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di Kimly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** George/Angelina {Fred II} ***
Capitolo 2: *** Ron/Hermione {Rose} ***
Capitolo 3: *** Harry/Ginny {James Sirius} ***
Capitolo 4: *** Bill/Fleur {Victoire} ***
Capitolo 5: *** Rolf/Luna {Lysander - Lorcan} ***
Capitolo 6: *** Neville/Hannah {Frank jr.} ***
Capitolo 7: *** Draco/Astoria {Scorpius Hyperion} ***
Capitolo 8: *** Percy/Audrey {Molly II} ***
Capitolo 9: *** Bill/Fleur {Dominique} ***
Capitolo 10: *** Harry/Ginny {Albus Severus} ***
Capitolo 11: *** Ron/Hermione {Hugo} ***



Capitolo 1
*** George/Angelina {Fred II} ***


George/Angelina {Fred II}

 

 

-Sai, stavo pensando a Brent.- disse George Weasley, sdraiandosi nel letto vicino a sua moglie che stava leggendo.

-Brent? Non mi piace per niente!- ribatté Angelina Johnson, scuotendo la testa decisa.

-A me non dispiace come nome. Brent Weasley. Suona bene.-

-No, affatto. E poi sei così sicuro che sarà maschio?- domandò Angelina, posando il libro sul comodino e girandosi verso il marito.

-Ma certamente!- rispose lui, avvicinandosi al pancione della donna e baciandolo con affetto -Sarà sicuramente un maschio! Le femmine verranno dopo.-

-Quanti figli hai intenzione di allevare, George!?- sbottò Angelina, alzando le sopracciglia pericolosamente.

-Un bel po'. Dopotutto vengo da una famiglia numerosa.-

-A me piacerebbe averne due o al massimo tre.- spiegò la donna, toccandosi il pancione e sorridendo -Però possiamo averne anche di più, non è un problema.-

-Pensiamo prima a questo. Povero, senza nome. Che ne dici di questo? Senza nome?- scherzò George, facendo ridere Angelina che replicò.

-Non credo sia legale.-

-Quale nome ti piace, Angie? Non l'hai ancora detto.-

Angelina finse di pensarci su.

-Se fosse femmina mi piacerebbe Sarah o Grace.-

-Naa, non vanno affatto.- disse George, disgustato -Sarah Weasley. Grace Weasley. Non senti che suonano malissimo?-

-Non ci deve piacere il suono, ma il nome.- disse Angelina, piccata.

-E se fosse maschio? Brent proprio non ti piace?- continuò lui, pregandola.

-George, mi stupisco di te! Appena ho scoperto di essere incinta, ho cercato un nome che fosse perfetto.- ammise lei con un sorriso -Ma ho guardato solo nomi per bambine!-

-Non vuoi un bambino?- la interruppe George, scioccato.

-Certo che voglio un bambino! Il sesso non è importante.- riprese Angelina, cercando di fargli capire il suo punto di vista -Quello che intendevo è che possiamo metterci d'accordo solo su nomi per bambine. Se fosse un bambino ho già un nome e non intendo cambiare idea.-

-Cioé?-

-Fred Weasley. Suona bene, non trovi?- domandò lei, sorridendogli felice.

George si sporse verso la moglie con slancio e la baciò con dolcezza.

-Ti amo, piccola saputella.-

-Anch'io ti amo, stupido. Credevo che ci avresti pensato prima tu, ma, ripeto, sei uno stupido.-

-Speriamo che prenda il tuo cervello allora.-

Angelina sorrise e lo baciò di nuovo.

-Voglio assolutamente che prenda i tuoi capelli marca Weasley.-

George alzò gli occhi, ma si vedeva che un po' ci sperava anche lui.

-Fred Weasley.- mormorò l'uomo, riflettendoci su -È un nome perfetto. Speriamo che ne sia all'altezza.-

-Certo che ne sarà all'altezza. Sarà un Weasley dopotutto. I Weasley sono sempre all'altezza!- sbottò Angelina, decisa.

-Non vedo l'ora di conoscerlo.- ammise George, felice -Il mio piccolo Fred. Suona strano, vero?-

-Basta con questa fissazione del suono!- rise Angelina -Ah!-

-Cos'è successo?- si premurò di chiederle George, mettendole un altro cuscino dietro la schiena.

-Mi ha dato un calcio. Credo che il nome gli piaccia.-

-Adesso sei tu quella sicura che sarà un maschio.- disse lui, quasi rimproverandola.

Angelina scosse la testa.

-Ora ne sono proprio certa. Sarà un maschio, vedrai.-

La donna gli prese una mano e l'appoggiò sul pancione. Poi lo guardò.

-Il nostro Fred.-

 

 

 

Spiegazioni, varie ed eventuali:

I'm back!

E' stato un periodo di m..., ma finalmente sono riuscita a tornare.

Tra computer rotto, esami opprimenti e feste una dietro l'altra non ho trovato mai il tempo di comprare un pc nuovo... fino ad oggi, ovviamente.

Inizio il mese con una nuova raccolta, yes.

Dato che le “idee migliori” arrivano quando non puoi scrivere, ecco una di quelle idee messe su carta, o meglio su file.

Una raccolta delle coppie di Harry Potter -canon o fanon per lo più- e sui loro pargoletti non ancora nati.

Per chi si stesse chiedendo delle mie long, non preoccupatevi torneranno anche quelle, devo solo ripescare tutti i capitoli persi per colpa del mio defunto pc <_<.

Ci sentiamo presto, un bacio <3

 

 

 

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Capitolo 2
*** Ron/Hermione {Rose} ***


 

 

 

Ron/Hermione {Rose}

 

-Siamo proprio sicuri che sia una femmina?- domandò Ron, affacciandosi verso la cucina dove sua moglie era intenta a preparare la cena.

-Quante volte dovrai chiedermelo prima di accettarlo, Ronald?- rispose Hermione, sorridendo divertita -Mi dispiace, ma non penso che cambierà sesso durante i prossimi due mesi.-

-D'accordo, allora.- borbottò Ron, un po' sconfortato, sedendosi su una sedia e rimirando la donna di nascosto.

La gravidanza le donava parecchio.

-Qual è il problema?- chiese Hermione, vedendolo immusonito.

-Stavo solo pensando che a scuola non ero bravo a parlare con le ragazze e non penso di essere migliorato con gli anni. Se non riuscissi a capire la bambina? Se dovesse odiarmi perché sono privo di tatto? Tu me lo dici sempre!-

Hermione posò il mestolo ed agitò la bacchetta, in modo che lo stufato si preparasse da solo. Poi si sedette vicino al marito e gli prese la mano.

-È vero che sei privo di tatto, ma non per questo ti odio. E varrà lo stesso per nostra figlia.-

Ron quasi rabbrividì e, ad un'occhiataccia della moglie, cercò di spiegare.

-È strano sentirti dire nostra figlia.-

-Strano come?-

-Strano bello.- rispose subito lui e lei si avvicinò per baciarlo dolcemente.

-Allora, lo vogliamo decidere un nome?- domandò Hermione, ritornando allo stufato.

-Che ne dici di Lavanda?-

-Lavanda.- ripeté Hermione a denti stretti -Come Lavanda Brown? La tua ex ragazza!?-

-No!- Ron comprese solo in quel momento il suo errore e provò a farle capire ciò che intendeva -Come il fiore.-

Hermione si voltò e vide che Ron le stava indicando un mazzolino di lavanda che Harry le aveva regalato appena saputa la notiza della gravidanza.

-Oppure Camillia*.-

-Vuoi dare a tua figlia il nome di un fiore?- chiese Hermione, per accertarsi che facesse sul serio.

-Perché no? I fiori sono belli e semplici, proprio come sarà la nostra piccola Hadley**.-

Hermione sorrise.

-Se proprio vogliamo darle il nome di un fiore, proporrei il fiore più bello di tutti.-

-Lily***?- optò Ron, provando ad indovinare.

-Quel nome non possiamo usarlo.- replicò Hermione -Harry ha il diritto di precedenza.-

-Okay, va bene. E allora quale?-

-Che ne dici di Rose? È bello e semplice, proprio come piace a te.- disse Hermione, aspettando una risposta.

-Rose Weasley. Sì, mi piace!- approvò Ron, alzandosi e abbracciandola.

Hermione rise.

-Cosa?-

-Stavo solo pensando che se dovessimo avere un maschio, non mi dispiacerebbe Viktor come nome.-

-Non è divertente!-

-Sì, invece.-

-No, assolutamente!-

Hermione, mentre Ron continuava ad assumere quell'espressione arrabbiata, sfiorò leggermente il pancione.

“Ron non ci saprà fare con le ragazze, ma sarà un padre perfetto. Vedrai, Rose”


Spiegazioni, varie ed eventuali:
*= Camelia in inglese; **= Campo di Erica in inglese; ***= Giglio in inglese
Altra coppia, altro bebé in arrivo ed altro nome =)
E' stato difficilissimo scrivere di Ron ed Hermione, perché essendo la mia coppia preferita ho sempre paura di finire OOC.
Spero di essermela cavata.
La prossima, in teoria, dovrebbe riguardare Harry e Ginny.
Grazie a tutti coloro che l'hanno letta, recenisita e messa nelle lista ^-^
A presto, un bacione <3

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Capitolo 3
*** Harry/Ginny {James Sirius} ***


Harry/Ginny {James Sirius}

 

 

Ginny tamburellò le dita sul tavolo della cucina per la quarta volta.

Harry non era ancora tornato e lei aveva assoluto bisogno di parlargli. Si alzò dalla sedia e prese a camminare lungo la stanza, agitata e felice allo stesso tempo. Toccò la pancia, ancora piatta, e sorrise.

Lì dentro, proprio in quel momento, stava crescendo una piccola vita.

Ginny iniziò a pensare a quale nome sarebbe stato perfetto.

