Il dipinto del drago

di Ortceps
(/viewuser.php?uid=457601)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° Capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° Capitolo ***
Capitolo 12: *** 12° Capitolo ***
Capitolo 13: *** 13° Capitolo ***
Capitolo 14: *** 14° Capitolo ***
Capitolo 15: *** 15° Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16° Capitolo ***
Capitolo 17: *** 17° Capitolo ***
Capitolo 18: *** 18° Capitolo ***
Capitolo 19: *** 19° Capitolo ***
Capitolo 20: *** 20° Capitolo ***
Capitolo 21: *** 21° Capitolo. La fine ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

1° CAPITOLO

DRAGO

Era solo ormai, pochi mesi o molti anni il tempo si confondeva nella sua mente; era arrivato il cavaliere rosso a rompere la sua prigionia: serviva Galbatorix da tempo, doveva solamente fornirgli energia quando il re la richiedeva e in cambio lui lo lasciava alla sua silenziosa meditazione.

Meditava sulla morte del suo cavaliere, non ne ricordava il viso né il nome; ricordava solo la voce, melodiosa persino mentre moriva rivolgendogli le sue ultime parole lo implorava di vivere; non più in forma corporea ma di tener vivo il suo spirito per vedere quando sarebbe giunta la fine per chi guidava i Rinnegati, coloro che avevano tolto la vita alla sua metà. Aveva dovuto fare da mentore a Murtagh e a Castigo, li aveva trattati come dei figli e insieme avevano coltivato il loro odio per il re; ma dopo a togliergli quel legame era arrivato Eragon che aveva deposto colui che li teneva prigionieri ma li aveva irrimediabilmente separati e lui non lo avrebbe mai accettato, non poteva perdere ancora un pezzo così importante della sua esistenza, non glie ne rimaneva più molta; aveva meditato a lungo sulla distruzione di ciò che lo imprigionava ancora lì dopo la morte del despota; ora non voleva morire ma impedire che Murtagh rimanesse solo con Castigo e i propri rimorsi; doveva impedire che si logorasse e infine morisse in essi.

Eragon lo aveva allontanato da Alaghesia cosa che lui voleva per allontanarsi da quei ricordi ma rivoleva il suo piccolo umano che con il suo drago ancora cucciolo vagava solo ancora in quella terra corrotta da millenni di male; perché Galbatorix era solo il frutto di quello che già altri avevano compiuto; si fece coraggio per sovrastare le miriadi di voci che come lui non più draghi in carne e ossa rimanevano solo pensieri, ricordi e emozioni racchiusi in una piccola sfera: l’Eldunarì.

“ascoltami per favore!” si rivolse a lui ma non lo ascoltò, da quando il ragazzo aveva tolto al palazzo distrutto ogni cuore dei cuori e ogni arma appartenuta ai cavalieri deceduti aveva chiuso la mente a tutti loro che solo ora dopo tempo (indefinito impossibile dire quanto perché la loro vita così lunga non si basava più su misure come i giorni, i mesi o gli anni) cominciavano a comprendere la caduta del despota e cercavano dopo la prigionia di esaudire i loro desideri: alcuni avrebbero voluto essere distrutti mentre altri volevano aiutare e dare consigli mentre altri ancora non si aprivano restavano a crogiolarsi nel dolore. Perché il ragazzo dopo la lunga festa al villaggio dei nani, l’ultimo avamposto prima del mare e dell’ignoto si era chiuso come se non volesse andare avanti ma era costretto a farlo; sapeva che era per l’elfa, diventata da poco cavaliere; lui l’amava lo capiva come Murtagh a suo tempo aveva amato Nasuada (aveva dovuto rinunciare a quell’amore quando essa venne fatta prigioniere dal re per non farla soffrire ulteriormente, anche se l’aveva aiutata come ricordo di quel sentimento), ora il giovane piangeva lacrime fatte di pensieri e voleva fare questo in solitudine; ma lui non poteva aspettare che il cuore del giovane guarisse col tempo; lui di tempo non ne aveva più. Intensificò la sua voce sulla mente di Eragon diventando pressante ma senza avere l’intensione di infrangere le sue difese, voleva solo essere ascoltato; voleva comunicargli la sua richiesta di aiuto.

ERAGON

Aveva lasciato Arya da due giorni aveva pianto da solo, nemmeno Saphira aveva assistito; era mattina e dalla sera precedente sentiva questa coscienza tamburellare sulle sue difese mentali, aveva pensato che fosse un Eldurnaì che volesse parlargli ma ora si accorgeva che questo a differenza degl’altri non si infrangeva come un debole ruscello ma continuava a premere sulla sua mente, aveva deciso di ignorarlo rimandando il dialogo tra quel drago al giorno dopo (sapeva che non si sarebbe arreso, conosceva i draghi erano esseri caparbi), lo incuriosiva quell’Eldurnaì ma la sua mente era occupata dal dolore che però si andava affievolendo di giorno in giorno.

Arrivò la sera e lui ancora avvertiva lo spirito del drago premere contro la sua mente, ne avvertiva il dolore, non era dispiaciuto per il dolore del drago anzi era felice di non essere solo, guardava il mare dal lato destro della nave quando l’elfo di vedetta si mise a urlare: ”Terra!” Non pensava che sarebbero arrivati così in fretta alla costa della terra sconosciuta, corse veloce verso il timone per vedere meglio: si scorgeva in lontananza il profilo di una striscia di terra, la speranza di una nuova vita lo distolse un momento dai suoi tristi pensieri. “Eragon arriveremo domani mattina se la corrente ci è favorevole” aveva parlato il comandante della nave Nayr: alto e snello, coi capelli lunghi legati in una treccia che gli ricadeva sulla schiena coprendo in parte la camicia di tessuto elfico; Eragon si girò verso di lui e annui poi tornò a fissare il profilo ondulato della sua nuova casa, dopo il tramonto si rifugiò nella sua cabina: una piccola stanza con un letto, una cassapanca e una piccola scrivania cosparsa di fogli e libri; si sdraiò sul letto con la testa appoggiata al cuscino e i pensieri rivolti all’Eldurnaì che cercava la sua attenzione, decise di ascoltare subito la sua richiesta e gli aprì la mente “come posso aiutarti?” chiese cordialmente, non dovette aspettare molto per una risposta “grazie per avermi aperto la tua mente ,ti volevo chiedere di non abbandonare Murtagh, ha bisogno di te e me, mentre io ho bisogno di lui” il tono di quel pensiero stupì Eragon quanto il suo contenuto: l’anima del drago parlava di Murtagh con dolcezza ma ripiangeva di non averlo vicino; “ha bisogno di restare solo non è pronto a tornare e quando lo sarà verrà da se” “non puoi lasciarlo solo non resterà in vita” Eragon sapeva che il drago aveva ragione e che dopo pochi anni suo fratello non avrebbe mai più cavalcato Castigo ma aveva dei doveri verso i draghi; “non posso andare a cercarlo ma la tua razza dipende da me e ….” Non lo lasciò finire di parlare “capisco la lealtà verso i tuoi doveri, non chiedo che tu vada subito a cercarlo ma spero che lo farai in un prossimo futuro” alla supplica il cavaliere non poté che accettare e dopo essersi consultato Saphira disse nell’antica lingua (per dimostrare che avrebbe mantenuto la parola data) che sarebbe andato a cercare il fratello dopo 4 mesi dal suo arrivo nella nuova terra.

DRAGO

Il consenso di Eragon ad andare a cercare il suo piccolo umano e il cucciolo suo drago lo rese felice; dovevano passare quattro mesi prima che partissero alla sua ricerca ma non gli importava l’avrebbe rivisto era felice e voleva comunicarlo a tutti: aprì la mente e mentre lo faceva si accorse che qualcosa non andava; oltre all’equipaggio composto da elfi e a Eragon un’altra coscienza era presente nella nave: una coscienza femminile, giovane, umana e nascosta molto probabilmente nessuno sapeva che si trovava lì; cercò di forzare le sue difese mentali che erano resistenti ma dopo qualche tentativo riuscì a entrare e in pochi istanti venne a conoscenza di tutto su quella ragazza: Il suo nome era Sil aveva 15 anni si era intrufolata dentro alla nave durante la festa nel villaggio dei nani non voleva nuocere a nessuno voleva solo vivere avventure lontano dalla terra natia dove aveva perso i genitori a causa della guerra. Si era nutrita di mele e pane conservati nella stiva. Si sentì in dovere di avvertire Eragon, non perché non gli piacesse quella ragazza ma soprattutto per il suo bene. “Ragazzo credo che ci sia un problema” non aggiunse altro ma gli fece vedere con la mente la ragazza nascosta nella stiva e inviandogli la sua storia e chiedendogli tacitamente di non arrabbiarsi troppo poiché l’unica colpa della ragazza era la sua sete di avventure (che lui conosceva già molto bene), Eragon lo lasciò vedere coi suoi occhi mentre scendeva nella stiva e si fermava davanti alla porta; non sapeva cosa lo aspettava: se la ragazza era armata o il suo aspetto, insomma lui anche potendo entrare nella sua mente non aveva accesso a informazioni a cui la ragazza non pensava. Restando sempre nella mente del giovane cavaliere vide la mano di lui spingere la porta e vide anche la ragazza in piedi sopra un barile per poter guardare fuori da un finestrino posto in alto; “Chi sei e cosa ci fai qui?” la ragazza si girò di scatto mostrando la sua faccia con gl’occhi color nocciola le labbra non troppo sottili e i capelli lunghi fino alle scapole coprirle il collo, era poco più bassa di Eragon e sembrava spaventata, molto spaventata. Non rispose subito ma dopo qualche momento disse:” Mi chiamo Sil …” fece una pausa intimorita e poi riprese: “sono qui perché me ne volevo andare da Alaghesia, lì sono morti i miei genitori e il mio fratellino; anche per colpa tua!” Lo aveva accusato della morte dei sui genitori e aveva ragione sia il drago che Eragon lo sapevano.

NOTE DELL’AUTRICE: Allora cosa ne pensate? Naturalmente è solo l’inizio spero che recensirete perpoter sapere se vi è piaciuta oppure no o anche cosa dovrei migliorare. .

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

2° CAPITOLO

Sil

Mi guardava valutando cosa fare, gli avevo appena addossato la colpa della morte della mia famiglia, la colpa non era direttamente sua ma della guerra era il principale esponente; avrei potuto dare la colpa al re ma avevo davanti lui e non il re. Era bello coi capelli arruffati e gli occhi verdi tendenti al blu aveva le labbra sottili e rosee, scesi dal barile e notai che era poco più alto di me, feci un passo avanti e lui corrugò lo sguardo e poi si decise a dire:” arriveremo domani verso l’alba vieni non mangerai qualcosa di gustoso da un po’” si volto sorridendomi e mi fece strada fin sulla scala, Quando arrivammo alla porta lui la aprii e io potei finalmente vedere lo stupendo panorama del mare con la luna riflessa, ad un tratto il mio sguardo fu rapito da qualcosa che si muoveva nell’acqua, mi avvicinai al parapetto e vidi un’enorme testa blu emergere dall’acqua ancora più blu:” Quella deve essere Saphira!” la sagoma si avvicinò e io mi sporsi ancora di più, mi trovai faccia a faccia con la stupenda dragonessa; mi voltai e vidi Eragon che mi si affiancava e allungava una mano verso la sua dragonessa per accarezzarla. “è stupenda e magnifica” “grazie” e poi si rivolse al suo cavaliere “sembra sicura di se”, io mi rivolsi di nuovo a lei: “Dev’essere stupendo volare?” “oh si lo è” sorrisi e il suo cavaliere mi accompagnò a un tavolo dove si trovava vario cibo e io assaggiai tutto; avevo fame. “Puoi dormire in quella cabina” eravamo nel corridoio e lui mi indicava una porta, io gli sorrisi e aprii la porta lui si girò e fece altrettanto con la porta difronte a quella dove io stavo entrando; la cabina era spoglia ma non mi soffermai sul suo aspetto, mi sdraiai e mi addormentai subito.

ERAGON

Gli avvenimenti di quella sera lo avevano sollevato dal dolore anche se non era scomparso del tutto, la mattina sopraggiunse veloce e con lei lo sbarco sulla nuova spiaggia; tutti si unirono allo sbarco: Eragon, Saphira, gli elfi e Sil; ormai tutti sapevano che era a bordo e nessuno trovava sgradevole la sua presenza; la spiaggia era ghiaiosa, cosparsa di sassolini bianchi con qualche striatura nera e più ci si allontanava dal mare più i piccoli cespugli diventavano alti alberi verdi che contrastavano con il bianco dei sassolini; si voltò verso Sil la vide chinarsi e prendere una piccola pietra per poi scagliarla nell’acqua che trasparente all’inizio diventava poi di un blu intenso quasi come il colore della sua dragonessa, la ragazza aveva un’espressione meravigliata che le faceva brillare gl’occhi e per la prima volta si chiese se lui non l’avesse già vista; scartò velocemente quell’idea anche se forse avrebbe voluto conoscerla già da molto e sapere tutto di lei.

“Ci accampiamo qui? O ci inoltriamo nel bosco?” La voce riscosse il cavaliere che scrutando il viso dell’elfo cercò di valutare cosa fosse meglio fare, “Per oggi restiamo sulla spiaggia e domani vedremo di esplorare l’entroterra, non sappiamo cosa possa trovarsi in queste terre”. Montare il campo non richiese molte energie: tutti gl’elfi presenti impiegarono la magia per sollevare le tende adibite a stanze per tutta la comunità presente sulla barca, la loro disposizione era circolare con al centro un focolare dove sopra la fiamma v’era montata una griglia dove far cuocere il cibo, esse erano tutte della stessa dimensione. Era passato da poco mezzo giorno quando il lavoro fu completato e una minestra dall’aspetto squisito bolliva sul fuoco e quando fu pronta tutti si sedettero attorno al focolare e a tutti venne passata una ciotola colma di quella pietanza che tutti mangiarono gustandone il sapore e scaldandosi con quel piatto caldo che fumava nel clima fresco. Dopo il pranzo alcuni si ritirarono nelle proprie tende per riposare altri tornarono sulla barca per portare a terre altre provviste, Eragon si avvicinò a Sil che sedeva in riva al mare coi piedi scalzi immersi nell’acqua; “Non hai freddo” le disse riferendosi hai piedi nell’acqua, scosse la testa e rispose: “Sono abituata, a casa mi lavavo nell’acqua fredda; mi piace, mi rinvigorisce”, anche il cavaliere si tolse gli stivali posandoli vicino a quelli della ragazza, allungo i piedi e rabbrividì al contatto col freddo dell’acqua, però, dovette ammettere che la fanciulla aveva ragione il freddo lo aveva svegliato dal torpore che provava da quando aveva lasciato la sua casa.

“Sai” disse con voce che racchiudeva un tono di mistero e questo fece incuriosire la ragazza che si voltò a guardarlo curiosa, lui felice di aver attirato la sua attenzione continuò guardando il mare: “Le tre uova di drago che possedeva il re non erano le uniche rimaste” Sil ritirò velocemente i piedi dall’acqua e si mise in ginocchio rivolta verso Eragon che continuava a fissare il mare: “Davvero?! Le hai tu?”, il ragazzo sorrise si alzò in piedi e porse una mano alla ragazza che l’afferrò per aiutarsi ad alzarsi, entrambi presero gli stivali senza infilarseli e si avviarono verso il campo: Eragon faceva strada affiancato da Sil che lo seguiva entusiasta. Arrivarono davanti alla tenda del cavaliere che scostò il lembo di stoffa facendo segno a Sil di entrare, lei non aspettò e si catapultò dentro seguita dal ragazzo, si sedettero l’una sul letto e l’altro su un piccolo sgabello; in quel momento Eragon pronunciò alcune parole nell’antica lingua e così apparve una specie di sacco da dove il cavaliere tirò fuori una pietra ovale lunga quanto un avambraccio, era dorato e rifletteva la poca luce che filtrava dalla tenda, Eragon lo porse alla ragazza che lo prese in mano con riverenza e lo portò vicino agl’occhi in modo da esaminarlo meglio, era completamente liscio e delle venature d’oro più scuro si arrampicavano sul guscio come delle crepe, il ragazzo che credeva che ella potesse diventare un nuovo cavaliere la osservava attento a percepire se all’interno dell’uovo il cucciolo si muovesse; ma niente scosse il sonno del piccolo drago; Eragon esaminò ogni coscienza die draghi racchiusi nelle uova destinate hai cavalieri; uno sembrava interessato alla ragazza, Eragon immerse di nuovo la mano nel sacco e ne tirò fuori un ovo poco più piccolo di quello dorato ma completamente bianco: non una venatura si stagliava sulla superfice marmora del guscio; Sil colpita porse al ragazzo l’alto uovo per ricevere in cambio quello completamente bianco, “I draghi bianchi sono esemplari molto rari, questo è l’unico destinato a un cavaliere mentre ce ne sono altri due selvatici”la ragazza alzò lo sguardo da quella meraviglia e rivolse la parola al suo interlocutore: “Selvatici?” “Sì molte uova racchiuse qui..” indicando il sacco “… sono di draghi destinati a diventare selvatici” in quel momento le mani della ragazza tremarono. “Eragon! Si è mosso!” il tono di Sil era allarmato e al contempo emozionato; in effetti l’uovo continuava a deformarsi (apparivano piccolissime protuberanza) per poi tornare normale, “Ora sarebbe meglio se riposassi” disse lui per poi pronunciare poche parole nell’antica lingua e Sil si addormentò subito lasciando cadere l’uovo che prontamente Eragon afferrò; fece sdraiare la ragazza sul letto e le mise l’uovo che continuava a dimenarsi vicino al braccio per poi uscire portando con se la sacca dove erano conservate le uova.

SIL

Mi svegliai nel cuore della notte, ricordavo solo che dopo aver visto alcune uova mi ero addormentata; mi misi a sedere e solo allora mi accorsi che vicino a me era rimasto l’uovo bianco lo presi in mano e in quel momento il ticchettio sul guscio divenne più forte e in pochi secondi si crepò; la crepa si allargò fino a far uscire una piccola testa bianca da cui spuntavano due piccole corna, aveva della peluria sulla parte più alta della testa per poi diventare piccole scaglie, posai l’uovo appena schiuso su materasso, il draghetto alzò la testa mettendo in mostra due occhi completamente bianchi con solo una piccola striscia nera al centro; con un’altra spinta rovesciò l’uovo e ruppe del tutto il guscio rivelando così quattro piccole zampe edue ali che sbatteva per cercare di raddrizzarsi. Allungai la mano per accarezzarlo e sentii un’energia fortissima scavarmi nella mano per poi non sentire più nulla.

NOTE DELL’AUTRICE: Spero che anche il secondo capitolo vi sia piaciuto; vi chiedo cortesemente di lasciare una recensione per dirmi la vostra opinione sulla storia e per farmi sapere che non sto parlando da sola ;>

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

3° CAPITOLO

SIL

Mi ridestai che fuori albeggiava e la mano sinistra mi bruciava, girai il palmo e mi stupii di cosa trovai “Quello è il gedwëy ignasia segna il vostro legame” “Legame?? Vuoi dire che…” “Sì” non mi lasciò finire, lo guardai sorrideva e spostava lo sguardo da me al cucciolo che si trovava sopra il mio stomaco; accoccolato chiuso a cerchio con la coda sotto la testa, allungai la mano per accarezzargli il piccolo collo, “Ma… io non volevo diventare un cavaliere” “Non è una cosa che puoi decidere, ma adesso non si piò più tornare indietro” “E chi vuole tornare indietro? Sono felice che lui o lei si sia schiuso d’avanti a me” “è un maschio”; il dialogo aveva risvegliato il draghetto che si stiracchiava le zampe e sbadigliava buttando indietro la testa, “Dovrai dargli un nome” ci riflettei su guardando il mio piccolo compagno: osservavo ogni centimetro del suo corpicino, allora lui si voltò verso di me guardandomi con i suoi occhi bianchissimi; faceva quasi paura perdersi dentro di essi. Spectro decisi era un nome che gli si addiceva in pieno “Spectro?” Eragon mi guardò severamente “Gli spettri sono creature orride e malvage, non dovresti dargli questo nome” il mio piccolo compagno emise un gridolino: un principio di ruggito verso Eragon, “A lui sembra piacere” “Sei tu a dover scegliere” con questa affermazione chiuse il discorso, poco dopo aggiunse:” Dovresti riposare ancora” e uscì dalla tenda senza lasciarmi replicare; come potevo riposare? Dopo tutto quello che era successo dormire era l’ultimo dei miei pensieri, allungai la mano spontaneamente verso il draghetto che era sceso prima che mi mettessi seduta sul letto con le gambe a penzoloni e ora mi stava di fianco. Indossai un paio di braghe, una camicia lunga con uno scollo a V chiuso da un laccio di cuoio e una giacchetta di pelle, più corta (finiva poco prima della cassa toracica) e aderente della camicia che usciva ricadendo candida fino ai fianchi, il giacchetto aveva i lacci che partivano dal fianco destro proseguendo in diagonale fino alla spalla sinistra, completai il tutto con un paio di stivali marroncini; tutto l’abbigliamento era stato lasciato in un primo momento da Eragon quando era venuto a trovarmi. Cambiati i miei vecchi e usurati abiti mi sentivo rinata e d in effetti era così, la mia vita non sarebbe mai stata più la stessa; porsi il braccio destro verso il draghetto che mi guardava dal letto, la mano aperta aveva il palmo rivolto verso l’alto, Spectro con un piccolo balzo salì sulla mia mano e si arrampicò sul braccio fino ad appollaiarsi sulla spalla sinistra quindi mi avviai all’uscita. Fuori dalla tenda v’era un viavai caotico, tutti erano già al lavoro, la metà si occupava di costruire una specie di casa: cantavano agli alberi infondendo nelle parole la magia per plasmare gli alberi a crescere in determinate forme, “La prima casa sarà completa fra due ore” a parlarmi era stata l’unica elfa: “Io mi chiamo Nadja tu sei Sil naturalmente, congratulazioni nuovo cavaliere” fece un piccolo inchino e io ricambiai con un timido sorriso, “Come l’hai chiamato?” “Spectro” fece una piccola pausa per valutare cosa rispondere poi aggiunse: “Il nome … è giusto per chi crede alle leggende popolari che dicono che gli spettri sono bianchi, anche Eragon ammazzaspettri non è esattamente uno dei nomi migliori che avresti potuto scegliere” “so che non tutti potranno capire ma è quello che io ho scelto” calcai sull’ultima parola per far capire che non intendevo cambiare idea, “Ora devo andare” fece un altro inchino e si allontanò.

Mi avviai verso il mare e mentre passavo chi mi incontrava si inchinava e sorrideva, quando finalmente arrivai al mare mi misi a sedere con le gambe incrociate e iniziai a espandere la mia mente meglio che potevo, non l’avevo mai fatto prima e lasciare le barriere sicure dove risedevano i miei pensieri e unirli a quello di Spectro mi fece rabbrividire nel sentire quello che anche lui provava: gioia, meraviglia, stupore e paura. Infusi in lui tutto quello che avevo fatto e tutto quello che mi ricordavo ogni cosa, alle immagini di cose aggiunsi la parola corrispondente, andai avanti così fino all’ora di pranzo e non mi sarei fermata se Eragon non fosse venuto a chiamarmi.

