My life with you

di kanejvibes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Suite imperiale con balcone vista mare, solo per lei ***
Capitolo 2: *** Tagliatemi la lingua ***
Capitolo 3: *** Erano una band. O qualcosa del genere ***
Capitolo 4: *** Sei vergine, eh? ***
Capitolo 5: *** Ti spezzerà il cuore ***
Capitolo 6: *** Amicizie in discesa ***
Capitolo 7: *** Mio padre ***
Capitolo 8: *** La festa ***
Capitolo 9: *** Harry e Sue, Liam e Kat ***
Capitolo 10: *** Litigi, inseguimenti e cuori spezzati ***
Capitolo 11: *** E' te che voglio ***
Capitolo 12: *** Tu, io e... ***
Capitolo 13: *** Tutto ciò che non ho mai immaginato ***
Capitolo 14: *** Verità? ***
Capitolo 15: *** E' il mio migliore amico e non sa niente ***
Capitolo 16: *** Vendetta e crudeltà per dessert ***
Capitolo 17: *** Odio e sofferenza ***
Capitolo 18: *** Non posso perderlo ***
Capitolo 19: *** Troppo impulsiva ***
Capitolo 20: *** Le vuoi o no, le patatine? ***
Capitolo 21: *** Incidenti di percorso ***
Capitolo 22: *** La guerra è ufficialmente iniziata ***
Capitolo 23: *** Il ballo ***
Capitolo 24: *** E' così difficile essere felice? ***
Capitolo 25: *** Tra sensi di colpa e paura ***
Capitolo 26: *** Hanno tutti qualcosa in mente ***
Capitolo 27: *** I compleanni sono sempre la fine e l'inizio di qualcosa ***
Capitolo 28: *** Chiedimi di restare e resterò ***
Capitolo 29: *** E' un addio? ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Suite imperiale con balcone vista mare, solo per lei ***


My life with you

 
 
Suite imperiale con balcone vista mare, solo per lei
 


"Chi viene a cena?", chiesi a mia madre, entrando in cucina.
"Oh, ehm...una...vecchia amica e suo figlio", rispose lei, finendo di apparecchiare.
"Ah, perché non mi hai detto niente?", continuai io, sedendomi.
"E' stata una cosa improvvisa".
Annuii e cominciai a picchiettare le dita sul tavolo.
Lei sospirò e si sedette vicino a me.
"Senti, devi sapere delle cose...loro non vengono soltanto a cena, si fermano per un po' qui da noi, dato che Daniel non c'è e siamo sole...".
"Sì, ok. Per me va bene", ribattei io, con nonchalance.
"Beh, non ti ho detto tutto...lei era la mia migliore amica, ma non ci vediamo più da parecchio tempo...perché...perché...", la sua voce si strozzò di colpo e io corrugai la fronte.
"Perchè...?", la incitai, curiosa.
"L'ho trovata a letto con tuo padre", disse tutto d'un fiato, osservandomi con attenzione per capire quale sarebbe stata la mia reazione.
Spalancai gli occhi e, forse, anche la bocca.
"Io e Peter dovevamo sposarci dopo due mesi, ma dopo quella sera era sparito. Lei ha provato a scusarsi, ma io ero arrabbiata,
confusa, ferita e incinta. Così me ne sono andata e ho conosciuto Daniel".
I miei occhi si erano fatti lucidi e mi sentii una cretina.
Mi aveva sempre detto che mio padre se n'era andato perché non erano più innamorati.
"Come hai potuto mentirmi su una cosa del genere?", sussurrai, cercando di non singhiozzare.
"Mi dispiace, davvero tanto, ma non volevo che ti sentissi ancora più abbandonata".
Allungò una mano per accarezzarmi la guancia, ma la scansai.
"E così quella puttana si ferma da noi?", sbottai, mentre alcune lacrime mi rigavano le guance.
Mia madre abbassò la testa.
"Qualche settimana fa si è fatta viva, dicendo che suo marito l'aveva piantata e non aveva un posto dove vivere. Ha un figlio...io non ho saputo dire di no".
"Suo marito sarebbe...mio padre?", chiesi, pronunciando con disgusto le ultime parole.
"No, è il padre di Harry".
"Harry?".
"Suo figlio".
Annuii e mi passai una mano tra i capelli.
"Loro...stavano insieme quando è successo quello che è successo con tuo padre", continuò lei, asciugandosi in fretta una lacrima.
"Non capisco perché tu mi abbia detto queste cose adesso".
"Perché non voglio più mentirti", sussurrò, tristemente, poggiandomi una mano sulla spalla.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta.
Guardai mia madre, che mi sorrise.
"Tu potrai anche sopportare di vederla tutti i giorni, ma non io. Non senza renderle la vita un inferno", ringhiai, dirigendomi verso la porta.
La aprii con rabbia, cercando di apparire meno amichevole possibile. E mi ritrovai davanti un ragazzo altissimo, dai folti ricci e dagli occhi verdi e scintillanti.
Sorrise e gli vennero le fossette.
Certamente, non potevo immaginare che Harry fosse una specie di dio greco.
Rimasi a fissarlo con la bocca leggermente aperta.
"Ciao, io sono...", esordì, ma appena tornai in me, lo interruppi.
"...Il figlio di puttana. Adesso capisco perché hanno inventato questa deliziosa espressione, non potrebbe calzare meglio di così", sbottai, acida.
Harry smise di sorridere e mi lanciò un'occhiataccia.
"Oh, Harry, ciao. Cavolo, quanto sei cresciuto. L'ultima volta che ti ho visto eri uno scricciolo", si intromise mia madre, prima che lui potesse rispondermi a tono.
La guardò e sorrise.
"Salve", disse.
Fu allora che la vidi.
Una donna affiancò il ragazzo.
Aveva il viso sciupato e stanco e gli occhi gonfi, sembrava che piangesse da giorni.
Sperai che fosse così.
"Oh, Lois", sussurrò, in direzione di mia madre.
Le due si abbracciarono e dovetti trattenermi dal vomitare.
"Io non so come ringraziarti".
"Non devi. Avanti, entrate", ribattè mia madre, dolcemente, indicando loro la porta.
Mi spostai per farli passare, guardandoli con aria di sufficienza.
"Lei è mia figlia, Jo", continuò, indicandomi.
Harry roteò gli occhi e sua madre mi sorrise.
"Io sono Anne, è un piacere c-".
"Ti prego, evita i convenevoli", sbottai, interrompendola.
"Jo!", mi riprese mia madre, fulminandomi con lo sguardo.
Anne le passò una mano sulla spalla.
"Non riprenderla, ha tutte le ragioni per essere arrabbiata".
"Oh, io non sono arrabbiata, sono furiosa", la corressi, assottigliando gli occhi.
"Ok, vieni con me, ti mostro la camera degli ospiti...ehm...Harry può dormire nella camera del mio compagno, che è via per lavoro. Jo, per favore, puoi accompagnarlo?", disse mia madre in tono supplichevole, mentre aiutava Anne con le valigie.
"Oh, certo, non c'è alcun problema", risposi io, sarcasticamente.
Ma lei se n'era già andata.
"Che razza di nome è Jo?", bofonchiò Harry, ridacchiando.
Lo fulminai con lo sguardo.
"Sempre meglio del tuo, gigante delle nevi", sbottai, salendo le scale.
"Gigante delle nevi?". 
Rise e roteai gli occhi.
"Sì, qualche problema? Adesso muovi il culo o la camera te la trovi da solo, gigante delle nevi", esclamai, calcando le ultime parole.
Rise di nuovo e mi seguì.
"Eccoci qua", sussurrai, aprendo la porta della stanza.
"Suite imperiale con balcone vista mare, solo per lei, gigante delle nevi. Se le servisse qualcosa non deve far altro che chiedere", dissi, sorridendo nel modo più falso possibile.
Harry corrugò la fronte.
"Davvero?".
Mantenni il sorrisino falso.
"Certo, magari chiamami così posso anche farti un massaggio", conclusi, sarcasticamente.
Poi, feci per andarmene, ma mi voltai un'altra volta.
"Ah, un'ultima cosa...la preghiamo cortesemente di non fare rumori di alcun tipo e di non rompere i coglioni", dissi, aumentando il sorrisino e salutandolo col dito medio.
Appena mi voltai feci una smorfia.



 
Alloraa, sono di nuovo qui. 
Ho avuto questa idea e, anche se sto già scrivendo un'altra ff, ho deciso di scriverla perché mi sembrava carina.
Spero che vi piaccia. Fatemelo sapere con una recensione.
Baci,
Vale. :)


 
  Jo ha il volto della splendida Nina Dobrev.

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Capitolo 2
*** Tagliatemi la lingua ***


Tagliatemi la lingua
 

Scesi in cucina, sbuffando.
Mia madre stava sistemando le ultime cose sul tavolo.
Mi guardò con compassione.
"Tesoro, ti prego, non fare quella faccia".
"Oh, e che faccia dovrei fare? Mi hai appena detto che il motivo per cui devo crescere senza un padre è la tua ex migliore amica. E me la ritrovo in giro per casa. Ti prego, illuminami, che faccia dovrei fare?", sbottai, sedendomi a tavola con la grazia di un elefante.
"So che è difficile, ma prova a perdonarla...è successo diciotto anni fa".
"No, mamma. No".
Incrociai le braccia e sbuffai.
Harry entrò in cucina, stiracchiandosi.
"Che buon odore. Che si mangia?", chiese, sedendosi vicino a me.
Lo ignorai totalmente e iniziai ad attorcigliarmi una ciocca di capelli intorno al dito.
"Niente di speciale, Harry, non sono una cuoca eccezionale", rispose mia madre, poggiando sulla tavola un vassoio con del pollo e delle patatine fritte e sedendosi.
Il riccio addentò subito una patatina e le sorrise.
"Le patatine sono ottime!", esclamò, gentilmente.
Poi, anche Anne fece il suo ingresso in cucina e si sedette.
Evitai di incrociare il suo sguardo.
Cominciammo a mangiare in silenzio e io presi il telecomando per accendere la televisione, ma mia madre mi guardò e scosse la testa. Perciò, sbuffando, lo posai.
"Allora...", esordii io, dopo un po', dato che nessuno sembrava voler parlare.
"Come mai tuo marito ti ha lasciata? Ha scoperto che razza di puttana si ritrovava per moglie o cosa?", chiesi, acida, senza guardarla.
Sentii una forchetta cadere e sbattere contro il piatto e il silenzio ci avvolse di nuovo.
Alzai la testa per guardare Anne, che ricambiò lo sguardo con tristezza.
"Ma come ti permetti?", esclamò mia madre, alzandosi in piedi.
"La cena per te finisce qui. Vattene in camera tua...e sei in punizione, sia chiaro", sbottò con rabbia. Notai che le tremavano le mani.
Mi alzai in silenzio e, mentre uscivo dalla cucina, incrociai lo sguardo di Harry.
Non riuscirei a spiegare l'espressione che aveva sul volto.
 
 
Dormii male. Non tanto perché mi sentissi in colpa, ma il solo pensiero che avrei dovuto vederla per chissà quanto tempo mi disgustava.
Mi alzai nel cuore della notte e scesi in cucina.
Mi versai un bicchiere di latte e mi sedetti.
"L'acidità deve causare l'insonnia", commentò Harry, entrando in cucina.
Per poco non sputacchiai tutto il latte per lo spavento.
"Beh, anche la stupidità, a quanto pare", ribattei, guardandolo male.
Alzò le spalle e prese anche lui un bicchiere di latte.
"In realtà mi sono svegliato per quel massaggio che mi avevi promesso", scherzò, sedendosi davanti a me.
Sorseggiai il latte, facendo finta di niente.
"Non è stato molto carino quello che hai detto a mia madre, prima", continuò, serio.
Lo guardai con aria di sfida.
"Dimmi che non se lo meritava. Avanti, dimmelo. Sai quello che ha fatto a mia madre?".
"Sì, sì, lo so. Ed è davvero una cosa orrenda, ma ci sta male. Piange tutte le notti, lo sai questo?".
Roteai gli occhi e mi alzai, nervosa, sbattendo il bicchiere sul tavolo. 
"Non mi importa niente di quello che fa. Non mi importa di lei o di te. E adesso lasciami in pace", sbottai, tornando a letto.
 
 
La mattina arrivò presto e, nonostante la voglia di andare a scuola fosse solitamente sotto zero, realizzai che sarebbe sempre stato meglio che stare a casa con Anne.
Mi alzai e mi preparai velocemente, poi scesi in cucina.
Mia madre stava servendo il caffè a Harry, che era ancora mezzo addormentato.
"Buongiorno, Jo", disse lei, con meno entusiasmo delle altre mattine. Era ancora arrabbiata con me per la sera prima.
Sbuffai e mi sedetti.
"Oggi pomeriggio laverai la mia auto", continuò, addentando un biscotto.
"Oddio, dici sul serio?", mi lamentai, roteando gli occhi.
"Mai stata più seria di così".
Vidi Harry fare un sorrisetto.
"Ok, ok, pulirò la macchina, ma lo farò domani", risposi, afferrando la scatola dei cereali.
"No, cara, oggi pomeriggio".
"Non posso, dai, Liam ha il provino. Sai che ci tiene che io sia lì!", esclamai.
"Sei in punizione, Jo, devo ricordartelo? Non andrai a quel provino. Pulirai l'auto e non si discute".
"Mamma!".
"Ho detto di no", continuò lei.
Scossi la testa e mi alzai senza finire la colazione. Poi, me ne andai fuori, sbattendo la porta, sperando che il mio migliore amico arrivasse presto.
Conoscevo Liam da una vita e gli volevo un bene dell'anima, anche se eravamo completamente diversi.
 Lui dolce, io acida; lui sempre gentile, io sempre arrabbiata; lui timido, io sfacciata e sboccata.
Dopo dieci minuti, vidi la sua auto.
"Ciao, Jo!", esclamò Liam, aprendo il finestrino.
"Ciao, scemo", risposi, sorridendogli, entrando in auto.
Per un po', restammo in silenzio, poi lui mi guardò e sorrise.
"Come mai così silenziosa? Di solito è impossibile farti stare zitta", commentò, allegramente.
Lo guardai e sospirai.
Gli raccontai tutto quello che era successo, mi sfogai per bene.
"Oh, mi dispiace, deve essere dura", disse.
"Sì, beh, mia madre mi ha messa in punizione per quello che ho detto ad Anne".
Liam annuì.
"Già, è stato un po' troppo crudele".
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sul sedile.
"Non è questo che volevo dire...Liam...io...mi dispiace davvero tanto, ma non posso venire al provino", la buttai tutta d'un fiato e feci una smorfia.
Liam inchiodò e mi guardò con occhi spalancati.
"C-come?".
"Oh, ti prego, non odiarmi. Mia madre vuole che pulisca l'auto e mi ha proibito di venire".
Il ragazzo strinse le mani sul volante e annuì.
"Di' qualcosa", lo pregai, mordendomi il labbro.
Liam sospirò e ripartì.
"Ok. Ok, Jo. Non importa", disse, per niente sincero.
Glielo leggevo negli occhi. Era deluso.
"Non è vero. Senti, insultami, odiami, dimmi tutto quello che vuoi. Me lo merito. Sono davvero una stronza".
"Non è colpa tua. Davvero, va bene. Io...me la caverò", ribattè, alzando le spalle.
Avrei voluto che mia madre avesse visto l'espressione che aveva assunto, così non sarebbe riuscita a dire di no un'altra volta.
"Ci sono sempre i ragazzi", aggiunse, osservando Niall Horan, Zayn Malik e Louis Tomlinson, che chiacchieravano all'entrata della scuola.
Lo guardai, facendo una smorfia.
"Che consolazione", commentai, sarcastica.

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Capitolo 3
*** Erano una band. O qualcosa del genere ***


Erano una band. O qualcosa del genere.
 

Odiavo quei tre.
Malik, Horan e Tomlinson erano dei coglioni di prima categoria.
Tanto stronzi quanto puttanieri.
E solo l'idea di lasciare Liam da solo con quelli mi disgustava.
Ma, dopotutto, erano una band. O qualcosa del genere.
Erano bravi, bisognava ammetterlo.
Insieme formavano una bella squadra, anche se, ovviamente, preferivo di gran lunga Liam.
Ci avvicinammo a loro.
"Ehi, ragazzi", li salutò Liam, alzando una mano.
Loro ricambiarono.
"Allora, pronto per oggi?", chiese Louis, sorridendo.
"Sì, spero".
"Sarai fantastico", sussurrai io, posandogli una mano sulla spalla.
"Sì, se lo dice la tua ragazza", ridacchiò Zayn, sorridendomi arrogantemente.
Assottigliai gli occhi e lo fulminai con lo sguardo.
"Tu mi stai sulle palle", ringhiai.
Poi mi voltai verso Louis e Niall.
"E anche voi due".
Presi Liam per la maglietta e lo trascinai via.
"Ehi, ehi, Jo, so camminare da solo!", si lamentò, dopo un po'.
"Sì, sì, scusa. Quei tre mi fanno innervosire", dissi, lasciandolo.
Mi fermai e lo guardai, sospirando.
"Non mi piace che passi tutto quel tempo con loro", commentai.
"Che problema c'è? Non siamo neanche amici. Quando stiamo insieme lo facciamo per provare. E basta", disse mettendomi le mani sulle spalle.
"Sì, beh...ho paura che ti facciano diventare come loro".
Liam rise e fece schioccare la lingua.
"Ma dai. Ti sembro un donnaiolo, io? L'unica ragazza che ho baciato è stata mia cugina. E avevamo sette anni".
Sorrisi e lo abbracciai.
"Mi dispiace per il provino. Vorrei davvero venire. So che è molto importante per te".
Il ragazzo alzò le spalle.
"Non preoccuparti. Ti procurerò i biglietti dei miei concerti quando sarò famoso", disse, ridacchiando, e mi spettinò i capelli.
Risi.
Poi, vidi Harry non lontano da noi, intento a leggere un foglio.
"Oddio, no", sussurrai, voltandomi perché non mi riconoscesse.
"Che c'è?", chiese Liam, curioso.
"Harry. Il riccio con la maglietta bianca, che sta leggendo un foglio", dissi, indicando alle mie spalle con il pollice, senza girarmi.
"Oh. Harry. Vuoi salutarlo?", chiese, guardando alle mie spalle.
"No", risposi, inutilmente, dato che gli stava già andando incontro.
Mi voltai, imprecando, e lo seguii.
"Ciao. Harry, giusto?", esordì Liam, porgendogli una mano.
Il riccio sorrise e la strinse.
"Sì, piacere".
"Io sono Liam!", continuò quel cretino, mettendogli un braccio intorno al collo.
"Un amico di Jo". Liam mi indicò e Harry si accorse di me.
"Oh, ciao, Jo", blaterò, ridacchiando. Possibile che il mio nome lo facesse ridere così tanto?
Feci una smorfia e incrociai le braccia, maledicendo mentalmente Liam.
"Ciao, gigante delle nevi", borbottai.
Liam aggrottò le sopracciglia, ma prima che potesse parlare fu distratto da qualcosa. Anzi, da qualcuno.
Non servì neanche che mi girassi per capire di chi si trattava.
Susan.
La classica biondona sexy dagli occhi di ghiaccio.
Noi tre eravamo molto legati, anche se il mio rapporto con Liam era decisamente più stretto. Comunque, volevo bene anche a lei.
E, beh, Liam aveva una cotta per lei da sempre, anche se lei non lo sospettava minimamente.
Mi voltai per confermare i miei sospetti.
La vidi correre verso di noi, mentre si sbracciava allegramente.
"Ciaoooooo!", gridò, fiondandosi tra le mie braccia.
Per poco non caddi all'indietro.
"Ehi, vacci piano, biondona sexy", ridacchiai, mentre lei si allontanava, sorridendo, per fiondarsi addosso a Liam.
Feci una smorfia quando lo vidi arrossire, mentre la stringeva a sè.
Scostai lo sguardo e lanciai un'occhiata a Harry, che già mi stava fissando.
"Che vuoi?", mimai con le labbra, guardandolo male.
Lui fece un enorme sorriso, incorniciato da due splendide fossette.
Sentii qualcosa distruggermi lo stomaco e dovetti scostare lo sguardo anche da lui.
"Allora...", iniziò Sue, staccandosi da Liam, facendomi tornare in me.
Aspettai che aggiungesse qualcos'altro, ma si era bloccata a fissare Harry.
"E tu chi sei?", chiese con parecchio interesse.
Il riccio sorrise.
"Harry, molto piacere, biondona sexy", disse, riprendendo il soprannome che le avevo dato io.
Susan ridacchiò.
"Susan, ma puoi chiamarmi Sue o Susie. Anzi, ripensandoci, biondona sexy va bene".
I due risero, stringendosi le mani.
Guardai Liam, che teneva lo sguardo fisso per terra.
Risi nervosamente e li feci distaccare.
"Uhm...bene. Accompagno Harry in classe, ci vediamo a pranzo, ragazzi", sbottai, velocemente, afferrando Harry per la maglietta.
Il riccio mi seguì, sbuffando.
"Mi piace la tua amica", commentò, poi, scrollandosi dalla mia presa. Lo guardai con la coda dell'occhio.
"Mi dispiace, ma è off-limits", dissi, quasi ringhiando.
"Ah, sì? Da come flirtava con me non si direbbe".
Sbuffai e gli sfilai il foglio dalle mani, lanciandogli una veloce occhiata.
"Uhm...hai spagnolo alla prima ora".
"Davvero? Grazie per avermelo detto, siccome non so leggere", commentò, sarcastico.
Lo guardai male.
"Sai, a forza di lanciare quelle occhiatacce ti verranno le rughe", disse, sorridendo.
Poi, mi strappo il foglio dalle mani e aumentò il passo.
"Troverò di sicuro qualche ragazza disposta ad aiutarmi, non preoccuparti per me".
Mi fermai per trattenere un gridolino di rabbia.
 
 
All'ora di pranzo, cercai Liam e Susan in mensa.
E dopo un po', trovai solo Liam ad un tavolino.
"Ehi, ciao. Nervoso per oggi?", chiesi, sedendomi vicino a lui.
Mi guardò e sorrise.
"Un po', sì", rispose, addentando una patatina.
Annuii.
"Hai chiesto a Sue se può accompagnarti lei?", continuai io, iniziando a mangiare.
Fece schioccare la lingua.
"Non le interessano queste cose e poi starebbe tutto il tempo a flirtare con gli altri ragazzi. Era te che volevo".
Piegai la testa di lato e feci il labbruccio.
"Aw, Liam, così mi fai sentire ancora più in colpa...".
"Oh, ragazzi, vi ho trovati, finalmente!", esclamò Sue, correndo verso di noi.
"Guardate un po' chi vi ho portato!", continuò, indicando Harry a pochi passi da lei.
Roteai gli occhi.
"Fantastico", commentai, sarcastica.
"Ehi, ciao", disse Liam, salutandolo.
Harry gli sorrise e si sedettero insieme a noi.
"Che fai oggi, Sue?", chiesi, infilzando alcune foglie di insalata.
Liam mi tirò una gomitata e scosse la testa, ma io lo ignorai.
"Oh, oggi! Viene mio padre e mi porta a fare shopping! Potete venire, se volete!", disse, entusiasta.
Sbuffai.
Possibile che fosse così superficiale?
"No, Sue. Non vogliamo venire e poi c'è il provino di Liam".
"Oh, è vero. Come ti senti, Lee?", gli chiese, sorridendo.
Liam alzò le spalle.
"Provino? Che provino?", chiese Harry, interessato.
"Io e altri ragazzi scriviamo e cantiamo delle canzoni. E' una grande occasione per noi", rispose Liam.
"Oh, forte! Posso venire io?".
"Certo! Certo, mi farebbe piacere".
Io alzai un sopracciglio e Harry se ne accorse e sorrise.
"Perché non vieni anche tu, Jo? Ah, giusto, tu devi pulire l'auto di tua madre", ridacchiò.
Lo fulminai con lo sguardo e feci una risatina forzata.
Che bastardo.
"Oh, come sei simpatico".
Mi fece l'occhiolino e tornò a guardare Liam.
"Allora a che ora?".
"Vengo io da te alle quattro, ok?", rispose il castano, tutto allegro.
Lo guardai storto.
"Hai fatto presto a rimpiazzarmi, eh? Dicevi di voler solo me", commentai, offesa.
Liam rise e mi scompigliò i capelli, poi mi strinse le guance.
"Lo sai che sei solo tu, sono solo felice che venga qualcuno".
Roteai gli occhi.
"Sareste una bella coppia, sapete?", commentò Harry, sorridendo maliziosamente.
Ci voltammo tutti e due a fissarlo, poi scoppiammo a ridere.
"E' vero, ha ragione!", disse Sue, annuendo.
Guardai Liam, per accettarmi che stesse bene, ma, almeno apparentemente, non sembrava ferito dall'affermazione di Susan.
"Nah, tra di noi c'è molto più dell'amore", affermai, sorridendo.
Vidi Harry alzare un sopracciglio.
"Ma che vuoi saperne tu? Che al massimo le ragazze te le porti a letto per una sera e poi finisce tutto lì", sbottai.
Il riccio incrociò le braccia e scosse la testa.
"Che ne sai tu, scusa? Tutto quello che conosci di me è il mio nome", disse, cominciando ad alterarsi.
Risi nervosamente.
"Ti ho già inquadrato, caro il mio riccetto, quelli come te sono soltanto degli arroganti puttanieri".
Harry annuì, quasi disgustato e si alzò.
"Ma vaffanculo, va'", disse, andandosene.
Sentii gli occhi di Liam e Susan addosso.
"Non. Una. Parola", commentai, riprendendo velocemente a mangiare.
"Sei stata un po' dura, no?", disse Liam.
Sbuffai.
"E anche un po' stronza, direi", aggiunse Sue.
Alzai la testa e la fissai.
"Seriamente? Seriamente tu stai dando della stronza a me? Tu che neanche ti ricordi che oggi Liam ha un provino che potrebbe cambiargli la vita? Tu che neanche ti accorgi di quello che succede intorno a te, o, forse fai finta di niente?", mi alzai, rovesciando il vassoio sul tavolo.
"Io non ho parole", conclusi, andandomene.
Liam mi seguì e mi bloccò per un polso.
"Ehi. Ehi, dai, calmati".
"No, non mi calmo. Quella ragazza è cieca. Ti sta facendo soffrire in una maniera assurda...io...", mi fermai, vedendo l'espressione che aveva assunto.
"Senti, Jo, sto bene. So di non piacerle e va bene. L'ho sempre saputo".
Sospirai e lui mi accarezzò una guancia.
"Ok. Mi chiami stasera appena sai com'è andata?".
"Certo".



 
Eccomi di nuovo qui. :)
Allora, che ne pensate per ora della storia? Mi fa piacere se recensite.
Via, adesso vi lascio con il link dell'altra mia storia: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1
E con una gif della nostra splendida Jo (Nina Dobrev):
 

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Capitolo 4
*** Sei vergine, eh? ***


 Sei vergine, eh?
 

Liam era dovuto andare via prima da scuola per fare alcune prove con gli altri tre, perciò mi ritrovai a piedi.
Dopo un po' che camminavo, sentii un'auto affiancarmi.
Mi voltai e vidi Harry al volante.
"Siamo rimaste a piedi?", chiese, sorridendo.
Non era arrabbiato con me? Mah.
"Da quando in qua tu hai un'auto?".
"Da sempre. Solo gli sfigati non ce l'hanno", disse. Poi mi osservò.
"Oh".
Lo guardai male e lui scoppiò a ridere.
"Serve un passaggio?", continuò, appena io ricominciai a camminare.
"No. E, soprattutto, non da te", bofonchiai.
Lo sentii sbuffare.
"Oh, e dai, non vorrai mica che ti faccia salire a forza, no?".
Mi fermai e roteai gli occhi.
"Hai intenzione di seguirmi fino a casa, vero?", sbottai.
Lui sorrise.
Sbuffai e salii in auto.
Restammo in silenzio per un po' e lo osservai guidare.
Osservai i suoi lineamenti e il suo corpo.
Con attenzione. Con curiosità.
"Hai finito?", sbottò, dopo un po'.
Arrossii e mi voltai verso il finestrino.
Gli sarò sembrata una maniaca.
"Scusa", borbottai.
Non rispose e tornammo in silenzio.
Sbuffai.
Erano rare le volte in cui mi trovavo in imbarazzo, ma, sicuramente, in quel momento lo ero.
Cambiai posizione mille volte. Non riuscivo a trovare posa.
Harry si voltò a guardarmi, corrugando la fronte.
Poi tornò a guardare la strada.
"Una Audi R8 Coupe, eh?", commentai, osservando l'interno dell'auto.
"Wow, non sapevo ti intendessi di auto".
"Il mio patrigno ci è fissato", dissi, alzando le spalle.
Sorrise.
"Mi domando come tu possa permetterti una cosa del genere".
"Beh, mio padre è più generoso del solito da quando ha lasciato mia madre", rispose, irrigidendo la mascella.
"Alla faccia del generoso!", esclamai.
Sorrise di nuovo.
"Alla tua amica...Sally...", continuò, cambiando discorso.
"Susan", lo interruppi, appoggiandomi al finestrino.
"Sì, come vuoi...le piacciono le feste?", continuò.
"Non la inviterai ad uscire", dissi io.
"Oh, sì, invece".
"No, non lo farai", insistetti, guardandolo male.
"E perché mai?", chiese, sorridendo.
"Perché non è il tuo tipo", la sparai lì.
"E' sexy, bionda e sexy. Certo che è il mio tipo!".
Sbuffai.
"Per fortuna tu non eri uno di quei ragazzi che pensa solo al sesso, eh!", sbottai, scuotendo la testa.
Harry sorrise.
"Vorresti approfittarne?", chiese, lanciandomi un'occhiata maliziosa.
Feci una smorfia.
"Per favore. Vuoi che ti vomiti nell'auto?".
Lui ridacchiò.
"Sei vergine, eh? Lo sospettavo. Forse è per questo che sei così acida. Un po' di sesso ti farebbe bene".
"Non sono vergine", mentii, sempre più rossa.
Tutto pur di farlo tacere.
Annuì frettolosamente, come se non mi avesse neanche ascoltato.
"Comunque non uscirai con Sue!", dissi, cercando disperatamente di cambiare discorso.
Lui sorrise e i suoi occhi si accesero.
Vi lessi l'eccitazione della sfida, dentro.
"Prova ad impedirmelo".
 
 
Con i compiti me la presi comoda.
Sinceramente, non avevo voglia di pulire l'auto di mia madre e quindi studiai con estrema lentezza.
Liam arrivò alle quattro in punto e lo salutai dalla finestra di camera mia. Mi mandò un bacio.
Verso le cinque, mi arresi all'idea che prima o dopo avrei comunque dovuto lavare l'auto, quindi rimandare non sarebbe servito a molto.
Poi, non feci molto.
Cenai con Anne e mia madre e fu ancora più noioso e imbarazzante di quando c'era Harry.
Cercai di essere veloce e poi mi rifugiai in camera, in attesa di una telefonata di Liam o di un semplice messaggio. Ma niente.
Lo chiamai una decina di volte, ma mi rispose sempre la segreteria.
Lo chiamai ancora e ancora fino a quando, stanca, non mi arresi e mi addormentai.
 
 
La mattina seguente, quando scesi in cucina, trovai solo Harry, forse mia madre non si era ancora svegliata.
Ci guardammo appena, ma nessuno disse niente.
Feci colazione e uscii di casa.
Liam era già arrivato.
Se ne stava appoggiato alla sua auto con le mani in tasca.
Gli corsi incontro con il cuore che batteva a mille.
Speravo davvero che il provino fosse andato bene.
Mi avvicinai, cercando di capire qualcosa dalla sua espressione, ma non riuscii a decifrarla.
"Allora?", chiesi, curiosa e preoccupata.
Lui mi guardò e fece un mezzo sorriso, che però sparì subito.
Non ci fu bisogno che dicesse niente.
"Oh, Liam".
Lo abbracciai e lui mi strinse forte a sé.
"Mi dispiace, davvero", dissi.
Non rispose.
Sciolsi l'abbraccio e lo guardai. Mi faceva troppa pena con quello sguardo da cucciolo smarrito che aveva.
"Perché non mi hai chiamato, ieri sera?", chiesi, accarezzandogli la guancia.
Lui alzò le spalle.
"Ero arrabbiato e confuso. Avevamo lavorato così tanto...io...pensavo davvero che ce l'avremmo fatta", disse, sospirando.
"Siete stati bravi, ma vi mancava qualcosa". Una voce alle mie spalle mi fece voltare.
Harry ci stava fissando. Chissà da quanto.
"Oh, ecco l'esperto", commentai io, roteando gli occhi.
Il riccio mi lanciò un'occhiata.
"Ho solo espresso il mio parere. Devo chiederti il permesso, la prossima volta?", sbottò lui, scocciato.
"No. La prossima volta, taci".
"Jo, dai", disse Liam, mettendomi una mano sulla spalla.
Sbuffai e salii sulla sua auto.
 
 
"Non lo sopporto!", esclamai, sbattendo con forza l'anta del mio armadietto.
Erano almeno dieci minuti che ripetevo la stessa frase e Liam sembrava essersi scocciato.
Mi fissava, appoggiato al suo armadietto, ma non sono del tutto sicura che mi stesse ascoltando.
Sospirai.
"Scusa. Io sto sclerando invece di consolarti".
Mi sorrise gentilmente.
"Non ce n'è bisogno. Sto bene. Si vince e si perde, è la vita", sussurrò.
Voleva che non mi preoccupassi. Fingeva di star bene per far star bene me, ma si vedeva che c'era rimasto parecchio male.
"Ciao, splendori miei", ci salutò Susan con un sorriso smagliante sul viso.
"Ciao", risposi io, muovendo leggermente la mano.
Liam le sorrise e le rivolse il solito sguardo da ragazzo innamorato.
Vedendo che Sue non diceva niente, parlai.
"Non chiedere niente del provino, mi raccomando", sbottai, sarcastica.
La bionda spalancò gli occhi e si morse il labbro.
"Oddio, me ne ero dimenticata, scusa, Lee. Comunque, è andata bene, no?", chiese, tornando a sorridere.
Liam si strinse nelle spalle.
"No, veramente".
"Oh".
"Eccovi qua, vi stavo cercando!", Harry evitò loro un momento di imbarazzo, spuntando dal nulla.
"Ciao, riccio!", esclamò Susan, sorridendo come non mai.
"Ehi, biondona sexy", ribattè lui, tirando fuori due foglietti dalla borsa.
Poi, li porse a Sue e Liam, allargando il sorriso, entusiasta.
"Siete invitati alla mia festa, nella casa in centro di mio padre. C'è la piscina, quindi mettete il costume!".
Mi avvicinai a Liam e osservai il foglietto colorato.
"Immagino che sia una festa piena di alcol e di ragazze. Non verrei neanche se cercassero di costringermi con una pistola",commentai, rivolgendo un sorrisino falso a Harry, che ricambiò.
"Oh, non preoccuparti. Tu non sei invitata", disse, andandosene.
Ci rimasi di merda.

