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di Hiho_This_Is_Me
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


-Ti prego,solo 5 minuti…-
-No.
-Dai,solo 5 minuti…
-No,alzati subito.
Hiho aprì lentamente gli occhi e sbatté ripetutamente le palpebre prima di mettere bene a fuoco il volto della madre. 
-Alzati,dai,o farai tardi come sempre.
-ti sbagli,non farò tardi,-sbadigliò-perché ho dormito vestita.
Scostò le coperte e mostrò i vestiti stropicciati.Lucy le passò una tazza di caffèlatte. Hiho si sedette e guardò l’orologio 
-Acc,se non mi sbrigo faccio tardi!- iniziò a bere di fretta il caffè
-Bevi piano,o ti andrà di traverso!a che ora ti aspetta Ian al parco?
-Glubglub alle sette glub e quarantacinque glubglub-
Si alzò di fretta dal divano,diede un bacio alla madre,prese la giacca e lo zaino e uscì di corsa da casa.
Il giardino del numero 2 di Privat Street era completamente coperto di neve. Hiho, che si era da subito rifiutata di liberare dalla neve il vialetto, affondava fino alle cosce e ogni passo le costava una fatica soprannaturale. Fiocco,il gatto della vicina,era raggomitolato lì vicino intento a prendere di mira un merlo, e non appena la vide passare inarcò la schiena e iniziò a soffiare minaccioso
-Sciò,sciò!brutto gattaccio!! Inutile ammasso di pelo!sei proprio odioso…e porti anche sfiga!- Fiocco si allontanò dimenticandosi del merlo.
Spinse il cancelletto di legno e uscì per la strada. Tutto era bianco. I marciapiedi e i lampioni, i muretti dei giardini e i grandi abeti che si intravedevano nella piazza. La strada era semideserta,eccezione per due bambini che giocavano a palla di neve prima di andare a scuola. Il cielo era coperto da nuvole grigiastre.
-Ehi,Scarpaccia,vieni a giocare!- George,un bambino di cinque anni che indossava un cappello grande il suo doppio,agitava una mano in segno di saluto
-No,grazie,vado di fretta.-rifiutò Hiho. Il parco era distante cinque minuti da casa di Hiho,ma il tempo necessario a raggiungerlo raddoppiava con la strada innevata. Nessuno si era occupato di spalare la neve e le macchine non potevano passare. Quando finalmente Hiho vide le altalene e le panchine del parco,erano le sette e cinquanta. Ian la stava aspettando in piedi davanti una fontanella. Portava un paio di jeans larghi calati,con la cinta infilata solo a metà e l’altra metà penzolante. La maglietta gli arrivava fino alle ginocchia e portava un cappello di lana enorme color grigio con le orecchie da gatto. Era intento a guardarsi le scarpe da ginnastica e non la notò. Perfetto. Lei si chinò dietro dei cespugli e gli girò intorno senza farsi vedere. Poi prese una manciata di neve,l’appallottolò,aspettò il momento giusto e non appena lui alzò la testa gliela tirò dritta in faccia. Per la forza incredibile con cui l’aveva lanciata e l’effetto sorpresa,Ian perse l’equilibrio e cadde di schiena. Hiho scoppiò in una sonora risata vedendo Ian sollevarsi goffamente e rinfilandosi il cappello che gli era volato via –Ma sei scema?!- il tono era serio,ma anche lui sorrideva. Il fatto che Ian e Hiho fossero così amici non sorprendeva nessuno. Erano praticamente identici,a eccezione del fatto che uno era maschio e l’altra femmina. Entrambi vestivano sportivi,attentamente e allo stesso tempo distrattamente,impiegando un ora per scegliere un abbinamento orribile. Entrambi erano testardi,per niente seri,orgogliosi e pessimi a scuola. Ed entrambi giocavano a calcetto.
Entrambi erano convinti che nessuno dei due sarebbe riuscito a trovare qualcuno che assomigliasse a loro così tanto. Passavano interi pomeriggi insieme a divertirsi. La salita era lunga e arrivarono al cortile della scuola che erano le otto e venti. Il cortile era vuoto e la porta d’ingresso spalancata. Hiho e Ian si scambiarono uno sguardo d’intesa. contarono fino e tre e poi iniziarono a correre come matti ,inciampando e rimettendosi in piedi,dandosi spinte e schiaffi dietro il collo. Ian fece lo sgambetto a Hiho,lei perse l’equilibrio e si aggrappò alla sua maglietta. lui provò a scollarsi ma lei gli saltò sulle spalle facendolo cadere di faccia a terra,poi lo superò e continuò a correre. lui si alzò subito come se non fosse successo niente,scivolò a terra,l’afferrò per i piedi e la fece cadere. Ricominciarono a correre. arrivarono insieme alla porta e cercando di entrare si incastrarono. niente da fare,nessuno dei due voleva fare un passo indietro e far passare avanti l’altro. Hiho assestò una gomitata a Ian e si liberò il passaggio. Mancavano due metri alla porta,ma lui la prese per una delle due trecce,la tirò indietro e la superò,entrando per primo. Questa volta aveva vinto.






