you know, I would come for you.

di artemix_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just see the side of me that no one does. ***
Capitolo 2: *** You could come and save me. ***



Capitolo 1
*** Just see the side of me that no one does. ***



 
	You know I would come for you

1.

Just see the side of me that no one does.
 

 
Primrose Everdeen era in piedi davanti alla porta. I capelli biondo cenere raccolti in una crocchia. Respirava regolarmente prima di rendersi conto che il battito aveva cominciato ad accelerarle e che sentiva male al petto. Poggiò una mano sulla maniglia per mantenersi stabile. Le tremavano le ginocchia.
"Avanti Prim" pensò. "Hai gia visto del sangue prima, cosa ti spaventa?"
Sorrise leggermente con l'angolo destro della bocca, cercando di far capire al corpo quel pensiero come ad auto-convincersi. Sospirò un’ultima volta e poi uscì di casa. L'aria stagnante del Distretto 12 le si schiacciò in faccia facendole subito colare il naso. Inciampò nel piccolo gradino che si trovava davanti all'entrata.
- Avanti Prim - si ripeté. Avanzò lungo il vialetto che portava alle altre case, consapevole che nel Distretto 12 tirava buona e cattiva aria allo stesso tempo.
Katniss e Peeta erano ancora vivi, in gara, i due tributi di quell’edizione, nonostante le mille pretese d'assassinio da parte degli Strateghi. Prim se li immaginava mentre escogitavano una nuova tattica.
Seguì la linea del piccolo sentiero fino a raggiungere il grande schermo posto al centro della piazza. La madre la aspettava in mezzo agli altri, la crocchia issata al centro della testa. Prese ad cercarla con lo sguardo sulla folla, poi si infilò in essa in un secondo di movimento, poiché gli abitanti del Distretto si davano il cambio in attesa di un colpo di scena.
Si chiese le persone cosa pensassero di sua sorella e se la conoscessero davvero. Raggiunse la madre e intrecciò le dita alle sue, mentre la donna fragile non staccava gli occhi dallo schermo.
Nessuno parlava in quelle circostanze, la tensione era palpabile nell'aria come se respirasse sul collo di tutti, come se attendesse il momento giusto per scattare e far crollare qualcuno. Prim si guardò attorno e tra la folla che diradava come un corridoio di carne febbrile riconobbe i genitori del ragazzo, Peeta Mellark. L'uomo e la donna, i panettieri del Distretto, si davano il cambio sul lavoro nonostante la pausa costante di quella morte costante del loro stesso sangue.
La gente aveva fame comunque, anche se in quei momenti, mentre quasi tutte le dita sembravano intrecciarsi in attesa di una vittoria per uno dei due ragazzi e per loro stessi, tutti avevano a cuore i giovani sul campo di battaglia come fossero figli loro, come fossero figli di tutto il Distretto.
Prim sospirò e riprese a guardare lo schermo. Vide sua sorella sull'albero, lo sguardo vacuo di sonno e poi subito attento. La bambina del Distretto 11 sull'albero affianco le stava dicendo qualcosa con lo sguardo, così sua sorella prese a tagliare il ramo su cui era attaccato un alveare di Aghi Inseguitori, poco più in su rispetto alla sua testa. Sua sorella dimostrava un coraggio e una pazienza e una sopportazione del dolore incredibile; stringeva ancora i denti per la ferita alla gamba.
Il Distretto 12 cominciò ad agitarsi.
Il bozzolo nero si schiantò al suolo liberando una quantità enorme di api geneticamente modificate. La telecamera si spostò sul viso di sua sorella, che cominciò a lamentarsi e poi ad urlare di dolore mentre si passava una mano sul collo, rendendosi conto che nonostante tutto era stata morsa.
Ma forse sapeva già che sarebbe successo.
Prim mugolò issandosi sulle punte, presa da un nervosismo improvviso. Si prese un ciuffo ribelle caduto dalla crocchia e se lo rigirò tra le dita, tirandoselo.
Gli Aghi Inseguitori cominciarono a pungere qualunque cosa pulsasse sangue sotto quell'albero su cui era seduta Katniss, finché non cadde anche lei, reggendosi appena sulle ginocchia troppo deboli. Cadde a faccia nel terreno e si rialzò velocemente per prendere l'arco e la faretra dalla ragazza oramai martoriata del Distretto 1.
Prim sorrise leggermente, godendosi quella piccola vittoria nel vedere una delle ragazze che il giorno prima si erano prese gioco di Kat morire.
Katniss girò per la foresta, poi cadde, svenne.
La telecamera cominciò ad inquadrare sugli altri ragazzi, mostrando le facce gonfie dei ragazzi colpiti dagli Aghi. La piccola Rue ridacchiava sull'albero, tenendosi con una mano sola mentre guardava giù. Prim guardò dall'altra parte della piccola piazza e Gale era lì, che teneva lo sguardo ancora fisso sullo schermo. Gli occhi grigi e lucidi.
Fissò i dettagli di quel cacciatore giovane, come sua sorella. Scorse la linea della mascella un po' marcata che in quel momento si incurvava nervosamente a destra, dando l'aria di uno sovrappensiero e che stentava a trattenere le lacrime. I capelli castani tirati all'indietro come se qualche secondo prima egli ci avesse passato una mano attraverso. La ragazzina bionda sospirò e gli corse incontro, leggera e senza accorgersene, e scontrò la faccia col suo petto duro. Il ragazzo stupito allargò le braccia, ma subito dopo posò una mano sulla testa della bionda.
- Siamo sulla stessa soglia della sofferenza, vero, Prim?
Ella annuì contro il suo giubbotto, sfregando la guancia contro quel cuoio ruvido. Gale tirò su col naso. Lei non alzò gli occhi per poter guardare la sua espressione perché già sapeva che stava piangendo silenziosamente.