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Capitolo 5
*** Ti spezzerà il cuore ***


Ti spezzerà il cuore
 
 
Guardai Liam e Sue, che ricambiarono con degli sguardi confusi.
"Be', ti racconterò tutto", disse Susan un po' a disagio.
"Cosa? Non vorrai mica andarci!", sbottai io, incredula.
"Dai, Jo, hai visto l'auto che guida Harry? Questa festa dev'essere epica", commentò Liam.
Lo fulminai con lo sguardo.
"Liam!".
"Scusa, Jo, ma io voglio andarci", concluse lui, prendendo alcuni libri, prima di andarsene.
Mi voltai verso Sue, che alzò le spalle.
"Non puoi impedirci di andare soltanto perché tu non sei stata invitata. E' da egoisti", disse, seguendo Liam.
Agitai nervosamente le braccia e sbuffai, andandomene nella direzione opposta.
Notai Zayn Malik, appoggiato al suo armadietto.
Non che fosse una novità, se ne stava spesso lì a sorridere e a fare occhiolini provocanti alle ragazze, ma mi sorprese il fatto che non sorridesse, nonostante molte ragazze facessero di tutto per farsi notare.
Scansai poco gentilmente una cheerleader e mi avvicinai.
"E' scaduto il tuo contratto da modello?", chiesi col solito tono sarcastico.
Mi lanciò un'occhiataccia.
"Fottiti", disse, poi, andandosene.
Mi accorsi di aver esagerato. Probabilmente anche lui era rimasto male per il provino. Conoscendo il suo ego, forse se l'era presa molto più di Liam.
Lo seguii e lo bloccai per un braccio.
"Mi dispiace per il provino", sussurrai, dispiaciuta.
Annuì e fece per andarsene, ma lo ripresi per il polso.
"Sul serio, Zayn. Potrai essere anche il ragazzo più montato, superficiale, egoista e stupido che abbia mai conosciuto, ma se c'è una cosa in cui sei davvero bravo, quella è il canto e tu e gli altri meritavate di superare quel provino".
Mi sorpresi di me stessa. Non mi sarei mi aspettata di pronunciare parole del genere a lui, ma ero stata sincera.
Il moro mi sorrise.
"Ti sei scordata una cosa. Sono anche il ragazzo più sexy che tu abbia mai conosciuto", disse, facendomi l'occhiolino.
Scossi la testa, divertita.
"Oh, sì, anche il più modesto".
Sorrise di nuovo.
"Senti, ho gli allenamenti di basket, dopo pranzo, ma poi sono libero. Ti va di bere qualcosa insieme?".
Rimasi un attimo immobile.
Mi aveva appena chiesto di uscire?
"Ehm...senti Zayn, non sono proprio...ehm...ok, non voglio che tu ci rimanga male, ma non mi va molto di uscire...con te", dissi, leggermente imbarazzata.
Era la prima volta che un ragazzo mi chiedeva di uscire. 
O, almeno, era la prima volta che un ragazzo, che si potesse definire tale, mi chiedeva di uscire.
Peccato che si trattasse di un idiota.
"Tesoro, se non sei tu, sarà un'altra, non ci rimango male. Comunque, se cambiassi idea, vieni pure in palestra", disse, facendomi l'occhiolino prima di andarsene.
Ero un po' scossa, ma mi sentivo bene.
 
 
Ero ancora sorpresa di me stessa. Non potevo credere di essere davvero in palestra per aspettare Zayn.
Non sapevo esattamente perché avessi cambiato idea. Forse perché ero arrabbiata con i miei amici, o forse perché lo ero con Harry, o forse, semplicemente, perché Zayn mi incuriosiva.
Appena mi vide, il ragazzo sorrise.
"Non ci speravo neanche", disse.
"Già. Non so nemmeno io perché sono qui. Ma non metterti strane idee in testa. Noi due non scoperemo".
Sorrise.
Mi portò in un bar piuttosto lussuoso.
"Stai scherzando, vero?", esclamai, bloccandolo, prima che potesse entrare.
Lui corrugò la fronte.
"Che c'è?".
"Non sono adatta", mi lamentai, facendo una giravolta per fargli notare com'ero vestita.
Zayn non cambiò espressione.
"Che problema c'è?".
Sbuffai.
"Non entrerò lì dentro senza un vestito decente. Non possiamo andare da un'altra parte?", chiesi.
Roteò gli occhi.
"Questo è uno dei locali di mio padre. Praticamente è mio. Posso fare in modo che i tuoi siano gli abiti adatti. Avanti, non farti pregare".
Annuii ed entrai controvoglia.
Ci sedemmo in una zona riservata.
"Sei a disagio", notò, dopo un po'.
"Oh, che genio", commentai io, guardandomi nervosamente intorno.
Lui rise.
"Sei la prima ragazza che si fa dei problemi per entrare qui dentro".
"Questi posti mi fanno innervosire. Sono più un tipo da fast food e felpe", dissi.
Continuò a sorridere.
Bevemmo qualche drink e poi chiacchierammo un po'.
Molto più di quanto potessi aspettarmi.
"C'è una ragazza che è durata più di una notte?", chiesi, ad un certo punto.
Lui si passò una mano sul mento.
"Uhm...dunque, vediamo...eh...no. No, non credo. Ma c'è sempre una prima volta", rispose, accarezzandomi la mano.
Mi irrigidii.
Il suo tocco era sensuale e delicato e ne rimasi sorpresa.
Poi, si avvicinò. Così lentamente da farmi venire la pelle d'oca.
Mi avrebbe baciata. Oh, sì, che l'avrebbe fatto.
Ma lo fermai.
Tornai in me e mi allontanai.
"No, Zayn. Non ho...mai baciato un ragazzo. E, sicuramente, non sarai tu il primo".
Mi aspettavo che si arrabbiasse. Invece, sorrise.
"Lo vedremo, Miss Castità", sussurrò al mio orecchio.
 
 
Quando tornai a casa, l'auto di Liam era nel mio vialetto.
Lo trovai in camera mia.
"Ciao", disse con un tono dolce.
"Ciao", risposi, togliendomi gli occhiali.
"Sono passato per dirti che mi dispiace. Ti ho risposto male stamattina. Ma non andrò alla festa di Harry. Non se tu non vuoi".
Piegai la testa di lato e lo osservai.
Era sempre così dolce con me. Non riuscivo a tenergli il muso per più di dieci minuti.
"No. E' a me che dispiace. Mi sono comportata male. Puoi andare alla festa".
"Davvero?".
Risi.
"Sì, idiota. Vieni qui", dissi, abbracciandolo.
"Ma fammi un favore...la prossima volta opponiti di più, non sono tua madre", continuai, senza smettere di stringerlo.
Lo sentii ridere.
Poi, la porta si aprì ed entrò Harry.
"Ehi, tua madre ha detto di...uuuh, scusate, non pensavo di interrompere un momento romantico".
Balzai all'indietro e fulminai il riccio con lo sguardo.
"Ci stavamo soltanto...abbracciando", disse Liam, arrossendo.
"Sì, come no. Comunque...Lois ha detto di ordinare la cena, perché lei e mia madre escono stasera. Adesso vi lascio soli e non entrerò più, tranquilli", ridacchiò, andandosene.
Io e Liam ci scambiammo un'occhiata imbarazzata.
"Beh...allora io vado...", disse lui, grattandosi la testa.
"No, aspetta...io...devo chiederti una cosa...", mi bloccai, guardando per terra.
"Certo, dimmi".
"Ehm...Zayn...com'è Zayn? Insomma...è un donnaiolo senza speranze o...non so...".
"Zayn? Perchè mi chiedi di...oh. Jo, non dirmi che ti piace. Lo odi, no?". Liam alzò un sopracciglio quando io feci una smorfia.
"Siamo usciti insieme, oggi. Ha provato a baciarmi, ma l'ho rifiutato. Il problema è che avrei voluto farlo. Io...io non so cosa pensare".
Il ragazzo mi guardò ancora più confuso.
"Quindi...mi stai chiedendo un'opinione su Zayn? Se ti piace non sarò di certo io ad impedirti di vederlo. Ma ti spezzerà il cuore. Se vuoi che il tuo primo ragazzo sia uno che si è scopato mezza scuola, fai pure, ma sai già come andrà a finire", disse, uscendo dalla mia camera.
Come dargli torto?
Sbuffai e andai in cucina per bere un succo d'arancia.
"Hai ordinato la cena?", chiese Harry con la sua voce irritante.
"No", sbottai, sbattendo l'anta del frigorifero.
"Uhm...siamo nervosette. Oh, giusto, non è una novità", disse, sedendosi ad un tavolo, tirando fuori il cellulare.
Presi un respiro profondo.
"Ti va una pizza o preferisci il cibo cinese?", chiese, armeggiando col telefono.
"Perché? Tu non vai a cena fuori con qualche barbie rifatta?".
Harry mi guardò.
"Uhm...sarebbe un'idea. Ok, ordinerò due pizze".
"Come ti pare, basta che tu mangi la tua nella tua camera", dissi, appoggiandomi al bancone e passandomi una mano tra i capelli.
"Problemi con il tuo ragazzo? Sembrava arrabbiato quando se n'è andato".
"Non è il mio ragazzo. E non è lui il problema. La smetti di parlarmi?", sbottai.
Lo sentii ridere.
"Oh, ti faccio ridere, adesso?".
"La smetti di parlarmi?", disse lui, imitando la mia voce, senza smettere di ridere.
Scossi la testa.
"Sei irritante", commentai.
"E tu non hai il senso dell'umorismo e sei acida e scorbutica e...".
"Ok, ok, non c'è bisogno che tu mi faccia un elenco dei miei difetti!", esclamai, agitando le braccia.
"Oh, allora lo ammetti".
"Ok, sì, a volte sono acida, ma solo con gli stronzi".
Sorrise e chiamò una pizzeria per ordinare la cena.


 
Ehii.
Come va? Io sono felicissima tralalalalala.
Spero che la storia vi piaccia e ringrazio davvero tanto chi ha recensito hdwibgfweadui. Vi voglio bene.
A presto!
 

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Capitolo 6
*** Amicizie in discesa ***


 Amicizie in discesa
 

"Quindi siamo solo io e te, stasera", commentò, sorridendo.
Roteai gli occhi.
"Togliti quell'espressione da maniaco dalla faccia", sbottai.
"Quale espressione da maniaco?".
Rise.
"Ho già detto che sei irritante?".
"Solo un miliardo di volte", ribatté lui, venendomi vicino.
Indietreggiai fino al muro.
"Che stai facendo?", chiesi, allarmata, quando mi bloccò per i fianchi.
"Ti ho detto qual è l'unica cura per la tua acidità, no?", sussurrò.
Sgranai gli occhi e gli tirai una spinta, che, però non lo fece indietreggiare di un millimetro.
"Lasciami o ti giuro che mi metto ad urlare come una pazza".
"Oh, urlerai, questo è sicuro", continuò, maliziosamente.
Iniziai a colpirlo sul petto e lui scoppiò a ridere.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi lasciò andare.
"Dio mio, non pensavi veramente che volessi violentarti, spero", esclamò, ridendo sotto ai baffi.
Lo guardai male.
"Non è divertente!", ringhiai, stringendo i pugni.
"Sì, lo è, dovresti vedere la tua faccia".
Scossi la testa e mi sedetti.
"Ti odio", sussurrai a denti stretti, mentre i battiti del mio cuore tornavano regolari.
Lo sentii ridere di nuovo.
"Comunque, dovresti davvero scopare. E' un consiglio da amico".
Roteai gli occhi.
Poi, suonarono alla porta.
"Ecco le pizze!", esclamò Harry, correndo ad aprire.
Tornò poco dopo con due enormi cartoni.
"Cavolo, hai ordinato per un reggimento?", chiesi, cominciando a tirare fuori dal frigorifero una bottiglia d'acqua.
"Mi viene fame quando sono in compagnia di persone acide", commentò, strappandomi la bottiglia di mano.
"Ah-ah. Come sei divertente. Sto morendo dalle risate".
Non rispose e se ne andò in salotto.
Lo seguii.
Accese la tv e si sedette, cominciando a mangiare la sua pizza.
Mi unii a lui e mangiammo in silenzio, accompagnati soltanto dal suono della televisione.
Poi ricordo soltanto che mi addormentai sul divano e, al mio risveglio, avevo una coperta addosso.
Immaginai che ci avesse pensato mia madre, anche se una parte di me pensò a Harry.
Mi alzai, sbadigliando.
Era venerdì e, solitamente, tutti i venerdì facevo colazione fuori con Liam e Susan.
Ma, forse, quel giorno, Liam non sarebbe nemmeno venuto a prendermi.
Andai a prepararmi e uscii in giardino, come sempre.
Pioveva e mi toccò portare l'ombrello.
Decisi di inviare un messaggio a Liam, per sicurezza.
 
Ehi, Lee, oggi colazione insieme? :) Xx
-Jo.
 
Qualche minuto più tardi non mi arrivò esattamente la risposta che aspettavo.
 
Scusa, ma oggi non mi va di fare colazione fuori.
-Liam.
 
Feci una smorfia.
Lui adorava fare colazione fuori.
Tornai in casa per chiedere a mia madre di accompagnarmi.
"Ehi, mamma puoi accompagnarmi a scuola? Liam...ehm...non può".
Mia madre mi guardò.
"Tesoro, non puoi farti dare un passaggio da Harry? Io sono in ritardo, oggi devo essere prima a lavoro".
Oh, certo. Perfetto.
Cambiai espressione e lei lo notò.
"E' un problema?", chiese.
Sbuffai.
In quel momento, Harry stava scendendo le scale.
Lo seguii fino in giardino.
"Ehm...gigante delle nevi?".
Si voltò e mi fissò.
"Smettila di chiamarmi così", disse, tra l'irritato e il divertito.
Sorrisi.
"Potresti darmi un passaggio a scuola, gigante delle nevi?", chiesi, mentre lui andava verso la sua auto.
"Perché? Il tuo ragazzo non viene?".
"Non è il mio ragazzo! E, no, non viene".
"Oh, mi dispiace per te. Credo che ti bagnerai per andare a scuola, oggi", disse, sorridendo, mentre saliva sulla sua auto.
Lo guardai, incredula.
"Non vorrai lasciarmi a piedi, vero?".
"Come ho detto: mi dispiace per te. Ciao, ciao", rispose, chiudendomi la portiera in faccia.
Accese il motore e io mi fiondai davanti alla sua auto.
Pessima idea, dato che, probabilmente, mi avrebbe investito volentieri.
Lo vidi roteare gli occhi e mi fece cenno di salire.
Ma appena feci per salire e mi tolsi dalla strada, lui partì.
Lo guardai percorrere una decina di metri, poi si fermò.
Roteai gli occhi e feci una corsa, poi salii.
Stava ridendo come un idiota.
"Ti hanno già dato il premio di Mister Coglione dell'anno?", sbottai.
Lui sorrise.
"Non ancora, probabilmente aspettano di consegnare a te quello di Miss Acidità", disse, mentre ripartiva.
"Dovresti ringraziarmi, ti sto dando un passaggio", aggiunse, guardandomi.
"Oh, sì, wow, aspetta che ti compro un regalino per esserti disturbato troppo", commentai, sarcastica.
Lo vidi sorridere di nuovo.
"Ti adoro quando fai così", disse.
"Sì, invece io ti odio".
Allargò il sorrisetto.
"Ammettilo, mi pensi tutte le notti".
"Oh, sì. Non puoi neanche immaginartelo. Non riesco a dormire per quanto penso a te", esclamai, teatralmente.
Non rispose, ma sembrava alquanto divertito.
Appena arrivammo a scuola, scesi velocemente dall'auto e me ne andai.
"Aspetto con ansia quel regalino che mi devi!", mi urlò dietro, facendomi roteare gli occhi.
Aumentai il passo per evitare di bagnarmi, ma soprattutto di tirargli un pugno in faccia.
"Ehi, Jo!", qualcuno mi chiamò.
Mi voltai per vedere Zayn correre verso di me.
Oddio.
"Ciao", dissi, guardandomi intorno.
"Ciao!", esclamò lui, sorridendo.
"Ehm...devo andare a lezione", blaterai, cercando di liquidarlo velocemente.
"Ti accompagno", disse il moro, affiancandomi.
Non risposi.
"Allora...come va?", iniziò.
Male. Malissimo. Peggio di così non si può.
"Ehm...bene, dai", dissi, senza guardarlo.
"Oggi sei libera?".
Sgranai per un attimo gli occhi, poi mi scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Io...senti, noi...", mi interruppi, anzi, qualcuno mi interruppe.
Liam.
"Ehi, Zayn!", lo sentii esclamare da lontano.
Ci voltammo entrambi.
"Ehi, amico!", lo salutò il moro, alzando leggermente la testa.
Liam si avvicinò e, quando si accorse di me, cambiò espressione.
"Ehm...oggi proviamo a casa tua, no?", chiese a Zayn, senza togliermi gli occhi di dosso.
Abbassai la testa.
"Sì, sì! Tutto organizzato. Viene anche Jo a vederci, stavo giusto per chiederglielo".
Sbiancai e lo guardai.
"No, no, no, non vorrei disturbarvi", mormorai.
"Scherzi? Ci fa piacere, vero, Liam?", continuò Zayn, allargando il sorriso.
Guardai il castano, che ricambiò lo sguardo.
Poi, alzò il sopracciglio.
"In realtà, no, ma se vuole venire, che faccia pure", disse, andandosene.
Mi rattristai e abbassai la testa, mentre Zayn lo guardava andare via.
"Ma che gli prende? Non siete tipo migliori amici?".
"E' arrabbiato con me", sussurrai, sospirando.
"Adesso, scusami, ma vado a lezione", dissi, correndo via.
 
 
"Che problemi hai, scusa? Riesci a litigare perfino con la persona più paziente sulla faccia della terra!", esclamò un deficiente, sedendosi vicino a me.
Quanto a deficiente ci avevo azzeccato.
Harry.
"E tu che ne sai?", sbottai, addentando il mio panino.
"Beh, di solito pranzate insieme tu, Liam e Susan, ma oggi tu sei tutta sola".
Non lo guardai.
"Sei venuto a ridere di me?", chiesi.
"Potrei anche essere venuto a consolarti".
"Sì, certo. Hai portato i fazzoletti e le caramelle?", sbottai, roteando gli occhi.
"Mamma mia, non ti si può proprio parlare, eh!", disse, alzandosi per andarsene.
"Ok, ok, aspetta", esclamai.
Si mise seduto.
"Hai da fare oggi?", continuai, riprendendo a mangiare.
"No, perché?", chiese.
"Potresti accompagnarmi da Zayn?".
"Esci con lui, adesso?".
"No, e comunque non sono affari tuoi. Allora? Mi darai quel passaggio o devo pregarti ancora per molto?", sbottai, guardandolo.
"Non sono il tuo autista personale", borbottò lui, ricambiando lo sguardo.
Assottigliai gli occhi.
"Quanto vuoi?".
Rise.
"Credi che mi servano dei soldi?", chiese, continuando a ridere.
Forse no.
"Ok, cosa vuoi?".
Lo vidi sorridere maliziosamente.
"No. No. Niente cose...sporche. Puoi scordartelo".
Rise di nuovo e si passò una mano tra i ricci.
Visione che mi fece incantare.
"Ok. Facciamo così...tu la smetti di chiamarmi 'gigante delle nevi' e potrei darti un passaggio da Zayn. Ma questa è l'ultima volta".
"Affare fatto!", dissi, sorridendo.
"Però era carino quel soprannome".


Allora guyyys, come va?
Io sono troppo felice ahdsfiagsfgfuweu.
Comunque...che ne pensate per il momento? Vi piace la storia? Spero di sì!
Ringrazio tantissimo chi ha recensito.
Un bacione,
Vale. :)

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Capitolo 7
*** Mio padre ***


Mio padre
 
 
"Che palle, Jo, vuoi portare qua quel culo enorme?!", sentii Harry sbottare dall'ingresso.
Roteai gli occhi, iniziando a scendere le scale.
"Smettila di urlare, Harry. Le ragazze hanno bisogno di tempo per prepararsi. Sii paziente", gli disse sua madre.
Mi bloccai sulle scale quando la vidi.
"Visto? Eccola".
Raggiunsi lentamente Harry con un'espressione dura.
"Andiamo?", chiesi, vedendo che lui non si muoveva.
"Oh, sì, certo. Ciao, mamma!", disse, aprendomi la porta.
"Ciao, Harry. Ciao, Jo. Divertitevi".
Non risposi, anzi, mi catapultai fuori.
"Grazie, mamma, a dopo!".
Harry mi seguì e salimmo sulla sua auto.
"Sai come potresti ringraziarmi per il passaggio? Potresti iniziare ad avere un po' di rispetto per mia madre", disse, leggermente irritato, mentre partiva.
Sbuffai.
"Non mi viene naturale, mi dispiace".
"Ma ti senti quando parli? Guarda che ci sta male".
"Non mi importa se ci sta male, Harry. Hai la minima idea di come mi senta io? Come credi che mi senta senza un padre? Anche se i tuoi hanno divorziato, tu continui a vedere tuo padre, io non l'ho mai visto. Non so neanche come sia fatto! Mia madre non ne parla mai. Non so niente di lui", gridai, sentendo gli occhi pizzicare.
Harry mi guardò, confuso.
"Non l'hai mai visto?", chiese, aggrottando le sopracciglia.
Scossi la testa e mi stropicciai gli occhi per evitare di piangere.
Poi, lui svoltò nella direzione opposta rispetto alla casa di Zayn.
"Che fai? Dobbiamo andare dall'altra parte!".
"Prima voglio andare in un posto", disse.
Non controbattei. A cosa sarebbe servito?
Mi accoccolai sul sedile e mi misi ad osservare fuori dal finestrino.
"I tuoi si stanno lasciando perché tuo padre ha scoperto del tradimento?", chiesi, senza guardarlo.
"No. L'ha scoperto molto tempo fa, quando l'ho scoperto io".
"E come ha reagito?".
Mi voltai verso di lui per vedere l'espressione che avrebbe assunto, ma rimase impassibile.
Alzò le spalle.
"Esattamente come me. Si è arrabbiato e non ha parlato più a mia madre per una settimana, poi si è calmato e l'ha perdonata".
"E allora perché hanno deciso di lasciarsi?", continuai io.
"Beh, perché non si amano più, suppongo".
Annuii e, vedendolo stringere le mani sul volante, decisi di smetterla, dato che quell'argomento lo faceva stare male.
"Dove stiamo andando?".
"A casa di mio padre", rispose.
"A fare cosa?".
"Lo vedrai".
 
 
Poco dopo, arrivammo in un'enorme villa nel centro di Londra.
"Wow, casa degna di quest'auto", mormorai, facendolo sorridere.
"Dai, vieni dentro", disse.
Lo seguii lungo il giardino.
Poi, una donna grassa ci venne incontro, correndo come una disperata.
"Chi siete? Come siete entrati? Andate via!", la sentimmo gridare, tutta affannata.
Guardai Harry, che ricambiò lo sguardo e poi scoppiò a ridere.
"Calmati, Mary, sono io, Harry!", esclamò, salutandola con la mano.
La donna si fermò di colpo e si piegò per riprendere fiato.
Imprecò e noi la raggiungemmo.
"Non usa più suonare il campanello?", chiese, con il fiatone.
Harry rise.
"Ho le chiavi, dolce signora", canticchiò, facendo tintinnare un mazzo di chiavi.
La donna scosse la testa e roteò gli occhi.
"E questa graziosa signorina? E' la tua ragazza?", chiese, sorridendo maliziosamente, verso di me.
Arrossii.
"Ehm...no...solo...una...conoscente", mormorai.
Harry rise.
"Ti costa tanto dire 'amica'?", sbottò.
"Perché? Noi due siamo amici?".
Risi.
Harry alzò le spalle.
"Uhm...va be'...mio padre è in casa?", continuò, guardando Mary.
La donna annuì.
"Sì, sì, è nel suo ufficio. Gli farà piacere vederti. Andate pure".
La salutammo e entrammo in casa.
Osservai con curiosità tutti i mobili e gli oggetti.
Ogni cosa, dai tappeti ai lampadari, dai vasi ai quadri...sembrava essere davvero costosa.
Poi, Harry bussò ad una porta e la aprì subito dopo che una voce ebbe risposto 'avanti'.
"Ciao, papà!", esclamò, correndo verso un uomo dall'aspetto molto elegante.
Si abbracciarono e mi sentii di troppo.
"Oh, Harry, che bella sorpresa!", disse, stringendolo.
"Ehm...lei è Jo", mi presentò il ragazzo, sciogliendo l'abbraccio e indicandomi.
"Salve", dissi, sorridendo.
"Ciao...", rispose, scrutandomi da capo a piedi.
"Non è la mia ragazza", lo anticipò il riccio.
"Ah, beh...è molto carina, però".
Sorrisi.
"Grazie".
"Senti, papà...posso far vedere una cosa a Jo nella libreria?", riprese Harry.
L'uomo annuì.
"Ma certo, fate pure. Volete qualcosa da bere o da mangiare? Posso chiedere a Mary di preparare qualcosa".
"Oh, no, grazie è molto gentile, ma no", risposi io.
"Ok. Fate pure quello che dovete", disse, tornando alla scrivania.
Harry sorrise e se ne andò, lo seguii fino in un'altra stanza.
Entrammo in una libreria. 
Decisamente la più grande e bella che avessi mai visto.
Rimasi a bocca aperta, mentre facevo scorrere le dita su file e file di libri.
"Wow, questo è il Paradiso...", sussurrai, sorridendo.
"Improbabile, non farebbero entrare gente come te, in Paradiso", scherzò lui, cercando fra alcuni libri in un angolino.
"Sempre più divertente, eh?", sbottai io.
Sorrise e tirò fuori un libro, o meglio un album.
"Che cos'è?", chiesi, avvicinandomi.
Non rispose, continuò a far scorrere velocemente le pagine.
"Ah, ecco qui!", esultò, poco dopo.
Sbirciai nel punto che stava indicando.
C'era una foto con parecchie persone.
Riconobbi il padre e la madre di Harry e mia madre.
Poi, il dito del riccio si fermò su un uomo, o meglio, un ragazzo, non più che ventenne.
Anzi, in quel momento mi accorsi che tutti erano così giovani.
Fissai quel ragazzo con interesse.
Aveva qualcosa di familiare, ma non riuscivo a capire cosa.
"Tuo padre...", sussurrò Harry.
Aprii leggermente la bocca, senza riuscire a smettere di guardarlo.
Poi, Harry voltò la pagina e mi indicò un'altra foto.
Questa volta i soggetti erano soltanto due.
Poco più grandi, anche se sempre molto giovani.
Mia madre e...mio padre.
Feci scorrere il dito sull'uomo.
Non riuscivo a parlare e neanche a respirare.
Ero persa in quella foto.
Mi scese una lacrima sulla guancia, che Harry asciugò con il pollice.
Poi, tolse la foto dall'album e me la porse.
"Prendila...è tua".
Lo guardai e scossi la testa.
"No...non posso".
Lui sorrise.
"Oh, andiamo, che vuoi che ci faccia con la foto dei tuoi genitori?", chiese.
Afferrai la foto con dita tremolanti e guardai di nuovo l'uomo.
E così...quello era mio padre.
Mi somigliava tantissimo.
Mi scappò un sorriso.
"Grazie", sussurrai, con tutto il fiato che avevo.
Harry non disse niente e posò l'album dove l'aveva trovato.
"Dobbiamo andare da Zayn, adesso, no?".
 
 
Arrivammo a casa del moro poco dopo.
"Bel posticino", commentò Harry, guardandosi intorno.
Non risposi, il cancello e la porta erano aperti, così, entrammo.
"Zayn?", esclamai.
Nessuno rispose.
Ci provai di nuovo e la testa bionda di Niall Horan sbucò dal salotto.
"Che ci fai tu qui?", chiese, alzando un sopracciglio.
"Mi ha invitata Zayn...dove sono gli altri?".
"Di là...oh, ciao, Harry, vero? Eri al nostro provino", disse, voltandosi verso il riccio, che annuì.
"Seguitemi", aggiunse Niall, sparendo in salotto.
Raggiungemmo, poi, una stanza grande e parecchio luminosa con divanetti, tavolini e una specie di palchetto con microfoni e aggeggi vari.
"Cavolo", commentai.
"Ehi, Jo, non pensavo che saresti venuta", disse Zayn, trasportando alcune cose insieme a Louis.
"Oh, non sei sola", aggiunse, accorgendosi di Harry.
Scossi la testa e lui guardò alle mie spalle.
"Ciao, ragazzi", disse.
Vidi Liam e Sue fare capolino nella stanza.
"Ciao", rispose Liam.
"Ehi!", esclamò Susan, sorridendo allegramente.
"Ok, si comincia!", fece Louis, battendo le mani.
I ragazzi andarono a prepararsi e Harry andò con loro.
Io mi sedetti su un divanetto insieme a Sue.
"Ehi, Joo", esclamò, sorridendomi.
"Oh, tu non sei arrabbiata con me", constatai.
"E perché dovrei? Anzi, sono felice, stai uscendo con un figo pazzesco".
Sospirai.
"Non usciamo insieme...lo sto soltanto conoscendo...non capisco perché Liam se la sia presa così tanto".
"Perché è geloso, mi sembra ovvio", commentò lei, afferrando un bicchiere di succo all'arancia, lì vicino.
"Non è geloso, Sue. Gli piace un'altra, ma non credo che questo ti interessi. Anzi, non credo che ti importi molto di Liam".
Lei mi guardò male.
"Mi importa di Liam! Siamo amici, mi importa quanto mi importa di te!", esclamò, offesa.
Venimmo interrotte dalla musica che partiva.
Notai che anche Harry era sul palchetto.
"Non vorrà mica cantare anche lui, vero?".
Guardai Sue, che ricambiò lo sguardo con la bocca aperta.
"Sa anche cantare?", chiese, sbalordita.
"Anche?", feci io, poi risi.
"Perché c'è qualcos'altro che sa fare?".
Non mi rispose, era troppo impegnata a fissare il riccio.
Poi, Zayn iniziò a cantare e subito dopo Harry.
Rimanemmo entrambe incantate dalla sua voce.
Non era bravo. No, di più.
E la sua voce era ciò che mancava a quelle dei ragazzi.
Tutte insieme erano qualcosa di speciale. 
Qualcosa di magico.
Perfino Sue evitò di parlare fino a quando la canzone non fu finita.
"Oh, cavolo. Ma li hai sentiti?", esclamò, alzandosi in piedi e cominciando ad applaudire.
"Oddio, è stato fantastico!", gridò, avvicinandosi a loro.
"Da quando tu canti?", chiesi io, guardando Harry.
"Da sempre", ammise lui, sorridendo verso Susan.
"Un'altra, per favore, cantatene un'altra!", lei ricominciò a urlare.
E, subito, partì un'altra canzone.
Sue tornò a sedersi, mordicchiandosi il labbro.
"Hai visto che occhiate mi lancia Harry? Oddio quant'è sexy", commentò.
Alzai un sopracciglio e la guardai.
"Beata te, lo vedi ogni giorno. Oddio...".
Le lanciai un'occhiataccia.
"Smettila. Non mi sta neanche simpatico".
 
 
Quando ebbero finito di provare, i ragazzi si unirono a noi per mangiare qualcosa.
Zayn si sedette vicino a me.
"Allora...domani vai alla festa di Harry?", chiese, bevendo una coca cola.
"Ehm...in realtà non mi ha invitata", risposi, alzando le spalle.
"Perché no?".
"Non c'è molto feeling fra di noi".
"Beh, se ti invitassi io, potresti venire, però", continuò lui, sorridendomi.
Lo guardai.
"Ah, sì?".
"Si può portare qualcuno", disse.
"E tu porteresti me? Non ho nemmeno un vestito!", esclamai, scuotendo la testa.
"Beh, a questo ci pensa paparino", commentò, mostrandomi la sua carta.
"No, non mi farò comprare un vestito da te. Non saprei come ripagarti, poi".
"Non serve, sarò io a guadagnarci. Avrò io al mio fianco la ragazza più bella della festa", disse, facendomi l'occhiolino.
Sorrisi.
"Ma piantala", esclamai, tirandogli un colpetto sul braccio.
"Allora che ne dici? Ci stai?".



Ecco il nuovo capitolo. Non ne sono molto convinta, ma spero che a voi piaccia.
Ringrazio di nuovo tutte quelle sante persone che leggono la mia storia.
Aggiornerò presto.
Baci,
 
Vale. :)




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Capitolo 8
*** La festa ***


La festa
 
 
Era sabato. Mancava poco più di mezz'ora alla festa e io ero già pronta.
Mi guardai allo specchio e sorrisi.
L'abito che avevo comprato con Zayn era stupendo.
Un po' troppo corto, ma stupendo.
Avevo legato i capelli in una treccia a spina di pesce e il trucco mi era venuto, stranamente, bene.
Indossai gli ultimi accessori e uscii da camera mia, dopo essermi accertata che Harry se ne fosse già andato.
Scesi velocemente nell'ingresso.
"Oh, wow, sei...bellissima", commentò la voce di Anne.
Mi voltai verso di lei.
"Grazie", risposi, velocemente, senza troppa gentilezza.
"Vai alla festa di Harry? Perché non ti sei fatta accompagnare da lui?".
"Perché lui non mi ha invitata. Ci vado soltanto perché accompagno un ragazzo", dissi, in tono sprezzante.
"Oh". Anne abbassò la testa.
"Non lo sapevo...gli avrei detto di invitarti...".
"Non importa. Adesso vado, credo che sia arrivato il mio accompagnatore", dissi, sentendo un clacson suonare.
"Chi è questa meraviglia?", chiese Zayn, appena entrai nella sua auto.
Gli sorrisi.
"Anche tu non stai male", dissi, scrutandolo.
 
 
La casa in centro di Harry era piuttosto grande. Ok, no, era enorme.
Non riuscivo a credere che qualcuno potesse avere una casa per le feste. Era surreale.
Mi guardai intorno, incredula.
Zayn, invece, non sembrava molto stupito, anzi mi sembrò tranquillo e indifferente.
Lo osservai per un po'.
"Hai cambiato opinione su quel bacio?", chiese lui, ad un certo punto.
Scossi la testa e Zayn sorrise, avvicinandosi.
"Davvero?", continuò, poggiando la fronte alla mia e fissandomi negli occhi.
"Voglio che il mio primo bacio sia speciale. Con una persona che mi ama veramente", sussurrai, mentre lui mi soffiava sulle labbra.
"Pensi che non possa essere speciale con me?", chiese, fingendosi triste.
Sorrisi.
"No, è solo che non ti conosco bene e le sole cose che so di te non sono molto buone".
Zayn si distaccò da me e mi accarezzò la guancia.
"Allora mi conoscerai e io aspetterò che tu sia pronta. Aspetterò tutto il tempo che vorrai", disse.
Annuii e mi guardai intorno.
"Uhm...allora?", chiesi.
"Allora, cosa?".
"La festa. Come ti sembra?".
Il ragazzo alzò le spalle e mi sorrise.
"Sembra divertente. Vado a prendermi da bere. Vuoi qualcosa?", disse.
Scossi la testa.
"No, no. Tu vai...io ti aspetto qui".
Zayn non rispose, mi sorrise e sparì tra la folla.
Tornai a guardarmi intorno. Molte delle persone erano miei compagni di scuola. Mi chiesi come facesse Harry a conoscerle tutte.
Continuai a guardare e guardare, senza stare un attimo ferma.
Non sono mai stata una persona paziente e aspettare per tanto tempo qualcuno è una cosa che odio.
Cominciai a battere il piede per terra e a sbuffare.
Quanto ci metteva Zayn a prendere da bere?
Improvvisamente mi sembrò di vedere Liam tra la folla e lo seguii.
Si fermò in giardino e si sedette.
Mi avvicinai, titubante.
"Liam...", sussurrai, sedendomi vicino a lui.
Si voltò verso di me e, subito, distolse lo sguardo.
"Mi spieghi che ci fai qui?", chiese, scocciato.
"Beh...sono venuta con una persona...".
"Questa persona è Zayn?".
Si voltò di nuovo verso di me e mi guardò male.
Abbassai lo sguardo.
"Non capisco perché tu sia arrabbiato...io lo sto soltanto conoscendo", dissi.
Scosse la testa e guardò davanti a sè.
Per un po', si sentì soltanto la musica, attutita dai muri della casa.
"Ti farà soffrire, capisci? Quelli come lui se ne fregano dei sentimenti. Quelli come lui vivono sul momento e non pensano alle conseguenze".
"Credi che non lo sappia? Sto solo cercando di capire se lui sia veramente così oppure no", ribattei, cercando il suo sguardo, che lui mi negò.
"Ti dico che lui è così. Te lo posso garantire. Ti fidi di me?", disse, guardando per terra.
"Sì, certo che mi fido, ma...".
"Allora smetterai di vederlo?", chiese, interrompendomi.
I nostri occhi si scontrarono e io sospirai.
Poi, abbassai lo sguardo.
Liam annuì, facendo un sorrisino amareggiato.
"Ok. Ma fammi un favore. Quando si troverà un'altra cretina con cui spassarsela e si sarà stufato di te e ti avrà spezzato il cuore, ecco, non cercarmi, non farlo perché non ci sarò per te", disse, duro, andandosene.
Rimasi immobile a fissare il punto in cui si trovava prima fino a quando una voce mi fece tornare in me.
"Che cazzo ci fai tu alla mia festa?", sbottò Harry, fermandosi davanti a me con qualche bicchiere in mano.
"Oh, perfetto, ci volevi anche tu. Arrivi sempre al momento giusto, eh?", urlai, andandomene.
Lui mi seguì. 
"Voglio soltanto sapere che ci fai qui, dato che la festa è mia e non mi sembrava di averti invitata", disse, più calmo, affiancandomi.
Mi fermai, nervosa.
"Ma guardati intorno, Harry, ci sarà tutta la scuola alla tua festa. Non dirmi che hai invitato tutti!".
Il riccio fece un mezzo sorriso.
"Sai, me lo sentivo che saresti venuta", ridacchiò.
"Non puoi resistere un minuto lontano da me".
Roteai gli occhi e ripresi a camminare.
"Come no", mormorai tra me e me, guardandomi intorno.
Zayn probabilmente mi stava cercando.
"Ciao, Jo! Sei venuta anche tu!", esclamò Susan, venendomi incontro, seguita da un ragazzo.
"Ciao", dissi, poco gentilmente.
"Oh, sei con Harry", riprese lei, sorridendogli.
Lui fece un piccolo sorriso, poi si mise a fissare il ragazzo che era con lei con un'espressione confusa e leggermente irritata.
"Lui è George", disse Sue, vedendo che nessuno diceva niente.
"Ciao", sussurrammo io e Harry in coro, con molto meno entusiasmo di quanto il ragazzo si fosse aspettato, dato che fece una smorfia imbarazzata.
"Balliamo, che dici?", chiese, poi, a Susan, che non se lo fece ripetere due volte e lo trascinò in casa.
Rimasi un attimo in silenzio, poi, mi voltai verso Harry, che stava fissando Susan.
"Pensavo che l'avessi invitata tu", dissi.
"No. Non l'ho fatto".
Corrugai la fronte.
"Perché?".
Si fermò e mi guardò.
"Perché non mi andava", disse, per niente sincero.
Si voltò verso la porta e si mise ad osservare alcuni ragazzi che ballavano.
"Stai molto bene, comunque".
Abbassai la testa e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sembri quasi una ragazza!", aggiunse, ridendo.
Lo guardai male, ma poi non riuscii a non ridere.
"Sei un idiota".
Alzò le spalle.
"Non mi hai ancora detto che ci fai qui", continuò, entrando in casa.
"Mi ha invitata Zayn", dissi, sorridendo.
Si fermò a guardarmi.
"Ah, sì? E dov'è, adesso?".
"E' andato a prendere da bere, ma poi ci siamo persi di vista. Sarà con i suoi amici".
Vidi Harry guardare alle mie spalle e poi alzare un sopracciglio.
"Sì, se per 'suoi amici' intendi una rossa con un corpo da urlo", disse, indicando con la testa un punto alle mie spalle.
Mi voltai per scoprire che Harry non stava scherzando.
Zayn si stava divertendo con una ragazza.
Schiusi leggermente le labbra e rimasi a fissare il moro con delusione.
Poi, una figura mi affiancò e pensai che fosse Harry, ma quando avanzò mi resi conto che si trattava di Liam.
Corse verso Zayn come una furia e gli tirò un pugno in pieno volto.
Mi portai le mani alla bocca, incredula.
Non riuscii a reagire in alcun modo.
Harry bloccò velocemente Liam e lo trascinò lontano, mentre lui si dimenava e tirava imprecazioni contro il moro.
Zayn mi guardò e io scossi la testa, amareggiata e delusa.
"Avresti aspettato, eh? Quanto tempo è passato da quando me l'hai detto? Venti minuti?", ringhiai, stringendo i denti per non piangere.
"Jo...io...mi dispiace...", disse, facendo un passo verso di me.
Indietreggiai e guardai la rossa, che, ancora non aveva capito cosa stesse succedendo.
"Divertiti con lei, mi raccomando", conclusi, seguendo Harry e Liam in giardino.
Il castano era ancora parecchio agitato e Harry dovette trattenerlo per un po', prima che si calmasse.
"Oh, Liam...vieni qui", dissi, abbracciandolo forte.
Mai e poi mai aveva alzato le mani contro qualcuno e non l'avevo mai visto così arrabbiato.
Mi strinse forte a sè.
"Mi dispiace", sussurrò.
"No, è a me che dispiace...mi sarei dovuta fidare di te. Avevi ragione".
"Ehm...vuoi che ti accompagni a casa?", chiese Harry, appena sciolsi l'abbraccio con Liam.
"No, l'accompagno io. Non mi va più di stare qui", rispose Liam.
Io annuii.
"Ehi, ragazzi. Oddio, Liam, stai bene? Ma che è successo?", esclamò Sue, correndo verso di noi.
"Niente...", disse lui, mettendomi una mano sulla spalla.
"Noi andiamo...tu, Sue, hai un passaggio per tornare a casa? O vieni con noi?".
"Non mi va di tornare subito a casa...mi arrangerò", disse, sorridendoci.
 
