Vermillion di Hono (/viewuser.php?uid=115075)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: The Right Thing ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: I'm Sorry ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre: Back Home ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro: Lie ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: Mint Cigarette ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei: Damn! ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette: Nightmares ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto: Flashback ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove: Curses and Suspects ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci: You are Nothing ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici: Crazy, Stupid Bitch ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodici: The Unbreakable Vow ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredici: Happy Christmas! ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordici: All The Time You Need ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindici: Theories ***
Capitolo 17: *** Capitolo Sedici: News From the Upper Floors ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciassette: Guilt ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciotto: I Know What You've Become ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciannove: I feel it, Right Here (pt 1) ***
Capitolo 21: *** Capitolo Venti: I Feel it, Right Here (pt 2) ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventuno: Gwendolyn Wood ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventidue: Fucking Chaos ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitré: Promise ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattro: Demons ***
Capitolo 26: *** Capitolo Venticinque: Infection ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisei: Earwax ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventisette: The Joke ***
Capitolo 29: *** Capitolo Ventotto: Well, she'll have. ***
Capitolo 30: *** Capitolo Ventinove: The best friend ***
Capitolo 31: *** Capitolo Trenta: Decisions ***
Capitolo 1 *** Prologue ***
Per Salazar,
sono tornata! Mi scuso per non aver fatto sapere più nulla a
tutte coloro che seguivano la mia storia. Scusatemi, sul serio. Il
problema principale era il fatto di non sentire più mia
quella fic, partendo dal modo in cui era scritta e dagli avvenimenti.
Non era da me tralasciare così tanti particolari e
trasformare così tanto ciò che la zia Jo ha
scritto - che tra l'altro, ciò che lei scrive per me
è legge - e così mi sono ritrovata a pensare che
se volevo fare qualcosa di decente dovevo revisionarla e riscriverla di
nuovo, stando attenta ai dettagli e facendo in modo che assomigliasse
il più possibile alla realtà dei libri, pur
introducendo nuovi personaggi e situazioni.
Ora credo che ne stia uscendo qualcosa di decente, sul serio, cosa che
prima non pensavo minimamente. Spero che piaccia anche a voi e che
soprattutto la preferiate a quella di prima che, ripeto, non sentivo
affatto mia. Capitemi, sono una potterhead da quando avevo
più o meno sei anni. E' stato il mio primo libro e il mio
primo film al cinema; sono stata con Harry fino alla fine e sono
cresciuta con lui. E' proprio per questo motivo che più
andavo avanti con quell'altra e più restavo insoddisfatta e
- con sincerità - quasi delusa da me stessa
perché, diciamocelo, moooolte cose erano totalmente diverse
e quasi insensate, non sambrava che fosse uscita davvero dalla mia
testa e più la guardavo e più mi sentivo come una
persona che aveva letto si e no un libro e aveva cercato di scrivere
qualcosa solo per sembrare "figa". Le mie intenzioni erano buone, sul
serio, mi scuso per questa mia mancanza e per questo ho voluto
rimediare a quello scempio!
Mi
sono presa del tempo - molto, direi - e mi scuso di nuovo con tutte
voi.
Spero possiate perdonarmi e leggere questa "nuova" storia.
Allora, in
questa nuova "Vermillion" ci sarà, come prima, Ally che
racconta ai propri "nipoti" la storia di quando lei ha capito di essere
innamorata di Draco. Ci saranno alcune particine (più che
altro nei primi capitoli, e sono solo momenti) che saranno simili a
quella precedente ma per il resto è totalmente fedele ai
libri; per cui, Hermione e Ron stanno insieme (meglio di loro due, sul
serio, non c'è nessuno...beh, a parte la Harmony. Harry ed Hermione OTP a vita C':) e Ron non avrà mai una
cotta per Allyson o altro. Theo e Blaise saranno gli amici di Draco e
non Tiger e Goyle, anche se questo è più una mia
"fantasia" che ho voluto aggiungere e credo che non ci saranno altre
modifiche, oltre al fatto che ad un certo punto apparirà
qualcun altro di nuovo e che Allyson ha avuto la sua prima cotta per
qualcun altro, e non per Oliver.
Emh, credo di avervi detto tutto per il momento! v.v
Beh, con questo vi lascio al Prologo (che, a parte la revisione
è l'unico uguale).
Spero vi piaccia e fatemi sapere tutto ciò che pensate al
riguardo con una piccola recensione; negativa, positiva...accetto
davvero ogni tipo di consiglio e - perchè no? - complimento.
Vi ringrazio
già in anticipo, grazie, sul serio!
Con questo, vi auguro una
buona lettura! Alla prossima settimana ^_^
PROLOGUE
- Zia Ally, raccontaci di
come ti sei innamorata di Mr Malfoy!
- Per favore,
zia.
Allyson,
una donna sulla quarantina e non molto alta, con dei lunghi capelli
corvini e
degli occhi verdi e profondi, sorride alle richieste dei suoi nipoti.
Lei è
seduta comodamente su un divano dall’aria consunta, posto
dinanzi ad un camino
al cui interno un allegro e vivace fuoco, crepita rumorosamente. I suoi
nipoti,
invece, danno le spalle al caminetto e siedono a terra, con gli occhi
puntati
sulla donna.
- Cosa? Di
nuovo? L'abbiamo già ascoltata!
Protesta il
piccolo James Sirius Potter, capelli spettinati, occhi scuri e una
perenne
espressione annoiata sul viso.
- Io no, James, e Rose mi ha detto
che è una bella storia!
Replica Lily
Luna Potter, rivolgendosi al fratello con un’espressione
buffa ad incorniciarle
il volto candido. Ad Allyson scappa un sorriso involontario.
- No,
risparmiatecela!C'è così tanto zucchero che
preferirei una fattura orcovolante della zia Ginny.
Mormora Hugo Weasley
con disgusto palese, mentre i suoi occhi limpidi e chiari lanciano
occhiatacce
alla cugina.
-
Credimi, cugino, non ti piacerebbe affatto. - commenta con una strana
espressione James.
- A me non
dispiacerebbe riascoltare di come Voldemort sia stato sconfitto, sapete?
Esclama
entusiasta Albus Severus Potter con un sorrisino sognante impresso
sulle labbra
sottili. Scruta la zia, tranquillo, con degli occhi così
simili a suoi. Pensa a
quanto sia stata forte la sua famiglia, mentre affrontava quello che un
tempo
era chiamato il Signore Oscuro, o Lord Voldemort.
- Zia Ally, ti
prego no!
Ripete James
con fare alquanto melodrammatico. Seguono le altre voci dei bambini,
che
discutono animatamente sulla scelta della storia che la zia avrebbe
dovuto
raccontare loro. La donna sorride, con tenerezza, mentre delle fossette
infantili si formano ai lati della sua bocca.
- Ehi, Ehi!
Ascoltate me!
Ridacchia
dolcemente, per poi dire
- Tocca a Rosie decidere questa
volta.
James e Hugo si
lanciano degli sguardi esasperati, rassegnandosi all’idea di
dover sopportare
nuovamente quella storia melensa e sdolcinata, a parer loro. Albus
ridacchia, divertito dalla
loro espressione. Rose e Lily, invece, sorridono
- La vostra
storia!
Esclamano
all'unisono, rivolgendosi alla zia. Quest’ultima annuisce
sorridendo,
apparentemente serena. Dentro, però, si sente morire. Il
ricordo le fa ancora
male più di mille cruciatus e lei aveva conosciuto bene il
dolore di quelle
maledizioni. La consapevolezza di non poter stare con lui era davvero
insopportabile, e la sua assenza le aveva sempre provocato angoscia e
disperazione.
Anche se non le dispiaceva raccontare ai ragazzi la propria
adolescenza,
restava ugualmente difficile ricordare… ricordare
soprattutto di Voldemort e di
come tutto ciò iniziò con lui. Abbassa lo
sguardo, fissando il fuoco vivace nel
camino. Sospira; avverte chiaramente le lacrime che vogliono liberarsi,
ma lei
le ferma, come ogni volta. Deve mostrarsi forte, non può
piangere come una
bambina. Chiude gli occhi, stanca ancor prima di cominciare, e ricorda.
Ricorda
il principio, in cui tutto ebbe origine…
FLASHBACK
Una figura
camminava con passo cadenzato e strascicante, mentre il buio e il gelo
l’avvolgevano, penetrandola sin dentro le ossa. Doveva
raggiungere al più
presto la grandissima sala da pranzo del Manor. Ogni movimento era un
inferno;
si trascinava a fatica, solo per evitare di ricevere delle punizioni
per il suo
ritardo. Ci arrivò dopo pochi minuti, arrancando, per via
delle ferite che
ancora le pulsavano dolorosamente sulla cute. In quel momento, la sua
priorità
era mostrarsi al cospetto del Lord Oscuro per fargli un rapporto
esaudiente
sulla missione appena ultimata. Alzò lo sguardo, evitando
accuratamente di
mostrare il suo viso, coperto da uno spesso cappuccio, donandole
un’aria
misteriosa. Il Lord, se ne stava seduto sul suo seggio; con una mano
carezzava
la viscida pelle di Nagini, e nell’altra impugnava la sua
fedele bacchetta.
Nella stanza erano presenti i suoi più fidati seguaci, tra
cui Bellatrix
Lastrange e i coniugi Malfoy. La figura, coperta interamente da un
pesante e
logoro mantello nero, si inginocchiò davanti al suo Signore,
per poi rialzarsi
dopo qualche secondo. Faceva di tutto per non mostrare alcun segno di
cedimento
o debolezza, poiché le sarebbe stato fatale.
- Oh! Già di
ritorno?
La voce
agghiacciante del Lord riecheggiò tra le mura del Manor. La
figura quasi
rabbrividì, ma per il gelo, più che per altro.
- Si, ne
dubitavate, forse?
Disse la figura
con un tono freddo e impassibile.
- E hai portato
a termine ciò che ti avevo chiesto?
Chiese ancora
il Lord Oscuro, con un ghigno maligno a decorargli il volto sfigurato.
- Naturalmente.
Un lavoro perfetto e pulito, senza
lasciare nessuna traccia…siete soddisfatto, adesso?
Chiese con una
punta di acidità, ma con una calma inquietante. Una fitta
improvvisa la
costrinse a stringere convulsamente la sua spalla sinistra, mentre
serrava i
denti, impedendosi di emettere un qualsiasi suono. Il Signore Oscuro
sogghignò
con malvagità.
- Oh, ti sei
ferita? Ti fa tanto male, non è vero? Prima di venire a
farmi
rapporto, saresti dovuta andare a curarti.
Le disse con un
tono di scherno, provocando l’ilarità generale. La
giovane stava per lanciargli
qualche maledizione, ma si trattenne, affondando i denti nelle labbra.
Qualche
goccia di sangue cominciò a percorrerle
il mento. Si passò la lingua sul taglietto,
avvertendo il leggero
bruciore e poi, dopo qualche istante, pronunciò
- Non sono così
idiota da voler provocare la vostra ira.
Voldemort rise
con perfidia e molta teatralità, seguito dalla maggior parte
dei presenti.
- E così hai
paura di me. La spavalda ragazzina mezzosangue, ha paura del suo
signore!
Altre risa
e sguardi di scherno. Lei, semplicemente, li
ignorò.
- No,vi
sbagliate. Io non ho paura di voi; in realtà la mia
è pena, nient'altro.
Iniziò lei con una
quiete glaciale, facendo bloccare di colpo le risa.
- Non voglio
provocare la vostra rabbia, solo per il semplice fatto che potrei
rimetterci la
vita, grazie alle maledizioni che mi lancereste senza esitazione.
Concluse con
sarcasmo, mentre il suo ghigno sprezzante era nascosto dal cappuccio,
ancora
tirato su. L’espressione di Voldemort si tramutò
in intensa rabbia, le puntò la
bacchetta contro, minaccioso
- Vedo che non hai ancora imparato
le buone maniere, sporca sanguemarcio! Ricordati che ti ho "accolto"
tra i miei Mangiamorte solo perché mi servi per qualcosa di
molto importante. Ma nonostante ciò, rimani pur sempre una
scialba, inuitile Nata Babbana!
Tuonò il Lord.
Lei gli rise sfacciatamente in faccia, consapevole del rischio che
correva nel
comportarsi in quel modo.
- Probabilmente avete ragione, ma
continuo a pensare ugualmente che voi siate solo un pazzo
psicopatico che merita di morire!
Voldemort
sorrise con perfidia, lanciando uno sguardo e facendo un cenno a Bellatrix
Lastrange, che intanto, si era accostata alla sua destra. Sul volto di
Bellatrix nacque un’espressione folle.
- CRUCIO!!
La donna dai
capelli scuri e arruffati, lanciò la maledizione verso la
giovane, facendola
accasciare a terra di colpo. Il dolore con rapidità si
espanse in tutto il
corpo, mentre le grida aumentavano ogni secondo di più.
- SECTUMSEMPRA!!
Gridò ancora,
con un tono acuto e gracidante. L’incantesimo
arrivò ancora più veloce di
prima, colpendo la ragazza in pieno. Le lacerò gran parte
della pelle e dei
vestiti, mentre il dolore le lambiva ogni fibra del suo essere e le
risa di
Bellatrix le poteva udire in ogni parte del suo cervello. Dopo alcuni
minuti,
che le parvero ore intere, Voldemort tuonò
- Può bastare. Ricorda
che non ti uccido solo perchè mi servi ancora viva.
"Fottiti"
La ragazza
fieramente si alzò, barcollando e gemendo per il dolore. Il
cappuccio le si era
scostato, rivelando uno sprazzo del suo viso pallido. Lei se lo
sistemò
velocemente, nascondendo lo sbuffo seccato che avevano emesso le sue
labbra.
- Prima che te
ne vada, ho un’altra missione da affidarti.
Iniziò
Voldemort. La giovane mezzosangue annuì con il capo e lui
continuò
- Ciò che ti
chiedo dovrà essere svolto ad Hogwarts…
FINE FLASHBACK
Si riprende dopo
alcuni minuti, ricordando ancora vividamente il dolore delle
maledizione sulla
pelle. I suoi nipoti la guardano, con un misto di curiosità
e preoccupazione.
Ma lei sorride, tranquillizzandoli. Scaccia via i brutti ricordi e si
appresta
a cominciare il suo racconto.
- Allora,
cominciamo dal principio! Tutto ebbe inizio…
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Capitolo 2 *** Capitolo Uno: The Right Thing ***
Capitolo 1
Capitolo
uno: The Right Thing
“Arriva
il
giorno in cui devi prendere una decisione: può essere una
scelta professionale
o una scelta personale, ma è sempre una questione di
integrità. Si tratta di
seguire ciò che vuoi veramente, anche se devi dimostrare che
c'è qualcuno a cui
tieni...e a volte devi
fare solo ciò che è giusto per gli amici, anche
se vuol
dire sacrificare la propria felicità. Alla fine
conta solo essere orgogliosi
della decisione presa.
J.D,
Scrubs"
1
Settembre
1997, ore 10.50
Il
binario nove e tre quarti pullulava di maghi e
streghe pronti per raggiungere la scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts.
C’era chi strepitava, poiché troppo piccolo per
poter salire sull'espresso, chi
dava gli ultimi saluti affettuosi dai finestrini del treno o chi si
accingeva
frettolosamente a mettere i propri bauli nell'apposito vagone. E
c’era anche
chi se ne stava in silenzio e da sola, seduta comodamente in uno degli
scompartimenti. La ragazza aveva tra le mani un libro dall'aria assai
consunta
e logora. Leggeva le sue pagine con avidità, scorrendo
velocemente quelle
righe, quasi a divorarle.
“In tutti
questi anni, in tutta la mia vita, la lunga strada aspra e accidentata
doveva
condurmi a questo preciso instante. Io l’ho seguita alla
cieca, inciampando qua
e là, graffiata e stanca, senza sapere dove conducesse,
senza mai rendermi
conto che a ogni passo mi avvicinavo alla luce in fondo a quel tunnel
così
lungo e buio. E ora che l’ho raggiunta, ora che sono qui,
voglio stringerlo tra
le mani, aggrapparmici con forza per riviverlo in eterno:
l’attimo esatto in
cui è iniziata la mia nuova vita.Tutto ciò che ho
sempre desiderato è
racchiuso in quest’unico momento, qui, adesso. Le risa, la
gioia, la vastità
dell’amore tra noi. Questa è l’alba
della felicità. Tutto comincia adesso.” [*1]
Sospirò,
chiudendo il libro con cura e ponendolo sul
sedile di fianco a lei. Per quanto lo amasse, per quanto riuscisse a
smuoverla
nel profondo ogni volta, in quel momento niente sembrava riuscire a
calmarla.
Spostò la sua attenzione all'esterno, osservando il binario
affollato dal
finestrino appena aperto. Una mano a tenerle la testa, mentre i suoi
occhi, di
un verde chiaro e intenso, scrutavano attentamente ogni mago o strega,
come se
fosse alla ricerca di qualcuno.
E
in effetti lo era.
Aveva
aspettato così tanto tempo e l’idea di poter
rivedere finalmente i suoi amici rendeva gioiosa ogni singola molecola
del suo
corpo. Era stanca e frustrata ma almeno, si disse, avrebbe potuto
passare
quell'anno con loro. Aveva trascorso un’estate all'insegna
del “divertimento” e
ripensandoci ebbe una voglia matta di ridurre in cenere quei maledetti
bastardi. L’avrebbero pagata cara per tutto quello che aveva
subito e che,
probabilmente, avrebbe provato spesso in seguito.
Il
pensiero dei suoi migliori
amici, della sua famiglia, riuscì a tranquillizzarla. Le
mancavano
terribilmente! Aver dovuto interrompere gli studi appena a marzo
per cause
“importanti”, le aveva impedito anche lo sperare di
poter restare in contatto
con loro. Così, infine, era stata costretta a conseguire gli
esami G.U.F.O. in
separata sede, con il consenso del caro vecchio preside. Ne
era uscita con
quasi tutti “Eccellente”, eccetto per tre
“Oltre Ogni Previsione”. Non era mai
riuscita ad arrivare alla perfezione, suo malgrado, a differenza
però della sua
migliore amica so-tutto-io. Ridacchiò, ripensando a quel
nomignolo che le
avevano affibbiato.
Il
suo interesse fu attirato da una coppia di coniugi di
mezza età, in procinto di salutare e raccomandare
affettuosamente i propri due figli,
presumibilmente primini. Si costrinse a distogliere lo sguardo
velocemente, ma
questo non riuscì a fermare l’ondata di ricordi
che le invase la mente. Si
scostò una ciocca di capelli corvini, portandosela dietro
l’orecchio con distrazione. Non aveva
mai conosciuto i suoi genitori biologici e quelli adottivi erano morti
da otto
anni. Era stata adottata già da quando era in fasce, da una
famiglia di babbani
altolocata e nobile. Gli voleva bene e vederli morire davanti ai propri
occhi
era stato un trauma enorme per lei. Ma ne era uscita.
- Reading
my eyes will say it in many ways, losing my pride will save it in many
days...[*2]
- Canticchiò a bassa voce, mentre il suo
sguardo si
perdeva ancora fuori, quasi in attesa.
Poi, improvvisamente, parve riscuotersi
e un dolce sorriso appena accennato le increspò le labbra,
leggermente carnose.
Li aveva visti, i suoi amici; era impossibile non poter notare quella
macchia
pel di carota tra la folla! Camminavano, anzi, quasi correvano,
spingendo i
loro carrelli con sopra i bauli. Erano in ritardo…come al
solito, insomma. Una
signora paffuta li seguiva raccomandandoli severamente, ma nessuno di
loro
sembrava dargli davvero ascolto. Si mordicchiò leggermente
un labbro, per poi
far cadere i propri occhi su tre ragazzi dietro di loro; anch'essi
sembravano
in ritardo ma, a differenza dei suoi amici, erano tranquilli e
camminavano
scherzando tra loro, incuranti della mancanza di puntualità.
Si fermarono
proprio sotto al finestrino di lei; sembravano impegnati in una
conversazione
fitta, interrotta ogni tanto da qualche risa contenuta. Incuriosita, la
mora, spalancò
la finestrella con cautela, cercando di cogliere qualche squarcio della
loro
conversazione.
-
Non posso crederci, Drà! Quel bastardo maledetto!
-
Beh, pensiamo al lato positivo!
-
Quale, Nott?
-
Le ragazze adorano i ragazzi cattivi!
-
Abbassa la voce!
La
ragazza nello scompartimento alzò gli occhi al
cielo, esasperata dalla stupidità di quelle tre serpi. Il
biondo scoccò
un’occhiataccia al moro di fronte a lui, il quale ridacchiava
sommessamente.
-
Ehi, guardate, c’è Ally!
-
ALLY!
“Merda!”
La
mora deglutì, sorridendo nervosamente mentre
contraccambiava il saluto di Neville Paciock, Seamus Finnigan e Dean
Thomas,
suoi compagni di casa.
-
Ehy!
Li
salutò, maledicendoli mentalmente. L’avevano fatta
scoprire dalle serpi, dannati! Ai Serpeverde in questione,
bastò alzare lo
sguardo per accorgersi della spia. Lei li guardò
direttamente negli occhi,
ritornando impassibile.
-
Ben tornata, Reed!
Fece
Blaise Zabini sorridendole.
-
Ci sei mancata tanto, lo sai?
Esclamò
con sarcasmo Theodore Nott, mentre lei
sbuffava.
-
Vi ringrazio per il caloroso benvenuto, serpi! Non
dovevate!
Disse
con un misto di irritazione, imitando il tono di
Theodore. Zabini ridacchiò mentre Nott sbuffò.
Allyson guardò il biondo,
l’unico rimasto in silenzio. L’aveva praticamente
ignorata e questo le aveva
dato un leggero fastidio.
-
Datevi una mossa se non volete perdere
l’espresso,
idioti! Ci si becca a scuola!
Li
salutò, scomparendo dalla loro vista, non prima di
essersi scambiata un’occhiata di puro odio con il biondo
Draco Lucius Malfoy.
Lo odiava con tutta se stessa! Seccata, strinse a sé le
gambe poggiando il
mento sulle ginocchia.
-
Lo odio, ora anche lui ci si deve mettere!
Borbottò
con sguardo assente, mentre restava per
alcuni minuti immobile a fissare il vuoto, persa nei suoi pensieri.
Aver
rivisto Malfoy, le aveva fatto ricordare nuovamente ciò che
il bastardo le
aveva ordinato e ciò, non fece altro che seccarla
ulteriormente.
-
Ehi, non credi che Tu-Sai-Chi abbia già
rotto abbastanza? Non solo abbiamo dovuto fare tutto quel lavoraccio,
ci ha pure affibbiato il furetto!
Una
voce, presente
esclusivamente nella sua testa, le parlò come succedeva
molto spesso negli
ultimi tempi. Poteva sembrare una cosa da pazzi, ma a volte, dopo aver
conversato con sé stessa, risultava essere molto
più calma.
-
Come se non lo sapessi…
Mormorò,
chiudendo le
palpebre lentamente. Con un gesto lento ed elegante si
massaggiò le tempie per
alcuni istanti.
-
E con questo, cosa vorresti fare,
eh? Non possiamo ribellarci, tanto meno in questo periodo!
Fece
una seconda voce, con
tono di rimprovero. La sua coscienza ci si impegnava a farla impazzire!
Figuriamoci che le aveva dato un nome: la prima voce era stata
soprannominata
Black, la seconda Snow. Esse rappresentavano le idee contrastanti e i
sentimenti confusi che Allyson aveva dentro di sé.
-
Si, ok, ma nemmeno possiamo essere trattate come una
merda!
Replicò
Black, mentre la
ragazza sospirava, evidentemente arrivata al suo limite di
sopportazione.
-
Lo
faccio solo per loro, è la cosa giusta da fare. E poi, ne
sono
sicura, in un modo o nell'altro Harry lo farà fuori e noi
potremo essere libere!
-
Potrei anche darti ragione ma…cazzo! Malfoy è un
problema!
Snow
si fece sentire subito
dopo, mentre Ally lasciava che quelle voci concludessero le loro
“storie”.
-
Può tenerlo d’occhio in questo modo; se scoprisse
che anche Allyson è una mangiamorte come lui, lei sarebbe
fottuta! Semmai
Lord Voldemort rovistasse nella testa di Malfoy, per Allyson sarebbe
morte certa!
Lui non deve assolutamente scoprirlo, il Signore Oscuro è
stato chiaro… se lui o un
qualsiasi altro essere lo scopre, Ally muore!
-
Ecco, ora che avete
finito…
-
Sì?
-
Potreste levarvi dalle
palle?!
Sbottò,
mentre quelle due
voci sparivano in fretta, onde evitare che lei s’infuriasse
più del dovuto.
Alla Reed scoppiava la testa; da quella mattina un dolore acuto la
prendeva a
fitte continue. Era stata tranquilla fino ad un attimo prima, ma in
quel momento
le fitte erano ricominciate più forti. Sbuffò e,
cautamente, si distese,
poggiando la testa sul sedile accanto a lei e stringendo a
sé il consunto libro
scritto dall'autrice Suzuma Tabitha, “Proibito”.
Chiuse gli occhi; le
bastarono alcuni istanti affinché le braccia di Morfeo la
circondassero, mentre
l’espresso partiva alla volta di Hogwarts.
**
Nel
contempo, un gruppo di ragazzi stavano
chiacchierando allegramente in uno degli scompartimenti
dell’espresso diretto
alla scuola. In quello spazio di pochi metri quadri, erano presenti
più di sei
persone, le quali schiamazzavano e urlavano senza alcun contegno.
-
Quest’anno la coppa sarà nostra, senza
ombra di
dubbio!
-
Si, ci riusciremo! Potter farà un ottimo lavoro
anche questa volta!
-
Stracceremo tutti!
Le
voci si sovrapposero, per poi scoppiare in un urlo
d’approvazione. L’eccitazione era palpabile anche a
chilometri di distanza. Una
ragazza, l’unica nota che stonava in quell'aria allegra, se
ne stava in un
angolo a leggere un tomo dalle grosse dimensioni con preoccupazione e
irritazione palesi sul viso. Si scostò nervosamente una
ciocca riccioluta,
caduta in quel momento davanti ai suoi grandi e profondi occhi marroni.
-
Accidenti, ma è possibile che non riuscite a
pensare ad altro che
non sia il quidditch?
Sputò
con acidità, voltando una pagina del tomo
poggiato sulle sue esili gambe. Sette paia di occhi la osservarono
perplessi.
La riccia incrociò quelli dei suoi amici.
-
Che c’è?
-
Hermione, stai bene?
Le
chiese con apprensione il giovane Harry Potter,
scrutandola con quegli occhi verdi e intensi, da dietro i suoi occhiali
a fondo
di bottiglia. Lei abbassò lo sguardo, scuotendo la testa e
abbassando le
palpebre.
-
Nulla, Harry. Sono solo preoccupata per…per
Allyson,
ecco.
Lo
guardò. In quegli occhi vi lesse la sua stessa
identica preoccupazione e questo non poté fare altro che
rincuorarla.
-
Ally? Oh, noi l’abbiamo vista prima! Era
già sul
treno e…
-
Voi cosa?
Era
stato Ronald Weasley a parlare ora. Guardò Neville
Paciock, che aveva parlato, quasi con rabbia, seguito dal resto del
trio.
Furono Dean Thomas e Seamus Finnigan a tirarlo fuori dai guai
-
Si, c’eravamo anche noi! L’abbiamo
salutata e
sembrava stesse bene!
I
tre amici si guardarono per qualche istante, dritti
negli occhi. La loro amica era lì e stava bene. Un sollievo,
misto ad un'ira
del tutto fondata, s'impossessò di loro. Come aveva potuto
non farsi sentire
per tutto quel tempo? Nessuna lettera, né un bigliettino,
niente di niente! La
tensione prese il posto dell’entusiasmo che, fino a poco
tempo prima, era stato
presente in quello scompartimento. I minuti di completo silenzio che
seguirono
furono interrotti solo dal rumore incessante delle rotaie che
camminavano sui
binari. Hermione si alzò, posando con cura il tomo dove
prima era seduta.
-
Vado a cercarla.
Disse,
con una calma che sorprese sia Harry che Ron.
Entrambi fecero per alzarsi, ma furono interrotti da una vivace chioma
rossa
che si fiondò nel loro scompartimento, con una gioia sui
lineamenti del viso
pallido, del tutto inaspettata.
-
È qui!
Due
parole bastarono a far cedere la riccia. Anche lei
sorrise, felice e sollevata.
-
Aspettateci qui, voi due!
Intimò
Ginevra Weasley a suo fratello e al suo
migliore amico, afferrando poi la mano di Hermione per trascinarla
fuori dallo
scompartimento, sotto gli sguardi esterrefatti dei presenti. Harry e
Ron si
guardarono, alquanto perplessi, per poi sospirare esasperati,
constatando che
fosse meglio seguire l’ordine della rossa, onde
evitare spiacevoli fatture
orcovolanti eseguite alla perfezione.
Ginny
ed Hermione si erano fermate dinanzi ad uno
degli scompartimenti, molto distante da quello in cui si trovavano poco
prima.
Avevano il fiatone e cercavano di darsi un contegno, per poter mostrare
un
aspetto presentabile e tranquillo. Dietro di loro, una voce gentile le
distrasse.
-
Qualcosa dal carrello, care?
La
donna anziana sorrise ad entrambe.
-
No, grazie, non abbiamo fame.
Rispose
con risolutezza ed educazione la riccia.
L’anziana non abbandonò il suo sorriso,
salutandole e proseguendo per la sua
strada. Entrambe si lanciarono uno sguardo. Hermione
sospirò, e stava per dire
qualcosa ma un urlo le spaventò.
-
Bastardo, me la pagherai testa di cazzo! Non te lo
permetterò, non li toccherai, mi hai capito?!
Spalancarono
la porta dello scompartimento, con il
cuore in gola, mentre davanti a loro si presentava la scena di una
ragazza che
urlava nel sonno, con ferocia, agitandosi. Si avvicinarono con
rapidità,
preoccupate. Ginny cercò di bloccarla, mentre Hermione
chiamava il suo nome,
per svegliarla.Dopo vari tentativi, la ragazza aprì gli
occhi, bloccandosi e
irrigidendosi tutto d’un tratto. Le due tirarono un sospiro
di sollievo, mentre
la rossa chiudeva la porta e insonorizzava lo scomparto,in modo da
poter parlare
senza che nessuno avesse la possibilità di origliare.
Allyson Reed si alzò,
stando a debita distanza dalle due ragazze, per quanto quel minuscolo
scompartimento glielo permettesse. Le scrutò, con falsa
freddezza, per dei
secondi. La sua espressione indecifrabile, però, non
riuscì di certo ad
intimorirle.
-
Beh…non hai niente da
dire?
La
prima a rompere quel silenzio fu Ginny. Allyson
alzò gli angoli della bocca, in un sorrisetto impercettibile.
-
Cosa volete che dica?
Lo
disse con tono piatto e disinteressato, cosa che
fece infuriare ulteriormente le due.
-
Non posso crederci, Allyson! E’ da marzo che non
abbiamo tue notizie! Nemmeno una lettera, capisci? Ti rendi conto di
come ci
siamo sentite?
Iniziò
con durezza Hermione, con le lacrime agli
occhi. Quell'immagine fece smuovere qualcosa all'interno della mora, ma
non lo
diede a vedere.
-
E con questo?
Fredda
e lapidaria. Non aveva alcuna voglia di
discuterne proprio in quel momento.
-
E con questo? Per favore, sii sincera! Ci siamo
preoccupati, siamo stati male per tutto il tempo e tu non ti sei
neanche presa
la briga di avvertirci del fatto che te ne saresti andata via! Abbiamo
il
diritto di sapere almeno il motivo della tua improvvisa sparizione, o
no?
Sbuffò,
apparentemente annoiata dalle parole della rossa.
Non era stata colpa sua, non c'era stato nulla da fare! Aveva avuto le
mani
legate e quella situazione le aveva fatto più male di quanto
ne
avesse fatto sicuramente
a loro. Ma era la cosa giusta da fare, soprattutto e
solamente per loro, le persone a cui teneva di più.
A
volte bisogna fare delle scelte ed Allyson l'aveva fatta già
molto tempo prima; avrebbe fatto qualsiasi cosa per
proteggere i
propri amici, la propria famiglia. Sarebbe morta, piuttosto che fargli
del male o tradirli.
-
Questioni…questioni burocratiche.
Hermione
scosse la testa, visibilmente delusa dal
comportamento dell’amica.
-
Sei una pessima bugiarda.
Constatò,
riprendendosi e guardandola dritta negli
occhi. Allyson deglutì e con un’altra occhiata
alle due, cedette. Chiuse gli
occhi, mentre una risata spontanea si delineava sul suo viso, sotto lo
sguardo
perplesso di entrambe.
-
Siete due idiote, e ora venite qui prima che cambi
idea!
Si
buttò letteralmente su di loro, abbracciandole
strette. La Weasley e la Granger si guardarono, quasi divertite,
dimenticandosi
per un attimo che fossero arrabbiate con lei. Concluse quelle rare
manifestazioni d’affetto da parte della mora, si sedettero di
fronte a lei, con
espressione seria in volto.
-
Sei la persona più irresponsabile ed egoista che
conosca, Ally, lo sai questo?
-
Sei una stronza, senza mezzi termini.
Cominciò
Hermione, seguita da una Ginny leggermente
più divertita.
-
Grazie per i complimenti, amiche mie!
Commentò
sarcasticamente, mentre i suoi occhi verdi
rivolgevano lo sguardo al paesaggio che sfrecciava rapidamente,
confondendosi
in una macchia indistinta.
-
Non sai quante maledizioni senza perdono sarei
capace di lanciarti in questo momento!
Continuò
Hermione con un tono piuttosto minaccioso.
-
Non credevo fossi diventata così violenta, forse
l’influenza di Weasley ti fa troppo male!
Hermione,
in tutta risposta, arrossì leggermente.
-
Basta scherzare, Ally. Ora devi spiegarci ogni cosa.
Intervenne
Ginny, dopo alcuni istanti di silenzio.
- E
se io non volessi parlarne?
Esclamò
Allyson annoiata e fredda, trafiggendola con
lo sguardo…o almeno cercando di farlo, con scarsi risultati.
Non riusciva a
fingere di fare la “ragazza cattiva” con le sue due
migliori amiche. Entrambe
le lanciarono uno sguardo d’ammonimento, mentre Ally
sbuffò.
-
Non ora, perlomeno, vorrei respirare almeno un po', sempre
che voi me lo permettiate!
Disse,
con una punta di acidità nel suo tono
palesemente sarcastico, ritornando a rivolgere la sua attenzione
all’ambiente
esterno. Ginny ed Hermione si lanciarono giusto un’occhiata,
comprendendosi
all’istante. Convennero che fosse meglio cominciare con
qualcosa di “leggero”,
per il momento. Un pesante silenzio
calò attorno a loro. Era una strana
situazione, quella, e tutte e tre avvertivano che qualcosa, durante i
mesi di
lontananza, era palesemente cambiato. Se in meglio o in peggio, non
avrebbero
saputo dirlo.
-
E quindi…
Iniziò
la rossa, con qualcosa di strano nella voce.
Hermione si schiarì la gola, innervosita dalla situazione.
Altro silenzio.
-
Emh…
Allyson
non riuscì a sopportare altro. Sbuffò,
evidentemente seccata, ed estrasse dalla sua tasca una tavoletta di
cioccolato,
scartando l’involucro e cominciando a mangiucchiare per il
nervosismo. Odiava
quando quelle due si comportavano in quel modo per farle sputare la
cioccorana!
Abbassò le palpebre, gustando la cosa che preferiva di
più al mondo, per poi
riaprire gli occhi, percependo un senso di calma improvvisa.
-
Che diavolo volete sapere?
-
Semplicemente, cosa è successo!
La
mora addentò la sua tavoletta, meditando sulle
parole che avrebbe dovuto scegliere per spiegargli la situazione.
-
Lord Voldemort aveva richiesto la mia presenza, e mi ha
mandato in missione in giro per l’Inghilterra.
Ginny
ed Hermione rabbrividirono leggermente a quel
nome, ma non vi si soffermarono. La squadrarono più
attentamente, notando solo
allora i graffi e i lividi che la loro amica possedeva in
più punti, nelle
parti scoperte del suo corpo.
-
Avevi detto che non ti avrebbe più mandato in
missione e invece guardati…come diavolo hai fatto a
combinarti in questo modo?
Le
chiese, con un velo di preoccupazione, la riccia,
quasi rimproverandola con lo sguardo. Ally fece spallucce, continuando
a
mangiare la sua cioccolata.
-
Se fosse stato per me, non mi troverei nemmeno in
questa situazione.
Commentò
con tranquillità.
-
Mi sorprende il fatto che tu sia così calma,
Allyson.
-
E’ tutta una vostra impressione. Al contrario, sono
più agitata di quanto voi crediate.
Sincera
e diretta, come lo era sempre stata. La rossa
incrociò le braccia sotto il petto, scrutando
l’amica con intensità.
-
Cosa devi fare questa volta?
Allyson
la guardò, per poi sospirare. Mangiò
l’ultimo
pezzetto rimasto di quel nettare che tanto adorava e poi
cominciò a
raccontargli ogni cosa: dal momento in cui aveva lasciato la scuola,
fino a
qualche settimana prima. Delle sue punizioni, del suo inutile tentativo
di scappare,
della sua presenza all'assassinio di Sirius Black e del suo dolore per
ciò;
dell’uccisione da lei stessa compiuta di due donne che
lavoravano al Ministero
della Magia, del rapimento di Olivander e, infine, della sua nuova
missione.
L’unica cosa che omise, per quel momento, fu il nome del
giovane aiutante
mangiamorte, appena reclutato da Colui-che-non-deve-essere-nominato.
Sia
Ginny che Hermione erano rimaste esterrefatte
dinanzi alle sue parole: non potevano credere che potesse davvero
esistere tutta
quella crudeltà gratuita. Non avrebbero mai voluto che la
loro amica corresse
tutti quei rischi, ma era l’unica soluzione per…
beh riuscire a salvare tutti,
soprattutto lei stessa. Hermione, però, pensò
bene di cambiare argomento.
Nemmeno lei aveva voglia di ascoltare altro, desiderava solo che la sua
amica
potesse avere un po' di serenità. Senza farsi notare diede
un colpetto a Ginny,
per poi schiarirsi la gola e sorridere.
-
Allora, con i G.U.F.O. come farai?
-
Grazie a Silente li ho conseguiti in separata sede,
negli stessi vostri giorni, e ne sono uscita con quasi tutti
Eccellente!
Dovresti essere fiera di me, secchiona!
Le
rispose, con sarcasmo marcato sull'ultima parte,
facendo scoppiare a ridere entrambe. Sorrise anche lei, ridacchiando
più cautamente.
Era insensato andarci piano, lo sapeva. Ma era più forte di
lei. Non aveva
previsto, però, che presto si sarebbe lasciata andare
completamente, proprio
come se nulla fosse accaduto.
ANGOLO AUTRICE:
[*1]
Il pezzo citato è preso interamente dal libro "Proibito" di
Suzuma Tabitha. E' davvero un buon libro e mi è piaciuto
tantissimo.
[*2]
Le parole che canticchia Allyson sono il ritornello di Reading My Eyes
dei Linkin Park; è una delle loro prime canzoni, tratta dal
loro
primissimo demo registrato tra il 1996 e il 1997. Ho scelto questa
canzone anche per essere coerente con il "tempo", per cui ho preferito
far coincidere le due cose. Comunque, i Linkin Parl sono una band che
adoro e vi consiglio di ascoltare le loro canzoni che sono un qualcosa
di meraviglioso!
Ed
eccomi qui, puntuale, con il il primo capitolo! Come avrete sicuramente
notato, il capitolo è molto più corto rispetto
alla fic
precdente e ho cambiato radicalmente il modo di scrivere
poichè
narrare in terza persona mi riesce molto meglio. I prossimi capitoli
avranno più o meno tutti la stessa lunghezza e spero che
questi
abbiano una lettura più scorrevole ma, soprattutto,
più
piacevole! Beh, come vedete abbiamo un'Ally più restia nel
raccontare ciò che le è successo, anche se alla
fine cede
ugualmente. Il capitolo si conclude con quella frase, anche se il
viaggio sull'Hogwarts Express non finisce qui ma continuerà
nel
prossimo capitolo!
Con
questo, vi lascio! Spero che via sia piaciuto e che vi abbia suscitato
più interesse. Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola
(
anche minuscola, sapete mi accontento di poco v.v) recensione; che sia
positiva o negativa a me va bene uguale perché mi fa piacere
conoscere le vostre impressioni!
Alla prossima settimana con il secondo capitolo!
BlackStar vi saluta! ^_^
|
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Capitolo 3 *** Capitolo Due: I'm Sorry ***
Capitolo 2
Capitolo
due: I'm Sorry
“È sorprendente
come poche semplici parole possano cambiare tutto, che siano di scuse,
o
un'ammissione. A volte non è importante quello che dici ma
che ci sia qualcuno
ad ascoltare.
J.D, Scrubs”
-
Allora,
come sono andate le vostre vacanze?
Buttò
lì Allyson, con studiata noncuranza, mentre guardava il
meraviglioso paesaggio
fuori dal finestrino, composto da colline che si superavano a vicenda
in corse
infinite e laghi che le occupavano placidamente. Hermione
alzò le spalle,
sentendosi quasi in imbarazzo per i bei giorni che lei aveva trascorso
e di
cui, al contrario, l'amica non aveva potuto godere.
-
Sono
arrivata alla Tana a metà luglio.
Le
disse, un sorriso ad illuminarle il volto nel ricordo di quei giorni
estivi,
caldi e divertenti.
-
Mamma
è stata molto contenta di vederla.
Ricordò
Ginny, abbozzando un sorriso.
-
Ci
ha chiesto più volte dov'eri finita, Ally. Aveva
l'impressione di star
cucinando troppo poco!
Risero,
ricordando l'amabile ed affettuosa maternità che Molly
Weasley riservava non
solo ai suoi figli, ma anche ad Allyson, Harry ed Hermione, proprio
come una
mamma. Ally sospirò, mentre i suoi occhi verdi si velarono
di nostalgia. In
fondo le era mancato così tanto passare l’estate
assieme a loro...
-
Ally,
noi…
Cominciò
Ginny, accorgendosi del suo sguardo. Allyson però si
riprese, in apparenza,
mentre le sue labbra si incurvarono andando a formare un ghigno
malizioso.
-
Ah…
beh e avete fatto faville tu e Wesley?
Chiese
alla riccia, la quale arrossii violentemente sbottando
-
No,
Ally!
-
E
anche se avesse voluto, mio fratello è un’idiota!
Intervenne
Ginny ridendo e assestando una leggera gomitata ad Hermione. Ci furono
alcuni
istanti di silenzio, mentre la Reed esitava nel porre quella domanda
che tanto
l'assaliva.
-
Emh…Harry?
Le
due
si lanciarono un’occhiata.
-
Beh…bene,
nonostante tutto, ecco.
Allyson
abbassò lo sguardo, avvertendo una fitta dritta in petto, al
pensiero di tutta
la sofferenza che il suo migliore amico, suo fratello, aveva dovuto
patire. La
mora rivolse lo sguardo sulla riccia; questa aveva assunto
un’aria pensierosa,
osservando il paesaggio che scorreva fuori.
-
Che
ti prende?
Le
chiese, mostrando apertamente la sua curiosità. Hermione
parve destarsi,
rivolgendo lo sguardo all'amica.
-
Oh
beh…ora che ci penso, ultimamente Harry è molto
paranoico. Non è vero, Gin?
La
rossa parve rifletterci su, per poi annuire.
-
In
effetti si, e anche troppo.
I
suoi
occhi si posarono su entrambe, scrutandole con attenzione, mentre
portava una
mano a sostenere il capo.
-
Su
che proposito?
Entrambe
sospirarono, lanciandosi l’ennesima occhiata di quella
giornata.
-
Eravamo
a Diagon Alley, e sul tardi abbiamo visto Malfoy assieme a sua madre
e… beh li
abbiamo seguiti. Sono entrati da Magie Sinister, a Notturn Alley, e
Malfoy era
interessato a qualcosa. Ma la cosa più sospetta è
il fatto che nella bottega
c’erano alcuni mangiamorte con lui e…
Aveva
cominciato Hermione, per poi essere interrotta dalla rossa.
-
In
sostanza, Ally, Harry sospetta che Malfoy sia diventato uno di loro.
Herm e Ron
continuano a ripetergli che Malfoy è troppo giovane per
essere un mangiamorte,
ma lui non cede! Ora non fa altro che ripetere questo!
Il
tempo parve fermarsi; i secondi scorrevano lenti e inesorabili. Allyson
aveva
letteralmente spalancato gli occhi, mentre un qualcosa di strano le si
insinuava dentro, nella mente. Deglutì, alzandosi di scatto
e cominciando a
sbraitare, agitando le braccia a scatti, in gesti nervosi.
-
Miseriaccia!
Se Harry scopre Malfoy io sono fottuta! Morta e fottuta! E poi se
davvero lo
scoprisse, la mia copertura salterebbe e, maledizione, sarei fottuta! E
NO! Col
cazzo che ci sto! Harry James Potter, che tu sia maledetto! Mai una
volta che
tu e il tuo cervello bacato ve ne stiate buoni!
Ginny
ed Hermione le lanciavano occhiate preoccupate, mentre l'evidente crisi
di
nervi cominciava a spaventarle. Ginny si alzò con
rapidità e la bloccò per le
spalle, scuotendola violentemente
-
Allyson
respira, su! Caaaalma! Dicci di cosa diavolo stai parlando.
Sillabò
con lentezza, mentre la mora tirava un gran respiro, con
l’intenzione di
calmarsi. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli piano. Si
liberò dalla presa
della rossa e, dando le spalle ad entrambe, rivolse nuovamente lo
sguardo verso
il finestrino.
-
Malfoy
è un mangiamorte.
La
bomba era stata sganciata e il suo effetto si mostrò quasi
subito. Le
espressioni di Ginny ed Hermione mutarono; la prima fissava Allyson con
occhi e
bocca spalancati, mentre la seconda aveva ridotto gli occhi in due
fessure,
serrando i denti e lanciando scintille.
-
Brutto Malfuretto! E noi che l’avevamo anche difeso!
-
Non
posso crederci!
Allyson
abbassò lo sguardo, serrando i denti, mentre ricordava ogni
istante passato al
Manor, quando il Lord le aveva affidato quella missione.
-
E’
sempre stato un lurido verme, ma non avrei mai pensato che
potesse… potesse…
-
Beh…ha
voluto seguire le orme di suo padre, dopotutto.
Sentenziò
la rossa, con un sospiro, lasciandosi cadere sul sedile scarlatto del
vagone.La
mora si volse a guardare entrambe, incrociando le braccia sotto il seno
e
poggiandosi sulla parete dello scompartimento dietro di lei, non prima
di aver
richiuso il finestrino con uno scatto.
-
Volere
e dovere sono due cose diverse, Gin.
-
Che
intendi?
-
Non
che io voglia difenderlo, sia ben chiaro. - Cominciò
Allyson, mentre le
immagini degli ultimi mesi le passavano dinanzi, come un fiume. - Lo
odio, come
sapete, e non lo farei mai. Ma, in fondo, anche lui è un
sedicenne come noi.
Non ha avuto possibilità di scelta, da quanto ho capito,
costretto dallo stesso
Voldemort.
Fece
una pausa; le due amiche pendevano letteralmente dalle sue labbra.
-
E
diciamoci la verità: con un padre come Lucius, anche io
avrei fatto la sua
stessa identica fine. Omettendo il fatto che io sia una mangiamorte da
più
tempo di Draco.
La
riccia sospirò, massaggiandosi le tempie con fare pensoso,
mentre Ginny si
torturava le mani, non perdendo mai di vista l’amica.
-
Quindi,
alla fine di tutto, Malfoy cosa centra con te?
Ally
distolse lo sguardo per qualche istante; la sua irritazione si poteva
leggere chiaramente in viso.
-
Malfoy
avrà uno dei compiti più importanti da compiere e
io devo guardargli le spalle.
Devo evitare che venga sospettato e, di conseguenza, scoperto.
Alcune
ciocche di capelli caddero dinanzi al viso della rossa, che se le
scostò con
fare distratto, mentre sul suo volto nasceva un'espressione perplessa.
-
Devi
fargli da balia?
-
Esattamente.
E non è tutto!
Hermione
alzò lo sguardo, incitandola a continuare. La mora
esitò per qualche istante;
quella scoperta l’aveva turbata molto e non conosceva
l’effetto che avrebbe
avuto sulle sue amiche.
-
Malfoy
non deve conoscere la mia identità; lo distrarrebbe, o
almeno è ciò che mi ha
detto Lucius, ma lasciamo stare. Rientra tutto nei piani
dell’Oscuro. Malfoy
saprà di me solo dopo che avrà portato a termine
il suo compito, e semmai mi
scoprisse prima…Voldy s’incazzerà
parecchio.
Concluse,
con un alzata di spalle apparentemente disinvolta, chiamando
Colui-che-non-deve-essere-nominato con il soprannome con cui, in
segreto, lo
scherniva.
-
Di
che compito si tratta?
Ecco
quello che rendeva tutto più difficile: lei non ne era a
conoscenza, e questo
era un male.
-
Non
lo so. Non devo saperlo. Ma, non appena mi chiamerà,
tenterò di scoprirlo.
Altrimenti, che razza di spia sarei? E all'Ordine gioverebbe saperlo.
Potremmo
contrastarla, qualunque cosa sia.
-
Non
mi piace questa storia, Ally. Stai rischiando troppo.
Quest'ultima
sorrise, quasi dolcemente, alle due amiche; poi esordì
abbassando il tono della
voce:
-
Non
mi succederà nulla e questo era l’unico modo, lo
sapete. Pensate al lato
positivo, però…
-
Quale?
-
Almeno
sono utile a qualcosa, non credete?
Entrambe
la fulminarono con lo sguardo, provocando la sua ilarità. In
effetti era vero.
Forse stava rischiando davvero troppo, ma lei amava il pericolo e
poi… c'era
dentro fino al collo, e non poteva tirarsi indietro.
“Inutile spirito Grifondoro; se
fossi stata una serpe a quest’ora magari non mi ritroverei
nemmeno in questa
situazione!”
Si
ritrovò a pensare la Reed, con un ghigno stampato sulle
labbra.
-
E
quindi?
-
Cosa?
Hermione
sbuffò leggermente, per poi chiederle con risolutezza:
-
L’unico
modo per salvare la pellaccia al furetto è depistare Harry.
Come farai?
La
mora fece spallucce, mormorando con voce sommessa:
-
Non
ne ho la più pallida idea.
La
Granger e la Weasley si guardarono per una frazione di secondo, poi si
sorrisero. La prima si alzò, ponendosi davanti a lei, con
sguardo deciso.
-
Conta
su di noi.
-
No.
E’ il mio lavoro, non posso trascinarvi giù con
me. E’ fuori discussione.
Rispose
lapidaria, riservando un’occhiata intensa ad entrambe. Quelle
parole, però,
vennero palesemente ignorate.
-
Allyson
Reed ascolta: non possiamo mentirti dicendoti che tutto
andrà bene e che
sistemeremo tutti i tuoi problemi, ma possiamo prometterti che
troveremo una
soluzione, insieme!
-
Vi
ringrazio del pensiero, davvero. Siete le mie migliori amiche, vi
adoro, ma
questa è una faccenda che riguarda solo me.
-
Non
sparare idiozie, Ally! Riguarda tutti noi, e i problemi che hai tu sono
soprattutto anche nostri! Come abbiamo sempre fatto, li affronteremo
insieme.
Intervenne
la rossa, con sguardo ammonitorio. Allyson sbuffò,
arrendendosi all'evidente
cocciutaggine delle due. Schiuse la labbra per dire qualcosa, ma fu
interrotta
dal rumore di alcuni colpi, provenienti dall'esterno dello
scompartimento.
Qualcuno stava bussando alla porta scorrevole. Seccata si
avvicinò, aprendola
con un rapido scatto, con l’intenzione di dirgliene quattro a
chiunque avesse
interrotto la loro conversazione. Ma restò con la mano a
mezz'aria, bloccandosi
improvvisamente. La sua espressione aveva qualcosa di strano e i suoi
occhi
erano lucidi. Deglutì, sentendo improvvisamente le gambe
cedere, ma restò in
piedi e immobile.
-
Ehy.
Quella
voce. Abbassò la mano, mentre il senso di colpa cominciava
lentamente a
logorarle dentro, come ogni volta che li aveva dinanzi. I suoi occhi si
scontrarono con un paio dall'azzurro chiaro e limpido, simile al cielo
sereno,
leggendovi sollievo e preoccupazione. Poi, il suo sguardo si
soffermò sul
compagno al suo fianco, affogando in un verde intenso e chiaro,
così simile al
suo, e tutte le sue mura difensive crollarono all'istante.
-
Potter,
Weasley.
Non
poteva cedere, no, non doveva.
-
E’
tutto ciò che hai da dire?
Le
chiese il rosso, con rabbia. Poteva capirli benissimo; si era aspettata
anche
di peggio, per cui era preparata. Annuì, sostenendo
fieramente il loro sguardo.
-
Sei
mesi che non abbiamo contatti con te e tu non hai niente da dirci? Non
credi di
doverci le dovute spiegazioni?
Continuò
imperterrito, mentre l’amico si limitava a guardarla con una
tale intensità da
provocarle disagio e senso di colpa.
-
Ho
avuto dei problemi con le proprietà dei miei genitori, tutto
qui. Non potevo
scrivervi perché ero circondata da babbani e sarebbe parso
strano vedere una
civetta che si aggira per i quartieri, non credi?
Cazzate.
Erano tutte cazzate, ma lei non poteva dire loro la verità.
Sarebbe arrivato il
momento, prima o poi, in cui sarebbe venuta a galla, ma una situazione
del
genere non era adatta. Harry aveva già troppi problemi da
solo e non voleva
fargli pesare anche i suoi. Se non fosse stato per dei casi
“fortuiti”, a
quest’ora non l’avrebbero saputo nemmeno Hermione e
Ginny.
Aveva
imparato a mentire così bene da riuscire ad ingannare
persino i suoi migliori
amici, coloro che la conoscevano meglio delle loro tasche. O almeno era
ciò che
sperava. Ma, in una piccola parte del suo cervello, era consapevole di
essere
come un libro aperto per loro. Beh, sperava di essere migliorata.Era
rimasta calma e tranquilla;
l’ansia, il senso di colpa, il disagio, la gioia di rivederli
erano sentimenti
che teneva ben nascosti. Ron si era calmato; faceva fatica a crederle,
ma il
sollievo di vederla intera era impagabile. Harry, dal canto suo, non
reputava
veritiera una singola parola appena pronunciata dall'amica. Erano
balle; la
conosceva troppo bene e sapeva che c’era qualcosa sotto. E
non era nemmeno la
prima volta che aveva l’impressione che gli nascondesse una
questione
importante.
Altri
istanti di silenzio, passati a scrutarsi cautamente. Hermione guardava
il tutto
con fiato sospeso, Ginny era esasperata dal comportamento di quei tre.
Sbuffò e
con irritazione nella voce esalò:
-
Vi
date una mossa?
I
due
rivolsero l’attenzione sulla rossa, per poi tornare su
Allyson.
-
Io…
Cominciò
con incertezza lei, non sapendo esattamente cosa dire. Il primo a
cedere fu
Ron, che, arrossendo fin sopra le orecchie, abbracciò
l’amica, quasi a
soffocarla.
-
Non
provare mai più a sparire così improvvisamente,
chiaro?
Un
dolce sorriso, appena accennato, era nato sul suo viso mentre
ricambiava la
stretta del rosso. Si staccarono, sorridendosi un più
apertamente. Ally, con un
peso in meno nel cuore, ritornò con lo sguardo sul moro. Il
bambino-che-è
sopravvissuto si tirò su gli occhiali, esitando. Era
combattuto con sé stesso
ma, infine, scelse di seguire il suo cuore. Abbracciò
l’amica con sollievo
crescente e palese, mentre lei gli circondava il collo con le braccia,
posando
la fronte nell'incavo della sua spalla. Il suo migliore amico stava
bene, e lei
era lì con lui, con loro.
-
Non
credo ad una sola delle tue parole ma… non importa. Non
farlo più, abbiamo
bisogno di te.
-
Mi
dispiace, Harry, per tutto. Mancherà anche a me Sirius, e
perdonami per non
esserci stata.
-
Non
importa, perché ora ci sei.
Inspirò
il suo profumo familiare: si sentiva finalmente al sicuro, tra le
braccia di
Harry. Quando si staccarono, si riservarono uno sguardo che solo loro
avrebbero
potuto capire. La Reed, con un sorriso, si sedette, seguita dagli altri
suoi
amici.
-
E
ora che abbiamo finito con le smancerie, parliamo di cose serie!
Tutti
le rivolsero uno sguardo interrogativo, il sorriso sulle sue labbra che
si
allargava.
- Quidditch!
ANGOLO AUTRICE:
Ed eccomi con il secondo
capitolo! Dunque, Allyson ha ritrovato Harry e Ron e ha dato di matto
(giusto un pò però u.u) per la questione "Potter
sospetta Malfoy". E naturalmente, come poteva non mancare il
quidditch?! Comunque, questa è la seconda parte del viaggio
sul treno e nel prossimo capitolo vedremo ritornare tutti a casa, e
cioè ad Hogwarts!
Come
prima cosa, ringrazio
tutti coloro che hanno recensito,aggiunto nelle seguite, preferite e
ricordate! Siete fantastici, non so davvero come ringraziarvi!
Beh,
non credo che ci sia altro da dire; spero che questo secondo capitolo
vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso! Fatemi sapere ciò
che pensate lasciando una recensione anche minuscola (come vi ho
già detto, accetto tutto: critiche e non perchè
mi fa tanto piacere sapere cosa ne pensate ^_^).
Alla prossima settimana,
dunque, con il terzo capitolo!
Ed è così che Hono, vi dice Ciao! *feel like
Sue* :3
|
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Capitolo 4 *** Capitolo Tre: Back Home ***
CAPITOLO
TRE: BACK HOME
“Hogwarts will always be there to welcome you home
J.K Rowling”
-
Un
gorgosprizzo ti ha preso, Harry?
-
Un
gorgosprizzo?
-
Si,
sono invisibili! Ti entrano nelle orecchie per poi confonderti il
cervello…credo di averne sentito qualcuno qui intorno!
La
chioma bionda della ragazza che sedeva di fronte ad Harry si mosse, a
causa del
vento che proveniva dal finestrino leggermente aperto. Allyson non
poté fare a
meno di ridacchiare; Luna Lovegood era la persona più
curiosa che avesse mai
conosciuto, ma era difficile non volerle bene almeno un po'. Neville ed
Harry
si erano lanciati uno sguardo, cominciando a parlare di Quidditch e
sorridendo.
Il sole spiccava alto nel cielo, coperto ogni tanto da una nebbiolina
sottile,
mentre l’espresso proseguiva il suo cammino placidamente.
Erano passati appena
pochi minuti, quando la mora cominciò ad avvertire la
familiare sensazione di
fame.
“Speriamo che il carrello del
pranzo si dia una mossa”
Pensò,
seccata, mentre conversava con una Luna sognante. Qualche battuta dopo,
dallo
scompartimento fecero il loro ingresso Hermione e Ron, appena ritornati
dal
giro di ronda del treno. Il rosso si era seduto pesantemente accanto ad
Ally,
mentre Hermione si limitò a prendere posto fra Neville e
Luna. La riccia pareva
essere abbastanza irritata, mentre Ron era solo affamato, come al
solito.
-
Ehi,
che succede?
Chiese
Harry, con un sorriso in volto. Ron si affrettò a
rispondere, prima che la
bionda potesse attaccare con i suoi soliti strani discorsi su quanto
siano
fastidiosi i gorgosprizzi, nargilli e altre creature che avrebbe potuto
vedere
solo lei.
-
Nulla
di così importante; ho fame e… oh, vi riferivate
a lei? Beh, Malfoy non sta
svolgendo i suoi compiti da prefetto. E’ nel suo
scompartimento con gli altri
Serpeverde.
-
Il
solito sbruffone.
Borbottò
la riccia, seccata. Ally notò subito
l’interessamento di Harry, dopo aver udito
il soggetto del discorso. Ad entrambi parve strano; di solito il
furetto
utilizzava il “potere” che possedeva, per
terrorizzare i primini.
-
E
che cosa combinava?
-
Le
solite cose, sapete. Un po' mi fa pena; deve essere dura sopportare la
Parkinson…
Il
rosso assunse un’espressione disgustata
-
Non
credo che al furetto dispiaccia la compagnia del carlino.
Intervenne
acida Allyson; un piano ben studiato per portare il discorso altrove,
prima che
Harry potesse…
-
Avrà
qualcosa di più importante da fare, non credete?
-
Ancora
con questa storia? Harry, piantala.
Esordì
prontamente Hermione, mentre tutti gli occhi erano puntati
interrogativamente
sul moro.
-
Che
storia, Harry?
Gli
chiese Allyson, fingendo di non saper nulla di quel che era successo
appena
qualche giorno prima. Il ragazzo occhialuto la guardò e
cercò di dire qualcosa,
ma furono interrotti da una ragazzina, probabilmente del terzo, che
entrò
imbarazzata nel loro scompartimento.
-
Queste
lettere sono per Harry Potter e Neville Paciock.
-
Grazie.
La
ringraziò Harry gentilmente. La bambina porse le lettere ai
due ragazzi e poi
scappò, arrossendo di botto. Entrambi avevano degli sguardi
curiosi, e dopo
aver aperto i due rotoli di pergamena si lanciarono
un’occhiata confusa.
-
Che
cos'è ragazzi?
Chiese
con curiosità Allyson, sporgendosi sulla pergamena di Harry
e leggendone il
contenuto.
-
Un
invito da parte di Horace Lumacorno.
-
E
chi è?
Chiese
Neville, con un’espressione di nervosismo sul volto paffuto.
-
Un
nuovo professore.
Rispose
Harry, mettendosi la pergamena in tasca e rivolgendosi all'amico con
una strana
luce negli occhi
-
Andiamoci
con il Mantello dell’Invisibilità, così
potremo anche vedere cosa sta
combinando Malfoy.
Allyson
sbarrò gli occhi, assestando un calcio sullo stinco alla
riccia, la quale dopo
averle riservato un’occhiataccia, si alzò aprendo
la porta dello
scompartimento. Con suo sollievo, vide che i corridoi erano molto
affollati e
riferì la notizia all'amico che, rassegnato, si
issò e ripose il mantello nella
sua sacca. Salutò i suoi amici e con Neville si
avviò allo scompartimento
indicatogli dalla missiva. Allyson sospirò, buttando la
testa all'indietro e abbandonandosi
sul sedile.
“Dannazione!”
-
I gorgosprizzi
cominciano a confondere anche te?
Allyson
annuì, portando una mano a coprire i suoi occhi, sotto gli
sguardi divertiti di
Ron ed Hermione.
-
Non
sai quanto, Luna.
-
Ma
dove diavolo si è cacciato?!
Allyson
era nervosa; Neville era ritornato già da un pezzo mentre
Harry sembrava essere
sparito. Per tutto il resto del viaggio non si era fatto vivo. Hermione
e Ron
si era preoccupati un tantino, ma Allyson aveva una vaga idea su dove
potesse
essere finito. Non lo sapeva con certezza, ma sicuramente qualsiasi
cosa fosse,
ci avrebbe messo la mano sul fuoco, aveva a che fare con Malfoy.
Una cosa
però era riuscita a rincuorarla: il fatto di essere tornata
finalmente a casa.
Il suo umore cambiò repentinamente non appena
varcò la soglia della Sala
Grande. Alzò lo sguardo e si compiacque della notte limpida
che faceva bella
mostra di sé, dal soffitto. Per qualche istante, la gioia e
l’eccitazione di
essere lì presero il sopravvento, e lei smise di
preoccuparsi per l’amico
occhialuto.
-
Hogwarts
è sempre stata così bella?
Chiese,
mentre con i suoi amici e compagni di casa si sedeva al tavolo di
Grifondoro.
Guardare quella sala, percorrere quei corridoi, trascorrere il tempo
nelle aule
e nei dormitori la riempiva di gioia, eccitazione, mentre la nostalgia
provata
fino a quel giorno andava man mano a dissolvendosi. Con i suoi amici e
lì dentro
era al sicuro, ma soprattutto a casa. Aveva sentito la mancanza
dell’intera
Hogwarts; Serpeverde inclusi. Ridacchiò agli strani pensieri
che le avevano
affollato la testa durante quei mesi di lontananza. Ne
ricordò soprattutto uno
e, inevitabilmente, le sue goti si colorarono leggermente di un
delicato rosa.
“Dovevo essere impazzita”
- Lo sei già di tuo, non
preoccuparti!
“Grazie tante”
Sbuffò
interiormente, ignorando le solite vocine che, ultimamente, si erano
fatte
sentire un po' troppo spesso. Molti suoi compagni, accortasi di lei, la
salutarono con un sorriso (chi sincero e chi di circostanza). Si erano
messi a
chiacchierare, poi, osservando lo smistamento d’inizio anno
dei primini. Per
tutto il tempo, però, la mora era stata in pensiero per
l’amico; come lo erano
stati anche Hermione, Ron e Ginny.
Quest’ultima,
aveva passato il tempo restante del viaggio con Dean Thomas, e si era
unita a
loro solo quando erano in procinto di raggiungere Hogwarts, con le
carrozze
trainate dai Thestral.
-
Ho
una fame!
Commentò
Ron, con un’espressione sofferente in viso.
-
Non
ti sono bastate tutte le cioccorane e le api frizzole che hai
ingurgitato, Ron?
-
Non
credo con lo stomaco che si ritrova, Gin.
Lo
canzonarono
sua sorella ed Allyson, le quali ridacchiarono divertite seguite da
Hermione,
dinanzi al broncio dell’amico.
-
Dai,
Ron, scherzavamo, non fare quella faccia!
Ma
prima che il rosso potesse replicare, mentre tutti applaudivano per
qualcosa
che il preside aveva appena detto, sui tavoli apparvero magicamente
squisite e
prelibate pietanze, la cui bontà poteva essere opera solo
degli elfi domestici
che lavoravano nelle cucine della scuola. Inutile raccontare
dell’immensa gioia
che si era impossessata del viso di Ron, il quale si buttò a
capofitto sul
cibo, incurante degli sguardi disgustati che la riccia gli lanciava.
-
Ron,
cerca di non mangiare come un maiale!
Allyson
alzò gli occhi al cielo, ridacchiando mentre si sentiva
finalmente bene,
circondata dai suoi amici. Si servì dell’arrosto e
delle patate, per poi
versare nel suo bicchiere del succo di zucca e cominciando a mangiare,
mentre
chiacchierava con gli altri del più e del meno. Ma ad un
certo punto, fece la
sua entrata Harry James Potter. A testa bassa, per evitare di guardare
le
occhiate strane che quasi tutti gli lanciavano, raggiunse i suoi amici,
infilandosi velocemente tra Hermione ed Ally.
-
Miseriaccia,
Harry! Che hai fatto alla faccia?
Ron
l’aveva guardato con gli occhi spalancati, mentre Ally lo
osservava con
preoccupazione.
-
Cosa?
Farfugliò,
perso com'era nei suoi pensieri, mentre Hermione sospirava preoccupata.
Gli
puntò la bacchetta sul viso e, mormorando un incantesimo, lo
ripulì dal sangue
secco. Lui la ringraziò, osservando il suo riflesso nel
cucchiaio, preso dal
posto dinanzi a lui.
-
Che
è successo?
Gli
chiese in un sussurro Ally, posandogli una mano sulla spalla e
guardandolo con
apprensione. Sperò che non fosse nulla di grave, mentre
osservava il fratello
di sempre.
-
Ve
lo spiego dopo.
Le
rispose con un tono che non ammetteva repliche, lanciando
un’occhiata ad alcuni
compagni di casa che, probabilmente, si erano messi ad origliare. La
riccia
capì al volo e disse:
-
Ti
sei perso lo Smistamento.
-
Oh,
capisco. E beh…Silente ha detto qualcosa riguardante Vold-
emh… Tu-sai-chi?
Si
ricorresse subito dopo, ricevendo un’occhiata dal rosso che
ingurgitava un
grosso pezzo di torta.
-
No.
Non ancora, almeno. Sai che il suo discorso è fatto sempre
alla fine del
banchetto.
Esordì
Ally mentre mangiucchiava, anche lei, un pezzo di torta al cioccolato.
Harry
annuì, distrattamente, mentre lanciava un’occhiata
al tavolo degli insegnanti.
-
Piton
mi ha detto che Hagrid era in ritardo.
Cambiò
discorso il moro.
-
Piton?
Beh solo di qualche minuto, almeno credo…
Rispose
Hermione, facendo spallucce.
-
Perché,
dove hai incontra...
Cominciò
a chiedergli il rosso, mandando giù un grosso boccone.
-
Mi
ci sono imbattuto.
Lo
interruppe Harry, apparentemente tranquillo.
-
Guarda,
Hagrid ci saluta!
Era
stata Ally a parlare, indicando con il mento il tavolo degli insegnanti
e
salutando con una mano il mezzogigante, seduto tra la professoressa
Mcgranitt e
la professoressa Cooman. Harry gli sorrise in risposta, per poi tornare
con lo
sguardo davanti a sé. La sua attenzione venne catturata
dagli schiamazzi di
alcuni Serpeverde; vide Malfoy che stava mimando il momento in cui
l’aveva
colpito con un pugno, e avvertì la sensazione di volerlo
fare fuori.
-
Quanto
lo odio!
Allyson,
però, era già in procinto di scattare, subito
dopo essersi scambiata uno
sguardo di puro odio con il furetto. Harry la trattenne per un braccio,
intimandole di darsi una calmata e dicendole che era inutile scaldarsi
tanto
con uno come lui. Da che pulpito, non credete? Ma tutti i brusii e gli
schiamazzi
vennero interrotti sull'istante, non appena il vecchio preside si
alzò,
allargando le braccia e augurando una buona serata a tutti. Allyson,
alla vista
della sua mano, deglutì.
-
Che
diavolo gli è successo?
Chiese
in un sussurro appena udibile mentre altri mormorii si levarono per la
sala.
Albus Silente, con un sorriso gentile in volto,
tranquillizzò gli studenti.
Cominciò, così, il suo solito discorso di inizio
anno, mentre Harry sussurrava:
-
Aveva
già la mano così quando l’ho visto in
estate…non so cos’abbia e credevo che
Madama Chips l’avrebbe curato…
-
Non ho mai nè visto e nè letto
di qualcosa del genere...
Rispose
Hermione, con uno sguardo di repulsione nell'osservare la mano
“morta” di
Silente.
-
E
diamo un caloroso benvenuto a Horace Lumacorno, che sarà il
nuovo professore di
Pozioni, mentre il nostro professor Piton prenderà la
cattedra di Difesa contro
le Arti Oscure…
Annunciò
il preside, suscitato sorpresa e sdegno in molti degli studenti
presenti.
-
No,
diamine! Credevo che Lumacorno sarebbe stato il nuovo professore di
Difesa!
-
Dannazione!
Allyson
si mordicchiò il labbro, quasi divertita dalla reazione dei
suoi amici.
Silente, con disinvoltura, proseguì il suo discorso.
Accennò al fatto che
Voldemort stava riacquistando potere e che, di conseguenza, per la
sicurezza di
ognuno, gli studenti avrebbero fatto meglio ad obbedire alle regole e a
non
trasgredire nessuna delle restrizioni imposte dagli insegnanti. Poi,
infine,
augurò una buona e confortevole notte a tutti, invitandoli a
dirigersi nei
propri dormitori. Così fecero, e dopo un applauso caloroso,
gli studenti si
accinsero a lasciare la sala, chiacchierando sommessamente tra di loro.
-
Piton
ha finalmente avuto la cattedra di Difesa, dovrà sentirsi al
settimo cielo, non
credete?
Cominciò
Ally ridacchiando, ottenendo un grugnito di disapprovazione in tutta
risposta.
-
Non
me lo ricordare.
Harry
sospirò, mentre Hermione li lasciava, facendosi largo tra la
folla per
adempiere ai suoi doveri di prefetto. Ally, Ron ed Harry rimasero
indietro,
attendendo che la folla affluisse fuori, in modo da poter uscire da
lì.
-
Ora
ci spieghi cosa è successo, Harry?
Cominciò
Ally, dopo qualche istante. Harry omise la parte che riguardava il suo
naso e
raccontò loro le vanterie che aveva origliato nello
scompartimento dei
Serpeverde. Ally per poco non inciampò nei suoi stessi
piedi, maledicendo la
stupidità del furetto. Dannato!
-
Harry,
di che diavolo stai parlando? Non ci sto capendo molto.
Sussurrò,
mentre seguivano gli ultimi studenti per uscire dalla Sala. Quando
furono nel
corridoio, si avviarono molto lentamente, mentre Harry spiegava ad
Allyson
tutti i suoi sospetti su Malfoy e di quando lo avevano seguito da Magie
Sinister. Allyson finse di rifletterci, per poi esordire:
-
Secondo
me ti stai sbagliato. Vol- ... cioè, Tu-sai-chi - si
corresse immediatamente,
notando un paio di studenti che li avevano appena sorpassati. -non
farebbe mai
una cosa del genere, Harry. Malfoy è un sedicenne e come
tale sarebbe
completamente inutile, non credi?
Harry
le
riservò uno sguardo del tutto in disaccordo, mentre Ron
esclamava:
-
Visto?
Anche lei pensa che sia impossibile, Harry! Piantala con le tue
paranoie!
Malfoy è un’idiota, nient’altro.
-
Ma
pensateci! Suo padre è ad Azkaban, e quindi lui avrebbe
potuto prendere il suo
posto!
-
Cazzate,
Harry! Voldemort non lo marchierebbe mai.
Lapidaria
e secca, mentre percorrevano uno dei corridoi.
-
Credetemi,
e poi Voldemort ha bisogno di qualcuno ad Hogwarts, non credete?
-
La
piantate di dire quel nome?
Sbottò
Ron, irritato. Ally ridacchiò interiormente mentre disse:
-
Tu-sai-chi
non ne ha…
Ma
non
riuscì a terminare quella frase, poiché
andò a sbattere contro qualcosa, o
meglio, qualcuno.
-
E
sta più attenta a dove cammini, sanguesporco!
Non
le
servì nemmeno alzare lo sguardo, riconoscendo quella voce
odiosa quasi subito.
-
Forse
dovresti star attento tu a dove metti i piedi, furetto.
Intervenne
Harry, mentre Allyson continuava a rivolgergli degli sguardi carichi
d’odio e
ira.
-
Potter,
vedo che sei riuscito ad arrivare qui, dopotutto.
Commentò
con un ghigno maligno in volto.
-
Malfoy
sparisci prima che la mia pazienza possa oltrepassare il limite.
Sibilò
a denti stretti la mora, mentre con disprezzo osservava il suo ghigno.
“Non appena potrò parlargli
avrò la mia vendetta e riuscirò a sottometterlo!
Con quello che so e con quello
che mi hanno ordinato di fare, ce l’ho in pugno!”
Pensò,
sorridendo internamente con trionfo mentre pregustava la sua rivincita.
Il
biondo le si avvicinò quel tanto che bastava per mandarla in
confusione e
innervosirla ulteriormente
-
Non
pensare di potermi spaventare, Reed.
-
Il
mio intento è quello di farti fuori, se non l'hai capito!
Le
rise sfacciatamente in faccia e con malignità. Li
superò, ignorando gli insulti
che la mora gli rivolse mentre si allontanava dal gruppetto. Allyson
non si
accorse mai di come la sua espressione, quando ebbe svoltato l'angolo,
mutò
totalmente, e i suoi tratti spigolosi parvero addolcirsi.
L’unica cosa che
poteva far capire ciò che lui provava erano i suoi occhi, al
cui interno vi si
poteva scorgere qualche lampo di celata tristezza.
-
Mi
ha riso in faccia! Lo odio, io lo distruggo!
Sbottò
Allyson, cercando di raggiungerlo ma fu bloccata prontamente da Ron ed
Harry.
-
Non
ne vale la pena! Potrai stracciarlo sul campo, Ally, ignoralo!
Le
disse Ron, tentando di calmarla. La mora parve riacquistare un certo
contegno
e, sospirando irritata, si avviò in direzione della torre
dei Grifondoro,
borbottando imprecazioni e maledizioni. Harry e Ron la seguirono, il
primo
concentrato ed il secondo esasperato.
-
Io
continuo a credere che quello non me la conti giusta.
Commentò
Harry, mentre Ron gli lanciava un’occhiata. Gli diede una
pacca sulla spalla,
preferendo distrarlo con un altro argomento
-
Quest’anno
diventerò portiere della squadra, Harry, stanne certo!
Il
ragazzo accanto a lui gli sorrise.
-
Oh,
sono sicuro che ce la farai.
Allyson,
più avanti, non si era persa nemmeno una parola di quello
che i suoi amici
stavano dicendo. Sorrise, mettendo da parte il pensiero del furetto,
per poi
aggregarsi alla conversazione nella speranza che il quidditch potesse
distrarre
Harry dalla sua convinzione.
“Finalmente con loro”
Pensò,
con una certa luce negli occhi, mentre lei ed Harry cominciavano a dare
a Ron
tutti i consigli possibili per poter entrare in squadra. E lei non
poté fare a
meno di pensare che si ritrovasse finalmente a casa.
ANGOLO AUTRICE:
Ed
eccomi qui, puntuale anche questa volta, con il terzo capitolo! Siamo
ritornati a casa, non è vero? Non posso credere di essere
arrivata a scrivere qualcosa che mi soddisfi così tanto. Mis
ento meglio sapete? Spero che comunque i personaggi non siano troppo
OOC; sto cercando di rimanere il più fedele possibile e
forse anche troppo. Sto cercando di concentrarmi di più su
di Ally che qui è la mia protagonista, per cui ne capitoli
che verranno sicuramente cercherò di migliorare molto questo
lato. Beh, non credo ci sia molto altro da dire. Ringrazio tutti coloro
che leggono, recensiscono, inseriscono tra le preferite, seguite e
ricordate! Grazie davvero di cuore, siete fantastici sul serio.
Detto ciò, spero che vi piaccia questo terzo capitolo e che
non vi deluda! Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, mi
farebbe piacere davvero!
Alla prossima settimana, quindi! ^_^
Hono, vi saluta con taaaaaaaaaaaaanto affetto u.u
|
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Capitolo 5 *** Capitolo Quattro: Lie ***
Capitolo 4
CAPITOLO
QUATTRO: LIE
“L'ottimista
pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili. Il pessimista sa
che è vero.
Oscar Wilde ”
-
Non
è possibile! Quella megera non può caricarci in
questo modo il primo giorno!
Allyson
aveva un broncio adorabile sul viso, mentre si lamentava con tono
petulante di
quanto fossero ingiusti certi professori. Harry sghignazzò,
al suo fianco, e
con una certa disinvoltura le disse:
-
Hai
scelto tu di seguire le orme di Hermione, quindi non lamentarti!
Ally
accentuò il broncio, seccata, facendo un gesto sbrigativo
della mano. Forse
avrebbe dovuto seguire gli stessi corsi di quei due e non quelli di
Hermione...
Beh, ormai era fatta. Si stavano dirigendo verso i sotterranei, per le
ultime
due ore di Pozioni che, lo sapevano, sarebbero state ancora
più snervanti. La
mora, soprattutto, sperò che Lumacorno avesse la decenza di
risparmiargli i
compiti.
Qualche
lamento più tardi e furono giù nei sotterranei.
Quando
entrarono nell'aula, Ally notò con sollievo che non erano in
molti quelli che erano riusciti
a prendere un G.U.F.O. in quella materia, per cui la classe era
composta solo da
pochi studenti. Per sua (s)fortuna - dipende
dai punti di vista - Malfoy, Nott e
Zabini erano proprio tre di quegli studenti. Lumacorno sedeva dietro la
cattedra, osservando con aria pensosa delle boccette e dei calderoni
colmi di
una qualche pozione. Allyson prese posto al primo banco con Hermione,
mentre i
due amici le raggiungevano posizionandosi dietro di loro. Qualche
minuto più
tardi, la campanella trillò e il professore si
ridestò, salutando gli alunni
con un sorriso gentile in volto.
Harry
e Ron, superati i convenevoli,
spiegarono la loro situazione al professore; entrambi non pensavano di
continuare a seguire Pozioni quell'anno, ma dopo che la cattedra di
Difesa era stata
presa da Piton, avevano deciso - e chissà come potuto - di
cambiare idea.
Lumacorno li tranquillizzò, dicendogli che avrebbero potuto
utilizzare gli
ingredienti della dispensa e, in seguito, gli porse due vecchie copie
di
Pozioni Avanzate. Una volta ch’ebbero risolto il problema, la
lezione iniziò.
Allyson si portò una mano a sostenere il capo, mentre i suoi
occhi verdi
guardavano il professore con noia. Avrebbe preferito Difesa, ora che
avevano
un’insegnante decente.
-
Bene,
ragazzi! Sapete dirmi di cosa si tratta?
Chiese
Lumacorno alla classe, mostrando una pozione il cui vapore fuoriusciva
a
spirale. La mano di Hermione scattò in alto, come al solito.
-
E’
Armotentia, professore!
Lui
annuì soddisfatto, per poi chiedere:
-
Bene,
miss…?
-
Granger.
-
Bene,
miss Granger! E qualcuno sa dirmi quali sono le sue caratteristiche?
Il
suo
sguardo passò in rassegna i volti degli studenti, mentre la
mano di Hermione
scattava nuovamente in alto. Lumacorno, però, le sorrise,
indicando poi
Allyson. Quest’ultima si accinse a rispondere, dopo averci
riflettuto per
qualche istante.
-
L’Armotentia
crea un'ossessione romantica o un’ infatuazione, ma non il
vero amore, in
quanto è impossibile da ricreare artificialmente –
fece una pausa, scegliendo
accuratamente le parole da utilizzare - Emana un odore diverso a
seconda dei
gusti della persona che l’assume. La suddetta persona
sentirà l'aroma di ciò
che più l’attrae, dagli oggetti alle... ehm...
persone.
Concluse,
mentre la riccia le riservava uno sguardo orgoglioso. La mora scosse
leggermente
la testa.
-
Perfetto,
Miss…
-
Reed
-
Miss
Reed, che ne dice di darci una dimostrazione pratica?
Allyson
non ne aveva voglia, ma non poteva rispondere male ad un professore il
primo
giorno, si disse. Con un sorriso di circostanza si avvicinò
alla cattedra,
sporgendosi oltre la pozione e annusandone l’odore.
-
Cosa
sente?
-
Cioccolato,
l’odore dei libri nuovi e… tabacco alla menta.
Si
ritrasse, quasi di scatto, per poi tornarsene a posto con
un’espressione
perplessa in volto.
“Tabacco alla menta? Da dove
ne
è uscito fuori?! Io non ho mai fumato una sigaretta alla
menta…”
Fece
spallucce, mettendo da parte quel pensiero. Se solo Ally avesse fatto
più
attenzione, avrebbe notato il ghigno quasi compiaciuto di Draco Malfoy,
che
l’aveva osservata con soddisfazione.
-
La
ringrazio, Miss Reed! Può tornarsene a posto. 15 punti a
Grifondoro!
Lumacorno
sorrise, chiedendo in seguito di altre due pozioni, assegnando nuovi
punti a
Grifondoro e cinque a Serpeverde. In seguito, dopo aver mostrato una
boccettina
con del liquido dorato all'interno, chiese:
-
E
chi sa dirmi cos’è questa? Mr Potter?
L’interpellato
sembrò pensarci per qualche secondo, per poi rispondere
incerto (sotto
suggerimento di Hermione).
-
Er…Felix
Felicis?
Lumacorno
sorrise soddisfatto.
-
Esatto,
Mr Potter! Fortuna Liquida! 5 punti a Grifondoro! E lei… -
continuò, con un
tono interrogativo, rivolgendosi al biondo dietro di lui.
-
Draco
Malfoy.
-
Mr
Malfoy, sa dirmi quali sono i suoi effetti?
Draco
annuì appena e, con un tono di superiorità,
cominciò ad esporre gli effetti
della Felix Felicis. Pozioni era una delle poche materie in cui Malfoy
aveva
Eccellente e, soprattutto, una delle poche a cui sembrava essere
davvero
interessato.
-
Chi beve la
Felix Felicis avrà tutta la fortuna di questo mondo; ogni
cosa
che farà avrà successo. Ha una preparazione molto
complessa che richiede almeno
sei mesi. Se, però, è preparata male o la si
utilizza in
quantità eccessiva
potrebbe causare la rovina del soggetto in
questione.
-
Molto
bene, Mr Malfoy, 15 punti a Serpeverde!
Lumacorno
fece una pausa e poi continuò.
-
Dunque,
oggi preparerete il Distillato della Morte Vivente e alla fine della
lezione
premierò il miglior Distillato con la Fortuna Liquida! Su,
cominciate!
“La Felix Felicis, eh? Beh,
sarà mia!”
Allyson
si affrettò, come tutti d’altronde, a cominciarla.
Non si lasciò distrarre da
alcunché e proseguì spedita, bramando quella
pozione con tutta se stessa. Le
sarebbe potuta tornare molto utile per scoprire qualcosa sulla missione
di
Malfoy. Quasi verso la fine della preparazione, alzò lo
sguardo notando che
Hermione aveva i capelli tutti arruffati e la sua pozione procedeva a
buon
punto, come al solito. Lanciò uno sguardo ai suoi amici e
ridacchiò dinanzi
alle imprecazioni di Ron e alla sua pozione disastrosa. Spostando lo
sguardo su
Harry, però, si sorprese, poiché il suo miscuglio
sembrava essere perfino
migliore di quello della riccia.
Allyson
aveva impiegato qualche secondo per
realizzare che la pozione del suo migliore amico era quasi perfetta. Lo
scrutò,
sorpresa, passando in rassegna il calderone e la sua copia di "Pozioni
Avanzate". Quest'ultima, era assai consunta e presentava degli
scarabocchi
e delle scritte ai margini delle pagine, rendendo quasi illeggibile il
contenuto del testo in sé per sé. Non ci
badò, ritornando alla sua pozione e
concentrandosi. La Felix Felicis doveva necessariamente essere sua!
Determinata, si accinse a continuare, cominciando a mescolare il suo
miscuglio.
-
Ragazzi,
su! Mancano pochi minuti alla fine della lezione…
Informò
la classe Lumacorno, cominciando a dare un’occhiata alle
pozioni degli
studenti. La mora si affrettò e dopo un paio di minuti
cominciò a mescolare il
distillato in senso antiorario, fermandosi solamente quando il suddetto
diventò
limpido. Solo in quel momento poté sorridere soddisfatta del
suo lavoro mentre
attendeva la fine dell’ora.
-
Fermatevi,
passerò a controllare i distillati
Sentenziò
Lumacorno, al suono della campanella, raggiungendo il fondo della
classe.
Elogiò come al solito Malfoy (il quale non si trattenne dal
cominciare a
vantarsi della sua bravura) proseguendo con gli altri alunni. Man mano
che
andava avanti la sua espressione diventava sempre più
perplessa e scontenta. Si
complimentò con Allyson e con Hermione, ma quando si
fermò davanti ad Harry, il suo
cuore scoppiò di gioia.
-
Mr
Potter, il suo Distillato è perfetto, la Felix Felicis
è sua!
**
-
Come
diavolo hai fatto?!
Allyson
quasi urlò nel chiederglielo. Era furiosa con sé
stessa per non essere riuscita
a vincere quella pozione. Sebbene sapesse che Harry, avrebbe potuto
anche
prestargliene qualche goccia, non le andava di farlo. In primo luogo le
avrebbe
chiesto il motivo e, naturalmente, avrebbe tenuto la bocca chiusa.
-
Il
libro, Allyson. Aveva delle note ai margini, ed io le ho seguite, tutto
qui.
-
Ecco
cos’erano tutti quegli scarabocchi!
