Vermillion

di Hono
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Capitolo Uno: The Right Thing ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due: I'm Sorry ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre: Back Home ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro: Lie ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque: Mint Cigarette ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei: Damn! ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sette: Nightmares ***
Capitolo 9: *** Capitolo Otto: Flashback ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove: Curses and Suspects ***
Capitolo 11: *** Capitolo Dieci: You are Nothing ***
Capitolo 12: *** Capitolo Undici: Crazy, Stupid Bitch ***
Capitolo 13: *** Capitolo Dodici: The Unbreakable Vow ***
Capitolo 14: *** Capitolo Tredici: Happy Christmas! ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quattordici: All The Time You Need ***
Capitolo 16: *** Capitolo Quindici: Theories ***
Capitolo 17: *** Capitolo Sedici: News From the Upper Floors ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciassette: Guilt ***
Capitolo 19: *** Capitolo Diciotto: I Know What You've Become ***
Capitolo 20: *** Capitolo Diciannove: I feel it, Right Here (pt 1) ***
Capitolo 21: *** Capitolo Venti: I Feel it, Right Here (pt 2) ***
Capitolo 22: *** Capitolo Ventuno: Gwendolyn Wood ***
Capitolo 23: *** Capitolo Ventidue: Fucking Chaos ***
Capitolo 24: *** Capitolo Ventitré: Promise ***
Capitolo 25: *** Capitolo Ventiquattro: Demons ***
Capitolo 26: *** Capitolo Venticinque: Infection ***
Capitolo 27: *** Capitolo Ventisei: Earwax ***
Capitolo 28: *** Capitolo Ventisette: The Joke ***
Capitolo 29: *** Capitolo Ventotto: Well, she'll have. ***
Capitolo 30: *** Capitolo Ventinove: The best friend ***
Capitolo 31: *** Capitolo Trenta: Decisions ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Per Salazar, sono tornata! Mi scuso per non aver fatto sapere più nulla a tutte coloro che seguivano la mia storia. Scusatemi, sul serio. Il problema principale era il fatto di non sentire più mia quella fic, partendo dal modo in cui era scritta e dagli avvenimenti. Non era da me tralasciare così tanti particolari e trasformare così tanto ciò che la zia Jo ha scritto - che tra l'altro, ciò che lei scrive per me è legge - e così mi sono ritrovata a pensare che se volevo fare qualcosa di decente dovevo revisionarla e riscriverla di nuovo, stando attenta ai dettagli e facendo in modo che assomigliasse il più possibile alla realtà dei libri, pur introducendo nuovi personaggi e situazioni.
Ora credo che ne stia uscendo qualcosa di decente, sul serio, cosa che prima non pensavo minimamente. Spero che piaccia anche a voi e che soprattutto la preferiate a quella di prima che, ripeto, non sentivo affatto mia. Capitemi, sono una potterhead da quando avevo più o meno sei anni. E' stato il mio primo libro e il mio primo film al cinema; sono stata con Harry fino alla fine e sono cresciuta con lui. E' proprio per questo motivo che più andavo avanti con quell'altra e più restavo insoddisfatta e - con sincerità - quasi delusa da me stessa perché, diciamocelo, moooolte cose erano totalmente diverse e quasi insensate, non sambrava che fosse uscita davvero dalla mia testa e più la guardavo e più mi sentivo come una persona che aveva letto si e no un libro e aveva cercato di scrivere qualcosa solo per sembrare "figa". Le mie intenzioni erano buone, sul serio, mi scuso per questa mia mancanza e per questo ho voluto rimediare a quello scempio!                                                                                                                                                                                   

Mi sono presa del tempo - molto, direi - e mi scuso di nuovo con tutte voi. Spero possiate perdonarmi e leggere questa "nuova" storia.
Allora, in questa nuova "Vermillion" ci sarà, come prima, Ally che racconta ai propri "nipoti" la storia di quando lei ha capito di essere innamorata di Draco. Ci saranno alcune particine (più che altro nei primi capitoli, e sono solo momenti) che saranno simili a quella precedente ma per il resto è totalmente fedele ai libri; per cui, Hermione e Ron stanno insieme (meglio di loro due, sul serio, non c'è nessuno...beh, a parte la Harmony. Harry ed Hermione OTP a vita C':) e Ron non avrà mai una cotta per Allyson o altro. Theo e Blaise saranno gli amici di Draco e non Tiger e Goyle, anche se questo è più una mia "fantasia" che ho voluto aggiungere e credo che non ci saranno altre modifiche, oltre al fatto che ad un certo punto apparirà qualcun altro di nuovo e che Allyson ha avuto la sua prima cotta per qualcun altro, e non per Oliver.
Emh, credo di avervi detto tutto per il momento! v.v
Beh, con questo vi lascio al Prologo (che, a parte la revisione è l'unico uguale
).
Spero vi piaccia e fatemi sapere tutto ciò che pensate al riguardo con una piccola recensione; negativa, positiva...accetto davvero ogni tipo di consiglio e - perchè no? - complimento.
Vi ringrazio già in anticipo, grazie, sul serio!
Con questo, vi auguro una buona lettura! Alla prossima settimana ^_^







PROLOGUE

- Zia Ally, raccontaci di come ti sei innamorata di Mr Malfoy!

- Per favore, zia.

Allyson, una donna sulla quarantina e non molto alta, con dei lunghi capelli corvini e degli occhi verdi e profondi, sorride alle richieste dei suoi nipoti. Lei è seduta comodamente su un divano dall’aria consunta, posto dinanzi ad un camino al cui interno un allegro e vivace fuoco, crepita rumorosamente. I suoi nipoti, invece, danno le spalle al caminetto e siedono a terra, con gli occhi puntati sulla donna.

- Cosa? Di nuovo? L'abbiamo già ascoltata!

Protesta il piccolo James Sirius Potter, capelli spettinati, occhi scuri e una perenne espressione annoiata sul viso. 

- Io no, James, e Rose mi ha detto che è una bella storia!

Replica Lily Luna Potter, rivolgendosi al fratello con un’espressione buffa ad incorniciarle il volto candido. Ad Allyson scappa un sorriso involontario.

- No, risparmiatecela!C'è così tanto zucchero che preferirei una fattura orcovolante della zia Ginny.

Mormora Hugo Weasley con disgusto palese, mentre i suoi occhi limpidi e chiari lanciano occhiatacce alla cugina.

- Credimi, cugino, non ti piacerebbe affatto. - commenta con una strana espressione James.

- A me non dispiacerebbe riascoltare di come Voldemort sia stato sconfitto, sapete?

Esclama entusiasta Albus Severus Potter con un sorrisino sognante impresso sulle labbra sottili. Scruta la zia, tranquillo, con degli occhi così simili a suoi. Pensa a quanto sia stata forte la sua famiglia, mentre affrontava quello che un tempo era chiamato il Signore Oscuro, o Lord Voldemort.

- Zia Ally, ti prego no!

Ripete James con fare alquanto melodrammatico. Seguono le altre voci dei bambini, che discutono animatamente sulla scelta della storia che la zia avrebbe dovuto raccontare loro. La donna sorride, con tenerezza, mentre delle fossette infantili si formano ai lati della sua bocca.

- Ehi, Ehi! Ascoltate me!

Ridacchia dolcemente, per poi dire

- Tocca a Rosie decidere questa volta.

James e Hugo si lanciano degli sguardi esasperati, rassegnandosi all’idea di dover sopportare nuovamente quella storia melensa e sdolcinata, a parer loro. Albus ridacchia, divertito dalla loro espressione. Rose e Lily, invece, sorridono

- La vostra storia!

Esclamano all'unisono, rivolgendosi alla zia. Quest’ultima annuisce sorridendo, apparentemente serena. Dentro, però, si sente morire. Il ricordo le fa ancora male più di mille cruciatus e lei aveva conosciuto bene il dolore di quelle maledizioni. La consapevolezza di non poter stare con lui era davvero insopportabile, e la sua assenza le aveva sempre provocato angoscia e disperazione. Anche se non le dispiaceva raccontare ai ragazzi la propria adolescenza, restava ugualmente difficile ricordare… ricordare soprattutto di Voldemort e di come tutto ciò iniziò con lui. Abbassa lo sguardo, fissando il fuoco vivace nel camino. Sospira; avverte chiaramente le lacrime che vogliono liberarsi, ma lei le ferma, come ogni volta. Deve mostrarsi forte, non può piangere come una bambina. Chiude gli occhi, stanca ancor prima di cominciare, e ricorda. Ricorda il principio, in cui tutto ebbe origine…

FLASHBACK

Una figura camminava con passo cadenzato e strascicante, mentre il buio e il gelo l’avvolgevano, penetrandola sin dentro le ossa. Doveva raggiungere al più presto la grandissima sala da pranzo del Manor. Ogni movimento era un inferno; si trascinava a fatica, solo per evitare di ricevere delle punizioni per il suo ritardo. Ci arrivò dopo pochi minuti, arrancando, per via delle ferite che ancora le pulsavano dolorosamente sulla cute. In quel momento, la sua priorità era mostrarsi al cospetto del Lord Oscuro per fargli un rapporto esaudiente sulla missione appena ultimata. Alzò lo sguardo, evitando accuratamente di mostrare il suo viso, coperto da uno spesso cappuccio, donandole un’aria misteriosa. Il Lord, se ne stava seduto sul suo seggio; con una mano carezzava la viscida pelle di Nagini, e nell’altra impugnava la sua fedele bacchetta. Nella stanza erano presenti i suoi più fidati seguaci, tra cui Bellatrix Lastrange e i coniugi Malfoy. La figura, coperta interamente da un pesante e logoro mantello nero, si inginocchiò davanti al suo Signore, per poi rialzarsi dopo qualche secondo. Faceva di tutto per non mostrare alcun segno di cedimento o debolezza, poiché le sarebbe stato fatale.

- Oh! Già di ritorno?

La voce agghiacciante del Lord riecheggiò tra le mura del Manor. La figura quasi rabbrividì, ma per il gelo, più che per altro.

- Si, ne dubitavate, forse?

Disse la figura con un tono freddo e impassibile.

- E hai portato a termine ciò che ti avevo chiesto?

Chiese ancora il Lord Oscuro, con un ghigno maligno a decorargli il volto sfigurato.

- Naturalmente. Un lavoro perfetto e pulito, senza lasciare nessuna traccia…siete soddisfatto, adesso?

Chiese con una punta di acidità, ma con una calma inquietante. Una fitta improvvisa la costrinse a stringere convulsamente la sua spalla sinistra, mentre serrava i denti, impedendosi di emettere un qualsiasi suono. Il Signore Oscuro sogghignò con malvagità.

- Oh, ti sei ferita? Ti fa tanto male, non è vero? Prima di venire a farmi rapporto, saresti dovuta andare a curarti.

Le disse con un tono di scherno, provocando l’ilarità generale. La giovane stava per lanciargli qualche maledizione, ma si trattenne, affondando i denti nelle labbra. Qualche goccia di sangue cominciò a percorrerle  il mento. Si passò la lingua sul taglietto, avvertendo il leggero bruciore e poi, dopo qualche istante, pronunciò

- Non sono così idiota da voler provocare la vostra ira.

Voldemort rise con perfidia e molta teatralità, seguito dalla maggior parte dei presenti.

- E così hai paura di me. La spavalda ragazzina mezzosangue, ha paura del suo signore!

Altre risa  e sguardi di scherno. Lei, semplicemente, li ignorò.

- No,vi sbagliate. Io non ho paura di voi; in realtà la mia è pena, nient'altro.

Iniziò lei con una quiete glaciale, facendo bloccare di colpo le risa.

- Non voglio provocare la vostra rabbia, solo per il semplice fatto che potrei rimetterci la vita, grazie alle maledizioni che mi lancereste senza esitazione.

Concluse con sarcasmo, mentre il suo ghigno sprezzante era nascosto dal cappuccio, ancora tirato su. L’espressione di Voldemort si tramutò in intensa rabbia, le puntò la bacchetta contro, minaccioso

- Vedo che non hai ancora imparato le buone maniere, sporca sanguemarcio! Ricordati che ti ho "accolto" tra i miei Mangiamorte solo perché mi servi per qualcosa di molto importante. Ma nonostante ciò, rimani pur sempre una scialba, inuitile Nata Babbana!

Tuonò il Lord. Lei gli rise sfacciatamente in faccia, consapevole del rischio che correva nel comportarsi in quel modo.

- Probabilmente avete ragione, ma continuo a pensare ugualmente che voi siate solo un pazzo psicopatico che merita di morire!

Voldemort sorrise con perfidia, lanciando uno sguardo e facendo un cenno a Bellatrix Lastrange, che intanto, si era accostata alla sua destra. Sul volto di Bellatrix nacque un’espressione folle.

- CRUCIO!!

La donna dai capelli scuri e arruffati, lanciò la maledizione verso la giovane, facendola accasciare a terra di colpo. Il dolore con rapidità si espanse in tutto il corpo, mentre le grida aumentavano ogni secondo di più.

- SECTUMSEMPRA!!

Gridò ancora, con un tono acuto e gracidante. L’incantesimo arrivò ancora più veloce di prima, colpendo la ragazza in pieno. Le lacerò gran parte della pelle e dei vestiti, mentre il dolore le lambiva ogni fibra del suo essere e le risa di Bellatrix le poteva udire in ogni parte del suo cervello. Dopo alcuni minuti, che le parvero ore intere, Voldemort tuonò

- Può bastare. Ricorda che non ti uccido solo perchè mi servi ancora viva.

"Fottiti"

La ragazza fieramente si alzò, barcollando e gemendo per il dolore. Il cappuccio le si era scostato, rivelando uno sprazzo del suo viso pallido. Lei se lo sistemò velocemente, nascondendo lo sbuffo seccato che avevano emesso le sue labbra.

- Prima che te ne vada, ho un’altra missione da affidarti.

Iniziò Voldemort. La giovane mezzosangue annuì con il capo e lui continuò

- Ciò che ti chiedo dovrà essere svolto ad Hogwarts…

FINE FLASHBACK

Si riprende dopo alcuni minuti, ricordando ancora vividamente il dolore delle maledizione sulla pelle. I suoi nipoti la guardano, con un misto di curiosità e preoccupazione. Ma lei sorride, tranquillizzandoli. Scaccia via i brutti ricordi e si appresta a cominciare il suo racconto.

- Allora, cominciamo dal principio! Tutto ebbe inizio…

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Capitolo 2
*** Capitolo Uno: The Right Thing ***


Capitolo 1

Capitolo uno: The Right Thing

 

“Arriva il giorno in cui devi prendere una decisione: può essere una scelta professionale o una scelta personale, ma è sempre una questione di integrità. Si tratta di seguire ciò che vuoi veramente, anche se devi dimostrare che c'è qualcuno a cui tieni...e a volte devi fare solo ciò che è giusto per gli amici, anche se vuol dire sacrificare la propria felicità. Alla fine conta solo essere orgogliosi della decisione presa.

J.D, Scrubs"

 

 

1 Settembre 1997, ore 10.50

Il binario nove e tre quarti pullulava di maghi e streghe pronti per raggiungere la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. C’era chi strepitava, poiché troppo piccolo per poter salire sull'espresso, chi dava gli ultimi saluti affettuosi dai finestrini del treno o chi si accingeva frettolosamente a mettere i propri bauli nell'apposito vagone. E c’era anche chi se ne stava in silenzio e da sola, seduta comodamente in uno degli scompartimenti. La ragazza aveva tra le mani un libro dall'aria assai consunta e logora. Leggeva le sue pagine con avidità, scorrendo velocemente quelle righe, quasi a divorarle.

“In tutti questi anni, in tutta la mia vita, la lunga strada aspra e accidentata doveva condurmi a questo preciso instante. Io l’ho seguita alla cieca, inciampando qua e là, graffiata e stanca, senza sapere dove conducesse, senza mai rendermi 
conto che a ogni passo mi avvicinavo alla luce in fondo a quel tunnel così lungo e buio. E ora che l’ho raggiunta, ora che sono qui, voglio stringerlo tra le mani, aggrapparmici con forza per riviverlo in eterno: l’attimo esatto in cui è iniziata la mia nuova vita.Tutto ciò che ho sempre desiderato è racchiuso in quest’unico momento, qui, adesso. Le risa, la gioia, la vastità dell’amore tra noi. Questa è l’alba della felicità. Tutto comincia adesso.” [*1]

Sospirò, chiudendo il libro con cura e ponendolo sul sedile di fianco a lei. Per quanto lo amasse, per quanto riuscisse a smuoverla nel profondo ogni volta, in quel momento niente sembrava riuscire a calmarla. Spostò la sua attenzione all'esterno, osservando il binario affollato dal finestrino appena aperto. Una mano a tenerle la testa, mentre i suoi occhi, di un verde chiaro e intenso, scrutavano attentamente ogni mago o strega, come se fosse alla ricerca di qualcuno.

E in effetti lo era.

Aveva aspettato così tanto tempo e l’idea di poter rivedere finalmente i suoi amici rendeva gioiosa ogni singola molecola del suo corpo. Era stanca e frustrata ma almeno, si disse, avrebbe potuto passare quell'anno con loro. Aveva trascorso un’estate all'insegna del “divertimento” e ripensandoci ebbe una voglia matta di ridurre in cenere quei maledetti bastardi. L’avrebbero pagata cara per tutto quello che aveva subito e che, probabilmente, avrebbe provato spesso in seguito. 

Il pensiero dei suoi migliori amici, della sua famiglia, riuscì a tranquillizzarla. Le mancavano terribilmente! Aver dovuto interrompere gli studi appena a marzo per cause “importanti”, le aveva impedito anche lo sperare di poter restare in contatto con loro. Così, infine, era stata costretta a conseguire gli esami G.U.F.O. in separata sede, con il consenso del caro vecchio preside. Ne era uscita con quasi tutti “Eccellente”, eccetto per tre “Oltre Ogni Previsione”. Non era mai riuscita ad arrivare alla perfezione, suo malgrado, a differenza però della sua migliore amica so-tutto-io. Ridacchiò, ripensando a quel nomignolo che le avevano affibbiato. 

Il suo interesse fu attirato da una coppia di coniugi di mezza età, in procinto di salutare e raccomandare affettuosamente i propri due figli, presumibilmente primini. Si costrinse a distogliere lo sguardo velocemente, ma questo non riuscì a fermare l’ondata di ricordi che le invase la mente. Si scostò una ciocca di capelli corvini, portandosela dietro l’orecchio con distrazione. Non aveva mai conosciuto i suoi genitori biologici e quelli adottivi erano morti da otto anni. Era stata adottata già da quando era in fasce, da una famiglia di babbani altolocata e nobile. Gli voleva bene e vederli morire davanti ai propri occhi era stato un trauma enorme per lei. Ma ne era uscita.

- Reading my eyes will say it in many ways, losing my pride will save it in many days...[*2] - Canticchiò a bassa voce, mentre il suo sguardo si perdeva ancora fuori, quasi in attesa.

Poi, improvvisamente, parve riscuotersi e un dolce sorriso appena accennato le increspò le labbra, leggermente carnose. Li aveva visti, i suoi amici; era impossibile non poter notare quella macchia pel di carota tra la folla! Camminavano, anzi, quasi correvano, spingendo i loro carrelli con sopra i bauli. Erano in ritardo…come al solito, insomma. Una signora paffuta li seguiva raccomandandoli severamente, ma nessuno di loro sembrava dargli davvero ascolto. Si mordicchiò leggermente un labbro, per poi far cadere i propri occhi su tre ragazzi dietro di loro; anch'essi sembravano in ritardo ma, a differenza dei suoi amici, erano tranquilli e camminavano scherzando tra loro, incuranti della mancanza di puntualità. Si fermarono proprio sotto al finestrino di lei; sembravano impegnati in una conversazione fitta, interrotta ogni tanto da qualche risa contenuta. Incuriosita, la mora, spalancò la finestrella con cautela, cercando di cogliere qualche squarcio della loro conversazione.

- Non posso crederci, Drà! Quel bastardo maledetto!

- Beh, pensiamo al lato positivo!

- Quale, Nott?

- Le ragazze adorano i ragazzi cattivi!

- Abbassa la voce!

La ragazza nello scompartimento alzò gli occhi al cielo, esasperata dalla stupidità di quelle tre serpi. Il biondo scoccò un’occhiataccia al moro di fronte a lui, il quale ridacchiava sommessamente.

- Ehi, guardate, c’è Ally!

- ALLY!

“Merda!”

La mora deglutì, sorridendo nervosamente mentre contraccambiava il saluto di Neville Paciock, Seamus Finnigan e Dean Thomas, suoi compagni di casa.

- Ehy!

Li salutò, maledicendoli mentalmente. L’avevano fatta scoprire dalle serpi, dannati! Ai Serpeverde in questione, bastò alzare lo sguardo per accorgersi della spia. Lei li guardò direttamente negli occhi, ritornando impassibile.

- Ben tornata, Reed!

Fece Blaise Zabini sorridendole.

- Ci sei mancata tanto, lo sai?

Esclamò con sarcasmo Theodore Nott, mentre lei sbuffava.

- Vi ringrazio per il caloroso benvenuto, serpi! Non dovevate!

Disse con un misto di irritazione, imitando il tono di Theodore. Zabini ridacchiò mentre Nott sbuffò. Allyson guardò il biondo, l’unico rimasto in silenzio. L’aveva praticamente ignorata e questo le aveva dato un leggero fastidio.

- Datevi una mossa se non volete perdere l’espresso, idioti! Ci si becca a scuola!

Li salutò, scomparendo dalla loro vista, non prima di essersi scambiata un’occhiata di puro odio con il biondo Draco Lucius Malfoy. Lo odiava con tutta se stessa! Seccata, strinse a sé le gambe poggiando il mento sulle ginocchia.

- Lo odio, ora anche lui ci si deve mettere!

Borbottò con sguardo assente, mentre restava per alcuni minuti immobile a fissare il vuoto, persa nei suoi pensieri. Aver rivisto Malfoy, le aveva fatto ricordare nuovamente ciò che il bastardo le aveva ordinato e ciò, non fece altro che seccarla ulteriormente.

- Ehi, non credi che Tu-Sai-Chi abbia già rotto abbastanza? Non solo abbiamo dovuto fare tutto quel lavoraccio, ci ha pure affibbiato il furetto!

Una voce, presente esclusivamente nella sua testa, le parlò come succedeva molto spesso negli ultimi tempi. Poteva sembrare una cosa da pazzi, ma a volte, dopo aver conversato con sé stessa, risultava essere molto più calma.

- Come se non lo sapessi…

Mormorò, chiudendo le palpebre lentamente. Con un gesto lento ed elegante si massaggiò le tempie per alcuni istanti.

- E con questo, cosa vorresti fare, eh? Non possiamo ribellarci, tanto meno in questo periodo!

Fece una seconda voce, con tono di rimprovero. La sua coscienza ci si impegnava a farla impazzire! Figuriamoci che le aveva dato un nome: la prima voce era stata soprannominata Black, la seconda Snow. Esse rappresentavano le idee contrastanti e i sentimenti confusi che Allyson aveva dentro di sé.

- Si, ok, ma nemmeno possiamo essere trattate come una merda!

Replicò Black, mentre la ragazza sospirava, evidentemente arrivata al suo limite di sopportazione.

- Lo faccio solo per loro, è la cosa giusta da fare. E poi, ne sono sicura, in un modo o nell'altro Harry lo farà fuori e noi potremo essere libere!

- Potrei anche darti ragione ma…cazzo! Malfoy è un problema!

Snow si fece sentire subito dopo, mentre Ally lasciava che quelle voci concludessero le loro “storie”.

- Può tenerlo d’occhio in questo modo; se scoprisse che anche Allyson è una mangiamorte come lui, lei sarebbe fottuta! Semmai Lord Voldemort rovistasse nella testa di Malfoy, per Allyson sarebbe morte certa! Lui non deve assolutamente scoprirlo, il Signore Oscuro è stato chiaro… se lui o un qualsiasi altro essere lo scopre, Ally muore!

- Ecco, ora che avete finito…

- Sì?

- Potreste levarvi dalle palle?!

Sbottò, mentre quelle due voci sparivano in fretta, onde evitare che lei s’infuriasse più del dovuto. Alla Reed scoppiava la testa; da quella mattina un dolore acuto la prendeva a fitte continue. Era stata tranquilla fino ad un attimo prima, ma in quel momento le fitte erano ricominciate più forti. Sbuffò e, cautamente, si distese, poggiando la testa sul sedile accanto a lei e stringendo a sé il consunto libro scritto dall'autrice Suzuma Tabitha, “Proibito”. Chiuse gli occhi; le bastarono alcuni istanti affinché le braccia di Morfeo la circondassero, mentre l’espresso partiva alla volta di Hogwarts.

**

Nel contempo, un gruppo di ragazzi stavano chiacchierando allegramente in uno degli scompartimenti dell’espresso diretto alla scuola. In quello spazio di pochi metri quadri, erano presenti più di sei persone, le quali schiamazzavano e urlavano senza alcun contegno.

- Quest’anno la coppa sarà nostra, senza ombra di dubbio!

- Si, ci riusciremo! Potter farà un ottimo lavoro anche questa volta!

- Stracceremo tutti!

Le voci si sovrapposero, per poi scoppiare in un urlo d’approvazione. L’eccitazione era palpabile anche a chilometri di distanza. Una ragazza, l’unica nota che stonava in quell'aria allegra, se ne stava in un angolo a leggere un tomo dalle grosse dimensioni con preoccupazione e irritazione palesi sul viso. Si scostò nervosamente una ciocca riccioluta, caduta in quel momento davanti ai suoi grandi e profondi occhi marroni.

- Accidenti, ma è possibile che non riuscite a pensare ad altro che non sia il quidditch?

Sputò con acidità, voltando una pagina del tomo poggiato sulle sue esili gambe. Sette paia di occhi la osservarono perplessi. La riccia incrociò quelli dei suoi amici.

- Che c’è?

- Hermione, stai bene?

Le chiese con apprensione il giovane Harry Potter, scrutandola con quegli occhi verdi e intensi, da dietro i suoi occhiali a fondo di bottiglia. Lei abbassò lo sguardo, scuotendo la testa e abbassando le palpebre.

- Nulla, Harry. Sono solo preoccupata per…per Allyson, ecco.

Lo guardò. In quegli occhi vi lesse la sua stessa identica preoccupazione e questo non poté fare altro che rincuorarla.

- Ally? Oh, noi l’abbiamo vista prima! Era già sul treno e…

- Voi cosa?

Era stato Ronald Weasley a parlare ora. Guardò Neville Paciock, che aveva parlato, quasi con rabbia, seguito dal resto del trio. Furono Dean Thomas e Seamus Finnigan a tirarlo fuori dai guai

- Si, c’eravamo anche noi! L’abbiamo salutata e sembrava stesse bene!

I tre amici si guardarono per qualche istante, dritti negli occhi. La loro amica era lì e stava bene. Un sollievo, misto ad un'ira del tutto fondata, s'impossessò di loro. Come aveva potuto non farsi sentire per tutto quel tempo? Nessuna lettera, né un bigliettino, niente di niente! La tensione prese il posto dell’entusiasmo che, fino a poco tempo prima, era stato presente in quello scompartimento. I minuti di completo silenzio che seguirono furono interrotti solo dal rumore incessante delle rotaie che camminavano sui binari. Hermione si alzò, posando con cura il tomo dove prima era seduta.

- Vado a cercarla.

Disse, con una calma che sorprese sia Harry che Ron. Entrambi fecero per alzarsi, ma furono interrotti da una vivace chioma rossa che si fiondò nel loro scompartimento, con una gioia sui lineamenti del viso pallido, del tutto inaspettata.

- È qui!

Due parole bastarono a far cedere la riccia. Anche lei sorrise, felice e sollevata.

- Aspettateci qui, voi due!

Intimò Ginevra Weasley a suo fratello e al suo migliore amico, afferrando poi la mano di Hermione per trascinarla fuori dallo scompartimento, sotto gli sguardi esterrefatti dei presenti. Harry e Ron si guardarono, alquanto perplessi, per poi sospirare esasperati, constatando che fosse meglio seguire l’ordine della rossa, onde evitare spiacevoli fatture orcovolanti eseguite alla perfezione.

Ginny ed Hermione si erano fermate dinanzi ad uno degli scompartimenti, molto distante da quello in cui si trovavano poco prima. Avevano il fiatone e cercavano di darsi un contegno, per poter mostrare un aspetto presentabile e tranquillo. Dietro di loro, una voce gentile le distrasse.

- Qualcosa dal carrello, care?

La donna anziana sorrise ad entrambe.

- No, grazie, non abbiamo fame.

Rispose con risolutezza ed educazione la riccia. L’anziana non abbandonò il suo sorriso, salutandole e proseguendo per la sua strada. Entrambe si lanciarono uno sguardo. Hermione sospirò, e stava per dire qualcosa ma un urlo le spaventò.

- Bastardo, me la pagherai testa di cazzo! Non te lo permetterò, non li toccherai, mi hai capito?!

Spalancarono la porta dello scompartimento, con il cuore in gola, mentre davanti a loro si presentava la scena di una ragazza che urlava nel sonno, con ferocia, agitandosi. Si avvicinarono con rapidità, preoccupate. Ginny cercò di bloccarla, mentre Hermione chiamava il suo nome, per svegliarla.Dopo vari tentativi, la ragazza aprì gli occhi, bloccandosi e irrigidendosi tutto d’un tratto. Le due tirarono un sospiro di sollievo, mentre la rossa chiudeva la porta e insonorizzava lo scomparto,in modo da poter parlare senza che nessuno avesse la possibilità di origliare. Allyson Reed si alzò, stando a debita distanza dalle due ragazze, per quanto quel minuscolo scompartimento glielo permettesse. Le scrutò, con falsa freddezza, per dei secondi. La sua espressione indecifrabile, però, non riuscì di certo ad intimorirle.

- Beh…non hai niente da dire?

La prima a rompere quel silenzio fu Ginny. Allyson alzò gli angoli della bocca, in un sorrisetto impercettibile.

- Cosa volete che dica?

Lo disse con tono piatto e disinteressato, cosa che fece infuriare ulteriormente le due.

- Non posso crederci, Allyson! E’ da marzo che non abbiamo tue notizie! Nemmeno una lettera, capisci? Ti rendi conto di come ci siamo sentite?

Iniziò con durezza Hermione, con le lacrime agli occhi. Quell'immagine fece smuovere qualcosa all'interno della mora, ma non lo diede a vedere.

- E con questo?

Fredda e lapidaria. Non aveva alcuna voglia di discuterne proprio in quel momento.

- E con questo? Per favore, sii sincera! Ci siamo preoccupati, siamo stati male per tutto il tempo e tu non ti sei neanche presa la briga di avvertirci del fatto che te ne saresti andata via! Abbiamo il diritto di sapere almeno il motivo della tua improvvisa sparizione, o no?

Sbuffò, apparentemente annoiata dalle parole della rossa. Non era stata colpa sua, non c'era stato nulla da fare! Aveva avuto le mani legate e quella situazione le aveva fatto più male di quanto ne avesse fatto sicuramente a loro.  Ma era la cosa giusta da fare, soprattutto e solamente per loro, le persone a cui teneva di più.  A volte bisogna fare delle scelte ed Allyson l'aveva fatta già molto tempo prima;  avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere i propri amici, la propria famiglia. Sarebbe morta, piuttosto che fargli del male o tradirli. 

- Questioni…questioni burocratiche.

Hermione scosse la testa, visibilmente delusa dal comportamento dell’amica.

- Sei una pessima bugiarda.

Constatò, riprendendosi e guardandola dritta negli occhi. Allyson deglutì e con un’altra occhiata alle due, cedette. Chiuse gli occhi, mentre una risata spontanea si delineava sul suo viso, sotto lo sguardo perplesso di entrambe.

- Siete due idiote, e ora venite qui prima che cambi idea!

Si buttò letteralmente su di loro, abbracciandole strette. La Weasley e la Granger si guardarono, quasi divertite, dimenticandosi per un attimo che fossero arrabbiate con lei. Concluse quelle rare manifestazioni d’affetto da parte della mora, si sedettero di fronte a lei, con espressione seria in volto.

- Sei la persona più irresponsabile ed egoista che conosca, Ally, lo sai questo?

- Sei una stronza, senza mezzi termini.

Cominciò Hermione, seguita da una Ginny leggermente più divertita.

- Grazie per i complimenti, amiche mie!

Commentò sarcasticamente, mentre i suoi occhi verdi rivolgevano lo sguardo al paesaggio che sfrecciava rapidamente, confondendosi in una macchia indistinta.

- Non sai quante maledizioni senza perdono sarei capace di lanciarti in questo momento!

Continuò Hermione con un tono piuttosto minaccioso.

- Non credevo fossi diventata così violenta, forse l’influenza di Weasley ti fa troppo male!

Hermione, in tutta risposta, arrossì leggermente.

- Basta scherzare, Ally. Ora devi spiegarci ogni cosa.

Intervenne Ginny, dopo alcuni istanti di silenzio.

- E se io non volessi parlarne?

Esclamò Allyson annoiata e fredda, trafiggendola con lo sguardo…o almeno cercando di farlo, con scarsi risultati. Non riusciva a fingere di fare la “ragazza cattiva” con le sue due migliori amiche. Entrambe le lanciarono uno sguardo d’ammonimento, mentre Ally sbuffò.

- Non ora, perlomeno, vorrei respirare almeno un po', sempre che voi me lo permettiate!

Disse, con una punta di acidità nel suo tono palesemente sarcastico, ritornando a rivolgere la sua attenzione all’ambiente esterno. Ginny ed Hermione si lanciarono giusto un’occhiata, comprendendosi all’istante. Convennero che fosse meglio cominciare con qualcosa di “leggero”, per il momento. Un pesante silenzio calò attorno a loro. Era una strana situazione, quella, e tutte e tre avvertivano che qualcosa, durante i mesi di lontananza, era palesemente cambiato. Se in meglio o in peggio, non avrebbero saputo dirlo.

- E quindi…

Iniziò la rossa, con qualcosa di strano nella voce. Hermione si schiarì la gola, innervosita dalla situazione. Altro silenzio.

- Emh…

Allyson non riuscì a sopportare altro. Sbuffò, evidentemente seccata, ed estrasse dalla sua tasca una tavoletta di cioccolato, scartando l’involucro e cominciando a mangiucchiare per il nervosismo. Odiava quando quelle due si comportavano in quel modo per farle sputare la cioccorana! Abbassò le palpebre, gustando la cosa che preferiva di più al mondo, per poi riaprire gli occhi, percependo un senso di calma improvvisa.

- Che diavolo volete sapere?

- Semplicemente, cosa è successo!

La mora addentò la sua tavoletta, meditando sulle parole che avrebbe dovuto scegliere per spiegargli la situazione.

- Lord Voldemort aveva richiesto la mia presenza, e mi ha mandato in missione in giro per l’Inghilterra.

Ginny ed Hermione rabbrividirono leggermente a quel nome, ma non vi si soffermarono. La squadrarono più attentamente, notando solo allora i graffi e i lividi che la loro amica possedeva in più punti, nelle parti scoperte del suo corpo.

- Avevi detto che non ti avrebbe più mandato in missione e invece guardati…come diavolo hai fatto a combinarti in questo modo?

Le chiese, con un velo di preoccupazione, la riccia, quasi rimproverandola con lo sguardo. Ally fece spallucce, continuando a mangiare la sua cioccolata.

- Se fosse stato per me, non mi troverei nemmeno in questa situazione.

Commentò con tranquillità.

- Mi sorprende il fatto che tu sia così calma, Allyson.

- E’ tutta una vostra impressione. Al contrario, sono più agitata di quanto voi crediate.

Sincera e diretta, come lo era sempre stata. La rossa incrociò le braccia sotto il petto, scrutando l’amica con intensità.

- Cosa devi fare questa volta?

Allyson la guardò, per poi sospirare. Mangiò l’ultimo pezzetto rimasto di quel nettare che tanto adorava e poi cominciò a raccontargli ogni cosa: dal momento in cui aveva lasciato la scuola, fino a qualche settimana prima. Delle sue punizioni, del suo inutile tentativo di scappare, della sua presenza all'assassinio di Sirius Black e del suo dolore per ciò; dell’uccisione da lei stessa compiuta di due donne che lavoravano al Ministero della Magia, del rapimento di Olivander e, infine, della sua nuova missione. L’unica cosa che omise, per quel momento, fu il nome del giovane aiutante mangiamorte, appena reclutato da Colui-che-non-deve-essere-nominato.

Sia Ginny che Hermione erano rimaste esterrefatte dinanzi alle sue parole: non potevano credere che potesse davvero esistere tutta quella crudeltà gratuita. Non avrebbero mai voluto che la loro amica corresse tutti quei rischi, ma era l’unica soluzione per… beh riuscire a salvare tutti, soprattutto lei stessa. Hermione, però, pensò bene di cambiare argomento. Nemmeno lei aveva voglia di ascoltare altro, desiderava solo che la sua amica potesse avere un po' di serenità. Senza farsi notare diede un colpetto a Ginny, per poi schiarirsi la gola e sorridere.

- Allora, con i G.U.F.O. come farai?

- Grazie a Silente li ho conseguiti in separata sede, negli stessi vostri giorni, e ne sono uscita con quasi tutti Eccellente! Dovresti essere fiera di me, secchiona!

Le rispose, con sarcasmo marcato sull'ultima parte, facendo scoppiare a ridere entrambe. Sorrise anche lei, ridacchiando più cautamente. Era insensato andarci piano, lo sapeva. Ma era più forte di lei. Non aveva previsto, però, che presto si sarebbe lasciata andare completamente, proprio come se nulla fosse accaduto.

ANGOLO AUTRICE:

[*1] Il pezzo citato è preso interamente dal libro "Proibito" di Suzuma Tabitha. E' davvero un buon libro e mi è piaciuto tantissimo.

[*2] Le parole che canticchia Allyson sono il ritornello di Reading My Eyes dei Linkin Park; è una delle loro prime canzoni, tratta dal loro primissimo demo registrato tra il 1996 e il 1997. Ho scelto questa canzone anche per essere coerente con il "tempo", per cui ho preferito far coincidere le due cose. Comunque, i Linkin Parl sono una band che adoro e vi consiglio di ascoltare le loro canzoni che sono un qualcosa di meraviglioso!

Ed eccomi qui, puntuale, con il il primo capitolo! Come avrete sicuramente notato, il capitolo è molto più corto rispetto alla fic precdente e ho cambiato radicalmente il modo di scrivere poichè narrare in terza persona mi riesce molto meglio. I prossimi capitoli avranno più o meno tutti la stessa lunghezza e spero che questi abbiano una lettura più scorrevole ma, soprattutto, più piacevole! Beh, come vedete abbiamo un'Ally più restia nel raccontare ciò che le è successo, anche se alla fine cede ugualmente. Il capitolo si conclude con quella frase, anche se il viaggio sull'Hogwarts Express non finisce qui ma continuerà nel prossimo capitolo!

Con questo, vi lascio! Spero che via sia piaciuto e che vi abbia suscitato più interesse. Fatemi sapere cosa ne pensate con una piccola ( anche minuscola, sapete mi accontento di poco v.v) recensione; che sia positiva o negativa a me va bene uguale perché mi fa piacere conoscere le vostre impressioni!
Alla prossima settimana con il secondo capitolo!   
BlackStar vi saluta! ^_^

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Due: I'm Sorry ***


Capitolo 2

Capitolo due: I'm Sorry

“È sorprendente come poche semplici parole possano cambiare tutto, che siano di scuse, o un'ammissione. A volte non è importante quello che dici ma che ci sia qualcuno ad ascoltare.

J.D, Scrubs”

 

 

- Allora, come sono andate le vostre vacanze?

Buttò lì Allyson, con studiata noncuranza, mentre guardava il meraviglioso paesaggio fuori dal finestrino, composto da colline che si superavano a vicenda in corse infinite e laghi che le occupavano placidamente. Hermione alzò le spalle, sentendosi quasi in imbarazzo per i bei giorni che lei aveva trascorso e di cui, al contrario, l'amica non aveva potuto godere.

- Sono arrivata alla Tana a metà luglio.

Le disse, un sorriso ad illuminarle il volto nel ricordo di quei giorni estivi, caldi e divertenti.

- Mamma è stata molto contenta di vederla.

Ricordò Ginny, abbozzando un sorriso.

- Ci ha chiesto più volte dov'eri finita, Ally. Aveva l'impressione di star cucinando troppo poco!

Risero, ricordando l'amabile ed affettuosa maternità che Molly Weasley riservava non solo ai suoi figli, ma anche ad Allyson, Harry ed Hermione, proprio come una mamma. Ally sospirò, mentre i suoi occhi verdi si velarono di nostalgia. In fondo le era mancato così tanto passare l’estate assieme a loro...

- Ally, noi…

Cominciò Ginny, accorgendosi del suo sguardo. Allyson però si riprese, in apparenza, mentre le sue labbra si incurvarono andando a formare un ghigno malizioso.

- Ah… beh e avete fatto faville tu e Wesley?

Chiese alla riccia, la quale arrossii violentemente sbottando

- No, Ally!

- E anche se avesse voluto, mio fratello è un’idiota!

Intervenne Ginny ridendo e assestando una leggera gomitata ad Hermione. Ci furono alcuni istanti di silenzio, mentre la Reed esitava nel porre quella domanda che tanto l'assaliva.

- Emh…Harry?

Le due si lanciarono un’occhiata.

- Beh…bene, nonostante tutto, ecco.

Allyson abbassò lo sguardo, avvertendo una fitta dritta in petto, al pensiero di tutta la sofferenza che il suo migliore amico, suo fratello, aveva dovuto patire. La mora rivolse lo sguardo sulla riccia; questa aveva assunto un’aria pensierosa, osservando il paesaggio che scorreva fuori.

- Che ti prende?

Le chiese, mostrando apertamente la sua curiosità. Hermione parve destarsi, rivolgendo lo sguardo all'amica.

- Oh beh…ora che ci penso, ultimamente Harry è molto paranoico. Non è vero, Gin?

La rossa parve rifletterci su, per poi annuire.

- In effetti si, e anche troppo.

I suoi occhi si posarono su entrambe, scrutandole con attenzione, mentre portava una mano a sostenere il capo.

- Su che proposito?

Entrambe sospirarono, lanciandosi l’ennesima occhiata di quella giornata.

- Eravamo a Diagon Alley, e sul tardi abbiamo visto Malfoy assieme a sua madre e… beh li abbiamo seguiti. Sono entrati da Magie Sinister, a Notturn Alley, e Malfoy era interessato a qualcosa. Ma la cosa più sospetta è il fatto che nella bottega c’erano alcuni mangiamorte con lui e…

Aveva cominciato Hermione, per poi essere interrotta dalla rossa.

- In sostanza, Ally, Harry sospetta che Malfoy sia diventato uno di loro. Herm e Ron continuano a ripetergli che Malfoy è troppo giovane per essere un mangiamorte, ma lui non cede! Ora non fa altro che ripetere questo!

Il tempo parve fermarsi; i secondi scorrevano lenti e inesorabili. Allyson aveva letteralmente spalancato gli occhi, mentre un qualcosa di strano le si insinuava dentro, nella mente. Deglutì, alzandosi di scatto e cominciando a sbraitare, agitando le braccia a scatti, in gesti nervosi.

- Miseriaccia! Se Harry scopre Malfoy io sono fottuta! Morta e fottuta! E poi se davvero lo scoprisse, la mia copertura salterebbe e, maledizione, sarei fottuta! E NO! Col cazzo che ci sto! Harry James Potter, che tu sia maledetto! Mai una volta che tu e il tuo cervello bacato ve ne stiate buoni!

Ginny ed Hermione le lanciavano occhiate preoccupate, mentre l'evidente crisi di nervi cominciava a spaventarle. Ginny si alzò con rapidità e la bloccò per le spalle, scuotendola violentemente

- Allyson respira, su! Caaaalma! Dicci di cosa diavolo stai parlando.

Sillabò con lentezza, mentre la mora tirava un gran respiro, con l’intenzione di calmarsi. Chiuse gli occhi, per poi riaprirli piano. Si liberò dalla presa della rossa e, dando le spalle ad entrambe, rivolse nuovamente lo sguardo verso il finestrino.

- Malfoy è un mangiamorte.

La bomba era stata sganciata e il suo effetto si mostrò quasi subito. Le espressioni di Ginny ed Hermione mutarono; la prima fissava Allyson con occhi e bocca spalancati, mentre la seconda aveva ridotto gli occhi in due fessure, serrando i denti e lanciando scintille.

- Brutto Malfuretto! E noi che l’avevamo anche difeso!

- Non posso crederci!

Allyson abbassò lo sguardo, serrando i denti, mentre ricordava ogni istante passato al Manor, quando il Lord le aveva affidato quella missione.

- E’ sempre stato un lurido verme, ma non avrei mai pensato che potesse… potesse…

- Beh…ha voluto seguire le orme di suo padre, dopotutto.

Sentenziò la rossa, con un sospiro, lasciandosi cadere sul sedile scarlatto del vagone.La mora si volse a guardare entrambe, incrociando le braccia sotto il seno e poggiandosi sulla parete dello scompartimento dietro di lei, non prima di aver richiuso il finestrino con uno scatto.

- Volere e dovere sono due cose diverse, Gin.

- Che intendi?

- Non che io voglia difenderlo, sia ben chiaro. - Cominciò Allyson, mentre le immagini degli ultimi mesi le passavano dinanzi, come un fiume. - Lo odio, come sapete, e non lo farei mai. Ma, in fondo, anche lui è un sedicenne come noi. Non ha avuto possibilità di scelta, da quanto ho capito, costretto dallo stesso Voldemort.

Fece una pausa; le due amiche pendevano letteralmente dalle sue labbra.

- E diciamoci la verità: con un padre come Lucius, anche io avrei fatto la sua stessa identica fine. Omettendo il fatto che io sia una mangiamorte da più tempo di Draco.

La riccia sospirò, massaggiandosi le tempie con fare pensoso, mentre Ginny si torturava le mani, non perdendo mai di vista l’amica.

- Quindi, alla fine di tutto, Malfoy cosa centra con te?

Ally distolse lo sguardo per qualche istante; la sua irritazione si poteva leggere chiaramente in viso.

- Malfoy avrà uno dei compiti più importanti da compiere e io devo guardargli le spalle. Devo evitare che venga sospettato e, di conseguenza, scoperto.

Alcune ciocche di capelli caddero dinanzi al viso della rossa, che se le scostò con fare distratto, mentre sul suo volto nasceva un'espressione perplessa.

- Devi fargli da balia?

- Esattamente. E non è tutto!

Hermione alzò lo sguardo, incitandola a continuare. La mora esitò per qualche istante; quella scoperta l’aveva turbata molto e non conosceva l’effetto che avrebbe avuto sulle sue amiche.

- Malfoy non deve conoscere la mia identità; lo distrarrebbe, o almeno è ciò che mi ha detto Lucius, ma lasciamo stare. Rientra tutto nei piani dell’Oscuro. Malfoy saprà di me solo dopo che avrà portato a termine il suo compito, e semmai mi scoprisse prima…Voldy s’incazzerà parecchio.

Concluse, con un alzata di spalle apparentemente disinvolta, chiamando Colui-che-non-deve-essere-nominato con il soprannome con cui, in segreto, lo scherniva.

- Di che compito si tratta?

Ecco quello che rendeva tutto più difficile: lei non ne era a conoscenza, e questo era un male.

- Non lo so. Non devo saperlo. Ma, non appena mi chiamerà, tenterò di scoprirlo. Altrimenti, che razza di spia sarei? E all'Ordine gioverebbe saperlo. Potremmo contrastarla, qualunque cosa sia.

- Non mi piace questa storia, Ally. Stai rischiando troppo.

Quest'ultima sorrise, quasi dolcemente, alle due amiche; poi esordì abbassando il tono della voce:

- Non mi succederà nulla e questo era l’unico modo, lo sapete. Pensate al lato positivo, però…

- Quale?

- Almeno sono utile a qualcosa, non credete?

Entrambe la fulminarono con lo sguardo, provocando la sua ilarità. In effetti era vero. Forse stava rischiando davvero troppo, ma lei amava il pericolo e poi… c'era dentro fino al collo, e non poteva tirarsi indietro.

“Inutile spirito Grifondoro; se fossi stata una serpe a quest’ora magari non mi ritroverei nemmeno in questa situazione!”

Si ritrovò a pensare la Reed, con un ghigno stampato sulle labbra.

- E quindi?

- Cosa?

Hermione sbuffò leggermente, per poi chiederle con risolutezza:

- L’unico modo per salvare la pellaccia al furetto è depistare Harry. Come farai?

La mora fece spallucce, mormorando con voce sommessa:

- Non ne ho la più pallida idea.

La Granger e la Weasley si guardarono per una frazione di secondo, poi si sorrisero. La prima si alzò, ponendosi davanti a lei, con sguardo deciso.

- Conta su di noi.

- No. E’ il mio lavoro, non posso trascinarvi giù con me. E’ fuori discussione.

Rispose lapidaria, riservando un’occhiata intensa ad entrambe. Quelle parole, però, vennero palesemente ignorate.

- Allyson Reed ascolta: non possiamo mentirti dicendoti che tutto andrà bene e che sistemeremo tutti i tuoi problemi, ma possiamo prometterti che troveremo una soluzione, insieme!

- Vi ringrazio del pensiero, davvero. Siete le mie migliori amiche, vi adoro, ma questa è una faccenda che riguarda solo me.

- Non sparare idiozie, Ally! Riguarda tutti noi, e i problemi che hai tu sono soprattutto anche nostri! Come abbiamo sempre fatto, li affronteremo insieme.

Intervenne la rossa, con sguardo ammonitorio. Allyson sbuffò, arrendendosi all'evidente cocciutaggine delle due. Schiuse la labbra per dire qualcosa, ma fu interrotta dal rumore di alcuni colpi, provenienti dall'esterno dello scompartimento. Qualcuno stava bussando alla porta scorrevole. Seccata si avvicinò, aprendola con un rapido scatto, con l’intenzione di dirgliene quattro a chiunque avesse interrotto la loro conversazione. Ma restò con la mano a mezz'aria, bloccandosi improvvisamente. La sua espressione aveva qualcosa di strano e i suoi occhi erano lucidi. Deglutì, sentendo improvvisamente le gambe cedere, ma restò in piedi e immobile.

- Ehy.

Quella voce. Abbassò la mano, mentre il senso di colpa cominciava lentamente a logorarle dentro, come ogni volta che li aveva dinanzi. I suoi occhi si scontrarono con un paio dall'azzurro chiaro e limpido, simile al cielo sereno, leggendovi sollievo e preoccupazione. Poi, il suo sguardo si soffermò sul compagno al suo fianco, affogando in un verde intenso e chiaro, così simile al suo, e tutte le sue mura difensive crollarono all'istante.

- Potter, Weasley.

Non poteva cedere, no, non doveva.

- E’ tutto ciò che hai da dire?

Le chiese il rosso, con rabbia. Poteva capirli benissimo; si era aspettata anche di peggio, per cui era preparata. Annuì, sostenendo fieramente il loro sguardo.

- Sei mesi che non abbiamo contatti con te e tu non hai niente da dirci? Non credi di doverci le dovute spiegazioni?

Continuò imperterrito, mentre l’amico si limitava a guardarla con una tale intensità da provocarle disagio e senso di colpa.

- Ho avuto dei problemi con le proprietà dei miei genitori, tutto qui. Non potevo scrivervi perché ero circondata da babbani e sarebbe parso strano vedere una civetta che si aggira per i quartieri, non credi?

Cazzate. Erano tutte cazzate, ma lei non poteva dire loro la verità. Sarebbe arrivato il momento, prima o poi, in cui sarebbe venuta a galla, ma una situazione del genere non era adatta. Harry aveva già troppi problemi da solo e non voleva fargli pesare anche i suoi. Se non fosse stato per dei casi “fortuiti”, a quest’ora non l’avrebbero saputo nemmeno Hermione e Ginny.                 

Aveva imparato a mentire così bene da riuscire ad ingannare persino i suoi migliori amici, coloro che la conoscevano meglio delle loro tasche. O almeno era ciò che sperava. Ma, in una piccola parte del suo cervello, era consapevole di essere come un libro aperto per loro. Beh, sperava di essere migliorata.Era rimasta calma e tranquilla; l’ansia, il senso di colpa, il disagio, la gioia di rivederli erano sentimenti che teneva ben nascosti. Ron si era calmato; faceva fatica a crederle, ma il sollievo di vederla intera era impagabile. Harry, dal canto suo, non reputava veritiera una singola parola appena pronunciata dall'amica. Erano balle; la conosceva troppo bene e sapeva che c’era qualcosa sotto. E non era nemmeno la prima volta che aveva l’impressione che gli nascondesse una questione importante.

Altri istanti di silenzio, passati a scrutarsi cautamente. Hermione guardava il tutto con fiato sospeso, Ginny era esasperata dal comportamento di quei tre. Sbuffò e con irritazione nella voce esalò:

- Vi date una mossa?

I due rivolsero l’attenzione sulla rossa, per poi tornare su Allyson.

- Io…

Cominciò con incertezza lei, non sapendo esattamente cosa dire. Il primo a cedere fu Ron, che, arrossendo fin sopra le orecchie, abbracciò l’amica, quasi a soffocarla.

- Non provare mai più a sparire così improvvisamente, chiaro?

Un dolce sorriso, appena accennato, era nato sul suo viso mentre ricambiava la stretta del rosso. Si staccarono, sorridendosi un più apertamente. Ally, con un peso in meno nel cuore, ritornò con lo sguardo sul moro. Il bambino-che-è sopravvissuto si tirò su gli occhiali, esitando. Era combattuto con sé stesso ma, infine, scelse di seguire il suo cuore. Abbracciò l’amica con sollievo crescente e palese, mentre lei gli circondava il collo con le braccia, posando la fronte nell'incavo della sua spalla. Il suo migliore amico stava bene, e lei era lì con lui, con loro.

- Non credo ad una sola delle tue parole ma… non importa. Non farlo più, abbiamo bisogno di te.

- Mi dispiace, Harry, per tutto. Mancherà anche a me Sirius, e perdonami per non esserci stata.

- Non importa, perché ora ci sei.

Inspirò il suo profumo familiare: si sentiva finalmente al sicuro, tra le braccia di Harry. Quando si staccarono, si riservarono uno sguardo che solo loro avrebbero potuto capire. La Reed, con un sorriso, si sedette, seguita dagli altri suoi amici.

- E ora che abbiamo finito con le smancerie, parliamo di cose serie!

Tutti le rivolsero uno sguardo interrogativo, il sorriso sulle sue labbra che si allargava.

- Quidditch!

 

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccomi con il secondo capitolo! Dunque, Allyson ha ritrovato Harry e Ron e ha dato di matto (giusto un pò però u.u) per la questione "Potter sospetta Malfoy". E naturalmente, come poteva non mancare il quidditch?! Comunque, questa è la seconda parte del viaggio sul treno e nel prossimo capitolo vedremo ritornare tutti a casa, e cioè ad Hogwarts! 

Come prima cosa, ringrazio tutti coloro che hanno recensito,aggiunto nelle seguite, preferite e ricordate! Siete fantastici, non so davvero come ringraziarvi!

Beh, non credo che ci sia altro da dire; spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso! Fatemi sapere ciò che pensate lasciando una recensione anche minuscola (come vi ho già detto, accetto tutto: critiche e non perchè mi fa tanto piacere sapere cosa ne pensate ^_^).    
Alla prossima settimana, dunque, con il terzo capitolo!   
Ed è così che Hono, vi dice Ciao! *feel like Sue*
 :3                                                                                                                                           

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre: Back Home ***


CAPITOLO TRE: BACK HOME

“Hogwarts will always be there to welcome you home

J.K Rowling”

 

 

- Un gorgosprizzo ti ha preso, Harry?

- Un gorgosprizzo?

- Si, sono invisibili! Ti entrano nelle orecchie per poi confonderti il cervello…credo di averne sentito qualcuno qui intorno!

La chioma bionda della ragazza che sedeva di fronte ad Harry si mosse, a causa del vento che proveniva dal finestrino leggermente aperto. Allyson non poté fare a meno di ridacchiare; Luna Lovegood era la persona più curiosa che avesse mai conosciuto, ma era difficile non volerle bene almeno un po'. Neville ed Harry si erano lanciati uno sguardo, cominciando a parlare di Quidditch e sorridendo. Il sole spiccava alto nel cielo, coperto ogni tanto da una nebbiolina sottile, mentre l’espresso proseguiva il suo cammino placidamente. Erano passati appena pochi minuti, quando la mora cominciò ad avvertire la familiare sensazione di fame.

“Speriamo che il carrello del pranzo si dia una mossa”

Pensò, seccata, mentre conversava con una Luna sognante. Qualche battuta dopo, dallo scompartimento fecero il loro ingresso Hermione e Ron, appena ritornati dal giro di ronda del treno. Il rosso si era seduto pesantemente accanto ad Ally, mentre Hermione si limitò a prendere posto fra Neville e Luna. La riccia pareva essere abbastanza irritata, mentre Ron era solo affamato, come al solito.

- Ehi, che succede?

Chiese Harry, con un sorriso in volto. Ron si affrettò a rispondere, prima che la bionda potesse attaccare con i suoi soliti strani discorsi su quanto siano fastidiosi i gorgosprizzi, nargilli e altre creature che avrebbe potuto vedere solo lei.

- Nulla di così importante; ho fame e… oh, vi riferivate a lei? Beh, Malfoy non sta svolgendo i suoi compiti da prefetto. E’ nel suo scompartimento con gli altri Serpeverde.

- Il solito sbruffone.

Borbottò la riccia, seccata. Ally notò subito l’interessamento di Harry, dopo aver udito il soggetto del discorso. Ad entrambi parve strano; di solito il furetto utilizzava il “potere” che possedeva, per terrorizzare i primini.

- E che cosa combinava?

- Le solite cose, sapete. Un po' mi fa pena; deve essere dura sopportare la Parkinson…

Il rosso assunse un’espressione disgustata

- Non credo che al furetto dispiaccia la compagnia del carlino.

Intervenne acida Allyson; un piano ben studiato per portare il discorso altrove, prima che Harry potesse…

- Avrà qualcosa di più importante da fare, non credete?

- Ancora con questa storia? Harry, piantala.

Esordì prontamente Hermione, mentre tutti gli occhi erano puntati interrogativamente sul moro.

- Che storia, Harry?

Gli chiese Allyson, fingendo di non saper nulla di quel che era successo appena qualche giorno prima. Il ragazzo occhialuto la guardò e cercò di dire qualcosa, ma furono interrotti da una ragazzina, probabilmente del terzo, che entrò imbarazzata nel loro scompartimento.

- Queste lettere sono per Harry Potter e Neville Paciock.

- Grazie.

La ringraziò Harry gentilmente. La bambina porse le lettere ai due ragazzi e poi scappò, arrossendo di botto. Entrambi avevano degli sguardi curiosi, e dopo aver aperto i due rotoli di pergamena si lanciarono un’occhiata confusa.

- Che cos'è ragazzi?

Chiese con curiosità Allyson, sporgendosi sulla pergamena di Harry e leggendone il contenuto.

- Un invito da parte di Horace Lumacorno.

- E chi è?

Chiese Neville, con un’espressione di nervosismo sul volto paffuto.

- Un nuovo professore.

Rispose Harry, mettendosi la pergamena in tasca e rivolgendosi all'amico con una strana luce negli occhi

- Andiamoci con il Mantello dell’Invisibilità, così potremo anche vedere cosa sta combinando Malfoy.

Allyson sbarrò gli occhi, assestando un calcio sullo stinco alla riccia, la quale dopo averle riservato un’occhiataccia, si alzò aprendo la porta dello scompartimento. Con suo sollievo, vide che i corridoi erano molto affollati e riferì la notizia all'amico che, rassegnato, si issò e ripose il mantello nella sua sacca. Salutò i suoi amici e con Neville si avviò allo scompartimento indicatogli dalla missiva. Allyson sospirò, buttando la testa all'indietro e abbandonandosi sul sedile.

“Dannazione!”

- I gorgosprizzi cominciano a confondere anche te?

Allyson annuì, portando una mano a coprire i suoi occhi, sotto gli sguardi divertiti di Ron ed Hermione.

- Non sai quanto, Luna.

 

- Ma dove diavolo si è cacciato?!

Allyson era nervosa; Neville era ritornato già da un pezzo mentre Harry sembrava essere sparito. Per tutto il resto del viaggio non si era fatto vivo. Hermione e Ron si era preoccupati un tantino, ma Allyson aveva una vaga idea su dove potesse essere finito. Non lo sapeva con certezza, ma sicuramente qualsiasi cosa fosse, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, aveva a che fare con Malfoy.    

Una cosa però era riuscita a rincuorarla: il fatto di essere tornata finalmente a casa. Il suo umore cambiò repentinamente non appena varcò la soglia della Sala Grande. Alzò lo sguardo e si compiacque della notte limpida che faceva bella mostra di sé, dal soffitto. Per qualche istante, la gioia e l’eccitazione di essere lì presero il sopravvento, e lei smise di preoccuparsi per l’amico occhialuto.

- Hogwarts è sempre stata così bella?

Chiese, mentre con i suoi amici e compagni di casa si sedeva al tavolo di Grifondoro. Guardare quella sala, percorrere quei corridoi, trascorrere il tempo nelle aule e nei dormitori la riempiva di gioia, eccitazione, mentre la nostalgia provata fino a quel giorno andava man mano a dissolvendosi. Con i suoi amici e lì dentro era al sicuro, ma soprattutto a casa. Aveva sentito la mancanza dell’intera Hogwarts; Serpeverde inclusi. Ridacchiò agli strani pensieri che le avevano affollato la testa durante quei mesi di lontananza. Ne ricordò soprattutto uno e, inevitabilmente, le sue goti si colorarono leggermente di un delicato rosa.

“Dovevo essere impazzita”

- Lo sei già di tuo, non preoccuparti!

“Grazie tante”

Sbuffò interiormente, ignorando le solite vocine che, ultimamente, si erano fatte sentire un po' troppo spesso. Molti suoi compagni, accortasi di lei, la salutarono con un sorriso (chi sincero e chi di circostanza). Si erano messi a chiacchierare, poi, osservando lo smistamento d’inizio anno dei primini. Per tutto il tempo, però, la mora era stata in pensiero per l’amico; come lo erano stati anche Hermione, Ron e Ginny.                                                                                                           
 
Quest’ultima, aveva passato il tempo restante del viaggio con Dean Thomas, e si era unita a loro solo quando erano in procinto di raggiungere Hogwarts, con le carrozze trainate dai Thestral.

- Ho una fame!

Commentò Ron, con un’espressione sofferente in viso.

- Non ti sono bastate tutte le cioccorane e le api frizzole che hai ingurgitato, Ron?

- Non credo con lo stomaco che si ritrova, Gin.

Lo canzonarono sua sorella ed Allyson, le quali ridacchiarono divertite seguite da Hermione, dinanzi al broncio dell’amico.

- Dai, Ron, scherzavamo, non fare quella faccia!

Ma prima che il rosso potesse replicare, mentre tutti applaudivano per qualcosa che il preside aveva appena detto, sui tavoli apparvero magicamente squisite e prelibate pietanze, la cui bontà poteva essere opera solo degli elfi domestici che lavoravano nelle cucine della scuola. Inutile raccontare dell’immensa gioia che si era impossessata del viso di Ron, il quale si buttò a capofitto sul cibo, incurante degli sguardi disgustati che la riccia gli lanciava.

- Ron, cerca di non mangiare come un maiale!

Allyson alzò gli occhi al cielo, ridacchiando mentre si sentiva finalmente bene, circondata dai suoi amici. Si servì dell’arrosto e delle patate, per poi versare nel suo bicchiere del succo di zucca e cominciando a mangiare, mentre chiacchierava con gli altri del più e del meno. Ma ad un certo punto, fece la sua entrata Harry James Potter. A testa bassa, per evitare di guardare le occhiate strane che quasi tutti gli lanciavano, raggiunse i suoi amici, infilandosi velocemente tra Hermione ed Ally.

- Miseriaccia, Harry! Che hai fatto alla faccia?

Ron l’aveva guardato con gli occhi spalancati, mentre Ally lo osservava con preoccupazione.

- Cosa?

Farfugliò, perso com'era nei suoi pensieri, mentre Hermione sospirava preoccupata. Gli puntò la bacchetta sul viso e, mormorando un incantesimo, lo ripulì dal sangue secco. Lui la ringraziò, osservando il suo riflesso nel cucchiaio, preso dal posto dinanzi a lui.

- Che è successo?

Gli chiese in un sussurro Ally, posandogli una mano sulla spalla e guardandolo con apprensione. Sperò che non fosse nulla di grave, mentre osservava il fratello di sempre.

- Ve lo spiego dopo.

Le rispose con un tono che non ammetteva repliche, lanciando un’occhiata ad alcuni compagni di casa che, probabilmente, si erano messi ad origliare. La riccia capì al volo e disse:

- Ti sei perso lo Smistamento.

- Oh, capisco. E beh…Silente ha detto qualcosa riguardante Vold- emh… Tu-sai-chi?

Si ricorresse subito dopo, ricevendo un’occhiata dal rosso che ingurgitava un grosso pezzo di torta.

- No. Non ancora, almeno. Sai che il suo discorso è fatto sempre alla fine del banchetto.

Esordì Ally mentre mangiucchiava, anche lei, un pezzo di torta al cioccolato. Harry annuì, distrattamente, mentre lanciava un’occhiata al tavolo degli insegnanti.

- Piton mi ha detto che Hagrid era in ritardo.

Cambiò discorso il moro.

- Piton? Beh solo di qualche minuto, almeno credo…

Rispose Hermione, facendo spallucce.

- Perché, dove hai incontra...

Cominciò a chiedergli il rosso, mandando giù un grosso boccone.

- Mi ci sono imbattuto.

Lo interruppe Harry, apparentemente tranquillo.

- Guarda, Hagrid ci saluta!

Era stata Ally a parlare, indicando con il mento il tavolo degli insegnanti e salutando con una mano il mezzogigante, seduto tra la professoressa Mcgranitt e la professoressa Cooman. Harry gli sorrise in risposta, per poi tornare con lo sguardo davanti a sé. La sua attenzione venne catturata dagli schiamazzi di alcuni Serpeverde; vide Malfoy che stava mimando il momento in cui l’aveva colpito con un pugno, e avvertì la sensazione di volerlo fare fuori.

- Quanto lo odio!

Allyson, però, era già in procinto di scattare, subito dopo essersi scambiata uno sguardo di puro odio con il furetto. Harry la trattenne per un braccio, intimandole di darsi una calmata e dicendole che era inutile scaldarsi tanto con uno come lui. Da che pulpito, non credete? Ma tutti i brusii e gli schiamazzi vennero interrotti sull'istante, non appena il vecchio preside si alzò, allargando le braccia e augurando una buona serata a tutti. Allyson, alla vista della sua mano, deglutì.

- Che diavolo gli è successo?

Chiese in un sussurro appena udibile mentre altri mormorii si levarono per la sala. Albus Silente, con un sorriso gentile in volto, tranquillizzò gli studenti. Cominciò, così, il suo solito discorso di inizio anno, mentre Harry sussurrava:

- Aveva già la mano così quando l’ho visto in estate…non so cos’abbia e credevo che Madama Chips l’avrebbe curato…

- Non ho mai nè visto e nè letto di qualcosa del genere...

Rispose Hermione, con uno sguardo di repulsione nell'osservare la mano “morta” di Silente.

- E diamo un caloroso benvenuto a Horace Lumacorno, che sarà il nuovo professore di Pozioni, mentre il nostro professor Piton prenderà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure…

Annunciò il preside, suscitato sorpresa e sdegno in molti degli studenti presenti.

- No, diamine! Credevo che Lumacorno sarebbe stato il nuovo professore di Difesa!

- Dannazione!

Allyson si mordicchiò il labbro, quasi divertita dalla reazione dei suoi amici. Silente, con disinvoltura, proseguì il suo discorso. Accennò al fatto che Voldemort stava riacquistando potere e che, di conseguenza, per la sicurezza di ognuno, gli studenti avrebbero fatto meglio ad obbedire alle regole e a non trasgredire nessuna delle restrizioni imposte dagli insegnanti. Poi, infine, augurò una buona e confortevole notte a tutti, invitandoli a dirigersi nei propri dormitori. Così fecero, e dopo un applauso caloroso, gli studenti si accinsero a lasciare la sala, chiacchierando sommessamente tra di loro.

- Piton ha finalmente avuto la cattedra di Difesa, dovrà sentirsi al settimo cielo, non credete?

Cominciò Ally ridacchiando, ottenendo un grugnito di disapprovazione in tutta risposta.

- Non me lo ricordare.

Harry sospirò, mentre Hermione li lasciava, facendosi largo tra la folla per adempiere ai suoi doveri di prefetto. Ally, Ron ed Harry rimasero indietro, attendendo che la folla affluisse fuori, in modo da poter uscire da lì.

- Ora ci spieghi cosa è successo, Harry?

Cominciò Ally, dopo qualche istante. Harry omise la parte che riguardava il suo naso e raccontò loro le vanterie che aveva origliato nello scompartimento dei Serpeverde. Ally per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, maledicendo la stupidità del furetto. Dannato!

- Harry, di che diavolo stai parlando? Non ci sto capendo molto.

Sussurrò, mentre seguivano gli ultimi studenti per uscire dalla Sala. Quando furono nel corridoio, si avviarono molto lentamente, mentre Harry spiegava ad Allyson tutti i suoi sospetti su Malfoy e di quando lo avevano seguito da Magie Sinister. Allyson finse di rifletterci, per poi esordire:

- Secondo me ti stai sbagliato. Vol- ... cioè, Tu-sai-chi - si corresse immediatamente, notando un paio di studenti che li avevano appena sorpassati. -non farebbe mai una cosa del genere, Harry. Malfoy è un sedicenne e come tale sarebbe completamente inutile, non credi?

