Epidemic Outbreak

di Shade Owl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1: Alto Ufficiale ***
Capitolo 3: *** Cap. 2: Questione di autorità ***
Capitolo 4: *** Cap. 3: Il Ponte Medico ***
Capitolo 5: *** Cap. 4: Degenerazione ***
Capitolo 6: *** Cap. 5: Emergenza di classe Alfa ***
Capitolo 7: *** Cap. 6: Jefferson ***
Capitolo 8: *** Cap. 7: Conversare con un albero ***
Capitolo 9: *** Cap. 8: Il piano del Capitano ***
Capitolo 10: *** Cap. 9: Sfiducia ***
Capitolo 11: *** Cap. 10: Guerra a bordo ***
Capitolo 12: *** Cap. 11: Il diffondersi della malattia ***
Capitolo 13: *** Cap. 12: Diplomazia ***
Capitolo 14: *** Cap. 13: Intromissione ***
Capitolo 15: *** Cap. 14: Riparazioni ***
Capitolo 16: *** Cap. 15: Arrangiamenti meccanici ***
Capitolo 17: *** Cap. 16: Trasporto di massa ***
Capitolo 18: *** Cap. 17: La Grande Crisi ***
Capitolo 19: *** Cap. 18: Decreto ministeriale ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Parker Bones si rigirò con un gemito nella branda, mentre un suono gracchiante e ripetitivo gli trapanava le orecchie, strappandolo a un sonno ristoratore e meritato, che era iniziato così bene da fargli sperare di non svegliarsi più.
Non poteva trattarsi della sveglia: l’impianto della PCP Ascendant era impostato secondo le preferenze dell’intero equipaggio e, a seconda della sezione, si comportava in modo diverso. Avendo avuto lui l’enorme fortuna di avere una cabina singola, dunque, aveva potuto scegliere personalmente un adagio di Mozart come sua personale suoneria mattutina. No, quello era l’impianto di comunicazione interno del vascello, ed era la cosa che odiava più di ogni altra a bordo.
A eccezione del comandante della Ascendant, Ethan Malkovich.
- Pronto?- grugnì, schiacciando con un pugno il pulsante sul comodino.
- Signor Bones, è sveglio?- chiese la faccia scura del Capitano, comparsa all’istante sopra il ricevitore, una porzione di sfera bianca che emanava adesso una tenue luce.
- Adesso sì, suppogno…- sbadigliò, sedendosi sulla branda - Cosa posso fare per lei, Capitano?-
- Può vestirsi e correre sul ponte medico.- rispose l’uomo - Abbiamo un’emergenza di classe Beta, mi serve il suo aiuto.-
- No, le serve l’aiuto del dottor Lassiter.- replicò Bones, stropicciandosi un occhio - Io sono solo l’ufficiale della sicurezza, non so niente di medicina. Non saprei curare un raffreddore.-
Il volto di Malkovich si accigliò.
- Le ho dato un ordine, Bones.- rispose - Non scherzi con me, non dopo la giornata che ho avuto.-
- Certo, la mia è stata liscia come l’olio… ho dovuto rinchiudere tre minatori, cosa avrò mai fatto?-
- Bones, la avverto!- esclamò scocciato l’altro.
- Okay, okay, non si faccia saltare le coronarie, arrivo…- sospirò, facendo per alzarsi.
- Sarà meglio che si sbrighi.- disse Malkovich - Perché l’emergenza riguarda proprio i suoi prigionieri.-
 
Bones soffocò uno sbadiglio, sistemando alla buona la giacca marrone della sicurezza sulle proprie spalle. A dispetto dell’insistenza del Capitano, non si era nemmeno dato la pena di mettersi la divisa, limitandosi a infilarsi un paio di pantaloni decenti. Se la maglia grigia con cui dormiva non gli piaceva, avrebbe potuto tranquillamente andare a farsi fottere.
Scivolò tra i corridoi silenziosi della sezione dormitori fino all’ascensore, e da lì raggiunse il ponte medico. Le porte si aprirono su una stanza luminosa e candida, talmente tanto che per un momento dovette strizzare le palpebre, infastidito.
- Ah, signor Bones… finalmente ci onora della sua presenza.-
Rimangiandosi la replica, Bones avanzò nella stanza, raggiungendo il Capitano Malkovich che lo aspettava, in piedi vicino alla balaustra che dava sulla corsia di isolamento. Al suo fianco c’era il dottor Lassiter che, con la sua testa coperta di radi capelli grigi, le rughe d’espressione e gli occhiali piccoli e rotondi, gli ricordava costantemente un carlino.
- Ho fatto più in fretta che potevo. Non so ancora attraversare le pareti.- rispose Bones - Allora, questa emergenza medica?-
Il dottor Lassiter fece un cenno col capo, indicando sotto di loro.
- Guardi.- rispose.
Bones sospirò, appoggiando i gomiti sulla ringhiera: sotto di loro c’era un vetro spesso almeno due pollici che isolava totalmente la stanza al di là di esso. All’interno c’erano tre letti occupati, e come gli era stato annunciato Bones poté riconoscere i minatori che aveva arrestato il giorno prima stesi sui materassi. Due di essi dormivano, anche se erano visibilmente febbricitanti, mentre l’altro spostava nevroticamente lo sguardo da una parte all’altra, abbracciando convulsamente un vaso con dentro una piccola pianta ornamentale.
- Interessante.- disse svogliatamente - E quindi?-
- Sono i suoi prigionieri, Bones!- sbottò il Capitano, guardandolo dall’alto in basso e gonfiando il petto, così che lo stemma della divisa risaltasse ancora di più - Potrebbe almeno fingere che le importa qualcosa!-
- A me importa solo che non facciano danni, Capitano. È per questo che ricevo uno stipendio. Sono malati, ma che posso farci? Di cosa, a proposito?- chiese poi, rivolgendosi al dottore - Quando li ho presi in consegna mi sembravano stare bene.-
- Non ne siamo sicuri.- rispose Lassiter - Stiamo ancora facendo esami. Un’ora fa, più o meno, hanno cominciato a mostrare segni di sofferenza. I sintomi vanno dalla febbre alla paranoia.-
- E questo giustifica un’emergenza di classe Beta?- chiese Bones - Un po’ di febbre?-
- Normalmente no, ma dopo quanto è accaduto negli ultimi giorni la situazione si fa preoccupante. Dopotutto, erano tra quelli che sono scesi a terra, ieri mattina. Potrebbe esserci un nesso.-
Bones sospirò.
- D’accordo.- disse - E io cosa c’entro? Cosa volete che faccia?-
- Per una volta, la sua cosa preferita, almeno per le prossime ventiquattro ore.- rispose il Capitano, serio - Ovverosia, niente. Ho già contattato i miei superiori, gli ho spiegato la situazione. Gli ordini sono di restare cauti e di attendere. Quello che sta accadendo è ben strano, e dicono che potrebbe servirci l’aiuto di uno specialista. Lei lo affiancherà fin dal suo arrivo per tutta la durata della sua permanenza qui a bordo. Mi aspetto la massima collaborazione, signor Bones.-
Lui grugnì.
- Agli ordini…- borbottò, svogliato.

Alla fine, ho deciso di pubblicare anche qualcos'altro, oggi, oltre a "The Hollow Game". Non so bene come andrà, sono sicuro solo di poche cose: questa storia avrà una frequenza di pubblicazione un po' più elevata, se mi riesce adotterò addirittura la mia preferita (giornaliera... perché sono autolesionista); sto ragionandoci sopra da parecchi giorni, forse settimane (ho perso la nozione del tempo), e ritengo che il personaggio centrale sia sufficientemente maturo per una cosa simile, per non parlare di tutto il resto della storia; se ci riesco, la mia intenzione è quella di cominciare una nuova serie, quindi questa sarà una "storia pilota". Vedremo come va.
Ah, un'ultima cosa, un dettaglio più tecnico: non ci metterò date. Mi è già capitato di sentirmi chiedere, in altre storie di genere fantascientifico, di specificare l'anno in cui si svolgono gli eventi. Ho sempre risposto, ma stavolta, per principio, non dichiarerò alcuna data. Questo perché non ne vedo l'utilità. Di certo non si svolge quest'anno, non si svolge nel corso di quello passato e nemmeno nel prossimo, visto che di viaggi spaziali se ne fanno pochi, oggigiorno. Sappiamo che è nel futuro, stop. Non serve altro. Io, personalmente, ammetto di avere ignorato per un anno intero la data di svolgimento del gioco "Dead Space", ad esempio, finché non ho letto alcune informazioni generiche su internet, tra l'altro mentre cercavo tutt'altro. Eppure, questo non mi ha dato alcun fastidio.
Quindi, godetevi la lettura e, se proprio volete una data... guardate il calendario.
A domani, allora, col primo, vero capitolo!

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Capitolo 2
*** Cap. 1: Alto Ufficiale ***


Bones scese fino al Ponte di Attracco in compagnia del Primo Ufficiale Fletcher, scorrendo con scarso entusiasmo l’olomessaggio di quella mattina: il Capitano, nella sua immensa misericordia, si era assicurato di fargli avere il resoconto completo degli ultimi eventi, così che se lo studiasse e lo passasse poi al fantomatico “esperto” che gli sarebbe stato affiancato, se mai gli fosse stato chiesto. In sostanza, quel promemoria era un miscuglio di paroloni difficili e di noiose e noiose annotazioni in merito alla missione inviata sul pianeta due giorni prima, quando i tre minatori si erano (presumibilmente) ammalati.
Anche se non aggiungeva quasi niente a quello che già sapeva, Bones lo aveva letto e riletto, più per ingannare il tempo che altro, mentre aspettava l’arrivo del tizio con cui avrebbe lavorato.
- Ehi, Fletcher… che mi sai dire di questo “esperto”?- chiese, ripensandoci.
Non gli era stato detto molto in proposito, né lui si era mai curato di saperne di più, fino a quel momento. Meglio ammettere la propria ignoranza con Brenda che rischiare figure in un secondo momento… o peggio, ulteriori attriti con Malkovich.
Il Primo Ufficiale si strinse nelle spalle, senza sciogliere le braccia dal nodo con cui le aveva strette sul petto coperto dalla divisa blu elettrico.
- Sembra che sia una specie di genio.- spiegò - Se vuoi posso mandarti la sua scheda, ma non c’è molto. Aspetta…-
Chiuse un momento gli occhi e, un attimo dopo, l’olovisore di Bones segnalò un messaggio in arrivo. Lo aprì con una piccola smorfia, scoccando una rapida occhiata a Brenda.
- A volte me ne dimentico.- ammise.
- Di cosa?-
- Del fatto che sotto quel biondume ci sia un terminale Allnet.-
Fletcher aggrottò la fronte.
- C’è anche molto altro.- osservò - Per esempio, un sistema di controllo Delta e una serie di microprocessori analitici ad ampio spettro. E un calcolatore emozionale di base, tanto per comprendere e riprodurre i tuoi stessi stati d’animo.-
Bones non replicò, ma il suo disagio non diminuì granché: gli androidi come Brenda potevano anche essere molto utili, con tutte le loro funzioni, le elevate prestazioni di calcolo, ragionamento e la totale assenza di sonno o fatica, ma il fatto che fossero pressoché indistinguibili dagli umani… insomma, un uomo che impazzisce può essere ammanettato, ma una macchina che va in tilt?
Comunque, Brenda Fletcher era un ufficiale di alto grado, all’interno della PCP Ascendant, e a differenza di Malkovich non era poi così insopportabile, oltre che più carina. Insomma, dovendo scegliere era di gran lunga meglio di lui.
Tornò a concentrarsi sul file appena arrivato, e la sua mente si dimenticò all’istante della conversazione: era sorprendentemente corto.
Conteneva appena poche righe e la foto di un volto: secondo quanto scritto lì, l’Ufficiale Valentine (la persona che stava appunto andando ad accogliere) era una sorta di freelance sporadicamente al servizio del Governo Terrestre, e aveva ricevuto diversi encomi durante il periodo di servizio regolare, qualche tempo prima, ma oltre a questo non c’era granché di utile nel file. Sembrava aver fatto una rapida carriera da qualche parte nella gerarchia di comando, e alle spalle aveva alcuni anni di studi specialistici, ma i dettagli su una qualunque di queste cose (grado, nome completo, date di nascita e di diploma…) erano totalmente assenti.
La foto, poi, non aggiungeva praticamente nulla: il volto di una donna giovane, che dimostrava anche meno di trent’anni, lo osservava corrucciato dall’ologramma che aveva davanti, ostentando una semplice capigliatura liscia e nera, che arrivava poco più su delle spalle.
- Questa sarebbe l’esperta?- chiese - E poi, esperta in che cosa? Non c’è scritto praticamente niente, qui!-
- Mi dispiace, ma neanch’io so di più.- rispose - Ne ho parlato con il Capitano, sembra che sia una sorta di carta jolly governativa… se non sanno che pesci prendere o di chi privarsi, mandano lei e incrociano le dita. Immagino che sia specializzata in epidemiologia o in medicina.-
Bones sbuffò, riponendo l’oloproiettore: le cose non stavano andando come aveva sperato. Già la situazione si era aggravata nel corso di quelle ultime ventiquattro ore, tanto che iniziava a preoccuparsi anche lui, e adesso veniva a sapere che era addirittura entrato in scena il Governo Terrestre con una sua “esperta” senza nome né curriculum. Tutto questo significava solo due cose: rogne e straordinario non retribuito.
- Senti, almeno sai dirmi come sono entrati in scena i colletti bianchi?- chiese.
- Non sono sicura.- ammise Fletcher, mentre le porte dell’ascensore si aprivano - Credo che dipenda dalla malattia degli operai. I campioni analizzati dal dottor Lassiter non hanno dato buoni risultati, qualunque cosa sia è virulenta e potenzialmente contagiosa. In più, bisogna tenere conto dell’accaduto nel sito minerario e degli eventi di ieri pomeriggio. Questo deve aver messo paura al consiglio di amministrazione, e sai com’è… una telefonata a un amico, un favore chiesto a qualcuno, ed ecco che ci prestano un ufficiale governativo.-
Bones sbuffò di nuovo, procedendo con lei lungo la passerella dell’hangar principale. Una navetta trasporto riposava lì accanto, i motori che si rilassavano dopo il lungo volo, sospirando ed emettendo volute di calore. L’aria era ancora strana dopo la ricompressione della stanza: tutte le volte che succedeva, Bones sentiva la testa girare leggermente, come se il sistema di supporto vitale avesse difficoltà a riempire nuovamente l’ambiente con ossigeno respirabile e lasciasse dei vuoti qua e là per alcuni minuti. O forse erano scorie penetrate con la navicella e provenienti da chissà quale regione dell’universo… magari particelle di una nebulosa, o detriti polverizzati di qualche asteroide.
Il portello della navetta si aprì proprio mentre lui e Brenda si fermavano lì davanti, mostrando loro l’Ufficiale Valentine in persona mentre scendeva dal velivolo.
Vista da vicino, Bones comprese che l’impressione ricavata dal suo file era più che corretta: si trattava di una donna non molto alta e piuttosto minuta di costituzione, dalle spalle un po’ strette. Non stava guardando nessuno di loro, ma teneva lo sguardo fisso su un documento cartaceo che teneva in mano, leggendolo attraverso un paio di occhiali dalla montatura nera. Nell’altra mano stringeva la maniglia di una ventiquattrore di pelle, e indossava una formale divisa scura dell’esercito, anche se priva di gradi o mostrine. C’erano solo un paio di medaglie appuntate sul petto e una spilla a forma di saetta sovrapposta a un anello sistemata sull’orlo del colletto.
Ma crede di essere in autobus, per caso? Pensò Bones. Dov’è la tuta di volo?
Accortasi di loro, l’Ufficiale Valentine alzò lo sguardo e aggrottò appena la fronte.
- Chi di voi è Parker Bones?- chiese.
- Io.- rispose lui, alzando appena la mano. Sentendola parlare, decise finalmente che doveva avere al massimo ventisei, ventisette anni -  Ufficiale della Sicurezza Parker Bones, in servizio sulla PCP Ascendant.-
L’Ufficiale Valentine lo guardò appena, come se lo stesse valutando a vista: in particolare si soffermò sulla barba non fatta e i capelli lunghi e disordinati. Quando poi si posò sulla giacca stropicciata strinse appena le labbra, e Bones comprese di non piacerle.
- Grazie.- disse, ignorando la sua mano - E lei dev’essere Brenda Fletcher, giusto?-
Lei annuì, irrigidendo la postura.
- Sì, signora.- rispose - Primo Ufficiale Brenda Fletcher, agli ordini del Capitano Ethan Malkovich.-
- Mh.- brontolò la donna - Interessante… che modello è?-
Brenda la guardò senza capire.
- Come?-
- Un R–123?- chiese - L’anno scorso ho lavorato con un modello F–42 delle UBS Industries, ma lei sembra più avanzata. Hanno migliorato il modulatore vocale, questo è certo… non sento imperfezioni nella sua voce.-
Brenda annuì lentamente.
- Modello R–124, matricola 1652/K, Intelligenza Artificiale di classe B. Non pensavo le avessero detto che sono un’androide.-
- In effetti avrebbero dovuto, ma fa niente.- rispose con una scrollata di spalle l’Ufficiale Valentine, incamminandosi e mettendo gli occhiali in una tasca - Andiamo? Voglio parlare quanto prima con il Capitano Malkovich. Se non volete mandare i vostri uomini, verrò a prendere i bagagli più tardi.-
E passò accanto a Bones senza degnarlo di uno sguardo. Lui, sgomento, si rivolse a Brenda, che si strinse nelle spalle.
Come diavolo l’ha capito? Pensò: lui ci aveva messo una settimana per scoprire che era un'androide, e solo perché gli era stato spiegato da qualcuno.
Chi accidenti era quella donna?

Ecco il primo capitolo. Domani ne sapremo di più sulla situazione che si è creata a bordo, sull'attività della nave e dell'emergenza presente, che finora ho volutamente tenuto sul vago.
E, come sempre, le prime lettrici a comparire tra i ringraziamenti sono Ely79 e LullabyMilla, che non mancano mai di seguirmi.
A domani!

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Capitolo 3
*** Cap. 2: Questione di autorità ***


- Stavo leggendo la documentazione su quanto è avvenuto in questi ultimi giorni ai vostri operai.- spiegò l’Ufficiale Valentine quando furono nell’ascensore, soppesando il fascicolo cartaceo - Ma è sorprendentemente povera.-
- Non ha ricevuto l’olomessaggio?- chiese Fletcher - Lì c’erano tutti i dati del caso… non usiamo molto il materiale cartaceo, la F&D Enterprise sta abbandonando tutto in favore dei sistemi virtuali.-
- Gli olotesti mi fanno venire l’emicrania.- rispose lei - Dunque?-
- Dunque farebbe meglio a prendersi un paio di aspirine.- disse Bones, appoggiato alla parete dell’ascensore - Comunque, la situazione si riassume in una sola parola: seccante.-
- Perdoni Bones. Tende a essere un po’ troppo sbrigativo.- disse Brenda, scoccandogli un’occhiata di rimprovero - Tutto è cominciato alcuni giorni fa, durante le operazioni di estrazione a terra. La PCP Ascendant è una nave mineraria orbitante, estrae e raffina le materie prime dagli asteroidi mentre un avamposto sul pianeta si occupa dell’estrazione a terra. Mi fermi se ne è già al corrente.-
- Continui pure.- rispose lei, scuotendo la testa - Qualcosa la so, ma mi è di aiuto. Serve a contestualizzare.-
- Molto bene.- disse Brenda - Come stavo dicendo, tra la Ascendant e l’avamposto minerario su Cassandra V contiamo circa trecentocinquanta persone, tra operai e membri dell’equipaggio. La scorsa settimana hanno cominciato a pervenirci alcune trasmissioni preoccupanti dal direttore delle operazioni minerarie, secondo il quale alcuni operai si erano improvvisamente ammalati. Un paio di giorni dopo, uno di essi è scomparso. Secondo le ricostruzioni è fuggito dalla finestra dell’unità medica.-
- Ha mai manifestato istinti violenti, prima o durante la malattia?-
- No, o avrebbero chiamato me.- rispose Bones - Il dottor Lassiter ha esaminato la cartella clinica, e ritiene che la febbre lo abbia indotto in un delirio allucinatorio e che non si rendesse conto di ciò che faceva.-
- È stato ritrovato?-
- No. Hanno mandato qualcuno a cercarlo, ma non abbiamo mai ricevuto alcuna notizia in merito.-
- Successivamente, i contatti si sono fatti più radi.- riprese Fletcher - Le trasmissioni erano spesso disturbate, e il direttore ha preso a parlare sempre meno, quelle poche volte che ci inviava messaggi. Verso la fine, i suoi discorsi si sono fatti incoerenti. Probabilmente si era ammalato anche lui, così stabilimmo una quarantena preventiva.-
- Insomma, è diventata un’epidemia.- disse l’Ufficiale Valentine - E perché non avete chiesto aiuto prima?-
- Il Capitano Malkovich si è consultato con i dirigenti della F&D, che ci hanno ordinato di investigare su quanto stava accadendo a terra.- rispose Fletcher - Abbiamo provato a ricontattare il direttore, e in mancanza di una risposta abbiamo inviato una squadra medica e alcuni minatori volontari per controllare, ma al loro arrivo il sito è stato trovato nel più completo abbandono. Non sono stati trovati corpi o superstiti, le navette di carico erano ancora al loro posto, e lo stesso i veicoli terrestri, mentre il guasto alle comunicazioni era dovuto a un albero caduto, che ha distrutto l’antenna principale. Molti altri danni simili sono stati riscontrati in quasi tutto l’avamposto minerario, il che è strano, siccome ogni pianta nel raggio di cento chilometri era stata sradicata e bruciata all’inizio dei lavori.-
- Quindi, in parole povere, i lavoratori sono spariti e al loro posto sono apparse delle piante?-
- Esattamente.-
- E di quante persone stiamo parlando?-
- Circa un centinaio.- rispose Bones. A quel punto l’ascensore raggiunse il piano, fermandosi - Ah, siamo arrivati sul ponte… bene.- borbottò - Okay, si prepari a ricevere il benvenuto del Capitano. E si ricordi di osannarlo, lo adora.-
- Fingerò di non averti sentito, Bones.- disse Brenda, mentre la sua unità facciale ostentava un’espressione di sdegno e sussiego.
 
Il Capitano Malkovich era un uomo di colore, alto e dalle spalle larghe. Cinquant’anni suonati, si faceva vanto di aver prestato servizio nei corpi militari per almeno tre lustri, di aver combattuto nella Terza Secessione nel sistema di Aldebaran e di aver partecipato alle missioni di pace nei pressi di Cethyas IX. Dopo il congedo era entrato al servizio della F&D Enterprise, e da allora aveva prestato servizio su quattro navi diverse.
Un uomo abituato a rimboccarsi le maniche e lavorare senza sosta, come se riposare cinque minuti fosse un crimine perseguibile penalmente.
In quel momento era in piedi accanto a una delle postazioni del ponte, e parlava con l’operatrice seduta davanti a uno dei numerosi terminali di controllo posti lungo il perimetro del Ponte di Comando e, soprattutto, nella sezione anteriore, dove formavano una sorta di piccola foresta di luci e suoni leggeri.
Il Ponte vero e proprio, il cervello di tutta la Ascendant, era un’ampia sala dall’alto soffitto da cui era possibile controllare buona parte dei suoi sistemi principali e stabilire e percorrere le rotte di navigazione, grazie anche ai venti tecnici costantemente di servizio in quell'area, così da assistere il Capitano. Lungo tutta la parete frontale e per più di metà di quelle laterali correvano grandi vetrate blindate, che garantivano una visuale completa di ciò che si trovava all’esterno dell’astronave.
Per la precisione “ciò che si trovava all’esterno” non erano altro che il pianeta Cassandra V e le decine di asteroidi orbitanti lì attorno, costantemente trivellati dalle articolazioni meccaniche della Ascendant. Ad eccezione dei sassi spaziali, lo spettacolo non era nemmeno tanto male, e la vista era migliore solo sul Ponte di Osservazione: Cassandra V era un globo delle dimensioni quasi doppie rispetto a quelle della Terra, molto simile a essa sotto numerosi aspetti, anche se il sole attorno al quale orbitava era una stella di Classe Spettrale M3, che lo tingeva costantemente di rosso. Questo, dunque, si traduceva non solo in un insieme di terre emerse che, anziché verdi, apparivano più che altro marroni, ma anche in oceani che tendevano verso una colorazione rosata.
Non che Bones ci vedesse nulla di poetico o romantico, ma faceva un certo effetto… e poi, doveva ammetterlo, gli era capitato di immaginare come sarebbe stato portare fino a lì una ragazza e mostrarle un pianeta simile. Se non fosse stato per l’enorme costo del viaggio, ci avrebbe volentieri fatto un pensierino.
Appena furono usciti dall’ascensore, l’Ufficiale Valentine identificò immediatamente il Capitano Malkovich, seguita a ruota da Bones e da Fletcher. Senza badare a nient’altro di ciò che aveva intorno, si diresse immediatamente verso di lui, attirando gli sguardi curiosi di alcuni dei tecnici più vicini.
Allertato dal suono dei passi, Malkovich alzò lo sguardo verso di loro, interrompendo la conversazione con la sua sottoposta; una volta intuito chi fosse la donna che gli si stava avvicinando, raddrizzò la schiena e mosse qualche passo verso di lei, tendendo una mano.
- Lei dev’essere l’esperta che ci è stata prestata dal Governo Terrestre per risolvere la situazione, immagino.- disse - Capitano Ethan Malkovich, ufficiale in comando della PCP Ascendant.-
- Ufficiale Valentine.- rispose la donna, stringendogli la mano e posando a terra la ventiquattrore - Il signor Bones e il suo Primo Ufficiale mi hanno informata della situazione.-
- Molto bene. Sappia che siamo a sua completa disposizione. Bones la affiancherà per tutto il tempo, e qualunque cosa servisse…-
- In realtà, avrei delle domande.- lo interruppe lei, incrociando le braccia - In primo luogo, ritengo sia un’idea pessima affiancarmi un organico. Senza offesa per il signor Bones, che sicuramente sarà un ottimo elemento del suo equipaggio…-
Il Capitano Malkovich alzò appena un sopracciglio, senza dire niente. Bones lo mandò mentalmente a quel paese.
- … temo che la sua utilità alle indagini sarà limitata. Il suo Primo Ufficiale, invece, è un’androide, il che significa che, qualunque agente patogeno abbia colpito i suoi uomini, non lo può contrarre. Sarebbe meno a rischio del signor Bones, senza alcun dubbio.-
Malkovich lanciò un’occhiata a Brenda, che scrollò le spalle, poi tornò a rivolgersi all’Ufficiale Valentine.
- La Comandante Fletcher ha molto lavoro da fare.- disse - Se ci fosse qualcosa che può fare per aiutarla, sicuramente sarà felice di prestarsi, ma in quanto androide le sue capacità sono richieste per i lavori di estrazione. Ci sono variabili che il cervello umano non può cogliere…-
- Questo mi porta a esporre la mia seconda perplessità.- continuò lei, ignorandolo - Alla luce di quanto sta accadendo… l'incidente nell'avamposto minerario e il propagarsi del contagio anche qui a bordo… come mai non avete ancora interrotto i lavori?-
Malkovich si erse in tutta la sua statura, assumendo un contegno sdegnato. Bones, per un momento, credette di vederlo esplodere: chiedergli di non lavorare? Ma era matta?
- Ho ricevuto istruzioni precise, alla partenza.- disse, in tono fermo e vagamente irritato - Le procedure di estrazione del Tunio da Cassandra V e dagli asteroidi circostanti sono lo scopo di questa missione mineraria. Per quanto concordi con lei rispetto alla gravità della situazione, non vedo ancora un buon motivo per interrompere i lavori, così come non sembrano vederlo i miei superiori, che mi hanno lasciato potere discrezionale in me…-
- Beh, ora il potere discrezionale ce l’ho io.- lo interruppe nuovamente l’Ufficiale Valentine, e anche il suo tono parve farsi più irritato - Faccia fermare le macchine e istituisca una quarantena preventiva al settore della nave dove risiedevano i minatori malati. E mi faccia avere quanto prima la lista completa delle persone che sono scese su Cassandra V il prima possibile. Devono presentarsi tutti sul Ponte Medico per un controllo obbligatorio, e se sono entrati in contatto con qualcun altro dell’equipaggio, voglio esserne immediatamente informata.-
Bones si era sempre ritenuto un gran rompiscatole, soprattutto quando aveva a che fare con il Capitano Malkovich, ma mai prima di allora lo aveva visto così arrabbiato: i suoi occhi mandavano lampi, aveva i muscoli rigidi e i pugni serrati. Scoprì in quel momento di ammirare almeno un po’ l’Ufficiale Valentine per il suo coraggio: personalmente non era un tipo che si tirava indietro, ma il Capitano era un uomo imponente e robusto, e se avesse guardato lui in quel modo, almeno un paio di passi indietro li avrebbe fatti.
La donna, invece, non parve essere minimamente intimidita, e lo guardava con pazienza, quasi stesse aspettando una risposta da lui, la schiena ben dritta e le spalle alte. Non stava nemmeno battendo ciglio.
- Signorina Valentine…- cominciò Malkovich.
- Ufficiale.- lo corresse lei, facendolo sicuramente irritare ancora di più.
- Ufficiale Valentine… le ho promesso collaborazione completa, perché io per primo voglio venire a capo di questa storia, e infatti le fornirò la lista completa del personale che è sceso sul pianeta, oltre a ordinare un controllo medico all’intero equipaggio, ma non autorizzerò una quarantena preventiva per un intero settore, né fermerò i lavori per un’emergenza di classe Beta.-
- Lo farebbe per un’emergenza di classe Alfa?- chiese lei - Perché i presupposti per dichiararla ci sono. Ancora non eleverei il livello di allerta, certo, ma se le cose peggiorassero potrei doverlo fare. E mi creda, lei non vuole sapere come mi comporto durante le emergenze di classe Alfa.- lo guardò per un momento, aggrottando la fronte - Si era forse illuso che nulla sarebbe cambiato con me a bordo? Che mi sarei chiusa in un laboratorio ad analizzare campioni di colture mentre la sua intera nave veniva infestata da un agente patogeno sconosciuto?- fece un sorrisetto, il primo da quando era arrivata, e scosse lentamente la testa - Io non indago sulle malattie. Non è quello il mio campo. Sono qui per sapere cosa l’ha provocata e perché, e se ci riesco troverò anche una cura. E visto che ci sono, vedrò di scoprire che fine hanno fatto le cento persone scomparse dell’avamposto minerario.-
A quelle parole, l’intero equipaggio presente sul ponte, che fino a quel momento aveva ascoltato in assoluto silenzio, cominciò a borbottare agitato, mentre Brenda si lasciava sfuggire un gemito: la notizia della scomparsa dei minatori su Cassandra V era stata tenuta segreta per non allarmare il resto del personale, che fino a quel momento aveva creduto fossero ancora tutti in quarantena e con un guasto al sistema di comunicazione.
- Signorina Valentine, io non le permetto…- esclamò furioso il Capitano, facendo un passo avanti.
- Ufficiale Valentine!- esplose la donna, alzando una mano fino a toccargli il petto - E si rammenti che, qualunque sia il suo grado, Capitano, non sarà mai al sicuro dai guai che potrò causarle io con una sola frase detta all’orecchio giusto. Né potrà considerarsi al sicuro dai miei ordini.-
A quel punto si chinò e aprì la ventiquattrore, traendone un olovisore che tese a Malkovich. Il Capitano lo prese, accigliato, e lo accese. Un testo comparve davanti a lui, e all’improvviso sgranò gli occhi.
- Un… Nulla Osta…-
- … di tipo Zero.- completò l’Ufficiale Valentine, tornando a incrociare le braccia - Secondo quel documento, ho l’autorità completa su tutto, d’ora in avanti. E, se cercherà di andare contro di me un’altra volta, scoprirà che l’ultimo a provarci è attualmente passato dal comando di un vascello militare alla direzione di un fast food. Quindi non si agiti…- disse, riprendendosi l’oloprioettore - … e faccia come le ho detto.- terminò, girando sui tacchi e tornando verso l’ascensore - Bones, venga con me. Dobbiamo parlare.-
Lui esitò un momento, scoccando un’occhiata allo sconvolto Capitano Malkovich e una a Brenda, che fissava la schiena della donna sbigottita, poi le andò dietro di corsa.
Dopo quella scena, decise che l’Ufficiale Valentie era appena diventata la sua nuova eroina.