ok.lo so. il primo capitolo non è granchè, ma andando avanti la trama diventa più chiara.
spero che vi sia piaciuto e che continuerete a leggere. 
ciao e grazie per aver letto! :33

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAP.2

Rosa Ville era un paesino molto piccolo,microscopico. Aveva due scuole,una per l’asilo,le medie e le elementari e una per il liceo,dove andava Hiho. Le classi erano piccole, poiché gli studenti pochissimi. C’erano una trentina di studenti in tutto per le prime,una ventina per le seconde,una trentina per le terze e così via. Non venivano divisi in sezioni. Ian e Hiho andavano entrambi al quinto. In quella scuola,a differenza delle altre,chi dimostrava fin da subito di essere un genio e chi dimostrava invece che della scuola non importava niente,venivano divisi dal resto della classe. C’era una grande classe con tutti gli allievi dai voti nella norma. poi c’era una piccola classe,dove andavano i quattro allievi più bravi. Infine c’era una stanza dove andavano due per cui la scuola era soltanto una barzelletta. Dalla metà della stanza,iniziava un muro alto fino al soffitto. In ogni metà si trovava una piccola cattedra,un banco e una lavagna. I due andavano uno in una parte e uno nell’altra e facevano due lezioni diverse. In questo modo non interferivano con i progressi degli altri. Molti si erano ribellati a questa forma di scuola,ma alla fine la preside aveva deciso. Da allora i voti di tutti si erano alzati,perché nessuno voleva passare cinque ore a fare lezioni da solo tutto il giorno. Sia Hiho che Ian facevano parte della classe dei disubbidienti (così battezzata dai professori). Avevano la stessa età e nessuno dei due dava peso allo studio. Hiho semplicemente non studiava, e Ian era invece quello che alle lezioni faceva sempre sbroccare i prof. Avevano iniziato a conoscersi e diventati amici durante i minuti di ricreazione che i professori facevano passare a entrambi in giro per la stanza. avevano passato tutti i cinque anni dentro quelle stanze,cercando disperatamente di comunicare tra loro quando le professoresse erano girate verso la lavagna. Con la scusa di passarsi i materiali,andavano dietro con la sedia fino alla fine della parete e iniziavano a chiacchierare. Alcune professoresse comprendevano il loro bisogno di avere un compagno e lasciavano stare,ma la Prix,professoressa di matematica,non tollerava questi comportamenti. era la piu temuta e odiata. Aveva capelli ricci sparati in alto,metà colorati di nero e metà di bianco (una copia di Crudelia),era alta e cicciotta e portava sempre vestiti corti,in pelle e attillati,di inverno con delle calze pesanti e la stessa pelliccia di visone da tredici anni. Faceva lezione di matematica e scienze,ma insegnava soprattutto a Ian che aveva due in entrambe le materie. Lo vedeva piu spesso di tutti ed era la sua coordinatrice. La professoressa peggiore all’alunno peggiore,che tutti si erano rifiutati di insegnare terrorizzati. ma lei aveva accettato,si era aperta la sfida. Spesso si sentivano in tutta la scuola le urla della professoressa: 
-IAN MASETTI!!! TORNI QUI IMMEDIATAMENTE!!-ma lui era già scappato dalla finestra e si dava alla fuga per il cortile con le braccia alzate lanciando grida di gioia e sfida,e tutta la scuola con il naso attaccato ai vetri delle finestre che rideva guardando la professoressa inciampare nella neve con suoi tacchi di ventuno centimetri e anche più. La migliore professoressa,invece,la piu simpatica e dolce,era invece la ordinatrice di Hiho. Si era interessata a lei fin da subito,ritenendo il suo rifiuto allo studio una sorta di ribellione per il mondo ch non le piaceva e che non la capiva. Perché nessuno capiva Hiho. Nessuno capiva mai cosa le passava per la testa –è un maledetto maschiaccio. non si sposerà mai se continua a comportarsi come un maschio.- ma a Hiho di sposarsi non importava,voleva solo vivere come le veniva naturale,ridendo e lottando. Questa professoressa si chiamava Ridley. Era alta,con un caschetto biondo e gli occhi grandi azzurri. era bellissima,molto giovane e sempre sorridente. A Hiho le piaceva fare lezioni con lei. Ian e Hiho entrarono nella stanza e trovarono le due professoresse ad aspettarli sedute alla cattedra. Ridley sorrideva,invece La Prix aveva uno sguardo gelido. 
-Come mai questo ritardo,Masetti?- chiese marcando il cognome,acida. Ian non rispose e si sedette al suo posto. Ridley invece non accennò al ritardo e iniziò subito la lezione di inglese.
la lezione era iniziata da dieci minuti e Hiho già non ce la faceva più. Copiava annoiata le parole scritte sulla lavagna “inglese…a che serve?” pensava “tanto qui se parla civitano. E quella parola?accidenti,è lunghissima!saranno diciassette lettere piu le doppie. Che vuol dire?speriamo che non chieda a medi fare lo spelling. aspetta,ma qua ci sono solo io!” la Ridley si girò verso di lei e le chiese sorridente:-Hiho,sai dirmi il significato di questa parola?era nella lista delle cose che ti avevo dato da studiare.- Hiho avrebbe potuto giurare di non aver mai visto quella parola prima di allora –Ehm…si,vediamo…uhm…. Significaaaa…..- aguzzò gli occhi per vedere meglio la parola,ma rimaneva sempre incomprensibile e indecifrabile –Allora?sto aspettando…- -Ehm…- 
-Pss!! Hiho!- “Ian ti adoro!! Come farei senza di te non lo so!”



