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Solitudine. Ecco cosa l'aveva spinta
a cercare qualcosa di nuovo.
Aveva
appena assistito alla scena più brutta
della sua intera vita; il ragazzo di cui era innamorata aveva baciato quella stupida bionda dopo che aveva
portato Grifondoro alla vittoria nella partita di Quidditch. La gente acclamava
quel bacio e lo incoraggiava mentre a lei dava solo il voltastomaco. Vedere le
labbra di Lavanda che si incollavano letteralmente a quelle di
Ron era una scena raccapricciante, e, vedere che l'ingenuo di casa Weasley
ricambiava il bacio, le aveva scavato un buco nel petto inguaribile.
Non
sapeva quando si era accorta di provare dei sentimenti per lui, era successo e
basta. Avrebbe dovuto muoversi, dichiarare i suoi sentimenti e farsi
avanti. Non poteva continuare a pensare che nessuna ragazza avrebbe provato
interesse per Ron prima o poi. Se fosse stata più attenta si sarebbe accorta
che Lavanda lanciava sguardi languidi a Ronald dall'inizio dell'anno. Magari
avrebbe potuto rimediare...
Aveva
sempre creduto che sarebbero stati loro tre per sempre, tre ragazzi uniti dalla malasorte, un
trio indistruttibile... fino ad ora.
Persino
Harry ora aveva altri interessi nella testa; si era preso un'incontrollabile
cotta per la piccola di casa Weasley; Ginny era nel loro gruppo ormai, e anche
se un anno indietro, era parte integrante della triade ed era sempre stata
innamorata di Harry, che solo ora si era scoperto a ricambiare. Le voleva
davvero bene, ma gli stava portando via tutto ciò che era sempre stato suo.
Appena quel bacio era diventato
disgustoso, Hermione era fuggita dalla Sala Comune dei Grifondoro per trovare
un luogo isolato nel quale sfogare la propria frustrazione e la propria
tristezza.
Harry era
subito accorso per consolarla e lei gli era grata, anche se sapeva che il
ragazzo si stava sempre più allontanando
da lei: era stato Ronald il primo a “lasciare il nido”.
Harry
vide la sua amica giocherellare con la bacchetta e, non appena lei si accorse
di essere osservata, sorrise «Un incantesimo... mi sto esercitando» rispose ad
una domanda non posta
«Oh... sono venuti bene» Harry cercò di sorriderle e indicò gli uccelli creati
dalla sua amica, poi, quando lei si sedette sulle scale, la affiancò,
offrendogli una spalla su cui piangere.
«Cosa provi, Harry, quando vedi Dean con Ginny?» Harry si irrigidì «Io so, vedo
come la guardi» riprese l'amica con voce dolce. In quel momento sentirono le
risate di Lavanda che sbucò proprio davanti a loro «Ops! Il posto è già
occupato» disse divertita mentre stringeva sempre con più forza il braccio di
Ron. Lui guardava i suoi amici incuriosito e, staccandosi da Lavanda, si
avvicinò.
«E quegli uccelli?!» chiese sorridente.
Hermione si alzò in piedi e lo guardò con gli occhi stretti a fessura «Oppugno!»
lo stormo di uccelli che precedentemente aveva creato si abbatté furiosamente
contro Ronald, costringendolo a schivarli e a scappare. Appena gli uccelli
scomparvero, Hermione si lasciò ricadere nuovamente sulle scale e tra le
braccia di Harry.
«Mi sento così.» rispose il ragazzo alla domanda di prima.
Dopo aver
congedato Harry assicurandogli ripetutamente di stare bene, Hermione si era
rintanata nel dormitorio delle ragazze, affranta ma per nulla stanca.
Rimase
nel suo letto per ore cercando pace in un sonno senza sogni che la liberasse
dal peso opprimente del suo cuore, ma più ci pensava e più il sonno le
sfuggiva, finché decise di alzarsi e di recarsi nel bagno delle ragazze al
terzo piano, sempre deserto e solitario: il posto perfetto.
Ricacciando
indietro le lacrime si sedette a gambe incrociate davanti al suo calderone che
aveva faticosamente trascinato fin là. Aveva deciso di cambiare le cose, anche
lei meritava delle distrazioni e le avrebbe avute.
Voleva
vivere un'avventura come quelle delle favole, voleva -per una volta- essere la
principessa di un regno perduto che sarebbe stata salvata dal Principe Azzurro.
Le lacrime della tristezza scivolavano lente e brucianti sulle guance della
ragazza. Aveva provato più volte a cacciarle indietro ma queste non ne volevano
proprio sapere...
Sedeva a
gambe incrociate in mezzo all'acqua che fuoriusciva dai rubinetti, sentiva
freddo per l'umidità e i suoi piedi erano infreddoliti. Era in procinto
cambiare idea, ma proprio mentre stava per alzarsi, la scena del bacio le venne
in mente e si costrinse a rimanere seduta. Decisa, iniziò a buttare qualche
ingrediente nel calderone: una coda di lucertola, un occhio di camaleonte e
tutte quelle cose che da piccola avrebbe descritto come “rivoltanti”.
Mescolò
due volte in senso antiorario e quattro in senso orario, poi pronunciò
l'incantesimo.
«Per
la vita che viene, per il sole che scende» roteò la bacchetta «Per gli
amici distanti, per le scope volanti» una lacrima le cadde sulla mano «Per
i soli abbandonati, nuove avventure regalate.Come nelle favole vien il lieto
fine, il sogno si avvererà all'imbrunire» colpì un'ultima volta il
calderone con la bacchetta e la pozione fece un'esplosione che creò una
condensa bianca che fece tossire Hermione e la fece lacrimare.
Non era
sicura se le lacrime fossero dovute al fumo o fossero solamente sue, intanto,
non riusciva a fermarle.
Si
accasciò a terra in preda ad un singhiozzo che le fece quasi mancare il
respiro. Mai come allora si era sentita così sola, incompresa.
Le
mancavano i suoi amici. Le mancava Ginny, voleva parlare con lei, sfogarsi; ma
sapeva che aveva da fare con altri... magari per far ingelosire Harry.
Presa
dallo sconforto, con il mestolo si versò un po' di pozione nel bicchiere di
vetro che aveva “preso in prestito” dalle cucine.
Aveva un
colorito violaceo e l'odore non era tra i migliori... ma Hermione era una
Grifondoro, e i Grifondoro erano famosi per il loro coraggio; si tappò il naso
e mandò giù tutto d'un sorso il liquido viscoso, lasciandone solo poche gocce.
Nauseata,
cercò di trattenere i conati di vomito pensando ad altro. Ma i suoi pensieri
erano contro di lei, le veniva in mente quel bacio e più pensava a quello, più
si sentiva nauseata.
Dopo
mezz'ora buona si riprese e cancellò con la bacchetta le tracce della sua
pozione nel calderone e fece sparire anche quello. Prese in mano il bicchiere e
si avviò verso le cucine.
Fortunatamente
erano deserte e non le ci volle molto a rimettere il bicchiere al suo posto,
insieme agli altri. Accoratasi che nessuno l'avesse vista, tornò al suo
dormitorio e si mise a letto, decise di dimenticare quell'orribile giornata.
Era stata lunga, asfissiante, sorprendente e maledettamente unica.
Chiuse
gli occhi più forte che poté per non rivedere più quella scena e addormentarsi
non fu più un problema.
La
mattina seguente fu l'ultima ad alzarsi, stranamente, tanto che le sue compagne
la squadrarono da capo a piedi accertandosi che tutto andasse bene.
«Andatevene
via! Non avete niente di meglio da fare?» Ginny ringhiò da brava amica cercando
di mandare via le “guardone” da Hermione, che si era messa seduta sul letto e
sembrava uno straccio.
«Hermione
stai bene?» chiese ancora la rossa. L'amica annuì ma entrambe sapevano che
stava mentendo. «Vuoi dirmi che succede?» continuò Ginny inginocchiandosi
davanti a lei.
«È per
Ron e Lavanda, tutto qui...»
«Tutto
qui? Da come sei ridotta non sembra solo “tutto qui”! Non
è da te Herm...» le prese le mani e le strinse tra le sue.
Hermione
le sorrise, grata per averla vicina proprio in quel momento. Decise che non
gliene avrebbe fatto una colpa se amava un ragazzo così ottuso da non
ricambiare i suoi sentimenti. Era pur sempre la sua migliore amica.
«Ho fatto
una brutta cosa, Ginny.» disse affranta «Una cosa che Hermione Granger non
avrebbe mai fatto.» gli occhi della rossa si incuriosirono e si spaventarono
allo stesso tempo. «Ho preparato una pozione per non rimanere più sola... e
l'ho bevuta.» Hermione tacque, incapace di guardare Ginny negli occhi,
colpevole e spaventata dall'idea di essere giudicata.
«Non è un
dramma Herm, è stata una giornata stressante per te, ed è normale che tu abbia
sentito il bisogno di fare qualcosa... ma di preciso, cosa hai fatto?»
«Una
pozione capace di creare amici immaginari simili a me con cui passare il tempo,
dato che adesso sia Ron che Harry hanno dei loro interessi...»
«Oh
Herm... non hai bisogno di amici immaginari! E solo perché Ron è fidanzato non
significa che rinuncerà alla vostra amicizia!»
«Non è
più amicizia Ginny! Non lo è più da tempo!» quasi urlò Hermione, ferita.
«Ma è
comunque un legame, ed è un legame forte, anche con Harry. Tu, Harry e Ron
siete il Magico Trio! L'imbattibile Triade! Credimi quando ti dico che non ti
servono dei nuovi amici, e per di più finti!» Hermione sorrise. «Dai, alzati,
andiamo a fare colazione...»
«Sono uno
straccio. Quella pozione era terribile...» questa volta toccò a Ginny sorridere
«Sai come
annullarne l'effetto?» chiese la rossa. Quando la faccia di Hermione mutò da
sorridente a preoccupante, Ginny portò le braccia al cielo.
«Coraggio,
andiamo da Madama Chips...» la prese per un braccio e la trascinò.
«No!»
Hermione puntò i piedi «Non posso andare da Madama Chips, Ginny!»
«Perché
no?»
«Avrò
infranto mille regole con quella pozione, mi metterebbero in punizione e la
mia media sarebbe rovinata!»
Ginny
alzò gli occhi al cielo.
«E va
bene!» disse riprendendola per un braccio «Andiamo in Sala Grande, muoio di
fame, dopo penseremo al da farsi!»
Le
ragazze, insieme, si diressero in Sala Grande e si accomodarono ai loro posti.
Ron mangiava con lo sguardo fisso in quello di Lavanda, in un'imitazione
orrenda di uno stomachevole romanticismo.
Harry
mangiava ridendo sotto i baffi e gli occhi gli si illuminarono quando vide la
piccola Weasley prendere posto di fronte a lui, accanto ad Hermione.
La sua
amica era pallida, di un pallore tendente al verdognolo. Un colorito giusto
alquanto innaturale.
«Ti senti
bene Hermione?» le chiese infatti. La ragazza annuì e allora lui guardò Ginny
per riceverne conferma. Lei alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo e continuava a tenere lo
sguardo fisso su Ronald e Lavanda.
Mentre la
colazione procedeva, Hermione non aveva toccato cibo, continuava a tenere lo
sguardo fisso su Ronald e Lavanda, e Harry e Ginny si facevano gli occhi dolci,
un enorme boato riempì la stanza.
Tutti gli
sguardi e le orecchie si diressero verso le origini di quel fracasso. Proveniva
dal tavolo dei Serpeverde, dove un Malfoy paonazzo abbandonava la tavolata
seguito da un confuso Zabini.
Una volta
averli visti uscire, tutti tornarono a guardare nei loro piatti spettegolando
sulla possibile causa della pazzia di Malfoy.
«È un
Mangiamorte!» affermavano alcuni «Gli hanno lanciato una fattura!» esclamavano
altri... insomma, tutte voci poco credibili e di pessimo gusto.
Ronald
colse quell'occasione per guardare altro che non fosse la sua Lavanda, per poi
tornare a dedicarsi completamente a lei. Hermione per poco non vomitò.
«Scusatemi
ragazzi» disse alzandosi rivolta ai suoi due amici intenti ad una gara di
sguardi «Non mi sento bene, ci vediamo dopo...» detto questo corse a perdifiato
fuori dalla Sala Grande sotto gli sguardi incuriositi dei professori e dei suoi
compagni.
Mentre
percorreva il corridoio fiocamente illuminato, si imbatté in uno Zabini
alquanto furioso «Quell'imbecille!» continuava a ripetere «Se solo potessi
schiantarlo!». Per sbaglio le urtò un braccio e per poco non la mangiò viva a
suon di insulti.
Hermione
dimenticò l'accaduto e andò a rifugiarsi sotto la sua quercia preferita, nel
cotile est. Appoggiò la schiena al tronco solido e, sopraffatta dalla
stanchezza, si addormentò...
Si
risvegliò nel giardino. Nel giardino di un castello. Ma non era Hogwarts, no,
era un castello più piccolo e
più deserto.
Si guardò
intorno e scorse piante di ogni tipo, esemplari che non aveva mai veduto prima;
rose che sembravano rose ma non lo erano, edera blu e altre cose inverosimili.
Affascinata
da quello spettacolo si avviò verso l'interno del castello, seguita da un fruscio di stoffa che striscia
sull'erba. Guardò in basso e vide che i suoi abiti erano cambiati: non
indossava più la divisa di Hogwarts, ma un magnifico vestito di raso verde, più
lungo della sua altezza e così sontuoso da sembrare finto.
Aveva le
maniche lunghe e terminava con un'apertura alquanto pronunciata, il corpetto
era stretto in vita e
ricamato in fili oro luccicanti. La gonna scendeva lunga creando un piccolo
strascico, mantenendo il motivo del corpetto.
Hermione era meravigliata, non
aveva mai visto niente del genere. Stava sicuramente sognando, pensò. Mentre
arrivò alla fine del giardino ed entrò sotto i portici del castello, si imbatté in un uomo che
doveva essere la guardia.
Aveva una
buffa uniforme color vinaccia e un cappello dotato di piume scarlatte.
Indossava la calzamaglia e i pantaloni a palloncino che arrivavano alle ginocchia.
Aveva enormi baffi a punta e un pizzetto ingrigito dagli anni.
«Buongiorno»
le disse mentre lei gli passava accanto «Come state oggi Principessa?»
per poco Hermione non scoppiò a ridere. Era tentata di farlo, credendo si
trattasse si uno scherzo bello e buono, ma la serietà con cui lo disse e nel
modo che aveva di guardarla, la fece ricredere.
L'aveva
davvero chiamata Principessa?
Corse
verso i corridoi interni, cercando a tentoni uno specchio. Corse per le scale e
per le cantine. Quando trovò le camere ne spalancò una e vi trovò uno specchio.
Cautamente
si avviò verso lo specchio; aveva paura di vedere il suo riflesso cambiato, di
scorgere un'altra persona. Giunta al limite aprì gli occhi e guardò il suo
riflesso.
Non era
cambiata in niente. Il viso era sempre il suo, i suoi capelli però erano
raccolti in una lunga treccia laterale bruna e le guance erano imporporate.
Aveva una corona di fiori sulla testa e una collana dall'aspetto costoso al
collo.
Aveva la
bocca spalancata. Non era lei quella ragazza così... così... bella.
«Tesoro!»
una donna bellissima si affacciò alla porta e la raggiunse, le posò le mani
sulle spalle e la guardò nel suo riflesso. «Devo darti una terribile notizia,
purtroppo tuo padre è morto... ucciso da un mostro.» la donna non sembrava
tanto amareggiata ed Hermione non poteva fare a meno di non cambiar stato
d'animo, dato che non sapeva di chi stesse parlando la donna.
«Fino a
che non compirai la maggiore età, sarò io a governare il Regno. Sarò la
Regina.» a quella frase, dentro di sé, Hermione, sentì una piccola vocina farsi
strada nella sua mente. Quella vocina era terrificante, no, era dolce, ma era
così turbata che sembrava un persistente grido nelle orecchie. E lacrime,
lacrime e lacrime.
Era come
se avesse assorbito le conoscenze appartenenti a quella vocina nel momento
stesso in cui questa si era rivelata.
E se
questa aveva ragione, l'ascesa al trono della donna, non era un motivo per
essere felici.
Si voltò
verso la donna con gli occhi stretti a fessura e mantenne uno sguardo fisso.
«Per
tanto, da questo esatto momento, tu sarai ai miei servigi e obbedirai ai miei
ordini. Dimenticati della tua stanza, dimenticati del tuo ruolo e della
servitù. Delle scappatelle in giardino e degli animali nel castello. Rimarrai
chiusa nelle prigioni fino alla fine dei tuoi giorni!» la donna le strinse le
spalle per intimorirla e, se da una parte la vocina diventava succube, Hermione
sapeva che avrebbe lottato con i denti e con gli artigli per mantenere
l'orgoglio e la dignità.
La donna
la guardò come se stesse per urlarle contro ma poi, all'ultimo momento, la sua
espressione si rilassò e con un gesto della mano, fece perdere i sensi alla
ragazza.
Hermione
si risvegliò ad Hogwarts sotto la sua quercia. L'abito verde era scomparso e la
divisa era tornata. Si alzò in piedi con le spalle ancora doloranti per la
stretta che la donna le aveva inflitto.
Era
strano, era stato un sogno. Sì, soltanto un sogno. Molto realistico ma un
sogno. Si affrettò per raggiungere la Sala Comune dei Grifondoro, dove avrebbe
cercato Ginny per raccontarle l'accaduto.
Una volta
entrata nella Sala, vide la sua amica che chiacchierava allegramente con Harry
accanto al fuoco. Non voleva interromperli, ma sapeva di essere costretta a
farlo.
«Hermione!»
dissero entrambi prima di correre ad abbracciarla. La stritolarono per parecchi
secondi ma poi si ritrassero imbarazzati per essersi abbracciati a vicenda.
«Che cosa
ti è successo?» chiese Ginny facendola sedere sulla poltrona. Si fermò davanti
a lei e anche Harry rimase accanto a loro.
«Mi... mi
sono addormentata. Sotto la quercia. Ero così spossata!»
«Pensavamo
ti fosse capitato qualcosa di brutto!» rispose Ginny «Hai dormito tre ore!»
«Tre
ore?! Ma come è possibile? Oh per Merlino, ho saltato le ore pomeridiane! La
mia media si abbasserà di parecchi punti!» Ginny alzò gli occhi al cielo e
Harry sghignazzò.
«Sta'
tranquilla...» disse quest'ultimo «Tutti sapevano che avevi bisogno di riposo.»
«Cosa è
successo mentre ero via? Cioè, mentre dormivo...» domandò Hermione.
«Ti ho
preso gli appunti...» disse Harry «E Malfoy è stato ricoverato in infermeria.»
Hermione strabuzzò gli occhi, non che la cosa le importasse, ma Malfoy non
veniva mai ricoverato in infermeria, era troppo nobile e protetto da chissà
chi!
«E per
quale motivo?» chiese ancora.
«Si dice
che si è sentito male a colazione, quando è scappato via dalla Sala, e che sia
stato male a causa di un'allergia... ma sono solo voci.»
«Altri
dicono che è per altri motivi che è ricoverato lì... sai, molte ragazze entrano
ed escono dalla sua stanza e...»
«Per
favore Ginny! Non voglio alcun dettaglio della sua vita sentimentale!»
«Ma la
voce più attendibile dice che abbia bevuto una pozione potente che l'ha ridotto
uno straccio...» Hermione aprì maggiormente gli occhi.
«Scusate
ma devo andare a parlare con Madama Chips, ho un male alla pancia
insopportabile...» la ragazza si alzò dalla poltrona e scansò i due amici
«Grazie» disse prima di scomparire oltre la porta sotto gli sguardi
esterrefatti dei suoi amici.
Corse a
perdifiato fino all'infermeria e bussò alla porta, facendosi aprire da una
Madama Chips alquanto turbata.
«Signorina
Granger! Cosa ci fa qui?» chiese la donna facendola entrare.
«Ho
bisogno di sapere... cosa ha colpito... Draco Malfoy...» le costò uno sforzo
enorme pronunciare il suo nome e l'infermiera squadrò la ragazza con occhi
spiritati e stupiti.
«Non sono
informazioni che posso rivelare ad uno studente.» si allontanò lasciando la
ragazza immobile e inerte
«Potrei
sapere cosa l'ha fatto stare male!» continuò Hermione correndole dietro.
Madama
Chips si voltò verso di lei e le fece un cenno col capo in direzione di un
letto chiuso tra le tendine.
Hermione
si avvicinò restia e spaventata di quello che avrebbe potuto trovarci. Poi,
armandosi di coraggio, avanzò decisa e scostò le tendine, rivelando una delle
immagini più terrificanti che avesse mai visto.
Malfoy
giaceva supino con la fronte madida di sudore e un pallore bianco innaturale
pure per lui. Aveva gli occhi chiusi e la bocca increspata in una smorfia di
dolore atroce. Avrebbe dovuto poter fare qualcosa per lui, si sentiva in
qualche modo responsabile pur non essendone sicura...
«Malfoy!»
lo chiamò «Malfoy svegliati!» lo scosse ripetutamente finché lui non aprì gli
occhi e la guardò spaventato. Erano vacui, assenti. Le pupille solitamente
argentate ora sembravano solo antracite. Aveva una lunga ferita che gli correva
per il braccio destro che Madama Chips gli aveva fasciato da poco. Hermione non
sapeva spiegarselo...
«Malfoy...»
disse di nuovo con compassione nella voce, come per consolare un amico ferito.
Anche se lui non era proprio quello che di definiva “un amico”.
«Signorina
Granger ha qualcosa da dirci per spiegare questa insolita malattia?» Minerva
McGranitt le era affianco, spuntata da chissà dove, con il suo abito lungo e i
capelli raccolti in uno stretto e austero chignon. Anche Madama Chips la
affiancava e ad Hermione pareva di essere sotto accusa in un processo, che
sapeva, non poteva vincere.
«Professoressa
McGranitt...» non poteva rovinare tutto –la sua media, i suoi voti, il suo
futuro– con la verità, non dopo aver sgobbato tutta la vita «Pensavo di sapere
cosa avesse colpito Malfoy ma mi sono resa conto che non è così.» abbassò il
capo, fingendo dispiacere «Tuttavia, posso propormi per vegliare sul ragazzo
finché non si sveglierà per domandare a lui stesso cosa sia accaduto.» Hermione
fu fiera della fermezza della sua voce all'ennesima bugia. Diventava troppo
facile mentire quando c'era di mezzo Malfoy... e ripugnante.
Madama
Chips sembrò rifletterci mentre la McGranitt decretò un immediato «No.»
«Ma
Professoressa! Madama Chips avrà sicuramente bisogno di un aiuto extra...»
«Ammesso
e non concesso che io accetti la sua offerta, signorina Granger, cosa la spinge
a questo gesto di nobiltà verso un ragazzo che per lei non è altro se uno
studente? E neanche uno di carattere migliore?» la McGranitt la osservava con
un cipiglio curioso e inquisitorio. Hermione si sentiva morire all'idea di
dover mentire alla sua insegnante preferita.
«Crediti. Crediti
per i M.A.G.O.» rispose pronta. Era davvero troppo facile mentire!
L'anziana
donna si voltò verso l'infermiera e lasciò un sospiro corto «Poppy, ti sarebbe
di aiuto avere qui la signorina Granger a vegliare sul signor Malfoy?»
l'infermiera
sembrò rifletterci e poi annuì «Con tutto quello che ho da fare» disse «Non
posso continuare a vegliare su di lui e se io non ci fossi nel momento in cui
si svegliasse, le sue condizioni potrebbero peggiorare.» Minerva McGranitt
annuì convinta e poi si rivolse di nuovo ad Hermione.
«E va
bene. Sorvegli Malfoy e scopra cosa lo ha colpito. Conto molto su di lei,
signorina Granger.» le mise una mano sulla spalla e Hermione si ricordò il
tocco intimorente della donna di prima, mentre questo era più delicato e
benevolo.
La
Professoressa abbandonò la stanza e Madama Chips tornò di corsa al suo lavoro.
Hermione
si avvicinò ancora al letto di Malfoy e lo guardò attentamente. Prese una sedia
e la mise affianco a lui, fece apparire un libro di Pozioni e iniziò a
leggerlo...
Perfetto!
È ora... : Ciao a tutti! Spero stiate bene. Sì, lo so che vorreste uccidermi in
questo momento. Probabilmente direte: ma se ha un sacco di storie in cantiere,
perché pubblica qualcosa di nuovo? Ebbene, avete pienamente ragione. Ma questa
blanda idea, è frutto di un lavoro da prima dell'estate. Nato così, dal nulla!
Tuttavia, devo anche rivelarvi che non ne sono molto convinta... vedremo i
vostri responsi!
Si trovò
ancora in un posto che non conosceva, ma non era il giardino del castellone il castello stesso. Era una stanza buia e vuota. C'era
un misero giaciglio sulla parete opposta alla sua e quella davanti era chiusa
da una serie di sbarre impenetrabili. Era in una prigione!
Indossava
ancora l'abito di raso
verde, un po' più sporco e lacero, ma era sempre
bellissimo. Alcune ciocche si erano liberate dalla sua treccia ed erano
sporche.
A
giudicare dal suo aspetto doveva essere lì da giorni. Molti giorni.
Mentre si
guardava intorno curiosa, sentì dei passi avvicinarsi alla sua prigione, si
affacciò alle sbarre e riconobbe l'austera donna della stanza con lo specchio.
«Come sta
la mia piccola
Principessa oggi?» fece segno ad una guardia di
scansarsi e si avvicinò alle sbarre. «Ti senti a tuo agio nei tuoi nuovi
alloggi?» aveva un sorriso malefico e una risata che era anche peggio.
«Non mi
arrenderò Regina!» l'aveva detto Hermione ma non era sicura che fosse stata la
sua volontà. Credette che la vocina avesse usato lei per esprimersi.
«No cara,
mia cara, continua a lottare. Voglio vederti morire piegata al mio potere!» la
Regina scoppiò in una risata terrificante e poi si allontanò contenta.
«Non
andartene docile...» fu Hermione a parlare. Alzò di nuovo lo sguardo e vide la
guardia con la spada sguainata avvicinarsi a lei.
Le
catturò il polso in una stretta e la ferì con la punta della spada per tutto
l'avambraccio. Hermione urlò di dolore...
...urlò
di dolore e si risvegliò china sul libro che stava sul letto di Malfoy e la mano di
quest'ultimo che la scuoteva ripetutamente.
«Granger!»
urlava lui «Svegliati!» lei si alzò, ritta a sedere e lo guardò confusa.
«Mal-Malf-foy...»
balbettò «Cosa è successo?»
«Mi sono
svegliato per le tue urla.» rispose allontanando subito il braccio da lei.
«Posso sapere cosa ci fai qui?» continuò assumendo un cipiglio schifato
«Ti
sorvegliavo.» rispose la ragazza stropicciandosi gli occhi.
«Dormendo?»
rispose ironico e poi aggiunse «Stai sanguinando» come se nulla fosse accaduto.
La ragazza guardò Malfoy sorpresa e lui, con un cenno, le indicò il suo braccio
sinistro dove una lunga scia scarlatta si ergeva per tutta la superficie.
«Non è
possibile!» sentenziò Hermione «Non dovrebbe essere possibile!»
«Di cosa
stai parlando?» chiese il biondo. Hermione prese la bacchetta e la puntò verso
il suo braccio «Ferula!» magiche bende si strinsero attorno al suo
braccio e la fecero sentire subito meglio.
«Credo tu
debba darmi qualche spiegazione, Mezzosangue.» decretò il biondo irritato.
«Non
chiamarmi così Malferret! O ti faccio perdere nuovamente i sensi...» lui ghignò
e la sfidò con lo sguardo.
Passarono
diversi istanti di silenzio nei quali entrambi rimasero al loro posto,
silenziosi. Fu Malfoy ad interrompere il silenzio «Perché sono qui?»
Hermione
lo guardò avvilita «Speravo lo sapessi tu...»
«Qual'è
la diagnosi?»
«Anche
questo è un mistero.»
«Se non
sai niente, cosa ci fai qui Mezzosangue?!» rispose sottolineando la sua
inutilità.
«Devo
chiederti una cosa Malfoy, e vorrei che tu fossi sincero per una volta.»
«Sono
sempre sincero...» rispose lui serio.
«No, non
è vero...»
«Se
quello in cui credo per me è verità, anche se è sbagliato, io non sto
mentendo.» Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Hai bevuto
qualche pozione stamattina?» domandò lei.
«Stamattina?
Adesso è mattina! E tu hai detto che stavo dormendo...»
«Per
Merlino! Significa che sono rimasta qui tutta la notte?» entrambi fecero un
verso schifato. «Ieri mattina, allora, hai preso una pozione?» riprese
ignorando il fatto di aver dormito con lui nella stessa stanza.
«Non che
io sappia. E non credo che ci sia qualcuno di così stupido da avvelenarmi.»
«Modesto.»
«Sta'
zitta Mezzosangue, tu non sai niente...»
«Non che
tu sappia molto di più!» stava per picchiarlo. Per dargli un altro pugno.
«Quindi» disse per cambiare discorso «Non ti sembra di aver preso niente di
insolito...»
«So solo
che dopo aver bevuto il succo di zucca mi veniva da vomitare e sono venuto qui.
Avrò preso freddo durante gli allenamenti di Quidditch...»
«E la
ferita al braccio come te la sei fatta? Anche quella agli allenamenti?»
«Quella
non c'era quando sono venuto qui...» Hermione strabuzzò gli occhi
«Mi stai
dicendo che...»
«Oh
bene!» la ragazza venne interrotta dalla voce della professoressa McGranitt che
raggiungeva il letto di Malfoy con le mani intrecciate tra loro «Vedo che il
signor Malfoy si è svegliato. Scoperto qualcosa signorina Granger?» la fissò a
lungo «Non mi dica che ha passato la notte qui!? Non ho mai visto qualcuno
dedito come lei a svolgere un compito assegnato.»
«Stava
svolgendo il compito dormendo!» ringhiò Malfoy nauseato, cercando
di fargli fare brutta figura. La McGranitt ignorò il suo commento.
«Vedo che
anche lei si sente meglio, signor Malfoy. Dormito bene?»
«Abbastanza.»
rispose il ragazzo.
«Purtroppo
non ho potuto scoprire molto, Professoressa McGranitt.» la donna riposò lo
sguardo sulla ragazza «Malferret... ehm Malfoy...» si corresse «Non ricorda di
aver preso alcuna pozione.» Malfoy le ringhiò contro.
«Oh che
peccato. Ma ho parlato con Madama Chips e mi ha riferito di volerla tenere
ancora sotto osservazione, Malfoy» il ragazzo distolse lo sguardo.
«E anche
tu, Granger, lo sorveglierai, ma non devi saltare le lezioni come hai fatto
oggi. Sarai scusata ma fa in modo che non capiti nuovamente.»
«Sì,
Professoressa McGranitt.»
In quel
momento, mentre la Professoressa si apprestava a lasciare la stanza, una Ginny
Weasley sconvolta piombò di fronte ad Hermione e la stritolò in un abbraccio
soffocante «Ma dove diavolo sei stata!» non era una domanda «Ti ho cercato per
tutta la mattina! E ieri notte!» poi, dovette accorgersi di Malfoy perché la
sua espressione mutò inesorabilmente. «Eri qui.. con lui?» chiese
con stizza nella voce.
«Aiuto
Madama Chips a sorvegliare gli ammalati.»
«Con
tutti quelli che ci sono proprio lui? Ce lo faccio diventare io ammalato a
questo qua!»
«Piacere
di vederti anche mio!» ripose ironico Malfoy senza ombra di divertimento.
La
tensione era alle stelle. Hermione si sentiva come la Svizzera durante la
guerra: in mezzo a due potenti fazioni e completamente inerte.
«Ginny
vieni con me... devo spiegarti una cosa...» la prese per un braccio e la
trascinò lontano dal ragazzo «Tu non azzardarti ad andartene! Rimani lì!»
«E
dovrei potrei andare?!» udì in lontananza mentre sospingeva Ginny fuori
dall'infermeria.
Si
affrettò a controllare che nessuno fosse nei paraggi e poi parlò «Sto indagando
su Malfoy per sapere cosa gli è successo.»
«Perché
lo stai facendo? È Malfoy!»
«Potrebbe
aver bevuto per sbaglio la mia pozione e se gli ha fatto male ne sarei
responsabile!»
«La
pozione che non ha effetti? Quella che hai fatto l'altro giorno?» Hermione
annuì «Ma se l'avesse bevuta, perché a lui l'ha quasi ucciso mentre su di te
non ha fatto niente?» Hermione distolse lo sguardo «Herm, la pozione non ha
avuto effetti, vero?!»
«Beh...»
iniziò a dire Hermione «Non proprio...» Ginny alzò gli occhi al cielo,
solito suo gesto abituale, e scosse le braccia esasperata.
«Hermione
Granger! Perché non mi hai detto niente?» la rimproverò
«Non ci
capisco niente adesso e volevi che te lo venissi a dire ieri? Sto ancora
cercando di capire, Ginny, ecco perché devo stare... accanto a... Malfoy» si
liberò del suo nome come se le desse fastidio, scrollandosi le spalle.
«Che cosa
è successo con la pozione?»
«Ti
spiegherò più avanti Ginny, adesso c'è una cosa importante che devo fare.»
«Centra
Malfoy?»
«Sì.»
«Allora
non è più importante di te. Fila a farti una doccia! E cambiati quei vestiti,
inizi ad assomigliare ad un Troll!» Ginny l'allontanò con forza e Hermione le
sorrise. Cosa avrebbe fatto senza di lei!
Sulla
strada verso i dormitori, incontrò Harry con gli occhiali storti sul naso e
diversi libri in mano.
«Hermione!
Ma dove eri finita?!» le chiese
«Non
adesso Harry, scusa!» lo superò di corsa
«Stai
bene, Herm?» le chiese ancora voltandosi verso di lei, già sulle scale. C'era
una nota di preoccupazione nella sua voce e nel suo sguardo, lui che non poteva
permettersi altre distrazioni con Voldemort più potente che mai.
«Sì, sto
bene, Harry, grazie»
«Non
stancarti troppo! Ci vediamo dopo...» Hermione gli sorrise, grata, e poi corse
verso il bagno e si infilò nella doccia.
Ne uscì
mezz'ora dopo, riposata e pulita, con una divisa nuova e i capelli in ordine.
Prese i libri che le sarebbero serviti nel pomeriggio e si avviò verso la Sala
Grande.
Erano
tutti ai propri posti per il pranzo, tranne Malfoy ovviamente, e lei sapeva che
avrebbe dovuto fare qualcosa per lui. Così prese un vassoio e lo riempì di
piatti pieni di prelibatezze. Chissà perché ma i sensi di colpa la stavano
facendo diventare gentile con lui... perché lei sapeva che
erano solo i sensi di colpa!
Ginny fu
lì lì per chiederle spiegazione ma ad un cenno verso la tavolata Serpeverde, la
rossa capì all'improvviso. Non si può dire la stessa cosa di Harry che, confuso
quanto mai, faceva vagare lo sguardo da una ragazza all'altra. Toccò a Ginny
spiegargli la situazione dopo che Hermione si fu allontanata. Non gli disse
della pozione ma solo dei suoi “crediti” e del suo “lavoro” con Madama Chips.
Hermione
si diresse in infermeria e vi entrò cercando di mantenere il giusto equilibrio
tra tutto quello che teneva in mano.
Malfoy
strabuzzò gli occhi quando la vide e gli venne da ridere per la goffaggine
della ragazza.
«Hai
deciso di trasferirti qui, Mezzosangue? La rossa non ti vuole più nella vostra
stanza?» Hermione gli avrebbe risposto per le rime, e la tentazione era forte,
se tra le labbra non avesse avuto una matita.
