Non posso resisterti di Yuna Shinoda (/viewuser.php?uid=30027)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Forks, Bella e i Cullen ***
Capitolo 3: *** Edward ***
Capitolo 4: *** Vorrei... Ma non posso ***
Capitolo 5: *** Appuntamento ***
Capitolo 6: *** Un fisico perfetto... e un ballo ***
Capitolo 7: *** Bugiarda ***
Capitolo 8: *** Il tuo segreto... ***
Capitolo 9: *** ...lo scoprirò! ***
Capitolo 10: *** Chiarimenti ***
Capitolo 11: *** E tu... che ci fai qui? ***
Capitolo 12: *** E lei... chi è? ***
Capitolo 13: *** Mi telefoni... o no? ***
Capitolo 14: *** E' la verità... Oppure no? ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
Un profumo.
Un incantevole profumo di gelsomino a
cui non potevo, anzi non volevo resistere.
La sensazione era troppo forte.
Se mai avessi avuto l’occasione di rivederlo, al
novanta per cento delle possibilità ne avrei approfittato.
No, ma che dico… Io
devo difendere l’identità dei Cullen.
A costo di non rivedere quel ragazzo. Edward Masen
mi sa che sia il suo nome.
Edward, la tentazione di bere il tuo sangue è
troppo forte per potermi opporre… Ma ce la farò.
Ti starò lontano. Almeno
finchè non riuscirò a contenere la mia
sete.
Anche se tu
sei il frutto più bello e prelibato del mio inferno
personale...
Che
ve ne pare? Ho già scritto il primo capitolo, che
posterò domani. Spero che come prologo vi piaccia, vi giuro
che ne vedrete delle belle da questo punto di vista! XD ho pensato a
tutti i possibili modi per far svolgere al meglio la
storia....
Come
sempre, sia critiche che consigli che recensioni sono graditi ^^
Yuna
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Capitolo 2 *** Forks, Bella e i Cullen ***
Arrivai
a Forks circa due anni fa, nel 2005.
Gli anni precedenti, ben 17 della mia lunga adolescenza, li avevo
trascorsi in Alaska, a Denali. Lì c’era la
famiglia di Tanya, un’avvenente ragazza bionda che seguiva la
mia stessa dieta.
Bhè, di sicuro vi starete chiedendo cosa centri la dieta.
Centra, centra…
Dovete sapere che io non sono propriamente una persona che si nutre di
cibo normale. Purtroppo no.
Per delle strane coincidenze, nell’agosto del 1948, pochi
mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, mi ritrovai qui a
Forks, in Washington. Che poi era stata anche la città in
cui abitavo prima.
Sono nata nel 1931 a Forks, Washington.
Mio padre e mia madre erano per così dire separati in casa,
visto che non era ancora stata fatta una legge sul divorzio a quel
tempo, ed io ero una semplice ragazza di campagna. Mio padre faceva
parte della guardia nazionale – l’odierna polizia
– e mia madre non lavorava, semplicemente badava a me e mi
curava come una qualsiasi madre avrebbe fatto con la propria figlia.
Il livello d’istruzione allora era molto scarso, ma grazie ai
guadagni di mio padre riuscivo a permettermi i libri della scuola e le
divise, oltre a tutto il resto.
Ero una ragazza nella norma, né troppo bella, né
troppo insignificante. Ero la classica studentessa diligente a cui
piaceva ottenere buoni risultati.
Poi nel 1940 scoppiò la guerra.
Mio padre fu richiamato nell’esercito e mia madre ed io fummo
costrette a lasciare Forks per dirigerci a Phoenix, in Florida, dove
c’erano dei campi per le donne e i bambini, e dove eravamo
sicure per metà di non essere in una città
coinvolta dalla guerra.
Non seppi più nulla di mio padre.
Mia madre restò con me fino alla fine del 1947, anno in cui
mi ammalai di tubercolosi e rischiavo di morire. Ogni giorno era una
dura lotta contro la morte: più cercavo di essere serena e
più la malattia mi assaliva e a volte mi sembrava quasi di
smettere di respirare per minuti interi a causa dei polmoni, che giorno
dopo giorno si consumavano sempre di più; l’unico
conforto che trovavo era nel sonno, che per delle ore mi faceva
dimenticare la mia malattia.
Poi rividi la vita.
Mi ricordo che mi risvegliai una mattina d’agosto senza sole
chiedendomi dov’ero, immaginando di essere in un mondo
parallelo.
Poi ricordai qualcosa. Ricordai il dolore, ricordai gli urli e le
parole strazianti che pronunciavo come per esempio “Uccidimi!
Per favore non riesco a sopportarlo!”…
E ricordai anche le parole confortanti di mia madre, che mi ripeteva
“Va tutto bene, Bella. Io sono con te. Sarò sempre
con te. Tutto questo passerà presto”, facendomi
credere che lei sapesse tutto.
Che sapesse in cosa mi ero trasformata. Che Bella Swan non era
più la stessa.
Fu di fatto che morì prima che io potessi parlarle per
chiedere spiegazioni.
Avevo trovato sul comodino accanto al mio letto un piccolo biglietto
con su scritto un breve messaggio con una scrittura piccola e
frettolosa:
“Perdonami se l’ho fatto. Ma l’amore di
una madre per una figlia mi ha fatto desiderare di non tarpare le tue
ali così presto… All’inizio
sarà difficile, ma vedi che poi conoscerai altri come te che
potranno aiutarti. Io, più di questo, non posso. Sto morendo
figlia mia, e non c’è nulla che possa
salvarmi.”
E fu così che cominciò la mia vita da vampira.
Ho vagato di continente in continente sterminando vittime innocenti ma
anche uomini spregevoli e villani, finché non ho capito che
per vivere potevo anche non uccidere chi non centrava nulla.
Arrivai a Denali nel 1988 circa, e conobbi questo straordinario gruppo
che si cibava di sangue animale anziché sangue umano.
Li apprezzai e decisi di seguire la loro dieta, con discreto successo.
Poi conobbi i Cullen: il capofamiglia, Carlisle, era un dottore molto
famoso in molti stati, bello e affascinante più di un attore
televisivo; la moglie, Esme, era molto dolce e materna quasi da
ricordarmi mia madre stessa; Emmet, un gigante buono dalla battuta
facile, Rosalie, la super modella bionda sposata con Emmet; Jasper,
finto fratello di Rosalie che era in grado di controllare le emozioni
della gente, e Alice, che nella sua bassa statura incarnava tante
qualità, che poteva vedere il futuro di tutti.
I Cullen intendevano trasferirsi a Forks perché conoscevano
la sua fama di regione poco, anzi, scarsamente soleggiata e poi gli
faceva piacere rivederla, visto che già avevano abitato
lì precedentemente. Così mi chiesero di andare
assieme a loro, ed io accettai, presa dalla curiosità di
rivedere la mia città natale e anche per vedere se
c’era ancora la mia casa.
Carlisle mi disse che però mi sarei dovuta iscrivere alla
Forks High School, dato che avendo ancora 17 anni, era meglio far
vedere che frequentavo la scuola, sia io che gli altri fratelli Cullen,
per non incorrere in troppe curiosità da parte della gente.
Oggi è il mio primo giorno di scuola.
Dato che non ho una casa, i Cullen mi hanno offerto di stare da loro.
Mi hanno dato la stanza al terzo piano e anche un’
automobile, un Audi A4… Diciamo che ne ho guadagnato.
Voglio essere gentile con gli altri e quindi li invito a venire nella
mia auto.
Alice, quella con cui ho legato di più, accetta subito e
trasporta con sé anche Jasper, mentre Rosalie, con la quale
ho un’antipatia non dichiarata, ha rifiutato categoricamente.
Emmet mi ha detto “Scusala, è che non ha accettato
ancora la tua convivenza con noi…”.
Contenta lei…
Tutto andava alla perfezione finchè non arrivammo fuori
scuola e non scendemmo dalla macchina.
Alice mi guardava con un espressione strana, per poi capire da dove
proveniva la mia immobilizzazione: un ragazzo alto, statuario con i
capelli rossicci e gli occhi verdi passava giusto davanti alla mia
auto, emanando un profumo che non riesco nemmeno a spiegare a
parole…
- Resisti, Bella. So che è difficile all’inizio
– mi disse Alice.
- Certo, lo so… Spero sia l’ultima volta che lo
vedo –
Il ragazzo si allontanò e la voglia di saltargli addosso
svanì quasi del tutto.
In mente mia, rinnegavo le parole dette poco prima ad Alice. Speravo,
anzi desideravo rivedere il ragazzo di quella mattina.
Grazie a SoleDincht
e Only_a_Illusion che mi hanno recensito ^^
e a Selene_Malfoy che l'ha
aggiunta tra i preferiti.
Per rispondere alla vostra domanda... Non so bene quanto
durerà questa fanfic, però non molto, e non
rispetterà la trama originale (poichè sarebbe un
plagio) ma sarà un punto di vista molto differente che si
risolverà in qualcosa di diverso... ^^
Spero mi continuerete a seguire, grazie anche a chi legge soltanto ^^
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Capitolo 3 *** Edward ***
Salutai Alice
e Jasper e mi diressi verso la mia
prima lezione: spagnolo.
Non ero
inizialmente portata per le lingue, ma
dopo i tanti viaggi che in tutto questo tempo ho fatto, devo dire che
ho preso
dimestichezza anche con gli idiomi diversi dal mio.
So parlare
italiano, spagnolo, francese e direi
basta.
Mi guardo un
po’ attorno… Non c’è nessuno
che sia
più o meno appetibile, né nel senso vero della
parola per quanto riguarda il
cibo, né per quanto riguarda l’aspetto esteriore.
Nessuno aveva
un odore sublime – e mi ritenei
fortunata di questo – per il quale avrei potuto perdere la
testa e uscire fuori
di me.
Tutti con un
odore antico, di chiuso, quasi come
se vivessero in una grande camera iperbarica dalla nascita. Forks era
in
effetti una zona piena di aria viziata.
La gente mi
guarda un po’ stranita.
Dopo tutto,
tranne la pelle molto chiara e gli
occhi di un colore non molto usuale ero normale.
Non ero
troppo alta, avevo i capelli castano scuro
e gli occhi… Dorati.
A parte
questo piccolo particolare ero molto
normale tranne per il cibo che preferivo!
- Scusami,
sei tu Isabella Cullen? –
- Swan
– Lo corressi. Un ragazzino non troppo
alto, biondo e con gli occhi azzurri mi si era avvicinato.
- Ah.
E’ che pensavo che tu e i Cullen… -
- Sono solo
miei cugini, nulla di più. – Risposi freddamente.
- Comunque io
sono Mike Newton – Mi offrì la mano,
che non ricambiai.
-
Bhè, questo posto è occupato? – Chiese.
- Veramente,
no. –
- Posso?
–
- Se ci
tieni. – Non mi andava molto
familiarizzare con gli umani.
Sta di fatto
che quel ragazzo non la smise di
parlare per tutta la lezione.
Mi chiese
quanti anni avevo e di dov’ero, se avevo
fratelli o sorelle e chi fosse il mio gruppo o libro preferito.
Lo ignorai
praticamente sempre, annuendo di tanto
in tanto quando provava ad indovinare lui stesso data la mia mancata
risposta.
Non diedi
nemmeno il tempo alla campanella di
suonare che sgattaiolai subito via.
“Caspita,
com’è bella” potei udire nei suoi
pensieri. “Chi sa se ho speranze di uscire con
lei”. Seh.
Ho
dimenticato di informarvi di una cosa.
Io leggo nel
pensiero. Davvero. Sento ogni giorno
i pensieri frivoli di tutti desiderando di poter dormire come fanno gli
umani;
ma a noi questa cosa è preclusa.
Non amo molto
intrufolarmi nella mente degli
altri, ma non riesco sempre a fermare ciò che pensano.
Mi
è soprattutto antipatico quando parlano di me.
“L’hai
vista la nuova? E’ da togliere il fiato!” sento
dire ad un ragazzo del primo che rievoca la conversazione avuta con un
suo
coetaneo questa mattina.
“Giuro
che se mi potessero far esaudire un
desiderio, di sicuro deciderei di passare una notte con
lei”… Sono solo delle
violenze verbali per una ragazza come me. Ma siete tutti ciechi?
Andò
così per tutte le lezioni seguenti.
Niente che mi
turbava tranne questi pensieri,
tutte persone che impallidivano quando mi vedevano. Soprattutto le
donne. Non
ne parliamo, mi guardavano quasi con invidia. Bha…
E’
arrivato il momento di dissimulare.
-
Com’è andata? – Mi chiede Alice
all’uscita dell’aula
di trigonometria.
- Abbastanza
bene, solo che non mi ricordavo
quanto i ragazzi fossero così sfacciati e volgari.
–
-
Perché? –
- Facevano
pensieri osceni su tutti noi. –
- Se
è per questo, l’hanno sempre fatto; non
meravigliarti. Vedrai che presto ti adatterai tra gli umani.
E’ divertente
avere a che fare con loro! – Possibile che Alice fosse sempre
ottimista?
- Lo spero.
–
- Dobbiamo
andare in mensa adesso –
- Per favore,
io farò un giro nel parco. Non mi
piace fingere, almeno per oggi che è il mio primo giorno
–
- Va bene.
Allora ci vediamo dopo la tua ultima
lezione. –
- Qual
è? –
- Bella, ma
devo ricordarti tutto io? – disse Alice
sogghignando – E’ biologia. –
Annuì
e i fratelli Cullen si diressero verso
mensa.
Non sapevo
che fare, così entrai nella mia auto e
presi un libro da leggere per passare il tempo.
Leggere era
una delle cose da umana che mi era
rimasta, a parte l’essere un po’ goffa.
Anche
leggendo, però, il tempo sembrò non passare,
così che ascoltai un po’ di musica. Quello che
capitava, purché avessi qualcosa
da fare.
Poi
suonò la campanella.
Veloce, con
passo incerto e un po’ instabile, fui
la prima ad arrivare a biologia.
Visto che non
c’era nessuno, scelsi il tavolo che
preferivo, in fondo alla stanza.
Pian piano,
la stanza si riempiva di ragazzi e
ragazze anonimi che probabilmente avevo visto anche in qualche lezione
precedente.
C’era
anche quel Mike Newton, che mi salutò, e al
quale io non risposi.
Poi
entrò il professore, un certo Mr Banner.
Non appena mi
notò, mi chiese di alzarmi e di
venire accanto alla cattedra.
Riluttante di
tanta scena, mi alzai mio malgrado.
- Ragazzi,
voglio presentarvi Isabella Cullen. E’
appena arrivata dall’Alaska da una settimana e
passerà con noi un intero anno
scolastico – poi si corresse, dato che era gennaio
– Ops, gli ultimi mesi di
quest’anno scolastico. – Tutti risero alla sua
mancanza.
- Isabella,
saluta i tuoi nuovi amici – disse il
professore.
-
Innanzitutto volevo precisare che il mio cognome
è Swan, non Cullen. E poi – E poi e
poi… e poi. Dimenticai tutto.
Una scia
profumata raggiunse le mie narici, quando
si aprì la porta dell’aula e vidi entrare la mia
più gran paura: il ragazzo di stamattina.
Era tutto
sudato e con i capelli scompigliati,
quando lo vidi mi mancò quasi il respiro che non avevo.
Non solo era
estremamente profumato, ma anche e
soprattutto estremamente bello.
- Mi scusi,
professore -
- Edward
Masen, ma come devo fare con lei? Solo perché
è lei le concedo di entrare. Ma che non si verifichi
più un ritardo del genere.
–
Sto
morendo… Non ce la farò mai…
- Stava
dicendo signorina Swan? -
- Non mi
piace parlare di me stessa. –
- Va bene,
allora vada a posto. –
Tra tutti i
posti possibili, non immaginai che il
posto nascosto che mi ero scelta era proprio… vicino ad
Edward Masen, il mio
incubo che sapeva di gelsomino e che corrompeva le mie papille
gustative.
Nota:
Grazie a tutte delle recensioni >.< !!!
Me
felice!!! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^^ Posto oggi
perchè domani andrò in gita a Roma, e non
potrò postare. Un grazie speciale a gold
eyes , Only_a_Illusion
, pazzerella_92
, kanon16
, momob
e a Giuggiolina
, Midnight
Dream , Only_a_Illusion
che
l'hanno aggiunta ai preferiti. Grazie ^^ Commenti e critiche sono
sempre ben accetti! ^^
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Capitolo 4 *** Vorrei... Ma non posso ***
Iniziò
a mancarmi l’aria, anche se non respiravo.
Chiusi forte
le narici anche la bocca; a confronto
un tappo di una bottiglia chiusa era attaccato in modo precario.
Sta di fatto
che non avevo mai fatto una cosa del
genere. Iniziai a gonfiare le guance come una bambina che gonfia un
palloncino
e gli occhi mi diventarono due fessure.
Cercavo di
guardare avanti, non dovevo concedermi
di guardare a lui. Cosa avrebbe pensato?
Già.
A cosa pensava? Per la prima volta me lo
chiesi incuriosita anche io.
Provai a
sforzarmi come non facevo mai, ma alla
mia mente non arrivava nessun segnale, quasi come se la sua testa fosse
vuota.
Forse ero
troppo sotto pressione perché mi tentava
troppo quel suo delizioso odore che adesso avevo a meno di 30cm di
distanza?
Non ne ho idea.
Mi piegai sul
banco, quasi fingendo di avere mal
di pancia che mi sentii chiamare.
Una voce
calda e sensuale, non troppo profonda,
attirò la mia attenzione.
- Ti senti
bene? -
- Ehm?
– Ero rimasta letteralmente senza fiato.
- Sicura di
star bene? –
- P-u-o-i
r-i-p-e-t-e-r-e, scusa? – Pronunciai ogni parola
con calma, misurando
ogni lettera che la componeva. Era impossibile che parlasse con me.
- Scusami.
Forse sei davvero un po’ stordita. –
disse, facendo un sorriso benevolo.
- No
è che oggi non ho mangiato… Mi sento spossata
– Ma che gli stai dicendo, Bella!
La
frase più appropriata da dirgli sarebbe: “Scusami,
ma sto facendo questa farsa
perché avrei davvero voglia di provare il tuo sangue. Ti va
bene come
giustificazione?”
- Ah. Non va
bene, sai. Se non mangi a pranzo puoi
rischiare di incorrere in disordini alimentari –
Ma ti si
è fuso il cervello? Mi fai ancora venire
più voglia di assalirti… Per piacere, non parlare
più…
Risposi con
un debole sorriso e appoggiai
nuovamente la testa sul banco, i capelli che facevano da scudo tra me e
lui.
- Dico sul
serio, sai? -
Mi rialzai
per rivederlo almeno un’ultima volta
quel giorno. L’inferno è indubbiamente migliore
del paradiso.
Aveva sul
volto un’espressione angelica, dolce. I
suoi tratti erano rilassati e si vedeva che tutto ciò che mi
stava dicendo lo
diceva in buona fede, solo per il mio bene.
- Ci credo.
Scommetto che da grande vorresti fare
il medico. -
- Sembra
quasi che tu mi legga nel pensiero. Hai
centrato in pieno. –
“Mi
sembra davvero che tu stia sbagliando”, direi.
E’
la semplice questione del ‘vorrei ma non posso
’.
Vorrei
leggerti del pensiero, ma non posso.
Vorrei
saltarti addosso, ma non posso.
Vorrei
parlare con te come una persona normale, ma
non posso.
Sarò
anche una vampira, ma non posso
fare tutto ciò che voglio.
Risposi con
falsa eccitazione. – Davvero? Mi fa
piacere – perché mi sto comportando
così? Non ti posso parlare, non devo!
Sempre calmo
e posato, ricambiò con un sorriso a
trentadue denti.
Ed io
affondai nel mio oblio personale. Mi
riproposi di non rivolgergli più la parola. Mai, mai
più.
Bella,
l’hai promesso a te stessa. Ignoralo.
Denigralo. Ma non ucciderlo.
Fallo per i
Cullen. Fallo per te stessa.
Iniziai a
fingere di nuovo di avere dolori alla
pancia, che il professor Banner se ne accorse e venne l nostro banco.
Finalmente! Il mio piano fin dall’inizio era fingere di star
male per uscire e
stare lontano da lui.
- Signorina
Swan? -
-
Eh… - Feci, con finta stonatura.
- Si sente
bene? –
- Non
tanto… -
- Va bene,
direi che per oggi puoi uscire per
riprenderti un po’. Poi ti farai dare gli appunti da
qualcuno. –
-
Grazie… - Che attrice.
Mentre mi
alzavo lentamente per uscire, fui
colpita dalle parole del professore.
- Isabella?
Sembra che non ce la fai a tenerti in
piedi. Masen, accompagnala tu fuori, tanto so che per te
sarà nulla non seguire
questa lezione -
No lui no,
per favore ho detto!
Mi si
ritorcono contro anche questi giochetti,
dannazione…
Il ragazzo si
alzò e mi offrì il braccio, che
rifiutai.
