La differenza tra me e te

di GraStew
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** *Quel che conta non si vede* ***
Capitolo 2: *** *Prega per lui* ***
Capitolo 3: *** *Una decisione difficile* ***
Capitolo 4: *** *Cuore o ragione? Istinto o razionalità?* ***



Capitolo 1
*** *Quel che conta non si vede* ***


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La differenza tra me e te
 
*Quel che conta non si vede*
 

Il sole era alto in cielo quando Irene aprì gli occhi quel giorno. L’attendeva una nuova sfida, conquistare la fiducia del suo nuovo capo, la signora Carmela.
Irene era una giovane donna, di appena ventidue anni con un sogno nel cassetto: iniziare a lavorare in un centro estetico in modo da acquisire la pratica e il controllo necessari per aprirne uno tutto suo.
Era all’inizio della sua carriera, ma già vantava la nomina di estetista doc. Aveva cominciato il corso per ottenere la qualifica tre anni prima e l’aveva terminato proprio quell’anno, per l’esattezza un mese prima del suo primo ed effettivo colloquio di lavoro.
Desiderava lavorare in quel centro da quando lo frequentava come cliente perché tramite il titolare avrebbe potuto ottenere quello per cui stava lottando Quella mattina però aveva un forte mal di testa ed era in ritardo.
«Cazzo!» imprecò, quando per la fretta sbatté la testa contro la mensola sopra il letto. Odiava essere in ritardo, ma quel giorno non sapeva neanche lei come avesse fatto a svegliarsi tardi.
«Mi devo sbrigare» mormorò, mentre prendeva i vestiti e si dirigeva in bagno. Si lavò velocemente, si vestì e si mise davanti allo specchio per un trucco veloce, ma d’effetto. In realtà, non aveva bisogno di nessun cosmetico perché aveva degli occhi così belli che bastavano loro a renderla perfetta. Avete presente il colore dell’oceano? Erano inspiegabilmente belli.
Quando arrivò al centro, notò con sua grande fortuna che stava aprendo proprio in quel momento. Non c’era la signora Carmela ad attenderla, ma Stefano, il massaggiatore del centro. Irene sperava di averlo presto come collega. Lo aveva incontrato più di una volta al centro, ma non avevano mai parlato a quattr’occhi.
Stefano era un ragazzo sui ventisette anni, moro con gli occhi scuri. Aveva un non so che di particolare. Forse il neo sulla guancia o forse il fisico asciutto. Fatto sta che agli occhi di Irene, era bellissimo.
La giovane ragazza distolse lo sguardo per paura di commettere una brutta figura. Sapeva che se lo avesse guardato ancora negli occhi sarebbe diventata rossa come un peperone.
«Io sono Stefano, piacere» le porse la mano e Irene non poté non notare il tatuaggio che copriva l’avambraccio.
«Io sono Irene» biascicò senza distogliere lo sguardo dalla scritta che si allungava dal polso fino al gomito: “Quel che conta non si vede”, c’era scritto.
Irene si ritrovò a chiedersi il perché di quella frase.
«Se mi molli la mano, entriamo» disse il ragazzo sorridendo, mentre volgeva lo sguardo ad un Irene imbambolata.
Lei con un gesto rapido si staccò da lui e chiese scusa. Entrarono in negozio stando in silenzio, ognuno con i propri pensieri.
«Sei qui per il colloquio?» domandò lui mentre apriva le finestre e i vari macchinari.
«Sì. Ho paura» ammise Irene senza pensarci due volte.
«Per quale motivo?».
«Ho paura di non essere all’altezza di tutti voi. Lavorate da tanto tempo ed io non ho la vostra pratica».
«Pensi che noi siamo qui senza essere prima passati dalla tua situazione? Irene, tutti abbiamo fatto un colloquio, tutti abbiamo fatto dei sacrifici e grazie ad essi ora siamo qui. Non aver paura… sono sicuro che andrà benissimo» rispose Stefano sorridendo. Emanava una strana aura, pensò Irene. Era il classico ragazzo sicuro di sé stesso, ma al contempo riusciva a farla tranquillizzare.
«Grazie» mormorò lei timida. Lui si limitò ad annuire e si diresse verso lo spogliatoio per cambiarsi. Irene lo seguì ma, quando si rese conto che stava per entrare in quella stanza, sbiancò, suscitando in Stefano una risata spontanea e genuina.
«Dovresti stare più calma. Fai un giro del centro. Ti raggiungo tra un po’» le disse facendole l’occhiolino.
Irene rimase a fissarlo, mentre si chiudeva la porta alle spalle, senza sapere cosa fare e dove andare. In realtà, lei conosceva quel posto come le sue tasche e lui lo sapeva. L’aveva studiato in ogni minimo dettaglio; perciò si sedette sulla poltroncina proprio di fronte la stanza in cui si era chiuso il ragazzo che l’aveva tanto affascinata molto tempo prima.
Irene fremeva sulla sedia, non vedeva l’ora di vederlo uscire di nuovo per guardare il suo volto. Si chiese se anche lui volesse rivederla, ma si diede della stupida! La conosceva da neanche un’ora… era da folli credere tutto ciò. Eppure lei sentiva qualcosa all’altezza dello stomaco. Cercò di convincersi che fosse dovuto a qualcosa che aveva mangiato la sera prima, ma si diede ancora una volta della scema.
La verità la conosceva bene.
Era innamorata di lui.
Fin dalla prima volta che l’aveva visto, non aveva smesso un attimo di pensarlo e ora che se lo ritrovava a pochi passi, il suo cuore non voleva smettere di battere così velocemente. Decise di darsi una mossa e proprio mentre si alzava, intravide una sagoma avanzare verso di lei. Era Carmela, la titolare.
«Buongiorno signora» mormorò Irene imbarazzata. Carmela sorrise e la salutò: «Buongiorno a te, Irene. Dammi del tu».
«Okay»  sussurrò la ragazza seguendo la donna nel suo ufficio. Si girò verso la porta e, proprio in quell’istante, Stefano uscì, la guardò e le fece l’occhiolino per augurarle buona fortuna. Irene sorrise e, con il cuore che batteva a mille, si fece il segno della croce.
Il colloquio andò alla grande. Irene aveva ottenuto finalmente il lavoro d’estetista.
Gioiosa, riferì la notizia ai suoi genitori, i quali erano davvero tanto orgogliosi di lei.
Teresa e Nino erano dei genitori davvero amorevoli. Avevano rispettivamente quarantatre e quarantotto anni ed erano entrambi farmacisti. Speravano in futuro simile per la figlia, ma accettarono comunque la scelta di Irene con felicità.
Avevano solo lei come erede e la amavano più di ogni altra cosa al mondo; l’unica cosa che desideravano era vederla felice.
Teresa capì e non ebbe alcuna intenzione di impedire alla figlia di realizzarsi. Il marito fu della stessa opinione.