Mormorò
lei, dandosi uno schiaffetto sulla fronte con espressione stizzita. Si
trovavano nella Sala Grande per la cena, mentre discutevano sul fatto
che Harry
avesse vinto la Felix grazie ad una delle vecchie copie di Pozioni
Avanzate che
Lumacorno gli aveva prestato, permettendogli di seguire Pozioni pur
avendo
preso una O ai G.U.F.O. Harry mostrò loro il libro in
questione; l’aveva
portato con sé, per evitare che qualcuno ne entrasse in
possesso. Allyson
l’afferrò, rapida, mentre i suoi occhi verdi ne
scrutavano la copertina
consunta. Lo aprì poi, leggendo ad alta voce la prima frase
-
Questo
libro è di proprietà del Principe Mezzosangue
– fece una pausa, cominciando a
svogliare il libro, osservando la calligrafia marcata delle note e dei
suggerimenti presenti. Poi, alzò lo sguardo sui suoi amici,
perplessa - E chi
diavolo sarebbe?
Harry
fece spallucce, scuotendo la testa e ingoiando un pezzo di bistecca.
Hermione,
scrutandoli, incrociò le braccia sotto il petto e con
un’espressione severa
disse:
-
Harry
questo è barare!
Il
moro sorrise, tranquillo.
-
Hermione,
chiamiamolo aiuto didattico.
-
No,
Harry io sono d’accordo con Hermione! –
sbottò Allyson, mentre i suoi occhi
leggevano avidamente quelle note, sempre più confusa
sull’identità del
proprietario di quella copia di “Pozioni Avanzate”.
- Anche perché la Felix
avrei dovuto vincerla io!
Aggiunse,
poi, mentre Harry sospirava, riappropriandosi del libro, ignorando le
proteste
di Ally.
-
Lasciatelo
respirare! E’ un bene che l’abbia vinta lui, non
credete?
Disse
Ron, sorridendo e dando un’occhiata ad Harry, mentre la mora
si scostava una
ciocca corvina dal viso, seccata. Hermione sospirò ed
Allyson stava già per
tornare alla carica, cercando di fare appello alla coscienza del suo
migliore
amico, quando qualcosa, o meglio, qualcuno, la distrasse.
Nella
Sala Grande aveva appena fatto il suo ingresso Malfoy, affiancato da
Nott, e
discutevano di qualcosa con un'espressione alquanto divertita.
Allyson
guardò il biondo per qualche istante, ripensando all'odore
che l’Armotentia aveva
assunto.
Era
certa di avere la risposta davanti a sé, ma non riusciva a
ricordare dov...
-
Ally?
Ci ascolti? Sarebbe gradito il tuo supporto!
La
voce della riccia la riportò alla realtà ed
Allyson si ridestò dai suoi
pensieri, interrompendoli. Annuì, per poi riprendere con
Hermione la ramanzina
al suo migliore amico che, nel frattempo, sospirava esasperato e
dedicava la
sua attenzione al cibo.
**
Quella
mattina il cielo raffigurato sul soffitto della Sala Grande era limpido
e
sereno, di un azzurro chiaro, mentre la luce del sole era filtrata da
nuvole
bianche e soffici. Allyson si era svegliata di buon ora ed era scesa a
fare
colazione molto presto, rispetto al solito orario, assieme ad Hermione.
Chiacchieravano del più e del meno, mentre le tracce del
sonno erano
perfettamente ancora visibili sul viso della mora, a differenza della
Granger,
già sveglissima e “sull'attenti”. Ally
spalmò della cioccolata su una fetta di
pane tostato, sbadigliando.
-
Ally
non hai dormito nemmeno un po', non è vero?
-
Mh…un’ora.
La
riccia la osservò addentare la fetta di pane, per poi bere
un sorso di succo di
zucca. La Reed si era ritrovata a passare una notte insonne a causa
degli
incubi che popolavano i suoi sogni e tutti causati da una sola persona:
Colui-che-non-deve-essere-nominato. Lei ed Harry avevano incubi assai
simili
anche se lei ne aveva uno quasi ogni notte.
-
Sei
uno straccio. Va a dormire, ti giustifico io!
Sorrise,
scuotendo la testa, e tentando di rassicurarla con lo sguardo.
-
Oh,
sarebbe inutile! Se dormo ho gli incubi e poi ci sono abituata, ormai.
Prima
che potesse replicare, Harry, Ron e Ginny le raggiunsero, dandole il
buongiorno.
-
Ally,
stai dormendo in piedi!
Commentò
ridacchiando Ginny, ricevendo in risposta un lungo sbadiglio.
-
Oh,
non è nulla. Ho fatto molto tardi, ieri.
Mentì,
mentre avvertiva gli occhi di Harry su di lei. L’occhialuto
sembrava essere
sospettoso ma non disse nulla, cominciando a discutere sulla data dei
provini
per la squadra di quidditch. Piano la Sala Grande cominciò a
popolarsi e il
solito chiacchiericcio concitato avvolse completamente la stanza.
-
Non
ho ancora deciso la data, Ron.
-
Harry,
puoi tranquillamente aspettare ancora prima di farli. Decidi con calma.
Gli
consigliò Hermione, con un sorriso gentile.
-
Potter
io mi prenoto per il ruolo di Battitrice, quest’anno.
Esalò
Ally, stiracchiandosi leggermente. Il moro le riservò
un’occhiata divertita.
-
Ally,
omettendo il fatto che tu e Ginny siate già in squadra,
perché non vuoi
continuare ad essere la Cacciatrice?
Replicò
Harry, perplesso. La ragazza ghignò, guardando ognuno dei
suoi amici, per poi
assumere uno sguardo con un nonsoché di sadico all'interno,
spostando i suoi
occhi verdi in direzione del tavolo Serpeverde. Ron deglutì,
cominciando a
preoccuparsi.
-
Beh…bolidi,
Potter. Possono far molto male.
Puntò
la sua attenzione su Draco Malfoy, pregustandosi il momento in cui
avrebbe
potuto ferirlo con un bolide scagliato ad una velocità pari
a quella della
luce. Tutti ridacchiarono, cominciando a scherzarci su.
-
‘Giorno,
ragazzi.
Neville
gli aveva appena augurato il buongiorno, sedendosi accanto a Ron.
-
Ehi,
Neville!
Lo
salutarono in coro, sorridendo. Subito dopo, sopra di loro, uno stormo
di gufi
planò, lasciando pacchetti e missive alla maggior parte
degli studenti. Edvige,
la candida civetta di Harry, al quale consegnò una copia
della Gazzetta del
Profeta, era affiancata da un suo simile che si fermò
proprio davanti ad
Allyson. Ella sorrise al suo splendido esemplare di gufo reale bianco,
prendendo con delicatezza la busta che teneva tra il becco.
-
Winter,
chi mi scrive?
Chiese
tranquilla, suscitando l’ilarità dei suoi amici.
-
Come
se potesse risponderti!
Allyson
si voltò verso Ron, con uno sguardo tra l’offeso e
il divertito, per poi fare
un cenno a Winter, il quale, alzandosi in volo, diede una beccata al
rosso,
indignato.
-
Winter
è molto più intelligente di te!
-
Miseriaccia,
e va bene!
Ridacchiarono
un po' tutti, attirando l’attenzione di alcuni studenti,
mentre il gufo si
librava in aria, per poi sparire come gli altri. Un paio di occhi grigi
scrutarono in lontananza il tavolo dei rosso-oro, soffermandosi su
Allyson.
Malfoy quasi si sorprese nel vedere la ragazza prendere la lettera,
poiché
aveva notato che era un’occasione rara, per lei, riceverne
qualcuna.
-
Draco,
ehi, mi stai ascoltando?
Lo
richiamò Blaise, alzando gli occhi al cielo, mentre
aspettava che ricevesse
l’attenzione del biondo. Nott ridacchiò, assai
divertito, mormorando:
-
Eddai
Drà, hai tutto il tempo per guardare la Reed! Sai
com'è Zabini, se non gli dai
l’attenzione che vuole è capace di trasformarsi in
una belva con gli ormoni a
mille.
Malfoy
ghignò, trattenendo a stento una risata alla vista
dell’occhiataccia del bruno.
-E
va
bene, Zabini. Dicevi?
Allyson,
intanto si era apprestata ad aprire la missiva, priva di alcun
mittente.
Curiosa lesse il messaggio, mentre una certa agitazione albergava al
suo
interno.
Cara Allyson,
Questa sera vorrei parlare con
te di alcune questioni. Vieni nel mio ufficio alle 21.00. Sii puntuale.
Tanti saluti,
Albus Silente
P.S. Mi piacciono i Pallini
Acidi
-
Chi
ti scrive?
Allyson
piegò accuratamente il foglietto di pergamena e lo ripose
nella tasca della
giacca, sorridendo ad Harry, tranquilla.
-
La
professoressa Mcgranitt vuole parlarmi…non so di cosa.
Gli
rispose in maniera piuttosto vaga, consumando la sua colazione e
cambiando
totalmente discorso, sotto lo sguardo sospettoso di Hermione. Ancora
bugie. Allyson, di certo, non avrebbe potuto riverlargli tutto ma era
stanca di mentire. Sapeva che questo era l'unico modo, la cosa giusta
da fare. Con espressione amareggiata ritornò alla sua
colazione mentre gli amici cominciarono a hiacchierando
del più e del meno. Consumarono rapidamente il resto della
colazione e poi si
divisero per raggiungere le proprie classi. Hermione ed Allyson
s’incamminarono
per la lezione di Rune Antiche, mentre Harry, Ron e Neville per quella
di Divinazione.
-
Davvero,
Ally, chi ti ha inviato la missiva?
-
Silente.
Questa sera vuole vedermi.
-
Dovrò
coprirti.
Allyson
ridacchiò, cominciando a camminare con più
velocità, superando la riccia. -Come
sempre… – fece una pausa, per poi sottolineare con
un’espressione angelica – tesoro!
-
Cominciamo
bene…
Mormorò
lei, alzando gli occhi al cielo e sospirando, seguendo
l’amica varcare la
soglia della classe, ridendo. Quella giornata si prospettava piuttosto
ardua!
ANGOLO AUTRICE:
- 2
E non sto più nella pelle *____* Non vedo l'ora di andare a
vedere quel film che, ne sono sicura, sarà fottutamente
epico! Metallica Through the Never! Andatelo a vedere, sarà
semplicemente fantastico! *si schiarisce la gola, leggermente
imbarazzata*
Emh, si, ritorniamo a noi u.u
Ed eccomi qui con il quarto capitolo! Beh, qui non si capisce ancora
molto della situazione ma nei prossimi capitoli diventerà
sempre più chiara. Ally che non riesce ancora a capire un
tubo e si dispera non è carina? :3 Scusate, scusate, non
divaghiamo. :')
Beh, come prima cosa ringrazio di nuovo tutti coloro che seguono e
recensiscono la mia storia. Ve ne sono davvero grata, grazie sul serio!
Siete fantastici!
E spero che continui a piacervi! (Ormai sento di essere diventata
ripetitiva D:) . Ma non perdiamoci in chiacchiere! Fatemi sapere con
una piccola recensione ciò che pensate ^_^
ps: un solo titolo Metallica
Through the Never *-*
Alla prossima
settimana,
Hono
|
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Capitolo 6 *** Capitolo Cinque: Mint Cigarette ***
Capitolo 5
CAPITOLO
CINQUE: MINT CIGARETTE
“La sigaretta è
il tipo perfetto di un piacere perfetto. È squisita e lascia
insoddisfatti. Che
cosa si può volere di più?
Oscar
Wilde”
Nel
momento in cui lo sguardo vittorioso e soddisfatto incrociò
quello del suo
migliore amico, così simile a quello di lei, Allyson
capì di essere già dentro.
Naturalmente ciò non le impedì di esagerare, come
al solito. Colpiva i bolidi
con ferocia e li schivava con un’abilità
impressionante; voleva mostrare a
tutti quanto potesse essere letale. Compiva manovre assurde, ma molto
efficaci,
stando ben attenta a non essere disarcionata dai bolidi. Quando si
fermò,
leggendo la soddisfazione negli occhi di Harry, sorrise sfacciata, per
poi
raggiungere (dopo un urlo da parte dell’amico) le panchine.
In
quel momento Ginny Weasley, Katie Bell e Demelza Robins erano state le
prime
fortunate ad entrare in squadra, seguite da i due battitori: Allyson e
Ritchie
Coote. Certo, entrambi non potevano essere al livello di Fred e George,
ma lei
era abile e potente mentre Coote aveva una buona mira. La mora,
raggiunta
l’amica, le batté il cinque, sorridendo poi ad
Hermione che guardava le
selezioni dagli spalti, come molti Grifondoro quel giorno.
E
ora,
toccava trovare il portiere. Allyson cercò di trasmettere
con lo sguardo tutto
il coraggio possibile a Ron, il quale ricambiò con un
sorriso incerto da sopra
la scopa.
-
BUONA FORTUNA!
Lavanda
Brown aveva urlato delle tribune, cercando di incoraggiare Ron. Allyson
alzò
uno sguardo perplessa; aveva notato l’atteggiamento che
assumeva quando Ron era
nei paraggi e dire che ne fosse cotta era un eufemismo bello e buono.
Ma a lei,
quell'ochetta, le era sempre stata antipatica. Hermione era
l’unica perfetta
per Ron, o almeno era ciò che pensava.
Inutile
dire che la scelta fu piuttosto facile, tra lui e Cormac Mclaggen. Il
rosso
parò più di quattro tiri, tutti di fila, ed Harry
non poté essere più felice di
così quando arrivò il momento di sceglierlo. Le
selezioni terminarono subito
dopo e sia la mora che la riccia corsero subito a complimentarsi con
Ron, sotto
lo sguardo stizzito della Brown.
**
-
E poi, Harry, sono stato migliore di Mclaggen!
L’hai visto? Al quinto tiro
sembrava che qualcuno l’avesse confuso! Che roba, ragazzi.
A
quel
commento Hermione arrossì vistosamente, ma Ron non si
accorse di nulla, a
differenza di Harry ed Allyson. Sapevano cosa era successo: Hermione
aveva
lanciato un Confundus a Mclaggen, poiché desiderava "vedere
il suo amico
in squadra e non un vile come quello". Queste erano state le sue
spiegazioni, ma entrambi sapevano che lei provava qualcosa per Ron.
Ciò che
risultava difficile, però, era farglielo ammettere.
-
Hai
ragione, Ron. Comunque, cominciamo con Pozioni?
-
Si,
aspettate che recupero il li...- Allyson s’interruppe a
metà frase, frugando nel
suo zaino con foga, perplessa. - Miseriaccia! Non trovo il libro di
Pozioni….devo
averlo lasciato in classe. Vado a recuperarlo, ragazzi!
-
Noi
cominciamo!
-
Fate
pure!
Allyson
si alzò dalla sedia, stiracchiandosi e uscendo, poi, dal
buco del ritratto.
Lei, Hermione, Harry e Ron stavano facendo i compiti per il giorno
seguente,
dopo essere andati a trovare Hagrid, il quale si era offeso per il
fatto che
nessuno di loro avesse voluto continuare con la sua materia, Cura delle
Creature Magiche. Dopo averlo rabbonito con qualche scusa, per evitare
che lo
offendessero ancora, lui gli aveva spiegato in lacrime che Aragog (il
suo
“delizioso” ragno gigante) stava male dall'inizio
dell’estate e pareva che
nulla fosse stato in grado di curarlo. Allyson e Ron, dopo essersi
scambiati
un’occhiata sollevata, avevano continuato ad annuire,
lasciando parlare gli
altri due. Erano dispiaciuti per Hagrid, ma di certo non lo erano per
il ragno.
Quelli, i ragni, li detestavano.
La mora dovette scendere
fino ai sotterranei,
alla ricerca della sua copia di “Pozioni Avanzate”.
Lo trovò poggiato nel
sottobanco del suo posto; probabilmente l’aveva lasciato
lì il giorno prima,
dimenticandolo. Lo prese, stringendolo al petto e uscendo dall'aula,
ancora
impregnata dell’odore di antidoti, miscugli e ingredienti
dall'aria strana.
Passò, come all'andata, dinanzi all'ufficio di Piton, con la
differenza che
proprio nel momento in cui lo superò udì delle
voci sommesse, che sembravano
discutere animatamente. Notò che la porta era socchiusa e la
curiosità la
spinse ad accostarsi ad essa, appiattendosi sulla parete fredda e
liscia. Era
strano che non l’avessero chiusa completamente, molto strano.
Avvicinandosi un
altro po', riuscì a capire ciò che si stavano
dicendo le - a quanto pare - due
persone all'interno.
-
Non
ho bisogno della balia! So cavarmela benissimo da solo!
Esclamò
una delle voci, seguita da un’altra più melliflua
e fredda.
-
Questi
sono gli ordini! Niente repliche, non possiamo permetterci nessun passo
falso!
La
prima apparteneva sicuramente ad un suo coetaneo, più
precisamente Malfoy. La
seconda, ovviamente, a Piton.
-
Ma
io... - cercò di protestare il biondo, ma il professore lo
interruppe – Eseguirai
la tua missione come ti è stato detto senza preoccuparti di
chi o cosa avrà il
compito di controllarti. Sono stato chiaro?
Malfoy
aveva borbottato qualcosa che la ragazza non riuscì a
cogliere.Non appena
avvertì i
suoi passi avvicinarsi all'uscita, sgattaiolò in fondo al
corridoio, svoltando
l’angolo e nascondendosi dietro ad un’armatura
lì vicino. Immobile, se ne stava
in attesa, confusa.
Qual
era la ragione che aveva spinto Piton a dire a Malfoy della sua
“balia”? In
fondo, che motivo c’era di dirglielo? Allyson non lo capiva;
sapeva solo che la
situazione era strana, e molto anche. La ragazza, però,
cominciò ad avvertire una
sensazione diversa mentre una consapevolezza si fece strada all'interno
della
sua mente
“Non ci voleva! Ora Malfoy
vorrà scoprire l’identità della persona
che lo controlla!”
Si
fece scappare uno sbuffo seccato; Piton cominciava davvero a dare i
numeri.
Quando udì lo sbattere della porta, seguito dal solito
silenzio che
caratterizzava quell'ala del castello, uscì dal suo
nascondiglio per
raggiungere la rampa di scala che conduceva al primo piano. Si
mischiò tra i
pochi studenti che affollavano i corridoi, affrettandosi nel
raggiungere la
Torre di Grifondoro. Una volta rientrata nella propria Sala Comune, non
trovò
quasi nessuno al suo interno. Si avvicinò al tavolo dove
poco prima, con i suoi
amici, stava facendo i compiti e raccattò le sue cose,
portandole in stanza.
Essendo
ora di cena, i suoi amici si erano sicuramente diretti in Sala Grande,
non
vedendola arrivare. Anche perché era a conoscenza di quanto
Ron diventasse più
petulante di un bambino, quando aveva fame. Sorrise, scendendo dal suo
dormitorio per poi raggiungere anch’ella la Sala Grande. Si
avvicinò al tavolo
della sua casa, affiancando Hermione con una fame non indifferente.
-
Trovato
il libro?
-
Certo,
era in aula.
Si
servì del pollo con patate per poi bere un calice di succo
di zucca, tutto d’un
sorso. Quanto avrebbe preferito del Whiskey Incendiario, si
ritrovò a pensare,
con una certa nostalgia di quel liquore così ambrato e
caldo. Con
un’espressione perplessa, notò che
l’amica stava leggendo una copia del Profeta
della Sera, il suo volto dipinto dalla solita concentrazione.
-
Ron,
tuo padre ha perquisito casa di Malfoy.
Esclamò
dopo alcuni minuti, interrompendo le chiacchiere di Allyson, Harry e
Ron.
- Perché?
Scattò
subito la mora, cercando di apparire sorpresa ma non eccessivamente.Il rosso assunse
un’espressione
confusa e si limitò a mugugnare qualcosa di incomprensibile
mentre mandava giù
un grosso boccone.
-
Una
soffiata anonima.
-
Sono
stato io a dirglielo! Gli ho raccontato di ciò che avevamo
visto a Notturn
Alley. E se quell'oggetto non è lì, al Manor,
allora Malfoy avrà dovuto por...- cominciò Harry,
spedito, per poi venire interrotto da Allyson. – Harry,
è impossibile.
Tutti gli studenti sono stati perquisiti con degli aggeggi da Gazza.
Anche la
posta viene perquisita da quei cosi, non è vero Hermione?
-
Beh,
in effetti sì. Tu sei arrivato in ritardo, ecco
perché non lo sapevi.
Allyson,
soddisfatta di aver spiazzato l’amico, ghignò
internamente. Non avrebbe
permesso a nessuno di scoprire Malfoy o lei, a nessuno. Harry
cercò aiuto in
Ron, ma non arrivò; il rosso era, in qualche modo, offeso di
non essere stato
invitato alla festa di Lumacorno, come invece era successo ad Hermione
ed
Harry. Ron si era alzato, indignato, e aveva annunciato a tutti che se
ne sarebbe tornato al dormitorio ad aspettare l'orario del suo turno di
ronda. Si
allontanò, non prima di aver sbirciato in direzione della
Brown. Allyson ridacchiò, incrociando le braccia al petto.
-
Si,
ma io continuo a pensare che Malfoy nasconda qualcosa.
Ribatté
il moro, fissando intensamente il piatto dinanzi a sé.
Allyson sbuffò seccata,
cominciando ad infastidirsi a causa della sua testardaggine.
Dopo
il dolce, la Robins avvisò Harry del fatto che Piton lo
attendesse quella sera
per scontare la sua punizione e, afflitto, lasciò il tavolo.
- Andiamo?
Hermione
annuì, sorridendole. Si alzarono entrambe, e una volta fuori
dalla Sala Grande
si divisero; la riccia doveva adempiere ai suoi doveri di prefetto;
quella sera
era di ronda con Malfoy, mentre Ron con la Abbott. Allyson, invece, si
limitò a
raggiungere direttamente il suo dormitorio, con l’intenzione
di farsi qualche
goccetto. In Sala Comune, vi trovò Ginny, e dopo averle
parlato brevemente del più
e del meno, si diresse nella camera che condivideva proprio con la
Brown, la
Patil (le ochette senza cervello). e Ginny.
Era
sola, fortunatamente, anche se ancora
per poco. Si cambiò velocemente, indossando il pigiama e
poi, accingendo alla
sua scorta personale, prese il Firewhiskey. Bevve direttamente dalla
bottiglia
di vetro, beandosi della sensazione che il liquore ambrato le donava
quando
scendeva giù per la gola. Ne saggiò
dell’altro, fino a quando non si ritrovò
con la bottiglia quasi del tutto vuota. La
ripose al sicuro (nello scomparto magico del suo armadio, creato da lei
stessa), barcollando leggermente, con il viso arrossato e accaldato.
Bastò
stendersi sul suo letto, affinché si addormentasse di colpo,
con un sorriso
beato in viso, sperando che nessun incubo le affollasse la mente,
almeno per
quella sera.
**
Il mattino dopo si risvegliò con un gran mal di testa.
Odiava dover smaltire la
sbornia, ma ne valeva la pena, in fondo. Si alzò presto; non
ricordava nemmeno
se avesse fatto degli incubi. Per la verità, della sera
precedente ricordava
davvero poco. Si buttò sotto la doccia senza tanti
complimenti, mentre la testa
le pulsava pericolosamente.
Dopo
circa mezzora, era già in Sala Comune. Si accorse che era
ancora troppo presto
per raggiungere la Sala Grande, così decise che avrebbe
atteso i suoi amici,
rannicchiata sul divano, di fronte al camino. Passò circa
un’ora, beandosi del
silenzio che avvolgeva quella stanza, prima che cominciasse a
popolarsi,
lentamente.
La
testa
le doleva molto; forse sarebbe dovuta andare da Madama Chips per far si
che le
somministrasse una pozione contro il dolore. Si alzò, decisa
a farlo, ma le
voci di Hermione, Ron ed Harry la distrassero. Le si avvicinarono,
augurandole
un buongiorno. Mugugnò in tutta risposta, per poi
sbadigliare.
-
Ho
bisogno di una bella sigaretta.
Disse,
più a se stessa che agli altri. Ricevette
un’occhiata di ammonimento dalla
riccia, ma la ignorò palesemente.
-
Che
hai?
Le
chiese premurosamente Harry.
-
Mal
di testa.
-
Ti
sei sbronzata di nuovo, eh?
Le
chiese divertito il rosso, scompigliandole cautamente i capelli, mentre
lei si
strofinava gli occhi con entrambe le mani.
-
Ally,
dovresti piantarla! Lo sia che l’alcol ucc…-
Iniziò la riccia, con l’intenzione
di farle una bella ramanzina, ma un suo cenno la interruppe. Le
riservò uno
sguardo supplichevole ed Hermione si ritrovò a scuotere la
testa, con un
sospiro.
-
Grazie.
Mormorò
Ally, sorridendo appena.
-
Ti
accompagno da Madama Chips, ok?
-Va
bene, Harry, grazie.
Hermione
e Ron si avviarono in Sala Grande mentre Harry ed Allyson si diressero
dritti
in infermeria. Arrivati lì, Madama Chips le fece bere una
pozione e le disse di
aspettare qualche minuto seduta su uno dei lettini, per fare in modo
che
facesse effetto, sparendo poi frettolosamente nell'ufficio. Harry le si
avvicinò sorridendole, divertito.
-
Hai
visto cosa succede dopo aver bevuto troppo?
-
Ma
era solo una bottiglia, Harry!
Si
giustificò lei, avvertendo il mal di testa diminuire
lentamente. L’amico si
tirò su gli occhiali, ridacchiando alla vista del broncio
della ragazza. Il
moro le si era avvicinato ancora, circondandole la vita e stringendola
in un
abbraccio.
Ally
portò le braccia intorno al suo collo e poggiò la
fronte nell'incavo della sua
spalla; i loro abbracci erano sempre così improvvisi e
gratificanti, pensò. Quando si
stringevano sembrava che il mondo cominciasse lentamente a mettere le
cose al
proprio posto, tutto pareva essere collocato nel punto adeguato.
E, come il mondo, loro si
sentivano bene con
se stessi, come se tutti i problemi sparissero, così come
erano sorti. Si
amavano molto, sembrava che fossero davvero fratello e sorella.
Erano
sempre stati così, loro due. Dal primo momento, avevano
capito di essere sulla
stessa lunghezza d’onda: se Harry stava male o era in
pericolo, lei avvertiva
una fitta all'altezza del petto e viceversa; se c’era
qualcosa che non andava
bastava uno sguardo di sfuggita per comprenderlo e capivano all'istante
se
l’altro mentiva. C'era una specie di "connessione" che legava
le loro menti in un modo strano ma molto forte. Spesso si ritrovano
persino a sognare le stesse cose, e inoltre riescono quasi ad intuire i
pensieri dell'altro e difficilmente si sbagliano poiché
è come se li sentissero.
Erano
molto simili anche fisicamente: pelle candida, capelli neri e
scomposti,
corporatura snella e occhi dello stesso verde intenso. Parevano essere
davvero fratelli gemelli, e spesso, quando li scambiavano per tali,
loro si
divertivano ad assecondare quella supposizione.
In
fondo, anche se non di sangue, fratelli lo erano per davvero.
Madama
Chips era ritornata dopo qualche altro minuto, chiedendo gentilmente
alla
ragazza se la pozione avesse funzionato. Allyson le rispose con
un'affermazione
e, dopo averla salutata, lasciarono l’infermeria per andare a
fare colazione.
Parlando di Quidditch, percorsero il corridoio adiacente alla sala.
-
Ma
guarda chi abbiamo qui: San Potty e la mezzosangue isterica!
Disse
Malfoy con un ghigno, passandogli accanto, seguito da Tiger e Goyle, i
suoi due
"bodyguard".
-
Furetto
non costringermi ad ucciderti!
Gli
urlò lei, seccata, venendo ignorata dal biondo Serpeverde
che continuò per la
sua strada. Allyson ribolliva di rabbia, era così odioso e
insopportabile!
Anche Harry, che gli aveva lanciato un’occhiataccia, sembrava
essere
arrabbiato, ma non quanto lei.
-
Lascialo
perdere, andiamo, che ho fame!
Le
afferrò la mano e cambiando argomento varcarono la soglia,
entrando dalla
doppia grande porta che portava all'interno della sala. Allyson, ormai
completamente sveglia e priva di alcun dolore alla testa,
avvertì il bisogno
impellente di nicotina.
Sperò
di trovare almeno un po' di tempo per appartarsi da qualche parte e
fumare in
santa pace; in fondo, erano dall'inizio della scuola che non lo faceva
e
cominciava a sentirne il bisogno. Affiancando i loro amici,
cominciarono a fare
colazione, chiacchierando.
-
Sapete,
ieri mattina hanno arrestato Stan Picchetto.
Fece
Ron, intento a leggere la gazzetta di quella mattina e a mangiare nello
stesso
tempo.
-
Il
bigliettaio del Nottetempo?
Chiese
Harry, sorpreso.
-
Si,
lui. E’ stato accusato di aver commesso l’omicidio
della mamma di Hanna Abbott
e di essere stato partecipe ad attività eseguite dai
Mangiamorte.
-
Povera
ragazza.
Mormorò
Hermione, bevendo poi un sorso di succo d’arancia.
“Non ne sapevo
nulla…”
Pensò
Ally, assorta, mentre si avvicinava all'amico, allungando lo sguardo
verso la prima
pagina della Gazzetta del Profeta. Non trovandovi nulla di
interessante,
ritornò al suo posto, cominciando a mangiucchiare un muffin
al cioccolato.
Finirono in fretta la colazione, cambiando argomento, per poi dirigersi
alla
prima lezione di quel giorno.
**
Dire
che Allyson avesse passato una giornata piacevole era azzardato. Le
lezioni si
erano rivelate pesanti e snervanti, li avevano caricati di altri
compiti ed
Hermione non le lasciava un attimo di respiro.
Era
arrivata la sera e lei non era nemmeno scesa a cenare, costretta
dall'amica a
studiare in biblioteca fino alle nove e mezzo. Harry e Ron erano
riusciti a
salvarsi, avendo le ultime due ore diverse dalle loro.
Era
uscita dalla biblioteca, mentre la testa le pulsava per le troppe ore
di studio
e non più per i postumi di quella mattina. Hermione le disse
che sarebbe andata
a posare tutto l'occorrente nella torre di Grifondoro e la
salutò, mentre lei a
malapena le diede ascolto.
Camminò
per alcuni minuti, massaggiandosi le tempie con le dita, senza avere la
minima
idea di dove stesse andando. Poi optò per dirigersi sulla
Torre di Astronomia,
il suo posto preferito dopo il Lago Nero.
Doveva
necessariamente assumere della nicotina, oppure, ci avrebbe scommesso
perfino
la bacchetta, le sarebbe venuta una forte crisi di nervi e lei non ne
aveva la
voglia.
Arrivata
lì, avvertì subito l’aria fresca di
settembre sferzarle il viso. Si avvicinò
alla ringhiera presente, poggiandovisi, mentre estraeva dalla tasca un
pacchetto di Benson & Hedges Gold.
Prese
una sigaretta, riponendo il pacchetto da dieci nella tasca del
mantello, e
l’accese. Se la portò alle labbra, fece un lungo
tiro mentre una sensazione di
tranquillità l’avvolse.
-
Isterica,
non sai che è vietato fumare?
Draco
Malfoy, si disse, era la persona più insopportabile al
mondo. Tentò di restare
calma, facendo un altro tiro dalla sigaretta, cercando di ignorare
l'irritazione che la sua presenza comportava.
-
Credi
che m’importi, Malfoy?
-
Sono
un prefetto, Reed.
-
Andiamo,
fumi anche tu, non venire a rompere le palle proprio a me!
Si
era
affiancato a lei, con un ghigno impresso sul viso, mentre tra
l’indice e il
pollice teneva stretto un bastoncino bianco, con un’unica
scritta argentata sul
lato. Con un colpo di bacchetta le fece Evanescere la sigaretta,
divertito,
mentre subito lei scattava:
-
Malfoy!
Sei un’odiosa serpe del cazzo, perché non vai ad
infastidire qualcun altro, eh?
Ho bisogno di nicotina e tu non mi impedirai di fumare, intesi?
Si
portò alla bocca la sua sigaretta, aspirando, sotto gli
occhi infuocati di
Allyson. Aspettò qualche secondo, per poi soffiare il fumo
in faccia alla
ragazza. Quest’ultima sbuffò infastidita,
digrignando i denti.
-
Vaffanculo,
furetto! TI ODIO!
Sibilò
a denti serrati, mentre avvertiva la fragranza di menta dritta in
faccia,
proveniente dalla sigaretta. Lui non fece una piega, sogghignando e
prendendo
ad osservare la notte.
-
La
cosa è reciproca, isterica.
-
Non-sono-isterica!
Allyson
sbuffò, riaccendendosene un'altra, sperando che quella fosse
la volta buona.
Fumarono in silenzio, osservando il cielo notturno.
La
situazione era abbastanza strana: loro due si trovavano nella stessa
stanza da
più di dieci secondi e non si erano ancora uccisi. Scannati
a parole, forse, ma
pur sempre vivi. Un record da segnare sul calendario.
Allyson
prese ad osservarlo di sottecchi, assorta. Non era male - nell'aspetto
intendiamoci -, ma restava pur sempre un ignobile testa di caz... beh,
non
tutti sono perfetti.
In
quel momento, pareva essere stranamente invulnerabile, con una
scintilla di malinconia
presente nel grigio dei suoi occhi, i capelli biondo cenere scomposti
che gli
ricadevano sul viso, i tratti della mascella, di solito contratti e
spigolosi,
ora rilassati e meno duri, la camicia aperta per i primi bottoni, che
faceva
intravedere il suo petto scolpito dagli allenamenti di Quidditch,
quella
sigaretta tenuta tra il pollice e l’indice e portata alle
labbra sottili con la
solita eleganza che caratterizzava un Malfoy e infine la pallida luce
della
luna ad illuminargli il volto. Il tutto pareva essere molto poetico: il
cattivo
di turno costretto ad esserlo per volere di altri.
Beh…in
effetti poteva anche essere così, ma in realtà
lui era bastardo di natura e
amava prendere in giro con cattiveria. In più, lei non
riusciva a capire se lo
facesse di sua spontanea volontà o per qualcosa come
l’essere stato costretto
da Voldemort in persona, minacciando la sua famiglia, i suoi amici o la
sua
stessa vita.
-
Reed,
hai finito? Guarda che potresti consumarmi se continui a fissarmi in
quel modo!
La
sua
voce la riportò alla realtà. Scosse lentamente la
testa, mordicchiandosi il
labbro inferiore per qualche secondo. Fece Evanescere il mozzicone
della sua
sigaretta finita, seguita dal biondo dopo qualche secondo, e lo
fissò.
-
Ti
guardavo, si, ma non per il motivo che credi tu.
Sentenziò,
seccata.
-Bugiarda. - rincarò la dose
Black, nella
sua testa.
“Zitta!”
-
Perché
fumi sigarette alla menta?
-
E i
fatti tuoi, Reed? Non conosci l’educazione?
Sembrava
infastidito da quella domanda, ma lei non vi badò, facendo
spallucce e
astenendosi dal commentare.
-
Ora
che ci penso, siamo stati tranquillamente qui a fumare senza
ucciderci…E’ un
momento epico, non credi?
-
Non
ti montare la testa, Reed. Sono stanco stasera e non ho voglia di
litigare con
te, nient’altro.
Le
rispose impassibile, evitando di guardarla. Allyson alzò gli
occhi al cielo,
seguendo la direzione dello sguardo del biondo. Osservava alcune
stelle, con
espressione indecifrabile.
-
E
pensare che è solo la sesta volta che succede. Non
è strano? Ogni anno c’è un
momento in cui riusciamo a parlare tranquillamente sen… - Il
suo sguardo la
costrinse ad interrompersi, mentre lui copriva le sue parole,
zittendola. – E
sarà anche l’ultimo se non chiudi quella bocca.
Lei
sbuffò irritata.
-
Un
momento. Li hai contati, mezzosangue?
-
Mh
si, solo perché non è una cosa da tutti giorni.
In questi momenti sembri quasi
umano.
Scherzò
lei, ghignando. Draco alzò un sopracciglio, ridacchiando.
-
Tu
non lo sembri mai, Reed.
-
Beh,
migliorerò.
Ci
fu
una pausa che durò alcuni minuti, in cui entrambi
continuavano a scrutarsi a
vicenda. Allyson annegò, come le capitava spesso anche nel
bel mezzo di una
litigata, nel grigio liquido dei suoi occhi, nuotandoci e sentendo la
testa
leggera.
-
Credo
sia meglio andare.
Sentenziò
dopo un po' lui, distogliendo lo sguardo e avvicinandosi alla porta
d’uscita.
Allyson, però, gli afferrò il polso con entrambe
le mani. Fissò con interesse
il pavimento e poi lo guardò dritto negli occhi, mentre il
suo respiro
cominciava a velocizzarsi
-
Fa
attenzione.
Lo
spiazzò completamente con quelle parole. Nascose la sua
sorpresa e con un
ghigno, le chiese
-
Ti
stai preoccupando per me, Reed?
- Ti
piacerebbe, Malfoy!
ANGOLO AUTRICE:
Ehiii, rieccomi puntuale! Mi
complimento da sola per il fatto che stia riuscendo a pubblicare in
perfetta puntualità *ride*
Dunque, veniamo a noi u.u Il
quinto capitolo, finalmente! Non posso credere che stia andando tutto
bene *sospira, poi si schiarisce la gola* Ma ora ditemi: quei due non sono
così carini? *si riferisce a Draco ed Ally* le Drally
conquisteranno il mondo! (?)
Eeemh, non ci dilunghiamo troppo. Come prima cosa ringrazio ancora
tutti coloro che recensiscono, seguono, metteno tra ricordate
e preferiti e leggono la mia storia. Non la pianterò mai di
ringraziarvi, per cui sopportatemi u.u Vi adoro, grazie, grazie, grazie!
Spero davvero che vi piaccia e che non vi deluda. (Decisamente, sono
ripetitiva D:).
Se vi va (non voglio supplicare o altro) fatemi sapere ciò
che pensate con
una piccola recensione, sia negativa che positiva. Le critiche aiutano
a migliorare tantissimo ( e anche i complimenti, eh u.u) e mi
piacerebbe sul serio conoscere le vostre impressioni ^_^
Alla prossima
settimana, quindi!
Hono
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Capitolo 7 *** Capitolo Sei: Damn! ***
Capitolo 6
CAPITOLO
SEI:DAMN!
"L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona.
Dategli una maschera e vi dirà la verità.
[Oscar Wilde]"
I
giorni dopo il compleanno di Hermione passarono rapidamente, lasciando
il posto
ad un ottobre assai freddo e uggioso. Sepolti dalle montagne di compiti
che i
ragazzi si ritrovarono a dover svolgere e il susseguirsi delle
interrogazioni
continue, Allyson credeva che, da un momento all'altro, la sua testa
sarebbe
potuta saltare letteralmente in aria. L’amica non le lasciava
un attimo di
tregua e aveva l'impressione che il nervosismo e la tensione non
volessero
lasciarla in pace.
Harry
aveva avuto la sua seconda lezione con Silente ed Allyson era a
conoscenza dei
risultati ottenuti dall'amico, il quale non aveva ancora recuperato i
ricordi
che occorrevano.
La
ragazza aveva tenuto d’occhio Malfoy; non l’aveva
perso di vista nemmeno per un
momento e sembrava che, in quel periodo, non stesse tramando nulla. E
Potter
non parlava dell’argomento “Malfoy nasconde
qualcosa” da molti giorni.
In parole povere, era stato un periodo
senza troppe preoccupazioni, soprattutto nell'ambito scolastico. Per le
due
ragazze non c’erano mai stati problemi, ma per Ron ed Harry
le cose andavano
discretamente, come al solito.
In
Pozioni, il-bambino-che-è-sopravvissuto continuava ad
ottenere ottimi risultati
grazie al libro del Principe Mezzosangue. Non avevano ancora scoperto
la sua
identità, ma l’unica a cui importasse davvero
saperlo era la Granger. Quel
libro si era trasformato in una risorsa per loro, soprattutto se
consideravano
gli incantesimi riportati al suo interno; inventati, molto
probabilmente, dal
Principe stesso. C’erano fatture, maledizioni e schiantesimi
molto interessanti
come il Muffliato (un incantesimo che colmava le orecchie con un ronzio
irriconoscibile a chiunque fosse vicino).
Ne
avevano provate alcune di formule, ma a causa della completa
disapprovazione di
Hermione evitavano di testare quei sortilegi quando lei si trovava nei
paraggi.
Un
periodo abbastanza tranquillo, quello che precedette la tempesta.
-
Un
festino? E, sentiamo, chi l'avrebbe organizzato?
-
Quelli
del settimo anno di Serpeverde ne hanno organizzato uno e hanno incluso
anche
le altre case!
La
mora alzò gli occhi al cielo, divertita
dall’eccitazione che la più piccola dei
Weasley mostrava ogni volta in vicinanza di un evento del genere
(specialmente
se si parlava di festini clandestini). Incrociò le braccia
al petto, per poi
esordire con sarcasmo:
-
Sono
convinta che ti divertirai tantissimo con quelli del primo, Gin!
-
Sei
un’idiota, Ally! – sbottò lei, facendo
una pausa mentre si scostava dal viso
una cioccia rossa, per poi riprendere – Ammettono solo gli
studenti dal quinto
in poi!
-
E
con questo? Cosa dovrei fare?
-
Accompagnarmici!
La
mora le rivolse uno sguardo divertito, per poi scompigliarle
affettuosamente i
capelli.
-
Fatti
accompagnare da Dean, tesoro.
-
No!
Non ci voglio andare con lui! Voglio divertirmi con te ed Herm!
Allyson
ridacchiò dinanzi al broncio che Ginny aveva appena assunto,
ponendo le mani in
vita alla Molly Weasley.
-
Hermione
non verrebbe mai.
-
Ma
tu si! Per favore, Ally! Ti prego, non ti chiederò
più di accompagnarmi, lo
giuro!
La
pregò
lei, congiungendo le mani e cominciando a muoversi impaziente sul
posto.
Allyson si ritrovò con le spalle al muro; sospirò
molto a lungo e poi,
voltandosi, le disse:
-
Quand'è
che sarebbe questa idiozia?
-
Sabato
sera!
-
Ci
penserò…
-
Ti
adoro!
La
mora rise, allontanandosi dall’amica e uscendo dal buco del
ritratto.Era seccata; le
piacevano le feste - quelle come Merlino comanda - ma in quel periodo
era
restia a partecipare a qualunque tipo di festeggiamento.
Erano
giorni che Ginny continuava a chiederglielo, ma lei la stroncava sempre
sul
nascere. Hermione aveva rifiutato immediatamente, senza smuoversi di
una
virgola, sinceramente contrariata. Ron, dopo qualche istante di
indecisione,
aveva stranamente accettato, mentre Harry, grazie ad una frecciatina da
parte
di Allyson sull'argomento “Ginny e Dean”, era stato
subito disponibile.
Era pomeriggio inoltrato e lei
si stava
dirigendo in biblioteca, con l’intenzione di discuterne con
Hermione, provando
a convincerla a cedere.
Quando,
però, raggiunse la meta, non vi trovò alcuna
traccia dell’amica. Decise
ugualmente di leggere qualcosa, giusto per ammazzare il tempo. Si
avvicinò ad
uno degli scaffali, sfiorandone i tomi presenti sulle mensole, indecisa
su cosa
prendere.
-
Avete
sentito del festino di sabato?
-
Si,
quello organizzato da Phelps e Miller, giusto?
-
Esatto!
Molti hanno già dato la loro adesione…
Dei
sussurri, provenienti da un tavolo vicino allo scaffale dove si
trovava,
attirarono la sua attenzione. Proseguì con la ricerca del
suo libro, restando
in ascolto di quelle voci, di cui scoprì i proprietari:
Pansy Parkinson (il Carlino),
Daphne Greengrass (l’Oca) e Millicent Blustroid (il
Bulldozer).
-
Anche
Draco, Theodore e Blaise ci andranno…li ho sentiti ieri, a
Incantesimi.
Buttò
lì la Blustroid, con la sua voce profonda, cercando di non
farsi scoprire da
Madama Prince.
-
Davvero?
Beh, allora ci andremo!
Aveva
mormorato la bionda, quasi eccitata.
-
Io
ho già pensato a cosa indossare! Farò cadere
Dracuccio ai miei piedi, ne sono
sicura!
A
quel
commento concitato del carlino, Allyson si trattenne dallo scoppiare a
ridere.
Se Malfoy sarebbe caduto ai piedi della Parkinson, lei
l’avrebbe fatto
innamorare perdutamente! Rise, incapace di trattenersi, tentando di
fare il
minimo rumore possibile e ignorando gli altri sussurri delle tre
Serpeverdi,
che si allontanavano sempre di più. In fondo,
però, quel commento l’aveva un
tantino seccata e non riusciva a comprenderne il motivo.
Ignorò quella
sensazione, ripetendosi che quello era un anno davvero strano, mentre
un pensiero si
faceva strada nella sua mente.
“Credo proprio che ci
andrò, a
quel festino!”
**
Alla
fine, a quel festino, ci era andata per davvero e perfino Hermione
aveva ceduto.
Non sapeva esattamente cosa aspettarsi; la Stanza delle
Necessità poteva essere
imprevedibile e sarebbe potuto rivelarsi il peggior festino clandestino
mai
organizzato nella storia di Hogwarts. Ma, in effetti, Phelps e Miller
erano due
Serpeverde incalliti del settimo anno e tutti i festini che portavano
la loro
firma erano sempre forti. Firewhiskey e Burrobirra a
volontà, incantesimi di
insonorizzazione e di protezione eseguiti ad una perfezione tale da far
invidia
persino ad Hermione Granger, in più, buona musica (babbana,
a dire la verità.
Molti se ne erano accorti che quei due facevano passare per
“magiche” le
canzoni che utilizzavano, ma solo per non andare in contro alla rivolta
della
maggior parte dei loro stessi compagni di casa). Era una festa in
maschera, per
la precisione. Tutti dovevano indossarne una, irriconoscibile anche al
proprio
migliore amico. Beh, si fa per dire.
Ginny
le aveva costrette ad agghindarsi nella maniera più
maniacale; sembrava fosse una
stilista in esaurimento per la prima della propria sfilata.
In
effetti, però, aveva fatto un bel lavoro, soprattutto con
Harry e Ron.Vederli
con indosso uno smoking era un’occasione più unica
che rara. Ne sembravano
quasi disgustati, ma non si erano lamentati più di tanto.
Sul viso, invece,
portavano una maschera nera a metà, identica per entrambi.
Ginevra
aveva indossato un vestito rosso fuoco con un corpetto a cuore e molto
corto
(suscitando le lamentele di Harry e Ron), tacchi 15 che le slanciavano
ulteriormente le sue gambe toniche e snelle e una maschera color oro
con taglio
trasversale e piume rossicce.
“Potrei
vomitare, schifosamente Grifondoro” l’avrebbe
definita un Serpeverde.
Hermione,
invece, aveva indossato un abito con il corpetto nero e la parte
inferiore
bianca, che cadeva morbida sulle sue cosce, lasciando scoperto una
buona parte
di pelle. Un paio di decolté 10, neri e lucidi, e infine una
maschera bianca, a
metà viso.
Allyson
era stata più restia nel dover indossare dei tacchi e un
vestito, ma fu
costretta a cedere. Ginny le aveva infilato (quasi con la forza, per
Merlino!)
un vestito corto (molto più corto del suo, diciamocelo,
avrebbe voluto
cruciarla!) e stretto nella parte superiore, con una scollatura che le
lasciava
scoperta completamente tutta la schiena, di un verde bottiglia
– “S’intona
perfettamente ai tuoi occhi, Ally!” erano state le testuali
parole della rossa
– e infine una maschera di un argento opaco, che le copriva
tre quarti del viso
lasciandole scoperte le labbra e parte della guancia sinistra.
**
La
musica assordante rimbombava ormai da quel che ad Allyson parvero ore.Era seduta su uno dei divanetti
rosso fuoco, posti agli angoli della stanza, e si rigirava un bicchiere
di
Firewhiskey tra le dita, ormai vuoto per metà.Si beava
di quell'angolo di pace e di alcool che aveva trovato, mentre guardava
il
centro della pista stracolmo di gente che ballava e si divertiva,
ognuno
nascosto dalle proprie maschere ed estraneo, per una volta, agli occhi
indagatori dei suoi coetanei.
Allyson
dovette ammettere che neanche questa volta la Stanza delle
Necessità li aveva
delusi. L’ambiente assomigliava molto ad una discoteca
babbana: uno spazio
ampio e ovale, nel mezzo troneggiava la postazione del
“DJ” (in quel caso,
si trattava di un apparecchio magico che
emanava la musica forte e alta, e che passava canzoni babbane. I generi
variavano molto, ma c'erano prettamente canzoni delle Sorelle
Stravagarie) e le luci ad
intermittenza, quasi accecanti – Per Salazar, accidenti se
non avevano
esagerato con quelle luci! - Phelps e Miller sembravano aver dato il
meglio di
sé stessi, anche con l’alcool! Firewhiskey di
ottima qualità, al parere di
Allyson.Lei
aveva perso i suoi amici dopo appena qualche minuto; non era riuscita
più a
ritrovarli. D’altronde, non si era avvicinata nemmeno per un
po' alla pista;
preferiva il whiskey, in quel momento.
Fu
allora che si accorse di un ragazzo poco distante da lei, il quale
sorseggiava
elegantemente qualcosa che, sotto quelle luci, assumeva un colore
rossastro.
Lui, forse, si sentì
osservato, perché alzò lo
sguardo su di lei.Allyson
notò che
il suo volto era coperto per metà da una maschera argentea,
lasciando la parte
inferiore del viso visibile. Era vestito elegantemente, con uno smoking
nero
dalla giacca aperta e la camicia leggermente sbottonata sul davanti.
Era
bello, elegante e terribilmente sicuro di sé. Gli
ricordò qualcuno, ma non vi
badò molto. Probabilmente, si disse, era il Whiskey.
Incurvando
le labbra in un ghigno, Allyson alzò il suo bicchiere, quasi
ad invitarlo a
brindare, e sorseggiò nuovamente.
Se
doveva divertirsi, tanto valeva farlo per bene!
Lui la
ricambiò, sia
nell'espressione che nel gesto. Passò qualche minuto,
circondati dal rumore
della musica, quando finalmente il ragazzo le si sedette accanto.
Allyson
avvertì il divanetto piegarsi sotto il suo peso e sul viso
le spuntò un
sorrisetto soddisfatto.
-
Perché
sei seduta qui, da sola, al posto di divertirti?
La
sua
voce era calda e invitante e le regalò una sensazione
familiare, ma in quel
momento quel particolare le era del tutto irrilevante, e lo
seppellì in qualche
angolino della mente. Le si era avvicinato, parlandole tra i capelli,
vicino
all'orecchio, per farsi capire.
Allyson
scolò il restante Firewhiskey che aveva nel suo bicchiere,
poggiandolo poi a
terra, in prossimità dei suoi piedi. Si accostò
al ragazzo, che sicuramente
doveva essere del settimo o del suo stesso anno, a giudicare dalla sua
incredibile altezza e dai modi di fare, e gli disse:
-
Lo
stesso motivo per cui tu sei qui, ora.
Lui
ridacchiò, per poi ghignare. Si alzò, porgendole
la mano. Si guardarono per
alcuni minuti e tutto attorno a loro parve rallentare.
Soppesò l'idea di
ballare con lui e, dopo qualche minuto, gli afferrò la mano,
alzandosi e
lasciandosi trascinare tra gli altri ragazzi. La musica era cambiata;
il suo
ritmo si era addolcito mentre le note di un pianoforte aleggiavano in
aria,
circondandoli.
Il
ragazzo le cinse la vita, avvicinandola a sé, mentre lei
unì le mani dietro il
suo collo. Lentamente, quasi incuranti della musica, cominciarono a
dondolarsi
lievemente, guardandosi con un intensità tale da far
arrossire entrambi,
segretamente. Allyson lo guardava; e più lo guardava,
più aveva l'impressione
di conoscerlo. Quella sicurezza familiare, il ghigno costante,
l'arroganza che
mostrava quasi involontariamente...
-
Chi
sei?
Gli
chiese, osservando le sue labbra incurvarsi in un mezzo sorrisetto.
-
Meglio
non saperlo.
-
Io,
invece, voglio sapere il tuo nome.
Rincarò
ancora, curiosa di sapere se lui avesse avuto il coraggio di rivelarsi.
Il
ragazzo rise, per poi prenderla in giro.
-
Sei
un po' troppo curiosa. Quasi impicciona, direi.
-
Impicciona?
Ti sembro una Tassorosso, idiota?
Ribatté,
con uno sguardo infuocato, mentre cominciava a giocare con una ciocca
dei suo
capelli, quelli corti, dietro la nuca.
“Cielo, è
così...”
- Bello?
“Non esageriamo! Non è poi
tanto male, ecco. E poi neanche lo conosco!”
- Tu credi?
Sentì
Black ghignare divertita, ma la sua attenzione era altrove, concentrata
sul
volto di colui con il quale danzava.
-
Il
vecchio orgoglio Grifondoro! - sentenziò il ragazzo,
ghignando ancora di più.
-
E la
tua idiozia serpentesca, a quanto pare! - ribatté lei. Le
serpi erano pur
sempre serpi.
-
Sta
calma, non dirmi che tutte le ragazze di quella casa sono mezzosangue
isteriche!
Allyson
gli lanciò un’occhiataccia, tirandogli alcuni
capelli con forza. Lui sussultò
leggermente, più per la sorpresa che per il dolore.
-
Ehi,
capisco la tua voglia di saltarmi addosso, ma così fa male.
-
Non
credi che con l’aggiunta di un po' di violenza, diventi il
tutto più
passionale?
Sbottò
lei in tutta risposta, con un sorrisetto soddisfatto. Il ragazzo
ghignò,
stringendola a sé con forza; le premette una mano dietro la
testa per poi avvicinare
i loro visi, mentre la sorpresa si delineava sul volto della mora.
-
Si,
lo credo. – disse, prima di avventarsi sulle labbra di lei,
che gli ricordarono
il gusto del cioccolato; così dolci e
“gustose”.
Allyson,
d’altro canto, aveva risposto al bacio, mentre il cervello le
si era spento
completamente. Le labbra di lui aveva un buon sapore, sapevano di menta. Quando si staccarono, al suo
sguardo compiaciuto, Ally si riprese rendendosi conto della persona che
aveva
appena baciato. Un Serpeverde, si disse.
E
fin
qui ci siamo.
Continuò
a guardarlo, standosene in silenzio. Cercando di afferrare quel
particolare di
lui che continuava a sfuggirle ma che, ne era certa, le avrebbe
rivelato chi si
nascondesse dietro quella maschera.
-
Non
baci così male, ragazzina.
-
Nemmeno
tu, serpe.
Il
ragazzo ghignò, posandole un lieve e casto bacio,
provocandole dei brividi
lungo la schiena.
-
Credo
che sia meglio andare. - e sciolse l'abbraccio che li legava,
allontanando le
braccia di lei dal suo collo.
-
No!
Aspetta, dimmi chi sei.
Esclamò
lei, sperando di cavargli qualche informazione. Ma lui
ghignò, accostandosi al
suo orecchio.
-
Guardati
un po' intorno, Reed.
Ed
Allyson si maledisse per non essersene accorta, per aver trascurato
particolari
così importanti di lui, per essere stata troppo presa dalle
sue labbra prima di
associare i suoi occhi a quella persona.
Perché,
in fondo, quegli occhi, se solo li avesse guardati davvero, li avrebbe
riconosciuti tra mille…
ANGOLO AUTRICE:
...Sesto capitolo! Puntuale anche questa settimana, dovrei essere fiera
di me stessa perchè nonostante la scuola mi carichi -
letteralmente- riesco anche a scrivere e a pubblicare! :3
Brava, brava Star u.u (?) Emh, ritorniamo a noi. Allora, festino
clandestino, bacio...Ally avrà molto su cui pensare questa
settimana :') Sinceramente, l'idea del festino non è che mi
entusiasmasse poi così tanto ma alla fine credo che ne sia
venuto fuori qualcosa di decente...spero. u.u
Beh, ho deciso di darvi una piccola anticipazione sul prossimo
capitolo! Mi sento generosa stasera (?)
Mh...vediamo: se vi dico "incubi" voi che cosa pensate?
Ora, come al solito un grazie va a quelli che leggono, inseriscono tra
seguite, preferite e ricordate e che recensiscono! Ringrazio tantissimo
e con tutto il cuore ognuno di voi.
Siete fantastici, vi adoro. <3
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che me lo facciate sapere
con una piccola recensione! ^_^
Alla prossima settima, allora :3
Hono
|
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Capitolo 8 *** Capitolo Sette: Nightmares ***
Capitolo 7
CAPITOLO
SETTE: NIGHTMARES
"
Un bambino che si è
scottato, ama il fuoco.
[Oscar Wilde]"
Ormai
il grigiore e la pioggia di Ottobre si erano impossessati del cielo,
mentre
l’autunno, secco e umido, si presentava agli occhi della
scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts. Settembre era passato più
velocemente di quanto
potessero immaginare e il mese successivo aveva prepotentemente preso
il suo
posto, con altrettanta rapidità. Erano già al 15
ottobre, per la precisione. La
stanchezza cominciava a fasi sentire, soprattutto a causa del carico di
compiti
che gli insegnanti assegnavano agli studenti più grandi.
Allyson,
in particolare, era molto più spossata e affaticata degli
altri suoi coetanei,
a causa delle notti insonni. Puntualmente, infatti, incubi strazianti e
terribilmente seccanti la costringevano a restare sveglia per buona
parte della
notte, permettendole di lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo solo
per
un’ora scarsa o giù di lì.
Quella
mattina, dopo aver dormito solo due ore, si era alzata tardi e
svogliatamente.
Di conseguenza aveva detto addio alla colazione e, in quel momento, si
ritrovava a correre in direzione dei sotterranei: se in un minimo di
tre minuti
non avesse varcato la soglia dell’aula di Pozioni, avrebbe
perso almeno 15
punti, il che la irritava non poco.
“Miseriaccia”
Imprecava
a tutto spiano, incurante del fatto che alcuni studenti le
ridacchiavano
dietro, consci dei suoi soliti ritardi. Allyson avvertiva la pesantezza
delle
palpebre, che avrebbero voluto chiudersi per permetterle di dormire
ancora
qualche ora, nel vano tentativo di recuperare il sonno perso negli
ultimi mesi.
Ma non poteva saltare quelle lezioni o, lo sapeva, si sarebbe ritrovata
indietro col programma in un batter d’occhio e l'ultima cosa
che le serviva era
altro tempo sui libri.
Aveva
imboccato l’entrata dei sotterranei, sospirando di sollievo,
ma continuando
ugualmente a correre, rapida. Quando fu a pochi metri dalla porta,
però, sentì
chiaramente le forze venirle meno. Si costrinse a fermarsi, respirando
affannosamente. Portando
una mano al
petto e tentando di tenere gli occhi ben aperti, provò a
muovere un passo, ma
si bloccò, oscillando pericolosamente. Avvertì la
testa che cominciava a
girarle, lo stomaco chiudersi improvvisamente ed una strana forza che
sembrava
attirarla verso il pavimento.
-
Devo
resistere, non posso…
Doveva
restare in piedi e, soprattutto, sveglia. Infilzò gli
incisivi nel labbro
inferiore, con forza, tagliandosi un po' la pelle e lasciando che
alcune gocce
di sangue le scorressero sul mento. Questo, però, non
sembrò ridestarla e le
palpebre continuarono a minacciare di volersi chiudere.
La
campana d’inizio delle lezioni trillò, chiara, ma
ad Allyson pareva
estremamente lontana, come se fosse unicamente un rumore di sottofondo,
mentre
lei si abbandonava al buio, cadendo su un lato e sbattendo con forza
sul
pavimento di roccia; ebbe la prontezza di riparare la testa con le
braccia, ma
non appena il suo corpo toccò il pavimento era
già completamente andata.
**
-
Ehy,
Malfoy, ma quella non è la Reed?
Theodore
indicò una ragazza distesa a terra, apparentemente svenuta,
a pochi metri da
loro. Mancavano dieci minuti alla fine della prima ora (che loro
avevano buca)
e si stavano dirigendo verso i sotterranei, poiché avevano
Pozioni con i
Tassorosso alla seconda.
Malfoy
si fermò, sbarrando gli occhi alla vista di Allyson a terra,
immobile, bianca e
con gli occhi serrati. La preoccupazione si delineò sul suo
volto, ma fu appena
un secondo, poi si ricompose assumendo la sua solita aria impassibile.
Scambiò
uno sguardo con Blaise e Theo, per poi raggiungerla con passo rapido ed
elegante.
Si
era
chinato su di lei, tentando di capire in quali condizioni si trovasse.
-
Respira
ancora.
-
Si
sarà addormentata, forse.
Mormorò
Blaise avvicinandosi di qualche passo, con aria leggermente
preoccupata. Il
biondo le scostò con una strana gentilezza i capelli dal
viso e notò delle
gocce di sangue, ormai secco, che spiccavano sul mento pallido e delle
occhiaie
marcate e violacee, le quali facevano bella mostra di sé
sotto i suoi occhi
chiusi.
-
Blà,
avvisiamo la McGranitt. Theo, portala da Madama Chips. –
esordì Malfoy, con un
tono che non ammetteva repliche. Nott alzò un sopracciglio
perplesso,
osservando Blaise prendere la cartella di Allyson, mettendosela in
spalla.
–
Perché
io?
Chiese
stranito. Il biondo lo fulminò con un’occhiata
gelida, e dopo un cenno con il
capo, si trascinò dietro Blaise. Theodore,
sbuffò, palesemente seccato; con dei
borbottii appena sussurrati sollevò Allyson da terra,
facilmente.
-
Pensavo
fosse più pesante, la sanguesporco.
Mormorò,
con un sorriso appena accennato, osservando la pallida ragazza che
teneva fra
la braccia. Si chiese il motivo dell’agitazione –
preoccupazione, più che altro
- che l’aveva colpito, subito dopo averla vista immobile e
bianca, simile ad un
cadavere.
“Chissà
perché Draco non ha
voluto portarla lui in infermeria”
S’incamminò,
con quegli interrogativi in testa, mentre cercava di velocizzare il
passo. La
teneva stretta, cercando di non farla cadere oppure, lo sapeva, Malfoy
l’avrebbe di sicuro cruciato e, beh, non solo lui.
Non
appena varcò la soglia dell’infermeria, la Chips
gli corse incontro,
preoccupata, mentre gli ordinava di distendere Allyson su uno dei
lettini.
-
L’abbiamo
trovata nei sotterranei, era già svenuta, o almeno credo che
sia svenuta perché
respira…non sappiamo cosa le sia accaduto.
L’infermiera
aveva annuito e, dopo una lunga occhiata alla ragazza, era sparita nel
suo
ufficio, ritornandone poi con alcune pozioni in mano. Le
poggiò sul ripiano
accanto al lettino, e poi passò una mano sulla fronte della
mora. Aveva
mormorato qualcosa, con un sospiro, e si rivolse a Nott.
-
Credo
che debba recuperare molte ore di sonno. Nulla di
grave, giovanotto. Torna in classe.
Esitò,
indeciso sul da farsi. Dischiuse le labbra, lanciando
un’occhiata alla ragazza,
e poi borbottò:
- Se non le dispiace, aspetterò che si svegli.
Madama
Chips sembrò molto contrariata, guardando il ragazzo sedersi
su una sedia
posta accanto al lettino su cui la giovane era distesa, come se fosse
esattamente a suo agio. Non comprese il motivo di quel gesto; avrebbe
potuto
benissimo lasciarla lì, ora più che “al
sicuro”, ma non gli andava di
“abbandonarla”.
-
Per
l’amor del cielo! Come sta, Madama Chips?
La
McGranitt, seguita da Draco e Blaise, varcò la soglia
dell’infermeria,
visibilmente preoccupata e spaventata. La Chips spiegò la
situazione, mentre un
sospiro di sollievo pervadeva l’anziana professoressa.
-
Per
fortuna non le è accaduto nulla di grave. – fece
un altro sospiro, per poi
rivolgersi ai tre ragazzi. – Bene, ora andiamo. Ha bisogno di
riposo; ripasserò
dopo le lezioni, per sapere come sta. – Concluse, in seguito,
rivolgendosi a
Madama Chips.
Quest’ultima
la rassicurò con un sorriso, quasi tirato, e poi raggiunse
il suo ufficio. La
professoressa, con un cenno gentile, invitò i tre Serpeverde
a lasciare la
stanza, mentre lei stessa usciva dal suo interno. Theo, dopo
un’ultima occhiata
ad Ally, si alzò raggiungendo i suoi amici. I primi a
lasciare l’infermeria
furono Zabini e Nott, mentre Malfoy si trattenne qualche minuto in
più.
Le
si
era avvicinato, apparentemente calmo. L’aveva osservata,
scostandole qualche
ciocca dal viso. Non capiva assolutamente cosa stava succedendo, dentro
di lui.
A quel festino si era lasciato andare un po' troppo; l’averla
baciata, seppur da
dietro una maschera, era stato un’enorme
sbaglio…ma lui non se ne pentiva.
Si
chinò, posandole un lieve bacio sulle labbra, per poi
rialzarsi di scatto,
come se si fosse appena scottato. Ma avvertì chiaramente la
voglia di rimpossessarsi di quelle labbra. Le desiderava anche se
poteva essere considerato sbagliato. Avrebbe voluto la
possibilità di poterle saggiare di nuovo, lentamente,
godendosi il momento senza pensare a nient'altro che a quelle labbra.
Perchè si, ogni volta che le sfiorava era come se ardesse
dall'interno, ma avrebbe voluto scottarsi all'infinito pur di sentirne
il sapore.
Scosse
la testa, scacciando via quei pensieri e imponendosi di ritornare in
sé. Le riserbò uno sguardo impassibile, in cui vi
si celava qualcosa di
gentile. Poi si voltò, si diresse verso la porta e
andò via lasciandosi alle spalle quelle labbra che avrebbe
baciato in ogni singolo secondo delle sue giornate.
**
-
Accidenti! E’ colpa mia…Se solo questa mattina
l’avessi costretta a restare a
letto…
Harry
posò una mano sulla spalla di Hermione, per poi mormorare:
-
Non
è colpa tua.
-
Lei
ha gli incubi, Harry. Ogni dannata notte, e dorme molto poco! Avrei
dovuto
immaginarlo che un giorno di questi sarebbe svenuta in corridoio!
La
riccia si passò una mano sul viso, alzandosi dalla sedia su
cui era seduta fino
ad un attimo prima. Ron la imitò, poco dopo; le
afferrò una mano – arrossendo
un po' – e la guidò fuori
dall’infermeria, rassicurandola. Ginny, rimasta in
silenzio, li aveva seguiti richiamando debolmente l’amico con
un “Andiamo,
lasciamola riposare, ne ha bisogno”.
L’occhialuto
annuì e dopo aver posato un dolce bacio sulla fronte
dell’amica, si voltò,
raggiungendo gli altri, non prima di aver salutato cordialmente Madama
Chips
nel suo ufficio.
Proprio
sull’uscio dell’infermeria si costrinse a fermarsi,
trovandosi davanti ad una
strana situazione: Zabini stava restituendo ad Hermione la borsa di
Allyson,
mentre Theodore – che di solito era molto poco loquace con
loro – parlava con
voce sommessa.
-
L’abbiamo trovata in corridoio e l’ho portata qui
mentre Blaise e Draco
andavano a chiamare la vecchia megera. – fece, lasciando
basiti tutti i grifoni
davanti a lui.
-
Sul
serio?
-
Sei
sorda, piattola? Non mi piace ripetere le cose, e comunque si,
l’abbiamo trovata
e portata qui!
Sbottò,
si passò nervosamente una mano nei capelli neri e corti,
mentre i suoi occhi
scuri fissavano Allyson da sopra la spalla di Harry, ancora davanti
all’entrata
dell’infermeria.
-
Come
sta? – chiese Blaise, dopo aver lanciato una breve occhiata a
Theo.
-
Dorme. Non si è ancora svegliata.
Gli
rispose Harry, dopo aver incrociato le braccia al petto, stroncando
ogni
possibile altra risposta da parte degli amici.
-
Va
bene. Andiamo, Theo. – Esalò Blaise, impassibile,
scrollando l’amico con una
mano. Nott parve ridestarsi solo in quel momento. Si voltò e
cominciò ad
allontanarsi, assorto.
-
Grazie, comunque.
Era
stata Hermione a parlare, guardando Blaise con sincera gratitudine. Gli
occhi
cobalto del bruno la fissarono per qualche istante. Fece spallucce,
subito
dopo, e con un cenno di saluto li lasciò anche lui,
raggiungendo con rapidità
l’amico.
-
Non
credevo che potessero fare una cosa del genere, quei tre. –
iniziò Ginny,
sorpresa, mentre Harry richiudeva la porta della stanza dietro di lui.
-
La
McGranitt ce lo aveva detto che erano stati loro a trovarla, ma non ci
credevamo davvero… – fece una pausa, tirandosi su
gli occhiali con un gesto
usuale. – Avete visto Nott? Sembrava davvero preoccupato. Chi
l’avrebbe mai
detto.
-
Preoccupato non credo. Forse nervoso per qualcos’altro.
Comunque andiamo nelle
cucine! Saltare la cena mi ha fatto venire il doppio della fame.
**
La
fioca luce solare filtrava dalle finestre, finendo direttamente sul
viso di
Allyson, placidamente addormentata e stesa su un lettino
dell’infermeria. Aveva
avuto un solo incubo, ma fortunatamente erano durato molto poco,
permettendole
di dormire per tutte quelle ore.
Aprì
gli occhi qualche minuto più tardi, sbattendo più
volte le palpebre per
abituarsi alla luce presente. Si alzò con il busto,
portandosi una mano sulla
fronte e guardandosi intorno, confusa.
-
Buongiorno cara! Come ti senti?
Madama
Chips era appena uscita dal suo ufficio, sorridendole, mentre Allyson
tossicchiava.
-
Bene. Stranamente riposata.
-
Mal
di testa? Nausea? Ti fa male qualcosa?
La
ragazza ridacchiò, accendendo i suoi occhi verdi e scuotendo
la testa.
-
Mi
sento una meraviglia!
-
Bene! Ecco, prendi. Questa è una pozione contro
l’insonnia; qualche goccia
basterà a farti dormire per almeno otto ore. Prendila ogni
sera, prima di
addormentarti.
-
La
ringrazio. – fece Allyson, sorridendo, e afferrando con
gentilezza la boccetta
che l’infermiera le porgeva. Non fece in tempo nemmeno a dire
altro, poiché
dalla porta dell’infermeria sbucarono Harry, Hermione e Ron.
Le sorrisero,
raggiungendola raggianti, per poi stritolarla in un abbraccio.
-
Non
farci più preoccupare così tanto!
Allyson
sogghignò. - Va bene, ragazzi, scusate.
-
Tranquilla, Ally – esclamò Harry baciandole il
capo con fare fraterno.
-
Ora
andiamo! Oggi c’è la gita ad Hogsmeade, giusto?
Chiese
lei, divertita, mentre scendeva dal lettino e si stiracchiava, ridendo
con i
suoi migliori amici.
**
Il
vento sferzava le guance di Allyson, mentre passeggiava con gli altri
verso
Hogsmeade. Gli alberi erano ormai quasi completamente spogli, e le
ultime
foglie superstiti cercavano di resistere, aggrappandosi alle ultime
forze
rimestategli.
La
mora cercava di prestare attenzione ai racconti dei suoi migliori
amici, ma la
cosa gli sembrava assurdamente irreale. - Dai ragazzi, è
impossibile che Nott
mi abbia portata in infermeria sotto richiesta di Malfoy!
-
Ti
giuro che è così, Ally! - confermò
Ron, mentre gli altri due annuivano.
-
E
Zabini è venuto a restituirti la borsa. - aggiunse Hermione,
che evidentemente
ci teneva a volerla ben informare dell'azione benigna delle serpi.
-
Sì,
non prima di avermi derubato dei galeoni! - ribatté Allyson,
provocando
l'ilarità dei due ragazzi. Quando tornò seria,
elaborò le informazioni con
calma, cercando di mettere da parte lo scetticismo.
-
Sul
serio... Sul serio Malfoy mi ha fatta portare in infermeria? Insomma
è...
assurdo!
-
Chiedilo direttamente a lui, se non ci credi. - propose Ron, indicando
con un
cenno le tre serpi che, guarda caso, erano Malfoy, Nott e Zabini,
mentre
parlavano davanti ai tre manici di scopa.
Beh...
a dire il vero erano Malfoy e Zabini che parlavano, mentre Nott, come
suo
solito, si limitava ad annuire di tanto in tanto, per poi uscirsene con
qualche
sua solita idiozia.
Draco,
come se si fosse sentito osservato, alzò lo sguardo su di
loro, incontrando gli
occhi verdi e intensi di Allyson.
-
Ehm... sì, vado. - borbottò lei, improvvisamente
imbarazzata all'idea di
avvicinarsi alla serpe. Si ricompose alla svelta e, sotto gli sguardi
divertiti
degli amici, si affrettò con quest'ultimi a raggiungere
l'ingresso dei Tre
Manici di Scopa.
Hermione
le toccò una spalla, incoraggiante.
-
A
dopo, Ally! - ed entrò con gli altri due nel locale. Si era
fermata a qualche
passo dai tre, incerta su quel che stava per dire o fare.
-
Reed, qual buon vento ti porta qui? – le chiese con
tranquillità e divertimento
Blaise, osservandola.
-
Ecco, volevo parlarvi. – Rispose, esitando, mentre evitava
volontariamente lo sguardo
di Draco. Dopo quel bacio, cercava di sorvegliarlo a debita distanza,
anche se
spesso e volentieri si ritrovavano vicini a litigare.
-
Beh,
che aspetti?
La
mora fece un gran sospiro, mentre un piccolo ghigno le spuntava sulle
labbra
leggermente carnose.
-
Perché non mi avete lasciata lì a marcire in
corridoio?
Sembrarono
spiazzati da quella domanda, ma non lo mostrarono. Il biondo
alzò un
sopracciglio, sogghignò e poi esalò
-
Nemmeno a ringraziare, Reed? – Lei sbuffò, fece un
gesto sbrigativo della mano,
e lo interruppe prima che potesse aggiungere altro – Questo
è sottinteso. Cioè,
quello che più mi sorprende è il fatto che voi,
non mentite, non l’avreste
fatto per chiunque. Se aveste trovato distesa a terra la Brown, ad
esempio,
sono sicura che non vi sareste nemmeno presi la briga di avvisare
qualcuno.
-
Reed, non siamo così subdoli! Certo che l’avremmo
aiutata! – esclamò
teatralmente Nott, provocando i sogghigni dei suoi amici.
-
Piantala, Nott.
-
Anche se fosse?
Le
chiese con aria di sfida il bruno, divertito ulteriormente per la piega
che
stava prendendo quella conversazione. Ciò che la Reed gli
stava dicendo era
assolutamente vero, ma non l’avrebbero ammesso
così facilmente.
-
Beh,
vorrei solo capirne il motivo.
-
Stai
perdendo tempo. L’abbiamo fatto perché ci andava,
punto.
-
Ma…
- Cominciò Allyson, sospettosa, per poi essere interrotta da
Theo – Reed, su,
non fare tanto l’esagerata. Sei viva e vegeta, non lamentarti!
Allyson
sbuffò, stringendo le braccia sotto il seno, e riserbandogli
un’occhiata
eloquente.
-
Andiamo dentro, ho una sete!
Disse
Zabini, scompigliando velocemente i capelli alla ragazza, per poi
trascinarsi
dietro Theodore, all’interno dei Tre Manici Di Scopa. Allyson
era esterrefatta,
ma si riprese subito dopo, guardando finalmente Draco negli occhi.
-
Perché? – sussurrò, dopo qualche
istante passato a scrutarsi.
-
Reed, non rompere. Piuttosto, non ho ancora sentito i tuoi
ringraziamenti.
-
Non
sono importanti, Malfoy.
Esclamò
lei, mettendo su un broncio infantile e guardando altrove. Quando
Malfoy parlò,
lei ebbe l'impressione che il suo tono fosse meno sarcastico del solito.
-
Certo che lo sono.
Quando
si girò verso di lui, sbigottita, il biondo era
già sparito all'interno del
locale.
L'ANGOLO DI HONO:
*rullo di tamburi* e
anche il settimo capitolo è stato pubblicato in orario!
*applaude da sola* Ho anche cambiato nick, che ve ne pare? :3
Decisamente, credo che Hono sia più adatto. Non so, mi piace
di più, sembra più "professionale" (?) *si
schiarisce la gola* bene, tralasciando i miei scleri ecco qui il nuovo
capitolo! Allyson che sviene in corridoio e le tre serpi che si
"preoccupano" un pò sono troppo aw :') Comunque, cosa ne
pensate? Vi piace? Io credo che sia decente, ne sono abbastanza
soddisfatta ma devo sapere ciò che pensate voi, che
è la cosa più importante! Dunque,
ringrazio ogni singola persona che si ferma e occupa un pò
del suo tempo per leggere la mia storia. Un grazie a coloro che la
inseriscono nelle seguite, nelle ricordate e nelle
preferite. Un grazie a chi recensisce ogni mio capitolo. Siete
davvero unici e fantastici, vi adoro!Un grazie particolare va a Juuri
che sopporta me e i miei scleri e recensisce ogni volta. Ti voglio
bene, sul serio <3
Con questo finisco u.u Fatemi sapere cosa pensate del capitolo oppure
della storia in generale con una recensione, anche piccola, mi farebbe
piacere davvero taaaanto!
Alla prossima settimana, quindi!
Hono
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Capitolo 9 *** Capitolo Otto: Flashback ***
Capitolo 8
Allyson:
*si schiarisce la gola* L'autrice (?) mi ha chiesto di avvertirvi che
questo capitolo farà leggermente schifo. Beh, come tutti gli
altri, in
effetti. In più, ci tiene a dirvi che durante la lettura del
seguente schifo è consigliato l'ascolto di una bella
canzoncina triste, un qualcosa che vi faccia ricordare un amore finito
bruscamente e che dopo del tempo si è chiarito, in qualche
modo. Ah, (questo che sto per dirvi parte direttamente dalla
sottoscritta)potreste farmi il piacere di non criticarla troppo (io non
ho problemi, sappiatelo) ma dovrei sopportare per giorni e giorni i
suoi scleri, come se non fosse già abbastanza quel che devo
subire a causa della sua mente malata -.-'
*la prende per le un braccio* Bene, vedo
che avete conosciuto questa qui! *la guarda male* Le ho solo detto di
presentare il capitolo e di avvertirvi che probabilmente questo non
è che sia uscito proprio decente come gli altri e che
è consigliata una canzone di sottofondo che vi ricordi di un
amore finito in modo brusco e lapidario, ma che dopo del tempo questo
rapporto si è "aggiustato" nel migliore dei modi possibili C:
Allyson: E io che ho detto?
*alza gli occhi al cielo*
Scusatela ancora! *la guarda
male* Vi lascio al capitolo, buona lettura! ^_^
CAPITOLO OTTO: FLASHBACK
“Il cuore ha le
sue ragioni che la ragione non può comprendere.“
[William
Shakespeare]”
Aveva
cercato in tutti i modi di non pensarci. L’aveva sepolto nei
meandri più celati
della sua anima, fingendo che quella ferita fosse stata risanata dal
tempo. In
realtà, quella ferita era ancora lì, e
l’opprimeva con la sua sola presenza.
Uno squarcio nel petto che le dilaniava ogni fibra del suo essere.
La
sua
finzione non era durata nemmeno un’istante e il solo
riascoltare quella voce dopo
così tanto tempo, dopo
un addio così sofferente, troppo frettoloso e totalmente
insensato, non riuscì
a placare la vergogna, il dolore e il senso di colpa che la pervasero
quasi
come se fosse perfettamente normale.
Goti
arrossate, labbra martoriate e occhi – scuri, di un verde
solido, in cui
timore, tristezza e disagio erano ben visibili, quasi come se fossero
stati impressi
a fuoco – velati di lacrime che premevano per potersi
liberare.
Si
contorceva le mani dal nervosismo con lo sguardo vacuo e la mente
immersa in
quei ricordi intrisi di nostalgia. Era una codarda, lo aveva
perfettamente
ammesso.
Era
entrata Ai Tre Manici di Scopa, dopo la breve chiacchierata con quelle
serpi.
Si era subito bloccata sulla soglia, mentre avvertiva improvvisamente
le sue
gambe cedere sotto il peso del suo sguardo, quando incrociò
quello di lui e udì
la sua voce.
Rimasta
immobile a fissare i due Weasley – perfettamente identici tra
di loro –aveva
abbassato lo sguardo, poi si era voltata correndo via di lì,
sotto le
espressioni esterrefatte dei suoi amici e quelle interdette e
– quasi -
indifferenti delle tre serpi.
Allyson
aveva corso fino a raggiungere il limitare di Hogsmeade, rannicchiata
accanto ad un albero e seduta
sul gelido terriccio, ricoperto qua e là dalla neve fredda
che, in quel
periodo, aveva cominciato lentamente a cadere dal cielo.
Assorta,
si stringeva le gambe al petto, sempre di più, incurante
dell’aria fredda che
l’avvolgeva. E ricordò tutto: gli occhi limpidi e
azzurri, il sorriso sghembo,
i capelli spettinati e rossi – Weasley, naturalmente
– e il suo fare
maledettamente malandrino.
Un
sorriso, seppur piccolo, le increspò le labbra a quella
definizione. Fred e
George Weasley, erano i Malandrini per antonomasia, perfettamente degni
di quel
titolo che moltissimi anni prima era sempre stato attribuito a Felpato,
Ramoso
e Lunastorta.
Nascose
il suo viso, poggiando la fronte sulle ginocchia e tirando un grosso
sospiro.
Era stata un’ignobile stronza con lui e aveva paura che
potesse…rifiutarla? No,
non l’aveva mai fatto e non l’avrebbe mai fatto.La sua più grande
paura era quella di averlo deluso.
Serrò
i denti, abbassando lentamente le palpebre e lasciandosi sfuggire
un’unica
lacrima ribelle, mentre i ricordi le affioravano, sempre di
più, invadendole il
cervello, già troppo occupato a risolvere altri problemi.
- Reed, ti sei appena
Materializzata?
Deglutì imprecando mentalmente
mentre si mordicchiava il labbro inferiore. E ora? Era appena tornata
da una
delle missioni che Colui-che-non-deve-essere-nominato le aveva affidato
e si era procurata una ferita
abbastanza notevole all’altezza del fianco sinistro.
Si era Materializzata - subito
dopo aver portato a termine la missione e aver fatto rapporto a
Voldemort –
al numero 12 di Grimmould Place, sede dell’Ordine della
Fenice, seguendo il
piano escogitato da Silente per lei. Sarebbe dovuta andare dritta da
Sirius,
per raccontargli di ciò che era riuscita a scoprire e,
ovviamente, già che
c’era si sarebbe fatta medicare quel brutto taglio.
Ma un inconveniente le si era
presentato non appena aveva messo piede nella vecchia dimora dei Black.
- Io? Fred, ma cosa diavolo
stai dicendo? Sai che non pos –s’interruppe,
emettendo un gridolino sorpreso,
non appena il gemello le era apparso davanti. – Vuoi forse
attentare alla mia
vita?
- Ci ho pensato, Ally, ma poi
mi sono chiesto come avremo fatto senza la tua geniale
abilità di lanciare la pluffa.
Fece lui, con un sorriso
sghembo, incrociando le braccia al petto e utilizzando un tono
palesemente
ironico. La ragazza sbuffò, quasi divertita, cercando di
stringersi nella felpa
per ignorare quel bruciore che il taglio – bendato alla
bell’è meglio – le
procurava.
Il rosso alzò un sopracciglio
perplesso, osservando l’intera figura di Allyson.
- Siamo in pieno agosto e tu
hai quella cosa addosso…non dirmi che hai freddo?
- S-si!
- Certo, Ally, ed io sono
Godric!
La ragazza gli lanciò uno
sguardo d’ammonimento, riducendo gli occhi in due fessure. Si
voltò, indignata,
dicendogli:
- Piantala! Se non ti dispiace,
andrei a dormire! – Ma subito dopo aver avvertito il braccio
del ragazzo
intorno alla sua vita, che continuava a beffarsi di lei in modo
giocoso, si
costrinse a reprimere un urlo sofferente, limitandosi ad un gemito
soffocato.
Il rosso l’aveva guardata,
continuando a fare del sarcasmo e a prenderla in giro, come spesso
accadeva, ma
poi il suo sguardo era caduto sul proprio braccio ricoperto da una
striscia di
sangue non suo.
- Reed, sei ferita!
- Ma che perspicacia! – sibilò
lei, brusca, cercando un modo di sfuggirgli.
Fred non si era mai preoccupato
– sul serio - per nessuno che non fosse George e anche quella
volta non si
inquietò più di tanto; invece,
concentrò la sua attenzione sul nervosismo
insensato della ragazza.
La situazione era strana e lui
non ci capiva nulla.
- Fa ved… - ma la mora lo
interruppe sul nascere – Come se tu ci capissi qualcosa,
Weasley! Torna a
dormire, piuttosto che darmi fastidio!
Lei s’incamminò verso la
cucina, seguita da un curioso e per nulla preoccupato – o
meglio, credeva di non esserlo –
Weasley.
- Vattene via!
- E se io non volessi?
Ad Ally scappò un gemito e si
costrinse a fermarsi, con espressione sofferente. Doveva andare da
Sirius e non
doveva farsi scoprire da Fred e da gli altri.
Pregò Merlino per ricevere un
piccolo aiuto – magari un colpo fulmineo di sonno da parte di
Fred – ma,
evidentemente, Merlino ce l’aveva con lei.
Il rosso, dopo altre parole
sarcastiche
e divertite, le sfilò con forza la felpa. Lei nascondeva il
braccio sinistro
dietro la schiena, deglutendo, mentre Fred indugiava con lo sguardo sul
suo
taglio – assai evidente grazie alla leggera canotta bianca
che indossava – per
poi passare sul suo viso.
- Come diavolo hai fatto?
Abbassò il volto lei, fissando il
pavimento, conscia che presto sarebbe svenuta se qualcuno non le avesse
fermato
il sangue all’istante. Si sentì debole
più di prima mentre il respiro
cominciava a farsi pesante.
Scattò, lui, afferrandole il
braccio sinistro e portandolo ben in vista. Lo girò ed Ally
fece appena in
tempo a notare la sua espressione esterrefatta, poiché
Sirius era intervenuto e
lei poté tirare un sospiro di sollievo.
Si
mordicchiò il labbro inferiore, con forza, cercando di farlo
sanguinare per
impedire al suo cervello di elaborare altri ricordi, ma questi le si
imponevano
prepotentemente davanti agli occhi, come se fossero delle scene di un
film.
- FRED PIANTALA!
- Solo se ammetti di avere
davanti il ragazzo più bello e affascinante per cui ti sei
mai presa una
sbandata!
- Non mi sono presa una
sbandata per te!
- No, scusa, infatti tu sei
solo innamorata perdutamente del sottoscritto!
Allyson era riuscita a liberarsi
dalle dita agili del ragazzo, intente a farle il solletico, per poi
tirargli un
pugno violento sul petto. Fred cadde all’indietro, finendo
con il sedere a
terra mentre la ragazza ghignava con soddisfazione.
Ora lo sovrastava in altezza e
lo guardava dall’alto, sogghignando.
- Non farmi ridere, Fred! Non
mi innamorerei mai di uno come te!
- Si accettano scommesse!
Esclamò George divertito,
mentre provocava l’ilarità dei presenti.
- Scommetto dieci falci che tu
mi bacerai dopo nemmeno un’ora!
- Ci vai giù pesante
fratellino!
Altre risa divertite, mentre
Fred si alzava, superandola di almeno dieci centimetri. Lei si
costrinse ad
alzare leggermente il capo e con uno sguardo da fiera grifona quale
era,
strinse la mano che il rosso le porgeva.
- Venti, Weasley, e sarai tu a
baciarmi dopo nemmeno un’ora!