Bene, dichiaro cominciate le indagini. Ringrazio ancora Ely79 e LullabyMilla, che mi stanno seguendo, e saluto tutti quanti. A domani!

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Capitolo 4
*** Cap. 3: Il Ponte Medico ***


- È stata fenomenale, lo sa?- disse Bones, quando le porte dell’ascensore si furono richiuse - Non credo di aver mai visto nessuno tenere testa in quel modo a Malkovich. Ha tutta la mia simpatia.-
L’Ufficiale Valentine lo guardò senza sorridere.
- Non gli ho tenuto testa.- disse - L’autorità più alta della nave, adesso, sono io, signor Bones. Semmai, è lui che ha cercato di tenere testa a me. Lo sa cos’è un Nulla Osta di tipo Zero?-
- Un documento dal nome altisonante?-
- È l’autorizzazione di sicurezza di grado più alto che esista.- rispose lei, seria - In parole povere, ho la facoltà di assumere il comando dovunque e in qualsiasi momento, se la situazione lo richiede. Malkovich sarà anche il Capitano della Ascendant, ma finché rimarrò a bordo sarà a me che dovrà rendere conto. E lo stesso vale per lei, signor Bones.-
- Ehi, non c’è bisogno di essere così ostili.- ridacchiò lui - Io sono dalla sua parte, gliel’ho detto.-
- Davvero?- chiese lei, aggrottando la fronte - Eppure, secondo la sua scheda personale, è piuttosto indisciplinato. Tre richiami per insubordinazione, negligenza sul lavoro, omissione di atti d’ufficio, persino una notte di reclusione per guida pericolosa…-
- Quello risale a quando ero ragazzo.- corresse lui - Quindi ha letto la mia scheda? Curioso, prima credevo che non sapesse chi ero…-
- Speravo di sbagliarmi.- rispose lei - Non si offenda, perché non ce l’ho con lei, ma non è un buon elemento, non secondo i suoi superiori…-
- Secondo Malkovich. È lui che mi ha fatto richiamare per insubordinazione. La negligenza e l’omissione di atti d’ufficio erano casi… particolari, diciamo.-
- Dunque ritiene che il Capitano ce l’abbia con lei?-
Bones si strinse nelle spalle.
- Lui è un maniaco del lavoro.- spiegò - Io tendo a fare le cose con calma. E non disdegno una dormitina alla scrivania, quando non ho niente di urgente da fare.-
L’Ufficiale Valentine annuì.
- Capisco. In effetti, non mi è sfuggita l’espressione di disappunto del Capitano Malkovich quando l’ho definita un “ottimo elemento”. Era contrariato. Si vede che non gli piace. Ma potrò fare affidamento su di lei, sì o no? È questo che voglio sapere, signor Bones. Aspetti prima di rispondere.- lo anticipò, vedendo che stava aprendo la bocca - Non dovrà solo portarmi il caffè o aiutarmi a interrogare le persone. Mi è spesso capitato, nel corso degli anni, di imbattermi in situazioni molto, molto pericolose, anche quando sembrava che in realtà fossero problemi da nulla. Magari scopriremo che questa epidemia non è altro che un virus sconosciuto di Cassandra V che si cura come una qualsiasi influenza, oppure potremmo venire a sapere che ci siamo imbattuti in una nuova forma di vita finora sconosciuta. Quello che mi aspetto da lei, se vorrà davvero aiutarmi, è la massima collaborazione e prudenza, quindi.-
Bones annuì lentamente, affondando le mani nelle tasche del giubbotto.
- Signora… per quanto mi riguarda, lei ha tutta la mia fiducia.- disse - Malkovich è un imbecille che sa solo fare quello che gli viene detto. Non prende iniziative degne di questo nome. Se mi affidassi a lui per risolvere il problema, farei prima a sedermi alla scrivania e vedere che succede. Finché i minatori rimarranno malati ci saranno solo rogne, e io non voglio questo. Più se ne presentano e più faccio una vita di merda. Quindi, può contare su di me.-
L’Ufficiale Valentine lo guardò ancora un momento, come se lo stesse studiando, poi annuì e si voltò verso le porte dell’ascensore, incrociando le braccia.
- Lo spero per lei, signor Bones.- rispose.
 
Raggiunto il Ponte Medico, Bones la condusse nello studio del dottor Lassiter, dove lui stava leggendo qualcosa seduto alla scrivania. La sua fronte rugosa si accigliava sempre di più a ogni riga, marcando ogni solco nella sua pelle in modo estremamente preciso, così che da carlino passava a quella che Bones definiva come la sua “modalità bulldog”, e non parve accorgersi di loro finché non chiuse la porta.
- Dottore…- lo salutò Bones - Permetta di presentarle l’Ufficiale Valentine. È appena arrivata, ci aiuterà a capire cosa sta succedendo qui.-
Il dottore si alzò, tendendole la mano.
- Molto piacere, signora.- disse - Io sono Marcellus Lassiter, Ufficiale Medico della Ascendant. Spero sinceramente che lei possa venire a capo di questa situazione.-
- Sono qui per questo, dottore.- rispose l’Ufficiale Valentine, sedendosi di fronte alla scrivania - Mi dica tutto quello che sa su questa malattia.-
- Non molto, purtroppo.- ammise, tornando a sedersi sconfortato - Ma le spiegherò quel poco che sono riuscito a scoprire. Intanto, vorrei sapere quanta esperienza ha in epidemiologia, in virologia o quantomeno in medicina in generale.-
- Non sono i miei campi di competenza, ad essere sincera.- rispose lei - Ma parli liberamente. Usi pure il linguaggio che preferisce. Io starò al passo.-
- Molto bene.- disse Lassiter, togliendosi gli occhiali e pulendoli in un panno - Dunque… i risultati degli esami, che stavo giustappunto leggendo, non sono per niente incoraggianti. Inizialmente i contagiati erano solamente tre, ma nella giornata di ieri altre due persone, un operaio e uno dei miei sottoposti, hanno cominciato a manifestare sintomi riconducibili a questa misteriosa infezione. Entrambi facevano a loro volta parte della squadra di soccorso che è scesa sul pianeta.-
- Dunque è possibile che tutti i membri della squadra abbiano contratto la malattia, no?- osservò Bones.
- Non ne sarei troppo sicura.- disse l’Ufficiale Valentine, scuotendo lentamente la testa - Se fosse così, avrebbero mostrato i sintomi nello stesso momento.-
- È quello che ho pensato io.- annuì il dottore - Anche se non saprei dire dove altro possano essersi ammalati. Potrebbe dipendere dal sistema immunitario… forse il loro era più forte, ed è riuscito a prolungare il periodo di incubazione.-
- Forse. Ad ogni modo, continui… stava parlando degli esami, giusto?-
- Sì, giusto. Come dicevo, i risultati mi hanno lasciato con l’amaro in bocca: i campioni di sangue dei soggetti si sono mostrati atipici. Tanto per cominciare, la colorazione: normalmente, come sappiamo tutti, il sangue di un mammifero si presenta rosso scuro, questo a causa dell’emoglobina in esso presente.-
- E stavolta?- chiese Bones.
- Stavolta, la colorazione era enormemente schiarita.- rispose il dottore, con l’aria di chi non crede a quello che sta dicendo - Tendente al rosato, per essere precisi. L’analisi del sangue, oltre a una discreta quantità di sostanze sconosciute, ha dato risultati preoccupanti: un enorme e improvviso calo di tutte le normali componenti ematiche, a eccezione di acqua, sali minerali e zuccheri, che hanno subito un grande incremento.-
- E questo… cosa vorrebbe dire?- chiese Bones.
- Non ne ho la più pallida idea.- sospirò sconfortato Lassiter, appoggiando i gomiti sulla scrivania - Ma sono sicuro di questo: qualunque cosa abbia infettato quelle persone, adesso le sta cambiando. Ancora non so in che cosa, né come fermarlo, ma il processo è graduale, e per nulla pacifico: alcuni pazienti hanno cominciato a borbottare in modo incoerente, tant’è vero che a volte non sono nemmeno sicuro che stiano parlando con me. Uno invece si è come innamorato di una pianta in vaso, al punto che ci dorme insieme, e un altro ha manifestato paranoia e istinti aggressivi verso di noi. Si è convinto che l’intero equipaggio voglia fargli del male.-
L’Ufficiale Valentine annuì lentamente, pensierosa.
- Presto le arriveranno nuovi pazienti da visitare.- lo avvertì - L’intera squadra di soccorso, per essere esatti… o almeno, quel che ne resta. Se dovessero risultare infetti, la prego di metterli in isolamento. E potrebbe dover controllare anche coloro che hanno avuto contatti con queste persone, tanto per essere sicuri. Sa già come si propaga il contagio?-
Lassiter scosse la testa.
- No, sfortunatamente no.- ammise - Così come non so quanto velocemente si propaga la malattia in un corpo ospite. Anche il tempo di incubazione mi sfugge, visto che i pazienti si sono ammalati in momenti diversi. L’unica cosa che posso dire con certezza è che dopo le prime ventiquattro ore dal contagio i sintomi cominciano a manifestarsi appieno, anche se è una stima molto approssimativa, e forse errata. Mi baso solo sui primi tre casi, per adesso, e do per scontato che gli altri siano entrati in contatto con l’agente patogeno solo in un secondo momento.-
- Ma se così fosse, non sarebbero in pericolo solo quelli che sono scesi sul pianeta.- osservò Bones - Tutta la nave potrebbe ammalarsi.-
Lassiter annuì lentamente, facendo un sorrisetto tirato e privo di allegria.
- Capisce, ora, il problema?-
- Proprio come temevo, dunque.- disse l’Ufficiale Valentine, alzandosi - In tal caso, potrei davvero dover dichiarare un’emergenza di classe Alfa.- trasse un profondo respiro, scuotendo la testa - Mi faccia avere tutta la documentazione sui pazienti. Bones, venga con me, voglio vederli coi miei occhi.-
 
Il settore di isolamento del Ponte Medico era separato da una spessa parete metallica, aperta solo dove una grande vetrata permetteva di vedere all’interno. Lungo la cornice c’era una sottile striscia luminosa che ne seguiva il contorno, color azzurro tenue.
- Mmmh… interessante.- commentò l’Ufficiale Valentine - Un sistema antisfondamento a carica cinetica. Sofisticato per una nave mineraria.-
- Sì, lo hanno installato tre anni fa. Sembra che il precedente equipaggio abbia avuto problemi di LSD, e il delirio allucinatorio ha fatto un po’ sbarellare due operai. Da allora, la F&D ha deciso di dotare tutte le navi della flotta di questi aggeggi, tanto per essere sicuri.- Bones le scoccò uno sguardo incuriosito, incrociando le braccia - Ingegnere meccanico?-
L’Ufficiale Valentine lo guardò senza capire.
- Come?-
- Cerco di indovinare la sua specializzazione.- spiegò - Non è nella sua scheda… insieme a un sacco di altre cose. Allora, ho indovinato? È così che ha capito che Brenda è un’androide?-
La donna si concesse il primo sorriso divertito dal suo arrivo, tornando a guardare nella stanza.
- No.- rispose - Come quasi tutto quello che so, queste sono competenze che ho acquisito nel tempo e sul campo.-
- E se le chiedessi direttamente qualcosa?-
- Non le risponderei.-
- Tanto meglio.- ridacchiò Bones - Mi piace indovinare. E, a proposito di cose che non so, mi dice almeno come si chiama? O devo continuare a chiamarla Ufficiale Valentine?-
- Sì.- rispose lei, immediatamente - Mi chiami pure in questo modo. Senza offesa, ma lo fanno tutti quanti, e preferisco così.-
Bones aggrottò la fronte.
- Tutti quanti?- ripeté - Andiamo, di sicuro i suoi amici… o i suoi superiori…?-
Lei fece un altro sorrisetto, stavolta ironico, che gli fece morire le parole in gola.
- Chi dice che ne ho?-
Bones esitò un momento.
- Di… amici o superiori?-
- Scelga lei.- rispose tranquillamente la donna, senza mostrare un umore particolare - Dopotutto le piace indovinare, no?-
Bones fece per dire qualcosa, rendendosi conto però che non aveva idea di cosa potesse effettivamente dirle. Più passava il tempo, più quella donna lo lasciava perplesso.

Uuuuhmmm... di poche parole, l'Ufficiale Valentine.
Ringrazio Ely79 e LullabyMilla, che mi stanno seguendo. A domani!

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Capitolo 5
*** Cap. 4: Degenerazione ***


Mentre Bones perdeva tempo per cercare di capirla, l’Ufficiale Valentine aveva ripreso a studiare i membri dell’equipaggio ammalati, osservandoli con grande attenzione, le labbra strette e gli occhi verde foglia (Bones notò il colore solo in quel momento) accesi di interesse.
- Mmmh… Bones, vede quello che vedo io?-
Lui la guardò ancora per un secondo, poi si voltò verso i pazienti: come annunciato da Lassiter, due di essi erano apparentemente addormentati, anche se scossi da brividi di febbre e coperti da sudori freddi; un altro era stato, invece, legato saldamente al letto tramite solide cinghie, e una sorta di collare metallico gli era stato agganciato al collo (Bones ci mise un po’ per capire che era un dispositivo di sicurezza elettroshock). Lui era il più agitato, e anche attraverso la spessa parete e il vetro si sentiva un borbottio confuso che erano le sue grida, mentre strattonava le fasce di cuoio e si divincolava, ma non era possibile comprendere una sola parola di ciò che stava dicendo. Strano che avessero chiuso uno agitato come lui con tutti gli altri, ma probabilmente dipendeva dalla mancanza di spazio: quello era l’unica stanza di isolamento medico di tutta la nave.
Poi i farmaci che lo sedavano fecero probabilmente effetto, perché cominciò a piagnucolare, mentre i suoi movimenti si indebolivano progressivamente, lasciandolo infine molle e silenzioso.
Proprio di fronte a lui, una donna stava distesa di schiena sul letto, e fissava insistentemente il soffitto. Non si muoveva, ma parlava ininterrottamente tra sé e sé, pronunciando parole che loro non riuscivano a sentire.
Infine, l’ultimo paziente era quello che dormiva con una pianta, come spiegato dal dottore. Continuava ad accarezzarla lentamente, mormorandole qualcosa, e i suoi occhi spiritati si muovevano rapidamente da un punto all’altro della stanza, come se temesse che qualcuno potesse avvicinarsi troppo.
- Bene, eccoli qui.- disse Bones - Finora nessuno si è avvicinato, a parte Lassiter e quelli del Ponte Medico. Cosa sperava di vedere?-
- Non lo so.- rispose l’Ufficiale Valentine, continuando a studiare attentamente il gruppo oltre il vetro - Qualcosa. Qualunque cosa che possa darci un qualche indizio.-
- Insomma, siamo qui a incrociare le dita?- brontolò deluso Bones: si era aspettato di più da quella donna, doveva ammetterlo - Mi scusi, ma come intende procedere, posso chiederglielo?-
- Nell’unico modo possibile, per tentativi.- disse lei, senza staccare gli occhi dai pazienti - Mi sa dire quali sono stati i primi a contrarre la malattia?-
- Sì… quello con la pianta è Kenneth Brown, uno dei nostri ingegneri elettronici. Era quello che doveva riparare il guasto alle trasmissioni nell’avamposto.- spostò un po’ il dito, indicando i due febbricitanti - Mentre i belli addormentati, lì, sono Nolan Brody e Pablo Gomez, rispettivamente il Capo Operaio e un semplice minatore.-
- Come mai li aveva arrestati?-
- Ubriachezza molesta. Tornati sulla Ascendant hanno ceduto alla tensione e hanno alzato un po’ troppo il gomito, cominciando a blaterare sulla sparizione della gente nell’avamposto. A Malkovich non è piaciuto, e mi è toccato sbatterli dentro. Una rottura, anche perché Pablo è uno forte, lo voglio sempre in squadra con me a Poker, e Kenny mi ha riparato l’impianto stereo l’altra settimana, ma…-
Lasciò sfumare le parole, sospirando.
- Vede niente di utile?- chiese dopo qualche momento.
- E lei?-
- Signora, qui non sono io l’esperto.-
- Ma è un poliziotto.-
- Ufficiale della Sicurezza.-
- In ogni caso, è abituato a notare le stranezze, nel suo lavoro. Ed è proprio quello che serve a noi.-
- Quindi che genere di stranezze dovrei cercare?-
L’Ufficiale Valentine si strinse nelle spalle.
- Qualunque cosa che sia fuori dall’ordinario.-
- A parte l’amoreggiare con una pianta?-
- Sì, qualcosa… come quello!- esclamò, indicando all’improvviso Nolan Brody, il febbricitante più vicino alla porta - Guardi lì… sotto il colletto, vede niente?-
Bones si avvicinò quanto più possibile al vetro, strizzando le palpebre e fissando il collo dell’uomo. Sulle prime non notò nulla di strano ma, quando Brody si scrollò nel sonno, l’orlo del camice ricadde giù quanto bastava per mostrargli i bordi di qualcosa di scuro.
- Che roba è?- chiese, aggrottando la fronte.
- Non lo so, ma è quello che stavamo cercando.- rispose, avviandosi verso l’interfono più vicino - Mandate subito il dottor Lassiter al settore di isolamento.-
- Per una macchia?- chiese Bones - Potrebbe essere una voglia.-
- O un nuovo sintomo.- rispose l'Ufficiale Valentine, seria - Magari appena comparso. In ogni caso, potrebbe darci qualche altro indizio, e voglio essere sicura prima di andarmene.-
 
Il dottor Lassiter e un’assistente si infilarono due identiche tute isolanti prima di varcare la porta, cosa che fece perdere loro un bel po’ di tempo. Durante l’attesa, Bones andò nell’area relax per farsi un caffè, e al suo ritorno trovò la porta che si richiudeva dietro le spalle del medico, mentre l'Ufficiale Valentine osservava la scena da dove l’aveva lasciata, più torva e concentrata che mai.
- Caffè?- chiese, porgendole un bicchiere di plastica.
- Non gliel’ho chiesto.- rispose lei, senza neanche guardarlo.
- Lo so, volevo essere gentile.- rispose Bones, stringendosi nelle spalle.
L'Ufficiale Valentine sospirò, accettando la bevanda.
- In questo caso grazie, Bones. Ma non ci provi con me, non glielo consiglio.-
- Tranquilla. So fiutare le rogne.- rispose, bevendo il proprio caffè - E, senza offesa, lei ne emana un tanfo tanto grande da farmi venire il raffreddore.-
- Vedo che ha afferrato il concetto.- disse la donna, sorseggiando a sua volta dal bicchiere - Ad ogni modo, è come pensavamo… non è una voglia, Lassiter non ha mai visto quella macchia. Ora sta per esaminare il paziente.-
Bones grugnì, mentre i due medici procedevano alla visita: delicatamente, l’assistente sollevò le lenzuola, mentre Lassiter afferrava il colletto del camice e lo tirava giù fin dove poteva, scoprendo così la strana macchia scura. Mormorò qualcosa e, alla fine, cominciarono a sfilare il camice a Brody. A quel punto Bones, che stava finendo il caffè, si strozzò all’istante, cominciando a tossire.
Non c’era una macchia sul collo di Brody… tutto il suo corpo era coperto di quella roba.
Il petto era costellato da porzioni più o meno grandi di pelle malata, rugosa e piena di crepe, di un brutto colore marrone; anche l’addome e le gambe erano nelle stesse condizioni, e anche se non poteva vederle Bones era piuttosto sicuro che le braccia fossero in quelle stesse condizioni.
- Santo Dio!- esclamò.
- Nella mia esperienza, Dio raramente c’entra qualcosa.- disse l’Ufficiale Valentine, prendendo un piccolo oggetto dalla forma di una grossa moneta dalla tasca - Dottore, mi dia un parere.-
Lassiter lanciò uno sguardo verso il vetro, come se l’avesse sentita. A quel punto Bones notò che aveva anche lui un oggetto identico a quello della sua compagna.
- Ammetto di nuovo di non sapere cosa ho di fronte.- disse la voce del medico, perplessa e preoccupata al tempo stesso - Ma è un sintomo nuovo, senza dubbio. Nessuno degli altri l’ha mostrato prima. Sembrerebbe un rash, ma è… diverso da quelli che si vedono normalmente.-
- Una sua impressione, dottore. Non posso entrare personalmente senza una tuta, e visto che ne avete solo due lei dovrà essere i miei occhi, orecchie e mani. Cos’è?-
Lassiter annuì un momento e tastò con cautela una delle macchie più grandi, passandoci sopra le mani. I suoi occhi si aprirono ancora di più.
- Io… non posso esserne certo, non con la tuta addosso. Ma credo… credo che sia… legno.-
- Legno?- ripeté Bones - Come, “legno”?-
L’Ufficiale Valentine fece per dire qualcosa ma, prima che potesse parlare, la situazione precipitò.
 
Il terreno tremava violentemente, fino a spaccare completamente le pareti della stanza. Lunghe crepe correvano dal basso verso l’alto, ingigantendosi, facendo piovere calcinacci e pezzi di muro, di soffitto.
Aveva paura. Tanta, tanta paura.
- Fuori!- gridò qualcuno - Fuori! Dobbiamo uscire!-
La presero di peso e la sollevarono, cominciando poi a correre a rotta di collo verso la porta. Una trave precipitò proprio nel punto in cui si trovava lei un momento prima. Una grossa porzione del tetto franò, in una pioggia di detriti, e la porta verso cui correvano fu completamente bloccata.
- No!- gridò la voce maschile di poco prima.
- E adesso?- urlò la donna che l’aveva afferrata.
- Non possiamo restare qui… ora apro un varco, dovete uscire!-
- Ma tu…-
- Fuori! Uscite! Dovete uscire! Dovete uscire!
 
- DOVETE USCIRE!- gridò, colpendo il vetro, mentre Bones cercava disperatamente di aprire la porta.

Confusionaria, l'ultima parte, vero? Sì, lo è. Non so quanta luce farò su questa parte, ma ci tornerò sicuramente su.
Ringrazio Ely79 e LullabyMilla, che mi stanno seguendo, e anche Ser Balzo, che ha appena iniziato a seguire la storia. Ciao, a domani!

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Capitolo 6
*** Cap. 5: Emergenza di classe Alfa ***


- Bones, fuori dai piedi!- gridò l'Ufficiale Valentine, spintonandolo via.
Il flusso dei ricordi ancora le annebbiava la vista, rendendole difficile concentrarsi. Si impose di arginare quell’inondazione e si tolse di dosso la giacca, rimanendo in maniche di camicia. Attorno alla vita, fino a quel momento nascosta dal tailleur militare, portava una grande fascia di cuoio piena di tasche e fibbie, stracolme di oggetti dall’aria delicata e complessa insieme.
- Che diavolo è quella roba?- esclamò Bones, caduto a terra nello spintone.
- Lascia perdere, non è il momento!- esclamò lei, prendendo un oggetto dalla forma di una piccola penna sottile.
La puntò nell’intercapedine tra la porta e il muro, e con una sorta di fischio penetrante e continuo, un sottile raggio color ghiaccio uscì dalla sommità dello strano oggetto. Lo mosse verso l’alto e poi verso il basso, e alla fine ci fu un sonoro “clac”.
- Ma come ha fatto?- chiese Bones, alzandosi in piedi di scatto.
Lei lo ignorò, tirando con forza la porta.
- Uscite! Presto!- gridò.
Ma ormai era troppo tardi, e l’irreparabile sembrava essere successo.
 