Harry le riservò uno sguardo del tutto in disaccordo, mentre Ron esclamava:

- Visto? Anche lei pensa che sia impossibile, Harry! Piantala con le tue paranoie! Malfoy è un’idiota, nient’altro.

- Ma pensateci! Suo padre è ad Azkaban, e quindi lui avrebbe potuto prendere il suo posto!

- Cazzate, Harry! Voldemort non lo marchierebbe mai.

Lapidaria e secca, mentre percorrevano uno dei corridoi.

- Credetemi, e poi Voldemort ha bisogno di qualcuno ad Hogwarts, non credete?

- La piantate di dire quel nome?

Sbottò Ron, irritato. Ally ridacchiò interiormente mentre disse:

- Tu-sai-chi non ne ha…

Ma non riuscì a terminare quella frase, poiché andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

- E sta più attenta a dove cammini, sanguesporco!

Non le servì nemmeno alzare lo sguardo, riconoscendo quella voce odiosa quasi subito.

- Forse dovresti star attento tu a dove metti i piedi, furetto.

Intervenne Harry, mentre Allyson continuava a rivolgergli degli sguardi carichi d’odio e ira.

- Potter, vedo che sei riuscito ad arrivare qui, dopotutto.

Commentò con un ghigno maligno in volto.

- Malfoy sparisci prima che la mia pazienza possa oltrepassare il limite.

Sibilò a denti stretti la mora, mentre con disprezzo osservava il suo ghigno.

“Non appena potrò parlargli avrò la mia vendetta e riuscirò a sottometterlo! Con quello che so e con quello che mi hanno ordinato di fare, ce l’ho in pugno!”

Pensò, sorridendo internamente con trionfo mentre pregustava la sua rivincita. Il biondo le si avvicinò quel tanto che bastava per mandarla in confusione e innervosirla ulteriormente

- Non pensare di potermi spaventare, Reed.

- Il mio intento è quello di farti fuori, se non l'hai capito!

Le rise sfacciatamente in faccia e con malignità. Li superò, ignorando gli insulti che la mora gli rivolse mentre si allontanava dal gruppetto. Allyson non si accorse mai di come la sua espressione, quando ebbe svoltato l'angolo, mutò totalmente, e i suoi tratti spigolosi parvero addolcirsi. L’unica cosa che poteva far capire ciò che lui provava erano i suoi occhi, al cui interno vi si poteva scorgere qualche lampo di celata tristezza.

- Mi ha riso in faccia! Lo odio, io lo distruggo!

Sbottò Allyson, cercando di raggiungerlo ma fu bloccata prontamente da Ron ed Harry.

- Non ne vale la pena! Potrai stracciarlo sul campo, Ally, ignoralo!

Le disse Ron, tentando di calmarla. La mora parve riacquistare un certo contegno e, sospirando irritata, si avviò in direzione della torre dei Grifondoro, borbottando imprecazioni e maledizioni. Harry e Ron la seguirono, il primo concentrato ed il secondo esasperato.

- Io continuo a credere che quello non me la conti giusta.

Commentò Harry, mentre Ron gli lanciava un’occhiata. Gli diede una pacca sulla spalla, preferendo distrarlo con un altro argomento

- Quest’anno diventerò portiere della squadra, Harry, stanne certo!

Il ragazzo accanto a lui gli sorrise.

- Oh, sono sicuro che ce la farai.

Allyson, più avanti, non si era persa nemmeno una parola di quello che i suoi amici stavano dicendo. Sorrise, mettendo da parte il pensiero del furetto, per poi aggregarsi alla conversazione nella speranza che il quidditch potesse distrarre Harry dalla sua convinzione.

“Finalmente con loro”

Pensò, con una certa luce negli occhi, mentre lei ed Harry cominciavano a dare a Ron tutti i consigli possibili per poter entrare in squadra. E lei non poté fare a meno di pensare che si ritrovasse finalmente a casa.

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccomi qui, puntuale anche questa volta, con il terzo capitolo! Siamo ritornati a casa, non è vero? Non posso credere di essere arrivata a scrivere qualcosa che mi soddisfi così tanto. Mis ento meglio sapete? Spero che comunque i personaggi non siano troppo OOC; sto cercando di rimanere il più fedele possibile e forse anche troppo. Sto cercando di concentrarmi di più su di Ally che qui è la mia protagonista, per cui ne capitoli che verranno sicuramente cercherò di migliorare molto questo lato. Beh, non credo ci sia molto altro da dire. Ringrazio tutti coloro che leggono, recensiscono, inseriscono tra le preferite, seguite e ricordate! Grazie davvero di cuore, siete fantastici sul serio.
Detto ciò, spero che vi piaccia questo terzo capitolo e che non vi deluda! Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, mi farebbe piacere davvero!
Alla prossima settimana, quindi! ^_^
Hono, vi saluta con taaaaaaaaaaaaanto affetto u.u


 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro: Lie ***


Capitolo 4

CAPITOLO QUATTRO: LIE

L'ottimista pensa che questo sia il migliore dei mondi possibili. Il pessimista sa che è vero.
Oscar Wilde

 

- Non è possibile! Quella megera non può caricarci in questo modo il primo giorno!

Allyson aveva un broncio adorabile sul viso, mentre si lamentava con tono petulante di quanto fossero ingiusti certi professori. Harry sghignazzò, al suo fianco, e con una certa disinvoltura le disse:

- Hai scelto tu di seguire le orme di Hermione, quindi non lamentarti!

Ally accentuò il broncio, seccata, facendo un gesto sbrigativo della mano. Forse avrebbe dovuto seguire gli stessi corsi di quei due e non quelli di Hermione... Beh, ormai era fatta. Si stavano dirigendo verso i sotterranei, per le ultime due ore di Pozioni che, lo sapevano, sarebbero state ancora più snervanti. La mora, soprattutto, sperò che Lumacorno avesse la decenza di risparmiargli i compiti. 

Qualche lamento più tardi e furono giù nei sotterranei. Quando entrarono nell'aula, Ally notò con sollievo che non erano in molti quelli che erano riusciti a prendere un G.U.F.O. in quella materia, per cui la classe era composta solo da pochi studenti. Per sua (s)fortuna - dipende dai punti di vista - Malfoy, Nott e Zabini erano proprio tre di quegli studenti. Lumacorno sedeva dietro la cattedra, osservando con aria pensosa delle boccette e dei calderoni colmi di una qualche pozione. Allyson prese posto al primo banco con Hermione, mentre i due amici le raggiungevano posizionandosi dietro di loro. Qualche minuto più tardi, la campanella trillò e il professore si ridestò, salutando gli alunni con un sorriso gentile in volto. 

Harry e Ron, superati i convenevoli, spiegarono la loro situazione al professore; entrambi non pensavano di continuare a seguire Pozioni quell'anno, ma dopo che la cattedra di Difesa era stata presa da Piton, avevano deciso - e chissà come potuto - di cambiare idea. Lumacorno li tranquillizzò, dicendogli che avrebbero potuto utilizzare gli ingredienti della dispensa e, in seguito, gli porse due vecchie copie di Pozioni Avanzate. Una volta ch’ebbero risolto il problema, la lezione iniziò. Allyson si portò una mano a sostenere il capo, mentre i suoi occhi verdi guardavano il professore con noia. Avrebbe preferito Difesa, ora che avevano un’insegnante decente.

- Bene, ragazzi! Sapete dirmi di cosa si tratta?

Chiese Lumacorno alla classe, mostrando una pozione il cui vapore fuoriusciva a spirale. La mano di Hermione scattò in alto, come al solito.

- E’ Armotentia, professore!

Lui annuì soddisfatto, per poi chiedere:

- Bene, miss…?

- Granger.

- Bene, miss Granger! E qualcuno sa dirmi quali sono le sue caratteristiche?

Il suo sguardo passò in rassegna i volti degli studenti, mentre la mano di Hermione scattava nuovamente in alto. Lumacorno, però, le sorrise, indicando poi Allyson. Quest’ultima si accinse a rispondere, dopo averci riflettuto per qualche istante.

- L’Armotentia crea un'ossessione romantica o un’ infatuazione, ma non il vero amore, in quanto è impossibile da ricreare artificialmente – fece una pausa, scegliendo accuratamente le parole da utilizzare - Emana un odore diverso a seconda dei gusti della persona che l’assume. La suddetta persona sentirà l'aroma di ciò che più l’attrae, dagli oggetti alle... ehm... persone.

Concluse, mentre la riccia le riservava uno sguardo orgoglioso. La mora scosse leggermente la testa.

- Perfetto, Miss…

- Reed

- Miss Reed, che ne dice di darci una dimostrazione pratica?

Allyson non ne aveva voglia, ma non poteva rispondere male ad un professore il primo giorno, si disse. Con un sorriso di circostanza si avvicinò alla cattedra, sporgendosi oltre la pozione e annusandone l’odore.

- Cosa sente?

- Cioccolato, l’odore dei libri nuovi e… tabacco alla menta.

Si ritrasse, quasi di scatto, per poi tornarsene a posto con un’espressione perplessa in volto.

“Tabacco alla menta? Da dove ne è uscito fuori?! Io non ho mai fumato una sigaretta alla menta…”

Fece spallucce, mettendo da parte quel pensiero. Se solo Ally avesse fatto più attenzione, avrebbe notato il ghigno quasi compiaciuto di Draco Malfoy, che l’aveva osservata con soddisfazione.

- La ringrazio, Miss Reed! Può tornarsene a posto. 15 punti a Grifondoro!

Lumacorno sorrise, chiedendo in seguito di altre due pozioni, assegnando nuovi punti a Grifondoro e cinque a Serpeverde. In seguito, dopo aver mostrato una boccettina con del liquido dorato all'interno, chiese:

- E chi sa dirmi cos’è questa? Mr Potter?

L’interpellato sembrò pensarci per qualche secondo, per poi rispondere incerto (sotto suggerimento di Hermione).

- Er…Felix Felicis?

Lumacorno sorrise soddisfatto.

- Esatto, Mr Potter! Fortuna Liquida! 5 punti a Grifondoro! E lei… - continuò, con un tono interrogativo, rivolgendosi al biondo dietro di lui.

- Draco Malfoy.

- Mr Malfoy, sa dirmi quali sono i suoi effetti?

Draco annuì appena e, con un tono di superiorità, cominciò ad esporre gli effetti della Felix Felicis. Pozioni era una delle poche materie in cui Malfoy aveva Eccellente e, soprattutto, una delle poche a cui sembrava essere davvero interessato.

- Chi beve la Felix Felicis avrà tutta la fortuna di questo mondo; ogni cosa che farà avrà successo. Ha una preparazione molto complessa che richiede almeno sei mesi. Se, però, è preparata male o la si utilizza in quantità eccessiva potrebbe causare la rovina del soggetto in questione.

- Molto bene, Mr Malfoy, 15 punti a Serpeverde!

Lumacorno fece una pausa e poi continuò.

- Dunque, oggi preparerete il Distillato della Morte Vivente e alla fine della lezione premierò il miglior Distillato con la Fortuna Liquida! Su, cominciate!

“La Felix Felicis, eh? Beh, sarà mia!”

Allyson si affrettò, come tutti d’altronde, a cominciarla. Non si lasciò distrarre da alcunché e proseguì spedita, bramando quella pozione con tutta se stessa. Le sarebbe potuta tornare molto utile per scoprire qualcosa sulla missione di Malfoy. Quasi verso la fine della preparazione, alzò lo sguardo notando che Hermione aveva i capelli tutti arruffati e la sua pozione procedeva a buon punto, come al solito. Lanciò uno sguardo ai suoi amici e ridacchiò dinanzi alle imprecazioni di Ron e alla sua pozione disastrosa. Spostando lo sguardo su Harry, però, si sorprese, poiché il suo miscuglio sembrava essere perfino migliore di quello della riccia. 

Allyson aveva impiegato qualche secondo per realizzare che la pozione del suo migliore amico era quasi perfetta. Lo scrutò, sorpresa, passando in rassegna il calderone e la sua copia di "Pozioni Avanzate". Quest'ultima, era assai consunta e presentava degli scarabocchi e delle scritte ai margini delle pagine, rendendo quasi illeggibile il contenuto del testo in sé per sé. Non ci badò, ritornando alla sua pozione e concentrandosi. La Felix Felicis doveva necessariamente essere sua! Determinata, si accinse a continuare, cominciando a mescolare il suo miscuglio.

- Ragazzi, su! Mancano pochi minuti alla fine della lezione…

Informò la classe Lumacorno, cominciando a dare un’occhiata alle pozioni degli studenti. La mora si affrettò e dopo un paio di minuti cominciò a mescolare il distillato in senso antiorario, fermandosi solamente quando il suddetto diventò limpido. Solo in quel momento poté sorridere soddisfatta del suo lavoro mentre attendeva la fine dell’ora.

- Fermatevi, passerò a controllare i distillati

Sentenziò Lumacorno, al suono della campanella, raggiungendo il fondo della classe. Elogiò come al solito Malfoy (il quale non si trattenne dal cominciare a vantarsi della sua bravura) proseguendo con gli altri alunni. Man mano che andava avanti la sua espressione diventava sempre più perplessa e scontenta. Si complimentò con Allyson e con Hermione, ma quando si fermò davanti ad Harry, il suo cuore scoppiò di gioia.

- Mr Potter, il suo Distillato è perfetto, la Felix Felicis è sua!

 **

- Come diavolo hai fatto?!

Allyson quasi urlò nel chiederglielo. Era furiosa con sé stessa per non essere riuscita a vincere quella pozione. Sebbene sapesse che Harry, avrebbe potuto anche prestargliene qualche goccia, non le andava di farlo. In primo luogo le avrebbe chiesto il motivo e, naturalmente, avrebbe tenuto la bocca chiusa.

- Il libro, Allyson. Aveva delle note ai margini, ed io le ho seguite, tutto qui.

- Ecco cos’erano tutti quegli scarabocchi!

Mormorò lei, dandosi uno schiaffetto sulla fronte con espressione stizzita. Si trovavano nella Sala Grande per la cena, mentre discutevano sul fatto che Harry avesse vinto la Felix grazie ad una delle vecchie copie di Pozioni Avanzate che Lumacorno gli aveva prestato, permettendogli di seguire Pozioni pur avendo preso una O ai G.U.F.O. Harry mostrò loro il libro in questione; l’aveva portato con sé, per evitare che qualcuno ne entrasse in possesso. Allyson l’afferrò, rapida, mentre i suoi occhi verdi ne scrutavano la copertina consunta. Lo aprì poi, leggendo ad alta voce la prima frase

- Questo libro è di proprietà del Principe Mezzosangue – fece una pausa, cominciando a svogliare il libro, osservando la calligrafia marcata delle note e dei suggerimenti presenti. Poi, alzò lo sguardo sui suoi amici, perplessa - E chi diavolo sarebbe?

Harry fece spallucce, scuotendo la testa e ingoiando un pezzo di bistecca. Hermione, scrutandoli, incrociò le braccia sotto il petto e con un’espressione severa disse:

- Harry questo è barare!

Il moro sorrise, tranquillo.

- Hermione, chiamiamolo aiuto didattico.

- No, Harry io sono d’accordo con Hermione! – sbottò Allyson, mentre i suoi occhi leggevano avidamente quelle note, sempre più confusa sull’identità del proprietario di quella copia di “Pozioni Avanzate”. - Anche perché la Felix avrei dovuto vincerla io!

Aggiunse, poi, mentre Harry sospirava, riappropriandosi del libro, ignorando le proteste di Ally.

- Lasciatelo respirare! E’ un bene che l’abbia vinta lui, non credete?

Disse Ron, sorridendo e dando un’occhiata ad Harry, mentre la mora si scostava una ciocca corvina dal viso, seccata. Hermione sospirò ed Allyson stava già per tornare alla carica, cercando di fare appello alla coscienza del suo migliore amico, quando qualcosa, o meglio, qualcuno, la distrasse.

Nella Sala Grande aveva appena fatto il suo ingresso Malfoy, affiancato da Nott, e discutevano di qualcosa con un'espressione alquanto divertita.

Allyson guardò il biondo per qualche istante, ripensando all'odore che l’Armotentia aveva assunto.

Era certa di avere la risposta davanti a sé, ma non riusciva a ricordare dov...

- Ally? Ci ascolti? Sarebbe gradito il tuo supporto!

La voce della riccia la riportò alla realtà ed Allyson si ridestò dai suoi pensieri, interrompendoli. Annuì, per poi riprendere con Hermione la ramanzina al suo migliore amico che, nel frattempo, sospirava esasperato e dedicava la sua attenzione al cibo.

 **

Quella mattina il cielo raffigurato sul soffitto della Sala Grande era limpido e sereno, di un azzurro chiaro, mentre la luce del sole era filtrata da nuvole bianche e soffici. Allyson si era svegliata di buon ora ed era scesa a fare colazione molto presto, rispetto al solito orario, assieme ad Hermione. Chiacchieravano del più e del meno, mentre le tracce del sonno erano perfettamente ancora visibili sul viso della mora, a differenza della Granger, già sveglissima e “sull'attenti”. Ally spalmò della cioccolata su una fetta di pane tostato, sbadigliando.

- Ally non hai dormito nemmeno un po', non è vero?

- Mh…un’ora.

La riccia la osservò addentare la fetta di pane, per poi bere un sorso di succo di zucca. La Reed si era ritrovata a passare una notte insonne a causa degli incubi che popolavano i suoi sogni e tutti causati da una sola persona: Colui-che-non-deve-essere-nominato. Lei ed Harry avevano incubi assai simili anche se lei ne aveva uno quasi ogni notte.

- Sei uno straccio. Va a dormire, ti giustifico io!

Sorrise, scuotendo la testa, e tentando di rassicurarla con lo sguardo.

- Oh, sarebbe inutile! Se dormo ho gli incubi e poi ci sono abituata, ormai.

Prima che potesse replicare, Harry, Ron e Ginny le raggiunsero, dandole il buongiorno.

- Ally, stai dormendo in piedi!

Commentò ridacchiando Ginny, ricevendo in risposta un lungo sbadiglio.

- Oh, non è nulla. Ho fatto molto tardi, ieri.

Mentì, mentre avvertiva gli occhi di Harry su di lei. L’occhialuto sembrava essere sospettoso ma non disse nulla, cominciando a discutere sulla data dei provini per la squadra di quidditch. Piano la Sala Grande cominciò a popolarsi e il solito chiacchiericcio concitato avvolse completamente la stanza.

- Non ho ancora deciso la data, Ron.

- Harry, puoi tranquillamente aspettare ancora prima di farli. Decidi con calma.

Gli consigliò Hermione, con un sorriso gentile.

- Potter io mi prenoto per il ruolo di Battitrice, quest’anno.

Esalò Ally, stiracchiandosi leggermente. Il moro le riservò un’occhiata divertita.

- Ally, omettendo il fatto che tu e Ginny siate già in squadra, perché non vuoi continuare ad essere la Cacciatrice?

Replicò Harry, perplesso. La ragazza ghignò, guardando ognuno dei suoi amici, per poi assumere uno sguardo con un nonsoché di sadico all'interno, spostando i suoi occhi verdi in direzione del tavolo Serpeverde. Ron deglutì, cominciando a preoccuparsi.

- Beh…bolidi, Potter. Possono far molto male.

Puntò la sua attenzione su Draco Malfoy, pregustandosi il momento in cui avrebbe potuto ferirlo con un bolide scagliato ad una velocità pari a quella della luce. Tutti ridacchiarono, cominciando a scherzarci su.

- ‘Giorno, ragazzi.

Neville gli aveva appena augurato il buongiorno, sedendosi accanto a Ron.

- Ehi, Neville!

Lo salutarono in coro, sorridendo. Subito dopo, sopra di loro, uno stormo di gufi planò, lasciando pacchetti e missive alla maggior parte degli studenti. Edvige, la candida civetta di Harry, al quale consegnò una copia della Gazzetta del Profeta, era affiancata da un suo simile che si fermò proprio davanti ad Allyson. Ella sorrise al suo splendido esemplare di gufo reale bianco, prendendo con delicatezza la busta che teneva tra il becco.

- Winter, chi mi scrive?

Chiese tranquilla, suscitando l’ilarità dei suoi amici.

- Come se potesse risponderti!

Allyson si voltò verso Ron, con uno sguardo tra l’offeso e il divertito, per poi fare un cenno a Winter, il quale, alzandosi in volo, diede una beccata al rosso, indignato.

- Winter è molto più intelligente di te!

- Miseriaccia, e va bene!

Ridacchiarono un po' tutti, attirando l’attenzione di alcuni studenti, mentre il gufo si librava in aria, per poi sparire come gli altri. Un paio di occhi grigi scrutarono in lontananza il tavolo dei rosso-oro, soffermandosi su Allyson. Malfoy quasi si sorprese nel vedere la ragazza prendere la lettera, poiché aveva notato che era un’occasione rara, per lei, riceverne qualcuna.

- Draco, ehi, mi stai ascoltando?

Lo richiamò Blaise, alzando gli occhi al cielo, mentre aspettava che ricevesse l’attenzione del biondo. Nott ridacchiò, assai divertito, mormorando:

- Eddai Drà, hai tutto il tempo per guardare la Reed! Sai com'è Zabini, se non gli dai l’attenzione che vuole è capace di trasformarsi in una belva con gli ormoni a mille.

Malfoy ghignò, trattenendo a stento una risata alla vista dell’occhiataccia del bruno.

-E va bene, Zabini. Dicevi?

Allyson, intanto si era apprestata ad aprire la missiva, priva di alcun mittente. Curiosa lesse il messaggio, mentre una certa agitazione albergava al suo interno.

Cara Allyson,

Questa sera vorrei parlare con te di alcune questioni. Vieni nel mio ufficio alle 21.00. Sii puntuale.

Tanti saluti,

Albus Silente

P.S. Mi piacciono i Pallini Acidi

- Chi ti scrive?

Allyson piegò accuratamente il foglietto di pergamena e lo ripose nella tasca della giacca, sorridendo ad Harry, tranquilla.

- La professoressa Mcgranitt vuole parlarmi…non so di cosa.

Gli rispose in maniera piuttosto vaga, consumando la sua colazione e cambiando totalmente discorso, sotto lo sguardo sospettoso di Hermione. Ancora bugie. Allyson, di certo, non avrebbe potuto riverlargli tutto ma era stanca di mentire. Sapeva che questo era l'unico modo, la cosa giusta da fare. Con espressione amareggiata ritornò alla sua colazione mentre gli amici cominciarono a hiacchierando del più e del meno. Consumarono rapidamente il resto della colazione e poi si divisero per raggiungere le proprie classi. Hermione ed Allyson s’incamminarono per la lezione di Rune Antiche, mentre Harry, Ron e Neville per quella di Divinazione.

- Davvero, Ally, chi ti ha inviato la missiva?

- Silente. Questa sera vuole vedermi.

- Dovrò coprirti.

Allyson ridacchiò, cominciando a camminare con più velocità, superando la riccia. -Come sempre… – fece una pausa, per poi sottolineare con un’espressione angelica – tesoro!

- Cominciamo bene…

Mormorò lei, alzando gli occhi al cielo e sospirando, seguendo l’amica varcare la soglia della classe, ridendo. Quella giornata si prospettava piuttosto ardua!

ANGOLO AUTRICE:

- 2
E non sto più nella pelle *____* Non vedo l'ora di andare a vedere quel film che, ne sono sicura, sarà fottutamente epico! Metallica Through the Never! Andatelo a vedere, sarà semplicemente fantastico! *si schiarisce la gola, leggermente imbarazzata*

Emh, si, ritorniamo a noi u.u Ed eccomi qui con il quarto capitolo! Beh, qui non si capisce ancora molto della situazione ma nei prossimi capitoli diventerà sempre più chiara. Ally che non riesce ancora a capire un tubo e si dispera non è carina? :3 Scusate, scusate, non divaghiamo. :')
Beh, come prima cosa ringrazio di nuovo tutti coloro che seguono e recensiscono la mia storia. Ve ne sono davvero grata, grazie sul serio! Siete fantastici!
E spero che continui a piacervi! (Ormai sento di essere diventata ripetitiva D:) . Ma non perdiamoci in chiacchiere! Fatemi sapere con una piccola recensione ciò che pensate ^_^ 

ps: un solo titolo Metallica Through the Never *-* 

Alla prossima settimana, 
Hono

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque: Mint Cigarette ***


Capitolo 5

CAPITOLO CINQUE: MINT CIGARETTE

“La sigaretta è il tipo perfetto di un piacere perfetto. È squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?
Oscar Wilde”

 

 

Nel momento in cui lo sguardo vittorioso e soddisfatto incrociò quello del suo migliore amico, così simile a quello di lei, Allyson capì di essere già dentro. Naturalmente ciò non le impedì di esagerare, come al solito. Colpiva i bolidi con ferocia e li schivava con un’abilità impressionante; voleva mostrare a tutti quanto potesse essere letale. Compiva manovre assurde, ma molto efficaci, stando ben attenta a non essere disarcionata dai bolidi. Quando si fermò, leggendo la soddisfazione negli occhi di Harry, sorrise sfacciata, per poi raggiungere (dopo un urlo da parte dell’amico) le panchine.

In quel momento Ginny Weasley, Katie Bell e Demelza Robins erano state le prime fortunate ad entrare in squadra, seguite da i due battitori: Allyson e Ritchie Coote. Certo, entrambi non potevano essere al livello di Fred e George, ma lei era abile e potente mentre Coote aveva una buona mira. La mora, raggiunta l’amica, le batté il cinque, sorridendo poi ad Hermione che guardava le selezioni dagli spalti, come molti Grifondoro quel giorno.

E ora, toccava trovare il portiere. Allyson cercò di trasmettere con lo sguardo tutto il coraggio possibile a Ron, il quale ricambiò con un sorriso incerto da sopra la scopa.

- BUONA FORTUNA!

Lavanda Brown aveva urlato delle tribune, cercando di incoraggiare Ron. Allyson alzò uno sguardo perplessa; aveva notato l’atteggiamento che assumeva quando Ron era nei paraggi e dire che ne fosse cotta era un eufemismo bello e buono. Ma a lei, quell'ochetta, le era sempre stata antipatica. Hermione era l’unica perfetta per Ron, o almeno era ciò che pensava.

Inutile dire che la scelta fu piuttosto facile, tra lui e Cormac Mclaggen. Il rosso parò più di quattro tiri, tutti di fila, ed Harry non poté essere più felice di così quando arrivò il momento di sceglierlo. Le selezioni terminarono subito dopo e sia la mora che la riccia corsero subito a complimentarsi con Ron, sotto lo sguardo stizzito della Brown.

 
**

- E poi, Harry, sono stato migliore di Mclaggen! L’hai visto? Al quinto tiro sembrava che qualcuno l’avesse confuso! Che roba, ragazzi.

A quel commento Hermione arrossì vistosamente, ma Ron non si accorse di nulla, a differenza di Harry ed Allyson. Sapevano cosa era successo: Hermione aveva lanciato un Confundus a Mclaggen, poiché desiderava "vedere il suo amico in squadra e non un vile come quello". Queste erano state le sue spiegazioni, ma entrambi sapevano che lei provava qualcosa per Ron. Ciò che risultava difficile, però, era farglielo ammettere.

- Hai ragione, Ron. Comunque, cominciamo con Pozioni?

- Si, aspettate che recupero il li...- Allyson s’interruppe a metà frase, frugando nel suo zaino con foga, perplessa. - Miseriaccia! Non trovo il libro di Pozioni….devo averlo lasciato in classe. Vado a recuperarlo, ragazzi!

- Noi cominciamo!

- Fate pure!

Allyson si alzò dalla sedia, stiracchiandosi e uscendo, poi, dal buco del ritratto. Lei, Hermione, Harry e Ron stavano facendo i compiti per il giorno seguente, dopo essere andati a trovare Hagrid, il quale si era offeso per il fatto che nessuno di loro avesse voluto continuare con la sua materia, Cura delle Creature Magiche. Dopo averlo rabbonito con qualche scusa, per evitare che lo offendessero ancora, lui gli aveva spiegato in lacrime che Aragog (il suo “delizioso” ragno gigante) stava male dall'inizio dell’estate e pareva che nulla fosse stato in grado di curarlo. Allyson e Ron, dopo essersi scambiati un’occhiata sollevata, avevano continuato ad annuire, lasciando parlare gli altri due. Erano dispiaciuti per Hagrid, ma di certo non lo erano per il ragno. Quelli, i ragni, li detestavano.

La mora dovette scendere fino ai sotterranei, alla ricerca della sua copia di “Pozioni Avanzate”. Lo trovò poggiato nel sottobanco del suo posto; probabilmente l’aveva lasciato lì il giorno prima, dimenticandolo. Lo prese, stringendolo al petto e uscendo dall'aula, ancora impregnata dell’odore di antidoti, miscugli e ingredienti dall'aria strana. Passò, come all'andata, dinanzi all'ufficio di Piton, con la differenza che proprio nel momento in cui lo superò udì delle voci sommesse, che sembravano discutere animatamente. Notò che la porta era socchiusa e la curiosità la spinse ad accostarsi ad essa, appiattendosi sulla parete fredda e liscia. Era strano che non l’avessero chiusa completamente, molto strano. Avvicinandosi un altro po', riuscì a capire ciò che si stavano dicendo le - a quanto pare - due persone all'interno.

- Non ho bisogno della balia! So cavarmela benissimo da solo!

Esclamò una delle voci, seguita da un’altra più melliflua e fredda.

- Questi sono gli ordini! Niente repliche, non possiamo permetterci nessun passo falso!

La prima apparteneva sicuramente ad un suo coetaneo, più precisamente Malfoy. La seconda, ovviamente, a Piton.

- Ma io... - cercò di protestare il biondo, ma il professore lo interruppe – Eseguirai la tua missione come ti è stato detto senza preoccuparti di chi o cosa avrà il compito di controllarti. Sono stato chiaro?

Malfoy aveva borbottato qualcosa che la ragazza non riuscì a cogliere.Non appena avvertì i suoi passi avvicinarsi all'uscita, sgattaiolò in fondo al corridoio, svoltando l’angolo e nascondendosi dietro ad un’armatura lì vicino. Immobile, se ne stava in attesa, confusa.                                                                        

Qual era la ragione che aveva spinto Piton a dire a Malfoy della sua “balia”? In fondo, che motivo c’era di dirglielo? Allyson non lo capiva; sapeva solo che la situazione era strana, e molto anche. La ragazza, però, cominciò ad avvertire una sensazione diversa mentre una consapevolezza si fece strada all'interno della sua mente

“Non ci voleva! Ora Malfoy vorrà scoprire l’identità della persona che lo controlla!”

Si fece scappare uno sbuffo seccato; Piton cominciava davvero a dare i numeri. Quando udì lo sbattere della porta, seguito dal solito silenzio che caratterizzava quell'ala del castello, uscì dal suo nascondiglio per raggiungere la rampa di scala che conduceva al primo piano. Si mischiò tra i pochi studenti che affollavano i corridoi, affrettandosi nel raggiungere la Torre di Grifondoro. Una volta rientrata nella propria Sala Comune, non trovò quasi nessuno al suo interno. Si avvicinò al tavolo dove poco prima, con i suoi amici, stava facendo i compiti e raccattò le sue cose, portandole in stanza.

Essendo ora di cena, i suoi amici si erano sicuramente diretti in Sala Grande, non vedendola arrivare. Anche perché era a conoscenza di quanto Ron diventasse più petulante di un bambino, quando aveva fame. Sorrise, scendendo dal suo dormitorio per poi raggiungere anch’ella la Sala Grande. Si avvicinò al tavolo della sua casa, affiancando Hermione con una fame non indifferente.

- Trovato il libro?

- Certo, era in aula.

Si servì del pollo con patate per poi bere un calice di succo di zucca, tutto d’un sorso. Quanto avrebbe preferito del Whiskey Incendiario, si ritrovò a pensare, con una certa nostalgia di quel liquore così ambrato e caldo. Con un’espressione perplessa, notò che l’amica stava leggendo una copia del Profeta della Sera, il suo volto dipinto dalla solita concentrazione.

- Ron, tuo padre ha perquisito casa di Malfoy.

Esclamò dopo alcuni minuti, interrompendo le chiacchiere di Allyson, Harry e Ron.

 - Perché?

Scattò subito la mora, cercando di apparire sorpresa ma non eccessivamente.Il rosso assunse un’espressione confusa e si limitò a mugugnare qualcosa di incomprensibile mentre mandava giù un grosso boccone.

- Una soffiata anonima.

- Sono stato io a dirglielo! Gli ho raccontato di ciò che avevamo visto a Notturn Alley. E se quell'oggetto non è lì, al Manor, allora Malfoy avrà dovuto por...- cominciò Harry, spedito, per poi venire interrotto da Allyson. – Harry, è impossibile. Tutti gli studenti sono stati perquisiti con degli aggeggi da Gazza. Anche la posta viene perquisita da quei cosi, non è vero Hermione?

- Beh, in effetti sì. Tu sei arrivato in ritardo, ecco perché non lo sapevi.

Allyson, soddisfatta di aver spiazzato l’amico, ghignò internamente. Non avrebbe permesso a nessuno di scoprire Malfoy o lei, a nessuno. Harry cercò aiuto in Ron, ma non arrivò; il rosso era, in qualche modo, offeso di non essere stato invitato alla festa di Lumacorno, come invece era successo ad Hermione ed Harry. Ron si era alzato, indignato, e aveva annunciato a tutti che se ne sarebbe tornato al dormitorio ad aspettare l'orario del suo turno di ronda.           Si allontanò, non prima di aver sbirciato in direzione della Brown. Allyson ridacchiò, incrociando le braccia al petto.

- Si, ma io continuo a pensare che Malfoy nasconda qualcosa.

Ribatté il moro, fissando intensamente il piatto dinanzi a sé. Allyson sbuffò seccata, cominciando ad infastidirsi a causa della sua testardaggine.                      

Dopo il dolce, la Robins avvisò Harry del fatto che Piton lo attendesse quella sera per scontare la sua punizione e, afflitto, lasciò il tavolo.

 - Andiamo?

Hermione annuì, sorridendole. Si alzarono entrambe, e una volta fuori dalla Sala Grande si divisero; la riccia doveva adempiere ai suoi doveri di prefetto; quella sera era di ronda con Malfoy, mentre Ron con la Abbott. Allyson, invece, si limitò a raggiungere direttamente il suo dormitorio, con l’intenzione di farsi qualche goccetto. In Sala Comune, vi trovò Ginny, e dopo averle parlato brevemente del più e del meno, si diresse nella camera che condivideva proprio con la Brown, la Patil (le ochette senza cervello). e Ginny.

Era sola, fortunatamente, anche se ancora per poco. Si cambiò velocemente, indossando il pigiama e poi, accingendo alla sua scorta personale, prese il Firewhiskey. Bevve direttamente dalla bottiglia di vetro, beandosi della sensazione che il liquore ambrato le donava quando scendeva giù per la gola. Ne saggiò dell’altro, fino a quando non si ritrovò con la bottiglia quasi del tutto vuota. La ripose al sicuro (nello scomparto magico del suo armadio, creato da lei stessa), barcollando leggermente, con il viso arrossato e accaldato. Bastò stendersi sul suo letto, affinché si addormentasse di colpo, con un sorriso beato in viso, sperando che nessun incubo le affollasse la mente, almeno per quella sera.

 **
Il mattino dopo si risvegliò con un gran mal di testa. Odiava dover smaltire la sbornia, ma ne valeva la pena, in fondo. Si alzò presto; non ricordava nemmeno se avesse fatto degli incubi. Per la verità, della sera precedente ricordava davvero poco. Si buttò sotto la doccia senza tanti complimenti, mentre la testa le pulsava pericolosamente.

Dopo circa mezzora, era già in Sala Comune. Si accorse che era ancora troppo presto per raggiungere la Sala Grande, così decise che avrebbe atteso i suoi amici, rannicchiata sul divano, di fronte al camino. Passò circa un’ora, beandosi del silenzio che avvolgeva quella stanza, prima che cominciasse a popolarsi, lentamente.                                                                                               

La testa le doleva molto; forse sarebbe dovuta andare da Madama Chips per far si che le somministrasse una pozione contro il dolore. Si alzò, decisa a farlo, ma le voci di Hermione, Ron ed Harry la distrassero. Le si avvicinarono, augurandole un buongiorno. Mugugnò in tutta risposta, per poi sbadigliare.

- Ho bisogno di una bella sigaretta.

Disse, più a se stessa che agli altri. Ricevette un’occhiata di ammonimento dalla riccia, ma la ignorò palesemente.

- Che hai?

Le chiese premurosamente Harry.

- Mal di testa.

- Ti sei sbronzata di nuovo, eh?

Le chiese divertito il rosso, scompigliandole cautamente i capelli, mentre lei si strofinava gli occhi con entrambe le mani.

- Ally, dovresti piantarla! Lo sia che l’alcol ucc…- Iniziò la riccia, con l’intenzione di farle una bella ramanzina, ma un suo cenno la interruppe. Le riservò uno sguardo supplichevole ed Hermione si ritrovò a scuotere la testa, con un sospiro.

- Grazie.

Mormorò Ally, sorridendo appena.

- Ti accompagno da Madama Chips, ok?

-Va bene, Harry, grazie.

Hermione e Ron si avviarono in Sala Grande mentre Harry ed Allyson si diressero dritti in infermeria. Arrivati lì, Madama Chips le fece bere una pozione e le disse di aspettare qualche minuto seduta su uno dei lettini, per fare in modo che facesse effetto, sparendo poi frettolosamente nell'ufficio. Harry le si avvicinò sorridendole, divertito.

- Hai visto cosa succede dopo aver bevuto troppo?

- Ma era solo una bottiglia, Harry!

Si giustificò lei, avvertendo il mal di testa diminuire lentamente. L’amico si tirò su gli occhiali, ridacchiando alla vista del broncio della ragazza. Il moro le si era avvicinato ancora, circondandole la vita e stringendola in un abbraccio.                    
Ally portò le braccia intorno al suo collo e poggiò la fronte nell'incavo della sua spalla; i loro abbracci erano sempre così improvvisi e gratificanti, pensò. Quando si stringevano sembrava che il mondo cominciasse lentamente a mettere le cose al proprio posto, tutto pareva essere collocato nel punto adeguato.

 E, come il mondo, loro si sentivano bene con se stessi, come se tutti i problemi sparissero, così come erano sorti. Si amavano molto, sembrava che fossero davvero fratello e sorella.

Erano sempre stati così, loro due. Dal primo momento, avevano capito di essere sulla stessa lunghezza d’onda: se Harry stava male o era in pericolo, lei avvertiva una fitta all'altezza del petto e viceversa; se c’era qualcosa che non andava bastava uno sguardo di sfuggita per comprenderlo e capivano all'istante se l’altro mentiva. C'era una specie di "connessione" che legava le loro menti in un modo strano ma molto forte. Spesso si ritrovano persino a sognare le stesse cose, e inoltre riescono quasi ad intuire i pensieri dell'altro e difficilmente si sbagliano poiché è come se li sentissero.

Erano molto simili anche fisicamente: pelle candida, capelli neri e scomposti, corporatura snella e occhi dello stesso verde intenso. Parevano essere davvero fratelli gemelli, e spesso, quando li scambiavano per tali, loro si divertivano ad assecondare quella supposizione.

In fondo, anche se non di sangue, fratelli lo erano per davvero.

Madama Chips era ritornata dopo qualche altro minuto, chiedendo gentilmente alla ragazza se la pozione avesse funzionato. Allyson le rispose con un'affermazione e, dopo averla salutata, lasciarono l’infermeria per andare a fare colazione. Parlando di Quidditch, percorsero il corridoio adiacente alla sala.

- Ma guarda chi abbiamo qui: San Potty e la mezzosangue isterica!

Disse Malfoy con un ghigno, passandogli accanto, seguito da Tiger e Goyle, i suoi due "bodyguard".

- Furetto non costringermi ad ucciderti!

Gli urlò lei, seccata, venendo ignorata dal biondo Serpeverde che continuò per la sua strada. Allyson ribolliva di rabbia, era così odioso e insopportabile! Anche Harry, che gli aveva lanciato un’occhiataccia, sembrava essere arrabbiato, ma non quanto lei.

- Lascialo perdere, andiamo, che ho fame!

Le afferrò la mano e cambiando argomento varcarono la soglia, entrando dalla doppia grande porta che portava all'interno della sala. Allyson, ormai completamente sveglia e priva di alcun dolore alla testa, avvertì il bisogno impellente di nicotina.

Sperò di trovare almeno un po' di tempo per appartarsi da qualche parte e fumare in santa pace; in fondo, erano dall'inizio della scuola che non lo faceva e cominciava a sentirne il bisogno. Affiancando i loro amici, cominciarono a fare colazione, chiacchierando.

- Sapete, ieri mattina hanno arrestato Stan Picchetto.

Fece Ron, intento a leggere la gazzetta di quella mattina e a mangiare nello stesso tempo.

- Il bigliettaio del Nottetempo?

Chiese Harry, sorpreso.

- Si, lui. E’ stato accusato di aver commesso l’omicidio della mamma di Hanna Abbott e di essere stato partecipe ad attività eseguite dai Mangiamorte.

- Povera ragazza.

Mormorò Hermione, bevendo poi un sorso di succo d’arancia.

“Non ne sapevo nulla…”

Pensò Ally, assorta, mentre si avvicinava all'amico, allungando lo sguardo verso la prima pagina della Gazzetta del Profeta. Non trovandovi nulla di interessante, ritornò al suo posto, cominciando a mangiucchiare un muffin al cioccolato. Finirono in fretta la colazione, cambiando argomento, per poi dirigersi alla prima lezione di quel giorno.

 **

Dire che Allyson avesse passato una giornata piacevole era azzardato. Le lezioni si erano rivelate pesanti e snervanti, li avevano caricati di altri compiti ed Hermione non le lasciava un attimo di respiro.                                                                   

Era arrivata la sera e lei non era nemmeno scesa a cenare, costretta dall'amica a studiare in biblioteca fino alle nove e mezzo. Harry e Ron erano riusciti a salvarsi, avendo le ultime due ore diverse dalle loro.

Era uscita dalla biblioteca, mentre la testa le pulsava per le troppe ore di studio e non più per i postumi di quella mattina. Hermione le disse che sarebbe andata a posare tutto l'occorrente nella torre di Grifondoro e la salutò, mentre lei a malapena le diede ascolto.                        

Camminò per alcuni minuti, massaggiandosi le tempie con le dita, senza avere la minima idea di dove stesse andando. Poi optò per dirigersi sulla Torre di Astronomia, il suo posto preferito dopo il Lago Nero.

Doveva necessariamente assumere della nicotina, oppure, ci avrebbe scommesso perfino la bacchetta, le sarebbe venuta una forte crisi di nervi e lei non ne aveva la voglia.

Arrivata lì, avvertì subito l’aria fresca di settembre sferzarle il viso. Si avvicinò alla ringhiera presente, poggiandovisi, mentre estraeva dalla tasca un pacchetto di Benson & Hedges Gold.

Prese una sigaretta, riponendo il pacchetto da dieci nella tasca del mantello, e l’accese. Se la portò alle labbra, fece un lungo tiro mentre una sensazione di tranquillità l’avvolse.

- Isterica, non sai che è vietato fumare?

Draco Malfoy, si disse, era la persona più insopportabile al mondo. Tentò di restare calma, facendo un altro tiro dalla sigaretta, cercando di ignorare l'irritazione che la sua presenza comportava.

- Credi che m’importi, Malfoy?

- Sono un prefetto, Reed.

- Andiamo, fumi anche tu, non venire a rompere le palle proprio a me!

Si era affiancato a lei, con un ghigno impresso sul viso, mentre tra l’indice e il pollice teneva stretto un bastoncino bianco, con un’unica scritta argentata sul lato. Con un colpo di bacchetta le fece Evanescere la sigaretta, divertito, mentre subito lei scattava:

- Malfoy! Sei un’odiosa serpe del cazzo, perché non vai ad infastidire qualcun altro, eh? Ho bisogno di nicotina e tu non mi impedirai di fumare, intesi?

Si portò alla bocca la sua sigaretta, aspirando, sotto gli occhi infuocati di Allyson. Aspettò qualche secondo, per poi soffiare il fumo in faccia alla ragazza. Quest’ultima sbuffò infastidita, digrignando i denti.

- Vaffanculo, furetto! TI ODIO!

Sibilò a denti serrati, mentre avvertiva la fragranza di menta dritta in faccia, proveniente dalla sigaretta. Lui non fece una piega, sogghignando e prendendo ad osservare la notte.

- La cosa è reciproca, isterica.

- Non-sono-isterica!

Allyson sbuffò, riaccendendosene un'altra, sperando che quella fosse la volta buona. Fumarono in silenzio, osservando il cielo notturno.      

La situazione era abbastanza strana: loro due si trovavano nella stessa stanza da più di dieci secondi e non si erano ancora uccisi. Scannati a parole, forse, ma pur sempre vivi. Un record da segnare sul calendario.

Allyson prese ad osservarlo di sottecchi, assorta. Non era male - nell'aspetto intendiamoci -, ma restava pur sempre un ignobile testa di caz... beh, non tutti sono perfetti.

In quel momento, pareva essere stranamente invulnerabile, con una scintilla di malinconia presente nel grigio dei suoi occhi, i capelli biondo cenere scomposti che gli ricadevano sul viso, i tratti della mascella, di solito contratti e spigolosi, ora rilassati e meno duri, la camicia aperta per i primi bottoni, che faceva intravedere il suo petto scolpito dagli allenamenti di Quidditch, quella sigaretta tenuta tra il pollice e l’indice e portata alle labbra sottili con la solita eleganza che caratterizzava un Malfoy e infine la pallida luce della luna ad illuminargli il volto. Il tutto pareva essere molto poetico: il cattivo di turno costretto ad esserlo per volere di altri.

Beh…in effetti poteva anche essere così, ma in realtà lui era bastardo di natura e amava prendere in giro con cattiveria. In più, lei non riusciva a capire se lo facesse di sua spontanea volontà o per qualcosa come l’essere stato costretto da Voldemort in persona, minacciando la sua famiglia, i suoi amici o la sua stessa vita.

- Reed, hai finito? Guarda che potresti consumarmi se continui a fissarmi in quel modo!

La sua voce la riportò alla realtà. Scosse lentamente la testa, mordicchiandosi il labbro inferiore per qualche secondo. Fece Evanescere il mozzicone della sua sigaretta finita, seguita dal biondo dopo qualche secondo, e lo fissò.

- Ti guardavo, si, ma non per il motivo che credi tu.

Sentenziò, seccata.

-Bugiarda. - rincarò la dose Black, nella sua testa.

“Zitta!”

- Perché fumi sigarette alla menta?

- E i fatti tuoi, Reed? Non conosci l’educazione?

Sembrava infastidito da quella domanda, ma lei non vi badò, facendo spallucce e astenendosi dal commentare.

- Ora che ci penso, siamo stati tranquillamente qui a fumare senza ucciderci…E’ un momento epico, non credi?

- Non ti montare la testa, Reed. Sono stanco stasera e non ho voglia di litigare con te, nient’altro.

Le rispose impassibile, evitando di guardarla. Allyson alzò gli occhi al cielo, seguendo la direzione dello sguardo del biondo. Osservava alcune stelle, con espressione indecifrabile.

- E pensare che è solo la sesta volta che succede. Non è strano? Ogni anno c’è un momento in cui riusciamo a parlare tranquillamente sen… - Il suo sguardo la costrinse ad interrompersi, mentre lui copriva le sue parole, zittendola. – E sarà anche l’ultimo se non chiudi quella bocca.

Lei sbuffò irritata.

- Un momento. Li hai contati, mezzosangue?

- Mh si, solo perché non è una cosa da tutti giorni. In questi momenti sembri quasi umano.

Scherzò lei, ghignando. Draco alzò un sopracciglio, ridacchiando.

- Tu non lo sembri mai, Reed.

- Beh, migliorerò.

Ci fu una pausa che durò alcuni minuti, in cui entrambi continuavano a scrutarsi a vicenda. Allyson annegò, come le capitava spesso anche nel bel mezzo di una litigata, nel grigio liquido dei suoi occhi, nuotandoci e sentendo la testa leggera.

- Credo sia meglio andare.

Sentenziò dopo un po' lui, distogliendo lo sguardo e avvicinandosi alla porta d’uscita. Allyson, però, gli afferrò il polso con entrambe le mani. Fissò con interesse il pavimento e poi lo guardò dritto negli occhi, mentre il suo respiro cominciava a velocizzarsi

- Fa attenzione.

Lo spiazzò completamente con quelle parole. Nascose la sua sorpresa e con un ghigno, le chiese

- Ti stai preoccupando per me, Reed?

- Ti piacerebbe, Malfoy!

ANGOLO AUTRICE:

Ehiii, rieccomi puntuale! Mi complimento da sola per il fatto che stia riuscendo a pubblicare in perfetta puntualità *ride*
Dunque, veniamo a noi u.u Il quinto capitolo, finalmente! Non posso credere che stia andando tutto bene *sospira, poi si schiarisce la gola* Ma ora ditemi: quei due non sono così carini? *si riferisce a Draco ed Ally* le Drally conquisteranno il mondo! (?) 
Eeemh, non ci dilunghiamo troppo. Come prima cosa ringrazio ancora tutti coloro che recensiscono, seguono, metteno tra ricordate e preferiti e leggono la mia storia. Non la pianterò mai di ringraziarvi, per cui sopportatemi u.u Vi adoro, grazie, grazie, grazie!
Spero davvero che vi piaccia e che non vi deluda. (Decisamente, sono ripetitiva D:). 
Se vi va (non voglio supplicare o altro) fatemi sapere ciò che pensate con una piccola recensione, sia negativa che positiva. Le critiche aiutano a migliorare tantissimo ( e anche i complimenti, eh u.u) e mi piacerebbe sul serio conoscere le vostre impressioni ^_^
Alla prossima settimana, quindi!
Hono

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei: Damn! ***


Capitolo 6

CAPITOLO SEI:DAMN!


"L'uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità.
 [Oscar Wilde]"

 

 

I giorni dopo il compleanno di Hermione passarono rapidamente, lasciando il posto ad un ottobre assai freddo e uggioso. Sepolti dalle montagne di compiti che i ragazzi si ritrovarono a dover svolgere e il susseguirsi delle interrogazioni continue, Allyson credeva che, da un momento all'altro, la sua testa sarebbe potuta saltare letteralmente in aria. L’amica non le lasciava un attimo di tregua e aveva l'impressione che il nervosismo e la tensione non volessero lasciarla in pace.                                                                                                                           

Harry aveva avuto la sua seconda lezione con Silente ed Allyson era a conoscenza dei risultati ottenuti dall'amico, il quale non aveva ancora recuperato i ricordi che occorrevano.                                                                                                                 
La ragazza aveva tenuto d’occhio Malfoy; non l’aveva perso di vista nemmeno per un momento e sembrava che, in quel periodo, non stesse tramando nulla. E Potter non parlava dell’argomento “Malfoy nasconde qualcosa” da molti giorni. 
In parole povere, era stato un periodo senza troppe preoccupazioni, soprattutto nell'ambito scolastico. Per le due ragazze non c’erano mai stati problemi, ma per Ron ed Harry le cose andavano discretamente, come al solito.   

In Pozioni, il-bambino-che-è-sopravvissuto continuava ad ottenere ottimi risultati grazie al libro del Principe Mezzosangue. Non avevano ancora scoperto la sua identità, ma l’unica a cui importasse davvero saperlo era la Granger. Quel libro si era trasformato in una risorsa per loro, soprattutto se consideravano gli incantesimi riportati al suo interno; inventati, molto probabilmente, dal Principe stesso. C’erano fatture, maledizioni e schiantesimi molto interessanti come il Muffliato (un incantesimo che colmava le orecchie con un ronzio irriconoscibile a chiunque fosse vicino).                                                                           
Ne avevano provate alcune di formule, ma a causa della completa disapprovazione di Hermione evitavano di testare quei sortilegi quando lei si trovava nei paraggi.                                                                                                       
Un periodo abbastanza tranquillo, quello che precedette la tempesta.

- Un festino? E, sentiamo, chi l'avrebbe organizzato?

- Quelli del settimo anno di Serpeverde ne hanno organizzato uno e hanno incluso anche le altre case!

La mora alzò gli occhi al cielo, divertita dall’eccitazione che la più piccola dei Weasley mostrava ogni volta in vicinanza di un evento del genere (specialmente se si parlava di festini clandestini). Incrociò le braccia al petto, per poi esordire con sarcasmo:

- Sono convinta che ti divertirai tantissimo con quelli del primo, Gin!

- Sei un’idiota, Ally! – sbottò lei, facendo una pausa mentre si scostava dal viso una cioccia rossa, per poi riprendere – Ammettono solo gli studenti dal quinto in poi!

- E con questo? Cosa dovrei fare?

- Accompagnarmici!

La mora le rivolse uno sguardo divertito, per poi scompigliarle affettuosamente i capelli.

- Fatti accompagnare da Dean, tesoro.

- No! Non ci voglio andare con lui! Voglio divertirmi con te ed Herm!

Allyson ridacchiò dinanzi al broncio che Ginny aveva appena assunto, ponendo le mani in vita alla Molly Weasley.

- Hermione non verrebbe mai.

- Ma tu si! Per favore, Ally! Ti prego, non ti chiederò più di accompagnarmi, lo giuro!

La pregò lei, congiungendo le mani e cominciando a muoversi impaziente sul posto. Allyson si ritrovò con le spalle al muro; sospirò molto a lungo e poi, voltandosi, le disse:

- Quand'è che sarebbe questa idiozia?

- Sabato sera!

- Ci penserò…

- Ti adoro!

La mora rise, allontanandosi dall’amica e uscendo dal buco del ritratto.Era seccata; le piacevano le feste - quelle come Merlino comanda - ma in quel periodo era restia a partecipare a qualunque tipo di festeggiamento.                          

Erano giorni che Ginny continuava a chiederglielo, ma lei la stroncava sempre sul nascere. Hermione aveva rifiutato immediatamente, senza smuoversi di una virgola, sinceramente contrariata. Ron, dopo qualche istante di indecisione, aveva stranamente accettato, mentre Harry, grazie ad una frecciatina da parte di Allyson sull'argomento “Ginny e Dean”, era stato subito disponibile.                             
Era pomeriggio inoltrato e lei si stava dirigendo in biblioteca, con l’intenzione di discuterne con Hermione, provando a convincerla a cedere.                                  

Quando, però, raggiunse la meta, non vi trovò alcuna traccia dell’amica. Decise ugualmente di leggere qualcosa, giusto per ammazzare il tempo. Si avvicinò ad uno degli scaffali, sfiorandone i tomi presenti sulle mensole, indecisa su cosa prendere.

- Avete sentito del festino di sabato?

- Si, quello organizzato da Phelps e Miller, giusto?

- Esatto! Molti hanno già dato la loro adesione…

Dei sussurri, provenienti da un tavolo vicino allo scaffale dove si trovava, attirarono la sua attenzione. Proseguì con la ricerca del suo libro, restando in ascolto di quelle voci, di cui scoprì i proprietari: Pansy Parkinson (il Carlino), Daphne Greengrass (l’Oca) e Millicent Blustroid (il Bulldozer).

- Anche Draco, Theodore e Blaise ci andranno…li ho sentiti ieri, a Incantesimi.

Buttò lì la Blustroid, con la sua voce profonda, cercando di non farsi scoprire da Madama Prince.

- Davvero? Beh, allora ci andremo!

Aveva mormorato la bionda, quasi eccitata.

- Io ho già pensato a cosa indossare! Farò cadere Dracuccio ai miei piedi, ne sono sicura!

A quel commento concitato del carlino, Allyson si trattenne dallo scoppiare a ridere. Se Malfoy sarebbe caduto ai piedi della Parkinson, lei l’avrebbe fatto innamorare perdutamente! Rise, incapace di trattenersi, tentando di fare il minimo rumore possibile e ignorando gli altri sussurri delle tre Serpeverdi, che si allontanavano sempre di più. In fondo, però, quel commento l’aveva un tantino seccata e non riusciva a comprenderne il motivo. Ignorò quella sensazione, ripetendosi che quello era un anno davvero strano, mentre un pensiero si faceva strada nella sua mente.

“Credo proprio che ci andrò, a quel festino!”

 **

Alla fine, a quel festino, ci era andata per davvero e perfino Hermione aveva ceduto. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi; la Stanza delle Necessità poteva essere imprevedibile e sarebbe potuto rivelarsi il peggior festino clandestino mai organizzato nella storia di Hogwarts. Ma, in effetti, Phelps e Miller erano due Serpeverde incalliti del settimo anno e tutti i festini che portavano la loro firma erano sempre forti. Firewhiskey e Burrobirra a volontà, incantesimi di insonorizzazione e di protezione eseguiti ad una perfezione tale da far invidia persino ad Hermione Granger, in più, buona musica (babbana, a dire la verità. Molti se ne erano accorti che quei due facevano passare per “magiche” le canzoni che utilizzavano, ma solo per non andare in contro alla rivolta della maggior parte dei loro stessi compagni di casa). Era una festa in maschera, per la precisione. Tutti dovevano indossarne una, irriconoscibile anche al proprio migliore amico. Beh, si fa per dire.

Ginny le aveva costrette ad agghindarsi nella maniera più maniacale; sembrava fosse una stilista in esaurimento per la prima della propria sfilata.                    

In effetti, però, aveva fatto un bel lavoro, soprattutto con Harry e Ron.Vederli con indosso uno smoking era un’occasione più unica che rara. Ne sembravano quasi disgustati, ma non si erano lamentati più di tanto. Sul viso, invece, portavano una maschera nera a metà, identica per entrambi.

Ginevra aveva indossato un vestito rosso fuoco con un corpetto a cuore e molto corto (suscitando le lamentele di Harry e Ron), tacchi 15 che le slanciavano ulteriormente le sue gambe toniche e snelle e una maschera color oro con taglio trasversale e piume rossicce.

“Potrei vomitare, schifosamente Grifondoro” l’avrebbe definita un Serpeverde.

Hermione, invece, aveva indossato un abito con il corpetto nero e la parte inferiore bianca, che cadeva morbida sulle sue cosce, lasciando scoperto una buona parte di pelle. Un paio di decolté 10, neri e lucidi, e infine una maschera bianca, a metà viso.

Allyson era stata più restia nel dover indossare dei tacchi e un vestito, ma fu costretta a cedere. Ginny le aveva infilato (quasi con la forza, per Merlino!) un vestito corto (molto più corto del suo, diciamocelo, avrebbe voluto cruciarla!) e stretto nella parte superiore, con una scollatura che le lasciava scoperta completamente tutta la schiena, di un verde bottiglia – “S’intona perfettamente ai tuoi occhi, Ally!” erano state le testuali parole della rossa – e infine una maschera di un argento opaco, che le copriva tre quarti del viso lasciandole scoperte le labbra e parte della guancia sinistra.  

**                 

La musica assordante rimbombava ormai da quel che ad Allyson parvero ore.Era seduta su uno dei divanetti rosso fuoco, posti agli angoli della stanza, e si rigirava un bicchiere di Firewhiskey tra le dita, ormai vuoto per metà.Si beava di quell'angolo di pace e di alcool che aveva trovato, mentre guardava il centro della pista stracolmo di gente che ballava e si divertiva, ognuno nascosto dalle proprie maschere ed estraneo, per una volta, agli occhi indagatori dei suoi coetanei.                                                                                                         

Allyson dovette ammettere che neanche questa volta la Stanza delle Necessità li aveva delusi. L’ambiente assomigliava molto ad una discoteca babbana: uno spazio ampio e ovale, nel mezzo troneggiava la postazione del “DJ” (in quel caso,  si trattava di un apparecchio magico che emanava la musica forte e alta, e che passava canzoni babbane. I generi variavano molto, ma c'erano prettamente canzoni delle Sorelle Stravagarie) e le luci ad intermittenza, quasi accecanti – Per Salazar, accidenti se non avevano esagerato con quelle luci! - Phelps e Miller sembravano aver dato il meglio di sé stessi, anche con l’alcool! Firewhiskey di ottima qualità, al parere di Allyson.Lei aveva perso i suoi amici dopo appena qualche minuto; non era riuscita più a ritrovarli. D’altronde, non si era avvicinata nemmeno per un po' alla pista; preferiva il whiskey, in quel momento.                                                                      

Fu allora che si accorse di un ragazzo poco distante da lei, il quale sorseggiava elegantemente qualcosa che, sotto quelle luci, assumeva un colore rossastro.      

Lui, forse, si sentì osservato, perché alzò lo sguardo su di lei.Allyson notò che il suo volto era coperto per metà da una maschera argentea, lasciando la parte inferiore del viso visibile. Era vestito elegantemente, con uno smoking nero dalla giacca aperta e la camicia leggermente sbottonata sul davanti.

Era bello, elegante e terribilmente sicuro di sé. Gli ricordò qualcuno, ma non vi badò molto. Probabilmente, si disse, era il Whiskey.                                                               

Incurvando le labbra in un ghigno, Allyson alzò il suo bicchiere, quasi ad invitarlo a brindare, e sorseggiò nuovamente.                                                                          

Se doveva divertirsi, tanto valeva farlo per bene!                                                                

Lui la ricambiò, sia nell'espressione che nel gesto. Passò qualche minuto, circondati dal rumore della musica, quando finalmente il ragazzo le si sedette accanto. Allyson avvertì il divanetto piegarsi sotto il suo peso e sul viso le spuntò un sorrisetto soddisfatto.       

- Perché sei seduta qui, da sola, al posto di divertirti?

La sua voce era calda e invitante e le regalò una sensazione familiare, ma in quel momento quel particolare le era del tutto irrilevante, e lo seppellì in qualche angolino della mente. Le si era avvicinato, parlandole tra i capelli, vicino all'orecchio, per farsi capire.

Allyson scolò il restante Firewhiskey che aveva nel suo bicchiere, poggiandolo poi a terra, in prossimità dei suoi piedi. Si accostò al ragazzo, che sicuramente doveva essere del settimo o del suo stesso anno, a giudicare dalla sua incredibile altezza e dai modi di fare, e gli disse:

- Lo stesso motivo per cui tu sei qui, ora.

Lui ridacchiò, per poi ghignare. Si alzò, porgendole la mano. Si guardarono per alcuni minuti e tutto attorno a loro parve rallentare. Soppesò l'idea di ballare con lui e, dopo qualche minuto, gli afferrò la mano, alzandosi e lasciandosi trascinare tra gli altri ragazzi. La musica era cambiata; il suo ritmo si era addolcito mentre le note di un pianoforte aleggiavano in aria, circondandoli.

Il ragazzo le cinse la vita, avvicinandola a sé, mentre lei unì le mani dietro il suo collo. Lentamente, quasi incuranti della musica, cominciarono a dondolarsi lievemente, guardandosi con un intensità tale da far arrossire entrambi, segretamente. Allyson lo guardava; e più lo guardava, più aveva l'impressione di conoscerlo. Quella sicurezza familiare, il ghigno costante, l'arroganza che mostrava quasi involontariamente...

- Chi sei?

Gli chiese, osservando le sue labbra incurvarsi in un mezzo sorrisetto.

- Meglio non saperlo.

- Io, invece, voglio sapere il tuo nome.

Rincarò ancora, curiosa di sapere se lui avesse avuto il coraggio di rivelarsi. Il ragazzo rise, per poi prenderla in giro.

- Sei un po' troppo curiosa. Quasi impicciona, direi.

- Impicciona? Ti sembro una Tassorosso, idiota?

Ribatté, con uno sguardo infuocato, mentre cominciava a giocare con una ciocca dei suo capelli, quelli corti, dietro la nuca.

“Cielo, è così...”

- Bello?

“Non esageriamo! Non è poi tanto male, ecco. E poi neanche lo conosco!”

- Tu credi?

Sentì Black ghignare divertita, ma la sua attenzione era altrove, concentrata sul volto di colui con il quale danzava.

 - Il vecchio orgoglio Grifondoro! - sentenziò il ragazzo, ghignando ancora di più.

- E la tua idiozia serpentesca, a quanto pare! - ribatté lei. Le serpi erano pur sempre serpi.

- Sta calma, non dirmi che tutte le ragazze di quella casa sono mezzosangue isteriche!

Allyson gli lanciò un’occhiataccia, tirandogli alcuni capelli con forza. Lui sussultò leggermente, più per la sorpresa che per il dolore.

- Ehi, capisco la tua voglia di saltarmi addosso, ma così fa male.

- Non credi che con l’aggiunta di un po' di violenza, diventi il tutto più passionale?

Sbottò lei in tutta risposta, con un sorrisetto soddisfatto. Il ragazzo ghignò, stringendola a sé con forza; le premette una mano dietro la testa per poi avvicinare i loro visi, mentre la sorpresa si delineava sul volto della mora.

- Si, lo credo. – disse, prima di avventarsi sulle labbra di lei, che gli ricordarono il gusto del cioccolato; così dolci e “gustose”.

Allyson, d’altro canto, aveva risposto al bacio, mentre il cervello le si era spento completamente. Le labbra di lui aveva un buon sapore, sapevano di menta. Quando si staccarono, al suo sguardo compiaciuto, Ally si riprese rendendosi conto della persona che aveva appena baciato. Un Serpeverde, si disse.

E fin qui ci siamo.

Continuò a guardarlo, standosene in silenzio. Cercando di afferrare quel particolare di lui che continuava a sfuggirle ma che, ne era certa, le avrebbe rivelato chi si nascondesse dietro quella maschera.

- Non baci così male, ragazzina.

- Nemmeno tu, serpe.

Il ragazzo ghignò, posandole un lieve e casto bacio, provocandole dei brividi lungo la schiena.

- Credo che sia meglio andare. - e sciolse l'abbraccio che li legava, allontanando le braccia di lei dal suo collo.

- No! Aspetta, dimmi chi sei.

Esclamò lei, sperando di cavargli qualche informazione. Ma lui ghignò, accostandosi al suo orecchio.

- Guardati un po' intorno, Reed.

Ed Allyson si maledisse per non essersene accorta, per aver trascurato particolari così importanti di lui, per essere stata troppo presa dalle sue labbra prima di associare i suoi occhi a quella persona.

Perché, in fondo, quegli occhi, se solo li avesse guardati davvero, li avrebbe riconosciuti tra mille…


ANGOLO AUTRICE:
...Sesto capitolo! Puntuale anche questa settimana, dovrei essere fiera di me stessa perchè nonostante la scuola mi carichi - letteralmente-  riesco anche a scrivere e a pubblicare! :3 Brava, brava Star u.u (?) Emh, ritorniamo a noi. Allora, festino clandestino, bacio...Ally avrà molto su cui pensare questa settimana :') Sinceramente, l'idea del festino non è che mi entusiasmasse poi così tanto ma alla fine credo che ne sia venuto fuori qualcosa di decente...spero. u.u
Beh, ho deciso di darvi una piccola anticipazione sul prossimo capitolo! Mi sento generosa stasera (?)
 Mh...vediamo: se vi dico "incubi" voi che cosa pensate?
Ora, come al solito un grazie va a quelli che leggono, inseriscono tra seguite, preferite e ricordate e che recensiscono! Ringrazio tantissimo e con tutto il cuore ognuno di voi.
Siete fantastici, vi adoro.  <3
Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che me lo facciate sapere con una piccola recensione! ^_^
Alla prossima settima, allora :3
Hono

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Capitolo 8
*** Capitolo Sette: Nightmares ***


Capitolo 7

CAPITOLO SETTE: NIGHTMARES

" Un bambino che si è scottato, ama il fuoco.
 [Oscar Wilde]"

 

Ormai il grigiore e la pioggia di Ottobre si erano impossessati del cielo, mentre l’autunno, secco e umido, si presentava agli occhi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Settembre era passato più velocemente di quanto potessero immaginare e il mese successivo aveva prepotentemente preso il suo posto, con altrettanta rapidità. Erano già al 15 ottobre, per la precisione. La stanchezza cominciava a fasi sentire, soprattutto a causa del carico di compiti che gli insegnanti assegnavano agli studenti più grandi.

Allyson, in particolare, era molto più spossata e affaticata degli altri suoi coetanei, a causa delle notti insonni. Puntualmente, infatti, incubi strazianti e terribilmente seccanti la costringevano a restare sveglia per buona parte della notte, permettendole di lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo solo per un’ora scarsa o giù di lì.

Quella mattina, dopo aver dormito solo due ore, si era alzata tardi e svogliatamente. Di conseguenza aveva detto addio alla colazione e, in quel momento, si ritrovava a correre in direzione dei sotterranei: se in un minimo di tre minuti non avesse varcato la soglia dell’aula di Pozioni, avrebbe perso almeno 15 punti, il che la irritava non poco.

“Miseriaccia”

Imprecava a tutto spiano, incurante del fatto che alcuni studenti le ridacchiavano dietro, consci dei suoi soliti ritardi. Allyson avvertiva la pesantezza delle palpebre, che avrebbero voluto chiudersi per permetterle di dormire ancora qualche ora, nel vano tentativo di recuperare il sonno perso negli ultimi mesi. Ma non poteva saltare quelle lezioni o, lo sapeva, si sarebbe ritrovata indietro col programma in un batter d’occhio e l'ultima cosa che le serviva era altro tempo sui libri.

Aveva imboccato l’entrata dei sotterranei, sospirando di sollievo, ma continuando ugualmente a correre, rapida. Quando fu a pochi metri dalla porta, però, sentì chiaramente le forze venirle meno. Si costrinse a fermarsi, respirando affannosamente.  Portando una mano al petto e tentando di tenere gli occhi ben aperti, provò a muovere un passo, ma si bloccò, oscillando pericolosamente. Avvertì la testa che cominciava a girarle, lo stomaco chiudersi improvvisamente ed una strana forza che sembrava attirarla verso il pavimento.

- Devo resistere, non posso…

Doveva restare in piedi e, soprattutto, sveglia. Infilzò gli incisivi nel labbro inferiore, con forza, tagliandosi un po' la pelle e lasciando che alcune gocce di sangue le scorressero sul mento. Questo, però, non sembrò ridestarla e le palpebre continuarono a minacciare di volersi chiudere.