ERAGON

Era sulla spiaggia a gambe incrociate e il draghetto appollaiato sulla spalla, lui si avvicinò a passo svelto aveva fame me prima doveva chiamarla anche lei e Spectro dovevano mangiare; era stato con Saphira tutto il giorno a esplorare dall’alto la foresta, essa finiva poche miglia da dove erano accampati loro con l’iniziare di una catena montuosa mentre proseguiva lungo la costa fino a perdita d’occhio, le uniche creature che avevano scorto esistevano anche ad Alagaesia e non c’era traccia di insediamenti di nani, elfi o umani né di costruzioni. La ragazza non si era nemmeno accorta che lui si era fermato dietro di lei e la osservava comunicare con la mente a Spectro, ci era riuscita bene per non averlo mai fatto anche se le sue difese mentali erano scarse, cosa a cui avrebbe dovuto provvedere lui come avrebbe dovuto provvedere a tutte le sue lacune a partire dalla lingua fino all’uso delle armi e della magia così come nel volo. Il ragazzo le posò una mano sulla spalla non occupata dal draghetto, lei si girò con un cipiglio concentrato e lui sorrise ne vedere la sua espressione ma poi si riscosse e le rivolse la parola: “Vieni devi pranzare e poi inizieremo le nostre lezioni” “Lezioni? Su quale argomento”, nemmeno Eragon aveva ancora le idee chiare su questo ma rispose comunque restando vago: “Ti valuterò sulle discipline di base su cui si fondano i cavalieri” lei non volle indagare ulteriormente quindi si alzò e lo seguii verso il centro dell’accampamento dove consumarono un pasto veloce per poi dirigersi verso un lato secondario del campo adibito ad armeria con un piccolo spazio usato come arena; Eragon aveva deciso di iniziare con la spada cosa che le sarebbe tornata utile. Lui iniziò con spiegarle le basi per poi mostrarle qualche affondo, “Tieni prendi questa” e le porse una spada normale, corta e spessa per vedere come poteva cavarsela con quel tipo d’arma “Come la senti? Dovrebbe essere come i prolungamento del tuo arto, prova qualche affondo”; Sil sapeva tirare di scherma si vedeva dai suoi movimenti, erano solo parate e affondi ad un avversario immaginario ma facevano risaltare il poco che sapeva su quella disciplina, “Sono più brava con l’arco e le frecce” si scusò con un sorriso imbarazzato, “Il problema non è solo la poca pratica ma quella spada non è adatta a te, è meglio per i tuoi movimenti una più lunga e sottile” prese un’altra spada da una rastrelliera che conteneva diversi tipi di armi e la porse alla ragazza che la prese restituendo l’altra, andarono avanti con parate e stoccate seguita dai complimenti o dai rimproveri di Eragon; era da un po’ che lavoravano su una tecnica che non riusciva alla ragazza, dopo l’ennesima spiegazione su come svolgere l’esercizio lui rinfoderò la spada e si avvicinò a Sil prendendole la mano e accompagnando i suoi movimenti per correggerle gli errori di postura, quando finirono il sole stava tramontando e loro erano fradici di sudore, avevano lavorato molto e con soddisfazione di Eragon la ragazza migliorava velocemente, “Va a lavarti c’è un insenatura poco più in là dove nessuno più vederti, Nadja ti ci accompagnerà” mandando un cenno con la testa all’elfa per poi aggiungere: “dopo cena passeremo allo studio dell’antica lingua”. Il ragazzo aspettò che le due si fossero allontanate ed entrò nel piccolo capanno che si trovava dietro alla rastrelliera, si chiuse dentro e ammirò lo spettacolo che quel luogo conservava poi si sedette con la schiena appoggiata alla porta e raccontò a Saphira gli avvenimenti del pomeriggio, con un leggero tono fiero nell’affermare che come primo giorno da maestro era stato bravo.

SIL

La conca dove avevo appena fatto il bagno era ricavata su un lato di uno sperone di roccia vicino al loro accampamento ma sul lato non esposto ad esso, mi ero vestita con abiti simili a quelli di prima, coi capelli bagnati uscì dalla piccola grotta ritrovandomi d’avanti Nadja che mi aspettava seduta su una roccia, con lei mi avviai in silenzio verso la capanna di Eragon che la notte prima avevo usato io, lì mi aspettava Eragon con due ciotole di zuppa fumanti e vari libri aperti sul piccolo tavolo; Nadja si congedò con un lieve inchino, Eragon mi fece cenno di sedermi e io lo feci; mangiammo in pochi minuti senza proferire parola, poi dopo che Eragon ebbe spostato le ciotole dal tavolo al pavimento iniziò a parlare: “Come già saprai i cavalieri dei draghi sanno usare la magia proveniente dagli stessi draghi e per potere fare questo bisogna conoscere l’antica lingua e questi libri sono l’inizio” e mi porse due enormi tomi alla vista dei quali Spectro che mi sedeva sulle gambe mugolò, “Comincia subito dovrai finire entro due giorni”, sospirai rassegnata e mi misi a leggere il primo libro: un insieme di novelle con traduzione a fianco, passate tre ore ero arrivata a un quarto del libro e le parole di una lingua mi si confondevano con quelle dell’altra; era come se la mia testa si fosse allargata per consentirmi di imparare tutto più in fretta; ogni parola che leggevo mi si imprimeva nella memoria senza volersene andare. Mentre io leggevo quel libro Eragon leggeva un libro di magia (o almeno credevo che la parola sul titolo significasse magia), ma mi stavo addormentando sul libro allora Eragon si rivolse a me dicendo: “Ora vai a dormire, domani ti sveglierai all’alba abbiamo una lezione”. Quando uscii per andare alla mia capanna fuori non c’era nessuno e la luna splendeva piena in celo riflettendosi sul mare, mi avvicinai ad esso per ammirarlo meglio con Spectro che mi trotterellava dietro divertito, andai a sedermi sull’altura che nascondeva la piccola grotta dove avevo fatto il bagno; con le gambe a penzoloni nel vuoto guardavo quell’immenso spettacolo condividendo con Spectro i miei sentimenti e lui faceva altrettanto con me; mi addormentai lì con il nostro legame ancora intatto e sognai il mio volto addormentato che veniva illuminato solo dalla luce della luna e una voce nella mia testa che diceva il mio nome “Sil”, solo quando vidi una zampetta bianca che sembrava possedere al corpo da cui stavo guardando capii che era Spectro che mi trasmetteva le immagini che lui vedeva ancora sveglio.

NOTE DELL’AUTRICE: Salve ancora ecco il terzo capitolo allora un chiarimento Spectro non è un errore ma è spettro in latino, detto questo volevo ringraziare UraniaSloanus che ha messo la storia nelle seguite quindi grazie, pregherei che chi segue la mia storia mi lasciasse una recensione così non mi sentire così sola :< e per sapere se vi piace (spero di sì :>)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

4° Capitolo

Passati tre mesi dal loro arrivo in Seridan (così Eragon soprannominò la terra dove avrebbe ricostruito l’ordine dei cavalieri) molte cose erano accadute: la terra non presentava suoi abitanti e nessuna costruzione, si estendeva fino ad arrivare ad un grande deserto che nessuno superò in quei tre mesi; Sil e Spectro erano cresciuti entrambi, lei ormai era esperta con la spada e con l’arco, bravissima persino con la magia; ormai cavaliere e drago in piena regola. Anche la comunità era cresciuta creando una piccola città dove il primo insediamento si era accampato pochi mesi prima, la città sorgeva sulle cime degli alberi affacciati al marre, mentre la sede del nuovo ordine è posizionata in un posto dove solo i draghi selvaggi e i cavalieri con le rispettive cavalcature possono accedervi, la sede è formata da un palazzo ricavato da una grossa quercia aperto sul deserto dal lato destro e le montagne su quello sinistro, in esso sono conservati in una stanza posta sul ramo più grande il cui soffitto è inesistente gli Eldurnaì e le varie armi possedute ai precedenti cavalieri, la sala dove i cavalieri vengono investiti si trova all’aperto coperta da un ramo che aprendosi copre il luogo e da esso partono molti altri rami e fronde intrecciati essi fungono da pareti anche se lasciano filtrare la luce del sole creando un atmosfera quasi surreale; l’illuminazione è fornita da piccole ghiande che imbevute di magia si illuminano di luci bianche, sembrano quasi stelle quando le si guarda di notte; nel castello risiedono venti stanze singole di cui diciotto non ancora ammobiliate (si era deciso che solo coloro che avrebbero risieduto in esse avrebbero potuto scegliere come arredarle), tutte della stessa dimensione posizionate tutte in un ramo che si contorce formando varie curve, altre due stanze molto più grandi si trovano nel ramo inferiore, esse sono adibite a giovani cavalieri non ancora investiti di tale onore (ancora vuote) una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, dieci letti sporgono dalla parete di destra e altri dieci da quella di sinistra con al termine un baule dove porre i propri averi. Nel tronco cavo dell’albero si trova una grande biblioteca piena di ogni genere di libro e pergamena, da essa si accede ai corridoi che portano a tutte le stanze presenti nel castello; dalla parte destra del castello sorge una grande arena pavimentata con la sabbia del deserto mentre dalla parte opposta del grande portone decorato con la nascita di un piccolo drago si trova un piccolo lago un po’ distaccato che funge da grande bagno.

Eragon
Saphira domani ci sarà la cerimonia di investitura di Sil credo che dovrebbe scegliere una spada che la renda definitivamente cavaliere” pensa Eragon rivolto alla sua dragonessa, volavano insieme sopra la foresta e Saphira non sembra intenzionata a rispondere “Allora cosa ne pensi?” insiste il cavaliere, un piccolo mugolio risentito esce dalle fauci della dragonessa che virando trasmette a Eragon poche ma chiare parole: “Sarebbe meglio aspettare il giorno dopo la cerimonia”, il cavaliere acconsente senza dire una parola e insieme tornano verso il palazzo, atterrano davanti all’ingresso della grande biblioteca e mentre il cavaliere entra il suo drago riprende il volo; uno in cerca di Sil mentre l’altra di Spectro. Come il cavaliere aveva immaginato la ragazza leggeva seduta al tavolo principale un libro trattante la magia, più precisamente la magia dell’acqua con incantesimi dai più semplici fino a quelli più avanzati; con gl’occhi concentrati e la mente attiva presa dalla lettura Eragon non si aspettava che lo salutasse anche se ben conscia della sua presenza, il cavaliere si siede di fronte a lei guardando il libro a poche pagine dalla fine, sa di dovere restare in silenzio fino alla sua conclusione, avendola già interrotta troppe volte sa bene le conseguenze di un simile gesto; da quando lui le aveva assegnato i primi libri da leggere la ragazza non si era più stancata e nell’enorme biblioteca erano rimasti pochi volumi che essa non avesse già concluso.
L’ultima pagina del libro non tarda ad arrivare e quando essa chiude la copertina Eragon è libero finalmente di parlare: “Un altro libro finito vedo” annuisce e si alza per sistemare il libro in uno scaffale poco più distante, “Come farai quando li avrai letti tutti?” “Me ne procurerò altri” dice disinvolta, il cavaliere butta indietro la testa e sbuffa, la ragazza si gira e gli sorride divertita atteggiamento che contagia anche lui ed entrambi si mettono a ridere come bambini, “Ti ho preso una cosa dal villaggio degl’elfi” estrae dal tascapane un braccialetto completamente bianco “Acciaio luce” spiega Eragon mentre porge a Sil il braccialetto ondulato con inciso lo stemma dei cavalieri: un passerotto avvolto dalle fiamme, la ragazza lo prende lo mette al braccio felice, alza lo sguardo su Eragon “Grazie è… è stupendo” , il cavaliere sorride “Domani sarai finalmente cavaliere e io non sarò più tuo maestro…” in quella frase non c’era rimpianto anzi, “Sei sicuro che non fossi io la tua maestra?” entrambi si mettono a ridere a quella battuta, “Orami è tardi dovresti andare a dormire e anche io domani sarà una giornata impegnativa”, insieme si avviarono verso le loro stanze, nel lungo corridoio alternati alle porte delle varie stanze sono esposti vari arazzi alcuni raffiguranti la guerra contro il tiranno di Alagaesia mentre molti altri raffigurano la nascita dei draghi selvaggi, uno invece non rappresenta nessuna delle scene precedenti ma raffigura Sil e Eragon sui rispettivi draghi, tutti e quattro sono resi con molto realismo e hanno lo sguardo fisso davanti a loro come a scrutare chi passa per quel corridoio. Arrivati alla stanza della ragazza i due cavalieri si salutano e Eragon prosegue verso la sua stanza poco più avanti, apre la porta e si getta sul letto, stanco in poco tempo si addormenta.

SIL
La porta della camera di Eragon si chiude e io sono ancora fuori dalla mia, non ho sonno e voglio chiarirmi le idee; mi avvio veloce verso la sala delle armi e degli Eldurnaì, faccio sempre così quando c’è qualcosa che non va, li ascolto tutte le coscienze dei draghi ma raramente parlo con loro, ascoltarli mi rilassa. Arrivo e mi siedo sul legno del pavimento con la schiena appoggiata a un mobile, chiudo gl’occhi e ascolto i pensieri di tutti i draghi, lascio che mi invadano la mente e trasportino via tutti i miei pensieri e le mie preoccupazioni; è notte fonda quando la mia mente torna compatta, mi trascino nella mia stanza e quando arrivo mi sdraio sul letto e dormo un sonno profondo senza sogni, la luce mi colpisce le palpebre e non posso che svegliarmi, dovrebbe essere ormai pomeriggio, ho dormito molto ed è ora che mi inizi a preparare per la cerimonia. Mi siedo sul letto e rigiro il braccialetto che la sera prima mi aveva regalato Eragon, cerco Spectro con la mente e lo chiamo, dopo pochi minuti atterra sopra il ramo in cui si sviluppano le stanze e spinge la testa dentro una botola sul soffitto che avevo creato io il mese precedente per poter salire sul tetto e spiccare il volo da li, Spectro ne aveva scoperto un altro utilizzo: si affacciava per potere starmi vicino anche se lui non poteva entrare nella stanza, salgo veloce sul tetto e poi mi arrampico sul dorso del mio drago che mi chiede eccitato: “Dove andiamo?” Sorrido “Solo a farci un bagno” emette un piccolo sbuffo di vapore Speravo in qualcosa di più avventuroso” “Di avventure ne avremo molte dopo la nostra investitura” “Speriamo” . Arrivati al piccolo lago mi spoglio e mi tuffo nell’acqua limpida “Controllo che non arrivi nessuno” spicca il volo e gira in tondo sopra il laghetto, mi appoggio al bordo erboso del lago e mi rilasso buttando la testa indietro. Dopo mezz’ora richiamo Spectro ed esco dall’acqua, mi avvicino alla sella del mio drago e prendo la bisaccia dove avevo riposto i vestiti per la cerimonia, li indosso: l’armatura dei cavalieri, un mantello bianco (dal colore del mio drago) e gli stivali. Salgo su Spectro e insieme ci avviamo nella sala grande (la sala delle cerimonie), arrivati scopriamo che le pareti formate da rami e fronde sono state sollevate per far entrare i draghi selvaggi con cui avevo stretto un bellissimo rapporto, finisco un pezzo di pane che stavo mangiando e mi pulisco le mani sui pantaloni e mi appresto ad atterrare.

Appena posate le zampe a terra Spectro alza la testa e ruggisce e emette una vampata di fuoco che gl’altri draghi approvano ruggendo anch’essi, scendo e con il drago al mio fianco percorro la navata verso Eragon, è vestito come me tranne per il mantello che è blu, Saphira è al suo fianco e osserva impassibile; ogni drago al nostro passaggio emette uno sbuffo d’aria calda che ci investe, anche i più piccoli ancora cuccioli emettono qualche sbuffo di fumo, arrivati d’avanti a Eragon e Saphira mi inchino; “Oggi è un giorno importante, un nuovo inizio per la razza dei draghi e …” Continua con un lungo discorso di cui non mi importa affatto, cerco di non ridere mentre parla e Spectro non mi facilita il compito perché commenta ogni frase di Eraagon. Verso la fine del discorso il sole è già calato e il buio incombe, Eragon si gira prende una spada con il suo rispettivo fodero, quando la estrae posso vederla in tutto il suo splendore: bianca, lunga e sottile, ha l’impugnatura di legno sciro con una gemma bianca incastonata fa quasi paura; Eragon mi invita ad alzarmi, dice qualcos’altro riguardo a questo gesto, a una transizione e roba del genere, tolgo il fodero della mia spada dalla cintura e la porgo a Eragon mentre lui mi porge la spada bianca, la prendo con reverenza e la sistemo al posto di quella che avevo prima. Compiuto quel gesto tutti i draghi presenti capaci di sputare fuoco emettono una fiammata che riempie l’aria, anche Saphira e Spectro si uniscono a loro.
La notte in poco rimanda a casa ogni drago e rimaniamo solo in quattro, Eragon mi guarda divertito: “Hai ascoltato almeno una parola?” Faccio una faccia indignata e poi ci mettiamo a ridere entrambi; in poco ci ritroviamo in volo entrambi e sempre insieme atterriamo vicino al lago, ci scambiamo qualche battuta e mentre parliamo i nostri draghi spariscono nel buio.
Mi bacia.
Ha il mio viso tra le mani e le mie labbra tra le sue, non ci penso e ricambio; ho il petto schiacciato al suo, il mio cuore batte forte e in poco il mio battito si confonde con il suo, mormora qualche parola e un fuoco ci avvolge bruciando i vestiti che abbiamo indosso, solo il metallo resta intatto ma finisce nell’acqua prima che possiamo accorgercene; sento le sue braccia intorno ai fianchi e la terra che mi si stacca dai piedi, ho le braccia intorno al suo collo e sento la pelle tirare tra le sue braccia e il vento scompigliarci i capelli; in poco il poco di buon senso che mi era rimasto vola via e tutto diventa rosso.

NOTA DELL’AUTRICE: Ringrazio tutti quelli che leggono e chiedo se mi potreste lasciare una recensione (anche piccola), perfavoreeeee L immaginatevi gli occhioni dolci.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

5° Capitolo

SIL
Ero entrata poche volte nella sua stanza: ha il soffitto alto, un piccolo armadio affiancato da una libreria, un tavolo sul quale sono sparsi fogli con una penna e un calamaio posati sulla copertina di due libri impilati, la grande finestra è oscurata con gli scuri di legno che lasciano comunque filtrare la luce del giorno; non ricordo come sono arrivata li, arrossisco al pensiero della notte precedente ma non ho ancora metabolizzato la mia nuova posizione: non sono vestita ma un lenzuolo mi copre i fianchi, ho il petto schiacciato contro quello di Eragon che con le braccia mi circonda i fianchi sollevando leggermente il lenzuolo, con le mani mi accarezza la schiena facendomi capire che è sveglio. Non ho ancora aperto gl'occhi perché voglio godermi quel momento, l’odore della sua pelle mi si insinua nelle narici e schiaccio ancora di più la testa contro il suo petto, lui allora poggia li mento sui miei capelli e restiamo così per un po’senza muoverci per non rovinare tutto; quando finalmente decidiamo di muoverci è lui che sposta una mano sul mio collo e si mette a giocare con i miei capelli, stacco la testa dal suo petto e alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi blu, “Sai …” dice, “dobbiamo fare un viaggio” continua, devo avere una faccia buffa perché si mette a ridere “Dove?” chiedo, “Dobbiamo tornare ad Alagaesia”, mi alzo di scatto gli poggio le mani su pettorali e spingo con il mio peso su di lui “Come?” domando irritata, è sdraiato sulla schiena e io lo schiaccio sul materasso ma sembra sereno, “So che non vuoi ma l’ho giurato e lo devo fare” e mentre parla porta le mani sulla mia schiena; sospiro e torno a sdraiarmi con il braccio sinistro e la testa poggiata su di lui, “A chi? E perché?” domando, non mi risponde a voce ma con la mente così in pochi secondi so il motivo e ne capisco l’importanza, “Se non vuoi venire ti capisco” “Verrò … Spectro ha il diritto di vedere la sua terra natia” ridacchia “Speravo che lo facessi per me” rido anch’io “Non ti credere così importante Ammazzaspettri”.

ERAGON
Ridiamo insieme ma la sua risata è così cristallina che trattengo la mia per ascoltarla, le accarezzo i capelli tirandoli delicatamente dietro all’orecchio e accarezzo anch’esso, inizia ad assomigliare a quelli elfici, “Quando partiamo?” chiede, “Il prima possibile: due, tre giorni al massimo” in quel momento sento Saphira che cerca di entrare nella mia mente; la sera prima ero riuscito a nascondergli tutto dicendo che avevo sonno e che Sil si era addormentata e dovevo portarla al palazzo (cosa vera), ci aveva creduto e non aveva domandato oltre, ma adesso essendo mattina inoltrata voleva sapere dove mi trovavo cosa comprensibile essendo il mio drago, ma proprio non ho voglia di parlare e intensifico le mie barriere mentali, sembra funzionare perché allenta la pressione, ma poco dopo sento un ruggito provenire sopra le nostre teste a cui se ne aggiunge un altro di diversa tonalità, anche Sil sembra accorgersene perché si mette seduta; scosto le coperte rassegnato e apro l’armadio prendendo dei vestiti che indosso mentre alcuni altri li passo a Sil che anche lei li indossa, gli vanno un po’ larghi ma visto che i suoi si erano bruciati con i miei non aveva molta scelta. Insieme saliamo con una scala a pioli che è sistemata fuori dalla mia finestra che porta sulla cima del ramo, prima arriva lei poi io e quando sono completamente in piedi entrambi i due draghi se la prendono con me e iniziano a ruggirmi contro: Saphira sembrava solo indignata mentre Spectro aveva tutta l’aria di volermi sbranare; guardo Sil mimando la parola “aiuto” ma la sua unica reazione è una risata mentre il suo drago continua ad avanzare minaccioso verso di me, ad un certo punto Spectro si gira verso il suo cavaliere che gli da un buffetto sulla testa e poi sale, rivolgendomi un ultimo sbuffo di fumo spicca il volo, salgo veloce su Saphira che li segue, “Abbiamo tante cose di cui parlare Ammazzaspettri” “Non è vero o almeno io non intendo parlarne” “Nemmeno io se è per questo ma a parer mio ti stai cacciando nei guai” , la investo con tutta la mia felicità “è ancora un errore Saphira squamediluce?” non risponde ma so che l’ho convinta perché accelera e si affianca al drago bianco “Dove stiamo andando?” Grido a Sil per sovrastare il rumore del vento, “Dagl’elfi, non dovevamo partire? O hai già cambiato idea?” Urla di rimando “Ma tu non hai nemmeno i tuoi vestiti” Me ne farò dare dei nuovi e poi prima passiamo al lago per recuperare l’armatura” “Ma i draghi selvaggi non passiamo a salutarli?” “Gli ho già spiegato la situazione e approvano tutti e mi hanno riferito di salutarti ma di stare attento quando tornerai a fargli visita, non hanno preso bene il falò di vestiti dell’altra sera”. Non manco di crederlo hai un rapporto con quei draghi che nemmeno io riesco a capirlo e loro sono così protettivi nei tuoi confronti , ma questo è meglio non dirlo. Voliamo per un’ora dopo aver recuperato le armature dal lago quando iniziamo a scorgere le prime case-albero, poco dopo atterriamo sulla spiaggia, già alcuni elfi sono corsi fuori dalle loro abitazioni per venirci in contro; mangiamo, facciamo rifornimento di viveri e vestiti oltre che a recuperare l’ Eldurnaì che aveva deciso di rimanere vicino al mare.

L’oceano è di un blu così intenso da accecare quasi gl’occhi, mi accorgo che i due draghi sembrano dello stesso colore perché Spectro riflette il blu del mare, il secondo giorno di volo Spectro è stremato non essendo ancora adulto, “Sil non andrete molto lontano se non alleggerisci il carico vieni con me su Saphira“Ho cercato di farlo ragionare ma non accetta l’energia che ho accumulato” , affianco Saphira a Spectro e tendo una mano verso Sil: “Salta!” Si mette in piedi sulla sella e salta, afferra il mio braccio tirandolo per cercare di salire, quando riesce a mettersi seduta a cavalcioni dietro di me gli batte il cuore all’impazzata per lo sforzo e anche il mio non ha il solito ritmo rilassato, si appoggia contro la mia schiena e si addormenta poco dopo. Si risveglia dopo un quarto d’ora dall’atterraggio che il sole sta calando, i draghi sono sdraiati esausti, riconosco il paesaggio è lo stesso di quando siamo partiti tre mesi prima, il fiume che avevamo navigato scorreva alla nostra destra sfociando poco oltre, per raggiungere il villaggio dei nani ci metteremmo altre due ore di volo ma non siamo in condizione di proseguire; tiro fuori dal tascapane una borraccia e qualcosa da mangiare che finiamo senza parlare troppo, il buio ci avvolge come una coperta fatta di stelle e l’unica altra luce è il piccolo fuoco che ci divide, spento anche quello restiamo a guardare le stelle ma non per molto: mi misi seduto fissando nel riflesso dei suoi occhi il cielo stellato quasi più limpido del cielo stesso, gira appena lo sguardo e non posso più resistere, la prendo tra le braccia, le bacio il collo tenendole una mano nei capelli mentre con l’altro braccio le cingo la vita, mette le sue mani sul mio viso questo mi fa sussultare leggermente, la prendo in braccio e mi siedo a terra con lei seduta sopra le mie gambe, ci sdraiamo a terra, le tolgo la maglia e lei toglie la mia, restiamo abbracciati per terra così fino al mattino quando Spectro ci alita addosso aria calda; quando anche lei si sveglia la bacio leggermente sulle labbra e rindosso la maglia, preparo le poche cose che avevamo mentre lei indossava la maglia, poco dopo siamo in volo.