spazio di Hiho:
ecco il secondo capitolo,spero vi piaccia.
recensite e ditemi cosa va e cosa non va. vanno bene anche recensionui negative,
non mi offendo. grazie per aver letto e ciao a tutti! :33 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Ian andava a scuola con solo un quaderno,che usava per tutte le materie.niente libri,astucci,penne,matite gomme…gli prestava tutto Hiho. Non che lei di robba ne avesse tanta… -senti cos’ho scoperto ieri:- iniziò lui mentre prendeva le matite –Molly,la figlia del panettiere,ha deciso di andarsene da Rose Ville. All’inizio non c’era niente di strano,tutti se ne vogliono andare da Rose Ville,ma poi ieri il padre l’ha beccata insieme a Luca, il ragazzo che abita fuori città. I due avevano una relazione da molto tempo,si incontravano nella casa della portinaia. Quando il padre li ha visti è andato su tutte le furie. Ha strillato come un animale. Poi è andato a dirlo alla moglie,che lo ha detto alla sua amica,che lo ha detto al pescivendolo,che lo ha detto al compagno di lavoro di mio padre,che lo ha detto a mio padre,che lo ha detto a mia madre che lo ha detto alla vicina,mentre origliavo.- questo era il vizio di Ian. nessuno sapeva perche,ma lui amava mettere il naso nella vita degli altri,anche se si trattava di novantenni. A Hiho non importava niente di tutto quello che Ian le diceva,ma le piaceva ascoltarlo. Vedere la sua bocca muoversi ritmicamente,le parole uscirne fuori rapide e gli occhi accendersi eccitati. A Hiho non importava cosa diceva,le importava solo che le parlasse –MASETTI!-la Prix interruppe il flusso delle parole –vuole cortesemente tornare al suo posto?- gli disse indicando il banco.ma di cortese il suo tono non aveva niente. Ian sbuffò e tornò al suo posto. Anche Hiho tornò al banco. Trovò la Ridley la aspettava sorridente e inquietante –allora,London,dove eravamo rimaste?oh,sì,ricordo, stavi per dirmi il significato di questa parola.- “ecco,sono fregata”.

