E se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?

di _nihonjin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Capitolo 1



Accavallo le gambe e mi avvicino alla scrivania annoiata dalla solita routine del mio ufficio. Sono settimane che non lavoro.  Aspiro con forza ed avidità dalla mia sigaretta e poi butto tutto fuori.  Sono qui a Londra da quanto? Saranno sei anni, più precisamente dal 2016.

Già, Londra. La città che tutto ti offre e poi tocca a te saper prendere al volo le opportunità. E io di opportunità ne ho avute, e le ho afferrate tutte. Capita che avvolte ci siano dei momenti “no”. Almeno credo.

Nell’ufficio fa caldo. E in più una terribile puzza di fumo si insinua nei mobili e nelle numerose carte abbandonate un po’ ovunque. Puzza che a me non da fastidio ma devo per forza aprire la finestra per far passare un po’ d’aria pulita. Non si sa mai che arrivi qualche cliente. Penso ancora a come riempire quella giornata: una sigaretta non basta di certo a togliere la noia di torno.

Guardo fuori dalla piccola finestra e mi appoggio ad essa. Tutta gente troppo indaffarata per accorgersi di una super detective come me. Un’investigatrice coi fiocchi. Poco famosa certo. Ma molto in gamba.

Mentre rifletto su cosa mangiare stasera per cena sento qualcuno bussare alla porta. Finalmente un cliente! Guardo la sigaretta. La metto in bocca e tiro quello che ne rimane per poi buttarla giù e far uscire tutto il fumo dalla mia bocca. Mi sistemo leggermente la gonna e la camicia. Mi siedo e mi do un contegno mettendo  un po’ in disordine varie scartoffie per far vedere di essere indaffarata. Infilo gli occhiali da lettura.

“Avanti.”  Dico cortesemente.

“Buongiorno!”

Un uomo sulla trentina calvo con due piccoli occhi neri mi saluta con aria allegra. E’ vestito proprio in modo impeccabile, giacca e cravatta, quasi a voler nascondere il suo lato da cafone maleducato. Beh, ci sta riuscendo bene. Sospiro scocciata.

“Gordon.”

“Ross! Saranno tre anni che non ci sentiamo? Vieni, fatti abbracciare!”

Mi alzo e gli porgo la mano ma lui tira e mi stringe forte, fin troppo, a sé. Mi sento mancare l’aria.

“Cazzo, Gordon, sei ingrassato di cento chili!” urlo dopo aver sciolto l’abbraccio.

“Grazie Ross, anche io ti vedo bene!”

Mi risiedo al mio posto e controllo l’orario sul computer. E’ ancora presto, diamine. Fingo di ridere, ma si vede che sono falsa. E poi perché dovrei ridere alle sue battutine squallide? Ah, si. Forse perché è venuto a spendere i suoi soldi da me.

“E i tuoi capelli rossi? Che fine hanno fatto?” mi chiede scrutandomi attentamente.

“Li ho ritinti tutti castani. Con i capelli mezzi rossi sembravo poco professionale.”

“Da quanto hai iniziato a fumare?”

Mi agito sulla sedia.

“Si sente così tanto la puzza di fumo?”

Corruga la fronte, storce il naso. Lo prendo come un “Cavolo, eccome che si sente!”
Ma lui non risponde, anzi. Si siede sulla sedia di fronte a me e mi fissa come se mi stesse facendo una carta di identità.

“Come posso aiutarti? Deve essere successo qualcosa di importante per essere venuto qui, a chiedere il mio aiuto.” Dico cercando di mostrarmi interessata ai suoi problemi.

“In realtà, sono passato a salutarti.” Confessa.

Sento la rabbia uscirmi da ogni parte del corpo. Mi pento immediatamente di aver riso alla stronzata che ha detto prima. Cambio espressione, il sorriso finto che indosso con tutti i clienti è svanito improvvisamente.

“Perché quella faccia, Ross?”

“E me lo chiedi anche?! Spero tu stia scherzando Gordon! Sono tre fottute settimane che non viene neanche un cliente e adesso tu ti presenti dicendomi di essere venuto solo a salutarmi? E dopo tre anni, cazzo! Pensavo ti fossi dimenticato di me!”

“I clienti se ne andrebbero subito via se li trattassi come tu ora stai trattando me.” Ride. Ed io ho voglia di prenderlo per il collo e di strozzarlo. “Mi ero allontanato perché credevo fossi diventata una donna, che fossi cresciuta, invece sei ancora una ragazzina. Una ragazzina a cui piacciono i One Direction!”

Rimango basita. Non perché mi ha dato della ragazzina. Ma per aver nominato…quel gruppo. Sia chiaro, sono segretamente innamorata di loro da quando avevo tredici anni, ma sentirmelo rinfacciare in questo modo mi fa rabbia. Mi alzo di scatto dalla sedia poggiando saldamente le mani sulla scrivania.

“Non pensavo che giudicassi le persone in base ai loro gusti musicali!”

“Infatti non è così. Volevo solo farti arrabbiare di più.”

Mi fa l’occhiolino. Devo ammetterlo, lo odio. Ma non posso fare a meno di ridere. Mi avvicino a lui ancora ridendo e lo abbraccio forte. Lo ringrazio per essere venuto e poi lo mando a quel paese. Rimane ancora un po’, insieme a me a farmi compagnia. Per la maggior parte del tempo rimaniamo in silenzio mentre io rifletto e lui mi fissa. Si alza e mi annuncia il suo ritorno a casa, da sua moglie e dai suoi deliziosi figli.

“Passa a trovarmi qualche volta.” Rispondo solamente.

Esce mentre lo osservo chiudersi la porta alla spalle. Sospiro. Sono di nuovo sola.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Capitolo 2



Mi tolgo gli occhiali e guardo fuori dalla finestra. Sono solo le tre e mezza e già il buio si sta impossessando di Londra.

Mi stiracchio per poi alzarmi di malavoglia dalla sedia. Riordino un po’ le carte e le rimetto nel cassettone grigio di ferro. Il tempo è passato troppo lentamente.

Sbadiglio, pensando all’insalata e allo yogurt alla fragola che mi aspettano a casa. Questa dieta mi sta rovinando. Cosa darei per mangiare anche solo una piccolissima porzione di pasta!

Proprio mentre chiudo la finestra sento bussare alla porta. Mi giro impaurita verso di essa. Questa volta è sicuro: mi licenziano. Non sono professionale, non ho le carte in regola per essere una detective, non…

“Avanti” ritorno improvvisamente nel mondo reale.

Un poliziotto entra con aria spavalda e mi indica una ragazzina vicino a lui. E’ carina, occhi azzurri, capelli biondi che le ricadono sulle spalle, piccola e magrissima. Sgrano gli occhi. Cosa ci fa lei qui?

“La signorina vorrebbe parlare con lei.” Dice il poliziotto.

“C-certo.”

Se ne va, mentre io continuo a fissare la figura esile davanti a me. Le faccio segno di sedersi. Ritorno al mio posto, e dopo alcuni interminabili istanti mi siedo anche io.

“Salve.” Mi dice lei seria

“Ciao.”

Attendo che qualcuno arrivi, un commissario, che ne so. Anche un poliziotto. Ma sembra che nessuno venga a spiegarmi il problema di questa ragazzina.

“Arrivo subito al sodo. Ho bisogno del suo aiuto.”

Corrugo la fronte.

“Piccola, sto aspettando che qualcuno venga a parlarmi, a specificarmi di che aiuto tu abbia bisogno.”

“Non verrà nessuno.” La sua voce è debole come lei.

“Ma allora…”

“Ho finto di essere una sua parente. Non è un caso particolare, come un omicidio o altro. Ma è un’altra cosa. Che deve fare personalmente per me.”

Cosa vuole questa da me? Appartiene a qualche organizzazione criminale? Vuole dei soldi? Incomincio ad avere paura.

“Ti ascolto”

“Beh, conoscerà la famosa band…i One Direction.”

Mi innervosisco. E’ la seconda volta che sento quelle due parole quel giorno.

“Si, li conosco.”

“Voglio sapere…” fa una breve pausa in cui vorrei mangiarmi le unghie e strapparmi i capelli, ma cerco di rimanere tranquilla. “se Harry e Louis sono omosessuali.”

Tiro un sospiro di sollievo. Vuole solo sapere se Harry e Louis sono…COSA?! VUOLE SAPERE SE SONO GAY?!

“Tu sei matta ragazzina. Scherzi? Io sono una detective non un paparazzo! Per queste cose rivolgiti a loro!” vorrei prenderla per i capelli, ma sarebbe poco dignitoso. La guardo meglio. Come può chiedermi una cosa del genere?

“Quanti anni hai?”

“Diciassette.” Farfuglia a testa bassa.

“Senti, tesoro. Se vuoi davvero sapere se i miei…volevo dire se questi ragazzi sono gay, chiedi a qualcuno più esperto di me.” Dico più cortesemente. “ E poi, se non lo sai, a me paga lo Stato. Sono un investigatrice. Un po’ come Sherlock Holmes senza Watson. Capisci?”

“Certo che capisco. Ma la prego, la curiosità mi sta consumando.”

Rimango sorpresa dalle sue parole.

“La pagherò io, di nascosto. Non dovrà dire nulla a nessuno, e tanto meno lo farò io.” Continua. "Per favore.”

“Mi dispiace, ma io risolvo casi complicati, omicidi. Trovo gli assassini, i colpevoli e gli innocenti.” Non so che altro dire. “Credo che tu debba andartene. Non voglio essere scortese ma…stavo per andarmene. Il mio turno è finito.”

Mi alzo e faccio per mettere un po’ in ordine. Ma lei mi blocca.

“Per favore. Non mi dica che  lei non ha mai voluto sapere dell’esistenza di Larry. Io l’ho capito che a lei piacciono i One Direction. L’ho capito da come si è agitata quando li ho nominati.”

“Senti ragazzina, io con te non devo parlare dei miei gusti musicali e del fandom a cui appartengo. Sono anni che mi piacciono, anni. Da quando avevo 13 anni. Ora ne ho 25, fatti tu un po’ il conto. E mai ho pensato di usare le mie capacità per scoprire una possibile relazione d’amore tra Harry e Louis!”

“Beh, se io avessi le sue capacità l’avrei scoperto da un pezzo!” mi stupisco del suo comportamento, mi sta mancando di rispetto. Sospira, si calma. “Io ho intenzione di pagarla, ed anche bene, ma se lei non mi aiuta, sarà costretta a chiedere a qualcun altro.”

Mi illumino d’immenso. Ha parlato di soldi? Cioè, davvero? Anche prima mi aveva detto che mi avrebbe pagata ma…non aveva aggiunto quel ‘bene’. Faccio di no con la testa, più forte possibile. Non devo cedere alla tentazione, non sarebbe giusto nei confronti dei miei idoli…eppure. Questo mese non mi pagheranno. Così come i due mesi precedenti. Ci rifletto su ancora un po’. Non ho soldi, e non so come tirare avanti. In fondo non ho nulla da perderci. O sbaglio? Ma forse è meglio di no..

“Oh, e va bene!” esclamo come se mi fossi tolta un peso di dosso e me ne fossi caricata uno ancora più pesante sulle spalle. “Proverò a scoprire qualcosa, ma non ti assicuro niente.”

La vedo esultare silenziosamente, mentre io ci penso ancora un po’ su.

“Ma ad una condizione.” Dico.

“Quale?”

“Non dovrai dire niente a nessuno, ne di tutta questa messa in scena…ne della loro relazione. Se mai esistesse.” Concludo sospirando.

Lei annuisce.

“Come ti chiami?”

“Jade Smith.”

Le porgo la mano. “Rossella Sodano. Ma tu puoi chiamarmi semplicemente Ross.”






Beh, salve a tutti. :3
In questo capitolo la protagonista, che poi sarei io, accetta di indagare sul caso Larry. Sono molto soddisfatta di come mi è uscito!
Anyway, grazie alle quattro persone che hanno messo la storia nelle preferite, e alle cinque che hanno recensito. Inoltre sono terribilmente contenta delle 41 visite! 
Aggiornerò presto, grazie ancora a tutti! c:

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Capitolo 3



Mi stringo nella felpa, guardando la strada deserta dalla gigantesca finestra nel locale. Ultimamente mi piace vedere quello che la gente combina. Alla fine della strada c’è una coppietta. Si baciano stringendosi sotto il loro ombrellino grigio con i pois bianchi. Poggio il viso su una mano e rimango a guardarli, pensando a quanto sia incompleta la mia vita.

Pensare mi riesce fin troppo bene. Adesso devo farlo ventiquattrore su ventiquattro. Possibile, mi dico, che proprio io abbia scelto questo lavoro? Io non dovevo diventare una famosa scrittrice e laurearmi in lettere e filosofia? Ragazzi, che strana la vita.

Sento qualcuno avvicinarsi al mio tavolo. Mi volto verso la cameriera che mi sorride dolcemente. Ricambio il sorriso. Si avvicina e mi abbraccia.

“Ross!” quasi urla.

Mi stritola, sono mesi che non ci vediamo. Ricambio l’abbraccio e cerco di stringerla a me più forte di quanto stia facendo lei. Le do un bacio su una guancia. Le accarezzo la schiena.

“Boo, mi sei mancata un casino!”

Boo in questione è Francesca. La ragazza più energica e simpatica di tutto il pianeta Terra. Nessuno può immaginare il bene che le voglio.

Si guarda intorno con fare circospetto. Una volta fatto ciò si siede di fronte a me, cercando di fare l’indifferente. Rido.

“Oggi il tuo capo non c’è?” le domando. Mi fa segno di abbassare la voce.

“E’ occupato a rimproverare il nuovo aiuto-cuoco.” Fa spallucce.

“Mi sei mancata, Boo.” Dico sottovoce.

“Anche tu. Perché non sei più venuta? Perché non rispondevi al cellulare?”

“Le cose sono andate molto male, ultimamente.”

“Che intendi dire?”

“Non avevo soldi per uscire con voi, e avevo pensato che mi avreste giudicato una poveraccia.” Confesso. Da dove esce tutta questa franchezza ed onestà? Provo angoscia. Non so cosa mi risponderà. 

“Ma sei scema? Non ti avremmo mai giudicato per questo!” sbotta.

Rimango silenziosa, mentre mi fisso le mani.

“Dadda? Come sta?” cambio argomento per cercare di eliminare la tensione.

“E’ in pausa.” Mi indica la coppietta che si stringe ancora sotto l’ombrello.  Corrugo la fronte. “Si chiama Dean.”

Li guardo meglio. Faccio un sorriso a trentadue denti. Finalmente Dadda si è trovata un baldo giovane!

“Finalmente!” grido dalla gioia. “Quando me lo farà conoscere?”

“Sssshhh!!” Mi zittisce. “Te lo farebbe conoscere magari, se tu venissi più spesso. Anche solo passare a salutare non farebbe male.”

Rimango di stucco. In questo periodo mi sta capitando troppo spesso. Ma in fondo ha ragione. Sono prigioniera nel mio mondo buio da troppo tempo, ho trascurato me stessa e gli amici. Ma ora è il momento di rialzarsi, ed andare avanti.

“Si, hai ragione. Spero mi perdonerete.”

Tra di noi cala un pesante silenzio. Si sentono solo le voci delle persone nel locale che chiacchierano animatamente, voci che vengono coperte dai miei pensieri.

“Posso portarti qualcosa?”

Ringrazio mentalmente Francesca per aver interrotto quell’imbarazzante momento in cui i miei pensieri avevano avuto la meglio.

“No, grazie. Sto aspettando Mariateresa. E sono in un anticipo mostruoso.” Rispondo.

“Va bene, allora passo dopo.” Dice semplicemente alzandosi.

“Ti chiamo in questi giorni. Devo raccontarti una marea di cose.”

La guardo mentre va via. L’ennesima persona che scappa lontano, ma da me.

 
 
 
Dovrei farmi una manicure, penso tra me e me fissandomi le unghie.

La porta del locale si apre con furia lasciando entrare una ragazza dai capelli castani liscissimi e una coloratissima borsa.

 “Scusa il ritardo!” urla appena mi vede.

Si avvicina e mi da un bacio sulla guancia. Ricambio.

“Sono solo le diciassette e trentuno!”

“Un minuto di ritardo è anche troppo!”

Mi sforzo di ridere, ma la preoccupazione che anche lei se ne vada via da me, mi uccide.

“Ciò che mi hai raccontato al telefono ha dell’incredibile!” ammette improvvisamente abbassando la voce. Estrae il cellulare dalla tasca dei jeans per poi spegnerlo e metterlo nella borsa. “Non posso credere che ti abbiano chiesto di scoprire se Larry è reale!”

Dove è andata a finire la Mariateresa timida e introversa di qualche anno fa? E’ questo quello che mi chiedo ogni singolo istante. E’ cambiata, è cresciuta. Quello che non ho fatto io in questi anni.

“Come al solito mi sbatti sempre tutto in faccia.” Dico in tono allegro, o almeno ci provo. “Calma, dovrei spiegarti per bene prima tutto, non credi?”

Mi guarda scettica. “Mi hai già detto tutto quello che c’era da dire al telefono. Io voglio sapere cosa farai.”

Sbuffo. Cavolo, cosa devo fare? E’ passata più di una settimana e non ho inventato nulla! La guardo, sperando di trovare nelle sue iridi una qualche idea. Mi da conforto osservarla, sentire il suo sguardo pesare su di me. Ci sono abituata. Sembra innervosirsi.

Quello scambio di sguardi viene interrotto da una cameriera piuttosto anziana.

“Buon pomeriggio. Volete ordinare?” ci chiede.

“Per me un caffè amaro, semplice.” Dico.

“Invece per me una fetta di torta alle fragole, la specialità del giorno, e un pezzo di crostata con cioccolata di nocciole.” Ordina con nonchalance. “Ah, e un cappuccino per favore.”

La donna davanti a noi prende velocemente gli ordini e se ne va.

“Allora?”

Penso, penso ancora.

“Ho bisogno del tuo aiuto, un aiuto che solo le migliori amiche possono dare.”

“Sono tutta orecchi!” esclama.

“E… se io facessi Sherlock Holmes e tu Watson?”












Salve! 
Ecco a voi il terzo capitolo di questa storia.
Possiamo vedere che la protagonista, ha anche un lato debole, per così dire. 
In questo capitolo ci sono due personaggi importantissimi: Mariateresa e Boo (Francesca).
Ci tengo a precisare che sono due persone che esistono sul serio e a cui voglio una marea di bene. Mi servivano per forza in questa storia. Hanno dei ruoli molto, molto importanti. 
Beh, che dire? Spero vi piaccia!
Ah, volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti! Grazie, davvero. Non avete idea di quanto impegno io ci stia mettendo. Grazie, grazie, grazie!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Capitolo 4



“Non posso credere che tu mi abbia coinvolto nei tuoi malefici piani!”

Le urla di Mariateresa si possono sentire ovunque e la cosa mi da parecchio fastidio. In più tutto è peggiorato da questi maledetti tacchi. I piedi mi fanno male, e il tempo non è a mio favore. Il vento soffia così forte che ho paura che si stacchino i capelli dalla testa; è come una lama tagliente, tanto che penso che appena entrerò nel locale mi ritroverò piena di graffi e sangue.  E’ sera, più precisamente le nove e cinquantaquattro.

“Non ho ancora capito perché non abbiamo preso la macchina!” continua ad urlare.

Vorrei prenderla per i capelli e scaraventarla dall’altro lato della strada. “Calma Rossella, respira!” 

A peggiorare di molto la situazione c’è Francesca, appiccicata come la colla al mio braccio da quasi un’ora. E’ pazza. La sento urlare da sola cose del tipo “AAAAAH, incontrerò i ragazzi!” “Cazzo, cazzo, cazzo!” “Non ci posso credere…magari potrà nascere qualcosa!!” convinta che io la stia ascoltando quando in realtà sto escogitando un piano per liberarmi di tutte e due alla svelta. Una perché mi sta rompendo le palle con tutte le sue lamentele, l’altra perché mi sta fratturando il braccio e perforando un timpano. “Non ne uscirò viva.” Penso.

Spero vivamente che non piovi. Ma ovviamente, la sfiga è dalla mia parte. Grosse gocce d’acqua ci cadono sulla testa. Siamo costrette ad aprire l’ombrello. Mariateresa se ne sta per conto suo, mentre io cerco di reggere Francesca ancora in preda alla pazzia e allo stesso tempo sto attenta a non scivolare sul marciapiede.

“Odio quando non mi rispondi!” commenta Mariateresa, uscendo anche lei pazza.

“Oh, mi hai rotto! Te l’ho spiegato mille volte! L’ho prestata ad Antony! Doveva portare fuori la sua nuova preda! Cosa non ti è chiaro?!”

Inutile dire che sono nervosa come un babbuino a cui hanno appena rubato le banane! Mi pento immediatamente di non essermi portata la pistola dietro. Ma forse è meglio così, le avrei di certo uccise. Sta zitta, non risponde. Mentre Francesca è ancora in preda al nonsenso, prendo il cellulare dalla pochette e chiamo un taxi.

 
 
Ha smesso di piovere ma comunque il freddo è pungente.
Fare la fila è stressante e sembra che Dadda non arrivi mai con il suo bello. Le due ragazze insieme a me sono ancora arrabbiate e allo stesso tempo euforiche, soprattutto Boo. Chi me l’ha fatto fare di accettare questo lavoro? Mi guardo intorno, mi sembra di essere una verdura tra le caramelle. Incrocio le braccia al petto, stufa di tutta quell’attesa.

Finalmente ecco arrivare Dadda con Dean. Mi abbraccia fortissimo, in quel momento è l’unica persona di cui ho davvero bisogno. Vorrei prenderla per mano ma c’è il suo principe ner…volevo dire azzurro. Lo guardo meglio. E’ davvero carino. Ha i capelli neri, non troppo corti, gli occhi castano scuro. Alto e snello. Denise sembra mangiarselo con gli occhi ogni volta che posa lo sguardo su di lui.
Gli porgo la mano titubante. Me la stringe forte.

“Dean. Piacere.”

“Ross, il piacere è tutto mio.”
Mariateresa continua a mostrare la sua irritazione e il suo disappunto finché non le urlo di stare buona.

“Cerchiamo di darci un contegno, per l’amor del cielo!” esclamo stizzita. Guardo la mia migliore amica. “Invece di lamentarti dovresti essere contenta! Non stai per conoscere i tuoi ‘idoli’, per caso? Beh, io ti ho dato questa opportunità e se non ti va a genio puoi anche andartene!”

Tutti i ragazzi ci fissano. Bene, sai che mi importa. Che ci guardino male, non me ne fotte un cazzo. Per poco non mi esce il fumo dalle orecchie, potrei uccidere qualcuno da un momento all’altro!

Il tempo passa e finalmente ci ritroviamo davanti al buttafuori. E’ grosso e grasso come un maiale ed ha un foglio in mano con alcuni nomi segnati sopra.

“Nome?”

“Come se non lo sapessi. Josh, fammi entrare.”

Lui fa di no con la testa.

“Potresti essere una Ross travestita.”

Ma che cazz..? No, okay, questa non l’avevo mai sentita prima d’ora. Prendo la mia carta d’identità sbuffando per poi mostrargliela. Grugnisce, sembra un pitbull versione extra large. Mi ridà la carta e ci lascia entrare. Mariateresa mi prende l’altro braccio e lo stritola ancora più forte di Francesca. Ora è emozionata pure lei. Perfetto. Con un colpo secco me le scrollo di dosso mentre sento Denise ridacchiare.

“Cosa cavolo hai da ridere, Dadda?” La fulmino con lo sguardo ed improvvisamente si zittisce.

La musica è altissima, copre persino i miei pensieri. C’è puzza di alcol, di fumo e di sudore. Come fa la gente ad andare in posti del genere? Guardo schifata i ragazzi ubriachi ballare come quando qualche anno fa i bambini danzavano sotto la musica del Pulcino Pio. Già, il Pulcino Pio. Preferirei  mille volte quella canzoncina scassa minchia che questa musica truzzeggiante.

Tunz tunz tunz para para tunz tunz tunz.

Voglio tapparmi le orecchie, per poco non tento il suicidio. Devo tenere duro.  Faccio mente locale mentre Denise e Dean cercano di spiegarmi qualcosa. Li vedo allontanarsi e ballare nel modo più truzzo possibile. Sospiro e tiro via Mariateresa e Boo che guardano ancora la discoteca incerte sul da farsi. Mimo loro di provare a cercare i ragazzi.




E’ più di un ora che li cerchiamo. Ed è quasi l’una. Sono stanca, accaldata e debole mentalmente. Desidero solo un bel te caldo, una poltroncina comoda e un televisore. In poche parole voglio andare a casa. Dei ragazzi nemmeno l’ombra. Boo non urla più, si è scocciata. Mariateresa ha sempre quella faccia da incazzata e so anche perché continua a tenere il broncio: sperava di incontrarli e forse anche più di me. Prendo il telefono dalla borsa con l’intenzione di chiamare Dadda o anche solo inviarle un messaggio quando noto che Francesca manca. Strabuzzo gli occhi e guardo la mia migliore amica intenta ad osservare la dispersa ballare insieme a…LIAM?!

QUELLO E’ PROPRIO LIAM JAMES PAYNE NATO IL 29 AGOSTO MILLENOVECENTONOVANTATRE A WOLVERHAMPTON?!

Per poco non svengo. Mi giro verso Mariateresa incredula. Ma..è sparita anche lei?! Mi guardo intorno e preoccupata noto che sta ballando appiccicata niente poco di meno che con Zayn Malik in persona. Cazzo! Prego affinché anche qualche altro membro del famoso gruppo mi rapisca e mi porti a ballare. Le mie preghiere vengono ascoltate, infatti dopo neanche due secondi mi sento prendere per la vita da un ragazzo abbastanza alto e con profondi occhi azzurri, biondo. Niall. E’ un sogno? Per favore, non svegliatemi allora! Mi do un pizzicotto alla mano destra. E’ tutto reale! Tra un po’ ballo la macarena!
La cosa ha dell’assurdo! Li cerchiamo da una marea di tempo e poi sono loro a trovare noi. Mah. E poi perché proprio noi tre? Ah, si, forse perché sono terribilmente bella, affascinante e brillante. Se, certo. Come no.

Lo guardo meglio mentre inizio a muovermi goffamente e senza ascoltare il ritmo della musica. Niall sembra ubriaco fradicio. No, non sembra. Lo è. Boo mi raggiunge eccitata e mi indica due ragazzi al bancone del bar. Louis ed Harry. Impreco, pensando di non poter lasciare lì Niall. Non posso e assolutamente non voglio. Ma devo.

Non ho neanche il tempo di muovere un piede  intenzionata ad abbandonare il mio compagno e lasciarlo al suo destino, che il biondo dai profondi occhi azzurri mi prende per mano e mi trascina verso la parte opposta del bancone del bar. Mentre lui ordina qualcosa io tento di vedere cosa stanno facendo i Larry. Cavolo, li ho persi!

Niall mi chiama poggiando una mano sulla mia spalla. Mi mette davanti il naso un bicchiere di non so cosa. Mi fa segno di bere, ma mi rifiuto. Mi prega ancora un po’, finché stufa non inghiotto tutto. Mi sento male, me ne da altri e poi mi trascina di nuovo a ballare. La testa mi gira e non ho idea di cosa io stia facendo. Rido come una cretina finché non vedo tutto buio. La pancia mi fa male e mi maledico per non essere rimasta a casa a coccolare il mio cane.

Sarà una lunga notte. 





Tatatatatataaaaaaaaaaaaan
Ecco a voi il quarto capitolo! Questo capitolo mi piace particolarmente, anche perché l'ho scritto quando ero incazzata e quindi sono riuscita a sfogare la mia rabbia.
Ad ogni modo, grazie a tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti. Adesso mi dileguo, vado a vomitare arcobaleni. 
Grazie ancora a tutti, un bacio. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Capitolo 5



Un fastidioso raggio di sole mi arriva in faccia. Storco il naso infastidita, alzo la mano destra fino a farla arrivare un po’ più su del viso muovendola come a voler scacciar via un insetto. La mia intelligentissima azione però non è servita a nulla. Sbuffo. Mi metto a sedere sul comodo cuscino su cui ho dormito tutta la mattinata, mi strofino gli occhi per poi stiracchiarmi. Mi fermo ad osservare il luogo in cui mi trovo: ah, casa dolce cas…ma aspetta un attimo. QUESTA NON E’ CASA MIA!
Strabuzzo gli occhi e mi accorgo di essere in mutande e reggiseno. Sento qualcuno mugolare e lamentarsi. Steso vicino a me c’è Niall Horan che dorme beato. Tanti pensieri si accavallano nella mia testa.
N-non può e-essere s-s-successo davvero, n-no? Insomma, non ricordo niente e…e, o cazzo!
Mi alzo in fretta e furia dal letto cercando disperatamente i miei vestiti. Li trovo a terra vicino a…MARIATERESA E ZAYN CHE DORMONO ABBRACCIATI?
Cosa cazzo è successo? Lo sapevo, lo sapevo che non dovevo farmi coinvolgere in questo pasticcio, mannaggia a me, mannaggia! Porto le mani sulla testa e mi tiro i capelli. Non può essere vero! Mi viene da piangere!

Mi avvicino in fretta ai due prendendo i miei abiti il più velocemente possibile. Mi infilo il vestitino di ieri sera. Prendo la borsetta cercando disperatamente il mio cellulare. Ventidue chiamate perse, trentasette nuovi messaggi. Tutti da Boo e Denise. Saranno preoccupatissime! Compongo velocemente il numero di Francesca mentre cammino nervosa per la stanza.

Cosa devo fare, cosa devo fare?! Mi fermo vicino uno specchio: mi guardo schifata. Il trucco è tutto sbavato, si sono formate due chiazze scurissime intorno agli occhi, sembro un panda.
Mentre “ammiro” il mio riflesso “incantata” sento una voce dall’altra parte del telefono.

“CAZZO, ROSS, DOVE SEI FINITA?!”