Posò il
vassoio ai piedi del suo letto e lo guardò truce «È per te scemo! Pensavo
avessi fame...» Malfoy la guardò sbigottito e incredulo.
«Hai
pensato che io avessi fame?!» la sua incredulità non aveva prezzo.
«Sì, non
sono tutti essere insensibili come te, Malferret. Se poi non vuoi mangiare è
affare tuo. Io sono affamata.» prese del pane e glielo offrì.
Un po'
riluttante, lui accettò e iniziarono a mangiare in religioso silenzio.
«Perché
sei qui?» avevano appena finito il primo e lui se ne era uscito con quella
frase. Per poco Hermione non soffocò con l'acqua.
«Crediti»
rispose ma lui scosse la testa.
«So
perfettamente che Madama Chips non permette a nessuno di aiutarla solo per avere
dei crediti. Quindi, ora dimmi, perché sei qui... e, Mezzosangue» le disse
«Questa volta non mentire...» il luccichio nei suoi occhi le
ricordò un serpente.
«Voglio
sapere quale pozione ti ha ridotto così...»
«Perché?»
lui non sembrava per nulla convinto.
«Perché
potrebbe nuocere ad altri.»
«Riprova, puoi
fare meglio di così...» tutta la sua abilità nel mentire scoperta giorni fa,
spariva davanti a lui, il Re dell'inganno e dei sotterfugi; avrebbe voluto
schiantarlo.
«Voglio
prendere un bel voto con Piton. Voglio dimostrargli che anche io posso essere
una brava allieva, la migliore, come...»
«...
come me.» terminò lui al suo posto. Lei abbassò lo sguardo,
incapace di reggerlo. «Potrei crederti, se non fosse che mi hai appena fatto un
complimento, e non è da te.» Hermione, da cucciolo imbarazzato, divenne un
drago pronto a sputar fuoco.
«Bene!»
gliela diede vinta «Potrei aver creato io la pozione. Sei contento adesso?»
incrociò le braccia arrabbiata.
«Come
un Malfoy a Natale!» il ragazzo in questione si portò le braccia dietro la
testa. Hermione scosse la sua «E perché mai la saccente amica di Potter ha
sentito il bisogno di creare una pozione che mi ha quasi ucciso?» continuò con
un ghigno alquanto divertito in volto.
«Non ti
ha quasi ucciso, è stato il taglio a ferirti, e neanche troppo gravemente, per
i miei gusti.»
«Rispondi
alla domanda, Mezzosangue, non divagare.»
«Potrai
anche capire quando mento, ma non sono costretta a dirti tutta la verità.» lo
guardò con aria di sfida.
«D'accordo.
Come vuoi tu... ma non chiedere il mio aiuto dopo...»
«Non me
l'avresti offerto in ogni caso. Sei una Serpe, Malfoy, non è nel tuo stile
aiutare il prossimo.»
«E qui ti
sbagli...»
«Su
cosa?! Tu non mi avresti offerto il tuo aiuto e non aiuti mai il
prossimo.»
«Sarò anche
una serpe, ma il mio aiuto te l'avrei offerto, perché non è del prossimo di cui
stiamo parlando, ma di me. E la mia salute mi sta molto a
cuore!» l'aveva fregata e aveva ragione. Dannazione!
«Me la
sbrigherò da sola Malferret. Come sempre.»
«Ah! Devi
abituarti alla solitudine ora che i tuoi amici hanno di meglio da fare!»
«Non dire
ancora una parola...» Hermione aveva le lacrime agli occhi.
«La
Donnola ha trovato l'amore con la A maiuscola, con una ragazza
che è stupida almeno la metà di lui; e lo Sfregiato corre dietro alla Piattola
come un cane in calore... che ruolo hai tu in tutto questo?!» la stuzzicò.
Hermione
aveva gli occhi grondanti di lacrime, l'aveva profondamente ferita.
«Va bene
Malfoy, come vuoi tu. Se credi di essere migliore di tutti solo perché tuo
padre è un uomo temuto e la tua famiglia è vecchia di secoli, fai pure. Io mi
sono stufata di starti a sentire.» prese un respiro profondo e chiuse le mani a
pugno «Non mi interessa quale pozione io abbia creato né come ti sei fatto
quella ferita» disse riferita al suo braccio «E probabilmente non importa
neanche a te.»
Malfoy la
guardò insistentemente ma non diede segno di alcuna emozione «Come pensavo, sei
proprio un animale a sangue freddo.» detto questo se lo lasciò
alle spalle e uscì come una furia dall'infermeria.
Proseguì
decisa fino all'aula di Trasfigurazione e si sedette al suo posto, in anticipo
rispetto all'orario di inizio della lezione.
«Signorina
Granger! È in anticipo...»
«Lo so
Professoressa, ma avevo bisogno di allontanarmi da quel... quel... quella
serpe!» non era sua intenzione coinvolgere un insegnante in vicende personali
ma era talmente adirata che era proprio quello di cui aveva bisogno.
La
McGranitt si avvicinò al banco in cui la sua allieva prediletta si era
sistemata e la guardò con occhi comprensivi «Sapevo che accettando di farti
rimanere al capezzale di Malfoy, prima o poi me ne avrebbe fatto pentire. Non
siete fatti per stare accanto, siete troppo diversi...» Hermione la guardò
confusa. Non voleva sentirsi dire che aveva sbagliato, voleva essere consolata,
non incolpata. «Tuttavia» continuò l'anziana donna sorprendendola «Non puoi
ritrarti dal compito che ti sei scelta. Sarà impegnativo e per niente facile.
Ma tu ce la puoi fare signorina Granger, sei la più adatta per questo compito,
e in più, tu e il signor Malfoy sarete anche diversi, ma ricordati che anche
nella diversità ci sono più cose in comune di quante
immagini...» sembrava tanto una lezione di vita e che quella donna sapesse in
realtà molte più cose di quanto sembrasse.
Hermione
se ne andò dall'aula terminata la lezione con la mente che vagava altrove,
riflettendo sulle parole dell'insegnante.
Attraversò
il corridoio che portava alla Sala Comune di Grifondoro, ma cambiò subito rotta
quando, da lontano, intravide la nuova coppia del secolo. Gli urletti striduli
di Lavanda riecheggiavano per tutta la scuola e il sorriso ebete di Ron faceva
sentire Hermione più stupida di quanto non pensasse.
Girò i
tacchi e tornò indietro.
Per sua
sfortuna aveva lasciato i suoi libri in infermeria, quando era scappata adirata
dopo la litigata con Malfoy, e doveva tornare a prenderli. Inoltre, avrebbe
dovuto farsi controllare il braccio... sentiva la pelle pizzicare sotto le
bende.
Entrò
silenziosa in infermeria e osservò Malfoy riposare beato nel suo letto.
Sembrava un angioletto. Un po' pallido, ma infondeva serenità.
«Signorina
Granger!» Madama Chips era in piedi accanto a lei con bende e acqua calda in
mano, facendola sussultare. «Cosa ci fa qui?»
«Dovrei
farmi controllare una ferita...» disse mostrando il braccio bendato.
L'infermiera scostò le bende e contrasse la bocca in una curiosa smorfia.
«È un
taglio lieve, niente di grave; doloroso ma guaribile.» la medicò con le bende e
le pulì la ferita con l'acqua «È curioso...» disse e sembrava tanto Olivander,
il venditore di bacchette magiche più famoso al Mondo Magico «Cosa è curioso?»
chiese Hermione
«Questo
taglio è stato inferto dalla punta di una spada; è curioso che anche quello di
Malfoy, si da il caso, è stato inferto dalla stessa arma...» Hermione la guardò
sorpresa «Non vi sarete sfidati a duello?» la ragazza scosse violentemente la
testa. «Ora starà meglio, signorina Granger. Vegli sul signor Malfoy con la
stessa cura con cui farebbe con un suo amico, la prego.» l'infermiera si
allontanò a passo veloce, liquidandosi dalla ragazza e sparendo dalla stanza.
Hermione
si avvicinò a Malfoy e rimase in piedi a guardarlo dormire. Prese una sedia e
la mise nuovamente accanto al suo letto, come aveva fatto il giorno
precedentemente, e si addormentò, colpita da un profondo sonno.
Si
risvegliò nella stessa prigione in cui era già stata. Sapeva chi era e come
era. Non era più stupita ormai di trovarsi lì. La guardia era ancora in piedi a
fare il suo lavoro accanto alla cella.
Hermione sentì diversi rumori
provenire dalle scale. Si sporse per scorgere qualcosa nell'oscurità e ciò che
vide fu solamente un'altra guardia che trascinava dietro di sé un ragazzo
ferito e malconcio.
Era
sofferente, sporco di fango e sangue, i vestiti erano laceri e scoloriti.
Doveva essere giovane, forse aveva la sua età. La guardia lo sbatté giù dalle
scale e il prigioniero faticò a rialzarsi, e, quando lo afferrò per la giacca
strappata, lo rinchiuse nella cella adiacente a quella della ragazza. Lo chiuse
dentro e poi scoppiò in una risata fragorosa. Abbandonò la prigione a braccetto
con l'altra guardia, lasciandoli soli. Hermione andò alla parete che dava
sull'altra cella, divisa dalle
sbarre. Il giovane era a terra e respirava a fatica.
«Signore,
state bene? Rispondete!» cercò di urlare, ma il ragazzo non ne voleva sapere.
«Vi prego...» la cosa strana fu che sia la vocina, che Hermione, riconobbero il
profilo del giovane. Hermione avrebbe dovuto capirlo subito; era biondo, alto e
piuttosto magro.
Malfoy.
Ma quello
che non riusciva ancora a capire, era come facesse la vocina a conoscerlo...
«Siete
prigioniera anche voi?» il giovane aveva parlato ma era rimasto a terra,
supino, incapace di alzarsi.
«Sì... da
due settimane se i miei calcoli sono esatti.»
«Cosa
avete fatto?»
«E voi?»
lo sentì sorridere. Era proprio Malfoy. «Malfoy!» decise allora di chiamarlo.
Il
ragazzo si alzò, sentendosi chiamare e osservò la fanciulla «Mezzosangue?!»
Hermione sorvolò sull'appellativo e si concentrò sul giovane.
«Che
cazzo hai fatto Granger? Come ci
sono finito qui?» era livido in volto dalla rabbia e la ragazza non si sarebbe
sorpresa se fosse uscito del fumo dalle sue narici.
«È quello
che vorrei sapere anche io! Come ci sei finito qui?»
«Mi hanno
teso un'imboscata e mi hanno massacrato... non sono bravo con la spada e non ho
la bacchetta con me.» seguì una pausa «Sei stata tu, Mezzosangue? È colpa tua
questo?»
«Non lo
so.» raccolse una lacrima dalla guancia e rimasero in silenzio.
Sentiva
qualcosa spingere dentro di sé, era una sensazione strana e nuova. Quando capì
le intenzioni della vocina inorridì.
«Ehm...
Malfoy...» lui grugnì «Perché ho una voglia incontrollabile di abbracciarti?»
Si
risvegliò disturbata da un fastidioso vociare e mani che la scuotevano senza
sosta. Aprì gli occhi e vide Ginny e Harry in piedi su di lei intenti a
fissarla stralunati.
«Finalmente
sei sveglia!» anche Malfoy si svegliò in quel momento e osservò schifato i
“s-graditi ospiti” davanti a lui. «Pensavamo fosse successo qualcosa...»
Hermione alzò il capo e guardò consapevole Malfoy, come se con quello sguardo
potesse scordare ciò che gli aveva detto nella prigione. Anche lui ricambiò
l'occhiata e, ad uno sguardo più attento, anche Harry avrebbe
intuito che quei due tramavano qualcosa.
«Sto bene
ragazzi, davvero!» si stropicciò il viso e gli sorrise. Malfoy, chiaramente
infastidito, si girò dall'altra parte, dandogli le spalle.
«Sempre
socievole il tuo amico...» sussurrò Ginny alla ragazza.
«Non è
mio amico...» mimò con le labbra senza farsi sentire. Si alzò dalla sedia e
spinse gli amici lontani dal letto.
«Che
succede?» chiese mettendo le mani sui fianchi.
«Ginny mi
ha raccontato ciò che succede...» Harry parlò per primo e per poco Ginny non lo
stese al suolo con la “dolce e innocente” gomitata che gli aveva appena
rifilato nelle costole.
«Ginny!»
sbraitò Hermione «Ma perché...»
«Sta'
tranquilla Herm» la interruppe Harry «Puoi parlarmi di queste cose...»
«Non è
che non volevo dirtelo, Harry, è che volevo prima capirne di più...» gli disse
con espressione affranta. Harry annuì comprensivo e poi si sorrisero.
«Okay,
ora che le cose si sono chiarite volevamo dirti che siamo venuti a cercarti
perché Madama Chips ci ha comunicato che Malfoy sarà dimesso nel pomeriggio.»
«Ho
capito..!» esclamò la ragazza «L'avete detto a me perché così sarò io a dirlo
a quello lì...» i due amici le sorrisero grati e Hermione scosse la
testa, erano senza speranza.
Congedò i
due ragazzi e tornò da Malfoy.
«So che
non stai dormendo, girati per favore.» incrociò le braccia al petto e aspettò
che lui si voltasse.
La guardò
con un punto interrogativo stampato in faccia e aspettò qualche sua parola
«Verrai dimesso questo pomeriggio.» gli disse. «Ma prima dobbiamo parlare,
Malfoy.»
«Ma dai?!
So benissimo che dobbiamo parlare, Mezzosangue» si alzò dal letto e la sovrastò
con la sua altezza «Voglio sapere che cazzo mi hai fatto!»
«Ti ho
già detto che non lo so!» urlavano entrambi e prima o poi l'infermiera li
avrebbe cacciati fuori a calci.
«Menti!»
l'accusò. «Ma non menti quando dici che io sono il migliore in Pozioni. Perciò,
fammi vedere che cosa hai creato e vedrò se posso annullarne l'effetto.»
Hermione
annuì e si passò una mano tra i capelli.
«Perché
hai detto che volevi abbracciarmi?» disse lui raccogliendo le sue cose e
uscendo a grandi falcate dall'infermeria, costringendo Hermione a seguirlo.
«Non lo
so...» rispose arrancando dietro di lui «So solo che, in quel corpo, non sono
sola...» Malfoy si fermò di colpo e si voltò a guardarla.
«Cosa
significa?»
«Non ti è
capitato di sentire un'altra presenza dentro di te, con sentimenti e paure che
non ti appartengono?»
«Sì, ma
credevo fosse dovuto alla pazzia o al dolore che sentivo.»
Sapeva
che se ne sarebbe pentita, ma sentirlo parlare di dolore provato a causa sua
era più forte di qualsiasi antipatia «Mi dispiace Malfoy, per quello che ho
fatto...»
«Non
dispiacerti Mezzosangue, non voglio la tua pietà.»
«Non è
pietà! È senso di colpa...»
«Beh non
averlo, non per me. Non ne vale la pena...» ricominciò a camminare e Hermione
continuò a seguirlo.
«Chiunque
vale la pena, anche una serpe come te.»
«Hai
mangiato miele stamattina, Mezzosangue?» la ragazza s'imporporò e sorrise,
abbassando lo sguardo imbarazzato. «Grazie per le tue scuse» le parve un
miraggio, ma quelle parole le sentì davvero.
«Ho
bisogno del tuo aiuto Malfoy. Dobbiamo annullare questa pozione...»
Si erano
dati appuntamento nel bagno delle ragazze al terzo piano per quella notte.
Hermione non infrangeva mai le regole – quasi mai, se non si
contavano le scappatelle notturne con Harry e Ron – e si sentiva agitata e
euforica.
Lui era
già lì ad aspettarla, illuminato dal chiarore argenteo della luna. Era persino
carino sotto quella luce «Finalmente Mezzosangue! Pensavo fossi caduta in una
trappola di Troll per conto di qualche Purosangue schifato dal tuo sangue
sporco...» finché non apriva la bocca e sibilava con la sua lingua da serpe.
Dov'era
finita la dolcezza di quella mattina? Doveva averla sognata.
Si
sedette sul pavimento a gambe incrociate e porse a Malfoy un foglietto su cui
aveva segnato l'incantesimo per la pozione.
Lui
iniziò a leggerlo a mente e lo studiò con attenzione.
«Per
la vita che viene, per il sole che scende... questa non mi sembra contenga
niente di utile per il momento...» scartò la riga e passò a quella successiva «Per
gli amici distanti, per le scope volanti... anche questo sembra un
inno come la prima riga e capiamo solo che ti senti sola e vuoi compagnia.
Comprati un gatto Granger!» le inveì contro scocciato
«Ne ho
già uno...» rispose a denti stretti.
«Se non
ti basta comprane un altro! D'altronde nel tuo futuro credo ci saranno solo
gatti pelosi e nessun altro.» la guardò un'ultima volta e poi abbassò
nuovamente lo sguardo sul foglio. «Per i soli abbandonati,nuove avventure
regalate. Come nelle favole vien il lieto fine, il sogno si avvererà
all'imbrunire... e qui si scopre il mistero! Hai chiesto degli amici
nuovi che potessero rimpiazzare gli altri sfigati»
«Malfoy!»
urlò lei
«Granger!»
rispose lui «Lasciami finire una buona volta!» era rimasto in piedi tutto il
tempo e solo allora decise di sedersi di fronte alla ragazza. «Come nelle
favole vien il lieto fine... è un chiaro riferimento a delle cose chiamate
favole, sicuramente cose da Babbani!»
«Le
favole Malfoy! Quelle che si leggono ai bambini, come le fiabe di Beda il
Bardo!» lui la fissò confuso, alzando un sopracciglio. «Sono storie, Malfoy... non te le hanno
mai raccontate?»
«Non mi
sembra...» distolse lo sguardo e Hermione provò una gran pena. «Il sogno si
avvererà all'imbrunire...» continuò lui «Questo potrebbe riferirsi alla notte.
Quando si fa buio, i tuoi amici dovrebbero apparire.»
«Non sono
loro ad apparire, ma io a sparire!»
«Forse
hai creato un nuovo mondo senza saperlo. E li troverai i tuoi amici.»
«Ho
trovato te. E non ti definirei proprio un amico...» lui strizzò gli occhi a
fessura.
«Credo
che succeda quando dormi. Ogni volta che ci siamo trovati in quel posto, tu
stavi dormendo e anche io...»
Hermione
si alzò in piedi, rallegrata «Perfetto!» esclamò «Dobbiamo solo addormentarci e
vedere che succede!»
«Mi
risveglierei in prigione. Non credo lo farò.»
«Ma ci
sei dentro anche tu quanto me!»
«Ma non
per colpa mia. Buonanotte Granger» disse alzandosi e facendole un cenno con la
mano «Cerca di non sognare...» la avvertì e poi se ne andò.
Hermione
rimase nel bagno per diversi minuti ancora, dopodiché scivolò in un sonno
profondo...
Ciao a tutte! Eccomi tornata con un nuovo capitolo...
Devo dire che ho lavorato a questa storia da
tutta l'estate e mi sembrava buona, ma ora non sono più convinta che sia così,
dato anche alle poche recensioni. Continuerò a postare ogni settimana per chi
davvero ci tiene. Spero di sentirvi presto, alla prossima!
Ormai le era famigliare quella prigione. La considerava quasi come una
stanza ormai.
Il ragazzo nell'altra cella stava guarendo dalle ferite e dai colpi che
le guardie gli avevano inferto e Hermione si sorprese ancora di quanto vedere
Malfoy le provocava diverse sensazioni.
Da una parte provava indifferenza, come se non ci fosse; ma dall'altra,
dall'altra provava un'amore incontrollato che sapeva non essere suo.
«Malfoy!» lo chiamò e sorrise quando lui si voltò verso di lei.
«Ti avevo detto di non sognare...»
«Non è una cosa che posso decidere!» rispose accigliata.
«La sento.» disse lui ignorando il suo commento, Hermione aggrottò le
sopracciglia «Sento la vocina. L'altra essenza. Avevi ragione, prova affetto
per te.»
«Non per me, ma per chi c'è dentro di me.» Malfoy ebbe uno spasmo
incontrollato e se non si fosse aggrappato alle sbarre sarebbe caduto a terra.
«E chi sareste voi?» era stato lui a parlare ma Hermione sapeva che
quella domanda non proveniva da lui stesso.
«Hermione Granger.» rispose cauta
«Bellissima fanciulla, se non oso troppo nel dire.»
«Vi ringrazio, e voi chi siete?»
«Il Principe.» vide Malfoy scuotere la testa e capì che era tornato lui.
«Malfoy! Devi lasciarlo prendere il controllo! Lascia che parli al posto
tuo e capiremo cosa è successo!»
«Sai che sensazione terribile sia lasciarti sopraffare da te stesso?»
lei scosse la stessa «Appunto, prova, se hai coraggio.»
«Possiamo provare ad andare d'accordo solo per questa storia?»
«Non sai che fatica immane sarebbe per me...»
«Allora vedi di farcela Malfoy!» lui ghignò
In quel momento udirono dei passi farsi sempre più forti più si
avvicinavano alla prigione. La Regina fece capolinea con un lungo mantello
color prugna e un lungo abito nero che le fasciava il bellissimo corpo. Si
avvicinò ad Hermione e le parlò ad un palmo dal naso.
«Piccola impertinente, credevi di fregarmi?» non era una domanda «Beh,
per tua fortuna mi sono accorta dell'inganno prima che fosse troppo tardi.
Adesso il tuo amato è al sicuro, proprio accanto a te!» disse e poi scoppiò in
una malefica risata che faceva venire i brividi.
Com'era venuta se ne andò, lasciando Hermione più confusa che mai...
Si risvegliarono entrambi insieme ma in luoghi diversi. Era ancora notte
fonda ed Hermione ebbe l'ennesima illuminazione. Scalciò via le coperte del suo
letto e si mise a correre verso i Sotterranei.
Giunse all'entrata e lì si fermò. Non sapeva la parola d'ordine e non
poteva certo entrare di straforo nel covo delle serpi. Fortunatamente – o
sfortunatamente, dipende dai casi – Malfoy uscì dalla porta senza bisogno che
lei intervenisse. Aveva dovuto avvertire qualcosa anche lui...
Hermione sorrise ma mutò subito espressione quando notò che era a torso
nudo con solo i boxer del pigiama addosso.
In quel momento capì: ecco a cosa serviva il Quidditch! Il ragazzo aveva
un fisico da invidia, tonico anche se magro e muscoloso al punto giusto, gli
addominali appena accennati e le maniglie dell'amore che sparivano sotto
l'elastico dei boxer azzurri. La ferita al braccio era quasi del tutto
rimarginata.
«Granger!» esclamò sorpreso «Anche tu...?» lei annuì. Dovette guardarla
meglio anche lui, perché, dopo aver tossicchiato, rivolse lo sguardo altrove.
Hermione indossava una magliettina a maniche corte e dei pantaloncini,
il tutto rosa pallido. I capelli erano raccolti in una treccia laterale e
sembravano fatti d'oro sotto il riflesso ambrato delle lampade ad olio. Anche la
sua ferita dava segni di miglioramenti, ed Hermione aveva pensato che quel
taglio sul braccio sinistro, era l'unica cosa che avrebbero mai avuto in
comune.
«Ho capito qual è quel posto! Mi sembrava familiare già la prima volta
che l'ho visto ma non riuscivo a ricordarmi perché, poi ho capito! È il
castello di una delle favole di un libro che mi leggeva mia madre da piccola!»
Malfoy parve colpito e per tutta la spiegazione diede segno di interesse
alla faccenda.
«Quindi cosa dobbiamo fare ora?»
«Beh, mi farò spedire il libro da mia madre e poi scopriremo qual è la
storia in cui siamo capitati.»
«Quindi tu pensi che siamo proprio in una vera storia...»
«Potrebbe essere. Insomma, gli indizi portano tutti a questo.» si
tormentò le mani, improvvisamente imbarazzata dalla situazione
«Bene, e cosa dovremo farci noi con una storia?»
«La prima regola è che deve avere il lieto, altrimenti non è una storia.
Perciò penso che noi dovremmo viverla e concluderla con un lieto fine!»
sembrava eccitata di aver pensato ad una possibile relazione tra i suoi
problemi.
«D'accordo, allora quando ti arriverà il libro, inizieremo a fare
ricerche.» il ragazzo si voltò offrendole la splendida vista della sua schiena.
Hermione boccheggiò.
«Non dovremmo iniziare subito a fare ricerche?» continuò, facendolo
voltare di poco verso la sua direzione.
«Mezzosangue, ti vedo già tutte le notti, anche tutti i giorni sarebbe
troppo...» sghignazzò e si voltò.
Entrò di nuovo nei Sotterranei e la congedò con un vago gesto della
mano.
Hermione fu costretta a tornare indietro.
Tornò a letto e si addormentò nuovamente, non andarono in nessun
castello e si risvegliarono il mattino dopo con il sorgere del sole.
Come al solito, fu la prima ad alzarsi, e dopo andò a svegliare Ginny,
dormigliona per natura.
«Ginny! Svegliati o farai tardi!» la rossa mugolò qualcosa alla sua
amica e poi si voltò dall'altra parte. Hermione allora andò a vestirsi e a
lavarsi, per poi tornare dall'amica e svegliarla con la forza.
Le mandò una piccola scossa sul sedere che la fece alzare di scatto e
correre verso il bagno per non fare tardi.
Entrarono in Sala Grande insieme e la prima cosa che Hermione fece fu
guardare Malfoy seduto alla tavolata Serpeverde, che ricambiava lo sguardo con
acuto interesse. Sentì alcuni brividi correre sulla sua schiena facendole
venire la pelle d'oca. Perché tutto d'un tratto Malfoy le faceva questo
effetto?
Abbassò lo sguardo e si sedette accanto a Ginny.
Intanto, dall'altra parte della Sala, Zabini ingurgitava la sua
colazione con gusto.
«Che cosa c'è tra te e la Mezzosangue?» chiese all'improvviso all'amico.
«Cosa dovrebbe esserci?» rispose svogliato l'altro addentando una fetta
di pane imburrata.
«Tutti quegli sguardi, quel tempo insieme, quella carica sessuale
repressa appena nata...»
«COSA?!» sbottò Malfoy quasi ingozzandosi con il boccone di pane
«Carica sessuale repressa appena nata.» spiegò di nuovo Zabini «Ne avete
un sacco!»
«Tu sei pazzo...» Malfoy rise
«E tu sei in astinenza, devo ricordartelo?»
«È stata una mia scelta.»
«E ancora non ne ho capito il motivo...» gli fece eco
Malfoy sbuffò «Senti Blaise, ero stufo delle solite ragazzine. Ecco
tutto.»
«Non è che aspetti qualcun'altra, vero? Ad esempio la Granger?»
«Se andassi a letto con la Granger allora Voldemort sarebbe solo un bambino
viziato. Viziato e innocuo.» Blaise rise della sua battuta e tornò a
mangiare.
«Comunque vi vedo bene insieme.» Malfoy lasciò cadere le posate e alzò
lo sguardo sulla sala, troppo infuriato per guardare l'amico negli occhi
«Insomma, due menti brillanti, entrambi affascinanti, con la voglia di
primeggiare in tutto... siete complementari amico mio.»
«Prima che tu finisca in infermeria per un misterioso caso in cui la mia
forchetta si sia conficcata nella tua gola, sta' zitto.» lo rimbeccò il
biondo.
Zabini non si lasciò scappare una parola di più ma continuò a
sghignazzare sotto i baffi per tutta la durata della colazione.
Vedere Ron e Lavanda amoreggiare per i corridoi ogni cinque secondi era
troppo per Hermione. Non si erano più rivolti la parola e a lei la cosa faceva
male. Quella situazione non era delle migliori, neanche per Harry, costretto a
dividersi per non perdere nessuno dei due. Hermione avrebbe voluto mettere fine
a questo ma il pensiero del loro bacio la tormentava in ogni momento.
Meno male che aveva altro con cui distrarsi, sua madre le aveva inviato
il grosso libro delle favole che le leggeva da bambina insieme ad una lettera
in cui esprimeva quanto sentisse la sua mancanza.
Hermione sorrise al pensiero, al ricordo, di sua mamma che le leggeva le
favole mentre lei era già sotto le coperte. Ne leggevano una sera, la sua
preferita era la Bella Addormentata.
Sapere che tutto il mondo si era fermato per aspettare una persona sola
era il suo sogno. Si immedesimava nella Principessa addormentata e si sentiva
importante. Aspettavano tutti lei e il Principe Filippo l'avrebbe risvegliata
con il bacio che aveva sempre desiderato.
Scosse la testa e chiuse il libro, poi mandò un gufo a Malfoy
invitandolo a raggiungerla all'imbrunire, dopo la cena, nel bagno delle ragazze
al terzo piano. Dirlo di persona sarebbe stato troppo intuitivo per occhi
attenti, e loro dovevano comunque salvarsi le apparenze.
Non aveva fame quella sera. Era attorniata dai suoi migliori amici che
si facevano gli occhi dolci e dall'amore della sua gioventù che era concentrato
solo su una presenza dai capelli biondi.
In quell'istante pensò che Lavanda assomigliava alla Bella Addormentata
più di lei, e che il principe, quello che avrebbe dovuto svegliarla, era in
realtà il principe di un'altra. Di Lavanda.
Sentì toccarsi il gomito e questo la ritrasse dai suoi pensieri. Neville
le sorrideva amichevolmente ed Hermione lo ringraziò ricambiando.
«Non sei costretta a stare a guardare...» le disse.
«Mi piacerebbe saper distogliere lo sguardo e svuotare la mente.» era
alquanto malinconica e faceva girare la forchetta a vuoto nel piatto da circa
mezz'ora.
«Non è così complicato, sai? Trova qualcosa in grado di distrarti...» il
suo sguardo subito si puntò sulla tavolata dei Serpeverde, più precisamente su
Malfoy. E un fremito le corse lungo tutta la schiena.
Possibile che avesse una connessione tale con la vocina da sentire i
suoi sentimenti anche mentre non stava sognando e non era nella favola?
«Vedi?» disse nuovamente Neville «Hai trovato qualcosa. Stai
sorridendo!» Hermione lo guardò grata e gli sorrise nuovamente.
«Grazie Neville, mi hai aiutato.» il ragazzo scrollò le spalle e tornò a
mangiare «In realtà Neville, avrei bisogno di un altro aiuto da parte tua...»
Neville riportò tutta la sua attenzione sulla compagna affianco e
aspettò che lei parlasse «Ecco vedi... vorrei sapere se esiste qualche pianta
in grado di... annullare... l'effetto di una pozione.» il ragazzo sembrò
pensarci su e poi sorrise.
«Tra tutti quelli che avrebbero potuto chiedermelo non mi sarei
aspettato sentirlo dire proprio da Hermione Granger! È alquanto strano che tu
non sappia la risposta...»
«È da molto tempo che non trovo più tutte le risposte...»
«Era solo una battuta Hermione, sai che ti aiuterei sempre e volentieri.
Comunque, per la pianta, devo provare a fare delle ricerche. Vuoi che chieda
alla professoressa Sprite?»
«Oh no! Non devi farne parola con nessuno Neville, ti prego!» la sola
idea che si venisse a sapere la terrorizzava
«Non è che vi state di nuovo cacciando nei guai, vero Hermione? Perché
se è così dovrei fermarvi.»
«No Neville, nessun noi...» disse guardata amareggiata i suoi amici «E
nessun guaio. Era semplice curiosità per una ricerca personale. Dato che
Voldemort diventa sempre più potente ogni giorno che passa, vorrei essere
preparata a tutto... ecco.»
Neville sembrò rifletterci su e annuì, d'accordo con lei.
La cena proseguì tranquilla e malinconica e, una volta terminata, tutti
si alzarono per andare nelle proprie Sale Comuni.
Ginny si avvicinò ad Hermione e le sorrise, dopo aver congedato Harry
con un tenero bacio sulla guancia ed essere diventata color porpora sulle gote.
L'amica ricambiò il sorriso e insieme si diressero nella loro Sala
Comune.
«Hai scoperto qualcosa sulla pozione?» chiese Ginny una volta seduta in
poltrona
«No. Ma mia madre mi ha spedito il mio Libro Delle Favole. Vedremo se
riusciremo a capire qualcosa.»
«Lui com'è?» se ne uscì con queste poche parole che confusero molto
Hermione che teneva lo sguardo basso e la fronte corrugata.
«Com'è chi?» domandò tornando a guardare la rossa.
Lei ammiccò e poi sorrise «Malfoy!» per poco Hermione non prese un
colpo.
«Che cosa intendi Ginny?»
«Beh, vediamo... il suo approccio verso la pozione e verso di te, la sua
lingua biforcuta e il suo splendido corpo in abiti medievali!»
Hermione sollevò un sopracciglio e poi chiuse un libro che teneva sul
grembo con un tonfo. «Da quando pensi a Malfoy in quel modo?»
«Più o meno dal quarto anno, da quando è, diciamo, cresciuto...»
«Ginny, è sempre il solito ragazzino viziato e pieno di sé!»
«Sì,» rispose Ginny calma «Ma è il solito ragazzino, pieno di sé con un
corpo niente male e un paio di occhi capaci di farti dimenticare chi sei...»
l'amica scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
«Non posso credere che tu pensi a lui in quel modo!»
«Non negare che ci hai pensato anche tu, almeno una volta.» Hermione
tacque «Lo sapevo! È normale Herm, è la cosa più normale del mondo!»
«Ma lui è Malfoy! Abbiamo subito angherie da parte sua per cinque anni!
Cinque anni! E hai quasi rischiato la vita per colpa della sua famiglia!»
«Non nego che ce ne ha fatte passare tante, ma, come vedi, adesso non
osa più nemmeno prenderci in giro. È cambiato qualcosa... e poi nessuno è
responsabile degli sbagli della propria famiglia! Non si scelgono mica i
parenti, altrimenti avrei scelto te piuttosto che quegli invertebrati con cui
condivido un po' – e sottolineo un po' – di DNA!» Hermione aveva le lacrime
agli occhi.
«Non voglio pensare a lui in quel modo. Ho paura di pensare a lui così.»
Hermione non credeva alle sue orecchie. Dov'era finito il suo spirito
coraggioso e temerario, senza paura alcuna? Forse nella pozione c'era qualcosa
di più che semplici sogni.
«È normale avere paura Herm, non ha certo la migliore delle reputazioni,
ma è comunque umano e in grado di cambiare.» le prese la mano e la costrinse a
guardarla negli occhi «E se mai ti capiterà di pensare a lui in quel modo, non
ritrarti. Asseconda quello che senti e vedi che succede. Tutto, pur di non
vederti soffrire per quell'idiota di mio fratello... persino Malfoy.» Hermione
aveva le guance rigate e bagnate.
Ginny la lasciò riflettere su quella poltrona finché l'ora
dell'appuntamento non si fece vicina. Hermione raccolse il libro e si avviò al
terzo piano.
Il bagno era silenzioso, se non si notava il costante gocciolare
dell'acqua dai rubinetti, e Malfoy era già lì ad aspettarla, seduto a gambe
incrociate davanti al calderone.
Quando la vide arrivare si alzò in piedi e le si avvicinò.
«Hai pianto?» la sua voce sembrava incolore
«E tu?» rispose lei notando il rossore degli occhi e il loro gonfiore.
«Forse.» rispose lui
«Forse...» rispose lei.
Superate queste prime divergenze, si sedettero entrambi e la ragazza
mostrò il libro al suo compagno malcapitato.
«Questo libro me lo leggeva mia madre prima di andare a dormire.
Dovrebbe essere quello con le versioni originali di ogni storia e non delle
parodie orribili.» Malfoy lo guardava curioso.
«E precisamente, cosa dobbiamo fare adesso?»
«Dobbiamo vedere se riusciamo a capire quale sia la storia in cui siamo
capitati.»
«Come fai a dare per scontato che siamo capitati in una storia?» aveva
ragione e lui lo sapeva.
«Diciamo che un'attenta analisi degli indizi mi ha condotto a questa
soluzione...»