“blablabla,ma quanto parla?” la bocca della Prix si stava muovendo da un tempo infinito. Parole senza senso ne uscivano regolarmente. Chiamano “scientifiche” tutte le parole a cui nessuno sa dare significato “è un termine scientifico” si limitano a dire,per nascondere il fatto che non sanno che vuol dire. Cosi almeno la vedeva Ian. La sua attenzione era attirata dal gatto che passeggiava sul davanzale. Era grosso e nero e portava un collare con una medaglietta. non riusciva a leggere i nome
-Masetti,mi sta ascoltando?- la stridula voce della professoressa lo risvegliò dal pensiero del gatto –si,prof,la sto ascoltando.- -ah,si?bene,allora mi ripeta ciò che ho appena detto.- sul suo volto apparve un sorrisetto. Ian non perse l’occasione –Mi stava raccontando di come ieri è riuscita ad ingrassare di cinque chili in ventiquattro ore.- esibì il più innocenti dei sorrisi mentre faceva cenno con la testa alla pancia smisurata che il vestito attillato poco copriva. Il sorriso sul volto della professoressa scomparve di colpo. Poi ne esibì un altro molto più maligno –lo sa,Masetti,che sono io a dare le sue referenze alla preside,vero?- -e lo sa lei,prof, che il bianco ingrassa,veeroo?-
Pessima battuta. La professoressa non sopportava sentirsi dire due volte che era grassa. Diventò rossa in viso e inarcò il labbro superiore. Espressione già vista milioni di volte. Ian si tappò le orecchie –MASETTIIIIII!!!!!!!!-

CAP.3
L’urlo della professoressa raggiunse tutto il piano della scuola. In aula musica si smise di suonare,in palestra di correre,nella classi di studiare. Arrivò naturalmente anche alle orecchie di Daiki. Sollevò la testa dal foglio e sorrise. Ormai era abituato a quelle interruzioni. Arrivavano a diciannove urla all’ora. Le lezioni si facevano a pezzi ormai. la stanzina era illuminata dalle enormi finestre con sui davanzali gerani rossi. I banchetti singoli erano puliti e in ordine,la professoressa sorrideva mentre guardava gli alunni scrivere veloci a testa china. Passeggiava tra i banchi dando rapide occhiate ai fogli e correzioni là dove servivano. Daiki riabbassò la testa e si riconcentrò sul compito. La luce gli faceva giochi di riflessi sui capelli dorati e gli occhi verdi erano di un colore quasi trasparente.

“suona.dai,dai,dai!!suona!” inutile,la campanella non si decideva a suonare. E la pagina bianca non si decideva a riempirsi. Hiho mordicchiava la penna agitata. La Prix la guardava dalla cattedra maligna. Hiho vedeva la Prix un ora al giorno e non sapeva come faceva Ian a sopportarla per tre ore. DRIIINN!!! “finalmente!” Hiho passò il foglio con le domande alla professoressa e fece per andarsene –Altro compito in bianco,London?- chiese la prof sorridendo acida. Hiho fece per rispondere,ma Ian,che la stava aspettando alla porta la precedette –altri chili extra,prof? Forse dovrebbe smetterla di mangiare patatine.- la Prix inarcò il labbro pronta a gridare,ma i due erano già fuori. 
La discesa era piena di ragazzi che andavano in slitta. Ian ne trovò una non custodita e ci montò facendo posto a Hiho –dai,monta!- partirono per l’enorme discesa a gran velocità girando e schivando di poco altri ragazzi. Il cappello a gatto di Ian lasciava intravedere i capelli biondi-marroni. Le trecce castane di Hiho invece ondeggiavano liberamente e un po’ pateticamente nel vento. L’aria fresca sfiorava la pelle e i due si misero a gridare euforici. Finita la discesa la slitta aveva preso così tanta velocità che continuò per un bel po’ di metri. Una volta fermata si alzarono –La lasciamo qui?- Ian alzò le spalle –sì,il proprietario la ritroverà.- sorrisero e si avviarono a casa di Ian. Hiho si fermò davanti all’enorme portone bianco –Ti va di fermarti a pranzo?- le propose Ian –no,grazie,mamma mi aspetta oggi.- -Ok,allora ciao.- -Ciao.- Hiho si girò e si allontanò. Iniziò a nevicare fioco. Hiho lasciò cadere sul palmo della mano dei fiocchi. Arrivata alla strada davanti casa,una palla di neve la colpì in pieno volto. Una risata infantile si levò in aria. Hiho non necessitava vedere George per capire che si trattava di lui –Non ti vergogni a colpirmi,calcolando che sono stata io a insegnarti a giocare?- lui rispose con una linguaccia. Era una provocazione –Ok,e che guerra sia…- si piegò,prese della neve,provò ad appallottolarla,ma nel momento in cui si preparava a lanciare una folla di bambini sbucò fuori dal nulla e iniziarono a colpirla. Lei provò a coprirsi il volto e a reagire,ma alla fine dovette battere in ritirata a casa. Camminando quasi acciaccava Fiocco –Muori,gattaccio portatore di sfortuna!- 

