Niente è come sembra

di sesshy94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova casa...una nuova vita? ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola:dubbi e nuovi amici ***
Capitolo 3: *** Quelli che spaventano ***
Capitolo 4: *** Nuove scoperte ***
Capitolo 5: *** Scoperte, idee e tanti dubbi! ***
Capitolo 6: *** Rabbia repressa ***
Capitolo 7: *** L'inizio ***
Capitolo 8: *** Maleddetti Dei! ***
Capitolo 9: *** Questione di lealtà ***
Capitolo 10: *** Ritorni e nuovi sentimenti ***
Capitolo 11: *** Festa! E tanti baci! ***
Capitolo 12: *** Primo giorno: cos'è il cosmo? ***
Capitolo 13: *** Allenamento con spavento! ***
Capitolo 14: *** La battaglia ***
Capitolo 15: *** Rabbia, sangue, trasformazione! ***
Capitolo 16: *** Vittoria! ***
Capitolo 17: *** Qualcosa da proteggere ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una nuova casa...una nuova vita? ***


Raquel si guardò intorno. Erano appena atterrati all’aeroporto.

Fantastico. Sono in Giappone. Certo non potevano scegliere posto migliore per vivere.”  Pensò riferendosi hai suoi genitori.

Gia i suoi. Eccoli lì intenti a parlare con la guida. Sorrise fra se. Il giapponese non era certo una lingua facile ma lei l’aveva imparata presto e la parlava con facilità.

Andò verso di loro e si rivolse verso la guida.

meraviglioso devo anche fare da traduttrice!”

“Siamo la famiglia Marchesi. Lei deve essere la persona che ci porterà a casa. Se può aspettare un attimo che recuperiamo i bagagli. Grazie.” Concluse con un piccolo inchino. La guida un uomo piccolo e basso, si inchinò a sua volta e li accompagnò al ritiro bagagli.

                        ***

Caspita che lusso! E io dovrei vivere in una casa a due piani super costosa? Bè se sperano che comprando una villa rientreranno nelle mie grazie si sbagliano di grosso.”

Raquel si voltò verso i suoi genitori che proprio in quel momento stavano salutando la guida che se ne stava andando. Sospirò. Avrebbe fatto molta fatica ad abituarsi a quella nuova vita.

Entrarono nel giardino.

“ Mica male. Andrebbe solo un po’ ritoccato con qualche bella pianta. Ci penerò io  a rendere bellissimo questo giardino.” Disse sua madre con un sorriso. Raquel si limitò a guardarla inespressiva.

Entrarono in casa. Dopo una piccola esplorazione Raquel capì subito quale sarebbe stata la sua stanza.

Non era particolarmente grande ma era molto luminosa e aveva una finestra che si affacciava sul giardino ma da dove si vedeva anche la strada. Cominciò a disfare la valigia.

Ad un certo punto tirò fuori una foto che aveva fatto incorniciare. Ritraeva lei e le sue due sorelle Irene e Paola. Entrambe erano vestite da sposa. Era stata scattata il giorno del loro matrimonio. Raquel faticò a ricacciare dentro le lacrime. Le mancavano terribilmente.

Finì di disfare la valigia e scese in cucina. Suo padre era intento a sistemare le pentole negli scaffali e sua madre pensava a cosa comprare.

“Se vuoi esco io.” Disse Raquel.

“Casomai usciamo insieme. Non conosci la zona e potresti perderti.”

“So parlare il giapponese meglio di voi. Sono cintura nera di Karate e ho un buon senso dell’orientamento. E poi non sono una bambina. Ho quindici anni e so badare a me stessa.”

“D’accordo. Ma portati il cellulare.”

Raquel sospirò. Prese la giacca e la lista della spesa che Maria, sua madre, aveva preparato e uscì.

Fuori si stava benissimo. Era quasi il tramonto eppure faceva ancora caldo.

Raquel fermò un passante per chiedere informazioni. Era un ragazzo più o meno della sua età. Occhi verdi e capelli quasi dello stesso colore.

“Se vuoi ci andiamo insieme. Tanto anche io devo comprare delle cose. Dai vieni. Comunque io sono Shun.”

“Piacere, Raquel. Sei molto gentile.”

Shun sorrise.

Si avviarono.

“Tu non sei di qui vero?”

“No, sono arrivata oggi. Vengo dall’Italia.”

“Accidenti che viaggio! Comunque siamo arrivati.”

Entrarono nel supermercato.

Uscendo si imbatterono in un gruppo di ragazzi.

“Ehi, guardate la. La femminuccia si è trovata la ragazza!” disse quello che sembrava il capo rivolgendosi a Shun.

Raquel rimase stupita dal fatto che quest’ultimo non reagiva neanche di fronte alle risate di scherno degli altri. Teneva lo  sguardo fisso a terra.

Raquel capì che non era uno di quei tipi che si buttano nella mischia. Sorrise sotto i baffi. Poi andò incontro al “capo” e dopo avergli sorriso amabilmente gli assestò un bel pungo in pieno viso.

“Non ti conviene prendere in giro chi sta con me. Ringrazia che so regolare la mia forza altrimenti il naso potevi ritrovartelo rotto.” Fece per voltarsi ma si ritrovò circondata dagli scagnozzi del tipo che aveva steso.

“Cinque contro una. Certo che siete proprio dei codardi. Comunque se volete la guerra io vi accontenterò. Ma non dite poi che non vi avevo avvertito.”

I primi due furono messi KO con solo tre mosse.

“Tutto qui quello che sapete fare? Siete una gran delusione. Mi sto annoiando a morte. C’è qualcuno di forte tra voi?”

gli altri non risposero ma se la diedero a gambe seguiti a ruota dal loro capo.

Raquel tornò da Shun che la guardava a bocca aperta.

“Complimenti. Nessuno aveva messo in fuga James e la sua banda.”

“Fammi indovinare i classici bulletti da strada? Che infastidiscono chiunque sia un po’ più “debole”?”

“Hai indovinato. Grazie comunque. Mi prendo sempre di mira perché non reagisco mai e subisco senza dire niente.”

“Perché? Almeno se non ami la lotta, rispondigli a parole. Sai a volte feriscono molto più di un pugno.”

“Lo so ma non riesco a fare neanche quello.” Concluse Shun con un sorriso.

Raquel sorrise a sua volta e poi si avviarono verso casa.

Shun insistette per accompagnare Raquel sotto il cancello. Si salutarono.

Raquel entrò in casa. Poso la spesa e andò in camera sua. Si sedette sul letto e si mise a pensare. Ripensò a Shun. In fondo era simpatico. E poi era gentile. In fondo non sarebbe stato così male vivere lì. Sempre se avesse trovato altri amici.

“Raquel è pronta la cena!” le urlò sua madre.

“Scendo!”

 

 

 

Angolo Autrice

Eccomi tornata per la gioia di tutti voi! Seeee immagino quanto possiate essere contenti. Comunque visto che non potevo non scrivere qualcosa di più lungo di una semplice song-fic mi sono messa a scrivere sta roba. Che dite è leggibile? Ah solo una cosa Raquel si legge come se ci fosse la c dura. Bè bacioni a tutti.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Primo giorno di scuola:dubbi e nuovi amici ***


Raquel si svegliò di soprassalto

Raquel si svegliò di soprassalto. Stava sognando,questo era certo. Ma ora che era sveglia non riusciva proprio più a ricordare cosa avesse sognato.

Guardò la sveglia. Quasi le sette. Perfetto, fra poco sua madre sarebbe salita per svegliarla. Nooooooooooo! Questo significava primo giorno di scuola. E primo giorno di scuola significava facce nuove, facce nuove che ti additavano e ti criticavano a prima vista. Significava anche starsene in disparte e aspettare l’arrivo della campanella e sperare che il primo prof della giornata ti mettesse all’ultimo banco.

Su, Raquel di primi giorni di scuola ne hai affrontati tanti. Tanti poi è un parolone. Primo giorno all’isolo. Insignificante e neanche lo ricordo. Alle elementari? Scordato pure quello. Forze alle medie? Hum si quello lo ricordo quasi bene. Sono stata tutto il tempo con mia madre! E l’unico anno di liceo che ho fatto in Italia? Bè non si può dire che sia stato un piacere andare in quel maledettissimo cortile dove anche chi non fumava si ritrovava con i polmoni pieni di catrame dal fumo che aleggiava tutt’intorno. Si decisamente spiacevole! Vabbè dai Raquel fatti coraggio che se non è oggi è domani!” sentì dei passi che si avvicinavano alla sua stanza. E poi sua madre che apriva la porta e la chiamava. Come un’automa Raquel si alzò dal letto e scese in cucina per fare colazione. Mise a tostare una fette di pane che poi spalmò abbondantemente di Nutella. Ah piccoli piaceri quotidiani!

Andò in camera sua e, lavata e vestita, scese perché sua madre l’aspettava in macchina per accompagnarla a scuola.

Si fermarono davanti ad un cancello e Raquel rimase a bocca spalancata. No avevano sbagliato era impossibile che quella fosse la sua scuola.

A grandi lettere,sul cancello, c’era scritto ST. CLARE ISTITUT. Una scuola privata! Con un giardino immenso dove passare piacevolmente i dieci minuti prima dell’inizio delle lezioni e le ricreazioni! Meraviglioso!

Raquel si girò verso sua madre che le sorrise.

“Si,cara! Quella è proprio la tua scuola. Ma non credere che sia solo per pochi eletti. È si una scuola privata, ma di quelle non molto care.”

Raquel abbracciò sua madre e poi scese dalla macchina.

“Senti pazzoide torni da sola ok? Io e tuo padre dobbiamo lavorare. Non ti perdi vero?”

“No stai tranquilla. Ci vediamo a cena si?”

“Si. Bacio.”

“Bacio.”

Raquel si avviò dentro la scuola. Si guardò intorno e scelse un muretto per stare in santa pace. Si sedette e stava per infilarsi le cuffiette dell’iPod quando si senti poggiare una mano sulla spalla. Si voltò di scatto per trovarsi di fronte il viso sorridente di…Shun!

“Ehi ciao! Ma che ci fai qui?” le disse con il suo solito ed immancabile sorriso.

“Ciao. Ma che domande fai? Purtroppo vengo a scuola! Speravo di darmi per malata così da rimandare all’infinito il maledetto primo giorno di scuola. Però poi mi sono detta che anche se rimandavo prima o poi dovevo affrontarlo e quindi eccomi qui.” Raquel sorrise a sua volta. Quel ragazzo le ispirava fiducia e simpatia era per questo che si era aperta, lei che di solito doveva studiare bene le persone prima di decidere se fidarsi o meno con Shun aveva deciso molto in fretta.

“Comunque come hai fatto a notarmi? Come posto è abbastanza nascosto e isolato.”

“Semplicemente perché è qui che di solito ci mettiamo io e i miei amici. Quindi sei una ladra!” disse Shun cercando di fare l’offeso ma poi scoppiando a ridere. Seguito a ruota da Raquel che era piegata in due dalle risate.

“Ehi, Shun ti sei fatto la ragazza? Perché non ce la presenti?”

Quest’ultimo si asciugò le lacrime agli occhi e si voltò verso il suo interlocutore.

“Oh, ciao ragazzi! Vi stavo aspettando e per vostra informazione Raquel è solo un’amica.”

“Ah, è lei la Raquel di cui ci hai parlato ieri. Bè…” disse poi rivolgendosi a Raquel “…io sono Crystal. Piacere.” Le porse la mano che Raquel strinse con forza.

“Raquel. E gli altri chi sono?”

“Sirio.”

“Seya.”

“Ikki.”

“Piacere. Siete tutti amici?”

“Si, ma Ikki è mio fratello.”

“Capito. Oh porca le miseria!!!”

“Che succede?” le chiese un alquanto preoccupato Sirio.

“No è che devo andare in segreteria. Per prendere l’elenco dei libri e quello delle lezioni e…tutto insomma! Solo non so dove sia.”

“Vieni ti accompagno.” Si offrì Crystal.

“Grazie.”

I due si avviarono. La segreteria si trovava a destra dell’androne e non troppo nascosta facile da vedere.

Raquel e Crystal si fermarono oltre la porta perché dentro c’era già qualcuno.

Questo qualcuno si rivelò essere una ragazza abbastanza alta con lunghissimi capelli color lillà. Passando accanto ai due rivolse a Raquel un’occhiata sprezzante e a Crystal uno sguardo seducente che però venne totalmente ignorato da quest’ultimo. 

Raquel entrò in segreteria e chiese tutto ciò che le serviva. Vale a dire: l’orario delle lezioni, l’elenco dei libri e l’elenco delle attività pomeridiane.

“Se vuoi partecipare a qualsiasi di queste lezioni basta che porterai un’autorizzazione al professore o professoressa che le terrà. E se manchi il giorno che torni devi portare la giustificazione. O puoi giustificare il giorno prima. Tutto chiaro?”

“Si. Senta per oggi con i libri come faccio? C’è un posto dove posso prenderli oppure no?”

“Purtroppo non abbiamo libri di testo di riserva quindi per oggi farai senza. I vari prof capiranno.”

“Ok. Grazie mille per le informazioni. Arrivederci.”

“Arrivederci.”

Raquel uscì dalla segreteria e raggiunse Crystal che la aspettava fuori.

“Preso tutto.”

“Meno male perché fra cinque minuti suona. Sai in che classe stai?”

“Si in seconda A.”

Crystal sorrise. “Perfetto con me e Shun.”

“Fantastico!”

raggiunsero gli altri giusto in tempo per salire tutti insieme alle rispettive classi.

Arrivata in classe Raquel scelse un banco in fondo alla classe un po’ isolato ma vicino alla finestra.

Entrò il professore e tutti si alzarono come saluto. Quando si risedettero il prof iniziò a parlare.

“Bene ragazzi da oggi avrete una nuova compagna. Se vuole venire qui signorina Marchesi.”

Raquel si alzò e andò accanto alla cattedra.

“Ciao a tutti. Mi chiamo Raquel e vengo dall’Italia. Ecco…”

“Davvero vieni dall’Italia?”

“Si…”

“Nemes. Mi chiamo Nemes. È un viaggio lunghissimo. Sei venuta in aereo?”

“Sima per fortuna una avevo con me una buona dose di sonnifero quindi in realtà il viaggio è durato poco.” Rispose Raquel passandosi una mano dietro la testa e poi scoppiando a ridere seguita da quasi tutta la classe.

“Bene, ora puoi andarti a sedere vicino a Crystal.”

Raquel si mise a sedere. La lezione si svolse tranquillamente. Quando suonò la ricreazione si alzarono e uscirono. Raquel Shun e Crystal andarono in cortile per vedersi anche con gli altri. Mentre camminavano Raquel ripensò alla smorfiosa che aveva incrociato quella mattina.

“Ehi Crystal senti ma chi era quella di stamattina che fra un po’ ti si mangia con gli occhi?”

“Chi Saori? È semplicemente la persona più insopportabile sulla faccia della terra. È quasi un anno che ci prova con me ma il fatto è che non la posso sopportare. E non sono l’unico. Vero?” disse poi rivolgendosi a Shun.

“Già, hai presente James? Ecco lui e qualcun altro del suo gruppo sono quelli direttamente inferiori a lei.”

“In che senso?” chiese Raquel che ore non capiva.

“Nel senso che quasi mezza scuola le va dietro essendo ricca in una maniera spropositata e sapendo comprarsi bene le persone. E non solo con i soldi.” la voce di Crystal era bassa ma lasciava traspirare una rabbia incredibile.

“Fammi indovinare. Voi e qualcun altro siete gli sfigati non ammessi alle sue schiere giusto?”

“Esatto. Il fatto è che appresso le va anche gente abbastanza pericolosa. Vedi questa scuola non è tutta rose e fiori. Puoi trovarci anche brutta, bruttissima gente.”

“Meraviglioso.” Disse Raquel con fare ironico.

Arrivarono in cortile. Seya egli altri li aspettavano.

La ricreazione passò fin troppo in fretta. Scherzando e ridendo il gruppo di amici, a cui si era unita anche Nemes, si separò per tornare alle rispettive classi.

 

                                     ****

le lezioni erano ormai finite. Raquel stava tornando a casa quando passando davanti alla palestra che era un edificio a se. Sentì delle voci.

“Cosa credevi di fare eh biondino? Non lo sai che sfidarmi è pericoloso?”

“Oh si quanto lo può essere sfidare una lumaca.”

Crystal!”  Raquel si avvicinò all’edificio e la scena che le si parò davanti la lasciò senza parole.

Un ragazzo teneva Crystal immobile mentre un altro lo minacciava con un coltello.

“Smettetela!”

“Oh ma guarda un po’! La femminuccia che ci da ordini? Ma chi ti credi di essere moccioso?”

Vattene Shun.” Pensò Raquel. Ma quello non si muoveva e non si mosse neanche quando uno dei ragazzi gli mollò un calcio in piena pancia mandandolo carponi per terra.

“Così impari. E ora torniamo a te…”

Non finì la frase perché Raquel gli aveva tirato un sasso in piena testa. Solo un secondo dopo pensò che forse non era stata una mossa saggia. Però prese  coraggio, o  stupidità a seconda dei casi, e trovò il coraggio di dire “Lasciateli in pace.” Sperando di essere abbastanza tagliente con il tono della voce.

Il ragazzo che aveva in mano il coltello sorrise e le si avvicinò. Un passo avanti di lui era un passo indietro di lei. Continuarono così fino a che Raquel non si ritrovò con le spalle al muro. Ore il cuore le batteva forte dalla paura.

Il ragazzo appoggiò entrambe le braccia al muro bloccandole ogni via di fuga.

“Sai, bellezza, non mi piace picchiare le donne. Anche perché rovinerei un bel corpo che potrei usare per qualcos’altro. Perciò non mi istigare. Anche perché tu sei veramente una bellezza e passare qualche notte con te, soprattutto ora che arriva l’inverno, non sarebbe male.” Il suo tono era malizioso ma molto offensivo. Raquel deglutì. Anche perché ora lo sfrontato stava avvicinando il suo corpo a quello di Raquel.

“No…ti prego. Lasciami stare.”

“E perché. In fondo lo vuoi anche tu…”

“ Hikaru smettila.” L’interpellato si staccò da Raquel e si voltò verso chi l’aveva fermato.

Saori.” Raquel tirò un sospiro di sollievo.

Saori guardò tutto il gruppo che capito il suo sguardo lasciò Crystal,Shun e Raquel e se ne andò.

Ma Hikaru, passando accanto a Crystal gli lanciò il coltello che fortunatamente lo colpì di striscio al fianco.

Quando se ne furono andati Raquel si staccò dal muro e andò ad aiutare Shun e Crystal.

“State bene? Aspettate…” Shun si rialzò anche se dolorante. Mentre quello conciato peggio era Crystal che non riusciva neanche a muoversi. Entrambi i ragazzi lo aiutarono ad alzarsi e poi preso da sotto le braccia si avviarono verso l’uscita.

“Shun portiamolo a casa mia. Non è lontana.”

“Va bene.”

I due faticarono non poco per trasportare un Crystal semi-cosciente a casa di Raquel.

“Aspetta che apro.”

Raquel prese le chiavi e aprì il cancello del giardino e poi quello di casa.

“Portiamolo in camera mia.”

Anche fare le scale non fu uno scherzo. Arrivati in camera di Raquel adagiarono Crystal sul letto e Raquel si fiondò in bagno dove tenevano tutto il necessario per un pronto soccorso fai da te.

Prese tutto il necessario per curare Crystal e salì in camera sua.

Senza dire una parola e aiutata da Shun cominciò a curare Crystal.

Ad un certo punto fu Shun a rompere il silenzio.

“Grazie. Il tuo intervento ci ha salvati.”

“Non dire stupidaggini. Non ho fatto che peggiorare la situazione. Mi dispiace ammetterlo ma ci ha salvati Saori.”

“In effetti… (fate finta che stia tossendo io non saprei come scriverlo!)”

“Stai bene?”

“Si…(tosse) tutto a posto.”

“Sicuro? Non mi sembra. Fa vedere se ti hanno fatto qualcosa.”

Shun alzò la maglietta e Raquel poté vedere un livido violaceo e anche abbastanza grande sul fianco sinistro del ragazzo.

“Non ti hanno fatto niente!? Cavoli deve far malissimo!”

“Stai tranquilla ormai ci sono abituato. È più di un anno che se la prendo con noi a volte anche massacrandoci di botte. Quindi ormai non ci faccio quasi più caso.”

“Ma…non è giusto! Non siete dei giocattoli o oggetti con cui si possono divertire a loro piacimento!”

“Gia…ma spiegarlo…a loro equivale a suicidarsi. Per loro SIAMO dei giochi con…cui possono divertirsi e…sfogarsi.”

“Crystal.” Raquel e Shun sorrisero sollevati nel vedere che il loro amico si era ripreso.

“Crystal amico mio stai bene?”

“Sono stato meglio Shun ma ora sto bene.”

“Sentite ragazzi che ne dite se rimanete da me? Tu non mi sembri in condizione di muoverti Cry e poi vorrei far vedere quel livido a mio padre. Non è una richiesta è un ordine! No dai scherzo però…vabbè fate voi.”

I due ragazzi si guardarono e poi annuirono con un sorriso.

“Sicura che non disturbiamo?”

“Tranquillo Shun. Questa è una casa grande con tante stanze, quindi neanche a dire che non c’è posto.”

“Grazie.”

Raquel sorrise.

“Non dovete avvisare qualcuno. Che so i vostri genitori?”

i due ragazzi si scambiarono un’occhiata che Raquel non capì. Poteva vedervi preoccupazione,divertimento, tristezza.

“Che c’è ho detto qualcosa di male?”

il primo che parlò fu Crystal.

“Ecco vedi è che più che altro è una storia molto lunga e…non possiamo raccontartela.”

“Ok però sappiate che adesso mi avete messo la curiosità addosso. No comunque se non potete dirmelo tranquilli. Terrò la lingua a posto!”

“Grazie!”

Raquel scese in cucina per preparare qualcosa da mangiare visto che si era fatto tardi. Poi squillò il telefono. Era sua madre che le diceva che lei e suo padre non sarebbero tornati a cena ma un po’ più tardi.

“Chi era?”

Raquel fece un salto.

“Non ti avevo ne visto ne sentito. Shun sei silenziosissimo. Comunque era mia madre. Lei e mio padre non verranno a cena.”

“Ah. Quindi siamo non tre!”

“Sei sceso anche tu? Ce la fai?”

“Si stai tranquilla.”

“Ok”

Raquel cominciò a preparare la cena. Alle otto tutto era pronto e tra una chiacchiera e l’altra la serata passò piacevolmente.

 

 

 

 

Angolo Autrice

Bene gente ecco a voi il secondo chap! Bene ora vado a nascondermi da qualche parte. Vi prego non mi uccidete. Spero che questo chap vi sia piaciuto. Anche il fatto che i nostri cari Saint sono ridotti un po’ male. Bè passiamo ai ringraziamenti.

 

SHUN DI ANDROMEDA: mi fa molto piacere che la mia storia ti sia piaciuta. Continua a seguirmi anche se il tuo Shun è ridotto un po’ male. Bacioni!

 

Sihu: visto che Sirio c’è? No ora ti spiego. Quando sono andata a mettere i personaggi e quando sono arrivata a Sirio avevo già messo tutti e cinque i personaggi previsti. Comunque mi fa piacere che la mia storia ti sia piaciuta.

 

Silver_Saint: Che bello! Sono molto contenta che tu mi abbia fatto notare questo “particolare.” Spero che ora Raquel ti sia un po’ più simpatica. Ma non ti preoccupare in fondo sto solo al secondo chap. E probabilmente il mio personaggio si evolverà con la storia. Grazie mille!

 

Snow Fox: ehi che bello! Segui anche questa mia storia! Mi fa piacere che il mio stile ti piaccia. Bene bene che ne dici di questo chap? Spero che ti piaccia. Bacioni sesshy.

 

Un bacione a tutti gente! Ah se andate a vedere Solamente tu il mio sole ho scritto un chap di ringraziamento. Vabbè bacioni!!

 

 

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Capitolo 3
*** Quelli che spaventano ***


Squillò un cellulare

Squillò un cellulare.

“Scusate è mio.” Disse Shun.

“Pronto?”

Dall’altra parte. “Shun dove diavolo sei? È tutta la sera che ti cerco! Stai bene? Dove devo venirti a prendere?”

“Calma Ikki, riprendi fiato! Tranquillo sto bene. Sto a casa di Raquel. Scusa se non ti ho chiamato prima ma sono successe un po’ di cose.”

“Racconta. A chi devo spaccare la faccia stavolta?”

“A parecchia gente, ma non per me. Quello messo peggio è Crystal.

L’hanno aspettato,come sempre, dopo la scuola e l’hanno portato dietro al capannone. L’hanno massacrato di botte, sono arrivato io che mi sono rimediato un calcio in piena pancia che mi ha lasciato un livido sul fianco sinistro. Per fortuna è arrivata Raquel che ha tirato un sasso in testa a Hikaru. Però non è servito a molto infatti si è ritrovata anche lei in difficoltà, ma fortunatamente è arrivata Saori che ha costretto la sua banda a lasciarci in pace. Questo è più o meno il riassunto. Poi ti spiego meglio quando torno a casa. Sta tranquillo torno da solo.”

“Sicuro?”

“Si, non ti preoccupare. Torno dopo che sono tornati i genitori di Raquel. Il padre è medico.”

“Capito. Però telefonami se succede qualcosa ok? Ti voglio bene fratellino.”

“Stai tranquillo. Anche io.”

Shun riattaccò.

“Scusate. Era Ikki mio fratello. Voleva sapere dove fossi.”

“Mi sembra normale sei sparito per tutto il pomeriggio. No non mangia…”

Troppo tardi. Shun aveva messo in bocca un pezzo di carne dal colorito rosso. Non fece in tempo a inghiottirlo che subito cominciarono a lacrimargli gli occhi. Se fosse stato possibile gli sarebbe uscito del fumo dalle orecchie.

Raquel scoppiò a ridere e gli versò un bel bicchiere d’acqua e gli porse un pezzo di pane.

Shun si scolò il bicchiere d’acqua e divorò il pezzo di pane. Quando finalmente riuscì a parlare di nuovo riuscì a dire “Non è divertente. Che diavolo era?”

Raquel, che stava ancora sganasciandosi dalle risate riuscì a dire “ Era carne al peperoncino. Una ricetta particolare che abbiamo imparato in uno dei due viaggi che abbiamo fatto in Tunisia. Ti è piaciuta?”

“Che spiritosa! E tu piantala di ridere!” disse poi rivolgendosi a Crystal che aveva cercato di nascondere le risate che ora non riusciva più a trattenere.

Shun scosse la testa ma poi, si sa le risate sono contagiose, scoppiò a ridere. Continuarono così per parecchio tempo.

E Raquel ancora rideva quando andò ad aprire la porta.

“Ciao ma,ciao pa!”

“Ciao Raquel. Che è successo di tanto divertente?”

“Niente. Dai entrate. Avete mangiato? Ah vi devo presentare due persone.” I suoi genitori entrarono. Posarono le giacche e andarono in cucina. Li videro Crystal e Shun.

“Ecco le due persone che dovevo presentarvi. Lui è Shun e lui è Crystal. Sono due miei compagni di classe.”

“Piacere. Marco.”

“Piacere. Maria.” Dissero stringendo la mano a entrambi.

“Papi senti non è che potresti dare un’occhiata a Shun. E anche a Crystal. Please non fare domande però poi ti spiegherò.”

Marco diede un’occhiata al livido di Shun.

“Ma come hai fatto? Hai due costole incrinate. La cosa migliore sarebbe stare a letto per un po’ di tempo e non muoverti se non per andare al bagno.”

“Seeee, l’hai trovato quello che si mette a letto e non si muove.” Disse Crystal più all’aria che a Marco.

Shun era sul depresso.

Raquel gli passò un braccio intorno alle spalle.

“Dai è la scusa buona per farti una vacanza riposante.”

“Ragazzi ma mi spiegate cosa è successo? Non ci stò capendo molto. Vorrei almeno sapere perché ti sto curando.”

I tre amici si scambiarono un’occhiata. Il primo che cominciò a parlare fu Crystal.

“La nostra scuola è un po’ il covo di delinquenti vari. Si trovano tutti sotto l’ala protettrice di una ragazza. Saori Kido. È un po’ la “ragazza dai modi facili” della scuola voluta da tutti. È anche ricca sfondata e quindi si è comprata la maggior parte della scuola. Io, Shun e altri nostri amici siamo quelli fuori dal gruppo e quindi quelli perseguitati. Alcuni della banda di Saori si divertono a riempirci di botte a volte. Oggi era una di quelle volte.”

Concluse. Se era arrabbiato non lo dava a vedere.

“Accidenti. Ma a questa Saori non dicono niente?”

“Oh bè è una cosa difficile visto che continua a fare donazioni alla scuola abbastanza sostanziose. E quindi si è comprata anche i prof e la preside.”

“Capisco. Bè ragazzi che dite vi riaccompagno a casa? O vi vengono a prendere?”

“Bè non vorremmo disturbare. Possiamo tornare da soli.”

“Ma si figurati. Quale disturbo.”

“D’accordo allora. Grazie.”

Marco, Raquel, Shun e Crystal si misero in macchina dopo aver salutato Maria e ringraziato per la cena.

Arrivarono per primi a casa di Shun.

“bè Shun salutami Ikki. Ci vediamo se non a scuola a casa tua. Ciao ciao.” Lo salutò Raquel.

“Ciao.” Sorrise Shun e poi si avviò a casa.

La casa di Crystal era poco distante da quella di Shun. Anche il biondino scese.

“Ciao Cry. Noi ci vediamo domani si?”

“ Si tranquilla. Ci si vede a scuola.” Sorrise il biondo e poi anche lui si avviò a casa.

Il viaggio di ritornò fu silenzioso per un piccolo tratto. Poi Marco ruppe il silenzio.

“Sono simpatici quei due. Un po’ strani ma simpatici.”

“Bè, che siano strani sono d’accordo con te. Comunque sono due bravi ragazzi.”

Tornarono a casa e andarono tutti e tre a letto.

                                     

                              ****

Un’aquila maestosa volava sopra di lei. Raquel la poteva vedere chiaramente planare in cerca della preda.

E poi all’improvviso la vide. La preda dell’aquila.

Un serpente. Sembrava un cobra. L’aquila scese in picchiata sul serpente. E poi una voce comparsa dal nulla.

“Volo dell’aquila reale!”

Proprio nel momento in cui stava per prendere il cobra questo alzò la testa e un’altra voce urlò: “Cobra incantatore!”

Raquel si svegliò di soprassalto. Ora ricordava. Era lo stesso sogno che aveva fatto l’altra sera. Cosa mai poteva significare?

Guardò la sveglia. Le due. Decise di andare a prendersi un bicchiere d’acqua. Scese in cucina. Accese la luce e andò verso il rubinetto. Dalla credenza prese un bicchiere e si versò dell’acqua. Si sedette sul tavolo a pensare. Cosa mai poteva significare quel sogno. Era così reale. Bha.

Finì di bere, risciacquò il bicchiere e lo mise a posto.

Poi si guardò intorno. Non aveva sonno e neanche voglia di dormire. Di accendere la TV non era il caso. Cosa poteva fare? Opto per un giretto notturno in giardino.

Andò al volo in camera sua e prese la vestaglia. Poi scese e senza nemmeno mettersi le ciabatte scese in giardino.

Che magnifica sensazione! L’erba soffice sotto i suoi piedi le faceva il solletico ma era una cosa stupenda camminare nell’erba senza scarpe. Decise di esplorare il giardino.

Guidata dalla poca luce della luna visitò quel immenso posto. C’erano un sacco di alberi. Raquel ne scelse uno per arrampicarsi. Arrivò abbastanza in cima. Fortunatamente li i rami erano abbastanza larghi e comodi da poter stare seduti tranquillamente. Così Raquel si accomodò e si godé il panorama. Dava sulla strada ma in lontananza si vedeva il mare. Rimase un poco lì poi scese e tornò a casa. Si mise a letto e finalmente si addormentò.

La mattina dopo suonò la sveglia. I suoi non c’erano erano già andati al lavoro. Come al solito fece colazione e si preparò per andare a scuola.

Alla fermata dell’autobus scorse tre facce familiari.

“Ehilà ciao ragazzi!”

“Buon giorno Raquel.” Le rispose un sorridente Sirio.

“Ciao! Come va?” le chiese Seya.

“Bene grazie. Buongiorno. Ikki come sta tuo fratello?”

“A letto. Ce l’ho praticamente obbligato. A proposito mi ha raccontato tutta la storia. Ti devo ringraziare per come li hai aiutati.”

“A morire? Non è che sia stata di grande aiuto. Anzi se non c’ero forze era anche meglio.” Disse Raquel con un sorriso amaro sulla bocca.

“RAGAZZI!!”

“Ma guarda un po’. In ritardo come sempre biondino?” disse Seya al nuovo arrivato.

“Parla per te che è un miracolo se sei alla fermata dell’autobus.” Disse Crystal piegandosi sulle ginocchia cercando di riprendere fiato.

“Ahahahah fai anche del sarcasmo? A me ha buttato giù dal letto Sirio. È passato sotto casa e mi ha citofonato.”

Proprio in quel momento passò l’autobus. Così il gruppo di amici si diresse verso la scuola.

“Cry ma fra i due tu non eri quello messo peggio?” domandò Seya.

“Si ma i miei sono solo taglietti superficiali alcuni già cicatrizzati. Quindi niente di grave.”

“Capito.” Arrivarono nel cortile ma prima che suonasse c’era ancora un quarto d’ora e quindi si misero al solito angoletto.

Furono raggiunti da Nemes.

“ Ciao ragazzi! Come state? Ma dov’è Shun?” chiese con un sorriso sulle labbra.

Ikki le spiegò velocemente la storia. Il sorriso di Nemes si spense.

“Se potessi…se potessi gliela farei pagare. Ma…” disse stringendo i pugni.

“Non roviniamoci la giornata pensando a loro.” Disse Sirio.

“A loro chi?”

Tutti i presenti si girarono verso la fonte della voce.

 “Hikaru.” La voce di Crystal era carica di rabbia. Il ragazzo strinse i pugni.

“Sei felice di rivederci eh?”

“Una gioia.”

“tranquillo biondino non siamo qui per te. Quindi evita di metterti troppo in mostra. Quella che ci interessa è lei.” Disse squadrando Raquel da capo a piedi.

Raquel rabbrividì.

In un attimo Hikaru la strinse a se.

“Bè oggi possiamo concludere quello che abbiamo iniziato ieri. Senza che nessuno ci interrompa.” Avvicinò le sue labbra a quelle di Raquel mentre la mano che aveva dietro la schiena scendeva un po’ troppo in basso.

Raquel si dibatteva ma la presa del ragazzo era forte e non riusciva a liberarsi.

“lasciami ti prego…lasciami.” La voce ridotta ad un sussurro.

“Lasciala in pace.” Seya non poteva più sopportare Hikaru. Anche se si era portato appresso gli scagnozzi non poteva permettere che trattasse Raquel in quel modo.

“E perché mai Seya? La vuoi per te? Bè dopo che ci avrò lavorato io te la cederò. Però non ti facevo tipo da così bei soggetti.”

“Ti consiglio di seguire l’invito di Seya. O vuoi che ti diamo una mano noi?”

Hikaru sbancò. Si staccò da Raquel e si girò verso la voce del nuovo venuto.

“Sh…Shaka?”

“Non da solo ovviamente. Non ci riconosci?”

“Kanon. Milo. Camus. Ioria. Mur. Shura. Ma bene la squadra al gran completo. Siete venuti a dar manforte hai vostri amichetti?”

“Si se così vuoi chiamare l’aiuto che offriamo hai nostri amici. Ma parlare di amicizia a te è come cercare di affogare i pesci.” concluse Milo con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

Hikaru era furente di rabbia. Ma fece un cenno col capo ai suoi “amici” e se ne andarono. Però all’ultimo si voltò verso Raquel e le urlò “Non finisce qui tesoro. Sappi che prima o poi sarai mia. Con le buone o con le cattive.” Detto questo se ne andò.

Raquel guardava fisso davanti a sé. Poteva ancora sentire quella mano sul suo sedere. Si riscosse quando due mani le si posarono sulle spalle. Alzò lo sguardo per andare a

incontrare due occhi azzurri.

“Stai bene?” le chiese Shaka.

“S…si. Grazie. Ma voi chi siete? E perché Hikaru ha tanta paura di voi?”

“Questa è una lunga storia. Comunque io sono Camus.”

“Shura.”

“Mur.”

“Milo.”

“Kanon.”

“Ioria.”

“E io sono Shaka.”

“Hikaru ha paura di noi perché una volta li abbiamo menati di brutto eh?” cominciò scherzando Milo.

“Già, anche perché ha toccare la mia ragazza ci si rimette di brutto. E quel giorno Hikaru aveva proprio esagerato.” Continuò Ioria.

“E quindi il pomeriggio ci siamo visto dietro il capannone. E gliele abbiamo suonate di santa ragione.” Proseguì Mur.

“E nonostante fossimo in inferiorità numerica abbiamo vinto.” Disse ancora Kanon.

“E quindi è rimasto storico quello scontro. E da allora preferiscono starci alla larga.” Concluse Shaka sfoggiando un sorriso di trionfo.

Anche Raquel si trovò a ridere suo malgrado.

Suonò la campanella. E tutti si avviarono in classe.

Ikki, Kanon e Shaka stavano in classe insieme mentre Mur, Ioria e Shura insieme in un’altra.

Sirio e Seya si avviarono verso la loro, mentre Crystal, Raquel e Nemes alla loro.

Ma il quartetto non immaginava nemmeno la sorpresa che li attendeva in classe.

Entrarono. E rimasero letteralmente a bocca aperta.

Seduta al quarto banco al posto di Raquel sedeva…si proprio lei…Saori Kido.   

 

CONTINUA

 

Angolo Autrice.

Ciauz a tutti belli e brutti! Eccomi qui con un altro chap. Spero che anche questo si di vostro gradimento.

Insomma se non è complicato non ci piace.

Vabbè passiamo hai ringraziamenti.

X Sihu: spero di aver risposto ad alcune delle tue domande. Spero anche che continuerai a seguirmi. Un bacione e grazie mille per la recensione.

X SHUN: Et voilà un nuovo chap. Spero che anche questo ti sia piaciuto. Carina Sori a fregare il posto a Raquel eh? Bè spero che anche questo chap sia di tuo gradimento. E poi decisamente Ikki si preoccupa per Shun. Bacioni sesshy

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Nuove scoperte ***


Raquel sorrise

Raquel sorrise. Se Saori voleva la guerra, guerra avrebbe avuto. Sorrise a Hyoga che la guardò senza capire. Poi i tre entrarono in classe e Raquel si andò a sedere vicino a…Saori.