«Parla come mangi Granger!»
«Io mangio con la bocca chiusa, Malfoy. Non sono un maiale...» lui serrò
le labbra e alzò gli occhi al cielo pregando Salazar di dargli la forza.
«Comunque, iniziamo con la prima: Cenerentola.»
«Chi?» urlò lui.
«Shh!» gli intimò lei con un dito sulle labbra «So perfettamente che tu
non sai niente di questo argomento, perciò adesso ti spiegherò tutto, okay?»
lui annuì «Perfetto! Allora, "Cenerentola" è la storia di una
bellissima giovane, orfana di entrambi i genitori. Sua madre era morta per prima,
e così suo padre si risposò con una donna a sua volta vedova e con due figlie,
prima di morire anche lui.» Malfoy sembrò annoiato ed Hermione sapeva che
pensava a quanta sfortuna avesse avuto la ragazza, o fortuna a seconda dei
casi, come in quello di lui. Hermione sorrise e poi continuò «Dopo la morte del
padre, Cenerentola fu schiavizzata dalla nuova matrigna e dalle sue figlie. La
vita di Cenerentola cambia quando giunge in tutta la città la notizia che a
corte si terrà un ballo, organizzato dal re, durante il quale il principe
potrebbe scegliere la sua promessa sposa. Naturalmente, le sorellastre e la
matrigna partecipano al ballo e Cenerentola viene di conseguenza esclusa. Con
l'aiuto magico di una "fata madrina", Cenerentola viene vestita di un
meraviglioso abito da sera e riesce a recarsi segretamente al ballo malgrado il
divieto della matrigna. Nonostante il bellissimo gesto, la fata raccomanda alla
fanciulla di rientrare a mezzanotte. Al ballo attira l'attenzione del principe
e ballano tutta la notte. Poiché l'effetto dell'incantesimo è destinato a
svanire proprio a mezzanotte, Cenerentola deve fuggire di corsa al rintocco
dell'orologio, ma nella fuga, perde una scarpetta di cristallo.» Hermione
lanciò uno sguardo a Malfoy e lo vide intento a grattarsi la nuca, un po'
confuso.
«So che non puoi capire, ma sono storie per bambini!» gli disse cercando
di farlo ragionare. Lui le lanciò un'occhiata truce e così lei tornò con gli
occhi sul libro e continuò.
«Intanto il principe, ormai innamorato, trova la scarpetta e proclama
che sposerà la ragazza capace di calzarla. Il giorno successivo, alcuni
incaricati del principe girano dunque per il regno facendo provare la scarpetta
di cristallo a tutte le ragazze in età da marito, incluse le sorellastre di
Cenerentola. Comunque, alla fine, Cenerentola prova la propria identità e sposa
il principe. E vissero sempre felici e contenti!(1)»
Malfoy si sdraiò sulla schiena e guardò il soffitto con curiosa
attenzione mettendo le braccia dietro la testa.
«È una bella fiaba.» disse «È bello sapere che tutto finirà bene in un
modo o nell'altro. Non ci sono maledizioni o pazzi assassini. Sono solo
storie.» disse
Hermione gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio candido «Le
storie hanno tutte un fondamento di verità, Malfoy. Potrebbe andare bene anche
a noi...»
«Non stiamo più parlando della pozione, vero?» chiese con voce bassa,
quasi avesse paura di farsi sentire da Voldemort.
«Credo di no...» rispose lei malinconica. «Però ora non pensiamoci più,
secondo te potrebbe essere questa la storia? Secondo me no.»
«Anche per me non è quella. Non ho sentito parlare di balli e dovremmo
paragonarla con le altre.» concordò lui.
«Pensi che sia io la protagonista, o comunque, che lo sia la vocina
dentro di me?»
«Certo! Avevi bisogno di sentirti al centro dell'attenzione – come al
solito – » aggiunse «Perciò non vedo altri capaci di entrare nelle storie e
spacciarsi per i protagonisti.»
«Ma resta il fatto che ancora non sappiamo chi sei tu.»
«Scopriamo la storia e lo capiremo.»
«Mi piace vedere questo tuo lato tenace, Malfoy, vuol dire che non sei
un buono a nulla come pensavo!» lui si tirò a sedere di colpo e la fissò con
gli occhi pieni di rabbia.
«Tu non sai niente di me Mezzosangue! Non sai cosa devo affrontare ogni
giorno, non sai cosa provo in ogni momento e ora mi hai anche incasinato con
questa stupida cosa delle favole in una pozione che, solo Salazar sa come, ho
bevuto, solo per il tuo bisogno di sentirti al centro dell'attenzione
costante!» una vena gli pulsava sul collo e la sua faccia era tutta arrossata
per la collera. «Non sai niente, Mezzosangue!»
Hermione aveva trattenuto le lacrime per tutto il tempo. Aveva contratto
le labbra per non singhiozzare, per non farlo davanti a lui.
Lui aveva ragione: lei non sapeva niente. E voleva ritrovare degli amici
con cui sentirsi utile, quella capace di risolvere qualsiasi situazione perché
conosceva tutti gli incantesimi a memoria.
Aveva fatto un pasticcio e aveva pure coinvolto una persona che non
centrava nulla, né con lei né col suo bisogno.
«Mi dispiace Malfoy...» disse singhiozzante «Non so niente e invece
credevo di saperlo. Non so niente di te e del resto del mondo e non posso
controllare tutto. Non sai quanto vorrei poterti tirare fuori da questo
pasticcio. Perché è solo colpa mia e tu non lo meriti.» lui sembrò calmarsi ma
rimase impassibile e rigido davanti a lei.
«Perdonami» gli chiese.
«Lo farò quando questa storia sarà finita!» rispose lui ancora
incollerito, prima di voltarsi e andarsene.
Hermione avrebbe voluto scoppiare in lacrime e singhiozzare senza sosta,
ma sapeva di non poterlo fare. Si accasciò sul pavimento e rilesse la favola di
Cenerentola per svagare la mente.
(1) la storia l'ho presa da
un sito di favole, non l'ho inventata.
Ciao a tutti! È un piacere sentirvi ogni volta! Allora, partiamo dalle
cose un po' spiacevoli: purtroppo (o per fortuna) questa storia non ha avuto il
successo che speravo potesse acquisire -causa: la mia terribile fantasia e la
mia scrittura infantile e le descrizioni pressoché assenti-, di conseguenza
volevo proporvi una cosa; se non provate alcun interesse a leggere il continuo
di questa storia, ditemelo, non abbiate paura, e io la eliminerò. Ovviamente la
decisione è vostra ma io non me la prenderò in alcun modo. Sto lavorano ad una
nuova storia (sempre Dramione, avete indovinato!) e ci sto mettendo tutto
l'impegno possibile. Quindi, ditemi voi cosa fare. Spero che almeno a questo
risponderete numerosi!
Si risvegliò proprio con il libro come cuscino, ancora nel bagno, ancora
con gli occhi arrossati.
Si stropicciò gli occhi e vide una figura conosciuta sopra di lei.
«Malfoy...» biascicò. Il ragazzo se ne stava lì in piedi davanti a lei,
aspettando che si svegliasse. «Cosa ci fai qui?» chiese una volta seduta.
«Mi sono arrabbiato così tanto ieri sera che dovevo allontanarmi e stare
solo. Poi stamattina mi sono svegliato e ho capito che dovevamo usare tutto il
tempo possibile per cancellare l'effetto della pozione invece di perderne. Sono
ancora infuriato con te, perciò sbrighiamoci.» la ragazza non poté fare a meno
di sorridere e lui si sedette di fronte a lei.
«Dunque, ho riletto la favola molte volte e... aspetta!» chiuse
il libro con forza «Non abbiamo sognato stanotte! Siamo rimasti qui!»
«Non ti chiedo a che ora sei andata a letto perché è palese che tu abbia
dormito qui, dato i segni della carta sulla tua guancia, perciò ti chiederò a
che ora ti sei addormentata?»
«Più o meno... due ore fa. Credo...»
«Era poco tempo per sognare e poi eri sconvolta.»
«Non credo sia questo... tu a che ora ti sei svegliato?» domandò non
certa che significasse qualcosa.
«Più o meno due ore fa.»
«Ho capito!» esclamò «Non abbiamo sognato perché non abbiamo dormito
contemporaneamente! Quando io mi sono addormentata, tu ti sei svegliato!»
«Potrebbe anche essere così. Quindi dovremmo fare i turni alternati di
notte per non sognare?»
«Credo di sì, anche se non so come fare... dovremmo dormire nella stessa
stanza, o comunque nello stesso posto e la cosa è impossibile. Usare delle
sveglie alternate provocherebbe solo rumore e infastidirebbe i nostri
compagni... così come la luce della bacchetta.»
«Dormiremo nella stessa stanza. Io non voglio essere catturato e ferito
nuovamente!»
«Come potremo fare una cosa del genere?»
«Verrai a dormire nella mia stanza.» Hermione per poco non si strozzò
con la sua saliva.
«COSA?!»
«Ho detto...»
«Ho capito cosa hai detto!» lo interruppe «Ma come non daremo nell'occhio?»
«Non so se lo sai, Granger, ma dalla mia stanza vanno e vengono ragazze
come se niente fosse...»
«Risparmiami i dettagli della tua vita sessuale!» trattenne un conato di
vomito
«Quello che voglio dire è che non sarà un problema per te dormire da me.
Non lo noterà nessuno.»
«E il tuo compagno di stanza?»
«Zabini?! Vorrei dire che non c'è bisogno di preoccuparsi, perché è
talmente impegnato con la sua ragazza che davvero non devi preoccuparti. Anche
per me sarebbe un colpo se vedesse proprio te nel mio letto!»
«Quindi non ci sarebbero altre sorprese? E le ragazze di cui mi
parlavi?»
«Mi correggo allora: andavano e venivano... in tutti i sensi.»
Hermione lo guardò con ribrezzo.
«Sei passato all'altro sesso Malfoy?»
«No, mi sono stufato delle solite... se capisci cosa intendo.»
«Non aggiungere altro!» lo fermò con la mano tesa verso di lui «Va bene,
faremo un tentativo e vediamo come va.»
«D'accordo, fatti dare il mantello dell'invisibilità dal tuo amico e
vieni nei Sotterranei a mezzanotte.»
«Perché a mezzanotte?»
«Vorrei potermi fare una doccia in pace e andare a scegliermi con cura i
vestiti... che sono nell'armadio fuori dal bagno.»
«Ah.» rispose Hermione cercando di allontanare l'idea di lui che usciva
mezzo nudo dalla doccia. «Anche io la farò nei dormitori... i miei.»
«Immaginavo Granger. Ora vado a colazione, ho una fame da lupi!» si
voltò e fece qualche passo prima di fermarsi e portarsi un braccio sulla testa
«Oh! Mi stavo dimenticando! La parola d'ordine “Rilassati Granger non è la fine
del mondo”»
«Davvero?» chiese la ragazza confusa
«No.» iniziò a sghignazzare come un bambino «La parola è “Potter
uno sfigato”»
«Immaginavo... ma davvero avete scelto una frase del genere?»
«Di nuovo no!» e ricominciò a ridere.
«Malfoy!» lo rimbeccò lei stanca di quel giochino infantile
«Va bene! È “Sanguo Algidus”.» si voltò e se ne andò.
Quando Hermione raggiunse la Sala Grande la trovò più vuota del solito.
Possibile che fosse in ritardo?
Trovò Ginny che finiva di imburrare l'ultimo toast e si sedette accanto a
lei.
«Dove sono tutti?» chiese
«Buongiorno anche a te!» rispose la rossa raggiante «Oggi c'è la partita
Grifondoro-Serpeverde! Harry e Ron sono in squadra. E pure io anche se in
ritardo! Vieni a vederci?»
«Non amo il Quidditch.»
«Dai Herm, ci divertiremo! Vedremo quelle facce toste delle serpi
ritirarsi dalla vergogna della sconfitta!» Ginny era radiosa, così euforica
«Non voglio vedere Ron; e Lavanda che fa il tifo per lui...»
«Non c'è solo Ron in squadra! Ci sono io e anche Harry! E Malfoy!»
«Perché credi che mi interessi se c'è Malfoy?»
«È così?»
«NO! Assolutamente no!» urlò «Non c'è niente tra me e Malfoy, lo sai
bene!»
«Volevo solo farti arrabbiare. Ti prego Herm, vieni a fare il tifo per
noi...»
«E va bene!» la rossa le saltò al collo abbracciandola e sporcandola con
la marmellata che aveva spalmato sul toast.
Mezz'ora si trovava seduta sugli spalti dello stadio pronta ad assistere
alla partita. Si era portata dietro il Libro Delle Favole nel caso in cui la
noia prendesse il sopravvento.
La partita iniziò e subito fu un problema distinguere le singole sagome
che le sfrecciavano davanti, riconobbe Harry perché se ne stava fermo ad
osservare il cielo, e Ginny per la sua chioma focosa.
Riconobbe anche Malfoy, fermo come Harry ad osservare il cielo. I loro
sguardi si incrociarono e lui le sorrise. L'avrebbe presa in giro, dopo.
«Hermione!» la ragazza si voltò e vide Neville molto sorpreso di
trovarla lì. «Che cosa ci fai qui? Sai che è una partita di Quidditch e non la
Biblioteca?»
«Grazie mille Neville, ma so di essere allo stadio per la partita. Sono
venuta a fare il tifo...»
«Allora stai sbagliando: dovresti fare casino, non startene buona lì
seduta... fai come me!» all'improvviso iniziò ad urlare il nome di Grifondoro a
squarciagola, attirando sguardi snob dai presenti. Hermione rise sotto i baffi
prima di dimenticarsi della compostezza e ridere a crepapelle insieme al suo
amico.
Anche lei lo affiancò per il tifo. Urlò il nome della sua Casa con
fierezza e si mise persino in piedi. Batteva le mani e rideva, tutto grazie a
Neville.
Grifondoro segnò un punto e tutta la scuola si alzò in delirio. Gente
che urlava, batteva le mani, imprecava... Hermione non aveva mai visto tante
emozioni tutte insieme.
«Ah Hermione! Ho fatto le ricerche che mi avevi chiesto ma non ho
trovato niente in grado di annullare l'effetto di una pozione, mi dispiace...»
le disse Neville battendo flebilmente le mani
«Non preoccuparti Neville, grazie comunque dell'aiuto!» e tornarono a
fare il tifo.
Dopo essersi calmata vide Harry sfrecciarle davanti all'inseguimento di
Malfoy che aveva adocchiato il boccino. Sembravano scie velocissime e avevano
un controllo della scopa da invidia. A volte le sarebbe piaciuto volare come
loro.
Un'ora dopo, la squadra di Grifondoro esultava e lodava il suo
Cercatore, Harry Potter, per aver acchiappato il boccino prima che Malfoy lo
afferrasse.
Il biondo era stato così vicino nel prenderlo che quando lo mancò, tutti
sospirarono tristemente. Hermione non se ne intendeva ma sapeva che avrebbe
potuto prenderlo con facilità, eppure non l'aveva preso, portando Serpeverde
alla sconfitta.
Nel dormitorio, Hermione prese Ginny da parte e le raccontò cosa aveva
deciso con Malfoy.
«Tu... cosa... andrai... letto... Malfoy?» incapace di formulare un
pensiero di senso compiuto, la piccola Wealsey aveva espresso parole a caso,
che insieme davano un significato del tutto diverso a quello che realmente
Hermione le aveva detto.
«Solo per un paio di notti, finché non capiamo come cancellare l'effetto
della pozione!» aveva ribadito la riccia mentre la rossa rimaneva ancora
scioccata.
«E se finite davvero a letto?»
«Hai così poca fiducia in me, Ginny Weasley? Non andrò mai a letto con
Malfoy! Sono in debito con lui ed è mio dovere rimediare ai miei errori.» Ginny
annuì.
«D'accordo... ma sta' attenta.» le prese una mano e dal sorriso che
aveva, un'espressione schifata prese il suo posto «E se lo trovi mentre fa...
mentre è in compagnia?»
«Non preoccuparti, mi ha detto che non fa... che non sarà più in
compagnia.»
«Ah. E come mai?»
«Non lo so e non mi interessa, l'importante è che abbia smesso.»
«Ricordati che una serpe in astinenza è ancora più maligna del solito!»
«Ginny! Finiscila con questi discorsi!» preparò una borsa con le sue
cose «Mi stai facendo cambiare idea e venir voglia di vomitare!»
«Va bene... ma non dire che non ti ho avvisata!» la aiutò a mettere via
le sue cose e poi la accompagnò a cena.
Vi trovarono già Harry e Ron intenti a ripercorrere i momenti clou della
partita.
«Ciao ragazzi» disse Ginny mentre si sedeva di fronte a loro con
Hermione al fianco. Entrambi si voltarono a guardarle e Ron sorrise. Lei
abbassò lo sguardo e lui non sorrise più.
«Harry devo chiederti un favore...» disse all'amico mimando con le
labbra che doveva parlargli in privato. Lui annuì e finita la cena uscirono
insieme diretti in corridoio.
«Mi serve il tuo mantello dell'invisibilità.» gli disse una volta soli.
«Per cosa?» chiese l'amico sereno.
«Scusa Harry, ma è un segreto. Riguarda quella faccenda della
pozione...» lui abbassò lo sguardo e si sistemò gli occhiali sul naso.
«C'entra anche Malfoy. Ginny me l'ha detto. E non è finita nel punto che
mi hai raccontato tu, ci sono stati altri sviluppi vero?»
«Harry non è che non voglia dirtelo, ma tu sei così impegnato con Ron che...
non volevo caricarti di un ulteriore peso... ne hai già abbastanza.»
«E anche tu. Posso capire perché tu non mi abbia detto niente; ti darò
il mantello, solo, usalo bene.» l'amica annuì e poi andarono nel Dormitorio a
prendere il mantello. Non aveva proprio mentito al suo migliore amico. Aveva
solo omesso!
Hermione avrebbe voluto aspettare mezzanotte per andare da lui, ma
l'euforia e la paura di essere beccata prevalsero sulla ragione, facendola
arrivare davanti ai Sotterranei per le undici.
Ferma, invisibile, davanti al portone pronunciò la parola magica «Sanguo
Algidus» e la porta magicamente si aprì rivelando angusti corridoi fiocamente
illuminati e immersi nell'umidità. Dopo cena aveva ricevuto un gufo sconosciuto
con una lettera che le indicava il percorso da seguire per arrivare alla camera
di Malfoy. Davvero patetico! Ma in effetti, la ragazza non poteva negare che
era stata presa alla sprovvista pesando a come trovare la sua stanza senza
farsi beccare, questo però, no lo disse a nessuno.
Imparato a memoria la strada, si incamminò per la Tana delle Serpi e
arrivò alla porticina indicata nella mappa. Non sapendo come entrare, tirò
fuori la bacchetta e pronunciò un incantesimo «Alomhora» la porta si aprì e lei
entrò.
La stanza era enorme, arredata con i colori della casa e stranamente,
ordinata. Malfoy se ne uscì in quel momento dal bagno con un asciugamano in
vita e un altro sulla testa mentre si frizionava i capelli umidi, incurante di
tutto. Hermione aveva ancora il mantello ed era invisibile. Malfoy andò
all'armadio e ne tirò fuori una maglietta nera e dei boxer che ripose
ordinatamente sul letto.
Stava per togliersi l'asciugamano dalla vita quando Hermione gridò «No!»
lui subito si fermò e si guardò intorno allarmato.
Poi capì e si rilassò «Granger... che cazzo ci fai qui? Ti avevo detto
di venire tra un'ora!» il suo sguardo vagava per tutta la stanza cercando
scorgere la sua presenza e così Hermione lasciò ricadere il mantello ai suoi
piedi.
«Non riuscivo ad aspettare. Avevo timore di essere scoperta.»
«O forse volevi solo vedere le mie grazie perché sapevi che mi sarei
fatto una doccia, prima del tuo arrivo.»
«Se fosse così non avrei urlato di non farlo ma me ne sarei stata buona
in silenzio per tutto il tempo...»
«In silenzio? Per te sarebbe un miracolo, e poi, davanti ad un ragazzo
nudo dubito che tu sappia stare in silenzio.»
« Presuntuoso! »lo accusò lei
« Ma è vero. »
« Non puoi saperlo... »lui, per
tutta risposta lasciò cadere l'asciugamano a terra ed Hermione deglutì a
fatica.Non riusciva a guardare oltre
l'ombelico.Era più forte di lei e
cercava ogni pretesto per posare lo sguardo altrove.
Lui si avvicinò pericolosamente a lei e le prese il mento con due
dita« Siamo arrossite, eh,
Granger?Imbarazzata? »ghignò
Lei lo guardò con aria di sfida che lo fece sogghignare malignamente.
« Se ti credi un gran bello spettacolo, Malfoy, hai sbagliato a
capire... »rispose lei.
Lui la spinse contro il muro e le si strusciò addosso mentre le
sussurrava nell'orecchio « Ti avevo avvisata di quello che avrei fatto.Stava a te aspettare fuori fino a mezzanotte.
»
« Vuoi farmi sentire in imbarazzo o vuoi più tempo per prepararti?
»lui rise ad un palmo dal suo naso.
« Essere in intimità con una persona non è sempre un male, Granger...e neanche vederla nuda.Pensa se fosse stato il tuo grande amore,
Weasley, al mio posto. »
« Piantala Malfoy, non siamo qui per questo. »come sapeva di Ron?
« L'hai voluto tu. » le lasciò il viso e tornò a prendere i suoi
vestiti, offrendole la vista del suo posteriore, che Hermione sbirciò prima di
distogliere lo sguardo.
Quando lui si fu vestito ed Hermione era tornata a respirare,si sedettero sul letto con davanti il Libro
Delle Favole.
« Dunque,possiamo escludere
Cenerentola... »disse lei.« Per il momento... proviamo a leggerne
altre. »
« Osserviamo le somiglianze della storia con i luoghi che abbiamo
visto... » propose lui
« È un'ottima idea! »Hermione
era euforica.
« Allora, io ho visto una foresta, un castello in lontananza e un villaggio
devastato dalla fame e dalla povertà. »
« Io solo il castello e la prigione.E una Regina, un padre morto e una matrigna.»
« Ma nelle storie hanno tutte delle matrigne? »
« La maggior parte... »risero« Ecco qui!Questa sembra contenere tutti questi
elementi. »
« Come si chiama? »
« Biancaneve... »
« Certo che come nomi sono proprio curiosi! »
« Questo ha un significato particolare...La trama più popolare è quella che vede un
giorno una regina intenta a cucire vicino a una foresta,sulla neve. Si punge un dito e guardando il
sangue sul terreno innevato,desidera
d’avere una figlia con i capelli scuri come l’ebano,la pelle bianca come la neve e le labbra
rosse come il sangue » cominciò a raccontare la ragazza
« Non sapevo si potessero scegliere i bambini...i miei genitori hanno fatto proprio unbell'affare! » Hermione sbuffò e poi,come se niente fosse,ricominciò.
« Dopo qualche tempo la regina ebbe una figlia , alla quale diede il
nome Biancaneve,ma nel darla alla luce
la regina muore.Il re,per assicurare una figura materna alla
figlia, decide di risposarsi. La seconda moglie del re, una bellissima donna
che possedeva uno specchio magico, invidiosa della bellezza della giovane
figliastra, incarica un cacciatore di portare la ragazza nel bosco, ucciderla e
riportarle il cuore della giovine come prova della conclusione del suo compito.
Il cacciatore, però, impietosito dell’implorare della fanciulla e dalla sua
bellezza, decide di lasciarla nel bosco e di uccidere un cinghiale, portando
alla regina gli organi di questo animale, convinto che comunque Biancaneve
verrà uccisa da qualche belva feroce. La regina, dopo aver ricevuto il cuore,
lo mangia, convinta che sia quello della figliastra.»
«Che orrore!» disse schifato Malfoy «Ma i Babbani non hanno alcun
pudore?» Hermione alzò gli occhi al cielo «Mi fai finire?» lui annuì
«Biancaneve, dopo aver vagato per un po’ nel bosco, si imbatte in una casa
costruita proprio nel cuore della foresta nella quale abitano sette nani, che
lavorano in una vicina miniera per guadagnarsi da vivere.»
«Sette nani? Già uno è una disgrazia, poverina!»
«Malfoy!» lo rimbeccò e lo fece tacere «La casa era vuota e Biancaneve,
affamata e stanca, si nutre con parte del cibo e del vino già preparato dai
nani, prendendone un poco di ogni porzione, per poi addormentarsi nell’unico
dei sette letti della propria misura. I nani, dopo un primo attimo di sgomento
per l’intrusione, sono felici di ospitare la dolce Biancaneve, che in cambio li
accudisce nelle faccende domestiche.
La vita scorre tranquilla fino a quando la regina cattiva, grazie allo
specchio fatato, scopre che la ragazza è viva e in salute. Travestitasi da
vecchia contadina e venditrice di frutta, si avvia nuovamente verso la casa dei
nani con l’obiettivo di far assaggiare a Biancaneve una mela avvelenata. Per
convincere Biancaneve ad accettare almeno una mela in dono la taglia in due,
assaggiandone la metà che non era avvelenata. Biancaneve al primo morso della
parte avvelenata, cade in uno stato di morte apparente da cui nessuno degli
sforzi compiuti dai nani riesce a svegliarla. Gli stessi nani, convinti che sia
morta, la pongono in una bara di cristallo e la sistemano sulla cima di una
collina in mezzo al bosco. Per molto tempo Biancaneve resta vegliata dai nani
finché un giorno non viene notata da un principe che passava di lì. Il
principe, vorrebbe portarla nel suo castello, per poterla ammirare e onorare
per tutti i giorni della sua vita.» «Che orrore! Ma scegliersene una viva no?!»
Hermione ignorò il commento «Dopo molte insistenze i nani, impietositi dai
sentimenti del giovane, acconsentono alla sua richiesta. Avviene però che uno
dei servitori del principe, arrivati per trasportare la bara al castello,
inciampi su di una radice sporgente, facendo cadere la bara giù per il fianco
della collina. Durante la caduta esce dalla bocca di Biancaneve il boccone di
mela avvelenato e così la ragazza si risveglia. Biancaneve s’innamora subito
del principe e vengono organizzate le nozze a cui viene invitata anche la matrigna
di Biancaneve. Questa, che non conosceva il nome della sposa, ma era stata
avvertita dallo specchio che era più bella di lei, rimane impietrita
riconoscendo Biancaneve. Nel frattempo erano state fatte arroventare sulle
braci due scarpe di ferro che la strega viene costretta ad indossare. A causa
del dolore procuratole dalle calzature incandescenti la strega è costretta a
ballare finché cade a terra, morta.»
«Adoro il finale tragico di queste storie!» disse sarcastico il ragazzo
«C'è sempre qualcuno che muore!»
«Dovevano far vincere il lieto fine, sempre...»
«Credi sia questa la storia?»
«Si avvicina molto a quello che abbiamo visto.»
«E se è questa, è chiaro che tu sia Biancaneve, ma chi sono io? Il
Principe la vede solo quando è già mezza morta...»
«Hai ragione, anche io credevo fossi tu, il Principe.»
«Molte lo credono...»
«Malfoy ti prego! Riponi il tuo ego fuori da questa stanza per un
po'!»
«Come vuoi Mezzosangue. Sono stanco, voglio dormire per primo...»
«D'accordo. Dove dormirai tu?» chiese Hermione posando il libro sul
comodino.
«Nel mio letto.» rispose sdraiandosi e mettendo le mani dietro la testa.
«E io dove dovrei dormire?»
«Dove vuoi tu! Ho un letto matrimoniale...»
«Dovrei dormire con te?»
«O il letto o il pavimento.»
«Perché non ci dormi tu sul pavimento dato che sei un uomo? Anche se
manca di cavalleria...»
«Dove sta' scritto che l'uomo deve dormire per terra?»
«Di solito è così!»
«Qui no, perciò se non vuoi dormire qui, quello è il pavimento.» disse
indicandolo «Ti darò un cuscino.» Hermione lo guardò imbronciata ma accettò di
dormire vicino a lui. Il pavimento le dava idea di scomodità.
«D'accordo, faremo turni di tre ore ciascuno. Inizio io e poi ti
sveglierò e prenderai il mio posto.» lui annuì e poi le diede le spalle.
Hermione iniziò a leggere il Libro Delle Favole d'accapo, poi, le venne
in mente una domanda che aveva ricacciato indietro alla partita e ora, le diede
libero sfogo. «Perché non hai preso il boccino alla partita?» lui sospirò ma
non si voltò a risponderle «Potter è stato più veloce di me»
«Non ci credo...»
«Questa è la mia risposta»
Hermione tacque e lesse il libro cercando di rimanere sveglia, ma più il
tempo passava più le palpebre si abbassavano.
E vedere la schiena di Malfoy che si alzava a seconda del suo respiro
non la aiutava. Aveva una schiena bellissima, tra l'altro. Voltò il capo
dall'altra parte e tenne duro.
Passate tre ore, scosse dolcemente Malfoy sulla spalla, chiamandolo a
gran voce. Lui si svegliò e si mise a sedere. «Buongiorno...»
«Non è ancora giorno.»
«Tu sempre acida, eh?! Buonanotte.»
«Notte.» Hermione si sistemò sul letto e chiuse gli occhi. L'ultima cosa
che vide fu lo sguardo di Malfoy nel suo e poi si addormentò.
Okay, non ho ricevuto i commenti che speravo,
perciò ho meditato un po' se cancellare la storia o continuarla. Per il momento
continuo, poi vedremo come va. Cosa ne pensate di quello che sta succedendo?!
Un saluto a tutti voi!
Si risvegliò nella prigione ormai familiare e si guardò intorno
confusa...
«Ma com'è possibile?» continuava a ripetersi, doveva funzionare...
Vide Malfoy alzarsi e massaggiarsi la testa come se avesse preso una
botta in testa.
«Malfoy!»
«Granger...?» rispose dolorante
«Ti sei addormentato!» capì lei. «Ti avevo detto di non farlo!»
«Non è colpa mia, è successo.»
«Non ci si può proprio fidare di te, eh?» all'improvviso sentì una forza
strana afferrarla e cacciarla indietro, ma non era una cosa che potesse
toccare, era dentro di sé. Si sentì sopraffare da qualcosa che la fece stare
buona in un angolo.
Era la vocina che prendeva il sopravvento. Malfoy aveva ragione, era
terribile.
«Arthur! Arthur!» quel nome usciva dalle labbra di Hermione ma Malfoy
sapeva non essere realmente lei. Forse era la ragazza che aveva dentro a voler
vedere il suo amato. Sentì la voce dentro di sé impossessarsi del controllo e
lo lasciò fare, stringendo i denti per il dolore.
«Neve! Siete voi! Temevo di non rivedervi più!»
«Anche io temevo di avervi perso. So come uscire di qui, ho la chiave
che mi diede mio padre prima di morire...»
«Cosa faremo adesso? La Regina Cattiva governa il regno adesso e ci farà
uccidere entrambi!»
«Scappiamo Arthur, è l'unico modo per poter stare insieme.» il ragazzo
annuì e aspettò che la sua amata aprisse la porta della cella e che liberasse
anche lui. Si presero per mano e scapparono, cercando di non farsi vedere. Le
guardie dormivano profondamente, perciò avevano una chance di uscire e di
correre lontano.
Riemersero nel giardino del Castello e Arthur scavalcò il cancello prima
di scassinarlo da fuori rompendo il lucchetto con una pietra.
La luna brillava alta nel cielo illuminando il sentiero che i due
ragazzi percorsero, fino a raggiungere una radura isolata nascosta dalle
cascate.
Hermione e Draco erano come addormentati e allo stesso tempo vigili,
presenti e non presenti.
I due amanti si sdraiarono sull'erba l'uno accanto all'altra e si
guardarono negli occhi.
«Credevo foste morto.» disse Biancaneve
«Per poco non lo sono. Mi hanno risparmiato per torturarmi per volere
della regina.» rispose il ragazzo.
«Come potrete mai perdonarmi?»
«Non è colpa vostra, Neve» le accarezzò i capelli bruni e il viso
morbido, essendo quello il corpo di Hermione
«Il mio amore è la causa di tutto.»
«No, il nostro amore ci ha salvato. Ha permesso a me di sopravvivere e a
voi di vivere. Non tornerei indietro per non incontrarvi in questa stessa
radura anni or sono.»
«Anche io non rimpiango di avervi incontrato. Siete l'unico per me,
Arthur. Non amerò nessun altro come voi.»
«Lo so. Ma dobbiamo escogitare un piano di fuga.»
«Domani» Biancaneve ricoprì la mano dell'amato con la sua e la posò
sulla guancia.
Arthur si avvicinò lentamente e le coprì le labbra con le proprie. Lei
rispose e in un attimo la passione prese il sopravvento...
… le accarezzò i capelli e le fece scivolare una mano sulla schiena. Lei
gli si era aggrappata al collo, in ginocchio tra le sue gambe, incapaci di
smettere si baciarono senza sosta.
Lei gli sorrise nell'orecchio e sospirò quando lui le accarezzò i seni
con mani delicate. Lei si aggrappò ai suoi capelli biondi... biondi?
Hermione si fermò all'istante e si rese conto che era nella stanza di
Malfoy e che lui era seduto sotto di sé mentre la accarezzava e la baciava
vorace.
«Malfoy!» lui aprì di scatto gli occhi e la fissò inorridito
«Granger!» disse lui spostandola.
«Mi hai baciato!» urlarono in coro l'uno contro l'altra mentre entrambi
si alzavano dal letto e si guardavano stupiti.
«Non sono stato io, sono stati loro!» dissero ancora all'unisono. Malfoy
corse in bagno e si sciacquò la bocca mentre la ragazza si copriva con un
lenzuolo il suo pigiama rosa confetto.
Malfoy uscì dal bagno e la guardò in cagnesco.
«Non sarebbe successo se non ti fossi addormentato...» sussurrò Hermione
«Non sarebbe successo se tu non mi avessi detto di lasciarmi sopraffare
dalla vocina!»
«Almeno adesso sono fuori dalla prigione.» disse Hermione tornando a
sedersi sul letto. Anche lui la imitò ma dandole le spalle.
«Chi era lui? Arthur... non l'hai menzionato nella storia.»
«Perché non c'è!» rispose lei «Non l'ho mai sentito.»
«Magari è il nome del principe...»
«No, il principe si chiama Principe Azzurro»
«Sul serio?» chiese lui divertito. E rise ancora di più quando Hermione
annuì. «Ecco perché le ragazze si aspettano questo Principe Azzurro! Sono
frottole inventate per raggirarvi!»
«Io non ho mai aspettato il Principe Azzurro, Malfoy...»
«Non ci credo. Tutte lo aspettano e anche le streghe lo fanno.» lei
sembrò intristita, così lui tornò serio e si sdraiò sul letto «Dai, non
preoccuparti, stavo scherzando. Vieni a dormire, non dovremmo sognare ancora
dato che l'abbiamo già fatto.»
«Lo spero.»
«Già. Anche perché ritrovarmi nudo con te al mio fianco non è una
prospettiva allettante.»
«Lo stesso, Malfoy, almeno siamo d'accordo su qualcosa.»
Si addormentarono entrambi con il sapore delle labbra dell'altro sulle
proprie, insieme ad un misto di emozioni contrastanti nel petto.
Quando Hermione raggiunse Ginny in Sala Grande la mattina dopo, la trovò
con un enorme sorriso in volto e gli occhi brillanti. Hermione era confusa.
«Ciao Ginny...» le disse e l'amica non cambiò espressione. «Tutto bene?»
provò ancora e finalmente l'altra rispose
«Oh sì!» disse «Allora?»
«Allora cosa?» domandò l'amica versandosi del succo di zucca.
«È successo qualcosa?»
«Quando?» domandò Hermione confusa
«Stanotte! Con Malfoy!» urlò un po' troppo forte, facendo in modo che
molti si voltassero nella loro direzione. Hermione li ignorò.