La campana d’inizio delle lezioni trillò, chiara, ma ad Allyson pareva estremamente lontana, come se fosse unicamente un rumore di sottofondo, mentre lei si abbandonava al buio, cadendo su un lato e sbattendo con forza sul pavimento di roccia; ebbe la prontezza di riparare la testa con le braccia, ma non appena il suo corpo toccò il pavimento era già completamente andata.

** 

- Ehy, Malfoy, ma quella non è la Reed?

Theodore indicò una ragazza distesa a terra, apparentemente svenuta, a pochi metri da loro. Mancavano dieci minuti alla fine della prima ora (che loro avevano buca) e si stavano dirigendo verso i sotterranei, poiché avevano Pozioni con i Tassorosso alla seconda.

Malfoy si fermò, sbarrando gli occhi alla vista di Allyson a terra, immobile, bianca e con gli occhi serrati. La preoccupazione si delineò sul suo volto, ma fu appena un secondo, poi si ricompose assumendo la sua solita aria impassibile.                        

Scambiò uno sguardo con Blaise e Theo, per poi raggiungerla con passo rapido ed elegante.

Si era chinato su di lei, tentando di capire in quali condizioni si trovasse.

- Respira ancora.

- Si sarà addormentata, forse.

Mormorò Blaise avvicinandosi di qualche passo, con aria leggermente preoccupata. Il biondo le scostò con una strana gentilezza i capelli dal viso e notò delle gocce di sangue, ormai secco, che spiccavano sul mento pallido e delle occhiaie marcate e violacee, le quali facevano bella mostra di sé sotto i suoi occhi chiusi.

- Blà, avvisiamo la McGranitt. Theo, portala da Madama Chips. – esordì Malfoy, con un tono che non ammetteva repliche. Nott alzò un sopracciglio perplesso, osservando Blaise prendere la cartella di Allyson, mettendosela in spalla.

– Perché io?

Chiese stranito. Il biondo lo fulminò con un’occhiata gelida, e dopo un cenno con il capo, si trascinò dietro Blaise. Theodore, sbuffò, palesemente seccato; con dei borbottii appena sussurrati sollevò Allyson da terra, facilmente.

- Pensavo fosse più pesante, la sanguesporco.

Mormorò, con un sorriso appena accennato, osservando la pallida ragazza che teneva fra la braccia. Si chiese il motivo dell’agitazione – preoccupazione, più che altro - che l’aveva colpito, subito dopo averla vista immobile e bianca, simile ad un cadavere.

“Chissà perché Draco non ha voluto portarla lui in infermeria”

S’incamminò, con quegli interrogativi in testa, mentre cercava di velocizzare il passo. La teneva stretta, cercando di non farla cadere oppure, lo sapeva, Malfoy l’avrebbe di sicuro cruciato e, beh, non solo lui.

Non appena varcò la soglia dell’infermeria, la Chips gli corse incontro, preoccupata, mentre gli ordinava di distendere Allyson su uno dei lettini.

- L’abbiamo trovata nei sotterranei, era già svenuta, o almeno credo che sia svenuta perché respira…non sappiamo cosa le sia accaduto.

L’infermiera aveva annuito e, dopo una lunga occhiata alla ragazza, era sparita nel suo ufficio, ritornandone poi con alcune pozioni in mano. Le poggiò sul ripiano accanto al lettino, e poi passò una mano sulla fronte della mora. Aveva mormorato qualcosa, con un sospiro, e si rivolse a Nott.

- Credo che debba recuperare molte ore di sonno. Nulla di grave, giovanotto. Torna in classe.

Esitò, indeciso sul da farsi. Dischiuse le labbra, lanciando un’occhiata alla ragazza, e poi borbottò:

- Se non le dispiace, aspetterò che si svegli.

Madama Chips sembrò molto contrariata, guardando il ragazzo sedersi su una sedia posta accanto al lettino su cui la giovane era distesa, come se fosse esattamente a suo agio. Non comprese il motivo di quel gesto; avrebbe potuto benissimo lasciarla lì, ora più che “al sicuro”, ma non gli andava di “abbandonarla”.

- Per l’amor del cielo! Come sta, Madama Chips?

La McGranitt, seguita da Draco e Blaise, varcò la soglia dell’infermeria, visibilmente preoccupata e spaventata. La Chips spiegò la situazione, mentre un sospiro di sollievo pervadeva l’anziana professoressa.

- Per fortuna non le è accaduto nulla di grave. – fece un altro sospiro, per poi rivolgersi ai tre ragazzi. – Bene, ora andiamo. Ha bisogno di riposo; ripasserò dopo le lezioni, per sapere come sta. – Concluse, in seguito, rivolgendosi a Madama Chips.

Quest’ultima la rassicurò con un sorriso, quasi tirato, e poi raggiunse il suo ufficio. La professoressa, con un cenno gentile, invitò i tre Serpeverde a lasciare la stanza, mentre lei stessa usciva dal suo interno. Theo, dopo un’ultima occhiata ad Ally, si alzò raggiungendo i suoi amici. I primi a lasciare l’infermeria furono Zabini e Nott, mentre Malfoy si trattenne qualche minuto in più.

Le si era avvicinato, apparentemente calmo. L’aveva osservata, scostandole qualche ciocca dal viso. Non capiva assolutamente cosa stava succedendo, dentro di lui. A quel festino si era lasciato andare un po' troppo; l’averla baciata, seppur da dietro una maschera, era stato un’enorme sbaglio…ma lui non se ne pentiva.

Si chinò, posandole un lieve bacio sulle labbra, per poi rialzarsi di scatto, come se si fosse appena scottato. Ma avvertì chiaramente la voglia di rimpossessarsi di quelle labbra. Le desiderava anche se poteva essere considerato sbagliato. Avrebbe voluto la possibilità di poterle saggiare di nuovo, lentamente, godendosi il momento senza pensare a nient'altro che a quelle labbra. Perchè si, ogni volta che le sfiorava era come se ardesse dall'interno, ma avrebbe voluto scottarsi all'infinito pur di sentirne il sapore.

Scosse la testa, scacciando via quei pensieri e imponendosi di ritornare in sé. Le riserbò uno sguardo impassibile, in cui vi si celava qualcosa di gentile. Poi si voltò, si diresse verso la porta e andò via lasciandosi alle spalle quelle labbra che avrebbe baciato in ogni singolo secondo delle sue giornate.

** 

- Accidenti! E’ colpa mia…Se solo questa mattina l’avessi costretta a restare a letto…

Harry posò una mano sulla spalla di Hermione, per poi mormorare:

- Non è colpa tua.

- Lei ha gli incubi, Harry. Ogni dannata notte, e dorme molto poco! Avrei dovuto immaginarlo che un giorno di questi sarebbe svenuta in corridoio!

La riccia si passò una mano sul viso, alzandosi dalla sedia su cui era seduta fino ad un attimo prima. Ron la imitò, poco dopo; le afferrò una mano – arrossendo un po' – e la guidò fuori dall’infermeria, rassicurandola. Ginny, rimasta in silenzio, li aveva seguiti richiamando debolmente l’amico con un “Andiamo, lasciamola riposare, ne ha bisogno”.

L’occhialuto annuì e dopo aver posato un dolce bacio sulla fronte dell’amica, si voltò, raggiungendo gli altri, non prima di aver salutato cordialmente Madama Chips nel suo ufficio.

Proprio sull’uscio dell’infermeria si costrinse a fermarsi, trovandosi davanti ad una strana situazione: Zabini stava restituendo ad Hermione la borsa di Allyson, mentre Theodore – che di solito era molto poco loquace con loro – parlava con voce sommessa.

- L’abbiamo trovata in corridoio e l’ho portata qui mentre Blaise e Draco andavano a chiamare la vecchia megera. – fece, lasciando basiti tutti i grifoni davanti a lui.

- Sul serio?

- Sei sorda, piattola? Non mi piace ripetere le cose, e comunque si, l’abbiamo trovata e portata qui!

Sbottò, si passò nervosamente una mano nei capelli neri e corti, mentre i suoi occhi scuri fissavano Allyson da sopra la spalla di Harry, ancora davanti all’entrata dell’infermeria.

- Come sta? – chiese Blaise, dopo aver lanciato una breve occhiata a Theo.

- Dorme. Non si è ancora svegliata.

Gli rispose Harry, dopo aver incrociato le braccia al petto, stroncando ogni possibile altra risposta da parte degli amici.

- Va bene. Andiamo, Theo. – Esalò Blaise, impassibile, scrollando l’amico con una mano. Nott parve ridestarsi solo in quel momento. Si voltò e cominciò ad allontanarsi, assorto.

- Grazie, comunque.

Era stata Hermione a parlare, guardando Blaise con sincera gratitudine. Gli occhi cobalto del bruno la fissarono per qualche istante. Fece spallucce, subito dopo, e con un cenno di saluto li lasciò anche lui, raggiungendo con rapidità l’amico.

- Non credevo che potessero fare una cosa del genere, quei tre. – iniziò Ginny, sorpresa, mentre Harry richiudeva la porta della stanza dietro di lui.

- La McGranitt ce lo aveva detto che erano stati loro a trovarla, ma non ci credevamo davvero… – fece una pausa, tirandosi su gli occhiali con un gesto usuale. – Avete visto Nott? Sembrava davvero preoccupato. Chi l’avrebbe mai detto.

- Preoccupato non credo. Forse nervoso per qualcos’altro. Comunque andiamo nelle cucine! Saltare la cena mi ha fatto venire il doppio della fame.

 **

La fioca luce solare filtrava dalle finestre, finendo direttamente sul viso di Allyson, placidamente addormentata e stesa su un lettino dell’infermeria. Aveva avuto un solo incubo, ma fortunatamente erano durato molto poco, permettendole di dormire per tutte quelle ore.

Aprì gli occhi qualche minuto più tardi, sbattendo più volte le palpebre per abituarsi alla luce presente. Si alzò con il busto, portandosi una mano sulla fronte e guardandosi intorno, confusa.

- Buongiorno cara! Come ti senti?

Madama Chips era appena uscita dal suo ufficio, sorridendole, mentre Allyson tossicchiava.

- Bene. Stranamente riposata.

- Mal di testa? Nausea? Ti fa male qualcosa?

La ragazza ridacchiò, accendendo i suoi occhi verdi e scuotendo la testa.

- Mi sento una meraviglia!

- Bene! Ecco, prendi. Questa è una pozione contro l’insonnia; qualche goccia basterà a farti dormire per almeno otto ore. Prendila ogni sera, prima di addormentarti.

- La ringrazio. – fece Allyson, sorridendo, e afferrando con gentilezza la boccetta che l’infermiera le porgeva. Non fece in tempo nemmeno a dire altro, poiché dalla porta dell’infermeria sbucarono Harry, Hermione e Ron. Le sorrisero, raggiungendola raggianti, per poi stritolarla in un abbraccio.

- Non farci più preoccupare così tanto!

Allyson sogghignò. - Va bene, ragazzi, scusate.

- Tranquilla, Ally – esclamò Harry baciandole il capo con fare fraterno.

- Ora andiamo! Oggi c’è la gita ad Hogsmeade, giusto?

Chiese lei, divertita, mentre scendeva dal lettino e si stiracchiava, ridendo con i suoi migliori amici.

**

Il vento sferzava le guance di Allyson, mentre passeggiava con gli altri verso Hogsmeade. Gli alberi erano ormai quasi completamente spogli, e le ultime foglie superstiti cercavano di resistere, aggrappandosi alle ultime forze rimestategli.

La mora cercava di prestare attenzione ai racconti dei suoi migliori amici, ma la cosa gli sembrava assurdamente irreale. - Dai ragazzi, è impossibile che Nott mi abbia portata in infermeria sotto richiesta di Malfoy!

- Ti giuro che è così, Ally! - confermò Ron, mentre gli altri due annuivano.

- E Zabini è venuto a restituirti la borsa. - aggiunse Hermione, che evidentemente ci teneva a volerla ben informare dell'azione benigna delle serpi.

- Sì, non prima di avermi derubato dei galeoni! - ribatté Allyson, provocando l'ilarità dei due ragazzi. Quando tornò seria, elaborò le informazioni con calma, cercando di mettere da parte lo scetticismo.

- Sul serio... Sul serio Malfoy mi ha fatta portare in infermeria? Insomma è... assurdo!

- Chiedilo direttamente a lui, se non ci credi. - propose Ron, indicando con un cenno le tre serpi che, guarda caso, erano Malfoy, Nott e Zabini, mentre parlavano davanti ai tre manici di scopa.

Beh... a dire il vero erano Malfoy e Zabini che parlavano, mentre Nott, come suo solito, si limitava ad annuire di tanto in tanto, per poi uscirsene con qualche sua solita idiozia.

Draco, come se si fosse sentito osservato, alzò lo sguardo su di loro, incontrando gli occhi verdi e intensi di Allyson.

- Ehm... sì, vado. - borbottò lei, improvvisamente imbarazzata all'idea di avvicinarsi alla serpe. Si ricompose alla svelta e, sotto gli sguardi divertiti degli amici, si affrettò con quest'ultimi a raggiungere l'ingresso dei Tre Manici di Scopa.

Hermione le toccò una spalla, incoraggiante.

- A dopo, Ally! - ed entrò con gli altri due nel locale. Si era fermata a qualche passo dai tre, incerta su quel che stava per dire o fare.

- Reed, qual buon vento ti porta qui? – le chiese con tranquillità e divertimento Blaise, osservandola.

- Ecco, volevo parlarvi. – Rispose, esitando, mentre evitava volontariamente lo sguardo di Draco. Dopo quel bacio, cercava di sorvegliarlo a debita distanza, anche se spesso e volentieri si ritrovavano vicini a litigare.

- Beh, che aspetti?

La mora fece un gran sospiro, mentre un piccolo ghigno le spuntava sulle labbra leggermente carnose.

- Perché non mi avete lasciata lì a marcire in corridoio?

Sembrarono spiazzati da quella domanda, ma non lo mostrarono. Il biondo alzò un sopracciglio, sogghignò e poi esalò

- Nemmeno a ringraziare, Reed? – Lei sbuffò, fece un gesto sbrigativo della mano, e lo interruppe prima che potesse aggiungere altro – Questo è sottinteso. Cioè, quello che più mi sorprende è il fatto che voi, non mentite, non l’avreste fatto per chiunque. Se aveste trovato distesa a terra la Brown, ad esempio, sono sicura che non vi sareste nemmeno presi la briga di avvisare qualcuno.

- Reed, non siamo così subdoli! Certo che l’avremmo aiutata! – esclamò teatralmente Nott, provocando i sogghigni dei suoi amici.

- Piantala, Nott. 

- Anche se fosse?

Le chiese con aria di sfida il bruno, divertito ulteriormente per la piega che stava prendendo quella conversazione. Ciò che la Reed gli stava dicendo era assolutamente vero, ma non l’avrebbero ammesso così facilmente.

- Beh, vorrei solo capirne il motivo.

- Stai perdendo tempo. L’abbiamo fatto perché ci andava, punto.

- Ma… - Cominciò Allyson, sospettosa, per poi essere interrotta da Theo – Reed, su, non fare tanto l’esagerata. Sei viva e vegeta, non lamentarti!

Allyson sbuffò, stringendo le braccia sotto il seno, e riserbandogli un’occhiata eloquente.

- Andiamo dentro, ho una sete!

Disse Zabini, scompigliando velocemente i capelli alla ragazza, per poi trascinarsi dietro Theodore, all’interno dei Tre Manici Di Scopa. Allyson era esterrefatta, ma si riprese subito dopo, guardando finalmente Draco negli occhi.

- Perché? – sussurrò, dopo qualche istante passato a scrutarsi.

- Reed, non rompere. Piuttosto, non ho ancora sentito i tuoi ringraziamenti.

- Non sono importanti, Malfoy.

Esclamò lei, mettendo su un broncio infantile e guardando altrove. Quando Malfoy parlò, lei ebbe l'impressione che il suo tono fosse meno sarcastico del solito.

- Certo che lo sono.

Quando si girò verso di lui, sbigottita, il biondo era già sparito all'interno del locale.


L'ANGOLO DI HONO:

*rullo di tamburi* e anche il settimo capitolo è stato pubblicato in orario! *applaude da sola* Ho anche cambiato nick, che ve ne pare? :3 Decisamente, credo che Hono sia più adatto. Non so, mi piace di più, sembra più "professionale" (?) *si schiarisce la gola* bene, tralasciando i miei scleri ecco qui il nuovo capitolo! Allyson che sviene in corridoio e le tre serpi che si "preoccupano" un pò sono troppo aw :') Comunque, cosa ne pensate? Vi piace? Io credo che sia decente, ne sono abbastanza soddisfatta ma devo sapere ciò che pensate voi, che è la cosa più importante! Dunque, ringrazio ogni singola persona che si ferma e occupa un pò del suo tempo per leggere la mia storia. Un grazie a coloro che la inseriscono nelle seguite, nelle ricordate e nelle preferite. Un grazie a chi recensisce ogni mio capitolo. Siete davvero unici e fantastici, vi adoro!Un grazie particolare va a Juuri che sopporta me e i miei scleri e recensisce ogni volta. Ti voglio bene, sul serio <3
Con questo finisco u.u Fatemi sapere cosa pensate del capitolo oppure della storia in generale con una recensione, anche piccola, mi farebbe piacere davvero taaaanto!
Alla prossima settimana, quindi!
Hono

 



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Capitolo 9
*** Capitolo Otto: Flashback ***


Capitolo 8

Allyson: *si schiarisce la gola* L'autrice (?) mi ha chiesto di avvertirvi che questo capitolo farà leggermente schifo. Beh, come tutti gli altri, in effetti. In più, ci tiene a dirvi che durante la lettura del seguente schifo è consigliato l'ascolto di una bella canzoncina triste, un qualcosa che vi faccia ricordare un amore finito bruscamente e che dopo del tempo si è chiarito, in qualche modo. Ah,  (questo che sto per dirvi parte direttamente dalla sottoscritta)potreste farmi il piacere di non criticarla troppo (io non ho problemi, sappiatelo) ma dovrei sopportare per giorni e giorni i suoi scleri, come se non fosse già abbastanza quel che devo subire a causa della sua mente malata -.-'

*la prende per le un braccio* Bene, vedo che avete conosciuto questa qui! *la guarda male* Le ho solo detto di presentare il capitolo e di avvertirvi che probabilmente questo non è che sia uscito proprio decente come gli altri e che è consigliata una canzone di sottofondo che vi ricordi di un amore finito in modo brusco e lapidario, ma che dopo del tempo questo rapporto si è "aggiustato" nel migliore dei modi possibili C:

Allyson: E io che ho detto? *alza gli occhi al cielo*

Scusatela ancora! *la guarda male* Vi lascio al capitolo, buona lettura! ^_^

CAPITOLO OTTO: FLASHBACK

“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non può comprendere.“

[William Shakespeare]”

 

 

 

Aveva cercato in tutti i modi di non pensarci. L’aveva sepolto nei meandri più celati della sua anima, fingendo che quella ferita fosse stata risanata dal tempo. In realtà, quella ferita era ancora lì, e l’opprimeva con la sua sola presenza. Uno squarcio nel petto che le dilaniava ogni fibra del suo essere.

La sua finzione non era durata nemmeno un’istante e il solo riascoltare quella voce dopo così tanto tempo, dopo un addio così sofferente, troppo frettoloso e totalmente insensato, non riuscì a placare la vergogna, il dolore e il senso di colpa che la pervasero quasi come se fosse perfettamente normale.

Goti arrossate, labbra martoriate e occhi – scuri, di un verde solido, in cui timore, tristezza e disagio erano ben visibili, quasi come se fossero stati impressi a fuoco – velati di lacrime che premevano per potersi liberare.

Si contorceva le mani dal nervosismo con lo sguardo vacuo e la mente immersa in quei ricordi intrisi di nostalgia. Era una codarda, lo aveva perfettamente ammesso.

Era entrata Ai Tre Manici di Scopa, dopo la breve chiacchierata con quelle serpi. Si era subito bloccata sulla soglia, mentre avvertiva improvvisamente le sue gambe cedere sotto il peso del suo sguardo, quando incrociò quello di lui e udì la sua voce.

Rimasta immobile a fissare i due Weasley – perfettamente identici tra di loro –aveva abbassato lo sguardo, poi si era voltata correndo via di lì, sotto le espressioni esterrefatte dei suoi amici e quelle interdette e – quasi - indifferenti delle tre serpi.

Allyson aveva corso fino a raggiungere il limitare di Hogsmeade, rannicchiata accanto ad un albero e seduta sul gelido terriccio, ricoperto qua e là dalla neve fredda che, in quel periodo, aveva cominciato lentamente a cadere dal cielo.

Assorta, si stringeva le gambe al petto, sempre di più, incurante dell’aria fredda che l’avvolgeva. E ricordò tutto: gli occhi limpidi e azzurri, il sorriso sghembo, i capelli spettinati e rossi – Weasley, naturalmente – e il suo fare maledettamente malandrino.

Un sorriso, seppur piccolo, le increspò le labbra a quella definizione. Fred e George Weasley, erano i Malandrini per antonomasia, perfettamente degni di quel titolo che moltissimi anni prima era sempre stato attribuito a Felpato, Ramoso e Lunastorta.

Nascose il suo viso, poggiando la fronte sulle ginocchia e tirando un grosso sospiro. Era stata un’ignobile stronza con lui e aveva paura che potesse…rifiutarla? No, non l’aveva mai fatto e non l’avrebbe mai fatto.La sua più grande paura era quella di averlo deluso.

Serrò i denti, abbassando lentamente le palpebre e lasciandosi sfuggire un’unica lacrima ribelle, mentre i ricordi le affioravano, sempre di più, invadendole il cervello, già troppo occupato a risolvere altri problemi.

 

- Reed, ti sei appena Materializzata?

Deglutì imprecando mentalmente mentre si mordicchiava il labbro inferiore. E ora? Era appena tornata da una delle missioni che Colui-che-non-deve-essere-nominato le aveva affidato e si era procurata una ferita abbastanza notevole all’altezza del fianco sinistro.

Si era Materializzata - subito dopo aver portato a termine la missione e aver fatto rapporto a Voldemort – al numero 12 di Grimmould Place, sede dell’Ordine della Fenice, seguendo il piano escogitato da Silente per lei. Sarebbe dovuta andare dritta da Sirius, per raccontargli di ciò che era riuscita a scoprire e, ovviamente, già che c’era si sarebbe fatta medicare quel brutto taglio.

Ma un inconveniente le si era presentato non appena aveva messo piede nella vecchia dimora dei Black.

- Io? Fred, ma cosa diavolo stai dicendo? Sai che non pos –s’interruppe, emettendo un gridolino sorpreso, non appena il gemello le era apparso davanti. – Vuoi forse attentare alla mia vita?

- Ci ho pensato, Ally, ma poi mi sono chiesto come avremo fatto senza la tua geniale abilità di lanciare la pluffa.

Fece lui, con un sorriso sghembo, incrociando le braccia al petto e utilizzando un tono palesemente ironico. La ragazza sbuffò, quasi divertita, cercando di stringersi nella felpa per ignorare quel bruciore che il taglio – bendato alla bell’è meglio – le procurava.

Il rosso alzò un sopracciglio perplesso, osservando l’intera figura di Allyson.

- Siamo in pieno agosto e tu hai quella cosa addosso…non dirmi che hai freddo?

- S-si!

- Certo, Ally, ed io sono Godric!

La ragazza gli lanciò uno sguardo d’ammonimento, riducendo gli occhi in due fessure. Si voltò, indignata, dicendogli:

- Piantala! Se non ti dispiace, andrei a dormire! – Ma subito dopo aver avvertito il braccio del ragazzo intorno alla sua vita, che continuava a beffarsi di lei in modo giocoso, si costrinse a reprimere un urlo sofferente, limitandosi ad un gemito soffocato.

Il rosso l’aveva guardata, continuando a fare del sarcasmo e a prenderla in giro, come spesso accadeva, ma poi il suo sguardo era caduto sul proprio braccio ricoperto da una striscia di sangue non suo.

- Reed, sei ferita!

- Ma che perspicacia! – sibilò lei, brusca, cercando un modo di sfuggirgli.

Fred non si era mai preoccupato – sul serio - per nessuno che non fosse George e anche quella volta non si inquietò più di tanto; invece, concentrò la sua attenzione sul nervosismo insensato della ragazza.

La situazione era strana e lui non ci capiva nulla.

- Fa ved… - ma la mora lo interruppe sul nascere – Come se tu ci capissi qualcosa, Weasley! Torna a dormire, piuttosto che darmi fastidio!

Lei s’incamminò verso la cucina, seguita da un curioso e per nulla preoccupato – o meglio, credeva di non esserlo – Weasley.

- Vattene via!

- E se io non volessi?

Ad Ally scappò un gemito e si costrinse a fermarsi, con espressione sofferente. Doveva andare da Sirius e non doveva farsi scoprire da Fred e da gli altri.

Pregò Merlino per ricevere un piccolo aiuto – magari un colpo fulmineo di sonno da parte di Fred – ma, evidentemente, Merlino ce l’aveva con lei.

Il rosso, dopo altre parole sarcastiche e divertite, le sfilò con forza la felpa. Lei nascondeva il braccio sinistro dietro la schiena, deglutendo, mentre Fred indugiava con lo sguardo sul suo taglio – assai evidente grazie alla leggera canotta bianca che indossava – per poi passare sul suo viso.

- Come diavolo hai fatto?

Abbassò il volto lei, fissando il pavimento, conscia che presto sarebbe svenuta se qualcuno non le avesse fermato il sangue all’istante. Si sentì debole più di prima mentre il respiro cominciava a farsi pesante.

Scattò, lui, afferrandole il braccio sinistro e portandolo ben in vista. Lo girò ed Ally fece appena in tempo a notare la sua espressione esterrefatta, poiché Sirius era intervenuto e lei poté tirare un sospiro di sollievo.

Si mordicchiò il labbro inferiore, con forza, cercando di farlo sanguinare per impedire al suo cervello di elaborare altri ricordi, ma questi le si imponevano prepotentemente davanti agli occhi, come se fossero delle scene di un film.

- FRED PIANTALA!

- Solo se ammetti di avere davanti il ragazzo più bello e affascinante per cui ti sei mai presa una sbandata!

- Non mi sono presa una sbandata per te!

- No, scusa, infatti tu sei solo innamorata perdutamente del sottoscritto!

Allyson era riuscita a liberarsi dalle dita agili del ragazzo, intente a farle il solletico, per poi tirargli un pugno violento sul petto. Fred cadde all’indietro, finendo con il sedere a terra mentre la ragazza ghignava con soddisfazione.

Ora lo sovrastava in altezza e lo guardava dall’alto, sogghignando.

- Non farmi ridere, Fred! Non mi innamorerei mai di uno come te!

- Si accettano scommesse!

Esclamò George divertito, mentre provocava l’ilarità dei presenti.

- Scommetto dieci falci che tu mi bacerai dopo nemmeno un’ora!

- Ci vai giù pesante fratellino!

Altre risa divertite, mentre Fred si alzava, superandola di almeno dieci centimetri. Lei si costrinse ad alzare leggermente il capo e con uno sguardo da fiera grifona quale era, strinse la mano che il rosso le porgeva.

- Venti, Weasley, e sarai tu a baciarmi dopo nemmeno un’ora!

Sorrise, più apertamente; quella volta avevano ceduto entrambi dopo nemmeno dieci minuti, cosa che aveva scatenato i sentimenti che provava per lui.

- Stupido idiota, egocentrico e pieno di sé! Il tuo ego è più grande del tuo cervello, sei stronzo e terribilmente fastidioso…Ma sei anche fottutamente geniale e così diabolicamente adorabile e ti amo stupido idiota, sul serio, ma ciò non toglie che sei così irritante da superare…

- Ripetilo ancora!

Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo, mentre si sistemò meglio sulle sue gambe. Sono nella Sala Comune completamente deserta, alle due di notte, a causa dell’improvvisa insonnia che aveva colpito – stranamente – entrambi.

- Stupido idiota...

- No, dopo!

- Sei stronzo e terribilmente fastidioso?

- No, intendevo quella parte in cui decanti le mia genialità e il tuo amore sconfinato per me!

Allyson sbuffò ancora, arrossendo leggermente e schiarendosi la gola.

- Sei fottutamente geniale e così diabolicamente adorabile…e…

- E quindi? Su ora arriva la parte migliore!

La incitò divertito, con il suo solito sorriso sghembo.

- Stupido idiota?

Lui sorrise ancora, baciandola subito dopo e stringendola a sé con sicurezza. Continuano a baciarsi e poi si staccano, ricercando ossigeno

- Ti amo, Weasley.  Non sei tanto male in fondo.

Sussurrò lei affondando il viso in fiamme nell’incavo del suo collo, provocando le risate e gli altri baci di lui.

- Lo so, tutti mi amano.

- Idiota.

Assunse un broncio, incrociando le braccia e guardandolo truce. Lui sbuffò e poi con malizia le sussurrò qualcosa all’orecchio, per poi mormorarle un “ti amo anche io, Reed” sulle labbra prima di essere travolto letteralmente dalle sue, di labbra.

S’incupì, subito dopo. Erano stati i cinque mesi più intensi della sua breve vita; si erano amati e lui conosceva tutto di lei – anche della sua posizione all’Ordine - ma nonostante ciò Ally l’aveva lasciato subito prima di partire e in una maniera del tutto sbagliata.

Si era pentita per giorni; si era insultata, aveva maledetto sé stessa ogni singolo giorno e sapeva che presto avrebbe dovuto rincontrarlo. Trattenne a stento un singhiozzo, ma non poteva piangere per cui non lo fece, si trattenne, come sempre in fondo.

 
- Fred, ti amo, ok? Non dimenticarlo.

E lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo, trattenendo a stento le lacrime.

- Lo so.

Lei gli sorrise, deglutendo, per poi rivolgersi al gemello accanto a lui. Abbracciò George con forza, mentre lui – sorprendentemente – la stringeva a sua volta.

- Ti voglio bene.

Si schiarì la gola, parlando ad entrambi

- Fate tutte le pazzie che volete, non ascoltate Hermione. Inventate e vendete le vostre genialità e beh, divertitevi con tutte le ragazze che volete!

Uno sguardo eloquente al suo – ormai ex – ragazzo. Si voltò, poi, abbassando il capo.

- Ally!

Si girò, di nuovo, e lo guardò facendo vacillare le sue lacrime, le quali, caddero lentamente.

- Ti amo.

Glielo sussurrò all’orecchio, dopo averla stretta in un abbraccio possessivo. L’ennesimo bacio, ma questa volta, l’ultimo sul serio e poi si guardarono a lungo.

Lei sorrise, salutò nuovamente George e poi si affrettò a raggiungere Silente, che l’aspettava nella Sala D’Ingresso, asciugandosi completamente le lacrime,mentre Hogwarts cominciava placidamente a svegliarsi ignara di ciò che Allyson avrebbe dovuto affrontare in seguito.

 
Sobbalzò, improvvisamente, non appena avvertì lo scricchiolare della ghiaia che si frantumava, sotto il peso di qualcuno che le si era appena seduto accanto. Un piccolo rumore secco e poi il silenzio più totale.

Ally alzò il capo, guardando alla sua destra e fissando il ragazzo che osservava pensieroso il cielo. Lei, con gli occhi, seguì i tratti del suo viso allungati e armoniosi, i suoi capelli spettinati e rossi – rosso Weasley, chiariamoci – e infine i suoi occhi azzurri.

Le era mancato, e lei ne era consapevole.

- Ally, devo dedurre che la tua fuga sia stata causata dalla mia bellezza troppo accecante, non è così?

Le sorrise sfacciato – il suo sorriso, sghembo ma perfettamente nel suo stile – mostrandole la sua fila di denti bianchi.

- Sono scappata dal tuo ego sproporzionato, cretino.

Borbottò lei, distogliendo lo sguardo e affondando ancora di più il viso tra le proprie braccia.

- Vedo che il tuo sarcasmo è leggermente migliorato, ne sono fiero!

La mora mugugnò qualcosa in risposta, facendo violenza su sé stessa per evitare di correre fra le sue braccia. Ma oltre a sentirsi in colpa e a disagio era anche confusa.

Da una parte c’era Fred; sentiva di amarlo – certo, non come prima probabilmente – ma il sentimento era così evidente che lei faceva fatica a contenerlo.

E dall'altra…un viso familiare prese forma nella sua mente e lei spalancò gli occhi, sorpresa e infastidita.

 “Sempre in mezzo al cavolo, il furetto!”

- Beh, credo sia logico. Ne sei attratta ed è norma-

“Sta zitta!”

- Fred… - cominciò lei, con fare esitante. Lui le sorrise, in modo più dolce, e lei non poté fare a meno di buttarcisi contro, affondando il capo sul suo petto mentre lui ridacchiava, attirandola maggiormente a sé.

- Scusami, scusami! Mi sei mancato così tanto, io…

- Lo so. Non c’è bisogno di alcuna spiegazione, su questo punto. – fece una pausa, per poi mormorare, guardando altrove - Mi sei mancata tanto anche tu.

Lei annuì, mentre si ricomponevano sorridendosi. Si allontanarono con lui che faceva aderire la schiena di lei al suo petto, tenendola per la vita e poggiando il capo sull'albero dietro di loro.

Allyson si era subito rilassata a quel tocco, abbandonando la testa sulla sua spalla e accucciandosi contro di lui.

- Come vanno le cose?

- Intendi con il…

- Mh.

 Ally sospirò, chiudendo gli occhi e lasciando che le parole affluissero dalla sua bocca da sole. Gli raccontò tutto, al sicuro tra le sue braccia, la mente sgombra di qualsiasi problema, in apparenza.

- Wow. Tu-sai-chi si da proprio da fare – lo disse con voce piatta, contenente una scintilla di rabbia, qualche istante dopo che Ally ebbe finito il suo racconto.

Lei ridacchiò, voltandosi verso di lui. Poggiò entrambe le ginocchia a terra, guardandolo dritto negli occhi. Pose le mani sulle sue spalle e gli si avvicinò, baciandolo dolcemente sulle labbra.

C’era qualcosa di diverso, decisamente, ma a nessuno dei due parve importare.

- Ti amo ancora, dopotutto. – fece una pausa, abbassando lo sguardo, colpevole. – Ma… - lui la interruppe posandole un altro bacio casto sulle sue labbra morbide, non facendole neanche iniziare la frase.

- Ti amo anche io, dopotutto. Ma…beh, queste due lettere complicano le cose.

- Scusa, sul serio, non riesco nemmeno a capire se sono attratta davvero da un’altra persona che non sia tu. Il fatto è che non ci capisco nulla.

Arrossì, mordicchiandosi le labbra, e dandosi della stupida per ciò che aveva appena detto. Stupido cervello!

Lui rise, divertito, le scompigliò i capelli e la baciò ancora castamente.

- Non devi giustificarti proprio con me. Anche io credo di essere attratto da qualcuna, sai, ma non ci capisco nulla nemmeno io.

 Allyson lo strinse nuovamente, lo baciò di nuovo innocentemente – un ennesimo, semplice e lungo, ma pur sempre ben gradito, contatto di labbra – e sorrise.

- Andiamo, gli altri ci aspettano.

Lei annuì osservandolo issarsi e porgerle una mano, sorridendo con sfacciataggine mentre la prendeva in giro.

L'accettò, alzandosi anche lei e lasciandosi guidare dal rosso, con le loro mani ancora intrecciate, rispondendogli per le rime, tutto come al solito.

Non sapevano esattamente come sarebbero finiti. Probabilmente, la loro storia si era conclusa nel momento in cui Ally era andata via – lasciandolo, in comune accordo – ma in quel momento si godettero l'istante, semplicemente, come se nulla fosse accaduto.  

 

 

L'ANGOLO DI HONO:

Allyson: *comincia a lanciarle dei pomodori* Fai schifo!
Piantala, dannazione! * prende la bacchetta e fa Evanescere i pomodori, poi guarda male la Reed. * Avete fatto conoscenza con la Reed -_- E' irritante, vi avverto. v.v Ma non parliamo di lei che è inutile! :3 
Ottavo Capitolo, che ve ne pare? *si schiarisce la gola imbarazzata* Avrei moooolto da dire su questo capitolo ma non voglio dilungarmi più di tanto per non diventare noiosa. Affrontiamo una cosa per volta! Allora, Ally e Fred insieme. Ally è lei, decisamente. Fred (spero che ci abbia azzeccato almeno un tantino però) è OOC. I gemelli sono due dei personaggi più difficili su cui scrivere; infatti ho trovato molte difficoltà nel descrivere alcune scene "romantiche" perchè, diciamocelo, Fred e George si sono sempre completati da soli e, in qualche modo, "dividerli" non è mai un buon esperimento. Non so se riesco a farmi capire >_> I miei discorsi sono decisamente contorti ma spero riusciate a comprendere cosa intendo. Spero che Fred si avvicini almeno un pochino all'originale, anche se sicuramente non è così. Avrei potuto scegliere anche qualcun altro ma io stravedo per quei due (li adoro ç_ç) e, poi, quando mi sono immaginata Allyson e Fred assieme non ho potuto fare a meno di scrivere su loro due. Non so nemmeno come e perchè, so solo che ho pensato che fosse un'idea perfetta, il cosiddetto "lampo di genio", anche se poi non sono così sicura del risultato. Non mi ritengo una scrittrice, anzi, definirmi in questo modo sarebbe un insulto alla genialità di Tolkien (?)  però non credo di far così schifo e a questa long ci sono davvero affezionata (beh, come tutto ciò che riguarda HP, ovviamente xD). Allyson per me è qualcosa di importante, prendetemi per stupida, ma grazie al suo personaggio mi sento meglio e le voglio bene anche se può sembrare il contrario :') (?)
Allyson: La cosa non è assolutamente reciproca ^-^
*la ignora* Ora che ho finito con il mio sclero...
Ally: Era ora!
*le lancia un'occhiataccia, poi sorride al pubblico (?)*
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che recensiscono, seguono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate la mia storia! Non smetterò mai di ringraziarvi e di dirvi che siete fantastici <3  
Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo con una piccolissima recensione, mi farebbe davvero piacere ^_^
Saluta Ally, non essere timida C:
Allyson: Ci si vede al prossimo capitolo! *sbuffa* ma guarda un po' mi tocca fare anche i saluti per quest'idiota .-.
*la ignora* A preeesto ^_^
Hono & Ally vi salutano!

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove: Curses and Suspects ***


Capitolo 9

CAPITOLO NOVE: CURSES AND SUSPECTS 

Due persone che si guardano negli occhi non vedono i loro occhi, ma i loro sguardi. 
Robert Bresson

 

 

 

- Fred, se vuoi puoi raccontare di…emh…tu-sai-cosa a George...Ormai sa tutto, quindi tanto vale…

- Va bene, ma tienici aggiornati con Winter.

Allyson annuì stringendosi per qualche altro secondo nell’abbraccio del rosso, per poi salutare anche il suo gemello, sorridendo.

- Oh la vostra mancanza a scuola si sente, vi rivogliamo qui!

Esalò Ginny, salutando affettuosamente i due dopo che Ally si era fatta indietro.

- Lo sappiamo, tutti ci adorano! – risposero all’unisono, sorridendo sghembi mentre la loro uguaglianza si evidenziava sempre di più.

Ron si limitò ad un cenno e qualche borbottio, mentre Harry ed Hermione gli rivolsero un saluto più caloroso.

- Andiamo, Fred?

- Quando vuoi, George!

E subito dopo si smaterializzarono. Allyson sospirò, scostandosi una ciocca scura dal viso.

- Che ti ha detto Fred?

Le chiese con curiosità Ginny, avvicinandosi e prendendola sottobraccio. La ragazza le sorrise, mentre diceva:

- Abbiamo parlato un po' di tutto e poi siamo giunti alla decisione che le cose andavano bene così com’erano.

La rossa alzò un sopracciglio, perplessa, facendo poi spallucce alla vista dell’amica che cominciava a confabulare di tattiche e schemi riguardanti il quidditch con Harry e Ron.

Scambiò uno sguardo con la riccia e scossero la testa ridacchiando all’unisono.

Dopo che Fred ed Ally li avevano raggiunti, avevano fatto un giro per il piccolo villaggio, chiacchierando e chiedendo aggiornamenti sulle invenzioni dei due gemelli Weasley.

Infine, sul tardi, Fred e George avevano fatto ritorno nel loro piccolo appartamento a Diagon Alley – che si trovava al piano sopra il loro negozio di scherzi – e Ally, Harry, Hermione, Ron e Ginny si erano diretti ai Tre Manici di Scopa.

Ginny si era divisa da loro, raggiungendo alcune sue amiche.

All’interno del pub, abbastanza affollato di studenti che si riparavano dal freddo autunnale di Ottobre, avevano ordinato quattro burrobirre chiacchierando con tranquillità.

- Come è andata la seconda lezione con Silente, Harry? – Chiese Allyson, utilizzando un tono di voce basso e udibile solo a loro quattro.

- Beh…diciamo che non vanno male...ma è meglio non parlarne qui.

Le rispose Harry, bevendo un sorso di burrobirra mentre cambiavano argomento subito dopo. 

Hermione sembrava pensierosa e guardava un punto imprecisato davanti a sé, distratta, giocherellando con il boccale che aveva davanti.

- Che succede? – le domandò in un sussurro la mora al suo fianco, per evitare che Harry e Ron si accorgessero di ciò che dicevano.

La riccia parve riscuotersi e alzò lo sguardo, scuotendo la testa e strizzando gli occhi, come se fosse concentrata su qualcosa.

- Sto cercando di capire il motivo che spinge…lui – fece un gesto appena percepibile con il mento, indicando qualcuno all’interno del locale – a guardarti in quel modo da quando sei scappata via e Fred ti ha raggiunto.

Mormorò, assorta, prendendo un sorso della sua burrobirra. Allyson seguì il suo sguardo, comprendendo l’identità della persona alla quale si riferiva. I loro occhi s’incontrarono per una frazione di secondo – molto più lunga del normale – per poi guardare altrove. 

- Non ha nessun modo particolare di guardarmi, Granger. E’ il suo solito sguardo!

Protestò, dedicandosi alla sua di burrobirra, mentre le sue goti si coloravano inconsapevolmente di un rosa pallido.

Assolutamente. Malfoy non la guardava assolutamente in nessun modo!

Il diretto interessato parve accorgersi degli sguardi delle due – anche i suoi due amici a dirla tutta – e rivolse ad Allyson uno sguardo gelido, ghignando, come al suo solito.

Lei lo sostenne con orgoglio, per poi continuare ad ignorarlo finendo la sua burrobirra in un unico sorso.

- Vedi?

La riccia si limitò a sospirare, quasi divertita, per poi perdersi in una conversazione con l’amica su un libro babbano.

“Non mi sta guardando, non mi sta guardando, non mi sta…”

- Idiota, lo sta facendo!

Rincarò la dose Black, ghignante, mentre veniva ignorata da Ally. Quest'ultima diede un'altra occhiata di sottecchi al biondo. Deglutì, mordicchiandosi l'interno della guancia. I loro occhi si cercavano incosapevolmente, i loro sguardi si incrociavano accidentalmente in apparenza ma Allyson non riusciva a capacitarsi di tutto quell'improvviso interesse che provava per Draco. Il suo però, non era un interesse legato alla missione, o meglio, aveva capito che non era quello il motivo.

Si sentiva strana in sua presenza e i suoi continui sguardi la infastidivano solo perché non riusciva a venire a capo della situazione. Avrebbe voluto capire di più, avrebbe voluto far chiarezza su ciò che provava. Invece era tutto irrimediabilmente confuso.

Ad un ennesima occhiata del Serpeverde, si alzò di scatto per poi esclamare ai suoi amici: 

- Andiamo, per favore, ragazzi? Sto soffocando qui dentro!

Gli amici le rivolsero uno sguardo confuso, chiedendole se si sentisse bene ma lei li tranquillizzò, richiedendogli di andarsene.

I tre non fecero una piega e, dopo aver pagato, lasciarono i Tre Manici di Scopa. Il venticello freddo gli sferzò il viso, una volta fuori, mentre Allyson tirava un sospiro di sollievo.

 **

- Come stavo dicendo, Harry, dobbiamo pensare ad una tattica più aggressiva!

- E per aggressiva tu intendi spaccare la faccia di qualche Serpeverde con un bolide, non è vero?

S’intromise la riccia, ammonendo la Reed con lo sguardo.

- Questi sono dettagli! – fece una pausa, riprendendo poi il suo discorso – Non ho ragione? I Serpeverde sono scorretti e perché noi non possiamo fare il loro stesso gioco?

- Beh, in effetti il tuo discorso non fa una piega…

Commentò Ron, in completo accordo con la ragazza. Harry si grattò il capo con fare pensoso, riflettendo sulle parole che l’amica gli stava dicendo.

- Harry! Non dirmi che la stai davvero asco...- ma le parole di Hermione vennero coperte da un grido acuto, proveniente da qualche metro di distanza dal punto in cui si trovavano. Si lanciarono un’occhiata e con rapidità avanzarono verso il vialetto, trovandosi dinanzi ad uno spettacolo agghiacciante.

Allyson gelò, irrigidendosi sul posto, mentre una strana sensazione di freddo impetuoso l’avvolgeva.

Katie Bell, una ragazza di Grifondoro e Cacciatrice della squadra di quidditch, era circa a due metri da terra, il volto contratto in un espressione di dolore mentre lanciava delle grida spaventose.

Poco lontano da lei, Leanne – la sua amica – urlava, letteralmente in preda al panico e al terrore.

- Ragazzi che succede?

Ginny li aveva appena raggiunti, attirata dalla urla strazianti, mentre guardava Katie con sorpresa e paura.

Leanne afferrò Katie per una caviglia, tentando ti tirarla giù con tutta la forza che possedeva. Harry, Ron, Ginny ed Hermione corsero in suo aiuto.

Ally, invece, era paralizzata. Cercava di capire la causa di quanto stava accadendo. Si guardò intorno, riflettendo con velocità. 

Non c’erano dubbi sul fatto che ciò che stava procurando del male alla Bell fosse una maledizione; Magia Nera, osò pensare. E in effetti come dubitarne? Ma quale tipo di maledizione? E soprattutto chi era il colpevole?

Katie cadde sopra di loro, continuando a dimenarsi e ad urlare. Harry e Ron la stesero a terra, mentre lei si contorceva in preda dal dolore.

- Ally!

Era stato Harry a chiamarla. La mora parve ridestarsi solo in quel momento dalla trance in cui era caduta. Aiutò i suoi amici a tenere ferma la ragazza, per poi dire a Potter:

- Harry va a cercare qualcuno che ci dia una mano!

Annuì, Harry, preoccupato. Cominciò a correre, allontanandosi, nella ricerca di qualche professore che avrebbe potuto aiutarli. Poco dopo, il giovane mago ritornò con Hagrid che, trafelato, lo seguiva.

Il mezzogigante prese la ragazza tra le braccia, per poi voltarsi e cominciare a correre in direzione del castello, spaventato anche lui.

Allyson si issò, imitando gli altri, per poi scrollarsi la poca neve e la polvere dalla gonna della divisa. Fece un grosso sospiro e poi, dopo aver meditato per alcuni istanti, si avvicinò a Leanne, seria in volto. Un solo e unico nome continuava a vagarle nella testa e quella strana consapevolezza sembrava spiazzarla totalmente.

Ginny ed Hermione tentavano di confortare la ragazza, la quale, singhiozzava con violenza.

- Leanne, cosa è successo?

Le domandò la mora, adagiando i propri capelli scuri sulla spalla sinistra e riservandole uno sguardo serio. Leanne cercò di reprimere i singulti, senza alcun successo, e poi cominciò a raccontare:

- Katie era andata in bagno. C’è stata per un pò e poi è ritornata con un pacchetto in mano…

Indicò con il dito un pacchetto di carta bagnato in più punti, il quale, giaceva per terra. Nel mezzo c’era uno squarcio che faceva intravedere una luce verde e forte. Ally lo raggiunse, si accucciò e allungò il braccio verso di esso.

- Sta attenta…

Sussurrò con il fiato sospeso il Prescelto, mentre l’amica annuiva. Afferrò il pacchetto dalla parte dell’involucro intatta e si rialzò. I suoi occhi verdi lo osservarono, con minuziosa attenzione, per poi spalancarsi qualche minuto più tardi.

Strappò di qualche altro centimetro - con attenzione e cautela - la carta scura e bagnata. Una collana di opale faceva bella mostra di sé, brillando di una luce sinistra. La mostrò agli altri, lentamente.

- E’ una collana di opale. E’ maledetta. Probabilmente era destinata a qualcuno e la Bell l’avrà aperta e toccata accidentalmente…

Spiegò, assorta, mentre il suo cervello elaborava possibili ipotesi sul motivo che aveva spinto il colpevole e sull’identità di quest’ultimo.

- Aspetta! Ma questa è la collana che qualche anno fa ho visto da Magie Sinister!

Esalò Harry, mentre la Reed annuiva, conscia di averla vista anch’ella lì, da Sinister.

- Leanne, Katie ti ha detto qualcosa al riguardo?

- Ha detto di doverla consegnare a qualcuno ad Hogwarts, che fosse un…un regalo…maledizione! Qualcuno le avrà lanciato un Imperius e io non me ne sono nemmeno accorta!

La voce di Leanne si incrinò, per poi tremare e singhiozzare di nuovo. Le lacrime le scendevano veloci sul viso, parevano non volersi più fermare.

- Leanne chi ha dato la collana a Katie?

Gli chiese con gentilezza Ron, mentre la Weasley e la Granger la stringeva in un confortante abbraccio.

- Non me lo ha detto. Stavamo discutendo proprio su questo: le avevo detto di non portarlo a scuola, ma lei non mi ha ascoltata e ho cercato di impedirglielo ma…

Si interruppe singhiozzando e scoppiando in un pianto convulso e petulante, nascondendosi il viso con le mani.

- Andiamo.

Disse Allyson, cupa, riflettendo mentre lentamente s’incamminavano verso il grande castello. 

** 
Quella stessa sera, in Sala Comune, un silenzio innaturale circondava Allyson, Hermione, Harry, Ron e Ginny. Era scattato il coprifuoco già da un po' e loro erano gli unici rimasti lì.

Discutevano di ciò che era accaduto poche ore prima ad Hogsmeade. I loro sussurri infrangevano quel silenzio che sembrava esser calato per Katie Bell.Era stata portata al San Mungo e evidentemente quella maledizione non era qualcosa di così innocuo.

- Chi farebbe mai una cosa del genere?

- Non ne ho la più pallida idea. E’ stato tutto così improvviso e non riesco a pensare a nessuno che possa averlo fatto.

Esalò Hermione, apparentemente assorta, anche se ad Allyson bastò un’occhiata per capire ciò che pensava.

- Io, in realtà, un’idea ce l’avrei!

Intervenne Harry, deciso, mentre si sistemava meglio gli occhiali sul naso.

- E cioè? – gli domandò Ginny, passandosi una mano sul viso.

- Draco Malfoy.

Allyson scosse la testa, ridacchiando fintamente incredula e lanciando un’occhiata all'occhialuto. Era la prima persona che le era venuta in testa ma non poteva, anzi, non doveva spiattellare i suoi sospetti. Doveva coprire le spalle a Draco, non andargli contro. 

- Harry, per favore. Abbiamo visto Malfoy ad Hogsmeade, è sempre restato con i suoi amici. Come credi che avrebbe potuto dare la collana a Katie?

Lei la parte sapeva recitarla bene, oramai. Aveva ripetuto a sé stessa così tante volte quelle parole in quella giornata che, ora, sembrava crederci anche lei.

- E’ stato lui, io lo so! Vi ricordate della discussione con Sinister? – fece lui, con l’intenzione di convincerli dei suoi sospetti.

- Solo perché Malfoy gli ha chiesto di come riparare qualcosa, Harry, non vuol dire che sia stato lui.

Scattò Hermione, risoluta.

- Potresti aver ragione, ok, ma lui ha minacciato Sinister mostrandogli qualcosa! E se facesse tutto parte di un piano?  – rincarò Harry, con determinazione, mentre le tre ragazze si scambiavano uno sguardo d’intesa.

- Harry, potresti anche aver ragione ma…come credi abbia fatto? E’ impossibile.

Disse Ron, sprofondando sulla sua poltrona e portandosi le braccia al petto. Potter parve rifletterci.

- I suoi amici potrebbero essere stati i suoi complici...oppure qualche altro Mangiamorte che si è infiltrato qui ad Hogwarts!

- Harry io non credo sia stato Malfoy.

Fece Ginny,  poi sospirò.

- E’ stato lui, ne sono sicuro!

- E allora perché l’avrebbe fatto? A chi era destinata la collana? Che motivo c’era di coinvolgere dei ragazzi innocenti?

Chiese Allyson, tentando di trovare una falla nella sua teoria.

- La collana, Allyson, poteva essere destinata a chiunque…A Silente, a Piton, a Lumacorno…

- E credi davvero che il colpevole di tutto questo sia Malfoy?

Harry annuì con fervore, convinto. Fece per dire qualcosa ma subito Allyson intervenne, dicendogli:

- Harry, no, è impossibile che sia stato Malfoy! Per ovvi motivi ma anche perché l’ideatore di questo piano o è un’idiota oppure non è convinto di ciò che fa!

- Malfoy non è poi così intelligente, Ally! – le disse Harry.

- Credo sia meglio chiudere l’argomento qui!

- Sono d’accordo, per oggi credo che possa bastare.

La Granger e la Weasley erano intervenute, alzandosi, e guardando tutti con sufficienza.

Nessuno protestò. Tutti si salutarono e raggiunsero i proprio dormitori.

Quella notte, come tutte le altre, Allyson non dormì sonni tranquilli e gli incubi non la lasciarono in pace nemmeno per pochi minuti...






L'ANGOLO DI HONO:
Allyson: Lo so, lo so. Vi capisco. Sopportare certi orrori è dura, ma vi abituerete presto fid...

ALLYSON LUCY ASHLEY KATHLEEN JENNIFER REED!

Allyson: *sospira* Ho capito! *sbuffa e poi con un cenno di saluto sparisce* Ci si vede!

Bene, me ne sono liberata! Scusatela, è sempre inopportuna *alza gli occhi al cielo, poi si schiarisce la gola* E ora torniamo a noi! Ecco il nono capitolo, che ve ne pare? Spero vi piaccia, sul serio!   E' un periodo abbastanza difficile e sono poche le cose che riescono a torarmi su; una di queste è proprio questa long! Quindi io spero con tutta me stessa che vi faccia sorridere almeno un po', che non vi annoi, che riesca a trasmettervi tutte le sensazioni e che le "viviate" proprio insieme ad Allyson e a tutti gli altri! 

Bando alle cience! Dunque, questa è un'altra tassella del puzzle: Katie e i sospetti su Malfoy. Come sempre Harry è il primo ad incolparlo, però Allyson - aiutata da Hermione e Ginny - lo difende indirettamente, anche se è consapevole che Draco potrebbe essere l'unico colpevole possibile! Ron è semplicemente incredulo e si limita a dire che Malfoy non può aver architettato un simile piano. A questo punto, però, appaiono un bel po' di problemi per la nostra Reed :3
Non credo di aver altro da dire v.v Allora, come sempre, ringrazio tuuuuuttti coloro che seguono, recensiscono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate la mia long! Siete fantastici, vi adoro e non smetterò mai di ringraziarvi per il tempo che dedicate alla long e anche a "sopportarmi" :') Grazie, grazie, grazie!
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo con una piccola recensione! Che sia una critica o un complimento è sempre ben accetto! Vorrei sapere cosa ne pensate, se sta andando come vi aspettate oppure no, se vi sta piancendo oppure no...beh, fate voi :3

Allyson: E' meglio che chiudi la bocca, eh -.-'

*la fulmina con lo sguardo, poi si rivolge ai lettori* Ignoratela...anche se potrebbe aver ragione effettivamente >.< Emh...*si schiarisce la voce imbarazzata*


Al prossimo capitolo, allora! C:

Ed è così che Hono ed Ally vi dicono Ciao! C:

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo Dieci: You are Nothing ***


Capitolo 10

CAPITOLO DIECI: YOU ARE NOTHING

"Le domande non sono mai indiscrete. Lo sono, talvolta, le risposte.

Oscar Wilde"

                                                                                 

 

 

La colazione prima della partita Grifondoro-Serpeverde fu carica di tensione, ed Allyson l'avvertì già di primo mattino. Ron, Ronald Weasley, si ostinava a non toccare cibo, nonostante i continui incoraggiamenti di Hermione, che andavano da un "Ron, se non mangi non combinerai un bel niente" ad un "Sicuro di sentirti bene?".

- Lascia stare, Hermione. Gli passerà non appena sarà in campo. - commentò la mora. Non ebbe neanche il tempo di finire, che Ron la guardò deglutendo, gli occhi sgranati e il viso terribilmente pallido.

Allyson alzò un sopracciglio.

- Ehm... Ron, è tutto okay?

 Harry gli pose una mano sulla spalla.

- Coraggio, non sarà niente.

- Facile per te dirlo! - esclamò Ron, ora rosso come un peperone. - Tu sei Harry Potter!

Harry scosse il capo e scambiò uno sguardo con Allyson, che si strinse nelle spalle. Il resto della colazione proseguì in un nervoso silenzio per almeno cinque minuti buoni.

- Ho un'idea! - proruppe Ron, d'un tratto rianimato. - Harry, dammi un po' della tua Felix Felicis!

 - Cosa? - domandò Allyson, confusa. - Ma Ron, non ne hai bisogno!

 - No, no, no e assolutamente no! - s'impose Hermione, puntando un dito contro Ron, per ammonirlo. - Non se ne parla!

- Ma...

- Ho detto di no!

Harry guardò tutti e tre, pensieroso, e poi le sue labbra si distesero in un sorriso. Afferrò il bicchiere di Ron e versò al suo interno una goccia di Felix Felicis. O almeno, così sembrò.

Subito dopo porse il bicchiere a Ron che, scoppiando di gioia, bevve tutto d’un fiato. Il Ronald Weasley terrorizzato e ansioso di poco prima scomparve nel nulla, lasciando il posto ad un Weasley pieno di energia e coraggio da vendere.

La riccia lanciò uno sguardo sbigottito all’occhialuto mentre Allyson si limitò a sbuffare. Il rosso divorò l’intera colazione in un sol boccone e poi, agguantando Harry per un braccio, ululò:

- Andiamo a distruggere le serpi!

- Così ti voglio, fratellino! – esclamò Ginny, arrivata proprio in quel momento a far colazione. I due fratelli si batterono il cinque e poi Ron con l’ennesimo urlo, cominciò a trascinare Harry verso l’uscita della Sala Grande, sotto gli occhi esterrefatti e divertiti dei presenti.

- Ma che gli è preso? Fino a poco fa tremava come un coniglio!

- E chi lo sa, Gin.

Mormorò seccata Allyson, bevendo un sorso di succo di zucca. Il suo sguardo passò in rassegna il tavolo dei Serpeverde, alla ricerca di Malfoy, stranita dal fatto che si fosse finto malato per evitare la partita. Quello, non era proprio da lui.

Mise una mano sotto il mento a sostenerle la testa, gli occhi fissi ad osservare il vuoto. Non doveva deconcentrarsi, non prima di una partita importante come quella.

Una volta accertato che non ci fosse nessuna traccia di Draco nella sala, si alzò recuperando la sua fedele Nimbus e poi cominciò ad avviarsi verso l’uscita.

- Vado sul campo!

Fu l’unica cosa che disse, a mo’ di saluto, aumentando la presa sul manico della sua scopa.

“Andiamo a spaccare il culo a qualche serpe”

 **

- E Weasley para l’ennesima pluffa permettendo ai Grifondoro di recuperare il possesso! La Robins ha la pluffa e vola dritto verso la porta avversaria…Ehi, questo era davvero un brutto fallo!

Smith, il commentatore delle partite, si passò una mano sul viso, strizzando gli occhi, totalmente concentrato.

- Viene assegnato un rigore a Grifondoro…è Ginny Weasley a batterlo! Si prepara e…segna! Grifondoro ha recuperato e adesso le due squadre sono in parità! Un momento, Potter ha avvistato qualcosa…si lancia all’inseguimento del boccino, seguito da Phleps che, ricordiamo, sostituisce Draco Malfoy nel ruolo di Cercatore! L’atmosfera comincia a riscaldarsi, signori!

Allyson si guardò intorno, passandosi velocemente una mano sulla fronte. Stavano giocando bene, ma non era abbastanza. Diede un’occhiata rapida ad Harry e subito notò il bolide che sfrecciava proprio nella sua direzione.

Non ci mise molto a raggiungerlo e a colpirlo con forza verso il suo corrispettivo avversario.

- Non ci provare, Nott! – urlò, un piccolo sorrisetto divertito ad incorniciarle il volto mentre raggiungeva Ginny e colpiva l’ennesimo bolide per evitare che spaccasse la faccia alla rossa.

- Coote, non distrarti!

- Scusa, Ally!

Alzò gli occhi al cielo, concentrata, seguendo l’occhialuto con lo sguardo. Era quasi riuscito a prendere il boccino…

- Ally! – Le urlò Coote, balzandole davanti e colpendo un bolide. L’aveva salvata da una frattura composta certa.

- Grazie, Ritchie.

- Non distrarti nemmeno tu.

Le sue parole furono coperte da un boato proveniente dagli spalti dei Grifondoro, ma la Reed ugualmente le comprese. Demelza aveva segnato, portando la squadra in vantaggio.

- Reed colpisce un bolide, indirizzandolo a Zabini che lo scansa con facilità! Ma attenzione, Phleps è costretto a schivare un bolide e lascia campo libero a Potter, che continua la sua avanzata! Weasley para per la quindicesima volta di fila la pluffa! – Smith fa una pausa, schiarendosi la gola e portando la sua attenzione su di Harry. – POTTER HA PRESO IL BOCCINO! GRIFONDORO VINCE PER 200 A 80!

**

- Ehi, chi sono i migliori?

- I Grifondoro!

- Chi ha spaccato il culo alle serpi?

- I Grifondoro!

Urla eccitate ed esclamazioni di allegria invadevano letteralmente la Sala Comune rosso-oro da almeno venti minuti buoni; la vittoria contro Serpeverde aveva suscitato gran gioia in tutti gli studenti appartenenti alla nobile casa di Godric Grifondoro.

Allyson urlò, poi bevve un lungo sorso di burrobirra e saltò giù dal tavolo su cui era all’in piedi, per festeggiare la loro vittoria. Batté il cinque con alcuni dei suoi compagni e poi si avvicinò ad Harry ed Hermione.

- Bella presa, Potter! – disse lei, dando al moro una pacca sulla spalla. Si sedette accanto ad Hermione, offrendole della burrobirra che rifiutò.

- Ally, sei stata grande con quei bolidi! – si complimentò Neville, sorridente. La Reed gli sorrise, per poi bere un altro sorso. Adorava Neville; anche se non si conoscevano bene, era una delle poche persone a cui avrebbe affidato la sua stessa vita.

- Ehi, ragazzi, dov’è quel grande portiere che è Weasley?

Era stato Dean Thomas a parlare, rivolgendosi ai suoi compagni.

- Si starà godendo la vittoria, non credi?

Fu la risposta secca di Hermione, la quale utilizzò un tono velato di acidità. Dopo appena qualche istante, però, Allyson poté chiaramente notare la coppietta che si stava letteralmente divorando, mentre la maggior parte degli studenti si esibivano in varie grida e fischi di apprezzamento.

Lavanda Brown era appiccicata a Ron; entrambi si stavano scambiando un quantitativo di saliva vagamente definibile. Allyson mimò un conato, con espressione disgustata, mentre Dean esalava:

- Hai capito, Ron!

- Già, ma li avete visti? La Brown sembra un piovra umana!

Commentò con espressione nauseata, preferendo distogliere lo sguardo. La Reed però non appena voltò il capo verso la sua destra, trattenne a stento un’imprecazione, nel vedere appena in tempo un Hermione che correva via, seguita da un Potter più che preoccupato.

Non attese altro tempo e dopo aver poggiando rapidamente la sua bottiglia di burrobirra a terra, sfrecciò via all’inseguimento dei suoi due migliori amici.

“Weasley, brutto idiota del cavolo!”

 **

Li aveva persi, entrambi. Biascicò un’imprecazione, seccata, mentre rallentava il passo e faceva un grande respiro. Tutto quello stress che aveva accumulato, sembrava voler sfociare in una brutta crisi di nervi ma prima, si disse, doveva trovare un motivo per farla sboccare.

Quasi senza pensarci, estrasse dalla tasca del mantello il solito pacchetto di sigarette che si portava sempre dietro. Avrebbe voluto concedersene una ma la sua priorità, in quel momento, era trovare Hermione.

Lo intascò nuovamente e scese alcune rampe di scale, raggiungendo il terzo piano. Avrebbe cominciato la sua ricerca dei suoi due amici da lì. Non appena svoltò l’angolo del primo corridoio, però, si ritrovò davanti ad un Malfoy pallido più del solito che camminava in direzione del bagno di Mirtilla.

Lui non si accorse minimamente di lei, e le passò davanti, guardando dritto dinanzi a sé. La Grifondoro si fermò, indecisa, soppesando attentamente i suoi pensieri.

La curiosità, però, prevalse per un solo istante. Ma a lei bastò ugualmente. Si mordicchiò il labbro mentre, armata di una strana sensazione, seguiva il biondo Serpeverde.

- Malfoy! – lo chiamò, muovendo qualche passo verso la sua figura. Draco si fermò, voltandosi, guardandola con la sua solita aria impassibile.

- Non ho tempo da perdere, mezzosangue isterica, quindi se non è qualcosa di importante risparmiami l’agonia.

Allyson rimase seria, mentre la curiosità la pervadeva completamente. Le sue parole non riuscirono ad intimorirla, come sempre, e gli si avvicinò fermandosi solamente a pochi metri da lui.

- Perché hai finto di star male per non giocare?

- Capita a tutti di ammalarsi, Reed.

- Non cominciare a mentire come al solito!

Draco le riserbò un’occhiata gelida; Allyson sostenne fieramente il suo sguardo, restando immobile e con i piedi ben incollati al pavimento freddo.

- Fatti gli affari tuoi - sibilò Draco, avvicinandosi di un passo. Allyson sentì degli insensati brividi partire dalla base della schiena, fino alla nuca. Sollevò il mento, altezzosamente, ghignando.

- Altrimenti? - lo istigò, mentre cominciava a perdere totalmente il controllo sul suo nervosismo, che si trasformava in rabbia verso il Serpeverde. Come osava mentirle? Che senso aveva? E, soprattutto, perchè?

- Altrimenti, Reed, non risponderò delle mie azioni!

La mora, semplicemente, rise - una risata priva di allegria - poi distese le labbra in un sorrisetto derisorio.

- Non ho paura di te, Malfoy, e lo sai. – fece una pausa. Il verde dei suoi occhi in quel momento si era modificato in modo tale da sembrare liquido. Riprese, poi, abbassando il tono di un’ottava.

- Spiegami il motivo per cui sei così strano ultimamente. Ti conosco abbastanza per dire che non avresti mai perso l’occasione di umiliare dei Grifondoro traditori del loro sangue!

Il biondo ridusse gli occhi in due fessure, avanzando verso di lei; la Reed si ritrovò ad indietreggiare senza accorgersene nemmeno e si fermò solamente quando avvertì, dietro di lei, il muro di pietra freddo e liscio.

Draco colpì con una certa violenza il palmo della mano sulla parete, a pochi millimetri di distanza dal viso di lei. Allyson sobbalzò leggermente, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla tempesta feroce che albergava nelle iridi del ragazzo.

- Reed, ascoltami bene perché sarà l’ultima volta che perderò tempo per questo: riguarda solo me e dal momento che tu non sei nessuno, non ti direi mai nulla sul mio conto. E' chiaro, mezzosangue?

I loro nasi quasi si sfioravano e la giovane strega si ritrovò a pensare che le sarebbe bastato pochissimo per far si che le loro labbra si toccassero. Di nuovo, come già era successo. Tuttavia, quelle parole, le lasciarono uno strano senso di amarezza.

- Cristallino, Malfoy. – mormorò sommessamente, mordicchiando con forza l’interno della guancia per evitare di lasciare che altre parole affluissero dalla sua bocca.

Si guardarono in cagnesco per altri istanti, come se non volessero più districarsi da quella posizione. Ma non passò molto tempo prima che il ragazzo interrompesse quella silenziosa discussione.

Si allontanò e voltandosi ritornò sui suoi passi senza aggiungere nient’altro.

Allyson restò a guardarlo mentre svaniva dietro l'angolo del corridoio. Quando la sua chioma bionda scomparve, si ridestò dai suoi pensieri e si maledisse; perché ogni volta che si trovava con Malfoy le cose finivano sempre in quel modo? Scosse il capo per allontanare quei pensieri e riprese a camminare nella direzione opposta giusto in tempo per vedere Ron e la Piovra Umana, dirigersi chissà dove.

La Reed ghignò, mentre un pensiero poco gentile le si formava all’interno della testa. Cominciò a seguire la coppia, decisa ad interromperli sul più bello non appena ne avrebbe avuta l’occasione.

Dopo rampe e corridoi, li osservò entrare in un’aula vuota a caso. La Brown, si disse, era davvero disgustosa. Li seguì all’interno della stanza, incurante di qualsiasi reazione avrebbero potuto avere i due Grifondoro.

Aveva voglia di vendicarsi per il comportamento idiota che Ron aveva assunto verso di Hermione; doveva pagarla, anche se era il suo migliore amico, l’avrebbe pagata davvero cara. Com'era che si diceva? Soliedarietà femminile? Ecco, la sua era pura e semplice soliedarietà verso Hermione.

Fece per andare nella classe, bacchetta alla mano, ma nell’entrare si scontrò con Lavanda che usciva dalla stanza tutta impettita. La osservò per alcuni secondi e poi, dopo averle lanciato un’occhiata di puro disprezzo, si catapultò nell’aula, pronta per lanciare una Fattura molto dolorosa al rosso.