Cercai di
essere più veloce di lui nell’uscire
dall’aula, così che me ne sarei potuta andare con
passo celere fuori dalla
stessa scuola ma… presi una scivolata nel corridoio
poiché il pavimento era
bagnato.
- Merda!
– Gridai.
Lui mi fu
subito vicino.
- Stai bene?
– E’ la seconda volta che me lo
diceva, oggi.
- Si si sto
benissimo! – Mi rialzai in un lampo ma
ricaddi sullo stesso posto di prima.
- Sei un
mito, direi. – Sogghignava.
-
Perché? –
- Dici che
stai bene, e poi mi ricadi di nuovo? –
Continuava a prendermi in giro, sorridendo e ghignando. Poi mi
offrì la mano.
Riluttante,
l’accettai. Siamo nel gioco,
giochiamo!
Senza che me
l’aspettassi, mi prese agilmente in
braccio. Tutto, ma questo: no!
- Ehi, che
fai? Fammi scendere! -
- No. Ti sei
fatta male, anche se non vuoi
ammetterlo. Adesso ti porto in infermeria –
- No! Ti
prego è il mio primo giorno, voglio
uscire! Fammi andare in macchina e andrà tutto bene!
–
Si
fermò all’istante, il volto dubbioso. Poi
voltò
l’angolo in direzione del parcheggio.
Feci un
sospiro di sollievo e mi abbandonai tra le
sue braccia, chiudendo gli occhi. Era nello stesso tempo piacevole e
allucinante stare con lui.
Cercavo di
mantenere la calma e non esplodere,
altrimenti il peggio sarebbe arrivato per lui.
Mi
portò fuori.
- Qual
è la tua auto? – Mi chiese gentilmente.
Mi persi nel
suo odore che non lo risposi.
-
Vabbè, visto che non vuoi rispondermi tirerò ad
indovinare. Sarà mica quella Audi? Non l’ho mai
vista prima nel parcheggio. -
-
Chiavi… giacca… chiavi… - Farfugliavo
inconsciamente, persa nel “sogno” o meglio
“incubo” che stavo vivendo.
Non me ne
accorsi, ma mi poggiò sul sedile del
passeggero.
- Eh?
– Mi destai dal mio sonnambulismo. Che ci
facevo lì?
Bella, ma non
ti ricordi? Quel ragazzo ti ha
portata nella tua macchina… In braccio! Ehm… Che
mi stava succedendo? Era come
se la sua presenza allo stesso tempo mi facesse dimenticare quanto
fosse gustoso. Bella, non perdere
il senno, mi
raccomando; mi ripetevo.
Ti sta solo
tentando; resisti.
Fai finta che
accanto a te c’è solo una statua di
cera che gli assomiglia molto. Tanto. Troppo.
No! Io voglio
il tuo sangue, è un ordine!
Lo osservai
meravigliata.
Lui era al
posto di guida. Affascinante e
tenebroso abbastanza per farmi dimenticare per un po’ che non
riuscivo a
starmene ferma così davanti a lui senza morderlo.
- Posso
provarla? -
- Cosa?
–
- La
macchina, s’intende. E’ che io ho un modello
non troppo veloce come questo… Ho una Volvo ma è
vecchia. E’ di madre. –
- Fai come
vuoi. –
Non ci mise
molto a partire. Mi sorrise e ingranò
la prima.
Anche se ero
una vampira e poi tanto non m’interessava,
non amavo andare troppo veloce perché solitamente per andare
veloce andava che
mi schiantavo contro qualcosa con la mia fortuna sfacciata. Il ragazzo
sfrecciava veloce sulla strada a 180Km/h.
-
Ehi… Scusami, eh, ma non ti piace essere cauto? -
- Mi piace
andare veloce perché si fa prima, è un
problema? –
- Affatto.
–
E come se lo
era. Aveva aperto il finestrino del
suo lato e a causa della vento che gli scompigliava ancora di
più i capelli
arrivava alle mie narici il suo sapore fantastico…
Richiusi la
bocca e il naso come in classe,
fingendo nuovamente di star male.
Lui mi
guardò, senza dare un’occhiata alla strada.
- Ci sei? Non
stai bene? – Era come minimo la
quarta volta che me lo diceva.
-
No… - Mimai una finta nausea.
Come se non
bastasse, fermò l’auto in modo impercettibile,
quasi con finezza.
- Va meglio?
– Mi chiese.
-
Si… - Risposi con un finto filo di voce.
- Ah, in ogni
modo…. Io mi chiamo Edward Masen –
- Isabella
Swan –
-
Isabella… Nome inglese da libro classico. Ricordo
dell’Isabella di Cime Tempestose…
Gran bel personaggio. –
- Preferisco
che mi si chiami Bella. – Ma che,
adesso gli dai pure confidenza più del necessario?
Bella,
sveglia! Non devi familiarizzare con il
nemico… ricordati che vorresti ucciderlo!
Me lo
ricordo, me lo ricordo.
Però
preferisco rischiare e starci ancora assieme
per portarmi a casa il suo dolce odore…
-
Edward… il nome di molti principi inglesi. Mi
dispiace ma devo andare, devo lasciarti qui. Per casa mia sono solo due
passi -
- E la
macchina? –
- Portala a
scuola e dai le chiavi ad Alice. Lei
me la riporterà. –
Annuì.
Quando si
allontanò con la macchina, presi una via
diretta per casa Cullen attraversando la foresta della regione Olimpica.
Un’ora
dopo il mio ritorno, Jasper e Alice
tornarono con la mia Audi e con in mano un biglietto per me da parte
di…
Edward.
Notina
finale: Un ringraziamento speciale a chi ha commentato:
Giuggiolina:
Bhè, sono molto lusingata che speri in questa storia e che
ti riesce anche a strappare un sorriso XD. Non sono una persona a cui
piace la roba piatta - anche se spesso mi piacciono le cose tristi -
quindi cerco di inserire sempre di qualcosa di simpatico nelle mie
storie. Grazie anche per le altre storie XD
kanon16:
Grazie anche a te, come vedi appena son tornata ho postato
^^
Only_a_Illusion:
Accontentata anche te, oggi mi sono messa al lavoro per fare un
capitolo più sostanzioso! :)
Gea_Kristh:
Grazie per l'appoggio, mi fa davvero piacere che ti piaccia questa
inversione.
gold
eyes: Ti ringrazio molto, come puoi leggere in questo
capitolo i due si sono parlati. Bhè, non posso dire che a
Edward non sia indifferente Bella, però la tratta ancora
come una compagna. Al più presto però stai sicura
che scriverò un chap in cui entrambi saranno coinvolti... Si
spera al più presto XD
Un grazie anche a chi l'ha aggiunta ai preferiti:
gold
eyes
Kagome84
Locke
Pepsi
Princesselisil
yuko_chan
Un bacio a tutte... Al prossimo capitolo ^^
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Capitolo 5 *** Appuntamento ***
Non mi chiesi
nemmeno cosa avesse potuto
scrivermi, aprì il foglio ripiegato e lessi velocemente le
poche parole che
aveva scritto:
“Hai
visto, ho mantenuto la promessa.
Per
sdebitarti, devi fare anche tu qualcosa per me…
Ti aspetto
alle 7 fuori al supermercato di Forks.
E mi
raccomando, spero che non mancherai
Edward”
Ehm…
Io andare alle 7 fuori al supermercato di
Forks? Ma che scherzi?!
Il ragazzo
qui non sa quando rischia chiedendomi
una cosa del genere, eh non penso proprio.
Vuoi davvero
che venga lì a quell’ora? Ci sarò.
Però
sappi che non ti prometto niente.
Potrei aver
voglia di uno spuntino serale e
procacciare la prima cosa che mi si para davanti agli occhi e quella
cosa
potresti essere proprio tu.
Si, tu.
Sembra quasi tu mi stia invitando a cena.
Devi sapere
che ogni donna è attratta da un invito
che le fa supporre che nell’intermezzo avrà un
pasto. Caro Edward, alle donne
piace mangiare. Alle vampire purtroppo piace bere.
Vuoi davvero
finire così, stramazzato per terra
senza vita dopo che io mi sarò dissetata?
Contento tu.
Io ti avevo avvisato.
Anzi no, non
l’avevo fatto. Cosa potevo dirti?
Guarda, sei
un ragazzo troppo carino però io non
sono quello che potrebbe essere propriamente il tuo tipo. La vedi
questa
faccia? Lo vedi questo corpo? Quando si trova a contatto con qualcuno
che
riesce a smuovere ciò che ha dentro si esalta e fa cose
fuori dal normale. Hai
capito bene. Potrebbe anche farti due buchi sul collo e lasciarti al
tuo
destino.
Adesso
capisci che non devi uscirtene con inviti
del genere? Lo capisci?
Mi sembra di
no.
Bhè,
visto che siamo in gioco direi di giocare.
Forse non
è leale che io conosca le regole e tu
no, però se agisci così alla cieca vuol dire che
ti piace rischiare. Ma non so
se io riuscirò a giocare pulito…
Troppo tardi.
Per pensare a
tutto questo non mi sono accorta di
essere già entrata in macchina e aver già messo
in moto per raggiungere al più
presto il luogo dell’appuntamento.
Edward, sei
ancora in tempo per non presentarti…
No. Ci sei. E
mi sorridi pure quando vedi la mia
auto che arriva da lontano.
Scendo
velocemente cercando di tenere sempre sotto
controllo il mio olfatto.
Almeno a
Forks centro non facciamo atti
sanguinolenti, su!
- Ciao
– Mi fa, tutto sorridente.
Porta un
montogomery nero lungo fino al ginocchio
e sotto si intravedono dei jeans neri e un maglioncino color vaniglia.
Così è
ancora più invitante…
- Ciao
– Gli rispondo. – A che devo questo invito?
– Aggiungerei “a che devo questa gran voglia di
morire così giovane?”.
- Adesso
siamo pari. Ho portato la macchina a tua
cugina, come mi avevi chiesto. –
- Allora?
–
- Avevo
bisogno anche io di un favore –
-
Ehm… Spiegati meglio. – Vuoi che ti uccida
seduta stante? Se è questo il favore che vuoi chiedermi, fai
pure! Sarò ancora
più contenta di farlo!
-
Vedi… Sabato ci sarà il ballo di
Primavera… -
- Alt.
– Non lo feci nemmeno finire che lo
stoppai. Già le parole “Ballo di
Primavera” mi facevano venire i brividi da
sole, figuriamoci unite a me, Bella Swan.
Non sono
quella che si dice una ballerina provetta.
Io non ballo, non ballerò mai.
Finora il
ballo mi ha provocato solo tante cadute…
Chi ci riprova!
- Cosa
c’è che non va? – Mi chiese con sguardo
interrogativo.
- Tutto. Io e
il ballo non andiamo d’accordo. Non
siamo mai stati amici. –
- E allora?
Io a che servo? –
-
Ehm… In che senso? – So io a cosa servi! Servi a
far incavolare le giovani vampire come me che vogliono saltarti al
collo ma
cercano di mantenersi… Mannaggia a te!
Sei troppo
gentile che non riesco proprio a farti
male!
- Ho un anno
di scuola di ballo alle spalle. Mia
madre si è fissata così tanto che alla fine sono
diventato bravo. –
- Ah. E tu
cosa dai in cambio a me? – Mi rispondo
da sola: sangue. Quello mi basta, anche una goccia… Per
favore…
- Vedremo. Se
tu accetti la mia proposta, sceglierai
tu cosa ricevere in cambio. Sono a tua completa disposizione.
–
- Affare
fatto. Sappi che però io sono davvero una
frana senza speranza. –
- Lascia fare
a me. – Sfoderò il suo sorriso
beffardo che lo rendeva sicuro di sé. – Tu segui
ciò che ti dico, sarà molto
facile. –
- Mi darai
lezioni? –
Risposta
affermativa: Bella con il volto molto
vicino a quello di Edward, e soprattutto vicino al suo collo. Risposta
negativa: Bella che si rode il fegato perché
starà lontana da Edward e il suo
collo invitante.
Annuì.
Allora mia
cara Bella mi sa che per ballare con
lui dovrai proprio smettere di respirare… Ma come si fa a
non odorarti?! Dimmi
come si fa perché io non ci riesco davvero!
- Vieni -
- Dove?
–
- A casa mia
–
-
Già si comincia? –
- Il ballo
è questo sabato, oggi è giovedì
–
- Ah
– Ripresi di nuovo fiato per parlare senza
perdere la concentrazione – Non sarebbe meglio andare in
macchina? –
- So lo
preferisci. –
Mi avvicinai
alla macchina, infilai le chiavi
nella serratura della portiera, ma mi sentì Edward
improvvisamente dietro di
me.
Mi
irrigidì all’istante, le narici contratte e gli
occhi quasi sbarrati.
- Posso?
– Mi domandò dolcemente. Ero intontita da
cosa rispondergli, lui mi poggiò una mano sulla spalla. Un
altro gesto che non
riuscivo proprio a misurare.
Scansai la
sua mano con molta forza, per fargli
capire che non era gradita.
Ma che
dico… Era più che gradita.
Il suo
contatto fisico mi dava il calore che il
mio corpo non possedeva.
L’odore
della sua pelle poi era una cosa davvero prelibata,
a cui non pensavo di saper resistere.
Ancora
immobile, gli passai le chiavi in mano
senza toccarlo minimamente.
Il viaggio
verso casa sua non fu lungo.
Ci vollero
cinque minuti per raggiungere una
piccola casa a due piani che si trovava in periferia: il colore
dell’esterno
era molto sbiadito, quasi come se non fosse dipinto da anni.
Il giardino
al contrario sembrava molto curato;
l’erba era tagliata, cespugli di fiori diversi erano
piantati. C’era anche un
piccolo gazebo con all’interno delle sedie e un divano in
legno.
Rimasi a
fissare tutto questo per più di un
minuto.
- Bella? -
-
Ehm… Scusami, ero soprappensiero. – Davvero lo
ero, questa volta. Quella casa aveva un non so che di familiare, quasi
come se
già l’avessi vista in passato.
Arrivammo in
veranda, Edward bussò la porta.
Aprì
una donna sulla quarantina, non molto alta,
con i capelli e gli occhi castani.
Se
l’avessi vista per strada non l’avrei notata
più di tanto. Sembrava molto anonima.
- Ciao, mamma
-
- Oh, Edward,
non mi avevi detto che avresti
portato un ospite –
- In effetti
non era previsto – Guardò me e
sorrise alla madre.
- Ah. Avete
bisogno di qualcosa? –
- No, mamma,
nulla. Solo del salone per adesso. –
- Ho capito!
Vedrai che il mio giovane Edward ti
insegnerà benissimo a ballare! – Disse la donna,
rivolgendosi a me.
Annuì
con un flebile sorriso. Edward arrossì.
Devo dire che
anche tutta la casa sapeva dell’odore
di Edward, seppure non completamente.
Sua madre,
invece, sapeva d’altro. Quasi se non
fosse stata lei a generarlo. Mha…
Edward mi
fece strada fino al salone.
Non era molto
grande, ma era spazioso.
Vicino alla
finestra c’era un piccolo divano e una
televisione; c’erano anche molti quadri appesi alle pareti e
tantissime foto
inchiodate sul muro maestro e sul camino che c’era al centro
della stanza.
Anche
l’interno, come l’esterno, mi sembrava di
averlo già visto.
- Cominciamo.
Metti questa mano qui dietro la mia
schiena, un po’ più su del sedere. Io
farò lo stesso con la mia mano. -
Un
po’ restia, mi feci coraggio e poggiai piano la
mano sinistra dove mi aveva detto.
Lui ebbe un
brivido, lo percepì quando posai più
decisamente la mano sulla sua schiena.
-
Cos’ hai? -
- No, nulla.
Hai la mano fredda. –
Scrollai le
spalle.
- Adesso
metti la mano destra quasi all’altezza
della mia spalla. Così, guarda -
Mise la mano
dove mi aveva detto. Fin qui era
facile.
- Brava,
cominciamo bene – Mi sorrise, contento.
Lessi nel suo
sorriso anche qualcos’altro che non
riuscì a decifrare, poi continuò a mostrarmi
alcuni passi che contribuirono a
farmi cadere almeno una decina di volte.
Ogni volta
che cadevo, poi, lui rideva a
crepapelle. C’è tanto da ridere?
Lui non sa
ancora con chi ha a che fare secondo me…
Intanto è meglio che mi tappi ancora di più il
naso e la bocca… Si avvicinava
sempre di più.
- Puoi fare
di meglio. Direi che come inizio però
va bene. -
- Bene. Spero
solo di non cadere sabato. –
- Se sarai
sul punto di cadere, ti prenderò io. –
Un sorriso gentile apparve sul suo volto pulito.
- Grazie.
–
Mi
lasciò e mi disse che tra un momento e l’altro
sarebbe arrivato suo padre e avrebbero dovuto cenare. Cena…
Mi fa venire in
mente un certo spuntino che mi piacerebbe davvero
assaggiare… Lasciamo perdere,
va.
Edward mi
accompagnò alla macchina per salutarmi.
- Grazie di
ciò che stai facendo per me – Mi disse,
sempre molto dolce – Sei davvero una ragazza amabile -
Amabile, io?
Forse dovresti odiarmi per quello che
penso continuamente su di te, caro mio.
Non
è carino essere l’oggetto del desiderio di
qualcuno e rimanere tale solo perché non trovo la forza
necessaria per cedere. Mi
stai iniziando a stare a cuore, sai.
Gli feci un
sorriso forzato.
- Ci vediamo
– Gli dissi, sottovoce.
- Certo.
Domani a lezione decideremo dove vederci
per il prossimo insegnamento. Magari potrei venire anche a casa tua se
ti va –
- Vedremo.
Ciao –
Lo salutai
freddamente e misi in moto.
Il giorno
successivo, il venerdì, andai nuovamente
a casa di Edward perché non mi andava che stesse in mezzo ad
altri vampiri
affamati come me che potevano ammazzarlo prima della sottoscritta;
semmai la
sottoscritta avrebbe trovato la forza di togliere la vita a quel bel
visino e a
quella manciata di muscoli e odore invitante.
Incuriosita
dal fatto che non riuscivo ancora a percepire
nessun suo pensiero, dalla sera di quello stesso giorno iniziai a
spiare Edward
Masen.
Nota
personale: Ragazze, sono lusingata dalle tante recensioni
che mi avete lasciato! Sono anche molto contenta che vi appassiona *___*
Quest'oggi sono di passaggio
perchè devo studiare =_= quindi vi saluto in fretta e furia.
Grazie a gold eyes,
piper__73 , Giuggiolina , pazzerella_92 , Midnight Dream , yuko_chan ,
Only_a_Illusion , momob , Locke che hanno commentato
l'ultimo chap postato.
Ringrazio anche chi l'ha aggiunta ai
preferiti e chi la legge soltanto.
Tornerò presto con il
prossimo chap, sabato al massimo. Ora torno a studiare -.- a presto!
Yuna
|
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Capitolo 6 *** Un fisico perfetto... e un ballo ***
Mi appostai
in un luogo nascosto e perfetto: un
albero non distante dalla sua stanza.
- Vado a
dormire, mamma – Lo sentì dire circa due
ore dopo che ci eravamo salutati quella sera, il giorno prima del
ballo.
Non so
perché, ma più ci passavo del tempo assieme
e più mi piaceva starci assieme.
A parte per
l’odore che emanava – e questo si era
capito – ma anche perché non riuscivo a penetrare
la sua mente.
“Sarò
stressata da questa nuova avventura”,
continuavo a ripetere, cercando di darmi una giustificazione a questa
mia
‘incapacità’.
Bah, ma i
vampiri non dovrebbero essere stressati.
Facciamo il minimo sforzo per fare qualsiasi cosa. Mi convinsi che era
qualcosa
di momentaneo.
Eppure
riuscivo a leggere la mente di sua madre.
“Edward,
la ragazza che hai portato ieri mi sembra
davvero carina. Perché non le chiedi di uscire? Te lo
propongo domani, dai. Mi
son dimenticata che sei già andato a letto. Che caro ragazzo
che sei.” Solite
cose da madri.
Se sapesse
che la ragazza in questione è una
vampira, penso ritirerebbe il suo pensiero.
Inconsapevole
che io sono su quest albero a
spiarlo, Edward inizia a spogliarsi.
Con la mia
vista molto affinata, cerco di
focalizzare al meglio la scena: il maglione di cotone marrone che
portava
quello stesso pomeriggio finisce sul suo letto, sfilato dalle sue mani
lunghe e
affusolate.
Edward, da
bravo ragazzo preciso e ordinato, lo
piega a modo e lo poggia sulla sua scrivania.
Poi arriva il
turno della camicia.
Lentamente ma
con grazia, slaccia ogni bottone con
cautela finchè non li apre tutti.
Sfila anche
questo indumento con leggerezza nei
movimenti e resta con addosso solo una fine canottiera bianca.
Divento
ancora più bianca di come sono, visto che
non posso diventare né rossa, né accaldata da
cotanta visione divina.
Anche se non
si è ancora sbarazzato di quel capo,
posso notare con occhi bramosi le pieghe dei suoi addominali e
pettorali, ben
delineate e quasi perfette.