Questa sgranò gli occhi. Non aveva minimamente previsto che la mocciosa avrebbe intralciato i suoi “piani”

Grrrr. Che rabbia. Questa qui mi ha fregato alla grande. Ma prima o poi Hyoga sarà mio. Per questa volta mi è andata male. E poi di certo non è l’unico pezzo di bono che c’è in questa scuola. Anche altri come Milo, Camus, Kanon e Shaka. Peccato che siano dei perdenti. Ma per passare qualche notte insieme non vanno per niente male.”  Saori si ritrovò a sorridere sotto i baffi. In fondo chi poteva resistere al suo fascino? Nessuno, chiunque prima o poi avrebbe ceduto.

Raquel era abbastanza soddisfatta. Saori era infuriata lo si vedeva lontano un miglio. Però almeno per una volta non l’avrebbe avuta vinta.

Entrò il professore di storia e cominciarono le lezioni.

Ad un certo momento Raquel senti qualcosa colpirla alla testa. Si girò e vide per terra una palletta di carta. La prese e la dispiegò.

Grazie. Hyoga.

Raquel si girò in direzione di hyoga e sorrise. Il biondino ricambiò.

Le lezioni proseguirono tranquillamente fino a che Saori non decise di sfruttare la sua compagna di banco.

Il prof di latino aveva dato un esercizio particolarmente difficile da fare a casa e lei, da brava sfaticata qual era, non l’aveva fatto. Ora lo stavano correggendo e fra poco sarebbe toccato a lei. Perciò decise che la colpa sarebbe ricaduta su Raquel.

“Signorina Kido, prego finisca di correggere la versione.”

“Prof, vorrei tanto ma non trovo più il foglio. L’ ho cercato ovunque ma proprio non lo trovo. Aspetti un attimo.” Fece finta di cercarlo ancora.

Poi “casualmente” l’occhio le finì sul foglio di Raquel.

“Ma…brutta ladra. Ecco dov’era il mio foglio. Ce l’avevi tu!”

“Non è vero questo è mio. Se tu sei ignorante e non hai fatto l’esercizio non è colpa mia. Ma non cercare di fregarmi.”

“Certo che hai una gran bella faccia tosta. Non solo rubi ma poi hai anche il coraggio di negare?!” il volto di Saori era impassibile ma dentro i sé sentiva crescere una gioia selvaggia nell’accusare Raquel.

“Ma…”

“Signorina Marchesi ora basta. La prego di ridare il foglio alla signorina Kido.”

Raquel rimase a bocca aperta! No, no poteva crederci! Stava dando ragione a Saori!

“Mi rifiuto di dare a quella spocchiosa il MIO foglio.”

“Signorina Marchesi o restituisce il foglio o la mando in presidenza con una nota.”

Raquel si arrese e a malincuore diede il foglio a Saori. Che le sorrise. Ma Raquel lesse solo odio in quel sorriso. Rispose con un’occhiataccia.

“Bene possiamo ricominciare. Signorina Kido,prego, continui la correzione. In quanto a lei signorina Marchesi avrà una nota scritta sul diario per non aver fatto i compiti assegnati. Ma dovrò anche segnalare ai suoi genitori ciò che è successo oggi in classe.”

Raquel abbassò lo sguardo. Solo per non fulminare il professore.

Suonò la ricreazione. Raquel scattò in piedi e uscì. Andò nella saletta bar e si prese un tramezzino da mangiare.

Poi andò in cortile. Si sedette sul solito muretto e cominciò a sbranare il tramezzino.

“ Guarda che non è la testa di Saori.”

“Poco importa Hyo. Posso sempre far finta che lo sia.”

 Il biondino si sedette vicino a lei. I due furono presto raggiunti da Nemes.

“Raquel. Mi dispiace, ma quella strega ha in suo potere gran parte della scuola. Quindi è naturale che la maggior parte dei prof le dia ragione.”

“Già. Ho visto.”

Una risata idiota fece voltare Raquel.

“E così LADRA cosa pensavi di fare stamattina mettendoti vicino a me? Forse se ci lasciavi Hyoga era meglio. Cosa pensavi che non te la facessi pagare? Che illusa! Comunque a stare vicino a me ci si rimette sempre. Così visto e considerato che tu fai i compiti e io no, sarai un’ottima scusa per giustificare le mie piccole mancanze!” concluse con un ghigno soddisfatto Saori.

“Oh certo. E pensi che usare sempre la stessa scusa non faccia insospettire i prof?”

“Non preoccuparti cara. Qualcosa mi inventerò di certo!”

“Humm. Con quel cervello da gallina che ti ritrovi dubito che uscirà qualcosa di intelligente. Comunque vediamo un cosa esce fuori. Magari a furia di sforzarti riesci a mettere su qualche cosa di sensato.”

Nemes e Hyoga trattennero a stento le risate. Saori era livida dalla rabbia. Ma di certo non lo avrebbe dato a vedere a quei mocciosi.

Lanciando un’ultima occhiataccia a Raquel se ne andò.

Raquel la guardò allontanarsi. Poi sentì delle risate dietro di lei. Si voltò e vide Hyoga e Nemes sbellicarsi dalle risate,ma non erano soli. Anche Seiya, Shiryu, Ikki, Kanon,Milo,Shura,Mur, Ioria, Camus e Shaka si erano uniti ai due.

Raquel si ritrovò a sorridere. Però poi non ce la fece più e scoppiò a ridere anche lei.

Quando tutti si furono calmati Seiya chiese: “Ma cosa ti ha fatto arrabbiare tanto da risponderle in quel modo?”

Raquel raccontò tutto. Dalla mattina fino a quel momento. Quando finì tutti i presenti mandarono mentalmente a quel paese Saori.

Poi Milo interruppe il silenzio.

“Non possono andare avanti così. Lei e la sua banda devono smetterla. Ma non solo con noi,con tutti. Saori non può trattare Raquel così e Hikaru deve smetterla di picchiare voi. In un modo o nell’altro dobbiamo fare qualcosa.”

“Un’altra rissa?” chiese Shura già pregustando il piacere di fare a pugni.

“No, ci vuole qualcosa di definitivo.” Disse Mur.

“Bè possiamo sempre far fuori Saori. Questo sì che è definitivo.” Kanon era preoccupante con quel ghigno sulle labbra.

“Definitivo, si ma evitiamo di farci arrestare.” Chiarì Camus.

“Ragazzi, dobbiamo pensare ma con calma.”

“Shaka ha ragione. Che ne dite di venire a casa mia? È immensa e un po’ di gente in più non è certo un problema.”

“Sei  sicura che non disturbiamo?”

“Tranquilla Nemes. Così finisco di presentarvi ai miei. Che ne dite se ci vediamo dopo le lezioni, ci prendiamo qualcosa da mangiare e poi andiamo a casa?”

Gli altri si guardarono. Poi tutti annuirono.

Risuonò la campanella. Tutti si diressero verso le rispettive classi.

                                       ***

Le lezioni erano finite. Raquel si avviò verso il bar all’angolo dove si erano dati appuntamento. Gli altri non erano ancora arrivati.

Si appoggiò con la schiena al muro.

“Finalmente soli dolcezza.” Raquel trasalì. Quella voce le era fin troppo familiare.

“Hikaru, ma mi vuoi lasciare in pace?” chiese quasi supplicandolo.

“Certo che no. Te l’ho detto che saresti stata mia. Che tu lo voglia o meno. E ora non ci sono i tuoi amichetti a salvarti. Quindi dolcezza preparati.”

Come l’altra volta appoggiò le braccia al muro bloccandole ogni via di fuga. E poi senza darle il tempo di reagire la baciò.

Raquel sgranò gli occhi. Quello…stronzo…in qualche modo doveva reagire. Trasalì di nuovo. Ora aveva veramente esagerato. Baciarla era un conto ma allungare le mani in quel modo era un altro. Reagì in fretta. Alzò il ginocchio e lo colpì dritto dritto all’inguine.

Hikaru strabbuzzò gli occhi e si staccò da lei rotolandosi per terra.

“Così impari a mettermi le mani addosso.” Era furiosa. Prima Saori e poi questo! Era veramente troppo. Fortuna che anni di karate le avevano insegnato qualcosa!

“Cavoli!” Raquel si voltò verso la fonte della voce.

“Ciao ragazzi! Come va?”

Tutti i presenti stavano fissando Hikaru a bocca aperta.

“Ma…sei stata tu?”

“Ti stupisci Seiya? Succede questo a chi prova a mettermi le mani addosso.” Aveva ancora il respiro affannoso. Lanciò uno sguardo fulminante a Hikaru che anche se malconcio se ne andò.

“Allora, chi manca?”

“Ikki, ma mi ha detto che preferisce andare a casa sua a vedere come sta Shun.” Disse Shaka.

“O porca paletta me ne ero quasi dimenticata. Dopo lo chiamo. Mi date il suo numero di cellulare?”

Nemes le diede il numero e poi tutti si avviarono al bar. Ordinarono tutti qualcosa da portare via e quando arrivò il turno di Raquel il barista le chiese cosa volesse.  Ma quello che fece irritare ancora di più Raquel di quanto non lo fosse già, fu il tono del barista. Scortese, totalmente scortese e maleducato.

Raquel stava per esplodere. Ma decise di contenersi. Ma all’ennesima rispostaccia del barista la sua rabbia esplose.

“E CHE CAVOLO! MA VI SIETE MESSI D’ACCORDO!? PRIMA QUELLA STREGA DI SAORI, POI QUEL BASTARDO DI HIKARU, E ADESSO LEI? MA CHE AVETE? LE HO CHIESTO SOLO QUEI DUE TRAMEZZINI. CHE BISOGNO C’è DI RISPONDERMI MALE? UNA COSA è CERTA: IO IN QUESTO BAR NON CI METTO Più PIEDE. SE LI PUò TENERE I SUOI TRAMEZZINI. ARRIVEDERCI!”

Uscì come una furia dal bar. Tutti gli altri la guardarono allibiti.

“Allora, volete venire oppure no?”

Si precipitarono fuori dal bar.

“Certo che quando ti arrabbi sei proprio una furia eh?”

“Eh già Hyo. Non vi conviene farmi infuriare!”

“Comunque, vuoi un pezzo del mio panino?”

“Grazie Milo però no. Non lo mangio per principio. Arrivo a casa e mi cucino qualcosa. Sperando che ci siano i miei.” Concluse con un sorriso. Dopo la sfuriata si era calmata e ora vedeva tutto sotto una luce migliore.

Arrivarono a casa sua. Entrarono.

Un bolide nero saltò addosso a Raquel facendola cadere per terra.

“E dai smettila, Ares! Mi fai il solletico smettila!” faticosamente riuscì a mettersi in piedi.

“Ti pare il nome da dare ad un cane?”

“E qual è il problema Shaka? In fondo non penso che lo spietato dio della guerra si offenda no? E poi come può addormentarsi qualcuno che non esiste?”

“Già è impossibile che qualcosa che non esiste si possa offendere?” Milo lanciò un’occhiata a Shaka, della serie finiamola qua. O almeno così pensava Raquel. Poteva anche aver interpretato male.

“Raquel, e tutta questa gente chi è?”

“Oh mamma! Altri compagni di scuola e amici. Allora cominciamo dall’unica ragazza. Lei è Nemes.”

“Piacere sono Marco.”

“E io Maria.”

“Piacere.”

Raquel presentò anche gli altri ragazzi. Marco si soffermò soprattutto ad osservare Kanon e Milo. A Raquel sembrò che quella stretta di mano fosse un po’ troppo forte ma lasciò correre. E si ritrovò a sorridere sotto i baffi. Suo padre la considerava ancora la sua bambina. Non sapeva se arrabbiarsi oppure no. Da una parte le piaceva. Dall’altra si sentiva tratta come una bambina. Ma in fondo quale genitore non era così?

Finite le presentazioni il gruppo salì al piano di sopra. Nella soffitta, che nonostante fosse un po’ impolverata, stavano tutti seduti comodamente e larghi.

“Allora gente, noi siamo qui riuniti per celebrare…no ho sbagliato. Dicevo siamo qui per “studiare” un piano di contrattacco diretto a Saori e Hikaru. E anche al barista bastardo. Oh scusate rancore personale. Comunque voi cosa suggerite?” Raquel era sorridente.

“Bè la mia la sapete. Io quei due li voglio vedere morti. Quindi non chiedete il mio favore.” Rispose Milo.

“Oh per favore Milo. Sai che non puoi continuare su questo piano. Collabora un po’ per favore!” questa volta il pacato Mur aveva risposto a tono.

“Dunque…Raquel stai bene?” chiese Shaka con lo sguardo preoccupato.

Raquel si era portata entrambe le mani alla testa. Le faceva malissimo. Sembrava che sarebbe esplosa da un momento all’altro.

Le ultime cose che sentì e che vide furono due braccia forti che la prendevano e due occhi azzurri che la guardavano preoccupati. Poi…il buio.

                                      ***

Ci risiamo.” Pensò Raquel. Correva su una landa desolata. Desolata e ghiacciata. Ma non era come le altre volte. Questa volta sapeva che non era sola. Si voltò a sinistra.

Un cavallo bianco alato correva accanto a lei.

Si voltò a destra. Un cigno fiero le volava accanto.

Poi all’improvviso due ombre le passarono sopra la testa. Si fermò di colpo e alzò lo sguardo.

Un dragone cinese e un uccello…no, non un uccello, una fenice! Entrambi si stavano dirigendo verso una fanciulla legata da delle catene.

Raquel chiuse gli occhi e scosse la testa come per cacciare via quelle immagini.

Ma quando riaprì gli occhi la scena era nuovamente cambiata.

Il cavallo alato, il cigno, il dragone, la fenice e la fanciulla erano davanti a dei contenitori. Ad un tratto le cinque figure furono avvolte da una luce. E brillavano anche i contenitori.

Poi le cinque figure scomparirono e al loro posto comparvero delle armature. O almeno,questo sembravano. Le armature andarono a mettersi nei contenitori che si chiusero. Poi ogni contenitore fu di nuovo avvolto dalla luce e, come una cometa, partirono in cinque direzioni diverse.

La scena si stava oscurando, Raquel sapeva che presto avrebbe ripreso conoscenza.

                                         ***

Raquel riaprì gli occhi. Ci mise un poco a focalizzare. Vedeva solo facce sfocate. L’unica cosa che gli era chiara erano gli occhi azzurri che aveva visto prima di svenire.

“Sto bene.” Riuscì a mormorare. Poi si accorse che era fra le braccia di Shaka. A fatica si mise in piedi. Non lo avesse mai fatto! Fu presa da un giramento di testa. Sarebbe caduta se Shaka non l’avesse sostenuta.

“Forse è meglio se ti siedi. E poi ci dici cosa ti è successo.”

Raquel fissava il pavimento.

“Non è la prima volta che mi succede. Mi è capitato già altre due volte. solo che quelle due volte vedevo solo il nero più totale. Sentivo solo dei sussurri che si frapponevano. Ma non capivo quello che dicevano. Oggi invece è stato diverso. Correvo in una landa ghiacciata. Poi ad un tratto sono comparsi accanto a me un cigno e un cavallo alato. Forse Pegaso. Invece sopra di me volavano un dragone cinese e una fenice. Andavano verso una ragazza incatenata con delle catene. Penso fosse Andromeda. Poi la scena è cambiata. Pegaso, il cigno, il dragone, la fenice e Andromeda erano davanti a dei contenitori. Poi si sono trasformati in armature, penso fossero armature, e si sono sistemate nei contenitori che poi sono schizzati via in cinque direzioni diverse.

Io non so spiegarmi questa visione. Ah e c’è  dell’altro. L’altra notte ho sognato un’aquila reale e un cobra. Sembrava che l’aquila volesse attaccare il cobra. È scesa in picchiata su di lui e una voce ha urlato qualcosa come “Volo dell’Aquila Reale” e proprio in quel momento il cobra si è rizzato per contrattaccare e qualcun altro ha urlato “Cobra Incantatore.”

Se voi ci capite qualcosa vi prego spiegatemelo.”concluse Raquel con un sospiro.

Shiryu, Seiya e Hyoga si guardarono.

“Dobbiamo dirglielo. Deve sapere.”

“Si Seiya è vero, ma non possiamo farlo se non ci sono Shun e Ikki. Devono essere d’accordo anche loro.”

“Allora, Shiryu chiamali. Spiegagli la situazione e poi raccontiamo tutta la storia a Raquel. Sempre se voi altri siete d’accordo ovviamente.”

Mur, Camus,Milo,Kanon,Shura,Ioria e Shaka annuirono.

Shiryu chiamò Shun sul cellulare. Spiegò la situazione. Poi passò il cellulare a Raquel.

“Pronto?”chiese un po’ preoccupata.

“Ciao, Raquel! Come stai?” le chiese un allegro Shun.

“Io bene tu?”

“Tutto a posto. Senti,Shiryu mi ha raccontato. Io e Ikki siamo d’accordo. Lascia il telefono col vivavoce.”

“D’accordo.”

E così i ragazzi cominciarono a raccontare tutta la loro storia. Dai loro allenamenti per conquistare le varie armature. Della Guerra Galattica per conquistare la Sacra Armatura di Saggitter. Del tradimento di Ikki, della corsa alle Dodici case, di Asgard, di Nettuno e di Hades. Al termine del racconto Raquel non sapeva cosa pensare o dire.

Quando finalmente riuscì a spiccicare qualche parola riuscì a dire: “E Saori sarebbe la reincarnazione della dea Atena? Ma è assurdo! Se davvero lo fosse come mai si comporta cosi?”

“Semplicemente ha perso la memoria.

Abbiamo combattuto moltissime battaglie e siamo morti. Saori o Atena, come preferisci, ha deciso di “metterci in pensione.” E per farlo ha deciso di dimenticare tutto il passato. E di dare a noi la possibilità di vivere una vita normale. Senza più battaglie o guerre.” Spiegò Mur.

“L’unico problema è che  noi siamo venuti a sapere che esiste qualcuno che potrebbe farle recuperare la memoria. Qualcuno che c’è stato indicato da Saori stessa. Ma non ci ha detto come e quando sarebbe venuto. Ma viste e considerate le tue visioni potresti essere tu.”concluse Milo.

“I…io? No vi state sbagliando. È impossibile.”

“E perché dovrebbe? Forse sei tu che ti stai sbagliando.”

 “Chi ha parlato.” Chiese Raquel guardandosi intorno.

“Io”

La voce proveniva da un libro. Libro che brillava e che volò nelle mani di Raquel. Che lesse il titolo “Kore Kosmou.”

“Kore Kosmou? La fanciulla dell’universo. Ma che razza di libro sei?” chiese Raquel sentendosi anche un po’ idiota a parlare con un libro.

“Perché non mi apri? Potresti scoprirlo no?”

“Sai non è che mi fidi molto di te però la curiosità è più forte e così aprì il libro.

Da questo si sprigionò una luce, luce che si riflesse e illuminò gli occhi di Raquel.

“Wow” riuscì a sussurrare le ragazza prima di venire inglobata dalla luce.

                                           ***

Raquel stava precipitando nel buio. Ma non era buio totale. Ogni tanto veniva illuminato da una scia luminosa.  Finalmente riuscì  a stabilizzare la caduta e a mettersi in piedi.

“Ehi libro, dove diavolo mi hai portata? Cos’è questo posto?”

“Certo che per essere quello che sei non sei per niente intelligente. Dove siamo te lo dice il titolo del libro.”

“Nell’universo? Ma…ohhhho!”

Davanti a lei poteva vedere…il sistema solare!

“Guarda che ficata! Questo è il sistema solare! E guarda qui questa è una galassia. Qual è la galassia di Andromeda? Bellissimo! Ma perché mi hai portata qui?”

“Ahahaha sei veramente curiosa come persona. Non ti rendi conto del tuo compito? Degli immensi poteri che possiedi? Non sai niente di te?”

“Io so che mi chiamo Raquel Marchesi, sono la terza figlia di Marco Marchesi e Maria Guarino. Sono nata quindici anni fa a Roma.”

“Oh certo, questa è la storia di Raquel Marchesi. Questo è quello che sei. Non chi sei veramente. Questo non te lo può dire nessuno se non io. Io che ti ho vita nascere e che ho recitato la profezia su di te. Non posso recitarti la profezia ma posso dirti che riguarda te e il tuo futuro. Raquel tu sei destinata a fare grandi cose. È per questo che devi scoprire i tuoi poteri per poterli utilizzare al meglio. E io ti consiglio di recarti al Grande Tempio e di allenarti con i Cavalieri d’Oro. Ma prima sai cosa devi fare…”

“Far recuperare la memoria a Saori Kido. Ricordargli che lei è la Dea Atena e farla tornare al Grande Tempio. Giusto no?”

“Giusto. Bene,noi ci salutiamo qui. Buona fortuna Raquel. Addio.”

“Addio. E grazie di tutto.” Lo spazio intorno a lei cominciò a restringersi fino a scomparire del tutto e Raquel si ritrovò fuori dal libro.

Aveva il respiro affannoso.

“So cosa devo fare. Ma…non so come.” Disse rivolgendosi agli altri.

“Qualunque cosa sia, ti aiuteremo noi.” Le sorrise Shaka poggiandole una mano sulla spalla.

Raquel sorrise a sua volta. Era vero non era sola.

 

TO BE CONTINUED

 

Ahahahahah che bastarda che sono eh?

 

Grazie a:

Therealpisces: spero che questo chap ti sia piaciuto e che ci siano meno errori. Io l’ho riletto ma spesso non me ne accorgo. Fammi sapere.

 

SHUN: E ora che fai? Mi stacchi la testa? O la stacchi a Saori? No dai che senno come continuo la storia? Visto sto usando i nomi originali. Se ce n’è qualcuno in italiano dimmelo perché io tutti in originale non li so. Grazie mille.

 

Sihu: allora che ne dici? Grazie per l recensione. Mi fa piacere che ti piaccia la storia.

 

Snow Fox: e questo chap ti piace? Visto ho aggiornato! Ehehe che ne dici? Saori è da uccidere oppure no? Vabbè fammi sapere dissoni.

 

Gufo_Tave: spero che questo chap ti sia piaciuto e che ci siano meno errori. Comunque fammi sapere.

 

Apresto ciao a tutti!

 

 

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Capitolo 5
*** Scoperte, idee e tanti dubbi! ***


“Dunque

“Dunque. Mi pare che il tema del nostro incontro sia cambiato. Invece di “Come sbarazzarsi di Saori e Hikaru in dieci e facili lezioni” è “Come far tornare la memoria a Saori in dieci facili lezioni.” Disse Milo con un sorriso.

Tutti presenti scoppiarono a ridere.

“Bè si il succo è questo. Qualcuno di voi a qualche idea?” chiese Raquel asciugandosi le lacrime.

“Francamente, no.” Disse Kanon.

“Forse io si. Atena ha sempre avuto con se lo scettro di Nike. Ve lo ricordate? Magari se lo recuperiamo e glielo mettiamo in mano si ricorderà qualcosa. No so potrebbe essere un’idea.” Disse Shura.

“In effetti è un’idea. Ma…dove diavolo è finito lo scettro? Lo sapete?” il sorriso appena affiorato sulle labbra di Shura scomparve.

“Sei il solito guasta feste Camus. Anche se in effetti non ho idea di dove sia!” disse Shura sconsolato.

Raquel si batte una mano sulla fronte. E scosse la testa. Che causa persa e senza speranze!

“Proprio niente niente? Non ricordate assolutamente niente. Neanche come era fatto?” chiese.

“Come era fatto si. Aspetta.” Seiya prese un foglio e lo disegnò. Poi lo porse a Raquel. Che sgranò gli occhi.

“Ma…ma io questo l’ho già visto!”

“Come già visto! Dove, come, quando!?” disse Shaka afferrandola per le spalle.

“Quando sono arrivata qui! All’aeoreoporto c’era una scorta che stava dando ad un uomo qualcosa avvolto in un panno. Non sembrava niente di prezioso. Ad un certo punto il panno è caduto e ho intravisto la punta di quella cosa. Ed era uguale e questa. Ma non so chi sia quel uomo. Mi dispiace.” Disse abbassando lo sguardo.

“Non importa. Riesci almeno a descrivere l’uomo?”

Raquel chiuse un attimo gli occhi per ricordare.

“Era abbastanza alto. Calvo. E aveva una specie di bastone di bambù e… sembrava un grembiule da cucina.

Direi che era anche piuttosto ricco visto la meravigliosa limousine parcheggiata fuori dall’aeroporto e sul quale è salito. E vi dirò di più passando ho visto anche Saori dentro quella macchina. È possibile?”

“Certo che lo è. Quel uomo si chiama Mylock. Ricordi.” Disse Mu.

“Il maggiordomo della Kido? Ma dai. Questo significherebbe che lui ha lo scettro di Nike. Dobbiamo prenderlo.”

“Già Raquel l’unico problema è che anche se Mylock fosse disponibile a darci lo scettro non credo che Saori lo sarà altrettanto a farsi tornare la memoria.” Disse Shaka.

“Bè se non vuole collaborare con le buone ci proveremo con le cattive.” Sul volto di Kanon comparve un ghigno.

Milo e Camus si guardarono preoccupati.

“Kanon conosco quello sguardo. Cosa hai in mente?” chiese Milo alquanto preoccupato.

“Oh niente di particolare.” Rispose Kanon elusivo.

“Kanon? Dicci quello che hai in mente.” Insistette Camus.

“Oh, e va bene. Se la Kido non vuole collaborare con le buone la rapiremo!”

Tutti i presenti spalancarono la bocca.

“Tu sei completamente pazzo! L’acqua ti ha annacquato il cervello? Rapire la Kido?” raquel era molto preoccupata.

“Non vedo dove sia il problema. In fondo dovrebbe recuperare la memoria no? E quindi probabilmente dimenticherà che l’abbiamo rapita. E poi anche se non lo dimenticherà ci ringrazierà.” Concluse con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Resta comunque il fatto che se falliamo cosa faremo? Come le spiegheremo perché l’abbiamo rapita?” ragionò Shaka.

“è anche vero che non ci sono altre soluzioni. Non penso che lo scettro funzioni in mano a Mylock. Forse l’unica,a parte la stessa Saori, che può sfruttarne i poteri è Raquel.” Disse Mu.

“Sentite ragazzi, ore è tardi. Che ne dite se ci pensiamo domani a scuola?” propose Hyoga.

“Si mi sembra una buona idea.” Accettò Aiolia.

Tutti gli altri annuirono e così il gruppo ridiscese e Raquel li accompagnò alla porta. Si salutarono e tutti andarono verso le rispettive case.

Raquel ritornò dentro. Salì di nuovo nella soffitta ma vide che Shaka aveva dimenticato lì il portafogli. Scese di nuovo di corsa e uscì come una furia e si precipitò fuori.

Ma andò a sbattere contro qualcuno e stava per cadere se no fosse stato per due braccia che la sostennero.

“stavo giusto tornando a prenderlo!” disse Shaka con un sorriso prendendo il portafogli in  mano.

“Visto!? Evviva il tempismo!” rise Raquel.

“Senti tu hai già portato fuori il cane?”

“No.”

“Bene. Allora se mi spetti prendo il mio e andiamo a farci un giro al parco anche con il mio.”

“Ok! Ci vediamo qui fra…venti minuti?”

“Si ok. Ciao”

“Ciao ciao.”

Raquel ritornò di corsa a casa sua e prese Ares. Uscirono.

Aspettò Shaka. Quando arrivò vide che aveva con se un bellissimo Border collie. Rimase a bocca aperta.

“Che meraviglia! E stupendo!” sorrise la ragazza facendogli una carezza.

“Stupenda. Si chiamo Cleo. Andiamo?”

Si avviarono verso il parco. Arrivarono e si sedettero su una panchina lasciando liberi cani di giocare. Rimasero seduti in silenzio.

Poi Shaka chiese:” Tu che ne pensi di tutta questa storia?”

“Mi sembra assurda. Voglio dire Saori o Atena che dir si voglia poteva anche prendere una scelta migliore che di perdere la memoria. Va bene avete affrontato tantissime battaglie,avete rischiato la vita e tutto quello che vi pare, ma penso che oltre a questo ci siano stati anche momenti piacevoli no? Che senso a dimenticare tutto?  Ammiro la sua decisione di darvi una tregua ma se dovessero tornare dei nemici come li affrontereste? A questo ha pensato? E poi voi eravate d’accordo? Insomma è piuttosto complicato.” Concluse sconsolata Raquel.

Shaka la guardò sorridendo.

“Senti e che ne dici dell’idea di Kanon?...”

“Poi c’è l’idea di Kanon…” si guardarono un attimo e poi scoppiarono a ridere entrambi. Quando si ripresero Shaka riuscì a dire:” Stavo per chiederti cosa ne pensavi dell’idea di Kanon.” Disse asciugandosi le lacrime.

“Si l’avevo intuito. Comunque secondo me è una pazzia. Cioè è vero che se la Kido non collabora non saprei come fare, ma anche vero che se falliamo finiamo in guai seri. Però se la cosa va in porto abbiamo risolto la metà dei nostri problemi. Ma se non funziona? Insomma ci sono un sacco di incognite: dove,come,quando?

Sai quanto sarebbe utile ora una di quelle visioni che ho ogni tanto? Però chiara. Che mi dicesse quello che devo fare e come. O magari quel cavolo di libro. Ehi questa è un’idea! Dopo proverò di nuovo ad aprirlo!” il sorriso era tornato sul volto della ragazza.

“Che dici torniamo. Sono quasi le otto.” Disse Shaka guardando l’orologio.

“Si è meglio. Oh scusa.” Raquel rispose al cellulare. Era suo padre che le diceva che per l’ennesima volta lui e la madre non tornavano a cena. Raquel riattaccò e Shaka notò che aveva lo sguardo triste.

“ È successo qualcosa?”chiese.

“No, niente di che è solo che i miei lavorano un sacco e anche questa volta non verranno a cena. Ed è quasi una settimana che ceno da sola.” Concluse Raquel.

“Posso auto-invitarmi?” chiese Shaka con un sorriso.

“Sarebbe meraviglioso. Però cucino io quindi non essere sicuro del risultato finale!” scoppiarono a ridere.

Recuperarono i cani e si avviarono a casa di Raquel.

Arrivarono al cancello. Raquel guardò la cassetta della posta. E sorrise.

“Mica mi ero accorta che era arrivata la posta.” La prese.

“Per mio padre, per mia madre, per…me!? Da…Irene e Paola!” Raquel toccava il cielo con un dito dalla felicità.

Si voltò verso Shaka che la guardava a punto interrogativo.

“Scusa hai ragione. Irene e Paola sono le mie due sorelle rimaste in Italia, a Roma. Entrambe sposate.”

Entrarono in casa. Raquel teneva in mano la lettera. Aveva una voglia di leggerla. Shaka parve leggerle nel pensiero.

“Leggila pure sta tranquilla!”

“Prima preparo la cena visto che sto morendo di fame. Ti ricordo che ho saltato il pranzo grazie al barista del cavolo!” disse ridendo.

Cominciò a preparare la cena. E ad apparecchiare.

Si misero a tavola.

“Bè, ti conviene fondarti sul cibo prima che sparisca perché ho veramente tanta fame!” Raquel rideva. E rideva anche Shaka.

La serata passò così. Ridendo e scherzando. Finirono di cenare e sparecchiarono.

“Che dici. Diamo un’occhiata al libro parlante? Mi sembra un buon momento.”

“Si tu devi dare un’occhiata a qualcosa ma quel qualcosa è quella lettera.”

“Sei sicuro? La posso leggere anche dopo.”

“Tranquilla. Leggila.”

“Grazie,grazie,grazie!” Raquel era raggiante.

Aprì la lettera e lesse.

Ciao sorellina!

Come va? Noi tutto bene. Come è il Giappone? E sti giapponesi? Bassi, brutti e tutti uguali? Ahaha speriamo di no! E a scuola come va? Tutto a posto no? Tutti ottimi ovviamente! E di amici ne hai qualcuno? O come qui in Italia sei sola? Dai basta che sei te stessa e vedrai che ne trovi di persone come te. Bè ma ora basta con le domande. Passiamo ai fatti importanti. Dunque Paola ormai sta agli sgoccioli e presto il tuo nipotino nascerà! È già è un bel maschietto! E sai quale è l’altra novità? Io…anche aspetto un bambino. Anzi per la verità due gemelli uno maschio e l’altra femmina! Ahahah Paola ha già deciso il nome. E io anche.

Dunque il suo sarà Khadim. Indovina? Un nome senegalese! Mentre invece il mio si chiamerà Andres e la femmina sarà Ester. Io e Raul abbiamo deciso di dare a entrambi nomi spagnoli. Anche se la femmina volevo chiamarla Raquel ma pio Raul mi ha convita che se tu fossi venuta trovarci  ci sarebbe stata un po’ di confusione. Quindi ho optato per Ester. E tu sorellina che ne dici? Ti piacciono questi nomi? Bè mi pare di averti detto tutto. E di averti assillato abbastanza! Quindi ora ti saluto. Un bacione da Irene e Paola. Ti vogliamo un mondo di bene. A presto.

Ire e Paola.

Raquel finì di leggere che aveva le lacrime agli occhi dalla felicità. Sorrise a Shaka e gli raccontò la felice notizia.

Lui sorrise e le posò una mano sulla spalla.

“Sono felice per te e le tue sorelle.”

“Chissà…aspetta un secondo.” Raquel sparì in cucina dove aveva lasciato l’altra posta. Tornò con le lettere e lesse una ad una per chi erano e da chi erano.

“Ci avrei scommesso! Ha scritto anche a mamma e papà. Chissà quando la leggeranno? Bè spero presto. Senti vuoi un caffé?”

“No grazie. Piuttosto cerca di concentrarti un attimo. Pensi che attraverso l’acqua potresti avere delle visioni?” chiese Shaka.

“Non lo so Shaka a volte è difficile capire anche come vengono. E soprattutto interpretarle. Non so se riuscirei. Posso provare. Non ti assicuro niente.”

Andarono in cucina e Raquel riempì una bacinella d’acqua. La posò sul tavolo. Raquel la fissava. Non sapeva assolutamente da dove iniziare. Shaka, alle sue spalle, la osservava in silenzio. Ma intanto pensava:”Deve farcela. Questo confermerà la mia idea. Se lei è veramente la Fanciulla dell’Universo ce la farà. Ma sarà lei a scoprire come. Ricordo che una volta il mio maestro me ne parlò. Raquel è il chiaro esempio di quello che mi disse. La terza figlia di una prima di tre fratelli. Questo è un potere che salta una generazione. Infatti sua madre e i suoi zii non hanno nessun  potere. Ma sua nonna si. Almeno spero. Forza Raquel” il giovane si riscosse dai suoi pensieri. Raquel era strana. Intorno a lei si poteva vedere una luce tremolante. Ma era una luce che pochissimo alla volta si ingrandiva e acquistava forza e splendore.

Passarono i minuti. Shaka era sempre più nervoso. Raquel sembrava svenuta. Non si muoveva più.

 

 

Raquel era scivolata in una sorta di trance. Era buio intorno a lei. Eppure percepiva una strana forza farsi strada dentro di lei. Una forza calda e prorompente che non riusciva a dominare ma che non voleva far esplodere perché sapeva che sarebbe stato un rischio. Sapeva solo che doveva evocare una visione. Ma non sapeva come. Ma pian piano un’idea si fece strada in lei. L’acqua si trovava quasi dappertutto no? Quindi riunendo le particelle della bacinelle e cercandone altre poteva evocare qualcosa no? Ma per farlo aveva bisogno di quella forza che stava lentamente crescendo. Decise di farla crescere ancora e intanto radunò e se quella forza che già aveva. Poi si concentrò sull’acqua che pian piano iniziò a tremolare. Ad un certo punto Raquel avvertì chiaramente le particelle riunirsi e quindi cominciò e cercarne altre. Altra energia. Eccole altre particelle d’acqua. le richiamò a se. Altra energia. Le unì a quelle che già aveva. E le rilasciò. Cominciò a formarsi un’immagine. Raquel si concentro ancora di più. E ancora energia. L’immagine prese forma.

Sangue! Fuoco! E morte! Una distesa di sangue e di morti. Tra questi c’erano tre cadaveri ben conosciuti da Raquel. Uno di questi era proprio…Shaka! E poi una risata maligna. E una figura ammantata che indossava un’armatura nera e rossa.

Poi l’immagine cominciò a sbiadire.

 

Shaka era preoccupato più che mai. Raquel possedeva un cosmo potentissimo! Era cresciuto a dismisura. E ora lui stava usando il suo per contenerlo. Fortunatamente ora stava diminuendo. Era riuscito a intravedere la visione che Raquel era riuscita a richiamare. Ora il cosmo era quasi del tutto scomparso. Cominciò a richiamare anche il suo. I due cosmi sparirono nello stesso istante.

Raquel riaprì gli occhi e ricominciò a respirare come se fosse stata in apnea per dieci minuti. Aveva il respiro affannoso. E non riusciva a vedere niente. Sentì solo le mani di Shaka che si poggiavano sulle sue spalle. E poi la sua voce. Ma gli arrivava lontana e sussurrata.

“Raquel…Raquel mi senti? Raquel calmati ora. Respira profondamente. Come stai?” chiese molto preoccupato. Raquel era andata ben oltre a quello che aveva immaginato.

“Shaka…io…non vedo niente. Non riesco a vedere.” Raquel era sull’orlo delle lacrime.

“Non preoccuparti. Aspetta qui. Non muoverti.” Shaka si alzò. Andò a prendere uno straccio e lo bagnò con dell’acqua calda. Glielo mise sugli occhi. Raquel pian piano si abituò a quel contatto caldo e con estrema lentezza riacquistò la vista.

“Cosa hai visto?” ora Shaka oltre a essere curioso era anche preoccupato.

“Non…non lo so. Non riesco a ricordare. Mi…mi dispiace.”

“Non preoccuparti. Ora cerca di riprenderti. È stato faticoso vero?” Disse il ragazzo passandole una mano sulla testa.

“Già. Senza contare che sentivo dentro di me una strana energia crescere a dismisura. E è stato faticoso soprattutto controllarlo. Comunque non ricordo la visione ma non era qualcosa di utile per quello che dobbiamo fare. Cioè far tornare tra noi Atena. Mi dispiace.” Disse poi abbassando lo sguardo.

“Ma figurati. È ma che dispiace di averti fatto fare questo sforzo. Riesci ad alzarti?” le porse una mano ma Raquel era troppo stanca per alzarsi così Shaka si chinò su di lei e…la prese in braccio. Raquel si ritrovò fra quelle braccia muscolose e sicure e arrossì lievemente.

“Non ce n’era bisogno.” Disse abbastanza imbarazzata.

“Guarda che non è un problema. Sei piuttosto leggera.” Le sussurrò Shaka in un orecchio. A quella vicinanza Raquel avampò! Shaka la portò in sala e la distese sul divano. E si sedette accanto a lei.

Rimasero un po’ in silenzio poi Shaka si decise finalmente a svelarle il motivo che l’aveva spinto a farle fare una cosa abbastanza rischiosa.