«Complimenti tesoro. Quando inizi?» le chiese la madre, mentre poggiava sul tavolo la pirofila con l’arrosto, il piatto preferito di Irene.
«Tra tre settimane, purtroppo. La ragazza che c’è adesso va in maternità tra qualche giorno e così devo aspettare».
«Non può farti inserire subito?» insisté il padre.
Irene scrollò le spalle e il discorso terminò ancor prima di iniziare. Pensò che doveva il suo successo personale a Stefano e alla grinta che le aveva infuso.
Quando tornò tre settimane dopo si sentiva pronta. Aveva studiato tanto nei giorni precedenti e aveva fatto molta pratica sia sulle sue amiche, sia sulle sue cugine.
Era pronta… ne era sicura!
Non si sbagliò. Carmela la mise subito alla prova e Irene eseguì una manicure con cura magistrale tant’è che la titolare rimase colpita e le fece i complimenti.
«Grazie» disse la ragazza sorridendo.
«Stavo pensando di inserirti nelle cabine sotto, insieme alla sala trucco. Ci sarà Michael a farti compagnia».
«Carmela, chi è Michael?» domandò Irene alzando un sopracciglio.
«Il truccatore».
«Perfetto. Vado subito?»
«Sì. Puoi cavartela da sola e se hai bisogno chiedi a lui. È anche estetista».
«Okay, grazie». Prese il camice che si era tolta per andare in bagno e si diresse al piano inferiore.
Quando Michael la vide le corse incontro sorridendo.
«Tu devi essere Irene».
«Sì, piacere».
«Il piacere è tutto mio». Si strinsero la mano e Irene sentì una scarica di adrenalina scorrerle per tutta la colonna vertebrale.
A fine giornata Irene era distrutta, ma manteneva il suo sorriso ancora sul viso.
«Sei stata bravissima oggi. Complimenti! Si vede che ami questo lavoro» le disse Michael, facendole l’occhiolino.
«Grazie mille e sì, hai ragione! Lo amo con tutto il cuore e sono davvero contenta di aver iniziato a lavorare qui».
«Hai già conosciuto qualcun altro?».
«Sì… Stefano qualche settimana fa, ma l’avevo già visto prima» disse lei arrossendo visibilmente.
«Ahi, ahi! Qualcuno è diventata rossa!» esclamò il truccatore scoppiando a ridere, «però…» non continuò la frase facendo accrescere in Irene una curiosità morbosa.
«Però cosa?».
«Niente… lascia stare. Rimarrai delusa».
«Perché?».
«Chiedi a lui».
Irene annuì, conscia del fatto che il suo nuovo collega non avrebbe detto altro. Si ripromise di scoprire cosa ci fosse sotto.
I giorni a seguire furono asfissianti per il numero di clienti. Ogni tanto, gli sguardi di Stefano e Irene si incrociavano e a lei sembrava di impazzire, ogni santissima volta. Tutti notarono che lui spesso la osservava da lontano, tant’è che una ragazza le chiese se fosse il suo ragazzo.
«Certo che no. È solo un collega» ammise Irene, mentre le massaggiava le gambe con l’olio.
«Non si direbbe. Lui ti sta mangiando con gli occhi».
Irene si girò di scatto e lo vide.
Notò lui che la guardava con insistenza. La stava davvero scrutando da cima a fondo e lei si sentì svenire per l’emozione. Scosse la testa e continuò il suo lavoro, cercando di rimanere concentrata per tutto la giornata lavorativa.
«Ciao» disse Stefano dietro di lei. Irene si girò e vide il ragazzo che desiderava a pochi metri da lei.
«Ciao».
«Come stai?» le chiese lui avvicinandosi a lei. Si sedette proprio accanto al corpo di lei che si tese per il nervosismo.
«Solo un po’ stanca, tu?».
«Bene, grazie. Carmela è andata via… che ci fai ancora qua?» domandò lui guardandola dritto negli occhi.
«Non vedi? Sto sistemando e sterilizzando gli attrezzi» disse lei quasi con tono seccata. Sapeva bene che doveva trovare una soluzione e scappare via, ma proprio non ci riuscì.
«Sei nervosa?». Ora lui era davanti a lei.
«No».
«Sei fidanzata?» le chiese di punto in bianco. Irene scosse la testa con il cuore a mille.
 «Tu?» pronunciò la domanda con il poco fiato che le rimaneva. Aveva paura di scoprire la verità.
«No».
Irene sospirò di sollievo e sorrise. Prese coraggio e lo baciò. Lui non scappò via, anzi l’attirò a sé e la fece sdraiare sul lettino che c’era proprio alle loro spalle.
La spogliò con forza, come se stesse aspettando quel momento da tutta la vita. Venerò il suo corpo baciandolo e accarezzandolo. Irene si sentì in paradiso.
Stefano entrò dentro di lei mentre la guardava negli occhi.
«Sei bellissima» le sussurrò all’orecchio quando si furono rivestiti.
«Anche tu. Non te l’ho mai detto, ma… beh… io sono innamorata di te. Non riesco a non pensarti, Stefano. Mi fai impazzire» soffiò lei, ma quando vide lui immobile e serio smise di sorridere.
«Devo dirti una cosa» sussurrò.
«Dimmi».
«Ti ho detto che non sono fidanzato, ma…».
Irene non riusciva a dire neanche una parola.
«Ma?» balbettò lei con le lacrime agli occhi e con la voce tremante.
«Sono sposato, Irene» annunciò lui ricevendo uno schiaffo in pieno viso che gli fece girare la testa.
«Sono sposato, sì… ma non amo mia moglie. Ti penso sempre, Irene. Stasera è stato indescrivibile. È dalla prima volta che ti ho vista che mi hai colpito».
«No… no…» Scuoteva la testa senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
«Ti amo anche io» sussurrò lui avvicinandosi di nuovo a lei.
«No… no… non possiamo!».
«Chiederò il divorzio. Mi dispiace solo per mio figlio».
Un altro tuffo al cuore. Un altro brandello di pelle che si tagliava.
«Allontanati!». Irene lo spinse via e scoppiò a piangere.
«Ti prego, Irene!».
«Tu non capisci! Io non ho mai distrutto una famiglia e non intendo farlo neanche ora. È vero, ti amo. Ma c’è un enorme differenza tra me e te…». disse avvilita e con i singhiozzi che le sconquassavano il petto.
«Dimmela, dannazione! Io non la vedo…» sbraitò lui tenendosi la testa con le mani.
«Io posso amarti, tu no! Tu hai una moglie e un figlio che ti aspettano a casa. Non mi parlare più, non mi guardare più. Ti prego…».
«Non posso…».
«Devi… non rendere le cose più difficili!» gridò lei e se ne andò via.
Lo lasciò da solo e corse via verso casa sua.
In quell’istante decise che avrebbe mollato tutto, che non sarebbe più ritornata a lavoro. Non avrebbe potuto più vederlo e non pensare alla sera trascorsa insieme.
Si maledì di averlo incontrato.
Per la prima volta Irene si pentì delle scelte che aveva preso, si maledì per il suo sogno.
Arrivò a casa distrutta dai singhiozzi, si chiuse nella sua stanza e si buttò sul letto stremata e senza forze.
 

