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di Ann Ogg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Parlarne ad alta voce sembra quasi un insulto.
Lei era perfetta, il modo di camminare, parlare, riporre i piatti, fare l’amore.
Lei era perfetta.
A portarla alla vita, furono i suoi genitori, o meglio, sua madre, Abby, anche se sono quasi completamente sicuro che anche Dan, suo padre, abbia avuto una ragionevole parte in questo progetto.
Ed ecco che il 30 novembre del 1975, Emily Andrea O’reily, faceva la sua entrata trionfale nel mondo.
Furono anni felici per Emily, o come si preferiva far chiamare, Andy.
Non era la prima figlia per la coppia, avevano anche un primogenito, Logan, nato ben dieci anni prima della nuova arrivata. Per Abby e Dan, Logan era u  fallimento, per Andy, il  migliore amico che potesse mai sperare di trovare.
 

Crescendo, Andy si fece strada nel mondo, scavandosi un suo cantuccio nel cuore degli amici, come Andy, la ragazza perfetta. E lo era. Era carina, non bellissima,  ma con un viso dolce, grandi occhi verde bosco, corti capelli castani, e una spolverata di lentiggini sul naso. La sua pelle era candida, l’unica vera caratteristica che la legasse alle sue origini irlandesi.
Non era una grande parlatrice, ed era molto più matura delle ragazze della sua età, distinguendola dal gruppo come ottima compagna di chiacchiere.

“GO MONKEYS GO! GO MONKEYS GO!” Un gruppetto di ragazze continuava a urlarlo, fuori dai cancelli della scuola. Essendo una scuola media privata, i cori da stadio non erano molto graditi, all’interno dei muri scolastici. I “Monkeys” erano le mascotte della squadra di baseball del liceo locale, gli  Ohio Monkeys, Dell’Ohio High.
-“Le scimmie sono solo loro!” bisbigliò una voce all’orecchio di Andy, strappandole un sorridi. Era Jamie, la sua più cara amica.
Jamie Vincent aveva un anno in più di Andy, ed era la ragazza più bella della scuola. Aveva i capelli castano chiaro, così lunghi e lisci da essere sempre perfetti, mentre la sua carnagione era tipica dei mulatti, un color caffelatte che andava a scontrarsi con il grigio dei suoi occhi.
Suo fratello  aveva un debole per lei, ogni volta che la invitava a casa, Logan si chiudeva in camera sua in dignitoso silenzio.
Andy sapeva dell’infatuazione del fratello, ed era sicura che un giorno o l’altro, sarebbero diventati decisamente più intimi.
Ma era ancora troppo presto, in fondo, Jamie aveva appena 14 anni, contro gli ormai 23 di Logan.

Gli anni delle medie furono per Andy i migliori; ci fu anche un ragazzo, un giorno, Lucas.
Aveva appena 2 anni più di lei, ma la sua statura lo faceva sembrare più grande, mentre il suo viso, ancora privo di barba, stonava dolcemente verso la pinguedine tipica dei ragazzini.
Ci fu anche un bacio, forse.
Ma questo non l’ho mai saputo.




Angolo dell'autrice:
Ciao! Io Sono Ann Ogg, il mio vero nome è Anna, ed è per me la prima vera storia che pubblico. Ne ho avute in mente migliaia, buttandole giù in poche righe, e sempre tirandomi indietro per la paura di non sapere bene nemmeno io che cosa stavo facendo. Scrivo così perchè vorrei davvero che qualcuno legga i miei scritti, per potermi dare consigli, così da non dover buttare via tutte le mie idee. Questa storia, che ho deciso di pubblicare sotto forma di storia a capitoli, mi è venuta in mente nel momento in cui una mia amica, mi ha chiesto un consiglio su una canzone. Di questa canzone non vi sono riferimenti nel testo, e non vorrei indurvi a cercare tra le righe qualcosa che non c'è. Ad ogni modo, questa storia è una sorta di rito di passaggio per me, dato che descrivo una storia d'amore in un periodo storico tanto vicino, da sembrare già perduto, gli anni '90. In questo capitolo, quello che faccio è presentare i personaggi, e la loro quotidianità, mentre già dal prossimo capitolo, rientrerò in una delle sfere principali della storia. Il thriller. Spero che leggiate lo stesso, e spero di ricevere delle recensioni, così da capire dai miei errori. Grazie mille! :)