“Sai…in realtà il fatto di averti fatto provare ad evocare una visione dall’acqua non è stata un’idea del momento. Era una prova…”

“Lo immaginavo. Spiegami.” Raquel sorrideva. Era contenta del fatto che Shaka avesse voluto essere sincero con lei.

“Ecco…una volta il mio maestro mi raccontò una storia.”

“Sentiamola.”

“Bene. È una storia antica che parla delle leggi di questo mondo e di chi lo governa.”

E shaka cominciò il suo racconto: “ All’inizio c’erano loro. I cinque draghi custodi dei cinque elementi che governano questo mondo: Shannara il fuoco, 

Ankara l’acqua, Eldoret la terra, Kitale l’aria e poi Kendari l’energia. Essi governavano il mondo con giustizia e lealtà. Decidevano tutto ciò che doveva succedere. Poi un giorno arrivò qualcuno che non si aspettavano. Qualcuno che poteva comunicare con loro. Nessuno di loro sapeva chi fosse quella ragazza. Aveva poteri straordinari. Lei controllava la Vita e la Morte. La Vita di una persona e quando essa doveva morire. I cinque draghi si chiesero da dove venisse questa creatura quando si accorsero che in lei c’era la forza di un drago ma in minor misura. E si accorsero che Shannara il fuoco aveva dato alla luce una bambina, di nascosto agli altri. E poi l’aveva affidata alle cure dell’uomo che amava. Ecco perché questa bambina aveva in se il potere di dare la vita e insieme la morte. Perché era nata da un essere immortale quale un drago e un essere mortale cioè un umano. Gli altri quattro draghi sulle prime rifiutarono l’idea di avere una discendente. Ma poi ci ripensarono e decisero che come la ragazza sarebbe diventata madre di un’altra femmina i poteri di loro cinque sarebbero andati a quella ragazza. E così fu. E da allora è passato qualche secolo. Ma quella discendenza non si è mai interrotta. Fino ad arrivare a…te.”

“A me?”

“Si. Ma i draghi fecero solenne promessa che il potere di dare la Vita o la  Morte si sarebbero rivelati solo se strettamente necessario. Altrimenti sarebbe nato un mostro incapace di gestire la sua enorme potenza. È per questo che fino ad ora sono nate ragazze che riescono ad usare solo i cinque poteri elementali. Mai nessuna fino ad ora ha avuto il dono di dare la vita o di toglierla.” Shaka fece una pausa.

“Hai capito perché ti ho chiesto di evocare una visione tramite l’acqua?” chiese poi a Raquel.

“Si. Per vedere se ne ero padrona.”

“Esattamente.”

Raquel teneva lo sguardo fisso a terra. Era pensierosa. Shaka se ne accorse. Le prese il mente fra le mani e glielo tirò su fino ad incrociare lo sguardo della ragazza.

“Non temere. Appena Saori avrà recuperato la memoria ti porterò al Grande Tempio e cominceremo il tuo addestramento. Imparerai a gestire i tuoi poteri.”

Raquel sorrise e Shaka ricambiò.

CONTINUA

 

 

 

 

 

Angolo autrice

Ahahahaha (risata sadica!) che cattiva!! Troppo vero?! Vabbè dai che ne dite del chap? (nd tutti questa non sa più che inventasse!!) spero di no dai! Vabbè fatemi sapere eh!

 

Anzy: che bello!! Anche tu stai leggendo la mia ff. Sono molto  contenta che ti piaccia. Bacioni.

 

SHUN: eccoti un altro chap. Spero che anche questo ti piaccia. Perché Saori torni normale ci vorrà ancora qualche chap. Ma non disperare. Atena tornerà tra noi al più presto! Spero che in questo chap ci siano meno errori. Io ci rinuncio. Bacioni.

 

Snow Fox: e che ne dici di questo chap? Ahaha ora la tua curiosità sarà anche peggiorata eh? Ahahaha ma siccome sono cattiva dentro vi terrò sulle spine per parecchio! Bacioni

 

Buona notte a tutti. Ci si vede al prossimo chap!

 

 

 

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Capitolo 6
*** Rabbia repressa ***


Shaka stava camminando

Shaka stava camminando. Era pensieroso. Ripensava a quello che era accaduto con Raquel. E scosse la testa. Rischiare la vita di un’amica era  l’ultima cosa che volesse fare. Eppure l’aveva fatto. Per fortuna era andata bene. Ma Raquel era distrutta. L’aveva lasciata pallida e debole. Ma era stata lei che l’aveva praticamente buttato fuori a pedate. Sorrise al pensiero. Poi prese il cellulare.

“Mu? Ciao sono Shaka.”

“Shaka! Come mai mi chiami a quest’ora?”

“Ho la conferma che cercavamo. Raquel è veramente la Fanciulla dell’Universo.”

“Le hai fatto fare la prova? Sei pazzo? Come sta?”

“Bene. Solo un po’ pallida e debole. Niente di grave. E l’ha decisamente superata.”

“Racconta.”

E Shaka raccontò l’intera vicenda.

“È eccezionale il fatto che ci sia riuscita senza nemmeno un anno di allenamento. Resta comunque il fatto che tu sei veramente un pazzo. Poteva morire.”

“Questo lo so già di mio. Non credere, ero preoccupato e ci ho pensato a lungo prima di proporglielo. Senti tu chiama Seiya e gli altri,  io penso ai Cavalieri d’Oro”

“Ok. E non fare altre pazzie!”

“Ciao!”

“Ciao”

Shaka compose il numero di Kanon. E raccontò il tutto. E poi anche a Milo, Camus, Aiolia, Shura. Tutti rimasero sorpresi dalla reazione di Raquel. E dalla pazzia di Shaka. Nessuno mancò di fargli la ramanzina. All’ultimo Shaka stava per sbottare ma si trattenne.

Tra una chiamata e l’altra era arrivato a casa. Entrò.

Era un appartamento abbastanza grande. E anche abbastanza vuoto. Andò in camera sua. In un angolo un contenitore d’orato riluceva nella penombra. Shaka si soffermò a guardarlo. La sua armatura. Cosa non aveva fatto per ottenerla. Ma non era questo il momento di lasciarsi andare ai ricordi. Cleo gli scondinzolava intorno ai piedi. Si inginocchiò e fargli le carezze. E sorrise.

                                                  ***

Raquel non si sentiva bene. Le girava la testa. E si sentiva debole. Shaka le aveva detto che era probabile che ci sarebbero stati problemi di quel tipo. Ares la guardava. Lei sorrise e gli fece due carezze.

Poi traballando andò verso la cucina. Ma all’improvviso una vertigine le fece perdere l’equilibrio. Si appoggiò sulla porta e piano piano si lasciò scivolare per terra.

Chiuse gli occhi. Decise che avrebbe rinunciato al bicchiere d’acqua e se ne sarebbe andata direttamente a letto. Così fece. Si infilò sotto le coperte e dopo due minuti già dormiva.

                                                ***

Raquel si svegliò di soprassalto. Ormai era diventata un’abitudine. Ma questa volta ricordava chiaramente. Aveva visto se stessa. Dietro e intorno a lei un cosmo dorato. E poi lo scettro di Nike le era comparso in mano. E davanti a lei Saori.

Le si accese una lampadina. Ma certo! Lo scettro che aveva Mylock era un falso! E sarebbe stata lei ad evocare quello vero e far recuperare la memoria a Saori. Fantastico! Ecco la soluzione! Già peccato che…non sapeva assolutamente come fare ne da dove iniziare. Ahhhhhhhh che complicato! Si rimise a dormire.

                                                ***

Era ormai mattina. E Raquel stava andando a scuola. Ma era soprappensiero e non si accorse del ragazzo che le stava davanti e ci andò a sbattere contro.

“Ahia. Chiedo scusa non ti avevo visto.”

“Figurati. Pensierosa Raquel?”

“Ikki. Non ti avevo riconosciuto. Si decisamente.”

“Mu mi ha raccontato di ieri sere. L’ha chiamato Shaka.”

“Oh. Non ero pensierosa per quello. E che…no senti lo dirò quando ci saremo tutti. Non mi va di ripeterlo cinquanta volte.” 

”Ok. Aspetti l’autobus o vai a piedi?”

“Aspetto l’autobus. Non ho voglia di camminare. E poi nonostante la nottata di sonno sono stanca.”

Ikki sorrise. Poi salutò Seiya, Shun e Hyoga che erano appena arrivati.

“Shun! Che bello rivederti! Come vanno le costole?” Raquel era contenta che il suo amico fosse tornato.

“Bene. Era solo una leggera incrinatura. Ho sentito un medico e ha detto che potevo tornare a scuola.”

“Meno male. E tu biondino? Come vanno le varie ferite?”

“Bene. Alcune sono gia rimarginate.” Sorrise Hyoga.

“Ma Shiryu? Che fine ha fatto?” chiese poi Raquel.

“Ecco…lui…” cominciò a dire Seiya, ma fu interrotto da lo stesso Shiryu che era appena arrivato.

“Non ho sentito la sveglia.” Disse con un sorriso.

Tutti scoppiarono a ridere. Ma le loro risate furono interrotte da una voce sprezzante.

“Oh guarda ecco il gruppetto di pezzenti riunito. E c’è anche la puttanella. Al gran completo. Sai chi vi vede potrebbe pensare male.” Disse Saori prima di scoppiare a ridere.

Raquel fece un passo avanti. Fissò Saori negli occhi con uno sguardo carico d’odio. E per un momento, un solo momento lesse in essi una grande saggezza. Ma poi questa svanì e Raquel si ritrovò a fissare gli occhi di una ragazzina idiota e viziata. Sospirò.

“Non credo che con te ci sia molto da fare. Ragazzi ma siete sicuri che sia lei? No perché persona più idiota gli Dei non potevano scegliere. Comunque puttanella lo dirai a tua sorella se ne hai una. O a te stessa.” Raquel era arrabbiata nera. Ma si trattenne dal menarla.

“Saori non insultare il mio piccolo bocciolo di rosa.”

“O magnifico la coppia di idioti si è riunita.”Raquel era sull’esasperato. Era appena arrivato Hikaru.

Ma i due si guardarono e se ne andarono. Raquel li fissò stupita per un attimo poi scrollò le spalle.

“Ragazzi, non potete capire quello che ho visto. Gli occhi di Saori per un attimo sono stati diversi. Più saggi. Più…antichi. Come se la dea incarnata in lei fosse spuntata fuori per un attimo.”

“Forse ha riconosciuto il tuo cosmo.”

“Milo. Che piacere vederti! Oh arriva l’autobus.”

Il gruppo di amici salì e si diresse verso scuola.

                                                   ***

Le lezioni erano finite. Raquel durante i vari intervalli era riuscita a raccontare della sua visione anche agli altri. E tutti erano rimasti stupiti. Tranne Shaka. Che sembrava soddisfatto.

Mah. Non ci capiva molto. Più che altro non capiva Shaka. Così come era, assorta nei suoi pensieri non si accorse che era seguita.

Hikaru sorrise. Ora quella ragazzina sarebbe stata sua. In tutti i sensi. Si affrettò e la prese per un braccio.

Raquel si sentì afferrare per un braccio. E si voltò per trovarsi faccia a faccia con Hikaru.

“Ancora tu che diavolo vuoi.” Era furiosa. Ma Hikaru non rispose anzi gli tappò la bocca con la mano e la trascinò dentro un capanno. Chiuse la porta e la lasciò andare.

“Non mi hai ancora detto che cosa vuoi.” Raquel stringeva i pugni. Era veramente furiosa.

Hikaru sorrise.

“Te!” poi si avvicinò e la spinse contro il muro. Solo che questa volta la baciò con foga. Quando si staccò Raquel lo guardò con odio. Fece per mollargli un ceffone ma lui le bloccò la mano. Poi si sfilò la cintura dei pantaloni e la usò per legarle le mani. Raquel ora era terrorizzata. Hikaru le teneva le mani in alto e intanto con l’altra le percorreva tutto il corpo. Si soffermò sui suoi seni. Raquel chiuse gli occhi. Ma ricacciò dentro le lacrime. Non gli avrebbe dato questa soddisfazione. Hikaru continuò a fare il comodo suo per un bel po’. Raquel era sempre più disperata. Ma la disperazione divenne terrore quando senti i pantaloni scivolare per terra. E poi le mani di Hikaru. No, questo era davvero troppo. Per la seconda volta cerco di castrare Hikaru. Ma questa volta il ragazzo era più pronto e si scansò. Ma ricevette la ginocchiata sul fianco. E questo lo mandò su tutte le furie. Mollò un ceffone a Raquel mandandola per terra.

E in un attimo le fu sopra.

“Cosa credevi di fare troietta?” le chiese alitandole in faccia.

Per tutta risposta Raquel si mise ad urlare.

“AIUTOOOOOOOO. NEL CAPANNOOOOOOO. MI STA VIOLENTANDOOO.

AIUTOOOOOOOOOOO!” urlava come una pazza isterica ma la sua speranza era di farsi notare. Ma anche questa speranza fu presto distrutta. Hikaru si era tolto un calzino e gliel’aveva ficcato in bocca.

Evviva l’igiene! Che schifo puzza pure!”  Raquel stava per vomitare. Ma al momento la sua preoccupazione era Hikaru. Si stava slacciando i pantaloni. Raquel rabbrividì. Decise di reagire. Provò di nuovo a mollargli un calcio. Questa volta funzionò e finalmente riuscì a rimettersi in piedi. Hikaru si rotolava per terra. Raquel si guardò disperatamente intorno alla ricerca di un’uscita. Ma non ne trovò. E intanto Hikaru si stava alzando più furioso che mai.

Sciafff. Raquel non lo vide ma lo sentì. Di nuovo un ceffone. Solo che questa volta era stato proprio forte. Sentì un rivolo di sangue colargli dalla bocca. Hikaru stava per picchiarla di nuovo quando fu fermato da un braccio.

“Nessuno ti ha insegnato a non picchiare le donne?”

Kanon! Salvezza mia!” Raquel era raggiante. Qualcuno l’aveva sentita allora!

Kanon storse il braccio a Hikaru portandoglielo dietro la schiena. Quest’ultimo urlò di dolore. Ma Kanon non aveva pietà. Lo lasciò andare solo per buttarlo per terra.

“Kanon. Non vorrai uccidere il nostro amico vero? No perché mi vorrei divertire anche io!” Milo era furioso.

“Tutto tuo!”

Kanon andò verso Raquel e le slegò le mani. Lei si tolse il calzino dalla bocca.

“Che schifo! Secondo te li lava mai?” chiese a Kanon che era girato di schiena. Solo in quel momento Raquel si accorse di essere in mutande. Trovò i pantaloni e se lì infilò velocemente.

Poi guardò Milo. Il ragazzo aveva leggermente massacrato di botte Hikaru.

“Milo, calmati ora. Lo uccidi!”Raquel stava cercando di trattenere Milo, con scarsi risultati. Altre due mani trattennero Milo. Ma non era Kanon…era Camus!

“Calmati ora! D’accordo vendetta, ma questo è troppo!”

“Lasciami Camus. Io l’ammazzo a questo.”

“Milo! Calmati!” Raquel cercò di frapporsi tra Milo e Hikaru. Ci riuscì in parte ma Milo si calmò. Aveva il respiro affannoso ma sembrava che la sua furia si fosse calmata. Lanciò un’ultima occhiata sprezzante a Hikaru e poi se ne andò. Raquel sospirò.

“Raquel, stai bene?”

“Si, Camus sto bene.” Poi però si accorse che stava sanguinando dalla bocca. Si passò una mano all’angolo e si asciugò il sangue. Poi sorrise a Camus e Kanon.

“Grazie ragazzi. Non so come avrei fatto senza di voi. Ora vado.”

“Sei sicura? Se vuoi ti accompagniamo.”

“Tranquillo Kanon. Sto bene. Devo solo andare a casa.”

“Va bene. Ci vediamo  domani.”

“Si ciao ciao.”

Raquel uscì dal capannone a andò via. Per strada incrociò Milo. Era appoggiato al muro con gli occhi chiusi.

“Milo?”

Il ragazzo aprì gli occhi e la guardò.

“Grazie. Di tutto”

Milo sorrise.

“Figurati. Era da tanto che volevo farlo. Tu? Tutto a posto?”

“Si sta tranquillo sto bene. Ci si vede domani a scuola. Ciao”

“Ciao!”

Raquel andò a casa sua. E intanto pensava a cosa dire ai suoi. Ma quello che vide la lasciò senza fiato.

 

 

 

 

Angolo autrice

Perfida perfida perfida! Cosa sarà mai ciò che ha lasciato Raquel senza fiato? Lo scoprirete nei prossimi episodi. In ogni caso scusate il ritardo.

 

SHUN: ciao! Spero che questo chap lo leggerai a un’ora più decente delle 4:30 di mattina! In ogni caso spero che ti sia piaciuto. Ti faccio una piccola anticipazione: Saori rimarrà sempre un pò antipatica e in quanto a Shaka e Raquel…chi vivrà vedrà!! Che cattiva che sono! Comunque grazie mille dei complimenti, mi fanno piacere. Baci sesshy.

 

Snow Fox: hola! Se prima morivi di curiosità ora cosa fai? Ti stai scavando la tomba? Ahahaha in ogni caso grazie mille dei complimenti! Mi fanno un sacco piacere! E che ne dici di questo chap? Ti è piaciuto? Spero di si. Baci sesshy.

 

Comunque per chi lo volesse il mio contatto msn è: saracalzini@yahoo.it

Ciaooooooooo!

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Capitolo 7
*** L'inizio ***


Fiamme

Fiamme. Fuoco. E tanto fumo. Raquel era rimasta scioccata. La sua casa era in fiamme! E dentro c’erano i suoi genitori! Andò verso la casa ma si sentì trattenere per un braccio. Si voltò e si trovò facci a faccia con Mu.

“Aspetta dove vai?” le chiese preoccupato.

“Dove pensi che vada? Li dentro ci sono i miei genitori!” Raquel era disperata e le lacrime le scendevano dagli occhi senza che lei se ne accorgesse.

“Non puoi fare niente. Solo aspettare.” Mu cercava di essere ragionevole ma Raquel non lo ascoltava. Anzi. Si girò e gli diede una gomitata in pancia. Colto di sorpresa Mu lasciò la ragazza che corse dentro.

“No, ferma!” troppo tardi. Raquel era dentro.

Tutto intorno a lei era in fiamme. Il calore era soffocante. Poi li vide. Stesi a terra c’erano i suoi genitori. Erano morti!

Disperazione e rabbia si fecero strada in lei. Sentì di nuovo quella forza che aveva usato per evocare la visione. Solo che questa era dirompente e non la controllava. Si sentì esplodere. Il fuoco intorno a lei si ritrasse a quella forza. La rispettava!

Si ricordo della storia che le aveva raccontato Shaka. Lei poteva controllare il fuoco. Sogghignò completamente persa nella spaventosa energia che danzava introno a lei. Quel potere immenso la affascinava e soprattutto la faceva sentire invincibile. Fece esplodere il suo cosmo. Un’onda d’urto spense le fiamme ma Raquel si accorse di aver esagerato. Si sentì debole, svuotata. L’oscurità l’accolse. Ma prima di cadere nel buio intravide una figura ammantata guardarsi intorno furtiva e poi uscire dalla finastra. Poi, il buio.

 

Mu sentì il cosmo di Raquel espandersi. Di più, sempre di più. Era troppo, non avrebbe retto. E poi all’improvviso le fiamme sparirono così come sparì il cosmo di Raquel. Senza pensarci due volte si precipitò dentro la casa. Si fermò un attimo prima di entrare. Una figura ammantata era accucciata sul tetto. E poi scomparve. Mu rimase stupito per un attimo ma poi entrò.

Dentro regnava la distruzione. Vide i corpi senza vita di Maria e Marco per terra. Vi si avvicinò. E sgranò gli occhi. Non erano morti per le fiamme. Entrambi riportavano ferite sul petto. Ferite da arma bianca.

Strinse i pugni.

Poi vide Raquel svenuta a terra. La prese in braccio e uscì dalla casa. Chiamò polizia e vigili del fuoco. Li informò dell’accaduto ma si astenne dal rivelare il proprio nome. Poi si diresse verso casa sua.

 

 

Raquel era vagamente consapevole della fascia bagnata sulla fronte. E del fatto che qualcuno la stava accudendo. Le faceva male tutto il corpo. A partire dal cuore. Sentì un singhiozzo. Poi però il dolore divenne insopportabile. E ricadde nel buio.

 

Si svegliò di nuovo. Si svegliò, riprese in parte coscienza, più che altro, di quello che le accadeva intorno. Le parve di udire delle voci familiari. E poi di nuovo dei singhiozzi. Più forti. Intravide degli occhi azzurri che la guardavano e poi ricadde ancora nel buio.

 

Raquel sentì una fitta al cuore. E poi qualcuno che piangeva a dirotto. Solo in quel momento capì che a piangere era il suo cuore. E la realtà le piombò addosso come l’acqua sugli scogli. I suoi genitori erano morti. Morti! Fu questa consapevolezza che le diede la forza per reagire e uscire da quella oscurità. Pin piano cominciò a rimpossessarsi del suo corpo. Sentì chiaramente le voci intorno a lei.

 

“Spero che si riprenda. È stato un brutto colpo. Soprattutto dopo quello che le è sceso con Hikaru.”

“Certo che mi riprendo Milo. Per chi mi ai presa?”

I presenti nella stanza si girarono nella direzione da qui era arrivata la voce di Raquel.

“Finalmente sei tornata tra noi Raquel!” quello di Shaka era poco più di un sussurro. Il ragazzo le sedeva accanto. Era preoccupato glielo si leggeva negli occhi. Raquel si sforzò di sorridere e poi cercò di tirarsi su a sedere. Il risultato fu che la stanza prese a girare vorticosamente. Chiuse gli occhi nel tentativo di fermarla.

“Ragazzi qualcuno di voi sa dirmi cosa è successo? Voglio dire…perché la mia casa era in fiamme?”

I presenti si guardarono. E poi scossero la testa. No, nessuno di loro lo sapeva.

Raquel abbassò lo sguardo. Poi lo rialzò.

“E…dei miei genitori? Qualche notizia?”

Shaka le poggiò una mano sulla spalla.

“Raquel loro…sono morti” le disse. Raquel abbassò lo sguardo. Due lacrime le scesero dagli occhi. Ma le ricacciò dentro. No non era quello il momento di piangere. Si ricordò improvvisamente della figura ammantata.

“Ragazzi c’è una cosa che devo dirvi. Prima di svenire ho visto un qualcuno uscire di casa mia. Non so chi fosse. È solo quello che ho visto.”

“Anche io ho visto un uomo ammantato sopra il tetto di casa tua. È stato un attimo poi è sparito. E…Raquel c’è dell’altro. I tuoi genitori non sono morti a causa delle fiamme. Erano già morti quand’è scoppiato l’incendio. Qualcuno li aveva…accoltellati prima.”

“È stato sicuramente il tizio. Ma non ha senso se li ha uccisi con un coltello perché far scoppiare l’incendio? Non regge come scusa.” Ora Raquel era determinata più che mai a trovare il colpevole.

“No lo so. Non so proprio cosa dirti.” Mu scosse la testa.

Raquel si passò le mani nei capelli e si prese la testa.

“Ora cerca solo di riposare. Sei stanca e di certo non è un bel momento. Rimani qui stanotte. Non ho nessun problema.”

“Grazie Mu.” Raquel sorrise.

In quel momento suonarono alla porta. Mu andò ad aprire. E in poco tempo si ritrovò sommersa dia suoi amici.

Seiya, Hyoga, Shiryu, Shun, Ikki, Kanon, Camus, Aiolia e Shura erano arrivati.

Si precipitarono da Raquel che si ritrovò sommersa da braccia, capelli e quant’altro.

“Ragazzi mi state soffocando. Ragazzi non respiro!”

Raquel riuscì a riemergere da quella matassa.

“Ditelo che volevate uccidermi!”

“Si guarda non aspettiamo altro!” scherzò Shun.

 E così, grazie ai suoi amici, Raquel riuscì temporaneamente a dimenticare il dolore per la perdita dei suoi genitori.

 

                                              ****

“È lei mio signore. Non ci sono dubbi. Il suo cosmo è inconfondibile. La Fanciulla dell’Universo finalmente si è rivelata.”

“Molto bene Spavento. Hai svolto il tuo lavoro egregiamente. Ora dobbiamo solo portarla dalla nostra parte. E sarà molto facile visto il grande dolore che prova. Il suo cuore, così come la sua anima sono deboli. Sarà facile convertirla alla nostra causa.” Chi aveva parlato era nascosto dall’oscurità che regnava nella sala. Sedeva su un trono. E, osservano bene il trono, si poteva notare che i pomelli dei braccioli erano…due teschi!

La figura che vi sedeva sopra batté le mani.

“Mi avete chiamato mio signore?”

“Si. Voglio che tu e Terrore andiate a prendere la  ragazza. Se non ho capito male in questo momento si trova a casa di una tua vecchia conoscenza. Un Cavaliere d’Oro. Proprio come te. E se non sbaglio avevate un piccolo conto in sospeso. Ti impedì di uccidere il Cavaliere di Libra.”

“Mu di Aires. Sarà un piacere farlo fuori. Con il vostro permesso”

“Uccidilo come più ti piace. Ora andate.”

“Padre! Mandate me al posto suo!”

“Spavento tu hai già fatto la tua parte.”

“Ma…”

“Niente ma. Il mio è un ordine!”

Spavento si inginocchiò.

“Fratello. Lascia a me la gloria!”

“Terrore! Quale gloria c’è nell’andare a prendere qualcuno che è debole?”

Terrore strinse i pugni.

“Basta voi due. Se non sbaglio vi ho affidato un compito. Vedete di portarlo a termine.”

Terrore e il suo compagno si inchinarono e poi se ne andarono.

 

                                               ****

Raquel dormiva. Anche Mu. Perciò non si accorsero dei rumori che provenivano da fuori. In effetti era difficile accorgersene. Tutto era stato studiato nei minimi particolari. Terrore entrò. Seguito dal compagno.

Entrambi cercarono per tutta la casa. Terrore trovò Raquel sul divano. Sorrise sotto i baffi. Era stato fin troppo facile. La sollevò di peso.

Mu sentì qualcuno entrare nella sua stanza. Ma non riconobbe Raquel. Sgranò gli occhi e si teletrasportò fuori dalla stanza.

“Devo dire che sei caduto molto in basso. Arrivare persino a cercare di uccidermi nel sonno.”

“Mu, eri sveglio!”

“Mi pare scontato con tutto il rumore che avete fatto…Deathmask.” Mu si mise in posizione di attacco. E lo stesso fece Deathmask.

Terrore stava per uscire quando senti i cosmi dei due Cavalieri espandersi. Raquel infastidita da quella esplosione di energia si svegliò. Ci mise un poco a focalizzare la situazione. Ma quello che vide le bastò. Cominciò a divincolarsi ma il ragazzo la teneva stretta.

“Ah, la bella addormentata nel bosco si è svegliata. Bene. Deathmask lasciò a te il compito di uccidere Mu. I vado.”

“Sarà un piacere!” sogghignò Deathmask. E poi riprese a combattere. Ma manco di parecchio il suo bersaglio. Mu si era spostato ed ora si trovava davanti a Terrore.

“Tu da qui te ne vai solo se lasci la ragazza.”

“Non mi sembra proprio che tu sia in posizione per dare ordini.” Detto questo Terrore mosse semplicemente gli occhi e Mu si ritrovò scaraventato per strada.

Il colpo era stato fortissimo e non riusciva a muoversi. Senza contare che perdeva sangue. Si rialzò a fatica.

Dannazione. Ma che diavolo è quello? Non ha detto ne fatto nulla. Eppure mi ha quasi ucciso.” Mu era in piedi e espanse il suo cosmo. Richiamò a se la sua armatura.

Raquel vide Mu che indossava la sua armatura. Però si accorse che era debole e che perdeva sangue. Ma non conosceva affatto la forza e la testardaggine del Cavaliere di Aries. 

Lo vide scagliare un colpo contro l’altro che lo mandò al tappeto. Raquel sgranò gli occhi.

“Lasciala andare.”

“Mi pare che prima ti avevo detto che non sei nessuno per darmi ordini. Come te lo devo far capire?” Terrore mosse a malapena la mano. Mu si ritrovò per aria. Una stretta invisibile lo stava soffocando.

“Allora? Hai capito che contro di me non puoi nulla?” lo scaraventò a terra. Mu si issò su con le braccia ma non riusciva a rialzarsi. L’unica cosa che vide fu Terrore che spariva portando con se Raquel.

“NO. RAQUEL!” ma era troppo tardi. Erano spariti. Riuscì a mettersi carponi. E batte un pugno per terra. Poi le forze lo abbandonarono. E tutto divenne buio.

 

                                              ***

Raquel si trovava in una stanza circolare. Non cerano finestra. Solo una porta che il ragazzo che l’aveva portata lì aveva provveduto a chiudere.

Si guardò intorno.

“Sta tranquilla, non sarà questa la tua sistemazione.”

Raquel fece un salto. Non l’aveva ne visto ne sentito.

“Chi sei?” chiese.

“Non ha importanza che sono io. La cosa interessante è chi sei tu. La Fanciulla dell’Universo. Colei che detiene i cinque poteri elementali.”

“Bè, mi dispiace deluderti, ma io non controllo ancora i mie poteri.” Era la pura e semplice verità.

“Ed è per questo che sei qui. Io stesso ti insegnerò a gestire i tuoi poteri. A patto che tu, ovviamente, li metta a mio servizio.” Disse questa frase come se fosse la cosa più ovvia. Raquel stava per chiedere di nuovo che fosse ma fu interrotta da un ragazzo che entrò nella sala.

“Padre, Deathmask ha fallito il suo compito. Il cavaliere di Aries è ancora vivo.”

“Allora puoi occupartene tu Spavento?” a queste parole Raquel tirò un sospiro di sollievo.

“Il cavaliere è stato ferito da Terrore. È ancora vivo ma non credo che lo  resterà ancora per molto! Ahahahahaha!” la risata del ragazzo metteva paura. Anche l’uomo si unì alla sua risata.

“Ragazza con te ci vediamo dopo! Ahaha!” e detto questo se ne andarono.

Raquel rimase sola nella stanza. Cadde in ginocchio. E questa volta non fece niente per trattenere le lacrime. Pianse come una disperata.

Ora sapeva a chi doveva giurare fedeltà. Spavento e Terrore. Quei due nomi gli erano molto familiari. Erano i figli di…

 

                                             ***

Mu era debole. Molto debole. Eppure si trovava a casa sua. Aprì lentamente gli occhi. E si trovò davanti il volto familiare di Deathmask.

“E tu che ci fai qui traditore?” chiese gelidamente.

“Che bel ringraziamento per chi ti ha appena salvato la vita!”

“Sei sempre il solito doppiogiochista. Prima con Hades e ora con…quale è il nome del nostro nemico questa volta?”

Death sogghignò.

“Sei sicuro di volerlo sapere?”

                                                     

                                                   ***

Saori si svegliò di soprassalto. Le girava terribilmente la testa. E poi sentiva ancora quella voce che la chiamava. Si stava per riaddormentare quando tutta la sua stanza si riempì di luce.

Atena…Atena. Sta volta l’hai combinata grossa! Decidere di dimenticare tutto! Che mossa stupida! Sono senza parole. Ovviamente non ti ricordi neanche di me! Ehi sveglia sono io  Zeus. Il padre di tutti gli dei! Ci sei, ce la fai, sei connessa? Bè sappi che i tuoi Cavalieri hanno bisogno di te. L’umanità ha bisogno di te. C’è un nuovo pericolo. E tu devi tornare in te.”

La luce scese su di lei. La sfiorò e poi si ritirò. E poi svanì del tutto. Saori teneva lo sguardo fisso su un punto indefinito. Tanti ricordi le affollavano in testa. Tutto il suo passato. Si prese la testa sulle mani. E poi l’alzò di scatto. Sentiva chiaramente il cosmo del Cavaliere di Aries debole. Si alzò dal letto. Era ora di intervenire.

 

 

 

Angolo autrice

 

Eccomi qui! Visto questa volta non mi sono fatta aspettare troppo! Bè per scoprire la nuova identità del nemico basta che andiate a rivedere un po’ di mitologia greca. Chi è che ha due figli, Spavento e Terrore? Bè io due indizi ve l’ho dati. E non vi preoccupate la sua identità sarà nota nel prossimo chap.

 

SHUN: ciaooooo! Senti stammi bene a sentire, ti proibisco severamente di leggere altri chap a ore indecenti! A parte gli scherzi grazie per la tua recensione. Che dici? Rivelazioni interessanti? Bè fammi sapere. Bacioni sesshy

 

Whitesary: ahaha che bello una nuova lettrice! Sono contento che ti sia piaciuto il chap. Bacioni sesshy.

 

MeMs: ma quanti complimenti! Sono commossa! Anhe tu nuova. Bene bene! Che ne dici di questo chap? Spero ti piaccia. Bacioni sesshy.

 

Snow Fox:tanto per cominciare chiedo perdono! Non ti voglio certo sulla coscienza! No dai scherzo. Senti però non ti divorare niente sta volta sto già scrivendo il prossimo chap! E che ne dici di questo? Bello? Spero di si bacioni sesshy! Comunque mi sono spaccata dalle risate leggendo la tua recensione. Bacioni sesshy!

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Maleddetti Dei! ***


Raquel era disperata. Ora conosceva l’identità del suo nemico. Ares! Lo spietato Dio della guerra! Che pur di uccidere avrebbe schierato qualsiasi partito. Amato solo da Hades e da Afrodite. Da cui aveva avuto due figli: Spavento e Terrore.

Raquel rabbrividì. I suoi amici avevano già combattuto e battuto un Dio. Ma con l’aiuto di Atena. E ora Atena non ricordava niente. E lei che doveva farle recuperare la memoria era li. Inutile. La disperazione s’impadronì di lei e si lasciò andare alle lacrime. Pianse come una disperata.

 

 

                                                 ***

Death sobbalzò quando sentì un cosmo fin troppo conosciuto comparirgli improvvisamente alle spalle. Si girò di scattò. E si trovò di fronte ad Atena.

“Mia signora! Vi sapevo smemorata. Come mai ora siete qui?”

“Metti da parte il sarcasmo. È stato lo stesso Zeus a farmi recuperare la memoria. Ma ora dobbiamo parlare d’altro. Tu sai i piani del nostro nemico?”

“Cosa vi fa pensare che abbiamo un nemico?”

“Deathmask di Cancer. Per quanto tu sia lontano dall’ideale di giustizia, rimani sempre un Cavaliere d’Oro. Un Cavaliere che è stato per un piccolo periodo di tempo al servizio del nemico. Che dovrebbe avere un nome.”

Il volto di Death si fece serio.

“È vero, sono un Cavaliere…Ares è il nostro nemico. E io so per certo che vuole al suo servizio la Fanciulla dell’Universo. È per rapirla che questa notte io e Terrore siamo venuti qui. Ed è per questo che Mu è quasi morto.”

Solo in quel momento Atena si accorse di Mu, che dormiva profondamente, steso sul divano.

I suoi occhi si riempirono di tristezza.

“Dimmi Deathmask, chi è questa Fanciulla dell’Universo. Conosco la sua storia. Dimmi il nome.”

“Dovreste conoscerla. Raquel Marchesi.”

Atena, o meglio Saori sgranò gli occhi.

“L’ho avuta così vicina per tanto tempo e non me ne sono mai accorta.”

“Atena…ora dobbiamo ritrovarla…e portarla di nuovo con noi. Ares sicuramente vorrà…i suoi poteri al suo servizio.” Mu faceva fatica a parlare.

“Devi riposare ora. Penseremo a qualcosa da fare quando ti sarai ripreso.”

“Probabilmente non ci sarà più tempo se aspetterete me. Raduni i Cavalieri e riportate Raquel qui.”

“Ma…”

“Niente ma…dovete fare come vi dico. Ve ne prego.”

“Molto bene. Death puoi richiamare gli altri Cavalieri? tutti. D’oro e di bronzo.”

Death fece un segno con la testa. Poi uscì per strada. Ed espanse il suo cosmo.

                             

                                              ***

Shaka stava correndo. Aveva sentito quattro cosmi. Tre conosciuti: Mu, Raquel e con suo grande stupore quello di Deathmask. E poi un altro che non conosceva ma che sentiva molto malvagio e potente.

Poi quello di Raquel era sparito e quello di Mu era quasi scomparso. Si stava dirigendo a casa di quest’ ultimo quando sentì il cosmo di Deathmask espandersi e chiamarlo.  Si fermò e ascoltò ciò che il Cavaliere aveva da dirgli. E poi ricominciò a correre più veloce di prima. Arrivò a casa di Mu in due secondi. Aveva il fiatone. Si accorse di non essere solo.

“ Aiolia. Hai sentito anche tu il richiamo di Deathmask?” chiese.

“Si. E ho sentito il cosmo di Raquel sparire e quello di Mu farsi debolissimo. E uno malvagio e senza scrupoli.” Dichiarò.

Shaka annuì. E poi entrambi salirono. Suonarono alla porta. Aprì Saori. I due rimasero a bocca aperta. Ma un sorriso rassicurante di quest’ultima fugò ogni dubbio.

“Atena?” chiesero in coro.

“Si.” Si fece da parte per farli entrare.  I due entrarono.

Aiolia andò da Death e lo sbattè sul muro.

“Tu, traditore senza scrupoli. Giuro che se è successo qualcosa a Raquel me la prendo con te.”

“Calma, leoncino. Calma la tua furia. Sono qui per aiutarvi. E se mi fai respirare vi dirò tutto quello che so.” Death era bianco. Aiolia lo aveva preso alla gola. Ma lo lasciò andare. Cancer respirò profondamente massaggiandosi la gola.

“Caspita che presa. Ti interessa parecchio quella ragazza eh? Sfortunatamente non l’ho mai vista. Deve essere veramente un bel tipo se tutti la bramano così tanto!”

“Risparmiaci il tuo sarcasmo e dicci quello che sai.” Death si girò verso Shaka. Rabbrividì. Aveva gli occhi aperti.

“Bè…io so solo che il caro Ares…oh si perché è con lui che abbiamo a che fare, vuole per se i potere della ragazza. Raquel. Bè a chi non farebbero comodo? E so per certo che vuole allenarla personalmente. Cosa che, personalmente, non le auguro. Comunque so dove si trova. Ma arrivarci è complicato. E…faticoso.” Death, al contrario di quanto si potesse pensare, era dispiaciuto. Seriamente dispiaciuto. Era pur sempre un Cavaliere di Atena. Difensore della giustizia. Ma gli era sempre toccata la parte del traditore. Sospirò.

“Hai detto che sai come arrivare a Raquel.” Chiese Shaka.

 “Si ma non è facile. E per farlo spenderesti molte energie che poi però ti servirebbero per distruggere le altre trappole che Ares ha piazzato qua e la.”

“Non fa niente. Parla.”