Era stata questione di un attimo e, concentrata com’era su Nolan Brody, Valentine non aveva visto in tempo Pablo Lopez che, all’improvviso, era scattato in piedi, uscendo dall’apparente stato comatoso in cui era immerso fino a quel momento.
Come Brody, anche lui era coperto di chiazze legnose, a malapena nascoste dal camice, e venature pallide gli correvano lungo quelle porzioni di pelle ancora sana, come se il sangue nelle sue vene fosse sbiancato del tutto. In particolare, gli occhi avevano perso buona parte della pigmentazione, e ora apparivano sbiaditi.
Prima che Lassiter, che gli dava le spalle, potesse girarsi, Lopez gli era saltato addosso, afferrando saldamente il tubo dell’ossigeno della tuta, e gliel’aveva strappato via di netto. Mentre quello cominciava ad agitarsi sibilando, simile alla coda mozzata di una lucertola, l’uomo aveva preso a soffiare dentro la tuta.
Lassiter aveva cominciato ad agitarsi, cercando di scrollarselo di dosso, ma qualunque cosa stesse succedendo a Lopez, sembrava essere molto più forte del normale, tanto che non mollò minimamente la presa.
L’assistente, superati i primi momenti di shock, fece per correre in suo aiuto ma, non appena ebbe mosso un passo, anche Brody scattò in su, abbarbicandosi a lui e trascinandolo giù di peso. Un attimo dopo gli aveva strappato il tubo dell’ossigeno per soffiare nel foro rimasto nella tuta a sua volta.
- Porca puttana… per l’amor di Dio, fermi!- urlò, spintonando via Valentine ed estraendo l’arma dalla fondina.
Brody e Lopez lasciarono finalmente andare i due medici, ormai crollati a terra in preda a forti convulsioni, e si voltarono lentamente verso di lui.
- Bones, allontanati.- disse Valentine, prendendolo per la spalla - Devo chiudere.-
- Cosa?- esclamò lui, senza capire - No! Fermi!- ripeté, quando i due ebbero cominciato a muovere un passo - No, Kenny…- disse, mentre anche l’uomo con la pianta tra le braccia si alzava lentamente in piedi, mostrando chiaramente le macchie sulla propria pelle e lo stesso biancore negli occhi - Ragazzi, non scherzo… questa è una pistola elettrica, lo sapete cosa fa? Sono diecimila volt al colpo, e un caricatore basta ad abbattere dieci uomini…-
- Bones, spostati!- esclamò Valentine, mentre i tre cominciavano ad avvicinarsi.
- Dannazione…- ringhiò lui, puntando contro Nolan Brody e sparando un colpo.
Il proiettile lo colpì in pieno petto, emettendo scintille e crepitando, ma non sortì alcun effetto visibile. Brody si limitò a guardare la pallottola attaccata ai suoi vestiti e, con un gesto quasi noncurante, se ne liberò a mani nude.
- Ma che cavolo…-
- Hai mai provato a folgorare una pianta?- sbottò l'Ufficiale Valentine, tirandolo via.
Chiuse frettolosamente la porta, puntando di nuovo l’oggetto simile a una penna, che emise lo stesso suono e lo stesso fascio luminoso di poco prima. Ci fu un altro “clac”, e la porta si risigillò.
Bones si avvicinò sgomento al vetro divisore, mentre Kennet Brown faceva lo stesso. Si fissarono un momento negli occhi, poi l’uomo alzò una mano coperta di croste legnose e colpì piano la finestra.
- Cosa sta succedendo?- mormorò Bones - Valentine… cosa sta succedendo, per l’amor di Dio?-
Lei scosse la testa, rimettendo la “penna” nella sua fibbia.
- Nulla di buono.- rispose - Siamo allo stadio successivo, Bones: il primo era l’infezione… ora siamo al contagio.-
 
Malkovich e Brenda Fletcher accorsero appena chiamati, l’uomo pallido e sudaticcio dopo che gli era stato comunicato l’accaduto. Nessuno si era accorto di nulla sul Ponte Medico fino a quel momento per un semplice motivo: nessun altro era presente. Di servizio sulla nave c’erano solo cinque Ufficiali Medici, Lassiter compreso, e due erano stati destinati all’avamposto minerario, quindi erano scomparsi con tutti gli altri. Un altro era la donna nella stanza di isolamento, e così gli ultimi rimasti erano lo stesso Lassiter e il suo assistente, appena aggrediti.
- Oh… per le supergiganti rosse…- gemette il Capitano Malkovich, vedendo le condizioni in cui versavano i tre uomini - In nome dell’onnipotente, cosa sta succedendo qua dentro?-
- Non lo sappiamo.- disse Bones, scocciato - L'Ufficiale Valentine mi ha chiesto di vedere i pazienti, e mentre eravamo qui ha notato una macchia. Il dottor Lassiter e il suo assistente sono entrati per visitare Brody, e Lopez è scattato. Sono stati entrambi aggrediti e… non so cosa abbiano fatto di preciso, ma gli hanno rotto le tute e hanno soffiato dentro. Non chiedetemi perché, non ne ho idea… quando hanno provato ad aggredire anche noi ho aperto il fuoco, ma non è servito a niente, l’elettricità non li ferma.-
- Allora proveremo con pallottole vere.- dichiarò fermamente Malkovich - Comandante Fletcher, accompagni Bones nel suo ufficio.- ordinò - Dobbiamo essere pronti ad affrontarli, se dovessero forzare la porta.-
- Non lo faranno.- disse l'Ufficiale Valentine - Questo è un Manipolatore Cinetico.- spiegò, mostrando il dispositivo di poco prima - Ho sabotato la porta, senza uno di questi la serratura non si aprirà di nuovo. E comunque, le pallottole di metallo non avrebbero un’utilità maggiore… ha mai provato a sparare a un albero, Capitano?-
Lui esitò, senza sapere evidentemente cosa rispondere.
- Ufficiale Valentine, cosa sta accadendo, ce lo sa dire?- chiese Brenda - Come mai quei tre hanno aggredito il dottor Lassiter?-
- Non ho certezze, per il momento. Posso solo avanzare qualche ipotesi.- rispose lei, osservando Kenneth Brown mentre si strappava via senza mostrare alcun dolore un grosso lembo di pelle, mostrando nuove porzioni di corteccia sotto di essa - Ciò che ha infettato i vostri uomini è un patogeno degenerativo, che li trasforma progressivamente in esseri vegetali. Il primo stadio sembrano essere i sintomi che hanno mostrato nelle ultime ventiquattro ore, e una volta arrivati a mostrare i rush di corteccia si entra nel secondo stadio: il contagio di altre persone sane. Qualunque cosa sia si sta diffondendo.-
- Una specie di epidemia di zombie vegetali?- chiese Bones, guardando disgustato la scena.
- Oh, se fossero zombie stareste tutti vomitando.- disse l'Ufficiale Valentine - Anche se “zombie” non è un termine che amo utilizzare, loro stessi si arrabbiano anche di più quando lo sentono… comunque, il punto non è questo.- continuò, mentre Bones la guardava a occhi sgranati - Perché adesso abbiamo problemi molto più gravi.-
- Già… temo di essere d’accordo, stavolta.- annuì Malkovich - Gli ultimi Ufficiali Medici di questa nave sono appena stati contagiati, se ha ragione lei. E non c’è nulla che si possa fare, immagino.- aggiunse, guardandola.
- No. Non con i mezzi attualmente a nostra disposizione.- concordò l'Ufficiale Valentine.
- E come suggerisce di procedere?- chiese Brenda.
- Dobbiamo necessariamente elevare il livello di allerta. Da Beta, questa è appena diventata un’emergenza di classe Alfa.- disse lei - Se non l’avete ancora fatto, interrompete i lavori e istituite una procedura di quarantena. Isolate il settore dove dormivano i pazienti e fatemi avere delle tute esplorative.-
- Cosa te ne fai di tute esplorative?- chiese Bones, sgranando gli occhi.
- Facciamo. Tu vieni con me.- rispose l'Ufficiale Valentine, guardandolo torva - Le tute isolanti del dottor Lassiter sono appena diventate inservibili, nel caso in cui non l’avessi notato. Voglio ispezionare gli alloggi di queste persone e interrogare i loro amici. Poi passerò al resto della squadra andata su Cassandra V.-
- Provvederemo.- disse Malkovich - Ma non per le macchine… l’infezione è contenuta, per il momento, non è necessario…-
- Oh, al diavolo, ne discuteremo dopo… ora ho troppa fretta per darle dell’idiota!- sbottò Valentine, avviandosi verso l’ascensore - Vado al Ponte di Comunicazione, devo mandare un messaggio. Bones, portami le tute laggiù e lascia qualcuno di guardia qui davanti. E lei, Capitano…- aggiunse, prima di sparire nel corridoio - … credo che il fast food sia un po’ troppo prestigioso per le sue capacità.-
Detto ciò, si allontanò a passi rapidi lungo il Ponte Medico.

Ahi ahi ahi... le cose si complicano. E non solo nella storia: domani tornerò a casa sfatto, e potrei non riuscire a scrivere il capitolo per domenica. Quindi, potrei saltare un giorno.
Intanto, ringrazio Ely79, LullabyMilla e Ser Balzo, che mi stanno seguendo. A presto!

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Capitolo 7
*** Cap. 6: Jefferson ***


Valentine si sedette alla postazione di comunicazione massaggiandosi una tempia, a occhi chiusi. Non attivò subito il terminale, prendendosi del tempo per tirare il fiato.
Il viaggio era stato lungo: ventiquattro ore precise, ventitré e mezza delle quali passate nell’iperspazio, e per la metà aveva dovuto pilotare in manuale. Rotte simili mettevano sempre una grande stanchezza addosso, indipendentemente dall’abilità di chi si trovava alla guida. Aveva sopravvalutato il suo corpo, probabilmente, ma forse era stato meglio così. Il riposo sarebbe arrivato presto, e se fosse andata subito a letto avrebbe perso del tempo prezioso. Il Capitano Malkovich era un incompetente, Bones aveva ragione (anche se lo riteneva tale per motivi parzialmente diversi), e lasciare a lui la gestione dell’emergenza ancora, anche solo per poche ore, sarebbe stato deleterio. E quanto accaduto poco prima sul Ponte Medico sarebbe stato più grave senza di lei ad assistere. Non avrebbe mai capito il meccanismo di contagio, non così in fretta. E poi, chissà cosa sarebbe successo se non avesse bloccato la porta.
D’altra parte, l’improvvisa intromissione di quei ricordi… ecco, quella era una cosa che avrebbe evitato più che volentieri.
Le sembrava ancora di sentire il terreno tremare sotto di lei, la polvere sollevarsi mentre l’intero pianeta si spaccava in milioni di pezzi, le grida di chi cercava disperatamente di scappare…
Okay, ora basta, cazzo!
Sbuffò, furiosa con se stessa, e attivò il terminale di comunicazione.
Le coordinate satellitari erano già state impostate, quindi non dovette fare nulla. La conversazione, già lo sapeva, sarebbe stata in tempo reale, al massimo con un paio di secondi di ritardo. Grazie al cielo, il Governo Terrestre aveva già provveduto a collegare una rete di satelliti appositamente per quel tipo di trasmissioni.
Nel giro di una manciata di secondi, ottenne risposta.
L’immagine di un uomo corpulento comparve in uno sfumare di pixel davanti a lei. Non era molto alto, pur essendo seduto, e indossava una divisa verde scuro. Diverse medaglie facevano bella mostra di sé sul petto, e i gradi spiccavano chiaramente sulle sue spalle, insieme alle mostrine. I corti capelli grigi erano parzialmente nascosti dal cappello, che sovrastava un grosso naso carnoso e un po’ arrossato.
- Generale Jefferson…- disse Valentine.
- Ufficiale Valentine!- disse l’uomo, sistemandosi meglio sulla poltrona - Quando mi hanno detto che stava cercando di contattarmi mi sono preoccupato! L’ultima volta che ha chiamato tanto presto…-
- Generale, è come quella volta. Emergenza di classe Alfa.- lo interruppe lei - Solo per farglielo sapere, in ogni caso. Niente squadre di sterilizzazione, per oggi.-
Il Generale esitò un momento, la bocca appena un po’ aperta, come se stesse cercando le parole.
- Ehm… fa piacere anche a me sentirla…- disse alla fine. Si lasciò scappare un sospiro gemente, sporgendosi un po’ più avanti e congiungendo le mani - Signora, le ho mai detto che non mi piace vederla rischiare la vita così? Un giorno mi chiamerà per comunicarmi un’emergenza di classe Omega.-
- L’ultima volta che ho controllato, il potere decisionale non lo aveva lei, Jefferson.- disse - Senta, abbiamo dei seri problemi, qui a bordo. Mi trovo di fronte a una malattia che non riesco a identificare, il che è strano. Sta mutando le persone infettate in organismi vegetali, e il contagio si propaga per via aerea, spingendo lo stesso ospite a diffonderla. La malattia progredisce per gradi, ma non so ancora se si tratta di un virus, di un batterio o di qualsiasi altra cosa. Soprattutto, non posso escludere con certezza che esistano altri metodi di contagio, e non so quanto una sterilizzazione possa eliminare il focolaio. Ci sono troppe incognite, è presto per un’azione di polso.-
- Ma se bombardassimo la Ascendant…-
- Potrebbe non funzionare.- rispose lei - Cassandra V è un pianeta abitabile, anche dal punto di vista umano. Non sono stati necessari processi di terraformazione, né creazioni di habitat idonei al sostentamento di vita umana. L’avamposto minerario è semplicemente stato costruito lì, e basta. Eppure, risulta disabitato, da secoli. Secondo i rapporti che ho letto mentre venivo qui, ci sono tracce di insediamenti indigeni e città, ma è tutto in rovina da molto tempo. Buono solo per uno studio xenoarcheologico. Come mai, secondo lei, non c’è vita all’infuori di quella vegetale, laggiù?-
Il Generale aggrottò la fronte.
- Ritiene che l’infezione abbia cancellato la popolazione indigena?-
- Anche quella animale. Niente fauna, solo flora. Queste piante non stanno proliferando, non stanno sopravvivendo.- spiegò - Generale Jefferson… le piante stanno combattendo.-
 
Valentine chiuse la comunicazione dopo un’altra decina di minuti, ancora più stanca di prima. Le ultime parole di Jefferson erano state solo “buona fortuna”, poi si era accasciato sulla poltrona con aria preoccupata.
Non lo avrebbe chiamato, se avesse potuto, ma gli aveva promesso di fargli avere notizie quanto prima: voleva essere informato in merito alla situazione sulla Ascendant. Questo perché lei non entrava in scena a richiesta, ogni volta che qualche industriale implorava aiuto… era necessario che il problema fosse reale, concreto, superiore alle capacità di un normale “esperto”. Tuttavia, non era mai contento di saperla invischiata da sola in quel genere di cose.
In ogni caso, non poteva impedirglielo. Non aveva l’autorità per darle ordini.
Pensando a questo, trovò la cabina assegnatale dal Capitano Malkovich e comunicò a Bones di raggiungerla entro un’ora: il tempo di farsi una doccia e di riposare qualche minuto, poi avrebbero potuto ricominciare a lavorare.
Mentre si lavava, la testa appoggiata contro la parete e l’acqua tiepida che le scorreva sulla pelle, rifletté a lungo su ciò che attualmente sapeva: l’infezione aggrediva le persone per indurre una mutazione che aveva un organismo vegetale come ultimo stadio; nelle fasi intermedie induceva l’ospite a diffondere il contagio; si propagava per via aerea, ma forse anche attraverso l’ingestione (se, come credeva, si trattava di un qualche tipo di spora, sarebbe stato molto facile rimanere infettati anche così); soprattutto, e questa era la parte più importante, aveva un qualche tipo di intelligenza.
In fondo, le piante erano forme di vita capaci di comprendere ciò che avveniva intorno a loro. Una volta aveva assistito a un esperimento su un semplice fiore: lo avevano collegato a dei sensori, poi avevano cominciato a parlargli. Inizialmente lo avevano rassicurato, adorato, addirittura coccolato, e aveva visto coi suoi occhi gli aghi muoversi leggermente, ogni qualvolta la pianta riceveva un complimento o un segno d’affetto.
Quando tuttavia gli scienziati avevano provato a minacciare il fiore, le macchine erano come impazzite: gli aghi erano schizzati all’insù, e un suono di allarme si era anche fatto sentire. Tutto questo le aveva insegnato che un vegetale reagiva agli stimoli esterni, ma anche che quelli ostili erano accolti con maggiore enfasi.
Se la flora di Cassandra V aveva non solo la capacità di percepire, ma anche quella di reagire… beh, inutile sorprendersi per l’accaduto. Ora doveva solo trovare il modo di sfruttare a proprio vantaggio questa informazione.
Uscì dalla doccia e si frizionò vigorosamente i capelli, dirigendosi verso il letto senza nemmeno l’accappatoio per prendere i vestiti. In quel momento qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.-
Bones entrò con un olotesto in mano, leggendolo con la fronte aggrottata.
- Scusa se sono arrivato così presto, ma…-
Quando si accorse che era ancora nuda si bloccò un momento, sorpreso, poi si voltò immediatamente dall’altra parte, senza sapere dove guardare.
- Cazzo, Valentine, ma perché mi hai fatto entrare se eri senza vestiti, dannazione?-
- Che c’è, sei a disagio?- chiese lei, prendendo la biancheria - Bones, sai come giravano gli esseri umani all’età della pietra? Prima della scoperta degli utensili, intendo dire.-
- Siamo su un’astronave, Valentine. Nel caso non l’avessi notato, l’età della pietra è finita da un pezzo.-
- Sto solo dicendo che il bisogno di coprirsi è nato per combattere il freddo. L’imbarazzo derivante dalla nudità è arrivato dopo. Non sono nudista, se è questo che ti preoccupa. Intendo solo dire che mi sembra stupido vergognarsi del proprio corpo. O per quello di qualcun altro.- aggiunse, agganciando il reggiseno e prendendo la camicetta.
- Beh, sì… cioè… insomma, cerca almeno di avvertirmi, la prossima volta!- sbuffò - Non che non apprezzi certe cose, ma c’è un limite a tutto.-
- D’accordo, non farla tanto lunga e voltati, ho messo la camicetta. Piuttosto, cosa volevi dirmi?-
- Eh? Ah, sì… volevo dirti che le tette… cioè, le tute sono pronte, e hanno scorte di ossigeno sufficienti per un’ora. Ho parlato con Malkovich, ha già istituito la quarantena e isolato i potenziali contagiati. Ha anche chiuso il Ponte Medico fino a nuovo ordine, per ora gli unici a poterci salire siamo noi due, lui e Brenda. A proposito, si è deciso ad affiancarcela, almeno per ora. Non sono riuscito a convincerlo a sospendere le operazioni di trivellazione, però… ha detto che parlerà con il consiglio di amministrazione, decideranno loro.-
- Idiota.- mormorò quietamente lei - L’equipaggio non può lavorare finché è a rischio. Sarebbe molto meglio se rimanessero nei dormitori e ci mettesse a disposizione tutto il personale androide presente.-
- Non lo farà mai, purtroppo.- sospirò Bones - Piuttosto, tutto a posto? Hai una faccia…-
- Sono solo un po’ stanca. Non ho dormito molto, durante il viaggio.- spiegò Valentine, rimettendosi le scarpe - Ma sopravvivrò. Ne ho passate di peggio.-
Uscirono insieme dalla cabina, avviandosi verso il Ponte Equipaggio. Bones ripose l’olotesto, prendendo poi qualcos’altro dalla tasca.
- Tieni, ti è caduto prima.- disse, passandole il comunicatore con cui aveva parlato a Lassiter, nel settore di isolamento.
- Ah, grazie.- rispose lei, intascandolo.
- Di nulla. Piuttosto, posso chiederti quando abbiamo cominciato a darci del tu?- disse Bones - Prima non ci ho fatto molto caso, sai…-
- Eravamo in una situazione d’emergenza. Il protocollo e le convenzioni sociali passano in secondo piano, in quei momenti.- rispose Valentine - E visto che ormai è fatta, tanto vale continuare così. Ma tieni a mente che sono un tuo superiore, e soprattutto non ci conosciamo bene. Non ti giudico una brutta persona, anzi, credo che potresti essere un buon elemento, forse anche un amico, se avessimo modo di stringere un vero legame. Ma per adesso è importante quello che stiamo facendo, e se prometti di non distrarti, possiamo anche mantenere lo status quo.-
- Ehi, io mi distraggo solo se mi si presentano spettacoli come quello di poco fa, mentre lavoro.- rispose accigliato lui, indicando la cabina col pollice - Tu non sbattermi più le tette in faccia in quel modo lì (per non parlare del resto della mercanzia) e sarò il tuo superpoliziotto a tempo pieno.-
- Ottimo. Allora abbiamo un accordo.- disse lei - Ma, per evitarti ulteriori imbarazzi in futuro, Bones…- aggiunse lei, mentre accedevano al Ponte Equipaggio - … scopa un po’ di più.-

A dirvela tutta, mi piacciono i capitoli di "transizione" come questo. Mi danno anche modo di fare il punto della situazione, e questo mi è utile, andando avanti.
Solo per la cronaca, casco dal sonno pure oggi (infatti è tardissimo), ma è diverso da ieri: sì, perché stavolta sono abbastanza sveglio da scrivere tutto.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 (altra mia lettrice accanita, appena approdata a questa storia) e Ser Balzo, che mi stanno seguendo. A domani (salvo incidenti)!

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Capitolo 8
*** Cap. 7: Conversare con un albero ***


Anche con l’aiuto del Primo Ufficiale Fletcher, l’aria contenuta nelle bombole di ossigeno non fu sufficiente a terminare l’ispezione: la zona di quarantena della nave comprendeva almeno un terzo del Ponte Equipaggio, per un totale di circa ottanta persone. L'Ufficiale Valentine provvide personalmente a visitarle, misurando temperatura e pressione, reattività delle pupille e, per finire, il colore del sangue. Non fece un emocromo, si limitò a fare un taglietto sul dito degli operai per controllare a occhio nudo, cercando una decolorazione rivelatrice.
Molti di essi risultarono perfettamente sani (quantomeno, non mostrarono sintomi di malattia), ma una mezza dozzina manifestarono segnali di malessere, forse imputabili a un semplice attacco di isteria di massa o, peggio ancora, a una effettiva contaminazione, anche se non presentavano significative decolorazioni del sangue. Loro, senza eccezioni, vennero tutti confinati negli alloggi, gli altri furono rispediti da Malkovich, dal quale corsero con sorrisi che andavano da un orecchio all’altro: l’aver scoperto di non essere malati (pur rimanendo a rischio) sembrava avergli dato una certa carica positiva.
D’altro canto, almeno cinquanta persone rimasero in sospeso, ancora in attesa di essere esaminate e di ricevere un via libera o una condanna definitiva. E la parte peggiore, come osservò Brenda a un certo punto, era che non potevano permettersi di attendere: se qualcuno avesse ceduto al panico, accusando un compagno di essere malato e di mettere al rischio tutti gli altri, si sarebbe scatenata una vera sommossa, cosa che in quel frangente non si potevano permettere.
- Malkovich non ci darà altre tute, per adesso.- disse Bones, mentre lui e Valentine si sfilavano quelle che avevano addosso - Molte servono al personale per effettuare lavori di manutenzione, o per le trivellazioni. Queste erano in più, e finché non si saranno ricaricate…-
- In parole povere, fa ancora ostruzionismo.- disse scocciata lei, uscendo dalla propria tuta - D’accordo… di questo passo non andremo da nessuna parte. Che ore sono?-
- Le nove e mezza di sera, ora terrestre.- rispose Bones - Ce la fai a continuare?-
Valentine sospirò, massaggiandosi gli occhi con le dita e aggrappandosi alla parete con l’altra mano.
- Onestamente, sento di essere esausta.- ammise a malincuore - E la logica mi suggerirebbe di riposare. Non sarei utile a nessuno se crollassi… d’altra parte, come ha detto la Comandante Fletcher, dobbiamo accertarci che stiano tutti bene, prima di fermarci, o scoppierà il caos.-
- Beh, possiamo farlo noi.- disse Bones - Cioè, Brenda e io. Non sono un medico, ma penso di sapere come misurare la febbre a una persona. E credo di aver capito come funziona anche il discorso della lucetta negli occhi… insomma, ce la dovrei fare. Aspetto solo che si ricarichi l’ossigeno e vado.-
Valentine sospirò.
- Va bene. Ma se dovessi essere in dubbio, voglio che mi chiami immediatamente, senza farti scrupolo. Non possiamo correre rischi.-
- D’accordo. Ma spiegami una cosa…- aggiunse lui - Dici di non essere un dottore, ma sembri saperla lunga anche in medicina.-
Valentine aggrottò la fronte.
- Vuoi avanzare un’ipotesi che è già stata scartata fin dall’inizio?-
- No… inizio a credere che tu non sia del tutto umana…- ridacchiò Bones - No, volevo capire perché dici di non sapere niente in campo medico.-
- Ho detto che non è la mia specializzazione.- corresse lei - Beh, buonanotte, Bones.- sospirò subito dopo, avviandosi verso la propria cabina - E fammi sapere come va.-
 
Lasciato Parker Bones a occuparsi dell’equipaggio con Brenda Fletcher, Valentine si stese sulla branda completamente svestita, senza nemmeno guardare dove lasciava i propri panni. Doveva ammetterlo, aveva un gran sonno. Un sonno tremendo.
Odio l’iperspazio… Pensò.
Rimase distesa sopra le coperte a fissare il soffitto per un po’, mentre il suo corpo si arrendeva pian piano alla stanchezza. Brandelli di pensieri selvaggi le attraversarono la mente, sconnessi e privi di un qualunque filo logico: a volte erano immagini di un cielo infuocato, dal quale decine di navicelle cercavano di scappare, e altre volte erano solo il dottor Lassiter e il suo assistente senza nome che venivano aggrediti dagli uomini–pianta. Rivide anche il fiore dell’esperimento, quello a cui parlavano per ottenere delle reazioni… e il Generale Jefferson, che suonava il sax mentre Malkovich danzava il valzer con una trivella gigante…
 
Paura… abbiamo paura… ci vogliono fare del male…
- Come?-
Aiuto… dobbiamo difenderci… ci uccideranno tutti!
- Calma, nessuno ucciderà nessuno. Chi sei?-
Io sono loro… tutti loro. Noi siamo il tutto. Ci proteggiamo l’un l’altro.
- Il tutto? Una sorta di… coscienza collettiva?-
Siamo stati attaccati. Ci hanno feriti, molti sono stati uccisi. Ma noi siamo forti, più forti di loro. Ci vendicheremo.
- Perché me lo stai dicendo? E come hai fatto a…-
Abbiamo paura. Siamo in pericolo. Ci difenderemo.
VATTENE!
 
Valentine si svegliò di soprassalto, come se le avessero gridato nelle orecchie all’improvviso. Per un attimo non riconobbe il luogo in cui si trovava, ma dopo qualche istante di spaesamento comprese di essere nella cabina che occupava sulla Ascendant. Traendo qualche profondo respiro per calmarsi, inforcò gli occhiali e guardò l’orologio: mezzanotte e ventitré, ora terrestre. Aveva dormito poche ore.
Chissà se Bones ha già finito?
In ogni caso, non lo avrebbe cercato immediatamente. Era molto tardi, forse stava già dormendo e, se così non era, stava senz’altro lavorando ancora. Disturbarlo sarebbe stato inutile.
Preferì quindi dedicare le sue energie al sogno che aveva fatto.
Non è stato un sogno. Decise, alzandosi in piedi e aprendo il proprio borsone, portato lì da uno degli uomini di Malkovich. Qualcuno ha stabilito con me un contatto psichico. Ha atteso che mi addormentassi e mi ha mandato un avvertimento.
Estrasse dal bagaglio un paio di vecchi pantaloni e una maglia, un abbigliamento qualunque da usare in un momento qualunque, e si vestì rapidamente. Uscì senza scarpe dalla cabina, recuperando solo la cintura di gadget, e si diresse immediatamente verso il Ponte Medico.
Ne era sicura, il contatto era stato stabilito da… qualsiasi cosa fossero le piante di Cassandra V. E se davvero avevano un’intelligenza collettiva, non avrebbe avuto bisogno di scendere fin laggiù per avere delle risposte.
 