Però arrivò giusto in tempo per vedere una scena che, ne era certa, avrebbe dimenticato difficilmente. La prima cosa che la colpì furono le grida del suo amico e, in seguito, la loro causa: dall'altra parte della stanza c'era Hermione, con l'espressione più furiosa e tradita che mai le aveva visto in volto, che aveva appena lanciato un Oppungo in direzione del rosso.

“Ben gli sta!”

Aveva pensato Allyson automaticamente, quasi fiera dell’incantesimo che la riccia aveva riservato a Weasley. Quest’ultimo l'aveva schivato per un pelo, letteralmente.

- È matta! - bofonchiò, lanciando uno sguardo terrorizzato ad Allyson.

 - Sparisci, Weasley! - gli sibilò lei, e Ronald prese il suo consiglio alla lettera.

Hermione, intanto, stava fuggendo via dalla classe. Allyson scambiò uno sguardo con Harry e poi partì all’inseguimento dell’amica, non prima di aver guardato male nuovamente il rosso.

Ron ed Harry rimasero in silenzio per qualche secondo, osservandosi, e poi il moro esalò:

- Sei proprio un’idiota.

 

L'ANGOLO DI HONO

Decimo capitolo! Quasi non posso crederci! v.v Faccio un intervento veloce, è tardi e sto per crollare, letteralmente. (Scusatemi per questo >_>) Spero che il capitolo vi piaccia e che la tristezza di Hermione, l'incredulità e l'amarezza inspiegabile di Allyson e l'irritazione, la quasi disperazione e la rabbia repressa di Draco vi siano arrivate come spero!
Dunque, ringrazio tutti quelli che recensiscono e seguono la mia storia, la inseriscono tra seguite, preferite e ricordate!! Siete incredibili, vi adoro! <3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con una piccola recensione, che sia una critica o un complimento è sempre ben accetto! ^_^
Alla prossima settimana, vostra
Hono C:

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Capitolo 12
*** Capitolo Undici: Crazy, Stupid Bitch ***


Capitolo 11

Capitolo undici: Crazy, Stupid Bitch

“La follia quando si mischia a cattiveria, egoismo e cinismo, è forse la dote più meschina del mondo.”

[Stephen Littleword]

 

 

Uno strano silenzio avvolgeva la Sala Comune dei Grifondoro quella sera, mentre i pochi studenti presenti in quel momento erano intenti a svolgere i compiti per il giorno seguente. Hermione si passò una mano sulla fronte, nervosa, le labbra arricciate a causa della concentrazione e lo sguardo visibilmente inquieto.

Intinse la punta della sua piuma in una boccetta d’inchiostro e la poggiò su un foglio di pergamena, cominciando a scribacchiare la brutta copia del tema di Pozioni che avrebbe dovuto consegnare il mercoledì successivo.

Ma dopo le prime due righe si ritrovò a sbuffare infastidita; afferrò la sua bacchetta e con un incantesimo, mise tutto l’occorrente scolastico nella sua tracolla. Si sistemò sulla sua poltrona preferita e strinse a sé le gambe, osservando le fiamme del camino crepitare, mentre immagini orribili presero ad apparire nella sua testa.

Scosse il capo, come a voler cancellare quei pensieri dalla sua mente, e poi sospirò.

“Andrà bene, come sempre”

Si ripeté, ma ciò non bastò a cancellare la preoccupazione che l’aveva pervasa nel momento in cui l’amica si era diretta nell’ufficio di Silente, per potersi smaterializzare al Manor.

Ginny le aveva ripetuto che se la sarebbe cavata, come al solito insomma, ma non aveva potuto non notare l’ansia della rossa e ciò non aveva fatto altro che far aumentare notevolmente la sua.

- Hermione, hai finito i compiti? – le chiese Harry, sedendo sulla poltrona accanto a lei. La riccia si limitò a stringersi nelle spalle, continuando a fissare il fuoco, immersa nei suoi pensieri.

- Che succede? Hai litigato di nuovo con…- cominciò l’occhialuto, sporgendosi leggermente verso l’amica. Quest’ultima scosse la testa, guardandolo e facendogli un piccolo sorriso.

- No, non ho litigato con lui. Sono solo stanca, Harry.

Potter la squadrò un’ultima volta e poi si guardò intorno, come alla ricerca di qualcuno.

- Ally?

Hermione deglutì rumorosamente, alzandosi di scatto e stiracchiandosi. Finse un lungo sbadiglio e poi esalò:

- E’ andata a letto, ha detto di voler dormire…o meglio, di provarci. Sai, ha gli incubi di continuo. – fece una pausa, mettendosi in spalla la sua tracolla e sorridendo all’amico. – Vado a posare questa e poi ho il turno di ronda, Harry, per cui a domani!

- ‘Notte, Hermione.

Harry osservò l’amica sparire oltre le scale del dormitorio femminile e poi con un sospiro si tirò su gli occhiali, abbandonando la testa all'indietro e affondando di più nella poltrona.

“In che guaio ti sei cacciata, Ally?”

Pensò, ben consapevole del fatto che Hermione gli avesse mentito. Non sapeva esattamente come comportarsi con la Reed, ed era a conoscenza del fatto che gli stesse nascondendo qualcosa di decisamente grosso; ma in quel momento non ci volle pensare più di tanto.

Qualsiasi cosa Allyson stesse combinando, sperò solo che non si cacciasse in guai troppo seri.

 **

Che ci fosse un lato oscuro in lei, l’aveva sempre saputo. Allyson ne era stata consapevole fin da subito. All’inizio era sempre stata restia nel fare ciò che Tu-sai-chi le ordinava, ma con il tempo si era abituata.

Era arrivata ad un punto di non ritorno e, seppur cercasse di negarlo con tutta sé stessa, era diventata schiava di quelle sensazioni: l’eccitazione, il potere e il piacere che avvertiva ad ogni morte, ad ogni tortura erano emozioni impagabili.

Una parte di lei adorava vedere l’espressione sofferente delle sue “vittime”, bramava le loro grida terrorizzate e doloranti mentre l’altra avrebbe preferito suicidarsi pur di farla finita con tutta quella situazione.

Quando ritornava alla realtà, quando non le rimaneva più nessuno da uccidere si ridestava e odiava sé stessa più di chiunque altro.

Ma non appena c’era qualcun altro, non esitava nemmeno per un secondo. Si divertiva e spesso si rendeva conto, con orrore, che le mancava.

Qualcuno avrebbe potuto chiamarla mostro, pazza o stronza ma a lei non importava più. Lo era diventata, in realtà, e quella considerevole parte malvagia di sé ne era più che fiera.

Che riuscisse a reprimere quel suo lato buio ad Hogwarts era solo grazie al pensiero dei suoi migliori amici, della sua famiglia, altrimenti sarebbe diventata una copia più spietata di Bellatrix, e Ally ne era più che capace.

Se l’avessero vista in quel preciso istante, nessuno – e ne era sicura – l’avrebbe riconosciuta. Aveva oltrepassato un limite troppo oscuro e presto ne avrebbe pagato le conseguenze.

In quelle situazioni diventata totalmente un’altra persona.

Era dipendente da qualcosa che andava oltre il suo controllo, e faceva male, fottutamente male.

- Che diavolo sono?

- Oh, intendi questi? Beh…sai, mi incuriosiscono molto le armi babbane e adoro sperimentare, ma…non dirlo al caro vecchio Voldy oppure verrò punita.

Una risata cristallina, ma che di innocuo non aveva nulla. Allyson sorrise mentre  John Morgan la guardava con compassione.

- Sei solo una ragazzina, per l’amor del cielo, perché dovresti macchiarti in questo modo?

- Perchè mi diverte. – iniziò lei, osservando con fare pensieroso le armi disposte in modo ordinato su un tavolo malandato, la bacchetta abbandonata nella tasca del suo mantello. – Sai, sperimentare nuovi modi per far soffrire e uccidere le persone...è divertente.

La Reed era indecisa; non sapeva se avrebbe dovuto usare il pugnale dalla lama ben affilata e dalle grandi dimensioni oppure la pistola caricata con proiettili dum-dum.

Ma anche il pugno di ferro era allettante, a dire il vero.

- Ti diverte? Sei una strega, la bacchetta dovrebbe essere la tua fonte di divertimento.

- Sta tranquillo, John! Se è quello che ti preoccupa, la bacchetta la userò ma prima…beh, voglio giocare! – disse lei, mordendosi l’interno della guancia e reprimendo un sorrisetto.

- Perché fai tutto questo? Cosa ti spinge a seguire gli ideali di un pazzo, Allyson? Puoi avere una scelta, c’è sempre una scelta!

- Bla, bla, bla, bla! Stai diventando noioso, Morgan. So di avere una scelta e l’ho fatta già da tempo. Non sempre…l’apparenza inganna.

Deglutì, infilandosi il pugno di ferro. L’adrenalina scorreva rapida e quella situazione era così dannatamente eccitante.

- Che Dio ti perdoni, Allyson.

Lei ghignò, avvicinandosi pericolosamente all’uomo che, inerme e bloccato da un incantesimo, le riserbava sguardi di pietà.

- Mi dispiace doverlo fare ma, sai, gli ordini sono ordini. Dovresti saperlo meglio di me!

In realtà gli ordini erano di ucciderlo e basta, ma lei sapeva che al Signore Oscuro non sarebbe dispiaciuto il fatto che avesse giocato un po', prima.

E adesso, arrivava la parte divertente.

Mollò due pugni dritti sulla mascella dell’Auror, con violenza, ghignando con crudeltà nell’udire il crack dell’osso che si spaccava.

John emise un gemito soffocato, continuando a guardarla negli occhi. Allyson si sfilò il pugno di ferro, posandolo sul tavolo e massaggiandosi la mano indolenzita.

- Dimmi, tesoro, preferisci morire rapidamente oppure vuoi un servizio completo?

L’uomo restò in silenzio e ciò la fece innervosire pericolosamente. Gli riserbò uno sguardo sadico, folle quasi quanto quello della Lastrange. Afferrò il pugnale affilato ed esordì:

- Vada per il servizio completo.

Posizionò la punta della lama sulla guancia di John, facendo una leggera pressione e facendola scorrere verso il basso. Si fermò solamente quando ebbe raggiunto la base del collo; lì esercitò una forza maggiore e perforò quella parte, attenta a non ucciderlo subito.

Morgan urlò, strizzando gli occhi a causa del dolore ed Allyson rise forte mentre la follia la trascinava in un baratro senza via d’uscita, come ogni dannata volta.

- Scusami, passerà presto…una volta morto.

 **

Fuori dalla finestra, in lontananza, Allyson aveva l'impressione di sentire il continuo e irregolare rumore della pioggia che cadeva, sbatteva contro i vetri e poi riscendeva, fino ad atterrare sulle foglie degli alberi e sul cemento della strada.

La pioggia nascondeva i rumori sottostanti ma, se chiudeva gli occhi, credeva quasi di poter sentire i discorsi delle famiglie che abitavano accanto a quell’appartamento, o i negozianti che chiudevano finalmente le loro porte, per ritornare ad assumere il ruolo di padre, o di madre, o di qualsiasi altra cosa quelle persone fossero.

Ed Allyson si rese immediatamente conto che non aveva la minima idea di come fosse stata la vita di John Morgan; non sapeva se aveva una famiglia, degli amici o a quale grado di Auror fosse stato elevato. A pensarci, non sapeva neanche se avesse studiato ad Hogwarts o meno.

L'unico, costante pensiero, fu che quelle cose, ora, non le avrebbe mai sapute.

Non c'era nessuno, in quella casa, che potesse dirle cosa faceva quell'uomo, né qualsiasi altro che potesse condividere il gelido terrore che le aveva appena stretto le viscere, lo stomaco e che le faceva mancare l'aria, come sarebbe potuto accadere se avesse sofferto di claustrofobia.

Allyson vide vividamente il rosso sangue che ricopriva le sue mani, le macchie grandi e umide sul suo mantello, e il corpo dell’auror privo di vita.

Lei si rese conto pienamente della situazione solo in quel momento; rivide davanti agli occhi ciò che aveva inferto a quell’uomo e si sentì una merda.

I piedi si mossero ancor prima che se ne accorgesse e, a piccoli passi, arrivò al bagno e si avvicinò allo specchio.

Ciò che vide, non le piacque per niente: era più pallida di un fantasma, i suoi capelli erano arruffati, sporchi di sudore e sangue secco, ed infine si soffermò sugli occhi; i suoi occhi verdi, solitamente così accesi, erano spenti e spiazzati dal disprezzo per se stessa e dal terrore, che aumentò nel ritrovarsi il sangue anche sul viso.

Di scatto, portò una mano al rubinetto e riuscì ad aprirlo solo dopo i primi tre tentativi, andati a vuoto, a causa del tremore eccessivo delle mani.

 Guardò l'acqua mentre portava via il liquido vermiglio dalle sue mani e, per un secondo, si immerse nella superflua e instabile consolazione di purificarsi.

Strofinò con forza le mani e poi si occupò del viso e dei capelli. Dopo qualche minuto, afferrò la prima asciugamano che trovò e se la passò sul viso e sulle mani, più volte.

Quando ebbe terminato, tremante, chiuse il rubinetto, poi alzò nuovamente il viso e osservò il proprio riflesso. Odiava ciò che vedeva; non era più Allyson Reed, non era più la stessa da tempo.

Raccolse velocemente i suoi capelli con una molla e poi si voltò, avvicinandosi all’uscio della piccola toilette.

Guardò il corpo inerme e grondante di sangue, mentre un’unica lacrima sfuggì al suo controllo. Sospirò e fece per avvinarsi, ma un odore nauseante – di morte - la investì completamente.

Portò una mano allo stomaco, avvertendo chiaramente la voglia di vomitare anche l’anima.

Corse nuovamente in bagno, s’inginocchiò accanto al water e posizionandoci la testa, comincio a vomitare di tutto. Principalmente della roba verde e puzzolente, intervallata da qualche pezzo di tacchino che aveva mangiucchiato a pranzo.

Tossì parecchie volte, sputacchiando anche, e quando alzò nuovamente il capo una fitta la colse, improvvisa. La ignorò e si alzò, traballante, pigiando il pulsante dello scarico.

Si accostò al lavabo, aprendo il rubinetto e sciacquandosi la bocca, tentando di mandare via quel sapore acido e disgustoso.

Cercò di darsi una calmata; non era il momento di disprezzarsi, adesso - per quello di tempo ce n’era più che a sufficienza - era il momento di ripulire e andare via, prima che qualche altro auror avesse la brillante idea di fare una visitina al suo caro collega.

Allyson afferrò la sua bacchetta, ripulendo con un incantesimo sia il salotto che lo stesso corpo, seppur fosse riluttante nell’avvicinarsi. Reprimendo l’ennesimo conato violento, fece sparire le armi e dopodiché si smaterializzò, diretta al Manor per fare rapporto.

 **

Quella mattina la Sala Grande era avvolta dal solito chiacchiericcio concitato degli studenti, intenti a fare colazione e a prepararsi per la solita giornata scolastica.

Il soffitto era limpido e sereno, a parte le poche nuvole scure che lentamente si spostavano. Tirava un venticello gelato fuori, e i Corvonero e i Tassorosso del secondo anno si erano muniti di sciarpa e mantelli pesanti per affrontare la lezione all’aperto di Cura delle Creature Magiche.

Anche se il castello era ben riscaldato, alcuni studenti avvertivano uno strano freddo gelargli le ossa.

Hermione, apparentemente tranquilla, aveva nascosto il viso tra le pagine della Gazzetta del Profeta, per evitare di rispondere alle domande che Harry e Ron le ponevano a causa dell’assenza di Allyson.

Ginny fingeva di chiacchierare con le sue amiche, mangiando distrattamente del porridge, mentre la sua testa era altrove; Ally era rimasta chiusa in dormitorio, rannicchiata sul letto, con le coperte a coprirla interamente.

Non aveva voluto parlare con nessuno; la Weasley e la Granger non sapevano assolutamente nulla di ciò che aveva fatto la notte prima.

E dubitavano del fatto che l’amica gliel’avrebbe raccontato. Ogni volta che succedeva qualcosa di brutto o di grosso durante le sue missioni, la Reed restava in silenzio per giorni rispondendo, anzi, vivendo solo per abitudine ma poi, improvvisamente, si riprendeva e ritornava la stessa, o almeno in parte.

La riccia chiuse il giornale, piegandolo e poggiandolo sul tavolo con un sospiro. Bevve un sorso di succo di zucca e poi si rivolse ai suoi amici:

- Niente di interessante.

Ron annuì, distrattamente, afferrando la sua copia del giornale e dando un’occhiata alla prima pagina. Harry invece si limitò a stringersi nelle spalle.

- Hermione, perché Ally non è qui? – era stato Neville a parlare, guardando la strega con curiosità.

- Oh, non si sente molto bene. Ha preferito restare a letto, tutto qui. – rispose automaticamente, ricevendo degli sguardi sospettosi da Potter e dal rosso. Neville annuì, ritornando a dedicarsi alla sua colazione, borbottando un:

- Gli appunti glieli restituisco più tardi, allora.

- Hermione, che sta succedendo?! E no, vogliamo la verità! – sussurrò Ron, sporgendosi verso l’amica, seguito dal moro, tentando di non farsi sentire da nessuno.

Hermione prese un toast, cominciando a spalmargli della marmellata, guardandosi intorno con discrezione.

- Nulla, è solo stanca, sul serio. Madama Chips le ha dato una pozione per farla dormire…- si schiarì la gola, addentando il toast.

- Cavolo, oggi abbiamo gli allenamenti…ma da quant’è che non dorme?

- Dorme una o al massimo due ore per notte. Lasciatela in pace per un po'.

Ron annuì, pensieroso.

- Rooooooon! Eccoti qui! – Lavanda Brown si era avvicinata al rosso, sorridendogli dolcemente, per poi scoccargli un sonoro bacio sulla guancia.

- Andiamo?

- Va bene, Lavanda…- cominciò Ron, afferrando due toast e salutando con un cenno Harry ed Hermione. – Ci vediamo a lezione, ragazzi.

Così dicendo si allontanò con la Brown attaccata al braccio. La Granger li degnò appena di uno sguardo, continuando tranquillamente a mangiucchiare il suo toast.

- Hermione, dico sul serio, che sta succedendo?

Le fece Harry, la preoccupazione e il sospetto che si confondevano sul suo viso. Aveva l’impressione che gli stessero nascondendo qualcosa e di solito, si disse, il suo istinto si sbagliava poche volte.

Hermione posò il mezzo toast, pulendosi le mani e la bocca con un tovagliolo. Bevve un lungo sorso di succo di zucca e poi guardò Harry.

- Ehi, non devi preoccuparti, Harry. Ally sta bene, ok? L’importante è questo. Ora, scusami, ma devo andare a prendere il libro di Trasfigurazione in dormitorio. A dopo. – concluse lei, alzandosi e allontanandosi dal tavolo.

Harry scosse la testa, serrando le mani a pugno e sospirando. Lo avrebbe scoperto, prima o poi. Scambiò uno sguardo con Ginny e poi si alzò anche lui, salutandola con un cenno impacciato.

Ginny gli sorrise, ritornando seria subito dopo.

 **

- Ehi, Draco, hai visto?

- Cosa, Nott?

Theo ridacchiò, indicando con il mento Harry, Hermione e Ron che stavano parlottando a voce bassa, mentre si dirigevano verso l’ala est del castello per la loro prossima lezione.

- Si, e con questo?

- La Reed dov’è?

Malfoy alzò un sopracciglio perplesso, fermandosi e guardando l’amico con fare scettico.

- Ti stai preoccupando per la sanguemarcio isterica?

Nott ridacchiò, scuotendo la testa.

- No, Malfoy. Era semplice curiosità, sai, credevo che tu lo sapessi.

- Io? Sai bene che a me non m’interessa un bel niente di lei, Nott, non farmi perdere altro tempo!

Blaise, appena arrivato, diede una pacca sulla spalla a Draco, sorridendo beffardo.

- Ehi, Draco, la Reed è sparita, non è che le hai fatto qualcosa? – gli chiese, divertito. Malfoy gli scoccò un’occhiataccia.

- Ma che volete da me? Io non le ho fanno nulla, non m’importa niente di lei! Che diavolo avete tutti e due, stamattina?! – il biondo scosse la testa, riprendendo a camminare, mollando i due amici lì.

Zabini ridacchiò, seguito da un Nott ghignante.

- Zab, dobbiamo credergli? – fece Theodore, non abbandonando il suo ghigno.

- La Reed si sarà presa una vacanza, Nott, non mi interessa. – fece una pausa, cominciando a seguire anche lui l’amico, facendo un sorrisetto. - Io volevo solo prendere per il culo Draco.

- Chissà perché ho avuto la stessa idea, che dici ci divertiamo?

- E me lo chiedi, Nott?

 

 

L'ANGOLO DI HONO:

Bene, rieccomi qui! Comincio col dire che questo capitolo non so assolutamente da dove diavolo mi sia uscito. Credetemi, c'ho pensato come minimo un miliardo di volte prima di pubblicarlo e ho chiesto parecchi consigli mentre decidevo di farlo,proprio per motivi che penso si capiscano da sè. Ma,comunque, andiamo per gradi. Ho voluto raccontare di questa missione per mostrarvi il lato "marcio" di Ally. Lei non è perfetta e per quanto cerchi di non lasciarsi trascinare da quelle strane sensazioni è impossibile non cedervi. Io credo che quando si è costretti a fare qualcosa di così immorale e sbagliato, per quanto non lo si voglia ammettere, a lungo andare si potrebbe cominciare a prenderci gusto. Ora, non dico che torturare e uccidere ( Dobby non intendeva uccidere, voleva solo mutilare o ferire gravemente! T_T scusate, citazione necessaria >_>) sia giusto, ma parlando in generale la penso in questo modo. Allyson è un tipo strano, contraddittorio e complicato, sul serio; morirebbe pur di non fare certe cose ma per il bene dei suoi amici, della sua famiglia lo fa. Sente che pian piano sta cambiando e ha paura di diventare la copia più folle e sanguinaria di Bellatrix; intanto però si diverte con quell'auror, poi ritorna in sè e vorrebbe uccidersi. Continuo a pensare che lei (ed io, intendiamoci) abbia dei seri problemi mentali :') Lo so che probabilmente questo potrebbe sembrare un po' troppo, con tutta sincerità non so che pensare e mi affido a voi. Spero che non vi abbia delusi e che vi piaccia anche se potrebbe sembrare...beh, non saprei nemmeno come potrebbe apparirvi D:
Abbiamo scoperto quindi il lato oscuro di Allyson. Questo capitolo, per adesso, non dovrebbe avere molta importanza ma in seguito capirete meglio il motivo per cui ho fatto questo "passo", capirete meglio Allyson e le sue future intenzioni. Credo che molte delle sue scelte verranno condizionate proprio da questo suo "marciume" e molto più in la' si ritroverà davanti a delle scelte da cui potrebbe dipendere la sua vita e quella di chi le è più caro. E per ultimo, ma non meno importante, pian piano penso che farò emergere questo suo lato più spesso di quanto si possa credere!
Beh, non voglio dire nient'altro o rischio di bruciarmi tutta la storia in questo angolino x'D
Ripeto, spero che vi piaccia e che non vi abbia deluso! Fatemi sapere ciò che pensate con una piccola recensione, mi farebbe molto piacere e non so perchè ma ho la netta sensazione che o riceverò solo critiche oppure non riceverò alcuna recensione D:
*sospira* La pianto di parlare, altrimenti non ce ne usciamo più! v.v Ringrazio tuuuuuuutti coloro che seguono, inseriscono tra preferite, seguite e ricordate e che soprattutto hanno la pasienza di recensire! Grazie, grazie, grazie! Vi adoro tutti, siete fantastici! <3
Alla prossima settimana, allora! Ah, prima che me ne dimentichi:
http://awhono.tumblr.com

Questo qui sopra è il link del mio blog (il primo *-*) emh, forse non importerà a nessuno ç_ç ma lì scriverò molti spoiler, anticipazioni e magari anche qualcosa che non verrà pubblicata qui, su efp! Se volete fateci un salto ogni tanto, mi farebbe davvero piacere ^-^ <3
A presto!
Hono C:

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Capitolo 13
*** Capitolo Dodici: The Unbreakable Vow ***


Capitolo 12

Capitolo dodici: The Unbreakable Vow

 

 

 

Dicembre giunse col freddo e la neve prima ancora che gli studenti se ne rendessero conto. Il Lago Nero sembrava una distesa immensa di ghiaccio, acqua condensata dove vi si scorgevano innumerevoli ombre. Non era un posto molto accogliente, di notte. Le mura di Hogwarts erano gelide al tatto e il platano picchiatore, in lontananza, conservava i regali bianchi del cielo.

Allyson sedeva su una roccia, a pochi metri dal lago. Il buio si infittiva sempre di più e il coprifuoco era scattato ormai da un pezzo. Il Mantello dell'Invisibilità, prestato da Harry, era abbandonato ai suoi piedi, freddo quanto il terreno e quasi totalmente scomparso: solo un flebile bagliore argenteo ne indicava la presenza.

Allyson aveva lo sguardo perso verso la distesa d'acqua; decisa a non avvicinarsi più del dovuto, ma incapace di trovare un posto altrettanto tranquillo. Ripensava al suo ruolo tra i Mangiamorte, a come era cambiata, a come anni tra di loro le avessero impresso le cicatrici che si portava dietro, visibili e non. E più cercava di allontanare i pensieri dalla sua ultima missione, più questi tornavano prepotentemente ad invaderle la mente.

Era così persa nel suo smarrimento che non avvertì i passi attutiti dall'erba che la raggiunsero, né si accorse che quel bagliore argenteo del mantello le ricordava qualcos'altro. Fu solo quando la sua voce la raggiunse, attutita dalle barriere di pensieri, che Allyson si ridestò.

- Reed.

Il suo primo pensiero fu che faceva freddo. Si gelava, a dire il vero. Il secondo, fu il chiedersi come avesse fatto a formulare un primo pensiero così stupido. Alzò lo sguardo, sorpresa nel ritrovarsi davanti proprio lui.

- Malfoy.

Ci fu qualche minuto di silenzio, rotto unicamente dal flebile rumore del vento. Poi il biondo avanzò, appoggiandosi all'albero poco distante da dov'era seduta.

- Dovresti sapere che non bisogna infrangere il coprifuoco. - le fece notare lui, con una nota di sarcasmo appena accennata.

- A quanto pare non sono l'unica. - La voce le uscì in un sussurro, più apatica di quanto ne avesse realmente intenzione.

- Sono un prefetto.

- Ma ciò non significa che anche tu possa infrangere il coprifuoco.

- Touché.

Il silenzio che ne seguì fu rotto solo dal flebile fruscio del vento gelido di quella notte. Un brivido percorse interamente la strega, la quale, si ritrovò a tremare leggermente a causa del freddo che le penetrava sin dentro le ossa.

Si diede della stupida per essere uscita a quell’ora e senza nemmeno portare con sé un mantello, ma oramai, si disse, era inutile rimuginarci sopra. Avvertì un rumore leggero e con la coda dell’occhio, vide Malfoy sedersi, affiancandola, ma standosene pur sempre a debita distanza.

- Brutti sogni, Malfoy? – sussurrò, tenendo lo sguardo fisso sul manto di neve che ricopriva il suolo. Strinse le gambe al busto con più forza, poi strofinò le mani, tentando di acquisire un po' di calore.

- Qualcosa del genere. E tu? – le disse a sua volta, senza un particolare interesse, scrollando le spalle e stringendosi di più nel pesante mantello che indossava.

Allyson poggiò il mento sulle proprie ginocchia, lo sguardo offuscato, mentre lentamente le immagini dei suoi incubi ricorrenti le si presentarono davanti con prepotenza.

- Mh…- si limitò ad un mormorio appena udibile, preferendo non sfiorare nemmeno l’argomento. La sua mente viaggiava, completamente estraniata dal luogo in cui si trovava.

Ripensava a tutta quella situazione, continuamente, ma poi ricordò una delle tante conversazioni che aveva avuto con Harry riguardo Malfoy e pensò che, in effetti, non si era ancora accertata sull’identità di colui che aveva affatturato Katie Bell - o meglio – non era sicura che il colpevole fosse Malfoy.

Erano passate circa due settimane dalla sua ultima missione, ed era come se si fosse completamente dimenticata di dover tener d’occhio il Serpeverde. Si concesse un sospiro e, poi, osservò per alcuni istanti la nuvoletta di vapore che era fuoriuscita dalle sue labbra.

- A che pensi?

Malfoy tenne lo sguardo fisso sulla lastra di ghiaccio che era il Lago Nero in quel gelido periodo invernale, valutando mentalmente se valesse la pena di consumare ossigeno o meno.

- Niente per cui valga la pena sprecare fiato, Reed, pensieri completamente inutili. Ma, in ogni caso, perché vuoi saperlo?

La Battitrice scosse la testa, abbassando lo sguardo verso le sue mani intorpidite dal freddo.

- Il silenzio mi opprime in questi giorni, per questo…parlare o litigare persino con te migliora il mio umore.

A quelle parole seguirono altri minuti, occupati unicamente dal rumore dei loro respiri e dalle foglie degli alberi della Foresta Proibita che si muovevano in lontananza.

Poi, sorprendendola, Draco parlò.

 - Ferma il silenzio, allora.

Ad Allyson sfuggì un sorrisetto divertito, mentre si raddrizzava appena e gli rivolgeva un'occhiata.

- E con chi, sentiamo! Con te? - Il Serpeverde alzò le spalle.

- Vedi qualcun altro?

- Il Lago Nero sarebbe stato un compagno migliore, probabilmente. - si lasciò scappare la mora, soddisfatta, quando gli occhi di lui si alzarono al cielo.

- Sei stata tu a voler parlare. - le ricordò.

 - Vero.

- E ora stai cominciando a rompere.

 - Touché, Malfoy. - ridacchiò appena, pensando a quanto le facesse bene distrarsi ogni tanto. Ma ora doveva ritornare seria;  era passato abbastanza tempo dall’incidente della Bell ed era convinta che Malfoy non potesse reagire in un modo troppo brusco.

- Malfoy, ricordi di Katie Bell?

- Si, è la Grifondoro che ha toccato la collana maledetta. Perché me lo chiedi?

Allyson rabbrividì, il freddo cominciava ad intensificarsi sempre di più.

- E’ stata ricoverata al San Mungo.

- Questo lo sa tutta Hogwarts, Reed, qual è il punto? – l’espressione del ragazzo continuò a restare impassibile, ma dalla sua voce si poteva notare benissimo una nota di irritazione.

- Secondo te chi le ha fatto una cosa del genere? Non che fossimo grandi amiche o chissà che cosa, ma non trovi che sia strano? Hogwarts dovrebbe essere il posto più sicuro, anche più della Gringott e, invece, guarda cosa sta succedendo. Non capisco cosa possa aver fatto di tanto grave per…per…- si interruppe, a causa di un gesto spazientito del biondo. Non era davvero preoccupata per la Bell, le dispiaceva naturalmente, ma voleva solo avere una conferma da Malfoy.

- Reed, ascolta, non credo che la Bell abbia fatto qualcosa. Io penso solo che sia successo e basta.

La strega rimase alquanto interdetta, ma si limitò a rivolgergli un’occhiata pensierosa.

- E non hai la minima idea di chi possa essere stato?

Glielo chiese, guardandolo dritto negli occhi, cercando un cenno di cedimento o qualsiasi altra cosa ma non ve ne trovò.

- Tu che pensi?

Si ritrovò spiazzata da quella domanda, ma si riprese subito, cercando a tentoni la bacchetta, con l’intenzione di fare un incantesimo e tentare di riscaldarsi poiché il gelo stava divenendo insostenibile.

- Io penso che sia stato qualcuno all’interno di Hogwarts. Ci sono molti studenti che provengono da famiglie di mangiamorte e potrebbero essere diventati quello che temo ma non ho la minima idea del motivo.

Dopo vari tentativi riuscì ad estrarre la bacchetta dalla tasca del pigiama e con le mani tremanti mormorò un incantesimo. Avvertì subito un po' di calore avvolgerla, dandole un lieve senso di sollievo, ma non era abbastanza.

Malfoy aveva osservato ogni suo movimento e l’aveva ascoltata, deglutendo impercettibilmente dopo che ebbe concluso. Allyson lo guardò nuovamente, in attesa di una sua qualsiasi reazione.

- Mettiamola così: ci sono cose che è meglio non sapere e fidati, non ti piacerebbe ascoltare ciò che penso al riguardo.

- Nascondi qualcosa, Malfoy?

L’espressione del Serpeverde mutò, mentre le rivolgeva uno sguardo quasi rabbioso.

- Stai forse insinuando qualcosa, mezzosangue?

- Primo: piantala di chiamarmi in quel modo, secondo: non sto insinuando un bel niente e terzo: rispondi alla mia domanda.

Si guardarono in cagnesco per altri istanti, poi Malfoy si alzò bruscamente.

- Non nascondo niente, Reed, e anche se fosse non sono affari che ti riguardano!

- Stai ammettendo che centri qualcosa, forse?

Nei suoi occhi non vi lesse solo una rabbia crescente, ma anche qualcos’altro che non riuscì ad identificare ma a lei bastò ugualmente. Ne era sicura, e in fondo, lui era l’unico che avrebbe potuto farlo. Il problema era capirne la motivazione al più presto.

- Ma ascolti la gente quando parla? Non ho detto questo.

Allyson distolse lo sguardo, rabbrividendo e stringendo la bacchetta con più forza.

- Ti conviene tornare dentro prima che qualcuno si accorga della tua assenza.

Lei ridacchiò, scuotendo leggermente la testa.

- Ti stai preoccupando per me, Malfoy?

- Ti piacerebbe, Reed. – le rispose, ora totalmente tranquillo, lanciandole qualcosa di morbido e che lei riconobbe subito dopo averlo afferrato. Era la sua sciarpa verde-argento, che riportava lo stemma di Serpeverde.

- E questa? – Gli chiese perplessa.

- Prendila come souvenir in ricordo di questa conversazione.

- Non indosserei mai una sciarpa verde-argento, sarebbe totalmente anti-Grifondoro.

- Fa come vuoi, Reed.

Le disse, allontanandosi da lei. Allyson tenne gli occhi incollati su di lui fino a quando non sparì dalla sua vista. Poi guardò nuovamente la sciarpa e la indossò. Era calda e confortante, il ché riuscì a riscaldarla un po' più dell’incantesimo.

La sistemò meglio e dopo aver posato la bacchetta in tasca, afferrò il Mantello dell’Invisibilità, si alzò e poi lo indossò. Cominciò a ritornare verso il castello, a passò svelto, stringendosi nelle spalle.

La sciarpa le copriva quasi tutto il viso e non poté fare a meno di inspirare forte, avvertendo chiaramente un odore piacevolmente familiare.

“Ha il suo odore”

Sentì una strana sensazione di calore avvolgere le viscere e raggiungere la sua faccia. Non ne capì il motivo e preferì non indagare, beandosi di quella sensazione piacevole, per quanto sbagliata fosse.

 **

Con il Natale alle porte ad Hogwarts sembrava che tutti i problemi fossero stati momentaneamente messi da parte. Si respirava un’aria decisamente più allegra e salubre, mentre quasi tutti gli studenti avevano stampati in faccia un espressione perennemente serena e sorridente.

Questo però, a lungo andare, poteva diventare irritante.

Quella sera Allyson se ne stava in Sala Comune a leggere qualche pagina de “Il Quidditch Attraverso i Secoli”, soprattutto per evitare il malumore di Ron che era causato da una futile festa per sfigati.

Harry ed Hermione erano stati invitati ad una festa che il professor Lumacorno aveva organizzato per, appunto, i membri del suo “Lumaclub”. Weasley ce l’aveva ancora con loro – per chissà quale assurdo motivo – e aveva assunto quell’aria imbronciata dal giorno in cui i due amici avevano detto loro della festa.

Nemmeno la piovra-umana sembrava riuscire a tirarlo su di morale.

Allyson se ne era tirata fuori dall’inizio; preferiva farlo “sbollire” da solo, poiché odiava quel genere di situazioni che, tra l’altro, non sapeva nemmeno come affrontare.

Ron, seduto sulla sua solita poltrona, sbuffava più di una tegliera e ciò non faceva altro che seccare la Battitrice più del dovuto.

“Coi calderoni allacciati sul capo

Dodici Eroi eran pronti a partire,

Squilla già il corno, e l’aere li accoglie,

Ma ben dieci son destinati a morire”

Un piccolo ghigno increspò le labbra di Allyson all’idea che quel gioco, il Creaothceann, non fosse poi tanto male.

Il rosso sbuffò di nuovo ed Ally gli lanciò un’occhiataccia, ritornando quasi subito alla lettura del libro.

“Ciascun giocatore del Creaothceann portava in testa un calderone allacciato sotto il mento.”

L’ennesimo sbuffo, ma questa volta tentò di ignorarlo.

Al suono del corno o del tamburo, fino a un centinaio di pietre e massi stregati sospesi a trecento metri dal suolo cominciavano a…”

- Miseriaccia.

“…cadere verso terra. I giocatori di Creaothceann sfrecciavano cercando di prendere più pietre possibili con…”

Ron sbuffò nuovamente ed Ally fece un lungo spospiro, chiudendo il libro di scatto. Guardò l’amico mentre la sua espressione non prometteva nulla di buono.

- Ehi, Weasley, mi è venuta un’idea! Perché non andiamo a fare una partita a Creaothceann!

- Cosa? – le chiese con uno sguardo confuso, osservandola mentre si alzava dalla poltrona.

- Sarà divertente, sai? Con tutte quelle pietre aguzze che devi cercare di acchiappare…uno spasso! Se quello che ti preoccupa è morire, ci sono io a coprirti le spalle.

Concluse con un ghigno e una scintilla sadica negli occhi. Ron deglutì, alzandosi anche lui e sorridendo con fare nervoso.

- Credo che passerò, Ally, io vado a dormire, eh…ci vediamo domani.

E detto questo si affrettò e salì rapidamente le scale che portavano ai dormitori maschili. Solo dopo che fu sparito la strega si concesse uno sbuffo seccato.

- Ha rovinato l’atmosfera. E ora che faccio? – si guardò intorno, indecisa, osservando i pochi studenti che ancora popolavano la Sala Comune. Poi un’idea le balenò in testa e, con un sorrisetto, si avviò verso il buco del ritratto.

“Andiamo a vedere come se la passano la Granger e Potter.”

 **

“Ma che diavolo…perché quei due…?”

Allyson camminava lentamente, concentrata su ogni passo e attenta a non fare alcun rumore. Aveva appena visto Piton e Malfoy chiudersi in una classe e non aveva esitato nemmeno un attimo nel seguirli.

Si fermò dinanzi alla porta, aprendola leggermente e cercando di captare qualcosa. Con il fiato sospeso, restò immobile e in attesa. Se solo avesse fatto più attenzione a ciò che aveva intorno a lei, avrebbe capito che Harry, da sotto il Mantello dell’Invisibilità, le era proprio accanto, intento ad origliare anche lui.

- Ascoltami, sto  cercando di aiutati. Ho giurato a tua madre di proteggerti. Ho fatto il Voto Infrangibile, Draco …

 - E allora credo che invece dovrà infrangerlo, perché non ho bisogno della sua protezione! E’ compito mio, me l’ha affidato e lo sto facendo, ho un piano che non può fallire, solo ci sta volendo un po’ di più di quanto pensassi!

- Qual è il tuo piano?

“Piacerebbe saperlo anche a me, Severus…e che diavolo è questa storia del Voto Infrangibile?! E Malfoy che diamine sta combinando?”

Allyson strinse i pugni con rabbia, facendosi scappare una mezza imprecazione appena udibile. Attese ancora, sempre più perplessa e incredula ma poi entrò nel panico. Draco aveva interrotto la conversazione e lo vide camminare in direzione della porta attraverso la piccola fessura.

Sarebbe stata scoperta se non fosse stato per Harry; era riuscito ad afferrarla giusto in tempo, coprendola con il mantello e spostandosi proprio nel momento il cui il Serpeverde aveva spalancato la porta.

Si fermò solo un momento, guardandosi intorno con sospetto, ma poi riprese a correre, sparendo oltre l’angolo più lontano del corridoio. Rimasero immobili, senza nemmeno respirare, aspettando che anche il professore se ne andasse.

Non appena Piton uscì dalla classe e sparì dalla loro vista poterono tirare un sospiro di sollievo. Allyson biascicò un’imprecazione molto colorita mentre Harry l’aiutava a rimettersi in piedi. Le rivolse uno sguardo eloquente e poi le disse:

- Adesso non puoi continuare a negare che non ci sia qualcosa di strano!

- Harry, l’hai sentito anche tu: non è stato lui…con la Bell, intendo.

Il ragazzo si tirò su gli occhiali, sbuffando, e rivolgendole uno sguardo sarcastico.

- Certo, e tu credi a lui?

- Harry, io non lo so, ok? Ma mi rifiuto di credere che un ragazzo possa essere stato…marchiato.

Sbottò Ally a voce bassa, tossicchiando leggermente.

- Ally, secondo te perché la madre di Malfoy, per proteggere il proprio figlio, ha fatto il Voto Infrangibile con Piton?

- Io non lo so, va bene? Ma sappi che ci crederò solo quando lo vedrò, sai che sono così. E comunque, questo non è un buon posto per parlarne. – fece una pausa, sospirando e maledicendo tutti i maghi conosciuti mentalmente.  – Ritorni alla festa?

- No.

- Va a recuperare Hermione e Luna. Io ti aspetto qui, e poi ce ne torniamo alla torre.

L’occhialuto annuì e dopo un attimo di ripensamento sbucò fuori dal Mantello dell’Invisibilità, camminando a passo svelto verso l’ufficio del professor Lumacorno, dove si stava svolgendo la festa.

- Che palle!

Sbottò Allyson una volta che Harry ebbe varcato la soglia dell’ufficio. Perché le cose dovevano complicarsi sempre di più? Si chiese, frustrata, senza però riuscire a trovare una risposta.

Si limitò ad aspettare che gli amici uscissero da quella festa da sfigati, imprecando e cercando di pensare ad un modo per “coprire” Malfoy e ad adempiere ai suoi compiti senza farsi scoprire.

L'ANGOLO DI HONO:

Ehii, rieccomi con il dodicesimo capitolo! Sorprententemente puntuale come al solito e felice del fatto che mancano pochi giorni a Natale! *-* Sono così elettrizzata!

Allyson: Certo, elettrizzata per la bacchetta di Draco che ti regaleranno...

Emh, questi sono solo dettagli :') *si schiarisce la gola* ritornando a noi, allora che ve ne pare? Spero che Draco non sia troppo sdolcinato, che vi sembri lui e che il capitolo vi piaccia! Allyson che minaccia Ron con il Creaothceann l'adoro :') Alla fine il capitolo si fa un po' più "serio", però, con Harry e la Reed che origliano Piton e Draco discutere e poi ne parlano. Allyson non è molto brava a depistare Potter e lo liquida con un semplice "Non lo so"...e poi dice di essere intelligente v.v

Allyson: Ma pensi a cose serie? *alza gli occhi al cielo*

Si, giusto! *sorride* ringrazio tutti coloro che recensiscono e inseriscono la mia fic tra le seguite/preferite/ricordate! Vi adoro! Vi ringrazio tanto per questo anche perchè mi sostenete e mi spronate a scrivere! Hono vi vuole bene <3
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo lasciandomi una recensione anche minuscola, sarebbe grande se lo faceste! C:
Ora lascio qualche informazione: Martedì (il 24, cioè la vigilia), salvo imprevisti, pubblicherò il capitolo di Natale *-* poi avrei intenzioni di pubblicare qualche OS natalizia (sempre HP, naturalmente) però non so quando. Può darsi anche domani o tra qualche giorno. Devo prima trovare il coraggio e beh, definirle meglio. C:
Con questo non ho nient'altro da aggiungere! Vi faccio tanti auguri di buon Natale (anche se li rifarò comunque martedì) e spero che passiate delle buone vacanze...a proposito, posso finalmente dire: DOBBY E' UN ELFO LIBERO! 17 giorni di completo relax, ringraziando Merlino *-*

Allyson: Lo sta ripetendo da quando è uscita da scuola, io non la sopporto più!

Dobby è un elfo libero! *-*

Allyson: *sbuffa e la prende, cominciando a trascinarla via* Ormai è andata! Vi salutiamo entrambe, a presto gente!

Doooobby è un elfo libero! *-*

Allyson: *facepalm*

Hono C:


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Capitolo 14
*** Capitolo Tredici: Happy Christmas! ***


Capitolo 13

Capitolo tredici: Happy Christmas!

“Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L'unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.
(Charles Dickens)”


 

 

Quella fredda mattina del 21 Dicembre, le Sale Comuni di tutte e quattro le case, erano gremite di studenti che chiacchieravano eccitati per le imminenti vacanze natalizie che avrebbero trascorso con la propria famiglia.

In quella di Grifondoro, in particolare, c’era un gran baccano, totalmente insolito per essere le 8.00 del mattino. Allyson stava parlando a voce bassa con Ginny ed Hermione, davanti al caminetto già caldo e scoppiettante.

- Beh…allora, divertitevi anche per me e salutatemi tutti. I regali li ho già spediti, anche il tuo Hermione. Mi raccomando, apriteli a Natale, ok? – esordì la mora, scostandosi una ciocca di capelli dal viso e abbracciando per dei brevi istanti le due streghe davanti a lei.

- Ally riposa e per qualsiasi cosa sai già cosa fare. – disse la riccia, sorridendo.

- Ci mancherai quest’anno alla Tana. Mamma si sentirà depressa perché non cucinerà abbastanza.

Risero tutte e tre, divertite.

- Gin, per favore, dai questa a Fred…sai, è più sicuro che gliela dia tu. – Ginevra annuì, riponendo con cura nella tasca del mantello, la lettera sigillata che Allyson le aveva appena dato. – Salutami tutti, e digli che mi dispiace per non essere potuta venire, ok? E tienimi aggiornata, intesi?

- Tranquilla, Ally, non devi preoccuparti. – le ripeté la rossa, mettendogli una mano sulla spalla.  Allyson annuì, ridacchiando e facendo un lungo sospiro.

- Vado a salutare Harry e Ron. – proruppe la Reed, dopo aver intercettato lo sguardo della Granger che si era posato su Ron e Lavanda che continuavano a sbaciucchiarsi.

Si allontanò da loro e dopo aver salutato Neville di sfuggita, con un sorriso e un “Buon Natale”, raggiunse Ron e sotto lo sguardo indispettito della Brown lo trascinò da Harry, il quale, aveva appena fatto la sua entrata in Sala Comune.

- Ragazzi, passate un buon Natale e divertitevi anche per me. – gli disse, abbozzando un sorriso.

- Ally, lo sai che l’invito alla Tana è ancora valido.

- Lo so, Ron, ma ho bisogno di restare qui. Mi serve del tempo per riordinare le idee, anche se non sai quanto mi piacerebbe stare con voi alla Tana.

Abbracciò Weasley, standogli attaccata un po' più del dovuto, solo per avere la soddisfazione di aver fatto incazzare e ingelosire di brutto Lavanda. Lui le scompigliò affettuosamente i capelli, un po' rosso in viso, e poi ritornò dalla sua “piovra-umana”.

Riportò la sua attenzione su Harry e si guardarono per qualche secondo. Fu lui a cingerle la vita in un abbraccio fraterno e carico di affetto. Si staccarono dopo qualche minuto e risero entrambi, sereni.

- Tienimi aggiornata, Potter, e mi raccomando non tornare con venti chili in più!

Harry si limitò a sorridere divertito.

- Riguardati. Ci vediamo presto, ok?

Allyson annuì e poi, dopo avergli dato un veloce bacio sulla guancia, si avviò verso il buco del ritratto.

- Vado a fare colazione, sfigati, ci si becca quando tornate!

Ed uscì dalla Sala Comune, l’ombra di un sorriso impresso sulle labbra mentre risate e risposte indistinte la seguirono fino a quando il ritratto non si chiuse.

Non sopportava tutta quell’aria felice ed eccitata; era quasi soffocante. Probabilmente, era l’unica nota stonata in quell’ambiente gioioso e preferì andarsene il più lontano possibile prima di impazzire.

 **

- Tu scendi dalle stelle, oh Fierobeeecco…- canticchiava tranquilla mentre scendeva rapidamente le rampe di scale e svoltava nei corridoi per poter raggiungere la Sala Grande.

I suoi amici erano partiti quella mattina, assieme alla stragrande maggioranza della popolazione di Hogwarts. Le mancavano di già ma preferiva non pensarci molto.

Poteva godersi tranquillamente quel periodo natalizio, anche per il fatto che Malfoy aveva fatto ritorno al Manor. Aveva visto il biondo di sfuggita nella Sala d’Ingresso prima che partisse, solo un fugace sguardo in segno di saluto, quando, invece, avrebbe voluto dirgli qualcosa.

Scosse la testa, allontanando quei pensieri. Pensò che doveva seriamente smetterla di pensare a Malfoy.

Quando arrivò in Sala Grande, non si stupì molto del fatto che erano in pochi studenti a cenare in quel momento. Difatti, erano appena una ventina ad essere rimasti per le vacanze.

Passò in rassegna con lo sguardo i quattro tavoli, rapidamente, cominciando a canticchiare “Jingle Bells” con un mormorio.

La sua attenzione venne attirata da qualcuno in particolare.

Un sorrisetto le si impresse sulle labbra e pensò che un po' di “distrazione” non avrebbe fatto altro che giovare al suo stato d’animo.

Camminò allegramente fino al tavolo dei Serpeverde per poi sedersi proprio di fronte ad un annoiato Theodore Nott, il quale, era intento a servirsi dell’arrosto con le patate.

- ‘Seeera, Nott!

Il ragazzo alzò lo sguardo, fissò Allyson per una decina di secondi e poi ritornò alla sua cena, mugugnando qualcosa di incomprensibile. L’attenzione generale era focalizzata su di lei, ma non ci badò. Certo, vedere una Grifondoro come lei sedersi al tavolo dei Serpeverde e cominciare una conversazione “tranquilla” con Nott era molto strano. Ad Allyson, però, non importava.

- Malfoy non è qui, se è lui che stai cercando.

- Lo so e non m’importa, Nott. – iniziò la mora, mentre metteva nel piatto che aveva davanti del tacchino e qualche patata arrosto. – Volevo solo parlare con te, mi fa piacere farlo, sai?

Theo le lanciò uno sguardo eloquente, alzando entrambe le sopracciglia scure.

- Reed, non dire stupidaggini.

- Ma è vero, non mi dispiace parlare con te – rispose Ally, mangiucchiando il tacchino.

Lui scosse la testa, probabilmente rinunciando prima ancora di chiederle spiegazioni. Si limitò ad addentare del pane, masticando lentamente.

- Nott, perché sei rimasto qui per le vacanze?

- Non volevo tornare a casa, Reed, mi annoiavo. Quindi dovrò sopportati anche a Natale, contenta?

Lei si strinse nelle spalle, bevendo un sorso di succo di zucca. Con una molla raccolse i suoi capelli in una crocchia disordinata e poi bevve ancora una volta.

- Ti rendi conto che tu sei seduta qui a cenare al tavolo dei Serpeverde, e per di più, parlando con me?

- Certo.

- Ti saresti schiantata piuttosto che fare una cosa del genere, non è che cominci a provare un debole per il sottoscritto? – esclamò Nott, ghignante, riserbandole uno sguardo divertito, malcelando, però, l’irritazione.

- Assolutamente no.

- Giusto, dimenticavo che sbavi dietro Malfoy da anni. – ridacchiò, bevendo dal calice dell’acqua.

Allyson si limitò ad un’occhiata diffidente, perdendo totalmente l’appetito nell’udire quel nome. Continuò a bere solamente del succo, preferendo attendere il dessert.

- Vuoi sapere perché sono qui? Mi annoiavo anche io e…- ma lui la interruppe, concludendo la frase al suo posto.

- E, visto che i tuoi amichetti idioti ti hanno abbandonata al tuo destino, non hai nessun altro a cui rompere le bacchette.

- Ehi!

- Ho detto solo la pura verità, Reed.

La strega ridacchiò, osservando Nott per qualche istante. Non ne conosceva il motivo, ma aveva sempre provato una specie di “simpatia” per Nott e Zabini. Presi da soli, si disse, non erano poi così male.

- Dovremmo parlare più spesso insieme, Nott.

- Cos’è questa? Una proposta indecente?

- Mh…può darsi. – esordì Allyson con un sorrisetto sghembo.

- Sei strana, mezzosangue, e tanto anche.

- Tu sei irritante, Nott, totalmente irritante.

Si guardarono ancora in silenzio per poi scoppiare in una cauta risata, appena accennata. Theodore fece per dire qualcosa ma un’imprecazione appena mormorata di Allyson lo fece interrompere all’istante.

La strega, d’altro canto, stringeva con una mano il suo avambraccio sinistro. Il Marchio aveva cominciato a bruciare e ciò avrebbe voluto significare solo una cosa.

- Dannazione – mugugnò con un’espressione sofferente, tentando di calmarsi.

“Perché proprio adesso?!”

- Che ti prende, Reed?

- Nulla, nulla…io…si, io, devo andare! Ho un grande mal di testa e andrò a chiedere una pozione a Madame Chips. – cominciò lei, sorridendo nervosa, lasciando la presa sul suo braccio.

- Ci si vede domani, Nott. Buonanotte, eh! – disse, sotto lo sguardo perplesso e sospettoso del Serpeverde, alzandosi rapidamente e cominciando ad allontanarsi dal tavolo, in direzione dell’uscio della sala.

Una volta uscita dalla Sala Grande prese subito la direzione dell’ufficio di Piton.

“Dannato Voldemort, se solo avesse aspettato qualche altro minuto non avrei destato alcun sospetto! Argh, lo ucciderò prima o poi!”

 

**

La tiepida luce del sole mattutino filtrò dalla finestra illuminando il viso di Allyson. Dormiva placidamente, standosene raggomitolata sul suo letto, con le coperte fin sopra il naso.

Per la prima volta in quei mesi, era riuscita a dormire per l’intera notte. Gli incubi non avevano popolato i suoi sogni, come spesso accadeva, e finalmente aveva potuto godersi quel riposo.

Mormorò qualcosa di incomprensibile, girandosi e accucciandosi verso sinistra, affondando di più la testa nel cuscino. 

Un picchiettio chiaro e forte si udì, dopo qualche istante, invadendo la stanza. Allyson capovolse la posizione nuovamente, mugugnando qualche imprecazione verso quel rumore che non sembrava volesse cessare.

Infatti, il picchiettio cominciò ad intensificarsi sempre di più, mentre Allyson afferrava il suo cuscino e se lo schiacciava sul viso, con l’intenzione di voler continuare a dormire per non abbandonare quel caldo tepore e quella piacevole sensazione di caldo soffocante.

Ally riuscì a resistere solo per pochi altri secondi e, seccata, scostò le coperte scarlatte e scivolò via dal letto, i capelli arruffati, gli occhi semichiusi e il cervello ancora nel mondo dei sogni.

Si avvicinò alla finestra, strofinandosi gli occhi e sbadigliando a lungo. Un allocco picchiettava insistentemente sulla sua finestra; l’aprì e l’aria gelida di dicembre le sferzò il viso, provocandole brividi lungo tutto il corpo.

Slegò dalla zampa del volatile il pacchettino che questo le allungava, poi, fece per chiudere la finestra quando l’allocco le beccò indignato la mano, provocandole un taglietto poco profondo sul dorso della mano, prima di sbattere le ali e librarsi nuovamente in volo.

- Ehi, brutto…- cominciò lei, interrompendosi nel bel mezzo dell’imprecazione, ora completamente sveglia. Chiuse la finestra con uno scatto, passandosi la lingua sul taglietto per togliere via le gocce di sangue.

Si sedette sul letto, dando uno sguardo al pacchetto: era incartato alla bell’è meglio e vi era attaccato un piccolo bigliettino, scritto con una calligrafia familiare.

Spero che passerai un Buon Natale, Allyson.

Recitava il bigliettino, il quale era firmato con il nome di Hagrid. La strega sorrise appena e scartò il pacchetto: il mezzogigante le aveva regalato una scatola di caramelle mou.

Si stiracchiò, posando le caramelle e il bigliettino sul comodino. Si infilò una felpa rossa scarlatta da sopra la maglia del pigiama e, quasi con un sorrisetto infantile, poi si diresse velocemente in Sala Comune.

Non appena la raggiunse, notò che fosse completamente deserta, a parte i cinque studenti della sua stessa casa che erano rimasti per le vacanze.

- Buon Natale, Allyson – le augurò cordialmente una bambina del terzo anno, di cui non ricordava nemmeno il nome. Le sorrise, in tutta risposta, e poi si avvicinò al grande abete, addobbato per l’occasione, che era stato messo alla destra del camino.

- Ehi, Buon Natale Ally! Sono rimasti solo i tuoi regali, lì sotto. – l’avviso Dennis Cannon, a cui rivolse un sorriso appena accennato.

Si avvicinò all’albero e scorse quelli che avrebbero dovuto essere i suoi regali. Si sedette proprio lì, tranquilla, cominciando a canticchiare “Jingle Bells”  mentre afferrava i pacchetti e li scartava.

Da Hermione ricevette un libro babbano: “Cime Tempestose” con un bigliettino sonoro di auguri; da Ron un pacco di cioccorane; da Ginny un ciondolo raffigurante il boccino d’oro; dai signori Weasley il solito maglione con la sua iniziale sopra; un rifornimento di caccabombe e di merendine marinare da Fred e George ed infine una felpa degli AC/DC (un gruppo rock babbano) da Harry.

Poteva considerarsi pienamente soddisfatta dai suoi regali e, dopo aver gettato le carte dei regali nel fuoco, li prese e li portò tutta contenta nella stanza del dormitorio.

Li mise accuratamente nel suo baule e mentre si cambiava per scendere in Sala Grande sperò che i suoi di regali piacessero ai suoi amici.

*

 

La notte era calata rapidamente e il giorno di Natale era trascorso tra banchetti, regali e qualche chiacchiera.

Era pomeriggio inoltrato ed Allyson se ne stava tranquillamente sdraiata sugli spalti della sezione dei Grifondoro ad osservare il cielo, il quale, aveva assunto una sfumatura ambrata grazie al sole che stava lì, lì per tramontare.

L’aria era gelida e un vento leggero soffiava sibilando. La Reed era ben coperta questa volta; indossava degli abiti caldi, un mantello pesante e la sciarpa di Serpeverde che Malfoy le aveva lasciato qualche giorno prima.

Aveva conservato ancora il suo odore, si ritrovò a constatare, e probabilmente sarebbe stata una delle rare volte in cui l’avrebbe indossata in un luogo come il campo di quidditch.

Chiuse gli occhi, tentando di tenere i pensieri a bada. Finalmente aveva un po' di tranquillità e, certamente, non l’avrebbe lasciata andare così facilmente.

O, almeno, era ciò che sperava.

- Ehi, Reed. – Theodore era appena atterrato proprio sulla panca davanti alla sua. Vi si sedette, dando le spalle al campo e poggiando le mani sul legno liscio e scuro, il solito ghigno dipinto sulle labbra.

- Nott.

Si limitò a dire lei a mo’ di saluto, riaprendo gli occhi e voltando lievemente il capo per guardarlo. Si scambiarono un’occhiata, in silenzio, e poi la strega fu la prima a parlare:

- Che ci fai qui? – utilizzò un tono di voce velato d’irritazione, mentre si rimetteva seduta proprio di fronte al Serpeverde.

- Facevo un giro sulla scopa, niente di che. E tu…- si interruppe, alzando un sopracciglio perplesso e squadrandola interamente. Poi riprese – Guarda un po' cosa vedono i miei occhi! Allyson Reed che indossa una sciarpa di Serpeverde! Cos’è, l’hai rubata a Malfoy per avere qualcosa di suo sempre con te?

Allyson gli lanciò un’occhiataccia, sistemandosi altezzosamente la sciarpa in questione e sbuffando seccata.

- Se proprio ci tieni a saperlo, me l’ha data lui!

- Questo si che è amore!

- Piantala! E comunque, che diavolo vuoi da me?

Sbottò, stringendo le braccia al petto e guardandolo truce. Theodore si limitò ad una scrollata di spalle; solo in quel momento Ally notò quanto fosse infastidito e annoiato.

- Niente. L’hai detto tu stessa che avremmo dovuto parlare più spesso.

- Non me la bevo.

- Ma è così! – proruppe lui, sbuffando scocciato. La strega si ritrovò a reprimere un sorrisetto divertito, senza nemmeno comprenderne il motivo.

- Bene, quindi…– cominciò la Reed, cercando un argomento di conversazione. La sua attenzione si spostò sulla sua scopa e con la sorpresa impressa sul volto continuò – E quella è il nuovo modello di Nimbus?

- Bella, vero? Sono stati Blaise e Draco; ci sono rare volte in cui quei due riescono a combinare qualcosa di buono per farsi amare.

Rispose, ridacchiando sincero, senza alcuna malizia.

- Dovete volervi davvero molto bene, voi tre. Sai, non l’avrei mai detto se non l’avessi visto.

Si guardarono in silenzio per qualche istante, poi Nott sbuffò nuovamente.

- Ok, ok! Avevi ragione, non ero qui per fare conversazione…beh, non oggi almeno.

Sentenziò lui, alzandosi. Con eleganza recuperò la sua scopa e con velocità estrasse qualcosa dalla tasca del mantello.

- Guarda tu che cosa mi tocca fare…- borbottò palesemente seccato. Lo lanciò alla strega e poi risaltò in sella alla sua Nimbus nuova di zecca.

Allyson afferrò al volo il pacchettino che le era stato lanciato, perplessa.

- E questo?

- Capirai. 

- Non vorrete mica uccidermi?

- Aprilo e lo scoprirai. Ci si becca a scuola, Reed, e Buon Natale.

Dopo qualche secondo di esitazione, spostò lo sguardo su Theo.

- Buon Natale anche te.

Osservò il Serpeverde fare il giro del campo un paio di volte e poi allontanarsi dal campo, planando verso il basso. Una volta che la Reed fu di nuovo sola, osservò il pacchettino che aveva tra le mani, convinta che non contenesse nulla di buono.

Con un’alzata di spalle e uno sguardo tra il sospettoso e il perplesso, strappò via l’involucro del pacchettino.

Rimase alquanto stranita; era una cioccorana. Sotto l’involucro era legato un foglietto di pergamena piegato in due. Lo tolse, aprendo; con una calligrafia elegante e svolazzante, facevano mostra di sé tre uniche parole:

Buon Natale, Reed.

Arrossì vistosamente, riconoscendo subito quella scrittura. Pose in tasca il foglietto, aprendo la cioccorana e dandole un morso per poi affondare il viso accaldato nella sciarpa verde-argento.

- Buon Natale anche a te, Malfoy.

L'ANGOLO DI HONO:

*si schiarisce la gola* Tanti auguri di Buon Natale, che le vostre feste siano piene di Potter *-----* Anche Allyson vi fa tanti auguri C:
Ecco il capitolo di Natale v.v Come promesso, eccomi qui!  Spero vi piaccia e che vi faccia sorridere almeno un po'! Probabilmente è azzardato far fare una cosa del genere a Malfoy ma lo trovo così carino v.v Beh, ringrazio sempre tutti coloro che recensicono e inseriscono tra preferite/seguite/ricordate! Siete fantastici <3  Fatemi sapere cosa pensate con una recensione ^_^
Vi faccio tanti tanti tanti auguri ancora e scappo! 
Hono C:






 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quattordici: All The Time You Need ***


Capitolo 14

Capitolo Quattordici: All the time you need

"Osare significa esporsi ad un rischio e, dunque, rendersi vulnerabili.
[Scrubs - J.D.]"

 

LEZIONI DI SMATERIALIZZAZIONE

Se avete diciassette anni, o se ne compierete diciassette entro e non oltre il prossimo 31 Agosto, siete idonei per un corso di dodici settimane di Lezioni di Smaterializzazione tenute da un’ insegnante di Smaterializzazione del Ministero della Magia. Vi preghiamo di firmare sotto se desiderate partecipare. 
Costo: 12 Galeoni.

Allyson incrociò le braccia al petto, osservando corrucciata l’avviso che era stato affisso nella bacheca della Sala Comune da qualche giorno. A dirla tutta, non aveva la benché minima voglia di partecipare a quelle lezioni, dato che lei sapeva già Smaterializzarsi. Ma sapeva che se fosse stata l’unica del suo anno a non farle sarebbe sembrato sospetto. Tutti avrebbero cominciato a chiderle il motivo e in men che non si dica sarebbe diventata la protagonista dei soliti irritanti pettegolezzi.

Sospirò e poi firmò aggiungendo il proprio nome alla lista allegata all'avviso.

- Ally, faremo tardi se non ti dai una mossa.

La Reed si concesse un lungo sbadiglio, sistemandosi la tracolla che traboccava di tomi.

- Arrivo, arrivo. – mugugnò, seguendo Hermione e uscendo dal buco del ritratto. Le vacanze natalizie erano finite da più di una settimana e il ritorno alle lezioni era stato più traumatico di quanto si sarebbe aspettata.

- Odio Pozioni.

Si lamentò Allyson, dopo un paio di minuti, mentre si stavano dirigendo verso l’aula di Pozioni nei sotterranei.

- Tu odi il fatto che Harry sia il preferito di Lumacorno.

- Ammettilo, da fastidio anche a te! E poi anche io diventerei un genio con il libro del Principe…non capisco il motivo per cui non lo abbia ancora bruciato!

La riccia si limitò a ridacchiare, scuotendo leggermente la testa nonostante fosse completamente d’accordo con l’amica. Raggiunsero l’aula di Pozioni, alcuni minuti prima che la lezione cominciasse.

Si fermarono proprio davanti all’uscio, continuando a chiacchierare.

- Stai leggendo il libro che ti ho regalato?

- Certo, Ally, ed è bellissimo. Non capisco perché abbia sempre rifiutato di leggere qualcosa di Stephen King, è fantastico!

- Era ora che lo capissi, Granger. – fece la mora, poggiandosi con la schiena vicino allo stipite della porta, a braccia conserte.

In quel momento Nott si stava dirigendo verso la classe, da solo e con un’espressione palesemente annoiata e assonnata.

- Granger, Allyson. – disse Theodore non appena fu abbastanza vicino alle due ragazze.

Hermione alzò un sopracciglio con perplessità e rispose sommessamente al saluto.

- Ehi, Theodore! – esclamò, invece, tutta tranquilla Allyson, un sorrisetto stampato sulle labbra. – Qualcuno ha fatto le ore piccole stanotte!

- Gelosa?

Fece lui con ghigno beffardo per poi portare il palmo della mano destra alla bocca, in modo da coprire il grosso sbadiglio che lo pervase totalmente.

- Si, perché ti amo troppo e sono gelosa di chi ti porti a letto – esalò la mora con palese ironia, mentre il Serpeverde alzava gli occhi al cielo non nascondendo il proprio divertimento.

- Mi sa che è meglio andare…- mormorò a disagio Hermione, con uno sguardo sospettoso rivolto all’amica. Quest’ultima annuì e poi entrò in classe parlottando con Nott, sotto gli sguardi esterrefatti di almeno metà della classe.

Allyson si sedette al solito posto, seguita dalla riccia mentre Theodore raggiungeva Malfoy e Zabini. La Reed si concesse solo uno sguardo verso il biondo, distogliendo lo sguardo quasi subito.

- Da quant’è che tu e Nott siete così amici?

Cominciò Ron, stranito, mentre scambiava un’occhiata con Harry.

- E da quand’è che vi chiamate per nome?

Rincarò la dose Hermione, incredula. Allyson si concesse una risata sommessa. 

- E’ pur sempre Nott ma non è così male se poi lo si conosce, sapete?

- Non ci credo! Non ti avrà mica minacciata? - il rosso aveva assunto un'aria perplessa.

- Come è successo?

Chiese Harry, sinceramente colpito anche lui.

- Ti saresti schiantata piuttosto che…

Ally interruppe Ron, prendendo fiato per poi esordire con tranquillità:

- Lo so, ed è strano! Soprattutto per me. E’ successo e basta. Quindi, cambiamo argomento.

Li liquidò frettolosamente, dandogli poi le spalle. Inclinò leggermente la schiena, strizzò gli occhi e avvicinò il viso al foglio di pergamena che aveva appena recuperato dalla sua copia di Pozioni Avanzate, mentre fingeva di decifrare gli appunti confusionali della lezione precedente. Dopo qualche istante, lanciò uno sguardo di sottecchi al diretto interessato, ritornando subito dopo con il naso negli appunti.

Si ritrovò a pensare che i rapporti tra lei e Theodore erano migliorati parecchio negli ultimi tempi, ma c’era principalmente un motivo se avevano cominciato a sembrare così “amici”.

Intercettò lo sguardo sospettoso dell’amica che stava per dire qualcosa ma, in quel momento, Lumacorno varcò la soglia dell’aula interrompendo ogni tipo di discussione.Le due streghe spostarono la propria attenzione sul professore e proprio mentre lui annunciava l’inizio della lezione, Hermione le sussurrò:

- Tu mi devi delle spiegazioni.

- Quali spiegazioni?

- So che c’è qualcosa sotto, Ally, voglio sapere che cosa è successo.

Allyson sbuffò, sentendosi un po' in colpa per il fatto di non aver detto nulla né a lei e né a Ginny di ciò che era accaduto con Theodore durante il periodo natalizio.

- Porca put…-  si interruppe, davanti all’occhiataccia dell’amica per poi riprendere, sibilandole: – Per tutte le mutande di Merlino, Hermione! Non c’è niente.

- Non mentire. Non a me, almeno.

- Va bene, va bene! Ma adesso non è il momento adatto.

Disse infine con uno sbuffo, interrompendo quella conversazione appena udibile e spostando nuovamente l’attenzione su Lumacorno, il quale era intento a dare istruzioni sulla preparazione di un Distillato in cui si sarebbero cimentati quel giorno.

**

FLASHBACK

“Lo odio, sono seria. Odio Vol…”

- Non dire quel nome!

“Io-odio-Voldemort!”