«Ginny! Non urlare cose del genere...»
«Tu rispondi alla mia domanda!»
«No! Cosa sarebbe dovuto accadere?»
«Beh sai, tu e lui, da soli, in una camera da letto, tutta la notte...»
«Ginny!» la rimproverò Hermione ma si imbarazzò per quei baci che erano
susseguiti dopo e abbassò gli occhi.
«Okay, forse ho sognato che qualcosa potesse accadere... non sarebbe
tanto male, no?»
«Sarebbe terribile Ginny! È Malfoy!»
«Va bene, non è successo niente. Almeno avete scoperto qualcosa?»
Hermione le raccontò di quella notte, tralasciando il piccolo incidente che ne
era conseguito dopo.
«Sicura fosse proprio Biancaneve? Magari Arthur è il nome di qualche
altra storia...»
«Tutti i luoghi e le vicende coincidono, a parte questo Arthur.»
«Sicuramente ci sarà una spiegazione anche per questo. Stasera torni al
dormitorio?» Hermione stava bevendo il suo succo ma riuscì a fare segno di no
con la testa e Ginny nascose un sorriso raggiante.
«Piantala di pensare che tra me e Malfoy ci sia qualcosa!»
«Tra te e Malfoy c'è qualcosa?!» Harry era arrivato
all'improvviso e aveva afferrato proprio la parte sbagliata del racconto.
«No, Harry, non c'è niente.»
«Beh, io stanotte ho scoperto una cosa riguardo al libro che ho trovato
nella classe di Lumacorno.»
«Quello del Principe Mezzosangue?» chiese Hermione e Harry fece sì con
la testa.
«E se fosse Malfoy? Insomma, di Serpeverde lo è, e nella tua fiaba lo
è!»
«Primo» iniziò ad elencare Hermione, decisa «Non è la mia fiaba ma sono
esistenti; secondo, lui non è il Principe nella favola; e terzo, perché pensi
che dietro ad ogni cosa strana del passato ci sia dietro Malfoy? Non è neanche
un Mezzosangue!» Harry parve colpito e si sentì smontato dall'esatto
ragionamento di Hermione.
«Pensavo di aver scoperto qualcosa di importante...»
«E sarà così, Harry, ma lascia stare Malfoy.» lui annuì. Ginny, per
consolazione, gli diede un bacio sulla guancia. Ron arrivò proprio in quel
momento, con la faccia scura e, stranamente, da solo.
«Non ce la faccio più!» disse al suo migliore amico.
Hermione lo osservava adirata e gelosa, infinitamente gelosa.
Le venne in mente il bacio tra lui e Lavanda, dolce e un po' schifoso e
poi subito quello tra lei e Draco, più passionale e sensuale.
Aveva pensato Draco... non Malfoy, Draco. Aveva bisogno di
svagarsi.
Senza neanche farlo apposta, lui la stava guardando dall'altra parte
della Sala, con occhi glaciali e travolgenti. Le fecero venire i brividi al
ricordo di quelle mani che le salivano su tutto il corpo.
«Hermione stai bene? Sembri accaldata...» Ron le aveva rivolto la parola
dopo settimane e sembrava felice di poterlo fare di nuovo.
«Sto bene, Ron, grazie.» si sorprese di essere riuscita a pronunciare
una frase senza scagliargli addosso qualcosa o fargli una fattura.
Quella notte, Hermione era nervosa più che mai. Il solo sapere di essere
accanto a lui la faceva agitare e non sapeva perché.
Lui era stato tanto furbo da fare la doccia prima delle nove, sapendo
che lei sarebbe arrivata prima, e difatti, si era rivelata una profezia
azzeccata.
«Stavolta, dormi prima tu.» le disse sedendole accanto
«Sai, stavo pensando che forse è nostro dovere lasciare che stiano
insieme, insomma, per scoprire chi è Arthur.»
«Vuoi spiarli?»
«Non spiarli! Ma cercare di capire... di lasciarli liberi di amarsi.
Prima di separarli.»
«Separarli?» chiese lui.
«Sì, l'unico modo per far finire questa storia, è portare il lieto fine.
E Biancaneve finisce col Principe, non con uno qualunque. E la Regina Cattiva
viene sconfitta.»
«Ma perché separare loro due, avranno il diritto di stare insieme.»
«Non ti facevo così sentimentale Malfoy...» rise lei.
«Non sono sentimentale ma credo che le persone debbano avere la
possibilità di scegliere. Tutto qui...» un velo di tristezza gli attraversò il
volto ma Hermione non capì cosa fosse.
«L'avranno, Draco, ma secondo la storia originale.»
«Aspetta un attimo...» lui si alzò di scatto dal letto
«Cosa c'è?» chiese lei improvvisamente all'erta
«Come mi hai chiamato?» domandò lui con il volto arrossato.
Lei ci pensò su e scosse la testa «Draco. È il tuo nome...»
«Tu non mi chiami per nome, come io non lo faccio con te. Non siamo
amici e neanche conoscenti, perciò, perché mi hai chiamato così?» in viso si
fece paonazzo. Hermione si alzò e gli andò davanti
«Non lo so... stiamo passando del tempo insieme e mi è venuto naturale.»
«Non viene naturale, non può essere una cosa naturale! Io e te ci siamo
sempre odiati, Mezzosangue.»
«Non mi piace chiamare le persone con il cognome» cercò di scusarsi lei
«No, non è questo. Mi hai sempre chiamato Malfoy. Perciò non mentire.»
«Ma io...»
«No.» disse infuriato «Non posso e non voglio avere una storia o
qualcuno che si interessi a me, quindi, se provi questo vattene via.» Hermione
credette di non aver sentito bene.
«Come?» domandò infatti con la voce tremolante
«Ho detto di andartene via. Vattene.»
«Non credi di essere esagerato? Solo perché ti ho chiamato per nome non
significa che i miei sentimenti verso di te siano cambiati!»
«Non ancora.» Hermione indietreggiò, non riusciva a capire. «Magari
succederà. Prima si inizia col nome, poi con le risate e poi è fatta! Già ieri
abbiamo superato il limite...»
«Ti sei costruito un bel piano Malfoy, davvero ben progettato, ma
errato. Non potrei provare qualcosa per te che non fosse diverso dall'odio.»
«Il confine tra odio e amore è molto flebile.»
«Perché dovrei essere io ad innamorarmi di te? Potresti essere tu, anzi,
potresti già esserlo.» lui rise
«Non potrei mai innamorarmi di te, Mezzosangue»
«E allora qual è il problema?»
«Io non ho possibilità di scelta per la mia vita, ma per questo sì.
Vattene Granger.»
«No! Non me ne vado!» ora era anche lei infuriata «Prima finiamo questa
storia e prima potrò non vederti mai più!»
«Puoi iniziare da subito...»
«Sarebbe troppo facile e io voglio meritarmele le cose.»
«Come ti sei meritata Weasley?»
«Cosa?»
«Non hai forse creduto che lui avrebbe aspettato che tu ti dichiarassi
prima di fidanzarsi... non hai creduto che lui fosse tuo di diritto perché
eravate amici?»
«Come fai a dire queste cose?»
«Sarò un Serpeverde che mangia dall'altra parte della Sala Grande
rispetto a voi, ma ci vedo anche io e non è difficile intuire cosa sia
successo.»
«Quante attenzioni dedicate a noi Grifondoro!»
«Quindi, anche tu come tutte le altre, hai aspettato il Principe
Azzurro. Hai aspettato che lui venisse da te invece di andare lì e
prendertelo!» Hermione era in lacrime ma anche lui non sembrava stare meglio.
«Forse pensavo che anche lui provasse qualcosa... che non mi fossi
soltanto illusa.»
«Le ragazze si illudono.»
«Sì, pensavo che tu fossi intelligente...»
«E non lo sono forse?»
«Se fai così non posso che pensare che lo sei.»
«Perché nessuno è al pari di te, vero Granger?»
«Non cambiare discorso Malfoy.»
«Vedi? Stiamo litigando e torni a chiamarmi per cognome. Dimostrarmi che
non provi niente quando già ti ho scoperto, brava! Non cambierò idea...»
«Sei un essere odioso, non potrei mai innamorarmi di te, mai! Aspetterei
Ron tutta la vita piuttosto che stare con te!»
«Ora sì che ti riconosco.»
«Ma non me ne andrò da questa stanza.» andò verso la porta ed estrasse
la bacchetta «Colloportus!» e la bloccò.
«Come desideri... ma dovrai uscire prima o poi.»
«Non sfidarmi...»
«Salteresti le tue preziose lezioni per dimostrarmi che mi sbaglio?
Ammirevole!»
«Non sono affari tuoi.»
«Grazie a Salazar no!» lei scoppiò in lacrime, prepotenti avevano
superato le sue barriere.
«Forse mi stai cacciando perché hai altro da fare Malfoy...»
«Tu dici?»
«All'inizio dell'anno ti abbiamo visto da Magie Sinister con tua madre.
Potresti essere alleato con il Signore Oscuro.»
«E verrei a dirlo a te?»
«No, ma tu non me lo stai dicendo. Hai detto che tu non hai possibilità
di scelte e che non puoi avere una storia. Mettendo insieme i pezzi sembra che
tu tema qualcosa, o qualcuno.»
«Ho detto quelle cose ma non per quello che pensi tu. Non sai com'è
vivere con una famiglia come la mia»
«No, non lo so. Ma so cosa significa avere paura. Ce l'ho fin dal primo
anno e la combatto fin da allora. Non si è deboli se si prova paura.» scese
un'altra lacrima, ma non era la sua.
Il ragazzo era ammutolito e una lacrima gli era sfuggita.
«Tu non capisci Granger...»
«No, ma posso aiutarti. Cosa dovresti fare stasera?» gli domandò pacata
«Non posso dirlo.» rispose in un soffio
«Avanti Malfoy, voglio aiutarti.»
«Non puoi. Nessuno può. E ora vattene, ti prego...» si sedette sul letto
e si prese la testa con le mani.
Lei gli si avvicinò e gli mise una mano sulla schiena per confortarlo.
«Vuoi davvero rimanere solo ora come ora?»
«Sei stata buona con me fin dall'inizio, non voglio che ti succeda
qualcosa per colpa mia.» Hermione si stupì non poco e alzò lentamente la testa
verso di lui
«Ora chi è che sta manifestando i suoi sentimenti?!» lo prese in giro e
gli strappò un sorriso «È un pensiero bellissimo da te, Malfoy. Ma sono io in
debito con te. Ti ho trascinato in una cosa più grande di noi solo perché non
volevo rimanere sola. E sei stato pure ferito a causa di questo.»
«Sarebbe potuto accadere a chiunque.»
«Infatti, e mi sarei assicurata che quel chiunque ne uscisse indenne in
ogni caso. La mia sfortuna, è che sei tu quel chiunque.»
«Non sei solo una saputella saccente, Granger...»
«Detto da te è un complimento.» si guardarono negli occhi e lei gli
sorrise, cercando di rallegrarlo.
«Non ti aspetterai che ti baci, vero?» chiese lui aggrottando le labbra
in una smorfia
«Ma no!» disse lei allontanando il viso dal suo «Credo ancora in quello
che ho detto prima!» lui scoppiò in una risata e lei lo seguì.
«Vuoi ancora che me ne vada?» gli chiese ancora una volta, dopo qualche
minuto.
«Sì, solo per stanotte. Ho bisogno di restare solo.»
«Ci vedremo comunque, lo sai?»
«Sì. Dobbiamo lasciarli vivere la loro vita e scoprire il più
possibile.»
«D'accordo. Me ne vado, non vorrei mai svegliarmi avvinghiata a te mezza
nuda!» si imporporò al ricordo dei loro baci
«Un giorno ti piacerà Granger...»
«Ma non oggi» annullò l'incantesimo e si nascose sotto il mantello
dell'invisibilità. Aprì la porta e fece segno di richiuderla ma non uscì.
Sentiva che il ragazzo aveva bisogno di aiuto. Così si nascose seduta
per terra e osservò i suoi movimenti.
Draco si sdraiò sul letto e si coprì gli occhi con i palmi delle mani.
Rimase lì a fissare il soffitto per molto e poi si decise ad alzarsi.
Qualcosa lo turbava, camminava per la stanza agitato e senza sapere cosa
fare. Andò dritto all'armadio e vi cercò una maglietta a maniche lunghe, lui
che di solito usava quelle a maniche corte, mentre rimase in boxer.
Si tolse la camicia della divisa e si guardò allo specchio. Hermione si
avvicinò e lo osservò con attenzione. Si stava osservando, come se non si fosse
mai visto ma non sembrava contento di quello che vedeva.
Poi lo vide. Hermione vide in che cosa era diverso.
Sopra la cicatrice bianca che gli era stata inferta con la spada,
regnava malvagio il Marchio Nero, tipico simbolo dei seguaci di Voldemort.
Hermione si mise una mano sulla bocca per impedirsi di urlare.
Indietreggiò fino a sbattere contro la cassettiera. Malfoy si girò di scatto e
sembrò cercare qualcosa.
Poi la sua attenzione tornò tutta sul suo braccio segnato. Dovette
bruciargli, perché il suo viso assunse una smorfia di dolore.
Infine, tutto d'un tratto, scoppiò in lacrime. Si inginocchiò a terra e
pianse amaramente con l'avambraccio teso di fronte a sé.
Hermione avrebbe voluto consolarlo, correre verso di lui e abbracciarlo,
dirgli che tutto si sarebbe sistemato, ma lui si sarebbe arrabbiato se avesse
scoperto che lei era lì.
Pianse anche lei, in silenzio, timorosa di rivelare la sua presenza.
Immaginava fosse diventato suo seguace, ma vederlo davanti ai sui occhi
così, piegato e sofferente, le fece dimenticare tutte le angherie. Decise di
aiutarlo: corse verso la porta, la spalancò e si tolse il mantello prima di
richiuderla.
«Mi dispiace di essere entrata così ma...» finse di essere sorpresa nel
vederlo a terra «Malfoy! Che ti succede?» lui si alzò e cercò di nasconderle il
braccio sinistro.
«Cosa ci fai ancora qui Granger?» domandò sprezzante ma incapace di
essere arrabbiato
«Fammi vedere il braccio, ti fa male la cicatrice?» tese la mano verso
di lui ma quest'ultimo indietreggiò. «Malfoy se c'è qualcosa che non va puoi
parlarmene... ti aiuterò.»
«Non voglio la tua pietà!»
«Non è pietà... è... sentimento» lui la guardò improvvisamente, colpito
e stupito. «Ormai ci tengo a te...» lui sembrò sciogliere le sue barriere
glaciali e si accasciò di nuovo a terra. Questa volta lei lo abbracciò davvero
e lo dondolò come un bambino.
«Non piangere» gli disse «Andrà tutto bene...»
«Sono marchiato Granger! Come animale da macello!» le mostrò il braccio
«Sono un Mangiamorte!» lei gli prese il polso con la destra e con la
sinistra gli accarezzò la cicatrice bianca quasi invisibile sotto il Marchio.
«Non tutto è perduto; guarda Piton, Lui fa il doppio-gioco da una
vita...»
«Io non sono così bravo, non riuscirei.»
«Ti stai sottovalutando. Tu sei un grande voltafaccia.» lui la guardò
ferito
«Ma non dovevi consolarmi?»
«Fammi finire...» lo ammonì «Quello che volevo dire è che tu indossi una
maschera da quando ti conosco e me ne sono accorta perché nell'ultimo mese che
abbiamo passato insieme, ho visto lati di te che non credevo ci fossero.» prese
fiato e lo strinse di più «Non sono quale Malfoy sia vero, ma proprio per
questo so per certa che saresti un'ottima spia!» lui sorrise contro il suo
collo.
«Non so neanche io quale sia quello vero...»
«Lo scopriremo.»
«Noi?» domandò lui scostandosi un poco
«Sì, noi. Non ti abbandonerò Malfoy. Mettitelo in quella testa vuota.
Non sei solo...»
«Cerchi un nuovo amico perché tu lo sei?» scherzava ma lei lo prese sul
serio e così, imbarazzato, scosse la testa e le prese le mani tra le sue «Stavo
scherzando. Tu non sei sola, non potresti mai esserlo. Hai molti amici che ti
vogliono bene ed è normale che un po' vi separiate, voi crescete e gli
interessi cambiano ma l'amicizia ci sarà sempre.» le asciugò una lacrima con il
pollice e la fece sorridere.
«Non volevo farti piangere, mi stavi aiutando.»
«Non voglio lasciarti solo.»
«Non voglio restare solo.» si alzarono entrambi con ancora le mani unite
e si guardarono negli occhi. Andarono verso il letto e ognuno si mise dalla sua
parte.
«Perché sei tornata indietro, cosa volevi?» le chiese lui ricordandosi
«Io... ecco...» decise, non voleva mentirgli «Non sono mai andata via.
Mi sono messa il mantello e sono rimasta in disparte.» si aspettava la collera
in persona, ma invece lui la sorprese ghignando e distogliendo lo sguardo
«Sapevo che qualcosa non andava e volevo scoprire cosa.»
«Sapevo fossi sveglia, Granger, ma non mi aspettavo tanto!»
Ecco un nuovo pezzo del puzzle che si incastra
nella trama della storia... mamma mia che frase poetica! Ahah, no, a parte gli
scherzi, se avete domande o dubbi non esitate a chiedermi. Grazie a tutti voi
che leggete questi deliri...!
Si risvegliarono in una radura, dove avevano lasciato i due amanti,
sdraiati sull'erba a guardarsi intensamente. Lei era rannicchiata contro il suo
corpo e lui la tratteneva con un braccio sulla schiena. Poi Hermione sentì
qualcosa accendere la lampadina del suo cervello.
«Ho capito!» disse guardando Malfoy «Ho capito chi è Arthur!»
«E chi è?»
«Arthur è l'amante di Biancaneve! Perché lei ancora non ha incontrato il
Principe e non è stata mandata nel bosco per essere uccisa dal Cacciatore!
Doveva avere un amante da un po', prima della storia che noi conosciamo!»
«E da cosa l'hai capito?»
Lei arrossì «Da noi.» abbassò lo sguardo. «Dalla situazione in cui ci
troviamo, ipoteticamente, certo. Ipotizziamo che io sia la protagonista, perché
nella pozione ero io a sentirmi sola, e intorno a me si sono create altre
situazioni. Tu sei l'amante, Arthur, io sono Biancaneve e Ron è il Principe, mi
segui?»
«Sì, ma Biancaneve è andata fino in fondo con il suo amante...»
«Perché non sa che in realtà sta aspettando qualcun altro!»
«Tu l'hai fatto?»
«Cosa?» chiese confusa la ragazza
«Sei andata fino in fondo?»
«No! E non sono affari tuoi Malfoy!» gli voltò le spalle e si nascose il
volto pieno di imbarazzo.
Lo sentì ridere di lei sommessamente e si voltò a guardarlo con sguardo
truce.
«Sei divertente Mezzosangue!»
«E invece tu no...» lo sgridò, ma rise anche lei. «Come sai che lei
invece lo ha fatto?» gli chiese
«Lo sento.»
«Da cosa?»
«Credo che Arthur sia appagato e soddisfatto, non so se mi spiego...»
«Malfoy!» sbottò lei «Tralascia i dettagli per favore!» lui rise
di nuovo e si alzò in piedi. Si mise ad osservare la radura in cui erano
rimasti e ne notò la bellezza e l'incantevole natura magica che possedeva.
«Mi è venuta un'idea.» disse improvvisamente
«Davvero?» chiese Hermione «Non sapevo ne fossi in grado!» lo punzecchiò
ma lui incassò solamente il colpo.
«Potremmo trasferire Biancaneve ed Arthur in corpi solidi invece che nei
nostri?»
«E perché dovremmo? Per farci raccontare da loro cosa è successo invece
che tirare ad indovinare?»
«No, pensavo per lasciare a loro un po' di intimità senza essere
costretti a condividerla con loro... ma anche la tua è una buona idea!»
Hermione alzò gli occhi al cielo.
«Si può fare..»
Quando la mattina si risvegliarono, Hermione si mise subito al lavoro.
Draco la guardava attentamente e la aiutava quando poteva.
«Come mai non sei per niente dispiaciuta di saltare le lezioni e di
stare con me?»
«Ci sono le vacanze di Primavera, Malfoy. È normale che non ci siano
lezioni!» rispose lei alzando gli occhi sul calderone col quale stava creando
la pozione.
«Ah, già, le vacanze...» disse amareggiato «Il tempo passa»
«Tu non torni a casa per le vacanze?» domandò lei senza vedere il velo
triste che gli occupò lo sguardo.
«No. Sto molto meglio qui in questo periodo.»
«I miei hanno deciso di prendersi una vacanza e io ho deciso di
lasciargli spazio.»
«Non te l'ho chiesto.» disse brusco lui.
«Ma non volevo che tu fossi costretto a dire cose che non volevi dire.
Non avere quello sguardo Malfoy, non come se non ci fosse alcuna via di
uscita.»
«Ma non c'è...» era arrabbiato ma la sua voce suonò dolce e malinconica
«C'è sempre. Sempre.» Hermione cercava di risollevarlo ma, quando si
trattava del Signore Oscuro, non ne era più tanto sicura. Sapeva che avrebbero
lottato fino alla morte per distruggerlo, ma vincerlo... era tutta un'altra
faccenda.
«Basta!» Draco aveva afferrato la sua mano che, sovrappensiero, stava
aggiungendo ingredienti non richiesti. La sua mano era liscia, morbida e calda.
Quella di Hermione invece era fredda e si chiedeva come lui potesse essere
tanto caldo e tanto freddo allo stesso tempo.
Si guardarono un attimo negli occhi e poi lui le spostò la mano via dal
calderone, facendole lasciare la presa sulle radici di faggio che stava per
buttare nell'intruglio verdastro. Le tenne la mano per lunghi secondi,
mantenendo con lei il contatto visivo in ogni istante.
Si spaventarono all'improvviso quando la porta del bagno del terzo piano
si spalancò e ne entrò una Ginny Weasley tutta trafelata ma stranamente
allegra. Subito lasciarono la presa e si concentrarono su cose diverse:
Hermione sull'amica e Draco sulla pozione.
«Che bello trovarvi qui! Cioè, per te Hermione è un piacere, per lui...
uno spiacevole piacere.» disse sorridendo a Draco seppur con qualcosa
che assomigliava ad una smorfia riuscita male.
«Ginny! Cosa ci fai qui?» domandò Hermione felice di vederla.
«Voglio sapere quali sviluppi ci sono. E se posso, aiutarvi.»
«Grazie Rossa ma già in due siamo troppi.» esclamò Draco restituendole
la stessa smorfia trasformata in un sorriso ammiccante. Hermione scosse il capo
e fece segno a Ginny di accomodarsi accanto a lei.
«Se ti dicessi che Biancaneve aveva un'amante?» le chiese Hermione con
un briciolo di potere.
«Direi che in realtà Malfoy è simpatico e che Fred e George non sono
gemelli.»
«Allora sono davvero simpatico, Rossa. E i tuoi fratelli non sono
gemelli.» esclamò Draco mettendosi comodo con le braccia dietro la testa.
Ginny lo guardò così confusa che sembrò spaventata e poi guardò Hermione
in cerca di conferma. Lei annuì e Ginny spalancò la bocca.
«Wow, quella Biancaneve si è divertita un mondo prima di trovare il
Principe Azzurro! Chi l'avrebbe mai detto!» tutti e tre risero.
«E quindi qual è il vostro piano ora?»
«Dobbiamo portare il lieto fine della storia che noi conosciamo, e
questo significa: dividerli, aizzare il Cacciatore contro la ragazza, farla
arrivare dai nani, farle mangiare la Mela Avvelenata e farla trovare dal
Principe.»
«Uno scherzo...» aggiunse ironico Draco.
«Hermione sei sicura? Insomma, è davvero un disastro! Tu sei un
disastro!» le disse ad un certo punto. Hermione la guardò con la fronte
aggrottata e Ginny si spiegò meglio «Cioè, guardati, da quant'è che non ti lavi
o ti spazzoli i capelli? Sei un disastro! Siete entrambi un disastro!» disse
indicando anche Draco «Lasciate in pace questo calderone e filate a lavarvi!
Ora!» Ginny assomigliava tremendamente a Molly Weasley mentre impartiva ordini
a destra e a manca. Hermione le sorrise grata e la guardò andar via.
Sulla porta, Ginny si voltò un'ultima volta e li guardò minacciosa
«Ora!» e poi sparì.
«La tua amica sa essere convincente!» esclamò Draco.
«Mi vuole bene.» rispose lei
«Lo vedo.»
«E ha ragione... siamo un disastro!» esclamò alzandosi in piedi
«Dovremmo andare a darci una ripulita.»
«Facciamo a turni, vai prima tu e io curo la pozione, poi quando sarà
pronta, tornerò nella mia stanza e la metterò al sicuro finché tu non sarai
tornata.»
«Dovrei vagare da qui al mio dormitorio e poi dal mio dormitorio al tuo?
Non è troppo rischioso farlo in pieno giorno?»
«Hai ragione Granger. Vai direttamente nel mio. Non ci sarà Zabini
perché è tornato a casa, e neanche Nott perché è dovuto scappare da sua madre,
scontenta di non vederlo mai. Perciò la stanza sarà libera. Fatti una doccia e
aspettami lì.»
Hermione si imporporò.
«Qualche problema?» chiese di nuovo lui
«No no! Va bene. Ora vado...»
«Ah Granger!» la chiamò ancora lui «Gli asciugamani sono nel bagno,
nell'armadio.» lei annuì e sparì oltre la porta.
Entrò nella camera Serpeverde un po' timorosa, nonostante ci avesse già
dormito, in quella camera. La cosa strana era sapere che se già ci aveva
dormito, e ora stava andando persino a lavarsi, sembrava proprio che si fosse
trasferita lì in seguito ad una storiella con Malfoy. Ridicolo.
Aprì la porta del bagno e ci entrò, fece scorrere l'acqua nella doccia e
guardò il suo riflesso nello specchio. Era stanca, aveva le occhiaie, era
pallida e i suoi capelli un groviglio stopposo e le guance erano scavate.
Quando aveva mangiato l'ultima volta?
Il getto d'acqua calda la rilassò a tal punto che chiuse gli occhi e
svuotò la mente da ogni pensiero, da Biancaneve e Arthur, da ogni favola e da
ogni persona vivente e deceduta.
Niente magie e incantesimi, niente Voldemort. Solo lei.
All'improvviso sentì la porta del bagno aprirsi e aprì gli occhi
all'istante.
«Granger? Sei qui?» era la voce di Malfoy che faceva capolinea dalla
porta.
«Malfoy! Non si bussa?»
«Sì, sei qui» disse a se stesso «Ho bussato.» entrò nel bagno e andò al
lavandino per lavarsi la faccia.
«Malfoy?» lo chiamò lei «Usciresti?»
«Ho già visto una donna nuda, Mezzosangue, e tu non saresti nulla di
nuovo.»
«Sono io che non voglio farmi vedere da te! Non dovevi aspettare che la
pozione finisse di bollire prima di venire qui?»
«Infatti ha finito.»
«Mancava mezz'ora quando me ne sono andata!»
«E mezz'ora è passata! Sei rimasta nella doccia per tutto il tempo...»
«Oh per Merlino! Mi dispiace, esco subito adesso.»
«Fai pure...»
«Esco subito se tu esci all'istante dal bagno!»
«Come la fai lunga! Povero Weasley che dovrà convivere con te!» disse
mentre si richiudeva la porta alle spalle. Lei sbirciò che se ne fosse realmente
andato e poi si avvolse nell'accappatoio che aveva trasfigurato da uno degli
asciugamani del ragazzo. Lei non era tipo da asciugamano, per di più con un
ragazzo nell'altra stanza!
Uscì dal bagno e lo trovò seduto sul letto. Non appena la vide si alzò e
andò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione si rivestì con calma, indossando la divisa della scuola, fiera
di indossare i suoi colori nel territorio delle Serpi.
Malfoy uscì dal bagno quasi subito con solo un asciugamano legato in
vita. Piccole perle argentate gli scivolavano sul corpo ancora umido e i
capelli scarmigliati erano più in disordine che mai.
Si diresse all'armadio dall'altra parte rispetto al letto e lo aprì
rovistandoci dentro.
Hermione si concesse un piccolo sguardo prima di voltare il capo
dall'altra parte. Le piaceva così; in disordine, naturale e, soprattutto,
zitto.
«Vedo che tu non riesci a stare comoda davanti ad altri...» disse con
ancora il volto nascosto tra le ante dell'armadio.
«Che intendi?» chiese lei guardandolo. Guardando la sua schiena, più che
lui.
«Gonna, calzettoni e maglione? Sul serio Granger?! Non hai un pigiama?»
«Sono molto comoda per tua informazione! E non dormirò qui stanotte.»
lui riemerse dall'armadio con indosso il pigiama solito e la guardò confuso.
«E come mai?»
«Con la pozione che abbiamo creato non è necessario fare i turni. È il
nostro obbiettivo trovarci lì insieme. Insieme con Arthur e Biancaneve!»
«Quindi cosa ci fai ancora qui, Mezzosangue?» chiese lui tornando nel
bagno per sistemare l'asciugamano.
«Dobbiamo berla la pozione! Altrimenti come potrebbe funzionare?»
«Non qui.» si affrettò a dire lui «Dobbiamo berla stanotte, mentre siamo
nella storia.»
«Sei sicuro?»
«Di solito lo sono, ma con una pozione del genere, è difficile a dirsi.
Se l'effetto funzionerà, potremo rimanere lì per due giorni e una notte, prima
di risvegliarci. Non ho mai dovuto affrontare niente del genere.»
«Già, e mi dispiace ancora.»
«Non voglio le tue scuse ne la tua pietà Mezzosangue, mi sembra di
avertelo già detto.» lei non rispose e si limitò a fare un semplice cenno col
capo.
«Non è avvelenata, vero?» chiese dopo un po' che era rimasta in
silenzio. Lui alzò lo sguardo verso di lei con la bocca serrata e la fronte
corrugata.
«Se non mi credi, fai pure. Ma che bisogno avrei di ucciderti? A cosa
servirebbe?»
«Non so... tu hai sempre odiato i Mezzosangue figli di Babbani...»
«E ora mi trovo a servirne uno... bella concezione di odio, Granger...»
sorrise ma non di divertimento, di tensione.
«Col fatto che tu sei dentro questa storia quanto me, sono in debito con
te. Se vorrai un aiuto contro Tu-Sai-Chi, non esitare a chiedere.»
«Non chiederò mai il tuo aiuto, Mezzosangue, ma hai ragione, sei in
debito.» Hermione annuì.
«Beh, buona notte Malfoy. Ci vediamo più tardi.»
«Se non muoio prima.»
Hermione lasciò la stanza con un grosso peso sul petto. Non riusciva a
capire davvero che tipo fosse Malfoy. Ogni qualvolta credeva di averlo in
pugno, ecco che lui la sorprendeva e la disarmava.
Era un enigma irrisolvibile anche per lei, Hermione Granger, la strega
più brillante della sua età.
Che lui fosse più intelligente di lei e di tutti messi insieme? O che
fosse soltanto un'anima senza futuro ancora da essere plasmata?
Con questi pensieri in testa raggiunse la Torre di Grifondoro e si mise
a letto immediatamente, non prima di aver salutato Ginny.
«Sei tornata!» le disse infatti la Rossa dal letto di fianco «Sono
felice che tu sia di nuovo qui e non con quella serpe!»
«Ti dirò Ginny, che non è poi tanto male quando non fa battutine sarcastiche
o insulta i tuoi capelli o la tua intelligenza. Ed è uguale a noi sotto molti
punti di vista, solo che è cresciuto nella famiglia sbagliata.»
«Inizio a pensare che ti piaccia più di quanto tu voglia ammettere...
Hermione, ricordati che è Malfoy, ricordati di Ron!»
«Ron sta con Lavanda, Ginny. Non illuderti che ci metteremo insieme solo
perché fa' comodo. Ha fatto la sua scelta»
«Una scelta idiota!»
«Ma pur sempre una sua scelta, Ginny, solo sua. Vuoi sapere se continua
a farmi male ogni giorno che passa? Sì, è così. Ma è libero di fare quello che
vuole con chi vuole.»
«Lui non sa cosa vuole...»
«Se fosse così sarebbe con Harry a giocare a scacchi magici. A
proposito, dov'è Harry?»
«Con Silente. Ha detto che avevano una cosa da fargli vedere.»
«Speriamo vada tutto bene.» Ginny sorrise e poi si mise a letto.
«Herm» la chiamò qualche istante dopo «Se i tuoi sentimenti per Ron
svanissero, sostituiti da quelli che provi per Malfoy, io sarei dalla tua
parte...»
«Grazie Ginny, ma non succederà.» Hermione strinse tra le mani la
boccetta con la pozione che lui aveva preparato e attese che il sonno la
prendesse tra le sue braccia e la cullasse come una bambina.
Si risvegliò nella radura che ormai era abituata a vedere, con Malfoy
accanto. Si guardarono e si sorrisero «Buongiorno, Granger.»
«Buongiorno, Malfoy...» stapparono la boccetta e se la portarono alla
bocca «Pronto?»
«Sempre.» rispose lui deciso. Entrambi ingoiarono il contenuto della
boccetta contemporaneamente e poi si guardarono in attesa di qualche
cambiamento.
All'improvviso Hermione sentì dentro di sé un'agitazione, sembrava che
una parte di lei venisse strappata via lasciandola vuota; era molto doloroso.
Quasi urlò per il dolore alla testa che aveva preso il sopravvento.
Si accasciò a terra impossibilitata a stare in piedi e si tenne la testa
con le mani.
Di colpo tutto cessò.
Il mal di testa scomparve e la ragazza rimase solo scombussolata. Si
alzò in piedi e lo stesso fece Malfoy.
Accanto a loro si stagliavano due figure più o meno della loro
corporatura che prendevano forma sotto i loro occhi.
Arthur fu il primo a prendere forma; era un giovanotto dai capelli castani
e dagli occhi verdi, vestito di abiti semplici da contadino.
Biancaneve, invece, era una bellissima ragazza dai capelli corvini e le
labbra rosso sangue, come narrato nella storia, ma assomigliava molto ad
Hermione. La forma degli occhi, delle labbra e del viso erano quelle della
ragazza.
Hermione la fissò con gli occhi spalancati. E Malfoy fece lo stesso.
Lui era più alto di Arthur ma meno muscoloso.
«Malfoy...» disse la ragazza e lui, senza dirle niente, annuì e le si
mise al fianco, mentre i due innamorati si guardavano negli occhi e si
scambiavano tenere effusioni.
«Arthur...» disse Biancaneve prendendogli le mani
«Neve!» lui le accarezzò una guancia «Che bello essere libero di vedervi
con i miei occhi, invece che con i suoi...» disse mutando tono di voce e
voltandosi verso Malfoy, che alzò le spalle, incurante.
Biancaneve si voltò verso i due ragazzi e gli sorrise. Hermione era così
incredula nell'osservare la sua copia di fronte a lei. «Benvenuti, spero non
siate spaventati da noi... io sono Biancaneve e questo è Arthur, l'amore della
mia vita.»
«Tecnicamente...» iniziò Malfoy ma fu bruscamente interrotto da una
gomitata di Hermione nelle costole.
«Molto piacere di conoscervi da entrambi. Io sono Hermione e lui è
Draco.» disse facendo segno «Veniamo da molto lontano»
«Lo vedo.» disse Arthur «I vostri abiti non appartengono a questo
regno...»
«Infatti, è increscioso come ci siamo presentati, lasciatemi il tempo di
rimediare.» Hermione sguainò la bacchetta e mormorò alcune parole. Magicamente
i suoi abiti e quelli di Draco mutarono fino ad assomigliare vagamente a quelli
dei due amanti.