NOTA DELL’AUTRICE: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto recensite; vi pregoooo in ginocchio. CIAO

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

6° Capitolo

SIL
Pietra scolpita, il materiale che spiccava più di tutti da quella piccola città, Saphira ruggisce gioiosa mentre Spectro mi sembra più accorto, “Non capisco perché lo dobbiamo accompagnare in questa terra, me ne hai sempre parlato così male; qui hai perso la tua famigli”, un ricordo triste si fa strada nella mia testa ma lo scaccio subito, “Alagaesia è una terra magnifica sono i suoi abitanti ad essere corrotti” “è per questo che preferirei stargli lontano, potrebbe corrompere anche noi; non voglio che succeda” “Non preoccuparti non succederà mai” sbuffa non del tutto convinto ma non ribatte, giungiamo sulla rupe che circonda la citta: una pietra molto alta che si affaccia direttamente sulla città, la parte interna è completamente verticale, Saphira scende nella piazza principale formando una spirale mentre noi ci posiamo sulla cima della rupe; “Bene è ora di fare ritorno” sospiro per poi aggiungere entusiasta “Facciamogli vedere come si vola” , ruggisce e si tuffa in picchiata verso la città, ha le ali rannicchiate per prendere più velocità, il vento mi sferza la faccia, sento che potrei lasciarmi e volare via trasportata dalla corrente, urlo ogni cosa che ho dentro ma sembra un bisbiglio nel vento; solo pochi secondi prima di raggiungere la prima casa Spectro apre le ali e in quel momento sento tutto il peso del cielo su di me, la corrente ci trasporta veloci fino alla piazza dove atterriamo con grazia innaturale: con la coda Spectro distrugge una fontana che inizia a zampillare incontrollata, Eragon mi guarda con un misto di rimprovero e divertimento, negli artigli il mio drago stringe ancora un camino che aveva staccato durante il nostro precedente volo; gli rivolgo un sorriso di scuse e insieme scendiamo dalle nostre cavalcature; intorno a noi si è formata una folla numerosa di persone : nani.

“Eragon Ammazzaspettri non ti aspettavamo” urla un nano scortato da alcune guardie in uniforme, indossa la stessa casacca solo più arricchita con dei gioielli, “Sono Fellin comandante della guardia cittadina e attuale reggente di questa citta”, “Chiediamo di sostare per questa notte nella città” “Sostare? Sarete i nostri ospiti d’onore! Faremo allestire un banchetto e avvertiremo il nostro re Orik” “Vi ringrazio ma preferiremmo qualcosa di più discreto e riguardo ad avvertire il re preferirei fargli una sorpresa; mi capite non è vero?” “Come comandate sarà fatto”, fa un piccolo inchino che risulta molto ridicolo, Spectro si avvicina alla folla per scrutarli meglio, essa però si retrae allarmata e così fa anche Spectro indignato ed emette un piccolo sbuffo di fumo, subito Fellin riporta l’ordine “Sono sicuro che il drago non ha intenzione di nuocerci, credo che sia solo curioso” Eragon si intromette: “Sì, non ha mai visto un nano e com’è normale vuole saperne di più”, “Sentito non abbiate paura”, in quel momento un gruppetto di bambini si fa largo tra la folla e quando arrivano d’avanti si fermano ed alcuni di loro spingono avanti una bambina che guardandosi i piedi, fa qualche passo avanti per fermarsi proprio di fronte a Spectro che abbassa il muso per annusarla, da prima la bambina resta immobile tremante poi quando capisce che il drago non ha intenzione di mangiarla o bruciarla alza lo sguardo e sorride; “Ci … stavamo chiedendo s-se … potevamo accarezzare i draghi” Eragon sorride e le risponde “Non dovete chiederlo a me ma a loro” e indica i draghi subito Saphira abbassa la testa e prende la parola “Non devi avere paura di me “ avvicina la testa alla bambina che allunga la mano e l’accarezza; in pochi minuti tutti sono attorno ai draghi a festeggiare, solo dopo un’ora riusciamo a entrare nel modesto palazzo, giunti nella sala dei ricevimenti ci sistemiamo ai tavoli ed Fellin prende la parola: “Siamo immensamente felici di avervi qui” “Ne siamo onorati” rispondo ed Eragon annuisce, “Avete notizie delle due uova di drago che vi ho lasciato più di tre mesi fa?” “Purtroppo non si sono ancora schiuse ma c’è speranza”; “Capisco, comunque non sono qui per questo” non dice altro sul motivo della nostra visita; “Se posso chiedere: come siete riuscito a trovare un altro cavaliere?” Passano due ore mentre Eragon spiega come sono diventata cavaliere; “A ….. capisco, mi congratulo con te per la tua investitura” “Grazie”; “Bene esauriti i convenevoli credo che abbiate fame ormai è quasi ora di cena; vi faccio portare della carne o preferite altri tipi di cibo?” “Non mangiamo carne”; in pochi minuti il tavolo è allestito con pietanze di ogni genere, ci mettiamo un’ora per assaggiare tutto, “Volevo informarvi che c’è un problema con le vostre stanze, non riceviamo molti umani qui quindi abbiamo solamente un letto delle vostre … dimensioni; ma abbiamo rimediato con una branda … mi dispiace per l’inconveniente”, “Non è un problema visto che dormiamo nello stesso letto”, a quella frase divento paonazza e lo guardo accigliata, lui deve accorgersene: “L’ho detto ad alta voce?” “Si!”, diventa paonazzo anche lui, ma la faccia più divertente è quella di Fellin che sembra sinceramente stupito, imbarazzato e senza parole, poco dopo riesce a dire: “Farò rimuovere la brandina”, quando è ora di ritirarci in stanza Fellin ci mostra la nostra camera e ci augura la buona notte per poi sparire nel corridoio buio. “Ma come ti salta in mente!” Esclamo appena dentro la stanza, “Non pensavo di averlo detto a voce alta” si scusa e ci mettiamo a ridere entrambi “Credo di aver bevuto troppo” dico “Così sarà più facile farti fare stupidate” ribatte lui e ci mettiamo a ridere nuovamente, “Che genere di stupidate?” Ci pensa un attimo “Non so… tipo andare a fare un bagno nel fiume” “Sono sotto il tuo completo controllo Ammazzaspettri, basta che non mi fai annegare”, in poco tempo ci troviamo vicino a un piccolo laghetto formato da una curva del fiume, ci tuffiamo senza vestiti, l’acqua è gelida e l’unico calore proviene dal suo corpo, mi avvinghio ancora di più a lui e non capisco più niente: un po’ per l’alcol e un po’ per colpa sua; “In 5 giorni abbiamo fatto l’amore 2 volte” considera mentre ci sdraiamo a letto, tirandoci le coperte fin sulla testa, ci guardiamo nel buio creato dalle coperte e mi addormento così con i suoi occhi nella testa.

ERAGON
Nel lago l’acqua ci fluisce addosso, non ho freddo, una passione incontrollata mi fluisce dentro, ansimiamo quasi contemporaneamente, la sollevo appena e sento il suo petto che contro il mio si contra e si rilassa, si contrae e si rilassa; per qualche secondo resta più a lungo contratto e intanto emette un piccolo gridolino strozzato, sorrido a quella manifestazione di piacere; “Eragon … ho caldo” mi scosto leggermente e l’acqua scorre in mezzo a noi, rabbrividisco.
La mattina dopo mi sveglio presto e resto a osservarla dormire; quando si sveglia sono quasi dispiaciuto, facciamo colazione nello stesso tavolo della cena con Fellin che ci fornisce alcune provviste per il viaggio e ci accompagna fuori dalle mura della città dove ci aspettano i draghi; salgo su Saphira e spicco il volo seguito da Sil; ero rimasto sbalordito dalla trasformazione di Hedarth da poche case di legno si era trasformato in roggia; molto più bello e grande.

In tre giorni raggiungiamo il lago Ardwen, sostiamo sempre nella foresta senza farci vedere da nessuno, le provviste bastano per una settimana quindi non abbiamo bisogno di fermarci in agglomerati urbani, i tre giorni passano tra battute e lunghe notti (che poi passano fin troppo in fretta),il secondo giorno Sil mi chiede com’è stata la guerra per sconfiggere il tiranno, le racconto tutto: di mio padre, di mio fratello, di Orik, Nasuada , di mio cugino e di mio zio; Mi ascolta in silenzio, non commenta nemmeno alla fine, lo apprezzo (non vado fiero di quello che ho fatto).
La Du Weldenvarden è più splendida che mai, il quarto giorno arriviamo ai confini di Ellesmera, col pensiero cerco il guardiano che mi riconosce ma chiede chi mi accompagna, gli assicuro che sono amici, anzi sono drago e cavaliere i primi del nuovo ordine; ci lascia passare e così ci addentriamo in Ellesmera; ho lo stomaco in subbuglio, è da più di tre mesi che non visito quella città e l’ultima volta non è stata una delle più piacevoli; ho aperto un nuovo capitolo della mia vita ma non so se quello che c’è scritto mi piacerà.

NOTE DELL’AUTRICE: Spero che questo capitolo piaccia, ma non ho idee per il prossimo, se volete suggerirmi qualcosa lo accetto volentieri. Ciao Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

7° Capitolo

SIL
Alberi, alberi e ancora alberi; enormi e bellissimi, alcuni piccoli e altri più grandi ma la cosa più impressionante sono i collegamenti che ci sono tra le varie piante: i rami creano intrecciandosi camminamenti tra un’abitazione e tutte le altre, vere e proprie strade sopr’elevate, le abitazioni: magnifiche ricavate dagl’alberi, non scavate, non scolpite o costruite, sono parte degl’alberi, il legno si è piegato, steso e allungato per assumere la forma di una casa; atterriamo vicino ad un grande albero, qualcuno si affaccia incuriosito dai grandi balconi delle case, le strade sono quasi deserte essendo così presto, un elfo dai capelli lunghi e argentei ci corre in contro, arrivato vicino muove la mando destra e la porta allo sterno , nel gesto che Eragon mi aveva insegnato essere di lealtà e obbedienza; come le regole degl’elfi impongono parla per primo: “Atra esternì ono thelduin Eragon” (che la fortuna ti assista Eragon) quanto sono teatrali gl’elfi, “Atra du evarìrna ono varda” risponde Eragon, l’elfo si gira verso di me e blatera un’altra frase di circostanza a cui rispondo come la società impone; “Arya dröttning vi aspetta” “Siamo felici di poterla incontrare”, l’elfo ci guida per le strade della capitale che inizia a svegliarsi, arriviamo d’avanti a un grande giardino, “Magnifico” sussurro di fronte a quel trionfo di piante, ci passiamo in mezzo per arrivare al palazzo, costituito da moltissimi pini intrecciati tra di loro a nido d’ape, entrati mi ritrovai d’avanti uno spettacolo stupefacente: lungo ciascuna delle due pareti sono disposti dodici scranni, tutti vuoti, procediamo con passo svelto verso un padiglione bianco che spicca in fondo alla sala, un trono costituito di radici è posizionato nel mezzo, su di esso è seduta una ragazza dall’aspetto orgoglioso; l’elfo che ci aveva accompagnato si fa da parte e ci lascia continuare solo noi quattro, arrivati in prossimità del trono ci fermiamo lei sorride e sposta lo sguardo su di me, Eragon china poco il capo e non parla, l’elfa sembra sorpresa dal suo comportamento e allo stesso tempo infastidita, “Eragon Ammazzaspettri hai per caso scordato le buone maniere?” “No affatto Arya, le ricordo molto bene”, pensavo di vedere il mio mastro inchinarsi al cospetto della regina, rimango stupita del suo comportamento, anche se è proprio da lui, la regina si alza e mi si avvicina “Sono felice di conoscerti, io sono Arya figlia di Islanzadi” “È un piacere fare la vostra conoscenza, io mi chiamo Sil mentre lui – indico dietro di me - è Spectro il mio compagno” il drago emette una piccola nuvola di fumo, l’elfa si gira e indica il drago verde accucciato dietro il trono “Lui è Fìrnen” il drago alza la testa e guarda Saphira per poi voltarsi verso Spectro incuriosito; “Vi troverete bene a Ellesmera, i vostri alloggi sono già pronti, tu Eragon avrai la casa che ti è stata assegnata in passato mentre, Sil può dormire in quella a fianco, ma prima che possiate riposarvi spero che mi racconterete tutto su questi tre mesi.”

Seduti su una panca nel giardino io ed Eragon raccontiamo ad Arya dei draghi selvaggi, di come la comunità si stesse sviluppando, rispondiamo alle sue domande con più precisione possibile, “Mi sembra un posto magnifico, quindi, perché siete tornati qui?”, “Per sapere se le due uova hanno trovato un compagno adeguato” dice Eragon “Non vuoi dirlo nemmeno a lei?” chiedo “No, fino a quando non avrò trovato mio fratello”, “Purtroppo nessuna delle due si è ancora schiusa” dice con tono rassegnato, “Ma ora è meglio che andiate entrambi a riposare, sarete stanchi dopo il lungo viaggio” annuiamo entrambi, “Bene allora vi lascio, Eragon tu sai già la strada” non aspetta nemmeno il nostro saluto e se ne va, Saphira e Fìrnen sembrano molto presi da una conversazione mentre Spectro emette piccole nuvolette di fumo annoiato, “Vai a fare un giro nei dintorni se ti annoi” gli dico “Annoiarmi? Perché mai? Qui ci si diverte tantissimo a sentire quei due che si raccontano di come si sono mancati a vicenda, a volte vorrei essere uno scoiattolo” “Uno scoiattolo? Dai vai a cacciare scoiattolo!” si alza sbatte un po’ le ali e si alza in volo, “Dopo ti racconto com’è la selvaggina; tu però non stare troppo vicino a quel tipo” mi manda un immagine di Eragon dall’alto e molto probabilmente divento rossa perché “quello la” mi chiede: “Tutto bene?... No aspetta … battuta su di me?” gli rivolgo un sorriso di scuse e ci mettiamo a ridere insieme.

Arrivati vicino le due case Eragon si accosta alla porta della prima, rivolgendomi un sorriso trionfante “Vuoi salire?” Storco il naso “Pensavo di farmi un bagno” “Bè anch’io”, mi prende un polso e mi tira con se dentro la casa, saliamo le scale, apre una porta e rivela una stanza con il pavimento concavo, apre un piccolo getto d’acqua che inizia a riempire la vasca, mentre essa si riempie lui mi toglie i vestiti e inizia a baciarmi, dobbiamo pur far passare il tempo, mi bacia prima sul collo poi scende nell’incavo tra i seni, si inginocchia e mi bacia sulla pancia, rialzandosi striscia piano il naso sulla mia pelle, quando è del tutto in piedi gli tolgo frettolosamente le brache, con una mano mi accarezza la schiena, la vasca continua a riempirsi ed arriva a metà ma noi siamo già sdraiati sul pavimento in legno “Maledette vasche perché sono così lente” dice Eragon, io sorrido e lo bacio selle labbra, mi solleva ed entra nella vasca, “Ci accontenteremo”, rido e mi stringo a lui; quando ci fermiamo la vasca sta straripando e lui si gira per chiudere il flusso d’acqua per poi tornare seduto di fianco a me, “Tutto bene? Non pensavo di averti stancato tanto, mi sembravi più forte” sbuffo indignata, ride. Ci abbracciamo godendoci l’acqua tiepida, restiamo così fino a ora di pranzo.

ERAGON
Verso l’ora di pranzo sento una coscienza che cerca di entrare nella mia testa, la riconosco è quella di Arya, prima di risponderle mi alzo e prendo due teli per asciugarci, ne porgo uno a Sil che lo afferra con uno sguardo interrogativo, con le labbra mimo la parola “dopo” esco mi asciugo velocemente e apro le mie difese mentali per fare entrare l’elfa, cerco di reprimere i ricordi di poco prima che cercano di uscire spontaneamente; non riesco a trattenere qualche emozione ma la regina sembra non badarci “Spero di non averti svegliato, volevo solo informarti che spero che tu e Sil ceniate con me, la informi tu?” “Si” appena ricevuta la risposta l’elfa si ritrae e sono libero di spiegare a Sil l’inconveniente.

SIL
“Perché ti dispiaci tanto? Cosa volevi fare?” chiedo “Farti vedere la capitale e poi … c’è un posto in particolare che vorrei vedessi” “Se non intendi partire già domani puoi mostrarmelo un altro giorno”, “Non ho ancora deciso quando partiremo, ma dubito che un giorno di ritardo possa nuocere a qualcuno”, ci vestiamo abbastanza in fretta, anche se capita che alcuni vestiti si ritrovano “per caso” in terra, non che questo ci rallenti poi molto; usciamo solo a pomeriggio inoltrato dopo esserci fatti un altro bagno, con i capelli bagnati visitiamo Ellesmera: i bersagli per il tiro con l’arco, la biblioteca, la fucina e l’arena per allenarsi con le armi; non riesco più a smettere di guardarmi intorno, le bellezze di quella città non smettevano di stupirmi e gli abitanti sono molto cordiali, “Oh Eragon, Sil vi state godendo la città?” Arya ci si para davanti sorridente, “Vedo che avete fatto un bagno” “Si io ne avevo bisogno mentre lei era più pulita di me, ma la pulizia fa sempre bene, non credi?” “Certo, spero quindi ci sarete questa sera; mi sono permessa di invitare i personaggi più influenti della nostra società”, “Ci saremo” “Bene, verrò a chiamarvi io quando saremo pronti”, “Come farai a trovarci?” chiedo perplessa, “La regina sa sempre tutto” sorride e si allontana, “Dubito che sappia sempre tutto” sorride, mi prende la mano e continuiamo a camminare verso un grosso pino. Lo aggiriamo per metà e ci sediamo tra le radici, appoggio la testa sulla sua spalla, mi abbandono alle sue carezza sulla mia testa e mi addormento.

Sento Eragon irrigidirsi, stringere di più la presa sulla mia vita, sento anche una voce nella dormiveglia, cerco di svegliarmi ma non ci riesco, mi concentro sulla voce che ora sta dicendo “Ah siete qui” stringo le palpebre e poi le apro sbattendole più volte, mi trovo d’avanti Arya con le mani sui fianchi e un’espressione che va dallo stupore all’incredulità, me ne domando il motivo ma poi mi accorgo di avere al schiena appoggiata al petto di Eragon, il suo braccio avvolto in vita e il mento appoggiato fra i miei capelli, non intende muoversi, sposto piano il suo braccio e mi alzo, l’elfa intanto ritrova la sua espressione neutra, “Siamo pronti per la cena” si gira e si avvia, si alza anche Eragon mi prende una mano e ci avviamo dietro la regina che fa strada.
Arriviamo ad una tavola imbandita in un grande giardino vicino alla biblioteca, seduti al tavolo vi sono una trentina di nobili che uno ad uno vengono a salutare Eragon e a conoscere me, la cena si prolunga fino a mezzanotte tra i convenevoli e le portate.

NOTA DELL’AUTRICE: Ciao, volevo ringraziare DaubleGrock che è stata la prima a recensire la mia storia (spero che continui), mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto; spero che ci saranno altre recensioni. Ciao da Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

8° Capitolo

ERAGON
Durante la serata ci fanno diverse domande sui draghi e la terra, sui suoi abitanti (inesistenti); rispondo a monosillabi perché Arya ha deciso di intrattenere con me una conversazione mentale, molto … snervante; “Cosa ti è venuto in mente?” “Non credo chela regina degl’elfi abbia giurisdizione anche sulla mia mente”; “Cosa ne è stato tutto quello che mi hai detto prima di partire?” Già cosa ne è stato? Cosa può essermi capitato? Troppo, la risposta è semplice, troppe cose in poco tempo; troppo dolore e poi un po’ di sollievo, come potevo resistere? “E quello che hai detto tu? Avevi ragione, come sempre del resto, gl’elfi non sono noti per questo? La razza superiore” lo dico infondendo rabbia e derisione, “Di cosa parli … Eragon?! Non riesco più a capirti, è una bambina” “No! Per te è una bambina ma ha solamente due anni in meno di me!” “ Se così, fai come ritieni più giusto” “Certo, non avevo bisogno del tuo permesso” . Durante tutta la conversazione avevo tenuto una mano poggiata sul ginocchio di Sil quasi per aura che scappasse, alla fine del discorso stringo così forte che scuote la gamba e mi afferra il polso, alzo gl’occhi verso di lei, ha un’espressione curiosa, le sorrido e allento la presa sul ginocchio, la accarezzo fin quasi sulla vita e torno al ginocchio, lo faccio qualche volta, ha il potere di rilassarmi, respiro e mi calmo; finisco la cena abbastanza sereno, prendo Sil a braccetto e insieme ci dirigiamo alle nostre case, saliamo i gradini con lentezza estenuante, forse anche abbastanza veloce ma sembra un’eternità; adoro il sapore della sua pelle, è quasi … salino, la bacio sul collo, la prendo in braccio e con lei mi sdraio sul letto; non faccio altro sono stanco e confuso, ho bisogno di dormire, appoggio la faccia sul suo collo e mi addormento.

Apro gl’occhi di mattina presto ma sono solo, cerco con la mente Sil, non la trovo, non è in casa; “Ma dov’è sparita?!”, impreco sottovoce, “Saphira hai visto Sil? Qui non c’è” “Si è con Spectro” “Sai dove dirmi dove di preciso?” mi invia l’immagine di un luogo che conosco bene: la rupe di Tel’naeìr; sta bene quindi la lascio esplorare quel luogo a me così caro. Mi spoglio e cerco di farmi un bagno tranquillo, mi rado con la magia facendo sparire i pochi peli appena spuntati, vestito scendo le scale accarezzando le pareti che conservano ancora i segni delle squame di Sphira, sorrido al ricordo ed esco.

Ci metto un po’ a raggiungere la rupe senza Saphira, trovo Sil e i tre draghi lì con lei, è seduta di fronte a Saphira e Fìrnen, mentre Spectro le è di fianco, stanno conversando felicemente, lei ride alle battute dei draghi che sembrano tutti felici della sua compagnia, mi avvicino attirando l’attenzione di Fìrnen “Eragon! Sai cos’abbia Arya, ieri si è chiusa in se stessa e dice di chiedere a te”, sorrido mestamente “Vedrai che si sentirà meglio” il drago mi scruta attentamente ma non dice altro; “Di cosa parlavate?” chiedo, “Ci stavamo scambiando battute sui nani; secondo Fìrnen hanno i piedi grossi ma Saphira crede che sia solo l’alluce ad essere grosso”; rido di gusto “è per questo che quando soffia il vento non volano via?” Chiede Spectro, “Quello e la loro grossa pancia” aggiunge il drago verde, risata generale, “Non dovete scherzare sui nani sono molto furbi e permalosi” intervengo col sorriso sulle labbra, Fìrnen ghigna e pensa “Per questo lo diciamo dove non possono sentirci”, “Eragon ha ragione è maleducazione anche se è molto divertente; ma poi, quale razza non fa cose strane?” interviene Sil, si trovano tutti d’accordo, ci scambiamo qualche altra battuta fino a quando Fìrnen ruggisce indispettito, tutti lo gurdiamo per capire cosa succede, “Arya vuole che la raggiunga” si scusa per aggiungere “Le ho chiesto di venire qui con noi a divertirsi ma sembra che ci siano cose più importanti; sicuramente una lunga riunione, la cosa più irritante degl’elfi non sono i piedi grossi ma quella mania di organizzare sempre tutto” sbuffa e ridono tutti tranne me, si alza in volo e sparisce dietro gl’alberi.