***

Lo vide il giorno dopo, seduto su uno dei gradini dei negozi chiusi e trepidamente in attesa di un giorno in cui poter festeggiare. Le speranze erano tutte riposte nella giovane Katniss che sembrava attenta ai dettagli in quell'arena e abbastanza capace di riuscirci.
Prim salutò Gale con una mano alzata, lui le rispose con un cenno del capo e un mezzo sorriso, ritornando poi a fissarsi le mani a testa bassa.
Guardò il profilo di quel ragazzo troppo grande per lei, fermandosi in mezzo alla strada. Il vestito bluastro le si attorcigliava attorno alle gambe per colpa del vento. Gale si sentì osservato e le fece cenno di sedersi sullo scalino accanto a lui. Prim ubbidì.
Sospirò di dolore e rivolse un'altra occhiata al giovane, penetrando nel grigio delle sue pupille. Le sembrò quasi di intravedere il viso di sua sorella in quelle iridi pietrificate. Mugolò come faceva sempre e si voltò di scatto, presa da una morsa allo stomaco.
"Avanti Prim, che ti prende?" incitò se stessa. Prim sapeva bene le cause di tutto questo; la paura di imbattersi in quello sguardo, la smaniata voglia di farlo e il torpore al cuore che sentiva dopo.
Stava crescendo. L'esperienza che aveva coinvolto sua sorella l'aveva catapultata in un futuro troppo prossimo per appartenerle, ma il fatto che il suo futuro dipendeva dalle azioni di Katniss e dalla sua vittoria, la facevano sentire in dovere, anche se involontariamente, di crescere in fretta. Già sentiva montarle dentro la rabbia di una futura vendetta che non avrebbe compiuto. Era tutta una responsabilità.
Nel profondo sentiva anche di dover badare a sé stessa da sola, farsi da madre e sorella, intraprendere il ruolo che sentiva le appartenesse e che aveva preso la madre fin dalla tenera età.
Curare le persone.
Quella piccola ragazzina sentiva di dover avere un ruolo e smettere di sottostare ai tormenti di Capitol City.
Fissò il ragazzo dai lineamenti troppo contratti, di nuovo. Vide che si schiacciava le dita delle mani le une con le altre e così allungò il braccio, poggiando una mano sulle sue, chinandosi da sopra il suo bicipite fino a mischiare il suo respiro con quello di Gale; lo zigomo spigoloso di quest’ultimo sfiorò quello della ragazza. Le ciglia di lei gli solleticavano la guancia. Lui tremò.
Prim si ritrasse prima di pentirsene. Non era ancora la donna che voleva diventare, non era né sua sorella né sua madre. Era solo Primrose Everdeen.
E tutta quella paura, forse, era proprio la traccia infantile che in quell'era doveva eliminare.

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Angolo autrice:
(Ho avuto problemi con l'Html e perciò si vede male, non ho capito da cosa dipende.)
buonasera, finalmente riesco a postare il primo capitolo di questa fanfiction sui miei due personaggi preferiti della saga: Prim e Gale. Ho sperimentato questa nuova cosa della terza persona e mi sono detta molto soddisfatta *tocca ferro* e speriamo riesca a continuare a scrivere questa cosa qui. Che dire, speriamo vi piaccia e che la seguiate.
@xselene su twitter. 