Draco la guardò allibito «Pensavo non potessimo usare la magia!» le
sussurrò
«Valeva la pena tentare e ora, come vedi, funziona!» rispose Hermione
compiaciuta di se stessa.
«Siete maghi!» esclamò Biancaneve radiosa e vide i due ragazzi annuire
«Cosa vi porta qui?» domandò ancora stringendo la mano di Arthur
«Vogliamo portare il lieto fine...» rispose Draco sorprendendo Hermione
non poco.
«Ah, siete venuti ad aiutarci?» era stato Arthur a parlare e ad Hermione
non parve felice di confermare i suoi dubbi.
«Siamo amici» si affrettò quindi a dire.
«Sappiamo che non siete nocivi per noi, vedo la vostra bellezza coi miei
occhi. Siete una coppia bellissima!»
«Oh no!» dissero in coro i due ragazzi «Non siamo una coppia!»
«Ah no?!» disse stupita Biancaneve «Forse è ancora presto per voi, il
tuo Principe è più vicino di quanto pensi Hermione. Il mio è qui...» disse
facendo gli occhi dolci all'amato.
«Io ho già un Principe e non è lui. E non saprei se il tuo è realmente
qui...» Draco annuì e poi, come risvegliato da una brutta notizia, le si mise
davanti «Non avevi detto di non dire niente? Mi sembra che il tuo concetto di
riservatezza sia leggermente diverso dal mio...» le disse
«Scusa ma prima lo sapranno meglio è...» assunse un'espressione
mortificata.
«Sapere cosa?» chiese Arthur avvicinandosi a Malfoy sospettoso.
«Dovrete separarvi. Adesso.» disse Malfoy accettando la sfida muta
lanciata da Arthur.
«Come?» chiese Biancaneve «Ora che ci siamo ritrovati? Come potete?»
«Sappiamo benissimo che è una cosa terribile» disse Hermione «Fidatevi,
lo so, ma è per il vostro bene e per permetterci di ritornare a casa.»
«Il nostro bene è stare insieme!» urlò Arthur adirato. Si sovrappose tra
Hermione e Biancaneve e la fissò con gli occhi a fessura.
«Sarà solo per poco tempo, lo giuro. Poi incontrerai il tuo vero
amore...» disse lei rivolta a Biancaneve.
Sembrava così fragile e spaventata!
«Arthur...» rispose lei «Mi fido di questa ragazza, sento la purezza del
suo cuore. L'ho sentita anche quando ero dentro di lei.» lo guardò con occhi
supplicanti «Lasciatemi andare, amore mio, tornerò presto da voi.» lui sembrò
distrutto mentre cercava di farle cambiare idea.
Hermione e Draco si allontanarono per lasciargli un po' di privacy. «Se
la convincerai, dove andremo?»
«Andrò. Tu non verrai con me, dovrò andare dalla Regina Cattiva ed è
troppo pericoloso.» Draco sorrise della battuta della ragazza e la afferrò per
il polso.
«Ascolta bene Mezzosangue, quello che affronti tu posso affrontarlo
anche io, persino se si tratta di una vecchia strega malvagia...» la voce gli
si addolcì «Devo venire con te.»
«E Arthur?» domandò lei
«Lo porteremo a casa. Lo convinceremo a non seguirci.» Hermione annuì e
si voltò verso i due amanti che si stavano salutando.
Biancaneve si allontanò da Arthur e venne verso di loro «Verrò con voi.
Arthur tornerà a casa, al villaggio e quando Regina sarà sconfitta, ci
rincontreremo.»
«È doloroso, lo so, ma hai fatto una scelta coraggiosa.» la fanciulla le
sorrise tristemente e poi si allontanò con loro.
Camminarono per diverse ore, in direzione del bosco e quando fece buio,
si accamparono.
Quando Biancaneve si fu addormentata, Hermione prese Draco per un braccio
e lo portò fuori dalla grotta che avevano scelto come rifugio «Qualcuno
dovrebbe andare dalla regina e farle scagliare il Cacciatore contro
Biancaneve... altrimenti non arriverà mai dai nani.»
«Non possiamo crearlo noi?» domandò Draco.
«No! Altrimenti la regina non si trasformerà mai nella vecchia con la
mela avvelenata...»
«Okay, quindi?»
«Andrò al castello e la convincerò.»
«No!» Draco la prese per un braccio «Sei troppo simile a Biancaneve, se
andrai lì ti scambierà per lei e ti ucciderà.» Hermione annuì, concordando con
lui «Andrò io.» si offrì.
«E che gli dirai? Lei non sa chi sei!»
«Dirò quello che avresti detto tu, ma molto più persuasivo.»
«Ogni mezzo pur di raggiungere il fine, vero?»
«Assolutamente. Qualcosa mi inventerò, sono una serpe, non scordarlo.»
le lasciò il braccio e si smaterializzò, sorprendendo Hermione, che ritornò
alla grotta a sorvegliare la ragazza.
Non riuscì a prendere sonno, era troppo in pensiero per Draco.
Intanto il ragazzo era arrivato in prossimità del castello e decise di
vestire i panni di un vero malvagio, per una volta. Si smaterializzò di nuovo e
apparve nella camera della regina.
Era una grande stanza circolare contornata da specchi lucidi, un enorme
letto a baldacchino era sistemato al centro della stanza e c'era persino una
finestra molto grande che si affacciava su un balcone da cui si vedeva tutto il
villaggio.
In quel momento entrò la regina «Chi siete?» urlò minacciosa e fece
voltare Draco di colpo.
«Qualcosa mi dice che lei ha bisogno di aiuto.» disse lui malignamente
«Dite a questo qualcosa che si sbaglia, io non ho bisogno di alcuno
aiuto. E ora fuori!»
«Se fosse davvero così non avrebbe quella faccia, mia cara Regina» anche
lui si riconosceva a stento «Permettetemi di aiutarvi.»
La regina lo fissò incuriosita e poi gli fece segno di accomodarsi sul
sontuoso letto.
«Cosa potete fare per me?»
«So che la vostra felicità, e il vostro trono, dipendono da un'insulsa
ragazzina che vi siete trovata fra i piedi, non è così?» la regina parve
sorpresa e annuì «Beh, io so come aiutarvi a liberarvene...»
«Come...?» la regina lisciò le pieghe del suo abito cremisi mentre si
gustava la vista del bel giovane che le offriva la libertà.
«Mandate qualcuno ad ucciderla, si trova nella foresta in questo
momento. Mandate all'alba qualcuno di vostra fiducia che vi porti il suo cuore,
e poi distruggetelo. Di lei non rimarrà più nulla.» la regina ascoltò con
attenzione e poi iniziò a pavoneggiarsi avvicinandosi al giovane.
«Quindi potete assicurarmi che Biancaneve sarà in trappola?» Draco
sorrise maliziosamente «Ho deciso: darò ascolto al vostro consiglio...» Draco
stava già per alzarsi e tagliare la corda quando la regina si avvicinò
pericolosamente e lo guardò dritto negli occhi «Ma ditemi, cosa volete in
cambio di questo aiuto?»
«Niente mia signora...» si alzò in piedi e la sovrastò con la sua
altezza. La regina Cattiva era una bellissima donna ancora nel fiore degli
anni, gli occhi profondi e le labbra piene, la lingua tagliente e tanto potere
che le scorreva nelle vene.
«Nessuno fa mai niente per niente.» lo avvisò lei giocando con i lacci
della sua giacca.
«A quanto pare avete conosciuto parecchi maleducati nella vostra
vita...»
«Non maleducazione, solo verità.» gli sussurrò all'orecchio prima di
mordergli il lobo. Si ritrasse soddisfatta e poi lo guardò come si guarda un
dolce da addentare...
Più il tempo passava, più Hermione era preoccupata. Biancaneve non si
era mai svegliata e lei si sentiva sola e in pena per Draco. Sarebbe dovuta
andare lei ma il ragazzo aveva ragione: somigliava troppo alla fanciulla che
avrebbe rischiato di essere catturata.
Appena un momento prima di perdere le speranze, Draco fece capolinea
nella grotta tutto scarmigliato. Hermione gli saltò addosso e lo strinse in un
abbraccio «Oh grazie a Merlino!» disse ritraendosi «Stai bene!» poi lo guardò e
si confuse «Stai bene?»
«Sì, sono riuscito a convincerla. Domani all'alba manderà il Cacciatore
nella foresta.»
«Ero in pensiero per te.» disse imbarazzata
«Sono il migliore per queste cose, Granger, la mia persuasività è
leggenda ad Hogwarts.»
«L'hai... persuasa?» chiese incerta se volesse sapere la risposta.
«Non c'è n'è stato bisogno. Era d'accordo con me fin da subito.»
«Ci hai messo tanto...»
«Meno di quanto avevo pensato.» sorrise con malizia e Hermione vide un
tremolio nel suo sguardo. Nascondeva qualcosa. «Come sta la Bella
Addormentata?» domandò
«Lei è Biancaneve!» sorrise Hermione dimenticandosi della spiacevole
sensazione che aveva avuto parlando con lui «Sta bene. Era stanca...»
«Lo sono anche io Granger...»
«Sembra che tu abbia corso una maratona! Si può sapere cosa è successo?»
«Niente che non ti abbia già detto. Non sapevo che la regina fosse una
gran bella donna...»
«Sono felice che ne hai potuto ammirare l'aspetto!» Hermione mise il
broncio
«E non solo quello!» rispose il ragazzo. Hermione trattenne un conato di
vomito.
Si misero a dormire ma non si risvegliarono ad Hogwarts, si
risvegliarono nella grotta con Biancaneve che, già in piedi, preparava loro la
colazione.
«Buongiorno!» li accolse calorosamente «Dormivate così vicini che non ho
voluto svegliarvi!» Hermione si guardò intorno e si vide praticamente
appiccicata a Draco
«C'era poco spazio.» si difese lei mentre anche lui si metteva a sedere,
assonnato.
«Voglio ringraziarvi dell'aiuto che mi state dando, siete molto
gentili.»
«Dovere» rispose Draco
«Oh no! In molti non avrebbero alzato un dito! Hanno tutti troppa paura
della regina per provare a compiere azioni eroiche.»
«Quando sai che c'è di peggio non perdi tempo con la paura...» disse Draco
fissando le uova che la fanciulla aveva preparato per loro. Hermione gli lanciò
uno sguardo, comprendendo benissimo di cosa, o meglio di chi, lui stesse
parlando.
«Biancaneve» la chiamò Hermione «Draco ed io dobbiamo assentarci un
attimo per perlustrare la zona, rimarresti qui per favore?»
«Certo che lo farò, per voi.»
Fecero colazione e poi lasciarono Biancaneve seduta su un tronco fuori
dalla grotta che giocava con uno scoiattolo.
«L'abbiamo consegnata nella mani del suo assassino...» disse Hermione
«Non la ucciderà. Sarà accecato dalla sua bellezza e colpito dalla sua
bontà, la risparmierà.» rispose Draco
«Lo spero.»
Infatti accadde proprio così. Il Cacciatore si lanciò all'inseguimento
della ragazza che si inoltrò nel bosco fitto ma poi, al momento di strapparle
il cuore, la risparmiò e la lasciò scappare.
La ragazza, esausta, trovò la casetta dei nani e vi entrò.
«Bene, credo che sia finito il nostro lavoro...» disse Draco che aveva
osservato la scena con Hermione su un'altura.
«Non saprei. Mi sembra troppo semplice. E poi dobbiamo ancora avvertire
la regina che Biancaneve non è morta...»
«Ci penso io, già mi conosce!» esclamò Draco.
«Ora basta!» urlò Hermione «Cosa è successo con la regina? Ti ha fatto
qualcosa?»
«No.» rispose Draco
«Allora perché dici che hai dovuto usare la tua persuasività? A quale
scopo?»
«Gelosa Mezzosangue?»
«No, ma non voglio sorprese.» era adirata e curiosa oltre ogni dire, di
sapere «Sei stato con lei, per convincerla ad ascoltarti?»
«Mi stai chiedendo se me la sono portato a letto?!» ripeté «Hai davvero
una bassa stima di me, Mezzosangue.»
«A ragion veduta. Rispondi!»
«Non devo rispondere a nessuno, credi quello che vuoi Mezzosangue, tanto
vedo che sei bravissima a tirare le somme degli altri.» le voltò le spalle «Ma
ancora non capisco perché ti importa.»
«Perché voglio raggiungere i miei scopi in modo pulito, con onestà, non
come una...»
«Serpe manipolatrice» terminò lui «Come me. Se per te è più facile
credere che io sia andato a letto con la regina, allora sì, sono andato a letto
con la regina.» la lasciò sull'altura e si inoltrò da solo nel bosco.
Rammaricata, Hermione lo seguì.
«Malfoy! Malfoy aspetta!» lo chiamò a gran voce ma all'improvviso venne
afferrata da qualcosa. Si ritrovò a testa in giù appena per un piede ad un
grosso tronco.
Si avvicinò una figura incappucciata che la squadrò da capo a piedi. Non
entusiasta, tagliò con un'ascia la corda che la teneva appesa e Hermione
ricadde a terra con un gran tonfo.
«Chi siete?» domandò la figura mentre Hermione si massaggiava la testa e
si riprendeva. «Non siete Biancaneve, vero?» lei scosse la testa.
La figura incappucciata decise di mostrare il suo vero volto, facendo
scivolare il cappuccio sulle spalle. Hermione la riconobbe subito.
Era se stessa.
La ragazza aveva il suo stesso viso, solo che era molto più...
provocante.
Aveva un paio di trecce lunghe dorate che le ricadevano sulla mantella,
le labbra vermiglie e gli occhi profondi e intensi.
Sotto la mantella indossava un vestitino rosso e bianco corto fino alle
cosce e dei calzettoni bianchi dal ginocchio fino a scomparire dentro le
scarpette, anche quelle rosse, un po' consumate. La scollatura era
particolarmente profonda e tra le mani, la ragazza portava un cestino di vimini
e un'ascia.
In quel momento Draco sbucò fuori dal bosco e si fermò proprio davanti a
lei. «Granger... che ti è successo?» la aiutò ad alzarsi mentre con gli occhi
non riusciva a staccarsi dall'altra figura.
«Sono caduta in una trappola e lei mi ha liberato...»
«Lei chi?» chiese sorridendo alla ragazza con le trecce
«Mi chiamo Sophie.» rispose e poi si avvicinò a lui «Tu come ti chiami?»
disse suadente.
Malfoy deglutì e poi le sorrise «Draco» Hermione alzò gli occhi al
cielo.
«Mi hanno parlato di te...» disse Sophie «E anche di lei!» puntò il dito
verso Hermione e si avvicinò ancora di più.
«Come fai a sapere di noi?» chiese Hermione indietreggiando
«Mio fratello mi ha parlato di voi...»
«Tuo fratello?» chiese Malfoy
«Sì.» Sophie si avvicinò a lui e gli posò una mano sul petto «Arthur»
un'espressione spaventata si palesò sul viso di Hermione che osservava l'altra
se stessa flirtare con Draco.
«Arthur!» esclamò lui «Lo abbiamo visto giorni fa...» disse
«Sì!» annuì contenta lei «Mi ha parlato tanto di voi. Mi ha detto che
avete aiutato lui e Biancaneve e che avrebbe voluto ringraziarvi se vi avesse
trovato. Poi ha detto a me, che se vi avessi incontrati, avrei dovuto
ringraziarvi per lui...» all'improvviso spinse Draco a terra e sollevò l'ascia
con espressione furiosa sul volto. Stava per calarla su di lui quando Hermione
estrasse la bacchetta «Petrificus Totalus!» urlò e la ragazza si congelò sul
posto, mentre Draco rotolava via dalla sua mira.
«Wow... non ti ho mai visto così arrabbiata!» le disse
«Quella non sono io»
«Ma è uguale a te.»
«Dev'essere qualcuno che mi somiglia...»
«Vagamente, aggiungerei. Se tu andassi in giro conciata così non saresti
più la secchiona saccente di Hogwarts...» lei gli assestò un colpo nello
stomaco.
«Che ne facciamo di lei?»
«Liberala e costringiamola a parlare.»
«Ottima idea, la migliore oggi, direi.»
«Oh, e per la cronaca» le sussurrò all'orecchio lui «Se mi capiterà
nuovamente di vedere Arthur, lo ammazzo con le mie mani!» Hermione annullò
l'incantesimo e Sophie cadde a terra con un tonfo sordo, le fece l'incantesimo
della Pastoia e si avvicinarono quando fu inerme.
«Chi sei?» le chiese Hermione
«Sophie, ma tutti mi chiamano Cappuccetto Rosso, per via della mia
mantella.» il viso di Hermione si schiarì, rassicurato.
«Chi è Cappuccetto Rosso?» sussurrò Draco senza farsi sentire. Lei gli
fece un'espressione da “poi ti spiego” e tornò a concentrarsi sulla ragazza.
«Come sta tua nonna?» le domandò
Draco scosse la testa «Ma chi se ne frega di sua nonna! Abbiamo
cose più importanti a cui pensare...»
«Stavo giusto andando da lei...» rispose Sophie e Draco si alzò in piedi
esterrefatto da come veniva ignorato «Non voglio lasciarla troppo sola»
«A buon ragione...» sussurrò Hermione «Perché mi hai chiesto se ero
Biancaneve?»
«Arthur soffre la sua mancanza e io gli ho promesso che l'avrei
riportata da lui e avrei ucciso i due maghi che l'avevano rapita.»
«Primo, non l'abbiamo rapita» disse Draco «E secondo, digli di comprarsi
un cane se si sente solo.»
«Non mi interessa chi siete e perché siete qui, voglio sapere cosa le
avete fatto. Lei dov'è?»
«Non è più con noi. L'abbiamo persa al delimitare del bosco.» le spiegò
Hermione
«Stava scappando.» aggiunse Draco
«Da chi?» domandò Sophie sempre più impaziente.
«Dalla Regina Cattiva.» tutti e tre ammutolirono.
Il sole stava ormai tramontando e non c'era più tempo per i ragazzi.
«Lasciatemi andare.» chiese la ragazza, Sophie
«Per provare ancora ad ucciderci?» rispose Draco sollevando un
sopracciglio.
«Non correrò il rischio una seconda volta. Siete maghi e sembrate
potenti. Andrò dritta per la mia strada fino alla casa della nonna.» Hermione
parve pensarci su e poi accettò la proposta «D'accordo» disse «Ma non provare
mai più ad attaccarci.» liberò la ragazza e la vide allontanarsi. Appena fu sparita
dalla sua vista, Hermione si voltò verso Draco e lo costrinse a prestarle
attenzione.
«Cappuccetto Rosso era una bambina a cui volevano tutti bene e venne
chiamata così perché non si liberava mai della sua mantella rossa che le aveva
regalato la nonna. Un giorno la madre la chiamò e le diede in mano un cestino
di vimini con dentro del vino e una focaccia da portare alla nonna malata. Le
disse anche di non lasciare il sentiero e di non parlare con nessuno; la bimba
la rassicurò e poi partì per la casa della nonna. Giunta al limitare del bosco,
incontrò un lupo che le rivolse la parola e, dato che non ne era spaventata,
lei gli rispose. Gli raccontò che doveva andare dalla nonna a portarle il vino
e la focaccia perché era malata e se ne stava da sola nella casetta sotto tre
grosse querce. Il lupo, ascoltando con attenzione, fece un pezzo di strada con
Cappuccetto Rosso e poi le suggerì di raccogliere un po' di fiori da portare
alla nonna. Arrivarono insieme e il lupo la salutò, tornandosene nel bosco mentre
Cappuccetto Rosso e la Nonna facevano merenda...»
«Che storia strana! I Babbani hanno molta fantasia per non conoscere la
magia!» le disse lui prima di scoppiare a ridere, lei lo guardò con aria
interrogativa «Potrei abituarmi alla visione di te abbigliata in quel modo,
Granger.»
«Piantala Malfoy, non è divertente.» lo picchiettò sul braccio
«Sì che lo è!»
«Per favore!» sbottò lei rossa in viso «Le cose si stanno complicando
sempre più! Voglio annullare tutto e non doverci pensare mai più!» la ragazza
sbuffò e Draco, non sapendo cosa fare, le mise una mano sulla spalla.
«Mezzosangue, non puoi annullare tutto, se ci fosse un modo ci avremmo
già provato...»
«Non ce la faccio più...»
«Tieni duro. Sono soltanto diverse versioni di te stessa... e sai cosa
le accomuna?» lei scosse la testa «Tutte sono sole e cercano qualcuno con cui
passare il tempo.»
«Io non ho scelto te.»
«Lo so, ma per uno strano caso ci sono io qui, adesso.»
«Il mio più grande errore...»
«Adesso stai esagerando. Senza il mio aiuto non so dove saresti,
ricordalo.»
«Il mio grande errore è stato creare quella pozione; farmi vincere dalla
debolezza e creare una pozione che ha creato più danni che altro.»
«Inizio a credere che tu possa smettere quando vuoi, di venire qui. Ma
sei così disperatamente convinta che il lieto fine ci sia, da volerlo
raggiungere ad ogni costo.»
«In un mondo dove una guerra sta per nascere, in cosa deve credere una
ragazza se non in un lieto fine?»
«Non è per la guerra che l'hai fatto, lo sappiamo bene entrambi. L'hai
fatto per Weasley.»
«Da quand'è che sei diventato così?» gli domandò asciugandosi le
lacrime.
«Credimi, me lo sono chiesto anche io...» la fece sorridere
«Devo mandarle dietro il Lupo! Deve arrivare dalla nonna prima di lei!»
si alzò agitata e tirò fuori la bacchetta. «Non voglio trasformare te. Andrò
io... fai tu l'incantesimo.»
«Ti fidi?» le domandò lui insicuro e si sorprese nel vederla annuire.
Draco prese la sua bacchetta e la trasformò in un bellissimo lupo
bianco. Era enorme, orrendamente enorme, costringendo Draco ad indietreggiare
mentre questo prendeva la carica e si buttava in mezzo al bosco ad una velocità
impressionante.
Mentre aspettava, Draco fece apparire il Libro delle Favole e lesse la
favola di Cappuccetto Rosso.
Quando arrivò alla fine chiuse il libro con un tonfo e si mise a correre
dentro al bosco. La Mezzosangue gli aveva mentito.
Ecco perché non aveva fatto andare lui trasformato in lupo, perché il
lupo alla fine della favola sarebbe morto.
Intanto Hermione-Lupa arrivò alle spalle di Cappuccetto Rosso e con la
sua aria più gioviale la salutò «Ciao Bambina, come ti chiami?» le domandò
trotterellando sulle zampone.
«Cappuccetto Rosso e tu?»
«Io sono il Lupo. Dove vai così diretta?» le camminò intorno
«A casa della nonna, è malata e devo portarle del vino e una focaccia.»
«E perché vai in giro con quell'arma?»
«Mi serviva per uccidere dei maghi cattivi» Hermione ringhiò
impercettibilmente.
«Hai fatto bene» si morse la lingua «Posso accompagnarti? Ho voglia di
compagnia.» Sophie annuì e insieme si diressero verso le tre grosse querce.
«Visto che è ancora giorno, perché non raccogli dei fiori per la tua
nonna? Sicuramente le farà piacere...»
Sophie si illuminò «Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima! Sei
molto attento per essere un lupo...»
«Oh beh, la mia nonna è stata contenta quando le ho portato un bel
mazzolin di fiori, le è proprio piaciuto!» provò a sorriderle e Sophie si
convinse «Ora però devo andarmene a casa, la mia mamma vuole che io sia di
ritorno per cena.»
Si addentrò nel bosco per raccogliere i fiori migliori mentre il lupo si
avviava verso casa della nonna. Hermione sapeva cosa avrebbe dovuto fare e il
solo pensiero le rivoltava lo stomaco, ma non poteva permettere che la storia
rimanesse incompleta e che Draco venisse ucciso. Chissà cosa stava facendo in
quel momento...
Si ritrovò a pensare a lui in un modo totalmente diverso dalle
precedenti volte. Si augurò che da solo, e con lei sparita, riuscisse a tornare
a casa.
Raggiunse la casupola e fece come la storia suggeriva; ingoiò la nonna e
si sistemò nel letto, prendendone le sembianze.
Cappuccetto Rosso non tardò ad arrivare e la scena ebbe inizio.
Si avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata con la
cuffia abbassata sulla faccia, e aveva un aspetto strano. «Oh nonna, che
orecchie grandi che hai!» ed Hermione rispose «Per sentirti meglio!» e poi
Cappuccetto continuò «Oh, nonna, che occhi grandi che hai!» disse incuriosita
«Per guardarti meglio!» rispose Hermione
«Oh, nonna, che mani grandi che hai!» Cappuccetto girò intorno al letto
stupita
«Per afferrarti meglio!» Hermione sapeva di essere alla fine.
«Ma, nonna, che bocca grande e spaventosa che hai!»
«Per mangiarti meglio!» Hermione balzò dal letto e ingoiò la povera
Cappuccetto Rosso.
Draco correva a più non posso e per poco non travolse un uomo che
passeggiava per il sentiero «Scusatemi!» gli urlò da dietro. L'uomo aveva il
cappuccio sulla testa a nascondere gli occhi e un arco sulla schiena.
«Dove siete diretto così di corsa, ragazzo?»
«Avete visto un... lupo da queste parti? È scappato!» aggiunse con
sorriso innocente
«Anche io sto cercando qualcuno. Il vostro lupo com'era?»
«Bianco» rispose immediatamente Draco
«Ho visto qualcosa di bianco andare da quella parte» gli disse l'uomo
«Ma non sono sicuro sia il vostro lupo.»
«Grazie» rispose Draco «Voi cosa state cercando?»
L'uomo sembrò pensarci su e poi rispose «Una ragazza dai capelli corvini
e le labbra rosso sangue.»
«Non l'ho vista» si affrettò a dire.
«Spero abbiate fortuna nella vostra ricerca.»
«Sapete dove si trovano le tre grosse querce?» domandò ancora
impaziente.
«Di là.» indicò a Draco un sentiero «C'è anche una scorciatoia passante
per il bosco ma non ve la consiglio, non con l'imbrunire.» Draco annuì,
ringraziò l'uomo e corse via.
Intanto, nella casetta, Hermione aspettava l'arrivo del Cacciatore, che
non tardò ad arrivare. Entrò nella stanza e lei fece finta di dormire.
L'uomo si abbassò il cappuccio sulle spalle, spostò l'arco dalla schiena
e afferrò un coltello. Si avvicinò ad Hermione e le tagliò in due la pancia, da
dove uscirono immediatamente Cappuccetto Rosso e la Nonna.
Dopo prese il corpo del Lupo e lo buttò in una buca lì vicino. Contento
di aver liberato le due donne, festeggiò con loro nella casetta sotto le tre
grosse querce a lume di candela e raccontandosi storie a vicenda.
A sera inoltrata, Draco arrivò in prossimità della casetta e ci guardò
dentro, scorgendo Cappuccetto Rosso e la Nonna sedute al tavolo in cucina con
una terza figura che riconobbe. Era l'uomo a cui aveva chiesto indicazioni, era
il Cacciatore. Doveva aver preso la scorciatoia arrivando prima di lui e
liberando le due donne. Ma allora, dov'era Hermione?
Perlustrò il giardino finché non cadde in una buca, sopra a qualcosa di
morbido e sporco di sangue.
«Mezzosangue!» tirò fuori il lupo dalla buca e lo trascinò lontano da
occhi indiscreti.
Le ferite erano gravi e per curarle, Draco fece tornare Hermione
normale.
La ragazza era pallida come un cencio e aveva due grossi tagli
sull'addome, il battito era lento e il respiro debole.
«Non temere!» le disse «Adesso ti curo...» prese la bacchetta e gliela
puntò addosso «Ferula!» candide bende le avvolsero l'addome e lui si
tirò indietro un ciuffo di capelli caduto sulla fronte «Se sopravvivi, stupida
Mezzosangue, ti uccido io!» le urlò mentre la copriva con un fiore trasfigurato
in una coperta, per coprire le sue nudità.
Afferrò il corpo e si smaterializzò alla grotta e vi si nascose dentro.
Accese un fuoco e mise Hermione al caldo accanto al fuoco e tra le sue braccia.
«Si può sapere cosa ti è saltato in mente?! Mi hai mentito! Stavi
rischiando la vita!» lei emise un flebile lamento e lui si zittì di colpo.
Passavano le ore e Draco era sempre più stanco. Si addormentò su una
delle pareti della grotta e si risvegliò nella sua camera ad Hogwarts, con
Hermione fra le braccia.
Le ferite andavano meglio, ma decise comunque di portarla in infermeria,
dove Madama Chips avrebbe saputo curarla.
«Come è successo?» chiese l'infermiera al giovane
«L'ho trovata così al limitare della foresta, non so cosa l'abbia
aggredita.»
«A giudicare dai tagli sembra un artiglio...» la fece distendere su uno
dei lettini e poi invitò Malfoy ad andarsene.
Nel corridoio incontrò Ginny che gli fece un cenno, poi vedendolo così
turbato e, cosa più importante, solo, tornò indietro e gli si mise davanti.
«Dov'è Hermione?» gli chiese
«Di là.» rispose lui indicando l'infermeria.
«In infermeria? Cosa è successo?» Draco era troppo scosso per parlare e
non fece altro che accrescere l'ansia di Ginny, che gli puntò la bacchetta la
collo «Cosa è successo?» gli chiese di nuovo
«L'hanno quasi uccisa, va bene?»
«Come?» Draco le raccontò tutto e poi la guardò inginocchiarsi a terra
in lacrime.
Singhiozzava come una bambina e lui non sapeva cosa fare. Stufo di
rimanersene con le mani in mano, iniziò a camminare avanti e indietro.
Lesse quel libro quasi ogni giorno dopo quell'accaduto, per essere
sempre preparato e aspettava in ansia che Hermione si svegliasse, per parlarle,
o avadakedavrizzarla a seconda delle sue emozioni.
Il giorno in cui Hermione si svegliò, Ginny era al suo capezzale con la
sua mano stretta tra le sue e le lacrime sulle gote arrossate.
«Hermione!» la ragazza chiamata aprì gli occhi e cercò di mettere a
fuoco ciò che aveva davanti «Come stai, tesoro?»
La ragazza, appena vide Ginny, scoppiò in lacrime e le strinse
maggiormente la mano e entrambe si misero a singhiozzare.
«Ginny... che bello vederti...»
«Sono contenta che tu stia bene! Ero così in pensiero!»
«Dov'è... dov'è Draco?» Ginny si ritirò all'improvviso e le lasciò la
mano.
«Cosa? Vuoi sapere dove si trova? Non è neanche mai venuto qui!» sbottò
Ginny alzandosi dalla sedia su cui era stata seduta per tutta la settimana in
cui Hermione era rimasta priva di coscienza «Siamo stati noi, i tuoi amici, a
stare al tuo fianco mentre eri svenuta!»
«Ginny... io...»
«Non dire niente!» e fuggì via senza mai voltarsi.
Hermione si mise a sedere e si asciugò una lacrime. In quel momento
entrò la Professoressa McGranitt con il suo abito svolazzante.
«Signorina Granger, come sta quest'oggi?» si fermò accanto al suo letto
e le sorrise dolcemente.
«Sono sveglia.» rispose un po' dolorante
«Bene, ne sono felice. Ora vuole spiegarmi cosa è successo?» in un
secondo riacquistò il suo cipiglio da severa insegnante.
«Beh... un Dissennatore mi ha artigliato la pancia... nella foresta
proibita.» la McGranitt non era molto convinta e la guardò sollevando un
sopracciglio.
«E cosa ci facevi nella foresta proibita, signorina Granger?» incrociò
le braccia.
«Io e il signor Malfoy stavamo... indagando sulla pozione che ha
ingerito.»
«Vedete di non farlo mai più, altrimenti le conseguenze saranno
inevitabili.» la professoressa le rivolse un ultimo sguardo carico di
apprensione e poi lasciò la stanza rivolgendole solo un ultimo cenno.
Hermione si sorprese con quanta facilità era riuscita a mentire alla sua
insegnante preferita. Stava decisamente frequentando troppo Malfoy.
Si sentiva maledettamente in colpa per come aveva trattato Ginny,
l'aveva davvero ferita pronunciando quelle parole e anche se ne era
consapevole, parlare con Draco era di vitale importanza.
Si alzò dal letto fuggendo alla vista di Madama Chips e si diresse verso
i Sotterranei.
Si incamminò cercando di nascondersi alla vista di eventuali Serpeverde
che passeggiavano per la zona.
Aprì la porta della sua stanza con la formula e vi sbirciò dentro. La
stanza era silenziosa, solo alcuni versi indistinti le giungevano alle
orecchie. Indecisa se entrare o meno, Hermione si fermò sulla porta e quel che
vide le raggelò il sangue. Una figura, ovviamente Draco, che le dava le spalle
era coperto solo da un lenzuolo e ondeggiava a ritmo sopra un'altra figura che
Hermione riconobbe come Daphne Greengrass. Draco stava facendo sesso con
un'altra.
Hermione odiava usare quella parola, “sesso”, ma non le veniva in mente
altro termine per definire quello che stava accadendo.
Tese le orecchie e i gemiti di Daphne risuonarono per tutta la stanza,
bucandole il petto. Non che le importasse, ma qualcosa la infastidiva. Lei
sembrava divertirsi e lui sembrava stesse giocando a carte, da solo.
Hermione, con le lacrime agli occhi, richiuse la porta sbattendole alle
sue spalle.
Corse a perdifiato verso l'infermeria, non curante di chi urtava né di
chi la vedeva.
Si risvegliò in lacrime stesa su un prato accanto ad una bellissima
ragazza dai capelli lunghissimi intrecciati con migliaia di fiorellini
colorati. Ad un analisi più attenta, Hermione vide che era proprio lei, quella
ragazza.
«Aurora...» mormorò a se stessa.
«Mezzosangue...» la voce di Draco risuonò stanca mentre si avvicinava
alla ragazza con indosso solo un paio di pantaloni e una maglietta grigia.
Hermione si alzò e si allontanò. Lui la seguì a ruota e la afferrò per
un braccio «Granger! Che hai?» le chiese brusco
«Nulla. Cosa dovrei avere?» rispose lei alquanto ironica.
«Non lo so, dimmelo tu!»
«Lasciami Malfoy!» gridò lei «Vattene via!»
«Non so se lo sai ma non posso! Vorrei, ma non posso.» sembrò affranto
«Come stai?» le domandò dopo qualche istante di silenzio imbarazzato.
«Bene, ma non grazie a te!»
«NO?! Io ti ho salvato la vita! Tu eri solo un lupo sanguinante!»
«Ho dovuto farlo!» riprese lei
«No! Avremmo trovato un altro modo! Mi hai mentito, mi hai ingannato!»
«Non eri obbligato a salvarmi!»
«L'ho fatto perché non volevo rimanere qui, per sempre!»
«Avresti trovato il modo di uscirne...» rispose dolce
«No, questo è il tuo mondo, non posso andarmene senza di te.» i
suoi tratti erano rigidi, segno che era altamente furioso e cercava invano di
controllare la sua rabbia.
«Non posso credere che tu l'abbia fatto sul serio...» riprese lui
passandosi una mano sul viso.
Hermione spalancò le braccia fissandolo con un groppo alla gola mentre
lui non riusciva a restituirle il contatto «Cosa avrei dovuto fare? Era mio
dovere...»
«Questa cosa sta diventando seriamente pericolosa. Deve smettere.» era
ancora adirato ma la sua voce era mutata in qualcosa di più dolce.
«Lo so. Vorrei con tutta me stessa che la Storia finisse, veramente.
Così saresti libero di passare il tuo tempo a fare ciò che ti riesce meglio...»
ora era lei quella che si stava arrabbiando. I gemiti di Daphne le riempirono
nuovamente le orecchie.
«E sarebbe?» lui si voltò livido in volto e le puntò addosso due occhi
taglienti come diamanti e intensi come argento fuso.