Ormai gli argomenti divertenti sono finiti e ci ritroviamo a parlare del nostro imminente viaggio, “Direi che domani sul presto è perfetto” concorda Sil, “Hai idea di dove possa trovarsi tuo fratello?” “Umh, non di preciso ma credo possa trovarsi nel deserto di Hadarac” “Quindi è lì che ci dirigiamo?” “Sì sarà la nostra prima meta, dovremo sorvolarlo tutto; ci potremmo impiegare più di una settimana” “Ma se non è lì? Sarebbe solo tempo sprecato, faremmo prima a cercarlo con la mente” “Anche se ci provassimo dovremmo essere a una distanza accettabile; poi non è detto che si voglia far trovare.” “Quando siamo arrivati hai detto che avresti voluto andare a trovare il tuo amico Orik; ma se ho capito bene è meglio non presentarsi con Murtagh al tuo fianco, visto i loro precedenti trascorsi” è la prima volta che chiama per nome mio fratello e sentirlo dalla sua voce mi fa un effetto strano, mi sento quasi geloso, “Ridicolo” pensa Saphira “Si forse hai ragione” “No! Ho sicuramente ragione” , “Si meglio non farli incontrare o potremmo tornare con mezzo Murtagh” ridacchio, anche se il pensiero mi deprime un po’, “Poi mi hai detto di tua nipote e di tuo cugino, non vuoi fargli visita?” “mmm” “Cosa intendi?” “Non so se sono pronto” “Pronto per cosa?” “Ha rivederli tutti, li ho lasciati per andare via, non so se sono pronto a riabbracciarli” “Hai una famiglia, ti dovresti ritenere fortunato, non rimpiango le morti dei miei famigliari ma … ma li rivorrei qui, per vedermi come sono ora e vorrei che fossero fieri di me” “Sono sicuro che non potrebbero desiderare figlia migliore”, sorride triste “Grazie”, “Bene, hai ragione; li presenterò sia a te che a Murtagh!” dico con entusiasmo, “Hai mai pensato che magari lui non voglia venire con noi?” “Si” ammetto “Ma non intendo accettare un no come risposta; lui è mio fratello siamo una famiglia”.

SIL
Mangiamo legumi, cereali e frutta, sempre su quella rupe che mi sembrava di conoscere dai ricordi di Saphira e Fìrnen, ma volevo visitare la rocca delle uova infrante, “Eragon vorrei vedere la rocca delle uova infrante” “Ah sì è … un luogo triste però, molto bello certo ma triste” “Credo che sia un monito” “Un monito?” chiede Saphira “Si perché nessuno si dimentichi quanto i draghi e gl’elfi abbiano sofferto per quella guerra” “Non l’avevo mai pensata così” “Certo i maschi sono tutti superficiali, mentre noi femmine siamo molto più profonde” pensa Saphira, Eragon e Spectro sbuffano all’unisono, mentre io rido, “Certo ma non mi sembra che tu abbia mai pensato una cosa del genere” le rinfaccia Eragon, ora tocca a lei sbuffare.
Sorvoliamo dall’alto le rovine di quell’antico castello, il sole riflette sui muri i colori brillanti di quei gusci, è uno spettacolo magnifico ma la desolazione è palpabile, nessun animale sembra viverci quasi rispettassero quel luogo, “Quante morti” sussurra il mio compagno nella mente, “Si per questo motivo dobbiamo fare in modo che non accada mai più” “Mi immagino come Saphira si deve essere sentita sola, io sono stato fortunato; ma lei a potuto contare solo su un altro drago durante la guerra” condivido con lui la mia tristezza “Non ti preoccupare piccola ribelle ora siamo di più” sorrido nel sentire il modo in cui mi chiamava il mio compagno “piccola ribelle” un nome che mi si addice.
Restiamo poco sulle rovine, quindi torniamo nella capitale per raccogliere qualche provvista per il viaggio che ci aspetta, “Non dovremmo avvertire la regina Arya della nostra partenza?” sembra che Eragon nemmeno mi senta “Eragon!” “ È? Mmm … si”, “Hai la testa da un'altra parte?”In realtà si” “Vedi di riportarla indietro allora” “Certo ai tuoi ordini capitano” sbuffo e abbozzo un sorriso, “Bene meglio toglierci subito il pensiero allora” lo guardo sospettosa ma lui sorride e si avvia verso il palazzo”.

Arrivati vediamo il drago verde con la sua compagna nel giardino, li saluto con la mano sorridente, si avvicinano insieme, lei con un sorriso tirato e delle occhiaie che rivelano la notte insonne, il comportamento di Fìrnen sembra completamente mutato, mi saluta con dolcezza ma riserva a Eragon uno sguardo colmo di sottintesi “Spero abbiate dormito bene, io ho avuto alcune faccende da risolvere e non ho dormito affatto” dice l’elfa “Si molto bene”, annuisco, “Fìrnen mi ha detto del vostro incontro di questa mattina, sono felice che vi siate divertiti”, Eragon interviene serio “Noi partiamo domani”, il volto dell’elfa diventa scuro, “Perché tutta questa fretta?” “Abbiamo faccende urgenti da portare a termine”; “E sia, non sarò certo io a fermarvi”, mi rivolge un piccolo saluto ignorando completamente Eragon, sale sul drago verde e se ne va.

NOTE DELL’AUTRICE: Spero che il capitolo sia bello e vi auguro buona lettura.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

9° Capitolo

ERAGON
L’ultima notte a Ellesmera passa quasi veloce, faccio l’amore con Sil, ogni volta è sempre meglio. Ascolto il suo respiro nel buio che mi ricorda la sua presenza ma; penso, ad Arya, a come l’ho fatta arrabbiare, force ci tiene a m, forse; l’idea rimane sospesa, ma è tardi, ho aspettato troppo, la mia concezione del tempo è ancora umano, spero che lo rimanga, non voglio diventare come gl’elfi, quasi eterni e per questo quasi senza emozioni, non accentuate come quelle umane; è bello provare dolore ci ricorda di essere vivi.
Non dormo, ma l’alba arriva in fretta, il sole splende quasi a voler benedire il nostro viaggio, il momento di alzarsi è quasi vicino, Sil inizia a muoversi irrequieta, apre gl’occhi e li richiude per poi aprirli nuovamente. “Da quanto sei sveglio?”
“Un minuto? Tutta la notte? Chi può saperlo, al buio non distinguo nemmeno il passare delle ore” mi guarda preoccupata, forse si chiede se sono pazzo .
“Sì! Sono pazzo, sono pazzo dei tuoi occhi! Della tua bocca! Sono pazzo dite!” quasi urlo, ride.
“Si sei pazzo” concorda in un bisbiglio.
Vestiti prendiamo le selle che avevamo in un primo momento poggiato sul tavolo, ci dirigiamo dove eravamo atterrati, li i draghi ci aspettavano, lego la sella su Saphira dopo di che aiuto Sil che meno esperta armeggia con i legacci.
“Fatto” dico soddisfatto.
“Possiamo partire, il deserto non è lontano, un giorno non di più; perlustreremo la prima metà mentre ci dirigiamo da Orik; se dovessimo essere fortunati e trovarlo subito cambieremo programma” annuisce e sale su Spectro con mosse abili, io la seguo inerpicandomi sulle squame della mia compagna; al tramonto arriviamo al limitare del deserto, la sabbia è calda e dobbiamo stendere una coperta per poterci riposare, “sfortunatamente” di coperta ne abbiamo solo una, seduti a gambe incrociate uno difronte all’altra ripassiamo alcuni incantesimi di rilevamento, nessuno a buon fine, sembra che Mutagh non esista, stanco appoggio la testa sulle gambe di Sil affondando la faccia nel suo grembo; mi accarezza i capelli e il collo, mi addormento contro voglia, vorrei star a sentire le sue carezze per l’eternità.
Mi sveglio con una gamba tra quelle di lei, la fronte contro la sua e le braccia avvolte alla sua vita, lei è già sveglia e mi guarda negl’occhi, rabbrividisco e la stringo di più, mi bacia sulle labbra dolcemente e ricambio; dopo una magra colazione ci rimettiamo in viaggio, osservo Sil intenta a conversare con Spectro, a volte ride e mi viene da sorridere anche a me, “Eragon, puoi dirmi perché Arya è arrabbiata con te, Fìrnen quando ci siamo salutati a menzionato una discussione alla cena, ma non so su quale argomento” “Gl’elfi sono… sono … così permalosi, per di più ha iniziato lei” “Puoi dirmi cos’è successo?!” le invio i ricordi di quella sera, “Non ti sembra di essere stato un po’ … duro” “Duro? Cosa avrei dovuto dire secondo te?” “Non lo so, noi draghi non abbiamo di questi problemi” annuisco sospirando.

SIL
Allora scoiattolo non mi hai ancora detto com’è la selvaggina” “Squisita, ci sono cervi grandi quanto un cavallo e il suo cavaliere, poi così succosi, l’ultimo che ho mangiato però si è un po’ strinato” sorrido all’idea “L’ultimo? Quanti ne hai mangiati?” “Quattro, cinque” “Volevi sterminare l’intera popolazione di cervi?” “No per quello mi ci sarebbero volute due settimane” dice indignato, rido apertamente del suo tono.
“Piega il braccio” dice Eragon, faccio come mi suggerisce; la corda dell’arco è tesa.
“Arriva a toccarti l’orecchio con la mano”, tiro ancora di più la corda.
“Ora prendi la mira e scocca”; la freccia parte e si conficca nel bersaglio stabilito, “Brava, un altro po’ di pratica e sarai quasi perfetta”, sorrido, sento le labbra secche dopo due giorni nel deserto, nessuna traccia del drago o del suo cavaliere, dopo qualche discussione abbiamo deciso di andare dal re dei nani e continuare solo dopo la nostra visita la ricerca; il viaggio che ci porta alla corte di Orik è veloce: tre ore.
La città di pietra risplende sotto i nostri occhi, volteggiamo in aria prima di atterrare, la gente urla gioiosa sotto di noi e le strade si animano, “Fratello!”
Sento gridare da un nano, cerco la provenienza di quella voce e mi giro verso Eragon, sta abbracciando un tozzo nano con una corona sul capo: Orik; rido di quello strano abbraccio: il cavaliere deve chinarsi, “Sono buffi” “Ti ricordo che tu sei un drago scoiattolo, quindi sei più buffo tu” “Oh ancora con quella storia?!”
Scivolo giù dal mio compagno e mi dirigo verso i due vecchi amici, mentre cerco di avvicinarmi alcune guardie mi puntano le lance contro, stringo istintivamente la mano sull’elsa sella spada.
“No è venuta con me, non ha intenzione di farvi del male, ne a voi ne al vostro re”
Le armi vengono abbassate solamente quando Orik annuisce , sono libera di avvicinarmi, accenno un piccolo inchino, il re sorride.
“Quindi voi siete il nuovo cavaliere”
“Sono felice di potervi incontrare, il mio nome è Sil” dico sorridendo
“Io sono Orik; Eragon non mi avevi detto che è così bella” arrossisco.
“Su Eragon continuiamo il discorso nel mio palazzo” il re indica con la mano uno splendido palazzo in pietra.

NOTA DELL’AUTRICE: Salve, vi anticipo che il prossimo capitolo sarà più avvincente, questo non è un gran che essendo un capitolo di transizione; be che dire? Buona lettura.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

10° Capitolo

INTRUDUZIONE
Restarono coi nani per una settimana, durante la quale si allenarono con la spada, con l’arco e nel volo, ormai Sil era al livello di Eragon (quasi), il re le diede anche vari tomi sulla storia dei nani da leggere e anche usarli per portarli alla sede dell’ordine e metterli a disposizione di futuri cavalieri; Eragon non rivelò nemmeno al suo amico il motivo di quella visita (comprensibile), Orik mostrò loro la città (più a Sil che a Eragon, avendola lui già vista); i due si trovarono bene. Era loro abitudine in quei sette giorni andare a passeggiare nei boschi, per poi tornare un’oretta dopo con i capelli scompigliati, rossi in faccia e i vestiti stracciati, quando Orik gli chiese se andavano ad allenarsi entrambi divennero rossi e cercarono di sviare l’argomento; così il re capì la relazione tra i due e non perdeva occasione per schernire Eragon. Sil durante quei giorni aveva deciso di tagliarsi i capelli lasciandoli arrivare solo fino a metà del collo, Eragon le aveva detto che stava bene, così come tutti e lei ne era felice; ora non doveva più legarseli quando combatteva e asciugarli sarebbe stato più facile.
Quando arrivò il momento di partire si salutarono tutti con rimpianto, molti abbracci furono elargiti quella mattina e qualche lacrima si insinuò nei più sensibili.

SIL
Sono già due giorni che perlustriamo la seconda metà del deserto, non dovremmo passare oltre?” Chiedo a Eragon, lui scuote la testa.
Ti ho detto che sento qualcosa, sono sicuro è vicini; ancora un giorno” è stanco, sono preoccupata per lui.
Va bene, domani però, sei stanco devi riposare” annuisce e insieme planiamo verso la sabbia.

Poco prima dell’alba sento Eragon alzarsi di scatto.
“Che c’è?” Chiedo preoccupata.
“Lo sento chiaramente, non è molto lontano, devo andare da lui!” Inizia a preparare la sella di Saphira, anch’io sistemo quella del mio compagno.
“Andrò da solo, è meglio che prima gli spieghi la situazione” lo guardo sbieco, non voglio lasciarlo da solo; alla fine annuisco vedendo la sua determunazione.
“Ma sta attento” mi sorride.
“Anche Saphira mi dice così, non è che stai diventando un drago?” Dice per spezzare la tensione.
“Io sono già un drago” dico divertita, serbando però ancora quella nota di preoccupazione nella voce.
Parte subito e dopo pochi minuti non lo vedo più; passata mezz’ora sento il rumore di ali, tipico dei draghi; un solo battito, “Non l’ha trovato Spectro, si è sbagliato”; il rumore più forte e vicino, “No lui non lo ha trovato” subito non capisco la sua frase, quando lo sento ruggire alzo gl’occhi dalla colazione e tutto mi è chiaro.
Un enorme drago cremisi si sta avvicinando molto velocemente, è il doppio di Spectro e altrettanto veloce, il mio compagno si mette sulla difensiva mostrando i denti; il drago cremisi non accenna a fermarsi, ci viene contro velocissimo, quando ci passa sulla testa Spectro deve abbassarsi per evitare i suoi artigli; atterra dietro di noi, la paura mi attanaglia lo stomaco, non possiamo niente contro di lui, ma mi costringo ad estrarre la spada e a superare Spectro che mi copre la visuale.
Il cavaliere del drago cremisi è sceso: ha la barba folta, i capelli tagliati rozzamente ma più lunghi di quelli di Eragon; “Chiara! Sali ce ne dobbiamo andare! Non credo vogliano fare amicizia” avevo la stessa medesima sensazione; non volevo scappare, il mio orgoglio me lo impediva, ma la vita di Spectro è più importante della mia e se metto in pericolo la mia anche la sua è in pericolo; rinfodero la spada e salgo sul mio compagno con mosse veloci, quando non sono ancora perfettamente in sella lui spicca in volo nella direzione in cui era volato Eragon.
Il cavaliere rosso balza subito sul suo drago e ci insegue, “Muoviti o diventerai uno scoiattolo arrosto”, “Sul serio hai intenzione di schernirmi anche mentre stiamo per morire?” “Dovrei piangere? Non credo sia adatto ad un cavaliere”, Spectro accelera l’andatura, non abbastanza perché il drago rosso si allontanasse in modo significativo, “Vuoi scappare?” sento gridarmi dietro, più che una frase sembrava un ringhio, subito seguto da una risata roca; voglio scappare? No , non voglio essere codarda, “Spectro, volagli sopra e atterra dietro di lui, non ce la faremo mai a scappare, sono troppo veloci” “Lo dici perché pensi che non riusciremo a scappare o perché sei orgogliosa?” Nonostante le sue parole fa come gli ho detto, atterrati gli rispondo “Entrambe, ma aggiungici anche un po’ di stupidità” “Sei testarda, irriverente ed estremamente orgogliosa ma non sei stupida, quindi non fare sciocchezze” “Ci proverò e … grazie”, mentre scambiavo queste parole con il mio compagno il cavaliere rosso era sceso, anch’io scivolai a terra, tenendo la mano sulla spada mi incamminai verso l’uomo che avevo davanti.
“Un nuovo cavaliere è?” Dice Murtagh.
“Sì” rispondo seria, ride della mia risposta.
“Una ragazza, umana; sono felice che tu non sia un nano, non abbiamo buoni trascorsi” la voce sembra più calma.
“Non avevamo intenzione di spaventarvi, vogliamo solo sapere chi siete” aggiunge
“Il mio nome è Sil e lui è Spectro” non distolgo lo sguardo da lui, la sua voce è rilassata ma il suo corpo è teso e pronto all’azione.
“Umh, da quanto sei nell’ordine?” Mi chiede.
“Pochi mesi” rispondo, mi sorride.
“Dov’è il tuo gedwëy ignasia?” Alzo la mano sinistra, che è appoggiata alla spada, osserva il mio palmo per poi far scorrere gl’occhi sul mio fianco.
“Quella spada … io l’ho già vista … non è possibile” dice in un sussurro roco.
“Tu!” ringhia, estrae la sua spada: rossa e corta, si avvicina con un ghigno indecifrabile sulla faccia, arretro estraendo la spada, ho paura non lo posso negare, ma devo vincere la mia paura, smetto di arretrare, anche lui si è fermato, vedo il suo drago rizzarsi un po’, sento anche la pura di Spectro, ha paura per me e io per lui, “Non fare niente Spectro, non riusciresti mai a vincere, è troppo grande” “Nemmeno tu riuscirai a vincere se non ti aiuto” “Ho più possibilità di te, sai che me la cavo con la spada” “Sta attenta, ti prego” , sorrido sfrontata al mio avversario e mi metto in guardia; incrociamo le spade, all’inizio fatico a prendere il ritmo, ma inizio a percepire i suoi movimenti, pian piano la nostra diventa una danza di lame; non fatta per uccidere ma solo per entrare in sincronia con l’avversario, la stanchezza inizia a farsi sentire e le braccia iniziano a farsi pesanti, riesco a mala pena parare le sue stoccate, il polso inizia a dolermi; un colpo ben assestato con il piatto della lama sulla mia spada ed essa vola via, indietreggio incredula, è più bravo di Eragon con la spada.
“Non avresti comunque potuto battermi”, non è stanco, la sua voce è calma.
“Perché?” Chiedo ansimando, non mi risponde ma alza la sua spada che con la punta mi tocca il collo, la sua spada rossa diventa cremisi con il mio sangue, sfiora solamente la pelle che essa già si lacera, un piccolo taglietto preannuncia la mia morte, quanto può essere crudele il mondo: essere cavaliere è la mia condanna; sorrido tristemente prima di chiudere gl’occhi, non sento nemmeno Spectro che balza su di noi colpendomi alla testa.


ERAGON
Spectro è a terra, sul suo corpo bianco risalta il sangue rosso, il drago rosso non è messo molto meglio: è a terra con una zampa piegata in modo anormale, è coperto di ferite ma cosciente, il suo cavaliere è seduto di fianco a lui, il sangue gli cola dalla testa ma la ferita è scomparsa, sembra si sia guarito con la magia e sta facendo altrettanto con il suo drago; non vedo Sil, la cerco con gl’occhi, Spectro non sembra morto, sono speranzoso ma spaventato.
“Dov’è!” Urlo a mio fratello, non mi guarda nemmeno; corro vicino a Spectro e mormoro qualche parola per guarirlo, le ferite si rimarginano ma il drago non si muove, devo trovare Sil, “Eragon! È qui”; mi precipito da Saphira, la trovo con un piccolo taglio alla gola, non è quello che l’ha ridotta in questo stato, la giro piano, un ematoma nero si sta formando alla base della testa, è piuttosto grave, la guarisco con la magia, “Resterà incosciente per qualche ora, ma non credo che sia grave, non ti preoccupare troppo; piuttosto scopri perché è accaduto” annuisco e la porto accanto a Spectro, che inizia a svegliarsi, mi dirigo verso mio fratello; è seduto con la schiena appoggiata a Castigo, ha in mano la spada di Sil, è stata la spada a causare tutto quello, “ È colpa mia ho dato io quella spada a Sil” “Eragon … nemmeno io mi sarei aspettata quella reazione da tuo fratello”.
“Perché?” Riesce a chiedermi, non so cosa rispondere.
“PERCHÉ?” Urla.
“Non pensavo che fosse così doloroso per te” ride.
“Certo, tu sei quello fortunato, l’eroe; come puoi sapere come si sente il Regicida?”

NOTE DELL’AUTRICE: Ciao a tutti, spero che il capitolo sia stato entusiasmante; Murtagh è il mio personaggio preferito quindi mi ha ferito il cuore descriverlo in questo stato; ma si rimetterà? Non so dirlo con certezza; dipende tutto da chi gli sta intorno. È la prima volta che descrivo un duello e sinceramente non so se è venuto bene quindi chiedo consiglio. Be una cosa posso dirla il nostro amico Murtagh non ha ancora finito di combinare guai; in più cos'avrà di speciale questa spada? Nel prossimo capitolo ci sarà una parte in cui ha narrare sarà il cavaliere rosso. Spero vorrete recensire.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

11° Capitolo

ERAGON
Erano passate due da quando avevo guarito Sil, ma ancora non si svegliava; non avevo più continuato qyella discussione con mio fratello, mi ero limitato a riprendere la spada e posarla a fianco di Saphira.
Dovrebbe essersi già svegliata” dico alla mia compagna, “Dagli tempo, si sveglierà; Spectro sta bene, guarda”, mi volto verso il drago bianco, lo vedo preoccupato quanto me, ma sta bene; “Spectro, stai bene? Lei come sta?” Subito non risponde, facendomi salire l’ansia, “Sta riposando, ma ha freddo” , subito mi alzo, prendo una coperta dalla sella di Saphira e glie la poso addosso, la osservo per qualche secondo: è pallida e non si muove. Tornando verso la dragonessa mi accorgo che Murtagh aveva sollevato lo sguardo per osservarmi, i suoi occhi si posano per un momento sul drago bianco, esso ricambia lo sguardo emettento un basso ringhio di rimando e accovacciandosi contro Sil, per poi coprirla con l’ala destra. “Dovresti mangiare qualcosa” mi dice Saphira, “Anche tu” ribatto, “Io ho mangiato ieri … e tanto” dice con un tono divertito, non posso che sorridere, mangio contro voglia e poco.
“Non mangi?” Chiedo a Murtagh.
“No ho mangiato prima”, mi risponde senza alzare gl’occhi da un grosso libro.
“Cosa leggi?” chiedo per spezzare il silenzio.
“Niente di troppo interessante” risponde a mezza voce.
“Come hai passato gl’ultimi mesi?”
“Così” dice solo, non vuole parlare, un po’ lo capisco.
Passa un’altra ora, Sil comincia ad agitarsi sotto l’ala di Spectro, mi chiedo se si sta svegliando, ma non lo chiedo a Spectro, non sembra voler parlare nemmeno lui.