Per una femmina? La donna sorrise: da quando aveva conosciuto Harry, Lily le era sempre piaciuto come nome.

E se fosse stato un maschio? Ginny sbuffò. Non era mai stata brava a dare i nomi a qualcuno, bastava pensare alla sua Puffola Pigmea Arnold o a Leotordo. Ron aveva odiato entrambi i nomi e non poteva rischiare che suo figlio - suo figlio, eh? Pensò felice - potesse essere preso in giro perché lei non era in grado di trovare qualcosa di carino.

-Sono a casa.-

Ginny corse verso il marito e, non appena lo vide, lo abbracciò con un sorriso.

-Buonasera anche a te.-

-Sono incinta.-

Ecco un'altra mancanza di Ginny Weasley: odiava l'attesa. Meglio dire tutto subito.

Harry stette in silenzio un paio di minuti e poi, confuso, chiese.

-È mio, vero?-

Ginny lo guardò in tralice, ma non appena vide il sorriso totalmente felice del marito, lo abbracciò di nuovo.

-Come lo chiameremo?- chiese lei, sperando che Harry fosse più brava di lei con i nomi. Edvige era un bel nome per una civetta, pensò.

-Abbiamo ancora nove mesi per pensarci.- rispose lui, prendendola per mano e facendola sedere sul divano -Non dobbiamo decidere tutto stasera.-

-Lily se è una femmina.- disse lei, senza prestare ascolto a quanto l'era stato detto dal marito.

Harry sorrise.

-Allora James se è un maschio.-

Era ironico, ma Ginny lo prese sul serio.

Allargò la bocca in un “o” stupita e annuì felice.

-Mi piace, però... -

-Però?- chiese Harry, curioso.

-Non so. James Potter. C'è già stato un James Potter.- chiarì Ginny -Non vorrei che nostro figlio avesse una crisi d'identità ancora prima di nascere.-

Harry provò a pensare a quale nome volesse dare a suo figlio.

-Sirius Potter?- provò lui, immediatamente richiamando alla mente il padrino.

-Non so.-

Harry e Ginny si guardarono negli occhi per un paio di minuti, poi, con un'occhiata d'intesa, annuirono.

-James Sirius Potter.-

-Credi che sarà felice di avere un nome così strano e che richiama alla mente non una, ma ben due persone morte?- domandò l'uomo, non più così sicuro.

-Ehi, James e Sirius erano delle persone fantastiche e nostro figlio sarà orgoglioso del nome che porta!- disse Ginny, convintissima -Inoltre, James Sirius ha carattere.-

Harry si sciolse, oramai certo che fosse una scelta perfetta.

-Speriamo solo che non prenda il carattere dei suoi omonimi.- disse lui, palesando il contrario con gli occhi -Altrimenti ci aspettano giornate d'inferno.-

-Sai, -disse Ginny, alzandogli un braccio e mettendoselo attorno alla vita per potersi sdraiare su di lui -Ci sono buone probabilità che prenda esattamente quel carattere. Tra i tuoi geni e i miei... Fred e George ne sono la prova, no?-

Harry scoppiò a ridere.

-Okay, diciamo che se dovesse venire fuori una piccola peste, non avremo più figli.-

Ginny capì subito che Harry stava scherzando, così gli pizzicò il braccio e gli fece il verso.

-Io voglio tre figli, signor Potter.-

-Uno alla volta, però, altrimenti impazzirai con tutti quei nomi da scegliere. Non vorrei rischiare di avere un figlio di nome Leotorda.-

Ginny si finse offesa, ma quando Harry prese a baciarla, la donna smise di pensare ad altro.

Ci sarebbe stato tempo per tutto.

Ora il futuro non era più così oscuro.

 

Spiegazioni, varie ed eventuali: 

Di ritorno con un altro capitolo ed un altro nome.

Uhm... anche se questo capitolo non mi convince più di tanto <_<

Non so perché, ma ho trovato difficile scrivere di Harry e Ginny. 

Speriamo che con gli altri figli sarà più facile =D

La prossima “storiella” sarà su una coppia che AMO alla follia! 

*sorpresa, sorpresa*

Ringrazio tutti, come sempre <3

Un bacione :3

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Capitolo 4
*** Bill/Fleur {Victoire} ***


Bill/Fleur {Victoire}

 

 

-È incredibile che non abbiamo ancora trovato un nome per nostra figlia!- se ne uscì Bill Weasley quella mattina a colazione.

L'uomo diede un bacio sulla guancia alla moglie, poi le accarezzò l'enorme pancione e andò a sedersi, pronto a mettere qualcosa sotto i denti.

-Ecco qui.- disse Fleur Delacour, posandogli elegantemente il piatto davanti -Bacòn poco cotto.-

-Grazie, Fleur.-

Bill guardò il viso della moglie e sospirò di sollievo.

Non sapeva da dove gli era uscito il coraggio di pronunciare quella frase poco prima; Fleur aveva sempre avuto un carattere abbastanza difficile, anche se con lui era sempre stata un angelo; da quando era rimasta incinta, però, Fleur non aveva risparmiato nessuno.

-Bill?- lo richiamò dai suoi pensieri lei.

-Uhm?-

-Il sale, s'il vous plaît.-

L'uomo gli passò il condimento e prese a scrutarla di nuovo. 

Quella mattina sembrava più serena del solito, probabilmente perché il parto era vicino ed il suo peso sarebbe tornato alla normalità in poco tempo o, almeno, era quello che Bill sperava.

-Fleur, prima volevo dire che...-

-Lo so che non abbiamo ancora scelto un nome, Bill, ma prima o poi vodrai che qualcosa sci verrà in mente.- lo interruppe lei, tagliando le sue uova con grazia.

-Ehm, Fleur, i mesi sono finiti.- provò a dire lui, temendo un po' la sua reazione -Partorirai a giorni. La mia famiglia inizia a chiedere come si chiamerà.-

-Tà familia ha notato che sono passati sjà nove mesi?- domandò Fleur, tremando appena -Quindi si vede che sono ingrassata. Sono orenda!-

Bill, abituato a quella reazione, si alzò velocemente da tavola e si allungò verso la moglie.

-Non sei affatto orrenda. Sei bellissima, come sempre. Ed il dottore ha detto che è perfettamente normale prendere un chilo al mese, per cui, Fleur, non odiare questa bambina solo perché sei ingrassata.-

Fleur lo fissò come se fosse pazzo.

-Io non la odio. Come potrei odiare nostra filia? Ho solo paura che tu possa...-

Bill notò le lacrime della moglie e si premurò di asciugarle velocemente.

-Mi amerai ancora se rimarrò di queste dimensioni? Non preferirai lei a me?-

Bill sorrise e strinse Fleur in un abbraccio dolce.

-Ti amerò in qualsiasi forma e dimensione. E nostra figlia non sarà una tua rivale, ma l'espressione del nostro amore.-

Fleur sorrise, accarezzando l'uomo con la destra ed il pancione con la sinistra.

Quando, però, l'espressione serena della moglie si trasformò in una smorfia di dolore, Bill entrò nel panico.

-Fleur, tutto bene?-

-Credo che... voglia uscire.-

-È il momento?- domandò lui, un po' atterrito.

-Vuole iniziare ad essere l'espressione del nostro amoro da subito.-

Bill ebbe appena il tempo di sorriderle, poi si affrettò a prendere per mano Fleur e a dirigersi verso l'ospedale più vicino.

-Victoire.- sussurrò Fleur, appena usciti da Villa Conchiglia.

-Come?-

-Il nome, Bill.- continuò Fleur, la fronte imperlata di sudore -Oggi è il 2 maggio. Oggi è l'anniversario della sua morte. Vol... Voldemort.-

Bill non si scompose: oramai quel nome non faceva più paura.

-È un nome bellissimo.-

Sorrisero entrambi di fronte a quella rivelazione.

Sembrava proprio che la loro piccola Victoire avesse aspettato la loro riconciliazione per nascere.

E, una volta all'ospedale, Fleur si ritrovò a pensare che sarebbe riuscita a dividere Bill con sua figlia; perché, non appena vide il visino di Victoire, scoprì che Bill avrebbe dovuto fare lo stesso con lei.

 

Spiegazioni, varie ed eventuali:

Questa coppia l'adoro dal primo momento!

Non capisco proprio perché Ginny, Hermione e Molly non sopportino Fleur.

A me è sempre piaciuta un sacco, anche quando faceva la snob altezzosa.

Non è romantico che proprio uno come Bill, senza quasi niente da offrirgli, abbia fatto breccia nel cuore della gelida Delacour?

Io li amo. Sul serio ù_ù

Okay, passando al capitolo, spero che vi sia piaciuto, perché per me è stato difficile scriverlo.

All'inizio dovevo parlare di Dominique, perché avevo già scritto una storia che descriveva il perché Fleur l'avesse chiamata Victoire (c'era lo zampino di Teddy in quella storia <3).

Però scrivere una storia di tutti i pargoli della nuova generazione senza Victoire non sarebbe stato lo stesso, per cui ho provato a pensare ad un'altra soluzione!