Con questa
canottiera, Edward sembrava quasi un
muratore di quelli affascinanti tipo come si vede nei film…
Troppo bello per
essere vero.
Se non
l’avessi mai visto così, senza maglione,
avrei detto che Edward fosse solo un ragazzo troppo magro e
allampanato. Invece
mi sbagliavo.
Sotto quella
grande coltre di indumenti, Edward
era abbastanza muscoloso da poter sembrare quasi un supereroe. Il suo
fisico
scolpito rendeva ancora più appetibile il suo
sangue… Era talmente bello che
avrebbe fatto invidia ad un Dio greco!
Bella, su,
calma. Vedrai che ci riuscirai.
Riuscirai a ‘vedere e non toccare’.
Ma come si
fa…? Come si fa a star calmi davanti a
una meraviglia della natura come lui?!
Non solo
aveva del sangue pregiatissimo… Era anche
un gran bel ragazzo.
Il tipo di
ragazzo che potrebbe entrare nei miei
canoni, direi.
Timido,
studioso e simpatico.
Ma
anche… Bello, attraente e gustoso.
Attirava ancora di più i miei denti vestito
così… No. Ma
cosa fa?
Mi sono persa
il momento migliore, cavoli!
Mentre
pensavo a quanto era bello e saporito, non
ho notato quando si toglieva anche la canottiera.
La luce, poca
e direi fioca, illuminava il suo
petto marmoreo e chiaro, dando alla sua pelle un’apparenza
quasi scultorea. Se
non avessi saputo
che era lui, l’avrei
preso di sicuro per una statua.
Ero in
fibrillazione.
La finestra
della sua stanza era leggermente
aperta; anche da quella piccola fessura, però, usciva il suo
sapore dolce e
terribile allo stesso tempo. Il suo corpo, metà vestito,
mandava alle mie
narici forti fasci di profumo che mi facevano letteralmente girare la
testa,
facendomi scordare chi ero e cosa ci facevo lì, quella sera.
Poi avvenne
l’inimmaginabile.
Non pensavo
di poter essere fin da subito così
fortunata, ma notai con il fiato già corto che Edward si
apprestava a
sbottonarsi anche i jeans.
Credetemi,
sarò pure una vampira, ma resto sempre
una donna.
Una donna che
ci vede e che apprezza ciò che
addolcisce gli occhi… e il palato.
Non mi
decidevo ancora ad ucciderlo? Me lo sarei
goduta in questo modo.
Non avrei
soddisfatto la gola, ma gli occhi sì. E
pure tanto! Per una volta mi sembrava di essere nel paradiso. Un
paradiso fatto
di Edward…
Sto
delirando. No, non sto delirando. Sto proprio
perdendo il lume della ragione!
Ma come si
fa… I pantaloni non ci sono più. Adesso
c’era solo Edward ed i suoi boxer attillati.
Oh
mamma… chiamate l’ambulanza… Ehm. Bella? Sei ancora connessa?
No. Linea
fuori uso. Si è andata a farsi benedire
anche quella… La mia bocca era alquanto spalancata.
Se prima ero
meravigliata per il suo fisico duro e
un po’ rude nel profondo, adesso ne ero estasiata.
Che dico. Non
mi capacitavo fosse vero.
Per la prima
volta nella mia lunga vita, ero
tormentata da ciò che pensavo continuamente: uccidere o non
uccidere questo ben
di Dio?
La voce
remota nel mio cervello mi diceva: “UCCIDILO!
UCCIDILO! UCCIDILO!”.
La voce che
adesso sentivo nel mio cervello al
contrario esprimeva un opinione opposta: “Guarda che miracolo
della natura! Sei
pazza se non lo lasci vivere!”.
La seconda
voce padroneggiava la prima.
Non riuscivo
nemmeno a rielaborare ciò che stavo
osservando: tutto era proporzionato con il resto.
Fisico,
muscoli, viso. Che bellissimo viso.
Lo vidi
osservare il soffitto, incerto o
pensieroso.
Poi, con un
movimento molto leggiadro, andò vicino
alla finestra e chiuse le tende.
Spettacolo
finito. Uffa!
Non sono una
pervertita, eh. Ma i miei piedi non
riescono a farmi scendere da quest albero e i miei occhi non riescono a
chiudersi per evitare di guardare.
Ho perso
l’abitudine di chiuderli da quando sono
diventata vampira…
E
così passò la notte, tra pensieri e pensieri.
Non mi fu
possibile vedere cosa fece Edward dopo,
poiché non riaprì mai le tende; così
mi rassegnai a rivederlo quella sera, al
ballo, poiché il sabato non c’era scuola.
Ero nella
quiete di casa Cullen, quando il
telefono squilla all’improvviso.
- Chi
sarà? – Chiede Emmett, a dir poco sorpreso.
Infatti lì non chiamava mai nessuno.
- Bella
– Mi fa Alice, che velocemente mi viene
accanto e mi passa il telefono – è per te
– mentre mi dice questo mi fa
l’occhiolino. Mha.
- Pronto
– Rispondo.
- Ciao
– Diciamo che me l’aspettavo. Edward.
- Come va?
–
- Bene.
–
- Sei di
poche parole questa sera, eh? –
- So cosa mi
aspetta dopo, ecco perché. –
- Dai, vedrai
che andrà tutto bene. Con un
cavaliere come me… - Sogghigna divertito.
- Ah ah ah,
modesto. –
- Sempre.
– Ci fu una breve pausa, poi riprese a
parlare con la sua voce calda. – Allora a che ora ti vengo a
prendere? –
Guardai
Alice, poi gli altri. Alice annuiva
muovendo la testa dall’alto verso il basso, sussurrandomi
qualcosa che tradussi
con “Staremo alla larga, fallo venire”.
- Bella?
– Mi fece dall’altra parte.
- Scusami, ci
stavo pensando. –
- Ah. Rendimi
partecipe dei tuoi pensieri allora.
– Perché non me ne rendi partecipe anche tu dei
tuoi?
- Alle 7.
Direi che alle 7 va più che bene.
–
- Okey, ci
sarò. Ti dispiace se vengo con la mia
macchina? –
-
Perché dovrebbe dispiacermi? –
-
Perché non è bella quanto la tua. –
- Bah, ne
parliamo dopo. Vieni e basta! –
- A dopo
– E riattaccò.
Grazie alla
mia velocità, fui pronta in meno di
cinque minuti.
Indossai un
abito blu scuro di raso, senza
spalline, con un fiocco dello stesso colore sotto il petto.
Misi dei
decoltè blu scuro di raso aperti in
punta, non molto alti; avevo paura di cadere.
Alice mi
acconciò i capelli per bene, me li alzò e
mi fece scendere due riccioli davanti, che mi facevano sembrare molto
fine.
Bussarono
alla porta verso l’ora prestabilita.
- Mi
raccomando, non respirare e vedrai che ce la
farai – Mi disse Alice.
- Ce la
farò. – La rassicurai.
Alice mi
lasciò quando ormai ero in cima alla
scalinata che portava al piano terra. Cercai di scendere ogni gradino
molto
lentamente per i miei standard, per evitare spiacevoli cadute prima del
tempo.
Avevo infatti previsto che almeno una caduta al ballo l’avrei
fatta.
Aprì
la porta principale e uscì.
Una Mercedes
nera era parcheggiata fuori al viale
di casa Cullen.
Edward,
appoggiato sul cofano davanti, sfoggiava
un aspetto ancora più bello del solito.
Portava il
suo solito montogomery nero, ma questa
volta sotto si intravedeva una giacca a tinta unita e una cravatta blu
scuro
che risaltava sulla camicia bianca.
In mano,
recava una piccola scatolina contenente
un fiore. Dimenticavo il fiore del ballo… I ragazzi ne
portano uno alla ragazza
che li accompagna al ballo e la ragazza lo indossa per tutta la sera.
- E la
macchina? -
-
Cos’è, adesso non si dice nemmeno ciao?
–
Sogghignò.
- Edward, non
dovevi farlo per me. –
- Ma no,
è un prestito, è di mio zio.
–
- Ah.
– Pensavo avesse cambiato macchina perché si
vergognava che io avessi un auto più lussuosa della sua.
Bah, sai quanto mi
interessa… Il valore di una persona non si nota
dall’auto.
Edward mi
porse la scatola con il fiore.
- Non sapevo
qual era il tuo fiore preferito così…
ho scelto il primo che mi è venuto in mente -
- Una rosa
rossa. –
- Non ti
piace? – Mi chiese con sguardo
interrogativo.
- Anzi.
E’ il io fiore preferito. – Gli sorrisi.
Questa volta il sorriso era vero.
- Bene.
– Ricambiò il sorriso e mi aiutò a
fissare
il fiore al polso.
Quando
toccava la mia pelle, sentivo come se
rabbrividisse al tocco con la mia epidermide.
Era naturale
che provasse freddo. Ero gelata come
il ghiaccio…
- Hai freddo?
-
- No,
è che… la tua pelle… mi sembra di una
temperatura strana… -
- Nah,
è sempre stata così. Sarà il freddo.
–
Mi
aprì gentilmente la portiera dell’auto, e
veloci raggiungemmo la scuola.
Per il lungo
tragitto da casa Cullen alla scuola
riuscì a stento a trattenere il respiro parlando di tanto in
tanto, lui era
troppo concentrato sulla strada per parlare.
Poi arrivammo
a scuola.
Una grossa
insegna diceva “Grande Ballo di
Primavera della scuola di Forks.” Che schifo. Ricordati che
lo faccio solo per
te, eh… Muscoli bollenti e gustosi.
Entrammo
nella sala. Tutti i ragazzi intorno
sbarravano gli occhi quando mi vedevano insieme a lui, quasi straniti
dalla
presenza di un ragazzo così normale.
I loro
pensieri recitavano: “No, mica starà
uscendo con quel Masen del terzo? Non stanno proprio bene
insieme!”; oppure:
“Che fortunato, che è. Stare al ballo con una
tanto bella”. Solite cose.
Risi ad ogni
pensiero.
-
Perché ridi? -
- Niente,
niente. Pensavo ad una cosa che ho fatto
ieri – Subito mi ritornò in mente
l’immagine di Edward mezzo nudo nella sua
stanza ed io che lo osservavo senza parole.
- Ah. Andiamo
a ballare? –
- Certo.
Però ricorda la tua promessa. -
Lo minacciai.
- Puoi
contarci. Non ho mai fatto cadere nemmeno un
bicchiere per terra –
- Bravo. Vedi
di non far cadere nemmeno me –
Ci dirigemmo
al centro della sala.
Edward mi
poggiò una mano sul fianco ed una sulla
spalla, come alle prove.
Mi disse di
muovermi piano, proprio come avevamo
fatto a casa sua i due pomeriggi passati da poco. Feci come mi disse,
naturalmente con le dovute precauzioni – il mio respiro si
fermò per più di
mezz’ora – e non caddi mai.
Poi
arrivò un ballo lento e per coppie. Vere
coppie.
- Andiamo
fuori? -
Gli chiesi.
- Non vuoi
ballarlo questo? –
Feci di non
con la testa. Non eravamo mica una
coppia!
- Dai,
su… Basta che poggi la testa qui, sul mio
cuore – mi parlò dolcemente, sorridendomi, quasi
ammaliandomi – io mi muoverò
per entrambi -
-
Ehm… V-va bene. – Mi rassegnai. I suoi occhi erano
troppo convincenti per i miei gusti…
Chiusi ancora
meglio il naso e poggiai
la testa lì, sul suo petto.
Sentivo il
suo cuore, sentivo ogni piccolo
battito. Forse lui non se ne accorgeva, ma sembrava che ogni suo
palpito andava
veloce sempre di più. Che dolce melodia… Non ne
avevo mai udita una simile.
Poi mi mise
la testa sui capelli, quasi
odorandomeli.
- Che bei
capelli che hai – disse – odorano di
vaniglia – In effetti era il mio shampoo.
- G-grazie.
– Dissi, balbettando.
Il ballo
finì prima di subito. Era quasi come se
non fosse durato nulla.
Edward si staccò sull’ultima nota, interrompendo
quell’attimo dolce e leggero.
- Ti va di
uscire fuori? -
- Va bene.
–
Quando fummo
usciti, trovò una panchina e ci
sedemmo, non molto lontani l’uno dall’altra.
-
Beh… Adesso è il tuo turno. -
- Per cosa?
–
- Io ti ho
fatto un favore. Tu adesso hai fatto un
favore a me. E’ tempo che io ti ricambi facendoti un favore a
mia volta. Chiedi
tutto quello che vuoi –
- Ma
Edward… Non mi devi nulla –
In
realtà non sapevo cosa chiedergli. Beh, una
cosa in realtà ce l’avevo. “Posso
ucciderti?” gli avrei chiesto. Ma ricordo che
avevo fatto prevalere la seconda voce. No, non lo ucciderò.
Per adesso.
Guardai la
luna e le stelle e poi chiusi gli
occhi. Cosa avrei potuto chiedergli?
La risposta
arrivò da sola.
Con gli occhi
chiusi, non mi accorsi dei suoi
movimenti.
Sentì
due labbra calde e morbide sulle mie e mi
ritrassi all’improvviso, immobile come una statua.
Quel
comportamento da parte sua era arrivato in
maniera inaspettata.
Mai avrei
pensato che qualcuno fosse così
volenteroso nel baciare un mostro.
Mai avrei
pensato di poter essere baciata.
Per la prima
volta, rimasi immobile e non seppi
cosa fare.
Nota:
Come promesso, questo capitolo è un po' più
movimentato... Sia all'inizio (sarebbe bello potev vedere uno
così bello come ha fatto Bella u.u) e alla fine... hehehe...
Aspettate il prossimo capitolo per vedere cosa succede ^^
Vorrei ringraziare gold eyes ,
pazzerella_92 , AnimaDannata , Only_a_Illusion , Locke , piper__73 ,
Midnight Dream e Momob che hanno recensito. Purtroppo
nemmeno oggi riesco a ringraziarvi una per una perchè vado
di fretta, però al più presto lo farò.
Grazie per il vostro appoggio *_*
Vi voglio bene! Bacetti da Yuna
|
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Capitolo 7 *** Bugiarda ***
Ciao! Anche oggi sono di corsa
=_= Vi avverto, questo capitolo non arà molto lungo
perchè non ho avuto molto tempo per scriverlo. Vedremo
Edward in versione cantante - vabbè non
esageriamo... - leggendo capirete perchè... ^^
Le sentivo.
Morbide e calde come mai prima avevo
potuto assaporare.
Ero vicina,
lo sentivo. Ero a un passo dal limite,
bastava solo che decidessi di aprire la bocca per stringere un rapporto
più
stretto con la sua.
Bastava solo
che superassi quel piccolo limite che
mi precludeva la strada verso il piacere.
Bella Swan
non aveva mai baciato nessuno. Bella
Swan era stata tolta dalla vita umana troppo presto per provarci.
Eppure, Bella
Swan non aveva mai pensato di provarci.
Bella Swan
aveva pensato di vivere bastando a se stessa.
Bella Swan era un’emerita stupida.
Non ci
riuscivo… Non ce la facevo.
Le sue labbra
carnose mi tentavano troppo a
sciogliere il ghiaccio delle mie vene.
Tuttavia, le
mie labbra si allontanarono dalle
sue.
Lo guardai
negli occhi, incerta. Poi fuggì.
A passo
lento, non troppo “anormale”. Lui però
era
troppo veloce.
Persino
troppo veloce di me che tentavo di fare l’umana.
Mi prese per
un braccio; mi bloccai all’istante.
Il suo tocco
era caldo e tremante.
La sua mano sembrava vibrare sul
mio braccio quasi come se fosse incerta.
Edward,
è davvero questo ciò che vuoi?
Vuoi davvero
baciare una vampira? Non te lo
consiglio.
Io sono un mostro,
Edward. Io potrei ucciderti. Io potrei… Nulla. Posso tutto e
nulla.
Quando sono
con te mi sento onnipotente solo perché
sono diversa; ma più mi sei vicino e più mi
accorgo che tu non mi fai sentire diversa.
Tu cerchi di
farmi sentire normale. Proprio come
te.
- Ho fatto
qualcosa di sbagliato? – Mi chiese
Edward.
- No. Sono io
che non vado bene per te. –
“Sai com’è, con quel bacio
avrei potuto
avvelenarti.” Pensai.
-
Cioè? Non ti piaccio? –
Il problema
è che… mi piaci troppo Edward, troppo.
Non posso resisterti.
- No.
– Stupida. Vigliacca. Bugiarda. Ipocrita. Hai
solo paura di perdere.
Negando la
pura e semplice verità contribuirai a
lacerare il tuo cuore, Bella. Che dico, il mio cuore è
già orto e seppellito da
anni. Edward ha contribuito a dargli solo il colpo di grazia
definitivo.
Stai
farneticando, Bella. Stai dicendo tutte
sciocchezze.
Edward non ha
ucciso il tuo cuore. Bensì l’ha rinvigorito.
Edward ti ha
fatto sentire di nuovo viva. Ti ha
rigenerata in pochissimi
giorni.
Edward ti ha
fatto vedere un nuovo modo di vita.
Edward voleva
provare ad amarti.
Per favore,
non lo fare… Mi ripetei sull’ultimo
pensiero.
Trova una
migliore. Trova una che non rischia di
ucciderti quando ti bacia, o almeno tenta.
Trova una che
non
sia io.
- Non mi
piaci. – Ripetei. Tre parole. Tre sostantivi
che fanno male. Sia a me. Sia a lui.
Staccò
subito la presa.
Sentì
piano il calore diffondersi sulla pelle per
scomparire lentamente.
Non si mosse.
Rimase immobile, anche se ero
davanti a lui non potevo vederlo, sentivo che soffriva.
O forse no.
Magari ero l’ennesima conquista. L’ennesima
ragazza con cui usciva per divertirsi.
Magari io ero
l’ennesima ragazza che baciava. Magari,
non ero nessuno per lui.
-
Scusami… - Non potei fare a meno di camminare a
passo veloce. Fuggì nella foresta, lì dove potevo
vivere essendo me stessa quando
mi scontrai con un muro.
Con lo
sguardo severo, mi guardava quasi
arrabbiata.
- Sei davvero
una sciocca, Bella. Non ti facevo
davvero così debole – Mi disse.
- Sono
debole. E tanto. –
- No, non lo
sei. Se vuoi, puoi ottenere tutto ciò
che vuoi. Puoi averlo, lo so. L’ho visto qui. – Si
toccò la fronte.
- Sai che ti
dico? Mi hai dato fiducia! –
-
Così si fa! Vedrai, stai sicuro che tutto filerà
liscio. – Mi incitò Alice, piena
d’ottimismo.
Mi aveva dato
un po’ di forza che mi ci voleva per
tornare da lui.
Lo volevo.
Tutto.
Corsi verso
la casa di Edward, in periferia di
Forks.
La luce della
sua stanza non era ancora accesa, ma
avvicinatomi all’immobile, notai che l’auto
prestata per il ballo già era lì. Allora
lui c’era.
Mi
raggiunsero i pensieri di sua madre, che
parlava con lui.
“Edward,
figliolo, non tutte le ragazze capiscono
quando vuoi farle capire che ti piacciono. Sentimi, riprovaci. Sei un
bravo
ragazzo, vedrai che andrà meglio.”
“No,
mamma. Non penso di riprovare… La battaglia è
già persa prima di cominciare… Lei è
troppo complicata. E’ troppo enigmatica
per i miei gusti. Troppo misteriosa. “ Disse Edward, parole
che ascoltai
tramite i pensieri della madre che discorreva con lui.
“Io
ti direi di riprovare. Sai, mi sembra davvero
brava e carina. Adatta a te. E poi i suoi cugini sono anche
ricchi!”
“Che
centra la ricchezza, me lo spieghi? Non mi
piace per i suoi soldi. Mi piace per la sua semplicità.
Punto. Ed ora
preferisco andare su nella mia stanza, mi sento troppo
stanco.”
E
così… Gli piacevo. Anche tanto.
Come ero
stata cieca. Come sono cieca. Devo
rimediare al più presto.
Devo
riacquistare la sua fiducia. Devo
farlo.
Non posso
impedire al mio cuore di provare
qualcosa per lui.
Non posso
impedire alla mia sete di frenarmi se io
desidero lui. Non posso. Non lo
farò.
Devo andare
da lui. Devo fargli cambiare idea.
Ma non
stasera. Stasera contemplerò solo i suoi
movimenti.
Stasera
voglio vivere un po’ nel suo mondo anche
se forse non potrò mai farne parte.
Lo raggiungo
sulla mia solita postazione, l’albero
di fronte alla sua stanza.
Edward apre
la finestra, si sporge di fuori quasi
come se volesse buttarsi giù. Ma non lo fa.
Si porta le
mani agli occhi, se li strofina. Piange.
Piange per me.
Tra le
lacrime silenziose, percepisco una melodia.
Canta. Canta
e osserva le stelle.