Allyson poggiò stancamente il capo sulla fredda parete di pietra dietro di lei, gli occhi chiusi e alcune ciocche di capelli scuri che le ricadevano scomposte sul viso pallido. Era dimagrita parecchio ed era semplicemente stanca.

Di solito durante le prime e le ultime settimane di scuola, la Torre di Astronomia era un buon posto in cui rifugiarsi. D’inverno, invece, faceva molto freddo lì sopra ed era molto meno accogliente ma ad Allyson non importava granché.

Si strinse nel mantello mentre il vento sibilava in lontananza. Dopo una riunione come quella da cui era appena tornata stare un po' lì le avrebbe fatto più che bene. Aveva bisogno solo di lasciarsi andare e pensare egoisticamente a come avrebbe voluto mandare tutto al diavolo anche se poi non l’avrebbe mai fatto sul serio.

Si concesse un lungo sospiro, prima di cominciare a piazzare dei pugni sul pavimento con forza. Uno, due, tre…continuò per quel che le sembrarono ore, sempre con più forza. Si fermò solamente quando avvertì un crack, seguito da un dolore lancinante.

Gemette, infilzandosi i denti nel labbro inferiore mentre si osservava le nocche della mano sinistra livide e, ora, ricoperte di sangue vermiglio che, lentamente, percorreva il dorso della sua mano.

Afferrò la sua bacchetta e mormorò un incantesimo, facendo fermare il sangue e poi dopo aver biascicato un “Ferula”, delle bende fasciarono la parte lesa. Più tardi sarebbe andata da Madama Chips per farsi dare una sistemata ma per quel momento non aveva alcuna voglia di alzarsi.

Richiuse nuovamente gli occhi ed imprecò a voce alta, come a voler domare quella voglia impellente di urlare.

- Che palle! – esclamò con rabbia, malcelando la frustrazione ben evidente. - La prossima volta che metto piede al Manor…prima farò fuori Bellatrix…e poi, ce ne sarà anche per Voldemort!

- Che diavolo stai blaterando, Reed?

La voce di Theodore la fece sobbalzare; subito si alzò, raddrizzandosi e deglutendo leggermente. Che idiota! Parlare di certe cose a voce alta? Stava perdendo parecchi colpi, si disse. Avvertì un capogiro, si poggiò alla parete con la mano sana e chiuse gli occhi per qualche secondo. Non appena ritenne che sarebbe riuscita a reggersi in piedi sollevò le palpebre. Si schiarì la gola ed evitando volutamente lo sguardo sospettoso della serpe, tentò di uscire dalla Torre di Astronomia.

- Emh, nulla, nulla. Ci si vede, eh! - borbottò, avvicinandosi alla porta per uscire ma subito la mano del ragazzo era scattata, afferrando il suo braccio e strattonandola con malagrazia verso di sé. Avvicinò il viso e si fermò a qualche centimetro di distanza da quello di lei. Con un'occhiata che volle sembrare minaccioso le disse:

- Devi forse dirmi qualcosa?

- Io? Non ho assolutamente niente da dire ad uno come te, Nott. A parte forse che sei un'idiota, questo si! E se hai finito di rompere, direi di lasciarmi andare o giuro che...- ma lui la interruppe, aumentando la presa sul braccio.

- Non farmi ridere, Reed. Io penso che, invece, tu debba dirmi molte cose.

- Io, invece, non credo. - mormorò a denti stretti, ricambiando fieramente lo sguardo.

- Ah, si?

- Nott - ringhiò Allyson, ma la voce, piegata dalla sorpresa e dal panico per il timore di ciò che lui avesse potuto capire, le uscì meno minacciosa di quanto avesse sperato. - Sparisci.

Allyson si liberò dalla sua presa con uno strattone, guardandolo con rabbia. Quell’ignobile, figlio di Salazar!

Theodore se ne stava lì, appoggiato con le spalle al muro e il sempre presente ghigno sul viso, quasi si divertisse ad averla colta con le mani nel sacco. Si limitò ad ignorarla, ed il cuore di Allyson sprofondò ancor di più nel terrore. Quanto aveva sentito? E, soprattutto, quanto ci si poteva fidare di Theodore Nott?

- Allora? - cominciò lei, incrociando le braccia e pregando Merlino. - Quanto hai ascoltato?

- E chi ti dice che io abbia ascoltato?

- Sei una serpe - sbottò lei, arricciando il naso in una smorfia di diffidenza. - Le serpi sono sempre in mezzo.

Theodore, in risposta, accentuò il suo sorrisetto divertito molto probabilmente per il fatto che l'avesse messa in difficoltà.

 - Sono curioso di vedere la faccia di Malfoy non appena gli racconterò ogni cosa.

Molte espressioni diverse si susseguirono sul suo viso di lei: indignazione, collera, timore, disgusto e infine puro panico. Ally strinse i pugni con forza, avvertendo il dolore partire dalla sua mano ed espandersi lungo tutto il braccio.

Era quasi del tutto paralizzata; il cervello sembrava averla abbandonata oramai, mentre sentiva i muscoli indolenziti e la gola secca. Troppo secca a dire il vero. Avrebbe bevuto volentieri dell’acqua. O magari qualcosa di più efficace, come una burrobirra. O qualcosa di più forte. Si, decisamente avrebbe avuto bisogno di un bell'alcolico per riuscire a mandare giù quella situazione.

Facendo violenza su di sé, si costrinse ad assumere un aspetto quantomeno dignitoso. Con uno scatto rapido gli si era avvicinata, afferrandolo per la cravatta verde-argento con la mano destra e strattonandolo, facendo in modo che i loro visi quasi si sfiorassero.

Gli riserbò un’occhiata minacciosa, mentre lui continuava tranquillamente a ghignare. La sovrastava di parecchi centimetri ma in quella posizione, la ragazza aveva “livellato” la situazione.

- Quanto hai sentito, Nott?

- Stai diventando ripetitiva, mezzosangue, riprovaci.

Il verde intenso degli occhi di lei era in contrasto con il nero scuro e penetrante di lui. Si osservarono seri, ora, mentre il silenzio attorno a loro si faceva sempre più opprimente e soffocante. Almeno per lei.

Sarebbe bastato un semplice incantesimo di memoria, si disse Allyson, ma era stanca persino di quello. Se non l'avesse eseguito correttamente, ci sarebbero state delle conseguenze e lei preferì evitare. Meglio risolverla il prima possibile. Con un gesto fluido gli lasciò andare la cravatta, voltandogli le spalle e allontanandosi di qualche passo.

Dalla tasca del mantello estrasse un pacchetto di sigarette; ne prese una e l’accese per poi prendere un tiro. Il nervosismo aveva avuto la meglio su tutte le altre sensazioni, inviando l'impulso al cervello che subito l'avvertì di avere un bisogno impellente di nicotina.

- Ne vuoi una?

- Quella roba babbana non fa per me.

Le rispose lui con un certo disappunto nello sguardo a cui lei non vi badò. La mora fece spallucce mentre prendeva il secondo tiro.

- Allora, Nott…cosa vuoi sapere?

- Tutto, Reed. Oppure andrò a spiattellare tutto a Potter, a Malfoy e... -  Allyson deglutì, interrompendolo bruscamente con un un qualcosa che assomigliava ad un ringhio.

L’affiancò, poggiando la schiena alla parete e scivolando lentamente verso il basso.

- La storia è lunga.

- Ho tutto il tempo che serve.

FINE FLASHBACK

- E così, hai dovuto dirgli tutto?

- Sono stata molto sintentica per i miei standard, a dire il vero. 

Ginny si strinse nelle spalle, osservando l’amica dubbiosa.

- Beh, e perché siete così amici?

- Abbiamo fatto un accordo dopo che gli ho spiegato come stavano le cose. Una specie di Voto Infrangibile, ma senza incantesimo. – disse Allyson, bevendo un sorso dal bicchierino che aveva tra le mani. Questo conteneva del Firewhiskey proveniente dalla sua scorta personale. Teneva sempre un paio di bottiglie nascoste in fondo al suo baule, in uno scomparto segreto di sua creazione.
Era una scorta a cui attingeva solo se strettamente necessario, come quando doveva discutere di argomenti del genere o quando era troppo sconvolta per riuscire ad articolare anche un solo pensiero.

- Spiegati.

Esordì Hermione, togliendosi con nervosismo una ciocca riccioluta dagli occhi. La Reed sospirò e osservando il liquido ambrato nel suo bicchiere pronunciò:

- Intendo dire che lui mi ha emh...assicurato che non avrebbe detto niente a nessuno, ma in cambio io dovrò fare qualcosa per lui. - evitò accuratamente di dire che avrebbe dovuto fare molte cose affinché Theo mantenesse il segreto. Non sapeva, però, che con ottime probabilità non avrebbe penato poi così tanto.

- Che cosa?

Allyson scosse la testa, buttando giù tutto il liquore restante nel bicchiere.

- Non lo sai, ovviamente. Le serpi sono tutte uguali! – sibilò la più piccola dei Weasley, scuotendo la testa.

- Si, ma almeno sono salva per il momento e…diciamo che poi non è così male. Magari, se diventiamo più amici lui non mi chiede nulla, no?

La riccia alzò un sopracciglio perplessa.

- Lo stai usando?

La mora scosse energicamente la testa, poggiando il bicchiere ormai vuoto sulla scrivania e stiracchiandosi. All’inizio ci aveva pensato, naturalmente. Com’era quel detto babbano? Tieniti stretto gli amici, ma ancor di più i nemici. Beh…più o meno era ciò avrebbe voluto fare. 

E poi era fatta. O meglio, si era esposta con Theodore. Gli aveva raccontato ogni cosa. Avrebbe potuto mentire ma sapeva che non sarebbe riuscita a trovare nessuna scusa. Aveva osato, il che stava a mostrare quanto si fosse esposta al rischio, quanto si fosse resa vulnerabile. 

Lui potrebbe voltarle la faccia in qualunque momento ma, ora, erano problemi esclusivamente suoi poiché era stata lei a combinare tutto il casino.  Si era fatta scoprire. Si era resa debole ai suoi occhi e se in futuro ci sarebbero state delle conseguenze, lei sarebbe stata l'unica a doverne rispondere.

- No. Cioè abbiamo messo le cose in chiaro fin dall’inizio; non è che ora diventeremo migliori amici tutto d’un tratto…siamo solo due persone che si danno una mano a vicenda. Almeno credo.

- Se lo dici tu. Ma attenta a non fidarti troppo. – l’avvertì con preoccupazione Hermione. Allyson si limitò a ghignare dicendo:

- Io non mi fido affatto di quell’idiota!

- Per il momento.

S’intromise Black, quasi urlando nella sua testa. Allyson semplicemente tentò di ignorarla.

- Ti ci affezionerai, succede sempre così e lo sai.

“Sinceramente? Va a farti fottere, voce irritante.”

**

- E per me se non fosse per il fatto che ti voglio troppo bene per abbandonarti, l’avrei fatto già da tempo!

- Se ti fa sentire meglio, possiamo anche non essere più amici!

- Bene!

- Bene!

Allyson colpì con forza il muro di pietra, lasciandosi scappare un urlo soffocato mentre dei primini che passavano di lì la guardarono con confusione.

- E voi che avete da guardare, eh? Sparite, prima che vi schianti!

Gli sibilò Allyson riserbandogli un’occhiataccia. Il gruppetto si affrettò ad ubbidire, allontanandosi sempre di più dalla Grifondoro. Imprecò ad alta voce, incurante che qualcuno avesse potuto sentirla.
Era stata una completa idiota. Come aveva potuto dire quelle cose al suo migliore amico?! Si faceva schifo da sola. Era la cosa più ignobile che avesse potuto dirgli.
Avrebbe rimediato in qualche modo, ma non ora. La rabbia l’opprimeva ancora più di ogni altra sensazione. Aveva sbagliato, certo, ma anche lui non era stato proprio uno stinco di santo.

- Sono stanco, Ally. Comincio a pensare che tu mi stia nascondendo qualcosa.

- Di cosa diamine parli?!

- Io lo so, Ally, non credere che non me ne sia accorto.

- Per Godric, non so nemmeno di che cosa diamine stai parlando, Harry.

- Bene, se ti ostini a fingere ancora significa che non sono importante per te. Bell’amica! Se non fosse che ti voglio troppo bene, probabilmente avrei già mandando all’aria tutto!

Ally sospirò, staccandosi dal muro e muovendo alcuni passi con lo sguardo perso nel vuoto. 

- Mezzosangue.

Quella voce riuscì a ridestarla. Draco le si era avvicinato, un espressione scura in volto. Che cosa succedeva, adesso?!

- Che cosa stai combinando?

- Di che diavolo parli, Malfoy? – gli chiese lei con voce esasperata, ormai arrivata al punto limite di sopportazione giornaliera.

- Sai cosa intendo.

- Non sono un Legilimens, non leggo nel pensiero! Quindi, spiegati.

Tentò di restare calma, cosa che non le riuscì molto bene. Un lampo d’ira attraversò gli occhi del Serpeverde.

- Reed, so tutto.

Allyson spalancò la bocca, sentendosi come se fosse stata appena investita in pieno da un tir. Aveva la salivazione a zero, un nodo a bloccarle la gola e la voglia di schiantarsi da sola. Come aveva potuto fidarsi di una serpe come Nott?!

- Nott ha cantato, quindi.

Draco si mostrò perplesso, alzando un sopracciglio e facendo qualche passo verso di lei, fino a bloccarle ogni via d’uscita.

- Cosa?

- T-tu che cosa intendevi?

- So per certo che sei stata tu a far ingozzare Crabbe e Goyle con le Crostatine Canarine. – fece una pausa, apparentemente calmo. – Mentre tu cos’è che dicevi?

In quel preciso istante Allyson ebbe la netta voglia di morire. Rise con nervosismo mentre una sensazione di sollievo cominciò a pervaderla. Non aveva niente a che fare con Voldemort o altro. Erano solo delle stupidissime Crostatine Canarine.

- Intendevo questo! Sapevo che Nott avrebbe cantato prima o poi, ma ci siamo divertiti troppo a vedere quei due in quello stato!

Partì a raffica, mettendo una parola dietro l’altra, senza nemmeno pensarci troppo. Malfoy non sembrava credere molto a ciò che diceva la ragazza, e questo lo si capì anche dal suo sguardo scocciato.

- Ah, davvero?

- Certo, Malfoy. Cosa credi che intendessi?

- Beh, non lo so! Dimmelo tu.

Allyson sbuffò, palesemente seccata mentre tentò di allontanarsi ma lui, prontamente, le afferrò un braccio.

- Parla, Reed.

“Stupida cogliona! Perché non chiudo mai quella bocca, eh? Per Salazar!”

- Malfoy, lasciami o giuro che…- il biondo rise, sprezzante, mentre intensificava la stretta attorno al suo braccio.

- Cosa fai, eh? Mi schianti?

- Potrei prendere in considerazione l’idea!

Esclamò lei, divincolandosi con uno strattone e afferrando prontamente la bacchetta.

- La mezzosangue sa anche lanciare incantesimi? - domandò Malfoy, facendo vibrare il suo tono di quella sfumatura sprezzante che, Allyson se n'era accorta, utilizzava quasi inconsapevolmente.

 - Ti sorprenderesti della risposta. - sibilò, stringendo le mani sulla bacchetta e puntando i propri occhi nei suoi.

- Ma sì, probabilmente hai supplicato la sanguesporco a darti ripetizioni, eh? Oppure è stato San Potter? Non che sia in grado di fare qualcosa.

- Rimangia subito quello che hai detto! – gli urlò, puntandogli la bacchetta proprio al centro del petto.

- Non giocare con il fuoco, mezzosangue, potresti scottarti. – le disse con le labbra distese fino a formare un ghigno cattivo.

- Non preoccuparti per me, Malfoy. Pensa a te, piuttosto! – sbottò lei, mentre un qualcosa di molto simile ad un ringhio le parti dal petto.

- Davvero? – cominciò lui, mentre il suo sguardo si spostò verso il basso con fare quasi divertito. Solo allora Allyson si accorse della bacchetta pericolosamente poggiata all’altezza del suo stomaco.

Si allontanò di scatto, tendendo la bacchetta in avanti e urlando:

- Stupeficium!

- Protego!

La mora lanciò un gemito di frustrazione, alla vista dello scudo che il Serpeverde aveva appena creato, permettendo di difendersi.

- Avanti, Reed, non riesci a fare di meglio?

- Non istigarmi, Malfoy. Non sai di cosa sono capace.

L’avvertì lei, una strana luce negli occhi verdi mentre stringeva convulsamente la bacchetta, come a cercare di fare appello a tutto il suo autocontrollo.

Ma era difficile in presenza di un’idiota del genere.

Malfoy riusciva a far emergere la sua parte più animalesca quando la provocava e lei aveva paura di ciò che avrebbe potuto combinare se si fosse lasciata andare.

- Non mi fai paura, Reed, se è questo il tuo scopo.

- Dovresti averne, invece. Petrificus Totalus!

Malfoy schivò nuovamente l’incantesimo, il ghigno perennemente presente sul viso.

- Ok, basta! Piantiamola, Malfoy. Non sono dell’umore adatto. – cominciò la Reed, avvicinandosi di qualche metro e posando la bacchetta in tasca.

Malfoy la imitò, non abbassando la guardia. Ma non appena le bacchette di entrambi furono al sicuro nelle tasche dei loro mantelli, Allyson si scaraventò su Malfoy, e in meno di qualche secondo furono entrambi a terra.

Ally era a cavalcioni su di lui, tentando di colpirlo con dei pugni e lui le stringeva entrambi i polsi, sorpreso.

- Piantala, Reed, ma che diavolo ti prende?!

- Sono stanca della tua idiozia! Sogno di spaccarti la faccia da sempre, Malfoy!

Riuscì a colpirlo sullo zigomo ma dalle sue labbra non uscì nemmeno l’ombra di un gemito.

- Ferma, mezzosangue! – esordì, invece, con voce ferma, mentre finalmente era riuscito a bloccarla. Si alzò con il busto, con lei che tentava di divincolarsi.

Allyson era così arrabbiata che non si rese conto nemmeno di quel che stava succedendo.

- Reed, che diavolo ti prende?! Piantala, o sarò costretto a legarti!

- Puoi legarti il tuo bel culo, Malfoy!

I loro volti erano a pochi centimetri di distanza; lui sembrava irritato mentre lei era totalmente incazzata. In realtà non lo era con Malfoy; la litigata con Harry era ancora ben impressa nella sua testa e aveva bisogno solo di qualcosa su cui sfogare tutta la sua frustrazione.

Allyson riuscì a liberare una mano e tentò nuovamente di colpirlo ma nell’istante in cui Draco le fermò nuovamente il polso, una voce severa li fece ridestare.

- Che cosa sta succedendo qui?

Si lanciarono uno sguardo; Malfoy imprecò mentalmente mentre la Reed sembrò ritornare in sé solo in quel momento. La professoressa Mcgranitt li guardava con espressione sorpresa e arrabbiata nello stesso tempo.

- Nell’ufficio del professor Silente, adesso.

“Porca Morgana!"




L'ANGOLO DI HONO:

*canticchia mentre saluta energicamente con la mano* Ehilà! Eccomi ritornata! Come sono andate le vacanze? C: Io le ho passate a lanciare incantesimi con la mia bella e scintillante bacchetta (?) Ma bando alle ciance! v.v Allora, quattordicesimo capitolo! Che ve ne pare?  Vi piace l'idea di Allyson e Theo amici? Beh, spero di si perchè io li trovo assolutamente asdfdghjklll (?) E Ally che cerca di spaccare la faccia a Draco? Mi fa sorridere un po' e spero che lo faccia anche a voi ^-^ Beh, alloora, mi piacerebbe sapere il vostro parere e mi fareste davvero felice con una piccola recensione C: Anche le critiche sono ben accette perché mi aiutano moltissimo! v.v Ringrazio tuuuuuutti coloro che inseriscono la storia tra le seguite/preferite/ricordate, che la recensiscono e ringrazio anche chi perde il suo tempo a darci anche solo una spulciatina! Grazie davvero tanto! Siete fantastici e vi voglio bene :3
Chissà perchè ma mi sento terribilmente ripetitiva D: Vabbè, non vi prendo altro tempo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che vi abbia fatto sorridere almeno un po' e che non vi abbia delusi in alcun modo! Alla prossima settimana con il capitolo quindici! ^-^ Vostra,
Hono

 

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Capitolo 16
*** Capitolo Quindici: Theories ***


Capitolo 15 Capitolo Quindici: Theories

 

Buio. Tutto sembrava essere una voragine cupa e buia. Le tenebre la inghiottivano, impedendole di muoversi. Era bloccata, l’unica cosa che poteva fare era urlare.

Poi, una luce bianca e accecante la inondò completamente, illuminando tutto ciò che aveva intorno. Riuscì finalmente a vedere il luogo in cui si trovava e deglutì, spaventata.

Hogwarts non c’era più. Era stata completamente rasa al suolo. Corpi inermi erano sparsi qua e là fra le macerie e il cielo era scuro e minaccioso.

Allyson non poteva crederci. Avevano perso. Tutti erano morti, nessuno escluso.

Abbassò lo sguardo e sobbalzò nel notare Nagini che strisciava docilmente intorno a lei.

- Tom! Non è ancora finita!

Alzò di scatto la testa e vide Harry proprio davanti a lei, traballante e probabilmente in fin di vita, che le puntava la bacchetta.

Avrebbe voluto urlargli: “Sono io, Harry! Sono Ally!”. Ma tutto ciò che le uscì, fu una risata terribilmente glaciale.

Solo in quel momento si rese conto che non era lei, ma Voldemort.

Tentò di urlare, di impedire ciò che stava per accadere ma fu del tutto inutile.

Bastò un solo istante e un lampo verde colpì dritto il petto di Harry. Il suo corpo, oramai privo di vita, cadde a terra con un tonfo sordo e la risata malvagia del Signore Oscuro le riempì la testa.

Gridò. Lo fece con tutta la voce che aveva. Si dimenò, ma era come se delle catene l’avessero bloccata, impedendole qualsiasi movimento.

Era finita.

Con Harry, una parte di lei era morta. Come se si fosse staccata con violenza, come se fosse stata strappata una metà di un’anima, di un cuore e faceva male.

Il buio l’afferrò e cominciò a tirarla nuovamente giù, mentre tentava con tutte le sue forze di non lasciarsi prendere.

- NO!

 

 - Ally, ehi!

Allyson aprì gli occhi, alzandosi di scatto e ritrovandosi a pochi centimetri dal viso il suo migliore amico.

Lo abbracciò di slancio, felice del fatto che fosse stato tutto un fottutissimo incubo.

- Credevo, credevo…- tentò, con la voce rauca mentre lo stritolava.

- Sono qui, Ally…- mormorò l’occhialuto.

- Giurami che non morirai!

- Va bene, ma accadrà se non mi lasci andare ora…mi stai soffocando!

Allyson mollò la presa all’istante, mormorando una scusa sommessa e arrossendo leggermente. Si guardarono per qualche istante e poi scoppiarono a ridere, a voce bassa.

La Sala Comune era avvolta da una quiete silenziosa, interrotta solo dallo scoppiettare allegro del camino.

Quella sera la Reed, troppo stanca e arrabbiata, si era inevitabilmente appisolata su uno dei divani della sala.

Due giorni erano trascorsi ed Ally era terribilmente nervosa. Soprattutto a causa della punizione che avrebbe dovuto subire insieme a Malfoy, ogni martedì e venerdì sera. Inoltre, non aveva ancora chiarito con Harry e questa era la cosa che più le interessava, ora come ora.

Al diavolo la missione. Al diavolo Malfoy e al diavolo gli incubi.

Sarebbe finita se Harry non fosse stato più suo amico. Avrebbe preferito la maledizione Cruciatus a questo.

Gli fece spazio, osservando intensamente le fiamme rossastre e vive del fuoco.

- Vuoi parlarne?

- Si, ma prima…scusa.

Potter alzò un sopracciglio, per poi scuotere la testa.

- Scusami tu. Non avrei dovuto assillarti e dirti quelle cavolate.

- Si, però anche io non ci sono andata piano…e voglio che tu sappia che non penso davvero quelle cose.

- Lo so, nemmeno io.

Si sorrisero e finalmente Allyson avvertì un peso togliersi dal suo cuore e sospirò, realmente sollevata.

- Allora, l’incubo?

- Beh…era buio, molto buio. – cominciò lei, fissando il pavimento con occhi vitrei, lontani, mentre l’incubo si andava a riformarsi piano nella sua mente. E fu terribile.  Vide nuovamente il corpo inerme di Harry ed ebbe paura.  – Poi una luce fortissima e mi ritrovo qui, ad Hogwarts. Però è completamente distrutta, sangue e macerie ovunque…C’è Nagini che striscia verso di me, ma è strano e poi arrivi tu e solo in quel momento mi accorgo di essere Voldemort, cioè dentro di lui e incapace di fare qualsiasi cosa e…lui, lui…

- Mi uccide e poi ride felice, non è così?

La strega spalancò leggermente gli occhi, specchiandosi in quelli dell’amico – così simili ai suoi – e poi fece per chiedergli qualcosa ma lui la precedette

- L’ho sognato anche io.

Un’unica e vaga consapevolezza cominciò a serpeggiare nei pensieri di entrambi. Mille domande cominciarono a formarsi nelle loro teste, e si guardarono nuovamente. Spaventati, certo, e confusi.

- Non è la prima volta che succede, Ally, lo sai.

- Abbiamo sempre avuto gli stessi incubi. Tu sognavi Voldemort e lo facevo anche io. Ricordi del signor Weasley? E di Sirius?

Harry annuì, grattandosi il capo e poi si tirò su gli occhiali con un sospiro.

- Ogni volta che Voldemort è entrato nella mia testa…è come se...

- Fosse entrato anche nella mia. – concluse la giovane, mentre un brivido la percorreva interamente.

Non avevano mai capito il perché del loro legame così strano, ma non si erano quasi mai soffermati, preferendo evitare il discorso. Ma oramai, non potevano farlo più. Volevano solamente cominciare a capire un po' di più in quella situazione.

- Io avrei una teoria.

- Hermione? Hai origliato? – chiese Allyson, osservando la loro amica sbucare dalle scale e sedersi con uno sbadiglio tra loro due.

- Ero scesa perché non riuscivo a dormire e ho sentito solo l’ultima parte. – specificò lei, schiarendosi la gola e lisciando la copertina del grande tomo che si era portata dietro.

Allyson scosse leggermente la testa. Harry si sistemò meglio sul divano.

- Avanti, dicci la tua teoria.

La esortò Harry, curioso e timoroso nello stesso tempo.

- Ho fatto delle ricerche…

- Ma davvero?

- Zitta, Ally! – l’ammonì la riccia con un’occhiataccia. Poi, riprese. – Dicevo, da quando abbiamo scoperto questa cosa sto facendo un sacco di ricerche, naturalmente quando ho avuto tempo.

- Arriva al punto. – le sussurrò Allyson, facendo un gesto sbrigativo della mano.

- Beh, non ne sono proprio sicura poiché ci sarebbero tante spiegazioni…

- Per le mutande di Merlino, datti una mossa!

- E va bene! – esordì lei, mettendo su un piccolo broncio per poi sospirare, guardando prima Harry e poi la mora.

- Potrebbe essere un incantesimo, ma è la teoria più improbabile. Oppure Tu-sai-chi avrebbe potuto lasciare un “segno” anche su di lei, creando di conseguenza un collegamento fra lui e voi due.

- Questo spiegherebbe gli incubi e il serpentese.

Mormorò Harry, mentre Ally cominciava a massaggiarsi le tempie.

- Si, ma prima di tutto io non ho nessuna cicatrice e i miei genitori biologici sono stati uccisi da Bellatrix Lastrange. Seconda cosa, io non percepisco le emozioni di Voldemort e riesco solo a capire il serpentese, non a parlarlo.

Hermione annuì, torturandosi nervosamente le mani.

- Questo lo so, ovviamente. C’è una terza ipotesi, quella che potrebbe essere la più plausibile.

- E cioè? – domandò Harry.

La riccia prese fiato, per poi dire:

- Potreste avere qualche legame di sangue.

Le pupille di Harry si dilatarono mentre lui si bloccava, incapace di muovere un solo arto. Allyson, invece, scoppiò in una fragorosa risata nervosa.

- Andiamo, Hermione! Io non sono una Potter!

- Ma potrebbe essere, Ally, pensaci! Siete praticamente identici, siete nati lo stesso giorno, c’è questa cosa del collegamento, e tutto mi fa pensare che potreste essere come Fred e George. L’uno non può vivere senza l’altro, mi spiego?

- Quindi tu mi stai dicendo che noi potremmo essere fratelli-gemelli?

- Esattamente.

Hermione annuì, con un espressione terribilmente seria sul viso.

- No, non può essere. I miei genitori sono William ed Emily Reed, morti quando avevo appena un anno. I suoi sono James e Lily Potter. Non siamo gemelli, sarebbe…sarebbe…

- Impossibile.

Concluse la frase Harry, senza alcuna sfumatura nel tono, fissando il vuoto dinanzi a sé.

- Già, del tutto improbabile e fine della storia!

Disse così Ally, ponendo fine alla conversazione e cominciando a salire le scale del dormitorio femminile con altri mille interrogativi a complicarle l’esistenza.

Le parole di Hermione l’avevano messa in all’erta. Sarebbe potuta essere una teoria ragionevole, ma totalmente stupida e senza alcuna logica.

“Impossibile. Ci sarà sicuramente un’altra spiegazione, ne sono sicura.”

- Lo credi davvero?

“Io…ah, sta zitta anche tu!”

**

- Quindi tu credi che sia possibile?

- Assolutamente no, Theo. Andiamo, io ed Harry non siamo imparentati in nessun modo.

Theodore Nott si ritrovò a sospirare. Non avrebbe mai creduto – nemmeno in un lontanissimo futuro – che sarebbe potuto diventare un amico e confidente di Allyson Reed.

Nessuno avrebbe potuto prevederlo ma era successo.

Si trovavano nei giardini del castello a passeggiare tranquilli. La neve aveva ormai ricoperto ogni centimetro di suolo, mentre il freddo sembrava intensificarsi giorno dopo giorno. Quel pomeriggio, il sole aveva fatto la sua timida apparizione, come accadeva di tanto in tanto.

Allyson si stringeva nel suo mantello, mentre la sciarpa rosso-oro le copriva interamente il collo, arrivando a sfiorare le labbra.
Theo aveva ancora la divisa di quidditch addosso, con un mantello spesso e un cappello verde-argento a ripararlo dal freddo.

- Capisco.

- Tu cosa pensi? – gli chiese lei, fermandosi per poi guardarlo con espressione ansiosa.

- Da quando vuoi sapere cosa penso io?

Allyson sbuffò, riservandogli uno sguardo eloquente. Theo si limitò a ridacchiare, per poi ritornare serio.

- Vuoi la verità? Non ne ho la minima idea.

- Sei un essere inutile, Theo, lo sai questo?

Lui fece spallucce, mentre un piccolo ghigno gli nasceva sulle labbra.

- Me lo dicono in tanti.

La Reed borbottò qualcosa di incomprensibile per poi tirare un grosso sospiro.

- Potresti essere serio almeno per un secondo?

- Ma io sono serio, Ally.

- Si, certo come no. – disse lei, alzando gli occhi al cielo.

- Beh, secondo me potrebbe essere credibile come teoria…ma io aspetterei prima di dare una conclusione che potrebbe rivelarsi troppo affrettata. Per cui, direi di stare a vedere.

- Non sei molto d’aiuto.

- Accontentati. Ormai dovresti conoscermi e sapere che arrivato ad un certo orario, non ci sono più con il cervello.

Allyson rise, per poi esordire con fare sarcastico:

- Tu non ci sei mai col cervello!

- Certo, parla quella che non lo ha nemmeno un cervello.

- Ehi, piantala! – la strega si schiarì la gola, riprendendo a camminare seguita dal ragazzo.- Comunque, Theo, sai come si fa ad evitare una punizione?

- Parli di quella che ti sei beccata con Malfoy? Beh, nessun modo. Si fa e basta.

- Sei inutile! Non voglio passare due sere a settimana per i prossimi mesi a pulire la sala trofei e i bagni, e per di più senza magia!

Nott scoppiò in una risatina, ghignando divertito.

- Ve la siete cercata e non provare a negarlo, anzi. Da quel che ho capito sei tu quella che voleva azzuffarsi alla babbana.

La ragazza assunse un espressione scocciata, arricciando le labbra fino a formare un broncio.

- Idiota.

- Pensa al lato positivo.

- Cioè?

- Beh, potrà passare del tempo di qualità con il suo principe, miss Reed. – fece Theodore, non abbandonando il sorrisetto.

- ‘Fanculo. - borbottò Ally in tutta risposta, mentre velocizzava il passo per poter raggiungere il più in fretta possibile il castello.

- Ahahah. Ci si becca in Sala Grande, Reed!

**

 La Sala Grande era gremita di studenti, come tutte le sere. Il suo soffitto presentava una notte stranamente limpida, anche se erano poche le stelle che si potevano ammirare.

Le pietanze era ottime come al solito e sembrava aleggiare una strana sensazione tra gli studenti quella sera.

Allyson aveva appena divorato due intere bistecche e ora stava per mettere mano sulla terza, ma un’occhiata ammonitrice di Hermione la costrinse a fermarsi. Deviò direzione e si concentrò sulle patate, mettendosene altre cucchiaiate nel suo piatto.

Quella sera aveva fame, e non le importava di apparire come un’imitazione di Ron.

- Dunque, quello che ti ha detto di fare Silente è di prendere alcuni ricordi da Lumacorno?

- Già, e non ho la minima idea su come fare.

Allyson tese le orecchie, mentre ingurgitava l’ultima patata al forno per poi prendere un lungo sorso di succo di zucca.

Portò una mano sulla pancia, ancora inspiegabilmente affamata.

- Beh, potresti estorcerglieli con la forza. – propose lei, a voce non troppo alta, mentre proprio in quel momento la portata principale veniva sostituita da una vasta scelta di dessert.

Sia Ron che lei si accinsero a riempirsi il piatto.

- Sarebbe un’idea! – si trovò d’accordo il rosso, battendo poi il cinque alla mora.

- Un’idea davvero stupida.

Precisò Hermione, alzando gli occhi al cielo per poi riportarli su entrambi e storcere la bocca.

- Siete disgustosi!

Proruppe divertita Ginny, aggregandosi alla conversazione insieme a Neville. Sia la Reed che il minore dei Weasley la ignorarono, continuando a mangiare tranquillamente i loro dolci.

- Ally, è vero che hai beccato una punizione con Malfoy?

Chiese Neville con curiosità, mentre Ginny ed Hermione faticavano a trattenere le risate. Allyson s’incupì e avvertì subito la fame cominciare ad abbandonarla. Il solo nome gliel' aveva fatta passare.
Continuò ugualmente a mangiare, però, divorando l’ultimo pezzetto di torta al cioccolato per poi pulirsi le dita con un tovagliolo di carta.

- Purtroppo si, Neville.

- Mi ha detto Lavanda che girano molte voci sul vostro conto. – cominciò Ron, dopo aver finito anche lui il suo secondo dessert.

- Ah, si?

- Che tipo di voci? – chiese Harry, con espressione stranamente ilare.

- Lavanda mi ha detto, quello che le ha detto la Patil e cioè che tu ti sei dichiarata, lui ti ha rifiutato e allora l’hai schiantato senza pietà.

Fece Ron, che non sapeva se essere divertito o disgustato.

- Oppure c’è chi dice che la Mcgranitt vi abbia messo in punizione perché vi ha beccato mentre stavate pomiciando nel bel mezzo del corridoio.

Rincarò la dose la più piccola dei Weasley, lasciandosi scappare un risolino divertito  mentre l’espressione di Ally mutava lentamente dall’inorridito al nauseato.

- Credo di aver ascoltato abbastanza per oggi.- esordì Hermione, ridendo.

Allyson si limitò a lanciarle delle occhiate di fuoco.

- Appena saprò chi è stato a mettere in giro delle cazzate del genere, giuro che lo crucio!

- Ally sono solo delle stupide voci, non prendertela troppo.

Le disse Harry, seduto accanto a lei, posandole una mano sulla spalla. La ragazza prese un lungo sospiro e sembrò calmarsi.

Almeno in apparenza. Dentro era ancora incazzata.

Si sarebbe vendicata, si disse. Se le sarebbe capitato di scoprire l’autore di quelle voci l’avrebbe conciato per le feste!

- Beh, quella in cui pomiciavate non era poi così male.

“Forse per te, Black, ma per me è disgustosa.”

- Se lo è per me, lo è anche per te.

“Chiudi il becco, per Merlino!”

 

 

 

 L'ANGOLO DI HONO:

Scusate ma sono di fretta, quindi son passata solo a pubblicare! ^-^ Ecco il quindicesimo capitolo. Belle novità, no? :3 Comunque, come sempre ringrazio tutti coloro che recensiscono e inseriscono tra seguite e ricordate e preferite. Grazie, grazie vi adoro taaaanto <3 Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che non vi abbia deluso. Fatemi sapere con una piccola recensione! Alla prossima C:
Hono

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Capitolo 17
*** Capitolo Sedici: News From the Upper Floors ***


Capitolo 16

Capitolo Sedici: News From the Upper Floors

 

[*1] “In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, senza fumo, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate, e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite…”

Allyson scostò una ciocca scura di capelli che le era caduta davanti agli occhi mentre si accucciava meglio sulla sua poltrona preferita. Era tutta concentrata nella rilettura di uno dei suoi libri preferiti: 'Lo Hobbit.' Quel martedì sera faceva molto freddo e la Sala Comune di Grifondoro era popolata da un gran numero di studenti intenti a chiacchierare, studiare e quant’altro. Accanto ad Allyson erano seduti gran parte dei suoi amici più stretti che facevano molto baccano, ridendo e raccontandosi – probabilmente per la decima volta - delle loro “avventure” natalizie.

- Allyson cosa stai leggendo?

Domandò d'un tratto Neville, sporgendosi oltre la sua spalla e sbirciando qualche riga di quelle pagine ormai ingiallite e consunte dal tempo. Allyson alzò a malapena lo sguardo da quelle parole. Lanciò un'occhiata tranquilla all'amico e poi incollò nuovamente gli occhi sulla pagina, rispondendo con voce chiara.

- Lo Hobbit. Un libro babbano.

- Lo avrà riletto come minimo un centinaio di volte. – commentò divertita Ginny mentre si stringeva nel di più nel caldo abbraccio di Dean. Ron non poté fare a meno di lanciare un'occhiataccia alla coppia che però sembrò ignorarlo.

- Io ci sono cresciuta con Tolkien. E’ stata la mia infanzia.

Precisò la Reed, chiudendo con cura il libro e passando delicatamente una mano sulla copertina rigida e liscia.

- Si può sapere che cosa ci trovate nel rileggere sempre gli stessi libri?

Chiese Ron perplesso mentre si ravvivava teatralmente i capelli rossicci con una mano, rivolgendosi sia ad Ally che ad Hermione. Quest’ultime si scambiarono uno sguardo, per poi alzare gli occhi al cielo simultanemente.

- Rispiegartelo per l’ennesima volta sarebbe inutile…- cominciò la riccia che poi fu interrotta bruscamente da una voce stridula e irritante.

- Ron-Roooooon!

- Ci risiamo – sussurrò divertita Allyson mentre una furia si avventava sul rosso, stritolandolo con foga e prendendo a baciarlo con passione.

Molti versi di disgusto circondarono quella coppietta all’istante.

- Potreste andare a pomiciare da qualche altre parte? – cominciò Ginevra, con un espressione alquanto nauseata sul viso. - E poi si lamenta anche di me.  - aggiunse con un borbottio facendo ridacchiare nervosamente il fidanzato. 

- Decisamente disgustosi. Non vorrei vomitare tutta la cena per cui andatevene prima che schianti entrambi!

Sbottò Ally alzando leggermente la voce, utilizzando un tono volutamente nauseato mentre fingeva dei conati. Lavanda si staccò repentenamente dal ragazzo, arrossendo di botto. Gli afferrò la mano e lo trascinò via, probabilmente in un angolo della stanza molto distante da loro.

- Si lasceranno mai quei due?

- Lo spero, o sarò costretta a colpire Ron con un bolide per farlo rinsavire.

Risero un po' tutti, tranne Hermione che si ostinava a mostrare un sorriso palesemente forzato, quando in realtà avrebbe voluto solo piangere. Ad Allyson bastò uno sguardo per capire e proprio mentre cercava di spostare l'attenzione su un altro argomento vide sbucare Harry dal buco del ritratto,e, cogliendo l'occasione, con molta teatralità esclamò:

- Potter! Finalmente sei qui, pensavo di essermi sbarazzata di te una volta per tutte.

- Mi dispiace, ma credo che dovrai aspettare ancora un bel po’ prima.

La strega si alzò, lasciando che l’amico si sedesse sulla sua poltrona – privilegio che concedeva solo ad un cerchia ristretta di persone – e poi si stiracchiò. Diede in custodia il libro alla riccia e poi si posizionò sul bracciolo scarlatto della poltrona dalla quale si era issata un attimo prima.

- Che ore sono?

- Sono le 20.30…Non dovevi raggiungere Malfoy per la punizione almeno dieci minuti fa? - le ricordò Hermione, diligente come al solito.

“Merda, l’avevo completamente rimosso!”

Sbuffò sonoramente e dopo aver imprecato ad alta voce, salutò tutti, affrettandosi poi nel raggiungere l’uscita della Sala Comune. Non ci mise molto e in meno di dieci minuti raggiunse il terzo piano, per poi varcare la soglia della Sala Dei Trofei tutta trafelata. Alzò lo sguardo e si accorse che Gazza stava sbraitando delle parole sconnesse, venendo palesemente ignorato da Malfoy, il quale continuava a lanciarsi occhiate intorno, con aria decisamente seccata.

- Scusate il ritardo.

- Era ora, mezzosangue. – bofonchiò il biondino, mentre la voce del custode, gracchiando, si sovrapponeva prepotentemente alla sua.

- Ragazzina, un solo minuto in più e avrei mandato a chiamare il preside!

Allyson sbuffò e ignorò completamente il custode per poi fare un cenno di saluto al Serpeverde. Spostò lo sguardo sul gatto, Mrs Purr, e rabbrividì dinanzi ai suoi occhi che la guardavano insistentemente. Ebbe come l'impressione che quel gatto avesse la capicità di sondarle l'anima ma subito deviò quei pensieri.

- Dovrete lucidare per bene quei trofei, mi sono spiegato?

- Certo, certo.

Lo liquidò scocciata lei, poi afferrò uno degli strofinacci che Gazza aveva preparato e cominciò a pulire il primo trofeo che le capitò davanti. Con la coda dell'occhio vide che Draco, dall'altra parte della stanza, l'aveva imitata, e probabilmente aveva una faccia perfino più infastidita della sua.

- Mi ci dovrò specchiare su quei trofei, chiaro?

Sottolineò il concetto l’uomo, strizzando gli occhi e osservando i due studenti con sguardo malevolo.

- Allora è meglio lasciarli così come sono, altrimenti potrebbero spaventarsi e scappare…- mormorò la Reed, strofinando energicamente su un punto per poi fare una passata di una pozione che illuminava il materiale dei trofei.

Gazza non li lasciò nemmeno un istante e non perse l'occasione di rimbeccarli ogni due e tre. Allyson però trovò che quell’attività fosse un buon modo per riflettere. Guardò verso Malfoy e lo vide borbottare con molta enfasi ed irritazione. Osservò il suo profilo, le sue mani lunghe e affusolate che con forza e seccatura strofinavano sulla parte superiore di uno dei premi, la pelle pallida, i capelli biondissimi e le labbra sottili.

Si mordicchiò il labbro inferiore, mentre prendeva distrattamente un altro trofeo.

“Se solo sapesse, tutto sarebbe più facile. La situazione mi sta sfuggendo di mano, me lo sento. Se non fosse per Theo che lo tiene d’occhio anche per me…”

Sospirò, soffermando nuovamente il suo sguardo sul Serpeverde. Non si accorse minimamente di essersi fermata a fissarlo. Draco si bloccò per qualche secondo, rivolgendo la sua attenzione verso la strega e facendole un ghigno appena accennato.

 La strega sbuffò, la voce di Gazza li fece rinsavire ed entrambi ritornarono al lavoro.

“Devo smetterla di fissarlo.”

Prese l’ennesimo trofeo e con i suoi occhi verdi ne lesse distrattamente e con noia la dicitura:

“William Benjamin Reed

Miglior battitore di Grifondoro.

1973-77”

Un sorriso luminoso le increspò le labbra mentre cominciò a lucidare con cura quel trofeo. Era fiera dei suoi genitori; anche se aveva potuto godere della loro compagnia solo per i suoi primi mesi di vita e quasi non li ricordava era fiera di ciò che loro erano stati. Sirius e Remus le avevano raccontato un paio di cose: tutti e due avevano fatto parte della casata di Grifondoro. Lui era stato un ottimo battitore, si cacciava spesso nei guai e sognava di diventare un Auror, di avere una famiglia. Lei, Emily Miller, adorava leggere e amava il pericolo. Anche si cacciava spesso e volentieri nei guai, sognava di diventare una scrittrice e sin dal primo anno aveva avuto una cotta per William. Per entrambi, diecavano, era stato amore a prima vista. Da grandi si erano sposati e avevano aiutato molto l’Ordine della Fenice, facendone parte e combattendo per sconfiggere Voldemort. Ma poi, durante una battaglia, Bellatrix era riuscita ad ucciderli entrambi.

Questo era tutto ciò che sapeva su i suoi genitori naturali e anche se aveva sempre desiderato poterli conoscere era contenta di essere cresciuta in quel modo, grazie a Tim ed Helena Carter, i babbani che l’avevano accolta con entusiasmo nella loro vita. Purtroppo anche loro erano stati uccisi da alcuni mangiamorte, proprio davanti ai suoi occhi, quando lei aveva appena otto anni.

Scosse la testa, scacciando via quei tristi ricordi e passando al prossimo trofeo. Sia Allyson che Draco continuarono a lucidare parecchi premi per una buona mezz'ora, e proprio quando Allyson era convinta di aver raggiunto il limite di sopportazione, l'odiosa gatta del custode tornò dal padrone che, tra lamentele e imprecazioni contro gli studenti, si affrettò a seguirla. Sulla porta, lanciò un'ultima occhiata ai due ragazzi, e con un "Ricordate che io vi osservo!" si chiuse la porta alle spalle.

 - Come no... - mormorò Allyson, gettando lo strofinaccio e massaggiandosi la spalla dolorante. - Che palle.

 - Non lamentarti, Reed. È colpa tua se siamo in questa situazione. – esordì lui, buttando con frustrazione la pezza in un angolo del pavimento.

- Chiudi il becco, Malfoy! - Lo guardò in cagnesco, tentando di trasmettergli tutto il risentimento possibile. Era ancora del tutto convinta che la colpa era solo ed esclusivamente di Draco. Lei non c'entrava assolutamente niente. Lui aveva insistito e lei era stata solo una vittima innocenete della rabbia che la pervadeva quando litigava con lui.

 - Hai cominciato tu!

- Ah, davvero?

 - Cos'è, adesso hai perso anche la memoria? – continuò imperterrito lui.

Si erano avvicinati entrambi, squadrandosi con odio. Ally incrociò le braccia al petto e si lasciò scappare uno sbuffo infastidito.

- Ti odio.

- Cominci a diventare ripetitiva, Reed, lo sai?

La strega si limitò ad un’occhiata molto poco amichevole, mentre si allontanava da lui e, scocciata, si sedeva in terra, adagiando la schiena alla parete. Posizionò un braccio dietro la testa e cominciò a fissare il soffitto.

- E ora che fai?

- Sono stanca, Malfoy. – gli rispose con un tono neutro e un espressione impassibile.

Malfoy, dopo essersi concesso un lungo sospiro appena percepibile, si lasciò cadere a terra con la sua solita eleganza, poco distante dalla strega. In seguito accese una sigaretta e cominciò lentamente a consumarla.

- Gazza potrebbe tornare da un momento all’altro.

- Vuoi farti un tiro, Reed? – le chiese invece lui, ignorando ciò che aveva appena mormorato con disinteresse la Reed. Quest’ultima alzò un sopracciglio perplessa e si limitò ad annuire leggermente. Allungò un braccio e prese tra le dita la sigaretta che Draco le stava porgendo. Se la portò alle labbra e fece un grosso tiro; attese che il fumo raggiungesse i suoi polmoni e poi lo cacciò fuori lentamente, osservando la nuvola scura che era fuoriuscita dalle sue labbra.

Restituì la sigaretta al proprietario e poi sospirò, lasciando andare la testa all’indietro e abbassando le palpebre con lentezza avvertendo sulla lingua il retrogusto di menta che contraddistingueva le sigarette del biondo. Si chiese ancora una volta il motivo per il quale Malfoy avesse cominciato a fumare e aprì la bocca con l'intenzione di chiederglielo. Solo che le parole che uscirono dalle sue labbra erano diverse da quelle che si aspettava.

- Malfoy, come ti vanno le cose?

- Perché ti interessa saperlo?

Allyson si mordicchiò l'interno della guancia, raddrizzò la testa e poi prese a fissarsi le scarpe, distratta.

- Beh…Harry è un po' paranoico ultimamente. E’ convinto che tu stia nascondendo qualcosa, sai. - buttò lì, con un tono intenzionalmente tranquillo.

- Mh.

Draco fece Evanescere il mozzicone arancione, poi si posizionò meglio. Cercò una posizione che lo soddisfacesse ma alla fine si limitò a tenere le gambe stese e il viso rivolto davanti a sè. Lanciò di sottecchi uno sguardo alla ragazza e poi ritornò ad assumere il solito ghigno strafottente.

- Tu non stai nascondendo qualcosa, vero? – chiese nuovamente Allyson. Né lei e né Malfoy avevano capito dove avrebbe voluto arrivare; ma Ally aveva un obbiettivo preciso: tentare di scoprire la sua missione.

Voleva saperne di più di tutta quella situazione e poteva ritenersi molto fortunata poiché l’unico pericolo che avrebbe potuto smascherare sia lei che il Serpeverde era rappresentato da Harry.

Sapeva come gestirlo…o, almeno, sperava di riuscirci.

- Cosa dovrei star nascondendo, mezzosangue?

Fece lui con una nota di nervosismo appena percepibile nel tono.

- Non saprei.

- Perché mi stai dicendo tutte queste cose, Reed? – mormorò lui, la rabbia palese che cominciava a balenare nelle sue iridi grigie.

- Non lo so, Malfoy…forse…vorrei solo capire il motivo del tuo comportamento così strano.

Draco s’impose di restare calmo poiché non c’era nessun motivo di arrabbiarsi. In fondo, erano solo delle semplici domande che avrebbe potuto tranquillamente ignorare.

- Non sono strano. Anche se fosse, Reed, come ti ho già detto: non sono affari che ti riguardano. Stanne fuori, chiaro?

Allyson fece per dire qualcosa ma proprio in quel momento, la porta della Sala dei Trofei si aprì con uno scatto violento. Entrambi si erano alzati di scatto, afferrando il primo trofeo che trovarono e fingendo di lucidarlo.

- Siete ancora qui, voi due? FUORI DI QUI!

Gazza era furibondo. I due approfittarono del momento e con rapidità lasciarono la sala, quasi correndo. Arrivarono alle scale con il fiatone e poi tentarono di darsi un certo contegno.

- E’ andata meglio di quanto pensassi. Avremmo dovuto lucidare quei trofei almeno per un’altra ora! – cominciò lei, ridacchiando.

- Salazar, in tuo onore, domani spaventerò qualche primino Grifondoro e schianterò San Potter e la mezzosangue isterica solo per ringraziarti!

- E io trasformerò Malfoy in un furetto, giusto per divertirmi! – esclamò la Reed, subito dopo aver lanciato a Malfoy uno sguardo divertito e minaccioso allo stesso tempo.

- Non ne saresti capace, Reed. E’ un incantesimo troppo complicato per le tue scarse abilità.

- Parla quello che ha appena un 'Accettabile' in Trasfigurazione!

- Però, almeno, il sottoscritto sa lanciare uno schiantesimo!

- Cosa vorresti insinuare? Guarda che IO riesco ad eseguire schiantesimi e maledizioni meglio di te! – esclamò lei infervorandosi, estraendo la bacchetta con una velocità disarmante e puntandola al petto di Malfoy.

- Certo, ne sono sicuro. – cominciò sarcasticamente Draco, mentre con una mano abbassava la bacchetta della strega. – Mi piacerebbe sul serio darti una bella dimostrazione di vera magia, mezzosangue, ma adesso ho cose molto più importanti da fare.

- Del tipo?

- Qualsiasi cosa è più importante del litigare con te, il che è anche totalmente inutile.

Le rispose lui, stampandosi sulle labbra sottili il ghigno che lei tanto detestava. Allyson sbuffò, seccata, mentre riponeva nuovamente la sua fedele bacchetta nella tasca del mantello.

- Ti odio.

- Dimmi qualcosa che non so, mezzosangue.

- Illuminami!

Malfoy le si avvicinò all’orecchio, gli occhi grigi intrisi di malizia, e poi le sussurrò:

- Lo sanno tutti che non è vero, Reed.

Prima ancora che Allyson riuscisse a ribatte Malfoy le aveva già voltato le spalle, cominciando a dirigersi verso il dormitorio di Serpeverde, lasciandola sulle scale immobile e totalmente persa nei suoi pensieri e nel reale significato di quella frase. La Grifondoro sospirò e iniziò lentamente a salire le scale, per poter raggiungere il suo dormitorio. Ma più rifletteva su quelle parole e quelle sue strane sensazioni e più pensava di poter impazzire da un momento all’altro.

Cos’è che sapevano tutti? Di cosa accidenti stava parlando? Lei odiava Malfoy!

Era terribilmente fastidioso ogni suo piccolo dettaglio: la sua voce così calda, i suoi occhi così profondi, le sue labbra così sottili e morbide…

“Piantala. Allyson Reed datti una calmata!”

Si schiarì rumorosamente la gola, ritornando ad elencare i difetti di Malfoy.

Detestava ogni cosa di lui: il suo atteggiamento irritante, la sua arroganza, il suo ego così sproporzionato da riempire un'intera stanza, il suo modo di parlare, le cose che diceva, le sigarette che fumava…okay, probabilmente quelle non erano poi così male. E a proposito di quelle sigarette, una delle cose strane che erano accadute non prima di venti minuti fa era proprio lo scambio che le aveva offerto. Il Draco Lucius Malfoy che conosceva, oramai, da sei anni non avrebbe mai scambiato una sigaretta – anzi, un qualsiasi cosa – con una mezzosangue. Ancor di più se la mezzosangue in questione era lei.

“Chissà che diavolo gli è passato per la testa…anche se dire che non mi sia piaciuto il gesto è dire una grande balla.”

Si fermò per qualche istante, per poi spalancare gli occhi e agitare nervosamente le mani davanti al suo viso. Si diede un piccolo scappellotto alla testa, per poi scuoterla e ricominciare a camminare.

“Allyson Reed piantala di pensare stronzate! Tu odi Malfoy e tutto ciò che dice o fa, niente ti piace di lui!”

- Qualcuno ha paura dei suoi sentimenti.

Fece Black canzonandola con un tono divertito.

“Chiudi il becco.”

Quando, finalmente, raggiunse la Torre di Grifondoro era scattato il coprifuoco già da qualche minuto e tutti si trovavano nelle calde braccia di Morfeo. Allyson salì rapidamente le scale del dormitorio femminile, poi entrò silenziosamente nella sua stanza per evitare di svegliare Ginny, Lavanda e Calì. Mise il suo pigiama con le stelline e poi si infilò nel suo letto rosso-oro sperando che, assieme alla stanchezza, avrebbe lasciato alle spalle anche tutti quei pensieri che le affollavano la testa.

**

- Ho una fame! – esordì Ron, mentre si metteva nel piatto quanta più roba possibile e cominciava a divorare un po' tutto.

- Quando mai è il contrario. – mormorò Hermione preferendo distogliere lo sguardo mentre Allyson ed Harry si scambiavano uno sguardo divertito.

Quella mattina era cominciata bene, a parte gli sbaciucchiamenti nauseanti di Ron e Lavanda. Non faceva molto freddo e molti studenti sembravano aver ricevuto delle buone notizie dalla posta mattutina. Allyson prese una fetta di pane tostato, spalmandogli sopra della cioccolata e cominciando a mangiucchiarla con lentezza. Lo stomaco le si era chiuso già dalla sera precedente e se non fosse stato per le parole della Granger, non avrebbe toccato cibo. Ma dovette ringraziarla più presto del previsto poiché più addentava quel pane e più cominciava ad avvertire una fame sempre più impellente.

- Hermione, abbiamo Antiche Rune alla prima, giusto? – le chiese la mora per poi bere un sorso di latte.

- Si. Poi abbiamo due ore di Pozioni e una di Difesa con i Serpeverde e…- ma la strega la interruppe ridacchiando.

- Ho capito, dovrò prepararmi psicologicamente.

- Non me ne parlare! – biascicò il rosso dopo aver mandato giù un altro boccone.

Allyson fece per dire qualcosa ma fu troncata sul nascere da qualcuno che le afferrò una spalla, costringendola a voltarsi e ad alzare lo sguardo.

- Dobbiamo parlare.

La mora alzò un sopracciglio perplessa mentre osservava la strana espressione di Theodore.

- Che succede?

Sussurrò. Lui si limitò a sbuffare ed avvicinarsi un po' di più al suo orecchio, per poi sussurrarle:

- Datti una mossa. Ti aspetto fuori.

Detto ciò si raddrizzò e con la sua solita espressione, tentando di sembrare il più tranquillo possibile, raggiunse l’uscita della Sala Grande, sotto gli sguardi esterrefatti di almeno della metà degli studenti vicini.

- Ehi, che voleva quello lì? – cominciò Harry ma Allyson si strinse nelle spalle, apparentemente tranquilla.

- Non ho capito cosa volesse, e comunque ho dimenticato il libro in Sala Comune, ci vediamo in classe, tranquilli.

Salutò i suoi amici e cominciò avviarsi fuori dalla sala. Harry si limitò a restare in silenzio, scambiandosi uno sguardo con i due amici di sempre. Questa volta - ne era più che sicuro – Ally stava combinando qualcosa di grosso. Al lato opposto del tavolo rosso-oro, due studenti in particolare avevano osservato quella scena con perplessità.

- Si può sapere che cosa prende a Theo? – chiese Malfoy, tentando di mascherare la sua irritazione. Blaise si strinse nelle spalle, mentre un piccolo ghigno gli si formava sulle labbra.

- Sono amici adesso, Dra. Theodore avrà i suoi motivi per fare una cosa del genere, non credi?

Il biondo borbottò qualcosa, fingendosi indifferente per poi bere del succo di zucca.

- Sicuramente la Reed avrà combinato qualcosa. – cominciò Pansy con uno strano tono, intromettendosi nella conversazione dei due ragazzi.

- Naturalmente. E poi, io non credo nemmeno alla storia della loro presunta “amicizia”. La Reed l’avrà ricattato in qualche modo. – continuò Daphne, scostandosi i suoi lunghi capelli biondi sulla spalla sinistra con fare altezzoso.

- Oppure è Theo che la sta usando per qualc…- ma Draco la interruppe, lanciandole un’occhiata glaciale.

- Nessuno ha chiesto il vostro parere. – Malfoy si issò, dando le spalle e cominciando rapidamente a raggiungere l’uscio della Sala Grande.

- Non abbiamo detto niente di male! – si lamentò la Parkinson, guardando il ragazzo di cui era cotta, sparire dalla sua vista.

- La prossima volta è meglio che non diciate nulla quando non conoscete la situazione. – Blaise si schiarì la gola e, in seguito, seguì l’amico allargando il suo ghigno e passandosi una mano tra i capelli.

**

- Theo mi spieghi che succede? – Theodore stava trascinando Allyson su per varie rampe di scale, stringendole il braccio in una morsa quasi gentile. Non aveva ancora spiccicato parola e la strega cominciò a preoccuparsi per quel suo strano comportamento.

- Guarda che comincio seriamente a preoccuparmi!

Finalmente si fermarono; erano arrivati in prossimità del secondo piano. Theo l’aveva sbattuta al muro con una certa urgenza, guardandosi intorno con circospezione. Pochi erano gli studenti che passavano per quel corridoio al momento, ma non sembrò importare a nessuno dei due.

- E' importante.

- Theo, cominci a spaventarmi. Che è successo? – gli chiese, incrociando le braccia al petto e osservando i suoi occhi scuri.

Il Serpeverde aveva una mano poggiata sul muro, accanto alla testa di lei, mentre l’altra era occupata a rovistare frettolosamente nelle tasche del mantello. Dopo qualche minuto ne estrasse un bastoncino sottile che la ragazza riconobbe subito: una sigaretta.  Ally non potè fare a meno di guardarlo con una confusione ben evidente. Lui le porse la sigaretta senza parlare lanciando un’occhiata alle proprie spalle e piegandosi un po' di più verso di lei.

- Ma cosa..?

- Credimi, ne avrai bisogno.

La Reed intascò con una certa riluttanza quel bastoncino di nicotina e puntò i suoi occhi in quelli di Theodore.

- Spiegami.

Lui si concesse un sospiro e poi ricambiò l'occhiata con decisione mentre Allyson ebbe di nuovo la sensazione di essere trafitta da quello sguardo.

- Ci sono delle novità dai piani alti.

L'angolo di Hono:

[*1] Tratto da "Lo Hobbit", scritto dal grandissimo Tolkien. (Tra l'altro, lo adoro *w*)

Capitolo sedici. Beh, non ho molto da dire e non vorrei scrivere sempre le stesse cose in questo angoletto! Sapete, mi sento terribilmente ripetitiva.
Vi scrivo solo un paio di appunti, ve lo prometto: farò la brava e non vi annoierò troppo con i miei scleri. Allora, la prima cosa che volevo chiarire era la scelta del libro che ho citato all'inizio. Sicuramente, se la mia non fosse stata una fanfiction su Harry Potter lo avrei citato almeno una cinquentina di volte. Ma in questo caso ho scelto Lo Hobbit. Il motivo, credo sia abbastanza semplice: anche se non ci sono cresciuta con Tolkien e sto leggendo i libri solo ora mi andava di "trasmettere" - attraverso Allyson - quello che sto provando. Leggendo, sento come un qualcosa di simile a ciò che ho provato quando a otto anni  misi
per la prima volta i miei occhi su Harry Potter. Sono solo al secondo libro della trilogia, Le due Torri, ma già dal principio di tutta la vicenda mi sono sentita parte di quel viaggio ed è come se stessi accompagnando Frodo passo dopo passo nel compimento della sua missione e proprio come ho fatto con Harry sento il desiderio di restargli accanto fino alla fine. Non so se sono riuscita a spiegarmi, scusatemi se la sto portando alla lunga.
Comunque, Ally è stata cresciuta da una coppia di babbani, ha visto e respirato ogni "diavoleria babbana" sin da quando era piccola ed è stato un qualcosa di automatico includere Tolkien qui.
Il secondo chiarimento riguarda, appunto, la famiglia di Allyson. I suoi genitori biologici erano una coppia di maghi (personaggi inventati da me) che ha sempre dato l'anima nella battaglia contro Colui-che-non-deve-essere-nominato. Erano molto amici di James, Lily, Sirius e Remus e avevano sempre ammirato Silente. Dopo che hanno avuto Allyson, però, sono stati assassinati e di conseguenza l'Ordine ha provveduto a mandare la bambina il più lontano possibile dalla battaglia che stava devastando il Mondo Magico. Tim ed Helena Carter accolsero Ally con grande gioia. Tim era nato in una famiglia di maghi ma non aveva eriditato alcun potere magico per cui aveva condotto una vita da babbano e aveva sposato la donna della sua vita. Naturalmente, avendo contatti con la famiglia, sapeva cosa stava accadendo nel Mondo Magico e non aveva fatto alcun problema quando Sirius gli spiegò la situazione. Helena sapeva dell'esistenza dei maghi ed era entusiasta di poter avere "una strega in famiglia" visto e considerato che i due non avrebbero potuto mai avere dei figli. Allyson crebbe, dunque, come una normale bambina babbana finchè i suoi genitori adottivi non morirono davanti ai suoi occhi. Più tardi scoprì di essere una strega e cominciò a frequentare Hogwarts con qualcuno a lei sconosciuto  che provvedeva ai suoi bisogni primari durante il periodo estivo. Era l'Ordine a provvedere a lei, segno di riconoscimento ai suoi genitori naturali che avevano dato la vita per combattere Voldemort.
Okay, okay, credo che possa bastare :3 Infine, un' ultima  precisazione che forse avrei dovuto fare prima ma visto che ci siamo non mi resta che farla ora! Allora, il problema Draco Malfoy (?) Credetemi, vorrei tanto riuscire a renderlo davvero lui. Mi impegno moltissimo e spero che non risulti troppo lontano dal vero se stesso. La cosa che più mi preme è il problema della sua personalità nella mia storia e la sigaretta. Centinaia di fanfiction lo ritraggono come un "figo" affamato di sesso, che è popolare tra le ragazze le quali lo considerano un dio sceso in terra. C'è chi invece evidenzia il suo lato romantico, lo fa diventare come un Romeo che difende a spada tratta la sua amata. Ci sono così tanti "Draco" ormai che quasi non si riconosce più quale sia il vero (questo però non è un problema solo suo, intendiamoci. Lo si fa con tutti i personaggi). Io ho cercato di renderlo il più vicino possibile all'orginale, cercando di far capire 
che è il solito altezzoso e borioso Serpeverde che non perde l'occasione di attaccar briga con tutti, che però anche lui  ha dei sentimenti, e che ha fatto le scelte sbagliate. Naturalmente, ne Il Principe Mezzosangue ha subito un cambiamento che lo ha portato a scegliere quella strada per paura che Tu-sai-chi facesse del male a lui e alla sua famiglia. Insomma, quello che voglio dire è che ho cercato di dare al "mio Draco" queste caratteristiche ma avendo modificato un paio di cose penso che sia assolutamente normale che anche lui sia stato alterato da ciò. L'aggiunta di Ally, il fatto che Blaise e Theodore siano i suoi migliori amici e qualcosa che capirete nei capitoli a venire, lo ha portato ad essere diverso e magari anche a fare scelte differenti. Invece, passiamo alla questione sigaretta: lui non fuma in realtà lo so bene. Mi sono servita di questo mezzo solo per dargli un qualcosa in più. Cioè, la sigaretta, per me simboleggia il fatto che nonostante lui sia cresciuto con certi ideali ha un suo cervello e pensa da sè. E' come se fosse un piccolo simbolo di ribellione che lo aiuta a non esplodere.
Con questo, lo giuro, ho finito. Ci sarebbero molte altre cose, ora che ci penso, ma le affronteremo un po' per volta. Credo di avvervi rotto le scatole abbastanza per stasera. Come sempre, vi ringrazio di avermi "acoltata" e di aver letto la storia. Spero che continui a piacervi e che non deluda mai le vostre aspettative.
Ringrazio coloro che la inseriscono tra le seguite/preferite/ricordate, ringrazio coloro che la recensiscono e ringrazio anche solo chi la legge. Sono felice, sul serio. Grazie, siete davvero fantasici <3
Se vi va lasciatemi il vostro parere e  con questo vi saluto! C: Alla prossima!
Hono


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Capitolo 18
*** Capitolo Diciassette: Guilt ***


Capitolo 17

Capitolo Diciassette: Guilt

 

- Guai in arrivo, Reed. 

Allyson aveva la gola più secca di quanto potesse pensare e una strana ansia cominciò lentamente a pervaderla mentre guardava Theodore negli occhi, quasi spaventata.

- Sii più chiaro, Theodore. – fece mordendosi con forza l’interno della guancia e deglutendo un paio di volte, come a voler mandare via quel nodo che le si era formato proprio nel bel mezzo della gola.

- Blaise è stato a casa per qualche giorno. La madre si era ammalata, ma ora sembra stia bene. – spiegò velocemente, dando un’occhiata di sottecchi all’angolo deserto poco lontano da loro due.

- E questo come potrebbe interessarmi? – sbottò lei con fare nervoso, tentando di regolarizzare il respiro. Si scostò una ciocca corvina dal viso, osservando il Serpeverde con ansia. Ad Allyson sembrò quasi di riuscire a toccare la tensione che si era creata.

Theo aprì la bocca ma poi la richiuse subito dopo, notando un gruppetto di ragazzine di Tassorosso che stava passando dietro di loro proprio in quel momento. Si chinò verso di lei ancora di più, arrivando a solleticarle l’orecchio con il suo respiro. La strega pose una mano sul petto di lui, in attesa, per poi spingerlo leggermente non appena le Tassorosso ebbero voltato l’angolo ridacchiando e riserbandogli delle occhiatine furtive.

- Arriva al punto, sto cominciando ad innervosirmi. – bofonchiò, seccata, per poi accompagnare quella sua frase con una risatina bassa e tesa.

- Blaise ha sentito qualcosa uscire della bocca di uno dei suoi elfi domestici e poi l’ha costretto a sputare il rospo. L’elfo ha detto di aver sentito una conversazione di Mrs. Zabini e Mrs. Greengrass in cui parlavano di te.

Allyson spalancó gli occhi e aprì così tanto la bocca che ebbe la netta sensazione di aver toccato con il mento la superficie fredda del pavimento. Una fitta la prese allo stomaco e, molto probabilmente, se non fosse stato per il Serpeverde che l’afferrò giusto in tempo, sarebbe cascata letteralmente a terra.Provò a dire qualcosa ma era come se avesse perso improvvisamente l’uso della parola.

- Sta tranquilla. Non parlavano proprio di te, cioè, hanno detto che il Signore Oscuro ha dei sospetti su qualcuno e che manderà un suo fidato qui, credo per tenere d’occhio questo qualcuno e…- ma la ragazza lo interruppe, fissandolo con occhi vitrei e spenti.

- E quel qualcuno dovrei essere io.

Theodore lanció un'occhiata intorno a loro; il corridoio, ora, era completamente vuoto a parte loro due. Si assicurò che lei fosse in grado di restare in piedi senza il suo aiuto e poi si schiarì la gola leggermente. 