“Devi aprire un portale. Ma per farlo devi concentrati su chi devi trovare. E chiederlo. Espandendo il cosmo. Ma dovrai espanderlo molto. E poi non ti assicuro che arriverai dritto dritto da chi hai chiesto. È difficile, molto difficile.”concluse sospirando.

Shaka annuì. Poi uscì dalla casa.

“Dove stai andando?” chiese Aiolia.

“Secondo te?”

“Sei pazzo? Non  hai sentito Deathmask?” chiese preoccupato.

“Lo so. Ma non lascerò Raquel nelle mani di Ares. Non posso.” Disse risoluto. E poi se ne andò.

 

                                                    ***

Raquel si alzò. Era appena entrato Ares. Rabbrividì.

“Bene, ragazzina. Dove eravamo rimasti? Ah si stavamo parlando di te. Della tua fedeltà. Allora cosa vuoi fare? Però non credo che tu abbia molta scelta.”

“Hai ragione, Ares. Non ho molta scelta. Tra si e non mi pare ovvio quale sia la risposta.”

Ares annuì soddisfatto.

“Mi piacciono le persone intelligenti.”

“Oh davvero? Mi reputi intelligente? Anche se la mia risposta è no?”

Ares trasalì.

“Non sei furba. Per niente.” Alzò le mani. Raquel si trovò le sue legate da due catene. Guardò il Dio con aria di sfida.

“Ahahaha! Cos’è quello sguardo? Chi ti credi di essere?” un altro movimento con la mano. Questa volta Raquel sentì un forte colpo allo stomaco che la lasciò senza fiato. Si accasciò ma le catene la tennero. Ma non l’avrebbe mai data vinta al Dio e, a fatica si rialzò. Anche se respirava male.

“Sei testarda. Molto. Ma avrò la tua fedeltà. Con le buone o con le cattive.”

“Mi pare che tu stia usando solo le cattive.” Un sussurro. Raquel era proprio distrutta.

“Hai perfettamente ragione. Te lo ripeto. Schierati dalla mia parte.”

Uno sguardo gelido. Un altro colpo. Più forte. Questa volta Raquel sputò sangue. Lottò per non svenire.

“Vogliamo continuare così? Vorrei evitare di ucciderti!”

“Uccidimi. Se devi continuare di questo passo, uccidimi. Te l’ho già detto, io non ti servirò mai!” Raquel sussurrava ma la sua voce era venata di rabbia.

“Molto bene. Se dovrò convincerti con le cattive, farò in modo che tu soffra. Molto lentamente. Renderò queste torture lente e dolorose.” Ares si stava arrabbiando.

“Fa, come ti pare. Non durerà a lungo.”

“E perché mai? Oh…ahaha dimenticavo i tuoi amici! E secondo te chi verrà? Quel  traditore di Deathmask? Shaka magari? Ahahaha sei veramente ingenua! Loro non possono niente contro di me! Ahahaha! E poi senza il sostegno della loro Dea non possono niente! Ahahaha!” la risata di Ares era malvagia.

Raquel lo guardava ancora infuriata.

“Ti sbagli. Ti sbagli di grosso.”

“Sta zitta!” Raquel si sentì stringere in tutto il corpo da sottili ma taglienti fili. Urlò di dolore quando quei fili cominciarono a ferirla.

Ma si costrinse a smettere. Non l’avrebbe mai data vinta a quell’essere spietato.

                                            ***

Shaka si trovava davanti ad un’enorme palazzo. Pieno di malvagità. Trasalì quando sentì qualcuno urlare.

“Raquel!” pensò. Si affrettò ad entrare. Ma si bloccò. Si voltò. E rimase a bocca aperta.

“Credevi che ti lasciassimo da solo? Ci consideri proprio male eh!”

“Shura, non infierire. A ripreso da me che agisco sempre d’impulso!”

“Milo per favore eh!” Kanon sorrideva.

“Ragazzi! Ci siete tutti!”

“Tranne quelli lasciati al Grande Tempio si!” sorrise Camus

“E Mu!” sogghignò Death.

Shaka sorrise. E il suo sorriso si allargò ancora di più quando vide Seiya, Shun, Hyoga, Shiryu e Ikki andargli incontro.

“Bene! Ci siamo tutti! Direi che possiamo andare.”

Tutti i Cavalieri entrarono e si separarono con la muta promessa di rivedersi lì, con Raquel.

                                                 ***

Raquel era allo stremo delle forze. Ares l’aveva torturata per una buona mezzora senza darle tregua. Respirava a fatica e la vista le si annebbiava. Non c’era un punto in tutto il corpo che non le facesse male. E le varie ferite sanguinavano ancora. Bruciavano.

Sospirò. Poteva ucciderla ma mai e poi mai gli avrebbe giurato fedeltà.

                                                 ***

Shaka correva da diversi minuti ormai. Death aveva spiegato a tutti che Raquel era tenuta in cima ad una torre circolare. In una stanza con solo una porta. Ma era difficile da trovare perché il castello…cambiava continuamente forma!

Si fermò. Chiuse gli occhi e si concentrò. Percepì molto debolmente il cosmo di Raquel.

Ti prego resisti. Guidami a te.” Pensò. E poi riprese a correre. Su per le scale, sempre più su. Alla fine si trovò davanti ad una porta.

                                                 ***

Raquel stava per assopirsi quando sentì la porta aprirsi.

Ci risiamo. Mai un attimo di riposo.” Sentì Ares avvicinarsi. Non aveva neanche la forza di guardarlo in faccia.

Lo sentì vicino. Un brivido le percorse tutta la schiena. Si fece forza. Ma quando sentì una mano calda sfiorarle la guancia aprì gli occhi. E si ritrovò faccia a faccia con quelli azzurri di…Shaka!

“Shaka…sei veramente tu?” chiese con le lacrime agli occhi.

“Shhh. Si sono io. Sono qui per portarti via. Stai ferma.” Si allontanò di qualche passo. E concentrò il suo cosmo nella mano. E poi tranciò le catene. Raquel si accasciò. Non aveva la forza per stare in piedi. Ma Shaka la sostenne.

“Ce la fai a camminare?” le chiese.

“Devo essere sincera? No.”

Shaka sorrise. E poi se la caricò sulle  spalle. E uscì dalla stanza.

                                                ***

Ares stava andando dalla ragazza. Aveva pensato a qualcos’altro per lei. Torturarla no. Ma una donna fa sempre piacere. I  suoi due figli avevano bisogno di una schiava che pensasse a soddisfare le loro voglie. Era davanti alla porta.

“Aahhhhhhhhhhh”

                                              ***

Kanon si fermò di colpo. E Milo e Camus per poco non gli andarono a sbattere contro. Anche loro avevano sentito quel urlo. Carico di rabbia. Sorrisero. Qualcuno aveva preso Raquel! Corsero fuori.

                                                 ***

Deathmask, Aiolia e Shura sorrisero. Raquel era salva! Si diressero verso l’uscita.

                                               ***

Shaka si fermò.

“Ares deve aver visto che qualcuno mi ha salvata.” Gli sussurrò Raquel in un orecchio. 

Shaka annuì e affrettò il passo.

                                             ***

“Avete sentito?”

“Si Shun. Probabilmente Raquel è salva!” Ikki si fermò.

“Quindi dobbiamo tornare in dietro.” Decise Hyoga. Seiya, Shiryu, Shun e Ikki lo seguirono.

                                                ***

Spavento e Terrore si stavano dirigendo al cortile adiacente alla casa. Avevano sentito l’urlo del padre. E avevano intuito qualcosa.

                                                ***

Tutti i Saints si ritrovarono nel cortile.

“Shaka! L’hai trovata!” esclamò Milo con un sorriso.

“Si. Ma ora dobbiamo andarcene. E penso che il posto migliore sia il Grande Tempio. Dobbiamo anche prendere Mu.”

“Mu è vivo?” chiese Raquel speranzosa.

“Si. E Atena è di nuovo fra noi.” Le  rispose Death con un sorriso.

“Ma bene, traditore. Sei venuto a farti uccidere?”

Death sbiancò. E gli altri rabbrividirono. Raquel chiuse gli occhi. Ares era lì. Accompagnato da Spavento e Terrore.

“Shaka, cosa pensavi di fare? Ridacci la ragazza.” Chiese con un sorriso.

“Non parlare i lei come se fosse un oggetto” Shura era leggermente infuriato.

“Ahahahahahaha. E tu chi ti credi di essere?” Ares fece un movimento con la mano. Shura si ritrovò spedito addosso al muro. Si rialzò.

Shaka appoggiò delicatamente Raquel al muro.

“Non preoccuparti. Non permetterò che ti facciano del male.” Le disse cercando di essere rassicurante.

“Lo so. Cerca di non farti ammazzare.”rispose lei.

 

                                         

Angolo autrice

 Salveeee! Eccomi tornata! Visto? Aggiornamento record!! Non vi ci abituate. Ecco svelata l’identità del nuovo nemico! Ve lo aspettavate? Qualcuno si.

 

Snow: visto ho aggiornato presto! Che ne dici di questo nuovo chap? Non mangiare troppo dolci nell’attesa del prossimo però eh! Eh si purtroppo  la Kido l’ho dovuta recuperare causa forze maggiori. Ah mi sono dimenticata di dirti nella recensione a “La decisione di Atena” volevo dirti che mi ha fatto spaccare il tuo commento su Mur. Non ce lo vedo proprio con la Kido! Ehehe effettivamente neanche con quella bomba ad orologeria che è Fly. Un bacione tesora a presto!

 

Whitesary: bè? Domata la tua curiosità?sparo di si. E spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Bacioni sesshy

 

SHUN: ciaooooo. Visto? Mai un attimo di pace. Prima Hades ora Ares. Insomma ci piacciono tutte le divinità che finiscono per s! che dici del chap? Ti è piaciuto? Spero di si.  Meno male. Sei migliorata in quanto ad orari! Ehehe. Bè fammi sapere.

 

Ah volevo fare una precisazione. Nel corso della storia i cavalieri di bronzo verranno un po’ lasciati da parte. Non scompariranno del tutto ma compariranno molto poco. Mi dispiace per chi faceva il tifo per loro. Vi prego non abbandonatemiiiiii! Grazie a tutti! Bacioni. 

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Capitolo 9
*** Questione di lealtà ***


La battaglia andava avanti da un’ora

La battaglia andava avanti da un’ora. E sembrava che Ares fosse nettamente in vantaggio. Seiya e gli altri quattro erano a terra. E non si rialzavano. Raquel imprecò. Quanto odiava essere inutile e non poter fere niente per i suoi amici! Ma anche se fosse stata in condizioni migliori non li avrebbe potuti certamente aiutare. Far esplodere il suo cosmo quando era arrabbiata era un conto, ma usarlo per attaccare e difendersi era un altro. Si alzò a fatica aiutandosi con il muro. Chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì dentro di lei quella scintilla che sapeva essere il suo cosmo, latente. Pian piano cercò di richiamarlo a sé e di accrescerne la forza e la potenza. Sentì quella scintilla crescere e diventare un fuoco ardente. Aprì gli occhi. Ora veniva la parte difficile. Il suo cosmo era stato risvegliato, ma ora lo doveva concentrare in un attacco. Provò a richiamare il fuoco che si sentiva dentro e a concentrarlo nella sua mano. Ci riuscì e creò un piccolo globo di fuoco. Si concentrò ancora di più e aumentò la grandezza della sfera infuocata. Esultò quando questa divenne abbastanza grande da poter essere definita un attacco. Ghignando si spostò in avanti.

“Spostati Shura!” urlò e poi lasciò andare la sfera infuocata. Colpendo in pieno Spavento. Era proprio lui il suo bersaglio. Sorrise soddisfatta. Spavento era mezzo bruciacchiato.

 Ma ora la guardava con furia. Anche lui concentrò il suo potere in un globo nero. E glielo scagliò contro.

Fu una frazione di secondo. Raquel mise le mani davanti a se istintivamente. E chiuse gli occhi. Come ogni volta sentì esplodere il suo cosmo. Ma questa volta pensava disperatamente una protezione. E questa venne. Un muro di energia la avvolgeva, difendendola dal colpo di Spavento. Ma Raquel era completamente senza forze. E sarebbe crollata se Shura non avesse distratto Spavento, colpendolo alle spalle.

“Che bel giochetto di squadra!” urlò quest’ultimo, attaccando poi Shura. Il cavaliere si difese bene.

Raquel cadde in ginocchio. Poi si sentì poggiare una mano sulla spalla. Si voltò e vide Aiolia che le sorrideva.

“Bel colpo! Sei riuscita sia ad attaccare sia a difenderti. Ora però vieni.” Le disse porgendogli una mano e aiutandola ad alzarsi.

“Andiamo dove?” chiese Raquel.

“In un luogo sicuro. Per te.” Aiolia se la caricò sulle spalle. E poi si concentrò.

                                               ***

Mu stava riposando. O almeno cercava di farlo. Era in ansia per i suoi amici. Saori gli stava accanto. Anche lei era pensierosa. Non voleva lasciare il Cavaliere di Aries da solo ma doveva anche andare a combattere con i suoi amici e Cavalieri. lei era Atena! I suoi dubbi svanirono quando sentì il cosmo del Cavaliere di Leo farsi sempre più vicino. E poi il Cavaliere le comparì accanto.

“Aiolia! Come mai qui? La battaglia?” chiese preoccupata.

“Non si preoccupi Lady Saori, la battaglia procede bene. Sono qui solo per poter lasciare Raquel in un posto sicuro.” Detto questo adagiò delicatamente Raquel su una sedia. La ragazza aveva il respiro irregolare. E il corpo segnato dalle innumerevoli ferite. Ma era ancora cosciente.

“Ehehe…questo qui sta diventando il ricovero dei feriti! Comunque…” disse poi alzandosi

“…sono felice che Atena sia di nuovo tra noi.” Disse allungando la mano verso Saori.

Che sorrise e gliela strinse.

“E io di conoscere te Raquel, Fanciulla dell’ Universo.” Si strinsero la mano e in quel momento i loro cosmi si unirono. L’atmosfera intorno a loro si fece dorata. A alle loro spalle comparvero due figure.

Atena, alle spalle di Saori. E un drago alle spalle di Raquel. Le due figure presero vita e il drago spiccò il volo e Atena gli si poggiò sulle spalle. Rimasero così per diversi secondi poi svanirono. Raquel e Saori si lasciarono. Entrambe sorridevano.

“Saori, Atena, io credo che voi dobbiate andare a combattere Ares. I vostri Cavalieri hanno bisogno di voi!” Raquel era tornata seria.

“Hai ragione. Penserai tu a Mu? Deve, dovete riposare.” Anche Saori era seria.

“Stia tranquilla. Lo farò.”

“Bene.” Saori si diresse verso Aiolia. Solo che questa volta il cosmo potente e vasto di Atena si sentiva anche a miglia di distanza.

“Aiolia se gentilmente mi puoi accompagnare.”

“Certamente Milady.” Le poggiò una mano sulla spalla e come sempre si concentrò.

Quando sparirono Raquel sospirò, e andò a sedersi sulla sedia occupata poco prima da Saori. A lungo osservò Mu che dormiva sereno. Ben presto sbadigliò. Aveva voglia di dormire. Aveva bisogno di dormire. Si appoggiò con la testa sul letto e chiuse gli occhi. Anche il dolore sembrava passato. Si addormentò in due secondi.

Sangue. Sangue ovunque. Sui vivi, sui morti. E una figura, che beveva da un calice d’oro. Una goccia del liquido cadde lungo il mento. Rosso. Scarlatto. Sangue! La figura posò il calice. E solo allora si poté notare  che i due canini erano allungati e sporgevano in fuori. Un vampiro!

Si guardò intorno con quella sua aria tenebrosa. Il Signore dell’Oscurità Assoluta. Il Male in persona. Colui che della tenebra era il Re assoluto. Tutto intorno era tenebra. Corpi sventrati giacevano hai suoi piedi. Figure ricoperte d’oro. Morte!

Ma in lontananza il sole cominciava a sorgere. Il sole? No, non era la tenue luce dell’astro del mattino. Era molto più potente. E il vampiro temette. Temette che quello che aveva costruito crollasse. Che arrivasse chi l’avrebbe sconfitto. Quella luce si faceva sempre più accecante. Era la sua rovina? Bè ne avrebbe fatto una grande rovina! Le tenebre non sarebbero mai morte! Perché

 Dalla Luce nascono le Tenebre!

Raquel si svegliò di soprassalto. Ansimava. Quella non era stata una normale visione. Sembrava che lei fosse nella testa del Vampiro. Un momento. Vampiro? E ora che diavolo c’entrava il Vampiro? Dannazione quanto era complicato. Tutto dannatamente complicato. Troppo, troppo, troppo!

“Raquel, ti senti bene?”

raquel trasalì. Non si era accorta che anche Mu era sveglio.

“Si…no. Non lo so.”

“Hai avuto un’altra delle tue visioni?” le chiese preoccupato.

“Non saprei dire se era una visione. Era piuttosto strana.” Raquel raccontò. E Mu rimase sempre più stupito. Alla fine sgranò gli occhi.

“Dei delle stelle! Ma qualcosa di più semplice no? Che ne so: il vostro nemico è…per sconfiggerlo dovete fare così…qualcosa di più preciso?” le chiese con un mezzo sorriso.

“Già vorrei anche io che fosse così.” Sospirò afflitta Raquel.

Urla. Colpi. Sangue! Raquel a Mu fecero un salto.

“Ma che diavolo?” raquel si affacciò alla finestra. E per poco non le venne un infarto. La battaglia si era spostata lì. Ma ciò che la sconvolse erano le sorti della battaglia. Decisamente in favore di Ares. La maggior parte dei Cavalieri era a terra. E Atena era ferita.

Ares aveva una mano sollevata. Era leggermente nascosto ma Raquel poté vedere tranquillamente chi teneva alzato. E sentì la rabbia e la disperazione nascere in lei.

Shaka!

“Allora Raquel? Cosa vogliamo fare? Devo ucciderlo? Io te l’ho detto. Con le buone o con le cattive tu sarai mia!” disse. Sul suo volto un sorriso maligno.

“Raquel, non ascoltarlo.” Shaka faceva fatica a parlare. Ma si trattene dall’urlare quando Ares aumentò la presa.

“Allora?” chiese.

Raquel non resistette oltre. Si precipitò fuori per strada.

“Lascialo.” Disse tra le lacrime.

“Sai che non do qualcosa per niente. Una parola. Devi essere monosillabica. Un semplice si e tutto questo sarà finito.” Le disse cercando di addolcire il tono. La cosa non gli riuscì molto.

Raquel strinse i pugni. Non voleva girargli fedeltà ma…ma la distruzione che regnava lì intorno sembrava suggerirle il contrario. Kanon era a terra. Perdeva sangue da una ferita sul torace. Camus e Milo si sorreggevano a vicenda. Ma erano entrambi feriti. E poi c’era Shaka. Che rischiava di morire. Certo morire per qualcosa in cui credeva ma…ma Raquel non poteva vederlo morire. Non voleva! Guardo Ares con aria di sfida.

“ Li devi lasciare in pace. Mi devi giurare che li lascerai in pace. E avrai la mia fedeltà.” Disse con le lacrime agli occhi.

“quindi il nostro patto è: io ti giuro fedeltà e tu li lascerai stare. E se infrangerai questa promessa io sarò libera.” Continuò risoluta.

“Bene, ma se TU la infrangerai sarai la mia schiava. E ti assicuro è molto peggio che essere mia alleata.” Disse con un ghigno. Poi alzò la mano sinistra. Raquel sentì un forte dolore al braccio destro. Un dolore continuo. E poi una luce nera che si espandeva e le ricopriva l’intero braccio. Cade in ginocchio. Nello stesso tempo Ares lasciò andare Shaka. Cadde a terra e guardò Raquel.

La ragazza aveva un complicato disegno sul braccio destro.

“Questo affinché tu te ne ricordi. Prova a tradirmi e lo saprò. E lo saprai anche tu.” Poi scoppiò in una risata malvagia.

Raquel si rialzò. Le lacrime le pizzicavano gli occhi desiderose di uscire. Ma si impose di ricacciarle indietro.

“Vogliamo andare, mia cara?” le disse Ares porgendogli un braccio. Raquel lo afferrò.

“Non vuoi salutare i tuoi amici?” le disse ironico. Raquel non rispose. Si limitava a fissare il vuoto.

Kanon si rialzò faticosamente da terra. La fissava. Ma Raquel non poté vedere i suoi occhi pieni di tristezza. Non volle vedere nessuno dei suoi amici. Chiuse gli occhi. Solo una lacrima le scivolò sulla guancia. Ares scoppiò a ridere. E mentre rideva scomparì portando con se Raquel. Spavento e Terrore lo seguirono ghignando come due iene.

Quando se ne furono andati il silenzio cadde sulla strada.

Manonera caduto di nuovo in ginocchio. Piangeva in silenzio. Milo e Camus erano sconcertati. E facevano di tutto pur di non scoppiare in lacrime anche loro. L’unico che rimaneva un mistero era Shaka. Si era rialzato e stava andando a casa di Mu.

Si fermò.

“Volete venire? Avete bisogno di cure.” Disse non facendo traspirare nessuna emozione dalla voce.

“Ma come fai? Ti rendi conto che ora Raquel è prigioniera di Ares?” esclamò Aiolia al colmo della rabbia.

“È stata una sua scelta.”

“Scelta che ti ha salvato la vita. Shaka l’ha fatto per te! Per noi!” Shura stava per ucciderlo con le sue stesse mani. Ma si trattenne.

Shaka non rispose e entrò.

“Non lo capisco. Non lo capirò mai.” Riuscì a dire Milo. Poi si alzò e aiutò Camus e Kanon. Tutti entrarono in casa.

Solo Saori rimase per strada. Aveva lo sguardo puntato al cielo.

Vi prego, stelle, ascoltate la mia preghiera. Aiutate Raquel. Sostenetela quando ne avrà bisogno. E vi prego, aiutate anche me. Ditemi cosa devo fare.” Scoppiò a piangere. Raquel, che era un’amica, era stata rapita. Per salvare la pace. Cosa poteva fare lei? Atena, era vero era la sua reincarnazione. Ma sembrava che neanche i suoi poteri funzionassero. Non poteva sciogliere un patto divino. Solo i diretti interessati potevano. Cadde in ginocchio piangendo.

                                                ***

Shaka, non appena aveva finito di curarsi le ferite, se ne era andato. Non aveva la minima intenzione di restare con gli altri. Voleva stare da solo. Doveva pensare. E chiarire la confusione della sua anima. Si sedette sull’erba del parco. Quello stesso parco nella quale lui e Raquel avevano parlato solo qualche giorno prima. Al pensiero della ragazza gli si strinse il cuore. Perché? Perché, lui che era stato educato come buddista, che non prova emozioni come dolore e gioia, ora sentiva quella grande tristezza al pensiero che Raquel era una loro nemica ora? La risposta era semplice. Quella ragazza lo aveva cambiato. Gli aveva fatto capire che si può vivere senza provare emozioni, ma la vita è vuota. Senza senso. Già Ikki, nella corsa delle Dodici Case, aveva insinuato il dubbio nella sua anima. Ma mai si era sentito così. Raquel, forse non la vedeva come un’amica. Ma ora Raquel era al servizio di Ares. E ci avrebbe dovuto fare l’abitudine.

 

 

Angolo autrice

Che cattivaaaaaaaa!! Si lo so, lo so. Chap finito malissimo. Chap che, vi giuro, ho fatto un po’ di fatica a scrivere. Bè che ve ne pare? Lo so Shaka è solo leggermente OOC. O forse Raquel lo ha cambiato. Chi lo sa? Lascio a voi l’interpretazione. Ah molti di voi si chiederanno: che cazzo centra il vampiro? Leggete e lo scoprirete! La mia testa matta elabora idee su idee!!

 

LeFleurDuMal: bene bene. nuova lettrice! Mi fa piacere che la storia ti piaccia. Spero che questo chap ti prenda di più rispetto agli altri. Bacioni sesshy

 

MeMs: e che ne dici di questo chap? Hihi sono contenta che la storia ti piaccia. Con o senza Hyoga e gli altri. Bacioni sesshy

 

Whitesary: ciaoooo!! Ehehehe la tua recensione mi ha fatto morire! Si in effetti povero Shura! Che mi dici di questo chap? Spero che ti sia piaciuto. Baci baci sesshy

 

Snow Fox: ahahahah carcola che sto ancora ridendo per la tua recensione! Che per caso i Bronze non ti stanno simpatici? Aha bè spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Baci tesoro. A presto!

 

SHUN: ehehe si decisamente si so dati na svegliata ma triste sto chap vero? E decisamente la pace dura molto meno che quattro giorni! Aha a presto cara! E si sei proprio migliorata in quanto ad orari! Baci sesshy

 

Anzy: ciaoooooooo! Che bello segui ancora la mia storia!!! Eehehe e che ne dici della fine di questo chap? Si in effetti la legnata in testa ci sarebbe stata tutta ma ho preferito farla entrare nell’azione direttamente! Ahaha nella speranza che morisse. No cioè scherzo! Vabbè a presto cicci. Un bacio seshhy

 

Grazie di cuore veramente. 29 recensione per me è un record!! Bacionissimi a tutti sesshy

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Capitolo 10
*** Ritorni e nuovi sentimenti ***


Plic

Plic. Plic. Goccia dopo goccia. Plic, plic. L’acqua cadeva. Plic, plic. Ares dormiva. Spavento e Terrore dormivano. Lui no. Perché di notte lui non dormiva mai. Di notte. Quando calano le tenebre. Descrizione calzante la sua. Perché ben presto le tenebre sarebbero calate per sempre sul mondo degli umani. E lui avrebbe governato quel mondo. Decise che era ora di far visita alla ragazza. Si avviò su per i lunghi corridoi.

                                              ***

Raquel non riusciva a prendere sonno. Era quasi passato un mese dal suo giuramento. Un mese in cui Ares le aveva insegnato. Insegnato a riconoscere i cosmi e ad espandere il suo. Niente di che ma era una cosa molto utile per le sue missioni.

Un brivido le percorse la schiena. Senti il respiro farsi affannoso. E poi condensarsi in una nuvoletta di vapore.

“No” sussurrò in preda al panico più totale.

Sta arrivando.” Pensò. Ora lo riconosceva. Quel cosmo che era nero. Che era la malvagità pura. L’aveva visto un paio di volte li al castello. Ma mai si era fermato a parlarle. E ora…

Sentì dei passi. E poi la porta aprirsi. E il gelo si impossessò di lei.

                                                    ***

Il Grande Tempio era silenzioso. Tutti dormivano. O almeno così sembrava. 

Nella sala più grande della Sesta casa, sospeso a mezz’aria, Shaka meditava. Su tutto quello che era successo negli ultimi due mesi. Vale a dire da quando aveva conosciuto Raquel fino ad ora. Ormai poteva solo fare quello. Ricordare. Perché aveva capito. Aveva capito cosa provava per Raquel.

                                              ****

Raquel era paralizzata. Il vampiro le stava davanti.

“Molto bene. Finalmente ci conosciamo. Sai…” prese a girarle intorno.

“…mi aspettavo qualcosa di più di te. Ma…” annusò l’aria.

“…il tuo odore è quello di chi è potente. Intorno a te si sente l’aura d’orata che corrisponde perfettamente al tuo potere.” Concluse il vampiro smettendo di girarle intorno.

Raquel aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo dell’esame. Il modo in cui le aveva girato intorno incuteva timore. Sembrava il modo in cui si studia una preda. 

“Cosa vuoi da me?” si decise a chiedergli.

“Perché questa domanda?”

“Vogliono tutti qualcosa da me.”

“Potrei volere te.” Subdolo. Ecco cosa pensò Raquel.

Il vampiro le si avvicinò. Raquel non si mosse. Il vampiro le posò una mano sul collo. Raquel si irrigidì. Era fredda. Gelata.

“Non toccarmi.” Gli sussurrò gelida.

“Sai chi sono io?”

“Sei un vampiro.”

Il vampiro sogghignò. E lasciò il suo collo.

“Molto bene. Mi piacciono le ragazze sveglie. Come sai chi sono?”

Raquel capì. Era una prova. Una prova per capire se lei era degna della fiducia di un vampiro. E aveva tutta l’intenzione di superarla.

“Come faccio a saperlo? Non saprei dire se ti riguarda o no. Quello che so lo devo a quello che sono.” Aveva deciso di usare la stessa tattica del vampiro. Attirare la sua attenzione, rimanendo sul misterioso.

“Ahahah, sei furba ragazza. E hai molto intuito. Forse…ma si. Il tuo padrone ti ha mai detto i suoi piani?” chiese.

Raquel lo fissò con odio.

“Non è il mio padrone. In ogni caso, no, non mi ha mai esposto i suoi piani. Tu puoi farlo?”

il vampiro parve pensarci su. I suoi occhi vagarono per la stanza. E si soffermarono su Raquel. Che resse il suo sguardo. Il vampiro parve spaventarsi. Gli occhi della ragazza…per un attimo sembrava che avessero cambiato colore. Ma si riscosse dai suoi pensieri.

“Oh, certamente. Bè i piani del…nostro comune amico, sono questi: ha intenzione di…spodestare il Padre degli Dei e prendere il suo posto. E dare a me il controllo sulla terra. Puoi immaginare il perché?”

Raquel rimase in silenzio. Lo sguardo fisso in un punto indefinito della stanza. E così,lei era un’arma. Un semplice oggetto nelle mani di un pazzo che intendeva governare il mondo. Avrebbe dato la Terra in mano al vampiro perché portasse distruzione. Ares era il Dio della guerra e avrebbe solo potuto godere della vista di tremendi massacri. Cadde pesantemente sul letto.

“Ora, cosa vuoi da me?” chiese al vampiro non appena la forza per farlo.

Il vampiro la guardò accigliato.

“Vogliono tutti qualcosa da me. Quale è il prezzo per queste informazioni?” chiese non riuscendo a guardarlo negli occhi.

“Mia cara ragazza, lo saprai a tempo debito! Ahahaahaha” la sua risata rimbombò  per le scale mentre lui se ne andava.

Raquel si prese il volto fra le mani. Chiuse gli occhi. Ma ne vide due azzurri davanti a lei. Azzurri come il cielo o come il mare. Doveva avvertirlo. Ma come?

Le lacrime scesero da sole dai suoi occhi.

                                                 ***

L’alba. Il sole che sorge portando via ogni sentimento negativo. Belle parole ma del tutto inutili.

Shaka era diretto alla Tredicesima casa. Aveva intenzione di parlare con Saori. Aveva bisogno di parlare con Saori.

Varcò la soglia. Trovò Saori seduta su una sedia davanti ad una tazza di tè fumante.

“Oh, buongiorno Shaka. A cosa devo questa tua visita?” lo salutò con un sorriso la ragazza.

“Buongiorno a lei Lady Saori. Sono qui per…chiederle informazioni.” Cercò di sorridere. Il risultato fu qualcosa che assomigliava ad una paralisi dei muscoli facciali. Rinunciò al sorriso.

“Vuoi sapere se è possibile sciogliere una promessa divina, non è vero? Mi dispiace deluderti, Shaka, ma io non posso fare niente. Perché io possa fare qualcosa è necessario che uno dei due infranga la promessa.” Saori era tornata seria.

“Capisco.” Shaka aveva ottenuto ciò che voleva. Si girò e tornò alla Sesta. Però decise di fare una deviazione. Aveva bisogno di un piccolo allenamento. Andò nell’arena. Incrociò Kanon che andava nella stessa direzione. Si guardarono per un secondo e Kanon capì. Entrarono. E cominciarono a combattere.

                                                    ***

Una richiesta. Un ordine. Niente di più niente di meno. Eppure quanto bastava a distruggere Raquel. Ares le aveva ordinato di rubare un pugnale. Un pugnale che si trovava…al Grande Tempio! Cioè dove si trovavano tutti i suoi amici. Avrebbe agito la notte. Ma ora aveva un piano. Un piano che l’avrebbe portata alla morte. Ma non le importava.

                                                          ***

è sera al Grande Tempio. Le Dodici Case sono vuote tutti i Cavalieri sono in riunione. Tutti tranne uno. Ma quest’unico non si è ancora accorto della figura furtiva che si aggira per la scalinata che conduce alle Case dello Zodiaco.

Raquel si guarda intorno.

Strano. Le Case sono tutte vuote. Tutte…oh no! Tutte tranne la Sesta. Shaka è qui! Bè diamoci da fare.” Cominciò a salire. Prima, Seconda, Terza, Quarta, Quinta. Si fermò poco prima della Sesta a riprendere fiato. Poi riprese a salire. Lentamente.

Strano che gli altri Cavalieri non hanno lasciato niente a guardia. Poco male. Per favore Shaka vieni fuori. Ho bisogno di te.”  Raquel continuò a camminare. E le sue preghiere furono ben presto esaudite. Una figura uscì dalla Sesta Casa. Raquel continuò a camminare. Si fermò quando gli fu di fronte.

Shaka rimase impassibile. Ma la squadrò da capo a piede.

“Shaka, devo passare.” Raquel cercò di rimanere impassibile.

“Ordini di Ares?”

Non era la domanda in se, ma il tono con cui la pronunciò. Freddo, completamente freddo e distaccato.

“Si ordini di Ares. Devo…sono venuta a prendere una cosa.”

Shaka ascoltami. So i piani di Ares.”

“E cosa di grazia?”

Ti sto ascoltando.”

“Niente che ti riguarda.”

Ha intenzione di prendere il posto di Zeus. E dare il Mondo in mano ad un Vampiro. Affinché tutto cada nell’ombra e ci sia solo sangue, morte e distruzione.”

“Immagino che mi riguardi. Si trova al Grande Tempio. Mi riguarda.”

Cosa ti serve Raquel.”

Ahah e cosa ti fa pensare che io sia venuta qua al grande tempio per prendere qualcosa? Magari sono solo di passaggio. O magari sono venuta ad uccidere qualcuno.”

Un pugnale.”

“Se devi uccidere qualcuno, dovrai prima passare sul mio corpo.”

“Nella statua di Atena. Devi espandere il cosmo.”

“Molto bene Shaka se vuoi combattere io sono pronta!”

Si misero in posizione. E cominciarono a combattere. Ad un certo punto Raquel espanse il cosmo e colpì Shaka in pieno. Questo cadde in ginocchio e Raquel ne approfittò per passare.

Grazie. Fingi bene, comunque.”

“Anche tu!” Shaka sorrise leggermente. Quella ragazza era piene di risorse. Chissà dove aveva imparato a comunicare telepaticamente!

Raquel arrivò in cima alla scalinata. E trovò la statua che cercava. Prese un bel respiro e cominciò ad espandere il cosmo. Ma non aveva fatto i conti con gli altri Cavalieri che si trovavano in riunione nella Tredicesima.

Appena sentirono quel cosmo conosciuto si precipitarono fuori. E sgranarono gli occhi.

“Raquel che stai facendo?” le chiese un’Aiolia parecchio infuriato. La ragazza non rispose. Ci pensò Shaka. Che era appena arrivato. E aveva spiegato la situazione a tutti. Telepaticamente s’intende.

Ragazzi, mi servono le vostre armature. Ho un piano. Ma mi dovete aiutare.”  Chiese mentalmente Raquel. Era riuscita a recuperare il pugnale. I Cavalieri capirono e richiamarono le loro armature. Raquel sorrise. Fortunatamente le armature non si erano disposte a protezione de Cavalieri.

Raquel sollevò il pugnale. E volse lo sguardo al cielo. Pensando: “ Guarda Ares!”

Poi si tagliò il braccio sinistro. Il suo sangue cominciò a scorrere. Raquel si concentrò.

Possa il mio sangue…” un dolore fortissimo al braccio destro. Ares si era accorto che lo stava tradendo. E il suo sigillo stava scomparendo.

“…fortificare queste armature…”  era ormai scomparso per tre quarti. Raquel stava facendo di tutto per non cadere in ginocchio. Il dolore era atroce.

“…e renderle indistruttibili di fronte a nemici potenti. Possano essere protezione totale e sicura per chi le indosserà. Che il mio sangue le bagni e le renda tali.” Il sigillo era completamente sparito. Così come l’incantesimo di Raquel. Che cadde per terra ansimante. Shaka le fu subito accanto.

“COME OSI TRADIRMI? COME OSI FARMI QUESTO?” tuonò una voce possente. E anche infuriata. I presenti si voltarono. Ares era sceso al Grande Tempio. Infuriato come non mai.

“I miei piani erano ben evidenti, Ares. Se tu sei così  ottuso da non capirli è solo colpa tua.” Raquel era sorridente. Anche se stava insultando un Dio. Anche se lei era per terra.

Ares fece per ribattere, e possibilmente ucciderla, quando una voce imperiosa sopraggiunse.

“Ora basta. Raquel tu hai infranto la tua promessa. Ares anche se voi avevate un patto, la conosci la legge. Io posso fare di Raquel quel che voglio.” Atena si era intromessa tra i due.

“Io e questa…mocciosa, avevamo un patto. E…si conosco la legge. Ma non la puoi applicare alla nostra causa, se così vogliamo chiamarla.” Ares sembrava soddisfatto.

“Dici?” Atena cominciò ad espandere il suo cosmo. Che avvolse Raquel e Ares.

Io vi sciolgo da ogni patto. Ora che Raquel ha infranto la sua promessa, le Legge degli Dei sia applicata. Tra di voi non c’è più nessun patto. Raquel è libera.” Finito di pronunciare queste parole, il cosmo di Atena si ritirò.

Ares era furioso, lo si vedeva lontano un miglio. Alzò una mano, fissando Raquel con odio, ma poi si voltò verso Atena. E se ne andò.

Raquel tirò un sospiro di sollievo e  si alzò a fatica. Sorrideva.

“Mi potete perdonare?” disse fissando Shaka ma rivolgendosi a tutti.

“Cosa? Di averci salvato la vita?” Anche Shaka sorrideva. Raquel sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Ma questa volta non fece niente per trattenerle. Perché erano lacrime di gioia.

Si buttò fra le braccia di Shaka. Che la strinse forte a se. Quando si staccarono Raquel corse ad abbracciare anche Saori.

 “È  grazie a te che sono libera. Grazie, grazie, grazie!” abbracciò la ragazza che ricambiò con affetto.

Ad un certo punto Raquel tremò. Si staccò da Saori. Si portò una mano al braccio ferito prima di svenire.

                                                       ***

Voci confuse.

“Ha perso troppo sangue per rafforzare le nostre armature.” Diceva qualcuno che Raquel ricollegò a Mu. Allora stava bene!

“Senza contare quello che le avrà fatto Ares.” Questo era Camus.

“Ares mi ha insegnato a riconoscere i cosmi e ad espandere il mio. Non è per questo che sono svenuta. Provaci tu a fare un incantesimo che richiede una parte del tuo sangue e nel frattempo resistere al dolore di un sigillo che viene tolto!” disse Raquel facendosi leva sui gomiti per poter vedere meglio i suoi amici. I presenti nella stanza si voltarono verso di lei.

