MAMIHLAPINATAPAI

di PepsiCola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avete presente gli acquazzoni estivi? ***
Capitolo 2: *** Forse, qualcosa è cambiato. ***
Capitolo 3: *** Incomprensioni e brutte situazioni ***
Capitolo 4: *** Va'. ***
Capitolo 5: *** Un giorno importante. ***



Capitolo 1
*** Avete presente gli acquazzoni estivi? ***


Era un tranquillo pomeriggio di fine luglio a Nerima. I ragazzi si godevano spensierati  le vacanze estive da poco iniziate
mentre adulti e anziani ne approfittavano per rilassarsi  e dedicarsi ai loro hobby preferiti. Ma tranquillo non era
 l’aggettivo propriamente  adatto  per descrivere l’ambiente del Dojo Tendo… Avete presente il caldo secco che
precede un acquazzone estivo del tutto imprevisto e dal potenziale notevole? Ecco, era più o meno quello che stava
 per accadere nella villetta di Soun Tendo: un acquazzone del tutto inaspettato…. O quasi!
 
-AAAAHHHH!!! Come ha potuto? Idiota, deficiente, stupido, ficcanaso!!!!!!!!!-  un’ iraconda Akane Tendo rientrò  a
casa lanciando un borsone all’ingresso e dirigendosi sbattendo i piedi verso la cucina, dove trovò Kasumi  che assunse
un’aria consapevolmente preoccupata  –Cosa è successo sorellina? Hai di nuovo litigato con Ran..- Akane sbattè il
bicchiere che aveva appena preso, sul tavolo, con una forza eccessiva –Non nominarlo, sorellina, almeno per un po’
 non voglio sentire quel nome!- Dal salone Soun e Genma avevano sentito tutto e sospirando tornarono a giocare a
 schacchi, era inutile sprecare parole  ogni santo giorno. Intanto, era rientrato anche Ranma che senza salutare
nessuno si diresse in cucina a bere qualcosa di fresco –La smetti di guardarmi così? Non è colpa mia se non sai
nuotare- L’ira di Akane stava crescendo ancora di più, se possibile –Questo non ti autorizzava a farlo sapere al mondo
intero, ridicolizzandomi davanti a tutti!-, -Ma dai Akane non te la sarai presa per la verità!-, Ranma cercava di
difendersi prima di ritrovarsi catapultato da un calcio della ragazza, dall’altra parte della città  - Peccato che questo
l’hai detto solo quando sono arrivate Shampoo e Kodachi a fare le solite moine, prima non sembrava ti stesse
dispiacendo stare con una che non sa nuotare! Vai a sguazzare con loro su!-  -Almeno loro sono carine e gentili, inoltre
tu hai un sex-appeal pari a zero, e la grazia di un elefante. Ah, e che tu non sappia nuotare è l’ultimo dei tuoi problemi,
prima dovresti pensare a cosa fare con quei fianchi larghi che ti ritrovi, maschiaccio!- Ranma strizzò gli occhi, preferiva
non vedere il momento in cui sarebbe sobbalzato grazie alla violenza della sua ragazza…Ma… 1, 2, 3… 4 secondi!
Ancora nulla… Ranma riaprì gli occhi molto lentamente, ma quello che vide fu Akane che lo guardava con indifferenza.
–Per me la conversazione può dirsi chiusa!- . *Bah, me la sono cavata bene stavolta! Per fortuna sembra che si sia
calmata, poco male!* Akane salì le scale, si chiuse in camera e solo quando fu distesa sul letto iniziò a piangere. Niente
disperazione, la sua faccia non tradiva alcuna emozione, solo, le lacrime scendevano veloci e silenziose senza chiedere
il permesso, continuando per parecchio tempo. Lei era stanca di quella situazione, stanca del fatto che il ragazzo che
amava, non la ricambiasse e  non era solo questo, se finisse lì la cosa sarebbe stata in grado di sopportare e invece
doveva anche sorbirsi insulti su insulti, ogni giorno. Ma ormai era arrivata ad una conclusione: che senso aveva
sbraitare ed innervosirsi tutti i giorni dell’anno? Era così, e sarebbe sempre stato così. Prima si abituava e meglio era,
arrabbiarsi non faceva cambiare la realtà dei fatti *Non ti sarò mai più d’intralcio Ranma* pensò prima di
 addormentarsi.