«Portarti a letto ragazze di ogni Casa che sappiano respirare, anche se
credo che non disdegneresti Mirtilla Malcontenta dato che ti accontenti di
tutto!» lui la fissò ancora più insistentemente e sembrò che emozioni
contrastanti gli attraversassero il volto facendolo apparire più... umano.
«Tu non capisci niente... non hai mai capito niente di me» riprese la ragazza
sull'orlo di un pianto. Anzi, stava letteralmente piangendo anche se lottava
con tutte le sue forze per respingerle indietro. «Non apprezzi il valore delle
cose perché tu puoi avere tutto. Non sai riconoscere i tuoi errori perché tanto
sai che ci sarà sempre paparino a sistemare tutto, come ha fatto poco tempo fa,
vendendo il suo unico figlio ad un pazzo nevrotico presuntuoso; scommettendo
sulla vita di un fannullone e vigliacco che dovrebbe essere l'erede della
nobile casata dei Malfoy, colui che passerà alla storia!» la voce si Hermione
si incrinò ed ebbe un sussulto.
Draco se ne stava immobile con le braccia incrociate ad osservare la
ragazza senza battere ciglio davanti a niente.
«Mi fai schifo!» terminò lei arrossata per il pianto e con le mani strette
a pugni.
Solo in quel momento Draco diede un segno di vita, si stagliò di fronte
a lei in tutta la sua altezza e la sovrastò senza mai abbassare il capo, in
segno di superiorità «Sono stato venduto come carne da macello ad un pazzo
nevrotico e presuntuoso, come lo chiami tu; la mia famiglia sta cadendo a pezzi
e i nostri possedimenti non serviranno a salvarci il culo quando saremo morti;
in più, io so apprezzare il valore delle cose. E non disdegnerei nemmeno
Mirtilla Malcontenta se riuscisse ad amarmi. Forse hai ragione, mi porto a
letto un gran numero di ragazze ma nessuna riesce a provare qualcosa di più
intenso di una scopata, e sai cosa ti dico inoltre? Credo che tu sia così tanto
arrabbiata perché l'unica che non mi sono ancora portato a letto sei tu. E dato
che vuoi primeggiare in tutto, questo ferisce il tuo nobile e coraggioso
spirito Grifondoro. Però, quello che voglio realmente sapere è: come mai ti
interessi tanto della mia vita sessuale?» Hermione boccheggiò e aggrottò le
sopracciglia, incapace di proferire parola. «Perfetto. Vedo che sono riuscito a
farti tacere per una buona volta...» le diede le spalle.
Nei successivi minuti che passarono solo il canto degli uccellini e lo
scroscio di un ruscello facevano da sfondo alla situazione, mentre i due
ragazzi se ne stavano in silenzio il più lontano possibile.
Fu Hermione la prima ad alzarsi, si avvicinò pericolosamente a lui – che
la guardò incuriosito e stupito – e gli diede uno schiaffo. Uno schiaffo che
risuonò in tutta la valle tanta era la forza e la rabbia espressa.
«Vedo che la storia si ripete, Mezzosangue.» proferì lui attutendo il
colpo da gran signore.
«Non verrei a letto con te neanche se fosse l'unica possibilità di
distruggere Voldemort. Non verrei a letto con te neanche se fossi l'unico in
grado di salvarmi... proverei solo disgusto e ribrezzo...» la guancia di Malfoy
iniziò ad arrossarsi ma lui mantenne una posa austera per tutto il tempo.
«Torna pure da Lenticchia... lui saprà darti ciò che vuoi.» terminò lui,
chiudendo la conversazione.
Hermione si svegliò di soprassalto nel suo soffice letto nel dormitorio
Grifondoro. Era tutta sudata e bagnata di lacrime.
Si mise a sedere e ricominciò a piangere. Non aveva mai pianto tanto in
vita sua come da quando era iniziato tutto. Ed era stato sempre per colpa sua.
Nel dormitorio Serpeverde, invece, un letto aveva un posto vacante.
Malfoy si era rintanato in un bagno deserto nel cuore della notte per
sfuggire a tutto. Si appoggiò al lavabo e iniziò a togliersi gli abiti
macchiati di sangue, scoppiando in un pianto stanco.
Le lacrime scorrevano sul suo volto pallido e dentro il lavandino
sudicio. Draco singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo
specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
Si voltò di scatto ed estrasse la bacchetta. D'istinto Harry fece lo
stesso. La maledizione di Malfoy lo mancò di pochi centimetri, mandando in
pezzi la lampada sulla parete accanto a lui; Harry si gettò di lato, pensò Levicorpus!
E agitò la bacchetta, ma Malfoy bloccò la fattura e si preparò a scagliarne
un'altra...
Mirtilla Malcontenta cercò di fermarli ma entrambi non la degnarono di
attenzione.
Si udì una sonora esplosione e il bidone dietro Harry scoppiò; Harry
tentò un incantesimo delle Pastoie che rimbalzò sulla parete dietro l'orecchio
di Malfoy e fracassò la cassetta sotto Mirtilla Malcontenta, che strillò ancora
più forte; l'acqua si riversò dappertutto e Harry svicolò a terra mentre
Malfoy, il volto deformato dalla rabbia urlava: «Cruci...»
«Sectumsempra!» gridò Harry dal pavimento, agitando furiosamente
la bacchetta.
Il sangue schizzò dal volto e dal petto di Malfoy come se fosse stato
colpito da una spada invisibile. Barcollò all'indietro, lasciò cadere la
bacchetta dalla mano afflosciata e piombò sul pavimento allagato, sollevando un
enorme spruzzo.
«No...» ansimò Harry, senza fiato
Scivolando e barcollando, si rialzò e si lanciò verso Malfoy, che aveva
il viso lucido e rosso; le sue mani bianche raspavano il petto zuppo di sangue.
«No... io non...» Harry non sapeva cosa stava dicendo; cadde in
ginocchio accanto a Malfoy, che tremava in maniera incontrollabile, in una
pozza di sangue.
La porta si spalancò dietro Harry, che alzò lo sguardo, terrorizzato;
Piton si era precipitato nella stanza, livido in volto.
Spinse via Harry, si chinò su Malfoy, estrasse la bacchetta e la passò
sopra le profonde ferite provocate dalla maledizione, borbottando un
incantesimo che sembrava quasi una canzone. Il flusso di sangue parve
rallentare; Piton asciugò quello che restava del volto di Malfoy e ripeté la
formula. Le ferite parvero ricucirsi.
Non lo portò in infermeria. Avrebbe dovuto dare molte spiegazioni e non
era certamente ciò che era disposto a fare. Si fece aiutare da Harry a portare
Malfoy via da quel bagno, fino ad una stanza vuota. Lo distesero su una
cattedra e cercarono di alleviare il dolore che scuoteva il corpo in
convulsioni orrende.
«Potter» risuonò la voce di Piton, facendo spaventare il povero Harry
che già di per sé era abbastanza scosso «Và a prendere dell'acqua calda, delle
bende e una coperta.» Harry annuì e poi si precipitò fuori dalla stanza ma
venne fermato ancora dalla voce dell'insegnante «Potter» lo riprese con meno
rabbia «Non proferire parola con nessuno. Se qualcuno ti chiede, dì che sono io
che necessito di queste cose e che tu, per punizione, sei obbligato ad
aiutarmi.» Harry accusò il colpo e varcò la soglia della porta.
Corse a perdifiato senza la minima idea di dove andare; non poteva
andare in infermeria perché altrimenti Madama Chips lo avrebbe scoperto... ma
forse la scusa di Piton era così buona da poter darla a bere pure
all'infermiera. Non poteva perdere tempo, era colpa sua! Tutta colpa sua.
Senza accorgersi si ritrovò davanti alla porta dell'infermeria e vi entrò
come una furia. Raccattò bende e coperte e un secchio vuoto e poi sollevato si
voltò pronto a tornare da Piton.
Quasi prese un infarto trovandosi l'infermiera ad un palmo dal naso con
le mani sui fianchi e un'espressione alquanto severa in volto «Cosa stai
facendo Potter?» gli chiese indicando con lo sguardo tutto il carico che aveva
appresso.
«Il professor Piton necessita di alcune cose urgenti per rifornire il
suo laboratorio.» disse il tutto senza neanche fermarsi per respirare e poi si
ritrovò senza fiato, boccheggiando in cerca d'aria.
«Perché stai aiutando il professor Piton?» chiese l'anziana donna ancora
poco convinta.
«Sono in punizione...» esclamò con aria fintamente affranta. La donna
sembrava consapevole della bugia, ma, con molta sorpresa di Harry, lo lasciò
procedere. Camminò velocemente fino alla porta, la richiuse dietro di sé e poi
ricominciò la terribile corsa a perdifiato verso l'aula in disuso.
Malfoy era ancora privo di senso e Piton era chino su di lui e mormorare
qualche incantesimo oscuro ad Harry.
«Ben tornato, Potter. Credevo ti fossi buttato dalla Torre di
Astronomia.» lo puntellò Piton con tono monocorde.
«Ecco quello che mi ha chiesto, professore.» Harry sistemò il secchio a
terra e prese la bacchetta «Aguamenti!» e lo riempì d'acqua calda.
Dopodiché, Piton lo spinse via dalla stanza e gli chiuse la porta in
faccia. Ad Harry non rimase altro che andarsene a letto.
Nella sua stanza trovò Hermione seduta sul suo letto con un'aria
sbattuta e profonde occhiaie grigiastre sotto gli occhi «Hermione!» sussurrò
per richiamare la sua attenzione «Cosa ci fa qui?» la ragazza corse verso di
lui e lo abbracciò
«Ho bisogno di un favore Harry, ho bisogno del tuo Mantello
dell'Invisibilità.»
«Ora?» chiese sorpreso Harry
«Sì, ora. Sono venuta a chiedertelo ma tu non c'eri... perché non
c'eri?» riprese Hermione calma.
«Piton mi ha chiesto di aiutarlo a sistemare il suo laboratorio, per
punizione.» questa volta si ricordò di fare una pausa e gli parve di essere
stato abbastanza convincente, ma l'espressione dell'amica gli fece capire che
non era affatto così.
«Cosa è successo Harry?» gli domandò sedendosi sul letto.
«Ecco io... insomma... non l'ho fatto apposta ma...»
«Santo cielo Harry!» lo interruppe Hermione alzando un po' troppo la
voce «Cosa è successo?» sussurrò cercando di mantenere la calma.
«Ho ferito gravemente – molto gravemente – Malfoy nel bagno dei ragazzi
mezz'ora fa. E Piton è corso a salvarlo port...» ma l'amica già era schizzata
fuori dal dormitorio, correndo a più non posso verso un luogo che neanche lei
sapeva dove fosse. Si perse nei corridoi, sbirciò dentro ad ogni aula fino a
che non trovò un corpo su una cattedra. Era solo.
Entrò nella stanza e corse al suo capezzale.
«Malfoy!» gli prese una mano e la sentì gelata e inerme tra le sue. Non
voleva piangere ancora, credeva di non averne più, di lacrime da piangere, ma
invece queste scivolarono lente sulle sue gote fino ad infrangersi sul petto
del giovane che si alzava a fatica.
Stava piangendo ancora. E ancora una volta era colpa sua.
Rimase minuti a stringergli la mano fino a quando la porta non si
spalancò e vi entrò Piton che si immobilizzò trovando la ragazza china sul suo
pupillo.
«Granger!» la richiamò e lei lo vide per la prima volta. Piton strabuzzò
gli occhi: la ragazza era un disastro; gli occhi arrossati e gonfi, il viso
scarno e pallido, i capelli in disordine e scomposti. Tutto in lei gridava
aiuto. E quando vide la sua mano stringere quella del Serpeverde, un lampo gli
attraversò lo sguardo. Consapevolezza.
«Granger, cosa ci fai qui?» disse mentre si avvicinava a Malfoy
«Harry mi ha detto tutto. Cosa è successo prima?» la sua voce era roca
ed impastata e doveva costarle uno sforzo immane usarla con tanta fermezza.
«Il giovane Potter ancora deve imparare a non andare in cerca di guai, e
soprattutto a non cercarli dove lui non centra alcunché.» Piton alzò gli occhi
sulla ragazza «E lei dovrebbe essere a letto.»
«Credo che sia stata colpa mia. Ha bevuto la mia pozione!» esclamò in
lacrime la ragazza
«A meno che lei sotto a quella gonnellina non nasconda un mantello nero
e una malignità poco comune, la colpa non è sua.»
«Ma... vuole dire che...»
«Il Signore Oscuro gli ha affidato un compito ben preciso e ora lui è un
suo seguace...» disse guardando il braccio sinistro dove si ergeva minaccioso
il Marchio Nero.
«Vorrei aiutarlo...» disse Hermione incapace di distogliere lo sguardo
dal ragazzo.
«Torni a letto. Non può fare altro per lui...» la ragazza si alzò e lo
guardò un'ultima volta «Parleremo domani della sua punizione per essere
sgattaiolata fuori dai dormitori senza alcun permesso...» viscido fino alla
fine Piton la congedò. Hermione tornò a letto con un peso sul cuore.
Perché ultimamente non riusciva a lasciarsi scivolare addosso ogni cosa
riguardante lui? Perché non riusciva ad ignorarlo e si arrabbiava perché si
portava a letto nuove puttanelle? Lei non era mai stata così, per Merlino!
Ciao! Scusate il ritardo ma ero a Madrid con la scuola e sono tornata da
poco. Questo è un po' più lungo degli altri capitoli, spero non vi dispiaccia.
Alla prossima!
Il giorno successivo Malfoy non si fece vedere a lezione. Hermione lo
aveva cercato in ogni aula, in ogni angolo ma non lo aveva trovato. Così, dopo
aver capito che la sua mente non sarebbe riuscita a concentrarsi – dato che aveva
appena preso il libro di Pozioni per la lezione di Trasfigurazione e che a
Storia Della Magia aveva scritto il suo nome sul banco – decise di fare
qualcosa. Trovatasi davanti all'entrata dei dormitori munita di Mantello
dell'Invisibilità gentilmente prestato da un ingenuo Harry Potter, pronunciò la
parola segreta «Sanguo Algidus» e la porta si aprì.
Vagò per i corridoi fino alla sua camera e, senza neanche bussare, aprì
la porta con la bacchetta.
Malfoy era sdraiato sul letto con un braccio sugli occhi, scalzo.
Indossava solo la camicia della divisa e i pantaloni neri. La cravatta era
buttata sul letto senza cura. Il ragazzo alzò lo sguardo per vedere chi fosse
entrato ma non vide nessuno. La porta si era aperta e chiusa senza alcun aiuto,
il che era strano. Poi sorrise, capendo il tutto, e si coprì di nuovo gli
occhi.
«Buongiorno Mezzosangue...» disse
Hermione si tolse il mantello e lo appoggiò su una sedia «Come sapevi
che ero io? Avrei potuto essere Harry.»
«Lui non sa la parola d'ordine e non è mai entrato in camera mia, non
avrebbe potuto sapere quale fosse soltanto tirando ad indovinare, qualcuno lo
avrebbe scoperto.» il suo ragionamento non faceva una piega.
Hermione si avvicinò al suo letto e vi salì sopra sedendosi a distanza
da lui.
«So che sai perché sono qui...» le disse lui con ancora gli occhi
coperti.
«Harry me l'ha detto ieri notte e non potuto starmene buona aspettando
di vederti per sapere se stessi bene.»
«Tu non avresti mai potuto startene buona, non è nella tua natura.»
prese un lungo respiro «Mi chiedo perché tu sia corsa così disperatamente a
vedere se fossi morto o no.»
«Non lo so neanche io...»
«E mi chiedo perché adesso tu non mi abbia mentito...»
«Sono stanca delle bugie! Non ci portano mai da nessuna parte.» lui
sorrise
«La maggior parte delle volte è così.»
«Che incarico ti ha dato Voldemort?» domandò lei. Malfoy si alzò di
scatto e la guardò con occhi furiosi
«Cosa sai tu di questo?»
«Piton» rispose subito per non incappare nuovamente nella sua ira «Ieri
notte» lui annuì e si calmò immediatamente.
«Un incarico di cui tu non devi sapere niente.» rispose mesto con occhi
vacui
«Un giorno me lo dirai?»
«No. Voglio che tu rimanga fuori da tutto questo... non ti riguarda.»
«Sì invece! Io sto combattendo da anni con Harry e Ron per sconfiggere
Voldemort! Mi riguarda eccome se attacca i miei amici!»
«Quindi adesso sono un tuo amico?» chiese lui e lei abbassò il capo
«Non saprei come descriverti ultimamente...» non era stata acida, ne
puntigliosa. Aveva usato un'arma che sembrava ferisse più di tutte: la verità.
«La tua confusione mi sorprende, Mezzosangue. Non è da te!»
«Sei tu che mi confondi» il ghigno del ragazzo la fece pentire
immediatamente di ciò che aveva appena detto. «Voglio dire, che non so se ti
odio o se solo mi sei indifferente.»
«Bello sapere che ti sto tanto a cuore, Mezzosangue.»
«Vuoi che me ne vada?» domandò lei
«Sei libera di fare ciò che vuoi, Mezzosangue, dovresti saperlo» la
ragazza si sorprese di sentirlo così docile, senza nulla da dire. Si imbestialì
immediatamente.
«Tutto qui? Mi aspettavo qualcosa di più...» disse infatti
«Non sei mia prigioniera né la mia ragazza. Puoi fare ciò che vuoi!» lei
scosse la testa e sbuffò contrariata, incrociando le braccia «Ma insomma!»
sbottò nuovamente lui «Se sono contrario non ti va bene perché ho sempre da
ridire, secondo te; ma se invece appoggio le tue decisioni ti chiedi perché
l'abbia fatto! Trovati qualcosa che ti vada bene Granger! Weasley sarà
coraggioso a convivere con te!» lei si alzò in piedi e lo raggiunse.
«Da uno come te mi aspetto sempre un duello verbale. Hai la lingua
tagliente, Malfoy, e non hai paura di usarla.»
«Anche quella è un'arma»
«Contro chi? Perché la usi con me? Ti diverti a vedermi soffrire?» la
ragazza delirava
«Mezzosangue sei isterica! Cosa c'entra questo? È il mio carattere e non
devo renderne conto a nessuno...»
«Non sei solo questo.» iniziò a camminare per la stanza stringendo le
mani a pugni mentre lui la osservava stufo ancora sul letto «Ma cosa vuoi da me
ora?» le chiese infatti
«Non voglio andarmene!» urlò e lo zittì all'istante.
Lui iniziò a boccheggiare passandosi le mani tra i capelli, indeciso sul
da farsi.
«Se non vuoi andartene, non andartene.» lei si avvicinò con le mani sui
fianchi
«Non posso. Sarebbe un umiliazione per me...»
«Sai che non ti direi niente! Non è la prima volta che rimani qui»
«Non per te, ma per me stessa sarebbe un umiliazione. E sono sempre
rimasta per altri motivi, le altre volte; ora sono diversi.» lui strabuzzò gli
occhi «Ammettere che io... che io non voglio rimanere sola sarebbe troppo anche
per me.»
«Non so cosa dirti Mezzosangue...» Hermione non riusciva a fermare le
lacrime, si sentiva impotente e in trappola con se stessa «Ti sei umiliata già
abbastanza da quando hai creato quella pozione. Spegni il tuo cervello per un
attimo!» la prese per le spalle e la scosse «Ho bisogno che tu sia lucida per
affrontare tutto questo...» appoggiò la fronte alla sua «Vuoi la verità? Non
volevo che tu te ne andassi...»
«E io volevo che tu mi chiedessi di restare...» si guardarono negli
occhi e le loro bocche si avvicinarono senza controllo da parte loro. Le labbra
si sfiorarono timorose e al contempo decise. Le labbra di Draco erano dolci e
morbide e quelle di Hermione erano umide e leggermente salate. Lui le prese il
collo e la avvicinò a sé mentre lei piangeva e lo avvolgeva in un abbraccio per
non cadere.
«Draco...» disse ma lui la interruppe
«Shh... non ora.» tornò a baciarla dolcemente e la sentì ricambiare
quasi subito. Hermione si sentiva in colpa; non per il bacio, ma perché le
piaceva. Sentiva di tradire Ron – anche se lui per primo lo aveva fatto – e non
le importava.
Si sentiva in colpa anche per Harry e Ginny ma avrebbe spiegato loro più
tardi. E si sentiva in colpa per Draco, perché lei sarebbe tornata da Ron. Ma
non adesso, non in quel momento. In quell'istante si sentiva in pace e al
sicuro.
Voldemort avrebbe potuto attaccare e lei non si sarebbe staccata dalle
sue labbra, Piton sarebbe potuto entrare all'improvviso e lei non si sarebbe
degnata minimamente di smettere.
C'era solo lui, il suo corpo in fremito, le spalle irrigidite, la mani
dolci e grandi. I capelli soffici sotto le dita e la morbidezza della sua pelle
candida. I suoi occhi plumbei celati da palpebre leggere, che nascondevano quel
segreto che lei avrebbe voluto scoprire e se lo tenevano per loro,
custodendolo.
La bocca umida in contatto con la sua e la sua lingua velenosa che la
accarezzava come il più dolce tra gli amanti... capace di ferirti con una sola
sillaba e di portarti in paradiso con un solo gesto.
Non sapeva se era dovuto al fatto che quello fosse il suo primo bacio,
ma qualcosa le disse che non era solo quello il motivo per cui si sentiva così,
era proprio Draco ad essere così, a farle sentire quelle cose.
La portò sul letto e la fece sdraiare mentre lui le scivolò accanto.
Hermione avrebbe potuto andare avanti per secoli ma lui si ritrasse e la guardò
negli occhi, regalandole la vista dei suoi.
«Resta» le chiese e lei annuì senza pensarci. Lui le sorrise e poi se la
strinse al petto.
Era strano, terribilmente strano e inusuale starsene abbracciata a lui,
il cui corpo era così diverso da tutti quelli che l'avevano stretta almeno una
volta, prima. Prima di lui.
Si sentiva estranea in quella camera e non si riconosceva in quella
situazione. Tutto era sbagliato e stonava con quello che Hermione aveva sempre
creduto.
Ma quello che non aveva capito, era che tutto in quello in cui aveva
sempre creduto si era sgretolato quando aveva creato quella pozione. Quando
aveva infranto le regole per motivi personali, che non riguardavano Voldemort –
sul quale mancato rispetto delle regole poteva essere in qualche modo
giustificato –, ma se stessa. Il suo benessere personale e, senza saperlo,
anche quello di Malfoy.
Si sentiva male per come aveva agito, da perfetta Serpeverde, come lui;
e la cosa che maggiormente la atterriva era che non riusciva a venirne a capo,
a trovare una soluzione che cambiasse tutto. Che facesse finire tutto.
Si addormentarono solo con il calore di entrambi.
Hermione aprì gli occhi per prima, la mattina dopo, e lanciò uno sguardo
a Draco accanto a sé. Si stava bene tra le sue braccia, dovette ammettere,
perciò ci si sistemò meglio.
«Sono comodo?» la voce di lui la fece trasalire e si voltò a guardarlo.
Si spinse verso di lui e si baciarono, respirando a fondo il profumo di
entrambi.
«Ieri hai detto che Ron sarebbe stato coraggioso a convivere con me,
perché l'hai detto?» gli chiese accarezzandogli un braccio.
«Perché sono sicuro che voi due starete insieme prima o poi, vi
sposerete, comprerete una catapecchia e farete un mucchio di bambini dai
capelli rossi...»
«Come fai ad esserne sicuro?»
«Ti conosco, Mezzosangue, o almeno credevo di conoscerti prima che
venissi qui»
«Non sei l'unico ad essere rimasto sorpreso da me. Non credevo avrei mai
fatto qualcosa del genere.»
«Perché sei ancora tra le mie braccia allora?»
«Io... non lo so. Si sta bene... mi sento al sicuro»
«Sai che è come se avessi tradito il tuo fidanzato?»
«Sì, ma è stato tutto un errore. Tu sei quasi stato ucciso dal mio
migliore amico» il ragazzo distolse lo sguardo «E io lo sono perché questa cosa
delle favole mi ha scombussolata e non so più cosa sento e cosa devo fare.»
«Quindi sei d'accordo con me a far finta che non sia successo niente?»
le domandò accarezzandole una spalla. Lei strabuzzò gli occhi e nascose la
sorpresa.
«Sì. Dimentichiamoci di tutto e finiamo questa storia, così torneremo
alla normalità» avvicinò il viso al suo l'ultima volta e lo baciò, avida.
Quando uscì dalla sua camera sotto al Mantello dell'invisibilità e
percorse i Sotterranei, si rese conto che lei non avrebbe potuto dimenticare,
mai.
La prova più difficile da superare sarebbe stata ammettere a se stessa
che quel bacio le era piaciuto, che i suoi sentimenti stavano cambiando, e
conviverci.
Avrebbe dovuto convivere con la sua colpa e la consapevolezza che non
sarebbe mai stata più la stessa.
La dolce ingenuità infantile che l'aveva accompagnata per i primi anni
era sparita, lasciando il posto alla consapevolezza, forse la più brutale delle
colpe.
Consapevolezza.
Convivere sapendo. Un sentimento che ti costringe a provare dolore e a
desiderare di poter nuovamente sguazzare nell'ingenuità e nell'ignoranza pur di
sfuggire al sapere. Perché l'uomo è stato obbligato a sapere, a conoscere e ad
avere la voglia di scoprire. Questa è stata la sua rovina, questa la sua più
grande colpa.
E i sentimenti verso Draco Malfoy, Malfoy Draco, era la colpa che
Hermione aveva; il peso che avrebbe portato sul petto fino a che qualcuno
avesse avuto il coraggio di liberarla e sostituirlo con amore vero e
incondizionato.
E la cosa più strabiliante e orripilante che Hermione vide dentro di sé,
fu il fatto che, per quanto brutali fossero stati i loro scontro negli anni,
lei avrebbe dimenticato tutto pur di un altro bacio con lui, perché quella
colpa, la sua colpa, era allo stesso tempo la sua salvezza. La via di fuga.
Il velo che le avrebbe coperto gli occhi davanti a Ron e a Lavanda, al
loro amore. Quell'armatura che l'avrebbe protetta dagli affondi di una spada
invisibile che Ron non sapeva neppure di stare usando. Quel dolce tepore che
l'avrebbe accolta tra le braccia quando si sarebbe sentita sola. L'unica cosa a
cui aggrapparsi.
La giornata trascorse tranquilla come al solito, Hermione fece i compiti
con Ginny e non pensò neanche per un secondo a Malfoy e non lo vide per tutto
il tempo.
Harry passò le ore con loro cercando di tirarle su il morale mentre i
suoi sentimenti per Ginny, prendevano una piega molto più interessante.
Se si sfioravano per caso, entrambi si imbarazzavano, se si scontravano
si voltavano dall'altra parte abbassando lo sguardo; eppure, cercavano in ogni
modo di stare vicini, di potersi guardare negli occhi e potersi sfiorare in
ogni occasione.
Hermione non capiva perché, potendo, non si fossero ancora dichiarati
l'uno all'altra. Sapeva che per Harry non fosse facile innamorarsi in una situazione
di tale precarietà, ma era così imbufalita con lui che non riusciva a scusarlo.
Lei avrebbe dato qualsiasi cosa per poter stare insieme alla persona che
amava, proprio perché niente era più sicuro ormai. Avrebbe agognato quel poco
di sicurezza che un amore le avrebbe regalato. E invece loro no; loro erano
diversi...
Osservarli mentre ancora si imbarazzavano, Hermione non si trattenne
più. «Devo andare in biblioteca, ragazzi.» dissi alzandosi dalla poltrona nella
loro Sala Comune «Ginny posso parlarti un momento prima?» l'amica annuì e poi
la seguì verso la porta «Ricordi quanto abbiamo parlato di me e Malfoy?»
«Ah, quindi esiste un “te e Malfoy”!» l'apostrofò Ginny orgogliosa del
risultato.
Hermione sorvolò e scosse la testa «Non centra adesso. Quello che volevo
dirti è che ti devi dare una mossa con Harry. Siete cotti l'uno dell'altra ma
ancora non fate niente. Perché non superate gli ostacoli che vi separano?»
Ginny si rabbuiò e abbassò lo sguardo
«Non è così facile, Hermione»
«Ah no?! Io non perderei tempo...»
«Voglio dire, lui è Harry Potter! Rischia di morire ogni anno da quando
è venuto qui e ora che la minaccia di morte è più concreta che mai, abbiamo
paura. Se non ci fosse Voldemort ci saremmo già dichiarati.»
«Proprio perché c'è Voldemort dovreste essere felici adesso che potete!
Harry ha affrontato molte cose ed è riuscito sempre a scamparla, perché pensi
che adesso possa essere diverso?»
«Non lo penso. È che tengo a lui...»
«Appunto. Devi fare una cosa per me.» le disse Hermione, seria «Devi
distrarlo dal Libro del Principe Mezzosangue, lo sta rovinando. Io non posso,
non me lo fa neanche vedere, figurati prenderlo! Perciò vorrei che fossi tu ad
aiutarlo. Magari sarà la volta buona che succeda qualcosa...» Ginny sorrise e annuì,
poi si abbracciarono e Hermione sparì oltre il buco del ritratto.
Scese per le scale e le capitò di incontrare un gruppetto di Serpeverde
nella sua direzione. Sembravano tutti malati; i visi pallidi e scarni, le
guance scavate, la pelle bianca e molti chili in meno.
Forse sentivano la minaccia di Voldemort più degli altri. Superatoli,
incontrò anche Malfoy, in contrasto con ciò che aveva visto poco prima: lui era
bello, regale e altero mentre camminava a testa alta, i capelli un po' ribelli
e le labbra serrate.
Anche guardarlo era diventato più difficile. Si passarono accanto e
nessuno dei due disse niente, si lanciarono solo un veloce sguardo e Malfoy fu
il primo a distoglierlo e a continuare imperterrito.
Tornò nella sua stanza dove trovò Daphne Greengrass pronta ad
aspettarlo. Gli sorrise suadente e poi si tolse l'accappatoio, rimanendo in
biancheria intima. Lui la guardò in tutte le sue forme ma non sembrava che la
cosa lo eccitasse granché. Ignorando la sua coscienza interiore, si avventò su
di lei e la portò sul letto.
Le accarezzò le braccia, le baciò l'addome e le tolse gli unici
indumenti che ancora gli impedivano la vista.
Lei era eccitata; Draco era quello che gli altri non avrebbero mai
potuto essere e per una come lei, era degno di portarla a letto.
Gli tolse la camicia dai pantaloni e la sbottonò mentre lui si allentava
la cravatta fino a sfilarla dalla testa. Lo baciò sulla mascella irrigidita e
gli accarezzò le spalle e la schiena mentre lui si dedicava ai suoi seni.
Daphne si spinse più in basso e raggiunse l'orlo dei suoi pantaloni; gli
slacciò i bottoni e glieli fece scivolare sulle cosce e fino in fondo, dove lui
se li tolse del tutto con uno strattone. Tornò a dedicarsi a lei con perizia,
giocando con le sue dita. Lei ansimava e si afferrò all'orlo dei suoi boxer che
fece rapidamente scivolare giù, liberando l'erezione del giovane.
Si guardarono negli occhi; quelli di Daphne erano languidi e offuscati
dalla passione e quelli di Draco, invece, erano gelidi e completamente
inespressivi. Entrò dentro di lei con una mossa decisa e si mosse subito con
ritmo deciso e movimenti brevi.
Arrivato al culmine aspettò che lei lo raggiungesse e poi uscì da lei di
scatto, si alzò dal letto e recuperò dei nuovi boxer e i pantaloni a terra.
«Qualcosa non va Draco?» chiese lei rimanendo nuda nel letto.
Lui non la guardava mentre si allacciava i pantaloni e le rispondeva «Va
tutto bene, ora esci di qui.» arrabbiata e delusa, Daphne fece come le aveva
appena detto e si dileguò in un istante.
Rimasto solo, si sedette sul letto e affondò la testa tra le mani.
Quella notte, entrambi si ritrovarono nella radura in cui erano spariti
il giorno precedente. Hermione si guardò intorno e scorse nuovamente il profilo
della ragazza addormentata.
«Aurora...» sussurrò avvicinandosi e accarezzandole il volto.
«Cosa?» le fece eco Draco affiancandola
«Credo che questa sia la Bella Addormentata...» Draco la guardò confuso
e allora Hermione spiegò «Per celebrare il battesimo della tanto sospirata
figlioletta, un Re e una Regina invitarono a palazzo tutte le fate del regno,
per farle da madrine. Ognuna delle fate donò qualcosa alla neonata: chi la
bellezza, chi la saggezza, chi il talento musicale, ecc... Sopraggiunse una
fata cattiva che, adirata per non essere stata invitata, scagliò sulla bambina
una maledizione... “La figlia del re a quindici anni si pungerà con un fuso e
cadrà a terra morta!”. Dopo che la fata cattiva se ne fu andata, il Re e la
Regina pregarono le fate buone di annullare la maledizione, ma non potendo, una
delle fate buone trasformò la condanna a morte in cento anni di sonno in cui la
principessa potrà essere risvegliata solo da un bacio di un principe.»
«E si ritorna al mito del Principe Azzurro!» disse Draco, Hermione lo
ignorò.
«Per impedire che la profezia si compia, il Re bandisce i fusi dal
regno; ma la principessa, proprio all'età di quindici anni, per caso si imbatté
in una vecchia che stava tessendo e il fato si compì. La fata buona che aveva
mitigato l'incantesimo, per aiutare la sua figlioccia, fece addormentare
insieme alla principessa l'intero castello.»
«Col tempo, il castello incantato si coprì si una fitta rete di rovi,
tale da impedire a chiunque di penetrarvi. Dopo cento anni un principe giunse
al castello e miracolosamente i rovi si aprirono dinnanzi a lui. Il principe
trovò la principessa e se ne innamorò a priva vista e il suo bacio la
risvegliò...» Hermione terminò con un sospiro degno di nota.
«Come sai che è lei?» chiese Draco osservando la ragazza nel prato
«Beh, sta dormendo...»
«E ti sembra una scusa plausibile? Anche tu dormi la notte!»
«Sì, ma io non potrei mai essere così... così bella, delicata e
fragile.»
«Proviamo a vedere se si sveglia? Se non lo fa è Aurora, se si sveglia
non è lei.»
«Ma che idea intelligente! Da dove ti è uscita?» gli chiese stizzita
«So che ce l'hai con me, Mezzosangue, ma mi sfugge il motivo.»
«Perché dovrei avercela con te?» lui la fissò serio «Va bene, non ce
l'ho con te, chiaro?» mentì.
«D'accordo... forse sei solo confusa riguardo a Weasley.»
«Cosa centra Ron?» chiese lei alzandosi in piedi e fissandolo con le
mani sui fianchi.
«Si è lasciato con la stupida... lo sanno tutti.»
Hermione boccheggiò incapace di proferire alcunché. «C-come?» balbettò
infatti.
Lui sbuffò e poi parlò di nuovo «Lenticchia ha lasciato la stupida, ieri
sera, dopo essere stato quasi avvelenato e aver chiesto di te invece che di
lei.» Hermione non sapeva cosa dire «Solo che tu non c'eri.» continuò Malfoy
«Lui ha... è stato avvelenato?» Draco abbassò lo sguardo «Da chi?»
«Non lo so...» mentì «Pensavo fossi giù di corda per questo.»
«Io non ne sapevo niente.»
«Il che mi sorprende... dov'eri ieri sera?»
«I-in biblioteca... e tu?» la risposta la spaventava
«In compagnia»
«Ah» aggiunse lei «Capisco...»
«Gelosa Mezzosangue?»
«Di te, mai. Sbrigati a svegliarti, voglio andare a trovare Ronald.»
«È chiaro che lo vuoi; divertiti con lui. Magari è la volta buona che
gli dichiari i tuoi sentimenti...» quali sentimenti? Avrebbe voluto rispondere
lei, ma si bloccò prima di commettere lo sbaglio più grande della sua vita.