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Capitolo 2
*** You could come and save me. ***





 
2.

You could come and save me.

 
Imparare. Era questo che doveva fare. Imparare a capire che in un mondo così nulla meritava di andare perso.
Si toccò le scapole da sopra la canottiera, i capelli ancora sciolti che solo sua sorella soleva legarle. Cominciò ad intrecciare le ciocche sottili. Fissò le sue mani senza guardarsi nello specchio consunto.
Si sentiva fragile tra quelle mani, non poteva pensarci. Neanche per un secondo avrebbe dovuto permettere che quel pensiero le attraversasse la mente.
Uscì di casa e percorse lo stesso viale di ogni giorno, raggiunse di nuovo la piazza mezza vuota, dirigendosi sul lato destro della folla. Stavolta non cercò la madre e non era alla ricerca di un fratello. Raggiunse quelle spalle larghe e intrecciò le dita a quelle di lui.
Sospirò quando una strana sensazione le si diffuse per tutto il corpo. Sentì il polso di Gale contrarsi e alzò lo sguardo, dando un'occhiata allo schermo.
Stavano inquadrando Katniss, ancora svenuta in un fosso adesso ricoperto da un letto di foglie. Erano due giorni che lei era lì, la bocca semiaperta, un agglomerato di saliva lungo il mento che la rendeva fragile e impotente. Gale emise un singulto e poi tirò su col naso e Prim lo guardò di nuovo.
Teneva le sopracciglia schiacciate sugli occhi, la palpebra che a scatti cercava di immortalare quel momento come un brutto ricordo. Sfilò la mano da quella di Prim e si gettò a capofitto nei vicoli del Distretto.
Passi, grandi falcate, riempivano di rumore quel deserto tra quelle basse mura. Pestò una pozzanghera e l'acqua gli arrivò fino a metà polpaccio, ma lui proseguì spedito.
   “Che ti prende, Hawthorne?”, pensò raggiungendo la recinzione. Guardò i fili di ferro attorcigliati e gli alberi alle sue spalle. Poi sentì dei passi in corsa dietro di sé.
Primrose si avvicinava, un groppo in gola che le faceva mancare il fiato. Le si leggeva negli occhi che aveva temuto. Cosa non potette saperlo. La ragazzina bionda e decisamente già cresciuta per la sua età, la stessa che strillava alla Mietitura, la stessa che aveva visto crescere e che ora guardava in un altro modo.
   - Perché sei venuto qui? - cinguetta tra un respiro profondo e l'altro. Gale non lo sapeva, si guardò le mani come faceva sempre quando era nervoso, prima di rispondere. Un brivido gli percorse la schiena.
Avrebbe giurato che fosse andato lì perché voleva farla pagare a quei bastardi degli Strateghi e al presidente Snow. Avrebbe giurato che se non fosse arrivata Prim avrebbe scavalcato la recinzione e avrebbe raggiunto Capitol City in qualche modo. Se non fosse arrivata Prim, lui sarebbe morto. Tacque e tirò di nuovo su con il naso, per poi pizzicarsene la punta.
Prim lo fissava, gli occhi grandi e grigi caratteristici, la testa reclina da un lato, le trecce che le scendevano giù da quella stessa parte. Le labbra sottili aspettavano di rispondere a qualcosa che lui non avrebbe detto.
Amava Katniss. Lo sapevano tutti che l'amicizia tra quei due non sarebbe mai stata tale, che c'era sempre qualcosa in più che lui le dava e di cui lei non si accorgeva o che rifiutava. L'intero Distretto aveva assistito al loro matrimonio lungo quei sedici anni. Tutti sapevano che c'era qualcosa nel loro modo di cacciare che andava fatto assieme, tutti sapevano che i suoi non erano semplici sorrisi.
Sorrise per sbaglio, cercando di ricacciare indietro quella lacrima che gli stava scorrendo lungo la guancia e che andava a posarsi sulle sue labbra. Poi si passò una mano sul viso, strofinandola sulla pelle e contorcendo la sua espressione, finché non sembrò più lucido. Sospirò cercando di riprendersi.
Guardò Prim dritto negli occhi prima di cadere a terra in ginocchio e cominciare a piangere incontrollatamente con la testa fra le mani. I singhiozzi che gli rombavano in petto.
Prim lo vide crollare, l'espressione di dolore. Sapeva che Gale amasse Kat, sua sorella, Catnip. Lo sapeva persino mentre gli correva incontro, in quel preciso istante, e lo abbracciava forte, tenendogli la testa malferma sul suo petto magro. Lo sapeva persino mentre correva dietro di lui, poco fa, cercando di capacitarsi perché lo facesse.
   - Ho promesso che mi sarei preso cura di te - disse Gale mentre le tremava sulla spalla assieme alle lacrime.
Lo sapeva, anche questo. Lo sapeva che lui amava lei e che non c'era motivo di fermarlo per quell'ennesima sciocchezza che si stava accingendo a fare. Ma la sua coscienza le faceva sentire stupida e allo stesso tempo importante. Non poteva permettere che l'ira gli facesse compiere gesti avventati.
Sospirò e tremò con lui mentre lo stringeva a sé ancora più forte. - Basta che mi stai accanto - sussurrò Primrose Everdeen, sorella di Katniss, il tributo femmina di quell'anno, sorella di una ragazza messa in fin di vita da esperimenti andati male e da persone il cui unico obiettivo era quello di uccidere. - Non andare via.
Si sentì uscire in un rantolo quel sussurro quasi urlato. Sorrise mentre gli occhi le si riempivano di lacrime, come un’infezione. Aveva detto una parte di ciò che provava.
Perché sì, lei era abbastanza piccola per poter provare già cose del genere. Ma l'istinto di sopravvivenza glielo permetteva. Di amare. Di amare le ultime persone che le rimanevano. Di amare lui.