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Capitolo 2
*** Forse, qualcosa è cambiato. ***


Ranma non si sentiva affatto tranquillo, il fatto che Akane non l’avesse mandato su Marte, era una buona cosa, sì, ma
non riusciva a capire il comportamento indecifrabile della ragazza! Erano passati due giorni dal “litigio” eppure lei era
strana… No, non gli aveva mollato ceffoni, non lo aveva martellato e non gli aveva nemmeno sbraitato contro * devo
piantarla ,non capisco di cosa io in realtà mi stia lamentando, tsè!* ma in realtà il ragazzo aveva notato piccoli
comportamenti in lei, che lo stavano tormentando: la mattina prima, si era sentito svegliare, invece che dalla consueta
secchiata d’acqua gelata, da una mano che lo scuoteva, era lei – Alzati, Ranma-  il tempo di due parole che era già
sparita detro la porta. Tutta la giornata lui era stato ad osservarla: era gentile con Kasumi, ironica con Nabiki, irritata
con Happosai, rassegnata e divertita con Soun e Genma…… e con lui? Non gli aveva rivolto parola se non per avvisarlo
del pranzo, o per dargli qualche commissione. A tavola, lui l’aveva anche definita “maschiaccio senza speranza di
imparare a cucinare” e, con non poco stupore degli abitanti del Dojo, Akane aveva decisamente surclassato l’insulto,
facendo un commento sul programma televisivo in onda. Ranma non sopportava la situazione. Inoltre, come se non
 bastasse, la mattina seguente, non aveva ricevuto né secchiate in faccia, né normali risvegli: era stato abbandonato a
sé stesso dalla piccola Tendo, che era la sua sveglia da molto, moltissimo tempo e ogni mattina era sempre stata
puntuale e impeccabile! Decise di andare da lei a chiederle  spiegazioni, la trovò in giardino che leggeva un libro
canticchiando –Ehi Akane, si può sapere perché non mi hai svegliato stamattina??!- la ragazza alzò sorpresa gli occhi
dal suo libro –Oh, scusa , ma mi sono completamente dimenticata!- sorrise. *Co-cosa? Dimenticata?* Il codinato fece
dietro-front, non poteva credere che Akane si fosse dimenticata di svegliarlo! Poteva capire se ce l’avesse con lui, ma
gli aveva addirittura sorriso. Doveva capire cosa stava succedendo e doveva capirlo subito! Saltellando tra i tetti di
Nerima si recò dall’unica che poteva dargli una mano, anche se sicuramente avrebbe preferito 100 pugni di Akane a
questo…
 
-Ni-hao Lanma, vedo che non puoi stare senza di me!- disse la cinesina mentre posava i piatti di Ramen sul bancone. –
Ah, ciao Shan-pu senti non è che ti andrebbe di venire a guardarmi mentre mi alleno?- *mi pentirò, sento che mi
pentirò* -AWWWWWW!!!!! Lo sapevo, lo sapevo che di me ti importa veramente caro Lanma, la risposta è siii!
Andiamo, lascio il locale a nonnina, non avrà da ridire quando saprà che sono con te.. eheh!!!- A Shan-pu la richiesta
del ragazzo era parsa molto strana ma figurarsi se non avesse preso la palla al balzo! * Finalmente il mio Lanma solo
per me!*. Arrivati al Dojo, Ranma stette bene attendo a farsi sentire, scoppiando in fragorose risate e gridando a gran
voce il nome della cinesina. Akane era in palestra ad allenarsi *Bene, quale migliore occasione, questo ti farà tornare
violenta e gelosa cara Akane!*  Ranma prese per mano Shan-Pu e si diresse verso la ragazza che tirava calci e pugni ad
un avversario immaginario… - Akane, mi dispiace interromperti, ma IO E SHAN-PU abbiamo molto da fare! Potresti
lasciarci la palestra?- La ragazza aveva un lieve affanno –Ahf, si certo tanto per me oggi può bastare! Shan-Pu per
favore, cerca di non distruggere niente!-  Prese l’asciugamano, e uscendo chiuse la porta alle sue spalle. Ranma era
allibito *Nessuna reazione. Ma..ma com’è possibile?!* i pensieri della cinesina, non erano poi così diversi “Assurdo!
Maschiaccio lasciare che me e Lanma allenare da soli, senza fare storie..Umh, interessante! Vedrò di approfittarne!*
Peccato che, a piano fallito, Ranma ora voleva solo levarsi di torno la smielosa ragazza cinese. Il comportamento di Akane non gli andava a genio, affatto!
 