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Capitolo 2
*** *Prega per lui* ***


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La differenza tra me e te

*Prega per lui*

 
 
 
Il lento scrosciare della pioggia e l’assiduo silenzio erano da due giorni  gli unici compagni  di Irene.  Affacciata alla finestra, osservava le grigie nubi che si stagliavano nel cielo plumbeo. In quel momento, pensò che il tempo rispecchiasse alla perfezione il suo umore. Si sentiva stupida, senza forze e soprattutto senza via d’uscita. Era come se mille lame le stessero trafiggendo il petto. Le sembrava di essere all’interno di un tunnel buio; voleva vedere la luce, ma al contempo sapeva che non l’avrebbe rivista per molto tempo.  Era a conoscenza del dolore che stava provocando ai suoi genitori. Sapeva di essere egoista, ma non riusciva a trovare la forza di combattere il demone interiore che la stava lentamente consumando.  Si era innamorata di Stefano forse dalla prima volta che l’aveva visto e aver saputo la verità le aveva fatto male. Era  incappata in una situazione insostenibile. Lui era sposato e aveva un bambino che lo aspettava a casa la sera. Una povera creatura indifesa che amava suo padre e che aveva bisogno di averlo accanto in ogni tappa della sua vita.
Irene stessa venerava Nino, suo padre; al solo pensiero di non poterlo vedere più tutti i giorni le si accapponava la pelle.
No! Non avrebbe mai permesso che un bambino innocente soffrisse a causa sua. Pensò ad un modo per ricominciare, per tornare a lavoro senza doversi ritrovare Stefano davanti, ma si ritrovò a scuotere la testa esasperata anche per le continue lacrime che le solcavano il viso.
Pensò anche a come spiegare tutto ai suoi genitori. L’avrebbero capita o accusata? Sorrise perché sapeva in cuor suo che le sarebbero rimasti sempre accanto, in qualunque caso. Teresa era seduta in cucina, intenta a sorreggersi la testa con le mani. Se la sentiva pesante ed era entrata in uno stato confusionale, dovuto al fatto che non sapeva cosa fosse successo alla figlia per ridurla in quello stato pietoso. L’aveva vista soffrire, ma mai in quel modo. Si domandò chi fosse il colpevole. In cuor suo, sapeva che c’era un ragazzo di mezzo. Teresa era davvero esausta e questo influiva anche sul suo rapporto con il marito. La convivenza dentro casa Canale stava diventando insostenibile; lei e il marito litigavano in continuazione perché avevano pensieri  diversi su come affrontare la situazione.
Teresa era più paziente e per questo voleva lasciare a Irene il tempo necessario a smaltire la cosa, sebbene le facesse male vederla ridotta così. Nino, invece, essendo un uomo testardo e frettoloso, voleva buttare giù la porta e spronarla a parlare. Non riusciva a sopportare l’idea di sua figlia chiusa dentro quelle quattro mura a piangersi addosso.
Per questo motivo si scontravano spesso, tant’è che Nino preferiva uscire di casa molto presto la mattina.
Teresa si fece forza, allisciò il grembiule che aveva legato in vita e si avvicinò alla porta di Irene.
«Amore della mamma, esci. Ti preparo qualcosa di buono. Non dobbiamo parlare di niente se non vuoi. Però, esci da questa stanza» disse la donna con un filo di voce, mentre bussava alla porta con le sue piccole mani. Non ricevette risposta, anzi Irene accese lo stereo a tutto volume. <>, pensò Teresa scuotendo la testa; questo era davvero un pessimo segno. Doveva assolutamente escogitare qualcosa. Innanzitutto aprì il frigo ed estrasse il burro, le uova e il cioccolato. Prese, in seguito, gli ingredienti per i due piatti preferiti di Irene: ravioli ripieni con ricotta e spinaci e involtini di carne, con contorno di patate al forno. Erano gli unici due piatti, insieme alla torta al cioccolato e nutella, a far tornare il sorriso alla ragazza.
Avrebbe cucinato fino al giorno dopo se fosse servito a far uscire la figlia da quella stanza,  stanca anche lei di sentire tutte quelle lacrime.
Prima di mettersi all’opera, prese il cellulare e compose uno dopo l’altro i numeri delle persone che sapeva le avrebbero potuto dare una mano se non avesse funzionato la cena.
Nel frattempo dall'altra parte della città, a nord di una Milano caotica, una coppia litigava furiosamente dentro le mura del proprio appartamento.
Stefano e Mariangela non facevano altro da cinque mesi ormai. Si insultavano per ogni cosa, non si sopportavano più. I litigi erano all’ordine del giorno e non sapevano quanto ancora avrebbero resistito prima di chiedere il divorzio.
Litigavano per ogni sciocchezza, come ad esempio la tavoletta del wc alzata o i calzini fuori posto.
«Non gridare!» esclamò a voce alta la giovane donna contro il marito. «Non sopporto più le tue stupide chiacchiere» continuò imperterrita, avvicinandosi pericolosamente all’ormai esausto Stefano.
Lavorava tutto il giorno senza sosta per garantire tutto il necessario a suo figlio e anche a lei… e questo era il ringraziamento.