I versi mi
sembrano molto familiari. Sembra quasi
parlino di qualcuno in particolare…
“E ad ogni
sguardo esterno perdo
l'interesse
e tanto ti amo
che per quegli occhi dolci posso solo stare male
e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole
perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso
quando allontanandoci sparisce dal tuo viso
e fa paura, tanta paura”
E’
questo ciò che pensi di me, Edward? E’ davvero
questo?
Sarò
ostinata, ma voglio aspettare ancora un
giorno. Dovessi perdere l’occasione della mia vita, la mia
esistenza sarà
lunghissima.
Voglio vedere
se davvero vale la pena. Se davvero non
devo cedere al mio istinto di ammazzarti e far prendere il sopravvento
alla
voglia che ho di baciarti. Alla voglia che ho di alitarti vicino al
collo.
Alla voglia
che ho di stringerti. Alla voglia che
ho di stare con te.
Aspetterò
domani.
Edward chiuse
la finestra appoggiando leggermente
le imposte, motivo che mi spinse ad intrufolarmi nella sua stanza non
appena si
fu addormentato profondamente.
Aprì
piano la finestra socchiusa ed esplorai la
piccola stanza.
Quella
stanza, seppur semplice e direi anche
anonima, mi ricordava una stanza che conoscevo a memoria
perché la vedevo ogni
giorno quando mi svegliavo ed ero malata.
Quella
stanza, sempre qui a Forks, era stata la testimone
della mia trasformazione.
Adesso
pensavo che quella stanza – la stanza di Edward
– fosse la stessa.
Non potevo
basarmi sul ricordo, non ricordavo
abbastanza della mia vita precedente.
Decisi,
però, di esplorarla., di vedere ciò che si
poteva toccare e osservare.
Volevo
entrare nel mondo di Edward per capire se
quel mondo era mai stato anche mio.
Cercavo di
distrarmi facendo questo, quando venni
attirata da Edward.
-
Bella… - Sussurrava. Stava sognando, forse. O
forse era un incubo visto che sognava me?
Mi avvicinai
a lui, passandogli la mano gelata
sulla sua guancia bollente.
Si mosse nel
letto, un po’ infreddolito, forse, e
mi prese la mano.
Vidi sul suo
volto un sorriso, cosa che non mi
sarei mai aspettata.
Che sapesse
che ero lì? Non credo.
Credo che
più che altro lo percepisca.
- Io ti amo,
Bella… Perché non mi credi? – Disse,
nuovamente perso nel sonno.
Visto che non
mi lasciava la mano, mi stesi
accanto a lui.
Il suo corpo
diffondeva calore nel mio e speravo
che non smettesse mai di riscaldare la mia pelle di marmo. Si muoveva
violentemente sotto le coperte, sembrava davvero essersi immedesimato
nel suo
sogno. Forse davvero sognava me.
Allora ti sei
innamorato. Edward, ne sei sicuro?
Guarda che
dopo non puoi tornare più indietro. Io
già ho perso la testa per te dal primo momento che ti ho
visto. Il tuo profumo
sarà la prima causa della mia morte.
Io…
non posso fare a meno di te.
Chiudo gli
occhi, mi sembra quasi di poter sognare
mentre immagino il domani.
Il domani in
cui voglio, anzi devo dirti ciò che sento.
Devo dirti io chi sono.
Devo dirti
che è stata una terribile bugia quella
che ti ho detto ieri sera.
Un raggio di
luce interrompe i miei pensieri.
Guardai la
sveglia sul comodino di Edward e mi
accorsi che erano le sei del mattino. Tra poco si sarebbe svegliato.
Mi alzai e
corsi alla finestra.
Non poteva
essere così quest’oggi. Non doveva
essere così.
Il sole.
C’era il sole.
Il mio grande
nemico aveva deciso di scendere in
campo e mi aveva messo i bastoni tra le ruote.
A domani,
dunque. Ancora un giorno.
Cerco di
farmi restare nella mente questo momento
finchè non lo rivedrò.
Do un bacio
veloce sulla guancia di Edward e lui
si alza di scatto giusto quando io sono già fuori la
finestra.
- Bella!
– Grida. Questa volta è cosciente.
Forse in cuor
suo sapeva che ero lì. Purtroppo
però, quello non era il giorno per farglielo sapere.
Nota: Come
al solito vi ringrazio delle recensioni, sono sempre contenta quando me
ne lasciate. =)
ringrazio
in modo particolare chi ha commentato l'ultimo capitolo, ed anche i 22
che mi hanno aggiunta ai preferiti *-*
Forse
questo capitolo è un po' breve, però non ho avuto
nemmeno oggi il tempo =_=
Baci
a tutti!
Al
prossimo capitolo, Yuna
*La canzone citata
è "E fuori è buio" di Tiziano Ferro
|
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Capitolo 8 *** Il tuo segreto... ***
La
mattinata fu calda
e afosa, un fattore strano per Forks.
D’altronde,
eravamo ad inizio primavera. Dovevo aspettarmelo. Dovevo decidermi
prima.
Edward mi amava ed
io… Io non potevo andare a chiarirmi con lui.
Non ero sicura di
amarlo, di sicuro non lo disprezzavo e di sicuro non avevo molta
intenzione di bere il suo sangue. No. La sua vita era troppo importante
per me.
Anche se il sole fuori
era leggermente brillante, decisi ugualmente di andare fuori scuola per
osservare i suoi movimenti, proprio come avevo fatto quella notte.
Dal parco di fronte
alla Forks High School, grazie alla mia vista affinata, riuscivo a
vedere chiaramente le classi che si trovavano lì accanto.
Dato che non potevo
leggere nel pensiero di Edward, sapevo solo che la sua ultima lezione
era biologia.
Chiaro. Era
l’unica lezione che aveva con me.
E, guarda caso,
l’aula di biologia dava sul parco.
“E se oggi
non c’è?” Mi ripetevo.
“No, deve
esserci. Ho voglia… Ho bisogno di rivederlo.”
Arrivai alla
conclusione che per riuscire ad incontrarlo avrei dovuto chiamarlo o
lasciargli un biglietto, dato che al sole non potevo espormi. Ma dove?
Idea! Bella Swan, tu
superi di gran lunga tutti con le tue idee.
Gli lascerò
un biglietto nella sua auto.
Avevo la cartella con
me, così scrissi in fretta e furia due parole;
l’ultima ora stava per scoccare.
“Edward, so
che forse non vorrai più rivedermi e che molto probabilmente
ti ho ferito ma… preferirei incontrarti. Oggi, domani,
quando vuoi. Non sai la situazione… Non la conosci.
Però…
sappi che qualcosa è cambiato.”
Bella
Conciso. Veloce.
Soprattutto, vero.
Poche parole che
esprimevano i miei o quasi veri sentimenti.
Cosa ti è
successo, Bella Swan?
Fino a poche settimane
fa non avresti nemmeno visto in faccia un semplice ragazzo. Ed oggi,
che fai? Gli parli anche. Lo baci quasi.
Vedo alcune ragazze
che camminano allegre con i libri sottobraccio; il sole le illumina
debolmente la pelle rosea e i capelli chiari, mentre discorrono per
dirigersi alla prossima lezione.
Sarebbe bello poter
camminare così e passare inosservata.
Vorrei essere anche io
una persona normale per una volta.
“Lo conosci
Edward Masen, del terzo?” fa una delle ragazze ad una tipa
bionda che mi sembra aver già visto in qualche lezione.
Dovrebbe chiamarsi Angela Weber.
“Si, certo.
E’ con me in filosofia.” Risponde la ragazza.
“Hai visto
com’è carino? Dovrebbe essere libero.”
“Ma come?
Non stava uscendo con la nuova, la cugina dei Cullen?”
“Sai, mi
pare che lei gli abbia dato buca e sia uscita con un altro. Ci
penserò io a consolarlo!” fece Jessica,
l’altra ragazza, spacciata e anonima come l’avevo
vista il primo giorno di scuola.
Angela sembrava
impassibile, quasi noncurante, al che le due si diressero lontano da
dov’ero io.
Da lontano, poi, lo
vidi.
Edward stava uscendo
dall’edificio numero 3 con passo disinvolto e con
l’aria di sempre: timido e riservato ma anche simpatico e
dolce.
Istintivamente, mi
sporsi verso l’unico albero che mi separava da lui.
Feci un rumore assurdo
perché non notai alcuni rametti che erano davanti ai miei
piedi e che mi fecero cadere seduta stante sul manto d’erba.
“Cavolo,
Bella! Non potevi stare più attenta? Potrebbe accorgersi di
te!”
In un istante, dato il
grande rumore che avevo causato, Edward si girò verso di me.
Ero ancora intenta a
levarmi i rametti dai piedi, che non mi accorsi che ormai
già era ad un metro da me.
- Bella! –
Chiamò.
Alzai lo sguardo ed
incontrai subito il suo. Nei suoi occhi vedevo gioia, speranza.
- Mi fa piacere
vederti qui. -
- Ehm –
Dissi, ancora occupata con i pezzetti di albero.
- Stai andando a
biologia? –
- No. Oggi sono
assente. –
- Ah. Ecco
perché non ti ho vista a mensa. –
Se mi avresti visto a
mensa mi avresti fatto nascere ancora di più lo stimolo di
mangiarti… Devo finirla con le allusioni al cibo.
- A dire il vero, sono
qui per darti una cosa. – Dissi.
- Mh. –
- Ecco. –
Gli porsi il piccolo bigliettino. – Sono poche righe. Se le
leggerai, mi farà piacere. Se preferisci stracciare il
foglio, non opporrò resistenza –
Avrei voluto dire
“Se lo strapperai, strapperai anche il mio
cuore…”.
- Lo
leggerò dopo. Ora scusami ma devo andare. -
- Edward –
lo chiamai.
- Si? –
- Promettimi che lo
leggerai. Ci tengo. –
Annuì e
camminò a passo veloce verso l’altro edificio.
La lezione
passò velocemente, riuscì però ad
intravedere prima che Edward uscisse, un gruppetto di ragazzi e ragazze
che stavano discutendo di qualcosa.
Edward era tra loro,
c’era anche quella Jessica Stanley e Mike Newton.
Sintonizzai le mie
orecchie sulla loro conversazione.
“Bhè,
allora? Quando vogliamo incontrarci?” Chiese Mike al gruppo.
“Per me va
bene sabato prossimo. Però dobbiamo far tardi, ci
conto!” , fece una moretta con gli occhi blu che sembrava
fissare Tyler, un altro ragazzo che vedevo spesso.
“Okay.
Jessica, per te va bene?” Disse Mike, rivolto a Jessica la
smorfiosa.
Jessica, che era molto
vicina a Edward, guardò prima lui negli occhi con faccia da
trota lessa e poi gli poggiò una mano sul braccio, a
mò di stretta.
“Edward, tu
quando preferisci?” Gli chiese.
“Quando
volete. Non ho impegni questa settimana.”
“Va bene.
Allora sabato va bene. Ci vediamo tutti alle dieci in punto al centro
di Forks, poi andremo a Port Angeles e mangeremo tutti insieme sulla
spiaggia che c’è lì! Il meteo ha
annunciato bel tempo e soprattutto gradi alti! Quindi mettetevi il
costume sotto, potrebbe darsi che abbiamo
l’opportunità di farci un breve bagno!”
Disse Mike, tutto entusiasta.
Tutti fecero di
sì con la testa ed uscirono dall’aula.
Edward si diresse
subito alla sua Volvo, veloce, con passo quasi felino.
Si guardò
attorno, vide per alcuni secondi la gente attorno a sé e poi
si decise a leggere il bigliettino.
Lesse veloce, poi, lo
buttò per terra ed entrò in macchina e come un
lampo fu subito via.
Andai via
anch’io, con una piccola speranza che assieme al foglio
gettato via non sarebbe stata anche così la fine del nostro
rapporto.
Tornai a casa e vidi
un Alice festosa.
Appena mi vide mi
disse – Tre, due, uno…Vai! – Sul vai
squillò il telefono.
- E’ per te
– mi disse Jasper, passandomi il telefono.
- Pronto? –
feci.
- Bella, sono Edward.
–
- Ciao –
- Senti, ho letto il
messaggio… Vorrei che ci vedessimo stasera. –
- Stasera? –
chiesi.
- E’ un
problema? –
- Affatto. Va bene
alle sette? -
- Benissimo. Ti
passerò a prendere io. –
- Okay. A dopo
–
- Ciao – E
chiuse il telefono.
Alle sette…
tra due ore… Edward… Io…
Appuntamento… Stop.
- Evviva! Bella
uscirà di nuovo con Edward! – Urla Alice, tutta
festosa.
Che fosse a conoscenza
di qualcosa di cui io ero ignara? Penso di sì.
- Bella – mi
fece – Fai attenzione alle sei e trenta alla via che porta
qui… Edward… -
- Edward, cosa?
Dimmelo Alice! –
Alice, prima con il
volto solare. Adesso con lo sguardo un po’ smorto.
- Farà un
incidente. La sua macchina si fermerà e lui
uscirà dall’abitacolo. Un’automobile a
fari spenti non lo riconoscerà e lo investirà
seduta stante e… -
- No! Non lo
permetterò! E poi incidente implica sangue…No! Ho
tempo? Dimmi di sì, per favore! –
- Hai appena dieci
minuti. Lui svolterà l’angolo e ci sarà
quest’ auto. Ti consiglio di seguirlo durante tutto il suo
tragitto. –
Edward potrebbe
morire. Edward potrebbe sanguinare dopo l’impatto. Bella non
potrebbe più assaporare l’odore del suo dolce
profumo. No. Bella non può permetterlo.
E così,
senza pensarci due volte, cercai di rintracciare Edward e la sua auto.
“Per favore
fa che sia ancora in tempo”, mi ripetevo.
Correvo più
veloce del solito, attenta con la mia goffaggine a non cadere nel sasso
più piccolo, o nella pozzanghera più vicino.
Ero quasi affannata,
se fossi stata umana di sicuro avrei sudato.
Di Edward non
c’era nessuna traccia.
Ero riuscita ad
arrivare a metà strada, conscia che già era
uscito dalla sua abitazione perché la sua auto non
c’era. Stavo correndo come un’ossessa, quasi come
una persona che ha paura di perdere un treno. Si, il treno verso la
felicità, direi…
Penso che sarebbe un
dolore terribile se dovessi perderlo.
Improvvisamente, nel
buio della foresta, sento un rumore di pneumatici
sull’asfalto.
E’ dolce,
non violento, e striscia sull’asfalto quasi come
l’archetto sulle corde di un violino.
Corro nella direzione
opposta alla mia, verso sinistra, e lo vedo. E’ vivo.
Supero di gran lunga
la sua auto, restando sempre nascosta tra la coltre degli alberi, e
raggiungo il bivio maledetto.
Impassibile e
impavida, mi piazzo sull’orlo dello stretto marciapiede
aspettando l’auto assassina.
Dopo circa due minuti,
Edward arriva.
Proprio come aveva
avvertito Alice, la macchina di lui si ferma.
Scende
dall’auto, lento ed incurante della strada incustodita su cui
cammina.
Và verso il
cofano, alla ricerca di una gomma e ritorna subito con
quest’ultima tra le mani.
Un rumore di gomme.
Eccola, sta arrivando.
Da lontano posso
intravedere bene la sagoma dell’altra auto, l’auto
assassina.
“Bella,
calma. Fai credere all’altro conducente che ha frenato in
tempo. Fai meno danni possibili ma salva lui.” Mi dicevo.
La macchina si
avvicinava, finchè quasi non era vicino a lui.
Quando fu a meno di
cinque metri, corsi. Andai vicino a lui, sprezzante di ciò
che poteva pensare, e lo strinsi forte a me.
Cademmo a terra, avevo
una mano stretta con cui mantenevo la macchina affamata di corsa che
stava per investirlo. Poi si fermò.
Il conducente scese e
ci vide lì, abbracciati, quasi sorpreso.
- Oh mio Dio! State
bene, ragazzi? -
- Io, io…
Bene. – Disse Edward, con lo stesso stupore
dell’auto killer. Mi guardò confuso, quasi
meravigliato che io fossi lì e che lui fosse tra le mie
braccia.
- Anche io –
Risposi freddamente.
- Ma…
Ma… Ho sentito un grosso schianto sull’auto!
Pensavo di aver colpito qualcuno! – Si rivolse
all’auto, guardando il parafango. Non me n’ero
accorta, ma c’era una netta impronta lì sopra.
La mia mano... La mia
piccola mano era stampata sulla parte anteriore dell'auto.
Edward, come l'anziano
conducente, guardò proprio lì dove non volevo che
vedesse.
- Ragazzi, se state
bene allora io andrei -
- Si figuri, va tutto
bene - Dissi, con finto tono amichevole.
- Solo che...
C'è questa strana impronta che prima non avevo notato...
Sembra quasi la mano di una persona... Mha... Mi starò
sbagliando... arrivederci ragazzi -
"Non accendere il
furoco, per carità! Non ero ancora pronta per rivelarglielo!"
Nemmeno il tempo che
il conducente se ne andò, Edward si rialzò mentre
io rimasi per terra, assorta nei miei pensieri.
Mi toccò
piano la spalla, poi mi tese una mano per aiutare ad alzarmi. Come se
io non ce la fecessi...
- Ti prego... Ho
capito... - Mi disse, gli occhi quasi tristi.
- Non qui. Da un'altra
parte. -
- Sali in macchina. -
- E la ruota? -
- Non serve. Mi ero
fermato perchè avevo paura di non aver portato una cosa. -
- Cosa? -
- Sali in macchina e
poi lo vedrai. -
La
curiosità mi attanagliava sempre. Ancora di più
con un tipo misteriso come lui.
Edward, dai, dimmi
cos'è... Bella, ci sei? Ha detto che ha capito.
Cosa avrà
mai capito? Sarai costretta a rivelarglielo, mi sa...
Salì in
macchina, Edward accese il riscaldamento... Come se ne avessi bisogno.
- Guarda che ho capito
- Disse.
- Ho capito che tu...
non sei come me. -
Fui sbalordita. Da
cosa l'aveva capito?
- Cosa? -
- L'ho capito, sai.
Sei gelata. Sei praticamente un pezzo di marmo. Oggi c'era il sole. -
- E allora? Cosa
vorrebbe dire? - Feci la finta tonta.
- Bella, lo sai meglio
di me. Avevo già sospettato qualcosa, e dopo le storie di
mio nonno adottivo, bhè... Ho avuto conferma. -
- Tuo nonno? Lo
conosco? -
- Io credo di
sì. Si chiama Charlie Swan. -
Charlie Swan... Mio
padre? Aspettai la sua risposta che non si fece attendere.
Cosa centrava Charlie,
a patto che fosse lui?
Avevo ancora di
più voglia di indagare nell'oscura testa di Edward.
Nota:
Ciao ragazzi! Ed eccomi nuovamente qui! Scusate la pausa, ma ho dovuto
studiare. u.u
ringrazio tutti coloro
che mi hanno commentato e chi ha aggiunto la storia ai preferiti,
grazie *___* Devo ancora finire di studiare filosofia, vi
lasciò questo capitolo sperando che sia di vostro
gradimento. Grazie per il vostro appoggio, tornerò presto
tranne causa studio a postare il prossimo capitolo!
Yuna
|
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Capitolo 9 *** ...lo scoprirò! ***
- Charlie? -
- Si. Proprio lui. Oggi ha 94 anni. -
- 94? Che vita lunga. - Non pensavo che mio padre - amesso che il
Charlie di cui Edward parlava fosse lui - avesse vissuto
così a lungo.
Non che lo volessi morto, s'intende, ma la cosa mi meravigliava
abbastanza.
- Ha avuto una vita davvero burrascosa... E' stato un militare nella
seconda guerra mondiale e quando è tornato a casa dalla
moglie e figlia non c'era nessuna delle due ad aspettarlo. -
"E' lui, Bella. E' lui." Charlie è andato in guerra mentre
io e la mamma vivevamo a Phoenix, quando lui è tornato
Reneè era già morta ed io, io ero già
come adesso.
Non mi sarei mai potuta prendere cura di mio padre. Piuttosto l'avrei
ucciso precocemente, accecata dalla sete.
Edward guidava come un pazzo, noncurante di tutto ciò che ci
circondava e dei probabili semafori.
Cercai di cambiare discorso parlando d'altro. Della sua guida per
esempio.
- Ehm... Non ti accorgi di esagerare? -
"Se non vai più piano ti spacco la faccia..." Pensavo, al
contrario. Ma subito mi corregevo.
"Non posso spaccarti la faccia, anche se vorrei. Il tuo viso mi farebbe
restare in colpa se lo sfregiassi."... Bha, non avevo mai visto questo
lato di Bella.
Bella che si preoccupa di un volto? Ma stiamo scherzando?
Bella, pensaci. Perchè te ne preoccupi? Non ho voglia di
sentire la risposta.
Edward mi guardò, le mani fisse sul volante e il piede che
non si staccava dall'accelleratore.
Mi fece un sorriso enorme, poi mi disse - Tanto so che non ne soffri.
Puoi fermare una macchina, forte come sei. - e ridacchiò
sottovoce.
Per tutta risposta, girai la faccia verso il finestrino, ammirando
l'oscuro panorama che si muoveva all'esterno.