“Raquel! È bellissimo riaverti fra noi! Non hai idea di quanto ci sei mancata!” l’abbracciò Mu! Milo e Camus avevano le lacrime agli occhi. Kanon se ne stava in disparte ma anche lui aveva un sorriso smagliante di trecentosessanta gradi. Death come sempre ghignava ma in fondo anche lui era felice di riavere Raquel dalla loro parte.

Poi una voce tonante sovrastò le altre.

“Ehi ragazzi oggi si festeggia! Alla Seconda, alle otto, maxi grigliata!” urlò una sottospecie di montagna di muscoli.

“E tanto per la cronaca, ragazza, sono Aldebaran de Toro.” Disse guardando  in direzione di Raquel.

“Piacere sono Raquel. Posso chiamarti semplicemente Al?” chiese con un sorriso e quasi urlando.

“Certo!”

Tutti i presenti se ne andarono. Lasciando soli Raquel e Shaka.

“Che banda di matti!” disse ridendo Raquel.

Shaka annuì.

“Che c’è sei tornato silenzioso? O il gatto t’ha mangiato la lingua?”

Shaka continuava a non rispondere. Guardava fisso davanti a se. Poi però spostò lo sguardo su quello di Raquel.

Le poggiò una mano sulla guancia. E poi si avvicinò.

“Ricordi la promessa che ti ho fatto?” le sussurrò.

“Si. Di diventare il mio maestro.” Rispose lei.

“Esatto. Raquel non posso mantenere la mia promessa, diventare il tuo maestro e…amarti.” Era triste. Lo si vedeva lontano un miglio.

Raquel sgranò gli occhi.

“Shaka…”

“Scusami.” Disse questi alzandosi e andandosene.

“No aspetta.” Raquel si alzò dal letto. Lo raggiunse e lo prese per un braccio. Shaka non si voltò.

“Shaka, ti prego…parliamone.” Era triste anche lei.

“Raquel…prima d’incontrarti, avrei considerato sentimenti come l’amicizia e…l’amore, come cose che andavano evitate. Tu sai che sono stato educato alla religione buddista. E penso che tu conosca anche i principi su cui essa si basa.

Ho incontrato te e…e sono cambiato. Tu mi hai cambiato. Grazie a te ho capito che si può vivere senza provare amicizia nei confronti di qualcuno ma la tua vita è vuota. Di questo ti devo ringraziare. Ma ho anche capito che tu per me non sarai mai un’amica. Qualcosa di più.” Si era girato e le aveva preso le mani.

“Perdonami.” Le disse poi.

Raquel scosse la testa. E chiuse gli occhi. Anche lei si era accorta di provare qualcosa al di là della semplice amicizia per il Cavaliere di Virgo.

“Se ti conosco bene, Shaka, sono sicura che riusciresti a essere il mio maestro e il mio ragazzo nello stesso tempo. Ma sei tu che devi decidere. Perché…anche per me tu non sei un semplice amico.”

Shaka era sorpreso dalle parole della ragazza. Sorrise.

“Se dovessi scegliere io…” ma non concluse la frase.

Avvicinò il suo viso a quello di Raquel. E la baciò. Era un bacio lieve.

Ma si trasformò ben presto in qualcosa di più passionale e profondo. Shaka fece scivolare le sue mani sui fianchi di Raquel. E lei gli passò le mani dietro il collo attirandolo di più a se. Rimasero così per diversi minuti. Si staccarono solo quando il bisogno d’aria si fece impellente. Si guardarono negli occhi e poi si abbracciarono.

 

 

Angolo autrice

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Questo chap è stato faticoso. Soprattutto l’ultima parte. Ok chi di voi mi uccide? Chi di voi mi fa una statua? Ahaha spero in molti! Bè sentite il pezzetto dove Raquel incontra Shaka su per la scalinata la parte in corsivo sono i pensieri. Era chiaro no? Comunicano telepaticamente. Vabbè baci.

 

Whitesary: e ora? Cosa fai a Shaka? Ehehe secondo me gli fai una statua d’oro!!! Calmo e razionale eh!? Confuso eh?! Se vede quant’è confuso. Che dici ti è piaciuto il chap? Spero di si. Bacionissimi sesshy.

 

Snow Fox: penso che questo chap si al risposta a tutte le tue domande!  E ora cosa dici della reazione di Shaka? Secondo me è stupenda. Bacionissimi tesoro. Alla prossima.

 

Anzy: ihihih! Shaka che scopre un sentimento sconosciuto ma che lo prende subito eh! Grazie per la tua recensione. Visto che cosa c’entra il vampiro? Che dici abbastanza perfida? Baci baci sesshy

 

SHUN: ma dove sei finitaaaaaaaaaaaaaaaa? Ho bisogno della tua recensione!!!! Si lo so che ora mi ucciderai. Però tranquilla che Shaka non verrà accusato di pedofilia. Anche perché quelli vivono in un mondo a parte. Sono un genere a parte! Dai ti prego recensisciiiiiiiiiii. Mi manchiiiiiii.

 

MeMs: uffi anche tu che fine hai fatto? Ho bisogno anche del tuo sostegno. Ti prego recensisci anche questo chap!!!! Baci comunque!!!   

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Capitolo 11
*** Festa! E tanti baci! ***


Shaka sorrise

Shaka sorrise.

“Che ore sono?“ chiese Raquel.

“Le sette. Perché?” le rispose Shaka.

“Perché ho bisogno di un bagno. E…di vestiti decenti. Questi sono zozzi e puzzano!” disse con un sorriso.

Shaka scosse la testa.

“Per quanto riguarda il bagno in fondo a destra. Per i vestiti ora provvederò.”

“Grazie!” Raquel si avviò al bagno. Shaka invece uscì e andò alla Tredicesima.

Raquel entrò nel bagno. E rimase a bocca aperta. Era un favola! Vasca immensa, praticamente una piscina!

Fantastico! Aprì l’acqua e riempì la vasca. E vi sciolse alcuni saponi che trovò in un armadietto. Si immerse. Che rilassante!

Shaka era tornato con dei vestiti. Era andato alla Tredicesima per chiederli a Saori. Vide una nuvola di vapore che usciva dal bagno.

Bussò.

“Avanti!”

“Raquel ti poggio i vestiti qui fuori, ma muoviti che sono quasi le otto!”

“Ho quasi finito!” Raquel uscì dalla vasca e si asciugò. Poi prese i vestiti che le aveva portato Shaka.

“Ahaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”

Shaka trasalì. E corse al bagno.

“Shaka con tutto il bene che voglio a Saori, non può chiedermi di indossare una cosa del genere!”  Raquel teneva l’abito sospeso per aria e lo osservava.

 “È…è una…bomboniera!” Raquel aveva una faccia a metà tra il disgustato, lo sconcertato e l’incredulo.

“Senti ma un paio di pantaloni e una maglietta non si posso avere?”

“Raquel! Ciao!”

“Saori! Come mai qui?”

“Sono venuta a darti questi! Prima ho sbagliato. Potrei riavere…la mia bomboniera?” chiese con un sorriso.

Raquel diventò rossa come un peperoncino.

“Scusa…io…è che…” cercò di spiegare.

“Non fa niente! Piuttosto sbrigati. Sono quasi le otto.” Rispose continuando a sorridere.

“Oh…grazie!”

 Erano un paio di pantaloni neri e una maglietta con scollo a V. Niente di più semplice.

“È tutto quello che posso darti.” Disse Saori.

“Ma figurati va benissimo!” solo in quel momento Raquel si accorse di essere in accappatoio e con un asciugamano in testa.

“Ops! Scusate ho quasi fatto!” disse richiudendosi la porta alle spalle.

Si vestì e si levò l’asciugamano dalla testa. Anche se faceva abbastanza fresco era tardi per asciugarli con il phon. Senza contare che lì non ne vedeva uno.

Uscì dal bagno. Shaka la guardò. Era veramente carina.

“Ah, stavo dimenticando una cosa.” Le porse una maschera. Raquel la prese.

“È una festa in maschera,  quella di Al?” chiese non capendo.

“No, ma la regola qui è che le donne indossino una maschera.” Spiegò Shaka.

“E se vengono viste in volto da un uomo devono o ucciderlo o sposarlo.” Concluse la spiegazione Saori.

Raquel sgranò gli occhi.

“Col cavolo che me la metto. Primo perché la dovresti mettere anche tu Saori, secondo perché qui tutti mi hanno gia vista in volto. Dovrei o sterminare il Grande Tempio o portarmeli a letto tutti. Sia la prima che la seconda non mi ispirano per niente!” concluse Raquel con un sorriso.

Shaka e saori si guardarono. In effetti il suo ragionamento non faceva una piega. Rinunciarono al proposito di farle mettere la maschera.

I tre poi si avviarono alla Seconda.

Entrarono. C’erano già tutti.

“Ehi ritardatari! Sono le otto e dieci!” li accolse ridendo Al.

“Ah scusa se siamo dieci minuti in ritardo!” Raquel rideva come una scema. Le era simpatico quella montagna di muscoli!

Annusò l’aria.

“Al, non mi dire che questa è carne alla griglia?”

“Si, mia cara!”

“Ti adoro!” esclamò sorridendo.

All’interno c’era un grandissimo stereo con due casse altrettanto grandi posizionate ai lati opposti della sala.

Al mise un cd di musica hip-hop.

La musica riempì la sala. Raquel cominciò a provare un’irrefrenabile voglia di ballare. Si sentì poggiare una mano sulla spalla. Si giro e si trovò faccia a faccia con Milo. Lo osservò da capo a piedi. E la sua bocca si apriva sempre di più. Camicia nera aperta quel tanto che bastava per intravedere il petto muscoloso. E jeans bianchi.

“Ehilà sei dei nostri? Terra chiama Marte. Mi ricevete?” scherzò Milo.

“Forte e chiaro. Cosa volete?” si riprese Raquel.

“Ballare. Con te.”

“Perché no? Occhio ai piedi!”

I due cominciarono a ballare. Intorno a loro si creò uno spazio vuoto. Poi la musica cambio. E Raquel fu presa “al volo” da Shaka.

“Il lento lo balli con me!” le disse ridacchiando. Milo si fece da parte ridendo.

“Ahah d’accordo, ma ti avverto. Occhio ai piedi! Finche si tratta di hip-hop va bene, ma i lenti sono proprio negata!” esclamò ridendo Raquel.

I due cominciarono a ballare. Mano nella mano, occhi negli occhi. Cuore nel cuore. Mentre volteggiavano per la stanza tutto intorno a loro sembrava sparito. C’erano solo loro due.

La musica finì. Shaka fece fare un caschè (si scrive cosi?) a Raquel.

Rimasero così per alcuni minuti fissandosi negli occhi.

Poi Shaka la baciò. Con passione. Raquel gli passò una mano sulla guancia.

Si staccarono.

Si accorsero di essere osservati da tutti.

“Bè…non ti può certo dire che hai brutti gusti!” Milo gli batté una mano sulla spalla.

Tutti i presenti scoppiarono a ridere.

Fortunatamente tutti avevano preso bene il loro fidanzamento.

La cena proseguì tra risate e scherzi.

Ad un certo punto Shaka uscì. Raquel lo seguì.

Lo trovò in piedi davanti alla Seconda che guardava e stelle. Gli si avvicinò silenziosamente.

Rimasero vicini, in silenzio per un po’.

“Come stai Raquel?” chiese ad un certo punto Shaka, voltandosi a guardarla.

Raquel non rispose subito. Continuava a guardare il cielo.

“Bene.” rispose solamente.

Shaka tornò a guardare il cielo. Sorridendo.

“Domani cominceremo il tuo allenamento.” Disse soltanto.

“Va bene Maestro.” Rispose Raquel.

Rimasero fuori ancora un po’. A guardare il cielo.

“Ehi, piccioncini, che fate venite dentro o rimanete fuori?” li prese in giro Al che si era appena affacciato.

“Arriviamo.” Gli rispose Shaka.

Raquel fece per rientrare ma fu bloccata da Shaka.

La prese per un braccio e la girò verso di se. Dandole poi un dolce bacio. Le sue mani scivolarono lungo i fianchi di lei. Raquel gli passò le braccia intorno al collo per poi farle scendere lungo la schiena.

Si staccarono poco dopo e poi rientrarono.

 

 

 

Ok lo so lo. È corto. Ma non avevo altra soluzione per concluderlo. Vi prego non linciatemi!

Ma secondo voi, mi sorge spontaneo chiedere, Shaka è un po’ troppo OOC? Bè fatemi sapere ok?

 

MeMs: eheh addirittura  ti adoro? Bè mi fa piacere! Ora vedrai quanto le mosche aumenteranno nelle mani di Ares! Ahaha baci baci! Sesshy

 

Whitesary: ihih sensibilità pari allo zero assoluto? Sto ancora ridendo!! Eheh si in effetti mister ghiacciolo dell’anno è migliorato un po’ eh? Bè spero che anche questo chap corto ti sia piaciuto. Bacioni sesshy

 

Snow Fox: cicci le tue recensioni sono sempre meravigliose! Il vampiro? Hummm aspetta e lo scoprirai! Ehehe la festa maglio di così non m’è venuta! E mi fa tanto piacere che la storia ti piaccia. Io aspetto di leggere la tua! Ergo aggiorna presto! Bacioni teso a presto sesshy.

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Capitolo 12
*** Primo giorno: cos'è il cosmo? ***


Raquel si girò nel letto mugugnando

Raquel si girò nel letto mugugnando.

“Ancora…cinque minuti…mamma” disse con la voce impastata dal sonno.

“Raquel svegliati. Non sono tua madre e non puoi dormire altri cinque minuti. Devi alzarti subito.” Shaka scosse la testa e poi scosse più forte Raquel. Ma la ragazza continuava beatamente a dormire.

La guardò sconsolato. Poi andò nella piccola cucina e prese un secchio. Lo riempì con acqua gelida e…splash! Lo versò direttamente addosso a Raquel.

“Maledetto figlio de n’androcchia! Te pare il modo di svegliare una persona? Vaffanculo, stronzo!” era letteralmente saltata sul letto.

“Buon giorno anche a te.” La guardò con un sorriso Shaka.

“ Buon giorno un par di palle! Giuro che se mi svegli ancora con una secchiata d’acqua gelida io ti…ti…ahhh.” disse poi praticamente ringhiando.

“La prossima volta alzati. Magari non farti venire a svegliare! Dai alzati e vestiti. Non fare colazione. La farai dopo.”

“Sei in vena di spiritosaggini?” chiese Raquel incrociando le braccia.

“No.”

“Che significa che faro colazione dopo?” chiese alzando un po’ la voce.

“Precisamente quello che ho detto. Mangerai dopo.”

“Ma…così stiro!” esclamò Raquel allibita.

“Sta tranquilla, non morirai. Ora alzati e vestiti.” Disse Shaka. E il tono non ammetteva repliche.

Raquel sbuffò e poi si alzò. Si lavò e si rimise il pigiama. Andò nella piccola sala da pranzo. Vide Shaka. E gli andò incontro.

“Ah sei stata veloce. Sicuramente molto più che nell’alzarti dal letto!”

“Fa meno lo spiritoso. Piuttosto cosa diavolo uso per gli allenamenti? Non ho una tuta o qualcosa del genere.” Rispose la ragazza.

“Già, hai ragione. Aspetta qui.” Shaka sparì in quella che doveva essere la sua stanza e ne riemerse con una tua da allenamento. Un paio di pantaloni fino alla caviglia neri aderenti. E una maglietta smaniata rossa. E una fascia da mettere in vita.

“E ti consiglierei di legarti i capelli.” Aggiunse Shaka quando Raquel tornò vestita.

“Seguimi. Da oggi in poi ti sveglierai alle sei di mattina e ti allenerai con me. O con gli altri Cavalieri. Potrai fare una pausa che durerà da mezzogiorno alle cinque del pomeriggio e poi verrai in biblioteca a fare un po’ di teoria.” Spiegò Shaka.

“Teoria su cosa?” domandò Raquel.

“Su tutto ciò che mi salterà in mente!” sorrise Shaka.

Erano arrivati in una grande arena.

Shaka si sedette su una sporgenza. E invitò Raquel a fare altrettanto.

“Ora dimmi. Cos’è il cosmo?” le chiese poi.

“Questo non dovresti dirlo tu a me? Comunque il cosmo è…una specie di piccolo universo che c’è dentro ognuno di noi. Solo che alcune persone riescono ad utilizzarlo per combattere. Come i Cavalieri.” cercò di spiegare Raquel.

“È esatto. Più o meno. E come fai per poter utilizzare questo cosmo?” chiese poi.

“Io di solito mi arrabbio! Perché arrabbiandomi faccio esplodere questo il mio cosmo “latente.” E così posso attaccare e difendermi.” Concluse la ragazza.

Shaka annuì.

“Il tuo unico problema è che dentro di te tu possiedi cinque piccoli cosmi. Come sono cinque i poteri che tu hai. Energia, aria, terra, acqua e fuoco. Ogni volta che vorrai utilizzare questi poteri dovrai richiamare a te i cosmi che le contraddistinguono. E li potrai riconoscere tramite i colori.

Energia è viola.

Aria è grigia.

Acqua è blu.

Terra è verde.

E infine il fuoco che è rosso. Hai capito?” spiegò Shaka. Raquel annuì.

“Bene.” Shaka si alzò. Imitato da Raquel.

Andarono nell’arena. C’erano Camus, Milo e Kanon che si allenavano.

“Ciao ragazzi! Come va?” chiese allegramente Raquel.

“Raquel ricordati che sono in veste di Cavalieri d’Oro. Porta loro il dovuto rispetto.” Disse pazientemente Shaka.

Raquel sbuffò.

“Salute a voi nobili Cavalieri! Vi porgo i mie più sinceri saluti! Così va bene?”

I tre scoppiarono a ridere. Trattenendo a stento le lacrime.

“Comunque, Shaka che per caso hai bisogno del nostro aiuto?” chiese Kanon quando riuscì di nuovo a parlare.

“Si. Ve la lascio. Vi stavate allenando no?” disse impassibile.

“Si, ma non saremo tanto delicati.” Continuò Milo.

“E non dovete esserlo.”  Aggiunse Shaka.

Raquel lo guardò allibita.

“Shaka è vero che stamattina ti ho mandato a fanculo, ma non mi pare il caso di prendersela tanto…voglio dire è comprensibile mi hai svegliato con una secchiata d’acqua gelida!” era leggermente disperata.

Shaka per tutta risposta si girò e se ne andò. Salì sui gradini per assistere allo scontro dall’alto.

Raquel sospirò e si girò verso i tre Cavalieri.

“Ehi ragazzi…andateci piano.” Chiese supplichevole.

Per tutta risposta i tre sogghignarono. E poi fecero un salto indietro. Si misero in posizione.

Poi Kanon scattò. Un calcio indirizzato allo stomaco di Raquel. Che lo evitò. Anche se erano Cavalieri d’Oro lei aveva fatto karate per diversi anni. Parate e attacchi li ricordava.

Kanon girò su se stesso. E attaccò con un pugno. Raquel parò. E sogghignò. Humm adrenalina pura!

Prima che Kanon se ne accorgesse gli sferrò un calcio sulle costole.

Il cavaliere fece un salto indietro. Anche lui aveva un ghigno stampato in faccia.

“Non te la cavi male!” le disse.

Raquel non rispose. Fece per attaccare ma fu bloccata da Milo.

“Ehi dolcezza non dimenticarti di me!” le disse.

“E chi si dimentica.” Raquel gli diede una testata e gli pestò il piede. Milo lasciò la presa. Raquel si girò e gli molò un pugno in piena faccia.

Si abbassò in tempo per evitare un pugno di Camus.

Capriola in avanti, si rialzò. Ora si trovava a fronteggiare tre Cavalieri insieme. Decise di giocare d’astuzia. O meglio di mettere in pratica quelle cose che le aveva detto Shaka.

Si concentrò. Senza chiudere gli occhi. Doveva controllare comunque le mosse dei suoi “avversari.”

Cominciò a cercare dentro di se i colori che le aveva elencato Shaka. Decise di usare il fuoco. Rosso. Bene eccolo!

Anche il cosmo intorno a lei divenne rosso.

Concentrò nella sua mano una sfera di fuoco. Quando divenne abbastanza grande scattò in avanti.

I tre Cavalieri sospettavano un attacco diretto e si spostarono di lato.

Raquel sogghignò. Bene! erano caduti in trappola! Indirizzò la palla di fuoco sul terreno e…la scagliò con tutte le forze.

Si alzò un gran polverone. Raquel decise di utilizzare il potere dell’aria. In fondo poteva volare no? Eccolo grigio!

Volò raso terra. Una figura davanti a lei. Camus. Gli andò alla schiena e gli tirò un calcio. Un po’ più su dei reni. Non era poi così bastarda!

Prima che lui potesse accorgersi di chi era stato lei era già sparita. Ora andava da Milo. Gli si parò davanti e gli mollò un pugno nello stomaco.

Veloce, via. Da Kanon. Gli girò un po’ intorno per confonderlo. E poi calcio sulle gambe e lo fece cascare. E poi gomitata in pieno petto.

Poi si alzò in volo e uscì dal nuvolone. E osservò dall’alto la scena. Ridacchiando. Quando il nuvolone scomparve, il sorriso sul volto di Raquel si allargò ancora di più. Kanon era ancora a terra che si rotolava dal dolore. Milo si teneva lo stomaco con una mano e tossicchiava.

Camus era in ginocchio.

Shaka dalle scalinate osservava la scena soddisfatto.

Raquel si abbassò fino a toccare terra con eleganza. I tre Cavalieri si alzarono. I quattro si fronteggiarono.

Poi i tre scattarono ognuno in direzioni diverse. Camus dietro, Milo davanti e Kanon di lato. Messi in modo che Raquel non avesse vide di fuga.

Rimasero così a fronteggiarsi per alcuni minuti e poi i tre si mossero contemporaneamente.

“Diamond Dust!”

“Scarlet Needle”

“Galaxin Explosion!”   

Tre attacchi contemporaneamente.

Cazzo!” fu l’unico pensiero di Raquel prima di saltare.

Si ritrovò per aria. Usava il potere dell’aria per volare ma contemporaneamente usava il potere dell’energia per creare uno scudo. Sentì le energie abbandonarla. Strinse i denti. Doveva resistere.

Fece una capriola all’indietro. E si portò aldilà dei tre attacchi combinati. L’immensa esplosione di poteri si dissolse nel nulla. Raquel atterrò. Aveva il fiatone. I tre Cavalieri avevano il sorriso sulle labbra.

Anche Shaka era soddisfatto.

Raquel strinse i pugni nel tentativo di fermare il tremito che le scuoteva tutte le braccia. Dovuto in parte alla stanchezza e in parte all’adrenalina che ancora le scorreva in corpo.

Il cuore le batteva all’impazzata. Fece tre respiri profondi per darsi una calmata.

Kanon mosse impercettibilmente il piede.

Raquel si rimise in posizione di combattimento. Pronta a tutto. Kanon sogghignò. Raquel chiuse gli occhi. Li riaprì un istante dopo. Il cosmo dietro di lei era verde.

Sorrise.

E poi diede un pugno al terreno.

Ci fu una specie di piccola onda d’urto e delle liane cominciarono a correre verso i tre stringendoli poco dopo in una stretta senza via d’uscita.

“Bene ora voi tre ve ne state buoni buoni mentre io riprendo fiato.”

Raquel si buttò di peso per terra. Ma teneva lo sguardo vigile sui tre. Mai abbassare la guardia. Potresti ritrovarti morto.

 Fortuna che non gli aveva staccato gli occhi neanche per un attimo. I tre fecero esplodere il loro cosmo e si liberarono dalle liane.

Camus partì all’attacco.

“Diamond…”

Raquel aveva già creato la sfera di fuoco.

“Sfera…”

“…Dust!”

“…di fuocoooo!”

I due attacchi si incontrarono a mezz’aria. Ora tutto dipendeva dalla forza dei due. E Raquel già sapeva che avrebbe vinto. Camus era di gran lunga più allento di lei. La situazione rimase stabile per diversi minuti. Poi Raquel avvertì un cedimento nel Diamond Dust di Camus. Si concentrò ancora di più. E aumentò il proprio potere. Camus si riprese. Erano di nuovo in parità.

Ma poi i due incantesimi si annullarono a vicenda. I due cascarono per terra, cercando di riprendere fiato. Impresa pressoché impossibile vista la fatica.

Raquel aveva gli occhi chiusi ma l’ombra che le si parò davanti l’avvertì lo stesso.

Aprì gli occhi.

“Allora Shaka, che ne dici? Come è stata la mia prima lezione?” riuscì a chiedere.

“Non male. Devo dire che mi hai stupito molto. Quasi nessuno di quelli che ho conosciuto sono stati in grado di resistere ad un combattimento del genere. Tu hai saputo utilizzare il cosmo subito e in modo corretto.” Si vedeva lontano un miglio che era contento e soddisfatto.

“In effetti, mi viene quasi naturale. Non lo spiegare. Ma utilizzare i miei poteri per me è facile. Certo poi mi stanco subito. Però so richiamarli a me. Devo solo imparare ad utilizzarli sempre di più senza stanarmi troppo. Ma immagino che per quello questo tipo di allenamento e tanto esercizio fisico facciano la loro parte!” disse poi con un sorriso.

“Si esatto. Bene, appena ce la farai a muoverti raggiungimi, alla Sesta. Così mangi e poi ti puoi riposare. Prima delle lezioni di teoria. Ci vediamo fra poco.” Disse celando un sorriso.

“Ok. Ci vediamo al più presto.” Sorrise Raquel.

Shaka s’incamminò.

Raquel cercò di alzarsi, a fatica. Poi vide una mano.

“Grazie Camus.” Sorrise al ragazzo che l’aiutò ad alzarsi.

“Ahhhh! I miei muscoli! Non ce n’è uno che non mi fa male! Sentite mi accompagnate alla Sesta? Non credo che riuscirò ad arrivarci da sola!” scherzò Raquel facendo una faccia sofferente.

I tre scoppiarono a ridere.

“Ma certo Miss.” La prese in giro Milo. Poi le passò un braccio intorno alle spalle e l’aiutò a camminare.

Seguito da Camus e Milo.

Il quartetto arrivò alla Sesta con qualche difficoltà. Raquel era veramente a pezzi.

Milo l’accompagnò dentro.

“Bè, ora puoi anche lasciarmi. Grazie!” gli disse Raquel con un sorriso.

“Figurati!” disse e poi se ne andò. Raquel sorrise. Poi, visto che stava letteralmente morendo di fame, si alzò e barcollando andò alla credenza cercando qualcosa da mangiare. Trovò dei biscotti e vide che nel piccolo frigorifero c’era del latte. Non era niente di che ma era cibo. Si versò un’abbondante bicchiere di latte e ci pucciò dentro i biscotti.

“E questo sarebbe il tuo pranzo?”

“Ehehe no Shaka questa è la colazione. Poi se riesco a muovermi esco e vado a comprare qualcosa di decente per pranzare!”

shaka sorrise. Poi non resistette oltre e le prese una mano sulla guancia. Raquel sorrise a sua volta. Poi si alzò per poter baciare Shaka.

“Ora vai a riposare.” Le disse dolcemente quando si staccarono.

“Prima vado a fare la spesa. Poi mi riposo. Tanto hai detto che ho fino alle cinque per riposare no?”

“D’accordo. Uscendo dalla Sesta prendi a sinistra. Ti risparmierai le scale!”

“Grazie!” raquel uscì. Andò a sinistra come le aveva detto Shaka e vide una stradina che conduceva direttamente in città.

Atene era bellissima. Però era quasi tutta in marmo bianco. Almeno la parte antica. Raquel stava diventando cieca. Decise di comprarsi un paio di occhiali da sole.

Entrò in un  negozio e ne uscì poco dopo con un paio di occhiali da sole sul naso.

“Così va meglio. E ora spesa!”

Vide un supermercato. Ci entrò.

“Humm dunque. Pane. Pasta. Tonno e pomodori. E questo è il pranzo. Poi per colazione. Latte e biscotti vanno benissimo. Ah bene hanno le Gocciole.” Prese tutto il necessario e poi andò alla cassa.

Pagò il tutto. E uscì. Uscendo diede per sbaglio una spallata ad un passante.

“Ehi sta più attenta ragazzina.”

“Mi…mi scusi.” Raquel sgranò gli occhi. Possibile che…?

Senza farsi vedere seguì il tizio. Che s’intrufolò in un vicolo. Raquel si nascose.

“Bene Silvan l’hai trovata?” solo allora Raquel si accorse che erano in due.

“No, Said. Quella ragazza è sfuggente come l’aria. Ma mi è giunta voce che potrebbe trovarsi al Santuario.”

“Al Santuario?”

“Il Grande Tempio. O come diavolo vuoi chiamarlo.”

“Ahh. Capisco. Bè possiamo sempre andare a verificare no?”

“Si. Ma ti ricordo che ci sono i Cavalieri.”

“E tu ti preoccupi di quelle mezze cartucce?”

“In effetti…no! Ahahaha andiamo.”

I due si allontanarono ridendo.

Raquel si alzò e cominciò a correre.

Doveva fermarli. Doveva avvertire il Grande Tempio.

Chiuse gli occhi. Stanchezza o non stanchezza usò il potere dell’aria. Si librò in volo. E volò veloce come una libellula fino al Grande Tempio.

Sorvolò la Prima Casa.

Mu era fuori. Sgranò gli occhi quando la vide.

“RAQUEL!” le urlò. Ma lei non si fermò. Volò fino alla Sesta. Atterrò e corse dentro. 

“SHAKA! DOVE SEI?” chiamò. Il Cavaliere accorse subito.

“Cos…” Shaka le aveva appoggiato le mani sulle spalle.

“Shaka, due sgherri di Ares stanno venendo qui. Devi dare l’allarme. Stanno cercando me.” Raquel aveva il respiro affannoso.

“Bene. Tu fatti dire dove sono Marin e Shaina. E seguile fino ai Rifugi. No, non puoi combattere.” Disse quasi leggendole nel pensiero.

Raquel sbuffò contrariata ma andò in cerca delle ragazze.

Shaka indossò l’armatura.

“Shaka! Ma che sta succedendo? Perché indossi l’armatura?”

“Mu devi dare l’allarme. Ci stanno per attaccare.”

Mu sgranò gli occhi. Ma poi se ne andò.

                                                   ***

Raquel, insieme a Marin, Shaina e gli allievi delle ragazze si stavano recando ai Rifugi.

Improvvisamente un’ombra si parò davanti a loro.

Era uno dei due tizi che volevano cercare Raquel al Grande Tempio.

“Ma bene. tre ragazze insieme. Facciamola breve. Chi di voi è Raquel?”

La diretta interessata fece un passo avanti. Tra le mani, una sfera d’energia.

 

TO BO CONTINUED!

 

 

Ahahaha! Crudeli de Mon, Crudeli de Mon! Ihih che cattiva! Bè che ne dite di questo chap? A me è piaciuto un casino  scriverlo. Soprattutto il pezzo del combattimento. Bè a voi il verdetto finale!

 

Anzy: ciaooooo! Bè come si dice? Meglio tardi che mai! Già Mister iceberg dell’anno si è sciolto! Ehehe e ora cosa succederà? Ihih lo scoprirai! Bacionissimi sesshy

 

Whitesary: ma tu guarda! Siamo veramente simili io e te! Anche io odio chi fa soffrire per amore! Bè si in effetti questa volta nessuna minaccia! Bè che ne dici di questo chap? Spero che ti sia piaciuto bacioni cara sesshy

 

Snow Fox: si in effetti Shaka che bella è alquanto strano. Infatti qui ha nevicato! Ahah no scherzo. Comunque guarda eh! Shaka è solo di Raquel. Non scatenare la sua furia! Ehehe che mi dici di questo chap? Ti piace? Bè fammi sapere tesoro. A presto cicci sesshy

 

MeMs: si ed era pure ora! Mamma mia! Quando l’ho visto per la prima volta a momenti mi viene un infarto! Orrido! Ehehe comunque mi ha fatto piacere la tua recensione. E che dici di questo chap? Fammi sapere. Baci baci sesshy

 

Gufo_Tave: ehilà! Chi non muore si rivede! Ahahaha la tua recensione mi ha fatto spaccare dalle risate! No sta tranquillo Saori sarà sempre Saori. Solo che ho pensato che un cuore ce l’ha pure lei! Ihih dimmi che ne pensi di questo chap! Bè nell’attesa ti saluto ( a te niente baci che sei maschio!) sesshy

 

Ragazzi comunicato stampa. Il dodici ho fatto quattordici anni! Auguri a me!! Ahaha scusate! Ciaoooo!

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Capitolo 13
*** Allenamento con spavento! ***


Raquel fece un passo avanti

Raquel saltò. Prese la mira e scagliò la sfera d’energia contro il tizio. Poi fece un cenno a marin e Shaina. Le ragazze proseguirono. E con loro gli allievi.

Arrivarono ai rifugi. E si barricarono dentro. Raquel tirò un sospiro di sollievo. Poi si concentrò sul suo nemico. 

Si preparò a colpire di nuovo.

Ma…si ritrovò bloccata a mezz’aria. Fissò con odio il tizio che la teneva immobilizzata. Lottò con tutte le sue forze ma non riuscì a liberarsi.

Porca…accidenti e ora cosa faccio? Cazzo!!!!! Non ho forze sufficienti per liberarmi. Però…forze…posso ancora chiedere aiuto!”  espanse il cosmo. Ma aveva calcolato male le sue forze. Ben presto si sentì svuotata. Ma riuscì comunque a chiedere aiuto.

Qualcuno mi aiuti. Sono vicina…ai Rifugi…aiuto…” e poi svenne.

                                                  *****

Mu avvertì nell’aria il richiamo d’aiuto di Raquel. Corse nella direzione da dove proveniva.

Correva a perdifiato ma si fermò di colpo quando vide Raquel sospesa a mezz’aria. Svenuta.

Strinse i pugni. E provò ad avvicinarsi alla ragazza. Ma fu respinto da una barriera magica.

Cadde per terra.

“Ahahahaha!! Cosa pensavi di fare Cavaliere? Non penso proprio che ti lascerò la ragazza così facilmente! Anche perché, fedeltà al mio Signore Ares a parte, è proprio un gran bel pezzo di gnocca. Servirà per me. La userò come serva. E da noi le serve sai cosa fanno? Ehehe ti lascio immaginare!!! Ahahah!” scoppiò in una risata malvagia.

Mu strinse i pugni fino a farseli sanguinare.

“Non…osare parlare di lei come se fosse un oggetto.”

L’altro smise di ridere.

“Quando hai ragione hai ragione. Tieni.” Mosse la mano in avanti. Il corpo di Raquel scattò in avanti. Mu la prese al volo.

“Mu…allora qualcuno ha sentito il mio richiamo. Bene.” sussurrò appoggiando poi la testa al petto del Cavaliere. Mu sorrise e le passò una mano sulla testa. Poi l’appoggiò delicatamente a terra.

Si voltò verso l’altro.

“Te l’ho ceduta perché tu ne facessi qualcosa. In fondo sei anche tu un uomo. Hai anche tu delle…” non finì mai la frase.

“Starlight Extinction!”

Il nemico scomparve nel nulla.

“Dove l’hai spedito?”

Mu non rispose subito.

Raquel alzò lo sguardo. E incrociò quello del Cavaliere di Aries.

“Nel Mondo dei morti. Dove merita di stare.” Sorrise Mu. Poi le porse una mano e l’aiutò ad alzarsi.

In quel momento sentirono un cosmo a Raquel sconosciuto espandersi e un altro sparire.

“Ah bene. Aphrodite a ucciso anche l’altro. Andiamo la battaglia è finita.”

“E chi sarebbe Aphrodite?” chiese Raquel.

“Il Cavaliere d’Oro dei Pesci. Ehm non farti ingannare dall’aspetto. È un uomo.” Si affrettò a spiegarle Mu.

Arrivarono ai piedi della scalinata.

“Ti accompagno alla Sesta. Anche perché penso che siano riuniti tutti lì.”

Salirono. Effettivamente mezzo Grande Tempio si era riunito lì.

“Raquel! Dove sono Marin e Shaina?” chiese Shaka Raquel gli fu accanto.

Shaka sorrise.

“Non preoccuparti. È solo una ferita superficiale. Nulla di grave.” La rassicurò.

“E così saresti tu? Colei per cui ci diamo tanto da fare!”

Raquel si girò.

Davanti a lei c’era un ragazzo con una rosa rossa fra i capelli. Ragazzo o…ragazza? Si trattenne dal sbottargli a ridere in faccia.

“Si. Sono io. Mi chiamo Raquel. Sono lieta di fare la conoscenza di…?” disse porgendogli la mano.

“Di Aphrodite di Fish.” Rispose ignorando la mano di Raquel.

Poi sorrise. Un sorriso quasi sprezzante.

“Mi aspettavo qualcuno di più…di più…di più ecco.” 

Raquel sgranò gli occhi. E si morse la lingua per non rispondergli male.

“Ma è logico che non mi possa aspettare molto da una donna.” Continuava imperterrito. Ma questa era davvero troppo.

“Ma così,principessa, ti auto insulti…ma sei un uomo? Oh temo di essermi sbagliata allora! Però se sei veramente un uomo hai bisogno di qualche lezione. Puoi chiedere a Kanon o Milo. Però magari evita di provarci con loro. Non mi sembrano tipi da finire a letto con altri uomini.”

Colpito e affondato. Aphrodite rimase a bocca aperta. Poi se ne andò indignato.

Quando uscì dalla Sesta il silenzio che si era creato durò poco.

Milo e Kanon si scambiarono un’occhiata e sbottarono a ridere. Seguiti a ruota da tutti gli altri.

Death si appoggiò a Raquel asciugandosi le lacrime.

“Accidenti che caratterino! Dovrò ricordarmi di portarti più rispetto!”

“Già anche perché non ti tratterò con i guanti solo perché sei il Cavaliere del mio segno!” sogghignò lei di rimando.

“Ma dai sei del Cancro? Ihih siamo i migliori.” Scherzò Death.

Raquel sorrise. Per tutta risposta.

Poi, alzando la voce,disse: “Ok, gente. La festa è finita tornate alle vostre case!!!! E soprattutto attenti al…” ma non fini la frase perché fu prontamente zittita da Shaka.

Gli altri se ne andarono ridendo come matti.

Quando la Sesta fu di nuovo silenziosa Raquel si staccò dalla mano la mano di Shaka.

“Ora fammi veder quella ferita. Non c’è bisogno che fai il duro con me.” Gli sussurrò.

Shaka le sorrise.

Poi si levò la maglietta. (si vede Raquel svenuta a terra con bava alla bocca nd me!!!)

Aveva un brutto taglio sul petto. Non sanguinava ma era profondo.

“dove tieni la cassetta del pronto soccorso?” gli chiese Raquel.

