvvisamente Rose ricordò: << Il Mantello! L’abbiamo lasciato nella Foresta! >>. Albus eseguì l’incantesimo di appello, stavolta con successo. Il Mantello volò fin sulle sue ginocchia. Ma aveva un evidente buco, proprio in mezzo.
<< Oh no! Si è strappato! >> commentò avvilito. Poi lo buttò a terra, spazientito. Ci volevano i peli del Demiguise per ripararlo, è proprio di questo materiale che era fatto il Mantello. Il problema era che i Demiguise si trovano solo in Estremo Oriente… “il Demiguise è anche la runa numero 0” pensò Albus. Improvvisamente fu scosso dai suoi pensieri da un dolore lancinante al dorso della mano. Si prese il polso e notò che la pelle si stava lacerando, tagliando. Alzò lo sguardo: anche Rose e James si tenevano la mano ed entrambi gemevano di dolore.
I tagli cominciarono a delineare un disegno. Quando il dolore cessò, sul dorso della sua mano c’era una forma squadrata, un simbolo forse… Ma Rose sembrò riconoscerlo, sgranò gli occhi e disse allarmata: << Questa è la Runa numero otto! Simboleggia un’Acromantula! >>.
<< Chi è stato secondo voi? >> chiese Lily che aveva assistito a tutta la scena, inorridita. Lei non aveva tagli e nemmeno Hugo.
<< E’ stato l’Erede, non c’è dubbio. >> affermò Albus.
<< Vuol dire che è stato lui a sguinzagliarci contro i ragni, oggi? >>.
<< Sì. E vuole che noi sappiamo che lo ha fatto. Vuole che sappiamo che ci vede e ci controlla. Che ci tiene in pugno. >>.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ok! come tutti i giovedì ho aggiornato! ma godetevelo, perché il primo settembre parto e vado a Hogwarts! no, scherzo il gufo non è ancora arrivato, temo che anche per quest'anno sia andata! giovedì prossimo non potrò aggiornare perché sarò in ferie, ma giuro che continuo appena torno! il banner è, come sempre di Clary F, che ringrazio. nel banner: Scorpius.

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Capitolo 5
*** La Notte di Valpurga ***


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LA NOTTE DI VALPURGA
 
Rose era tranquilla, stesa su un divanetto della Sala Comune. Stava leggendo un libro, la mano fasciata distesa lungo il corpo, le bende bianche impregnate del sangue che definiva l’Ottava Runa. Le sue mani erano ridotte malissimo: i palmi bruciati, che appena riusciva a piegare e il misterioso disegno sul dorso della sinistra.
Anche la ferita di Al era stata curata, ma lui si era tolto la fasciatura per osservare la Runa dell’Acromantula. James, invece, dormiva su una poltrona insieme a Lily, accoccolata sulle sue ginocchia. Hugo, disteso sul pavimento in mezzo a loro, giocava con una collanina che gli aveva regalato Teddy tempo prima, il suo primo anno a Hogwarts.
C’era una calma strana, molto tesa. Nell’aria non si muoveva nemmeno un granello di polvere.
Albus, però, era troppo assorto per accorgersene… era impegnato a guardare fuori dalla finestra vicina, scrutando la luce grigiastra del primo mattino, pensando a casa. Sapevano di tutto quello che stava succedendo? Evidentemente no. La McGranitt aveva provato ad avvertire le famiglie, all’inizio dell’attacco, mandando uno stormo di gufi postini. Erano stati trovati tutti stecchiti nel prato davanti alla scuola. A casa non sapevano niente. O forse sapevano, ma non potevano arrivare ad aiutarli per via di problemi ben peggiori… Al scacciò questo pensiero dalla mente. Non poteva permettersi di pensarla così in quel momento.
<< Oh mio Dio! >>. Rose si alzò dal divano con un balzo, scuotendo tutti da quella specie di trance nella quale erano caduti.
<< Mhhhh… Cosa c’è? >> chiese James stiracchiandosi.
<< Stavo leggendo questo libro sulle antiche tradizioni magiche… >>. Il gusto per le letture difficili lo aveva ereditato da sua madre. << Quando ho visto questo: leggete qui! >>.