Grazie ancora a tutti <3

Un bacione e a presto ^-^

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Capitolo 5
*** Rolf/Luna {Lysander - Lorcan} ***


Rolf/Luna {Lysander - Lorcan}
 
 
Rolf lanciò uno sguardo a Luna, assorta nella lettura di un pesante libro che la sua amica Hermione Granger le aveva regalato.
L'uomo guardò il volto della moglie, così semplice ed estremamente concentrato in quello strano volume che, da un po' di tempo a quella parte, l'aveva coinvolta profondamente.
Luna aspettava un bambino e mancava poco meno di un mese al parto.
La moglie aveva annunciato il lieto evento una sera a cena, subito dopo avergli detto che i Gorgosprizzi sarebbero emigrati all'estero quell'anno, a causa di una congiunzione fra Urano e Plutone a cui lui non aveva prestato ascolto.
Era stata una notizia che aveva emozionato, ma allo stesso scioccato Rolf, mentre Luna l'aveva guardato con la sua solita aria stralunata, come se fosse stata una frase come tante.
Dopo aver fatto spruzzare dell'oleandro per tutta la casa - perché si sa, quell'odore stimolava la crescita del bebé - ed aver assecondato le più strane e bizzarre richieste della moglie e del suocero - dannato Xenophilius! - Rolf e Luna non avevano ancora parlato del nome del nascituro.
-Newt ti piace come nome?- chiese Rolf all'improvviso, sperando che la moglie distogliesse lo sguardo da quel libro.
-Sì, mi piace.- rispose lei, abbassando il volume e guardandolo di sbieco -È il nome di tuo nonno.-
-Intendevo per il bambino.- chiarì lui, accomodandosi vicino a lei.
-Porta sfortuna dare il nome del bisnonno. Non hai letto l'articolo che ho pubblicato sul Cavillo?-
Rolf alzò gli occhi al cielo, ma sorrise comunque, perché era anche per le stramberie di Luna che si era innamorato di lei.
-D'accordo, se fosse femmina...-
-È maschio.- lo interruppe Luna, sicura -Il muschio è cresciuto di mezzo centimetro in più rispetto all'anno scorso, per cui sarà un maschio.-
Rolf convenne anche con quel fattore, sperando di decidere almeno un nome quella sera.
-Okay, che nome ti piace?- chiese lui, aspettando una proposta astrusa da parte della moglie che indicò il libro.
-Lysander è il protagonista di questo libro e si parla anche della luna piena, così sarebbe collegato anche al mio di nome.-
Rolf ci pensò su un minuto, ma dopo aver visto l'espressione innocente e dannatamente tenera di sua moglie annuì piano piano.
-È perf...-
-Saranno due! Saranno due!-
Xenophilius Lovegood era entrato nel salotto, spalancando la porta che quasi cigolò sui cardini.
Il vecchietto mostrò la mano alla figlia che spalancò gli occhi e si voltò verso Rolf.
-Due gemelli. È meraviglioso, no?-
L'uomo aggrottò la fronte e, timoroso, domandò.
-Come fa a sapere che sono due gemelli, signor Lovegood?-
-Sono stato morso da un Clabbert* oggi... su due dita.- Xenophilius si avvicinò a Rolf -Guarda qui, guarda qui!-
Rolf si allontanò un po', disgustato da tutto quel pus.
-Forse si è infettato.-
-No, assolutamente. Peggiora prima di migliorare.- disse lui, in maniera semplicistica -E comunque se un Clabbert ti morde su due dita, è segno di un parto gemellare. Avendo perso mia moglie ed avendo una sola figlia, possono essere solo vostri!-
-Dobbiamo scegliere un altro nome, allora.- affermò Luna, chiudendo il libro e provando a pensarci.
-Peccato che non possiate chiamarlo Xenophilius.- disse il signor Lovegood, amareggiato.
Rolf guardò la moglie che, notando la sua espressione, disse.
-Papà, fai scegliere a Rolf un nome. Io ne ho già scelto uno.- se ne uscì Luna, per poi continuare -Lysander Scamandro, ti piace?-
-Bellissimo nome.- esclamò Xenophilius, entusiasto -Coraggio, Rolf, scegli l'altro, ma nessun nome con la lettera “C” o “S”, dato che i bambini nasceranno fra poco.-
Rolf decise di non chiedere, perché un'altra teoria delle loro lo avrebbe portato alla pazzia.
-Okay, avevo un lontano parente irlandese una volta...-
-Irlandesi, tzè.- sussurrò Xenophilius, alzando gli occhi al cielo.
-Aveva un nome che mi ha sempre colpito.- continuò Rolf, facendo finta di non aver sentito -Lorcan, in gaelico “fiero”.-
Luna mostrò un sorriso che fece allargare ancora di più i suoi occhioni azzurri e disse.
-È perfetto.-
-Allora, abbiamo deciso.- se ne uscì Xenophilius, felice.
-Già.- aggiunse Rolf, per poi pensare.
“Almeno abbiamo scelto anche il secondo nome. Lysander Lorcan Scamandro”
Quando Luna, però, diede alla luce due gemelli, Rolf, stupito che suo suocero e sua moglie avessero avuto ragione, si appuntò in mente di ascoltare un po' più spesso le loro stramberie.


Spiegazioni, varie ed eventuali:
Ed eccomi di ritorno con un altro capitolo!
Devo dire che, personalmente, ho sempre visto Luna e Neville insieme e anche la Rowling aveva pensato di farli finire insieme; però, da un po' di tempo a questa parte, ho riscoperto questa coppia.
Rolf lo immagino un tipo di gran cuore e gelosissimo di Luna e, soprattutto, "tiranneggiato" dalle stranezze della famiglia Lovegood xD
Dal momento che di questo personaggio si conosce solo il nome, probabilmente il mio Rolf non rispecchierà il vostro, ma spero di essere rimasa IC almeno con Luna e Xenophilius.
Un Clabbert è una creatura descritta in "Creature fantastiche dove trovarle" di Newt Scamandro, mentre per quanto riguarda i nomi ho fatto riferimento a questo sito http://harrypotter.wikia.com/wiki/Lorcan_and_Lysander_Scamander, dove viene spiegato che Lysander è il protagonista di "Sogni di una notte di mezza estate", mentre Lorcan vuole appunto dire fiero =) 
Spero di pubblicare prima di Natale, almeno per farvi gli auguri *-*
Un bacione :3

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Capitolo 6
*** Neville/Hannah {Frank jr.} ***


Neville/Hannah {Frank jr.}

 

 

Quando Neville Paciock apre il cancelletto di casa sua per poco non gli viene un collasso.

Hannah Abbott, sua moglie, sta stendendo il bucato e ha una felicità negli occhi che lo aveva fatto dapprima sorridere.

Poi aveva abbassato gli occhi su quello che sembrava essere un grosso ed enorme cuscino infilato sotto il vestito della donna.

Cosa diavolo era successo?

Hannah aveva preso su qualche chilo o si sbagliava?

-Neville! Sei tornato finalmente!-

Hannah gli si lancia fra le braccia, poi gli da un dolce bacio -dolce sembra l'aggettivo perfetto per descrivere sua moglie- e gli sorride in quel modo speciale che Neville adora.

-Che cos'hai?- chiede lei -Ti senti poco bene?-

È preoccupata, Neville lo capisce subito, perché quando la moglie si agita le viene una piccola ruga sulla fronte.

-Io sto bene, ma tu?- Neville la osserva -Cosa ti è successo?-

Hannah abbassa lo sguardo e si scontra con l'enorme pancione che separa lei e il marito.

La donna scoppia a ridere e alza nuovamente lo sguardo verso Neville.

-Che domande fai? Sono incinta.-

-Di nuovo?- soffia Neville, che capisce di essersi espresso male, ma lo sguardo di Hannah passa dallo stupito all'offeso.

-Cosa stai insinuando, Neville Paciock?- sbotta, i capelli biondi oscillano sulle spalle che si muovono per la tensione -Che nel giro di nove mesi io abbia partorito tuo figlio e abbia avuto anche il tempo di trovarmi un amante per farmi mettere un'altra volta incinta?-

-No, no, no.- Neville si premura di spiegare -Non intendevo quello, ma mi avevi scritto pochi giorni fa. Non credevo che fossi già a questo punto della gravidanza.-

Hannah alza gli occhi al cielo, ma le è spuntato un sorriso sulle labbra.

-Ah, tu e le tue dannate piante! Tu e le tue dannate ricerche! Sono passati esattamente nove mesi da quando ti ho scritto, ma non te ne sei nemmeno accorto, vero?-

Neville le prende la mano e accenna un sorriso dispiaciuto.

-Ero isolato, per cui la posta arrivava a stento. Scusami.-

-Sei perdonato.- Hannah difficilmente riesce a tenere il muso -E comunque ora sei qui, questo è l'importante.-

-Perché... avevi bisogno del mio sostegno?- azzarda Neville, provando a capire.

-No, sciocco, perché dobbiamo scegliere un nome.- Hannah alza nuovamente gli occhi al cielo -Merlino, a volte sembri essere tornato il Neville dei primi anni ad Hogwarts.-

-Ehi!-

Hannah scoppia a ridere e Neville coglie l'occasione per strapparle un altro bacio, poi le chiede.

-Maschio o femmina?-

-Maschio.- la donna si avvicina di più a lui -E tua nonna continua ad assillarmi con le sue idee, quando le ho ripetuto mille volte che avrei aspettato te.-

Neville sorride e scuote la testa.

-Credo che le piacerà la mia proposta e spero che piacerà anche a te.-

Hannah attende, ma Neville è diventato improvvisamente teso: guarda in basso e la sua voce diventa un sussurro.

-Ecco... Che ne dici di Frank Paciock?-

La donna non riesce a trattenere la tristezza, né la lacrima che le scorre lungo la guancia destra, si avvicina al marito e lo stringe fra le braccia.

-È perfetto. Frank jr. Paciock.-

Neville si lascia scappare una lacrima, destinata al figlio che non conoscerà mai veramente suo nonno, ma l'abbraccio di Hannah è tenero, dolce e, quando sente un colpetto all'altezza dello stomaco, capisce che anche il suo piccolo Frank sta cercando di consolarlo.

E non può fare a meno di commuoversi ancora.

 

 

 

 

 

Spiegazioni, varie ed eventuali:

Wow, dire che sono in ritardo è dire poco!

Colpa dell'università, degli amici, della famiglia, delle altre 1745492048 fic, ma soprattutto mia, perché questo capitolo proprio non lo digerivo.

Ho pensato a un sacco di nomi diversi per il piccolo Paciock.

Il primo è stato Oscar, come il suo rospo, perché Neville sarà sempre un po' il Neville imbranato per noi, quello che perde Oscar dappertutto.