- Hanno fatto il nome di Piton, ma dubito che si tratti veramente di lui. - continuò.

- Sono sicura che saranno soltanto delle voci che girano e nulla di più. Succede spesso tra i Mangiamorte. - Asserì Allyson, con una risatina nervosa. Fece una pausa, poi,                                                annuendo vigorosamente. – Si, deve essere per forza così…giusto, Theo?

Solo quando sollevò nuovamente lo sguardo su di lui si accorse che non la stava più nemmeno ascoltando; si era raddrizzato, fissando un punto imprecisato sopra la sua testa, immerso nei suoi pensieri.

 - Ehi, Theodore! - quasi gli urlò, sventolandogli energicamente una mano davanti al viso.

Lui si risvegliò da quella sottospecie di trance in cui era appena caduto passandosi una mano tra i capelli come a volerli ravvivare e poi sbuffò, mascherando qualsiasi sentimento stesse provando in quel momento. Come al solito, insomma.

 - Che c’è?

- Stavo dicendo che forse queste potrebbero essere solo delle voci…- mormorò, come a volersi convincere lei stessa di quelle parole.

Theo restò in silenzio mentre il suono della campanella li interrompeva. Si udì in lontananza il vociare degli studenti che avanzavano verso quel corridoio e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo.

- Staremo a vedere quel che succede. – annunciò poi la Reed, concedendosi un respiro e cercando di riacquistare un certo contegno.

Nott annuì semplicemente e, dopo averla salutata con un breve cenno del capo, si avviò mentre gli studenti si riversavano nel corridoio. La strega rimase immobile per qualche istante, incurante di tutto ciò che le scorreva intorno. Non voleva crederci. Era praticamente impossibile. Colui-che-non-deve-essere-nominato non avrebbe mai corso il rischio di un qualcosa di così stupido come un infiltrato. Avrebbe dovuto pensarci dall'inizio. Uno studente o un professore oppure un qualsiasi altro mago che avrebbe fatto la sua comparsa quando non mancavano che pochi mesi alla fine dell'anno non poteva non apparire sospetto.

- Ehi, Ally! Muoviamoci, altrimenti Piton non avrà pietà.

Esclamò Neville, sbucando da dietro le sue spalle e distogliendola dalle sue riflessioni. Allyson si riscosse, poi face un piccolo sorriso appena accennato all’amico.

- Si, andiamo.

Ed entrambi si avviarono verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, a passo sostenuto, proprio per evitare che il professore togliesse loro dei punti a causa di un ritardo. Ally era sconvolta; il suo stomaco era ancora in subbuglio e credette che da un momento all’altro avrebbe potuto vomitare di tutto.

“Non ci voleva proprio, maledetto Salazar!”

**

- Allyson devi dirlo al professor Silente.

Asserì Ginny seriosa, guardando un’ Allyson trepidante e nervosa.

- Non posso.

- Pensaci: il professor Silente ha sempre la risposta che cerchiamo... - Hermione corrucciò la fronte, fissando intensamente il camino dinanzi a lei. - Magari lui è addirittura già al corrente di questa faccenda…

- E’ naturale che Silente lo sappia. In qualche modo, lui sa sempre tutto. - disse la mora lasciandosi cadere pesantemente sulla sua vecchia poltrona preferita. Poi, continuò - Ma non voglio mettere in mezzo Theodore e Zabini.

- E se fosse qualcosa di importante? - insistette la riccia.

Allyson scosse semplicemente il capo, poi si concesse un lungo sospiro. Pensandoci bene, probabilmente dire tutto a Silente sarebbe stata la migliore delle soluzioni possibili ma lei non voleva in alcun modo trascinare i due Serpeverde in una situazione che nemmeno li riguardava.

- Non ne parliamo più. Saranno solo delle...stupide voci…- sussurrò fissando un punto davanti a lei, mentendo nuovamente a sè stessa. 

Le due amiche si scambiarono uno sguardo, in seguito Hermione aprì la bocca con l’intenzione di dire qualcosa ma era come se improvvisamente non fosse più in grado di articolare una frase. Richiuse semplicemente le labbra, mentre lo sguardo nei suoi occhi castani era intriso di preoccupazione. Ginny si limitò a sbuffare, preda della tensione e dell’irritazione. Uno strano silenzio calò intorno a loro, avvolgendole. Per i minuti che seguirono gli unici rumori udibili furono il crepitare del fuoco, lo sbattere violento della pioggia sui vetri e il chiacchiericcio allegro dei pochi studenti che popolavano la Sala Comune in quel momento. Immerse nei loro pensieri e nelle loro inquietudini comuni non ebbero più modo di dire una sola parola per quella sera sull’argomento, anche a causa dei loro amici che le raggiunsero qualche tempo più tardi.

Harry, Ron, Dean, Seamus e Neville era completamente bagnati di pioggia e sporchi di fango. Ma le uniche a cui parve importare davvero furono Hermione e Ginny non appena avvertirono degli schizzi d’acqua fangosa arrivare proprio sui loro visi.

- Ma che diavolo avete combinato?

Domandò con perplessità la Reed, ridacchiando davanti all’esilarante scena che le si presentava davanti: Paciock e Finnigan stavano tentando goffamente di darsi una ripulita, Thomas e Weasley si erano afflosciati accanto a Ginny divertendosi a punzecchiarla, cercando di sporcarla con il fango che avevano appiccicato addosso mentre Potter si era appena fatto riparare gli occhiali da Hermione.

- Siamo andati sul campo, abbiamo tentato di fare una partita ma ci siamo beccati troppa acqua…- spiegò Ron che, scuotendo velocemente la testa, fece muovere anche i suoi folti capelli rossicci, sporcando di conseguenza una più che indignata Ginevra.

- Ron piantala! - sbottò la più piccola dei Weasley, che venne ignorata dall’interessato.

- In realtà io ero andato ad assistere…- precisò Neville, per poi passarsi una mano sporca sulla fronte.

Allyson non poté fare a meno di lasciarsi andare ad una risata alquanto rozza e indecorosa, lanciando la testa all’indietro e posandola sullo schienale della poltrona. Chiuse gli occhi, mentre tutti gli altri ridevano assieme a lei.

- Per Merlino!

- Cielo, è meglio che andiate a darvi una ripulita.

Commentò a metà tra il disgusto e il divertito la Granger, lanciando delle occhiatine di sbieco a Ron.

- Più tardi, Hermione! Ora vogliamo rilassarci un po'.

Fu la risposta sbrigativa di Dean, mentre si sistemava meglio sul divano consunto e cercava di abbracciare Ginny. Quest'ultima, invece, ridacchiava tentando di allontanarlo via.

- Ehi, Ron! Ma non avevi appuntamento con Lavanda?

Fece Seamus ad un certo punto, sedendosi sul pavimento, dando le spalle al camino e seguito da uno più che stravolto Neville. In quell’istante il rosso spalancò gli occhi, deglutendo e cominciando ad imprecare.

- Me ne ero dimenticato! Lavanda mi ucciderà!

- Beh, guarda il lato positivo: almeno mi libera da un fardello pesante come te, fratello! - esclamò Ginny con un ghigno divertito appena accennato sulle labbra rosee.

- Non sei divertente! - Ron sbuffò, alzandosi e camminando rapidamente in direzione del dormitorio maschile sotto gli sguardi divertiti dei presenti mentre soffocava delle imprecazioni abbastanza colorite.

Harry prese il posto di Weasley, mettendosi accanto a Ginevra con uno strano nervosismo.

- Beh, è meglio che andiamo a toglierci di dosso questo fango o rischieremo di saltare la lezione della Mcgranitt in massa!

Annunciò con una risata Dean, il quale ricevette un’occhiata fulminante di Hermione che non perse tempo e subito cominciò ad esortarli affinché andassero a lavarsi. Thomas, Seamus e Neville salutarono e poi sparirono oltre le scale, ripetendo lo stesso cammino che Ron aveva percorso qualche minuto prima.

Rimasti in quattro, il silenzio cadde nuovamente.

Allyson ed Harry si osservarono tacitamente per qualche istante; i loro sguardi così simili si incrociarono per degli attimi, come se stessero instaurando una specie di connessione mentale. Ed è proprio in quella precisa frazione di secondo che la strega comprese che Harry doveva aver capito qualcosa e tutte le sue mura difensive parvero crollare in un solo attimo. Lo avvertiva dentro di lei, proprio come se fosse stato lui stesso a confermarlo. Lui aveva capito che c’era qualcosa che non quadrava, che gli stesse nascondendo qualcosa di troppo grande anche per una ragazza come lei. Qualcosa che aveva a che fare con “il lato oscuro”. Allyson lo aveva sentito chiaramente, proprio come se fosse stato un suo pensiero, un suo timore, un suo sospetto. E inevitabilmente il senso di colpa non tardò di certo ad arrivare. Si alzò, sfuggendo a quello sguardo sincero in cui vi aveva sempre trovato un rifugio rassicurante. Evitò volutamente quegli occhi che la stavano inconsciamente incolpando di tutte le bugie e i sotterfugi.

- Ho la punizione questa sera, sarà meglio che mi dia una mossa.

- Buona fortuna con il furetto, Ally! - esordì Ginny facendole l’occhiolino.

In tutta risposta la giovane ridacchiò.

- A dopo!

- Ciao!

La salutarono Harry ed Hermione, il primo assorto e perso nei meandri della sua mente mentre la seconda sorridente ma inquieta allo stesso tempo.
La mora uscì dal buco del ritratto, affrettando il passo e mutando repentinamente espressione. S’incupì, scendendo una rampa di scale con lentezza mentre i suoi pensieri cominciarono ad errare sempre più lontani, raggiungendo luoghi remoti dimenticati dal mondo, e angoli bui, tetri, percorrendo sentieri illuminati da una pallida luna, intrisi di una nebbia fitta, inquietante e passando per vicoli oscuri e gelidi come le notti d’inverno più fredde e tormentate.

**

- Alla fine, se ci pensi, non è poi così male. Basta allontanare Gazza per un’ora e riusciamo a risparmiare un bel po' di fatica, non credi?

Allyson aspirò dalla sua B&H, fece arrivare il fumo a destinazione e poi lo ricacciò fuori piano, osservando la sua scia che pigramente saliva verso l’alto, dissolvendosi lentamente.

- Poco male, Reed. Devo comunque sopportarti.

Disse Malfoy con pacatezza, imitandola nell’azione di inalare del fumo dalla sua Slim alla menta. Era una vera e propria contraddizione la sua: avrebbe dovuto odiare i babbani e tutto ciò che li riguardava e invece si era ritrovato ad usufruire proprio di un qualcosa che gli apparteneva. Ormai non ricordava più nemmeno il motivo per il quale aveva iniziato. Ciò che ricordava, invece, era la sua prima sigaretta. Quella si che era stata un'esperienza terribile: un sapore disgustoso e il fumo che scivolava per la gola, penetrava all’interno e poi riusciva fuori lasciando un retrogusto di menta bruciata. Forse per il nervosismo o per l’agitazione aveva cominciato a fumarsene una ogni tanto giusto per lo “sfizio” e il bisogno di estraniarsi in qualche modo da ciò che lo circondava. Ma poi problemi dopo problemi, pensieri dopo pensieri, una tira l’altra e…non aveva più smesso. Probabilmente era l’unico tra i Serpeverde ad usare una simile “schifezza babbana”, però almeno riuscivano a fargli dimenticare per qualche minuto i pensieri che affollavano la sua testa.

Sarebbe parso strano a chiunque lo conoscesse con molte probabilità ma, si, Draco Malfoy aveva molti più problemi di quanto lasciasse vedere.

- E io devo sopportare te e il tuo ego sproporzionato, Malfoy, quindi direi che siamo pari.

Allyson fece Evanescere il mozzicone per poi stiracchiarsi e concedersi un lungo sbadiglio. Il bagno dei Prefetti era un luogo difficile da pulire soprattutto senza magia e ancor di più quando l’irritante fantasma di Mirtilla Malcontenta continuava a schizzare acqua ovunque, sbucando improvvisamente da un water e cominciando a tormentare i due poveri mal capitati. E non appena quel fantasma si era nascosto in un tubo di scarico, offeso dagli insulti che Allyson le aveva riservato, era stato inevitabile ringraziare Merlino, Morgana e tutti i maghi esistenti.

- Ma piantala. Io lo so, Reed…tu non aspetti altro che queste punizioni solo per passare del tempo con me. - esalò il biondo a voce bassa, un strano sorrisetto sulle labbra e uno sguardo velato di malizia mentre le si avvicinava.

- Ma davvero, Malfoy? - incrociò le braccia al petto, arrestandosi a qualche centimetro di distanza dal ragazzo. - E chi ti dice che non sia tu a non desiderare altro che passare del tempo con la sottoscritta?

Allyson gli resse il gioco, ricambiando quello sguardo malizioso.

- Non scherziamo, mezzosangue! Non sono io quello innamorato perso. - sibilò.

- Mi sa che hai ragione. Se vuoi la verità…ho sempre avuto un debole per te…- utilizzò un tono palesemente ironico, mentre con fare lascivo gli sfiorava il petto con un dito.

- Non ne avevo il minimo dubbio, Reed.

Sentenziò lui afferrandole di scatto la mano e stringendola nella propria in un gesto che in apparenza non aveva nulla di gentile.

 - Ma che carini! Adesso si mettono anche a flirtare. Se questo non è amore, non mi spiego cosa sia!

- Black, lasciali in pace. Sono così carini!

Le voci erano tornate a farle visita. Era da un po’ di tempo che non si facevano “vive” e rimpianse quei giorni poiché solo allora parve rendersi effettivamente conto della situazione: lei e Draco stavano flirtando in tutto e per tutto.

“Per Godric! Ma perché non state un po' zitte e ve ne tornate da dove siete venute?”

Con quella nuova consapevolezza dentro di sé si ritrovò a deglutire e ad arrossire leggermente. Il mago si accorse del rossore sul viso di Allyson e ghignò trionfante. La Grifondoro tentò di liberarsi dalla presa del biondo, sbilanciandosi leggermente, ma le urla del vecchio custode fecero sobbalzare entrambi. Allyson perse l’equilibrio e – non seppe né come e né quando – si ritrovò distesa a terra, proprio su Malfoy. I loro nasi e le loro labbra si sfioravano, i loro occhi spalancati si guardavano con sorpresa e un certo imbarazzo (alquanto evidente in lei), le loro mani si erano in qualche modo intrecciate e i petti si alzavano e si abbassavano in sincrono. Restarono perfettamente immobili, come se fossero stati colpiti da un incantesimo pietrificante. I secondi sembravano interminabili e poterono sentire chiaramente il respiro dell’uno fondersi con l’altro. Verde nel grigio, come se uno smeraldo fosse stato incastonato nell’argento. Ally deglutì, aumentando la presa sulle sue mani, trovandole fredde, quasi ghiacciate, ma grandi, lisce e confortanti. Riusciva quasi a percepire il suo sapore e l’odore forte di menta e tabacco le aveva completamente invaso le narici.
E automaticamente associò quel profumo a ciò che aveva sentito annusando l’Armotentia durante una delle prime lezioni di Pozioni.

- Cosa sente?

- Cioccolato, l’odore dei libri nuovi e… tabacco alla menta.

La Reed arrossì ancora più violentemente al ricordo e sembrò capire finalmente il significato di quella scoperta.  

- Voi due, datevi una mossa! Dovete finire di pulire!

Le urla di Gazza spezzarono quel momento idilliaco e con uno scatto – e soprattutto a malincuore – la strega balzò in piedi prendendo il primo straccio che le capitò davanti per poi allontanarsi dal biondo ed eseguire gli ordini del custode. Le sue goti erano passate ad un rosso ustionato e fece di tutto per farlo sparire. Cercò persino di pensare a Piton in atteggiamenti davvero poco decorosi per riderci sopra. Ma purtroppo non funzionò molto.

Draco dal suo canto sorrideva soddisfatto. Era un gioco per lui, non aveva mai preso in considerazione la Reed in quel senso anche se ultimamente il viso della ragazza cominciava a comparire fin troppo spesso nella sua testa. Ignorò quei pensieri e ritornò al suo lavoro, dandosi dell’idiota e dicendosi di non avere tempo per certe idiozie. Aveva una missione da portare a termine e non poteva concedersi alcuna “distrazione”.

Allyson sospirò e quasi rimpianse i secondi di poco prima. Aveva una strana sensazione allo stomaco e dal momento in cui si era avvicinata al ragazzo in quel modo non aveva desiderato altro che avventarsi sulle sue labbra e non staccarsi mai più. Scosse il capo, come a voler cancellare quelle immagini peccaminose e imbarazzanti che le si erano formate chiare e curate nei dettagli nella testa. Si disse che non aveva tempo per certe sciocchezze. Poi, lei odiava Draco…okay, okay! Concedendo che le piacesse almeno un po', ammise, non avrebbe mai potuto commettere un simile errore. Era rischioso e sbagliato, forse fin troppo. Si concesse un’ultima occhiata a Malfoy e poi ritornò alla sua punizione, sostituendo quei pensieri ad altri di molta più urgenza e importanza.

**

Il mattino seguente il soffitto della Sala Grande mostrava un cielo stranamente sereno per il clima invernale scozzese. Allyson era scesa di buon’ora con Hermione per fare un’abbondante colazione. Doveva prepararsi per una giornata abbastanza pesante e il fatto di non essere riuscita a chiudere occhio per l’intera notte non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Aveva passato tutta la nottata a rimuginare un po' su tutto, ma principalmente i suoi pensieri si erano focalizzati su una sola persona: Draco Malfoy. Dopo quello che era accaduto durante la punizione, la sera precedente, era arrivata ad una semplice conclusione: far finta di nulla. E fu proprio per questo che non accennò niente di quelle sue nuove e scomode scoperte, né ad Hermione e né a Ginny.

- Scommetto che nemmeno questa notte sei riuscita a dormire.

La Granger le riserbò uno sguardo critico, squadrandola per qualche istante mentre spalmava della marmellata su una fetta di pane tostato. Ally si limitò a stringersi nelle spalle, si versò del latte caldo nella sua tazza e cominciò a sorseggiarlo pigramente.

- Ormai ci sono abituata e non è un problema.

- Madama Chips ti aveva dato quella pozione per dormire…- la mora la interruppe con un gesto sbrigativo della mano. - Non posso continuare a prenderla, Hermione. Sono solo degli incubi, vedrai che passeranno.

- Se lo dici tu.

La riccia sospirò, per poi iniziare a consumare la sua colazione con una certa fame a differenza della ragazza di fronte a lei. Allyson non aveva voglia nemmeno di mangiare ma si sforzò ugualmente, conscia del fatto che avrebbe avuto bisogno di molte energie per superare quella giornata che si prospettava davvero ardua. Qualche minuto più tardi la Sala Grande cominciò lentamente a popolarsi; Harry, Ron e Lavanda furono tre dei primi a raggiungere le due ragazze. Si sedettero accanto a loro e iniziarono a mangiare affamati, soprattutto Ron. La Brown sembrava non volersi staccare più dal braccio del povero Weasley che pareva non desiderare altro che sbarazzarsi della “piovra-umana”. I suoi desideri però furono presto esauditi poiché, poco dopo, le amiche di Lavanda la chiamarono e dopo il solito teatrino disgustoso di baci e nomignoli si liberarono di lei.

- Quand’è che la lascerai, eh?

Gli domandò Allyson con un tono leggermente nauseato e al contempo seccato. La sua irritazione, in realtà, era dovuta solo ed esclusivamente all’ottusità di Ron perché se lui fosse stato un tantino più perspicace avrebbe capito che l’unica ragazza giusta per lui altri non era che Hermione. Il diretto interessato si limitò a rivolgerle uno sguardo tra l’imbarazzato e il nervoso. Avrebbe voluto dare ascolto ai loro amici ma non sapeva come lasciare Lavanda senza ferirla in nessun modo.

- Harry che cos’hai?

Sussurrò Hermione con apprensione, tentando di non farsi sentire né da Allyson e né da Ron. Erano giorni che il suo migliore amico era strano e pareva fosse divenuto apatico tutto d’un tratto. Sempre immerso nei suoi pensieri, sempre a pensare a Malfoy e alla sua “ipotetica” conversione. L’occhialuto si ridestò solo il quel momento e ripresosi si dipinse un sorriso fintamente sereno sulle labbra sottili, tentando di rassicurare l’amica.

- Tranquilla Hermione. E’ un periodo abbastanza difficile un po' per tutti, no?

- Sei sicuro?

Potter annuì e per evitare altre domande da parte della riccia si unì alla conversazione di Ron ed Allyson che avevano preso a parlare dei Cannoni di Chudley, ignari di quel veloce scambio di battute che era appena avvenuto tra Hermione ed Harry. D’un tratto il solito stormo di allocchi e barbagianni planò sopra le loro teste, lasciando lettere, gazzette e pacchetti a molti degli studenti presenti nella Sala Grande. Winter, il bel gufo di Allyson, le lasciò una missiva anonima. Perplessa, dopo aver salutato Winter, si accinse ad aprire la lettera e a leggerne il contenuto con curiosità.

Cara Allyson,
devo parlarti di una questione che, mi duole ammetterlo, è assai complicata. Ti aspetto questa sera dopo la cena nel mio ufficio.

Tanti saluti

Albus Silente.


Ally tossicchiò più volte, accartocciando quel foglio di pergamena e ponendolo nella tasca del suo mantello con fare tranquillo. I suoi amici le rivolsero uno sguardo a metà tra il curioso e il sospettoso.

- Chi ti scrive?

- Emh…- la Reed alzò lo sguardo, percorrendo l’intera sala e fermandosi proprio sul tavolo delle serpi. Accennò con il capo un saluto veloce a Theo e poi spostò la propria attenzione sulle spalle di Malfoy. Arrossì leggermente al ricordo del giorno prima e poi si rivolse nuovamente ai suoi amici – Malfoy.

- Cosa? E perché?

La strega guardò Harry, mordicchiando con forza l’interno della guancia.

- Mi ha avvisato che la punizione è stata spostata a venerdì a causa della ronda, niente di che.

Nessuno sembrò credere a quella scusa ridicola ma restarono ugualmente in silenzio, annuendo e riprendendo la chiacchierata di poco prima. Allyson sospirò, abbassando lo sguardo sul suo piatto e dandosi dell’idiota. Doveva essere più cauta. Non avrebbe voluto più mentire a nessuno e proprio in quel momento sperò che Silente le permettesse di rivelare tutto ad Harry e Ron. Non conosceva la reazione che avrebbero potuto avere davanti ad una simile rivelazione ma almeno la sua coscienza avrebbe pesato molto di meno e, forse, sarebbe riuscita nel suo intento in un modo migliore.

- Ally che succede? – le mormorò Hermione, nascondendosi dietro al suo calice di succo di zucca.

Ally le lanciò a malapena un’occhiata, troppo presa dai suoi problemi, ma riuscì ugualmente a risponderle:

- Te lo spiego più tardi.

L'angolo di Hono:
Saaaaalve! Come va? Eccomi ritornata con il diciassettesimo capitolo! Che dire?
Allyson: Dico che mi stai un po' rompendo, sai?
Oh, 'sta zitta. Lo sappiamo tutti che ti piace Malfoy :3
Allyson: -_-
Vabbè, non perdiamo tempo inutile con quella zuccona v.v Spero che  abbiate trovato il capitolo di vostro gradimento e che non abbia deluso le vostre aspettative. ^-^ 
Spero che non abbiate trovato Malfoy troppo poco "Malfoy" e che il momento "Drally" (come l'intero capitolo) vi sia piaciuto!
Detto ciò, mi farebbe piacere saperlo con una piccola recensione. Mi aiuterebbe a capire cosa pensate e mi spronerebbe a scrivere! Sia critiche che positive, sono costruttive entrambe! 
Allora, ringrazio come sempre tutti i lettori che recensiscono. Coloro hanno inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite. Vi adoro tantissimo e vi ringrazio un miliardo di volte <3 In più, dico un Grazie anche ai lettori che si limitano a darle un spulciatina ^-^ Un grazie, comunque, a TUTTI. <3
Ci si becca la prossima settimana C:
Hono

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Capitolo 19
*** Capitolo Diciotto: I Know What You've Become ***


Capitolo 18

Capitolo Diciotto: "I know what you've become" 

 

Dinanzi ai gargoyle di pietra che sorvegliavano l’entrata dell’ufficio del vecchio preside, Allyson pronunciò la parola d'ordine sottovoce smarrita nei meandri della sua mente, gli occhi vitrei e il pallore del viso che stava divenendo fin troppo frequente. Ansia e preoccupazione erano solo la superficie dell’oceano di sensazioni e pensieri che  l’avevano pienamente inondata sin da quella mattina, proprio nel momento in cui il messaggio di Silente le era stato recapitato. L'idea che Albus potesse avere qualche notizia pericolosa sulle ultime azioni di Voldemort le provocava una sgradevole e irriconoscibile sensazione alla bocca dello stomaco. Non aveva la più pallida idea di cosa doversi aspettare. In alcuni momenti aveva creduto persino di avere paura. E pur essendo rimasta a rimuginare ore intere sul motivo di quel panico, poi, non era riuscita neppure a capirlo.

E, come se non bastasse, i dubbi non l’avevano lasciata in pace nemmeno per un secondo; più lasciava che le domande affollassero il suo cervello, e più aveva la netta sensazione di star cominciando inesorabilmente ad impazzire, secondo dopo secondo. Ma, almeno, ora avrebbe potuto avere delle risposte. La porta si aprì con una lentezza del tutto snervante, quasi a voler ritardare quel momento, ed Allyson si ritrovò nel familiare ufficio di Silente. La fenice, probabilmente appena rinata dalle sue ceneri, era placidamente addormentata al solito posto, lì vicino il cappello parlante afflosciato e privo di vita, se ne stava immobile come se fosse perso anch’egli nei suoi pensieri. Silente osservava Fawkes con dolcezza, dando le spalle alla strega appena entrata, le mani unite dietro la schiena e la veste di un azzurro brillante che gli ricadeva elegantemente addosso.

- Allyson, sono lieto di vederti così presto. - utilizzò l’usuale tono pacato e gentile che lo caratterizzava. Quel tono era capace di calmare qualsiasi animo in pena e la Reed lasciò che quella voce placasse le sue preoccupazioni, affinché potesse sentirsi meglio.

Inutile dire che ebbe scarsi risultati.

- Ho pensato che dovesse dirmi una cosa importante, signore. - sussurrò a sua volta, non volendo rompere la strana quiete che pareva galleggiare tutt’intorno a loro, in quell’ufficio.

Ally si accomodò con delicatezza sulla poltrona che le indicava Silente, una delle due che si trovavano davanti alla sua scrivania.

- E in effetti è così. - confermò lui, il volto disteso e rilassato. Imitò la strega, sedendosi dietro la scrivania, poi prese a giocare con le caramelle al limone che c'erano in un contenitore trasparente dall’aria fragile.

Allyson deglutì, la mente preda di una forte confusione.

 - Di cosa devo essere informata?

Silente la guardò con i suoi  occhi limpidi, chiari e apparentemente sereni. Le allungò il contenitore offrendole una delle caramelle al suo interno.

- La ringrazio ma credo che passerò.

- Oh, suvvia Allyson! Prendine una, sono davvero ottime.

- Grazie.- acconsentì lei, afferrandone una e scartandola rapidamente, per evitare di far notare il tremolio improvviso che aveva colpito le sue mani. La mise in bocca e cominciò ad assaporarla, dovendo effettivamente ammettere che non era poi così cattiva.

 - Veniamo al dunque. - cominciò, passandosi una mano a lisciarsi la lunga barba argentea e assumendo un’espressione seria ma ugualmente pacata. - Si vocifera, Allyson, che presto avremo tra di noi un nuovo informatore.

- Un nuovo informatore?

Albus annuì grave, congiungendo le mani dinanzi al suo viso. Allyson non poté evitare di far cadere lo sguardo sull’arto malandato e scuro del preside. Si chiese nuovamente il motivo di quella strana…beh, non sapeva nemmeno come definirla. Se fosse una malattia, una maledizione o un sortilegio lei non lo sapeva ma avrebbe voluto ugualmente scoprirlo per trovarvi un rimedio. Altre domande, di natura differente, le si presentarono: Perché negli ultimi tempi la presenza di Silente a scuola era divenuta una cosa quasi rara? C’era di mezzo la sua mano malconcia? Oppure stava escogitando qualche piano riguardo il Signore Oscuro?

- Come sicuramente già saprai, tra i Mangiamorte ultimamente corrono delle voci. Una di queste riguarda proprio l’arrivo qui ad Hogwarts…

- Di un infiltrato. - sussurrò con voce rotta la strega interrompendo Silente.

- Esatto.

Fu come se l'avessero colpita con uno schiantesimo dritto nello stomaco. Non che non lo sapesse, Theo era stato chiaro. Lei però non l’aveva mai voluto ammettere e ora che si trovava di fronte alla realtà non aveva la minima idea di cosa pensare, dire o fare.

- Anche se fosse, signore, non crede che avremmo dovuto avere un qualcosa di certo e non solo delle stupide voci?

- Qualcosa di certo c’è. Anzi, questo informatore potrebbe già trovarsi all’interno della scuola.

Allyson si dipinse sulle labbra un mezzo sorriso.

- Lo saprebbe già se fosse così.

- Beh, un vecchio come me potrebbe anche non accorgersi di nulla.

Lei si lasciò scappare una risatina divertita, scuotendo leggermente la testa.

- Oh, mi creda lei potrebbe anche diventare un vegetale ma sono certa che non le sfuggirebbe neanche il minimo particolare.

- Sono lusingato, Allyson, ma così mi farai arrossire. - Silente sorrise per poi ritornare serio dopo qualche istante.

- Signore, indipendentemente da ciò…io cosa dovrei farci? Intendo dire, ha qualche compito da commissionarmi?

- Non per il momento, almeno. Finché non sapremo sotto quali mentite spoglie si presenterà questo servitore di Voldemort, non credo che potremo fare molto.

- Capisco.

Ally si lasciò scappare un sospiro sollevato, abbassò le palpebre per qualche secondo e poi le risollevò con lentezza, puntando i suoi occhi smeraldini sul preside.

- Deve dirmi qualcos’altro?

Silente parve indugiare ma rispose quasi subito. Scosse lievemente il capo, guardandola con una strana luce da dietro gli occhiali a mezzaluna.

- No, non credo che sia necessario altro per il momento. Anche se, ne sono sicuro, ci rivedremo ancor prima di quanto tu possa pensare.

Allyson annuì, alzandosi dalla comoda poltrona e rivolgendo un saluto rispettoso al preside. Poi lasciò il suo ufficio con ancora troppe domande irrisolte nel cervello.

**

“Respira, Allyson. Conta fino a dieci”

S’impose, respirando profondamente e cominciando a contare con lentezza. Si sporse oltre l’angolo del corridoio e vide Malfoy fermarsi per qualche istante, guardarsi intorno e continuare a camminare, rapido. Harry, nascosto dal Mantello dell’Invisibilità l’aveva seguito. Lei era riuscita a vedere giusto in tempo l’amico divenire invisibile e inevitabilmente si era messa a pedinare entrambi.

“Cinque…sei…sette…otto…DANNATO MALFOY!”

Mandò al diavolo la calma e cominciò ad imprecare tutti i Maghi e le Streghe che le vennero in mente. Draco si era fermato al terzo piano, in punto imprecisato, guardandosi nuovamente attorno con circospezione. Allyson sentiva il sangue ribollire nelle vene mentre alternava gli insulti al biondino alle imprecazioni abbastanza colorite. Doveva agire. E alla svelta. Non poteva permettere che Harry vedesse Malfoy, qualsiasi cosa avesse intenzione di combinare. Scostò una ciocca ribelle con un certo fastidio e dopo essersi concessa l’ennesimo sospiro, sbucò dal corridoio cercando di apparire il più naturale possibile.

- Malfoy! Finalmente ti ho trovato! - esclamò, nascondendo l’ansia, fingendo di aver appena corso per rampe e corridoi. Portò una mano al petto, simulando il fiatone che avrebbe dovuto avere.

- Reed, ma che diav…? - Draco non ebbe neppure il tempo di concludere la frase. Allyson finse di aver appena regolarizzato il suo respiro e, senza pensarci, gli afferrò una mano.

- Diamoci una mossa. La Mcgranitt vuole vederci!

- Cosa? Che cavolo vuole quella vecchia, adesso?

- Non ne ho idea, ma dobbiamo darci una mossa!

Sbottò la Reed, cominciando a correre e costringendo il ragazzo a fare lo stesso.

- Ehi, mezzosangue, datti una calmata! - disse lui, non riuscendo a nascondere l’irritazione.

Allyson lo ignorò e continuò la sua corsa. Non era sicura del fatto che Harry li stesse seguendo ma, in qualche modo, sentiva la sua presenza troppo vicina per i suoi gusti. Sicuramente non aveva bevuto quella scusa priva di qualsiasi fantasia e probabilmente, nemmeno Malfoy. Non le importava granché, però. L’unica cosa giusta da fare in quel preciso istante era sparire per un po’, o almeno cercare di farlo. Scesero di un piano e poi la Grifondoro svoltò bruscamente per un corridoio. Avvistò la prima porta di un’aula e vi si fiondò dentro senza alcun indugio. Sperava che l’amico non li avesse visti anche se era certa che avesse la Mappa del Malandrino con sé. Allyson, stringeva ancora la mano di Draco così forte da rischiare seriamente di spezzarla. Malfoy, dal canto suo, con il respiro accelerato guardava la ragazza con un misto di perplessità e irritazione. Si stava chiedendo cosa fosse accaduto, che cosa le fosse preso.

- Reed, per Salazar, si può sapere che diavolo ti prende?

- Shh!

- Eh?

- Shh!

Allyson gli lanciò un’occhiataccia, facendogli segno di star zitto. Inutile dire che la confusione del ragazzo arrivò alle stelle. Attesero qualche altro secondo, poi il biondo sussurrò con una sfumatura appena accennata di malizia mista a pesante sarcasmo:

- Se volevi rinchiuderti sola con me bastava chiedere.

- Taci - borbottò lei, abbassando lo sguardo sulle loro mani ancora intrecciate. La tolse subito, come scottata, e poi arrossì vistosamente, cercando di non darlo a vedere.

- Spiegami prima che ti schianti. - ordinò lui categorico, ritornando serio. Allyson fece un lungo sospiro e poi, prendendogli la cravatta, lo trascinò bruscamente vicino ad una parete non visibile alla porta.

- Lo ripeto, Reed. Se volevi passare del tempo di qualità con me bastava che chiedessi.

Fece lui, un ghigno sul volto a mascherare il nervosismo. Stava cominciando ad arrabbiarsi, lei se ne accorse quasi subito.

- Non so che cosa diavolo tu stessi combinando, Malfoy, ma qualsiasi cosa fosse vedi di fare più attenzione in futuro. - mormorò lei, acida.

- Non so di cosa stai parlando.

- Piantala. So che c’è qualcosa sotto, Malfoy. Lo so e basta, okay? - Lui quasi sbiancò, e cercò di nasconderlo subito accentuando il ghigno arrogante. Lei semplicemente non vi fece caso e continuò il discorso. - Ma non importa...

- Cosa sai, eh? Tu credi di sapere tutto, non è così? Spiegati, vediamo se hai ragione.

Fece lui, interrompendola bruscamente e alzando il tono di qualche ottava. Qual era il nome di quell’incantesimo del Principe? Si chiese Allyson, nervosa. Muffato? Muffiato? Molti dei suoi incantesimi le sarebbero potuti essere parecchio utili…se solo ne ricordasse la formula con precisione. Imprecò mentre si annotava mentalmente che avrebbe dovuto dare una lunga occhiata alla copia di Pozioni Avanzate del Principe Mezzosangue.

- Non alzare la voce! - lo ammonì, tirandolo con la cravatta verde-argento, affinché riuscisse a raggiungere il suo orecchio. - So cosa sei diventato. Non chiedermi come, tanto non te lo dirò mai ma sappi che io so.

- Che sono diventato cosa, mezzosangue?

- Un Mangiamorte.

- Non farmi ridere, Reed. Come pensi che…

- Si, certo, bla bla bla. - esclamò Ally, fingendosi annoiata, troncando la frase sul nascere. - Possiamo rimandare a più tardi la parte in cui tenti di convincermi che non sia vero? Grazie!

Si schiarì la gola e poi con un filo di voce, gli disse:

- Qualcuno sospetta di te. Qualcuno ti ha seguito e se non ci fossi stata io ti avrebbe beccato a fare qualcosa di compromettente, almeno credo che lo fosse. Qualcuno che, con molte probabilità, ci sta guardando ma non riesce a capire con precisione ciò che diciamo.

- Potter. - ringhiò lui, dando un pugno abbastanza violento al muro di roccia dietro di loro e per poco non colpì la strega.

- Per Merlino, fa più attenzione! - ringhiò Allyson che aveva abbassato la testa giusto l'attimo prima che lui scagliasse il colpo sul muro. - Volevi farmi male, idiota?

- Arriva al sodo, Reed! - fece lui mentre schioccava le labbra con frustrazione. Allyson sbuffò e gli inveì contro, la voce poco più di un mormorio.

- Stronzo del cavolo! Ti odio, Malfoy. E io che cerco anche di pararti il culo tutte le santissime volte che Harry...

- Arriva al sodo, Reed, prima che non risponda più delle mie azioni. - sussurrò con una calma minacciosa guardando Allyson dritto negli occhi. 

- Ma che paura...- borbottò con ironia. Gli riservò un'occhiataccia e poi continuò - Dicevo, si, Harry. E ti giuro che se ti fai scappare qualcosa di questa conversazione…lo urlo a tutta Hogwarts che stai cercando di assassinare qualcuno per conto di Voldemort.

Questa era nuova. Non ne era affatto sicura, ma ci aveva pensato. Aveva pensato a lungo sulla missione di Malfoy e l’unica ipotesi plausibile era proprio quella che aveva appena confessato. Allyson si stava facendo scappare troppe cose, lo sapeva, ma la cosa importante era far agire Draco con più prudenza e sapeva anche che l’unico modo per convincerlo era rivelargli che lei, in qualche assurdo modo, conosceva le sue mosse e ciò che era diventato.

- Non dire quel nome! - sbottò lui mentre un lampo di spavento gli attraversava completamente le iridi. - Perché mi stai dicendo tutto questo?

- Perché sono gentile.

- Piantala di dire stronzate. - fece a denti stretti.

- Ti basti questo per il momento.

Sentenziò lei, imitando il suo tono e mettendo fine a quel discorso.

- Capisci adesso che devi essere più prudente? Non posso sempre pararti il culo. Non mi diverte pedinarti, sai, non è tra le mie priorità sapere cosa fai in ogni secondo della giornata.

- Davvero? Pensavo ti interessasse, Reed.

- Non sparare cazzate.

Allyson chiuse gli occhi per qualche secondo. Quella vicinanza non le faceva affatto bene. Era possibile che anche in un momento come quello, il suo unico pensiero era rivolto alle sue labbra e quanto fossero belle e invitanti? A quanto desiderasse baciarlo? Scacciò quei pensieri e tentò di concentrarsi.

- E adesso, togliamoci da questa situazione. Se Harry ci sta spiando in questo momento, dobbiamo cercare un mondo per fargli credere che stavamo litigando, come al nostro solito, oppure qualcos’altro.

Lui ghignò nuovamente, malizioso, e con voce roca mormorò:

- Puoi saltarmi addosso, lo so che non ti dispiacerebbe.

- Si, sai, potrebbe funzionare! - fece lei con fare sarcastico, celando il suo imbarazzo. Deglutì. Aveva la gola secca e non poté fare a meno di pensare a quanto quella voce la facesse eccitare.

“Dannati ormoni”

- Si, perché poi è solo una questione di ormoni.

Ignorò la vocina irritante di Black e si mordicchiò l’interno della guancia. In quel momento era come se la vicinanza di Draco riuscisse a cancellare tutto ciò che li circondava, tutti i suoi problemi e persino…Fred. Era davvero dura da ammettere, ma si, lui riusciva a farle dimenticare Fred.

- Reggimi il gioco, Reed.

Lei alzò un sopracciglio con fare perplesso, ritornando alla realtà.

- Cos’hai in mente?

- Non preoccuparti. - disse con un espressione che non ispirava per niente fiducia ma Allyson, sorprendendo anche se stessa, lo fece. Decise che reggergli il gioco avrebbe risolto almeno la questione di ciò che avrebbe potuto pensare Harry.

Malfoy rise, allontanandosi da lei. Fu una risata priva di allegria mentre una scintilla di amarezza si intravedeva nella tempesta che erano i suoi occhi.

- Credi che quello che mi hai detto adesso possa aiutare, Reed?

- Io…T-Theo è stato chiaro. - farfugliò poco convinta e poi deglutì lasciando che fosse lui a continuare non sapendo minimamente cosa inventarsi.

- Davvero ti nascondi dietro questa scusa, eh? - questa volta fu lui ad intrappolarla al muro. Non le lasciò alcuna via d’uscita.

- Non mi nascondo dietro nulla, Malfoy. E’ solo la pura verità e Theodore ha ragione, e tu lo sai.

- Ah, si? E se lui ha ragione significa che allora tu vorresti davvero saltarmi addosso.

Costatò lui, un sorrisetto trionfante dipinto sulle labbra sottili, dinanzi all’espressione stupita di Allyson. Il solito bastardo. Dapprima lo guardò come a dire “Non sei riuscito a trovare niente di meglio, furetto?” e poi mutò la sua espressione, fingendosi esasperata.

 - Cosa? Tu vaneggi, Malfoy.

- Certo, come no.

- Malfoy, piantala di sparare idiozie e sii serio. Io ti ho solo riportato il messaggio di Theodore, perché sono convinta che abbia ragione. E non perché mi è amico, ma solo perché è la semplice verità. Se tu non vuoi accettarlo, non sono problemi miei.

Lui assunse un espressione impassibile e il ghiaccio ritornò nelle sue iridi, anche se non del tutto. Allyson non sapeva né cosa fare e né cosa dire.

- Allora, Reed, se la pensi così perché non vai a consolare il tuo bel Serpeverde, eh?

Lei alzò un sopracciglio con fare confuso, poi commentò:

- Non dirmi che, adesso, sei geloso, Malfoy.

- Non potrei mai essere geloso di una lurida mezzosangue.

- Pensala come vuoi, allora.

Borbottò la Reed, incrociando le braccia al petto. La conversazione stava prendendo una brutta piega, stava per attraversare un campo minato e si chiese se stessero ancora “recitando”.

- E piuttosto, che mi dici di te?

- Eh?

- Pensi che non abbia notato le tue occhiate quando Pansy mi sta intorno?

Lei rise, nervosa. In effetti quello era un dettaglio veritiero ma non credeva che lui potesse accorgersene. Ma non li guardava per gelosia. Lei non era gelosa. No che non lo era, certo. Allyson Reed gelosa di Draco Malfoy? Ma non scherziamo.

- La sola presenza della Parkinson è seccante, anzi, già il fatto che esista lo è.

- E’ perché tu sei gelosa di me.

- Non farmi ridere, furetto. - sibilò con fare nervoso, tentando di apparire disinvolta.

Lui si limitò a lanciarle un’occhiata eloquente. Lei sbuffò.

- Ti interrompo subito perché lo so che è quello che stai pensando, ma ti assicuro che non mi preoccupo minimamente del Carlino e sai perchè? Perchè tu non la prendi nemmeno più in considerazione! Non sai quanto sono felice nel vederla dopo che tu l’hai ignorata!

Troppo tardi. Allyson si portò le mani alle labbra spalancando gli occhi e imprecando mentalmente. Decisamente, non stavano più fingendo già da un po'. Lei spinse malamente il Serpeverde, l’ira che piano stava crescendo in lei davanti al suo sorrisetto compiaciuto.

- Ho ragione.

Constatò lui. Ally aprì la porta dell’aula, uscendone e fermandosi sull’uscio per dire:

- Sinceramente? ‘Fanculo, Malfoy.

Urtò qualcosa e fu sicura che fosse Harry ma non vi badò. Incazzata e maledicendo sé stessa, abbandonò quel corridoio mentre la risata limpida di Malfoy l’accompagnava.

“Sono una vera idiota”

- No, dai, hai solo combinato altri guai, niente di che.

“Grazie tante, Black”

L'angolo di Hono:
Ehi, ehi, ehi! Diciottesimo capitolo! Son riuscita a pubblicarlo anche prima del solito orario, bene! :') Comunque, qui la situazione comincia a complicarsi. La discussione con Silente, il nuovo e presunto infiltrato, Draco ormai sa che Allyson conosce la sua situazione, Harry ha visto lo strano atteggiamento di Allyson verso Draco, e beh diciamo che la gelosia è una brutta faccenda (?) Le cose si sono un po' complicate, eh? :3
Tra un po' finalmente vi mostrerò il tassello mancante di cui parlavo per Draco, uno dei motivi per cui ha atteggiamenti credo un po' diversi dall'originale. Questo nuovo personaggio che introdurrò tra uno o due capitoli avrà un ruolo molto importante e sono ancora indecisa se farlo durare fino alla fine o no. Non lo so, oggi mi sento sadica D: Vabbè, non divaghiamo! v.v
Spero che il capitolo non vi abbia deluso e che vi sia piaciuto. Spero che vi sia sembrato decente e spero che Silente non sia OOC. (Ho sempre una grande paura di rendere tutti i personaggi OOC, anche se magari poi sono diciamo decenti D:). Ringrazio tuuutti coloro che leggono la mia fic, che le dedicano del tempo. Ringrazio tutti quelli che l'hanno inserita nelle seguite, nelle preferite e nelle ricordate. Ringrazio i lettori che recensiscono. E anche quelli che si fermano solamente a leggere. Grazie per il vostro sostegno ^_^ Siete fantastici <3 (non lo smetterò mai di dire v.v)
Fatemi sapere con una recensioncina quello che pensate. Mi affido a voi, Always  <3 Alla prossima settimana C:
Hono



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Capitolo 20
*** Capitolo Diciannove: I feel it, Right Here (pt 1) ***


Capitolo 19

Capitolo Diciannove: I Feel it, Right Here. (part one)

 

Harry abbassò le palpebre e strizzando gli occhi cominciò a massaggiarli delicatamente per qualche secondo. La testa era letteralmente invasa da sospetti, pensieri, timori e preoccupazioni. Fissava intensamente le fiamme del fuoco, sprofondato in una poltrona scarlatta della Sala Comune. Aveva un’aria assente, incurante del casino che lo circondava. Quasi non voleva credere a ciò che i suoi occhi avevano visto appena il pomeriggio prima. O meglio, non voleva dar ascolto ai pensieri che gli si presentavano nella testa, la quale sembrava poter scoppiare da un momento all’altro.
Parole si sovrapponevano confuse, ipotesi che tentavano di accordarsi in qualche modo, il presentimento che qualcosa non andasse già da molto tempo.
Probabilmente, avrebbe dovuto allarmarsi già dall’anno precedente quando Allyson era sparita improvvisamente. Solo delle poche righe per giustificarsi e poi il nulla assoluto. L’averla rivista era stato un sollievo, ma avrebbe dovuto indagare più a fondo. Adesso si ritrovava più confuso di prima. Che c’entrasse Malfoy ne era più che sicuro.

Allyson aveva qualcosa in mente per scoprire ciò che stava combinando il Serpeverde? Oppure stava tentando di proteggerlo in qualche modo? Anche se fosse stato così, quale era il motivo che la spingeva a farlo? In che guaio si stava cacciando? Stava conducendo una specie di doppiogioco per conto dell’Ordine?

Domande su domande, supposizioni su supposizioni ma nessun fatto certo. L’unica ipotesi che scartò quasi subito fu il doppiogioco per conto dell’Ordine della Fenice, prima di tutto perché lui l’avrebbe saputo a meno che… Silente non avesse voluto tenerglielo nascosto. Ma lo dubitava fortemente. Che motivo avrebbe avuto? Si concesse un sospiro profondo. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno prima di chiedere alla diretta interessata. E sapeva perfettamente che i soli che l’avrebbero ascoltato fino in fondo erano Hermione e Ron. I suoi migliori amici, coloro che – nel bene e nel male – l’avevano sempre sorretto, incoraggiato, confortato e aiutato. L’unico problema era che, nell’ultimo periodo, Hermione sembrava non voler più avere niente a che fare con Ron a causa della sua relazione con Lavanda. E, per quanto ella non volesse ammetterlo, erano in molti ad averlo capito o come minimo a sospettarlo. Ma s’impose almeno di provarci anche perché Allyson era la persona meno indicata considerato che fosse lei l’argomento principale dell’intera faccenda. Aveva bisogno dei suoi migliori amici e sperava che almeno evitassero di scambiarsi occhiate di fuoco e si comportassero da ragazzi maturi. Anche se con loro c’era da dubitarne. D’altronde, erano pur sempre quei due che sembravano avere continuamente un motivo per litigare. Harry chiamò Ron, e per poco dovette staccarlo con la forza da Lavanda. Inutile dire che lei lo riempì di occhiatacce indigniate, mentre il rosso gli lanciò sguardi di infinita gratitudine. Aveva cominciato a stancarsi della Brown e tutti i suoi amici più stretti non aspettavano altro che quei due si lasciassero una volta per tutte.Anche perché con quel loro gesto così “altruista”, avrebbero salvato molti studenti dai bruciori di stomaco che conseguivano i conati che spesso arrecavano con il loro continuare a sbaciucchiarsi. Entrambi uscirono velocemente dal buco del ritratto e s’imbatterono proprio in Hermione, la quale stava tornando dalla biblioteca con la sua solita tracolla colma di tomi voluminosi.

- Devo parlarvi…- e prima che uno dei due potesse sollevare qualche protesta, con un’occhiata eloquente precisò - Entrambi.

La riccia lanciò uno sguardo sprezzante al rosso e con un certo disappunto acconsentì. Dieci minuti più tardi erano fuori, in prossimità del Lago Nero, lasciando impronte ben definite sulla neve con le loro scarpe.

- Harry che succede? - gli chiese Ron non appena ebbero trovato un posto tranquillo, lontano da orecchie indiscrete.

L’occhialuto fece un gran sospiro prima di cominciare a parlare.

- Si tratta di Allyson. Ieri sera ho seguito Malfoy. Si è fermato al terzo piano, non so dove avesse intenzione di andare, ma poi è arrivata  Ally tutta di corsa. Ha blaterato qualcosa sul fatto che la Mcgranitt volesse vederli e l’ha trascinato via. Li ho seguiti e poi si sono rintanati in una vecchia aula al secondo piano.

Ron alzò un sopracciglio mentre lo stupore cominciava a delinearsi sul suo viso. Hermione si finse sorpresa, deglutendo più volte silenziosamente. Allyson le aveva raccontato tutto quella mattina. Ancora stentava a crederci del fatto che fosse stata così stupida e imprudente, ma ovviamente avrebbe cercato di aiutarla. Impresa che risultava assai ardua con Harry, si disse.

 - Ne sei sicuro?

- Si, Hermione.

- E cosa hanno fatto? - fece Ron con una strana espressione ad incorniciargli il volto. Un qualcosa che andava dalla preoccupazione allo sbalordimento e se la situazione non fosse stata carica di tensione, probabilmente avrebbe suscitato dell’ilarità.

- Si sono detti qualcosa. Parlavano a voce molto bassa e non sono riuscito a capire quasi nulla per i primi momenti. Solo qualche cosa del tipo: Credi di sapere tutto, vediamo se hai ragione… - fece una pausa, sforzandosi di tratteggiare al meglio il ricordo nella sua mente. - Poi hanno alzato la voce e hanno cominciato a discutere sul fatto che Nott avesse ragione su non so che cosa e poi hanno divagato. Malfoy insisteva sul fatto che Ally fosse gelosa di Pansy ma lei ha detto qualcosa tipo: non mi preoccupo minimamente di lei perché tu non la prendi nemmeno in considerazione. Alla fine lei l’ha insultato e se ne è andata. Malfoy invece è ritornato nel suo dormitorio.

Quando Harry concluse la sua spiegazione il silenzio li avvolse per qualche minuto. Stavano tutti riflettendo su quelle parole.

- Io penso che Ally mi stia nascondendo qualcosa, anzi, che ci stia nascondendo qualcosa. Solo che ho così tanta confusione che non so assolutamente cosa pensare.

- Beh, in effetti da quando è tornata si sta comportando in modo molto strano. Già il fatto che sia andata via per tutto quel tempo è stato preoccupante. Se proprio volete saperlo, non ho mai bevuto la storia degli “affari di famiglia”. E’ successo qualcosa e anche se non sembrerebbe, sono preoccupato.

Hermione fece per lanciare una frecciatina di cattivo gusto a Ron ma il pensiero di Harry riuscì a trattenerla. Il suo migliore amico le aveva chiesto aiuto per riuscire a capire quella situazione e s’impose di dover assolutamente ignorare Weasley. Il Prescelto cercò l’amica con lo sguardo mentre sperava che lei avesse qualche idea.

- Cosa pensi stia succedendo?

- Non ne ho la minima idea ma potrebbe anche essere qualcosa che riguarda sul serio Nott… - mormorò, stringendosi con le braccia per tentare di riscaldarsi. Il tempo sembrava promettere bene ma avvertiva ugualmente i brividi causati dal freddo di quel periodo.

- E’ impossibile. Quella era una messinscena. E sapete perché lo so? Me lo sento, capite? Sapete entrambi che qualcosa ci lega. Stessi incubi, stesse sensazioni, addirittura a volte mi sembra di riuscire a leggerle nella testa e non sono un Legilimens. Lo sento! Proprio qui - s’indicò il petto, all’altezza del cuore, poi continuò - Per questo sono così sicuro che sta mentendo su molte cose, e lo sta facendo sempre più spesso.

Spiegò il moro con enfasi, tirandosi su gli occhiali. Ron annuì pensieroso.

- Avete una sottospecie di unione psichica o qualcosa del genere, credo. Questo ormai è appurato. E se tu hai queste sensazioni, sicuramente sarà così.

- Ma potrebbe sbagliarsi, sono solo delle sensazioni. - disse Hermione, calma, con la sua solita diplomazia.

- Sei stata tu a confermare questa cosa, sei stata tu a ripetere che è difficile sbagliarsi. - protestò Harry, riferendosi alle parole che aveva detto l’amica a proposito di quell’argomento.

- Ho detto che è difficile ma non impossibile, Harry.

- Potremmo provare a parlarci. - propose il rosso.

- E’ inutile. Continuerebbe a mentire, la conosco. Se non riusciamo a metterla alle strette non sputerà mai il rospo. Io vorrei anche aiutarla, ma che almeno ne parlasse!

- Allyson è fatta così, Harry. E’ testarda e quando si mette in testa che non vuole nessun aiuto quasi nulla le fa cambiare idea.

Harry lanciò uno sguardo ad Hermione. Si chiedeva il motivo della sua calma. Perché non aveva reagito alla stessa maniera di Ron? E in più, non era sembrata affatto così sorpresa.

- Hermione, non è che stai cercando di coprirla?

- Ma non dire stupidaggini, Harry. - rispose lei automaticamente, con tanto di sguardo esasperato. Sapeva recitarla bene la sua parte.

- Si potrebbe provare con una tattica diversa. - proruppe Ron. - Potremmo usare i ragn…

Si interruppe. Scosse la testa e rabbrividì al solo pensiero di stare a meno di un chilometro di distanza da un ragno.

- No, scherzavo. Quello si che sarebbe davvero orribile. Decisamente, una pessima idea. - si corresse subito.

Hermione quasi ridacchiò ma si costrinse ad ammonirlo con un’occhiata che lui ignorò.

- Perché non provi a parlarci tu, Hermione? - le domandò invece Harry, ottenendo subito l’approvazione del rosso.

- Si, questa è una buona idea.

La riccia fece finta che Ron non si fosse espresso e si rivolse esclusivamente all’amico.

- Posso provarci, ma se non dice niente a te credo che sia quasi del tutto improbabile che me lo dica. - mormorò vagamente, fingendosi preoccupata e pensierosa. Beh, per la preoccupazione non dovette fingere poi così tanto.

- Bene. Quando le parlerai?

Esitò per qualche istante, ma poi con un’occhiata fugace rispose al quesito di Ron:

- Non lo so, devo…trovare il momento adatto.

**

Nei sotterranei, solitamente, l’aria era sempre più fredda rispetto alle altre zone del castello. Per questo la Reed non si stupì molto quando cominciò a tremare, leggermente infreddolita. La corsa che aveva appena concluso, però, era riuscita a riscaldarla abbastanza. Si era diretta lì perché aveva sentito un bisogno impellente di parlare con Theodore. Ciò che la spingeva a volerlo tenere aggiornato su tutti i suoi problemi, però, era un mistero. Non le importava granché di scoprirlo. Aveva cose più importanti a cui pensare. E così eccola lì, dinanzi all’ingresso del dormitorio “nemico”. Non aveva mai visto la loro Sala Comune a differenza di Ron ed Harry. Ricordava chiaramente che durante il secondo anno avevano bevuto la Pozione Polisucco - preparata brillantemente da Hermione - riuscendo ad entrarci nelle sembianze di Tiger e Goyle. Volevano scoprire se Draco fosse l’erede di Serpeverde. Ridacchiò. Fatica sprecata, naturalmente. Quell’idiota l’erede di Salazar Serpeverde? Se a quei tempi le era apparso come un qualcosa di impossibile, adesso che ci ripensava lo trovava altamente ridicolo. Prese un grosso respiro, portandosi all’indietro delle ciocche di capelli che avevano cominciato ad infastidirla.

- E adesso?

La vocina di Black fece capolino nella sua testa. Mormorò un’imprecazione secca tra i denti.

“Adesso cosa?”

- La parola d’ordine, genio.

Oh, giusto. Si diede un colpetto sulla fronte. E adesso? Certamente, non poteva mettersi ad aspettare che qualche Serpeverde uscisse o entrasse da lì. Sbuffò seccata. In sovrappensiero, osservò con curiosità i due grossi serpenti di pietra che fiancheggiavano l’ingresso della Sala Comune. Provò ad immaginare cosa avrebbero potuto fare a coloro che sbagliavano la parola d’ordine. Niente di mortale, ovviamente, ma sarebbe stato qualcosa di spaventoso. O ridicolo. Beh, dipende dai punti di vista. Sbuffò per una seconda volta e dopo qualche istante decise almeno di provarci. Si posizionò davanti al passaggio con decisione. Mise le mani in vita mentre assumeva un’espressione corrucciata.

- Emh…luridi sanguemarcio? Nah, non credo. Mh, forse qualcosa del tipo: Potter… Potter fa schifo? Beh… possibile…emh…Perché Weasley è il nostro re?

- Andiamo, sono sicuro che potresti fare di meglio!

Sobbalzò, concentrata com’era nel tentare di scoprire la loro parola d’ordine. Imprecò a bassa voce portandosi una mano al petto. Si voltò e poi guardò male il ragazzo che ghignava davanti a lei.

- Zabini, per Godric, volevi farmi fuori?

- No, certo che no. - smentì subito il bruno. Fece una pausa e accentuando il ghigno continuò - Ma dimmi, almeno ci sono andato vicino?

Allyson si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Blaise, invece, prese a squadrarla con i suoi occhi blu cobalto. Improvvisamente, la Reed cominciò ad avvertire un certo disagio a causa di quel suo sguardo. Era un misto di noia e scarso divertimento, eppure…

Forse perché era la prima volta che li vedeva da così vicino, ipotizzò pensierosa.

O più semplicemente, perché quel paio di iridi sembravano poter scrutare direttamente la sua anima. Ma non l’avrebbe mai ammesso. Piuttosto, avrebbe baciato il culo di Piton.

Ricambiò l’occhiata, squadrandolo a sua volta con disinteresse.

- Qual buon vento ti porta qui, Reed?

- Oh, beh, sto cercando di entrare nella vostra Sala Comune per piazzare delle Caccabombe, giusto per divertirmi. - fece lei con fare sarcastico.

Poco dopo, però, si ritrovò a constatare che l’idea non fosse poi così male, anzi. Annotò mentalmente che si sarebbe fatta spedire una bella scorta di prodotti dei Tiri Vispi Weasley. Un bello scherzo non avrebbe fatto del male a nessuno, no?

- Mh, credo che potresti puntare a qualcosa di più divertente.

- Non farmici pensare sul serio, Zabini. - borbottò mentre un ghigno le nasceva piano sulle labbra. - Dov’è Theo?

Chiese, poi, ritornando seria.

- Nella sua stanza, suppongo. - rispose con fare annoiato, superandola e piazzandosi davanti all’entrata del dormitorio.

- Beh, ho bisogno di parlare con lui. - spiegò lei, incrociando le braccia al petto.

- E con questo?

Lo irritava terribilmente. Si era quasi dimenticata del fatto che stesse parlando con Blaise Zabini. Un altro emerito idiota. All’inizio era quello che tollerava di più tra Nott e Malfoy, ma adesso la situazione era cambiata. Theodore aveva preso il suo posto già da un po’.

- Potresti andare a chiamarlo?

- Mh…fammici pensare…- fece una pausa e poi con il solito ghigno serpentesco asserì:

- No.

- Zabini, non costringermi a schiantarti. - gli sibilò serrando i denti.

- Ah, e per cosa? Non me lo hai nemmeno chiesto gentilmente, Reed.

- Beh, di meglio non riesco a fare e sia dia il caso che neanche tu possa essere chiamato Mr. Gentilezza. - bofonchiò, cominciando a mandare lampi con gli occhi. Ne aveva abbastanza. Non poteva perdere tempo per discutere con Zabini.

Il che era totalmente inutile. Lui si limitò a ridacchiare, ignorandola e sussurrando una parola diretta al muro davanti a loro. Peccato solo che lei non riuscì a comprenderla.

- Non puoi ignorarmi! - protestò, imbronciata, mentre osservava la parete scivolare lentamente di lato per permettere al ragazzo di passare.

Il bruno fece per varcare la soglia ma poi si fermò, lanciando un’occhiata alla Grifondoro che continuava ad imprecare.

- Se non ti dai una mossa il passaggio si chiuderà.

- Cosa? - Allyson gli riservò uno sguardo confuso.

- Se hai tanta urgenza di parlare con Theodore non credo che avrai qualche problema ad esplorare il “territorio nemico”.

La strega esitò, guardandosi intorno indecisa. Non pensava che fosse proprio una buona idea. Ma poi si disse che non c’era niente di male e si fece avanti seguendo Zabini all’interno della Sala Comune. Quest’ultima, per sua fortuna, non era molto popolata. Si guardò intorno, esaminando l’intera Sala con una certa curiosità.  Probabilmente posizionata proprio sotto il Lago Nero, la Sala Comune di Serpeverde si estendeva in lunghezza. Il soffitto era basso, le pareti di roccia umida erano ricoperti di lampade,le quali emanavano una fioca luce verdastra e sinistra. Aleggiava un’aria tetra in quella stanza mentre gli unici rumori udibili erano i bisbigli striscianti dei Serpeverde presenti e i fragorosi scoppiettii di un fuoco vivace. Il maestoso camino era cosparso di bassorilievi e sculture assai elaborate e al di sopra di questo il ritratto di uomo faceva bella vista di sé’. Allyson scrutò i volti degli studenti seduti sui divani e le poltrone vellutate di un verde scuro e si sentì nuovamente a disagio nel notare che la maggior parte le rivolgevano degli sguardi chi ostili, chi perplessi o chi semplicemente curiosi. Lei si limitò ad ignorarle. O almeno ci provò. Sul serio! Ma alla fine il fastidio ebbe la meglio. Le sue iridi in quel momento assomigliavano a degli smeraldi fusi ad elevate temperature mentre fulminava chiunque le capitasse a tiro.

- Seguimi, ti accompagno da Theodore.

Asserì Blaise ridacchiando divertito nell’accorgersi che la Grifondoro si fosse fermata, impegnata a  spaventare un paio di primini che le stavano rivolgendo fin troppe attenzioni per i suoi gusti.
Allyson annuì impercettibilmente mentre spostava la sua attenzione su una Daphne Greengrass impegnata a confabulare con sua sorella minore, Astoria. Erano sedute su uno dei divani più vicini al fuoco. La prima sembrava quasi seccata, mentre la seconda continuava ad annuire impassibile. In quel momento ad Ally sembrò che avesse una maschera incollata sulla faccia. In effetti, sin dalla prima volta in cui l’aveva vista, aveva sempre pensato che la minore delle Greengrass assomigliasse ad una di quelle antiche bambole di porcellana. Quelle che sembravano osservarti con insistenza, quelle che parevano volerti staccare la testa non appena le avresti voltato le spalle. La strega rabbrividì leggermente al pensiero di quelle bambole. Covava un odio puro per queste, soprattutto per il fatto che le mettessero una certa agitazione.

Forse queste sensazioni erano causate da ricordi di estati lontane. La sua mamma adottiva, Helena, aveva una passione sconfinata per quel genere di bambole. Infatti aveva dedicato un’intera camera per poterle tenere lì. La piccola Allyson ne era terrorizzata e non ci sarebbe mai entrata se non fosse per il fatto che Helena la costringesse a darle una mano per spolverarle. Non gli si avvicinava mai più di tanto, però. Le trovava davvero inquietanti. E fu un tale sollievo quando riuscì a liberarsene. Era piccola, non ricordava nemmeno esattamente quanti anni avesse, e una notte distrusse metà di quelle bambole. Helena fece per rimproverarla ma poi si accorse che era stata la sua prima manifestazione del fatto che possedesse della magia dentro di sé. La rabbia si trasformò in gioia e le concesse il “perdono”. Alla fine però non le permise più di avvicinarsi a quelle bambole e per Ally fu un grande sollievo.

Scosse la testa, scacciando via quei ricordi. Solo nel momento in cui ritornò alla realtà, si rese conto di avere lo sguardo di Astoria incollato addosso. Ricambiò l’occhiata silenziosamente e con freddezza per una manciata di secondi e poi riportò la sua concentrazione su i suoi passi.

- Sicuro che sia stata una buona idea, Zabini? - domandò sottovoce a Blaise, fissando insistentemente la punta delle sue scarpe.

Fece appena in tempo ad alzare lo sguardo che andò a sbattere contro qualcuno.

- Decisamente no, Allyson. Davvero una pessima idea.  - proruppe Theodore, un misto di dubbio e divertimento sul suo volto. La ragazza sbuffò, massaggiandosi la fronte con stizza.

- E’ stata una sua idea. - bofonchiò indicando con un cenno il bruno che se la rideva apertamente. Nott scosse impercettibilmente la testa.

- Allora, che cosa c’è?

- Ho bisogno di parlarti.


 

 


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Capitolo 21
*** Capitolo Venti: I Feel it, Right Here (pt 2) ***


Capitolo 20

Capitolo Venti: I feel it, right here (pt two)

My insides all turned to ash, so slow
And blew away as I collapsed, so cold
A black wind took them away, from sight
And now the darkness over day, that night
(Valentine's Day - Linkin Park)”

 

Allyson sospirò, le mani che stringevano il tessuto morbido delle coperte del letto su cui era stancamente sprofondata, lo sguardo che guizzava da una parte all’altra della stanza, in palese attesa.

- Theodore, che diavolo ci fa lui ancora qui? - sbottò nervosamente mentre riservava delle occhiate del tutto poco amichevoli al ragazzo che se ne stava tranquillamente steso sul proprio letto ad osservare con esiguo interesse il soffitto, le braccia dietro la testa e un ghigno snervante sulle labbra.

- E’ anche la mia stanza, Reed. - affermò pacatamente Blaise con espressione divertita.

- Nott, non è affatto giuto. - si lamentò la strega iniziando ad avvertire il bisogno di schiantare Zabini. Ma anche prenderlo a pugni in faccia non sarebbe stato male. Non sapeva quale delle due opzioni l’allettasse di più.

- La vita non è giusta, mezzosangue. - fece tranquillo il mago in questione.

- Per tutte le mutande di Merlino, Nott fa qualcosa prima che mi venga la brillante idea di ucciderlo! - disse con un tono che rasentava i limiti dell'isteria.

- Reed, ha ragione, è anche la sua stanza e io non posso farci niente se lui vuole restare.

La Grifondoro sbuffò alzandosi di scatto. Il sopracciglio sinistro cominciò leggermente a tremarle a causa del nervosismo mentre si avvicinava al bruno con un espressione che non lasciava presagire nulla di buono.

- Zabini, potresti darmi solo dieci minuti? - provò tentando di utilizzare le "buone maniere". Maniere che avrebbero retto ancora per poco.

- Aspetta. Ci devo pensare. - Zabini ghignò, fingendosi pensieroso. - Mh...beh...direi proprio di no!

Allyson estrasse la sua fedele bacchetta puntandogliela sotto la punta del mento. Blaise indurì il suo sguardo e restò immobile a fissarla con gelo. Di nuovo lei avvertì quella sensazione di disagio ma non distolse lo sguardo, sostenendolo altezzosamente.

- Piantala, Ally. - l’ammonì celando un avvertimento Theodore che intanto le si era avvicinato. Le sfilò la bacchetta dalle mani e le diede una leggera spinta costringendola a sedersi nuovamente sul letto alle loro spalle.

La Reed si limitò a fargli il verso scocciata, borbottando qualche insulto che nessuno dei presenti riuscì a comprendere. Blaise riacquistò il suo ghigno e si mise in piedi. Camminò lentamente verso la porta e prima di uscire si rivolse all’amico:

- Vi concedo un paio di minuti, Theo.

Il moro fece appena un cenno con la testa mentre la porta si chiudeva silenziosamente. Passò qualche secondo e poi riportò l'attenzione sulla strega. Le restituì la bacchetta e si stampò un piccolo ghigno sulle labbra.

- Lo odio. Come fai a sopportarlo? Anzi, dovrei chiederti come fai a...- Allyson però non riuscì mai a concludere quella frase poiché si ritrovò catapultata a terra. Batté con violenza il coccige e lanciò un gemito soffocato.

- Ma che cazzo ti prende?