Sono costretta ad allontanare il cellulare dall’orecchio per le urla troppo forti.

“Boo… non lo so. Mi sono risvegliata a casa di qualcuno insieme a Niall e…e..” scoppio in lacrime e non so neanche il perché. “Voglio tornare a casa Boo, perché ho accettato, perché?”

“Ehy, calmati.” Il suo tono adesso è più pacato. “Sei con Niall? Questo è l’importante. Non è di certo un maniaco il nostro idolo. Questo dovrebbe darti conforto.”

Annuisco pur sapendo che non può vedermi. Esco fuori dalla camera ancora scalza cercando un bagno per darmi una ripulita.

“Ma tu? Tu dove sei?”

“Verso le tre del mattino ho lasciato solo Liam e sono uscita fuori dal locale. Denise e Dean erano già lì. Abbiamo provato a chiamarti una marea di volte ma tu non rispondevi. Ci siamo spaventate a morte. Stavamo pensando persino di andare dalla polizia. Io adesso sto bene, sono a casa. Io e Dadda non abbiamo dormito.”

“Mi dispiace, scusatemi…è che non sono riuscita a…” Non mi lascia finire la frase, mi interrompe.

“Ne riparliamo quando torni a casa…ma Mariateresa?”

“E’ qui con me…dorme.” Ometto i dettagli, non ho l’umore per iniziare a raccontare tutto. “Ma…che ore sono?”

“Sono quasi le tre del pomeriggio, Ross.” Esclama stranamente seria.

“Cazzo, è tardissimo!” La chiamata termina improvvisamente. Batteria morta. Impreco ad alta voce.

Tutte a me capitano!
Vago ancora per la gigantesca casa alla ricerca di anche solo un po’ d’acqua per struccarmi. Mi guardo intorno con fare circospetto. Sulla parete del corridoio ci sono alcune foto dei ragazzi e di alcune persone che non ho mai visto . C’è una foto di Zayn con Simon, un’altra tutti e cinque sul palco di X Factor. Sono bellissime.
Solo in quel preciso istante mi rendo conto di essere davvero nella casa degli One Direction e di aver dormito in uno dei loro letti insieme a Niall Horan.
E tutto questo mi fa male. No, di più. Non è il modo con cui avrei voluto conoscere le persone più importanti della mia vita. Non in una discoteca, non ubriachi, non per “lavoro”. No, avrei voluto incontrarli sotto un palco, ascoltare le loro voci, cantare insieme a loro come se non ci fosse un domani. Ecco perché piango. Che sogno da ragazzina.
Ho la sensazione che qualcosa si sia appena spezzato dentro di me.

Trovo finalmente un bagno. Apro l’acqua del rubinetto e mi tolgo tutto il trucco dal viso. Sospiro. Mi asciugo su un asciugamano lì vicino.

Ancora non so come comportarmi. Cosa devo fare? Vorrei prendere tutto e andarmene, ma c’è Mariateresa di là. Forse dovrei svegliarla.
Sento dei passi, qualcuno sta venendo verso di me. Divento rossa come un peperone, spero davvero che non sia Niall. Tiro un sospiro di sollievo quando vedo la mia migliore amica camminare, no, zoppicare confusa per il corridoio. Le vado incontro e la guardo negli occhi.

“Ross, mi gira la testa.” Dice solo.
I miei occhi sono incatenati ai suoi e per interminabili secondi nessuna delle due si muove o parla. Alzo la mano e le do uno schiaffo leggero dietro la testa. Si tocca il punto in cui l’ho colpita  ma non ribatte, rimane immobile. Deve essere davvero confusa.

“Secondo te come ci siamo arrivate qui?”

“Non lo so…però credo che dovremmo andarcene.” Rispondo.

“E lasciare i nostri idoli così? Io voglio un abbraccio da tutti loro!” mette il broncio.

“Ti sei già abbracciata abbastanza Zayn.” Lei sgrana gli occhi, visibilmente imbarazzata.

“Forza…andiamo a prendere le nostre cose.” La incoraggio.

Tornate in stanza mi avvicino alle mie scarpe per poi infilarle.
Guardo Mariateresa che raccoglie le calze. Lei, al contrario è già vestita, e lo era anche prima, quando era avvinghiata a Zayn come un polpo. Mi do una sistemata ai capelli e afferro la pochette.

“Ora dobbiamo trovare la porta d’entrata.” Dico forse troppo ad alta voce. Infatti sento il pakistano dietro di me lamentarsi e sbadigliare. Roteo gli occhi al cielo per poi prendere Mariateresa per mano e trascinarla fuori dalla camera il più velocemente possibile. Troppo tardi.

“Ehy, dove state andando?” chiede bloccando improvvisamente la nostra corsa Zayn.

E’ ancora a terra, questa volta seduto, per niente lucido e troppo assonnato. Ha i capelli scompigliati e un accenno di barbetta. Sorrido, è così bello.

“Togliamo il disturbo.” Mi sorprendo della mia voce: è diventata improvvisamente dolce e calma. 

Fa per alzarsi ma lo fermo.
“Senti, non ti scomodare, davvero. Dicci solo dove si trova la porta che ce ne andiamo.”

Ma lui non risponde, rimane immobile a guardare negli occhi Mariateresa. Si fissano entrambi seri come non mai. Tutto questo, ciò che sto vivendo è ridicolo e inverosimile. Vorrei che fosse un sogno, tutto un brutto incubo. Vorrei non aver accettato quel lavoro da paparazzo che mi ha dato quella Jade, vorrei non aver coinvolto tutte quelle persone.
Sono una persona squallida, sto ingannando i miei idoli.

Tiro via Mariateresa sentendo gli occhi pungermi. Cammino svelta mentre lei continua ad arrancare tendendo lo sguardo fisso su Zayn che ci segue a ruota.
Ricomincio a piangere ma svelta asciugo le lacrime.

“Aspettate!” ci urla.

Mi fermo, ma non mi giro verso di lui.

“Vi accompagno io all’uscita.”

Camminiamo in silenzio dietro di lui a testa bassa. Le lacrime non hanno intenzione di fermarsi. E per l’ennesima volta ho paura.
Zayn entra in una camera. Dopo qualche secondo esce con due felpe grigie. Ce le porge e si gira per farcele indossare. Non capisco perché si gira, in fondo dobbiamo metterle sopra i vestiti, ma va bene.

Mi accorgo che Mariateresa non ha detto una sola parola da quando il ragazzo si è svegliato. Le do una gomitata nelle costole sempre attenta a non far vedere le lacrime. Lei alza improvvisamente il capo e mi fissa. Capisco che è triste. Non vuole andarsene, non così.
Una volta arrivati alla porta ringrazio Zayn con un mezzo sorriso.

“Ma adesso come ve ne andrete?”

Cavolo, è vero. Non ci ho pensato. Indico i piedi facendo una smorfia.

“Beh, allora vi chiamo un taxi.”

“Non ce n’è bisogno.” Dico.

“E invece si.”

Usciamo fuori mentre lui parla animatamente al telefono. Non dico niente. Mi guardo intorno, l’aria è fredda e sta per farsi buio: tutto è grigio, sembra che i colori siano spariti. Vedo il ragazzo avvicinarsi a noi e sorridere.

“E’ gigantesca questa casa.” Ammette improvvisamente Mariateresa che fino a qualche minuto fa era rimasta nel più completo silenzio.

“Nah, non è tanto grande.” Risponde prontamente lui. “Quella di Harry lo è ancora di più!“

“Questa è casa tua?!”

“Si!” ride.

Continuano a parlare, ridere e scherzare. Mi sento leggermente esclusa, cioè io e i miei pensieri ci sentiamo esclusi. Almeno non sono sola. Il taxi arriva, e prima che Mariateresa possa entrare Zayn la ferma per un braccio. Sento la mia migliore amica dettargli il suo numero di cellulare mentre Malik le fa l’occhiolino. Entra in auto finalmente sorridente e spaesata, mentre io mi fermo a parlare con il ragazzo di fronte a me.

“Grazie Zayn, quando possiamo ridarti le felpe?”

“Vedremo.” Dice facendo spallucce.

“Senti…sai se per caso…io e Niall…insomma.” Rimango in silenzio attendendo. ”Hai capito, no?”

Mi guarda stranito, ma poi scoppia in una fragorosa risata.

“No, non preoccuparti. Non è successo niente. Eravate ubriachi fradici, così ho ritenuto fosse più comodo portarvi a casa mia. Poi ti sei tolta i vestiti perché pensavi facesse troppo caldo.” Ride, ride e ride ancora mentre ormai io devo essere diventata più rossa di un pomodoro.
Lo ringrazio ancora per poi entrare nel taxi.

L'incubo è terminato.









Salve a tutti! Questo capitolo mi piace, non so perché ma mi piace. Ci sto davvero mettendo tutto l'impegno per scrivere questa storia. Lo so, l'ho detto mille mila volte, ma è così! Volevo ringraziare chi ha recensito la storia, chi l'ha messa nelle seguite e chi nelle preferite. Grazie, davvero! Un bacio!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Capitolo 6



Mi fermo davanti alla porta sospirando profondamente. Spero che le mie preoccupazioni e i problemi spariscano.
Prendo le chiavi dalla pochette e le infilo nella serratura. Uno, due, tre scatti e la porta si apre, mi trascino dentro il piccolo appartamento e mi butto esausta sul divano. Mariateresa entra subito dopo e si chiude la porta alle spalle. Rimane ferma a fissare il vuoto.

“Ma ci pensi a quello che è appena successo?” mi chiede improvvisamente.

Sto zitta, non mi va di parlarne. Vado nella mia camera ed apro l’armadio prendendo un jeans e una felpa verde. Mi cambio velocemente mettendo nella cesta dei panni sporchi i miei vestiti e la felpa di Zayn. Ritorno in salotto. La mia migliore amica si è ormai seduta e sembra assorta nei suoi pensieri.

“Gli ho dato il mio numero.” Sussurra lei. Forse pensa che io non l’abbia sentita.

“Io mi preparo qualcosa da mangiare, vuoi?” cerco di evitare il discorso.

Non risponde. “Almeno va a cambiarti.”

Si alza, ma non va in camera mia, anzi si avvicina a me.
“No, voglio tenerla addosso.” Indica la felpa.

“Non preoccuparti, la lavo io, poi le porto tutte e due a casa tua, così semmai Zayn ti chiami gliele ridai.”
Ma lei fa di no con la testa.

“Come vuoi.” Fossi stata qualche anno più piccola l’avrei indossata per tanto tempo anche io, anzi, me la sarei tenuta e mai l’avrei restituita. Ma col tempo sono maturata, ho capito che i sogni non si realizzano. Eppure Mariateresa ci crede ancora. E vorrei farlo anche io, ma ormai tutte le mie speranze sono svanite nel nulla. “Allora, vuoi mangiare?”

“No, non ho fame.”

Apro il frigo e prendo due uova. Decido di farmi una frittata, al diavolo la dieta. Mentre taglio le verdure sento Mariateresa dire qualcosa, ma non la capisco.

“Ha il suo profumo…” Capisco solo. La vedo buttare letteralmente la testa dentro la felpa ed inalare l’odore di essa. Quando riemerge la vedo sorridere dolcemente.
Sorrido anche io. Ricordo i vecchi tempi, ritorno indietro nel tempo, a quando avevamo solo sedici anni.

“A cosa stai pensando?” mi domanda.

“Che adesso sappiamo dove abita Zayn.” Mento.

“Già, è vero.” Si stupisce della mia affermazione. “Comunque, la prossima volta che mi dai uno schiaffo, le prendi di santa ragione.”

“Voglio andare fino in fondo a questa storia.” Dico decisa ignorando l’ultima cosa che ha detto. In effetti era strano che non avesse reagito. “Scoprirò se Larry esiste davvero.”

“Non credo sia una buona idea.” Risponde. “E se poi qualcuno lo scopre?”

“Sarà il nostro segreto. Nessun altro lo saprà. Ci riuscirò, avrò i miei soldi e in più l’amicizia dei ragazzi.” Sono convinta.

“Come fai a saperlo?”

“Elementare Watson.” Esclamo improvvisamente. “Non dimenticarti che io sono una detective.”

 
Sono passati tre giorni. A casa sono sola. Sto aspettando Boo, Denise e Mariateresa per il the delle cinque. Mentre sistemo i biscotti al cioccolato in un piattino color pesca sento il campanello suonare.
Guardo l’ora leggermente stranita. Sono venute in anticipo?
Mi tolgo il grembiule e mi pulisco le mani su uno straccio per poi andare ad aprire.

Ma non sono le mie amiche.
“Ciao Gordon, cosa ci fai qui?”

Lui entra in casa mia senza permesso. Sembra nervoso.
“Rossella, ti sei cacciata in un enorme guaio.” Mi chiama col nome intero, cavolo, è serio. Si siede su una poltroncina guardando i biscotti. Ne prende uno, lo mangia lentamente.

“Gordon, questi non sono per te.” dico sedendomi di fronte a lui e ridendo per cercare di smorzare la tensione.

“Non credo che tu sia nelle condizioni per ridere, anzi dovresti piangere.”

Okay, inizio a preoccuparmi davvero.
“Arrivo al punto.” Lo fisso tesa. “Hai accettato la proposta che ti ha fatto Jade Smith?”

“I-io…in realtà, s-si.” Ammetto. “Ma come fai a…”

Si porta le mani sul viso arrabbiato.
“Cazzo, pensavo fossi più sveglia!” Esclama nervoso. “Ascoltami bene, Ross. Devi togliere tutto da mezzo. Dille che hai cambiato idea, che non è il tuo lavoro. Avrai solo delle delusioni. Per favore fa come ti ho detto.”

“Non capisco…”

“Ricordi la settimana scorsa quando sono venuto a trovarti? Beh, sono venuto solo per accertarmi che quella ragazza non ti chiedesse niente! Eppure mi ha battuto sul tempo!”

“L’ha chiesto anche a te?!” domando stupita.

“Eccome! Senti, se vengono a sapere che tu stai lavorando privatamente non oso immaginare cosa succederà. Inoltre ci rimetterai, non solo tu ma anche quei ragazzi!”

“Non verrà a saperlo nessuno.” Ribatto decisa. “Gordon, è la mia occasione. L’occasione che aspetto da una vita.”

“Ma tu non sei un paparazzo! Sei un’investigatrice! Per l’amor del cielo Ross, hai idea di come si gonfierà questa storia? Tutti verranno a saperlo e i giornali avranno di che parlare per mesi se non anni.”

“Non interrompermi!” urlo in preda alla tristezza. “Tu lo sai, lo hai sempre saputo. Lo sai perché mi trasferì a Londra, lo sai, lo sai, lo sai! E no, non era per avere una carriera migliore, come hai iniziato a farmi credere tu, ma per loro, si per loro Gordon!”

Mi alzo arrabbiata dal divano. “Se c’è una cosa che questa città mi ha tolto è la speranza. Mi ero arresa. E proprio ora che ho ritrovato il coraggio tu mi vieni a dire di mollare? Mi dispiace Gordon, ci sono dentro fino al collo e non mi arrenderò!”

Mi avvicino alla finestra arrabbiata più che mai. Ritorno in cucina cercando nella credenza altri biscotti. Lui mi segue a ruota.

“Ho organizzato tutto.”

“Cosa avresti organizzato?” mi guarda male. Incrocia le braccia al petto.

“Scoprirò la verità e so anche come, mi serve solo tempo.” Mi giro per guardarlo negli occhi. “Alla fine ci guadagnerò tutto. La mia vita cambierà. Diventerò amica dei miei idoli, realizzerò il mio sogno, sentirò le loro voci dal vivo.”
Sono eccitata, sorrido, rido. Sto diventando pazza. “Canterò e ballerò con loro. Ce la posso fare. Io ci riuscirò.”

“Rimane sempre il problema dei giornali, la ragazza lo dirà in giro.”

“Le dirò che non sono gay e fine della storia.”

“E se lo sono davvero?”

“Uguale.”
“Mi stai dicendo che anche se sono gay non le farai sapere la tua scoperta?”

“Esatto.”

“Ma è un imbroglio.” 

“Non mi interessa, ti ripeto: ci guadagnerò e basta.”

Si avvicina a me e poggia le sue grosse mani sulle mie spalle. “Cosa ti sta succedendo, Ross? Sei impazzita? Tu non eri quella per il team “Diciamo sempre la verità”?”

“Le persone cambiano.” Lascia la presa su di me.

“Tutto questo è ridicolo.”

“No, non lo è affatto, Gordon.” Sospiro profondamente. “Te l’ho detto l’altra volta…non stavo più lavorando..”

“Perché non c’è nessuno che ha bisogno di aiuto per ora.”

Alzo gli occhi verso di lui. “Gordon, non esistono persone che non hanno bisogno di aiuto. Esistono persone che non hanno bisogno del MIO aiuto.” 

“Spiegati meglio.” 

“Io non sono una vera detective. Lo sono in parte. Una vera investigatrice è quella che lavora, che si interessa dei gialli. Io non lavoro e non mi interesso a quel genere.”

“Ma…prima si.”

“Mi hanno soffiato il posto, Gordon.” Sussurro. “Ormai sono la sostituta di Morris.”

E’ stupito, non se lo aspettava.
“Io…non lo sapevo.” Distoglie lo sguardo.

“Ovvio che non lo sapevi. Mi hai abbandonato.” Inizio a tagliare a fette il panettone fatto qualche ora fa.

“Mi dispiace.”

“Tutto qui? Ti dispiace?” Dico calma. “Vattene via.”

“Per favore…rifiuta…”

“Ho detto che devi andartene!”
Lo prendo per un braccio e lo trascino fino alla porta, quasi sul punto di piangere.

“E’ la mia vita e ci faccio quello che voglio!” Lo spingo fuori chiudendo a chiave.
Mi accovaccio a terra piangendo. La mia vita fa proprio schifo.





Salve a tutti c:
Mi scuso per il capitolo, proprio ora che le cose si stavano facendo più movimentate non succede più nulla. Perdonatemi.
Beh, diciamo che questo è un capitolo di passaggio, la calma prima della tempesta. Inoltre mi serviva per chiarire un po' di cosucciole, tipo perché Ross non lavora e soprattutto perché nei capitoli precedenti non era emozionata nel conoscere i suoi idoli. Il 6 è il capitolo che più mi rispecchia, soprattutto per l'umore. Infatti la frase: "Non esistono persone che non hanno bisogno di aiuto. Esistono persone che non hanno bisogno del MIO aiuto." Frase per niente casuale, ma nulla di cui preoccuparsi, sono solo un po' triste!
Ringrazio come sempre tutti quelli che seguono la storia e...un bacio!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Capitolo 7



Nella stanza si sente solo il rumore del televisore mentre mangiucchio dei cracker buttata a sacco di patate sul sofà. Mariateresa è seduta accanto a me e fa finta di essere interessata al programma.
Con la coda dell’occhio ogni tanto vedo che si volta verso il telefono, attendendo una chiamata. Non una, ma “la” chiamata. Meglio metterci l’aggettivo determinativo.

“La parola dovrebbe essere Comunicazione.” Afferma deciso il concorrente del quiz che sto seguendo.

“No, idiota! E’ Corrente la parola, Corrente!” urlo da sola per la casa come una malata mentale.
Mariateresa non dice niente, neanche mi guarda. Nessun commento idiota. Mi calmo e mi metto seduta sul divano composta.

“C’è qualcosa che devi dirmi?” Le chiedo improvvisamente seria.

Mi guarda male, fa spallucce. “Proprio nulla.” Risponde. Rido. Chi crede di prendere per il culo?

“Mi dispiace, ma la parola era Corrente!” Esclama il presentatore del quiz.

“Visto?! Che ti avevo detto?! La parola era Corrente! Che babbeo quel tizio!” Grido. “Cavolo, vorrei essere io lì! Si è fatto sfuggire un sacco di soldi!”

Mi alzo, incazzata. Vado in cucina e prendo dal frigorifero il succo alla pesca. Metto il liquido arancione in un bicchiere di plastica per poi berlo. Poso tutto come un ubriaca e ritorno dalla mia migliore amica.

“Io adesso devo andare a casa. Si è fatto tardi e domani devo lavorare.”
Si, certo. Penso. Lavorare: non fare un cazzo dalle otto del mattino fino alle tre del pomeriggio. 

Okay, va bene. Ci sentiamo domani.”
Non si alza e non mi accompagna alla porta, afferro la borsa e prendo le chiavi dell’auto quando vengo colta di sorpresa dallo squillo di un telefonino. Quello di Mariateresa. Sobbalzo. Rimango in silenzio per capire chi l’abbia chiamata. Ritorno da lei non capendo con chi stia parlando.

Si morde le labbra sorridendo, è emozionata.
“Allora domani pomeriggio verso le cinque?” attimi di tensione. “Perfetto. A domani, ciao!”

Stacca il telefono per poi voltarsi verso di me in modo tranquillo. Le sue labbra si aprono in un enorme sorriso.
“INDOVINA CHI ERA?!” Strilla.

“Colui-che-non-deve-essere-nominato?” Scherzo.

Ride per poi annuire. “Si, Voldemort è tornato e vuole uscire con me!”

La guardo scioccata. Che sia davvero passata dal lato oscuro?!
“Io e Zayn ci incontreremo domani al parco. “
 
 
“Cosa ne pensi di questo? E di quello? Forse è troppo elegante per un’uscita al parco. Credi che quest’altro possa andare bene?”

Sono stesa sul letto della mia migliore amica con il busto mentre le gambe sono poggiate sul muro bianco.
 Sbuffo sonoramente. E’ più di un’ora che Mariateresa mi chiede cosa potrà indossare questo pomeriggio. Ma cosa me ne frega? L’importante è che io spii tutto.
No, okay. Questa storia di Zayn mi rende particolarmente allegra e felice per la mia amica. Sono contenta, per poco non svengo e cado per terra. Le gambe mi tremano dall’emozione, come se io e non Mariateresa, dovessi uscire con una delle persone più importanti della mia vita. Però cerco di nascondere tutto, come sono scema.
La cosa che però mi da sui nervi è che si stia proprio rivolgendo a me. Lei sa che a me questo genere di cose non piacciono.

 “Mi stai ascoltando?” Mi chiede improvvisamente facendomi uscire dal mio stato di “trance”.

“Io?! Ovvio che ti sto ascoltando, amore della mia vita.” Rispondo roteando gli occhi al cielo.

Sbuffa, sbuffo. Risbuffiamo di nuovo insieme. Mi guarda male.
“Dai, seriamente. Ho bisogno del tuo aiuto!” Mi prega con la faccina da cucciolo. No, devo resistere!
Mi copro gli occhi con una mano per non guardare la sua faccia patetica. Si accomoda sul letto, distante da me. Si avvicina un po’. Un altro po’…mi abbraccia. Accidenti!

“Oh e va bene!” Grido gesticolando con le mani. Mi alzo con malavoglia dal comodo e caldo letto e mi trascino a peso morto verso l’armadio. Ci guardo un po’ dentro. Non ho la minima idea di cosa potrebbe indossare. Cavolo però.  Decido di prendere un vestito a caso. Glielo lancio. Lo afferra prontamente per poi fissarlo intensamente. Corruga la fronte, sembra quasi schifata dalla mia scelta. Bella amica!

“E’ PERFETTO!” Esclama invece mentre le sue labbra si alzano in un sorrisone.
 Anche questa è fatta.

 
 
La porta della casa di Mariateresa si spalanca improvvisamente lasciando entrare Boo con il vento tra i capelli in tutto il suo splendore.
La guardo avanzare verso di me sorridente mentre sono intenta a bere il mio the alla cannella.

“Ciao!”

“Ciao, Boo.”

Osservo ogni suo movimento, in occasioni come queste potrebbe anche farmi fuori da un momento all’altro. Bevo un altro sorso del mio the sempre tenendo gli occhi ben aperti. Emette un gridolino di gioia, stile bambina con la sua prima Barbie.

“Allora, dov’è Mary?” Chiede tutta eccitata.

“Ma chiudere la porta, no eh!” Esclamo posando la tazza ormai vuota su un mobile e andando a chiudere la porta d’entrata con un colpo secco. “Però sai fare le tue scenette da film con il vento tra i capelli, vero?”

“Mi è venuto davvero così bene? Oh, wow!”

Mi porto una mano sulla fronte disperata. Che Dio ci aiuti!

Ci dirigiamo verso la camera di Mariateresa. E’ appena uscita dalla doccia ed è avvolta in accappatoio con i maialini sopra.

“Non sapevo che ti piacesse Peppa Pig!” Dico ridendo di gusto.

Mi fulmina con lo sguardo mentre Francesca ride insieme a me. Entra in bagno e quando esce ha un altro accappatoio addosso, bianco e semplice, e una spazzola in mano.

“No, quello con Peppa Pig mi piaceva!” Afferma Boo con enfasi mentre io annuisco.

“Sei venuta ad umiliarmi?” Chiede la mia migliore amica con disprezzo.

“Ma no, sono venuta per supportarti, sciocchina! Sono pur sempre la tua idola!” esclama Boo.

Idola?! IDOLA?! Ma è una parola che non esiste nemmeno!
Ripeto: che Dio ci aiuti!

“Allora, cosa ti metterai?” Francesca cambia discorso.

Mariateresa gli indica il vestitino scelto da me poco prima, inizia a spazzolarsi i capelli. Sorrido soddisfatta.
La nostra amica si avvicina e lo guarda attentamente anche lei con una faccia schifata. Ma questa volta sono pronta.

“Bello, vero?!” Sono convinta della sua risposta, dirà sicuramente che ho fatto un ottima scelta.

“Fa schifo.” Eh?!

“Cosa, scusa?”

“Fa schifo.”

“Puoi ripetere?”

“Fa schiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifooooo!”

Sono BASITA! “COME?” urlo imperterrita.

Sbuffa. “Te l’ho detto. Fa schifo!”

Sto quasi per prenderla per i capelli quando Mariateresa mi blocca.
“Mentre voi continuate a conversare io vado a darmi un colpo di phone.”

Cosa? Un colpo di phone? Cioè, vuole darsi l’asciugacapelli in testa? WTF?!
Riripeto: che Dio ci aiuti!
 
Quando Mariateresa esce dal bagno tutta truccata e profumata già indossa il vestitino che le ho scelto io, quello color panna con i pois neri con un fiocco dietro. I tacchi alti sono dello stesso colore, ha una borsa a tracolla marroncina, il braccialetto nero con il i fiocchettini bianchi che le regalò una sua amica al suo ventiduesimo compleanno e una collana di perle grandi molto lunga. I capelli sono raccolti in uno chignon irregolare, il mio preferito.
Ed è terribilmente perfetta.
La guardiamo con la bocca spalancata senza pronunciare alcun suono. Non trovo le parole per dirle che sta un amore, che è meravigliosa e che lascerà Zayn di stucco.

“Sei bellissima!” Dice Boo con un filo di voce.
Annuisco, dandole ragione. Corro sul terrazzo per poi prendere un fiore bianco da un vaso poggiato lì a terra. Torno da lei e glielo metto nei capelli.

“Ecco. Adesso sei perfetta.”

Sembra tutto un film.
 

 
“Bene, ora tocca a me prepararmi!” Esclamo portando nella camera una busta enorme.

“Cos’è?” Mariateresa chiede.

“Credi che solo tu debba vestirti per l’occasione? Mica esco conciata così! Sono una detective, miseriaccia.” Prendo un fogliettino dalla tasca dei miei jeans per poi darlo alla mia migliore amica. “Qui sopra ci sono scritte delle domande da fare a Zayn su Larry. Ovviamente dovrai sceglierne al massimo due per non destare sospetti e porle dopo un lungo lasso di tempo. Per ora è questa la tua missione, Watson. Pensa a divertirti, intanto.”  

“Si, va bene.”

“E cosa penseresti di indossare? La divisa simile a quella di Sherlock Holmes?” Chiede Boo facendo la sarcastica. Ride.

“Esattamente.” Entrambe le mie amiche sono scioccate.

Estraggo un cappotto di lana marrone chiarissimo a quadri dalla busta e un cappello da cacciatore in tinta al primo indumento. Li indosso. Infilo nella tasca la lente di ingrandimento comprata qualche anno fa al mercatino dell’usato. Mi è sempre piaciuta.

“Et voilà!”

Mariateresa ride ormai da un bel pezzo. Boo cerca di nascondere il sorriso che le sta nascendo sulle labbra.
“Ma manca la pipa!” dicono all’unisono.

“Oh, giusto. Che sbadata!” Corro di la alla ricerca della borsa. Una volta trovata ci frugo dentro alla ricerca delle sigarette. Ne prendo una e ritorno da loro. Metto la sigaretta tra le labbra sorridendo.

Adesso sono davvero prontissima!” 








BADA BUM TSSSSSS
Ahahah, no okay. Facciamo i seri!

Alloooors, volevo scusarmi prima di tutto per non aver messo il capitolo prima ma questa settimana sono stata impegnatissima! No, okay, diciamoci la verità, non me ne sono proprio accorta che il tempo sia passato così in fretta! xD 

Voglio ringraziare tutte le persone che leggono la mia storia, e la mia sorellina che mi ha ispirato Peppa Pig e l'accappatoio con i maialini. Ringrazio anche Pino Insegno di Reazione a Catena che mi ha ispirato la parola Corrente! Ahahah, ma okaaaay. 
Ma un ringraziamento speciale va al grandioso Sherlock Holmes. Per un attimo mi sono immaginata vestita esattamente come lui! 

Comunque le cose nel prossimo capitolo si faranno più divertenti e interessanti. Questo non è che l'inizio!
Un bacio a tutti e al prossimo capitolo! 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Capitolo 8



Osservo il parco cercando di scorgere Zayn. E’ lì, vicino a quell’obbrobrio di fontanella giocando col cellulare. Ha trent’anni e si comporta come un ragazzino di quindici. Sospirando mi volto verso Mariateresa che è accovacciata a terra dietro un cespuglio.
La gente passa e ci fis…volevo dire, mi fissa come se fossi un extraterrestre.

“Che minchia guardate? Non avete mai visto una detective?”