Ci piace com'è cresciuto, ma il bello di Neville è il suo essere così dannatamente impacciato.

Inoltre, non volevo un altro figlio che avesse lo stesso nome dei nonni.

Poi mi sono detta che Neville e Harry sono molto simili: non sono cresciuti con i genitori, per cui è normale che il primo pensiero vada a loro.

Se Harry ha chiamato ben due figli con i nomi di James e Lily, credo che Neville possa fare lo stesso, no?

Avevo pensato di dare un secondo nome a Frank, cioé Harry (o Oscar, appunto), ma poi ci ho ripensato, perché era carino, almeno per me, finire la storia con il calcetto di Frank che consola papà Neville.

Spero vi sia piaciuta!

Grazie a chi ha avuto la pazienza di aspettare questo capitolo e ancora scusate per l'immenso ritardo :/

A presto!

Un bacio :3

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Capitolo 7
*** Draco/Astoria {Scorpius Hyperion} ***


Draco/Astoria {Scorpius Hyperion}

 
«È sicuro che sia tutto a posto?» domandò Draco Malfoy, mal celando un’incertezza nella sua voce.
Il Guaritore che gli stava di fronte, alto con i capelli brizzolati legati in un codino, fece un sorriso amaro e provò a spiegare.
«Signor Malfoy, conosce la malattia di sua moglie…»
Draco annuì meccanicamente. Odiava parlare della maledizione di sangue che aveva dovuto colpire proprio la sua Astoria.
«E sua moglie conosceva tutti i rischi di un’eventuale gravidanza»
«Non mi dica quello che già so. Peggiorerà?»
«Sì» sospirò il Guaritore, lo sguardo carico di compatimento che tanto infastidiva Draco «Ma il bambino è sano, sta bene, e la signora Malfoy ha tutta l’intenzione di portare a termine la gravidanza. Al momento sta reagendo bene, ma è meglio che quest’ultimo mese lo passi qui al San Mungo, costantemente monitorata»
«D’accordo» Draco lo congedò con un cenno del capo ed entrò nella stanza che ospitava sua moglie.
Astoria era seduta sul letto, i folti capelli neri legati in due trecce che le davano un aspetto innocente, lo stesso che lo aveva fatto innamorare tempo prima. Ricordava ancora il momento in cui aveva compreso che quegli occhi scuri, così caldi ed accoglienti, erano qualcosa di cui non avrebbe più potuto fare a meno.
Appena lo vide, gli sorrise e lo chiamò a sé con una mano.
«Non potevi proprio evitare di farmi avere una stanza tutta per me?» lo prese in giro lei, toccandosi il pancione con delicatezza; la stessa delicatezza che aveva usato per abbattere anni ed anni di pregiudizi, costruiti abilmente da Lucius e Narcissa Malfoy, attorno al cuore del loro unico figlio «Avrei preferito avere qualcuno con cui chiacchierare»
«Hai bisogno di stare tranquilla» disse solo Draco, sedendosi accanto a lei sul letto e guardandola attentamente. Astoria ricambiò lo sguardo e sorrise ancora. Le guance della donna arrossivano sempre quando sorrideva.
«Trovato niente?» ironizzò Astoria e Draco, a malincuore, non trattenne un sorriso «Sto bene e starò bene per ancora molto tempo, per cui decidiamo che nome dare al nostro bambino. Te l’ha detto, il guaritore, che è un maschio?»
«Me l’ha detto, ma mi ha anche detto che…»
«Ah-ah» lo interruppe lei, tappandosi le orecchie con fare scenico «Non voglio sentire nulla che non sia una proposta di un nome»
Draco la assecondò, come sempre.
«Allora» iniziò lei, prendendogli una mano e posandogliela sul pancione «Dovremmo rispettare entrambe le tradizioni delle nostre famiglie. Un nome di una costellazione per i Black/Malfoy e un nome mitologico per i Greengrass»
Draco diede un’occhiata alla mano di lei, piccola e scura, posta sopra a quella più grande e pallida di lui. 
«Preferirei non rispettare alcuna tradizione della mia famiglia» disse lui con durezza.
Rammentava le facce dei suoi genitori quando aveva detto loro che avrebbe voluto sposare la secondogenita dei Greengrass, sua madre era rimasta sorpresa, mentre suo padre aveva approvato la scelta della famiglia.
Quando avevano conosciuto Astoria, però, le opinioni di entrambi erano cambiate.
Astoria, così lontana dal modo di pensare dei maghi a cui i Malfoy erano abituati, era stata considerata troppo remissiva, troppo fragile e troppo diversa per uno come Draco. Lei, convinta che non ci fossero distinzioni fra i maghi e i Babbani o fra Mezzosangue e Purosangue, aveva sconvolto l’ideale di moglie che i Malfoy avevano in mente per il figlio.
Ma i suoi genitori non sapevano che Draco era cambiato, che la guerra l’aveva cambiato, così com’era accaduto alle sorelle Greengrass, a Theodore Nott e persino a Blaise Zabini. I ragazzi Serpeverde, cresciuti come se fossero superiori a tutti gli altri, si erano trasformati in uomini e donne con idee molto diverse da quelle dei loro genitori.
«Vedrai che prima o poi capiranno» la voce delicata di Astoria lo risvegliò dai suoi pensieri «Potrebbe essere proprio il nostro piccolo a portare la pace nella tua famiglia»
«Mh. Certo» la mezza risata di Draco, tutt’altro che divertita, fece intenerire Astoria che si allungò per baciargli il mento.
«Mio padre è molto più malleabile da quando Daphne e Theo hanno avuto Antheia» perdurò la donna, non volendo arrendersi «E voglio seguire le tradizioni proprio perché il nome dei Malfoy va riscattato. E nostro figlio lo riscatterà, ne sono certa»
«Beh, se prenderà almeno la metà della testardaggine di sua madre, penso che ci riuscirà» fece Draco, sorridendole e appoggiando la fronte su quella della moglie.
«Facciamo così, metà della tua e metà della mia» disse lei e a Draco scappò un sorriso «Allora? Idee per il nome?»
«Leggevo qualche passo della mitologia greca l’altro giorno» disse Draco, facendo vagare lo sguardo con nonchalance, non volendo vedere lo sguardo soddisfatto della moglie «E mi sono imbattuto in un nome interessante»
«Quale?» chiese Astoria con il sorriso di chi sa di aver vinto una battaglia.
«Hyperion. Era un titano della luce, giusto?»
«Giusto» Astoria annuì «E mi piace davvero molto, Draco»
L’uomo tornò a guardare la moglie e, vedendola ancora sorridere felice, provò a giustificarsi.
«Non stavo leggendo quel libro perché anch’io volevo rispettare le tradizioni delle nostre famiglie»
«Io non l’ho mai detto» si difese lei, alzando una mano in segno di resa. L’altra teneva stretta ancora quella del marito. Entrambe posate sul pancione.
«Quindi è deciso. Hyperion Malfoy»
«Ah, no» Astoria scosse la testa, le guance arrossate per il troppo sorridere «Hyperion è perfetto come secondo nome, Draco, ma nostro figlio avrà un nome tradizionale anche per la tua famiglia e sono categorica su questo punto»
«Quando mai non sei stata categorica nella tua vita?» scherzò lui e la donna fece finta di niente.
«Quale nome hai deciso, Astoria?»
«Beh, devo dire che sono stata meno originale di te» rispose lei, sospirando teatralmente. Draco adorava quel suo modo di fare. «A detta dei Guaritori, nascerà a fine ottobre. Massimo massimo i primi di novembre»
«Continua»
«Sarà del segno dello scorpione» disse Astoria «Quindi, Scorpius»
«Non è un nome molto rassicurante» commentò Draco, sulla difensiva «Gli scorpioni sono animali pericolosi»
«Come i draghi» replicò lei, velocemente «Ma i draghi, così come gli scorpioni, sanno anche essere protettivi e non si arrendono senza combattere»
«Astoria» sospirò Draco, sorridendo.
«E gli scorpioni non attaccano, se non si sentono in pericolo»
«Non credo che sia vero» 
«Hanno una corazza dura per proteggersi dal mondo» continuò lei, caparbia «Ti ricordano qualcuno?»
«Una corazza dura come la tua testa, vuoi dire?»
Astoria rise e si lasciò baciare le lentiggini sul naso, prima di accarezzarsi la pancia con una nuova luce negli occhi.
«Davvero non ti piace?»
«Scorpius Hyperion Malfoy» disse ad alta voce Draco, fingendo di pensarci su «Sai, potrebbe funzionare»
«Funzionerà» affermò Astoria con decisione.
«Funzionerà» ripeté Draco, rassegnato.
Era impossibile vincere contro sua moglie.
 