 
Salii sull'auto di Liam e ce ne andammo.
Mi appoggiai al sedile, ancora delusa.
Mi scese una lacrima e mi voltai verso il finestrino perché Liam non la vedesse, non volevo che si preoccupasse.
"Avevi detto che non ci saresti stato per me se mi avesse fatta soffrire...e, invece, mi hai difesa. Sei stato fantastico", dissi, dopo un po'.
Liam mi guardò un attimo, poi scosse la testa.
"No, sono stato stupido e incosciente".
Sospirò.
"Non è vero. Se lo meritava. Anche se forse non lo meritavo io. Tu sei il migliore amico che potessi avere".
Non rispose e restammo in silenzio per tutto il resto del viaggio.
"Ti voglio bene, Liam", dissi, appena arrivammo a casa mia.
Lui mi sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Anch'io, piccola. Chiamami per qualsiasi cosa".
Annuii e me ne andai a letto.
Dormii male e la mattina mi svegliai con un tremendo mal di testa.
Scesi in cucina. Mia madre e Anne stavano bevendo il caffè.
"Buongiorno", dissero in coro.
Mi massaggiai le tempie, senza rispondere, e mi sedetti.
"Harry dov'è?", chiesi, facendo una smorfia quando il dolore alla testa aumentò.
"E' rimasto in centro. Ha dormito lì. Presumo con una ragazza", rispose sua madre, mescolando il caffè.
Alzai un sopracciglio.
"E tu glielo permetti?".
Anne sospirò.
"Se gli avessi detto di no, avrebbe chiamato suo padre, che gli avrebbe comunque dato il permesso. E Harry si sarebbe arrabbiato con me".
Scossi la testa.
"Quindi gliele dai tutte vinte...per questo è un idiota", commentai, acida.
"Jo", mi riprese mia madre, guardandomi male.
"Che c'è? Non ho ragione?".
"Non ti importa niente, vuoi soltanto far soffrire Anne".
"Forse, sì. Puoi biasimarmi per questo? Per colpa sua, non ho un padre".
"Jo! Smettila subito", gridò lei.
"No, Lois, ha ragione...è colpa mia", disse Anne abbassando la testa.
"Già, è così", conclusi io, uscendo dalla cucina.
"Mi dispiace, Anne", disse mia madre.
Mi appiattii contro il muro per sentire il resto della conversazione.
"Non devi. Tua figlia ha ragione. Se deve crescere senza un padre è solo e soltanto colpa mia...", si interruppe, singhiozzando.
Abbassai la testa e mi morsi il labbro.
Se stava piangendo, allora era davvero dispiaciuta.
Tornai in cucina, anche se non avevo idea di cosa dirle.
Anne mi stava dando le spalle, abbracciata a mia madre, che, appena mi vide, scosse la testa e mi fece cenno di andarmene.
Obbedii e uscii di casa per fare una passeggiata.
Proprio in quel momento, Harry stava rientrando in casa.
"Oh, eccoti. Scopato bene stanotte?", chiesi, acida.
Lui alzò un sopracciglio.
"E tu che ne sai, scusa?".
"Me l'ha detto tua madre...", risposi, incrociando le braccia.
Mi guardò per un po', poi corrugò la fronte.
"Stai aspettando che te lo confermi? Sì, ho scopato. Con Susan. Contenta, adesso?".
Spalancai la bocca.
"Cosa? No, no, no, no, no. Non ti credo".
Lui alzò le spalle.
"Anche se tu sei vergine, non è che puoi vietare agli altri, che non lo sono, di divertirsi", disse, facendo per andarsene, ma lo bloccai per un polso.
"Lei ti piace?", chiesi.
Lui sbuffò e mi guardò.
"Sì, sì, mi piace".
Scossi la testa e feci una risatina ironica.
"Non la conosci allora. Lei non è una da relazioni serie. Se ti va bene, uscirete insieme per una settima, farete sesso e fine della storia. Poi, ti pianterà per un altro", dissi.
Lui incrociò le braccia e annuì.
"Dureremo sempre più di te e Zayn", sbottò, crudele.
Rimasi immobile e strinsi i pugni.
"Vaffanculo!", esclamai, correndo in camera mia.

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Capitolo 9
*** Harry e Sue, Liam e Kat ***


 Harry e Sue, Liam e Kat
 
Mi buttai sul letto, cercando di trattenere le lacrime.
Poi, qualcuno bussò alla mia porta.
"Vattene via!", esclamai, pensando che fosse mia madre.
Non avevo voglia di spiegarle cos'era successo.
Ma la porta si aprì comunque e vidi Harry entrare.
Mi voltai perché non mi vedesse in viso.
"Senti, Jo, mi dispiace...non volevo dirlo", sussurrò, avvicinandosi.
Non risposi e mi asciugai in fretta le lacrime.
Lo sentii sedersi sul letto e cercò di farmi voltare verso di lui, ma mi opposi.
"Jo...", continuò.
Non dissi niente.
"Avanti, girati".
Sbuffò e rimase un attimo in silenzio, poi iniziò e farmi il solletico.
"E girati!", esclamò.
Cominciai a ridere e non resistetti.
"No, basta, smettila!".
Mi voltai, cercando di farlo smettere, ma lui continuò.
"Harry, basta!".
Rise.
Ci guardammo e lui  sospirò.
"Mi dispiace, ok? Sono stato uno stronzo".
Annuii in fretta e alzai le spalle.
"Non importa...avevi ragione, alla fine", dissi, sconsolata.
"Fregatene di quel coglione. Ti sei soltanto risparmiata una  pessima storia".
Lo guardai e mi sorrise.
Sospirai e mi sdraiai, osservando il soffitto.
"Hai già fatto colazione? Perché io no. E ho una fame pazzesca", continuò lui, alzandosi in piedi.
Non risposi, mugolai qualcosa e mi infilai sotto le coperte.
"Ma che fai?", chiese, ridacchiando.
"Ho appena avuto una delusione d'amore, ho diritto ad una lunga fase di depressione!", esclamai, contro il cuscino.
Subito dopo, sentii le sue mani afferrarmi per la vita e tirarmi su.
"E io ho diritto ad un caffè. Avanti, alzati, sfigata".
Strinsi i pugni e lo guardai male.
"Come mi hai chiamata?", ringhiai, afferrandolo per il colletto della maglia.
Scoppiò a ridere e io alzai un sopracciglio, lasciandolo andare.
"Insomma, vieni o no?", riprese, tornando serio.
Mi legai i capelli in una coda e corrugai la fronte.
"Dove?".
"A fare colazione fuori con il sottoscritto", disse con un tono ovvio.
Assunsi un'espressione ancora più confusa.
"Sarebbe un appuntamento?".
Spalancò gli occhi.
"Un...cosa? No, no...cioè...no", rispose, imbarazzato, e mi sembrò che fosse arrossito leggermente.
"Ah, bene, perché mi sembrava che avessi detto che Sue ti piaceva", gli ricordai, sorridendo.
Roteò gli occhi.
"Non è un appuntamento...soltanto un uscita fra due...ehm...
coinquilini!", disse, in fretta, sollevato per aver trovato una definizione adatta.
"Affamati", aggiunse, grattandosi la testa.
Risi e annuii.
"Ok, perchè no?".
 
 
Andammo da Starbucks e comprammo due caffè.
"Sai, non sei così male come credevo. Potrei abituarmi alla tua presenza", commentai, bevendo il mio, mentre camminavamo fianco a fianco per le vie caotiche di Londra.
Mi sorrise, ma non disse niente.
"A volte sei insopportabile, però, eh! Questo devi ammetterlo", continuai, guardandolo.
Alzò un sopracciglio.
"Ha parlato la simpaticona", mi canzonò.
Sorrisi e abbassai la testa.
"Quindi...tu e Sue, eh?", cambiai discorso.
"Sì, perchè?".
Alzai le spalle.
"Oh, no, niente...è solo che lei...non è famosa per aver avuto relazioni serie", dissi, continuando a guardare per terra.
"Chi ti dice che io voglia una relazione seria?", mi chiese.
Mi fermai per guardarlo.
Il suo sguardo saettava dai miei occhi alla mia bocca, in attesa di una risposta.
Mi morsi nervosamente il labbro.
"Io...".
"In realtà...vorrei davvero una relazione seria", ammise.
"Non ne ho mai avuta una importante. Non sono mai stato con una ragazza che mi facesse stare completamente bene...", si fermò, si schiarì la voce e riprese a camminare.
Lo affiancai.
"Sue ti fa stare bene?", chiesi, riprendendo a bere il caffè.
"Sì...credo di sì...ma per ora non stiamo proprio insieme", disse.
Annuii e mi misi ad osservare le auto che passavano.
"Secondo me staresti bene con Liam", riprese lui, dopo un breve silenzio.
"E' un bravo ragazzo, gentile, simpatico, premuroso. E mi sembra che tra di voi...". Lo interruppi, scuotendo la testa.
"No, è il mio migliore amico. E' come un fratello per me e gli voglio davvero bene, ma...non riesco ad immaginarmi all'altare con lui. Capisci che intendo?".
Sorrise e annuì.
Poi, lo squillare del suo telefono ci interruppe.
Guardò per un secondo lo schermo e rispose.
"Ehi", disse, sorridendo, mentre si allontanava di poco.
Lo osservai attentamente mentre parlava al telefono.
Forse potevamo essere amici.
"Era Sue", disse, appena terminò la chiamata.
"Vuole che ci incontriamo. Per te è un problema?".
"Oh, no. No, tranquillo...io...me ne vado a casa", risposi.
Non posso negare di esserci rimasta male.
 
 
"So che mi odierai, ma devo dirtelo...". Sospirai, dopo aver detto a Liam ciò che era successo tra Harry e Sue.
"Susan è Susan. E non si accorgerà mai di te. Ti vedrà sempre come un amico. Ti farà soffrire come ha sempre fatto. Perciò è il momento di guardarsi intorno. Avanti, Liam, ci sono tantissime ragazze a cui potresti piacere".
Feci una smorfia per l'espressione sarcastica che aveva assunto.
"Ah, sì? Elencami tutte queste 'tantissime ragazze'", disse, alzando un sopracciglio.
Mi morsi il labbro, pensando.
"Ehm...c'è...c'è...Tamara! Sì, Tamara", esclamai, soddisfatta.
"Ma chi? Quella pazzoide che mi ha quasi rovesciato addosso l'acido a chimica?".
Feci una smorfia.
"Ok...forse è un pochino...pochino...strana, ma poi c'è...ehm Scarlett! Oh, Scarlett è carina, ammettilo", riprovai, speranzosa.
Liam si passò una mano sul viso e sbuffò, sdraiandosi sul mio letto.
"Ti prego, è una secchiona senza speranze, preferirebbe fare matematica piuttosto che andare a cena fuori. Non se ne parla".
Roteai gli occhi e guardai fuori dalla finestra, pensando ad altre ragazze.
"Phoebe Young?", chiesi, voltandomi verso di lui.
Mi lanciò un'occhiataccia e rinunciai.
"Allora...Katherine Johnson! Kat! Dai, lei è perfetta. E' bella, simpatica, ama lo sport ed è anche popolare", dissi, sorridendo.
Liam ricambiò con un'espressione sarcastica.
"Motivi per cui non uscirebbe mai con me".
Sbuffai e mi sedetti accanto a lui.
"Perché dubiti sempre delle tue capacità? Sei un ragazzo fantastico".
"Senti, Jo, lascia perdere", commentò, andandosene.
 
 
Non sono mai stata una che lascia perdere e Liam, più di tutti, avrebbe dovuto saperlo.
Il Lunedì, a scuola, dopo averlo salutato, cercai subito Katherine.
Mi era sempre piaciuta quella ragazza perché, nonostante fosse molto popolare, non si era mai data arie, ma era rimasta sempre umile e gentile con tutti.
Era più grande di me, dello stesso anno di Liam.
Aveva dei lunghi capelli corvini e degli occhi scuri, leggermente a mandorla. Era molto magra e abbastanza alta.
Era difficile che passasse inosservata.
Infatti, la vidi a chiacchierare con un'altra ragazza.
Mi avvicinai.
"Ciao, Katherine", dissi, sorridendo.
Entrambe le ragazze si voltarono a fissarmi.
"Ehm...ciao", rispose Kat, confusa.
Poi, congedò l'altra ragazza e tornò a guardarmi.
"Posso aiutarti?", chiese, gentilmente.
"Sì...ehm...probabilmente non mi conosci...mi chiamo Jo e...ehm...".
Ecco, non avevo idea di quello che dire.
"Sì?", mi incitò lei, sempre più curiosa.
"Beh...conosci Liam Payne? E' un rag...un bel ragazzo castano che...".
"Certo che conosco Liam, frequenta letteratura e francese con me", mi interruppe.
Oh, questa poi non la sapevo.
"Ah...quindi saprai che ha un disperato bisogno di ripetizioni di francese", mormorai, improvvisando.
Lei alzò le spalle.
"Non se la cava così male", commentò.
"Beh, sì, ma ho sentito che tu sei molto brava in francese".
La ragazza annuì.
"Mio nonno è francese, quindi lo so abbastanza bene", disse.
"Oh, allora puoi aiutarmi. Vedi, lui vorrebbe davvero migliorare, ma si vergognerebbe a chiedere aiuto...quindi...non so, potresti offrirti tu di dargli una mano? So di sembrarti una...". Mi interruppe con un gesto della mano e mi sorrise.
"No, mi farebbe piacere aiutarlo. E' un ragazzo davvero simpatico. Scusa, ma adesso devo andare a lezione. E' stato un piacere conoscerti, Jo", mi salutò, andandosene.
Sorrisi. La prima parte del mio piano improvvisato era andata a meraviglia.
 


 
 Yeeee
Eh, sì, lo so, era un po' che non aggiornavo, comunque, adesso eccomi qui.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo.
Baci,
Vale. :)


 

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Capitolo 10
*** Litigi, inseguimenti e cuori spezzati ***


 Litigi, inseguimenti e cuori spezzati
 
 
"Dammi un buon motivo per cui non dovrei ucciderti", sbottò Liam, sedendosi vicino a me, a pranzo.
Lo guardai, fingendomi confusa.
"Cosa ho fatto?", chiesi con l'aria da innocente.
Mi fulminò con lo sguardo e assottigliò gli occhi mentre mi si avvicinava, furioso.
"Non fare la finta tonta con me, Jo. Ti conosco troppo bene".
Alzai le spalle, addentando il mio panino, e lui sbuffò.
"Hai parlato con Katherine, non è vero?", chiese, leggermente più calmo.
"Katherine chi?", ribattei, senza guardarlo.
"Sei una cogliona", esclamò, tirandomi una piccola spinta.
Risi e piegai la testa di lato, osservandolo.
"Ti ha detto delle ripetizioni? Sì? Woah, sono un genio assurdo, dovresti ringraziarmi, Liamuccio", dissi, pizzicandogli la guancia.
Sospirò.
"Perché devi sempre impicciarti?", si lamentò, cominciando a mangiare.
"Se non ci fossi io a impicciarmi, tu che faresti?", commentai, sorridendogli furbetta.
Scosse la testa e roteò gli occhi.
"Ciao, ragazzi!", ci interruppe Susan, più allegra del solito.
Io e Liam sussurrammo un 'ciao' annoiato.
"Come mai siete così depressi? Io sono al settimo cielo! Non mi chiedete perché? Eh?".
Liam si morse il labbro e si concentrò sul cibo nel piatto.
Io sbuffai.
"Lo sappiamo, stai con Harry", borbottai, roteando gli occhi.
"Sì, cazzo!".
Si mise seduta e sospirò con aria sognante.
Guardai Liam, che aveva assunto un'espressione scocciata.
"Lui è così...oh...è perfetto. Stasera andiamo a cena fuori, sono curiosa di sapere dove mi porterà. Forse andremo al cinema o a teatro...o mi porterà ad un concerto...ah, sono così curiosa", continuò Sue, appoggiandosi al tavolino.
Liam continuava a mangiare, ignorandola completamente, io lasciai a metà il mio panino perchè i suoi discorsi mi avevano messo il voltastomaco.
"Secondo voi devo comprarmi un vestito nuovo per stasera? Cavolo, sono così emozionata".
"La finisci?", sbottai io, guardandola male.
"Il tuo ragazzo è fantastico, abbiamo capito...adesso smettila di vantarti", continuai, scocciata.
Mi lanciò un'occhiataccia.
"Sei soltanto invidiosa", borbottò, incrociando le braccia.
Scoppiai in una risatina sarcastica.
"Invidiosa di te e Harry? Ma fammi il piacere!", esclamai, scuotendo la testa.
"Sì, sei invidiosa, perché io ho sempre tutto e tu invece no. Perché i ragazzi scelgono sempre me e non te. Sei gelosa di me, lo sei sempre stata".
"Ah, gelosa? Andiamo, non farmi ridere, tu sei una principessina viziata a cui paparino concede tutto, dovrei essere gelosa?", esclamai, facendo una smorfia.
Liam sbuffò.
"Dai, ragazze, smettetela", disse, senza neanche guardarci.
"Una principessina viziata? Sempre meglio che essere una sfigata come te che non ha mai avuto un ragazzo. Sei una stronza, lo sai? E sei acida. Sei piena di difetti. Se tua madre è come te, non è difficile capire perché tuo padre l'abbia tradita e sia sparito", commentò, dura.
Mi irrigidii.
Liam alzò la testa e la guardò, incredulo per le sue parole.
Io mi alzai, stringendo i pugni.
"Non permetterti mai più", ringhiai.
Si alzò anche lei, guardandomi con occhi pieni di sfida.
"Hai chiuso con me. E ti consiglio di stare lontana dal mio ragazzo", disse Susan, sorridendomi.
"Uh, è una minaccia?".
"Prendila un po' come ti pare", ribattè lei, voltandosi, poi, verso Liam.
"Tu che fai? Stai con me o con lei?", chiese.
Il ragazzo alzò un sopracciglio.
"Mi stai chiedendo di scegliere fra una di voi?".
Sue annuì e Liam la guardò con durezza.
"Allora sai già qual è la mia risposta".
La bionda fece una smorfia e annuì di nuovo.
"Giusto. Voi due siete inseparabili, no? E' sempre stato così...io sono sempre stata di troppo...forse è meglio se non ci frequentiamo più", disse, andandosene.
Io non avevo più mosso un muscolo. Sentivo gli occhi pizzicarmi e avevo voglia di urlare e spaccare tutto.
Liam mi mise una mano sulla spalla, ma io la spostai.
"Ho bisogno di stare sola", sussurrai.
 
 
Mi sedetti in giardino e rimasi lì nelle ore successive, senza preoccuparmi delle materie che avrei saltato.
Il cielo era grigio e avrebbe potuto iniziare a piovere da un momento all'altro.
Mi alzai, appena vidi gli studenti cominciare ad uscire da scuola e iniziai a camminare senza una meta, sovrappensiero.
Misi una mano in tasca, tirai fuori la foto che mi aveva dato Harry e passai nervosamente il pollice sulla figura di mio padre.
Era giusto che tutto ciò che avevo di lui fosse una stupida foto?
Trattenni le lacrime e, dopo averla ripiegata con cura, la rimisi in tasca.
Calciai violentemente un sasso e mi fermai.
Mi sedetti per terra e cercai di respirare a fondo.
La strada era deserta e c'era un silenzio quasi assordante.
Mi resi conto di non essere mai stata in quel punto di Londra.
Era triste e inquietante.
Un gatto fece un verso stridulo e mi alzai in piedi.
Mi guardai un attimo intorno, iniziando a spaventarmi.
Poi, sentii un rumore di passi non lontano da me e mi agitai.
Il cielo si era scurito sempre di più e c'era molta meno luce di prima, in più, aveva iniziato a tuonare.
Deglutii e mi misi a correre nella direzione opposta al rumore dei passi, ma li sentivo sempre più vicini, sempre più veloci.
Cercai di urlare, ma dalla mia bocca uscì soltanto un verso strozzato.
Mi accorsi che stavo piangendo solo quando sentii il sapore salato delle lacrime sulle labbra.
Aumentai il passo, senza avere il coraggio di voltarmi per vedere chi fosse il mio inseguitore.
Possibile che non ci fosse nessuno?
Ero stanca, spaventata e sola.
Un facile bersaglio per chiunque avesse avuto cattive intenzioni.
Singhiozzai e, poi, finalmente, sbucai in una strada transitata e per poco non finii sotto una macchina, mentre attraversavo la strada.
Mi resi conto di essere al sicuro.
C'erano un sacco di persone.
Ripresi fiato e mi voltai a guardare il vicolo da dove ero venuta per vedere chi mi avesse seguita.
C'era una figura incappucciata che mi fissava dall'altra parte della strada.
Assottigliai gli occhi, ma non riuscii a distinguerla bene e, dopo poco, corse via.
Tirai un respiro di sollievo e mi schiacciai contro il muro di una casa, prima di riprendermi e chiamare un taxi.
A casa, non c'era nessuno, perciò mi chiusi a chiave in camera e mi infilai sotto le coperte, addormentandomi quasi subito.
 
 
Quando la sveglia suonò, mi svegliai di soprassalto.
Mi preparai più in fretta che potei e corsi in cucina.
Appena vidi mia madre, mi tranquillizzai.
"Oh, mamma", sussurrai, abbracciandola.
Lei non ricambiò l'abbraccio, ma si distaccò e mi guardò male.
"Che c'è?", chiesi, confusa.
"Me lo chiedi anche? Mi hai delusa, Jo. Non mi aspettavo davvero che fossi una bambina capricciosa come ti sei dimostrata", mi rimproverò, incrociando le braccia.
Corrugai la fronte.
"Eh? Perché dici così?".
"Perchè? Jo, hai rovinato l'uscita di Harry e Sue! Ti rendi conto di quanto tu mi abbia fatta vergognare? Mi sento veramente...ah, non so come mi sento!", gridò.
"Io non ho fatto niente! Ieri appena sono tornata a casa sono andata a letto", mi difesi, scuotendo la testa.
"Non negare l'evidenza, Jo. Sono già arrabbiata, non infierire ulteriormente".
"Ma io non ho fatto niente!", ripetei.
"Ah, no? Allora Harry e Sue si sono sognati tutto. Non sei andata da loro mentre mangiavano e non hai iniziato ad insultare e a sminuire Susan davanti a tutto il ristorante e non le hai nemmeno rovesciato la bottiglia di vino addosso, non è vero?", chiese, sarcastica.
Scossi la testa.
Io non avevo fatto niente di tutto ciò. 
"Sei così infantile...vedi di scusarti con Harry e soprattutto con Susan o puoi considerarti in punizione per il resto della vita", disse, tornando ad armeggiare con la teiera.
Sentii gli occhi pizzicare e uscii in fretta dalla cucina, andando a sbattere contro Harry.
Mi lanciò un'occhiataccia che mi fece morire dentro.
Una lacrima mi rigò il volto e aprii la bocca per dire qualcosa, ma lui mi precedette.
"Spostati, devo passare", disse, freddo.
Non reagii in alcun modo e lasciai che lui mi facesse spostare, mentre entrava in cucina.
Harry mi odiava. E per qualcosa che non ricordavo neanche di aver fatto.

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Capitolo 11
*** E' te che voglio ***


E' te che voglio
 
 
"Sicura di non ricordare niente?".
"Cazzo, Liam, ti ho detto che dormivo!", urlai, sbattendo un pugno contro il mio armadietto.
Alcuni ragazzi si voltarono a guardarmi.
"Ok, ma calmati", disse Liam, sfiorandomi la guancia.
"Non...posso essere stata io...".
"Beh, magari eri sonnambula", ipotizzò.
Gli lanciai un'occhiataccia.
"Certo, e ho attraversato mezza Londra, ho insultato, guarda caso, Susan e le ho rovesciato addosso del vino? Se tutti i sonnambuli si comportassero come me, allora chi sa quante prigioni sarebbero piene di sonnambuli innocenti che hanno commesso tutto nel sonno. Su, Liam!", esclamai, sarcastica.
Lui fece una smorfia.
"Hai qualche altra ipotesi?".
"Sì. Susan si è inventata tutto per farmi passare male con mia madre", affermai, certa.
"Non farebbe una piega, ma...Harry? Anche lui si è inventato tutto? Non ha molto senso...perché avrebbe dovuto? Hai detto che siete amici", mi contraddisse Liam.
Annuii, confusa.
"Hai ragione...boh...non so cosa pensare", sussurrai, tenendomi la testa fra le mani.
"Dai, vedrai che si sistemerà tutto. Parlerò con Sue", disse Liam, abbracciandomi.
 
 
Quando tornai a casa, c'era solo Harry, chiuso in camera sua.
Bussai alla porta, ma non mi rispose.
"Harry, ti prego, dobbiamo parlare", dissi.
Mi aprì.
"Sì, dobbiamo", ribattè, serio, facendomi cenno di entrare.
Mi sedetti sul letto, con gli occhi fissi sul tappeto.
"Qualsiasi cosa abbia fatto io...mi...mi dispiace...non me la ricordo nemmeno".
"Andiamo, Jo, ammetti le tue colpe e facciamola finita. Non so perché, ma te la sei presa con Sue e gliel'hai fatta pagare. Eri arrabbiata, ti capisco, ma voglio che ti scusi con lei", disse, senza guardarmi.
Scossi la testa.
"Non mi scuserò per qualcosa che non ho fatto".
"Dio, Jo. Smettila di comportarti da bambina", si lamentò, smanaccando.
Strinsi i pugni. Tutti mi stavano dando ingiustamente della bambina ed era terribilmente irritante.
"Non sono una bambina! Ti ho detto che non sono stata io e non mi scuserò con nessuno!", urlai, alzandomi in piedi.
Mi guardò male e incrociò le braccia.
"Non mi umilierò davanti a Susan quando lei dovrebbe scusarsi con me per quello che mi ha detto".
"Senti, non mi interessano i vostri litigi, voglio soltanto che ti scusi per le cose che hai detto, anzi, urlato su di lei", ribattè lui.
Scossi di nuovo la testa.
"Oh, cosa avrei detto? Che è una troia che se la fa con tutti? Beh, non devo scusarmi per aver detto la verità", ringhiai.
Strinse i pugni e scattò verso di me, facendomi sussultare, poi, digrignò i denti e se ne andò, sbattendo la porta.
 
 
Quando, dopo un po', scesi al piano terra, trovai mia madre e Anne in salotto.
"Ehi, Jo", sussurrò Anne, sorridendomi debolmente, mentre mia madre mi ignorava.
"Ciao...Harry dov'è?", chiesi.
Dovevo scusarmi con lui. Forse non con Susan, ma con lui sì.
"Se n'è andato un'ora fa...credo...che sia da suo padre", rispose Anne, tristemente.
Mi morsi il labbro. Era colpa mia.
Uscii di fretta da casa e chiamai un taxi.
Quando arrivai a casa del padre di Harry, vidi l'uomo, aprire il cancello.
"Salve!", esclamai, cercando di rivolgergli il miglior sorriso che potessi fare in quel momento.
"Oh, ciao", rispose, appena mi notò.
"Cerchi Harry, non è vero?".
Annuii.
"E' in camera sua, entra pure, bussa alla porta, ti aprirà Mary".
Infatti, mi aprì la donna e mi indicò la camera del riccio.
Bussai alla porta, ma non mi rispose nessuno.
Riprovai e ottenni lo stesso risultato, perciò, entrai comunque.
Harry era appoggiato al davanzale della finestra, mentre fumava una sigaretta.
Appena entrai, non mi degnò di uno sguardo.
"Da quando fumi?", chiesi, confusa.
"Non fumo", rispose, freddo, picchiettando le dita sulla sigaretta.
Alzai un sopracciglio e mi avvicinai.
"Allora adesso che stai facendo?".
"Mi rilassa, ok? Di solito non lo faccio!", esclamò, scorbutico, voltandosi un attimo a guardarmi.
"Va bene...non ti stavo facendo la predica", commentai, irritata.
"A me pareva di sì".
Roteai gli occhi.
"Senti, mi dispiace per essermi arrabbiata con te, ma non mi scuserò con Susan. Io non ricordo di averle detto niente".
Harry spense nervosamente la sigaretta sul davanzale e chiuse la finestra, poi, mi guardò con occhi assottigliati.
"Sue mi ha detto che sei gelosa e che lo fai per questo. E' vero? Sei gelosa della nostra storia?", chiese, corrugando la fronte.
"NO! Cazzo! Non sono gelosa! Non mi importa niente. Susan è una stronza, è superficiale, è egoista e, che ti piaccia o no, è anche una troia. Non sono gelosa di una come lei", urlai.
Alzò un sopracciglio.
"Non ti ho chiesto se fossi gelosa di lei, ma della nostra storia", mi ricordò, incrociando le braccia.
"PERCHE' DOVREI?", gridai, esasperata.
"Non lo so! Dimmelo tu. Ti sei presa una cotta per me?", chiese, serio.
Mi immobilizzai per un attimo, poi iniziai a ridere nervosamente.
"Che cosa? E' questo che ti ha detto lei? Visto? Lo vedi? Lo fa apposta, non vuole che noi due siamo amici e si inventa delle cazzate. E tu, cretino, le credi anche. Ti sei preso una sbandata per una come lei che tra poco ti avrà mollato per un altro. Sei un idiota. E io sono anche venuta qui per scusarmi con te?".
Scossi la testa e feci per andarmene, ma la sua voce mi fece fermare.
"Credi che mi piaccia essere preso per il culo? Essere mollato a piacimento? Io sto con Susan perché le ho concesso la mia fiducia".
Non mi voltai neanche per guardarlo e roteai gli occhi.
"Hai scelto la persona sbagliata", dissi, fredda.
"E chi avrei dovuto scegliere? Te?", sbottò.
Mi voltai di scatto, arrabbiata.
"Non te l'ho mai detto! Credi che il mondo ruoti intorno a te e quindi tutte le ragazze debbano per forza essere cotte di te? Beh, caro mio, ci sono tantissimi altri ragazzi. E adesso te lo dirò chiaro e tondo: non mi piaci. Non c'è niente di te che mi attragga. Sei arrogante, presuntuoso e persino idiota. Concedi la tua fiducia all'unica persona al mondo che ti tradirà sicuramente e se io ti dico che non ho rovinato il tuo appuntamento non mi credi. Sei impossibile e...".
Improvvisamente, si avventò sulle mie labbra e mi baciò.
Posò entrambe le mani sulle mie guance e mi attirò a sè.
Fu inaspettato e infinitamente dolce, speciale. 
Tutto ciò che avevo immaginato e sperato per il mio primo bacio.
Quando si distaccò, mi accarezzò il mento con il pollice.
"Allora non è così difficile farti stare zitta", commentò con voce roca, guardandomi negli occhi.
Mi portai un dito sulle labbra, ancora incredula e sbigottita.
Non sapevo cosa pensare o cosa fare. Mi sentivo una stupida, perché lo guardavo con un'espressione da ebete.
Poi, mi accorsi che quel dolce contatto mi mancava troppo e mi avvicinai lentamente alle sue labbra.
Si chinò su di me, perché potessi baciarlo.
E lo baciai, stringendo le mani sulla sua maglietta.
Lui mi afferrò per i fianchi e fece combaciare i nostri corpi.
Tra le sue braccia, mi sentii bene. Mi sentii protetta e amata.
Tutta la rabbia, l'angoscia, il dolore, la tristezza si affievolivano ogni secondo che passava, i pensieri sparivano, e tutto lasciava spazio una meravigliosa sensazione di pace.
Ma, improvvisamente, qualcosa bloccò quella sensazione.
Un'immagine nella mia mente fece ricomparire tutte le emozioni che mi facevano stare male.
Susan.
Harry e Susan stavano insieme. 
Mi divincolai dalla sua presa e indietreggiai di qualche passo, spalancando gli occhi.
"No. Non posso...non posso".
"Non puoi o non vuoi?", chiese lui, tornato improvvisamente duro.
"Tu stai insieme a Susan...io non sono quel genere di persona che si mette in mezzo", dissi, agitata.
"Non ho mai provato con Susan, quello che ho provato baciando te", sussurrò, avvicinandosi.
"Io...", lo interruppi, posandogli un dito sulle labbra.
"Susan non è mai stata una da relazioni serie, ma forse tu le piaci davvero...quindi io mi farò da parte", dissi, mordendomi il labbro inferiore.
"No, Jo...".
"Shh".
Fece per baciarmi di nuovo, ma mi sottrassi alle sue braccia e corsi via.
Lo sentii tirare un pugno contro il muro.