Sorrise,
più apertamente; quella volta avevano ceduto entrambi dopo
nemmeno dieci
minuti, cosa che aveva scatenato i sentimenti che provava per lui.
- Stupido idiota, egocentrico e
pieno di sé! Il tuo ego è più grande
del tuo cervello, sei stronzo e
terribilmente fastidioso…Ma sei anche fottutamente geniale e
così
diabolicamente adorabile e ti amo stupido idiota, sul serio, ma
ciò non toglie
che sei così irritante da superare…
- Ripetilo ancora!
Lei sbuffò, alzando gli
occhi
al cielo, mentre si sistemò meglio sulle sue gambe. Sono
nella Sala Comune
completamente deserta, alle due di notte, a causa
dell’improvvisa insonnia che
aveva colpito – stranamente – entrambi.
- Stupido idiota...
- No, dopo!
- Sei stronzo e terribilmente
fastidioso?
- No, intendevo quella parte in
cui decanti le mia genialità e il tuo amore sconfinato per
me!
Allyson sbuffò ancora,
arrossendo leggermente e schiarendosi la gola.
- Sei fottutamente geniale e
così diabolicamente adorabile…e…
- E quindi? Su ora arriva la
parte migliore!
La incitò divertito, con il suo
solito sorriso sghembo.
- Stupido idiota?
Lui sorrise ancora, baciandola
subito dopo e stringendola a sé con sicurezza. Continuano a
baciarsi e poi si
staccano, ricercando ossigeno
- Ti amo, Weasley. Non sei
tanto male in fondo.
Sussurrò lei affondando il viso
in fiamme nell’incavo del suo collo, provocando le risate e
gli altri
baci di lui.
- Lo so, tutti mi amano.
- Idiota.
Assunse un broncio, incrociando
le braccia e guardandolo truce. Lui sbuffò e poi con malizia
le sussurrò
qualcosa all’orecchio, per poi mormorarle un “ti
amo anche io, Reed” sulle
labbra prima di essere travolto letteralmente dalle sue, di labbra.
S’incupì,
subito dopo. Erano stati i cinque mesi più intensi della sua
breve vita; si erano
amati e lui conosceva tutto di lei – anche della sua
posizione all’Ordine - ma
nonostante ciò Ally l’aveva lasciato subito prima
di partire e in una maniera
del tutto sbagliata.
Si
era
pentita per giorni; si era insultata, aveva maledetto sé
stessa ogni singolo
giorno e sapeva che presto avrebbe dovuto rincontrarlo. Trattenne a
stento un
singhiozzo, ma non poteva piangere per cui non lo fece, si trattenne,
come
sempre in fondo.
- Fred, ti amo, ok? Non dimenticarlo.
E lo baciò con tutta la
passione che aveva in corpo, trattenendo a stento le lacrime.
- Lo so.
Lei gli sorrise, deglutendo,
per poi rivolgersi al gemello accanto a lui. Abbracciò
George con forza, mentre
lui – sorprendentemente – la stringeva a sua volta.
- Ti voglio bene.
Si schiarì la gola, parlando ad
entrambi
- Fate tutte le pazzie che
volete, non ascoltate Hermione. Inventate e vendete le vostre
genialità e beh,
divertitevi con tutte le ragazze che volete!
Uno sguardo eloquente al suo
–
ormai ex – ragazzo. Si voltò, poi, abbassando il
capo.
- Ally!
Si girò, di nuovo, e lo
guardò
facendo vacillare le sue lacrime, le quali, caddero lentamente.
- Ti amo.
Glielo sussurrò all’orecchio,
dopo averla stretta in un abbraccio possessivo. L’ennesimo
bacio, ma questa
volta, l’ultimo sul serio e poi si guardarono a lungo.
Lei sorrise, salutò nuovamente
George e poi si
affrettò a raggiungere Silente, che l’aspettava
nella Sala D’Ingresso, asciugandosi
completamente le lacrime,mentre
Hogwarts cominciava placidamente a svegliarsi ignara di ciò
che Allyson avrebbe dovuto affrontare in seguito.
Sobbalzò,
improvvisamente, non appena avvertì lo scricchiolare della
ghiaia che si
frantumava, sotto il peso di qualcuno che
le si era appena seduto accanto. Un piccolo rumore secco e poi il
silenzio più
totale.
Ally
alzò il capo, guardando alla sua destra e fissando il
ragazzo che osservava
pensieroso il cielo. Lei, con gli occhi, seguì i tratti del
suo viso allungati
e armoniosi, i suoi capelli spettinati e rossi – rosso
Weasley, chiariamoci – e
infine i suoi occhi azzurri.
Le
era
mancato, e lei ne era consapevole.
-
Ally, devo dedurre che la tua fuga sia stata causata dalla mia bellezza
troppo
accecante, non è così?
Le
sorrise sfacciato – il suo sorriso, sghembo ma perfettamente
nel suo stile –
mostrandole la sua fila di denti bianchi.
-
Sono
scappata dal tuo ego sproporzionato, cretino.
Borbottò
lei, distogliendo lo sguardo e affondando ancora di più il
viso tra le proprie
braccia.
-
Vedo
che il tuo sarcasmo è leggermente migliorato, ne sono fiero!
La
mora mugugnò qualcosa in risposta, facendo violenza su
sé stessa per evitare di
correre fra le sue braccia. Ma oltre a sentirsi in colpa e a disagio
era anche
confusa.
Da
una
parte c’era Fred; sentiva di amarlo – certo, non
come prima probabilmente – ma
il sentimento era così evidente che lei faceva fatica a
contenerlo.
E
dall'altra…un viso familiare prese forma nella sua mente e
lei spalancò gli
occhi, sorpresa e infastidita.
“Sempre
in mezzo al cavolo, il furetto!”
- Beh, credo sia logico. Ne sei
attratta ed è norma-
“Sta zitta!”
-
Fred… - cominciò lei, con fare esitante. Lui le
sorrise, in modo più dolce, e
lei non poté fare a meno di buttarcisi contro, affondando il
capo sul suo petto
mentre lui ridacchiava, attirandola maggiormente a sé.
-
Scusami, scusami! Mi sei mancato così tanto, io…
-
Lo
so. Non c’è bisogno di alcuna spiegazione, su
questo punto. – fece una pausa,
per poi mormorare, guardando altrove - Mi sei mancata tanto anche tu.
Lei
annuì, mentre si ricomponevano sorridendosi. Si
allontanarono con lui che
faceva aderire la schiena di lei al suo petto, tenendola per la vita e
poggiando il capo sull'albero dietro di loro.
Allyson
si era subito rilassata a quel tocco, abbandonando la testa sulla sua
spalla e
accucciandosi contro di lui.
-
Come
vanno le cose?
-
Intendi con il…
-
Mh.
Ally
sospirò, chiudendo gli occhi e lasciando che le parole
affluissero dalla sua
bocca da sole. Gli raccontò tutto, al sicuro tra le sue
braccia, la mente
sgombra di qualsiasi problema, in apparenza.
-
Wow.
Tu-sai-chi si da proprio da fare – lo disse con voce piatta,
contenente una
scintilla di rabbia, qualche istante dopo che Ally ebbe finito il suo
racconto.
Lei
ridacchiò, voltandosi verso di lui. Poggiò
entrambe le ginocchia a terra,
guardandolo dritto negli occhi. Pose le mani sulle sue spalle e gli si
avvicinò, baciandolo dolcemente sulle labbra.
C’era
qualcosa di diverso, decisamente, ma a nessuno dei due parve importare.
-
Ti
amo ancora, dopotutto. – fece una pausa, abbassando lo
sguardo, colpevole. –
Ma… - lui la interruppe posandole un altro bacio casto sulle
sue labbra
morbide, non facendole neanche iniziare la frase.
-
Ti
amo anche io, dopotutto. Ma…beh, queste due lettere
complicano le cose.
-
Scusa, sul serio, non riesco nemmeno a capire se sono attratta davvero
da
un’altra persona che non sia tu. Il fatto è che
non ci capisco nulla.
Arrossì,
mordicchiandosi le labbra, e dandosi della stupida per ciò
che aveva appena
detto. Stupido cervello!
Lui
rise, divertito, le scompigliò i capelli e la
baciò ancora castamente.
-
Non
devi giustificarti proprio con me. Anche io credo di essere attratto da
qualcuna, sai, ma non ci capisco nulla nemmeno io.
Allyson lo strinse
nuovamente, lo baciò di nuovo
innocentemente – un ennesimo,
semplice e lungo, ma pur sempre ben gradito, contatto di labbra
– e sorrise.
-
Andiamo, gli altri ci aspettano.
Lei
annuì osservandolo issarsi e porgerle una mano, sorridendo
con sfacciataggine
mentre la prendeva in giro.
L'accettò,
alzandosi anche lei e lasciandosi guidare dal rosso, con le loro mani
ancora
intrecciate, rispondendogli per le rime, tutto come al solito.
Non
sapevano esattamente come sarebbero finiti. Probabilmente, la loro
storia si
era conclusa nel momento in cui Ally era andata via –
lasciandolo, in comune
accordo – ma in quel momento si godettero l'istante,
semplicemente, come se
nulla fosse accaduto.
L'ANGOLO DI HONO:
Allyson: *comincia a lanciarle
dei pomodori* Fai schifo!
Piantala, dannazione! * prende la bacchetta e fa Evanescere i pomodori,
poi guarda male la Reed. * Avete fatto conoscenza con la Reed -_- E'
irritante, vi avverto. v.v Ma non parliamo di lei che è
inutile! :3
Ottavo Capitolo, che ve ne pare? *si schiarisce la gola imbarazzata*
Avrei moooolto da dire su questo capitolo ma non voglio dilungarmi
più di tanto per non diventare noiosa. Affrontiamo una cosa
per volta! Allora, Ally e Fred insieme. Ally è lei,
decisamente. Fred (spero che ci abbia azzeccato almeno un tantino
però) è OOC. I gemelli sono due dei personaggi
più difficili su cui scrivere; infatti ho trovato molte
difficoltà nel descrivere alcune scene "romantiche"
perchè, diciamocelo, Fred e George si sono sempre completati
da soli e, in qualche modo, "dividerli" non è mai un buon
esperimento. Non so se riesco a farmi capire >_> I miei
discorsi sono decisamente contorti ma spero riusciate a comprendere
cosa intendo. Spero che Fred si avvicini almeno un pochino
all'originale, anche se sicuramente non è così.
Avrei potuto scegliere anche qualcun altro ma io stravedo per quei due
(li adoro ç_ç) e, poi, quando mi sono immaginata
Allyson e Fred assieme non ho potuto fare a meno di scrivere su loro
due. Non so nemmeno come e perchè, so solo che ho pensato
che fosse un'idea perfetta, il cosiddetto "lampo di genio", anche se
poi non sono così sicura del risultato. Non mi ritengo una
scrittrice, anzi, definirmi in questo modo sarebbe un insulto alla
genialità di Tolkien (?) però non credo
di far così schifo e a questa long ci sono davvero
affezionata (beh, come tutto ciò che riguarda HP, ovviamente
xD). Allyson per me è qualcosa di importante, prendetemi per
stupida, ma grazie al suo personaggio mi sento meglio e le voglio bene
anche se può sembrare il contrario :') (?)
Allyson: La cosa non è assolutamente reciproca ^-^
*la ignora* Ora che ho finito con il mio sclero...
Ally: Era ora!
*le lancia un'occhiataccia, poi sorride al pubblico (?)*
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che recensiscono, seguono,
inseriscono tra preferite, seguite e ricordate la mia storia! Non
smetterò mai di ringraziarvi e di dirvi che siete fantastici
<3
Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una
piccolissima recensione, mi farebbe davvero piacere ^_^
Saluta Ally, non essere timida C:
Allyson: Ci si vede al prossimo capitolo! *sbuffa* ma guarda un po' mi
tocca fare anche i saluti per quest'idiota .-.
*la ignora* A preeesto ^_^
Hono & Ally vi salutano!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo Nove: Curses and Suspects ***
Capitolo 9
CAPITOLO
NOVE:
CURSES AND SUSPECTS
“Due persone
che si guardano negli occhi non vedono i loro occhi, ma i loro
sguardi.
Robert Bresson”
-
Fred, se vuoi puoi raccontare di…emh…tu-sai-cosa
a George...Ormai sa tutto,
quindi tanto vale…
-
Va
bene, ma tienici aggiornati con Winter.
Allyson
annuì stringendosi per qualche altro secondo
nell’abbraccio del rosso, per poi
salutare anche il suo gemello, sorridendo.
-
Oh
la vostra mancanza a scuola si sente, vi rivogliamo qui!
Esalò
Ginny, salutando affettuosamente i due dopo che Ally si era fatta
indietro.
-
Lo
sappiamo, tutti ci adorano! – risposero
all’unisono, sorridendo sghembi mentre
la loro uguaglianza si evidenziava sempre di più.
Ron
si
limitò ad un cenno e qualche borbottio, mentre Harry ed
Hermione gli rivolsero
un saluto più caloroso.
-
Andiamo, Fred?
-
Quando vuoi, George!
E
subito dopo si smaterializzarono. Allyson sospirò,
scostandosi una ciocca scura dal viso.
-
Che
ti ha detto Fred?
Le
chiese con curiosità Ginny, avvicinandosi e prendendola
sottobraccio. La
ragazza le sorrise, mentre diceva:
-
Abbiamo parlato un po' di tutto e poi siamo giunti alla decisione che
le cose
andavano bene così com’erano.
La
rossa alzò un sopracciglio, perplessa, facendo poi spallucce
alla vista
dell’amica che cominciava a confabulare di tattiche e schemi
riguardanti il quidditch
con Harry e Ron.
Scambiò
uno sguardo con la riccia e scossero la testa ridacchiando
all’unisono.
Dopo
che Fred ed Ally li avevano raggiunti, avevano fatto un giro per il
piccolo
villaggio, chiacchierando e chiedendo aggiornamenti sulle invenzioni
dei due
gemelli Weasley.
Infine,
sul tardi, Fred e George avevano fatto ritorno nel loro piccolo
appartamento a
Diagon Alley – che si trovava al piano sopra il loro negozio
di scherzi – e Ally, Harry,
Hermione, Ron e Ginny si erano diretti ai Tre Manici di Scopa.
Ginny
si era divisa da loro, raggiungendo alcune sue amiche.
All’interno
del pub, abbastanza affollato di studenti che si riparavano dal freddo
autunnale di Ottobre, avevano ordinato quattro
burrobirre chiacchierando con tranquillità.
-
Come
è andata la seconda lezione con Silente, Harry? –
Chiese Allyson, utilizzando
un tono di voce basso e udibile solo a loro quattro.
-
Beh…diciamo che non vanno male...ma è meglio non
parlarne qui.
Le
rispose Harry, bevendo un sorso di burrobirra mentre cambiavano
argomento
subito dopo.
Hermione
sembrava pensierosa e guardava un punto imprecisato davanti a
sé, distratta,
giocherellando con il boccale che aveva davanti.
-
Che
succede? – le domandò in un sussurro la mora al
suo fianco, per evitare che
Harry e Ron si accorgessero di ciò che dicevano.
La
riccia parve riscuotersi e alzò lo sguardo, scuotendo la
testa e strizzando gli
occhi, come se fosse concentrata su qualcosa.
-
Sto
cercando di capire il motivo che spinge…lui – fece
un gesto appena percepibile
con il mento, indicando qualcuno all’interno del locale
– a guardarti in quel
modo da quando sei scappata via e Fred ti ha raggiunto.
Mormorò,
assorta, prendendo un sorso della sua burrobirra. Allyson
seguì il suo sguardo,
comprendendo l’identità della persona alla quale
si riferiva. I loro
occhi s’incontrarono per una frazione di secondo –
molto più lunga del normale
– per poi guardare altrove.
-
Non
ha nessun modo particolare di guardarmi, Granger. E’ il suo
solito sguardo!
Protestò,
dedicandosi alla sua di burrobirra, mentre le sue goti si coloravano
inconsapevolmente
di un rosa pallido.
Assolutamente.
Malfoy non la guardava assolutamente in nessun modo!
Il
diretto interessato parve accorgersi degli sguardi delle due
– anche i suoi due
amici a dirla tutta – e rivolse ad Allyson uno sguardo
gelido, ghignando, come
al suo solito.
Lei
lo
sostenne con orgoglio, per poi continuare ad ignorarlo finendo la sua
burrobirra in un unico sorso.
-
Vedi?
La
riccia si limitò a sospirare, quasi divertita, per poi
perdersi in una
conversazione con l’amica su un libro babbano.
“Non mi sta guardando, non mi
sta guardando, non mi sta…”
- Idiota, lo sta facendo!
Rincarò
la dose Black, ghignante, mentre veniva ignorata da Ally. Quest'ultima
diede un'altra occhiata di sottecchi al biondo.
Deglutì, mordicchiandosi l'interno della guancia. I loro
occhi si cercavano incosapevolmente, i loro sguardi si incrociavano
accidentalmente in apparenza ma Allyson non riusciva a capacitarsi di
tutto quell'improvviso interesse che provava per Draco. Il suo
però, non era un interesse legato alla missione, o meglio,
aveva capito che non era quello il motivo.
Si
sentiva strana in sua presenza e i suoi continui sguardi la
infastidivano solo perché non riusciva a venire a capo della
situazione. Avrebbe voluto capire di più, avrebbe voluto far
chiarezza su ciò che provava. Invece era tutto
irrimediabilmente confuso.
Ad
un ennesima occhiata del Serpeverde, si alzò di scatto per
poi esclamare ai suoi amici:
-
Andiamo, per favore, ragazzi? Sto soffocando qui dentro!
Gli
amici le rivolsero uno sguardo confuso, chiedendole se si sentisse bene
ma lei li
tranquillizzò, richiedendogli di andarsene.
I
tre
non fecero una piega e, dopo aver pagato, lasciarono i Tre Manici di
Scopa. Il
venticello freddo gli sferzò il viso, una volta fuori,
mentre Allyson tirava un
sospiro di sollievo.
**
-
Come
stavo dicendo, Harry, dobbiamo pensare ad una tattica più
aggressiva!
-
E
per aggressiva tu intendi spaccare la faccia di qualche Serpeverde con
un
bolide, non è vero?
S’intromise
la riccia, ammonendo la Reed con lo sguardo.
-
Questi sono dettagli! – fece una pausa, riprendendo poi il
suo discorso – Non
ho ragione? I Serpeverde sono scorretti e perché noi non
possiamo fare il loro
stesso gioco?
-
Beh,
in effetti il tuo discorso non fa una piega…
Commentò
Ron, in completo accordo con la ragazza. Harry si grattò il
capo con fare
pensoso, riflettendo sulle parole che l’amica gli stava
dicendo.
-
Harry! Non dirmi che la stai davvero asco...- ma le
parole di Hermione vennero coperte da un grido acuto, proveniente da
qualche
metro di distanza dal punto in cui si trovavano. Si lanciarono
un’occhiata e
con rapidità avanzarono verso il vialetto, trovandosi
dinanzi ad uno spettacolo
agghiacciante.
Allyson
gelò, irrigidendosi sul posto, mentre una strana sensazione
di freddo impetuoso
l’avvolgeva.
Katie
Bell, una ragazza di Grifondoro e Cacciatrice della squadra di
quidditch, era circa a due metri da terra, il volto
contratto in un espressione di dolore mentre lanciava delle grida
spaventose.
Poco
lontano da lei, Leanne – la sua amica – urlava,
letteralmente in preda al panico
e al terrore.
-
Ragazzi che succede?
Ginny
li aveva appena raggiunti, attirata dalla urla strazianti, mentre
guardava
Katie con sorpresa e paura.
Leanne
afferrò Katie per una caviglia, tentando ti tirarla
giù con tutta la forza che
possedeva. Harry, Ron, Ginny ed Hermione corsero in suo aiuto.
Ally,
invece, era paralizzata. Cercava di capire la causa di quanto stava
accadendo.
Si guardò intorno, riflettendo con velocità.
Non
c’erano dubbi sul fatto che ciò che stava
procurando del male alla Bell fosse
una maledizione; Magia Nera, osò pensare. E in effetti come
dubitarne? Ma quale
tipo di maledizione? E
soprattutto chi era il colpevole?
Katie
cadde sopra di loro, continuando a dimenarsi e ad urlare. Harry e Ron
la
stesero a terra, mentre lei si contorceva in preda dal dolore.
-
Ally!
Era
stato Harry a chiamarla. La mora parve ridestarsi solo in quel momento
dalla
trance in cui era caduta. Aiutò i suoi amici a tenere ferma
la ragazza, per poi
dire a Potter:
-
Harry
va a cercare qualcuno che ci dia una mano!
Annuì,
Harry, preoccupato. Cominciò a correre, allontanandosi,
nella ricerca di
qualche professore che avrebbe potuto aiutarli. Poco dopo, il giovane
mago
ritornò con Hagrid che, trafelato, lo seguiva.
Il
mezzogigante prese la ragazza tra le braccia, per poi voltarsi e
cominciare a
correre in direzione del castello, spaventato anche lui.
Allyson
si issò, imitando gli altri, per poi scrollarsi la poca neve
e la polvere dalla
gonna della divisa. Fece un grosso sospiro e poi, dopo aver meditato
per alcuni
istanti, si avvicinò a Leanne, seria in volto. Un solo e
unico nome continuava a vagarle nella testa e quella strana
consapevolezza sembrava spiazzarla totalmente.
Ginny
ed Hermione tentavano di confortare la ragazza, la quale, singhiozzava
con
violenza.
-
Leanne,
cosa è successo?
Le
domandò la mora, adagiando i propri capelli scuri sulla
spalla sinistra e
riservandole uno sguardo serio. Leanne cercò di reprimere i
singulti, senza
alcun successo, e poi cominciò a raccontare:
-
Katie
era andata in bagno. C’è stata per un
pò e poi è ritornata con un pacchetto in
mano…
Indicò
con il dito un pacchetto di carta bagnato in più punti, il
quale, giaceva per
terra. Nel mezzo c’era uno squarcio che faceva intravedere
una luce verde e
forte. Ally lo raggiunse, si accucciò e allungò
il braccio verso di esso.
-
Sta
attenta…
Sussurrò
con il fiato sospeso il Prescelto, mentre l’amica annuiva.
Afferrò il pacchetto
dalla parte dell’involucro intatta e si rialzò. I
suoi occhi verdi lo
osservarono, con minuziosa attenzione, per poi spalancarsi qualche
minuto più
tardi.
Strappò
di qualche altro centimetro - con attenzione e cautela - la carta scura
e
bagnata. Una collana di opale faceva bella mostra di sé,
brillando di una luce
sinistra. La mostrò agli altri, lentamente.
-
E’
una collana di opale. E’ maledetta. Probabilmente era
destinata a qualcuno e la
Bell l’avrà aperta e toccata
accidentalmente…
Spiegò,
assorta, mentre il suo cervello elaborava possibili ipotesi sul motivo
che
aveva spinto il colpevole e sull’identità di
quest’ultimo.
-
Aspetta! Ma questa è la collana che qualche anno fa ho visto
da Magie Sinister!
Esalò
Harry, mentre la Reed annuiva, conscia di averla vista
anch’ella lì, da
Sinister.
-
Leanne, Katie ti ha detto qualcosa al riguardo?
-
Ha detto di doverla consegnare a qualcuno ad Hogwarts, che fosse
un…un regalo…maledizione! Qualcuno le
avrà lanciato un Imperius e io non me ne sono nemmeno
accorta!
La
voce di Leanne si incrinò, per poi tremare e singhiozzare di
nuovo. Le lacrime
le scendevano veloci sul viso, parevano non volersi più
fermare.
-
Leanne
chi ha dato la collana a Katie?
Gli
chiese con gentilezza Ron, mentre la Weasley e la Granger la stringeva
in un
confortante abbraccio.
-
Non
me lo ha detto. Stavamo discutendo proprio su questo: le avevo detto di
non
portarlo a scuola, ma lei non mi ha ascoltata e ho cercato di
impedirglielo ma…
Si
interruppe singhiozzando e scoppiando in un pianto convulso e
petulante,
nascondendosi il viso con le mani.
-
Andiamo.
Disse
Allyson, cupa, riflettendo mentre lentamente s’incamminavano
verso il grande
castello.
**
Quella
stessa sera, in Sala Comune, un silenzio innaturale circondava Allyson,
Hermione,
Harry, Ron e Ginny. Era scattato il coprifuoco già da un po'
e loro erano gli
unici rimasti lì.
Discutevano
di ciò che era accaduto poche ore prima ad Hogsmeade. I loro
sussurri
infrangevano quel silenzio che sembrava esser calato per Katie Bell.Era stata portata al San Mungo
e evidentemente quella maledizione non era qualcosa di così
innocuo.
-
Chi
farebbe mai una cosa del genere?
-
Non
ne ho la più pallida idea. E’ stato tutto
così improvviso e non riesco a
pensare a nessuno che possa averlo fatto.
Esalò
Hermione, apparentemente assorta, anche se ad Allyson bastò
un’occhiata per
capire ciò che pensava.
-
Io,
in realtà, un’idea ce l’avrei!
Intervenne
Harry, deciso, mentre si sistemava meglio gli occhiali sul naso.
-
E
cioè? – gli domandò Ginny, passandosi
una mano sul viso.
-
Draco Malfoy.
Allyson
scosse la testa, ridacchiando fintamente incredula e lanciando
un’occhiata all'occhialuto. Era la prima persona che le era
venuta in testa ma non poteva, anzi, non doveva spiattellare i
suoi sospetti. Doveva coprire le spalle a Draco, non andargli
contro.
-
Harry, per favore. Abbiamo visto Malfoy ad Hogsmeade, è
sempre restato con i
suoi amici. Come credi che avrebbe potuto dare la collana a Katie?
Lei
la
parte sapeva recitarla bene, oramai. Aveva ripetuto a sé
stessa così tante
volte quelle parole in quella giornata che, ora, sembrava crederci
anche lei.
-
E’
stato lui, io lo so! Vi ricordate della discussione con Sinister?
– fece lui,
con l’intenzione di convincerli dei suoi sospetti.
-
Solo
perché Malfoy gli ha chiesto di come riparare qualcosa,
Harry, non vuol dire
che sia stato lui.
Scattò
Hermione, risoluta.
-
Potresti aver ragione, ok, ma lui ha minacciato Sinister mostrandogli
qualcosa! E se facesse tutto parte di un piano? –
rincarò Harry, con determinazione, mentre le tre ragazze si
scambiavano uno sguardo d’intesa.
-
Harry,
potresti anche aver ragione ma…come credi abbia fatto?
E’ impossibile.
Disse
Ron, sprofondando sulla sua poltrona e portandosi le braccia al petto.
Potter
parve rifletterci.
-
I suoi amici potrebbero essere stati i suoi complici...oppure qualche
altro
Mangiamorte che si è infiltrato qui ad Hogwarts!
-
Harry
io non credo sia stato Malfoy.
Fece
Ginny, poi sospirò.
-
E’
stato lui, ne sono sicuro!
-
E allora
perché l’avrebbe fatto? A chi era destinata la
collana? Che motivo c’era di
coinvolgere dei ragazzi innocenti?
Chiese
Allyson, tentando di trovare una falla nella sua teoria.
-
La
collana, Allyson, poteva essere destinata a chiunque…A
Silente, a Piton, a
Lumacorno…
-
E
credi davvero che il colpevole di tutto questo sia Malfoy?
Harry
annuì con fervore, convinto. Fece per dire qualcosa ma
subito Allyson
intervenne, dicendogli:
-
Harry,
no, è impossibile che sia stato Malfoy! Per ovvi motivi ma
anche perché
l’ideatore di questo piano o è un’idiota
oppure non è convinto di ciò che fa!
-
Malfoy
non è poi così intelligente, Ally! – le
disse Harry.
-
Credo
sia meglio chiudere l’argomento qui!
-
Sono
d’accordo, per oggi credo che possa bastare.
La
Granger e la Weasley erano intervenute, alzandosi, e guardando tutti
con
sufficienza.
Nessuno
protestò. Tutti si salutarono e raggiunsero i proprio
dormitori.
Quella
notte, come tutte le altre, Allyson non dormì sonni
tranquilli e gli incubi non
la lasciarono in pace nemmeno per pochi minuti...
L'ANGOLO DI HONO:
Allyson: Lo so, lo so. Vi capisco. Sopportare certi orrori è
dura, ma vi abituerete presto fid...
ALLYSON LUCY ASHLEY KATHLEEN JENNIFER REED!
Allyson:
*sospira* Ho capito! *sbuffa e poi con un cenno di saluto sparisce* Ci
si vede!
Bene, me ne sono liberata! Scusatela, è sempre inopportuna
*alza gli occhi al cielo, poi si schiarisce la gola* E ora torniamo a
noi! Ecco il nono capitolo, che ve ne pare? Spero vi piaccia, sul
serio! E' un periodo abbastanza difficile e sono poche le
cose che riescono a torarmi su; una di queste è proprio
questa long! Quindi io spero con tutta me stessa che vi faccia
sorridere almeno un po', che non vi annoi, che riesca
a trasmettervi tutte le sensazioni e che le "viviate"
proprio insieme ad Allyson e a tutti gli altri!
Bando
alle cience! Dunque, questa è un'altra tassella del puzzle:
Katie e i sospetti su Malfoy. Come sempre Harry è il primo
ad incolparlo, però Allyson - aiutata da Hermione e Ginny -
lo difende indirettamente, anche se è consapevole che Draco
potrebbe essere l'unico colpevole possibile! Ron è
semplicemente incredulo e si limita a dire che Malfoy non
può aver architettato un simile piano. A questo punto,
però, appaiono un bel po' di problemi per la nostra Reed :3
Non credo di aver altro da
dire v.v Allora, come sempre, ringrazio tuuuuuttti coloro che seguono,
recensiscono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate la mia
long! Siete fantastici, vi adoro e non smetterò mai di
ringraziarvi per il tempo che dedicate alla long e anche a
"sopportarmi" :') Grazie, grazie, grazie!
Fatemi
sapere cosa pensate di questo capitolo con una piccola recensione! Che
sia una critica o un complimento è sempre ben accetto!
Vorrei sapere cosa ne pensate, se sta andando come vi aspettate oppure
no, se vi sta piancendo oppure no...beh, fate voi :3
Allyson: E' meglio che chiudi la bocca, eh -.-'
*la fulmina con lo sguardo, poi si rivolge ai lettori*
Ignoratela...anche se potrebbe aver ragione effettivamente
>.< Emh...*si schiarisce la voce imbarazzata*
Al prossimo capitolo, allora!
C:
Ed è
così che Hono ed Ally vi dicono Ciao! C:
|
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Capitolo 11 *** Capitolo Dieci: You are Nothing ***
Capitolo 10
CAPITOLO
DIECI: YOU ARE NOTHING
"Le
domande non sono mai indiscrete. Lo sono, talvolta, le risposte.
Oscar
Wilde"
La
colazione prima della partita Grifondoro-Serpeverde fu carica di
tensione, ed
Allyson l'avvertì già di primo mattino. Ron,
Ronald Weasley, si ostinava a non
toccare cibo, nonostante i continui incoraggiamenti di Hermione, che
andavano
da un "Ron, se non mangi non combinerai un bel niente" ad un
"Sicuro di sentirti bene?".
-
Lascia stare, Hermione. Gli passerà non appena
sarà in campo. - commentò la mora.
Non ebbe neanche il tempo di finire, che Ron la guardò
deglutendo, gli occhi
sgranati e il viso terribilmente pallido.
Allyson
alzò un sopracciglio.
-
Ehm... Ron, è tutto okay?
Harry gli pose
una mano sulla spalla.
-
Coraggio, non sarà niente.
-
Facile per te dirlo! - esclamò Ron, ora rosso come un
peperone. - Tu sei Harry
Potter!
Harry
scosse il capo e scambiò uno sguardo con Allyson, che si
strinse nelle spalle.
Il resto della colazione proseguì in un nervoso silenzio per
almeno cinque
minuti buoni.
-
Ho
un'idea! - proruppe Ron, d'un tratto rianimato. - Harry, dammi un po'
della tua
Felix Felicis!
- Cosa? - domandò
Allyson, confusa. - Ma Ron,
non ne hai bisogno!
- No, no, no e assolutamente
no! - s'impose
Hermione, puntando un dito contro Ron, per ammonirlo. - Non se ne
parla!
-
Ma...
-
Ho
detto di no!
Harry
guardò tutti e tre, pensieroso, e poi le sue labbra si
distesero in un sorriso.
Afferrò il bicchiere di Ron e versò al suo
interno una goccia di Felix Felicis.
O almeno, così sembrò.
Subito
dopo porse il bicchiere a Ron che, scoppiando di gioia, bevve tutto
d’un fiato.
Il Ronald Weasley terrorizzato e ansioso di poco prima scomparve nel
nulla,
lasciando il posto ad un Weasley pieno di energia e coraggio da vendere.
La
riccia lanciò uno sguardo sbigottito
all’occhialuto mentre Allyson si limitò a
sbuffare. Il rosso divorò l’intera colazione in un
sol boccone e poi,
agguantando Harry per un braccio, ululò:
-
Andiamo a distruggere le serpi!
-
Così
ti voglio, fratellino! – esclamò Ginny, arrivata
proprio in quel momento a far
colazione. I due fratelli si batterono il cinque e poi Ron con
l’ennesimo urlo,
cominciò a trascinare Harry verso l’uscita della
Sala Grande, sotto gli occhi
esterrefatti e divertiti dei presenti.
-
Ma
che gli è preso? Fino a poco fa tremava come un coniglio!
-
E
chi lo sa, Gin.
Mormorò
seccata Allyson, bevendo un sorso di succo di zucca. Il suo sguardo
passò in
rassegna il tavolo dei Serpeverde, alla ricerca di Malfoy, stranita dal
fatto
che si fosse finto malato per evitare la partita. Quello, non era
proprio da
lui.
Mise
una mano sotto il mento a sostenerle la testa, gli occhi fissi ad
osservare il
vuoto. Non doveva deconcentrarsi, non prima di una partita importante
come
quella.
Una
volta accertato che non ci fosse nessuna traccia di Draco nella sala,
si alzò
recuperando la sua fedele Nimbus e poi cominciò ad avviarsi
verso l’uscita.
-
Vado
sul campo!
Fu
l’unica cosa che disse, a mo’ di saluto, aumentando
la presa sul manico della
sua scopa.
“Andiamo a spaccare il culo a
qualche serpe”
**
-
E
Weasley para l’ennesima pluffa permettendo ai Grifondoro di
recuperare il
possesso! La Robins ha la pluffa e vola dritto verso la porta
avversaria…Ehi,
questo era davvero un brutto fallo!
Smith,
il commentatore delle partite, si passò una mano sul viso,
strizzando gli
occhi, totalmente concentrato.
-
Viene assegnato un rigore a Grifondoro…è Ginny
Weasley a batterlo! Si prepara
e…segna! Grifondoro ha recuperato e adesso le due squadre
sono in parità! Un
momento, Potter ha avvistato qualcosa…si lancia
all’inseguimento del boccino,
seguito da Phleps che, ricordiamo, sostituisce Draco Malfoy nel ruolo
di Cercatore! L’atmosfera comincia a riscaldarsi,
signori!
Allyson
si guardò intorno, passandosi velocemente una mano sulla
fronte. Stavano
giocando bene, ma non era abbastanza. Diede un’occhiata
rapida ad Harry e
subito notò il bolide che sfrecciava proprio nella sua
direzione.
Non
ci
mise molto a raggiungerlo e a colpirlo con forza verso il suo
corrispettivo
avversario.
-
Non
ci provare, Nott! – urlò, un piccolo sorrisetto
divertito ad incorniciarle il
volto mentre raggiungeva Ginny e colpiva l’ennesimo bolide
per evitare che spaccasse
la faccia alla rossa.
-
Coote, non distrarti!
-
Scusa, Ally!
Alzò
gli occhi al cielo, concentrata, seguendo l’occhialuto con lo
sguardo. Era
quasi riuscito a prendere il boccino…
-
Ally! – Le urlò Coote, balzandole davanti e
colpendo un bolide. L’aveva salvata
da una frattura composta certa.
-
Grazie, Ritchie.
-
Non
distrarti nemmeno tu.
Le
sue
parole furono coperte da un boato proveniente dagli spalti dei
Grifondoro, ma
la Reed ugualmente le comprese. Demelza aveva segnato, portando la
squadra in
vantaggio.
-
Reed
colpisce un bolide, indirizzandolo a Zabini che lo scansa con
facilità! Ma
attenzione, Phleps è costretto a schivare un bolide e lascia
campo libero a
Potter, che continua la sua avanzata! Weasley para per la quindicesima
volta di
fila la pluffa! – Smith fa una pausa, schiarendosi la gola e
portando la sua
attenzione su di Harry. – POTTER HA PRESO IL BOCCINO!
GRIFONDORO VINCE PER 200
A 80!
**
- Ehi,
chi sono i migliori?
-
I
Grifondoro!
-
Chi
ha spaccato il culo alle serpi?
-
I
Grifondoro!
Urla
eccitate ed esclamazioni di allegria invadevano letteralmente la Sala
Comune
rosso-oro da almeno venti minuti buoni; la vittoria contro Serpeverde
aveva
suscitato gran gioia in tutti gli studenti appartenenti alla nobile
casa di
Godric Grifondoro.
Allyson
urlò, poi bevve un lungo sorso di burrobirra e
saltò giù dal tavolo su cui era
all’in piedi, per festeggiare la loro vittoria.
Batté il cinque con alcuni dei suoi
compagni e poi si avvicinò ad Harry ed Hermione.
-
Bella presa, Potter! – disse lei, dando al moro una pacca
sulla spalla. Si
sedette accanto ad Hermione, offrendole della burrobirra che
rifiutò.
-
Ally, sei stata grande con quei bolidi! – si
complimentò Neville, sorridente.
La Reed gli sorrise, per poi bere un altro sorso. Adorava
Neville; anche se non si conoscevano bene, era una delle poche persone
a cui
avrebbe affidato la sua stessa vita.
-
Ehi,
ragazzi, dov’è quel grande portiere che
è Weasley?
Era
stato Dean Thomas a parlare, rivolgendosi ai suoi compagni.
-
Si
starà godendo la vittoria, non credi?
Fu
la
risposta secca di Hermione, la quale utilizzò un tono velato
di acidità. Dopo
appena qualche istante, però, Allyson poté
chiaramente notare la coppietta che
si stava letteralmente divorando, mentre la maggior parte degli
studenti si
esibivano in varie grida e fischi di apprezzamento.
Lavanda
Brown era appiccicata a Ron; entrambi si stavano scambiando un
quantitativo di
saliva vagamente definibile. Allyson mimò un conato, con
espressione
disgustata, mentre Dean esalava:
-
Hai
capito, Ron!
-
Già,
ma li avete visti? La Brown sembra un piovra umana!
Commentò
con espressione nauseata, preferendo distogliere lo sguardo. La Reed
però non
appena voltò il capo verso la sua destra, trattenne a stento
un’imprecazione,
nel vedere appena in tempo un Hermione che correva via, seguita da un
Potter
più che preoccupato.
Non
attese altro tempo e dopo aver poggiando rapidamente la sua bottiglia
di
burrobirra a terra, sfrecciò via all’inseguimento
dei suoi due migliori amici.
“Weasley, brutto idiota del
cavolo!”
**
Li
aveva persi, entrambi. Biascicò un’imprecazione,
seccata, mentre rallentava il
passo e faceva un grande respiro. Tutto quello stress che aveva
accumulato,
sembrava voler sfociare in una brutta crisi di nervi ma prima, si
disse, doveva
trovare un motivo per farla sboccare.
Quasi
senza pensarci, estrasse dalla tasca del mantello il solito pacchetto
di
sigarette che si portava sempre dietro. Avrebbe voluto concedersene una
ma la
sua priorità, in quel momento, era trovare Hermione.
Lo
intascò nuovamente e scese alcune rampe di scale,
raggiungendo il terzo piano.
Avrebbe cominciato la sua ricerca dei suoi due amici da lì.
Non appena svoltò
l’angolo del primo corridoio, però, si
ritrovò davanti ad un Malfoy pallido più
del solito che camminava in direzione del bagno di Mirtilla.
Lui
non si accorse minimamente di lei, e le passò davanti,
guardando dritto dinanzi
a sé. La Grifondoro si fermò, indecisa,
soppesando attentamente i suoi
pensieri.
La
curiosità, però, prevalse per un solo istante. Ma
a lei bastò ugualmente. Si
mordicchiò il labbro mentre, armata di una strana
sensazione, seguiva il biondo Serpeverde.
-
Malfoy! – lo chiamò, muovendo qualche passo verso
la sua figura. Draco si
fermò, voltandosi, guardandola con la sua solita aria
impassibile.
-
Non
ho tempo da perdere, mezzosangue isterica, quindi se non è
qualcosa di
importante risparmiami l’agonia.
Allyson
rimase seria, mentre la curiosità la pervadeva
completamente. Le sue parole non
riuscirono ad intimorirla, come sempre, e gli si avvicinò
fermandosi solamente
a pochi metri da lui.
-
Perché hai finto di star male per non giocare?
-
Capita a tutti di ammalarsi, Reed.
-
Non
cominciare a mentire come al solito!
Draco
le riserbò un’occhiata gelida; Allyson sostenne
fieramente il suo sguardo,
restando immobile e con i piedi ben incollati al pavimento freddo.
-
Fatti gli affari tuoi - sibilò Draco, avvicinandosi di un
passo. Allyson sentì
degli insensati brividi partire dalla base della schiena, fino alla
nuca.
Sollevò il mento, altezzosamente, ghignando.
-
Altrimenti? - lo istigò, mentre cominciava a perdere
totalmente il controllo
sul suo nervosismo, che si trasformava in rabbia verso il Serpeverde.
Come
osava mentirle? Che senso aveva? E, soprattutto, perchè?
-
Altrimenti, Reed, non risponderò delle mie azioni!
La
mora, semplicemente, rise - una risata priva di allegria - poi distese
le
labbra in un sorrisetto derisorio.
-
Non
ho paura di te, Malfoy, e lo sai. – fece una pausa. Il verde
dei suoi occhi in
quel momento si era modificato in modo tale da sembrare liquido.
Riprese, poi,
abbassando il tono di un’ottava.
-
Spiegami
il motivo per cui sei così strano ultimamente. Ti conosco
abbastanza per dire
che non avresti mai perso l’occasione di umiliare dei
Grifondoro traditori del
loro sangue!
Il
biondo ridusse gli occhi in due fessure, avanzando verso di lei; la
Reed si
ritrovò ad indietreggiare senza accorgersene nemmeno e si
fermò solamente
quando avvertì, dietro di lei, il muro di pietra freddo e
liscio.
Draco
colpì con una certa violenza il palmo della mano sulla
parete, a pochi
millimetri di distanza dal viso di lei. Allyson sobbalzò
leggermente, non
riuscendo a distogliere lo sguardo dalla tempesta feroce che albergava
nelle
iridi del ragazzo.
-
Reed, ascoltami bene perché sarà
l’ultima volta che perderò tempo per questo:
riguarda
solo me e dal momento che tu non sei nessuno, non ti direi mai nulla
sul mio
conto. E' chiaro, mezzosangue?
I
loro
nasi quasi si sfioravano e la giovane strega si ritrovò a
pensare che le
sarebbe bastato pochissimo per far si che le loro labbra si toccassero.
Di nuovo, come già era successo.
Tuttavia, quelle parole, le lasciarono uno strano senso di amarezza.
-
Cristallino, Malfoy. – mormorò sommessamente,
mordicchiando con forza l’interno
della guancia per evitare di lasciare che altre parole affluissero
dalla sua
bocca.
Si
guardarono in cagnesco per altri istanti, come se non volessero
più districarsi
da quella posizione. Ma non passò molto tempo prima che il
ragazzo
interrompesse quella silenziosa discussione.
Si
allontanò e voltandosi ritornò sui suoi passi
senza aggiungere nient’altro.
Allyson
restò a guardarlo mentre svaniva dietro l'angolo del
corridoio. Quando la sua
chioma bionda scomparve, si ridestò dai suoi pensieri e si
maledisse; perché
ogni volta che si trovava con Malfoy le cose finivano sempre in quel
modo?
Scosse il capo per allontanare quei pensieri e riprese a camminare
nella
direzione opposta giusto in tempo per vedere Ron e la Piovra Umana,
dirigersi
chissà dove.
La
Reed ghignò, mentre un pensiero poco gentile le si formava
all’interno della
testa. Cominciò a seguire la coppia, decisa ad interromperli
sul più bello non
appena ne avrebbe avuta l’occasione.
Dopo
rampe e corridoi, li osservò entrare in un’aula
vuota a caso. La Brown, si
disse, era davvero disgustosa. Li seguì
all’interno della stanza, incurante di
qualsiasi reazione avrebbero potuto avere i due Grifondoro.
Aveva
voglia di vendicarsi per il comportamento idiota che Ron aveva assunto
verso di
Hermione; doveva pagarla, anche se era il suo migliore amico,
l’avrebbe pagata
davvero cara. Com'era che si diceva? Soliedarietà femminile?
Ecco, la sua era pura e semplice soliedarietà verso Hermione.
Fece
per andare nella classe, bacchetta alla mano, ma nell’entrare
si scontrò con
Lavanda che usciva dalla stanza tutta impettita. La osservò
per alcuni secondi
e poi, dopo averle lanciato un’occhiata di puro disprezzo, si
catapultò
nell’aula, pronta per lanciare una Fattura molto dolorosa al
rosso.
Però
arrivò
giusto in tempo per vedere una scena che, ne era certa, avrebbe
dimenticato
difficilmente. La prima cosa che la colpì furono le grida
del suo amico e, in
seguito, la loro causa: dall'altra parte della stanza c'era Hermione,
con
l'espressione più furiosa e tradita che mai le aveva visto
in volto, che aveva
appena lanciato un Oppungo in direzione del rosso.
“Ben gli sta!”
Aveva
pensato Allyson automaticamente, quasi fiera dell’incantesimo
che la riccia
aveva riservato a Weasley. Quest’ultimo l'aveva schivato per
un pelo,
letteralmente.
-
È
matta! - bofonchiò, lanciando uno sguardo terrorizzato ad
Allyson.
- Sparisci, Weasley! - gli
sibilò lei, e
Ronald prese il suo consiglio alla lettera.
Hermione,
intanto, stava fuggendo via dalla classe. Allyson scambiò
uno sguardo con Harry
e poi partì all’inseguimento dell’amica,
non prima di aver guardato male
nuovamente il rosso.
Ron
ed
Harry rimasero in silenzio per qualche secondo, osservandosi, e poi il
moro
esalò:
-
Sei
proprio un’idiota.
L'ANGOLO DI HONO
Decimo capitolo! Quasi non
posso crederci! v.v Faccio un intervento veloce, è tardi e
sto per crollare, letteralmente. (Scusatemi per questo
>_>) Spero che il capitolo vi piaccia e che la tristezza
di Hermione, l'incredulità e l'amarezza inspiegabile di
Allyson e l'irritazione, la quasi disperazione e la rabbia repressa di
Draco vi siano arrivate come spero!
Dunque, ringrazio tutti quelli che recensiscono e seguono la mia
storia, la inseriscono tra seguite, preferite e ricordate!! Siete
incredibili, vi adoro! <3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con una piccola recensione,
che sia una critica o un complimento è sempre ben accetto!
^_^
Alla prossima settimana, vostra
Hono C:
|
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Capitolo 12 *** Capitolo Undici: Crazy, Stupid Bitch ***
Capitolo 11
Capitolo
undici: Crazy, Stupid Bitch
“La follia quando
si mischia a cattiveria, egoismo e cinismo, è forse la dote
più meschina del
mondo.”
[Stephen
Littleword]
Uno
strano silenzio avvolgeva la Sala Comune dei Grifondoro quella sera,
mentre i
pochi studenti presenti in quel momento erano intenti a svolgere i
compiti per
il giorno seguente. Hermione si passò una mano sulla fronte,
nervosa, le labbra
arricciate a causa della concentrazione e lo sguardo visibilmente
inquieto.
Intinse
la punta della sua piuma in una boccetta d’inchiostro e la
poggiò su un foglio
di pergamena, cominciando a scribacchiare la brutta copia del tema di
Pozioni
che avrebbe dovuto consegnare il mercoledì successivo.
Ma
dopo le prime due righe si ritrovò a sbuffare infastidita;
afferrò la sua
bacchetta e con un incantesimo, mise tutto l’occorrente
scolastico nella sua
tracolla. Si sistemò sulla sua poltrona preferita e strinse
a sé le gambe, osservando
le fiamme del camino crepitare, mentre immagini orribili presero ad
apparire
nella sua testa.
Scosse
il capo, come a voler cancellare quei pensieri dalla sua mente, e poi
sospirò.
“Andrà bene, come
sempre”
Si
ripeté, ma ciò non bastò a cancellare
la preoccupazione che l’aveva pervasa nel
momento in cui l’amica si era diretta nell’ufficio
di Silente, per potersi
smaterializzare al Manor.
Ginny
le aveva ripetuto che se la sarebbe cavata, come al solito insomma, ma
non
aveva potuto non notare l’ansia della rossa e ciò
non aveva fatto altro che far
aumentare notevolmente la sua.
-
Hermione, hai finito i compiti? – le chiese Harry, sedendo
sulla poltrona
accanto a lei. La riccia si limitò a stringersi nelle
spalle, continuando a
fissare il fuoco, immersa nei suoi pensieri.
-
Che
succede? Hai litigato di nuovo con…- cominciò
l’occhialuto, sporgendosi
leggermente verso l’amica. Quest’ultima scosse la
testa, guardandolo e
facendogli un piccolo sorriso.
-
No,
non ho litigato con lui. Sono solo stanca, Harry.
Potter
la squadrò un’ultima volta e poi si
guardò intorno, come alla ricerca di
qualcuno.
-
Ally?
Hermione
deglutì rumorosamente, alzandosi di scatto e
stiracchiandosi. Finse un lungo
sbadiglio e poi esalò:
-
E’ andata
a letto, ha detto di voler dormire…o meglio, di provarci.
Sai, ha gli incubi di
continuo. – fece una pausa, mettendosi in spalla la sua
tracolla e sorridendo
all’amico. – Vado a posare questa e poi ho il turno
di ronda, Harry, per cui a
domani!
-
‘Notte,
Hermione.
Harry
osservò l’amica sparire oltre le scale del
dormitorio femminile e poi con un
sospiro si tirò su gli occhiali, abbandonando la testa
all'indietro e
affondando di più nella poltrona.
“In che guaio ti sei cacciata,
Ally?”
Pensò,
ben consapevole del fatto che Hermione gli avesse mentito. Non sapeva
esattamente come comportarsi con la Reed, ed era a conoscenza del fatto
che gli
stesse nascondendo qualcosa di decisamente grosso; ma in quel momento
non ci
volle pensare più di tanto.
Qualsiasi
cosa Allyson stesse combinando, sperò solo che non si
cacciasse in guai troppo
seri.
**
Che
ci
fosse un lato oscuro in lei, l’aveva sempre saputo. Allyson
ne era stata
consapevole fin da subito. All’inizio era sempre stata restia
nel fare ciò che Tu-sai-chi
le ordinava, ma con il tempo si era abituata.
Era
arrivata ad un punto di non ritorno e, seppur cercasse di negarlo con
tutta sé
stessa, era diventata schiava di quelle sensazioni:
l’eccitazione, il potere e
il piacere che avvertiva ad ogni morte, ad ogni tortura erano emozioni
impagabili.
Una
parte di lei adorava vedere l’espressione sofferente delle
sue “vittime”,
bramava le loro grida terrorizzate e doloranti mentre l’altra
avrebbe preferito
suicidarsi pur di farla finita con tutta quella situazione.
Quando
ritornava alla realtà, quando non le rimaneva più
nessuno da uccidere si
ridestava e odiava sé stessa più di chiunque
altro.
Ma
non
appena c’era qualcun altro, non esitava nemmeno per un
secondo. Si divertiva e
spesso si rendeva conto, con orrore, che le mancava.
Qualcuno
avrebbe potuto chiamarla mostro, pazza o stronza ma a lei non importava
più. Lo
era diventata, in realtà, e quella considerevole parte
malvagia di sé ne era
più che fiera.
Che
riuscisse a reprimere quel suo lato buio ad Hogwarts era solo grazie al
pensiero dei suoi migliori amici, della sua famiglia, altrimenti
sarebbe
diventata una copia più spietata di Bellatrix, e Ally ne era
più che capace.
Se
l’avessero vista in quel preciso istante, nessuno –
e ne era sicura – l’avrebbe
riconosciuta. Aveva oltrepassato un limite troppo oscuro e presto ne
avrebbe
pagato le conseguenze.
In
quelle situazioni diventata totalmente un’altra persona.
Era
dipendente da qualcosa che andava oltre il suo controllo, e faceva
male,
fottutamente male.
-
Che
diavolo sono?
-
Oh,
intendi questi? Beh…sai, mi incuriosiscono molto le armi
babbane e adoro
sperimentare, ma…non dirlo al caro vecchio Voldy oppure
verrò punita.
Una
risata cristallina, ma che di innocuo non aveva nulla. Allyson sorrise
mentre John Morgan
la guardava con compassione.
-
Sei
solo una ragazzina, per l’amor del cielo, perché
dovresti macchiarti in questo
modo?
-
Perchè mi diverte. – iniziò lei,
osservando con fare pensieroso le armi
disposte in modo ordinato su un tavolo malandato, la bacchetta
abbandonata
nella tasca del suo mantello. – Sai, sperimentare nuovi modi
per far soffrire e
uccidere le persone...è divertente.
La
Reed era indecisa; non sapeva se avrebbe dovuto usare il pugnale dalla
lama ben
affilata e dalle grandi dimensioni oppure la pistola caricata con
proiettili
dum-dum.
Ma
anche il pugno di ferro era allettante, a dire il vero.
-
Ti
diverte? Sei una strega, la bacchetta dovrebbe essere la tua fonte di
divertimento.
-
Sta
tranquillo, John! Se è quello che ti preoccupa, la bacchetta
la userò ma
prima…beh, voglio giocare! – disse lei, mordendosi
l’interno della guancia e
reprimendo un sorrisetto.
-
Perché fai tutto questo? Cosa ti spinge a seguire gli ideali
di un pazzo,
Allyson? Puoi avere una scelta, c’è sempre una
scelta!
-
Bla,
bla, bla, bla! Stai diventando noioso, Morgan. So di avere una scelta e
l’ho
fatta già da tempo. Non
sempre…l’apparenza inganna.
Deglutì,
infilandosi il pugno di ferro. L’adrenalina scorreva rapida e
quella situazione
era così dannatamente eccitante.
-
Che
Dio ti perdoni, Allyson.
Lei
ghignò, avvicinandosi pericolosamente all’uomo
che, inerme e bloccato da un
incantesimo, le riserbava sguardi di pietà.
-
Mi
dispiace doverlo fare ma, sai, gli ordini sono ordini. Dovresti saperlo
meglio
di me!
In
realtà gli ordini erano di ucciderlo e basta, ma lei sapeva
che al Signore
Oscuro non sarebbe dispiaciuto il fatto che avesse giocato un po',
prima.
E
adesso, arrivava la parte divertente.
Mollò
due pugni dritti sulla mascella dell’Auror, con violenza,
ghignando con
crudeltà nell’udire il crack dell’osso
che si spaccava.
John
emise un gemito soffocato, continuando a guardarla negli occhi. Allyson
si
sfilò il pugno di ferro, posandolo sul tavolo e
massaggiandosi la mano
indolenzita.
-
Dimmi, tesoro, preferisci morire rapidamente oppure vuoi un servizio
completo?
L’uomo
restò in silenzio e ciò la fece innervosire
pericolosamente. Gli riserbò uno
sguardo sadico, folle quasi quanto quello della Lastrange.
Afferrò il pugnale
affilato ed esordì:
-
Vada
per il servizio completo.
Posizionò
la punta della lama sulla guancia di John, facendo una leggera
pressione e
facendola scorrere verso il basso. Si fermò solamente quando
ebbe raggiunto la
base del collo; lì esercitò una forza maggiore e
perforò quella parte, attenta
a non ucciderlo subito.
Morgan
urlò, strizzando gli occhi a causa del dolore ed Allyson
rise forte mentre la
follia la trascinava in un baratro senza via d’uscita, come
ogni dannata volta.
-
Scusami, passerà presto…una volta morto.
**
Fuori
dalla finestra, in lontananza, Allyson aveva l'impressione di sentire
il
continuo e irregolare rumore della pioggia che cadeva, sbatteva contro
i vetri e
poi riscendeva, fino ad atterrare sulle foglie degli alberi e sul
cemento della
strada.
La
pioggia nascondeva i rumori sottostanti ma, se chiudeva gli occhi,
credeva
quasi di poter sentire i discorsi delle famiglie che abitavano accanto
a quell’appartamento,
o i negozianti che chiudevano finalmente le loro porte, per ritornare
ad
assumere il ruolo di padre, o di madre, o di qualsiasi altra cosa
quelle
persone fossero.
Ed
Allyson si rese immediatamente conto che non aveva la minima idea di
come fosse
stata la vita di John Morgan; non sapeva se aveva una famiglia, degli
amici o a
quale grado di Auror fosse stato elevato. A pensarci, non sapeva
neanche se
avesse studiato ad Hogwarts o meno.
L'unico,
costante pensiero, fu che quelle cose, ora, non le avrebbe mai sapute.
Non
c'era nessuno, in quella casa, che potesse dirle cosa faceva
quell'uomo, né
qualsiasi altro che potesse condividere il gelido terrore che le aveva
appena
stretto le viscere, lo stomaco e che le faceva mancare l'aria, come
sarebbe
potuto accadere se avesse sofferto di claustrofobia.
Allyson
vide vividamente il rosso sangue che ricopriva le sue mani, le macchie
grandi e
umide sul suo mantello, e il corpo dell’auror privo di vita.
Lei
si
rese conto pienamente della situazione solo in quel momento; rivide
davanti
agli occhi ciò che aveva inferto a quell’uomo e si
sentì una merda.
I
piedi si mossero ancor prima che se ne accorgesse e, a piccoli passi,
arrivò al
bagno e si avvicinò allo specchio.
Ciò
che vide, non le piacque per niente: era più pallida di un
fantasma, i suoi
capelli erano arruffati, sporchi di sudore e sangue secco, ed infine si
soffermò sugli occhi; i suoi occhi verdi, solitamente
così accesi, erano spenti
e spiazzati dal disprezzo per se stessa e dal terrore, che
aumentò nel
ritrovarsi il sangue anche sul viso.
Di
scatto, portò una mano al rubinetto e riuscì ad
aprirlo solo dopo i primi tre
tentativi, andati a vuoto, a causa del tremore eccessivo delle mani.
Guardò l'acqua
mentre portava via il liquido
vermiglio dalle sue mani e, per un secondo, si immerse nella superflua
e instabile
consolazione di purificarsi.
Strofinò
con forza le mani e poi si occupò del viso e dei capelli.
Dopo qualche minuto,
afferrò la prima asciugamano che trovò e se la
passò sul viso e sulle mani, più
volte.
Quando
ebbe terminato, tremante, chiuse il rubinetto, poi alzò
nuovamente il viso e
osservò il proprio riflesso. Odiava ciò che
vedeva; non era più Allyson Reed,
non era più la stessa da tempo.
Raccolse
velocemente i suoi capelli con una molla e poi si voltò,
avvicinandosi all’uscio
della piccola toilette.
Guardò
il corpo inerme e grondante di sangue, mentre un’unica
lacrima sfuggì al suo controllo.
Sospirò e fece per avvinarsi, ma un odore nauseante
– di morte - la investì
completamente.
Portò
una mano allo stomaco, avvertendo chiaramente la voglia di vomitare
anche
l’anima.
Corse
nuovamente in bagno, s’inginocchiò accanto al
water e posizionandoci la testa,
comincio a vomitare di tutto. Principalmente della roba verde e
puzzolente,
intervallata da qualche pezzo di tacchino che aveva mangiucchiato a
pranzo.
Tossì
parecchie volte, sputacchiando anche, e quando alzò
nuovamente il capo una
fitta la colse, improvvisa. La ignorò e si alzò,
traballante, pigiando il
pulsante dello scarico.
Si
accostò
al lavabo, aprendo il rubinetto e sciacquandosi la bocca, tentando di
mandare
via quel sapore acido e disgustoso.
Cercò
di darsi una calmata; non era il momento di disprezzarsi, adesso - per
quello
di tempo ce n’era più che a sufficienza - era il
momento di ripulire e andare
via, prima che qualche altro auror avesse la brillante idea di fare una
visitina al suo caro collega.
Allyson
afferrò la sua bacchetta, ripulendo con un incantesimo sia
il salotto che lo
stesso corpo, seppur fosse riluttante nell’avvicinarsi.
Reprimendo l’ennesimo
conato violento, fece sparire le armi e dopodiché si
smaterializzò, diretta al
Manor per fare rapporto.
**
Quella
mattina la Sala Grande era avvolta dal solito chiacchiericcio concitato
degli
studenti, intenti a fare colazione e a prepararsi per la solita
giornata
scolastica.
Il
soffitto era limpido e sereno, a parte le poche nuvole scure che
lentamente si
spostavano. Tirava un venticello gelato fuori, e i Corvonero e i
Tassorosso del
secondo anno si erano muniti di sciarpa e mantelli pesanti per
affrontare la
lezione all’aperto di Cura delle Creature Magiche.
Anche
se il castello era ben riscaldato, alcuni studenti avvertivano uno
strano
freddo gelargli le ossa.
Hermione,
apparentemente tranquilla, aveva nascosto il viso tra le pagine della
Gazzetta
del Profeta, per evitare di rispondere alle domande che Harry e Ron le
ponevano
a causa dell’assenza di Allyson.
Ginny
fingeva di chiacchierare con le sue amiche, mangiando distrattamente
del
porridge, mentre la sua testa era altrove; Ally era rimasta chiusa in
dormitorio, rannicchiata sul letto, con le coperte a coprirla
interamente.
Non
aveva voluto parlare con nessuno; la Weasley e la Granger non sapevano
assolutamente nulla di ciò che aveva fatto la notte prima.
E
dubitavano del fatto che l’amica gliel’avrebbe
raccontato. Ogni volta che
succedeva qualcosa di brutto o di grosso durante le sue missioni, la
Reed
restava in silenzio per giorni rispondendo, anzi, vivendo solo per
abitudine ma
poi, improvvisamente, si riprendeva e ritornava la stessa, o almeno in
parte.
La
riccia chiuse il giornale, piegandolo e poggiandolo sul tavolo con un
sospiro.
Bevve un sorso di succo di zucca e poi si rivolse ai suoi amici:
-
Niente di interessante.
Ron
annuì, distrattamente, afferrando la sua copia del giornale
e dando un’occhiata
alla prima pagina. Harry invece si limitò a stringersi nelle
spalle.
-
Hermione, perché Ally non è qui? – era
stato Neville a parlare, guardando la
strega con curiosità.
-
Oh,
non si sente molto bene. Ha preferito restare a letto, tutto qui.
– rispose
automaticamente, ricevendo degli sguardi sospettosi da Potter e dal
rosso.
Neville annuì, ritornando a dedicarsi alla sua colazione,
borbottando un:
-
Gli
appunti glieli restituisco più tardi, allora.
-
Hermione, che sta succedendo?! E no, vogliamo la verità!
– sussurrò Ron,
sporgendosi verso l’amica, seguito dal moro, tentando di non
farsi sentire da
nessuno.
Hermione
prese un toast, cominciando a spalmargli della marmellata, guardandosi
intorno
con discrezione.
-
Nulla,
è solo stanca, sul serio. Madama Chips le ha dato una
pozione per farla dormire…-
si schiarì la gola, addentando il toast.
-
Cavolo, oggi abbiamo gli allenamenti…ma da
quant’è che non dorme?
-
Dorme una o al massimo due ore per notte. Lasciatela in pace per un po'.
Ron
annuì, pensieroso.
-
Rooooooon! Eccoti qui! – Lavanda Brown si era avvicinata al
rosso,
sorridendogli dolcemente, per poi scoccargli un sonoro bacio sulla
guancia.
-
Andiamo?
-
Va
bene, Lavanda…- cominciò Ron, afferrando due
toast e salutando con un cenno
Harry ed Hermione. – Ci vediamo a lezione, ragazzi.
Così
dicendo si allontanò con la Brown attaccata al braccio. La
Granger li degnò
appena di uno sguardo, continuando tranquillamente a mangiucchiare il
suo
toast.
-
Hermione, dico sul serio, che sta succedendo?
Le
fece Harry, la preoccupazione e il sospetto che si confondevano sul suo
viso.
Aveva l’impressione che gli stessero nascondendo qualcosa e
di solito, si
disse, il suo istinto si sbagliava poche volte.
Hermione
posò il mezzo toast, pulendosi le mani e la bocca con un
tovagliolo. Bevve un
lungo sorso di succo di zucca e poi guardò Harry.
-
Ehi,
non devi preoccuparti, Harry. Ally sta bene, ok? L’importante
è questo. Ora,
scusami, ma devo andare a prendere il libro di Trasfigurazione in
dormitorio. A
dopo. – concluse lei, alzandosi e allontanandosi dal tavolo.
Harry
scosse la testa, serrando le mani a pugno e sospirando. Lo avrebbe
scoperto,
prima o poi. Scambiò uno sguardo con Ginny e poi si
alzò anche lui, salutandola
con un cenno impacciato.
Ginny
gli sorrise, ritornando seria subito dopo.
**
-
Ehi,
Draco, hai visto?
-
Cosa, Nott?
Theo
ridacchiò, indicando con il mento Harry, Hermione e Ron che
stavano parlottando
a voce bassa, mentre si dirigevano verso l’ala est del
castello per la loro
prossima lezione.
-
Si,
e con questo?
-
La
Reed dov’è?
Malfoy
alzò un sopracciglio perplesso, fermandosi e guardando
l’amico con fare
scettico.
-
Ti
stai preoccupando per la sanguemarcio isterica?
Nott
ridacchiò, scuotendo la testa.
-
No,
Malfoy. Era semplice curiosità, sai, credevo che tu lo
sapessi.
-
Io?
Sai bene che a me non m’interessa un bel niente di lei, Nott,
non farmi perdere
altro tempo!
Blaise,
appena arrivato, diede una pacca sulla spalla a Draco, sorridendo
beffardo.
-
Ehi,
Draco, la Reed è sparita, non è che le hai fatto
qualcosa? – gli chiese,
divertito. Malfoy gli scoccò un’occhiataccia.
-
Ma
che volete da me? Io non le ho fanno nulla, non m’importa
niente di lei! Che
diavolo avete tutti e due, stamattina?! – il biondo scosse la
testa,
riprendendo a camminare, mollando i due amici lì.
Zabini
ridacchiò, seguito da un Nott ghignante.
-
Zab,
dobbiamo credergli? – fece Theodore, non abbandonando il suo
ghigno.
-
La
Reed si sarà presa una vacanza, Nott, non mi interessa.
– fece una pausa,
cominciando a seguire anche lui l’amico, facendo un
sorrisetto. - Io volevo
solo prendere per il culo Draco.
-
Chissà perché ho avuto la stessa idea, che dici
ci divertiamo?
- E me
lo chiedi, Nott?
L'ANGOLO DI HONO:
Bene,
rieccomi qui! Comincio col dire che questo capitolo non so
assolutamente da dove diavolo mi sia uscito. Credetemi, c'ho pensato
come minimo un miliardo di volte prima di pubblicarlo e ho chiesto
parecchi consigli mentre decidevo di farlo,proprio per motivi che penso
si capiscano da sè. Ma,comunque, andiamo per gradi. Ho
voluto
raccontare di questa missione per mostrarvi il lato "marcio" di Ally.
Lei non è perfetta e per quanto cerchi di non lasciarsi
trascinare da
quelle strane sensazioni è impossibile non cedervi. Io credo
che quando
si è costretti a fare qualcosa di così immorale e
sbagliato, per quanto
non lo si voglia ammettere, a lungo andare si potrebbe cominciare a
prenderci gusto. Ora, non dico che torturare e uccidere ( Dobby
non intendeva uccidere, voleva solo mutilare o ferire
gravemente! T_T
scusate, citazione necessaria >_>) sia giusto, ma
parlando in
generale la penso in questo modo. Allyson è un tipo strano,
contraddittorio e complicato, sul serio; morirebbe pur di non fare
certe cose ma per il bene dei suoi amici, della sua famiglia lo fa.
Sente che pian piano sta cambiando e ha paura di diventare la copia
più
folle e sanguinaria di Bellatrix; intanto però si diverte
con
quell'auror, poi ritorna in sè e vorrebbe uccidersi.
Continuo a pensare
che lei (ed io, intendiamoci) abbia dei seri problemi mentali :') Lo so
che probabilmente questo potrebbe sembrare un po' troppo, con tutta
sincerità non so che pensare e mi affido a voi. Spero che
non vi abbia
delusi e che vi piaccia anche se potrebbe sembrare...beh, non saprei
nemmeno come potrebbe apparirvi D:
Abbiamo scoperto quindi il lato
oscuro di Allyson. Questo capitolo, per adesso, non dovrebbe avere
molta importanza ma in seguito capirete meglio il motivo per cui ho
fatto questo "passo", capirete meglio Allyson e le sue future
intenzioni. Credo che molte delle sue scelte verranno condizionate
proprio da questo suo "marciume" e molto più in la' si
ritroverà
davanti a delle scelte da cui potrebbe dipendere la sua vita e quella
di chi le è più caro. E per ultimo, ma non meno
importante, pian piano
penso che farò emergere questo suo lato più
spesso di quanto si possa
credere!
Beh, non voglio dire nient'altro o rischio di bruciarmi tutta la storia
in questo angolino x'D
Ripeto,
spero che vi piaccia e che non vi abbia deluso! Fatemi sapere
ciò che
pensate con una piccola recensione, mi farebbe molto piacere e non so
perchè ma ho la netta sensazione che o riceverò
solo critiche oppure
non riceverò alcuna recensione D:
*sospira* La pianto di parlare,
altrimenti non ce ne usciamo più! v.v Ringrazio tuuuuuuutti
coloro che
seguono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate e che
soprattutto hanno la pasienza di recensire! Grazie, grazie, grazie! Vi
adoro tutti, siete fantastici! <3
Alla prossima settimana, allora! Ah, prima che me ne dimentichi:
http://awhono.tumblr.com
Questo
qui sopra è il link del mio blog (il primo *-*) emh, forse
non
importerà a nessuno ç_ç ma
lì scriverò molti spoiler, anticipazioni e
magari anche qualcosa che non verrà pubblicata qui, su efp!
Se volete
fateci un salto ogni tanto, mi farebbe davvero piacere ^-^ <3
A presto!
Hono C:
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Capitolo 13 *** Capitolo Dodici: The Unbreakable Vow ***
Capitolo 12
Capitolo
dodici: The Unbreakable Vow
Dicembre
giunse col freddo e la neve prima ancora che gli studenti se ne
rendessero
conto. Il Lago Nero sembrava una distesa immensa di ghiaccio, acqua
condensata
dove vi si scorgevano innumerevoli ombre. Non era un posto molto
accogliente,
di notte. Le mura di Hogwarts erano gelide al tatto e il platano
picchiatore,
in lontananza, conservava i regali bianchi del cielo.
Allyson
sedeva su una roccia, a pochi metri dal lago. Il buio si infittiva
sempre di
più e il coprifuoco era scattato ormai da un pezzo. Il
Mantello dell'Invisibilità,
prestato da Harry, era abbandonato ai suoi piedi, freddo quanto il
terreno e
quasi totalmente scomparso: solo un flebile bagliore argenteo ne
indicava la
presenza.
Allyson
aveva lo sguardo perso verso la distesa d'acqua; decisa a non
avvicinarsi più
del dovuto, ma incapace di trovare un posto altrettanto tranquillo.
Ripensava
al suo ruolo tra i Mangiamorte, a come era cambiata, a come anni tra di
loro le
avessero impresso le cicatrici che si portava dietro, visibili e non. E
più cercava
di allontanare i pensieri dalla sua ultima missione, più
questi tornavano
prepotentemente ad invaderle la mente.
Era
così persa nel suo smarrimento che non avvertì i
passi attutiti dall'erba che
la raggiunsero, né si accorse che quel bagliore argenteo del
mantello le
ricordava qualcos'altro. Fu solo quando la sua voce la raggiunse,
attutita
dalle barriere di pensieri, che Allyson si ridestò.
-
Reed.
Il
suo
primo pensiero fu che faceva freddo. Si gelava, a dire il vero. Il
secondo, fu
il chiedersi come avesse fatto a formulare un primo pensiero
così stupido. Alzò
lo sguardo, sorpresa nel ritrovarsi davanti proprio lui.
-
Malfoy.
Ci
fu
qualche minuto di silenzio, rotto unicamente dal flebile rumore del
vento. Poi
il biondo avanzò, appoggiandosi all'albero poco distante da
dov'era seduta.
-
Dovresti sapere che non bisogna infrangere il coprifuoco. - le fece
notare lui,
con una nota di sarcasmo appena accennata.
-
A
quanto pare non sono l'unica. - La voce le uscì in un
sussurro, più apatica di
quanto ne avesse realmente intenzione.
-
Sono
un prefetto.
-
Ma
ciò non significa che anche tu possa infrangere il
coprifuoco.
-
Touché.
Il
silenzio che ne seguì fu rotto solo dal flebile fruscio del
vento gelido di
quella notte. Un brivido percorse interamente la strega, la quale, si
ritrovò a
tremare leggermente a causa del freddo che le penetrava sin dentro le
ossa.
Si
diede della stupida per essere uscita a quell’ora e senza
nemmeno portare con
sé un mantello, ma oramai, si disse, era inutile rimuginarci
sopra. Avvertì un
rumore leggero e con la coda dell’occhio, vide Malfoy
sedersi, affiancandola,
ma standosene pur sempre a debita distanza.
-
Brutti sogni, Malfoy? – sussurrò, tenendo lo
sguardo fisso sul manto di neve
che ricopriva il suolo. Strinse le gambe al busto con più
forza, poi strofinò
le mani, tentando di acquisire un po' di calore.
-
Qualcosa del genere. E tu? – le disse a sua volta, senza un
particolare
interesse, scrollando le spalle e stringendosi di più nel
pesante mantello che
indossava.
Allyson
poggiò il mento sulle proprie ginocchia, lo sguardo
offuscato, mentre
lentamente le immagini dei suoi incubi ricorrenti le si presentarono
davanti
con prepotenza.
-
Mh…-
si limitò ad un mormorio appena udibile, preferendo non
sfiorare nemmeno
l’argomento. La sua mente viaggiava, completamente estraniata
dal luogo in cui
si trovava.
Ripensava
a tutta quella situazione, continuamente, ma poi ricordò una
delle tante
conversazioni che aveva avuto con Harry riguardo Malfoy e
pensò che, in
effetti, non si era ancora accertata sull’identità
di colui che aveva
affatturato Katie Bell - o meglio – non era sicura che il
colpevole fosse
Malfoy.
Erano
passate circa due settimane dalla sua ultima missione, ed era come se
si fosse
completamente dimenticata di dover tener d’occhio il
Serpeverde. Si concesse un
sospiro e, poi, osservò per alcuni istanti la nuvoletta di
vapore che era
fuoriuscita dalle sue labbra.
-
A
che pensi?
Malfoy
tenne lo sguardo fisso sulla lastra di ghiaccio che era il Lago Nero in
quel
gelido periodo invernale, valutando mentalmente se valesse la pena di
consumare
ossigeno o meno.
-
Niente per cui valga la pena sprecare fiato, Reed, pensieri
completamente
inutili. Ma, in ogni caso, perché vuoi saperlo?
La
Battitrice scosse la testa, abbassando lo sguardo verso le sue mani
intorpidite
dal freddo.
-
Il
silenzio mi opprime in questi giorni, per questo…parlare o
litigare persino con
te migliora il mio umore.
A
quelle parole seguirono altri minuti, occupati unicamente dal rumore
dei loro
respiri e dalle foglie degli alberi della Foresta Proibita che si
muovevano in
lontananza.
Poi,
sorprendendola, Draco parlò.
- Ferma il silenzio, allora.
Ad
Allyson sfuggì un sorrisetto divertito, mentre si
raddrizzava appena e gli
rivolgeva un'occhiata.
-
E
con chi, sentiamo! Con te? - Il Serpeverde alzò le spalle.
-
Vedi
qualcun altro?
-
Il
Lago Nero sarebbe stato un compagno migliore, probabilmente. - si
lasciò
scappare la mora, soddisfatta, quando gli occhi di lui si alzarono al
cielo.
-
Sei
stata tu a voler parlare. - le ricordò.
- Vero.
-
E
ora stai cominciando a rompere.
- Touché, Malfoy.
- ridacchiò appena, pensando
a quanto le facesse bene distrarsi ogni tanto. Ma ora doveva ritornare
seria; era passato
abbastanza tempo
dall’incidente della Bell ed era convinta che Malfoy non
potesse reagire in un
modo troppo brusco.
-
Malfoy, ricordi di Katie Bell?
-
Si,
è la Grifondoro che ha toccato la collana maledetta.
Perché me lo chiedi?
Allyson
rabbrividì, il freddo cominciava ad intensificarsi sempre di
più.
-
E’
stata ricoverata al San Mungo.
-
Questo lo sa tutta Hogwarts, Reed, qual è il punto?
– l’espressione del ragazzo
continuò a restare impassibile, ma dalla sua voce si poteva
notare benissimo
una nota di irritazione.
-
Secondo te chi le ha fatto una cosa del genere? Non che fossimo grandi
amiche o
chissà che cosa, ma non trovi che sia strano? Hogwarts
dovrebbe essere il posto
più sicuro, anche più della Gringott e, invece,
guarda cosa sta succedendo. Non
capisco cosa possa aver fatto di tanto grave
per…per…- si interruppe, a causa
di un gesto spazientito del biondo. Non era davvero preoccupata per la
Bell, le
dispiaceva naturalmente, ma voleva solo avere una conferma da Malfoy.
-
Reed, ascolta, non credo che la Bell abbia fatto qualcosa. Io penso
solo che
sia successo e basta.
La
strega rimase alquanto interdetta, ma si limitò a
rivolgergli un’occhiata
pensierosa.
-
E
non hai la minima idea di chi possa essere stato?
Glielo
chiese, guardandolo dritto negli occhi, cercando un cenno di cedimento
o
qualsiasi altra cosa ma non ve ne trovò.
-
Tu
che pensi?
Si
ritrovò spiazzata da quella domanda, ma si riprese subito,
cercando a tentoni
la bacchetta, con l’intenzione di fare un incantesimo e
tentare di riscaldarsi
poiché il gelo stava divenendo insostenibile.
-
Io
penso che sia stato qualcuno all’interno di Hogwarts. Ci sono
molti studenti
che provengono da famiglie di mangiamorte e potrebbero essere diventati
quello
che temo ma non ho la minima idea del motivo.
Dopo
vari tentativi riuscì ad estrarre la bacchetta dalla tasca
del pigiama e con le
mani tremanti mormorò un incantesimo. Avvertì
subito un po' di calore
avvolgerla, dandole un lieve senso di sollievo, ma non era abbastanza.
Malfoy
aveva osservato ogni suo movimento e l’aveva ascoltata,
deglutendo impercettibilmente
dopo che ebbe concluso. Allyson lo guardò nuovamente, in
attesa di una sua
qualsiasi reazione.
-
Mettiamola così: ci sono cose che è meglio non
sapere e fidati, non ti
piacerebbe ascoltare ciò che penso al riguardo.
-
Nascondi qualcosa, Malfoy?
L’espressione
del Serpeverde mutò, mentre le rivolgeva uno sguardo quasi
rabbioso.
-
Stai
forse insinuando qualcosa, mezzosangue?
-
Primo: piantala di chiamarmi in quel modo, secondo: non sto insinuando
un bel
niente e terzo: rispondi alla mia domanda.
Si
guardarono in cagnesco per altri istanti, poi Malfoy si alzò
bruscamente.
-
Non
nascondo niente, Reed, e anche se fosse non sono affari che ti
riguardano!
-
Stai
ammettendo che centri qualcosa, forse?
Nei
suoi occhi non vi lesse solo una rabbia crescente, ma anche
qualcos’altro che
non riuscì ad identificare ma a lei bastò
ugualmente. Ne era sicura, e in
fondo, lui era l’unico che avrebbe potuto farlo. Il problema
era capirne la
motivazione al più presto.
-
Ma
ascolti la gente quando parla? Non ho detto questo.
Allyson
distolse lo sguardo, rabbrividendo e stringendo la bacchetta con
più forza.
-
Ti
conviene tornare dentro prima che qualcuno si accorga della tua assenza.
Lei
ridacchiò, scuotendo leggermente la testa.
-
Ti
stai preoccupando per me, Malfoy?
-
Ti
piacerebbe, Reed. – le rispose, ora totalmente tranquillo,
lanciandole qualcosa
di morbido e che lei riconobbe subito dopo averlo afferrato. Era la sua
sciarpa
verde-argento, che riportava lo stemma di Serpeverde.
-
E
questa? – Gli chiese perplessa.
-
Prendila come souvenir in ricordo di questa conversazione.
-
Non
indosserei mai una sciarpa verde-argento, sarebbe totalmente
anti-Grifondoro.
-
Fa
come vuoi, Reed.
Le
disse, allontanandosi da lei. Allyson tenne gli occhi incollati su di
lui fino a
quando non sparì dalla sua vista. Poi guardò
nuovamente la sciarpa e la
indossò. Era calda e confortante, il ché
riuscì a riscaldarla un po' più
dell’incantesimo.
La
sistemò meglio e dopo aver posato la bacchetta in tasca,
afferrò il Mantello
dell’Invisibilità, si alzò e poi lo
indossò. Cominciò a ritornare verso il
castello, a passò svelto, stringendosi nelle spalle.
La
sciarpa le copriva quasi tutto il viso e non poté fare a
meno di inspirare
forte, avvertendo chiaramente un odore piacevolmente familiare.
“Ha il suo odore”
Sentì
una strana sensazione di calore avvolgere le viscere e raggiungere la
sua
faccia. Non ne capì il motivo e preferì non
indagare, beandosi di quella
sensazione piacevole, per quanto sbagliata fosse.
**
Con
il
Natale alle porte ad Hogwarts sembrava che tutti i problemi fossero
stati
momentaneamente messi da parte. Si respirava un’aria
decisamente più allegra e salubre,
mentre quasi tutti gli studenti avevano stampati in faccia un
espressione
perennemente serena e sorridente.
Questo
però, a lungo andare, poteva diventare irritante.
Quella
sera Allyson se ne stava in Sala Comune a leggere qualche pagina de
“Il
Quidditch Attraverso i Secoli”, soprattutto per evitare il
malumore di Ron che
era causato da una futile festa per sfigati.
Harry
ed Hermione erano stati invitati ad una festa che il professor
Lumacorno aveva
organizzato per, appunto, i membri del suo
“Lumaclub”. Weasley ce l’aveva
ancora con loro – per chissà quale assurdo motivo
– e aveva assunto quell’aria
imbronciata dal giorno in cui i due amici avevano detto loro della
festa.
Nemmeno
la piovra-umana sembrava riuscire a tirarlo su di morale.
Allyson
se ne era tirata fuori dall’inizio; preferiva farlo
“sbollire” da solo, poiché
odiava quel genere di situazioni che, tra l’altro, non sapeva
nemmeno come
affrontare.
Ron,
seduto sulla sua solita poltrona, sbuffava più di una
tegliera e ciò non faceva
altro che seccare la Battitrice più del dovuto.
“Coi calderoni allacciati sul
capo
Dodici Eroi eran pronti a
partire,
Squilla già il corno, e l’aere
li accoglie,
Ma ben dieci son destinati a
morire”
Un
piccolo ghigno increspò le labbra di Allyson
all’idea che quel gioco, il
Creaothceann, non fosse poi tanto male.
Il
rosso sbuffò di nuovo ed Ally gli lanciò
un’occhiataccia, ritornando quasi
subito alla lettura del libro.
“Ciascun giocatore del
Creaothceann portava in testa un calderone allacciato sotto il
mento.”
L’ennesimo
sbuffo, ma questa volta tentò di ignorarlo.
“Al suono del corno o del
tamburo, fino a un centinaio di pietre e massi stregati sospesi a
trecento
metri dal suolo cominciavano a…”
-
Miseriaccia.
“…cadere verso terra. I
giocatori di Creaothceann sfrecciavano cercando di prendere
più pietre
possibili con…”
Ron
sbuffò nuovamente ed Ally fece un lungo spospiro, chiudendo
il libro di scatto.
Guardò l’amico mentre la sua espressione non
prometteva nulla di buono.
-
Ehi,
Weasley, mi è venuta un’idea! Perché
non andiamo a fare una partita a
Creaothceann!
-
Cosa? – le chiese con uno sguardo confuso, osservandola
mentre si alzava dalla
poltrona.
-
Sarà
divertente, sai? Con tutte quelle pietre aguzze che devi cercare di
acchiappare…uno spasso! Se quello che ti preoccupa
è morire, ci sono io a
coprirti le spalle.
Concluse
con un ghigno e una scintilla sadica negli occhi. Ron
deglutì, alzandosi anche
lui e sorridendo con fare nervoso.
-
Credo che passerò, Ally, io vado a dormire, eh…ci
vediamo domani.
E
detto questo si affrettò e salì rapidamente le
scale che portavano ai dormitori
maschili. Solo dopo che fu sparito la strega si concesse uno sbuffo
seccato.
-
Ha
rovinato l’atmosfera. E ora che faccio? – si
guardò intorno, indecisa,
osservando i pochi studenti che ancora popolavano la Sala Comune. Poi
un’idea
le balenò in testa e, con un sorrisetto, si avviò
verso il buco del ritratto.
“Andiamo a vedere come se la
passano la Granger e Potter.”
**
“Ma che
diavolo…perché quei
due…?”
Allyson
camminava lentamente, concentrata su ogni passo e attenta a non fare
alcun
rumore. Aveva appena visto Piton e Malfoy chiudersi in una classe e non
aveva
esitato nemmeno un attimo nel seguirli.
Si
fermò dinanzi alla porta, aprendola leggermente e cercando
di captare qualcosa.
Con il fiato sospeso, restò immobile e in attesa. Se solo
avesse fatto più
attenzione a ciò che aveva intorno a lei, avrebbe capito che
Harry, da sotto il
Mantello dell’Invisibilità, le era proprio
accanto, intento ad origliare anche
lui.
-
Ascoltami, sto cercando
di aiutati. Ho
giurato a tua madre di proteggerti. Ho fatto il Voto Infrangibile,
Draco …
- E allora credo che invece
dovrà infrangerlo,
perché non ho bisogno della sua protezione! E’
compito mio, me l’ha affidato e
lo sto facendo, ho un piano che non può fallire, solo ci sta
volendo un po’ di
più di quanto pensassi!
-
Qual
è il tuo piano?
“Piacerebbe saperlo anche a me,
Severus…e che diavolo è questa storia del Voto
Infrangibile?! E Malfoy che
diamine sta combinando?”
Allyson
strinse i pugni con rabbia, facendosi scappare una mezza imprecazione
appena
udibile. Attese ancora, sempre più perplessa e incredula ma
poi entrò nel
panico. Draco aveva interrotto la conversazione e lo vide camminare in
direzione della porta attraverso la piccola fessura.
Sarebbe
stata scoperta se non fosse stato per Harry; era riuscito ad afferrarla
giusto
in tempo, coprendola con il mantello e spostandosi proprio nel momento
il cui
il Serpeverde aveva spalancato la porta.
Si
fermò solo un momento, guardandosi intorno con sospetto, ma
poi riprese a correre,
sparendo oltre l’angolo più lontano del corridoio.
Rimasero immobili, senza
nemmeno respirare, aspettando che anche il professore se ne andasse.
Non
appena Piton uscì dalla classe e sparì dalla loro
vista poterono tirare un
sospiro di sollievo. Allyson biascicò
un’imprecazione molto colorita mentre
Harry l’aiutava a rimettersi in piedi. Le rivolse uno sguardo
eloquente e poi
le disse:
-
Adesso non puoi continuare a negare che non ci sia qualcosa di strano!
-
Harry, l’hai sentito anche tu: non è stato
lui…con la Bell, intendo.