“Nella mia stanza. Nell’armadio. In fondo a destra.”

Raquel andò a prenderla.

E poi tornò da Shaka. Pulì la ferita e la disinfettò. Poi prese ago e filo. E cominciò a ricucirla.

I due rimasero per un po’ in silenzio.

“Sai, è stato mi padre a insegnarmi a ricucire le ferite. Lui era un medico.” Cominciò Raquel.

Shaka la guardò con curiosità. Ma non disse niente. Aspettando che lei continuasse.

Raquel sorrise con tristezza.

“Mi…mi ha insegnato tante cose. E anche tante altre cose. Con…con tutto quello che è successo io…” due lacrime solitarie scesero sulle guance di Raquel.

“…io non ho più tanto pensato al fatto che…che…che i miei genitori…sono morti.” Raquel non trattenne più le lacrime.

Shaka le prese il viso fra le mani. Con i pollici le asciugava le lacrime.

“Ascoltami. Una persona non si ricorda perché è morta. Si ricorda perché è vissuta e come è vissuta.

Tu ricorderai per sempre i tuoi genitori. E loro vivranno per sempre. Qui…” le disse poggiandole una mano sul cuore.

Raquel appoggiò la testa sul suo petto. Shaka la tenne stretta.

“Devo finire di curarti.” Disse poco dopo asciugandosi le lacrime. E finendo di curare Shaka.

Rimise tutto il necessario nella scatola e la riportò a posto. Stava per uscire quando notò una foto in bianco e nero. Sembrava un paesaggio indiano. La osservò. Sopra vi erano due persone un uomo e una donna. L’uomo teneva in braccio la donna, che aveva le braccia allacciate dietro al suo collo. L’uomo era identico, più o meno, a Shaka.

Era una foto piena di felicità.

Raquel tornò nella sala con la foto nelle mani. Shaka si stava rimettendo la maglietta.

“Shaka…”

“Quelli sono i miei genitori. La foto è stata scattata il giorno del loro matrimonio. Mio padre era inglese. Mia madre originaria dell’India. Non li ho mai conosciuti.”

Non c’era tristezza ne rabbia nella voce del Cavaliere.

“Mia madre mi abbandonò in un orfanotrofio due giorni dopo essere nato. Tutto quello che so su di loro lo devo alla donna che dirigeva il posto.”

Raquel gli si avvicinò. E lo abbracciò da dietro.

Shaka si girò. Rimasero così per diversi minuti.

“Bè mi pare che, a furia di ricordare, abbiamo perso abbastanza tempo. Che ne dici di preparare qualcosa per cena?” Raquel si staccò da lui.

Shaka sorrise e le diede un bacio sulla fronte. Raquel andò in cucina. E preparò qualcosa da mangiare.

Apparecchiò la tavola.

“Bè direi, buon appetito!” disse sorridendo.

Shaka non rispose. Stava già mangiando.

In poco tempo tutto quello che c’era sul tavolo sparì.

“Humm non ti facevo così mangione eh?!”

“Anche tu non scherzi. Penso che la prossima volta che vai a fera spesa compri per un esercito!”

I due si guardarono. E poi scoppiarono a ridere. Sparecchiarono.

Andarono nel salotto e accesero la tv.

“Caspita che meravigliose schifezze che passano!” scherzò Raquel.

Era appoggiata al petto del Cavaliere. Chiuse gli occhi. E di lì a poco si addormento. Shaka la osservò per un po’. Dormiva tranquilla.

Cercando di non svegliarla la prese in braccio e la portò in camera. La appoggiò sul letto.

E poi andò in camera sua.

Osservò la foto a lungo.

Ricordi affollavano la sua mente. Ricordi del suo passato. Ripensò a come aveva conquistato la sua armatura. Al suo allenamento. A tante cose. Sospirò. Parlare di una parte del suo passato, seppur piccola, con Raquel era stato…liberatorio. Nessuno sapeva della sua vita. Si sdraiò.  Sorrise nel buio della sua camera. Del resto con avrebbe potuto parlarne?

                                              *****

Aveva il fiatone. Correva. Da molto tempo. O forse era poco. Non lo sapeva. Era tutto confuso. Non sapeva neanche se quello era un sogno o se fosse realtà.

Nel buio più assoluto le parve di intravedere una sagoma. Frenò di colpo.

Rimasero così, immobili per quella che parve un’eternità.

Poi la figura si voltò.

“Mi fa piacere rivederti. Soprattutto in un luogo dove potrò condizionarti più facilmente Raquel.”

La diretta interessata era sotto shock. Anche li la perseguitava, anche nei suoi sogni non voleva lasciarla in pace?

“Cosa vuoi da me Ares?”

“Farti vedere cosa succede a tradirmi.” Alzò un braccio.

Uno squarcio si aprì.

Raquel sbancò. Poteva vedere il Grande Tempio. Sentì le la cime scendere da sole. Tutti i Cavalieri erano a terra. Morti. Dal primo all’ultimo.

Vide se stessa un mezzo a quella distruzione. Solo lei. Poco distante il corpo senza vita di Saori.

Solo morte.

La scena cambiò. Vide Shaka di fronte a tre figure che riconobbe come Ares e i suoi figli.

Shaka sanguinava in dalle numerose ferite.

Poi Ares alzò una mano. Shaka fu sollevato in aria da catene invisibili. Ares sogghignava. Mosse ancora la mano. Le catene si strinsero. Fino a soffocarlo.

E la scena cambia ancora.

Irene e Paola. Nude di fonte a Spavento e Terrore. Poco distante Paco e Raul in mezzo ad una pozza di sangue. E tre corpi di bambini. Morti anch’essi.

La scena svanì.

Raquel cadde in ginocchio. Piangeva, piangeva perché tutte quelle cose sarebbero successe per colpa sua.

Ares la guardava maligno. Poi le prese con forza il mento e la fece sollevare.

“Capisci…capisci cosa devi fare? È semplice.” Disse avvicinando il suo volto a quello della ragazza.

E poi baciandola con forza.

Raquel si ritirò.

“Cosa vuoi da me? Mi pare che…”

“Che non avrò mai la tua fedeltà lo so già di mio. Ma ora ciò che più m’interessa sei tu.”disse passandole una mano sul collo e sfiorandole il seno.

“Lasciami stare.” Disse Raquel tra le lacrime, scansandosi da lui.

Ares non gradì la risposta. Le si avvicinò e le diede uno schiaffo in pieno viso. Raquel sputò sangue. Ma Ares non aveva finito. Le diede un pugno in pieno stomaco. Lei si piegò su se stessa tento da poter permettere ad Ares di sussurrarle: “ Ti consiglio di non sottovalutare la mia proposta. E porgi i miei saluti a Shaka.” Le sussurrò maligno prima di svanire.

                                             ***

Raquel si svegliò. Aveva le guance bagnate. E le facevano male la guancia e lo stomaco, la dove Ares l’aveva colpita.

Segno che lui poteva farle del male anche attraverso i sogni.

Sentì la porta della sua stanza aprirsi.

“Raquel tutto bene? Ho sentito…” ma non concluse la frase. Raquel si stringeva le mani al petto e fissava il vuoto. Era terrorizzata.

Shaka le si avvicinò. Le poggiò una mano sulla spalla. Ma la ragazza si ritrasse a quel contatto.

“Raquel. Raquel sono io. Sono Shaka.” Era preoccupato.

La ragazza tremava. Chiuse gli occhi nel tentativo di calmarsi. Ma aveva davanti a se le immagini che le aveva mostrato Ares.

Aprì gli occhi. Per trovarsi faccia a faccia con quelli azzurri di Shaka.

“Oh, Shaka. Stavo sognando…e c’era lui. Può entrare nei miei sogni. E…mi ha fatto vedere delle cose…terribili. Io…ho una paura matta Shaka. Di quello che potrebbe…fare a me, a te e alle mie sorelle.” Disse disperata.

Shaka le passò una mano sulla guancia.

“Shh. Ora ci sono io con te. Non permetterò a nessuno di farti del male. Ora cerca di dormire. Non preoccuparti sono qui accanto a te.”

La ragazza sembrò rassicurate da quelle parole. Si sdraiò nuovamente e chiuse gli occhi. Shaka le si sdraiò accanto.

L’abbracciò. Raquel si rannicchiò ancora di più.

“Grazie, Shaka.” Sussurrò la ragazza.

Lui non rispose.

Le annusò i capelli. E pi le sussurrò dolcemente: “Non permetterò a nessuno di farti del male.”

Raquel sorrise a quelle parole. Si girò tra le braccia del Cavaliere.

E gli diede un leggero bacio. Shaka le passò una mano dietro la nuca incoraggiandola a continuare.

Raquel fece scivolare le mani lungo il petto del ragazzo. Fino alla fine della maglietta. Li si soffermò un attimo. Poi passò le mani sotto la maglietta.

A quel contatto Shaka rabbrividì. Raquel andò a sfiorare la ferita che poco prima gli aveva ricucito.

Sospirò. Poi levò la maglietta a Shaka. Il ragazzo sorrise. Con una spinta fece stendere Raquel sotto di lei.

Era il suo turno di levarle la maglietta.

Continuarono così finche non si ritrovarono completamente nudi.

Shaka osservò la ragazza sotto di lui. Bellissima.

La bacio di nuovo. Poi scese lungo il collo. Raquel era completamente persa da quella scia infuocata che il Cavaliere stava tracciando lungo il suo corpo.

Un piccolo gemito le sfuggì dalla bocca.

Shaka risalì.

“Sei pronta?” le chiese solamente.

Raquel sorrise. Questo bastò come risposta a Shaka. La ragazza si trattenne dall’urlare. Però presto il dolore si trasformò in piacere. Un piacere travolgente.

Allacciò le braccia dietro al collo di Shaka.

Nottata di fuoco.

                                          ***

Un tiepido raggio di sole penetrò nelle tende e andò a illuminare il volto di Raquel. La ragazza infastidita aprì lentamente gli occhi.

Si svegliò del tutto quando sentì due forti braccia stringerle la vita. Ripensò alla nottata passata con Shaka. E sorrise al pensiero di quanto fosse stata bella. Sentì dietro di lei il bel Cavaliere muoversi.

Si girò per trovarsi faccia a faccia con lui. Shaka aprì gli occhi.

“Buongiorno.” Lo salutò Raquel con un dolce bacio.

“Anche a te.” Sorrise l’altro.

Raquel si accoccolò meglio fra le sue braccia. Rimasero così per diversi minuti. Poi Shaka si alzò.

“Oggi cominciamo un po’ più tardi. Ma…” la guardò sorridendo.

“…non farci l’abitudine!”

“Si Maestro!” scherzò Raquel.

Shaka andò nella sua camera. Si fece una doccia e si vestì. Nella sua, Raquel fece lo stesso.

Andarono in cucina.

“Cos’è oggi faccio colazione prima?” domandò Raquel sempre sorridendo.

Shaka scosse la testa. Raquel gli si avvicinò.

“Allora, quando vuoi, sono pronta per iniziare.” Disse dandogli un bacio sulla guancia.

“Bene. Vieni.”

Si avviarono nell’arena. Questa volta era vuota.

“Bene io vado a chiamare qualcuno on cui ti potrai allenare. Intanto per riscaldamento fatti due giri di corsa di tutta l’arena. E quando hai finito cento addominali e…venti flessioni.”

Raquel spalancò la bocca. Tutta quella roba?! E in più dopo, avrebbe dovuto combattere. Sospirò sconsolata.

Guardò Shaka con occhiate omicida. Provò a ribattere. Ma si accorse che non c’era nessuno.

Sospirò di nuovo. E poi cominciò.

Era passata mezz’ora quando Shaka tornò accompagnato da tre persone. Raquel stava ancora a cinquantadue addominali.

“Non hi ancora finito?” le domandò Shaka.

“E secondo te come facevo? Due giri di corse di questo campo che piccolo non è. Cento addominali e venti flessioni??? Tu mi vuoi morta!” disse arrabbiata.

“Ma siamo proprio debolucci eh?”

“Death! Hhumm bene così tu sei uno dei tre sfidanti! E vediamo un po’ chi altri ha portato Shaka.” Raquel si guardò intorno. Sorrise quando vide Mu. Ma il sorriso si paralizzò quando vide la terza persona contro cui avrebbe dovuto combattere.

“Aphrodite.” Sussurrò, con voce venata di rabbia.

Quello non la degnò di uno sguardo. Anzi sembrava che fosse lì per sbaglio.

Raquel scosse la testa. Poi si mise in posizione. Death sogghignò come sempre. Mu fece due passi indietro. L’unico che sembrava non voler fare niente era il Cavaliere dei Pesci. Raquel decise di ignorarlo. Fatti suoi. Si concentrò su Mu e Death. Ma sgranò gli occhi. Il primo era sparito.

Si guardò intorno alla sua ricerca. Poi, prima che potesse fare qualcosa, si sentì prendere per le spalle.

Si girò per vedere Mu che la teneva immobilizzata. Le fece un cenno. Lei guardò davanti giusto in tempo per vedere Death che si lanciava in avanti pronto a colpirla.

Sfruttando la presa di Mu, Raquel si fece forza sulle gambe e, poco prima che il cavaliere la colpisse lei saltò. E gli piantò due piedi nello stomaco. Death strabbuzzò gli occhi.

Raquel, sogghignando, sfruttò il povero mal capitato per saltare ancora più in alto. Mu la lasciò andare. Raquel fece una capriola all’indietro e colpì Mu sui reni con le ginocchia. Si diede una nuova spinta e appoggiando le mani a terra fece un flick all’indietro. Mu e Death erano piegati in due dal dolore.

Raquel non la vide. Ma la sentì. Una rosa rossa le si era piantata nel petto all’altezza del cuore.

Si voltò lentamente verso Aphrodite. Lo guardò con odio.

“E questa cosa sarebbe?” gli chiese con disprezzo.

“Royal Demon Rose.”

“La…Rosa di Sublime Bellezza? Certo che anche come combatti dai un’idea sbagliata di te.” Disse Raquel.

“Questa rosa ti priva di tutti e cinque i sensi. Ma sta tranquilla. Non soffrirai.” Disse annusando una rosa nera.

Raquel lo guardò, se possibile, ancora con più odio.

Poi però espanse il suo cosmo. usò il potere del fuoco e bruciò la rosa.

Aphrodite la guardò con odio. Poi scagliò la rosa nera. Raquel l’afferrò al volo. E bruciò anche questa.

“Tutto qui quello che sai fare?” gli domandò schernendolo.

Per tutta risposta il Cavaliere si lanciò in avanti. Le sferrò un calcio. Lei lo parò. Ma aveva i riflessi rallentati.

Cominciava a vedere tutto sbiadito.

Ma che mi succede? Mi si annebbia la vista. E perché ho i riflessi rallentati? Che sia l’effetto della rosa? Bastardo!” pensò cercando di schivare i colpi del Cavaliere. Ma ben presto si ritrovò sbattuta per terra. Aphrodite l’aveva atterrata e ora troneggiava sopra di lei. Le teneva le mani ferme. E le ginocchia premute contro il petto.

“Confermo quello che ho detto ieri. Sei debole. E non potrai mai diventare forte come noi Cavalieri. sei destinata a morire.”

Quelle parole ferirono Raquel più di ogni altra rosa.

Ora non vedeva più. Ma poteva comunque avvertire la presenza del Cavaliere. Non lo vedeva. Ma poteva vedere un’ombra d’orata attorno a quella che sapeva essere la sagoma del Cavaliere. Come un contorno.

Espanse il suo cosmo. Richiamo il potere dell’aria. E scaraventò lontano Aphrodite. Si rialzò. Sorrise. Anche se non vedeva poteva distinguere i cosmi. Si guardò intorno. Mu e Death erano immobili. Anche Shaka.

Bene, e non provate ad avvicinarmi. Questa è la mia battaglia.”

Mu sorrise. Aveva avvertito i pensieri di Raquel. Fermò Death che stava per correre in aiuto di Raquel. Death lo guardò stranito. Per tutta risposta Mu scosse la testa.

Raquel stava studiando un modo per disintegrare il Cavaliere dei Pesci.

Poi partì all’attacco. Finse un attacco frontale ma poi, all’ultimo secondo, deviò in alto sfruttando il potere dell’aria.

In aria creo due sfere di fuoco. Che scagliò sul Cavaliere.

“Ahahahah stai cercando di intimorirmi?” le urlò Aphrodite.

Raquel più arrabbiata che mai fece esplodere il suo cosmo.

Intorno a lei l’aria divenne color viola. Ben presto cominciò a trasformarsi in un vortice. Raquel stese le mani in avanti. Il vortice venne scagliato su Aphrodite.

Raquel scese per terra. Un nuvolone si era alzato tutto intorno. 

Quando si diradò si poteva vedere un’enorme cratere al centro dell’arena.

Raquel si guardò intorno alla ricerca di Aphrodite. Si girò di scatto. Giusto in tempo per ricevere un calcio in piena pancia. Si ritrovò a ruzzolare per terra. Quando si fermò vide che davanti a lei c’era qualcuno.

“Ora stai veramente esagerando Aphrodite. Basta.” La voce poco più di un sussurro. Anche l’udito era andato.

“Togliti di mezzo Mu. Questa è la mia battaglia. Non intervenite. Nessuno di voi tre.”

Disse Raquel scansando il Cavaliere. Questi si fece da parte con un sorriso.

Poi si concentrò. Aveva deciso di usare due poteri contemporaneamente.

L’acqua e l’aria. Per creare il ghiaccio.

Concentrò entrambi i poteri sul palmo della mano. Dopodichè li fece aumentare a dismisura.  Nella sua mano ora c’era un’enorme sfera ghiacciata. Raquel cercò di individuare il Cavaliere di Fish.

Mu, Death, levatevi. Non vedo e non sento. Potrei colpirvi.”

I due fecero come gli aveva ordinato. Raquel trovò Aphrodite. E glieli scagliò contro. Centinaia di pezzi di ghiaccio affilati come rasoi lo colpirono.

Aphrodite cadde a terra. Sanguinante.

A Raquel cedette un ginocchio. Aveva il fiatone. Era stanca. Vide il suo “nemico” rialzarsi. Si rialzò anche lei. Entrambi a fatica. Si rimisero in posizione. Ma ad un certo punto Aphrodite abbassò la guardia. Lasciò cadere le mani lungo i fianchi.

Raquel rimase in guardia. Non vedeva e non sentiva. E stava anche cominciando a non avere più sensibilità sulle dita.

“Raquel, Fanciulla dell’Universo, i tuoi poteri sono veramente straordinari. Riconosco la tua forza.” Disse il Cavaliere sconfitto.

“Devo ricordarti che non ci sento?” disse Raquel. Ma poi la ragazza fu scossa da un tremito. E svenne.

                                                   ***

Si risvegliò seduta su un letto. Non vedeva niente.  In compenso però ci sentiva benissimo. E aveva anche riacquistato il tatto. Si alzò a sedere.

“Qualcuno ha la grazia di dirmi dove sono?” chiese al vento.

“Dove pensi di stare? Alla Sesta no?!” le rispose Death.

“Ed è grazie all’Acqua di Vita, di ho una scorta, che sei ancora tra noi.” Spiegò Mu.

“Oh, grazie! Sentite ma dov’è Shaka?” chiese poi.

Nella stanza calò il silenzio.

“Allora?” insistette Raquel.

“È andato ad uccidere Aphrodite.” Rispose Death schietto schietto.

Raquel ridacchiò. Le immagini erano meno confuse ora. Segno che la vista le stava tornando.

Fuori dalla Sesta si sentirono delle urla.

Raquel saltò fuori dal letto. Infondo ci vedeva poco, ma ci vedeva.

Uscì fuori.

Ciò che intravide la fece sorridere.

Shaka aveva sbattuto Aphrodite sul muro.

“Provaci ancora e giuro che ti uccido con le mie mani.” Sibilò minaccioso.

“Grazie Shaka! È bello vedere che ti sto così a cuore!” lo prese in giro Raquel.

Il diretto interessato si voltò. Sorrise.

“Solo un momento ok? Quanto a te…” disse tornando a guardare Fish.

“…vedi di ricordarti quello che ti ho detto.” Disse prima di lasciarlo andare.

Poi si diresse verso Raquel e la portò dentro.

Quando furono tutti dentro si sedette pesantemente su una sedia. Sospirò, passandosi una mano sul viso.

“Stai bene Raquel?” domando seriamente preoccupato.

“Sta tranquillo. Tutto a posto.” Rispose la ragazza. Sorridendo. Shaka annuì. Poi si alzò e andò a prendere un bicchiere d’acqua.

“Sentite noi ce ne andremo. Ci si vede ok?”

“D’accordo ciao ciao! A presto!” salutò Raquel i due.

Rimasti soli, Shaka si alzò. Si parò davanti alla ragazza e le poggiò una mano sulla guancia. Raquel la prese con la sua.

“Eri veramente una furia. Grazie.” Disse.

Shaka scosse la testa sorridendo.

“Ho fatto una promessa ricordi?” le rispose.

“Già.”

 

CONTINUA

 

Angolo autrice

Salveeeeeeeeeeeeee! Scusate il ritardo!!! Uff che chap lungo! Mi sono stupita da sola!!! Si lo so Shaka è completamente OOC. Se non vi piace mi dispiace. Non sono riuscita a renderlo meglio.

 

Whitesary: ciaooooooo!!! Ma che tajo!!! Non sapevo che anche tu eri di luglio!!! Ehehe due Cancri!!! Insomma! Grazie per gli auguri e sono contenta che il chap ti sia piaciuto! Ah solo un piccolo favore. Quando recensisci lo puoi fare al chap che ho scritto e non al primo? Grazie mille cicci a presto baci baci!

 

Ai91: yu-huuuuuuuuuuuu! Anche tu segui questa storia! Ihih sono contentissima che ti abbia incuriosita! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto besos!

 

Snow Fox: ahahahahahahaha ihihihihihihih ehehehehe la tua recensione mi ha fatto morireeeeee!!! Ahaha ti giuro sto ancora ridendo!!! Grazie mille! Che botta di vita per l’autostima!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto! Bacionissismi tesorino!!

 

Ah altro comunicato stampa. Per una decina di giorni non aggiornerò perché parto. Ma prometto che appena torno aggiorno. Baci a tutti e grazie mille per il vostro sostegno! Siete fentasticiiiiii!!!! A presto sesshy

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Capitolo 14
*** La battaglia ***


Scattò in avanti

Scattò in avanti. Una montagna di muscoli la sovrastava. Deviò in mezzo alle gambe del Cavaliere. E poi diede un calcio molto forte alla sinistra. Al cadde a terra.

Ma Raquel si era dimenticata di Aiolia. Il ragazzo le comparve alle spalle.

“Lightnign Bolt.” Raquel ricevette il colpo in piena schiena e si ritrovò a rotolare per diversi metri.

Quando il fumo sparì Raquel era ancora a terra.

Aiolia si scambiò un’occhiata con Al e Shaka. Stavano combattendo da quasi mezz’ora. Questa era il combattimento più lungo di tutto l’addestramento della ragazza. E nonostante tutto non dava segni di cedimento. Forze il colpo era stato troppo forte.

Aiolia si avvicinò alla ragazza distesa a terra con l’intenzione di vedere se stava bene. Le si inginocchiò accanto.

Grandissimo errore.

Raquel mosse il braccio. Il Cavaliere non fece in tempo a scansarsi. Ricevette la Sfera di fuoco in piena pancia. Questa volta fu il suo turno di rotolare per terra.

“Come hai fatto? Non ho sentito il tuo cosmo.” Al era sbalordito.

“Ho creato uno scudo d’energia e, contemporaneamente, ho creato la Sfera di fuoco. Semplice no?” spiegò la ragazza rialzandosi.

Al e Aiolia erano veramente senza parole. Shaka, dal canto suo, non faceva traspirare nessuna emozione. Ma dentro di se, era fiero della sua allieva.

Raquel si rimise in posizione. E così fecero i tre Cavalieri.

Una folata di vento spazzò l’arena sollevando polvere. Ma nessuno dei tre si  mosse.

Poi all’improvviso Shaka aprì gli occhi.

“Per il Sacro Virgo!” Raquel trasalì. L’aveva detto che non voleva combattere contro Shaka. Non perché fosse il suo ragazzo, non perché fosse il suo Maestro, ma perché, semplicemente era troppo forte per lei. Era stato lui ad insistere dicendole che se la faceva combattere contro di lui era perché la riteneva abbastanza forte da poterlo battere.

Si, certo come no!

Ricevette il colpo in pieno. Si ritrovò in un mondo fatto di sole illusioni. Ma di certo non aveva intenzione di arrendersi. Avrebbe dimostrato a Shaka che poteva essere orgoglioso di lei.

Se non ricordo male questo colpo unisce  difesa e attacco. Infatti l’avversario non può ne attaccare ne difendersi. Mica male Shaka.” Pensò guardandosi intorno.

Poi lo vide. Una striscia luminosa. Ecco il primo colpo. Saltò. E lo evitò.

Troppo facile.” Infatti. Il colpo tornò indietro. Raquel lo ricevette in pieno petto. In quel momento tutto divenne buio.

Cazzo! Non vedo più! Dannato Shaka! Così finisce che mi uccide. Grrr! Che rabbia! Cosa faccio?” L’unica cosa che non voleva era che pensasse che fosse debole. Si concentrò. Cercò di trovare una soluzione.

Ma certo! L’unico modo per uscire da qui è cercare la fonte dell’incantesimo. Quindi Shaka. È lui che devo colpire.”

Concentrò di nuovo il suo cosmo. E cercò quello di Shaka. Cercò negli angoli più nascosti di quel mondo di illusioni. E poi lo trovò. Lontano. Ma abbastanza vicino da colpire. Concentrò il suo cosmo in un attacco. Che poi scagliò con tutte le sue forze sul Cavaliere.

Shaka si accorse troppo tardi del colpo. Lo colpì con la forza di un ciclone. L’incantesimo svanì subito.

Raquel non vedeva niente. L’attacco di Shaka era molto diverso da quello di Aphrodite. Però distingueva chiaramente i cosmi. E c’era qualcosa di molto strano nel cosmo di Shaka. Come se fosse doppio. Doppio?

Shaka le si avvicinò. Ora Raquel lo sentiva chiaramente. Due cosmi. Uno in contrasto con l’altro. Uno era quello di Shaka l’altro era…

“Ares! Ancora?” Raquel non poteva crederci.

“Cosa credevi ragazzina? Che ti lasciassi in pace? Dopo che ti ho fatto visita in sogno? Sono qui per darti un avvertimento. E sia chiaro…lo faccio solo per divertimento. Fra tre giorni a partire da oggi io, con il mio esercito, attaccherò il Grande Tempio. Distruggeremo tutto. Voglio che siate pronti. Perché non ha senso combattere contro qualcuno che è debole.”

Detto questo si lanciò contro Raquel. Che oltre a non vedere, non voleva combattere.

“Avanti ragazzina puoi fare di meglio. Che c’è? Guarda che se non combatti ti ucciderò. E voi due non osate muovervi.

Oh capisco! Non vuoi attaccare il tuo caro Shaka! Ahahah che stupida. Se non vuoi morire ti conviene reagire.” Detto questo la colpì con maggiore forza. Raquel fu spinta all’indietro ma non cadde a terra.

Osservò Shaka, o almeno il cosmo emanato da Ares e…e da Shaka! Le venne in mente un’idea.

“Shaka! So che da qualche parte ci sei. Ti prego reagisci! Non puoi permettere che prenda possesso della tua mente così! Dove sei?” urlò con tutta la forza che aveva in corpo.

Sperò. Pregò. Aspettò. Che succedesse qualcosa.

“Ahahahah cosa speravi di fare di grazia? No veramente spiegami. IO deciderò quando lasciare libero Shaka. Io e nessun altro.”

Raquel strinse i pugni. Ci aveva provato. Ma all’improvviso successe ciò che aveva sperato. Shaka, la mente di Shaka, cominciò ad espandere il cosmo. E a combattere contro la mente di Ares.

Raquel sorrise. E poi si concentrò. Cercò le menti di entrambi. Trovò quella di Ares. E cominciò a combattere anche lei.

Ma ad un certo punto fu respinta indietro. La potenza di entrambi era troppa. Stavano dando tutti e due il meglio.

Ma ad un certo punto ci fu una grande esplosione dorata. Che colpì Raquel, Al e Aiolia come un’onda. I tre si ripararono come meglio poterono. Quando  l’esplosione finì, Raquel si guardò intorno.

Vide solo il corpo di Shaka. Immobile. Cautamente gli si avvicinò. Non percepiva più il cosmo di  Ares. Non vedeva niente se non le sagome.

Poggiò una mano sulla spalla di Shaka. Questi sembrava incosciente. Ma ad un certo punto il corpo del Cavaliere fu scosso da tremiti. E poi si accasciò a terra. Raquel fece in tempo a prenderlo.

Shaka aprì lentamente gli occhi. Guardò chi lo sorreggeva. E sorrise.

“Nessuno può permettersi di invadere la mia mente senza pagarne le conseguenze.”

Raquel sorrise a sua volta. Ma poi guardò preoccupata Shaka. Non stava bene. aveva chiuso gli occhi e tremava. E poi svenne.

“Al, Aiolia, venite a darmi una mano.” I due ragazzi lessero negli occhi di Raquel solo preoccupazione. Corsero da lei.

“Lascia faccio io.” Propose Al che prese in braccio Shaka come se fosse un fuscello. Lo portarono alla Sesta.

“Aspetta.” Raquel tolse dal letto alcune cose e poi lo disfò. Al poggiò Shaka con delicatezza sul materasso.

I tre rimasero per un po’ nella stanza.

“Dobbiamo avvertire gli altri dell’imminente attacco. Ares non scherza mai. Dobbiamo essere pronti.” Disse la ragazza.

Al e Aiolia si guardarono. Poi sorrisero. Aiolia poggiò una mano sulla spalla di Raquel.

“Sta tranquilla ci pensiamo noi. Tu resta qui. Shaka ha bisogno di te.” Sorrise.

“Grazie.” Disse solamente Raquel. I due ragazzi se ne andarono. Raquel rimase sola con Shaka.

                                                ***

Ormai era sera. Shaka aveva dormito tutto il giorno. Solo un paio di volte si era agitato. Ma Raquel gli era stata subito accanto. E poi, cosa che le aveva fatto immensamente piacere, erano venuto quasi tutto il Grande Tempio ad assicurarsi che Shaka stesse bene.

Fortunatamente anche quel pomeriggio era passato e la calma era tornata nella Sesta.

Raquel stava preparando la cena. Ora che era sola, ripensava a quanto era successo. Strinse il piatto che aveva in mano. Fino a frantumarlo. Si tagliò la mano. Ma non sentiva il dolore. Solo rabbia, rabbia crescente per chi stava distruggendo piano piano tutto ciò che amava. Non si curò del sangue che stava cadendo per terra.

Dentro di lei c’era solo rabbia. Tanta. Giurò a se stessa che l’avrebbe ucciso con le sue mani. Giurò che avrebbe vendicato i suoi genitori.

“Raquel!”

La ragazza si girò di scattò. Quando vide il suo interlocutore tutta la sua rabbia svanì.

“Shaka.” Mormorò. Poi corse incontro al Cavaliere e gli buttò le braccia al collo.

Il ragazzo la strinse a se.

“Ti sei ferita. Vieni.” Le disse dolcemente e facendola sedere. Prese una benda e, pulita la ferita, la fasciò.

I due rimasero in silenzio per un bel po’.

“Stavi cucinando?” chiese alla fine Shaka.

“Si. Hai fame?” gli chiese Raquel.

Shaka scosse la testa.

“Solo molto sonno.”

“Vai a  riposare. Non preoccuparti. Non mi arrabbierò più.” Rispose con un sorriso un po’ tirato.

Shaka la guardò con un sopracciglio alzato. Decisamente buffo. Raquel non resistette. Scoppiò a ridere.

“Lo sai che…ahahah sei veramente esilarante…ahahahaha così? Ahahaha ti giuro…eheheh…sei troppo troppo buffo!!!” disse ridendo come una matta.

Shaka si accigliò ancora di più. Questo non fece che aumentare le risate di Raquel.

“Dai ti pare che ora mi arrabbio di nuovo? Dopo questo spettacolino? Ihihih dai, vai a riposarti. Giuro, non mi arrabbierò più!” disse asciugandosi le lacrime.

Shaka, contagiato dalle risate della ragazza, sorrise. Poi si alzò. Raquel gli afferrò un braccio. Poi lo tirò a se. E lo baciò.

                                                      ***

“Shaka, no! Non puoi andare. Sei ancora debole!” disse Raquel cercando di fermare il Cavaliere.

“È mio dovere.” Le rispose Shaka.

“Non me ne frega niente. Tu sei ancora debole dopo l’attacco subito da Ares. Ti farai ammazzare!” Raquel cercava di non piangere. Teneva il Cavaliere per un braccio.

Shaka sorrise lievemente. E poi scosse la testa.

“Lasciami, Raquel. Devo andare.”

“Devi andare a morire?”

“Per proteggere ciò che amo.” Shaka si voltò. Attirò a se la ragazza e la baciò con passione. Quando si staccarono Shaka le passò una mano sulla testa. Le sorrise. E poi se ne andò.

“No!” disse soltanto Raquel tra le lacrime. “Ti prego fammi combattere.” Continuò poi.

Shaka non rispose.

“Shaka!”

Se ne era andato. Raquel strinse i pugni. E poi, per scaricare la rabbia, prese a calci il contenitore dell’armatura della Vergine. Non calcolando che era d’oro. Urlò di dolore e saltellò per tutta la Sesta. Che era stata allestita come un piccolo pronto soccorso di fortuna. L’idea era stata di Raquel, quando Shaka le aveva proibito di scendere sul campo di battaglia.

Si sentì poggiare una mano sulla spalla. Si voltò.

“Non temere. Tornerà vivo.”

Raquel sorrise alla ragazza che le aveva parlato.

“Grazie, Marin. E sta tranquilla anche tu. Aiolia tornerà salvo.” Raquel sapeva del legame che i due avevano.

“Ne sono sicura! Hai visto Shaina?” domandò.

“No!” rispose Raquel.

“Eccomi. Ero andata ad augurare buona fortuna ai Cavalieri. E ad assicurarmi che i novellini fossero dentro i Rifugi ben al sicuro!” spiegò la ragazza appena arrivata.

“Comunque, Raquel non sei l’unica a voler combattere. Mi prudono le mani dalla voglia di massacrare qualcuno!” sghignazzò poi Shaina.

“Shaina! Ma…ti pare?” la riprese Marin.

“Perché, tu non vuoi sfondare di botte quei tizi?” continuò imperterrita l’altra.

“Si ma…”

“E allora! Non sono l’unica!!”

Marin scosse la testa. Raquel invece si stava sganasciando dalle risate. Quella discussione era troppo esilarante!

Quando si calmò riuscì a dire: “Bene, che ne dite se, invece di discutere su quanti e come, non andiamo a finire di sistemare il pronto soccorso?” sghignazzò.

“Si, hai ragione. Siamo qui per aiutarti e lo faremo! Quindi forza andiamo a sistemare!” esclamò Shaina.

Marin continuava a scuotere la testa. Raquel la guardò sorridendo. Poi le tre ragazze misero a posto tutto.

Circa mezz’ora dopo arrivarono altri dieci ragazzi. Pronti per aiutare le tre già sul posto.

Raquel sorrise. Se non poteva combattere, sarebbe stata utile hai Cavalieri in quel modo.

                                                 ****

Dieci figure ricoperte d’oro si trovavano sul piccolo altopiano. Scrutavano l’orizzonte. Aspettavano. E, causa la lunga attesa, alcuni erano inquieti.

“Milo! Sei nervoso?” Camus si era avvicinato all’amico.

“Si. Nella battaglia, l’adrenalina è molta e mi pervade. Ma aspettare che la battaglia inizi è la cosa peggiore. Soprattutto di una che non poi evitare!” sorrise debolmente il Cavaliere di Scorpio. 

Camus gli poggiò una mano sulla spalla. E gli sorrise. Un sorriso caldo.

Milo ricambiò.

Poco più in là qualcun altro era nervoso. Ma per altri motivi.

Shaka era seduto poco distante dagli altri. E pensava a Raquel. Questa volta non era sicuro di riuscire a mantenere la sua promessa.

Per proteggere ciò che amo.”

“Sei pensieroso Shaka?” chiese Aiolia avvicinandosi al Cavaliere.

Questi non rispose. Si limitava a fissare il vuoto.

“Anche io dovrei tornare da una persona. E soprattutto dirle quanto la amo. In questo ti invidio profondamente. Almeno tu sei riuscito a dichiararti a Raquel. Io ancora devo farlo con Marin!” la buttò sullo scherzo il bel Cavaliere di Leo.

Shaka sorrise.

“E allora, torniamo dalle nostre donne! Possibilmente vittoriosi.” Scherzò Shaka.

“Stare con Raquel ti ha fatto bene. sei diventato molto più loquace e, soprattutto, hai imparato a scherzare!”

“Guarda che non scherzavo affatto Mu! Ero più serio che mai!” disse rivolto al nuovo arrivato il diretto interessato.

Mu sorrise. Anche Shaka e Aiolia.

Ma il loro sorriso si  spense presto. Lo avevano avvertito. Un cosmo nero. Come la pece. Il male in persona. E poi un altro. Sebbene fosse quello di Ares era meno forte in confronto a quello che gli stava accanto.

I Cavalieri si alzarono. Stavano arrivando.

                                                  **** 

Raquel lasciò cadere ciò che aveva in mano. Si portò una mano al cuore. Erano arrivati. Ma ciò hce la spaventava era il cosmo nero che stava accanto ad Ares. Incedibilmente più mavalgio, incredibilmente più nero. Era il Vampiro! I suoi amici non avevano scampo. Con il Vampiro che combatteva affianco di Ares la battaglia volgeva decisamente in favore di quest’ultimo.

Una figura beveva da un calice. Sangue! Tutto intorno era Tenebra ma in lontananza si poteva vedere il sole sorgere. No! Non era la tenue luce dell’Astro del mattino. Era una luce molto più potente. Una luce che avrebbe spazzato via quelle tenebre.

Raquel tornò alla realtà. Quella visione si  sarebbe avverata nel corso della battaglia.

Si portò le mani alla testa. Cosa doveva fare?

                                                      ****

Ares osservò i Cavalieri una ad uno. Sogghignò. Erano loro che dovevano fermarlo?

“Sarà divertenti schiacciarli come insetti. Dieci contro il mio esercito! Che ne dici eh?” disse rivolto al Vampiro. Che non rispose.

“Non sottovalutarli. Ti rammento che con la loro potenza hanno distrutto il Muro del Pianto.”

“Giusto. Ma io sono un Dio e tu il Signore dell’Oscurità. Cosa possono contro di noi?”

il Vampiro annuì. Ma non era del tutto convinto.

                                                      ****

I Cavalieri osservavano l’avanzata dell’esercito nemico. Si fermò ai piedi dell’altura.