*Deficiente, deficiente, deficiente, stupido deficiente! Ora che non faccio più scene… ha il coraggio di portare quelle
oche qui! Avevo proprio ragione, devo andare avanti!* la piccola Tendo poteva sfogare i suoi veri e più puri sentimenti
 solo col suo cuscino, in solitudine, quando nessuno poteva vederla così vulnerabile. Ma forse si sbagliava.

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Capitolo 3
*** Incomprensioni e brutte situazioni ***


Ryoga Hibiki si trovava intento a spiare la sua graziosa Akane dall’albero di fronte la sua cameretta. Quello che vide gli spezzò il cuore: la piccola Tendo piangeva disperatamente senza fermarsi e sicuramente la colpa non poteva che essere di Ranma. Quante volte sottoforma di P-Chan aveva assistito agli sfoghi della ragazza? Quante volte aveva visto le lacrime, e la delusione sul suo viso? Ma questa volta sembrava diverso. Akane non era il tipo di ragazza che si deprimeva e restava triste per più di mezz’ora. Era una pazza bipolare, cambiava umore nel giro di due secondi e ci metteva poco a passare dalle urla ai sorrisi e questo Ryoga lo sapeva bene. Era consapevole che questi sbalzi d’umore avevano una precisa ragione: il codinato! *Dannato, cosa le avrai fatto questa volta, maledetto Ranma!* intanto, il diretto interessato si era appena sbarazzato di Shan-pu e non sapeva proprio più che pesci prendere! Il maschiaccio non aveva nemmeno storto il naso, quando l’aveva visto insieme alla cinesina e questo non faceva altro che aumentare la sua ansia. * Basta, quella stupida mi deve delle spiegazioni!!!* Akane, che nel frattempo si era calmata, era intenta a finire un compito di inglese assegnatole per le vacanze, “Talk about the people who you care”: questo era il titolo del compito assegnatole… parlare delle persone a cui tenesse *già, oltre ai miei familiari, però, dovrei metterci anche quel cretino, ma non lo merita, non lo farò*, la piccola Tendo sospirò e cercò di concentrarsi sul compito ma il “cretino” bussò alla sua porta insistentemente –Akane, posso entrare?!- -Entra...- -E-ecco SHAN-PU è andata via tu c-cosa fai?- cercava di essere il più disinvolto possibile. – E’ già andata via? Sei proprio maleducato, potevi invitarla a rimanere per la cena. Comunque ora sto finendo un compito che anche tu dovresti fare!!!- Ranma non riusciva a controllarsi *invitare- Shan-pu- a- cena?????????????!!!!!! Ma… ma che???* - Bene, hai proprio ragione vado a richiamarla!! Sono un gran maleducato!- sbattè la porta e con passo pesante si diresse verso il telefono *vedrà, eccome se vedrà!!! Del resto che mi frega di un maschiaccio come lei? Shan-Pu sa essere molto più carina.* Si prospettava una cena molto, molto interessante a casa Tendo. -Ranma, ma come ti viene in mente? Portare altre ragazze a cena! Non hai proprio rispetto per la mia Akanuccia! BUAAAAAAAAAH!!!- Soun Tendo, alla vista della cinesina iniziò a disperarsi, spalleggiato dal caro amico – Figlio degenere mi vergogno di te!- Kasumi cercava di mostrarsi gentile con l’ospite mentre Nabiki, la scaltra mezzana, già aveva sentito l’odore del putiferio e ovviamente, di guadagno! Il gelo regnava sovrano lungo la tavolata, l’unica spensierata era l’ospite, intenta ad imboccare e abbracciare il suo amato Lanma – Finalmente hai capito che sono fatta per te mio caro Lanma, lo sapevooo!- Akane, fissava la scenetta ammutolita, ma dentro di lei, mille pensieri si aggrovigliavano * Quando non ha me tra i piedi che lo minaccio o che do di matto, sta meglio: non mi ha mai voluta e questa ne è la prova, non ho bisogno di ulteriori umiliazioni per capire. La mia decisione l’ho presa. Non mi ama e non voglio implorare e chiedere l’amore a nessuno.