Il
ragazzo si tirò su gli occhiali, sbuffando, e rivolgendole
uno sguardo
sarcastico.
-
Certo, e tu credi a lui?
-
Harry, io non lo so, ok? Ma mi rifiuto di credere che un ragazzo possa
essere
stato…marchiato.
Sbottò
Ally a voce bassa, tossicchiando leggermente.
-
Ally, secondo te perché la madre di Malfoy, per proteggere
il proprio figlio,
ha fatto il Voto Infrangibile con Piton?
-
Io
non lo so, va bene? Ma sappi che ci crederò solo quando lo
vedrò, sai che sono
così. E comunque, questo non è un buon posto per
parlarne. – fece una pausa,
sospirando e maledicendo tutti i maghi conosciuti mentalmente. – Ritorni alla
festa?
-
No.
-
Va a
recuperare Hermione e Luna. Io ti aspetto qui, e poi ce ne torniamo
alla torre.
L’occhialuto
annuì e dopo un attimo di ripensamento sbucò
fuori dal Mantello
dell’Invisibilità, camminando a passo svelto verso
l’ufficio del professor
Lumacorno, dove si stava svolgendo la festa.
-
Che
palle!
Sbottò
Allyson una volta che Harry ebbe varcato la soglia
dell’ufficio. Perché le cose
dovevano complicarsi sempre di più? Si chiese, frustrata,
senza però riuscire a
trovare una risposta.
Si
limitò ad aspettare che gli amici uscissero da quella festa
da sfigati,
imprecando e cercando di pensare ad un modo per
“coprire” Malfoy e ad adempiere
ai suoi compiti senza farsi scoprire.
L'ANGOLO DI HONO:
Ehii, rieccomi con il
dodicesimo capitolo! Sorprententemente puntuale come al solito e felice
del fatto che mancano pochi giorni a Natale! *-* Sono così
elettrizzata!
Allyson: Certo, elettrizzata
per la bacchetta di Draco che ti regaleranno...
Emh, questi sono solo
dettagli :') *si schiarisce la gola* ritornando a noi, allora che ve ne
pare? Spero che Draco non sia troppo sdolcinato, che vi sembri lui e
che il capitolo vi piaccia! Allyson che minaccia Ron con il
Creaothceann l'adoro :') Alla fine il capitolo si fa un po'
più "serio", però, con Harry e la Reed che
origliano Piton e Draco discutere e poi ne parlano. Allyson non
è molto brava a depistare Potter e lo liquida con un
semplice "Non lo so"...e poi dice di essere intelligente v.v
Allyson: Ma pensi a cose
serie? *alza gli occhi al cielo*
Si, giusto! *sorride*
ringrazio tutti coloro che recensiscono e inseriscono la mia fic tra le
seguite/preferite/ricordate! Vi adoro! Vi ringrazio tanto per questo
anche perchè mi sostenete e mi spronate a scrivere! Hono vi
vuole bene <3
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo lasciandomi una
recensione anche minuscola, sarebbe grande se lo faceste! C:
Ora lascio qualche informazione: Martedì (il 24,
cioè la vigilia), salvo imprevisti, pubblicherò
il capitolo di Natale *-* poi avrei intenzioni di pubblicare qualche OS
natalizia (sempre HP, naturalmente) però non so quando.
Può darsi anche domani o tra qualche giorno. Devo prima
trovare il coraggio e beh, definirle meglio. C:
Con questo non ho nient'altro da aggiungere! Vi faccio tanti auguri di
buon Natale (anche se li rifarò comunque martedì)
e spero che passiate delle buone vacanze...a proposito, posso
finalmente dire: DOBBY E' UN ELFO LIBERO! 17 giorni di completo relax,
ringraziando Merlino *-*
Allyson: Lo sta ripetendo da
quando è uscita da scuola, io non la sopporto più!
Dobby è un elfo
libero! *-*
Allyson: *sbuffa e la
prende, cominciando a trascinarla via* Ormai è andata! Vi
salutiamo entrambe, a presto gente!
Doooobby è un
elfo libero! *-*
Allyson: *facepalm*
Hono C:
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Capitolo 14 *** Capitolo Tredici: Happy Christmas! ***
Capitolo 13
Capitolo
tredici: Happy Christmas!
“Ho sempre pensato al Natale come ad un
bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al
perdono. L'unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini
e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori,
solitamente chiusi.
(Charles Dickens)”
Quella
fredda mattina del 21 Dicembre, le Sale Comuni di tutte e quattro le
case, erano
gremite di studenti che chiacchieravano eccitati per le imminenti
vacanze
natalizie che avrebbero trascorso con la propria famiglia.
In
quella di Grifondoro, in particolare, c’era un gran baccano,
totalmente
insolito per essere le 8.00 del mattino. Allyson stava parlando a voce
bassa
con Ginny ed Hermione, davanti al caminetto già caldo e
scoppiettante.
-
Beh…allora, divertitevi anche per me e salutatemi tutti. I
regali li ho già
spediti, anche il tuo Hermione. Mi raccomando, apriteli a Natale, ok?
– esordì la
mora, scostandosi una ciocca di capelli dal viso e abbracciando per dei
brevi
istanti le due streghe davanti a lei.
-
Ally
riposa e per qualsiasi cosa sai già cosa fare. –
disse la riccia, sorridendo.
-
Ci
mancherai quest’anno alla Tana. Mamma si sentirà
depressa perché non cucinerà
abbastanza.
Risero
tutte e tre, divertite.
-
Gin,
per favore, dai questa a Fred…sai, è
più sicuro che gliela dia tu. – Ginevra
annuì, riponendo con cura nella tasca del mantello, la
lettera sigillata che
Allyson le aveva appena dato. – Salutami tutti, e digli che
mi dispiace per non
essere potuta venire, ok? E tienimi aggiornata, intesi?
-
Tranquilla, Ally, non devi preoccuparti. – le
ripeté la rossa, mettendogli una
mano sulla spalla. Allyson
annuì,
ridacchiando e facendo un lungo sospiro.
-
Vado
a salutare Harry e Ron. – proruppe la Reed, dopo aver
intercettato lo sguardo
della Granger che si era posato su Ron e Lavanda che continuavano a
sbaciucchiarsi.
Si
allontanò da loro e dopo aver salutato Neville di sfuggita,
con un sorriso e un
“Buon Natale”, raggiunse Ron e sotto lo sguardo
indispettito della Brown lo
trascinò da Harry, il quale, aveva appena fatto la sua
entrata in Sala Comune.
-
Ragazzi, passate un buon Natale e divertitevi anche per me. –
gli disse,
abbozzando un sorriso.
-
Ally, lo sai che l’invito alla Tana è ancora
valido.
-
Lo
so, Ron, ma ho bisogno di restare qui. Mi serve del tempo per
riordinare le
idee, anche se non sai quanto mi piacerebbe stare con voi alla Tana.
Abbracciò
Weasley, standogli attaccata un po' più del dovuto, solo per
avere la
soddisfazione di aver fatto incazzare e ingelosire di brutto Lavanda.
Lui le
scompigliò affettuosamente i capelli, un po' rosso in viso,
e poi ritornò dalla
sua “piovra-umana”.
Riportò
la sua attenzione su Harry e si guardarono per qualche secondo. Fu lui
a
cingerle la vita in un abbraccio fraterno e carico di affetto. Si
staccarono
dopo qualche minuto e risero entrambi, sereni.
-
Tienimi aggiornata, Potter, e mi raccomando non tornare con venti chili
in più!
Harry
si limitò a sorridere divertito.
-
Riguardati. Ci vediamo presto, ok?
Allyson
annuì e poi, dopo avergli dato un veloce bacio sulla
guancia, si avviò verso il
buco del ritratto.
-
Vado
a fare colazione, sfigati, ci si becca quando tornate!
Ed
uscì dalla Sala Comune, l’ombra di un sorriso
impresso sulle labbra mentre
risate e risposte indistinte la seguirono fino a quando il ritratto non
si
chiuse.
Non
sopportava tutta quell’aria felice ed eccitata; era quasi
soffocante.
Probabilmente, era l’unica nota stonata in
quell’ambiente gioioso e preferì
andarsene il più lontano possibile prima di impazzire.
**
- Tu
scendi dalle stelle, oh Fierobeeecco…- canticchiava
tranquilla mentre scendeva
rapidamente le rampe di scale e svoltava nei corridoi per poter
raggiungere la
Sala Grande.
I
suoi
amici erano partiti quella mattina, assieme alla stragrande maggioranza
della
popolazione di Hogwarts. Le mancavano di già ma preferiva
non pensarci molto.
Poteva
godersi tranquillamente quel periodo natalizio, anche per il fatto che
Malfoy
aveva fatto ritorno al Manor. Aveva visto il biondo di sfuggita nella
Sala
d’Ingresso prima che partisse, solo un fugace sguardo in
segno di saluto,
quando, invece, avrebbe voluto dirgli qualcosa.
Scosse
la testa, allontanando quei pensieri. Pensò che doveva
seriamente smetterla di
pensare a Malfoy.
Quando
arrivò in Sala Grande, non si stupì molto del
fatto che erano in pochi studenti
a cenare in quel momento. Difatti, erano appena una ventina ad essere
rimasti
per le vacanze.
Passò
in rassegna con lo sguardo i quattro tavoli, rapidamente, cominciando a
canticchiare “Jingle Bells” con un mormorio.
La sua attenzione venne attirata da
qualcuno
in particolare.
Un
sorrisetto le si impresse sulle labbra e pensò che un po' di
“distrazione” non
avrebbe fatto altro che giovare al suo stato d’animo.
Camminò
allegramente fino al tavolo dei Serpeverde per poi sedersi proprio di
fronte ad
un annoiato Theodore Nott, il quale, era intento a servirsi
dell’arrosto con le
patate.
-
‘Seeera,
Nott!
Il
ragazzo alzò lo sguardo, fissò Allyson per una
decina di secondi e poi ritornò
alla sua cena, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
L’attenzione generale
era focalizzata su di lei, ma non ci badò. Certo, vedere una
Grifondoro come
lei sedersi al tavolo dei Serpeverde e cominciare una conversazione
“tranquilla” con Nott era molto strano. Ad Allyson,
però, non importava.
-
Malfoy non è qui, se è lui che stai cercando.
-
Lo
so e non m’importa, Nott. – iniziò la
mora, mentre metteva nel piatto che aveva
davanti del tacchino e qualche patata arrosto. – Volevo solo
parlare con te, mi
fa piacere farlo, sai?
Theo
le lanciò uno sguardo eloquente, alzando entrambe le
sopracciglia scure.
-
Reed, non dire stupidaggini.
-
Ma è
vero, non mi dispiace parlare con te – rispose Ally,
mangiucchiando il
tacchino.
Lui
scosse la testa, probabilmente rinunciando prima ancora di chiederle
spiegazioni. Si
limitò ad addentare del
pane, masticando lentamente.
-
Nott, perché sei rimasto qui per le vacanze?
-
Non
volevo tornare a casa, Reed, mi annoiavo. Quindi dovrò
sopportati anche a
Natale, contenta?
Lei
si
strinse nelle spalle, bevendo un sorso di succo di zucca. Con una molla
raccolse i suoi capelli in una crocchia disordinata e poi bevve ancora
una
volta.
-
Ti
rendi conto che tu sei seduta qui a cenare al tavolo dei Serpeverde, e
per di
più, parlando con me?
-
Certo.
-
Ti
saresti schiantata piuttosto che fare una cosa del genere, non
è che cominci a
provare un debole per il sottoscritto? – esclamò
Nott, ghignante, riserbandole
uno sguardo divertito, malcelando, però,
l’irritazione.
-
Assolutamente no.
-
Giusto, dimenticavo che sbavi dietro Malfoy da anni. –
ridacchiò, bevendo dal
calice dell’acqua.
Allyson
si limitò ad un’occhiata diffidente, perdendo
totalmente l’appetito nell’udire
quel nome. Continuò a bere solamente del succo, preferendo
attendere il
dessert.
-
Vuoi
sapere perché sono qui? Mi annoiavo anche io e…-
ma lui la interruppe,
concludendo la frase al suo posto.
-
E,
visto che i tuoi amichetti idioti ti hanno abbandonata al tuo destino,
non hai
nessun altro a cui rompere le bacchette.
-
Ehi!
-
Ho
detto solo la pura verità, Reed.
La
strega ridacchiò, osservando Nott per qualche istante. Non
ne conosceva il
motivo, ma aveva sempre provato una specie di
“simpatia” per Nott e Zabini. Presi
da soli, si disse, non erano poi così male.
-
Dovremmo parlare più spesso insieme, Nott.
-
Cos’è questa? Una proposta indecente?
-
Mh…può darsi. – esordì
Allyson con un sorrisetto sghembo.
-
Sei
strana, mezzosangue, e tanto anche.
-
Tu
sei irritante, Nott, totalmente irritante.
Si
guardarono ancora in silenzio per poi scoppiare in una cauta risata,
appena
accennata. Theodore fece per dire qualcosa ma un’imprecazione
appena mormorata
di Allyson lo fece interrompere all’istante.
La
strega, d’altro canto, stringeva con una mano il suo
avambraccio sinistro. Il Marchio
aveva cominciato a bruciare e ciò avrebbe voluto significare
solo una cosa.
-
Dannazione – mugugnò con un’espressione
sofferente, tentando di calmarsi.
“Perché proprio
adesso?!”
-
Che
ti prende, Reed?
-
Nulla, nulla…io…si, io, devo andare! Ho un grande
mal di testa e andrò a
chiedere una pozione a Madame Chips. – cominciò
lei, sorridendo nervosa,
lasciando la presa sul suo braccio.
-
Ci
si vede domani, Nott. Buonanotte, eh! – disse, sotto lo
sguardo perplesso e
sospettoso del Serpeverde, alzandosi rapidamente e cominciando ad
allontanarsi
dal tavolo, in direzione dell’uscio della sala.
Una
volta uscita dalla Sala Grande prese subito la direzione
dell’ufficio di Piton.
“Dannato Voldemort, se solo
avesse aspettato qualche altro minuto non avrei destato alcun sospetto!
Argh,
lo ucciderò prima o poi!”
**
La
tiepida luce del sole mattutino filtrò dalla finestra
illuminando il viso di
Allyson. Dormiva placidamente, standosene raggomitolata sul suo letto,
con le
coperte fin sopra il naso.
Per
la
prima volta in quei mesi, era riuscita a dormire per l’intera
notte. Gli incubi
non avevano popolato i suoi sogni, come spesso accadeva, e finalmente
aveva
potuto godersi quel riposo.
Mormorò
qualcosa di incomprensibile, girandosi e accucciandosi verso sinistra,
affondando di più la testa nel cuscino.
Un
picchiettio chiaro e forte si udì, dopo qualche istante,
invadendo la stanza.
Allyson capovolse la posizione nuovamente, mugugnando qualche
imprecazione verso
quel rumore che non sembrava volesse cessare.
Infatti,
il picchiettio cominciò ad intensificarsi sempre di
più, mentre Allyson
afferrava il suo cuscino e se lo schiacciava sul viso, con
l’intenzione di
voler continuare a dormire per non abbandonare quel caldo tepore e
quella
piacevole sensazione di caldo soffocante.
Ally
riuscì a resistere solo per pochi altri secondi e, seccata,
scostò le coperte
scarlatte e scivolò via dal letto, i capelli arruffati, gli
occhi semichiusi e
il cervello ancora nel mondo dei sogni.
Si
avvicinò alla finestra, strofinandosi gli occhi e
sbadigliando a lungo. Un
allocco picchiettava insistentemente sulla sua finestra;
l’aprì e l’aria gelida
di dicembre le sferzò il viso, provocandole brividi lungo
tutto il corpo.
Slegò
dalla zampa del volatile il pacchettino che questo le allungava, poi,
fece per
chiudere la finestra quando l’allocco le beccò
indignato la mano, provocandole
un taglietto poco profondo sul dorso della mano, prima di sbattere le
ali e
librarsi nuovamente in volo.
-
Ehi,
brutto…- cominciò lei, interrompendosi nel bel
mezzo dell’imprecazione, ora
completamente sveglia. Chiuse la finestra con uno scatto, passandosi la
lingua
sul taglietto per togliere via le gocce di sangue.
Si
sedette sul letto, dando uno sguardo al pacchetto: era incartato alla
bell’è
meglio e vi era attaccato un piccolo bigliettino, scritto con una
calligrafia
familiare.
Spero che passerai un Buon
Natale, Allyson.
Recitava
il bigliettino, il quale era firmato con il nome di Hagrid. La strega
sorrise
appena e scartò il pacchetto: il mezzogigante le aveva
regalato una scatola di
caramelle mou.
Si
stiracchiò, posando le caramelle e il bigliettino sul
comodino. Si infilò una
felpa rossa scarlatta da sopra la maglia del pigiama e, quasi con un
sorrisetto
infantile, poi si diresse velocemente in Sala Comune.
Non
appena la raggiunse, notò che fosse completamente deserta, a
parte i cinque
studenti della sua stessa casa che erano rimasti per le vacanze.
-
Buon
Natale, Allyson – le augurò cordialmente una
bambina del terzo anno, di cui non
ricordava nemmeno il nome. Le sorrise, in tutta risposta, e poi si
avvicinò al
grande abete, addobbato per l’occasione, che era stato messo
alla destra del
camino.
-
Ehi,
Buon Natale Ally! Sono rimasti solo i tuoi regali, lì sotto.
– l’avviso Dennis
Cannon, a cui rivolse un sorriso appena accennato.
Si
avvicinò all’albero e scorse quelli che avrebbero
dovuto essere i suoi regali.
Si sedette proprio lì, tranquilla, cominciando a
canticchiare “Jingle
Bells” mentre
afferrava i pacchetti e li
scartava.
Da
Hermione ricevette un libro babbano: “Cime
Tempestose” con un bigliettino
sonoro di auguri; da Ron un pacco di cioccorane; da Ginny un ciondolo
raffigurante il boccino d’oro; dai signori Weasley il solito
maglione con la
sua iniziale sopra; un rifornimento di caccabombe e di merendine
marinare da
Fred e George ed infine una felpa degli AC/DC (un gruppo rock babbano)
da
Harry.
Poteva
considerarsi pienamente soddisfatta dai suoi regali e, dopo aver
gettato le
carte dei regali nel fuoco, li prese e li portò tutta
contenta nella stanza del
dormitorio.
Li
mise accuratamente nel suo baule e mentre si cambiava per scendere in
Sala
Grande sperò che i suoi di regali piacessero ai suoi amici.
*
La
notte era calata rapidamente e il giorno di Natale era trascorso tra
banchetti,
regali e qualche chiacchiera.
Era
pomeriggio inoltrato ed Allyson se ne stava tranquillamente sdraiata
sugli
spalti della sezione dei Grifondoro ad osservare il cielo, il quale,
aveva
assunto una sfumatura ambrata grazie al sole che stava lì,
lì per tramontare.
L’aria
era gelida e un vento leggero soffiava sibilando. La Reed era ben
coperta
questa volta; indossava degli abiti caldi, un mantello pesante e la
sciarpa di
Serpeverde che Malfoy le aveva lasciato qualche giorno prima.
Aveva
conservato ancora il suo odore, si ritrovò a constatare, e
probabilmente
sarebbe stata una delle rare volte in cui l’avrebbe indossata
in un luogo come
il campo di quidditch.
Chiuse
gli occhi, tentando di tenere i pensieri a bada. Finalmente aveva un
po' di
tranquillità e, certamente, non l’avrebbe lasciata
andare così facilmente.
O,
almeno, era ciò che sperava.
-
Ehi,
Reed. – Theodore era appena atterrato proprio sulla panca
davanti alla sua. Vi
si sedette, dando le spalle al campo e poggiando le mani sul legno
liscio e
scuro, il solito ghigno dipinto sulle labbra.
-
Nott.
Si
limitò a dire lei a mo’ di saluto, riaprendo gli
occhi e voltando lievemente il
capo per guardarlo. Si scambiarono un’occhiata, in silenzio,
e poi la strega fu
la prima a parlare:
-
Che
ci fai qui? – utilizzò un tono di voce velato
d’irritazione, mentre si
rimetteva seduta proprio di fronte al Serpeverde.
-
Facevo un giro sulla scopa, niente di che. E tu…- si
interruppe, alzando un
sopracciglio perplesso e squadrandola interamente. Poi riprese
– Guarda un po'
cosa vedono i miei occhi! Allyson Reed che indossa una sciarpa di
Serpeverde!
Cos’è, l’hai rubata a Malfoy per avere
qualcosa di suo sempre con te?
Allyson
gli lanciò un’occhiataccia, sistemandosi
altezzosamente la sciarpa in questione
e sbuffando seccata.
-
Se
proprio ci tieni a saperlo, me l’ha data lui!
-
Questo si che è amore!
-
Piantala! E comunque, che diavolo vuoi da me?
Sbottò,
stringendo le braccia al petto e guardandolo truce. Theodore si
limitò ad una
scrollata di spalle; solo in quel momento Ally notò quanto
fosse infastidito e
annoiato.
-
Niente. L’hai detto tu stessa che avremmo dovuto parlare
più spesso.
-
Non
me la bevo.
-
Ma è
così! – proruppe lui, sbuffando scocciato. La
strega si ritrovò a reprimere un
sorrisetto divertito, senza nemmeno comprenderne il motivo.
-
Bene, quindi…– cominciò la Reed,
cercando un argomento di conversazione. La sua
attenzione si spostò sulla sua scopa e con la sorpresa
impressa sul volto
continuò – E quella è il nuovo modello
di Nimbus?
-
Bella, vero? Sono stati Blaise e Draco; ci sono rare volte in cui quei
due
riescono a combinare qualcosa di buono per farsi amare.
Rispose,
ridacchiando sincero, senza alcuna malizia.
-
Dovete volervi davvero molto bene, voi tre. Sai, non l’avrei
mai detto se non
l’avessi visto.
Si
guardarono in silenzio per qualche istante, poi Nott sbuffò
nuovamente.
-
Ok,
ok! Avevi ragione, non ero qui per fare conversazione…beh,
non oggi almeno.
Sentenziò
lui, alzandosi. Con eleganza recuperò la sua scopa e con
velocità estrasse
qualcosa dalla tasca del mantello.
-
Guarda tu che cosa mi tocca fare…- borbottò
palesemente seccato. Lo lanciò alla
strega e poi risaltò in sella alla sua Nimbus nuova di zecca.
Allyson
afferrò al volo il pacchettino che le era stato lanciato,
perplessa.
-
E
questo?
-
Capirai.
-
Non
vorrete mica uccidermi?
-
Aprilo e lo scoprirai. Ci si becca a scuola, Reed, e Buon Natale.
Dopo
qualche secondo di esitazione, spostò lo sguardo su Theo.
-
Buon
Natale anche te.
Osservò
il Serpeverde fare il giro del campo un paio di volte e poi
allontanarsi dal
campo, planando verso il basso. Una volta che la Reed fu di nuovo sola,
osservò
il pacchettino che aveva tra le mani, convinta che non contenesse nulla
di
buono.
Con
un’alzata di spalle e uno sguardo tra il sospettoso e il
perplesso, strappò via
l’involucro del pacchettino.
Rimase
alquanto stranita; era una cioccorana. Sotto l’involucro era
legato un foglietto
di pergamena piegato in due. Lo tolse, aprendo; con una calligrafia
elegante e
svolazzante, facevano mostra di sé tre uniche parole:
Buon Natale, Reed.
Arrossì
vistosamente, riconoscendo subito quella scrittura. Pose in tasca il
foglietto,
aprendo la cioccorana e dandole un morso per poi affondare il viso
accaldato
nella sciarpa verde-argento.
-
Buon
Natale anche a te, Malfoy.
L'ANGOLO DI HONO:
*si schiarisce la gola* Tanti auguri di Buon Natale, che le
vostre feste siano piene di Potter *-----* Anche Allyson vi fa tanti
auguri C:
Ecco il capitolo di Natale v.v Come promesso, eccomi qui!
Spero vi piaccia e che vi faccia sorridere almeno un po'!
Probabilmente è azzardato far fare una cosa del genere a
Malfoy ma lo trovo così carino v.v Beh, ringrazio sempre
tutti coloro che recensicono e inseriscono tra
preferite/seguite/ricordate! Siete fantastici <3
Fatemi sapere cosa pensate con una recensione ^_^
Vi faccio tanti tanti tanti auguri ancora e scappo!
Hono C:
|
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Capitolo 15 *** Capitolo Quattordici: All The Time You Need ***
Capitolo 14
Capitolo
Quattordici: All the time you need
"Osare
significa esporsi ad un rischio e, dunque, rendersi vulnerabili.
[Scrubs
- J.D.]"
LEZIONI DI SMATERIALIZZAZIONE
Se
avete diciassette anni, o se
ne compierete diciassette entro e non oltre il prossimo 31 Agosto,
siete idonei
per un corso di dodici settimane di Lezioni di Smaterializzazione
tenute da un’
insegnante di Smaterializzazione del Ministero della Magia. Vi
preghiamo di
firmare sotto se desiderate partecipare.
Costo: 12 Galeoni.
Allyson
incrociò le braccia al petto, osservando corrucciata
l’avviso che era stato
affisso nella bacheca della Sala Comune da qualche giorno. A dirla
tutta, non
aveva la benché minima voglia di partecipare a quelle
lezioni, dato che lei
sapeva già Smaterializzarsi.
Ma
sapeva che se fosse stata l’unica del suo anno a non farle
sarebbe sembrato
sospetto. Tutti avrebbero cominciato a chiderle il motivo e in men che
non si dica sarebbe diventata la protagonista dei soliti irritanti
pettegolezzi.
Sospirò
e poi firmò aggiungendo il proprio nome alla lista allegata
all'avviso.
-
Ally, faremo tardi se non ti dai una mossa.
La
Reed si concesse un lungo sbadiglio, sistemandosi la tracolla che
traboccava di
tomi.
-
Arrivo, arrivo. – mugugnò, seguendo Hermione e
uscendo dal buco del ritratto. Le
vacanze natalizie erano finite da più di una settimana e il
ritorno alle
lezioni era stato più traumatico di quanto si sarebbe
aspettata.
-
Odio
Pozioni.
Si
lamentò Allyson, dopo un paio di minuti, mentre si stavano
dirigendo verso
l’aula di Pozioni nei sotterranei.
-
Tu
odi il fatto che Harry sia il preferito di Lumacorno.
-
Ammettilo, da fastidio anche a te! E poi anche io diventerei un genio
con il
libro del Principe…non capisco il motivo per cui non lo
abbia ancora bruciato!
La
riccia si limitò a ridacchiare, scuotendo leggermente la
testa nonostante fosse
completamente d’accordo con l’amica. Raggiunsero
l’aula di Pozioni, alcuni
minuti prima che la lezione cominciasse.
Si
fermarono proprio davanti all’uscio, continuando a
chiacchierare.
-
Stai
leggendo il libro che ti ho regalato?
-
Certo, Ally, ed è bellissimo. Non capisco perché
abbia sempre rifiutato di
leggere qualcosa di Stephen King, è fantastico!
-
Era
ora che lo capissi, Granger. – fece la mora, poggiandosi con
la schiena vicino
allo stipite della porta, a braccia conserte.
In
quel momento Nott si stava dirigendo verso la classe, da solo e con
un’espressione palesemente annoiata e assonnata.
-
Granger, Allyson. – disse Theodore non appena fu abbastanza
vicino alle due ragazze.
Hermione
alzò un sopracciglio con perplessità e rispose
sommessamente al saluto.
-
Ehi,
Theodore! – esclamò, invece, tutta tranquilla
Allyson, un sorrisetto stampato sulle labbra. – Qualcuno ha
fatto le ore piccole stanotte!
-
Gelosa?
Fece
lui con ghigno beffardo per poi portare il palmo della mano destra alla
bocca, in modo da coprire il grosso sbadiglio che lo pervase
totalmente.
-
Si,
perché ti amo troppo e sono gelosa di chi ti porti a letto
– esalò la mora con palese
ironia, mentre il Serpeverde alzava gli occhi al cielo non
nascondendo il proprio divertimento.
-
Mi
sa che è meglio andare…- mormorò a
disagio Hermione, con uno sguardo sospettoso
rivolto all’amica. Quest’ultima annuì e
poi entrò in classe parlottando con
Nott, sotto gli sguardi esterrefatti di almeno metà della
classe.
Allyson
si sedette al solito posto, seguita dalla riccia mentre Theodore
raggiungeva
Malfoy e Zabini. La Reed si concesse solo uno sguardo verso il biondo,
distogliendo lo sguardo quasi subito.
-
Da
quant’è che tu e Nott siete così amici?
Cominciò
Ron, stranito, mentre scambiava un’occhiata con Harry.
-
E da
quand’è che vi chiamate per nome?
Rincarò
la dose Hermione, incredula. Allyson si concesse una risata sommessa.
-
E’
pur sempre Nott ma non è così male se poi lo si
conosce, sapete?
-
Non
ci credo! Non ti avrà mica minacciata? - il rosso aveva
assunto un'aria perplessa.
-
Come
è successo?
Chiese
Harry, sinceramente colpito anche lui.
-
Ti
saresti schiantata piuttosto che…
Ally
interruppe Ron, prendendo fiato per poi esordire con
tranquillità:
-
Lo
so, ed è strano! Soprattutto per me. E’ successo e
basta. Quindi,
cambiamo argomento.
Li
liquidò frettolosamente, dandogli poi le spalle.
Inclinò leggermente la schiena, strizzò gli occhi
e avvicinò il viso al foglio di pergamena che aveva appena
recuperato dalla sua copia di Pozioni
Avanzate, mentre fingeva di decifrare gli appunti
confusionali della lezione precedente. Dopo qualche istante,
lanciò uno sguardo di sottecchi al diretto interessato,
ritornando
subito dopo con il naso negli appunti.
Si
ritrovò a pensare che i rapporti tra lei e Theodore erano
migliorati parecchio
negli ultimi tempi, ma c’era principalmente un motivo se
avevano
cominciato a sembrare così “amici”.
Intercettò
lo sguardo sospettoso dell’amica che stava per dire qualcosa
ma, in quel
momento, Lumacorno varcò la soglia dell’aula
interrompendo ogni tipo di discussione.Le due streghe spostarono la
propria
attenzione sul professore e proprio mentre lui annunciava
l’inizio della
lezione, Hermione le sussurrò:
-
Tu
mi devi delle spiegazioni.
-
Quali
spiegazioni?
-
So
che c’è qualcosa sotto, Ally, voglio sapere che
cosa è successo.
Allyson
sbuffò, sentendosi un po' in colpa per il fatto di non aver
detto nulla né a
lei e né a Ginny di ciò che era accaduto con
Theodore durante il periodo
natalizio.
-
Porca
put…- si
interruppe, davanti
all’occhiataccia dell’amica per poi riprendere,
sibilandole: – Per tutte le mutande di Merlino,
Hermione! Non c’è niente.
-
Non
mentire. Non a me, almeno.
-
Va
bene, va bene! Ma adesso non è il momento adatto.
Disse
infine con uno sbuffo, interrompendo quella conversazione appena
udibile e spostando nuovamente l’attenzione su Lumacorno, il
quale era intento a dare
istruzioni sulla preparazione di un Distillato in cui si sarebbero
cimentati quel
giorno.
**
FLASHBACK
“Lo odio, sono seria. Odio
Vol…”
- Non dire quel nome!
“Io-odio-Voldemort!”
Allyson poggiò stancamente il
capo sulla fredda parete di pietra dietro di lei, gli occhi chiusi e
alcune ciocche di
capelli scuri che le ricadevano scomposte sul viso pallido.
Era dimagrita parecchio
ed era semplicemente stanca.
Di solito durante le prime
e le ultime settimane di scuola, la Torre di Astronomia era un buon
posto in cui rifugiarsi.
D’inverno, invece, faceva molto freddo lì sopra ed
era molto meno accogliente
ma ad Allyson non importava granché.
Si strinse nel mantello mentre
il vento sibilava in lontananza. Dopo una riunione come quella da cui
era
appena tornata stare un po' lì le avrebbe fatto
più che bene. Aveva bisogno
solo di lasciarsi andare e pensare egoisticamente a come avrebbe voluto
mandare
tutto al diavolo anche se poi non l’avrebbe mai fatto sul
serio.
Si concesse un lungo sospiro,
prima di cominciare a piazzare dei pugni sul pavimento con forza. Uno,
due,
tre…continuò per quel che le sembrarono ore,
sempre con più forza. Si fermò solamente quando
avvertì
un crack, seguito da un dolore lancinante.
Gemette, infilzandosi i denti
nel labbro inferiore mentre si osservava le nocche della mano sinistra
livide e, ora,
ricoperte di sangue vermiglio che, lentamente, percorreva il dorso
della sua
mano.
Afferrò la sua bacchetta e
mormorò
un incantesimo, facendo fermare il sangue e poi dopo aver biascicato un
“Ferula”,
delle bende fasciarono la parte lesa. Più tardi sarebbe
andata da Madama Chips
per farsi dare una sistemata ma per quel momento non aveva alcuna
voglia di
alzarsi.
Richiuse nuovamente gli occhi
ed imprecò a voce alta, come a voler domare quella voglia
impellente di urlare.
- Che palle! – esclamò con
rabbia, malcelando la frustrazione ben evidente. - La prossima volta
che metto
piede al Manor…prima farò fuori
Bellatrix…e poi, ce ne sarà anche per
Voldemort!
- Che diavolo stai blaterando,
Reed?
La voce di Theodore la fece
sobbalzare; subito si alzò, raddrizzandosi e deglutendo
leggermente. Che
idiota! Parlare di certe cose a voce alta? Stava perdendo parecchi
colpi, si
disse. Avvertì un capogiro, si poggiò alla parete
con la mano sana e chiuse gli occhi per qualche secondo. Non appena
ritenne che sarebbe riuscita a reggersi in piedi sollevò le
palpebre. Si schiarì la gola ed evitando volutamente lo
sguardo sospettoso della
serpe, tentò di uscire dalla Torre di Astronomia.
- Emh, nulla, nulla. Ci si
vede, eh! - borbottò, avvicinandosi alla porta per uscire ma
subito la mano del
ragazzo era scattata, afferrando il suo braccio e strattonandola con
malagrazia
verso di sé. Avvicinò il viso e si
fermò a qualche centimetro di distanza da quello di lei. Con
un'occhiata che volle sembrare minaccioso le disse:
- Devi forse dirmi qualcosa?
- Io? Non ho assolutamente niente da dire ad uno
come te, Nott. A parte forse che sei un'idiota, questo si! E se hai
finito di rompere, direi di lasciarmi andare o giuro che...- ma lui la
interruppe, aumentando la presa sul braccio.
- Non farmi ridere, Reed. Io penso
che, invece, tu debba dirmi molte cose.
- Io, invece, non credo. -
mormorò a denti stretti, ricambiando fieramente lo sguardo.
- Ah, si?
- Nott - ringhiò Allyson, ma la
voce, piegata dalla sorpresa e dal panico per il timore di
ciò che lui avesse potuto capire, le uscì
meno minacciosa di quanto avesse sperato. - Sparisci.
Allyson si liberò dalla sua
presa con uno strattone, guardandolo con rabbia.
Quell’ignobile, figlio di
Salazar!
Theodore se ne stava lì,
appoggiato con le spalle al muro e il sempre presente ghigno sul viso,
quasi si
divertisse ad averla colta con le mani nel sacco. Si limitò
ad ignorarla,
ed il cuore di Allyson sprofondò ancor di più nel
terrore. Quanto aveva
sentito? E, soprattutto, quanto ci si poteva fidare di Theodore Nott?
- Allora? - cominciò lei,
incrociando le braccia e pregando Merlino. - Quanto hai ascoltato?
- E chi ti dice che io abbia
ascoltato?
- Sei una serpe - sbottò lei,
arricciando il naso in una smorfia di diffidenza. - Le serpi sono
sempre in
mezzo.
Theodore, in risposta, accentuò
il suo sorrisetto divertito molto probabilmente per il fatto che
l'avesse messa in difficoltà.
-
Sono curioso di vedere la faccia di Malfoy
non appena gli racconterò ogni cosa.
Molte espressioni diverse si
susseguirono sul suo viso di lei: indignazione, collera, timore,
disgusto e infine
puro panico. Ally strinse i pugni con forza, avvertendo il dolore
partire dalla
sua mano ed espandersi lungo tutto il braccio.
Era quasi del tutto
paralizzata; il cervello sembrava averla abbandonata oramai, mentre
sentiva i
muscoli indolenziti e la gola secca. Troppo secca a dire il vero.
Avrebbe bevuto volentieri
dell’acqua. O magari qualcosa di più efficace,
come una burrobirra. O qualcosa di più forte. Si,
decisamente avrebbe avuto bisogno di un bell'alcolico per riuscire a
mandare giù quella situazione.
Facendo violenza su di sé, si
costrinse ad assumere un aspetto quantomeno dignitoso. Con uno scatto
rapido
gli si era avvicinata, afferrandolo per la cravatta verde-argento con
la mano destra e strattonandolo, facendo in modo che i loro visi quasi
si sfiorassero.
Gli riserbò un’occhiata
minacciosa, mentre lui continuava tranquillamente a ghignare. La
sovrastava di
parecchi centimetri ma in quella posizione, la ragazza aveva
“livellato” la
situazione.
- Quanto hai sentito, Nott?
- Stai diventando ripetitiva,
mezzosangue, riprovaci.
Il verde intenso degli occhi di
lei era in contrasto con il nero scuro e penetrante di lui. Si
osservarono
seri, ora, mentre il silenzio attorno a loro si faceva sempre
più opprimente e
soffocante. Almeno per lei.
Sarebbe bastato un semplice
incantesimo di memoria, si disse Allyson, ma era stanca persino di
quello. Se non l'avesse eseguito correttamente, ci sarebbero state
delle conseguenze e lei preferì evitare. Meglio risolverla
il prima possibile. Con
un gesto fluido gli lasciò andare la cravatta, voltandogli
le spalle e
allontanandosi di qualche passo.
Dalla tasca del mantello
estrasse un pacchetto di sigarette; ne prese una e l’accese
per poi prendere un
tiro. Il nervosismo aveva avuto la meglio su tutte le altre sensazioni,
inviando l'impulso al cervello che subito l'avvertì di avere
un bisogno impellente di nicotina.
- Ne vuoi una?
- Quella roba babbana non fa
per me.
Le rispose lui con un certo
disappunto nello sguardo a cui lei non vi badò. La mora fece
spallucce mentre
prendeva il secondo tiro.
- Allora, Nott…cosa vuoi
sapere?
- Tutto, Reed. Oppure andrò a
spiattellare tutto a Potter, a Malfoy e... - Allyson
deglutì, interrompendolo bruscamente con un un qualcosa che
assomigliava ad un ringhio.
L’affiancò,
poggiando la schiena alla parete e scivolando lentamente verso il basso.
- La storia è lunga.
- Ho tutto il tempo che serve.
FINE
FLASHBACK
-
E
così, hai dovuto dirgli tutto?
- Sono
stata molto sintentica per i miei standard, a dire il vero.
Ginny
si strinse nelle spalle, osservando l’amica dubbiosa.
-
Beh,
e perché siete così amici?
-
Abbiamo fatto un accordo dopo che gli ho spiegato come stavano le cose.
Una specie di Voto
Infrangibile, ma senza incantesimo. – disse Allyson, bevendo
un sorso dal bicchierino che aveva tra le mani. Questo conteneva del
Firewhiskey proveniente dalla sua scorta personale. Teneva sempre un
paio di bottiglie nascoste in fondo al suo baule, in uno scomparto
segreto di sua creazione.
Era una scorta a cui attingeva solo se strettamente necessario, come
quando doveva discutere di argomenti del genere o quando era troppo
sconvolta per riuscire ad articolare anche un solo pensiero.
-
Spiegati.
Esordì
Hermione, togliendosi con nervosismo una ciocca riccioluta dagli occhi.
La Reed
sospirò e osservando il liquido ambrato nel suo bicchiere
pronunciò:
-
Intendo dire che lui mi ha emh...assicurato che non avrebbe detto
niente a nessuno, ma in cambio io dovrò
fare qualcosa per lui. - evitò accuratamente di dire che
avrebbe dovuto fare molte cose affinché Theo mantenesse il
segreto. Non sapeva, però, che con ottime
probabilità non avrebbe penato poi così tanto.
-
Che
cosa?
Allyson
scosse la testa, buttando giù tutto il liquore restante nel
bicchiere.
-
Non
lo sai, ovviamente. Le serpi sono tutte uguali! –
sibilò la più piccola dei
Weasley, scuotendo la testa.
-
Si,
ma almeno sono salva per il momento e…diciamo che poi non
è così male. Magari,
se diventiamo più amici lui non mi chiede nulla, no?
La
riccia alzò un sopracciglio perplessa.
-
Lo
stai usando?
La
mora scosse energicamente la testa, poggiando il bicchiere ormai vuoto
sulla
scrivania e stiracchiandosi. All’inizio ci aveva pensato,
naturalmente. Com’era
quel detto babbano? Tieniti stretto gli amici, ma ancor di
più i nemici.
Beh…più o meno era ciò avrebbe voluto
fare.
E
poi era fatta. O meglio, si era esposta con Theodore. Gli aveva
raccontato ogni cosa. Avrebbe potuto mentire ma sapeva che non sarebbe
riuscita a trovare nessuna scusa. Aveva osato, il che stava a mostrare
quanto si fosse esposta al rischio, quanto si fosse resa
vulnerabile.
Lui
potrebbe voltarle la faccia in qualunque momento ma, ora, erano
problemi esclusivamente suoi poiché era stata lei a
combinare tutto il casino. Si era fatta scoprire. Si era resa
debole ai suoi occhi e se in futuro ci sarebbero state delle
conseguenze, lei sarebbe stata l'unica a doverne rispondere.
-
No.
Cioè abbiamo messo le cose in chiaro fin
dall’inizio; non è che ora diventeremo
migliori amici tutto d’un tratto…siamo solo due
persone che si danno una mano a
vicenda. Almeno credo.
-
Se
lo dici tu. Ma attenta a non fidarti troppo. –
l’avvertì con preoccupazione
Hermione. Allyson si limitò a ghignare dicendo:
-
Io
non mi fido affatto di quell’idiota!
- Per il momento.
S’intromise
Black, quasi urlando nella sua testa. Allyson semplicemente
tentò di ignorarla.
- Ti ci affezionerai, succede
sempre così e lo sai.
“Sinceramente? Va a farti fottere, voce
irritante.”
**
-
E per me se non fosse per il fatto che ti
voglio troppo bene per abbandonarti, l’avrei fatto
già da tempo!
- Se ti fa sentire meglio,
possiamo anche non essere più amici!
- Bene!
- Bene!
Allyson
colpì con forza il muro di pietra, lasciandosi scappare un
urlo soffocato
mentre dei primini che passavano di lì la guardarono con
confusione.
-
E voi che avete da guardare, eh? Sparite, prima che vi schianti!
Gli
sibilò Allyson riserbandogli un’occhiataccia. Il
gruppetto si affrettò ad
ubbidire, allontanandosi sempre di più dalla Grifondoro.
Imprecò ad alta voce,
incurante che qualcuno avesse potuto sentirla.
Era
stata una completa idiota. Come aveva potuto dire quelle cose al suo
migliore
amico?! Si faceva schifo da sola. Era la cosa più ignobile
che avesse potuto
dirgli.
Avrebbe
rimediato in qualche modo, ma non ora. La rabbia l’opprimeva
ancora più di ogni
altra sensazione. Aveva sbagliato, certo, ma anche lui non era stato
proprio
uno stinco di santo.
- Sono stanco, Ally. Comincio a
pensare che tu mi stia nascondendo qualcosa.
- Di cosa diamine parli?!
- Io lo so, Ally, non credere
che non me ne sia accorto.
- Per Godric, non so nemmeno di che cosa
diamine stai parlando, Harry.
- Bene, se ti ostini a fingere ancora significa che
non sono importante per te. Bell’amica! Se non fosse che ti
voglio troppo bene, probabilmente avrei già mandando
all’aria tutto!
Ally
sospirò, staccandosi dal muro e muovendo alcuni passi con lo
sguardo perso nel
vuoto.
-
Mezzosangue.
Quella
voce riuscì a ridestarla. Draco le si era avvicinato, un
espressione scura in
volto. Che cosa succedeva, adesso?!
-
Che
cosa stai combinando?
-
Di
che diavolo parli, Malfoy? – gli chiese lei con voce
esasperata, ormai arrivata al punto limite di sopportazione giornaliera.
-
Sai
cosa intendo.
-
Non
sono un Legilimens, non leggo nel pensiero! Quindi, spiegati.
Tentò
di restare calma, cosa che non le riuscì molto bene. Un
lampo d’ira attraversò
gli occhi del Serpeverde.
-
Reed, so tutto.
Allyson
spalancò la bocca, sentendosi come se fosse stata appena
investita in pieno da
un tir. Aveva la salivazione a zero, un nodo a bloccarle la gola e la
voglia di
schiantarsi da sola. Come aveva potuto fidarsi di una serpe come Nott?!
-
Nott
ha cantato, quindi.
Draco
si mostrò perplesso, alzando un sopracciglio e facendo
qualche
passo verso di lei, fino a bloccarle ogni via d’uscita.
-
Cosa?
-
T-tu
che cosa intendevi?
-
So
per certo che sei stata tu a far ingozzare Crabbe e Goyle con le
Crostatine
Canarine. – fece una pausa, apparentemente calmo. –
Mentre tu cos’è che dicevi?
In
quel preciso istante Allyson ebbe la netta voglia di morire. Rise con
nervosismo mentre una
sensazione di sollievo cominciò a pervaderla. Non aveva
niente a che fare con
Voldemort o altro. Erano solo delle stupidissime Crostatine Canarine.
-
Intendevo questo! Sapevo che Nott avrebbe cantato prima o poi, ma ci
siamo
divertiti troppo a vedere quei due in quello stato!
Partì
a raffica, mettendo una parola dietro l’altra, senza nemmeno
pensarci troppo.
Malfoy non sembrava credere molto a ciò che diceva la
ragazza, e questo lo si
capì anche dal suo sguardo scocciato.
-
Ah,
davvero?
-
Certo, Malfoy. Cosa credi che intendessi?
-
Beh,
non lo so! Dimmelo tu.
Allyson
sbuffò, palesemente seccata mentre tentò di
allontanarsi ma lui,
prontamente, le afferrò un braccio.
-
Parla, Reed.
“Stupida cogliona! Perché non
chiudo mai quella bocca, eh? Per Salazar!”
-
Malfoy, lasciami o giuro che…- il biondo rise, sprezzante,
mentre intensificava
la stretta attorno al suo braccio.
-
Cosa
fai, eh? Mi schianti?
-
Potrei prendere in considerazione l’idea!
Esclamò
lei, divincolandosi con uno strattone e afferrando prontamente
la bacchetta.
-
La
mezzosangue sa anche lanciare incantesimi? - domandò Malfoy,
facendo vibrare il suo
tono di quella sfumatura sprezzante che, Allyson se n'era accorta,
utilizzava
quasi inconsapevolmente.
- Ti sorprenderesti della
risposta. - sibilò,
stringendo le mani sulla bacchetta e puntando i propri occhi nei suoi.
-
Ma
sì, probabilmente hai supplicato la sanguesporco a darti
ripetizioni, eh?
Oppure è stato San Potter? Non che sia in grado di fare
qualcosa.
-
Rimangia subito quello che hai detto! – gli urlò,
puntandogli la bacchetta
proprio al centro del petto.
-
Non
giocare con il fuoco, mezzosangue, potresti scottarti. – le
disse con le labbra
distese fino a formare un ghigno cattivo.
-
Non
preoccuparti per me, Malfoy. Pensa a te, piuttosto! –
sbottò lei, mentre un
qualcosa di molto simile ad un ringhio le parti dal petto.
-
Davvero? – cominciò lui, mentre il suo sguardo si
spostò verso il basso con
fare quasi divertito. Solo allora Allyson si accorse della bacchetta
pericolosamente poggiata all’altezza del suo stomaco.
Si
allontanò di scatto, tendendo la bacchetta in avanti e
urlando:
-
Stupeficium!
-
Protego!
La
mora lanciò un gemito di frustrazione, alla vista dello
scudo che il Serpeverde
aveva appena creato, permettendo di difendersi.
-
Avanti, Reed, non riesci a fare di meglio?
-
Non
istigarmi, Malfoy. Non sai di cosa sono capace.
L’avvertì
lei, una strana luce negli occhi verdi mentre stringeva convulsamente
la
bacchetta, come a cercare di fare appello a tutto il suo autocontrollo.
Ma
era
difficile in presenza di un’idiota del genere.
Malfoy
riusciva a far emergere la sua parte più animalesca quando
la provocava e lei
aveva paura di ciò che avrebbe potuto combinare se si fosse
lasciata andare.
-
Non
mi fai paura, Reed, se è questo il tuo scopo.
-
Dovresti averne, invece. Petrificus Totalus!
Malfoy
schivò nuovamente l’incantesimo, il ghigno
perennemente presente sul viso.
-
Ok,
basta! Piantiamola, Malfoy. Non sono dell’umore adatto.
– cominciò la Reed,
avvicinandosi di qualche metro e posando la bacchetta in tasca.
Malfoy
la imitò, non abbassando la guardia. Ma non appena le
bacchette di entrambi
furono al sicuro nelle tasche dei loro mantelli, Allyson si
scaraventò su
Malfoy, e in meno di qualche secondo furono entrambi a terra.
Ally
era a cavalcioni su di lui, tentando di colpirlo con dei pugni e lui le
stringeva entrambi i polsi, sorpreso.
-
Piantala, Reed, ma che diavolo ti prende?!
-
Sono
stanca della tua idiozia! Sogno di spaccarti la faccia da sempre,
Malfoy!
Riuscì
a colpirlo sullo zigomo ma dalle sue labbra non uscì nemmeno
l’ombra di un
gemito.
-
Ferma, mezzosangue! – esordì, invece, con voce
ferma, mentre finalmente era
riuscito a bloccarla. Si alzò con il busto, con lei che
tentava di
divincolarsi.
Allyson
era così arrabbiata che non si rese conto nemmeno di quel
che stava succedendo.
-
Reed, che diavolo ti prende?! Piantala, o sarò costretto a
legarti!
-
Puoi
legarti il tuo bel culo, Malfoy!
I
loro
volti erano a pochi centimetri di distanza; lui sembrava irritato
mentre lei
era totalmente incazzata. In realtà non lo era con Malfoy;
la litigata con
Harry era ancora ben impressa nella sua testa e aveva bisogno solo di
qualcosa
su cui sfogare tutta la sua frustrazione.
Allyson
riuscì a liberare una mano e tentò nuovamente di
colpirlo ma nell’istante in
cui Draco le fermò nuovamente il polso, una voce severa li
fece ridestare.
-
Che
cosa sta succedendo qui?
Si
lanciarono uno sguardo; Malfoy imprecò mentalmente mentre la
Reed sembrò
ritornare in sé solo in quel momento. La professoressa
Mcgranitt li guardava
con espressione sorpresa e arrabbiata nello stesso tempo.
-
Nell’ufficio del professor Silente, adesso.
“Porca Morgana!"
L'ANGOLO DI HONO:
*canticchia mentre saluta energicamente con la mano* Ehilà!
Eccomi ritornata! Come sono andate le vacanze? C: Io le ho passate a
lanciare incantesimi con la mia bella e scintillante bacchetta (?) Ma
bando alle ciance! v.v Allora, quattordicesimo capitolo! Che ve ne
pare? Vi piace l'idea di Allyson e Theo amici? Beh, spero di
si perchè io li trovo assolutamente asdfdghjklll (?) E Ally
che cerca di spaccare la faccia a Draco? Mi fa sorridere un po' e spero
che lo faccia anche a voi ^-^ Beh, alloora, mi piacerebbe sapere il
vostro parere e mi fareste davvero felice con una piccola recensione C:
Anche le critiche sono ben accette perché mi aiutano
moltissimo! v.v Ringrazio tuuuuuutti coloro che inseriscono la storia
tra le seguite/preferite/ricordate, che la recensiscono e ringrazio
anche chi perde il suo tempo a darci anche solo una spulciatina! Grazie
davvero tanto! Siete fantastici e vi voglio bene :3
Chissà perchè ma mi sento terribilmente
ripetitiva D: Vabbè, non vi prendo altro tempo. Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, che vi abbia fatto sorridere almeno un po' e
che non vi abbia delusi in alcun modo! Alla prossima settimana con il
capitolo quindici! ^-^ Vostra,
Hono
|
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Capitolo 16 *** Capitolo Quindici: Theories ***
Capitolo 15
Capitolo Quindici: Theories
Buio.
Tutto sembrava essere una voragine cupa e buia. Le tenebre la
inghiottivano,
impedendole di muoversi. Era bloccata, l’unica cosa che
poteva fare era urlare.
Poi,
una luce bianca e accecante la inondò completamente,
illuminando tutto ciò che
aveva intorno. Riuscì finalmente a vedere il luogo in cui si
trovava e deglutì,
spaventata.
Hogwarts
non c’era più. Era stata completamente rasa al
suolo. Corpi inermi erano sparsi
qua e là fra le macerie e il cielo era scuro e minaccioso.
Allyson
non poteva crederci. Avevano perso. Tutti erano morti, nessuno escluso.
Abbassò
lo sguardo e sobbalzò nel notare Nagini che strisciava
docilmente intorno a
lei.
-
Tom! Non è ancora finita!
Alzò
di scatto la testa e vide Harry proprio davanti a lei, traballante e
probabilmente in fin di vita, che le puntava la bacchetta.
Avrebbe
voluto urlargli: “Sono io, Harry! Sono Ally!”. Ma
tutto ciò che le uscì, fu una
risata terribilmente glaciale.
Solo
in quel momento si rese conto che non era lei, ma Voldemort.
Tentò
di urlare, di impedire ciò che stava per accadere ma fu del
tutto inutile.
Bastò
un solo istante e un lampo verde colpì dritto il petto di
Harry. Il suo corpo,
oramai privo di vita, cadde a terra con un tonfo sordo e la risata
malvagia del
Signore Oscuro le riempì la testa.
Gridò.
Lo fece con tutta la voce che aveva. Si dimenò, ma era come
se delle catene
l’avessero bloccata, impedendole qualsiasi movimento.
Era
finita.
Con
Harry, una parte di lei era morta. Come se si fosse staccata con
violenza, come
se fosse stata strappata una metà di un’anima, di
un cuore e faceva male.
Il
buio l’afferrò e cominciò a tirarla
nuovamente giù, mentre tentava con tutte le
sue forze di non lasciarsi prendere.
-
NO!
-
Ally, ehi!
Allyson aprì gli
occhi, alzandosi di
scatto e ritrovandosi a pochi centimetri dal viso il suo migliore
amico.
Lo abbracciò di
slancio, felice del
fatto che fosse stato tutto un fottutissimo incubo.
- Credevo, credevo…-
tentò, con la
voce rauca mentre lo stritolava.
- Sono qui, Ally…-
mormorò
l’occhialuto.
- Giurami che non morirai!
- Va bene, ma accadrà
se non mi lasci
andare ora…mi stai soffocando!
Allyson mollò la presa
all’istante,
mormorando una scusa sommessa e arrossendo leggermente. Si guardarono
per
qualche istante e poi scoppiarono a ridere, a voce bassa.
La Sala Comune era avvolta da una
quiete silenziosa, interrotta solo dallo scoppiettare allegro del
camino.
Quella sera la Reed, troppo
stanca e
arrabbiata, si era inevitabilmente appisolata su uno dei divani della
sala.
Due giorni erano trascorsi ed
Ally era
terribilmente nervosa. Soprattutto a causa della punizione che avrebbe
dovuto
subire insieme a Malfoy, ogni martedì e venerdì
sera. Inoltre, non aveva ancora
chiarito con Harry e questa era la cosa che più le
interessava, ora come ora.
Al diavolo la missione. Al
diavolo
Malfoy e al diavolo gli incubi.
Sarebbe finita se Harry non fosse
stato
più suo amico. Avrebbe preferito la maledizione Cruciatus a
questo.
Gli fece spazio, osservando
intensamente le fiamme rossastre e vive del fuoco.
- Vuoi parlarne?
- Si, ma prima…scusa.
Potter alzò un
sopracciglio, per poi
scuotere la testa.
- Scusami tu. Non avrei dovuto
assillarti e dirti quelle cavolate.
- Si, però anche io
non ci sono andata
piano…e voglio che tu sappia che non penso davvero quelle
cose.
- Lo so, nemmeno io.
Si sorrisero e finalmente Allyson
avvertì un peso togliersi dal suo cuore e
sospirò, realmente sollevata.
- Allora, l’incubo?
- Beh…era buio, molto
buio. – cominciò
lei, fissando il pavimento con occhi vitrei, lontani, mentre
l’incubo si andava
a riformarsi piano nella sua mente. E fu terribile.
Vide nuovamente il corpo inerme di Harry ed
ebbe paura. –
Poi una luce fortissima e
mi ritrovo qui, ad Hogwarts. Però è completamente
distrutta, sangue e macerie
ovunque…C’è Nagini che striscia verso
di me, ma è strano e poi arrivi tu e solo
in quel momento mi accorgo di essere Voldemort, cioè dentro
di lui e incapace
di fare qualsiasi cosa e…lui, lui…
- Mi uccide e poi ride felice,
non è
così?
La strega spalancò
leggermente gli
occhi, specchiandosi in quelli dell’amico –
così simili ai suoi – e poi fece
per chiedergli qualcosa ma lui la precedette
- L’ho sognato anche io.
Un’unica e vaga
consapevolezza
cominciò a serpeggiare nei pensieri di entrambi. Mille
domande cominciarono a
formarsi nelle loro teste, e si guardarono nuovamente. Spaventati,
certo, e
confusi.
- Non è la prima volta
che succede,
Ally, lo sai.
- Abbiamo sempre avuto gli stessi
incubi. Tu sognavi Voldemort e lo facevo anche io. Ricordi del signor
Weasley?
E di Sirius?
Harry annuì,
grattandosi il capo e poi
si tirò su gli occhiali con un sospiro.
- Ogni volta che Voldemort
è entrato
nella mia testa…è come se...
- Fosse entrato anche nella mia.
–
concluse la giovane, mentre un brivido la percorreva interamente.
Non avevano mai capito il
perché del
loro legame così strano, ma non si erano quasi mai
soffermati, preferendo
evitare il discorso. Ma oramai, non potevano farlo più.
Volevano solamente
cominciare a capire un po' di più in quella situazione.
- Io avrei una teoria.
- Hermione? Hai origliato?
– chiese
Allyson, osservando la loro amica sbucare dalle scale e sedersi con uno
sbadiglio tra loro due.
- Ero scesa perché non
riuscivo a
dormire e ho sentito solo l’ultima parte. –
specificò lei, schiarendosi la gola
e lisciando la copertina del grande tomo che si era portata dietro.
Allyson scosse leggermente la
testa.
Harry si sistemò meglio sul divano.
- Avanti, dicci la tua teoria.
La esortò Harry,
curioso e timoroso
nello stesso tempo.
- Ho fatto delle
ricerche…
- Ma davvero?
- Zitta, Ally! –
l’ammonì la riccia
con un’occhiataccia. Poi, riprese. – Dicevo, da
quando abbiamo scoperto questa
cosa sto facendo un sacco di ricerche, naturalmente quando ho avuto
tempo.
- Arriva al punto. – le
sussurrò
Allyson, facendo un gesto sbrigativo della mano.
- Beh, non ne sono proprio sicura
poiché ci sarebbero tante spiegazioni…
- Per le mutande di Merlino,
datti una
mossa!
- E va bene! –
esordì lei, mettendo su
un piccolo broncio per poi sospirare, guardando prima Harry e poi la
mora.
- Potrebbe essere un incantesimo,
ma è
la teoria più improbabile. Oppure Tu-sai-chi avrebbe potuto
lasciare un “segno”
anche su di lei, creando di conseguenza un collegamento fra lui e voi
due.
- Questo spiegherebbe gli incubi
e il
serpentese.
Mormorò Harry, mentre
Ally cominciava
a massaggiarsi le tempie.
- Si, ma prima di tutto io non ho
nessuna cicatrice e i miei genitori biologici sono stati uccisi da
Bellatrix
Lastrange. Seconda cosa, io non percepisco le emozioni di Voldemort e
riesco
solo a capire il serpentese, non a parlarlo.
Hermione annuì,
torturandosi
nervosamente le mani.
- Questo lo so, ovviamente.
C’è una
terza ipotesi, quella che potrebbe essere la più plausibile.
- E cioè? –
domandò Harry.
La riccia prese fiato, per poi
dire:
- Potreste avere qualche legame
di
sangue.
Le pupille di Harry si dilatarono
mentre lui si bloccava, incapace di muovere un solo arto. Allyson,
invece, scoppiò
in una fragorosa risata nervosa.
- Andiamo, Hermione! Io non sono
una
Potter!
- Ma potrebbe essere, Ally,
pensaci!
Siete praticamente identici, siete nati lo stesso giorno,
c’è questa cosa del
collegamento, e tutto mi fa pensare che potreste essere come Fred e
George.
L’uno non può vivere senza l’altro, mi
spiego?
- Quindi tu mi stai dicendo che
noi
potremmo essere fratelli-gemelli?
- Esattamente.
Hermione annuì, con un
espressione
terribilmente seria sul viso.
- No, non può essere.
I miei genitori
sono William ed Emily Reed, morti quando avevo appena un anno. I suoi
sono James
e Lily Potter. Non siamo gemelli, sarebbe…sarebbe…
- Impossibile.
Concluse la frase Harry, senza
alcuna
sfumatura nel tono, fissando il vuoto dinanzi a sé.
- Già, del tutto
improbabile e fine
della storia!
Disse così Ally,
ponendo fine alla
conversazione e cominciando a salire le scale del dormitorio femminile
con
altri mille interrogativi a complicarle l’esistenza.
Le parole di Hermione
l’avevano messa
in all’erta. Sarebbe potuta essere una teoria ragionevole, ma
totalmente stupida
e senza alcuna logica.
“Impossibile.
Ci sarà sicuramente un’altra spiegazione, ne sono
sicura.”
-
Lo credi davvero?
“Io…ah,
sta zitta anche tu!”
**
- Quindi tu credi che sia
possibile?
- Assolutamente no, Theo.
Andiamo, io
ed Harry non siamo imparentati in nessun modo.
Theodore Nott si
ritrovò a sospirare.
Non avrebbe mai creduto – nemmeno in un lontanissimo futuro
– che sarebbe
potuto diventare un amico e confidente di Allyson Reed.
Nessuno avrebbe potuto prevederlo
ma
era successo.
Si trovavano nei giardini del
castello a passeggiare tranquilli. La neve aveva ormai ricoperto ogni
centimetro di suolo, mentre il freddo sembrava intensificarsi giorno
dopo
giorno. Quel pomeriggio, il sole aveva fatto la sua timida apparizione,
come
accadeva di tanto in tanto.
Allyson si stringeva nel suo
mantello,
mentre la sciarpa rosso-oro le copriva interamente il collo, arrivando
a
sfiorare le labbra.
Theo aveva ancora la divisa di
quidditch addosso, con un mantello spesso e un cappello verde-argento a
ripararlo dal freddo.
- Capisco.
- Tu cosa pensi? – gli
chiese lei,
fermandosi per poi guardarlo con espressione ansiosa.
- Da quando vuoi sapere cosa
penso io?
Allyson sbuffò,
riservandogli uno
sguardo eloquente. Theo si limitò a ridacchiare, per poi
ritornare serio.
- Vuoi la verità? Non
ne ho la minima
idea.
- Sei un essere inutile, Theo, lo
sai
questo?
Lui fece spallucce, mentre un
piccolo
ghigno gli nasceva sulle labbra.
- Me lo dicono in tanti.
La Reed borbottò
qualcosa di
incomprensibile per poi tirare un grosso sospiro.
- Potresti essere serio almeno
per un
secondo?
- Ma io sono serio, Ally.
- Si, certo come no. –
disse lei,
alzando gli occhi al cielo.
- Beh, secondo me potrebbe essere
credibile come teoria…ma io aspetterei prima di dare una
conclusione che
potrebbe rivelarsi troppo affrettata. Per cui, direi di stare a vedere.
- Non sei molto d’aiuto.
- Accontentati. Ormai dovresti
conoscermi e sapere che arrivato ad un certo orario, non ci sono
più con il
cervello.
Allyson rise, per poi esordire
con
fare sarcastico:
- Tu non ci sei mai col cervello!
- Certo, parla quella che non lo
ha nemmeno
un cervello.
- Ehi, piantala! – la
strega si
schiarì la gola, riprendendo a camminare seguita dal
ragazzo.- Comunque, Theo, sai
come si fa ad evitare una punizione?
- Parli di quella che ti sei
beccata
con Malfoy? Beh, nessun modo. Si fa e basta.
- Sei inutile! Non voglio passare
due
sere a settimana per i prossimi mesi a pulire la sala trofei e i bagni,
e per
di più senza magia!
Nott scoppiò in una
risatina,
ghignando divertito.
- Ve la siete cercata e non
provare a
negarlo, anzi. Da quel che ho capito sei tu quella che voleva
azzuffarsi alla
babbana.
La ragazza assunse un espressione
scocciata, arricciando le labbra fino a formare un broncio.
- Idiota.
- Pensa al lato positivo.
- Cioè?
- Beh, potrà passare
del tempo di
qualità con il suo principe, miss Reed. – fece
Theodore, non abbandonando il
sorrisetto.
- ‘Fanculo. -
borbottò Ally in tutta
risposta, mentre velocizzava il passo per poter raggiungere il
più in fretta
possibile il castello.
- Ahahah. Ci si becca in Sala
Grande,
Reed!
**
La
Sala Grande era gremita di
studenti, come tutte le sere. Il suo soffitto presentava una notte
stranamente
limpida, anche se erano poche le stelle che si potevano ammirare.
Le pietanze era ottime come al
solito
e sembrava aleggiare una strana sensazione tra gli studenti quella sera.
Allyson aveva appena divorato due
intere bistecche e ora stava per mettere mano sulla terza, ma
un’occhiata ammonitrice
di Hermione la costrinse a fermarsi. Deviò direzione e si
concentrò sulle
patate, mettendosene altre cucchiaiate nel suo piatto.
Quella sera aveva fame, e non le
importava di apparire come un’imitazione di Ron.
- Dunque, quello che ti ha detto
di fare
Silente è di prendere alcuni ricordi da Lumacorno?
- Già, e non ho la
minima idea su come
fare.
Allyson tese le orecchie, mentre
ingurgitava l’ultima patata al forno per poi prendere un
lungo sorso di succo
di zucca.
Portò una mano sulla
pancia, ancora
inspiegabilmente affamata.
- Beh, potresti estorcerglieli
con la
forza. – propose lei, a voce non troppo alta, mentre proprio
in quel momento la
portata principale veniva sostituita da una vasta scelta di dessert.
Sia Ron che lei si accinsero a
riempirsi il piatto.
- Sarebbe un’idea!
– si trovò
d’accordo il rosso, battendo poi il cinque alla mora.
- Un’idea davvero
stupida.
Precisò Hermione,
alzando gli occhi al
cielo per poi riportarli su entrambi e storcere la bocca.
- Siete disgustosi!
Proruppe divertita Ginny,
aggregandosi
alla conversazione insieme a Neville. Sia la Reed che il minore dei
Weasley la
ignorarono, continuando a mangiare tranquillamente i loro dolci.
- Ally, è vero che hai
beccato una
punizione con Malfoy?
Chiese Neville con
curiosità, mentre
Ginny ed Hermione faticavano a trattenere le risate. Allyson
s’incupì e avvertì
subito la fame cominciare ad abbandonarla. Il solo nome gliel' aveva
fatta passare.
Continuò ugualmente a mangiare,
però, divorando l’ultimo pezzetto di torta al
cioccolato per poi pulirsi le dita con
un tovagliolo di carta.
- Purtroppo si, Neville.
- Mi ha detto Lavanda che girano
molte
voci sul vostro conto. – cominciò Ron, dopo aver
finito anche lui il suo
secondo dessert.
- Ah, si?
- Che tipo di voci? –
chiese Harry,
con espressione stranamente ilare.
- Lavanda mi ha detto, quello che
le
ha detto la Patil e cioè che tu ti sei dichiarata, lui ti ha
rifiutato e allora
l’hai schiantato senza pietà.
Fece Ron, che non sapeva se
essere
divertito o disgustato.
- Oppure c’è
chi dice che la Mcgranitt
vi abbia messo in punizione perché vi ha beccato mentre
stavate pomiciando nel
bel mezzo del corridoio.
Rincarò la dose la
più piccola dei
Weasley, lasciandosi scappare un risolino divertito mentre
l’espressione di Ally mutava lentamente
dall’inorridito al nauseato.
- Credo di aver ascoltato
abbastanza
per oggi.- esordì Hermione, ridendo.
Allyson si limitò a
lanciarle delle
occhiate di fuoco.
- Appena saprò chi
è stato a mettere
in giro delle cazzate del genere, giuro che lo crucio!
- Ally sono solo delle stupide
voci,
non prendertela troppo.
Le disse Harry, seduto accanto a
lei,
posandole una mano sulla spalla. La ragazza prese un lungo sospiro e
sembrò
calmarsi.
Almeno in apparenza. Dentro era
ancora
incazzata.
Si sarebbe vendicata, si disse.
Se le sarebbe capitato di scoprire l’autore di quelle voci
l’avrebbe conciato per le feste!
-
Beh, quella in cui pomiciavate non era poi così male.
“Forse
per te, Black, ma per me è disgustosa.”
-
Se lo è per me, lo è anche per te.
“Chiudi
il becco, per Merlino!”
L'ANGOLO DI HONO:
Scusate
ma sono di fretta, quindi son passata solo a pubblicare! ^-^ Ecco il
quindicesimo capitolo. Belle novità, no? :3 Comunque, come
sempre
ringrazio tutti coloro che recensiscono e inseriscono tra seguite e
ricordate e preferite. Grazie, grazie vi adoro taaaanto <3 Spero
che
anche questo capitolo vi piaccia e che non vi abbia deluso. Fatemi
sapere con una piccola recensione! Alla prossima C:
Hono
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Capitolo 17 *** Capitolo Sedici: News From the Upper Floors ***
Capitolo 16
Capitolo
Sedici: News From the Upper Floors
[*1] “In una caverna sotto terra
viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di
resti di
vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia,
sabbiosa, con dentro
niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit,
cioè comodissima.
La
porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un
tunnel molto
confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di
piastrelle
ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di
attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere
visite…”
Allyson
scostò una ciocca scura di capelli che le era caduta davanti
agli occhi mentre si
accucciava meglio sulla sua poltrona preferita. Era tutta concentrata
nella
rilettura di uno dei suoi libri preferiti: 'Lo Hobbit.'
Quel
martedì sera faceva molto freddo e la Sala Comune di
Grifondoro era popolata da
un gran numero di studenti intenti a chiacchierare, studiare e
quant’altro. Accanto
ad Allyson erano seduti gran parte dei suoi amici più
stretti che facevano
molto baccano, ridendo e raccontandosi – probabilmente per la
decima volta -
delle loro “avventure” natalizie.
-
Allyson cosa stai leggendo?
Domandò
d'un tratto Neville, sporgendosi oltre la sua spalla e sbirciando
qualche riga di quelle
pagine ormai ingiallite e consunte dal tempo. Allyson alzò a
malapena lo sguardo da quelle parole. Lanciò un'occhiata
tranquilla all'amico e poi incollò nuovamente gli occhi
sulla pagina, rispondendo con voce chiara.
-
Lo
Hobbit. Un libro babbano.
-
Lo
avrà riletto come minimo un centinaio di volte. –
commentò divertita Ginny mentre si stringeva nel di
più nel caldo abbraccio di Dean. Ron non poté
fare a meno di lanciare un'occhiataccia alla coppia che però
sembrò ignorarlo.
-
Io ci
sono cresciuta con Tolkien. E’ stata la mia infanzia.
Precisò
la Reed, chiudendo con cura il libro e passando delicatamente una mano
sulla copertina rigida e liscia.
-
Si
può sapere che cosa ci trovate nel rileggere sempre gli
stessi libri?
Chiese
Ron perplesso mentre si ravvivava teatralmente i capelli rossicci con
una mano, rivolgendosi sia ad Ally che ad Hermione.
Quest’ultime si scambiarono uno
sguardo, per poi alzare gli occhi al cielo simultanemente.
-
Rispiegartelo per l’ennesima volta sarebbe
inutile…- cominciò la riccia che poi
fu interrotta bruscamente da una voce stridula e irritante.
-
Ron-Roooooon!
-
Ci
risiamo – sussurrò divertita Allyson mentre una
furia si avventava sul rosso, stritolandolo con foga e prendendo a
baciarlo con passione.
Molti
versi di disgusto circondarono quella coppietta all’istante.
-
Potreste andare a pomiciare da qualche altre parte? –
cominciò Ginevra, con un espressione alquanto nauseata sul
viso. - E poi si lamenta anche di me. - aggiunse con un
borbottio facendo ridacchiare nervosamente il fidanzato.
-
Decisamente disgustosi. Non vorrei vomitare tutta la cena per cui
andatevene
prima che schianti entrambi!
Sbottò
Ally alzando leggermente la voce, utilizzando un tono volutamente
nauseato mentre fingeva dei conati. Lavanda
si staccò repentenamente dal ragazzo, arrossendo di botto.
Gli afferrò la mano e lo trascinò
via, probabilmente in un angolo della stanza molto distante da loro.
-
Si
lasceranno mai quei due?
-
Lo
spero, o sarò costretta a colpire Ron con un bolide per
farlo rinsavire.
Risero
un po' tutti, tranne Hermione che si ostinava a mostrare un sorriso
palesemente
forzato, quando in realtà avrebbe voluto solo piangere. Ad
Allyson bastò uno
sguardo per capire e proprio mentre cercava di spostare l'attenzione su
un altro argomento vide sbucare Harry dal buco del ritratto,e,
cogliendo l'occasione, con molta teatralità
esclamò:
-
Potter! Finalmente sei qui, pensavo di essermi sbarazzata di te una
volta per tutte.
-
Mi
dispiace, ma credo che dovrai aspettare ancora un bel po’
prima.
La
strega si alzò, lasciando che l’amico si sedesse
sulla sua poltrona –
privilegio che concedeva solo ad un cerchia ristretta di persone
– e poi si stiracchiò. Diede in custodia il libro
alla riccia e poi si posizionò sul bracciolo scarlatto della
poltrona dalla quale si era issata un attimo prima.
-
Che ore sono?
-
Sono
le 20.30…Non dovevi raggiungere Malfoy per la punizione
almeno dieci minuti fa? - le ricordò Hermione,
diligente come al solito.
“Merda, l’avevo completamente
rimosso!”
Sbuffò
sonoramente e dopo aver imprecato ad alta voce, salutò
tutti, affrettandosi poi
nel raggiungere l’uscita della Sala Comune.
Non ci
mise molto e in meno di dieci minuti raggiunse il terzo piano, per poi
varcare
la soglia della Sala Dei Trofei tutta trafelata. Alzò lo
sguardo e si accorse
che Gazza stava sbraitando delle parole sconnesse, venendo palesemente
ignorato
da Malfoy, il quale continuava a lanciarsi occhiate intorno, con aria
decisamente seccata.
-
Scusate il ritardo.
-
Era
ora, mezzosangue. – bofonchiò il biondino, mentre
la voce del custode, gracchiando, si
sovrapponeva prepotentemente alla sua.
-
Ragazzina, un solo minuto in più e avrei mandato a chiamare
il preside!
Allyson
sbuffò e ignorò completamente il custode per poi
fare un cenno di saluto al
Serpeverde. Spostò lo sguardo sul gatto, Mrs Purr, e
rabbrividì dinanzi ai suoi
occhi che la guardavano insistentemente. Ebbe come l'impressione che
quel gatto avesse la capicità di sondarle l'anima ma subito
deviò quei pensieri.
-
Dovrete lucidare per bene quei trofei, mi sono spiegato?
-
Certo, certo.
Lo
liquidò scocciata lei, poi afferrò uno degli
strofinacci che Gazza aveva
preparato e cominciò a pulire il primo trofeo che le
capitò davanti. Con la
coda dell'occhio vide che Draco, dall'altra parte della stanza, l'aveva
imitata, e probabilmente aveva una faccia perfino più
infastidita della sua.
-
Mi
ci dovrò specchiare su quei trofei, chiaro?
Sottolineò
il concetto l’uomo, strizzando gli occhi e osservando i due
studenti con sguardo malevolo.
-
Allora è meglio lasciarli così come sono,
altrimenti
potrebbero spaventarsi e scappare…- mormorò la
Reed, strofinando
energicamente su un punto per poi fare una
passata di una pozione che illuminava il materiale dei trofei.
Gazza
non li lasciò nemmeno un istante e non perse l'occasione di
rimbeccarli ogni due e tre. Allyson
però trovò che
quell’attività fosse un buon modo per riflettere.
Guardò verso
Malfoy e lo vide borbottare con molta enfasi ed irritazione.
Osservò il suo
profilo, le sue mani lunghe e affusolate che con forza e seccatura
strofinavano sulla parte
superiore di uno dei premi, la pelle pallida, i capelli biondissimi e
le labbra
sottili.
Si
mordicchiò il labbro inferiore, mentre prendeva
distrattamente un altro trofeo.
“Se solo sapesse, tutto sarebbe
più facile. La situazione mi sta sfuggendo di mano, me lo
sento. Se non fosse
per Theo che lo tiene d’occhio anche per
me…”
Sospirò,
soffermando nuovamente il suo sguardo sul Serpeverde. Non si accorse
minimamente di essersi fermata a fissarlo. Draco si bloccò
per qualche secondo,
rivolgendo la sua attenzione verso la strega e facendole un ghigno
appena
accennato.
La strega sbuffò,
la voce di Gazza li fece
rinsavire ed entrambi ritornarono al lavoro.
“Devo smetterla di fissarlo.”
Prese
l’ennesimo trofeo e con i suoi occhi verdi ne lesse
distrattamente e con noia la dicitura:
“William Benjamin
Reed
Miglior battitore
di Grifondoro.
1973-77”
Un
sorriso luminoso le increspò le labbra mentre
cominciò a lucidare con cura quel trofeo.
Era fiera dei suoi genitori; anche se aveva potuto godere della loro
compagnia
solo per i suoi primi mesi di vita e quasi non li ricordava era fiera
di ciò
che loro erano stati. Sirius e Remus
le avevano raccontato un paio di cose: tutti e due avevano fatto parte
della
casata di Grifondoro. Lui era stato un ottimo battitore, si cacciava
spesso
nei guai e sognava di diventare un Auror, di avere una famiglia.
Lei,
Emily Miller, adorava leggere e amava il pericolo. Anche si cacciava
spesso e volentieri nei guai, sognava di diventare una scrittrice e sin
dal primo anno aveva avuto una cotta per William. Per entrambi,
diecavano, era stato amore a prima vista.
Da
grandi si erano sposati e avevano aiutato molto l’Ordine
della Fenice,
facendone parte e combattendo per sconfiggere Voldemort.
Ma
poi, durante una battaglia, Bellatrix era riuscita ad ucciderli
entrambi.
Questo
era tutto ciò che sapeva su i suoi genitori naturali e anche
se aveva sempre
desiderato poterli conoscere era contenta di essere cresciuta in quel
modo,
grazie a Tim ed Helena Carter, i babbani che l’avevano
accolta con entusiasmo
nella loro vita. Purtroppo
anche loro erano stati uccisi da alcuni mangiamorte, proprio davanti ai
suoi
occhi, quando lei aveva appena otto anni.
Scosse
la testa, scacciando via quei tristi ricordi e passando al prossimo
trofeo. Sia
Allyson che Draco continuarono a lucidare parecchi premi per una buona
mezz'ora, e proprio quando Allyson era convinta di aver raggiunto il
limite di
sopportazione, l'odiosa gatta del custode tornò dal padrone
che, tra lamentele
e imprecazioni contro gli studenti, si affrettò a seguirla.
Sulla
porta, lanciò un'ultima occhiata ai due ragazzi, e con un "Ricordate che
io vi osservo!" si chiuse la porta alle spalle.
- Come no... -
mormorò Allyson, gettando lo
strofinaccio e massaggiandosi la spalla dolorante. - Che palle.
- Non lamentarti, Reed.
È colpa tua se siamo
in questa situazione. – esordì lui, buttando con
frustrazione la pezza in un angolo del pavimento.
-
Chiudi il becco, Malfoy! - Lo guardò in cagnesco, tentando
di trasmettergli tutto il risentimento possibile. Era ancora del tutto
convinta che la colpa era solo ed esclusivamente di Draco. Lei non
c'entrava assolutamente niente. Lui aveva insistito e lei era stata
solo una vittima innocenete della rabbia che la pervadeva quando
litigava con lui.
- Hai cominciato tu!
-
Ah,
davvero?
- Cos'è, adesso
hai perso anche la memoria? –
continuò imperterrito lui.
Si
erano avvicinati entrambi, squadrandosi con odio. Ally
incrociò le braccia al
petto e si lasciò scappare uno sbuffo infastidito.
-
Ti
odio.
-
Cominci a diventare ripetitiva, Reed, lo sai?
La
strega si limitò ad un’occhiata molto poco
amichevole, mentre si allontanava da
lui e, scocciata, si sedeva in terra, adagiando la schiena alla parete.
Posizionò un braccio dietro
la testa e cominciò a fissare il soffitto.
-
E
ora che fai?
-
Sono
stanca, Malfoy. – gli rispose con un tono neutro e un
espressione impassibile.
Malfoy,
dopo essersi concesso un lungo sospiro appena percepibile, si
lasciò cadere a terra con la sua
solita eleganza, poco distante dalla strega. In
seguito accese una sigaretta e cominciò lentamente a
consumarla.
-
Gazza potrebbe tornare da un momento all’altro.
-
Vuoi
farti un tiro, Reed? – le chiese invece lui, ignorando
ciò che aveva appena
mormorato con disinteresse la Reed. Quest’ultima
alzò un sopracciglio perplessa
e si limitò ad annuire leggermente. Allungò un
braccio e prese tra le dita la
sigaretta che Draco le stava porgendo. Se la portò alle
labbra e fece un grosso
tiro; attese che il fumo raggiungesse i suoi polmoni e poi lo
cacciò fuori
lentamente, osservando la nuvola scura che era fuoriuscita dalle sue
labbra.
Restituì
la sigaretta al proprietario e poi sospirò, lasciando andare
la testa
all’indietro e abbassando le palpebre con lentezza avvertendo
sulla lingua il retrogusto di menta che contraddistingueva le sigarette
del biondo. Si chiese ancora una volta il motivo per il quale Malfoy
avesse cominciato a fumare e aprì la bocca con l'intenzione
di chiederglielo. Solo che le parole che uscirono dalle sue labbra
erano diverse da quelle che si aspettava.
-
Malfoy, come ti vanno le cose?
-
Perché ti interessa saperlo?
Allyson
si mordicchiò l'interno della guancia, raddrizzò
la testa e poi prese a fissarsi le scarpe,
distratta.
-
Beh…Harry è un po' paranoico ultimamente.
E’ convinto che tu stia nascondendo
qualcosa, sai. - buttò lì, con un tono
intenzionalmente tranquillo.
-
Mh.
Draco
fece Evanescere il mozzicone arancione, poi si
posizionò meglio. Cercò una posizione che lo
soddisfacesse ma alla fine si limitò a tenere le gambe stese
e il viso rivolto davanti a sè. Lanciò di
sottecchi
uno sguardo alla ragazza e poi ritornò ad assumere il solito
ghigno
strafottente.
-
Tu
non stai nascondendo qualcosa, vero? – chiese nuovamente
Allyson. Né lei e né
Malfoy avevano capito dove avrebbe voluto arrivare; ma Ally aveva un
obbiettivo
preciso: tentare di scoprire la sua missione.
Voleva
saperne di più di tutta quella situazione e poteva ritenersi
molto fortunata
poiché l’unico pericolo che avrebbe potuto
smascherare sia lei che il
Serpeverde era rappresentato da Harry.
Sapeva
come gestirlo…o, almeno, sperava di riuscirci.
-
Cosa
dovrei star nascondendo, mezzosangue?
Fece
lui con una nota di nervosismo appena percepibile nel tono.
-
Non
saprei.
-
Perché mi stai dicendo tutte queste cose, Reed? –
mormorò lui, la rabbia palese
che cominciava a balenare nelle sue iridi grigie.
-
Non
lo so, Malfoy…forse…vorrei solo capire il motivo
del tuo comportamento così strano.
Draco
s’impose di restare calmo poiché non
c’era nessun motivo di arrabbiarsi. In
fondo, erano solo delle semplici domande che avrebbe potuto
tranquillamente
ignorare.
-
Non
sono strano. Anche se fosse, Reed, come ti ho già detto: non
sono affari che ti
riguardano. Stanne fuori, chiaro?
Allyson
fece per dire qualcosa ma proprio in quel momento, la porta della Sala
dei Trofei si aprì con uno scatto violento. Entrambi si
erano alzati di scatto,
afferrando il primo trofeo che trovarono e fingendo di lucidarlo.
-
Siete ancora qui, voi due? FUORI DI QUI!
Gazza
era furibondo. I due approfittarono del momento e con
rapidità lasciarono la
sala, quasi correndo. Arrivarono alle scale con il fiatone e poi
tentarono di
darsi un certo contegno.
-
E’
andata meglio di quanto pensassi. Avremmo dovuto lucidare quei trofei
almeno
per un’altra ora! – cominciò lei,
ridacchiando.
-
Salazar, in tuo onore, domani spaventerò qualche primino
Grifondoro e
schianterò San Potter e la mezzosangue isterica solo per
ringraziarti!
-
E io
trasformerò Malfoy in un furetto, giusto per divertirmi!
– esclamò la Reed,
subito dopo aver lanciato a Malfoy uno sguardo divertito e minaccioso
allo
stesso tempo.
-
Non
ne saresti capace, Reed. E’ un incantesimo troppo complicato
per le tue scarse
abilità.
-
Parla quello che ha appena un 'Accettabile' in Trasfigurazione!
-
Però, almeno, il sottoscritto sa lanciare uno schiantesimo!
-
Cosa
vorresti insinuare? Guarda che IO riesco ad eseguire schiantesimi e
maledizioni
meglio di te! – esclamò lei infervorandosi,
estraendo la bacchetta con una velocità disarmante e
puntandola al petto di
Malfoy.
-
Certo, ne sono sicuro. – cominciò sarcasticamente
Draco, mentre con una mano
abbassava la bacchetta della strega. – Mi piacerebbe sul
serio darti una bella
dimostrazione di vera magia, mezzosangue, ma adesso ho cose molto
più
importanti da fare.
-
Del
tipo?
-
Qualsiasi cosa è più importante del litigare con
te, il che è anche totalmente
inutile.
Le
rispose lui, stampandosi sulle labbra sottili il ghigno che lei tanto
detestava. Allyson
sbuffò, seccata, mentre riponeva nuovamente la sua fedele
bacchetta nella tasca
del mantello.
-
Ti
odio.
-
Dimmi qualcosa che non so, mezzosangue.
-
Illuminami!
Malfoy
le si avvicinò all’orecchio, gli occhi grigi
intrisi di malizia, e poi le
sussurrò:
-
Lo
sanno tutti che non è vero, Reed.
Prima
ancora che Allyson riuscisse a ribatte Malfoy le aveva già
voltato le spalle,
cominciando a dirigersi verso il dormitorio di Serpeverde, lasciandola
sulle
scale immobile e totalmente persa nei suoi pensieri e nel reale
significato di
quella frase. La
Grifondoro sospirò e iniziò lentamente a salire
le scale, per poter raggiungere
il suo dormitorio. Ma più rifletteva su quelle parole e
quelle sue strane
sensazioni e più pensava di poter impazzire da un momento
all’altro.
Cos’è
che sapevano tutti? Di cosa accidenti stava parlando? Lei odiava
Malfoy!
Era
terribilmente fastidioso ogni suo piccolo dettaglio: la sua voce
così calda, i
suoi occhi così profondi, le sue labbra così
sottili e morbide…
“Piantala. Allyson Reed datti
una calmata!”