MURTAGH
“È brava con la spada” Castigo rompe il silenzio calato nella mia mente, “Deve imparare ancora molto” “Be, hanno avuto coraggio”, “Quando si sta per morire non c’è più niente da perdere” “Avrebbe potuto implorarti” “Quello è orgoglio, non coraggio” “Due facce della stessa medaglia” “E allora? Cosa dovrebbe interessarmi?” “Era solo un’osservazione” “Sprecato”.
Finito il libro lo riposo nella sella di Castigo, torno a sedermi e guardo Eragon: si sta tormentando le mani come un padre in ansia, Saphira dietro di lui è tranquillissima; i miei occhi si spostano sul bianco del drago, “Castigo, com’è che si chiama il drago della ragazzina?” “Spectro … Credo” mi risponde annoiato; “Spectro” lo chiamo, la testa bianca si gira scrutandomi con gl’occhi di ghiaccio, non parla e così lo faccio io per primo: “Mi dispiace per il malinteso” dico con poco rimpianto nel tono, “Non dicesti così anche la prima volta? E guarda cosa le hai fatto” reprimo una risata, “Quello che le ho fatto io, sbaglio o sei stato tu a venirci contro?” “Non l’avrei fatto se non fosse stato necessario”, “Se non fosse stato necessario?” Chiedo sorpreso e ironico, “La volevi uccidere” ora la sua voce è profonda e iraconda; “Oh si quello, non sarebbe stata una grande perdita”, il drago bianco si alza e ruggisce, afferra la ragazza (ancora svenuta) con gl’artigli e si allontana.
Permalosa” dico a Castigo, “Avresti fatto lo stesso, se ti avessero detto che sei inutile” “Ma io non ho detto che lui è inutile, lo detto di lei” “Ma visto che sono una cosa sola …” commenta annoiato.
Intanto Eragon vedendo Spectro volare via inizia ad agitarsi come un bambino, “Non l’ho mai visto fare così” dico “Nemmeno con Arya?” “Tu dici?” rido di gusto, cosa che il mio fratellino non apprezza molto perché mi guarda con occhi di fuoco, poco dopo si risiede sconfitto, “Saphira deve avergli detto qualcosa” Castigo non risponde, “Tanto meglio, così dovrò ascoltarne solo due invece di quattro” aggiungo; “Tornerà” dice Castigo poco dopo, rovinandomi il momento, “Perché ne sei così sicuro?” Chiedo con un punta di stizza, “Vi assomigliate” “Questo come fai a dirlo? Aspetta fammi indovinare: mi conosci meglio di quanto io conosca me stesso?” “Si e … sono più obbiettivo di te” “Obbiettivo?” “Si, particolarmente quando si parla di donne” “Perché? Credi di avere più esperienza di me?” Dico ironico, “Vedi è questo: tu hai in mente solo una cosa” “Sono realista, tutte le donne sono così” “No solo quelle che hai incontrato tu; o almeno quelle con cui ti sei fermato a parlare … ed è diverso”.

SIL
“Perché lo hai fatto?” Chiedo arrabbiata.
Ti ha insultata” ribatte altrettanto furioso.
“Non è un buon motivo per prendersela”
Quindi credi che se uno ti dice che sei inutile lo faccia per gentilezza!”
“No, certo che no! Ma comportandoti così hai solo dimostrato di essere un bambino”
Cosa avrei dovuto fare?” Chiede con più calma.
“Avresti potuto dirgli che noi siamo utili, forse non per lui, ma siamo comunque utili”
Sembra che parli di oggetti, poi quella non è una frase che un drago direbbe mai”
“Allora potevi ruggirgli contro e girarti da un’altra parte”
Ma è stato lui a chiamarmi!” Respiro a fondo, litigare non serve a niente.
“Torniamo in dietro” dico “Stare qui non serve a molto”
Io non ci torno da quello”
“Cos’è? Non avrai per caso paura scoiattolo?” Sbuffa e io rido.
I draghi non hanno paura!”
“Quindi andiamo” gli salgo in groppa e lui si dirige verso il bagliore di un piccolo fuoco nella notte.
I miei occhi non vedono bene nel buio, così elimino le barriere che ci sono tra me e Spectro e diventiamo una cosa sola; ora siamo noi a volare, non più lui, noi; sento il vento farsi più forte dietro di noi e spingere più veloce sulle ali, i miei occhi sono i suoi, vedono le medesime cose, con quella precisione millimetrica che solo gl’occhi di drago hanno; arrivati al falò scendiamo planando verticalmente, all’ultimo secondo apriamo le ali che vengono gonfiate dal vento e atterriamo, nel momento esatto in cui appoggiamo le zampe ruggiamo di piacere; scendo a malincuore da Spectro, ma solo dopo aver fatto tre passi torno completamente me stessa.

MURTAGH
Ed è bianco come la neve, gli occhi come il ghiaccio; quando il suo cavaliere scese mi accorsi che anche i suoi occhi erano bianchi, quando tornano al normale colore nocciola riesco a concentrarmi sul resto del viso contornato dai capelli corti e scompigliati. Il riflesso che la luce del fuoco colpendo il suo drago proiettava sul suo viso la rendeva ancora più bella.
Quando ruggisce allora capisco che aveva ragione sarei andato con loro per poter vivere ancora la vita che mi apparteneva e mi sarebbe sempre appartenuta.
“Ombra di Luna” mi ritrovo a sussurrare, “Forse hai ragione Castigo Su cosa?”Su tutto, almeno credo” “Murtagh …?” “Si?” “Ti sei incantato?” “No figurati”, “Sai che condividiamo la mente? Sento quello che senti”; “E anche se mi fossi incantato? È una stupida ragazzina”, “Si, forse hai ragione, poi come potrebbe guardarti? Ha occhi solo per Eragon” “E questo come dovrebbe fermarmi?! Lui non è migliore di me!” “Quindi?” “Quindi niente!” Pensavo che il discordo fosse chiusa ma sento un’altra voce nella mia testa: “Castigo ha ragione, poi con quella barba sembri un vecchio”; la voce la conosco bene: l’Eldunarì senza nome che Eragon mi aveva restituito poche ore prima, “Mi sei mancato” dico, “Si anche tu”Ma non avresti dovuto venirmi a cercare” ribatto, “E invece sì, non potete restare da soli, guarda solo come ti stai riducendo, stavi per ammazzare quella povera ragazza perché brandisce quella spada; i brutti ricordi ti stanno sopraffacendo” “Andrò con loro, ma perché l’ho deciso io non per altro!” “Certo” dice Castigo divertito, “Però solo se sopravvivi a questo” “A cosa?” “Girati”. Faccio come mi ha detto il mio compagno e vedo la ragazza che mi viene incontro a grandi falcate, “Non ti sembra quel tornado in cui ci siamo tuffati dentro?” “Si, ma ti ricordo che mi sono quasi rotto un’ala” .
“Come ti sei permesso?” mi ringhia contro, rido; sembra proprio un tornado.
“A cosa ti riferisci?”
“Ah … non lo so dimmelo tu! Visto che prima cerchi di uccidermi e poi mi insulti” mentre parla Eragon si avvicina.
“Si, devo ammettere che sono stato un po’ rozzo; prima di ucciderti avrei dovuto farti un inchino” rido.
“No minimo due!” Rido di gusto, “Forse è peggio del tornado; lui almeno non aveva senso dell’umorismo”.
Eragon ormai ci ha raggiunti, appoggia una mano sulla spalla di Sil.
“Stai bene?” Le chiede, lei annuisce girandosi verso di lui, il mio adorato fratellino le cinge la vita con le braccia e la bacia, incurante che io li guardi; lei ricambia il bacio, diventando però rossa in viso; “La conferma ai nostri dubbi Castigo” dico divertito.
Quando si sciolgono dall’abbraccio l’ira della ragazza torna ad abbattersi su di me:
“Allora, perché?!” Il mio sguardo deve sembrarle un po’ perso perché aggiunge:
“Perché quando hai visto il mio gedwëy ignasia mi hai attaccato?!
“Non è per quello” è Eragon a parlare.
“Allora perché?” Chiede girandosi verso di lui.
“Per la spada” continua lui, la mano della ragazza va istintivamente al fianco ma non trova quello che cerca.
“Quella spada ha avuto più proprietari” spiego mentre Eragon gli restituisce la spada.
“Sì, io e il cavaliere per cui è stata creata, Vrael” dice lei.
“Non solo” ribatte Eragon.
“Allora chi?” Guarda la spada mentre domanda.
“Galbatorix” dico io.
“Come quasi tutte le spade in nostro possesso” ribatte lei.
“No, molte di quelle spade sono state collezionate per puro piacere nel guardarle e nel possederle; ma quella … lui aveva un particolare interesse per quella … non usava come tutti i cavalieri una spada del colore del suo drago; usava quella, non conosco il motivo di questa scelta, ma si era affezionato talmente tanto a quella spada che non se ne separava” dico mentre alcuni ricordi mi invadono.
“Quella è Islingr: portatrice di luce, ma lui la chiamava: Vrangr: tortuoso, ambiguo” concludo.
“Non me l’avevi detto” dice ad Eragon, non sembra turbata, solo la mano tremante tradisce le sue emozioni.
“Spero che mi perdonerai per averti attaccato; ma non mi aspetto che tu capisca” detto questo mi rifugio sotto l’ala di Castigo e mi sdraio per cercare di dormire, nonostante l’ala di Castigo sento i due che parlano, non sembrano discutere, parlano solo.

NOTA DELL’AUTRICE: Spero che il capitolo sia piaciuto; recensiteeee!!


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

Il dipinto del drago

 12° Capitolo

SIL
Dormo poco quella notte, non riesco a spiegarmi tutto; mi sveglio all’alba e mi accosto a Spectro, anche lui già sveglio, “Come va?” “Bene se pensi che sono in possesso di una spada che ha rischiato di farmi uccidere e che tu cercando di salvarmi mi hai quasi fracassato il cranio; per di più ho un mal di testa colossale, se non contiamo che non sono riuscita a farmi prendere sul serio da quello là” rispondo piuttosto arrabbiata con me stessa e con Eragon che avrebbe potuto avvertirmi della spada; “Non ti preoccupare piccola impertinente ti passerà” “Certo; intanto vedi di non combinare altri guai con quello là; hai capito scoiattolo?” “È lui che se li va ha cercare” sbuffa, preparo qualcosa da mangiare; che non può essere chiamato colazione per varie ragioni; il primo a svegliarsi è Castigo che guarda me e Spectro con magro interesse, per poi ripiegare la testa sulle zampe anteriori e chiudere nuovamente gl’occhi, so che non sta dormendo ma ci ascolta silenzioso. Poco dopo dalla grande ala rossa dove si era rintanato la sera prima esce Murtagh; si avvicina al focolare spento e prende un pezzo di pane e una specie di tubero con il sapore di pollo (che avevo preparato per colazione) li addenta, gira sui tacchi e torna da Castigo.
“Buon giorno anche a te” dico piano e in tono arrabbiato.
“Ti ho sentito” dice con la voce leggermente più alta del normale per coprire la distanza; Eragon deve averlo sentito perché si agita nel sonno.
“Bene, meglio per te” dico con lo stesso tono, aggiungendo in poco più di un sussurro: “Dannate orecchie elfiche”, non sento ribattere niente quindi sono piuttosto sicura che non mi abbia sentito.
“Comunque, buon giorno” dice mentre si sistema la cintura con Zar’roc in vita, finisco il mio pane, mi alzo e vado vicino a Spectro, “Arrogante” dice mentre cammino verso di lui “Estremamente” concordo, “Non mi piace, non sopporto suo fratello ma lui ancora meno” “Lui sarà arrogante ma tu sei sia arrogante che superbo per non parlare della tua mania per gli scoiattoli … scoiattolo carnivoro dovrei chiamarti” sbuffa e io gli sorrido, “Sai che il tuo occhio bianco mi fa venire la pelle d’oca” “Se è questo l’effetto che faccio al mio cavaliere i miei nemici tremeranno e comunque ieri sera i tuoi occhi erano uguali ai miei” faccio un gesto di indifferenza, “Vai a svegliare Eragon, non mi piace questo posto, poi ora che abbiamo trovato il fratello arrogante possiamo anche andarcene … no aspetta, fai senza andare fin là ci penso io” ecco ora sì che sono preoccupata, quel “ci penso io” non mi piace, alza la tesata inspirando e quando la riporta altezza originale emette un ruggito potentissimo verso Saphira ed Eragon, “Era tanto che lo volevo fare” dice tutto contento, “Si, almeno potevi dirmi di tapparmi le orecchie, mi hai fatto quasi cadere” ; Saphira non sembra nemmeno troppo scossa, dev’essere abituata ai buon giorno di Spectro visto che dormono insieme agl’altri draghi, mentre Eragon balza in piedi per poi inciampare e ricadere sul fondo schiena suscitando l’ilarità di tutti a parte Saphira che sembra indignata dal suo comportamento. Quando tutti abbiamo finito di mangiare inizia una piccola conversazione pacifica che mira a finire presto.
“Allora, verrete con noi?” Chiede Eragon rivolto a Murtagh, che sembra rifletterci.
“Si … ma ci riterremo liberi di andarcene in ogni momento e non intendiamo sottostare agli ordini di nessuno!” Risponde poi.
Perfetto, ora si che mi sento felice” “Su, su scoiattolo, non mi sembra la fine del mondo” “No, ma l’inizio della fine si”, rido attirando gli sguardi su di me e credo che la mia faccia si possa confondere perfettamente con le squame di Castigo.
“Mi sembra piuttosto giusto, ma spero di contare sul tuo aiuto nell’addestramento dei nuovi cavalieri” sbuffa.
“Più che cavalieri marmocchi”, “Non era per caso un commento indirizzato a me?” Chiedo a Spectro che sembra indignato quanto me, “Che cosa ti avevo detto?” Ne approfitta subito lui.

ERAGON
“Prima di tornare abbiamo ancora due tappe” dico, mio fratello sembra un po’ remissivo.
“Quali, spero che tu sappia che non posso mettere piede in una città dei nani”
“Siamo già andati dai nani” ribatto.
“Bhe se è per questo non credo di voler venire nemmeno dagl’elfi e alla capitale” sbuffa lui.
“Se non vuoi venire alla capitale puoi aspettarci nei dintorni ma devo andarci per forza”
“Comunque nemmeno io voglio tornare alla capitale” sbotta Sil, sono sorpreso non ne capisco il motivo.
“Perché?” Chiedo, scuote la testa decisa a non tornare sull’argomento.
In poco siamo in volo verso la capitale, prima del tramonto siamo a sole poche miglia di distanza, circa dieci minuti di volo, atterriamo in un pascolo, ci salutiamo e io insieme a Saphira parto per Illirea.
Arrivo quando il sole è diviso a metà dalla linea dell’orizzonte; atterro nel grande cortile del palazzo spaventando molti servitori intenti a svolgere le loro mansioni, dopo qualche minuto veniamo condotti nella sala del trono, è illuminata e colma di gente: dai più illustri uomini di tutta Alagaesia fino a servitori e dame piuttosto avvezze ai pettegolezzi, sul soppalco dove prima sedeva Galbatorix ora Nasuada è comodamente appoggiata al trono; quando mi vede avanzare verso di lei si alza facendomi segno di avvicinarmi; dopo diversi convenevoli ci ritiriamo per parlare in privato.
“Sono molto felice di vederti Eragon”
“Sono felice di essere tornato, anche se mi tratterò solamente per questa notte”
“Così poco?” il suo tono serio tradisce qualche nota di tristezza, annuisco.
“Allora passiamo subito al motivo della tua visita” continua lei seria.
“Sono solamente venuto per assicurarmi che tu non abbia problemi” rispondo, sembra un po’ rammaricata.
“Ah … dimmi hai trovato nuovi cavalieri?” Annuisco e le racconto di Sil e Spectro; alla fine del mio riassunto sui draghi, il viaggio e la nuova terra annuisce pensierosa.
“Credo che domani verrò con te voglio incontrare il nuovo cavaliere e il suo drago”
“A questo proposito … con noi c’è anche Murtagh” avrei preferito non dirlo ma l’avrebbe scoperto comunque.
“Ah …” Non si scompone più di molto ma il suo sguardo tradisce un po’ di tristezza.
“Credo che vorrai riposarti” dice mentre si alza, la imito e mi dirigo alla porta, le auguro la buona notte ed esco; seguo una donna che mi mostra i miei alloggi mentre Saphira rimane nella sala del trono; arrivato mi stendo sul letto, sono esausto ma non riesco ad addormentarmi, non sento il famigliare calore di Sil e il mio pensiero va subito a lei.

MURTAGH
Guardo Eragon allontanarsi, sembra voler inseguire il sole; è da molto che non duello contro un cavaliere, ho sfidato molti bravi soldati in questi mesi ma non è la stessa cosa; me ne voglio approfittare.
“Prendi la spada!” Dico alla ragazza che è seduta a gambe incrociate e mi da la schiena.
“Perché dovrei?” Dice senza girarsi.
“Hai paura che ti batta?” La canzono.
“Vinceresti tu, ne sono consapevole … almeno per ora” ribatte sicura, senza voltarsi.
“Allora hai paura che ti faccia sfigurare e togli pure quel per ora” rido, in la vedo irrigidirsi, ho colpito nel segno, si alza e si gira verso di me estrae la spada dal fodero, io faccio altrettanto.
Ci guardiamo studiandoci, avanzo a passo lento verso di lei con un sorrisetto di sfida in faccia, lei non indietreggia ma fa una smorfia per rispondere al mio sorrisetto; scatto in avanti e all’ultimo secondo scarto di lato per colpirle un fianco, lei è veloce si gira ed intercetta il mio affondo con la spada facendo slittare la mia verso destra, riporto il braccio al mio fianco e provo con una stoccata alla testa, si china schivandola, quando si rialza io sono pronto e faccio un affondo al basso ventre che riesce a deviare all’ultimo secondo; la mia strappa la maglia e lascia una striscia rossa sulla pelle candida, abbasso la spada osservando la ferita e pensando che il divertimento è già finito, ma faccio appena in tempo a parare una stoccata alla spalla sinistra, “Non si vuole fermare” penso rivolto a Castigo; riparto all’attacco, non riesco più a controllarmi e duello come so fare, senza aspettarla, lei riesce a seguirmi ; a un mio affondo si sussegue una sua parate e una stoccata di rimando, schivo un suo affondo e la colpisco al braccio con il piatto della lama, si ferma per un attimo lasciando il braccio sinistro scorrergli lungo il fianco senza riuscire a muoverlo poi riparte non è più come la prima volta che abbiamo duellato, ora non ha più paura e riesce a concentrarsi meglio, ad un certo punto crolla seduta per terra esausta.
“Basta” sussurra con il poco fiato che le rimane, rinfodero la spada e mi siedo davanti a lei.
“Non male” dico senza far sentire il fiatone, sul suo viso appare un sorriso soddisfatto, quasi invisibile dietro i capelli che le coprono la testa china.
“Grazie” risponde stanca; osservo il mio corpo: un livido sulla cosca destra, un altro all’altezza della costola sinistra, qualche taglio sulle braccia ma niente di grave; mi guarisco con la magia e osservo lei: un enorme livido violaceo sul braccio sinistro contornato da vari tagli, l’altro braccio non ha lividi ma in compenso i tagli abbondano, ha le brache lacerate dalla mia spada e macchiate da qualche striscia di sangue ma la ferita più ampia è quella al basso ventre; alza la testa per inspirare aria, alza la mano col gedwëy ignasia per guarisi.
“Aspetta, faccio io” avvicino la mano e sussurro le parole, i graffi e i lividi spariscono lasciando il tessuto dei vestiti stracciato e tagliato.
“Grazie” allontano la mano e faccio un gesto di sufficienza.
“Spero che tu abbia qualcosa con cui cambiarti” dico e lei annuisce, mi alzo e vado verso Castigo mentre lei resta seduta ancora ansimante.

SIL
È stato piuttosto divertente” dico a Spectro, “Peccato ti sia fatta battere”Dammi un po’ di tempo e lo batterò” gli prometto, “Tutto quello che vuoi” mi risponde scettico, “Piuttosto … io ho fame, se no ti dispiace andrei a cercare qualche mucca nella fattoria che abbiamo visto mentre venivamo qui” “Meglio un cervo” gli dico, lui sbuffa e si alza in volo; accendo un piccolo fuoco ma mi viene un dubbio.
“Tu non sei contro la carne?” Chiedo a Murtagh senza girarmi.
“No” risponde lui, bene meglio; prendo della carne secca, del pane e qualche frutto, lasciando perdere tuberi vari; li appoggio tutti su un telo steso in terra e mi ci siedo vicino, inizio a mangiare una striscia di carne secca mentre Murtagh si avvicina.
“Quella sarebbe carne?” Dice mentre si siede dalla parte opposta alla mia, alzo le spalle.
“È quello che ho” rispondo; mangiamo in silenzio, non rimane niente di quello che avevo preso, non deve essergli dispiaciuto; restiamo muti a guardare in alto il cielo: le stelle sono stupende, bianche e brillanti contornano una luna lungi da essere piena; mentre continuo a guardarla sembra quasi che gli spuntino degl’arti, poi capisco che Spectro vola davanti alla luna risplendendo della sua stessa luce, quando atterra gli vado in contro.
“Ti confondi con la luna, sai?” “Tra me e la luna non c’è paragone, io sono molto più forte” sorrido.
“È vero” sento dire alle mie spalle, mi giro e guardo Murtagh con uno sguardo interrogativo.
“Che si confonde con la luna” spiega lui, “Ho parlato a voce alta?” Domando a Spectro “Si” risponde lui, mi mordo un labbro leggermente imbarazzata.
“Buona notte” dico rivolta a Murtagh.
“Di già?” Chiede.
“Sono piuttosto stanca” mi scuso.
"Allora buona notte” risponde, mi sdraio accanto a Spectro e il sonno mi avvolge.

MURTAGH
Resto a guardare il cielo dopo che la ragazza è andata a dormire, “Non so nemmeno come si chiama” dico a Castigo, “Non dovresti chiederlo a me” “Infatti non era una domanda, solo un affermazione … ma tu lo sai?” “Mi pare Sil, così l’ha chiamata Eragon”. Mi alzo e vado verso di lui dopo aver spento il fuoco, mi corico vicino al suo ventre cercando di addormentarmi, ma il sonno si fa attendere come sempre e quando arriva è tormentato dagl’incubi, meno accaniti del solito ma comunque presenti.
Mi sveglio tardi, ha mattina inoltrata ma sembra che dormano ancora tutti, mi alzo in piedi: Castigo sonnecchia pacifico, Spectro sembra preso da un sogno vivido perché muove le ali a scatti, è buffo, mentre Sil (se è così che si chiama) dorme profondamente. Faccio qualche passo verso la ragazza per svegliarla ma sento il rumore delle ali di un drago seguito da quello degli zoccoli di cavallo; mi affretto ad andare a svegliare Sil, la scuoto prendendole un braccio.
“Sil … svegliati” apre gl’occhi assonnati.
“Che c’è?” Chiede con voce che sembra provenire da un altro mondo.
“Lasciami dormire” dice girandosi a pancia in giù e immergendo a faccia nelle braccia usate come cuscino.
“Svegliati, sta arrivando qualcuno” la apostrofo in tono rigido.
“Mi fa male tutto … lasciami dormire” dice con voce ovatta perché tiene premuta la bocca contro le braccia; sbuffo e in quel momento Spectro si china su di lei e le soffia dell’aria calda sulla testa.
“Va bene, va bene … Ho capito” dice mettendosi a sedere, indossa ancora i vestiti tagliati e ha i capelli più che in disordine; intanto i cavalli si avvicinano e riesco a distinguere dieci persone galoppare verso di noi, Saphira atterra dolcemente a fianco di Spectro .
“Chi sono?” Le chiedo vedendo che Eragon non è con lei; “La regina con una scorta” risponde lei.
Che cosa può volere? Non sono andato a Illirea per non doverla incontrare e ora viene lei!” “Non credo si per te ma piuttosto per la ragazza” risponde Castigo, sbuffo, non ho intenzione di rimanere troppo a parlare, ho già espresso la mia opinione sul fatto.