«Sei tu, cazzo! Sei ridicola e mi stai accusando di una cosa che non sai con sicurezza. Su cosa basi le tue fottute accuse?» chiesi lui con voce sprezzante.
«Il tuo lavoro fa schifo!» sottolineò lei. Era davvero arrabbiata, ma non riusciva a capire che così facendo avrebbe solamente perso suo marito.
«Si da il caso che è grazie al mio lavoro se vai dall’estetista, se tuo figlio ha cosa mangiare. Si da il caso che mi sacrifico ogni santo giorno per farvi felici e ora… ora tu mi dici che non ti piace solo perché sei gelosa? Ti rendi conto?». Stefano era sfinito dalle continue accuse che sua moglie gli rivolgeva da cinque mesi.
Sapeva che nel suo cuore non c’era più posto per la moglie, ma ancora non si era deciso a parlargliene. Era forse il momento giusto? Non voleva farla soffrire, perché di mezzo ci sarebbe andato anche Cristian, il figlio.
Erano tre mesi che conosceva Irene e sua moglie lo accusava da molto prima; Ogni giorno lo accusava, lo insultava.
Era lui il pazzo? O lei? Okay, forse sua moglie aveva ragione ma lui non si sentiva in colpa.
«Mi stai ascoltando? A cosa diavolo pensi?» sbottò Mariangela, scuotendo la testa con vigore. «Lo vedi? Guardati allo specchio! Non ti riconosco più. Sei sempre con la testa da un’altra parte, non usciamo più, non ridiamo più».
«Ti sei mai chiesta il perché?» le chiese senza giri di parole. Aveva appena deciso di confessare tutto; non poteva più stare in silenzio. Voleva uscire allo scoperto prima che fosse troppo tardi.
«Sì,  ed è tutta colpa tua e del tuo stupido lavoro» gridò esasperata.
Per fortuna,  il piccolo non era presente, altrimenti avrebbe assistito ad una scena davvero pietosa. Come glielo avrebbero spiegato?
Cosa gli avrebbero detto per non farlo piangere? Non andava bene, non era la solita lite che terminava un’ora dopo. Entrambi sapevano che quella era la fine di una relazione, di un matrimonio durato cinque anni.
«Ancora continui con queste accuse! Lo vuoi capire che potrei conoscere ed incontrare delle donne anche fuori dall’ambito lavorativo?».
«Bravo! Complimenti!» esclamò battendo le mani energicamente.
«Tu sei pazza!» disse sprezzante lui scoppiando a ridere. Camminava lungo il perimetro della stanza, facendo avanti e indietro e con le mani sulla testa.
Era esasperato e stava per scoppiare.
«Sei uno stronzo! Un lurido stronzo! Tu hai un’altra. Lo sento. Dimmi la verità» sbraitò, avvicinandosi a lui con fare minaccioso.
Stefano la guardò senza dire una sola parola; non c’era bisogno di spiegare nulla. Mille immagini gli passarono davanti agli occhi: il suo matrimonio avvenuto forse troppo in fretta, la nascita del bambino, i sacrifici per crescerlo, l’inizio delle liti. Il suo pensiero, però, si fermò ad Irene, la giovane ragazza dai lineamenti perfetti e dagli occhi verdi, che gli aveva rapito il cuore e l’anima. Non riusciva a capire il perché, ma non faceva altro se non pensarla e per la prima volta nella sua vita si maledì di stare con Mariangela. Nella vita, dicono, si ama una sola volta. Stefano non era più tanto convinto di questo, adesso che guardava sua moglie fisso negli occhi. L’aveva amata con tutto il cuore all’inizio della loro relazione, ma in quel momento si rese conto che non provava più il sentimento forte di prima, quello per il quale saresti disposto a fare pazzie. Il taglio netto era avvenuto quando aveva trovato sua moglie a letto con un altro, il vicino di casa per l’esattezza. L’aveva perdonata per il bene del bambino, che all’epoca aveva solo tre anni. Erano due anni che continuava quella farsa. Voleva bene a sua moglie, ma non la desiderava più come prima e si chiese come lei non avesse capito niente, come lei avesse dato la colpa a lui per la fine del loro matrimonio.
Continuava a fissarla negli occhi senza scomporsi. Alla fine non aveva paura di lei e soprattutto sua moglie non poteva uscirne risentita, dal momento che la prima a tradire era stata proprio lei.
L’aveva perdonata per amore del bambino; perché lei non avrebbe dovuto fare lo stesso?
Questo era il pensiero di Stefano in quel preciso momento, ma si sa, gli uomini non reagiscono tutti allo stesso modo, ma in base a ciò che gli dice il cervello e il cuore.
A Mariangela, il cervello consigliava di colpire Stefano con la lampada del soggiorno ed è quello che fece. Lui non riuscì a proteggersi il volto e fu colpito proprio in testa. Cadde a terra privo di conoscenza.
Mariangela rimase sbalordita dal suo gesto, inorridita dalla persona che era diventata. Si guardò allo specchio in camera da letto e scoppiò a piangere, mentre guardava il corpo di suo marito riverso a terra.
Poi, come un flashback, rivide lei tra le braccia di Pasquale, il suo ex amante. Stefano l’aveva perdonata, lei lo aveva colpito a morte. Si mosse di slancio afferrando il cellulare sopra il tavolo, compose il numero del pronto soccorso e, dopo aver spiegato la situazione, attese l’ambulanza che arrivò dieci minuti dopo.
Mariangela sperò con tutto il cuore di non averlo ucciso, di non avergli causato danni irreversibili.
Pregò con tutto il cuore e lo perdonò.
 