Si
schiarì rumorosamente la gola, ritornando ad elencare i
difetti di Malfoy.
Detestava
ogni cosa di lui: il suo atteggiamento irritante, la sua arroganza, il
suo ego
così sproporzionato da riempire un'intera stanza, il suo
modo di parlare, le cose che diceva, le sigarette che
fumava…okay, probabilmente quelle non erano poi
così male. E a
proposito di quelle sigarette, una delle cose strane che erano accadute
non
prima di venti minuti fa era proprio lo scambio che le aveva offerto.
Il
Draco Lucius Malfoy che conosceva, oramai, da sei anni non avrebbe mai
scambiato
una sigaretta – anzi, un qualsiasi cosa – con una
mezzosangue. Ancor
di più se la mezzosangue in questione era lei.
“Chissà che diavolo gli
è
passato per la testa…anche se dire che non mi sia piaciuto
il gesto è dire una
grande balla.”
Si
fermò per qualche istante, per poi spalancare gli occhi e
agitare nervosamente
le mani davanti al suo viso. Si diede un piccolo scappellotto alla
testa, per
poi scuoterla e ricominciare a camminare.
“Allyson Reed piantala di
pensare stronzate! Tu odi Malfoy e tutto ciò che dice o fa,
niente ti piace di
lui!”
- Qualcuno ha paura dei suoi
sentimenti.
Fece
Black canzonandola con un tono divertito.
“Chiudi il becco.”
Quando,
finalmente, raggiunse la Torre di Grifondoro era scattato il coprifuoco
già da
qualche minuto e tutti si trovavano nelle calde braccia di Morfeo.
Allyson
salì rapidamente le scale del dormitorio femminile, poi
entrò silenziosamente
nella sua stanza per evitare di svegliare Ginny, Lavanda e
Calì. Mise il suo
pigiama con le stelline e poi si infilò nel suo letto
rosso-oro sperando che,
assieme alla stanchezza, avrebbe lasciato alle spalle anche tutti quei
pensieri
che le affollavano la testa.
**
-
Ho
una fame! – esordì Ron, mentre si metteva nel
piatto quanta più roba possibile
e cominciava a divorare un po' tutto.
-
Quando mai è il contrario. – mormorò
Hermione preferendo distogliere lo sguardo
mentre Allyson ed Harry si scambiavano uno sguardo divertito.
Quella
mattina era cominciata bene, a parte gli sbaciucchiamenti nauseanti di
Ron e
Lavanda. Non faceva molto freddo e molti studenti sembravano aver
ricevuto
delle buone notizie dalla posta mattutina.
Allyson
prese una fetta di pane tostato, spalmandogli sopra della cioccolata e
cominciando a mangiucchiarla con lentezza. Lo stomaco le si era chiuso
già
dalla sera precedente e se non fosse stato per le parole della Granger,
non
avrebbe toccato cibo. Ma
dovette ringraziarla più presto del previsto
poiché più addentava quel pane e
più cominciava ad avvertire una fame sempre più
impellente.
-
Hermione,
abbiamo Antiche Rune alla prima, giusto? – le chiese la mora
per poi bere un
sorso di latte.
-
Si.
Poi abbiamo due ore di Pozioni e una di Difesa con i Serpeverde
e…- ma la
strega la interruppe ridacchiando.
-
Ho
capito, dovrò prepararmi psicologicamente.
-
Non
me ne parlare! – biascicò il rosso dopo aver
mandato giù un altro boccone.
Allyson
fece per dire qualcosa ma fu troncata sul nascere da qualcuno che le
afferrò
una spalla, costringendola a voltarsi e ad alzare lo sguardo.
-
Dobbiamo parlare.
La
mora alzò un sopracciglio perplessa mentre osservava la
strana espressione di
Theodore.
-
Che
succede?
Sussurrò.
Lui si limitò a sbuffare ed avvicinarsi un po' di
più al suo orecchio, per poi
sussurrarle:
-
Datti una mossa. Ti aspetto fuori.
Detto
ciò si raddrizzò e con la sua solita espressione,
tentando di sembrare il più
tranquillo possibile, raggiunse l’uscita della Sala Grande,
sotto gli sguardi
esterrefatti di almeno della metà degli studenti vicini.
-
Ehi,
che voleva quello lì? – cominciò Harry
ma Allyson si strinse nelle spalle,
apparentemente tranquilla.
-
Non
ho capito cosa volesse, e comunque ho dimenticato il libro in Sala
Comune, ci
vediamo in classe, tranquilli.
Salutò
i suoi amici e cominciò avviarsi fuori dalla sala. Harry si
limitò a restare in
silenzio, scambiandosi uno sguardo con i due amici di sempre. Questa
volta - ne
era più che sicuro – Ally stava combinando
qualcosa di grosso. Al
lato opposto del tavolo rosso-oro, due studenti in particolare avevano
osservato quella scena con perplessità.
-
Si
può sapere che cosa prende a Theo? – chiese
Malfoy, tentando di mascherare la
sua irritazione. Blaise si strinse nelle spalle, mentre un piccolo
ghigno gli
si formava sulle labbra.
-
Sono
amici adesso, Dra. Theodore avrà i suoi motivi per fare una
cosa del genere,
non credi?
Il
biondo borbottò qualcosa, fingendosi indifferente per poi
bere del succo di
zucca.
-
Sicuramente la Reed avrà combinato qualcosa. –
cominciò Pansy con uno strano
tono, intromettendosi nella conversazione dei due ragazzi.
-
Naturalmente. E poi, io non credo nemmeno alla storia della loro
presunta “amicizia”.
La Reed l’avrà ricattato in qualche modo.
– continuò Daphne, scostandosi i suoi
lunghi capelli biondi sulla spalla sinistra con fare altezzoso.
-
Oppure
è Theo che la sta usando per qualc…- ma Draco la
interruppe, lanciandole
un’occhiata glaciale.
-
Nessuno ha chiesto il vostro parere. – Malfoy si
issò, dando le spalle e
cominciando rapidamente a raggiungere l’uscio della Sala
Grande.
-
Non
abbiamo detto niente di male! – si lamentò la
Parkinson, guardando il ragazzo di cui era cotta, sparire dalla sua
vista.
-
La
prossima volta è meglio che non diciate nulla quando non
conoscete la
situazione. – Blaise si schiarì la gola e, in
seguito, seguì l’amico allargando il suo ghigno e
passandosi una mano tra i capelli.
**
-
Theo
mi spieghi che succede? – Theodore stava trascinando Allyson
su per varie rampe
di scale, stringendole il braccio in una morsa quasi gentile. Non aveva
ancora
spiccicato parola e la strega cominciò a preoccuparsi per
quel suo strano
comportamento.
-
Guarda che comincio seriamente a preoccuparmi!
Finalmente
si fermarono; erano arrivati in prossimità del secondo
piano. Theo l’aveva
sbattuta al muro con una certa urgenza, guardandosi intorno con
circospezione.
Pochi erano gli studenti che passavano per quel corridoio al momento,
ma non sembrò
importare a nessuno dei due.
-
E' importante.
-
Theo, cominci a spaventarmi. Che è successo? – gli
chiese, incrociando le
braccia al petto e osservando i suoi occhi scuri.
Il
Serpeverde aveva una mano poggiata sul muro, accanto alla testa di lei,
mentre
l’altra era occupata a rovistare frettolosamente nelle tasche
del
mantello.
Dopo qualche minuto ne estrasse un bastoncino sottile che la ragazza
riconobbe subito: una sigaretta. Ally non potè
fare a meno
di guardarlo con una confusione ben evidente.
Lui le
porse la sigaretta senza parlare lanciando un’occhiata alle
proprie spalle e piegandosi un po'
di più verso di lei.
-
Ma cosa..?
-
Credimi, ne avrai bisogno.
La
Reed intascò con una certa riluttanza quel bastoncino di
nicotina e puntò i suoi occhi in quelli di Theodore.
-
Spiegami.
Lui
si
concesse un sospiro e poi ricambiò l'occhiata con decisione
mentre Allyson ebbe di nuovo la sensazione di essere trafitta da quello
sguardo.
-
Ci sono delle novità dai piani alti.
L'angolo di Hono:
[*1]
Tratto
da "Lo Hobbit", scritto dal
grandissimo Tolkien. (Tra l'altro, lo adoro *w*)
Capitolo sedici. Beh, non ho
molto da dire e non vorrei scrivere sempre le stesse cose in questo
angoletto! Sapete, mi sento terribilmente ripetitiva.
Vi scrivo solo un paio di appunti, ve lo prometto: farò la
brava e non vi annoierò troppo con i miei scleri. Allora, la
prima cosa che volevo chiarire era la scelta del libro che ho citato
all'inizio. Sicuramente, se la mia non fosse stata una fanfiction su
Harry Potter lo avrei citato almeno una cinquentina di volte. Ma in
questo caso ho scelto Lo
Hobbit. Il motivo, credo sia abbastanza
semplice: anche se non ci sono cresciuta con Tolkien e sto
leggendo i libri solo ora mi andava di "trasmettere" - attraverso
Allyson - quello che sto provando. Leggendo, sento come un qualcosa di
simile a ciò che ho provato quando a otto anni
misi per la prima volta i miei occhi su Harry
Potter. Sono solo al secondo libro della trilogia, Le due Torri, ma
già dal principio di tutta la vicenda mi sono sentita parte
di quel viaggio ed è come se stessi accompagnando Frodo
passo dopo passo nel compimento della sua missione e proprio come ho
fatto con Harry sento il desiderio di restargli accanto fino alla fine.
Non so se sono riuscita a spiegarmi, scusatemi se la sto portando alla
lunga.
Comunque, Ally è stata cresciuta da una coppia di
babbani, ha visto e respirato ogni "diavoleria babbana" sin da quando
era piccola ed è stato un qualcosa di automatico includere
Tolkien qui.
Il secondo chiarimento riguarda, appunto, la famiglia di Allyson. I
suoi genitori biologici erano una coppia di maghi (personaggi inventati
da me) che ha sempre dato l'anima nella battaglia contro
Colui-che-non-deve-essere-nominato. Erano molto amici di James, Lily,
Sirius e Remus e avevano sempre ammirato Silente. Dopo che hanno avuto
Allyson, però, sono stati assassinati e di conseguenza
l'Ordine ha provveduto a mandare la bambina il più lontano
possibile dalla battaglia che stava devastando il Mondo Magico. Tim ed
Helena Carter accolsero Ally con grande gioia. Tim era nato in una
famiglia di maghi ma non aveva eriditato alcun potere magico per cui
aveva condotto una vita da babbano e aveva sposato la donna della sua
vita. Naturalmente, avendo contatti con la famiglia, sapeva cosa stava
accadendo nel Mondo Magico e non aveva fatto alcun problema quando
Sirius gli spiegò la situazione. Helena sapeva
dell'esistenza dei maghi ed era entusiasta di poter avere "una strega
in famiglia" visto e considerato che i due non avrebbero potuto mai
avere dei figli. Allyson crebbe, dunque, come una normale bambina
babbana finchè i suoi genitori adottivi non morirono davanti
ai suoi occhi. Più tardi scoprì di essere una
strega e cominciò a frequentare Hogwarts con qualcuno a lei
sconosciuto che provvedeva ai suoi bisogni primari durante il
periodo estivo. Era l'Ordine a provvedere a lei, segno di
riconoscimento ai suoi genitori naturali che avevano dato la vita per
combattere Voldemort.
Okay, okay, credo che possa bastare :3 Infine, un' ultima
precisazione che forse avrei dovuto fare prima ma visto che
ci siamo non mi resta che farla ora! Allora, il problema Draco Malfoy
(?) Credetemi, vorrei tanto riuscire a renderlo davvero lui. Mi impegno
moltissimo e spero che non risulti troppo lontano dal vero se stesso. La
cosa che più mi preme è il problema della sua
personalità nella mia storia e la sigaretta. Centinaia di
fanfiction lo ritraggono come un "figo" affamato di sesso, che
è popolare tra le ragazze le quali lo considerano un dio
sceso in terra. C'è chi invece evidenzia il suo lato
romantico, lo fa diventare come un Romeo che difende a spada tratta la
sua amata. Ci sono così tanti "Draco" ormai che quasi non si
riconosce più quale sia il vero (questo però non
è un problema solo suo, intendiamoci. Lo si fa con tutti i
personaggi). Io ho cercato di renderlo il più vicino
possibile all'orginale, cercando di far capire che è il solito
altezzoso e borioso Serpeverde che non perde l'occasione di attaccar
briga con tutti, che però anche
lui ha dei sentimenti, e che ha fatto le scelte sbagliate.
Naturalmente, ne Il
Principe Mezzosangue ha subito un cambiamento che lo ha
portato a scegliere quella strada per paura che Tu-sai-chi facesse del
male a lui e alla sua famiglia. Insomma, quello che voglio
dire è che ho cercato di dare al "mio Draco" queste
caratteristiche ma avendo modificato un paio di cose penso che sia
assolutamente normale che anche lui sia stato alterato da
ciò. L'aggiunta di Ally, il fatto che Blaise e Theodore
siano i suoi migliori amici e qualcosa che capirete nei capitoli a
venire, lo ha portato ad essere diverso e magari anche a fare scelte
differenti. Invece, passiamo alla questione sigaretta: lui non
fuma in realtà lo so bene. Mi sono servita di questo mezzo
solo per dargli un qualcosa in più. Cioè, la
sigaretta, per me simboleggia il fatto che nonostante lui sia cresciuto
con certi ideali ha un suo cervello e pensa da sè. E' come
se fosse un piccolo simbolo di ribellione che lo aiuta a non esplodere.
Con questo, lo giuro, ho finito. Ci sarebbero molte altre cose, ora che
ci penso, ma le affronteremo un po' per volta. Credo di avvervi rotto
le scatole abbastanza per stasera. Come sempre, vi ringrazio di avermi
"acoltata" e di aver letto la storia. Spero che continui a piacervi e
che non deluda mai le vostre aspettative.
Ringrazio coloro che la inseriscono tra le seguite/preferite/ricordate,
ringrazio coloro che la recensiscono e ringrazio anche solo chi la
legge. Sono felice, sul serio. Grazie, siete davvero fantasici <3
Se vi va lasciatemi il vostro parere e con questo vi saluto!
C: Alla prossima!
Hono
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Capitolo 18 *** Capitolo Diciassette: Guilt ***
Capitolo 17
Capitolo
Diciassette: Guilt
- Guai
in arrivo, Reed.
Allyson
aveva la gola più secca di quanto potesse pensare e una
strana ansia cominciò
lentamente a pervaderla mentre guardava Theodore negli occhi, quasi
spaventata.
-
Sii
più chiaro, Theodore. – fece mordendosi con forza
l’interno della guancia e
deglutendo un paio di volte, come a voler mandare via quel nodo che
le si era formato proprio nel bel mezzo della gola.
-
Blaise
è stato a casa per qualche giorno. La madre si era ammalata,
ma ora sembra stia
bene. – spiegò velocemente, dando
un’occhiata di sottecchi all’angolo deserto
poco lontano da loro due.
-
E
questo come potrebbe interessarmi? – sbottò lei
con fare nervoso, tentando di
regolarizzare il respiro. Si scostò una ciocca corvina dal
viso, osservando il
Serpeverde con ansia. Ad Allyson sembrò quasi di riuscire a
toccare la tensione che si era creata.
Theo
aprì la bocca ma poi la richiuse subito dopo, notando un
gruppetto di ragazzine
di Tassorosso che stava passando dietro di loro proprio in quel
momento. Si
chinò verso di lei ancora di più, arrivando a
solleticarle l’orecchio con il suo respiro. La
strega pose una mano sul petto di lui, in attesa, per poi spingerlo
leggermente
non appena le Tassorosso ebbero voltato l’angolo ridacchiando
e riserbandogli
delle occhiatine furtive.
-
Arriva al punto, sto cominciando ad innervosirmi. –
bofonchiò, seccata, per poi
accompagnare quella sua frase con una risatina bassa e tesa.
-
Blaise ha sentito qualcosa uscire della bocca di uno dei suoi elfi
domestici e
poi l’ha costretto a sputare il rospo. L’elfo ha
detto di aver sentito una
conversazione di Mrs. Zabini e Mrs. Greengrass in cui parlavano di te.
Allyson
spalancó gli occhi e aprì così tanto
la bocca che ebbe la netta sensazione di aver
toccato con il mento la superficie fredda del pavimento. Una fitta la
prese
allo stomaco e, molto probabilmente, se non fosse stato per il
Serpeverde che
l’afferrò giusto in tempo, sarebbe cascata
letteralmente a terra.Provò
a dire qualcosa ma era come se avesse
perso improvvisamente l’uso della parola.
-
Sta
tranquilla. Non parlavano proprio di te, cioè, hanno detto
che il Signore
Oscuro ha dei sospetti su qualcuno e che manderà un suo
fidato qui, credo per
tenere d’occhio questo qualcuno e…- ma la ragazza
lo interruppe, fissandolo con
occhi vitrei e spenti.
-
E
quel qualcuno dovrei essere io.
Theodore lanció un'occhiata
intorno a loro; il
corridoio, ora, era completamente vuoto a parte loro due. Si
assicurò che lei fosse in grado di restare in piedi senza il
suo aiuto e poi si schiarì la gola
leggermente.
-
Hanno
fatto il nome di Piton, ma dubito che si tratti veramente di lui. -
continuò.
-
Sono
sicura che saranno soltanto delle voci che girano e nulla di
più. Succede spesso tra i
Mangiamorte. - Asserì Allyson, con una risatina nervosa.
Fece una pausa, poi,
annuendo vigorosamente. – Si, deve
essere per
forza così…giusto, Theo?
Solo
quando sollevò nuovamente lo sguardo su di lui si accorse
che non la stava più
nemmeno ascoltando; si era raddrizzato, fissando un punto imprecisato
sopra la sua
testa, immerso nei suoi pensieri.
- Ehi, Theodore! - quasi gli urlò, sventolandogli
energicamente una mano davanti al viso.
Lui
si risvegliò da quella sottospecie di trance in cui era
appena caduto passandosi una mano tra i capelli come a
volerli ravvivare e poi sbuffò, mascherando qualsiasi
sentimento stesse
provando in quel momento. Come al solito, insomma.
- Che
c’è?
-
Stavo dicendo che forse queste potrebbero essere solo delle
voci…- mormorò,
come a volersi convincere lei stessa di quelle parole.
Theo
restò in silenzio mentre il suono della campanella li
interrompeva. Si
udì in lontananza il vociare degli studenti che avanzavano
verso quel
corridoio e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo.
-
Staremo a vedere quel che succede. – annunciò poi
la Reed, concedendosi un
respiro e cercando di riacquistare un certo contegno.
Nott
annuì semplicemente e, dopo averla salutata con un breve
cenno del capo, si
avviò mentre gli studenti si riversavano nel corridoio. La
strega rimase
immobile per qualche istante, incurante di tutto ciò che le
scorreva intorno. Non voleva crederci. Era praticamente impossibile.
Colui-che-non-deve-essere-nominato non avrebbe mai corso il rischio di
un qualcosa di così stupido come un infiltrato. Avrebbe
dovuto pensarci dall'inizio. Uno studente o un professore oppure un
qualsiasi altro mago che avrebbe fatto la sua comparsa quando non
mancavano che pochi mesi alla fine dell'anno non poteva non apparire
sospetto.
-
Ehi,
Ally! Muoviamoci, altrimenti Piton non avrà pietà.
Esclamò
Neville, sbucando da dietro le sue spalle e distogliendola dalle sue
riflessioni. Allyson si riscosse, poi face un
piccolo sorriso appena accennato all’amico.
-
Si, andiamo.
Ed
entrambi si avviarono verso l’aula di Difesa Contro le Arti
Oscure, a passo sostenuto, proprio per
evitare che il professore togliesse loro dei punti a causa di un
ritardo. Ally
era sconvolta; il suo stomaco era ancora in subbuglio e credette che da
un
momento all’altro avrebbe potuto vomitare di tutto.
“Non ci voleva proprio,
maledetto Salazar!”
**
-
Allyson devi dirlo al professor Silente.
Asserì
Ginny seriosa, guardando un’ Allyson trepidante e nervosa.
-
Non
posso.
-
Pensaci: il professor Silente ha sempre la risposta che cerchiamo... -
Hermione
corrucciò la fronte, fissando intensamente il camino dinanzi
a lei. - Magari lui
è addirittura già al corrente di questa
faccenda…
-
E’
naturale che Silente lo sappia. In qualche modo, lui sa sempre tutto. -
disse la
mora lasciandosi cadere pesantemente sulla sua vecchia poltrona
preferita. Poi,
continuò - Ma non voglio mettere in mezzo Theodore e Zabini.
-
E se
fosse qualcosa di importante? - insistette la riccia.
Allyson
scosse semplicemente il capo, poi si concesse un lungo sospiro.
Pensandoci
bene, probabilmente dire tutto a Silente sarebbe stata la migliore
delle soluzioni possibili ma
lei non voleva in alcun modo trascinare i due Serpeverde in una
situazione che
nemmeno li riguardava.
-
Non
ne parliamo più. Saranno solo delle...stupide
voci…- sussurrò fissando un punto
davanti a lei, mentendo nuovamente a sè stessa.
Le
due
amiche si scambiarono uno sguardo, in seguito Hermione aprì
la bocca con
l’intenzione di dire qualcosa ma era come se improvvisamente
non fosse più in
grado di articolare una frase. Richiuse semplicemente le labbra, mentre
lo
sguardo nei suoi occhi castani era intriso di preoccupazione.
Ginny
si limitò a sbuffare, preda della tensione e
dell’irritazione. Uno
strano silenzio calò intorno a loro, avvolgendole. Per i
minuti che seguirono
gli unici rumori udibili furono il crepitare del fuoco, lo sbattere
violento
della pioggia sui vetri e il chiacchiericcio allegro dei pochi studenti
che popolavano
la Sala Comune in quel momento. Immerse
nei loro pensieri e nelle loro inquietudini comuni non ebbero
più modo di dire
una sola parola per quella sera sull’argomento, anche a causa
dei loro amici
che le raggiunsero qualche tempo più tardi.
Harry,
Ron, Dean, Seamus e Neville era completamente bagnati di pioggia e
sporchi di
fango. Ma le uniche a cui parve importare davvero furono Hermione e
Ginny non appena avvertirono degli schizzi d’acqua fangosa
arrivare proprio sui loro
visi.
-
Ma
che diavolo avete combinato?
Domandò
con perplessità la Reed, ridacchiando davanti
all’esilarante scena che le si
presentava davanti: Paciock e Finnigan stavano tentando goffamente di
darsi una
ripulita, Thomas e Weasley si erano afflosciati accanto a Ginny
divertendosi a
punzecchiarla, cercando di sporcarla con il fango che avevano
appiccicato
addosso mentre Potter si era appena fatto riparare gli occhiali da
Hermione.
-
Siamo andati sul campo, abbiamo tentato di fare una partita ma ci siamo
beccati
troppa acqua…- spiegò Ron che, scuotendo
velocemente la testa, fece muovere
anche i suoi folti capelli rossicci, sporcando di conseguenza una
più che
indignata Ginevra.
-
Ron
piantala! - sbottò la più piccola dei Weasley,
che venne ignorata
dall’interessato.
-
In
realtà io ero andato ad assistere…-
precisò Neville, per poi passarsi una mano
sporca sulla fronte.
Allyson
non poté fare a meno di lasciarsi andare ad una risata
alquanto rozza e
indecorosa, lanciando la testa all’indietro e posandola sullo
schienale della
poltrona. Chiuse gli occhi, mentre tutti gli altri ridevano assieme a
lei.
-
Per
Merlino!
-
Cielo, è meglio che andiate a darvi una ripulita.
Commentò
a metà tra il disgusto e il divertito la Granger, lanciando
delle occhiatine di
sbieco a Ron.
-
Più
tardi, Hermione! Ora vogliamo rilassarci un po'.
Fu
la
risposta sbrigativa di Dean, mentre si sistemava meglio sul divano
consunto e cercava di abbracciare Ginny. Quest'ultima, invece,
ridacchiava tentando di allontanarlo via.
-
Ehi,
Ron! Ma non avevi appuntamento con Lavanda?
Fece
Seamus ad un certo punto, sedendosi sul pavimento, dando le spalle al
camino e
seguito da uno più che stravolto Neville.
In quell’istante
il rosso spalancò gli occhi, deglutendo e cominciando ad
imprecare.
-
Me
ne ero dimenticato! Lavanda mi ucciderà!
-
Beh,
guarda il lato positivo: almeno mi libera da un fardello pesante come
te,
fratello! - esclamò Ginny con un ghigno divertito appena
accennato sulle labbra
rosee.
-
Non
sei divertente! - Ron sbuffò, alzandosi e camminando
rapidamente in direzione
del dormitorio maschile sotto gli sguardi divertiti dei presenti mentre
soffocava delle imprecazioni abbastanza colorite.
Harry
prese il posto di Weasley, mettendosi accanto a Ginevra con uno strano
nervosismo.
-
Beh,
è meglio che andiamo a toglierci di dosso questo fango o
rischieremo di saltare
la lezione della Mcgranitt in massa!
Annunciò
con una risata Dean, il quale ricevette un’occhiata
fulminante di Hermione che
non perse tempo e subito cominciò ad esortarli
affinché andassero a lavarsi.
Thomas, Seamus e Neville salutarono e poi sparirono oltre le scale,
ripetendo
lo stesso cammino che Ron aveva percorso qualche minuto prima.
Rimasti
in quattro, il silenzio cadde nuovamente.
Allyson
ed Harry si osservarono tacitamente per qualche istante; i loro sguardi
così
simili si incrociarono per degli attimi, come se stessero instaurando
una specie
di connessione mentale. Ed è
proprio in quella precisa frazione di secondo che la strega comprese
che Harry
doveva aver capito qualcosa e tutte le sue mura difensive parvero
crollare in
un solo attimo. Lo avvertiva dentro di lei, proprio come se fosse stato
lui stesso a
confermarlo. Lui
aveva capito che c’era qualcosa che non quadrava, che gli
stesse nascondendo
qualcosa di troppo grande anche per una ragazza come lei. Qualcosa che
aveva a che
fare con “il
lato oscuro”. Allyson
lo aveva sentito chiaramente, proprio come se fosse stato un suo
pensiero, un
suo timore, un suo sospetto. E
inevitabilmente il senso di colpa non tardò di certo ad
arrivare. Si
alzò, sfuggendo a quello sguardo sincero in cui vi aveva
sempre trovato un
rifugio rassicurante. Evitò volutamente quegli occhi che la
stavano
inconsciamente incolpando di tutte le bugie e i sotterfugi.
-
Ho
la punizione questa sera, sarà meglio che mi dia una mossa.
-
Buona fortuna con il furetto, Ally! - esordì Ginny facendole
l’occhiolino.
In
tutta risposta la giovane ridacchiò.
-
A
dopo!
-
Ciao!
La
salutarono Harry ed Hermione, il primo assorto e perso nei meandri
della sua
mente mentre la seconda sorridente ma inquieta allo stesso tempo.
La
mora uscì dal buco del ritratto, affrettando il passo e
mutando repentinamente
espressione. S’incupì, scendendo una rampa di
scale con lentezza mentre i suoi
pensieri cominciarono ad errare sempre più lontani,
raggiungendo luoghi remoti
dimenticati dal mondo, e angoli bui, tetri, percorrendo sentieri
illuminati da
una pallida luna, intrisi di una nebbia fitta, inquietante e passando
per
vicoli oscuri e gelidi come le notti d’inverno più
fredde e tormentate.
**
-
Alla
fine, se ci pensi, non è poi così male. Basta
allontanare Gazza per un’ora e
riusciamo a risparmiare un bel po' di fatica, non credi?
Allyson
aspirò dalla sua B&H, fece arrivare il fumo a
destinazione e poi lo
ricacciò fuori piano, osservando la sua scia che pigramente
saliva verso
l’alto, dissolvendosi lentamente.
-
Poco
male, Reed. Devo comunque sopportarti.
Disse
Malfoy con pacatezza, imitandola nell’azione di inalare del
fumo dalla sua Slim
alla menta. Era una vera e propria contraddizione la sua: avrebbe
dovuto odiare
i babbani e tutto ciò che li riguardava e invece si era
ritrovato ad usufruire proprio
di un qualcosa che gli apparteneva. Ormai
non ricordava più nemmeno il motivo per il quale aveva
iniziato. Ciò che ricordava,
invece, era la sua prima sigaretta. Quella si che era stata
un'esperienza
terribile: un sapore disgustoso e il fumo che scivolava per la gola,
penetrava all’interno e poi riusciva fuori lasciando un
retrogusto di menta
bruciata. Forse
per il nervosismo o per l’agitazione aveva cominciato a
fumarsene una ogni
tanto giusto per lo “sfizio” e il bisogno di
estraniarsi in qualche modo da ciò
che lo circondava. Ma poi problemi dopo problemi, pensieri dopo
pensieri, una
tira l’altra e…non aveva più smesso. Probabilmente
era l’unico tra i Serpeverde ad usare una simile
“schifezza babbana”, però
almeno riuscivano a fargli dimenticare per qualche minuto i pensieri
che
affollavano la sua testa.
Sarebbe
parso strano a chiunque lo conoscesse con molte probabilità
ma, si, Draco
Malfoy aveva molti più problemi di quanto lasciasse vedere.
-
E io
devo sopportare te e il tuo ego sproporzionato, Malfoy, quindi direi
che siamo
pari.
Allyson
fece Evanescere il mozzicone per poi stiracchiarsi e concedersi un
lungo sbadiglio. Il
bagno dei Prefetti era un luogo difficile da pulire soprattutto senza
magia e
ancor di più quando l’irritante fantasma di
Mirtilla Malcontenta continuava a
schizzare acqua ovunque, sbucando improvvisamente da un water e
cominciando a
tormentare i due poveri mal capitati. E non
appena quel fantasma si era nascosto in un tubo di scarico, offeso
dagli
insulti che Allyson le aveva
riservato,
era stato inevitabile ringraziare Merlino, Morgana e tutti i maghi
esistenti.
-
Ma
piantala. Io lo so, Reed…tu non aspetti altro che queste
punizioni solo per
passare del tempo con me. - esalò il biondo a voce bassa, un
strano sorrisetto sulle labbra
e uno sguardo velato di malizia mentre le si avvicinava.
-
Ma
davvero, Malfoy? - incrociò le braccia al petto,
arrestandosi a qualche
centimetro di distanza dal ragazzo. - E chi ti dice che non sia tu a
non
desiderare altro che passare del tempo con la sottoscritta?
Allyson
gli resse il gioco, ricambiando quello sguardo malizioso.
-
Non
scherziamo, mezzosangue! Non sono io quello innamorato perso. -
sibilò.
-
Mi
sa che hai ragione. Se vuoi la verità…ho sempre
avuto un debole per te…-
utilizzò un tono palesemente ironico, mentre con fare
lascivo gli sfiorava il
petto con un dito.
-
Non
ne avevo il minimo dubbio, Reed.
Sentenziò
lui afferrandole di scatto la mano e stringendola nella propria in un
gesto che
in apparenza non aveva nulla di gentile.
- Ma che carini!
Adesso si
mettono anche a flirtare. Se questo non è amore, non mi
spiego cosa sia!
- Black, lasciali in pace. Sono
così carini!
Le
voci erano tornate a farle visita. Era da un po’ di tempo che
non si facevano
“vive” e rimpianse quei giorni poiché
solo allora parve rendersi effettivamente
conto della situazione: lei e Draco stavano flirtando in tutto e per
tutto.
“Per Godric! Ma perché non
state un po' zitte e ve ne tornate da dove siete venute?”
Con
quella nuova consapevolezza dentro di sé si
ritrovò a deglutire e ad arrossire
leggermente. Il mago si accorse del rossore sul viso di Allyson e
ghignò
trionfante. La
Grifondoro tentò di liberarsi dalla presa del biondo,
sbilanciandosi
leggermente, ma le urla del vecchio custode fecero sobbalzare entrambi.
Allyson
perse l’equilibrio e – non seppe né come
e né quando – si ritrovò distesa a
terra, proprio su Malfoy. I loro nasi e le loro labbra si sfioravano, i
loro
occhi spalancati si guardavano con sorpresa e un certo imbarazzo
(alquanto
evidente in lei), le loro mani si erano in qualche modo intrecciate e i
petti
si alzavano e si abbassavano in sincrono.
Restarono
perfettamente immobili, come se fossero stati colpiti da un incantesimo
pietrificante. I secondi sembravano interminabili e poterono sentire
chiaramente il respiro dell’uno fondersi con
l’altro. Verde
nel grigio, come se uno smeraldo fosse stato incastonato
nell’argento. Ally
deglutì, aumentando la presa sulle sue mani, trovandole
fredde, quasi
ghiacciate, ma grandi, lisce e confortanti. Riusciva quasi a percepire
il suo
sapore e l’odore forte di menta e tabacco le aveva
completamente invaso le
narici.
E
automaticamente associò quel profumo a ciò che
aveva sentito annusando
l’Armotentia durante una delle prime lezioni di Pozioni.
- Cosa sente?
- Cioccolato, l’odore dei libri
nuovi e… tabacco alla menta.
La
Reed arrossì ancora più violentemente al ricordo
e sembrò capire finalmente il significato di quella
scoperta.
-
Voi
due, datevi una mossa! Dovete finire di pulire!
Le
urla di Gazza spezzarono quel momento idilliaco e con uno scatto
– e
soprattutto a malincuore – la strega balzò in
piedi
prendendo
il primo straccio che le capitò davanti per poi allontanarsi
dal
biondo ed
eseguire gli ordini del custode. Le sue goti erano passate ad un rosso
ustionato e fece di tutto per farlo sparire. Cercò persino
di
pensare a Piton in atteggiamenti davvero poco decorosi per riderci
sopra. Ma purtroppo non funzionò molto.
Draco
dal suo canto sorrideva soddisfatto. Era un gioco per lui, non aveva
mai preso
in considerazione la Reed in quel senso anche se ultimamente il viso
della
ragazza cominciava a comparire fin troppo spesso nella sua testa.
Ignorò
quei pensieri e ritornò al suo lavoro, dandosi
dell’idiota e dicendosi di non
avere tempo per certe idiozie. Aveva una missione da portare a termine
e non
poteva concedersi alcuna “distrazione”.
Allyson
sospirò e quasi rimpianse i secondi di poco prima. Aveva una
strana sensazione
allo stomaco e dal momento in cui si era avvicinata al ragazzo in quel
modo non
aveva desiderato altro che avventarsi sulle sue labbra e non staccarsi
mai più. Scosse
il capo, come a voler cancellare quelle immagini peccaminose e
imbarazzanti che
le si erano formate chiare e curate nei dettagli nella testa. Si
disse che non aveva tempo per certe sciocchezze. Poi, lei odiava
Draco…okay,
okay! Concedendo che le piacesse almeno un po', ammise, non avrebbe
mai potuto commettere un simile errore. Era rischioso e sbagliato,
forse fin troppo. Si
concesse un’ultima occhiata a Malfoy e poi ritornò
alla sua punizione,
sostituendo quei pensieri ad altri di molta più urgenza e
importanza.
**
Il
mattino seguente il soffitto della Sala Grande mostrava un cielo
stranamente
sereno per il clima invernale scozzese.
Allyson
era scesa di buon’ora con Hermione per fare
un’abbondante colazione. Doveva
prepararsi per una giornata abbastanza pesante e il fatto di non essere
riuscita a chiudere occhio per l’intera notte non aveva fatto
altro che
peggiorare la situazione. Aveva
passato tutta la nottata a rimuginare un po' su tutto, ma
principalmente i suoi
pensieri si erano focalizzati su una sola persona: Draco Malfoy.
Dopo quello
che era accaduto durante la punizione, la sera precedente, era arrivata
ad una
semplice conclusione: far finta di nulla. E fu proprio per questo che
non
accennò niente di quelle sue nuove e scomode scoperte,
né ad Hermione e né a
Ginny.
-
Scommetto che nemmeno questa notte sei riuscita a dormire.
La
Granger le riserbò uno sguardo critico, squadrandola per
qualche istante mentre
spalmava della marmellata su una fetta di pane tostato. Ally si
limitò a
stringersi nelle spalle, si versò del latte caldo nella sua
tazza e cominciò a sorseggiarlo
pigramente.
-
Ormai ci sono abituata e non è un problema.
-
Madama Chips ti aveva dato quella pozione per dormire…- la
mora la interruppe
con un gesto sbrigativo della mano. - Non
posso continuare a prenderla, Hermione. Sono solo degli incubi, vedrai
che
passeranno.
-
Se
lo dici tu.
La
riccia sospirò, per poi iniziare a consumare la sua
colazione con una certa
fame a differenza della ragazza di fronte a lei. Allyson non aveva
voglia
nemmeno di mangiare ma si sforzò ugualmente, conscia del
fatto che avrebbe
avuto bisogno di molte energie per superare quella giornata che si
prospettava
davvero ardua. Qualche
minuto più tardi la Sala Grande cominciò
lentamente a popolarsi; Harry, Ron e
Lavanda furono tre dei primi a raggiungere le due ragazze. Si sedettero
accanto
a loro e iniziarono a mangiare affamati, soprattutto Ron.
La
Brown sembrava non volersi staccare più dal braccio del
povero Weasley che
pareva non desiderare altro che sbarazzarsi della
“piovra-umana”. I suoi
desideri però furono presto esauditi poiché, poco
dopo, le amiche di Lavanda la
chiamarono e dopo il solito teatrino disgustoso di baci e nomignoli si
liberarono di lei.
-
Quand’è che la lascerai, eh?
Gli
domandò Allyson con un tono leggermente nauseato e al
contempo seccato. La sua irritazione,
in realtà, era dovuta solo ed esclusivamente
all’ottusità di Ron perché se lui
fosse stato un tantino più perspicace avrebbe capito che
l’unica ragazza giusta
per lui altri non era che Hermione. Il
diretto interessato si limitò a rivolgerle uno sguardo tra
l’imbarazzato e il
nervoso. Avrebbe voluto dare ascolto ai loro amici ma non sapeva come
lasciare
Lavanda senza ferirla in nessun modo.
-
Harry che cos’hai?
Sussurrò
Hermione con apprensione, tentando di non farsi sentire né
da Allyson e né da
Ron. Erano giorni che il suo migliore amico era strano e pareva fosse
divenuto
apatico tutto d’un tratto. Sempre immerso nei suoi pensieri,
sempre a pensare a
Malfoy e alla sua “ipotetica” conversione.
L’occhialuto
si ridestò solo il quel momento e ripresosi si dipinse un
sorriso fintamente
sereno sulle labbra sottili, tentando di rassicurare l’amica.
-
Tranquilla Hermione. E’ un periodo abbastanza difficile un
po' per tutti, no?
-
Sei
sicuro?
Potter
annuì e per evitare altre domande da parte della riccia si
unì alla
conversazione di Ron ed Allyson che avevano preso a parlare dei Cannoni
di Chudley,
ignari di quel veloce scambio di battute che era appena avvenuto tra
Hermione
ed Harry. D’un
tratto il solito stormo di allocchi e barbagianni planò
sopra le loro teste,
lasciando lettere, gazzette e pacchetti a molti degli studenti presenti
nella
Sala Grande. Winter,
il bel gufo di Allyson, le lasciò una missiva anonima.
Perplessa, dopo aver
salutato Winter, si accinse ad aprire la lettera e a leggerne il
contenuto con curiosità.
Cara Allyson,
devo parlarti di una questione
che, mi duole ammetterlo, è assai complicata.
Ti aspetto questa sera dopo la
cena nel mio ufficio.
Tanti saluti
Albus Silente.
Ally
tossicchiò più volte, accartocciando quel foglio
di pergamena e ponendolo nella
tasca del suo mantello con fare tranquillo. I
suoi
amici le rivolsero uno sguardo a metà tra il curioso e il
sospettoso.
-
Chi
ti scrive?
-
Emh…- la Reed alzò lo sguardo, percorrendo
l’intera sala e fermandosi proprio
sul tavolo delle serpi. Accennò con il capo un saluto veloce
a Theo e poi
spostò la propria attenzione sulle spalle di Malfoy.
Arrossì leggermente al
ricordo del giorno prima e poi si rivolse nuovamente ai suoi amici
– Malfoy.
-
Cosa?
E perché?
La
strega guardò Harry, mordicchiando con forza
l’interno della guancia.
-
Mi
ha avvisato che la punizione è stata spostata a
venerdì a causa della ronda,
niente di che.
Nessuno
sembrò credere a quella scusa ridicola ma restarono
ugualmente in silenzio,
annuendo e riprendendo la chiacchierata di poco prima.
Allyson
sospirò, abbassando lo sguardo sul suo piatto e dandosi
dell’idiota. Doveva
essere più cauta. Non
avrebbe voluto più mentire a nessuno e proprio in quel
momento sperò che
Silente le permettesse di rivelare tutto ad Harry e Ron. Non conosceva
la
reazione che avrebbero potuto avere davanti ad una simile rivelazione
ma almeno
la sua coscienza avrebbe pesato molto di meno e, forse, sarebbe
riuscita nel
suo intento in un modo migliore.
-
Ally
che succede? – le mormorò Hermione, nascondendosi
dietro al suo calice di succo
di zucca.
Ally
le lanciò a malapena un’occhiata, troppo presa dai
suoi problemi, ma riuscì
ugualmente a risponderle:
- Te
lo spiego più tardi.
L'angolo di Hono:
Saaaaalve! Come va? Eccomi ritornata con il diciassettesimo capitolo!
Che dire?
Allyson: Dico che mi stai un po' rompendo, sai?
Oh, 'sta zitta. Lo sappiamo tutti che ti piace Malfoy :3
Allyson: -_-
Vabbè, non perdiamo tempo inutile con quella zuccona v.v
Spero che abbiate trovato il capitolo di vostro gradimento e
che non abbia deluso le vostre aspettative. ^-^
Spero che non abbiate trovato Malfoy troppo poco "Malfoy" e che il
momento "Drally" (come l'intero capitolo) vi sia piaciuto!
Detto ciò, mi farebbe piacere saperlo con una piccola
recensione. Mi aiuterebbe a capire cosa pensate e mi spronerebbe a
scrivere! Sia critiche che positive, sono costruttive
entrambe!
Allora, ringrazio come sempre tutti i lettori che recensiscono.
Coloro hanno inserito la mia storia tra le preferite, le
ricordate e le seguite. Vi adoro tantissimo e vi ringrazio un miliardo
di volte <3 In più, dico un Grazie anche ai lettori
che si limitano a darle un spulciatina ^-^ Un grazie, comunque,
a TUTTI. <3
Ci si becca la prossima settimana C:
Hono
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Capitolo 19 *** Capitolo Diciotto: I Know What You've Become ***
Capitolo 18
Capitolo
Diciotto: "I know what you've become"
Dinanzi
ai gargoyle di pietra che sorvegliavano l’entrata
dell’ufficio del vecchio
preside, Allyson pronunciò la parola d'ordine sottovoce
smarrita nei meandri
della sua mente, gli occhi vitrei e il pallore del viso che stava
divenendo fin
troppo frequente. Ansia
e preoccupazione erano solo la superficie dell’oceano di
sensazioni e pensieri
che l’avevano
pienamente inondata sin da
quella mattina, proprio nel momento in cui il messaggio di Silente le
era stato
recapitato. L'idea
che Albus potesse avere qualche notizia pericolosa sulle ultime azioni
di
Voldemort le provocava una sgradevole e irriconoscibile sensazione alla
bocca
dello stomaco. Non aveva la più pallida idea di cosa doversi
aspettare. In
alcuni momenti aveva creduto persino di avere paura. E pur essendo
rimasta a
rimuginare ore intere sul motivo di quel panico, poi, non era riuscita
neppure a
capirlo.
E,
come
se non bastasse, i dubbi non l’avevano lasciata in pace
nemmeno per un secondo;
più lasciava che le domande affollassero il suo cervello, e
più aveva la netta
sensazione di star cominciando inesorabilmente ad impazzire, secondo
dopo
secondo. Ma,
almeno, ora avrebbe potuto avere delle risposte. La
porta si aprì con una lentezza del tutto snervante, quasi a
voler ritardare
quel momento, ed Allyson si ritrovò nel familiare ufficio di
Silente. La fenice,
probabilmente appena rinata dalle sue ceneri, era placidamente
addormentata al solito
posto, lì vicino il cappello parlante afflosciato e privo di
vita, se ne stava
immobile come se fosse perso anch’egli nei suoi pensieri.
Silente osservava Fawkes con dolcezza, dando le spalle alla strega
appena entrata,
le mani unite dietro la schiena e la veste di un azzurro brillante che
gli
ricadeva elegantemente addosso.
-
Allyson,
sono lieto di vederti così presto. - utilizzò
l’usuale tono pacato e gentile
che lo caratterizzava. Quel tono era capace di calmare qualsiasi animo
in pena
e la Reed lasciò che quella voce placasse le sue
preoccupazioni, affinché
potesse sentirsi meglio.
Inutile
dire che ebbe scarsi risultati.
-
Ho
pensato che dovesse dirmi una cosa importante, signore. -
sussurrò a sua volta,
non volendo rompere la strana quiete che pareva galleggiare
tutt’intorno a
loro, in quell’ufficio.
Ally
si accomodò con delicatezza sulla poltrona che le indicava
Silente, una delle
due che si trovavano davanti alla sua scrivania.
-
E in
effetti è così. - confermò lui, il
volto disteso e rilassato. Imitò la strega,
sedendosi dietro la scrivania, poi prese a giocare con le caramelle al
limone
che c'erano in un contenitore trasparente dall’aria fragile.
Allyson
deglutì, la mente preda di una forte confusione.
- Di cosa devo essere
informata?
Silente
la guardò con i suoi occhi limpidi, chiari e
apparentemente sereni. Le allungò
il contenitore offrendole una delle caramelle al suo interno.
-
La
ringrazio ma credo che passerò.
-
Oh,
suvvia Allyson! Prendine una, sono davvero ottime.
-
Grazie.- acconsentì lei, afferrandone una e scartandola
rapidamente, per
evitare di far notare il tremolio improvviso che aveva colpito le sue
mani. La
mise in bocca e cominciò ad assaporarla, dovendo
effettivamente ammettere che
non era poi così cattiva.
- Veniamo al dunque. -
cominciò, passandosi
una mano a lisciarsi la lunga barba argentea e assumendo
un’espressione seria
ma ugualmente pacata. - Si vocifera, Allyson, che presto avremo tra di
noi un
nuovo informatore.
-
Un
nuovo informatore?
Albus
annuì grave, congiungendo le mani dinanzi al suo viso.
Allyson non poté evitare
di far cadere lo sguardo sull’arto malandato e scuro del
preside. Si chiese
nuovamente il motivo di quella strana…beh, non sapeva
nemmeno come definirla. Se fosse
una malattia, una maledizione o un sortilegio lei non lo sapeva ma
avrebbe
voluto ugualmente scoprirlo per trovarvi un rimedio.
Altre
domande, di natura differente, le si presentarono: Perché
negli ultimi tempi
la presenza di Silente a scuola era divenuta una cosa quasi rara?
C’era di
mezzo la sua mano malconcia? Oppure stava escogitando qualche piano
riguardo il
Signore Oscuro?
-
Come
sicuramente già saprai, tra i Mangiamorte ultimamente
corrono delle voci. Una
di queste riguarda proprio l’arrivo qui ad
Hogwarts…
-
Di
un infiltrato. - sussurrò con voce rotta la strega
interrompendo Silente.
-
Esatto.
Fu
come se l'avessero colpita con uno schiantesimo dritto nello stomaco.
Non che
non lo sapesse, Theo era stato chiaro. Lei però non
l’aveva mai voluto ammettere
e ora che si trovava di fronte alla realtà non aveva la
minima idea di cosa
pensare, dire o fare.
-
Anche
se fosse, signore, non crede che avremmo dovuto avere un qualcosa di
certo e
non solo delle stupide voci?
- Qualcosa di certo
c’è. Anzi, questo
informatore potrebbe già trovarsi all’interno
della scuola.
Allyson
si dipinse sulle labbra un mezzo sorriso.
-
Lo
saprebbe già se fosse così.
-
Beh,
un vecchio come me potrebbe anche non accorgersi di nulla.
Lei
si
lasciò scappare una risatina divertita, scuotendo
leggermente la testa.
-
Oh,
mi creda lei potrebbe anche diventare un vegetale ma sono certa che non
le
sfuggirebbe neanche il minimo particolare.
-
Sono
lusingato, Allyson, ma così mi farai arrossire. - Silente
sorrise per poi
ritornare serio dopo qualche istante.
-
Signore, indipendentemente da ciò…io cosa dovrei
farci? Intendo dire, ha
qualche compito da commissionarmi?
-
Non
per il momento, almeno. Finché non sapremo sotto quali
mentite spoglie si
presenterà questo servitore di Voldemort, non credo che
potremo fare molto.
-
Capisco.
Ally
si lasciò scappare un sospiro sollevato, abbassò
le palpebre per qualche
secondo e poi le risollevò con lentezza, puntando i suoi
occhi smeraldini sul
preside.
-
Deve
dirmi qualcos’altro?
Silente
parve indugiare ma rispose quasi subito. Scosse lievemente il capo,
guardandola
con una strana luce da dietro gli occhiali a mezzaluna.
-
No,
non credo che sia necessario altro per il momento. Anche se, ne sono
sicuro, ci
rivedremo ancor prima di quanto tu possa pensare.
Allyson
annuì, alzandosi dalla comoda poltrona e rivolgendo un
saluto rispettoso al
preside. Poi lasciò il suo ufficio con ancora troppe domande
irrisolte nel
cervello.
**
“Respira, Allyson. Conta fino a
dieci”
S’impose,
respirando profondamente e cominciando a contare con lentezza. Si
sporse oltre
l’angolo del corridoio e vide Malfoy fermarsi per qualche
istante, guardarsi
intorno e continuare a camminare, rapido. Harry,
nascosto dal Mantello dell’Invisibilità
l’aveva seguito. Lei era riuscita a vedere
giusto in tempo l’amico divenire invisibile e inevitabilmente
si era messa a
pedinare entrambi.
“Cinque…sei…sette…otto…DANNATO
MALFOY!”
Mandò
al diavolo la calma e cominciò ad imprecare tutti i Maghi e
le Streghe che le
vennero in mente. Draco
si era fermato al terzo piano, in punto imprecisato, guardandosi
nuovamente
attorno con circospezione. Allyson sentiva il sangue ribollire nelle
vene
mentre alternava gli insulti al biondino alle imprecazioni abbastanza
colorite. Doveva
agire. E alla svelta. Non poteva permettere che Harry vedesse Malfoy,
qualsiasi
cosa avesse intenzione di combinare.
Scostò
una ciocca ribelle con un certo fastidio e dopo essersi concessa
l’ennesimo
sospiro, sbucò dal corridoio cercando di apparire il
più naturale possibile.
-
Malfoy! Finalmente ti ho trovato! - esclamò, nascondendo
l’ansia, fingendo di
aver appena corso per rampe e corridoi. Portò una mano al
petto, simulando il
fiatone che avrebbe dovuto avere.
-
Reed, ma che diav…? - Draco non ebbe neppure il tempo di
concludere la frase.
Allyson finse di aver appena regolarizzato il suo respiro e, senza
pensarci,
gli afferrò una mano.
-
Diamoci una mossa. La Mcgranitt vuole vederci!
-
Cosa? Che cavolo vuole quella vecchia, adesso?
-
Non
ne ho idea, ma dobbiamo darci una mossa!
Sbottò
la Reed, cominciando a correre e costringendo il ragazzo a fare lo
stesso.
-
Ehi,
mezzosangue, datti una calmata! - disse lui, non riuscendo a nascondere
l’irritazione.
Allyson
lo ignorò e continuò la sua corsa. Non era sicura
del fatto che Harry li stesse
seguendo ma, in qualche modo, sentiva la sua presenza troppo
vicina per i suoi gusti. Sicuramente non aveva bevuto
quella scusa priva di qualsiasi fantasia e probabilmente, nemmeno
Malfoy. Non le
importava granché, però. L’unica cosa
giusta da fare in quel preciso istante
era sparire per un po’, o almeno cercare di farlo. Scesero di
un piano e poi la
Grifondoro svoltò bruscamente per un corridoio.
Avvistò la prima porta di
un’aula e vi si fiondò dentro senza alcun indugio.
Sperava
che l’amico non li avesse visti anche se era certa che avesse
la Mappa del
Malandrino con sé. Allyson,
stringeva ancora la mano di Draco così forte da rischiare
seriamente di
spezzarla. Malfoy, dal canto suo, con il respiro accelerato guardava
la ragazza con un misto di perplessità e irritazione.
Si
stava chiedendo cosa fosse accaduto, che cosa le fosse preso.
-
Reed, per Salazar, si può sapere che diavolo ti prende?
-
Shh!
-
Eh?
-
Shh!
Allyson
gli lanciò un’occhiataccia, facendogli segno di
star zitto. Inutile dire che la
confusione del ragazzo arrivò alle stelle.
Attesero
qualche altro secondo, poi il biondo sussurrò con una
sfumatura appena accennata di malizia mista a pesante sarcasmo:
-
Se
volevi rinchiuderti sola con me bastava chiedere.
-
Taci - borbottò lei, abbassando lo sguardo sulle loro mani
ancora intrecciate. La
tolse subito, come scottata, e poi arrossì vistosamente,
cercando di non darlo
a vedere.
-
Spiegami prima che ti schianti. - ordinò lui categorico,
ritornando serio. Allyson fece un
lungo sospiro e poi, prendendogli la cravatta, lo trascinò
bruscamente vicino
ad una parete non visibile alla porta.
-
Lo
ripeto, Reed. Se volevi passare del tempo di qualità con me
bastava che
chiedessi.
Fece
lui, un ghigno sul volto a mascherare il nervosismo. Stava cominciando
ad
arrabbiarsi, lei se ne accorse quasi subito.
-
Non
so che cosa diavolo tu stessi combinando, Malfoy, ma qualsiasi cosa
fosse vedi
di fare più attenzione in futuro. - mormorò lei,
acida.
-
Non
so di cosa stai parlando.
-
Piantala. So che c’è qualcosa sotto, Malfoy. Lo so
e basta, okay? - Lui quasi sbiancò, e cercò di
nasconderlo subito accentuando il ghigno arrogante. Lei semplicemente
non vi fece caso e
continuò il discorso. - Ma non importa...
-
Cosa
sai, eh? Tu credi di sapere tutto, non è così?
Spiegati, vediamo se hai
ragione.
Fece
lui, interrompendola bruscamente e alzando il tono di qualche ottava. Qual era
il nome di quell’incantesimo del Principe? Si
chiese Allyson, nervosa. Muffato?
Muffiato? Molti dei suoi incantesimi le sarebbero potuti
essere parecchio
utili…se solo ne ricordasse la formula con precisione.
Imprecò
mentre si annotava mentalmente che avrebbe dovuto dare una lunga
occhiata alla
copia di Pozioni Avanzate del
Principe Mezzosangue.
-
Non
alzare la voce! - lo ammonì, tirandolo con la cravatta
verde-argento, affinché
riuscisse a raggiungere il suo orecchio. - So cosa sei diventato. Non
chiedermi
come, tanto non te lo dirò mai ma sappi che io so.
-
Che
sono diventato cosa, mezzosangue?
-
Un
Mangiamorte.
-
Non
farmi ridere, Reed. Come pensi che…
-
Si,
certo, bla bla bla. - esclamò Ally, fingendosi annoiata,
troncando la frase sul
nascere. - Possiamo rimandare a più tardi la parte in cui
tenti di convincermi
che non sia vero? Grazie!
Si
schiarì la gola e poi con un filo di voce, gli disse:
-
Qualcuno sospetta di te. Qualcuno ti ha seguito e se non ci fossi stata
io ti
avrebbe beccato a fare qualcosa di compromettente, almeno credo che lo
fosse. Qualcuno che, con
molte probabilità, ci sta guardando ma non riesce a capire
con precisione ciò
che diciamo.
-
Potter. - ringhiò lui, dando un pugno abbastanza violento al
muro di roccia
dietro di loro e per poco non colpì la strega.
-
Per Merlino, fa più attenzione! - ringhiò Allyson
che aveva abbassato la testa giusto l'attimo prima che lui scagliasse
il colpo sul muro. - Volevi farmi male, idiota?
-
Arriva al sodo, Reed! - fece lui mentre schioccava le labbra con
frustrazione. Allyson sbuffò e gli inveì contro,
la voce poco più di un mormorio.
-
Stronzo del cavolo! Ti odio, Malfoy. E io che cerco anche di pararti il
culo tutte le santissime volte che Harry...
-
Arriva al sodo, Reed, prima che non risponda più delle mie
azioni. - sussurrò con una calma minacciosa guardando
Allyson dritto negli occhi.
-
Ma che paura...- borbottò con ironia. Gli riservò
un'occhiataccia e poi continuò - Dicevo, si, Harry. E ti
giuro che se ti fai scappare qualcosa di questa
conversazione…lo urlo a
tutta Hogwarts che stai cercando di assassinare qualcuno per conto di
Voldemort.
Questa
era nuova. Non ne era affatto sicura, ma ci aveva pensato. Aveva
pensato a lungo
sulla missione di Malfoy e l’unica ipotesi plausibile era
proprio quella che
aveva appena confessato. Allyson
si stava facendo scappare troppe cose, lo sapeva, ma la cosa importante
era far
agire Draco con più prudenza e sapeva anche che
l’unico modo per convincerlo
era rivelargli che lei, in qualche assurdo modo, conosceva le sue mosse
e ciò
che era diventato.
-
Non
dire quel nome! - sbottò lui mentre un lampo di spavento gli
attraversava completamente le iridi. - Perché mi stai
dicendo tutto questo?
-
Perché sono gentile.
-
Piantala di dire stronzate. - fece a denti stretti.
-
Ti
basti questo per il momento.
Sentenziò
lei, imitando il suo tono e mettendo fine a quel discorso.
-
Capisci adesso che devi essere più prudente? Non posso
sempre pararti il culo.
Non mi diverte pedinarti, sai, non è tra le mie
priorità sapere cosa fai in
ogni secondo della giornata.
-
Davvero? Pensavo ti interessasse, Reed.
-
Non
sparare cazzate.
Allyson
chiuse gli occhi per qualche secondo. Quella vicinanza non le faceva
affatto
bene. Era possibile che anche in un momento come quello, il suo unico
pensiero
era rivolto alle sue labbra e quanto fossero belle e invitanti? A
quanto desiderasse
baciarlo? Scacciò
quei pensieri e tentò di concentrarsi.
-
E
adesso, togliamoci da questa situazione. Se Harry ci sta spiando in
questo
momento, dobbiamo cercare un mondo per fargli credere che stavamo
litigando,
come al nostro solito, oppure qualcos’altro.
Lui
ghignò nuovamente, malizioso, e con voce roca
mormorò:
-
Puoi
saltarmi addosso, lo so che non ti dispiacerebbe.
-
Si,
sai, potrebbe funzionare! - fece lei con fare sarcastico, celando il
suo imbarazzo.
Deglutì. Aveva la gola secca e non poté fare a
meno di pensare a quanto quella
voce la facesse eccitare.
“Dannati ormoni”
- Si, perché poi è solo una
questione di ormoni.
Ignorò
la vocina irritante di Black e si mordicchiò
l’interno della guancia. In quel
momento era come se la vicinanza di Draco riuscisse a cancellare tutto
ciò che
li circondava, tutti i suoi problemi e persino…Fred.
Era
davvero dura da ammettere, ma si, lui riusciva a farle dimenticare Fred.
-
Reggimi il gioco, Reed.
Lei
alzò un sopracciglio con fare perplesso, ritornando alla
realtà.
-
Cos’hai in mente?
-
Non
preoccuparti. - disse con un espressione che non ispirava per niente
fiducia ma
Allyson, sorprendendo anche se stessa, lo fece. Decise che reggergli il
gioco
avrebbe risolto almeno la questione di ciò che avrebbe
potuto pensare Harry.
Malfoy
rise, allontanandosi da lei. Fu una risata priva di allegria mentre una
scintilla di amarezza si intravedeva nella tempesta che erano i suoi
occhi.
-
Credi
che quello che mi hai detto adesso possa aiutare, Reed?
-
Io…T-Theo è stato chiaro. - farfugliò
poco convinta e poi deglutì lasciando che fosse lui a
continuare non sapendo minimamente cosa inventarsi.
-
Davvero ti nascondi dietro questa scusa, eh? - questa volta fu lui ad
intrappolarla al muro. Non le lasciò alcuna via
d’uscita.
-
Non
mi nascondo dietro nulla, Malfoy. E’ solo la pura
verità e Theodore ha ragione,
e tu lo sai.
-
Ah,
si? E se lui ha ragione significa che allora tu vorresti davvero
saltarmi
addosso.
Costatò
lui, un sorrisetto trionfante dipinto sulle labbra sottili, dinanzi
all’espressione stupita di Allyson. Il solito bastardo.
Dapprima lo
guardò come a dire “Non sei riuscito a trovare
niente di meglio, furetto?” e
poi mutò la sua espressione, fingendosi esasperata.
- Cosa? Tu vaneggi, Malfoy.
-
Certo,
come no.
-
Malfoy, piantala di sparare idiozie e sii serio. Io ti ho solo
riportato il
messaggio di Theodore, perché sono convinta che abbia
ragione. E non perché mi
è amico, ma solo perché è la semplice
verità. Se tu non vuoi accettarlo, non
sono problemi miei.
Lui
assunse un espressione impassibile e il ghiaccio ritornò
nelle sue iridi, anche
se non del tutto. Allyson
non sapeva né cosa fare e né cosa dire.
-
Allora, Reed, se la pensi così perché non vai a
consolare il tuo bel
Serpeverde, eh?
Lei
alzò un sopracciglio con fare confuso, poi
commentò:
-
Non dirmi che, adesso, sei geloso, Malfoy.
-
Non
potrei mai essere geloso di una lurida mezzosangue.
-
Pensala
come vuoi, allora.
Borbottò
la Reed, incrociando le braccia al petto. La conversazione stava
prendendo una
brutta piega, stava per attraversare un campo minato e si chiese se
stessero
ancora “recitando”.
-
E
piuttosto, che mi dici di te?
-
Eh?
-
Pensi che non abbia notato le tue occhiate quando Pansy mi sta intorno?
Lei
rise, nervosa. In effetti quello era un dettaglio veritiero ma non
credeva che
lui potesse accorgersene. Ma non li guardava per gelosia. Lei non era gelosa.
No che non lo era, certo. Allyson Reed gelosa di Draco Malfoy? Ma non
scherziamo.
-
La
sola presenza della Parkinson è seccante, anzi,
già il fatto che esista lo è.
-
E’
perché tu sei gelosa di me.
-
Non
farmi ridere, furetto. - sibilò con fare nervoso, tentando
di apparire
disinvolta.
Lui
si
limitò a lanciarle un’occhiata eloquente. Lei
sbuffò.
-
Ti interrompo subito perché lo so che è quello
che stai pensando, ma ti assicuro
che non mi preoccupo minimamente del Carlino e sai perchè?
Perchè tu non
la prendi nemmeno più in considerazione! Non sai quanto sono
felice nel vederla
dopo che tu l’hai ignorata!
Troppo
tardi. Allyson si portò le mani alle labbra spalancando gli
occhi e imprecando
mentalmente. Decisamente, non stavano più fingendo
già da un po'. Lei
spinse malamente il Serpeverde, l’ira che piano stava
crescendo in lei davanti
al suo sorrisetto compiaciuto.
-
Ho
ragione.
Constatò
lui. Ally
aprì la porta dell’aula, uscendone e fermandosi
sull’uscio per dire:
-
Sinceramente? ‘Fanculo, Malfoy.
Urtò
qualcosa e fu sicura che fosse Harry ma non vi badò.
Incazzata e maledicendo sé
stessa, abbandonò quel corridoio mentre la risata limpida di
Malfoy
l’accompagnava.
“Sono una vera idiota”
- No, dai, hai solo combinato
altri guai, niente di che.
“Grazie tante,
Black”
L'angolo di Hono:
Ehi, ehi, ehi! Diciottesimo capitolo! Son riuscita a pubblicarlo anche
prima del solito orario, bene! :') Comunque, qui la situazione comincia
a complicarsi. La discussione con Silente, il nuovo e presunto
infiltrato, Draco ormai sa che Allyson conosce la sua situazione, Harry
ha visto lo strano atteggiamento di Allyson verso Draco, e beh diciamo
che la gelosia è una brutta faccenda (?) Le cose si sono un
po' complicate, eh? :3
Tra un po' finalmente vi mostrerò il tassello mancante di
cui parlavo per Draco, uno dei motivi per cui ha atteggiamenti credo un
po' diversi dall'originale. Questo nuovo personaggio che
introdurrò tra uno o due capitoli avrà un ruolo
molto importante e sono ancora indecisa se farlo durare fino alla fine
o no. Non lo so, oggi mi sento sadica D: Vabbè, non
divaghiamo! v.v
Spero che il capitolo non vi abbia deluso e che vi sia piaciuto. Spero
che vi sia sembrato decente e spero che Silente non sia OOC. (Ho sempre
una grande paura di rendere tutti i personaggi OOC, anche se magari poi
sono diciamo decenti D:). Ringrazio tuuutti
coloro che leggono la mia fic, che le dedicano del tempo. Ringrazio
tutti quelli che l'hanno inserita nelle seguite, nelle preferite e
nelle ricordate. Ringrazio i lettori che recensiscono. E anche quelli
che si fermano solamente a leggere. Grazie per il vostro sostegno ^_^
Siete fantastici <3 (non lo smetterò mai di dire v.v)
Fatemi sapere con una recensioncina quello che pensate. Mi affido a voi, Always <3 Alla
prossima settimana C:
Hono
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Capitolo 20 *** Capitolo Diciannove: I feel it, Right Here (pt 1) ***
Capitolo 19
Capitolo
Diciannove: I Feel it, Right Here. (part
one)
Harry
abbassò le palpebre e strizzando gli occhi
cominciò a massaggiarli
delicatamente per qualche secondo. La testa era letteralmente invasa da
sospetti, pensieri, timori e preoccupazioni. Fissava
intensamente le fiamme del fuoco, sprofondato in una poltrona scarlatta
della
Sala Comune. Aveva un’aria assente, incurante del casino che
lo circondava. Quasi
non voleva credere a ciò che i suoi occhi avevano visto
appena il pomeriggio
prima. O meglio, non voleva dar ascolto ai pensieri che gli si
presentavano
nella testa, la quale sembrava poter scoppiare da un momento
all’altro.
Parole
si sovrapponevano confuse, ipotesi che tentavano di accordarsi in
qualche modo,
il presentimento che qualcosa non andasse già da molto
tempo.
Probabilmente,
avrebbe dovuto allarmarsi già dall’anno precedente
quando Allyson era sparita
improvvisamente. Solo delle poche righe per giustificarsi e poi il
nulla
assoluto. L’averla rivista era stato un sollievo, ma avrebbe
dovuto indagare
più a fondo. Adesso
si ritrovava più confuso di prima.
Che
c’entrasse Malfoy ne era più che sicuro.
Allyson aveva qualcosa in mente
per
scoprire ciò che stava combinando il Serpeverde? Oppure
stava tentando di
proteggerlo in qualche modo? Anche se fosse stato così,
quale era il motivo che
la spingeva a farlo? In che guaio si stava cacciando? Stava conducendo
una
specie di doppiogioco per conto dell’Ordine?
Domande
su domande, supposizioni su supposizioni ma nessun fatto certo.
L’unica
ipotesi che scartò quasi subito fu il doppiogioco per conto
dell’Ordine della
Fenice, prima di tutto perché lui l’avrebbe saputo
a meno che… Silente non avesse
voluto tenerglielo nascosto. Ma lo dubitava fortemente. Che motivo
avrebbe
avuto? Si
concesse un sospiro profondo. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno
prima di
chiedere alla diretta interessata. E sapeva perfettamente che i soli
che l’avrebbero
ascoltato fino in fondo erano Hermione e Ron. I suoi migliori amici,
coloro che
– nel bene e nel male – l’avevano sempre
sorretto, incoraggiato, confortato e
aiutato. L’unico
problema era che, nell’ultimo periodo, Hermione sembrava non
voler più avere
niente a che fare con Ron a causa della sua relazione con Lavanda. E,
per
quanto ella non volesse ammetterlo, erano in molti ad averlo capito o
come
minimo a sospettarlo. Ma
s’impose almeno di provarci anche perché Allyson
era la persona meno indicata
considerato che fosse lei l’argomento principale
dell’intera faccenda. Aveva
bisogno dei suoi migliori amici e sperava che almeno evitassero di
scambiarsi
occhiate di fuoco e si comportassero da ragazzi maturi. Anche se con
loro c’era
da dubitarne. D’altronde, erano pur sempre quei due che
sembravano avere
continuamente un motivo per litigare. Harry
chiamò Ron, e per poco dovette staccarlo con la forza da
Lavanda. Inutile dire
che lei lo riempì di occhiatacce indigniate, mentre il rosso
gli lanciò sguardi
di infinita gratitudine. Aveva cominciato a stancarsi della Brown e
tutti i
suoi amici più stretti non aspettavano altro che quei due si
lasciassero una
volta per tutte.Anche
perché con quel loro gesto così
“altruista”, avrebbero salvato molti studenti
dai bruciori di stomaco che conseguivano i conati che spesso arrecavano
con il loro
continuare a sbaciucchiarsi. Entrambi
uscirono velocemente dal buco del ritratto e s’imbatterono
proprio in Hermione,
la quale stava tornando dalla biblioteca con la sua solita tracolla
colma di
tomi voluminosi.
-
Devo
parlarvi…- e prima che uno dei due potesse sollevare qualche
protesta, con
un’occhiata eloquente precisò - Entrambi.
La
riccia lanciò uno sguardo sprezzante al rosso e con un certo
disappunto
acconsentì. Dieci minuti più tardi erano fuori,
in prossimità del Lago Nero,
lasciando impronte ben definite sulla neve con le loro scarpe.
-
Harry che succede? - gli chiese Ron non appena ebbero trovato un posto
tranquillo, lontano da orecchie indiscrete.
L’occhialuto
fece un gran sospiro prima di cominciare a parlare.
-
Si
tratta di Allyson. Ieri sera ho seguito Malfoy. Si è fermato
al terzo piano,
non so dove avesse intenzione di andare, ma poi è arrivata Ally tutta di corsa. Ha
blaterato qualcosa sul
fatto che la Mcgranitt volesse vederli e l’ha trascinato via.
Li ho seguiti e
poi si sono rintanati in una vecchia aula al secondo piano.
Ron
alzò un sopracciglio mentre lo stupore cominciava a
delinearsi sul suo viso.
Hermione si finse sorpresa, deglutendo più volte
silenziosamente. Allyson le
aveva raccontato tutto quella mattina. Ancora
stentava a crederci del fatto che fosse stata così stupida e
imprudente, ma
ovviamente avrebbe cercato di aiutarla. Impresa
che risultava assai ardua con Harry, si disse.
- Ne sei sicuro?
-
Si,
Hermione.
-
E
cosa hanno fatto? - fece Ron con una strana espressione ad
incorniciargli il
volto. Un qualcosa che andava dalla preoccupazione allo sbalordimento e
se la
situazione non fosse stata carica di tensione, probabilmente avrebbe
suscitato
dell’ilarità.
-
Si
sono detti qualcosa. Parlavano a voce molto bassa e non sono riuscito a
capire
quasi nulla per i primi momenti. Solo qualche cosa del tipo: Credi di
sapere
tutto, vediamo se hai ragione… - fece una pausa, sforzandosi
di tratteggiare al
meglio il ricordo nella sua mente. - Poi hanno alzato la voce e hanno
cominciato
a discutere sul fatto che Nott avesse ragione su non so che cosa e poi
hanno
divagato. Malfoy insisteva sul fatto che Ally fosse gelosa di Pansy ma
lei ha
detto qualcosa tipo: non mi preoccupo minimamente di lei
perché tu non la
prendi nemmeno in considerazione. Alla fine lei l’ha
insultato e se ne è
andata. Malfoy invece è ritornato nel suo dormitorio.
Quando
Harry concluse la sua spiegazione il silenzio li avvolse per qualche
minuto.
Stavano tutti riflettendo su quelle parole.
-
Io
penso che Ally mi stia nascondendo qualcosa, anzi, che ci stia
nascondendo
qualcosa. Solo che ho così tanta confusione che non so
assolutamente cosa
pensare.
-
Beh,
in effetti da quando è tornata si sta comportando in modo
molto strano. Già il
fatto che sia andata via per tutto quel tempo è stato
preoccupante. Se proprio
volete saperlo, non ho mai bevuto la storia degli “affari di
famiglia”. E’
successo qualcosa e anche se non sembrerebbe, sono preoccupato.
Hermione
fece per lanciare una frecciatina di cattivo gusto a Ron ma il pensiero
di
Harry riuscì a trattenerla. Il suo migliore amico le aveva
chiesto aiuto per
riuscire a capire quella situazione e s’impose di dover
assolutamente ignorare
Weasley. Il Prescelto cercò l’amica con lo sguardo
mentre sperava che lei
avesse qualche idea.
-
Cosa
pensi stia succedendo?
-
Non
ne ho la minima idea ma potrebbe anche essere qualcosa che riguarda sul
serio
Nott… - mormorò, stringendosi con le braccia per
tentare di riscaldarsi. Il
tempo sembrava promettere bene ma avvertiva ugualmente i brividi
causati dal
freddo di quel periodo.
-
E’
impossibile. Quella era una messinscena. E sapete perché lo
so? Me lo sento,
capite? Sapete entrambi che qualcosa ci lega. Stessi incubi, stesse
sensazioni,
addirittura a volte mi sembra di riuscire a leggerle nella testa e non
sono un
Legilimens. Lo sento!
Proprio qui - s’indicò il petto,
all’altezza del cuore,
poi continuò - Per questo sono così sicuro che
sta mentendo su molte cose, e lo
sta facendo sempre più spesso.
Spiegò
il moro con enfasi, tirandosi su gli occhiali. Ron annuì
pensieroso.
-
Avete una sottospecie di unione psichica o qualcosa del genere, credo.
Questo
ormai è appurato. E se tu hai queste sensazioni, sicuramente
sarà così.
-
Ma
potrebbe sbagliarsi, sono solo delle sensazioni. - disse Hermione,
calma, con
la sua solita diplomazia.
-
Sei
stata tu a confermare questa cosa, sei stata tu a ripetere che
è difficile
sbagliarsi. - protestò Harry, riferendosi alle parole che
aveva detto l’amica a
proposito di quell’argomento.
-
Ho
detto che è difficile ma non impossibile, Harry.
-
Potremmo provare a parlarci. - propose il rosso.
-
E’
inutile. Continuerebbe a mentire, la conosco. Se non riusciamo a
metterla alle
strette non sputerà mai il rospo. Io vorrei anche aiutarla,
ma che almeno ne
parlasse!
-
Allyson è fatta così, Harry. E’
testarda e quando si mette in testa che non
vuole nessun aiuto quasi nulla le fa cambiare idea.
Harry
lanciò uno sguardo ad Hermione. Si chiedeva il motivo della
sua calma. Perché
non aveva reagito alla stessa maniera di Ron? E in più, non
era sembrata
affatto così sorpresa.
-
Hermione, non è che stai cercando di coprirla?
-
Ma
non dire stupidaggini, Harry. - rispose lei automaticamente, con tanto
di
sguardo esasperato. Sapeva recitarla bene la sua parte.
-
Si
potrebbe provare con una tattica diversa. - proruppe Ron. - Potremmo
usare i
ragn…
Si
interruppe. Scosse la testa e rabbrividì al solo pensiero di
stare a meno di un
chilometro di distanza da un ragno.
-
No, scherzavo.
Quello si che sarebbe davvero orribile. Decisamente, una pessima idea.
- si
corresse subito.
Hermione
quasi ridacchiò ma si costrinse ad ammonirlo con
un’occhiata che lui ignorò.
-
Perché non provi a parlarci tu, Hermione? - le
domandò invece Harry, ottenendo
subito l’approvazione del rosso.
-
Si,
questa è una buona idea.
La
riccia fece finta che Ron non si fosse espresso e si rivolse
esclusivamente
all’amico.
-
Posso provarci, ma se non dice niente a te credo che sia quasi del
tutto
improbabile che me lo dica. - mormorò vagamente, fingendosi
preoccupata e
pensierosa. Beh, per la preoccupazione non dovette fingere poi
così tanto.
-
Bene. Quando le parlerai?
Esitò
per qualche istante, ma poi con un’occhiata fugace rispose al
quesito di Ron:
-
Non
lo so, devo…trovare il momento adatto.
**
Nei
sotterranei, solitamente, l’aria era sempre più
fredda rispetto alle altre zone
del castello. Per questo la Reed non si stupì molto quando
cominciò a tremare,
leggermente infreddolita. La
corsa che aveva appena concluso, però, era riuscita a
riscaldarla abbastanza. Si era
diretta lì perché aveva sentito un bisogno
impellente di parlare con Theodore. Ciò
che la spingeva a volerlo tenere aggiornato su tutti i suoi problemi,
però, era
un mistero. Non le importava granché di scoprirlo. Aveva
cose più importanti a
cui pensare. E così
eccola lì, dinanzi all’ingresso del dormitorio
“nemico”. Non aveva mai visto la
loro Sala Comune a differenza di Ron ed Harry. Ricordava chiaramente
che
durante il secondo anno avevano bevuto la Pozione Polisucco - preparata
brillantemente da Hermione - riuscendo ad entrarci nelle sembianze di
Tiger e
Goyle. Volevano scoprire se Draco fosse l’erede di Serpeverde.
Ridacchiò.
Fatica sprecata, naturalmente. Quell’idiota l’erede
di Salazar Serpeverde? Se
a quei tempi le era apparso come un
qualcosa di impossibile, adesso che ci ripensava lo trovava altamente
ridicolo.
Prese
un grosso respiro, portandosi all’indietro delle ciocche di
capelli che avevano
cominciato ad infastidirla.
- E adesso?
La
vocina di Black fece capolino nella sua testa. Mormorò
un’imprecazione secca tra
i denti.
“Adesso cosa?”
- La parola d’ordine, genio.
Oh, giusto. Si diede un colpetto sulla
fronte. E adesso?
Certamente, non poteva mettersi ad aspettare che qualche
Serpeverde uscisse o entrasse da lì. Sbuffò
seccata. In sovrappensiero, osservò con curiosità
i due grossi serpenti di
pietra che fiancheggiavano l’ingresso della Sala Comune.
Provò
ad immaginare cosa avrebbero potuto fare a coloro che sbagliavano la
parola
d’ordine. Niente di mortale, ovviamente, ma sarebbe stato
qualcosa di
spaventoso. O ridicolo. Beh,
dipende dai punti di vista. Sbuffò
per una seconda volta e dopo qualche istante decise almeno di provarci.
Si
posizionò davanti al passaggio con decisione. Mise le mani
in vita mentre
assumeva un’espressione corrucciata.
-
Emh…luridi
sanguemarcio? Nah, non credo. Mh, forse qualcosa del tipo:
Potter… Potter fa
schifo? Beh…
possibile…emh…Perché Weasley
è il nostro re?
-
Andiamo, sono sicuro che potresti fare di meglio!
Sobbalzò,
concentrata com’era nel tentare di scoprire la loro parola
d’ordine. Imprecò a bassa
voce portandosi una mano al petto. Si voltò e poi
guardò male il ragazzo che
ghignava davanti a lei.
-
Zabini, per Godric, volevi farmi fuori?
-
No,
certo che no. - smentì subito il bruno. Fece una pausa e
accentuando il ghigno
continuò - Ma dimmi, almeno ci sono andato vicino?
Allyson
si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Blaise, invece,
prese a squadrarla con
i suoi occhi blu cobalto. Improvvisamente,
la Reed cominciò ad avvertire un certo disagio a causa di
quel suo sguardo. Era
un misto di noia e scarso divertimento, eppure…
Forse perché era la prima volta
che li vedeva da così vicino, ipotizzò
pensierosa.
O più semplicemente, perché
quel
paio di iridi sembravano poter scrutare direttamente la sua anima. Ma
non l’avrebbe mai ammesso.
Piuttosto, avrebbe baciato il culo di Piton.
Ricambiò
l’occhiata, squadrandolo a sua volta con disinteresse.
-
Qual
buon vento ti porta qui, Reed?
-
Oh,
beh, sto cercando di entrare nella vostra Sala Comune per piazzare
delle
Caccabombe, giusto per divertirmi. - fece lei con fare sarcastico.
Poco
dopo, però, si ritrovò a constatare che
l’idea non fosse poi così male, anzi.
Annotò
mentalmente che si sarebbe fatta spedire una bella scorta di prodotti
dei Tiri
Vispi Weasley. Un bello scherzo non avrebbe fatto del male a nessuno,
no?
-
Mh, credo
che potresti puntare a qualcosa di più divertente.
-
Non
farmici pensare sul serio, Zabini. - borbottò mentre un
ghigno le nasceva piano
sulle labbra. - Dov’è Theo?
Chiese,
poi, ritornando seria.
-
Nella
sua stanza, suppongo. -
rispose con fare
annoiato, superandola e piazzandosi davanti all’entrata del
dormitorio.
-
Beh,
ho bisogno di parlare con lui. - spiegò lei, incrociando le
braccia al petto.
-
E
con questo?
Lo
irritava terribilmente. Si era quasi dimenticata del fatto che stesse
parlando
con Blaise Zabini. Un altro emerito idiota. All’inizio
era quello che tollerava di più tra Nott e Malfoy, ma adesso
la situazione era
cambiata. Theodore aveva preso il suo posto già da un
po’.
-
Potresti andare a chiamarlo?
-
Mh…fammici pensare…- fece una pausa e poi con il
solito ghigno serpentesco
asserì:
- No.
-
Zabini, non costringermi a schiantarti. - gli sibilò
serrando i denti.
-
Ah,
e per cosa? Non me lo hai nemmeno chiesto gentilmente, Reed.
-
Beh,
di meglio non riesco a fare e sia dia il caso che neanche tu possa
essere
chiamato Mr. Gentilezza. - bofonchiò, cominciando a mandare
lampi con gli
occhi. Ne aveva abbastanza. Non poteva perdere tempo per discutere con
Zabini.
Il
che
era totalmente inutile. Lui si
limitò a ridacchiare, ignorandola e sussurrando una parola
diretta al muro
davanti a loro. Peccato solo che lei non riuscì a
comprenderla.
-
Non
puoi ignorarmi! - protestò, imbronciata, mentre osservava la
parete scivolare
lentamente di lato per permettere al ragazzo di passare.
Il
bruno fece per varcare la soglia ma poi si fermò, lanciando
un’occhiata alla
Grifondoro che continuava ad imprecare.
-
Se
non ti dai una mossa il passaggio si chiuderà.
-
Cosa? - Allyson gli riservò uno sguardo confuso.
-
Se
hai tanta urgenza di parlare con Theodore non credo che avrai qualche
problema ad
esplorare il “territorio nemico”.
La
strega esitò, guardandosi intorno indecisa. Non pensava che
fosse proprio una
buona idea. Ma poi si disse che non c’era niente di male e si
fece avanti
seguendo Zabini all’interno della Sala Comune.
Quest’ultima,
per sua fortuna, non era molto popolata. Si guardò intorno,
esaminando l’intera
Sala con una certa curiosità.
Probabilmente posizionata proprio sotto il Lago Nero, la
Sala Comune di Serpeverde si
estendeva in lunghezza. Il soffitto era basso, le pareti di roccia
umida erano
ricoperti di lampade,le quali emanavano una fioca luce verdastra e
sinistra. Aleggiava
un’aria tetra in quella stanza mentre gli unici rumori
udibili erano i bisbigli
striscianti dei Serpeverde presenti e i fragorosi scoppiettii di un
fuoco
vivace. Il
maestoso camino era cosparso di bassorilievi e sculture assai elaborate
e al di
sopra di questo il ritratto di uomo faceva bella vista di
sé’. Allyson
scrutò i volti degli studenti seduti sui divani e le
poltrone vellutate di un
verde scuro e si sentì nuovamente a disagio nel notare che
la maggior parte le
rivolgevano degli sguardi chi ostili, chi perplessi o chi semplicemente
curiosi. Lei si
limitò ad ignorarle. O almeno ci provò. Sul
serio! Ma alla fine il fastidio
ebbe la meglio. Le sue iridi in quel momento assomigliavano a degli
smeraldi
fusi ad elevate temperature mentre fulminava chiunque le capitasse a
tiro.
-
Seguimi, ti accompagno da Theodore.
Asserì
Blaise ridacchiando divertito nell’accorgersi che la
Grifondoro si fosse
fermata, impegnata a spaventare
un paio
di primini che le stavano rivolgendo fin troppe attenzioni per i suoi
gusti.
Allyson
annuì impercettibilmente mentre spostava la sua attenzione
su una Daphne
Greengrass impegnata a confabulare con sua sorella minore, Astoria.
Erano
sedute su uno dei divani più vicini al fuoco.
La
prima sembrava quasi seccata, mentre la seconda continuava ad annuire
impassibile.
In quel momento ad Ally sembrò che avesse una maschera
incollata sulla faccia. In
effetti, sin dalla prima volta in cui l’aveva vista, aveva
sempre pensato che
la minore delle Greengrass assomigliasse ad una di quelle antiche
bambole di
porcellana. Quelle che sembravano osservarti con insistenza, quelle che
parevano volerti staccare la testa non appena le avresti voltato le
spalle. La
strega rabbrividì leggermente al pensiero di quelle bambole.
Covava un odio
puro per queste, soprattutto per il fatto che le mettessero una certa
agitazione.
Forse
queste sensazioni erano causate da ricordi di estati lontane. La sua
mamma
adottiva, Helena, aveva una passione sconfinata per quel genere di
bambole.
Infatti aveva dedicato un’intera camera per poterle tenere
lì. La
piccola Allyson ne era terrorizzata e non ci sarebbe mai entrata se non
fosse
per il fatto che Helena la costringesse a darle una mano per
spolverarle. Non
gli si avvicinava mai più di tanto, però.
Le
trovava davvero inquietanti. E fu
un tale sollievo quando riuscì a liberarsene. Era piccola,
non ricordava
nemmeno esattamente quanti anni avesse, e una notte distrusse
metà di quelle
bambole. Helena
fece per rimproverarla ma poi si accorse che era stata la sua prima
manifestazione del fatto che possedesse della magia dentro di
sé. La rabbia si
trasformò in gioia e le concesse il
“perdono”. Alla fine
però non le permise più di avvicinarsi a quelle
bambole e per Ally fu un grande
sollievo.
Scosse
la testa, scacciando via quei ricordi. Solo nel momento in cui
ritornò alla
realtà, si rese conto di avere lo sguardo di Astoria
incollato addosso. Ricambiò
l’occhiata silenziosamente e con freddezza per una manciata
di secondi e poi
riportò la sua concentrazione su i suoi passi.
-
Sicuro che sia stata una buona idea, Zabini? - domandò
sottovoce a Blaise,
fissando insistentemente la punta delle sue scarpe.
Fece
appena in tempo ad alzare lo sguardo che andò a sbattere
contro qualcuno.
-
Decisamente no, Allyson. Davvero una pessima idea. -
proruppe Theodore, un misto di dubbio e
divertimento sul suo volto. La ragazza sbuffò,
massaggiandosi la fronte con
stizza.
-
E’
stata una sua idea. - bofonchiò indicando con un cenno il
bruno che se la
rideva apertamente. Nott scosse impercettibilmente la testa.
-
Allora, che cosa c’è?
-
Ho
bisogno di parlarti.
|
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Capitolo 21 *** Capitolo Venti: I Feel it, Right Here (pt 2) ***
Capitolo 20
Capitolo
Venti: I feel it, right
here
(pt two)
“My insides all turned to ash, so
slow
And blew away as I
collapsed, so cold
A black wind took them
away, from sight
And now the darkness
over day, that night
(Valentine's Day - Linkin Park)”
Allyson
sospirò, le mani che stringevano il tessuto morbido delle
coperte del letto su
cui era stancamente sprofondata, lo sguardo che guizzava da una parte
all’altra
della stanza, in palese attesa.