NOTA DELL’AUTRICE: Siamo giunti al fatidico incontro con Nasuada, spero che il prossimo capitolo mi venga bene

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

13° Capitolo

ERAGON
Il cavallo che mi avevano assegnato galoppa veloce al fianco di quello di Nasuada, vedo già il rosso e il bianco dei due draghi. Pochi minuti dopo siamo arrivati, Murtagh è vicino a Sil che con i vestiti stracciati si sfrega gl’occhi, “Che cosa hanno fatto?” chiedo a Saphira allarmato, “L’ha appena svegliata”; scendo da cavallo e le chiedo:
“Perché hai i vestiti strappati?” Lei alza la testa di scatto e mi rivolge un sorriso imbarazzato, si alza e ci si avvicina, io continuo a guardarla con sguardo indagatore.
“È stato Murtagh” si giustifica, questo non mi fa sentire meglio, anzi peggiore le cose.
“Come è stato Murtagh” le dico lanciando un occhiata di fuoco a mio fratello.
“Abbiamo duellato con la spada e mi ha ridotto in questo stato” risponde vedendo la mia occhiata a Murtagh.
“Cosa pensavi?” Chiede lui ironico, scendo da cavallo.
“Chi sono?” Mi chiede Sil a bassa voce per non farsi sentire da quelli che mi accompagnano.
“Lei è la regina Nasuada” la presento ad alta voce, Nasuada scende a sua volta da cavallo seguita dalle guardie; sorride a Sil e le chiede:
“Tu sei Sil vero?” Lei annuisce rispondendo alla domanda.
“Come mai siete venuta fino a qui?”
“Per incontrare te, naturalmente” risponde la regina con fare cordiale.
“E io come posso aiutarvi?”
“Un cavaliere di drago è sempre utile, ma può essere molto distruttivo; è per questo motivo che ti chiedo di giurarmi fedeltà” dice Nasuada stupendomi. Dopo qualche attimo di silenzio serio Sil scoppia in una fragorosa risata.
“Perché ridi?” dice la regina visibilmente irritata.
“Io non giurerò fedeltà a nessuno” risponde Sil.
“Come regina di Alagaesia e dei suoi abitanti, quindi anche di te, sei vincolata nei miei confronti”
“Alagaesia non è la mia terra” risponde Sil seria.
“Eragon mi ha detto che sei nata qui, ma se non ritieni questa la tua terra allora qual è?”
“La mia terra è il cielo, dove nessuno può dirmi cosa fare; io rispondo solo a Spectro e non devo niente a nessuno” dice lei sicura, mi stupisco della sua reazione.
“Capisco …” dice Nasuada calma.
“Ma sono comunque felice di averti conosciuto e ti auguro il meglio Sil” finisce lei; rivolge un veloce sguardo a Murtagh e torna ai cavalli.
“Spero ci vedremo presto cavalieri” dice spronando il cavallo; quando sono lontano rivolgo la parola a Sil ridendo:
“Che caratterino”
“Non mi piace che si pretenda la mia fedeltà così, prima bisogna guadagnarla” risponde seria.
“E io l’ho guadagnata?” Le chiedo.
“Ma smettila Ammazzaspettri” dice ridendo.
“È meglio se ti cambi” annuisce e sparisce dietro l’ala di Spectro; rivolgo lo sguardo su mio fratello, sta ancora guardando in direzione dei cavalli, che ormai sono spariti.
“Stai bene?” Gli chiedo, annuisce.
“Non credevo ti interessasse” mi risponde ironico.

MURTAGH
Stai bene veramente?” Chiede Castigo, “Si, meglio di come pensavo” è da un po’ che voliamo e l’aria ha attutito ogni emozione; quando l’ho vista mi sono sentito un po’ triste, ma provo solo l’ombra di quello che provavo prima; forse mi ero aggrappato tanto a lei perché era nella mia stessa situazione: prigioniera di Galbatorix.
Dove andiamo” chiedo a Eragon, “Da Roran, Katrina e da loro figlia; è tanto che non li vedo” “Hai intenzione di presentarmeli? Come l’ultima volta?” Chiedo con voce ironica, ma ritiro la mia mente prima che possa rispondere. Quando atterriamo siamo a metà strada, Sil mi rivolge la parola:
“Non ci alleniamo oggi?” Io la guardo sorpreso.
“Non ti è bastato che ti abbia battuta ieri?” Lei non sembra prendersela.
“Se non mi alleno non potrò mai migliorare” ribatte.
“E poi mi avevi detto che mi avresti aiutato con i nuovi cavalieri” dice Eragon.
 “Io non l’ho mai detto” ma estraggo la spada comunque.
“Non è meglio se usate degl’incantesimi di protezione?” Si intromette nuovamente Eragon.
“No, io sono alla vecchia maniera” dico, aggiungendo poi: “Ma visto che questa è l’unica maglia che ho …” e mi tolgo la maglia restando a petto nudo.
“E io?” Chiede Sil.
“Puoi togliertela anche tu” dico, ricevendo in cambio due occhiatacce da lei e da Eragon, alzo le spalle e aggiungo:
“Sicuramente conoscerai qualche incantesimo per riparare i tessuti”  non dice niente ma si prepara a combattere: il duello dura di più di quello di ieri ma Sil ne esce ugualmente stanca e ricoperta di graffi e lividi dalla testa ai piedi; Eragon la guarisce e le ripara i vari strappi.
“Come sono andata?” Mi chiede sorprendendomi.
“Credo bene …” rispondo senza sapere esattamente cosa dire, “Ma dovresti essere più veloce e alzare un poco la guardia” aggiungo allontanandomi.

 SIL
E anche oggi sono finita col sedere per terra, possibile che sia più bravo di Eragon? Pazienta Sil devi diventare più brava, certo che però se ci dovessimo allenare ogni giorno sarò da buttar via, “Sai che quello che pensi lo sento anch’io?” “Si Spectro lo so” , mi stendo vicino al mio compagno e chiudo gl’occhi, mi addormento mentre Eragon e Murtagh parlano; sogno di volare su un mare di lava, così rosso e intesso da potermi inghiottire, Spectro solca un cielo così azzurro da volermi inghiottire anch’esso; il contrasto tra mare rosso e cielo blu è così forte che ci schiacciano. Apro gl’occhi, sento il respiro di Eragon e vedo il suo viso.
“Spectro” sussurro, dire il suo nome mi fa sentire meglio, “Ho avuto paura anch’io, ma perché tu fai sogni sempre così inquietanti?” “Nemmeno io me lo spiego; pensavo che il cielo mi avrebbe salvato, ma il rosso di quel mare mi attirava inesorabile; alla fine mi hanno schiacciato … o è la mia indecisione che lo ha fatto?” “Sinceramente non sono la persona giusta a cui chiederlo”
Per tutto il viaggio resto in silenzio, sotto gli sguardi preoccupati di Eragon; quando arriviamo il sole è tramontato da poco; Roran è già d’avanti a noi quando atterriamo, ha un martello nella cintura ed è vestito con semplicità, saluta Eragon entusiasta, appena scende corre ad abbracciarlo.
“Come stai fortemartello?” Chiede Eragon.
“Benissimo, anche tu mi sembri molto informa” risponde ridendo; io e Murtagh restiamo sui rispettivi draghi, “Non scendi cavaliere? Hai paura di un martello? Un cavaliere di drago che ha paura di un martello è piuttosto …. ridicolo” “Smettila scoiattolo…  non ho paura!” “Se lo dici tu” sbuffo e scendo.
“Lei è Sil e …” indica suo fratello “… lui è Murtagh”
“Sono felice di potervi conoscere” dice lui e solo allora Murtagh scende da Castigo, è ancora un po’ restio ma si avvicina con un sorriso tirato; entriamo in una piccola casa calda, il legno rilascia un odore che mi fa sentire a casa, “Non mi sento così da tanto” “Io non credo di averlo mai sentito” “Questa non è casa nostra ma la troveremo, te lo giuro”; il sogno mi ha turbato molto e non so che significato attribuirgli.

 NOTE DELL’AUTRICE: Spero che il capitolo sia bello e che l’immagine che ho messo come copertina sia bella (l’ho disegnata io copiandola dalla copertina del libro); ora torniamo alla storia: non so ancora che significato il sogno possa prendere ma ho qualche idea.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

14° Capitolo

ERAGON
“Katrina ti trovo bene” dico abbracciandola, rivolgo uno sguardo alla piccola che gattona per casa.
“E questa deve essere Ismira, non ti riconosco più da quanto sei cresciuta” la prendo imbraccio mentre dalla bocca le escono gridolini di felicità.
“Come potresti? Ha quasi un anno e in questi mesi non ti sei mai fatto vedere” mi rimbecca Rora.
“Siamo felici di vederti Eragon” interviene Katrina per smussare il tono di rimprovero di mio cugino, sorrido alla piccola che mi afferra il naso con le mani cercando di staccarlo dalla mia faccia.
“Ciao, sono felice di incontrare amici di Eragon; posso sapere i vostri nomi?” Chiede Katrina rivolta a Sil e Murtagh.
“Loro sono entrambi cavalieri di drago, amore; lei è Sil e lui è Murtagh, il secondo zio di Ismira” dice Roran dando una pacca sulla spalla a Murtagh, che sorride imbarazzato.
“Vuoi tenerla in braccio Murtagh? Mi fiderei più di un estraneo che di Eragon” chiede Katrina con fare materno.
“Non spaventarli, così sembra che Ismira sia una peste” ribatte Roran avvicinandosi alla piccola.
“E perché? Non è per caso vero?” Continua Katrina.
“Io credo che Sil ci sappia più fare di noi due messi insieme” dico guardandola.
“No, no … non sono affatto brava con i bambini, piangono sempre quando li prendo in braccio” dice lei facendo qualche passo in dietro.
“Figurati tutte le donne sono brave con i bambini” ride Katrina.
Passiamo la sera da loro parlando di cose un po’ stupide senza nemmeno toccare l’argomento dei cavalieri;  Ismira si addormenta tra le braccia di Murtagh che dopo tanti rifiuti si è ritrovato la bambina in braccio comunque. Dormiamo in tre in una stanza ma siamo abbastanza comodi e la mattina mi sveglio di buon umore.
“Sil e Murtagh dormono ancora?” Mi chiede Roran appena scendo, vedendo che loro non sono con me.
“Sil sicuramente” rispondo disinteressato.
“Come fai ad esserne così sicuri cavaliere? Mi nascondi qualcosa?”
“Io figurati” dico divertito.
“Guarda che ho vissuto con te più di chiunque altro e poi ci sono passato anch’io” allude a katrina, gli rivolgo un sorriso sincero e mi metto a masticare un pezzo di pane sedendomi su una sedia; poco dopo un pianto infantile interrompe la quiete ma viene subito placato.
“È ora della pappa, per qualche mese ho pensato che non sarei sopravvissuto, tutte le notti piange e poi non riesco più a riaddormentarmi” dice sconsolato, io rido nel vederlo così.

MURTAGH
Mi sveglio prima di tutti e sento Eragon scendere, Sil dorme ancora ma non ho voglia di alzarmi; la ragazza non è al mio livello con la spada ma mi ha colpito diverse volte e ho il corpo indolenzito, immagino come si senta lei; non sono un buon insegnante e devo ammettere che è divertente vederla annaspare. “Sono così cattivo?” Chiedo divertito a Castigo, “Perfido” risponde ironico; sento un pianto di bambino che cessa velocemente “Ma non ti credevo così dolce coi bambini” “Prega che nessuno lo sappia o la nostra reputazione sarà rovinata” “Come vuoi” risponde atono. Mi metto a sedere e osservo il volto pallido di Sil, ha la guancia immersa nel cuscino e respira tranquilla, i capelli le coprono gl’occhi chiusi e il collo è rilassato, la coperta le copre solo le gambe lasciando scoperta la schiena a sua volta coperta dalla maglia che però è leggermente alzata e lascia intravedere la schiena snella; indosso la maglia e scendo.
“Sai se Sil dorme ancora?” Chiede Eragon augurandomi buon giorno.
“Si” rispondo secco.
“Puoi svegliarla io …” mostra la bambina che ha in braccio, annuisco mi dirigo verso la stanza.
 “svegliati” dico piano per non far piangere la bambina, sembra non sentirmi, avvicino la bocca al suo orecchio.
“Svegliati” ripeto soffiandole sull’orecchio, si gira ed incontra il mio naso, mi guarda stupita, io le sorrido e mi allontano.
“Alzati, ti aspettiamo giù”  continua a guardarmi stupita, le rivolgo un ultima e scendo le scale.
“Arriva” e come conferma alle mie parole la ragazza scende le scale affiancandomi ma non mi rivolge nemmeno un’occhiata.
“Sento ancora il suo odore, mi è rimasto impresso nella mente” “E di cosa sapeva?” gli invio il ricordo “Non so cosa sia esattamente, ma è …” “Buono”  conclude lui, “Se dovessi mangiarla saprei cosa aspettarmi” “Tu rovini i miei pensieri profondi Castigo”  lo sento sbuffare e sorrido all’idea, che cosa dovrei aspettarmi? E da cosa poi? L’aria  mi schiaccia il petto, non l’ho mai sentito così compresso, nemmeno nel mio primo volo, ora invece è come se delle mani invisibili lo contorcessero fin che non sento più niente.

ERAGON
Lasciare così presto mio cugino, sua moglie e la loro bambina non mi è piaciuto ma non posso lasciare così tanto tempo i draghi soli, non sono ancora adulti e sono già stato via troppo; bisogna anche completare l’addestramento di Sil anche se è già cavaliere per necessità. Il viaggio di ritorno dura una settimana e Spectro sembra molto migliorato e la sua resistenza è aumentate, così non ha avuto bisogno che il suo cavaliere salisse su Saphira; durante le nostre soste Murtagh continua ad allenare Sil che sembra migliorare ad ogni volta, così passiamo i giorni di viaggio. Arrivati in Seridan ci fermiamo solo poche ore dagl’elfi per poi tornare subito alla sede dell’ordine, a Murtagh assegno la stanza dopo quella di Sil, essendo la prima libera.
“Ma è completamente vuota” commenta.
“La devi arredare come più ti piace” risponde Sil, lui sbuffa, ma nei giorni successivi lo vedo entrare e uscire a ritmo serrato.

DUE MESI DI ADDESTRAMENTO
Passano due mesi , non nasce nessun nuovo cavaliere e i due ragazzi si dedicano completamente all’addestramento di Sil, nel frattempo Muertagh si è ambientato, così come Castigo che passa molto tempo con Spectro, insegnandogli a cacciare e a sfruttare le correnti; Saphira si è chiusa in se stessa ed è molto irritabile, nessuno ne capisce il motivo quindi la lasciano in pace tutti. I draghi selvatici sono ormai ventisette ma molte uova non accennano a schiudersi, nessuna femmina ha ancora messo al modo delle uova essendo la popolazione molto giovane: il più grande è un maschio nero di sette mesi; la ragazza usa bene la spada e riesce a tenere testa a Murtagh anche se non è ancora riuscita a vincere, Eragon si occupa del suo addestramento con la magia, ma lei ormai lo supera in bravura. Durante il secondo mese sono successe cose piuttosto strane: molti dei draghi selvaggi hanno rivelato di essere preoccupati per qualcosa ma nemmeno loro sanno bene cosa; un uovo destinato ai cavalieri si muove irrequieto ma nessuno oltre ai tre cavalieri ha avuto contatto con loro e questo desta preoccupazione,  l’uovo è uno dei più grandi e il suo colore è un bronzeo, uno dei pochi con quel colore.

SIL
Così mi sento trascurata Spectro” mi lamento, “Tu sei sempre al primo posto” “Si ma passi molto più tempo con quella dragonessa” continuo, lui sbuffa ma mi fa capire quanto io sia importante per lui e così lo lascio andare.
“Devo ammettere che però vederli insieme è uno spettacolo bellissimo, bianco e viola, così diversi ma bellissimi” sospiro quando lui non può sentirmi e ritorno nella mia stanza, decisa ad andare a dormire.  
“Mia signora! La invito a prendere un tè nella mia stanza” Eragon interrompe i miei pensieri, lo guardo un po’ spaesata ma gli sorrido.
Mi sveglio nella sua stanza a notte fonda.
“C’è qualcosa che non va” dico tra me e me, lo scuoto e mentre si sveglia sento nuovamente quella sensazione come se ci fosse qualcuno.
“C’è qualcuno!” esclama Eragon dando fondo alle mie paure.
“Nella sala delle uova” afferro la prima cosa che trovo e la indosso precipitandomi per le scale con la spada in mano; sento il rumore dei passi di due persone: Eragon e Murtagh constato, quando arrivo nella sala delle uova i ragazzi sono poco più indietro di me; quello che vedo mi stupisce ma l’orrore si impadronisce di me.
“Miro” sussurro, la figura incappucciata mi sorride e con l’uovo bronzeo sparisce nel buio; i due cavalieri entrano nella stanza delle uova troppo tardi.
“Chi era?” Grida Eragon.
“Chi era? Tu lo conosci?!” le sue grida non scalfiscono nemmeno la mia figura immobile e perplessa.
“Non può essere” sussurro.

NOTE DELL’AUTRICE: Finalmente un po’ di azione, chi sarà questo incappucciato? Cosa avrà Saphira? Chi è questa dragonessa viola? Risponderò a tutte le domande nel prossimo capitolo, forse …
Vi saluto ringraziando tutti quelli che recensiscono e chiedo a tutti di continuare; vi auguro buona giornata.
Ciao, Chiara.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

15° Capitolo

SIL
“Tuo cosa?” domanda con le mani tra i capelli, cammina avanti indietro irrequieto; mentre Murtagh è abbastanza calmo ed è appoggiato ad un tavolo e mi osserva.
“Bel vestito” mi dice il cavaliere rosso, chino la testa e mi accorgo di indossare solamente una maglia che mi arriva a metà coscia; mi sento avvampare e distolgo lo sguardo, che cade su Eragon che al contrario di me indossa solo le brache; sta ancora camminando per la stanza.
“Non è possibile, non è possibile ….” Continua a ripetere.
“Calmati, così non arriviamo a niente” lo rimprovera Murtagh, lui lo guarda con uno sguardo ardente.
“Puoi lasciarci soli” dice arrabbiato, il fratello fa come dice ed esce senza voltarsi in dietro.
“Tuo cosa?” Ringhia lui.
“Mio fratello” dico tutto d’un fiato.
“Tuo fratello ha rubato un uovo di drago e tu mi avevi detto che tutta la tua famiglia era morta, perché mi hai mentito?!” La rabbia è tangibile nella sua voce.
“Non è colpa mia …” dico in un soffio.
“No ma di tuo fratello! Ora cosa farà? Si diletterà ad uccidere innocenti?!” Non potevo sopportarlo, coro fuori, nella notte, Spectro mi sta già spettando e insieme voliamo al laghetto; le mani convulsivamente strette a pugno, scendo ma sento l’acqua muoversi.
“Sil?” Sento la voce di Murtagh, risalgo veloce su Spectro.
“Scusa …” gli dico mentre voliamo via. Non so dove stiamo andando è il mio compagno a guidarmi, raggiungiamo una piccola collina dove molti draghi sono addormentati, mi stendo vicino a Spectro; “Piangi?” “Ho giurato molto tempo fa di non piangere mai più per nessuno … ho pianto troppo quando…” “Ssss non dirmi altro … va bene così” “È colpa mia” “No tu non hai fatto niente, e non avrebbe dovuto parlarti così” non rispondo ma continuo ad ascoltare i suoi pensieri, mi fanno sentire meglio.
“Sil?” Ancora quella voce, che cosa vuole.
“Che cosa vuoi” dico senza voce, si avvicina inesorabile, sempre di più e ancora e ancora ….

MURTAGH
Un piede davanti all’altro ed eccola lì, in piedi, i pugni serrati e lo sguardo fiero fisso nei miei occhi; le prendo le mani strette a pugno.
“Che cosa vuoi!” Ringhia a voce quasi assente.
“Stai bene?”  Le chiedo guardando gl’occhi quali lucidi, non so cosa sia successo ma non è stato bello.
“Piangi?” scuote la testa, sguardo ferreo, occhi fissi nei miei e le labbra appena increspate.
“Cos’è successo?” Continua a non rispondermi ma volta la testa.
“Che cos’è successo?” Ripeto, il suo viso torna d’avanti al mio; poso le mie labbra sulle sue, sento qualcosa di … diverso; come se il mio animo si fondesse  col suo, una sensazione di purezza mi invade; entro ne suo animo, ogni sua sensazione entra in me. Una lacrima raggiuge la guancia posata sulla sua, non si era mossa ma ora stava piangendo; comprendo il motivo delle sue lacrime, se io sento quello che sente lei, lei sente quello che sento io; ogni cosa orribile che ho fatto, ogni cosa. Mi stacco dalle sue labbra  serrate.
“Mi dispiace. Io non …” inizio, facendo qualche passo indietro.
“È orribile” scuoto la testa.
“Mi dispiace” ripeto.
“È orribile … tutto quello che ti hanno fatto; è orribile” si avvicina, no si sbaglia quello orribile sono io; scuoto la testa, un altro passo indietro.
“Cosa credi sia stato?”  Chiede con le lacrime agl’occhi, mi avvicino, con il pollice le tolgo una lacrima.
“Non lo so” affonda il viso nella mia spalla, sorrido nella notte; insieme ci sediamo vicino a Spectro, tiene la testa sulla spalla e si accoccola vicino a me, restiamo molto così, senza nessuna parola.

 ERAGON
Si dice che un bacio sia qualcosa di indescrivibile, un mondo nuovo e inesplorato; o sempre pensato che sia più bello di sentire il proprio vero nome ad alta voce; ed è vero per ogni singolo bacio: un bacio d’addio, un bacio sulla guancia, un bacio tra madre e figlio o un bacio fra due amanti. Ma si narra che a volte un bacio tra due amanti che provano un amore veritiero l’anima dell’uno si apra a quella dell’altro e viceversa. Lasciando fluire ogni singola emozione e ogni singolo ricordo nella mente dell’altra persona. Questa è un antica magia, ma a nessun elfo è mai capitato, siamo una razza troppo rigida; l’unico caso verificatosi è stato tra due umani; la loro storia non è finita affatto bene …
È questo che provo per Sil? E ho rovinato tutto, per qualcosa di cui lei non ha colpa; ripongo il libro sullo scaffale ed esco nell’aria del mattino.

SIL
Tenere occupata la mente lenisce il dolore, mi aveva detto mia madre ed è quello che sto facendo, il clangore delle spade mi riporta al presente.
“Morta” il sorriso di Murtagh addolcisce il fatto che mi stia puntando Zar’roc alla gola, mi siedo sul terreno per poi sdraiarmi.
“È un peccato” dico, mi squadra sospettoso.
“Perché?”
“Da morta non servo a molto” rinfodera la spada e si sdraia accanto a me, mi passa le unghie sull’avambraccio e rabbrividisco, mi alzo di scatto.
“Devo andare” mi afferra un polso mentre mi alzo, mi guarda con quegli occhi profondi.
“Resta” torno sdraiata e volto la testa verso di lui, sta guardando il cielo ma continua a tenermi la mano, stringo la presa ma non so il motivo per qui lo faccio, è quasi come se non fossi io ad agire ma qualcosa dentro di me ad agire al posto mio; si volta sul fianco verso di me, porta una sua mano sulla mia guancia e mi bacia sulla fronte.  
“Adesso puoi dirmi cos’è successo ieri?” Chiede, lo guardo e la mia bocca parla da sola di quanto è successo.
“Raccontami di cos’è successo a tuo fratello” prendo un respiro profondo e comincio:
“Miro a sei anni più di me e eravamo molto legati, però due anni fa se ne andato da casa, per fare non so cosa, se né andato dopo aver litigato con i miei … nostri genitori;  l’ho visto solo un’altra volta, era diventato un soldato dell’impero, l’unica cosa che mi ha detto è che se fosse riuscito a portare a termine quello che si era prefissato di fare allora sarebbe tornato a prendermi. Non ho mai capito cosa intendesse ma l’ho pregato di non fare stupidaggini, lui mi ha risposto che saremmo stati invidiati e che avremmo vissuto in un castello, se né andato senza che potessi dirgli altro” 
“Mi dispiace” sorrido triste e mi volto dall’altra parte, mi soffia sul collo solleticandomi, il suo respiro mi scalda  e con un braccio mi cinge la vita, il cuore comincia a battermi forte.
“Sei agitata” non è una domanda, giro la testa e mi trovo la sua guancia troppo vicina.
“Perché dovrei?” un sussurro.
“Se non sei nervosa baciami” rido inquieta, il cuore continua a scalpitare, mi giro e  lo bacio sulle labbra, un piccolo svelto bacio ma quella sensazione mi invade comunque; le sue paure, i suoi peccati e le sue disavventure; sono cose orribili ma poterle provare mi fa sentire viva e completa, riesco a capirlo a fondo, come non ho mai capito nessuno.