* -Ehm ehm..- Akane si schiarì la voce e cercò di concentrarsi per apparire più tranquilla possibile, tutti avevano spostato lo sguardo interrogativo su di lei: *coraggio, fallo felice, tu non puoi esserlo ma almeno… che la cosa finisca!* - Visto che ci siamo tutti compresa tu, Shan-Pu, volevo dire una cosa a cui sto pensando da un po’- dopo aver rivolto uno sguardo gelido a Ranma, continuò –Voglio rompere il fidanzamento.- ci furono lunghi secondi di silenzio interrotti da Nabiki –Aaaahiii, che notizia scottante, sentivo qualcosa nell’aria- Soun, insieme a Genma cominciarono a fare un gran baccano piangendo e gridando contro Ranma (non poteva che essere sua la colpa di ciò) mentre quest’ultimo si trovava stretto nella morsa della cinese che piangeva dalla felicità –Papà non me ne volere ma non mi farete cambiare idea.- così dicendo Akane si fiondò in camere mentre Kasumi, con molta gentilezza, invitò l’ospite, diventato di troppo, ad andare via con non poche difficoltà. E Ranma? Ranma era deluso, sconvolto, incredulo ma da fuori non sembrava mostrare alcuna emozione. Suo padre e l’ex quasi-suocero presero a bombardarlo di minacce e domande –Cosa le hai fatto, disgraziato??!- -Ora tu vai da lei e le chiedi perdono, se no…. Se no…- -Oh Ranmaaaaaa l’hai fatta davvero grossa stavolta spero che tutto si sistemi.- -Devi parlarle altrimenti ti disconosco!- Il ragazzo non rispondeva più a nulla ormai, si alzò e uscì di casa lasciandosi il putiferio alle spalle. C’erano state altre volte in cui Akane aveva rotto il fidanzamento, ma lo aveva fatto sbraitando, picchiandolo, insultandolo e il giorno dopo era già tutto come prima. Ma qualcosa gli diceva che no, non era come le altre volte, la sua fidanzata, o meglio ex fidanzata aveva rotto il tutto con un atteggiamento tranquillo e sicuro. E questo lo spaventava. Ranma sapeva di non essersi sempre comportato bene con lei, ma non era colpa sua se si ritrovava quella testaccia dura e orgogliosa che gli impediva di rivelare persino a sé stesso i suoi più profondi sentimenti. Poteva affrontare un’Akane arrabbiata, furiosa, violenta, triste ma un Akane indifferente e gelida l’aveva disarmato, non lo era mai stata prima d’ora. Senza pensarci, si accasciò a terra, per strada, con la testa fra le mani e cominciò a riflettere sul da farsi. *Mi ha lasciato, non tiene a me, è chiaro come il sole* questa nuova consapevolezza si faceva strada in lui e il suo cuore da artista marziale cominciava a intristirsi. Intanto, Akane, barricata sotto le coperte, faceva i medesimi pensieri *Sono quasi tre anni che è qui. Tre anni e non mi ha mai dimostrato nulla, perché devo combattere una battaglia che ho perso in partenza? Odio ammetterlo, ma ho perso. L’ho perso, anzi, non l’ho mai avuto. Chissà ora come si sentirà meglio. Ma io sono forte, ce la farò a dimenticarlo. Lo so* e così tutti e due si ritrovavano a pensare cose assurde, lontane anni luce dalla vera realtà. Questa volta, qualcuno poteva aprire loro gli occhi? O era giunto il momento di mettere un punto a questa storia mai iniziata? Forse era proprio così, era arrivato il momento di andare avanti. La sagoma di un ragazzo disperato, non era però sfuggita alla vista di qualcuno. –Ran- Chan? Quello è il mio Ran-Chan?- Ukio osservava il ragazzo acucciato all’angolo del marciapiede di fronte al suo locale, ed era come se lo vedesse per la prima volta, era come se sentisse anche lei tutti i pensieri che affollavano la mente del ragazzo. *D-dovrei fare qualcosa…*