Lucy invece non era ancora a casa,diversamente da ciò che la figlia aveva detto a Ian. Aveva lasciato un biglietto in cui diceva che sarebbe tornata tardi e he avrebbe mangiato fuori. Hiho si mise ai fornelli. Era pessima a cucinare,quindi si limitò a riscaldare delle vecchie polpette. La casa di Hiho era minuscola. La sua famiglia non aveva molti soldi. C’era un soggiorno,con un divano tutto ammaccato e scomodissimo (dove dormiva Hiho),una televisione,l’angolo cucina con l’orologio appeso alla parete (trovandosi il suo “letto” a pochi passi dai fornelli Hiho dormiva sempre con il profumo di cioccolata calda nella narici quando era inverno) e un comodino dove c’erano i vestiti e i pochissimi trucchi quasi inutilizzati di Hiho. Poi c’era un bagno e una piccola stanza dove dormiva la madre. La casa era buia e a volte il soggiorno freddo,ma la camera della madre,essendo piccola e piena di cuscini e fornita di un camino con libreria,era molto calda e confortevole. Quando era sola in casa (succedeva spesso) Hiho si sdraiava sul lettone della madre e sfogliava un libro preso dalla libreria,limitandosi a guardare le immagini. Finite le polpette si recò appunto nella camera della madre. La vicina aveva due gatti,l’insopportabile Fiocco e la piccola tenera,bianca a macchie marroncine, Stella. Hiho amava Stella. Spesso la gattina di pochi mesi faceva le sue apparizioni sui davanzali delle finestre, miagolava e se qualcuno la sentiva correva ad aprirle. Hiho la trovò accoccolata sul letto tra due morbidi cuscini a forma di cuore. La tappezzeria,il pavimento,le coperte e le tende arancioni rendevano la stanza ancora più calda di quel che era già. Hiho accese il camino e si sdraiò sul letto con i piedi sui cuscini. Stella le si avvicinò miagolando e le si accoccolò sotto le braccia. Il campanello che suonava le svegliò entrambe dal sonno in cui inconsapevolmente erano entrate. Il camino si era spento. Hiho corse ad aprire la porta. 

Sulla soglia della porta spuntò il volto di Lucy. Hiho la salutò allegra,poi rimase pietrificata accorgendosi da chi era seguita la madre. 
-Ciao,Hiho.
-C-ci-ciao,professoressa Ridley…
Ok,che cosa stava succedendo? Perche la professoressa si era comodamente seduta sul suo divano? E perche Lucy le stava porgendo un caffè con il più cordiale dei sorrisi? 
-Vieni,cara,siediti.
Le disse la madre facendole posto sul divano,vedendo che era rimasta in piedi vicino alla porta. 
-Sai,ero all’edicola ed è entrata la signorina Ridley. Inizialmente pensavo che fosse una cliente e ho provato a venderle qualche giornale,poi lei ha iniziato a parlare dei tuoi voti e l’ho riconosciuta.- Ecco,svelato l’enigma. Si trattava dei voti. La professoressa aveva preferito avvisare Lucy direttamente a casa,forse per evitare che il sangue uscito dalla testa mozzata di Hiho macchiasse il pavimento della scuola. Tanto quella casa era già a pezzi,l’assassinio di una ragazza da parte della madre la avrebbe resa soltanto più caratteristica. L’immagine passò davanti agli occhi di Hiho e forse anche la professoressa la vide,perche si affrettò a precisare: -Sì,ma sono qui per parlare di altro. Del GEF.-
GEF era l’abbreviazione di Grande Esame Finale,un esame che veniva dato insieme alla maturità. Complicatissimo,quasi nessuno superava il cinque. Chi lo superava con un minimo di sette vinceva una borsa di studio all’università. Le borse erano multiple,ma quasi nessuno riusciva a prenderne una. A Rose Ville i soldi erano molto pochi e tutti speravano di prendere una borsa. Nessuno poteva permettersi l’università se non in quel modo. Tutti tranne Ian a cui,con entrambi i genitori medici,i soldi non mancavano. Michael,il fratello maggiore di Hiho,aveva superato l’esame con otto e ora dirigeva il “Times”,giornale in cima alle classifiche dei più venduti. A Hiho e Ian l’esame toccava quell’anno,ed entrambi sapevano che non lo avrebbero superato. 
-quello che vorrei fare-continuò la professoressa –è dare ripetizioni extrascolastiche agli alunni che secondo me hanno grande possibilità di superarlo se si applicano. Tu,per esempio. Sei molto intelligente,hai solo scarso interesse.- Hiho non era mai stata chiamata intelligente . da una professoressa in vita sua. La prof continuò ancora –il piano era di chiamare te e altri ragazzi a casa mia un giorno a settimana per tutto l’anno. Lì potrete studiare e aiutarvi. Ho già invitato Masetti. Quel piccolo genio ti aiuterà di certo con le cose che non riesci a capire,per esempio l’inglese. –
Hiho trattenne a stento le risate. Ian? Piccolo genio? Che la aiutava a fare inglese? Già lo vedeva a tavola con la prof a tirare il polpettone perche non era ben cotto. L’idea di studiare tutto l’anno con la prof era assurda,ma lei sorrideva così gentile…. In fondo cercava di aiutarla a superare il GEF,no? Anche se non ci riusciva,sarebbe stato un gesto molto gentile il suo. Ma dalla espressione della Ridley, Hiho intuì che lei era sicura che il piano avrebbe funzionato. 
-Ok,d’accordo…
La Ridley si alzò soddisfatta
-Ok,allora domani,sabato, passo a prenderti verso le undici insieme agli altri e pranziamo tutti insieme,se ti va bene.
-Sì,sì,certo.
-Benissimo. Ho già avvisato Masetti. Ci vediamo domani. 
Così dicendo uscì di casa fermandosi al cancello per accarezzare Fiocco