***

Terzo giorno, Katniss si svegliò, pronta a combattere. Il Distretto 12 si riprese, cominciarono i lamenti di spavento e le incitazioni di coraggio. Ricominciò il movimento.
Gale sotto lo sguardo attento di Prim, abbassava e rialzava il petto velocemente. Dal tremore della sua mano nella sua, poteva sentire la sua instabilità. Gli occhi di Prim vagavano da lui allo schermo come fossero due spettacoli imperdibili.
Le diverse inquadrature mostravano l'altro ragazzo, Peeta, preda di scherno da parte dei ragazzi dell'altro Distretto. Un taglio ad una gamba, il suo urlo. La famiglia e il Distretto strillarono con lui, fissando il fiotto di sangue che adesso bagnava la gamba del ragazzo.
Nessuno però osava parlare, i genitori sono i primi che stavano zitti per queste cose, crogiolandosi nel dolore in silenzio, piangendo nelle pareti dell'anima. Il padre non tradiva nessuna emozione, fissava il figlio. Posando lo sguardo sulla folla, l'uomo si accorse che Prim lo fissava e le lanciò uno sguardo duro di rimando. Lei si affrettò a guardare altrove.
Sentiva Gale ridacchiare di sollievo. Katniss aveva trovato un piano, ma adesso il suo orecchio ne subiva le conseguenze. Lo scoppio evidentemente le aveva lacerato il timpano, poiché lei, dove aver fatto sì che la dispensa dei nemici scoppiasse, si accasciava a terra e poi si rialzava barcollando, quasi dimenticandosi come si camminasse.
   - Tipico - disse Gale, ma nella sua voce c'era quella traccia di serietà che lui cercava di mascherare.
Prim si scoprì felice di vederlo sorridere. Anche se tutto ciò le costava un certo sforzo, così come a lui, che si impegnava nel fingere qualcosa che in una fase come quella non avrebbe mai potuto provare.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso stentato e poi lasciò che un velo scuro le calasse sul viso, lasciò che gli occhi si impegnassero a guardare le imprese di sua sorella che badava a sopravvivere.
Si sentì stupida pensando a Gale, a ciò che lui provava, invece di pensare alla sua famiglia, quella parte più importante, che in quello schermo combatteva. In fondo non poteva pensare che in caso sua sorella fosse morta, la sua vita sarebbe migliorata. Le speranze non ce ne erano neanche a inventarle.
Sospirò mentre gli occhi stanchi le si chiudevano come piccole porte ch non lasciavano più entrare nulla. Sospirò di nuovo e pensò che in fondo non le sarebbe rimasto davvero più nessuno. Sua madre non era la donna forte che sarebbe riuscita a sopportare un'altra morte e Gale sarebbe andato via perché non avrebbe più dovuto mantenere una promessa.
O forse no.
Ma non avrebbe mai scelto lei. Perché lei era una stupida bambina bionda sorella di una cacciatrice. Le rimaneva solo sé stessa. Si rimaneva.

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