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Capitolo 4
*** Va'. ***


*-Ran-chan, Ran-chan ma cos’hai?-  -N-nulla sigh!- -Non è vero, tu stai piangendo!-  -E’ che…mi manca la
mia mamma!-  -Ran-chan, nemmeno io ne ho una ma se l’avessi beh… te la presterei sai?-  -D-dici davvero?
Grazie Ucchan!- * Ukyo aveva in mente quel momento, quando anni e anni fa, Ranma s’era rannicchiato a
terra proprio in quel modo, piangendo, per la sua mamma. Lei aveva cercato di tirarlo su, e il ragazzino era
tornato a sorridere e ad abbuffarsi di okonomiyaki. Quello che vedeva ora davanti a sé, non era poi così
diverso da quel ricordo, solo che ora non era sicura sarebbe bastata una goffa frase per farlo tornare a
sorridere. Stavolta non piangeva no, ma si vedeva: era disperato. E Ukyo, poteva scommetterci, conosceva
il motivo di tutto, Akane. A pomeriggio si era ritrovata nel locale Ryoga, che si era perso come sempre e
credeva di essere arrivato ad Hokkaydo. Riconoscendo l’amica, avevano cominciato a parlare del più e del
meno ma il ragazzo era adirato: le aveva riferito cosa aveva visto il giorno stesso a casa Tendo, i pianti di
Akane, così diversi dal solito e la rabbia che ciò gli aveva procurato –Lui non la merita, non la merita
affatto!- Ukyo, quando rimase sola, si trovò a riflettere più volte sulla situazione, e quasi come se fosse un
chiaro segno, vedere Ranma  così aveva rafforzato i suoi pensieri: sapeva che Ranma era innamorato di
Akane, lo aveva capito fin dal primo momento in cui li aveva visti insieme. Non per niente, ma poteva
vantare una certa conoscenza, molto profonda, del ragazzo, e sapeva riconoscere i suoi veri sentimenti. Si
era messa in mezzo tra loro, per semplice vendetta. Lei voleva un gran bene a Ranma ma non lo amava.
Voleva che si fidanzassero per mantenere la promessa fatta a suo padre, per saldare quel conto in sospeso
che Genma e il figlio avevano, in modo meschino, dimenticato. Il legame che teneva unito il suo cuore a
quello di Ran-Chan, che non venga frainteso, era vero. Semplicemente non era amore era un gran bene e
senso di protezione. *E’ pure ora di dimenticare il dispetto del carretto di okonomiyaki, no?* sospirando,
Ukyo si era diretta piano in direzione del ragazzo, che sembrava così assorto nei suoi pensieri da non far
caso alle presenze e  ai rumori circostanti. –Ran-Chan, entra. E’ estate sì, ma la notte non fa tanto caldo
sai?- gli posò una mano sulla spalla. A quel contatto il ragazzo sussultò e si apprestò a dare spiegazioni
incomprensibili –U-Ukyo? Ma no tranquilla è che ero un po’ stanco e…-  -Tu, stanco? Tanto da accasciarti in
mezzo alla strada?-  -Beh il fatto è che, non so, cioè..- Ranma non sapeva proprio come giustificarsi, non si
era reso conto di essere davanti al locale di Ucchan. –Non devi spiegarmi niente, vorrei solo che ti alzassi.
Seguimi.-
Soun Tendo e Genma Saotome erano intanto impegnati a confabulare tra di loro – Cosa potremmo fare?-  -
E se li rapissimo e li portassimo lontani da tutto? Sarebbero costretti a riappacificarsi!-  -Ottima idea amico,
 oppure potremmo chiedere al maestro Happosai qualche trucchetto-  -La situazione questa volta è davvero
grave ma dobbiamo rischiare il tutto per tutto!- Kasumi, la dolce Kasumi, si era ritrovata ad ascoltare tutto
e per una volta decise che sorrisi e silenzi, non sarebbero serviti a molto –Ma non capite proprio?  Non
dovete essere voi a fare qualcosa, già la situazione è difficile, hanno solo bisogno di tempo, fidatevi di me!
 Non mettetevi in mezzo come al solito o giuro che non cucinerò mai più per voi!- I due a queste parole
sbiancarono –Buahahahaha perché mi fai questo anche tu? Volete far impazzire il vostro povero padre
buahahahha!!!!- Kasumi sospirò e si diresse verso la camera di Akane. –Posso? Ti ho portato del thè.- La più
piccola delle Tendo si sarebbe girata come una furia contro tutti, in quel momento, ma con la più grande
delle sue sorelle, non riusciva proprio ad assumere un atteggiamento scontroso. –Sì, ti ringrazio molto
Kasumi.-  -Senti Akane…-  -Però, per favore, non voglio parlare di “quello”. Non c’è modo di dissuadermi, mi
dispiace.-  -Hai provato a parlare col diretto interessato prima di giungere a questa decisione Akane?-  -
…Ma di cosa dovevo parlare? Il suo modo di comportarsi vale più di 1000 parole, e lo sai bene. Ho fatto la
scelta che mi avrebbe portato meno dolore, sorellona. Soffrirò ora, ma almeno nessuno mi mancherà di
rispetto.-  - Sei una ragazza intelligente, sorellina, e fatti dire da una persona esterna che come i
comportamenti di Ranma non sono mai stati dei migliori, beh, nemmeno i tuoi sono sempre stati
impeccabili, ragionaci. Con permesso, vado a finire di pulire in cucina.- *E’ una vera testa dura, quando ci si
mette!* nonostante la durezza con cui Kasumi aveva pronunciato quelle parole, prima di chiudersi la porta
alle spalle, sorrise amorevolmente alla sorella e con un lungo sospiro, riprese le sue mansioni quotidiane.
 