Irene era ancora nella sua stanza quando sentì il buon profumo di cibo. Sorrise pensando a sua mamma intenta a prepararle i suoi piatti preferiti, ma ancora non se la sentiva ad affrontare tutte le domande che sapeva le avrebbe rivolto.
Era ancora con le lacrime quando il suo cellulare vibrò. Una, due, tre chiamate. Sbuffò e curiosa di vedere chi fosse, lo prese. Alla quarta chiamata rispose: era Michael, il truccatore nonché suo amico.
«Pronto» mormorò cercando di smettere di piangere.
«Tesoro… grazie al cielo… come stai?» chiese l’amico sollevato.
«Così così… tu?».
«Sono in ospedale, Ire. Devi venire assolutamente».
Irene sgranò gli occhi e il cuore le cominciò a battere all’impazzata. «Cos’è successo? Che hai?» gli domandò veramente preoccupata. Lo si percepiva dal tono della voce.
«Io sto bene, ma Stefano…» non terminò la frase.
Irene si sentiva svenire e fu costretta a sedersi sul letto. «C-cosa? Che è successo?» quasi urlò mentre glielo chiedeva.
«Ha bisogno di te. Corri. Siamo in terapia intensiva».
Eccola la forza necessaria per abbattere quel muro che si era creata intorno da tre giorni. Pur sentendosi a pezzi, si vestì frettolosamente senza badare a cosa stesse indossando. Aprì la porta, andò in cucina e scoppiò a piangere davanti a Teresa.
La donna non sapeva cosa fare, perciò seguì il suo cuore e abbracciò la figlia che tremava tra le sue braccia.
«Amore che hai?» le chiese amorevolmente mentre prendeva un fazzoletto per asciugarle il viso.
«Mamma devo andare in ospedale. Devo correre! Ti spiego tutto dopo… tu nel frattempo prega per lui, prega mamma. Prega affinché non sia successo nulla di grave» la supplicò Irene prendendo le chiavi della macchina.
«Irene…» la donna non sapeva cosa dire, non era a conoscenza di chi fosse quel “lui”, ma annuì con vigore.
Baciò la figlia e si mise a sedere con il rosario in mano.
 
Michael aspettava la sua amica fuori dalla terapia intensiva, pronto per spiegarle cos’era successo. Le condizioni di Stefano erano stabili, ma era in uno stato di incoscienza da una buona mezzora. Purtroppo, la lampada gli aveva causato una commozione celebrale ma, per fortuna, i medici avevano detto che si sarebbe ripreso.
Michael era nervoso, non sapeva come avrebbe reagito Irene e soprattutto in quali condizioni fosse. Teresa l’ aveva chiamato qualche ora prima dicendogli che la figlia si trovava in uno stato pietoso e che non sapeva cosa fare.
Michael scosse la testa avvilito quando la vide correre verso di lui con il fiatone.
Aveva le occhiaie che si vedevano a distanza; indossava un paio di pantaloni di una tuta tutta sgualcita,  una maglietta piena di buchi e le scarpe erano diverse.
«Michael» strepitò lei afferrandolo per le spalle «che diavolo è successo? Dov’è Stefano?» chiese tutto d’un fiato.
«Innanzitutto rilassati, altrimenti ti dovremo ricoverare. Stefano ha avuto una commozione celebrale dovuta a una botta in testa, ma il medico ci ha rassicurati che si sveglierà a breve. Lo tengono comunque sotto osservazione, ma è fuori pericolo».
«Chi l’ha ridotto così?» chiese Irene in preda al panico. Si sentiva lo stomaco aggrovigliato e le mani le tremavano per il nervosismo.
Sperava che non le venisse un attacco di ansia. 
«Sua moglie».
«Tu come fai a saperlo? Lei dov’è?».
«Mariangela mi ha raccontato tutto. Lui le ha detto di avere un’altra e lei si è arrabbiata. Non voleva fargli del male, ma è successo. Mi ha chiesto chi fosse l’altra e siccome era in preda al panico le ho detto che eri tu. Mi dispiace! Scusa, scusa!» confessò Michael seriamente pentito per le sue parole.
«Non ti preoccupare. L’importante è che Stefano si riprenda. Non mi importa di niente adesso. Voglio vederlo».
«C’è lei con lui» sussurrò l’amico guardandola negli occhi.
Irene annuì angosciata.
Il non poterlo vedere, toccare, stare con lui, la dilaniava. Sapeva che non aveva scelta, era lei sua moglie ma non riusciva a farsene una ragione. Lui amava lei, non Mariangela. Lo sapeva, lo sentiva dentro di lei.
«Vado a chiamare mia mamma» disse lei, pronta per un’altra cascata di lacrime. Non voleva farsi vedere da nessuno, così uscì di corsa fuori dall’ospedale. Aveva bisogno di aria pura, di riprendersi prima di affrontare la moglie di colui che le aveva rubato il cuore. 