“Bene Cavalieri! Vi propongo uno scambio. Vista e considerata la vostra inferiorità numerica.

Datemi la ragazza. Senza troppe storie. E noi ce ne andremo. Mi pare equa come cosa no? Una vita per dieci vite.” Disse sorridendo.

Sull’altura Shaka strinse i pugni. Ma non fece in tempo a rispondere.

Kanon, furioso come un leone in gabbia, scagliò un Galaxin Explosion sull’esercito.

“Questa è la nostra risposta. Regolatevi di conseguenza!” urlò a tutto l’esercito.

Ares sorrise. Poi alzò una mano. E la riabbassò di colpo. Il suo esercito si mosse come un sol uomo.

La battaglia era cominciata.

 

CONTINUA

 

 

Angolo autrice

Ok ok. So cosa state pensando tutti. Questa qui non solo è scomparsa per i secoli e in più finisce così di cacca un chap!?!?!?! Si lo so è finito malissimo ma che devo fare?

Bè spero che vi sia piaciuto almeno!

Io però sono tristissima! Sapete perché? Perché questa storia si avvia alla fine!!! Buuuuuuuuuu. Ancora un po’ di chap e poi finirà! Sigh sisgh! Vabbè ricomponiamoci! Dal prossimo chap in poi saranno un po’ più tristi. Ma non vi preoccupate poi la felicità ritornerà (e ho fatto anche la rima!)

 

Anzy: ciaooooo!!! Ahahah visto! Ora di scontri ce ne saranno parecchi! E Shaka è iper OOC ma sono contenta che piaccia! Bacioni cara! A presto!

 

Snow Fox: carcola che ho letto la tua recensione e mi sono venute le lacrime agli occhi!!! Non mi trattare male Raquel che potrebbe arrabbiarsi! E se poi si arrabbia chi lo sente Shaka?? Ahahah vabbè cicci recensisci appena puoi! Bacioniiiiiiiiiiiiiiiii!!

 

Whitesary: che i Cancro sono li mejo è risaputo! Bellissima la tua recensione e come ti ho gia detto tranqui non fa niente per le recensioni!!! Basta che lo fai!! Ahaha! Ops che sclero! Vabbè che ne dici di questo chap? Spero ti sia piaciuto. Bacionissimi cara a pretso! (ah dimenticavo aaggiorna anche tu appena puoi capo permettendo!!!)

 

Ai91: ehehe sono contenta che la storia continui a piacerti! Ops non volevo ridurre Fish troppo male!! Ehehe spero che mi continuerai a seguire nonostante tutto! Bè bacioni a presto.

 

Grazie ancora a tutti quelli che recensiscono, siete preziosi, ma anche a coloro che leggono e basta!

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Capitolo 15
*** Rabbia, sangue, trasformazione! ***


La grande battaglia per il destino del mondo era cominciata

La grande battaglia per il destino del mondo era cominciata. Dieci Cavalieri a difesa della Giustizia e della Pace, contro il più grande esercito che la storia avesse mai visto.

Sul campo di battaglia si vedevano già i primi morti. Fortunatamente nessuno di questi era rivestito d’oro.

“Per il Sacro Virgo!” Shaka scagliò per la centesima volta il suo colpo più potente. Aveva il fiatone. Raquel aveva ragione. Non era ancora completamente in forze per poter combattere al meglio. Cadde in ginocchio. Ma non aveva tempo per riposare. Si rialzò e ricominciò a combattere.

Poco più in la, Kanon stava dando se stesso.

“Galaxian Explosion!” Evitò un colpo diretto saltando in aria. E poi colpì il suo nemico con un calcio.

                                               ****

Dalla Sesta Casa, Raquel osservava la battaglia. Ma era strana. Non era del tutto presente. Con la mente volava a ricordi passati.

Ripensava ad una visione che aveva avuto.

Tre corpi stesi a terra. Erano morti! Uno di essi era…era Shaka!

Ciò significava che sarebbe morto! No…non lo avrebbe mai permesso. Mai.

Corse giù per la Sesta casa. Proprio mentre grossi nuvoloni neri stavano chiudendo il cielo. Presto sarebbe venuto a piovere. Un fulmine cadde poco distante dal campo di battaglia. Seguito da un tuono.

                                              *****

 Ares si guardava intorno. Il Vampiro aveva ragione. Quei Cavalieri non erano da sottovalutare. Ma la ragazza non si vedeva. Probabilmente le avevano impedito di combattere. Ma nonostante tutto lui aveva sempre un piano di riserva. E questo piano prevedeva la morte di una certa persona. E la discesa forzata sul campo di battaglia di un’altra. Sogghignò, compiaciuto della sua stessa malvagità.

Poi chiuse gli occhi. Li riaprì. In pochi attimi due figure gli furono accanto.

“Spavento, Terrore, voi occupatevi dei Cavalieri finché non vi darò altri ordini. Dovete lasciarmi solo Shaka. Lui è mio!”

I due annuirono. Poi si persero nel campo di battaglia.

Ares si avviò con calma. Non c’era fretta. Si guardò intorno alla ricerca della sua preda. E infine, la individuò.

                                                  ****

Shaka scaraventò il corpo senza vita dell’ennesimo uomo di Ares lontano. Si guardò intorno. Tutti erano impegnati a combattere. Ma già molti dei guerrieri di Ares erano morti. Il suo esercito era quasi decimato. Sorrise soddisfatto.

Ma poi lo vide. Ares gli stava andando incontro. Feroce. Una sola cosa lo spingeva. La sete di sangue. Del suo sangue.

Shaka non era stupido. Sapeva che Ares l’avrebbe ucciso solo per far soffrire Raquel. Che figlio di puttana.

Si preparò a combattere. Anche se le gambe gli tremavano e rischiavano di tradirlo da un momento all’altro. Anche se sapeva di non avere molte speranze contro un Dio. Avrebbe combattuto. Per Raquel.

                                                *****

Raquel correva per il campo di battaglia. Direzione: Shaka. Proprio in quel momento cominciò a piovere. Nonostante la pioggia vide distintamente la persona che cercava. Si fermò. E per poco non le venne un infarto. Shaka stava fronteggiando Ares.

Riprese a correre. Più veloce di prima. Doveva impedire che la sua visione si avverasse. Ma forse era troppo tardi. I due avevano già cominciato a combattere.

                                               *****

Ares alzò la mano. Una sfera nera come la pece gli formò nel palmo. La ingrandì e poi la scaglio sul Cavaliere con una ferocia incredibile.

Shaka evitò il colpo scansandosi all’ultimo secondo. Con uno scatto si avvicinò ad Ares e lo colpì in piena pancia.

Ares non si scompose. Afferrò il braccio del Cavaliere con la sinistra. Mentre con la destra gli sferrava un pugno.

Shaka urlò di dolore. Gli aveva rotto il braccio!

Ares sogghignò.

“Male eh?”

Shaka lo guardò con odio. Il braccio inutilizzabile lungo il fianco.

“Di te mi hanno detto che sei l’uomo più vicino agli Dei. Ma resti sempre un uomo. E io ti ucciderò come tale…ah!”

Shaka sgranò gli occhi. Una spada trapassava Ares da dietro a davanti.

“Ne sei proprio sicuro?” raquel teneva in mano quella spada!

“Ra…gazzina.” Ares aveva il respiro affannoso. La ferita gli faceva un male assurdo.

“Questa me la paghi.” Disse prima di scomparire.

Raquel osservò la spada. Era quella di Ares. Gliela aveva sfilata mentre minacciava Shaka di morte. E gliel’aveva conficcata nella schiena. Era sicura però che non sarebbe stata mortale. La spada le cadde di mano. Si sentì stringere da un forte braccio. Ci mise un attimo a capire che era Shaka.

Il ragazzo aveva affondato il viso nel suoi capelli. Raquel lo strinse con forza.

Rimasero per poco così.

“Grazie.” Sussurrò poi Shaka.

Raquel non rispose.

“Per un attimo…ho avuto paura. Di morire. Di non poterti più vedere.” Disse dolcemente stringendola ancora di più.

Si staccarono. Si fissarono negli occhi. E poi si baciarono con passione.

“Visto che ormai sei qui, vai a fare qualcosa di utile. Ti do il permesso di combattere.” Sorrise debolmente Shaka.

“Grazie Maestro. Prima però fammi guarire il tuo braccio.” Sorrise a sua volta Raquel.

“Lascia stare. Vai.” Shaka la spinse via.

“Ma…”

“Vai!”  Raquel non provò nemmeno a ribattere. Corse sotto la pioggia. Alla ricerca di qualcuno da far fuori. Non tardò a trovarlo.

                                                 *****

Milo stava combattendo contro cinque dei tirapiedi di Ares, quando se lo sentì comparire alle spalle. Un cosmo malvagio. E molto potente.

Si girò. Per trovarsi faccia a faccia con Spavento.

“Salve Cavaliere.”

“Salve, figlio di puttana.” Milo strinse i pugni.

Spavento fissò con odio il Cavaliere, a lungo.

Sembra che stia studiando una preda. Quindi mi conviene stare in guardia. Mi attaccherà da un momento all’altro.” Pensò il bel Cavaliere.

Mai pensiero fu più giusto. Con uno scatto fulmineo Spavento gli si scagliò contro. Milo evitò il colpo.

“Scarlet Needle.” Il colpo venne respinto come se fosse aria.

C’ho provato.” Pensò il ragazzo.

“Tutto qui Cavaliere? Accidenti mi hai proprio deluso.”

Milo strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo delle mani.

Saltò in alto. Mentre stava per colpire Spavento senti la lama penetrargli nel petto.

Stronzo.” Fu l’unica cosa che pensò prima di rotolare per terra.

“MILOOOO!” fu l’unica cosa che vide prima che tutto diventasse silenzioso.

Una sagoma chinarsi su di lui prima di chiudere gli occhi per sempre.

                                                    *****

“MIOLOOOO!” raquel urlò con tutta la forza che aveva in corpo. Corse dal ragazzo. E gli si chinò sopra. Aveva le lacrime agli occhi. No, non aveva le lacrime agli occhi. Stava piangendo.

Afferrò Milo per le spalle e lo scosse.

“Milo! Milo! Ti prego svegliati. Ti prego…” la rabbia cresceva in lei.

Prese la spada di uno dei tanti soldati. E si alzò di scatto.

Cominciò a combattere contro Spavento.

Quest’ultimo era preoccupato. La ragazza aveva gli occhi rossi. Combatteva con la forza della rabbia. E lui per la prima volta in vita sua era in difficoltà.

La ragazza fece volare via la spada. Spavento si ritrovò con una lama puntata alla gola.

Raquel non sembrava padrona di se stessa. Respirava affannosamente.

“Spavento! Non dirmi che ti sei fatto battere da una mocciosa umana?”

“Terrore! Ben arrivato! Devo dire che il tuo aiuto mi farebbe comodo.” Rispose di rimando Spavento.

“Non sono qui per aiutarti. Nostro padre vuole che eseguiamo quegli ordini.”

“Ah capisco.” Il ragazza indietreggiò. Raquel non si mosse. Spavento si lasciò scappare un impercettibile sospiro di sollievo. Si affiancò a Terrore. I due stavano per sparire quando Raquel scattò in avanti e si aggrappò al braccio di Terrore. E sparì insieme hai due.

                                                    *****

Irene era a passeggio con Raul e i suoi due bambini quando se li vide comparire davanti. Urlò spaventata.

“Dannata ragazzina, non eri incosciente allora!”

“Quando mai lo sono stata Terrore? Soprattutto se si tratta della mia famiglia. Non oserete più fargli del male!” Raquel aveva ancora in mano la spada del soldato. Si avventò contro Terrore. Che schivò il colpo. 

Raquel era carica di rabbia. Non avrebbe più permesso che qualcuno morisse per mano di quei mostri.

Spavento parò il colpo. E tentò un affondo. Ma la ragazza girò su se stessa. E si potò alle spalle dell’avversario. Senza dare il tempo a quest’ultimo di reagire gli tagliò la schiena dalla spalla sinistra al fianco destro.

Spavento cadde in ginocchio.

Con studiata lentezza Raquel gli andò di fronte.

“Questo è per i miei genitori.” Sibilò minacciosa. L’ultima cosa che Spavento vide furono gli occhi rossi della ragazza. Poi più niente. Raquel gi aveva tagliato la testa di netto.

Terrore si staccò dal muro dove si era appoggiato.

“Devo ringraziarti ragazzina. Senza quel buono a nulla di mio fratello fra i piedi sarà molto più facile fare tutto!” sussurrò. Le si avvicinò.

“Sai che non sei niente male, ragazzina. Non mi dispiacerebbe averti nel mio letto!”

Raquel lo guardò con odio. E gli diede uno schiaffo. O almeno ci provò. Terrore sorrise. E le bloccò il braccio. Poi l’attirò a sé. E la baciò con forza.

Raquel per tutta risposta gli morse un labbro.

“Ah! Dannata!” disse asciugandosi il sangue.

“Se mio fratello è stato facile da uccidere non sarà lo stesso per me. Preparati ad una morte lenta e dolorosa!” detto questa espanse il cosmo. Gli comparirono in mano due spade.

“Ed ora…combattiamo!” si lanciò contro la ragazza. Che parò il colpo con molta difficoltà.  Terrore sogghignò.

E poi colpì la ragazza con maggiore forza. La spada le volò di mano.

Terrore colpì ancora. Ma le due lame vennero bloccate in aria. Raquel aveva creato una barriera di energia.

Terrore venne respinto all’indietro.

Irene e Raul si scambiarono un’occhiata.

“Provate a muovervi voi due e vi assicura che i vostri cari bambini faranno una brutta brutta fine!”

“Non osare toccarli!” urlò Raquel.

“hai ragione. Bambini innocenti!” detto questo scagliò la spada. Diretta verso Irene. Ma non arrivò mai a destinazione. Raul si era messo in mezzo per proteggere sua moglie.

Cadde fra le braccia di quest’ultima. Che non riusciva a parlare. Piangeva. E basta.

“Raul, ti prego…resta con me…per favore!” riuscì a sussurrare mentre l’uomo moriva.

Raquel non ci vide più. La rabbia accumulata in quei giorni esplose. Come un uragano. Il cosmo dietro di lei era rosso come le fiamme. E così erano gli occhi della ragazza.

Terrore guardò la ragazza preoccupato. La sua forza cresceva a dismisura. Cercò di fermarla, lanciandogli addosso tutte e due le spade. Con scarsi successi. Perché finiirono disintegrate.

Terrore cominciò ad indietreggiare. Era veramente spaventato ora, per non dire terrorizzato.

Raquel sentiva la rabbia crescere dentro di lei. Rivide Milo steso a terra. Raul che proteggeva Irene. Ripensò ad Ares, che voleva uccidere Shaka. E hai sui genitori. Tutto ciò non fece altro che aumentare a dismisura la sua rabbia.

Il cosmo rosso l’avvolse. Si chiuse intorno a lei come un fiore si chiude quando è secco.

E poi esplose nuovamente. Raquel era avvolta da una luce dorata. Dietro di lei il cosmo rosso prese la forma di un drago che spiccò il volo. Il drago investì in pieno Raquel.

La ragazza era incosciente ora.

Ci fu una tremenda esplosione di luce.

Terrore si riparò come meglio poté. Irene invece non subì danni.

Quando la luce scomparve Raquel era sparita.

Terrore si guardò intorno. E sgranò gli occhi.

Era vero Raquel era sparita. Ma al suo posto si poteva ammirare…un meraviglioso drago d’orato.

Il drago, o meglio la dragonessa, aprì lentamente gli occhi. E li puntò su Terrore.

Il ragazzo era immobile. Era…terrorizzato! Non si muoveva.

Raquel abbassò il muso fino a trovarsi faccia a faccia con i suoi occhi. Lo fissò. Fu un attimo. Terrore neanche se ne accorse.

Cadde a terra morto. Raquel gli aveva piantato una zampa artigliata nel petto.

Irene fissava la dragonessa. Tremava. Raquel si girò verso di lei. Irene per poco non morì.

Lei avvicinò il muso al viso della donna. Irene temette di essere sbranata.

Ma, contrariamente a quanto pensava, gli occhi della dragonessa erano velati di lacrime.

“Mi dispiace, sorella. Mi dispiace veramente. Tutto questo è successo per colpa mia. Non volevo che Raul morisse. E che i bambini vedessero tutta questa morte. Perdonami.” Sussurrò leccando poi il viso della sorella.

Questa non rispose ma prese il muso della dragonessa e lo strinse forte.

Si staccarono.

“Un giorno ti spiegherò tutto questo. A te e a Paola. Promesso! Scusami ma ora devo andare. Ti voglio tantissimo bene. dillo anche a Paola.” Detto questo dispiegò le ali. Irene prese i bambini per mano. E li portò lontano da lì. Raquel aprì le ali. E con un potente balzo spiccò il volo.

Sbattè più volte le ali per portarsi in quota. Poi volò in direzione del Santuario.

Amici, sto arrivando!

 

CONTINUA

 

Angolo autrice

Vi prego non linciatemi. Ve lo sto chiedendo in ginocchio. Per favoreeeeeeee!!! Secondo me questo chap è scritto malissimo non mi piace per niente. Comunque fatemi sapere voi. Non mi stupisco se mi tirate pomodori e quant’altro di marcio. Ci sono un sacco di cosa che vorrei dire ma sto zitta altrimenti vi dico tutto il prossimo chap. A proposito ne mancano circa quattro o cinque ( ma potrebbero essere di meno) e la storia è quasi finita. Ecco altro linciaggio. Da ringraziare c’è solo

 

Ai91: grazie mille per la tua recensione. Come vedi Shaka non è morto. Ma ci è andato decisamente vicino.  E non morirà neanche Mu. Mi sta troppo simpatico. Ma che t’ha fatto di male povero!!! Vabbè spero che anche questo chap ti sia piaciuto. Bacionissimi a presto!             

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Capitolo 16
*** Vittoria! ***


Il Vampiro si guardò intorno

Il Vampiro si guardò intorno. E imprecò. Stava andando tutto a rotoli. Il piano “perfetto” di Ares stava era sfumato non appena la ragazzina era scesa in campo. Ed ora, Ares era gravemente ferito, Spavento e Terrore morti. Digrignò i denti. Ora, ci avrebbe pensato lui.

                                                            *****

Raquel stava volando freneticamente. Anche se Ares era KO e i sui due carissimi figli morti, c’era ancora il Vampiro.

Una creatura potente tanto quanto i tre messi assieme. Imprecò. Doveva muoversi.

                                                            *****

 “ Crystal Wall!” Mu si parò dietro il suo scudo. Ma non servì a molto. Il colpo lo investì in pieno. Fu spedito a qualche metro di distanza.

“Diamond Dust” provò Camus. Ma anche i suoi sforzi furono vani.

Shura provò a colpirlo con un calcio. Ma fu scaraventato lontano.

“Per il Sacro Virgo!” Shaka si reggeva in piedi a fatica. Il braccio rotto lo tormentava. Il suo colpo risultò debolissimo.

La scena era straziante. Tutti Cavalieri di Atena stavano combattendo contro il Vampiro senza risultati.

Questi sogghignò.

“Cosa credevate? Che ero al pari di Ares o della sua prole? Grosso errore!” poi alzò le mani. Tutti i Cavalieri ancora in piedi furono scaraventati all’indietro.

Kanon si rialzò a fatica. Non aveva più forze. Ma non avrebbe permesso che tutto ciò che aveva imparato ad amare andasse distrutto. Non avrebbe permesso che quel dannato Vampiro uccidesse i suoi amici. Si amici. Sorrise. Fino a poco tempo fa non sapeva nemmeno il significato di quella parola.

Raccolse le poche energie rimastegli.

“Galaxian Explosion!” scagliò il colpo sul Vampiro con tutta la forza che aveva in corpo. Il Vampiro venne colpito in pieno.

Kanon sorrise. Tanto sapeva che il suo colpo non era servito a niente.

Come volevasi dimostrare. Appena il nuvolone sparì, il Vampiro scattò in avanti. Kanon fu sbattuto pre terra.

“Kanon di Gemini. Ho avuto l’onore di conoscere tuo fratello Saga.”

“Dove? All’inferno?” sogghignò Kanon.

“Ahahah! Devo dire che ci vuole coraggio a fare dell’ironia poco prima di morire. Comunque se ti può consolare, tra i due il migliore…era senz’altro lui.”

Kanon sentì la solita, familiare stretta al cuore. Fissò il Vampiro con odio. Notò che aveva tra le mani un pugnale.

“Salutami tuo fratello.”

Stava per colpirlo quando…un ruggito squarciò l’aria.

Raquel era arrivata.

Senza dire niente atterrò dietro i Vampiro.

“Toccalo. Provaci. E ti giuro che ti stacco la testa a morsi e poi spargo il sale sulla ferita. E poi ti pianto un paletto immerso nell’acqua santa nel cuore e lo faccio uscire dalla schiena.” Sibilò minacciosa. Il Vampiro deglutì. Il pugnale gli cadde dalle mani.

Raquel diede una zampata al Vampiro. Questo volò lontano da Kanon.

La dragonessa si girò verso il Vampiro ringhiando. Senza dargli il tempo di fare niente lo atterrò con una zampa.

Abbassò il muso fino a trovarsi a due centimetri di distanza dalla faccia del Vampiro. Poi rialzò la testa i scatto e lanciò il Vampiro in aria. Spiccò il volo. Colpì il Vampiro con la coda. Questi cade a terra con uno schianto pauroso.

Raquel era ancora in volo quando si rialzò. La dragonessa gli atterrò davanti.

Il Vampiro era in ginocchio. Raquel lo fissò con odio prima…di staccargli la testa con un’artiglio.

Il corpo senza vita cadde ai suoi piedi. Ringhiò soddisfatta. Pi lentamente per non fare altre vittime si girò verso i suoi amici.

Kanon era ancora a terra.

Mu aveva un occhio sanguinante e la ferita era abbastanza profonda.

Shura aveva un taglio lungo il petto ancora sanguinante.

Shaka era mezzo morto e il braccio rotto gli penzlava lungo il fianco.

Camus era senza forze e non riusciva a muoversi.

Al aveva un taglio lungo la gamba.

Death aveva un braccio completamente insanguinato.

Aphrodite non aveva le forze per muoversi.

Aiolia aveva un taglio profondo sul fianco sinistro.

Raquel guardò la scena con crescente stupore. Poi scosse la testa.

“Certo che non posso lasciarvi soli un attimo che vi riducete così. Neanche a dire che avete combattuto una battaglia contro Ares!” disse con trattenendo e risate.

Tra i Cavalieri calò il silenzio. Poi tutti scoppiarono a ridere. Una risata liberatoria. La battaglia era vinta. E Ares si era dato alla fuga. Era gravemente ferito. Solo lui ora mancava da uccidere.

                                                               *****

All’interno della Sesta regnava il caos più totale. Raquel aveva portato i Cavalieri feriti e ora, dall’entrata, dava ordini.

“Marin, la ferita di Aiola deve essere ricucita. Shaina, Al ha una gamba ferita. Pensaci tu. Ehi tu ragazzo, pensa al Cavaliere di Cancer. Tranquillo non morde!” disse poi vedendo la faccia terrorizzata del novellino.

“Ehi tu, senti l’occhio di Mu è grave. Vedi quello che puoi fare. Ah tu fermo, vai da Shura. E tu vai a curare il braccio di Shaka. Vedete di  fare tutto bene. Io ora torno.”

Marin e Shaina si guardarono. Poi scattarono sull’attenti.

“Si signora!” esclamarono in coro.

Raquel le guardò per un momento. Poi rise.

Poi si girò e spiccò il volo. si diresse sul campo di battaglia. In cerca di Milo.

Volò in circolo per diversi minuti, poi lo vide.

Atterrò. Scansò i cadaveri dei soldati che aveva ucciso. Poi prese con delicatezza il corpo con la bocca e lo portò alla Sesta.

Camus e Kanon, che si erano ripresi abbastanza da muoversi le andarono incontro. Senza dire una parola presero il corpo di Milo e lo portarono dentro.

Raquel chiuse gli occhi. Una luce l’avvolse. Quando a luce svanì al posto della dragonessa, c’era Raquel tornata nella sua forma umana.

Entrò nella Sesta. Si guardò intorno. La ragazza che aveva spedito al capezzale di Mu era in difficoltà. Andò dal Cavaliere.

Posò una mano sulla spalla della giovane.

“Vai da qualcun altro. Qui ci penso io. Vai.” E disse gentilmente con un sorriso.

Poi prese uno straccio e lo tuffò dentro la bacinella d’acqua che aveva accanto. E cominciò a pulire la ferita del Cavaliere.

Rimasero in silenzio. Quando riuscì a ripulire tutto il taglio Raquel vide che era lungo e profondo. Ed era passato per l’occhio.

“Ci vedi da questo occhio Mu?” chiese preoccupata.

“Non bene.” Rispose il Cavaliere.

Raquel annuì. Poi si concentrò. Dalle sue mani scaturì una luce dorata. Ma non era aggressiva come luce.

La ragazza indirizzò la luce sull’occhi di Mu. Quando la luce svanì l’occhio di Mu era completamente guarito.

“E ora?” chiese la ragazza con un sorriso.

“Molto meglio.” Rispose stupito Mu. Raquel si alzò.

E andò da Death. che riposava in un angolo. La ferita era stata ricucita. Però notò che non era il braccio ad essere ferito ma la spalla. Probabilmente un soldato gli aveva piantato la spada nella spalla. 

Andò da Al. Vide che anche lui era stato curato.

Si fermò un attimo. Chi le mancava? Ah si. Shura e Shaka.

Si diresse da Shura. Il ragazzo che aveva spedito da lui non era riuscito a ricucire la ferita. Gli tremavano le mani.

Raquel gli andò incontro. Quando il ragazzo la vide sbiancò.

Lei gli sorrise cercando di essere rassicurante.

“Vai. Sta tranquillo qui ci penso io. Vai.” Il ragazzo annuì sollevato.

Raquel prese ago e filo. E cominciò a cucire la ferita. Era lunga. E profonda. Ma non era così grave da dover usare i suoi poteri.

Shura la guardava. Raquel si chiese cosa passava per la mente del Cavaliere.

Quando finì di ricucire la ferita si alzò e si lavò le mani. Stava per andarsene quando si sentì prendere per un braccio.

Si voltò. Shura le sorrideva.

“Grazie.” Le disse soltanto.

Raquel sorrise e annuì. Shura la lasciò andare e si appoggiò contro il muro.

Raquel si guardò intorno alla ricerca di Shaka. Quando lo vide gli corse incontro.

Il Cavaliere era appoggiato contro il muro e aveva gli occhi chiusi.  Raquel pensò che stesse dormendo. Ma quando gli si avvicinò Shaka aprì gli occhi.

“Pensavo che ti fossi dimenticata di me!” sussurrò. Cercò di alzarsi. Ma non aveva le forze per farlo.

“Sta fermo. Ti avevo detto che eri troppo debole per combattere. Fammi vedere quel braccio.” Gli rispose gelida.

Poi lo guardò negli occhi.

“Scusami.” Mormorò abbassando lo sguardo.

Shaka le mise l’indice sotto il mento e le alzò la testa.

“È bello vedere che ti preoccupi per me!”  le sussurrò dolcemente. Poi le diede un leggero bacio sulla fronte.

Raquel gli sorrise poi prese il suo braccio fra le mani e, come aveva già fatto con Mu, lo guarì servendosi del cosmo.

Quando la luce svanì il braccio di Shaka era sano. Lui la guardò incredulo.

Lei gli sorrise.

“Segreti del mestiere.” Gli sussurrò poi. Anche Shaka rise.

                                                           ***

quella sera c’era più gente del solito all’interno della Sesta. Raquel aveva insistito perché il Pronto Soccorso fosse smontato. Ora al suo posto c’era solo u grande impianto stereo.

Sempre Raquel aveva insistito perché si festeggiasse. Quando i Cavalieri le avevano chiesto cosa lei aveva risposto: la vittoria. Poi aveva proseguito dicendo che con un gruppo di persone depresse non ci voleva stare. Avevano bisogno di un pò di svago e di divertimento.

Al che Kanon s’era incazzato e le aveva risposto che Milo era morto. Raquel, che non aveva voglia di litigare, gli aveva risposto che Milo sarebbe stato il primo a voler festeggiare. Kanon era rimasto spiazzato dalla risposta. E poi se n’era andato. Raquel l’aveva lasciato fare.

A questo ripensava la ragazza mentre beveva un bicchiere di birra. Decise che doveva parlare con Kanon. Uscì dalla Sesta.

E andò a sbattere contro il diretto interessato.

“Giusto te stavo cercando. Ti dispiace se parliamo?” gli chiese. Kanon sorrise.

“Stavo per venire a chiederti la stessa cosa. Vieni.” La prese per mano e la condusse lontano dalla Sesta. Arrivarono in una spiaggetta circondata dagli scogli. Impossibile da trovare tranne per chi non la conoscesse già.

Rimasero per un po’ in silenzio.

“Scusami. Non volevo risponderti così male, prima. Ma…vedi…io, Milo e Camus eravamo molto legati. Dopo che…siamo stati riportati in vita dopo lo scontro contro Ades…siamo stati inseparabili. Camus e Milo già lo erano. Ma poi sono stati tra i primi ad accettarmi come nuovo Cavaliere di Gemini. Gli altri mi guardavano quasi con diffidenza. Era vero, che contro Radamanthis avevo dato la mia vita, ma per alcuni ero ancora lo spietato Generale degli Abissi. Non importava che io avessi chiesto perdono, che Milo mi avesse praticamente ucciso, che io fossi morto per dare a Saga la possibilità di abbattere il Muro del Pianto. Loro due sono stati i primi ad offrirmi la loro amicizia. E da allora venivamo chiamati gli “Inseparabili.”

Quando oggi hai riportato il cadavere di Milo il mondo mi è crollato addosso. Non volevo credere che uno dei miei migliori amici fosse morto.” La voce del Cavaliere si spense. Raquel si accorse che Kanon aveva gli occhi pieni di lacrime.

Gli mise una mano sulla spalla. Kanon piangeva in silenzio. Rimasero così per alcuni minuti.

“Shaka una volta mi ha detto, mentre ripensavo ai miei genitori, che le persone non si ricordano perché sono morte. Si ricordano da come sono vissute. Ed è ricordandole in questo modo che esse vivranno in eterno. Perché ogni volta che le cercheremo le troveremo sempre vicine a noi. Qui.” Gli poggiò una mano sul petto all’altezza del cuore.

Kanon sorrise.

“Shaka ha ragione.”

“Sono d’accordo.” Sopraggiunse una voce. Camus era appena arrivato. Ma aveva sentito il discorso di Raquel.

La ragazza sorrise.

“Bene! Ed ora che ne dite di tornare alla Sesta? La festa ci sta aspettando!” disse. Kanon e Camus si guardarono scambiandosi un sorriso.

“Facciamo a chi arriva prima ragazzina?”  disse Camus cominciando a correre. Seguito da Kanon. Raquel scosse la testa e poi li seguì.

Usando il potere dell’aria volò oltre i due. Ed arrivò alla Sesta.

“Sono partita dopo e sono arrivata prima. Siete proprio lenti!” li prese in giro. I due si fermarono piegandosi nella speranza di riprendere fiato.

“Non vale tu hai usato i tuoi poteri!” riuscì a dire Camus.

Raquel scoppiò a ridere. E anche gli altri due. Poi entrarono.

Shaka le andò incontro.

“Ma dove eri finita? Mi stavo preoccupando. Soprattutto se sparisci con certa gente.” Disse guardando Kanon. Raquel lo guardò incredula. Poi notò che Shaka si stava mordendo la lingua per non scoppiare a ridere.

Gli diede un pugno in testa.

“Certi scherzi falli a qualcun altro. Ci ho creduto veramente!” rispose facendo una voce finto-arrabiata.

Shaka scoppiò a ridere. Anche Kanon. Raquel andò a prendere qualcosa da bere. Lasciando soli i due Cavalieri. Anche Camus s’era dileguato.

Kanon sorrise a Shaka.

“Sei fortunato ad avere una ragazza come lei. È una persona meravigliosa.”

Shaka sorrise.

“Anche tu meriteresti una ragazza al tuo fianco. Ti auguro di trovarla al più presto…amico.” Kanon sgranò gli occhi. L’aveva veramente chiamato amico? O se l’era immaginato?

“Perché quella faccia? Non dirmi che ancora pensi che non ti abbiamo accettato? Dimentica il passato Kanon. Fra tutti noi, tu sei quello che ancora non l’ha fatto. Non serve stare a pensare ai nostri sbagli. Quel che è successo è successo. Impara da essi certo. Ma poi dimenticali. E vivi serenamente!” sorrise Shaka. Kanon era stupefatto. Non immaginava minimamente che…che…non aveva parole.

Si limitò a sorridere a Shaka. E in quel sorriso era impressa tutta la gratitudine che provava per Shaka. Questi gli diede una pacca sulla spalla e poi  se ne andò.

  “Vado a cercare quel uragano che mi ritrovo di ragazza!” disse

“Ti conviene prima che faccia danni irreparabili.” Scherzò Kanon.

Shaka annuì.

Nel frattempo Raquel era salita sul tavolo.

“Un attimo d’attenzione prego! Ho alcuni brindisi da fare!” urlò per sovrastare il  rumore che c’era nella sala. Tutti i presenti si girarono a guardarla.

“Bene, ora che ho la vostra attenzione vorrei brindare ad alcune cose! Avete tutti i bicchieri pieni? Ottimo. Primo vorrei brindare alla nostra vittoria. Che poi è la protagonista della festa. Quindi…alla vittoria.” Disse levando il bicchiere (di plastica) e bevendone il contenuto.

“Alla vittoria!” risposero in coro gli altri. E bevvero anche loro.

“Bene! Poi dunque…a si vorrei fare un brindisi per voi. Tanto per ricordarvi che persone meravigliose siete. E che senza di voi la mia vita sarebbe vuota. E poi ci tengo a ringraziarvi. Non chiedetemi di cosa. Sarebbe una lista troppo lunga. Quindi…a voi!” e bevve un altro sorso.

I Cavalieri erano commossi.

“A noi!” e bevvero.

Nella sala calò il silenzio.

“E poi…vorrei…c’è…” Raquel si azzittì. Non trovava le parole. Sentì le lacrime salirle agli occhi. Ma non impedì che le rigassero il volto. Riprese a parlare.

“Ci sono persone che…ti cambiano la vita. Quando stai in loro compagnia ti senti a casa. Persone che, semplicemente standoti accanto, ti…ti fanno capire che ti sono amiche. Senza guardare il passato. Senza giudicare dalle azioni. Semplicemente guardando il presente e fidandosi. Milo…Milo era una di queste persone. E…ed è così che dobbiamo ricordarlo. Non come Cavaliere, ma come amico. A te Milo!” levò di nuovo il bicchiere. E bevve.

Sui volti dei presenti in sala era scesa la tristezza. Ma poi levarono i bicchieri.

“A te…Milo!”

                                                           ****

Raquel si stava spogliando quando entrò Shaka. Senza dire una parola il ragazzo le si avvicinò. E finì di slacciare la camicetta che la ragazza aveva indossato. Lei sorrise.

Shaka fece scorrere la mano sulla schiena de Raquel. A quel tocco delicato ma allo stesso tempo molto passionale, la ragazza rabbrividì.

Shaka fece risalire la mano e le poggiò dietro la nuca della ragazza. E poi l’attirò a se baciandola con passione.

Raquel tolse la maglietta al ragazzo.

Passò le mani sul petto di Shaka. Che le prese le mani. Sorridendole. Poi le tolse il reggiseno.

Sempre sorridendo Shaka la prese in braccio e la portò sul letto. Con delicatezza la distese sul materasso e si stese sopra di lei.

Le sfiorò il seno, e poi risalì e le appoggiò una mano sulla guancia.

Scese di nuovo e le sfilò i pantaloni. Lo stesso fece Raquel.

Quando furono completamente nudi Shaka l a guardò con dolcezza.

Entrò in lei. Raquel gi cinse il collo con le braccia. Vennero insieme.

Shaka le si stese al fianco e l’attirò a se in un abbraccio.

“Ti amo.” Le sussurrò tra. Raquel sorrise. Non che non glielo dimostrasse ma sentirselo dire era meraviglio. Lo baciò teneramente.

“Anche io.”

Rimasero un pò in silenzio.

Poi Raquel ruppe questo silenzio.

“Ormai è quasi un anno che ci conosciamo.”

“Già.”

“Che giorno è oggi Shaka?” chiese Raquel.

“Undici luglio. Perchè?”

Raquel sorrise.

“Domani, quando affronteremo Ares, è il mio compleanno.”

“Davvero?”

“Si, compio sedici anni.”

Shaka le passò una mano sulla testa.

Raquel si accoccolò meglio fra le sue braccia. E di lì a poco si addormentò. Shaka rimase ancora per poco sveglio. Si addormentò presto anche lui.

                                                            ***

Nove cosmi esplosero nell’aria. Non era neanche l’alba. Raquel si svegliò di soprassalto. Quando non vide Shaka accanto a se si preoccupò maggiormente. Si vestì in fretta e uscì di corsa dalla Sesta. Cosa era successo? Perché i suoi amici avevano rilasciato così i loro cosmi? Si diresse nell’arena. E si fermò di colpo.

Tutti e nove i Cavalieri erano radunati in circolo. E con i loro cosmi stavano creando qualcosa.

Ad un certo punto la luce emanata da loro aumentò a dismisura. Crebbe d’intensità. E poi all’improvviso sparì.

Raquel osservò cosa stavano creando i suoi amici. E rimase a bocca aperta.

Corse dentro l’arena.

“Raquel! Buongiorno!” la salutò Aiola.

Raquel non rispose. Non poteva. Stava ammirando cosa avevano creato i Cavalieri.

“Buon compleanno, amore mio.”

Raquel si voltò sorridendo verso di Shaka. E l’abbracciò di slancio.

“Grazie!” gli disse con le lacrime agli occhi.

“Anche a voi. Grazie, grazie, grazie!”

“Ti piace?” le chiese Mu.

“Se mi piace? È semplicemente stupenda!”

“Cosa aspetti ad indossarla?” la intimò Aprhodite.

Raquel non se lo fece ripetere due volte. Si trasformò in dragonessa. E poi sfiorò con il muso la sua…armatura! Questa si scompose e andò a posizionarsi sul suo corpo.

Era bellissima. E soprattutto leggera. Ma la proteggeva in tutti i punti più vulnerabili. Era nera con striature rosse, blu e d’orate.

Raquel si girò.

“Come sono?” chiese.

“Terrificante.” Le rispose Death.

Raquel ruggì i suo consenso.

“Ed ora, amici, andiamo a fare il culo ad Ares!” disse dispiegando le ali! Proprio in quel momento il sole sorse. Illuminandola. L’armatura riflettè i raggi del sole. Sembrava che fosse fatta di sole. Chiunque l’avesse vista in quel momento sarebbe scappato via a gambe levate. 