Il reparto di isolamento era piantonato da due uomini annoiati e un po’ assonnati che, per nulla concentrati su quanto accadeva nella stanza blindata, giocavano svogliatamente a carte sul pavimento. Quando la videro esitarono un momento, poi quello che sembrava il più anziano si alzò, grattandosi la barba cespugliosa.
- ‘Sera.- grugnì.
- Buonasera.- rispose lei - Devo vedere i pazienti. Ci sono stati cambiamenti nelle ultime ore?-
- Certo, non si vede? Ci divertiamo una cifra, qui…- brontolò quello che non si era alzato.
- Preferiva che tentassero la fuga?- chiese freddamente Valentine - Che cercassero di infettare anche voi? Perché posso aprire la porta, se volete, e farvi entrare. Non vi fermerò.-
I due si scambiarono un’occhiata imbarazzata, senza rispondere. Valentine li ignorò e prese il comunicatore dalla cintura.
- Sono l'Ufficiale Valentine.- disse, conscia che l’altro era ancora all’interno della stanza: nessuno lo aveva più recuperato, dopo l’aggressione di quel pomeriggio - Qualcuno capisce quello che gli sto dicendo?-
Si affacciò al vetro antisfondamento, ignorando gli sguardi perplessi dei due uomini lì accanto, e sbirciò all’interno: le luci erano state abbassate per la notte dal programma automatico, ma distingueva ancora i pazienti. Se ne stavano tutti sul letto, rannicchiati con le ginocchia tra le braccia e la fronte posata sulle gambe, a parte Lassiter e il suo assistente, che ancora giacevano sul pavimento, in preda ai sintomi della prima fase dell’infezione.
- Sono l'Ufficiale Valentine.- ripeté - E sono qui per aiutarvi. Per favore, se mi sentite, se capite quello che sto dicendo, rispondetemi subito.-
- Ehm… signora, guardi che…-
- Silenzio!- sbottò.
Attese ancora per un momento, iniziando a disperare. Poi…
- Lei… è la donna… nuova.-
La voce giunse lenta e roca alle sue orecchie, come se chi la stava utilizzando non fosse molto allenato a parlare. Strizzando le palpebre, Valentine si accorse che Nolan Brody aveva portato una mano alla bocca: era lui che aveva preso il comunicatore.
- Signor Brody, sono l'Ufficiale Valentine.- disse - O sto parlando con… un albero?-
Ancora un istante di silenzio.
- Noi… abbiamo paura…- disse alla fine.
- Chi siete “voi”? Le piante di Cassandra V?-
- Noi… sì. Siamo… siamo il popolo… il Popolo Verde.-
- Molto bene.- disse Valentine, continuando a non prestare attenzione ai due guardiani che, assistendo a quello scambio di battute, avevano cominciato ad animarsi un poco - Se non le dispiace, la chiamerò ancora “Nolan” o “signor Brody”. Mi impedirà di fare confusione. Lei è d’accordo?-
Lentamente, Brody annuì.
- Se ritiene… più facile… parlarci… allora sì.-
- Perfetto. Ora mi dica, signor Brody… mi avete mandato un messaggio psichico, pochi minuti fa?-
Di nuovo, l’uomo annuì. Valentine notò che i suoi movimenti erano piuttosto rigidi: la corteccia doveva essersi diffusa.
- Perché lo avete fatto? Cosa volevate dirmi?-
Il silenzio, stavolta, durò più a lungo, come se Brody non sapesse rispondere. O forse, più semplicemente, stava interagendo con tutte le piante di Cassandra V, una cosa che avrebbe senz’altro richiesto del tempo, dato il loro numero.
- Tu… sei diversa.- disse dopo un tempo che parve infinito - I Cybinadi… loro sapevano… sapevano chi sei. Ti conoscevano. Non sei… come gli altri.-
- Chi sono i Cybinadi?-
- I nostri… primi nemici.- rispose lui - Ci hanno aggrediti… e noi ci siamo difesi. Ora loro… fanno parte di noi.-
Valentine esitò.
- I Cybinadi erano gli abitanti di Cassandra V, giusto?-
- Loro non possono… più farci del male. Loro fanno… parte di noi. Non possono…-
Brody si interruppe un momento, esalando un sospiro tremulo.
- Tu sei… diversa.- ripeté - Tu… non aggredisci. Tu… non fai del male. Tu… aiuti.-
- Sono qui per questo.- rispose Valentine - Come posso fare?-
Di nuovo, Brody esitò.
- Andandotene.-
Valentine attese che aggiungesse qualcosa, ma non successe. Il silenzio regnò per qualche minuto, e persino i due uomini alle sue spalle si erano zittiti, troppo presi dalla conversazione per osare emettere un suono.
- Non capisco.- disse alla fine lei - Come posso aiutare, andando via?-
- Noi… proteggiamo… noi.- rispose Brody - Tu… non sei… come noi. Ma neanche… come loro. Vattene… e ti lasceremo andare. Non è… la tua guerra.-
- Guerra?- ripeté Valentine, senza capire - Signor Brody, temo di non seguirla più. Non c’è nessuna guerra. Questa è una nave mineraria…-
- Loro… ci hanno… uccisi. Loro… ci hanno… feriti. Loro… ci hanno… invasi. Questa è… una guerra. E noi… combatteremo.-
Alzò finalmente la testa, piantando gli occhi su di lei. Anche alla poca luce che c’era, Valentine si accorse che avevano perso quasi totalmente il colore, e che la pelle del volto era stata del tutto sostituita dalla corteccia.
- Noi… sopravvivremo.- disse Brody - E la guerra… finirà.-

Come si dice dalle mie parti, "mi garba". Sì, "mi garba". M'è venuto bene, lo sento. O forse è la mancanza di sonno, boh...
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo, che mi seguono. A domani!

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Capitolo 9
*** Cap. 8: Il piano del Capitano ***


Bones raggiunse la sua cabina poco più tardi, bussando un paio di volte alla porta. Capì subito che era lui perché, prima di entrare, nonostante avesse ricevuto il permesso, esitò un momento.
- Sei… ehm… presentabile?-
- Entra e chiudi la bocca.- rispose seccamente l'Ufficiale Valentine, riordinando sul letto alcune carte e mettendo gli occhiali sulla fronte.
Bones varcò la porta, seguito da Brenda, lui apparentemente piuttosto stanco e segnato. Sicuramente dipendeva dall’aver visitato così tante persone diverse e, se non fosse stata un’androide, anche la Comandante Fletcher avrebbe mostrato altrettanta stanchezza.
- Allora, com’è andata?- chiese Valentine.
Bones sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
- Hai perso le scarpe?- chiese, notando che era ancora scalza.
- Rispondimi.-
- Ventiquattro malati, inclusi i sei che abbiamo identificato con te, ora rinchiusi negli alloggi. Gli altri stanno bene, ma qualcuno mostra segni di cedimento… i nervi dei minatori non sono duri come le pietre che devono trivellare, prima o poi si stuferanno… e potrebbe succedere presto.-
- Prima di quanto pensi, temo.- disse Valentine, senza commentare il fatto che, comunque, ventiquattro infetti fossero un dato preoccupante - Ho parlato con Nolan Brody, prima…-
- Chiedo scusa?- disse Fletcher, sgranando gli occhi - Temo di non capire… possono parlare?-
- Sì. Possono parlare e possono capire.- annui lei, cupa - Prima, mentre stavo dormendo, ho ricevuto una comunicazione psichica…-
- Una che?- chiese Bones, aggrottando la fronte.
- Non mi spiegherò mai se non mi lasciate parlare!- ringhiò scocciata l'Ufficiale Valentine - Per riassumere… il cervello di un essere vivente emette costantemente impulsi elettrici di varia entità per funzionare. Tali impulsi sono chiamati “energia psichica”, e a livelli estremi può influenzare in certi modi l’ambiente circostante. Tuttavia, serve una produzione enormemente superiore a quella di un comune essere umano per inviare una comunicazione come quella che ho ricevuto io mentre dormivo. Suppongo che non sia arrivata prima perché, da sveglia, la mia guardia è più alta, mentre a riposo sono più semplice da contattare, il mio cervello è meno attivo.-
- E perché cavolo l’avrebbero mandata a te?-
- Perché era un avvertimento, Bones!- rispose lei, stufa della sua lentezza - Mi dicevano di andarmene e, parlando con Brody, ho scoperto un paio di cose interessanti. Ora, posso continuare senza interruzioni o devo imbavagliarti?-
Brenda fece un passo avanti, prendendolo per una spalla.
- Lo scusi. Volevamo solo capire. La prego, continui, signora.-
Valentine annuì.
- Ottimo. In tal caso, vi interesserà sapere che gli alberi di Cassandra V non sono semplici piante, che già di per sé sarebbero dotate di una forma primaria di intelligenza, anche se estremamente primitiva e basilare… no, sono molto, molto sviluppate, capaci di pensiero logico e razionale, e addirittura in grado di provare emozioni complesse. Dal punto di vista scientifico, e senza offesa per i presenti, sono proporzionalmente più avanzate del più sofisticato degli androidi. Quello che mi hanno detto è stato un chiaro messaggio: sono scesi in guerra, e volevano che me ne andassi per lasciare procedere le cose come dovrebbero andare.-
Bones sgranò gli occhi, esitando un momento.
- Io… continuo a non capire.- ammise - Di cosa stai parlando?-
- Di paura.- rispose Valentine - La flora di Cassandra V sta reagendo a una minaccia, e lo fa nell’unico modo possibile: inglobando gli aggressori. È questo che è successo ai nativi, forse anche agli animali, che per riflesso hanno inalato le spore… fecero qualcosa che turbò profondamente l’ecosistema vegetale, portando le piante a combattere. Poi voi siete arrivati qui con la Ascendant, avete iniziato a trivellare e disboscare… si sono sentiti di nuovo in pericolo, e hanno ricominciato.-
- Ma se potevano comunicare… insomma, perché non l’hanno fatto prima?- chiese Bones - Perché aggredire e basta? Potevano… che so… chiedere un qualche tipo di compromesso o… dare un avvertimento…-
- Perché questa, per loro, è sempre la stessa guerra, Bones.- spiegò Valentine - I tempi di reazione di un albero sono diversi dai nostri, di solito… solo i meccanismi di difesa danno una risposta immediata, per il resto ci mettono più tempo. Hanno visto il periodo tra la fine della loro “guerra” con i Cybinadi e questo nuovo “conflitto” come una semplice tregua.-
- Una tregua di… quanto, un migliaio di anni?- esclamò Bones, sempre più sconvolto - Stiamo scherzando, vero?-
- Temo che l'Ufficiale Valentine non sia dotata del senso dello humor, Bones.- rispose in tono conciliante Brenda - In ogni caso, non è questo il problema più grave… abbiamo altro a cui pensare.-
- Sono d’accordo.- annuì Valentine, tornando a guardare le carte sparse sul suo letto, risistemando gli occhiali - Stavo ricontrollando questi documenti, e se potessi avere dodici, ventiquattro ore al massimo, forse potrei trovare una soluzione per il nostro problema… ho già sentito parlare prima di patogeni mutanti, e ora che ne conosco la natura potrei…-
- Temo che non abbia tanto tempo, signora.- la interruppe Brenda, mentre assumeva un’aria che non prometteva nulla di buono - Malkovich ha diramato un comunicato, venti minuti fa… interno, solo per il personale di alto grado… ha parlato con la compagnia, gli ha spiegato l’aumento del livello di allerta… lo hanno autorizzato a procedere come meglio crede.-
Valentine aggrottò la fronte.
- E come crede che sia meglio procedere?- chiese, temendo di conoscere già la risposta.
- Con la forza.- disse la Comandante - Vuole usare le cariche minerarie e l’Illirio 417. Provocherà un’esplosione che dilagherà in un ampio incendio.-
 
Valentine non perse nemmeno tempo a cercare le scarpe, si diresse senza troppi indugi verso il Ponte di Comando, avanzando a passi rapidi lungo la strada. Trovò il Capitano chino su un terminale in fondo alla sala, intento a digitare qualcosa sull’olotastiera. Ogni tanto si voltava verso qualcuno, ordinandogli di “ricalibrare qualcosa” o di “immettere coordinate”.
- Capitano!- gridò l'Ufficiale Valentine.
Lui si raddrizzò, voltandosi lentamente. Nulla nella sua espressione tradiva un qualsiasi sentimento, ma Bones sapeva che era imbestialito. Non sarebbe stato facile parlare con lui.
- Signora Valentine…- la salutò.
- Ufficiale.- lo corresse lei, fermandosi a pochi passi di distanza - Mi dica che non sta realmente pensando di incendiare un centinaio di ettari di foresta.-
- Non lo sto pensando, lo sto facendo.- replicò quietamente lui - L’Illirio 417 è un materiale combustibile che a temperatura ambiente diventa gassoso. Sparso nell’atmosfera e incendiato con le cariche minerarie, darà fuoco a una vasta area di territorio, liberando più che abbastanza terreno da permetterci di tornare a lavorare senza preoccupazioni.-
- Capitano Malkovich, lei non può…-
- Posso eccome, invece!- tuonò l’uomo, ergendosi in tutta la sua statura - So della sua conversazione con il signor Brody. Mi è stata riferita, parola per parola, e non mi serve sapere altro. I miei superiori sono stati avvertiti, ho tutte le autorizzazioni. Nulla mi impedirà di riprendere i lavori.-
- Così finirà solo col peggiorare le cose!- ribatté Valentine.
- Signore… forse dovrebbe ascoltarla.- disse Brenda, in tono conciliante - Abbiamo motivo di credere che le piante abbiano portato all’estinzione dei nativi…-
- Beh, non è un problema nostro.- rispose lui - Loro dovevano respirare per forza l’ossigeno naturale di Cassandra V, noi no. Potrei disboscare l’intero pianeta, e non ci sarebbero problemi, visto che non ci sono forme di vita. Il fuoco basterà.-
- Questa è un’idiozia!- esclamò Valentine - E se sapesse quello che…-
- Quello che sto facendo? Oh, ma lo so, lo so eccome!- rispose scocciato il Capitano - Così come so che lei era già nota ai nostri nemici prima che arrivasse a bordo.-
- Nemici?- sbottò Bones - Malkovich, sono dei cazzo di alberi! Come fai a vedere un nemico in un albero?-
- Ci hanno dichiarato guerra. E io sono abituato a combatterle, le guerre.- ringhiò lui - Quanto a lei, signorina Valentine…-
- Ufficiale!-
- UFFICIALE, se preferisce!- latrò furioso Malkovich - Mi spiega come sia possibile che il nemico la conoscesse già? Come mai i nativi sapevano chi lei fosse?-
Bones sgranò gli occhi e guardò Valentine, che sostenne imperterrita la rabbia del Capitano.
- Suppongo che la frase “non è rilevante ai fini di questa conversazione” le sia perfettamente estranea. Come il raziocinio, del resto.- replicò quietamente lei - Ora, dia immediatamente l’ordine di annullare tutto, oppure…-
- Tenga pure per sé le sue minacce. Per ora, si consideri in arresto per sospetto tradimento. Rimarrà nei suoi alloggi fino a quando non saprò cosa fare di lei.- si rivolse a Bones, gli occhi venati di rosso - Signor Bones, la arresti. Adesso.-
Bones aggrottò la fronte.
- Perché?- chiese - Perché ti ha dato dell’imbecille? Perché sei un imbecille? Allora arresta anche me. Io non ti aiuterò, Capitano.-
Lui arricciò le labbra, fuori di sé.
- Molto bene…- ringhiò - Allora, Primo Ufficiale Fletcher, prenda questi due e me li tolga di torno. Li sbatta in cella, prima che perda il controllo delle mie azioni!-
Valentine non si sorprese quando sentì la mano di Brenda attorno al suo braccio: per quanto potesse parteggiare per loro, era programmata per eseguire gli ordini, per quanto idioti essi fossero.
- Le do un ultimo avvertimento, Capitano.- disse, prima di seguirla verso l’ascensore - Non lo faccia, o se ne pentirà amaramente.-
- Bene. Aggiungerò le minacce alle accuse, allora.- disse - Ora, Fletcher, la porti via!-
Valentine si voltò, precedendo Brenda fuori dal Ponte di Comando. L’androide andò dietro a lei e Bones con aria afflitta.
- Mi dispiace.- disse piano.

Scusate se ieri non ho postato, ma ero stanchissimo, e non avrei mai potuto preparare il capitolo. A onor del vero, adesso è quasi l'alba, accidenti a me e a quando faccio tardi, ma lo avevo promesso...
Bando alle ciance! Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo, che mi stanno seguendo. A domani!

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Capitolo 10
*** Cap. 9: Sfiducia ***


Le celle della sicurezza erano piccole stanze di pochi metri quadrati, prive di finestre o di un qualsiasi arredamento. Si trattava di semplici camere rettangolari non molto spaziose, munite di un’unica brandina e di una tazza per i bisogni fisici, sistemata in un angolo. Brenda Fletcher li fece entrare là dentro e, con lo scatto di un singolo interruttore, attivò le barriere cinetiche di contenimento.
- Mi dispiace.- ripeté di nuovo, in piedi davanti alle loro celle - Vorrei davvero poter fare qualcosa, ma non posso andare contro un ordine diretto se non in caso di estrema necessità.-
- E questo “caso di estrema necessità” quando si verificherebbe?- chiese Bones, sedendosi scocciato sulla propria branda.
- Beh, dipende…- rispose lei, muovendosi a disagio sul posto - Per esempio… se qualcuno stesse rischiando la vita, potrei ignorare gli ordini per salvarlo… o  se ritenessi che un metodo di scavo è migliore di un altro, sarei in grado di…-
- Sì, sì, ma per quanto riguarda noi?- la interruppe Bones - Pensi di poter fare qualcosa?-
Brenda scosse lentamente la testa.
- Sarà necessario dimostrare che Malkovich non è più in grado di comandare. Al momento agisce col patrocinio della compagnia, nel pieno rispetto delle sue facoltà. Senza dubbio ha forzato parecchio la mano, ma…-
- Scusa, sbaglio o Valentine ha dichiarato chiaro e tondo di essere lei al comando?-
L'Ufficiale Valentine sbuffò. Anche lei si era seduta sulla propria branda, ma a differenza di Bones non cercava di ottenere qualcosa da Brenda. Questo perché già sapeva che era impossibile.
- Il Primo Ufficiale è un’androide R-124 con funzioni di comando. La serie a cui appartiene è programmata per eseguire gli ordini del Capitano della nave a cui è assegnata, non a chiunque dichiari di essere al comando. Se Malkovich le avesse detto di eseguire i miei ordini sarebbe stato diverso.-
- Ma non è quello che ha fatto?-
- Solo per visitare i minatori.- replicò Brenda, cupa.
- Quindi è tutto qui? Gli lascerai fare una cazzata del genere e tanti saluti?- sbottò Bones - Se incendia l’atmosfera, quegli alberi come la prenderanno? Abbiamo sette persone malate rinchiuse in isolamento, e altre due dozzine sono confinate nei loro dormitori! Che reazione avranno quando lo verranno a sapere?-
- Non è colpa mia, Bones!- sbottò lei, furiosa - Vorrei poter fare qualcosa. Davvero! Sei mio amico. Sono un’androide, ma non mi impedisce di volerti bene e di fidarmi di te, per quanto irritante tu sia!-
Questo parve zittire Bones, che sbuffò e si sdraiò sulla branda, incrociando le braccia dietro la testa.
- Sapevo che questa storia mi avrebbe portato rogne.- brontolò.
Brenda sospirò, scuotendo la testa, e fece per andarsene.
- Un momento, Comandante.- disse l'Ufficiale Valentine, alzandosi in piedi - Qualcosa che può fare c’è, in effetti.-
- Bene. Cosa sarebbe?- chiese lei, scrollando le braccia.
- Può farmi avere alcune cose. Per cominciare, le mie scarpe.- rispose Valentine.
Brenda esitò un momento, guardando i piedi nudi della donna come se li vedesse solo in quel momento.
- Sì, certo.- disse - Sono certa che al Capitano non dispiacerà. Con permesso…-
Fece un rapido saluto e uscì in fretta dal corridoio delle celle, senza aggiungere altro. Bones sbuffò ancora.
- Sai, forse avrei dovuto davvero pensarci bene, prima.- disse - Quando mi hai chiesto se ero davvero disposto a darti una mano. Coglione io che mi sono fatto trascinare. Lo sapevo che eri una calamita per i problemi.-
- Bones, lamentarsi è perfettamente inutile, adesso.-
- E cos’altro posso fare? Conosco bene queste celle, non possiamo aprirle dall’interno.-
- Potresti fare silenzio e lasciarmi pensare.-
- Pensare? A cosa vuoi pensare? Cosa c’è da pensare?-
- Gli alberi. La flora di Cassandra V.- rispose lei, sedendosi di nuovo - Io credo che…-
- Credi? Tu credi?- Valentine lo sentì muoversi sulla branda, dall’altra parte del muro - Non dovresti saperlo, invece? Malkovich sarà un deficiente, ma non così tanto da inventarsi qualcosa, non ha tutta questa fantasia. Non saprebbe immaginare neanche mezzo unicorno.-
Valentine aggrottò la fronte.
- C’è qualcosa che vuoi chiedermi, Bones?-
- Qualcosa? Oh, Dio… potrei riempirci dei libri con quello che vorrei chiederti, Valentine… il tuo fottuto nome, per esempio… il tuo lavoro, il tuo campo, la tua età… chi diavolo sei, Valentine? Perché i nativi ti conoscevano?-
Lei ripiegò le ginocchia, appoggiandoci sopra le braccia, e reclinò la testa all’indietro, fino a urtare il muro con la nuca.
- Mi stai facendo domande complesse, Bones.- rispose - Per una persona come te non valgono niente. Non hai problemi a dire tutto questo, di te. Parker Bones, Ufficiale della Sicurezza in servizio sulla PCP Ascendant, trentanove anni. Tutti dettagli relativamente privi di nota.- fece una smorfia, scuotendo la testa - Per me è diverso. Io non sono come te.-
Bones tacque per un momento, forse in attesa che lei continuasse. Alla fine, comunque, ruppe lui il silenzio, probabilmente quando comprese che non avrebbe detto altro.
- Non sei umana.- disse.
Valentine fece una risata priva di allegria.
- Mai detto di esserlo.-
 
- Da dove vieni?- chiese Bones.
- Da molto lontano. Non saprei dirti nemmeno io quanto. È successo molto tempo fa.-
- Cosa è successo molto tempo fa?-
Valentine lo ignorò.
- Non posso dirti il mio nome, o qualcosa di più preciso sulla mia vita. Dovrà bastarti sapere che risolvo i momenti di crisi, e questo non è nemmeno uno dei peggiori in cui mi sono trovata in vita mia.-
- Quanti anni hai, almeno, posso saperlo?-
- Più di ventisei, come hai ipotizzato. Molti di più.- ridacchiò - E non lavoro per il Governo Terrestre. Non lavoro per nessuno.-
- Ma la tua carriera militare…-
- Oh, quella è vera. Ho fatto un po’ di tutto, mentre mi occupavo dei miei affari… di aiutare altri che avevano bisogno.- spiegò - Ma non mi sono limitata alla Terra, te l’assicuro. Viaggia un po’ nell’universo, verso i pianeti abitati, e chiedi di me. Vedrai coi tuoi occhi di cosa sto parlando.-
Bones rimase zitto un altro po’, forse rimuginando sulle sue parole.
- Valentine… se è vero, perché lo fai? Perché dovresti dare una mano a chiunque te la chieda?-
- Non a chiunque. Aiuto coloro che ne hanno bisogno.-
- E noi ne abbiamo bisogno?-
- No. Cassandra V ne ha bisogno.-
 
Malkovich decise di dare il via alle operazioni per l’incenerimento del nemico il mattino successivo, tanto per dare un po’ di tregua all’equipaggio: tra le trivellazioni, la malattia e quella folle ragazza inviata in “aiuto”, lo stress era ormai a livelli altissimi. Tra l’altro, aveva fatto lavorare fino a tardi tutto il Ponte di Comando, e qualche ora di sonno doveva pur concedergliela, se non voleva vederli crollare a terra.
Prima di andare a letto a sua volta, comunque, decise di fare una deviazione, recandosi al Ponte Medico. Aveva già fatto dare il cambio ai due uomini di guardia lì, che adesso erano stati sostituiti da un androide (un modello maschile leggermente meno sofisticato di Brenda) e un membro dello staff tecnico. I due scattarono subito in piedi non appena lo videro, ma Malkovich fece rapidamente loro cenno di rimanere seduti e passò oltre, raggiungendo il settore di isolamento. Le luci erano ancora basse, il programma notturno non era ancora finito, e tutti i pazienti sembravano essere in stato dormiente, rannicchiati sui letti o sul pavimento. Prese dalla tasca l’oggetto con cui l'Ufficiale Valentine aveva comunicato con loro (aveva provveduto a sequestrarglielo personalmente, poco prima) e lo avvicinò alla bocca.
- Sono il Capitano Ethan Malkovich. Riuscite a sentirmi, là dentro? Dottor Lassiter? Signor Brody?-
Sfortunatamente non ottenne alcuna risposta, attendendo invano che dicessero qualcosa.
- So che mi sentite. In ogni caso non serve che me lo confermiate, volevo soltanto farvi sapere che l'Ufficiale Valentine è attualmente in stato di arresto. Abbiamo ragione di credere che parteggi per il nemico, lo stesso che vi ha fatti ammalare. A sentir lei, reagite già come se faceste parte di una qualche entità in grado di controllarvi. Io invece credo di potervi ancora salvare, e lo farò. Entro domani, tutto sarà finito.-
Ripose il comunicatore e si allontanò, senza dire altro. Non temeva possibili ritorsioni, in fondo non aveva detto molto, e di certo nulla di importante. A preoccuparlo di più, a dire il vero, erano le loro condizioni: quanto avrebbero potuto resistere, in quello stato?
 
Il sistema di ventilazione della Ascendant era dotato di un sistema di blocchi di emergenza, in grado di sigillare intere sezioni della nave in caso di necessità, così da impedire la decompressione in caso di falla nello scafo. Una volta indetta la quarantena nella sezione dei dormitori, quella parte del sistema di ventilazione era stata bloccata ermeticamente.
Purtroppo, però, oltre al non potere uscire l’aria non sarebbe mai riuscita neanche a entrare. Un problema da poco, in teoria: secondo le previsioni, presto la Ascendant avrebbe fatto ritorno verso la Terra per curare i malati e poi sarebbe ripartita dopo i rifornimenti, prima che quei poveracci potessero morire di asfissia. Nessuna perdita, nessun danno, nulla.
Ma questo non era il pensiero di un gruppo di minatori malati e terrorizzati, resi sempre più paranoici da una mutazione che faceva loro credere che l’intera nave fosse lì per ucciderli. E per questo, solo per questo, alcuni di essi si erano infilati strisciando in una conduttura e, a furia di tentativi infruttuosi, erano riusciti a creare una falla nella paratia. Piccola, insufficiente a far passare più di un dito umano, e in assenza di decompressione del tutto impossibile da rilevare. Ciononostante, l’aria passava, sia in entrata che in uscita.
E questo lo sapevano bene coloro che, a turno, soffiavano in quel minuscolo buco le spore che già da un paio d’ore avevano cominciato a produrre.

Eccoci qua, sono riuscito a scrivere e a postare ancora una volta. Le cose si fanno complesse, vi avverto... non sarà semplice venir fuori da questo pasticcio.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo. A domani!