 
-Sai Ranma, credevo tu fossi un gran lottatore….- Ukyo sapeva dove colpire il ragazzo. Ranma, mentre
mangiava il suo okonomijaki special, non aveva ancora spiaccicato parola. –C-certo che lo sono! Hai dei
dubbi?-  -Quando combatti con una avversario, stai fermo finchè non ti lascia k.o. o speri che si stanchi di
colpirti, di solito?-  - Ovvio che no! Ma che discorsi fai Ucchan, dovresti saperlo che non mi faccio battere da
nessuno!-  - E allora come mai non stai lottando? E non parlo di arti marziali. Un vero lottatore, lotta
sempre, non solo sul parquet di un Dojo.-  -Non ti seguo.-  Ukyo sapeva che il codinato fosse un po’ lento di
comprendonio quando si parlava di relazioni, ma non pensava fino a tanto. –Insomma, Ranma, perché non
lotti per ciò che vuoi? Non te lo devo dire io cosa desideri, perché lo sai già benissimo, negalo pure fino allo
sfinimento se questo ti fa felice ma ciò non cambia nulla sai? Se non combatti, perdi. -  -P-perché mi dici
questo?-  -Lì fuori ho visto un ragazzo, prima, accovacciato e impaurito, non credi sia ora d’agire? E
comunque, ora che hai finito di mangiare dovresti tornare da tuo padre e dai Tendo, saranno preoccupati
per te.-  -Tsk… per quel che LE importa!!!!!-  -Ti assicuro che LE importa. Va’.-

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Capitolo 5
*** Un giorno importante. ***


Era l’alba di un nuovo giorno a Nerima. Un giorno molto importante per due abitanti della città….

La piccola Akane era già sveglia da parecchio,si girava e rigirava nel letto e non si può dire che la sua nottata fosse stata una delle più tranquille. Sapeva di aver fatto scoppiare il putiferio in casa con la sua decisione e si chiedeva come avrebbe affrontato gli altri e soprattutto Lui. A meno che Lui non avesse già deciso di andarsene. Non voleva ammetterlo ma quella era l’ipotesi che più le faceva paura. Averlo perso per sempre per colpa del suo stupido orgoglio. *Proprio oggi poi, sembra uno scherzo del destino!*…. Anche se erano appena le sette e mezzo, non ce la faceva più a stare sdraiata, doveva muoversi. Si alzò di scatto e indossando degli shorts e una canotta, andò a fare una corsetta. Non contenta, dopo un’ora tornò nel Dojo e cominciò a prendersela con dei “poveri” mattoni spaccandoli uno ad uno! –Ehi Kasumi!, Nabiki! Akane!- Soun gridava a gran voce il nome delle figlie. Nabiki, era intenta a leggere una rivista in camera sua, gustando un gelato, mentre Kasumi era in cucina a tagliare un grosso cocomero. –AHA! Non male, uff!!!!!- Akane era concentratissima a frantumare tutto. – Eccoti qui, lo sapevo, ecco perché non sai nemmeno tenerti un fidanzato! Sei violenta.- Nabiki era andata a cercarla. –E sai che me ne frega?!- Akane si stava arrabbiando. –Davvero? Allora sicuramente non ti interesserà perché sono venuta a chiamarti…- Akane si fermò guardando con aria interrogativa la sorella –Andiamo, papà vuole parlarci.- -Mie care, ma soprattutto Akane- disse rivolgendo lo sguardo alla più piccola…