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Capitolo 3
*** *Una decisione difficile* ***


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La differenza tra me e te

*Una decisione difficile*

 
 
 
Irene era ancora seduta in una panchina posta ai lati del cortile dell’ospedale quando Michael la informò che Stefano si era svegliato e la stava aspettando.
Si sentì inerme, impotente davanti una situazione così grande. Com’era potuto succedere? Che cosa avrebbe detto a lui? E a Mariangela?
Poteva davvero immischiarsi in un quadretto familiare così complicato? Si ritrovò a scuotere la testa avvilita e a passo lento si diresse verso l’entrata, seguita da Michael altrettanto pensieroso. Lui era l’unico, insieme alla sua amica d’infanzia Lara, a conoscere tutta la verità.
Michael l’aveva avvertita di non approfondire l’amicizia ma Irene non l’aveva ascoltato. Ed ora eccola, si ritrovava faccia a faccia con la moglie del suo amante. La donna la squadrò dalla testa ai piedi e quando capì che era con lei che suo marito l’aveva tradita, avanzò minacciosa, pronta a scontrarsi. 
«Come ti permetti a venire qua?» urlò la donna non appena fu così vicina da osservare le iridi di Irene.
«Mariangela» la bloccò Michael scuotendo la testa «non hai nessun diritto di parlarle così. Falla passare, dai» disse il ragazzo, con tono risoluto. Irene lo guardò, gli sorrise leggermente e scosse la testa.
Doveva affrontarla in modo definitivo.
«Sono venuta qui per Stefano. Lo so, sono in torto in questo momento perché sono l’amante di tuo marito, ma io non lo sapevo. Non mi aveva detto di essere sposato, se non dopo un po’. Secondo te, sarei stata così stupida da immischiarmi in una situazione del genere? ». 
Mariangela rimase in silenzio. La guardava in cagnesco e alla fine annuì avvilita. «Sai… me lo sentivo che prima o poi Stefano mi avrebbe tradito. Era solo questione di tempo. Io ho fatto lo stesso con lui» confessò la donna scoppiando a piangere. «Lo amo con tutto il cuore e mi pento amaramente di tutti gli sbagli che ho commesso. Non puoi portarmelo via. Non puoi lasciare un bambino senza padre».
Irene sentiva dentro di lei una rabbia montarle dentro, una collera insormontabile.
«Tu sei una stronza! E Stefano… anche lui lo è! Vi rendete conto che non potete continuare questa stupida farsa? Lo ami? Come fai a dire simili sciocchezze? Se lo amassi davvero, lo rispetteresti e non l’avresti mandato in ospedale. Per te, per lui e soprattutto per vostro figlio, l’unico che ne risentirà.
Come credi che si sentirà quando saprà che i suoi genitori si sono traditi a vicenda? Non vi amate e non avete rispetto per le persone che vi stanno intorno. Io… io non voglio avere niente a che fare con tutta questo» disse Irene trattenendosi dal gridare solo perché sapeva di essere all’ospedale.
«Allora, che ci fai qui? Perché sei venuta? Che cosa vuoi ancora da mio marito?».
«Non ti riguarda. Amo Stefano e voglio accertarmi che stia bene.  Poi sparirò. Adesso sei pregata di non parlarmi più. Io per te non esisto» pronunciò Irene con rabbia.
«Hai davvero una faccia tosta, lo sai?» reclamò Mariangela, irritata dal sentirle pronunciare l’amore verso suo marito. Non ricevette risposta da Irene che, nervosa e arrabbiata, si diresse verso la camera del suo amante.
Mariangela cercò di fermarla, ma fu intercettata da Michael che, intimandola di sedersi e di stare in silenzio, la guardò per la prima volta con ripudio. «Stefano ha sbagliato, ma tu… tu sei una donna viscida e senza un po’ di ritegno. Hai continuato a tradire tuo marito e ora pretendi il suo amore. Mi fai schifo» le disse il ragazzo. Mariangela non obiettò, anzi scoppiò a piangere per la consapevolezza di essere una cattiva donna.
Quando Irene varcò la soglia della stanza numero quattordici, le sembrò di impazzire per l’intensità del suo sentimento. Vedere Stefano disteso su di un letto di ospedale, la sconvolgeva a tal punto che non sapeva cosa dire per spezzare il silenzio. Era sveglio e la guardava negli occhi senza dire una sola parola; forse anche lui, pensò la ragazza, era esausto per quella situazione.
«Ciao» sussurrò lei avvicinandosi al capezzale di Stefano. «Come ti senti?» continuò a chiedergli cercando di non cedere sotto i suoi occhi così magnetici anche in quello stato. 
«Mi fa male solo un po’ la testa, tu come stai? L’hai incontrata?».
Irene annuì solamente. Aveva preso la decisione più dolorosa della sua vita e adesso doveva dirla ad alta voce.
«Sì, l’ho vista. Abbiamo discusso… mi ha chiesto di non intromettermi nella vostra famiglia, di non portarti via da loro. Mi ha detto che ti ama, che si è pentita» confessò la ragazza con le lacrime agli occhi.
«Non ci credo… cosa le hai risposto?». Stefano pronunciò quella frase con l’ansia e la rabbia che gli ribollivano nelle vene. «Irene cosa le hai detto?». Aveva paura di sentire la risposta, ma doveva sapere.
«Le ho detto che ti amo, ma che sparirò dalle vostre vite» disse secca, girandosi verso la finestra in modo da non guardarlo in viso, conscia del fatto che se l’avesse fatto, non sarebbe riuscita a pronunciare quelle parole.