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Capitolo 11
*** Cap. 10: Guerra a bordo ***


Bones si rigirò per un po’ sulla branda, sentendosi progressivamente più scomodo via via che il tempo passava. Era stanco, un po’ assonnato, ma non sarebbe mai riuscito ad addormentarsi su quell’asse di metallo, in preda all’ansia e al timore di ciò che stava per accadere grazie all’idiozia di Malkovich. Presto, ne era certo, gli infettati avrebbero scatenato una bella sommossa a bordo, furiosi per ciò che sarebbe capitato ai loro… cosa, compagni? Familiari? Simili?
Insomma, il disboscamento non avrebbe portato a nulla di buono.
- Valentine, sei sveglia?-
Nessuna risposta.
- Valentine, ci sei?- chiese, alzando la voce.
Stavolta udì appena un grugnito, ma troppo sommesso: stava dormendo, e a lui serviva sveglia. Non che pensasse di poter uscire da lì a parole, né di poter trarre un qualche beneficio da una compagna debilitata dalla mancanza di sonno, ma l’inattività lo stava uccidendo. Sapeva bene di essere una persona svogliata, che preferiva dormire piuttosto che lavorare, e soprattutto che detestava le rogne, ma quando i guai erano ormai ovunque non aveva scelta: doveva fare qualcosa, quantomeno per rimettere a posto le cose e tornare ad appisolarsi sulla scrivania.
Così, sentendosi un po’ in colpa, calciò con forza la parete della cella.
- Valentine!-
- Oh… Bones, dannazione…- brontolò lei - Cosa c’è adesso?- chiese, sbadigliando.
- Prima parlavi degli alberi di Cassandra V. Prima che ti interrompessi, cioè. Insomma, stavi cercando di dirmi qualcosa.-
- Ah, quello.- disse Valentine, muovendosi sulla propria branda - Non era nulla.-
- Non sei una che parla a vanvera, Valentine. Siamo bloccati qui, ma se dovessimo uscirne non sarebbe male avere un piano. Come li fermiamo? Cosa possiamo fare per mettere fine a questa storia?-
Lei sospirò, quasi come se stesse raccogliendo i propri pensieri.
- Non sono guerrieri, o soldati. Malkovich dovrebbe capirlo, prima di fare qualsiasi cosa. È qui che sbaglia, nell’approccio. Non sono un pericoloso esercito, sono solo spaventati. Forse accetterebbero un compromesso se gli venisse offerto, ma dovrebbe prima fare un passo indietro, e non lo otterrà rimanendo fermo sulla sua posizione. Oltretutto, abbiamo la possibilità di ottenerlo, adesso: sul Ponte Medico abbiamo già stabilito un contatto, qualcosa che dovremmo sfruttare. Io forse potrei convincerli a calmarsi e mediare una soluzione pacifica.-
- Beh, se vuoi la mia opinione, potresti anche convincerli a darti retta. In fondo, hanno cercato di tenerti fuori da questa storia, e un motivo c’è. È Malkovich che sarà dura convincere.-
- Lo metterò da parte, allora. L’autorità non mi manca, e se non volesse ascoltarmi non dovrò fare altro che rivolgermi ad alcune persone di mia conoscenza sulla Terra. Persone che non gli perdoneranno una cosa del genere.-
- Okay.- disse Bones, buttando giù le gambe dal giaciglio e sedendosi - Ora però ci manca un piano di fuga. Come usciamo di qui?-
- Quello arriverà quando avrò le mie scarpe.-
Bones aggrottò la fronte. Che c’entravano le scarpe?
 
Brenda arrivò poco dopo, portando il borsone di Valentine a tracolla. Entrò nel corridoio piuttosto in fretta, sbirciando alle proprie spalle prima di richiudere la porta.
- Beh, era ora.- disse Bones - Quanto ci vuole per prendere un paio di scarpe?-
- Ho dovuto evitare Malkovich.- spiegò - Prima mi ha mandata a verificare lo stato della quarantena, voleva che l’equipaggio dormisse tranquillo. Poi ho pensato di dare un’occhiata ai programmi per la mattinata, e ho visto che attuerà il suo piano entro le otto ora terrestre.-
- Quindi tra quattro ore.- disse Valentine - Bene, c’è tempo. Ora dammi la borsa, forza.-
Brenda annuì e si avvicinò alla parete laterale, aprendo lo sportello attraverso il quale venivano fatti passare i vassoi con i pasti per i prigionieri, e ci spinse dentro il piccolo bagaglio. Valentine si avvicinò allo sportello interno e lo aprì, prendendolo subito.
- Ottimo.- disse, posando per terra la borsa - Ora ti suggerirei di correre al Ponte di Comunicazione e di contattare la Terra. Parla con il Generale Jefferson e spiegagli cosa sta succedendo a bordo. Se lo conosco ti ordinerà di prendere il comando, e questo dovrebbe sistemare Malkovich. Noi intanto usciremo di qui e ci occuperemo del suo dannato piano, tanto per andare sul sicuro. Poi provvederemo a sistemare questo disastro.-
- Ehm… qualcuno mi vuole spiegare?- chiese Bones - Ti ha portato le scarpe, e allora? Pensi di poterle usare per uscire?-
- Bones, se tu mandassi un tuo androide a incarcerare qualcuno, cosa faresti sapendo che lo sta facendo solo perché obbligato e che se potesse si comporterebbe diversamente?-
- Ehm… io… non lo so.-
- Lo sorveglieresti tramite la rete Allnet.- sbuffò Brenda - Per assicurarsi che non succeda nulla di imprevisto.-
- Ma ora Malkovich dorme, e possiamo parlare liberamente.- continuò Valentine, frugando nella borsa.
Ne estrasse le scarpe, che mise subito ai piedi, e poi la cintura di gadget. Come aveva immaginato, Brenda non aveva avuto problemi a consegnargliela: Malkovich non aveva proibito al Primo Ufficiale di farle avere qualcosa, qualunque cosa. Né, tantomeno, di andare contro se stessa e di aiutarli. Aveva solo ordinato di portarli in cella. Idiota fino alla fine. E, soprattutto, doveva ringraziare il fatto che Brenda avesse intuito il sottinteso nelle sue parole: “può farmi avere alcune cose”. Il suo processore doveva essere decisamente buono. Di sicuro valeva ogni singolo penny speso per costruirla.
- D’accordo, Fletcher, vada pure. Qui ci pensiamo da soli.- disse, allacciandosi la cintura.
Brenda uscì dal corridoio a rapidi passi, diretta al Ponte di Comunicazione, e lei estrasse un oggetto cilindrico, non molto lungo, dalla cinta: lei lo chiamava Friggitore.
- Che intenzioni hai?- chiese Bones.
- Ho intenzione di friggere.- rispose lei, ruotando la ghiera sul Friggitore e azionandolo.
Un impulso crepitante di elettricità schizzò verso la parete cinetica, interferendo con la sua carica energetica. L’opposta polarità del Friggitore mandò in corto i circuiti di distribuzione del campo di forza, disattivandolo rapidamente.
- Cos’hai combinato?-
- Ho aperto la porta.- rispose lei, uscendo dalla cella e portandosi davanti a quella di Bones - Ora stai un po’ indietro, potresti prendere la scossa.-
 
Brenda corse rapidamente verso il Ponte di Comunicazione, posto non lontano dalla sezione degli alloggi, senza mai incontrare nessuno. L’intera nave stava dormendo, cercando di recuperare un po’ delle forze perdute in quei giorni. Le ultime ore, in particolare, erano state dure, e avevano messo in seria difficoltà i nervi dell’equipaggio.
Tanto per scrupolo, si collegò tramite Allnet al sistema video della Ascendant, monitorando le stanze più vicine.
I dormitori dei minatori erano relativamente tranquilli, e pochi sembravano essere ancora svegli: i più riposavano in un groviglio di coperte, qualcuno giocava un po’ a carte, uno addirittura si guardava un porno sul suo olovisore (indugiò poco su di lui), e un ultimo gruppo non molto nutrito aveva deciso di violare le regole dell’orario di riposo per andare sul Ponte di Passeggiata e farsi una birra prima di dormire. Gli unici ancora in giro all’esterno dei dormitori erano gli androidi come lei, in sala macchine per la consueta supervisione del motore o sul Ponte di Comando per le operazioni notturne.
Malkovich era nella sua cabina privata, a dormire della grossa. Il Ponte di Comunicazione era sgombero.
Per scrupolo, cercò di collegarsi anche alla sezione del Ponte Equipaggio che era stato messo in quarantena, ma scoprì che il sistema video interno era stato danneggiato, e non riceveva più segnale. A quel punto si fermò in mezzo al corridoio e guardò a sinistra: prendendo quella strada avrebbe potuto raggiungere i dormitori sigillati e controllare personalmente. Come Primo Ufficiale aveva l’autorità per sospendere il blocco ed entrare, in caso di bisogno, e anche per chiudersi dentro. E sarebbe stata al sicuro dall’infezione, non essendo un’entità biologica.
Logicamente non sarebbe entrata se non in caso di estremo bisogno, o avrebbe rischiato di far dilagare l’infezione. Tuttavia, doveva accertarsi che fosse tutto a posto.
Rapidamente, percorse la strada verso i dormitori sigillati, rallentando solo quando fu a poca distanza dall’arrivo, aumentando la sensibilità dei ricettori uditivi prima di sbirciare oltre l’angolo. Non sentì alcun rumore, ma i sensori olfattivi, d’altra parte, inviarono segnali diversi: resina, legna verde e… questo non sapeva classificarlo, ma era gradevole. Fresco, pulito, simile a quello di alcuni saponi da bagno, anche se di qualità migliore. Cercò una corrispondenza negli archivi di cui disponeva, e scoprì che gli esseri umani lo chiamavano “odore di bosco”. Un odore che non avrebbe mai dovuto trovarsi a bordo.
Svoltò l’angolo e vide che la porta e il blocco di quarantena erano stati forzati. Rami e frammenti di legno ne avevano invaso la cornice, e aumentando lo zoom scorse minuscole particelle nell’aria, fluttuanti davanti a lei e a malapena visibili nonostante la potenza delle sue unità ottiche.
Le spore stavano passando, e a giudicare da quello che vedeva le cose andavano avanti così da parecchio tempo. Il blocco era stato forzato da poco, la resina che usciva dalle spaccature del legno era ancora fresca, ma le spore erano ovunque, e forse ci camminava in mezzo da un bel pezzo. Qualsiasi cosa fosse accaduta, ormai era del tutto fuori controllo.
- Ufficiale Valentine, qui Primo Ufficiale Brenda Fletcher.- disse, azionando il proprio comunicatore interno - Abbiamo… un problema. Un enorme problema.-

Come dicevo, le cose non stanno andando proprio benissimo... anzi, stanno peggiorando.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo, che mi seguono sempre. A domani!

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Capitolo 12
*** Cap. 11: Il diffondersi della malattia ***


Valentine condusse Bones lungo il corridoio, lontano dal suo ufficio, e per tutto il tempo il collega continuò a guardarsi alle spalle con aria perplessa, grattandosi la testa.
- Senti, dove la trovo una cintura come la tua?- chiese.
- Piantala di dire idiozie e concentrati.- rispose Valentine.
- No, sai, mi farebbero comodo un paio di aggeggi come quelli. Sai, se perdo le chiavi di casa, per esempio…-
- Questa roba è pericolosa, Bones. Il Friggitore emette scariche di entità variabile, e anche al livello minimo sarebbe uno strumento di tortura se usato su un essere umano… o un qualunque senziente dotato di conducibilità elettrica.-
- Beh, potrei usarlo su Malkovich…-
- Fingerò di non aver sentito.- lo gelò lei - Ora, muoviamoci. Il Ponte di Comando è di qua.-
Raggiunsero la plancia in silenzio, ma non entrarono, sbirciando prima oltre la porta aperta: l’equipaggio doveva essere già in branda, ma il personale androide era ancora in giro, e provvedeva a mantenere la nave in orbita attorno al pianeta. Dopotutto, era normale: la Ascendant era un vascello minerario a orbita sincrona, cioè svolgeva le proprie funzioni rimanendo sospeso in orbita attorno al pianeta e muovendosi attorno a esso con la stessa velocità che il pianeta impiegava per girare attorno al suo asse. Così, da terra, sembrava che fosse sempre fissa nello stesso punto, giorno e notte.
Ma per fare una cosa del genere serviva una vigilanza continua: gli imprevisti potevano essere molti, specie considerato che attorno a Cassandra V c’erano numerosi asteroidi orbitanti, e un loro movimento improvviso avrebbe potuto compromettere l’integrità dello scafo o dei macchinari esterni.
- Ce ne sono una dozzina, a occhio e croce.- disse Valentine, parlando piano.
- Beh, sono il grosso del personale non organico.- replicò Bones, nello stesso tono - Oltre a Brenda, ce ne sono altri diciotto a bordo, e di notte sei rimangono sul Ponte Meccanico, in sala macchine, mentre gli altri vengono qui, per assistere quelli che ci restano anche di giorno. D’altra parte, Brenda è la più sofisticata di tutti, essendo il Primo Ufficiale, il suo processore è più potente, e ha più funzioni. Può interfacciarsi a qualsiasi terminale presente sulla Ascendant, e potenzialmente a qualunque computer abbia un attacco compatibile o sia collegato alla rete Allnet. Loro no, invece… sono meno versatili.-
- Sai dirmi anche il modello?-
- Non è unanime, sono diversi tipi… ma credo che il più avanzato sia un CR-32. Perché me lo chiedi?-
- Non sono schermati dagli impulsi di alta intensità. Il Friggitore potrebbe metterli fuori uso, ma lo terrei come ultima risorsa. Credo che questo possa andare bene.-
Prese dalla cinta una sorta di trottola schiacciata, priva del classico perno sulla cima.
- Che roba è?-
- Nulla di mortale. Emetterà una scarica sonica in grado di inibire momentaneamente i centri motori degli androidi. Ma tappati le orecchie, nemmeno gli organici reagiscono bene.-
- Ufficiale Valentine, qui Primo Ufficiale Brenda Fletcher.  Abbiamo… un problema. Un enorme problema.-
La voce di Brenda risuonò nei corridoi, forse per tutta la nave, facendo sussultare entrambi.
- Raggiungete un terminale di comunicazione e collegatevi con me, immediatamente. Devo parlarvi. Ordino a tutto il personale di non ostacolare in alcun modo l'Ufficiale Valentine e il signor Bones.-
- Beh, questo sistemerà gli androidi, almeno per ora.- disse lei, mettendo via la “trottola” e correndo in plancia.
Gli androidi lì presenti parvero esitare vedendo lei e Bones sbucare fuori dal nulla ma, dopo un momento, tornarono a occuparsi delle loro mansioni, ignorandoli. Subito, Bones accese un terminale e lo sintonizzò sul canale di Brenda. L’immagine di un corridoio comparve sullo schermo, e il suono dei passi del Primo Ufficiale uscì dagli altoparlanti.
- Brenda, che succede? Perché cavolo stai svegliando tutta la nave?- chiese Bones, afferrando il microfono.
- Mi dispiace, ma c’è un cambio di programma.- rispose lei - Sono entrata nell’area di quarantena, e non c’è più nessuno.-
- Cosa?- esclamò Bones.
- Perché è entrata nell’area di quarantena?- chiese Valentine, togliendo il microfono di mano all’uomo - Cos’è successo?-
- Mentre correvo al Ponte di Comunicazione ho controllato l’impianto video. Le telecamere di questo settore avevano smesso di trasmettere. Sono corsa qui e ho visto che avevano forzato il blocco, e ormai le spore erano già diffuse per una vasta area dei dormitori. Ritengo che buona parte dell’equipaggio si sia già ammalata, e ormai è tardi per estendere il blocco.-
- Che ne è del Capitano Malkovich?-
- Non lo so ancora, ma il suo alloggio si trova un po’ più lontano dall’area di quarantena. Forse non è ancora stato infettato, ma è presto per dirlo. I sintomi ci mettono qualche ora per manifestarsi.-
- No. I sintomi sono immediati, quando le spore si attivano.- la contraddisse Valentine, scuotendo la testa.
Bones aggrottò la fronte.
- E tu che ne sai?- chiese.
- Il dottor Lassiter. Si è ammalato immediatamente, ricordi?-
- E allora i tre che ho arrestato? Nolan, Pablo e Kenny? E gli altri due?-
- Pazienza, Bones.- rispose lei - Dovevano salire a bordo, girare tra di voi, infettarvi. Forse persino il decorso normale non è poi così lento, potrebbe essere persino più rapido. Ci hanno teso una trappola. Non è stato difficile. La natura sa aspettare. È paziente. E trova sempre una strada, a prescindere dagli ostacoli.- sospirò, scuotendo la testa - D’accordo, cambio di programma. Dobbiamo considerare spacciati tutti quelli che si trovano sul Ponte Equipaggio, almeno per il momento. Ha idea di dove si trovino le persone fuggite alla quarantena?-
- No, non ne ho idea. Dovremmo cercarli?-
- Negativo. Esca di lì, imposterò un nuovo blocco di quarantena da qui, che comprenda tutto il ponte, e spero che basti almeno a trattenerli per un po’. Da questo momento, assumo a pieno titolo il comando. Non possiamo sapere se Malkovich è infetto oppure no. Comandante, lei concorda?-
- I miei processori non trovano argomenti per confutare questa tesi. Lei ha il comando della Ascendant, da ora in avanti. Chiuda pure i blocchi, posso aprirli in qualunque momento per uscire, e le assicuro che non lo farò per nessuno all’infuori di me.-
- Molto bene. Ponte, chiudo. Bones, hai idea di come trovare le persone fuggite dalla quarantena senza usare l’impianto video?-
- Credo di sì. Dammi un po’ di tempo.- rispose lui, correndo verso un terminale libero.
- Bene. Io mi occuperò del blocco di quarantena.- disse Valentine, sperando che riuscisse a tenere abbastanza a lungo: non era nemmeno certa che lei e Bones non avessero ancora inalato le spore, ad essere sincera.
 
Brenda udì la sirena che annunciava l’inizio del blocco di quarantena e accelerò il passo: doveva arrivare a una porta o a un montacarichi prima di un qualsiasi altro membro dell’equipaggio, o non sarebbe stato sicuro uscire.
Raggiunse rapidamente la parte più esterna del Ponte Equipaggio, dove si trovavano gli alloggi degli ufficiali. Quello più vicino all’uscita era per l’appunto occupato dal Capitano Malkovich, e non era passata di lì per caso: la prima cosa da fare era verificarne le condizioni. Se fosse stato realmente infettato avrebbe potuto seguire senza problemi le istruzioni dell’Ufficiale Valentine, in caso contrario avrebbe dovuto pensarci sul momento.
Raggiunta la soglia, la aprì con cautela e sbirciò all’interno: il Capitano era ancora nel proprio letto, e dormiva profondamente. Grazie al cielo, il messaggio che aveva diffuso per gli altoparlanti della nave (l’unico modo per contattare l'Ufficiale Valentine, in quel momento) non lo aveva svegliato. Anche la sirena di poco prima non pareva avergli dato troppo fastidio.
Non mostrava segni fisici dell’infezione ma, aumentando l’ingrandimento dei sensori ottici, vide uscire dal condotto dell’areazione le spore che la diffondevano. Non avevano ancora invaso tutta la stanza, e anzi dovevano essere arrivate da molto poco, ma d’altra parte sarebbe stato da sciocchi portarlo via: forse le aveva già respirate.
E poi, sinceramente, non aveva tutta questa voglia di salvarlo.
Chiuse silenziosamente la porta, sentendo già un certo chiacchiericcio in lontananza, dovuto agli operai svegliati dall’inizio della quarantena.
 
- Allora… ho setacciato la nave, e ho trovato solo un organico che si trova dove non dovrebbe.- disse Bones, seduto davanti allo schermo del terminale.
- E io ho allestito un blocco totale di quarantena.- rispose Valentine - E sto impostando i sensori interni della Ascendant per riconoscere le persone infettate e bloccarle nelle stanze in cui entrano, anche se ci vorrà del tempo. Soprattutto, dovranno mostrare sintomi visibili a occhio nudo, questa nave non è attrezzata per cose del genere.-
- Beh, meglio che ti sbrighi.- disse lui - Ci sono solo due persone a piede libero, a eccezione di noi due.-
- Hanno evitato la quarantena?-
- Sì.- rispose cupamente Bones - E si dirigono verso il Ponte Medico.-
Valentine si trattenne dall’imprecare: stavano andando a liberare i pazienti nella sezione di isolamento, accidenti!
 
I due operai malati uscirono dall’ascensore con movimenti rigidi, a volte anche un po’ scricchiolanti. Ad ogni respiro che facevano, piccoli sbuffi giallastri uscivano dalle loro bocche o narici, la pelle ormai piena di porzioni di corteccia, le dita allungate e contorte, in procinto di diventare ormai minuscoli rametti. Dalle orecchie e dal mento avevano già cominciato a sbucare tenere foglioline verdi, e gli occhi stavano perdendo velocemente colore.
Raggiunsero in perfetto silenzio la stanza di isolamento, senza emettere altro rumore che non fosse quello dei loro passi o della corteccia che si scheggiava. I sette pazienti prigionieri là dentro si erano già allineati in bell’ordine davanti al vetro, in silenzio, fissando i loro compagni venuti fin lì a liberarli. Il dottor Lassiter e il suo assistente non si erano ancora tolti di dosso la tuta di isolamento, ma l’infezione era prosperata là dentro come in un’incubatrice, arrivando a far crescere rami anche abbastanza grandi al di sotto del tessuto, tirandolo fino a lacerarlo. Adesso sembravano addobbi di plastica mal riusciti per una qualche festa di Halloween.
I due afferrarono la grande ruota di blocco all’esterno e cercarono di girarla, senza ottenere alcun risultato: qualunque cosa le avesse fatto l'Ufficiale Valentine, non si muoveva.
Senza scomporsi, i due andarono verso la parete e staccarono senza tanti complimenti un pannello dal muro, rivelando il quadro elettrico primario dell’area.
Il più vicino alla camera di isolamento allungò una mano e afferrò un intero fascio di cavi, strappandolo a mani nude.
Con un crepitio e un fiotto di scintille, le luci si spensero, e una voce preregistrata cominciò ad avvertire di un guasto nell’area di isolamento.
La porta si aprì con uno scatto, e Nolan Brody la spinse lentamente verso l’esterno, uscendo con il resto dei pazienti al seguito.

Mmmmh... non bene, proprio no.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo, che mi seguono. A domani!

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Capitolo 13
*** Cap. 12: Diplomazia ***


- Avaria sul Ponte Medico.- disse Bones - Devono aver fatto qualcosa per aprire la porta. Ma com’è possibile? Credevo che l’avessi sabotata!-
- Il blocco sarebbe durato fino a quando ci fosse stata corrente.- spiegò Valentine, cercando di impostare gli ultimi dati per la quarantena - Senza, va a farsi benedire.-
- Grandioso. E ora che si fa? Loro sono fuori dal Ponte Equipaggio.-
- Non importa, forse riuscirò… fatto!- esclamò, inizializzando il programma - Okay, adesso dovrebbe andare. Ogni volta che entreranno in una nuova area, quella si chiuderà automaticamente. Questo dovrebbe rallentarli per qualche ora.-
- D’accordo, e adesso?-
- Adesso, dovremo inventarci qualcosa. Proverò a contattarli un’altra volta e a parlare con loro, forse riuscirò a calmarli.-
In quel momento Brenda raggiunse di corsa il Ponte di Comando, gocciolando acqua ad ogni passo e strizzandosi i capelli con aria seccata.
- Ma che diavolo ti è successo?- chiese Bones, sgranando gli occhi.
- Doccia di decontaminazione.- rispose lei, scrollando un braccio e schizzando ovunque - Ho camminato in quelle spore, volevo evitare di contagiarvi. Non potevo essere certa di non trasportarne.-
- Ottima idea, Comandante.- disse Valentine - Ora, organizziamoci. Quanti androidi possiamo utilizzare come aiuto?-
- Quelli che vede, me compresa, ma dovremmo uscire dal campo di asteroidi.- rispose Fletcher - O rischieremmo di andare a sbattere. Io possiedo i codici di sblocco della Ascendant, posso attivare i comandi di guida, ma non potrò pilotare. Serve la componente umana per questo, è necessario riconoscere una traccia biologica.-
- A quello penserò io.- rispose Valentine - Altri?-
- Solo quelli in sala macchine, ma li lascerei lì. In caso di guasti, serviranno ai loro posti.-
- Concordo. Va bene, alla consolle principale, allora. Bones, tu dovrai fare qualcos’altro.-
Prese un nuovo gadget dalla cintura e lo consegnò all’Ufficiale della Sicurezza, ma prima di metterglielo in mano lo sollevò di nuovo, guardandolo negli occhi con aria seria. Era un po’ più grande del Friggitore o del Manipolatore Cinetico, ma aveva quasi la stessa forma, eccezion fatta per una sorta di bomboletta grande quanto un pugno nella parte inferiore.
- Usalo solo in caso di gravissima emergenza, e cerca comunque di non uccidere nessuno.- lo avvertì.
- Che roba è?-
- La descrizione riduttiva è “lanciafiamme”. La bombola è piena di gas autoreplicante. Punta, premi, spara. Ha abbastanza carica per durare un’oretta, se usato in modo continuo, ma non forzarlo e non cercare di togliere il caricatore finché non sarà esaurito. Il gas autoreplicante è instabile, a contatto con l’aria, prende fuoco con niente.-
- Ehm… ma che bello. Okay, lo terrò a mente.- rispose lui, prendendo l’oggetto e guardandolo con aria preoccupata.
- Sorveglia l’ingresso e stai estremamente attento a quello che fai. Al minimo movimento dai un avviso, non sparare se non sei costretto. Non voglio far morire nessuno.-
- Okay, ricevuto.- disse lui, correndo alla porta.
- Fletcher, con me.- continuò l'Ufficiale Valentine, avvicinandosi alla consolle di comando.
Era posta su una pedana sistemata in fondo alla sala, proprio di fronte alle grandi vetrate del vascello. C’erano solo due posti, e si estendeva per tutto il lato lungo del palchetto. Valentine si sedette alla postazione primaria, abbassando le due morse di sicurezza sopra le sue spalle, finché non udì un piccolo “click”. Brenda fece altrettanto, alla sua destra, poi accese il monitor e cominciò a inserire i codici di sblocco.
- Fatto.- annunciò, mentre tutto il resto della consolle si animava - Ora sta a lei. È capace di pilotare un vascello minerario?-
- Le astronavi sono tutte uguali, e in vita mia ne ho pilotate molte, Comandante. Saprò cavarmela.-
- Bene, ma si ricordi che siamo a bordo di un mezzo enorme, che dalla prua alla poppa misura approssimativamente tre chilometri.-
- Nessun problema.-
- D’accordo… ora metta il pollice lì, in quella rientranza.-
Valentine eseguì, posando il dito su un piccolo alloggiamento ovale. Sentì una serie di “blip”, una minuscola puntura e poi lo schermo davanti a lei si accese.
 