 
 
 
 
Angolo Kimly:
 
Non ci credo che l’ultima volta che ho aggiornato questa storia sia stato nel lontanissimo 2013!
Comunque sì, eccomi di ritorno con un altro capitolo. E sicuramente è stato il più difficile e no, non perché ci ho messo sette anni per pubblicarlo, ma proprio perché non riuscivo neanche ad iniziarlo.
È difficilissimo per me scrivere su Draco Malfoy. È un personaggio che ho apprezzato nell’infanzia e nell’adolescenza, ma crescendo ho iniziato a ricredermi su di lui. Tralasciato il bel faccino di Tom Felton, non ho mai sopportato che venisse idolatrato dal fandom come un personaggio che ha capito i propri errori ed è cambiato. Quando ha capito i propri errori? Quand’è cambiato? Non ha denunciato il trio a Villa Malfoy, vero, ma in fin dei conti non si è mai schierato apertamente, così come i suoi genitori. Tutti e tre si sono adeguati al regime di Voldemort prima e alla vittoria di Harry dopo e questa cosa mi ha sempre fatto storcere il naso. Ok, era giovane, era stato cresciuto con dei valori diversi, ma tutti i ragazzi in Harry Potter sono maturati e cresciuti. Tutti, tranne lui.
Finito questo sproloquio – e prima che il fandom mi venga a prendere a casa –, passiamo al capitolo.
Ho dovuto seguire The Cursed Child (fatico persino a scriverlo!), anche se in generale quel libro non lo considero canon. Mi ha stravolto tutti i personaggi, rendendoli delle macchiette senza spessore, ma ho sfruttato l’idea della malattia di Astoria e da lì è partito tutto. Anche il cambiamento di Draco – e dei suoi amici – l’ho collegato a quello che dice Draco stesso in TCC.
E sì, Daphne Greengrass e Theodore Nott sono sposati ed hanno una bambina (Antheia è il nome di una ninfa, così come quello di sua madre), un crack pairing che adoro.
Penso di aver detto tutto. 
Alla prossima :3

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Capitolo 8
*** Percy/Audrey {Molly II} ***


 
 
Percy/Audrey {Molly II}
 
 
«Dove diavolo è quell’idiota di Percy!?» tuonò Audrey, provando a respirare con calma.
I Guaritori attorno a lei provarono ad avvicinarsi al letto, ma lei urlò a pieni polmoni, facendoli spaventare.
La pelle diafana sembrava ancora più pallida del solito. La voglia rossa a forma di cuore spiccava sul collo bianco come un faro nella notte.
«Signora Weasley, se aspettiamo ancora…»
«Aspetteremo!» Audrey interruppe con rabbia la donna dai folti capelli ricci che aveva parlato «Mia figlia non può nascere senza suo padre, per quanto idiota possa essere!»
«Audrey cara, vedrai che Percy sarà qui a momenti» disse Molly Weasley, che era al suo capezzale. Quando erano iniziate le contrazioni, Audrey si trovava a casa della suocera. La donna aveva pregato la madre di suo marito di non lasciarla sola e Molly aveva accettato senza alcun tipo di esitazione «Il lavoro lo tiene così tanto impegnato»
«Il lavoro lo tiene sempre impegnato. Se Percy si perde questo momento, lo uccido, mamma» sbottò Ginny Weasley, mentre stringeva la mano ad Audrey.
La signora Weasley aveva avvertito anche la figlia che, nonostante avesse partorito anche lei da poco, era corsa subito al San Mungo e aveva fatto il diavolo a quattro per poter entrare nella stanza con la madre. Era la moglie del grande Harry Potter, nessuno aveva avuto il coraggio di negarle il permesso.
«Ginny, non sei d’aiuto»
«È di grande aiuto, invece» i capelli castani di Audrey le si erano appiccicati sulla fronte per il sudore e Ginny glieli spostò con la mano libera «Sapere che mio marito subirà non solo la mia ira, ma anche la tua, mi aiuta a stare meglio!»
«Non possiamo più aspettare» sussurrò la Guaritrice a Molly, credendo che la donna fosse la più ragionevole delle tre «Se non la facciamo uscire subito, la bambina rischia di non farcela»
«M… Mio figlio sarà qui a momenti, ve lo assicuro. Gli ho mandato almeno tre gufi prima di venire qui»
La Guaritrice e Molly si scambiarono un’altra occhiata e la signora Weasley sospirò affranta.
«… Non abbiamo neanche scelto un nome, maledizione! Percy insisteva a dire che c’era tempo» sputò Audrey, gli occhi castani guardarono ancora una volta la porta della stanza, nella speranza di veder entrare suo marito.
«Audrey, non c’è più tempo» le disse Molly con dolcezza e Ginny, vedendo l’espressione della madre, non osò ribattere «Purtroppo devi andare in sala parto»
Audrey non nascose la frustrazione, lanciando tutta una serie di improperi, la maggior parte rivolta a Percy Weasley. 
«E va bene, d’accordo» disse lei, smettendo di lottare. I Guaritori le si avvicinarono ancora con cautela, ma Audrey non si oppose quando la misero sul lettino per portarla fuori dalla stanza «Un attimo! Le voglio… Le voglio tutte e due con me»
La Guaritrice dai folti ricci sospirò a bassa voce, ma annuì al suo staff, facendo poi segno a Molly e a Ginny di seguirli.
Qualche ora più tardi, Audrey era di nuovo nella sua stanza e stringeva fra le sue braccia un fagottino dai capelli rossi.
«Allora, Audrey, hai scelto il nome?» sussurrò Molly, non trattenendo le lacrime di gioia. Ginny sorrise di fronte a quell’immagine e Audrey, ora più tranquilla, passò lo sguardo dalla suocera alla cognata prima di rispondere.
«Credo proprio di sì»
 
 
 
 
 
Percy entrò nell’ospedale tutto trafelato. Gli occhiali di corno gli erano scivolati sul naso, ma non si prese la briga di rimetterli a posto. Sua moglie l’avrebbe fatto a fettine, ne era certo.
Era tutta colpa dell’ultimo incarico che gli avevano affidato al Ministero, che lo teneva impegnato anche di notte. Percy amava il suo lavoro ed era fiero che avessero scelto proprio lui per quel nuovo compito. Stare lontano da Audrey, però, era sempre più difficile.
Anche sua moglie era una donna in carriera – si erano conosciuti proprio al Ministero della Magia qualche anno prima –, ma da quando aveva scoperto di essere incinta, Audrey aveva cercato di conciliare il suo lavoro con l’arrivo della bambina, senza che l’uno togliesse tempo all’altro. Audrey era brava nel far funzionare tutto, lo era sempre stata. Per Percy, invece, era più difficile. Non c’era mai stato niente che valesse il suo tempo più della sua carriera, ma quello era prima di Audrey, era prima di diventare padre.
L’uomo arrivò nella sala d’aspetto e non si stupì di vedere gran parte della sua famiglia lì, in attesa di poter vedere sua figlia.
Bill era per terra, intento a giocare con Teddy e Victoire, mentre Fleur, seduta su una sedia, li teneva d’occhio con un sorriso. Tra le braccia teneva il piccolo Albus, che aveva appena un mese.
Ron stava correndo dietro James che, compiuti da poco i due anni, non stava mai fermo. Così come Fred che, nonostante fosse più piccolo, riusciva sempre ad essere il più pestifero dei due. Ron stava dicendo ad Hermione di non voler avere figli e la donna rise di fronte all’espressione distrutta del marito. Il pancione della donna, ovviamente, contraddiceva le suppliche di Ron.
George stava facendo divertire la piccola Dominique, solleticandole i piedini scalzi, mentre Angelina stava chiacchierando con Charlie. Ogni tanto la donna alzava gli occhi per controllare che Fred non facesse danni.
Harry, Andromeda e suo padre arrivarono in quel momento e si accorsero della sua presenza. Caffè bollenti in mano, si avvicinarono per fargli le congratulazioni.
Ginny e sua madre, quasi l’avessero sentito arrivare, uscirono in quel momento dalla stanza. Le espressioni felici si trasformarono in sguardi di disapprovazione quando lo individuarono.
«Era ora!»
«Come hai potuto fare tardi proprio oggi!?»
«Ti sei perso un momento bellissimo!»
«Audrey non te lo perdonerà mai!»
«Lasciatelo respirare» disse il signor Weasley, in difesa del figlio «Va’ dentro, Percy. La tua famiglia ti aspetta»
Percy deglutì e si toccò la fronte sudata. Non sapeva se fosse spaventato o emozionato, ma forse era un mix di emozioni che gli faceva tremare le gambe.
Una volta entrato, Audrey si voltò subito verso di lui e piegò le labbra. Non era arrabbiata, era rassegnata.
«Eccoti qui, finalmente»
«Tesoro, mi dispiace così tanto» disse lui, avvicinandosi alla moglie per darle un bacio sulla testa «Credevo davvero di poter concludere l’inchiesta in tempo, ma poi sono successe un sacco di cose e il mio capo mi ha detto che non potevano fare a meno di me e così…»
«Percival» lo interruppe lei, cantilenando il suo nome. Percy sorrise imbarazzato. Era il codice che usava sua moglie per fargli capire che stava andando troppo per le lunghe.
«Lei dov’è?» domandò allora lui, di nuovo teso.
«Là» fece lei, indicando una piccola culla poco lontano dal suo letto «Volevano portarla via, ma ho fatto in modo che me la lasciassero ancora per un po’»
«Preferisco non sapere come» mormorò lui, già immaginando le urla della moglie.
Percy si avvicinò alla bambina e delicatamente la prese in braccio. Non era difficile per lui, abituato ai suoi fratelli minori e ai suoi numerosi nipoti.
«È identica a te» disse Audrey, divertita dalla cosa «Nove mesi di sofferenze e un parto ai limiti del dolore e la bambina è identica a te!»
«Beh, non proprio» replicò lui, alzando la manina della figlia su cui spiccava una voglia rossa a forma di cuore «Qualcosa l’ha presa anche da te»
«Che consolazione!» 
Audrey gli fece cenno di sedersi sul letto accanto a lei e Percy ubbidì.
«Siamo ufficialmente una famiglia» disse lui, mentre accarezzava la mano della piccola.
«Lo eravamo già» replicò Audrey, prendendo l’altra mano della figlia «Ora siamo solo una famiglia un po’ più grande»
«A questo punto dovremmo scegliere un nome» gli occhiali di Percy scesero ancora e Audrey, ridendo, glieli sistemò «Stavo pensando…»
«Ce l’ha già un nome»
«Cosa?»
«Hai perso il parto» spiegò lei, divertita «Così hai perso anche il diritto di scegliere come chiamarla»
«Ma non è giusto!»
«Vedrai, ti piacerà» Audrey fece vedere il braccialetto che la figlia portava al polso «Che ne dici?»
«Molly Weasley» lesse Percy e fece tanto d’occhi alla moglie, pensando di aver interpretato male «Stai scherzando?»
«Affatto» Audrey si pizzicò il naso, godendosi l’espressione sconvolta del marito «Tua madre e tua sorella mi hanno aiutata nelle ore più difficili e quindi ho pensato di ringraziarle così»
«Sarebbero bastati dei fiori» borbottò Percy, non ancora convinto.
«Qual è il problema?»
«Dare i nomi in onore di altre persone non ha portato molto bene finora»
«Che vuoi dire?» domandò la donna, confusa.
«Beh, guarda James e Fred» provò a spiegare lui. Aveva assunto quell’aria saccente che le faceva alzare gli occhi al cielo tutte le volte «Hanno preso il carattere dei loro omonimi. Di questo passo, la nostra Molly avrà lo stesso carattere di mia sorella o, peggio, di mia madre»
«Beh, perfetto allora» disse Audrey, rilassandosi «Tua madre e tua sorella hanno un carattere forte e non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno. Sono indipendenti e sanno farsi valere»
«Sì, ma hanno anche la tendenza a… bullizzarmi» concluse lui, non trovando termine migliore.
«Tutta la tua famiglia ti bullizza» replicò Audrey «Me compresa»
«E grazie a te mi bullizzerà anche mia figlia»
«Le tradizioni vanno rispettate» Audrey si allungò per dargli un bacio. Le orecchie di Percy divennero paonazze «E il modo in cui hai detto “nostra Molly” mi ha fatto capire di aver fatto la scelta migliore»
Percy non riuscì a ribattere, gli occhi erano come attratti dalla bambina fra le sue braccia e nulla sembrava più importante in quel momento, tranne stare lì a guardarla.
«La nostra piccola Molly» ripeté l’uomo, completamente ammaliato da sua figlia «Sì, devo ammettere che è stata proprio un’ottima scelta»
E, prima di far entrare il resto della famiglia, Percy e Audrey si godettero ancora un po’ quell’attimo di serenità.
 
