A chinese tale.

di Purple Deep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Fruscio del vento ***
Capitolo 2: *** Capitolo I-Il dolce sussurro della morte. ***



Capitolo 1
*** Prologo- Fruscio del vento ***


Prologo- Fruscio del vento.


Sotto l'immenso albero di ailanto, stava seduto un uomo dai capelli scuri, la testa protetta da un semplice dǒu lì[1] di bambù intrecciato e vestito di un abito di seta. Il volto, che, a seconda dalle braccia potenti, doveva essere quello di un giovane ragazzo, era coperto da una maschera bianca, completamente in contrasto con il resto dell'abbigliamento, molto semplice. Una leggera brezza spostava i pochi ciuffi corvini visibili, e rendeva l'aria, fin troppo afosa, un pò più respirabile. Da molto -troppo- tempo abitava lì. Viveva di ciò che beveva in un fiume limpido non troppo distante da lì e di ciò che poteva cacciare, nella solitudine più assoluta. Il proprio nome, non lo ricordava. La propria provenienza, era anch'essa un mistero. L'unica cosa che gli ricordava il passato, era la maschera lattea, che da anni gli nascondeva il viso, di cui nemmeno lui ricordava l'aspetto, se non a grandi linee.
Di tutta la sua vita, il giovane, aveva memoria, infatti, solo di una persona. Una donna, dal nome ignoto, che, per quanto ne sapeva, si era presa cura di lui quando era più piccolo. Una donna, che lo aveva dovuto lasciare quando era ancora un bambino, per il motivo di non poterlo crescere. Una donna dalla vita infinita.
Solo un'indicazione gli aveva lasciato: usare l'alchimia, per tornare ad incontrarsi un giorno.
Ricordava perfettamente la sensazione delle calde lacrime sulle gote, una sensazione unica, che mai più aveva provato. E ancora meglio ricordava i capelli lunghi e scuri di lei che ondeggiavano dolcemente, mentre si allontanava.
L'alchimia, il Nei-tan[2] , l'unico tipo di filosofia capace di rendere immortale una persona. Lentamente, cominciò a sperimentare i vari tipi di erbe, per raggiungere la concentrazione. In fondo, su quello si basava: per raggiungere la liberazione dell'anima, l'elisir della vita eterna, doveva lavorare sul proprio corpo, plasmarlo, renderlo esso stesso la quint'essenza adatta per far di sè stesso una pietra dei filosofi[3] . Il problema era capire quali sostanze andavano legate al proprio organismo per renderlo resistente per tutti i secoli avvenire, quale tipo di erba avrebbe mai potuto far distillare tutto ciò che nell'essere umano comune non và.
Questo gli aveva insegnato la donna, la disciplina per i prescelti, l'unica che non tutti possono apprendere, ma solo coloro che ne sono degni e che sanno a cosa vanno incontro.
E da anni, a quello si era dedicato. Erbe, infusi, la maggior parte dei quali lo aveva portato a perdere la coscenza delle proprie azioni, non che fosse nulla di pericoloso, essendo un uomo da solo isolato dal resto della società.
La solitudine era la sua compagna, non una sola figura era più passata da quando lei lo aveva lasciato. E così doveva essere: se qualcuno avesse interrotto i suoi giorni di studi, probabilmente la concentrazione sarebbe stata catturata da qualcos'altro, e l'impegno intenso di anni ed anni sarebbe stato reso nullo.
E, come ogni giorno della sua monotona vita, seduto sotto quell'albero, meditava. Il chi scivolò lungo la colonna vertebrale, fino alla corona, lentamente si spostò più in basso, passando alla parte anteriore del corpo, ma, proprio mentre stava per raggiungere il tan-tien [4] , un suono a dir poco insolito catturò la sua attenzione, impedendogli di terminare il cerchio. Un suono così particolare, che non ne aveva reminescenza, nonostante fosse rimasto in silenzio così a lungo. Un suono potente, ma, in un certo senso, nostalgico. Parole pronunciate ad alta voce, pensieri suonati.

-Buongiorno.-

Un altro giovane, dai capelli fin troppo stravaganti, lo stava scrutando con uno sguardo confuso. Anche lui, era vestito in modo semplice, con abiti di seta, per sopportare il caldo della giornata. Un largo sorriso occupava metà del volto, mettendo in mostra i bianchi denti perfetti.
Per la prima volta, dopo tanto tempo, la bocca dietro la maschera si mosse per un motivo che non fosse nutrirsi. Le corde vocali vibrarono, e anche lui suonò all'altro i suoi pensieri.