Mariateresa si porta una mano sul volto, sconsolata.

“Mi sembri Sconsi la Sconzolata. Te la ricordi?”

Mi guarda male, ma poi sorride.

“Più che una detective sembri una pazza appena uscita dal manicomio che ha accettato il lavoro di investigatrice ma che crede di essere un paparazzo.” Afferma ridendo.

“Ehi!”

Fa spallucce. Non la sopporto quando fa così, stringo più forte la macchina fotografica tra le mani mentre lei mi da uno schiaffo sul braccio.

“Ehi!” Ripeto. “Non ti prendo per i capelli solo per non farti fare brutta figura con Zayn, ma quando torniamo a casa le prendi!” Grido a detti stretti.

Lei mi fa l’occhiolino per poi alzarsi e aggiustarsi il vestito. Si stringe nel cappotto.

“Allora, è arrivato?”

Annuisco. “E’ lì che ti aspetta. Ah…e STAY STRONG!”
“Sei stronz a chi?!”

Sbuffo mentre la spingo via dal cespuglio. Le tolgo dai capelli una foglia per poi darle un bacio sulla guancia. Mi fa l’occhiolino, si volta e cammina a passo lento verso il suo bello.
Intanto corro verso un albero vicino alla fontanella e mi nascondo lì dietro. I due si salutano piuttosto freddamente , sono un po’ imbarazzati. Ihihihihihihih, nistrisco.
Mentre ancora sghignazzo sento prendermi il braccio da qualcuno. Sussulto gridando. Quel qualcuno mi prende e mi tappa la bocca con la mano intimandomi di far silenzio.


“Calmati, per l’amor del cielo!” esclama Boo con tono accusatorio. “Vuoi farti scoprire?”
“Boo, che cazzo ci fai qui?!” Chiedo abbassa voce mandandole un’occhiataccia. “Mi hai fatto morire di paura.”

“Volevo anche io spiarli, ma voi mi avete esclusa!”

“Ti avevo chiesto esplicitamente di starmi lontana perché devo lavorare in pace!”

“Sembri più un paparazzo che una detective con quella macchina fotografica.” Dice improvvisamente calma.

La guardo stranita, poi mi ricordo dell’aggeggio che ho in mano. “Oh, è per avere un ricordo di questa giornata. Non mi serve per lavorare.” Mi giustifico.

“Comunque adesso son qui, e non me ne andrò.” Boo cambia di nuovo discorso.

Sbuffo cercando nuovamente con lo sguardo i due piccioncini. Li trovo seduti su una panchina più avanti a parlare. Tiro Francesca dicendole di spostarci per sentire meglio la conversazione.

 
“Allora, parlami un po’ di te.” Chiede Zayn alla mia migliore amica.

“Uhm…non c’è molto da dire. Come hai potuto capire dal mio nome sono italiana. Mi sono trasferita qui sette anni fa insieme alla mia migliore amica. Ho venticinque anni e per professione faccio la guida turistica. Mi piace scrivere e leggere e passare del tempo con le mie amiche.” Mariateresa fa una pausa. “Ora tocca a te.”

Penso che il pakistano non sa che noi sappiamo proprio tutto di lui e che siamo peggio dell’FBI.

Zayn sorride. “Beh, ho quasi trentuno anni e ho origini pakistane. Faccio parte di una band, i One Direction, non so se li conosci e poi…”
Viene interrotto dalle risate di Mariateresa.

“Perché ridi?”

“No…cioè, continua.” Lo guarda aspettando, ma lui non proferisce parola. “Il fatto è che già so tutto.”

Trattengo a stento le risate.

“Sei una directioner?”

Lei annuisce. “Si, cioè…no. Sono una fan. Ero una directioner da ragazzina. Poi ho capito che da fan si sta meglio.”

“In che senso?” domanda Zayn curioso.

“Insomma…io vi ho sempre stimati per la vostra musica. Quella musica che quando ascolto mi fa battere forte il cuore.” La vedo arrossire sempre di più. “Ma a quanto pare per le altre ragazze non vuol dire questo essere una directioner. Ti faccio un esempio: se non una di noi non riconosce il pelo dell’ascella di Liam, viene considerata una bimbominchia che non sa nulla di voi e che non merita niente.”

Cala un pesante silenzio, persino Boo trattiene il fiato.

“Per questo preferisco definirmi una fan. Per questo preferisco comprare i vostri cd e non nuotare nella marea dei vostri gadget. Per questo preferisco concentrarmi sulle vostre voci e sulle canzoni.”

Vorrei farle un applauso, mi esce persino una lacrimuccia. Francesca sorride sinceramente di fronte alla scena. La stessa cosa fa Zayn.

“Sai, ti stimo molto. Sei una delle poche persone a cui non interessa quante volte al giorno andiamo in bagno.” Dice il moro. Si alza e le tende una mano. Mariateresa l’afferra prontamente. “Andiamo a mangiare da qualche parte, ho una fame da lupi!”

Non perdo altro tempo e scatto una foto.
 
 
 
 
 Il muro che divide il nostro tavolo da quello dei due innamorati è abbastanza alto e permette di nasconderci e di ascoltare allo stesso tempo perfettamente la loro conversazione. Parlano del più e del meno, del tempo, dell’enorme casa di lui. Una cameriera arriva da noi chiedendoci di ordinare.
Mi sistemo per bene sulla sedia cercando di darmi un contegno e di non far capire che stavo origliando. La stessa cosa fa Francesca.

“Per me una cioccolata calda.” Dico.

“Io voglio un succo all’arancia e una fetta di tiramisù.” Chiede invece Boo.

Appena la ragazza se ne va, ritorniamo ad ascoltare ciò che si dicono Zayn e Mariateresa.

“Beh, come ti trovi con i ragazzi?” La mia migliore amica domanda al pakistano.

Il moro esista a rispondere, pare pensieroso. “Benissimo. Ci conosciamo da tantissimi anni e siamo sempre qui, ogni tanto litighiamo ma subito facciamo pace. Forse perché la nostra amicizia supera ogni cosa.”

“Ho sempre adorato questo sentimento che vi lega. E’ come se anche io riuscissi a sentire la vostra amicizia, e mi sento parte di essa. E’ anche così che riuscite a coinvolgere le vostre fan.” Il discorso di Mariateresa viene interrotto dalla suoneria del telefonino di Boo.
Quest’ultima lo cerca disperatamente dalla borsa, una volta trovato lo spegne, sbuffando. La guardo male.

“Sai, ho sempre creduto che il rapporto tra Louis ed Harry fosse solo pura amicizia. Mi dava fastidio un po’ il fatto che alcune fan continuassero ad accusarli di essere gay. Era come se non li rispettassero. Ci soffrivo così tanto…”

Zayn non risponde. Andiamo, dì qualcosa!

“Ovviamente io rimanevo sempre neutrale e non tutte erano così ossessive…”

No, basta. Tossisco forte in modo da farmi sentire. Basta, dico rivolta a Mariateresa continuando a tossire. Non vorrei che si creassero dei sospetti. Spero solo che mi abbia sentito.

“Scusami, forse ho parlato troppo.” Sussurra fortunatamente poco dopo la mia amica.

“No, non preoccuparti. In fondo abbiamo avuto parecchi problemi qualche anno fa, ma poi finalmente tutte le voci sono state messe a tacere quando Louis ha chiesto ad Eleonor di sposarlo. Ma come mai stiamo parlando proprio di questo argomento?”

Strabuzzo gli occhi, tossisco, questa volta per davvero. Cavolo, e se ci scopre?

Boo sembra terribilmente preoccupata, entrambe speriamo che Mariateresa dica qualcosa di sensato.

“Era tanto così, per dire qualcosa. E’ la prima cosa che mi è passata per la mente parlando della vostra amicizia. Perdonami se sono stata invadente.”

Non respiro più.

“No, ma figurati! Non preoccuparti.”

Ritorno a respirare, tutte e tre sospiriamo di sollievo.
 
Il pomeriggio passa lentamente mentre la coppietta conversa animatamente. Tutto fila liscio come l’olio finché l’argomento non cade sui concerti.

“Domani ci sarà il concerto delle Blue Swallows, ho un biglietto in più e non so con chi andarci. Ti andrebbe di venire con me?” Zayn chiede.

“Accetto volentieri l’invito.”

“Quindi le conosci? Io non so neanche chi siano. Me li hanno dati ad un’intervista di una radio…”

“In realtà non le ho mai sentite nominare, ma…stare in t-tua compagnia è divertente..q-q-quindi…”

Non riesco a crederci! Lo ha detto sul serio? Al diavolo la timidezza, e brava a Mariateresa!

Li vedo alzarsi e uscire dal locale, mentre io e Boo ci guardiamo negli occhi.
Francesca fa una smorfia di disapprovazione.
“E’ un gruppo di merda!” Esclama ridendo. 






Salve, salve, salve pella genta! 
Allora, non solo il gruppo è una merda, ma anche questo capitolo! Anche questa settimana non ho proprio avuto l'umore per scrivere qualcosa di decente ed ecco qui che schifezza è uscita. Non so neanche perché sto pubblicando questo capitolo. 
Comunque, volevo ringraziare tutti quelli che continuano a seguire questa storia terribile. Le critiche son sempre ben accette. Mi fanno piacere perché mi aiutano a migliorare. 
Un bacio a tutti da una svampita ragazza. Vado a cavalcare il mio unicorno. c:

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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Capitolo 9



“Oh, non ci posso credere che dopo sei appuntamenti siamo ancora ad un punto morto!” esclama Boo torturandosi le unghie.
“Già, sei fottutti appuntamenti e io non so ancora niente su quei due!” urlo sbattendo violentemente sul bancone del bar il bicchiere ormai vuoto di non so quale alcolico non ancora identificato.
Mi alzo incazzata, barcollando verso la cassa per pagare.
Sono passate tre settimane, porca puttana. E quel pakistano nascondi bombe non accenna un bel niente su Larry. Cosa devo fare? Chiedere un rifornimento di esplosivo a Zayn e suicidarmi oppure accettare la cosa e vivere la mia vita senza preoccuparmi di niente?
La prima opzione mi sembra la più adeguata e adatta alla situazione. Ma perché dover ammazzare la persona più bella del mondo? Sarebbe uno spreco.
Mentre sorrido malignamente rendendomi davvero conto della grandissima cazzata appena pensata, si avvicina Francesca.
“Io in realtà intendevo un’altra cosa. Quando si deciderà a baciarla? Insomma, sono passate tre settimane!” Dice Boo.
La guardo male. “Cioè, ma scherzi? Cosa credi, che siamo in una stupida fan fiction? Nella vita reale le persone non scopano e fanno sesso come due conigli arrapati dopo solo cinque minuti che si conosco, cazzo!”
“Non ti sopporto quando sei ubriaca. Dici continuamente parolacce!” Sospira Boo. Sembra quasi che si stia caricando un enorme masso sulla schiena.
“Pff, io non sono ubriaca!” Ribatto decisa. Per poco non inciampo nei miei stessi piedi, ma dettagli.
“Ah, ma davvero? Prima ti sei messa ad urlare in mezzo alla strada “Cocco fresco, cocco bello! Mangiate il cocco!” Risponde a tono la mia amica.
“Stavo scherzando.” Dico acidamente.
“Si, e tu avresti fatto una figura di merda del genere, solo per scherzare. Ma mi faccia il piacere!”
Questa volta ha colpito nel segno. Oh, fanculo.
Rimango zitta continuando a barcollare. Non sono proprio ubriaca. Insomma, mi sembra solo di camminare sulle uova, mi fa male la testa e per poco non vomito. Ma a parte questo tutto okay.
Usciamo dal bar. Giriamo per le strade senza una meta precisa, guardando le vetrine dei negozi d’abbigliamento e delle gioiellerie con aria assorta.
Mi sembra di sentire in lontananza una musica…tipo Gigi D’Alessio…No, è il piccolo Lucio! No, nemmeno. Chi mai può essere che canta una canzone napoletana per le strade affollate di Londra?
Continuiamo a camminare facendo finta di nulla nel più completo silenzio. Nessuna di noi due dice niente, e mi da leggermente fastidio. Se non mi distraggo almeno un po’ credo che rimetterò tutto da un momento all’altro.
Guardo la strada con sopra una cacca di cane calpestata. Oh, che bello.
“Boo, portami a casa!” Imploro sentendo lo stomaco fare degli strani versi. Lei si limita ad annuire e mi prede a braccetto. Faccio di no con la testa, e la spingo via goffamente. “Ce la faccio, non ho bisogno del tuo aiuto.”
“Ma Ross…”
“Non chiamarmi Ross!”
“Ma è il tuo nome!”
Tsk, particolari.
Mentre camminiamo ancora più lentamente di prima, sento ancora quella strana musica. Sembra vagamente una canzone di Gigi D’Alessio, ma la voce non è la sua. Non può essere possibile. Forse ho un’allucinazione, eppure..bah, sarà l’effetto dell’alcol.
Scuoto con forza il capo provocandomi un mal di testa ancora più forte, quando improvvisamente Boo si ferma.
“Non la senti anche tu una strana musica?”
Annuisco semplicemente, felice di non sentire solo io quel terribile rumore. No, perché se l’avessi sentito solo io sarei dovuta andare in un manicomio e farmi curare. Tiro un sospiro di sollievo.
Questa volta allunghiamo il passo, quasi corriamo verso una folla. Ci avviciniamo curiose e ci facciamo spazio tra la marea di persone stupite.
Un uomo con la folta barba nera e i capelli dello stesso colore, vestito con una semplice T-shirt blu e dei jeans fuori moda e una chitarra rosa in mano sta cantando in napoletano.
Ha un’aria fin troppo familiare. Dove l’ho già visto? Dove?
“Il prossimo brano lo facciamo con il tastierino robbotronico!” Esclama l’uomo eccitato.
“Ma è Gino Fastidio!” Mi illumino improvvisamente guardando Boo. Lei mi guarda con uno sguardo da pesce lesso non continuando a capire.
“Eh?” Dice infatti poco dopo.
“Chupa.” Sbuffo. “Boo, è Gino Fastidio! Quello di Made in Sud!”
“Aaaaah!” Finalmente ha capito! “E chi sarebbe?”
Okay, come non detto.
“Wow, ragazzi. Una bella ragazza mi ha riconosciuto!” Fa Gino improvvisamente guardandomi. “Forza, vieni vicino a me e intoniamo una canzone!”
Sento le guance andare a fuoco. Scuoto il capo, decisa a girare i tacchi e andarmene per poi mandarlo a quel paese quando lo sento prendermi per il braccio. Mi trascina vicino alla sua postazione. All’improvviso sono al centro dell’attenzione. Maledizione!
Impreco mentalmente.
“Sei una mia fan?” Mi chiede improvvisamente.
“Sento Gino, lo sai che se parli italiano nessuno ti capisce?” Decido di ignorare la domanda fatta poco prima e di partire all’attacco con gli insulti.
“Ah.”
Sto per dirgliene quattro per quel suo ‘ah’ del cazzo, ma Francesca mi blocca.
“Senti, Mino, Pino, Lino o come cavolo ti chiami. Io e la mia amica dobbiamo assolutamente andarcene.” Gino fa per fermarci ma la ragazza di fronte a me lo precede. “E se non ci sbrighiamo questa qui” mi indica “potrebbe vomitare da un momento all’altro. Quindi se non vuoi che le tue scarpe si sporchino di vomito gira a largo e non ci rompere più i coglioni!”
Sto per farle un applauso. Sul serio, ora mi esce persino una lacrimuccia. Gordon Ramsey sarebbe fiero di lei, davvero!
“Quindi niente duetto?” 
“No.” Rispondo secca.
“Va bene, ma se per caso volete fare un cd insieme a me mi trovate qui dalle dodici alle diciotto, tutti i giorni tranne il lunedì.” Dice Gino facendomi l’occhiolino. Disgustata tento di girarmi e di coprirmi la bocca. Ma troppo tardi.
 
 
“AAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA, QUINDI HAI RIMESSO SULLE SUE SCARPE? AHAHAHAHAHAHAHAHAH” La fragorosa risata di Mariateresa fa eco nella mia stanza da pranzo. “AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, NON CE LA FACCIO!”
Guardo il piatto sotto di me imbarazzata come non mai. Con la forchetta sposto un po’ le zucchine a destra, poi a sinistra.
“Se lui non mi avesse fatto l’occhiolino non gli avrei di certo vomitato addosso!”
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”
“Cazzo, smettila di ridere!”
“AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!”
“Non è divertente!” Urlo a denti stretti.
“E invece si!” Si asciuga una lacrima uscita fuori per le troppe risate. “Anche troppo!”
Denise invece è l’unica che non ride, anzi mi guarda comprensiva. Persino Boo ha un fastidioso ghigno divertito sul volto.
Sospiro, rimanendo in silenzio. Per un po’ regna la calma e la tranquillità, si sente solo il rumore delle forchette che sfiorano i piatti. Io continuo imperterrita a spostare da un lato all’altro le verdure, fissandole come se fossero radioattive. La suoneria del cellulare di Francesca rompe la quiete e ci fa sobbalzare. Quest’ultima si alza dalla sedia e va a rispondere in salotto. Quando ritorna pare allarmata.
“Dadda, oggi avevamo il turno al ristorante e ce ne siamo dimenticate!” Esclama in preda al panico. “Dobbiamo correre!”
Le vedo agitarsi mentre corrono di qua e di la per la casa cercando le loro cose e indossandole sgraziatamente con grande fretta. In pochi secondi sono di nuovo da noi chiedendoci scusa e salutandoci con degli umidi baci sulle guance. Escono dalla porta d’entrata rapidamente e se la chiudono alle spalle con un colpo secco. Peggio di Bolt.

Sospiro, spostando di lato il mio piatto con fare schifato, bevo un bicchiere d’acqua e mi alzo iniziando a sparecchiare.
Mariateresa fa la stessa cosa, prende i bicchieri e li porta in cucina poggiandoli piano nel lavandino. La raggiungo con alcuni piatti in mano.
Sento lo sguardo della mia migliore amica posarsi su di me. All’inizio cerco di non farci molto caso, ma poi comincio davvero ad esserne stufa.
“Che minchia guaddi?!”
“Io? Nulla…” Cerca di fare la finta tonta, ma con me non funziona.
“Devi dirmi qualcosa?”
“In realtà si.” Fa una pausa, così la incito a parlare. “Zayn mi ha invitata a mangiare una pizza a casa sua…”
Si, vabbè, un altro appuntamento, più romantico. A casa sua. Hai capito il pakistano nascondi bombe? Vuole portarsela a letto. Faranno meglio a stare attenti. Non voglio fare da baby sitter a tanti piccoli terroristi che minacciano di farmi esplodere. Ovviamente sto scherzando (…)
“…con i ragazzi.” Cosa cosa cosa?!
“Ho sentito bene? Con Niall, Liam e i L-l-arry?” Lei annuisce un po’ incerta. E’ un occasione più unica che rara! Ma come farò a spiarli? Per di più dentro casa?!
“E mi ha detto di portare un’amica, se volevo.”
Mi illumino d’immenso.
Si, mi piace troppo questa frase.
“Porca puttana!” Mi lascio sfuggire. Ci guardiamo con aria complice.
Butto i pochi avanzi rimasti del pranzo nel cestino dell’immondizia pensierosa. E se non dovesse funzionare? Se scoprissero che io sono una detective e che sto cercando più disperatamente di un paparazzo di scoprire se Harry e Louis sono gay?
Cerco di allontanare quegli assurdi pensieri dalla mente. Andrà tutto bene. Devo solo avere più fiducia in me stessa.
“Senti, le conservo le zucchine che hai rimasto?” I miei pensieri vengono cacciati via dalle parole di Mariateresa.  “Così te le mangi stasera.”
“NO! BUTTA QUELLA ROBA RADIOATTIVA E NON FARMELA MAI PIU’ VEDERE!” urlo disperata.
Entrambe scoppiamo in una rumorosa risata.
Speriamo solo che vada tutto bene. 







Eccomi! 
Allora, chiedo umilmente perdono per l'enorme ritardo. Davvero, scusatemi. Il fatto è che questa settimana ho riflettutto molto.
Sarò sincera, ho pensato di cancellare la storia. Insomma, io volevo scrivere qualcosa che entrasse nei cuori delle persone. Ma evidentemente ho fallito. Si, già. Sono una perdente. C'è sempre qualcosa che non mi convince, che non mi rende soddisfatta del risultato. Sono partita in quarta, poi in seconda, in prima, fino ad arrivare a fare retromarcia. Eppure mi son detta che le cose se si iniziano bisogna anche finirle. Una mia terribile abitudine è non finire mai ciò che inizio. Ma questa volta voglio fare un eccezione. 
Anche se non sono brava a scrivere e non è il mio campo, mi piace farlo, è l'unico modo per svagarmi ma anche per sfogarmi. 
Detto questo, voglio ringraziare tutte le persone che leggono la mia storia. Grazie grazie grazie. 
Un bacio.
-Ross. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Capitolo 10



Siamo di fronte alla casa del nemico.
Trovarla non mi è stato difficile. Le mie diverse e innumerevoli fonti mi permettono di essere sempre preparata ad ogni evenienza. Dopotutto sono una detective, sono intelligente ed incredibilmente bella ed informata su ogni cosa. Non mi sfugge niente.
La pistola è ben nascosta nello stivaletto destro in camoscio mentre i proiettili di riserva dentro borsetta in eco pitone, direttamente consigliata da Enzo Miccio. Mi sono portata dietro anche alcune stelle ninja, sono piccole ma terribili, messe furtivamente nelle tasche della felpa.
E va bene, okay. Non ho portato nessun’arma, ma dirlo mi fa sentire figa. Però le stelle ninja ce le ho per davvero. Le ho comprate stamattina al mercato. Sono di plastica, ma sempre meglio di niente, no?
Confesso anche che sapevo già dove si trovasse la casa di Zayn, anche perché ci sono già stata. E’ bene sapere dove si trova l’abitazione del pakistano, almeno se qualcuno ha qualche sospetto su di lui, io posso fare irruzione in casa sua senza nessun problema. Meglio sempre fare attenzione, potrebbe benissimo nascondere della cocaina. Uhm.
Okay, Ross. Calma e sangue freddo.  Sei solo di nuovo a pochissimi metri di distanza dai tuoi idoli.  Che sarà mai?
Espiro ed inspiro, sentendo l’agitazione impossessarsi del mio corpo e della mia mente. Posso farcela. In fondo sono Ross! L’investigatrice più figa dell’universo. Ho affrontato casi di ogni genere, questa è solo una pizza tra ‘conoscenti’, non c’è nulla di male! Dico bene o dico giusto?
Mariateresa con sospiro suona al campanello.
Rimaniamo alcuni istanti ad aspettare che qualcuno venga ad aprire la porta, ma nessuno si fa vivo. Metto le braccia conserte sbuffando sonoramente e battendo nervosa il piede a terra.
Proprio mentre mi sporgo per risuonare, la porta si apre. Un uomo con capelli e barbetta biondi ci fissa curioso con i suoi occhi azzurri. Le sue labbra si stendono in un sorriso bellissimo e per un attimo mi sembra di non respirare più. Solo dopo un po’ mi rendo conto di aver trattenuto il fiato.
“Buonasera!” Ci saluta allegro.
Il mio cuore manca un battito.
“Ciao!” questa è Mariateresa.
“Tu devi essere Mariateresa.” Dice rivolgendosi alla ragazza a fianco a me porgendole la mano. “Io sono Niall, un amico di Zayn.”
Oh, sappiamo benissimo chi sei.
La mia migliore amica annuisce mentre gli stringe la mano. “Piacere.”
 Lo sguardo del biondo si posa su di me. “E tu sei…?”
Cala un pesante silenzio. Rimango a fissarlo negli occhi col cuore che batte a mille e una strana sensazione alla pancia e allo stomaco. Mariateresa mi da una gomitata nelle costole. Sussulto.
“Oh, io sono Ross.”
Niall mi guarda meglio. Mi scruta in ogni piccolo particolare. “Hai un’aria familiare, per caso ci conosciamo?”
Scuoto il capo più forte possibile diventando rossa in volto. Mi ritorna alla mente la notte in discoteca. Quando ho ballato insieme a lui. “Noi? Ahahaha, no! Maddai, non ci siamo mai visti. Non so proprio chi sei, non sapevo nemmeno che tu esistessi! Ahahah, cioè io conoscere Niall James Horan, nato il tredici settembre millenovecentonovantatre a Mullingar, in Irlanda? Nono.”
Lui mi fissa divertito. “Sei una directioner?”
“Eh? Quando, dove, come, cosa, perché?”
Ride. Oddio, la sua risata. Potrei sciogliermi. “No, io una directioner? Spero tu stia scherzando!” Ora rido anche io, ma come una malata mentale.
Niall scrolla le spalle. “Prego, entrate.”
Percorriamo il lungo corridoio dietro a Niall il quale sembra un tantino nervoso. Lo guardo attentamente: cazzo, è perfetto. Si ferma all’ingresso del salotto ed urla: “Zayn è arrivata la tua ragazza insieme ad una sua amica!”
“Io non sono la sua ragazza!”
 
Sono seduta sul divano tra Niall ed Harry. Liam è seduto per terra. Zayn e quella traditrice della mia migliore amica sono andati a prendere le pizze. Di Louis nessuna traccia. E sono in imbarazzo.
 Nessuno osa proferire parola, sono tutti troppo occupati a guardare la televisione. Tranne me. Tranne me tranne me tranne me! Oh, rap futuristico….
“Quindi tu sei un’amica di Mariateresa.” Dice improvvisamente Liam.
“No, io sono la sua migliore amica!” Esclamo, quasi offesa.
“Ah.”
Ah? In culo te lo ficco quell’”ah”, Liam.
Non so se si è capito, ma odio le persone che dicono “ah”. Solo io posso dirlo.
“Ma noi non ci siamo ancora presentati…” Harry.
Oh, finalmente qualcuno se ne è accorto! Anche se li conosco già…
“No, non preoccupatevi. E’ una directioner.” Precisa Niall facendomi l’occhiolino.
Io lo ammazzo! Proprio ora che stavano per parlarmi! Proprio ora che stavamo per iniziare una conversazione! “Zitto, nano irlandese!”
Nella stanza fa eco una risata. Quella di Louis, la riconoscerei tra mille. Owh.
Lo vedo che scende con disinvoltura le scale sorridendo dolcemente.
“Fammi spazio, nano irlandese!” Dice una volta arrivato. Cerca di sedersi tra di noi. Risultato: quattro idioti seduti su un divano stretti peggio di un involtino primavera.
Ma in fondo meglio così. Meglio fare le sardine in scatola, stare spalla contro spalla con tre dei miei idoli e sentire i loro respiri. Sembra quasi un abbraccio di gruppo.
Mi sento in paradiso, perdinci bacco. No, non funziona.
Porca puttana!
Il moro mi guarda con un espressione estremamente zuccherosa! Aww! Il suoi occhi ispirano sesso violen…volevo dire abbracci cucciolosi!
Cioè, sdjhffhfhghf.
Okay, Ross. Calmati. Non sei mica una ragazzina adolescente arrapata in preda agli ormoni! Hai venticinque anni, per l’amor del cielo. Datti un contegno.
Sospiro cercando di calmarmi, col solo risultato di essere più agitata di prima. Perfetto. Di male in peggio.
Il ragazzo con gli occhi azzurri mi guarda con attenzione. “Ciao!”
Ommiodio, mi ha detto “ciao”! Mi ha salutata! Ha salutato una comune babbana come me! OMG, OMG, OMG!
Per pochissimo non scatto in piedi per correre ad abbracciarlo!
“Salve, salve, salve!” Urlo con una faccia da pervertita. “Io mi chiamo Rossella, ma tu puoi chiamarmi Ross!” Maledizione!
Lui ride, ancora. Oh, cazzo! “Io sono Louis, ma tu chiamami Louis!”
Ah ah ah. Molto spiritoso.
Noto che Louis ed Harry si scambiano occhiate quasi dispiaciute e piene di comprensione. Tutto a un tratto mi torna in mente il perché sono realmente qui. Non per ridere e scherzare, non per farmi nuovi amici, non per mangiare una buona pizza. No.
Devo darmi una mossa e cercare di essere seria, cosa che non mi è riuscita particolarmente bene fino ad ora.
Devo assolutamente capire se tra quei due c’è qualcosa di più che una semplice amicizia. Quanto vorrei continuare a scherzare con loro. Ma non posso.
Mi accorgo che ormai il mio entusiasmo è andato a puttane.
Beh, sicuramente è meglio così. Riuscirò a concentrarmi.
Rimane solo un piccolissimo giganterrimo problema. Cosa minchia posso chiedere?
Sono quasi tentata di prendere i bigliettini fatti poco prima a casa con le domande da porre loro. Eh, già. Mi sono preparata tutto. Purtroppo non posso, mi scoprirebbero di certo. Soprattutto ora che tutti gli occhi sono puntati su di me. Poi con il nano irlandese così curioso praticamente azzeccato a me…no, non si può e basta.
Mi sento in soggezione, minchia!
Dai Ross! STAY STRONG!
Sei stronz a chi?!
A te!
Ah, bene!
Oh, fanculo.
“Allora Ross. Cosa fai nella vita?” Ritorna alla carica Liam.
“Eh? Quando dove come cosa perché?”
“Studi o lavori già?”
“Eh? Quando dove come cosa perché?”
“Cosa fai durante tutta la giornata?!” Il suo tono di voce è leggermente spazientito. Si, leggermente.
“Eh? Quando dove come cosa perché?”
Lo blocco, puntandogli il dito contro.
Di certo non mangio tutto il giorno le minestre con la forchetta, Liam! “Studio medicina.”
COSA?! Da dove cazzo minchia mi è uscito che studio medicina? Maledetta me! Dovrei cruciarmi! Possibile che io sia così idiota? Non potevo semplicemente dire che ballavo il tango insieme a Gigi D’Alessio?! No, ma figuriamoci! Che testa di cazzo che sono.
“Voglio diventare pediatra.”
Oh, ma che palle, però eh!
Vorrei tapparmi la bocca e prendermi a schiaffi. Ora mi cucio le labbra per non sparare più cazzate!
Alzo la mano destra con l’intenzione di schiaffeggiarmi quando noto che tutti mi fissano increduli ed allibiti. Cosa ho detto di male?
“Tu studi davvero medicina?” Mi sussurra Niall sbattendo più volte gli occhi poco sicuro.
Come? Non ci crede? Ma non vede quanto sono estremamente intelligente? Ne dubita pure? Pff.
“Esattamente.” Dico annuendo convinta.
Silenzio. Perché c’è silenzio? Tra poco passa una balla di fieno. Mi sento a disagio. Povera me!
“Ma se sembri una pazza psicopatica!”
…adesso per davvero lo ammazzo! Brutto bastardo, nano irlandese di sto cazzo! Ma chi minchia si crede di essere? Io lo prendo e lo trascino per tutta la casa col muso per terra, lo lego alla sedia con il filo spinato e lo costringo ad ascoltare musica neomelodica, soprattutto Gino Fastidio!
Ecco, perfetto. Adesso mi viene pure da vomitare. Mi porto una mano alla bocca diventando completamente verde. Dovevo pensare proprio a Gino?! Porca ehm…donna dai facili costumi!
“Davvero vuoi che ti faccia m’ama non m’ama con le sopraciglia, nano?” Urlo fulminandolo con lo sguardo. Sul mio volto vi è un’espressione maligna. “Ti posso assicurare che fa male. Le mie vittime di solito chiedono pietà in ginocchio.”
Rido sguaiatamente.
Ho una voglia pazza di prendere le stelle ninja e minacciarlo un altro po’, ma sarebbe troppo crudele spaventarlo con delle armi di plastica.
Anche se ammetto che mi piacerebbe troppo vederlo impaurito. Mi sto già immaginando la scena e pregustando il momento.
“Piuttosto, perché non vai a ballare la danza irlandese e a cercare la pentola con l’oro alla fine dell’arcobaleno?” Mi alzo dal divano sicura di me infilandomi le mani nei capelli e spostandoli all’indietro. “E già che ci sei, quando torni portami un unicorno rosa che caga merda color arcobaleno.”
Niall è ancora più stupito. Nei suoi occhi azzurri come il mare c’è una sorta di paura.
I ragazzi intorno a me sghignazzano divertiti, guardando prima me e poi il biondino.
“Caspita Horan, pensavo fossi più intelligente!” Continuo. Ormai ci ho preso gusto.
Lui non risponde. “Tsk, e sei anche senza palle.”
“Ehi, io…”
Alzo una mano davanti a lui con fare superiore. “E’ troppo tardi per parlare, nano.”
“Ma..”
“Ssshh.” Lo zittisco tentando di sembrare senZuale, ma più che altro sembro una gallina in calore. Coccodè.
Alza gli occhi al cielo. Mi volto verso Harry, quello più scioccato di tutti. Ha lo sguardo perso, come se fosse in uno stato di trance. Guardo Louis che cerca di nascondere un sorriso per non far scoraggiare Niall.
“Senti carota.” Richiamo l’uomo di fronte a me. “Devo farti una domanda.”
“Se mi devi chiedere se il mio culo è stato scolpito da Giotto, la risposta è no.” Afferma seccamente.
Maledizione, mi ha letto nel pensiero!
“Io? Ma quando mai? Mica volevo chiederti quello!” Ridacchio falsamente.
“E allora cosa dovevi domandarmi?” Incrocia le braccia al petto e mi osserva con il mento leggermente alzato. Tipo boss, yo.
“Ehm…cosa dovevo domandarti?” Per l’ennesima volta sono a corto di parole e di idee, mannaggia! “Louis…”
“Si?”
Prendo un bel respiro e caccio tutto fuori. O la va o la spacca.
“Ma a te piacciono le zucchine?” 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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Capitolo 11



“Louis…”
“Si?”
Prendo un bel respiro e caccio tutto fuori. O la va o la spacca.
“Ma a te piacciono le zucchine?”
Lo vedo sbiancare leggermente e assumere una faccia pensierosa. Si tocca il mento con fare poco convinto. Annuisce semplicemente.
“Certo, sono gustose e salutari!”
Mi do uno schiaffo sulla fronte, amareggiata.
Non ha capito proprio un cazzo.