 
 
 
Angolo Kimly:
 
Eccomi di ritorno!
Devo ammettere che è stato davvero complesso scrivere qualcosa su Percy. 
L’avevo detto anche per il capitolo su Draco, è vero, ma su Percy non avevo mai scritto nulla. Volete perché non è mai stato fra i miei personaggi preferiti o forse semplicemente perché non avevo mai avuto alcun tipo di ispirazione su di lui.
Però non potevo non mettere anche loro due in questa raccolta. Ero stata tentata di non farlo, ma non sarebbe stato lo stesso senza Percy e Audrey.
Passando proprio ad Audrey, me la immagino come una donna espansiva, senza peli sulla lingua, che sa tenere al suo posto il marito quando serve. Con il carattere di Percy, sarebbe stato difficile immaginare vicino a lui qualcuno di timido e tranquillo. Non so, si dice che gli uomini scelgano delle donne simili alla madre, quindi Audrey me la immagino molto vicino a Molly. Ah e, ovviamente, il nome scelto non si rifà solo alla signora Weasley, ma anche a Ginny, il cui secondo nome è proprio Molly
Facciamo chiarezza su tutti i bambini presenti nel capitolo. Conosciamo con esattezza solo l’età di Teddy e di Victoire. Il primo è nato nel 1998 e la seconda nel 2000. In questo capitolo hanno rispettivamente otto e sei anni. 
James, che nell’ultimo libro inizia il terzo anno, è quattro anni più piccolo di Victoire, che nell’ultimo libro inizia il settimo anno, e sei anni più piccolo di Teddy. Quindi è del 2004.
Dominique, non so il perché, l’ho sempre vista come coetanea di James, quindi anche lei è del 2004 per me.
Fred II, invece, è del 2005.
Molly II è del 2006, così come Albus e Rose: il primo è nato da poco e la seconda deve ancora nascere.
Avrei potuto scrivere prima il capitolo su Dominique e Albus, ma volevo andare in ordine, per così dire. I primogeniti prima, poi i secondogeniti e così via.
Spero di aver chiarito tutto.
Alla prossima :3
 

 

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Capitolo 9
*** Bill/Fleur {Dominique} ***


 Bill/Fleur {Dominique}
 
 
«Dominique, nique, nique s'en allait tout simplement, Routier pauvre et chantant en tous chemins, en tous lieux, il ne parle que du Bon Dieu…*»
«Il ne parle que du Bon Dieu» Victoire s’interruppe, mentre la nonna Apolline continuava a cantare, battendo le mani a tempo.
«A l'époque où Jean Sans Terre, D'Angleterre était le roi…» provò a riprendere la bambina, ma si fermò di nuovo, vedendo sua madre e suo padre scambiarsi effusioni proprio davanti alla porta aperta della sua camera.
Fleur e Bill non si accorsero di essere osservati e uscirono dal campo visivo di Victoire.
«Victoire, chérie, che succede?» domandò la nonna, rendendosi conto della distrazione della nipotina «Non ti va più di cantare?»
«No, mamie» rispose Victoire con una serietà che poco si addiceva ad una bambina di quattro anni «Vado da mamma e papà».
«D’accord» le disse la nonna, alzandosi dal suo letto e facendo per uscire dalla camera «Io credo che andrò a cercare ton grand-pèrechérie».
Victoire le fece un sorriso sdentato, poi, rimasta sola nella sua stanza, si mise di fronte all’alto specchio che papa le aveva regalato qualche mese prima. Si allisciò ancora di più i suoi lunghi capelli biondo-argentei con le mani e si sistemò meglio il vestitino che maman le aveva fatto indossare quella mattina.
Scese le scale di Villa Conchiglia, diretta in cucina, dove i suoi genitori erano intenti a parlare, ancora una volta, con l’enorme pancia di maman, che era cresciuta molto in quegli ultimi mesi. Papa, una sera, le aveva spiegato che lì dentro c’era la sua sorellina e che presto lei, Victoire, l’avrebbe conosciuta e le avrebbe fatto da sorella maggiore. “Mi fido di te, piccola” le aveva sussurrato papa quella volta e la bambina gli aveva mostrato un sorriso felice che era decisamente cambiato in quelle ultime settimane.
I suoi genitori sembravano essersi dimenticati della sua presenza. Le davano sempre meno attenzioni, troppo presi a preparare la stanza per la nuova arrivata, che per Victoire, oramai, aveva assunto il ruolo di intrusa. 
La sua vita era stata perfetta fino a quel momento: mamanpapa e lei. Era coccolata da tutti e non aveva mai sofferto la solitudine, piena com’era di cugini. Sentiva che presto avrebbe dovuto dividere tutto con la nuova sorellina: la sua casa, la sua famiglia e, forse, perfino il suo amico Teddy!
«Allora, siamo arrivati ad una conclusione, Fleur?» domandò Bill alla moglie, mentre Victoire si nascondeva dietro al bancone per non farsi vedere.
«Pas encore**» replicò la donna. Victoire non aveva mai visto gli occhi di maman così azzurri «A me continua a piascere Vivienne e tu insisti su Elinor. Non arriveremo mai a una solution».
«Non vorrei essere polemico, però abbiamo già scelto un nome francese» e Victoire sobbalzò, sentendosi chiamare in causa «Questa volta potremmo sceglierne uno inglese».
Fleur sorrise e finse un’espressione offesa. Bill si sporse in avanti per baciarla e Victoire si coprì il viso con le manine per non guardare quella scena.
«Che sc’è di male nei nomi francesi?» domandò Fleur e Bill scoppiò a ridere, senza dare una risposta.
Victoire gonfiò le guance, arrabbiata. E così papa avrebbe voluto più bene all’intrusa solo perché avrebbe avuto un nome inglese?
«Comunque sia, uno dei due dovrà cedere prima o poi» ammise Bill, mentre Victoire si sporgeva di nuovo da dietro al bancone, giusto in tempo per vedere maman accarezzare le lunghe cicatrici di papa. Anche la bambina adorava tracciare con il ditino quelle linee che davano così tanto carattere al viso del suo papà.
«E indovina chi lo farà, alla fine» lo prese in giro Fleur, lasciandosi stringere dal marito. Quasi senza accorgersene, entrambi posarono le mani sul pancione della donna e si scambiarono uno sguardo complice.
Victoire ricordava ancora com’era bello quando era lei quella stretta da maman papa e le iniziarono a pizzicare gli occhi. Tirò su con il naso e Bill, che aveva dei sensi da lupo, come una volta le aveva detto nonna Molly, si voltò subito verso la sua direzione.
Bill la individuò in breve tempo, occhi azzurri riflessi in altri occhi azzurri – più intensi, più simili a quelli di maman – e le fece un sorriso.
«Ehi, piccola, non eri con la nonna in camera?»
Victoire scosse la testa, quasi sentendosi in colpa di essere stata scoperta a spiarli. Papa, però, non sembrava arrabbiato e quando maman lo raggiunse sorrideva anche lei.
«Victoire, cosa ci facevi nascosta lì dietro?»
«Io non voglio una sorellina» rispose la bambina, senza tante cerimonie. Provò a contenere le lacrime, ma oramai non aveva più senso trattenersi «Mandala via, maman
«Tesoro, la mamma non la può mandare via perché è qui dentro» Bill si allungò per toccare la pancia di Fleur, che si portò una mano davanti alla bocca per contenere l’ilarità «Vuoi che vada via anche la mamma?»
«No, solo lei» rispose con caparbietà Victoire, indicando la pancia «Voglio che stiamo solo noi tre».
Fleur si abbassò alla sua altezza e le diede una carezza affettuosa.
«Victoire, non cambiorà niente fra noi tre quando arriverà la nuova bambina» la donna le diede un bacio sulla fronte «Te lo prometto».
Bill, che si era abbassato a sua volta sulle ginocchia per unirsi a sua moglie e a sua figlia, le prese una manina e la strinse.
«La mamma ha ragione. E non sei felice di avere una nuova compagna di giochi?»
«No» Victoire lasciò la mano al padre, offesa.
«Zia Gabrielle ed io abbiamo passato dei bei momenti insieme» continuò Fleur, ma Victoire non cedette.
«No!»
Bill sospirò con un sorriso, ma capiva bene, così come Fleur, cosa provasse la bambina: erano entrambi i primogeniti delle loro famiglie.
«Io ho adorato giocare con i miei fratelli da piccolo» disse l’uomo «Con zio Charlie, zio Percy, zio George, zio… Fred, zio Ron e con zia Ginny. Eravamo tanti e ci siamo divertiti parecchio!»
Victoire piegò le labbra in una smorfia poco convinta.
«E pensa a quanti cuginetti avrai, grazie ai miei fratelli» continuò Bill e Victoire prese a muovere un piedino, indecisa su cosa rispondere.
«E poi devi pensare che…» la bocca di Fleur si chiuse in un “o” di sorpresa e si portò una mano sul pancione «Oh, Bill, sta di nuovo scalciando».
Bill le sorrise con gioia. Fece per allungare una mano verso di lei, quando, visto lo sdegno di Victoire a quell'interruzione, le prese di nuovo la manina e gliela fece posare sulla pancia della moglie.
La bambina non capì il perché di quel gesto, fino a quando non sentì qualcosa muoversi sotto la pelle di maman. Ritrasse la mano, spaventata, e i genitori risero.
«Non avere paura, Victoire, è il suo modo di salutarti» le disse Fleur e la piccola, scambiandosi uno sguardo con il padre, avvicinò di nuovo la mano. Percepì nuovamente quel movimento e non poté trattenersi dal sorridere. La sorellina stava proprio salutando lei?
«Facciamo così, Fleur» se ne uscì Bill, godendosi quella scena familiare «Sarà Victoire a scegliere il nome».
«E sia» disse la moglie, stupita in positivo da quella decisione «Quale preferisci, Victoire, Elinor o Vivienne
Bill alzò gli occhi al cielo, quando udì Fleur calcare sulla sua preferenza, ma attese che la figlia scegliesse.
Victoire, vedendo gli occhi dei genitori guardarla con impazienza, si sentì caricata di un peso importante e si prese dei minuti per pensarci seriamente.
«A me piace Dominique».
«Dominique?» chiesero all’unisono Bill e Fleur, interdetti.
«Come la canzone che mi canta sempre nonna Apolline» chiarì la piccola e vide i genitori scambiarsi un’occhiata confusa.
Fu papa il primo a riprendersi e ad annuire.
«Lo sai, piccola? Dominique mi piace proprio tanto».
Fleur si alzò in piedi e Bill le mise un braccio attorno le spalle, alzandosi a sua volta.
«Piace anche a me. E poi, è francese» disse lei, arricciando il naso verso Bill che, però, sorrise ancora di più.
Victoire batté le mani, felice che la sua idea fosse stata apprezzata. E vedendo che i genitori le prestavano ancora attenzione, si ritrovò a pensare che forse – giusto un pochino, eh! – Dominique non sarebbe stata poi così tanto un’intrusa.
 