«No, no. Ti prego! Non puoi lasciarmi, non puoi. Io ti amo! Hai capito? Vieni qua». Il tono supplichevole che usò Stefano fece indietreggiare Irene. Nello stesso tempo sapeva di non poter crollare, così scosse la testa e indurì i muscoli per trattenere le lacrime.
Si sentiva sopraffatta da tutti quei sentimenti contrastanti. Voleva buttarsi su di lui e abbracciarlo e baciarlo fino allo sfinimento, ma in cuor suo desiderava anche andarsene e vivere una vita tranquilla.
«Ho bisogno di te» sussurrò il ragazzo con le lacrime che gli rigavano il viso.
«Io ho bisogno che tu ti riprenda in modo da parlare con più calma, va bene? Non voglio che ti affatichi» rispose solamente la ragazza.
«Amore, per favore».
«Non mi chiamare così, Stefano. Non complicare le cose più di quanto non lo siano già. Te ne prego» mormorò flebilmente Irene, incrociando le braccia sul petto. Sentiva freddo, nonostante il periodo era abbastanza caldo. Un freddo gelido le percorreva le ossa, i muscoli fino ad arrivare al cuore.
Batteva troppo velocemente e sapeva di doversi calmare altrimenti le sarebbe venuto un attacco di panico e non poteva farsi vedere il quel modo.
«Non te ne andare» la supplicò, ma Irene scosse la testa sorridendo a malapena.
«Riprenditi, Stefano. Ci vediamo tra qualche giorno. Te lo prometto». Si avvicinò a lui, ma proprio mentre stava per lasciargli un bacio sulla fronte, entrò Mariangela e Irene dovette andarsene imbarazzata e con le lacrime agli occhi.
Andò a casa, evitando di parlare anche con Michael e si chiuse in camera ancora una volta. Doveva spiegare tutto ai suoi genitori, perciò cercò di calmarsi e quando ci riuscì, si diresse in cucina, dove erano seduti Nino e Teresa.
«Tesoro come stai?» le chiese la madre in evidente preoccupazione. «Raccontaci. Siamo preoccupati».
Irene sospirò rassegnata e si decise a confessare tutta la verità. «Ho conosciuto questo ragazzo prima di iniziare a lavorare. È il massaggiatore del centro estetico e mi è piaciuto da subito. Quando ho iniziato a lavorare ho iniziato a parlargli e ho scoperto che io piacevo a lui. Si chiama Stefano e solo dopo essermi donata a lui, mi ha confessato di essere sposato e di avere un figlio. Ha sbagliato, lo confesso, non me l’ha detto prima. In realtà, il rapporto con la moglie non è dei migliori, non vivono una bella situazione familiare e lei, dopo aver scoperto il tradimento, lo ha colpito e mandato in ospedale. Ho avuto una discussione con entrambi oggi e sono sfinita. Lo sono perché lei è una donna meschina e perfida e lui è uno stronzo. Sì, dannazione! Sono innamorata di uno stronzo, sposato, con un figlio. Ho deciso di non vederlo più nonostante mi faccia male. Sì, fa male da morire». Dopo queste parole, scoppiai in un pianto disperato davanti le facce sconvolte dei miei genitori.
«Tesoro mio… non fare così. Sei giovane, bella e intelligente. Nessun ragazzo, ricordati, merita le tue lacrime. Nessuno Irene» mormorò Teresa abbracciando la figlia con amore.
Nino, attonito e senza parole, non seppe cosa dire. Rimase in silenzio pregando solamente che la figlia smettesse di piangere.
Sette giorni dopo, più sicura di sé, Irene tornò a lavoro e tutti la accolsero con un grande abbraccio.
Anche la signora Carmela fu felice di riaverla nel suo staff e non le chiese niente. Sapeva già tutto perché le era stato riferito da Michael il giorno prima.
«Sono contento che tu sia tornata a lavoro», disse proprio quest’ultimo rivolto a Irene, mentre indossava il camice da lavoro.
«Anche io sono felice. Senti Michael, sai come sta Stefano? È tornato a lavoro?».
Il truccatore sospirò, non sapendo se rispondere sinceramente o no; alla fine preferì la prima ipotesi.
«Sta meglio e sì, è tornato ieri».
«Capisco. Ha provato a chiamarmi più di una volta, ma non ho risposto.  Che cosa dovrei dirgli? Sì, è vero. Gli avevo promesso che avremmo parlato di persona per chiarire tutto, ma non sicura di riuscire a guardarlo nuovamente negli occhi senza abbracciarlo o scoppiare a piangere. Che cosa devo fare?» chiese Irene al suo amico. Era davvero confusa e la sola idea di rivederlo la rendeva nervosa e con il cuore che le batteva a mille.
«Stamattina è di turno, Ire. Preparati ad affrontarlo e comunque vada segui il tuo cuore».
«Lo farò. Grazie per il consiglio».
«Vorrei poter fare di più per te, ma purtroppo la scelta riguarda solo te. Pensa ai lati positivi, ma anche a quelli negativi. Pensa a tutto e decidi. Lui vorrà una risposta» le sussurrò all’orecchio per non farsi sentire dagli altri colleghi, che pettegoli gli passavano attorno fingendo di fare altro.
Irene abbracciò Michael baciandolo sulla guancia. «Sei un amico fantastico. Grazie di cuore» disse amorevolmente sorridendo.
«Quando vuoi, baby!» esclamò lui, facendole l’occhiolino.
Irene era felice perché sapeva che, in qualunque modo sarebbero andate le cose, avrebbe sempre avuto al suo fianco il suo migliore amico.
Con un peso in meno sul cuore, si buttò a capofitto sul lavoro, spegnendo per tre ore il cervello.
Ogni volta che entrava in cabina, si sentiva bene.
L’estetica era il suo mondo, la sua vita e non avrebbe rinunciato a quel lavoro per niente e nessuno. Era l’unica cosa sicura in quel momento così difficile. Un’ ancora di salvezza che la teneva a galla, nonostante il peso che aveva sul capo.