Si avvicinarono alla ragazza e la osservarono senza dire una parola.
Draco ne era incantato, non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso
roseo che sembrava fatto con la porcellana; il profilo netto delle labbra
cremisi e le lunghe ciglia posate delicatamente sulla pelle in netto contrasto.
«Sei bellissima...» disse ad alta voce.
Hermione si ridestò dalle sue considerazioni e lo guardò come se fosse
uno Schiopodo Sparacoda «Non tu...» continuò lui un po' imbarazzato «Lei.»
disse portando di nuovo il suo sguardo sulla ragazza.
«Sì...» assentì la ragazza «Lo è davvero.» non poté fare a meno di
provare angoscia e una punta di gelosia sapendo che lei non avrebbe mai potuto
essere così e apparire bella ai suoi occhi. Si accarezzò la bocca ricordando
del dolce tocco delle labbra che si erano posate leggiadre come farfalle sulle
sue.
«Come facciamo a svegliarla?» domandò Draco avvicinandosi ad Hermione
che si imbarazzò posando la mano nuovamente lungo i fianchi.
«Dobbiamo trovare il Principe Filippo.» rispose la ragazza senza
guardarlo negli occhi «Lui è l'unico che può salvarla.»
«E come possiamo trovarlo?»
«Con un incantesimo?» propose Hermione e Draco annuì. Allora la ragazza
prese la bacchetta e pronunciò un incantesimo di localizzazione.
Si ritrovarono in una nuova radura diversa dalla solita che erano
abituati a vedere. C'era una bellissima casetta al limitar del bosco costruita
tutta in legno. Era così carina che Hermione non riusciva a smettere di
sorridere mentre la guardava.
«Bella casa... pensavo abitasse in un castello!» proferì Draco con un
ghigno sprezzante sul volto, un po' deluso.
«A quanto pare non è così.» rispose Hermione avvicinandosi.
«Cosa volete?» una voce improvvisa li colse alle spalle e li fece
sobbalzare entrambi.
Si voltarono e si trovarono davanti una ragazza vestita di stracci e
sporca di fuliggine.
«Cerchiamo Filippo» rispose Hermione alla ragazza.
Quest'ultima osservò Draco con palese interesse e poi rispose senza
distogliere lo sguardo «Oggi non è qui. Siete suoi amici?»
«Sì.» rispose Draco «Amici di vecchia data.» la ragazza sorrise
«E allora perché non siete andati a cercarlo a casa sua?» domandò come
se fosse un'ovvietà. Hermione e Draco si scambiarono uno sguardo confuso.
«Filippo non abita qui?» domandò Hermione
«No. Questa è casa di Donna Olga.»
«Chi?» chiese Draco irruente.
«Donna Olga... e le sue due figlie: Anastasia e Genoveffa.» spiegò la
ragazza
Hermione si mise una mano sulla fronte «Ma certo!» disse e poi porse una
mano alla ragazza «Il mio nome è Hermione» disse sorridente.
La fanciulla accettò la mano e ricambiò il sorriso «Il mio è
Cenerentola.» anche Draco parve illuminarsi, le fece un rispettoso inchino e un
baciamano degno di nota «Il mio nome è Draco Malfoy.» la ragazza distolse lo
sguardo con le gote imbarazzate
«Avete un nome bellissimo, Signore... mentre il vostro, signorina
Hermione è... particolare.» Hermione sollevò un sopracciglio. Draco sghignazzò.
«Volete parlare con Donna Olga?»
«No, Cenerentola, vorrei che mi raccontaste di Filippo. Viene spesso
qui?»
«Sì...» confessò imbarazzata. Era una ragazza davvero molto timida
«Viene qui ogni pomeriggio per vedere me.»
«Per vedere voi?» domandò Draco preoccupato.
«Sì. La nostra è una relazione segreta...» Hermione assunse
un'espressione affranta
«Oh per Salazar!» imprecò Draco allontanandosi un poco.
«Perdonatemi, vado a conferire con lui per un momento.» le spiegò
Hermione prima di raggiungere il ragazzo.
«Si può sapere che cosa hai in quella testa vuota?» lo riprese con furia
«Perché hai imprecato e te ne sei andato?»
«Non ne posso più di tutti questi intrecci amorosi! Ci mancava solo che
il Principe della Bella Addormentata fosse in realtà il fidanzato di
Cenerentola! E chissà perché ma ho il sospetto che non è lo stesso principe che
sposerà...» continuò sarcastico.
«Hai ragione, c'è molto più di quello che sappiamo. Ma se facciamo in
modo che tutto vada secondo la favola risolveremo non una ma due storie!» cercò
di convincerlo Hermione.
Lui la guardò quasi convinto e lei si perse nell'argento dei suoi occhi
cinerei. Avrebbe voluto baciarlo di nuovo ma poi le venne in mente Ronald a
letto nell'infermeria e si ridestò immediatamente.
«D'accordo» rispose lui convinto «Come facciamo a sapere quando si terrà
il ballo?» domandò
«Basta chiedere!» rispose Hermione raggiante, tanto che fece sorridere
anche lui.
Stavano tornando dalla ragazza quando Draco afferrò Hermione, che lo
precedeva, per un braccio e la fece voltare «Grazie per essermi stata vicina
dopo che Potter mi ha quasi ucciso...»
«Non avrei potuto rimanere indifferente. E grazie a te per avermi
salvato la vita nella foresta.»
«Merito di un grande mago!» Hermione sorrise e scosse la testa prima di
continuare a camminare verso la casa, seguita dal sorriso di Draco.
Cenerentola li stava aspettando con in mano uno strofinaccio per la
polvere e arrossì violentemente quando scorse Draco.
«Cenerentola, sapete dirmi quando si terrà il ballo del Principe di
questo reame?» domandò Draco mellifluo. La ragazza parve sciogliersi e poi
rispose a voce bassa «Domani sera...»
«E voi ci andrete?» chiese Hermione secca
«Mi piacerebbe ma... la mia matrigna me l'ha proibito.» Draco sghignazzò
beffardo
«Allora Cenerentola, permettimi di presentarvi coloro che ti aiuteranno
ad andare al ballo!» disse indicando se stesso e Hermione che lo guardò confusa
«Grazie al nostro aiuto tu andrai al ballo e ballerai col Principe!»
«Perché dovrei ballare col Principe? Io andrò al ballo con Filippo!» il
sorriso di Draco si spense.
«Aspettate un attimo,» disse Hermione «Filippo vuole parlare con me.» si
allontanò lasciando Draco e la ragazza confusi e ritornò dopo pochi istanti.
«Dov'è Filippo?» domandò Cenerentola
«Non è qui ma mi ha chiesto di dirvi che purtroppo domani non potrà
partecipare al ballo. E che il suo posto verrà preso dal suo grande amico
Draco...» lui la guardò allibito ma fece un finto sorriso.
«Ma se non è lì, come avete fatto a parlarci?»
«Con la magia» rispose Hermione «Sono una strega buona» le strizzò
l'occhio.
Cenerentola era uguale ad Hermione proprio come tutte le altre ma aveva
una certa timidezza che la diversificava e che la rendeva più delicata. Non
possedeva la tenacia e l'orgoglio di Hermione, proprio per niente.
«Granger posso parlarti un momento?» sibilò Draco tra i denti e la
trascinò dietro un albero. «Posso sapere cosa ti è saltato in testa?» le
domandò paonazzo.
«Non ci deve andare con Filippo al ballo, lo sai anche tu. Ho dovuto inventarmi
qualcosa in fretta, così ho elaborato un semplice piano: tu andrai al ballo con
lei e farai in modo che balli col Principe, mentre io aspetterò l'arrivo di
Filippo e lo porterò da Aurora. È chiaro?»
«Tu sei pazza» fu il solo commento del ragazzo «Come potrò convincerla a
venire al ballo con me?»
«Con la tua persuasività.» la frecciatina di Hermione ebbe l'effetto
sperato anche se dirla le era costato molto.
«Non ci credo che sei ancora arrabbiata per quella storia della Regina!»
sbraitò Draco.
«Non sono arrabbiata, perché dovrei? Non mi importa di chi ti porti a
letto né...» ma non terminò mai la frase perché Draco la afferrò e le occupò le
labbra con le sue sfiorandola un poco. Si staccò quasi subito e la guardò
riaprire gli occhi un po' intontita «Guarda che mi tocca fare per chiuderti la
bocca!»
«Non osare farlo mai più!» sbottò Hermione «Ti ho detto che non mi
interessa niente della tua scappatella con la Regina! Dico sul serio!»
«Non sono mai andato a letto con la Regina!» urlò adirato Draco «Hai
frainteso tutto tu.» Hermione rimase sbigottita
«Non hai... non ci sei...?» Draco scosse la testa e a quel punto
Hermione gli si buttò fra le braccia e lo stritolò in un abbraccio che di
amichevole aveva ben poco.
Lui ricambiò un po' restio e poi la staccò dolcemente.
«Non capisco perché sei così felice...» le confessò.
Hermione tacque e si avviò di nuovo verso Cenerentola.
«Torneremo domani sera, io prenderò il vostro posto e voi andrete al
ballo scortata da Draco.» spiegò alla ragazza che al sentir nominata Draco si
imporporò.
Hermione lo trovava frustrante.
Cenerentola annuì e tornò alle sue faccende dopo averli ringraziati ed
essersi congedata.
I ragazzi si incamminarono verso il posto in cui giaceva Aurora, in
silenzio.
«Dovrai indossare un completo da ballo» disse Hermione una volta
arrivati al cospetto della ragazza.
«Ne sono consapevole. E dobbiamo crearne uno anche per lei.»
«Già. Iniziamo col tuo, non mi fido del tuo gusto di serpe...» lui
sorrise e la vide tirare fuori la bacchetta.
Hermione trasfigurò i suoi abiti in un bellissimo completo degno di un
Gran Ballo. Era tutto blu oceano con delle rifiniture in oro su tutta la giacca
chiusa da bottoni del medesimo colore.
«Perfetto!» esclamò Hermione soddisfatta «Stai benissimo.» lui tornò
normale e poi tirò fuori la bacchetta a sua volta «Che vuoi fare, Malfoy?»
chiese spaventata la ragazza.
Il ghigno stampato sul suo volto non prometteva niente di buono.
«Ora tocca a me.» agitò la bacchetta e la rivestì di un abito color
avorio con ampie gonne e maniche a palloncino. Aveva perle su tutto il corpetto
e su alcuni veli della gonna. I capelli raccolti sulla testa e un piccolo
diadema argentato come fermaglio.
«Direi che così sarebbe perfetta.» esclamò Draco ammirando il suo
lavoro.
Hermione volteggiò un paio di volte «È questo l'aspetto che desideri per
una ragazza?» gli chiese e lui fece spallucce.
Poi, con un colpo secco, le tolse il vestito e le fece ricadere i
capelli sulle spalle, lasciandola solo con la biancheria intima.
Prima che potesse coprirsi, lui le fu addosso. Le afferrò i polsi e la
guardò negli occhi.
«L'importante è che respiri, Granger...» le sussurrò contro le labbra
prima di accarezzarle la schiena.
Si chinò verso il suo collo e vi depositò una scia di baci che la fece
chiudere gli occhi e girare la testa di lato per offrirgli tutto lo spazio
necessario «Che cosa... stai facendo... Malfoy?» disse tra gli spasmi di
piacere.
«Mi sembra ovvio, no?» rispose contro il suo lobo.
«Io... Ron si è... non posso» continuò ancora Hermione reggendosi forte
alle sue spalle.
«Weasley non è qui.»
«Hai detto tu di... dimenticare... tutto...» stava perdendo il
controllo. Quella serpe ce l'aveva in pugno e ne era perfettamente consapevole.
Draco fece evanescere anche i suoi vestiti, regalandole la vista del suo
torace a cui aggrapparsi.
«Dimenticherai anche questo...» rispose prima di calare il suo viso
sulle labbra di lei, già schiuse.
L'assaporò con perizia in tutta la bocca, le leccò il contorno delle
labbra e lei gli mordicchiò quello inferiore. Stanco di andarci piano, prese in
braccio la ragazza sollevandola per le natiche e la spinse contro la parete di
una roccia mentre Hermione stringeva le gambe sulla sua vita in un intimo
abbraccio.
Draco la accarezzò tutta: passò le mani sulle sue gambe, sulle sue
braccia e sulla sua schiena giocando con il gancetto del reggiseno mentre lei
giocava con i suoi capelli e le sue labbra. L'ampia schiena di lui le regalò un
ansimo sommesso dovuto anche al contatto con la sua erezione e il suo centro.
«Draco...» sussurrò e lui sganciò il reggiseno sfilandoglielo dolcemente
dalle braccia, liberando il seno turgido. Le accarezzò un capezzolo mentre con
la lingua la sfidava in una muta danza, raccogliendo tutti i gemiti di lei,
prima di passare all'altro capezzolo. Le mani di lei scesero dalle spalle alla
base della schiena percorrendo tutta la colonna vertebrale facendogli venire
brividi di piacere che gli fecero emettere grugniti incomprensibili.
Hermione giocò con l'elastico dei suoi boxer e, timorosa di andare
oltre, lasciò perdere per concentrarsi sul suo petto.
«Io non dovrei...» iniziò a dire ma lui la interruppe mentre la
depositava sull'erba morbida del prato.
«Shh, non dire niente Mezzosangue...» le accarezzò una guancia e la
guardò negli occhi prima che lei si avventasse nuovamente sulle sue labbra.
Lui si staccò all'improvviso ma non riuscì a guardarla ancora «Sono
andato a letto con Daphne perché ero sconvolto per la tua situazione» le
confessò in quell'istante «E l'ho fatto anche l'altra notte, perché sapevo che
Weasley si era lasciato con quell'oca e sarebbe tornato da te e tu da lui.»
Hermione gli accarezzò una guancia e lui, solo allora, aprì gli occhi verso i
suoi.
«Sappiamo entrambi cosa succederà una volta tornati a Hogwarts, ma se
dobbiamo dimenticare tutto, allora vorrei avere qualcosa che valga la pena di
dimenticare...» si sorprese lei stessa di quello che aveva detto ma per fortuna
non ebbe tempo di rimuginarci sopra dato che Draco aveva insinuato una mano
nelle sue mutandine facendola gemere.
Muoveva le dita con una maestria che lei non sapeva possedesse; si
guardavano negli occhi, i respiri pesanti.
«Sei vergine Mezzosangue?» lei annuì imbarazzata e allora lui aumentò il
ritmo con le dita «Allora avrai bisogno di un piccolo aiuto...» fece evanescere
i suoi boxer con un incantesimo non verbale.
Aumentò ancora il ritmo delle dita finché la ragazza non venne in un
gemito soffocato «Sei pronta?» le chiese con la fronte poggiata sulla sua e
quando la vide annuire, sorrise e poi si fece strada in lei che, reduce da un
orgasmo, era meno contratta e più larga.
Sentì un fastidio crescerle dentro il ventre ma si costrinse a
sopportare e si morse un labbro «Guardami Mezzosangue» volse lo sguardo verso
gli occhi di lui che erano più profondi che mai. Sentiva che si stava
trattenendo, vedeva il controllo che stava esercitando dalla rigidità dei
muscoli e dalla mascella contratta. Si perse nel suo sguardo e non sentì quando
lui ruppe le sue barriere. Solo un lieve dolore la sorprese che man mano crebbe
a causa della paura che stava iniziando a provare e voltò la testa.
«Non ti farà più male se mi guarderai e ti concentrerai su di me...
guardami Hermione» aver sentito il suo nome la portò nuovamente a guardare lui
e riuscì a calmarsi un poco. Lo sentiva muoversi un po' più veloce, rilasciando
tutta la tensione che aveva accumulato. Le accarezzò una guancia e la baciò
lievemente mentre il suo desiderio si spegneva in lei.
Non poteva dire che avesse provato piacere, perché era dolore ciò che
aveva provato, ma grazie a lui non era stato così spaventoso come aveva sempre
pensato.
Era stata tutta quella dolcezza che le aveva regalato ad averla aiutata,
era l'enormità dei suoi sentimenti che l'avevano fatta arrivare fino in fondo.
E mentre la possedeva, lui non esibiva alcun segno di scherno o di
trionfo, sembrava spaventato tanto quanto lei; spaventato di romperla, di
spezzare quella fragilità che la rendeva diversa dalle altre, che la rendeva
speciale. Erano i suoi sentimenti di cui aveva paura, sentimenti che erano nati
dal nulla e che in poco tempo avevano raggiunto un posto pericoloso nel cuore
del giovane. Lo stesso che adesso le accarezzava la fronte e le sussurrava sui
capelli.
«Sei stata bravissima» le disse lui dolce. Hermione non capiva da dove
tirasse fuori tutta quella dolcezza e quella freddezza che le aveva sempre
riservato.
«Non so cosa dire...» aveva sussurrato lei contro il suo orecchio. Lui
le baciò una tempia «Allora non dire niente.»
«Voglio dire qualcosa invece...» ricambiò il bacio stringendoselo
addosso «Grazie Draco» una lacrima scese indisturbata fino ad incontrare il
soffice tappeto d'erba e fiori su cui i due giovani erano posati, ma non era
della ragazza.
«Voglio riprovare» esclamò vestita di una nuova forza e una nuova
serenità. Draco rise, rise veramente, le afferrò una mano e ne baciò tutte le
dita.
«Adesso non è il momento, farebbe ancora male.»
«E quando potrò sentire tutto quello che si racconta? Tutte le
sensazioni, il piacere?!» domandò un po' delusa.
«Magari con Weasley» fu la risposta del ragazzo mentre si rivestiva.
Hermione, non contenta della risposta, si avventò su di lui e lo baciò.
In quel preciso istante si risvegliarono ognuno nelle proprie stanze,
Hermione si sentì spaesata e credette di aver sognato, se non avesse sentito
quel lieve bruciare nel basso ventre. Sapeva che ora avrebbe dovuto dimenticare
e andare avanti. Ron l'aspettava e gli doveva almeno il sogno di un incontro.
Aveva fatto la cosa più stupida di tutte. Aveva fatto l'amore con lui.
La sua prima volta! Con lui!
Si mise le mani sul viso e iniziò a piangere, sentendosi colpevole.
Amareggiata e in lacrime andò sotto la doccia, cercando di lavare via la colpa
dal suo cuore macchiato di vergogna e dal senso di intorpidimento che le
invadeva il basso ventre e le gambe. Si accarezzò le braccia, ricordando di
quando l'aveva fatto lui e ancora non riusciva a crederci.
Avrebbe dovuto sentirsi in colpa per Ron, sentirsi uno schifo, e invece
riusciva solo a pensare a Draco e alle sue labbra.
Doveva dimenticarsi di tutto. Quei sentimenti l'avrebbero portata su un
sentiero oscuro da cui non sapeva ritrovare la strada.
Uscì dalla doccia avvolta in un morbido accappatoio azzurro - come i
suoi occhi - ogni cosa le ricordava lui.
In quel momento entrò Ginny nella stanza e si sdraiò sul letto con
espressione sognante. Hermione le si avvicinò e la guardò «Cosa succede?»
«Io... tu... non... Harry... là... e Ron... oh no!» Ginny si portò le
mani al viso mentre Hermione alzava un sopracciglio scettica.
«Potresti spiegarti meglio?» le chiese dolcemente. Ginny scoppiò a
ridere e poi si mise seduta.
«Ho aiutato Harry a disfarsi del Libro del Principe Mezzosangue e noi...
ci siamo baciati...» Hermione spalancò la bocca e fissò l'amica inebetita.
«Voi... avete.... e Ron... oh mamma!»
«Vedi?!» la riprese ironicamente la rossa, imporporata sulle gote «È stato perfetto, come lo avevo sempre
immaginato... » Ginny sprizzava gioia da tutti i pori ed Hermione si sentì
un'ipocrita. Non aveva tradito solo Ron, ma anche la sua migliore amica.
«Sono felice per voi...» disse alzandosi dal letto e subito Ginny a
fissò incuriosita.
«Hermione va tutto bene?» le domandò aggrottando le sopracciglia.
L'amica annuì e le diede le spalle.
«Va tutto meravigliosamente.» mentì con un falso sorriso.
«Sembra che tu sia indolenzita. Hai dormito tanto?» Hermione strabuzzò
gli occhi ma cercò di non darlo a vedere
«Ho solo fatto un po' di ginnastica» non era una vera e propria bugia
«Avevo bisogno di svuotare la mente...» Ginny la fissò consapevole della sua
bugia.
«Tu non fai mai ginnastica Herm. Che succede?» domandò ancora
raggiungendo l'amica davanti all'armadio.
«Io... ehm... credo di aver commesso un tragico errore.» se ne uscì
così. Non sapeva se voleva rivelare a Ginny ciò che aveva fatto e non sapeva se
non voleva che lei lo sapesse.
«Che tipo di errore?» chiese Ginny incrociando le braccia.
Hermione decise di dire la verità, niente più bugie, mai più segreti.
«Mi sono innamorata di Malfoy» scandì le parole una per una, assicurandosi
che l'amica capisse. E infatti Ginny capì; si portò una mano alla bocca e puntò
l'indice verso di lei «Tu hai fatto sesso con lui!» disse con ancora la mano a
coprirle la bocca perciò le uscì un mugugno indistinto.
Ma Hermione aveva capito. E aveva abbassato gli occhi.
«Oh per Godric!» esclamò nuovamente la rossa ricadendo ancora sul letto.
«È questo l'errore di
cui mi parlavi? È aver fatto sesso con lui?»
«Non abbiamo proprio fatto sesso, è stato...»
«Non dirmi che è stato amore.» la interruppe «Quello non sa cosa sia
l'amore. Non ci credo che sei stata con lui proprio quando Ronald...»
«Ehi, non è che ne vada fiera ok? È solo successo ed ero felice. Ronald
mi ha fatto troppo male per poterne parlare, e Malfoy sarà anche la persona più
odiosa su questa terra, ma lui non mi ha fatto neanche un briciolo di male in
sei anni paragonato a quello che Ronald ha fatto a me in sei mesi. E mi
dispiace che sia tuo fratello, ma poteva pensarci prima» dopo lo sfogo adirato,
Hermione tornò a respirare
«Mi stai dicendo che adesso ti metterai con Malfoy?»
«Ti sto dicendo che sono stata con lui e che lo amo.»
«Non puoi amarlo dopo solo sei mesi di convivenza forzata e una stupida
pozione!» esclamò infervorata Ginny
«Ho conosciuto una persona diversa da quella che credevo. Tutti possono
cambiare.»
«Non lui. Non lui! Lui non potrà mai essere diverso da quello che è, una
serpe manipolatrice e bugiarda!»
«Allora anche io sarò solo la saccente so-tutto-io di Hogwarts, l'amica
di Harry Potter e la pena d'amore per il povero Ronald Weasley?!» Ginny sbuffò
«Tu non sei questo.»
«Ah no?! So cosa dice la gente, Ginny, e non mi importa. Ma il fatto che
non mi interessi non significa che non mi faccia male!»
«Non stiamo parlando di te, stiamo par...»
«Anche io faccio parte della conversazione 'Malfoy' ora. È inevitabile.»
la interruppe Hermione
«E quindi ora cosa farete?! Vi incrocerete nei corridoi e scapperete
nelle stanze vuote a scopare come conigli? O non vi degnerete neanche di uno
sguardo?»
«Adesso sei crudele Ginny. È stato davvero dolce con me, comportandosi
non da serpe ma come uno di noi. Mi ha salvato la vita nel bosco!»
«Dopo averti messa in pericolo!»
«Non è stata colpa sua e lo sai... poteva lasciarmi lì.»
«Anche tu potevi lasciarlo a morire.»
«La colpa sarebbe ricaduta sul tuo Harry! È questo che volevi?! Che
Harry venisse espulso?» Ginny abbassò lo sguardo «Mi dispiace che non vedi
quello che ho visto io. Vorrei poterti dimostrare che non è come pensi tu.»
«È un
Mangiamorte, è proprio come penso io. È uguale a suo padre. E per colpa sua ho
rischiato la vita!»
«E lo incolpi solo per questo?! Per gli errori di suo padre. Bella
oggettività Ginny, molto matura.»
«Non c'è da essere maturi! C'è da attenersi alla realtà dei fatti. Non
ti darò la mia benedizione per stare con lui...» esclamò Ginny incollerita come
non mai
«Non te l'ho chiesta.» in quel momento il cuore della povera Ginny andò
in frantumi, seguito subito da quello di Hermione.
«Bene. Scopati chi vuoi... ma non dire niente a Ronald per il momento,
ha il diritto di riprendersi completamente.» Ginny uscì dalla stanza lasciando
l'amica ancora in piedi avvolta nell'accappatoio azzurro.
Hermione stava anche peggio di lei. Non avrebbe voluto litigare con
Ginny, non avrebbe voluto dire quelle brutte cose rovinandole un giorno
speciale.
Non avrebbe dovuto scopare -perché di quello si trattava- con Draco.
Si vestì e si diresse a grandi falcate nei sotterranei, incurante che
qualcuno avrebbe potuto vederla, e bussò alla stanza del Serpeverde.
Lui le aprì quasi subito in divisa e lei entrò come una furia nella sua
camera.
«Buongiorno anche a te...» le disse lui ironico chiudendo la porta alle
sue spalle.
«Noi abbiamo fatto sesso?» Draco rimase spiazzato
«Beh, noi abbiamo...» incominciò ma fu nuovamente interrotto.
«O era amore?» la ragazza stringeva i pugni convulsamente e tremava
leggermente.
«Mezzosangue noi...»
«Non chiamarmi così! Usa il mio nome come quando sei entrato dentro di
me. Non chiamarmi più in quel modo.»
«L'ho sempre fatto...» si giustificò il Serpeverde
«Ginny aveva ragione. Sei anni di angherie non si possono cancellare con
una scopata»
«Smettila di usare quel termine!» le urlò lui, ma la ragazza non lo
ascoltò
«... non avrei dovuto. Se mi fossi sfogata in un diario segreto come
tutte le ragazze ora non sarei in questa situazione!»
«Parli come se fosse colpa mia. Ma la colpa è tua. » mise le mani sui
fianchi e osservò la ragazza con estrema serietà «Tu non riuscivi a tollerare
l'idea che avresti potuto dividere i tuoi amici con altri. Perché è di questo
che di tratta: tu volevi essere l'unica per loro come loro lo sono stati per
te. E appena hai visto che qualcosa stava cambiando, sei ricorsa subito alla
magia.» Hermione tacque «Avresti risparmiato dei guai a tutti.»
«Ad esempio?» domandò lei furiosa dopo aver ritrovato la voce.
«Avrei svolto il compito del Signore Oscuro senza complicazioni. Ma poi
sei arrivata tu e hai cambiato tutto. Mi hai intromesso in questa Favola
complicandomi la vita.»
«Nessuno ti ha chiesto di salvarmi nel bosco però...» rispose acida la
ragazza
«Come avrei potuto lasciarti lì? Dopo tutto quello che era cambiato tra
di noi... però potrei chiederti la stessa cosa.»
«Semplice spirito Grifondoro» rispose gelida
«Stupido spirito Grifondoro. Tu provi qualcosa per me ma hai paura di
essere sincera con te stessa, perché non sono io quello con cui avevi
immaginato la tua vita. E tu non lo sei per me.» la voce di Draco era tornata
al suo tono naturale e la ragazza sentiva la gola bloccata da una forza
invisibile e bruciante.
«Non potrei mai stare con te.» gli disse lei «Siamo troppo diversi.»
«Nella diversità si trova complicità, Mezzosangue, ma hai ragione. Non
potremo mai stare insieme. Finiamo questa Favola e tanti saluti.»
Solo quando ebbe finito di parlare, Hermione notò che il ragazzo era
molto pallido e il suo viso era scavato e stanco. Aveva profonde occhiaie sotto
gli occhi e le labbra bluastre. I capelli scompigliati e i vestiti indossati
alla rinfusa.
«Che cosa ti succede?» gli domandò andandogli vicino.
«Niente, sto bene» la fretta con cui rispose fece intendere ad Hermione
che non stava affatto bene.
Lo fece sedere sul letto e gli si inginocchiò davanti.
«Se il compito che devi portare a termine è così massacrante per te,
lascia perdere.»
«Non puoi lasciare perdere con il Signore Oscuro, la ritirata equivale
alla morte.»
«Allora combatti. Combatti con noi contro di lui.»
«Non posso Mezzosangue. Sono marchiato ormai.»
«Draco...»
«No. Non chiamarmi per nome. Lasciamo le cose com'erano.» si alzò
allontanandosi da lei «Ci vedremo solo nelle Favole, niente di più. Finiremo
senza dover parlare più del necessario e non ci scambieremo effusioni.» le
aveva parlato dandole le spalle, per cui non l'aveva vista avvicinarsi e
abbracciarlo da dietro.
Lo strinse forte e appoggiò la testa sulla sua schiena.
Lui si voltò e la guardò negli occhi ancora stretto nel suo abbraccio.
Lei si sporse in su e lo baciò sulle labbra.
Lo sentì rigido all'inizio ma poi, con un sospiro, si sciolse
ricambiandola con ardore.
Camminarono fino al letto e caddero uno sopra all'altra senza curarsi
del dolore.
Hermione gli slacciò la camicia mentre lui si reggeva sulle braccia
tornite. La osservava maneggiare con le asole e i bottoni e in un attimo si
ritrovò a petto nudo mentre Hermione faceva scivolare la sua camicia dagli
avambracci e poi lo liberava del tutto.
Lo accarezzò timorosa, con il sospiro pesante e un leggero tremolio
nelle mani. Lo guardò negli occhi e le mancò il respiro: erano profondi come
non li aveva mai visti.
Fu lui ad interrompere quello scambio per primo, poggiando la mano sui
bottoni della camicetta che portava lei. Hermione ebbe un singulto. Draco si
fermò immediatamente ma lei scosse la testa velocemente e gli baciò la mano
ancora ferma sul suo petto.
Le slacciò ogni bottone, uno alla volta, e poi le aprì i lembi lasciando
il suo addome libero e il suo seno solo coperto da un reggiseno rosa.
Hermione sospirò.
Draco non smise di guardarla per un attimo. La accarezzava con dolcezza
e la faceva sorridere, sorridendo con lei.
Si aggrappò alla sua cravatta e le sciolse il nodo, per poi sfilarla
via. Le mani di lei avevano raggiunto le sue spalle e li si erano aggrappate,
cercando un appiglio per non cadere nel baratro.
Draco le stuzzicò l'ombelico e poi scese sull'orlo della gonna. La guardò.
Prima di muoversi la guardò, in una muta richiesta di permesso.
Solo quando lei gli afferrò la mano e la posò sulla zip della gonna lui
capì di avere il permesso.
Dentro di sé sorrise mentre apriva la zip e faceva scivolare l'indumento
giù dalle gambe della ragazza, insieme ai calzettoni e alle scarpe. Tutto finì
per terra in un mucchietto disordinato.
Hermione non si imbarazzò della sua biancheria, perché era parte di lei.
Non avrebbe mai portato volgarità né sensuali indumenti. E a lui non sembrava
dispiacere.
Bramava quelle cosce quasi con fame, accarezzandone il profilo e la
pelle morbida. Fu lei ad interrompere il contatto con le sue gambe prendendogli
il mento e portandolo verso il suo per un fugace bacio.
Mentre lui la esplorava con la sua lingua, Hermione armeggiò con la zip
dei pantaloni del ragazzo. La abbassò e glieli fece scivolare giù lungo i
fianchi lasciandolo con solo un paio di slip neri.
Draco la baciò ancora e avvicinò il bacino al suo facendole percepire la
sua erezione dolorosa. Hermione gemette di sorpresa ma non lo respinse. Si
slacciò il reggiseno e se lo tolse via sotto lo sguardo bramoso del giovane che
osservava i suoi movimenti con velato interesse. Draco le accarezzò il seno
dolcemente, stuzzicandole i capezzoli turgidi e baciandone il profilo con
morbide labbra.
Assaggiò un capezzolo e lo disegnò con la lingua facendo gemere la
ragazza sotto di lui. Presa alla sprovvista, Hermione si aggrappò ai suoi
fianchi, trattenendo l'elastico degli slip tra le dita tremanti. Draco risalì
con la lingua fino alla sua bocca, che schiuse senza difficoltà. Prendendo
coraggio, Hermione fece scivolare anche gi slip giù per i fianchi, dopodiché
lui se li sfilò con un movimento veloce. Hermione non poté fare a meno di
arrossire e di distogliere lo sguardo, facendolo sorridere.
Le sue mutandine vennero tolse da quattro paia di mani: le sue e quelle
di Draco, sovrapposte le une alle altre in un delicato tormento.
Nudi entrambi, si guardarono negli occhi ed Hermione lo baciò con foga
accarezzandogli i capelli.
Aprì le gambe e lui si sistemò in mezzo, reggendosi su un braccio,
mentre l'altro si dirigeva verso la femminilità della ragazza che trattenne il
respiro sentendolo sfiorare i suoi riccioli.
La accarezzò dolcemente provocandole piacere prima di penetrarla con due
dita che si mossero esperte al suo interno. Hermione chiuse gli occhi per
godersi le meravigliose sensazioni che quel ragazzo le stava regalando. Quando
lei sentì un formicolio piacevole nel bassoventre, Draco ritrasse le dita,
guadagnandosi un gemito di protesta che lo fece sorridere contro la bocca della
ragazza.
Lentamente si avviò verso di lei, spalancando delicatamente le porte più
segrete di quell'incantevole strega.
La sentì irrigidirsi e così le mordicchiò un lobo prima di baciarla
sulle labbra e avanzare ancora un pochino. Hermione si rilassò, sentendosi
meglio. Sapeva che se avesse pensato, sarebbe stato più doloroso e difficile.
Doveva per una volta non pensare, godersi il momento e spegnere il suo cervello
sempre attivo.
Draco entrò in profondità, rubandole un solo gridolino di dolore misto a
sorpresa. Poi iniziò a roteare il bacino e ad affondare sempre più velocemente
senza mai lasciare le sue labbra e la sua mano, che lo aveva stretto al momento
dell'intrusione. Le stringeva la mano mentre si spingeva in lei e si ritraeva
con velocità esasperatamente lenta. Hermione iniziava ad abituarsi e a provare
tutta quella gamma di sensazioni di cui aveva sempre letto.
Andandogli incontro col bacino lo intimò ad aumentare il ritmo e lui
accettò il muto suggerimento. Hermione gemette e Draco le accarezzò una guancia
mentre anche lui iniziava a perdere il controllo. Sentiva il suo calore
avvolgerlo interamente e farlo sentire come a casa. Al sicuro. Senza
Mangiamorte o Signori Oscuri assetati di potere con un ego smisurato. Con sua
madre, unica donna che gli aveva rubato il cuore prima di lei. Prima della
Mezzosangue.
Sentirono l'apice farsi vicino ed intensificarono le spinte, i movimenti
si fecero più irruenti e veloci e i respiri affannati.
La prima a venire fu Hermione, assaporando ogni istante di quella
sensazione.
Poi fu seguita dal ragazzo che, stremato, le si accasciò delicatamente
addosso baciandole una tempia sudata.
«Non potremo mai stare insieme» le sussurrò in un orecchio e la sentì
annuire prima di cercare la sua bocca e di stringerlo a sé come unica ancora di
salvezza.
«Ora sarà più difficile.» mormorò la ragazza contro il suo collo e gli
occhi chiusi.
«È stato
l'ultimo errore.»
«Sono sicura che...» gli baciò una guancia e lui le lambì il collo con
la lingua «Che noi... risolveremo... tutto e... poi... tornerà... tutto....
come prima» disse tra un gemito e un altro.
«Più poi che prima. Adesso voglio godermi questo momento.» Draco la
afferrò per i busto e se la portò sulle sue ginocchia, facendola sussultare per
la profondità della posizione. Hermione gli strinse il collo con le braccia e
si mosse sopra di lui, sentendo nuovamente il piacere impossessarsi di lei. Il ragazzo
le succhiò un capezzolo mentre con una mano stuzzicava l'altro.