"Perchè non lo rispondi? Perchè lo ignori?"...
Qual'è la risposta a tutto questo? Vuoto.
Vuoto come la sua mente ma forte come la voglia di rivelargli tutto.
Avrei potuto, ma non lo ritenevo ancora necessario.
"Ma Bella, lui conosce Charlie. Ha detto anche che è suo
nonno adottivo. " Embè? Cosa centra?
Charlie non può sapere tutto. Charlie non ti vede da
più di cinquant'anni.
Mi stesi, la testa appoggiata sul sediolino e le mani congiunte sulle
gambe. Chiusi gli occhi e cercai di spegnere anche il cervello.
Vogliosa di estraniarmi un po', non mi accorsi che intanto eravamo
arrivati a destinazione.
Un piccolo tocco, impercettibile, quasi il tocco di un angelo, mi
'svegliò' dai miei pensieri.
Sussultai, smisi di respirare e mi trovai due grandi occhi verdi a
pochi centimetri dal mio viso.
- Scusa - mi fece - pensavo ti eri addormentata. Non si fa, eh! E' mal
educazione verso il tuo partener! -
Partner? Ehm, ehm... Vorrei capire questo ragazzo dove si va a cercare
queste espressioni...
Io non sono la sua partner. Non lo sarò mai.
O forse... No, no Bella. Fai tacere i tuoi pensieri estremi.
- Ero sovrapensiero. -
- Pensavi a qualcosa di bello? - Mi domandò, gli occhi che
brillavano di luce propria.
- No - risposi - pensavo che è una bella serata - Bugia.
"Si, Edward. Pensavo a quanto avrei voglia di starti accanto. E anche
quanto duro questo fosse, se diventasse realtà."
Ti sto riempendo di bugie, scusami.
Se faccio così è perchè non voglio che
tu rischi a causa mia. Non voglio che tu possa rischiare.
- Dai, che si fa tardi -
- Va bene - risposi, quasi come se l'affermazione di Edward fosse un
ordine.
Mi aprì la portiera, veloce e agile come sempre.
La cosa che non mi aspettai, fu che mi offrì la mano.
- Prego, signorina - mi disse, il sorriso sprigionava luce di
felicità.
Si divertiva, lo sentivo. Anche se non potevo effetivamente sentirlo
nel suo cervello.
Uscì goffamente, quasi caddi perchè stavo per
inciampare con il piede in un piccolo fossetto della strada.
- Attenta, Miss Swan. Se si farà male poi mi
maledirò -
- Ti maledirai? - Un po' di humor non fa male a nessuno - Sembra che
stai avendo a che fare con una creatura paradisiaca! -
Altro che paradiso, Edward.
Se sapessi in realtà con chi esci, fuggiresti via da
Forks... Divertente stare assieme ad una creatura dell'inferno, eh?
Apparte che tutto questo mondo infinito esista.
- Si. Non voglio che tu ti faccia male. - Stranamente,
arrossì. Mi fissò negli occhi: lo sguardo
più dolce che avessi mai visto.
Poi lessi l'insegna.
"RISTORANTE ITALIANO"
Ah. Bene. E adesso?
Rimasi ferma, immobile. Edward mi fissava ancora, stupito.
-Bella? -
- Ehm, scusami -
- Pensavi di nuovo? -
- Si. Anche quelli che dall'aspetto non sembrano possedere
un'intelligenza madornale pensano. -
Scoppiò a ridere.
- Cos'hai da ridere? -
- Se tu ti reputi stupida, allora non so le persone intelligenti dove
siano! -
- Ah. Ah. Ah. Vabbè, comunque ti informo che sono a dieta,
io non mangio la cena. -
Sbuffò.
- Per favore... E' inutile che ti nascondi, lo so. Entriamo dentro, poi
se vorrai, mi spiegherai tutto. - Sorrise.
Il suo sorriso mi convinse che potevo contare su di lui.
Questa volta mi offrì il braccio, che accettai mio malgrado.
Eppure, mi dava un calore immenso... Non solo il suo corpo.
Entrammo nel ristorante.
Un luogo accogliente, molti tavoli erano appartati e molti erano
disposti al centro della sala in modo ordinato.
Appena entrammo, si scatenò il putiferio.
Aspettate. Si scatenò il putiferio nella mia testa.
Uno che diceva "Vi prego, chiamatemi un'ambulanza, è da
infarto!"... La solita canzone.
Un altro pensava "Certo che è fortunato, eh. Pensando a chi
è seduto accanto a me, mi ucciderei." Vicino all'uomo c'era
una donna; forse bassa, senza forme, con il seno piatto e con del
trucco che a stento conteneva i suoi brufoli enormi e le sue
imperfezioni.
- Vado a cercare il cameriere - Mi disse Edward, non accorgendosi che
stava arrivando dalla direzione opposta alla sua.
Nemmeno lui si escluse da questi compimenti impliciti.
"Oh, mamma! Sarà la più bella ragazza che viene
qui da tempo!"
Con fare galante e con finta ostentazione di forza fisica, visti i
muscoli che si intravedevano dalla sua camicia bianca, filtrava con me.
Lui filtrava, da solo. Non aveva ancora capito che a me non interessava.
- Salve, signorina? -
Accennai uno dei miei sorrisi falsi.
- Swan -
- Prego, io sono Jack, sono il mètre di questa sera. E'
sola? -
"Se sei sola dopo magari ci andiamo a prendere una birretta..."
Ripeteva nella sua mente.
- No, non è sola - rispose Edward, lo sguardo incendiato e
il tono di sfida.
- Mi scusi. Ha prenotato? - disse il cameriere con finto buonismo nei
confronti di Edward.
Se l'era davvero presa per non aver fatto colpo su di me! Ed io che me
la ridevo sotto i baffi.
Non smettevo di ridere, che anche Edward si insospettì
quando arrivammo al nostro tavolo, in un luogo appartato del locale.
- Posso partecipare alla risata? -
- E quello che pensava di poter uscire con me - continuai, ridendo
quasi a crepapelle - già iniziava a fare pensieri spinti! -
- Cosa? Io vado lì e gli rompo la testa a quello
lì! Ma tu come fai a saperlo cosa pensava? -
"Mannaggia a te che non chiudi mai la bocca!" Ora devi dirglielo. Su,
dai.
Con lui il vostro segreto è sotto chiave. Dai che lo sai,
dai che lo senti. E' lui quello giusto.
Rimasi in silenzio per più di un minuto.
Fissavo la tavola, mentre giocavo con un tovagliolino di stoffa.
Poi Edward mi prese le mani e le strinse forte con le sue.
Sentì un brivido che mi percorse la schiena in salita e che
arrivò su fino al cervello.
Chiusi gli occhi, quasi per godermelo.
- Bella - disse, esitante - so che non vuoi dirmi nulla ma... sappi che
io so già tutto. Lo so. So a cosa vado incontro, credimi.
Voglio rischiare. Ma se non sei tu che per prima ti apri, è
difficile dialogare... -
Alzai lo sguardo. Basta indifferenza. Basta silenzio.
Che Edward conoscesse mio padre era una garanzia più che
valida per fidarmi di lui.
- Io... Io sai che non sono... -
- Si, lo so. Charlie mi ha detto tutto. Lui sapeva. Lui conosce chi ti
ha trasformata, tua madre prima di morire gli aveva lasciato un
biglietto -
Rimasi sbalordita, anche lui se ne accorse. Charlie sa?
- So che sei stupita. Ma credimi, è così. -
- Ma... come? -
- Sai che i nonni raccontano sempre storie ai propri nipoti... Anche i
nonni adottivi... Bhè, Charlie mi raccontò una
storia del genere quando avevo tredici anni. Lo ricordo bene: mia madre
era a lavoro e anche mio padre, così ero solo a casa con mio
nonno, con Charlie. Lui era sulla soglia dei novant'anni, non vedeva e
non camminava bene, però sapeva raccontare storie. Nella
quiete più perfetta, mi chiese se volevo sentirne una e mi
parlò della sua famiglia. Della sua prima moglie, della sua
prima figlia. Ricordo nomi e persone come se fosse ieri.
Reneè e Isabella. Anzi, Bella. Bella Swan. Mi
raccontò di amare molto sua figlia, ma che per strani casi
al suo ritorno dalla guerra, Bella non era più a casa. Poi
trovò un biglietto lasciatogli da Reneè. Gli
diceva qualcosa come... "Sta bene, è diventata come loro"...
cose del genere. E lui mi disse che sapeva che la figlia era ancora
viva e vegeta -
- Io... -
- Si, tu. Lui non si è mai dimenticato di te. - Sorrise.
- E poi, come ha fatto a...? -
- A sapere di te? Intuito. Puro intuito. Parlavo per caso con mia madre
di te che lui mi chiamò accantò a lui chiedendomi
di rievocare questa piccola storia, per vedere se la ricordavo. Poi,
quello stesso giorno, mi fece vedere alcune foto che aveva in un
piccolo libretto che portava nel portafoglio. Non ti meraviglierai di
sapere che in quelle foto... -
- C'ero io. -
- Esattamente. E' da lì che ho capito. -
- E... Non ti incuto paura? -
- Per niente. -
- Non vorresti scappare, adesso? -
- No. -
- Vorresti fare qualcos' altro, allora? - dissi ironicamente, cercando
di indurlo a fuggire, quasi. - Non ti incuto niente? -
- Altro che incutermi qualcosa. Avrei seriamente voglia di baciarti. -
Rimasi di sasso. E adesso?
Notine
a piè di pagina: Ringrazio Locke, Midnight
Dream, pazzerella_92, Only_a_Illusion, gold
eyes, momob che mi hanno recensito, come
al solito vi sono grata perchè mi state seguendo dall'inizio
di questa nuova avventura *___* e ai 32 che l'hanno aggiunta ai
preferiti!
Grazie anche a te che leggi ma che non commenti... hihi mi fa sempre
piacere un opinione... ^^
Ragazze, da domani posterò con più
regolarità perchè la scuola è seggio e
non andrò per alcuni giorni XD...
Un bacio a tutte! :*
Yuna
|
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Capitolo 10 *** Chiarimenti ***
"Anche io
vorrei baciarti... No. Io vorrei morderti, Edward."
Vorrei saltarti addosso e toglierti il respiro.
Vorrei strisciare la mia lingua intrisa di veleno sul tuo pomo sottile,
per poi infilzare i miei canini nella cavità del tuo
collo... Quale sublime emozione.
Ma la mia attrazione al tuo corpo, quasi come se tu fossi il mio polo
opposto, mi induce solo a voler assaggiare le tue labbra carnose.
Le voglio. Le desidero.
- Scusami, - riprese - sono convinto che in questo momento penserai che
sono stupido. -
- Perchè? - Chiesi, quasi con il dubbio che potesse
ascoltare i miei pensieri.
- Non sono affatto galante. Dire ad una ragazza che vorrei baciarla
è davvero esagerato... Devo imparare a stare in silenzio! -
Scoppiai a ridere istericamente. Ma che cose va a dire!
"Non devi preoccuparti, perchè io ti vorrei addirittura fare
dell'altro..." Okay, Bella. Stop con i pensieri osceni.
E' strano come quando sto con lui passi velocemente da "Vorrei
ucciderti" a "Vorrei farti dell'altro" - senza che entrino in gioco i
canini, s'intende.
Iniziò a sorridere anche lui, che trasportato dalle risate
mi prese la mano.
Per un breve ma intenso istante, i nostri occhi furono gli uni negli
altri quasi come se fossero intrecciati.
I suoi sembravano più lucidi, quasi brillavano. I miei erano
come al solito... Dorati.
Era fermo, non osava rompere il contatto prodondo che si era creato tra
di noi, quando fu richiamato alla realtà dal cameriere.
Tho, il cameriere di prima.
"Che fortuna! Il capo mi ha dato proprio il tavolo migliore! Ma come
fai a stare con uno così, me lo dici? Non sono meglio io?"
I soliti pensieri sciocchi e inconcludenti.
- Cosa posso portarvi? - Chiese, guardando Edward con occhio di sfida.
- Per me un piatto di linguine, grazie - disse Edward, il tono
più tagliente che mai. - E per te, tesoro? -
Ehm... Bella, ci sei?
- Si? - Chiesi, un po' sorpresa da quel nomignolo.
Tesoro, io? E se io sono un tesoro allora Lucifero è il
più docile delle fiere!
- Cosa le porto? - Chiese nuovamente il cameriere, sfoderando uno
sguardo da pesce lesso, tentando nuovamente di far colpo.
- Nulla, grazie. Anzi, no. Vorrei dell'acqua. -
- Vi serve dell'altro? -
- Si, solo un'altra cosa... E' possibile che ci serva un altro
cameriere? - Chiese Edward.
- Cosa? - Disse il mètre, gli occhi a dir poco sbalorditi.
- Sa, io e la mia ragazza vorremmo qualcuno di più
discreto... -
- Come vuole. - Mentre girava i tacchi, notai che il suo volto divenne
rosso fuoco.
Sciocco.
Bella... Aspetta. Riorganizza nel tuo cervello le informazioni.
Prima Edward ti ha chiamata tesoro.
"Bhè, era per far andar via il cameriere, chiaro." Non penso
che avesse realmente voglia di chiamarmi così.
Poi ha detto che sono la sua ragazza.
"Ancora per far andar via il cameriere, Bella. " Mi ripetei.
Era ancora troppo presto per dire che "scherzando a volte si dice la
verità che non si ha il coraggio di dire apertamente".
No, non sarà di certo così... E' da quando ho
notato il tuo attaccamento che lo ripeto...
"Non puoi innamorarti di un mostro, Edward..."
Oppure puoi? Sono troppo, troppo confusa.
- Ha pensato a qualcos'altro di poco decente, prima? - Mi
domandò Edward, alquanto curioso e un po' impaziente.
"Bhè, se ti riferisci a quelle quattro, massimo cinque volte
che mi ha immaginata senza nulla addosso, allora no, Edward. Nessun
pensiero sconcio."
- Ehm... Solo una volta. - Mentiì.
Edward chiuse le mani a pugno, quasi come se volesse dare un colpo sul
tavolo, e strinse forte i denti.
- Se lo trovo, all'uscita... -
- Edward, calma. E' sempre successo, ci sono abituata. - Gli poggiai
una mano sulla spalla, decisa, per cercare di calmare la sua ira.
Riaprì le mani normalmente e mi sorrise, mi
guardò velocemente negli occhi e poi sospirò,
guardando per terra.
- Sai com'è... non ho mai sopportato violenza del genere
sulle donne. E' peggio di quella fisica. -
- Ah. Comunque non preoccuparti. E' usuale che accada. -
- Va bene. - Disse, forse un po' triste.
Poi al tavolo arrivo il nuovo cameriere.
Ah, mi sbagliavo... Cameriera. Sexy, alta e mora da far paura.
Edward alzò subito gli occhi quando la vide, ma, al
contrario di molti ragazzi, la guardò come una persona
normale.
Aspettate... Intendo senza sbavare.
Sembrava fosse quasi sminuita la sua bellezza nel modo in cui lui la
guardava mentre la ringraziava per la portata appena servita.
Io, per mia risposta, la guardai con indifferenza, mentre si
allontanava dal tavolo.
Lei per fortuna aveva risparmiato i pensieri osceni.
Mi bloccai per un po', fissando il vuoto e pensando, quando Edward mi
richiamò all'attenzione.
- Bella, ehi? -
- Chi, la cameriera? - Dissi, per provocarlo, facendo finta di non aver
capito bene.
- Veramente ho detto "Bella, ehi." E comunque non arriva nemmeno alla
tua bellezza. - Rispose, spavaldo e con il sorriso sulle labbra.
Non risposi e lui iniziò a mangiare ogni piatto che gli
portarono.
Io, per niente affamata poichè nel pomeriggio ero andata a
fare la mia caccia settimanale, lo osservai in goni suo movimento.
Parlò a stento, tra un boccone e l'altro, solo per chidermi
le solite cose.
"Hai mai mangiato il nostro cibo?"
Oppure... "Dormi la notte? ; cose che magari Charlie non gli aveva mai
rivelato.
Andò avanti così, finchè lui non
chiese il conto ed uscimmo in strada in direzione della sua automobile.
Mi aprì la portiera... Una cosa umana che mai nessuno aveva
fatto per me.
Anche se piccolo, e forse insgnificante, per me significò
molto.
- Prego, - mi disse, con solito sorrisino stampato sulle labbra.
Sembrava davvero felice di stare con un mostro.
Una volta entrati in macchina non mise subito in moto ma
mostrò forte la voglia di conoscere il mio passato.
- Allora... Appurato chi sei... Mi piacerebbe... -
- Te lo dico adesso così mi levo un peso dallo stomaco. -
- Spara. -
- Conoscendo Charlie, sai che è un po' anzianotto.
Bhè, io lo sono di più. -
- Quando sei nata? -
- Nel 1931, a Forks, Washington. -
- Uhm... Per essere una settantaseienne devo dire che ti porti davvero
bene i tuoi anni! - Sogghignò. Lo capì anche
nell'oscuro abitacolo della macchina.
- Stupido! - Gli diedi un gancio sul braccio destro, piano altrimenti
gli avrei fatto di sicuro del male, e risi come un'ossessa.
Era troppo divertente!
- Davvero, per me ti porti davvero i tuoi anni. -
- Bhè, grazie. - Se fossi stata umana sarei di sicuro
arrossita.
Poi mise in moto.
Percorremo quelli che a me sembravano due o tre km, poi mi rivolse
nuovamente la parola.
- Ti prego, non mi mangiare - Disse, il tono leggermente impaurito.
- E perchè dovrei farlo? - Risposi, pensando che in effetti
non mi sarebbe dispiaciuta l'idea.
Risi sotto i baffi.
- Ti sto portando da Charlie -
- Ah, Charlie. - Sospirai. Era davvero strano rivedere il proprio padre
dopo anni ed anni di lontananza.
- Ti dispiace? - Chiese, il tono un po' strano... quasi dispiaciuto di
aver fatto qualcosa di sbagliato.
- No. Come dire, è... Strano. -
- Bhè, si. -
Arrivammo subito a casa di Edward.
Lui, cercando di essere veloce, venne a riaprirmi la portiera e mi
offrì la mano.
- Grazie -, risposi con tono freddo, quasi pensieroso.
Non lasciò la mia mano per tutto il breve tragitto da
lì alla porta di casa Masen/Swan, dovrei dire.
La sua mano era gelata, un po' intropidita, perepivo delle strane
vibrazioni miste di paura o emozione, non saprei dirlo con chiarezza.
Suonò il campanello tenendo la sua grande mano nella mia.
Questa volta aprì un uomo.
Alto, moro e sulla quarantina come sua madre. Aveva gli stessi occhi
verdi di Edward.
- Oh, ciao Edward. lei dev'essere... -
- Bella. - Disse lui.
- Entrate, il nonno è di là -
Che sapesse anche lui?
L'uomo si allontanò, dirigendosi verso le scale che
portavano al primo piano.
Bloccai Edward, dovevi chidergli una spiegazione prima di proseguire.
- Ma anche lui sa...? -
- No, non sa nulla. Pensa che dobbiamo fare una ricerca sui veterani di
guerra. -
"Fiuh. Non mi va che altri sappiano del mio passato."
Ricominciammo a camminare, lenti, quasi come se dietro l'angolo ci
fosse il pericolo più grave di questa terra.
Poi, entrammo nel salone.
Era come lo ricordavo... Piccolo ed arredato di pochi mobili, con un
camino in fondo alla sala.
E lo vidi.
Era seduto su una poltrona rossa, i capelli ormai bianchi e corti lo
rendevano strano ai miei occhi.
Eppure, dietro quelle grosse sopracciglia e quella posizione a cui non
ero mai abituata, riconobbi mio padre.
Indugiai piano, fino ad arrivare al divano accanto a lui.
- Torno dopo, Bella - Disse Edward, che scomparve dietro di me
chiudendosi la porta della sala alle spalle.
Nessuno dei due osava parlare.
Eravamo proprio così uguali... Nemmeno mio pare era un gran
chiacchierone.
Preferiva tenersi le cose per sè. Proprio come me.
Improvvisamente, la sua voce roca e che sapeva di "antico",
parlò.
- L'ho capito da quando sei arrivata che eri tu - Disse, la voce un po'
rotta - L'ho sempre saputo. -
- Ma come...? -
- So chi ti ha reso così, figlia mia. Tua madre mi
lasciò un piccolo biglietto, in cucina. Mi scrisse che aveva
chiesto ad un amico comune di farle una favore... Di salvare sua
figlia. E così, non appena lo lessi, capì di cosa
si trattava. -
- Tu... Quando sei tornato? Ricordo che... la mamma... era sempre
così triste e stava sempre affacciata sperando che tornassi
dalla guerra ma... non l'hai fatto. - Dissi, in tono freddo e
indifferente.