A tavola si parla animatamente e devo dire la verità, mi sento un pochino esclusa.
Mariateresa e il suo bello nascondi bombe conversano sghignazzando ogni tanto. Il nano irlandese e Liam-ho-paura-dei-cucchiai spettegolano peggio delle vecchie che si mettono appostate davanti al balcone per farsi spudoratamente i cazzi degli altri. Per quanto riguarda Louis ed Harry, si scambiano qualche parola, ma nulla di più. Anche perché ho insistito per mettermi tra di loro, proprio in mezzo.
Sospiro pesantemente, tentando di farmi notare da qualcuno. Ma come al solito nessuno mi caga.
Tossisco abbastanza forte, ma ancora nulla.
Che minchia deve fare una povera ragazza per essere notata?
“QUESTA PIZZA E’ FA-VO-LO-SA!” Urlo dando una gomitata nelle costole a Louis. “Non è vero carota?”
“Oh, ehm, certo.” Biascica.
Ora mi guardano tutti. Perfetto. Cosa dico?
Ma che idiota che sono. Mi volto verso Harry che è intento a fissare la sua pizza disgustato. “E a te piace la pizza, Haz?”
“No, fa schifo. Ma dove l’avete presa?”
“Dai, non è tanto male…” Dice Liam.
“No, no! Ha proprio ragione.” Esclamo fermandolo di colpo con la mano alzata. “Fa schifo.” Annuisco sicura.
“Ma non avevi detto che era favolosa?” Mi chiede Zayn più confuso che mai.
Lo fulmino con lo sguardo. “Sta zitto pakistano nascondi bombe!”
Alza le mani in segno di resa. Mariateresa mi guarda scioccata. Cosa c’è? Che ho fatto di male?
“Senti nano, se vuoi ti do la mia, visto che hai tanta fame.” Dico rivolgendomi ad Horan.
Alza il capo verso di me e per un attimo si illumina. All’improvviso però la sua espressione muta a seria e la sua pelle si fa sempre più pallida, sembra che abbia appena visto un fantasma! Scuote il capo.
“No, grazie. Non ho fame.”
“Ma se ti sei mangiato sei pizze!”
“Non ho fame..” Continua a dire imperterrito.
“Andiamo, io non la voglio!” Grido fissandolo intensamente.
“Smettila di guardarmi così! Non la voglio perché non mi fido di te, okay? Potresti averci messo qualche veleno! Forse vuoi farmi fuori!”
Ma che cazz…?
I ragazzi ridono. Sbuffo. “Sei il mio idolo, non potrei mai ucciderti!” Strillo nervosa.
“Allora lo ammetti che sei una directioner!”
Porca puttana!
“No, non lo sono!” Ribatto decisa.
“E invece si! Lo hai detto!” Obietta Niall.
“Oh, fanculo!”
Mi alzo di scatto dalla sedia, dirigendomi verso il salotto dove ho lasciato la borsa con tutte le mie cose dentro. “Io vado a fumare una sigaretta.” Annuncio con rabbia prendendo il pacchetto di sigarette e l’accendino.
 
Dovevo aspettarmelo.
Non sono in una delle solite stupide fan fiction, in cui la protagonista si chiama o Hope, o Destiny, o Faith, e dove tutti hanno dei nomi fighi. Insomma, una che si chiami Asdrubala, mai, eh?
Non sono alta, occhi azzurri o verdi, capelli lunghissimi e biondi. Non sono simpatica e socievole, anzi tutto il contrario.
Un seme nero dell’anguria è meno antipatico di me.
La mia acidità supera ogni limite. In più sono sempre incazzata e il mio aspetto fisico…beh, fa talmente schifo che quando passo persino gli alberi vomitano.
Insomma, non sono per niente la perfezione fatta persona. Il mio motto è: imperfetta nelle tue imperfezioni.
E’ sempre stato così, da quando avevo otto anni. Mi sono sempre vista come una bestia. L’autostima in tutti questi anni non è affatto cresciuta. Per tanto tempo lo specchio mi ha sempre detto con veemenza di essere orribile, così grassa e terribilmente acida.
Fatto sta che non ho mai avuto un ragazzo, se non si conta quella volta in quarta elementare che poi finì in tragedia, ma vabbè.
Quindi questo è il punto della situazione: brutta, grassa, seccante, insopportabile, incapace, disordinata e vergine. La sfiga fatta persona, appunto.
Prendo un’altra sigaretta. La metto tra le labbra e l’accendo.
“Cosa stai facendo qui tutta sola?”
Mi volto di scatto verso l’uomo dietro di me. I ricci sono scompigliati dal vento freddo. Si inumidisce la labbra con la lingua in una mossa estremamente sexy. Mi vengono i brividi, e no, non di freddo.
“Sto fumando, non vedi?” Rispondo cacciando fuori il fumo.
Lui annuisce e si avvicina a me.
Come posso essere così calma con il mio idolo così vicino? Come faccio a respirare regolarmente?
Vorrei solo piangere dalla gioia e abbracciarlo più forte possibile. Tutto quello che desidero da anni è qui di fronte a me ed io non faccio niente. Rimango immobile a fumare come una cogliona.
Harry guarda il cielo buio, c’è solo qualche stella ad illuminare la Terra. Sembra quasi incantato, sento il suo respiro calmo, segno che si sta evidentemente rilassando. Chiude gli occhi.
Butto la sigaretta ormai consumata a terra e la schiaccio con un piede. Prendo il pacchetto con l’intenzione di fumare ancora quando improvvisamente il riccio mi blocca.
“Smettila.”
“Sono grande e vaccinata, non preoccuparti, non muoio mica.”
Lui scuote il capo in modo deciso. “Non farlo.”
“Ehi, ehi. Non mi sto mica drogando.” Dico seccamente.
“Fumare fa male.” Continua imperterrito.
“Cosa credi? Che io non lo sappia? Che stia qui a rovinarmi i polmoni a mia insaputa?”
Faccio per prendere la sigaretta e portarmela tra le labbra, ma ancora una volta vengo fermata. “Cosa c’è Harry? Non hai mai visto una persona fumare?”
Non parla, mi guarda e basta. Forse sta pensando che sono un’emerita idiota, che sono stupida, antipatica, odiosa. Una stronza che vuole fare la stronza, ecco.
Mi prende il pacchetto dalle mani con un gesto brusco e caccia una sigaretta. La spezza a metà e le getta per terra sotto il mio sguardo incredulo.
“Cosa…”ne spezza un’altra. “è…” ancora un’altra. “accaduto…” di nuovo. “a questa..” crack. “ragazza?”
Le calpesta infuriato. “Perché…” un’altra “i suoi…” Parla ad intervalli di tempo, tra uno spaccare e l’altro. “occhi sono così tristi?”
Si blocca guardandomi negli occhi, verdi contro marroni.
Le sue iridi mi fissano arrabbiate, e per un attimo vorrei catapultarmi tra le sue braccia, poggiare la testa sul suo petto e ascoltare il suo cuore battere e magari dopo sentire il suo profumo addosso.
“La vita è mia e tu non hai il diritto di intrometterti in affari che non ti riguardano.”
Calpesto anche io quegli involucri di tabacco tritato, ci salto sopra con rabbia.
Non so perché lo faccio, non so perché io mi faccia così schifo. Una strana sensazione allo stomaco mi fa sentire male.
“Perché sei venuto?” Gli chiedo con disprezzo.
“Mi hanno chiesto di venirti a chiamare per mangiare la torta che ha fatto stamattina Liam.”
Una sorta di delusione si insinua dentro di me. Mi giro verso la porta e do le spalle ad Harry.
Entro dentro senza nemmeno aspettarlo.

 
“E’ stata davvero una serata divertentissima!” Esclama Zayn guardando Mariateresa per poi darle un bacio su una guancia.
“Si, davvero memorabile!” Dice Liam-ho-paura-dei-cucchiai con entusiasmo.
Osservo Harry e Louis seduti sul divano a giocare con qualche stupido videogame tutt’altro che contenti e non sembra che siano gli unici.  
“Parlate per voi, questa pazza qui mi ha minacciato!” Niall mostra il suo disappunto allontanandosi da me il più possibile.
Lo guardo male. “Nano non ho voglia di litigare.” Sospiro. “Mi ha fatto molto piacere conoscervi ragazzi, siete molto simpatici.” Do un’occhiata veloce ad Harry che ora ha stoppato il gioco.
“Beh, allora ciao a tutti!” Saluta Mariateresa uscendo, seguita a ruota da me.
Entriamo in macchina. Metto in moto e partiamo.
“E’ stato carino, no?” Dice la mia migliore amica dopo un lungo e stressante silenzio.
“Uhm.”
“E’ successo qualcosa?”
Non rispondo, non mi va. E’ stata una delle serate peggiori di sempre.
“Almeno sei riuscita a capire qualcosa su Larry?”
Annuisco semplicemente. “Non hanno proprio parlato, anche perché mi sono seduta tra di loro. Eppure se fossero solo e soltanto amici non si farebbero scrupoli a conversare normalmente. E invece no, dicevano solo cose tipo ‘mi passi il sale?’.” Faccio una pausa. “Però…”
“Però?”
“I loro sguardi. Si guardano come…come…” Non riesco a continuare la frase. “Come tu guardi Zayn.”
In macchina è buio ma è sicuro come il fatto che io mi chiamo Rossella che è la ragazza seduta affianco a me è arrossita.
“Non è nulla su cui basarci, certo. Ma è un inizio.” Spiego. “Può darsi anche che si piacciano ma non stanno insieme.”
“Lo vedo alquanto improbabile.”
“Dici? Beh, non so. E’ ancora tutto da scoprire. Io intanto appunto tutto sul mio taccuino per non farmi sfuggire niente.”
Ce la farò a scoprire la verità? Sto davvero pensando di voler gettare la spugna.
Eppure non devo arrendermi.
Io posso farcela. Devo farcela.





Salve a tutti.
Lo so, lo so. Questo capitolo fa veramente cagare, il fatto è che sono triste e per questo mi è uscita questa merda. Speravo venisse meglio e invece il risultato fa pena. 
Comunque sia, le cose si faranno più interessanti a partire dal prossimo capitolo, speriamo che i prossimi mi escano decenti.
E niente, volevo ringraziare tutte le persone che seguono la mia storia.
Un bacio a tutti.
-R

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Capitolo 12



“And we danced all night to the best song ever!”
Nella casa di Mariateresa si respira aria allegra. La vedo cantare e ballare in cucina a ritmo della vecchia canzone dei ragazzi. Quasi quasi mi unisco a lei.
E’ felice e la cosa mi fa solo star bene. Sono contenta anche io per lei.
Ogni tanto emette dei gridolini di entusiasmo, un po’ rompipalle, ma accettabili.
Io, come al solito, sono stravaccata sul divano guardando ovviamente il mio canale preferito: Real Time.
“Ma no no no no NO!” Urla Enzo Miccio contro una povera sfigata. “La borsa in eco nappa è molto più chic di quella in eco pitone!”
Fa la classica posa gay e continua ad insultare la ragazza.
Mangio svogliatamente delle patatine quando la mia migliore amica fa l’acuto di Zayn perforandomi i timpani.
“Aoooo, cazzo ti urli?! Sembri una cazzo di marmotta arrapata! Smettila, sto cercando di seguire i consigli di Enzo! Mamma mia, che maleducazione!”
Prendo due cuscini e li premo con forza sulle orecchie.
“Ma le marmotte possono essere arrapate? Ma non dovevano conquistare il mondo? Oppure erano i castori?” Mi chiede confusa la mia migliore amica entrando in salotto.
Sbuffo alzando gli occhi al cielo. “Le marmotte sono immortali, mentre i castori un giorno conquisteranno il mondo! Cosa minchia c’è da capire?!”
Lei annuisce e torna in cucina, questa volta intonando Gotta be you. Di male in peggio insomma.
“Amore della mia vita?” La chiamo.
“Luce dei miei occhi?” Mi risponde lei a tono.
“Ho fame, quando si mangia?” Le chiedo sentendo lo stomaco brontolare.
“Ma sono solo le dieci del mattino, non è ancora ora di pranzo!”
Merda, pensavo fossero le due del pomeriggio o giù di lì. Che due palle però eh.
Cerco ancora di seguire i miei due paladini del fashon, troppo occupati a sputtanare le persone per il modo in cui si vestono, ma sono troppo occupata a contarmi le doppie punte. Una volta finito il programma una voce antipatica annuncia la nuova serie di Torte in Corso con Renato!
No, ma sul serio?! Questa giornata va di bene in meglio!
“VAFFANCULO RENATO CUOREDINAPOLI! VAFFANCULO A TE E AI TUOI FOTTUTISSIMI COPPAPASTA!” Urlo incazzata. “E adesso coppiamo la pasta con il nostro coppapasta di sto cazzo a forma di goccia!” Faccio il verso e delle facce buffe.
Dannazione.
Meraviglia delle meraviglie, cambio canale.
Fantastico! Sta facendo Spongebob!
Canto mentalmente la sigla, peggio di una ritardata mentre Patrick si suona più serio che mai la pancia sotto lo sguardo scocciato di Squiddi.
Inaspettatamente mi viene un’idea geniale. Mi alzo la maglietta lasciando scoperta la pancia e con la testa provo a suonare anche io.
Porca puttana, non funziona. Maledetti cartoni animati!
Perché io non riesco a vivere sottacqua? Perché non mi hanno chiamata per girare Spongebob?
“Cosa stai facendo?!” Una voce maschile mi fa riemergere dal mare di pensieri in cui mi trovo. Mi volto spaventata verso l’uomo coi capelli ricci e gli occhi verdi che mi fissa con gli occhi sgranati ma allo stesso tempo in modo molto secZi.
Forse pensa che io sia pazza e con seri problemi mentali. In fondo non ha tutti i torti.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHH” Grido saltando in piedi sul divano e afferrando una lampada su un mobile vicino. “La domanda è: COSA MINCHIA CI FAI TU QUI?!”
Non risponde, mi fissa solo con un sopracciglio alzato.
“Harry Stile lo so che sei uno stalker! Vattene via prima che ti colpisca con questa, brutto PERVERTITO!” Gli intimo, impugnando meglio l’oggetto che ho in mano.
“Harry Stile?” Mi chiede confuso.
“Non ti chiamavi così?” Domando abbassando la guardia.
“No, mi chiamo Harry Styles…”
“Lo so come ti chiami, idiota di sto cazzo.” Poso la lampada al suo posto e scendo dal sofà. Metto le braccia conserte scrutandolo meglio.
“Comunque sia, io e Zayn siamo venuti per riportarti queste…” Prende dalla tasca dei jeans alcuni oggetti molto piccoli in plastica e me li porge.
Le stelle ninja!
Ecco perché non riuscivo più a trovarle. Le afferro prontamente mettendomele nelle tasche della mia felpa grigia.
“Ti sono cadute l’altra sera mentre te ne andavi. “ Mi spiega. “Volevi ammazzarci tutti?”
“Io?! Ma quando mai!” Esclamo offesa portandomi una mano sul petto. “Dobby non voleva uccidere, soltanto mutilare o ferire gravemente!” Imito la voce di Dobby l’elfo domest….VOLEVO DIRE DOBBY L’ELFO LIBERO.
Lui ride come un ritardato mentale. Meno male che non sono l’unica allora.
“Grazie.” Gli dico dopo un po’.
“Dovere.”
“Insomma potevi usarle a tuo piacimento per minacciarmi, e invece non l’hai fatto.”
Noto che cambia improvvisamente espressione facciale. “Cavolo, perché non ci ho pensato prima?!” Si batte una mano sulla fronte facendo il finto sconsolato.
No, cosa gli ho messo in testa?! Povera me! Mi vedrò minacciata con delle banane marce, questo è sicuro!
Stringo forte le stelle a me. “Purtroppo me le hai già ridate.” Gli faccio la linguaccia.
“Già, purtroppo.”
Rimaniamo parecchio tempo a fissarci intensamente senza parlare. Perché non se ne va?
Lo sapevo, è un brutto stalker pervertito, me lo sento. “E beh? Non te ne vai?” Rompo il silenzio.
Lui scuote il capo. “Mariateresa e Zayn si stavano ‘salutando’” Fa le virgolette con le dita all’ultima parola, marcandola un po’ di più con la voce bassa e sexy che si ritrova. Omg.
Ci rifletto un attimo su. “Dimmi che non stanno facendo sesso violento in cucina, Harry.” Rabbrividisco al solo pensiero. “Oddio, che schifo, che schifo, che schifo! Non entrerò mai più lì dentro! BLEAH!”
Harry mi lancia un occhiata di fuoco. “NO!” Urla. “E poi sono io quello pervertito…”
“E allora va di la.” Gli ordino a denti stretti.
“Ma potrebbero star facendo…ehm…” Si ferma cercando di trovare le parole adatte. “E va bene, hai ragione tu. Forse…”
“Non voglio nemmeno pensarci!” Dico infastidita. Non voglio fare da baby sitter a tanti piccoli terroristi. Lo dicevo, lo dico e lo dirò all’infinito.
“Quindi che si fa?”
Faccio spallucce.
Cosa si può fare in due, da soli, in un salotto, in una giornata noiosa?
Guardo Harry con aria senZuale bagnandomi le labbra con la lingua. Mossa che sicuramente mi ha fatto sembrare un cammello in astinenza da sesso.
Okay, Ross. Basta pensare male, bastaaaaaaaaaaaaaaaa.
Inspiro ed espiro cercando di allontanare tutte le cose perverse che mi sono improvvisamente venute in mente.
“Guardiamo la tv.” Propongo. Più che un’opzione è un comando. E’ ovvio, io voglio continuare a vedere i il mio programma preferito!
Giro su Real Time accomodandomi sul divano mangiando patatine. Sta facendo ‘Peint your botilia’. Faccio segno ad Harry di sedersi accanto a me ma lui fa di no con la testa.
“Non dirmi che ti piace questo canale.”
“Si, hai qualche problema?” Gli dico ringhiando per poi ritornare a guardare come ipnotizzata lo schermo.
Lui si avvicina e spegne la televisione. Brutto coglione di merda, adesso gliene dico quattro!
Faccio per aprire bocca ma lui mi blocca. “Non vedrò questa merda con te.”
Ora lo mordo!
Sul serio dovrei fare un videogioco chiamato Rossella passione cani randagi.
Lo guardo negli occhi con l’intenzione di sputargli in faccia, ma qualcosa mi trattiene. Mi alzo con nonchalance prendendo il pacchetto di sigarette. Ne prendo una e la infilo in bocca.
“Tu fai quello che minchia vuoi, io vado a fumare.” Mi rivolgo a lui bruscamente con l’intenzione di farlo sentire in colpa. Mi dirigo verso il balcone e mi appoggio alla ringhiera prendendo l’accendino.
Harry fa in fretta a raggiungermi. Mi prende la sigaretta dalle labbra e la spezza a metà. La butta giù e questa va a finire sulla testa un vecchiaccio rimbambito che non se ne accorge nemmeno e continua a camminare per la sua strada incurante di tutto.
E dalle, ma che rompi coglioni che è questo qui! Porca puttana, ma un pacco di cazzi tuoi, no è?!
Lo guardo male, mandandogli mentalmente fulmini e saette.
“Fanculo Harry Stile!” Gli do una schiaffo dietro la nuca. Lui si massaggia la parte dolorante seguendomi con lo sguardo mentre io ritorno dentro.
Prendo un elastico e mi faccio la coda di cavallo, girando qua e la per il salotto.
“Perché non ascoltiamo un po’ di musica?” Mi chiede adocchiando lo stereo. Si avvicina a quest’ultimo prendendo una pila di cd lì vicino.
Lo vedo corrugare notevolmente la fronte. Legge i titoli di ognuno e poi si volta confuso. “Ma sono tutti di un certo Pino Giordano e di Gigi D’Alessio!”
Trattengo a stento una risata. Quelli sono i cd dei cantanti neomelodici che portai a Mariateresa il giorno del suo diciottesimo compleanno per farle un piccolo innocente scherzo. Evidentemente sono rimasti lì per tutto questo tempo. “Ovvio che si!”
Lui fa una smorfia disgustata. “Non c’è nient’altro?”
“Assolutamente no.”
Si avvicina allora cautamente al cestino della spazzatura sotto la scrivania. Lo guardo assottigliando gli occhi. Sta per buttare i miei tesori! Brutto cane bastardo! Corro verso di lui e gli salto addosso. Alla fine riesco a fermarlo, si tiro da mano i cd e li metto in tasca insieme alle stelle ninja. Faccio per alzarmi ma lui inizia a farmi il solletico.
Rido come una demente, pregandolo di smetterla. Ma lui non la finisce, sento già le lacrime per le troppe risate.
“Harry…Harry, basta!” Niente. “HARRY SE NON LA FINISCI TI CRUCIO I GIOIELLINI DI FAMIGLIA!”
Hazza si sposta immediatamente, alzandosi più velocemente di un fulmine.
Si tocca il pacco quasi disperato mentre io sogghigno divertita.
Luisbuffa e si butta letteralmente per terra. Si mette a pancia in su guardando il soffitto mentre io afferro la mia enorme borsa e ci frugo dentro senza sosta.
E’ proprio vero che la borsa di una donna è più grande dello spazio.
Con grande fatica riesco a trovare Up all night. Lo stringo forte e mi accovaccio vicino al riccio. “Mettiamo questo.” Glielo porgo titubante. Il suo viso si illumina.
“Il nostro primo album!”
Annuisco. “Si, lo porto sempre con me da tanti anni. E’ la cosa a cui tengo di più.” Gli spiego. Glielo tiro dalle mani e mi alzo, camminando piano verso la radio. L’accendo ed infilo il cd dentro. Premo play e What Makes You Beautiful parte.
Mi vengono le lacrime agli occhi, ripensando ai bei vecchi tempi.
“Baby you light up my world like noboby else…” Canto a squarciagola ed Harry si unisce a me. “The way that you flip your hair gets me overwhelmed…”
Ridiamo, e credo che sia il momento più bella di tutta la mia vita.
Improvvisamente un cellulare squilla. La suoneria è palesemente la mia. Afferro il telefonino guardando il numero: sconosciuto. Decido di non rispondere e di lasciar perdere ma Harry lo prende.“Pronto?”
Alcuni attimi di tensione. “Mi scusi, ma adesso non ho proprio tempo! Sa, mia moglie ha appena partorito e il bambino sta piangendo come non mai! Io non so cosa fare! Forse ha fame? Ha sete? Oppure ha fatto la popò? O ha solo sonno? La prego mi aiuti a farlo calmare!” Dopo un po’ Stile toglie l’aggeggio dall’orecchio e guarda lo schermo sorridente. “Ha posato.”
“Ti ha chiuso il telefono in faccia!” Urlo ridendo di gusto.
“Il miglior modo di prendere per il culo la gente.”
Annuisco, concordando con quello che il riccio ha appena detto.
Ritorno a cantare quando noto che Harry non mi segue. Lo guardo cercando di capire cos’abbia. Osserva stranito il display del cellulare. Ad un tratto sorride e me lo mostra. “E’ Niall.”
Entro nel panico. Non deve sapere della mia cotta segretissima per lui. Per nessuna ragione al mondo.
“Ah. Ah. Ah, che scherzo di pessimo gusto. Ah. Ah. Ah.” Cerco di sembrare arrabbiata, ma non mi riesce.
“Ti piace Niall.” Afferma con sicurezza Harry dopo una - evidente - lunga riflessione. La sua non è una domanda.
“No, ti stai sbagliando.”
“Invece si. Si vede lontano un miglio. Ecco perché lo prendevi in giro!”
“Ti dico che non mi piace!”
“Si.”
“No.”
“Ho detto di si!”
Sospiro. “E va bene mi piace! Cosa c’è di strano?” Sbatto un piede per terra chiudendo la mano destra in un pungo. “E’ il mio idolo! Credevi forse che io fossi una strafiga sposata con settordici figli?!”
Lui poggia le sue grandi mani sulle mie spalle e mi guarda negli occhi. Distolgo lo sguardo. “Non è per niente strano. Solo che non riesco a capire perché lo nascondi.”
La mie labbra si alzano in un ghigno.
“Non è così facile Harry Styles. Anzi, se vuoi saperlo, è più difficile di quanto credi. Sono innamorata di Niall da dodici anni. Non è per niente semplice prenderlo e dirgli: ‘Hey, ciao Niall, ti amo. Sposiamoci e facciamo tanti figli insieme.’” Faccio un bel respiro profondo. “Diciamoci la verità, non siamo di certo in una stupida fan fiction dove la ragazza protagonista ha un’insolita botta di culo, vi incontra e vi dice che siete i suoi idoli da sempre, e voi la baciate e ve la scopate automaticamente. Nella vita reale le cose non vanno così.
Nella vita reale…” abbasso il capo trovando all’improvviso il pavimento molto più interessante delle iridi di Harry. “le ragazze come me sognano ad occhi aperti, ma per fare ciò bisogna fare dei sacrifici. Hai idea di quante volte io sia andata a letto di sera piangendo? E sai perché? Perché non avrei mai potuto sentire le vostre voci dal vivo, perché non avrei mai ricevuto l’abbraccio tanto desiderato. Era l’unica cosa che volevo davvero. Non riuscì ad andare al vostro primo concerto in Italia, e nemmeno al secondo, al terzo…al quarto. Ci rinunciai dopo un po’ e mi ripromisi che se mai vi avessi incontrato avrei camminato spedita verso il mio principe azzurro e gli avrei detto: “Niall, ti amo più della mia stessa vita.” E anche se lui non mi avrebbe cagato minimamente, sarei stata felice perché mi sarei tolta un enorme peso di dosso. Ma è successo tutto il contrario. Quando l’ho visto lì davanti a me, bello come il sole, le parole mi sono morte in gola. E adesso persino la notte ho gli incubi.
Il punto è che le cose non vanno mai come ti aspetti che vadano.” Concludo. Ora molte lacrime mi rigano il viso e quello che vorrei in questo momento è solo un abbraccio.
Forse Harry ha il potere di leggere nel pensiero perché mi afferra e mi stringe forte a se. Posso sentire il suo cuore battere e mi beo del suo dolce profumo. Mi bacia la nuca accarezzandomi la schiena.
E’ una sensazione bellissima.





AAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOO
Salve salve tante pella gente!
Questo capitolo è stata una vera tortura! Ci ho messo ore intere per farlo dato che oggi avevo una particolare ispirazione. Poi purtroppo non so come, ma si era cancellato e quindi ho dovuto riscriverlo tutto d'accapo. Bella merda, eh? Non riesco nemmeno a formulare una frase di senso compiuto, tanto che sono esausta. *si asciuga il sudore dalla fronte*
Diciamo che mia parte preferita è assolutamente la fine. Lì Ross confida tutto ad Harry.
Vorrei tanto sapere cosa ne pensate voi, solo un parere generale.
Grazie a tutti e un grande grandissimissimo abbraccio.
Ah, avete visto? Ho messo anche un omaggio a Best Song Ever, che è uscita da poco. Ci tenevo a metterla.
Tanti kiss.
-R

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Capitolo dedicato alla mia migliore amica.
La meravigliosa canzone è tutta dedicata a lei.

Capitolo 13
 

                                                                                               
23 dicembre 2023. Un giorno al compleanno di Louis. E un giorno alla sua super mega extra meravigliosa festa di compleanno. A sorpresa, ovviamente.
E a chi è stata affidata l’organizzazione di tutto? A me , ovviamente.
E chi deve andare a comprare il regalo? Io, ovviamente.
Ormai è tutto un assillante ripetersi di “ovviamente”.
Fortunatamente, non sono sola. Nell’impresa ho coinvolto le mie tre scagnozze: Mariateresa, Boo e Denise.
Stiamo girando da tre quarti d’ora per il centro commerciale, alla ricerca del regalo perfetto. Non troppo semplice ma neanche troppo elaborato. E devo dire che è un’impresa difficilissima.
Non solo perché le ragazze vogliono fermarsi ogni cinque secondi in un negozio diverso, ma anche perché non abbiamo concluso un fico secco.
Mentre Dadda e Francesca si provano alcuni vestiti che secondo loro ‘sarebbero perfetti per la festa di domani’, io e la mia migliore amica chiacchieriamo del più e del meno.
Quest’ultima si poggia al muro con un profondo sospiro.
“Mi gira la testa e mi fa male la pancia.” Si lamenta.
Non la biasimo affatto. C’è una marea di gente che si affretta a comprare gli ultimi regali di Natale, Babbo Natale che si fa le foto insieme ai bambini, vecchi che parlano tra di loro animatamente pur non conoscendosi, cani che cagano e pisciano ovunque, idioti disperati che suonano canzoni per racimolare dei soldi, e pazzi venditori che sperano di vendere qualcosa. Tutti urlano. Un caos immenso.
Mariateresa mi guarda con disperazione. “E il ciclo è pure in ritardo!”
Cosa? Aspetta…WTF?!
...Io lo sapevo, porca puttana! E’ incinta! Ha fatto cose sconce con Zayn e non me l’ha manco detto! E la cosa più terribile è che sarò io quella che dovrà prendersi cura di lei!
Merda, merda, merda.
Vado verso di lei e con molta calma e delicatezza le tocco la pancia ancora piccola.
D’un tratto il mio amore per i bambini si risveglia. “Ti aiuterò a prenderti cura della piccola Ross!!” Urlo quasi in lacrime.
Le accarezzo la pancia con fare comprensivo, e lei si allontana di scatto. “Ma che cazzo…?”
“La chiamerai Ross, vero?! Dimmi di si!”
“Eh?!”
La osservo scettica. “Non sei incinta?”
“COSA?! NO!”
“Ne sei proprio sicura?”
Mary corruga la fronte. “Certo che ne sono sicura!”
“Quindi non hai fatto sesso violento con Zayn, vero?”
Lei scuote il capo decisa. “Certo che n..” Si ferma e mi fissa sconvolta “Ma che cazzo vai a pensare?! Sei una pervertita! Peggio di Harry! Poi io e Zayn non stiamo neanche insieme!”
“Oh…”
Che risposta di merda. Cioè, oh? Meglio non sapevo dire? Davvero?
Sembra tipo un’esclamazione di quei tizi che si fanno tutti fighi e dicono a chiunque gli capiti davanti: ‘oh, levati dai coglioni, OH!’ ‘Oh, brò, facciamoci una canna, oh!”
Stiamo in silenzio aspettando che quelle due si decidano ad uscire dal camerino.
“Comunque, come vanno i preparativi per domani sera?” Mi chiede.
“Una merda. Dobbiamo ancora comprare qualcosa per Louis, devo occuparmi ancora delle decorazioni e trovare quello stupido punch! Che poi, non so manco che cazzo di sapore abbia, porca troia.”
“Se vuoi posso darti una mano.” Si offre lei, scocciata.
Sul mio volto si dipinge un ghigno malvagio. “Neanche per sogno. Niall pensa che io non sia capace di fare un bel niente. Per questo mi ha caricato addosso tutto. E’ una specie di sfida. E io adoro le sfide.”
Mariateresa si prende la briga di non rispondere, e fa pure bene. Dalla sua faccia posso intuire che la sua risposta scatenerebbe istinti omicidi dentro di me.
“STEGHEDE’ STEGHEDE’ STEGHEDEGHEDE’.”
Mi volto verso quella voce di scatto. Non può essere vero. Non di nuovo. Non qui. Con più di sette miliardi di persone nel mondo, chi devo incontrare? Lui, OVVIAMENTE.
“MA E’ GINO FASTIDIO!” Esclama improvvisamente Mariateresa facendomi sussultare. Mi prende per mano e mi trascina verso di lui. Non ci sono molte persone e non so dove nascondermi.
“Andiamocene, per favore.” Imploro. Ma la mia amica scuote il capo decisa.
Frugo nella borsa cercando disperatamente gli occhiali da sole, li indosso, nonostante fuori stia piovendo a dirotto e ci siano solo dieci gradi. Lego la sciarpa al collo tirandola su fino al naso per poi sfilare il cappello di lana di un povero sfigato che sta passando da quelle parti. Ottimo travestimento. Mi congratulo con te, Ross.
“Ho fatto una foto con mia nonna!” Inizia Gino non notandomi.
“Ho fatto una foto con mia nonna!” Si, abbiamo capito.
“Ho fatto una foto con mia nonna!” Oh, ma che cazzo.
“La canzone si intitola: CA-NON!”
Oddio, squallidissima! E pensare che una volta queste battute mi facevano ridere.
Mariateresa inizia a ridere fragorosamente, mentre le persone la fissano straniti. E li capisco.
Gino guarda la mia migliore amica, contento, poi il suo sguardo si posa su di me.
“Tu sei quella che mi ha vomitato sulle scarpe nuove!” Urla, improvvisamente indicandomi.
Ops.
Cerco di fare la finta indifferente ma quello si avvicina a me sempre di più. “We, ma tieni cuaccosa da dirmi? Per esempio, delle scuse?”
Deglutisco rumorosamente.
Fai l’indifferente, fai l’indifferente, fai l’indifferente.
“Allor?”
Ma come si permette?! Grugnisco, mi tolgo gli occhiali e il cappello. Quest’ultimo lo butto a terra, come se non me ne importasse una mazza. Ed in effetti è così.
“Si, dovrei proprio dirti una cosa.” Prendo un bel respiro profondo per poi osservarlo con aria di sfida. “Si talment scem, ca si te ver Mr. Bean, s’attegg!”
Lui sgrana gli occhi sorpreso e se non mi fossi messa a correre tirando per una manica Mariateresa, me le avrebbe di certo date.
Corriamo fino a quando sento le gambe cedermi. Mi fermo per prendere aria vedendo Mary piegata, con le mani sulle ginocchia, ansimante.
“Perché sei scappata, idiota?!” Mi chiede dopo aver preso fiato.
Faccio spallucce. “Mi avrebbe picchiata.”
Fa una faccia sconvolta. “E sai adesso da chi le prenderai, vero? DA ME!”
Ricomincio a correre, ma questa volta rido come una cretina.
 
A casa mia c’è troppo silenzio.
Ho appena finito di organizzare tutto. Le decorazioni sono state tutte prese, idem il punch. Ringraziando il cielo sono riuscita a trovarlo. Della musica se ne sta occupando Harry, il che mi fa leggermente preoccupare.
La parte più difficile è domani. Dovrò andare a casa dei ragazzi, sistemare la casa con tutto il necessario per la festa e cucinare. OVVIAMENTE.
La mia sorpresa per Louis è stata preparata. Ma non svelo nulla. Sssshhh.
Stranamente in tv non fa nulla di decente. Su Real Time c’è Renato Cuoredinapoli. Spongi non sta facendo. Sospiro pesantemente.
Inaspettatamente il mio cellulare squilla. Sul display c’è sopra il nome: Lina.
Corrugo la fronte. Perché mia sorella mi sta chiamando?
“Pronto?” Rispondo con voce assonnata.
“Ehi, ehi, ehi, ehi!” Urla lei dall’altra parte del telefono.
“Ciao Ligna.” Si, la chiamo Ligna, ormai è diventata un abitudine. “Come stai?”
“Io benissimo.”
“Come va all’università?”
“Uhm.” Sospira “Domani è la Vigilia di Natale, non torni a casa per festeggiare con noi?” Mi chiede allegra. Porca puttana! Mi ero proprio dimenticata! Con tutto quello che sta succedendo è difficile collegare il cervello!
Posso capire che sta sorridendo come un’ebete solo dal suo tono di voce.
Rimango zitta, riflettendo.
“Sai, io e mamma stiamo preparando le palline di cioccolata, quelle che piacciono tanto a te, e i biscotti a forma di omino! Ci sta aiutando anche Ale!” Continua speranzosa.
Perché non ci ho pensato prima? Avrei potuto fare una sorpresa a tutti, dato che non ci vediamo da tantissimo tempo. Una lampadina mi si accende proprio sulla testa.
Potrei prendere il volo questa sera e rimanere con loro fino a gennaio. C’è solo un piccolissimo enorme problema.
No, due.
C’è la festa di Tommo, e non posso non andarci, dato che la organizzo io, e poi non sarebbe saggio lasciare i Larry e non controllarli. Devo pur lavorare e scoprire se sono davvero gay o no.
“Mi dispiace Ligna, ma quest’anno non posso. Devo investigare su un…omicidio complicato. Sai, tipo quelli che si vedono in tv. Magari l’anno prossimo.”
Sento un senso di angoscia nello stomaco. Lei, mia madre e mia cugina stanno facendo apposta i biscotti per me, si stanno impegnando molto ed io non sono lì con loro. E non ci sarò neanche dopo Natale.
“Ah.” Dice semplicemente, delusa.
“Davvero, scusatemi. Ma non posso prendermi una vacanza.”
“Mamma ti chiede come passerai questi giorni di ferie.” Domanda lei con un po’ di acidità nella voce. Forse me lo sono solo immaginato.
“Oh, passerò la vigilia con alcuni amici e Natale insieme a Mariateresa. Per Capodanno non ho ancora programmi. Forse andrò a qualche festa in discoteca, o altro.” Spiego facendo spallucce anche se lei non può vedermi.
“D’accordo.”
Sento il telefono di casa squillare. “Senti, mi sta squillando il telefono di casa. Vi chiamo domani per farvi gli auguri, okay? Salutami tutti. Ciao Ligna.”
“Ciao.”
Chiudo la chiamata per poi correre a rispondere dall’altra parte della casa.


24 dicembre.
“Sandwich con salame, maionese e insalata?”
“Preparati e messi a tavola.” Dice prontamente Niall.
Faccio una crocetta su quel punto della lista per poi passare al prossimo punto. “Salatini, patatine e pop corn?”
“Sistemati.”
“Coca Cola e Aranciata?”
“Posati sul tavolo.”
Un'altra crocetta. “Alcolici?”
“Li stanno prendendo Zayn e Mariateresa.” Annuisco.
“Bene, della musica se ne sta occupando Harry, la pizza è pronta, la lascio un altro po’ nel forno spento per non farla raffreddare. I rustici stanno cuocendo. Le decorazioni sono state messe, manca solo il punch.” Penso ad alta voce concentrata.
“Ci penso io!” Esclama Liam sbucando da non so dove. Fatto sta che mi ha fatto sussultare.
“Liam, porca puttana. Mi hai fatto morire di paura!”
“Scusa!!” Dice molto mortificato.
“Non è nulla, non fa niente. Pensa un attimo al punch e poi va a cambiarti.”
Lui fa di si con la testa mentre io sospiro. Niall mi guarda.
“Che minchia guaddi?” Quasi urlo con disprezzo.
Lui alza le spalle ma continua a scrutarmi con quegli occhi azzurri. Mi batte fortissimo il cuore e per un secondo ho paura che riesca a sentirlo. “Posso fare qualcos’altro?”
“No, nulla.” Cerco di fare l’indifferente e mi sta riuscendo anche bene.
Sorride e rimane a fissarmi. “Tu non vai a cambiarti?” Mi chiede all’improvviso.
“Oh, si giusto!” Corro verso il borsone dove tengo i vestiti per questa sera. “Dov’è il bagno?”
“Secondo piano, l’ultima porta a destra in fondo al corridoio.” Mi spiega. “Ah, e comunque ti ho sottovalutato. Pensavo fossi un incapace e invece hai organizzato tutto da sola. Mi complimento.”
“Grazie.” Bofonchio dopo essermi allontanata. Non voglio che pensi che mi piaccia. Devo rimanere ostile, e non far trasparire nessun sentimento.
 
La festa è iniziata da qualche ora.
 La faccia di Louis era indescrivibile quando ha visto tutto. Ho provato una strano caldo allo stomaco quando si è voltato verso di me e mi ha sorriso con tanta gratitudine.
Boo sta ballando insieme a Liam. Quei due sembrano essere in buoni rapporti. Dean e Denise sono seduti su dei divanetti e si mangiano con lo sguardo. Del pakistano e della mia migliore amica nessuna traccia. Sono scomparsi da un bel po’ di tempo e tra poco uscirà anche la mia sorpresa per Louis, ma soprattutto per Mariateresa.
Il salotto è pieno zeppo di persone che ballano e si strusciano. Sono quasi tutti ubriachi. Harry dal canto suo sembra divertirsi a mettere la musica. E’ un bravo dj, non me lo sarei mai aspettato.
Io sto comoda su una sedia a guardare quella massa di ragazzi che si divertono, bevendo una birra.
Mi alzo ed esco fuori dalla casa all’aria aperta. Una folata di vento mi rinfresca e mi scompiglia i capelli. Mi siedo su un gradino freddo come il ghiaccio aspettando.
Improvvisamente sento dei passi venire verso di me.
“Che ci fai qui, tutta sola?” Mi chiede una voce familiare. Mi volto verso di lui e gli sorrido. Ha gli occhi rossi e i capelli biondi scompigliati. E’ un po’ sudato e puzza di alcol. E’ chiaramente ubriaco.
Non so che rispondergli, così mi limito a riposare lo sguardo davanti a me, sulla strada. Le macchine sfrecciano velocissime.
Niall mi tende la mano che io non afferro. La ritrae dopo un po’. “Andiamo dentro a ballare.”
“Sai per caso dov’è Mariateresa?” Gli chiedo decisa ad ignorare la richiesta che mi ha fatto poco prima, quando un auto entra nel vialetto.
“L’ho vista in corridoio prima, mentre venivo a cercarti.”
“Bene, io vado da lei.” Mi alzo lentamente andando nella direzione della macchina. “Ciao, senti, tu entra dentro e mettiti vicino al dj e non salire sul palco finché non te lo dico io. Va bene?”
L’uomo annuisce ed entra in casa seguito a ruota da me. Salgo le scale, ma in corridoio non c’è nessuno. Accendo la luce e cammino a passo svelto, agitata. Do un’occhiata veloce alle camere finché non vedo due ragazzi in piedi nella camera da letto di Zayn. Si stanno baciando. E’ un bacio timido, quasi distaccato. Ma pieno di amore.
Sono Mariateresa e Zayn. Rimango a fissarli. Quando si staccano mi nascondo dietro il muro. Sento dei sussurri, dei bisbigli. Mi sporgo un po’ dallo stipite della porta. Ora si abbracciano.
Tossisco per attirare la loro attenzione. E infatti si voltano di scatto. “Ehm…ragazzi, ho interrotto qualcosa?”
La mia amica fa di no con la testa e mi sorride come un ebete. “Volete scendere? C’è una…ehm, sorpresa per Louis.”
Scendiamo insieme le scale silenziosamente, nonostante la musica sia fortissima.
Li faccio mettere davanti al palco e cammino svelta verso Harry. E’ con Louis, si sorridono dolcemente. Sembrano quasi…innamorati. Vicino a loro c’è l’uomo misterioso.
“Louis, vieni con me.” Lo prendo per un polso e lo trascino, facendo l’occhiolino ad Harry. Mi fermo e gli dico di andare da Mariateresa. Ritorno dal dj riccioluto quasi minacciandolo di togliere la musica e di presentare la sorpresa. Lui annuisce e va spedito verso il piccolo palco come d’accordo.
“BUOOOOOOOONASEEEERA!” Urla mettendo il microfono vicino la bocca.
Intanto io seguo da lontano.
“Oggi è un giorno speciale, no? E’ il compleanno di Louis. E per questo io e la mia amica Ross abbiamo deciso di fargli una piccola e innocente sorpresa.” Fa una pausa. “E’ con immenso piacere che stasera abbiamo a cantare il MI-TI-CO, FA-VO-LO-SO GIGI D’ALESSIO!”
“Salve a tutti!” Saluta allegro Gigi con accento napoletano mentre alcuni battono le mani incerti. L’unica che applaude come una foca in calore sono io. Ma dettagli.
Mariateresa e Boo si voltano verso di me sbiancando completamente. Impietriscono e sembra che vogliano ammazzarmi.
Le faccio il segno dell’okay e torno a dare tutta la mia attenzione al palco.
“Questa canzone la voglio dedicare non solo al festeggiato, il piccolo Louis, ma anche a Mariateresa. Si proprio questa qua in prima fila!”
Io e Harry iniziamo a ridere, per poco non ci buttiamo a terra.
La musica parte.
“IO TI DIRO’ LE COSE DETTE MAI! DI QUESTO AMORE NOI SAREMO GLI ANGELI! IL MIO PETTO DA CUSCINO PER LA VITA TI FARA’, SEMBRA INCOMINCIATA GIA’ UNA STORIA SENZA FINE.”
Mi fa male troppo la pancia. Mi asciugo in fretta una lacrima uscita per le troppe risate. Quasi mi dispiace che non ci sia la Tata Angelo, sarebbe stato ancora più divertente!
“FARO’ GIRARE IL MONDO INTORNO A NOI! ARRIVERA’ NATALE SENZA NUVOLE, LE DOMENICHE D’AGOSTO QUANTA NEVE CHE CADRA’! E NEL TEMPO CHE VERRA’ IL MIO CUORE TI SORPRENDERA’! IEO PAPA! IEO PAAAAAA!”
Louis sembra aver gradito la sorpresa, infatti viene verso di me e con un enorme ghigno stampato sulle labbra mi ringrazia abbracciandomi fortissimo.
Ah, come è bella la vita.



AAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOO
Salve a tutttttttttttttttttttttttttti.
Allorsss, questo capitolo mi è uscito una merda, ma vabbè. Mi piace, soprattutto la frase in napoletano del grande Alessandro Siani, e la canzone del mitico Gigi!
Però, avrei anche potuto invitare le Winx! Vi immaginate? Non sarebbe grandioso? SE TU LO VUOI TU LO SARAI UNA DI NOI! WINX!
Ahahahahah, okay, oggi sto male.
Mi ritiro. Non vi scoccio più.
Un grande abbraccio a tutti e 1 kizz a k m vuole bn, 2 kizz a k m vuole male.
Okay, okay, la smetto di fare la bm. D:
-R

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Capitolo 14



Non possono avermi lasciato qui. Non con Niall Horan. Non da soli. Non a Capodanno.
Non possono averlo fatto davvero.
Porco porcospino in calore.
Giuro che se trovo Harry lo prendo per i ricci e lo trascino, tipo Achille con Ettore, per tutta Troia.
Non riesco ancora a crederci. Quando li riavrò davanti minaccerò Liam con un cucchiaio gigante, Zayn di rubargli le sue bombe, Louis di mangiare tutte le sue carote e di bucargli quel culo perfetto che si ritrova ed Harry di affogare il gatto nell’acido muriatico.
Per colpa loro non posso osservare i Larry, proprio ora che era l’occasione perfetta. In più ci sarà anche Eleanor con loro.
Maledizione.
Io e Niall camminiamo in silenzio guardando le bancarelle e i negozi ancora aperti. Lui ha le mani in tasca e la testa bassa. Procediamo lentamente per una strada lunghissima e molto illuminata. Luci e decorazioni nelle vetrine riscaldano l’atmosfera. Uomini e donne urlano vendendo zucchero filato e caldarroste. Per le coppiette è tutto perfetto.
Mi stringo nella sciarpa pensando che assomiglia tutto ad uno stupido film, quelli romantici e zuccherosi. Forse Niall mi prenderà per mano e mi bacerà e…
Scuoto il capo arrossendo.
E’ praticamente impossibile.
Alla fine della strada c’è un enorme piazza con allestito un enorme palco e uno schermo gigante con il conto alla rovescia. Si sentono le canzoni di vecchi cantanti degli anni ottanta.
Ormai mancano solo poche ore all’arrivo del nuovo anno.
Con la coda dell’occhio vedo Niall voltarsi verso di me.
“Beh, quindi studi medicina.” Dice evidentemente imbarazzato.
Medicina? Ma chi glielo ha detto? “Come-“
Cosa-
“Tu non studiavi medicina?” Mi ripete assottigliando gli occhi.
Schiocco le dita. “Oh, si giusto. Medicina. Sto studiando per diventare cardiologa.” Affermo sicura portando le mani sui fianchi con fare autorevole.
“Ma non volevi diventare pediatra?”
Merda.
“Ehm..si. Certo pediatra. Una pediatra cardiologa, si.” Mi correggo.
“Una…pediatra cardiologa? Esiste?”
“Certo che esiste!” Mi indico. “Ce n’è una proprio vicino a te.”
Lui mi guarda meglio.
Cosa c’è, vuole la mia radiografia?!
Scrolla le spalle guardando dritto di fronte a se. Riprende a camminare ed io lo seguo.
“Perché hai detto quella cosa prima?” Gli chiedo afferrandogli il braccio per fermarlo.
“Quale cosa?” Fa il finto indifferente.
Sbuffo. “Che studio medicina.”
“Beh, per parlare. No?”
“Se volevi attaccare bottone potevi dirlo e basta” Esclamo alquanto scocciata. “Tanto lo so che ti piaccio ma non vuoi darlo a vedere. Ti ho scoperto Horan.”
Assumo un’aria fiera, sorridendo sornione.
“Ma che cazz…?!” Mi lancia un’occhiataccia di fuoco ma non ci faccio molto caso. “Semmai sono io che piaccio a te.”
Mi irrigidisco sentendo il cuore battere a mille. Scoppio in una risata finta e rumorosa tanto che molte persone si girano verso di noi scioccati. “Tu? Tu piacermi?!” Continuo a ridere falsamente finché lui non mi ferma.
“Tanto lo so che mi tratti così male solo perché hai una cotta per me.”
Lo fisso seria in volto. “Non sei Leonardo Di Caprio, quindi sta zitto nano irlandese.”
“Ma perché mi chiami sempre nano irlandese?!”
“Perché sei un nano, e per di più irlandese!”
Si aggiusta il cappello che nasconde i suoi capelli biondi. E’…bellissimo. Rimango a guardarlo incantata e senza fiato.
“Senti chi parla. Tu sei più bassa di me!”
“Non ho voglia di litigare, nano. Okay?” Mugugno, questa volta ha vinto lui. “Non vorrei iniziare il nuovo anno arrabbiata.”
“Senti ti va di fare un gioco?” Mi volto verso di lui incuriosita.
Mi aspetto che tipo dica: ‘Chi si innamora per primo perde.’ O frasi sdolcinate da film di questo genere.
“Ognuno di noi fa una domanda a turno ed entrambi dobbiamo rispondere. Così, per conoscerci meglio.” Spiega, invece. Devo ammetterlo, sono un po’ delusa.
Annuisco semplicemente, ora camminiamo a braccetto.
Sento il suo calore e sono quasi tentata di poggiare la testa sulla sua spalla.
“Inizio io.” Mi offro. “Uhm…vediamo. Stagione preferita?”
“Estate.” Dice lui.
“Inverno.” Rispondo io.
Mi osserva imbronciato. “Materia scolastica preferita?” Domanda Niall.
“Intervallo.” Urla sorridendo.
“Letteratura.”
Sospiro. “Celebrità preferita?”
“Cheryl Cole.”
“Johnny Depp.”
“Cantante preferito?” Chiede schioccando la lingua.
“Se speri che ti risponda Justin Bieber, ti stai sbagliando di grosso.” Dico piuttosto acidamente.
Lui sembra leggermente deluso.
“Comunque” Continuo. “Ed Sheeran.”
“Pensavo fossimo noi i tuoi idoli.” Bofonchia guardando in basso.
Faccio finta di non aver sentito, allungando il collo per vedere meglio la merce esposta in un negozio dell’usato. “Colore preferito?”
“Verde!” Diciamo all’unisono. Ci fermiamo all’improvviso e ci guardiamo negli occhi senza fiatare. Sono così belli.
Lui è così bello.
Merda, Ross, smettila di essere così sdolcinata!
E’ solo un uomo divertente, con un sorriso perfetto, con i capelli biondi e con degli occhi azzurri che se li guardi è come tuffarsi nel mare delle isole tropicali.
“Quindi non ti piaccio.” Lo dice più a se stesso che a me.
Mi mordo il labbro nervosa, cercando qualcosa che possa attirare la mia attenzione. Qualcosa che non sia Niall James Horan.
“Neanche un po’.” Sussurro a denti stretti.
Riprendiamo a camminare. Il nostro silenzio diventa opprimente e misero, mi soffoca.
“Chi è il tuo preferito tra i ragazzi?”
Questa domanda mi spiazza completamente. “Di sicuro non tu.” Ghigno.
Lui sembra offeso.
“Sto scherzando.” Chiarisco subito dopo. “Non ho un ‘preferito’. Amo tutti voi allo stesso modo.”
“Ma ci deve essere per forza qualcuno che ti ha colpito a primo impatto.”
Lui vuole sapere, miseriaccia.
Potrei mettere fine a questo imbarazzo cacciando la mia bacchetta magica e cruciarlo, ma l’ho dimenticata a casa.
“Uhm..” Fisso le mie scarpe intensamente, sicuramente sono molto più interessanti di quello che mi circonda, si si.
Niall corruga la fronte. “Uhm?”
“Mi avete colpito tutti.” Taglio corto.
Il nano sbuffa, pare arrabbiato. Sorrido tra me e me.
Penso che dovrei chiedergli qualcosa su Harry e Louis, ma non trovo le parole e se è per questo nemmeno il coraggio. Tanto per cambiare.
A spezzare tutte le mie insicurezze e i miei dubbi è Niall. “Eri una Larry Shipper?”
“Perché vuoi saperlo?”
Lui fa spallucce. “Forse sei nostra amica solo per scoprire se quei due sono gay.”
La sua schiettezza mi spaventa e mi fa sussultare. Mi ha scoperta.
Cosa devo fare?
Rido fragorosamente, nervosa.
“Sono vostra amica?” Chiedo per sviare il discorso.
“Certo, altrimenti perché ti trovi in mia compagnia ora?”
Sorrido e annuisco. “Comunque non ero una Larry Shipper.” Mento cercandolo con lo sguardo e riprendendo il discorso di prima.
“E lo sei ora?”
“Che razza di domanda, Niall. Ovvio che ora non lo sono.” Questo è totalmente vero. Dopo un po’ infatti, verso i diciassette anni tutti i miei sospetti svanirono e mi misi l’anima in pace. “E comunque non ce ne sono più.”
“Qualcuna ce n’è.” Mi spiega. “Sono poche, certo.”
“Quindi stai cercando di dirmi che Harry e Louis non sono gay, giusto?”
“Volevo toglierti ogni dubbio prima che tu lo chiedessi ai diretti interessati.”
C’è puzza di bugia nell’aria. Mi sta mentendo.
“Non ci avevo neanche mai pensato.” Che bugiarda che sono.
“Io ho fame.” Dice all’improvviso.
Lo fisso con un sopracciglio alzato. “Ma abbiamo finito di mangiare nemmeno un’ora fa!”
Niall sembra non avermi ascoltata. Mi prende per il polso e mi trascina in un ristorantino giapponese lì vicino.
Ci sediamo e dopo un po’ arriva una ragazzina, molto probabilmente giapponese. “Konnichiwa!” Ci saluta lei in tono allegro.
“Konnichiwa.” Rispondo io sorridendole.
Ho sempre adorato il Giappone. Così tanto che ho costretto più volte i miei genitori quando ero una ragazzina a farmi frequentare un corso per imparare un po’ la lingua. Compravo i manga e ogni tanto cercavo di preparare qualche piatto tipico per convincere i miei a farmi fare un viaggio a Tokyo.
“Volete ordinare?” Ci chiede sempre molto gentilmente la cameriera.
Vedo Niall piuttosto incasinato col menù. Glielo tiro di mano.
“Ramen per tutti e due.”
La ragazza prende velocemente gli ordini e se ne va via.
“Conosci bene i ristoranti giapponesi.” Mi dice Niall scrutandomi.
Annuisco, un po’ incerta.
Quando la ragazza torna la ringrazio. “Arigatou.”
“Ma conosci il Giapponese?” Il biondo è sempre più sorpreso.
“Giusto un po’.”
“Itadakimasu!” Urlo battendo le mani.
Iniziamo a mangiare e in men che non si dica, io e il nano abbiamo già finito le nostre porzioni. Ne ordiniamo delle altre finché, venti minuti prima della mezzanotte, ci alziamo per pagare.
Quando usciamo dal locale sono soddisfatta. E’ da tanto che non mangio così bene. Ricevo un messaggio da Mariateresa che mi dice di raggiungere lei e tutti gli altri vicino alla fontanella vicino al palco.