-Buongiorno.-

La sua voce. Non ricordava nemmeno come fosse, una voce. Eppure, anche se imperfette, le voci parevano talmente soavi.

-Iniziavo a credere fossi muto.-
Continuò l'altro con tono allegro, schioccando rumorasamente la lingua, forse nell'indelicato tentativo di togliersi un pezzo di cibo tra i denti candidi.
-Non lo sono.-
Si limitò il moro, squadrando il nuovo arrivato, catturandone ogni singolo particolare, specialmente del viso: i lineamenti virili ma dolci, gli occhi grandi e scuri, l'espressività sbalorditiva degli angoli della bocca, le labbra sottili.
-Io sono Ma Huxiang. Anche, se, in realtà, preferisco di gran lunga farmi chiamare Natsu. E tu, qual'è il tuo nome?-
Il ragazzo sorridente azzardò un'altra frase, nonostante l'evidente sforzo che l'uomo seduto faceva nel parlargli.
-Non ho un nome.-
Di nuovo una risposta secca, corta, incisiva.
-Vuol dire che te ne darò uno io! Tu...tu, sarai Gray!-
L'audace ragazzo dai capelli insoliti fece un'altrettanto audace affermazione, alla quale, per un discreto periodo di tempo, non ebbe risposta. Di certo aveva scelto sonorità molto strane per il nome, e, soprattutto, difficli da pronunciare.
-Se preferisci chiamarmi così, puoi farlo. Ma non sarà il mio nome. Inoltre, molto presto, dovrai lasciare questo posto.-
-Perchè?-
-Sono un filosofo, ho bisogno dei miei spazi per sperimentare.-
-Di che ti occupi?-
-Alchimia.-
-Anche io!-
L'attenzione del ragazzo sotto l'albero di ailanto, fu nuovamente conquistata. Il rumore del vento che smuoveva la chioma dell'albero, unico consigliere per i tanti pensieri che si accavallavano disordinatamente nella sua testa.
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[1]= Famosi cappelli di bambù intrecciato cinesi. Molto ampi, sono ormai noti in tutto il mondo, anche se sono ovviamente un tipo di abbigliamento molto etnico.
[2]=Alchimia interna, ossia che utilizza come "laboratorio" il corpo stesso dell'alchimista, anche attraverso utilizzo di droghe. Questo tipo di Alchimia è stato diffuso solo in Cina, e si basava sui 5 elementi (che, secondo loro, erano: acqua, fuoco, legno, oro, terra) e sul principio dello yin e yang (il primo attivo maschile, il secondo passivo femminile, rappresentano l'equilibrio).
[3] =Più comunemente nota come Pietra filosofale (I fan di FMA sanno di che parlo, XD), era uno dei principali obbiettivi dello studio alchemico. Secondo alcuni, soprattutto all'interno della disciplina Nei-tan, oltre a trasformare i metalli in oro, donava vita eterna. L'alchimia cinese, invece di concentrarsi sull'oro, si concentrava infatti principalmente sull'elisir dell'immortalità.
[4]= Parte del corpo situata circa 3 dita sotto l'ombelico.
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Note dell'autrice:
Ecco a voi il mio prologo!
Come avrete già notato, per i termini specifici, ho messo le spiegazioni relative a fine storia, con i  numeri, XD.
Spero vi sia piaciuto, e che sia riuscita ad incuriosirvi, uwu. E' molto più lungo dei prologhi che scrivo di solito, quindi gioite! (?)
Per qualsiasi domanda, chiedete pure!
Se ci sono degli errori, avvertite, eh, che io non ho riletto! (??)
Bye-o-nara!(?)

Bacioni,
#Matt

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Capitolo 2
*** Capitolo I-Il dolce sussurro della morte. ***


Capitolo I - Il dolce sussurro della morte.