Sbottò poi lanciando sguardi infuocati a Theodore. Quest’ultimo, con un balzo, si era lanciato sul suo letto provocando un tonfo sordo, lo scricchiolio delle molle del materasso e la rovinosa caduta della Reed. Puntellò un gomito sul cuscino e schiacciò la guancia sulla mano aperta mentre guardava divertito l’amica che si lamentava dolorante.

- E’ il mio letto. - fece con lo scopo di giustificarsi.

- Tu hai dei seri problemi, Nott. Fatti curare. - biascicò la ragazza alzandosi e accomodandosi con dignità sul bordo del letto dal quale era stata appena scaraventata via.

- Allora, Allyson, cosa c’è?

In tutta risposta lei prima puntò la bacchetta sulla porta ed esclamò con voce chiara:

- Colloportus  - fece per metter via la bacchetta ma poi ricordò dell’incantesimo del Principe e senza alcuna esitazione procedette nell’eseguirlo.

- Muffliato.

Dopo alcuni istanti di un silenzio stranamente pesante inchiodò gli occhi verdi in quelli scuri del Serpeverde.

- Ora possiamo parlare con tranquillità. - affermò con tranquillità apparente Allyson.

- Tutti questi incantesimi mi fanno pensare a qualcosa di grosso.

- La maggior parte dei Serpeverde sono tutti uguali, Theodore! Scusa tanto se non voglio correre alcun rischio.

Disse facendosi uscire un tono più acido di quanto avesse voluto. Il ragazzo, però, sembrò ignorare quell’ultima affermazione e si limitò a guardarla. Tacquero per qualche altro minuto e poi Allyson si decise a cominciare. La cosa che più apprezzava di Theodore era che qualunque cosa avesse da dire, lui semplicemente attendeva in silenzio, non interrompeva mai e esprimeva il proprio parere solo se richiesto. Certo, non mancavano le sue solite battutine ma a lei quelle non dispiacevano. Anzi, le sortivano un effetto tranquillizzante e riuscivano a farla sorridere almeno un po’ rendendo l’atmosfera meno gravosa. Così si accinse a raccontare tutto ciò che sentiva di dovergli dire. Cominciò col spiegargli il contenuto della conversazione avuta con Silente riguardante il nuovo “acquisto” di Lord Voldemort e la conseguente conferma della soffiata di Theo. Poi passò alla discussione con Malfoy e ai timori di ciò che Harry potrebbe aver capito. Non risparmiò una buona dose di insulti a Draco e dedicò anche qualche minuto a decantarne i difetti più irritanti.Si lamentò del fatto che, adesso, Malfoy sapeva ciò che lei sapeva e di quanto la seccassero le insinuazioni sulla sua presunta gelosia, di quanto lo trovasse così…così…beh, non riuscì a trovare il termine adatto.

Theodore, dal suo canto, aveva ascoltato il tutto con il solito e apparente disinteresse. Si era perso in più punti, cominciando seriamente a pensare al fatto che Allyson avesse  seriamente bisogno di avere un sano rapporto con qualcuno, ma tutto sommato le informazioni erano state assimilate completamente. Quasi gli dispiaceva per lei. Anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno - neppure dinanzi a Merlino in persona - aveva cominciato già da un po’ a considerarla come una vera amica. Irrimediabilmente aveva cominciato a tenere un po’ a lei e una parte inconsapevole di lui avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla. Ma l’unica cosa possibile, per il momento, era restare lì ad ascoltarla per tutto il tempo che ne avesse bisogno. E lui si limitava a fare questo, a reggerle il gioco e a prenderla in giro solo per farla sorridere. Allyson gli piaceva soprattutto quando stava zitta e sorrideva. Trovava un buon "passatempo" osservarla. Soprattutto quando si lamentava di Draco o lo insultava. Lo divertiva e poi, le brillavano gli occhi quando parlava di Malfoy e appariva più carina di quanto già non fosse.

Ma ovviamente, certi pensieri li teneva unicamente per sé.

- Cioè, capisci? Io? Gelosa di Draco?

- Beh, non è che abbia tutti i torti. - fece tranquillamente lui ghignando divertito.

Allyson preferì non cogliere quel velo di malizia che aveva avvertito nella sua voce e si limitò a dargli un pizzicotto sulla spalla.

- Adesso non so che cosa fare. Ti ho già spiegato quale legame unisce me ed Harry, no? Sono sicura che lui abbia capito già da un pezzo che le mie sono tutte bugie.

Cambiò discorso, ritornando seria mentre un barlume di angoscia le balenava negli occhi. Restò taciturna per un po’ iniziando lentamente ad abbassare le palpebre.

- Me lo sento, capisci? - mormorò e completamente all'oscuro del fatto che stesse ripetendo esattamente le stesse azioni di Harry, portò una mano sul cuore. Ci picchiettò leggermente due volte e poi, con un filo di voce, esalò. - Proprio qui.

Ma prima che anche uno solo dei due potesse articolare un pensiero o una frase, qualcuno bussò con prepotenza alla porta della stanza. In seguito la voce seccata di Malfoy li raggiunse:

- E’ un’ora che siete lì dentro, datavi una mossa o giuro su Salazar che schianto entrambi!

Allyson e Theodore si guardarono. La Reed indugiò. Avrebbe voluto parlare ancora per un po’ con l’amico. Non era pronta per andarsene e in più non aveva la minima voglia di affrontare Malfoy.

- Apri la porta prima che il tuo fidanzatino si offenda. - esclamò con fare sarcastico Theodore, interrompendo il flusso di pensieri di entrambi.

Ally gli rivolse un cauto sorriso e cercò di trasmettergli tutta la sua gratitudine attraverso uno sguardo. Fece per aprir bocca ma lui la interruppe:

- Non c’è né bisogno. Lo so. Ora muoviti, non vorrai fare arrabbiare il grande Malfoy lì fuori?

Lei trasformò il suo sorriso in un piccolo ghigno appena accennato mentre si accingeva ad aprire la porta con un colpo di bacchetta. Fu grata per l’ennesima volta del fatto che Theodore sapesse in anticipo che volesse ringraziarlo. Non era brava nel ringraziare le persone. Salutò Nott proprio nel momento in cui Draco e Blaise entravano nella camera. Fece un veloce cenno ad entrambi e prima che Malfoy potesse anche solo avere la possibilità di parlare, oltrepassò la soglia della stanza e scomparì alla loro vista. Il biondino alzò un sopracciglio chiaro con perplessità poi, leggermente infastidito dallo strano comportamento di Allyson, si buttò automaticamente sul letto più vicino.

- Che diavolo voleva? - domandò invece il bruno mentre chiudeva la porta con eleganza. 

- Oltre a lamentarsi di quanto tu sia irritante, intendi? - ghignò Theodore mettendosi seduto.

- Già.

- Non lo so, credo di essermi addormentato dopo un po’.Non la smetteva più di parlare di Draco. - mentì ancora con palese divertimento. Anche se alla fine non era una vera e propria bugia. Di certo, però, non avrebbe raccontato loro la verità. Forse in passato l’avrebbe anche fatto ma adesso c’era un qualcosa dentro di lui che glielo impediva. Sentiva di non voler tradire la fiducia di Allyson.

Mi sto rammollendo? Si chiese molto stranito dalle sensazioni che stava avvertendo da quando aveva cominciato a passare del tempo con la Grifondoro.

- Sul serio?

La voce del biondino gli arrivò soffocata e voltandosi lo ritrovò con la faccia sprofondata nel morbido cuscino. Scambiò uno sguardo con Blaise che intanto gli si era seduto accanto. Capirono che c’era qualcosa che non andava ma preferirono non interferire. Era risaputo quanto Draco non amasse parlare. Finsero di non aver capito che le cose non stavano andando affatto bene e continuarono semplicemente la conversazione.

- Certo, ma credo di non essere riuscito a capire molto. Erano più insulti che altro.

Draco si limitò ed emettere un verso scocciato tuffando ancora di più il viso nel cuscino mentre Blaise cominciava a ciarlare sulle voci che, sicuramente, il giorno dopo avrebbero cominciato a circolare sulla sorprendente visita della Reed nel dormitorio di Serpeverde.

**

Come previsto da Blaise, il fatto che Allyson avesse fatto una visitina nel dormitorio di Serpeverde si sparse velocemente in tutta la scuola ma la notizia non sembrò stupire più di tanto. Ormai si sapeva già da un pò della sua amicizia con Theodore e gli studenti più incalliti in materia di "gossip" preferirono dedicarsi ad altri tipi di pettegolezzi. Allyson ignorò ogni cosa intorno a lei e si buttò a capofitto nella sua missione, o almeno ci provò. In effetti, non ebbe molti giorni per pensare a come riuscire a prendere in mano la situazione poiché quella non fece altro che sfuggirle sempre di più.
Hermione le aveva raccontato della discussione avuta con Harry e Ron e di tutto ciò che si erano detti. Reagì male e ostentò un cocciuto mutismo, ergendosi delle mura difensive intorno. Evitò accuratamente Malfoy poiché non aveva la benché minima voglia di parlargli e il fatto che non fossero neanche più in punizione diminuì notevolmente la possibilità di ritrovarsi faccia a faccia con lui.

Con Harry, invece, tentò di comportarsi come se nulla fosse e i molti compiti contribuivano a ridurre le parole che avrebbero potuto scambiarsi. Meno parlavano e meglio lei riusciva a pensare, si diceva. Già, pensare. Nonostante avesse riflettuto senza sosta, rischiando persino di prendere ‘Accettabile’ ai compiti di Trasfigurazione e Pozioni, non era riuscita a trovare alcuna soluzione ammissibile. Era risaputo per lei che Theodore non fosse propriamente un buon consigliere ma quella volta nemmeno Ginny ed Hermione sembravano aver in mente una qualche buona idea. Per cui si era inevitabilmente ritrovata in una posizione di stallo e più andava avanti, più le cose sembravano peggiorare.

“Il colpo di grazia” arrivò solamente dopo un altro paio di giorni. Accadde, principalmente ed inesorabilmente, in una delle mattine seguenti, quando, insieme ad Harry, Ron ed Hermione si apprestava a raggiungere il tavolo dei Grifondoro, in preda ad una lunga fila di lamentele, discutendo con il rosso.

- Sul serio, Ron. Faresti un grande favore a tutto il Mondo Magico, anzi soprattutto alla sottoscritta che è costretta a reprimere i conati ogni volta che vi scambiate tutta…quella… saliva…si, amico, decisamente dovresti piantarla.                                        

“E, in più, riusciresti ad andare di nuovo d’accordo con Hermione…”

- Tu non capisci! - proruppe Weasley. - È impossibile lasciarla! Peggio della Piovra Gigante.

- Uscirei volentieri con la Piovra Gigante piuttosto che passare anche solo un altro secondo con la Brown - biascicò lei in risposta.

Nell'avanzare, la sua attenzione fu catturata da un vociare continuo proveniente specialmente dagli studenti dei primi anni. Il pensiero di fermarsi ad ascoltare la sfiorò ma l'idea di riprendere a parlare di Quidditch e delle nuove strategie che Harry aveva in mente occupò tutta la sua attenzione e, prima ancora che se ne rendesse conto, si ritrovò seduta al suo tavolo, la colazione già pronta davanti e una tazza di cioccolata fumante tra le mani.

- Dici che Corvonero perderà?

 - Non saprei, i Tassorosso sono migliorati parecchio dall'ultima volta.

 - Sì, ma noi non avremo comunque nessun problema, no? Abbiamo Harry! - si intromise Dean, provocando le risa generali.

Allyson spiluccò distrattamente la sua colazione, più impegnata a parlare che a pensare a cosa facesse ricevere al suo stomaco, quando, senza preavviso, Silente richiamò la loro attenzione. Sentì lo stomaco stringersi tutto d'un tratto, in preda ad un brutto - bruttissimo - presentimento. Scambiò uno sguardo preoccupato con la riccia accanto a lei, poi rivolse la propria attenzione sul vecchio preside. Gli occhi le caddero automaticamente sulla sua mano annerita. Peggiora sempre di più, si disse non potendo evitare di provare una sorta di preoccupazione mista a impressione per quella mano malandata. Subito dopo però i suoi pensieri cominciarono ad elucubrare domande su domande, mentre quella pessima sensazione che avvertiva sembrava non volerle dare tregua. Lo stomaco peggiorò; incominciò a contorcersi e lei ebbe la malsana voglia di espellere tutto ciò che aveva ingerito non prima di qualche minuto fa.

"Ed ora?"

- Sei fottuta, Reed!

"Sta zitta, Black!"

Istintivamente cercò lo sguardo di Theodore ma il Serpeverde era impegnato a parlottare con Draco e Blaise e smise solo per guardare Silente. Con il fiato sospeso imitò il resto degli studenti, la cui maggior parte sembrava letteralmente pendere dalle labbra di Silente.

- Perdonatemi se interrompo la vostra colazione, ma ho un annuncio importante da farvi. - proruppe con la sua solita voce serafica e il sorriso tranquillo appena accennato sulle labbra ma ben visibile negli occhi da dietro gli occhiali a mezzaluna. - Oggi, avremo l'onore di avere una nuova studentessa. È arrivata proprio stanotte, dalla Francia. Credo che tutti coloro che sono qui già da un po' si ricordino della scuola di Bauxbatons.

Allyson gelò, irrigidendosi, e la colazione che minacciava di volerle risalire su per l’esofago non migliorò affatto la situazione che, piano, stava iniziando a precipitare.

“Non ci credo, non ci credo, non ci credo. Dimmi che non è vero. Non è possibile che sia arrivata sul serio. No, non è assolutamente possibile."

Ma le parole irrefrenabili di Silente sembrarono confermare l'inevitabile ed Allyson si sentì incapace di distogliere lo sguardo. Gli occhi spalancati, il corpo rigido e le mani tremanti che stringevano qualcosa di indefinito così tanto da farle sbiancare le nocche.

- Quindi, facciamo un caloroso benvenuto alla nostra nuova studentessa, Gwendolyn Wood. Smistata in Grifondoro.

Allyson vide Silente fare un cenno verso il loro tavolo. Si girò di scatto, quando, dinanzi a lei, a pochi metri di distanza, una ragazza si alzò, sotto implicita richiesta del preside. La mente di Allyson ne delineò i tratti delicati, la statura minuta, i capelli rosso fuoco e gli occhi grigi. Ma furono gli unici dettagli che riuscì ad afferrare poiché la voce preoccupata di Hermione e la sua mano delicatamente poggiata sulla sua spalla riuscirono a risvegliarla dal sonno in cui era caduta mentre la disperazione l’assaliva secondo dopo secondo.

- Allyson, sta tranquilla. - le sussurrò l’amica, lo sguardo preoccupato fermo sulla sue mani.

La Reed abbassò gli occhi sui propri arti e solo allora parve notare il pane tostato, ora, ridotto in poltiglia nelle sua mani. Lo lasciò cadere distrattamente nel piatto mentre la riccia mormorava un incantesimo per ripulirle i palmi che tremavano ancora. Deglutì mentre l’idea di un suicidio istantaneo le si faceva strada nella testa. Almeno, si disse, se si fosse tolta di mezzo le cose sarebbero potute andare meglio, no? Ma non era finita lì. Le bastò seguire lo sguardo della Wood per farle gravare il peso di tutte le macerie rimaste del suo mondo sulle spalle. E per la prima volta sentì una morsa allo stomaco così forte da spezzarle il fiato. Dovette reggersi al tavolo, chinare il capo e reprimere un gemito. Sperò solo che nessuno si accorgesse di lei e in tutto il casino che aveva seguito l’annuncio gli unici che potevano rendersi conto che stava male erano i suoi migliori amici. Difatti, Hermione fu la prima a reagire d’impulso. Soffocò un verso sorpreso e subito si piegò verso l’amica, preoccupata più mai. Nello stesso istante, però, Harry si sentì morire. Avvertì un qualcosa di forte mozzargli il respiro e dovette piegarsi su sé stesso per nascondere un verso sofferente. Ron agì d’istinto, posandogli una mano sulla schiena e cercando delle risposte.

- Ally, stai bene? - domandò Hermione.

- Harry, che succede? - le fece eco Ronald.

I due si scambiarono uno sguardo spaventato per qualche secondo, dimentichi per la prima volta da tempo della loro situazione di conflitto. Harry ed Allyson sembravano non avere la minima intenzione di volersi raddrizzare, ancora in preda di quelle sensazioni amplificate.

- Sto benissimo. - mormorò Ally a denti stretti lasciandosi sfuggire un singhiozzo strozzato. Cos’era quella sensazione così travolgente? Cosa diavolo stava succedendo? Perché la vicinanza della nuova studentessa le sortiva quell’effetto? Perché lo sguardo che Draco si era appena scambiato con la Wood le faceva così male? Perché quei sorrisi appena accennati, così inaspettatamente caldi, l’avevano sconvolta a tal punto?

Respirò a fondo, estraniandosi da tutto il rumore che la circondava. Harry non capiva cosa stava succedendo. Sentiva solo male allo stomaco, la cicatrice che bruciava leggermente e un qualcosa di allarmante che gli proveniva dal petto stava praticamente urlando che Allyson non stava affatto bene. Hermione era incapace di spiccicare parola, terrorizzata. Ron guardava i suoi migliori amici, impotente e preoccupato. Nessun’altro a parte loro sembrò accorgersi di ciò che stava accadendo e fu quasi una fortuna. La Reed si raddrizzò di scatto per poi inspirare lentamente. Solo allora si accorse di Harry e la confusione non fece che aumentare. Potter riemerse anche lui, ansimando lievemente. Inchiodò gli occhi smeraldini in quelli simili dell’amica e disse:

- Dobbiamo parlare.

L'ngolo di Hono:

Ebbene eccomi con il ventesimo capitolo *---* Venti, sono arrivata al ventesimo. Aw, mi sento soddisfatta. Spero che almeno vi piaccia e non vi abbia deluso! 
Comunque, ecco che scopriamo l'identità dell'infiltrato: Gwendolyn Wood. Il prossimo capitolo sarà interamente dedicato a lei e alla sua storia, così potremo capire un po' meglio la situazione. Spero davvero che vi piaccia ^-^ Ringrazio come al solito tutti coloro che leggono la mia fic, che la inseriscono tra le preferite/seguite/ricordate e che soprattutto recensiscono! ^-^ Grazie per il vostro sostegno, vi adoro! <3 Beh, che altro dire? Mi affido a voi e boh spero sia uscito qualcosa di decente C:
Alla prossima settimana! C:
Hono

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Capitolo 22
*** Capitolo Ventuno: Gwendolyn Wood ***


Capitolo 21

Questo Capitolo 
è dedicato a 

Juuri 

che mi sostiene e mi aiuta sempre. 

Grazie, ti adoro.

Capitolo ventuno: Gwendolyn Wood

Gwendolyn Wood, sin da bambina, si era sempre differenziata da tutti i suoi coetanei ovunque ella si trovasse. Omettendo il fatto che appartenesse ad una famiglia di Purosangue molto ricca si era distinta non solo per l’ aspetto ma anche grazie ai suoi modi di fare che non sarebbero mai stati adatti ad una persona come lei. La cascata rosso acceso di boccoli perfettamente arricciati era in contrasto con la sua pelle di porcellana, la statura minuta con la sua figura magra e i bei lineamenti delicati. Le sue labbra piene erano di un rosa pallido, il naso alla francese, un paio di occhi color del cielo in tempesta e delle lunghe ciglia a contornarli. Nonostante fosse una ragazza bella e dall’aria gentile, con uno sguardo così intenso da far invidia persino a Morgana in persona, in realtà la sua indole era molto più "oscura" di quanto ci si potesse aspettare. O, almeno, questo è ciò che pensava la maggior parte delle persone che la conoscesse almeno un po’. In verità erano davvero in pochi a conoscerla sul serio. Gwendolyn avrebbe potuto contare sulle dita di un’unica mano le persone di cui si fidava e tutte erano lontane da lei.

Era cresciuta tra un grande manor sulla costa meridionale della Cornovaglia e un’enorme villa che si trovava nei pressi delle zone più fredde di Londra. I suoi genitori, Marianne Earnshaw e Adolph Wood, erano dei Purosangue di vecchio stampo che non tolleravano assolutamente né la presenza dei Babbani né quella dei Mezzosangue. Si erano uniti alla causa di Lord Voldemort credendo fermamente nelle sue idee e nei suoi pensieri che andavano per l’eliminazione di tutta la feccia presente nel Mondo Magico. Erano dei Mangiamorte impeccabili e anche dopo la sconfitta del loro Signore avevano continuato a cercarlo ovunque, convinti che lui non fosse davvero morto. Gwendolyn crebbe con questi ideali che le furono inculcati sin dal primo giorno di cui aveva memoria. Frequentava i figli degli altri Mangiamorte ma si era sempre mantenuta a debita distanza dalla maggior parte di loro. Poi, all’età di 11 anni Marianne e Adolph si traferirono in Francia.

A detta loro, Hogwarts non era più degna di istruire la propria bambina. Correva il rischio di infettarsi a causa di tutti quegli sporchi figli di Nati Babbani e infimi traditori del loro sangue. Così l’avevano iscritta alla scuola di magia di Bauxbatons senza la minima esitazione. Dopo un paio d’anni, però, Voldemort era ritornato al potere e aveva chiamato a rapporto tutti i suoi fedeli seguaci.    I coniugi Wood erano stati alcuni dei primi a ritornare al suo cospetto. Continuarono a vivere in Francia per permettere alla propria figlia di frequentare la scuola ma parteciparono attivamente a tutti i piani del loro padrone. Poi venne il giorno più bello della loro vita: Colui-che-non-deve-essere-nominato aveva affidato a Gwendolyn un'importantissima missione da compiere, alla fine della quale, se l'avesse portata a termine con buoni risultati, le avrebbe fatto dono del marchio.

A lei, però, non importavano tutte quelle cose sul sangue puro. Non le interessavano i Babbani, anzi, in realtà non le erano mai interessate le persone in generale. I genitori la pressavano parecchio ma era stato un qualcosa di naturale acconsentire. Non che fosse malvagia o amasse uccidere le persone. Non aveva avuto alcuna scelta, si era imposta a sé stessa di accettare. Aveva immaginato a cosa avrebbe portato un rifiuto e lei ci teneva alla sua vita. Poteva non dimostrarlo, ma voleva tenersi stretta la propria esistenza.  Aveva, dunque, accettato quel compito e non le restava che portarlo a termine.

Mettersi in viaggio e lasciare la sua amata Francia era stato quasi un trauma. Si era maledetta almeno un centinaio di volte; lei amava il posto in cui viveva e non avrebbe voluto lasciarlo per niente al mondo. Non le interessavano le stupide lotte, gli assassinii e il sangue puro. Voleva godersi le passeggiate con la brezza leggera a sferzarle il viso, la sensazione di calore cocente del sole che brillava perennemente alto nel cielo. Odiava la pioggia, odiava la nebbia e l’umidità. L’acqua, se non salata, non riusciva nemmeno a sopportarla. La sua scelta si era basata su un semplice e puro istinto di autoconservazione. Eppure, quasi non poteva crederci di trovarsi su di un treno diretto alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Chi l’avrebbe mai detto? Gwendolyn Wood ad Hogwarts. Stentava ancora a crederci. Era partita solo da alcune ore ma sentiva già nostalgia di casa e inutile dire che la sua irritazione era arrivata ai limiti dell’impossibile. Quel tempo però le diede modo di riflettere su tutti gli avvenimenti che l’avevano portata a trovarsi lì e a ciò che avrebbe dovuto fare una volta arrivata a quella scuola.

“Mettere i bastoni tra le ruote ad Harry Potter. Complicargli la vita e colpirlo dall’interno, cominciando da i suoi amici: la sciocca mezzosangue Hermione Granger e Ron Weasley. Tenere d’occhio Allyson Reed e accertarsi che stia ancora dalla parte giusta.”

Questo era ciò che avrebbe dovuto fare durante i mesi che restavano alla fine di quell’anno scolastico. Non conosceva queste persone e non aveva la minima voglia di farlo ma il pensiero di lei, priva di vita e l’Oscuro Signore chino sul suo cadavere con un uno sguardo sadico e una risata malvagia la convinse ulteriormente a dover fare il proprio lavoro. Per il resto del viaggio meditò sui metodi che avrebbe dovuto adottare e sulle strategie che avrebbe potuto utilizzare. Ciò le permise di tenere occupato il cervello e di non pensare alla sua amata Francia.

Arrivò a destinazione nel bel mezzo della notte. Faceva molto freddo e una pioggerellina leggera cadeva dal cielo, ma era così fine che Gwendolyn non la sentiva neanche. Severus Piton l’accolse appena fuori dell’espresso che l’aveva condotta fin lì, ad un villaggio chiamato Hogsmeade. Conosceva quell’uomo solo di vista ma i suoi genitori ne parlavano male e non avevano molta stima per lui. A lei comunque non interessava. Meno aveva contatti con tutti e meglio era.

- Seguimi, Wood. - la voce melliflua di Severus le arrivò a malapena. Il professore non attese nemmeno una risposta e le voltò le spalle, iniziando a camminare lentamente tenendo alta una lanterna con la mano sinistra, mentre nell’altra era impugnata la bacchetta nascosta sotto il lungo mantello nero.

Se non fosse stato per la fioca luce probabilmente si sarebbe potuto benissimo confondere tra le tenebre. Gwendolyn lo seguì tacitamente, osservando il posto intorno a lei con disinteresse. Piton la guidò a piedi sino ai cancelli della grande scuola e solo allora la ragazza parve cominciare a guardarsi attorno con una certa curiosità. Con un colpo di bacchetta Piton fece scivolare via le catene che tenevano l’inferriata e quando varcarono la soglia del perimetro della scuola, quelle sgusciarono silenziosamente al loro posto. Procedettero a lungo e Gwendolyn non poté fare a meno di guardare tutto con stupore. E se quel quarto di esterno che aveva visto l’aveva sbalordita, gli interni le tolsero il fiato. Grandi soffitti a volta e muri di pietra, un’aria calda e accogliente, quadri animati ovunque, rampe mobili di scale, fantasmi che giravano indisturbati per i corridoi e che poi attraversavano i muri. Una più che blanda descrizione poiché nemmeno le parole potevano rendere giustizia a quel castello e ora capiva quello che le sue cosiddette “amiche” avevano detto una volta ritornate in patria dopo essere state scelte per il Torneo Tremaghi di due anni prima.

Quella scuola era meravigliosa.  

Quelle considerazioni le tenne per sé, ovviamente. Non mostrò neanche un accenno di ciò che provava o pensava. Il suo viso restò indifferente non facendo trapelare alcuna espressione. Ma ciò non le impedì di pensare alla maestosità della scuola. Era molto diversa da ciò che era abituata a vedere a Bauxbatons. Non che la scuola francese non fosse bellissima ma al confronto con Hogwarts non era niente, davvero. O, almeno, questo era stata solo una sua impressione. Ad un certo punto si fermarono dinanzi a due massicci gargoyle di pietra. Piton borbottò qualcosa e in un attimo si aprirono mentre dal pavimento apparve una scala a chiocciola che continuava a districarsi verso l’alto. Si fermò di colpo con un tonfo secco e una volta che i due l’ ebbero percorsa, Gwendolyn comprese che conduceva all’ufficio del preside di Hogwarts: Albus Silente.

Piton bussò due volte sulla porta e dopo un invito ovattato la spinse con disinvoltura mostrando l’ufficio ovale e spazioso. La rossa seguì il professore all’interno e immaginò immediatamente che quella doveva essere la stanza più grandiosa dell’intero castello. Sul muro c’era un’enorme vastità di quadri i cui soggetti o fingevano di dormire oppure la fissavano curiosi, un trespolo sul quale riposava tranquilla quella che doveva essere una fenice, un cappello rattoppato che se ne stava afflosciato sulla spalliera di una sedia, oggetti magici ovunque e infine una grande scrivania. Dietro di questa c’era seduto un uomo anziano dalla lunga barba argentea, un sorriso sereno sul viso e un paio di occhiali a mezzaluna dietro i quali sfavillavano due occhi azzurri. Gwendolyn capì subito chi lui fosse ma la cosa che più la colpì fu la sua mano completamente annerita.

Non aveva mai visto una simile…cosa e la disgustò alquanto. Non ne conosceva la causa ma ipotizzò che forse a infliggergli quella maledizione - o qualsiasi cosa fosse - doveva essere stato solo Lord Voldemort. E rabbrividì a quel pensiero immaginando sé stessa con una mano del genere. Quell’immagine non fece altro che convincerla ancora di più nel portare a termine quegli ordini. Silente le fece un cenno e gentilmente la invitò a sedere su una delle poltrone di fronte alla scrivania. La rossa lo fece non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla mano. Il preside doveva essersene accorto poiché subito nascose i propri arti alla vista della ragazza, sorridendole con pacatezza. Piton si limitò a restare nella penombra della stanza, attendendo con noia la fine di quella “patetica” procedura.

- Benvenuta ad Hogwarts, Mrs. Wood. Mi dica, ha fatto un buon viaggio?

- Non mi lamento. - disse scocciata la Wood, prendendo ad osservare con interesse la bella fenice.

- Vedo che le piace Fawkes. - constatò tranquillo Silente.

Gwendolyn non rispose e voltò lentamente il capo verso il vecchio preside.

- Beh, ora che diavolo dovrei fare? - sbottò improvvisamente, seccata e stanca.

- Che insolente! Per Merlino, non ci sono più gli studenti di una volta! Ai miei tempi se uno di loro si fosse rivolto a me in questo modo…

- Non preoccuparti, Phineas. - Silente interruppe Phineas Nigellus Black con divertimento appena accennato mentre quest’ultimo dal suo ritratto borbottava qualcosa a proposito dell’insolenza e della maleducazione. Gwendolyn si accigliò, perplessa e in contempo irritata per l’interruzione.

- Mrs. Wood è solo stanca e non aveva l’intenzione di rivolgersi in questo modo, mi sbaglio?

Fece Silente rivolgendosi verso la ragazza, la quale annuì mestamente.

- Ora, passiamo alle cose importanti. La prima cosa da fare è lo smistamento.

La rossa gli rivolse semplicemente uno sguardo interrogativo. Smistamento per cosa? Il preside prese la propria bacchetta e con un movimento appena accennato trasportò il cappello logoro e lo poggiò tra di loro.

- La tradizione vuole che ogni studente venga smistato dal Cappello Parlante in una delle quattro case, ognuna delle quali è stata creata, assieme alla scuola stessa, da quattro fondatori.

- Scusi, non credo di aver capito…cioè un Cappello Parlante dovrebbe rovistarmi nella testa per capire in quale di queste quattro case dovrei essere smistata?

Silente annuì, sorridendo nuovamente dinanzi alla sua espressione.

- Il Cappello Parlante, Mrs. Wood, è capace di vedere ogni cosa. Persino i suoi pensieri più reconditi.

Gwendolyn era semplicemente infastidita. Non le andava che un Cappello Parlante sbirciasse nella sua testa e non l’avrebbe permesso.

- Le quattro case - Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde - rispecchiano delle caratteristiche che ogni fondatore ha voluto per ogni suo studente. Ad esempio, i Grifondoro dovrebbero essere leali e coraggiosi e i Serpeverde astuti e ambiziosi…

Aveva spiegato Silente porgendole il cappello. Gwendolyn indugiò avvertendo il tessuto ruvido del cappello sotto le dita. Aspettò qualche altro secondo osservando il pezzo di stoffa rattoppito nelle sue mani.

- Non temere e ricorda che il Cappello tiene sempre in considerazione ciò che desideri.

La rossa annuì distrattamente e con uno scatto meccanico s’infilò sulla testa quel cappello, un po’ grande per la sua testa tanto che gli ricadde sugli occhi, nascondendole il volto serafico del preside. Attese per alcuni attimi e la sua pazienza minacciò di vacillare ma sobbalzò impercettibilmente non appena una voce chiara le parlò nella sua testa. Non era la sua coscienza o un qualcosa che proveniva dal suo subconscio. Non riuscì a capire come ma seppe all’instante che quella era la voce del Cappello Parlante che aveva sulla testa.

“Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui. La figlia di Adolph Wood. E nel fiore della sua adolescenza.”

“Datti una mossa”  pensò intensamente sperando che quel cappello la sentisse forte e chiaro.

 “Tale e quale a suo padre quando non era altro che un ragazzino indifeso. Beh, sarei portato a scegliere per Serpeverde. Sarebbe la casa ideale per te.”

“Allora vada per Serpeverde, o come diavolo si chiama, basta che ti spicci.”

“Sei sicura di quel che dici?"

La rossa si limitò ad un'occhiata eloquente, alzando gli occhi al cielo - tecnicamente, nell'interno del cappello - in una implicita richiesta di sbrigarsi.

"Serpeverde. Ottimo, sarebbe davvero ottimo. Dopotutto ce l'hai nel sangue, Gwendolyn Wood."  e qui esitò, come se stesse prendendo in considerazione qualcosa. Gwendolyn avrebbe preferito che si muovesse. L'idea di avere qualcuno che le frugasse nella testa la infastidiva più di qualsiasi altra cosa.

"Oh, ma qui c'è anche dell'altro. Bene, molto bene. Una delle scelte più difficili, a quanto pare. Serpeverde potrebbe non essere la strada giusta, sai?"

"Non me ne frega niente, sai?" fu la risposta di lei, che represse in malo modo uno sbuffo infastidito. Poté quasi giurare che il Cappello stesse ridendo. "Se la metti così... potresti sorprenderli tutti, sai? Credo sia meglio... "

In quel momento Gwendolyn non avvertì più la voce nella sua testa ma la sentì chiaramente attraverso le sue orecchie.

- GRIFONDORO!

La ragazza si tolse il cappello rapidamente, posandolo il più lontano possibile da lei.

- Bene, Mrs Wood. Grifondoro. Spero si trovi bene con i suoi nuovi compagni.

- Si, si. Certo. - bofonchiò ancora sorpresa di tutta quella scena mentre sentiva il sonno cominciare a pervaderla.

- La divisa e i suoi bagagli sono già stati trasportati in una delle stanze del dormitorio. Adesso la professoressa Mcgranitt l’accompagnerà…

Ma Gwendolyn non ascoltava più. Piuttosto, pensava a ciò che l’avrebbe aspettata l’indomani. Ciò che l’avrebbe aspettata nei giorni che avrebbe trascorso lì. La sua mente già vagava lontano e in un attimo si ritrovò a seguire una donna dall’aria rigida e severa, poi l’istante successivo si accorse a malapena di aver appena varcato la soglia di una grande stanza e di trovarsi in un comodo letto dalle coperte scarlatte mentre la mente e i pensieri si allontanano da quel posto e si perdevano nelle infinite spiagge assolate, galleggiavano nel mare salato e si distendevano in riva ad osservare un tramonto mentre l’aria fresca e salmastra li avvolgeva fra le sue spire.

**

Gwendolyn non aveva la benché minima voglia di alzarsi da quel caldo letto e lasciare che realtà la travolgesse come il vento impetuoso. Lo sapeva. Sapeva che se avesse lasciato quel caldo tepore avrebbe dovuto lasciarsi trasportare dal corso degli eventi. E in più avrebbe dovuto modificarli a piacimento di un tizio con qualche rotella fuori posto e la capacità di farti desiderare la morte con il solo sguardo. Di cattivo umore si accinse ad indossare la divisa accuratamente piegata su una sedia accanto al letto della sua stanza provvisoria. Da quanto aveva capito, avrebbe dovuto condividere la sua stanza con altre studentesse e questo non fece altro che aumentare la sua irritazione. Dopo una lunga seduta in bagno e almeno una ventina di minuti per tentare di rendere presentabili i suoi capelli si accinse a vestirsi. Indossò la camicia, la gonna, le calze, le scarpe e si avvicinò allo specchio mentre si annodava la cravatta rosso-oro non troppo stretta. Osservò il suo riflesso allo specchio e per poco non cominciò a bestemmiare Merlino e Morgana.

Certo, era sempre meglio di quell’orrenda tenuta che era costretta ad indossare a Bauxbatons, ma quel suo nuovo abbigliamento la faceva sembrare una bambola peggio di quell’altra. Soprattutto per il fatto che i suoi capelli si intonassero perfettamente alla cravatta e alla sciarpa. Per non parlare delle decorazioni che troneggiavano nei dormitori e nella Sala Comune. Parevano essere la casa delle bambole perfetta per l’aspetto della ragazza che vedeva allo specchio. E questo era una cosa che non migliorò affatto il suo umore, anzi, lo peggiorò di un centinaio di Walt. Con un gesto secco strappò via la cravatta e s’infilò il maglioncino scuro sopra la camicia. Mise il mantello e si assicurò di avere la bacchetta nella tasca. Diede un ultimo sguardo al suo riflesso e poi uscì in fretta e furia dal dormitorio e dalla Sala Comune, tentando di passare inosservata ai pochi studenti che a quell’ora girovagavano assonnati per la Torre. Gwendolyn era sempre stata mattiniera. Era solita svegliarsi molto presto, anche alla scuola francese, proprio per evitare l’ora cruciale in cui tutti gli studenti si riversavano nei corridoi per fare colazione. Immaginò che lì, ad Hogwarts, gli studenti non dovessero essere poi così diversi.

La sera prima la direttrice della sua casa le aveva dato alcune indicazioni sbrigative sui luoghi comuni più importanti prima di lasciarla “riposare” e se il suo senso dell’orientamento non era andato a farsi una vacanza proprio in quel momento, sarebbe riuscita a raggiungere la sala in cui solitamente si svolgevano i pasti senza alcun problema. Ma, nonostante ci si fosse messa d’impegno, sbagliò strada per due volte a causa delle scale che si spostavano improvvisamente ma riuscì ad arrivare finalmente in Sala Grande. Non c’erano molti studenti nemmeno lì. Il tavolo che suppose fosse quello di Grifondoro, contava si e no cinque ragazzi, probabilmente del settimo anno. La stessa situazione, comunque, si presentava negli altri tavoli. Prese posto verso il centro, ben distante da qualunque altro essere umano, e cominciò a mangiucchiare distrattamente una crepes con il cioccolato. Era buona, si ritrovò a pensare, ma non quanto quelle francesi.

Quanto le mancavano le crepes di lì. Quanto le mancava essere lì. Con un gesto brusco allontanò quei pensieri e si riempì il piatto, scegliendo con accurata e, forse fin troppa, attenzione soffermandosi su pietanze diverse per ammazzare il tempo. Non dovette attendere molto, però, prima che la Sala Grande cominciasse a riempirsi come al solito. Il vociare allegro e gli schiamazzi degli studenti la circondarono ma lei sembrò ignorare qualsiasi sguardo o parola, persa nel contemplare il cibo selezionato che aveva appena finito di mettere nel piatto. Ad un certo punto, però, la sua attenzione venne catturata da un gruppetto che si stava avvicinando al tavolo. Pose una mano sul suo viso, giocando pigramente con il manico del suo calice, mentre annoiata osservava i suoi bersagli. Non ci aveva messo molto a riconoscerli, dopotutto.

La cicatrice di Potter e il colore dei capelli di Weasley erano inconfondibili. E, andando per esclusione, le due ragazze accanto a loro dovevano essere la mezzosangue e la Reed. Li seguì con lo sguardo e stette a fissarli per un po', sorprendendosi nell’essere costretta ad ammettere che il loro legame doveva essere molto forte. Quasi riusciva a sentirlo. Distolse lo sguardo dal gruppetto e cominciò ad esaminare il tavolo degli insegnati quasi al completo. Poi passò ai Corvonero, ai Tassorosso ed infine ai Serpeverde. E per poco non cadde dalla panca sulla quale era seduta. Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi. Si era completamente dimenticata di lui. Come aveva potuto? L’ombra di un sorriso le increspò le labbra per poi venire sostituito da un ghigno compiaciuto. Erano anni che lei e Draco non si vedevano e si disse che forse, con la sua presenza lì, sarebbe riuscita a sopportare meglio la situazione.

Sapeva che cosa era successo. Sapeva della faccenda del marchio e tutto il resto ma non aveva avuto la possibilità di incontrarlo a Malfoy Manor. Avrebbe voluto, però. Beh, dopo la colazione non avrebbe perso neanche un minuto e si sarebbe fiondata a parlargli. Aveva così tante cose da dirgli, aveva così tante frecciatine e schiantesimi da lanciargli, aveva così tanta voglia di ascoltare le sue prese in giro e rispondergli a tono, aveva così tanta voglia di discutere con lui. Gwen non era mai stata una tipa sentimentale, anzi. Odiava del tutto qualsiasi accenno di contatto umano. O meglio, quasi del tutto.

- Perdonatemi se interrompo la vostra colazione, ma ho un annuncio importante da farvi.

La voce di Albus Silente interruppe le sue riflessioni e la costrinse a rivolgere la propria attenzione su di lui. Accentuò il piccolo ghigno sulle labbra piene non appena il preside la invitò ad alzarsi mentre almeno un centinaio di sguardi si accingevano a rivolgerle la totale attenzione.

L'angolo di Hono:
Seeeera a tutti ^-^ Ventunesimo capitolo, che ne dite? Interamente dedicato a questo nuovo personaggio ispirato ad un'idea di Juuri, e per questo la ringrazio tantissimo e non smetterò mai di farlo. Beh, spero che vi piaccia, che non vi abbia deluso e che vi sia sembrata una svolta interessante nella storia. Non so come sia venuto quindi mi affido a voi :')
Ringrazio tuuuuutti quanti per il vostro sostegno, siete fantastici u.u Ringrazio coloro che recensiscono, coloro che hanno messo questa mia long tra le seguite, le preferite e le ricordate e ringrazio ancora una volta Juuri! <3
Allora, con questo vi lascio e alla prossima settimana ^-^ Mi raccomando, recensite se vi va C: Saaaluti
Hono







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Capitolo 23
*** Capitolo Ventidue: Fucking Chaos ***


Capitolo 22

Capitolo ventidue: Fucking Chaos  

Discomfort, endlessly has pulled itself upon me
Distracting, reacting
Against my will I stand beside my own reflection
It's haunting, how I can't seem...
To find myself again
My walls are closing in...
(Crawling - Linkin Park)”

 

 

Confusione. Questa era l’unica cosa che albergava nella testa dei quattro ragazzi che, a notte fonda, sedevano in terra nella Sala Comune proprio davanti al grande camino di roccia il cui fuoco, oramai, non era altro che carbone e cenere. Hermione era china su un grosso tomo di Rune Antiche, i capelli cespugliosi raccolti alla bell’è meglio, le gambe incrociate e gli occhi strizzati piantati da un po’ sulla stessa frase che aveva bisogno di più tempo per essere decifrata. Al suo fianco, Harry fissava assorto davanti a sé, le gambe distese in avanti e la schiena poggiata sul fianco di una poltrona. Allyson, invece, aveva le gambe strette al proprio busto, il capo posato sulla spalla dell’amico occhialuto e lo sguardo rivolto al pavimento. E infine Ron sonnecchiava tranquillo steso supino sul divano, la frangia a ricadergli sugli occhi semichiusi e le braccia incrociare sul petto.

Un silenzio tranquillo li circondava permettendo ai loro pensieri di viaggiare lontano, consentendo ai dubbi, alle domande irrisolte e ai sentimenti contrastanti di invadere la testa, l’anima, il cuore. Allyson abbassò lentamente le palpebre mentre per un attimo ebbe il timore che tutta la roba che aveva dentro stesse per scoppiare da un momento all’altro. I suoi migliori amici erano lì ma era come se giorno dopo giorno avesse la netta sensazione di allontanarli sempre di più da lei. Quel suo continuo scappare dai problemi, quell’inutile temporeggiamento, tutte quelle bugie l’avevano portata a quello: a conoscere le soluzioni della metà dei dubbi che assalivano Harry e Ron e di non poter alleviare la loro frustrazione in alcun modo. E più ci pensava e più stava prendendo in considerazione l’idea di sputare il rospo. Non le interessavano le conseguenze; voleva solo togliersi quella dannata morsa che le opprimeva lo stomaco e il petto, arrecandole la voglia incontrollata di espellere dal suo corpo della robaccia acida e puzzolente.

 - Ci sono! - esclamò improvvisamente Hermione, facendo sobbalzare i tre.

- Eh, si, cosa? - mormorò Ron spaventato, svegliandosi di soprassalto, rotolando giù dal divano e sbattendo a terra con un gemito.

Allyson aveva raddrizzato la testa di scatto, colpendo di striscio il mento di Harry che si portò una mano sul punto dolorante, lamentandosi debolmente. La Reed si scusò imbarazzata per poi schiarirsi la gola e ridacchiare alla vista del rosso che si stava rimettendo seduto con qualche lamento.

- Che diavolo ti prende, Hermione? - borbottò ma venne palesemente ignorato dalla riccia che intanto stava richiudendo il libro con delicatezza.

- Che succede? - gli fece eco Harry.

- Beh, mentre stavo leggendo quel libro mi è venuta in mente una cosa…- cominciò a bassa voce, lanciando uno sguardo fugace d’intesa all’amica che inizialmente non comprese dove volesse andare a parare. - Ad Harry bruciava la cicatrice quando vi siete sentiti male, no? E se Gwendolyn Wood avesse a che fare con Voldemort?

- Hermione ma ti senti? - proruppe il rosso con scetticismo venendo ignorato nuovamente dalla Granger.

- Perché pensi ad una cosa del genere, Hermione? - esalò invece Potter con serietà.

Allyson capì le intenzioni dell’amica di voler spingere l’attenzione di quei due su qualcun altro per fare in modo che si dimenticassero di lei e di Malfoy per un po'. Ma entrambe sapevano che questo sarebbe servito a poco.

- Ho controllato in biblioteca dopo cena. Marianne e Adolph Wood erano due dei nomi nella lista dei Mangiamorte più cruenti e convinti nella causa di Lord Voldemort. O, almeno, questo è ciò che è stato riportato sulla Gazzetta del Profeta di quel tempo. - spiegò la riccia con enfasi.

- E questi due dovrebbero essere i suoi genitori? - le domandò interessata Ally.

Hermione annuì. La Reed non sapeva chi fossero. Se avevano fatto parte (e lo facevano ancora tutt’ora) della cerchia più ristretta dei “fedeli” Mangiamorte, lei non lo sapeva. A dire il vero, non li aveva neanche mai sentiti nominare da nessuno. Per quanto ne sapeva, potevano anche essere morti.

- Potrebbero non esserlo. - commentò Ron.

- Beh, non è che conosciamo così tanti Wood, no? -fece Allyson con fare sarcastico. - A parte Oliver, ovviamente. - si corresse subito dopo ricordandosi del loro ex capitano della squadra di quidditch. 

- E da quanto ne sappiamo, non credo che i suoi genitori avessero quei nomi. - esordì ancora una volta Hermione. Poi si rivolse ad Harry e gli chiese: - Allora, che ne pensi?

L’occhialuto ci mise alcuni secondi per rispondere, cercando di ponderare le sue parole.

- Potrebbe essere plausibile. - disse lentamente, assorto. - Ma non spiegherebbe il motivo della tua reazione, Allyson. La mia cicatrice non avrebbe cominciato a bruciare se non ti fossi sentita male perché anche se Gwendolyn Wood dovesse possedere qualche collegamento con Voldemort la cicatrice non brucerebbe. Altrimenti dovrebbe farlo continuamente con Malfoy che è diventato Mangiamorte dall’inizio dell’anno, non vi pare?

Ragionò, guardando i suoi amici negli occhi uno ad uno e soffermandosi qualche secondo in più su di Allyson.

- Harry, ne abbiamo già parlato. Voldemort non si affiderebbe mai ad un sedicenne.

- Va bene anche questo, ma non dimentichiamoci della discussione tra Piton e Malfoy che Harry ha sentito.

Esclamò Ron che questa volta non poté essere ignorato né da Hermione e né da Allyson.

- Sentite, Malfoy è innocuo. Si comporta in modo più che strano ultimamente, lo ammetto, ma come ho già detto più di una volta mi rifiuto di credere che Voldemort abbia potuto marchiarlo.

Sentenziò Allyson tentando di sembrare il più naturale possibile mentre con la mano destra andava a sfiorare il punto della camicia che copriva il suo Marchio Nero che, con lo sguardo pressante di Harry addosso, sentì come se ardesse fastidiosamente.

- Stiamo perdendo il punto della questione. Malfoy adesso non c’entra ma la Wood si. - intervenne prontamente Hermione permettendo ad Ally di tirare un sospiro di sollievo.

- E’ una possibilità come un’altra. Non sappiamo niente di questa ragazza ed è inutile continuare a ragionarci sopra senza avere niente tra le mani, se non due nomi e delle ipotesi. - fece Ron ravvivandosi i capelli rossicci, come a volersi dare un’aria di importanza. Quel gesto fece sorridere inconsciamente Ally.

- Si, va bene, ma almeno è già qualcosa sapere che dobbiamo stare attenti a ciò che diciamo in sua presenza, no? - rispose senza neanche pensarci la riccia che, solo dopo aver notato il sorrisetto divertito della Reed, si rese conto di aver appena risposto ad un qualcuno che aveva deciso di ignorare completamente.

Harry annuì semplicemente per poi alzarsi e darsi una bella stiracchiata alle braccia. Ron, con un grosso sbadiglio, lo imitò.

- Credo sia meglio andare a dormire. Ci si vede domani, buonanotte ragazze.

- ‘Notte!

Le due streghe aspettarono che i due risalissero la scala del dormitorio e poi si guardarono serie per qualche istante mentre lasciavano che il silenzio calasse nuovamente su di loro.

- Allora?

- Allora cosa? - bofonchiò Allyson evitando il suo sguardo.

- Spiegami cosa è successo davvero, Ally. - fece con ovvietà e un tono di voce bassissimo.

- Aspetta…- mormorò lanciandosi uno sguardo alle spalle per poi brandire la bacchetta. - Muffliato.

Hermione attese che l’amica le spiegasse, stringendo tra le dita la copertina liscia del tomo che aveva in grembo.

- Beh…

**

Allyson, quella mattina, era in ritardo. Aveva avuto un'altra nottata insonne e i suoi incubi erano stati popolati da Voldemort che uccideva Harry davanti ai suoi occhi, dai Mangiamorte che catturavano i suoi amici e, infine, da Gwendolyn Wood che ghignava divertita alla vista della strage da lei appena compiuta mentre i suoi capelli rossi assumevano il colore del sangue. Si era svegliata, quindi, di colpo, in un bagno di sudore, una stretta al petto talmente forte da farle male. Le era servito un buon quarto d'ora solo per alzarsi dal letto e in seguito si era ricordata della lezione di quella prima ora, con la McGranitt. Si preparò in fretta e furia e per poco non incespicò nei suoi stessi piedi. Uscì dal buco del ritratto mentre si raccoglieva i capelli in una crocchia disordinata e poi si fiondò a rotta di collo su per le scale, la tracolla pesante che le pendeva da un lato.

Si diresse dritta verso l’aula di Trasfigurazione, sperando di non prendersi un'altra sgridata. Corse talmente veloce da raggiungerla almeno dieci minuti prima dell'inizio della lezione. Rallentò in prossimità della classe, giusto per darsi un contegno e tentare di regolare il respiro affannoso provocatole dalla corsa. Aveva saltato la colazione e al pensiero avvertì una vaga sensazione di fame. Ma, quando si ritrovò quella scena davanti, nuovamente lo stomaco le si chiuse in una morsa. Gwendolyn Wood era appoggiata al muro, in un corridoio poco distante dalla classe, e guardava fuori dalla finestra, verso il cielo grigio di quella mattina. S'irrigidì in automatico, alla vista dei suoi lunghi boccoli fiammanti, mentre il sogno di quella notte sembrava prendere vita proprio davanti ai suoi occhi. Subito si voltò, decisa ad allontanarsi il più possibile, magari di trovare un corridoio alternativo per evitarla, quando una voce la immobilizzò.

 - Ehi! Sei Gwendolyn Wood, giusto?

Allyson gelò. Avrebbe riconosciuto la voce del suo migliore amico tra mille. Sgranò gli occhi tornando a guardare nel punto precedente e imprecando mentalmente contro Harry e Ron che si erano avvicinati alla nuova arrivata con fare amichevole. Idioti, pensò, essere così amichevoli con lei solo per cercare di scoprire qualcosa in più sul suo conto non sarebbe servito a niente. Sin dalla prima occhiata, Allyson aveva inquadrato il genere di persona che era quella strega. Fredda, calcolatrice, acida e senza scrupoli.  

La Wood non si scompose, né fu sorpresa da quelle voci. Si girò, guardando i suoi disturbatori e, per un attimo in lontananza, incrociò gli occhi verdi di Allyson.     Il contatto parve durare un'infinità sebbene la Reed sapesse che erano stati solo un paio di secondi. Eppure, non riusciva a togliersi dalla testa i suoi occhi grigi. Solitamente, avrebbe associato quel colore a Draco. Ma con la Wood era diverso: mettevano suggestione, avevano le stesse sfumature delle tempeste invernali e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, preferiva starne lontana. Perché non le piacevano affatto. Occhi di una predatrice a sangue freddo. Terribilmente simili ai suoi quando l’eccitazione per la paura e il dolore altrui prendevano il sopravvento dentro di lei.

La rossa rispose ad Harry e Ron limitandosi ad un cenno del capo. I due sorrisero; Ron più allegro e rilassato, Harry, invece, aveva la solita aria tesa che ultimamente sfoggiava sempre più spesso.

 - Serve aiuto per la classe? - chiese Weasley. - Sai, è facile perdersi per il castello.

Gwendolyn si ritrovò costretta a rispondere, probabilmente. La sua voce fu un sussurro, ma la decisione arrivò forte e chiara alle orecchie della mora:

 - No, grazie.

Allyson avrebbe scommesso che non era quella la sua meta. E quando i ragazzi proposero di accompagnarla, non riuscì ad impedire a sé stessa di intromettersi.

 - Harry, Ron! Cielo, sono ore che vi cerco! Andiamo o faremo tardi!

I due Grifondoro si volsero verso di lei, mentre Allyson mostrava il più falso dei sorrisi e cercava di evitare ogni minimo contatto con la Wood.

 - Ally! Stavamo giusto chiedendo a Gwendolyn se... - ma la frase di Harry fu stroncata sul nascere. - La novellina non ha bisogno di indicazioni! - saltò su Allyson con un tono di voce involontariamente brusco. Si accorse degli sguardi interrogativi di Harry e si corresse subito, sforzandosi di usare una voce calma. - La classe è proprio lì.

Ma si accorse tardi del fatto che Gwendolyn Wood non la stava neanche più ascoltando. Limitandosi ad un silenzioso saluto, accompagnato da un "È stato un piacere conoscervi", si era avviata dalla parte opposta. Un sollievo pervase la Reed all'istante. Quando alzò lo sguardo, però, il suo cuore perse un battito. Proprio davanti a lei, Draco Malfoy aveva fermato la Wood per un braccio, con una delicatezza piuttosto insolita da parte di uno come lui, dicendole qualcosa che Allyson non era riuscita a comprendere. Lo sguardo sarcastico della Wood, accompagnato da un ghigno divertito appena accennato, la fecero sprofondare nuovamente nel dolore che aveva provato la sera prima. Quasi ebbe la stessa sensazione ma si trattenne, confusa più di prima. Harry intanto aveva sentito nuovamente che qualcosa non andava e si avvicinò subito ad Allyson con Ron al suo seguito.

- Allyson che succede?

Lei scosse la testa, fissando sconvolta il punto in cui Draco e Gwendolyn stavano borbottando qualcosa.

- Sei più pallida di Nick-quasi-senza-testa! - proruppe ad alta voce il rosso, posandole una mano sulla spalla.

Il tono di voce di Ron fece attirare l’attenzione della Wood e di Malfoy. Allyson deglutì più volte a vuoto mentre lo sguardo di Draco si intrecciò al suo. Si guardarono per qualche istante. Lui ghignò. Lei, invece, si morse con forza l’interno della guancia imponendosi di distogliere lo sguardo mentre il sapore ferruginoso del sangue le invadeva le papille gustative. Si portò una mano alla bocca mentre avvertì un conato risalirle per la gola.

- Non credo di sentirmi molto bene. - sussurrò appena, barcollando nel tentativo di voltarsi. - Andrò da Madama Chips e ripeserò per un po’. Voi andate, tranquilli.

Harry e Ron si scambiarono uno sguardo preoccupato. Allyson però insistette così tanto da riuscire a convincerli e si avviò per il corridoio, percorrendo la direzione opposta per raggiungere l’infermeria. Il suono della campanella avvertì l’inizio delle lezioni. Lei lo ignorò e continuò lentamente la sua avanzata, mille domande a farle compagnia.

Che cosa le stava succedendo, dannazione?

**

- Non posso crederci, Draco! Non è possibile che siano successe così tante cose da quando me ne sono andata. - ridacchiò Gwendolyn scuotendo la testa divertita.

- E’ passato molto tempo dalla tua partenza, Gwen.

Constatò Malfoy, l’espressione indecifrabile, gli occhi chiusi e la testa poggiata sulla corteccia dell’albero dietro le sue spalle. Lui e la Wood avevano deciso di non pranzare e si erano recati nei pressi del Lago Nero. Faceva freddo ma il cielo grigiastro era sgombro e privo di nuvole. Gwendolyn non era abituata a certe temperature e sebbene fosse ben coperta da un pesante e pregiato mantello nero con tanto di cappuccio alzato, il freddo era riuscito a penetrarle sino alle ossa. Serrò la bocca e tentò di nascondere il tremore dei denti.

- Ma come diavolo fai a non morire di freddo, me lo spieghi? - sbottò la rossa cambiando completamente discorso.

Draco le aveva lanciato a malapena un’occhiata mentre le labbra si distendevano in un ghigno.

- C’ho fatto l’abitudine. E poi non fare tanto la melodrammatica.

Gwendolyn sbuffò bofonchiando qualcosa di incomprensibile. Il silenzio li circondò per qualche minuto.

- Senti, Draco, chi era la ragazza che hai guardato prima? Quella che stava con Potter e Weasley. - chiese ad un certo punto Gwendolyn con un tono volutamente casuale.

- Parli della mezzosangue? - iniziò lui con fare perplesso. - Allyson Kathleen Reed. Una mezzosangue davvero stupida e irritante. Meglio starne alla larga. E comunque, perché me lo chiedi?

- Sai… - la strega si dipinse un ghigno divertito sulle labbra per poi continuare. - mi domandavo il motivo della tua reazione. Quando è sbiancata in quel modo sembravi terrorizzato.

Draco scoppiò in una risata divertita.

- Non farmi ridere.

- Io sono seria, Draco.

Il biondo si sistemò meglio e poi rivolse uno strano sguardo alla ragazza.

- A che gioco sta giocando, Wood?

- Io? - fece lei con fare innocente mentre con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono aggiungeva - E chi ti dice che stia giocando?

Draco la guardò per qualche istante, mentre pian piano anche il suo viso si apriva in un sorriso molto simile.

 - Ti conosco, Gwen.

Fu soddisfatto dal divertimento che attraversò gli occhi grigi di lei.

 - Potevi avvertirmi, comunque. - riprese, con una certa irritazione nel tono. Gwendolyn stese le braccia davanti a sé, indifferente.

- In effetti, avrei potuto. - e ritornò quel tono menefreghista.

Draco sospirò impercettibilmente e poi riassunse l’aria impassibile.

 - Cosa ci fai qui? - le domandò con tono brusco.

Lei lo guardò in silenzio, seria. E poi, inaspettatamente, si aprì nel suo sorrisetto beffardo. - Mi mancavi, Draco.

- Fottiti, Wood. - borbottò lui. Odiava quando lo prendeva in giro. Lei rise.

 - E comunque, Malfoy. Tu non me la conti giusta. - affermò tranquilla, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.

- Ah, ma davvero? - fece con fare sarcastico mentre alzava gli occhi al cielo.

- Si. Secondo me qualcuno si è preso una bella sbandata.

Asserì Gwendolyn con sguardo furbo. Non che le interessasse davvero la vita sentimentale dell’amico ma aveva notato qualcosa di nuovo nello sguardo che si era scambiato con quella Reed. Per non parlare delle occhiate durante la lezione di Erbologia, quando la ragazza si era presentata alle serre con una faccia più colorita e allegra rispetto alla mattina stessa. Aveva notato la tensione e l’attrazione che si trasmettevano con un solo sguardo. Ed era strano il modo in cui si tenevano alla larga. Anche se era lì da poco tempo, lei conosceva Draco e mai lo aveva visto guardare qualcuno in quel modo. E poi era ipernervoso. Le era bastata un’occhiata per accorgersene. La missione che il Signore Oscuro doveva avergli commissionato doveva essere parecchio impegnativa, si disse.

-Chi, Wood?

La sua voce scocciata la ridestò. Si stampò un sorrisetto e disse:

- Ma come chi? Tu. Tu per la Reed. Ammettilo.

 - Piantala con queste stronzate e non deviare il discorso. - sbottò in tutta risposta Malfoy, scoccandole un’occhiataccia.

- Stronzate? Io ti conosco, Draco. Dì la verità: non aspetti altro che il momento per saltarle addosso.

- Ho cose più importanti da fare.

 - Certo, come quelle che sicuramente tengono occupata lei. - le parole le uscirono automaticamente, senza neanche pensarci. Quasi si maledisse ma poi si disse che in fondo non aveva detto niente di male. A lei non importava un cazzo di quella Reed, di Potter o di qualunque altra persona. Beh, a parte il mago che le stava davanti in quel momento. Ma non era sicura nemmeno di quello.

- Quali cose?

- E io che ne so?

Gwen si alzò, dandosi una stiracchiata mentre tentava di sciogliere tutti i muscoli che le si erano contratti per il freddo.

- Dobbiamo andare. - mormorò scocciata mentre cominciava ad incamminarsi senza neanche attendere che il ragazzo la seguisse.

L'angolo di Hono:

Eccomi qui con il ventiduesimo capitolo! ^-^ Spero davvero di essere riuscita a far capire un po' il rapporto tra Gwendolyn e Draco e le sensazioni che Allyson prova a vederli insieme, la confusione che sente per i sentimenti così, diciamo, "amplificati" con cui si ritrova. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, spero di non avervi delusi!  Mi affido a voi, come al solito :')
Passando ai ringraziamenti, come sempre un grazie va ad ognuno di voi! Vi voglio beeene <3 Ringrazio chi recensisce, chi segue la fic, chi l'ha inserita tra le seguite, le preferite e le ricordate. Siete fantastici u.u Un graaandissimo grazie potteriano (?) Alla prossima settimana con il prossimo capitolo! :3
Hono

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Capitolo 24
*** Capitolo Ventitré: Promise ***


Capitollo 23

Capitolo ventité: Promise

"So hollow / so vicious
So afraid I couldn't let myself see
That I could never be held
Back or up no / I hold myself

(Linkin Park - Lost in the Echo)" 

 

Già fin dalla sera prima la pioggia aveva cominciato a battere furiosamente sul vetro delle grandi finestre. I nuvoloni scuri sembravano immobili e avevano tappato ogni spiraglio di luce. Il vento era impetuoso, i tuoni circondavano il castello e rimbombavano spaventosamente attraverso le mura gelate. Nessuno, nemmeno Allyson, aveva la minima voglia di lasciare il caldo giaciglio che    l’ aveva accolto durante la notte. Ma non si può restare per sempre lì a rifugiarsi in un mondo interamente fittizio. Lei lo sapeva bene. Così si era alzata nel bel mezzo della notte mentre il marchio inciso sulla sua pelle bruciava fastidiosamente. Aveva indossato i soliti abiti babbani e si era coperta con un mantello spesso e consunto. Scrisse delle parole rapide e confuse su un pezzo di pergamena e lo lasciò sulle coperte di una Ginny profondamente addormentata. Poi aveva lasciato silenziosamente il dormitorio ed era strisciata sin dentro l’ufficio di Piton, proprio come una serpe. L’aveva trovato sveglio e untuoso come al solito. Aveva scambiato delle parole veloci con quel professore e poi si era Smaterializzata dinanzi ad un imponente cancello in ferro battuto. Aveva urlato qualcosa e il cancello si era lentamente aperto permettendole di passare. Allyson camminò lentamente, con il cappuccio ben calato sul capo e la testa bassa fino a che non si ritrovò nel grande salone del Manor, davanti ai Malfoy, ad una coppia di Mangiamorte che non aveva mai visto prima e a Gwendolyn Wood. Non fece una piega e restò nascosta nel cappuccio. Gli spiegarono semplicemente il da farsi e lei annuì mentre avvertiva chiaramente la bacchetta pulsare nella sua mano. Il desiderio di ucciderli si era impossessato di lei ma si era controllata. Se ne andò via prima che potesse combinare qualcosa di irreparabile. Ma prima che riuscisse a Smaterializzarsi per raggiungere il luogo indicatole dai suoi “colleghi”, Narcissa Malfoy le posò una mano sottile sulla spalla, fermandola.

- Draco?

- C’è la sua fidanzatina dentro, no? Perché non chiede a lei, eh, Narcissa? - sbottò involontariamente, senza accorgersi sul serio delle parole che aveva appena usato.

La donna la guardò con gelo e lei ricambiò l’occhiata con furia prima di cedere.

- Sta bene. Non si preoccupi, suo figlio è in buone mani.

Andò via ancor prima di ascoltare la risposta. Ne aveva abbastanza dell’insistenza che quella  donna mostrava verso il suo unico figlio. E a quel pensiero, un barlume di tristezza la colpì mentre pensava che sarebbe stato bello avere accanto un qualcuno di così apprensivo. In realtà, sarebbe stato bello riavere una madre. Un padre. Magari anche un fratellino. Scosse la testa cacciando via quei pensieri e sostituendoli con i suoi doveri mentre si figurava il luogo della sua prossima missione e spariva con un sonoro CLAP per poi riapparire nella notte a mille chilometri più lontano.

**

Non pioveva più. Il cielo della Sala Grande mostrava un cielo scuro e delle nuvole che minacciavano una tempesta ma la pioggia era cessata. Quella mattina Hermione e Ginny condividevano gli stessi pensieri, le stesse preoccupazioni e smisero di parlottare inquietate solamente dopo essersi divise per andare alle rispettive lezioni. La Granger trovò Harry e Ron nella Sala d’Ingresso a confabulare su qualcosa. Non riuscì a capire cosa poiché non appena la videro smisero subito di parlare per darle il buongiorno. Harry con un mezzo sorriso e Ron con un borbottio. Hermione si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa. Per quanto odiasse Ron in quel periodo non riuscì ad evitare di pensare che, per la milionesima volta, avrebbe dovuto mentire al suo migliore amico e a colui che…beh…all’altro. Ma per Ally l'avrebbe fatto, si disse, per tutto il tempo necessario. Una promessa era una promessa e non vi si poteva venir meno. Così, quando li raggiunse scusandosi con un sorriso per il leggero ritardo, cercò di sembrare naturale poiché sapeva perfettamente quale domanda le avrebbero rivolto.

- Ed Ally?

Come volevasi dimostrare. Hermione sospirò interiormente.

- È rimasta a letto, non si sentiva molto bene. - rispose con fare evasivo.

Harry corrucciò le sopracciglia, preoccupato, diffidente.

 - Che cos’aveva?

- Come al solito non ha dormito e l’ho praticamente costretta a farle bere la pozione di Madama Chips. Dormiva profondamente quando io e Ginny l’abbiamo lasciata. - spiegò fingendosi tranquilla mentre la preoccupazione non faceva che attanagliarle lo stomaco.

In quel momento Gwendolyn sospirò mentre da lontano assisteva a quella scena con fastidio crescente.

Odiava quella situazione, odiava quei tre, odiava Allyson Reed, odiava la Scozia e, sopra ogni cosa, odiava ricevere ordini.

L'unica persona che non odiava, in effetti, era uno dei motivi della sua presenza lì e del perché, nei momenti in cui le missioni che le venivano assegnate raggiungevano l'apice dell'inimmaginabile, sopportava il Marchio che le era stato forzatamente impresso sulla pelle. Così, consapevole del proprio egoismo e facendo raggiungere al suo menefreghismo livelli che lei stessa ostentava ad immaginare, si era decisa a sopravvivere (per quanto potesse riuscirci) e ad obbedire (non vedendo soluzioni migliori), ora che tutte le cose che prima aveva ritenuto importanti le erano state sottratte da un giorno all'altro. Senza il minimo preavviso, strappandola dal suo piccolo paradiso personale fatto di sole, caldo asfissiante e mare salato. Fu con la naturalezza che accompagnava ogni sua bugia, migliorata e perfezionata negli anni, che nel passare accanto al trio le scivolarono i libri di mano. Harry e Ron, istintivamente, si abbassarono per recuperarli e lei si proclamò in un "Scusate" dove, insieme al tono sorpreso, non riuscì a filtrare la freddezza e la noia che le provocava quella messinscena. S’ impose subito di darsi una controllata: prima completava la sua missione e prima quella storia sarebbe finita.

 - Figurati. - fece Ron, sorridendole distratto e restituendole i libri con gentilezza. - Non c'è problema.

Harry si limitò ad un mezzo sorriso e ad uno sguardo assente. Hermione, invece, l’aveva semplicemente guardata, ma la sua maschera di cortesia fu tradita da un improvviso irrigidimento che Gwendolyn ignorò.

 - Vorrei chiedervi - cominciò la rossa, mantenendo un'espressione impassibile e addolcendo a malapena i lineamenti. - dov'è l'aula di Pozioni. L'ho alla prima ora. - aggiunse e poi ticchettò sul foglio dell'orario con noncuranza.

- E’ nei sotterranei. - cominciò con la solita diplomazia Hermione, come se in quel preciso istante si fosse appena ricordata di essere una prefetto. E sebbene fosse diffidente si offrì di accompagnarla lei stessa, considerato che era uno dei suoi compiti rendersi disponibile verso gli studenti in difficoltà. - Ti ci accompagno io.

Harry e Ron avevano ricominciato a parlottare fittamente, incuranti delle due streghe accanto a loro. Così Hermione si limitò ad cenno verso i due amici e si avviò con Gwendolyn verso i sotterranei nonostante fossero in largo anticipo per l’inizio delle lezioni. Ma la Granger aveva bisogno di tempo. Voleva saperne di più sul conto di quella nuova studentessa. Voleva capire se le sue teorie erano giuste pur sperando che la realtà fosse ben altra.