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


“Mamma corri, è tardissimo!!” Andy era su di giri, il suo primo giorno di liceo la terrorizzava e eccitava allo stesso tempo, e la particolare inclinazione di Abby per la pulizia, la rendeva perfetta. In modo quasi irritante. “Allora, ci muoviamo li dentro?!” Dan era in auto, e il clacson sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro. Al pensiero di quella station wagon verde pistacchio, Andy non poteva fare altro che sorridere. Aveva una strana inclinazione al sentimentalismo, in situazioni di ansia. “Arriviamo!!” urlò Andy di rimando “Un’ultima cosa!”. Sua madre intanto aveva appena finito di riporre l’ultimo spolverino. Ma lei non poteva andarsene, doveva fare un’ultima cosa prima di uscire. La moquette non riusciva ad attutire completamente i suoi passi pesanti sulle scale, ciò le procurò un richiamo dalla madre. Bussare a quella porta, era sempre una liberazione. Senza aspettare risposta, Andy si fiondò in camera, abbracciando di slancio Logan, ormai fattosi uomo, che quasi perse l’equilibrio. “Ho paura.” Fu tutto quello che riuscì a dire Andy al petto di lui. Logan la allontanò dolcemente, così da poterle vedere il viso. Non disse nulla, sorrise. Andy non poté fare altro che sorridere di rimando a quel viso. Si somigliavano molto, in modo quasi inquietante. La pelle candida, i capelli scuri, che però su Logan si arricciavano in morbidi boccoli, andando a coprire la sua fronte. Gli occhi. Quelli si che erano diversi. Verdi e irrequieti quelli di lei, castani e sicuri quelli di lui. Era bello. Dan, dal cortile, continuava il suo concerto “Emily Andrea, scendi immediatamente!” La sua voce era diventata tremendamente seria, e non sembrava voler smettere. “Corri, piccolo diavolo!” disse Logan al molto impaurito di lei, la girò, e con una leggera spinta, la fece uscire dalla stanza. Corse giù, salì in macchina, e partirono alla volta dell’Ohio High. Mentre la macchina si allontanava, dalla finestra del secondo piano di un’anonima villetta, un ragazzo sentiva di aver perso la parte più luminosa di se. “Come ha potuto farmi questo?! Noi eravamo amici, mi aveva promesso che mi sarebbe stato vicino, sempre!” Andy era inconsolabile. “Non ha lasciato solo te, Andy, ha lasciato tutti noi!” Dan, con la rabbia sul viso, e il pianto nel cuore, stringeva nella mano sinistra un figlio di carta. Un anonimo foglio di carta gialla. Dell’inchiostro vi aveva vergato in sottili lettere ordinate una frase: “Non ho mai fatto parte del vostro mondo.”