-
Theodore,
che diavolo ci fa lui ancora qui? - sbottò nervosamente
mentre riservava delle occhiate del tutto poco amichevoli al ragazzo
che se ne stava tranquillamente steso sul
proprio letto ad osservare con esiguo interesse il soffitto, le braccia
dietro la testa e un ghigno snervante sulle labbra.
-
E’
anche la mia stanza, Reed. - affermò pacatamente Blaise con
espressione
divertita.
-
Nott, non è affatto giuto. - si lamentò la strega
iniziando ad avvertire il bisogno di schiantare Zabini. Ma anche
prenderlo a pugni in faccia non sarebbe stato male. Non sapeva quale
delle due opzioni
l’allettasse di più.
-
La vita non è giusta, mezzosangue. - fece tranquillo il mago
in questione.
-
Per tutte le mutande di Merlino, Nott fa qualcosa prima che mi venga la
brillante idea di ucciderlo! - disse con un tono che rasentava i limiti
dell'isteria.
-
Reed,
ha ragione, è anche la sua stanza e io non posso farci
niente se lui vuole restare.
La
Grifondoro sbuffò
alzandosi di scatto. Il sopracciglio sinistro cominciò
leggermente a tremarle a
causa del nervosismo mentre si avvicinava al bruno con un espressione
che non
lasciava presagire nulla di buono.
-
Zabini, potresti darmi solo dieci minuti? - provò tentando
di utilizzare le "buone maniere". Maniere che avrebbero retto ancora
per poco.
-
Aspetta.
Ci devo pensare. - Zabini
ghignò, fingendosi
pensieroso. - Mh...beh...direi proprio di no!
Allyson
estrasse la sua fedele bacchetta puntandogliela sotto la punta del
mento. Blaise indurì
il suo sguardo e restò immobile a fissarla con gelo. Di
nuovo lei avvertì quella sensazione di disagio ma non
distolse lo sguardo,
sostenendolo altezzosamente.
-
Piantala, Ally. - l’ammonì celando un
avvertimento Theodore che intanto le si era avvicinato. Le
sfilò la
bacchetta dalle mani e le diede una leggera spinta costringendola a
sedersi
nuovamente sul letto alle loro spalle.
La
Reed si limitò a fargli il verso scocciata, borbottando
qualche insulto che nessuno dei
presenti riuscì a comprendere. Blaise riacquistò
il suo ghigno e si mise in
piedi. Camminò lentamente verso la porta e prima di uscire
si rivolse
all’amico:
-
Vi concedo un paio di minuti, Theo.
Il
moro fece appena un cenno con la testa mentre la porta si chiudeva
silenziosamente. Passò qualche
secondo e poi riportò l'attenzione sulla strega. Le
restituì la bacchetta
e si stampò un piccolo ghigno sulle labbra.
-
Lo
odio. Come fai a sopportarlo? Anzi, dovrei chiederti come fai a...-
Allyson
però non riuscì mai a concludere quella frase
poiché si ritrovò catapultata
a terra. Batté con violenza il coccige e lanciò
un gemito soffocato.
- Ma
che cazzo ti prende?
Sbottò
poi lanciando sguardi infuocati a Theodore. Quest’ultimo, con
un balzo, si era
lanciato sul suo letto provocando un tonfo sordo, lo scricchiolio delle
molle
del materasso e la rovinosa caduta della Reed.
Puntellò
un gomito sul cuscino e schiacciò la guancia sulla mano
aperta mentre guardava
divertito l’amica che si lamentava dolorante.
-
E’
il mio letto. - fece con lo scopo di giustificarsi.
-
Tu
hai dei seri problemi, Nott. Fatti curare. - biascicò la
ragazza alzandosi e accomodandosi
con dignità sul bordo del letto dal quale era stata appena
scaraventata via.
-
Allora, Allyson, cosa c’è?
In
tutta risposta lei prima puntò la bacchetta sulla porta ed
esclamò con voce
chiara:
-
Colloportus -
fece per metter via la bacchetta ma poi ricordò
dell’incantesimo del Principe e senza alcuna esitazione
procedette
nell’eseguirlo.
-
Muffliato.
Dopo
alcuni istanti di un silenzio stranamente pesante inchiodò
gli occhi verdi in
quelli scuri del Serpeverde.
-
Ora
possiamo parlare con tranquillità. - affermò con
tranquillità apparente Allyson.
-
Tutti questi incantesimi mi fanno pensare a qualcosa di grosso.
-
La
maggior parte dei Serpeverde sono tutti uguali, Theodore! Scusa tanto
se non voglio
correre alcun rischio.
Disse
facendosi uscire un tono più acido di quanto avesse voluto.
Il ragazzo, però,
sembrò ignorare quell’ultima affermazione e si
limitò a guardarla. Tacquero per
qualche altro minuto e poi Allyson si decise a cominciare.
La
cosa che più apprezzava di Theodore era che qualunque cosa
avesse da dire, lui
semplicemente attendeva in silenzio, non interrompeva mai e esprimeva
il
proprio parere solo se richiesto. Certo,
non mancavano le sue solite battutine ma a lei quelle non dispiacevano.
Anzi,
le sortivano un effetto tranquillizzante e riuscivano a farla sorridere
almeno
un po’ rendendo l’atmosfera meno gravosa.
Così
si accinse a raccontare tutto ciò che sentiva di dovergli
dire. Cominciò col
spiegargli il contenuto della conversazione avuta con Silente
riguardante il
nuovo “acquisto” di Lord Voldemort e la conseguente
conferma della soffiata di
Theo. Poi passò alla discussione con Malfoy e ai timori di
ciò che Harry potrebbe
aver capito. Non risparmiò una buona dose di insulti a Draco
e dedicò anche
qualche minuto a decantarne i difetti più irritanti.Si
lamentò del fatto che, adesso, Malfoy sapeva ciò
che lei sapeva e di quanto la
seccassero le insinuazioni sulla sua presunta gelosia, di quanto lo
trovasse
così…così…beh, non
riuscì a trovare il termine adatto.
Theodore,
dal suo canto, aveva ascoltato il tutto con il solito e apparente
disinteresse.
Si era perso in più punti, cominciando seriamente a pensare
al fatto che
Allyson avesse seriamente
bisogno di
avere un sano rapporto con qualcuno, ma tutto sommato le informazioni
erano
state assimilate completamente. Quasi
gli dispiaceva per lei. Anche se non l’avrebbe mai ammesso
davanti a nessuno - neppure
dinanzi a Merlino in persona - aveva cominciato già da un
po’ a considerarla
come una vera amica. Irrimediabilmente aveva cominciato a tenere un
po’ a lei e
una parte inconsapevole di lui avrebbe voluto fare qualcosa per
aiutarla. Ma l’unica
cosa possibile, per il momento, era restare lì ad ascoltarla
per tutto il tempo
che ne avesse bisogno. E lui
si limitava a fare questo, a reggerle il gioco e a prenderla in giro
solo per
farla sorridere. Allyson gli piaceva soprattutto quando stava zitta e
sorrideva. Trovava un buon "passatempo" osservarla.
Soprattutto quando si lamentava di Draco o lo
insultava. Lo divertiva e poi, le brillavano gli occhi quando parlava
di Malfoy e appariva più carina
di quanto già non fosse.
Ma
ovviamente, certi pensieri li teneva unicamente per sé.
-
Cioè, capisci? Io?
Gelosa di Draco?
-
Beh,
non è che abbia tutti i torti. - fece tranquillamente lui
ghignando divertito.
Allyson
preferì non cogliere quel velo di malizia che aveva
avvertito nella sua voce e si
limitò a dargli un pizzicotto sulla spalla.
-
Adesso non so che cosa fare. Ti ho già spiegato quale legame
unisce me ed Harry,
no? Sono sicura che lui abbia capito già da un pezzo che le
mie sono tutte bugie.
Cambiò
discorso, ritornando seria mentre un barlume di angoscia le balenava
negli
occhi. Restò taciturna per un po’ iniziando
lentamente ad abbassare le
palpebre.
-
Me
lo sento, capisci? - mormorò e completamente all'oscuro del
fatto che stesse
ripetendo esattamente le stesse azioni di Harry, portò una
mano sul cuore. Ci
picchiettò leggermente due volte e poi, con un filo di voce,
esalò. - Proprio
qui.
Ma
prima che anche uno solo dei due potesse articolare un pensiero o una
frase, qualcuno bussò
con prepotenza alla porta della stanza. In seguito la voce seccata di
Malfoy li
raggiunse:
-
E’
un’ora che siete lì dentro, datavi una mossa o
giuro su Salazar che schianto
entrambi!
Allyson
e Theodore si guardarono. La Reed indugiò. Avrebbe voluto
parlare ancora per un
po’ con l’amico. Non era pronta per andarsene e in
più non aveva la minima
voglia di affrontare Malfoy.
-
Apri
la porta prima che il tuo fidanzatino si offenda. - esclamò
con fare sarcastico
Theodore, interrompendo il flusso di pensieri di entrambi.
Ally
gli rivolse un cauto sorriso e cercò di trasmettergli tutta
la sua gratitudine
attraverso uno sguardo. Fece per aprir bocca ma lui la interruppe:
-
Non
c’è né bisogno. Lo so. Ora muoviti, non
vorrai fare arrabbiare il grande Malfoy
lì fuori?
Lei
trasformò il suo sorriso in un piccolo ghigno appena
accennato mentre si
accingeva ad aprire la porta con un colpo di bacchetta. Fu grata per
l’ennesima
volta del fatto che Theodore sapesse in anticipo che volesse
ringraziarlo. Non
era brava nel ringraziare le persone.
Salutò
Nott proprio nel momento in cui Draco e Blaise entravano nella camera.
Fece un
veloce cenno ad entrambi e prima che Malfoy potesse anche solo avere la
possibilità di parlare, oltrepassò la soglia
della stanza e scomparì alla
loro vista. Il
biondino alzò un sopracciglio chiaro con
perplessità poi, leggermente
infastidito dallo strano comportamento di Allyson, si buttò
automaticamente sul
letto più vicino.
-
Che diavolo
voleva? - domandò invece il bruno mentre chiudeva la porta
con eleganza.
-
Oltre a lamentarsi di quanto tu sia irritante, intendi? -
ghignò Theodore mettendosi
seduto.
-
Già.
-
Non
lo so, credo di essermi addormentato dopo un po’.Non la
smetteva più di parlare
di Draco. - mentì ancora con palese divertimento. Anche se
alla fine non era una
vera e propria bugia. Di certo, però, non avrebbe raccontato
loro la verità.
Forse in passato l’avrebbe anche fatto ma adesso
c’era un qualcosa dentro di lui
che glielo impediva. Sentiva
di non voler tradire la fiducia di Allyson.
Mi sto rammollendo? Si chiese molto
stranito dalle
sensazioni che stava avvertendo da quando aveva cominciato a passare
del tempo
con la Grifondoro.
-
Sul
serio?
La
voce del biondino gli arrivò soffocata e voltandosi lo
ritrovò con la faccia
sprofondata nel morbido cuscino. Scambiò uno sguardo con
Blaise che
intanto gli si era seduto accanto. Capirono che c’era
qualcosa che non andava
ma preferirono non interferire. Era risaputo quanto Draco non amasse
parlare. Finsero di non
aver capito che le cose non stavano andando affatto bene e continuarono
semplicemente la conversazione.
-
Certo, ma credo di non essere riuscito a capire molto. Erano
più insulti che
altro.
Draco
si limitò ed emettere un verso scocciato tuffando ancora di
più il viso nel
cuscino mentre Blaise cominciava a ciarlare sulle voci che,
sicuramente, il
giorno dopo avrebbero cominciato a circolare sulla sorprendente visita
della
Reed nel dormitorio di Serpeverde.
**
Come
previsto da Blaise, il fatto che Allyson avesse fatto una visitina nel
dormitorio di Serpeverde si sparse velocemente in tutta la scuola ma la
notizia
non sembrò stupire più di tanto. Ormai si sapeva
già da un pò della sua
amicizia con Theodore e gli studenti più incalliti in
materia di "gossip" preferirono dedicarsi ad
altri tipi di pettegolezzi. Allyson
ignorò ogni cosa intorno a lei e si buttò a
capofitto nella sua missione, o
almeno ci provò. In effetti, non ebbe molti giorni per
pensare a come riuscire
a prendere in mano la situazione poiché quella non fece
altro che sfuggirle
sempre di più.
Hermione
le aveva raccontato della discussione avuta con Harry e Ron e di tutto
ciò che
si erano detti. Reagì male e ostentò un cocciuto
mutismo, ergendosi delle mura
difensive intorno. Evitò accuratamente Malfoy
poiché non aveva la benché minima
voglia di parlargli e il fatto che non fossero neanche più
in punizione diminuì
notevolmente la possibilità di ritrovarsi faccia a faccia
con lui.
Con
Harry, invece, tentò di comportarsi come se nulla fosse e i
molti compiti
contribuivano a ridurre le parole che avrebbero potuto scambiarsi. Meno parlavano e meglio lei riusciva a
pensare, si diceva. Già, pensare. Nonostante avesse riflettuto
senza sosta, rischiando persino di prendere
‘Accettabile’ ai compiti di Trasfigurazione
e Pozioni, non era riuscita a trovare alcuna soluzione ammissibile.
Era
risaputo per lei che Theodore non fosse propriamente un buon
consigliere ma
quella volta nemmeno Ginny ed Hermione sembravano aver in mente una
qualche
buona idea. Per cui si era inevitabilmente ritrovata in una posizione
di stallo
e più andava avanti, più le cose sembravano
peggiorare.
“Il
colpo di grazia” arrivò solamente dopo un altro
paio di giorni. Accadde,
principalmente ed inesorabilmente, in una delle mattine seguenti,
quando,
insieme ad Harry, Ron ed Hermione si apprestava a raggiungere il tavolo
dei
Grifondoro, in preda ad una lunga fila di lamentele, discutendo con il
rosso.
-
Sul
serio, Ron. Faresti un grande favore a tutto il Mondo Magico, anzi
soprattutto
alla sottoscritta che è costretta a reprimere i conati ogni
volta che vi
scambiate tutta…quella… saliva…si,
amico, decisamente dovresti piantarla.
“E, in più, riusciresti ad
andare di nuovo d’accordo con Hermione…”
-
Tu
non capisci! - proruppe Weasley. - È impossibile lasciarla!
Peggio della Piovra
Gigante.
-
Uscirei volentieri con la Piovra Gigante piuttosto che passare anche
solo un
altro secondo con la Brown - biascicò lei in risposta.
Nell'avanzare,
la sua attenzione fu catturata da un vociare continuo proveniente
specialmente
dagli studenti dei primi anni. Il pensiero di fermarsi ad ascoltare la
sfiorò ma l'idea di riprendere a parlare di Quidditch e
delle nuove strategie che
Harry aveva in mente occupò tutta la sua attenzione e, prima
ancora che se ne
rendesse conto, si ritrovò seduta al suo tavolo, la
colazione già pronta
davanti e una tazza di cioccolata fumante tra le mani.
-
Dici
che Corvonero perderà?
- Non saprei, i Tassorosso
sono migliorati
parecchio dall'ultima volta.
- Sì, ma noi non
avremo comunque nessun
problema, no? Abbiamo Harry! - si intromise Dean, provocando le risa
generali.
Allyson
spiluccò distrattamente la sua colazione, più
impegnata a parlare che a pensare
a cosa facesse ricevere al suo stomaco, quando, senza preavviso,
Silente
richiamò la loro attenzione. Sentì lo stomaco
stringersi tutto d'un tratto, in
preda ad un brutto - bruttissimo - presentimento. Scambiò
uno sguardo
preoccupato con la riccia accanto a lei, poi rivolse la propria
attenzione sul
vecchio preside. Gli
occhi le caddero automaticamente sulla sua mano annerita. Peggiora sempre di più, si
disse non potendo evitare di provare una
sorta di preoccupazione mista a impressione per quella mano malandata.
Subito
dopo però i suoi pensieri cominciarono ad elucubrare domande
su domande, mentre
quella pessima sensazione che avvertiva sembrava non volerle dare
tregua. Lo
stomaco peggiorò; incominciò a contorcersi e lei
ebbe la malsana voglia di
espellere tutto ciò che aveva ingerito non prima di qualche
minuto fa.
"Ed ora?"
- Sei fottuta, Reed!
"Sta zitta, Black!"
Istintivamente
cercò lo sguardo di Theodore ma il Serpeverde era impegnato
a parlottare con
Draco e Blaise e smise solo per guardare Silente. Con il fiato sospeso
imitò
il resto degli studenti, la cui maggior parte sembrava letteralmente
pendere
dalle labbra di Silente.
-
Perdonatemi
se interrompo la vostra colazione, ma ho un annuncio importante da
farvi. -
proruppe con la sua solita voce serafica e il sorriso tranquillo appena
accennato sulle labbra ma ben visibile negli occhi da dietro gli
occhiali a
mezzaluna. - Oggi, avremo l'onore di avere una nuova studentessa.
È arrivata
proprio stanotte, dalla Francia. Credo che tutti coloro che sono qui
già da un
po' si ricordino della scuola di Bauxbatons.
Allyson
gelò, irrigidendosi, e la colazione che minacciava di
volerle risalire su per
l’esofago non migliorò affatto la situazione che,
piano, stava iniziando a
precipitare.
“Non ci credo, non ci credo, non
ci credo. Dimmi che non è vero. Non è possibile
che sia arrivata sul serio. No,
non è assolutamente possibile."
Ma
le
parole irrefrenabili di Silente sembrarono confermare l'inevitabile ed
Allyson
si sentì incapace di distogliere lo sguardo. Gli occhi
spalancati, il corpo
rigido e le mani tremanti che stringevano qualcosa di indefinito
così tanto da
farle sbiancare le nocche.
-
Quindi, facciamo un caloroso benvenuto alla nostra nuova studentessa,
Gwendolyn
Wood. Smistata in Grifondoro.
Allyson
vide Silente fare un cenno verso il loro tavolo. Si girò di
scatto, quando,
dinanzi a lei, a pochi metri di distanza, una ragazza si
alzò, sotto implicita
richiesta del preside. La mente di Allyson ne delineò i
tratti delicati, la
statura minuta, i capelli rosso fuoco e gli occhi grigi.
Ma
furono gli unici dettagli che riuscì ad afferrare
poiché la voce preoccupata di
Hermione e la sua mano delicatamente poggiata sulla sua spalla
riuscirono a
risvegliarla dal sonno in cui era caduta mentre la disperazione
l’assaliva
secondo dopo secondo.
-
Allyson, sta tranquilla. - le sussurrò l’amica, lo
sguardo preoccupato fermo
sulla sue mani.
La
Reed abbassò gli occhi sui propri arti e solo allora parve
notare il pane
tostato, ora, ridotto in poltiglia nelle sua mani. Lo lasciò
cadere
distrattamente nel piatto mentre la riccia mormorava un incantesimo per
ripulirle
i palmi che tremavano ancora. Deglutì
mentre l’idea di un suicidio istantaneo le si faceva strada
nella testa.
Almeno, si disse, se si fosse tolta di mezzo le cose sarebbero potute
andare
meglio, no? Ma non
era finita lì. Le bastò seguire lo sguardo della
Wood per farle gravare il peso
di tutte le macerie rimaste del suo mondo sulle spalle. E per la prima
volta
sentì una morsa allo stomaco così forte da
spezzarle il fiato. Dovette
reggersi al tavolo, chinare il capo e reprimere un gemito.
Sperò solo che
nessuno si accorgesse di lei e in tutto il casino che aveva seguito
l’annuncio
gli unici che potevano rendersi conto che stava male erano i suoi
migliori
amici. Difatti,
Hermione fu la prima a reagire d’impulso. Soffocò
un verso sorpreso e subito si
piegò verso l’amica, preoccupata più
mai. Nello stesso istante, però, Harry si
sentì morire. Avvertì un qualcosa di forte
mozzargli il respiro e dovette
piegarsi su sé stesso per nascondere un verso sofferente.
Ron
agì d’istinto, posandogli una mano sulla schiena e
cercando delle risposte.
-
Ally, stai bene? - domandò Hermione.
-
Harry, che succede? - le fece eco Ronald.
I
due
si scambiarono uno sguardo spaventato per qualche secondo, dimentichi
per la prima volta da tempo della loro situazione di conflitto. Harry
ed Allyson
sembravano non avere la minima intenzione di volersi raddrizzare,
ancora in
preda di quelle sensazioni amplificate.
-
Sto
benissimo. - mormorò Ally a denti stretti lasciandosi
sfuggire un singhiozzo
strozzato. Cos’era quella sensazione così
travolgente? Cosa diavolo stava
succedendo? Perché la
vicinanza della
nuova studentessa le sortiva quell’effetto? Perché
lo sguardo che Draco si era appena scambiato con la Wood le
faceva così
male? Perché quei
sorrisi appena
accennati, così inaspettatamente caldi,
l’avevano sconvolta a tal punto?
Respirò
a fondo, estraniandosi da tutto il rumore che la circondava. Harry non
capiva
cosa stava succedendo. Sentiva solo male allo stomaco, la cicatrice che
bruciava leggermente e un qualcosa di allarmante che gli proveniva dal
petto stava
praticamente urlando che Allyson non stava affatto bene. Hermione era
incapace di spiccicare parola, terrorizzata. Ron guardava i suoi
migliori amici, impotente e preoccupato. Nessun’altro a parte
loro sembrò
accorgersi di ciò che stava accadendo e fu quasi una fortuna.
La Reed
si raddrizzò di scatto per poi inspirare lentamente. Solo
allora si accorse di
Harry e la confusione non fece che aumentare. Potter riemerse anche
lui, ansimando lievemente.
Inchiodò gli occhi smeraldini in quelli simili
dell’amica e disse:
-
Dobbiamo parlare.
L'ngolo di Hono:
Ebbene eccomi con il ventesimo
capitolo *---* Venti, sono arrivata al ventesimo. Aw, mi sento
soddisfatta. Spero che almeno vi piaccia e non vi abbia
deluso!
Comunque, ecco che scopriamo l'identità dell'infiltrato:
Gwendolyn Wood. Il prossimo capitolo sarà interamente
dedicato a lei e alla sua storia, così potremo capire un po'
meglio la situazione. Spero davvero che vi piaccia ^-^ Ringrazio come
al solito tutti coloro che leggono la mia fic, che la inseriscono tra
le preferite/seguite/ricordate e che soprattutto recensiscono! ^-^
Grazie per il vostro sostegno, vi adoro! <3 Beh, che altro dire?
Mi affido a voi e boh spero sia uscito qualcosa di decente C:
Alla prossima settimana! C:
Hono
|
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Capitolo 22 *** Capitolo Ventuno: Gwendolyn Wood ***
Capitolo 21
Questo
Capitolo
è dedicato a
Juuri
che mi sostiene e
mi aiuta sempre.
Grazie, ti adoro.
Capitolo ventuno: Gwendolyn
Wood
Gwendolyn
Wood, sin da bambina, si era sempre differenziata da tutti i suoi
coetanei
ovunque ella si trovasse. Omettendo il fatto che appartenesse ad una
famiglia
di Purosangue molto ricca si era distinta non solo per l’
aspetto ma anche
grazie ai suoi modi di fare che non sarebbero mai stati adatti ad una
persona come
lei. La
cascata rosso acceso di boccoli perfettamente arricciati era in
contrasto con
la sua pelle di porcellana, la statura minuta con la sua figura magra e
i bei
lineamenti delicati. Le sue labbra piene erano di un rosa pallido, il
naso alla
francese, un paio di occhi color del cielo in tempesta e delle lunghe
ciglia a
contornarli. Nonostante fosse una
ragazza bella
e dall’aria gentile, con uno sguardo così intenso
da far invidia persino a
Morgana in persona, in realtà la sua indole era molto
più "oscura" di quanto
ci si potesse aspettare. O, almeno, questo è ciò
che pensava la maggior parte
delle persone che la conoscesse almeno un po’.
In verità erano davvero in
pochi a conoscerla sul serio. Gwendolyn avrebbe potuto contare sulle
dita di
un’unica mano le persone di cui si fidava e tutte erano
lontane da lei.
Era cresciuta tra un grande
manor sulla costa meridionale della Cornovaglia e un’enorme
villa che si
trovava nei pressi delle zone più fredde di Londra. I suoi
genitori, Marianne
Earnshaw e Adolph Wood, erano dei Purosangue di vecchio stampo che non
tolleravano assolutamente né la presenza dei Babbani
né quella dei Mezzosangue. Si erano
uniti alla causa di
Lord Voldemort credendo fermamente nelle sue idee e nei suoi pensieri
che
andavano per l’eliminazione di tutta la feccia presente nel
Mondo Magico. Erano
dei Mangiamorte impeccabili e anche dopo la sconfitta del loro Signore
avevano
continuato a cercarlo ovunque, convinti che lui non fosse davvero morto.
Gwendolyn crebbe con questi
ideali che le furono inculcati sin dal primo giorno di cui aveva
memoria.
Frequentava i figli degli altri Mangiamorte ma si era sempre mantenuta
a debita
distanza dalla maggior parte di loro. Poi, all’età
di 11 anni Marianne e Adolph
si traferirono in Francia.
A detta loro, Hogwarts non era
più degna di istruire la propria bambina. Correva il rischio
di infettarsi a
causa di tutti quegli sporchi figli di Nati Babbani e infimi traditori
del loro
sangue. Così l’avevano iscritta alla scuola di
magia di Bauxbatons senza la
minima esitazione. Dopo un paio
d’anni, però,
Voldemort era ritornato al potere e aveva chiamato a rapporto tutti i
suoi fedeli seguaci.
I coniugi Wood erano stati alcuni dei primi a ritornare al suo
cospetto.
Continuarono a vivere in Francia per permettere alla propria figlia di
frequentare la scuola ma parteciparono attivamente a tutti i piani del
loro
padrone. Poi venne il giorno più
bello
della loro vita:
Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva affidato a Gwendolyn
un'importantissima missione da compiere, alla fine della quale, se l'avesse portata a termine con buoni risultati, le avrebbe fatto dono del marchio.
A lei, però, non importavano
tutte quelle cose sul sangue puro. Non le interessavano i Babbani,
anzi, in
realtà non le erano mai interessate le persone in generale.
I genitori la
pressavano parecchio ma era stato un qualcosa di naturale acconsentire.
Non che fosse malvagia o amasse
uccidere le persone. Non aveva avuto alcuna scelta, si era imposta a
sé stessa
di accettare. Aveva immaginato a cosa avrebbe portato un rifiuto e lei
ci
teneva alla sua vita. Poteva non dimostrarlo, ma voleva tenersi stretta
la
propria esistenza. Aveva, dunque, accettato quel
compito e non le restava che portarlo a termine.
Mettersi in viaggio e lasciare
la sua amata Francia era stato quasi un trauma. Si era maledetta almeno
un
centinaio di volte; lei amava il posto in cui viveva e non avrebbe
voluto
lasciarlo per niente al mondo. Non le interessavano le stupide lotte,
gli assassinii
e il sangue puro. Voleva godersi le passeggiate
con
la brezza leggera a sferzarle il viso, la sensazione di calore cocente
del sole
che brillava perennemente alto nel cielo. Odiava la pioggia, odiava la
nebbia e
l’umidità. L’acqua, se non salata, non
riusciva nemmeno a sopportarla. La
sua scelta si era basata su un semplice e puro istinto di
autoconservazione. Eppure, quasi non poteva
crederci di trovarsi su di un treno diretto alla scuola di Magia e
Stregoneria
di Hogwarts. Chi l’avrebbe mai detto? Gwendolyn Wood ad
Hogwarts. Stentava ancora
a crederci.
Era partita solo da alcune ore
ma sentiva già nostalgia di casa e inutile dire che la sua
irritazione era
arrivata ai limiti dell’impossibile. Quel tempo
però le diede modo di
riflettere su tutti gli avvenimenti che l’avevano portata a
trovarsi lì e a ciò
che avrebbe dovuto fare una volta arrivata a quella scuola.
“Mettere
i bastoni tra le ruote
ad Harry Potter. Complicargli la vita e colpirlo
dall’interno, cominciando da i
suoi amici: la sciocca mezzosangue Hermione Granger e Ron Weasley.
Tenere
d’occhio Allyson Reed e accertarsi che stia ancora dalla
parte giusta.”
Questo era ciò che avrebbe
dovuto fare durante i mesi che restavano alla fine di
quell’anno scolastico.
Non conosceva queste persone e non aveva la minima voglia di farlo ma
il
pensiero di lei, priva di vita e l’Oscuro Signore chino sul
suo cadavere con un
uno sguardo sadico e una risata malvagia la convinse ulteriormente a
dover fare
il proprio lavoro. Per il resto del viaggio
meditò
sui metodi che avrebbe dovuto adottare e sulle strategie che avrebbe
potuto
utilizzare. Ciò le permise di tenere occupato il cervello e
di non pensare alla
sua amata Francia.
Arrivò a destinazione nel bel
mezzo della notte. Faceva molto freddo e una pioggerellina leggera
cadeva dal
cielo, ma era così fine che Gwendolyn non la sentiva
neanche. Severus Piton
l’accolse appena fuori dell’espresso che
l’aveva condotta fin lì, ad un
villaggio chiamato Hogsmeade. Conosceva
quell’uomo solo di
vista ma i suoi genitori ne parlavano male e non avevano molta stima
per lui. A
lei comunque non interessava. Meno aveva contatti con tutti e meglio
era.
- Seguimi, Wood. - la voce
melliflua di Severus le arrivò a malapena. Il professore non
attese nemmeno una
risposta e le voltò le spalle, iniziando a camminare
lentamente tenendo alta
una lanterna con la mano sinistra, mentre nell’altra era
impugnata la bacchetta
nascosta sotto il lungo mantello nero.
Se non fosse stato per la fioca
luce probabilmente si sarebbe potuto benissimo confondere tra le
tenebre. Gwendolyn
lo seguì tacitamente, osservando il posto intorno a lei con
disinteresse. Piton
la guidò a piedi sino ai cancelli della grande scuola e solo
allora la ragazza
parve cominciare a guardarsi attorno con una certa curiosità.
Con un colpo di bacchetta Piton
fece scivolare via le catene che tenevano l’inferriata e
quando varcarono la
soglia del perimetro della scuola, quelle sgusciarono silenziosamente
al loro
posto. Procedettero a lungo e Gwendolyn non poté fare a meno
di guardare tutto
con stupore. E se quel quarto di esterno che
aveva visto l’aveva sbalordita, gli interni le tolsero il
fiato. Grandi
soffitti a volta e muri di pietra, un’aria calda e
accogliente, quadri animati
ovunque, rampe mobili di scale, fantasmi che giravano indisturbati per
i
corridoi e che poi attraversavano i muri. Una più che blanda
descrizione poiché
nemmeno le parole potevano rendere giustizia a quel castello e ora
capiva
quello che le sue cosiddette “amiche” avevano detto
una volta ritornate in
patria dopo essere state scelte per il Torneo Tremaghi di due anni
prima.
Quella scuola era meravigliosa.
Quelle considerazioni le tenne
per sé, ovviamente. Non mostrò neanche un accenno
di ciò che provava o pensava.
Il suo viso restò indifferente non facendo trapelare alcuna
espressione. Ma ciò
non le impedì di pensare alla maestosità della
scuola. Era molto diversa da ciò
che era abituata a vedere a Bauxbatons. Non che la scuola francese non
fosse
bellissima ma al confronto con Hogwarts non era niente, davvero.
O, almeno, questo era stata
solo una sua impressione. Ad un certo punto si
fermarono
dinanzi a due massicci gargoyle di pietra. Piton borbottò
qualcosa e in un
attimo si aprirono mentre dal pavimento apparve una scala a chiocciola
che continuava
a districarsi verso l’alto. Si fermò di colpo con
un tonfo secco e una volta
che i due l’ ebbero percorsa, Gwendolyn comprese che
conduceva all’ufficio del
preside di Hogwarts: Albus Silente.
Piton bussò due volte sulla
porta e dopo un invito ovattato la spinse con disinvoltura mostrando
l’ufficio
ovale e spazioso. La rossa seguì il professore
all’interno e immaginò
immediatamente che quella doveva essere la stanza più
grandiosa dell’intero
castello. Sul muro c’era
un’enorme
vastità di quadri i cui soggetti o fingevano di dormire
oppure la fissavano
curiosi, un trespolo sul quale riposava tranquilla quella che doveva
essere una
fenice, un cappello rattoppato che se ne stava afflosciato sulla
spalliera di
una sedia, oggetti magici ovunque e infine una grande scrivania.
Dietro di questa c’era seduto
un uomo anziano dalla lunga barba argentea, un sorriso sereno sul viso
e un
paio di occhiali a mezzaluna dietro i quali sfavillavano due occhi
azzurri.
Gwendolyn capì subito chi lui fosse ma la cosa che
più la colpì fu la sua mano
completamente annerita.
Non aveva mai visto una
simile…cosa e la disgustò alquanto. Non ne
conosceva la causa ma ipotizzò che
forse a infliggergli quella maledizione - o qualsiasi cosa fosse -
doveva
essere stato solo Lord Voldemort. E rabbrividì a quel
pensiero immaginando sé
stessa con una mano del genere.
Quell’immagine non fece altro
che convincerla ancora di più nel portare a termine quegli
ordini. Silente le fece un cenno e
gentilmente la invitò a sedere su una delle poltrone di
fronte alla scrivania.
La rossa lo fece non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla mano. Il
preside
doveva essersene accorto poiché subito nascose i propri arti
alla vista della
ragazza, sorridendole con pacatezza. Piton si
limitò a restare nella
penombra della stanza, attendendo con noia la fine di quella
“patetica”
procedura.
- Benvenuta ad Hogwarts, Mrs.
Wood. Mi dica, ha fatto un buon viaggio?
- Non mi lamento. - disse
scocciata la Wood, prendendo ad osservare con interesse la bella fenice.
- Vedo che le piace Fawkes. -
constatò tranquillo Silente.
Gwendolyn non rispose e voltò
lentamente il capo verso il vecchio preside.
- Beh, ora che diavolo dovrei
fare? - sbottò improvvisamente, seccata e stanca.
- Che insolente! Per Merlino,
non ci sono più gli studenti di una volta! Ai miei tempi se
uno di loro si
fosse rivolto a me in questo modo…
- Non preoccuparti, Phineas. -
Silente interruppe Phineas Nigellus Black con divertimento appena
accennato
mentre quest’ultimo dal suo ritratto borbottava qualcosa a
proposito
dell’insolenza e della maleducazione. Gwendolyn si
accigliò, perplessa e in
contempo irritata per l’interruzione.
- Mrs. Wood è solo stanca e non
aveva l’intenzione di rivolgersi in questo modo, mi sbaglio?
Fece Silente rivolgendosi verso
la ragazza, la quale annuì mestamente.
- Ora, passiamo alle cose
importanti. La prima cosa da fare è lo smistamento.
La rossa gli rivolse
semplicemente uno sguardo interrogativo. Smistamento per cosa? Il
preside prese la propria bacchetta e con un movimento appena accennato
trasportò il cappello logoro e lo poggiò tra di
loro.
- La tradizione vuole che
ogni
studente venga smistato dal Cappello Parlante in una delle quattro
case, ognuna
delle quali è stata creata, assieme alla scuola stessa, da
quattro fondatori.
- Scusi, non credo di aver
capito…cioè un Cappello Parlante dovrebbe
rovistarmi nella testa per capire in
quale di queste quattro case dovrei essere smistata?
Silente annuì, sorridendo
nuovamente dinanzi alla sua espressione.
- Il Cappello Parlante, Mrs.
Wood, è capace di vedere ogni cosa. Persino i suoi pensieri
più reconditi.
Gwendolyn era semplicemente
infastidita. Non le andava che un Cappello Parlante sbirciasse nella
sua testa
e non l’avrebbe permesso.
- Le quattro case - Grifondoro,
Corvonero, Tassorosso e Serpeverde - rispecchiano delle caratteristiche
che
ogni fondatore ha voluto per ogni suo studente. Ad esempio, i
Grifondoro
dovrebbero essere leali e coraggiosi e i Serpeverde astuti e
ambiziosi…
Aveva spiegato Silente
porgendole il cappello. Gwendolyn indugiò avvertendo il
tessuto ruvido del
cappello sotto le dita. Aspettò qualche altro secondo
osservando il pezzo di
stoffa rattoppito nelle sue mani.
- Non temere e ricorda che il
Cappello tiene sempre in considerazione ciò che desideri.
La rossa annuì distrattamente e
con uno scatto meccanico s’infilò sulla testa quel
cappello, un po’ grande per
la sua testa tanto che gli ricadde sugli occhi, nascondendole il volto
serafico
del preside. Attese per alcuni attimi e la sua pazienza
minacciò di vacillare
ma sobbalzò impercettibilmente non appena una voce chiara le
parlò nella sua
testa. Non era la sua coscienza o un
qualcosa che proveniva dal suo subconscio. Non riuscì a
capire come ma seppe
all’instante che quella era la voce del Cappello Parlante che
aveva sulla
testa.
“Oh, guarda un po’ chi
abbiamo qui. La figlia di Adolph Wood. E nel fiore della sua
adolescenza.”
“Datti una mossa”
pensò
intensamente sperando che quel cappello la sentisse forte e chiaro.
“Tale e quale a suo padre
quando non era altro che un ragazzino indifeso. Beh, sarei portato a
scegliere
per Serpeverde. Sarebbe la casa ideale per te.”
“Allora vada per Serpeverde, o
come diavolo si chiama, basta che ti spicci.”
“Sei sicura di quel che
dici?"
La rossa si limitò ad
un'occhiata eloquente, alzando gli occhi al cielo - tecnicamente,
nell'interno del cappello - in una implicita richiesta
di sbrigarsi.
"Serpeverde. Ottimo,
sarebbe davvero ottimo. Dopotutto ce l'hai nel sangue, Gwendolyn Wood."
e qui
esitò, come se stesse prendendo in
considerazione qualcosa. Gwendolyn avrebbe preferito che si muovesse.
L'idea di
avere qualcuno che le frugasse nella testa la infastidiva
più di qualsiasi
altra cosa.
"Oh, ma qui c'è anche
dell'altro. Bene, molto bene. Una delle scelte più
difficili, a quanto pare.
Serpeverde potrebbe non essere la strada giusta, sai?"
"Non me ne frega niente,
sai?" fu la risposta di lei, che represse in malo modo uno sbuffo
infastidito. Poté quasi giurare che il Cappello stesse
ridendo. "Se la
metti così... potresti sorprenderli tutti, sai? Credo sia
meglio... "
In quel momento Gwendolyn non
avvertì più la voce nella sua testa ma la
sentì chiaramente attraverso le sue
orecchie.
- GRIFONDORO!
La ragazza si tolse il cappello
rapidamente, posandolo il più lontano possibile da lei.
- Bene, Mrs Wood. Grifondoro.
Spero si trovi bene con i suoi nuovi compagni.
- Si, si. Certo. - bofonchiò
ancora sorpresa di tutta quella scena mentre sentiva il sonno
cominciare a
pervaderla.
- La divisa e i suoi bagagli
sono già stati trasportati in una delle stanze del
dormitorio. Adesso la
professoressa Mcgranitt l’accompagnerà…
Ma Gwendolyn non ascoltava più.
Piuttosto, pensava a ciò che l’avrebbe aspettata
l’indomani. Ciò che l’avrebbe
aspettata nei giorni che avrebbe trascorso lì. La sua mente
già vagava lontano
e in un attimo si ritrovò a seguire una donna
dall’aria rigida e severa, poi
l’istante successivo si accorse a malapena di aver appena
varcato la soglia di
una grande stanza e di trovarsi in un comodo letto dalle coperte
scarlatte
mentre la mente e i pensieri si allontanano da quel posto e si
perdevano nelle
infinite spiagge assolate, galleggiavano nel mare salato e si
distendevano in
riva ad osservare un tramonto mentre l’aria fresca e
salmastra li avvolgeva fra
le sue spire.
**
Gwendolyn non aveva la benché
minima voglia di alzarsi da quel caldo letto e lasciare che
realtà la
travolgesse come il vento impetuoso. Lo sapeva. Sapeva che se avesse
lasciato
quel caldo tepore avrebbe dovuto lasciarsi trasportare dal corso degli
eventi.
E in più avrebbe dovuto modificarli a piacimento di un tizio
con qualche
rotella fuori posto e la capacità di farti desiderare la
morte con il solo sguardo. Di cattivo umore si
accinse ad
indossare la divisa accuratamente piegata su una sedia accanto al letto
della
sua stanza provvisoria. Da quanto aveva capito, avrebbe dovuto
condividere la
sua stanza con altre studentesse e questo non fece altro che aumentare
la sua
irritazione. Dopo una lunga seduta in bagno e almeno una ventina di
minuti per
tentare di rendere presentabili i suoi capelli si accinse a vestirsi.
Indossò
la camicia, la gonna, le calze, le scarpe e si avvicinò allo
specchio mentre si
annodava la cravatta rosso-oro non troppo stretta. Osservò
il suo riflesso allo
specchio e per poco non cominciò a bestemmiare Merlino e
Morgana.
Certo, era sempre meglio di
quell’orrenda tenuta che era costretta ad indossare a
Bauxbatons, ma quel suo
nuovo abbigliamento la faceva sembrare una bambola peggio di
quell’altra.
Soprattutto per il fatto che i suoi capelli si intonassero
perfettamente alla
cravatta e alla sciarpa. Per non parlare delle decorazioni che
troneggiavano
nei dormitori e nella Sala Comune. Parevano essere la casa delle
bambole
perfetta per l’aspetto della ragazza che vedeva allo
specchio. E questo era una
cosa che non migliorò affatto il suo umore, anzi, lo
peggiorò di un centinaio
di Walt. Con un gesto secco strappò
via
la cravatta e s’infilò il maglioncino scuro sopra
la camicia. Mise il mantello
e si assicurò di avere la bacchetta nella tasca. Diede un
ultimo sguardo al suo
riflesso e poi uscì in fretta e furia dal dormitorio e dalla
Sala Comune,
tentando di passare inosservata ai pochi studenti che a
quell’ora girovagavano
assonnati per la Torre. Gwendolyn era sempre stata mattiniera. Era
solita
svegliarsi molto presto, anche alla scuola francese, proprio per
evitare l’ora
cruciale in cui tutti gli studenti si riversavano nei corridoi per fare
colazione.
Immaginò che lì, ad Hogwarts, gli studenti non
dovessero essere poi così
diversi.
La sera prima la direttrice
della sua casa le aveva dato alcune indicazioni sbrigative sui luoghi
comuni
più importanti prima di lasciarla
“riposare” e se il suo senso
dell’orientamento non era andato a farsi una vacanza proprio
in quel momento,
sarebbe riuscita a raggiungere la sala in cui solitamente si svolgevano
i pasti senza alcun problema. Ma, nonostante ci si fosse messa
d’impegno, sbagliò
strada per due volte a causa delle scale che si spostavano
improvvisamente ma
riuscì ad arrivare finalmente in Sala Grande.
Non c’erano molti studenti
nemmeno lì. Il tavolo che suppose fosse quello di
Grifondoro, contava si e no
cinque ragazzi, probabilmente del settimo anno. La stessa situazione,
comunque,
si presentava negli altri tavoli. Prese posto verso il centro, ben
distante da
qualunque altro essere umano, e cominciò a mangiucchiare
distrattamente una
crepes con il cioccolato. Era buona, si ritrovò a pensare,
ma non quanto quelle
francesi.
Quanto le mancavano le crepes
di lì. Quanto le mancava essere lì. Con un gesto
brusco allontanò quei pensieri
e si riempì il piatto, scegliendo con accurata e, forse fin
troppa, attenzione
soffermandosi su pietanze diverse per ammazzare il tempo. Non dovette
attendere
molto, però, prima che la Sala Grande cominciasse a
riempirsi come al solito.
Il vociare allegro e gli schiamazzi degli studenti la circondarono ma
lei
sembrò ignorare qualsiasi sguardo o parola, persa nel
contemplare il cibo
selezionato che aveva appena finito di mettere nel piatto.
Ad un certo punto, però, la sua
attenzione venne catturata da un gruppetto che si stava avvicinando al
tavolo.
Pose una mano sul suo viso, giocando pigramente con il manico del suo
calice,
mentre annoiata osservava i suoi bersagli. Non ci aveva messo molto a
riconoscerli, dopotutto.
La cicatrice di Potter e il
colore dei capelli di Weasley erano inconfondibili. E, andando per
esclusione,
le due ragazze accanto a loro dovevano essere la mezzosangue e la Reed.
Li
seguì con lo sguardo e stette a fissarli per un po',
sorprendendosi nell’essere
costretta ad ammettere che il loro legame doveva essere molto forte.
Quasi
riusciva a sentirlo. Distolse lo sguardo dal gruppetto e
cominciò ad esaminare
il tavolo degli insegnati quasi al completo. Poi passò ai
Corvonero, ai
Tassorosso ed infine ai Serpeverde. E per poco
non cadde dalla
panca sulla quale era seduta. Le ci vollero alcuni secondi per
riprendersi. Si
era completamente dimenticata di lui. Come aveva potuto?
L’ombra di un sorriso
le increspò le labbra per poi venire sostituito da un ghigno
compiaciuto. Erano
anni che lei e Draco non si vedevano e si disse che forse, con la sua
presenza
lì, sarebbe riuscita a sopportare meglio la situazione.
Sapeva che cosa era successo.
Sapeva della faccenda del marchio e tutto il resto ma non aveva avuto
la
possibilità di incontrarlo a Malfoy Manor. Avrebbe voluto,
però. Beh, dopo la
colazione non avrebbe perso neanche un minuto e si sarebbe fiondata a
parlargli.
Aveva così tante cose da dirgli, aveva così tante
frecciatine e schiantesimi da
lanciargli, aveva così tanta voglia di ascoltare le sue
prese in giro e
rispondergli a tono, aveva così tanta voglia di discutere
con lui. Gwen non era mai stata una tipa
sentimentale, anzi. Odiava del tutto qualsiasi accenno di contatto
umano. O
meglio, quasi del tutto.
- Perdonatemi se interrompo la
vostra colazione, ma ho un annuncio importante da farvi.
La voce di Albus Silente
interruppe le sue riflessioni e la costrinse a rivolgere la propria
attenzione su di lui. Accentuò il piccolo ghigno sulle
labbra piene non appena il preside
la invitò ad alzarsi mentre almeno un centinaio di sguardi
si accingevano a
rivolgerle la totale attenzione.
L'angolo di Hono:
Seeeera a tutti ^-^ Ventunesimo capitolo, che ne dite?
Interamente dedicato a questo nuovo personaggio ispirato ad un'idea di Juuri, e per questo
la ringrazio tantissimo e non smetterò mai di farlo. Beh,
spero che vi piaccia, che non vi abbia deluso e che vi sia sembrata una
svolta interessante nella storia. Non so come sia venuto quindi mi
affido a voi :')
Ringrazio tuuuuutti quanti per il vostro sostegno, siete fantastici u.u
Ringrazio coloro che recensiscono, coloro che hanno messo questa mia
long tra le seguite, le preferite e le ricordate e ringrazio ancora una
volta Juuri! <3
Allora, con questo vi lascio e alla prossima settimana ^-^ Mi
raccomando, recensite se vi va C: Saaaluti
Hono
|
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Capitolo 23 *** Capitolo Ventidue: Fucking Chaos ***
Capitolo 22
Capitolo
ventidue: Fucking Chaos
“Discomfort, endlessly has
pulled itself upon me
Distracting, reacting
Against my will I stand beside my own reflection
It's haunting, how I can't seem...
To find myself again
My walls are closing in...
(Crawling - Linkin Park)”
Confusione. Questa
era l’unica cosa che
albergava nella testa dei quattro ragazzi che, a notte fonda, sedevano
in terra
nella Sala Comune proprio davanti al grande camino di roccia il cui
fuoco,
oramai, non era altro che carbone e cenere.
Hermione
era china su un grosso tomo di Rune Antiche, i capelli cespugliosi
raccolti
alla bell’è meglio, le gambe incrociate e gli
occhi strizzati piantati da un
po’ sulla stessa frase che aveva bisogno di più
tempo per essere decifrata. Al
suo fianco, Harry fissava assorto davanti a sé, le gambe
distese in avanti e la
schiena poggiata sul fianco di una poltrona. Allyson, invece, aveva le
gambe
strette al proprio busto, il capo posato sulla spalla
dell’amico occhialuto e
lo sguardo rivolto al pavimento. E infine Ron sonnecchiava tranquillo
steso
supino sul divano, la frangia a ricadergli sugli occhi semichiusi e le
braccia
incrociare sul petto.
Un
silenzio tranquillo li circondava permettendo ai loro pensieri di
viaggiare
lontano, consentendo ai dubbi, alle domande irrisolte e ai sentimenti
contrastanti
di invadere la testa, l’anima, il cuore. Allyson
abbassò lentamente le palpebre
mentre per un attimo ebbe il timore che tutta la roba che aveva dentro
stesse
per scoppiare da un momento all’altro. I suoi migliori amici
erano lì ma era
come se giorno dopo giorno avesse la netta sensazione di allontanarli
sempre di
più da lei. Quel
suo continuo scappare dai problemi, quell’inutile
temporeggiamento, tutte
quelle bugie l’avevano portata a quello: a conoscere le
soluzioni della metà dei dubbi che
assalivano Harry e Ron e di non poter alleviare la loro frustrazione in
alcun
modo. E più ci pensava e più stava prendendo in
considerazione l’idea di
sputare il rospo. Non le interessavano le conseguenze; voleva solo
togliersi
quella dannata morsa che le opprimeva lo stomaco e il petto,
arrecandole la
voglia incontrollata di espellere dal suo corpo della robaccia acida e
puzzolente.
- Ci sono! -
esclamò improvvisamente Hermione,
facendo sobbalzare i tre.
- Eh,
si, cosa? - mormorò Ron spaventato, svegliandosi di
soprassalto, rotolando giù
dal divano e sbattendo a terra con un gemito.
Allyson
aveva raddrizzato la testa di scatto, colpendo di striscio il mento di
Harry
che si portò una mano sul punto dolorante, lamentandosi
debolmente. La Reed si
scusò imbarazzata per poi schiarirsi la gola e ridacchiare
alla vista del rosso
che si stava rimettendo seduto con qualche lamento.
- Che
diavolo ti prende, Hermione? - borbottò ma venne palesemente
ignorato dalla
riccia che intanto stava richiudendo il libro con delicatezza.
- Che
succede? - gli fece eco Harry.
- Beh,
mentre stavo leggendo quel libro mi è venuta in mente una
cosa…- cominciò a
bassa voce, lanciando uno sguardo fugace d’intesa
all’amica che inizialmente
non comprese dove volesse andare a parare. - Ad Harry bruciava la
cicatrice
quando vi siete sentiti male, no? E se Gwendolyn Wood avesse a che fare
con Voldemort?
-
Hermione ma ti senti? - proruppe il rosso con scetticismo venendo
ignorato
nuovamente dalla Granger.
-
Perché pensi ad una cosa del genere, Hermione? -
esalò invece Potter con
serietà.
Allyson
capì le intenzioni dell’amica di voler spingere
l’attenzione di quei due su
qualcun altro per fare in modo che si dimenticassero di lei e di Malfoy
per un po'. Ma entrambe
sapevano che questo sarebbe servito a poco.
- Ho
controllato in biblioteca dopo cena. Marianne e Adolph Wood erano due
dei nomi
nella lista dei Mangiamorte più cruenti e convinti nella
causa di Lord
Voldemort. O, almeno, questo è ciò che
è stato riportato sulla Gazzetta del
Profeta di quel tempo. - spiegò la riccia con enfasi.
- E
questi due dovrebbero essere i suoi genitori? - le domandò
interessata Ally.
Hermione
annuì. La Reed non sapeva chi fossero. Se avevano fatto
parte (e lo facevano
ancora tutt’ora) della cerchia più ristretta dei
“fedeli” Mangiamorte, lei non
lo sapeva. A dire il vero, non li aveva neanche mai sentiti nominare da
nessuno.
Per quanto ne sapeva, potevano anche essere morti.
-
Potrebbero non esserlo. - commentò Ron.
- Beh,
non è che conosciamo così tanti Wood, no? -fece
Allyson con fare sarcastico. -
A parte Oliver, ovviamente. - si corresse subito dopo ricordandosi del
loro ex
capitano della squadra di quidditch.
- E da
quanto ne sappiamo, non credo che i suoi genitori avessero quei nomi. -
esordì
ancora una volta Hermione. Poi si rivolse ad Harry e gli chiese: -
Allora, che
ne pensi?
L’occhialuto
ci mise alcuni secondi per rispondere, cercando di ponderare le sue
parole.
-
Potrebbe essere plausibile. - disse lentamente, assorto. - Ma non
spiegherebbe
il motivo della tua reazione, Allyson. La mia cicatrice non avrebbe
cominciato
a bruciare se non ti fossi sentita male perché anche se
Gwendolyn Wood dovesse
possedere qualche collegamento con Voldemort la cicatrice non
brucerebbe.
Altrimenti dovrebbe farlo continuamente con Malfoy che è
diventato Mangiamorte
dall’inizio dell’anno, non vi pare?
Ragionò,
guardando i suoi amici negli occhi uno ad uno e soffermandosi qualche
secondo
in più su di Allyson.
-
Harry, ne abbiamo già parlato. Voldemort non si affiderebbe
mai ad un
sedicenne.
- Va
bene anche questo, ma non dimentichiamoci della discussione tra Piton e
Malfoy
che Harry ha sentito.
Esclamò
Ron che questa volta non poté essere ignorato né
da Hermione e né da Allyson.
- Sentite,
Malfoy è innocuo. Si comporta in modo più che
strano ultimamente, lo ammetto,
ma come ho già detto più di una volta mi rifiuto
di credere che Voldemort abbia
potuto marchiarlo.
Sentenziò
Allyson tentando di sembrare il più naturale possibile
mentre con la mano
destra andava a sfiorare il punto della camicia che copriva il suo
Marchio Nero
che, con lo sguardo pressante di Harry addosso, sentì come
se ardesse fastidiosamente.
-
Stiamo perdendo il punto della questione. Malfoy adesso non
c’entra ma la Wood
si. - intervenne prontamente Hermione permettendo ad Ally di tirare un
sospiro
di sollievo.
-
E’
una possibilità come un’altra. Non sappiamo niente
di questa ragazza ed è
inutile continuare a ragionarci sopra senza avere niente tra le mani,
se non
due nomi e delle ipotesi. - fece Ron ravvivandosi i capelli rossicci,
come a
volersi dare un’aria di importanza. Quel gesto fece sorridere
inconsciamente
Ally.
- Si,
va bene, ma almeno è già qualcosa sapere che
dobbiamo stare attenti a ciò che
diciamo in sua presenza, no? - rispose senza neanche pensarci la riccia
che,
solo dopo aver notato il sorrisetto divertito della Reed, si rese conto
di aver
appena risposto ad un qualcuno che aveva deciso di ignorare
completamente.
Harry
annuì semplicemente per poi alzarsi e darsi una bella
stiracchiata alle
braccia. Ron, con un grosso sbadiglio, lo imitò.
-
Credo sia meglio andare a dormire. Ci si vede domani, buonanotte
ragazze.
-
‘Notte!
Le due
streghe aspettarono che i due risalissero la scala
del dormitorio e poi si
guardarono serie per qualche istante mentre lasciavano che il silenzio
calasse
nuovamente su di loro.
-
Allora?
-
Allora cosa? - bofonchiò Allyson evitando il suo sguardo.
-
Spiegami cosa è successo davvero, Ally. - fece con
ovvietà e un tono di voce
bassissimo.
-
Aspetta…- mormorò lanciandosi uno sguardo alle
spalle per poi brandire la
bacchetta. - Muffliato.
Hermione
attese che l’amica le spiegasse, stringendo tra le dita la
copertina liscia del
tomo che aveva in grembo.
-
Beh…
**
Allyson,
quella mattina, era in ritardo. Aveva avuto un'altra nottata insonne e
i suoi
incubi erano stati popolati da Voldemort che uccideva Harry davanti ai
suoi
occhi, dai Mangiamorte che catturavano i suoi amici e, infine, da
Gwendolyn
Wood che ghignava divertita alla vista della strage da lei appena
compiuta
mentre i suoi capelli rossi assumevano il colore del sangue. Si
era
svegliata, quindi, di colpo, in un bagno di sudore, una stretta al
petto
talmente forte da farle male. Le era servito un buon quarto d'ora solo
per
alzarsi dal letto e in seguito si era ricordata della lezione di quella
prima
ora, con la McGranitt. Si preparò in fretta e furia e per
poco non incespicò
nei suoi stessi piedi. Uscì dal buco del ritratto mentre si
raccoglieva i
capelli in una crocchia disordinata e poi si fiondò a rotta
di collo su per le
scale, la tracolla pesante che le pendeva da un lato.
Si
diresse dritta verso l’aula di Trasfigurazione, sperando di
non prendersi
un'altra sgridata. Corse talmente veloce da raggiungerla almeno dieci
minuti prima
dell'inizio della lezione. Rallentò in prossimità
della classe, giusto per
darsi un contegno e tentare di regolare il respiro affannoso
provocatole dalla
corsa. Aveva saltato la colazione e al pensiero avvertì una
vaga sensazione di
fame. Ma, quando si ritrovò quella scena davanti, nuovamente
lo stomaco le si
chiuse in una morsa. Gwendolyn
Wood era appoggiata al muro, in un corridoio poco distante dalla
classe, e
guardava fuori dalla finestra, verso il cielo grigio di quella mattina.
S'irrigidì in automatico, alla vista dei suoi lunghi boccoli
fiammanti, mentre
il sogno di quella notte sembrava prendere vita proprio davanti ai suoi
occhi.
Subito si voltò, decisa ad allontanarsi il più
possibile, magari di trovare un
corridoio alternativo per evitarla, quando una voce la
immobilizzò.
- Ehi! Sei Gwendolyn Wood,
giusto?
Allyson
gelò. Avrebbe riconosciuto la voce del suo migliore amico
tra mille. Sgranò gli
occhi tornando a guardare nel punto precedente e imprecando mentalmente
contro
Harry e Ron che si erano avvicinati alla nuova arrivata con fare
amichevole. Idioti,
pensò, essere così
amichevoli con lei solo per cercare di scoprire qualcosa in
più sul suo conto non sarebbe servito a niente.
Sin dalla prima occhiata,
Allyson aveva inquadrato il genere di persona che era quella strega.
Fredda,
calcolatrice, acida e senza scrupoli.
La
Wood non si scompose, né fu sorpresa da quelle voci. Si
girò, guardando i suoi
disturbatori e, per un attimo in lontananza, incrociò gli
occhi verdi di
Allyson. Il contatto parve durare
un'infinità sebbene la Reed sapesse che erano
stati solo un paio di secondi. Eppure, non riusciva a togliersi dalla
testa i
suoi occhi grigi. Solitamente, avrebbe associato quel colore a Draco.
Ma con la
Wood era diverso: mettevano suggestione, avevano le stesse sfumature
delle
tempeste invernali e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, preferiva
starne
lontana. Perché non le piacevano affatto. Occhi di una
predatrice a sangue
freddo. Terribilmente simili ai suoi quando l’eccitazione per
la paura e il
dolore altrui prendevano il sopravvento dentro di lei.
La
rossa rispose ad Harry e Ron limitandosi ad un cenno del capo. I due
sorrisero;
Ron più allegro e rilassato, Harry, invece, aveva la solita
aria tesa che ultimamente
sfoggiava sempre più spesso.
- Serve aiuto per la classe?
- chiese Weasley.
- Sai, è facile perdersi per il castello.
Gwendolyn
si ritrovò costretta a rispondere, probabilmente. La sua
voce fu un sussurro,
ma la decisione arrivò forte e chiara alle orecchie della
mora:
- No, grazie.
Allyson
avrebbe scommesso che non era quella la sua meta. E quando i ragazzi
proposero
di accompagnarla, non riuscì ad impedire a sé
stessa di intromettersi.
- Harry, Ron! Cielo, sono
ore che vi cerco!
Andiamo o faremo tardi!
I due
Grifondoro si volsero verso di lei, mentre Allyson mostrava il
più falso dei
sorrisi e cercava di evitare ogni minimo contatto con la Wood.
- Ally! Stavamo giusto
chiedendo a Gwendolyn
se... - ma la frase di Harry fu stroncata sul nascere. - La novellina
non ha
bisogno di indicazioni! - saltò su Allyson con un tono di
voce
involontariamente brusco. Si accorse degli sguardi interrogativi di
Harry e si
corresse subito, sforzandosi di usare una voce calma. - La classe
è proprio lì.
Ma si
accorse tardi del fatto che Gwendolyn Wood non la stava neanche
più ascoltando.
Limitandosi ad un silenzioso saluto, accompagnato da un "È
stato un
piacere conoscervi", si era avviata dalla parte opposta. Un sollievo
pervase la Reed all'istante. Quando alzò lo sguardo,
però, il suo cuore perse
un battito. Proprio davanti a lei, Draco Malfoy aveva fermato la Wood
per un
braccio, con una delicatezza piuttosto insolita da parte di uno come
lui,
dicendole qualcosa che Allyson non era riuscita a comprendere. Lo
sguardo
sarcastico della Wood, accompagnato da un ghigno divertito appena
accennato, la
fecero sprofondare nuovamente nel dolore che aveva provato la sera
prima. Quasi
ebbe la stessa sensazione ma si trattenne, confusa più di
prima. Harry intanto
aveva sentito nuovamente che qualcosa non andava e si
avvicinò subito ad
Allyson con Ron al suo seguito.
-
Allyson che succede?
Lei
scosse la testa, fissando sconvolta il punto in cui Draco e
Gwendolyn stavano borbottando qualcosa.
- Sei
più pallida di Nick-quasi-senza-testa! - proruppe ad alta
voce il rosso,
posandole una mano sulla spalla.
Il
tono di voce di Ron fece attirare l’attenzione della Wood e
di Malfoy. Allyson
deglutì più volte a vuoto mentre lo sguardo di
Draco si intrecciò al suo. Si
guardarono per qualche istante. Lui ghignò. Lei, invece, si
morse con forza
l’interno della guancia imponendosi di distogliere lo sguardo
mentre il sapore
ferruginoso del sangue le invadeva le papille gustative. Si
portò una mano alla
bocca mentre avvertì un conato risalirle per la gola.
- Non
credo di sentirmi molto bene. - sussurrò appena, barcollando
nel tentativo di
voltarsi. - Andrò da Madama Chips e ripeserò per
un po’. Voi andate,
tranquilli.
Harry
e Ron si scambiarono uno sguardo preoccupato. Allyson però
insistette così
tanto da riuscire a convincerli e si avviò per il corridoio,
percorrendo la
direzione opposta per raggiungere l’infermeria. Il suono
della campanella
avvertì l’inizio delle lezioni. Lei lo
ignorò e continuò lentamente la sua
avanzata, mille domande a farle compagnia.
Che cosa
le stava succedendo,
dannazione?
**
- Non
posso crederci, Draco! Non è possibile che siano successe
così tante cose da
quando me ne sono andata. - ridacchiò Gwendolyn scuotendo la
testa divertita.
-
E’
passato molto tempo dalla tua partenza, Gwen.
Constatò
Malfoy, l’espressione indecifrabile, gli occhi chiusi e la
testa poggiata sulla
corteccia dell’albero dietro le sue spalle. Lui e la Wood
avevano deciso di non
pranzare e si erano recati nei pressi del Lago Nero. Faceva freddo ma
il cielo
grigiastro era sgombro e privo di nuvole. Gwendolyn non era abituata a
certe
temperature e sebbene fosse ben coperta da un pesante e pregiato
mantello nero
con tanto di cappuccio alzato, il freddo era riuscito a penetrarle sino
alle
ossa. Serrò la bocca e tentò di nascondere il
tremore dei denti.
- Ma
come diavolo fai a non morire di freddo, me lo spieghi? -
sbottò la rossa
cambiando completamente discorso.
Draco
le aveva lanciato a malapena un’occhiata mentre le labbra si
distendevano in un
ghigno.
-
C’ho
fatto l’abitudine. E poi non fare tanto la melodrammatica.
Gwendolyn
sbuffò bofonchiando qualcosa di incomprensibile. Il silenzio
li circondò per
qualche minuto.
-
Senti, Draco, chi era la ragazza che hai guardato prima? Quella che
stava con
Potter e Weasley. - chiese ad un certo punto Gwendolyn con un tono
volutamente
casuale.
-
Parli della mezzosangue? - iniziò lui con fare perplesso. -
Allyson Kathleen
Reed. Una mezzosangue davvero stupida e irritante. Meglio starne alla
larga. E
comunque, perché me lo chiedi?
-
Sai…
- la strega si dipinse un ghigno divertito sulle labbra per poi
continuare. -
mi domandavo il motivo della tua reazione. Quando è
sbiancata in quel modo
sembravi terrorizzato.
Draco
scoppiò in una risata divertita.
- Non
farmi ridere.
- Io
sono seria, Draco.
Il
biondo si sistemò meglio e poi rivolse uno strano sguardo
alla ragazza.
- A
che gioco sta giocando, Wood?
- Io? -
fece lei con fare innocente mentre con un sorrisetto che non lasciava
presagire nulla di buono aggiungeva - E chi ti dice che stia giocando?
Draco
la guardò per qualche istante, mentre pian piano anche il
suo viso si apriva in
un sorriso molto simile.
- Ti conosco, Gwen.
Fu
soddisfatto dal divertimento che attraversò gli occhi grigi
di lei.
- Potevi avvertirmi,
comunque. - riprese, con
una certa irritazione nel tono. Gwendolyn stese le braccia davanti a
sé,
indifferente.
- In
effetti, avrei potuto. - e ritornò quel tono menefreghista.
Draco
sospirò
impercettibilmente e poi riassunse l’aria impassibile.
- Cosa ci fai qui? - le
domandò con tono
brusco.
Lei lo
guardò in silenzio, seria. E poi, inaspettatamente, si
aprì nel suo sorrisetto
beffardo. - Mi mancavi, Draco.
-
Fottiti, Wood. - borbottò lui. Odiava quando lo prendeva in
giro. Lei rise.
- E
comunque, Malfoy. Tu non me
la conti giusta. - affermò tranquilla, lanciandogli
un’occhiata di sottecchi.
- Ah,
ma davvero? - fece con fare sarcastico mentre alzava gli occhi al cielo.
- Si.
Secondo me qualcuno si è preso una bella sbandata.
Asserì
Gwendolyn con sguardo furbo. Non che le interessasse davvero la vita
sentimentale
dell’amico ma aveva notato qualcosa di nuovo nello sguardo
che si era scambiato
con quella Reed. Per non parlare delle occhiate durante la lezione di
Erbologia, quando la ragazza si era presentata alle serre con una
faccia più
colorita e allegra rispetto alla mattina stessa.
Aveva
notato la tensione e l’attrazione che si trasmettevano con un
solo sguardo. Ed
era strano il modo in cui si tenevano alla larga. Anche se era
lì da poco
tempo, lei conosceva Draco e mai lo aveva visto guardare qualcuno in
quel modo.
E poi era ipernervoso. Le era bastata un’occhiata per
accorgersene. La missione che il Signore
Oscuro doveva avergli commissionato doveva
essere parecchio impegnativa, si disse.
-Chi,
Wood?
La sua
voce scocciata la ridestò. Si stampò un
sorrisetto e disse:
- Ma
come chi? Tu. Tu per la Reed. Ammettilo.
- Piantala con queste
stronzate e non deviare
il discorso. - sbottò in tutta risposta Malfoy, scoccandole
un’occhiataccia.
-
Stronzate? Io ti conosco, Draco. Dì la verità:
non aspetti altro che il momento
per saltarle addosso.
- Ho
cose più importanti da fare.
- Certo, come quelle che
sicuramente tengono
occupata lei. - le parole le uscirono automaticamente, senza neanche
pensarci.
Quasi si maledisse ma poi si disse che in fondo non aveva detto niente
di male.
A lei non importava un cazzo di quella Reed, di Potter o di qualunque
altra
persona. Beh, a parte il mago che le stava davanti in quel momento. Ma
non era
sicura nemmeno di quello.
-
Quali cose?
- E io
che ne so?
Gwen
si alzò, dandosi una stiracchiata mentre tentava di
sciogliere tutti i muscoli
che le si erano contratti per il freddo.
-
Dobbiamo andare. - mormorò scocciata mentre cominciava ad
incamminarsi senza
neanche attendere che il ragazzo la seguisse.
L'angolo di Hono:
Eccomi qui con il ventiduesimo capitolo! ^-^ Spero davvero di essere
riuscita a far capire un po' il rapporto tra Gwendolyn e Draco e le
sensazioni che Allyson prova a vederli insieme, la confusione che sente
per i sentimenti così, diciamo, "amplificati" con cui si
ritrova. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, spero di non avervi
delusi! Mi affido a voi, come al solito :')
Passando ai ringraziamenti, come sempre un grazie va ad ognuno di voi!
Vi voglio beeene <3 Ringrazio chi recensisce, chi segue la fic,
chi l'ha inserita tra le seguite, le preferite e le ricordate. Siete
fantastici u.u Un graaandissimo grazie potteriano (?) Alla prossima
settimana con il prossimo capitolo! :3
Hono
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Capitolo 24 *** Capitolo Ventitré: Promise ***
Capitollo 23
Capitolo ventité:
Promise
"So
hollow / so vicious
So
afraid I couldn't let myself see
That
I could never be held
Back
or up no / I hold myself
(Linkin
Park - Lost in the Echo)"
Già
fin dalla sera prima la pioggia aveva cominciato a battere furiosamente
sul
vetro delle grandi finestre. I nuvoloni scuri sembravano immobili e
avevano
tappato ogni spiraglio di luce. Il vento era impetuoso, i tuoni
circondavano il
castello e rimbombavano spaventosamente attraverso le mura gelate.
Nessuno,
nemmeno Allyson, aveva la minima voglia di lasciare il caldo giaciglio
che l’
aveva accolto durante la notte. Ma non si può restare per
sempre lì a
rifugiarsi in un mondo interamente fittizio. Lei lo sapeva bene. Così
si era alzata nel bel mezzo della notte mentre il marchio inciso sulla
sua
pelle bruciava fastidiosamente. Aveva indossato i soliti abiti babbani
e si era
coperta con un mantello spesso e consunto. Scrisse delle parole rapide
e
confuse su un pezzo di pergamena e lo lasciò sulle coperte
di una Ginny
profondamente addormentata. Poi aveva lasciato silenziosamente il
dormitorio ed
era strisciata sin dentro l’ufficio di Piton, proprio come
una serpe. L’aveva
trovato sveglio e untuoso come al solito. Aveva scambiato delle parole
veloci
con quel professore e poi si era Smaterializzata dinanzi ad un
imponente
cancello in ferro battuto. Aveva
urlato qualcosa e il cancello si era lentamente aperto permettendole di
passare.
Allyson camminò lentamente, con il cappuccio ben calato sul
capo e la testa bassa fino a
che non si ritrovò nel grande salone del Manor, davanti ai
Malfoy, ad una
coppia di Mangiamorte che non aveva mai visto prima e a Gwendolyn Wood.
Non
fece una piega e restò nascosta nel cappuccio. Gli
spiegarono semplicemente il
da farsi e lei annuì mentre avvertiva chiaramente la
bacchetta pulsare nella
sua mano. Il desiderio di ucciderli si era impossessato di lei ma si
era
controllata. Se ne andò via prima che potesse combinare
qualcosa di
irreparabile. Ma
prima che riuscisse a Smaterializzarsi per raggiungere il luogo
indicatole dai
suoi “colleghi”, Narcissa Malfoy le posò
una mano sottile sulla spalla,
fermandola.
-
Draco?
-
C’è
la sua fidanzatina dentro, no? Perché non chiede a lei, eh,
Narcissa? - sbottò
involontariamente, senza accorgersi sul serio delle parole che aveva
appena
usato.
La
donna la guardò con gelo e lei ricambiò
l’occhiata con furia prima di cedere.
- Sta
bene. Non si preoccupi, suo figlio è in buone mani.
Andò
via ancor prima di ascoltare la risposta. Ne aveva abbastanza
dell’insistenza
che quella donna mostrava verso il
suo unico figlio. E a quel pensiero, un
barlume di tristezza la colpì mentre pensava che sarebbe
stato bello avere
accanto un qualcuno di così apprensivo. In
realtà, sarebbe stato bello riavere
una madre. Un padre. Magari anche un fratellino. Scosse la testa
cacciando via
quei pensieri e sostituendoli con i suoi doveri mentre si figurava il
luogo
della sua prossima missione e spariva con un sonoro CLAP per poi
riapparire
nella notte a mille chilometri più lontano.
**
Non
pioveva più. Il cielo della Sala Grande mostrava un cielo
scuro e delle nuvole
che minacciavano una tempesta ma la pioggia era cessata. Quella mattina
Hermione
e Ginny condividevano gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni e
smisero
di parlottare inquietate solamente dopo essersi divise per andare alle
rispettive lezioni. La Granger trovò Harry e Ron nella Sala
d’Ingresso a
confabulare su qualcosa. Non riuscì a capire cosa
poiché non appena la videro
smisero subito di parlare per darle il buongiorno. Harry con un mezzo
sorriso e
Ron con un borbottio. Hermione
si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa. Per quanto
odiasse Ron in quel
periodo non riuscì ad evitare di pensare che, per la
milionesima volta, avrebbe
dovuto mentire al suo migliore amico e a colui
che…beh…all’altro. Ma per Ally
l'avrebbe fatto, si disse, per tutto il tempo necessario. Una promessa
era una
promessa e non vi si poteva venir meno. Così, quando li
raggiunse scusandosi
con un sorriso per il leggero ritardo, cercò di sembrare
naturale poiché sapeva
perfettamente quale domanda le avrebbero rivolto.
- Ed
Ally?
Come
volevasi dimostrare. Hermione sospirò interiormente.
-
È
rimasta a letto, non si sentiva molto bene. - rispose con fare evasivo.
Harry
corrucciò le sopracciglia, preoccupato, diffidente.
- Che cos’aveva?
- Come
al solito non ha dormito e l’ho praticamente costretta a
farle bere la pozione
di Madama Chips. Dormiva profondamente quando io e Ginny
l’abbiamo lasciata. -
spiegò fingendosi tranquilla mentre la preoccupazione non
faceva che
attanagliarle lo stomaco.
In
quel momento Gwendolyn sospirò mentre da lontano assisteva a
quella scena con
fastidio crescente.
Odiava
quella situazione,
odiava quei tre, odiava Allyson Reed, odiava la Scozia e, sopra ogni
cosa,
odiava ricevere ordini.
L'unica
persona che non odiava, in effetti, era uno dei motivi della sua
presenza lì e
del perché, nei momenti in cui le missioni che le venivano
assegnate
raggiungevano l'apice dell'inimmaginabile, sopportava il Marchio che le
era
stato forzatamente impresso sulla pelle. Così, consapevole
del proprio egoismo
e facendo raggiungere al suo menefreghismo livelli che lei stessa
ostentava ad
immaginare, si era decisa a sopravvivere (per
quanto potesse riuscirci) e ad obbedire (non
vedendo soluzioni migliori), ora che tutte le cose che prima
aveva ritenuto
importanti le erano state sottratte da un giorno all'altro. Senza il
minimo
preavviso, strappandola dal suo piccolo paradiso personale fatto di
sole, caldo
asfissiante e mare salato. Fu con
la naturalezza che accompagnava ogni sua bugia, migliorata e
perfezionata negli
anni, che nel passare accanto al trio le scivolarono i libri di mano.
Harry e
Ron, istintivamente, si abbassarono per recuperarli e lei si
proclamò in un "Scusate"
dove, insieme al tono sorpreso, non riuscì a filtrare la
freddezza e la noia
che le provocava quella messinscena. S’ impose subito di
darsi una controllata:
prima completava la sua missione e prima quella storia sarebbe finita.
- Figurati. - fece Ron,
sorridendole distratto
e restituendole i libri con gentilezza. - Non c'è problema.
Harry
si limitò ad un mezzo sorriso e ad uno sguardo assente.
Hermione, invece,
l’aveva semplicemente guardata, ma la sua maschera di
cortesia fu tradita da un
improvviso irrigidimento che Gwendolyn ignorò.
- Vorrei chiedervi -
cominciò la rossa,
mantenendo un'espressione impassibile e addolcendo a malapena i
lineamenti. -
dov'è l'aula di Pozioni. L'ho alla prima ora. - aggiunse e
poi ticchettò sul
foglio dell'orario con noncuranza.
-
E’
nei sotterranei. - cominciò con la solita diplomazia
Hermione, come se in quel
preciso istante si fosse appena ricordata di essere una prefetto. E
sebbene
fosse diffidente si offrì di accompagnarla lei stessa,
considerato che era uno dei
suoi compiti rendersi disponibile verso gli studenti in
difficoltà. - Ti ci
accompagno io.
Harry
e Ron avevano ricominciato a parlottare fittamente, incuranti delle due
streghe
accanto a loro. Così Hermione si limitò ad cenno
verso i due amici e si avviò
con Gwendolyn verso i sotterranei nonostante fossero in largo anticipo
per
l’inizio delle lezioni. Ma la Granger aveva bisogno di tempo.
Voleva saperne di
più sul conto di quella nuova studentessa. Voleva capire se
le sue teorie erano
giuste pur sperando che la realtà fosse ben altra.
-
Allora, come ti trovi qui Gwendolyn?
Iniziò
così la riccia tentando di instaurare una conversazione con
il pezzo di
ghiaccio che aveva di fianco. Gwendolyn non aveva voglia di parlare con
quella
Nata Babbana. Anche se non le importava granché del suo
sangue, rispondere a
quel tipo di domande era terribilmente irritante. Ma se voleva che
quella
situazione finisse al più presto doveva trovare un modo per
dargli delle
risposte quanto meno educate e magari, in quel modo, non solo scoprire
ciò che
doveva ma anche seminare cattiveria tra quel gruppetto affiatato che
erano quei
Grifondoro seccanti. E così
sarebbe potuta ritornare nella sua amata Francia con il sole che
brillava
perennemente e il caldo che s’insinuava fin dentro le ossa.
- Non
molto bene, credo. Sai, qui è tutto
più…cupo.
E la
rossa si sorprese poiché quella era la frase più
lunga che avesse mai
pronunciato in quei pochi giorni con qualcuno che non fosse Draco.
Hermione
annuì stringendo la sua copia di Pozioni
Avanzate al petto.
- Sono
certa che ti abituerai in fretta. Qui non è poi
così male come potrebbe
sembrare. - fece la riccia, il tono forzatamente gentile.
- Lo
spero. - si ritrovò a mormorare distrattamente Gwendolyn.
Il
silenzio calò nuovamente tra di loro e nessuna delle due
riuscì a trovare
qualcosa da poter dire. Così restarono in silenzio sino a
quando non
raggiunsero l’aula di Pozioni già popolata da
qualche studente che si accingeva
a chiacchierare con tranquillità.
-
Bene, l’aula è questa. - cominciò
Hermione muovendo appena la mano in direzione
della stanza. - Emh, io sono un prefetto, quindi se hai bisogno puoi
tranquillamente rivolgerti a me.
- Ti
ringrazio.
Gwendolyn
non attese che la Granger ribattesse e si fiondò
direttamente nell’aula mentre
l’odore di vari intrugli le invadeva le narici e il vapore
che sbuffava da più
calderoni le scompigliava i boccoli rossi. Il solito fastidioso boccolo
le
ricadde sul viso mentre prendeva posto in uno degli ultimi banchi in
fondo
all’aula. Tentò di rimetterselo a posto e dopo
vari sbuffi seccati riuscì nel
suo intento per poi dedicarsi alla distratta lettura del libro di
Pozioni
nell’attesa che la lezione cominciasse. Hermione aveva chiuso
gli occhi e
sospirato per qualche istante mentre entrava anche lei
nell’aula e si
posizionava al primo banco dove era solita sedersi. Ordinò
alcune pergamene con
la testa completamente altrove e lo sguardo assente finché
la voce di Lumacorno
riuscì a destarla. La riccia si accorse solo in quel momento
che la lezione era
appena cominciata e tutti gli studenti avevano preso posto nei proprio
banchi. E per
la prima volta nella sua vita Hermione non riuscì a
concentrarsi sulle
spiegazioni di Lumacorno. Certo, la sua Pozione Restringente non era
venuta
affatto male ma non era la migliore. E lei odiava essere superata da
qualcuno
che seguiva delle stupidissime note
ai margini delle pagine di uno stupidissimo
libro appartenente ad uno stupidissimo Principe.
Per
tutte le ore scolastiche ignorò qualsiasi tentativo di
conversazione con
chiunque le si avvicinasse. Subito dopo il pranzo, grazie alle ultime
due ore
buche pomeridiane, si recò in biblioteca e vi
restò per
molto, occupata e
concentrata nella ricerca dell’identità del
Principe
Mezzosangue. Era sempre
più convinta che il Principe in questione non poteva che
essere
una ragazza forte e dotata di grande intelletto. E cercava ovunque,
qualsiasi segno nei
vecchi registri o nelle edizioni passate della Gazzetta del Profeta.
Era
anche un modo per tenere occupata la mente, per tenerla lontana dalla
preoccupazione che le arrecava tutta quella situazione. Era stanca ed
estremamente
in ansia per Allyson. E non solo.
Massaggiò
per qualche minuto le tempie con gli occhi socchiusi, come a voler
attenuare
quel senso di ansietà che la pervadeva da fin troppo tempo.
Poi sospirò e
ripose tutto ciò che aveva preso in prestito.
Recuperò la sua tracolla e
salutando Madama Pince uscì dalla biblioteca, la testa che
le scoppiava e un
fiume di parole che le invadevano il cervello.
-
Hermione! Allora sei qui.
La
riccia alzò lo sguardò e sorrise verso il suo
migliore amico. Harry le
si avvicinò, un sorriso appena accennato e il verde degli
occhi intriso di
confusione e frustrazione.
- Che
cosa stavi facendo? - chiese sporgendosi leggermente verso di lei.
-
Cercavo informazioni sul Principe.
-
Qualche novità?
- Per
adesso nessuna, ma credo di essere a buon punto. - mormorò.
Cominciarono a
camminare lentamente, in silenzio, finché lei non prese
coraggio e gli chiese:
-
Allora…si può sapere che cosa avevate da
parlottare così tanto tu e
quell’altro?
Harry
si premurò di evitare quegli occhi a lui così
familiari finché non ritenne di
aver trovato una scusa abbastanza valida.
-
Quidditch.
- Stai
scherzando, spero.
Entrambi
si osservarono a lungo.
- Non
mentirmi, Harry.
- E tu
allora?
Hermione
gli riservò un’occhiata confusa.
- Io?
- Non
fingere, Hermione. - sibilò lui, fermandosi di botto mentre
le si parava
davanti con un espressione furiosa. - Tu sai cosa sta succedendo e non
vuoi
dirmelo. Sai cosa succede ad Allyson e non vuoi dirmelo.
La
riccia spalancò gli occhi e poi li ridusse in due fessure,
punta sul vivo.
- Io
non so di cosa parli, Harry!
-
Davvero?
-
Harry ma che vuoi da me, eh? Non posso, va bene? Non posso dirtelo! -
sbottò infine
con esasperazione, gli occhi lucidi e le mani strette sul petto.
Il
ragazzo parve calmarsi e si rilassò leggermente, i muscoli
non più tesi e la
confusione che accresceva insieme al timore che quelle parole avessero
confermato i suoi sospetti. La strega, dal suo canto, sapeva di aver
appena
ammesso qualcosa e si maledisse. Per la prima volta desiderò
di avere il
coraggio necessario per infliggere l’incantesimo di memoria
al suo migliore
amico ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscita.
- Che
cosa vuoi dire? - esalò con un filo di voce lui.
- Se
fosse per noi, Harry, tu e Ron avreste saputo tutto già da
un pezzo ma non
possiamo aprir bocca. Cioè per il momento dovete restare
all’oscuro di ciò che
sta succedendo ad Allyson, di ciò che sta combinando Malfoy.
E’ già tanto che
lo sappia io…- si lasciò sfuggire, la voce meno
che un mormorio, interrompendosi
appena prima di rivelare che anche Ginny fosse a conoscenza di quella
faccenda.
Ci mancava solo questa.
Harry
spalancò gli occhi, sorpreso e sconcertato nello stesso
tempo.
-
Ma…
- Per
favore, Harry. Te lo chiedo per favore: per il momento molla tutto.
Pensa solo
alle lezioni con Silente e a nient’altro.
- Come
pretendi che possa restarmene zitto ora che so per certo che sia Ally
che
Malfoy nascondano qualcosa di grosso.
E’ un mio diritto conoscere la situazione, Hermione! Sono io
quello che dovrà…
-
Promettimelo! - lo interruppe bruscamente lei, afferrandogli le mani e
stringendole con forza, incastrando i suoi occhi in quelli del mago.
- Non
puoi farmi questo.
- Ti
scongiuro, Harry. Promettimi che per adesso cercherai di ignorare la
cosa.
Harry
esitò nuovamente. Aprì la bocca per poi
richiuderla automaticamente, incapace
di spiccicare parola. Avrebbe voluto sapere. Ne aveva tutto il diritto.
Doveva sapere come stavano andando
le
cose. Cercò tutte le parole, tutto ciò che
avrebbe potuto dissuadere Hermione
dal raccontargli tutto ma qualcosa lo fermò.
I suoi
occhi, le lacrime che chiaramente non chiedevano altro che uscire,
l’espressione addolorata e l’ansia, la disperazione
e la preoccupazione di cui
erano intrise le sue iridi riuscirono a fargli esalare quelle due
uniche
parole:
- Lo prometto.
Hermione
gli sorrise grata e gli buttò le braccia al collo,
abbracciando con forza il
suo migliore amico. Lui ricambiò la stretta con un sospiro
pesante, gli occhi
chiusi, un braccio che le circondava la vita e l’altro che
aveva cominciato a
carezzarle lentamente la schiena. Restarono così per momenti
che gli sembrarono
infiniti. Lei aveva il viso nell’incavo della sua spalla e
aspirava la
fragranza che tanto adorava, che tanto gli era familiare. Si staccarono
dopo
qualche minuto, guardandosi con la loro solita intensità.
-
Grazie.
-
Ricorda che non durerà per molto. Prima o poi
dovrò conoscere ogni cosa.
Lei
gli sorrise sincera, sollevata e felice che almeno per una volta le
cose si
fossero momentaneamente aggiustate.
- Lo
so.
Harry
scosse impercettibilmente il capo e malgrado non condividesse affatto
la
promessa appena fatta le sorrise ugualmente. In fondo si fidava della
sua
migliore amica e l’avrebbe ascoltata, sebbene il desiderio di
sapere tutto lo divorasse
giorno dopo giorno.
-
Andiamo in Sala Comune, almeno cominciamo il tema di Difesa.
- Ma è per la settimana prossima,
Hermione!
Le gli
sorrise ancora più raggiante cominciandolo a trascinare
verso la torre.
- Lo
so.
**
Gwendolyn
sfiorò con indecisione i titoli dei libri che spiccavano
sullo scaffale in
alto. Era sola. Draco era andato ad occuparsi delle sue
“faccende” e lei si era
recata in biblioteca per svolgere un tema di ben trenta centimetri
sull’ultima
rivolta dei Goblin. Storia della Magia era una delle materie che
l’avevano
sempre annoiata di più. Probabilmente, la sua era un
avversione rivolta
soprattutto verso gli insegnanti di quella materia. In Francia aveva
un’insegnante
ben qualificata, certo, ma fin troppo piena di sé per
provare a far amare la
materia ai suoi alunni. Lì, invece, c’era un
fantasma che parlava con un ritmo
così lento e noioso che sembrava avere un effetto soporifero
su tutti gli
studenti.
Non
proprio tutti, si
corresse, la Granger era
terribilmente irritante con la sua voglia di apprendere e la sua
aria da so-tutto-io.