ACCESSO CONFERMATO
PILOTA ORGANICO RICONOSCIUTO
CODICI DI ACCESSO VALIDI
COMANDI DI GUIDA ATTIVATI
 
- Molto bene… ora vediamo come va.- disse Valentine, prendendo la cloche.
Azionò i razzi direzionali, mentre Brenda annullava l’aggancio orbitale che teneva la Ascendant sospesa attorno al pianeta. Lentamente, il vascello cominciò a virare, e alcuni rapidi lampi luminosi comparvero ai margini delle vetrate. Presto minuscoli sassolini presero a fluttuare attorno alla vetrata frontale: gli androidi di servizio avevano azionato le difese anti–asteroidi.
- Disingaggio dall’orbita eseguito. Gancio gravitazionale rimosso.- annunciò Brenda.
- Bene. Attivare propulsori principali, potenza al venti percento. Tracciare una rotta per l’uscita dall’orbita di Cassandra V.-
- Rotta inserita. Propulsori attivati, potenza al venti percento-
Con un piccolo sussulto, l’astronave cominciò ad allontanarsi dal pianeta, lasciandosi progressivamente indietro il campo di asteroidi. Per qualche minuto nessuno disse niente, mentre Valentine portava la Ascendant nello spazio aperto, lontano da qualsiasi corpo solido conosciuto, anche se rimasero in vista del pianeta. Quando furono al sicuro dal campo di pietre orbitanti, Valentine diede ordine di disattivare i propulsori e fissò la posizione della nave.
- Disattivare quadro comandi.- ordinò, alzandosi dal proprio posto - Manovra terminata.-
Brenda eseguì l’ordine prima di alzarsi a sua volta, mentre lei raggiungeva Bones, ancora sulla porta, intento a scrutare il corridoio buio.
- Segni di vita?- gli chiese.
Lui scosse la testa.
- No, nessuno. La tua idea funziona.-
- Per adesso. Ora proverò a contattarli, forse riuscirò ad ottenere qualcosa.- rispose lei.
Tornò verso il terminale da cui aveva parlato con Brenda poco prima e lo riaccese, sintonizzandosi sulle frequenze dei suoi comunicatori personali. Uno lo aveva ancora Nolan Brody, l’altro invece se l’era preso Malkovich. Almeno uno di loro avrebbe risposto.
- Qui è l'Ufficiale Valentine, inviato su richiesta ufficiale del Governo Terrestre. Invoco il Trattato delle Tre Galassie e la Carta dei Diritti Universali e chiedo formalmente un contatto con un rappresentante del Popolo Verde.-
Per qualche secondo regnò il silenzio, poi qualcuno rispose al suo messaggio.
- Ufficiale… Valentine.- era Nolan Brody.
- Signor Brody. Che piacere risentirla.- disse - So che siete stati liberati dalla camera di isolamento, è esatto?-
- Esatto. Noi… stiamo prendendo… la nave. Il nemico… è sconfitto.-
- Signor Brody, vi prego di non nuocere in alcun modo all’equipaggio. Non vi è stato fatto alcun male, non in maniera intenzionale, e possiamo ancora trovare una soluzione pacifica a tutto questo.-
- Malkovich… lui… è venuto… da noi.- rispose Brody - E noi… abbiamo… visto la sua… mente. I suoi… pensieri… e poi… lo abbiamo… inglobato. Presto… sarà con noi… sappiamo… noi vediamo…-
- Si riferisce alla sua precedente intenzione di disboscare Cassandra V?- chiese - Signor Brody, le garantisco che il Capitano Malkovich agiva senza la mia approvazione, nella piena violazione del mio Nulla Osta. Ha disubbidito a degli ordini diretti e si è permesso di interferire con il mio lavoro. Sappiamo che ha inalato le vostre spore, ma se anche non fosse successo sarebbe stato sollevato dal suo incarico. In parole povere, non intendo danneggiare in alcun modo il Popolo Verde. Sto cercando un compromesso per non ferire nessuno. Sono venuta qui per aiutarvi.-
Silenzio, e per un attimo Valentine credette che Brody non avrebbe più risposto. Alla fine, tornò a farsi sentire.
- La… ascoltiamo.- disse.
- Vi offro la possibilità di tornare su Cassandra V e di lasciare libere le persone che avete catturato.- spiegò - In cambio, interromperemo immediatamente le operazioni di estrazione a terra. Studieremo metodi meno invasivi per lavorare sulla superficie del pianeta. L’equipaggio della Ascendant non aveva alcuna intenzione di danneggiarvi, non aveva idea di ciò che stava facendo. Ha solo supposto che foste piante come quelle del pianeta Terra, non hanno pensato che foste in grado di provare cose come paura o dolore.-
- Noi… abbiamo visto… i tuoi pensieri. I tuoi… ricordi.- proseguì Brody - Tu sapevi… che le piante… anche sulla Terra… sono vive… e pensano…-
- Non come voi. E, in ogni caso, non è detto che ne fossero coscienti anche i minatori. Ha appena detto che avete visto i pensieri miei e di Malkovich. Guardate nei ricordi degli altri. Vedrete che avevo ragione. Non sono venuti per farvi del male. Non ne avevano idea.-
Ci fu di nuovo silenzio per un po’, e Valentine attese pazientemente che si esaurisse. Al suo fianco era già arrivata Brenda, che assisteva in silenzio alla conversazione, e anche Bones si era momentaneamente distratto dal proprio compito per ascoltare, accigliato.
- Perché… il signor… Bones… ha un… lanciafiamme?-
Lui si guardò le mani, perplesso, come se avesse scordato di essere armato.
- Solo una semplice precauzione. Se controllate i miei pensieri, capirete che gli ho ordinato di non ricorrervi con leggerezza e di non uccidere.-
Di nuovo ci fu silenzio, e stavolta durò molto più a lungo. Bones si grattò la testa, sempre più sorpreso.
- Ma come cavolo fanno a sapere tutta questa roba?- chiese.
- Te l’ho detto, energia psichica.- rispose lei - Uniscono la totalità delle loro menti, generandone una quantità enorme. Possono inviare messaggi e leggere nei pensieri altrui, ma ora siamo svegli. Per questo ci vuole tanto.-
- Quindi poche centinaia di persone bastano a fare questo?-
- Poche centinaia?- ridacchiò Valentine - Bones, hanno un intero pianeta. Sono in contatto costante, la distanza non conta, per loro.-
Lui tacque, ma Brenda prese la parola.
- Possono leggere anche dentro di me?-
- No, lei è un'androide. Non ha una mente organica. Ma spero che non voglia fare niente di avventato.-
- No, non si preoccupi. Volevo solo sapere.- rispose lei - Sa, mi hanno assemblata da poco… tre anni, per essere precisi. Ho l’intera rete Allnet a mia disposizione, ma ci sono cose che si possono imparare solo sul campo.-
- Imparare?- ripeté Bones - Una macchina può imparare?-
- Se è programmata per farlo sì, Bones. È può offendersi, anche.- aggiunse Brenda, guardandolo accigliata.
- Ah… ehm… scusa.- disse lui.
- Ufficiale Valentine.- disse di nuovo Nolan Brody.
- Sì, sono qui.- rispose lei - Mi dica, signor Brody.-
- Noi… rifletteremo.- disse - Possiamo… liberare questi umani. Ma lei… dovrà permetterci… di tornare… a casa… se accetteremo.-
- Lo farò.- garantì lei - Mi faccia sapere cosa avete deciso. Attenderò un vostro messaggio.-
Detto ciò chiuse la comunicazione, contenta che qualcosa stesse finalmente procedendo per il verso giusto.

Ggggh... stavo scordandomi di postareeeee... °_°'
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16 e Ser Balzo, che mi seguono dall'inizio, e anche Kindle, new entry di oggi. A domani!

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Capitolo 14
*** Cap. 13: Intromissione ***


Passò molto tempo prima che il Popolo Verde cercasse un altro contatto. Secondo Brenda, che si era collegata al sistema di sensori interni della nave utilizzando il codice personale di Bones, gli uomini–albero si erano tutti fermati all’improvviso lì dov’erano, alcuni rannicchiati a terra e la maggior parte semplicemente in piedi, imbambolata in un punto qualsiasi della stanza in cui si trovavano. L’impianto video (o almeno, quella parte ancora in funzione) confermò la tesi, mostrando innumerevoli persone che se ne stavano ferme lì, in silenzio, indossando ancora pigiami o biancheria.
Alla fine inviarono un androide nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare, sopperendo così alla mancanza di cibo, dato che sia Valentine che Bones avevano saltato il pasto. I minuti passarono silenziosi, al punto tale che entrambi si appisolarono mentre Brenda rimaneva seduta al terminale, in attesa di un’eventuale messaggio, stanchi e provati dal sonno non smaltito.
Quando finalmente ricevettero una risposta, entrambi avevano già cominciato a svegliarsi e, soprattutto, l’orologio diceva che sulla Terra erano ormai le sette e tre minuti.
- Ufficiale… Valentine…- disse la voce di Nolan Brody.
- Sì… sono qui.- rispose subito lei, correndo al terminale e scacciando gli ultimi strascichi di sonno - Mi dica, signor Brody, cosa avete deciso?-
- Il… Popolo Verde… ha pensato. Il… Popolo Verde… è d’accordo. Noi… accettiamo.-
Bones si lasciò scappare un guaito di felicità, alzando le braccia al cielo, e Brenda si sciolse in un sorriso sollevato.
- Ne sono lieta, signor Brody. In questo caso, propongo organizzarci subito per liberare voi e l’equipaggio. Ditemi voi come procedere: se siete d’accordo, potrete lasciare i loro corpi qui sulla nave, così che io vi possa ricondurre su Cassandra V a bordo della mia navetta… sarebbe un metodo molto più rapido dell’alternativa, che ci costringerebbe a fare numerosi viaggi, ma se lo preferite…-
- Noi… viaggeremo… con te.- disse Brody - Il… Popolo Verde… si fiderà.-
Meno male… Pensò Valentine, già temendo di doverli condurre su Cassandra V a piccoli gruppi per volta.
- Ottimo. In questo caso, ricondurrò immediatamente la Ascendant nell’orbita planetaria, poi annullerò i protocolli di quarantena e verrò da voi. Ci potremmo incontrare sul Ponte di Attracco, nei pressi della mia navetta.-
- Molto… bene.- disse Nolan Brody - Ma se… il Popolo Verde… subisse… un altro attacco… saremo costretti… a reagire. In futuro… combatteremo… per la nostra terra.-
- Ne sono consapevole.- disse Valentine - Vi ringrazio, signor Brody, a nome del pianeta Terra, del Governo Terrestre e dell’equipaggio della Ascendant. Prometto che non subirete ulteriori abusi. Me ne occuperò personalmente.-
Il signor Brody chiuse la comunicazione, e Valentine si alzò, tornando di nuovo verso la consolle di pilotaggio.
- Comandante Fletcher, mi aiuti, riportiamo in orbita la Ascendant. Bones, restituiscimi il lanciafiamme, non ti serve più. Piuttosto, controlla la mia navetta, accertati che sia pronta a partire. Riforniscila di carburante, se serve.-
- Agli ordini…- sospirò lui, lasciandosi ricadere davanti a un terminale.
Le manovre di pilotaggio procedettero senza intoppi, portandoli a scendere di nuovo alla quota di aggancio orbitale. Il solo rumore attorno a loro era quello dei motori e degli androidi alle postazioni, mentre Bones se ne stava spaparanzato davanti al terminale, sbadigliando.
- La tua navetta è pro… pro… prontaaaahuuggh…- grugnì, stiracchiandosi come un gatto particolarmente pigro - Carburante a volontà, rotte impostate… tutto a posto, insomma. E io ho un gran sonno.-
- Anche la signora ha sonno.- osservò Brenda - Ma non si lamenta molto, mi pare.-
- Lei è più macchina di te… senza offesa, Valentine… è ovvio che non si lamenti.-
- Silenzio!- esclamò lei.
- Dai, stavo scherza…-
- Bones, silenzio!- ripeté lei - Sentite niente?-
Entrambi tacquero per un momento, tendendo l’orecchio.
- Cosa?- chiese Bones - Io non sento niente. Brenda, tu?-
- Nossignore. Non capisco.- ammise, guardando perplessa Valentine - Signora, cosa c’è che non va?-
- Perché non sentiamo i laser anti–asteroidi?- chiese Valentine.
- Ehm... perché nello spazio non c'è aria?-
- Ma non sentiamo nemmeno i meccanismi della nave che girano. Né il ronzio prima di sparare un colpo... e non vedo polvere spaziale fluttuare attorno a noi. Non stanno sparando!-
Brenda esitò.
- Controllo del sistema anti–asteroidi.- disse in fretta - Stato del generatore?-
- Operativo.- disse un androide, in tono freddo.
- Sistema di puntamento?-
- Online.- rispose un altro.
- Comandante Fletcher.- disse un androide in fondo alla stanza - Rileviamo un’anomalia nel raccordo di flusso.-
- Nel che?- chiese Bones.
- Praticamente un crocicchio che distribuisce l’energia. Disingaggiare, manovra di allontanamento!- esclamò Valentine - Se restiamo qui gli asteroidi ci faranno a pezzi! Comandante, attivi i razzi dire…-
Uno schianto tremendo scosse l’intera Ascendant da cima a fondo, facendola tremare violentemente. Valentine fu sballottata avanti e indietro sulla consolle di comando, e gli androidi caddero a terra. Bones imprecò e sbattè contro lo schermo di quarzo davanti a lui; quello andò in frantumi all’istante, strappandogli un forte verso di dolore.
Una sirena cominciò a suonare, mentre una voce fredda e atona avvertiva di una falla nello scafo.
- Attivare… misure di contenimento…- brontolò Valentine, stordita - Rapporto situazione… dov’è il danno?-
- Chiusura portelli di isolamento del settore nove. La falla si è aperta in sala macchine. Abbiamo perso i motori primari e una batteria di torrette anti–asteroidi.-
- Ufficiale… Valentine…-
La voce di Nolan Brody uscì dal terminale semidistrutto su cui si era accasciato Bones che, ferito alla testa, non si era ancora rialzato. Un nuovo urto, fortunatamente più leggero, scosse la Ascendant senza però aprire una nuova falla. L’assenza dell’attività dei laser si stava facendo sentire.
- Maledizione… Comandante, mi passi la comunicazione qui e attivi i motori secondari, adesso! Se restiamo qui finiremo in mille pezzi! Poi vada da Bones, cerchi di vedere come sta, presto!-
Brenda eseguì gli ordini e si alzò immediatamente, correndo dall’Ufficiale della Sicurezza ancora svenuto.
- Signor Brdoy!-
- Ufficiale… Valentine…- disse lui - Abbiamo… sentito l’allarme.-
- C’è stato un malfunzionamento del sistema anti–asteroidi. Siamo stati colpiti violentemente, si è aperta una falla in sala macchine e abbiamo perso i motori primari.-
- No… nessun… malfunzionamento. Sabotaggio.-
- Di cosa sta parlando?-
- Il… Capitano Malkovich.- rispose Brody - Ci eravamo… sbagliati. Lui… ci è sfuggito. Non è… con noi. Cercherà… di ucciderci tutti.-
 
Malkovich si accasciò contro la paratia di sicurezza che bloccava l’accesso alla sala macchine, gettando via i tappi filtro. Se era sopravvissuto al contagio lo doveva soltanto a loro, essendoseli infilati nel naso prima di andare a letto: da quando aveva scoperto che l’infezione veniva trasmessa per via aerea, aveva deciso di andare a letto solo con una seppur minima protezione, in caso di gravi problemi come quello.
Si era svegliato sentendo la voce dell’Ufficiale Valentine provenire dal comunicatore sul suo comodino, e per tutto il tempo aveva ascoltato in silenzio la sua conversazione con il signor Nolan Brody. Più loro parlavano, più lui si si convinceva della gravità della situazione, così aveva deciso: doveva agire.
Infilandosi rapidamente la giacca e le scarpe, era sceso di soppiatto in sala macchine, danneggiando il raccordo di flusso dei cannoni anti–asteroidi. Il modo migliore per porre fine a quella storia, ormai, era uno solo: distruggere la Ascendant insieme a chiunque ci fosse a bordo.
L'Ufficiale Valentine si era lasciata abbindolare dalle loro promesse e da quella parodia di resa che avevano architettato. Era convinta che sarebbe stato sufficiente portarli sul pianeta per rimettere le cose a posto? Se fossero arrivati sulla Terra… ne sarebbe bastato uno solo per infettare l’intera umanità. Non poteva permetterlo.
Cercò di alzarsi, ma una fitta profonda lo costrinse a restare fermo dov’era: uscire dalla sala macchine non era stato affatto semplice. Non aveva immaginato che il primo asteroide avrebbe colpito proprio quel punto della nave.
Dannazione…
Gli androidi di servizio erano stati tutti risucchiati durante la decompressione. Uscirne era stato veramente complicato… e soprattutto, non era stato gratis.
- Capitano Malkovich! Lo so che mi sente! Risponda IMMEDIATAMENTE!-
La voce adirata dell’Ufficiale Valentine uscì dal comunicatore nella sua tasca. Con un sorrisetto rassegnato, Malkovich lo portò alla bocca, esalando un sospiro stanco.
- Buongiorno, signora.- disse - Ho saputo che è lei al comando, adesso… che sono stato rimosso.-
- Può biasimarmi? Oltre al fatto che è stato esposto alle spore, il suo inqualificabile comportamento stava portandoci a un punto morto. Peggio ancora, la sua condotta ci farà ammazzare!-
Lui grugnì.
- Lei è… solo una stupida ragazzina.- brontolò - Io ho combattuto in guerra, alla sua età. Conosco le tattiche del terrore e chi le utilizza… se non funzionano, puntano sul cuore tenero dell’interlocutore. E lei pecca enormemente in questo.-
- IDIOTA!- ruggì Valentine - La mia età apparente era il problema? Oh, Dio…- sottò con voce tremante di rabbia - Al di là di questo, che è un problema secondario, i suoi maledetti manuali di guerra li ho scritti io, lo sa? Ad ogni modo, lasciamo perdere questa storia e cerchiamo di rimettere le cose a posto: è ancora nei pressi della sala macchine?-
Lui trasse un respiro profondo, cercando di rimanere cosciente.
- Sì, sono… appena fuori dalla porta. Il blocco… il blocco è attivo. Sono uscito per un soffio.-
- Bene. Vada a prendere una tuta esplorativa, le mando qualche androide per aiutarla… dovete assolutamente riparare almeno i cannoni anti–asteroidi, io cercherò di far funzionare i motori secondari quel che basta per arrivare in orbita.-
- Non servirebbe.- rispose Malkovich - La Ascendant non può mantenere l’orbita, al momento. Ho sabotato anche il gancio orbitale. Faccia un’analisi di tutti i sistemi, vedrà che ho ragione.-
Valentine sospirò.
- Magnifico… vorrà dire che dovrà occuparsi anche di quello. Piuttosto, c’è altro che vuole dirmi?-
- Sì.- rispose lui - Che ormai… non mi interessa più nulla.-
Sollevò la mano che aveva tenuto contro il fianco per tutto il tempo, ormai madida di rosso.
- Spero… che lei sappia quello che fa.-
La testa gli ricadde sul petto, mentre il comunicatore gli scivolava di mano.

Scusatemi se ieri non ho postato il capitolo, ma mi sono quasi addormentato davanti allo schermo mentre scrivevo. Ho preferito andare a letto, piuttosto che propinarvi un'improbabile serie di frasi sconclusionate e insensate, e non mi dispiace: il modo in cui questa storia sta procedendo non mi sembra affatto male, quindi credo che possa valere un po' di attesa extra.
Ringrazio a questo punto Ely79, LullabyMilla, Kira16, Ser Balzo, Kindle e anche Cohava, che ha appena inserito la storia tra le seguite, e Hola1994, che l'ha messa tra le ricordate. A domani (se non mi riaddormento)!

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Capitolo 15
*** Cap. 14: Riparazioni ***


Valentine si appoggiò alla consolle semidistrutta con un sospiro vibrante di rabbia, chiudendo gli occhi e contando mentalmente fino a dieci. I motori erano danneggiati, e quelli di riserva non avrebbero potuto sostenere nemmeno un viaggio fino alla luna più vicina, figurarsi qualcosa di più lungo. Aggiungendo poi il fatto che il gancio orbitale era definitivamente bruciato, a detta di Malkovich, e che i cannoni anti–asteroidi erano buoni solo come fermacarte, poteva tranquillamente considerare la Ascendant pronta per la rottamazione.
- Comandante, come sta?-
Brenda stappò una delle bottigliette d’acqua che ancora non avevano consumato e la usò per sciacquare la testa di Bones, ancora svenuto.
- Non mi sembra in pericolo di vita, ma temo abbia subito un lieve trauma cranico. Se il dottor Lassiter fosse ancora in sé lo porterei immediatamente sul Ponte Medico, ma…-
- Signor Brody?- disse immediatamente Valentine nel microfono - Noi abbiamo un ferito. Voi come state?-
- Noi… stiamo bene.- rispose lui - Il… signor Bones?-
- Trauma cranico. Gli serve dubito un dottore, e io non posso occuparmene, col motore in avaria. O lasciate che il dottor Lassiter lo visiti o mandate qualcuno ad aggiustare il danno quanto prima. D’altra parte, sarei più utile in sala macchine, ora come ora. Le faccio presente che collaborare è nell’interesse di tutti… non posso fare entrambe le cose, siamo alla deriva, e non c’è tempo da perdere.-
Brody esitò un momento, prima di rispondere, forse immerso di nuovo nella consultazione di tutto il Popolo Verde. Dopo qualche secondo tornò a farsi sentire.
- Il… dottor Lassiter… lo vedrà.- rispose - Portatelo… sul Ponte Medico. Lei… ripari il guasto.-
- Grazie. Farò il possibile.- disse lei.
Si voltò verso Brenda, che intanto si era caricata cautamente sulle spalle l’esanime Bones.
- Come pensa di fare?- chiese il Primo Ufficiale - Anche con le tute esplorative sarà un’impresa.-
- Me la caverò.- rispose lei - Rappezzerò il motore in qualche modo. Lei si occupi di Bones e mi faccia sapere. Recupererò il comunicatore dal corpo di Malkovich, sarò in contatto costante.-
Brenda annuì.
- Buona fortuna, allora.- rispose - Siamo nelle sue mani.-
Valentine non rispose, correndo fuori dal Ponte di Comando.
 
Mentre depositava Bones su uno dei tanti lettini liberi del Ponte Medico, l’ascensore si aprì con un sibilo, lasciando uscire il dottor Lassiter.
Era confuso, pallido e tremante, ma sembrava stare bene. I segni dell’infezione erano totalmente spariti, e persino la tuta di isolamento, fino  a poco tempo prima invasa dal legno, adesso gli pendeva dal corpo come una vecchia ragnatela, lacera e svuotata. Aveva due ombre scure sotto gli occhi, e i capelli in disordine, ma nel complesso sembrava stare bene.
- Dottor Lassiter!- esclamò - È guarito?-
Lui annuì lentamente, avanzando con cautela lungo la corsia.
- Io… credo di sì…- rispose - Loro… mi hanno lasciato andare. Le spore sono semplicemente… uscite.-
- Ottimo… ora venga qui, la prego. Parker ha bisogno di cure immediate, ha battuto la testa, credo che si sia procurato un trauma cranico.-
L’uomo esitò un momento, guardando l'Ufficiale della Sicurezza svenuto, poi annuì e, recuperando compostezza, avanzò rapidamente verso di lui fino a prendere posto su uno sgabello vicino.
- Mi prenda delle garze e del disinfettante, subito.- disse, in tono autoritario.
Brenda eseguì, tornando dalla medicheria con il necessario. Intanto, Lassiter si era già chinato per esaminare la ferita, dopo essersi tolto i resti della tuta e avere indossato un paio di guanti di lattice.
- L’avete già ripulita?-
- Con dell’acqua, sì.-
- Mmmh… vedo schegge di vetro. Mi servono delle pinzette, devo rimuoverle immediatamente. E mi porti anche della Soluzione Calcificante, aiuterà l’osso a risaldarsi.- aggiunse, prendendo il disinfettante e versandolo su una garza.
Cominciarono a medicare Bones, perlopiù in silenzio, mentre Lassiter dava di tanto in tanto qualche semplice ordine. La ferita non risultò essere troppo grave, per fortuna: le ossa del cranio erano tra le più dure del corpo umano, e Bones in particolare vantava una solidità estrema nella zona interessata. In particolare, pur usando termini prettamente tecnici, il dottore disse che aveva la testa dura.
- Com’è stato?- chiese Brenda, mentre lui ricuciva cautamente la pelle dell’uomo - Il periodo di infezione, intendo?-
Lassiter si lasciò scappare un sorrisetto tirato, scoccandole uno sguardo stanco.
- Strano.- ammise - All’inizio è stato doloroso.- spiegò, infilando nuovamente l’ago - Il mio corpo e la mia mente tentavano in ogni modo di combattere… quella è stata la parte peggiore. Ma è durata poco… dopo la prima ora è finito tutto e… non saprei descriverlo. Era come se io non… non fossi più io.- disse - Sentivo… sentivo tutto. Ero nella stanza di isolamento, ma quando il resto dell’equipaggio è stato infettato sentivo gli stessi suoni, condividevo i loro pensieri, e percepivo le identiche sensazioni. Le loro parole erano le mie, e i loro gesti erano eseguiti da arti che, pur non appartenendomi, sentivo come miei. Era come se fossi tutti e nessuno allo stesso tempo.- le scoccò un’altra occhiata, sorridendole di nuovo e con pazienza - Non mi aspetto che lei capisca, signora. Con rispetto parlando, è un’androide… e questo è qualcosa di molto, molto difficile da immaginare, persino per un umano che ci è passato. Io stesso non me ne rendo ancora conto.-
- Ma non provava ostilità?-
Lui scosse la testa.
- No.- rispose - No, io… ero spaventato. Temevo che gli operai volessero uccidermi, strappare le mie radici e bruciare il mio tronco. Avevo i ricordi di coloro che ci sono passati, e… e non è stato piacevole. Era doloroso… molto, molto doloroso. Se l’avessi saputo prima, credo che avrei appoggiato in pieno l'Ufficiale Valentine anche prima di tutto questo… e, soprattutto, non sarei mai venuto fin qui.-
Tagliò il filo dopo aver messo l’ultimo punto e cominciò a fasciare la testa di Bones, senza più aggiungere niente, poi rimase seduto sullo sgabello in silenzio.
- Malkovich ha danneggiato i motori.- disse alla fine Brenda - Ora l'Ufficiale Valentine è andata a ripararli.-
Lui annuì.
- Lo so.- rispose - Spero che ce la faccia… il Popolo Verde non ha cattive intenzioni, è solo spaventato. Ma se fallisse, non cercherà nuovi compromessi. Non vogliono nuocere a nessuno di noi, ma non al prezzo delle loro stesse vite. Se dovessero scegliere, noi perderemmo di sicuro.-
Brenda annuì.
- Lo temevo.- ammise - In tal caso, siamo tutti nelle sue mani.-
 
Valentine raccolse il comunicatore caduto di mano a Malkovich, guardandone a malapena il cadavere insanguinato, poi si mise il casco e sigillò la tuta, inserendo i codici di sblocco della quarantena. Immediatamente, l’intera sezione si depressurizzò, facendo fuoriuscire violentemente tutta l’aria contenuta all’interno dei corridoi. Grazie al cielo la gravità artificiale era ancora in funzione, e soprattutto la tuta disponeva di un impianto magnetico polarizzante, o sarebbe stata trascinata all’esterno a sua volta con il corpo del Capitano, che trattenne sul posto a forza di braccia.
Quando la ventata si fu esaurita entrò a passi lenti nella sala macchine, un po’ impacciata nei movimenti a causa della differenza di pressione e dalla massa della tuta, guardandosi attorno: il meteorite aveva colpito la Ascendant sulla paratia di tribordo, provocando un profondo squarcio nel metallo che misurava in lunghezza almeno sei metri.
I pezzi di ricambio, gli androidi e tutte le altre cose non inchiodate erano ormai uscite da lì già da molto tempo, tant’è vero che la sala appariva semibuia e vuota. I grandi macchinari che fornivano energia all’intero vascello erano gli unici superstiti, ma erano spenti: il generatore dei motori principali, la costruzione più grande di tutte, presentava alcuni fori simili a quelli di piccoli proiettili e alcune aperture slabbrate qui e là nella sua struttura: dei micrometeoriti erano penetrati ad alta velocità nella stanza, danneggiandolo gravemente. L’emettitore magnetico era stato invece fatto a pezzi, probabilmente con un’ascia o un qualche altro oggetto pesante e affilato, così che il gancio orbitale non potesse più funzionare, e il raccordo dei cannoni anti–asteroidi era stato disattivato.
Quello non fu difficile da sistemare: le bastò avvicinarsi al macchinario e alzare la leva di attivazione, ma non ottenne granché: senza energia, i cannoni non avrebbero mai sparato.
Subito dopo si concentrò sull’emettitore magnetico: quello era il macchinario più danneggiato di tutti, e probabilmente il più importante, al momento. I motori secondari avrebbero potuto portare la Ascendant fino alla più vicina stazione spaziale, una volta deviata l’energia dei sistemi non vitali, ma prima avrebbero dovuto riparare il gancio orbitale, o qualunque manovra di attracco sarebbe stata del tutto inutile.
Pensiamo… Si disse, osservando i gravi danni nella struttura del macchinario davanti a lei. Come posso rimediare a questo disastro?
Una domanda dalla risposta difficile: gli squarci erano profondi, e recidevano più volte i cavi di collegamento e distribuzione dell’energia. Per riattivare tutto avrebbe dovuto bypassare diversi sistemi di sicurezza dell’emettitore, rendendolo più rischioso da usare, ma anche in quel modo avrebbe poi dovuto ricorrere a qualche espediente per sostituire le lenti di emissione primarie. Senza di esse avrebbe potuto tranquillamente togliersi la tuta e fare una passeggiata nel vuoto siderale, tanto avrebbe ottenuto quasi la stessa cosa.
Devono essercene almeno un paio di riserva. Pensò. In fondo, Malkovich non era abbastanza stupido da distruggere anche quelle. Avrà avuto un piano di riserva.
- Ufficiale Valentine, qui Primo Ufficiale Brenda Fletcher, dal Ponte Medico.-
- La ascolto.- rispose nel comunicatore, prendendo dalla cintura il Friggitore.
- Il dottor Lassiter ha appena finito di visitare Bones. Non è troppo grave, ma non può lasciare il letto, per il momento.-
- Almeno ha una scusa per dormire. Io qui sono alle prese con le riparazioni, e non saranno semplici.- rispose, cominciando a saldare con il Friggitore alcuni cavi spezzati - Sto provvedendo a sistemare il gancio orbitale, e ho già pensato ai cannoni anti–asteroidi, ma dovrò fare qualcosa per lo squarcio nello scafo, o i mircometeoriti potrebbero penetrare ancora nella sala macchine, sono troppo piccoli per il sistema di puntamento. E mi serviranno delle nuove lenti di emissione, quelle che sono qui sono andate. Mi sa dire dove le posso trovare?-
- Nel magazzino dei pezzi di ricambio. Ci si accede solo con i codici di comando, posso sbloccare la paratia dalla plancia.-
- Allora vada lassù con Lassiter, sblocchi la paratia e poi si prepari a mettere in moto: quando avrò terminato qui, il dottore dovrà prendere i comandi al mio posto, voglio spostarmi il prima possibile. Se un asteroide uscisse dall’orbita potrebbe colpirci, e l’ultima cosa che voglio adesso è un altro squarcio nella nave.-
Brenda esitò.
- Il dottore non sa pilotare.-
- È come andare in bicicletta… le prime volte non lo sa fare nessuno, poi imparano tutti. Lo guidi lei, per il resto serviranno solo nervi saldi e mano ferma, doti importanti per un medico. Adesso andate, vi richiamerò io.-
Detto ciò, riprese a saldare i collegamenti saltati, e soprattutto creando nuovi percorsi per deviare l’energia dal Ponte Minerario (che da quel momento sarebbe stato del tutto inutile) al gancio orbitale. Se avesse funzionato avrebbero avuto abbastanza energia, una volta riattivati i generatori. In caso contrario…
La prossima volta metterò subito agli arresti il Capitano. Pensò tra sé e sé, rimpiangendo di non potersi asciugare il sudore.