 

Ehiii
Sì, ho aggiornato, finalmente. Scusate se ci ho messo tanto, ma sono stata impegnata.
Devo ringraziare le meraviglie che hanno recensito. Aw, vi amo.
Ok, ora vado perché sono di fretta.
(Fate finta che ci sia una gif di Jo perché non ho tempo di metterla lol)
Al prossimo! 
Baci,
Vale. :)
 
 

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Capitolo 12
*** Tu, io e... ***


Tu, io e...
 

Il ticchettio della pioggia sul vetro della finestra mi fece svegliare.
La mia stanza non era molto illuminata, ma non doveva essere poi così presto, il cielo era coperto da enormi nuvole nere.
Mi alzai svogliatamente e scesi le scale.
La casa era silenziosa, fin troppo silenziosa.
La televisione in cucina era spenta perché non sentivo alcun suono. Mia madre non era in casa.
Entrai in cucina.
Un uomo era seduto al tavolo, intento a leggere un giornale.
Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco quell'immagine, ma poi lo riconobbi.
"Daniel!", esclamai, buttandomi fra le sue braccia.
Sobbalzò.
"Jo! Mi vuoi far prendere un infarto?", chiese, ridacchiando.
Sorrisi e lo baciai sulla guancia.
"Quando sei tornato? Perché non hai chiamato? Hai già visto la mamma?".
"Ehi, ehi, ehi, calma, signorina. Sono arrivato da una mezz'ora, tua madre non c'era e tu dormivi e ho preferito non svegliarti. Allora, novità?", continuò, sorridendomi.
Mi sedetti sulla sedia accanto a lui, versandomi del caffé nella tazza.
"Nessuna novità, sono una cretina come sempre", dissi, amaramente.
Incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.
"Che è successo?".
Sospirai e lo guardai tristemente.
"La mamma ti ha detto che abbiamo ospiti?", chiesi.
"Sì...e uno di loro dorme nel mio studio, certo che me l'ha detto".
Annuii, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Beh...io...credo di essermi presa una cotta per lui", dissi, di getto, mordendomi il labbro.
Daniel ridacchiò.
"Ah, allora è di questo che si tratta!".
"Sì, ma non devi dirlo alla mamma!", ribattei, ammonendolo con lo sguardo.
Annuì.
"Va bene...ti accompagno a scuola?".
"No, mi passa a prendere Liam", dissi, alzando le spalle.
"No, cara, tu devi raccontarmi tutto del tuo amorino. Manda un messaggio a Liam, ti accompagno io!", esclamò, facendomi l'occhiolino mentre afferrava la giacca e usciva di casa.
Gli raccontai tutto, più o meno. Mi ero sempre fidata di lui, lo consideravo quasi un padre. Dopotutto, lui mi aveva cresciuta. Mi aveva educata, mi aveva accompagnata a scuola, mi aveva comprato vestiti e ogni altra cosa e mi aveva sopportata per tutto il tempo, cosa che non era da poco.
Arrivati a scuola, lo salutai a malincuore ed entrai.
I corridoi erano quasi vuoti perché era tardi, come sempre.
Feci una corsa in classe.
Avevo spagnolo, quella mattina. E significava che, non solo mi sarei dovuta sorbire i discorsi noiosi del signor Lopez, ma avrei dovuto sopportare anche la vista di Susan.
E se già la odiavo per aver detto quelle cose su mia madre, adesso dovevo anche abituarmi a vederla tra le braccia di Harry.
Mi sentii male a quel pensiero, ma poi entrai in classe.
"Signorina Perkinson, è in anticipo oggi. Sul suo solito ridardo, s'intende", bofonchiò il professore, fulminandomi con lo sguardo.
Mi morsi il labbro, mentre la classe ridacchiava e mi sedetti in ultima fila. 
Incrociai per un attimo gli occhi di Susan, che era in prima fila, ma lei si voltò subito.
Nemmeno un sorrisino vittorioso o un ghigno beffardo. Niente di niente, soltanto una veloce occhiata.
Strano.
Scossi la testa e mi misi a seguire la lezione o, almeno, ci provai. Con tutti i pensieri che avevo in testa, la voce del signor Lopez sparì in un attimo.
A circa cinque minuti dalla fine, in cerca di qualcosa che mi distraesse, che non fosse la lezione di spagnolo, mi misi ad ascoltare i discorsi di Jessica e Michael, davanti a me.
"...Ti dico che è vero", stava bisbigliando Mike, annuendo con la testa.
"Non ci credo", ridacchiò l'altra.
"Oh, sì. Ha avuto la prima batosta della sua vita", continuò l'altro, voltandosi verso la prima fila, più precisamente, verso Susan.
Corrugai la fronte.
"Beh, se l'è meritato allora. Qualcuno doveva darle una lezione per come ha fatto soffrire mio fratello", disse Jessica, sorridendo.
"E il mio migliore amico. E tutti gli altri", aggiunse Michael.
Parlavano di Susan? Che era successo?
"Ehi!", sussurrai nella loro direzione.
Non mi sentirono.
"Ehi!", riprovai, un pochino più forte.
Stavolta, si voltarono.
"Che c'è, Jo?", chiese Jessica, stando attenta a non farsi beccare dal professore.
"State parlando di Susan? Che le è successo?".
"Ma come? Non lo sai? Non siete amiche?", intervenne Michael, corrugando la fronte.
"No, hanno litigato. Sei poco informato, Mike", lo riprese l'altra.
"E comunque, sì, parliamo di lei. Harry l'ha lasciata stamattina. Ti rendi conto? Non era mai successo che qualcuno lasciasse lei! Ah, ma le sta bene...".
Continuò a parlare per un po', ma non la ascoltai.
Ecco perché Susan era inespressiva.
Da una parte, mi dispiacque per lei, ma dall'altra ero felicissima! 
Liam doveva saperlo.
Appena suonò la campanella, corsi in corridoio verso l'armadietto di Liam. E, come credevo, lo trovai lì.
Però non da solo. Era con Katherine.
Appena la vidi, mi fermai.
Ridevano e chiacchieravano allegramente. Lei gli stava toccando il braccio.
Pensai che fosse meglio non intromettermi.
Così non ne parlai con nessuno fino a quando arrivai a casa.
L'auto di Harry era nel vialetto.
Era tornato?
Non passai neanche a salutare mia madre, Daniel e Anne.
Corsi in camera del riccio.
La porta era aperta e lui stava sistemando dei cd.
Lo osservai per un po', anche se non riuscivo a vederlo in faccia.
"L'hai lasciata?", chiesi, poi, titubante.
Si voltò, mi guardò e tornò al suo lavoro.
"Perché?", continuai, avanzando verso di lui.
Si fermò e sospirò, voltandosi.
"Non è ovvio? Mi piace un'altra. L'ho baciata e adesso non riesco a togliermela dalla testa", disse, facendo schioccare la lingua.
Scosse la testa e ridacchiò.
"Queste frasi sdolcinate non mi si addicono per niente", commentò.
"Ti trovo molto tenero, invece", ribattei io, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Gli piacevo. Anzi, non riusciva a togliermi dalla sua testa.
Sorrisi al pensiero.
"Tenero...bleah", disse, facendo una smorfia.
Ridacchiai e mi avvicinai fino a che non ci fu più molta distanza fra di noi.
"E se la ragazza in questione provasse le stesse cose per te?".
Fissò le iridi verdi nei miei occhi e mi guardò serio.
"Sarebbe...molto tenera", disse, tornando a ridacchiare.
Risi con lui e lo presi per mano.
"Davvero ti piaccio?", chiesi, col cuore che batteva all'impazzata.
"E quando mai ho detto che saresti tu?", ribatté.
Lo guardai male e mi fece la linguaccia, ma poi tornò serio.
"Stasera ti va di...uhm...cenare insieme?", chiese, ansioso di sentire la risposta.
"Sarebbe un appuntamento?", ribattei, furbetta.
Si morse l'interno guancia.
"Uhm...no. Soltanto un'uscita fra coinquilini", scherzò, ridacchiando.
Alzai un sopracciglio e lui annuì.
"Sì, è un appuntamento. Quindi mettiti qualcosa di carino", disse, guardandomi dall'alto in basso.
"Perchè? Non ti piace quello che indosso?", chiesi, fingendomi offesa.
Rise e, improvvisamente, mi attirò a sé.
"Lo odio", sussurrò al mio orecchio, lasciandomi, poi un bacio agli angoli della bocca.
Sorrise quando mi irrigidii a quel contatto inaspettato e se ne andò.
"A stasera", concluse, appena fu sulla porta.
Poi, sparì.
 
 
Non avevo molti vestiti da sera nell'armadio e di certo non avevo intenzione di mettermi quello che mi aveva regalato Zayn.
Optai per un abitino rosso che mi aveva comprato mia nonna, ma che non avevo mai avuto l'occasione di indossare.
Era aderente e con le maniche lunghe, che calzavano a pennello sulle mie braccia. Era corto e la schiena era scoperta, quindi decisi di mettermi sopra una giacca lunga nera.
Lasciai i capelli sciolti e li lisciai.
Mi misi i tacchi anche se sapevo che non avrei resistito per tutta la sera. Beh, magari Harry mi avrebbe portata in braccio.
Ridacchiai, anche per nascondere un po' il nervosismo.
Non volevo che Harry mi vedesse preoccupata, ma lo ero.
Non sapevo come comportarmi o di cosa parlare e avevo paura di fare una delle mie solite figuracce.
Finii di truccarmi e afferrai la pochette- che avevo rubato a mia madre -dal letto.
Presi un profondo respiro e uscii dalla mia camera.
Appena scesi le scale, trovai Anne, Daniel e mia madre in salotto.
Non avevo in programma di raccontare loro di me e Harry, quindi, sperando che il riccio non dicesse niente, avevo detto che sarei uscita con Liam.
Il problema era non far vedere come mi ero conciata o avrebbero creduto che Liam fosse diventato qualcosa di più che un amico.
Mi strinsi nella giacca e poggiai lentamente un piede sul pavimento, sperando che il tacco non facesse rumore e, per fortuna, ci ero andata piano.
Riuscii ad arrivare alla porta, senza che nessuno si accorgesse di me.
"Ehm...io vado!", esclamai, uscendo velocemente.
Sentii tutti rispondermi con un sonoro 'ciao' e mia madre mi ricordò di stare attenta.
Presi un respiro di sollievo e mi guardai a torno.
"Anche tu eviti i pettegolezzi dei più grandi?", mi chiese Harry, che stava appoggiato alla sua auto, mentre mi riservava uno splendido sorriso.
Alzai le spalle e lo osservai.
Era bellissimo. Perfetto.
Aveva una camicia nera sbottonata in cima e dei pantaloni aderenti.
Ricambiai il sorriso e mi avvicinai.
"Andiamo?", chiesi.
"Sì, ma...prima volevo chiederti una cosa. So che non c'entra molto, ma...l'altra sera, quando sono uscito con Susan, insomma, tu...".
"No. Basta. Per favore, Harry, ti ho detto che non sono stata io", ribattei.
"Sì, ma...".
"Sta dicendo la verità. Non è stata lei. Sono stata io", una voce bloccò Harry.
Ci voltammo verso una figura che stava nell'ombra a pochi passi da noi.
Poi, avanzò.


 

Ajekshfjsdgdk
Undici recensioni allo scorso capitolo? Voi mi volete morta!
Ero così felice che non potevo non aggiornare al più presto.
Vi ringrazio davvero.
Beh, finalmente i nostri due protagonisti escono insieme.
Ma chi è la figura nell'ombra? Provate ad indovinare, non è difficile, dai.
Ancora, grazie. Cercherò di aggiornare il prima possibile.
Baci,
Vale. :)


 

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Capitolo 13
*** Tutto ciò che non ho mai immaginato ***


 Tutto ciò che non ho mai immaginato


Spalancai gli occhi quando la luce di un lampione illuminò quella figura.
Era impossibile.
Quella...quella ero io.
Cioè, era identica a me.
Forse avrei detto qualcosa se non mi si fosse seccata la gola per la sorpresa.
"Tu chi diavolo sei?", parlò Harry per me.
La ragazza alzò le braccia.
"Perché non vi rispondete da soli, sono sicura che non sia così difficile".
Mi portai una mano alla bocca e scossi la testa.
Non poteva essere.
"Sì, Jo. Proprio così", disse, sorridendo.
No. Non era possibile.
"C-come sai il mio nome?", chiesi, stringendomi fra le braccia.
"Beh, ho dovuto fare un po' di ricerche", ammise, avvicinandosi.
Indietreggiai contro Harry, che mi mise le mani sui fianchi e mi strinse a sé.
"Ma forse tu non sai il mio. Sono Angie, tua sorella", rispose, continuando ad avanzare.
Rimasi paralizzata, anche se già l'avevo capito.
"No. Non puoi...", mormorai, con voce tremante.
"E perché mai? Perché tua madre non ti ha mai detto che avevi una gemella? Era nel suo interesse non farlo. Non poteva permettersi che tu mi trovassi o ti avrebbe persa", mi interruppe lei, dura.
"No...non è vero", sussurrai, mentre alcune lacrime mi bagnavano le guance.
Harry mi strinse più forte a sé.
"Ti ha riempito la testa di bugie. Immagino però che ti abbia detto che papà l'aveva tradita. Già, l'unica verità che non era a suo sfavore", riprese Angie, scuotendo la testa, amareggiata.
Mi sentii male.
Avevo la nausea e mi girava la testa.
Avevo una sorella, anzi no, una gemella. E mia madre non me l'aveva mai detto.
"Perché sei qui?", chiese Harry, mentre io piangevo.
Angie puntò gli occhi verso di lui.
"Perché volevo conoscere mia sorella e perché deve sapere la verità".
"Ah, sì? E quale sarebbe la verità?", continuò il riccio.
La ragazza tornò a guardarmi e sospirò.
"Non dirò niente almeno che non sia lei a chiedermelo. Ha il diritto di sapere, ma non è obbligata", disse, fissando, poi, un punto indefinito del vialetto.
Mi asciugai le lacrime e presi un lungo respiro.
"Ti ascolto".
"Va bene, ma non qui", ribatté lei, facendoci cenno di seguirla.
Aspettammo qualche secondo prima di cominciare a camminare.
Guardai Harry e gli afferrai la mano, stringendola.
"Vuoi che venga anch'io?", chiese.
Annuii.


Non camminammo molto, ci fermammo in un piccolo parco, deserto.
Angie si sedette su una panchina e, nonostante ci avesse invitato a sederci, restammo in piedi.
"E' vero...", esordì lei, appoggiando le braccia sulle gambe e torturandosi le dita.
"Papà l'ha tradita. E se n'è andato. Ma poi è tornato, sapeva che Lois era incinta e non voleva perdersi il bambino. Non aveva idea che avrebbe avuto due gemelle. Non lo sapeva perché lei lo aveva scoperto mentre papà se n'era andato. Così, lei se ne approfittò.
Aveva paura di perderci entrambe, dato che papà poteva permettersi degli avvocati migliori dei suoi, così lo pregò di non andare in tribunale...", Angie si bloccò un secondo per riprendere fiato. 
"Gli disse che gli avrebbe dato il bambino, se lui fosse sparito completamente dalla sua vita. Ovviamente, papà trovò strana quella proposta, ma non volle rifiutarla.
Così prese me e si trasferì in America. In Florida, più precisamente".
"Quindi...ti ha...praticamente lei...lei ti ha venduta", mi intromisi io, sconvolta.
Lei alzò gli occhi e mi guardò.
Non piangeva e non sembrava sconvolta come me. Aveva solo una profonda tristezza impressa nello sguardo, duro e freddo.
"Come può una madre fare questo a...", riprese Harry, ma venne interrotto subito, perché Angie scattò in piedi.
"Lei non è mia madre!", ringhiò, furiosa.
Si calmò subito e tornò seduta.
"Non lo è più da quando mi ha abbandonata".
"Come mi hai trovata?", chiesi io, cercando di tranquillizzarmi.
"Beh, non è stato semplice. Ma tutte le volte che mio padre mi raccontava perché la mamma non fosse con noi, mi sembrava che qualcosa non tornasse. Non si dà via un figlio soltanto perché non si vuole rivedere l'ex marito. Non aveva senso. Così, ho fatto delle ricerche. Ci ho messo mesi e tanto impegno e, alla fine, ho scoperto di avere una gemella. Volevo esserne sicura prima di dire qualcosa a papà, perciò gli ho detto che andavo da una mia amica per un po' e sono venuta qui. 
Poi, ti ho trovata qualche settimana fa e ho deciso di dare una migliorata alla tua vita, dato che, probabilmente, poi, l'avrei rovinata, dicendoti queste cose".
Mi passai una mano tra i capelli, cercando di realizzare tutto.
"E poi, voi due piccioncini, dovreste ringraziare me se state insieme", disse, abbozzando un sorrisino divertito.
"Veramente, per poco non litigavano di brutto", la contraddissi, incrociando le braccia.
"Beh, non è successo, anzi, vi siete messi insieme".
Scossi la testa e poi corrugai la fronte, pensierosa.
"Hai detto che mi hai trovata da un paio di settimane, perché non ti sei presentata prima?", chiesi, confusa.
"Te l'ho detto: volevo aiutarti e poi volevo conoscerti prima che tu conoscessi me", rispose, allargando il sorriso.
"Quindi eri tu che mi seguivi!".
Annuì.
"Già e te ne sei accorta solo una volta. Sono stata molto brava", si vantò.
"Brava? Mi hai fatto prendere un infarto!".
Ridacchiò e si alzò dalla panchina.
Poi mi venne incontro e mi abbracciò forte, Harry indietreggiò appena.
Ricambiai l'abbraccio e sorrisi.
Nonostante la rabbia che provavo nei confronti di mia madre e lo shock iniziale, ero felice.
"Sai, credo di aver sempre saputo che mi mancava qualcosa", sussurrai.
Lei non rispose, ma mi strinse ancora più forte e potrei giurare di averla sentita singhiozzare.
Poi si allontanò e indietreggiò fino a sparire nell'ombra.
"Dove vai?", chiesi.
"Ci vediamo presto, vi lascio all'appuntamento, sperando di non avervelo rovinato", rispose, andandosene.
Rimasi ferma a fissare il punto in cui era sparita.
Ero ancora incredula.
Mi voltai verso Harry e lui mi sorrise incoraggiante.
"Come va?", chiese, premuroso, accarezzandomi la guancia.
Alzai le spalle.
"Sono...io...non...", provai a mettere insieme qualche parola, ma il risultato non fu quello sperato.
"Vuoi andare a casa?", riprese lui, dopo un attimo di silenzio.
Scossi la testa.
Quello doveva essere il mio primo appuntamento, con quello che sarebbe stato il mio primo amore.
No, che non volevo andare a casa.
"No...riprendiamo da dove eravamo rimasti, sempre che tu voglia uscire con una ridotta in queste condizioni", ribattei, indicandomi il viso.
Non sapevo quanto fosse grave, ma sicuramente il trucco si era rovinato con le lacrime.
Sorrise e roteò gli occhi, come se avessi detto la cavolata più assurda che avesse mai sentito.
Poi, mise una mano in tasca e tirò fuori un fazzoletto di carta, asciugandomi le guance.
"Ecco fatto. Non sarà perfetto, ma non credo che sia importante", disse, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e lo abbracciai.
Era stata una strana serata. 
Avevo provato così tante emozioni che le avevo quasi confuse tutte.
Ma tra le sue braccia, ritrovai quella pace che avevo scoperto la prima volta che lo avevo abbracciato.


 

Liam
Happy birthday Liam! Tantissimi auguri ad uno dei miei straordinari idoli augdkasgfwajh.
Comunque, ho già detto che vi amo? Beh, non abbastanza.
Cioè...boh...dodici recensioni in un giorno? Oh, mamma dgaks.
Ta-dà! Jo ha una gemella lol.
Complimenti a chi aveva indovinato e scusatemi, ma nelle mie storie devo sempre metterci qualche stranezza o non sono contenta :P
Ringrazio chi ha recensito e chi segue la mia ff con interesse.
Spero di non deludervi.
Vedrò di aggiornare presto, forse domani, se ho tempo.
Grazie.
Baci,
Vale. :)



 

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Capitolo 14
*** Verità? ***


 Verità?


"Aaah, adesso basta. Sei veramente uno schifo. Mi fai inorridire", commentò Harry, tappandosi teatralmente gli occhi, quando, per l'ennesima volta, mancai tutti i birilli.
Avevamo mangiato velocemente in un fast food, dato che nessuno aveva molta fame, e dopo eravamo andati al bowling.
Nonostante gli avessi detto che non sapevo giocare, mi aveva obbligata.
"Io te l'avevo detto. E smettila!", bofonchiai, fingendomi offesa, mentre gli tiravo una spinta amichevole.
Ridacchiò e scosse la testa.
"Ok, ne ho abbastanza del bowling. Facciamo qualcos'altro?".
Annuii e mi misi la giacca.
Ma, appena stavamo per uscire, una voce mi fermò.
"Jo!".
Mi voltai e vidi Zayn Malik, Niall Horan e Louis Tomlinson seduti ad un tavolino.
Zayn mi stava salutando con la mano.
Lo guardai male e mi voltai verso la porta, Harry, invece, era rimasto con lo sguardo fisso verso il tavolo di quei tre.
"Harry?", lo richiamai.
Non disse niente, poi si passò la lingua tra le labbra e mi guardò.
"Sì, andiamo", disse, facendomi cenno di uscire.
Purtroppo, Zayn si mise davanti alla porta, bloccandoci l'uscita.
"Oh, Harry, ci sei anche tu", commentò, sorridendogli.
Il riccio sbuffò.
"Spostati, Malik. Ce ne stiamo andando", quasi ringhiai, assottigliando gli occhi a due piccole fessure fulminanti.
"Oh, ma dai, è ancora presto. Perché non fate una partita con noi?", chiese, guardandomi con interesse.
"Scordatelo. Adesso sparisci prima che mi arrabbi".
"Ok. Niente partita. Comunque noi dobbiamo parlare", continuò, guardando Harry come se avesse potuto farlo sparire con lo sguardo.
"Non ho niente da dirti", dissi, fredda, prendendo il riccio per mano.
"Levati di mezzo", gli consigliò Harry, con aria minacciosa.
Zayn ridacchiò.
"Quindi adesso voi due state insieme? Vi odiavate fino a due minuti fa".
Harry sbuffò e lo afferrò per il colletto della camicia.
Io spalancai gli occhi, spaventata, lasciandogli la mano.
"Stammi a sentire, bello, levati di mezzo o te lo faccio vedere io, l'odio, a calci in culo".
"Ehi, ehi, ehi! Niente litigi nel mio locale!", gridò il barista, indicandoli.
Harry lo lasciò andare e Zayn si spostò, guardandolo con sfida.
Poi, il riccio aprì la porta e mi fece cenno di uscire, senza, comunque, smettere di fissare Zayn.


"Harry? Harry...calmati", lo pregai, mentre tornavamo a casa.
Era furioso e tirava calci a tutto quello che si trovava davanti.
"Calmarmi? Quel coglione crede di potersi mettere in mezzo!", gridò, smanaccando.
"Mettersi in mezzo a cosa? A noi? Pff...non preoccuparti, non ha alcuna possibilità con me".
"Ma prima ti piaceva...insomma, non siete usciti insieme?", chiese, leggermente più calmo, impaziente della mia risposta.
Alzai le spalle.
"Prima che se ne andasse a sbaciucchiare un'altra. E comunque non è che mi piacesse, lo trovavo abbastanza interessante", continuai, scuotendo la testa a quel pensiero.
Che cretina, avevo anche creduto che Zayn potesse seriamente impegnarsi in una relazione.
"Sì, ma potresti trovarlo di nuovo interessante...", mugolò, abbassando gli occhi sul marciapiede.
Gli sollevai il viso perché mi guardasse e gli sorrisi.
"Sai, ha provato a baciarmi, due volte. Ma l'ho sempre rifiutato. E, credimi, avrei potuto rifiutare anche te, mi hai preso alla sprovvista, è vero, ma nessuno ti avrebbe risparmiato un bello schiaffo se non l'avessi voluto anch'io. Tu mi piaci, Harry. Mi piaci così tanto che le parole non possono descrivere quello che provo e...", non riuscii a continuare perché mi baciò. Con passione, con amore.
"Adoro interromperti quando fai questi discorsoni importanti", sussurrò sulle mie labbra, abbozzando un sorriso divertito.
Scossi la testa e lo abbracciai.
"Ho bisogno di te, Harry. Specialmente adesso che ho scoperto quelle cose su mia madre".


Appena arrivammo a casa, Harry mi bloccò prima che entrassi.
"Vuoi dirlo ai grandi capi?", chiese, alludendo alle nostre mamme e a Daniel.
Mi morsi il labbro.
"Certo che no", borbottai, afferrandolo per la manica e trascinandolo un po' più lontano dalla porta.
"Perché no?".
"Oh, non lo so. Vuoi sentire mia mamma farti un lungo discorso sull'importanza dei preservativi? No, perché, sai, ne sarebbe capace. E Daniel? Ah, non farmici pensare", sussurrai, scuotendo la testa.
Lui fece una smorfia.
"No, assolutamente. Ok, allora entro prima io. Tu aspetta un po'", disse, facendo per andarsene.
"Aspetta", lo bloccai, afferrandolo per la camicia.
"Non posso entrare con i tacchi. La giacca copre il vestito, ma i tacchi insospettirebbero tutti. Vai in camera mia e buttami un paio di scarpe dalla finestra", proposi, indicando la finestra socchiusa, al piano di sopra.
"Devo tirarti le scarpe? E dove le tieni? E poi quali prendo?".
"Che ti importa?! Ok, no, è troppo complicato per il tuo cervelletto minuscolo. Tanto loro sono in salotto, vai in cucina e aprimi la finestra così passo di lì e poi li distrai quando salgo le scale", dissi, soddisfatta dell'idea.
Lui sorrise.
"Va bene, ma prima 'cervelletto minuscolo' vuole un bacio", gracchiò, allargando il sorriso.
Roteai gli occhi e gli lasciai un bacio a fior di labbra.
"Adesso 'cervelletto minuscolo' è contento?", ridacchiai.
"Euforico", mormorò Harry, pizzicandomi la guancia.
Sorrise ed entrò in casa.
Poco dopo, la sua testa riccioluta sbucò dalla finestra della cucina.
"Vieni, ti aiuto a salire", sussurrò nella mia direzione.
Obbedii e riuscii a entrare.
"Sono tutti a bere il té di là", disse piano, indicando la porta che dava sul salotto.
"Bene. Ora devi distrarli", continuai io, spingendolo verso il salotto.
"Ok, ok, vado".
Quando andò in salotto, tutti si voltarono a fissarlo.
Io mi misi a sbirciare dalla porta, stando attenta a non farmi beccare.
"C'è una tazza di té anche per me?", chiese Harry, sorridendo.
"Ma certo, caro, tieni", rispose mia madre, versandogliene un po' in una tazzina vuota.
Il riccio la prese e iniziò a berlo lentamente.
Poi, alzò la testa e mi guardò, sorridendo.
"Distraili", gli mimai con le labbra, smanaccando.
"Oh, giusto", sussurrò lui, mordendosi il labbro.
Gli occhi di tutti passarono da lui al punto dove stava guardando, cioè dov'ero io.
Mi nascosi appena in tempo, maledicendo Harry.
"Volevo dirvi una cosa!", esclamò lui, attirando di nuovo tutta l'attenzione su di sé.
"Stasera sono uscito con una ragazza...", iniziò, sorridendo.
Dato che nessuno guardava nella mia direzione, perché sembravano interessati a quello che aveva da dire Harry, mi tolsi le scarpe e mi incamminai silenziosamente verso le scale.
"Sai che novità!", esclamò Anne, scuotendo la testa.
"Beh, so di essere uscito con tante ragazze, ma...lei è diversa. Mi fa provare delle cose che non ho mai provato e...quando sono con lei mi sento bene. Mi sono preso una bella sbandata, stavolta", ribatté Harry tutto d'un fiato.
Mi fermai sulle scale, colpita dal suo discorso e sorrisi.
"Oh, il mio bambino è cresciuto!", commentò Anne, alzandosi dal divano e lasciandogli un bacio appiccicoso sulla guancia.
"Mamma!", si lamentò lui, arrossendo.
Io ridacchiai e corsi in camera mia.
Mi cambiai il vestito con una felpa e un paio di leggins neri e i tacchi con delle comode converse, poi tornai in salotto.
Anne stava scompigliando i capelli a suo figlio, che, con le braccia incrociate, sbuffava in continuazione. Tutti gli altri ridevano.
Perfetto.
Ne approfittai per sgattaiolare in cucina e uscire fuori.
Poi, rientrai dalla porta principale.
"Eccomi!", esclamai, sorridendo, mentre richiudevo la porta dietro di me.
Tutti si zittirono e mia madre si alzò.
"Divertita con Liam?", chiese, guardandomi fin troppo male.
"Uhm...sì...", mormorai, confusa.
"E' strano...perché lui è venuto qua subito dopo che te ne sei andata, chiedendo di te. Ora pretendo di sapere dove sei stata", disse, arrabbiata.
Spalancai gli occhi, maledicendomi per non aver avvertito Liam.
"Ehm...in giro...da sola".
"Ah, sì? Vero o no, la prossima volta voglio sapere la verità, mi hai capito, signorina?", gridò, mettendo le mani sui fianchi.
Feci una smorfia.
Proprio lei parlava di verità, quando era stata la prima a mentire per tutto il tempo?
"Mi hai capito?", ripetè, ancora più forte.
Strinsi i pugni, sentendo gli occhi pizzicarmi.
"Jo!".
"Ok, Lois, ha capito. Calmati, va tutto bene", si intromise Daniel, posandole un braccio sulle spalle.
"Vai in camera tua", aggiunse, guardandomi.
Non me lo feci ripetere due volte, corsi nella mia stanza.


"Jo...", sussurrò Harry, mentre apriva la porta della mia camera.
Non risposi, semplicemente mi rigirai nel letto, sforzandomi per non piangere.
Lo sentii sedersi accanto a me e, subito dopo, accarezzarmi dolcemente i capelli.
"Dai, non è successo niente".
A quel punto mi misi seduta sul letto e lo guardai male.
"Niente? Mia...madre ha osato rimproverarmi per aver detto una piccola bugia e lei non mi ha mai detto la verità. Mai! Questo lo chiami 'niente'?", sbottai, coprendomi il viso con le mani.
Ero arrabbiata, non ero mai stata così furiosa in tutta la mia vita.
E provavo a sfogarmi, ma non ce la facevo.
"Ehi".
Harry posò le sue mani sulle mie e le spostò per vedermi in viso.
"So che tutto questo è una merda. Ti capisco. Al posto tuo io...sarei impazzito, ma andrà tutto bene. Ti prometto che non dovrai affrontarlo da sola. Io ci sarò", disse, accarezzandomi le guance.
Annuii appena e lo abbracciai.
"Grazie", sussurrai, chiudendo gli occhi.



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Capitolo 15
*** E' il mio migliore amico e non sa niente ***


E' il mio migliore amico e non sa niente


Il mattino seguente, scesi in cucina con uno sguardo assassino.
Mia madre aveva appena fatto il caffè e si stava sedendo.
"Buongiorno", disse, come se il litigio di ieri non fosse mai accaduto.
Non risposi, la ignorai completamente e mi preparai il caffé, nonostante mi stesse aspettando una bella tazza fumante di quello che aveva fatto mia madre.
Lei non disse niente, perché lo facevo sempre quando ero arrabbiata.
Sì, ero un tantino orgogliosa, ma solo poco, eh.
Mi sedetti per berlo e lei sbuffò.
"Sai, di solito si risponde quando qualcuno saluta", bofonchiò, scuotendo la testa, pensando sicuramente che mi stessi comportando come una bambina capricciosa.
La ignorai ancora una volta, afferrando un biscotto ai cereali,
anche se li odiavo, comunque avrei fatto di tutto per non risponderle.
Poi, Harry entrò in cucina, rivolgendoci un enorme sorriso con tanto di fossette.
"Buongiorno!", esclamò, euforico, sedendosi vicino a me.
Pensai che mi avrebbe addirittura baciata davanti a mia madre per quanto era allegro.
"Oh, c'è ancora qualcuno con le buone maniere! Buongiorno, Harry", continuò mia madre, ricambiando il suo sorriso.
"Senti, Lois, mio padre mi ha chiamato poco fa, invitandovi a casa sua per una cena, stasera. Io non so se mia madre vorrà venire, ma spero che almeno tu, Daniel e Jo possiate", disse, allargando il sorriso.
Lo guardai male.
Io avevo scoperto di avere una gemella e che mio padre non mi aveva abbandonata volutamente e che mia madre mi aveva mentito per tutta la vita. E lui che faceva? Ci invitava tutti a cena a casa di suo padre! Come se mi andasse di passare tempo con mia madre.
Avevo pensato durante la notte a cosa fare per evitarla tutto il giorno.
"Ma cer-".
"Io non posso!", anticipai il gentile 'ma certo' di mia madre e mi alzai di scatto, cercando di andarmene prima che qualcuno avesse qualcosa da ridire, ma non fui abbastanza svelta.
"Tu puoi, invece. Noi andremo a cena dal padre di Harry e tu non fiaterai se non per salutare e ringraziare", sbottò mia madre.
Strinsi i pugni e tirai un gridolino nervoso, poi uscii di casa, sbattendo la porta.


"Potevi avvertirmi che mi avresti usato come copertura", commentò Liam, mentre mi accompagnava a scuola.
"Beh, non ci ho pensato", sbottai, acida.
"Già...comunque, che stavi facendo di tanto scandaloso da non dirlo a tua madre?".
Mi voltai verso il finestrino e mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore.
"Uhm...sono...ok, te lo dico, ma soltanto perché sei il mio migliore amico e perché ti dico sempre tutto, altrimenti non te lo direi. Quindi adesso te lo dico. Sì, te lo dico", mormorai, nel panico più totale, spaventata dalla reazione che avrebbe potuto avere.
Lui alzò un sopracciglio e mi guardò come se fossi diventata pazza, cosa che era probabile.
"Ok...ora te lo dico...".
"Prima di andare in iperventilazione, gentilmente", commentò, scuotendo la testa, divertito.
Gli lanciai un'occhiataccia.
"Sto con Harry. Ieri siamo usciti insieme", sbottai, incrociando le braccia.
Voleva la risposta? Eccolo servito.
Inchiodò di colpo e per poco l'auto dietro di noi non lo tamponò.
"Ma sei pazzo?!", esclamai, pallida.
"Io? Tu esci con quello là?".
Mi schiarii la voce, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Noi...beh...ci siamo baciati. Cioè, tecnicamente lui ha baciato me, la prima volta e poi...".
"Poi ha lasciato Susan! Dio, ma ti rendi conto che stai con l'ex della tua migliore amica?", mi interruppe, ancora incredulo.
"Veramente è l'ex della mia ex migliore amica", dissi, cercando di sdrammatizzare con una battutina squallida a cui, in situazioni normali, non avrei riso nemmeno io.
Invece, scoppiai a ridere, nervosamente, ma scoppiai a ridere.
"Non pensi a lei? A come si sentirà usata?".
"Come se lei non avesse mai lasciato nessuno per un altro", borbottai, senza smettere completamente di ridere.
Liam si massaggiò le tempie, forse, cercando di realizzare la cosa.
"Ok, tu mi farai impazzire. Sei davvero imprevedibile. Tu e Harry? Non l'avrei mai detto", disse, scuotendo la testa.
"Già...invece tu con Kat! Ti ho visto ieri a scuola, sai", commentai, punzecchiandolo sul braccio.
Spostò la mia mano e alzò le spalle.
"Sì, lei è fantastica e siamo usciti ieri sera...", lasciò in sospeso la frase, mentre ripartiva verso la scuola.
"Ma...?", lo incitai a continuare, confusa.
Che voleva di più da una ragazza? Lei era perfetta e...oh.
"Ti piace ancora Susan. Ti piace ancora lei...fai sul serio?", sbottai, incredula.
"Beh, non è che in un secondo ti scordi di una ragazza soltanto perché stai uscendo con un'altra. Sarebbe troppo facile così", commentò, attento a non togliere gli occhi dalla strada perché non voleva incrociare il mio sguardo.
Sbuffai.
"Con una stronza del genere non dovrebbe essere difficile", borbottai a bassa voce, ma non abbastanza perché lui non potesse sentirmi.
Mi lanciò un'occhiatina e poi sospirò.
"Ho scelto comunque te, no? Perciò smettila di giudicarmi".
"Non ti sto giudicando. E' solo che, dai, Liam...".
Piegai la testa di lato, alzando un sopracciglio.
"Mi stai giudicando. Smettila", sbottò.
Continuai a guardarlo con la stessa espressione.
"Jo, finiscila...basta! E dai...".
Alla fine riuscii a farlo ridere e mi tirò una botta.
"Ah, comunque devo dirti un'altra cosa...ho una gemella segreta e mia madre mi ha mentito su di lei e su mio padre per tutta la vita. Ok, finito".
Inchiodò di nuovo e, questa volta, per poco non mi beccai una testata contro il vetro.
"SERIAMENTE?", sbottai, guardandolo male.
"Tu...tu...cosa?", balbettò, spalancando la bocca.
Alzai le spalle.
"L'ho scoperto ieri sera...lei...è venuta a cercarmi. E' qui a Londra", dissi, abbassando la testa.
"Oddio...mi...mi dispiace tantissimo...io non...".
"Non voglio essere compatita!", sbottai, stringendo i pugni.
"Non ti compatisco...è solo che sono scioccato. Perché non me l'hai detto subito?", chiese, appoggiandosi al sedile dell'auto, totalmente incredulo.
Mi strinsi tra le braccia e sospirai.
"So che hai Harry e bla bla bla, ma ci sono anch'io, ok? Ti voglio bene", disse, accarezzandomi il braccio.
Gli sorrisi appena e annuii.