Subito tutti si chinarono sul tomo e Albus prese a bisbigliare: << Secondo la tradizione, la Notte di Valpurga è l’equivalente della festa di Halloween. Cade esattamente a sei mesi di distanza da quest’ultima, la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio… >>.
<< E’ stanotte! >> riprese Rose. << Stanotte il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti verrà abbattuto, come se fosse un Halloween primaverile! Molti sottovalutano la potenza di questa notte ma... >>.
<< Credi che l’Erede la sfrutterà? >> chiese Hugo.
<< Non ne ho idea. Ma potrebbe servire a noi per sapere qualcosa in più sull’Erede. Ad Hogwarts possiamo vedere solo i fantasmi, e sono quasi certa che ognuno di loro sia stato interrogato dai professori, così come i quadri. Ma questo non significa che non ci siano anche altre anime di Hogwarts, quelle che sono andate avanti, e che solo ad Halloween e stanotte possiamo incontrare. Loro potrebbero sapere. >>.
<< Ma come facciamo? Insomma, credo che sia un procedimento piuttosto complicato, no? >> domandò James.
<< Più che complicato direi quasi impossibile. L’Aldilà è inaccessibile per gli umani. Sono le anime che passano da qui a lì. Ci sono, ma non le vediamo. >>.
<< Quindi si tratta di evocare un’anima. >> disse Albus.
<< In realtà si tratta di costringerla a rivelarsi. E per farlo ci vogliono abilità magiche fuori dal comune. Inoltre bisogna scoprire il procedimento, ed è Magia Oscura. >>.
<< Forse c’è qualcosa in biblioteca, nel Reparto Proibito. Non credo che Madama Pince sia li a sorvegliarlo, adesso. >> esordì James.
<< Non credo che troveremo niente. Non si tratta di un semplice incantesimo. Da quello che so sull’argomento sembrerebbe un vero e proprio rituale. Anche se in biblioteca ci fossero degli indizi, non credo che troveremo le istruzioni su “come evocare uno spirito”. Ma potremmo comunque provare. >>. Rose sorrise. Ad Albus era sembrato di sentir parlare sua zia Hermione per tutto il tempo in cui sua cugina aveva dato le spiegazioni necessarie.
Si recarono in biblioteca, deserta e devastata. Quando i Mangiamorte avevano attaccato, avevano cercato Albus anche qui, ribaltando tavoli e scaffali.
Si erano fermati prima di arrivare al fondo, dove si trovava il Reparto Proibito. Superarono la macello e cominciarono a scandagliare ogni volume della grandissima sezione della biblioteca. Continuarono finché la luce di metà mattinata si trasformò nella luce ambrata del tardo pomeriggio e cominciò a filtrare così fioca che dovettero interrompere la ricerca. Avevano trovato poco, e comunque niente che potesse servire ad un “rituale richiama-anime”.
Lily si stropicciò gli occhi ed aprì un altro libro che poteva essere utile, il cui titolo era “Guida alle Anime Perdute”. Una volta aperto però, non trovarono le solite pagine scritte. Sembrava più un album fotografico: decine e decine di ritratti si susseguivano tra le pagine. Volti vecchi e vissuti o giovani e malinconici si alternavano a brevissime didascalie che indicavano il nome, la data di nascita e di morte e il luogo di sepoltura delle persone ritratte.
Albus rimase stregato da quelle pagine. Quei visi e quei nomi avevano ognuno una storia dietro e lui desiderava scoprirla. Provava ad immaginarsela, ma Rose scorreva le pagine troppo velocemente. Non trovando quello che cercava chiuse il libro, seccata, e fece per rimetterlo a posto. Ma il volume le scivolò di mano e cadde. Si aprì e le pagine cominciarono a sfogliarsi da sole. Quando si fermarono, il libro era aperto al ritratto di una giovane donna. Aveva dolci boccoli castani occhi neri e la pelle bianca e delicata, il volto coperto da un sottile e trasparente velo nero. Lily si affacciò da sopra la spalla della cugina e lesse: << Astrea Wythe, 1930 – 1951, Hogwarts. >>.
<< E’ sepolta qui! >> esclamò Hugo. << Ma Hogwarts ha un cimitero? >>.
<< Si, ma non so dov’è. >> disse Rose.