Con un po' di fortuna ce la facciamo, ce la facciamo... ma vedremo.
Intanto ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16, Ser Balzo, Kindle, Cohava e Hola1994, che mi stanno seguendo. A domani!

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Capitolo 16
*** Cap. 15: Arrangiamenti meccanici ***


Il Friggitore cominciò a fare le bizze a tre saldature dalla fine.
All’inizio si limitò a emettere impulsi singhiozzanti, che di tanto in tanto si interrompevano, ma dopo un po’ le pause tra uno e l’altro divennero sempre più frequenti finché, nel momento cruciale, non decisero di fermarsi del tutto.
- Dannazione!- sbottò, battendolo un paio di volte sul palmo della mano.
Alla fine lo gettò via, furiosa: anche se settato al minimo, il Friggitore aveva una carica limitata, e dopo un po’ si esauriva. Sulle prime fu tentata di prenderlo a calci fino a spedirlo oltre lo squarcio nella parete della Ascendant, trattenendosi proprio all’ultimo: prendersela con un oggetto inanimato, che oltretutto era uno degli strumenti più utili di cui potesse disporre sia dal punto di vista difensivo che pratico, sarebbe stato assolutamente stupido, oltre che una perdita di tempo. Sapeva che c’era un magazzino per i pezzi di ricambio, quindi era logico ritenere che ci fosse anche un qualche elettrosaldatore per le riparazioni ad atmosfera zero.
- Comandante, è sul Ponte di Comando?-
- Affermativo, attendiamo istruzioni.-
- Ha già aperto il magazzino?-
- Lo sto facendo adesso. A che punto sono le riparazioni?-
- Ho quasi terminato con il gancio orbitale e ho risistemato i cannoni. Appena avrò finito penserò a qualcosa per i motori.-
- Pensare a qualcosa? Molto costruttivo, davvero.-
Valentine si voltò verso l’ingresso, vedendo Bones avanzare barcollando. Si era messo una tuta esplorativa come lei, ma non camminava con molta sicurezza: mentre si spostava teneva una mano e la spalla premute contro il muro, cercando di sostenersi lungo il percorso.
- Bones!- esclamò, correndo a prenderlo - Cosa diavolo fai qui? Dovresti riposare!-
- Me la caverò…- rispose lui, allontanandola - Senti, vediamo di concentrarci… se venissimo risucchiati dall’orbita del pianeta verremo fatti a pezzi, quindi dobbiamo fare in fretta… di cosa hai bisogno?-
Di un aiutante con la testa intera.
- Stavo andando a prendere un elettrosaldatore nel magazzino, oltre a nuove lenti di emissione.-
- Allora, io prendo il saldatore. Le lenti sono troppo pesanti, anche senza ferite non riuscirei a portarle.-
- E cosa ti fa credere che io ce la farei?- chiese Valentine, aggrottando la fronte.
- Beh… perché sei Valentine?-
Lei fece un sorrisetto, prendendo l’Invertitore di Gravità dalla cinta.
- Giusta risposta.-
 
Mentre Bones finiva di saldare gli ultimi cavi, Valentine montò le lenti al proprio posto, sostituendo quelle vecchie e danneggiate. Una volta terminato richiuse il portello del macchinario e rientrò nel magazzino, prendendo delle piastre metalliche per rappezzare lo squarcio nella fiancata.
- Come pensi di fare, adesso?- chiese Bones, guardandola trasportare quell’enorme carico usando un oggetto tanto simile a una semplice torcia elettrica - Non userai mica la colla, vero?-
- Non c’è colla che terrebbe, qui.- rispose, sistemandoli con cura contro la parete danneggiata - No, sarà la pressione a bloccare tutto… usa l’elettrosaldatore e cerca di unirli lungo i lati, ma tralascia pure i bordi esterni, quelli non serviranno.-
- Perché?-
- Tu fai come ti ho detto, e spera che basti. Conta solo che i micrometeoriti non entrino, penseremo a come finire quando l’equipaggio sarà guarito del tutto.-
Bones sospirò, eseguendo l’ordine, e lei si voltò verso il motore, aprendo il portello di servizio e controllandone l’interno: dopo l’impatto e l’assalto dei micrometeoriti si era danneggiato parecchio, tanto che un buon numero di sassolini spaziali si era incastrato nelle valvole, ma fortunatamente scoprì che non era qualcosa di così grave come aveva temuto: la Ascendant funzionava contando su un nucleo energetico a base di Otreomesis, una sostanza classificata come “Fonte Energetica Non Commerciabile a Emissione”, ovverosia non disponibile sul mercato per il grande pubblico. Solo le compagnie grandi e importanti come la F&D Enterprise erano legalmente autorizzate ad acquistare quella roba, e anche loro necessitavano di mesi (usando vie legali) per procurarsela. Se si fosse danneggiato in qualche modo, la Ascendant non si sarebbe mossa mai più, diventando un rottame da diciotto miliardi di zeni. E, parlando di valuta galattica, non erano certo uno scherzo. Tradotto in dollari… le veniva mal di testa solo a pensarci.
Comunque, se il nucleo energetico era ancora attivo le cose sarebbero state molto più semplici, specie considerando che i micrometeoriti sembravano composti (a prima vista) quasi esclusivamente da roccia, e avrebbero ceduto facilmente al calore e alla forza dei componenti del motore, una volta attivato. Se si fosse trattato di metallo allora avrebbe avuto di cui preoccuparsi.
Ciò che mancava, tuttavia, era un nuovo compressore a fusione: senza quello, il gas sarebbe uscito dalla camera di espulsione, ristagnando nel comparto fino a farlo esplodere. E allora sì che il viaggio sarebbe terminato.
- Comandante, abbiamo a bordo un altro compressore a fusione o i pezzi per costruirne uno?-
- Negativo.- rispose Brenda - Ci sono alcuni pezzi di ricambio, ma altri sono già stati adoperai due settimane fa a causa di un malfunzionamento.-
E, ovviamente, di questo non si salva proprio niente… Pensò Valentine, tirando un pezzo del braccio meccanico più vicino e ritrovandoselo in mano.
- Va bene, e che mi dice di quello dei motori di riserva? Potrebbe andare?-
- In via teorica sì… i motori di riserva sono però più piccoli, di conseguenza anche il compressore lo è. Non può ospitare abbastanza gas.-
- Non importa, basterà contattare la Terra e farsene mandare un altro per il vostro viaggio di ritorno. Questo deve solo portarci nell’orbita di Cassandra V e mantenerci stabili il tempo necessario a usare il gancio orbitale. Dovrebbe reggere, probabilmente, non sarà necessario testarlo nell’iperspazio. Bones, hai finito?-
- Quasi. Perché?-
- Perché ora dobbiamo smontare e poi rimontare un compressore a fusione.-
 
Ci volle più di un’ora per terminare il lavoro: pur essendo più piccolo, il componente necessario misurava almeno due metri per quattro per tre, e oltre al doverlo trasferire nel motore principale furono anche costretti a rimuovere quasi completamente i resti di quello vecchio.
Tra l’altro, alcune parti erano fuori misura, e prima di essere sistemate a dovere fu necessario riadattarle quanto più possibile alle bocche dei tubi del gas. Sudarono parecchio durante l’operazione, e per due volte furono obbligati a interrompere e a sostituire le bombole delle tute esplorative, per non rimanere senza ossigeno.
Bones, nonostante la ferita alla testa, si impegnò al massimo delle sue capacità, anche se il più delle volte dovette limitarsi a passarle gli attrezzi o a spostare qualche parte del nuovo compressore. Fece anche molte più pause di lei, lamentando giramenti di testa e principi di emicrania, ma non tornò sul Ponte Medico nemmeno quando Valentine gli fece implicitamente capire che glielo stava ordinando. Forse non avrebbe ubbidito nemmeno a un comando più diretto: voleva che quella storia finisse anche più di lei, e a nulla valsero i suoi rimproveri.
- Bene, ci siamo.- disse alla fine Valentine, strisciando fuori dal motore e richiudendo il portello di servizio - Ora, prima di ripartire, Comandante, deve riattivare l’atmosfera nella sala macchine.-
- I pannelli metallici sono solo appoggiati, signora.- le ricordò lei.
- Non importa: se ho fatto bene i miei calcoli, e se Bones li ha saldati a dovere, il principio di depressurizzazione e la contropressione li schiacceranno contro la parete. Questo bloccherà la fuoriuscita d’aria, e permetterà ai motori di funzionare di nuovo. Senza ossigeno sarà dura riavviare il generatore, dato che è a reazione. Non deve essere perfetto, e con quello che avevamo qui è già un miracolo aver finito.-
Sentì Brenda sospirare stancamente (o meglio, il suo modulatore vocale imitò il suono di un sospiro, dato che non aveva polmoni).
- D’accordo. Riattiverò l’atmosfera, e speriamo che funzioni.-
- Funzionerà. Naturalmente faremo risistemare tutto a dovere dagli operai, più tardi… intanto, faccia come le ho detto.-
- Molto bene. Atmosfera artificiale online tra tre… due… uno…-
Con un sibilo e una lieve ventata, l’aria tornò a circolare nella sala macchine, facendo barcollare lievemente l’instabile Bones.
- Atmosfera artificiale di nuovo online. Non registro alcuna attività di decompressione, la falla è completamente sigillata, per il momento. Ottimo lavoro, Ufficiale Valentine.-
- Ho fatto solo il mio dovere.- sospirò, togliendosi con sollievo il casco e passandosi una mano sulla fronte madida. Sentiva i capelli incollati alla faccia - Ora riattivo il generatore, appena avremo energia per i cannoni il dottor Lassiter dovrà portarci nell’orbita di Cassandra V. Lei è pronto, dottore?-
- Sissignora… lo sono. Ma non nascondo di nutrire seri dubbi in merito. Non sono un pilota.-
- Non si preoccupi, la raggiungerò appena possibile per darle il cambio. Lei segua le istruzioni del Primo Ufficiale Fletcher e tutto andrà bene. Qui Valentine, chiudo.-
Ripose il comunicatore e cominciò a togliersi la tuta, rimanendo in maglietta: aveva fatto bene a indossare solo quella, sotto, o si sarebbe cotta viva. Già così aveva sudato come una fontana a spruzzo.
- Sai, credo che stavolta non mi lamenterò del tuo abbigliamento…- borbottò Bones, sfilandosi a sua volta la tuta e rivelando di aver tenuto i pantaloni. Nel tentativo di far uscire il piede perse l’equilibrio e cadde a sedere - Peccato solo per le tette… mi avrebbero tirato su, adesso.-
Valentine scosse la testa, sbuffando, e lo prese per le ascelle, passandosi il suo braccio sulle spalle. Guardandolo, notò che con quella fasciatura in testa sembrava un sultano mediorientale.
- Pensa che quando sarai a casa potrai vedere tutti gli organi mammari femminili che vorrai.- gli disse, aiutandolo a scavalcare il corpo di Malkovich - Te lo sei meritato, dopotutto.-
- Non direi… cioè, me lo sono meritato, sì…- ridacchiò - Intendo dire che non potrò vedere tutte quelle che voglio… ho la fidanzata, sai?-
- No, non lo sapevo. Solo i consanguinei o i coniugi compaiono nelle schede personali. Perché non ne hai mai parlato?-
- Perché, ti interessa?-
- Affatto. Ma in questo momento è meglio se continui a parlare, e non mi viene in mente nient’altro.-
- Nient’altro? Beh, di argomenti ce ne sono. Sai, sport, finanza, politica…-
- Il primo non mi piace troppo, della seconda non m’interesso e il terzo lo conosco fino alla nausea. Allora, che tipo di persona è? Umana? O hai gusti più xenofili? Chissà, magari una Pleidiana?-
- No, troppi tentacoli…- ridacchiò Bones.
- Androide? Cinque anni fa sono state legalizzate le unioni tra androidi e umani, se quest’ultimo non è una proprietà esclusiva dei datori di lavoro.-
- No, niente androidi. Numero uno, il metallo è un po’… duretto, se capisci cosa voglio dire. E poi, non amo molto i sintetici.-
- Non farti sentire da Fletcher, allora…-
- Ah, lo sa benissimo…- rispose lui - E non sai le rispostacce che mi rifila certe volte.- sogghignò. Poi però si fece più serio, quasi come se un pensiero improvviso lo avesse attraversato - Anche se forse mi sbaglio, sai?-
- Perché? C’è la possibilità che la tua ragazza sia un’androide?-
- No, non quello… sul fatto che non mi piacciono.- rispose - Vedi… io ho sempre pensato che fossero tipi tutta logica e programmazione. E pericolosi quando vanno in tilt, metti caso che gli arrivi una scarica elettrica abbastanza potente… poi cosa succede, se entrano in un qualche tipo di modalità di combattimento? Brenda ha in memoria qualche programma di autodifesa, per dirne una.-
- E ora cosa pensi?-
- Beh… sapevo già che Malkovich era un pomposo cretino, ma pensavo che, come umano, fosse mentalmente più elastico di un androide.-
Valentine fece un sorrisetto.
- Insomma, lui e Fletcher avrebbero dovuto scambiarsi i ruoli, secondo te?-
Bones annuì lentamente.
- Devo… scusarmi con Brenda.- disse - Con me è sempre stata gentile, anche quando facevo lo stronzo… meno di certi che conosco, forse, ma è comunque qualcosa, non credi?-
Valentine annuì lentamente, senza più sorridere.
- Il viaggio di ritorno durerà ventiquattro ore, e prima che possiate affrontarlo ci vorrà almeno una settimana, come minimo.- disse - Credo che di occasioni per scusarti ne avrai a bizzeffe, Parker.-
Lui la guardò sorpreso.
- Mi hai forse chiamato per nome?-
Valentine annuì.
- Credo di poterti definire un amico, adesso.- ammise.
Bones fece un sorriso confuso.
- Roba da matti…- disse - Ho un’amica di cui nemmeno so il nome…- ridacchiò.

Siccome non so nemmeno come diavolo sia fatto il motore di una macchina (anche se qualcosa penso di poterla riparare), potrei aver scritto delle emerite fesserie, almeno in via teorica, sul motore della Ascendant che, pur essendo di mia invenzione, è e resta il motore di una nave spaziale. Quindi, se qualche supernerd infognato dovesse trovare qualcosa da ridire, vi rispondo subito qui: sono un nerd anch'io, ma non conosco certi particolari perché sono troppo impegnato ad avere una vita. Scusatemi, quindi, e sappiate che se mi state leggendo vi voglio bene lo stesso.
Chiusa la parentesi critica, ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16, Ser Balzo, Kindle, Cohava e Hola1994, che mi stanno seguendo. A domani!

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Capitolo 17
*** Cap. 16: Trasporto di massa ***


- Ehm… allora, come devo… sì… devo… prendere questo, vero?- borbottò esitante il dottor Lassiter, impugnando incerto la cloche di controllo.
- Non abbia paura, dottore.- disse Brenda, alzando gli interruttori davanti a sé - Ora proverò ad attivare i motori, cercheremo di non sforzarli troppo. Se l'Ufficiale Valentine è riuscita a ripararli come si deve, forse entreremo in orbita senza intoppi, specie adesso che il sistema anti–asteroidi è di nuovo operativo. Lei si limiti a cambiare la direzione.-
Il dottore annuì.
- Sì… oh, molto bene.- disse.
- Ottimo. Motori attivati, potenza dieci percento. Andremo molto piano, quindi non si preoccupi.-
- Bene… ora cosa dovrei fare?-
- Inclini leggermente la cloche verso destra… piano, così… se guarda lo schermo davanti a lei vedrà la griglia di allineamento. Deve centrarsi perfettamente con le coordinate impostate, segua le linee che vede.-
- Sto andando bene? Non rischiamo di… andare a sbattere?-
- Siamo nello spazio, dottore. Dubito che potrà colpire un lampione, qui.- disse Brenda con un sorrisetto bonario.
- Non era quello che intendevo.- replicò lui, anche se la battuta parve essere servita allo scopo, visto che si rilassò almeno un poco.
Gli asteroidi si fecero lentamente sempre più vicini, e Lassiter parve prendere progressivamente un po’ più di confidenza con i comandi, anche se la vicinanza delle rocce spaziali sembrava innervosirlo progressivamente. Erano appena entrati nel campo quando Valentine e Bones tornarono sul ponte, camminando come due partecipanti a una corsa a tre gambe.
- Come procede?- chiese Valentine, lasciando l'Ufficiale della Sicurezza su una sedia e raggiungendo la consolle di comando.
- Piuttosto bene. Il dottore se la sta cavando egregiamente.- rispose Brenda - Tra cinque minuti saremo a distanza di aggancio. I motori reggono, per adesso, e l’energia c’è, ma ho dovuto deviare quella del Ponte Minerario e del Ponte Scientifico, o i cannoni e il gancio orbitale non funzionerebbero.-
- Poco importa, per ora quelle due sezioni non sono essenziali. La Ascendant non potrebbe più fare il suo lavoro, in queste condizioni.-
- Concordo.- disse Lassiter - Ora, dato che è qui… non è che le andrebbe di…-
- Non possiamo cambiare pilota adesso, dottore, mi dispiace.- rispose lei - Comprometterebbe la manovra.-
- Ma prima non aveva detto che sarebbe subentrata lei, una volta tornata?-
- Ho mentito.- disse con semplicità - Comandante, aumenti la velocità del cinque percento. Dottore, non si agiti e si limiti a virare di venti gradi, per favore.-
- Ma la griglia…-
- Ignori la griglia, è programmata male. Hanno sbagliato a impostarla.-
- Sissignora…- mormorò lui, dubbioso, anche se eseguì l’ordine.
- Un giorno mi dirai come fai a sapere tante cose.- biascicò Bones, tenendosi la testa - E magari come ti chiami. E quanti anni hai. E da dove vieni.-
- Sicuro. Cos’altro ti interessa, Bones? Fletcher, riduca la velocità, cominciamo a essere a tiro.-
- Mi interessano le crostate di mele. Ne ho una voglia matta, adesso…- disse Bones, in tono confuso.
- Dovrebbe tornare a letto.- disse Lassiter.
- Lo so, lo porteremo sul Ponte Medico più tardi. Ecco, siamo a portata. Attivare gancio orbitale, spegnere motori.-
Mentre Lassiter e Brenda eseguivano l’ordine, Valentine riprese il comunicatore dalla cintura degli equipaggiamenti e lo portò alla bocca, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso ancora parzialmente sudaticcio.
- Signor Brody, siamo arrivati. Potrò riportarvi su Cassandra V, adesso, usando la mia navetta personale. La crisi è finita, e il Capitano Malkovich è morto. Nessuno vi disturberà più, se libererete come promesso il resto dell’equipaggio.-
Dopo un secondo di attesa, Brody rispose alla chiamata.
- Rispetteremo… il nostro accordo.- disse - Libereremo… queste persone.-
- Ne sono felice.- disse lei - Vi trasporterò personalmente. Potete raggiungermi nella cabina che ho qui a bordo?-
- Lo… faremo.- rispose Brody - La… ringraziamo.-
- Bene, quindi è tutto risolto?- chiese Lassiter, sollevato, alzandosi dalla postazione di pilotaggio.
- A quanto pare…- rispose lei, avviandosi.
- Ma come conti di portarteli dietro?- chiese Bones, in un grugnito - Saranno qualcosa tipo… cinquemila miliardi di spore o che so io… che fai, le metti in un barattolo?-
- Ho detto che li avrei trasportati personalmente, Bones.- specificò Valentine, prendendo la porta - E intendevo letteralmente. Portatelo sul Ponte Medico e inviate un messaggio alla Terra per chiedere i pezzi di ricambio. Non mi aspettate.-
 
Tornò sul Ponte Equipaggio, incontrando diversi minatori e ufficiali con la testa reclinata all’indietro. Dalle loro bocche aperte stavano fuoriuscendo rapidamente folate di quella che sembrava essere polvere giallastra, la quale si diresse rapidamente verso i condotti dell’areazione, sparendo nelle profondità della nave. Senza badare né a questo né a quelle persone che cominciavano lentamente a riprendersi, mentre i segni dell’infezione si riassorbivano o cadevano rinsecchiti a terra, raggiunse la porta della propria cabina e la aprì. All’interno si era già raccolta un’enorme quantità di spore, che la saturavano quasi completamente, aleggiando dovunque e gettando un alone sfocato su tutto quanto.
- Sono arrivata.- disse - Fate come preferite.-
All’istante, la nebbia di spore si animò e, vorticando, si diresse verso di lei, che non mosse un passo: le spore la avvolsero, penetrandole nel naso e nella bocca, e a giudicare dal leggero pizzicore anche negli occhi e nelle orecchie. Il suo sistema nervoso percepì l’aggressione e reagì tentando di difendersi, inviando nel contempo segnali errati ai suoi muscoli, che presero a tremare violentemente. Riuscì a rimanere in piedi, ma non a muoversi da dove si trovava. Presto le mancò il fiato, e le sembrò quasi di soffocare.
Le spore continuarono a entrare nel suo corpo per molti minuti, finché l’intera stanza non fu definitivamente svuotata. Alla fine cadde in ginocchio, stremata e di nuovo sudata fradicia. Gli occhiali le caddero a terra, ticchettando sul pavimento.
- Ufficiale Valentine? Signora, sta bene?-
La voce di Brenda Fletcher uscì dagli altoparlanti, agitata e preoccupata. Doveva aver visto tutto dalle telecamere nel corridoio.
Valentine raccolse gli occhiali e li rimise sul naso, rialzandosi lentamente.
- Mi sto vestendo.- disse - Non tornerò a bordo, ripartirò subito. Addio, Comandante. Grazie per l’aiuto che mi ha dato.-
Detto ciò, raggiunse i propri bagagli e recuperò la divisa.
 
I motori della navetta risposero subito all’accensione, e la scansione preliminare dei sistemi le disse che non aveva subito danni in seguito all’impatto con i meteoriti di qualche ora prima. Meglio così, perché altrimenti sarebbe stato un problema andarsene.
- Qui Ufficiale Valentine, pronta al decollo. Richiedo apertura hangar di attracco cinque.-
- Ufficiale Valentine, è certa di stare bene?- chiese Brenda - Ha assorbito le spore di tutte le persone presenti a bordo…-
- Come ho già detto, non sono un’umana.- rispose - E, onestamente, temo di non poter subire una simile alterazione, nemmeno dopo un’aggressione così massiccia.-
Brenda esitò.
- Lei lo sapeva?-
- Diciamo che avevo questo dubbio. Ma non si spaventi, sono ancora tutti qui con me.-
- Avrei comunque preferito un altro tipo di soluzione.- replicò il Primo Ufficiale - Apertura hangar in corso, depressurizzazione completata. Buona fortuna, signora.-
Valentine non rispose, afferrando i comandi della navetta e cominciando le manovre per uscire dall’hangar. Presto si ritrovò nello spazio attorno al pianeta Cassandra V, circondata da innumerevoli asteroidi. Presto avrebbe sentito la mancanza dei cannoni della Ascendant.
- Bene, Popolo Verde… stiamo per rientrare.- disse - Non temete, vi riporterò intatti a casa vostra. E la prossima volta che siete in pericolo, per favore, chiamate me, prima di qualunque altra cosa.-

Lo so, il capitolo è un po' più corto del solito, ma viste le condizioni in cui verso (ho un sonno cane, anche se non è poi così tardi, tanto che mi sono addormentato tra le otto e le nove, mentre guardavo la tv...) è già un buon risultato. Mi sono dovuto sforzare un po' perché passerò l'intera giornata di domenica a Roma, e tornerò piuttosto stanco, quindi non sarò in grado (molto probabilmente) di scrivere un altro capitolo, e mi sembrava brutto mantenere il silenzio stampa per due giorni consecutivi senza avvisare. In ogni caso, lunedì ci sarà un nuovo capitolo per "The Dark Game", che l'ho già scritto.
Ringrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16, Ser Balzo, Kindle, Cohava e Hola1994, che seguono questa storia, ormai in dirittura di arrivo. Grazie, a presto!

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Capitolo 18
*** Cap. 17: La Grande Crisi ***


Man mano che si avvicinava all’atmosfera di Cassandra V, l'Ufficiale Valentine cominciò a percepire le emozioni del Popolo Verde con sempre maggiore chiarezza: erano in festa, eccitati, e le infondevano una felicità rara, facendola sentire come se fosse stata lontana da casa per molto tempo e finalmente stesse per tornare alla sua vecchia vita.
Purtroppo, questo non era vero, e lo sapeva, dato che la sua casa non era quella. Era solo un’illusione, un riflesso delle menti che in quel momento si trovavano dentro di lei, così numerose che nonostante la sua diversa fisiologia non riusciva a isolarle del tutto.
Perché era di questo che si trattava, menti: le spore erano come dei minuscoli cervelli vegetali, non batteri o microrganismi particolari. Le piante di Cassandra V, ora lo capiva, erano in grado di replicare le loro strutture encefaliche e di diffonderle come tante minuscole spore nell’aria, cosa che spiegava la “coscienza collettiva”: una singola persona arrivava a respirarne talmente tante da possedere contatti con innumerevoli alberi contemporaneamente, i quali a loro volta erano connessi ad altri alberi, fino a formare una sorta di gigantesca rete neurale a livello planetario. Ovvio che la loro energia psichica fosse così forte.
Se aveva resistito al contatto diretto con le spore, quindi, lo doveva alla capacità della sua specie di isolare la mente, e nient’altro. Una volta compresa la vera natura della flora di Cassandra V aveva capito anche di essere immune a quella sorta di contagio.
- Stiamo entrando nell’atmosfera.- disse, preparando i retrorazzi per l’atterraggio - Ora balleremo un po’, preparatevi.-
Non appena ebbe superato lo strato più esterno, la navetta cominciò a tremare un poco, mentre la gravità si faceva di colpo più forte, attirandola a sé. Aumentò la potenza di spinta per ridurre la velocità e ridusse quella dei motori primari, così da andare più lentamente. Le scosse si ridussero sensibilmente, e la rotta si stabilizzò. La temperatura dello scafo rimase relativamente invariata, e la struttura del velivolo resse l’improvviso cambio di pressione senza problemi. Ottimo.
Nel giro di un paio di minuti fu abbastanza vicina al suolo da distinguere i resti dell’avamposto minerario, un complesso di macchinari ed edifici disposti in circolo attorno a una grande voragine conica. Su tutto era cresciuto un nuovo strato di piante e di erbacce, come se il luogo fosse stato abbandonato da decenni, ma Valentine sapeva bene che, in realtà, si trattava degli operai scesi a terra all’inizio della spedizione e che avevano raggiunto l’ultimo stadio della malattia. Per loro, sfortunatamente, era tardi: sarebbero rimasti dei vegetali per sempre.
Localizzò uno spiazzo abbastanza grande da permettere l’atterraggio e fece scendere la navetta, spegnendo i motori e dando la massima energia ai retrorazzi. Si posò a terra con un piccolo contraccolpo, terminando così il viaggio in modo piuttosto sereno.
- Eccoci.- disse, slacciando le cinghie e sollevando il gancio di sicurezza - Un secondo di pazienza, scendo e potrete uscire dal mio corpo. Ormai è fatta.-
Appena aprì il portello ed ebbe toccato il suolo con i piedi, Valentine sentì immediatamente qualcosa che premeva da dentro. Ebbe solo un secondo di preavviso, poi si ritrovò in ginocchio mentre, con rapidità e quasi con violenza, tutte le spore dentro il suo corpo cominciavano ad uscire.
Sopportò in silenzio il processo, permettendo al Popolo Verde di tornare all’aperto, e quando fu terminato (a occhio ci volle lo stesso tempo che avevano impiegato per entrarle dentro) rimase ferma un momento a riprendere fiato, sentendosi improvvisamente svuotata: l’euforia che aveva percepito era svanita di colpo, lasciando il posto alla stanchezza e alla fame.
Trasse un profondo respiro, aggiustandosi di nuovo gli occhiali sul naso, e si rimise in piedi per rientrare nella navetta e lasciare Cassandra V. Tuttavia, un movimento attirò la sua attenzione, e si fermò mentre, dal tronco di un albero non lontano, cominciava a uscire qualcosa.
Sulle prime credette di assistere alla crescita accelerata di un nuovo ramo ma, dopo pochi secondi, comprese che si trattava di una specie di mitosi: il corpo della pianta si stava gonfiando in fretta, lasciando emergere lineamenti e arti definiti. Un braccio si allungò nell’aria, mentre dita vegetali si contraevano a vuoto. Poi ci fu una gamba, e successivamente una testa.
Un uomo fatto di legno e foglie cadde a terra, rialzandosi lentamente.
 