Le ore di scuola furono noiose come sempre, almeno per i miei compagni. Io non seguii una parola.
A pranzo, ancora persa nei miei pensieri, mi sedetti ad un tavolino vuoto, senza preoccuparmi di cercare Liam o Harry.
Improvvisamente, qualcuno batté con violenza le mani sul tavolo, facendomi sobbalzare.
"Non ci credo, hai una bella faccia tosta a farti vedere ancora in giro", sbottò Susan, fulminandomi con lo sguardo.
"Vattene, Sue, non sono in vena".
"Oh, no, non me ne vado. Non prima di aver fatto una chiacchieratina", continuò lei, sedendosi vicino a me.
Feci una smorfia e mi voltai dall'altra parte.
"Come ci si sente ad essere una puttana?", mi chiese con tranquillità, come se stesse parlando del tempo.
Scossi la testa e continuai a non guardarla.
"Non so. Sei tu l'esperta in questo campo", ribattei, gelida.
Ridacchiò, poi la sentii avvicinarsi al mio orecchio.
"Continua pure a fare la furba. Continua a divertirti. Goditi Harry, perché te lo porterò via lentamente e dolorosamente. Ti pentirai di avermi sfidato", sussurrò con tono crudele.
Trasalii, per un attimo, ma cercai di non darlo a vedere.
"Sei tu che hai iniziato, dicendo quelle cose sui miei", dissi, voltandomi per guardarla negli occhi.
Fece un mezzo sorriso, intriso di pura cattiveria.
"Oh, non ha importanza. Perché stai pur certa che chiuderò io", commentò, alzandosi e andandosene con le sue nuove amichette.
Strinsi i pugni e sospirai.
"Che voleva?", chiese Liam, sedendosi vicino a me.
Alzai le spalle.
"Niente", risposi, mordendomi l'interno guancia per non scoppiare a piangere come una stupida.
"Stai bene?".
"Sto benissimo!", sbottai, scorbutica.
Annuì e si concentrò sul suo piatto.
"Jo! Jo!", Harry mi chiamò da almeno trenta metri di distanza.
Attraversò tutta la mensa urlando, fregandosene degli sguardi degli studenti.
"Sei arrabbiata con me? Perché io...io...".
"Sei stato un cretino. Ma ti pare che io voglia cenare con mia madre? Non riesco più nemmeno a guardarla!", esclamai, arrabbiata, guardandolo male.
Lui abbassò la testa e si morse il labbro
Mi tornarono alla mente le parole di Susan e sospirai.
Avevo esagerato.
"Scusa. Sono un po' nervosa", ripresi, più calma.
Harry annuì e si sedette davanti a me.
"Posso parlare con tua madre e convincerla a non farti venire...".
"No. No, io voglio venire", dissi, stringendogli dolcemente la mano.
Mi sorrise.
Liam si schiarì la voce.
"Ehm...ehm...non vorrei dirvelo, ma non siete soli", commentò, guardando Harry.
Subito, lasciai la mano del riccio e arrossii.
"Oh, Liam, non ti avevo visto", esclamò Harry, sorridendogli.
L'altro si sforzò di ricambiare il sorriso.
"Certo, perché sono invisibile. Non lo sapevi?", disse, acido, incrociando le braccia.
Alzai un sopracciglio e lo guardai male.
Lui ricambiò con una smorfia, poi si fiondò sul cibo, ignorandoci per tutto il resto del tempo.
Idiota.


 
Buongiorno, miei splendori!
Io non so più come ringraziarvi per le recensioni che mi lasciate...siete...boh...perfetti.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cercherò di aggiornare presto.
Baci,
Vale. :)





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Capitolo 16
*** Vendetta e crudeltà per dessert ***


 Vendetta e crudeltà per dessert


Stavo cercando un vestito da mettere per la cena a casa del padre di Harry, quando sentii un rumore dietro di me e mi voltai.
Il riccio era appoggiato alla porta con le braccia incrociate e uno sguardo malizioso impresso sul volto.
"Non si bussa?", chiesi, tornando a cercare qualcosa di decente.
"Speravo di trovarti in intimo. Beh, sarà per la prossima volta", disse, avvicinandosi.
Roteai gli occhi e mi voltai per guardarlo male, ma, quando lo feci, me lo ritrovai a pochi centimetri.
Sorrise appena e mi afferrò per i fianchi, facendo aderire perfettamente i nostri corpi.
Pensavo che mi avrebbe baciata, ma non lo fece.
Appoggiò la sua fronte alla mia e mi fissò semplicemente.
Ricambiai lo sguardo, muovendo velocemente gli occhi dalle sue labbra alle sue iridi.
"Hai deciso cosa metterti o hai ancora bisogno di un annetto per pensarci?", chiese, ridacchiando.
Roteai gli occhi e lo spinsi via.
"Ma per favore, ci metto un attimo", dissi, tornando ad armeggiare nell'armadio.
"Certo", commentò, sarcasticamente, lui, sdraiandosi sul mio letto.
 "Intanto io mi faccio una dormitina, eh", continuò, ridacchiando, mentre fingeva di sistemare i cuscini al meglio.
"Roteai gli occhi e lo afferrai per un polso.
"Via, vattene. Mi irriti solamente", commentai, spingendolo verso la porta.
Ghignò, divertito, e uscì.
Scossi la testa e tornai verso l'armadio, ma, subito dopo, Harry tornò.
"Non importa cosa ti metti, per me sei comunque bellissima", disse, lanciandomi un bacio e andandosene, questa volta, per davvero.
Arrossii leggermente e poi mi abbandonai ad un sorrisino da ebete, mentre tornavo a cercare qualcosa da mettermi. 


"Jo! Jo Perkinson? Sei ancora viva?", sentii Daniel urlare dal piano di sotto.
Possibile che dovessi sempre essere io quella in ritardo?
Beh, avevo perso un po' di tempo per decidere cosa indossare, anche se alla fine ero andata sul semplice.
Mi ero messa un maglioncino color panna e un paio di jeans assolutamente normali. E, ovviamente, le immancabili converse bianche. Mi ero legata i capelli in una coda alta e mi ero truccata leggermente, avevo afferrato la prima borsa che avevo trovato eppure ci avevo messo un  secolo.
Feci una rapida- e rumorosa -corsa in salotto e per poco non mi ritrovai con la faccia spiaccicata sul tappeto, dopo essere inciampata sull'ultimo scalino.
Daniel ridacchiò, afferrandomi appena in tempo.
"Sei davvero imbranata", commentò, tirandomi su con facilità.
Sospirai.
Poi, uscimmo in giardino, dove ci aspettavano tutti.
C'era perfino Anne.
Non pensavo che sarebbe venuta.
Mia madre era già seduta accanto al posto del guidatore e si stava dando il rossetto.
Feci una corsa verso l'auto.
"Io vicino al finestrino!", esclamai, vedendo che Harry stava per salire.
Si fermò per ridermi in faccia.
"Sto io vicino al finestrino", disse, sorridendo.
Lo  fulminai con lo sguardo e cominciammo a litigare come due bambini.
"Ora basta. Smettetela. Ci sono due finestrini, potete starci entrambi, starò io in mezzo", si intromise Anne, scuotendo la testa.
Io e il riccio ci scambiammo un'occhiata.
"No! Cioè...non importa. Vai pure tu, mamma", disse Harry, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Anne non rispose e si sedette.
Noi la imitammo e poco dopo Daniel partì.
"Vedete di non litigare anche a cena, eh!", ci ammonì mia madre, voltandosi verso di noi.
Io roteai gli occhi e mi voltai verso il finestrino.
"Non preoccuparti, Lois", commentò Harry, sorridendole.
Poi, sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e sorrisi anch'io, sempre guardando il paesaggio che cambiava continuamente.


La cena fu piacevole, anche se non mancarono momenti di imbarazzo tra i genitori di Harry.
Il padre del riccio, Des, era come me lo ricordavo.
Cordiale e amichevole. E anche molto spiritoso.
In un certo senso, somigliava a Daniel.
Quando stavamo per andarcene, volle stare qualche minuto solo con Harry.
Sorrisi quando li vidi chiacchierare allegramente e sorridere.
Magari anch'io avrei potuto avere un rapporto così con mio padre, se solo mia madre non l'avesse cacciato dalla sua- dalla nostra -vita.
Mi voltai per salire in auto, ma Des mi chiamò.
"Ehi, Jo, vieni qui", disse, smanaccando.
Confusa, mi avvicinai.
"Sei davvero una bella ragazza. E anche molto simpatica e dolce...".
"Dolce proprio no, eh", ridacchiò il riccio, beccandosi un'occhiataccia da suo padre.
"Quello che voglio dire è che sono felice che tu stia vicina a Harry. Sei tutto quello che ho sempre desiderato per lui...", continuò, accarezzandomi gentilmente la spalla.
Lui...sapeva?
Arrossii e guardai Harry, che abbassò la testa.
"E se questo idiota ti fa soffrire, vieni da me che gli do una bella strimpellata", concluse, pizzicando la guancia ad entrambi.
Sorrisi imbarazzata e annuii.
Poi, lui se ne andò e io lanciai un'occhiataccia al riccio.
"Gliel'hai detto?".
"Beh...sì. Ma non ti preoccupare, non ci farà alcun discorsetto e non lo dirà alle nostre mamme", si difese, sorridendomi.
Scossi la testa e salii in auto.


Camera mia era un disastro. Un vero disastro.
Avevo lasciato vestiti e trucchi sparsi dappertutto.
Dovevo assolutamente sistemare quel casino o non sarei riuscita a chiudere occhio per tutta la notte.
Non che fossi una perfettina o cose così, ma mi dava fastidio stare in un posto disordinato.
Mi cambiai velocemente, indossando uno di quegli orrendi pigiamini rosa fatti apposta per farti prendere in giro da fratelli e sorelle. Fortunatamente, io non ne avevo.
Insomma, perlomeno non giravano per casa.
Sospirai, al pensiero di Angie, ma poi scossi la testa e iniziai a sistemare la camera.
Avevo quasi finito quando Harry entrò in camera mia, di nuovo senza bussare.
Mi guardò dalla testa ai piedi e scoppiò a ridere.
"Speravo di trovarti in intimo, ma questo è ancora meglio!", esclamò, senza riuscire a smettere di ridere.
Sbuffai e gli tirai un paio di jeans che mi erano capitati in mano in quel momento.
"Ahi!".
Gli feci la linguaccia e mi voltai per sistemare alcuni oggetti sul comodino.
"Questa me la paghi!", ringhiò lui. E, prima che potessi rendermene conto, mi afferrò per i fianchi e mi buttò sul letto, cominciando a farmi il solletico.
"Oddio, no! Basta, basta!", esclamai, cercando di farlo smettere.
"Chiedi scusa", riprese lui.
Non riuscivo a smettere di ridere e, anche se sapevo che, alla fine, mi sarei dovuta arrendere, non gliela diedi subito vinta.
"Mai!", dissi, convinta.
"Ah, sì? Vedremo", ribatté Harry, sorridendo.
Come avevo predetto, non resistetti per molto.
"Ok, ok. Scusa!".
"Come? Non ti sento", mi beffeggiò lui, continuando a farmi il solletico.
"Stronzo!", gridai, aumentando le risate.
"Vuoi morire tu, eh!", esclamò, ridacchiando.
"Basta, ti prego, farò qualsiasi cosa!", dissi, al limite.
"Così mi piaci".
Smise di torturarmi e si avvicinò, lasciandomi un veloce bacio a stampo.
"Sei un prepotente", commentai, sfiorandogli la guancia con le dita.
Sorrise, divertito.
"Lo so".
Mi baciò di nuovo, questa volta, chiedendo accesso alla mia bocca con la lingua.
Schiusi le labbra e mi abbandonai totalmente alla dolcezza di quel momento.
Dopo un po', anzi, un bel po', che ci baciavamo, qualcosa colpì il vetro della mia finestra.
Sussultammo, voltandoci.
Non era stato un qualcosa, ma un qualcuno.
Precisamente, mia sorella.
Spalancai gli occhi e, spingendo via Harry, mi avvicinai alla finestra.
Come diavolo aveva fatto ad arrampicarsi fin lì?
La aprii velocemente e Angie si fiondò nella camera, guardandosi intorno.
"Mi dispiace interrompervi, piccioncini, ma non pensavo che faceste quelle cose nella stessa casa dove vivono le vostre madri", ridacchiò.
Io arrossii, o meglio, avvampai.
Harry, invece, non sembrò farci molto caso.
"Comunque, sono venuta per parlare di quello che ti ha detto Susan la troia oggi a pranzo", continuò, sedendosi sul letto e incrociando le gambe.
"Come...come sai che abbiamo parlato?", chiesi, confusa.
Lei mi rivolse un sorrisetto annoiato.
"Io so tutto e vedo tutto, sorella", disse.
Mi avvicinai.
"Che ti ha detto Susan?", chiese Harry, preoccupato.
Stavo per rispondere che non mi aveva detto niente, ma Angie mi precedette.
"Dopo averle dato- non so con quale coraggio -della puttana, le ha detto che si sarebbe ripresa il suo ex...che saresti tu", rispose con tranquillità, scuotendo la testa.
Harry corrugò la fronte e mi guardò.
"Perché non me l'hai detto?".
Sospirai e distolsi lo sguardo.
"Io...io non volevo...non volevo...".
"Ok, non ha importanza. Piuttosto, pensavo che dovremmo agire per farle vedere chi comanda", mi interruppe Angie, assumendo un'espressione crudele.
Io scossi la testa.
"No! Non voglio avere a che fare con lei...", commentai, contrariata.
Mia sorella roteò gli occhi.
"A lei non importa. Vuole riprendersi Harry e tu vuoi permetterglielo?".
"Ehi, ehi, ehi. Io sono qui, ok? Susan potrà fare quello che vuole, ma non mi avrà", si intromise il riccio, facendo una smorfia.
Ignorando ciò che aveva detto Harry, guardai Angie.
"Tu vuoi ferirla...", mugolai, scuotendo la testa.
"No, Jo. Ti sbagli, non voglio ferirla. Voglio distruggerla, annientare ogni suo motivo per essere felice, allontanarla dai suoi amici e dalle sue passioni. Voglio schiacciarla come si schiaccia un moscerino", sibilò quelle parole molto lentamente, come se potesse imprimerle meglio nella mia testa.
Per un attimo, sentii un brivido percorrermi la schiena.
Rimasi immobile, incredula.
"Allora, ci stai? Ci state? Vogliamo creare questo club anti-Susan-la-troia?".


 


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Capitolo 17
*** Odio e sofferenza ***


Odio e sofferenza


Per un secondo, credetti che stesse scherzando, ma quando la sua espressione non cambiò di una virgola, mi resi conto che non era così.
"Io ci sto!", esclamò Harry, eccitato all'idea.
Angie gli sorrise.
"Evvai!", esultò, battendogli il cinque.
Io scossi la testa e li guardai incredula.
"No! No, tu non ci stai", esordii, guardando Harry.
"Pensi che sia un gioco? Pensi che rovinare la vita di qualcuno sia un gioco?", aggiunsi, arrabbiata, verso mia sorella.
Lei scosse la testa.
"Non ho mai parlato di un gioco, Jo. Io prendo molto seriamente le cose che faccio", disse, alzandosi e camminando verso di me.
"E non fare quella faccia, non ti ho mica detto che voglio ucciderla!", esclamò, andando verso la finestra.
"Voglio soltanto darti una mano con quella stronza, tutto qui. Nessuno può far soffrire la mia famiglia. Nessuno", concluse, sparendo dalla finestra.
Mi voltai verso Harry, che aveva un'espressione sbalordita sul volto.
"Wow. Tu sarai anche stronza e acida, ma lei è davvero il ritratto del male", commentò, affascinato.
Guardai verso la finestra e sospirai.
Lui mi abbracciò da dietro e mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Vai a letto, adesso", sussurrò, voltandomi per baciarmi.
Gli sorrisi e annuii.
Avevo davvero bisogno di dormire.


"...Vero, signorina Perkinson?", la voce del professore di letteratura mi riportò alla realtà.
E ora che voleva questo?
Non avevo ascoltato nemmeno una parola per tutta l'ora, figuriamoci se avessi avuto voglia di rispondergli.
"Vero, cosa?", mormorai, annoiata.
"Quello che ho appena detto", ribatté lui, guardandomi male.
Alzai le spalle.
"Uhm...vero", tentai.
"Cosa?", mi sfidò.
"Ehm...quello che ha appena detto lei?".
La classe scoppiò a ridere e il professore sbuffò.
"Molto divertente, davvero. Ma adesso perché non va a fare la spiritosa dal preside?", sbottò, indicandomi la porta.
Oddio, no, non di nuovo, pensai, facendo una smorfia.
Mia madre mi avrebbe uccisa. Oh, ma che me ne importava?
Mi alzai lentamente, raccogliendo le mie cose.
Feci un inchino teatrale al prof. e ai miei compagni e sparii dietro la porta.
"Era davvero divertente!", esclamò una voce dietro di me.
Non mi voltai neanche.
"Che ci fai qui?", chiesi, atona, mentre mia sorella mia affiancava.
"Ti tengo d'occhio, ovvio".
"Non ho bisogno di una baby-sitter", mormorai.
"No, ma non stai bene".
Mi bloccò per un polso e mi voltò verso di lei.
Era strano vedere qualcuno identico a me, che non fosse il mio riflesso nello specchio.
"Sto bene, ho soltanto troppi pensieri per la testa", ribattei, evitando il suo sguardo.
"Ok. Dammi il cellulare".
"Cosa? Perché?", aggrottai la fronte e lei mi frugò nelle tasche dei jeans.
"Ehi!", mi lamentai, spingendola via.
Tanto aveva ottenuto quello che voleva: il mio cellulare.
Ci armeggiò per un po', poi me lo restituì.
"Ti ho salvato il mio numero in rubrica. Chiamami, se hai bisogno di me", disse, sorridendomi.
Annuii e lei se ne andò.
Ripresi a camminare verso l'ufficio del preside.


Il preside era occupato e lo stavo aspettando da almeno venti minuti su una di quelle scomode sedie rosse fuori dal suo ufficio.
Non ero annoiata, di più.
E quando pensai che non sarebbe potuta andare peggio, Susan si sedette vicino a me.
"Di nuovo qui, Jo?", chiese con voce divertita, accavallando le gambe.
"A quanto pare, non sono l'unica", ribattei, con sfida.
Ridacchiò.
"Già, l'unica differenza è che io sono qua per ottenere il permesso per essere l'organizzatrice del ballo d'inverno e tu, beh, sei qui per la tua boccaccia".
Non risposi, roteai semplicemente gli occhi.
"Tanto per chiacchierare...come va con Harry?", continuò, guardandomi.
Ricambiai lo sguardo, sorridendo.
"Alla grande", risposi, pungente.
"Oh, sì...perché state insieme da quanto? Due minuti? Cosa farai quando vorrà rendere un po' più intimo il vostro rapporto? Sei una povera verginella impaurita, al massimo gli farai provare un millesimo del piacere che gli ho dato io. Oppure cercherai di rimandare la catastrofe e sarà anche peggio...", disse, avvicinandosi al mio orecchio.
"Harry sarà dolce quanto ti pare, ma è pur sempre un ragazzo. E un ragazzo ha i suoi bisogni", sussurrò, sorridendo malignamente.
All'improvviso la porta dell'ufficio del preside si aprì e l'uomo uscì.
"Bene, chi c'è, adesso?", chiese, guardandoci.
"Non ti dispiace se vado io, vero?", disse Susan, alzandosi.
Non le risposi. Non avevo nemmeno la forza per farlo.


"Joan Juliette Perkinson!", tuonò mia madre, appena tornai a casa.
"Ti rendi almeno conto della gravità della situazione?", continuò, quando non dissi niente.
La ignorai e andai in cucina per versarmi un bicchiere d'acqua.
"Mi stai ascoltando? Jo!".
Le lanciai un'occhiata penetrante mentre bevevo, poi battei con forza il bicchiere sul tavolo.
"No, non ti sto ascoltando. Sono stufa di ascoltarti", dissi, avvicinandomi abbastanza per poterla guardare negli occhi.
Fece una smorfia infuriata e mi tirò uno schiaffo, che, più che altro, mi fece male al cuore.
Mi sfiorai la guancia, incredula, poi la guardai con disgusto.
"Ti odio", sputai, piena di rabbia.
Lei spalancò gli occhi e assunse un'aria triste.
"Ti odio!", ripetei, con più convinzione.
"Jo, ehi, calmati".
Harry sbucò dal nulla e mi mise le mani sulle spalle, trascinandomi su per le scale.
Avrei potuto preoccuparmi di ciò che avrebbe pensato mia madre, mentre Harry mi abbracciava in quel modo, ma il pensiero non mi sfiorò neanche lontanamente.
Ero soltanto arrabbiata.
Piangevo, da non so quanto, sudavo e mi tremavano le mani, ma non avevo più mosso un muscolo e Harry dovette prendermi in braccio per portarmi in camera.
Mi adagiò dolcemente sul letto e si sedette vicino a me.
"Ma che è successo?", chiese, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
"E' appena morta mia madre", dissi, fredda, fissando un punto indefinito della mia camera.


 
Ayee, gente!
Come avete visto, Jo è stronza, Susan è più stronza e Angie ancora di più ahahah.
Non so voi, ma adoro la sorella cattiva.
Jo è scoppiata, povera, non ce la faceva più tra Susan e sua madre.
Btw, ringrazio chi segue la mia storia e chi recensisce, mi fate sempre spuntare un sorriso.
Spero che la storia vi piaccia.
Baci,
Vale. :)

P.S. se ce la faccio, dopo cena metto un altro capitolo, amatemi lol


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Capitolo 18
*** Non posso perderlo ***


 Non posso perderlo


"Mi dispiace per quello che stai passando...", sussurrò Harry, sospirando.
Mi voltai a guardarlo.
Senza di lui come avrei affrontato tutto?
Continuavo a pensarci, continuavo a pensare alle parole di Susan, e mi stavo torturando. Poteva anche essere una stronza, ma aveva ragione. Non la smettevo di lamentarmi e piangermi addosso e le attenzioni che dedicavo a Harry erano fin troppo poche, dovevo assolutamente rimediare.
Non potevo permettermi di perderlo.
Mi fiondai sulle sue labbra e lo baciai con passione, facendo incontrare le nostre lingue.
Gli circondai il collo con le braccia e lo strinsi con forza a me, spingendolo contro il letto.
Sorrise sulle mie labbra e poggiò le mani sulle mie guance.
"Wow, dovresti litigare più spesso con tua madre", commentò, distaccandosi appena.
Non dissi niente, non gli lasciai neanche il tempo di respirare che lo baciai di nuovo.
Ero terribilmente agitata, ma cercai di rilassarmi.
Gli accarezzai i capelli e feci scendere le mani lungo il suo collo, poi sul suo petto.
Il suo cuore batteva velocemente, ma non quanto il mio.
Le mie mani iniziarono a tremare e decisi di spostarle per evitare che se ne accorgesse.
Le mossi di nuovo, fino ad arrivare ai lembi della sua maglietta.
Terminai il bacio, senza riuscire a guardare Harry, e poggiai le mie labbra sul suo collo, lasciando una piccola scia umida.
Non sapevo cosa stesse provando lui, e questo mi preoccupava tantissimo.
Sentii il suo sguardo addosso, ma non osai guardarlo.
Lo baciai, mentre i nostri corpi aderivano completamente, e mugolò qualcosa di incomprensibile, iniziando a eccitarsi.
Non ci volle molto perché sentissi la sua erezione sotto di me.
Arrossii, ma non smisi di baciarlo.
Le sue labbra erano tutto ciò che mi impediva di andare totalmente nel panico.
Ma, dopo un attimo di esitazione, mi resi conto che non potevo soltanto baciarlo in eterno. Come aveva detto Susan, non potevo rimandare. Cercai di non pensare a quello che aveva detto prima e cioè che, probabilmente, avrei rovinato tutto, data la mia poca- anzi, inesistente -esperienza. 
Mi allontanai dal viso di Harry, evitando ancora di guardarlo e avvicinai le mie mani al bottone dei suoi jeans.
Ero titubante e insicura, troppo. 
Con una mossa decisa, glieli sbottonai.
Balzò seduto e mi bloccò per i polsi.
"Che stai facendo?", chiese, cercando il mio sguardo, che era ancora perso nel vuoto.
"Jo?".
Continuava a cercare i miei occhi e sembrò preoccupato.
"Guardami", sussurrò con tono quasi supplichevole.
Alzai appena la testa e incrociai il suo sguardo.
"Io...volevo...volevo soltanto...Susan ha detto...io...", mormorai piccoli pezzetti di frasi senza alcun senso.
Mi sentivo strana.
Non riuscivo a muovermi ed era stato difficile anche mormorare alcune parole, mi sembrava di trovarmi in un sogno.
"Susan?", sospirò e mi lasciò i polsi.
Le mie braccia caddero come due pesi morti.
Mi sollevò delicatamente, spostandomi di lato, per potersi alzare.
Si abbottonò i jeans e tornò a sedersi sul letto.
"Qualsiasi cosa ti abbia detto Susan, non devi ascoltarla. Vuole separarti da me, non aiutarti", disse, prendendomi il viso tra le mani e tirandomelo su, dato che ero tornata a guardare il letto.
"Ma lei...tu e lei...voi...anche io volevo...".
Mi mise un dito sulle labbra, interrompendomi.
"Non sei pronta, Jo. E per quanto io voglia...farlo con te, non sveltirò le cose. Se significa che dovrò aspettare una settimana, un mese, un anno o anche di più, non mi importa: aspetterò", sussurrò, dandomi un bacio sulla guancia.
Gli sorrisi e lui ricambiò con un occhiolino.
"E ora cerca di far pace con tua madre, non voglio più vederti triste", disse, andandosene.
Tirai un bel respiro per rilassarmi e scossi la testa.
Non potevo credere di aver fatto quello che avevo fatto.


"Che cosa?!", Angie spalancò gli occhi quando le raccontai tutto.
"Mi dispiace essermelo perso", disse, facendo una smorfia.
Poi scoppiò a ridere quando vide l'espressione che avevo assunto.
"Non è divertente!", esclamai, incrociando le braccia.
Alcuni clienti del locale dove stavamo prendendo un caffé si voltarono a guardarci e Angie tornò seria.
"Ok, hai ragione...ma non ti ci vedo proprio a saltare addosso a Harry", rispose, cercando di non ridere di nuovo.
Roteai gli occhi e bevvi un sorso del mio caffè scottante.
"E comunque sei stata troppo incerta, troppo verginella impaurita...".
A quelle ultime parole, sbarrai gli occhi. Erano le stesse che mi aveva detto Susan.
Abbassai lo sguardo sul tavolo e cercai di non sembrare turbata.
"Se vuoi davvero scopare con Harry, devi essere più aggressiva e più sicura", continuò, sorridendo.
Incrociai le braccia sul tavolo, imbarazzata.
"Tu...non sei vergine?", chiesi a bassa voce.
Angie mi lanciò uno sguardo indecifrabile, poi alzò un sopracciglio e, alla fine, scoppiò a ridere.
"Certo che no! Ho diciotto anni, Jo", esclamò, scuotendo la testa.
"Beh, non vorrei dirtelo, ma ho la tua stessa età!", ribattei, offesa.
Tornò seria, anche se non del tutto e annuì.
"Lo so, ma è diverso...".
"Non è diverso...sono stupida, non è vero?", chiesi, passandomi le mani sul viso.
Scosse la testa e mi si avvicinò.
"No, per niente", rispose, prendendomi per mano.
"La verginità è una delle cose più preziose che abbiamo, perché quando la perdiamo non possiamo più averla indietro", continuò, guardandomi negli occhi.
"Se vuoi perderla con Harry, devi assicurarti di amarlo o te ne pentirai per sempre", sentii dell'amarezza nelle sue parole.
Forse, lei se n'era pentita.
Annuii, stringendole la mano.
"Ho paura, però", dissi, con voce tremolante.
Lei mi sorrise.
"Ci sono io con te, sorellina. Posso renderti sexy e provocante e puoi chiedermi qualsiasi cosa. Quando sarà il momento, Harry resterà senza parole", sussurrò Angie, allargando il sorriso.
"Comunque, adesso vediamo di parlare d'altro: quella stronza di Susan ha già fatto troppo. E' il nostro turno".
Sospirai, scuotendo la testa.
"Non intendo rovinarle la vita", commentai, contrariata.
Angie sbuffò e bevve un sorso di caffé.
"Ok, va bene, ma non puoi dargliela vinta. Per poco non ti faceva combinare un casino con Harry!", esclamò a bassa voce, guardandomi con occhi arrabbiati.
Alzai un sopracciglio e feci una smorfia delusa.
"Quindi anche tu credi che non sarei capace di farlo con Harry senza rovinare il nostro rapporto", sbottai, irritata, fulminandola con lo sguardo.
Lei si morse il labbro e picchiettò nervosamente le dita sul tavolino.
"No...io...voglio soltanto dire che...", si interruppe in cerca delle parole adatte e io feci una risatina ironica.
"Grazie per la tua fiducia in me", commentai, sarcastica, alzandomi
Afferrai la giacca e feci per mettermela, ma mi fermò.
"Jo, per favore, non arrabbiarti...è che tu non sei esperta e avresti potuto...".
"Basta!", quella volta, la interruppi io.
Fece una smorfia e abbassò la testa e io ne approfittai per andarmene.


Quando tornai a casa, trovai mia madre in salotto.
La tv era accesa, ma lei non sembrava molto interessata a guardarla.
Aveva lo sguardo vuoto e assente.
Sospirai e mi sedetti vicino a lei.
"Ciao, mamma...", sussurrai, senza guardarla.
"Mi dispiace di averti urlato contro e di averti schiaffeggiata...sono stata davvero...", le si strozzò la voce e iniziò a piangere.
Mi sentii uno schifo. 
Le avevo detto che la odiavo, ma non era vero, ero soltanto arrabbiata per le sue bugie e per Susan.
La abbracciai e lei mi strinse forte a sé.
"Ti voglio così tanto bene, tesoro", commentò, singhiozzando.
"Anch'io, mamma", ribattei, mentre una lacrima solitaria mi rigava il volto.
Mi distaccai e presi un lungo respiro.
"Ma voglio sapere la verità su papà...e su mia sorella", dissi, deglutendo a fatica.
Lei spalancò occhi e bocca, incredula delle mie parole.
"Dimmi la verità, mamma, o non ti perdonerò".


 

Rieccomii. Come promesso, ho aggiornato subito. Ma che prava pampina che sono.
Eh, sì...Jo vuole sapere la verità e anche subito, immediatamente.
E le parole di Susan l'hanno turbata parecchio, fortuna che Harry è un angelo. Awaw
Beh, concludo col dire che vi amo tutti e, se ve lo state chiedendo, no, non ho una vita, continuerò ad aggiornare tutti i giorni lol
Baci,
Vale. ;)






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Capitolo 19
*** Troppo impulsiva ***


 Troppo impulsiva

Mia madre abbassò la testa e sospirò, dopo avermi detto esattamente le stesse cose che mi aveva detto mia sorella.
"Come l'hai scoperto?", chiese.
"Me l'ha detto Angie", risposi, fredda.
Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime.
"Angie?", sussurrò, corrugando la fronte.
"Sì, Angie. Tua figlia".
Si asciugò le lacrime, che subito vennero sostituite da altre.
"Come hai potuto? Come hai potuto dare via tua figlia?", continuai, scuotendo la testa.
Mia madre fece una smorfia e singhiozzò, poi aprì la bocca per parlare, ma un rumore la fece fermare.
Daniel e Anne entrarono in casa, sorridenti.
Ma quei sorrisi sparirono appena ci videro piangere.
"Che succede?", chiese Daniel, preoccupato.
Io guardai prima mia madre, poi lui.
"Diglielo", ordinai, ostinata.
Lei si irrigidì.
"Diglielo!", ripetei con rabbia.
Mia madre abbassò la testa e si alzò in piedi.
"Jo non è la mia unica figlia...".
"Che cosa? Che significa?", chiese Daniel, corrugando la fronte.
"Che ho una sorella. Una sorella gemella", spiegai io.


"Wo-ooh!", esclamai, facendo una giravolta.
Liam rise, prendendomi per mano e facendomene fare un'altra.
La musica era alta e invitante e mi stavo davvero divertendo. Come prima che la mia vita cambiasse.
"Mi è mancato tutto questo...", sussurrai, circondando il collo di Liam con le braccia.
Annuì.
"Già...anche se prima c'era Sue", disse, facendo una piccola smorfia.
Abbassai la testa. Non volevo che soffrisse così per lei.
"Senti, Lee, non devi per forza scegliere, puoi stare anche con lei...", mormorai, sospirando.
Lui scosse la testa.
"No, lei mi ha chiesto di scegliere, ricordi? E che razza di amica ti chiede di fare una scelta del genere?".
Annuii e gli sorrisi appena, stringendolo di più a me.
"Ehi, Jo, ti ho portando un drink", ci interruppe Harry, guardandoci con attenzione.
Mi distaccai da Liam e afferrai il bicchiere.
"Grazie", dissi, sorridendogli.
Il riccio annuì con la testa, senza staccare gli occhi da Liam.
Era...geloso? Ma dai!
"Prego...adesso che ho fatto da cameriere posso anche andarmene e lasciarvi alle vostre cose, no?", rispose, acido, rivolgendoci un sorrisino e voltandosi.
Roteai gli occhi e lo afferrai per il braccio.
"La smetti di fare il gelosone? Quel ruolo non ti si addice", sbottai, incrociando le braccia, appena si fu voltato verso di me.
"Io? Geloso? Ma quando? Voglio soltanto lasciarvi un po' di intimità...non aspettate altro, giusto?", sputò, guardandomi male.
Mi avvicinai, scuotendo la testa, e sentii che il suo alito puzzava di alcol.
"Sei ubriaco?", chiesi, corrugando la fronte.
"No", disse, freddo, voltandosi di nuovo.
Lo raggiunsi e mi misi davanti a lui.
"La vuoi smettere?", esclamai, mettendogli le mani sul petto.
Me le spostò malamente e riprese a camminare verso l'uscita. Lo seguii.
"Dove stai andando?", gli urlai dietro.
"A casa, ne ho abbastanza".
"Sei ubriaco, non ti lascio guidare", dissi, bloccandolo per la terza volta.
Sbuffò, irritato.
"Vuoi toglierti di mezzo?".
Rimasi un attimo immobile e poi mi fiondai sulle sue labbra, chiudendo con forza gli occhi.
Per un attimo, pensai che non avrebbe ricambiato il bacio, ma poi mise le sue mani sui miei fianchi e mi attirò a sé come faceva sempre.
Sorrisi e mi distaccai.
"Ti amo, Harry Idiota Styles, non ti tradirei mai", dissi, di getto.
Veramente, era un po' che ci pensavo. Ne ero certa, lo amavo.
Non disse niente, mi rivolse soltanto un sorriso sollevato.