 
 
 
Note:
 
Eccomi di ritorno con un altro capitolo.
Capitolo un po’ diverso, non più dal punto di vista dei genitori del nascituro, ma dal punto di vista del primogenito o, in questo caso, della primogenita Victoire.
Che dire, ho sempre amato tantissimo questa famiglia: adoro la storia di Bill e Fleur e ho scritto molte storie su Victoire e Dominique (su Louis un po’ meno, ma amo anche lui xD)
Victoire, da bambina di quattro anni che a breve si ritroverà “invasa”, reagisce come reagirebbe qualsiasi bambino. È un po’ gelosa, esagera nelle sue visioni distorte dei genitori e pensa le cose più strane xD
Tutto ciò che sembra assurdo in questo capitolo, come ad esempio il fatto che Bill e Fleur non se la filino più, è ovviamente dovuto al punto di vista della bambina che è travisato dalla sua gelosia.
Passando agli asterischi: 
*= sì, ogni volta voglio dare un senso al nome che viene scelto per il nascituro, quindi anche questa volta ho trovato una sorta di significato. La canzone è una canzoncina francese, “Dominique” appunto, scritta e cantata da una suora belga, chiamata dai più Soeur Sourire, suora Sorriso. La canzone parla del prete di origini spagnole San Domenico, che poi fonderà l’ordine domenicano.
Più che per il significato intrinseco della canzone, che è perlopiù puramente religioso, l’ho scelta perché è tipico dei nonni insegnare ai nipoti delle canzoncine. E nella mia testa Apolline non solo gliela insegna perché Victoire impari un po’ anche il francese, ma anche perché ha anche lei una preferenza sul nome xD.
**= quasi tutte le parole sottolineate sono o in francese o nell’inglese maccheronico di Fleur, mentre “Pas encore”, per chi non lo sapesse, vuol dire “Non ancora”. “Mamie” è un vezzeggiativo francese, tipo il nostro “nonnina”.
C’è un lievissimo accenno alla Victoire/Teddy, perché io amo questa coppia e non potevo non mettere Victoire eventualmente gelosa della possibile preferenza che Teddy potrebbe avere per sua sorella!
Spero di aver chiarito ogni cosa.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e chi ha semplicemente letto.
A presto :3

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Capitolo 10
*** Harry/Ginny {Albus Severus} ***


Harry/Ginny {Albus Severus}
 
 
 
Quando Harry Potter varcò il cancello della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, una sensazione di nostalgia mista a familiarità lo investì in pieno.
Non era più uno studente da un bel pezzo, ma quella in fondo sarebbe stata sempre casa sua. La sua prima vera casa.
Sua moglie Ginny, accanto a lui, lo studiava con un piccolo sorriso sul volto. Lo conosceva così bene da sapere quanti ricordi stessero attraversando la mente del marito in quel momento. Erano stati bambini in quei corridoi, erano cresciuti in quelle aule e si erano anche innamorati in quel Castello.
Il piccolo James Sirius trotterellava contento di fronte a loro, con Harry che lo teneva d’occhio ben bene, sapendo quanto fosse facile per il figlio combinare qualche guaio. Diretti verso l’ufficio della Preside, Harry e Ginny guardavano affettuosamente James, che assomigliava sempre di più alle persone da cui aveva preso il nome. Sebbene non lo dicesse, quel fatto rendeva Harry terribilmente orgoglioso.
Dopo aver detto la parola d’ordine, entrarono nell’ufficio e la professoressa McGranitt li accolse con un sorriso.
«Oh, che bello rivedervi!»
Lo sguardo carico d’affetto era sempre lo stesso, nonostante i coniugi Potter fossero oramai adulti.
«E così questo è James Sirius» disse la McGranitt, facendo un sorriso anche al piccolo che rispose con uno sguardo attento. Harry sapeva che era il modo che suo figlio usava per studiare il mondo che lo circondava. Analizzava, capiva il punto debole e colpiva.
«Prendi un biscotto, James» continuò la McGranitt, aprendo una scatola di fronte a lui. James allungò la manina verso il biscotto che gli veniva offerto, ma poi decise di avventarsi sull’intera scatola. Se la strinse al petto e prese a correre per tutto l’ufficio, sperando che i genitori non gli chiedessero di restituirla.
«James!» lo ammonì Ginny, più con rassegnazione che con convinzione «Mi dispiace, Minerva, adesso…»
«Lascia stare, può prenderli tutti» la interruppe la McGranitt, divertita «È identico a tuo padre, Harry».
«Lo è, vero?» disse l’uomo, gli occhi che gli brillavano.
«E quanto manca per il prossimo?»
Ginny posò in automatico una mano sul pancione e il volto le si illuminò.
«Davvero poco. Giusto un paio di settimane».
«E sapete già il nome?»
«A dire il vero, no» ammise Harry «È strano, per James l’abbiamo deciso praticamente subito e per lui non abbiamo ancora alcuna idea».
«È un altro maschio, quindi» disse la McGranitt, facendo poi accomodare Ginny su una poltrona. Harry, che aveva riacchiappato James, si sedette accanto alla moglie con il figlio sulle ginocchia. La McGranitt prese posto di fronte a loro, dall'altra parte del tavolo.
«Forse è quello che ci ha frenati» chiarì Ginny, spostandosi i capelli rossi dietro la schiena «Noi ci aspettavamo una femmina. E avevamo anche già il nome».
«Lily» se ne uscì la McGranitt, tirando a indovinare.
Harry e Ginny annuirono e James, vedendo i genitori compiere lo stesso gesto, li imitò di riflesso.
«Vedrete che troverete qualcosa» disse la McGranitt «Comunque, sono contenta che abbiate accettato anche quest’anno il mio invito».
«Ammiro la tua caparbietà» rise Ginny, guardando poi il marito che con un sorriso scosse la testa.
«Mi spiace, Minerva, la mia risposta continua ad essere no. Mi piace il mio lavoro al Ministero».
«Lo so, ma continui ad essere il miglior candidato come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure. In fondo, l’hai già fatto in passato, o sbaglio?»
Harry ebbe la fugace visione della Stanza delle Necessità e sorrise ancora.
«Ero un ragazzino allora».
«Ma eri già un grande insegnante» commentò Ginny, mentre James allungava le braccia verso di lei per farsi prendere. La donna lo accontentò e il piccolo passò dalle ginocchia del padre a quelle della madre.
«Sei un po’ di parte, Ginny».
«Ginevra ha ragione, Harry. Sei sempre stato portato per la materia».
«Mi piacerebbe davvero tornare qui, ma continuo a preferire la pratica alla teoria».
«Capisco» sospirò la McGranitt, incrociando le mani di fronte a sé «Sapevo che sarebbe stata una causa persa, ma ho voluto tentare comunque. Albus spera sempre che prima o poi cederai».
I tre adulti si voltarono verso il quadro che ritraeva Albus Silente, in quel momento vuoto. Aberforth aveva un quadro del fratello nella sua locanda e Albus andava spesso a trovarlo.
«Mi piacerebbe parlare ancora con lui» ammise Harry, lo sguardo triste «In carne ed ossa, intendo».
La McGranitt lanciò un’occhiata ad un altro quadro, quello di Severus Piton, che aveva gli occhi chiusi, ma non sembrava dormire davvero. Probabilmente non aveva voglia di chiacchierare con loro.
«Harry!» urlò all’improvviso Ginny, facendo quasi spaventare James, che la guardò con occhi spalancati «Ho trovato!»
«Cosa?»
«Il nome, ho trovato il nome!»
Harry e la McGranitt la fissarono in attesa e lei, con un bellissimo sorriso sul volto, disse.
«Albus Potter».
Harry non replicò subito, colpito com’era da quell’idea. Silente aveva fatto così tanto per lui, che dare il suo nome al figlio sarebbe stato solo il minimo.
«Silente ne sarebbe stato felice» disse la McGranitt, quasi commossa.
«Ti piace?» domandò Ginny, gli occhi castani speranzosi.
«No».
Ginny e la McGranitt si scambiarono un’occhiata perplessa.
«No?» ripeté Ginny e Harry scosse la testa. James, che aveva gli occhi puntati sul padre, fece lo stesso. Imitare gli adulti era uno dei suoi giochi preferiti.
«No, non Albus Potter. Albus Severus Potter» disse l’uomo. Il fervore della sua voce convinse anche le due donne che sorrisero in segno di approvazione.
Solo quando la McGranitt si alzò per congratularsi con Ginny, Harry notò che Severus Piton, nel suo quadro, aveva aperto gli occhi e lo stava guardando.
E quasi quasi poté giurare di averlo visto sorridere.
 