-Quel gattaccio fa amicizia con le sconosciute e con me che conosce da una vita no.- mormorò a denti stretti Hiho. È vero,i gatti neri portano sfiga.




ciao a tutti, questo è il terzo capitolo,
volevi ringraziare chi ha recensito
e anche chi ha solamente letto ;D
spero vi piaccia e che continuerete a leggere, ciaoo <3 <3

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Erano le dieci e mezza, e Hiho era già pronta. Era sempre in ritardo per gli appuntamenti,quindi essere in anticipo per una volta le faceva strano effetto. Si era messa un paio di jeans un poco attillati, un maglione caldissimo nero e aveva legato i capelli con una coda,lasciando cadere la lunga frangetta in avanti fino a coprirle l’occhio sinistro.
Ai piedi portava un paio di vecchie converse bianche infangate e un po’ bucate. Non sapeva cosa portarsi,la prof non aveva accennata la materia che avrebbero fatto. Prese una vecchia borsa di stoffa a tracolla colorata e ci mise dentro un paio di libri,un quaderno e l’astuccio. Prese anche il dizionario. Non si sa mai. Lucy la guardava divertita
-tieni.
Le disse porgendole il Pink,uno dei giornaletti da ragazza che l’edicola di Lucy vendeva
-è quello che esce tutte le settimane e che puntualmente ti prendo. Non capisco perché vuoi che te ne porti una copia,tu odi quel giornale.
Era vero,Hiho odiava quel giornale e tutti quelli simili,ma era anche vero che quei giornali non li leggeva lei,ma il pettegolo numero 1 di tutto il mondo. Ian. Hiho era scoppiata a ridere vedendo per la prima volta l’amico sfogliare interessato le pagine di Pink e sarebbe andata volentieri a dirlo in giro,ma aveva promesso di non dirlo a nessuno –altrimenti mi rovini la reputazione.- le aveva detto Ian. Ed era vero,. Da quel giorno Hiho aveva imparato però che nella vita niente è scontato. Prese il giornale e lo mise in borsa. Lo avrebbe dato a Ian finito l’incontro con la professoressa Ridley. Si chiese come mai la prof era così sicura di riuscire a far superare il test a loro due. Insomma,non avevano speranza. Ma se la prof ci credeva,perché non doveva crederci anche lei? Beh,forse perché conosceva Ian e sapeva che era un caso perso almeno quanto lei. il campanello suonò alle undici e due minuti. Hiho salutò la madre come chi sta partendo per la guerra convinta di non tornare e uscì di casa. Non nevicava,ma la neve arrivava alle ginocchia. La professoressa salutò Hiho con un gran sorriso e un “buon giorno”. La macchina rossa della prof era parcheggiata dietro il cancello. Hiho era pronta a vedere il viso di Ian oltre i vetri,ma era vuota. La Ridley entrò e Hiho preferì salire sul sedile posteriore. La professoressa non ne parve turbata.
-Non so se conosci Coelette,è una ragazza della tua età. Va nella classe più popolata. Anche lei fa parte del gruppo,è già a casa mia. Il gruppo in tutto è di quattro.
Hiho fu felice del fatto che la prof la chiamava “la classe più popolata” invece della classe dei non-geni e dei non-asini. Spesso le prof la chiamavano così.