Due braccia morbide e delicate gli avvolgevano il collo.
Un forte odore di orchidea gli invadeva completamente le narici, deliziando l'olfatto.
I biondi capelli della diva gli solleticavano le spalle, vicinissimi alla pelle dell'uomo, colpo alla sprovvista dall'abbraccio.
Il vento entrava lieve e tranquillo dalla finestra leggermente aperta che lo accaglieva in casa, spostando giusto un poco delle tendine dai colori chiari che proteggevano la stanza dal sole.
L'uomo si guardò allo specchio, mentre la bella ragazza lo abbracciava, tenendolo immobile in quella stretta così sincera, così lunga. Ciò che vide riflesso non gli piacque affatto: un vecchio signore, le rughe che segnavano il volto, la testa calva, conservando qualche capello bianco, in memoria di una folta chioma ormai caduta.
Molto presto, tutti gli specchi sarebbero stati tolti da quella casa[1], almeno per un periodo. Il che, in verità, era un vero peccato, riflettè il vecchio, perchè erano specchi d'artigianato, talmente belli, che nasconderli sarebbe stato davvero un brutto gesto. Tuttavia sapeva che nessuno poteva correre un rischio talmente grande.
Sapeva anche che, a quella sontuosa festa, la più maestosa di tutta la sua vita, lei non avrebbe potuto partecipare. Gli sfuggirono diversi colpi di tosse, che interruppero per un attimo i suoi pensieri.
Lei doveva andarsene al più presto, non era ben accetta lì, dai pochi famigliari che lui aveva. E di certo, le avrebbero fatto del male se l'avessero vista in tale occasione.
Quindi, era quello il momento dell'addio: un dolce abbraccio, dato sul letto di morte. La condanna era già stata scritta per lui, non c'era maniera che riuscisse a sfuggire alla violenta morsa della malattia. Prima o poi sarebbe accaduto, entrambi lo sapevano, ma non avevano mai immaginato il momento così doloroso.
La spalla dell'uomo, fu bagnata da qualche goccia silenziosa, che cadeva dal volto della giovane. Le accarezzò la schiena, silenzioso.
Non poteva dirle nulla di rassicurante, non poteva consolarla. Troppi anni aveva vissuto pensando a cosa le avrebbe detto in questo momento, ma capiva solo ora che era più opportuno non proferire parola.
Tuttavia, lui volle azzardare. Solo una frase. Una frase , però, dal significato terribilmente importante.

-Tornerò a cercarti, è una promessa.-

Un sussurro, parole appena percettibili, dette da una voce sottile e consumata dal tempo che era passato inesorabile.
E, mentre la diva spalancava quei dolci, grandi, occhi castani che lui aveva tanto ammirato, sentì le potenti braccia del Diyu[2] trascinarlo via.




Spalancò gli occhi. Buio assoluto. Il fuoco che aveva acceso la sera prima si era già spento, il che gli impediva di dare una rapida occhiata al'ambiente circostante. Si passò una mano sul viso dalla pelle perfetta, per poi sbuffare pesantemente.
Poteva giusto intravedere lo stravagante ragazzo dalla maschera bianca dormire non troppo lontano, o piuttosto intuire all'incirca dove si trovasse. Era meglio non muoversi troppo, o avrebbe rischiato di svegliarlo.
All'alba, avrebbe iniziato con gli esperimenti.
Si adagiò nuovamente sul suolo, cercando una posizione comoda, guardando il cielo stellato.
E, prima di richiudere gli occhi per addormentarsi, una semplice, corta frase, gli scivolò dalle labbra.

-E' una promessa.-
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[1]=Usanza cinese. Quando una persona muore, tutti gli specchi della casa vengono rimossi, siccome si pensa che chi guardi la bara riflessa sullo specchio abbia ben presto una repentina morte in famiglia.

[2]=Aldilà cinese. Molto simile ad un inferno dantesco, anche se preferisco non dilungarmi a lungo sull'argomento, siccome alcune parti della storia sono basate sui lati che preferisco, momentaneamente, non divulgare di questo posto.
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Note dell'autrice:
Evvai! Ecco il primo capitolo, :3.
Sì, lo so, fa schifo, XD. Accontentavi, ecco, u.u(?).
E' corto, dannatamente corto, x''3.
Beh, questo capitolo mi serviva corto, mi dispiace ragazzi, x''3.
Se ho fatto qualche errore, avvertitemi, eh!
Non ho tanta voglia di scrivere altro tra le note, insomma:
Bye-o-nara!(?)

Bacioni,
#Matt



 

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