 
 
 
Note:
 
Sì, forse Piton che sorride ad Harry è un po’ OOC. Ma magari, dopo la morte, Piton si è un po’ ammorbidito con Harry. Non lo so, mi piace pensare che sia così.
Passando al capitolo, siamo arrivati al secondo pargolo dei Potter che stavolta ci hanno messo un po’ di più a trovare il nome!
Per il resto, sono convinta che Harry sia rimasto in ottimi rapporti con i professori di Hogwarts, soprattutto con la McGranitt, in quanto direttrice dei Grifondoro. E sì, da adulti ce li vedo darsi del tu e chiamarsi per nome.
L’idea della McGranitt che tenta di far diventare Harry insegnante di Difesa mi è venuta all’improvviso, ma non sarebbe poi così strana. Sappiamo quanto il nostro eroe sia bravo in quella materia (battendo persino Hermione!)
Bon, penso di aver chiarito ogni cosa.
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno recensito/letto lo scorso capitolo <3
A presto :3
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

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Capitolo 11
*** Ron/Hermione {Hugo} ***


Ron/Hermione {Hugo}
 
 
«Quindi qualsiasi cosa ti dica la mamma, Rosie, sappi che al primo anno era davvero una bambina insopportabile!»
La piccola Rose spalancò gli occhietti azzurri e fece una pernacchia al padre, come a prenderlo in giro. Ron sospirò divertito: certe volte era così simile ad Hermione…
All’improvviso l’uomo udì un rumore provenire dal caminetto del salotto e comprese che sua moglie era appena tornata a casa.
«Mamma!» trillò Rose, eccitata.
«In cucina!» urlò lui ed Hermione, capelli sciolti e guance arrossate, fece il suo ingresso nella stanza. Dopo aver dato un’occhiata al marito e alla figlia non trattenne una risata.
«È questo il tuo modo di dare da mangiare alla piccola?»
«Perché? Che c’è?»
Hermione indicò il piano della cucina, completamente messo sottosopra, e poi fece un cenno al maglione del marito, imbrattato di pappa per bambini. Rose, seduta sul seggiolone di fronte al padre, batteva le mani, felice di rivedere la madre.
«È solo che Rosie non riesce a stare ferma. Appena la imbocco, ne sputa metà addosso a me!»
«È abbastanza grande per mangiare da sola, Ronald».
«Io voglio papà» chiarì Rose, categorica. Ultimamente la bambina aveva preso l’abitudine di voler essere coccolata più del solito. Addirittura, aveva preteso che il padre la facesse sedere ancora sul seggiolone, nonostante avesse quasi due anni. La donna sapeva bene a cosa fossero dovuti quei cambiamenti.
Hermione materializzò uno strofinaccio con un colpo di bacchetta e si avvicinò alla bambina. Le pulì la faccia tutta sporca – ne aveva un po’ persino fra i capelli rossi! – e poi passò a fare la stessa cosa al marito.
«Sei una strega, Hermione, potevi usare semplicemente la magia» ironizzò lui, ma lo sguardo era carico d’affetto. Gli piaceva che la moglie fosse così amorevole nei suoi confronti.
«Che strano, stavo per dirti la stessa cosa» replicò lei, dandogli poi un bacio sul naso, e Ron sorrise ancora. Quello era uno dei tanti motivi per cui l’aveva sposata: stuzzicarsi per poi baciarsi era la cosa che preferiva al mondo.
«Comunque, novità?» chiese Ron, prendendo in braccio la figlia che aveva allungato le manine verso di lui. 
«Sì» buttò lì lei, non riuscendo però a trattenere un sorriso «Sembra che presto non sarai il solo figlio maschio di cui dovrò prendermi cura».
«Un maschio?»
«Eh, già» rispose lei, toccando la pancia che già aveva preso forma. 
«Hai sentito, piccolina? Presto avrai un fratellino!»
«Sì!!» urlò di felicità la bambina, premendo poi le labbra sulla guancia del padre «Ma il lettino e il seggiolone sono miei».
Hermione le accarezzò la testolina rossa e le baciò le lentiggini.
«Rose, ti compreremo un lettino più bello».
«E poi ci aiuterai con il fratellino. Avremo bisogno di te» aggiunse Ron e Rose sorrise, annuendo.
«E va beeeeene».
Ron la mise a terra e le diede un buffetto sulla testa.
«Ora vai a giocare con Grattastinchi, Rosie. Puoi anche tirargli la coda, se ti va».
Hermione fece per replicare, ma Rose fu più veloce.
«No, papà. Grattastinchi poi si fa male» e corse fuori nel giardino, alla ricerca del gatto.
Ron scosse la testa, guardando la moglie.
«Com’è che anche mia figlia preferisce quel gattaccio a me?»
«Perché ti assomiglia, ma almeno sa quando stare zitto».
«È un gatto! Sta sempre zitto».
«Appunto» rise lei e Ron si avvicinò per stringerla in un abbraccio.
«Scegliamo un nome, simpaticona».
Hermione lo guardò negli occhi e gli fece un sorriso furbetto.
«Ti ricordi quando abbiamo scelto il nome per Rose? E tu avevi proposto Lavanda?»
Ron fece una mezza risatina e annuì.
«Era colpa di Harry, lo sai, e oramai sono passati anni».
«E ricordi anche che nome avessi proposto io nel caso fosse stato maschio?»
Ron provò a rammentare, ma faticava a farlo. Era passato troppo tempo.
«Mi piacerebbe Viktor come nome» propose allora Hermione e Ron realizzò il gioco della moglie.
«Non ci pensare neanche. Non chiamerò mio figlio con il nome del tuo ex ragazzo».
«Cormac?»
«Hermione…»
«Oppure ci sarebbe anche…» ma Ron si era già sporto a baciarla e Hermione lo lasciò fare, sorridendo poi nel bacio.
«Sii seria».
«Okay, ma non penso ti piacerà comunque».
«Perché?»
«Perché appena l’ho saputo, sono voluta correre a casa per farti questo scherzo, però più pensavo al nome “Viktor”, più mi veniva in mente una cosa».
Ron la guardò con sospetto, temendo il peggio.
«Cosa?»
«C’è uno scrittore babbano molto famoso che si chiama Victor, con la c».
«Ma la pronuncia è uguale» puntualizzò lui, le orecchie rosse per il fastidio «Non voglio chiamare il bambino così».
«No, non dicevo questo. Il cognome di questo scrittore è Hugo».
«Hugo» ripeté Ron, riflettendoci su.
«Che ne pensi? Hugo Weasley».
«Mi piace» ammise Ron con franchezza «E mi piace anche il fatto che Rose abbia la mia iniziale e Hugo la tua».
Hermione ci mise due secondi in più per capire il discorso del marito e poi sorrise. 
«Non ci avevo fatto caso».
«Perché in fondo sono io quello intelligente tra i due».
«Sei proprio uno stupido, Ronald Weasley» disse lei, provando a staccarsi dall’abbraccio, ma Ron la tenne ben stretta e le sussurrò all’orecchio.
«Uno stupido felice, signora Weasley».
 
 
 
 
 
Note:
 
Eccomi di ritorno! È in arrivo il piccolo Hugo in casa Weasley.
Questo capitolo è collegato al capitolo dedicato a Rose, dove Ron propone “Lavanda” come nome ed Hermione, per prenderlo in giro, mette in mezzo il nome “Viktor”. Quando ho letto che il figlio di Ron e Hermione si chiamava Hugo, ho subito pensato allo scrittore Victor Hugo (non mi chiedete il perché), quindi ho deciso di metterlo in mezzo anche in questa storia. In fondo, Hermione è una divoratrice di libri, no?
E sì, questo capitolo è più corto, proprio perché non sempre ci si mette ere geologiche a mettersi d’accordo. A volte il nome arriva subito. Per quanto riguarda l'atteggiamento di Rose c'è poco da dire: è un po' gelosa dell'arrivo di un nuovo pargolo, ma allo stesso tempo non vede l'ora di vederlo. Lei non è Victoire xD!
Piccola parentesi che non c’entra niente (o forse sì?): se i personaggi dovessero risultare OOC, scusatemi tanto. Loro sono LA mia coppia potteriana per eccellenza, Ron è il mio personaggio preferito da sempre e mi risulta sempre un po’ difficile scrivere su loro due. Ho costantemente paura di rovinarli :/
Spero che comunque abbiate apprezzato la storia.
Alla prossima :3

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