<< Io si! Ci sono finito per sbaglio una volta, al primo anno. E’ nei meandri del castello, in un giardino interno. >> affermò James. << Ma non saprei come tornarci di nuovo. >>.
<< Basta consultare una piantina! >>. Rose si precipitò a cercarne una, ma quando tornò aveva la faccia sconfortata: << Non l’ho trovato, probabilmente l’hanno reso indisegnabile per tenere alla larga gli studenti. James, sforzati! Come c’eri arrivato? Non ci sei più tornato da allora? >>.
<< No! Avevo undici anni! Quel posto mi aveva spaventato a morte! Ma… se ci ripenso, forse posso ritrovare la strada. >>.
Il gruppo non perse tempo. Seguì James su e giù per i piani del castello, lungo i corridoi, dentro e fuori dalle aule. Si persero più volte, finché non arrivarono in un’ala mai vista prima. James si fermò di fronte ad una porta grigia: << Mi ricordo bene questa porta. Ci siamo. >>. Spinse la maniglia e per poco non cadde. Di sotto c’era una parete liscia che scendeva per circa dieci metri, fino al piccolo cimitero. Non c’era modo di arrivarci, se non saltando.
<< Ma come? Io mi ricordo di aver camminato tra le tombe e di essere uscito bene da quaggiù! >> protestò James.
Lily, allora, fece un passo avanti, verso il vuoto. Per una frazione di secondo cadde.
Ma atterrò ad appena un metro sotto la porta, tra gli sguardi attoniti degli altri. << Dai! Scendete! E’ solo un’illusione per scoraggiare chi ci vuole entrare! >>.
Così la seguirono. Il cimitero era in un quadrato di prato incolto, non molto grande, circondato da portici. Guardando in su si potevano vedere i piani di Hogwarts, sezionati come una torta, e, più su ancora, il cielo che cominciava a farsi buio, in cui erano già spuntate alcune stelle che illuminavano d’argento le lapidi, mezze sprofondate nel terreno morbido. Trovare la lapide di Astrea fu semplice. Era la più nuova e la più grande. Riportava scritto in bella grafia il suo nome e le sue date di nascita e di morte. Sotto di esse un’altra scritta: “Cavaliere di Valpurga”. Albus soffocò un gemito. Che cosa avevano a che fare questi Cavalieri con la notte che era ormai arrivata? Tutto sembrava farsi sempre più complicato. La testa cominciò a pulsargli e a bruciargli di fronte a questo nuovo enigma che avrebbe dovuto lasciare in sospeso come tutti gli altri.
Ma ad un tratto sentì un soffio freddo sul collo. Si voltò. Astrea era lì, proprio dietro di loro, lo stesso vestito e lo stesso velo nero che indossava nell’immagine.
<< Grazie per essere venuti ragazzi. So che avete bisogno del mio aiuto, e anche io ho bisogno del vostro. >>. La sua voce era dolce e malinconica.
Fluttuò verso di loro, fermandosi davanti a Lily, che prese la parola: << Grazie signorina Wythe. >>
<< Chiamami pure Astrea. >>.
<< Perché hai deciso di rivelarti a noi? >> chiese Rose alquanto sconcertata.
<< Per aiutarvi. Vi ho seguiti fin da quando ho saputo della faccenda dell’Erede. Non sono mai potuta intervenire perché, come sapete, io sono un’anima che è passata al di là. Ma oggi, non appena il sole è tramontato, vi ho mandato un mio segnale, e voi siete stati bravi ad interpretarlo.
Ahimè, purtroppo non so dirvi dell’Erede, ma posso dirvi di colui del quale prenderà il posto. >>.
<< Conoscevi Voldemort? >> chiese sbalordito James.
<< Sì, ma io preferisco chiamarlo Tom. Ho avuto la fortuna di conoscerlo quando ancora era un umano. >>.
<< Racconta allora. >> concluse Rose.
<< Bene. Dovete sapere che sono cresciuta in un orfanotrofio, lo stesso di Tom Riddle. Sono nata nel 1930, quattro anni dopo di lui, perciò quando eravamo all’orfanotrofio ero troppo piccola per riuscire ad avvicinarlo. Quando lui andò ad Hogwarts, il primo anno, mi riassegnarono la sua camera perché la mia si era allagata. Trovai, nascosta, una scatola che conteneva alcuni dei suoi oggetti tra i più svariati, c’era persino una fisarmonica!