- Credimi, lo so. Ma il problema è che c'era troppo da fare
al fronte e non potevo tornare, no. Decisi di proteggere più
gente del dovuto, ne sono consapevole, so di avervi abbandonate per
troppo tempo. -
- Sta di fatto che non hai mai avvertito. Ne una lettera, ne un
telegramma. Non hai mai fatto nulla... Pensavamo fossi morto... -
- In effetti, morto lo ero. Tornai nel 1947, a dicembre, felice di
rivedervi e di rirtrovarvi ma... Trovai una moglie morta ed una
figlia... Diversa. Ero solo, senza nessuno. Credimi, Bella, avrei
voluto cercarti, ma non sapevo come. - Disse tutto d'un fiato. Sembrava
realmente dispiaciuto di non avermi potuto cercare.
- Va bene... -
Ci fu un silenzio assurdo, silenzio in cui io fissavo lui e lui fissava
me, senza emettere alcun suono.
Poi, ripresi - Allora, dopo cos' hai fatto? -
- Dopo? Dopo fu più dura del previsto. Restai qui, in questa
casa, che non è cambiata mai da quando ci vivevamo. Poi,
conobbi Catherine. -
- Ehm? -
- La madre di Elizabeth, la madre di Edward. -
- In Catherine ritrovai l'amore, la gioia che mi avevate dato tu e tua
madre. Con lei ebbi due figli. Elizabeth e Charles. -
Allora io ero... vediamo un po'... Se la madre di Edward era mia
sorella, io ero la zia di Edward.
No! Le cose vanno sempre nel modo sbagliato...
- Bella, ti ho sempre voluto bene, credimi. Non ti ho mai dimenticata.
Guarda -
Mi porse un ciondolo che aveva in tasca... Era strano,
sembravagià lo conoscessi.
Lo aprì, e dentro mi riconobbi.
C'era una mia foto di quando avevo diciassette anni, ero la stessa di
adesso, solo un po' più antica.
- Sono... Io - Dissi, con voce flebile.
Di colpo, non so come, nemmeno perchè, lo abbracciai.
Risentì il calore di un tempo, l'affetto che in tutti quegli
anni era stato lontano, ma che non mi aveva mai abbandonato.
Ricambiò la stretta, quasi come se non vedeva l'ora di
rivedermi dopo tutti quegli anni... Caro Charlie.
Parlammo per un altro paio di minuti, poi Edward entrò nella
stanza.
- Vi siete chiariti? -
- Grazie, Edward, ti sarò sempre riconoscente. - Disse
Charlie.
- Nonno, però adesso vai a letto, su. E' un po' tardi -
Edward sorrise, un po' divertito.
Charlie non rispose, così Edward mi prese per mano e ci
dirigemmo verso la porta della stanza, quando mio padre ci
richiamò.
- Bella... Quando vuoi -
- Okay. Ciao... Papà -
Aumentai il passo, così da non vedere la sua reazione. Forse
sarei tornata indietro per riverlo.
Arrivammo sotto l'arcata dell'entrata, quasi accanto alle scale che
portavano fuori, che Edward mi rivolse nuovamente la parola.
- Allora? - Mi chiese.
- Qui le domande le faccio io mio caro nipote! - Esclamai, in tono
divertito.
- Nipote? Mi sa che ti sbagli. -
- Perchè? -
- Devi sapere che Elizabeth e Michael non sono... I miei veri genitori.
-
Allora... Io non ero imparentata con lui.
Dovevo andare fino in fondo alla faccenda.
Volente o nolente, quella sera avrei passato la notte nella stanza di
Edward... a parlare.
Nota
a piè di pagina: Un grazie enorme a tutte!
Speravo di riuscire a postare prima ma sapete la scuola -.-....
Mi spiace nuovamente di non potervi ringraziare una ad una, ma sono le
23 e ho davvero gli occhi pesanti perchè studio storia da più di cinque ore! =.=
Vi ringrazio tutte, nessuna esclusa, perchè mi state
dimostrando davvero tanto.
Spero di postare prestissimo, Un bacio, Yuna
|
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Capitolo 11 *** E tu... che ci fai qui? ***
- Spiegati
meglio - gli dissi, impaziente di avere una spiegazione decente.
Esitò un istante, fermo e forse anche un po' sudato, poi
iniziò a parlare.
- Sappi che è un miracolo che ascolti tutto questo...
Solitamente non ne parlo mai con nessuno. -
Si fece scuro in volto e, guardandosi i piedi, sospirò,
quasi come se stesse per dire qualcosa che lo turbasse.
Non osai dire nulla, anche se chiaramente ero curiosa di conoscere la
sua storia.
Sentivo le mani più fredde del solito, indurite, quasi come
se ci fosse tensione nell'aria, come se ciò che si stava
apprestando a dirmi recasse un peso a lui insopportabile.
Pronta ad ascoltare il racconto, rimasi attenta e immobile.
- Io... sono nato 17 anni fa nella periferia di Chicago e... -
Qualcuno ci interruppe.
La madre, o dovrei dire matrigna, di Edward, ci richiamò
all'attenzione.
Edward, già un po' impacciato e in ansia, si
voltò verso Elizabeth impercettibilemente, quasi come se non
avesse gradito quell'interruzione.
Il suo sguardo diceva tutto.
- Edward, penso che dovresti rientrare... Scusami se te lo faccio
presente, ma sono già le 23, 30... - disse velocemente la
matrigna.
Edward, dal canto suo, era sempre stato diligente ed obbediente, quindi
si limitò ad annauire anche se si vedeva che non gli andava
affatto questa separazione improvvisa.
- Bellla... Mi dispiace ma devo andare. Ci vediamo domani? -
Si fermò un istante, poi ripetè - Scusa, domani
c'è il sole, non puoi -
Basta, Edward. Non parlare più! So io quando ci dobbiamo
vedere! E credimi, sarà davvero in un momento vicino...
Con il dito, toccai le morbide labbra di Edward.
Erano calde, soffici e tremenendamente rosse... Un rosso che mi faceva
perdere decisamente la testa, pensando a quanto sangue c'era annidato.
Sentì irradiarmi il dito e poi la mano intera da un calore
favoloso, un calore che non ricordavo nemmeno più come
fosse.
Il contrasto tra la mia e la sua temperatura era davvero irreale, ma in
un certo senso mi confortava.
Edward quasi rabbrividì, così che mi allontanai
subito.
- A dopo. - Riuscì a dire, per poi correre veloce nella
foresta e riapparire pochi minuti più tardi alla sua
finestra.
Non riuscì a capire cosa mi disse lui dopo questo inusuale
congedo, ma penso era qualcosa come "Che dici", non ne ho idea.
Il fatto di non poter leggere nel suo pensiero e quindi essere ignara
di ciò che dice e che pensa mi attira ancora di
più a lui.
A causa di questo piccolo incidente di percorso, quando poi decisi di
farmi rivedere da Edward, sperando non si mettesse paura o che mi
cacciasse, mi fece prendere un'altra figura imbarazzante.
Ero intenta, come ormai facevo da alcune notti, ad arrampicarmi sul
cornicione del tetto della veranda e poi entrare nella sua stanza.
Quella sera, tutta presa dal fatto che ero davvero curiosa di sentire
il resto della storia, mi dimenticai quanto ci mettevano gli umani a
vestirsi e lavarsi per prepararsi ad andare a letto.
Già una volta era successo, ero su di un albero a visionare
uno spettacolo molto interessante, quando improvvisamente lui inzia a
togliersi tutti i vestiti e a restare in mutande.
"Bella, calmati, altrimenti vai in iperventilzione." No, aspetta.
Cancelliamo l'ultima parola. Fortunatamente, anche se non sono abituata
a visioni del genere, non inizio a non respirare più.
Già non respiro di mio!
Mi aiutai con il piede e poi con la mano, quando fui in cima al tetto
della veranda, e mi appogiai al davanzale della sua finestra.
Non avevo ancora alzato gli occhi, ma, quando lo feci, quando mi alzai
mantenendomi sempre al davanzale per non rischiare di cadere, incontrai
due profondi occhi verdi decisamente increduli.
Edward sussultò, dando un piccolissimo gridolino.
- Bella! - chiamò.
Io intanto, imbarazzata della situazione, mi abbassai nuovamente verso
il tetto e mi sedetti su questo, aspettando l'okey di Edward.
E sapete perchè?
Ops, ho tralasciato un piccolo particolare.
Appena incontrai quei dolcissimi occhi smeraldi, a parte la sua fascia
straordinaria di muscoli e tutto il suo corpo grandioso, l'unica cosa
che faceva compagnia a tutto questo era una piccola e semplice
asciugamano bianca.
"Adesso ti mangio! Non puoi stare con tutta quella carne appetitosa di
fuori..."
- Bella! - chiamò di nuovo.
- Posso? - domandai, con una voce molto bassa rispetto alla mia
naturale.
- Certo, entra. Ops, dovrei dire sali. - Emise un piccolo sogghigno.
Piano, mi rialzai sempre per non cadere e per sostenere le gambe
dinanzi a quello che avevo davanti.
Goffamente, cercai di entrare senza farmi male.
"Stupida, i vampiri non si fanno male" mi ripetevo nel cervello dopo
questa affermazione davvero insulsa.
Edward, più veloce che mai, mi fu subito vicino e mi
aiutò a scendere dalla finestra e a poggiare i piedi sul
pavimento della sua stanza.
- Scusami, non sapevo che... - Indicai la sua asciugamano cercando di
giustificarmi.
- Oh, questo. Posso andare anche a vestirmi nel bagno... E poi non devi
scusarti, so che non avresti mai potuto saperlo. -
"Vuoi andarti a vestire nel bagno? Perchè non qui, Edward?
Tanto che fa, ci sono solo io dopotutto!"
Sciocchi pensieri di una vampira pervertita e sadica.
Insomma, ritrova il tuo contegno, Bella!
- O-okey. -
- Dopo mi spiegherai anche come hai fatto a salire. - Disse, con la
voce ironica e dolce come sempre, dirigendosi verso la porta del suo
bagno.
Così restai sola.
Mi sedetti sul suo letto, quasi come se fosse una cosa sconosciuta per
me.
Dopotutto quasi lo era.
Non ne usavo uno da quando ero umana, e a casa Cullen avevo un divano
nella stanza, proprio perchè il letto non mi serviva a
nulla.
Certe volte, però, quando venivo a trovare Edward, mi sedevo
solo per pochi minuti al capezzale del suo, per accarezzargli i
capelli, mentre lui parlava nel sonno.
Poi Edward uscì dal bagno.
Aveva in dosso una tuta blu scuro, che faceva risaltare la sua pelle
diafana, quasi come la mia.
- Allora... Quasi pensavo di rivederti tra alcuni giorni, e tu? Sali
nella mia stanza. Incredibile. -
- Ma vero. -
- Come hai fatto? - Mi guardava quaasi incredulo, quasi come se non
siano connesse le cose vampiro = capacità di arrapicarsi
eccetera eccetera.
- Ricordati chi sono. - dissi, lanciandogli un'occhiata quasi furbesca.
- Ah, già. Tu sei quella che cerca di stare con gli umani e
di non ucciderli... Ma intanto vorresti il loro sangue e il loro corpo
- Sorrise.
"Edward, vedo che stai iniziando a ragionare. Capisci con chi hai a che
fare, adesso?"
- Eh, già. Proprio così. -
- Uhm. Allora sei diciamo venuta qui... per la storia, immagino. -
- Esattamente. - Risposi, senza fargli capire che ero molto curiosa di
sentirla.
- Bene, allora affina l'udito! -
Edward prese una sedia da vicino alla scrivania e si sedette proprio
davanti a me.
La sue espressione era decisamente cambiata da quella di poco prima,
giù in veranda.
Adesso sembrava più rilassato.
- Allora, ecco... Ti ho detto dove sono nato... -
- Chicago -
- Brava, vedo che hai una buona memoria - mi prese in giro,
sogghignando, poi riprese - Bhè, lì a Chicago
posso dire di non aver avuto buoni genitori. Mio padre era un
alcolizzaato, mia madre era una prostituta. -
Sobbalzai quando mi disse questi due dati salienti sui suoi veri
genitori.
Deve aver avuto davvero una triste infanzia.
- Mia madre non era in grado di prendersi cura di me, così
mi portò in una casa famiglia che era conosciuta per la fama
di accogliere bambini e ragazzi di cui i genitori non potevano
più prendersi cura. Poi, quando compì dieci anni,
un caldo giorno di giugno, ebbi la sorpresa più bella che
potessi mai ricevere: l'infermiera della struttura mi disse che una
coppia di Seattle era disposta ad adottarmi e che stavano
già venendo lì a prendermi. Appena lì
vidi capì che per me stava per iniziare una nuova vita.
Migliore. -
Si fermò. Sembrava quasi fosse commosso.
Dopo un po' vidi che aveva gli occhi lucidi, ma non riusciva afar
scendere quella lacrime che restava ferma nei suoi occhi.
- Edward, non devi raccontare tutto per forza - gli dissi, quasi per
confortarlo.
"Anche se non avessi saputo tutto questo, mi avresti attirato lo
stesso", ripeterono i miei pensieri.
- No, per favore. Tu mi hai raccontato cose che invece non avresti
dovuto dire. Devo essere leale nei tuoi confronti anche io -
Mi limitai a poggiargi una mano sulla spalla, anche se fredda, speravo
gli potesse dare calore.
- Dicevo... Elizabeth e Michael mi adottarono quando avevo dieci anni.
Decisero di venire a Forks perchè il padre di Elizabeth, tuo
padre, era anziano e aveva bisogno di cure, così ci
trasferimmo qui. All'inizio questo posto mi fu ostile, sempre pioggia,
sempre cielo scuro. Poi, mi sono abituato. -
- E adesso non vuoi più separartene -
- Esatto. Forks è tutto per me, come i miei genitori. -
C'era un tono solenne nelle sue parole.
Era stato abbandonato e aveva vissuto per tanto tempo in una casa
famiglia, per poi ritrovare la felicità ed essere sereno.
Edward, invidio questa tua voglia di vivere. E te lo dice una che ha
davanti l'eternità.
Ci fu un lungo silenzio.
Ne io, ne lui, osavamo parlare. Piuttosto, ci guardavamo negli occhi
senza interrompere il contattoprofondo che si era creato.
Poi lui si alzò.
- Adesso sarà meglio che vada a dormire, c'è
scuola per me domani - Mi fece l'occhiolino.
- Ah, uffa. Tanto io resto. -
- Ehm? - Fece, lo sguardo decisamente meravigliato.
- Edward, scusa se te lo dico così ma io... Vedi, io...
Tutte le notti... Entro nella tua stanza e... -
- Ho capito, ho capito. Resta pure qui se vuoi. Se ti diverte tanto
vedermi dormire. -
"Non sai che rumore dolce e leggero sentire ogni notte il tuo respiro.
E' come una musica talmente impossibile che non si può
comporre."
- Si che mi diverte - dissi, con un ghigno sul volto.
- Okay... - rispose, già steso nel suo letto con la coperta
fin sulle spalle - buonanotte, Bella - concluse, con un tono
più dolce che mai.
Impercettibilmente, mi stesi accanto a lui cingendogli la vita con un
braccio.
Edward sussultò, per il brivido freddo che aveva appena
percepito, causato dal mio corpo gelato.
- Bella? -
- Si -
- Ma sei sempre stata così, finora? Cioè, intendo
quando venivi qui -
- Si -
- Ah. Non sai che splendida sensazione sia sentire il tuo corpo
così vicino al mio -
Rimasi di sasso a questa sua affermazione direi un po' maliziosa, che
non risposi.
Mi limitai a chiudere gli occhi per percepire meglio i battiti del suo
cuore e tutto ciò che faceva mentre inconsciamente, dormiva.
Più ero lì, e più mi accorgevo che la
mia vita senza Edward Masen non poteva esistere.
Non parlo del sangue, no.
C'è altro oltre a quello. Non dico che mi tenti,
però sento che in me sta nascendo qualcosa di nuovo verso di
lui.
Sono sicura che lo scoprirò presto... Non si di cosa si
tratti, so solo che se avessi un cuore decente che battesse ancora,
certamente ad un breve sguardo con Edward, uscirebbe dal petto.
Note:
Inanzitutto scusate dell'enorme ritardo nel postare, ma sono super
impegnatissima, ormai siamo al giro di boa e a giungo avrò
la maturità, mi tocca di studiare tanto :(
Comunque ringrazio
tutte, anche oggi non riesco a fare il nome di tutte che mi seguite da
tempo, riesco solo a dirvi che grazie a voi riesco a dare il meglio nei
miei capitoli, perchè sono davvero felice delle vostre
recensioni posititve
Grazie anche ai 38 che
l'hanno aggiunta ai preferiti:
1 - aLbICoCCaCiDa
2 - algin91
3 - ALT
4 - AnimaDannata
5 - becky
cullen
6 - CAMiL92
7 - cla61
8 - Clhoe
9 - crusade
10 - CucciolottaFly
11 - Giuggiolina
12 - gold
eyes
13 - hitomi
14 - Jackie
Hooker
15 - kagome84
16 - kikikaulitz
17 - Lady
Arwen
18 - Leleo
91
19 - Locke
20 - Lunastortalupin
21 - Midnight
Dream
22 - Miss
England
23 - NENACHAN
24 - nene1964
25 - Only_a_Illusion
26 - pazzerella_92
27 - Pepsi
28 - Princesseelisil
29 - Selene89
30 - Selene_Malfoy
31 - Shoen
32 - SummerBreeze
33 - susy88
34 - sweetmiki
35 - TheCrazyGirl
36 - valybeba
37 - yuko_chan
38 - Zenity
Grazie!!! Ci vediamo al
prossimo chap che dovrebbe arrivare presto poichè
giovedì sarà di nuovo festa! Baci, Yuna
|
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Capitolo 12 *** E lei... chi è? ***
La notte
passò velocemente. O almeno così pensai.
Edward si mosse pochissimo nel suo letto, e non disse quasi nulla
quella volta.
Riuscì a ricordare solo le parole "Non andar via" "Fa
freddo" e roba simile. Roba normale, lo diceva sempre anche se non se
ne accorgeva.
Poi, finalmente si svegliò.
Io ero seduta sulla sedia accanto alla scrivania, di blu molto acceso,
quando si voltò verso di me, cercandomi.
Quando mi vide, il suo volto si illuminò.
In un colpo, quasi come risvegliato da un lunghissimo sogno, si
stropicciò gli occhi quasi chiedendosi se fossi un sogno o
la realtà.
- S - sei rimasta qui? -
- Si, come potevo andarmene? Sei così divertente quando
dormi - scherzai.
Si portò la coperta sulla faccia, quasi vergognato, per poi
scendere velocemente dal letto come una gazella.
Quasi impercettibilmente, mi fu accanto, a pochi centimetri dal mio
volto.
Questo suo comportamento mi lasciò basita, dato che fino a
prova contraria l'essere veloce ero io.
- Bè - mi fece - ho detto qualcosa di strano questa notte? -
- No, proprio nulla... Continuavi a ripetere che io sono antipatica e
che non vedi l'ora di sbarazzarti di me - ridacchiai. Lui si accorse
subito che stavo scherzando.
- Ah, si ? E sentiamo... Cosa avrei detto di preciso? -
- Ripetevi sempre che sono petulante... Che non vuoi vedermi
più -
- E' vero. Vai via - disse con il sorriso sulle labbra,
facendo scoprire la sua ironia.
Vuoi una sfida? Me ne vado. Ridendo sotto i baffi però.
Uscì velocemente dalla finestra, saltando sull'albero di
fronte.
Ironia della sorte, visto che non mi sto mai attenta, mi impigliai la
maglia in un ramo e piano piano questa cominciava a sfilarsi.
"Mannaggia, ci mancava pure questo! Ed io che ero propensa a
scherzare... " Ero delusa delle mie capacità.
Ogni volta che tentavo di fare una cosa semplice come saltare da una
finestra finivo sempre per fare qualcosa di sbagliato.
Goffagine della malora!
Mi distrassi subito dalla maglia, e notai che qualcosa attorno a me si
stava muovendo.
Non qualcosa come animali o altro, dico proprio qualche persona.
Aveva un odore strano... Quasi come di terra bruciata, irreale.
Poi guardai in basso.
Due donne, una giovane l'altra un po' meno, stavano percorrendo il
vialetto che conduceva alla casa di Edward.
Provai a leggere nei pensieri delle due donne, ma quelli della
più giovane mi furono impenetrabili.
Il mio potere stava forse scemando?! Adesso ci pensavo seriamente.
La donna più anziana, invece, pensava a come tornare a casa
dopo aver accompagnato quella che nella sua mente chiamava "mia figlia".
Pensava a Elizabeth, la madre adottiva di Edward, a come si erano
conosciute da bambine.
Pensieri di routine tra donne che si conoscono da una vita.
Notai che le donne stavano discorrendo tra di loro.
- Hai capito bene? Niente guai. Niente di niente. Non mettere in croce
la tua povera zia. -
- Si, mamma. Se me lo ripeterai ancora sarò costretta a
tapparmi le orecchie. - Sembrava furiosa.
Dopo pochi secondi la donna bussò alla porta.
Elizabeth Masen aprì con vigore, dimostrando di essere
felice della visita.