 
 
*****


 
Buonasera gente.
Sono tornata, almeno spero. Sto passando un momento difficile, ma non mi va di star qua a giustificarmi. Spero solamente che il capitolo vi sia piaciuto.
Irene ha preso la sua decisione: quale sarà? Voi che pensate?
Starà con Stefano o farà finta di non amarlo?
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo di questa breve storiella quindi scoprirete tutto.
Vi abbraccio e ringrazio chi ha letto questo capitolo nonostante il ritardo.
Gra

 
 
 
 
 
 
 
  
 
 

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Capitolo 4
*** *Cuore o ragione? Istinto o razionalità?* ***


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La differenza tra me e te

*Cuore o ragione? Istinto o razionalità?*
 
Epilogo

 

 
 
Irene era sfinita quel giorno. Aveva lavorato fino a tardi per soddisfare tutte le clienti, stando in piedi per ben dieci ore. Aveva le gambe a pezzi e una fame da lupi. Erano passate da poco le sette di sera quando oltrepassò le porte del centro estetico per avviarsi a casa sua.
Non vedeva l’ora di gettarsi sotto il getto dell’acqua calda e poi distendersi sul suo letto morbido e accogliente.
Purtroppo però, non fu possibile perché c’era qualcuno che l’aspettava fuori. Era Stefano, appoggiato allo sportello anteriore di un Audi grigio metallizzato.
Irene rimase a bocca aperta notando la bellissima auto posta davanti a lei;
percorse con lo sguardo tutta la vettura fin quando i suoi occhi si posarono su quelli scuri di Stefano.
La fissava con sguardo serio e con le braccia unite. Irene rimase impassibile davanti alla figura del ragazzo, che sembrava coraggioso, ma dietro quella corazza, si celava un uomo combattuto e Irene lo conosceva bene.
«Ciao» sussurrò Stefano, mentre lentamente raggiungeva Irene, amareggiata per la fine della sua storia d’amore.
«Ciao» disse flebilmente lei.
«Come stai?».
«Così così. Tu, piuttosto, ti sei ripreso?». Irene si ritrasse nel momento in cui lui le si avvicinò troppo.
«Non scappare. Ti prego. Non mi respingere» sussurrò Stefano.
«Non vorrei scappare, ma devo farlo. Per te, per tuo figlio, per me stessa. Tu non capisci! Io ti amo follemente, ma sono frenata. Non posso continuare a stare con te, hai un figlio… come posso vivermi la nostra storia dopo tutto quello che è successo? Per i vostri errori, vostro figlio sta già soffrendo abbastanza. Non intendo essere quella che ha sfasciato una famiglia. Non voglio… no, non voglio» ammise Irene, guardandolo fisso negli occhi.
Come poteva non capire, si chiese la ragazza. Come faceva a essere così tranquillo?
«Lei… lei… mi ha tradito Irene. È stata lei a sfasciare la nostra famiglia all’inizio. Io sì, ho sbagliato, ma ti amo. Ti amo dal profondo del mio cuore e non intendo rinunciare a te per nessun motivo al mondo. Quando siamo insieme mi sento felice, mi completi e sono arrabbiato perché non ti ho incontrata prima. Mi chiedo come saremmo se ci fossimo conosciuti qualche anno fa. Amo mio figlio così tanto che è per lui che non posso stare più con Mariangela. Voglio godermi mio figlio e, per farlo, devo essere felice. Con lei non lo sono, con te sì. Dannazione, Irene! Stai con me…» sbottò Stefano afferrandola per le braccia.
La ragazza colta di sorpresa lo lasciò fare e scoppiò in un pianto disperato tra le braccia dell’uomo che amava.
«Piangi ,sfogati, prendimi a calci se ti farà stare bene, ma stai con me. Ho bisogno di te» le mormorò dolcemente all’orecchio.
Irene sapeva di non voler cedere, di non poter stare con Stefano ma voleva godersi gli ultimi istanti insieme a lui. Lo guardò negli occhi ancora con le lacrime che le rigavano il volto e premette le sue labbra su quelle di lui.
Si lasciarono andare ad un bacio appassionato pieno di amore, dolore e rassegnazione.
Stefano la stringeva a lui con cura e con amore. La sentiva tremare per l’intensità delle lacrime che le sconquassavano il petto e non la mollò per neanche un minuto. Rimasero nella loro bolla per diversi minuti, poi Irene lentamente si allontanò.
«Ti amo così tanto che non mi sembra possibile» sussurrò la ragazza asciugandosi il volto.
«Io ti amo tanto quanto tu ami me. Il destino ci ha uniti. Non distruggere tutto» la supplicò ancora e ancora, ma Irene non cedette.
«Mi dispiace amore mio. Questo è un addio. È questa la differenza tra me e te».
«Quale? Dimmi qual è!» sbraitò Stefano, alzando le braccia al cielo.
«Io ti amo così tanto da lasciarti andare, voglio che tu ritorni da tuo figlio, non possiamo essere così egoisti. Io sono razionale.  Tu mi ami, ma sei troppo impulsivo. Tu segui il cuore, io la ragione».
«Possiamo stare insieme, amore. Starò con te e mi prenderò cura di mio figlio».
Irene sussultò per l’intensità del tono della voce di Stefano, ma non si mosse di un millimetro.
Stava morendo dentro, ma non lo dava a vedere. Si sentiva fragile e con il cuore spezzato, ma era testarda e sapeva di star facendo la cosa più giusta.
«Siamo troppo diversi e questo è un addio» disse lei con la voce strozzata.
«No… ti prego».
«Mi dispiace amore. Mi dispiace davvero. Non mi cercare più, non mi parlare più» mormorò facendosi forza. «E ti prego di non seguirmi» aggiunse iniziando a camminare.
«Irene» la chiamò Stefano con tutto il fiato che aveva in gola.  Irene soffocò un gemito di dolore, ma non si girò.
Pianse lacrime di dolore mentre percorreva il tragitto verso casa.
Odiava la sua scelta e si sentiva morire dentro, ma sapeva di aver preso la decisione giusta.
La differenza tra di loro era abissale e per la prima volta Irene odiò il fatto di essere così razionale.
Continuò a camminare senza voltarsi, conscia del fatto che non lo avrebbe rivisto mai più. 


 
*****

 
Tadannnn :3 epilogo appena sfornato *.* allora? Vi piace? Poveri Stefano e Irene çwç Credo che questa sia stata la scelta più giusta… (Melania ti prego non uccidermi çwç). Io sono come Irene, quindi la capisco. Meglio mettere la parola fine all'inizio della relazione, prima di commettere altri errori.
Spero che la storia vi sia piaciuta :3 grazie a chi l’ha inserita tra le storie preferite, seguite e recensite :3 grazie anche a chi ha recensito e a chi ha letto senza dire niente. Vi ringrazio moltissimo e perdonatemi per gli enormi ritardi.
Un bacione e buone feste a tutte quante <3
Grazia
 

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