Non so come, ma quegli oggetti risvegliarono in me la magia. Non sapevo di essere una strega, allora. Ma dopo che trovai la scatola cominciai a far accadere cose strane. All’inizio credevo che fossero quegli oggetti la fonte di tutto, e ne divenni talmente tanto ossessionata che dormivo addirittura insieme alla scatola. Pensavo fossero quelli a rendermi speciale, ma semplicemente non sapevo di possedere il dono della magia. Fu così che quattro anni dopo ricevetti la mia lettera da Hogwarts. Portai la scatola degli oggetti con me. All’epoca non sapevo appartenessero a lui. Fu solo quando, una notte, sentii la scatola agitarsi accanto a me. Cominciò a levitare e muoversi. Io la seguii. Mi portò fino nella Sala Comune di Serpeverde, la mia Casa. Su uno dei divanetti c’era lui. la scatola gli atterrò sulle ginocchia e mi guardò a lungo: poi mi invitò a sedermi. Non fece domande sulla scatola, piuttosto mi chiese di me, di come avevo scoperto di essere una strega. Parlammo per tutta la notte. All’alba, poi mi riconsegnò la scatola ed entrò nel dormitorio dei ragazzi. Avrei dovuto trovarlo strano, ma invece mi sembrò molto piacevole, quasi attraente.
Dopo quella notte ci scambiammo solo qualche sporadica conversazione per i tre anni successivi. Mi accorsi che le sensazioni provate quella notte ritornavano tutte insieme ogni volta che il nostro sguardo si incrociava. Quando fui abbastanza grande da capire l’amore, compresi che quello lo era.
E quando non potei averlo più accanto, quell’amore si trasformò in ossessione, in un tarlo talmente assillante da impedirmi di vivere: persi tutti gli amici, ebbi un crollo nelle materie e cominciai ad essere presa di mira. Ma non mi importava. Tutto quello per cui vivevo era tornare nella Sala Comune e contemplare la scatola. Era l’unica cosa che mi legava a lui, l’unica che mi consolava dal rimpianto di non avergli mai detto cosa provavo prima di perderlo completamente. Uscita da Hogwarts finii in brutti giri di persone. Divenni un pariah, nessuno mi considerava più che uno scarto, perfino le persone con cui vivevo per strada mi trovavano una causa persa. L’unico bisogno che le spingeva a relazionarsi con me era la solidarietà reciproca necessaria per sopravvivere.
Poi, una notte, proprio la notte di Valpurga del 1949, decisi di farla finita con tutto questo, con la mia ignobile vita. Così presi la scatola e mi diressi verso un ponte, decisa a buttarmi nel Tamigi. Ma proprio mentre stavo per saltare arrivò Tom. Mi disse di scendere, che avrei potuto cambiare vita, che aveva un progetto per me, che avrei potuto seguire lui. Lo seguii senza esitare: mi voleva al suo fianco, e a me bastava questo. Mi portò a casa sua e stemmo di nuovo in piedi tutta la notte, ma stavolta fu lui a parlare: mi raccontò del suo progetto di rendere pura la razza dei maghi, eliminando Mezzosangue e Nati-Babbani. Anche se non mi rendevo conto dell’utilità che poteva avere questa causa, decisi di accettare comunque. Non avevo un posto dove andare, né qualcuno a cui voler bene. Lui era tutto per me. Così divenni la sua prima alleata, e pian piano, anche il suo primo amore. O la cosa che più gli si avvicinava.
Un giorno mi chiese che nome avremmo potuto dare alla nostra alleanza. Io, pensando alla notte in cui mi aveva salvata, risposi “Cavalieri di Valpurga”. >> .
Rose si portò una mano alla bocca: << Ma questo era il nome originario dei… >>.