10! Zayn e Mariateresa si stringono la mano. Osservo profilo della mia migliore amica: indossa un enorme cappotto di lana blu, il basco dello stesso colore. Sorride.
9! Liam guarda emozionato il cielo, attendendo con ansia i fuochi d’artificio.
8! Louis ha un braccio intorno alla spalla di Eleanor, però guarda Harry che è proprio di fianco a lui.
7! Niall si guarda intorno, curioso. Mi stringe il braccio.
6! L’anno prossimo sarà di certo migliore di questo.
5! Sto passando il Capodanno con i miei idoli e ancora non ci posso credere.
4!
3!
2! Manca pochissimo. Mi si stringe lo stomaco.
1!
BUON ANNO!
I fuochi in cielo sembrano impazziti, tutti di diverse forme e colori. La gente urla, si da gli auguri. Vedo Louis buttare le braccia al collo di Harry. Gli da un bacio sulla guancia. Sorrido, vedendo tutti felici. Mi si riscalda il cuore.
Sento delle braccia stringermi, è Niall. Lo stringo a mia volta. “Akemashite omedetou!” Gli urlo cercando di farmi sentire.
“Non ho la più pallida idea di cosa tu abbia detto, ma fa niente.” Mi dice staccandosi.
Hazza mi fa l’occhiolino.
E’ sicuramente uno dei momenti più belli di sempre.

“Si! Sul biglietto c’è scritto: GRANDE FORTUNA!” Urla Niall, emozionato.
Abbiamo comprato tutti, i bigliettini della fortuna nel ristorante giapponese dove siamo stati io e il nano qualche ora fa.
“Anche io grande fortuna.” Dice Liam pacatamente.
Lo osservo meglio e riesco a notare sul suo volto un sorrisino soddisfatto appena visibile.
Zayn e Mariateresa aprono i loro insieme.
“Grande fortuna.” Esclamano all’unisono guardandosi.
“Sotto c’è scritto questo: dovrai superare molti ostacoli, inciamperai e  cadrai, ma riuscirai ad alzarti. E a quel punto tutto andrà bene.”Legge ad alta voce Mary corrugando la fronte.
Anche i Larry aprono i loro biglietti. “Poca fortuna.”
Fanno spallucce e buttano i fogliettini nel cestino dell’immondizia lì vicino. Ho quasi paura di vedere il mio.
Faccio un sospiro e lentamente apro l’involucro di carta.
“GRANDE SFORTUNA?”
WTF?!
“E no, porca puttana! Ma perché proprio io? Porca di quella mamma vestita da zoccola in mezzo ad una fottuta via. Cazzominchiaculofigatette.” Inizio a gridare. “Adesso  tiro tutti i denti uno ad uno e faccio asciugare il culo di Styles con la lingua a chiunque abbia scritto questa enorme stronzata!!”
Qualcuno cerca di calmarmi col solo risultato di essere picchiato brutalmente.
Louis mi guarda scioccato coprendosi la guancia con la mano.
“Se mi tocchi di nuovo, Tomlinson, ti castro!”
Che Dio ci aiuti!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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Capitolo 15



“Bene ragazzi, questo era l’ultimo scatolone.” Annuncio posando per terra un’enorme scatola facendo alzare così un sacco di polvere. Tossisco. “Dovremmo dare una pulita a questo posto.”
Porto le braccia sui fianchi osservando la nuova casa di Louis. E’ gigantesca. Ci sono tre piani e solo l’entrata è quasi più grande del mio appartamento. E’ tutto abbastanza sporco, devo dire, ma una volta data una bella pulita sarà meravigliosa.
“Grazie per averci aiutato.” Mi ringrazia Louis poggiando una mano sulla mia spalla. Harry mi fa l’occhiolino.
“E ci mancava pure, mi avete costretta!” Sbuffo mettendo le braccia conserte. “Potevate farvi aiutare da qualcuno con più muscoli di me!”
Punto un dito contro i ragazzi che intanto si guardano attorno con aria assorta. “Io non pulirò nulla, comunque.”
“Non preoccuparti, abbiamo chiamato una squadra di pulizia.” Mi spiega Zayn.
Pff. “Che scansafatiche che siete.”
Mi guardano male. Che c’è? Che ho detto?
“Che ne dite di andare a mangiare qualcosa?” Esclama improvvisamente Niall. Nella stanza si leva un urlo di approvazione e tutti, tranne i Larry, si dirigono in cucina. Rimango lì con loro. “Voi non venite?”
“Io no.” Risponde Louis-ho-un-culo-perfetto-Tomlinson.
Harry non dice niente. Do una pacca sulla spalla a quest’ultimo. “Lou, ti dispiace se guardo un po’ la casa?”
Lui annuisce e mi dirigo verso le scale. Salgo lentamente, sfiorando con la mano destra il bordo, è tutto impolverato. Una volta arrivata al primo piano guardo in basso. Riesco perfettamente a vedere i due, al piano di sotto. Mi siedo su uno scalino e li osservo per poi sfilare dalla tasca dei jeans il mio fidato taccuino.
Si parlano, ma non riesco a capire quello che si stanno dicendo. Si sussurrano qualcosa che evidentemente deve essere importante. Harry poggia una mano sulla guancia di Louis. Lo accarezza piano, tocca le gote, la mascella, fino a salire ai capelli. Lo stringe in un abbraccio fortissimo, sembra quasi che abbiano bisogno l’uno dell’altro. Per un po’ si sentono solo i loro respiri e una risata abbastanza lontana di Liam.
Louis si avvicina ad Harry. Sussulto. Forse...forse sta per baciarlo.
Prendo in fretta la macchina fotografica, pronta a fare la foto. La stringo saldamente, ma tremando.
Sono vicinissimi, sento il mio cuore battere più forte che mai e un po’ di delusione si fa spazio nel mio cuore. Quando ero una ragazzina continuavo a dirmi che li avrei appoggiati, che sarei stata la prima a sostenere il loro amore, a difenderli, ad amarli per quello che sono. Eppure sono triste. Perché? Non lo so.
Mi alzo velocemente e batto i piedi per terra, per dar la sensazione che tra poco ritornerò da loro. I due si mollano con uno scatto.
Sono una stupida. Mi sono lasciata scappare l’opportunità che sto aspettando da novembre. Forse anche l’ultima che mi si presenterà.
Poso il taccuino e la macchina fotografica e scendo in fretta da loro. “Ehm…bellissima, Lou.” Abbasso lo sguardo imbarazzata. Non ho il coraggio di guardarli in faccia. Vado in cucina e per sbaglio urto Harry. Mi scuso con lui per poi continuare per la mia strada.
“C’è qualcosa che non va?” Mi chiede, più distaccato che mai. Faccio cenno con la testa verso Niall e lui sembra capire subito. Mi accarezza la schiena. Sono fin troppo brava a mentire.
“Ross, perché te ne sei andata dall’Italia?” Si rivolge a me Liam, distogliendo lo sguardo dalle sue patatine.
“Perché l’Italia è un solo un branco di idioti.” Sorrido amaramente e per finta. Si vede che il mio umore è cambiato così, all’improvviso.
I ragazzi sembrano sconvolti. “Potresti spiegarti meglio?”
Faccio spallucce e vado a sedermi sulla sedia rossa e alta vicino al grande tavolo di marmo. Metto in bocca qualche pop corn e mastico lentamente. “Non mi piace parlare di quel paese. Lo odio.”
Ognuno ritorna a fare quello che stava facendo prima, ma leggermente sovrappensiero. Regna un pesante silenzio. “Quindi Zayn…tu e Mariateresa state insieme.” Non è una domanda, ma un affermazione dura e scontrosa.
“Ehm…si.”
“Se la fai soffrire ti spezzo in due.” Mangio come se nulla fosse. Lui si allontana un po’ da me. “Vengo di notte a casa tua con un coltello in mano e ti taglio la testa.”
“Perché sei così aggressiva?” Questo è Niall.
Grugnisco. “Non sono fatti tuoi, nano irlandese.” Qualcuno ridacchia ed io mi volto di scatto verso Harry. Lo fulmino con lo sguardo.
“Ross, come vanno gli studi?” Mi domanda quest’ultimo prendendo una mela e mordendola.
“Bene.” Mugugno.
“Sei fidanzata?”
Che razza di pervertito. “Una persona incredibilmente bella e sexy come me non può essere fidanzata.” Tutti ridacchiano cercando di nascondersi. Corrugo la fronte e faccio spallucce.
Se hanno intenzione di pigliarmi per il culo, facciano pure. Anzi, che si fottano. Tanto un giorno i castori conquisteranno il mondo. Omg.
“Che ne dite di iniziare a pulire un po’?” Dico giusto per. Gli altri annuiscono un po’ incerti mentre io mi alzo e vado di la, prendendo stracci e secchi colmi d’acqua. “Liam e Zayn, voi pulite la cucina.” Inizio a dare ordini. “Niall, tu l’ingresso.”
“Ehi!” Protesta. “Io volevo pulire la cucina!”
Roteo gli occhi al cielo. “Tu volevi pulire il frigo, non la cucina! Io, Harry e Louis puliremo il salotto.”
“Ma io non posso fare tutto l’ingresso! E’ enorme, e poi sono solo.”
Harry mi spinge con fare indifferente. “Vai.” Mi sussurra.
Sbuffo. “E va bene! Ti aiuto io, ma a patto che tu ti dia da fare! Non voglio sgobbare da sola!”

Mi sporgo leggermente dal muro per vedere cosa combinano i Larry. Sembrano molto indaffarati a spolverare tutto per bene. Vedo Hazza pulire i vetri solo con un panno bagnato e lasciare tutto così.
“NO!” Urlo entrando. “Haz, ma come cazzo pulisci ‘sti vetri?” Gli tolgo di mano lo straccio blu e lo passo sulle finestre. “NON DEVI FARE SOLO QUESTO! Dopo devi passare uno straccio asciutto, in modo da non formare macchie. Su, forza! Fai come me!”
Lo vedo un po’ incerto, ma dopo un po’ si decide a fare le cose per bene. Guardo Tommo. “E tu fai anche negli angoli, altrimenti non serve a niente!”
Ritorno da Niall che continua a passare incerto la pezza su un quadro. “Siete proprio degli idioti.”
Mi porto una mano sulla fronte con fare teatrale. “Vado a vedere cosa stanno combinando Liam e Zayn.”
Insomma, la scena che ho davanti supera ogni limite di normalità. E io che pensavo che i One Direction fossero diventati delle persone serie. A quanto pare mi sbagliavo di grosso. Liam ha buttato una marea di acqua per terra, sembra tutto un lago, e cerca di rimuoverla alla meglio. Zayn è su un mobile, in una posizione alquanto strana che cerca di posare i piatti. Si danno entrambi molto da fare, sono concentrati. Sul tavolo ci sono un paio di banane spiaccicate.
“Se vi concentrate ancora di più, va a finire che ci ritroveremo merda per tutta la casa.” Incrocio le braccia al petto mentre tutti gli altri entrano in cucina. Le loro bocche si aprono in un enorme O, ed io non posso fare a meno di ridere.
“Smettete tutti di pulire.” Ordino fermamente, nascondendo un ghigno. “Andiamo a mangiare qualcosa, prima che facciate saltare in aria questo posto!”
Punto un dito contro Zayn. “Ti sequestrerò tutte le bombe.”

Accavallo le gambe e guardo fuori dalla finestra del locale mentre rigiro piano la cannuccia dentro il mio frullato. I ragazzi ridono e scherzando ed io cerco di non notarli. Anzi, forse è meglio fare finta di non conoscerli.
Li guardo poggiando il viso sulle mani. Non riesco ancora a crederci che sono qui di fronte a me, in carne ed ossa. I miei idoli.
Canticchio mentalmente More than this, l’ho sempre adorata. Non la dimenticherò mai.
“A cosa stai pensando?” Mi chiede Liam, accarezzandomi la spalla.
Gli sorrido, quanto lo adoro. “A una canzone.”
“Quale?”
“More than this.”
Tutti si voltano verso di me, stupiti. “Te la ricordi ancora?” Domanda Niall meravigliato.
“So a memoria tutta la vostra discografia.”Ammetto, leggermente imbarazzata. Bevo un sorso della mia bibita, per nascondere le guancie diventate rosse.
“Come sei dolce.” Mi dicono. E sono sinceri. Non mi stanno prendendo per il culo.
Faccio un piccolo sorrisino forzato, ma mi sta scoppiando il mondo dentro tanta è la felicità.
Per un po’, nessuno parla.
“Ross, la settimana prossima ci sarà il nostro concerto a Manchester, ti andrebbe di venire?” Mi propone Lou.
Mi guardo intorno e poi mi indico. Non sta parlando con un’altra persona ma proprio con me! “Stai dicendo a me?”
“Certo, e a chi se no?”
“SI, PORCA PUTTANA, CERTO CHE VOGLIO VENIRE!” Urlo con una voce stridula, sprizzando tutta la gioia che avevo in corpo e che adesso si è dispersa nell’aria. “SI, SI, SI!”
Mi rendo improvvisamente conto della reazione che ho avuto. Tossisco .
 Merda.
“Ehm, volevo dire…vedrò di trovare un po’ di tempo libero per venire.” Mi correggo subito con voce bassa e seria.
Le direzioni ridono ed io mi unisco a loro.
Quanto posso adorarli?

“Quindi Mariateresa….tu e Zayn state insieme.”
Déjà vu.
Lei annuisce, leggermente preoccupata. “Che c’è?”
“Hai minacciato Zayn, vero?” Mi chiede sospirando. Mi conosce troppo bene.
Mi schiarisco la voce cercando di nascondere la fastidiosa voce acutissima che mi viene quando mento o quando sono felice.
“Certo…ehm, certo che no!”
Allungo le gambe sotto il tavolo e faccio per stiracchiarmi. Mi aggiusto un po’ la maglia di Spongebob addosso per poi cambiare canale in tv.
Prendo il taccuino con la copertina rossa dalla tasca e inizio a scrivere tutto quello che ho visto oggi riguardanti Harry e Louis.
Dalle carezze dolci al bacio mancato. Mi do della stupida per averli fermati.
Afferro una sigaretta e la fisso. Faccio spallucce e la infilo in bocca per poi accenderla velocemente.
“Cos’è questa puzza di fumo?”
E’ Harry. Cazzo.
Tolgo subito dalle labbra la sigaretta e mi alzo in fretta buttandola sotto l’acqua fredda del lavandino. La butto nel cestino della spazzatura.
Il riccio entra in cucina ed io sussulto.
“Stavi fumando!” Afferma assottigliando gli occhi e puntandomi il dito contro.
“Non stavo fumando, Haz.” Gli dico a bassa voce, quasi spaventata dalla sua reazione.
Lui continua a fissarmi sospettoso. Va verso il cestino e lo apre.
“Ti ho scoperta.”
Sbuffo mentre lui fruga nella mia borsa. Cerco di fermarlo, ma è tutto inutile.
Afferra il pacchetto di sigarette, lo stritola con la mano e lo getta.
“Harry Stile, sei un bastardo!”
Aiutate quel ragazzo prima che io lo uccida.



Chiedo umilmente perdono per l'immenso ritardo. 
Ma è che i giorni stanno passano così velocemente che non mi accorgo nemmeno del tempo che passa. Scusate ç_ç
Questo capitolo non mi piace moltissimo, ma è accettabile. 
Che dire? Grazie a tutti quelli che seguono questa storia, vi adoro.
Adesso vado a cavalcare il mio unicorno con due corna che caga arcobaleni. Tanti kizz. 
-R

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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Capitolo 16



Io, Mariateresa, i ragazzi e alcuni loro amici siamo in una di quelle palestre super attrezzate.
L’idea non mi ha in un primo momento entusiasmato molto. Ma che dico, ci sono rimasta di cazzo. Io sono troppo bella per sudare. Pff.
No, sul serio, odio le palestre. Sono pigra e per niente portata per lo sport in generale.
L’unico motivo per cui sono venuta? Come al solito spiare Harry e Louis.
Ma chi minchia voglio prendere in giro? Sono venuta solo per vedere Horan a petto nudo col sudore che gli gocciola dalla fronte e magari riuscire ad entrare nello spogliatoio maschile un attimo dopo uscito dalla doccia. Uhmmm.
Che pervertita che sono, omg.
Scuoto il capo decisa a concentrarmi sul mio lavoro, ma risulta alquanto difficile dato che Niall si è appena tolto la maglietta e sta venendo verso di me. Ed io sto sbavando peggio di un bulldog.
Mi sento pizzicare un fianco ed urlo dallo spavento. Mi volto verso il malefico uomo che ha osato stuzzicare la bestia.
“Louis William Tomlinson, preparati a morire!” Gli urlo iniziando a rincorrerlo per la palestra.
Lui è velocissimo ed io, l’ho detto, odio anche alzarmi dal divando per prendere il telecomando, quindi sono molto indietro rispetto a lui.
Qualcuno mi afferra per la vita e mi prende in braccio, sollevandomi senza sforzo.
“Mollami, porco porcospino in calore!” Dico dimenandomi, cercando di scendere.
Harry ride. “Harry, lasciami, o ti castro!”
Il riccio mi fa cadere improvvisamente a terra. Stronzo!
Si appoggia con nonchalance ad una ciclette prendendo la sua bottiglietta d’acqua fresca mentre io mi alzo a fatica.
“Che ne dici di fare un po’ di pugilato?”
Mi guarda con i suoi occhioni verdi, ed io faccio spallucce. “E’ quello con i guantoni?”
“Esatto.”
No. “Non se ne parla nemmeno.”
“Bene, andiamo subito allora!” Mi spinge verso gli spogliatoi, ignorando le mie grida di protesta. “E tu Niall, non vieni?”
Il biondo ci raggiunge in fretta e mi sorride. Metto le braccia conserve e distolgo lo sguardo dai suoi occhi.
Sento una specie di formicolio nello stomaco e nel petto, non so cosa sia e non voglio saperlo. “Mary, tu non vieni?”
La mia migliore amica fa di no con la testa e ci fa segno di voler andare sul tapis roulant. Bastarda, mi ha abbandonato. La pagherà cara, questo è sicuro.

Mi metto davanti ad un enorme sacco blu appeso al soffitto, molto simile a quelli che fanno vedere in tv. Osservo i miei guantoni: sono rossi, sporchi e rotti. Bleah.
Tocco con un dito il sacco, titubante. Non ci penso nemmeno a colpirlo e a fare la figura dell’idiota. E se poi mi cade addosso?
Niall intanto è molto concentrato a dare pugni a destra e a manca e ogni tanto scambia qualche parola con Josh. Sospiro, riportando lo sguardo sui guantoni. Li poggio su un tavolo rotto lì vicino e faccio per andarmene quando Louis mi blocca per un braccio.
“Dove scappi?”
“Non mi va di battermi con quel coso.” Dico sprezzante, indicando il sacco.
“Dai, è solo per divertirci.”
“No.”
Mi guarda assottigliando gli occhi, io intanto cerco di osservare Niall con la coda dell’occhio.
“A Niall piacciono le ragazze sportive.” Mi dice ghignando e prendendo i guantoni.
“Cagaci il cazzo, Louis!”
Ma non da segno di ascoltarmi, anzi. Mi infila tra mani quei cosi imbottiti. Faccio segno di sferrargli un pugno, ma non si ritrae, e perciò rimango zitta. Sconfitta e affondata.
“Adesso prova a colpirlo.” Mi ordina, dando uno schiaffetto al sacco.
Con ben poca voglio colpisco quel coso enorme, sembra fatto di ferro.
“Più forte!”
Sospiro e mi allontano un poco. “Non ce la faccio, davvero. Non è nel mio DNA.”
Tommo strabuzza gli occhi. “Non dire mai più DNA. Potrebbe spuntare Zayn da un momento all’altro!” Mi mette una mano sulla bocca e mi fa segno di tacere.
“Ancora con questa storia? Pensavo l’avesse superata!”
Vado verso il mio borsone per poi prendere una bottiglietta di acqua fresca.
“Dai, non arrenderti.”
“Arrendermi di fronte a tutto è nel mio DNA.”
“E DALLE, ANCORA?! BASTA CON QUELLA PAROLA!”
Eh, non c’è bisogno di essere così scontrosi.
Mi tira di nuovo verso il sacco da boxe e mi fa vedere come dare pugni per bene. Sono un po’ titubante, ma dopo un po’ lo imito. Do colpi sempre più forti, ogni volta ci metto più potenza, immaginando di star ammazzando Niall.
“Perché stai piangendo?”
Solo ora mi sono accorta che sto lacrimando. Grosse gocce d’acqua salata mi rigano le guance. Cerco di asciugarle, ma Louis mi ferma.
Scuoto il capo, per fargli capire che non è nulla. “Lascia perdere.”
“Lo so che ti piace Niall. Me l’ha detto Harry.” Afferma seriamente.
Decido di non ascoltarlo e riprendo a sferrare pugni.
“Vogliamo aiutarti…” Continua. A quel punto tendo l’orecchio per sentire meglio quello che sta blaterando.
“Secondo me gli piaci…”
Mi fermo guardando fisso davanti a me. Riesco solo a sentire la mia mente urlare di dolore. Mi sanguinano le orecchie. Vorrei coprirmele, ma rimango immobile, come se Harry Potter in persona mi avesse pietrificato.
Un’altra lacrima ribelle si fa spazio e a quel punto non riesco più a trattenermi. Scoppio in un pianto liberatorio, e per un attimo penso che sono solo brava a frignare.
“Dovete lasciarmi in pace. Lui a me non piace e io non piaccio a lui. Basta.”
Mi tolgo quei guantoni sudici e vado verso lo spogliatoio. “Siete pregati di non intromettervi nella mia vita sentimentale.” Sussurro acidamente.

Guardo nervosamente l’orologio del mio ufficio per la milletrecentoquattordicesima volta mentre picchietto con i nervi a fior di pelle le dita sulla scrivania. Oggi fa particolarmente caldo nonostante siamo solo ad inizio febbraio. Mi asciugo il sudore con un fazzoletto Tempo, i soliti.
Che poi non ho mai capito perché cazzo si chiamano Tempo, ma okay.
La porta si apre di colpo improvvisamente e Mariateresa entra con i capelli scompigliati e senza trucco.
“Perché cazzo merda mi hai chiamata alle quattro del mattino?!” Mi urla sedendosi rumorosamente e grugnendo.
“Buono, cane. Non ringhiare!”
Lei sbuffa e incrocia le braccia al petto. “ALLORA?”
“Senti, devi stare molto calma, devi stare molto calma, devi stare molto calma…”
“MOLTO CALMA? MA PORCA PUTTANA, ERO NEL MEGLIO DEL SONNO!”
“Ehi, basta urlare, altrimenti i cani penseranno che mi stai aggredendo.”
Mi alzo dalla sedia e porto le mani dietro la schiena. Cammino un po’ per la stanza cercando il modo migliore per spiegare ciò che ho da dirle.
Mi fermo davanti alla finestra osservando vagamente alcune macchine che camminano lentamente, forse a venti all’ora, sicuramente i guidatori sono frastornati dal sonno.
“Sherlock ti ha chiamato per parlarti di una cosa importante.”
Lei rimane in silenzio, ascoltandomi molto attentamente.
“Sto impazzendo, sul serio.” Continuo. “Devo sapere se quei due stanno insieme o no. Ho bisogno di risposte, non di altre domande e supposizioni.”
“Ancora con questa storia?”
“SI!” Le punto un dito contro. “Ho appena sentito al telefono quella Jade e devo svolgere il lavoro che mi ha assegnato se voglio continuare a campare!”
Mi siedo sulla mia sedia-poltrona girevole cercando tra alcune numerosissime carte. Non trovando ciò che cerco frugo tra uno dei cassetti della scrivania. Afferro una cartellina gialla e la apro tirando fuori alcune foto.
“M-ma sono Louis ed Eleonor…” Balbetta Mariateresa. “E…Larry.”
Annuisco.
“Li ho spiati di nascosto per tutto questo tempo, da novembre in realtà.”
Indico una foto. “Questa l’ho scattata il 19 dicembre. E’ sfocata, ma guarda le mani di El e Lou, guardale bene.”
“Si tengono per mano…”
Le mostro altre due foto dove le mani dei due sono ingrandite. Le fissa meglio e sul suo volto è dipinta un espressione confusa.
“Eleonor stringe il polso di Louis. Le loro dita non sono intrecciate come quelle dei classici innamorati.” Le spiego.
“Questo non vuol dire nulla!” Ribatte spingendo le immagini verso di me.
“Non è l’unica foto, ne ho circa una ventina, tutte di giorni diversi ed è sempre la stessa cosa.” Gliene porgo altre, questa volta dei ragazzi.
Indico Harry praticamente abbracciato a Louis in un intervista, le loro mani si sfiorano. Sono vicinissimi.
Rimaniamo chiuse dentro il mio ufficio fino alle sei e mezza del mattino ad analizzare le uniche prove che mi ritrovo.
Le racconto di quella volta che stavano quasi per baciarsi, del fatto che Harry aveva detto a Tommo che mi piace Niall e tutto il resto. C’è uno speciale rapporto tra loro, potrebbe benissimo essere amicizia, ma io e Mariateresa non siamo mai state così “affiatate”.
“Watson, ho di nuovo bisogno del tuo aiuto.”
“Spara.”
“Devo conoscere Eleonor, e tu dovrai reggermi il gioco.”




Kill me, pls.
Okay, Ross è tornata. Questo capitolo fa leggermente pena, ma siccome non mi usciva meglio mi sono messa l'anima in pace e buonanotte.
Sto tipo dicendo di continuo sto "Kill me, pls" dall'altro ieri, da quando ho visto il mio adorato Liamo con Sophia. E lo sto ripetendo ancora di più siccome Zayn e Perrie si sposeranno. Omg, non ci ho ancora fatto l'abitudine a queste improvvise notizie, ma dovrò abituarmi D:
Ross vi saluta, e va a cavalcare il suo unicorno.
Tanti kizz.

-R.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


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A me, perché sono una testa di cazzo. 

Capitolo 17



Questo regalo è grandioso.
No, ma che dico. Più che grandioso.
E’PER-FECT per Harrino Stilino. Farò un figurone, sisi.
Ma se è perfetto, perché sto esitando?
Dai, Ross, bussa a quel cazzo di campanello. Forza.
Dlin dlon.
“Si, chi è?”
“Sto cazzo, Harry.”
“Ah, prego. Entra pure sto cazzo.”
Sento lo scatto del portoncino per poi aprirlo ed entrare finalmente nell’umile dimora di Haroldo.
Si, umile. No, umilissima.
Il riccio mi sorride incoraggiante. “Finalmente sei venuta.”
“Sai com’è, sono rimasta dieci minuti fuori per cercare quella schifezza di campanello. Ma sono qui, questo è l’importante.”
Annuisce e guarda il pacco regalo che ho in mano.
“Cos’è questo?”
“Oh, questo è il tuo ragalino regaloso per il tuo compleannino, che io mi sono persa perché tu, bastardo, eri in America. E siccome quando siamo andati in palestrina non mi sembrava il momentino più adatto, eccolo qui Aroldino piccinino.”
Lui mi osserva scioccato. “Stai aspettando un bambino, per caso?”
Alzo gli occhi al cielo, mettendo nelle sue mani il pacco per poi ispezionare meglio la casa. Fisso ogni angolo con estrema attenzione, senza lasciarmi sfuggire niente.
“Ti piace casa mia vero?”
No, fa schifo.
“Si, è stupenda.”
Entriamo in un grande salone dove ci sono i ragazzi, Mariateresa e stranamente anche Boo e una ragazza che non ho mai visto prima. Ah, e non dimentichiamoci del magnifico quanto insignificante Josh.
Zayn  mantiene con la mano sinistra una birra mentre col braccio destro abbraccia la mia Best Frend Forevah and Evah.
“Finalmente è arrivata anche la rompipalle. Possiamo iniziare a vedere il film.”
Lo guardo malissimo per poi dargli un pugno sulla spalla. Lui emette un verso strozzato e cerca di nascondere il dolore con un sorriso, ma con poco successo.
Tutti gli altri mi salutano e ridacchiano un po’. Chissà cosa minchia hanno da ridere.
“Si, però prima Harry apre il mio regalo.”
Io e il riccio ci sediamo sull’enorme divano in pelle bianco, e lui con aria emozionata straccia la carta e il nastro decorativo. Che barbaro.
“Una felpa!” Esclama dopo aver alzato il coperchio.
La sua felicità svanisce un po’ alla volta man mano che la osserva meglio. “Con la tua foto sopra…” Dice sorridendo falsamente. “E dietro c’è scritto ‘Io amo Ross’…”
“BELLA, VERO?!” Urlo.
“Certo…stupenda. Ma non dovevi…” Ride nervoso.
“Certo che dovevo!”
“Sei sempre la solita.” Mariateresa scuote il capo rassegnata, mentre Niall sghignazza mangiando patatine e pop corn a volontà. Come suo solito.
“Beh, lei è Amanda.” Esclama Liam improvvisamente. “E’ mia cugina.”
Mi indica la ragazza vicino a lui. Ha i capelli rossi, no, arancioni. Come le carote. E grandi occhi verdi, tante lentiggini sulle gote. Non è truccata, se non con un po’ di mascara sulle lunghe ciglia. Magrissima.
Niall se la mangia con lo sguardo.
Guardandola mi sento una schifezza in confronto, ma ciò non mi impedisce di porgerle una mano e di presentarmi cortesemente. Lei mi fa un sorriso incoraggiante.
Distolgo velocemente lo sguardo.
Rimango silenziosa per tutta la durata del film. Alla fine non l’ho proprio guardato, facevo solo finta. Non riuscivo a concentrarmi e i miei complessi sul non essere abbastanza si stanno rifacendo vivi dopo molto tempo. Ogni tanto davo un occhiata ad Amanda seduta tra Liam e Niall. Quando prendeva i pop corn la sua mano sfiorava quella del biondo ed entrambi la ritraevano imbarazzati.
“E’ proprio un bel film.” Dice Louis, alzandosi e stiracchiandosi. “Cosa ne dite di prendere una pizza?”
Tutti acconsentono tranne me, sono ancora troppo persa tra i miei pensieri.
“Ross, mi accompagni?”
Perché sono così triste? Non riesco a capire.
Mary mi da una gomitata leggera nel fianco.
“Oh, eh, cosa?”
“Vieni a prendere le pizze insieme a me?” Mi ripete Tommo.
“Si si. Certo.”