"E' un bene che sia geloso, significa che ci tiene", commentò Angie, accavallando le gambe, mentre si serviva una tazza di té.
Nonostante quello che mi aveva detto, non ero riuscita a tenerle il muso per molto e, dato che dovevo assolutamente parlare con qualcuno della sera precedente, l'avevo chiamata e mi aveva dato l'indirizzo del suo hotel.
"Ok, ma ha esagerato...dai, pensava che l'avrei potuto tradire con Liam!", esclamai, scoppiando nervosamente a ridere.
Lei rimase completamente seria e alzò un sopracciglio.
"Non sarebbe poi così strano...a volte due migliori amici possono innamorarsi".
"Ma smettila. Io e Liam siamo come fratelli...non mi sognerei mai di baciarlo o altro...", ribattei, facendo una smorfia.
Lei alzò le spalle.
"E, comunque, c'è un'altra cosa...non volevo che fosse arrabbiato con me e...gli ho detto che lo amo".
Per poco, Angie non si strozzò con il té.
"Sono stata troppo impulsiva, vero?", chiesi, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Mia sorella si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Beh...lo ami veramente?".
Annuii, convinta, e lei mi sorrise.
"Allora no. E lui che ti ha risposto?", continuò, curiosa, sedendosi più vicina a me.
Abbassai la testa, iniziando a torturarmi le dita.
"Niente...mi ha sorriso...".
"Cosa? Nemmeno uno squallido 'anche io'?", esclamò lei, sorpresa.
Scossi la testa e mi morsi il labbro.
"Pensi che lui non provi lo stesso per me? Sono stata troppo affrettata? L'ho spaventato?", feci io, preoccupata, guardandola.
"Non lo so...".
"Devi aiutarmi. Tu sei più esperta di me", la pregai, deglutendo a fatica.
"Non è vero, Jo. Ho avuto tanti ragazzi, ma non mi sono mai innamorata. Nessuno mi ha mai detto che mi amava", disse, passandosi la lingua sulle labbra.
La vidi dispiaciuta e le strinsi la mano.
"Oh, io pensavo di sì...".
"No. Comunque, penso che Harry sia innamorato di te. Ho visto come ti guarda. Nessuno mi ha mai guardata in quel modo", sussurrò, sorridendomi.
"Secondo me è soltanto un po' confuso...parlagli".


Quando tornai a casa, trovai Anne in cucina a preparare un dolce.
"Che buon profumo", commentai, sorridendole.
Mi guardò e ricambiò il sorriso.
"Ehi, Jo", sussurrò.
"Ehm...sai dov'è Harry?", chiesi, continuando a sorridere.
"Oh, è andato in palestra", rispose, controllando il dolce nel forno.
Annuii appena.
"Sai quando torna?".
"No, dopo cena con dei suoi amici...ma perché ti interessa tanto?", mi domandò, scrutandomi per bene.
Avvampai, ma cercai di restare calma.
"Oh, così...tanto per chiedere...", risposi, alzando le spalle.
Lei annuì, non del tutto convinta, e io sparii il più in fretta possibile dalla cucina.
Chiedere di Harry a sua madre? Pessima idea.

 

Eccomi di nuovo qui a scocciarvi :D
Non sono molto soddisfatta di questo capitolo, non mi convince, ma spero che a voi sia piaciuto, almeno un pochino.
Prometto che il prossimo sarà migliore.
Grazie di nuovo a tutti.
Vi amo.
Baci,
Vale. :)






Dato che me l'avete chiesto, vi lascio anche una gif di Susan:
(Adoro Sasha Pieterse e mi scuso con lei per averle dato il ruolo di una stronza come Susan, ma è così che la vedo io lol)



 

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Capitolo 20
*** Le vuoi o no, le patatine? ***


 Le vuoi o no, le patatine?


Harry era tornato a casa da almeno un'ora.
L'avevo sentito e l'avevo anche visto sgattaiolare in camera sua.
Nemmeno un bacio o un salutino veloce veloce: niente di niente.
Mi stava palesemente evitando.
Bussai alla sua camera e non mi rispose nessuno, così, sbuffando, entrai comunque.
Era sdraiato sul suo letto ad ascoltare la musica con le cuffiette.
Incrociai le braccia e aspettai che si accorgesse della mia presenza.
"Oh, Jo!", esclamò, leggermente imbarazzato, togliendosi le cuffie.
"Oh, Harry", ribattei, cercando di imitare la sua voce.
"Vuoi spiegarmi che stai facendo?", borbottai, sedendomi sul letto accanto a lui.
"Niente...", disse, alzando le spalle.
Alzai un sopracciglio e lui sospirò, prendendomi per mano.
"E' per ieri sera? Per quello che ho detto?", chiesi, mentre mi stringeva fra le sue braccia.
Appoggiò la testa sulla mia spalla e poi mi baciò sulla guancia.
"No".
"Harry? Ok, lo so, ho esagerato. Dimenticatene, fai come se non fosse mai successo", dissi, voltandomi verso di lui, che aveva uno sguardo indecifrabile.
"Perché?", chiese, senza cambiare espressione.
"Perché non voglio che il nostro rapporto si rovini per due stupide parole!", esclamai, intrecciando le mie dita con le sue.
Ci giocò per un po', poi mi prese il viso fra le mani.
"Non sono stupide. Sono importanti", sussurrò, serio.
"Lo so, ma...tu non hai detto niente e io sto impazzendo".
Harry mi sorrise e mi lasciò un veloce bacio a stampo, poi continuò con una scia di baci lungo la guancia.
"Ti dirò una cosa: sono un coglione, perché avrei dovuto dirti che ti amo ancora prima che me lo dicessi tu. Avrei dovuto essere coraggioso, come lo sei stata tu", sussurrò al mio orecchio.
"Ma ti dirò anche un'altra cosa, anzi, te la ripeterò all'infinito: ti amo, ti amo, ti amo, ti amo e...posso continuare ancora per molto, lo sai, vero?", riprese, guardandomi negli occhi.
Sorrisi e mi scoprii a piangere.
"No, no, non fare così", disse, asciugandomi le lacrime con il pollice.
Lo abbracciai forte, facendolo cadere sul letto e lui si mise a ridere.
Rimasi sdraiata sul suo petto a fissare quel ragazzo perfetto, mentre mi accarezzava i capelli.
Se quello era il Paradiso, volevo morire, all'istante.
"E' tardi. Dovresti andare a dormire", commentò dopo un po', lanciando uno sguardo alla sua sveglia sul comodino.
"No, voglio stare un altro po' con te", mi lamentai, facendo il labbruccio.
Sorrise e mi accarezzò la guancia.
"E' ora di andare a nanna, piccoletta", sussurrò, baciandomi sul naso.
Annuii e gli misi un finto broncio.
"Beh, potresti dormire qui", propose, visto che non smettevo di guardarlo male.
Sorrisi, soddisfatta della sua idea, ma poi sbuffai.
"E se mia madre venisse in camera mia e non mi trovasse nel mio letto?".
"Giusto, non ci avevo pensato...ma potrebbe essere l'ora di fare una chiamata alla tua sorellina", riprese, sorridendomi.
Annuii e mi alzai dal letto.
"Sei un genio! La chiamo subito!", esclamai, andando in camera mia.


Dopo aver telefonato a mia sorella e aver lasciato aperta- come lei aveva richiesto -la finestra della mia stanza, tornai in camera di Harry.
Avevo indossato una camicia da notte di pizzo bianco molto corta.
"Ho rubato delle patatine dalla dispen-", si interruppe quando mi vide e rimase a fissarmi.
Oddio.
"Dove hai lasciato il pigiamino rosa?", riprese, cercando di rimediare alla sua reazione.
"Lo preferivi?", chiesi, ridacchiando, mentre mi sedevo sul letto.
Lui mi rivolse un sorrisetto divertito e aprì il suo armadio.
Ne tirò fuori una camicia bianca e si tolse la maglietta.
Rimasi piacevolmente colpita dal suo corpo e mi scoprii a mordermi il labbro inferiore.
Smisi subito quando si voltò verso di me, anche se avrei continuato volentieri, data la meraviglia che mi ritrovavo davanti.
Venne verso di me e mi lanciò la camicia: la afferrai, confusa.
"Adoro quella camicia da notte, ma voglio che ti metta quella".
Corrugai ancora di più la fronte, se possibile.
Sorrise.
"Voglio che tu abbia qualcosa di mio addosso", spiegò, fermandosi davanti a me.
Ok, il mio cervello non elaborava più un bel niente.
Ed ero tipo: agli ordini, signore.
Feci per togliermi la camicia da notte, ma lui mi fermò.
"Posso?", chiese, sfiorando i lembi del vestito e così anche le mie cosce.
Oddio, sì, fai quello che ti pare, pensai.
Schiusi leggermente la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì fuori un bel niente.
"Lo prendo per un 'sì'", sussurrò.
Perché continuava a sussurrare in quel modo?
La sua voce mi stava facendo impazzire.
Tutto mi stava facendo impazzire.
Mugolai appena quando le dita di Harry sfiorarono di nuovo la mia pelle. Poi, più in fretta di quanto avessi sperato, rimasi in intimo.
Inizialmente nemmeno me ne ero resa conto, da quanto ero presa dagli occhi verdi e profondi di Harry, che erano fissi nei miei, e quando me ne accorsi, arrossii come non mai e cercai di coprirmi con le braccia.
"Ehi, va tutto bene. Sei bellissima", sussurrò di nuovo lui, accarezzandomi i fianchi.
Non ero tanto sicura di esserlo, ma le sue parole riuscirono a calmarmi, almeno un po'.
Lo osservai prendere la sua camicia e sbottonarla.
Poi tornò a guardarmi e me la mise, agganciando lentamente bottone per bottone.
Vedendomi totalmente immobile, mi schioccò un bacio sulle labbra.
"Tutto ok?", chiese, scrutandomi attentamente.
Annuii e cercai di tornare in me.
Lui mi sorrise e afferrò la mia camicia da notte, dal letto.
"Questa era davvero carina, ma volevo una scusa per vederti in intimo", disse, ridacchiando.
Lo guardai male.
"Ah, sì? Pervertito!", esclamai, alzandomi per strappargli di mano la camicia da notte.
Ridacchiò di nuovo e gli misi le braccia intorno al collo.
"Adesso dovrà pagare", sussurrai, soffiandogli sulle labbra.
Alzò un sopracciglio.
"Non ne sarei tanto sicura se fossi in te", commentò, afferrandomi per i fianchi e buttandomi sul letto.
Iniziò a farmi il solletico, di nuovo.
"No! No!", urlai, ridendo.
Mi tappò velocemente la bocca e si voltò verso la porta.
"Ma sei pazza? Rischi che mia madre venga a vedere che succede!", sussurrò, preoccupato, liberandomi la bocca.
Sorrisi e osservai i suoi lineamenti, sfiorando il suo viso con un dito.
"Sei perfetto...", sussurrai.
Di tutta risposta, mi baciò.
Poi si sdraiò accanto a me e voltò la testa per guardarmi.
"Allora, le vuoi o no, le patatine?", chiese, tirando fuori il pacchetto.

 


Finalmente Jo è feliceeeeeeeee, povera ragazza, sempre triste se no. Harry le ha detto che la ama e stanno bene insieme, almeno per ora.
 Che ne pensate del capitolo? A me piace. Abbastanza.
Ringrazio chi segue la mia storia, siete davvero fantastici.
Sì, lo so che sono ripetitiva, ma non smetterò mai di ringraziarvi.
Tanto love,
Vale. :)

P.S. Oggi esce 'this is us', chi va a vederlo?
 


 

Ci stava anche una gif di Harry haskjgf
 




 E guardate che ho trovato hassgkasjfgfh, la perfezione:
 

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Capitolo 21
*** Incidenti di percorso ***


Incidenti di percorso


Quando mi svegliai, era mattina.
Harry dormiva ancora e il suo braccio era intorno alla mia vita, come la sera prima, quando ci eravamo addormentati.
Attenta a non svegliarlo, mi voltai verso di lui.
Era dolcissimo.
Aveva una ciocca di capelli davanti agli occhi e gliela spostai delicatamente, sorridendo.
"Ti amo...", sussurrai, senza togliergli gli occhi di dosso.
"Io di più", ribatté lui con la voce impastata.
Allora era sveglio.
Aprì lentamente gli occhi e mi sorrise.
Lo baciai.
"Vuoi dormire ancora? Io vado a fare colazione", dissi, mettendomi seduta.
Quando lo guardai per avere una risposta, mi accorsi che si era addormentato.
Sorrisi e scesi in cucina, sprizzando gioia da tutti i pori.
"Buona Domenica!", esclamai, facendo una giravolta e afferrando una delle frittelle che Daniel aveva appena preparato.
Tutti gli occhi si puntarono su di me: mia madre alzò un sopracciglio, Anne aprì leggermente la bocca e Daniel mi fissò stranito.
Ma che volevano? Non potevo nemmeno essere felice?
"Quella...quella è una camicia da uomo?", chiese mia madre, corrugando la fronte.
Oddio. Oddio. Oddio.
Si poteva essere più idioti di me?
"No...quella è una camicia di Harry", affermò Anne, incredula.
Se prima il mio cuore aveva perso un battito, in quel momento batteva così forte che avrebbe potuto uscire dal petto.
"Ti do dieci secondi per giustificarti", disse mia madre, alzandosi dal tavolino.
Aprii la bocca, ma non ne uscì niente. Ero veramente nella merda.
Improvvisamente, entrò Harry in cucina.
"Buongiorno", fece, ancora assonnato.
Poi, si rese conto che tutti mi stavano guardando in modo strano e posò lo sguardo su di me. Per un attimo, vidi il panico attraversargli gli occhi, però sembrò tornare subito calmo. 
"Ecco dov'era finita la mia camicia! Jo sei una ladra!", improvvisò, guardandomi male.
"Smettila, Harry, sei un pessimo attore", bofonchiò Anne, incrociando le braccia.
Il riccio abbassò la testa.
"Voglio sapere che sta succedendo", riprese mia madre, guardandoci, incredula.
"Niente...", sussurrai, torturandomi le mani.
"Certo, mi immagino...se solo l'hai toccata...", iniziò Daniel, facendo uno scatto verso Harry.
Mi frapposi fra i due.
"Non mi ha fatto niente, Dan, calmati".
Daniel indietreggiò lanciando un'occhiata sospettosa al riccio.
"Jo...avresti dovuto parlarmene", sbottò mia madre.
"Oh, certo. Perché mi facessi questa sceneggiata del cavolo?".
"Non sto facendo una sceneggiata. Sono tua madre e mi preoccupo per te. Ora te lo ripeto per l'ultima volta: che ci fai con la camicia di Harry addosso?", disse, dura.
"Ok, ho dormito con lui, ma non abbiamo fatto niente", risposi, stringendomi fra le braccia.
Mia madre e Daniel spalancarono la bocca e Anne si passò una mano sul viso.
"Ve lo giuro", aggiunsi, dato che nessuno sembrava credermi.
"Sentite, non l'ho toccata, va bene?", sbottò Harry, irritato da tutte quelle occhiate sospettose.
"Harry, taci", lo richiamò sua madre, guardandolo male.
Lui sbuffò e incrociò le braccia.
Mia madre mi venne incontro e mi prese il viso tra le mani.
"Sei ancora una bambina...", sussurrò, accarezzandomi le guance.
Sbuffai, divincolandomi dalla sua presa.
"Ho quasi diciannove anni, ti sembro piccola?", sbottai.
"No, ma...".
"Ma devi sempre metterti in mezzo quando sono felice, no? Perché è questo che fai...", la interruppi, trattenendo le lacrime.
Poi, feci per andarmene, ma Harry mi bloccò per un braccio e mi attirò a sé, stringendomi forte.
"Non potete impedirci di stare insieme", disse, arrabbiato.
Sentii il suo cuore battere forte contro la mia schiena.
"Vogliamo soltanto che siate cauti. Mia figlia non è ancora pronta", riprese mia madre, guardando Harry.
"Lui mi rispetta. Mi ama e sa benissimo che non lo sono. E lo so anch'io, ma so anche un'altra cosa: quando sarò pronta non verrò certamente a chiederti il permesso", sbottai, distaccandomi da Harry e andandomene.


"Mi dispiace, è colpa mia", sussurrai, appena lui mi raggiunse in camera mia.
"No, Jo, io ti ho dato la mia camicia e poi forse è meglio così. Almeno non dovremo più nasconderci", disse, sorridendomi, mentre si sedeva accanto a me sul letto.
Intrecciò le sue dita con le mie e mi baciò la mano.
Gli sorrisi e mi avvicinai per baciarlo, ma un rumore mi fermò.
Mia madre era appena entrata in camera mia, senza bussare, ovviamente.
Sbuffai e mi allontanai subito da Harry.
"Non volevo interrompervi, ma la porta rimane aperta. Sempre", disse mia madre, guardando prima lui e poi, più intensamente, me.
"Ok?".
Non risposi.
"Ok?", ripeté, più dura.
"Va bene! Ma vattene", sbottai, nervosa, guardandola male.
Annuì e se ne andò.
"Senti, perché non ce ne andiamo da qualche parte?", propose Harry, mentre ancora guardava nel punto dove, fino ad un attimo prima, si trovava mia madre.
"Non ci faranno mai uscire", bofonchiai, sdraiandomi sul letto.
"Non da soli, ma con Liam...".
"Liam?", ribattei, scuotendo la testa.
"Tu e Liam non siete una buona combinazione", ripresi.
"Perché mi odia?".
"Non ti odia...", dissi, sospirando.
Alzò un sopracciglio.
"Ok, magari non gli sei molto simpatico per via di Susan...", ammisi, pentendomene subito.
Zitta una volta, no, eh?
"Che c'entra Susan?".
"Beh...Liam ha una cotta per lei praticamente da sempre...", dissi, abbassando la testa.
Harry schiuse le labbra, poi si passò una mano tra i capelli.
"Io mi sono messo con Susan, poi l'ho lasciata e, probabilmente, lui crede che l'abbia fatta soffrire, e adesso sto con te, che sei la sua migliore amica. Ha paura che vi allontani da lui. Perché non me l'hai detto prima?".
Harry mi guardò, cercando di realizzare la cosa.
Mi morsi il labbro.
"Ok, non importa. Mi scuserò con lui. Dammi il tuo cellulare".
Corrugai la fronte, ma obbedii.
Lui ci armeggiò un po', poi se lo portò all'orecchio.
"Liam? Sono Harry. A me e Jo servirebbe un favorino".


"Non so ancora perché ho accettato", bofonchiò Liam, appena entrammo in un locale.
Harry aveva un braccio intorno al mio collo e, sinceramente, non mi importava di nient'altro.
"Perché sei un bravo ragazzo?", azzardò Harry, sorridendogli.
Liam gli lanciò un'occhiataccia.
"Ehi, senti, so che sei arrabbiato con me, ma vorrei che fossimo amici", riprese il riccio, tornando serio.
Liam annuì.
"Va bene. Anche se non ti sopporto molto", disse, sedendosi ad un tavolo.
"Guardate chi si vede", fece una voce.
Susan ci stava rivolgendo un sorrisetto sghembo ed era mano nella mano con...Zayn?
Corrugai la fronte, sorpresa di vederli insieme.
Harry scosse la testa e roteò gli occhi e Liam la guardò semplicemente.
"Si può sapere che vuoi?", sbottai, acida, lanciandole un'occhiataccia.
"Oh, niente, ero solo passata a salutare...", disse, afferrando Zayn e baciandolo davanti a noi.
Credeva di ingelosirmi? Non mi importava più un bel niente di lui.
Alzai un sopracciglio, mentre si distaccava dal moro, che sembrava abbastanza sorpreso per quel bacio.
"Il tuo ex bacia divinamente", disse con tono provocatorio, dopo essersi leccata le labbra. Patetica.
Sorrisi, per niente delusa o ferita. Non era neanche il mio ex.
"Oh, anche il tuo, tesoro", ribattei, lasciando a Harry un bacio agli angoli della bocca.
Susan mi incenerì con lo sguardo e se ne andò, trascinandosi dietro Zayn.
Ridacchiai, vittoriosa, e afferrai il menù per dargli un'occhiata.
Mi era venuta fame: avevo una gran voglia di un bel dolce.


Facemmo colazione silenziosamente, Harry e Liam si scambiavano delle occhiate, ma nessuno parlò.
E, improvvisamente, qualcuno urlò, così forte da farci saltare sulle sedie.
Quello che vidi quando mi voltai mi fece ridere così tanto che per poco non soffocai. Susan stava saltellando, correndo e imprecando per il locale, ripetendo a sguarcia gola: "Toglietemelo dalla testa, toglietemelo dalla testa!".
Non sapevo cosa fosse successo, ma non mi importava.
Qualcuno stava riprendendo la scena con il cellulare e questo significava che Susan sarebbe presto diventata famosa, magari non come aveva sempre sperato.
Tirò un ultimo urletto isterico prima di uscire di corsa dal locale.
Continuai a ridere e mi cadde lo sguardo su Zayn, che sembrava parecchio divertito, così come i suoi amici. Poi, incrociò il mio sguardo e fece un enorme sorriso, seguito da un occhiolino complice.
Che voleva dire?
Lo seguii con lo sguardo quando, dopo aver preso la sua giacca, se ne andò dal locale, con i suoi amici.
Mi alzai, afferrando anch'io la giacca.
"Dove vai?", chiese, subito, Harry.
"Torno subito. Voi due state qui", risposi velocemente, correndo verso la porta.
Zayn stava salutando i suoi amici, appena uscii, e si era già acceso una sigaretta.
"A che gioco stai giocando?", sbottai, raggiungendolo.
Si voltò verso di me e prese una boccata dalla sigaretta.
Poi, sorrise.
"Adoro infilare insetti tra i capelli delle ragazze, sono degli accessori davvero sexy", ridacchiò, senza staccare gli occhi dai miei.
Corrugai la fronte.
"Per...per questo Susan stava urlando?".
Non rispose, ma dall'espressione che assunse, capii che era proprio così.
Incrociai le braccia e lo scrutai a fondo, poi scossi la testa.
"Non ci credo, stai aiutando mia sorella? Ti ha incluso nel suo piano per distruggere Susan?".
Lui allargò il sorriso e si passò la lingua sulle labbra.
"Sai, Jo...tua sorella è sexy, ma...", si avvicinò velocemente a me, prima che avessi il tempo di realizzarlo.
"L'ho fatto per te", mi sussurrò all'orecchio, sfiorandomi il collo con un dito.
Sorrise di nuovo, quando indietreggiò per guardarmi negli occhi.
"Consideralo il mio regalo di scuse", concluse, andandosene.


 
Sconvolgiamo di nuovo le cose, aye!
Bene, bene, bene, la relazione segreta fra Harry e Jo non è più tanto segreta e Liam sta considerando l'idea di diventare amico di Harry.
Tra tutto questo casino, rispunta fuori Zayn tralalallà non uccidetemi tralalallà. Che ha in testa il moro? Non ve lo dico muahahah.
Ok, la finisco e faccio la seria per un secondino: grazie per le recensioni, ve lo ripeto ancora e non smetterò mai di farlo.
Grazie, grazie, grazie. Mi fate sempre sorridere.
Ora mi dileguo. Al prossimo!
Baci,
Vale. :)



 


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Capitolo 22
*** La guerra è ufficialmente iniziata ***


La guerra è ufficialmente iniziata


"Si può sapere dove stiamo andando?", sbottò, per l'ennesima volta, Liam.
"Da mia sorella", gli risposi, irritata dal suo continuo chiedere, appena fummo davanti alla camera di Angie.
"Oh...vuoi dire che me la presenterai?", riprese, quando bussai.
Lo guardai.
"Non c'è tempo per le presentazioni, ma non ti preoccupare, passerai un bel po' di tempo insieme a lei".
Angie aprì la porta e ci rivolse un sorriso soddisfatto.
"Piaciuto lo spettacolino?", chiese, appoggiandosi alla porta.
La spinsi dentro la camera ed entrai, seguita dagli altri due.
"Oh, hai portato un nuovo membro nel club. Sai che si deve affrontare una prova prima di entrare, vero, Liam? E' molto pericolosa, potresti morire", disse, facendo l'occhiolino al castano, che ricambiò con uno sguardo confuso.
"Sai il mio nome?".
Sbuffai e voltai Angie verso di me, afferrandola per un braccio.
"Lei sa tutto e vede tutto", dissi, citandola e guardandola male.
"Mi domando come tu possa fidarti di Zayn".
Lei mi sorrise, spostando la mia mano dal suo braccio.
"Non mi serve fidarmi di lui. E' stronzo, sexy e incredibilmente furbo, ha tutti i requisiti per entrare nel nostro club", rispose, sedendosi sul letto.
"Quale club?", chiese Liam, ancora più confuso.
"Nes-".
"Quello contro quella stronza che ti ha spezzato il cuore così tante volte che probabilmente hai perso il conto: Susan", mi interruppe Angie, guardando Liam.
Il ragazzo spalancò la bocca.
"Avete un club contro Susan?", esclamò, incredulo.
"No...noi...".
Mi interruppe con un gesto della mano e se ne andò, sbattendo la porta.
"Vado io", fece Harry, seguendolo.
Io sospirai, ma poi tornai a guardare Angie, che mi sorrise.
"Andiamo, Zayn? Non è una buona idea".
"Hai ragione, è ottima. Zayn ha già sedotto Susan, basta aspettare che sia il momento del ballo".
"Il ballo? Che c'entra il ballo?", ribattei, confusa.
Mi sorrise, di nuovo, e si alzò, posandomi le mani sulle spalle.
"Ogni cosa a suo tempo, Jo. Stasera il club si riunisce per discutere sulla strategia d'attacco. La guerra è iniziata: non chiederti se puoi fidarti di qualcuno, chiediti come fartelo amico", sussurrò, facendomi l'occhiolino.
Poi, andò verso il suo armadio e si mise a cercare qualcosa.
Io rimasi un attimo immobile, poi mi avviai verso la porta, ma mi fermai prima di uscire.
"Cosa ti ha chiesto Zayn in cambio?", chiesi.
Si voltò a guardarmi.
"Niente per cui non avrei dovuto accettare".


"Sei preoccupata", notò Harry, buttandosi sul mio letto.
Sospirai e mi sdraiai vicino a lui.
"Un po'...ho paura che Angie faccia dei casini", sussurrai, poggiando la testa sul suo petto.
Mi accarezzò i capelli.
"Non pensare ad Angie, ok? Non pensare a Susan o a tua madre. Pensa a te, a noi", sussurrò, baciandomi la fronte.
Sorrisi e cominciai a fare dei segni immaginari sul suo petto.
"Ah, il ballo è tra una settimana, vuoi andarci?", chiese, osservandomi attentamente.
Alzai le spalle.
"Nah...", mormorai.
"Nemmeno se ti invitasse il sottoscritto?", ritentò, voltando il mio viso verso di lui con una mano.
Non ero mai stata ad un ballo con un ragazzo che non fosse Liam e la cosa mi attirava parecchio, ma non mi andava di vedere Susan acclamata per aver realizzato un ballo perfetto, Susan proclamata reginetta, Susan amata, Susan adorata.
"Lo organizza Susan", sbuffai, scuotendo la testa.
"Ti ho detto di non pensare a lei", mi riprese, guardandomi male.
Sospirai.
"Ci proverò...".
"Sì, ma non mi hai dato ancora una risposta per il ballo", disse, alzando un sopracciglio.
Sorrisi e mi misi a cavalcioni su di lui, baciandolo.
"Ti basta come risposta?", sussurrai, distaccandomi appena.
 Mi morse delicatamente il labbro inferiore, appoggiando le mani sui miei fianchi.
"Credo di non aver capito bene", disse con voce roca e sensuale, ribaltando le posizioni; mi ritrovai sotto di lui.
Sorrise, soddisfatto di quel cambiamento e iniziò a lasciarmi dei baci partendo dall'orecchio, lungo il collo.
Chiusi gli occhi, completamente soggetta a lui.
Improvvisamente, qualcuno si schiarì la voce, facendoci sussultare.
Mia madre era ferma sulla porta e ci guardava non male, malissimo.
Subito, Harry smise di baciarmi e si buttò sul letto, posando lo sguardo sul soffitto, imbarazzato.
Io mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi misi seduta.
"E' pronto il pranzo", bofonchiò mia madre, lanciandoci un'ultima occhiataccia, prima di andarsene.
"Oddio, ho perso dieci anni di vita!", commentò Harry, coprendosi il viso con le mani.


Il silenzio in cucina era assordante.
Nessuno osava parlare e sembravano tutti attenti a non far rumore mentre mangiavano o prendevano qualcosa dalla tavola.
Gli sguardi erano fissi nei piatti.
Sarei potuta scoppiare da un momento all'altro, ma mi trattenni.
Alla fine del pranzo, mi alzai, irritata, e feci per andarmene, ma la voce di mia madre mi fermò.
"Mi dai una mano con i piatti?", chiese.
Sospirai; la scusa dei piatti era più vecchia della mia professoressa di arte. 
Mi voltai lentamente, con un sorrisino rassegnato sul volto.
Harry mi guardò e se ne andò, insieme ad Anne e Daniel.
Incrociai le braccia, mentre mia madre chiudeva la porta.
"Sono preoccupata per te...", esordì, avvicinandosi.
Roteai gli occhi e lei si morse l'interno guancia.
"So che con Harry ti senti bene...e amata, ma non vorrei che commettessi qualcosa di stupido".
Sbuffai.
"Senti, ne abbiamo già parlato, e ho detto tutto quello che dovevo dire", sbottai, andando verso la porta.
"Jo, siediti", mi fermò, indicandomi la sedia.
Sbuffai di nuovo, ma obbedii.
"Cos'è? Un interrogatorio?", bofonchiai, incrociando le braccia.
"Voglio soltanto proteggerti. Non voglio essere ripetitiva, ma...".
"Lo sei", la interruppi, guardandola male.
Sospirò e si sedette davanti a me, prendendomi per entrambe le mani.
"Sei una ragazza e hai tutto il diritto di stare con qualcuno, ma non puoi spingerti oltre. Sei ancora troppo giovane per...beh, lo sai", disse, abbassando la testa, leggermente in imbarazzo.
"Almeno non mi definisci più 'bambina', è già qualcosa", bofonchiai.
Mi guardò e sorrise appena, carezzandomi la guancia.
"Ti voglio così tanto bene, Jo, non voglio perderti".
"Non mi perderai, ma lasciami vivere la mia vita con Harry. Lui è il mio primo amore, ti ricordi il tuo primo amore?", ribattei, seria.
Lei annuì, allargando il sorriso, pensierosa.
"Il mio primo amore è stato tuo padre...", sussurrò.
"Davvero?", chiesi, curiosa.
"Sì, avevo più o meno la tua età quando l'ho conosciuto...".
"E allora perché continui a metterti in mezzo a me e Harry?!", esclamai, scuotendo la testa.
"Perché non voglio che tu soffra e perché ho paura che tu cresca troppo in fretta. Rallenta, Jo, rallenta, ti chiedo solo questo", disse, baciandomi la fronte.
Non risposi e guardai per terra, sospirando.
"Non puoi cambiare quello che provo per Harry...".
"Lo so e non è mia intenzione farlo", ribatté, alzandosi e iniziando a sparecchiare.
La aiutai.
"Promettimi che starai attenta".
"Te lo prometto...", sussurrai.
Mi sorrise e mi abbracciò.
"Ho commesso degli errori che rimpiangerò per tutta la vita", riprese, con amarezza, mentre ancora mi abbracciava.
"Non voglio che succeda anche a te".
"Parli di Angie?", chiesi, distaccandomi.
Lei sospirò.
"Hai...hai detto che è qui a Londra...credi...che voglia incontrarmi?", disse, con tono basso e insicuro.
"Io non ne sono molto convinta...", risposi, tristemente.
Lei annuì appena e trattenne le lacrime, mascherandole con un sorriso.
"Potresti chiederglielo?".


"No, assolutamente no. Doveva pensarci quando mi ha data via. Ha sprecato la sua occasione per conoscermi", sbottò mia sorella, scuotendo la testa.
"Ci tiene molto...", ritentai, torturandomi le dita.
"Senti, Jo, sei qui per farti prendere a pugni o per la riunione del club?", chiese, cercando qualcosa in uno zaino.
Sbuffai e mi sedetti sul suo letto.
"Ok, non ne parlerò più, ma almeno pensaci".
Non mi rispose, poi si legò i capelli in una coda alta.
E quando qualcuno bussò alla porta, corse ad aprire.
"Ciao, Zayn", disse, facendolo entrare.
Mi voltai dall'altra parte quando il moro mi guardò.
"Non siamo ancora tutti? Il tuo fidanzatino dov'è?", chiese, beffardo, sorridendo.
Lo guardai male.
"Già, Harry dov'è? Pensavo sarebbe venuto con te", riprese Angie.
"Doveva finire della roba per la scuola, dovrebbe arrivare a momenti", dissi, incrociando le gambe.
"Intanto puoi spiegarmi che diavolo ci fai qui?", continuai, guardando Zayn.
Il moro mi sorrise e si sedette accanto a me. Mi spostai per allontanarmi almeno un po'.
"Susan sarà bella quanto ti pare, ma ha perso il mio interesse da quando ha iniziato a farti soffrire. Quella troietta la pagherà cara", sussurrò, prendomi il mento con una mano, allargando il sorrisetto.
Mi divincolai dalla sua presa e mi alzai dal letto.
Poi, bussarono alla porta.
"Ecco Harry. La riunione comincia adesso", disse Angie, increspando le labbra in un sorrisino da stronza.


 
Angie e il suo sorrisetto da stronza:



E la confusa Jo :3:

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Capitolo 23
*** Il ballo ***


 Il ballo 


Non voglio farvi morire prima del capitolo, eh! :P


 
Quando Harry entrò, rivolse un sorriso a me e ad Angie, ma assottigliò gli occhi quando vide Zayn.
"Sedetevi, abbiamo molto di cui discutere", parlò mia sorella, indicandoci il letto e una sedia lì vicino.
Io optai per la sedia, dato che Zayn era ancora sul letto e non volevo sedermi accanto a lui.
"Bene. Vi illustrerò i dettagli del mio piano: Sabato sera ci sarà il ballo d'inverno ed è esattamente lì che agiremo. Zayn ha il compito di accompagnare Susan al ballo. Devi baciarla, ballare con lei e tutte queste cose che fanno sentire importante", disse, mentre il moro annuiva, ridacchiando.
"Voi due, invece, andrete al ballo come una coppietta felice", continuò, guardando me e Harry.
"Io, intanto, mi intrufolerò nel computer della scuola e farò sì che Susan non venga eletta reginetta del ballo, dato che mi sembra che questa sia l'unica cosa alla quale tenga veramente. Ma sarai tu ad essere incoronata".
Tutti gli sguardi si posarono su di me quando Angie mi indicò.
"Io? Ma non mi sono nemmeno candidata. Come...?".
"A dopo le domande", mi interruppe mia sorella, agitando una mano.
"Il re sarà Zayn. Ballerete come tutti si aspettano e intanto Susan ribollirà di rabbia e gelosia e sicuramente vorrà fare un discorso in cui ti accuserà di aver truccato i voti. Quando lo farà, le daremo il colpo di grazia: alle sue spalle comparirà il video di oggi, in cui Susan urla come un'oca spennata", concluse con un sorriso soddisfatto.
Nessuno parlò: Zayn annuì con la testa e Harry guardò per terra, pensieroso. Io spalancai la bocca, incapace di parlare.
"Bene, se non ci sono domande, la riunione termina qui".
"No. Io non posso farlo. Non sono una di quelle che sa tenere un discorso da reginetta o cose così...non ce la farei mai".
"Poi io non ho capito perché Zayn debba essere il re", borbottò Harry, lanciando al moro un'occhiata di sbieco.
Zayn increspò le labbra in un sorriso.
"Jo, tu ce la farai, perché non vuoi che sia Susan a vincere e, Harry, Zayn è il 'ragazzo' di Susan, pensa a quando lo vedrà ballare con la sua acerrima nemica".


Mi stavo torturando: per tutta la settimana non avevo fatto altro che pensare al ballo e non erano servite a niente neanche le continue attenzioni che mi dedicava Harry.
Ero nel panico. Totalmente nel panico.
Mi guardai allo specchio, dopo aver indossato l'abito che Angie mi aveva comprato per l'occasione. Mi trovai carina, ma non all'altezza di una reginetta. Ok, magari il vestito lo era: aveva una generosa scollatura, che mi lasciava scoperte le spalle; le maniche erano lunghe e aderenti; la gonna calcava le mie forme sui fianchi e si ammorbidiva leggermente a mano a mano che scendeva, e aveva un lungo spacco sulla gamba destra, che partiva da metà coscia.
Era dorato e, sotto la luce, splendevano centinaia di brillantini.
Avevo tirato su i capelli davanti, ma avevo lasciato che una ciocca arricciata mi contornasse il viso.
I boccoli mi ricadevano sulle spalle.
Avevo passato ore a truccarmi e sperai di non aver solo sprecato tempo.
"Sei bellissima", fece la voce di Harry dietro di me.
Mi voltai: era in smoking e mi sorrideva allegramente.
Ricambiai il sorriso, cercando, inutilmente, di non apparire nervosa.
"Tutto bene?", mi chiese, avvicinandosi.
Sospirai.
"Non so ancora se tutto questo sia giusto...", mormorai.
Mi prese per mano e mi attirò a sè per baciarmi.
"Non preoccuparti di niente".