NOTE DELL’AUTRICE: Ringrazio di cuore SickOfLoveSong, ilArya01 e zara997  che hanno recensito, ma naturalmente anche tutti i lettori silenziosi; spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbia risposto a quasi tutte le vostre domande.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

16° Capitolo

MURTAGH
Non so come, ma steso sulla terra e abbracciato alla ragazza mi addormento; sento ancora il suo calore, il suo spirito si intreccia al mio, in un nodo impossibile da sciogliere. Quando mi sveglio lei non c’è più, non credo di aver dormito molto, perché sparisce sempre? Non so nemmeno cosa possa pensare di quello che è successo, successo? Non è successo niente, solo un innocuo bacio.
E invece qualcosa è successo, com’è possibile che tu abbia provato un legame così intenso con lei? Un legame così intenso anche se lei non ha nemmeno aperto la sua mente? Ho sentito le sue sensazioni anch’io ma dalla sua mente non usciva il più piccolo pensiero”
“Non so come sia possibile, Castigo; ma non ho intenzione di lasciare al mio fratellino qualcosa di mio; questo è certo”
“Non credo che queste parole siano il modo migliore di farla avvicinare a te”
“Forse, ma non ho intenzione di cedere senza combattere”

 SIL
Sil, Saphira non sta bene, vieni subito”
“Che cos’ha?”
“Non lo so, ma ha cercato di azzannarmi una zampa e gl’altri draghi le si stringono intorno senza lasciarmi passare, quando chiedo a uno di loro cosa sta succedendo mi risponde che sta contribuendo alla vita”
“Arrivo”
mille idee mi frullano in testa mentre corro verso gruppo di draghi, arrivata cerco di entrare dentro il cerchio formato da alcuni draghi per vedere cosa succede a Saphira, sento dei ruggiti provenire dal centro del cerchio ma quando riesco a espugnarlo si sono esauriti.
Quello che vedo è di una bellezza tale che sento le lacrime spingere per uscire: la dragonessa è china su tre stupende uova, le osserva con occhio critico; mi avvicino e solo allora la dragonessa alza la testa.
Sil, avvicinati …. Non sono bellissime? Sono le mie uova, mie …. Nasceranno dei draghi forti e sani. Voglio donarne una all’ordine dei cavalieri, gli altri saranno draghi liberi e selvaggi” guardo le tre uova: una gialla come il sole, una verde come l’erba e l’ultima argentea ma più piccola delle altre due.
“Quale?” sussurro avvicinandomi, lei soffia sulla più piccola e una luce bianca avvolge per un secondo la collina; quando torno a vedere l’uovo giallo e quello verde tremano visibilmente mentre l’altro ha un marchio impresso sul guscio, brilla ma poco a poco si attenua fino a scomparire.
Prendilo, lo affido a te e all’ordine, che possa trovare il suo compagno; vorrei vederlo nascere” mentre parla le due uova si schiudono e da esse escono i cuccioli; prendo l’uovo argenteo e vado via; non è il momento che gli umani interagiscano con il benvenuto alla vita dei draghi.
Ricordo l’uovo di Spectro e la sua purezza, era più grande di quello tra le mie mani, lo osservo bene, alcune venature bianche increspano la  superfice liscia; in poco arrivo all’albero-castello, Eragon sta uscendo in quel momento, mi si piazza di fronte.
“Mi dispiace sono stato uno stupido; puoi perdonarmi?” Annuisco muta.
“Di qualcosa” insiste, lo guardo, non si è nemmeno accorto di cos’ho in mano.
“So che sei arrabbiata con me e hai ragione; ma ti prego di una cosa qualsiasi …” lo guardo inespressiva.
“Dimmi che mi odi che non vuoi più parlarmi …. Sarebbe meglio di questo, almeno capirei cosa provi, così è molto peggio!” lo guardo mentre cerca di calmarsi, gli consegno l’uovo dicendo solo:
“Saphira” ed entro lasciandolo alle mie spalle.

 MURTAGH
Quando torno verso i miei alloggi vedo di sfuggita mio fratello che corre verso una meta a me sconosciuta, non lo fermo perché sento la presenza di Sil all’interno del castello; avevo intenzione di parlare con la ragazza ma non la trovo in biblioteca quindi decido di dedicarmi a una lettura costruttiva: cerco una spiegazione per il contatto tra le nostre anime. Mentre leggo mi trovo a pensare quanto tutto questo sia ridicolo, in tutti libri c’è scritto qualcosa e niente, non c’è un filo logico, quindi decido di lasciar perdere. È sera ormai e non ho visto tornare Eragon o Sil uscire, mi dirigo verso la mia stanza ma le mie gambe continuano a camminare fermandosi davanti ad una porta, mi sono fermato diverse volte d’avanti a quella porta, ma mai ho bussato; distolgo la mente dai ricordi e osservo inorridito la mia mano picchiare sul legno, la porta si apre all’istante ma non vedo nessuno che l’abbia aperta; vedo Sil di fianco al suo letto.
“Cosa vuoi?” Chiede senza cortesia, la guardo.
“Cos’hai fatto alle mani?” Chiedo, la vedo sollevare i palmi e guardarli stupita, sembra che abbia immerso le mani in una polverina argento; solo il palmi sembrano essere sporchi.
“Io … ho preso in mano l’uovo di Saphira” dice visibilmente stupita.
“Saphira ha avuto un uovo?” La cosa non mi stupisce più di tanto.
“Ho letto qualcosa di simile; si dice che il primo a toccare un uovo destinato a un cavaliere si sporchi del colore di quell’uovo e che porti fortuna; ma non ti preoccupare dovrebbe andare via in pochi giorni” non sapevo se quello che avevo detto era vero ma mi sembrava carino.
Continua a guardarsi le mani per poi riabbassarle e fissare i suoi occhi su di me.
“Non mi hai ancora risposto … Cosa vuoi?” Non voglio mentirle.
“Te …. Io voglio te” il suo sguardo è stupito e spaventato allo stesso tempo.
“No, tra noi non è successo niente” dice poco sicura, chiudo la porta dietro di me e mi avvicino.
“Non mentire a te stessa, non puoi dire che non è successo niente quando sai che invece è successo tutto” continuo a camminare ma lei non si sposta, guarda il pavimento.
“Guardami, dimmi in faccia che non è successo niente” continuo, lei alza lo sguardo e quando lo fa io sono lì difronte a lei, appena alza lo sguardo poso le mie labbra sulle sue; di nuovo quella sensazione di assoluta purezza mi invade.
Quella notte qualcosa di argento brilla per pochissimi istanti ma noi siamo troppo presi per poterci anche solo prestarci attenzione.

  3 MESI DI RICERCA
Per più di tre mesi i cavalieri hanno cercato l’uovo scomparso, nella nuova terra nessuno l’ha trovato; Eragon si è messo in contatto con Arya e Nasuada che segretamente, per non allarmare la popolazione, hanno iniziato a cercare Miro anche ad Alagaesia. Eragon e Sil ormai non si parlano quasi più, mentre Murtagh  la fa sentire bene e viceversa, si vedo di nascosto, per quanto lei possa essere arrabbiata con Eragon non vuole farlo soffrire e sta male. I cuccioli di Saphira sono ormai cresciuti e non passano più molto tempo con la madre, entrambi adorano Murtagh e Castigo, stanno sempre vicino a quest’ultimo tormentandolo; mentre Spectro si diverte più ad aiutarli e se Castigo è come un padre per loro allora il bianco è il fratello maggiore combina guai. Nell’ultima settimana è successa una cosa che ha sconvolto tutti: un uovo lasciato ad Alagaesia si è schiuso e il suo cavaliere è un giovane nano di nome Tihon, si stava predisponendo il viaggio che l’avrebbe portato alla sede dei cavalieri, Arya in persona doveva accompagnarlo ma una sera è sparito senza lasciare sue notizie; Così i tre cavalieri hanno deciso di viaggiare verso la loro terra natia per  ritrovare il giovane nano e anche l’uovo scomparso, che ormai sospettano schiuso.

 SIL
“Stai bene?” Chiede Murtagh accarezzandomi la testa, ho lo sguardo fisso a terra, sconvolto, annuisco.
“Mi inquieta l’idea si tornare, di trovare mio fratello e che lui possa fare qualcosa di male” non è vero, è un’altra la cosa che mi inquieta,  cerco di sorridere; lui mi guarda sospettoso ma non fa domande.
“Bene, andiamo o Eragon si chiederà dove siamo e poi dovevamo partire mezz’ora fa” insieme ci dirigiamo ai draghi che ci aspettano; costretti dalla fretta ci impieghiamo solo un giorno e una notte, non ci fermiamo nemmeno al villaggio nanico ma procediamo spediti verso Elesmera dove Arya e Nasuada ci aspettano.

NOTA DELL’AUTRICE: Salve,  in questo capitolo non è successo molto, solo Saphira ha partorito la sua fonte di malumore … Io adoro il draghetto giallo, che più avanti nella storia avrà un ruolo importante, ma non so ancora come chiamarli se avete delle idee condividetele con me … Dal prossimo capitolo dovrò cambiare identità e nascondermi perché verrete a cercarmi coi bastoni …. Ma non vi dico altro altrimenti vi rovino la sorpresa.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

17° Capitolo

ERAGON
“Arya, Nasuada, è un piacere rivedervi” dico camminando verso di loro.
“Anche per noi cavalieri; ma non c’è tempo per i convenevoli abbiamo alcune notizie” risponde l’elfa, facendoci segno di seguirla.
“Spero siano buone notizie” il viso preoccupato della regina faceva intuire il contrario.
“Lo spero …. Qui nella vecchia casa ti Oromis saremo al sicuro da orecchie indiscrete; vi prego sedetevi” risponde Arya.
“Dicci subito di cosa si tratta; meno tempo perdiamo meglio è” si intromette mio fratello, le due regine lo guardano poi l’elfa annuisce.
“Si tratta del nuovo cavaliere, pensiamo di sapere dove si trova … A Vroengard, il luogo preciso non lo conosciamo, abbiamo abbastanza informazioni da pensare che con lui ci sia un altro cavaliere, che corrisponde alla descrizione che ci hai fornito di tuo fratello” l’ultima frase è rivolta a Sil.
“Allora partiremo domani all’alba per Vroengard” dico alzandomi.
“Io e Nasuada verremo con voi” sentenzia Arya  alzandosi anch’essa.

 MURTAGH
“SIl?! C’è qualcosa di strano; svegliati!” Il rombo sordo di enormi ali mi ha svegliato nel cuore della notte, scuoto la ragazza che si sta svegliando; la sua faccia dal pallore naturale è vitrea e di un colorito verdognolo;  per la mancanza di sonno suppongo.
“Che succede?”
“Non lo so” le mie parole vengono accompagnate da un boato e le fiamme si propagano sugl’alberi, molti elfi avvolti nelle fiamme gridano e corrono per le strade aiutando a propagare quell’inferno; il fuoco si fa strada anche sull’albero in cui siamo noi, afferro Sil per un braccio e la trascino in strada, la gente urla e corre nel bosco, troppo impreparata per quell’assalto; un drago delle dimensioni di Castigo ma del colore del bronzo, artigliava gl’elfi, li portava in alto e li lasciava cadere a terra; con gl’artigli mutilava e trapassava le carni vive, feriva senza uccidere, i feriti sono peggio dei morti perché richiedono assistenza. Un drago verde si avventò su di lui mordendogli la zampa anteriore destra. Il drago bronzeo si gira con una velocità impressionante e afferra il collo di Firnen, tira con forza e un pezzo di carne si stacca dal collo del drago che precipita a terra; un grido accompagna la sua caduta, il tonfo alza la polvere delle strade; sul dorso di Firnen Arya urla disperata, in quel momento il drago bronzeo l’afferra con i suoi artigli e la scaraventa via. Il corpo dell’elfa atterra innanzi a noi, ha un buco all’altezza del torace e un graffio in mezzo agl’occhi; è morta, non ci possiamo fare niente.
Sil non si muove inorridita, la prendo di peso e la porto nel bosco; non so nemmeno dove sia Castigo, lo chiamo, atterra in una radura d’avanti a noi con Spectro.
“Non provare a seguirmi” urlo alla ragazza mentre salgo sul drago vermiglio; poco dopo mi trovo a fronteggiare quello strano drago.
“Finalmente ci incontriamo Murtagh; non so perché la mia dorata sorellina sia così attratta da te ma …” deve vedere il mio stupore a quelle parole perché aggiunge:
“Si vi ho tenuto d’occhio  in questi mesi.… Cosa stavo dicendo? A si! … ma dovrò ucciderti così lei verrà con me. Spero che tu non sia come quell’elfa, non mi ci è voluto molto per ucciderla; nemmeno quel nano che si credeva cavaliere” la sua risata è accompagnata dal ringhio del suo drago, seguito prontamente da quello di Castigo.

 SIL
Mi viene un conato di vomito, che rispingo prontamente indietro.
“Quanto sangue” sussurro, scuoto la testa.
“Murtagh?!” Non posso lasciarlo solo, salgo con rapidità su Spectro e insieme ci alziamo in volo.
Sei pronto amico mio?” “Siamo nati per questo, tu ed io; solo per questo” “Allora andiamo”, giunti sopra gl’alberi vedo il drago rosso dare una zampata sulla testa al suo rivale; l’altro drago reagisce mordendogli  la stessa zampa con cui l’aveva colpito, la scuote forte facendo oscillare pericolosamente Castigo, Murtagh cade non essendo assicurato alla sella; con la magia riesce ad atterrare in piedi, subito il drago bronzeo scende a terra sfruttando un attimo di distrazione di Castigo. La coda del drago di Miro colpisce il cavaliere rosso che sbatte contro un albero e cade a terra, Spectro si abbassa e riesco a vedere il corpo di Murtagh è riverso a terra, il sangue gli imbratta il viso e i capelli, ha gl’occhi rovesciati.
Una lacrima mi precede nel vuoto e poi cado.
“No tu no sorellina” mi sento afferrare e poi il buio.

 “Sei sveglia sorellina?” Apro gl’occhi e vedo il suo viso, mi da un bacio sulla fronte.
“Mi sei mancata tantissimo, ora siamo insieme e nessuno ci dividerà più” dice felice; tutti i miei ricordi si fino ad ora sopiti si risvegliano e le lacrime scendono copiose.
“Piangi? Non sarà per quel ragazzo? Ormai è morto non ci puoi fare più nulla; ho visto personalmente il suo drago cadere a terra dopo che la mia Giaridia ha colpito il suo cavaliere; ma sono comunque stato generoso e ti ho portato un dono” La porta si spalanca ed entra Nasuada, ha gl’occhi bassi e lucidi.
“Vieni mia cara, vi conoscete già giusto? Ma anche se non è così sono sicuro che diventerete ottime amiche” mi sorride ed esce.
“Guarisci presto sorellina” chiude la porta lasciandomi sdraiata su quel letto.
“Per quanto ho dormito?” Chiedo a Nasuada, lei alza gl’occhi.
“Due giorni” cerco di alzarmi ma mi gira la testa, ho ancora la mia spada assicurata al fianco, ma non voglio fare niente, non riesco; tutto di me è morto con lui. “Spectro? Dove sei?” “Qui fuori” “Qui dove?” Mi mostra l’immagine del palazzo della capitale, “Ho dovuto seguirlo, lui ti aveva presa” “Non fa niente”.

 SEI MESI DA PRIGIONIERA DELLE EMOZIONI  
Sei mesi passano in fretta, se mettiamo che tutte le tue emozioni non esistono più, morte con colui che amavi, allora il tempo non ha più senso. Tutti gli abitanti di Alagaesia non si sono opposti a Miro, avendo esso mantenuto tutte le leggi in vigore, comportandosi esattamente come la regina prima di lui; gl’elfi dopo le gravi perdite non sono riusciti a ricomporsi e non hanno cercato di assaltare Miro e la sua dragonessa. Sil durante quei mesi ha svolto compiti non troppo difficili: sedare piccole rivolte, assistere i contadini e ascoltare le lamentele della gente. Nasuada le è sempre restata vicina cercando di consolarla per la sua perdita: Eragon, lei credeva che fosse il cavaliere della dragonessa a mancarle tanto; giusto Eragon, che fine ha fatto? Nessuno ha più avuto sue notizie; è morto?

 SIL
Un dolore così forte non l’ho mai sentito, urlo, nuovamente urlo; il respiro affaticato e poi un sollievo, la magia di quell’elfa mi fa sentire meglio, mi rilasso e torno a sentire ciò che mi sta intorno: qualche risata di solievo, la mano di Nasuada che stringe la mia e mi sussurra.
“Brava, ora è tutto finito” le sorrido; per ultima la cosa più importante il pianto di un bambino.
“Dov’è il mio bambino?” cerco di guardarmi intorno ma ho la vista annebbiata, quando riesco a mettere a fuoco vedo l’elfa con un fagotto bianco sporco di sangue in mano, che scalpita.
“Credo che tu abbia una figlia” dice l’elfa avvicinandosi e porgendomi il fagotto; una femmina?
Allungo le mani per prenderla, è stupenda, è mia figlia! La mia bellissima figlia! Non piange più come prima ora mi guarda e allunga le mani, avvicino il viso e lei mi mette una mano sulla faccia, le sorrido.
“Lasciala vedere anche a me” dice Nasuada, scosto la bimba un po’ da me per farla vedere a Nasuada, che sorride felice.
“Assomiglia più al fratello che al padre, però ha gli stessi zigomi” parla di Eragon, no lei non è figlia di Eragon, Murtagh è suo padre, ma non ho il cuore di dirglielo, è ancora innamorata del cavaliere rosso e ora che lui è morto che differenza può fare?
“Come la chiamerai?” Sospiro.
“Selena, come sua nonna” si Selena è sua nonna, non le ho mentito, non le ho mai mentito; si è illusa da sola.
“È un bellissimo nome, vedo già il suo spirito; le farà onore” annuisco, ormai siamo solo noi tre nella stanza, sono uscite tutte; la porta si spalanca e Miro entra a ampie falcate, mi raggiunge scostando bruscamente Nasuada.
“Ma che bel bambino, ha il tuo naso” dice guardando felice mia figlia.
“È una femmina” rispondo senza guardarlo, come posso odiare o amare mio fratello? È mio fratello ma ha ucciso il padre di mia figlia.
“Una femmina? È comunque bellissima, ti assomiglia; speriamo che abbia il tuo stesso spirito; ti lascio riposare sorellina” bacia me e mia figlia ed esce.

NOTA DELL’AUTRICE: Molto probabilmente il capitolo non vi sarà piaciuto o forse solo l’ultima parte; vorrei proprio sapere cosa ne pensate, vi ho stupito? Non cercatemi per uccidermi, non conoscete il mio indirizzo. Ah ah ah.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