Aveva
incominciato a chiamarla così non appena si era accorta che
quel che si diceva
in giro era vero; oltre ad essere insopportabilmente dotata, possedeva
una
mente assai arguta e brillante. Da quel che aveva capito, era
considerata la
migliore della sua età. Alla rossa, di certo, non fregava
nulla di Hermione
Jean Granger, né tantomeno della sua reputazione ma la
trovava estremamente
irritante. Picchiettò
leggermente su un tomo abbastanza grosso mentre il suo sguardo vagava
alla
ricerca di un libro che avrebbe potuto aiutarla. Dopo qualche altro
minuto di
minuziosa ricerca lo trovò; si trovava nello scaffale in
alto. Sbuffò, conscia
di essere troppo bassa per poterci arrivare ma non le
importò. Allungò un
braccio verso il libro, le punte dei piedi alzate al massimo.
C’era quasi. Solo
qualche altro millimetro e…preso!
Un momento. Non era
stata la sua mano ad
afferrare il tomo ma bensì una più grande e
affusolata. Si voltò all’improvviso
e per poco non finì addosso alla persona dietro di lei ma,
in qualche modo, riuscì
ad evitare la collisione.
- Sta
più attenta, idiota.- fece una voce palesemente seccata.
La
rossa squadrò con riluttanza il ragazzo che aveva tra le
mani il suo libro. Già
il ghigno e il fatto che stringesse quello che sarebbe dovuto essere il suo di libro l’avevano
alterata
parecchio.
-
Scusa, quel libro stavo per prenderlo io.
Theodore
la squadrò a sua volta con la noia che lo contraddistingueva
e subito ricollegò
quel volto al nome della nuova arrivata nonché amica del suo
migliore amico.
Inoltre, non ci gli ci volle molto per capire quali fossero le sue vere
intenzioni. O meglio, grazie alla soffiata inconsapevole di Blaise e
alla
discussione di Silente e Allyson che gli era stata gentilmente
raccontata in
tutti i suoi dettagli proprio da quest’ultima. Per
un
solo istante i suoi pensieri ricorsero all’amica, lontana da
quel castello a
rischiare la propria vita. Anzi, a rovinarla più di quanto
già non fosse. Non
si era accorto nemmeno dei suoi piedi che avevano preso la direzione
del tavolo
appartato a cui era seduto poco prima assieme a Blaise, dimentico della
strega
che gli aveva rivolto la parola.
- Ehi,
sto parlando con te.
Gwendolyn
odiava essere ignorata. Lei poteva permettersi di ignorare gli altri,
ovviamente, ma erano gli altri a doversi premurare di non farlo se non
volevano
saggiare la sua furia. Nott si fermò e a malapena gli
riservò uno sguardo.
- Oh.
Beh, il libro l’ho preso prima io.
- Si,
ma io lo stavo per prendere. - continuò imperterrita lei.
Theodore
sbuffò infastidito.
-
Senti, novellina, ho trenta centimetri da scrivere e il libro mi serve.
Quindi,
sparisci se non vuoi che ti capiti qualcosa di brutto, intesi?
- Ma
che paura, Nott. - esalò lei con sarcasmo, incrociando le
braccia al petto.
Il
mago assunse un’aria interrogativa voltandosi finalmente
verso quella ragazza
che, stranamente, stava cominciando a catturare il suo
“interesse”. Interesse
nel sapere come diavolo fosse a conoscenza del suo cognome.
- Non
essere così sorpreso. Guarda che sono la migliore amica di
Draco. - fece una
pausa mentre muoveva qualche passo verso di lui. - Ora, se non ti
dispiace,
voglio quel libro. Ho anche io trenta centimetri da scrivere
e…
- Lo
userai dopo, Wood, non scocciare. - sbottò Theo mentre la
noia lo pervadeva
nuovamente.
Si
osservarono con disprezzo e irritazione per dei minuti interminabili.
- Theo
hai trovato quel libro?
Blaise
era appena sbucato da dietro l’amico e con un ghigno prese il
libro dalle mani
dell’amico e se lo mise sottobraccio.
- Sono
secoli che aspetto. - poi, come se si fosse appena accorto della
ragazza guardò
prima uno e poi l’altra. - Interrompo qualcosa?
- Niente
per cui vale la pena sprecare fiato.
-
Bene, diamoci una mossa.
Gwendolyn
scoccò ad entrambi un’occhiata fulminea, seccata e
terribilmente incazzata.
- La
pagherai, Nott.
- Solo
per uno stupido libro? Andiamo, ci sono problemi ben peggiori.
Commentò
il diretto interessato usando un tono tra il sarcastico e il divertito
mentre
un ghigno cominciava a formarsi sulle sue labbra.
- Ti
sei fatto un nemico potente, Theodore Nott.
Mormorò
lei in tutta risposta passandogli accanto con una lentezza misurata.
- E
dovrei avere paura? - chiese lui alzando un sopracciglio.
- Non
sai quanta.
I due
Serpeverde osservarono la ragazza dirigersi fuori dalla biblioteca per
poi
scambiarsi uno sguardo perplesso.
- Se
lo dice lei.
- Ti
sei fatto la fidanzatina nuova, eh? - domandò Blaise con
fare divertito.
Theodore
scosse la testa dandogli uno spintone per poi scoppiare a ridere
sommessamente
ricevendo un’occhiataccia da Madama Pince la quale gli
intimò di starsene in
silenzio. I due ridacchiarono silenziosamente e presero posto al loro
tavolo,
ghignando.
-
Mettiamoci a fare la relazione, piuttosto. Mi sono già
rotto. - sussurrò piano
Theodore aprendo il libro e sfogliandolo con noia.
- Rotto?
Andiamo, sono sicuro che prima o poi tu e quella lì vi
sposerete. Sai,
c’era…com’è quella cosa?
Feelings. C’era feelings tra di voi. - commentò
Blaise
divertito con l’intenzione di ritardare ancora per un
po’ quei dannatissimi
compiti.
-
Nemmeno morto.
- Lo
sai che ho sempre ragione, Theo.
- Ah,
si?
-
Sempre. Ormai dovresti conoscermi…- fece una pausa per poi
abbassare ancora di
più il tono della voce - Io ho la Vista!
- Mh?
Dici sul serio? Prevedimi una cosa allora.
-
Spara.
-
Quando prenderai alla relazione di Storia della Magia?
Blaise
parve pensarci su e poi con un ghigno esclamò sottovoce:
- Ma
Eccellente senza ombra di dubbio.
- Io
dico che non riuscirai a prendere nemmeno Accettabile.
-
Scommettiamo? - sbottò lui con aria di sfida.
-
Cosa? - fece Nott d’un tratto tutto interessato. Erano soliti
fare quel tipo di scommesse in continuazione e lui si divertiva da
matti a dover sempre
riscuotere la sua vincita. Perché lui, solitamente, riusciva
sempre a vincerle
in qualche modo.
- Se
prendo Eccellente tu dovrai baciare la Reed.
Theodore
alzò un sopracciglio con fare perplesso.
- E
questa dovrebbe essere una condizione? Ti ricordo che io non sono Draco.
- Lo
so.
- E se
vinco io?
Zabini
allargò il suo sorrisetto e poi, tendendogli la mano,
esalò:
-
Andrò
dritto da Millicent Blustroid e la bacerò.
Il
moro ridacchiò e gli strinse subito la mano. In fondo sapeva
che non c’era
alcun pericolo. Non che considerasse Allyson una brutta ragazza, anzi.
Ma lei
era un campo minato, probabilmente riservata solo a Draco. Almeno
così gli era
sembrato a partire da quell’anno che si stava rivelando
così strano e carico di
sorprese. In ogni caso, lui avrebbe vinto la scommessa, si disse con un
ghigno,
e avrebbe visto Blaise baciare la Blustroid. Si può
desiderare di meglio?
L'Angolo di Hono:
Capitolo ventritré...Spero che vi piaccia e che non vi abbia
delusi u.u Le cose cominciano a complicarsi, soprattutto per Allyson
(ovviamente). Vi assicuro che in futuro ci saranno molti altri casini,
non la passa mica liscia questa qui :')
Ally: Sarei tentata di mandarti a quel paese ma siamo in pubblico.
Appunto *ride* beh, ritornando a noi: ringrazio come sempre tuuuutti
per il sostegno e per il fatto che mi sopportiate. Ringrazio chi
recensisce e chi insierisce la storia tra ricordate/preferite/seguite.
Vi voglio taaaaanto bene <3 E non smetterò mai di
dirvi che siete fantastci u.u Scusate l'angolo stiminzito, anche se
credo sia meglio, non vi annoio troppo :') Fatemi sapere cosa ne
pensate, mi farebbe davvero piacere C: Al prossimo capitolo! C:
Hono
|
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Capitolo 25 *** Capitolo Ventiquattro: Demons ***
Capitolo 24
Capitolo
ventiquattro: Demons
“Can't
wake up in
sweat,
'cause it
ain't
over yet,
Still
dancing
with your demons,
(Victim of
your
own creation)!
Beyond the
will
to fight,
Where all
that's
wrong is right,
Where hate
don't
need a reason,
(Loathing
self-assassination)!
(Avenged
Sevenfold – Nightmare)”
Rosso, era
l’unico colore che
riusciva a distinguere nelle tenebre che la circondavano. Si sentiva
strana, il
respiro affannato, le mani e le ginocchia immerse in qualcosa di ancora
caldo.
Portò le mani al viso, spaventata. Sobbalzò e per
poco non lanciò un urlo
constatando di sguazzare in un pozza di sangue vermiglio.
Sentiva un odore terribile -
odore di morte - invaderle le narici, la mente, la bocca. Ebbe la
brutta
sensazione di voler rigurgitare tutto ciò che aveva dentro,
compresa l’anima.
L’oscurità la opprimeva e le ombre che vi si
aggiravano la terrorizzavano.
Avrebbe voluto urlare ma rimase paralizzata quando rivide dinanzi a
sé il corpo
sfigurato di un uomo. Un uomo che lei conosceva, forse, fin troppo.
L’uomo
che aveva ucciso,
l’innocente babbano che aveva torturato per cercare delle
stupidissime
informazioni. Allyson sentì lo stomaco ardere, dilaniandosi,
come se si stesse
corrodendo dall'interno. Strinse con forza la sua maglia, madida di
sudore,
avvertendo qualcosa risalire lungo l’esofago. Cercò
di issarsi ma ricadde
rovinosamente in ginocchio, sentendo il bisogno di vomitare per far
cessare
quel dolore che aumentava secondo dopo secondo. Ma quando
aprì la bocca la
sensazione fu ben peggiore. Rigurgitó ragni. Piccoli,
orrendi, pelosi ragni
dagli occhi iniettati di sangue. Allyson urlò, graffiandosi,
come a voler
eliminare il suo corpo e quel che conteneva, come a voler annullare
sé stessa. Avvertì
il dolore penetrarle le ossa, spingere e pulsare da sotto la pelle,
squarciandola senza pietà. Ma dalle ferite, ad uscire,
furono solo altri ragni.
Prima che
potesse anche solo
avere il tempo di emettere l’ennesimo grido, lo scenario
cambiò improvvisamente
e lei si ritrovò davanti ad una sé stessa che
selvaggiamente s’impegnava a
torturare John Morgan, l'auror che aveva ucciso non molto tempo prima,
l’espressione di folle eccitazione incollata sul suo viso. Degli
schizzi di sangue le
ricoprirono il viso e lei accentuò il ghigno compiaciuto e
si leccò golosamente
le labbra, come se avesse davanti il più prelibato dei cibi.
Altri conati la
raggiunsero quando il demone che aveva dentro cavò gli occhi
a quell’uomo, il
piacere e l’eccitazione che si mescolavano in un impetuoso
vento. E l’aria
ridivenne acre e densa di morte. La sé stessa rise di gusto
e le si avvicinò,
incatenando i loro sguardi. Allungò un braccio e
ficcò la mano dentro di lei
all’altezza del suo petto mozzandole il fiato e poi con un
saidico sorriso le
strappò via il cuore facendola gemere di dolore. Lo
stritolò fino a
polverizzarlo ed Allyson si sentì vuota, incapace di
riuscire a muoversi. Il suo demone interiore le
sorrise con pacatezza mentre provvedeva a
strappargli anche l’anima.
- NO! -
gridò lei invano.
Ma il
demone rise e poi vide
chiaramente la sua anima lasciare il suo corpo e finire dentro lo
stomaco della
sua gemella. Urlò così tanto, con tutto il fiato
che le rimaneva, fino a
danneggiare le corde vocali. E mentre tutto quello che aveva intorno
cominciava
a vorticarle rapidamente, il sapore ferruginoso del sangue le invase la
bocca.
- Allyson,
stai bene?
Harry. Lei
non ebbe nemmeno la
forza di sussurrare il suo nome. Cercò di allungare la mano
verso di lui, allo
stremo delle forze. Riuscì quasi a sfiorarla ma il suo
demone arrivò prima e un guizzo di luce verde
colpì Harry. Ed Allyson non poté fare nulla se
non guardare il
corpo esanime e privo di vita del suo migliore amico
cadere lentamente dinanzi a lei. Pianse tutte le lacrime che
non credeva più di possedere e strinse convulsamente il
corpo
dell’amico e, non sapendo in che modo, riuscì
nuovamente a gridare. E la sua voce si fuse
con le
risa spietate di Lord Voldemort che affiancava la sua gemella guardando
compiaciuto lo spettacolo che aveva dinanzi. Il Signore Oscuro la
guardò
ghignando e poi la sua gemella cominciò a baciarlo. I conati
non tardarono ad
arrivare. Cercò di alzarsi ma la maledizione cruciatus la
fece cadere a terra
e lei strinse la mano fredda di Harry, urlò incapace di
capire come diavolo
potesse provare ancora tutto quel dolore se non aveva più
un’anima e un cuore.
- Allyson!
- una voce familiare
raggiunse le sue orecchie. Era preoccupata, ma Allyson non voleva che
si preoccupasse per
lei.
La voce
continuò a ripetere il
suo nome mentre all’improvviso si ritrovò in
caduta libera, di nuovo sola,
immersa nell’oscurità mentre tutto quello che
desiderava era la morte.
-
Svegliati!
Aprire
gli occhi fu un qualcosa di devastante. Era sudata, aveva il respiro
affannato
e poteva sentire chiaramente sia il sapore ferrugineo del sangue sulla
lingua, sia l’odore
nauseante di morte e decomposizione. Non fece nemmeno in tempo a capire
chi
l’avesse salvata da quell’incubo che un conato le
spezzò il fiato. Spostò
le coperte con un gesto secco e corse in bagno inginocchiandosi, poi,
davanti
al water e ficcandoci dentro la faccia. Cominciò a vomitare
di tutto,
soprattutto roba acida e dall’odore disgustoso.
Tossì e sputacchiò parecchio,
credendo di riuscire ad alzarsi ma inevitabilmente riprese a vomitare
più di
prima.
-
Allyson, ci sono io. Sta tranquilla. - mormorò Ginny
spaventata, una mano a
sostenere la fronte di Allyson, un’altra che le spostava
ripetutamente i
capelli dal viso.
Quei
minuti in cui la Reed rimase con la testa immersa nel water, un
trambusto non
indifferente si udì dall’esterno, segno che le
urla strazianti che lei aveva
cacciato erano riuscite a svegliare mezzo dormitorio.
Lavanda
e Calì se ne stavano sull’uscio del bagno,
guardando la scena con
preoccupazione, le tracce di sonno ancora presenti sui loro volti.
Qualcuno
bussò freneticamente alla porta e dopo qualche istante venne
aperta da
un’Hermione terrorizzata in pigiama. Spinse via le due
Grifondoro e si
inginocchiò all’altro lato dell’amica,
posandole una mano sulla schiena.
- Che
cosa è successo?
-
Harry. - mormorò Allyson, le lacrime che scendevano dai suoi
occhi brucianti a
causa della puzza.
-
Incubi, suppongo. - spiegò Ginny, sconvolta.
Ally
aveva appena cercato di alzarsi e prontamente le due amiche la tirarono
su. La
mora si poggiò stancamente al lavandino e poi
afferrò il suo spazzolino con
l’intenzione di lavare via quel sapore disgustoso. Raggiunto
il suo obbiettivo
e bianca come un cadavere continuava a balbettare sconnessamente il
nome di
Harry, del fatto che avesse bisogno di lui. Si
staccò dalle due amiche e cominciò a correre come
una forsennata. L’avrebbero
presa per pazza, ma a lei non importava. Aveva un dolore che le
attanagliava il
petto e non si sarebbe data pace se non si fosse accertata che Harry
fosse vivo
e vegeto. L’incubo lo ricordava ancora vivido e non riusciva
a togliersi
davanti agli occhi l’immagine del suo migliore amico morto,
marmoreo e senza
alcun segno di vita. Aveva
il fottuto bisogno di dirgli tutto. Non ce la faceva più a
mentire, né a lui e
né a Ron. Ora, proprio in quel momento, decise che avrebbe
rivelato ogni cosa.
Al diavolo le conseguenze. Naturalmente, prima di tutto si sarebbe
assicurata
delle condizioni di Harry. Se quell’incubo era stato
così vivido e doloroso per
lei non aveva nessun dubbio sul fatto che l’amico
l’avesse sognato anche lui.
-
Ally, fermati! Dove stai andando?
Hermione
le si parò davanti, posandole le mani sulle spalle.
-
Harry. I-io devo vederlo. L-lui potrebbe star peggio di me, potrebbe
essere
morto. D-devo vederlo.
Si
erano fermate nel corridoio del loro dormitorio, le porte di varie
camere
aperte, molte studentesse assonnate che cercavano di capire chi fosse
l’autrice
di quelle orribili grida. Ginny non risparmiò una buona dose
di occhiatacce a
chiunque le capitasse a tiro prima di ritornare con
l’attenzione focalizzata
sull’amica.
-
Ally, dobbiamo portarti in infermeria. - provò la rossa con
decisione.
La
mora si liberò dalla presa della riccia mormorando
ripetutamente il nome di
Harry, le lacrime apparentemente insensate che le percorrevano il viso,
la gola
riarsa e lo stomaco in subbuglio. Seguita dalle due amiche,
puntò dritto verso
l’entrata del dormitorio maschile.
Allungò
una mano verso la maniglia ma prima che riuscisse ad afferrarla la
porta si
aprì, mostrando un’Harry dall’aria
stanca e stravolta, gli occhiali leggermente
obliqui, del sudore ad imperlargli la fronte, il respiro affannoso e lo
sguardo
spaventato. Dietro di lui, Ron aveva un espressione sconcertata,
Neville a metà
tra l’assonnato e l’impaurito.
-
Harry…- mormorò Allyson incapace di fermare le
lacrime.
Fu
Harry a stringerla per primo dopo qualche istante. Lei
cominciò a piangere
convulsamente, affondando il viso nel suo petto. Lui la stringeva
semplicemente, tentando di regolarizzare il respiro.
- Shh,
sono qui, tranquilla.- sussurrò cercando di tranquillizzarla.
-
I-io…Harry, sono una bugiarda. Harry, i-io…avevi
ragione, i-io…s-sto…- cercò di
dirgli lei, incapace di calmarsi.
- Oh
cielo! Che cosa è successo?
La
professoressa Mcgranitt interruppe qualsiasi confessione Ally stesse
per fare
ad Harry. Gwendolyn se ne stava in disparte con le braccia conserte,
arrivata
in tempo per fermare il disastro che avrebbe potuto scatenare la Reed.
-
Incubi, professoressa. - cominciò a spiegare pratica
Hermione, gli occhi lucidi
e la preoccupazione ben visibile. - Allyson ha avuto un brutto incubo e
si è
sentita male. Credo sia meglio accompagnarla in infermeria,
professoressa.
- Sono
d’accordo con lei, Mrs. Granger.
La
direttrice di Grifondoro posò delicatamente una mano sulla
spalla di Allyson
che piangeva silenziosamente tra le braccia del migliore amico.
- Non
le dispiace se vengo anche io, professoressa?
Fece
Harry aumentando la presa sulla vita di Ally con fare protettivo. La
Mcgranitt
annuì e dopo aver ordinato a tutti di tornarsene a letto
cominciò a scendere la
rampa di scale che portava in Sala Comune per accompagnare Potter e la
Reed in
infermeria.
- Ehi,
che avete da guardare voi? Tornatevene a letto, ora. -
ordinò perentorio Ron
agli studenti che, incuriositi dal trambusto, erano scesi a vedere cosa
fosse
accaduto. Gli stessi che, dopo l’ordine del prefetto, fecero
subito ritorno nelle
proprie stanze, chi parlottando, chi sbadigliando.
-
Ro-Ron, io resto con te. - affermò Lavanda, spuntata da
chissà dove,
attaccandosi al braccio del rosso.
-
Vattene, Lavanda. Adesso. - borbottò luì
scrollandosela di dosso e cominciando
a ridiscendere i gradini con l’intenzione di raggiungere la
Sala Comune.
Lavanda, offesa, se ne tornò a letto. Hermione, Ginny e
Neville preferirono
seguire Ron, ormai privi di qualsiasi voglia di dormire.
Il
rosso sprofondò in una poltrona, Neville si
posizionò accanto all’ultima dei
Weasley e la riccia scivolò lentamente a terra. Il silenzio
regnò sovrano per
quelle che sembrarono ore, poi Neville si fece coraggio e chiese:
- Cosa
è successo di preciso? Harry, prima che si svegliasse,
sembrava essere sotto
l’effetto….della maledizione….cruciatus.
Hermione
sospirò prima di rivolgergli uno sguardo stanco. Lui non
poté non notare i suoi
occhi lucidi e quasi si pentì della domanda.
- Ally
ed Harry spesso hanno degli incubi molto simili nello stesso momento.
Sembra
che questo sia stato uno dei peggiori. Allyson si è sentita
davvero male e…- si
sforzò di spiegare, restando sul vago, senza entrare nei
particolari.
- Ho
capito, va bene così.- mormorò Neville
comprensivo. Non voleva forzare la
strega a raccontargli l’accaduto.
- Solo
che non capisco perché questi dannati incubi riescono a
ridurre Allyson in questo
stato. Miseriaccia, sono solo degli incubi!
Sbottò
Ron ad un certo punto, frustrato, mostrando - come rare volte accadeva
– la sua
preoccupazione e i suoi quesiti senza starci a pensare troppo.
-
Piacerebbe saperlo anche a me.
Fu
come se le parole della Granger avessero innescato un qualche ricordo
in Ron.
Lui la guardò rabbuiandosi, cercando di trasmetterle la
rabbia che covava
dentro.
- Non
fingere, Hermione. Tu lo sai. Ti ho sentita parlare con Harry,
supplicarlo di
mettere una pietra sopra ai sospetti su Ally e Malfoy. - proruppe con
foga,
alzandosi.
Hermione
spalancò gli occhi, sorpresa, frustrata e intimorita da
ciò che sarebbe potuto
accadere di lì a poco. Ginny scuoteva la testa
impercettibilmente, il fiato
sospeso e lo sguardo fisso sull’amica. Neville, che non aveva
capito quasi
nulla di quella faccenda, si limitava a far scorrere lo sguardo tra il
rosso e
la strega, confuso e perplesso.
- Io
non so di cosa stai…- cominciò con poca
convinzione lei, evitando volutamente
il suo sguardo.
- Non
ci provare! Io non sono Harry. Io non riesco a ignorare la cosa, anche
se per
poco. Io ed Harry abbiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo,
Hermione.
Non credi di averci nascosto questa cosa, qualsiasi cosa sia, da fin
troppo
tempo?
- Ron
puoi dire quello che vuoi ma io terrò la bocca chiusa.
C’è un motivo se voi non
sapete nulla e di certo non sono io a dovervi spiegare tutto. Se solo
fossi un
tantino più intelligente, poi, capiresti che questo
è il momento meno adatto
per parlare di queste cose che non centrano nulla con ciò
che è appena successo!
Hermione
trattenne a stento un singhiozzo, coprendosi la bocca con una mano e
lasciando
che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo. Ron non
riuscì a controbattere.
Sospirò bruscamente, girando la faccia altrove.
- Si,
hai ragione. Scusa. Ma non finisce qui. - bofonchiò mentre
cercava di darsi una
calmata. Non voleva che la sua
Hermione…cioè, che la sua migliore
amica
Hermione piangesse, anche se in quel periodo il loro rapporto non era
dei
migliori.
Non
era stata propriamente una cosa giusta origliare la conversazione tra i
suoi
migliori amici, ma Ron voleva sapere. Voleva rispondere alle domande
che
assillavano i suoi pensieri e quelli di Harry, ai dubbi che sembravano
non
volerli proprio lasciare. Per questo aveva sputato con rabbia quelle
parole,
per questo aveva accusato Hermione di mentire. Ma, proprio come Harry,
per il
momento avrebbe atteso. Pensare
ad Allyson era un qualcosa di più urgente ma non sarebbe
finita lì. Non appena
lui e Potter avrebbero ritenuto di aver atteso abbastanza, non avrebbe
avuto
nessuna esitazione nel costringere sia Hermione e sia la Reed a
raccontargli
ogni dannatissima cosa.
- Me
ne vado. - sussurrò la Granger alzandosi e avviandosi verso
il dormitorio.
Subito
dopo Ron la seguì con l’intenzione di raggiungere
anch’egli la propria camera.
Rimasero così solo Ginny e Neville in Sala Comune. Si
scambiarono uno sguardo
senza alcuna particolare sfumatura.
-
Neville ti prego di non far parola con nessuno di ciò che
hai ascoltato.
- Sta
tranquilla, Ginny. Non direi mai nulla.- la rassicurò il
mago con un timido
sorriso. - Ora
credo…sia meglio andare a
dormire…
-
Proprio non ce la faccio. Preferisco restare sveglia. -
spiegò con sguardo
triste la rossa non avendo la minima voglia di andarsene a dormire. Non
con
Allyson ed Harry in quello stato.
- Se
vuoi ti faccio compagnia, neanche io ho molto sonno.
-
Grazie, Neville. - mormorò con sincera gratitudine Ginny.
Non ce la faceva
proprio a restare da sola, circondata da un silenzio troppo opprimente
per i
suoi gusti.
Lui si
limitò ad un sorriso. Era preoccupato anche lui per i due
amici e sapeva che
non sarebbe riuscito ad addormentarsi. Così,
sorprendentemente, riuscirono a
chiacchierare di argomenti futili. Riuscirono a distrarsi dalle
preoccupazioni
e per quella notte restarono a parlare nella Sala Comune, le braci del
camino a
donargli calore e solo il rumore di un’improvvisa pioggia che
si mescolava ai
loro sussurri a spezzare il silenzio che, solitamente, la notte portava
con sé.
**
- Stai
scherzando?
Gwendolyn
scosse il capo con fare annoiato stringendo la copia del libro di
Trasfigurazione al petto. Lanciò un’occhiata di
sottecchi all’amico accanto a
lei e non si curò di trattenere la sua risatina divertita.
- Che
diavolo hai da ridere? - sbottò Draco seccato.
- E
poi dici che a te non importa della Reed.
- Non
m’ importa un cazzo della Reed, infatti. - ribatté
prontamente il biondo.
-
Allora perché ti sei preoccupato così tanto dopo
che ti ho raccontato ciò che
le è successo? - disse senza abbandonare il suo sorrisetto.
-
Cosa? Preoccupato? Io? Ti ricordo che stai parlando con Draco Malfoy.
-
Appunto.
-
‘Fanculo, Wood.
La
Wood rise di gusto, portandosi una mano al petto e scuotendo la testa
con fare
divertito. Aveva dimenticato la sensazione di benessere che sentiva
parlando
con il suo migliore amico.
- Ehi,
Draco. Wood.
Theodore
li aveva appena raggiunti trattenendo a stento un grosso sbadiglio.
-
‘Giorno, Theo. Che succede?
Gwendolyn
si limitò ad un cenno in segno di saluto. Non le stava
affatto simpatico quel
tizio lì.
-
Avete visto Allyson? - chiese apparentemente annoiato mentre si passava
una
mano tra i capelli scuri.
-
E’
in infermeria. - spiegò la Wood con freddezza. - stanotte ha
combinato un bel
casino alla torre.
Theodore
alzò un sopracciglio, nascondendo la preoccupazione che
l’aveva pervaso subito
dopo aver udito quella frase. Salutò frettolosamente
l’amico e subito si
allontanò dai due con l’intenzione di raggiungere
l’infermeria per accertarsi
delle condizioni dell’amica. Non
che fosse così agitato, ovviamente. Voleva solo essere
sicuro che non fosse in
fin di vita. In quel caso, avrebbe voluto chiedergli di citarlo nel
testamento,
giusto per ottenere quell’ottimo Firewhiskey che di solito
teneva ben custodito
nel suo baule. O
meglio, questo era ciò che si era detto per giustificare le
sue sensazioni. Draco
aveva guardato il suo amico allontanarsi con un espressione stranita.
Non era
proprio da Theo una reazione del genere. Almeno, non del Theodore Nott
che
conosceva fin dal primo anno ad Hogwarts.
Allyson
Reed era davvero riuscita a diventare qualcuno di così
importante per Theodore,
da arrivare a farlo preoccupare così tanto? Stentava
seriamente a crederci.
- La
Reed è un genio. - disse Blaise, appena spuntato dal nulla,
lo sguardo sorpreso
e un ghigno divertito sul viso.
-
Cosa?
Draco
e la Wood gli riservarono uno sguardo perplesso.
-
E’
riuscita a far preoccupare Theodore.
- E
con questo? - fece Gwendolyn notando il sorrisetto che i due Serpeverde
avevano
sulle labbra.
-
Stiamo parlando di Theodore Nott, Gwen. - spiegò Malfoy,
anticipando l’amico.
- E
non solo lui. E’ riuscita a far innamorare persino Draco
Malfoy! Non so come
diavolo ci sia riuscita. E’ un genio. - esordì
Zabini, un ghigno divertito e le
parole scelte appositamente per punzecchiare Draco.
Malfoy
si limitò ad alzare gli occhi al cielo, improvvisamente
irritato, mentre la Wood
si ritrovò a ridacchiare. Trovava Nott e Zabini
terribilmente insopportabili,
soprattutto il primo, ma doveva
ammettere che Blaise -
in quanto a frecciatine - era piuttosto divertente.
-
Già.
Un genio, davvero. - mormorò sarcastica mentre si avviava
verso l’aula di
Trasfigurazione con Draco e Blaise che si scambiavano frecciatine chi
divertito, chi seccato.
Angolo di Hono:
Scusatemi, lo so. Sono due settimane che non pubblico. Vorrete
uccidermi (beh, spero che lo vogliate, almeno significa che vi importa
della mia fic u.u), lo so. Sono imperdonabile. (So I dub the
unforgiveeeeen! :3) Seh, vabbè, sto proprio sclerando
stasera. Scusatemi, di nuovo. >_> Beh, comunque, sono
abbastanza di fretta quindi mi muovo! RIngrazio, come al solito, tutti
coloro che mi sostengono seguendo la mia long, inserendola tra
preferite, ricordate e seguite e, naturalmente, anche per chi
recensisce. Spero davvero che il capitolo vi piaccia e che non abbia
deluso le vostre aspettative! Mi affido a voi, come sempre. Scusate
ancora per l'enorme ritardo! Vi voglio bene e grazie ancora per il
sostegno <3
Alla prossima settimana! C:
Hono
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Capitolo 26 *** Capitolo Venticinque: Infection ***
Capitolo 25
Capitolo
Venticinque: Infection
“Kiss me,
infect me with your loving
fill me with your poison
(Katy Perry - E.T. )”
Theodore
sospirò osservando, dalla finestra, la pioggia che cadeva
indisturbata dal
cielo grigio e nuvoloso. Si era recato in infermeria quella mattina e
aveva
trovato l’amica e Potter dormire apparentemente tranquilli.
Per cui, aveva
preferito ritornare nel pomeriggio, aspettandosi di trovare Allyson
sveglia. E
così era stato.
- Dì la verità, ti ho fatto
quasi venire un infarto.
- Ovviamente, Reed. Di certo,
non ti avrei mai lasciato morire senza prima averti costretto a citarmi
nel tuo
testamento.
Aveva
detto con fare scherzoso, sfiorandole la guancia con studiata
noncuranza. Le
aveva riservato uno sguardo d’intesa - “Poi, mi
spieghi cosa diamine ti è
preso” - e poi, dopo aver salutato lei e Potter con un
“Cercate di sopravvivere”,
se ne era ritornato in Sala Comune, da Blaise.
In
realtà non si era preoccupato molto per lei. Era stata solo
l’ansia di
rivederla bianca e fredda come era già capitato non molto
tempo prima. Ormai,
ce l’aveva fatta ad ammettere che Allyson, contro ogni
probabilità, era
riuscita ad entrare nel suo cuore, in un certo senso. Certo, non
potevano
essere diventati i migliori amici di sempre, così, tutto
d’un tratto ma le cose
che solevano dirsi e confidarsi avevano, in qualche modo, lasciato che
il loro
rapporto divenisse sempre più forte. Nonostante il poco
tempo e le circostanze
in cui era nato.
Si
concesse uno sbadiglio e poi si stiracchiò raggiungendo uno
dei divani e
sprofondando accanto a Zabini. Quest’ultimo fissava assorto
il fuoco
crepitante del camino.
-
Ti
stai preparando al bacio della Blustroid, Blaise? - gli
sussurrò Nott
sogghignando.
-
Assolutamente no... - negò con un ghigno Blaise. - E poi Ruf
ci consegnerà la
pergamena solo domani, Theodore. E sono sicuro che sarai tu a doverti
preparare
per il bacio con la Reed.
-
Io
non ho nessun problema a baciare Allyson. - replicò
tranquillamente Theodore.
-
Oh,
lo so. Ma non credo che a Draco o a Potter farà molto
piacere, non credi? -
commentò il bruno, un sorrisetto beffardo nel guardare
l’amico.
-
E’
inutile farsi certe congetture mentali, amico. Tanto sarai tu a dover
baciare
Millicent Blustroid, non io. - ripeté nuovamente Nott in un
sussurro, lo
sguardo sicuro e il ghigno ben piantato sulle labbra.
-
Contaci!
Entrambi
si concessero una risata divertita, circondati dal tepore del camino e
dal
chiacchiericcio sibilante dei pochi studenti presenti. Proprio in quel
momento,
Draco fece la sua entrata nella Sala Comune. Il viso pallido e scarno,
quasi
incavato, le occhiaie profonde e la magrezza eccessiva.
Accennò a malapena un
saluto ai due amici e virò dritto per la sua stanza. Sia
Theodore che Blaise si
scambiarono uno sguardo. Si erano accorti del cambiamento del loro
amico, come
chiunque lo conoscesse anche solo un po’. Ed erano
preoccupati. Non l’avevano
mai visto in quel modo.
-
Secondo te che ha? - domandò sottovoce Blaise.
-
Oltre alla missione che Tu-Sai-Chi gli ha assegnato, intendi? -
ribatté
sarcastico Theodore beccandosi un'occhiataccia.
-
Sì,
ovviamente. Non sai qual è, vero?
Theo
scosse la testa, accennando appena ad un sospiro.
-
A
quanto pare non lo sa nessuno.
Zabini
si lanciò un’occhiata intorno, ben attento a
chiunque avesse potuto origliare
quella conversazione.
-
Tu
dici?
Il
moro gli riservò uno sguardo sospettoso.
-
Che
cosa intendi?
Blaise
gli si avvicinò ancora di più, la
serietà che spiccava nei suoi occhi.
-
Gwendolyn Wood ne sa qualcosa. Ci scommetto la pelle.
-
Attento a cosa scommetti, Blaise. - proruppe divertito Theodore.
Il
bruno si limitò a lanciargli un’occhiata alquanto
eloquente.
-
Non
sto scherzando, Theodore. E, secondo me, è coinvolta in
questa situazione
almeno quanto Draco.
Theo
mise su un espressione annoiata. Non doveva alimentare certi sospetti.
Non
gliene sarebbe potuto fregar di meno della Wood ma c’era
qualcun altro che si
stava impegnando con tutto ciò che le rimaneva per coprire
il culo di Malfoy.
E, di certo, non le avrebbe peggiorato le cose più di quanto
non lo stessero già
facendo da sole.
-
Non
sparare cazzate.
-
Theodore, andiamo. Non ti sembra strano che proprio a metà
dell’anno arrivi una
nuova studentessa di dubbie origini da Bauxbatons? Una studentessa che,
guarda
caso, è proprio una vecchia amica di Draco e che,
probabilmente, ha avuto modo
di conoscerlo in circostanze diverse e sai a cosa mi riferisco. -
snocciolò
tranquillamente Zabini, la voce poco più che un mormorio
sommesso.
Nott
si finse pensieroso, per esordire:
-
Ti
dirò, Blaise, che non mi interessano affatto le
“cose” in cui è immischiata
Gwendolyn Wood. Le cose a cui do conto sono poche e se proprio lo vuoi
sapere,
non mi interesso nemmeno più di tanto a Draco. - fece una
pausa trattenendo un
sospiro, sapendo perfettamente di mentire. - Nel senso che se lui non
ha voluto
spiegarci tutta la merda in cui è coinvolto, ci saranno dei
motivi. Quindi,
considerando che noi siamo i suoi migliori amici, finché non
sarà lui a
spiegarceli noi dobbiamo starne alla larga.
-
Hai
ragione, certo. Ma siamo i suoi migliori amici e non credi che dovremmo
aiutarlo? - protestò Blaise con calma.
-
Se lui
non vuole il nostro aiuto non possiamo imporglielo. Beh,
almeno…- replicò pazientemente
il moro per poi venire interrotto dall’amico.
-
Almeno
finché la situazione non diventa insostenibile. - concluse
Blaise, serio come
poche volte lo era stato.
-
Quale
situazione?
Entrambi
i Serpeverde sobbalzarono leggermente, voltando la testa e riconoscendo
il
proprietario di quella voce. Draco era sprofondato accanto a Theo, i
capelli
chiarissimi ancora bagnati, la camicia sbottonata per i primi bottoni,
l’aria
stanca e un colorito appena migliore rispetto ad una mezz’ora
prima.
-
La
nostra. Cioè della scommessa che abbiamo fatto. -
spiegò prontamente Blaise,
sistemandosi meglio sulla poltrona.
-
Scommessa? - chiese Malfoy con noncuranza.
-
Io
dico che Blaise non riuscirà a prendere nemmeno Accettabile
alla relazione di
Storia della Magia. Lui, invece, crede di riuscire ad ottenere
Eccellente.
-
Blaise Zabini? Eccellente? - cominciò divertito il biondino
guardando il bruno
con perplessità. - Theodore ha la vittoria in tasca.
-
Non
credo proprio. - obbiettò Zabini ostinatamente.
-
Sai
almeno su quale argomento era? - domandò con un ghigno
Theodore.
-
Naturalmente:
sulla rivolta dei Goblin del 1612.
Draco
e Theo si lanciarono uno sguardo prima di accentuare il proprio ghigno.
-
Era sul trattato del 1692, amico.
Blaise
sbiancò, spalancò gli occhi e cominciò
a farfugliare qualcosa di sconnesso.
-
Non
direte sul serio.
-
Mi
spiace, amico. Mi sa che dovrai baciare Millicent. - esclamò
Nott tutto
ghignante per poi scoppiare a ridere.
-
Non
è possibile! - Zabini si prese la testa fra le mani.
Malfoy
si concesse una risata più contenuta, scuotendo la testa
divertito.
-
Andiamo, non è andata poi così male.
-
Theo
ha ragione. Insomma, poteva essere lui a doverlo fare, no?
Nott
rise poco convinto, mugugnando qualcosa di incomprensibile e preferendo
evitare
l’argomento.
-
No,
Draco. Lui avrebbe dovuto baciare la…- iniziò
Blaise, riprendendosi all’istante
e stampandosi un ghigno che non prometteva niente di buono.
-
La
Parkinson. - lo anticipò Theodore lanciandogli
un’occhiataccia.
-
Beh,
sempre meglio della Blustroid.
Fu
il
commento divertito di Malfoy. Theodore sospirò, sollevato,
mentre la voglia di
schiantare Blaise Zabini pareva attenuarsi.
**
Pioveva
ancora quella notte. La pioggia si abbatteva violenta sulle mura del
castello e
i lampi squarciavano il cielo donando unici flash di luce, illuminando
per
qualche istante il buio che era calato su tutta Hogwarts. Il cupo
rumore che
produceva quella tempesta echeggiava all’interno della scuola
con forti e
spaventosi boati, impedendo il sonno a molti degli studenti che
cercavano di
addormentarsi accucciati nei propri letti.
“Devo essere impazzita sul
serio.”
Allyson
doveva essere davvero impazzita. Più di quanto
già non fosse. E non solo per la
follia che sentiva sempre più pressante, quella stessa
pazzia che la stava
lentamente divorando. In quel caso, quei pensieri erano stati scaturiti
da
tutt’altro. E quell’azione non fece altro che
alimentare quella follia, perché
nessuna persona sana di mente se ne starebbe accucciata su una delle
panchine esterne
sotto la pioggia battente.
Il
motivo? Cercava un posto per restare sola, per scappare
dall’infermeria.
L’aveva sempre odiata. Non le piaceva affatto.
Quell’odore di Pozione
disinfettante di cui era impregnante le faceva venire la nausea. E
trovare un
buon posto le era risultato difficile. Così si era fiondata
fuori senza nemmeno
pensarci, incurante della pioggia, incurante di tutto. Sapeva benissimo
che si
sarebbe beccata un accidente ma non le importava granché in
quel momento. Era
stanca e avrebbe tanto voluto mollare tutto. Sperava che qualcuno la
raggiungesse, che le dicesse che sarebbe andato tutto per il verso
giusto. Ma
pretendere ciò sarebbe stato troppo per la persona che stava
lentamente e
inesorabilmente diventando.
Prese
a canticchiare distrattamente “The
Unforgiven” dei ‘Metallica’ -
una band babbana - fissando intensamente
davanti a sé con espressione assorta, quasi assente. La
pioggia aumentò e solo
un tuono più rumoroso degli altri riuscì a
destarla. Imprecò e alzandosi
cominciò a correre verso l’interno del castello.
Rischiò di scivolare parecchie
volte ma riuscì ad arrivare tutta intera sino al secondo
piano, completamente
fradicia e grondante d’acqua, senza farsi beccare da nessuno.
Si
tastò la tasca del mantello in cerca della sua bacchetta ma
vi trovò solo
stoffa bagnata.
“Fantastico. Se Madama Chips mi
vedrà arrivare in questo stato mi
ucciderà.”
Sospirò
bruscamente, poggiandosi al muro e abbassando le palpebre per qualche
istante.
Rifletté sul da farsi e decise che sarebbe andata a
recuperare la bacchetta
alla Torre di Grifondoro, si sarebbe cambiata e poi sarebbe ritornata
in
infermeria per mettersi a dormire. Beh, tralasciando la ramanzina che
l’infermiera avrebbe potuto fargli, considerato che
conoscesse benissimo le sue
abituali “fughe” quando si trovava costretta in uno
dei quei lettini che tanto
odiava. Non perse altro tempo e, incurante della scia di gocce che si
lasciava
dietro, s’incamminò rapidamente sperando di non
trovare alcun tipo di problema
sulla sua strada. Ma, ovviamente,
sarebbe stato troppo semplice così, si disse.
Mrs
Purr era proprio davanti a lei, perforandola con quei suoi occhi scuri
e, da un
certo punto di vista, inquietanti. Odiava quella gattaccia. Fece un
grosso
sospiro e mosse qualche passo lentamente, passando davanti alla gatta
che la
fissava immobile. Si voltò di scatto e udendo il richiamo
del vecchio custode
in lontananza cominciò a darsela a gambe. Quando giunse al
terzo piano si fermò
qualche istante, il respiro corto e le gocce d’acqua che le
scorrevano
velocemente sulla pelle e sui vestiti per poi finire sul pavimento.
Deglutì
parecchie volte e poi si fiondò nel bagno di Mirtilla
Malcontenta, chiudendosi
la porta alle spalle con una certa delicatezza, cercando di fare il
minimo
rumore.
Poggiò
la schiena sulla porta e chiuse gli occhi in cerca di ossigeno. Si
scostò i
capelli bagnati che le si erano appiccicati sul viso mentre tentava di
regolarizzare il respiro. Quando ci riuscì
cominciò a tossicchiare, poi
starnutì un paio di volte.
-
Potresti fare meno rumore, mezzosangue? - sbottò in un
sussurro la voce
irritata di Malfoy.
Allyson
aprì di scatto gli occhi e vide che il Serpeverde se ne
stava seduto non molto
lontano dall’ingresso, l’espressione stanca, le
occhiaie ben evidenti e la metà
di una sigaretta tra le dita.
-
Ah,
sei tu. - fece lei tirando un sospiro di sollievo.
Draco
scosse leggermente la testa facendo Evanescere la sigaretta. Si
alzò,
passandosi le mani sui pantaloni con fare elegante e poi si
concentrò sulla
Reed.
-
Com’è stato il bagno, Reed?
-
Non
male, direi. - disse Ally in risposta, riservandogli
un’occhiata sarcastica.
Poi abbassò lo sguardo e starnutì nuovamente. -
Non è che potresti prestarmi la
tua bacchetta?
Draco
la fissò per una manciata di secondi senza fiatare e, dopo
un suo colpo di
bacchetta e un incantesimo mormorato, Allyson si ritrovò
completamente asciutta.
Lo ringraziò e lui si limitò ad una scrollata di
spalle.
-
Come
mai sei qui?
-
E i
fatti tuoi, Reed?
-
Sai
che cominci ad essere parecchio ripetitivo?
-
Sai
che cominci ad essere parecchio irritante?
Si
guardarono per qualche istante e poi distolsero contemporaneamente lo
sguardo.
Allyson borbottò qualcosa e andò a sedersi vicino
al muro, poggiandovisi
contro. Tra di loro si andò a creare un silenzio fin troppo
imbarazzante per i
gusti di entrambi. Malfoy sbuffò e si risedette nuovamente,
questa volta,
mettendosi accanto a lei. Solo pochi centimetri a distanziare le loro
spalle.
-
Come
va con…uhm…beh…hai capito, no? -
azzardò dopo un po’ lei, stanca di quel
silenzio.
-
Si
tira avanti. - emise in un debole sussurro lui.
-
Oh…capisco.
La
Reed
non sapeva cos’altro dire. Sentiva il bisogno impellente di
parlare con lui.
Sarebbe andato bene anche un litigio, l’importante era
parlarci. Ultimamente,
si era ritrovata fin troppo spesso a pensare a lui e a tutta quella
situazione.
Aveva tratto le proprie conclusioni e aveva constato che odiava il
silenzio in
presenza di Draco. Troppo opprimente e carico di parole mai dette,
sentimenti
sempre repressi.
-
Nemmeno tu riesci a dormire?
-
Altrimenti non sarei qui, Reed. - le rispose con calma, abbandonando la
testa
la muro.
-
A
volte gli incubi sono troppi e vorrei che qualcuno riuscisse
a…uhm…sai, a
“sedarli” in qualche modo. - le scappò
un grosso sbadiglio e arrossì
leggermente davanti al sorrisetto, apparentemente immotivato, del mago.
-
Posso pensarci io se vuoi. - fece con l’accenno di un piccolo
ghigno.
-
E
come?
-
A te
basterebbe la mia sola presenza, mezzosangue. Ma credo che anche uno
schiantesimo dovrebbe funzionare alla perfezione.
-
Bastardo. - sbottò la Reed tra i denti, non riuscendo,
però, ad evitare un
sorrisetto.
-
Theodore mi ha detto che domani mi aspetterà qualcosa di
strabiliante. Sai a
cosa si riferiva? - chiese per cambiare totalmente argomento.
-
Oh,
si. - cominciò lui, un sorrisetto allegro sul viso. - Blaise
ha perso una
scommessa. Domani sarà ufficiale e
beh…dovrà baciare la Blustroid.
Allyson
scoppiò in una risata fragorosa, abbandonando la testa sul
muro dietro di lei.
Il ragazzo le intimò di abbassare la voce, ma neanche lui
riuscì a trattenere
le risa. La strega si mordicchiò un labbro, cercando di
contenersi.
-
Theo
ci va giù pesante.
-
Già.
Il
silenzio ritornò tra di loro. Ally sbuffò
interiormente mentre prendeva ad
osservarlo di sottecchi. Il pallore ben evidente, le occhiaie scure, il
disordine con cui si presentava, una magrezza che stava divenendo fin
troppo
eccessiva. Lei si stupì della sua
preoccupazione e dei pensieri che faticò ad
ignorare. Avrebbe voluto
dire qualcosa. Sentiva il desiderio di farsi stringere da lui, di farsi
dire
che c’è sempre una speranza, che sarebbe andato
tutto bene. E si rese anche
conto che Draco sarebbe stato l’unico dal quale avrebbe
accettato certe parole.
Avvertiva il bisogno di lui, di averlo accanto. E non riusciva a
capacitarsene.
E
se da un lato
desiderava ardentemente quelle cose, dall'altro voleva di
più. Non
riusciva a capire da quanto tempo avesse cominciato ad avvertire certe
sensazioni ma sapeva fin troppo bene che era stata la follia che la
stava invadendo a scaturirle. Se da una parte avrebbe voluto aiutarlo,
dall'altra voleva baciarlo fino a farsi male. Voleva infilzare le
unghie nella sua carne, voleva fargli male e nello stesso tempo voleva
sentirsi sua ed essere stretta in modo rassicurante. Allyson si sentiva
infetta. Lei era infetta e, in qualche modo, anche Draco lo era. E
voleva setirne il veleno dentro di lei, voleva avvertire il sapore del
suo sangue dolcemente infetto. Sentiva che c'era qualcosa di malato,
qualcosa di malsano in quei pensieri che, giorno dopo giorno,
sembravano
farsi sempre più vividi e presenti.
Deglutì
non appena il Serpeverde si accorse dei suoi sguardi fugaci. Al suo
sorrisetto
compiaciuto, avvertì il calore invaderle le membra e il
sangue affluire sul
viso. Imprecò debolmente e sospirò, brusca,
chiudendo gli occhi per qualche
secondo. Stava cercando di darsi una calmata. Doveva smetterla di
arrossire per
ogni fottuta parola, ogni dannato gesto o sguardo di
quell’idiota. Doveva
smetterla di parlarci o di litigarci. Doveva smetterla di pensarci e
basta.
-
Reed…
-
Mh?
- mugugnò lei, voltando appena la testa verso di lui.
-
…Posso farti una domanda?
La
Reed
si raddrizzò, girandosi completamente verso di lui. Lo
guardò un po’ confusa,
stranita da quel comportamento. Non è che Malfoy fosse tanto
dedito alle buone
maniere e quella domanda subito la insospettì. Non era
affatto da lui chiederle
il permesso di farle una domanda. Annuì semplicemente e poi
lo vide assumere un
espressione seria.
-
Voglio una spiegazione.
-
A
proposito di cosa? - fece lei, il fiato corto e il cuore che,
improvvisamente,
cominciò a batterle nel petto.
-
Lo
sai, no? Su tutta questa dannata faccenda. Come fai a sapere
che...beh…hai
capito, no?
Draco
non sapeva neanche da dove cominciare. Le parole gli erano uscite senza
che avesse
la possibilità di riuscire a frenarle. Certo, voleva sapere
ma era in
difficoltà. Una parte di lui non voleva ammettere davanti a
lei che cosa fosse
diventato, che cosa avrebbe dovuto compiere per adempiere al volere di
Colui-che-non-deve-essere-nominato. Perché ammetterlo a
qualcuno che non fosse
se stesso stava a significare che, quello che lui aveva sempre visto
come un
incubo, non era altro che la pura e semplice realtà.
All’inizio ne era stato
più che fiero. Era stato scelto per un compito molto
importante. Il Signore
Oscuro aveva riposto fiducia in lui, marchiandolo e affidandogli il
compito più
importante, quello da cui tutto sarebbe dipeso.
Ma
con
il passare dei giorni aveva capito che non era una cosa così
facile. Aveva
compreso che Lord Voldemort gli aveva affidato quel compito, celando la
minaccia con parole di importanza. Non aveva scelta, lui, e
finché Voldemort sarebbe rimasto in vita lui non avrebbe mai
avuto la
possibilità di scegliere. Eppure, qualcosa era cambiato. Un
pensiero di
ribellione, sempre più pressante, si faceva largo tra i suoi
pensieri molto più
spesso di quanto avrebbe dovuto. Anche se cercava in tutti i modi di
fare ciò
che gli era stato ordinato, c’era qualcosa che gli impediva
di andare fino in
fondo. Ma non avrebbe saputo dire che cosa lo bloccasse.
Al
di
là di tutto, la sua voglia di capire, di scoprire chi lo
stesse controllando
dall’inizio dell’anno erano ben presenti. E aveva
dei sospetti. Uno di questi
si trovava proprio davanti lui. Era qualcosa di inaccettabile pensare
che Allyson
Kathleen Reed potesse avere dei legami con Voldemort. Lei era sempre
stata
“pura” in qualche modo, e non avrebbe permesso a
nessuno di “sporcarla”. Questo
era uno dei motivi principali per cui reprimeva i sentimenti che covava
per lei
e, proprio per questo, voleva scoprire a tutti i costi se i suoi
sospetti
fossero giusti o meno.
-
Te
l’ho già detto, Malfoy. - iniziò
Allyson tossicchiando debolmente. - Harry
sospetta di te e io ho supposto che fosse vero. Ho agito senza
pensarci, non
avrei dovuto dirti quelle cose ma non voglio che tu…
“Possa essere scoperto. Potrebbero volerti
come spia e sarebbe pericoloso.”
- Ally è preoccupata…-
la canzonò la solita vocina
irritante nella sua testa. La scacciò via, scuotendo
leggermente il capo.
Si
era
bloccata giusto in tempo. Distolse lo sguardo e si schiarì
la gola. Starnutì e
poi tirò su col naso. I sintomi di un grosso raffreddore
cominciavano a
manifestarsi, ormai. Il biondo l’osservava con sospetto,
avvicinandosi
lentamente, quasi senza nemmeno accorgersene.
-
Non
voglio che tu…cosa, Reed? - le soffiò a
pochissimi centimetri di distanza dal
suo viso.
-
Non
voglio che tu…possa…
-
Continua! Non è così difficile, mezzosangue!
Basta solo muovere le labbra in
questo modo. - commentò lui, parlandole lentamente, quasi
sulle sue labbra.
-
‘Fanculo. - sibilò in tutta risposta la strega,
fulminandolo con lo sguardo.
Lui
rise, allontanandosi e poggiandosi al muro come se nulla fosse. Allyson
restò
immobile e tesa, la gola riarsa e un rossore non indifferente
concentrato sugli
zigomi.
-
Allora?
-
Allora niente, Malfoy. Ora, se non ti dispiace…- ma Draco
interruppe le sue
parole con una mezza risata.
-
Che
c’è adesso?
-
Sei
divertente, Reed. Ti ostini a non voler ammettere che ti preoccupi per
me,
negando l’evidenza. Non sono poi così stupido, sai?
-
Ma
davvero? - esalò lei con ironia, alzando gli occhi verso il
soffitto.
-
Riprendiamo il discorso, quindi?
-
Non
c’è nulla da dire. - sbottò lei.
-
Mezzosangue, comincio a stancarmi. Sappi che se non ti decidi a
parlare, ti
estorcerò le spiegazioni che mi devi con la forza.
Questa
volta fu Ally a ridere ma con sarcasmo ben evidente.
-
Piantala.
-
Non
sto scherzando.
Affermò
lui con serietà, fissandola dritta negli occhi. La
Grifondoro si mordicchiò
l’interno della guancia. Sapeva che avrebbe dovuto fare
qualcosa. Non poteva
andarsene poiché lui l’avrebbe fermata. Non poteva
mentire perché lui l’avrebbe
capito. E non poteva neanche schiantarlo poiché la sua
bacchetta se ne stava
chiusa nel suo baule al dormitorio. Che
situazione di merda, si disse.
Un
pensiero veloce, come un lampo, le si insinuò nel cervello.
C’era solo una cosa
che avrebbe potuto distrarre Malfoy, almeno fino al momento in cui non
avrebbe
avuto la bacchetta con sé per proteggersi da eventuali
“pericoli”. Quella
situazione però si mostrava potenzialmente problematica, e
non solo per il suo
orgoglio.
-
Sto
aspettando.
“Me ne pentirò, già
lo so.”
Deglutì
un paio di volte e poi, con un’audacia che non credeva di
possedere, si
avvicinò al ragazzo, frapponendosi tra le sue cosce e
posandogli le mani sulle
spalle. Si concesse qualche istante per osservare i suoi occhi confusi
e poi,
con una lentezza a dir poco esasperante, posò le proprie
labbra su quelle di
lui. Il familiare profumo le invase le narici e si ritrovò a
stringere con
forza un lembo della sua camicia. Draco in un primo momento
restò rigido al
contatto. Per poco non la spinse via, dando ascolto alla propria
ragione, ma
l’odore che avvertiva lo inebriò e
approfondì il contatto.
Allyson
aveva la vaga impressione di ricadere nel buio dei suoi incubi quando,
sprofondando nelle labbra di Draco, avvertì la terra
mancarle sotto i piedi. Era una sensazione strana, irreale, quasi nuova
e, al tempo stesso, le riportava alla mente la follia che di lei si
appropriava in quelle missioni che non avrebbe voluto come tali e alle
quali, al tempo stesso, non avrebbe saputo rinunciare. C'era qualcosa
di appagante in quella follia; così come c'era qualcosa di
appagante nel sapore delle labbra di Draco. Proprio come l'aveva
immaginate, ancor meglio di come le ricordava. Infette, avvelenate, e
piacevolmente sbagliate.
Il
bacio si scaldò. Lei passò le mani nei suoi
capelli, lui le cinse la vita con
forza. Si baciarono con ferocia, famelici, desiderosi di un contatto
ancora più
profondo, il lume della ragione completamente spento. Le loro lingue si
sfioravano, saggiando il sapore dell’altro senza mai
stancarsi. Dopo un po’
furono costretti a separarsi, ricercando ossigeno. Gli occhi socchiusi,
le
fronti che si toccavano, le labbra schiuse e il respiro affannato. Non
passò
molto tempo prima che ricominciassero a baciarsi.
Continuarono
così per lunghi minuti che sembrarono intere giornate, ma
dovette passare almeno
un quarto d’ora prima che Allyson riuscisse a rendersi conto
della situazione.
Imprecò mentalmente e
spalancò gli occhi, sorpresa da ciò che aveva
appena fatto. Non avrebbe dovuto
cominciare. Non avrebbero dovuto assecondare i propri
malsani desideri.
-
Noi…non…è sbagliato. -
cercò di mormorare tra un bacio e l’altro.
Così
si fermarono a guardarsi negli occhi. Entrambi erano stravolti dalla
potenza
delle sensazioni appena provate. Erano spaventati da ciò che
sarebbe successo
di lì in avanti. Certo, si erano già baciati una
volta prima di allora, alla
festa di Halloween di quello stesso anno, ma quello non contava come un
vero
bacio a differenza di questo.
-
Io…dovremmo andare. - mormorò Allyson, restando
ancora immobile.
-
Credo che tu abbia ragione…- sussurrò a sua volta
lui, chiudendo gli occhi per
qualche secondo. Si concesse un ultimo bacio e poi aprì le
sue labbra in un
ghigno. - …ma non pensare che finisca qui, mezzosangue.
“Maledizione!”
Allyson
lo guardò storto e, a malincuore, si alzò.
Cercò di darsi un certo contegno e
poi porse una mano a Malfoy, aiutandolo ad issarsi.
-
Questa…uhm…cosa deve restare qui,
Malfoy…e non dovrà ripetersi.
-
Sono assolutamente d’accordo con te. - fece lui
con un certo divertimento.
-
Lo sai che ti odio con tutta me stessa, vero? -
precisò lei, poco convinta, dandogli le spalle mentre
raggiungeva la porta del
bagno.
-
Ricominci ad essere ripetitiva, Reed, perché non
provi qualcosa di nuovo? Sai, come la cosa che hai fatto poco fa. -
esclamò lui
tranquillo, il solito ghigno ad ornargli il volto.
Lei
si limitò ad un gestaccio con la mano, senza
nemmeno voltarsi a guardarlo. Borbottò qualcosa in segno di
saluto e imprecando
a mezzavoce uscì di gran carriera dal bagno, avviandosi nei
corridoi per
raggiungere l’infermeria, sperando di non trovare nessun
altro tipo di intoppo.
“Lo odio. Lo
odio. Lo odio.”
- Mh, davvero?
Sai, quel bacio diceva tutto fuorché questo.
“Vaffanculo.
Odio
anche te.”
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Capitolo 27 *** Capitolo Ventisei: Earwax ***
Capitolo 26
Capitolo
Ventisei: Earwax
Febbraio
pervenne con un’insolita lentezza e il freddo penetrante che
soleva persistere
soprattutto in Scozia. La neve aveva cominciato a scarseggiare, mentre
le
piogge erano notevolmente aumentate sia di numero che
d’intensità. Erano ancora
rare le giornate di sole e tutti sapevano che le avrebbero viste un
po’ più
spesso solamente quando sarebbe giunta la primavera. Quel pomeriggio
una fine
pioggia cadeva dal cielo grigio e al campo di quidditch la squadra di
Serpeverde
aveva cominciato i soliti allenamenti con dieci minuti di anticipo.
Draco non
era con loro. Aveva ceduto il posto al suo sostituito poiché
aveva qualcosa di
più importante da fare ed Allyson sapeva bene di cosa si
trattasse. Quest'ultima raggiunse
la Sala Comune dopo aver sbirciato per un po’ gli allenamenti
della squadra
avversaria, trovando Harry ed Hermione comodamente seduti sul divano.
Ron,
probabilmente, era da qualche parte incollato alla faccia Lavanda.
Infreddolita
sprofondò, così, nella sua poltrona preferita,
vicino al fuoco, godendosene il
calore.
-
Ehi,
Ally. - la salutò il suo migliore amico, con un sorriso. Uno
di quelli sinceri
che, negli ultimi mesi, aveva mostrato così poco. -
Parlavamo della lezione di Smaterializzazione.
Anche
Hermione
si aprì in un gran sorriso.
- È stata
fantastica!
-
Per
te tutto è fantastico, Granger. - la rimbeccò
lei. - Per me, è stata una noia
mortale.
-
Ci
credo, sei riuscita a Smaterializzarti al primo tentativo. -
s’intromise Ron,
appena arrivato.
-
Vuoi
dirmi che non è stata una passeggiata? - disse ridacchiando
la Reed.
-
Per
te, forse. - replicò ancora il rosso, sedendosi accanto
all’amico. - io credo
di aver sentito una specie di formicolio solamente verso gli ultimi
tentativi.
Hermione
s’irrigidì e s'alzò di scatto,
schiarendosi la voce rumorosamente mentre con
fare alquanto teatrale raccoglieva i suoi tomi.
-
Io
vado in biblioteca. - annunciò l’attimo prima di
sparire oltre il buco del
ritratto.
Allyson
sospirò, scuotendo leggermente il capo. Quasi non sopportava
più la
testardaggine che sia Ron che Hermione ostentavano nel volersi ignorare
a
vicenda.
-
Potreste fare almeno un tentativo di riconciliazione, non credi, Ron?
-
Non
ci penso nemmeno! Come se io avessi fatto qualcosa, Allyson! -
bofonchiò Ron guardando
altrove mentre continuava a borbottare parole incomprensibili.
La
strega si limitò a sospirare mentre scambiava uno sguardo
divertito con Harry. Non
sapeva perché ma aveva come la sensazione che i suoi
migliori amici avessero
messo da parte i loro sospetti per un po’, fingendo che tutto
fosse
perfettamente normale. Ovviamente, non avrebbe potuto chiedere di
meglio. Ma
c’era qualcosa che la turbava e non riusciva ancora a capirne
l’entità.
-
Reed. - Allyson voltò il capo verso la voce che aveva appena
pronunciato il suo
cognome e non appena vide chi cercasse la sua attenzione,
s’irrigidì, assumendo
un espressione guardinga e sospettosa.
-
Wood.
-
Nott
ti aspetta al campo di quidditch, dice che ha bisogno di parlarti. - le
riferì Gwendolyn
con il suo solito sguardo di ghiaccio.
La
Reed s'alzò, ringraziandola a malapena con un sussurro.
Salutò gli amici e poi
s'accinse ad uscire dal buco del ritratto. Gwendolyn sospirò
interiormente,
terribilmente irritata da ciò che avrebbe cercato di fare di
lì a poco. Fare
amicizia, di certo, non era assolutamente tra le sue
priorità ma se voleva
creare giusto quel po’ di scompiglio che sarebbe bastato a
salvarle la pelle,
doveva darsi una mossa. Via il dente, via il dolore.
Così,
tentando di fare un mezzo sorriso, si sedette tra i due Grifondoro.
Quest’ultimi si sorpresero di ciò che la rossa
aveva appena fatto. Sapevano che
lei non era una tipa molto loquace. Inoltre, avevano avuto subito
l’impressione
che non le piacesse così tanto essere circondata da altri
suoi coetanei…o dalle
persone in generale.
-
Emh…ragazzi, vi dispiacerebbe…insegnarmi qualche
regola di quidditch?
Inutile
dire che la richiesta di Gwendolyn fu accolta con molto entusiasmo. Non
appena
le orecchie dei due maghi avevano udito la parola
“quidditch”, non avevano
perso nemmeno un secondo, iniziando a spiegare dettagliatamente tutto
ciò che
conoscevano di quello sport. La Wood annuiva, fingendo di interessarsi,
facendo
domande di tanto in tanto, giusto per far durare la conversazione il
più a
lungo possibile. Lei il
quidditch lo conosceva, ovviamente. Ma era il primo argomento che le
era venuto
in mente per cominciare a farli parlare. Era l’unica idea
decente che aveva
trovato per cominciare ad instaurare una sottospecie di
“rapporto”, del quale
si sarebbe servita per i suoi veri scopi. Avrebbe dovuto sopportarli e
fingere
qualche sorriso ogni tanto. Poi sarebbe passata all’azione e,
finalmente, la
sua pelle sarebbe stata perfettamente al sicuro.
Cosa non farei per salvarmi le
chiappe, si disse
con un piccolo ghigno interiore mentre il suo piano cominciava
lentamente a
prendere forma sia nella realtà che nella sua testa.
**
- Puoi
scordartelo, Theodore.
-
Ti
ricordo che tu sei in debito con me, Grifondoro.
-
Non
puoi farmi questo! - pretestò Allyson, rifilando a Theodore
una delle peggiori
occhiatacce che avesse mai riserbato a qualcuno.
-
Ma
certo che posso, amore. -
replicò lui
con un ghigno stampato sul viso e uno sguardo che, di buono, non
prometteva
proprio nulla.
-
Non
mi abbasserò a certi livelli solo perché tu mi
ricatti!
-
Allora io andrò a spifferare a Draco e ai tuoi amichetti
ogni cosa. - disse
accentuando il suo ghigno.
-
Non
lo faresti mai. - affermò la strega, sicura di
ciò che aveva appena detto.
-
Mettimi alla prova. - la provocò.
Allyson
strizzò gli occhi, sostenendo il suo sguardo mentre si
lanciavano occhiate di
sfida. Alla fine, la strega fu costretta a cedere. Theo si
passò una mano a
ravvivare i capelli scuri, trionfante, poi circondò le
spalle di Ally con un
braccio mentre cominciavano a camminare in direzione del castello.
-
Ben
fatto, Reed!
-
Si,
si. - lo liquidò lei, sbuffando infastidita, senza riuscire
ad evitare che le
sue labbra si distendessero in un sorrisetto. - Ho fame, Mr. Nott.
Volete farmi
l’onore di scortarmi nelle cucine?
-
Con
immenso piacere, Mrs. Reed. Ma prima voglio togliermi questa roba di
dosso. -
le rispose con un mezzo sorriso indicandosi la divisa di quidditch con
la mano.
-
Va
bene, Theo, basta che ti dai una mossa. Sto morendo di fame!
**
-
Non
lo so. Io più la guardo e più non la sopporto. -
borbottò Allyson mentre
osservava sospettosa una caramella Tuttigusti +1 grigiastra. Storse la
bocca,
non fidandosi di quel colore. Aveva avuto più esperienze e
il suo sesto senso
le suggeriva che quella caramella non avrebbe avuto, di certo, un buon
gusto.
La ripose nuovamente nella busta per estrarne un’altra di un
rosso intenso.
L’addentò e fu sollevata dal gusto penetrante di
ciliegia che invase la sua
bocca.
-
Questo posso capirlo, Allyson, ma… - iniziò con
un sussurro la riccia seduta di
fronte a lei, intenta a ricopiare minuziosamente i trenta centimetri di
pergamena che il professor Piton aveva assegnato sulle varie
maledizioni.
-
…ma
non puoi continuare ad evitare il contatto con lei. - concluse Ginny,
sbucando
all’improvviso, e sedendosi accanto alla Reed.
Posò stancamente il tomo di
Trasfigurazione sul tavolo e poi si concesse un sospiro.
-
Ciao
anche a te, Ginny. - disse con sarcasmo e un tono un po' troppo alto
Allyson,
beccandosi un’occhiataccia da Madama Pince che stava passando
di lì proprio in
quel momento, intimandole di fare silenzio. Lei la ignorò,
offrendo una delle
caramelle alla rossa. Quest’ultima rifiutò,
aprendo il tomo e cacciando una
pergamena e una piuma dalla borsa che aveva lasciato a terra.
-
No,
sul serio. Voi state davvero state studiando?
-
Ovviamente. - le rispose Hermione, non staccando gli occhi dal foglio
che aveva
davanti.
-
Ma è
domenica. - continuò la Reed, cercando un appoggio dalla
Weasley accanto a lei.
-
Non
guardare me, Ally. Ho un sacco di roba da fare. - fece con fare
sconsolato la
rossa.
-
Eravamo rimaste a…? - domandò la riccia alzando
finalmente lo sguardo verso le
amiche mentre intingeva la punta della sua piuma nella boccetta
d’inchiostro
nero.
-
A quanto
sia irritante Gwendolyn Wood. - bofonchiò la mora, felice di
aver trovato una
caramella al cioccolato completamente innocua.
-
Giusto. Allyson, non puoi continuare ad ignorarla. -
interloquì la riccia,
guardandola negli occhi con un cipiglio severo.
-
Bisogna sapere qual è il suo ruolo in tutta questa faccenda.
E sai benissimo
che l’unico modo è provare a parlarle. -
rincarò Ginny, convinta, mentre
cominciava a svolgere il suo tema di Trasfigurazione.
-
Ma
io non voglio farlo perché, lo sapete benissimo, finirei per
litigarci e alla
fine peggiorerei solo la situazione. - spiegò la Reed,
fissando intensamente
l’interno del pacco di caramelle mentre tentava di
individuare quali fossero
quelle buone e quali, invece, avessero un gusto da schifo.
-
Controllati,
allora. - mormorò con ovvietà la Granger mentre
cominciava a rileggere il suo
tema con la solita concentrazione.
-
Lo
sapevo. Cerume. Mi è passata la voglia di mangiarle. -
commentò con disgusto Ally
mentre ingoiava a fatica la caramella e abbandonava il pacchetto sul
tavolo -
Vi lascio studiare. Ci si becca a pranzo.
Le
salutò a bassa voce mentre veniva ricambiata con due
mormorii distratti. La
Reed sbuffò mentre usciva dalla biblioteca con passo lento.
Era
terribilmente annoiata. Per la prima volta capì come doveva
essersi sentito
Theodore prima di diventare suo amico. La noia doveva essere una
componente
quotidiana della sua vita. Non poté evitare di ridacchiare
divertita dai suoi
pensieri. Il suo ego, a contatto con quella serpe, stava diventando
sproporzionato quasi quanto il suo.
Cominciò
a mordersi distrattamente l’interno della guancia mentre
vagabondava per i
corridoi della scuola senza una meta precisa nella testa.
Inevitabilmente, i
suoi pensieri andarono alle parole che, poco prima, aveva scambiato con
Hermione e Ginny. Avevano ragione, ne era perfettamente consapevole. Ma
non
aveva la minima voglia di cercare di estrapolare delle informazioni da
quella
Wood. E la causa principale era l’assoluta mancanza di
volontà per qualsiasi
cosa. Le capitava spesso, soprattutto in quei periodi che considerava
noiosi e
privi di qualsiasi novità. La normalità, ormai,
non apparteneva più alla sua
vita e quindi ogni volta che c’erano quei periodi di calma
assoluta, non sapeva
se avrebbe dovuto urlare o Smaterializzarsi di sua spontanea
volontà al cospetto di Lord Voldemort
per pregarlo di affidarle una qualsiasi missione suicida.
E
ciò
non era affatto un qualcosa di normale. Ma, oramai, a cosa fosse
normale e a cosa
no, non ci faceva più caso. Sospirò mentre le sue
labbra si distendevano in un
mezzo sorriso nel pensare a quanto avvertisse che una follia pressante
la stava
lentamente consumando. E la cosa peggiore era che tutto quello la
faceva
sorridere. Quando si rese conto dei suoi pensieri, il suo sorriso
svanì e si
ritrovò a deglutire rumorosamente mentre una strana ansia la
pervadeva.
No.
Non ci voleva pensare.
Le
serviva assolutamente qualcosa da fare o a cui pensare,
affinché non
cominciasse ad impazzire prima del suo tempo.
- Malfoy potrebbe essere un
buon argomento a cui pensare.
“Eccole qui, le prove che
mostrano quanto la mia pazzia stia peggiorando.”
- Non la fare tanto tragica.
Era solo un suggerimento.
“Sai cosa me ne faccio dei tuoi
suggerimenti?”
- Li segui. Assolutamente,
direi che il bacio che vi siete dati è stato davvero un
qualcosa di dol…
“Basta.”
Arrossì
bruscamente, dandosi dei colpetti in fronte, cercando di mandare via le
immagini del bacio che lei e Draco si erano scambiati quella notte nel
bagno di
Mirtilla Malcontenta. Ma era un qualcosa di impossibile. Ogni volta che
chiudeva gli occhi era come se avvertisse la pressione di quelle labbra
sulle
sue, l’odore che emanava la sua pelle e che la faceva
impazzire. Per non
parlare di ogni qualvolta che i due si erano ritrovati a guardarsi,
anche solo per
caso. Era inevitabile per lei arrossire di botto e cercare di
allontanarsi il
più possibile, di dimenticare ciò che aveva
scatenato.
Da
quella notte aveva evitato Draco
Malfoy come se fosse affetto da una spruzzolosi.
Perché
non riusciva a capire cosa le stesse accadendo. Già era
scombussolata di suo,
poi ci si aggiungeva anche tutta la faccenda dei sentimenti e bla, bla,
bla e
la situazione diventava ancora più insostenibile. Come erano
insostenibili le
sue reazioni ad ogni sguardo o mezzo sorriso divertito di lui, seppur
questi
negli ultimi tempi fossero sempre più rari. Il suo cuore
cominciava a battere
furiosamente nel petto, una sensazione di calore le invadeva
completamente le
membra, il desiderio incontrollato di rincollarsi a quelle labbra e
pretendere
di più si faceva più pressante. Per non parlare
della preoccupazione che
l’attanagliava quando si trovava di fronte ad un Draco
spento, pallido, fin
troppo magro e con delle occhiaie scure e marcate a contornargli gli
occhi.
Cosa che era divenuta parte integrante della sua
quotidianità e vederlo in
quello stato non contribuiva a farla stare meglio.
“Basta. Non devo pensarci.”
Pensò,
cercando di distogliere l’attenzione da quel nome, quel viso
e quelle labbra. E
in parte ci riuscì poiché era appena arrivata
nella Sala d’Ingresso, trovandovi
Harry, Ron e Neville che parlavano allegramente con qualcuno che, in un
primo
momento, non riuscì a riconoscere, concentrata
com’era nel tentare di smettere di
pensare a Malfoy. S'avvicinò al terzetto, tranquilla,
stampandosi un sorriso
sulle labbra.
-
Ehi,
ragazzi! Vi va di…- ma le sue parole scemarono
nell’istante in cui vide che
quel qualcuno in questione, non fosse altri che Gwendolyn Wood.
Il
suo
sguardo si fece freddo e s’irrigidì. La
squadrò interamente, il sopracciglio
alzato e un espressione accigliata in viso.
-
Ehi,
Ally! - la salutò cordialmente Neville, che nel sorriderle
le mostrò i suoi
incisivi leggermente storti.
-
Ciao. - fece lei, atona, con l’entusiasmo di poco prima sotto
i piedi. - di che
parlavate?
-
Stavamo spiegando a Gwendolyn le regole del quidditch. Volevamo
portarla a fare
una dimostrazione pratica. - le spiegò Ron con un bel
sorriso.
-
Sei
dei nostri? - le chiese, invece, Harry con uno sguardo che aveva un
nonsoché di
strano.
-
E me
lo chiedi? Quando si tratta di quidditch non mi tiro mai indietro, lo
sai. - disse lei mentre fingeva un sorrisetto.
-
Soprattutto quando si tratta di bolidi, eh? - fece divertito Neville.
-
Non
sai quanto tu abbia ragione. - affermò lei, le labbra
distese in un ghigno e
uno sguardo che non prometteva nulla di buono mentre
l’immagine di un bolide,
colpito da lei stessa, che centrava in pieno il nasino alla francese
della Wood
prendeva forma nella sua testa.
-
Su,
andiamo. Mi piacerebbe vedere come giocate. - si sforzò di
sorridere Gwendolyn,
fingendo come al solito, anche se non risparmiò
un’occhiata gelida alla Reed.
Quella lì, proprio non la sopportava.
Si
guardarono in cagnesco per qualche istante mentre i tre Grifondoro si
avviavano
verso l’esterno.
-
Cos’è, adesso hai intenzione di diventare la
migliore amica del Prescelto? - le
domandò con fare sarcastico, a voce bassa, senza farsi
sentire da altri che non
fossero la Wood.
-
Certo che no, Reed, per chi mi hai preso? - fece Gwen in tutta risposta
con un
ghigno degno di una serpe.
-
Allora cosa hai intenzione di fare, Wood? - si fece seria la Reed,
guardandola
dritta negli occhi con una rabbia che cominciava a montarle dentro.
-
Non
so di cosa tu stia parlando, Allyson. - disse la rossa con fare
innocente,
fingendosi amichevole, per poi voltarsi e raggiungere velocemente i
ragazzi
avanti a loro e lasciandola lì, impalata, a stringere con
forza le mani.
-
Ally, dai, datti una mossa! - la incitò Ron, sbracciandosi.
-
Arrivo, arrivo!
**
Alla
fine Allyson non era proprio riuscita a colpire la Wood con un bolide.
C’erano
sempre Harry o Ron che rischiavano di essere presi al suo posto e,
quindi,
aveva rinunciato. Sbuffò mentre, seduta comodamente sul suo
letto, teneva in
grembo un libro dall’aria consunta. Nonostante avesse gli
occhi su quelle
pagine la sua mente vagava altrove, impegnata a ripensare a cosa
avrebbe dovuto
fare per Theodore. Ovviamente, non aveva la benché minima
voglia di fare delle
avance a Blaise Zabini solo per distrarlo mentre Nott si occupava di
riempire
la sua biancheria di una polvere urticante proveniente direttamente dai
Tiri
Vispi Weasley. Non voleva farlo, eppure, il pensiero di vedere Zabini
che non
riusciva a capire il motivo di un improvviso prurito ai piani bassi la
faceva
ridacchiare divertita.
In
fondo, era uno scherzo. Doveva solo giocare come al solito, nulla di
più. Non
avrebbe dovuto temere l’impressione o il fraintendimento di
nessuno. Nemmeno di
Malfoy. Assolutamente, ciò che Draco Lucius Malfoy faceva o
pensava, non era
affar suo.
Fu
con
quella convinzione che, assopendo il più a fondo possibile
quel fastidioso
senso di colpa nei riguardi del biondo, decise che avrebbe aiutato
Theodore
Nott. Dopotutto, non c'era niente di male.
"E che non si dica che
Allyson Reed si tiri indietro in qualche scherzo!".
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Capitolo 28 *** Capitolo Ventisette: The Joke ***
Capitolo 27
Capitolo
ventisette: The Joke
A
Gwendolyn piaceva leggere ogni genere di libro. Dai fantasy babbani alla letteratura.
Era sempre stata
una ragazza che preferiva vivere le avventure di Frodo Baggins e
compagnia
piuttosto che fare una bella volata sulla sua scopa o giocare una
noiosissima
partita di quidditch. Certo, come tutti i bambini del Mondo Magico era
stata
sempre abituata a guardare il quidditch e a conoscerne le regole ma
quello
sport, oltre che annoiarla a morte, proprio non le piaceva. Non c'era
un motivo
in particolare. Probabilmente, era solo a causa
della sua incapacità di ricoprirne uno dei
ruoli che lo odiava a tal
punto. Quindi, aver chiesto spiegazioni a Potter e Weasley era stato un
qualcosa che non avrebbe mai fatto se non ci fosse stata la sua pelle
in gioco.
In questo modo era riuscita ad instaurare una sottospecie di rapporto,
del
quale si sarebbe servita in seguito per agitare le acque più
di quanto già non
lo fossero. Attirare quei due, più il tizio di passaggio
(Neville Paciock) era
stato un qualcosa di fin troppo semplice. Il quidditch, solitamente,
è una
delle cose più popolari tra i giovani maghi e il solo
nominarne il nome poteva
dar vita a lunghe e dettagliate conversazioni su ogni partita e squadra
preferita.
Il
vero
problema si poneva per Hermione Granger ed Allyson Reed. Ginny Weasley
l'aveva
scartata fin da subito. Non avrebbe avuto problemi con quella rossa una
volta
entrata nel gruppo di Potter e compagnia. La Granger non era, di certo,
stupida
per aver conquistato il titolo di "strega più brillante
della sua età". Non era
perciò strano il fatto che preferisse non avere niente a che
fare con una tizia
spuntata dal nulla, conoscendo probabilmente la maggior parte delle
cose che vi
si celavano dietro. Quindi, esisteva un solo e unico modo per far
abbassare la
guardia a quella Grifondoro: conquistare, in qualche assurdo modo, la
sua
fiducia. E Gwendolyn aveva già in mente una mezza idea,
seppur fosse poco propensa
a raccontare certe cose della propria vita privata.
Ma, si ripeté, pur
di salvare la pellaccia avrebbe gridato
a tutto il mondo di amare incondizionatamente Lord Voldemort.
E
ci
voleva un gran bel coraggio per farlo se non si era un mangiamorte
convinto e
dedito alla causa come i suoi genitori o quella Bellatrix Lastrange.
Per
Allyson Reed, invece, le cose divenivano ancora più
complicate. In primo luogo,
la trovava terribilmente stupida e seccante. Non la sopportava
minimamente.
Sapeva che, qualsiasi approccio avrebbe provato sarebbe fallito
miseramente con
quella sputasentenze di una Grifondoro. Lei e Allyson erano
geneticamente
incompatibili. O meglio, avrebbero anche potuto sostenere una
conversazione
tranquilla ma, molto probabilmente, solo in caso di vita o di morte.
Sapeva
perfettamente quanti e quali fossero i sospetti e i sentimenti che la
Reed
covava verso di lei. Innanzitutto sapeva che lei aveva a che fare con
Voldemort
e la sua missione. Probabilmente pensava vi fossero dei collegamenti
anche con
il compito di Malfoy ma lei, col biondino, non c'entrava niente. A
parte il
fatto che fossero amici da anni, forse. Non era sicura nemmeno di
quello.
Poi
la
Wood aveva perfettamente capito che Allyson era gelosa marcia di
Malfoy. Come
quest'ultimo lo era di lei. Quando vide per la prima volta colui che
considerava
il proprio migliore amico guardare in quel modo quell'irritante
ragazzina, si
era parecchio stupita della cosa. Vuoi che non avrebbe mai creduto che
Draco
potesse provare simili sentimenti per qualcuno, vuoi che conoscesse
bene i
pregiudizi che i loro genitori gli avevano inculcato sin da bambini
riguardo ai
mezzosangue. Comunque, faticava ancora a crederci. Se non conoscesse
cosi bene
Draco, da quegli sguardi e quella tensione, sarebbe arrivata persino a
presupporre che quei due avessero una relazione.
Ritornando
al discorso principale, il problema restava solo lei: Allyson Kathleen
Reed.
Doveva trovare un modo per avvicinarla, per fare in modo che lei si
fidasse
completamente per poi colpire e affondare. Il suo lavoro era quello, in
fondo.
Creare scompiglio e colpire dall'interno per rovinare la vita a Potter.
Questi
erano gli ordini e li avrebbe seguiti in ogni caso. La pelle, alla
fine, era la
sua. Tenersela stretta era un diritto più che
giustificabile, qualsiasi mezzo
si utilizzasse. Si lasciò scappare un sospiro ad occhi
chiusi, abbandonando la
testa sulla corteccia ruvida dell'albero dietro di lei. 'Cime
Tempestose' era abbandonato sulle sue gambe distese in
avanti, aperto alla pagina 394. Era stanca, annoiata e seccata. Se solo
ci
fosse stato un modo per restarsene al sicuro e da soli e,
più importante di
tutti, per ritornare in Francia lei
non avrebbe esitato nemmeno un momento. Ma non c’era. In una
situazione come
quella o ci sei dentro e in salvo o, di sicuro, vieni punito in qualche
maniera.
Beh,
però
c’era anche l’altra parte - quella del bene,
se così doveva essere definita - da tenere in
considerazione. Con loro non
c’era la possibilità di essere cruciati o uccisi,
certo, se eri dalla loro
parte. Ma, solitamente, i tipi che stanno dalla parte del bene - che in
quel
caso era rappresentata da Potter e i suoi amichetti - ti danno il
beneficio del
dubbio. Ma Gwendolyn non aveva la minima voglia di rischiare in alcun
modo. Se
il caro vecchio Voldemort avesse dovuto arrivare al punto di soccombere
- come, di sicuro, accadrà,
aggiunse a sé
stessa - c’era la possibilità, quasi certa, di
farla franca. Soprattutto se eri
una sedicenne costretta dai propri genitori a seguire gli ordini di un
pazzo
psicopatico in fissa con il sangue puro e bla, bla, bla. Comunque
sarebbe
andata, in effetti, Gwendolyn avrebbe avuto sempre la certezza di
salvarsi il
culo.
“E dopo, quando tutti si
decideranno, una buona volta, a lasciarmi
in pace, potrò fare ritorno in Francia. Dal mio sole e dal
mio mare.”
La
giovane sospirò, schiudendo a malapena le palpebre mentre
avvertiva lo
scricchiolare di alcune foglie accanto a sé.
-
Ehilà Malfoy! - salutò il suo migliore amico,
accennando ad un ghigno mentre prendeva
ad osservargli il viso. Quasi si preoccupò a causa della sua
brutta cera…beh, quasi.
- Cos’è
quella brutta faccia? Non scopi
abbastanza, Draco?
-
Vuoi
rimediare tu, Wood? - bofonchiò bruscamente il biondino.
-
Mi
dispiace ma credo che passerò. - affermò
tranquillamente lei, lasciandosi
scappare un risolino. Attese qualche minuto e poi sbuffò,
prima di aggiungere:
-
Eddai, Draco, stavo scherzando. Certo che quella Reed ti sta
rammollendo, non
sei più così divertente…
-
La
Reed non c’entra. - mormorò lui fissando
pensieroso il suolo.
Gwendolyn
ridacchiò, lanciandogli un’occhiata eloquente.
Draco si limitò a guardarla di
bieco.
-
O
meglio, in parte. - ammise dopo un po’, passandosi una mano
sul viso. - ma sai
benissimo cosa succede. Sono solo nervoso, tutto qui.
La
Wood si sistemò meglio, richiudendo dolcemente il libro che
aveva in grembo e
poggiandolo sulla ghiaia, accanto a lei.
-
Draco, lo sai, io non mi preoccupo mai di nessuno. Ma non mi piace
vederti con
quella cera. Non voglio mica che tu impazzisca.
Malfoy
restò in silenzio, cupo, a guardare ritto dinanzi a
sé.
-
Eddai, sorridi un po’. Ti lascio insultare la Reed quanto
vuoi.
-
E
saresti tu a dovermi dare il consenso per insultare la Reed? -
domandò, un
sopracciglio alzato e l’espressione tra il perplesso e il
divertito.
-
Ovviamente. Mi annoia sentir parlare di quell’idiota ma ti do
il permesso di
farlo.