In macchina guardo pensierosa fuori dal finestrino.
Io e Louis non ci siamo proprio parlati.
A spezzare il silenzio è Lou.
“Mi dispiace per l’altra volta, sai, in palestra.” Inizia. “Dovevo farmi i fatti miei. Scusami.”
“Non preoccuparti, non è niente.”
“Non sei arrabbiata con me?”
“Neanche un po’.”
Cala di nuovo un pesante silenzio.
Non riesco a non pensare a Niall e ad Amanda. Lo stomaco mi pesa, come se avessi mangiato un macigno. Vorrei semplicemente sparire dalla faccia della terra.
Odio questa calma. E non è da me.
Ho sempre amato la pace e la tranquillità, ma adesso mi pesa troppo.
Mi sento sola.
“Lou?”
“Uhm?”
“Posso conoscere Eleonor?”
Lui distoglie un attimo lo sguardo dalla strada e si volta verso di me.
Deglutisce un po’. “Perché?”
“Se non vuoi, non fa nulla.”
Lui stringe un po’ più forte il volante dell’auto. “Te la farò conoscere.”
“Non sei obbligato. Però ho sempre pensato che El sia una ragazza grandiosa, divertente e gentile per stare con te. Tutto qui.”
“Te la farò conoscere.” Ripete.
Evviva il pappagallino!

“Ecco la pizza!” Urla Lou allegramente una volta entrato in casa.
Poso il cappotto sull’attaccapanni e senza dire nulla mi siedo davanti la tavola, vicino a Boo.
“Tutto okay?” Mi chiede quest’ultima.
“Si.”
“Okay, no.”
Gioco un po’ con la forchetta sul tovagliolo, rigirandomela tra le mani e guardandola come se fosse un oggetto sconosciuto.
Forse quello che provo è il sentimento comunemente chiamato “gelosia”? Certo che no, io non sono gelosa. Per nulla. Neanche un po’. Mi fanno solo schifo le cose romantiche, e siccome penso e ripenso alla goffaggine sdolcinata di quei due, mi sento male.
Si, mi sento male. Se potessi vomiterei l’anima sulle scarpe del primo che passa. Che schifo.
“Ragazzi, ma Niall dov’è?” Chiede Zayn guardandosi intorno.
“E’ andato su a prendere una mia felpa. Sentiva freddo.” Risponde prontamente Haz. “Qualcuno che va a chiamarlo, prima che le pizze si freddino?”
“Se volet…” Inizia Amanda ma viene bloccata subito dall’urlo di Boo.
“VADO A CHIAMARLO IO.” Corre fuori il salotto e si ferma sulla porta. “Ross, mi accompagni?”
Cosa?
“Ma perché volete tutti che vi accompagni?!”
Mariateresa mi spinge.
“Dai, Ross, vai.” Dice Liam guardandomi negli occhi.
Ma….WTF?!
Vado verso Francesca a passo svelto. Non appena è sicura che nessuno nella stanza di là può sentirci, mi rivolge la parola.
“Sei gelosa.”
“Di cosa dovrei essere gelosa?”
“Di Amanda e Niall, ovviamente.” Schiocca le dita davanti ai miei occhi. “Ehi, scendi dalle nuvole.”
“No, non è vero.”
“E invece si, è vero.”
Saliamo le scale lentamente. “Non farmi incazzare, non sono dell’umore.”
“Ma a te piace lui, perché non lo ammetti?”
Scrollo le spalle, decisa ad ignorarla. Arriviamo davanti una camera con la porta mezza aperta e Francesca mi fa segno di entrare.
“Tu vai, io devo andare un secondo in bagno.”
Detto questo mi lascia lì da sola, come una cretina. Entro o non entro? Non entro. Ma devo. Altrimenti chi la sente poi Francesca?
Ma non voglio…
Faccio un bel respiro ed entro nella camera di Harry.
E molto grande con un letto a due piazze al centro, a sinistra vi è un grande armadio nero e bianco e tanti vestiti sparsi per terra. Niall è seduto su una sedia col cellulare in mano. Ha lo sguardo vuoto e perso, non si accorge nemmeno della mia presenza.
“Ehm…Niallino coglionino piccolino?”
Non mi risponde. Lo guardo meglio, è in trance?
“Nano?” Gli sventolo una mano davanti alla faccia. Nulla.
Mi avvicino al suo orecchio e ci soffio dentro. Ancora niente.
Non so proprio cosa fare.
Rifletto un po’ prima di avvicinarmi al telefono che stringe tra le mani. Fisso il display. Sopra vi sono scritti alcuni numeri in grande e sopra di essi c’è una lettera. Una A.
Una A?
A…A…A di Amanda.
Sbianco completamente. Faccio per prendere l’oggetto in mano ma Niall si riprende improvvisamente.
“Ehi, che stai facendo?”
“Che stai facendo tu, se mai!” Urlo. “E’ da mezz’ora che cerco di attirare la tua attenzione, per un attimo ho pensato che fossi morto!”
Lui blocca il cellulare e lo mette nella tasca del jeans. “Comunque, che c’è?”
E’ freddo con me. Gli ho fatto qualcosa?
“Scendi, altrimenti le pizze si freddano.”
“Non ho fame.”
Wat? Cioè, cosa? N-non ha fame? Che?
“Eh? Quando dove come cosa perché?” Gli metto una mano su una fronte per vedere se ha la febbre. “Sei fresco come una rosa!”
“Non sto scherzando.”
“Ti hanno rapito gli alieni.” Affermo sicura, aggrottando la fronte. “Cosa hanno fatto al vero Niall?!”
“Smettila.”
“Okay, vado a chiamarti uno psicologo.”
Fingo di andarmene ma lui mi prende il polso. Lo stringe forte. Mi sta facendo male. “Vattene, invece di fare la stupida.”
Quando mi lascia indietreggio di alcuni passi. Sento le lacrime pungermi gli occhi. Lascio cadere le braccia lungo il busto.
“Fa salire Amanda.”
“Non sono la tua schiava.” Sussurro, guardando in basso.
“Per favore.”
Esco dalla stanza e scendo di sotto. Afferro il mio cappotto, lo metto e indosso anche il cappello, la sciarpa e i guanti, il più velocemente possibile. Vado in salotto e saluto i ragazzi.
“Io vado a casa. Domani ho un importante esame, e me ne sono completamente dimenticata. Il nano non ha fame e mi ha detto che voleva parlare con Amanda.”
Indico la ragazza con i capelli rossi. “E’ stato un piacere conoscerti. Buona serata a tutti e scusatemi.”
“Domani vieni a casa mia, ti faccio conoscere Eleonor!” Mi urla Louis mentre io mi dirigo verso l’auto accendendomi una sigaretta.

Mi sono trasferita qui a Londra per non essere più delusa e soprattutto per non deludere nessuno. Volevo cambiare aria, casa, vita.
Ma io sono sempre la stessa, e nessuno può cambiarmi.



:c
Salve pipol
mi fa impazzire il fatto che in ogni capitolo ci sia sempre un po' di tristezza, è orribile, è vero.
Ma alla fine, non posso farci niente. A me piace così, ed esce così quindi mettiamoci tutti l'anima in pace. 
E niente, questo capitolo è dedicato a me. Non so perché, ma mi andava di dedicarmi qualcosa, dato che io sono insignificante per tutti. 
Spero che questo capitolo vi piaccia. 
Dal loft è tutto. E ora tante bollicine
No, basta con Real Time. Mi sta ammazzando, dico sul serio. Sto diventando pazza.
Tanti kizz, come al solito.

-R.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


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Capitolo 18


“Non puoi non venire con noi da Eleonor!” Esclama Mariateresa esasperata mettendosi le mani nei capelli e spettinandoli automaticamente.
Emetto un grido acuto e butto la testa sotto il cuscino, cercando disperatamente di reprimere tutte le parole che stanno uscendo dalla bocca di Mariateresa, Boo e Denise.
“Forza, alzati e vestiti.” Mi incoraggia Francesca.
Mugugno stringendo ancora più forte il cuscino alle orecchie. Non ho voglia di alzarmi. Non ho voglia di uscire. Non ho voglia di fare niente. Ecco.
“Lasciatemi in pace!” Biascico.
“Ma cazzo! Solo perché ora Niall ha il numero di telefono di Amanda!?” Grida Mary alzandosi dal letto.
Non le rispondo.
Non è solo per questo, ma anche per come si è comportato con me.
E’ stato…crudele.
“Se è per questo anche tu hai il suo numero, e lui il tuo!”
“Ma è diverso!” Urlo per poi mettermi a sedere e portare le gambe al petto. Poggio il mento sulle ginocchia, chiudendo gli occhi.
Lei sbuffa. “Non è vero.”
“Lui ha il mio numero solo perché sono la migliore amica idiota della fidanzata del suo migliore amico! C’è una bella differenza!” Ribatto.
“Eh?”
“Chupa, Mary. Chupa.”
“E come la metti col tuo lavoro?” Dice facendo finta di non aver sentito quello che ho detto prima. “Non volevi arrivare fino in fondo a questa storia?!”
“La determinazione non è nel mio DNA.” Rispondo seccamente.
“Ascoltami, Ross.” Ci interrompe improvvisamente Denise. “Stai perdendo di vista il tuo obiettivo, per un ostacolo. Non stai più correndo come prima, ti sei fermata e ora cammini e basta. Vuoi iniziare a zoppicare? Vuoi cadere negli ostacoli? Vuoi davvero buttare al vento tutto ciò che hai seminato, senza raccogliere niente?”
La guardo a lungo. Ha ragione.
Faccio di  no con la testa.
“Questo è il lavoro che devi svolgere, e devi portarlo a termine. Ti piace lasciare le cose a metà?”
Nego ancora.
“Vuoi che la tua vita sentimentale influenzi il lavoro che ti serve per vivere?”
La mia risposta è ancora no.
“Vuoi buttare giù tutte le torri che hai costruito per un ragazzo che non ti merita?”
“No.”
“E allora alzati, lavati e vestiti il più in fretta possibile e corri da Eleonor. Dopo avrai tempo per pensare a quel nano irlandese.”
Sorrido, per poi abbracciarla forte. “Grazie D.”
Ma quanto posso adorarla?

Stringo forte tra le mani il volante dell’auto, più nervosa che mai.
Caccio fuori tutta l’aria che ho tenuto rinchiusa nei polmoni e spengo il motore e la radio. Alzo il freno a mano. Cerco di rilassarmi, ma i miei nervi non ne vogliono proprio sapere di tranquillizzarsi un po’.
Boo batte il piede destro ripetutamente sul tappetino della macchina, impaziente.
“Qual è il piano?”
Ehm…giusto, qual è?
“Uhm…allora. Voi bussate al…ehm, campanello e….si…ehm…” Sembro Harry, Dio.
Sospiro, cercando un po’ di coraggio nel mio cuore.
Un po’ di contegno, e che cazzo! Sono una detective, dovrei essere abituata a parlare con le persone!
“Voi dovete fare domande personali, tipo chiedere l’età, la scuola frequentata, il cibo preferito. Parlare del più e del meno, insomma.” Dico con una punta di determinazione nella voce. “Io penserò al resto.”
Usciamo dall’auto. Per un attimo non mi sento più la terra sotto i piedi, la testa mi gira pericolosamente e sento caldo, anche se il cielo è scuro e minaccia di nevicare.
Il tragitto fino a casa di Eleonor a piedi mi sembra eterno, nonostante siano solo due passi.
Nulla mi blocca dallo scappare via. Devo correre a casa prima che vomiti quello che non ho mangiato per il troppo nervosismo. Ma non posso.
Una volta arrivate al portoncino della casa mi porto i capelli dietro l’orecchio e titubante premo sul campanello.
Mi aggrappo a Denise, l’unica mia ancora di salvezza in quel mare di indecisione, e cerco di regolarizzare il respiro, con poco successo.
Una ragazza alta e magrissima, con i capelli castani mossi e un largo sorriso sul volto viene ad aprirci la porta.
“Salve ragazze.”
Ci salutiamo con alcuni baci sulla guancia. Le presento Denise e Francesca e sembra quasi….felice.
“Scusa l’intrusione.” Le dico sorridendo appena.
“Ma figurati! Non preoccuparti.”
Entriamo in cucina dove sull’isola in marmo vi sono dei biscotti che emanano un profumo buonissimo e una torta al cioccolato.
“Prego, accomodatevi.” Ci sediamo composte sulle alte sedie rosse. “Non sapete da quanto sto chiedendo a Lou di potervi conoscere.”
Lo dice accennando un timido sorriso, palesemente falso. Sta mentendo, c’è puzza di bugia nell’aria.
“Finalmente tu e Zayn vi siete messi insieme, da quanto?” Esclama El con enfasi rivolgendosi a Mariateresa, forse per sembrare amichevole.
“Ehm, circa un mesetto.”
“Ma Louis dov’è?” Chiedo all’improvviso, ricordandomi di Mr. Culo Perfetto.
“Oh, aveva un riunione con…i loro manager.” Ci spiega, mentre io sento le gambe come la gelatina.
Tutte facciamo una smorfia di disapprovazione.
“Servitevi pure, non fate complimenti.” Sussurra poi, cercando di nascondere un qualche sentimento che si sta facendo spazio sul suo volto.
Delusione, forse?
Uhm…


Quando mi accorgo che la porta di ingresso è stata sbattuta, realizzo che molto probabilmente Tommo è tornato a casa. E mi accorgo anche di non aver detto una sola parola mentre le altre parlavano animatamente del tempo, dei saldi e di tutte le cose che caratterizzano la vita di ogni giorno qui a Londra, talmente presa dai miei pensieri.
El e Lou si danno un bacio veloce sulle labbra.
No, al lato della bocca.
Li osservo meglio, e sembrano una coppia sposata da una decina d’anni senza figli. Impersonano proprio la vita monotona, come se tutto l’amore fosse finito, ma continuano a tirare avanti zitti e muti, forse per paura che un certo equilibrio si spezzi o vada in frantumi.
“Perché non vi siete ancora sposati?” Domando, guardandomi le mani.
Cavolo, ho proprio bisogno di una manicure.
Li vedo tentennare, guardarsi confusi.
“Non siamo ancora pronti.” Rispondono, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo.
Prendo un bel respiro. “Ma lui ti fece la proposta qualche anno fa.”
“Si, ma preferiamo non andare oltre. Stiamo bene così, per ora.”
Si, e io sono Anna Tatangelo che cavalca un unicorno con due corna trans e che caga merda color arcobaleno.
“El, posso chiederti una cosa un po’ imbarazzante?”
Lei deglutisce, è molto probabile che stia pensando che sono pazza ed invadente.
Poi lancio la bomba. “Quando qualche anno fa le directioners credevano che ci fosse qualcosa tra Harry e Louis, tu cosa pensavi?” La guardo negli occhi, fredda come non mai. “Sono sempre stata in pena per te. Chissà come ci rimanevi male.”
BOOOOOOM.
Grazie Zayn, il tuo esplosivo è fantastico.
“Eri una…aspetta come si chiamavano? Ah, già. Larry Shipper.”
Scuoto il capo. “Assolutamente no.”
Louis contrae la mascella, segno tangibile che è arrabbiato.
“Beh, era difficile.” Risponde lei. “Le ragazze mi credevano una stupida copertura, e capitava che a volte piangessi da sola in camera mia. Soprattutto quando alcune mi insultavano dicendo che Harry era l’anima gemella del mio ragazzo, che dovevo vergognarmi.”
Dice tutto d’un fiato fissando i biscotti con occhi vitrei e assenti.
“Per un po’ ho iniziato ad odiarle. Mi auguravano anche la morte perché ritenevano che io nascondessi il vero amore. Ci rimanevo male.” Stringe i pugni. “Non capivano cosa provavo e provo ancora oggi per lui. Io lo amo. Ricordo ancora quella volta in cui una fan mi sputò in faccia accusandomi di renderlo infelice.”
Una lacrima scende sulla sua guancia ma lei fa in fretta ad asciugarla.
Il mio sguardo rimane lo stesso, piatto, senza nessuna emozione celata.
“Si erano fissate su un fatto che non era neanche reale e non capisco perché.”
“Te lo dico io perché Eleonor.” La interrompo, rimanendo seria. “Avrebbero potuto benissimo iniziare a “shippare” un’altra coppia. Magari Zayn e Niall, che ne so. E’ solo un esempio.”
Sento Mariateresa irrigidirsi e Louis rilassarsi. “Ogni abbraccio, ogni sguardo. Potevano benissimo credere che anche tra loro due ci fosse una relazione. Ma quelle ragazze avevano capito che non c’era lo stesso feeling come tra Harry e Louis. Le occhiatine, i baci, il fatto di essere così affiatati. Non erano stupide.”
Vi è un sospiro generale, disperato, carico di tensione.
“Prendevano per amore la forte amicizia che c’è tra i due.” Mento.
Infatti non sono per niente convinta dell’ultima frase.
Persino un cretino poteva capire che non era una semplice amicizia.
“Scusatemi se sono stata così stupida da mettere in mezzo quest’argomento.”

Porto le mani sotto il mento, osservando la stampante del mio ufficio pensierosa.
Le lacrime, la disperazione, la frustrazione di Eleonor. E’ una brava attrice.
Penso, penso, penso. Ho paura che da un momento all’altro mi scoppi il cervello e i resti si spargano sul pavimento.
Credevo che riuscendo a conoscere meglio quella ragazza sarei riuscita a capire tutto meglio, ad avere una versione meno sfocata dei fatti, ma tutto ciò che ci trovo è più fumo. E siccome si tratta di fumo, qui la cosa puzza. E non poco.
Tanti fattori mi portano all’amicizia più pura e bella che ci sia, pochi all’amore, nascosto, pericoloso, drammatico.
E’ più facile dire che non stanno insieme, credere alla cosa più ovvia. Ma un bravo detective coglie il più piccolo particolare e in realtà le cose possono sembrare più complicate di quanto possiamo intuire.
Affidarmi alla semplicità non è la cosa che mi riesce meglio.
Io ho sempre allenato il mio cervello a funzionare costantemente, a metterlo in moto senza tregua. E proprio lui mi sta dicendo di continuare nella mia disperata ricerca, che la faccenda è molto più intricata.
D’un tratto mi viene in mente una cosa. Forse Eleonor non è brava a recitare. Forse non è una copertura. O almeno lei non sa di esserlo.
Forse Louis la sta usando per coprire la sua relazione con Harry, ma lei non sa assolutamente nulla. Forse.
E allora perché minchia culo sono ancora qui?
Non è servito a un cazzo conoscere quella ragazza, fare foto come un paparazzo psicopatico.
Tommo mi voleva aiutare con Niall, ma non so se si fida di me. Ma prima o poi dovrà dirmelo. Io sono sua amica.
Suona così bene.
Devo solo chiederglielo. Devo chiedergli se è gay.
Andrà bene.




Salve salve salve pella gente OuO
Okay, tutto questo papiello è servito a Ross a capire che l'unico modo per sapere la verità è chiedere direttamente ai due se sono omosessuali. Tutta la storia per arrivare qui, AHAHAHAHAH.
E tra poco la storia finisce pure, mancano si e no tre capitoli in cui succederà praticamente di tutto.
E niente, sono triste perché mi mancherà un casino scrivere di Ross e di tutti gli altri personaggi. Gli insulti, le parolacce, le riflessioni strambe. Che poi tutta la trama è stramba.
Se ve gusta il capitolo fatemelo sapere.
Tanti kizz e panda abbracciosi. Vi adoro.
-R.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


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Ride ancora, come rideva lui, senza una vera allegria, piuttosto per consolare quella tristezza lieve ma perenne.
"Vieni."
"Ci penso, sì..."
"Non devi pensarci, devi venire."
"Perché?"
"Perché la vita passa, e noi con lei. Ti ricordi?"
Certo che mi ricordo...
"E ride di noi, come una vecchia puttana sdentata che aspetta l'ultimo cliente..."


 
Capitolo 19


Corro a perdifiato sui marciapiedi bagnati di Londra.
Non mi importa di scivolare, di cadere o di rompermi un osso. Devo parlare con Louis e Harry. Ma soprattutto con Niall.
Che si fottano le insicurezze e i limiti da me posti in precedenza. Non posso vivere nel dubbio, nel rancore. Non voglio ripetermi di continuo “e se fosse andata così…” quando avrò cinquant’anni e il culo sarà floscio e cadrà, le rughe mi copriranno il viso, e avrò fatica a ricordare le cose.
C’era un vecchio detto, you only live once, si vive una sola volta, e io voglio vivere ogni attimo della mia vita al meglio.
Le gambe mi fanno un male cane, ma non posso fermarmi.
Mancano solo sei isolati, nulla di che.
Dannazione, proprio oggi la macchina deve stare dal meccanico?
Sbatto contro alcune persone che passeggiano tranquillamente per la strada, le travolgo, faccio cadere libri e buste della spesa. “Permesso!” continuo a ripetere.
“Si tolga dai coglioni.”
“E che cazzo, mi faccia passare!”
“Ma sa solo rompermi la minchia mettendosi in mezzo?!”
Corro finché il fiato non mi manca.
Mi fermo un secondo davanti un bar, poggiando una mano su una panchina, per sorreggermi. Espiro ed inspiro, cercando di regolarizzare il fiato. L’aria non mi sembra più abbastanza, e siccome mi sono scocciata di aspettare di ritornare a respirare regolarmente, riprendo la mia strada, questa volta non correndo ma camminando velocemente.
Arrivo davanti casa di Louis e busso al campanello più volte ed insistentemente.
Passano due secondi e mezzo, ma nessuno si degna di venire ad aprirmi. Ritorno a premere sul campanello, nervosa finché Liam non spalanca la porta con occhi arrabbiati. Mi guarda male e sembra che voglia uccidermi, ma non ci faccio molto caso. Lo scosto di lato con un gesto brusco ed entro in casa.
“Che c’è?” Mi chiede prendendomi per un braccio.
“Dimmi solo dov’è Louis.”
“E’ di sopra con Har…”
Non lo lascio finire che subito mi stacco dalla sua presa e corro verso le scale, salendo due gradini alla volta.
Alla seconda rampa mi fermo un attimo a riflettere.
Sono davvero sicura di poter avere una risposta sincera da quei due?
E’ l’unico modo. L’unico modo per saperlo con certezza. Non posso più rimandare.
Procedo lentamente verso la camera di Tommo riflettendo ancora sul da farsi.
Avrei dovuto saperlo che alla fine non avrei avuto coraggio.
Ora voglio tornare indietro, a casa, davanti la stufetta che mi segue ovunque io vada, a bere un bel the caldo e a guardare i vecchi episodi di Spongebob e AH! EH! AH! Jonny Bravo.
Forse non arriverò da nessuna parte chiedendo il loro orientamento sessuale, forse mi scopriranno e mi allontaneranno dalla loro vita.
Mi volto, decisa a tornamene a casa. Finché non mi torna in mente anche l’altro motivo per cui sono venuta.
Niall.
Sospiro, stringendo i pugni e affondando le dita nella carne. Mordicchio il labbro inferiore, fino a sentire il sapore del sangue sulla lingua.
E’ il momento che sto aspettando da dodici anni e mezzo.
Caccio il telefonino dalla tasca posteriore dei jeans.

A Niall
Hei nano, devo dirti una cosa fantastica. Dove sei?


Dopo neanche dieci secondi già la risposta.

Da Niall
Ohw, cosa? Sono a casa di Lou.


Chiudo gli occhi, per poi riaprirli di scatto. Metto a posto il cellulare e invece di ritornare alle scale, prendo il corridoio a destra con l’intenzione di cercare il biondino.
La mia è una tattica per risparmiare tempo e soprattutto per capire come esporgli i miei sentimenti.
Mi trascino, strusciando i piedi e rivolgendo uno sguardo veloce alle camere aperte alla mia sinistra.
In una stanza due ragazzi sono seduti sul letto. Si baciano e uno dei due ha la mano nei capelli dell’altro.
Una forza sconosciuta mi impedisce di proseguire. I miei piedi si rifiutano di fare anche un solo passo, sembrano incollati al suolo. La gola è secca, non riesco a sforzare le corde vocali.
Il tempo sembra essersi fermato. Nulla si muove, se non Harry e Louis davanti a me e la mia bocca che si spalanca automaticamente.
Le mie gambe si sono tramutate in budino, pronte a sfracellarsi e a cadere a terra. Ma non succede nulla di tutto ciò.
I due si staccano e i secondi ricominciano a scorrere normalmente. Sento persino il cuore battere all’impazzata. Si sfiorano, si accarezzano.
E io trattengo il respiro. E’ buffo, però. Prima ne avevo così bisogno, e ora  mi sembra anche troppo.
Gli occhi mi bruciano terribilmente e vorrei cercare di non piangere, ma non ci riesco. Fermo tutte quelle gocce salate col palmo della mano. Sono delusa, sì. Delusa.
Non so che pensare, che fare.
Vorrei scappare, ma qualcosa non me lo permette. Qualcosa mi tiene bloccata, come se stessi osservando la scena di un omicidio da dietro un muro di vetro e non posso fare nulla.
Vorrei urlare.
Tiro su col naso, cercando di muovermi.
I due girano la testa di scatto verso di me. Harry si alza, Louis è immobile.
“Ross…”
Sono sorpresi, ma non arrabbiati. Hanno quell’espressione da padre bastonato quando scoprono che la figlia si è fidanzata.
“N-non…non d-dire niente…”
Harry fa qualche passo incerto verso di me ma io indietreggio, provando un magone allo stomaco.
Corro via, cercando di non essere raggiunta. Devo smettere di piangere, di autodistruggermi come faccio sempre.
Qualcuno mi prende il braccio, ed io mi blocco guardando il pavimento.
“Perché non me lo avete detto?” Farfuglio, a testa bassa.
“Perché non ci fidavamo completamente di te.”
Cerco di andarmene, ma lui stringe di più la presa.
“Perdonaci, pensavamo di dirtelo la settimana prossima.”
“Dirmelo la settimana prossima?” Dico sprezzante. “Io ti ho confidato il mio più grande segreto, quello che non rivelo a nessuno da anni. Ti ho detto tutto. IO mi sono fidata di TE, quello che tu non hai fatto.”
Lui toglie la mano dal mio braccio. “Sei uno stupido, Harry Styles.”
Mi stringo nella felpa scendendo le scale piano piano e cercando di non piangere.
“Non lo dirò a nessuno.” Biascico, sperando mi abbia sentito.

Finalmente l’ultimo gradino. Sembrano infiniti.
Infilo le mani nelle tasche della felpa e guardo alla mia destra.
Niall e Amanda strofinano i loro nasi e si guardano desiderosi di assaporare le labbra dell’altro. Si danno un innocente bacio a stampo.
E’ la seconda volta nel giro di pochi minuti.
“Hey Ross!” Si alza, viene verso di me con le guance arrossate, i capelli scompigliati. “Io e Amanda stiamo insieme. Non è grandioso?”
Sorrisetto sbruffone.
E’ il colpo di grazia.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Il colpo che ha mandato in frantumi il cuore.
Cado a terra con un tonfo e piango l’anima, lacrime mischiate a singhiozzi carichi di disperazione.
Amore ucciso, amore morto, amore che non ha senso. Amore inutile. Amore che mi blocca, mi odia, mi distrugge.
L’amore non fa male, l’amore fa solo bene. Ripeto. Ma ammazza quando non è corrisposto.
Non odio lui, non odio quella troia di Amanda. Odio me, perché faccio schifo, perché non sono brava a nulla.
Agito i pugni, infilo le mani tra i capelli, disperata.
La mia vita è un disastro, sotto ogni aspetto.
Ho il trucco colato, chissà quanto sono brutta, grassa, antipatica, stupida.
Niall cerca di toccarmi, ma io sbatto i piedi per terra, urlando, in preda a una crisi isterica. E’ da tanto che non mi sfogo, troppo tempo.
Ho tenuto tutto dentro, chiuso a chiave nella mia mente, in uno scrigno vecchio e consumato.
Non voglio essere toccata da nessuno.
“Che ha?” Chiede la ragazza dai capelli rossi, visibilmente preoccupata.
Il biondo cerca di avvicinarsi a me, ma viene bloccato dalle mie urla disperate. Mi calmo un po’ dopo aver visto tutta l’acqua caduta sulle mie mani. Ho sicuramente gli occhi rossi.
Provo ad alzarmi, voglio andarmene.
“Ti senti male? Cos’hai?” Mi chiede Niall.
“L-lasciami i-in p-pace.” Gli rispondo con la voce tremante. “V-voglio andare a-a c-casa..”
“Ma non riesci a reggerti in piedi…ti accompagno a casa, okay?”
“VAFFANCULO HORAN!”
Lo spingo via.
Da questo momento, lui non fa più parte della mia vita. Lui è solo uno stupido punto nero sul naso, ma è il momento di eliminarlo, di toglierlo definitivamente.
“L’accompagno io.”
Sento la voce di Liam alle spalle. Sto per ribattere ma lui mi mette un braccio intorno la vita e mi sento protetta.