Disse parole come "Che gioia avervi qui" "Spero che ti divertirai"
eccetera, eccetera. Poi entrarono in casa.
Mi girai verso la finestra per saltare, come al solito senza vedere
cosa c'era davanti a me.
Caddi di peso su Edward, che mi tenne stretta a sè come un
peso morto.
- Se continuerai così mi ucciderai -
- Scusami ma nessuno è perfetto! - Cercai di giustificarmi.
- Tu dovresti esserlo da come mi hai detto -
- In un certo senso... Dovrei. La natura con me è stata
un po' maligna però -
Lo aiutai a rialzarsi... Questa volta piano così che nessuno
si sarbbe fatto nulla.
- Allora, era bella la vista fuori? -
- Ehm? -
- Ho visto che stavi osservando qualcosa... Cosa vedevi? -
- Tua cugina -
- Mia... cosa? Ah, penso ti riferisci a Jenny. -
- Esatto. Sta venendo qui da te... A dopo! -
Corsi via senza nemmeno spiegare. Tornai all'albero e scesi velocemente
in modo che nessuno potesse vedermi.
Allora la giovane ragazza era... Jenny... Ma chi era?
Perchè non potevo leggerle nel pensiero come ad Edward?
Edward's POV
Bella fuggì all'istante, che non ebbi nemmeno il tempo di
chiderle se ci saremmo rivisti di lì a poco.
Come aveva previsto, mia cugina Jenny bussò alla porta.
Ero ancora in pigiama, ma lei insistette nel salutarmi.
Il suo sguardo era solare, sereno, sembrava davvero contenta di
riverdermi.
Per quanto ci fossimo visti si e no due volte da quando ero stato
adottato.
- Hei, Edward - mi disse sorridente - come stai? Va tutto bene? -
- Tutto... Tutto bene, grazie. - risposi diffidente.
Si avvicinò e mi abbracciò con vigore. Che strana
cosa.
- Sono davvero contenta di essere qui... Con te -
- Ah, si? -
Annuì.
Era ancora attaccata a me quando alzò lo sguardo.
Nei suoi occhi languidi vedevo qualcosa di strano... Qualcosa di
misterioso.
Perchè tutto questo attaccamento? Non ci conoscevamo da
molto... Ed io non ero nemmeno un suo cugino reale.
Mha, sarà solo felice di rivedermi, pensai.
Bella's POV
Lasciai Edward in balia di quella ragazza e me ne tornai a casa Cullen.
Non riuscivo a vedere nulla nella mente di quella Jenny, allora andai a
chiedere ad Alice se ne sapeva qualcosa.
Fortunatamente aveva visto che stavo arrivando e non era ancora uscita
con Jasper a caccia.
Quando arrivai, era già sotto la porta ad aspettarmi a
braccia conserte.
- Shh. Non parlare. So ciò che vuoi dirmi. -
- Mi levi tutto il divertimento così! - Protestai.
- Allora, non perdiamoci in chiacchiere che ho molta fame! Bene, quello
che posso dirti su quella ragazza è che... E' strana. -
- E' strana, come? -
- Bhè, ho intravisto delle cose che sta progettando di fare.
-
- Ad esempio? -
- Bruciare la tua Audi. -
- Alice? Sei diventata matta!? Te lo leggo sul viso che non
è così. -
E in effetti così non era. Scoppiò a ridere.
- Non vorrà bruciare la tua macchina ma sabotare il tuo
rapporto con Edward sì. -
- Spiegati meglio. -
- Voi due non state insieme... Non ancora... Ma... Lei è
innamorata del cugino e non vuole pretendenti davanti ai piedi. -
- Eh? Cosa?! -
- Ho visto solo quello. Ho visto che domani ha intenzione di combinare
qualcosa ma non ho visto bene cosa. Sai benissimo che le mie visioni
possono sbagliarsi. E se decidesse di fare dell'altro? -
- Hai ragione. La spierò. -
Alice non rispose ma guardò in alto.
Io seguii il suo sguardi e fui accecata improvvisamente da un sole
debole ma splendente.
- Caspita, doveva arrivare proprio oggi? -
- I guai non si annunciano mai! -
Detto questo, sparì nella foresta senza nemmeno salutarmi.
Visto che non potevo andare a scuola per seguire la fantomatica ragazza
nuova, decisi di andare a caccia.
Le prede non erano delle migliori, tutti gli animali erano forse andati
ad accogliere anche loro la nuova arrivata?
Mentre ero in preda all'istinto, mi squillò il cellulare.
Non me ne accorsi subito, dato che ero pensierosa e cercavo del cibo,
ma poi mi fermai.
Mi sedetti su una pietra enorme e presi il cellulare.
Non vi immaginerete mai chi fosse.
Proprio lui.
- Pronto? -
- Bella, come stai? -
- Hei ciao. Ma non ci siamo già visti questa mattina? -
- Si, certo. Ma l'umore delle persone cambia nel corso della giornata.
-
- Ah, giusto. Comunque bene. -
- Senti, arriverò subito al dunque. -
- Dimmi pure -
- Hai presente mia cugina, quella di stamattina? -
"Si, la strozzerei... "
- Certo, allora? -
- Anche se non la conosco benissimo... La sto conoscendo meglio adesso
e devo dirti che... E' davvero una bella persona. -
- Quindi? -
- Quindi mi dispiace ma... Non venire più a trovarmi. -
- Ma... -
Fu l'ultima cosa che riuscì a dire prima di sentire il tu -
tu del telefono.
Com'era possibile che avesse cambiato idea così velocemente?
Lui non si era comportato mai così... Era stato sempre un
ragazzo gentile, uno a cui interessava chiarire le cose.
Uno che non lasciava mai le cose a metà.
Edward's POV
Quella mattina la giornata scolastica fu noiosa senza di lei.
Anche se la vedevo solo a biologia, era l'unica ora in cui mi divertivo
in sua compagnia.
Oggi Jenny ha insistito tanto per venire con me a scuola... Come se
fosse tanto bello.
Tutto è andato liscio, tranne quando improvvisamente andai a
pranzo lasciandola sola in macchina perchè mi aveva detto di
non voler mangiare.
Nulla di serio, ma quando sono tornato lei non c'era.
La vidi in lontananza, parlava al mio telefono con qualcuno, forse sua
madre.
Gliel'avevo dato perchè così avrebbe potuto
chiamare qualcuno per non stare sola.
Camminai lentamente, per non disturbarla.
Sentii solo le parole " Non venire più a trovarmi", poi si
voltò verso di me sorridente e mi porse il telefono.
- Scusa, parlavo con il mio ex. Si è fissato che vuole
venire qui per vedermi ma io non lo sopporto più! -
- Ah. Va bhè, adesso vieni che andiamo a casa. -
Che strana ragazza.
Non vedevo l'ora in cui sarebbe arrivata la parte migliore della
serata... Quando avrei rivisto Bella.
Angolino...
Ciau raga!!! Finalmente ho postato O_O
Non ci credo, era dal 26/4 che non postavo questa storia!!
Sapete bene il perchè, ma adesso sono più carica
che mai e sappiate che ne vedrete delle belle... ihihih
Come avete visto ho inserito il doppio POV, l'ho fatto per farvi capire
delle cosette...
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito l'ultimo chap
postato ovvero:
Bella
Swan_x , yumisan
, Selene89
, kikikaulitz
, algin91
, gold
eyes , Midnight
Dream , pazzerella_92.
Grazie
di cuore per il vostro appoggio. ^^
Grazie 1000 anche a chi ha messo la storia tra i preferiti! Vi sono
davvero grata *-*
Ovvero:
1 - aLbICoCCaCiDa
2 - algin91
3 - alice
brendon cullen
4 - ALT
5 - AnimaDannata
6 - aquizziana
7 - becky
cullen
8 - Bella
Swan_x
9 - bells87
10 - Calia
11 - CAMiL92
12 - cla61
13 - Clhoe
14 - crusade
15 - CucciolottaFly
16 - damy
17 - Elysion
18 - emily
ff
19 - GinevraEvans
20 - Giuggiolina
21 - gold
eyes
22 - hitomi
23 - Inuyasha__girl92
24 - Jackie
Hooker
25 - kagome84
26 - kiki91
27 - kikikaulitz
28 - Lady
Arwen
29 - Leleo
91
30 - Locke
31 - Lunastortalupin
32 - Magdalena
33 - Midnight
Dream
34 - Miss
England
35 - NejiSama
36 - NENACHAN
37 - nene1964
38 - Only_a_Illusion
39 - pazzerella_92
40 - Pepsi
41 - Princesseelisil
42 - Selene89
43 - Selene_Malfoy
44 - Shoen
45 - SummerBreeze
46 - susy88
47 - sweetmiki
48 - TheCrazyGirl
49 - valybeba
50 - Y
p s y
51 - yuko_chan
52 - yumisan
53 - Zenity
A prestissimo
con un nuovo capitolo e anche aggiornamenti di altre storie! ;) Kiss,
Yuna
|
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Capitolo 13 *** Mi telefoni... o no? ***
Bella's POV
La chiamata di Edward mi lasciò davvero basita.
Era possibile che si fosse già stancato di me? Che si fosse
già stancato di essere mio amico?
"Si, si era stancato. Sei così stupida... Avrà
pensato che non ti interessa e allora ha visto la cugina e ci si
è fiondato su come un pesce."
No, Edward non ne è il tipo.
Non sapevo cosa fare, così tornai a casa a chiedere ad Alice
qualcosa per vedere se sapeva più di me.
Non appena entrai, sentì dei rumori strani.
Pensai che ci fosse qualcuno, in effetti sentivo delle risate stridule
che echeggiavano sempre più forti nella casa.
Salì al piano di sopra... Venivano dalla stanza di Alice.
La porta era aperta, lo si vedeva chiaramente dalla luce che filtrava
nel corridoio.
Le risate divenivano sempre più forti.
Un po' impaurita, entrai senza bussare - la porta era aperta, tanto! -
.
Mi sconvolsi un po' nel trovare Alice e Jasper mezzi nudi sul letto.
I due continuavano a ridere, non si erano nemmeno accorti della mia
presenza quando Alice si fermò e si voltò nella
mia direzione.
- Ehm - furono le sue uniche parole.
Jasper cercò subito la coperta per coprirsi, anche
se era solo a petto nudo.
Alice, suo malgrado, cercò di fare lo stesso.
Scese dal letto e si chiuse la porta dietro le spalle.
Con lo sguardo divertito ma imbarazzato, rideva ancora a crepapelle.
- Alice, scusami, non sapevo... Tenevi così chiusa la mente
che non me ne sono proprio accorta! -
- Ma no Bella, per così poco... Non ho visto che saresti
venuta, ti ho fatto vedere uno spettacolo un po' osceno - si
scusò imbarazzata.
"In effetti avevo visto di film in cui c'erano scene del genere ma non
avevo mai assistito ad una dal vivo!" Risi sotto i baffi.
- Che ridi? - mi domandò.
- No, nulla, nulla. -
- Aspetta... vuoi sapere di... Jenny, giusto? -
Annuì. Certo che sapeva proprio tutto!
- Allora... Nulla. Ho visto cose molto contorte... tipo lei che parla
come Edward -
- Lei che parla come... Edward? -
- Si, diceva cose del tipo " Io sono innamorato di Jenny"... Cose
strane -
- Ah. In effetti oggi ho ricevuto una strana telefonata -
- Ah si? Era lei? -
- No, Edward. Diceva che non volevo più che lo andassi a
trovare -
- Edward, proprio lui? Mi devi far concentrare due secondi... Voglio
provare a vedere cosa succederà nel suo futuro imminente -
Mi prese per mano e scendemmo le scale.
Alice sembrava ancora più fredda di me, era strana quando
cercava di avere delle visioni.
Faceva le scale piano - forse per non farmi cadere - e vedevo la sua
concentrazione salire ad ogni gradino.
Mi portò vicino al divano, dove ci accomodammo senza far
rumore.
Aveva gli occhi sbarrati e mi faceva paura anche se tutto sommato...
ero come lei.
La vidi tremare all'improvviso.
Il suo volto divenne più pallido e le sue mani ancora
più gelate.
Poi tornò normale come prima.
- Ho brutte notizie -
- Brutte? Dimmi per favore! -
- Questa sera tenterà di baciarlo -
- E lui? -
- Non sono riuscita a vederlo. -
"Caspiterina, Alice! Adesso che mi serve il tuo potere funziona poco e
male!". Non dovrei parlare così. Sono solo una brutta
egoista.
"Sta cercando di aiutarti, Bella."
- So che sei delusa ma... anche i nostri poteri hanno dei limiti -
sospirò - dovresti saperlo bene -
"Caspita, lo so benissimo!"
- Grazie lo stesso Alice... Sei una delle poche persone amiche di
questa vita -
L'abbracciai stretta che quasi ci stritolammo a vicenda.
Alice tornò su, dal suo Jassper, a fare le cose sconcie.
Io decisi di provare a chiamarlo.
Erano le cinque del pomeriggio, ormai era tornato a casa.
Provai a telefonare a casa direttamente, non sul cellulare.
Dopo pochi tu tu rispose una voce femminile.
" Speriamo non sia lei, speriamo non sia lei. " Ripetevo a me stessa.
- Pronto? -
- Signora Masen? -
- Si, chi è? -
- Sono Bella -
- Oh, ciao Bella! Che bello sentirti. Vuoi Edward? -
- Eh, si -
- Mi dispiace ma è uscito con la cugina che è
arrivata stamane -
- Ah, e sa dove posso trovarli? -
- Non lo so proprio. Penso che siano andati a fare un giro nei boschi
per prendere un po' d'aria... Jenny voleva vedere la natura di Forks, e
allora... -
- Va bene, la ringrazio lo stesso -
Dall'altro lato riattaccarono.
Erano andati nel bosco. Nel bosco, pensai.
Il luogo ideale per fare qualsiasi cosa senza che nessuno possa spiare.
Può succedere di tutto in un bosco.
Decisi di andare ad esclusione.
Il sole non era ancora tramontato, però io dovevo muovermi.
Dovevo trovare Edward e assicurarmi che... Che Jenny non lo baciasse.
Poi pensai meglio a ciò che avevo pensato poco prima.
"Vorrei trovare Edward e... e... far sì che Jenny non lo
baci."
Avevo utilizzato il verbo baciare. Avevo detto "far sì che
non lo baci"... Perchè tutta questa opposizione?
Perchè non doveva farlo, perchè?
D'altronde io e lui eravamo diversi. Io era un essere sovrannaturale,
non dovrei nemmeno esistere in un tempo ed in uno spazio.
Io dovrei essere già morta. Morta per tubercolosi.
Dovrei già essere seppelita in una bara sotto cumuli di
terra umida dello stato di Washington.
Eppure... Eppure in un certo senso sono viva.
E... ho conosciuto Edward. E... "Misura bene le parole, per favore. Non
mentire a te stessa."
Ed io provo per Edward qualcosa che va al di là
dell'amicizia.
"Finalmente l'hai capito!" Ripeteva la voce nella mia testa. Saggia
ragione.
Si, io amavo Edward.
Volevo che fosse solo mio... Volevo baciarlo, toccarlo. Volevo stare
con lui.
Volevo uccidere Jenny. Ma come si permette? Entrare nella nostra vita
così e cancellare tutto in un istante.
Decisi di andare a disturbare di nuovo Alice.
Forse ero un po' egoista, ma era a fin di bene. Anche se il bene era
Edward.
Ero sul divano a pensare quando scattai all'in piedi per salire
nuovamente le scale e andare dal piccolo foletto quando la stessa Alice
- con Jasper a seguito - mi si parò davanti.
- Non ti lasceremo andare da sola -
- Cosa? Spiegati meglio per favore -
- Ho visto che tu e Jenny lottavate. E tu... - s'interruppe - e tu...
restavi a terra e non ti ho vista più muoverti.-
- Io e ... lei? E io avevo la peggio? -
- Esatto. ho sempre di più il presentimento che lei non sia
umana. -
- E allora come faceva a stare alla luce del sole con Edward? -
- Si spiega tutto. A che ora hai ricevuto la telefonata? -
- Alle 13,10 -
- L'ora della mensa... E' tutto probabile. Se Jenny fosse davvero una
di noi... Allora è uscita solo nel momento in cui il sole si
è ritirato. E' molto probabile che il sole a quell'ora si
sia ritirato. Sai bene che a Forks il sole tentenna come te quando fai
un passo. -
- Possibile. Ma allora con questo che vuoi dire? -
- Edward mangia sempre in orario? -
- Si, quando c'ero io in mensa entravamo alle 12,15 e uscivamo sempre
alle 12,45, cioè cinque minuti prima delle ultime lezioni. -
- Ho un ipotesi. La chiamata è stata fatto in un'ora tarda
rispetto all'inizio delle lezioni... E se non fosse stato lui a farla? -
- E chi l'avrebbe fatta... Jenny? -
- Si. Ho sentito parlare di vampiri con poteri supplementari come
l'imitazione della voce. Non sarebbe una novità. Tu leggi il
pensiero, io il futuro... Più strani di noi! -
- Ma giusto! E' probabile. Allora è possibile che nemmeno
con Edward abbia buone intenzioni. -
- Muoviamoci, forza! Chiamerò anche gli altri per la strada,
così avremo anche la consulenza di Carlisle! -
E fu così che con i miei nuovi fratelli ci dirigemmo nella
fitta boscaglia della foresta di Olympia.
Edward's POV
Dopo la scuola Jenny mi aveva chiesto di uscire.
Era sempre vissuta in Nord America, dove c'era un clima più
rigido e pesante. Nulla in confronto alla pioggerellina di Forks.
Decisi di portare Jenny a fare un giro in città, magari per
comprare qualcosina, solo che lei si fissò che voleva andare
nel bosco.
Detto, fatto.
- Edward, è lontano il bosco? -
- Non molto da qui. Perchè vuoi andare nel bosco? -
Esitò nel rispondere.
- Devi sapere che sono un'amante della natura! Mi piace molto il verde!
-
Mentre guidavo verso la meta, la osservavo.
Nello sguardo, una strana luce. Felicità? Amore?
Compiacimento? Non lo so. So solo che sembrava non avere intenzioni
ottime.
Quando fummo arrivati al limitare del bosco, fermai la Volvo.
- Da qui si prosegue a piedi -
- Ah, meglio - disse in un sussuro, anche se non capì bene
tutte le parole.
- Vieni di qui - con una mano le mostrai la strada, anche se lei
sembrava già conoscerla visto che mi precedette.
Mi aspettò dei metri più avanti. Quando la
raggiunsi, mi prese la mano. Un gesto davvero inspettato.
Guardai prima le nostre mani intrecciate, poi lei.
Non mi ero mai accorto da quella mattina di quanto fosse carina.
Aveva dei capelli biondo scuro, non abbastanza lunghi, con delle
ciocche blu applicate sopra.
Forse i suoi occhi erano la cosa più bella. Erano di uno
strano color grigio perla, inverosimile.
Aveva anche la mia stessa età.
Ci dirigemmo nel bosco più fitto per metri e metri,
finchè non arrivammo in un piccolo spiazzo dove c'erano
delle pietre grosse su cui sederci.
Slegai la stretta tra le nostre mani e mi diressi verso la pietra
più irregolare. Lei mi seguì.
Jenny si sedette vicino a me... Oserei dire vicino più del
dovuto.
- Edward -
- Dimmi Jenny, vuoi qualcosa? Vuoi tornare indietro? -
- No, anzi. Si sta davvero bene qui -
Poggiò la testa sul mio braccio, stringendo anche con le
mani.
Era impercettibilmente calda, quasi come se avesse la febbre. Il suo
contatto mi faceva bollire la pelle come una pentola a pressione.
Il sole intanto tramontava.
- Dimmi, Edward... Tu hai la ragazza? -
Colto alla sprovvista.
- Per adesso... No. -
- Cosa vuol dire? Secondo me c'è una che ti piace -
- In effetti -
- E com'è, carina? Dimmi com'è fatta su! -
Sembrava davvero curiosa. Potevo dirle di Bella, tanto non la
conosceva.
- E' la personificazione della luna. Capelli scuri, occhi scuri.
Solitaria, goffa... -
Sentì stringere il braccio. Guardai verso Jenny ma lei mi
fissava con gli occhi che le brillavano da gattina morta.
Uno sguardo che mi dava fastidio ma che mi piaceva allo stesso tempo.
Poi mi fece una domanda che mi colse di sorpresa.
- E di me... Che ne pensi? -
- Bhè, sei carina -
- Solo questo? - Sembrava curiosa.
Non sapevo cosa rispondere... Eppure i suoi occhi chiari mi colpivano
come un tramonto... Tutto intorno sembrava sparire e perdersi in quegli
occhi.
- No. Sei simpatica, dolce... -
Sbuffò. Adesso era o sembrava delusa dalle mie parole. Si
aspettava di più?
Improvvisamente si voltò verso di me.
Levò la presa dal braccio e poggiò le mani sulla
pietra. Sembrava quasi alzarsi sul posto per avvicinarsi sempre di
più a me...
Stava raggiungendo il mio volto... Si avvicinava alle mie labbra... Le
tocca.