Con la mano libera, afferrò quella di Hermione e la portò là dove i loro
corpi erano uniti, facendole sentire quanto fossero incastrati. Lei boccheggiò
ma non ritrasse la mano prima di accarezzargli la schiena.
«Non combattere dalla sua parte» gli chiese Hermione mentre muoveva il
bacino contro il suo.
«Non posso. Sono obbligato ormai.» strinse i denti per una scarica di
piacere e poi, mentre la ragazza apriva la bocca per rispondere, le mise un
dito sulle labbra e adottò un ritmo serrato insostenibile persino per lui.
Arrivarono al piacere per la seconda volta, esausti ma contenti e si
sdraiarono sul letto avvolti in soffici lenzuola bianche.
Draco se la strinse al petto «Se ogni volta che litighiamo, questa è la
pace, vorrei litigare più spesso...» Hermione rise e poi si incuneò meglio
nell'incavo del suo collo, dove si addormentò.
Non era andata lì per ripetere quella magnifica esperienza che era stata
nel bosco, ma era felice di aver esplorato nuovamente quel ragazzo.
Sapeva che anche lui provava qualcosa nei suoi confronti; sapeva che non
l'aveva portata a letto solo per divertimento. Sapeva che separarsi sarebbe
costato tanto anche a lui. Perché se non era stato capace di dirglielo con le
parole, gliel'aveva mostrato.
Note:
Scusate
l'imperdonabile ritardo, mi dispiace tanto ma con la fine della scuola e
l'inizio dell'estate sono stata molto impegnata, comunque ecco qui il nuovo
capitolo.
Allora?! Hermione è
ricaduta tra le sue braccia eh? Siamo quasi alla fine ragazzi!
Si risvegliarono nella solita radura, abbracciati ma vestiti. Draco aprì
gli occhi per primo e subito il suo sguardo si posò sulla ragazza che stringeva
tra le braccia. Quando anche gli occhi di Hermione si furono aperti, si
sorrisero.
«Buongiorno...» disse lei portandosi a cavalcioni su di lui prima di
baciarlo.
Lui mugugnò una risposta incomprensibile e poi si mise seduto di fronte
a lei.
«È la
serata del ballo. Dobbiamo prepararci.» le disse aiutandola ad alzarsi.
«Ti ricordi il piano?» domandò Hermione pulendosi la gonna dai fili
d'erba.
«Andiamo da Cenerentola, la prepariamo, la porto al ballo e la faccio
ballare col Principe mentre tu prendi i suoi panni e aspetti Filippo prima di
portarlo da Aurora.» Hermione sorrise sorniona
«Fantastico!» gli disse «Ora dobbiamo andare da lei.»
Camminarono affiancati senza mai guardarsi, ma le loro mani erano un
continuo sfiorarsi, scappare e rincorrersi.
La casupola di Cenerentola comparve alla loro vista e lì si scambiarono
uno sguardo di intesa.
La fanciulla era in giardino che potava le siepi e bagnava i fiori e
quando li vide si illuminò di una nuova luce.
«Siete voi! Siete tornati!» gli andò incontro e gli abbracciò un po'
imbarazzata e si imporporò vedendo Draco.
«Siamo qui per prepararti. Andrai al Ballo!» le disse Hermione
raggiante.
Cenerentola si coprì la bocca con le mani e si commosse davanti ai due
ragazzi. Quest'ultimi sfoderarono le bacchette e si fecero un cenno d'intesa.
Agitarono le bacchette sulla fanciulla e in un puf venne rivestita dall'abito avorio che Draco aveva costruito su
Hermione.
I capelli biondi erano raccolti ordinatamente sulla nuca fermati da una
tiara argentata ricoperta da piccole perle.
Le scarpette -rigorosamente di cristallo- le calzavano perfettamente e
la facevano sembrare una vera principessa.
«Non sai quanto vorrei che lo indossassi tu» sussurrò Draco
nell'orecchio di Hermione «Così potrei togliertelo» lei arrossì violentemente e
abbassò il capo.
Draco si avvicinò alla giovane e le porse un braccio mentre Hermione
cambiava anche i suoi vestiti e quelli di lui.
Doveva ammettere che vederlo al braccio di un'altra -anche se uguale a
lei-, le provocava non poca gelosia.
«Vi aspetterò qui al vostro ritorno, se tutto andrà come previsto.» nel
pronunciare l'ultima frase guardò Draco e lui capì immediatamente. «State
attenti.»
Prima di andarsene, Draco andò verso Hermione e la prese per un braccio
facendola voltare verso di lui che dava le spalle a Cenerentola.
«Andrà tutto bene. Tornerò il prima possibile.» la ragazza annuì e poi
si scambiarono un tenero e dolce bacio.
Hermione rimase a guardare i due andarsene e poi si mise a svolgere le
faccende che avrebbe dovuto fare Cenerentola.
Filippo non tardò ad arrivare. Non sapeva come accoglierlo. Come si
accoglieva un amante? Non voleva baciarlo. Non poteva tradire Draco... si mise
a ridere da sola quando capì che non avrebbe tradito Draco.
«Cenerella!» sentì chiamare «Cenerella!» si voltò e vide un viso sbucare
tra i cespugli. Filippo era un bel ragazzo, alto, moro e con occhi color miele.
Rimase interdetta per qualche istante prima di risvegliarsi da quello
stato di trance che l'aveva avvolta. Filippo si avvicinò e le prese la mano tra
le sue prima di baciarle il dorso come un soffio leggero. Hermione sorrise ma
cercò di ignorare quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che sarebbe
finita in un'esilarante risata.
«Filippo! Che piacere vedervi...» disse risoluta, cercando di sembrare
il più convincente possibile.
«Mia adorata, non siete ancora pronta per il ballo! È accaduto qualcosa
che ve lo ha impedito?» Filippo sembrava così buffo nel modo che aveva di
esprimersi che Hermione si morse la lingua per non fare brutte figure.
«Ho cambiato idea» disse quando ebbe recuperato un certo contegno «Mi
piacerebbe fare una passeggiata con voi nella radura qui accanto...»
Filippo la guardò in stato confusionario; certamente non si era
aspettato una tale richiesta dalla sua amata, che -a quanto pareva- adorava i
balli. Però sorrise, sorrise ad Hermione e le porse il braccio permettendo che
lei lo accettasse come supporto. E cosi lei fece.
Si incamminarono lungo un sentiero ciottolato che si inoltrava nella
foresta scomparendo alla vista, nascosta da fitti alberi sempreverdi. Hermione
condusse Filippo proprio nel luogo in cui lei e Draco avevano trovato Aurora
giacere indisturbata in mezzo ai fiori.
Raggiunto il luogo, non molto distante, Hermione fece finta di notare la
ragazza per la prima volta e corse subito al suo capezzale per soccorrerla.
«Guardate! C'è una ragazza! Probabilmente si è sentita male... dobbiamo
chiamare aiuto!» Filippo le fu accanto in un baleno e non riuscì a distogliere
lo sguardo dalla ragazza, rapito dalla sua bellezza. «Non preoccupatevi mia
amata, troveremo una soluzione adeguata a questa situazione.» Hermione si alzò
in piedi e iniziò a camminare intorno alla figura addormentata.
«Sta dormendo!» esclamò «Credo sia un incantesimo! Solo una magia
potente può avere questi effetti...» speròcon tutto il suo cuore che a Filippo non fosse estraneo il concetto di
"magia", intesa come pratica, e le sue aspettative non vennero
deluse.
«La Strega Malefica!» urlò al capezzale della ragazza voltandosi verso
Hermione «La sua magia porta a conclusioni di questo tipo... è stata
sicuramente lei. Solo che non si conosce rimedio...» Filippo sembrò essere
affranto mentre pronunciava quelle parole e Hermione si sentì fiera del suo
piano in perfetto svolgimento. Un'altra piccola spinta e anche questa storia si
sarebbe risolta.
Il castello del Principe Azzurro era -Draco non l'avrebbe mai
immaginato- davvero azzurro! E alto. E imponente. E isolato.
Era in cima ad una piccola montagna che costò al ragazzo uno sforzo
enorme, lui che era abituato a scope volanti e teletrasporti.
Cenerentola invece, sembrava non accusare alcuna fatica; camminava
sorridente e gioiosa come solo una ragazza che sta per realizzare il suo sogno
può essere.
«Il castello è una meraviglia, non trovate?» chiese al ragazzo con gli
occhi che brillavano dalla felicità.
«Lo è. Ma dovreste vedere come il castello del regno da cui provengo io
sia immensamente più maestoso e antico di questo.» la ragazza aggrottò le
sopracciglia ma, per fortuna di Draco, non gli domandò più alcunché.
Entrarono da un enorme portone in lego d'ebano, accolti da piccole
guardie vestite a festa che li fecero entrare inchinandosi così profondamente
da toccare terra. Draco sogghignò.
Cenerentola avanzò trascinando il suo cavaliere su per le scale in marmo
bianco che li avrebbero condotti alla sala da ballo, al primo piano.
Arrivarono alla mercé di un salone enorme addobbato a festa: le persone,
vestite con i loro abiti migliori, volteggiavano per la sala a coppie, a ritmo
di una musica dolcemente riprodotta da un'orchestrina completa di ogni
strumento che si rispetti.
Draco individuò immediatamente il Principe, un alto ragazzo biondo
seduto alla sinistra di una bellissima donna che ne riportava gli stessi
tratti, probabilmente la madre. Che a sua volta, sedeva accanto ad uomo
invecchiato con l'età che doveva essere molto bello in gioventù, il Re.
«Andiamo ad annunciarci alla Famiglia Reale» propose Draco, già con un
piede avanti in direzione della fine della sala. Non si rese conto di essere
trattenuto dalla stessa ragazza che stava cercando di portare con sé,
spaventata e angosciata
«Vi prego no! Non sono degna di parlare con la Famiglia Reale, sono solo
una semplice sguattera...»
«Non questa sera» le rispose Draco il più dolcemente possibile,
accompagnando le parole a mesti sorrisi che lo aiutarono a convincere la
piccola Cenerentola.
Arrivati al cospetto dei regnanti, Draco si inchinò profondamente,
cercando di imitare la modalità e la galanteria degli altri uomini presenti
nella sala.
Cenerentola ammaliò tutti con la sua dolcezza, e bastò uno sguardo col
principe che fu subito amore.
Lui si alzò dal suo trono e le prese la mano, gliela baciò da perfetto
cavaliere e poi la condusse al centro della pista da ballo mentre Draco si
congratulava con la riuscita del piano.
«Un rimedio ci sarebbe.» Hermione aveva parlato piano, sommessamente ma
a voce abbastanza alta da far udire a Filippo le sue parole. Si accovacciò
accanto a lui e gli spiegò.
«Mi è capitato di vedere altre volte incantesimi di questa potenza, magie
oscure e irrisolvibili,» Filippo si adombrò «ma, conosco anche un rimedio che
forse potrebbe spezzare questo incantesimo.»
«E quale?» la voce risollevata di Filippo le giunse alle orecchie come
una melodia.
«Un bacio. Bacia le labbra della ragazza e lei si sveglierà.» gli occhi
di Filippo si oscurarono nuovamente.
«Ma io non provo sentimenti per questa fanciulla, siete voi l'unica per
me.»
«Ne vale la vita di una fanciulla innocente. So cosa provate per me
evi assicuro che anche io provo gli
stessi sentimenti, ma vi chiedo di salvare questa giovane. Per me.»
Filippo non poté far altro se non inginocchiarsi accanto al viso della
ragazza che, rilassata, dormiva beata sognando fate e unicorni. Avvicinò
lentamente il viso fino ad essere distanti solo qualche insignificante
centimetro. Poi accadde: le labbra di Filippo si poggiarono su quelle di Aurora
e le accarezzarono dolcemente finché la stessa non aprì gli occhi e guardò il
giovane scostarsi.
Hermione sorrise. Era davvero una bellissima versione di lei, doveva
ammetterlo.
L'incontro tra quei due fu fatale; non ci fu più scampo per il loro
amore sopito e risvegliato da un tenero bacio. La ragazza si alzò aiutata da
Filippo che la sorresse gentilmente.
«Dove mi trovo...?» biascicò la ragazza confusa e assonnata «Chi siete
voi?»
Filippo le sorrise dolcemente e poi le spiegò tutto con voce grave «Sono
il Principe Filippo e vi trovate in una radura nel regno del Principe Azzurro.»
Hermione si allontanò un poco, capendo che la sua presenza non era più necessaria.
Li vide allontanarsi insieme e capì che era fatta: avevano sistemato la storia.
Chissà come Draco se la stava cavando...
Volteggiavano insieme ormai da parecchi minuti e Draco capì che ormai
quello che doveva fare era stato fatto, e lasciò che Cenerentola avesse la sua
serata con l'amore della sua vita.
Si allontanò dal salone da ballo e si smaterializzò pensando allacasa della ragazza, a cui lui ed Hermione si
erano dati appuntamento ore prima.
Apparve dietro un cespuglio e vide subito la ragazza che si cambiava
d'abito.
«Non lo sai che se qualcuno ti vedesse in questo stato potrebbe
approfittare di te?» disse uscendo da dietro il suo nascondiglio, dirigendosi
verso la ragazza.
«So come difendermi, grazie.» sorrisero e quando lui la raggiunse, si baciarono
con tenerezza.
«È
fatta!» esclamarono in coro «Sì, tutto è andato secondo i piani... smettila di
parlare in contemporanea con me! Adesso basta!» entrambi si zittirono e poi
scoppiarono a ridere come bambini.
«Okay, abbiamo sistemato due storie.» disse Hermione avvolta dalle
braccia del ragazzo.
«Credi che il nostro compito sia finito?» domandò lui scuro in volto.
«Non lo so. Possiamo solo sperarlo.» anche Hermione si sentiva triste.
Si risvegliarono al castello, nella camera di lui ed Hermione ebbe
un'illuminazione.
«Oh Merlino! Oh Merlino!» Draco non capiva cosa avesse ma attese che la
ragazza continuò a parlare «Il bicchiere!» dopodiché lo fissò come se anche lui
fosse a conoscenza della sua scoperta. Lui alzò un sopracciglio.
«Il bicchiere!» ripeté lei sempre più convinta.
«Mezzosangue di cosa diamine stai parlando?» stava perdendo la pazienza.
«Prima che iniziasse tutto questo» disse riferita alle favole «io ho
preparato la pozione di notte e l'ho bevuta da un bicchiere che avevo preso
dalla cucina...»
«Ladra» la accusò lui e lei lo
fulminò con lo sguardo.
«Dopo averla bevuta, ho riportato il bicchiere dove lo avevo preso.
Doveva essere ancora sporco della pozione, non avendolo lavato ma solo pulito
con un panno, e dev'essere stato usato da te durante la colazione del giorno
dopo!»
Draco si illuminò «Quando sono stato male!» lei annuì.
«Sì! Devi aver bevuto la pozione anche tu, per questo sei stato
implicato in questa faccenda...» Hermione si sentì soddisfatta.
«Mezzosangue sei un genio.» la prese per le spalle e con forza le posò
le labbra sulle sue. Tutti i nervi di Hermione si risvegliarono, le sensazioni
al basso di ventre si fecero insopportabili e il modo in cui lui la toccava non
aiutava per niente.
«Draco adesso no ti prego... non posso resistere ancora...» lui
sogghignò compiaciuto «Non farlo» lei scosse la testa e si allontanò.
Improvvisamente sentirono dei brividi invaderli, che non avevano niente
a che vedere con la libidine. Era la pozione che svaniva, Hermione ne era
certa.
«Mezzosangue noi...»
«Sì» gli disse.
«Hai trovato il lieto fine» lei lo guardò di scatto. Sì, pensò, aveva
davvero trovato il suo lieto fine.
«Ti amo Draco» lui si irrigidì e si allontanò spaventato.
«Mezzosangue... non possiamo... no.» lei non capì. Draco si avviò verso
la porta e la aprì, facendole segno di andarsene.
«Ma Draco...»
«Vai» il tono brusco di lui non ammetteva repliche. Hermione lo
assecondò con la pesantezza nel cuore.
Appena la porta si richiuse dietro di sé, scoppiò a piangere sonoramente
e muovere i passi verso il suo dormitorio fu più difficile di qualunque altra
cosa avesse mai fatto.
Aveva commesso un errore, un errore gravissimo. Lui non era pronto per
quello: Voldemort lo teneva in pungo e gli aveva affidato un compito, qualcosa
di pericoloso. Lei doveva assolutamente scoprire di cosa si trattasse prima che
fosse troppo tardi. Cercò di pensare a cosa Voldemort bramava e cosa potesse
chiedere ad un ragazzino.
Inoltre doveva dimenticarsi dei sentimenti che aveva per lui. Era chiaro
come il sole che non avrebbero potuto stare insieme. In più, Ronald si era
svegliato ed era suo dovere di amica andare da lui.
Note:
Ehi! Lasciate da
parte le armi per favore! So di essere in un ritardo pazzesco e mi sono già
schiaffeggiata con una torta... ok non proprio ma virtualmente lo farei. Ecco
il capitolo che da una svolta a questa storiella... allora?! Finito tutto eh...
devo ancora scrivere il continuo, perciò abbiate pazienza. Scusate.
L'infermeria era vuota quel pomeriggio. Ronald se n stava sdraiato sul
letto a fissare il soffitto come a contarne le numerose crepe dell'intonaco.
Hermione si avvicinò silenziosamente ma una sedia tradì la sua presenza.
L'aveva presa in pieno e solo la grazia di Merlino le aveva impedito di
cacciare un urlo degno di una banshee. Ron si era subito voltato a guardarla,
così gli aveva sorriso.
«Ben svegliato Ronald.» lui sembrò illuminarsi e si tirò, con fatica, a
sedere, per poterla guardare meglio. Le fece segno di prendere posto sulla
sedia accanto al letto e lei accettò.
«Grazie per essere venuta» Hermione sentiva un grande peso nel petto, e
quel peso aveva il nome di Draco. Stare lì seduta al capezzale del suo primo
amore le sembrava un tradimento bello e buono. Anche se il suo ragazzo l'aveva
appena sbattuta fuori dalla sua stanza dopo che lei aveva confessato i suoi
sentimenti. Il ricordo ancora faceva male: sembrava una ferita aperta su cui
continuava a cadere il sale...
«Figurati» rispose «Come ti senti?» domandò, sinceramente interessata.
«Meglio ora...tra qualche giorno potrò uscire.»
«Lavanda sarà felice...» non l'aveva detto per cattiveria, ci credeva
davvero. E pronunciare quel nome non aveva più quel sapore amaro che la gelosia
gli aveva affibbiato. Era un altro ora il suo tutto.
«Lavanda ed io ci siamo lasciati. Io l'ho lasciata, a dire la verità.»
essendone a conoscenza non ne fu sorpresa; in realtà non le importava di
Lavanda.
«Mi dispiace.»
«A me no. Non è lei che vorrei avere accanto...» di scatto la ragazza
alzò lo sguardo e lo puntò dritto dritto negli occhi di Ron, interdetta e non
poco stupita. Oh no. «Quella che vorrei avere vicino sei sempre stata tu,
Hermione, solo che ero troppo codardo per ammetterlo e per conquistarti. Potrai
mai perdonarmi?»
La bocca spalancata di Hermione era un segno diqualche oscura presenza che si era
impossessata di lei. Non poteva aver detto davvero quelle parole! Non ora!
Avrebbe dovuto dirle prima, quando si era sentita tradita; quando aveva creato
una stupida pozione che aveva complicato le cose in maniera irreparabile.
«Ron...» iniziò a dire ma lui la interruppe.
«Lo so che pensi che io sia un idiota e che avrei dovuto svegliarmi
prima, ma solo quando ti ho perso ho capito quanto tu fossi importante per me.
Quanto sei importante per me.»
Hermione si alzò dalla sedia «Devo andare a lezione ora. Ci vediamo
presto Ronald...» e si allontanò senza essere trattenuta, si allontanò
piangendo lacrime silenziose e amare. Richiuse il portone dietro di sé e
continuò a correre trattenendo le lacrime al meglio ma senza riuscirci. E
intanto un paio di occhi grigi la osservavano e piangevano con lei.
Passarono due giorni, nei quali la ragazza non aveva fatto altro che
starsene rintanata in camera sua a leggere e studiare, tutto pur di non pensare
a ciò che aveva vissuto e stava vivendo tutt'ora.
Non aveva più incontrato Draco né parlato con lui. Sapeva che Ron era
uscito dall'infermeria in ottime condizioni ma ancora non era riuscita a
trovare il coraggio per affrontarlo. Lei. Nobile Grifondoro. Codarda.
Ginny entrò in quel momento in camera e si sedette accanto all'amica
«Sono due giorni che non esci. Non credi sia ora di cambiare aria?» non
guardava Ginny, teneva lo sguardo puntato fisso su qualcosa a terra, sembrava
che fosse davvero interessante.
«L'hai visto?» ancora niente: non guardava Ginny. E quindi non la vide
annuire
«Sembra... sembra stare male, Hermione. Non vuoi proprio dirmi cos'è
successo?» Hermione scosse la testa e si alzò dal letto, avvolta nella coperta
si diresse alla finestra e guardò fuori.
«Non so cos'abbia. Non so perché... ma c'è qualcosa sotto, qualcosa che
non ha voluto dirmi e che non sono riuscita a scoprire.»
«Nemmeno a letto?» Hermione sorrise e Ginny ne fu rincuorata.
«No... nemmeno a letto.»
«Immagino. Sarete stati impegnati in qui momenti... avrete sicuramente
usato la voce per altri motivi!» e di colpo tutte le immagini di loro due che
facevano sesso -no, non sesso, ma amore- le piombarono in mente e un certo
pizzicore al bassoventre si fece sentire, insieme ad un crac del suo cuore gi incrinato.
«Ho paura che c'entri Voldemort. E i Mangiamorte.»
«Non ti dirò che non è così per indorarti la pillola, lo credo anche io.
E la cosa mi spaventa perché significa che questa guerra è più vicina d quanto
pensiamo.»
Capitò quasi per caso, un'incontro nefasto di un destino bizzarro e
birichino. Stavano andando a lezione nelle rispettive classi, rispettivamente
ai due poli opposti della scuola. Lei camminava a testa bassa coi libri stretti
al petto, lui con le mani in tasca. Lei ripeteva gli appunti che si era
studiata la sera prima, lui pensava a quanto fosse bella la primavera. Lei
pensava a quanto avrebbe voluto incontrarlo, lui pensava a quanto sarebbe stato
bello rivederla prima di andare al macello.
Fu così che si scontrarono. E l'eco delle risatine del destino si
diffuse per tutta Hogwarts. I libri di Hermione erano a terra e Draco la stava
aiutando a raccoglierli; poi alzarono lo sguardo e un «Grazie» morì sulle
labbra della ragazza. La bocca spalancata, gli occhi strabuzzati.
Si alzarono da terra in contemporanea e rimasero a fissarsi.
Hermione osservava il ragazzo con ritrovato interesse: osservava la
linea sinuosa della mascella, le guance scavate e la pelle grigiastra; i
capelli spettinati e il dolcevita nero che non serviva a nascondere la sua
magrezza innaturale.
Draco invece la osservava come un tesoro prezioso che avrebbe voluto
avere ancora tra le mani. Si soffermò sui capelli fermati dietro l'orecchio, al
suo candido collo che aveva più volte baciato e infine sui suoi occhi privi di
vitalità.
«Scusa» le disse faticando a far uscire la voce.
«Non... non c'è problema» gli rispose e poi, a testa bassa, lo sorpassò
e continuò per la sua strada.
«Aspetta!» la chiamò lui e tornò indietro per raggiungerla. Hermione si
fermò e nei suoi occhi c'era quasi una speranza «Vieni con me» le disse.
Hermione lo fissò interdetta e gli domandò «Venire dove?»
«Non importa dove. Ma con me.» l'afferrò per un polso, facendole cadere
a terra i libri e la trascinò dietro di sé. Fino ache non furono nei pressi del luogo, Hermione
non sapeva dove stessero andando; ma quando la Stamberga Strillante si stagliò
sull'orizzonte capì e si sentì rassicurata. Entrarono silenziosamente e Draco
la portò nella sala principale.
«Che ci facciamo qui?» domandò la ragazza.
«Tranquilla, Granger, non ho intenzione di abusare di te» Granger?!
Erano tornati a chiamarsi per cognome? Bene.
«Non hai mai abusato di me, Malfoy,
non te l'ho mai permesso. Adesso dimmi perché siamo qui» il ragazzo sorrise
impercettibilmente e iniziò a passeggiare per la stanza.
«Come si può far entrare qualcuno nella scuola?» Hermione spalancò gli
occhi
«Che cosa? Malfoy che stai...»
«Prima che tu aggiunga altro con quella lingua, lasciami dire che è solo
curiosità.»
«Non si può Smaterializzarsi ad Hogwarts.»
«Lo so, Granger! Lo so!» sembrava furioso e in agitazione «Volevo sapere
se ci sono altri modi!» lei lo fissò indispettita dal suo comportamento. Draco
stava tremando.
«Sì» disse incrociando le braccia «ci sono. Ma hai chiesto alla persona
sbagliata, Malfoy. Ci vediamo» detto questo era decisa a lasciare la Stamberga
ma lui glielo impedì. La raggiunse a grandi falcate e la inchiodò sulla porta.
Lei era in mezzo.
«Non ho finito Granger...»
«Beh io sì» rispose furiosa «E ora lasciami, verme!»
«Verme? Non ero una serpe?»
«Un verme è più schifoso e cibo per gli uccelli. È più facile da
schiacciare.»
«Non la pensavi così quando questo verme ti scopava nel suo letto»
Hermione avvampò
«Si può sapere che vuoi, Draco?» si dimenticò del cognome, esausta «Prima
mi cacci a calci e ora non vuoi lasciarmi andare via. Che succede?»
«Ho... ho bisogno di te.» la sorpresa che provò Hermione fu talmente
grande che raramente le capitò nuovamente di sentirsi così. E meno male!
«Per cosa?»
«Devi aiutarmi a trovare un modo per far entrare qualcuno ad Hogwarts»
la gola di Hermione iniziò a bruciare e il groppo di lacrime che la abitava
iniziò a salire. Era solo per questo?
«Qualcuno? I Mangiamorte?» lo sfidò sottraendosi alla sua trappola
«Non sono affari tuoi» voleva essere scontroso ma sembrava debole.
«Sì invece! Dal momento che chiedi il mio aiuto! E non te lo darò. Non
so come aiutarti. Ora lasciami andare.»
«No!» la afferrò per le braccia
«Malfoy lasciami andare subito!» cercò di dimenarsi ma la presa era
ferrea sui suoi polsi e non sarebbe diminuita.
Con uno slancio il ragazzo posò le labbra su quelle della ragazza e la
costrinse ad aprire la bocca nella quale intromise la lingua. La baciò irruento
senza incontrare resistenze. Si staccarono ed entrambi aspettarono ad aprire
gli occhi, ma quando lo fecero, fu Hermione ad afferrare il collo di Draco per
spingerlo verso di sé.
Il letto sfatto e distrutto non era poi così lontano.
«Non possiamo sempre finire così» Hermione si tirò il lenzuolo bucato
sul petto e Draco mugolò in assenso.
Si mise una mano tra i capelli e si diede della stupida. Si alzò dal
letto e iniziò a raccattare i suoi vestiti, decisa ad andarsene. Draco non
cercò di fermarla, anzi, si sentiva una merda per quello che aveva appena
fatto. Stava cercando di allontanarla e il modo migliore non era andarci a
letto insieme, dannazione!
«Già» le rispose e lei si fermò
«E allora perché Draco?!»
Lui si tirò a sedere «Perché... dannazione Hermione! Io ti amo! Adesso
sai.» il silenzio che ne seguì dopo fu del tutto imprevisto e innaturale
La ragazza specialmente non sapeva come affrontare quella rivelazione.
Non sapeva quanto potesse dire o fare senza turbare il ragazzo ancora nudo
avvolto nelle lenzuola di quel letto di fortuna.
Aveva in mano i suoi vestiti appallottolati che caddero a terra con un
tonfo sordo quando lei non se ne preoccupò e si buttò a capofitto sulle labbra
del ragazzo, che l'accolse tra le sue braccia.
Quello era un bacio di bisogno, naturale e sbagliato bisogno di quando
si sente la fine vicina.
«Ridillo.» Hermione si strusciava eccitata sul corpo tonico ma deperito
del ragazzo.
«Ti amo Hermione Granger...» lei sorrise sorniona «E sto per morire.»
Per poco non si strozzò con la saliva. Cos'aveva detto quell'imbecille?!
«Cosa?!»
«È così.
Voldemort mi ha affidato un compito e se non lo eseguirò mi ucciderà.» Hermione
si ricordava che gliel'aveva accennato tempo prima.
«Che compito ti ha dato Draco?»
«Devo...» confessarlo costava una gran fatica «Devo uccidere Silente.»
Note:
Sì, sì, dovrò scusarmi per il ritardo enorme lo so... ecc ecc.
No, okay, mi scuso tantissimo per il ritardo esagerato! Non ci crederete
mai ma mi sono girata un secondo e sono passati 5 mesi. Non è normale! Terra,
fermati!
Sono piena di impegni e riesco a scrivere un po' poco. Non è una
giustificazione, lo so. Ma accettate questo capitolo come scuse...
Non aveva ucciso Silente. Era riuscito a farsi aiutare grazie ad
Hermione e ai professori. Avevano escogitato una trappola per Incastrare
Voldemort e l'aiuto di Draco era stato prezioso. Aveva ripreso un po' del suo
colorito normale -pallido come sempre- e aveva più forza nelle braccia.
Aveva finto di aiutare Tu-sai-chi facendolo entrare ad Hogwarts
attraverso due armadi identici e una volta che il Signore Oscuro mise piede
fuori dalla Stamberga -a pochi passi di distanza dove si erano amati l'ultima
volta-, lo scontro ebbe inizio.
Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto vinse e sconfisse una volta per
tutte il mago più oscuro di tutti i tempi e il suo esercito. Silente era perito
in battaglia, sotto mano di Piton, il quale si rivelò un uomo dal coraggio di
ferro.
Morì anche lui, per mano di Voldemort.
Ron era stato perdonato ma Hermione aveva dovuto respingerlo e
confessargli i suoi sentimenti per Draco. Fu difficile per Ron accettarlo ma
poi, per il bene che voleva alla ragazza, restò solamente suo amico e nulla di
più.
Per tutta la battaglia Hermione non lasciò la mano di Draco nemmeno per
un secondo. Aveva occhi per tutti; per lui e i suoi amici e avrebbe combattuto
anche con le unghie e con i denti per proteggerli.
Draco le aveva promesso un vero appuntamento, doveva solo arrivare viva
alla fine della battaglia. Ed era stato quello il filo a cui si era appesa per
continuare a combattere. E l'avevano avuto quell'appuntamento.
Avevano cenato nella Stamberga strillante, e poi avevano nuovamente
fatto l'amore in quel letto impolverato e dalle lenzuola bucate.
«Ho portato una sorpresa per te» disse Draco ad un certo punto,
scostandole una ciocca di capelli dalla fronte imperlata di sudore.
Hermione attese che il ragazzo mostrasse la sua sorpresa e rimase
profondamente colpita dall'ilarità della situazione. Nelle sue mani Draco
teneva un grande libro rilegato in pelle, un libro delle favole.
«Quando l'ho visto ho pensato a te, a noi. E ho deciso di regalartelo.»
glielo diede e subito la ragazza iniziò a sfogliarlo «Alla fine ci sono delle
pagine vuote... magari potresti scriverci la tua storia e il tuo lieto fine.»
il romanticismo di quel gesto la portò a piangere sulle pagine.
«Draco... è magnifico. Scriverò il mio lieto fine Draco, scriverò il tuo
nome.» gli diede un bacio veloce ma carico di sentimento e tornò a sfogliare le
pagine.
«Ci sono proprio tutte le storie!»
«Mi ricordo ancora quanto fossi sexy come Cappuccetto Rosso!» lei gli
tirò un cuscino «Dovrei essere gelosa?»
«Tecnicamente eri sempre tu, quindi no.» rispose con un sorriso
sardonico lui, che viscida serpe! Trovava sempre la scappatoia.
«Vedi di non farti trovare con un'altra -che sia uguale o diversa da me-
altrimenti potrei far sparire il tuo amichetto là sotto...» Draco rise e si
avvicinò alla ragazza, consapevole della sua nudità.
«E poi come faresti?» sussurrò malizioso strofinandosi sul fianco di
lei. Hermione sospirò e trattenne un gemito.
«Voglio stare solo con te, Hermione. Mi hai riportato alla vita e l'hai
cambiata. Mi hai salvato...»
«Lo abbiamo fatto entrambi. Io non sapevo cosa volessi all'inizio e
credevo fosse Ron ciò di cui avevo bisogno. Invece eri tu. Sei sempre stato tu.»
suggellarono quella promessa con un bacio.
Cinque anni dopo vivevano a Malfoy Manor e avevano avuto tre bambini;
due maschietti -Scorpius e Hyperion- e una bellissima bambina bionda -Stella.
Erano una famiglia felice che cercava di crescere al meglio i propri figli e di
essere genitori giusti. Le cene di Natale si svolgevano ancora alla Tana, con
tutti i Weasley e i Potter e i rispettivi figli e nipoti. Draco aveva storto il
naso per i primi anni ma poi i pregiudizi erano scomparsi e la stima e la
simpatia reciproca avevano avuto il sopravvento.
Dieci anni dopo era il momento anche per l'ultimo Malfoy di iniziare la
sua carriera scolastica ad Hogwarts. Erano rispettivamente uno a uno; il più
grande, Hyperion era stato smistato in Grifondoro, per la gioia di Hermione e
l'intrigante Stella invece a Serpeverde, per l'orgoglio di suo padre. Rimaneva
il piccolo Scorpius che sentiva su di sé il peso della famiglia. Ovviamente sia
Draco che Hermione avrebbero accettato qualsiasi Casa, ma in cuor loro
speravano sempre nella propria fazione. E litigavano anche per questo! Ma poi
era bello fare la pace, tra le lenzuola -nei gemiti e nelle urla trattenute-.
«Se vinci tu, voglio un altro figlio per pareggiare!» mugolò Draco un
minuto prima di raggiungere l'apice. Hermione era così coinvolta che persino
rispondere le era difficile, così sussurrò sommessamente qualcosa al marito.
Era così bello fare l'amore...
«Potrebbe già esserci Draco, un altro figlio...» confessò il mattino
dopo, davanti ad una tazza di caffé. Al marito cadde la tazza di mano e questa
si ruppe in mille pezzi sul pavimento.
Rimase con la bocca spalancata per diversi minuti, cercando di
realizzare ciò che gli era stato detto. Non poteva essere più felice!
«Sarà sicuramente Serpeverde!» esultò Draco
«Solo se Scorpius sarà Grifondoro!» ribadì Hermione, baciando i suoi
bambini.
«Avanti Granger! L'hai visto?! Quel bambino sarà Serpeverde...»
Hermione si chinò su Scorpius per allacciargli la giacca «Sei tale quale
a tuo padre. A parer mio andrai in Serpeverde, ma non dirgli che ti ho detto
così. Qualsisi Casa andrà bene!»
«Ti ho sentita, Granger!» urlò Draco divertito.
Si rivelò esatto e Scorpius andò a Serpeverde; per l'orgoglio di Draco
che conduceva la partita due a uno...
Prima che nascesse Jane...
FINE.
Note: Siamo arrivati
alla fine! È stata un'avventura dura, complessa e ci siamo persi un po' per
strada........ okay! Io mi sono persa per strada, ma quel che conta è che io
sia ritornata no?!
Grazie a tutti quelli che hanno seguito questa
follia e che me l'hanno fatto sapere, grazie di cuore a tutti quanti!