-Ranma se n’è andato. Non so a che ora sia rientrato, ma le sue cose non ci sono più. A questo punto, data la tua decisione non possiamo certo biasimarlo.- Ecco, lei lo sapeva, se lo sentiva e la cosa che più le faceva rabbia era che poteva prendersela solo e unicamente con se stessa. Cosa pretendeva? Che sarebbe restato a fare “l’amico di famiglia”? Forse era meglio così, lo avrebbe dimenticato. Una volta per tutte. Ma QUEL giorno, non sembrava il giorno giusto per cominciarlo a fare. –S-scusatemi ho bisogno di fare una passeggiata.- Raggiunse il parco, e si sedette su una panchina. Lo stesso parco che aveva visto mille volte lei e Ranma correre verso scuola o tornare a casa, lo stesso dove il giorno di Natale lui l’aveva fermata per darle i suoi regali, sotto un manto di neve. Insomma, lo stesso posto di sempre, con una persona in meno…… Perdendosi in questi pensieri, non sapeva nemmeno che ora si fosse fatta, forse le due, le tre di pomeriggio. E pioveva, pioveva a dirotto. Sicuramente chiunque l’avesse vista lì, immobile, bagnata fradicia, avrebbe pensato che fosse pazza. –Ti ammalerai di brutto, lo sai vero?- Akane spalancò gli occhi, fino a quel momento socchiusi, e lo vide. Era triste, molto triste. La coprì con il suo enorme ombrello. –Ryoga, grazie ma vorrei stare sola. Non mi importa se mi bagno.- -In realtà, ti cerco da stamattina, ma non sono molto bravo ad orientarmi lo sai eheh…- -E perché mi cercavi?- -Beh sono venuto a dirti di andare a quest’indirizzo. E’ tutto spiegato sulla piantina.- -Ma..continuo a non capire!- -Akane, va’ e basta, sai che non ti metterei mai in pericolo, fidati, corri!- Ryoga si dileguò in meno di due secondi, le aveva lasciato l’ombrello ma di lui nemmeno l’ombra. Un piccolo P-Chan spiava Akane da dietro un albero *Sii felice, piccola mia.* La piccola Tendo era spaesata, ma decise comunque di seguire le indicazioni sulla mappa. Si era ritrovata di fronte ad un condominio molto carino, e sul pezzo di carta che aveva in mano, c’era scritto di suonare al primo campanello in basso. Così fece. Il portone si aprì e così anche una porta alla sua sinistra. Entrò, molto titubante. –Chi-chi c’è?- -Akane, sei arrivata finalmente.- Ranma. Ranma era lì. –Ho chiesto io a Ryoga di farti venire, sai ho spostato la mia roba qui, per ora. Ryoga mi ha prestato l’appartamento dato che lui non c’è mai.- Lo sguardo di Akane si indurì –Quindi è vero, te ne vai.- -Prima, voglio solo che mi dici quello che hai detto l’altra sera. Se ne sei convinta, la risposta è sì me ne vado.- -Vuoi essere sicuro di essere libero per davvero? Tranquillo Ranma, è vero, puoi fare ciò che vuoi, non era un sogno!!!- Ranma si stava innervosendo –Ma lo vedi che sei proprio stupida? Non è questo quello che volevo dire!- -Stupido sarai tu! E comunque ti sei già organizzato no?! Rimani qui e sposa Shan-Pu, meglio così!- -Dannazione, non ti ho fatta venire per litigare!!!- -E allora per cosa mi hai fatta venire, Ranma?!- -Ma lo sai che giorno è oggi Akane?- Come poteva chiederle una cosa così, era ovvio che lo sapeva. –Diamine, lo so benissimo.- Tremava. E non solo perché era tutta bagnata e infreddolita, ma anche per la stranezza della situazione. Lui se ne accorse. Si avvicinò piano a lei. – Stammi a sentire, perché non lo ripeterò una seconda volta. A me non va bene che tu abbia rotto il nostro fidanzamento.- Akane smise di tremare. –Se è per i nostri genitori, tranquillo se ne faranno una ragione.