Bella's POV
Corriamo in fretta ma alla fine arriviamo. Troppo tardi, direi.
Sono seduti su una pietra, lei vicina a lui come un fiore allo stelo.
Lui sembra essere sereno, calmo. Lei sembra famelica e affamata.
Alice mi diede una spallata per svegliarmi dalla trance.
- Non ti preoccupare, interveniamo noi! -
Intanto Jenny avvicinava sempre di più il volto a quello di
Edward... Lui sembrava starci.
"Ti odio brutta ragazza!"
Alice decise di agire subito.
Prese sottobraccio Jasper e attraversò la fitta rete di
alberi che ci dividevano dai due ragzzi al centro della radura.
- Hei, ciao - disse nel suo metro e quaranta di altezza, tanto che
Edward sobbalzò.
- A - alice? - Era davvero sorpreso.
- Eh, si, proprio io1 Che ci fai qui? Passeggiatina romantica? -
- Ehm, no. Portavo mia cugina a vedere un po' il bosco. -
- Eh... Tua cugina! - Come lo provocava bene!
Poi Jenny si alzò.
- Piacere, sono Jenny - disse ad Alice mentre le stringeva la mano.
Nel suo sguardo non vedevo nulla di buono... Fece una frecciatina
impercettibile a mia sorella tanto che nemmeno Edward se ne accorse.
- Bhè, spero che domani ci vedremo. Oggi siamo andati tutti
a fare una scampagnata allora non siamo venuti. -
- Hai notizie di Bella, quindi? Non la vedo da alcuni giorni. -
Questa domanda mi fu davvero gradita.
- Bella è a letto con la febbre, però se vuoi
puoi venire dopo se ti va. Le farebbe piacere vederti. -
- Ci penso. Grazie comunque! -
- Edward, noi andiamo. Mi raccomando, se non vieni faccelo sapere! A
Bella piacerebbe davvero sentirti! -
Grazie sorella!
Detto questo, lei e Jasper sparirono nella boscaglia come due
fidanzatini che si appartano.
Edward e Jenny si alzarono ed andarono anche loro.
Alice con la sua comparsa era riuscita a cambiare il futuro.
Non c'era stata nessuna lotta, però adesso c'era da vedere
se Edward mi avesse chiamata o no.
Una telefonata equivale a dire "Si, ci tengo a Bella". Altrimenti...
"No, non m'interessa."
Telefonare equivale anche a confermare la tesi di Alice su Jenny.
Ed è questo che avrei scoperto solo poche ore dopo.
Angolino...
Ragazze,
sono sbalordita! Mi avete lasciato tante recensioni nell'ultimo chap
che sono rimsta così davanti allo schermo O.O
Oggi poi sono troppo felice, ho saputo i risultati della
maturità *_*
Allora, inizio a rispondere alle tante domande di kikikaulitz... ^^
1) Jenny sapeva che Bella era da Edward perchè... non posso
rispondere a tutto, altriemnti vi levo la sorpresa già tolta
un po' in questo chap. Diciamo solo che conosce qualcosa sui Cullen e
Bella e li percepisce come loro percepiscono le persone... Lei se
n'è accorta perchè Bella era sull'albero.
2) Jenny sa fare la voce di Edward perchè, come
già detto in questo capitolo, è probabile
(verrà svelato in seguito) che sappia imitare la voce degli
altri come potere supplementare. Lo saprai presto! =P
3) Da come hai notato quando Alice ha interrotto Jenny sul
più bello, Bella ha notato che Jenny le ha fatto una
frecciatina... Interpreta tu questo segno come si o no... XD (si
saprà comunque nel prossimo chap)
4) Sapeva che tra Bella ed Edward c'era qualcosa perchè -
vedi domanda 2 - avrà forse qualche potere XD...
Non voglio toglierti lo sfizio di leggere il prossimo chap, lascio un
po' di mistero!
Volevo ringraziare inoltre tutti colore che hanno commentato: kikikaulitz,
algin91,
Princesseelisil,
lilly95lilly,
Midnight
Dream, MoonlessNight,
ambretta
peperina, momob,
yumisan.
Mi ha
fatto molto piacere rileggervi, pensavo che aver postato dopo alcuni
mesi comportasse un calo nella lettura invece mi sono ricreduta.
Mi
date la carica per scrivere le mie storie!
Un grazie anche ai 60 che l'hanno aggiunta ai preferiti! Grazie grazie
ed ancora grazie! *______*
Tornerò prestissimo con un nuovo capitolo, un bacio Yuna
^^
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Capitolo 14 *** E' la verità... Oppure no? ***
non posso resisterti
Edward's POV
L'incontro che io e Jenny avevamo fatto nel bosco era
stato davvero strano.
Sapevo che Bella e i suoi parenti erano strani e
diversi, ma non pensavo tanto da localizzarci nella foresta. Nella profonda
foresta. Mi chiesi se non era stata Bella a chiedergli di trovarci.
In ogni caso, sapevo anche che Bella non era per
niente malata. L'unica cosa che l'affettava era il sole. Questo stupido sole che
non mi permetteva di stare con lei tutto il tempo che volevo. E poi... E poi
c'era Jenny. Mia cugina era davvero petualnte, non mi lasciava un solo minuto,
nemmeno per andare in bagno quasi. Odiavo tutto questo attaccamento, mi faceva
sentire in gabbia.
Alice mi aveva fatto capire che Bella voleva che mi
sarei fatto sentire, dato che lei non poteva venire da me a causa di Jenny. Io
avrei cercato in tutti i modi di restare solo per telefornarla, o al massimo
sarei fuggito con la macchina di mio padre - che era più veloce della mia - per
andare a casa Cullen e rivederla, anche per un solo istante.
Quando riprendemmo la via di casa dopo la piccola
gita, Jenny non mi rivolse per niente la parola.
Speravo che questo avrebbe significato che si era
offesa dal fatto che ci avevano interrotti, ed adesso si vergognava di guardarmi
in faccia, forse per la timidezza. Nah. Non penso proprio che sia una questione
di timidezza.
Non appena ci trovammo davanti a casa Masen/Swan,
fermai la macchina. Ma non mi sarei ma sognato di uscire dall'abitacolo per
andare ad aprire la portiera di Jenny. Si sarebbe di sicuro fatta dei sogni
nella testa che io non avrei mai potuto, ne voluto realizzare.
- Allora? Usciamo? - mi chiese, rompendo quello
strano silenzio.
- Inizia ad andare a casa, che è quasi ora di cena.
Io... Devo fare un servizio - Quello era di sicuro il momento migliore per
sgattaiolare via e andare dove volevo...
- No, dai, vieni con me! La zia non mi sta simpatica,
e poi mi odia. Se ci sei tu... -
- Jenny. Non discutere. Devo andare a fare un
servizio, e sono fatti miei. La zia non ti odia, tranquilla. Puoi entrare senza
paura - dissi serio e con un tono molto acido.
Jenny fece una faccia strana. Sembrava che stesse
proprio cercando di fare l'offesa; gli angoli della sua bocca si curvarono verso
il basso in un ghigno che rasentava la falsità. Più guardavo le sue mosse, e più
mi accorgevo che Jenny stava attaccata a me per qualche motivo.
Che le piacessi non era un segreto, dato che aveva
provato a baciarmi, però mi chiedevo come avesse fatto ad intimorire anche Bella
tanto da farla allontanare da me. Pensavo che avesse delle qualità extra anche
lei. Però, diversamente da Bella, Jenny al sole poteva starci. Ed aveva anche la
pelle di una temperatura normale.
- Devi venire con me, dai... - cercò di dirmi con una
voce poco convincente. Sono riuscito a pensare meglio grazie al suo silenzio, e
dopo l'incontro con Alice avevo davvero le idee chiare.
- Jenny, vai a casa, dai - la intimai.
Le mi guardò nuovamente con degli occhi tristi, ma
decise di non opporsi.
Scese dall'auto incasando i piedi sul terreno per
dimostrarmi che era arrabbiata. Sinceramente, non mi importava davvero nulla.
L'aveva voluto lei.
La seguii con lo sguardo finchè non entrò in casa, e
misi in moto.
Era il crepuscolo, e tra un po' avrebbe fatto sera,
ma non m'importava. Avrei guidato anche a notte fonda per raggiungerla.
Come per l'unica volta che ero andato a casa sua per
andarla a prendere, non ci misi molto tempo per arrivare. La strada era
stranamente deserta, così cercai di accellerare per arrivare prima.
Non appena arrivai, notai una figura in piedi sotto
al portico. Ero sicuro fosse lei, ma poi vidi che era Alice.
Mi avvicinai, e lei mi sorrise. - Edward, sono
davvero contenta di vederti qui -
- Ho pensato che... Visto che Bella è malata... Non
era gentile non venirla a trovare - Le strizzai l'occhio sulla parola "malata".
Lei sapeva che io ero a conoscenza di tutto, o almeno pensavo che Bella
gliel'avesse riferito.
Mi fece l'occhiolino anche lei e mi invitò ad
entrare.
- Non sa che sei qui. Quindi falle una sorpresa... Ne
sarà felice -
Annuii e mi diressi verso destra, non sapendo dove
andare. Mi girai verso Alice, che già pronta mi indicò le scale e mi fece segno
con le dita che la stanza di Bella era al terzo piano. Lei era lì.
Bella's POV
Alice non riusciva bene a vedere nel futuro di
Edward, così non ero certa se sarebbe venuto oppure no. Pensai, ingenuamente,
che mi nascondesse delle cose, ma guardando nella sua mente non trovai nulla.
Pensava solo a cosa doveva fare per la scuola, delle cose futili, dopotutto. Mi
chiedevo se anche il suo potere stava scemando nei confronti di Edward, con
quella Jenny vicino...
Ero nella mia stanza, e sentii degli pneumatici
sull'asfalto.
Dal suono mi sembravano quelli dell'auto di Carlisle,
ma non ne ero convinta ed allora mi affacciai alla finestra per vedere. La
macchina aveva percheggiato troppo sotto l'entrata per capirne il modello.
Sbuffai. "E' inutile che aspetti... Tanto finchè ci
sarà quella tu starai sempre al secondo posto." Mi ripetevo, non proprio
ottimista. Quella Jenny mi stava davvero prosciugando tutta la vita...
Poi sentii la porta aprirsi. Alice andò ad aprire,
riconobbi i suoi passi in distanza. Assieme a lei c'era qualcun altro, ma non mi
sembrava Carlisle.
"Spera... Desidera che sia lui." Diceva la voce nella
mia testa.
Mi andai a stendere sul divano. Stavo delirando
pensando che forse non avevo capito di chi fossero i passi proprio perchè erano
di qualcuno di cui non li ricordavo così distintamente...
Sentii che quegli stessi passi si avvicinavano.
Speravo, come già cercavo di fare nei miei pensieri, che la persona che stava
salendo le scale fosse qualcuno che aspettavo con ansia da alcune
ore.
Ormai mancavano pochi metri. Sentii i passi verso la
mia porta... Iniziai a sperare ancora di più.
La persona si fermò fuori e sospirò, poi aprì la
porta.
Mi voltai e vidi i due occhi verdi che avevo sognato
ad occhi aperti per tutto il giorno. Edward.
Mi drizzai subito in piedi, e restai immobile, un po'
fredda. Dopotutto non sapevo come avrebbe reagito. Non sapevo se quella era una
visita di cortesia per dirmi cose del tipo "visto che non lo capisci, sono
venuto di persona per dirti che io voglio stare davvero con Jenny, e quindi è
meglio se non vieni più da me. Mai più." oppure...
- Bella, io... Mi sei mancata da morire - Oppure
qualcosa del genere. Le sue parole mi sbalordirono. Allora... Non era come
pensavo. Però... Il fatto di essergli mancata poteva anche essere fuorviante.
Poteva anche voler dire che gli mancavo come amica. Era solo una visita
semplice, era meglio che non mi facessi illusioni. "Vedrai che il resto non sarà
come l'esordio... Ti farà del male." Come al solito non riuscivo a far tacere la
voce pessimistica della mia mente. Era la voce che ormai mi accompagnava da
tanto... Troppo tempo nella vita.
Non risposi.
Edward entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle
spalle. Il suo sguardo era felice, radioso... Mi stava facendo ricredere da
tutto ciò che avevo pensato proprio due secondi prima.
Si avvicinò a me, vedendomi immobile, e mi posò una
mano sul braccio, accarezzando lentamente la mia pelle fredda. Chiusi gli occhi.
Quel gesto era troppo per me. Troppo anormale... Troppo speciale.
- Bella? - mi chiamò di nuovo, allarmato - Ti ho
detto qualcosa di male? Ti sto disturbando? -
Sospirai. - No, Edward. Tu... Io... Non lo so. -
- Cosa vuol dire non lo so? - Mi chiese, ed io
riaprii gli occhi.
- Sono confusa. -
Sul volto adesso aveva un'espressione perplessa.
Forse non sapeva di cosa stavo parlando?
- Non capisco nemmeno io adesso. - Si staccò da me, e
si andò a sedere sul divano in pelle.
- Vedi... Io non so. Dei giorni fa... Mi hai
telefonata, e mi hai detto che ti... piaceva Jenny. E... - Non riuscii a
continuare. Pensavo che in ogni caso sapesse di cosa stavo parlando. Dopotutto
era stato lui a chiamare, no? Dalla faccia che fece pensai seriamente che invece
non ne sapesse nulla.
- Aspetta. Tu stai dicendo che io ti ho chiamata per
dirti... Queste cose? -
Annuii. Era davvero incredulo.
- Ho ancora la telefonata registrata... Qui - Gli
passai il cellulare, la chiamata ancora registrata nel mio cellulare. L'avevo
tenuto sempre con me, altrimenti qualcuno avrebbe potuto fare dei giochetti e
non avrei avuto la mia prova.
Edward lesse con un'espressione stranita. - Io... Ho
davvero fatto questa telefonata? -
- Sì, Edward, sì. Ed io, credimi... Ci sono rimasta
davvero male. - Abbassai lo sguardo, anche se forse, senza leggere la mia
espressione, avrebbe comunque capito che questa telefonata mi aveva fatto
davvero un effetto cattivo. Per la prima volta nella mia lunga vita, mi sentii
sconfitta davanti ad una delusione.
- Oh. Io... Sono sicuro di non aver fatto nulla. Te
lo giuro. Chi può essere stato? -
- Edward, so che la risposta potrebbe farti fuggire
via ma... Alice pensa sia stata Jenny. -
- Jenny? - disse, sorpreso.
- Sì. Pensiamo sia una che... Possa imitare la voce
delle persone... -
Lui continuava a guardarmi perplesso. "Vedrai che non
ti crederà..." Ripeteva quella voce della malora nella mia testa. La triste voce
del pssimismo.
Edward sospirò tantissime volte senza tuttavia dire
ancora nulla. Passarono sette minuti o giù di lì, ma lui non osava parlare.
Fissava la porta davanti a noi e si massaggiava la fronte. Che pensasse di
essere in un incubo? Di sicuro, con me, già era in un bruttissimo incubo.
Credere che la sua cugina - per giunta vista a stento poche volte da come avevo
ben capito - fosse una di noi. Una diversa, una che poteva stare al sole e che
aveva la pelle normale. Una che poteva mischiarsi con gli umani. Nemmeno io
sapevo se le mie supposizioni erano esatte.
- Bella... Non so se crederci oppure no - disse serio
- Ma... Ci penserò. -
- Io ti vorrei solo dire... Qualsiasi cosa tu
sceglierai che... Io... Sarai sempre importante per me - dissi tutto d'un fiato.
Quella poteva anche essere l'ultima volta che ci saremmo visti. Nessuno poteva
saperlo, e nessuno sarebbe potuto esserne sicuro almeno finchè lei non si
sarebbe mostrata per quello che era o che non era. Magari questo non sarebbe
potuto mai accadere, ma anzi. Il tempo sarebbe potuto passare normalmente, senza
che io ed Edward ci rivedessimo di nuovo, e lui si sarebbe potuto innamorare di
Jenny... Sposarsi con lei... Avere dei figli con lei. Ed io sarei vissuta come
adesso nell'ombra, mangiandomi le mani perchè non potevo averlo, o forse perchè
lui non mi avrebbe più voluta. Ma... Domanda più importante, soprattutto? Lui ci
teneva a me? Sembrava di sì.
Mi sorrise. - Sì, anche tu per me... Ti farò...
sapere io - mi rispose, esitante. Molto esitante, quasi come se soffrisse a dire
quelle parole. "E' finita, Bella, è finita. E' stato bello finchè è durato, ma
adesso... Adesso potrai solo sentire da lontano il suo profumo gustoso... Potrai
solo vedere da lontano il suo bellissimo volto... ma, soprattutto, non potrai
mai assaggiare le sue labbra."
Si alzò, e mi accarezzò piano la guancia, guardandomi
con occhi dolci.
Dopotutto, penso che a me ci tenesse. Anche un po'.
Ma ci teneva.
Si avviò a passo lento verso la porta, e la richiuse
dietro di sè.
Io mi stesi nuovamente sul divano, cercando, anzi
sperando più che altro, di poter piangere. Tuttavia, sapevo che questo non era
possibile, quindi mi limitai a singhiozzare senza lacrime.
Avrei tanto voluto un letto in questa
occasione.
Edward's POV
Lasciare Bella in quel modo, fu di sicuro la cosa più
dolorosa che mi era successa in quella settimana.
Già era stato difficile dopo l'arrivo di Jenny,
adesso la cosa diventava ancora più terribile.
Non sapevo se crederle o meno, dato che non avevo le
prove della sua verità. Jenny poteva esserle semplicemente antipatica perchè
stava sempre con me da alcuni giorni, ma questa non è esattamente la giusta
spiegazione a questo problema. La vera spiegazione poteva anch'essere che Bella
e i Cullen non si sbagliavano. Jenny non era quello che sembrava.
Eppure, nelle due uniche volte in cui la vidi, mi era
sembrata normale. Non aveva smesso di crescere come Bella, quindi dubitavo che
fosse come lei. Inoltre, per altri motivi a cui avevo già pensato, come il
calore e l'esposizione al sole, non pensavo che Jenny fosse una creatura
leggendaria.
Non appena mi diressi a casa, sentii delle urla.
Sulle prime pensai che fossero mamma e papà che
litigavano per qualcosa di futile come spesso accadeva, invece mi accorsi che
era Jenny quella che stava parlando ad alta voce. Assieme a lei c'era un uomo, o
un ragazzo, me ne accorsi dalla voce.
Le loro voci si sentivano da giù, erano davvero molto
alte.
Entrai in casa, mi accorsi che erano in soggiorno.
Decisi di non farmi vedere perchè così avrei potuto carpire informazioni -
sempre se Jenny era davvero la persona falsa che Bella diceva che fosse
-.
- Tu non lo ami! - gridò il ragazzo.
- Sì che lo amo! Non m'importa com'è! Mi piace punto
e basta. Ormai non stiamo più insieme quindi togliti dai piedi! - urlò
Jenny.
- Sì, ma io so anche perchè ci stai attorno... Non
dirmi che non è per quella... -
- Quella chi? Ah. La Swan. Sai meglio di me che è il
mio lavoro -
- Lo so, lo so. Ma cosa centra il ragazzo? Dai, non
dirmi che ti piace! -
- Ti ho detto di sì. Farla fuori è il solo modo che
ho per compiere il lavoro e stare con lui. -
- Se lo dici tu... Ma... Sappi che io non mi tirerò
indietro. Ti amo e farò di tutto per riconquistarti! -
- Oops. E' lì. -
Mi avevano scoperto, bene.
Sentii dei passi, e mi diressi in cucina, facendo
finta di niente. Quello che avevo ascoltato era troppo.
Mi girai, e Jenny era a pochi metri da me.
- Edward, caro, da quanto sei qui? -
- Da un paio di minuti -
- Hai sentito? -
- Un po'. Scusa se ho intralciato la tua privacy, non
volevo - Cercai di giustificarmi.
- Oh, Edward, mi dispiace. Il mio ex ragazzo è venuto
qui ed è un po' arrabbiato - indicò un ragazzo pallidissimo dietro di sè, -
quindi non pensare a tutto ciò che ha detto, va bene? -
Il ragazzo s'intromise. - No! Pensaci, per favore!
Lei vuole ucciderla! -
Jenny gli pestò il piede. - Ma Christian, cosa dici?
E' meglio che te ne vai - Lo guardò truce. - Edward, vieni, bevi un po', sarai
accaldato - disse, e mi fece sedere su una sedia, dandomi un bicchiere pieno
d'acqua.
Bevvi e mi sentii meglio. Bene. Ma poi iniziai a
sentire una forte sonnolenza e mi addormentai. Quando mi risvegliai, ero in un
letto. Ma non il mio letto. Ero in quella che riconobbi essere una stanza
d'albergo, Jenny seduta al capezzale del letto.
Ciau a tutti! Ed eccomi tornata con questa storia... Non sono
ancora sicura di come finirà, ma spero di avervi intrigati con questo
capitolo...
Anyway, grazie per tutte le recensioni e i preferiti, vi sono
davvero grata!
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