Arrivammo a scuola in limousine.
Harry aveva organizzato tutto a meraviglia: nell'auto avevo trovato un enorme mazzo di fiori profumati, mi aveva trattata come una principessa e non avrei potuto chiedere di meglio.
Quando scesi dalla limousine, mi aiutò, porgendomi una mano, che accettai volentieri.
Perfino l'esterno della scuola era stato addobbato: c'erano palloncini, striscioni e fiocchi di neve ovunque. E, all'ingresso, un lungo tappeto rosso accoglieva le coppie e i gruppi di amici.
Harry mi prese per mano e ci avviammo verso l'entrata.
"Eccovi!", esclamò una ragazza bionda, spuntandoci improvvisamente davanti. Ci misi qualche secondo per realizzare che era soltanto mia sorella con una parrucca.
"Che ci fai qui? Sei pazza?", sbottai, incredula.
"Non mi hai riconosciuto nemmeno tu, per un attimo, figuriamoci gli altri. E poi devo aspettare Niall e Louis per intrufolarmi nel computer".
"Niall e Louis?", chiesi, confusa.
Mi sorrise.
"Zayn li ha convinti a darci una mano, dato che conoscono la scuola meglio di me e sanno anche come raggirare il sistema di controllo", rispose, furbetta.
"Bene, ecco Zayn e la troietta. Rispettate il piano e ci vediamo dopo!", concluse, andandosene, dopo aver guardato alle mie spalle.
Io e Harry ci voltammo giusto in tempo per vedere Zayn e Susan arrivare.
Il moro incrociò il mio sguardo e ammiccò, stringendo a sé Susan.
Cercai di non pensare al piano, ed entrai a scuola.
Susan aveva davvero fatto le cose in grande: la palestra era piena di lucine colorate. C'erano decorazioni meravigliose, senza contare l'enorme albero di Natale al centro della stanza.
La musica era scatenata, almeno per il momento, e molti ragazzi erano già in pista.
"Rilassati", mi consigliò Harry, stringendomi la mano, notando il mio nervosismo.
"Ok...ci provo. Vuoi ballare?".
Lui ridacchiò e poi annuì.


"Sei brava a ballare", commentò, dopo un po'.
Sorrisi.
"Già, tu, invece, sei pessimo", lo beffeggiai, facendogli la linguaccia.
Mi guardò male e mi afferrò per i fianchi, attirandomi a sé.
Poi, mi baciò delicatamente il collo, soffermandosi su ogni centimetro della mia pelle.
Socchiusi gli occhi e mi lasciai scappare un piccolo gemito di piacere, mentre lui continuava a giocare con il mio collo.
"Sono pessimo anche in questo?", mi sussurrò sensualmente all'orecchio, accarezzandomi la vita da sopra il vestito.
"D-direi di no", balbettai, mordendomi il labbro inferiore.
Con la coda dell'occhio, lo vidi sorridere, prima di ricominciare a baciarmi il collo.
Poggiai le mani sul suo petto e lo spinsi indietro.
"Sono io o qui dentro fa molto caldo?", chiesi, maliziosamente, lasciandogli un bacio sulle labbra.
"Ho bisogno di un drink...", dissi, prendendolo per mano e trascinandolo fuori dalla pista.
Non c'era niente di alcolico e dovetti accontentarmi di un bicchiere di coca cola, anche se avrei preferito qualcos'altro per allentare la tensione che avevo dentro di me.


Nonostante tutto, la serata fu piacevole: ballammo e scherzammo per tutto il tempo, finché non arrivò il momento dell'incoronazione.
"Posso chiedere la vostra attenzione?", fece una ragazza rossa, salendo sul palchetto con un microfono, mentre la musica si fermava.
"Finalmente, è arrivata l'ora di incoronare il re e la reginetta del ballo d'inverno!", esclamò, facendo scoppiare tutti in un sonoro applauso.
"Per favore, i candidati salgano sul palco", continuò.
Mi aggrappai alla camicia di Harry, mentre i battiti del mio cuore aumentavano paurosamente.
"Tranquilla", mi sussurrò, accarezzandomi la schiena.
Deglutii a fatica quando vidi Susan e Zayn salire sul palco, insieme agli altri candidati.
"Bene, visto che ci siete tutti, direi che possiamo iniziare con la reginetta", riprese la rossa, afferrando una busta che gli venne consegnata da qualcuno sotto al palco.
La ragazza lo ringraziò con la testa e tornò a rivolgersi al pubblico, mentre apriva la busta.
"Allora...la reginetta è...", rimase un attimo confusa, quando lesse il nome, ma poi tornò a sorridere.
"Joan Perkinson! Sembra che quest'anno la scuola non abbia considerato molto le candidate!", esclamò, allargando il sorriso.
Sentii tutti intorno a me, acclamarmi, urlare il mio nome.
Ma le loro voci mi sembravano ovattate, come se ci separasse una barriera invisibile.
Evitai di guardare la reazione che aveva avuto Susan, non volevo preoccuparmi ulteriormente.
"Joan Perkinson?", richiamò la rossa, cercandomi tra la folla.
Harry mi spinse in avanti.
"Jo, vai", disse.
Mi feci coraggio e avanzai tra la folla.
Chi mi conosceva mi faceva i complimenti e mi sorrideva e avrei davvero voluto ricambiare i loro sorrisi, ma il massimo che potevo rivolgergli era uno sguardo spaventato.
Sii sorpresa e felice, mi ripetevo.
E, quando salii sul palco, riuscii a sorridere. Non so come, ma ce la feci.
La ragazza rossa mi fece i complimenti, stringendomi la mano e io mormorai 'wow', per darle l'idea di essere sorpresa.
Poi, mi misero una coroncina in testa e, in quel momento, incrociai lo sguardo di Susan: era furiosa e rossa per la rabbia.
"Bene, adesso vediamo chi è il nostro re!", riprese la rossa, armeggiando con la busta.
"Un bell'applauso per...Zayn Malik!", esclamò.
Di nuovo, ci furono applausi e acclamazioni.
Zayn sorrise e avanzò verso il centro del palco, accanto a me, mentre, anche lui veniva incoronato.
"Se adesso volete dire qualcosa, prego", ci incitò la presentatrice, passando il microfono a me.
Lo afferrai titubante.
"Beh...wow...", sussurrai, mentre tutti sorridevano.
"Io davvero non me lo sarei mai aspettato...", mentii, sempre più nervosa.
"Ma sono davvero felice...".
All'improvviso, Zayn mi strappò il microfono dalle mani, attirando tutta l'attenzione su di sé.
"Chi è il vostro re?", chiese, sorridendo, mentre allungava il microfono verso la folla.
"Zayn!", gridarono tutti e lui alzò le mani in segno di vittoria.
"E chi altri?", ammiccò, facendo ridacchiare tutti.
"Scherzi a parte, sono davvero felice di essere incoronato re per la quinta volta consecutiva. E, soprattutto, sono orgoglioso di far parte di questa scuola".
Tutti scoppiarono in un boato e il moro sorrise, restituendo il microfono alla ragazza.
"Ok, allora, come da tradizione, il re e la reginetta ci concederanno un ballo", disse, guardandoci.
Senza pensarci più di tanto, Zayn mi afferrò per mano e mi trascinò verso la pista, mentre tutti si spostavano per mettersi in cerchio intorno a noi.
La musica partì e il moro mi circondò per i fianchi, stringendomi a sé.
"Sei troppo rigida. Rilassati, è andato tutto bene", sussurrò, appoggiando la fronte alla mia.
Abbassai gli occhi.
"Io non sono sicura che sia giusto...", ribattei, scuotendo la testa.
"Questa è una farsa!", esclamò la voce di Susan, che aveva strappato di mano il microfono alla rossa ed era risalita sul palco, facendo interrompere la musica e il nostro ballo, così come Angie aveva previsto.
"E' impossibile che lei abbia superato i voti delle candidate. E' una truffa! Io dovevo vincere! IO!", disse, amareggiata.
La fissavano tutti.  Anzi, non fissavano Susan, ma lo schermo dietro di lei, dove era apparso il video della sceneggiata della bionda in quel locale.
Presto, ci fu un mormorio generale e poi tutti scoppiarono a ridere.
Il primo fu Zayn e Susan lo guardò incredula, prima di voltarsi verso lo schermo.
"Ma vattene a casa!", esclamò qualcuno.
"Fai ridere!", disse qualcun'altro.
Susan non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere, correndo via, mentre tutti quelli a cui passava accanto la offendevano.
Sentii qualcosa farmi male dall'interno quando realizzai che tutto ciò era per causa mia.


"Un perfetto lavoro di squadra!", commentò Angie, battendo il cinque a Niall e Zayn, appena fummo tutti radunati nella sua camera.
Io scossi la testa, contrariata.
"Non dovevamo farlo: abbiamo esagerato", dissi.
Harry mi mise una mano sulla spalla.
"Dai, Jo, le abbiamo dato quello che si meritava. E' soltanto una troietta stronza", continuò mia sorella.
Scossi la testa.
"No, invece. L'abbiamo umiliata e ferita. Ci siamo comportati peggio di lei. Siamo noi i cattivi, adesso", conclusi, andandomene, amareggiata.


Sensi di colpa, sensi di colpa ovunque.
Eh, anche io li ho lol.
Beh, devo dire che in questo capitolo è spuntato il lato più oscuro di me e mi sono data parecchio da fare. Forse è un po' troppo lungo e noioso, ma spero che vi sia piaciuto.
Vi ringrazio per le recensioni meravigliose che mi lasciate, come sempre.
Che pensate che succederà adesso? 
Mistero.
Baci,
Vale. C:



 
 

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Capitolo 24
*** E' così difficile essere felice? ***


E' così difficile essere felice?


Quando tornai a scuola, il lunedì, molti miei compagni mi facevano ancora i complimenti, ma io non li ascoltavo.
Mi sentivo davvero in colpa per aver fatto soffrire Susan.
Vidi Liam camminare davanti a me  e lo raggiunsi.
Mi aveva evitato per tutta la settimana e volevo chiarire.
"Ehi", sussurrai, bloccandolo per un braccio.
Quando si voltò mi guardò malissimo e si divincolò dalla mia presa.
"Dimmi che non c'entri niente con quello che è successo a Susan al ballo", disse, di getto.
Aprii la bocca, ma non riuscii a parlare e lui annuì, amareggiato.
"Come pensavo", concluse, andandosene.
Lo seguii.
"Liam, ti prego, mi dispiace, mi sento in colpa...voglio rimediare", mormorai, disperata.
"Vuoi rimediare? Stai lontana da me e da Susan", sbottò, aumentando il passo.
Mi bloccai sul posto, con le lacrime agli occhi.
Dovevo trovare Susan e scusarmi con lei, era l'unico modo per riavere indietro il mio migliore amico.
La trovai al suo armadietto: aveva l'aria distrutta e trasandata.
Se possibile, mi sentii ancora più in colpa.
"Susan...", sussurrai, attirando la sua attenzione.
Mi guardò con occhi freddi.
"Oh, ecco la reginetta", disse, sarcastica.
"Sei soddisfatta, adesso che mi hai portato via la seconda cosa a cui tenevo di più?", sbottò.
La seconda? Voleva dire che teneva così tanto anche a Harry?
Abbassai la testa.
"Mi dispiace...".
"Ti dispiace? Oh, anche a me. Ma sappi una cosa...", ribatté, avvicinandosi.
"Non mi darò pace finché non ti avrò portato via tutto quello che ti rimane, che credo, ormai, sia solo Harry", sputò, anche se, alla fine, le spuntò un sorrisetto.
La seguii con lo sguardo mentre se ne andava.


"Mi ami?", chiesi, insicura, a Harry, che stava giocando con alcune ciocche dei miei capelli.
"E' una domanda a trabocchetto?", scherzò lui, ridacchiando.
"Sono seria, Harry", dissi, guardandolo negli occhi.
"Ma certo che ti amo, lo sai", ribatté, stringendomi a sé.
Lo sapevo, certo e allora perché ero così spaventata dalle parole di Susan?
"Ho paura di perderti", ammisi, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
"Non accadrà mai", mi consolò lui, sorridendomi, mentre mi costringeva a guardarlo negli occhi.
Annuii, cercando di calmarmi.


Passò qualche settimana: Liam mi evitava e le rare volte in cui l'avevo visto, era con Susan; Angie aveva riunito il club un paio di volte e avevamo passato un po' di tempo tutti insieme, così avevo scoperto che Zayn, Niall e Louis non erano poi male; Harry era stato dolce e romantico, anche se non erano mancati i suoi momenti da stronzo, per fortuna. E quando mia madre mi aveva chiesto di Angie, avevo sempre cambiato discorso, perché non volevo che soffrisse.
In sintesi, avevo passato così metà delle vacanze natalizie.
Mancavano cinque giorni a Natale e soltanto due al mio compleanno.
"Come va?", mi chiese mia sorella, sedendosi sul suo letto, vicino a me.
"Bene", risposi, sorridendole.
Annuì.
"Hai pensato a te e Harry?".
Aggrottai le sopracciglia e lei ridacchiò.
"Non ci credo, sei la ragazza di un figo del genere e non pensi a saltargli addosso?", scherzò.
Le tirai una spinta amichevole e lei rise.
"Mia madre, Daniel e Anne ci controllano e, sinceramente, non sono neanche sicura di essere pronta".
"Secondo me, lo sei. Hai avuto così tante cose brutte in questi tempi, che non sei riuscita a lasciarti andare un minuto. Ora, non voglio spingerti a farlo con Harry, perché devi essere tu a decidere quando, ma non puoi andare avanti con la scusa del 'non sono pronta', perché non è così. Non più", disse, seria.
La guardai e mi strinsi tra le braccia.
"Hai ragione, forse. Ma...non so cosa fare e, anche se lo sapessi, ti ho detto che siamo controllati".
"Ti piace la mia camera d'albergo?", cambiò improvvisamente discorso Angie.
Alzai un sopracciglio, non capendo cosa c'entrasse quella domanda.
"Posso anche prestarvela, ogni tanto", aggiunse, ammiccando.
Abbassai la testa, sorridendo.
"Magari per il nostro compleanno?", continuò, in attesa di una risposta.
"Sei gentile, ma non lo so...".
"Ehi, Jo, ascoltami: è normale avere paura, ma devi fidarti di Harry. Solo così passerai la notte più bella della tua vita", disse, pizzicandomi la guancia.
Presi un lungo respiro e la abbracciai.
"Ci penserò. Grazie".
"Di nulla, sorellina".
Mi alzai e feci per andarmene, ma mi fermò appena fui sulla porta.
"Credi che la mamma voglia ancora vedermi?".
Mi voltai a guardarla. Era strano che l'avesse chiamata 'mamma'.
Le sorrisi e annuii.
"Vieni con me".


"Jo, sei tu?", chiese mia mamma, affacciandosi dalla porta della cucina con una ciotola e un cucchiaio in mano.
"Sì", risposi, entrando.
Lei mi sorrise, ma, quando poi mi spostai per fare entrare anche Angie, la sua espressione cambiò: spalancò così tanto la bocca che pensai che il suo mento sarebbe andato a far compagnia al tappeto, sul pavimento.
Chiusi la porta appena Angie fu entrata e mi toccai i capelli, imbarazzata.
Mi sentivo un po' di troppo in quella situazione.
Angie aveva lo sguardo fisso sulle sue scarpe e si torturava nervosamente il labbro inferiore. Dov'era finita tutta la sua spavalderia?
Mi schiarii la voce per interrompere il silenzio che si era creato e indicai le scale.
"Beh...ehm...io vado".
Nessuna delle due ebbe la forza per rispondermi e io me ne andai in silenzio.
Passai davanti alla camera di Harry e, dato che la porta era aperta, sbirciai all'interno. Lui era seduto sul letto con il computer sulle gambe, aveva lo sguardo concetrato sullo schermo.
Sorrisi, tutta quella meraviglia era davvero mia?
Bussai contro la porta, anche se era aperta, e lui alzò la testa e mi sorrise.
"Ehi", mi salutò.
Ricambiai il sorriso e mi buttai sul letto accanto a lui, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
"Che fai?", chiesi, osservando lo schermo.
"Guardo le foto del ballo. Pauline Bell ne ha pubblicate un sacco su facebook", disse, mentre faceva scorrere alcune foto.
Si fermò quando ne trovò una in cui c'ero io sul palco, che mi fingevo incredula e sorridevo. Wow, dovevo ammettere che sembravo davvero una di quelle perfettine come Susan. Storsi la bocca in una smorfia di disappunto.
"Eri davvero bellissima", sussurrò Harry, sorridendo.
Lo guardai e lui ricambiò lo sguardo.
"Sei bellissima", riprese, posando il computer sul comodino.
Poi, mi accarezzò una guancia e io gli sorrisi, mentre mi lasciava un veloce bacio a stampo.
"Ti amo", disse, guardandomi negli occhi.
Cavolo, ogni volta che me lo diceva, era come la prima.
Sentivo degli elefanti ghiozzi distruggermi lo stomaco, altro che le farfalline brave e carine svolazzare.
"Ti amo anch'io", ribattei, sorridendo come un'ebete.
Sorrise e si mise sopra di me per baciarmi con molta più passione di prima.
Ricambiai il bacio, mettendogli una mano tra i capelli per spingerlo di più verso di me.
Poi, lui si distanziò e mi guardò per qualche secondo, con un sorrisino furbetto sulle labbra.
Corrugai la fronte e lui iniziò a farmi il solletico.
"Harry, che palle! La smetti di farmi sempre il solletico?!", gridai, tra le risate.
Lui ridacchiò e si fermò, con il viso a pochi centimetri dal mio.
"Ogni volta finiamo per baciarci, mi piace", si giustificò, sussurrandomelo con tono quasi provocatorio.
"Ci stavamo già baciando e non è una buona scusa, quindi smet-". Mi interruppe, baciandomi di nuovo.
E io sorrisi, beandomi delle sue labbra sulle mie.
"Non solo il solletico, mi interrompi anche, sei irritante", mormorai, senza credere veramente alle mie parole.
Ridacchiò e iniziò a baciarmi il collo e a sfiorare con le dita la mia pelle sotto la felpa.
Mi irrigidii a quel contatto inaspettato e lui si fermò subito, lasciandomi un bacio a stampo e sdraiandosi accanto a me.
Lo guardai. Si era fermato per colpa mia? Per colpa della mia reazione? Complimenti, Jo, sempre la solita cogliona.
Sospirai silenziosamente, mentre lui osservava attentamente il soffitto, come se ci fosse stato qualcosa da osservare.

 



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Capitolo 25
*** Tra sensi di colpa e paura ***


Tra sensi di colpa e paura


"Sei sicura? potrei prenderti un materasso dalla soffitta...potrei...", mormorò mia madre, agitata, quando le raggiunsi in cucina.
"No, davvero...grazie, ma ho un posto dove stare", la interruppe mia sorella, bevendo il té che aveva preparato mia madre.
"Stai in un hotel...", cercò di farle cambiare idea l'altra.
"Non è così male, c'è anche la piscina", continuò Angie, sorridendo verso di me.
Ricambiai il sorriso, anche se non proprio a trentadue denti.
"Sembra che vi siate chiarite, voi due...", dissi, cercando qualcosa da sgranocchiare. Alla fine, dovetti accontentarmi di pochi biscotti rimasti.
"Sì, io...sono davvero così felice di vedervi entrambe", commentò mia madre, passando gli occhi su di me e poi su Angie.
Poi, corse ad abbracciarci.
Ricambiammo entrambe l'abbraccio e, quando ci accorgemmo che mia madre stava piangendo, io la seguii a ruota e Angie dovette sforzarsi parecchio per non versare le lacrime che andarono ad umidirle gli occhi.
"Siete così belle...", sussurrò mia madre, accarezzandoci le guance con entrambe le mani.


"...Mi è piaciuta, insomma...si è scusata e sembrava davvero dispiaciuta...credo che non sia così male come credevo. No, non lo è...sono felice di averla incontrata. Adesso mi sento un po' più completa", Angie non aveva smesso un attimo di parlare, mentre la accompagnavo al suo hotel, ma, sinceramente, non la ascoltavo molto.
"Uh-uh", sussurrai, con lo sguardo perso davanti a me.
"Beh...è mia madre, è normale che...ma mi stai ascoltando?", sbottò, fermandosi.
Feci qualche passo prima di accorgemene.
"Eh? Cosa?", chiesi, tornando in me e voltandomi a guardarla.
Incrociò le braccia, alzando un sopracciglio.
"Tutto ok? A che stai pensando invece di ascoltarmi?".
"Ti...ti stavo ascoltando...", mentii, mordicchiandomi il labbro.
Non disse niente, ma la sua espressione si fece ancora più scettica.
"Ok. Ok, magari non ho seguito completamente il tuo discorso...ma parlavi della mamma, no?", dissi, toccandomi nervosamente i capelli.
"Che succede?", riprese, avvicinandosi.
Sospirai, abbassando la testa sul marciapiede.
"Io...non sono sicura di volerne parlare...", sussurrai, riprendendo a camminare.
"Sono tua sorella, puoi fidarti di me".
Sospirai e la guardai, preoccupata.
"Ho...beh...ho paura che andando avanti così rovinerò il rapporto tra me e Harry", dissi, stringendomi fra le braccia.
Lei corrugò la fronte, confusa.
"Di che stai parlando?", chiese.
"Hai ragione tu...dovrei lasciarmi andare con lui...è solo che non ci riesco. Mi sento una stupida. Finché ci baciamo va tutto bene, ma se la cosa inizia ad andare oltre, lui è costretto a fermarmi o a smettere di colpo perché io sono ancora vergine e sa che ho paura. E' imbarazzante e umiliante", ammisi, tirando su col naso.
Angie sorrise e mi guardò con tenerezza.
"Non preoccuparti, tutti sono stati vergini. Harry sa cosa provi".
"Sì, ma...è comunque imbarazzante...e mi sento uno schifo. Aiutami", la supplicai, sospirando. 
"Che vuoi che faccia? Mica posso fingermi te e andare a letto con lui!", esclamò, guardandomi. Poi si finse soddisfatta dell'idea e io le tirai una spinta amichevole e scoppiammo a ridere.
"Beh...tu sei sexy...vorrei essere un po' più come te...", sussurrai, tornando seria.
"Devo ricordarti che siamo esattamente identiche?".
"Ok, lo so, ma tu sei molto più sicura. Sai quello che vuoi e lo ottieni sempre...", ribattei, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Di cosa devi essere sicura? Harry ti ama e anche tu, no? Se è così, non c'è nient'altro di cui essere sicuri". 
Mi pizzicò la guancia e fece per entrare nell'albergo, ma si fermò un attimo.
"Parlerò con Harry, se proprio vuoi che faccia qualcosa", disse, sorridendomi.
"No, Angie, non ci provare!", esclamai, ma ormai lei se n'era andata.
Sospirai e tornai a casa.


"Tanti auguri, Jo!", trillò Susan, facendomi fare una giravolta.
"Grazie, Sue!", esclamai, abbracciandola.
Liam ci osservava allegramente, appoggiato alla porta di camera mia.
Lei mi rivolse un enorme sorriso e tirò fuori un pacchetto colorato dalla sua borsa.
"Questo è per te", disse, porgendomelo.
"Oh, non dovevi", ribattei, prendendolo e scartandolo con cura.
Dentro, c'era una cornice dorata con la nostra foto all'interno.
Sorrisi  e la abbracciai.
"Ti piace?", mi chiese, curiosa.
Annuii e posai il suo regalo sul comodino.
"Eccomi!", esclamò, ad un certo punto, Harry, entrando in camera mia.
Gli rivolsi un sorriso felice e lui ricambiò.
"Auguri, Jo!", disse, avvicinandosi.
"Grazie!".
"Ehi, amore", fece poi, voltandosi verso Susan e lasciandole un veloce bacio sulle labbra.
Rimasi immobile, incredula, ad osservarli.
Non era possibile. Non aveva senso.
Susan si lasciò stringere tra le braccia del riccio e mi lanciò un'occhiata, all'inizio amichevole, ma poi si mise a sorridere vittoriosa.
"Chi è, adesso, la reginetta?", chiese, poi si fiondò sulle labbra del riccio.



Mi svegliai di soprassalto: ero sudata e il cuore mi batteva all'impazzata. Mi portai una mano sul petto, cercando di realizzare che era stato soltanto un brutto sogno.
"Oddio...", sussurrai, alzandomi.
Aprii la finestra per prendere una boccata d'aria, ma subito un vento gelido mi fece cambiare idea.
Era ancora buio, ma non pioveva, anche se il cielo era ricoperto da nuvole.
Chiusi la finestra e uscii da camera mia, diretta verso la stanza di Harry: volevo vederlo, stringerlo tra le mie braccia, baciarlo.
La porta era socchiusa e la aprii lentamente, sperando che non cigolasse.
Harry dormiva beatamente nel suo letto, aveva la bocca leggermente schiusa e respirava lentamente.
Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lui.
Non volevo svegliarlo, perché mi dispiaceva, ma avevo davvero bisogno di stargli vicino.
Silenziosamente, mi infilai sotto le coperte e mi misi ad osservarlo.
Ero già molto più tranquilla con lui, chiusi gli occhi e mi addormentai presto.

 

Eccomi, di nuovo.
Il capitolo è un po' corto, lo so, perdonate me. :3
Allora, non so ancora quanti capitoli manchino alla fine, ma non credo molti, almeno che non mi vengano strane idee in mente e decida di allungare la storia.
Comunque, adesso che ricomincia la scuola non so se riuscirò ad aggiornare tutti i giorni, non penso proprio. Ci metterò tutto l'impegno per fare il prima possibile, ma non vi garantisco un aggiornamento quotidiano. 
Vi ringrazio davvero tanto se siete arrivati a leggere fin qui. E vi faccio i complimenti per avermi sopportata per tutto questo tempo, dev'essere stata dura lol
Grazie ancora.
Tanto love,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 26
*** Hanno tutti qualcosa in mente ***


 Hanno tutti qualcosa in mente


"Jo...", sussurrava una voce in lontananza.
"Jo...Jo?".
Aprii gli occhi quando una mano mi accarezzò la guancia: Harry mi fissava con un sorrisetto divertito sulle labbra.
"Cavolo, ce ne vuole per svegliarti, eh!", esclamò, ridacchiando.
Subito, mi misi seduta.
"Che...che ci faccio qui?", chiesi, ancora assonnata e confusa.
"Non lo so, dimmelo tu".
Poi, ricordai.
L'incubo, il vento freddo, la voglia di stare tra le braccia di Harry.
"Oh...", sussurrai, toccandomi nervosamente i capelli.
Non volevo che si preoccupasse per me.
"Volevo stare con te", tagliai corto, alzando le spalle.
Lui annuì e mi baciò.
"Ok, ti ho svegliata soltanto perché io vado via. Sto con mio padre tutto il giorno", disse, mentre indossava una maglietta nera.
"Tu che fai? Vai da Angie?", aggiunse, cercando un paio di scarpe da indossare tra tutte quelle che aveva.
"Uhm...sì, credo di sì", risposi, seguendolo per la stanza mentre faceva avanti e indietro.
"Bene. Allora ci vediamo stasera".
Si avvicinò per lasciarmi un altro bacio e mi sorrise, andandosene.
Mi preparai ed andai da Angie.


Bussai parecchie volte alla sua porta, ma non mi rispose e, proprio mentre stavo per andarmene, la vidi arrivare insieme a Zayn.
Non ci sarebbe stato niente di strano, se non avessero avuto le mani intrecciate.
Rimasi imbambolata a fissarli, mentre si avvicinavano.
"Angie?", sussurrai, con poco fiato, quando furono vicini.
Lei sussultò e Zayn corrugò la fronte.
"Jo? Tu sei Jo?", mormorò il moro, confuso.
Ricambiai lo sguardo e annuii.
"Uhm...già...".
Entrambi ci voltammo a fissare mia sorella, che sospirò.
"Mi hai mentito, porca puttana!", esclamò Zayn, lasciando immediatamente la mano di Angie.
"Zayn, posso spiegarti", disse lei, cercando lo sguardo del moro, che, con rabbia, glielo negò.
"Devi spiegare qualcosa anche a me, non credi?", feci io, assottigliando gli occhi.
Angie si morse il labbro e aprì la bocca per parlare, ma Zayn la interruppe.
"Te lo dico io: Angie ha finto di essere te per il caffé che mi aveva promesso!", urlò, isterico, scuotendo la testa.
Mi feci ancora più confusa e Zayn se ne andò, imprecando.
Guardai Angie, che, però, aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
"Parla", ordinai.
Sospirò e mi prese per mano.
"Beh...Zayn mi aveva chiesto di fare colazione con te e io gli avevo promesso che te l'avrei proposto, ma sapevo che non avresti accettato...quindi sono andata al tuo posto", disse, mordicchiandosi il labbro inferiore.
Mi passai una mano sul viso.
"Cosa speravi di ottenere, così?", sbottai, smanaccando.
"Niente...è solo che...lui mi piace...", sussurrò lei, dispiaciuta.
Mi ci volle un po' per realizzare quella frase.
"Cosa?", fu tutto quello che riuscii a dire, dopo.
Angie si strinse nelle spalle e le sue labbra si incresparono in un sorriso da bambina.
"Beh, è affascinante. Devi ammetterlo".
Ridacchiai, scuotendo la testa.
"Sarà...ma non puoi fingerti me per conquistarlo".
"A lui piaci tu", commentò lei, abbassando la testa.
"No, non è vero. E poi tu sei molto meglio di me: sei più sicura, più determinata, più...". Mi interruppe con un gesto della mano.
"La smetti di sminuirti sempre? Sei bellissima, hai un carattere forte, anche se non vuoi tirarlo fuori. Ti rendi conto di quante cose brutte hai dovuto passare? Eppure sei ancora qui, insicura, magari, ma sei qui. Non tutti sarebbero riusciti ad affrontare quello che hai affrontato tu", disse, prendendomi per mano.
Le sorrisi e annuii. 
Riusciva sempre a confortarmi, in un modo o nell'altro.


Il resto della giornata fu tranquillo e, forse, anche un po' noioso.
Mangiammo fuori e, dopo pranzo, andammo in giro per negozi, perché lei voleva che mi comprassi un vestito per il mio compleanno.
"Questo. Ah, questo è davvero perfetto", disse, mostrandomi un abitino corto color oro, senza spalline.
"Sì, certo. Per una serata alle Hawaii", commentai, sarcastica, dopo averle bocciato almeno una decina di vestiti.
"Non ti va bene proprio niente!", esclamò lei, scocciata.
"Perché non la conosci", commentò una voce alle nostre spalle.
Ci voltammo immediatamente: Susan ci fissava con uno sguardo divertito sul volto e nella mano destra teneva un abito meraviglioso: nero e corto, con le maniche semitrasparenti e una fascia brillantinata sulla zona del seno.
"Scommetto che questo di piace", continuò, agitandolo nella mia direzione.
Io ero immobile, con mille domande in testa, ma una più grande di tutte le altre: perché non era meravigliata di scoprire che io avevo una gemella?
Schiusi le labbra e iniziai a guardare nervosamente sia Susan che Angie e, dopo un po', Sue roteò gli occhi.
"So tutto della tua gemella stronza. Liam me l'ha detto", bofonchiò, guardando male Angie.
"Come mi hai chiamato?", sbottò mia sorella, avanzando appena.
La bloccai prima che facesse qualcosa di stupido.
Susan si lasciò andare ad un sorrisetto paziente e si avvicinò a me, porgendomi l'abito. Lo afferrai, senza togliere gli occhi da lei.
Che voleva fare?
Vedendomi confusa e titubante, parlò.
"Fossi in te, festeggerei alla grande domani, passerei tutto il tempo con Harry e cercherei di parlare con Liam. Diciannove anni si compiono una volta sola".
Allargò il sorriso e girò i tacchi, andandosene.
Io e Angie ci scambiammo degli sguardi confusi.
Poi, abbassai la testa sul vestito: era veramente bello.
Sospirai e decisi di prendere quello.


"Quella troia ha qualcosa in mente!", esclamò Angie, mentre mi accompagnava a casa.
Non risposi, continuai a camminare a testa bassa, pensierosa.
"Scoprirò cos'è. Domani la seguirò tutto il giorno", aggiunse, decisa.
"Angie, lascia perdere. Domani è anche il tuo compleanno, quindi lo festeggerai con me. Dopotutto, è il primo che possiamo fare insieme", dissi, guardandola.
Ricambiò il sorriso e annuì.
"Ok. Hai ragione. Almeno per domani, Susan non esiste", commentò, abbracciandomi improvvisamente.
"Susan non esiste", sussurrò, stringendomi più forte.
"Non ci penseremo neanche un secondo. Ci concentreremo su tutt'altro", continuò, distaccandosi e riprendendo a camminare.
"Tipo Zayn?", la provocai, sfornando un sorriso divertito.
Angie mi guardò male, ma poi scoppiò a ridere.
"Tipo Zayn, sì", ripetè, con aria sognante.


 
Ce l'ho fattaaa, scusate se non ho aggiornato prima, ma oggi era il mio secondo giorno di scuola e sono già morta.
Comunque, non voglio annoiarvi con i discorsi sulla scuola.
Allooora, ora manca davvero poco. Se riesco giusto un capitolo e l'epilogo, altrimenti non credo più di due o tre capitoli e l'epilogo.
Come avete visto, Harry se n'è andato per tutto il giorno, Angie ha una cottarella per il nostro bel moretto e Susan è tornata all'attacco, anche se, apparentemente, non ha fatto niente per ferire Jo. Ma cosa pensate che succederà? Via, voglio delle ipotesi fantasiose lol.
Sì, adesso me ne vado.
Grazie a tutti! 
Baci,
Vale. :)



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Capitolo 27
*** I compleanni sono sempre la fine e l'inizio di qualcosa ***


 I compleanni sono sempre la fine e l'inizio di qualcosa


"Sveglia, bella addormentata", mi soffiò una voce sulle labbra.
Mugolai e mi rigirai nel letto.
"Ancora cinque minuti, mamma", mi lamentai, stringendo- anzi, stritolando- il cuscino.
Qualcuno rise. E quella risata era così limpida, così vera e allegra.
Così familiare.
Aprii gli occhi di scatto e picchiai la testa contro quella di Harry, che si stava sporgendo sopra di me.
"Ehi, stai un po' attenta!", bofonchiò, ridacchiando.
Mi massaggiai le tempie, ancora assonnata.
Poi, realizzai che si trattava veramente di Harry e non di una visione e gli saltai al collo, facendolo cadere sul letto.
"Attentato! Attentato!", gridò lui, facendomi ridere.
Mi sdraiai sopra di lui e lo osservai attentamente, mentre cercava di tornare a fare il serio, anche se dubito che ne fosse capace.
Ci guardammo negli occhi e lui mi sfiorò la guancia con un pollice, sorridendomi.
"Buon compleanno, amore mio", sussurrò dolcemente.
Ricambiai il sorriso e mi avvicinai lentamente alle sue labbra per baciarlo.
Quando mi distaccai, lui mi spostò delicatamente sul letto e si alzò per prendere qualcosa che aveva appoggiato sul comodino: una minuscola scatolina argentata.
Si avvicinò e me la porse, ma quando allungai la mano per afferrarla, lui la allontanò.
Corrugai la fronte e Harry sorrise, divertito.
"Come si dice?", chiese con tono da mammina noiosa.
"Uhm...per favore?", feci io, alzando un sopracciglio.
Lui scosse la testa, facendomi corrugare la fronte.
Poi, dopo qualche secondo capii e sorrisi.
"Ti amo?", provai, incrociando le braccia.
Lui allargò il suo sorriso.
"Ci siamo quasi, ma ci vuole più enfasi", commentò, osservandomi sempre più divertito.
Roteai gli occhi e gli circondai il collo con le braccia e lo baciai con passione.
"Ti amo da morire, Harry", dissi, ancora attaccata alle sue labbra.
Lui si distanziò, soddisfatto, e annuì.
"Adesso, sì, che ragioniamo", commentò, porgendomi il pacchetto.
"Ancora, buon compleanno. Spero che sia il migliore di tutti", continuò, sincero.
Gli sorrisi e afferrai con cura la scatolina.
Ero curiosissima, quindi, senza pensarci tanto, la aprii.
All'interno c'era una collanina d'argento, il cui ciondolo era formato da una 'h' e una 'j' intrecciate tra loro.
Mi scappò un sorriso smagliante e saltai di nuovo al collo di Harry, che mi fece fare una giravolta.
"Ti piace?", chiese, quando appoggiai i piedi per terra.
"E lo chiedi anche? E' bellissima! Però non dirmi quanto hai speso o mi sento in colpa".
"Ma finiscila, cretina", ribatté, rubandomela di mano.
"Ah, io sarei una cretina?", feci, fingendomi offesa.
Lui mi sorrise e mi venne dietro, spostandomi i capelli di lato.
"Sei la mia cretina", disse, mentre mi metteva il ciondolo al collo.
Sorrisi inconsciamente.