- -Non centrano loro. Si tratta di noi. Quindi dimmi se davvero vuoi finirla, e la finiamo.- La ragazza non sapeva cosa rispondere. Non si aspettava delle richieste così dirette da Ranma, non era mai stato il tipo. – Io non ho mai voluto finirla, baka.- Ranma era ancora teso, e aveva un aria dura, ma quest’ultima frase della ragazza, fece spuntare sul suo viso un sorriso impercettibile. –Bene, perché nemmeno io voglio finirla.- Avrebbero potuto parlare ancora di tante cose, ma lo stomaco di Akane iniziò a farsi sentire. Era fuori da molte, troppe ore e non aveva messo nulla sotto i denti. –Hai fame? Quell’idiota di Ryoga non ha nulla di commestibile in casa!- Akane posò il suo sguardo sul tavolo della cucina. –Ranma, quella cos’è? Sembra una confezione di dolci!- Il codinato si apprestò ad aprire la scatola che effettivamente conteneva dei dorayaki (pancake ripieni di salsa di fagioli rossi simili ai nostri kraphen.) che avevano un’aria molto invitante. –Strano, io non li ho portati, figurarsi Ryoga!- -Che buoni, ho troppa fame.- Akane addentò uno di quei succulenti dolci e dopo aver dato due o tre morsi, si accorse che al centro della leccornia non vi era nessun ripieno, bensì uno strano foglietto di carta. Anche in quello di Ranma, il ripieno era un delizioso fogliettino. Akane fu la prima ad aprirlo: -…”MAMIHLAPANTAPAI “ ma…che lingua è?- Ranma girò il suo foglio. –Guarda, leggi dietro: “dal lessico Yahgan, guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l’altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ma che nessuno dei due vuole fare per primo.”- Ranma era diventato rosso come un pomodoro, mentre Akane rideva divertita. –C-cos’è che ti diverte tanto?- -Non c’è nulla che vorresti fare, Ranma?- Il ragazzo si avvicinò a lei con aria di sfida, non senza un lieve imbarazzo nello sguardo –E tu Akane, tu non desideri nulla?- i due scoppiarono a ridere insieme, e sempre insieme dissero –Mamihlapantapai!- continuando a sorridersi a vicenda. –Sai maschiaccio, in realtà una cosa che voglio c’è.- -Maschiaccio a chi?- Ranma le tappò delicatamente la bocca con una mano e avvicinandosi all’orecchio di lei le sussurrò –Io voglio te… anche se ti faccio arrabbiare.- Akane lo abbracciò –Scusa se ho rotto il fidanzamento, baka, senza di te io..- -Sssssh…- Il primo vero bacio. Akane l’aveva immaginato più e più volte, ma la realtà era al di là di ogni aspettativa: un bacio leggero, delicato, che sapeva di zucchero e Ranma. Non avrebbe potuto desiderare di meglio e soprattutto, non in quel particolare giorno. – Tre anni di noi.- Ranma sorrise, ricordando l’esatto giorno di tre anni prima, quando era appena arrivato a Nerima. Era un pomeriggio di luglio esattamente come questo, piovoso esattamente come questo, ma bello sicuramente trenta volte meno di questo, con il suo maschiaccio fra le braccia e una nuova consapevolezza: lei c’era, era lì per lui, e non l’avrebbe mai delusa. E i dorayaki? Ranma se lo domandava da quando li avevano mangiati e la risposta non tardò ad arrivare: la sua amica, quella degli okonomijaki beh se la cavava anche con i dolci e quando era piccolo lo deliziava sempre con degli ottimi dorayaki, ripieni di vera salsa, però!


E così si è conclusa la mia prima ff, spero di non avervi deluso, e grazie a chi ha letto :D P.S.: se siete stati attenti, all’inizio del capitolo ho voluto ricreare la prima puntata di Ranma ½ prima dell’arrivo del nostro eroe! :D

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