Valentine si avvicinò senza fretta, più incuriosita che spaventata: l’essere aveva fattezze umanoidi, ma era interamente fatto di corteccia. Il naso era una protuberanza simile a un nodo, dal quale usciva una minuscola fogliolina verde, e gli occhi erano due gemme solo lievemente aperte. I suoi capelli erano formati da rametti sottili e teneri, come quelli dei salici piangenti terrestri, non molto lunghi ma folti, e le dita erano legnetti bitorzoluti e ruvidi.
La creatura si alzò in piedi, guardandola direttamente negli occhi, e la sua bocca, un taglio nella faccia di corteccia, si contrasse in quello che sembrava essere un sorriso benevolo.
- Ufficiale Valentine.- disse, con una voce molto più normale di quella ostentata fino a poco tempo prima da Nolan Brody - Lei ha salvato il nostro popolo. Ha posto fine alla Grande Crisi. Non dimenticheremo mai ciò che ha fatto per noi.-
Valentine annuì, ben sapendo che quanto aveva detto era la verità: pur avendo anch’essi un ciclo vitale, gli alberi erano virtualmente immortali, e una volta appassiti tornavano a nascere dai loro stessi semi, al cui interno c’era l’intera memoria genetica dei progenitori. Nessuno di loro avrebbe scordato quei giorni.
- Ho solo fatto il mio lavoro.- rispose - A cosa debbo questa… inaspettata sorpresa? Non era necessario certo fare qualcosa del genere solo per dimostrarmi gratitudine.-
La creatura scosse lentamente la testa.
- No, non lo era. Ma abbiamo pensato di mostrarle qualcosa.-
Tese una mano verso il suo volto, e Valentine lo lasciò fare. Non appena le dita ruvide del rappresentante del Popolo Verde furono entrate in contatto con la sua fronte, qualcosa venne trasmesso alla sua mente.
Stava rivivendo gli antichi ricordi della flora di Cassandra V. Vide la nascita delle prime forme di vita vegetale e animale, l’evolversi delle specie, la crescita di un popolo umanoide, la loro civiltà che si evolveva. Le loro città si espandevano, fondendosi con la foresta e le piante, in comunione con esse per la consapevolezza della loro mente collettiva, del loro essere “vive”, coscienti come persone e, forse, persino di più.
- Sono i Cybinadi?- chiese, senza capire se lo aveva solo pensato o se lo aveva detto ad alta voce.
No. Rispose il Popolo Verde, e stavolta fu sicura che fosse solo nella sua mente. Quelli che vede sono stati la seconda specie dominante di questo mondo. I Teleridi. Non erano nostri nemici.
- Pensavo che vi avessero aggredito e che voi li aveste combattuti.-
Non furono loro. I Teleridi crebbero con noi, progredirono rispettandoci. Ad assalirci furono i Cybinadi.
E nuove immagini giunsero nella sua mente, immagini di una forza d’invasione che arrivava dallo spazio esterno al pianeta. Fuoco, lampi di armi a energia e proiettili offuscarono le visioni, e sangue rosato prese a scorrere sul terreno. Creature umanoidi, protette da armature che coprivano le loro fattezze, scesero dalle navi trasporto, uccidendo ciò che incontravano, schiacciando la resistenza fatta di archi, lance e pietre.
E poi il Popolo Verde intervenne nel conflitto, e sparse le spore. Gli invasori le respirarono e subirono il cambiamento; qualcuno si salvò, trovando rifugio a bordo delle navi, ma naturalmente anche i superstiti scoprirono di essere infetti, in seguito, e interi trasporti furono distrutti nello spazio. I Teleridi furono così in salvo dalla guerra, ma nonostante ciò si ritrovarono sull’orlo dell’estinzione. Respirarono quindi a loro volta le spore, consapevoli che così sarebbero vissuti in eterno, di loro iniziativa.
A quel punto le immagini si interruppero, e il Popolo Verde abbassò la mano.
- Dunque è questo che è accaduto qui.- disse Valentine - Credevo che i Cybinadi fossero gli indigeni, ma mi sbagliavo… erano invasori.-
Il Popolo Verde annuì.
- Quello fu l’inizio della Grande Crisi. Secondo il punto di vista della specie umana, in realtà terminò quando scacciammo i Cybinadi, anche se per noi essa è continuata fino a quando lei non è arrivata sulla Ascendant, per i motivi che ha intuito durante la sua permanenza a bordo.-
Valentine non rispose, pensierosa: non aveva mai incontrato i Cybinadi, eppure essi vantavano una discreta tecnologia, a differenza dei Teleridi. Ciononostante, era già conosciuta anche da loro, pur non avendoci avuto a che fare in passato. Come mai non li conosceva?
- Cosa mi sapete dire dei Cybinadi?-
- Una razza di conquistatori.- rispose il Popolo Verde - Essi non sono mai scesi a patti con gli sconfitti, e vantano una forte resistenza alla dominazione. Coloro che subirono il cambiamento non sono a tutt’oggi vivi: prima che ciò avvenisse si tolsero la vita col fuoco, e per questo non disponiamo di tutti i loro ricordi. La connessione con il Popolo Verde non fu mai completata.-
Valentine aggrottò la fronte.
- Interessante.- disse - Sapete da quale pianeta provenissero?-
- Intende cercarli?- chiese il Popolo Verde - Ciò potrebbe essere rischioso. Tuttavia, se è questo che desidera, la accontenteremo.-
Portò di nuovo la mano sulla sua fronte, e immediatamente Valentine vide delle coordinate iperspaziali. All’improvviso, seppe quale fosse l’esatta posizione dei Cybinadi.
- Le consigliamo estrema prudenza. Non amano gli stranieri.- disse il Popolo Verde, ritraendosi - Ora la salutiamo, Ufficiale Valentine, e la ringraziamo. Speriamo di non aver mai più bisogno del suo aiuto. Se esiste qualcosa che possiamo fare per ripagarla, non esiti a dircelo.-
Valentine annuì.
- Lo terrò a mente.- rispose - Grazie a voi per avermi mostrato queste cose. Ne farò tesoro.-
La creatura sorrise e indietreggiò fino a toccare con la schiena l’albero da cui era nata. Rapidamente com’era successo tornò a fondersi con esso, e nel giro di pochi secondi scomparve completamente alla vista.
Appena fu andata, Valentine si voltò e tornò a bordo della navetta, pensierosa: un popolo conquistatore così potente e aggressivo, di cui tuttavia lei ignorava l’esistenza. Una campagna di invasione finita male. Una nave mineraria capitata sul pianeta sbagliato. E lei.
Sembrava essere solo una serie di coincidenze fortuite, ma doveva esistere un qualche collegamento. Qualcosa le diceva che i Cybinadi non fossero la causa di quell’equivoco in modo così involontario come si poteva credere: dopotutto, essi erano già molto sviluppati, mentre i Teleridi e il Popolo Verde, dal punto di vista tecnologico e militare, erano ancora estremamente arretrati. Cassandra V, pur essendo rilevante nell'aspetto abitativo e possedendo un suo popolo indigeno, non era affatto utile né strategicamente parlando né in qualsiasi altro modo. Cosa aveva attirato fin lì i Cybinadi, quindi? E come quadrava con tutto il resto?
Devo andare a quelle coordinate. Decise. Ma prima, una tappa intermedia…
Riattivò i motori, lasciando Cassandra V, ed entrò nell’iperspazio: c’era ancora qualcosa che doveva fare.

E cosa sarà mai? Lo vedremo domani, questo. E mi sa, mi sa, che se non sarà l'epilogo allora sarà comunque il capitolo subito precedente (detto volgarmente "ultimo").
Rinrazio Ely79, LullabyMilla, Kira16, Ser Balzo, Kindle, Cohava e Hola1994, che mi stanno seguendo. A domani!

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Capitolo 19
*** Cap. 18: Decreto ministeriale ***


Bones si grattò la testa nel punto dove, fino a pochi giorni prima, si trovavano i bendaggi, ora spariti per lasciare in bella mostra una piccola fila di punti. Brenda gli diede una leggera gomitata, guardandolo con severità.
- Non ti grattare.- mormorò - Vuoi che si riapra?-
- Ma prude!-
- Sarà, ma questo non è il momento né il luogo.- osservò lei.
In effetti, non erano esattamente liberi di parlare o di muoversi. Anzi, non lo erano affatto: si trovavano in un’ampia sala riunioni semicircolare, dalla parete curva costituita interamente da ampie vetrate di vetro polarizzato, regolato elettricamente in modo tale da far passare una quantità variabile di luce, in quel momento peraltro piuttosto bassa. Una lunga scrivania a ferro di cavallo si trovava davanti a loro, e un gruppo di uomini e donne sedevano lì intorno.
Quello era il consiglio di amministrazione della F&D Enterprise, e loro due si trovavano in quella sala riunioni poiché, a quanto pareva, era necessario che a relazionarli per fatti simili servissero i due ufficiali di grado più alto presenti sulla nave. E, sorpresa delle sorprese, Bones aveva scoperto di essere il terzo, nella catena di comando: Malkovich (defunto), Brenda e infine lui. Non si era mai reso conto di avere un ruolo così rilevante, sulla Ascendant.
- Che ne è stato di questi… ehm… alberi?- chiese un uomo sottile e grinzoso.
- Dopo che l'Ufficiale Valentine ha riparato la Ascendant, hanno lasciato gli ospiti umani e sono tornati con lei sul pianeta.- rispose Brenda - Non abbiamo più avuto comunicazioni con l'Ufficiale Valentine, in seguito a questo evento, ma dopo poco più di un’ora abbiamo visto la sua navetta personale che lasciava Cassandra V, e non abbiamo motivo di credere che fosse ferita o in qualche modo indisposta.-
- Dunque l’emergenza è rientrata completamente?-
- Riteniamo di sì.- annuì Brenda - Il problema si è verificato solo in seguito a un equivoco sulle nostre reali intenzioni. Spiegato tutto e rimediato al disastro provocato dal defunto Ethan Malkovich, il Popolo Verde ha cessato ogni ostilità.-
- E che cosa potete dirci delle operazioni di scavo?- domandò una donna più a destra, pesantemente truccata - Non c’è stato più modo di portarle avanti dopo il focolaio, questo possiamo capirlo, ma ritenete che sia possibile riprendere da dove avevamo interrotto?-
- Probabilmente no.- disse Bones, combattendo contro se stesso per non grattarsi di nuovo - Parlando con Va… con l'Ufficiale Valentine mi è parso di capire che ulteriori scavi disturberebbero di nuovo l’ecosistema, provocando altri problemi con il Popolo Verde. I soli sistemi di estrazione rimasti sono a livello orbitale oppure, se proprio volessimo tornare a terra, con le dovute precauzioni per la salvaguardia dell’ambiente. E in ogni caso avremmo bisogno di accordarci prima con loro, non credo che sarebbero troppo felici di vederci tornare senza nemmeno l'Ufficiale Valentine ad accompagnarci.-
La donna si appoggiò alla poltrona, visibilmente contrariata.
- Questo è un grave danno economico per noi.- disse - I sistemi ecosostenibili sono estremamente costosi. Diminuirebbero sensibilmente le entrate totali, rendendo inutili ulteriori spedizioni minerarie.-
- Sono certo che troveremo un modo.- disse un uomo seduto al centro, pensieroso - Pensate possa esserci un modo per accordarsi con il… Popolo Verde?-
- Non senza l'Ufficiale Valentine.- rispose Brenda - Il mio suggerimento è di spostare le operazioni. Costerebbe meno e ci porterebbe via un tempo sicuramente inferiore. In base a un rapido calcolo statistico, è estremamente improbabile che la signora accetterebbe di tornare su Cassandra V unicamente per favorire la ripresa delle procedure di estrazione.-
- Primo Ufficiale Fletcher, le ricordo che lei appartiene legalmente a questa compagnia.- osservò in tono duro uno dei membri del consiglio - Non siamo noi a dover prendere ordini da lei.-
- Ne sono ben consapevole.- disse pazientemente Brenda, dando un colpetto discreto a Bones che, sentendo quelle parole, aveva fatto per aprire bocca - Non sto ordinandovi niente, difatti. Il mio è solo un suggerimento basato sui miei calcoli statistici. Sono programmata per questo, oltre che per dirigere la vita di bordo.-
- In ogni caso, la sua opinione non è stata chiesta.- disse l’uomo - Piuttosto, l’idea di Malkovich… senza dubbio ha causato molti problemi nel risolvere la crisi, durante la permanenza dell’Ufficiale Valentine a bordo, ma incendiare l’atmosfera…-
- State forse suggerendo uno sterminio di massa, signori?- chiese Bones, cercando di controllare il tono - Stiamo parlando di miliardi di vite. Vite senzienti e intelligenti. O è tutta una questione di affari?-
- La vita stessa è una questione d’affari, signor Bones.- rispose l’uomo seduto in posizione centrale, senza staccare gli occhi dal soffitto - Un uomo come lei esce di casa la mattina e va al lavoro, per guadagnare denaro con cui successivamente fa la spesa o paga le bollette. In entrambi i casi cerca un sistema qualsiasi per risparmiare, per ridurre i consumi e mettere da parte più denaro. Aggiungiamo eventualmente uno o due figli, e magari il lavoro della moglie, se non è una casalinga. Altre spese, altri consumi, che cercherebbe di ridurre o di compensare in qualche modo.- rimase immerso in un silenzio meditabondo per qualche altro secondo, continuando a tenere gli occhi fissi verso l'alto - Naturalmente un genocidio non è una buona pubblicità, basterebbero delle voci per scatenare il finimondo. Tuttavia, sarebbe sufficiente come minaccia per ottenere un risultato favorevole.-
La porta si aprì senza preavviso, in modo non molto brusco ma rumoroso, lasciando entrare una persona bassa e occhialuta, con addosso una divisa militare priva di gradi o mostrine. Una segretaria dall’aria disperata le stava correndo dietro, ostentando un’espressione mortificata.
- Temo che non sarà praticabile nemmeno questa soluzione.- disse l'Ufficiale Valentine, marciando fino al centro della stanza con la propria ventiquattrore in mano.
 
- Mi dispiace, signor Medina… ho tentato di spiegarle…-
L’uomo in posizione centrale zittì con un cenno la segretaria, guardando direttamente l'Ufficiale Valentine che si avvicinava.
- Come mai dice questo?- chiese - Intende ricattare questa società in qualche modo? Se preferisce, potrebbe essere lei stessa a mediare per nostro conto un accordo con gli abitanti di Cassandra V. Sarebbe forse una soluzione più dispendiosa della semplice paura, ma…-
- Non sarà necessario nulla di tanto elaborato, temo.- rispose lei, interrompendolo e sbattendo di malagrazia la ventiquattrore sulla scrivania, davanti al signor Medina - Ho passato una settimana ad aggirarmi per il Ministero per i Diritti dei Non Umani e delle Specie Sottosviluppate.-
Schiaffò un pacco di fogli sul tavolo, richiudendo la valigetta.
- Mi perdoni, so che non ama il formato cartaceo, ma io odio gli olotesti. Mi danno il mal di testa. Ad ogni modo è una copia del decreto ministeriale secondo il quale ogni ulteriore tentativo di estrazione sulla superficie del pianeta di Cassandra V dovrà essere prima approvato dal Ministero stesso e ispezionato a discrezione. Ogni violazione verrà punita severamente. Legga pure, è tutto qui.-
Prima che Medina o uno degli altri membri del consiglio di amministrazione potesse aprire bocca, Valentine girò sui tacchi, riprendendo la valigetta, e si diresse verso la porta.
- Parker, Brenda…- disse passando - Non si preoccupi, conosco la strada.- aggiunse, rivolta alla segretaria.
Bones la guardò sparire lungo il corridoio, stordito quanto la prima volta che l’aveva incontrata.
 
- Valentine, aspetta!-
Valentine si fermò nella piazza antistante al complesso amministrativo della F&D Enterprise, voltandosi a guardare Bones che le correva dietro. Quando l’ebbe raggiunta si fermò ansimando, e per un secondo barcollò minacciando di perdere l’equilibrio. Valentine lo prese al volo per un braccio.
- Non dovresti correre così velocemente se non ti sei ancora ripreso.- osservò.
- Sto bene… sto bene…- disse - Devo solo… ah, diavolo… sei stata grande, là dentro.- disse - Brenda ha detto di uscire di corsa, che avrei solo fatto incavolare di più tutti quanti…-
- Spero di non averla messa nei guai.-
- No, sta bene… è fuori dalla porta, aspetta che si calmino prima di rientrare, stanno litigando tra loro.-
- Questo non è un mio problema.- disse Valentine, in tono piatto - Sospettavo che potesse verificarsi una simile eventualità, quando ho abbandonato Cassandra V, per questo sono tornata in fretta sulla Terra. Ho mosso qualche filo.-
- Qualche filo? Hai coinvolto la politica, Valentine!- rise Bones - Hai causato uno tsunami economico, nel caso non l’avessi notato!-
- Avevo promesso al Popolo Verde sicurezza e pace duraturi. La mia parola non è mai campata in aria.-
Bones tornò a sghignazzare di nuovo, scuotendo la testa.
- Geniale.- disse - Beh, credo che questo allungherà la mia licenza. Potrò starmene un po’ a casa.-
- E vedrai la tua ragazza. Mi sembra una bella cosa.- osservò Valentine.
- Sì, non mi lamento.- annuì Bones - Ehi, perché non vieni a cena da noi? Te ne sei andata così in fretta che non ti ho potuta salutare né ringraziare…-
Valentine sorrise, ma scosse la testa con gentilezza.
- Grazie, Parker, ma devo rifiutare. Un’altra volta, forse.-
Se la risposta lo deluse, Bones non lo diede a vedere, stringendosi semplicemente nelle spalle.
- Beh, chiamami veggente ma me l’aspettavo.- ammise - Quindi… cosa farai adesso? Ti prenderai una vacanza?-
- Temo di no.- rispose lei - C’è un pianeta su cui devo recarmi urgentemente. Per un po’ sarò irreperibile anche per il Governo Terrestre.-
Bones annuì, e stavolta il sorriso era scomparso dal suo volto.
- Sarà pericoloso?-
- Forse. Non lo so ancora.- mentì Valentine: per qualche motivo, non aveva voglia di dirgli la verità. Non se la sentiva - Immagino che lo scoprirò all’arrivo.-
- Ti servirà aiuto?-
Valentine aggrottò la fronte.
- E la tua licenza?-
- Beh, mi puoi dare un paio di giorni per stare a casa e poi partiamo, no? Così vieni anche a cena da noi.-
Lei sospirò, scuotendo la testa.
- Sei molto gentile, Bones, e sicuramente hai stoffa per gestire le emergenze. Quando ti ci metti sai come renderti utile. Ciononostante, penso di non poter accettare anche stavolta. È qualcosa che dovrò fare io da sola.-
Bones sospirò, stavolta davvero deluso.
- Bene.- disse - Ma come farai? Voglio dire, hai detto che sarai irreperibile. Come faremo noialtri a sapere se ti serve una mano? E come ci contatterai tu se volessi aiuto?-
Valentine gli sorrise con fare rassicurante.
- Quando qualcuno chiede aiuto, sono io a rispondere, Parker. Non accade mai il contrario.-
- E se dovesse succedere? C’è sempre una prima volta.-
- Vero.- annuì lei, raccogliendo la valigetta - Ma questa in particolare è ancora molto lontana. Stammi bene, Parker. Prometto che ci rivedremo ancora.-
Detto ciò si voltò con un ultimo sorriso e si allontanò lungo la piazza semideserta, lasciando Bones da solo. Lui fissò la sua schiena pensieroso, la mente di nuovo piena di interrogativi irrisolti su di lei e sulle sue stranezze ma, soprattutto, sulle sue capacità.
Dentro di sé, Parker Bones cominciò già a contare il tempo che lo stava separando dal loro prossimo incontro.

Siccome siamo giunti all'ultimo capitolo, è inutile dire qualcosa... è tutto nell'epilogo!

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Gente, scusate, ma questo è l'epilogo... indietro di uno, non saltate l'ultimo capitolo!
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Valentine inserì le coordinate iperspaziali nel computer di bordo, che passò ad analizzare il percorso. Nell’arco di un quarto di minuto le restituì una serie di dati sull’analisi della destinazione.
Secondo le carte astrali note, in quel punto non c’era alcun pianeta, né un asteroide. Era solo un punto qualsiasi nello spazio, a distanza di tre parsec1 dal corpo celeste più vicino.
Molto, molto strano… Pensò. E anche… interessante.
Non le capitava spesso, doveva ammetterlo… tuttavia, quello era uno di quei casi in cui si ritrovava a fremere d’impazienza. Raramente si era ritrovata ad incappare in un mistero su cui non aveva il benché minimo indizio, una pista certa o anche solo una qualsiasi intuizione, e quando ciò accadeva, la sua curiosità scattava sull’attenti. Aveva voglia di tuffarsi in qualcosa di personale, in una ricerca che non aveva a che fare con il Governo Terrestre o una qualsiasi altra autorità estranea alla sua. Voleva sapere, e non per essere utile a qualcuno… era per se stessa e basta.
Voleva divertirsi, scoprire un qualcosa di nuovo, una razza che non conosceva ma che sembrava rispettarla, se non addirittura temerla. Doveva avere una risposta a una domanda che nessuno le aveva posto e a cui lei, una volta tanto, non sapeva come replicare.
- Da quanto sarà?- si chiese, accendendo i motori - Vediamo… da quella volta nella Galassia del Triangolo? Saranno almeno settant’anni…-
Si ritrovò a sorridere in silenzio, mentre la navetta vinceva la forza di gravità. In quel momento il computer la informò di una comunicazione in entrata, proveniente dal Generale Jefferson.
- Jefferson… a cosa debbo il piacere?- chiese, accettandola - È per il vespaio alla F&D?-
L’uomo scosse la testa, l’immagine tremolante a causa dell’interferenza dei motori.
- No, dei loro amici mi hanno chiamato supplicandomi aiuto e li ho mandati a quel paese. Non discuto le sue disposizioni, né approverei le loro intenzioni.-
- E dunque perché mi sta chiamando? Le faccio presente che sono in fase di decollo, tra un minuto sarò fuori dall’atmosfera.-
- Sì, difatti è per questo che la contatto.- rispose Jefferson, sospirando - Le coordinate che ci ha dato… le abbiamo inserite in archivio, ma non c’è niente là. Solo spazio aperto.-
- Sì, lo so già. Tuttavia, il Popolo Verde non aveva motivo di mentire.-
- E questo cosa le dice?-
- Che potrebbe essere rischioso.- ammise - E che potrebbe essere interessante.-
Jefferson si passò una mano sul volto.
- Lei e la sua mania di interessarsi solo alle cose pericolose…- borbottò - Ogni volta che succede invecchio di dieci anni.-
- Non siamo ancora coetanei, se è quello che sta dicendo.-
Il Generale scoppiò a ridere, le guance piene che tremolarono vivacemente, mentre la navetta usciva dall’atmosfera terrestre e l’immagine si stabilizzava.
- Aaah, lo so bene.- rispose - Immagino che non voglia accettare l’aiuto di nessuno, vero?-
- Mi è già stato offerto da una persona fidata. E l’ho già rifiutato. Me la caverò da sola.-
Jefferson fece una smorfia rassegnata.
- Lo temevo.- ammise - Bene… almeno c’è qualcosa che posso fare per lei?-
Valentine cominciò a scuotere la testa, già sul punto di dire di no, quando un pensiero improvviso le attraversò la testa.
- Sì.- rispose - Cerchi queste persone…- disse, digitando qualcosa sull’olotastiera - Voglio che ricevano un encomio speciale. E faccia in modo che si sgancino dalla F&D Enterprise, lì sono sprecati. Ufficiale alla Sicurezza di Bordo Parker Bones e Primo Ufficiale Brenda Fletcher, androide. Trovi loro qualcosa di meglio.-
Lui annuì.
- Sarà fatto.- garantì, mentre i dati arrivavano al suo terminale - Bene… badi a se stessa, signora. Le auguro buona fortuna.-
Valentine annuì in segno di ringraziamento e chiuse la comunicazione. Poi attivò il generatore di spinta, raggiungendo la velocità luce, e la navetta scomparve nel buio, inghiottita dai meandri dell’iperspazio.

1) Parsec: non l'ha inventato George Lucas, e io non l'ho rubato. Si tratta di un'unità di misura astronomica della distanza (e non del tempo, una valenza attribuitagli dallo stesso Lucas nella saga di Guerre Stellari) su cui non mi dilungherò troppo. Se volete approfondire, Wikipedia è lì apposta, e grazie al cielo che c'è...

Ed eccoci qui, al termine della storia. Devo dire che mi ha particolarmente soddisfatto: finora (e i miei lettori più accaniti lo sanno bene) ho scritto prevalentemente cose che richiedevano per forza combattimenti e a volte anche sacrifici per arrivare a conclusioni più o meno felici, ma stavolta mi sono ritrovato a pubblicare una storia in cui la protagonista adoperava esclusivamente il cervello per salvare la situazione. E devo dire che mi è molto piaciuto.
In secondo luogo, l'esperimento mi pare che sia riuscito egregiamente: Valentine ha avuto un impatto che mi permetterà di portare avanti le sue avventure, senza rendere questa una storia autoconclusiva. In parole povere, aspettatevi un giorno di rivederla, inaugurando ufficialmente una serie a lei dedicata. Ci vorrà un po' di tempo perché elabori la prossima trama, voglio rifletterci come si deve, ma presto ricomincerò. Nel mentre potrei anche concedere pubblicazioni più frequenti a "The Hollow Game", almeno per qualche giorno, visto che sta procedendo bene.
Arrivato a questo punto, ringrazio sentitamente, come sempre, la schiera di lettori che mi ha accompagnato in questi giorni: ELy79, con le sue recensioni, LullabyMilla, sempre presente, Kira16, altra lettrice molto affezionata, Ser Balzo, che mi ha a sua volta recensito nel primo capitolo e che ha seguito l'intera vicenda sulla Ascendant, e Kindle, Cohava e Hola1994, recenti conoscenze che si sono aggregate nel corso della pubblicazione.
Vi saluto tutti quanti, e mi auguro di rivedervi. A presto!

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