-
E
dovrei sentirmi onorato da tutto questo?
-
Certo. Dopotutto sono Gwendolyn Wood. - affermò la strega
dandosi un finto tono
di importanza.
-
Oh,
allora ti ringrazio per questa grandissima opportunità. -
disse Malfoy con fare
sarcastico e un ghigno mentre alzava lo sguardo sull’amica.
-
Dovere, Draco.
Si
guardarono per qualche istante per poi scoppiare in una cauta risata.
Molto
contenuta ma sincera. E quella era una delle scene più
strane che si potessero
vedere ad Hogwarts. O, almeno, quella era una delle scene
più strane che Allyson
avesse mai visto ad Hogwarts.
La
Reed, poi, aveva assistito a quella scena per puro, purissimo, caso.
Theodore
le aveva detto che Blaise l’aspettava nei pressi del Lago
Nero. Lei aveva il
compito di trattenerlo lontano dal loro dormitorio il più a
lungo possibile.
Per lo scherzo. Nott aveva l’intenzione di applicare una
polvere magica
urticante ai vestiti e alla biancheria di Zabini. Per farlo aveva
bisogno di
tempo e solitudine.
Si
era
giustificato con un qualcosa del tipo “Guarda
che se sbaglio e tocco accidentalmente quella polvere, potrei
ritrovarmi con
enormi brufoli pieni di pus sulla faccia. E’
un’operazione altamente delicata e
pericolosa. Mi serve tempo.”
Lei
non aveva potuto contraddirlo in nessun modo. Conosceva bene i prodotti
dei
Tiri Vispi Weasley e quella polvere era incantata. Se era
“trattata” con poca
cura, procurava al suo possessore degli effetti collaterali da schifo.
E ad
Ally un po’ sarebbe dispiaciuto vedere il bel visino di Theo
deturpato…beh,
forse l’idea non era niente male. Ma Zabini era nettamente
più esilarante.
Aveva
già individuato Blaise ma, passando, aveva visto Gwendolyn e
Draco ridere.
Ovviamente non c’era nulla di male ma la sua mente - con una
complice chiamata
gelosia - stava rielaborando la scena in modo, decisamente,
più esagerato. Lei
non era affatto gelosa di Malfoy. Certo che no. Quei due avrebbero
potuto pure
baciarsi.
Ma
allora perché si stava sbracciando in una maniera
così vergognosa in direzione
di Blaise, chiamandolo a voce alta con un sorriso forzatamente da ebete
sulla
faccia?
Decisamente,
Allyson Kathleen Reed non riusciva più a capirsi. Non era
coerente con sé
stessa e non era normale, nel modo più assoluto, che una
sedicenne avvertisse
il desiderio di cavare gli occhi a due persone. O, meglio, potrebbe
pensarlo ma
non era normale che lei avesse già messo mano alla
bacchetta, stringendola in
modo convulso. No, si disse, non era assolutamente normale. Stava impazzendo.
-
Reed, mi spieghi che ti prende? - le chiese il Serpeverde non appena la
raggiunse. Era perplesso e quasi impaurito dall’espressione
cupa che la Reed
aveva assunto.
-
Blaise! - esclamò, cercando di sorridere. - sta al gioco.
Gli
sibilò,
dimentica di ciò che doveva fare ma, soprattutto, di chi
aveva davanti.
-
Eh?
Un’occhiataccia
fulminea e poi l’espressione più serena che si
potesse immaginare spuntò sul
viso della strega che, sorridente, si avvicinò di qualche
passo a Blaise. Quest’ultimo
deglutì, incrociò le braccia come a volersi
difendere e fece una smorfia.
-
Che
c’è?
-
Senti, io devo chiederti una cosa…- Allyson, praticamente,
gridò. Guardò di
sottecchi in direzione di Draco e fu soddisfatta nel vedere che avesse
attirato
il suo interesse. - Devo parlarti di una cosa molto importante, ma non
qui.
-
Se
proprio ci tieni. - le rispose lui con un sopracciglio alzato.
-
Bene! Andiamo! - e fingendosi felice gli afferrò un polso,
cominciandolo a
tirare in direzione dei giardini della scuola. Ovviamente, non prima di
aver
rivolto un’occhiata eloquente a Malfoy.
-
Ma
che l’è preso? - disse Draco, stranito,
guardandola allontanarsi con l’amico.
Non senza aver provato un certo fastidio.
-
Davvero non l’hai capito? - mormorò la Wood
stupefatta. Scosse leggermente la
testa. - e io che pensavo fossi intelligente…pessimo
tentativo, comunque.
-
Tentativo?
-
Stava cercando di farti ingelosire, idiota.
**
-
Theodore Nott che cosa diavolo hai combinato?
Un
Blaise piuttosto sconvolto era intento a grattarsi un po’
dappertutto con foga,
soprattutto dalle parti del sedere, mentre tentava di mostrarsi
minaccioso ad
un Theodore che, a stento, riusciva a trattenere una risata.
-
Non
so di cosa tu stia parlando, Bla. - mormorò, a fatica,
fingendo il solito
ghigno.
I
due
stavano attirando l’attenzione degli studenti che passavano
di lì e, in
particolare, c’era un gruppetto di Grifondoro che si stava
godendo la scena
esilarante, senza preoccuparsi di contenere i risolini.
-
Ah,
si? E allora perché mi ritrovo con una voglia matta di
grattarmi ovunque? -
domandò il bruno, sull’orlo di una crisi nervosa.
-
E io
che ne so. Non mi interessano i tuoi problemi d’igiene,
Blaise. Amici si, ma
fino a un certo punto. - replicò lasciandosi scappare una
risata contenuta nel
constatare che l’amico non riusciva più a
trattenersi dal grattarsi anche lì
sotto.
-
Non
fare l’idiota! - sbottò ancora il Serpeverde
mentre lanciava uno sguardo
attorno a sé. Si fermò con gli occhi proprio su
Allyson, la quale, ridacchiava
a più non posso. - Ecco perché volevi parlarmi!
Era un modo per distrarmi.
La
Grifondoro si liberò in una risata osservando il viso del
ragazzo cospargersi
lentamente di brufoli pieni di pus.
-
Oh,
lo giuro su Salazar, Nott. La pagherai. Anche tu, Reed! - li
minacciò, solenne,
prima di voltarsi e camminare a passo svelto in direzione
dell’infermeria.
-
Theo
avevi ragione. Ne è valsa la pena. - commentò
Ally tra una risata e
l’altra, battendo
il cinque a Theodore.
-
Che ti dicevo io, donna di poca fede? - disse lui ridacchiando.
-
La
prossima volta voglio farlo io lo scherzo. Non posso lasciare che ti
prenda
tutto il divertimento, non credi?
-
Giusto, mi sa che è meglio. La prossima volta
distrarrò io Bla, così tu non
dovrai preoccuparti di far ingelosire anche Draco, non credi? - la
punzecchiò
lui a bassa voce, il ghigno ben evidente sulle labbra.
-
Non
so di che cosa stai parlando. - proruppe la strega mentre le sue guance
s'imporporavano di un rosso leggero.
-
Certo, e io sono Merlino. - replicò sarcastico.
Allyson
si limitò a borbottare qualcosa di incomprensibile per poi
schiarirsi la voce
come se niente fosse.
-
Ci
si vede a giro, Theo. - lo salutò lei, incamminandosi verso
i sotterranei per
raggiungere l’aula di Pozioni.
-
Dove
stai andando? - le domandò, stranito.
-
Mh,
non so, forse a lezione? Ti ricordo che ho Pozioni, adesso.
-
Certo che Malfoy ti fa proprio male. - esordì divertito il
Serpeverde mentre
l’osservava a braccia conserte.
Lei
si
voltò, il sopracciglio alzato e un’espressione
perplessa sul viso diafano.
-
Eh?
-
Guarda che adesso abbiamo Difesa e
l’aula è dell’altra parte. - le rispose,
scuotendo leggermente il capo.
-
Ma
che diavolo…- mormorò, frugando nella sua tasca
per poi estrarne un bigliettino
di pergamena dove c’era segnato il suo orario con tutte le
materie della
settimana. Gli diede un’occhiata e si schiarì
nuovamente la gola, rificcando la
pergamena nella tasca del mantello e affiancando silenziosamente
l’amico.
-
Te
l’ho detto, io, che Draco Malfoy ti fa male. Molto male.
-
In
realtà sono i Serpeverde in generale a farmi male. La vostra
influenza su di me
non è affatto positiva.
**
Neville
Paciock non si era mai sentito in quel modo. Certo, aveva provato
simili
sensazioni praticamente ogni attimo della sua vita ad Hogwarts ma mai
in un
modo così…assurdo. Si, assurdo, perché
non riusciva a comprendere il motivo di
tutto quell’improvviso nervosismo.
Infondo,
non doveva mica affrontare la versione infuriata di sua nonna. Certo
che no. A
quello, poi, avrebbe preferito uccidere un Basilisco. Perché
sua nonna, quando
era adirata, assomigliava spaventosamente ad un Ungaro Spinato
arrabbiato.
Forse, anche peggio. Si
ritrovò ad aggiungere
mentalmente, in una maniera automatica, rabbrividendo leggermente ad un
pensiero del genere. Chiuse gli occhi mentre continuava a torcersi le
mani,
agitato. Nella sua testa, pensieri confusi si fondevano, non facendo
altro che
confonderlo ancor di più.
“Non devo uccidere nessun
serpente mortale. Non devo affrontare nessun maledettissimo drago, mago
oscuro
o mia nonna. E’ solo Luna. Solo Luna.”
Si
ripeteva come un mantra, ripercorrendo più volte il
perimetro di quella
porzione di corridoio, fermandosi ogni tanto a fissare il vuoto avanti
a sé per
poi ricominciare a camminare più velocemente di prima.
Doveva restare calmo,
Neville. Non doveva avere paura di inciampare o di dire qualcosa di
sbagliato.
Doveva solo restituirle l’orecchino a forma di rapanello che
aveva trovato nei
pressi della Sala Grande e, magari, chiederle di quei Nargilli di cui
tanto
parlava solo per ascoltare la sua voce qualche attimo in
più. Un gioco da
ragazzi, si direbbe. Non per uno come lui, però.
-
Neville!
Eccola.
Il Grifondoro tentò di raccogliere tutto il coraggio che il
Cappello Parlante
aveva visto in lui nel momento dello Smistamento e si voltò,
sorridendo incerto
non appena vide la bionda Corvonero avvicinarsi a lui con il suo solito
sorriso
trasognato e i suoi meravigliosi occhi sporgenti.
-
Ehi
Luna. - mormorò facendo per muovere qualche passo, con il
risultato di
incespicare nei suoi stessi piedi e cadere rovinosamente a faccia in
giù.
La
risata cristallina della strega raggiunse le sue orecchie e lui ebbe il
desiderio di sprofondare nel pavimento e non alzarsi mai
più. Luna, intanto, si
era abbassata verso di lui per poi picchiettare debolmente sulla sua
schiena
con le dita.
-
Stai
bene?
Neville
annuì, mettendosi a sedere velocemente mentre si massaggiava
la fronte.
-
Si,
sono solo inciampato. - ridacchiò, incerto, tentando di
sdrammatizzare
quell’imbarazzante situazione. Quasi, per un attimo,
rimpianse l’Ungaro Spinato
che, due anni prima, Harry aveva affrontato nella prima prova del
Torneo Tremaghi.
-
Sarà
stato un Blibbering Humdinger. - commentò con la sua vocina
sognante mentre
porgeva una mano esile al mago per aiutarlo a rialzarsi.
-
Emh…già. Sono ovunque. - mormorò
Neville esitando prima di lasciare la mano
della Corvonero. - comunque, volevo restituirti questo. L’ho
trovato oggi
vicino alla Sala Grande.
Estrasse
dalla tasca dei pantaloni lo strambo orecchino e lo porse a Luna.
Quest’ultima
gli sorrise raggiante, rimettendo al suo posto quel gioiello e
saltellando per
qualche attimo.
-
Grazie, Neville! Non sapevo proprio dove fosse andato a finire. - gli
disse con
gratitudine.
Neville
arrossì leggermente, grattandosi distrattamente la nuca e
volgendo lo sguardo
altrove.
-
Ma
figurati.
-
Ci
vediamo in giro, Neville e grazie ancora.
Il
Grifondoro ricambiò a malapena il saluto ma la ragazza era,
ormai, rientrata
nuovamente nel suo mondo. Non gli andava di lasciarla andare
così presto, però.
Avrebbe voluto solo parlarle un altro po’…
-
Luna, aspetta. - le parole gli uscirono inaspettate, quasi senza che se
ne
accorgesse, affiancandola. Lei gli rivolse uno sguardo tra
l’incantato e
l’interrogativo. - ti va di parlarmi di
quei…com’è che si chiamano?
Emh…Nargilli, si, di loro.
A
quella parola i suoi occhi chiari s’illuminarono e un sorriso
ancor più splendente
si formò sulle labbra sottili.
-
Non
dirmi che li hai visti anche tu?
-
Emh,
già. - l’assecondò lui, imbarazzato per
quell’assurda richiesta e preoccupato
per aver detto qualcosa di sbagliato. - Allora, cosa ne dici?
- Mi
farebbe molto piacere.
|
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Capitolo 29 *** Capitolo Ventotto: Well, she'll have. ***
Capitolo 28
Capitolo
ventotto: Well, she’ll have
Quella
giornata si rivelò particolarmente calda. Cosa rara dato il
clima scozzese che,
di solito, preferiva essere freddo e uggioso. Soprattutto quando ci si
trovava
in inverno, anche se non sarebbe passato molto tempo prima che la
primavera,
per la gioia di molti e il malumore di altri, prendesse il posto della
gelata
stagione. Era già pomeriggio quando la squadra di quidditch
di Grifondoro
cominciò i soliti allenamenti, con più tensione
del solito. Si avvicinava la
partita, quella contro Corvonero, che sarebbe stata molto dura
quell'anno.
Harry dirigeva la squadra dalla sua Firebolt, tra le mani il boccino
conquistato
dopo i primi venti minuti. Ron aveva parato molte pluffe quell'oggi,
migliorando notevolmente la sua prestazione. La squadra stava facendo
un buon
lavoro, se non ottimo. Ma, forse, Harry fu l'unico ad accorgersi che
c'era
qualcosa di diverso nelle dinamiche, soprattutto quando si trattava di
Battitori. O di una Battitrice. O, semplicemente, di Allyson. Era
già da molto
tempo che lui aveva notato quanto fosse strano il comportamento
dell'amica. Ma,
nonostante questo, negli allenamenti era sempre stata una dei migliori,
se non
la migliore. Non riusciva a comprendere il suo scontento e la scarsa
concentrazione
che, invece, in Allyson era assoluta quando si trattava si quidditch.
- Basta così per
oggi, ottimo lavoro. Ally, ti
voglio più concentrata, okay? - proruppe dopo un'altra buona
ora di
allenamento, notando che la stanchezza aveva cominciato a
mostrarsi in tutti.
Scesero così dalle scope e s’avviarono negli
spogliatoi, chiacchierando e
ridendo con tranquillità.
-
Come
sono andato oggi? - gli chiese Ron, trepidante di essere messo al
corrente del
giudizio del loro capitano, oltre a quello del suo migliore amico.
-
Sei
stato bravo, Ron. Continua così. - lo incoraggiò
Harry distrattamente, mentre
osservava con un certo interesse Ginny ed Allyson che, davanti a
loro, parlottavano a voce bassa.
-
Ti
ho detto che non lo farò. Vuoi vederla morire per caso? -
sbottò nervosa Ally,
mordendosi il labbro inferiore per impedirsi di urlare. Non la
sopportava e non
avrebbe, di certo, provato a creare una sottospecie di rapporto solo
per
conoscere le sue vere intenzioni. Lei sapeva benissimo che Gwendolyn
Wood non avrebbe
fatto altro che portare problemi, quindi la cosa più logica
era starle alla
larga il più possibile. O l'avrebbe
schiantata, com'era sicura di chiamarsi Allyson Reed.
- Ma non puoi restartene con
le mani in mano,
Ally. - replicò ferma la rossa, rallentando e lasciando
passare avanti Harry e
Ron. Restarono fuori dallo spogliatoio, facendo finta di nulla.
-
Non
resto con le mani in mano, Ginny. Ho la situazione sotto controllo. -
protestò
la Reed, testarda.
-
Hai
ragione, certo. Perché il fare scherzi idioti con Nott e
sbaciucchiare tutto il
tempo Malfoy è un buon modo per tenere la situazione sotto
controllo. - replicò
la Weasley con fare ironico.
-
Io
non sbaciucchio Malfoy tutto il tempo. - disse Allyson guardando
volutamente
altrove.
-
Beh,
andando avanti di questo passo, succederà sicuramente.
-
Ma...- provò nuovamente Allyson, cercando di trovare delle
parole che
riuscissero a far girare la discussione a suo favore perché,
lo sapeva, Ginny
aveva completamente ragione.
-
Non
ci provare, okay? Devi
trovare un modo
di scoprire che intenzioni ha la Wood e...piantarla di sbavare dietro
Malfoy.
-
Io
non sbavo dietro Malfoy!
La
rossa si limitò a lanciarle uno sguardo eloquente,
incrociando le braccia al
petto ed emettendo un sospiro.
-
Beh...tralasciando
i dettagli, so che hai ragione...ma lei mi irrita. Non riuscirei a non
litigarci!
-
Come
ti abbiamo già detto io ed Hermione, provaci. Ne va delle
nostra, della tua, sicurezza
e...beh, se davvero
Gwendolyn è dalla parte di Tu-sai-chi...- fece, riducendo la
voce ad un
mormorio appena udibile. - potresti convincerla a cambiare. Infondo, ha
solo 16
anni. Una ragazzina come tutti noi.
Allyson
si limitò a restare in silenzio, ponderando le parole che
l'amica le aveva
appena sussurrato.
-
Andiamo, prima che qualcuno possa
sospettare
qualcosa di assurdo.
-
Io
vado al dormitorio a cambiarmi, ci si becca più tardi. - le
disse la strega con
uno sguardo assente, distratta da qualcosa, o meglio,
da qualcuno che era arrivato al campo
di quidditch proprio in quel momento.
Ginevra
annuì e dopo averle dedicato uno sguardo d'intesa, si
recò all'interno degli
spogliatoi, pronta a rispondere alle domande che Harry le avrebbe
sicuramente
rivolto. Allyson, invece, s'incamminò verso il Serpeverde
che sembrava stesse
cercando qualcuno.
-
Theo! - esclamò non appena gli fu abbastanza vicino. Nott si
aprì in un ghigno
non appena la vide.
-
Allyson.
-
Che
succede? - domando lei con una certa curiosità.
-
Nulla. Stavo sbirciando i vostri allenamenti. Credo che tu abbia perso
un po'
della tua abilità. - la schernì giocosamente,
facendola sbuffare.
-
Non
ero concentrata abbastanza. - disse semplicemente, cominciando ad
avviarsi
verso il castello seguita da Theodore che l'osservava divertito.
-
Stai
cercando di giustificarti?
-
Assolutamente no.
-
Allora è solo Draco che tiene occupata la tua mente da tutto
il resto. - la canzonò
ghignando apertamente.
-
In minima
parte, si. - ammise
lei incupendosi.
-
E
immagino che sia la Wood a complicare tutto.
-
A
volte mi stupisci sul serio, Nott. Non ti facevo cosi perspicace. -
finse
stupore la strega, senza nascondere il sorrisetto.
-
Sono
solo un bravo osservatore, mi sopravvaluti Grifondoro.
-
Le
mie scuse, allora.
Restarono
in silenzio per qualche minuto, camminando lentamente, senza fretta,
nonostante
Ally fosse tutta sudata e totalmente stanca.
-
Dovrei capire cosa sta tramando quella Wood. Dovrei smetterla di
pensare a
Malfoy e evitare solamente che qualcun'altro lo sospetti. Dovrei solo
fare ciò
che Silente mi ha chiesto. Solo questo. Invece la situazione
è molto più
complicata del previsto. Non so a chi dare ascolto. Non so cosa fare.
Sono
solo...stanca. - si sfogò a bassa voce, fissando
intensamente il suolo mano a
mano che i suoi piedi lo calpestavano.
-
Fregatene.
-
La
fai facile tu.
Theodore
scosse la testa, mettendole le mani sulle spalle per fermarla e
guardarla negli
occhi.
-
Vuoi
stare con Draco? Fallo. Vuoi piantarla con tutta questa merda? Okay, va
a dirlo al vecchio Silente. Vuoi
dire tutto ai tuoi amici? Che aspetti? Vuoi scoprire cosa c'entra la
Wood? Vai.
Devi smetterla di piangerti addosso perché è
l'unica cosa che non risolve
nulla.
Allyson
ne fu stupita. Non aveva mai pensato che Theodore potesse partorire un
discorso
del genere solo per incoraggiarla. Di certo, faceva un brutto effetto a
quel
mago.
-
...la mia influenza non ti fa affatto bene. - mormorò
sorridendo divertita.
-
Vedi? Mi stai rovinando, Reed. Dovrei smetterla di frequentarti. -
l'assecondò
il Serpeverde. Risero insieme per qualche secondo e poi lei non
poté fare a
meno di ritornare nuovamente seria. - Hai ragione. Ginny ha ragione.
Hermione
ha ragione. - disse più a sé stessa che ad altri.
- devo fare qualcosa. A
cominciare dalla Wood.
-
Perfetto,
Reed, sei più utile così di quando ti piangi
addosso.
-
Grazie tante.
**
Gwendolyn
stava a malapena spiluccando dal piatto che aveva davanti, persa nella
convinzione che Allyson Reed stesse tramando qualcosa. La vedeva
studiarla con
parecchio interesse, fingendo noncuranza, intervallando esasperazione a
sguardi
confusi verso il tavolo dei Serpeverde. Non sapeva cosa aspettarsi,
Gwendolyn,
ma sperava che riguardasse solo la gelosia nei confronti di Draco. Non
aveva la
minima voglia di intrattenere delle discussioni con un'irritante e
stupida
Grifondoro come lei. Anzi, non aveva nessuna voglia di discutere e
basta.
-
Allora, Gwendolyn, fatti dei progressi con il quidditch? - la voce
allegra di
Ron le arrivò fastidiosa come il ticchettio incessante delle
lancette che
scandiscono il tempo.
-
Emh,
certo. Adesso mi sono anche interessata ad una squadra. - finse un
sorriso,
prendendo un sorso di quel succo di zucca che le era piaciuto tanto sin
dalla
prima volta che l'aveva assaggiato a colazione, il suo primo giorno.
-
Davvero? Quale? - le chiese con interesse il rosso, la bocca piena e
sua
sorella che gli serbava uno sguardo disgustato. Hermione storse la
bocca, fece
per dire qualcosa ma poi si bloccò, stringendo le labbra
stizzita, ritornando ad
ignorarlo. Harry scosse la testa divertito, Ally, invece,
s'incupì.
-
Le…umh…Holydays Harpies. Trovo stupefacente che
un’intera squadra di ragazze
abbia spaccato il culo a molte squadre forti. - sparò a
caso, riportando le
stesse e identiche parole che aveva udito, quella mattina in corridoio,
da una
giovane Tassorosso fissata con il quidditch.
-
Beh,
comunque sia, i Tornado sono i migliori. Mettitelo in testa. -
commentò il
rosso una volta ch’ebbe deglutito il boccone. - Non
è vero Ally?
-
Già.
- disse, inespressiva, giocherellando con un oliva nel suo piatto
mentre
tentava di nascondere il suo fastidio nel trovarsi così
vicina alla Wood.
-
Gwendolyn ho sentito dire che anche tu sei stata invitata a partecipare
alle
cene del Luma Club. - interloquì Ginny, spezzando il
silenzio che si era andato
a creare tra di loro.
-
Il
Luma Club? Oh, quella cavolata. Si, beh, gran bella seccatura. Non ci
andrò
mai. - le rispose la Wood con un sorrisetto stampato sulle labbra,
inorridendo
al ricordo di quando il professor Lumacorno le aveva parlato di quel
club per
sfigati. O, sarebbe meglio dire, club di raccomandati. Da quanto aveva
potuto
capire, quelli non erano altro che i suoi preziosi
“pupilli” e lei non era
proprio intenzionata a farne parte.
-
Hai
ragione, una grande cavolata per secchioni. - sottolineò
Ron, lanciando
un’occhiata di sbieco alla riccia, ancora offeso per il fatto
che Lumacorno non
conoscesse nemmeno la pronuncia corretta del suo nome.
Hermione
finse indifferenza ma in realtà, dopo
quell’occhiata, avrebbe tanto voluto
scagliargli contro un esercito di uccellini con il suo fedele
“Oppungo”.
-
Io
non sono un secchione, Ron. - intervenne Harry con
tranquillità, ricevendo uno
sguardo di gratitudine da parte della Granger.
-
Si
ma tu sei il Prescelto. Il suo pupillo preferito. - commentò
Weasley
ingurgitando una fetta di quella che doveva essere torta alle mele.
-
Piantala, Ron. - l’ammonì sua sorella, guardandolo
male.
-
E io
che ho detto?
-
Cambiamo discorso, che è meglio. - intervenne prontamente
Allyson,
raddrizzandosi e scambiando un’occhiata con la riccia di
fronte a lei. -
Allora, Wood, che lavoro fanno i tuoi genitori?
Una
strana espressione apparve sul viso della Reed mentre Gwendolyn
s’irrigidì.
Voleva la guerra la mezzosangue? E’ ciò che
avrebbe avuto.
-
La
mia è una delle più ricche famiglie di purosangue
in circolazione. Beh, e sono
molto simili ai Malfoy, dovreste conoscere i tipi. Mio padre lavora al
ministero, insieme a Lucius. - spiegò, con una calma quasi
glaciale.
-
Quindi è per questo che tu e il furetto siete
così amici? - fece Ron
illuminandosi.
-
Già,
amici d’infanzia. - concordò la rossa, trattenendo
a stento un ghigno per ciò
che stava per chiedere. - Reed, e dimmi, i tuoi di genitori?
-
Morti. Tutti. - sibilò a denti stretti, stringendo con forza
le mani sotto il
tavolo.
-
Mi
dispiace molto. - si finse dispiaciuta la Wood, ma Allyson si
limitò ad uno sguardo
tagliente. Non gliel’avrebbe data vinta.
-
Se i
tuoi genitori sono così amici dei Malfoy, significa che
conoscono molto bene le
Arti Oscure e chi ne fa le veci, mi sbaglio? - domandò
ancora, sfoggiando un
ghigno degno di Bellatrix Lastrange.
Hermione
aveva spalancato gli occhi, Ginny aveva assestato un calcio ad Ally
colpendole
il polpaccio. Ron era rimasto con la forchetta a mezz’aria ed
Harry l’aveva
guardata con sospetto.
-
Certo, mi sembra ovvio. Ma preferiscono starne alla larga, Reed. Non
come te,
da quanto ne so io. - ribatté annoiata Gwendolyn, non senza
rivolgerle uno
sguardo trionfante.
Allyson
si alzò improvvisamente, sguainando la bacchetta e
puntandola contro la rossa.
La rabbia a sfigurarle il viso e l’espressione stupita della
maggior parte
degli studenti che si erano voltati, attirati da quello scatto
repentino. La
Wood, invece, ostentava tutta la sua soddisfazione, tranquilla, senza
muoversi
di un millimetro.
-
Non
provare più a dire una cosa del genere. - sibilò
la strega, stringendo convulsamente
la bacchetta. Ebbe l’impressione che tutti le stessero
trafiggendo
l’avambraccio con gli occhi, e, come già era
capitato, fu una sensazione
bruttissima di bruciore a pervaderla interamente. Era come se quel
dolore si
fosse concentrato proprio all’altezza del marchio e strinse i
denti,
sopportando fieramente quella sofferenza. Nessuno la stava richiamando
ma
quella sensazione era viva e presente, proprio come se stesse ardendo
viva,
proprio come se Voldemort la stesse richiamando a sé. Ma non
era così. Era solo
una bruttissima e dolorosa sensazione. Pura e semplice sofferenza,
causata dal
male che la stava consumando.
-
Allyson sta calma. - intervenne Harry, alzandosi anche lui.
-
Da
ascolto ad Harry, Reed. Datti una calmata, ho solo detto la
verità. Non ti ho
mica dato della lurida Mangiamorte? Beh, non ancora almeno. -
rincarò ancora,
con divertimento palese Gwendolyn.
Allyson
scattò nuovamente, facendo per scagliarle uno schiantesimo,
la rabbia che
montava dentro. Era una stronza, quella Wood. E sapeva più
di qualcosa, quella
stronza. Ma l’avrebbe pagata. Eccome se non
l’avrebbe pagata. Harry, però, fu
più veloce di lei. Le strinse la mano che impugnava la
bacchetta e le sussurrò
qualche parola per farla rinsavire. Funzionò, in parte.
Le
due
amiche guardavano il tutto sconcertate, Weasley faceva scorrere gli
occhi da
Gwendolyn ad Ally, sorpreso. Neville, Dean e Seamus che avevano colto
solo una
parte della conversazione, guardavano la scena straniti, Lavanda e
Calì avevano
cominciato a parlottare eccitate, tutti gli altri che avevano assistito
alla
scena da lontano, invece, erano scesi in un silenzio curioso e teso.
La
Reed si liberò con ferocia dalla presa del migliore amico,
colpendo con il
gomito il suo calice e facendone rovesciare il contenuto sul tavolo.
Rimise la
bacchetta nella tasca e andò via dalla Sala Grande,
totalmente furiosa.
-
Ma
che è successo? - fece Theodore dall’altra parte
della sala, seguendo con lo
sguardo la Grifondoro che stava andando via.
-
Non
lo so, ma credo che sia colpa della tua amica, Draco. -
spiegò tranquillo
Blaise che era riuscito a capire qualcosa, avendo seguito il tutto
nonostante
si trovasse a due tavoli di distanza.
Draco
parve ridestarsi solo in quel momento dalla trance in cui era caduto
per tutto
il tempo della cena. Stava ripensando a tutta quella situazione, alla
missione
che non stava procedendo un granché bene, alla Reed, alla
missione, alla Reed e
alla missione. L’aveva già nominata la Reed?
-
Che
ha combinato Gwendolyn? - chiese distrattamente, una mano premuta sulla
guancia
e gli occhi fissi sul dessert intatto davanti a lui.
-
Pare
che abbia accusato la Reed di essere una sporca mezzosangue. -
gracchiò Pansy
Parkinson, avendo appena udito la notizia da un Tassorosso del tavolo
di
fronte.
-
Ti
sbagli, le ha dato della lurida mangiamorte. - fece Daphne lisciandosi
con una
mano i lunghi capelli biondi. Lei aveva appreso la notizia da Astoria,
la quale
l’aveva sentita da Susan Bones a cui era stato detto da una
sua amica Corvonero
che aveva sentito tutto dal suo tavolo. Il giro
d’informazioni tra gli studenti
di Hogwarts era sempre stato rapido ed efficiente.
- Ma, andiamo, la Reed una Mangiamorte? E se
l’è anche presa, poi. Tutti strani gli amici di
Potter.
-
Peggio,
Daphne, sono tutti traditori del loro sangue. - la corresse la
Parkinson,
cercando di farsi notare da Malfoy.
Quest’ultimo
l’aveva praticamente ignorata, soffermandosi
sull’accusa che, se la fonte in
questione fosse stata corretta, Gwendolyn avrebbe fatto alla Reed.
Draco la
conosceva e sapeva che se era arrivata a dire qualcosa del genere,
significava
che Allyson l’aveva provocata in qualche modo. Inoltre, se
Gwendolyn si era
data la pena di lanciarle una
frecciatina di una certa “importanza”
come quella, doveva voler dire che
sapeva qualcosa di grosso. E se la Wood era a conoscenza di qualcosa di
grosso,
lui doveva assolutamente sapere di cosa si trattava.
-
Ma
perché non state un po’ zitte? - sbottò
infastidito Theodore, alzandosi e
incamminandosi verso le porte della Sala Grande, seguendo la calca di
studenti
che stava uscendo per ritornare nei propri dormitori.
**
“Io la uccido. La scuoio viva e
non mi fermo fino a quando non è schiattata. La torturo nel
peggiore dei modi
possibili. La disintegro. La cancello. La faccio fuori.”
- Uh, uh, uh. Datti una
calmata, tesoro, guarda che non ha detto niente di male.
“Mi ha dato della lurida
Mangiamorte davanti a tutti. A TUTTI.”
- Beh, perché non lo sei?
“Black, sparisci se non vuoi
che faccia fuori anche te.”
-
Allyson! Dai, aspetta. - le urlò dietro Harry che, non aveva
perso nemmeno un
attimo e l’aveva seguita, preoccupato. Non gli piaceva
l’espressione che la sua
migliore amica aveva assunto. Troppo folle, troppo furiosa.
-
Che
c’è? - sbottò Allyson fermandosi e
continuando a dargli le spalle mentre
stringeva con forza il suo avambraccio sinistro che sembrava le stesse
andando
a fuoco.
-
Non
devi arrabbiarti. - iniziò lui non appena le fu vicino, il
respiro accelerato a
causa della corsa. - Gwendolyn non intendeva…
-
Ah,
no? Ti rendi conto di cosa mi ha accusata, Harry? Di essere una seguace
di quel
bastardo psicopatico! Io? Ma stiamo scherzando? - sbottò
nervosa, sull’orlo di
una crisi di pianto, mentre si voltava a guardarlo, mollando la presa
dal marchio.
-
Non
prendertela, Ally. Calmati. Sono sicuro che l’avrà
detto solo perché tu le hai
chiesto dei suoi genitori. Non diceva sul serio. - tentò di
calmarla lui.
-
E
chissenefotte! - urlò, nera, non riuscendo a contenersi. -
IO NON SONO UNA
MANGIAMORTE. MORIREI PIUTTOSTO.
- Eccola che parte con le
cazzate.
“Sta zitta!”
-
Hai
ragione. Non lo sei e non devi prendertela proprio per questo! -
esclamò con
fermezza mentre le stringeva il viso tra le mani per costringerla a
guardarlo.
Allyson
aveva gli occhi lucidi, combattuta. Stava mentendo ancora e questo
faceva male.
Era stata punta sul vivo davanti a coloro che non avrebbero dovuto
sapere nulla
e lei stava dando i numeri senza motivo. Era davvero una traditrice.
Mentire
anche davanti ad Harry che stava cercando di calmarla, credendole
ciecamente.
Dando per scontato che quelle di Gwendolyn fossero solo parole e non
fatti
concreti. Si sentiva ancora più male. Si sentiva ancora
più da schifo mentre
avvertiva che la merda che aveva dentro non faceva che accrescere. Si
liberò
dalla sua presa, indietreggiando, barcollando ma riacquistando
l’equilibrio.
-
Non
sono una Mangiamorte. Non lo sono. E semmai dovesse accadere qualcosa
del
genere significa solo che lo sto facendo per proteggere chi amo. -
proruppe
lei, la voce spezzata da un singhiozzo gutturale.
-
Lo
so, Ally, non devi giustificarti con me. - la consolò Harry,
comprensivo,
sollevato dal fatto che l’amica si fosse calmata.
-
Io…-
cominciò ancora la strega, impedendo alle lacrime di
scendere, testarda, vacillando
davanti agli occhi del suo migliore amico così simili ai
suoi e stringendo i
denti ancora una volta, perdendosi nel dolore di quel tornado di
sensazioni che
non volevano abbandonarla.
-
Potter, Weasley ti sta cercando. - Theodore sbucò dal nulla,
arrivando alle
loro spalle, le mani ficcate in tasca e la solita maschera annoiata sul
volto.
-
Va
bene. Andiamo, Ally. - mormorò Harry afferrandole una mano.
Lei, ancora una
volta, si liberò, scuotendo la testa.
-
Ho
bisogno di stare sola.
-
Come
vuoi. Ti aspetto in Sala Comune. - l’avvisò
sfiorandole appena la guancia.
Diede un’occhiata a Nott e poi sparì, voltando
l’angolo di quel corridoio.
-
Allora? Mi spieghi che succede?
Theo
le si era avvicinato, cauto, mentre lei teneva le mani incollate sul
viso, non
volendo far vedere al Serpeverde le lacrime che stavano lentamente
sgorgando
dai suoi occhi.
-
Vattene via. - mormorò debolmente Allyson, trattenendo a
stento un singhiozzo.
Lui
le
afferrò i polsi, tentando di staccarle le mani dalla faccia,
con il risultato
di farle solo aumentare i singulti.
-
Va
via. - replicò la strega, le spalle scosse dai singhiozzi
violenti, il dolore
che ancora non ne voleva sapere di lasciarla.
-
Allyson, per favore, non fare la bambina. - sussurrò lui, un
espressione
indecifrabile e gli occhi scuri intenti a guardarla.
-
E
tu, per favore, va via. - esalò lei, arrendendosi,
aggrappandosi al petto del
Serpeverde, alla ricerca di un appiglio, cominciando a sfogare tutte le
sue
lacrime.
-
Eh
no, ti prego, non piangere. - affermò deglutendo. Theodore
non sapeva per
niente come gestire un pianto. Non sopportava le lacrime, preferiva
evitarle,
non sapeva assolutamente come comportarsi davanti a loro.
-
E’
che non ci riesco. - riuscì a dire lei tra un singhiozzo e
l’altro, conscia che
quella scena non poteva che sembrare patetica.
Il
mago sospirò bruscamente, le circondò la vita un
braccio mentre con la mano
cominciava a darle dei colpetti sulla schiena, quasi imbarazzato,
pregando
Merlino che Allyson riuscisse a “spegnere il
rubinetto” al più presto. Avrebbe
potuto sopportare tutto: le crisi nervose, gli scatti d’ira,
gli istinti
omicidi, gli scleri e le lamentele. Ogni dannatissimo difetto di quella
ragazza
ma con il pianto proprio non ci riusciva. Era la prima volta che la
vedeva
piangere e sperò che fosse anche l’ultima.
-
Allyson, non so cosa fare. - l’avvisò, nervoso,
continuando a picchiettarle la
schiena.
-
Piantala di colpirmi, per cominciare. - mormorò con la voce
ovattata a causa
del viso schiacciato totalmente contro il petto del mago. Theo si
fermò
all’istante, sollevato dal fatto che Ally si fosse ripresa
almeno un po’.
-
E
adesso?
-
Ce
l’hai una sigaretta? Ho dimenticato le mie.
Theodore
ghignò e cacciò dalla sua tasca un pacchetto di
Slim, con il quale colpì per
due volte il capo della strega, con un’insolita gentilezza.
-
Ritieniti fortunata. Ho fregato un pacchetto a Draco per ogni evenienza.
-
Bene, ottimo lavoro. - borbottò lei staccandosi leggermente
e asciugandosi i
residui di lacrime con la manica della giacca. - Ora andiamo sulla
Torre di
Astronomia.
-
Guarda un po’ cosa mi sono ridotto a fare. Seguire gli ordini
di Allyson Reed.
Mi stai rovinando sul serio, Grifondoro.
-
E tu
stai rovinando me, quindi direi che siamo pari.
-
Assolutamente.
L'angolo di Hono
Si, potrebbe sembrare il
contrario, ma non sono morta. Lo so, sono passati secoli,
probabilmente, ma ho avuto il mio bel po' da fare con lo studio e la
mia vita sociale. Ne resterete stupiti ma anche io ho una vita
sociale...più o meno...ma non perdiamoci in chiacchiere! Mi
scuso per l'enorme ritardo e spero che vogliate continuare a seguirmi!
Ringrazio sempre coloro che hanno seguito la mia storia fino ad ora e
quelli che la recensiscono. Siete fantastici, tutti! *^* Credo che
riuscirò a postare regolarmente ora, cercherò di
rimprendere il ritmo, spero di riuscirci u.u Beh, con questo vi lascio
e al prossimo capitolo ^.^
Hono
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Capitolo 30 *** Capitolo Ventinove: The best friend ***
Capitolo 29
Capitolo ventinove: The Best Friend
- Si
può sapere dove diavolo sei stata, Ally?
- A
letto con Malfoy.
-
Cosa? Stai scherzando, spero.
-
Assolutamente.
Allyson
nascose un sorrisetto, mentre tentava di troncare sul nascere la discussione che, di lì a
poco, avrebbe avuto con la sua migliore amica.
- Non
posso crederci che tu l’abbia fatto sul serio. - sbottò la riccia, incrociando
le braccia al petto, lo stupore ben presente sul viso.
- Ti
sto prendendo in giro, Hermione. Dovresti vedere la tua faccia. - ammise la
Reed, ridendo, mentre ritornava a scrivere il suo tema di Trasfigurazione.
-
Allyson, smettila. Sono stata preoccupata per tutta la notte. Dove sei stata?
- le domandò nuovamente, abbassando il tono della voce, guardandola con
determinazione.
- Mh…stanotte
dici? Ho tenuto d’occhio Malfoy, tutto qui. - spiegò brevemente lei,
inespressiva.
- E
non ti è passato per la testa che, magari, avresti dovuto avvertirmi per non
farmi preoccupare? - la rimproverò, le mani sui fianchi e un cipiglio tra
l’esasperato e il rabbioso.
- Non
è la prima volta che succede, Hermione, perché ti arrabbi così tanto?
- E’
solo…- fece una pausa, sospirò, chiuse gli occhi e li riaprì. - Dopo quel
litigio con Gwendolyn, pensi che non dovrei essere preoccupata se sparisci così
all’improvviso? Preoccupata più del solito, intendo.
Ally
alzò lo sguardo per un attimo, intinse la punta della penna nella boccetta
d’inchiostro, ignorando il fastidio allo stomaco che avvertì dopo aver udito
quel nome.
-
Siamo passati a Gwendolyn, adesso?
- Non
cambiare discorso.
- E tu
non rompere. - sbottò infine, seccata, mentre con un colpo di bacchetta riponeva
il tutto nella sua borsa e s’alzava dal tavolo che condivideva con l’amica.
- E
ora dove vai?
- A
fare il tema da qualche altra parte. - mormorò la mora, con freddezza,
prendendo a camminare a passo svelto verso l’uscita mentre l’amica la guardava
con esasperazione.
Allyson
non avrebbe voluto risponderle così ma era ancora molto nervosa per la
discussione avuta qualche giorno prima con la Wood. Mentre percorreva le scale
per raggiungere la Torre di Grifondoro si mise a pensare e a ripensare, mentre
la rabbia le rodeva dentro, prevalendo su qualsiasi altra emozione. Dentro era
un casino, Allyson, e parve rendersene veramente conto solo in quel momento.
L'ira funesta che le suscitava la Wood, la preoccupazione che potesse accadere
qualcosa di spiacevole, l'ansia per i suoi amici, per Draco, per la missione.
La paura di essere scoperta da un momento all'altro, la poca volontà di fare
qualsiasi cosa, l'istinto omicida che la pervadeva alla vista della Wood,
quello che la consumava quando aveva a che fare con qualcuno a cui era
costretta a far del male per la buona riuscita del doppiogioco. Tutte quelle
cose, sommate poi al fatto che sentisse male ovunque - nel petto, nello
stomaco, alla testa, all'anima - e costantemente, agli incubi che ancora non ne
volevano sapere di lasciarla tranquilla, alla lotta interiore con se stessa per
tentare di rimanere la persona giusta e coerente che era stata sempre, che era
tutt'ora, nonostante stesse cedendo, giorno dopo giorno, al lato oscuro che
tutti possiedono, a quella parte illecita e immorale, anarchica, folle, folle,
folle. Sarebbe voluta ritornare indietro nel tempo e fermare sé stessa in qualche
modo, arrivando persino ad uccidersi piuttosto che essere al servizio di Lord
Voldemort. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla pensare a certe ipotesi.
Ormai ciò che era accaduto non poteva essere modificato, tornare indietro nel
tempo non è cosa saggia e in fondo non ne avrebbe avuto il coraggio, codarda
come credeva di essere. Altro che Grifondoro. Il Cappello Parlante l'aveva
detto: “saresti perfetta per la nobile
casata dei Serpeverde”, ma lei aveva voluto fregarsene. Quella bambina di
undici anni che aveva così tanto insistito per essere una Grifondoro come Harry, e con Harry, se l'avesse
vista in quel momento era sicura che non l'avrebbe riconosciuta. L'avrebbe
guardata, stranita, quasi del tutto confusa e le avrebbe posto quella domanda,
quel quesito che non faceva che tormentarla: "dov'è finita Allyson Reed?". Già, dov'era finita? Non lo
sapeva nemmeno lei. Ma lo sentiva, Ally. Lo sentiva che, nonostante stesse
perdendo sé stessa, lasciandosi trascinare inerme dal succedersi degli eventi,
Allyson Kathleen Reed era ancora lì, da qualche parte, e non si sarebbe arresa
cosi facilmente. Quella consapevolezza riuscì a darle speranza, seppur non ci
fosse nulla da sperare. E poi, all'improvviso, un pensiero fulmineo quasi la
gelò del tutto. Si era fermata proprio davanti al ritratto della Signora
Grassa, la bocca semiaperta, lo sguardo perso e una mano a mezz'aria.
- La
parola d'ordine! - le disse la donna paffuta da dentro il ritratto, annoiata.
Allyson l'aveva a malapena sentita. Fece due passi prima di voltarsi e poi
cominciò a correre nuovamente giù, come una forsennata, ipnotizzata dai suoi
stessi pensieri. Arrivò nuovamente in biblioteca, tutta trafelata, incurante
della Pince che le lanciò un rimprovero con lo sguardo. S'avvicinò ad Hermione
e afferrandola per un braccio le sussurrò di seguirla fuori. La riccia la
guardò, confusa e anche preoccupata dall'espressione vagamente sconvolta
dell'amica. Mise in ordine rapidamente i libri nella tracolla e uscirono
insieme da lì, Allyson che trascinava la riccia il più lontano possibile da
orecchie indiscrete. Quando ebbe trovato un corridoio abbastanza isolato prese
fiato, e, guardando la Granger, tentò di dirle qualcosa ma le parole non vollero
uscire.
- Ally
che succede?
La
Reed deglutì, stranamente nervosa, prendendo a stritolare l'orlo del mantello,
come a voler smorzare quell'insensata preoccupazione.
- E se
la Wood volesse sbandierare a tutti che Draco è un Mangiamorte? Se volesse
cercare un modo per farvi del male? Se fossero stati questi gli ordini di Tu-sai...Voldemort per mettere alla prova la mia fedeltà? Anche se sto impazzendo,
anche se sto diventando insensibile a tutto, se vi accadesse qualcosa non me lo
perdonerei mai, Hermione. Capisci? Quella Gwendolyn Wood avrà sicuramente qualcosa da fare qui
e non sarà qualcosa di piacevole! Lo giuro, se prova a toccarvi, la uccido. La
torturo e poi la faccio fuori. E sai che non sto scherzando. - lo disse tutto
d'un fiato, sputando tutte le preoccupazioni che aveva da tempo, rendendo
partecipe la sua migliore amica delle congetture mentali di cui era
perennemente preda.
Hermione
la guardò, sospirando, posandole le mani sulle spalle e guardandola negli
occhi. Poi interruppe il suo flusso infinito di parole, con una voce calma,
gentile, con l’intenzione di tranquillizzare Allyson.
- Ehi,
Ally, calma. Fai un bel respiro e calmati. - iniziò, attendendo
che l'attacco
d’ansia di Ally si placasse prima di riprendere. - Ascolta, per
Malfoy non devi
preoccuparti. Hai visto che sono amici e sicuramente lei non
avrà
intenzione di spifferare nulla sul suo conto. E si, lei ha qualcosa da
fare qui
ma noi non sappiamo cosa. Abbiamo delle ipotesi, certo, ma non
c'è nulla di
concreto. Sicuramente Gwendolyn ha ricevuto degli ordini e forse uno di
questi
è proprio quello di capire se sei ancora dalla loro parte.
Dobbiamo scoprire i suoi scopi Ally, lo sai, e l'unico modo è
parlarle. Cominciare a mettere da
parte l'orgoglio e tentare di capire
cos’ha in mente.
Allyson
ponderò quelle parole con attenzione, socchiudendo gli occhi e respirando
profondamente per evitare altri attacchi dovuti al nervosismo. Hermione aveva dannatamente
ragione ma lei, di certo, non faceva i salti di gioia all’idea di essere gentile
con la Wood.
-
Anzi, la cosa migliore sarebbe chiedere aiuto al professor Silente. In fondo è
lui ad averti aiutata all’inizio ed è lui che ti ha affidato il tuo compito. -
aggiunse, aggiustandosi la tracolla sulla spalla con una smorfia.
- E
cosa dovrei dire a Silente? Anche se Gwendolyn Wood è la spia di cui si
vociferava, le mie sono solo supposizioni.
Hermione
scostò alcuni ricci dal viso, pensierosa, assumendo uno sguardo ancor più serio
del solito.
- Devi
dirglielo ugualmente. Magari lui ne è già a conoscenza,
sai com'è il professor Silente. Ma, a parte tutto, io penso che
solo lui è in grado di consigliarti saggiamente.
Ally
sbuffò piano, indecisa.
-
Forse hai ragione. Potrei chiedere alla Mcgranitt di potergli
parlare oppure... - scosse appena la testa, sospirando bruscamente. Non
credeva che fosse una buona idea parlarne con il preside. Non ancora
perlomeno. - ...non lo so, Hermione. Sono così dannatamente
confusa.
- Pensaci un po' su e vedrai che riuscirai a capire come comportarti. - Hermione
le sorrise incoraggiante e la mora non poté fare a meno di ringraziarla.
- Grazie, Hermione. Dico sul serio.
- Lo sai che non devi ringraziarmi. Siamo migliori amiche, no?
Annuì con forza, riuscendo addirittura a sorriderle.
- Allora io
vado adesso. Ci becchiamo dopo.
La
salutò Allyson con l'ennesimo sospiro, accingendosi a ritornare sui passi di poco prima
sotto lo sguardo rassegnato e, allo stesso tempo, preoccupato della Granger.
**
-
Così…hai accusato la Reed di essere una Mangiamorte?
Draco
scelse un tono di voce appositamente casuale - forse fin troppo
disinteressato da riuscire a suscitare i sospetti di lei -
avvicinandosi all’amica quasi di
soppiatto mentre se ne stava tranquilla a leggere un buon libro, seduta
al
tavolo della propria casa nella Sala Grande, lontana dai pochi
Grifondoro che
studiavano o chiacchieravano allegri. La rossa non distolse
l’attenzione dalle
pagine in cui era sprofondata mentre avvertiva il Serpeverde
accomodarsi poco
lontano da lei.
- A
quanto pare, le notizie circolano in fretta. - si limitò a dire con tono
annoiato.
-
Molto più in fretta di quanto tu possa pensare. - esordì lui lasciando che un
piccolo ghigno s’impadronisse delle sue labbra.
Calò
uno strano silenzio tra di loro e solo dopo qualche minuto Gwendolyn si decise
ad alzare lo sguardo sul biondo.
- E
allora?
-
Niente. Mi chiedevo se questa tua accusa, apparentemente infondata, nascondesse qualche...significato nascosto. -
spiegò lui mentre le sfilava il libro dalle mani per poi prendere ad esaminarlo
con scarso interesse. - Ancora fissata con gli scrittori babbani?
-
Anche se fosse, perché dovrei dirtelo? - replicò lei riprendendosi il libro con
un gesto brusco e ignorando la domanda che le aveva posto.
-
Perché sono il tuo più grande amico. - le rispose, la voce velata da un accenno
di sarcasmo.
- Ecco che
Draco Lucius Malfoy comincia a sparare idiozie senza alcun senso
logico. - lo beffeggiò lei, senza premurarsi di celare
l'irritazione che le aveva procurato interrompendo la sua lettura.
-
Andiamo, Gwendolyn. Sono curioso di capire cosa ti ha spinta a dire certe cose.
Non sono nel tuo stile.
La
Wood represse a stento un sorrisetto mentre gli chiedeva a sua volta:
-
Perché ci tieni così tanto a saperlo?
- Pura
e basilare curiosità. - fu la risposta di Malfoy chiara e concisa, e lo disse
sfoggiando l’ombra di quel ghigno divertito che tanto lo caratterizzava.
- Sai
che non me la bevo. - lo canzonò semplicemente lei, rimmergendo
il naso nel libro dalle pagine ingiallite e l'inchiostro sbiadito in
più punti.
- Non
farti pregare. Cosa sai? - Draco mutò totalmente espressione, diventando serio,
quasi duro, mentre le chiudeva di nuovo il romanzo, costringendola a guardarlo negli occhi.
Gwendolyn
si limitò a sorridere con palese, finta innocenza.
- Non
so di cosa tu stia parlando.
-
Gwendolyn, la Reed ha a che fare con il Signore Oscuro? - le
domandò senza mezzo termini, stanco di girarci attorno, a bassa
voce, lo sguardo che improvvisamente era ritornato gelido.
-
Tutti noi abbiamo a che fare con il Signore Oscuro.
- Non
avresti mai detto una cosa del genere senza sapere qualcosa. Cosa centra la
Reed con i Mangiamorte? - le sibilò, a denti stretti, il viso a pochi
centimetri di distanza.
-
Perché non provi a chiederlo a lei? - esordì la Wood senza scomporsi
minimamente.
Subito dopo,
riassumendo la solita espressione inespressiva, s’alzò,
prese il romanzo babbano e fece per andarsene ma Draco le
afferrò il polso sottile con
uno scatto repentino. La guardò con espressione impassibile,
scrutando i tratti del suo viso, ora contratti in una smorfia
infastidita.
-
Dimmelo. - le ordinò con decisione.
- Va a
chiederlo a lei.
Così
dicendo la rossa si liberò dalla presa del suo migliore amico e, con la solita
camminata lenta, si recò all’esterno della Sala Grande. Solo quando raggiunse
la sua stanza di dormitorio si concesse un sospiro. Era preparata a tutto.
Aveva pensato a varie eventualità, anche a quella in cui Draco avrebbe fatto di
tutto per estorcerle informazioni ma lei avrebbe tenuto la bocca chiusa. Lei
doveva solo pensare a ciò che era venuta a fare in quella scuola. Il resto non
contava e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare i suoi piani. Voleva bene
a Draco ma non sarebbe stata lei a dargli le risposte che cercava. Aveva cose
ben più urgenti di cui preoccuparsi e anche lui. Doveva smetterla di pensare a
certe cose e focalizzarsi sulla sua missione. Solo così avrebbero potuto avere, entrambi,
la pelle salva. E lei, ribadendo il concetto per l’ennesima volta, ci teneva
alla sua vita.
**
- Come
puoi spiegare una reazione del genere da parte di Allyson? Comincio a
dubitare di lei, Harry, dico sul serio. - borbottò Ron quasi
nervoso dalla piega che quella
conversazione stava prendendo.
Lui,
Harry ed Hermione si trovavano a lezione di Astronomia quella notte. Allyson si
era seduta, come era solita fare durante quell’ora, accanto a Neville. La
professoressa Sinistra gli aveva assegnato il compito di trovare la
costellazione di Perseus e di riprodurne una mappa. La Granger era già a buon
punto mentre Harry e Ron stavano ancora cercando la costellazione con il
proprio telescopio, troppo occupati a discutere su ciò che era accaduto qualche
giorno prima.
- Avanti, Ron,
non esagerare. - gli disse Harry, chino sul proprio telescopio.
- Hai
detto anche tu che ti è sembrata troppo strana. - gli sussurrò il rosso mentre si
assicurava che la professoressa non li beccasse a parlare.
- Si, certo,
ma non credo che lei sia davvero una Mangiamorte, andiamo! Allyson è Allyson e
basta. E poi, tralasciando il fatto che se fosse così noi lo sapremmo, Vold...
- si corresse, quasi sbuffando, dopo lo sguardo infastidito dell'amico.
- ...Tu-sai-chi non marchierebbe mai una sedicenne, ti pare? Ed
è di Ally che stiamo parlando.
- Appunto! - borbottò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. - Che
mi dici di Malfoy, allora? Non è un sedicenne anche lui?
- E’
diverso, Ron…trovata! - mormorò l’occhialuto cominciando a disegnare un abbozzo
di quella costellazione.
- Non
fraintendermi, io le voglio un bene dell'anima, lo sai, ma
c’è qualcosa che ci nasconde. Quando l'anno scorso
è sparita, per esempio. Che mi dici di quello? E se Tu-sai-chi
l’avesse convinta a passare
al lato oscuro proprio in quel periodo? - disse a voce bassissima Ron,
sbuffando
scocciato per non aver ancora trovato la costellazione.
Hermione,
concentrata a non sbagliare la mappa, si fece più attenta alle parole che i due
amici stavano scambiando accanto a lei. Quello che stavano dicendo non le
piaceva per niente.
- Si,
okay, ci nasconde qualcosa, lo sappiamo entrambi. Ma fino ad arrivare a questo...non credo che sia
possibile, francamente. Sarebbe troppo. Lo ripeto: ce
l’avrebbe detto se fosse davvero una cosa del genere. - replicò ancora Harry, convinto, nonostante il dubbio avesse
radicato i suoi germogli nella sua testa già da un po’.
- Senti,
ammetto che forse sto divangando un po' troppo, però noi abbiamo
il diritto di sapere ciò che ci sta
nascondendo. E' la nostra migliore amica, dopotutto. Perché non
chiediamo anche ad Hermione cosa ne pensa? Magari lei ci può
dire qualcosa in più...
- Lei non sa nulla. - la difese prontamente Harry, consapevole di star
mentendo ma di non poter venir meno a quella promessa fatta alla sua migliore amica.
Hermione, mentre controllava se la sua mappa contenesse eventuali errori, fece
un piccolo sorriso sollevato, contenta che l’amico ricordasse la promessa
sancita settimane prima. Anche se sapeva perfettamente che Ron era a conoscenza
della loro discussione, come le aveva rivelato la notte in cui Allyson ebbe
quell’incubo terribile.
Il
rosso trattenne a stento una smorfia e non obbiettò a quella
frase, nonostante ne avesse avuto tutte le intenzioni. La Granger,
benché fosse ancora arrabbiata con
quel Weasley, non poté fare a meno di concedergli un pensiero
gentile per il
suo silenzio.
-
Allora, quando crederai che sia arrivato il momento, Harry, andremo da Ally e
le chiederemo le dovute spiegazioni.
Harry
fece per dire qualcosa ma la professoressa Sinistra annunciò che mancavano
cinque minuti alla fine della lezione e, quindi, Ron s’apprestò a ricopiare la
mappa approssimativa di Harry e finì giusto in tempo per consegnarla. Il
discorso, alla fine, rimase lì in sospeso ma Potter era troppo stanco per
parlare ancora e quindi, con i suoi compagni di casa, si limitò a trascinarsi
al dormitorio, assonnato e bisognoso di qualche ora di riposo.
Hermione
tirò in disparte Allyson, facendo scorrere in avanti gli altri studenti e
chiudendo la fila. Rallentarono mentre le raccontava di ciò che aveva sentito.
Non nei minimi dettagli e omettendo un paio di cose ma l’importante era farle
capire di dover agire nel mondo più prudente possibile. Ally sbiancò a quelle
parole ma riprese un po’ di colorito nel sapere che, per il momento, i due
amici non avevano alcuna intenzione di farle domande. Per cui aveva ancora del
tempo. Tempo che le sarebbe servito a tanto e che era la cosa più
indispensabile per la situazione in cui si trovava. Più tempo aveva meglio
sarebbe riuscita a gestire le cose. Ma il tempo è imprevedibile e assai complesso.
Avrebbe potuto salvarla, certo, ma sarebbe anche potuto diventare la sua completa
rovina.
**
Theodore
stava mezzo disteso sul letto della proprio stanza, rigirandosi pigramente tra
le mani la sua bacchetta, la noia impressa sul volto rilassato. Blaise, invece,
stava sfogliando con fare distratto un tomo di Pozioni dall’aria assai
voluminosa. Entrambi erano persi nei propri pensieri, annoiati fino al midollo,
riflettendo su cosa potesse riuscire a rendere quel pomeriggio divertente.
Niente, però, sembrava suscitare in loro del vero e proprio interesse.
Stranamente, neanche l’idea di farsi degli scherzi a vicenda sembrava poter
saziare la loro implacabile voglia di spassarsela.
- E se
mettessimo qualche ragno nei capelli di Pansy? - propose ad un certo punto
Blaise, atono, scorrendo distrattamente le righe che spiegavano la preparazione
di una Pozione contro il raffreddore.
-
Potrebbe essere un’idea ma…perché non metterli nei capelli di Allyson quando Weasley
è nei paraggi? - disse a sua volta Nott, sghignazzando all’immagine della sua
migliore amica che sveniva a causa di un ragno e di Weasel che scappava il più
lontano possibile, pervaso dalla fifa.
Un momento.
Per
poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Migliore amica? Da
quando aveva
cominciato a considerare Allyson Kathleen Reed la sua migliore amica? E
da
quando era a conoscenza del suo secondo nome? E del fatto che i ragni
fossero
la sua fobia peggiore? E anche quella di Ron Weasley? Certo, il fatto
che quei due se la facessero sotto anche alla vista del più
piccolo e innocuo ragnetto era risaputo ma che lui ne fosse a
conoscenza, data la sua scarsa propensione a dar retta agli infimi
pettegolezzi che caratterizzavano le voci di corridoio ad Hogwarts, era
un qualcosa di sorprendente. Sospirò
impercettibilmente e non poté fare a meno di accennare un
sorriso. Nel giro di
qualche mese Allyson era diventata la sua migliore amica. Come ci fosse
riuscita, poi, ancora doveva capirlo.
- In
effetti, la Reed e Weasley che cominciano a dare di matto per dei ragni sono a
dir poco esilaranti. - ammise il bruno scuotendo appena la testa.
- Già…
Nessuno
dei due fece in tempo a dire altro poiché la porta venne spalancata e poi
richiusa da Draco che, con espressione cupa, s’accingeva a lanciare un
incantesimo di insonorizzazione alla stanza.
- Che
succede, Draco? - gli chiese Zabini osservando l’amico sedersi stancamente sul
bordo del letto del bruno. - La Reed continua a darti il ben servito?
Malfoy
si limitò a lanciargli un’occhiata obliqua provocando la risata divertita dei
suoi due amici.
- So
per certo che Gwendolyn mi nasconde qualcosa a proposito della Reed. Qualcosa
di grosso. - sussurrò il biondo fissando assorto le pieghe che si erano create
sul copriletto verde.
-
Perché non le chiedi cosa, allora? - disse con semplicità Theo mentre si
metteva a sedere.
- Mi
ha detto di chiedere alla Reed. Lei non vuole aprire bocca.
-
Uhm…questo è un problema. - mormorò con fare incerto Zabini mentre scambiava
uno sguardo confuso con Nott.
- Theo
tu non sai niente?
Theodore
e Draco si guardarono a lungo, senza mostrare alcuna emozione in particolare.
Impassibili e senza proferire alcuna parola. Blaise si sorprese quando
s’accorse di trattenere quasi il respiro a causa della tensione che s’era
creata subito dopo quella domanda.
- Non
so nemmeno di cosa tu stia parlando. - disse dopo qualche minuto Nott,
ostentando la solita e sfrontata noia, nascondendo ciò che sapeva e evitando di
pensare al fatto che, per la Reed, avesse cominciato a mentire a coloro che
considerava come fratelli.
Il
moro non scoprì mai che Malfoy capì effettivamente che qualcosa la sapeva anche
lui. Il biondo non disse nulla, però, preferendo non insistere con Theo poiché
qualcosa, probabilmente il fatto che fossero amici da sempre, gli impediva di
metterlo in difficoltà. Scosse appena la testa e con un sospiro appena
percettibile borbottò un saluto e poi, così com’era entrato, se ne andò,
ricordandosi che non poteva perdere altro tempo poiché lui aveva una missione
urgente di cui occuparsi. Un qualcosa che avrebbe dovuto fare e basta. Per il
suo bene e per quello della sua famiglia. Niente Reed, niente dubbi, niente
ripensamenti o supposizioni. Doveva pensare solo alla missione e a nient’altro,
si disse per l’ennesima volta, conscio che la sua mente sarebbe comunque
ritornata a quelle congetture senza nemmeno rendersene conto.
- Stai
nascondendo qualcosa, Theo, non è così? - gli domandò Blaise a bassa voce una
volta che si ebbe assicurato che Malfoy fosse ormai lontano. Theodore esitò
qualche millesimo di secondo prima di rispondere ma furono abbastanza per far si che il bruno capisse di avere ragione.
- Non
so di cosa tu stia parlando, Blaise. Sul serio.
|
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Capitolo 31 *** Capitolo Trenta: Decisions ***
Capitolo 30
Capitolo trenta:
Decisions
“Heavy thoughts
set through dust
And the lies
[Linkin Park -
From the Inside]”
Gwendolyn
aveva deciso. Sapeva perfettamente come agire e quando colpire. Aveva
le idee
chiare in testa e non avrebbe permesso a nessuno di interferire. Doveva
solo
cercare di essere prudente e di calcolare tutto con la massima
precisione. Non
poteva sbagliare poiché le cose sarebbero potute sfuggirle
dalle mani e avrebbe
corso il rischio di essere scoperta. Non poteva assolutamente lasciare
spazio a
dubbi o ripensamenti, non proprio ora quando era riuscita a mettere
insieme un piano
come si deve. Un piano che il Signore Oscuro avrebbe apprezzato e che
l’avrebbe
riportata, invece, in Francia, la sua amatissima e tanto agognata casa. Era anche sicura che in quel modo
avrebbe distratto tutti in modo di agevolare, di qualunque cosa si
trattasse,
anche il compito di Draco. Potter sarebbe stato così preso
dai suoi problemi
che il nome di Malfoy non gli avrebbe nemmeno più sfiorato
il cervello. Tutto
sommato però le cose non erano così semplici come
potevano apparire. Benché la
Wood fosse sicura, c’era qualcosa che le impediva di
procedere. In fondo, era
solo una comunissima sedicenne e lanciare certi incantesimi non
rientrava nelle
sue priorità. Soprattutto se poi c’era la minima
probabilità di far del male a lei
stessa o, peggio, di esagerare e, quindi, convivere con i sensi di
colpa per aver
arrecato dolore ad un suo coetaneo per qualcosa di totalmente immorale
e
sbagliato, voluto principalmente da un pazzo fissato con il sangue
puro, le
profezie e Potter. Non era giusto. Questo lei lo sapeva bene. Ma quando
la sua
vita era minacciata da un’entità quale era quella
di Lord Voldemort, il suo
istinto di sopravvivenza veniva fuori e prendeva il sopravvento su
qualsiasi
altro pensiero. Molte persone avrebbero potuto definire i suoi
pensieri, e in
seguito le sue azioni, come pura codardia. Lei preferiva dare la colpa
al suo
spiccato “istinto di conservazione”. Si rendeva
conto del fatto di essere
decisamente troppo egoista ma considerava sé stessa una
persona molto
importante, un qualcuno che veniva prima di tutti e quindi non aveva
altre
soluzioni.
Quel
giorno si sarebbe svolta la gita ad Hogsmeade e lei aveva organizzato
il tutto
nei minimi dettagli. Il giorno prima Gwendolyn, attenta non farsi
vedere, aveva
praticato un Imperio sulla sorella di Weasley, Ginevra. Aveva scelto
lei perché
aveva capito che fosse l’unica a poter incidere sulla mente
degli altri con più
facilità. O meglio, l’unica che non sarebbe
riuscita a contrastarla così
facilmente. Aveva osservato per giorni il rapporto di quei Grifondoro
senza
cervello e aveva capito che l’unico modo per rompere quel
legame così potente
fosse utilizzare l’anello debole, Ginny Weasley, come
“arma”. Aveva considerato
lei come la più debole non perché non fosse una
ragazza sveglia o combattiva ma
solamente perché non aveva fatto altro che seguire le sue
prime impressioni,
che di solito non sbagliavano mai. Dover controllare la mente e le
azioni di
quella ragazzina non si era rivelato un lavoro troppo faticoso.
Fortunatamente, sembrava che lei non avesse alcun problema con il
funzionamento di quella
maledizione senza perdono. Si sentiva in colpa, certo, ma non
abbastanza da
annullare tutto.
Il
cielo era molto nuvoloso quel pomeriggio e la Wood, camminando
silenziosamente
con Harry, Ron ed Hermione sulla stradina che conduceva ai Tre Manici
di Scopa,
sperò ardentemente che non si mettesse a piovere proprio in
quel momento.
Odiava la pioggia. Durante la mattina aveva semplicemente gironzolato
per il
piccolo villaggio. Se tutto sarebbe andato secondo i piani, la parte
"divertente"
sarebbe arrivata solamente una volta tornati al castello.
-
Credete che Ally ci raggiungerà? - domandò Ron,
perplesso. Harry scrollò le
spalle.
-
Non
ne ho idea, ma spero di sì. Le gite ad Hogsmeade non sono
qualcosa da perdere.
- bofonchiò, ma stava pensando a tutt'altro. Ron se ne
accorse ma preferì
sorvolare.
Gwendolyn
restava in disparte, accodata a loro unicamente per comodità
che per vera
necessità, e fu così che si ritrovò ai
Tre Manici di Scopa, con Harry, Ron ed
Hermione - la quale si teneva ad una certa distanza, rigida e distante
- che si
rigiravano il loro boccale di burrobirra tra le mani.
-
Per
te è la prima gita qui, vero, Gwendolyn?
-
Mh-mh. - rispose lei, senza guardare il rosso che le aveva rivolto la
domanda.
La
sua
testa, invece, era completamente altrove. Stava ricordando di come
aveva
lanciato quella maledizione a Ginny, rimuginando attentamente e
chiedendosi se
fosse stato davvero necessario.
- Ciao, Ginny. - la salutò. -
Vai da qualche parte?
Lei scosse la testa.
-
Aspetto che Luna recuperi il suo libro di
Erbologia.
Gwendolyn non l'ascoltava
davvero. O meglio, era brava ad ascoltare, ma non le prestava
l'attenzione
dovuta. Non la prestava più a qualcuno da molto, molto tempo.
- Ti va di accompagnarmi dalla
professoressa Mcgranitt? Devo parlarle di una certa faccenda.
Ginny parve esitare un secondo,
poi sorrise e annuì. Cominciarono a camminare, silenziose, e
Gwen la condusse
in un’aula inutilizzata in prossimità dei
sotterranei.
- Gwendolyn sei sicura che la
professoressa sia qui?
- Weasley.
La voce di Gwendolyn la fece
girare, e si sorprese - sebbene non avesse dovuto - di sentirla
nuovamente
fredda come il ghiaccio.
- Gwendolyn... ?
- Per quel che vale, - sussurrò
lei, senza neanche sapere perché lo stesse dicendo, ma la
sua voce parve atona
e priva di espressione ai suoi stessi sensi. - mi dispiace.
- Cosa?
E poco dopo l'Imperio la colpì
in pieno.
La
voce irritata di Hermione riuscì a ridestarla. Lei e Ron si
erano appena
scambiati delle frecciatine e Neville e Luna, appena sbucati
dall’entrata del
pub, avevano messo fine a qualsiasi ipotetico scontro. I due si
sedettero
accanto alla riccia ed ordinarono anche loro una burrobirra. La Wood
non riuscì
nemmeno a prestare attenzione sui loro discorsi e solo quando il nome
della
Reed venne fuori, si premurò di ascoltare a cosa si stessero
riferendo.
-
Abbiamo visto Ally proprio prima che venissimo qui. - spiegò
Neville
grattandosi la testa con fare imbarazzato.
-
Dove? - domandò Ron bevendo la sua burrobirra.
-
A
Mielandia. Strano che fosse da sola, non vi pare? - fece Luna con la
sua solita
vocina trasognata mentre si guardava intorno con i suoi occhi grandi e
sporgenti.
-
Vado
da lei. - annunciò Hermione con stizza. In quel momento,
Gwendolyn prese la sua
bacchetta e da sotto il tavolo ruotò lievemente il polso,
sussurrando qualcosa
mentre si nascondeva le labbra con il bicchiere della sua bevanda. Il
boccale
di Hermione traballò e cadde proprio nell’esatto
istante in cui lei si alzò,
rovesciando il proprio contenuto sul mantello della riccia.
-
Accidenti…- mormorò la Grifondoro mentre si
sfilava il mantello ed Harry
raddrizzava il boccale.
-
Sarà
meglio aspettare la Reed qui, non credete? - esalò con
tranquillità la Wood,
rintascando la propria bacchetta con un gesto disinvolto.
-
Già.
- biasciò la riccia mentre mormorava un incantesimo per
pulire il suo mantello
e rindossarlo subito dopo. Gwendolyn si limitò a nascondere
un sorrisetto
soddisfatto ritornando ad ignorare le loro chiacchiere inutili.
**
Allyson,
intanto, era appena uscita da Mielandia con una grossa busta in mano
contenetene
la solita scorta personale di dolciumi, quella che non si vietava mai.
L’altra mano era
impegnata a tenere una lunga stecca di liquerizia rossa che
s’apprestava a
mangiucchiare con il sorriso che solo una bambina dinanzi ad un negozio
di
caramelle avrebbe potuto fare.
Aveva
preferito starsene un po’ per conto suo ma aveva deciso di
raggiungere
ugualmente i suoi amici ai Tre Manici di Scopa non appena avrebbe
finito le sue
compere. Voleva solo fare un’ultima capatina al Ghirigoro per
dare un’occhiata
ai nuovi arrivi di quel mese ma, quella volta, non riuscì
nemmeno ad
avvicinarsi alla rinomata libreria di Hogsmeade. Ginny, mossa da
pensieri che
non erano suoi, da una volontà che sembrava sommergere la
propria - e che
probabilmente lo faceva davvero - si diresse verso il negozio di
dolciumi,
dov'era più che sicura di incontrare Allyson.
Sperò sola. E quando la vide, in
effetti, come aveva sperato, s’avvicinò senza un
attimo di esitazione. Allyson
le sorride non appena s’accorse di lei.
-
Ehi,
Ginny. Che ci fai da queste parti? Anche tu devi fare scorta? - le fece
voltandosi leggermente dietro di sé, indicando Mielandia con
un cenno del capo.
-
Ally. - spostò lo sguardo sulle vetrine colorate e sugli
studenti che entravano
e uscivano dal negozio facendo tintinnare il piccolo campanello posto
sopra la
porta, pensando a cosa diavolo stesse facendo. - Io... volevo solo
dirti una
cosa.
Allyson
si fece attenta, raddrizzandosi e infilando la busta nella piccola
borsa a cui
Hermione le aveva fatto un incantesimo di espansione.
- Ebbene?
Ginny
si contorse le mani.
- Sai che odio questi
comportamenti, ma... sono
sicura che Harry si sia rimesso a dare la caccia a Malfoy.
Allyson
sgranò gli occhi, irrigidendosi e deglutendo a fatica. Fece
un risolino
nervoso, spostandosi con uno scatto una ciocca di capelli corvina che
le era
finita davanti agli occhi.
- È impossibile,
Gin. Lui se... - la rossa la
interruppe, scuotendo la testa.
- So cosa le ha promesso,
Ally. Per questo
sono venuta qui subito. Harry... sembra che abbia mentito.
Allyson
sentì lo stomaco contorcersi, quasi ci fosse un mostro che
la stesse divorando
dall'interno.
-
Vado
a parlargli.
Ginny
la bloccò, scuotendo nuovamente la testa. Un espressione che
rasentava l'apatia era impressa sul suo viso ma Allyson era troppo
presa con le congetture che le si riversarono nuovamente nel cervello
per prestare attenzione allo strano comportamento della rossa.
-
No,
non credo sia una buona idea. Ti ricordo che lui non sa che noi siamo a
conoscenza della
loro promessa.
-
Hai
ragione. - bofonchiò la Reed sbuffando. Poi si rese conto
che c’era qualcosa di
strano nelle sue parole. Di quale promessa stava parlando? - Ginny che
diavolo
stai dicendo? Chi ha promesso cosa?
Ginny
sentì il desiderio di imprecare e di rimangiarsi
ciò che aveva detto all’amica
ma qualcosa glielo impediva. Stava ardentemente lottando contro una
forza
esterna che la costringeva a dire e fare cose che lei non voleva.
Voleva
chiedere aiuto ad Allyson ma quelle che le uscirono dalla bocca furono
tutt’altre parole.
-
Hermione ha avuto una discussione con Harry e lei gli ha fatto
promettere che,
per il momento, doveva lasciar perdere sia te che Malfoy. -
spiegò Ginny con uno sguardo che Allyson non le aveva mai
visto. - Credo che però non sia
servito a nulla. Harry ha ricominciato a seguire ogni sua mossa.
Ma che
cosa stava dicendo? Di che diavolo stava blaterando? Allyson ci capiva
sempre meno. Perché Hermione le aveva
nascosto quella promessa? Che bisogno c’era? E
perché Harry aveva ricominciato
a seguire Draco nonostante quella promessa con Hermione, colei che - in
teoria
- avrebbe dovuto essere la migliore amica che avesse, la persona a cui
non
avrebbe mai nascosto nulla? Possibile che Potter avesse rotto quella
promessa
solo per seguire i suoi sospetti? Ma soprattutto c’era
qualcos’altro che le era
parso fin troppo strano, per non dire sospetto. Perché Ginny
le aveva rivelato quelle cose? Perché ora?
Certo, erano buone amiche che condividevano molti segreti e che si
aiutavano a
vicenda ma il modo in cui glielo aveva detto, la sua
espressione...Allyson
aveva la sensazione che vi fosse qualcosa di sbagliato in tutto quello.
Ma mai
avrebbe potuto dubitare di Ginny o di Hermione. Se le nascondevano
qualcosa era
solo ed esclusivamente per il suo bene ed era certa che non avrebbero
potuto
mai mentirle. Per cui fu normale per lei credere ciecamente a
ciò che la rossa
le aveva detto, senza però evitare di porsi tutte quelle
domande.
-
Ginny…se Harry lo ha promesso ad Hermione, però,
è impossibile che lui…
-
L’ho
visto con i miei stessi occhi Ally, per questo te l’ho detto.
- la interruppe
automaticamente la Weasley, contro la propria volontà.
-
Cosa
credi sia meglio fare? - chiese dopo qualche secondo la Reed, seria,
squadrando
con attenzione il viso dell’amica. Non riusciva a togliersi
dalla testa il
fatto che vi fosse qualcosa di diverso in lei ma vi sorvolò
sopra, dandosi
della stupida e cacciando via quegli inutili sospetti. Non poteva
mettersi a
sospettare anche di lei, adesso.
-
Credo che la cosa migliore per adesso sia tenere d’occhio lui
e continuare a
coprire Malfoy come hai sempre fatto. - le disse accennando ad un
sorriso
d’incoraggiamento. - Sii naturale ed è meglio non
dire niente ad Hermione.
Potrebbe prenderla male visto che, in teoria, avrei dovuto tenere la
bocca
chiusa sull’argomento della loro discussione.
-
Grazie, Ginny. Non so cosa farei senza di voi.
Ally
sospirò mentre si concedeva un sorriso. La minore dei
Weasley le sorrise e poi
la salutò. La Reed la guardò allontanarsi con un
sopracciglio alzato. Si grattò
la nuca con fare confuso, chiedendosi cosa stesse realmente accadendo.
Ginny le era
sembrata alquanto strana, forse anche troppo, ma, in quel momento, non
volle
dar peso a quella sua sensazione. Sapere che Harry avesse ricominciato
con le
paranoie su Draco, nonostante la promessa della Granger, non la metteva
affatto
di buon umore.
-
Reed!
La
voce calda di Theodore la fece sobbalzare e lo guardò male,
trattenendo a
stento un imprecazione. Salutò Blaise con un cenno e poi
bofonchiò qualcosa di
incomprensibile.
-
Siamo di cattivo umore, Grifondoro? - le domandò con un
ghigno il bruno.
-
Non
immagini quanto, Zabini.
Nott
la squadrò interamente con fare critico mentre lei
sospirava, nervosa. Il
Serpeverde capì che c’era qualcosa che non
quadrava ma, in presenza dell’amico,
preferì evitare. Sicuramente sarebbe stata lei stessa a
riferirgli tutto se
fosse accaduto qualcosa di rilevante.
-
Dove
avete lasciato il grande idiota? - chiese Allyson notando
l’assenza di Malfoy.
-
Non
si sentiva molto bene ed è rimasto a scuola. - le
spiegò Theo con il suo solito
tono annoiato, conscio che la ragazza avrebbe capito subito che si
trattasse di
una menzogna, dato che lei sapeva perfettamente di cosa si stesse
occupando
Draco.
-
Perché, Reed? T’interessa? - la
stuzzicò Blaise con un ghigno divertito
stampato sulle labbra.
-
Oh,
certo che si. - cominciò la ragazza con fare sarcastico
mentre iniziavano ad
avviarsi sulla stradina del villaggio. - La vita dei furetti mi sta
tanto a
cuore.
-
Uh,
questa devo segnarmela. - esclamò Zabini sghignazzando.
-
Stai
decisamente migliorando, Ally. - finse orgoglio Theodore circondandole
le
spalle con un braccio. - Dici che dovremo passare ad un più
livello avanzato?
-
Dico
che la vostra influenza mi fa davvero male. - ribadì per
l’ennesima volta lei
senza nascondere il divertimento nella voce.
-
Così
ci ferisci nell’orgoglio. - esalò con fare
teatrale Blaise, toccandosi il petto
e fingendo un espressione addolorata.
-
Un
vero peccato. - si limitò a commentare lei sogghignando e
stringendosi nelle
spalle. - Theo dopo devo parlarti.
Gli
sussurrò lei a voce bassa, in modo che solo
l’amico recepisse le sue parole.
-
L’avevo immaginato. - mormorò Theodore scuotendo
appena la testa. Ormai pensava
di conoscerla persino meglio di sé stesso. E la cosa
impressionante era che
avevano cominciato a parlare così assiduamente solo da pochi
mesi, divenendo
inevitabilmente amici ancor prima di poterlo desiderare.
-
Voi
due, piantatela di amoreggiare. - s’intromise Zabini con un
sorrisetto.
-
Cos’è, sei geloso, Zabini? - domandò
Allyson alzando il mento con fare
altezzoso.
-
No,
ma lasciatelo dire: sei un genio. Non so come fai a sopportare
quest’idiota. -
rispose a tono Blaise con un mezzo sorriso.
-
In
realtà sono una santa, Zabini. Riesco a sopportare tre
serpi, anche in
contemporanea, quindi dovrebbero darmi qualche premio. -
affermò la Grifondoro.
-
Anche io allora dovrei ricevere un premio per tutte le volte che ho
sopportato
le tue crisi, Allyson. - controbatté Theo ridendo.
-
Uhm.
Dettagli, Nott, dettagli.
I
due
scoppiarono a ridere sotto lo sguardo confuso di Blaise, il quale
scosse appena
la testa.
-
Sembrate
due piccioncini. - borbottò ficcando le mani in tasca,
accennando ad una
smorfia a metà tra il divertito e l’incredulo. -
Io sto congelando. Ci vediamo
al pub, Theo. Ci si vede, Reed.
-
Ciao. - ricambiò distrattamente il saluto la ragazza mentre
strofinava le mani
alla ricerca di calore.
Una
volta che fu completamente sicura che nessuno potesse udirli prese un
grosso
sospiro e, camminando senza una meta precisa, raccontò a
Theodore cosa le avesse
detto Ginny a proposito di Harry.
-
Capisci? Non lo so è che…non credo che sia
possibile. Harry non verrebbe mai
meno ad una promessa. Soprattutto con Hermione.
-
Le
persone cambiano, Ally. - disse il ragazzo dopo qualche istante di
silenzio. - Magari Potter non riesce più a sopportare questa
situazione e quindi vuole
smascherare Draco una volta per tutte.
-
Se è
davvero come dici tu, Theo, questo è un gran bel casino.
Sono nella merda
perché non so assolutamente come comportarmi. Se ricomincio
a difendere Malfoy
a spada tratta Harry comincerà sicuramente a fare
domande e io non posso assolutamente
permetterlo. Almeno, non ancora.
La
Reed si ritrovò a stringere con forza i pugni, quasi a far
conficcare le unghie
nel palmo delle sue mani. Se solo avesse potuto avrebbe rivelato ogni
cosa sia
ad Harry e Ron che a Malfoy, avrebbe risolto gran parte dei suoi
problemi. Non le
importava che, poi, sarebbero sorte altre problematiche ancora
più grandi ma
almeno non si sarebbe ritrovata in una situazione di stallo come
quella.
Praticamente, non poteva far altro che stare a guardare ed evitare
inutili
grane a Draco che, di per sé, era già fin troppo
occupato. Si sentiva
un’inutile ipocrita che non faceva altro che attirare a
sé disastri e
sofferenze, trasferendone le conseguenze anche agli altri e, quindi,
arrecando
dolore alle persone che le stavano intorno. La sua anima era sporca e
quasi
senza nemmeno accorgersene stava diventando sempre più
scura, consumandola
dall’interno, provocandole incubi terribili e facendola
diventare, giorno dopo
giorno, sempre più diversa dalla Allyson che gli altri
avevano conosciuto e
amato.
-
Non
possiamo far altro che stare a guardare.
-
Dici
che dovrei dirlo ad Hermione? In fondo è lei ad aver fatto
quella promessa…-
fece Ally fermandosi a guardare negli occhi l’amico.
Quest’ultimo fece per dire
qualcosa, sul viso la solita espressione annoiata, quando una voce
interruppe
qualsiasi potenziale risposta.
-
Dirmi cosa?
I
due
si voltarono ritrovandosi davanti Hermione, con le guance rosse e il
respiro
affannato. Sembrava aver appena finito di correre. La sciarpa le
penzolava sul
lato sinistro, in procinto di scivolare a terra ma lei si mise ad
aggiustarla
e, nello stesso tempo, cercò di recuperare il fiato.
-
Hermione, che succede? - le chiese l’amica osservandola con
sguardo critico.
-
Ti
stavo cercando. Ero appena uscita dai tre Manici di Scopa e vi ho
visti. Ho
fatto una bella corsa per riuscire a raggiungervi, sai? -
spiegò la riccia,
tentando inutilmente di ammaccare con le mani i capelli che le si erano
increspati più di quanto già non fossero a causa
della corsa. -
Comunque, a cosa ti stavi riferendo prima? Cos’è
che devi dirmi?
Allyson
emise un borbottio nervoso mentre si tirava la sciarpa fin sopra al
naso,
rivolgendo un’occhiata di sbieco al Serpeverde che in
risposta si limitò a
stringersi nelle spalle, facendole capire che la decisione di rivelare
o meno
all’amica della conversazione con la Weasley, era solamente
sua. La mora annuì
appena, guardandolo più apertamente con una muta richiesta
che lui percepì al
volo. Biascicò un saluto alla Granger e avvisò
l’amica che si sarebbero visti
più tardi. Entrambe attesero che il ragazzo si allontanasse
prima di scambiarsi
un’occhiata.
-
Spiegami una cosa. - iniziò Hermione. - Da
quand’è che tieni così aggiornato
quello lì?
-
Più
o meno da qualche mese - le rispose con l’ombra di un sorriso
Ally prima di
assumere un espressione seria. - Ciò che sto per dirti,
Hermione, deve rimanere
tra di noi e mi devi promettere che non andrai a chiedere spiegazioni a
Ginny.
Lei non deve sapere che te ne ho parlato.
La
Granger annuì, incrociando le braccia al petto.
-
Spiegati.
Qualche
metro più in là, Gwendolyn aveva poggiato la
schiena sulla corteccia di un
albero, a braccia conserte. Dal suo metro e sessanta scarso
osservò la minore
dei Weasley di fronte a lei, un sopracciglio inarcato e lo sguardo
annoiato.
Prese a giocare con uno dei suoi boccoli rosso fuoco mentre cominciava
a
guardare le due Grifondoro senza un vero e proprio interesse.
-
Weasley, devi impegnarti di più. Così non andremo
da nessuna parte.
-
Come
desideri. - esclamò con voce atona e lo sguardo vacuo Ginny
abbassando appena il capo.
-
Non
sono abituata a certe formalità, Weasley. Limitati ad
eseguire gli ordini,
piuttosto. Devi distruggere tutto ciò che
c’è di buono tra di loro con
qualsiasi mezzo a tua dispozione. - sbottò la Wood con tono
inflessibile,
rivolgendole un’occhiata scocciata.
- Sarà
fatto.
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