“Dove la porto signorina? Nel suo appartamento?” Mi chiede dopo essere entrati in auto.
Non rispondo. Non ho voglia di sforzarmi, preferirei morire, proprio qui, su questo sedile di pelle di questa macchina super costosa.
Va tutto a puttane, la mia vita va a puttane.
“Chi tace acconsente.”
“Da Mariateresa.” Sussurro qualche minuto dopo.
Lui sospira. “Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprire tutte queste cose in così poco tempo.”
Non dico niente.
“Sei delusa?”
Mi prendo la briga ancora una volta di non rispondere.
“Io sapevo tutto.” Continua. “Me lo aveva detto Harry.”
Chiudo gli occhi. “Non sono delusa. Sono spenta, morta. Come se nel mio corpo non circolasse più sangue.”
Liam mi guarda per un attimo. Uno sguardo pieno di comprensione, tristezza, malinconia.
“La prima volta che Niall ti incontrò in quella discoteca era ubriaco fradicio.” Inizia a raccontare.
Sussulto sentendo nominare la discoteca. Lì hanno avuto origine tutti i guai.
“Il mattino successivo mi disse che aveva ballato con una ragazza tutta la notte, ma non si ricordava il volto. Quando venisti a casa di Zayn, Niall era così meravigliato di vederti, ma non lo aveva dato a vedere. Mi raccontò che eri tu la ragazza con cui aveva ballato e che…”
“Basta Liam.” Lo interrompo.
La testa mi pulsa. Non ho la forza di sentire nient’altro. E non voglio sentire nemmeno come sono stata brava a farmi sfuggire tutto di mano.

Entro nell’appartamento di Mariateresa.
Pare vuoto.
Vado in cucina, stanca e con tanta voglia di andare a letto, ma non posso. Devo prima raccontare tutto alla mia migliore amica.
Ho bisogno di lei.
Non c’è nessuno. Nemmeno in salotto.
Riesco a sentire dei piccoli singhiozzi. C’è puzza di pianto, qui dentro. Ormai sono un’esperta nel percepire queste cose.
Mariateresa è stesa sul suo letto, a pancia in giù, abbracciando il suo cuscino. Le accarezzo la schiena nel disperato tentativo di calmarla un po’.
Dopo dieci minuti buoni, finalmente smette di piangere e mi abbraccia.
“Cosa è successo?” Le chiedo.
“Per favore, perdonami.”
E riprende a piangere.
Cosa devo perdonarle? Cosa ancora devo sopportare?
Aspetto con calma che si tranquillizzi.
Biascica qualcosa a denti stretti e scuote il capo. Riesco a capire solo una frase, quella che mi fa gelare il sangue nelle vene.
Ho detto a Zayn che sei una detective.


Salveeee.
In questo capitolo succedono una marea di cose. Tantisssssssime.
Okay, non ce la faccio ad essere felice. Non ci riesco proprio. In queste righe c'è una tristezza cosmica, e devo dire che finalmente un capitolo mi è uscito come voglio io.
La nostra Ross ha scoperto che Louis e Harry sono gay, finalmente.
Niall si è fidanzato con Amanda.
Mariateresa ha detto tutto a Zayn.
Le cose si mettono male.
Il prossimo sarà sempre abbastanza triste e forse anche l'ultimo, ma finirà bene. Non vi preoccupate.
Quindi mettetevi l'anima in pace e sopportatemi per altri due capitoletti. Amen.
La frase all'inizio del capitolo è del libro "Venuto al Mondo", il mio preferito. Grazie a tutti quelli che seguono la storia.
Un bacio.
-R.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


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Mi veniva voglia di salire a casa sua e prenderlo a calci, e non potevo. Non potevo mostrare quello che avevo dentro.
E questo mi faceva incazzare e mi toglieva il sonno, mi rendeva nevrotica. Non riuscivo a stare ferma nel letto.
Francesco si girava assonnato e mi prendeva a gomitate.
“Ma vuoi stare ferma?”
“Sì, scusa. Non ho sonno. Non sono più abituata ad andare a letto presto.”
“Allora vattene di là, non mi fai dormire.”
“Sì, magari mi guardo un po’ di tv, e mi faccio una canna… Da quant’è che stanno insieme?”
“Ma chi?”
“Alfredo e quella.”
“Ah, ecco che cos’è che ti tiene sveglia.”
“Ma va’, era per sapere.”
“Boh, saranno un paio di settimane.”
“Hanno scopato?”
“Che cazzo ne so, chiediglielo a lui.”
Piuttosto mi sarei fatta tagliare la lingua. Ma non lo dissi, mi limitai a pensarlo.
Accartocciai il lenzuolo ai piedi del letto e mi alzai. Volevo una canna e una birra. E la televisione accesa per non pensare a niente.
“Oh, Bea.”
“Che c’è?”
“Sei sicura che non ci stai un po’ male?”
“Per che cosa?”
“Per Alfredo e la ragazza.”
“No, non ci sto male. Perché dovrei?”
“Che ne so… Però secondo me un po’ male ci stai.”
“Chiudi la bocca e dormi, piantala con le cazzate.”
-Il rumore dei tuoi passi.
 
Capitolo 20


Dio, quanto è brutto sentirsi soli.
Ma alla fine è inevitabile. Ho toccato il fondo e mi sono pure scavata la fossa.
Le cose sono andate così.
Mariateresa ha raccontato ogni cosa a Zayn, io che sono una detective, io che mi sono intrufolata nelle loro vite per scoprire l’orientamento sessuale di Harry e Louis, io che ho usato la mia migliore amica, Boo e Denise, per i miei scopi, io che mi sono lasciata convincere da una ragazzina a fare la cosa sbagliata per soldi. Io. Io. Io.
La colpa non è né di Mariateresa, né di Jade. Mia, mia, mia e basta.
E pensare che lei si è scusata cento mila volte con me pensando che io fossi arrabbiata. Lei dovrebbe esserlo con me.
Non poteva tenere nascosto tutto questo alla persona più importante della sua vita. Ma lui l’ha lasciata. E Niall è con Amanda. E chissà cosa pensano tutti di me.
Guardo la lettera bianca poggiata sulla scrivania, ancora chiusa, e sospiro.
Forse l’aprirò stasera, oppure domani, o tra una settimana. Forse mai. Forse non voglio andarmene da qui, forse voglio essere cacciata a calci in culo dal mio ufficio.
Sospiro, guardando negli occhi Jade Smith.
E’ cresciuta, nonostante siano passati solo cinque mesi o giù di lì.
Sono successe tante cose in questo arco di tempo. Tante cose belle, tante cose brutte.
Cosa sarebbe successo se non avessi accettato quella proposta? Licenziata, sotto un ponte.
“Ebbene?”
Gioco un po’ con la penna nera che ho in mano, guardandola con l’intenzione di riuscire a formulare una frase di senso compiuto. Ho quasi paura che mi esca un altro singhiozzo, ho paura di scoppiare in lacrime di fronte a questa ragazzina.
Ed è molto probabile che abbia notato tutta questa insicurezza, dato che ho gli occhi rossi e gonfi per il troppo pianto, i capelli spettinati e sporchi raccolti in un disordinato chignon, il viso senza un filo di trucco. Indosso una vecchia tuta che mi ero dimenticata da tempo nell’armadio e le scarpe da ginnastica.
Sul mio volto stanco appare una specie di piccolo ghigno, e ripensando a tutti gli insegnamenti di Enzo e Carla mi viene da ridere. E’ la prima volta dopo molti anni che indosso scarpe e tute da ginnastica in pubblico. Dai diciotto anni in poi i tacchi sono sempre stati una mia mania, insieme alle ballerine, che poi con gli anni sono scomparse del tutto dal mio guardaroba.
Scuoto il capo, sorridendo tristemente a Jade.
“Ho scoperto la verità.”
Silenzio.
“Sono gay?”
Mi ricordo la promessa fatta quando tutto questo ha avuto inizio. Mi aveva promesso che non lo avrebbe riferito a nessuno.
Ci ho pensato molto su cosa risponderle, un secco no o un malinconico si.
E indovinate un po’ chi ha avuto la meglio?
“Sono gay.”
“Davvero?”
“Davvero.”
Ride, ride finché non ha le lacrime agli occhi. Se le asciuga e si alza. Mi poggia un foglietto sulla scrivania. “Grazie. Come promesso, non dirò nulla a nessuno.”
“Non vuoi le prove?”
“Non mi servono le prove. Io lo sapevo già.”
E ha ragione. Lo sapevo anche io. Eccome.
Non le rispondo, ci guardiamo e sembra quasi la conosca da tutta la vita. Solidarietà tra fan.
Un po’ di felicità si fa spazio nel mio cuore. E’ da molto che non provo tutto ciò. E’ da molto che mi tengo lontana dalle directioners. Sono felice di essere tornata a far parte di quella famiglia.
“Mi riprendo l’assegno?”
E’ più un’affermazione che una domanda.
Annuisco. Improvvisamente non voglio più quei soldi.
Non li voglio per davvero.

Il telefono squilla insistentemente. Sembra voglia uccidermi le orecchie. Non voglio rispondere, ho un brutto presentimento.
“Taci, taci stupido telefono.” Biascico a denti stretti.
In questo momento odio chi ha inventato il telefono. Le lettere non erano un gran bel metodo? Erano perfette, punto.
Alzo la cornetta e metto il viva voce.
“Pronto.”
“Sei una stronza.”
E’ Harry.
La sua voce bassa ora è acuta e allo stesso tempo pungente come uno spillo.
Sento le lacrime impossessarsi dei miei occhi e continuo a ripetermi di essere forte. ‘non qui, non ora’.
Immagino i suoi occhi in questo momento, non più verde smeraldo, ma neri, neri di rabbia.
“Una puttana.”
Basta, Harry. Basta. ‘non qui, non ora.’
“Io dovevo essere sincero con te? Proprio con te che mi hai ingannato per tutto questo tempo?!”
‘non qui, non ora.’
“Troia.” Sembra quasi lo sussurri. “Sei una persona cattiva, sporca, infame, non meriti nulla. Mi fai schifo.”
“Io mi fidavo di te.”
Cinque parole che ammazzano, uccidono, ti fanno morire dentro.
“Ti odio.”
Cado a terra poggiando la schiena al muro. Tento di non far sentire i miei singhiozzi ad Harry coprendomi il viso con le mani. Potrei semplicemente chiudergli il telefono in faccia, ma merito tutto quello che mi sta dicendo. Merito ogni insulto, parolaccia, disprezzo.
“Io ti volevo bene, ti consideravo mia amica.”
Aspetto che la smetta, ma non cede.
“E pensare che volevo aiutarti con Niall. Fanculo, stronza.”
Si ferma un attimo. “Sei solo ridicola.”
Posa.
Caccio tutta l’aria che ho trattenuto nei polmoni.
Vorrei urlare, strapparmi i capelli, vomitare. Tutto affinché questo dolore al petto e allo stomaco si plachi.
Mi alzo e apro tutti i cassetti, prendo uno scatolone e ci infilo la mia roba dentro. Foto, cartelline, fogli di ogni tipo. Mi trascino da una parte all’altra della stanza, cercando inutilmente di reprimere le lacrime. Cancello ogni file del computer.
Mi avvicino alla porta e do un ultimo sguardo al mio ufficio. Mi mancheranno questi mobili grigi impregnati di fumo.
Lascio la lettera sulla scrivania, abbandonata al suo destino.
Finalmente me ne vado da questo posto.

2 settembre 2018.
Mi avvicino allo scaffale della mia cameretta con sopra tutti i libri accumulati negli anni precedenti.
Avvicino il dito alla copertina del mio romanzo preferito, accarezzandolo come se fosse una persona.
Mia madre entra in camera piangendo disperata.
“Vuoi portarti via anche i libri?”
Sono miei, mamma. Non posso lasciarteli.
Annuisco, prendendone un paio e infilandomeli in borsa.
“Temo che dovrete spedirmeli.”
“Non puoi portali tutti via!”
“Perché?”
“Perché altrimenti quando ritorni dovrai portarti di nuovo tutto dietro e sarebbe un cas…”
Non capisce. Continua a non capire.
Vive nella convinzione che tra qualche anno tornerò di nuovo qui, a casa. Nella mia stanza rosa e lilla piena di vecchi poster.
“Mamma io non torno più.”


Alcuni uomini vestiti completamente di nero entrano nel mio appartamento. Indossano degli occhiali da sole e hanno costantemente il muso e la faccia seria. Sono tre.
Li faccio accomodare in salotto, sul divano rosso.
Gli chiedo se vogliono il the.
Loro rispondono che non sono qui per fare salotto.
Hanno una valigetta tra le mani, la poggiano sul tavolino. La aprono con estrema calma e ne tirano fuori un blocchetto per gli appunti.
“Quanto vuole?”
“Cosa?”
Fingo di non capire a cosa si stanno riferendo.
“Oh, insomma. Lo sa bene.”
“No, non lo so.”
“Sappiamo che è a conoscenza del segreto tra Harry Styles e Louis Tomlinson.”
Sorrido.
“Sì.”
“Bene.” L’uomo si allunga verso il blocchetto, e con una penna ci scrive dei numeri sopra.
“Le va bene questa cifra affinché mantenga il segreto?”
Prendo per gioco il foglio in mano e lo osservo compiaciuta. Bastava così poco per riuscire ad avere dei soldi in più?
Che strano il destino.
Mi mordicchio il labbro inferiore e rido. Rido per non piangere più.
Dalla loro espressione turbata capisco che stanno pensando che sono una pazza. Ed hanno perfettamente ragione.
“Perché non mi avete denunciato?”
Si guardano come se non ci avessero pensato prima. Ho sganciato la bomba.
“Voleva essere denunciata.”
La mia risposta? No, assolutamente no. Eppure è strano. Anche se il pensiero che più mi ha ucciso in questi due giorni non è stato questo, mi sono preoccupata lo stesso.
Non avrei dovuto dirlo.
“Mi fate ribrezzo.” Sputo. “Siete cattivi. Nascondete l’amore per guadagnare più soldi.”
“Lei non è nessuno per parlarci in questo mod…”
“Io sono una persona.” Ribatto. “E ho il diritto di amare chi cazzo voglio, così come Harry e Louis.”
Se potessi li prenderei a parolacce ma non vorrei peggiorare la situazione.
“La gente schifosa come voi non merita nulla, solo odio. Voi non meritate niente.”
Si alzano dal divano.
“Mi pare di capire che non vuole nulla.”
“Lasciate in pace quei due, voglio solo questo.”
Ghignano divertiti. “Altrimenti?”
Siamo arrivati quasi alla fine. Il mio piano sta per completarsi. Le bugie finiranno, le stronzate non saranno più buttate all’aria. E’ il momento che sto aspettando da tanto. Funzionerà.
“Altrimenti sarò costretta a dire al mondo la verità.”
Adesso sono fottuti. Per davvero.


EHILAAAAAAAAAA'
Questo capitolo è stato proprio un parto, Dio mio. Alla fine sono abbastanza soddisfatta di come è uscito.
Adesso quei brutti cattivi babbani che vogliono tenere nascosta la relazione tra Harry e Louis sono finalmente fottuti. Perché se li lasciano stare loro potranno dire a tutto il mondo che sono gay, e se non li lasciano, Ross lo dirà a tutto il mondo. Cattiva, eh? Non ve lo aspettavate, eh? EH, EH, EH? Muahahahahahahah, che idee geniali che ho. Non vedo l'ora di scrivere il ventunesimo capitolo, che poi sarà anche l'ultimo.
E niente, è iniziata la scuola (sob), per cui non avrò molto tempo per scrivere, ma cercherò di farvi avere l'ultimo il più presto possibile.
Vi voglio tanto tanto bene, v.v
-R. xx

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


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Capitolo 21


Stringo forte tra le mani l’accendino a forma di panda cuccioloso. E’ troppo carino.
L’ho preso in quel negozietto all’angolo della strada. Massì, quello che vende solo accendini. Insomma, è un’idea geniale aprire un accendinario. Anche se dubito si chiami così.
Comunque sia ne vende davvero di tutti i tipi, dai più semplici ai più strani.
Ma che cazz…?
Sto parlando di accendini per non piangere, ma è tutto okay. Si, dai. Sto bene.
Bugia. Non sto per niente bene.
Cammino tenendo ben stretto il manico della valigia, trascinandomi verso un luogo di cui non ricordo nemmeno più le caratteristiche. Infatti è passato qualche anno dall’ultima volta che ci sono stata.
Le cuffiette riproducono The A Team di Ed Sheeran, e mi sembra di essere in un fottutissimo video musicale.
“White lips, pale face…” Canticchio.
Non ho neanche i soldi per un cazzo di taxi, come minchia mi sono ridotta. Per poco non chiedo l’elemosina fuori la chiesa.
Chiudo gli occhi e respiro il freddo pungente di Londra. I marciapiedi sono bagnati e nell’aria aleggia quel buon profumo che c’è solo dopo aver piovuto.
Accade tutto in un attimo.
Il mio corpo fasciato da vestiti pesanti e lana va a scontrarsi contro uno caldo e robusto. L’impatto è talmente forte che cado col sedere a terra e lascio andare la valigia.
Per un secondo non mi rendo neanche conto di esser caduta finché non sento un dolore lancinante al fondoschiena. E che cazzo però, eh.
Alzo lo sguardo verso il tizio che mi è venuto addosso pronta a dirgliene quattro.
“Tu, brutto str…”
Mi blocco fissando gli occhi marroni di Zayn, totalmente inespressivi e intenti a guardare un punto ben preciso della strada.
“Scusa.” Dice. Mi tende la mano.
Sono sicura che non mi ha riconosciuto. Forse neanche visto.
Mi guarda.
Sto per afferrargli la mano, ma lui la ritrae quasi disgustato.
Rimango impassibile, porto le braccia dietro il busto e con le mani mi sorreggo al terreno. Mi do una spinta e mi alzo.
Porca trota, pure il culo bagnato ci voleva.
Mentre impreco sottovoce in aramaico antico noto con la coda dell’occhio che Zayn se ne sta andando.
“Hei, aspetta.”
Lui si ferma. Mi da le spalle. “Che vuoi? Ah, aspetta, lo so. Magari, rovinare la vita di qualcun altro?”
Deglutisco rumorosamente.
Porto le braccia dietro la schiena e abbasso il capo. “Lo so che sono una persona spregevole, cattiva. Quello che ho fatto non ha scusanti. Sono una stronza, idiota. Vi ho mentito. Non merito neanche di respirare la vostra stessa aria, di guardare una vostra foto, e non capisco neanche perché mi stai rivolgendo la parola.”
“Beh…perché…”
Lo zittisco, portando una mano di fronte a lui.
“Fatto sta che Mariateresa non centra una cippa con tutta questa storia.”
Sospiro, spostando i capelli di lato.
“Ah no?! Stava con me per pescare trote e venderle al mercato del pesce?!”
“NON CAPISCI CHE LEI TI AMA SUL SERIO?!” Urlo chiudendo gli occhi e riaprendoli di scatto.
Si immobilizza. Nessun suono o rumore ci disturba. Nessun auto, o foglia o schiamazzo di uccello. Niente.
“Tu non conosci il perché lei sia stata mia complice.” Divento rossa in volto per il troppo nervosismo. “Perché mi vuole bene. Perché è la mia migliore amica. Perché farebbe di tutto per aiutarmi. Perché per me c’è sempre stata, in qualsiasi momento, nei momenti tristi e difficili, negli attimi felici. Ne abbiamo passate così tante insieme che ormai è diventata mia sorella. Mi conosce così bene che riesce a leggere ogni singola cosa nel mio sguardo. Lei mi appoggia nelle decisioni che prendo, mi ammonisce quando sbaglio.”
Chiudo le mani a pugni per sfogare la rabbia repressa nel mio cuore.
“Tu non sai quante volte mi ha detto che stavo sbagliando. Ma io ero talmente accecata dai soldi che non ho prestato ascolto alle sue parole. Ma lei mi è rimasta vicina lo stesso, ha preferito mentire all’amore della sua vita per rimanermi accanto. Poi non ce l’ha fatta ed è scoppiata.”
Zayn mi fissa sbalordito. Noto che tenta in ogni modo di nascondere lo stupore, ma con poco successo.
“Te lo ripeto e te lo ripeterò altre mille volte. Lei ti ama. Io sono stata così egoista da tenermela per me.”
Riprendo la valigia. “Non chiedo il vostro perdono perché so già di chiedere troppo. Ma il perdono per Mariateresa, perché ha fatto tutto quello che ha fatto solo per me.”
Mi volto e lentamente riprendo la mia strada.
“Cosa devi fare con quella valigia?” Mi chiede.
Sorrido falsamente, consapevole che lui non riesce a vedere la mia faccia piena di lacrime. “Mi trasferisco.” Rimango sul vago.
Attendo una sua risposta che però non arriva. Muovo qualche passo.
“Sai, dovresti andare da Harry e Louis.”
Mi giro e lo guardo scettica. Il sorriso dipinto sul suo volto è incoraggiante e splendente. E’ un raggio di sole nella tempesta. Mi ha perdonata.

Gli sguardi di fuoco di Harry e Louis si posano infuriati su di me. Sono pesanti e carichi di tensione. Ho la sensazione che mi vogliano ammazzare.
Infatti Louis mi ha già chiuso la porta in faccia due volte.
“Vi chiedo solo di ascoltarmi un attimo, poi potrete pure strangolarmi e seppellirmi sotto una tonnellata di sabbia.”
Si guardano confusi, ma poi annuiscono.
Entro dentro casa e un dolce calore mi invade. Fisso estasiata la stufetta, lodando l’uomo – o la donna- che l’ha inventata.
Non hanno detto una sola parola da quando sono entrata e dubito che vogliano ascoltare ciò che ho da dire.
Rimaniamo in piedi, attendendo forse che qualcuno si decida a sprecar fiato.
“Sapete che ho appena comprato un nuovo accendino?”
Harry mi guarda male ed io caccio fuori un po’ d’aria di troppo.
“Sentite, sono una stupida. Una cretina. E tutto quello che ho fatto non può essere perdonato nemmeno dopo un milione di anni. Merito le cose peggiori, anche solo per semplice fatto di aver fatto del male alle persone a cui tengo di più. Le persone che amo e a cui credevo non avrei mai torto un capello.”
Dio, quanto mi faccio schifo.
Niall e Liam entrano nella stanza e mi fissano a bocca aperta. Quest’ultimo sembra il più preoccupato fra tutti.
“Mi dispiace.” Dico sentendo le lacrime solcarmi le guance.
Alzo la testa nel disperato tentativo di far cessare questo pianto.
“Mi sono stancata di piangere e di far finta che non sia successo nulla.”
Tiro su col naso e guardo in basso.
“Picchiatemi, insultatemi. Fate quello che volete.”
Mi sento come se un camion mi fosse passato sopra. Come se tutta la gioia fosse sparita dalla terra.
Spenta, morta, umiliata. Riprovo nuovamente queste cose tutte insieme, ma questa volta sono più forti e travolgenti. Hanno il potere di afferrarti, di farti sentire peggio di una merda. No. La merda è sicuramente molto più felice di me.
Serro gli occhi più forte che posso, in attesa di un pugno, uno schiaffo, una parola cattiva.
Ma tutto ciò che riesco a percepire sono delle braccia forti che mi abbracciano e mi stringono senza volermi far scappare.
Ma il fatto è che io scapperei mai.
“L-L-Liam…” balbetto non sapendo cosa dire.
Mi fa segno di rimare in silenzio e mi stringe un po’ più forte.
Mi rilasso sentendo il suo profumo e ricambio l’abbraccio strofinando la testa contro il suo maglione.
“Per favore, perdonatemi.” Farfuglio singhiozzando.
Liam mi lascia sorridendo dolcemente e asciugandomi quelle gocce salate dal viso.
I Larry fanno una specie di mezzo ghigno. Alzano le spalle e ben presto mi ritrovo tra le loro braccia.
“Se avevi problemi economici potevi dircelo. Ti avremmo aiutato.” Mi sussurra Lou.
Non dico nulla, mi beo semplicemente del loro piacevole calore.
“Sono una stronza.”
“Sì, lo sei.”
Rido.

Niall mi guarda arrabbiato. I suoi occhi azzurri sono completamente fatti di rabbia e delusione.
Liam mi spinge verso di lui.
Non riesco a capire. Cosa vuole che faccia?
L’accendino!
Sto per cacciare dalla tasca quel coso a forma di panda, ma mi blocco improvvisamente sbiancando.
Scruto scettica Harry. Me lo romperebbe.
Ma il riccio scuote il capo ed indica il nano irlandese.
No…non può chiedermi una cosa del genere. No. Tutto, ma non questo.
Mi avvicino piano a Niall e cerco di mantenere il contatto visivo.
Devo cercare di essere seria, e di scandire per bene tutte le parole.
“Ehm…nano irlan..”
Prendo un bel respiro. Devo essere coraggiosa, come un grifondoro. ‘sono forte’, continuo a ripetermi. O la va o la spacca.
“Niall Horan, io ti amo.”

Osservo l’aeroporto con aria assorta.
Vorrei non andarmene, vorrei rimanere qui e continuare ad essere amica dei ragazzi. Ma questo non è più il mio posto. Forse non lo è mai stato.
Mi mancherà tutto qui.
Il mio piccolo ufficio, l’appartamento al quarto piano, il bar all’angolo in cui facevo colazione la domenica mattina. Lo Starbucks, Nando’s. Hyde Park, Buckingham Palace, il Tamigi. L’albero vicino il ristorantino cinese, la libreria dove lavorava la signora Dover. La panchina dove conobbi un simpatico vecchietto un po’ duro d’orecchi.
Mi mancheranno Harry, Louis, Liam, Zayn e Niall. Mariateresa, la mia migliore amica. Boo e il suo capo isterico, Denise e il suo fidanzato Dean. Il ragazzo che lavorava al negozio d’accendini, anche se l’ho visto una sola volta. Mi mancheranno Gordon, sua moglie Giselle e i figli Michael e Diana. Jade Smith e il signore napoletano che vendeva le pizze di fronte il negozio di elettronica. Tutti i miei colleghi con cui ogni tanto scambiavo qualche chiacchiera. Mi mancheranno i miei vecchi professori universitari anche se molto probabilmente non si ricordano nemmeno di me. Mi mancheranno persino Gino Fastidio e Amanda.
Mi mancherà Londra.
E adesso sono qui. Seduta ad aspettare che annuncino il mio volo. Seduta ad aspettare l’incontro con la mia nuova vita in giro per il mondo.
Spengo il cellulare e lo infilo in tasca.
Una voce metallica mi dice di dirigermi verso l’aereo. Mi alzo, stanca.
Prendo dalla borsa le sigarette e le guardo scuotendo il capo. Mi avvicino al cestino della spazzatura per poi buttare il pacchetto.
Grazie Harry.
Italia sto ritornando.

Però l’accendino me lo tengo.

 
Due anni dopo.
Cara Ross,
hai visto? Ti ho scritto una lettera!
L’idea mi è nata mentre rovistavo tra le cartacce nel comò e ho trovato la lettera che ci fece scrivere la professoressa in seconda media. Spero tu la tenga ancora, perché io la conservo sempre. E niente, è tanto che non ci sentiamo, no?
Potremmo essere amiche di penna, no. Migliori amiche di penna.
Non sono successe tante cose da quando te ne sei andata. Indovina un po’ chi si è fidanzata? Francesca. Insieme a Liam. Finalmente quei due si sono decisi, non ce la facevo più a vederli arrossire di continuo!
Io e Zayn stiamo bene e ci amiamo ora più che mai. Ed è la stessa cosa per Harry e Louis. Come saprai hanno annunciato al mondo il loro piccolo grande segreto. Ora sono liberi di tenersi per mano in pubblico e di fare tutte quelle cose da innamorati. E questo è tutto per merito tuo.
Per una volta ci hai visto giusto, brava. Mi sono dovuta ricredere. Ricordo ancora quelle volte che litigavamo per il loro orientamento sessuale.
Vorrai sapere che fine ha fatto il nano irlandese, vero? Beh, lui e Amanda si sono lasciati. Da più di un anno ormai. Ha conosciuto una ragazza, ma non sembra del tutto convinto su questa relazione. Mi sa che gli manchi.
Ho saputo che finalmente sei andata in Giappone! Voglio vedere tutte le foto che hai fatto e sapere com’è lì la vita. Insomma, vorrei che tu mi raccontassi tutto quello che hai fatto in questi due anni, perché la vita qui va avanti come sempre.
Rispondimi presto.
Sinceramente stanca di starti lontano,
la tua best,
Mariateresa.

P.s.: Mi manchiiiiiii!

Fine.








HEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEI
*si dispera*
*piange*
Ed è finita anche questa storia.
Non riesco ancora a credere che non scriverò più di Ross e delle sue (dis)avventure.
*si asciuga le lacrime*
La fine è aperta, potete immaginare voi come andrà a finire la storia. Magari farò un sequel più avanti. Lol.
E...e...insomma, non so più che scrivere. Quindi passiamo direttamente ai ringraziamenti.

Grazie
A Lina, perché ha letto con entusiasmo la storia, recensendola e sclerando.
A Gina cugina, perché attende sempre ogni capitolo con tanta ansia.
A Mariateresa, perché senza di lei questa storia non sarebbe niente.
A Francesca, perché  con la sua simpatia non potevo non metterla nella storia.
A Denise, perché con la sua dolcezza ha influenzato alcuni comportamenti della protagonista.
A Laura, perché la determinazione della protagonista e il vizio del fumo sono presi da lei.
A Rosaria, perché ha ascoltato tutta la trama prima che la mettessi su carta.
A Sara e a Rosanna che sono le mie stelle preferite.
Ad Alessia che è la mia luna.
Alla mia vecchia prof. di italiano, perché durante la sua ora mi è venuta in mente questa FF.
A me, che amo scrivere anche se non sono molto brava. Perché mi è venuta in mente un’idea così geniale ma anche tanto stupida.
E soprattutto grazie a te che hai letto questa storia, l’hai recensita, l’hai messa tra le preferite, ricordate o seguite. Grazie per aver continuato a leggere fino alla fine.

Senza di te ora io non sarei dove sono ora.


Vi voglio bene.
Grazie di tutto.
La vostra, pazza, stupida, idiota Ross.

 

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