Scendemmo in cucina mano nella mano, senza pensieri o paure, soltanto con la bellissima convinzione di amarci alla follia.
"Buongiorno", disse mia madre, guardandoci per la prima volta senza storgere la bocca o sospirare, anzi, abbozzò addirittura un sorriso felice.
"Buongiorno!", esclamai io, euforica, baciandole la guancia.
"Auguri, tesoro", mi disse, stringendomi a sé in un buon abbraccio materno.
Harry, intanto, si era seduto al tavolo e quando feci per raggiungerlo, mia madre mi fermò.
"Aspetta! Devi aprire il nostro regalo, mio di Anne e di Daniel. Loro non ci sono, ma ti fanno tanti auguri", disse, fermandomi per un braccio e porgendomi un pacco bello grande.
Le sorrisi e lo scartai, trovando un maglioncino, un libro e un paio di converse nuove.
"Oh, mamma, grazie! E' tutto fantastico", la ringraziai.
Lei ricambiò il sorriso e mi indicò altri pacchetti sul bancone.
"E' passato Liam, prima. Ha detto che non poteva fermarsi perché aveva da fare, ma ti ha lasciato un regalo...".
"Liam?", la interruppi, prima che finisse il discorso.
Liam mi aveva fatto un regalo anche se avevamo litigato? Ah, era un classico di quel ragazzo. Fare sempre il gentilone.
Roteai gli occhi e andai verso i pacchetti.
"L'altro l'ho trovato davanti alla porta. E' per te, ma non c'è scritto chi lo manda", mi informò mia madre, sedendosi per bere il caffé.
Annuii e osservaii i due pacchetti con curiosità.
Il primo, era da parte di Liam e aveva tutta l'aria di contenere qualcosa di morbido.
Lo aprii con cura e ci trovai una sciarpa e un cappellino di lana con le orecchie da orsetto.
Ridacchiai e lessi il bigliettino che scivolò sul bancone.
Fa parecchio freddo, di questi tempi. E' sempre bene stare al caldo.
-Liam

Idiota. Se ce l'avessi avuto tra le mani l'avrei ucciso, probabilmente.
Cioè...boh...non si faceva vedere per giorni e mi aveva detto di lasciarlo in pace e poi mi faceva un regalo. Mah.
Comunque, non riuscii a trattenere un sorriso felice.
Poi, mi resi conto dell'altro pacco. Era più rigido di quello di Liam, ma aveva una forma strana.
Fuori c'era un piccolo bigliettino dorato.
Per: Joan Juliette Perkinson
Buon diciannovesimo compleanno, tesoro.

Era strano, davvero strano, sembrava quasi scritto da due persone diverse. Cioè, la prima parte aveva una scrittura e la seconda un'altra.
Corrugai appena la fronte e lo osservai attentamente. Così mi accorsi che qualcosa stava tappando un pezzo di scritta: una sorta di adesivo dorato.
Lo staccai senza pensarci due volte e lessi le poche parole che vi erano scritte.
Ti voglio bene.
-Papà (Angie)

Di nuovo, erano due scritture diverse, ma questa volta, capii perché.
'Angie' era stata scritta con la scrittura di Angie, ma il resto era veramente...di mio padre? Angie l'aveva ricevuto, ma l'aveva mandato a me?
Sentii i battiti del mio cuore accelerare furiosamente, mentre passavo il pollice su quella scritta.
Poi, tornai in me e decisi di fare finta di niente e scartai il regalo.
Mi scappò un gridolino sorpreso quando capii cos'era: un piccolo carillon di legno.
Non ne avevo mai avuto uno, ma lo avevo sempre desiderato, sin da piccola.
Lo aprii con curiosità, facendo partire una dolce melodia che mi fece sorridere.
"Che carino!", commentò mia madre, quando lo appoggiai sul tavolo. Harry allungò una mano per toccarlo, ma io gli tirai una botta e lui mi guardò male.
Non ci feci caso, anche perché ero totalmente presa dal carillon e dalla sua musica.
Non so per quanto rimasi immobile, ma tornai in me soltanto quando la porta della cucina si aprì di colpo.
"Angie è tra voi!", esclamò mia sorella, facendo una teatrale giravolta.
Era davvero bella: aveva lisciato i capelli e si era messa un rossetto rosso sulle labbra carnose e indossava un vestitino corto, sotto la giacca sbottonata.
"Ciao, tesoro!", rispose mia madre, sorridendole.
"Auguri", aggiunse, subito dopo.
"Buon compleanno!", le disse Harry, salutandola con la mano.
"Grazie! Ecco l'altra festeggiata!", riprese lei, guardandomi.
Le sorrisi e corsi ad abbracciarla.
"Piaciuto il regalo?", sussurrò al mio orecchio, mentre ricambiava l'abbraccio.
Non risposi, ma la strinsi più forte.
Poi, mi allontanai appena.
"Perché l'hai dato a me se era per te?", chiesi piano per non farmi sentire da mia madre.
"Io ho ricevuto un sacco di regali da lui, tu neanche uno, mi sembrava più che giusto darlo a te".
Annuii.
"Ehi, che confabulate, voi due? Venite qui, così mangiamo la torta!", esclamò mia madre, ridendo.
"La torta? Hai fatto una torta?", chiesi, incredula, mentre lei armeggiava nel frigo.
"Certo che no! L'ho comprata", rispose mia madre, divertita, tirandola fuori.


Mia sorella aveva organizzato una festa per quella sera e aveva invitato perfino dei suoi amici dall'America.
Harry le aveva messo a disposizione la sua casa in centro e Angie non se l'era fatto ripetere due volte. 
Aveva fatto preparare tutto attentamente: la musica, il cibo, l'ambiente. Era tutto perfetto.
Ballai con Harry, parlai con Angie e le sue amiche, mi divertii davvero tanto.
"Sai che a Angie piace Zayn?", dissi a Harry, quando ormai eravamo troppo stanchi per ballare ancora e ci eravamo seduti su un divanetto.
"Ah, sì? Tale sorella tale sorella", scherzò, ridacchiando.
"Questione di tempo e si innamorerà follemente di me", aggiunse, facendomi l'occhiolino.
Gli feci la linguaccia e lui mi avvicinò a sé, stringendomi.
"Ma per ora lasciamo che si goda quel coglione", disse, indicandomi mia sorella che ballava con Zayn.
Sorrisi istintivamente per quella scena.
"Che carini", commentai, piegando la testa di lato.
Harry ridacchiò intrecciando le sue dita con le mie.
Lo guardai, era tutto ciò che avrei potuto sperare.
Era perfetto.
Presi un bel respiro e mi alzai in piedi, presa da non so cosa.
Harry mi guardò interrogativo e io gli allungai la mia mano.
"Verresti in un posto con me?", chiesi con voce bassa.
Lui si alzò e mi sorrise.
"Ma certo, signorina, dovunque vuole".


"L'albergo di Angie? Che ci facciamo qui?", chiese, appena fummo arrivati.
Strinsi più forte la sua mano e continuai a trascinarmelo dietro.
"Harry, per favore, non fare domande, sono già nervosa per conto mio", dissi con voce tremolante.
"Jo...", sussurrò, poco dopo.
Forse, aveva capito. Beh, non era mica scemo.
Non risposi e continuai a camminare finché non si bloccò e non riuscii a spostarlo di un centimetro.
"Harry!", esclamai, voltandomi a guardarlo.
Non so che espressione avesse, mi guardava in modo strano, forse con preoccupazione.
"Sei sicura?", chiese, senza cambiare espressione.
Annuii con la testa.
"Non posso negare di aver un po' di paura, ma...è normale, no?", dissi, sospirando.
Lui mi sorrise e mi accarezzò la guancia, senza rispondermi.
Presi un altro lungo respiro e ripresi a camminare fino alla camera di Angie, senza lasciare nemmeno per un secondo la mano di Harry.
Quando entrammo mi passai le mani sul viso e feci qualche passo lungo la stanza, nervosa.
Lui mi osservava fermo sulla porta, ormai chiusa.
"Non devi farlo per forza...", disse, vedendomi in quella condizione pietosa.
"No, ma voglio. Tu hai aspettato davvero tanto e io mi sono presa anche più tempo del necessario, ma ti amo, Harry. Ed è ora che te lo dimostri davvero", ribattei, avvicinandomi.
Poggiai le mie mani sul suo petto e lo baciai dolcemente.
Quando mi distaccai, lui aveva ancora gli occhi chiusi.
Senza aprirli, mi afferrò per i fianchi e fece combaciare i nostri corpi, riprendendo quel contatto delle labbra che io avevo fermato.
Poi, chiese accesso alla mia bocca con la lingua e io schiusi lentamente le labbra, lasciandomi totalmente andare.
Senza smettere di baciarmi, mi afferrò per le natiche e mi tirò su con facilità, per portarmi sul letto.
Il mio cuore batteva all'impazzata, come mai aveva fatto.
Il mio respiro, ormai, era irregolare e veloce.
Anzi, i nostri cuori battevano all'impazzata.
I nostri respiri erano irregolari e veloci.
Lo sentii sorridere, ma non era uno di quei sorrisetti maliziosi o divertiti, era un sorriso sincero, incoraggiante.
Senza smettere di baciarmi, mi tirò leggermente su per abbassare la cerniera del mio vestito e togliermelo molto lentamente, lasciandomi in intimo.
Mi strinsi a lui, insinuando le mie mani tra i suoi ricci.
E Harry iniziò a lasciarmi una scia umida di baci sul collo, facendomi trattenere il respiro.
Poi, decisi di essere più attiva e gli tolsi la maglietta, riprendendo a baciarlo.
Tremavo ed ero percorsa da brividi, ma non di paura.
Mi sentivo bene, mi sentivo amata.
Ed ero...ero eccitata.
In quel momento capii che non mi sarei mai pentita di essermi concessa ad Harry e che avrei passato davvero la notte più bella della mia vita.




 
Che dire? Capitolo lungo, si sente che sta per arrivare la fine, eh?
Vi ho fatto aspettare un po', ma spero che ne sia valsa la pena. In realtà volevo aggiornare ieri, dato che era il compleanno di Nialluccio, ma non ce l'ho proprio fatta.
Comunque, come sempre, vi ringrazio e vi adoro, vi amo e tutto quello che volete lol
Adesso vado.
Tanto love,
Vale. :)




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Capitolo 28
*** Chiedimi di restare e resterò ***


 Chiedimi di restare e resterò


Quando mi svegliai, dalla finestra filtrava uno spiraglio di sole.
Mi strinsi nelle coperte, perché avevo freddo, e mi guardai intorno.
Harry dormiva ancora, sdraiato a pancia in giù, la sua mano vicino alla mia.
Sorrisi, guardandolo.
Ero stata davvero bene con lui, la notte prima.
E mi sentivo cresciuta, più matura e pronta per affrontare tutti i miei problemi. Mi misi seduta, cercando il mio intimo, che doveva essere da qualche parte sul pavimento. E quando lo trovai, lo misi.
Poi, sentii Harry rigirarsi nel letto e sbadigliare.
"Dove scappi?", sussurrò con voce impastata e ancora più bassa del normale, vedendomi ai bordi del letto.
Mi voltai a guardarlo e mi rinfilai tra le coperte.
"Volevo vestirmi, ho freddo", ribattei, a pochi centimetri dal suo viso.
"E allora abbracciami, cretina", disse, stringendomi in un abbraccio caldo.
Mi beai del calore del suo corpo contro il mio, senza smettere di guardarlo e lui mi sorrise.
"Come stai?", riprese, dopo un po' che ci fissavamo.
"Bene", risposi, baciandolo.
"Ne sono felice", ribatté lui, sfiorandomi la guancia con il pollice.


Tornammo a casa qualche ora dopo, mano nella mano.
Sinceramente, non sapevo cosa avrei detto a mia madre, ma non mi importava della sua reazione.
La porta era socchiusa e mi sembrò parecchio strano.
"So riconoscere Angie quando la vedo e ti dico che questa non è Jo!", esclamò una voce, arrabbiata, da dentro.
Guardai Harry, che ricambiò lo sguardo, confuso.
Poi, feci per entrare, ma lui mi bloccò.
"Aspetta", disse, trascinandomi verso la finestra che dava dentro.
Ci affacciammo per vedere cosa stava succedendo.
Erano tutti in salotto: Anne, mia madre, Daniel e Angie. In più c'era un uomo che non avevo mai visto. O forse sì.
Spalancai la bocca quando mi resi conto che si trattava di mio padre.
Ma come cavolo era possibile?
Mi divincolai dalla presa di Harry e corsi in casa, seguita da lui.
"Papà?", gridai, con le lacrime agli occhi, quando spalancai la porta.
Tutti si voltarono a guardarmi.
"J-Jo", sussurrò mio padre, con voce tremolante.
Subito, mi buttai al suo collo, scoppiando a piangere.
"Oh, Joan", lo sentii dire al mio orecchio, singhiozzando.
Lo strinsi più forte, ancora incredula.
"Che ci fai qui? Come mi hai trovata?".
Guardai Angie, ma lei scosse la testa.
"Oh, è stata una tua amica a chiamarmi. Mi pare che si chiami...uhm...Susan...".
Corrugai la fronte.
Susan aveva chiamato mio padre? Perché?
"Ok, ok. Adesso calmiamoci tutti...", iniziò mia madre, posandomi una mano sulla spalla.
"Peter, ne discutiamo da soli", continuò, guardando mio padre.
"Discutere di cosa?", mi intromisi io, curiosa.
Mio padre scosse la testa e mi si avvicinò.
"No. Voglio che lei sia presente", disse con freddezza.
Mia madre abbassò la testa.
"Volete dirmi che succede?", sbottai.
"Ok. Jo, io...io voglio che tu venga con me in America", fece mio padre, accarezzandomi la guancia.
"No", sentii sussurrare mia madre.
Rimasi immobile, senza riuscire a realizzare la cosa.
"So che è una cosa improvvisa, ma...io non voglio più passare la mia vita senza una delle mie figlie. Abbiamo così tanto da recuperare".
Mi passai una mano sul viso, scuotendo la testa.
Voleva che io me ne andassi?
Mi voltai per cercare lo sguardo rassicurante di Harry, ma lui non c'era più e nemmeno Daniel e Anne.
"Ti prego, Peter, non puoi portarmela via", singhiozzò mia madre.
"Oh, ti prego. Tu me l'hai nascosta per diciannove anni!", gridò lui, con rabbia.
"Sono maggiorenne, la scelta spetta a me", sussurrai.
"No?", continuai, a voce più alta, guardando i miei genitori.
Mio padre annuì, deglutendo a fatica.
"I-io non lo so...".
"Non devi decidere subito. Capisco che sia difficile, quindi prenditi un po' di tempo. Io e Angie torniamo a casa e, ovviamente, ti aspettiamo, ma se non vorrai venire, lo capirei", disse mio padre, abbracciandomi.
Piansi sul suo petto, stringendolo forte.
Quando lui si distanziò mi sorrise.
"Spero che tu voglia venire", concluse, avviandosi verso la porta.
Lo osservai, poi mi ritrovai stretta tra le braccia di Angie.
"Ti prego, vieni", sussurrò al mio orecchio.
Si allontanò e mi salutò con la mano.
"Ci sentiamo presto, sorella", disse, sorridendomi.
"Ciao, mamma", concluse, rivolgendosi a mia madre, per poi seguire mio padre.
"Cazzo", sussurrai, passandomi una mano tra i capelli.
Stranamente, mia madre non mi riprese, ma mi si avvicinò.
"Jo, non andartene", disse, piangendo.
Io non risposi e corsi via, con una meta precisa: casa Payne.


"Oh, Liam!", mi buttai al suo collo, stringelo forse più del necessario, appena aprì la porta.
"J-Jo?", sussurrò lui, cercando di staccarsi dalla mia presa.
"Jo? Jo!", gridò, poi, dato che sembrava che gli fossi stata appiccicata con la colla.
"Io ti odio, sei un coglione! Prima te ne vai, poi ti trovo con Susan, poi mi fai un regalo per il mio stupido compleanno! Sei un deficiente! Ti odio!", urlai, sbattendo dei pugni sul suo petto, finché la mia voce non venne rotta dal pianto e caddi in ginocchio.
"Jo...", sussurrò lui, chinandosi per cercare di vedermi in volto.
Io continuai a piangere, sempre più forte e disperatamente, colpendo con forza il pavimento.
"Jo, che è successo?", riprese lui, posandomi una mano sulla spalla.
Non risposi e continuai a disperarmi.
Lo sentii sospirare e mi vollevò il volto con una mano, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Persi i miei occhi nei suoi per qualche secondo, poi lo abbracciai di nuovo.
"Io...non so che f-fare...", singhiozzai, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo.
"Riguardo cosa?".
Gli spiegai tutto, quando mi fui calmata, di fronte ad una tazza di caffé.
"Oh, cavolo...", commentò, passandosi una mano tra i capelli.
"Ho bisogno del mio migliore amico", dissi io, posando la mia mano sopra la sua.
Lui mi guardò e sospirò, ma poi annuì.
"Certo. Scusa se ti ho trattata male, alla fine avevi ragione, Susan è Susan. E poi tu eri pentita di averle rovinato il ballo...e sono sicuro che l'idea sia stata di Angie. Ho ragione?".
Annuii con la testa.
"Che devo fare, Liam? Devo andare con mio padre e mia sorella e perdere te, mia madre...e Harry. O devo restare e perdere l'occasione di conoscere mio padre e vivere con mia sorella?", chiesi, combattuta.
Ero distrutta, non riuscivo nemmeno più a pensare.
"Devi decidere tu. Ovviamente io non voglio che tu parta, ma chi sono per impedirti di conoscere tuo padre? Nessuno dovrebbe mai crescere come sei cresciuta tu. Hai bisogno di lui", disse, intrecciando le sue dita con le mie, mentre un sorriso incoraggiante spuntava sul suo volto.
Sospirai.
"Quindi, secondo te, dovrei partire?".
"Secondo me non dovresti farti influenzare dagli altri. Dovresti prendere le tue decisioni, sei grande, ormai", rispose.
Gli sorrisi e lo abbracciai.
"Ti voglio bene, Liam".


"Non voglio che tu te ne vada", disse Harry, stringendomi a sé. Il suo tono era tremolante e pensai che sarebbe scoppiato a piangere.
Non dissi niente, anche perché non avevo idea di cosa rispondergli.
Non volevo illuderlo che sarei rimasta perché non ne ero sicura nemmeno io.
Lo baciai e lui ricambiò con passione, come se non avesse più potuto farlo.
Mi cadde una lacrima sulla guancia.
Sarei riuscita a stare senza di lui?
Mi distanziai perché, ormai, avevo ricominciato a piangere.
"Jo...", sussurrò. Mi sembrò quasi una supplica, come se fosse sottointeso 'resta con me, ne ho bisogno, ti prego'.
Mi passai una mano sul viso per cacciare le lacrime e presi un lungo respiro.
"Chiedimi di restare e io resterò".


 

Eccomi qui, ce l'ho fatta. Scusate, ma la scuola mi sta già distruggendo T.T
Beh, non c'è molto dire. Il capitolo è tristissimo...Jo deve fare una scelta molto importante, che le cambierà la vita. Cosa deciderà? Se ne pentirà? Fatemi sapere che ne pensate.
Sono riuscita ad allungare leggermente la storia, quindi adesso c'è un altro capitolo prima dell'epilogo (non penso ne aggiungerò altri, ma non si sa mai).
Come sempre, ringrazio tutti. Siete sempre così carini!
Ora devo proprio scappare, ma cercherò di aggiornare presto.
Tanto love,
Vale. :)





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Capitolo 29
*** E' un addio? ***


 E' un addio?


Harry aprì la bocca per dire qualcosa, ma si bloccò subito.
Corrugai la fronte, cercando il suo sguardo.
"No. Non voglio fare l'egoista. Tu meriti di stare con tuo padre. Meriti di conoscere qualcuno migliore di me", disse, accarezzandomi la guancia.
"Questo non accadrà mai".
Mi sorrise e mi abbracciò.
"Ti prego, dammi una risposta o impazzirò", sussurrò, senza distaccarsi.
"Io...", sospirai e lo baciai delicatamente sul naso.
"Ti amo, Harry. Questa è la mia risposta", dissi, posandogli una mano sul petto, sul cuore. Batteva velocemente.
Posò la mano sopra la mia.
"Devi partire", sussurrò, sorridendomi.
Il suo sorriso era diverso dal solito, ricco di una vuota tristezza, ma così bello da mozzare il fiato.
Una lacrima mi solcò il viso e lui la bloccò prima che scivolasse via.
"Devo partire?".
Annuì, continuando a sorridermi.
"Non posso, non ce la faccio...", sussurrai, ormai piangendo.
Di nuovo, le sue braccia mi strinsero con amore e mi sfogai sul suo petto.
"Ho...ho bisogno di prendere un po' d'aria...", ripresi, dopo un po', distaccandomi da lui.
Harry annuì, sorridendomi per cercare di tirarmi su.
Gli lasciai un bacio agli angoli della bocca e me ne andai.


Era più o meno un'ora che me ne stavo nel giardino dell'albergo dove aveva alloggiato mia sorella. Mi aveva lasciato le chiavi di camera sua, dato che non credeva che se ne sarebbe dovuta andare. 
Comunque, volevo starmene un po' fuori e quel giardino era davvero meraviglioso.
Sospirai, appoggiando la testa sulle ginocchia, e percepii la presenza di qualcuno accanto a me.
Non mi voltai, perché non volevo muovermi e non mi interessava sapere chi fosse.
"Angie adorava questo posto", commentò una voce, con una nota di malinconia.
Voltai la testa, riconoscendo Zayn.
"Sì, me l'ha detto", risposi, sospirando.
Il moro mi guardò, poi alzò la testa verso il cielo.
"Se n'è andata così all'improvviso che non ho neanche avuto il tempo di salutarla faccia a faccia...", commentò dispiaciuto.
Alzai le spalle.
"Lo so".
Restammo in silenzio per un po', persi nei nostri pensieri, poi, io ripresi.
"Le piacevi, sai?".
Zayn sorrise, senza smettere di guardare in alto.
"Già. Me l'avrà detto una ventina di volte", disse.
"E tu che le hai risposto?", chiesi, curioso.
Lui alzò le spalle.
"Niente, ho cambiato sempre discorso", rispose, sospirando.
Poi, si voltò verso di me e mi guardò con dispiacere.
"Ma adesso vorrei averlo fatto".
"Mi dispiace", commentai, sfiorandogli la spalla.
Lui mi sorrise e sospirò.
"Anche a me, ma non si piange sul latte versato", disse, alzandosi da terra.
Lo seguii con lo sguardo, quando iniziò a fare qualche passo.
"Salutamela, se la vedi", aggiunse, voltandosi un'ultima volta, prima di sparire dietro alcuni alberi.
"Ok...", sussurrai, anche se, ormai, non poteva più sentirmi.
In quell'attimo, capii cos'era giusto fare.

 
Tre giorni dopo.
In aeroporto, erano venuti tutti: mia madre, Daniel, Anne, Liam e, ovviamente, Harry.
Avevo deciso di partire e in quei giorni, non avevo fatto altro che soffocare i miei pensieri, cercando di concentrarmi sui preparativi per il viaggio.
Harry aveva insistito per accompagnarmi, ma, per lo più, aveva dovuto insistere con sua madre, non certo con me.
"Mi mancherai così tanto, tesoro", singhiozzò mia madre, stritolandomi in un abbraccio.
"Anche tu, mamma", ribattei, ricambiando l'abbraccio.
Quando si distaccò, dopo molto tempo, fu il turno di Daniel.
"Fai la brava, ok?", commentò, facendomi l'occhiolino.
Annuii e sorrisi.
Anne mi accarezzò la guancia e mi augurò buona fortuna e Liam evitò di abbracciarmi, perché sapeva che mi sarei messa a piangere, se l'avesse fatto.
"Chiamami spesso o ti verrò a cercare laggiù", mi avvertì, sorridendomi.
"Ti chiamerò tutti i giorni, promesso", risposi.
"Mi mancherai...", sussurrò lui, sospirando.
"Anche tu, Lee", ribattei, trattenendo le lacrime.
"Dai, andiamo", commentò Harry, mettendomi un braccio intorno alla vita.
"Ciao, ci vediamo presto!", esclamai, rivolta a tutti, mentre Harry mi trascinava via.


Sull'aereo non parlammo mai, io e Harry.
Io mi appoggiai alla sua spalla e dormii per quasi tutto il tempo.
"Ehi, ehi, Jo", sussurrò lui, svegliandomi.
Aprii lentamente gli occhi e mi guardai attorno, spaesata. 
Poi, ricordai.
"S-siamo arrivati?", chiesi, terrorizzata all'idea di dover dire addio a Harry.
"Quasi", rispose lui, accarezzandomi la guancia.
Mi morsi un labbro per non piangere.
"Harry...".
"Shh, Jo. Sarai felice, ti farai una nuova vita e potrai conoscere tuo padre", disse, sorridendomi.
Io non capivo come riuscisse a stare così calmo. Io stavo per scoppiare a piangere, ma lui no. Si vedeva che era triste, ma riusciva a tenere sotto controllo le sue emozioni.
"N-ne sono felice, ma...mi mancherete, mi mancherai così tanto", commentai, stringendogli la mano.
Lui annuì e baciò la mia.
"Anche tu mi mancherai".
Atterrammo e trovammo mia sorella ad aspettarci fuori dall'aeroporto.
"Ciao, ragazzi", ci salutò, sorridendo.
"Ciao, Angie", ricambiò Harry, sorridendo a sua volta.
"Ciao...", sussurrai io, un po' più spenta rispetto a loro.
Restammo tutti in silenzio per qualche secondo, poi, Harry si voltò verso di me e lasciò la mia mano per prendermi il viso.
"Ti amo, Jo. Non essere triste e goditi la vita", disse, lasciandomi un veloce bacio sulle labbra.
Chiusi gli occhi, beandomi di quel momento.
"Anche io ti amo. Mi mancherai tantissimo. Ti prego, non scordarti di me".
"Non potrò mai scordarmi di te. Ti prometto che ci rivedremo", disse, baciandomi di nuovo.
"Ti amerò sempre, Joan", sussurrò, poi, teneramente, distaccandosi.
Fece un cenno di salutò a Angie e se ne andò, mettendo le mani in tasca.
Lo seguii con lo sguardo finché riuscii a vederlo.
Le lacrime scorrevano a fiumi sulle mie guance.
Angie mi affiancò e mi guardò, sospirando.
"Lo sai che sta piangendo anche lui, vero?", mi chiese.
La guardai e mi sorrise.
"Non avrebbe mai permesso che tu lo vedessi in quello stato, ma scommetto quello che vuoi che adesso sta piangendo e piangerà per tutto il  viaggio di ritorno", disse, sfiorandomi la spalla.
Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e chiusi gli occhi.
"Ah, maschi. Teneri, adorabili, idioti maschi", la sentii dire.
Scoppiai a ridere e lei con me.



 

Ed eccoci arrivati all'ultimo capitolo.
Non odiatemi per aver separato Harry e Jo, mi farò perdonare nell'epilogo. Lo giuro.
Beh, devo dire che mi sento sempre più triste ogni volta che si avvicina sempre di più la fine...
Comunque, sono moooooooolto impegnata e non so quando riuscirò ad aggiornare con l'epilogo, anche perché volevo fare un bel lavoro, almeno lì.
Va be', ringrazio tutti, as usual e ciao, ciao. Al prossimo.
Baci,
Vale. :)






 

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


Epilogo


Quindici anni dalla partenza di Jo.
"Non lo so, Mike, conosci mia sorella, è sempre in ritardo", dissi, scendendo velocemente le scale.
Lui rise.
"Dovrebbe imparare un po' da te", rispose, dall'altra parte del telefono.
"Ma come sarai dolce?", ribattei, cercando la mia giacca.
"Dico soltanto la verità, tesoro".
Sorrisi, poi sentii bussare alla porta e lanciai un'occhiata a mio figlio, che giocava allegramente con dei cubi.
"Ok, eccola. Ti saluto. Buon lavoro", dissi, di fretta, staccando la chiamata.
Andai di corsa alla porta e la aprii.
Angie mi fece un enorme sorriso e io la guardai male.
"Sei in ritardo, la prossima volta chiamo Liam, è più affidabile", commentai, incrociando le braccia.
"Ma quale Liam?! Io sono una baby sitter che tutti i bambini vorrebbero!", esclamò.
"Dov'è quella peste di Harry?", chiese, poi, entrando.
"E' lì che gioca sul tappeto...chiudi la porta", risposi, ricordandomi che avevo lasciato la borsa in camera.
Salii le scale e Angie mi seguì, dopo aver salutato mio figlio.
"Oh, quel bambino diventa sempre più adorabile", commentò, mentre scendevamo di nuovo.
Sorrisi e annuii.
"Lo so. E' dolcissimo. Però ricordati tutte le cose che ti ho detto, ok?", le dissi, guardandola.
"Sì, tranquilla, sono responsabile, sai?".
Scossi la testa e la abbracciai.
"Ok, io vado. Ci vediamo dopo", le dissi, voltandomi per salutare Harry, ma mi accorsi che era sparito.
"Oddio, dov'è? Dov'è Harry?", esclamai, allarmata.
Angie spalancò gli occhi e mi indicò la porta, che aveva lasciata aperta.
"Angie, cavolo!", urlai, correndo fuori.
"Harry! Harry!", gridammo in coro, catapultandoci nelle strade trafficate di Londra.
Io ero disperata.
"Eccolo là!", esclamò Angie, indicandolo.
Era a qualche metro da noi, che correva in giro.
Mi portai una mano al petto e cercai di raggiungerlo il più velocemente possibile.
Ma lui continuava a correre.
"Fermati, piccolo, fermati! Sono la mamma!", gli urlai dietro, affannata.
Poi, qualcuno lo bloccò, prendendolo in braccio.
Mi fermai per riprendere fiato.
"Che fai, scappi dalla mamma?", chiese una voce, divertita.
Alzai gli occhi e vidi un ragazzo che avrà avuto più o meno trentacinque anni.
"Mi dispiace, è curioso", commentai, accarezzando i capelli di Harry, che fece un bellissimo sorriso angelico.
Il ragazzo mi sorrise, poi sfiorò con il dito il nasino di mio figlio.
"Come ti chiami, piccolo?", chiese.
"Harry!", esclamò il bimbo, sicuro di sé.
"Oh, che bel nome! Sai, quello è il nome dei campioni. Non a caso, anche io mi chiamo così", commentò l'altro, facendogli il solletico.
Io schiusi le labbra.
Un attimo...quel ragazzo mi ricordava qualcuno: occhi verdi, ricci scompigliati, sorriso angelico, fossette...
E si chiamava Harry.
"Ha-Harry?", chiesi, con poco fiato.
Il ragazzo smise di giocare con mio figlio e si voltò a guardarmi, annuendo.
Poi, corrugò la fronte e rimase fermo immobile.
"Joan?".
Oddio, era veramente lui?
Mi portai una mano alla bocca, incredula, e ci fissammo per un bel po', finché Angie non ci raggiunse e, osservandoci, non ci mise molto a capire la situazione.
"Ehm...lui lo prendo io", sussurrò, afferrando Harry, senza che l'altro Harry opponesse la benché minima resistenza.
Poi, fece per dire qualcos'altro, ma ci ripensò e se ne andò.
Io e Harry restammo a fissarci ancora per un po', poi lui sembrò riprendersi e si scompigliò i capelli.
Quei capelli, quei ricci morbidi.
"Harry, eh? Tuo figlio", commentò, sorridendo.
Avvampai e abbassai la testa.
Ovviamente, lui era il motivo per cui avevo chiamato mio figlio così.
Harry era stato il mio primo amore e volevo che fosse anche l'ultimo.
"Già...mi piaceva quel nome", sussurrai, imbarazzata.
"Certo", ribatté lui, non del tutto convinto.
"No, ok, vuoi che te lo dica? L'ho chiamato così per te. Sì, è così", dissi, nervosa.
Lui mi posò un dito sulle labbra e sorrise.
"Mi fa piacere. Da quanto sei a Londra?", cambiò discorso, togliendo lentamente il dito, anche se, ormai, il danno era fatto: quel contatto mi aveva letteralmente paralizzata.
"U-un paio d-d'anni", balbettai, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.
"Potevi passare a salutare, sai?", disse, scherzosamente.
"I-io...".
"Tranquilla, sto scherzando", mi interruppe, ridendo.
Quella risata.
Sorrisi e mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Insomma, adesso vivi qui?".
"Sì, ehm, qui vicino", risposi, indicandogli la casa.
Lui annuì, specchiando i suoi occhi nei miei.
Quegli occhi. 
"Ne sono felice. Vorrà dire che ci vedremo in giro, credo che tu sia di fretta", constatò, dato che probabilmente dai miei abiti si vedeva che stavo andando a lavoro.
Già, il lavoro! Me ne ero dimenticata.
"Oddio, sì! Ho una riunione importante!", esclamai, battendomi una mano sulla fronte.
Lui annuì e si portò le mani in tasca.
"Allora vai, tanto ci vediamo. Per un caffé, magari?".
Schiusi le labbra, poi sorrisi.
"Sì, sì, ma certo!", esclamai, allegramente.
"Fantastico", commentò lui, lasciandomi un bacio sulla guancia.
"Allora a presto. Ti chiamo io. Il tuo numero è il solito, no?".
Annuii, con lo sguardo perso nel vuoto e lui mi rivolse un meraviglioso sorriso, andandosene.
Scappò anche a me un sorriso felice.
Dopo tutti quegli anni, l'avevo rivisto.
Aveva mantenuto la sua promessa.
Sospirai, provavo ancora i soliti sentimenti per lui, non era cambiato niente. Anzi, in quel momento, mi sentii, più che mai, una ragazzina innamorata.


 
Fine.
 




This is the end, yeah.
Oddio dakjgfrkrcgaru, è finita. Non ci credo nemmeno io, aw.
Mi ci ero affezionata tantissimo e mi dispiace averla finita.
Allora, che ne dite, mi sono fatta perdonare? Sì?
Scrivetemi!

SEQUELhttp://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355753&i=1
Comunque, ringrazio tutte quelle meraviglie che hanno recensito i capitoli: 
-Ale 4everinlove
-19camix99
-Giulia Payne
-onedirection_23710
-weloveyouonedirection
-LaMedusinaDirectioner_
-Youhavesavedme_
-demi_oned
-Alex_Horan
-ILoveThem
-betta01
-Love1_D
-littlemjx
-JB_1D
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-Martonicaisforever
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-simonaDirectioner
-io e te styles
-Directionerisapromise18
-Hey_Justin
-Elisabethxoxo
-DirectionLove
-Biebz Gomez
-Ale_Horan_69
-AuryLove
-Papillon_Color_Carota
-agni2000wopwop
-lbs_natalia
-melaniall9593
-One Mixer forever
-martycuore
-tommodimples
-strong_a
-tigrottadolce35
-loustrips
-giulietta2303
-maty2000
-Nandos__
-Giumu
-Lily_69
-Directioner31
-Nicky_96
-The Crazy Mary
-harryisfree_
-Katnip_GirlOnFire
-1D TATTOOS
-1Dani
-HeyILoveYou
-giuggi_94
Spero di aver messo tutti. :)
Ringrazio anche chi ha messo la storia fra le preferite/ricordate/seguite e anche i lettori silenziosi, ovviamente!
Se siete arrivati fino  a qui e la storia vi è piaciuta, ne sono davvero felice.
Quindi, se vi va, perché non passate dalla mia nuova storia? Ovviamente, ne ho già pubblicata un'altra, anche se vi avverto che non so quanto ci metterò ad aggiornare, causa scuola.
Si intitola What's wrong with you?

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2173788&i=1
Poi, potete anche leggere l'altra storia che avevo pubblicato: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1
Di nuovo, vi ringrazio.
Vi lascio il mio tumblr: 
http://iwannabeyoursnowbabe.tumblr.com/
E il mio twitter (Anche se non ci vado quasi mai): https://twitter.com/1Dareasdfgh
Un bacio a tutti,
Vale. :)

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