Raquel si alzò sulle zampe posteriori e ruggì.

Dall’alto dell’Olimpo, Ares vide tutta la scena, e un brivido di puro terrore gli percorse tutta la scena.

 

 

 

Angolo autrice

Oddiooooooo l’ho scritto!! Hem non mi va di fare troppi commenti quindi passo direttamente ai ringraziamenti.

 

Whitesary: oddio Shaka no non mi uccidere la lettriceeee!!!! Ihihh la tua recensione mi ha fatto spisciareeeeeee!!!

Bellissimaaaaa!!!! Continua  pregare. Prima o poi verranno esaudite. Grazie mille per la recensione. Bacioniiii

 

Ai91: ihihih Milo…eh Milo…sto zitta che se no spoiler sul prossimo chap!!! Ihihih grazie mille per la recensione bacione!!!

 

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Capitolo 17
*** Qualcosa da proteggere ***


Sull’Olimpo tutto era calmo

Sull’Olimpo tutto era calmo. Ma chi fosse passato avrebbe detto che era solo il centro del ciclone. Doveva ancora passare la seconda metà.

Ed era così. Era solo calma apparente.

I Dei erano in fermento. Sapevano che quel traditore di Ares si trovava fra loro. Ma  non sapevano assolutamente dove fosse.

Lo stavano cercando tutti. Senza però trovarlo.

                                                 ****

Il ricercato si trovava nelle stanze di Aphrodite. La Dea sua sposa, gli stava carezzando sensualmente il torace.

Ares sentiva dentro di sé il desiderio di possedere quel corpo perfetto.

In un attimo la denudò. La buttò sul letto. Si spogliò.

E in un attimo fu dentro di lei. Ma, al contrario di Shaka e Raquel, non c’era amore in quello che faceva Ares. Per lui il copro di una donna era solo un oggetto per soddisfare i piaceri di un uomo. Lo stesso concetto lo si doveva solo elevare a divino.

                                                     ****

Era girava per il cortile che si trovava davanti alle sue stanze. Sue e di Zeus. Imprecò. Tutti stavano cercando Ares senza successo.

Poi fu un attimo. Una luce immensa. Che si diradò ben presto. Era si voltò. E rimase stupefatta. E per stupire una Dea, la Regina degli Dei, ce ne voleva! 

                                                     ****

Shaka scese dal dorso di Raquel.

“E secondo te…dove siamo?” le chiese.

Lei guardò davanti a se.

“Sull’Olimpo.” Disse e poi chinò la testa.

“A chi ti stai…” ma Shura non finì la frase.

Un cosmo potentissimo esplose tutt’intorno.

“Alla Signora degli Dei! E se non volete morire seduta stante, consiglio di affrettarvi a farlo anche voi!” disse una potente e imperiosa voce.

I Cavalieri si affrettarono ad ubbidire.

“Chi siete mortali e cosa ci fate qui? E soprattutto come siete arrivati fin qui?” chiese di nuovo Era. Il suo cosmo i era affievolito. Finalmente i Cavalieri poterono guardarla in volto.

Era bella. Sembrava una ventenne ma i suoi occhi tradivano una saggezza antica. Antica di chi ha vissuto secoli senza vederli passare. Lunghi capelli rosso scuro le ricadevano morbidi sulle spalle. Era un rosso indefinito. E ciò che colpì maggiormente i Cavalieri e Raquel furono gli occhi. Verdi. Così umani. Ma così terribilmente vicini alla furia. Era non tollerava che non gli si rispondesse ad una domanda.

“Allora? Sto aspettando una risposta. Non tollero che una mia domanda venga ignorata. Rispondete in fretta!” disse imperiosa.

I Cavalieri deglutirono. Non avevano il coraggio di rispondere. Ci pensò Raquel.

La dragonessa alzò la testa. E guardò la Dea dritta negli occhi.

“Perdonate l’esitazione, mia Signora. Noi siamo qui in cerca di Ares. È seguendo il suo cosmo che siamo giunti fin qui. Noi e lui…siamo nemici giurati. Abbiamo già combattuto contro il suo esercito e l’abbiamo sconfitto. E io personalmente ho ucciso Spavento e Terrore. Potete non credermi. Siete libera di farlo. Ma è la verità mia Signora.” Spiegò Raquel senza abbassare lo sguardo.

Questa si stupì non poco della sfrontatezza della dragonessa. Ma invece di adirarsi si scoprì a provare qualcosa di strano per quell’essere che aveva il coraggio di sfidarla così apertamente. Era qualcosa che provava solo per altri Dei. Era rispetto. Ecco cosa provava per quella giovane dragonessa.

Sorrise.

“Chi sei che hai il coraggio di guardarmi negli occhi quando neppure alcuno Dei hanno l’avventatezza di farlo? Parla!” disse.

Raquel si stupì molto della domanda. Ma rispose.

“Mi chiamo Raquel. E sono la Fanciulla dell’Universo. Discendete dei cinque draghi detentori dei cinque poteri che governavano questo mondo.” Rispose semplicemente.

Era sgranò gli occhi. Se quella creature era veramente chi diceva di essere aveva un potere pari ad un Dio! No meglio…era una creatura degli Dei!

“Dimostrami ciò che dici. Bada bene…se mi hai mentito sarà peggio per te.”

Raquel annuì. Si aspettava una richiesta del genere.

Si guardò intorno. Vide che alcuni fiori di quel meraviglioso giardino erano appassiti. Si stupì.

Poi chiuse per un attimo gli occhi. Una piccola luce verde aleggiò intorno a lei. Poi sparì. Raquel riaprì gli occhi. I fiori erano di nuovo vivi!

Sorrise e si voltò di nuovo verso Era. La Dea fissava i fiori senza dire una parola.  

Tornò a guardare la dragonessa davanti al lei.

“Quei fiori non sbocciavano da anni. O forse secoli.” Disse soltanto.

“Lo so. Sono stati loro stessi a dirmelo. Sono i fiori che vi furono donati da Eldoret in persona.

Essi sono fiori magici. Servono come prova. È stata la prova che io effettivamente sono chi dico di essere. Giusto?” spiegò Raquel.

Era la fissava in silenzio. Poi accadde qualcosa che Raquel non si aspettava. La Dea cadde in ginocchio.

Raquel sgranò gli occhi. E guardò preoccupata i suoi amici. Che scossero la testa per dimostrare che ne sapevano meno di lei.

Era parlò.

“A lungo ti abbiamo attesa Fanciulla dell’Universo. Per molte generazioni le ragazze che nascevano con i tuoi poteri venivano addestrate qui, dagli Dei. Ma poi un giorno accade l’impensabile. Una giovane madre partorì. Ma noi non vedemmo mai quella bambina. La madre l’aveva affidata ad una famiglia umana. Quando noi Dei, indignati chiedemmo spiegazioni lei rispose che era tempo di cambiamento. Era ora che le future fanciulle imparassero cosa fosse il vero potere. Noi Dei ci infuriammo. Ma la ragazza ci promise che sua figlia sarebbe stata potente. Molto potente. E che sapeva quello che face. Fu così che la bimba ancora in fasce fu abbandonata davanti ad una casa di uomini. Noi Dei controllavamo la sua crescita. E quando la bimba ormai ragazza non dimostrava di aver sviluppato particolari  poteri non Dei ci infuriammo e in un moto di rabbia uccidemmo…tua madre.” Era finì il suo racconto.

Raquel l’aveva ascoltata in silenzio.  Trasalì quando sentì che la storia era la sua.

Ma poi si riscosse dai suoi pensieri.

“Sono qui per Ares. Ci sarà un momento in cui la mia storia m’interesserà. La sola cosa che voglio…è il sangue di Ares. Solo quello mi interessa.” Disse Raquel mostrando i denti.

Era sorrise.

“Allora aiutaci a cercarlo.”

“Non c’è bisogno di cercarlo. Lui vuole il mio sangue quanto io voglio il suo.  Lasciate fare a me!” disse. Ora faceva di nuovo paura.

Espanse il suo cosmo. Lanciò la sua sfida.

Ares! Sappi che sono qui! E che voglio combattere contro di te! Nell’arena dei duelli fra un’ora! E se non ci sei ti cercherò per tutto l’Olimpo e ti farò girare nude su un asino con un cartello al collo con su scritto: CODARDO! Tra un’ora ricorda!”  ritirò il suo cosmo.

era rideva. Rideva come mai aveva riso in vita sua. E dire che era stata lunga!

“Solo ora capisco quanto tua madre aveva ragione! Ares avrebbe ragione di non venire. Solo l’orgoglio lo spingerà nell’arena. Ma sappi che combatterà. Con furore. Perché hai toccato la parte…l’unica parte sensibile di Ares.” Disse sorridendo.

Raquel grugnì per tutta risposta.  

                                              ****

L’arena dei duelli. Quale posto più adatto per combattere? Per chi combatteva “in casa” era perfetto.

Per chi era “ospite” un po’ meno. Ma a Raquel non importava.

Era nervosa. Si sentì posare una mano sulla spalla.

Si voltò. Shaka le sorrideva.

Lei sorrise a sua volta. E lasciò che l’abbracciasse e la tenesse stretta per diversi minuti.

Quando si staccarono le prese il volto fra le mani. E la baciò con passione.

“Oh che carini! Mi fate venire il voltastomaco. Ma…potrei far finta di definirlo un bacio d’addio.” La voce di Ares era roca.

Shaka e Raquel si staccarono lentamente.

“Vedo che…la paura di venir visto da tutti come un codardo ti ha fatto venire qui. O c’è qualcos’alto che ti spinge qui Ares?” voce ironica.

Ares serrò i pugni.

“Si. C’è qualcosa che voglio. Se non posso avere la tua fiducia, se non posso avere il tuo corpo, allora avrò il tuo sangue!” detto questo entrò nell’arena.

Raquel sorrise a Shaka.

“Questione di un attimo e poi torno da te ok amore?” disse sorridendo.

Shaka sorrise. Poi le sussurrò in  un orecchio: “Non farti ammazzare.”

Raquel entrò nell’arena.

Gli Dei e i suoi amici si radunarono in circolo.

Raquel e Ares si squadrarono per alcuni istanti. Con lentezza studiata si misero in posizione.

Fu un attimo. Entrambi scattarono nello stesso istante. I loro colpi erano quasi invisibili agli occhi. Anche gli stessi combattenti erano talmente veloci che si vedevano soltanto due fasci di luce che si colpivano.

Poi Raquel e Ares tornarono dentro l’arena.

Entrambi avevano il fiatone.

“Ci siamo dimenticati di stabilire le regole del gioco giusto ragazzina?”

“Quando hai ragione hai ragione! Nessuno dei tuoi leccapiedi deve intervenire!”

“Lo stesso vale per te. Se vogliamo possiamo usare delle armi. Qualsiasi tipo di armi.”

“Nessuno dei miei amici interverrà. Qualsiasi tipo di armi e qualsiasi tipo di incantesimo.”

“Per me va bene. Siamo sicuri di poterci fidare?” disse Ares indicando con il mento i Cavalieri.

Raquel si voltò verso di loro e sorrise.

“Garantisco io per loro.” Disse continuando a guardare i Cavalieri. Poi si voltò di nuovo verso Ares.

“Tu garantisci per i tuoi leccapiedi.”

“Garantisco. Possiamo ricominciare?”

“Si.”

Non l’avevano detto ma era chiaro che lo scontro finiva quando uno dei due sarebbe morto.

Raquel sogghignò. Sentiva crescere dentro di se l’adrenalina.

Scattò in avanti. Stava per colpire Ares con un destro. Ma poi all’improvviso cambiò traiettoria e saltò in alto. E poi piombò su Ares con un calcio. Era sicura di averlo colpito.

Ma il Dio aveva bloccato il calcio con un dito. Ares sogghignava. Poi lanciò in aria la ragazza e saltò anche lui.

Si portò più in alto di lei. E le diede un pugno in pieno stomaco. Prima che toccasse terra, le diede un calcio e la riportò in aria.

E poi lasciò che cadesse a terra con uno schianto pauroso.

Dove Raquel era caduta c’era un cratere.

Ares sogghignava. Ma il sorrisetto si paralizzò quando vide la ragazza rialzarsi.

Raquel aveva un sorrisino sulle labbra. Si asciugò con il dorso della mano il sangue che le colava dal labbro.

Si rimise in posizione. E poco dopo sparì.

Ares sgranò gli occhi. E si guardò intorno in una frenetica ricerca della ragazza. Si sentì colpire il fianco da un calcio. Si girò nella direzione da dove era venuto. Un altro colpo sulla schiena. All’altezza della ferita. Ares sputò sangue.

Si girò nuovamente. Furioso più che mai. Raquel gli comparve davanti.

“Bu” gli sussurrò prima di dargli un calcio in piena pancia che lo mando ruzzoloni per terra.

Ares si rialzò. Furioso e deciso di fare a pezzi quella sfrontata.

Espanse il suo cosmo e richiamò a se la sua spada. E si lanciò all’attacco. Salò sopra la testa della ragazza deciso a staccargliela. Ma il colpo fu fermato a mezz’aria.

Raquel aveva creato uno scudo d’energia.

Ares atterrò davanti alla ragazza. Che raccolse l’energia e la trasformò in un globo. Che scagliò contro Ares.

Il Dio parò con la spada il colpo. La spada tremò. E rischiò di spezzarsi. Ma non lo fece.

Ares respirò profondamente.

“Non male ragazzina.”

“Lo prendo come un complimento.”

“Eh un complimento.”

 “Ah!” disse Raquel poco prima di lanciarsi nuovamente all’attacco.

Ares sorrise. E poi sparì. Raquel si fermò in mezzo all’arena. Sorrise.

“No caro mio. Il colpo non me lo freghi!” disse socchiudendo gli occhi. Cercò il cosmo di Ares.

Alla sua sinistra. Si girò cercando di parare il colpo. Ma si era dimenticata della spada.

La ricordò quando gli si conficcò nella spalla sinistra.

Raquel urlò di dolore.

Shaka fece un passo in avanti. Ma un braccio lo fermò. Si voltò verso la fonte del braccio.

Shura scosse la testa.

Shaka capì al volo cosa voleva dirgli e lasciò perdere. Ma non poteva non stringere i pugni e sentire un apprensione crescente.

Raquel era in ginocchio e Ares, di fronte a lei, aveva una spada. E la brandì. Era pronto a vincere stancando di netto la testa a quella mocciosa che aveva osato tanto sfidandolo. Alzò la spada. E sorrise gustando già il sapore della vittoria.

Ma la spada non raggiunse mai la testa della ragazza.

Raquel aveva bloccato l’arma con le sue mani. Che ora erano sanguinanti.

La prese in mano, tagliandosi ulteriormente. E la strappò dalle mani del Dio.

La usò come bastone per rialzarsi. La spalla sanguinava copiosamente. E la vista le si annebbiava.

Faceva fatica a reggersi in piedi. Ma con un grande sforzo di volontà si alzò e brandì la spada di Ares contro quest’ultimo. Ares sbiancò. Nessuno poteva brandire la sua spada se non lui. Nessuno che la spada stessa ritenesse degno.

E quella ragazzina umana, che aveva osato sfidarlo, poteva brandire la sua Ginger!? Inaudito!

Raquel notò l’esitazione di Ares. E ne approfittò per colpirlo. Di striscio sul fianco. Ma abbastanza forte da farla sanguinare.

Ares si riscossa dai suoi pensieri.

Osservò la ferita sul suo fianco. E osservò Raquel.

“Tu osi brandire la mia spada. E non contenta di questo osi ferirmi con la mia spada! Ragazzina incomincia a pregare.” La sua voce gelida fece venire i brividi a Raquel.

Ares cominciò a camminare in avanti. Raquel, indietro. Teneva la spada nelle mani che le tremavano. Dalla paura, dal dolore.

Sentì la paura montargli dentro. Chiuse gli occhi. E ne vide due paia azzurre come il cielo d’estate. Come il mare quando è calmo.

Riaprì i suoi. Il tremolio alle mani era svanito. Come anche la paura. Solo il pensiero che Shaka eri lì a guardarla le dava la forza di andare avanti. O meglio di fermarsi.

Ares non si fermò. Andò avanti. E sollevò un braccio. Raquel ne approfittò. Si abbassò e, oltrepassò la guardia di Ares. E lo colpì. Nello stesso punto dove l’aveva già colpito in precedenza. La ferita si aprì di nuovo.

Ares urlò di dolore.

Raquel,senza pietà, affondò la spada.

“Ti restituisco il favore.” Gli sussurrò perfida in un orecchio.

Ares ferrò l’elsa della spada. Bloccando ogni via di fuga a Raquel.

La ragazza si divincolò. Ma non riuscì a liberarsi.

“Quale  favore?” le sussurrò di rimando Ares. Raquel sentì la lama penetrargli nel petto.

Ares la lasciò andare. Raquel cadde per terra.

Ares le voltò le spalle. Se ne stava andando. Con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Aveva vinto. Ed era stato molto più facile di quanto pensasse.

I Cavalieri erano rimasti spiazzati. Raquel…no non poteva essere morta!

Shaka guardò gli altri Cavalieri.

Senza dirsi una parola espansero il cosmo.

Raquel era a terra. Non riusciva a muoversi. Le faceva male tutto e le ferite bruciavano terribilmente.

Cominciava a vedere tutto buio. Le forze la stavano abbandonando. Poi nel buio una luce d’orata. Non fastidiosa, ma calda e lieve.

Un tocco delicato le si poggiò sulla spalla destra.

“Raquel! Raquel! Ti arrendi di già? Non è da te!” una voce conosciuta.

“Shaka! Io…non ce la faccio più. Sono stanca. E queste ferite fanno male. Non ce la faccio più.” Disse tristemente.

“Da quando una ferita può fermarti Raquel? Da quando ha mai fermato qualcuno che vantava di essere Cavaliere?” Kanon.

“Non sono un Cavaliere.” Raquel era veramente distrutta.

“No, è vero non lo sei. Ma hai poteri più grandi di tutti noi messi insieme.”  Questo era Shura.

“Non arrenderti non ora. Hai fatto una promessa ricordi?” le sorrise Mu.

“E poi, anche se noi non possiamo aiutarti ti siamo vicini.” Le disse Camus.

“Ti saremo sempre vicini. Anche da morti sta tranquilla!” Al era convinto di quello che diceva.

“Ehi, ma che figura mi fai fare? Coraggio alzati e combatti!” Death sogghignava come suo solito.

Raquel sorrise. I suoi amici erano tutti pronti darle il loro sostegno.

“Avete ragione. Non mi arrenderà mai! Fino a che Ares sarà morto o io non avrò più sangue!”

I Cavalieri sorrisero.

Ares si voltò. No! Era impossibile! Quella mocciosa doveva essere morta! Eppure non aveva le visoni. La ragazzina si stava veramente rialzando. E soprattutto cos’era quel cosmo potentissimo che emanava?

Poi li vide. Tutti Cavalieri stavano dando la loro forza alla mocciosa. Sogghignò. Aveva infranto le regole!

“Mocciosetta! Hai infranto le regole! Vada come vada ho vinto io! Non ti servirà a niente prendere la forza dai tuoi cari Cavalieri!”

“Ma chiudi un po’ la bocca!” disse Raquel senza smettere di aumentare la sua forza.

“Io non sto infrangendo le regole! I miei amici mi stanno solo dando il loro sostegno. Perché  a differenza di te, io ho qualcuno che tiene a me! Ares tu sei solo. Non c’è una persona che ti stimi o che ti ami! E io lotto per loro! Lotto per coloro che amo e che mi amano! Lotto per difendere ciò che amo! E ti assicuro che è proprio per che vincerò! Per chi io o qualcosa da difendere! Perché io combatto per qualcosa! Combatto per i miei amici. Combatto per difendere la Terra! Tu Ares hai qualcosa per cui combattere? No. Tu combatti per te stesso. Questo non ti porterà alla vittoria! E ti giuro…io ti ucciderò! Combatterò fino a che non avrò più una goccia di sangue in corpo. Solo allora mi arrenderò! Questa è  una promessa!” Raquel era al massimo della sua potenza. Il suo cosmo era pari a quello di un Dio!

Ares cominciava ad avere pura. Raquel fece un passo in avanti e poi saltò. Con un’acrobazia si portò alle spalle di Ares. Lo afferrò alle spalle bloccandolo.

“Sei pronto a morire?” gli chiese. Ogni pura era svanita. Anche quella di morire.

“No! Ferma, non farlo. Cambierò. Non…”

“Che c’è, hai paura di morire?” Raquel chiuse gli occhi. Proprio in quel momento la sua forza esplose. Raquel non poteva più controllarla. Si lasciò pervadere da questa potenza. Il cosmo avvolse lei ed Ares. Come una cometa si librarono in cielo.

Shaka corse dentro l’arena.

Raquel aprì gli occhi. E incontrò quelli azzurri di Shaka. E in quel momento capì. Capì che sarebbe dovuta tornare.

L’energia che li avvolgeva li portò in alto nel cielo. E fu proprio nel cielo che i due esplosero.

L’energia che li avvolgeva brillò. Fino a raggiungere la stessa luminosità di quella del sole. Quando si diradò dei due non c’era più traccia.

Shaka cadde in ginocchio.

“No…” mormorò.

“Raquel…no.” Sentì solo un infinita tristezza attanagliarli il cuore.

“NO” urlò battendo entrambi i pugni per terra.

L’aveva persa. La sola persona che era riuscita ad aprire il suo cure era morta. Sentì qualcosa di caldo ed umido bagnargli le guance. Si accorse di stare piangendo.

Sentì una mano posarglisi sulla spalla. Si voltò. Era gli sorrideva dolcemente.

“Dovete tornare a casa. Questo non è il vostro mondo. Tornate a casa e piangete chi avete perso. Andate.” Disse dolcemente.

Shaka si rialzò. Guardò gli altri Cavalieri. sui loro volti leggeva la stessa tristezza che albergava nel suo cuore.

Si diresse verso di loro.

Kanon teneva stretto Camus. Piangevano silenziosamente.

Effettivamente non c’era Cavaliere che non lo facesse.

Mu guardava fisso a terra. Al gli teneva una mano sulla spalla. In silenzio anche lui piangeva.

Aiolia strinse i pugni e, causa rabbia improvvisa, scagliò un colpo al vento.

Death e Aphrodite non piangevano. Stavano accasciati per terra. Death si era passato una mano sugli occhi. E Aphrodite aveva nascosto il volto fra le gambe.

Shura stava in disparte. Pugni chiusi e sguardo perso nel vuoto.

“Dobbiamo andarcene. Andiamo a casa.” Disse a bassa voce sperando di sembrare convincente.

                                                        ****

Tutto intorno a lei era luce. Bianca. Accecante. Quasi fastidiosa.

“Dove sono?” mormorò.

“Dove non dovresti essere.” Le rispose una voce.

“Chi sei?” chiese nuovamente.

“Chi sono? Sono tante cose. Sono tutto. E sono niente. Il mio nome? Kendari mi pare di ricordare. Mi chiamavano così.” Era una voce antica. Voce a cui si poteva portare solo che rispetto.

“Kendari? L’energia?”

“Fai troppe domande. Chi sei? Per essere qui devi avere dei poteri.”

“Chi sono? Mi chiamo Raquel e sono una discendente di voi cinque.”

“Che era tua madre?”

“Non lo so non l’ho mai conosciuta.”

Calò il silenzio.

“Se sei qui vuol dire che sei morta ma che non dovevi farlo. Sei la prima dopo tanto tempo che mi capita qui. Scommetto che in te il potere della Vita e della Morte c’è. Ma è latente. Io risveglierò questo potere. Ma sarai tu a doverlo usare.”

Detto questo la luce scomparve. Al suo posto comparve una donna. Avvolta in un vestito che le copriva il volto.

Stese una mano su di lei. Raquel sentì uno strappo all’altezza del cuore.

La donna si stava allontanando. No, non era la donna ad allontanarsi ma lei.

La donna alzò una mano in segno di saluto.

Raquel si trovò a volteggiare nel buio più assoluto. Sentiva di nuovo il calore del sangue dentro di lei. E poi di nuovo il dolore atroce della lama che le si conficcava nella spalla. E quella nel petto.

Urlò di dolore. Ma ben presto il dolore svanì.

Vide accanto a se mille altre persone che come lei fluttuavano nel nulla. Vide i suoi genitori. Vide Raul. Vide Milo. Era il più vicino. Gli afferrò la mano. Tutte le altre persone svanirono nel nulla.

Doveva decidere una qualche direzione.

L’Olimpo. Era il luogo dove si trovavano tutti i suoi amici. Ma il corpo di Milo si trovava sulla terra. Lo indirizzò là.

Lei si diresse sull’Olimpo.

                                                     ****

Era alzò lo sguardo. C’era qualcosa di strano nell’aria. Qualcosa di molto strano.

I Cavalieri se ne stavano andando.

Poi accadde. Una luce cominciò a formarsi.

“Cavalieri!” li richiamò Era. Quelli si voltarono. Guardarono straniti e preoccupati la luce che stava prendendo forma. Si misero in posizione d’attacco.

Ora si poteva chiaramente vedere la luce prendere forma di un corpo. La luce si fece più intensa.

I Cavalieri erano sempre più sospettosi.

La luce svanì.

I Cavalieri erano immobili.

Era stessa non credeva ai propri occhi.

Raquel era li tra loro. Più viva che mai.

Shaka abbassò le braccia. Era combattuto. Tra il cuore e la ragione.

I suoi sentimenti gli dicevano che lei era li davanti a loro. Ma il suo cervello gli diceva che era impossibile. Lei era morta e nulla l’avrebbe potuta portare indietro.

Non ebbe il tempo di fare nulla.

Due braccia gli cinsero il collo. Due braccia che conosceva molto bene.

Raquel era viva! E lo stava abbracciando.

Tra i Cavalieri vi un attimo di stupore generale. Poi tutti scoppiarono chi in esclamazioni di gioia chi in un pianto a dirotto.

Shaka e Raquel non si erano ancora staccati. Il primo aveva nascosto il volto fra i capelli della ragazza. Cercando di nascondere le lacrime di gioia che gli rigavano il volto. La seconda piangeva appoggiata al petto del Cavaliere.

“Giuro che non ti lascerò mai più.” Gli sussurrò.

Shaka la guardò negli occhi prima di baciarla appassionatamente.

Tra i Cavalieri vi fu un esclamazione di pura gioia.

I due piccioncini si staccarono. Raquel aveva ancora le lacrime agli occhi. Si girò verso gli altri Cavalieri.

“Torniamo a casa?” chiese. Gli altri sorrisero e annuirono.

Raquel si girò verso Era.  La Dea sorrideva.

“Sei una ragazza speciale. Vai. E sappi che hai la benedizione della Regina degli Dei con te.” Le disse alzando la mano. 

Tutti quanti furono avvolti da una luce.

Quando la luce sparì si trovavano al Grande Tempio.

Shaka e Raquel ancora abbracciati. Gli altri Cavalieri felici come non mai.

“Cosa mi sono perso?” chiese una voce conosciuta a tutti.

I Cavalieri si girarono. Kanon e Camus per poco non morirono sul posto.

Milo era vivo!

I suoi due migliori amici gli corsero incontro e lo abbracciarono. Tutti e tre caddero per terra.

“Ragazzi anche io vi voglio bene, ma sono appena tornato in vita! Ci terrei a godermela!” disse il povero Scorpione.

La travolgente felicità per i due amici tornati in vita cancellò tutto il resto.

 

 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Il Grande Tempio è in fermento

Il Grande Tempio è in fermento. Gente che corre di qua e di la. Cavalieri che sbraitano contro novellini incapaci. No, state tranquilli non sono i preparativi per una nuova guerra. Quello che accadrà oggi è la cosa più distante dalla guerra. Mi trovo nella mia stanza. Irene e Paola mi girano intorno. La prima indaffarata con i miei capelli, la seconda con una quantità abnorme di trucchi in mano. Non chiedetemi come faccia. Non lo so.

“Ahia!” grido. Irene non mi sta pettinando i capelli. Mi sta facendo un lifting facciale.

“Oh su non lamentarti!” mi dice lei continuando imperterrita. Finisce dopo che mi ha praticamente deformato la faccia. Se prima non ridevo ora lo devo fare per forza tanto mi ha tirato i capelli.

Mi guardo nello specchio che ho di fronte. Il risultato non è niente male.

Paola mi costringe a sedermi di nuovo. Minacciando di cercarmi un occhio mi comincia a truccare.

Dopo diversi minuti che a me sembrano ore esulta trionfante.

“Sei bellissima!” mi guardò di nuovo. Anche il trucco è andato. Ora viene la parte difficile. Indossare l’abito senza distruggere un’ora e mezza di fatiche.

Irene e Paola lo vanno a prendere.

Tornano reggendo in mano un abito bianco. Un abito bianco? Magari fosse così facile da descrivere! È una cosa stupenda. È un regalo di Shaka. Che mi ha dato quando mi…ha chiesto di sposarlo. Oltre all’anello che ora porto al dito. E si cari miei non l’avevate capito che oggi mi sposo?

Indossarlo non è affatto facile nonostante lui mi abbia spiegato più volte come si fa.

Alla fine, con l’aiuto delle sorelle ci riesco.

Finalmente posso contemplare la mia immagine riflessa nello specchio. E rimango a bocca aperta. Stento a credere che quella sia io.

Indosso gli orecchini che mi hanno regalato Ire e Paola. E la collana che era appartenuta a mia madre.

Qualcosa di vecchio, qualcosa di regalato. Meraviglioso ho tutto.

E manca poco all’inizio della cerimonia.

Sento  che il cuore comincia a battermi all’impazzata. Cerco di calmarmi. Non ci riesco.

Irene e Paola mi guardano sorridendo.

“Non cercare di calmarti. Non ci riuscirai. Lo sappiamo bene noi cosa significhi sposarsi!” dice Paola sorridendo a Irene.

Lei annuisce.

La porta viene spalancata. Una furia bianca e rosa entra di corsa tenendo un bambino che sta piangendo.

“Zia, zia Sirius si è fatto male! Guarda sta piangendo!” esclama la piccola preoccupata.

Sospiro prendendo in braccio mio figlio di appena un anno. Ehehe gia gia proprio mi figlio avete capito bene! Mio e di Shaka ovviamente!

Lo osservò attentamente. Non ha niente. Mha misteri dei lattanti! Lo coccolo un po’ poi noto che si è addormentato. Il piccolo ha quasi un anno.

Mentre mia nipote i figli di Irene ne hanno 6 ciascuno.

Invece il più grande di Paola, Khadim, ne ha quasi 6. E ora Paola ne aspetta un altro.

Sorrido. Fra poco mi sposerò.

                                                     ****

Mi guardo intorno freneticamente. È quasi l’ora. Perchè non arriva? Accidenti, mi sto facendo prendere dell’ansia. Mi sento tirare i pantaloni.

Mi abbasso per cercare la fonte della manina. Sorrido prendendo in braccio la piccola.

“Papà dov’è la mamma?”

“Ora arriverà, piccola. Sei bellissima lo sai?” dico passandole una mano sulla testa.

Lei ride.

La metto giù. La mia bimba, che ha cinque anni, mi guarda un po’ offesa. Io rido ancora.

“Ehi Shaka! Sei pronto?”

“Devo essere sincero Mu? No.” Rispondo.

Lui sorride. Poi si accorge di Miriam.

“Ciao piccola peste!” le dice passandole una mano fra i capelli.

Arriva anche Kanon. Sorrido. Almeno i testimoni sono qui!

“Ehi ciao piccoletta!” dice facendo l’ennesima carezza a Miriam. Io sorrido sotto i baffi. So quanto odia essere accarezzata la piccola. Solo il giusto necessario da me o da Raquel.

“Che dite ci avviamo?” propone Kanon.

Annuisco. Ci avviamo. Il matrimonio si svolgerà davanti alla Tredicesima, l’unico posto dove ci sia abbastanza spazio per contenere tutte le persone che abbiamo invitato.

Ci sono tutti. Chi seduto che in piedi. Prendo un profondo respiro. E cammino fino ai piedi dell’altare.

E li aspetto.

Ma non molto. La musica parte. E finalmente, la vedo. Trattengo il fiato. È bellissima. L’abito che le ho regalato le sta benissimo. Sorrido lievemente.

                                                  ****

Ecco. È arrivato il momento. Sento che il cuore mi scoppia nel petto. Vedo Shaka. È bellissimo. All’altere mi sta accompagnando Paco il marito di Paola. Essendo i miei genitori morti! Paola e Irene saranno le mie testimoni. Le vedo già alloro posto.

Persa come sono nei miei pensieri non mi sono accorta che sono praticamente arrivata all’altare.

Paco mi lascia a Shaka con un sorriso. Si va a sedere dietro a Paola. Io guardo Shaka. Lui guarda me. E nei nostri sguardi c’è tutto l’amore che proviamo l’uno per l’altra.

Mi affianco a lui. E la cerimonia inizia.

                                                  ****

Ecco. Magnifico. Il punto che più odio dei matrimoni. Non che io ne abbia visti molti. Ma quando devi pronunciare le fatidiche due parole e ti trema la voce dell’emozione, o ti batte il cuore a mille, non è piacevole. Per niente. Bè di certo non posso limitarmi ad annuire.

Prendo un bel respiro.

“Vuoi tu Shaka prendere la qui presente Raquel Marchesi come tua legittima sposa finché morte  non vi separi?”

Ecco…uno…due…tre.

“Si, lo voglio.”

                                                ****

Ecco. La parte che più odio dei matrimoni è arrivata. Solo due parole. Ma per me significa cercare di descrivere a parole il mondo.

“Raquel Marchesi vuoi tu prendere il qui presente Shaka come tuo legittimo sposo finché morte non vi separi?”

Ecco…uno…due…tre.

“Si lo voglio.”

                                                 ***

“Con il potere conferitomi da Dio io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”

Non aspettavo altro. Le cingo la vita con un braccio e l’attiro a me. Lei mi passa un braccio sulla spalla. Il nostro è un bacio carico d’amore.

                                                    ****

“Con il potere conferitomi da Dio io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”

Le parole più attese di tutto il matrimonio. Sento che Shaka mi tira a se con  un braccio e mi bacia. Io gli passo un braccio intorno alla spalla. Il nostro è un bacio carico di passione.

Tutti i presenti si alzano in piedi e cominciano ad applaudire.

“Viva gli sposiiiiiiii!!!” urla quel pazzo scriteriato di Milo. Seguito a ruota da Camus, Kanon, Irene e Paola.

Io mi volto verso la folla. E tiro il mio bouquet di fiori.

Non sono molto sorpresa da chi lo prende contemporaneamente.

Irene e Camus. I due si guardano e si sorridono.

Anche io sorrido. Durante tutto il matrimonio non hanno fatto altro che lanciarsi occhiate. Ehehe che coppia che sarebbero!

Mi volto verso Shaka. Gli sorrido.

“Che dici andiamo a festeggiare come si deve?”

“Per il momento mi accontento di due bambini.”

Lui ride. Di gusto.

“Ahahah. Intendevo…andiamo a mangiare?”

“Oh…giusto il banchetto!!! Ehehe me ne ero del tutto dimenticata! Si andiamo!” dico non curandomi delle risate.

“Maaaaammaaaa!! Papaaaaa!!” una nocetta femminile ci raggiunge.

È Miriam.

“Venite!!” ci tira per le maniche.

Trasalisco. Una luce potente è appena apparsa davanti a noi. La luce scompare. Davanti a noi inginocchiata con una spada tra le mani,  è apparsa Era.

Io guardo stupita Shaka. E poi tutti e due ci avviciniamo ad Era.

Lei alza la testa.

“Che le vostre nozze siano benedette dagli Dei. Ecco il nostro regalo di nozze per te Raquel.” E le porse la spada. La prendo tra le mani. E vengo assalita dai ricordi. Quella stessa spada che, sei anni or sono, mi si conficca nella spalla. La stessa spada che io ho usai per ferire Ares.

La sua spada! Che a quanto so si chiama Ginger. Un bel nome.

Chino il capo come ringraziamento.

Era si alza.  

“Per te Shaka non doni. Se non la mia personale benedizione di una lunga e felice vita insieme a questa donna!” dice.

Shaka sorride e china il capo.

“Non potrei desiderare di più.” Sussurra.

Era sorride di nuovo. E poi così come è arrivata sparisce.

Tutti i presenti sono in silenzio. Poi ancora una volta è Milo a romperlo.

“Che dite andiamo a mangiare?” chiede speranzoso.

Io mi batto una mano sulla fronte.

Poi sorrido a Shaka per l’ennesima volta. Ci avviamo. Ma non abbiamo fatto i conti con le secchiate di riso che arrivano immancabilmente.

In pochi minuti ci ritroviamo quasi sommersi. Ho una qualche difficoltà a correre. Così Shaka mi prende in braccio e comincia a correre per sfuggire alla gente che ci rincorre. Arriviamo alla Sesta.

Lui entra nel Sharasoju ( come si scrive?).

Mi mette giù.

“Dici che qui siamo al sicuro?” mi chiede.

“Non ne ho idea.” Rispondo sinceramente.

Lui mi appoggia ad un albero. Appoggia le mani al tronco. E mi bacia. Con passione.

Quando ci stacchiamo vediamo che Miriam e Sirius ci hanno raggiunto.

Io sorrido ai miei figli. Poi stendo le braccia e Sirius corre verso di me. Lo stesso fa Miriam che corre verso di Shaka. Chissà perché, tra i due Sirius è più attaccato a me mentre Miriam al padre.

“Papà, mamma…vi voglio bene!” esclama la piccola. Noi sorridiamo.

“Anche noi.” Rispondiamo in coro io e Shaka.

La mia famiglia. A cui voglio un mondo immenso. E nessuno provi a toccarmela.

                                                     ****

Miriam mi salta addosso.

“Papà, mamma…vi voglio bene!” esclama felice. Io e Raquel rispondiamo in coro.

“Anche noi!”

la mia famiglia. Non potrei desiderare altro. Che nessuno provi a toccarla. Dovranno vedersela con me.

Guardo Raquel. È il ritratto della felicità. Devo esserlo anche io perché lei mi guarda con un sorriso ironico sul volto.

Mi si avvicina.

“Ti amo.” Mi sussurra dolcemente.

“Ti amo.” Le rispondo di rimando.

 

FINE

 

 

Angolo autrice

Quattro lettere. Così facili da leggere, così difficili da scrivere. Vi giuro ci ho messo i secoli. E non so come mi sto trattenendo dal piangere. Ho pubblicato questi due chap insieme perché sono complementari tra loro. A voi il giudizio finale.

Questo chap è dedicato a chi mi ha seguito fino in fondo.

Snow Fox

Ai91

Whitesary

Questo chap è solo per voi. Perché è solo grazie al vostro entusiasmo che questa storia è andata avanti. Grazie. A tutte. Siete preziose.

Ah comunque quel FINE è da leggere…FINE? Detto questo vi lascio. A mordervi le unghie. Bacioni a tutte voi!

 

 

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