<< Dei Mangiamorte. >> rispose Astrea con fermezza. << Io sono stata la prima Mangiamorte di sempre. >>. Poi riprese nel suo racconto: << Cominciammo a farci una sorta di pubblicità tra i brutti giri che frequentavo io. Molti trovarono un’ancora di salvezza in questo. Andavamo in giro a molestare i Mezzosangue, una volta siamo anche arrivati a rapirne uno. Sapevo che stavo andando di male in peggio, ma non riuscivo a non seguire Tom, adesso che la mia ossessione si era concretizzata. Non avevo capito veramente a fondo il suo piano: poco tempo dopo cominciò a circondarsi di persone che divennero la sua cerchia fidata. Non ne feci mai parte perché la vicenda stava cominciando a farmi paura. Tom lo capì perché mi mise alla prova: dopo aver ucciso due coniugi babbani mi chiese di uccidere il loro figlio di appena tre anni, che pareva avere doti magiche. E io, per non deluderlo lo feci. Fu allora che toccai il fondo. In pochissimo tempo i rapporti che avevo con il nostro clan e con lui precipitarono. Dopo alcune settimane me ne andai e mi rifugiai qui, ad Hogwarts. Fui assunta come domestica del professor Silente, ma lo fece solo per proteggermi.
Non bastò. Circa un anno dopo Tom arrivò qui e mi trovò. Mi disse che per lui ero rimasta come un pensiero fisso, da quando lo avevo abbandonato. Perciò lo rendevo debole, troppo più debole di quanto potesse permettersi. Mi disse che era per la nostra causa.
Mi uccise
Mentre morivo avrei giurato di vederlo piangere. Ma pensarlo adesso mi rimane difficile dopo che ho visto che razza di mostro è diventato. >>.
Alla fine del suo racconto guardarono i suoi enormi occhi neri, vitrei. Poi Albus si scosse e chiese: << Allora, come può questo esserci d’aiuto? >>.
<< Finché un’anima non è del tutto persa e venduta avrà sempre un punto debole: l’amore. È l’unica cosa capace di annientare anche la persona più oscura, sia nel bene che nel male. Ed è l’unico modo con il quale potete salvare sia gli altri, che l’Erede stesso. >>.
Al si guardò le punte dei piedi e riprese: << E adesso cosa vuoi che facciamo noi per aiutarti? >>.
<< Io ho una cosa che appartiene all’Erede. Credo che sia uno degli oggetti della scatola di Tom. Voi la dovete prendere prima che lo faccia lui. >>.
<< Sai chi potrebbe essere l’Erede? >> si informò Hugo.
<< No, ho solo sentito la sua voce nella mia testa che mi ordinava di portargli questa cosa. Ma non lo farò. >>.
<< Dov’è la scatola allora? >> continuò Hugo.
<< Sepolta con me. >>.
James non perse un attimo: << Defodio! >>. Il terreno si aprì rivelando la bara di Astrea e, sopra, una scatola di latta scrostata e arrugginita. James la portò in superficie e sistemò la tomba con un colpo di bacchetta.
<< Attenti, è protetta da un incantesimo! L’aveva scagliato Tom perché non potessi più aprirla, in modo da non esserne più ossessionata. Ma non provate ad aprirla ora, sarebbe troppo rischioso. >>.
Rose annuì: << Allora, noi… andiamo. >>.
<< Se non è chiedervi troppo, potete rimanere con me? Ho paura che l’Erede venga a cercarmi e che possa fare qualcosa di orribile a ciò che rimane di me. >>.
Vedendo una buona occasione per tentare di scovare l’Erede, il gruppo rimase nel cimitero, insieme ad Astrea.
Ma l’Erede non venne.
Uno dopo l’altro caddero addormentati: sull’erba, appoggiati ad una lapide, uno contro l’altro.
Solo Albus, che si stava abituando alla mancanza di sonno, rimase vigile.
All’alba Astrea si congedò: << Devo andare, o rimarrò bloccata qui. >>.
Al non seppe trattenersi: << Aspetta! Rispondi ad una domanda! Cosa c’è quando scegli di andare oltre? >>.
<< Non posso dirtelo. >>.
<< Perché no? Sei vincolata o cosa? >>.
<< No, ma sarebbe semplicemente sbagliato. La vita è un atto di fede, no? E non c’è dimostrazione di fede più grande che quella di credere senza sapere. >>.
Poi, in un soffio freddo, sparì.
_________________________________________________________________________________________________________________________________________Ciao! scusate il ritardissimo nel pubblicare questo capitolo, ma ho avuto una sorta di blocco dello scrittore! ;) adesso aggiornerò con regolarità, ve lo prometto!
nel banner, realizzato da Clary F, è Lily.

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