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Logan era scappato. Scappato da lei, da Jamie, da Abby e Dan, dalla scuola, dal mondo. Non si ebbero sue notizie per molti mesi a venire. Nella mente di Andy, ormai prossima al termine del terzo anno di liceo, Logan sarebbe tornato da lei, o avrebbe telefonato, in ogni caso, le sarebbe stato vicino. Non le interessava sapere dove fosse, purché stesse bene. La cosa importante, era non perdere la speranza, e sentirlo vicino. Sola, nel letto di camera sua, Andy si rigirava nelle coperte, sognando il viso dell’unico vero amico che avesse mai avuto. “HAAAAAAAAAAAAA!” un urlo, seguito da uno schianto. Rumore di vetri infranti, mormorii confusi, e la voce preoccupata di suo padre. Andy, spalancando gli occhi, si mise all’ ascolto. Nulla. Stava per rimettersi a dormire, quando con un sottile filo di voce, sua madre si scusava per qualcosa. Non resistette. Si liberò con un gesto delle coperte, mise le pantofole e corse fuori dalla camera, iniziando a scendere le scale. Arrivata all’ultimo gradino, con gli occhi grandi di stupore, vide sua madre raccogliere cocci di vetro a mani nude, subito dietro di lei la vetrinetta riversa a terra in mille pezzi. Il sangue era ovunque. “Mamma!” Andy si precipitò ad aiutarla, ma lei la allontanò con un gesto, farfugliando a mezza voce “No, no, no, no, tu non puoi farlo bene, non riusciresti, sei una bambina… Lui era il mio bambino, lui era li, il mio bambino..” in una nenia senza fine, Abby aveva abbandonato la realtà, sognando di un mondo perfetto. “Andrea! Spostati da li, ci sono vetri ovunque!” disse suo padre, con uno straccio macchiato di rosso in una mano, e le braccia coperte di graffi. “Andy, chiama l’ambulanza per favore, poi torna di sopra, sistemiamo noi qui” il tono si era addolcito, ma gli occhi di suo padre facevano trapelare una paura così lontana, eppure così vera e tangibile, che la terrorizzarono. Non poté fare altro che alzare la cornetta e chiedere un’ambulanza, per poi correre di sopra, entrare in camera sua, e nascondersi sotto le coperte, così da ripararsi dalla pazzia che infestava la casa. Sentiva la testa esploderle. Eppure, la notte passò così velocemente da far sembrare tutto un sogno. L’ambulanza arrivò, insieme ad una volante della polizia: le ferite ai polsi e alle mani di sua madre erano profonde, ma a preoccupare sia i medici, che la polizia, furono i tagli al viso e quello più profondo all’altezza della carotide. Giunti in ospedale, il medico dichiarò di voler richiedere un consulto psichiatrico “così da vagliare ogni possibilità”, disse questo in modo formale e macchinoso. Il ricovero, gli scatoloni, la casa sempre più silenziosa, non furono altro che il ritornello delle chiamate in piena notte, delle visite settimanali, delle unghie spezzate e dei compiti a scuola. Andy aveva completamente perso la sua famiglia. La sensazione di solitudine ed oppressione, divennero una costante delle sue giornate. Allontanatasi da Jamie, dalle amicizie a scuola, e da ogni cosa la legasse ancora al mondo, Andy si sentiva perduta. Dan cercava in ogni modo di non far pesare la mancanza della moglie in casa, tenendo ogni angolo ordinato e pulito, come lei avrebbe voluto che fosse, tutto semplicemente perfetto. Andy apprezzava i suoi sforzi, ma pensava a tutt’altro, non era di certo suo padre colui che poteva salvarla. Era sola, sola contro il muro di falsa compassione dei vicini, e la sua paura di impazzire. Dentro di lei però, qualcosa si stava dibattendo per uscire, qualcosa che avrebbe sicuramente apportato un cambiamento alla vita della giovane. Il processo prese il via una mattina. Era sabato, Andy era rimasta in casa a studiare, mentre suo padre era andato a trovare Abby. Nel frattempo, Josh, uno dei tanti giocatori di baseball della scuola, lavorava come postino per pagarsi i futuri anni al college. O almeno così diceva in giro, anche se tutti sapevano del suo debole per le quattro ruote. Josh non era propriamente un postino, più che altro consegnava i giornali la mattina, e ritirava le bottiglie vuote del latte la sera, per conto di suo zio. Si fermava spesso più a lungo davanti a casa di Andy, sperando di scorgerla passeggiare per casa; aveva una profonda e colossale cotta per quella ragazzina sfortunata. Quella mattina, suonò alla sua porta, e le lasciò il giornale tra le mani con un occhiolino, strappandole un sorriso. “Ancora qui, eh?” disse lei in modo scherzosamente ammiccante, “Perché, dove mi preferivi?” disse lui, imitandone il tono. Rientrata in casa, sorrise. Non capitava più così spesso, ma Josh era diverso. Aveva due anni in più di lei, ma essendo figlio di un ex marine, a causa dei molti spostamenti, aveva finito per perdere un anno di scuola, finendo nella stessa classe di Jamie. Andy non capiva come potesse mai piacere a un tipo come lui. Sua madre e suo padre, di origine europea l’una, e centro americana l’altro, avevano dato vita a Josh, un mix perfetto dei due: la pelle color caffelatte, andava a cozzare con i capelli castano pallido. Solo i suoi occhi non la convincevano, erano gialli. Come il miele. Facendo queste riflessioni, posò distrattamente il giornale sul tavolo della cucina, che scivolò sul pavimento, aprendosi a metà, mostrando quella che sembrava una semplice busta bianca. Non vi era intestazione, e una piccola fiamma di speranza le colorò il viso. Chiuse la porta e salì in camera. Quella lettera, sarebbe stata l’inizio della sua nuova vita.

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