18° Capitolo

SIL
“Sil, devi dire a mia figlia chi è il suo vero padre; lei è mia figlia e voglio che sappia chi sono stato, voglio che sia fiera di me” la figura di Murtagh mi sta davanti, è triste e allo stesso tempo felice, gurda tra le mie braccia, Selena dorme tranquilla; suo padre allunga le braccia, gli porgo la bambina e lui l’abbraccia, le sorride e la culla; guardo la figura di padre e figlia insieme, sono bellissimi; siamo una famiglia. Ad un tratto vedo la figura di Murtagh mutare: diventa come quando ho visto il suo corpo esanime, gl’occhi rovesciati e  il cranio sanguinante, cerco di riprendere Selena ma lui si volta e scappa portando via la mia bambina piangente.
Mi sveglio aprendo piano gl’occhi, non sono sorpresa del sogno, è la prima notte di Selena  e avevo già sognato Murtagh, solo che ora si porta la mia bambina nel regno dei morti, prima portava me, non lei; non gli permetterò di portarmela via, non può essere così egoista.
Resto sveglia per un po’ e quando sto per riaddormentarmi Selena inizia a piangere, si era addormentata accanto a me, la prendo imbraccio e la guardo stranita.
“E che cosa dovrei fare io?” Le chiedo alzandola al livello del mio viso, mi slaccio la camicia e Selena si attacca al mio seno, la sento tirare per bere il latte; mi ricorda tutte le volte che incontravo le labbra di Murtagh, le sensazioni di quest’ultimo mi invadevano e mi facevano sentire completa, ora la mia bambina è l’unica persona che con Spectro riesce a sollevarmi il morale.
La piccola Serena anche se piccola non sta ferma un attimo e di notte ogni due ore si sveglia per mangiare, non faccio in tempo ad addormentarmi che inizia il suo rito di gridolini e calcetti, solo quando dorme sembra così serena. La prima volta che Spectro l’ha vista non ha potuto fare a meno di annusarla, lei in cambio ha allungato le manine e si è espressa in vagiti entusiasti. Ho paura che quando sarà più grande faccia delle sciocchezze con il mio compagno, non voglio che si faccia male; o adesso che ci penso da quando sono diventata così protettiva?
“Vorrei tornare alla sede dell’ordine dei cavalieri” chiedo nella sala del trono a mio fratello, lui mi guarda stranito poi i suoi occhi si posano sulla bimba che ho in braccio e la sua espressione si addolcisce, gli compare sulla faccia un gran sorriso; sembra che mi figlia faccia sentire tutti a proprio agio, è un suo dono. Miro si alza dal trono e scende dal piccolo soppalco avvicinandosi.
“E la piccola Selena dove vorresti lasciarla?” Mi chiede allungando un dito alla piccola che lo afferra e lo mette in bocca.
“Lei verrà con me” lui mi guarda serio.
“Ha solamente due mesi, il viaggio è troppo lungo e poi cosa vorresti tornarci a fare?” Chiede tornando sul soppalco.
“Ho lasciato molte cose importanti la e poi vorrei fare visita ai draghi selvaggi per vedere se le uova rimaste si sono schiuse e poi …” alza una mano per fermarmi.
 “Va bene, vai; ma se dovesse succedere qualcosa alla mia splendida nipotina ti riterrò responsabile” esco dalla sale e mi dirigo verso le mie stanze per preparare il viaggio che avrei compiuto l’indomani.
Spectro abbassati, ho circondato Selena con degli incantesimi di protezione dal freddo ma se stai così in alto non serviranno a niente” “Tu ti preoccupi troppo, lei è come te se non peggio quindi il freddo non è la cosa che ti deve premere di più” “Che cosa vorresti dire?” “Lo sai …” sbuffo ma Spectro sa sempre come farmi sorridere. Il viaggio procede lento, Selena durante il volo dorme o cerca di sporgersi per guardare in basso; “Ha il sangue dei cavalieri nelle vene” dice Spectro quando la tiro verso di me e lei cerca di sgusciare fuori delle mie braccia.
Arriviamo alla sede dei cavalieri in una settimana, appena arrivata mi precipito dentro con la bimba in braccio, salgo le scale, arrivo nel corridoio delle stanze ed entro in quella di Murtagh, è rimasto tutto come prima, tutto come lo avevamo lasciato: qualche libro in giro, il letto sfatto e i suoi vestiti buttati in giro, non era mai stato un tipo ordinato ma non perdeva mai niente; mi avvicino al letto e sul centro vicino alla testiera ci poso Selena, prendo in mano un cuscino e lo avvicino alla faccia, inspiro il suo odore, si è conservato o sono io che lo ricordo. La piccola guardandomi fa quello che faccio io e affonda il visino nell’altro cuscino, solamente che dopo non riesce più a tirarsi su e inizia a scalpitare; la prendo in braccio.
“Questa era la stanza del tuo papà”.
L’ombra ci copriva la testa lasciando però le mie gambe esposte ai tenui raggi del sole, Spectro riposa a fianco del grande albero, la mia schiena è appoggiata alla corteccia di quest’ultimo; alzo la testa e un drago giallo di circa un anno plana verso di noi.
Sil, sono felice di rivederti è passato molto tempo; sai come sta mia madre?”  Il cucciolo, che cucciolo non è più di Saphira si posa d’avanti a noi; non so come poterglielo spiegare.
“Non ho notizie di tua madre da molto tempo Rennar; sono successe molte cose mentre siamo stati via” gli racconto tutto quello che è successo, è molto triste per la presunta scomparsa di sua madre e della morte degl’altri cavalieri.
 “Rennar, non fare sciocchezze, rischieresti solo la vita; come uno stolto”
La morte di Saphira Scuamediluce merita vendetta”
“Morirai se anche solo provi a uccidere Miro, è più forte di te e non convincerai gl’altri draghi a seguirti; ma se accetteranno io vi fermerò il sangue di troppi draghi è stato versato, non potete permettervi di scomparire ancora una volta da questo mondo”
Vinceremo …”
No, ti prego; ci penserò io quando sarà il momento”
Non ti posso garantire che sarò bravo ma ci proverò”
“Grazie Rennar”. Il drago giallo era diverso dagl’esemplari selvaggi, comunicava usando le parole e non le immagini, esso mantiene comunque l’aspetto più feroce dei selvaggi ma questa sua caratteristica lo rendeva amabile a differenza di sua sorella Kascia che è burbera e scontrosa; i due sono molto legati anche se completamente opposti.
Posso vedere tua figlia?” Allontano Selena dal mio petto e la mostro al drago che la osserva con uno dei suoi enormi occhi gialli.
Dorme?” Annuisco, la testa di Rennar si allontana un po’, soddisfatta.
Il padre è Murtagh?”
“Si” sussurro rattristata.
Ha fatto in tempo a vederla?” Scuoto la testa.
Hai una figlia stupenda, veglierò su di lei; sarà la mia protetta”  la testa del drago torna vicino a mia figlia e uno sbuffo di aria calda investe le mie braccia dove Selena dorme.
“Cosa intendi per protetta?”  Chiedo dal drago che si accoccola vicino a noi.
Ho scelto di condividere con lei il mio cuore dei cuori; non ho fatto come quando Glaeder ha consegnato il suo a Eragon, bensì ho trasferito metà del mio in tua figlia; tutti i draghi selvaggi possono farlo, è qualcosa che abbiamo nella memoria primordiale; tuttavia pochi di noi trovano la persona con cui condividere un così grande tesoro.”
“Ma in cosa consiste? È come essere drago e cavaliere?”
No affatto, è completamente diverso; lei saprà quello che faccio, provo e penso senza che io apra la mente e così io con lei. È un legame che si può ignorare o onorare dipende tutto dai due individui; puoi vivere un’intera vita senza sapere di possedere questo legame, ma se decidi di onorarlo sarà una cosa magnifica… non so descriverla in altro modo; si narrano due casi eccezionali: il primo parla di una delle due parti in cui è diviso il cuore dei cuori che muore, ma essendo lui o lei così legato al suo compagno che la sua anima si è trasferita al sopraggiungere della morte nel corpo dell’altro. Ma la cosa più strane è che una volta è successo mentre entrambi erano ancora in vita e si sono fusi in un unico corpo, questo corpo poteva prendere sembianze umane e di drago; naturalmente potrebbero essere solo leggende”
Non adoro l’idea che mia figlia si trasformi in drago ma sono onorata che Rennar abbia compiuto questo gesto per lei, non ci ha pensato molto ma d'altronde i draghi seguono più l’istinto che la ragione.
Restiamo l’intero pomeriggio tutti e quattro accoccolati vicino all’albero, di notte dormo nella stanza di Murtagh; la mattina seguente decido di andare al villaggio elfico, senza farmi vedere naturalmente; quando Spectro arriva con lui c’è anche il drago giallo.
“È successo qualcosa Rennar?” Chiedo guardandolo con un’espressione interrogativa.
Ha onorato il legame! Non mi aspettavo che così piccola ci riuscisse! Solitamente succede intorno ai vent’anni” dice allegro.
“Come ha onorato il legame? Pensavo che per onorarlo bisognasse solo sapere quello che fa l’altro ma che si può interrompere in ogni momento…”
No, quando si ha accettato il cuore dei cuori nel proprio corpo allora sarai per sempre legato all’altra metà” storco il naso, ma perché almeno Selena non può essere normale? Decido di rimandare la visita al villaggio, ho bisogno di consultare qualche libro; nei tomi antichi non trovo niente riferito a questo legame; mi scoraggio e lascio perdere per fare un bagnetto a Selena. Riempio un piccolo catino d’acqua tiepida e inizio a spogliarla, sto per immergerla nell’acqua quando noto qualcosa sul suo braccio destro.
“Ma cosa hai fatto al braccio birichina? Ti sei sporcata?”  Gli faccio il bagno pulendole bene il braccio, dopo averla asciugata torno a controllargli quella strana macchia di sporco, c’è ancora ma con poca luce non si vede bene; mi avvicino alla finestra e guardo meglio: ha un tatuaggio di colore giallo che si confonde quasi con la pelle, è avvolto intorno al muscolo come una striscia ondulata con piccoli puntini più luminosi avvolti intorno, come un ciondolo torreggia sul resto la testa di un drago;  con orrore scopro che si muove.
Io sarò sempre con lei, capisci ora cosa significa protetta?” La voce di Rennar mi risuona nella testa, annuisco rivolta alla testa di drago che si muove sul braccio di Selena; la rivesto con le mani tremanti.
“Sapevo che eri speciale ma non pensavo fino a questo punto. Ma quel drago non la passerà liscia”
Sai che ti sento?!” In  quello stesso istante la manica della piccola maglia prende fuoco e per poco il cuore non mi esce dal petto e inizia a correre per la stanza, mi calmo quando vedo che la fiamma si spegne dopo aver bruciato la stoffa nel punto in cui la testa di drago è impressa sulla pelle di Selena.

NOTA DELL’AUTRICE: Spero di essermi fatta perdonare per il capitolo precedente…. No, non mi sono fatta perdonare, ma almeno siate felici di Selena; sembra proprio che sia una bambina speciale. Assomiglia tanto a Murtagh; mi sento un ipocrita per averlo fatto morire…. E comunque il capitolo precedente non era solo un sogno (incubo più che altro).
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

19° Capitolo

  SIL
Dormo nella stanza di Murtagh, tra le sue cose; quando mi sveglio è mattina presto, lascio Selena dormire e mi avvicino alla finestra, il drago giallo è accucciolato li sotto, lo osservo sonnecchiare fino a quando Selena inizia a piangere, nello stesso momento in cui lei emette il primo lamento Rennar apre gl’occhi di scatto.
Sfamata la piccola esco; “Spectro sei pronto? Andiamo” Salgo velocemente in sella a Spectro, “Dove state andando? Vengo anch’io” ai margini della mia coscienza risuona la voce di Rennar, lo guardo scettica ma non dico niente.  
Atterriamo nelle vicinanze del villaggio, io mi avvicino cercando di non farmi vedere; sembra deserto, solo due voci rompono quella calma surreale:
“No è difficile curare un osso rotto, quelle dei draghi poi….”
“Quindi non abbiamo abbastanza energia?”
“Esatto, Castigo dovrà aspettare che si rimargini da solo”
Castigo? Allora è vivo, sento  il mio corpo tremare dalla felicità, una sensazione di felicità immensa mi invade il cuore, sembra quasi che scoppi; non riesco a trattenermi esco dalla vegetazione con Selena in braccio e mi precipito dai due elfi, senza ascoltare Spectro che mi dice di non farlo.
“Dove!!! Dov’è Murtagh?!”
I due mi guardano stupiti, riconosco Nadja, l’unica elfa presente nel villaggio e Serin.
“Sil, pensavamo che ti avesse rapito Miro”
Dice Nadja guardandomi preoccupata; il suo sguardo si posa su Selena che sta per piangere, la indica e chiede:
“Chi è? È forse tua figlia?”
“Selena”
L’elfa continua a guardarmi preoccupata e mi fa cenno di seguirla.
“Sai, siamo rimasti solamente in due; tutti gl’altri sono tornati in patria … e quando è arrivato Murtagh era così … più morto che vivo, insomma…. Ci abbiamo impiegato quasi tre mesi per fargli riprendere conoscenza e ancora adesso fatica ad alzare la testa. Lo abbiamo mantenuto vivo con l’energia, ma non ne abbiamo abbastanza per guarirlo del tutto. Sei capitata a proposito, ma non dobbiamo affrettare le cose…. Se dovessi inondargli il corpo con troppa energia il suo cuore potrebbe cedere….è ancora molto debole; quindi poca ma continua e così dovrebbe ristabilirsi in dieci giorni”
Mentre parla camminiamo per il villaggio fino ad arrivare alla costruzione più grande dove saliamo, un corridoio ci accoglie, cinque porte sono disposte sulle due pareti.
“Siamo tutti qui, abbiamo deciso di restare in un unico posto per non sciupare l’energia per il riscaldamento, è quasi inverno ormai”.
Parlava solo lei, io vagavo con lo sguardo in cerca di Murtagh, l’elfa indica la seconda porta sulla destra, mi avvicino e sto per aprirla quando mi accorgo di avere ancora Selena in braccio; la consegno all’elfa che la prende esitante.
“Chi è il padre?”
Indico la porta con il mento, mi fa un cenno d’assenso e si allontana dicendo:
“Ti chiamerò quando avrà fame”
Apro la porta, non riesco nemmeno a respirare; lo vedo steso sul letto immobile, mi avvicino.
“Ho già pranzato, lasciami in pace, vattene!” Dice con voce roca.
“Pensavo che dopo tanto tempo ti avrebbe fatto piacere rivedermi”
Non riesco più a fermarle le lacrime rigano le mie guance, anche mezzo morto è la cosa più bella che esista dopo mia…. nostra figlia.
“Sil? Sono …”
“Sss, lo so”
“No, una cosa te la devo dire: ti avevo detto di non seguirmi, perché non mi ascolti mai?”
Sorrido mentre le lacrime continuano a bagnarmi il viso, mi siedo sul bordo del letto e mormoro qualche parola nell’antica lingua, faccio in modo che la mia energia fluisca lentamente nel suo corpo; gli afferro una mano.
“Sdraiati accanto a me, ho freddo”
Faccio come dice alzando la coperta e stringendomi delicatamente a lui, sento la mia energia che fluisce in lui, non è faticoso, è come se camminassi; appoggio il viso sul suo petto, sento il suo respiro regolarizzarsi, poco dopo si addormenta.
“Forese non è il momento migliore per dirti che hai una figlia” sussurro.
“Sil, credo sia ora di mangiare”
La voce di Nadja interrompe i miei pensieri, mi scosto da Murtagh senza svegliarlo ed esco dalla stanza.

 Il giorno dopo sto sempre con lui, vegliandolo durante quei suoi pisolini così dolci; quando l’elfa mi viene a chiamare lo lascio a malincuore, lui non si fa domande; in tre giorni è molto più in forze, non ho ancora interrotto l’incantesimo, non è stancante. Il quarto giorno decido di andare con Selena a fare una passeggiata in riva al mare; quando esco il freddo mi coglie alla sprovvista, evoco qualche incantesimo che ci protegga dal freddo e inizio a camminare senza meta; in quei giorni mi è sembrato di vivere in un sogno, uno di quelli belli però. Arrivo al limitare del bosco, alzo gl’occhi e vedo una scena stranissima: Spectro e Rennar soffiano a turno su Castigo per cercare di riscaldarlo.
“Castigo, sono felice di vederti; Murtagh dorme?”
Lui mi guarda stanco e sospettoso.
Si, mi vuoi parlare di Selena? Mi hanno già detto tutto e ho giurato di non riferire niente a Murtagh fin che non lo dirai tu per prima. Ma francamente non so perché aspetti”
“Voglio che stia bene, prima, così non si affaticherà”
E sia, ora fammi vedere questa bambina mezzo drago”
Lancio un occhiata fulminea a Rennar che sbuffa, mi avvicino a Castigo che cerca di allungare il collo, solo in quel momento mi ricordo della sua zampa, lo guarisco
velocemente  mentre lui osserva la bambina.
Vi assomiglia molto, ma di più a te, per questo è così bella…. Grazie per la zampa”  
Sorrido e continuo la mia camminata verso il mare, le onde si infrangono potenti sulla spiaggi; mi fermo li davanti a osservarle.
“Il tempo sta cambiando, presto ci sarà una bufera di neve; durerà cinque giorni”
Nadja si affianca a me, insieme guardiamo l’oceano che si ribella ai suoi confini; rifletto sulle sue parole, avrò una scusa per giustificare il mio ritardo, annuisco e mi volto per tornare dentro.
Le parole di Nadja sono veritiere e la sera stessa inizia a nevicare, i ficchi danzano nell’aria, illuminati dagl’ultimi raggi del sole, risplendono di luce riflessa, sono stupendi.
“Nevica?”
Mi volto di scatto, vedo Murtagh seduto sul letto; è la prima volta che lo vedo sedersi, ora è li seduto, si alza, non tentenna,  è sicuro mentre cammina verso di me.
“Dovresti restare coricato”
Gli dico andandogli incontro per sorreggerlo, accetta la mia mano me non torna a sedersi, si dirige verso la finestra a guardare la danza della neve.
“Neve, non la vedo da tanto; quand’ero bambino mi divertiva sgattaiolare fuori e buttarmi nei mucchi di neve”
Sorrido a quel pensiero e prendo un respiro profondo.
“Sai Murtagh, ti devo dire una cosa, tante cose …… no solo una ma importante”
“Ti amo” non posso più parlare di niente, lo guardo negl’occhi.
“Ti amo anch’io”
Mi accarezza la guancia, i miei occhi immersi nei suoi.
“Cosa volevi dirmi?”
Scuoto la testa.
“Abbiamo una … figlia”
Sembra non aver compreso bene, mi sorride, continua a guardarmi fisso mentre riflette sulle mi poche parole “Abbiamo. Una. Figlia”; si, quelle parole; il suo core accelera, lo sento distintamente contro il mio petto.
“Una figlia?”
Chiede senza voce, annuisco.
“Vorrei tanto conoscere …. Mia figlia”

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20° Capitolo ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

20° Capitolo

MURTAGH
Ho una figlia, sta arrivando qui; sta arrivando qui con sua madre. La porta si apre e Sil entra con in braccio un fagottino che si agita; cerco di alzarmi per andarle incontro ma la testa continua a girarmi, resto seduto mentre loro due si avvicinano. Quando è davanti a me allungo le mani, lei è esitante ma mi porge la bambina; la osservo, ha il suo naso e … la mia bocca, i capelli sono marrone chiaro, quasi miele.
È il nostro ritratto, allunga le mani verso di me e mi afferra il labbro, le sorrido per quanto mi è possibile; con un dito le accarezzo la guancia e inizia a ridere. So già tutto sul legame tra lei e Rennar, questo mi fa sentire in modo strano; è mia figlia e con lei voglio essere possessivo, non voglio dividerla con nessuno se non con Sil, mi è difficile accettare tutto questo in una volta. La bambina apre la bocca e la richiude per più volte.
“Selena”
Questo è il suo nome, come mia madre, non credo che sia una coincidenza; le sorrido nuovamente ma non riesco ad assimilare tutto, lei è mia figlia e io sarò un buon padre,
non come ha fatto Morzan con me.
Ci addormentiamo tutti e tre nel letto dove prima stavo solo, Selena è in mezzo a noi e dorme stretta a me, entrambe le sue manine sono chiuse sulla mia maglia.
La mattina seguente mi sento molto bene, riesco ad alzarmi e camminare, sono guarito quasi del tutto; mi alzo staccando le mani della bambina dalla mia camicia, cerco di non svegliarla ma è inutile perché inizia a piangere svegliando anche Sil. La prendo in braccio e inizio a cullarla, si calma un po’ ma non smette di piangere e così la passo a Sil che inizia a cantarle una ninnananna, la bambina smette subito e torna a dormire; non mi ero mai accorto di quanto canta bene.
“Tornerò con te ad Alagaesia e insieme sconfiggeremo Miro” Mi guarda quasi sconvolta, scuote la testa.
“No, non stai ancora bene”
“Sai che non mi potrai fermare; sarebbe codardia da parte mia se non cercassi di difendervi; siete tutto quello che ho e non lo faccio per voi, lo faccio per me perché sono egoista e non voglio che mi stiate lontano” nessuno aggiunge altro sull’argomento.

 SIL
La neve si è fermata, ma il vento continua imperterrito a soffiare sul piccolo villaggio; facciamo molte passeggiate nella neve e Selena è sempre più propensa a buttarcisi dentro, si allunga dalle mie braccia e guarda in basso emettendo dei piccoli gridolini; Murtagh cerca di tenerla in braccio come faccio io ma il risultato è piuttosto disastroso e mi viene da ridere, anche quando la culla fa un disastro.
“Che cosa ridi, è tutto nuovo per me” sbotta, quando succede.
Il vento inizia ad attenuarsi e sappiamo che tra pochi giorni dovremo ripartire; i pochi giorni passati insieme sono stati bellissimi ma sembrano finire così in fretta; oggi ho parlato con Rennar che non vuole lasciare Selena e ha deciso di seguirci, dice che ha una brutta sensazione ma che non riguarda noi; non so se rilassarmi o agitarmi; non ho dovuto giurare fedeltà a Miro ma ho paura che questo possa celare un suo potere maggiore.
Non possiamo più rimandare la partenza, i tre draghi sfrecciano veloci nel cielo, Rennar precede tutti, sembra di buon umore, a dire il vero è euforico. Arriviamo in due giorni ma ci fermiamo per riposare, non sappiamo cosa ci aspetta.
“Forse avremmo dovuto lasciare Selena dagli elfi” dice Murtagh mentre mangiamo, io lo guardo.
“ C’è Rennar a proteggerla e gli ho detto che se dovesse succedere qualcosa la riporti dagli elfi” annuisce e non dice più una parola; arriviamo in prossimità del castello.
Le grandi porte si aprono e Miro con la sua dragonessa escono parandosi  davanti a noi.
“Sono felice di vedere che la famiglia si è ricomposta, ma sai i morti che ritornano non sono un mio bellissimo passatempo; credo che sarebbe meglio se però tu tornassi nel regno dei morti …e ho intenzione di rispedirtici io stesso.”  La risata roca accompagna le sue parole.
“Noi siamo due cavalieri e tre draghi”
“Si questo lo vedo; ma non credo che abbiate qualche possibilità contro di me ed …. Eragon”  Alle sue parole segue un boato e Saphira esce dal castello; i suoi occhi sono offuscati, così come quelli di Eragon.

NOTE DELL’AUTRICE: Salve, il capitolo è corto, ne sono consapevole, ma spero che vi piaccia comunque; Eragon è passato al lato oscuro! Forse, o forse no! Scoprirete tutto nel prossimo capitolo, che sarà anche l’ultimo.
Ciao, Chiara!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21° Capitolo. La fine ***


Il dipinto del drago
IL DIPINTO DEL DRAGO
kigw.jpg

21° Capitolo

SIL
“Murtagh…. I suoi occhi” sussurro rivolta a Murtagh, quando mi giro lo vedo concentrato, cerco di unire la mia mente alla sua ma qualcosa di estraneo mi blocca, riapro gl’occhi lo vedo con la testa rivolta all’insù e la bocca spalancata.
“Murtagh!!” urlo, mentre mio fratello inizia a ridere; quando il ragazzo torna ad abbassare la testa i suoi occhi sono come quelli di Eragon, anche Castigo sembra non essere più in se; il drago rosso si muove verso Giaridia, si accosta al fianco della dragonessa e Murtagh raggiunge Miro sulla sella del suo drago; mio fratello estrae la sua spada e la punta sul petto di Murtagh.
“Sorellina, guarda bene; lui non è capace di proteggerti”
“Nooo!” un urlo gutturale mi esce dalla bocca svegliando Selena, fino ad ora sopita; la bambina inizia a piangere e Rennar sembra impazzire.
Qualcosa di caldo inizia a scottarmi le mani e le braccia, per quanto non voglia lascio andare Selena, che invece di cadere si solleva in aria avvolta da una luce gialla, abbagliante; Rennar la raggiunge subito, si avvolge a lei nascondendola dalla vista. Pochi secondi dopo anche il drago viene avvolto dalla luce gialla, essa si fa così intensa che impedisce la vista; il buio mi avvolge e ci metto qualche secondo per ritrovare la vista.
Il drago giallo torna in posizione dritta, ma della mia bambina non c’è traccia; nemmeno il suolo ospita un cadavere, non può essere sparita. In un secondo capisco, è nel corpo di Rennar; il drago giallo si avventa sulla dragonessa di Miro con una forza inaudita. Murtagh cade per la forza dell’impatto, ma lo fermo in tempo con una magia, lo porto su Spectro mentre il mio sguardo assiste alla scena davanti ai miei occhi:
La dragonessa morde le zampe di Rennar mentre lui le graffia il volto, le code dei draghi si abbattono sui corpi dei rispettivi avversari, la dragonessa morde Rennar a un fianco e il drago ringhia di dolore dando una zampata all’ala della dragonessa.
Ora!”  penso rivolta a Spectro che con una mossa fulminea si avventa al collo di  Giaridia mordendolo; io con un balzo raggiungo la dragonessa e quando mi trovo davanti Miro estraggo la mia spada e infondendogli ogni briciolo della mia energia per rompere gli incantesimi di difesa di mio fratello gli taglio la testa.
Con orrore scopro che il mio tentativo non è stato vano e la testa di quello che un tempo ho considerato un fratello precipita nel vuoto; il corpo di Miro segue la testa e anche la dragonessa lo raggiunge ed io precipito con loro, esausta; nella mia caduta vedo il drago giallo sbattere furiosamente le  ali nel tentativo di restare in aria poi il buio mi avvolge.

 FINE

O è quello che vorrei scrivere, spero che la storia vi sia piaciuta e di non avervi delusi. Sinceramente mi dispiace molto lasciarvi con questo finale; ma non vi preoccupate, la storia continuerà con: IL DIPINTO DEL DRAGO e LE AVVENTURE DI SELENA.
Non voglio fare come gli autori che dopo il primo “libo” ci mettono un secolo a pubblicare il seguito, quindi non dovrete aspettare molto per leggere tutto sulle avventure della nostra piccola Selena. Ci sarà ogni curiosità riguardo alla sua infanzia, anche se la storia inizierà “16 anni dopo la caduta di Miro”; saprete tutto sulla fine di Sil, Murtagh, Eragon, i rispettivi draghi e Rennar.
Spero che continuerete a leggere il seguito e se avete consigli migliori sul titolo fatevi avanti.

 P.S. Mi stavo quasi dimenticando: I RINGRAZIAMENTI
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito silenziosi e ….
Quelli che hanno messo la storia nelle seguite: SickOfLoveSong, UraniaSloanus e aiolia91
Un grande grazie a chi ha messo le mie storie tra le PREFERITE: ilArya01, zara997 e Boo_24.
Ma soprattutto a tutti coloro che hanno recensito: ilArya01, SickOfLoveSong, zara997, e_lily e DaubleGrock.
Spero tanto che tutte queste persone continuino a seguire il proseguo della storia.

Infine un piccolo tributo ai nostri draghi tramite una canzone.
Pezzo tratto da  COME UN PITTORE Modà

 

Ciao, semplicemente ciao
Disegno l’erba, verde come la speranza, come frutta ancora acerba

E adesso un po’ di blu, come la notte

Bianco come le sue stelle, con le sfumature gialle

L’aria, puoi solo respirarla

 Azzurro come te, come il cielo e il mare
Giallo come luce, del sole

Rosso come le cose che mi fai provare

 Credo che questo pezzo sia adatto a rappresentare i colori dei draghi.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1976420