Arrivarono a casa della professoressa in cinque minuti. Era una casa di medie dimensioni, con un ampio giardino innevato. Doveva essere un giardino molto curato,perche si intravedevano sotto la neve le forme di aiuole e una lunga e simmetrica siepe. La casa dentro era molto moderna,con mobili bianchi e neri che stavano benissimo con il tappeto blu che copriva tutto il pavimento in legno bianco. I soprammobili non erano pochi,ma erano ordinati,e quindi non sembravano troppi. Un grande camino acceso riscaldava la stanza. seduta su un divano in pelle nero,si trovava una ragazza. Si trattava di Coelette. Aveva capelli lunghi e neri sciolti che cadevano sulle spalle, un maglione bianco con il collo alto e jeans nuovi. I piedi erano risaldati da un paio di pesanti stivali in pelle marroni che arrivavano quasi fino alle ginocchia e stretti con dei lunghi lacci. Aveva un naso all’insù e due occhi grandi verdi-gialli con cui scrutava l’ambiente. Non appena vide Hiho si alzò dal divano e si mise a fissarla. Aveva un espressione seria,quasi acida, e due occhi che ti trapassavano da parte a parte. Metteva un po’ di paura. Ma Hiho non era certo il tipo da farsi intimidire –Piacere,mi chiamo Hiho.- le disse porgendole la mano. L’altra l’afferrò dopo un attimo di esitazione e si presentò di sua volta: -piacere, Coelette.- la stretta era decisa,anche se non forte come quella di Hiho. 
-prego,siedetevi - disse cortese la Ridley –gli altri conoscono la strada e verranno a piedi.-
“non è detto…” pensò Hiho,immaginando Ian che fingeva di sbagliare strada per scappare fino in Alaska dove la prof non lo avrebbe più trovato e dove avrebbe fatto amicizia con un pinguino. Sempre che in Alaska ce ne fossero…

Coelette non era esattamente a suo agio. Insomma,la casa era bellissima,calda,accogliente e la Ridley molto cortese,ma l’altra ragazza,Hiho,non le andava molto a genio. Non capiva se era femmina o maschio. La professoressa aveva cominciato a parlare della lingua francese,per iniziare un breve ripasso prima che arrivassero gli altri. Coelette naturalmente sapeva tutto a riguardo,era la prima della sua classe,ma Hiho sembrava invece annoiata dalle parole della prof e quando ella le porgeva una domanda su un argomento già studiato,Hiho entrava nel panico e iniziava a balbettare. Non la sorprendeva che fosse nella classe degli asini. Il suo sguardo si posò sulle scarpe di Hiho. In punta avevano un buco enorme. Hiho intercettò lo sguardo e,leggendole nel pensiero, le disse:-Si sono bucate giocando a calcetto.- giocare a calcetto? Una ragazza?scherziamo,vero?! Coelette non avrebbe mai sprecato neanche un minuto della sua vita a correre dietro un pallone pieno d’aria. Preferiva fare il giro de negozi armata della carta di credito del padre. I suoi erano ricchi,gestori di un’enorme catena di alberghi. Il campanello suonò e la prof corse ad aprire la porta
-Masetti!- la sentì dire allegra. Masetti? Che ci faceva quello lì? Possibile che se lo trovasse sempre tra i piedi?


ciao ragazze, innanzitutto vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia,
anche se mi farebbe davvero piacere ricevere più recensioni ;D
ma comunque non fa niente, mi bastano le visualizzazioni :d
bhe, che mi dite? vi piace come sta andando avanti la storia? ditemi voi :D
se c'è qualcosa che non vafatemi sapere, così provo a migliorarlo ;D
ciao ragazzee, 
al prossimo capitolo <3

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