- Allora, come ti trovi qui Gwendolyn?

Iniziò così la riccia tentando di instaurare una conversazione con il pezzo di ghiaccio che aveva di fianco. Gwendolyn non aveva voglia di parlare con quella Nata Babbana. Anche se non le importava granché del suo sangue, rispondere a quel tipo di domande era terribilmente irritante. Ma se voleva che quella situazione finisse al più presto doveva trovare un modo per dargli delle risposte quanto meno educate e magari, in quel modo, non solo scoprire ciò che doveva ma anche seminare cattiveria tra quel gruppetto affiatato che erano quei Grifondoro seccanti. E così sarebbe potuta ritornare nella sua amata Francia con il sole che brillava perennemente e il caldo che s’insinuava fin dentro le ossa.

- Non molto bene, credo. Sai, qui è tutto più…cupo.

E la rossa si sorprese poiché quella era la frase più lunga che avesse mai pronunciato in quei pochi giorni con qualcuno che non fosse Draco. Hermione annuì stringendo la sua copia di Pozioni Avanzate al petto.

- Sono certa che ti abituerai in fretta. Qui non è poi così male come potrebbe sembrare. - fece la riccia, il tono forzatamente gentile.

- Lo spero. - si ritrovò a mormorare distrattamente Gwendolyn.

Il silenzio calò nuovamente tra di loro e nessuna delle due riuscì a trovare qualcosa da poter dire. Così restarono in silenzio sino a quando non raggiunsero l’aula di Pozioni già popolata da qualche studente che si accingeva a chiacchierare con tranquillità.

- Bene, l’aula è questa. - cominciò Hermione muovendo appena la mano in direzione della stanza. - Emh, io sono un prefetto, quindi se hai bisogno puoi tranquillamente rivolgerti a me.

- Ti ringrazio.

Gwendolyn non attese che la Granger ribattesse e si fiondò direttamente nell’aula mentre l’odore di vari intrugli le invadeva le narici e il vapore che sbuffava da più calderoni le scompigliava i boccoli rossi. Il solito fastidioso boccolo le ricadde sul viso mentre prendeva posto in uno degli ultimi banchi in fondo all’aula. Tentò di rimetterselo a posto e dopo vari sbuffi seccati riuscì nel suo intento per poi dedicarsi alla distratta lettura del libro di Pozioni nell’attesa che la lezione cominciasse. Hermione aveva chiuso gli occhi e sospirato per qualche istante mentre entrava anche lei nell’aula e si posizionava al primo banco dove era solita sedersi. Ordinò alcune pergamene con la testa completamente altrove e lo sguardo assente finché la voce di Lumacorno riuscì a destarla. La riccia si accorse solo in quel momento che la lezione era appena cominciata e tutti gli studenti avevano preso posto nei proprio banchi. E per la prima volta nella sua vita Hermione non riuscì a concentrarsi sulle spiegazioni di Lumacorno. Certo, la sua Pozione Restringente non era venuta affatto male ma non era la migliore. E lei odiava essere superata da qualcuno che seguiva delle stupidissime note ai margini delle pagine di uno stupidissimo libro appartenente ad uno stupidissimo Principe.

Per tutte le ore scolastiche ignorò qualsiasi tentativo di conversazione con chiunque le si avvicinasse. Subito dopo il pranzo, grazie alle ultime due ore buche pomeridiane, si recò in biblioteca e vi restò per molto, occupata e concentrata nella ricerca dell’identità del Principe Mezzosangue. Era sempre più convinta che il Principe in questione non poteva che essere una ragazza forte e dotata di grande intelletto. E cercava ovunque, qualsiasi segno nei vecchi registri o nelle edizioni passate della Gazzetta del Profeta. Era anche un modo per tenere occupata la mente, per tenerla lontana dalla preoccupazione che le arrecava tutta quella situazione. Era stanca ed estremamente in ansia per Allyson. E non solo. Massaggiò per qualche minuto le tempie con gli occhi socchiusi, come a voler attenuare quel senso di ansietà che la pervadeva da fin troppo tempo. Poi sospirò e ripose tutto ciò che aveva preso in prestito. Recuperò la sua tracolla e salutando Madama Pince uscì dalla biblioteca, la testa che le scoppiava e un fiume di parole che le invadevano il cervello.

- Hermione! Allora sei qui.

La riccia alzò lo sguardò e sorrise verso il suo migliore amico. Harry le si avvicinò, un sorriso appena accennato e il verde degli occhi intriso di confusione e frustrazione.

- Che cosa stavi facendo? - chiese sporgendosi leggermente verso di lei.

- Cercavo informazioni sul Principe.

- Qualche novità?

- Per adesso nessuna, ma credo di essere a buon punto. - mormorò. Cominciarono a camminare lentamente, in silenzio, finché lei non prese coraggio e gli chiese:

- Allora…si può sapere che cosa avevate da parlottare così tanto tu e quell’altro?

Harry si premurò di evitare quegli occhi a lui così familiari finché non ritenne di aver trovato una scusa abbastanza valida.

- Quidditch.

- Stai scherzando, spero.

Entrambi si osservarono a lungo.

- Non mentirmi, Harry.

- E tu allora?

Hermione gli riservò un’occhiata confusa.

- Io?

- Non fingere, Hermione. - sibilò lui, fermandosi di botto mentre le si parava davanti con un espressione furiosa. - Tu sai cosa sta succedendo e non vuoi dirmelo. Sai cosa succede ad Allyson e non vuoi dirmelo.

La riccia spalancò gli occhi e poi li ridusse in due fessure, punta sul vivo.

- Io non so di cosa parli, Harry!

- Davvero?

- Harry ma che vuoi da me, eh? Non posso, va bene? Non posso dirtelo! - sbottò infine con esasperazione, gli occhi lucidi e le mani strette sul petto.

Il ragazzo parve calmarsi e si rilassò leggermente, i muscoli non più tesi e la confusione che accresceva insieme al timore che quelle parole avessero confermato i suoi sospetti. La strega, dal suo canto, sapeva di aver appena ammesso qualcosa e si maledisse. Per la prima volta desiderò di avere il coraggio necessario per infliggere l’incantesimo di memoria al suo migliore amico ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscita.

- Che cosa vuoi dire? - esalò con un filo di voce lui.

- Se fosse per noi, Harry, tu e Ron avreste saputo tutto già da un pezzo ma non possiamo aprir bocca. Cioè per il momento dovete restare all’oscuro di ciò che sta succedendo ad Allyson, di ciò che sta combinando Malfoy. E’ già tanto che lo sappia io…- si lasciò sfuggire, la voce meno che un mormorio, interrompendosi appena prima di rivelare che anche Ginny fosse a conoscenza di quella faccenda. Ci mancava solo questa.

Harry spalancò gli occhi, sorpreso e sconcertato nello stesso tempo.

- Ma…

- Per favore, Harry. Te lo chiedo per favore: per il momento molla tutto. Pensa solo alle lezioni con Silente e a nient’altro.

- Come pretendi che possa restarmene zitto ora che so per certo che sia Ally che Malfoy nascondano qualcosa di grosso. E’ un mio diritto conoscere la situazione, Hermione! Sono io quello che dovrà…

- Promettimelo! - lo interruppe bruscamente lei, afferrandogli le mani e stringendole con forza, incastrando i suoi occhi in quelli del mago.

- Non puoi farmi questo.

- Ti scongiuro, Harry. Promettimi che per adesso cercherai di ignorare la cosa.

Harry esitò nuovamente. Aprì la bocca per poi richiuderla automaticamente, incapace di spiccicare parola. Avrebbe voluto sapere. Ne aveva tutto il diritto. Doveva sapere come stavano andando le cose. Cercò tutte le parole, tutto ciò che avrebbe potuto dissuadere Hermione dal raccontargli tutto ma qualcosa lo fermò. I suoi occhi, le lacrime che chiaramente non chiedevano altro che uscire, l’espressione addolorata e l’ansia, la disperazione e la preoccupazione di cui erano intrise le sue iridi riuscirono a fargli esalare quelle due uniche parole:

- Lo prometto.

Hermione gli sorrise grata e gli buttò le braccia al collo, abbracciando con forza il suo migliore amico. Lui ricambiò la stretta con un sospiro pesante, gli occhi chiusi, un braccio che le circondava la vita e l’altro che aveva cominciato a carezzarle lentamente la schiena. Restarono così per momenti che gli sembrarono infiniti. Lei aveva il viso nell’incavo della sua spalla e aspirava la fragranza che tanto adorava, che tanto gli era familiare. Si staccarono dopo qualche minuto, guardandosi con la loro solita intensità.

- Grazie.

- Ricorda che non durerà per molto. Prima o poi dovrò conoscere ogni cosa.

Lei gli sorrise sincera, sollevata e felice che almeno per una volta le cose si fossero momentaneamente aggiustate.

- Lo so.

Harry scosse impercettibilmente il capo e malgrado non condividesse affatto la promessa appena fatta le sorrise ugualmente. In fondo si fidava della sua migliore amica e l’avrebbe ascoltata, sebbene il desiderio di sapere tutto lo divorasse giorno dopo giorno.

- Andiamo in Sala Comune, almeno cominciamo il tema di Difesa.

- Ma è per la settimana prossima, Hermione!

Le gli sorrise ancora più raggiante cominciandolo a trascinare verso la torre.

- Lo so.

**

Gwendolyn sfiorò con indecisione i titoli dei libri che spiccavano sullo scaffale in alto. Era sola. Draco era andato ad occuparsi delle sue “faccende” e lei si era recata in biblioteca per svolgere un tema di ben trenta centimetri sull’ultima rivolta dei Goblin. Storia della Magia era una delle materie che l’avevano sempre annoiata di più. Probabilmente, la sua era un avversione rivolta soprattutto verso gli insegnanti di quella materia. In Francia aveva un’insegnante ben qualificata, certo, ma fin troppo piena di sé per provare a far amare la materia ai suoi alunni. Lì, invece, c’era un fantasma che parlava con un ritmo così lento e noioso che sembrava avere un effetto soporifero su tutti gli studenti.

Non proprio tutti, si corresse, la Granger era terribilmente irritante con la sua voglia di apprendere e la sua aria da so-tutto-io.

Aveva incominciato a chiamarla così non appena si era accorta che quel che si diceva in giro era vero; oltre ad essere insopportabilmente dotata, possedeva una mente assai arguta e brillante. Da quel che aveva capito, era considerata la migliore della sua età. Alla rossa, di certo, non fregava nulla di Hermione Jean Granger, né tantomeno della sua reputazione ma la trovava estremamente irritante. Picchiettò leggermente su un tomo abbastanza grosso mentre il suo sguardo vagava alla ricerca di un libro che avrebbe potuto aiutarla. Dopo qualche altro minuto di minuziosa ricerca lo trovò; si trovava nello scaffale in alto. Sbuffò, conscia di essere troppo bassa per poterci arrivare ma non le importò. Allungò un braccio verso il libro, le punte dei piedi alzate al massimo. C’era quasi. Solo qualche altro millimetro e…preso!

Un momento. Non era stata la sua mano ad afferrare il tomo ma bensì una più grande e affusolata. Si voltò all’improvviso e per poco non finì addosso alla persona dietro di lei ma, in qualche modo, riuscì ad evitare la collisione.

- Sta più attenta, idiota.- fece una voce palesemente seccata.

La rossa squadrò con riluttanza il ragazzo che aveva tra le mani il suo libro. Già il ghigno e il fatto che stringesse quello che sarebbe dovuto essere il suo di libro l’avevano alterata parecchio.

- Scusa, quel libro stavo per prenderlo io.

Theodore la squadrò a sua volta con la noia che lo contraddistingueva e subito ricollegò quel volto al nome della nuova arrivata nonché amica del suo migliore amico. Inoltre, non ci gli ci volle molto per capire quali fossero le sue vere intenzioni. O meglio, grazie alla soffiata inconsapevole di Blaise e alla discussione di Silente e Allyson che gli era stata gentilmente raccontata in tutti i suoi dettagli proprio da quest’ultima. Per un solo istante i suoi pensieri ricorsero all’amica, lontana da quel castello a rischiare la propria vita. Anzi, a rovinarla più di quanto già non fosse. Non si era accorto nemmeno dei suoi piedi che avevano preso la direzione del tavolo appartato a cui era seduto poco prima assieme a Blaise, dimentico della strega che gli aveva rivolto la parola.

- Ehi, sto parlando con te.

Gwendolyn odiava essere ignorata. Lei poteva permettersi di ignorare gli altri, ovviamente, ma erano gli altri a doversi premurare di non farlo se non volevano saggiare la sua furia. Nott si fermò e a malapena gli riservò uno sguardo.

- Oh. Beh, il libro l’ho preso prima io.

- Si, ma io lo stavo per prendere. - continuò imperterrita lei.

Theodore sbuffò infastidito.

- Senti, novellina, ho trenta centimetri da scrivere e il libro mi serve. Quindi, sparisci se non vuoi che ti capiti qualcosa di brutto, intesi?

- Ma che paura, Nott. - esalò lei con sarcasmo, incrociando le braccia al petto.

Il mago assunse un’aria interrogativa voltandosi finalmente verso quella ragazza che, stranamente, stava cominciando a catturare il suo “interesse”. Interesse nel sapere come diavolo fosse a conoscenza del suo cognome.

- Non essere così sorpreso. Guarda che sono la migliore amica di Draco. - fece una pausa mentre muoveva qualche passo verso di lui. - Ora, se non ti dispiace, voglio quel libro. Ho anche io trenta centimetri da scrivere e…

- Lo userai dopo, Wood, non scocciare. - sbottò Theo mentre la noia lo pervadeva nuovamente.

Si osservarono con disprezzo e irritazione per dei minuti interminabili.

- Theo hai trovato quel libro?

Blaise era appena sbucato da dietro l’amico e con un ghigno prese il libro dalle mani dell’amico e se lo mise sottobraccio.

- Sono secoli che aspetto. - poi, come se si fosse appena accorto della ragazza guardò prima uno e poi l’altra. - Interrompo qualcosa?

- Niente per cui vale la pena sprecare fiato.

- Bene, diamoci una mossa.

Gwendolyn scoccò ad entrambi un’occhiata fulminea, seccata e terribilmente incazzata.

- La pagherai, Nott.

- Solo per uno stupido libro? Andiamo, ci sono problemi ben peggiori.

Commentò il diretto interessato usando un tono tra il sarcastico e il divertito mentre un ghigno cominciava a formarsi sulle sue labbra.

- Ti sei fatto un nemico potente, Theodore Nott.

Mormorò lei in tutta risposta passandogli accanto con una lentezza misurata.

- E dovrei avere paura? - chiese lui alzando un sopracciglio.

- Non sai quanta.

I due Serpeverde osservarono la ragazza dirigersi fuori dalla biblioteca per poi scambiarsi uno sguardo perplesso.

- Se lo dice lei.

- Ti sei fatto la fidanzatina nuova, eh? - domandò Blaise con fare divertito.

Theodore scosse la testa dandogli uno spintone per poi scoppiare a ridere sommessamente ricevendo un’occhiataccia da Madama Pince la quale gli intimò di starsene in silenzio. I due ridacchiarono silenziosamente e presero posto al loro tavolo, ghignando.

- Mettiamoci a fare la relazione, piuttosto. Mi sono già rotto. - sussurrò piano Theodore aprendo il libro e sfogliandolo con noia.

- Rotto? Andiamo, sono sicuro che prima o poi tu e quella lì vi sposerete. Sai, c’era…com’è quella cosa? Feelings. C’era feelings tra di voi. - commentò Blaise divertito con l’intenzione di ritardare ancora per un po’ quei dannatissimi compiti.

- Nemmeno morto.

- Lo sai che ho sempre ragione, Theo.

- Ah, si?

- Sempre. Ormai dovresti conoscermi…- fece una pausa per poi abbassare ancora di più il tono della voce - Io ho la Vista!

- Mh? Dici sul serio? Prevedimi una cosa allora.

- Spara.

- Quando prenderai alla relazione di Storia della Magia?

Blaise parve pensarci su e poi con un ghigno esclamò sottovoce:

- Ma Eccellente senza ombra di dubbio.

- Io dico che non riuscirai a prendere nemmeno Accettabile.

- Scommettiamo? - sbottò lui con aria di sfida.

- Cosa? - fece Nott d’un tratto tutto interessato. Erano soliti fare quel tipo di scommesse in continuazione e lui si divertiva da matti a dover sempre riscuotere la sua vincita. Perché lui, solitamente, riusciva sempre a vincerle in qualche modo.

- Se prendo Eccellente tu dovrai baciare la Reed.

Theodore alzò un sopracciglio con fare perplesso.

- E questa dovrebbe essere una condizione? Ti ricordo che io non sono Draco.

- Lo so.

- E se vinco io?

Zabini allargò il suo sorrisetto e poi, tendendogli la mano, esalò:

- Andrò dritto da Millicent Blustroid e la bacerò.

Il moro ridacchiò e gli strinse subito la mano. In fondo sapeva che non c’era alcun pericolo. Non che considerasse Allyson una brutta ragazza, anzi. Ma lei era un campo minato, probabilmente riservata solo a Draco. Almeno così gli era sembrato a partire da quell’anno che si stava rivelando così strano e carico di sorprese. In ogni caso, lui avrebbe vinto la scommessa, si disse con un ghigno, e avrebbe visto Blaise baciare la Blustroid. Si può desiderare di meglio?

L'Angolo di Hono:
Capitolo ventritré...Spero che vi piaccia e che non vi abbia delusi u.u Le cose cominciano a complicarsi, soprattutto per Allyson (ovviamente). Vi assicuro che in futuro ci saranno molti altri casini, non la passa mica liscia questa qui :')
Ally: Sarei tentata di mandarti a quel paese ma siamo in pubblico.
Appunto *ride* beh, ritornando a noi: ringrazio come sempre tuuuutti per il sostegno e per il fatto che mi sopportiate. Ringrazio chi recensisce e chi insierisce la storia tra ricordate/preferite/seguite. Vi voglio taaaaanto bene <3 E non smetterò mai di dirvi che siete fantastci u.u Scusate l'angolo stiminzito, anche se credo sia meglio, non vi annoio troppo :') Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero piacere C: Al prossimo capitolo! C:
Hono

 

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Capitolo 25
*** Capitolo Ventiquattro: Demons ***


Capitolo 24

Capitolo ventiquattro: Demons

“Can't wake up in sweat,

'cause it ain't over yet,

Still dancing with your demons,

(Victim of your own creation)!

 

Beyond the will to fight,

Where all that's wrong is right,

Where hate don't need a reason,

(Loathing self-assassination)!

(Avenged Sevenfold – Nightmare)”

 

Rosso, era l’unico colore che riusciva a distinguere nelle tenebre che la circondavano. Si sentiva strana, il respiro affannato, le mani e le ginocchia immerse in qualcosa di ancora caldo. Portò le mani al viso, spaventata. Sobbalzò e per poco non lanciò un urlo constatando di sguazzare in un pozza di sangue vermiglio.
Sentiva un odore terribile - odore di morte - invaderle le narici, la mente, la bocca. Ebbe la brutta sensazione di voler rigurgitare tutto ciò che aveva dentro, compresa l’anima. L’oscurità la opprimeva e le ombre che vi si aggiravano la terrorizzavano. Avrebbe voluto urlare ma rimase paralizzata quando rivide dinanzi a sé il corpo sfigurato di un uomo. Un uomo che lei conosceva, forse, fin troppo.

L’uomo che aveva ucciso, l’innocente babbano che aveva torturato per cercare delle stupidissime informazioni. Allyson sentì lo stomaco ardere, dilaniandosi, come se si stesse corrodendo dall'interno. Strinse con forza la sua maglia, madida di sudore, avvertendo qualcosa risalire lungo l’esofago. Cercò di issarsi ma ricadde rovinosamente in ginocchio, sentendo il bisogno di vomitare per far cessare quel dolore che aumentava secondo dopo secondo. Ma quando aprì la bocca la sensazione fu ben peggiore. Rigurgitó ragni. Piccoli, orrendi, pelosi ragni dagli occhi iniettati di sangue. Allyson urlò, graffiandosi, come a voler eliminare il suo corpo e quel che conteneva, come a voler annullare sé stessa. Avvertì il dolore penetrarle le ossa, spingere e pulsare da sotto la pelle, squarciandola senza pietà. Ma dalle ferite, ad uscire, furono solo altri ragni.

Prima che potesse anche solo avere il tempo di emettere l’ennesimo grido, lo scenario cambiò improvvisamente e lei si ritrovò davanti ad una sé stessa che selvaggiamente s’impegnava a torturare John Morgan, l'auror che aveva ucciso non molto tempo prima, l’espressione di folle eccitazione incollata sul suo viso. Degli schizzi di sangue le ricoprirono il viso e lei accentuò il ghigno compiaciuto e si leccò golosamente le labbra, come se avesse davanti il più prelibato dei cibi. Altri conati la raggiunsero quando il demone che aveva dentro cavò gli occhi a quell’uomo, il piacere e l’eccitazione che si mescolavano in un impetuoso vento. E l’aria ridivenne acre e densa di morte. La sé stessa rise di gusto e le si avvicinò, incatenando i loro sguardi. Allungò un braccio e ficcò la mano dentro di lei all’altezza del suo petto mozzandole il fiato e poi con un saidico sorriso le strappò via il cuore facendola gemere di dolore. Lo stritolò fino a polverizzarlo ed Allyson si sentì vuota, incapace di riuscire a muoversi. Il suo demone interiore le sorrise con pacatezza mentre provvedeva a strappargli anche l’anima.

- NO! - gridò lei invano.

Ma il demone rise e poi vide chiaramente la sua anima lasciare il suo corpo e finire dentro lo stomaco della sua gemella. Urlò così tanto, con tutto il fiato che le rimaneva, fino a danneggiare le corde vocali. E mentre tutto quello che aveva intorno cominciava a vorticarle rapidamente, il sapore ferruginoso del sangue le invase la bocca.

- Allyson, stai bene?

Harry. Lei non ebbe nemmeno la forza di sussurrare il suo nome. Cercò di allungare la mano verso di lui, allo stremo delle forze. Riuscì quasi a sfiorarla ma il suo demone arrivò prima e un guizzo di luce verde colpì Harry. Ed Allyson non poté fare nulla se non guardare il corpo esanime e privo di vita del suo migliore amico cadere lentamente dinanzi a lei. Pianse tutte le lacrime che non credeva più di possedere e strinse convulsamente il corpo dell’amico e, non sapendo in che modo, riuscì nuovamente a gridare. E la sua voce si fuse con le risa spietate di Lord Voldemort che affiancava la sua gemella guardando compiaciuto lo spettacolo che aveva dinanzi. Il Signore Oscuro la guardò ghignando e poi la sua gemella cominciò a baciarlo. I conati non tardarono ad arrivare. Cercò di alzarsi ma la maledizione cruciatus la fece cadere a terra e lei strinse la mano fredda di Harry, urlò incapace di capire come diavolo potesse provare ancora tutto quel dolore se non aveva più un’anima e un cuore.

- Allyson! - una voce familiare raggiunse le sue orecchie. Era preoccupata, ma Allyson non voleva che si preoccupasse per lei.

La voce continuò a ripetere il suo nome mentre all’improvviso si ritrovò in caduta libera, di nuovo sola, immersa nell’oscurità mentre tutto quello che desiderava era la morte.

- Svegliati!

Aprire gli occhi fu un qualcosa di devastante. Era sudata, aveva il respiro affannato e poteva sentire chiaramente sia il sapore ferrugineo del sangue sulla lingua, sia l’odore nauseante di morte e decomposizione. Non fece nemmeno in tempo a capire chi l’avesse salvata da quell’incubo che un conato le spezzò il fiato. Spostò le coperte con un gesto secco e corse in bagno inginocchiandosi, poi, davanti al water e ficcandoci dentro la faccia. Cominciò a vomitare di tutto, soprattutto roba acida e dall’odore disgustoso. Tossì e sputacchiò parecchio, credendo di riuscire ad alzarsi ma inevitabilmente riprese a vomitare più di prima.

- Allyson, ci sono io. Sta tranquilla. - mormorò Ginny spaventata, una mano a sostenere la fronte di Allyson, un’altra che le spostava ripetutamente i capelli dal viso.

Quei minuti in cui la Reed rimase con la testa immersa nel water, un trambusto non indifferente si udì dall’esterno, segno che le urla strazianti che lei aveva cacciato erano riuscite a svegliare mezzo dormitorio. Lavanda e Calì se ne stavano sull’uscio del bagno, guardando la scena con preoccupazione, le tracce di sonno ancora presenti sui loro volti. Qualcuno bussò freneticamente alla porta e dopo qualche istante venne aperta da un’Hermione terrorizzata in pigiama. Spinse via le due Grifondoro e si inginocchiò all’altro lato dell’amica, posandole una mano sulla schiena.

- Che cosa è successo?

- Harry. - mormorò Allyson, le lacrime che scendevano dai suoi occhi brucianti a causa della puzza.

- Incubi, suppongo. - spiegò Ginny, sconvolta.

Ally aveva appena cercato di alzarsi e prontamente le due amiche la tirarono su. La mora si poggiò stancamente al lavandino e poi afferrò il suo spazzolino con l’intenzione di lavare via quel sapore disgustoso. Raggiunto il suo obbiettivo e bianca come un cadavere continuava a balbettare sconnessamente il nome di Harry, del fatto che avesse bisogno di lui. Si staccò dalle due amiche e cominciò a correre come una forsennata. L’avrebbero presa per pazza, ma a lei non importava. Aveva un dolore che le attanagliava il petto e non si sarebbe data pace se non si fosse accertata che Harry fosse vivo e vegeto. L’incubo lo ricordava ancora vivido e non riusciva a togliersi davanti agli occhi l’immagine del suo migliore amico morto, marmoreo e senza alcun segno di vita. Aveva il fottuto bisogno di dirgli tutto. Non ce la faceva più a mentire, né a lui e né a Ron. Ora, proprio in quel momento, decise che avrebbe rivelato ogni cosa. Al diavolo le conseguenze. Naturalmente, prima di tutto si sarebbe assicurata delle condizioni di Harry. Se quell’incubo era stato così vivido e doloroso per lei non aveva nessun dubbio sul fatto che l’amico l’avesse sognato anche lui.

- Ally, fermati! Dove stai andando?

Hermione le si parò davanti, posandole le mani sulle spalle.

- Harry. I-io devo vederlo. L-lui potrebbe star peggio di me, potrebbe essere morto. D-devo vederlo.

Si erano fermate nel corridoio del loro dormitorio, le porte di varie camere aperte, molte studentesse assonnate che cercavano di capire chi fosse l’autrice di quelle orribili grida. Ginny non risparmiò una buona dose di occhiatacce a chiunque le capitasse a tiro prima di ritornare con l’attenzione focalizzata sull’amica.

- Ally, dobbiamo portarti in infermeria. - provò la rossa con decisione.

La mora si liberò dalla presa della riccia mormorando ripetutamente il nome di Harry, le lacrime apparentemente insensate che le percorrevano il viso, la gola riarsa e lo stomaco in subbuglio. Seguita dalle due amiche, puntò dritto verso l’entrata del dormitorio maschile. Allungò una mano verso la maniglia ma prima che riuscisse ad afferrarla la porta si aprì, mostrando un’Harry dall’aria stanca e stravolta, gli occhiali leggermente obliqui, del sudore ad imperlargli la fronte, il respiro affannoso e lo sguardo spaventato. Dietro di lui, Ron aveva un espressione sconcertata, Neville a metà tra l’assonnato e l’impaurito.

- Harry…- mormorò Allyson incapace di fermare le lacrime.

Fu Harry a stringerla per primo dopo qualche istante. Lei cominciò a piangere convulsamente, affondando il viso nel suo petto. Lui la stringeva semplicemente, tentando di regolarizzare il respiro.

- Shh, sono qui, tranquilla.- sussurrò cercando di tranquillizzarla.

- I-io…Harry, sono una bugiarda. Harry, i-io…avevi ragione, i-io…s-sto…- cercò di dirgli lei, incapace di calmarsi.

- Oh cielo! Che cosa è successo?

La professoressa Mcgranitt interruppe qualsiasi confessione Ally stesse per fare ad Harry. Gwendolyn se ne stava in disparte con le braccia conserte, arrivata in tempo per fermare il disastro che avrebbe potuto scatenare la Reed.

- Incubi, professoressa. - cominciò a spiegare pratica Hermione, gli occhi lucidi e la preoccupazione ben visibile. - Allyson ha avuto un brutto incubo e si è sentita male. Credo sia meglio accompagnarla in infermeria, professoressa.

- Sono d’accordo con lei, Mrs. Granger.

La direttrice di Grifondoro posò delicatamente una mano sulla spalla di Allyson che piangeva silenziosamente tra le braccia del migliore amico.

- Non le dispiace se vengo anche io, professoressa?

Fece Harry aumentando la presa sulla vita di Ally con fare protettivo. La Mcgranitt annuì e dopo aver ordinato a tutti di tornarsene a letto cominciò a scendere la rampa di scale che portava in Sala Comune per accompagnare Potter e la Reed in infermeria.

- Ehi, che avete da guardare voi? Tornatevene a letto, ora. - ordinò perentorio Ron agli studenti che, incuriositi dal trambusto, erano scesi a vedere cosa fosse accaduto. Gli stessi che, dopo l’ordine del prefetto, fecero subito ritorno nelle proprie stanze, chi parlottando, chi sbadigliando.

- Ro-Ron, io resto con te. - affermò Lavanda, spuntata da chissà dove, attaccandosi al braccio del rosso.

- Vattene, Lavanda. Adesso. - borbottò luì scrollandosela di dosso e cominciando a ridiscendere i gradini con l’intenzione di raggiungere la Sala Comune. Lavanda, offesa, se ne tornò a letto. Hermione, Ginny e Neville preferirono seguire Ron, ormai privi di qualsiasi voglia di dormire.

Il rosso sprofondò in una poltrona, Neville si posizionò accanto all’ultima dei Weasley e la riccia scivolò lentamente a terra. Il silenzio regnò sovrano per quelle che sembrarono ore, poi Neville si fece coraggio e chiese:

- Cosa è successo di preciso? Harry, prima che si svegliasse, sembrava essere sotto l’effetto….della maledizione….cruciatus.

Hermione sospirò prima di rivolgergli uno sguardo stanco. Lui non poté non notare i suoi occhi lucidi e quasi si pentì della domanda.

- Ally ed Harry spesso hanno degli incubi molto simili nello stesso momento. Sembra che questo sia stato uno dei peggiori. Allyson si è sentita davvero male e…- si sforzò di spiegare, restando sul vago, senza entrare nei particolari.

- Ho capito, va bene così.- mormorò Neville comprensivo. Non voleva forzare la strega a raccontargli l’accaduto.

- Solo che non capisco perché questi dannati incubi riescono a ridurre Allyson in questo stato. Miseriaccia, sono solo degli incubi!

Sbottò Ron ad un certo punto, frustrato, mostrando - come rare volte accadeva – la sua preoccupazione e i suoi quesiti senza starci a pensare troppo.

- Piacerebbe saperlo anche a me.

Fu come se le parole della Granger avessero innescato un qualche ricordo in Ron. Lui la guardò rabbuiandosi, cercando di trasmetterle la rabbia che covava dentro.

- Non fingere, Hermione. Tu lo sai. Ti ho sentita parlare con Harry, supplicarlo di mettere una pietra sopra ai sospetti su Ally e Malfoy. - proruppe con foga, alzandosi.

Hermione spalancò gli occhi, sorpresa, frustrata e intimorita da ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco. Ginny scuoteva la testa impercettibilmente, il fiato sospeso e lo sguardo fisso sull’amica. Neville, che non aveva capito quasi nulla di quella faccenda, si limitava a far scorrere lo sguardo tra il rosso e la strega, confuso e perplesso.

- Io non so di cosa stai…- cominciò con poca convinzione lei, evitando volutamente il suo sguardo.

- Non ci provare! Io non sono Harry. Io non riesco a ignorare la cosa, anche se per poco. Io ed Harry abbiamo il diritto di sapere cosa sta succedendo, Hermione. Non credi di averci nascosto questa cosa, qualsiasi cosa sia, da fin troppo tempo?

- Ron puoi dire quello che vuoi ma io terrò la bocca chiusa. C’è un motivo se voi non sapete nulla e di certo non sono io a dovervi spiegare tutto. Se solo fossi un tantino più intelligente, poi, capiresti che questo è il momento meno adatto per parlare di queste cose che non centrano nulla con ciò che è appena successo!

Hermione trattenne a stento un singhiozzo, coprendosi la bocca con una mano e lasciando che qualche lacrima sfuggisse al suo controllo. Ron non riuscì a controbattere. Sospirò bruscamente, girando la faccia altrove.

- Si, hai ragione. Scusa. Ma non finisce qui. - bofonchiò mentre cercava di darsi una calmata. Non voleva che la sua Hermione…cioè, che la sua migliore amica Hermione piangesse, anche se in quel periodo il loro rapporto non era dei migliori.

Non era stata propriamente una cosa giusta origliare la conversazione tra i suoi migliori amici, ma Ron voleva sapere. Voleva rispondere alle domande che assillavano i suoi pensieri e quelli di Harry, ai dubbi che sembravano non volerli proprio lasciare. Per questo aveva sputato con rabbia quelle parole, per questo aveva accusato Hermione di mentire. Ma, proprio come Harry, per il momento avrebbe atteso. Pensare ad Allyson era un qualcosa di più urgente ma non sarebbe finita lì. Non appena lui e Potter avrebbero ritenuto di aver atteso abbastanza, non avrebbe avuto nessuna esitazione nel costringere sia Hermione e sia la Reed a raccontargli ogni dannatissima cosa.

- Me ne vado. - sussurrò la Granger alzandosi e avviandosi verso il dormitorio.

Subito dopo Ron la seguì con l’intenzione di raggiungere anch’egli la propria camera. Rimasero così solo Ginny e Neville in Sala Comune. Si scambiarono uno sguardo senza alcuna particolare sfumatura.

- Neville ti prego di non far parola con nessuno di ciò che hai ascoltato.

- Sta tranquilla, Ginny. Non direi mai nulla.- la rassicurò il mago con un timido sorriso.  - Ora credo…sia meglio andare a dormire…

- Proprio non ce la faccio. Preferisco restare sveglia. - spiegò con sguardo triste la rossa non avendo la minima voglia di andarsene a dormire. Non con Allyson ed Harry in quello stato.

- Se vuoi ti faccio compagnia, neanche io ho molto sonno.

- Grazie, Neville. - mormorò con sincera gratitudine Ginny. Non ce la faceva proprio a restare da sola, circondata da un silenzio troppo opprimente per i suoi gusti.

Lui si limitò ad un sorriso. Era preoccupato anche lui per i due amici e sapeva che non sarebbe riuscito ad addormentarsi. Così, sorprendentemente, riuscirono a chiacchierare di argomenti futili. Riuscirono a distrarsi dalle preoccupazioni e per quella notte restarono a parlare nella Sala Comune, le braci del camino a donargli calore e solo il rumore di un’improvvisa pioggia che si mescolava ai loro sussurri a spezzare il silenzio che, solitamente, la notte portava con sé.

**

- Stai scherzando?

Gwendolyn scosse il capo con fare annoiato stringendo la copia del libro di Trasfigurazione al petto. Lanciò un’occhiata di sottecchi all’amico accanto a lei e non si curò di trattenere la sua risatina divertita.

- Che diavolo hai da ridere? - sbottò Draco seccato.

- E poi dici che a te non importa della Reed.

- Non m’ importa un cazzo della Reed, infatti. - ribatté prontamente il biondo.

- Allora perché ti sei preoccupato così tanto dopo che ti ho raccontato ciò che le è successo? - disse senza abbandonare il suo sorrisetto.

- Cosa? Preoccupato? Io? Ti ricordo che stai parlando con Draco Malfoy.

- Appunto.

- ‘Fanculo, Wood.

La Wood rise di gusto, portandosi una mano al petto e scuotendo la testa con fare divertito. Aveva dimenticato la sensazione di benessere che sentiva parlando con il suo migliore amico.

- Ehi, Draco. Wood.

Theodore li aveva appena raggiunti trattenendo a stento un grosso sbadiglio.

- ‘Giorno, Theo. Che succede?

Gwendolyn si limitò ad un cenno in segno di saluto. Non le stava affatto simpatico quel tizio lì.

- Avete visto Allyson? - chiese apparentemente annoiato mentre si passava una mano tra i capelli scuri.

- E’ in infermeria. - spiegò la Wood con freddezza. - stanotte ha combinato un bel casino alla torre.

Theodore alzò un sopracciglio, nascondendo la preoccupazione che l’aveva pervaso subito dopo aver udito quella frase. Salutò frettolosamente l’amico e subito si allontanò dai due con l’intenzione di raggiungere l’infermeria per accertarsi delle condizioni dell’amica. Non che fosse così agitato, ovviamente. Voleva solo essere sicuro che non fosse in fin di vita. In quel caso, avrebbe voluto chiedergli di citarlo nel testamento, giusto per ottenere quell’ottimo Firewhiskey che di solito teneva ben custodito nel suo baule. O meglio, questo era ciò che si era detto per giustificare le sue sensazioni. Draco aveva guardato il suo amico allontanarsi con un espressione stranita. Non era proprio da Theo una reazione del genere. Almeno, non del Theodore Nott che conosceva fin dal primo anno ad Hogwarts. Allyson Reed era davvero riuscita a diventare qualcuno di così importante per Theodore, da arrivare a farlo preoccupare così tanto? Stentava seriamente a crederci.

- La Reed è un genio. - disse Blaise, appena spuntato dal nulla, lo sguardo sorpreso e un ghigno divertito sul viso.

- Cosa?

Draco e la Wood gli riservarono uno sguardo perplesso.

- E’ riuscita a far preoccupare Theodore.

- E con questo? - fece Gwendolyn notando il sorrisetto che i due Serpeverde avevano sulle labbra.

- Stiamo parlando di Theodore Nott, Gwen. - spiegò Malfoy, anticipando l’amico.

- E non solo lui. E’ riuscita a far innamorare persino Draco Malfoy! Non so come diavolo ci sia riuscita. E’ un genio. - esordì Zabini, un ghigno divertito e le parole scelte appositamente per punzecchiare Draco.

Malfoy si limitò ad alzare gli occhi al cielo, improvvisamente irritato, mentre la Wood si ritrovò a ridacchiare. Trovava Nott e Zabini terribilmente insopportabili, soprattutto il primo, ma doveva ammettere che Blaise - in quanto a frecciatine - era piuttosto divertente.

- Già. Un genio, davvero. - mormorò sarcastica mentre si avviava verso l’aula di Trasfigurazione con Draco e Blaise che si scambiavano frecciatine chi divertito, chi seccato.




Angolo di Hono:

Scusatemi, lo so. Sono due settimane che non pubblico. Vorrete uccidermi (beh, spero che lo vogliate, almeno significa che vi importa della mia fic u.u), lo so. Sono imperdonabile. (So I dub the unforgiveeeeen! :3) Seh, vabbè, sto proprio sclerando stasera. Scusatemi, di nuovo. >_> Beh, comunque, sono abbastanza di fretta quindi mi muovo! RIngrazio, come al solito, tutti coloro che mi sostengono seguendo la mia long, inserendola tra preferite, ricordate e seguite e, naturalmente, anche per chi recensisce. Spero davvero che il capitolo vi piaccia e che non abbia deluso le vostre aspettative! Mi affido a voi, come sempre. Scusate ancora per l'enorme ritardo! Vi voglio bene e grazie ancora per il sostegno <3
Alla prossima settimana! C:
Hono

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Capitolo 26
*** Capitolo Venticinque: Infection ***


Capitolo 25

Capitolo Venticinque: Infection

“Kiss me, infect me with your loving
fill me with your poison
(Katy Perry - E.T. )”

 

Theodore sospirò osservando, dalla finestra, la pioggia che cadeva indisturbata dal cielo grigio e nuvoloso. Si era recato in infermeria quella mattina e aveva trovato l’amica e Potter dormire apparentemente tranquilli. Per cui, aveva preferito ritornare nel pomeriggio, aspettandosi di trovare Allyson sveglia. E così era stato.

- Dì la verità, ti ho fatto quasi venire un infarto.

- Ovviamente, Reed. Di certo, non ti avrei mai lasciato morire senza prima averti costretto a citarmi nel tuo testamento.

Aveva detto con fare scherzoso, sfiorandole la guancia con studiata noncuranza. Le aveva riservato uno sguardo d’intesa - “Poi, mi spieghi cosa diamine ti è preso” - e poi, dopo aver salutato lei e Potter con un “Cercate di sopravvivere”, se ne era ritornato in Sala Comune, da Blaise.

In realtà non si era preoccupato molto per lei. Era stata solo l’ansia di rivederla bianca e fredda come era già capitato non molto tempo prima. Ormai, ce l’aveva fatta ad ammettere che Allyson, contro ogni probabilità, era riuscita ad entrare nel suo cuore, in un certo senso. Certo, non potevano essere diventati i migliori amici di sempre, così, tutto d’un tratto ma le cose che solevano dirsi e confidarsi avevano, in qualche modo, lasciato che il loro rapporto divenisse sempre più forte. Nonostante il poco tempo e le circostanze in cui era nato.

Si concesse uno sbadiglio e poi si stiracchiò raggiungendo uno dei divani e sprofondando accanto a Zabini. Quest’ultimo fissava assorto il fuoco crepitante del camino.

- Ti stai preparando al bacio della Blustroid, Blaise? - gli sussurrò Nott sogghignando.

- Assolutamente no... - negò con un ghigno Blaise. - E poi Ruf ci consegnerà la pergamena solo domani, Theodore. E sono sicuro che sarai tu a doverti preparare per il bacio con la Reed.

- Io non ho nessun problema a baciare Allyson. - replicò tranquillamente Theodore.

- Oh, lo so. Ma non credo che a Draco o a Potter farà molto piacere, non credi? - commentò il bruno, un sorrisetto beffardo nel guardare l’amico.

- E’ inutile farsi certe congetture mentali, amico. Tanto sarai tu a dover baciare Millicent Blustroid, non io. - ripeté nuovamente Nott in un sussurro, lo sguardo sicuro e il ghigno ben piantato sulle labbra.

- Contaci!

Entrambi si concessero una risata divertita, circondati dal tepore del camino e dal chiacchiericcio sibilante dei pochi studenti presenti. Proprio in quel momento, Draco fece la sua entrata nella Sala Comune. Il viso pallido e scarno, quasi incavato, le occhiaie profonde e la magrezza eccessiva. Accennò a malapena un saluto ai due amici e virò dritto per la sua stanza. Sia Theodore che Blaise si scambiarono uno sguardo. Si erano accorti del cambiamento del loro amico, come chiunque lo conoscesse anche solo un po’. Ed erano preoccupati. Non l’avevano mai visto in quel modo.

- Secondo te che ha? - domandò sottovoce Blaise.

- Oltre alla missione che Tu-Sai-Chi gli ha assegnato, intendi? - ribatté sarcastico Theodore beccandosi un'occhiataccia.

- Sì, ovviamente. Non sai qual è, vero?

Theo scosse la testa, accennando appena ad un sospiro.

- A quanto pare non lo sa nessuno.

Zabini si lanciò un’occhiata intorno, ben attento a chiunque avesse potuto origliare quella conversazione.

- Tu dici?

Il moro gli riservò uno sguardo sospettoso.

- Che cosa intendi?

Blaise gli si avvicinò ancora di più, la serietà che spiccava nei suoi occhi.

- Gwendolyn Wood ne sa qualcosa. Ci scommetto la pelle.

- Attento a cosa scommetti, Blaise. - proruppe divertito Theodore.

Il bruno si limitò a lanciargli un’occhiata alquanto eloquente.

- Non sto scherzando, Theodore. E, secondo me, è coinvolta in questa situazione almeno quanto Draco.

Theo mise su un espressione annoiata. Non doveva alimentare certi sospetti. Non gliene sarebbe potuto fregar di meno della Wood ma c’era qualcun altro che si stava impegnando con tutto ciò che le rimaneva per coprire il culo di Malfoy. E, di certo, non le avrebbe peggiorato le cose più di quanto non lo stessero già facendo da sole.

- Non sparare cazzate.

- Theodore, andiamo. Non ti sembra strano che proprio a metà dell’anno arrivi una nuova studentessa di dubbie origini da Bauxbatons? Una studentessa che, guarda caso, è proprio una vecchia amica di Draco e che, probabilmente, ha avuto modo di conoscerlo in circostanze diverse e sai a cosa mi riferisco. - snocciolò tranquillamente Zabini, la voce poco più che un mormorio sommesso.

Nott si finse pensieroso, per esordire:

- Ti dirò, Blaise, che non mi interessano affatto le “cose” in cui è immischiata Gwendolyn Wood. Le cose a cui do conto sono poche e se proprio lo vuoi sapere, non mi interesso nemmeno più di tanto a Draco. - fece una pausa trattenendo un sospiro, sapendo perfettamente di mentire. - Nel senso che se lui non ha voluto spiegarci tutta la merda in cui è coinvolto, ci saranno dei motivi. Quindi, considerando che noi siamo i suoi migliori amici, finché non sarà lui a spiegarceli noi dobbiamo starne alla larga.

- Hai ragione, certo. Ma siamo i suoi migliori amici e non credi che dovremmo aiutarlo? - protestò Blaise con calma.

- Se lui non vuole il nostro aiuto non possiamo imporglielo. Beh, almeno…- replicò pazientemente il moro per poi venire interrotto dall’amico.

- Almeno finché la situazione non diventa insostenibile. - concluse Blaise, serio come poche volte lo era stato.

- Quale situazione?

Entrambi i Serpeverde sobbalzarono leggermente, voltando la testa e riconoscendo il proprietario di quella voce. Draco era sprofondato accanto a Theo, i capelli chiarissimi ancora bagnati, la camicia sbottonata per i primi bottoni, l’aria stanca e un colorito appena migliore rispetto ad una mezz’ora prima.

- La nostra. Cioè della scommessa che abbiamo fatto. - spiegò prontamente Blaise, sistemandosi meglio sulla poltrona.

- Scommessa? - chiese Malfoy con noncuranza.

- Io dico che Blaise non riuscirà a prendere nemmeno Accettabile alla relazione di Storia della Magia. Lui, invece, crede di riuscire ad ottenere Eccellente.

- Blaise Zabini? Eccellente? - cominciò divertito il biondino guardando il bruno con perplessità. - Theodore ha la vittoria in tasca.

- Non credo proprio. - obbiettò Zabini ostinatamente.

- Sai almeno su quale argomento era? - domandò con un ghigno Theodore.

- Naturalmente: sulla rivolta dei Goblin del 1612.

Draco e Theo si lanciarono uno sguardo prima di accentuare il proprio ghigno.

- Era sul trattato del 1692, amico.

Blaise sbiancò, spalancò gli occhi e cominciò a farfugliare qualcosa di sconnesso.

- Non direte sul serio.

- Mi spiace, amico. Mi sa che dovrai baciare Millicent. - esclamò Nott tutto ghignante per poi scoppiare a ridere.

- Non è possibile! - Zabini si prese la testa fra le mani.

Malfoy si concesse una risata più contenuta, scuotendo la testa divertito.

- Andiamo, non è andata poi così male.

- Theo ha ragione. Insomma, poteva essere lui a doverlo fare, no?

Nott rise poco convinto, mugugnando qualcosa di incomprensibile e preferendo evitare l’argomento.

- No, Draco. Lui avrebbe dovuto baciare la…- iniziò Blaise, riprendendosi all’istante e stampandosi un ghigno che non prometteva niente di buono.

- La Parkinson. - lo anticipò Theodore lanciandogli un’occhiataccia.

- Beh, sempre meglio della Blustroid.

Fu il commento divertito di Malfoy. Theodore sospirò, sollevato, mentre la voglia di schiantare Blaise Zabini pareva attenuarsi.

**

Pioveva ancora quella notte. La pioggia si abbatteva violenta sulle mura del castello e i lampi squarciavano il cielo donando unici flash di luce, illuminando per qualche istante il buio che era calato su tutta Hogwarts. Il cupo rumore che produceva quella tempesta echeggiava all’interno della scuola con forti e spaventosi boati, impedendo il sonno a molti degli studenti che cercavano di addormentarsi accucciati nei propri letti.

“Devo essere impazzita sul serio.”

Allyson doveva essere davvero impazzita. Più di quanto già non fosse. E non solo per la follia che sentiva sempre più pressante, quella stessa pazzia che la stava lentamente divorando. In quel caso, quei pensieri erano stati scaturiti da tutt’altro. E quell’azione non fece altro che alimentare quella follia, perché nessuna persona sana di mente se ne starebbe accucciata su una delle panchine esterne sotto la pioggia battente.

Il motivo? Cercava un posto per restare sola, per scappare dall’infermeria. L’aveva sempre odiata. Non le piaceva affatto. Quell’odore di Pozione disinfettante di cui era impregnante le faceva venire la nausea. E trovare un buon posto le era risultato difficile. Così si era fiondata fuori senza nemmeno pensarci, incurante della pioggia, incurante di tutto. Sapeva benissimo che si sarebbe beccata un accidente ma non le importava granché in quel momento. Era stanca e avrebbe tanto voluto mollare tutto. Sperava che qualcuno la raggiungesse, che le dicesse che sarebbe andato tutto per il verso giusto. Ma pretendere ciò sarebbe stato troppo per la persona che stava lentamente e inesorabilmente diventando.

Prese a canticchiare distrattamente “The Unforgiven” dei ‘Metallica’ - una band babbana - fissando intensamente davanti a sé con espressione assorta, quasi assente. La pioggia aumentò e solo un tuono più rumoroso degli altri riuscì a destarla. Imprecò e alzandosi cominciò a correre verso l’interno del castello. Rischiò di scivolare parecchie volte ma riuscì ad arrivare tutta intera sino al secondo piano, completamente fradicia e grondante d’acqua, senza farsi beccare da nessuno.

Si tastò la tasca del mantello in cerca della sua bacchetta ma vi trovò solo stoffa bagnata.

“Fantastico. Se Madama Chips mi vedrà arrivare in questo stato mi ucciderà.”

Sospirò bruscamente, poggiandosi al muro e abbassando le palpebre per qualche istante. Rifletté sul da farsi e decise che sarebbe andata a recuperare la bacchetta alla Torre di Grifondoro, si sarebbe cambiata e poi sarebbe ritornata in infermeria per mettersi a dormire. Beh, tralasciando la ramanzina che l’infermiera avrebbe potuto fargli, considerato che conoscesse benissimo le sue abituali “fughe” quando si trovava costretta in uno dei quei lettini che tanto odiava. Non perse altro tempo e, incurante della scia di gocce che si lasciava dietro, s’incamminò rapidamente sperando di non trovare alcun tipo di problema sulla sua strada. Ma, ovviamente, sarebbe stato troppo semplice così, si disse.

Mrs Purr era proprio davanti a lei, perforandola con quei suoi occhi scuri e, da un certo punto di vista, inquietanti. Odiava quella gattaccia. Fece un grosso sospiro e mosse qualche passo lentamente, passando davanti alla gatta che la fissava immobile. Si voltò di scatto e udendo il richiamo del vecchio custode in lontananza cominciò a darsela a gambe. Quando giunse al terzo piano si fermò qualche istante, il respiro corto e le gocce d’acqua che le scorrevano velocemente sulla pelle e sui vestiti per poi finire sul pavimento. Deglutì parecchie volte e poi si fiondò nel bagno di Mirtilla Malcontenta, chiudendosi la porta alle spalle con una certa delicatezza, cercando di fare il minimo rumore.

Poggiò la schiena sulla porta e chiuse gli occhi in cerca di ossigeno. Si scostò i capelli bagnati che le si erano appiccicati sul viso mentre tentava di regolarizzare il respiro. Quando ci riuscì cominciò a tossicchiare, poi starnutì un paio di volte.

- Potresti fare meno rumore, mezzosangue? - sbottò in un sussurro la voce irritata di Malfoy.

Allyson aprì di scatto gli occhi e vide che il Serpeverde se ne stava seduto non molto lontano dall’ingresso, l’espressione stanca, le occhiaie ben evidenti e la metà di una sigaretta tra le dita.

- Ah, sei tu. - fece lei tirando un sospiro di sollievo.

Draco scosse leggermente la testa facendo Evanescere la sigaretta. Si alzò, passandosi le mani sui pantaloni con fare elegante e poi si concentrò sulla Reed.

- Com’è stato il bagno, Reed?

- Non male, direi. - disse Ally in risposta, riservandogli un’occhiata sarcastica. Poi abbassò lo sguardo e starnutì nuovamente. - Non è che potresti prestarmi la tua bacchetta?

Draco la fissò per una manciata di secondi senza fiatare e, dopo un suo colpo di bacchetta e un incantesimo mormorato, Allyson si ritrovò completamente asciutta. Lo ringraziò e lui si limitò ad una scrollata di spalle.

- Come mai sei qui?

- E i fatti tuoi, Reed?

- Sai che cominci ad essere parecchio ripetitivo?

- Sai che cominci ad essere parecchio irritante?

Si guardarono per qualche istante e poi distolsero contemporaneamente lo sguardo. Allyson borbottò qualcosa e andò a sedersi vicino al muro, poggiandovisi contro. Tra di loro si andò a creare un silenzio fin troppo imbarazzante per i gusti di entrambi. Malfoy sbuffò e si risedette nuovamente, questa volta, mettendosi accanto a lei. Solo pochi centimetri a distanziare le loro spalle.

- Come va con…uhm…beh…hai capito, no? - azzardò dopo un po’ lei, stanca di quel silenzio.

- Si tira avanti. - emise in un debole sussurro lui.

- Oh…capisco.

La Reed non sapeva cos’altro dire. Sentiva il bisogno impellente di parlare con lui. Sarebbe andato bene anche un litigio, l’importante era parlarci. Ultimamente, si era ritrovata fin troppo spesso a pensare a lui e a tutta quella situazione. Aveva tratto le proprie conclusioni e aveva constato che odiava il silenzio in presenza di Draco. Troppo opprimente e carico di parole mai dette, sentimenti sempre repressi.

- Nemmeno tu riesci a dormire?

- Altrimenti non sarei qui, Reed. - le rispose con calma, abbandonando la testa la muro.

- A volte gli incubi sono troppi e vorrei che qualcuno riuscisse a…uhm…sai, a “sedarli” in qualche modo. - le scappò un grosso sbadiglio e arrossì leggermente davanti al sorrisetto, apparentemente immotivato, del mago.

- Posso pensarci io se vuoi. - fece con l’accenno di un piccolo ghigno.

- E come?

- A te basterebbe la mia sola presenza, mezzosangue. Ma credo che anche uno schiantesimo dovrebbe funzionare alla perfezione.

- Bastardo. - sbottò la Reed tra i denti, non riuscendo, però, ad evitare un sorrisetto.

- Theodore mi ha detto che domani mi aspetterà qualcosa di strabiliante. Sai a cosa si riferiva? - chiese per cambiare totalmente argomento.

- Oh, si. - cominciò lui, un sorrisetto allegro sul viso. - Blaise ha perso una scommessa. Domani sarà ufficiale e beh…dovrà baciare la Blustroid.

Allyson scoppiò in una risata fragorosa, abbandonando la testa sul muro dietro di lei. Il ragazzo le intimò di abbassare la voce, ma neanche lui riuscì a trattenere le risa. La strega si mordicchiò un labbro, cercando di contenersi.

- Theo ci va giù pesante.

- Già.

Il silenzio ritornò tra di loro. Ally sbuffò interiormente mentre prendeva ad osservarlo di sottecchi. Il pallore ben evidente, le occhiaie scure, il disordine con cui si presentava, una magrezza che stava divenendo fin troppo eccessiva. Lei si stupì della sua  preoccupazione e dei pensieri che faticò ad ignorare. Avrebbe voluto dire qualcosa. Sentiva il desiderio di farsi stringere da lui, di farsi dire che c’è sempre una speranza, che sarebbe andato tutto bene. E si rese anche conto che Draco sarebbe stato l’unico dal quale avrebbe accettato certe parole. Avvertiva il bisogno di lui, di averlo accanto. E non riusciva a capacitarsene. 

E se da un lato desiderava ardentemente quelle cose, dall'altro voleva di più. Non riusciva a capire da quanto tempo avesse cominciato ad avvertire certe sensazioni ma sapeva fin troppo bene che era stata la follia che la stava invadendo a scaturirle. Se da una parte avrebbe voluto aiutarlo, dall'altra voleva baciarlo fino a farsi male. Voleva infilzare le unghie nella sua carne, voleva fargli male e nello stesso tempo voleva sentirsi sua ed essere stretta in modo rassicurante. Allyson si sentiva infetta. Lei era infetta e, in qualche modo, anche Draco lo era. E voleva setirne il veleno dentro di lei, voleva avvertire il sapore del suo sangue dolcemente infetto. Sentiva che c'era qualcosa di malato, qualcosa di malsano in quei pensieri che, giorno dopo giorno, sembravano farsi sempre più vividi e presenti.

Deglutì non appena il Serpeverde si accorse dei suoi sguardi fugaci. Al suo sorrisetto compiaciuto, avvertì il calore invaderle le membra e il sangue affluire sul viso. Imprecò debolmente e sospirò, brusca, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Stava cercando di darsi una calmata. Doveva smetterla di arrossire per ogni fottuta parola, ogni dannato gesto o sguardo di quell’idiota. Doveva smetterla di parlarci o di litigarci. Doveva smetterla di pensarci e basta.

- Reed…

- Mh? - mugugnò lei, voltando appena la testa verso di lui.

- …Posso farti una domanda?

La Reed si raddrizzò, girandosi completamente verso di lui. Lo guardò un po’ confusa, stranita da quel comportamento. Non è che Malfoy fosse tanto dedito alle buone maniere e quella domanda subito la insospettì. Non era affatto da lui chiederle il permesso di farle una domanda. Annuì semplicemente e poi lo vide assumere un espressione seria.

- Voglio una spiegazione.

- A proposito di cosa? - fece lei, il fiato corto e il cuore che, improvvisamente, cominciò a batterle nel petto.

- Lo sai, no? Su tutta questa dannata faccenda. Come fai a sapere che...beh…hai capito, no?

Draco non sapeva neanche da dove cominciare. Le parole gli erano uscite senza che avesse la possibilità di riuscire a frenarle. Certo, voleva sapere ma era in difficoltà. Una parte di lui non voleva ammettere davanti a lei che cosa fosse diventato, che cosa avrebbe dovuto compiere per adempiere al volere di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Perché ammetterlo a qualcuno che non fosse se stesso stava a significare che, quello che lui aveva sempre visto come un incubo, non era altro che la pura e semplice realtà. All’inizio ne era stato più che fiero. Era stato scelto per un compito molto importante. Il Signore Oscuro aveva riposto fiducia in lui, marchiandolo e affidandogli il compito più importante, quello da cui tutto sarebbe dipeso.

Ma con il passare dei giorni aveva capito che non era una cosa così facile. Aveva compreso che Lord Voldemort gli aveva affidato quel compito, celando la minaccia  con parole di importanza. Non aveva scelta, lui, e finché Voldemort sarebbe rimasto in vita lui non avrebbe mai avuto la possibilità di scegliere. Eppure, qualcosa era cambiato. Un pensiero di ribellione, sempre più pressante, si faceva largo tra i suoi pensieri molto più spesso di quanto avrebbe dovuto. Anche se cercava in tutti i modi di fare ciò che gli era stato ordinato, c’era qualcosa che gli impediva di andare fino in fondo. Ma non avrebbe saputo dire che cosa lo bloccasse.

Al di là di tutto, la sua voglia di capire, di scoprire chi lo stesse controllando dall’inizio dell’anno erano ben presenti. E aveva dei sospetti. Uno di questi si trovava proprio davanti lui. Era qualcosa di inaccettabile pensare che Allyson Kathleen Reed potesse avere dei legami con Voldemort. Lei era sempre stata “pura” in qualche modo, e non avrebbe permesso a nessuno di “sporcarla”. Questo era uno dei motivi principali per cui reprimeva i sentimenti che covava per lei e, proprio per questo, voleva scoprire a tutti i costi se i suoi sospetti fossero giusti o meno.

- Te l’ho già detto, Malfoy. - iniziò Allyson tossicchiando debolmente. - Harry sospetta di te e io ho supposto che fosse vero. Ho agito senza pensarci, non avrei dovuto dirti quelle cose ma non voglio che tu…

Possa essere scoperto. Potrebbero volerti come spia e sarebbe pericoloso.”

- Ally è preoccupata…- la canzonò la solita vocina irritante nella sua testa. La scacciò via, scuotendo leggermente il capo.

Si era bloccata giusto in tempo. Distolse lo sguardo e si schiarì la gola. Starnutì e poi tirò su col naso. I sintomi di un grosso raffreddore cominciavano a manifestarsi, ormai. Il biondo l’osservava con sospetto, avvicinandosi lentamente, quasi senza nemmeno accorgersene.

- Non voglio che tu…cosa, Reed? - le soffiò a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso.

- Non voglio che tu…possa…

- Continua! Non è così difficile, mezzosangue! Basta solo muovere le labbra in questo modo. - commentò lui, parlandole lentamente, quasi sulle sue labbra.

- ‘Fanculo. - sibilò in tutta risposta la strega, fulminandolo con lo sguardo.

Lui rise, allontanandosi e poggiandosi al muro come se nulla fosse. Allyson restò immobile e tesa, la gola riarsa e un rossore non indifferente concentrato sugli zigomi.

- Allora?

- Allora niente, Malfoy. Ora, se non ti dispiace…- ma Draco interruppe le sue parole con una mezza risata.

- Che c’è adesso?

- Sei divertente, Reed. Ti ostini a non voler ammettere che ti preoccupi per me, negando l’evidenza. Non sono poi così stupido, sai?

- Ma davvero? - esalò lei con ironia, alzando gli occhi verso il soffitto.

- Riprendiamo il discorso, quindi?

- Non c’è nulla da dire. - sbottò lei.

- Mezzosangue, comincio a stancarmi. Sappi che se non ti decidi a parlare, ti estorcerò le spiegazioni che mi devi con la forza.

Questa volta fu Ally a ridere ma con sarcasmo ben evidente.

- Piantala.

- Non sto scherzando.

Affermò lui con serietà, fissandola dritta negli occhi. La Grifondoro si mordicchiò l’interno della guancia. Sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa. Non poteva andarsene poiché lui l’avrebbe fermata. Non poteva mentire perché lui l’avrebbe capito. E non poteva neanche schiantarlo poiché la sua bacchetta se ne stava chiusa nel suo baule al dormitorio. Che situazione di merda, si disse.

Un pensiero veloce, come un lampo, le si insinuò nel cervello. C’era solo una cosa che avrebbe potuto distrarre Malfoy, almeno fino al momento in cui non avrebbe avuto la bacchetta con sé per proteggersi da eventuali “pericoli”. Quella situazione però si mostrava potenzialmente problematica, e non solo per il suo orgoglio.

- Sto aspettando.

“Me ne pentirò, già lo so.”

Deglutì un paio di volte e poi, con un’audacia che non credeva di possedere, si avvicinò al ragazzo, frapponendosi tra le sue cosce e posandogli le mani sulle spalle. Si concesse qualche istante per osservare i suoi occhi confusi e poi, con una lentezza a dir poco esasperante, posò le proprie labbra su quelle di lui. Il familiare profumo le invase le narici e si ritrovò a stringere con forza un lembo della sua camicia. Draco in un primo momento restò rigido al contatto. Per poco non la spinse via, dando ascolto alla propria ragione, ma l’odore che avvertiva lo inebriò e approfondì il contatto.

Allyson aveva la vaga impressione di ricadere nel buio dei suoi incubi quando, sprofondando nelle labbra di Draco, avvertì la terra mancarle sotto i piedi. Era una sensazione strana, irreale, quasi nuova e, al tempo stesso, le riportava alla mente la follia che di lei si appropriava in quelle missioni che non avrebbe voluto come tali e alle quali, al tempo stesso, non avrebbe saputo rinunciare. C'era qualcosa di appagante in quella follia; così come c'era qualcosa di appagante nel sapore delle labbra di Draco. Proprio come l'aveva immaginate, ancor meglio di come le ricordava. Infette, avvelenate, e piacevolmente sbagliate. 

Il bacio si scaldò. Lei passò le mani nei suoi capelli, lui le cinse la vita con forza. Si baciarono con ferocia, famelici, desiderosi di un contatto ancora più profondo, il lume della ragione completamente spento. Le loro lingue si sfioravano, saggiando il sapore dell’altro senza mai stancarsi. Dopo un po’ furono costretti a separarsi, ricercando ossigeno. Gli occhi socchiusi, le fronti che si toccavano, le labbra schiuse e il respiro affannato. Non passò molto tempo prima che ricominciassero a baciarsi. 

Continuarono così per lunghi minuti che sembrarono intere giornate, ma dovette passare almeno un quarto d’ora prima che Allyson riuscisse a rendersi conto della situazione. Imprecò mentalmente e spalancò gli occhi, sorpresa da ciò che aveva appena fatto. Non avrebbe dovuto cominciare. Non avrebbero dovuto assecondare i propri malsani desideri.

- Noi…non…è sbagliato. - cercò di mormorare tra un bacio e l’altro.

Così si fermarono a guardarsi negli occhi. Entrambi erano stravolti dalla potenza delle sensazioni appena provate. Erano spaventati da ciò che sarebbe successo di lì in avanti. Certo, si erano già baciati una volta prima di allora, alla festa di Halloween di quello stesso anno, ma quello non contava come un vero bacio a differenza di questo.

- Io…dovremmo andare. - mormorò Allyson, restando ancora immobile.

- Credo che tu abbia ragione…- sussurrò a sua volta lui, chiudendo gli occhi per qualche secondo. Si concesse un ultimo bacio e poi aprì le sue labbra in un ghigno. - …ma non pensare che finisca qui, mezzosangue.

“Maledizione!”

Allyson lo guardò storto e, a malincuore, si alzò. Cercò di darsi un certo contegno e poi porse una mano a Malfoy, aiutandolo ad issarsi.

- Questa…uhm…cosa deve restare qui, Malfoy…e non dovrà ripetersi.

- Sono assolutamente d’accordo con te. - fece lui con un certo divertimento.               

- Lo sai che ti odio con tutta me stessa, vero? - precisò lei, poco convinta, dandogli le spalle mentre raggiungeva la porta del bagno.

- Ricominci ad essere ripetitiva, Reed, perché non provi qualcosa di nuovo? Sai, come la cosa che hai fatto poco fa. - esclamò lui tranquillo, il solito ghigno ad ornargli il volto.

Lei si limitò ad un gestaccio con la mano, senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Borbottò qualcosa in segno di saluto e imprecando a mezzavoce uscì di gran carriera dal bagno, avviandosi nei corridoi per raggiungere l’infermeria, sperando di non trovare nessun altro tipo di intoppo.

“Lo odio. Lo odio. Lo odio.”

- Mh, davvero? Sai, quel bacio diceva tutto fuorché questo.

“Vaffanculo. Odio anche te.”




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Capitolo 27
*** Capitolo Ventisei: Earwax ***


Capitolo 26

Capitolo Ventisei: Earwax

 

Febbraio pervenne con un’insolita lentezza e il freddo penetrante che soleva persistere soprattutto in Scozia. La neve aveva cominciato a scarseggiare, mentre le piogge erano notevolmente aumentate sia di numero che d’intensità. Erano ancora rare le giornate di sole e tutti sapevano che le avrebbero viste un po’ più spesso solamente quando sarebbe giunta la primavera. Quel pomeriggio una fine pioggia cadeva dal cielo grigio e al campo di quidditch la squadra di Serpeverde aveva cominciato i soliti allenamenti con dieci minuti di anticipo. Draco non era con loro. Aveva ceduto il posto al suo sostituito poiché aveva qualcosa di più importante da fare ed Allyson sapeva bene di cosa si trattasse. Quest'ultima raggiunse la Sala Comune dopo aver sbirciato per un po’ gli allenamenti della squadra avversaria, trovando Harry ed Hermione comodamente seduti sul divano. Ron, probabilmente, era da qualche parte incollato alla faccia Lavanda. Infreddolita sprofondò, così, nella sua poltrona preferita, vicino al fuoco, godendosene il calore.

- Ehi, Ally. - la salutò il suo migliore amico, con un sorriso. Uno di quelli sinceri che, negli ultimi mesi, aveva mostrato così poco. - Parlavamo della lezione di Smaterializzazione.

Anche Hermione si aprì in un gran sorriso.

 - È stata fantastica!

- Per te tutto è fantastico, Granger. - la rimbeccò lei. - Per me, è stata una noia mortale.

- Ci credo, sei riuscita a Smaterializzarti al primo tentativo. - s’intromise Ron, appena arrivato.

- Vuoi dirmi che non è stata una passeggiata? - disse ridacchiando la Reed.

- Per te, forse. - replicò ancora il rosso, sedendosi accanto all’amico. - io credo di aver sentito una specie di formicolio solamente verso gli ultimi tentativi.

Hermione s’irrigidì e s'alzò di scatto, schiarendosi la voce rumorosamente mentre con fare alquanto teatrale raccoglieva i suoi tomi.

- Io vado in biblioteca. - annunciò l’attimo prima di sparire oltre il buco del ritratto.

Allyson sospirò, scuotendo leggermente il capo. Quasi non sopportava più la testardaggine che sia Ron che Hermione ostentavano nel volersi ignorare a vicenda.

- Potreste fare almeno un tentativo di riconciliazione, non credi, Ron?

- Non ci penso nemmeno! Come se io avessi fatto qualcosa, Allyson! - bofonchiò Ron guardando altrove mentre continuava a borbottare parole incomprensibili.

La strega si limitò a sospirare mentre scambiava uno sguardo divertito con Harry. Non sapeva perché ma aveva come la sensazione che i suoi migliori amici avessero messo da parte i loro sospetti per un po’, fingendo che tutto fosse perfettamente normale. Ovviamente, non avrebbe potuto chiedere di meglio. Ma c’era qualcosa che la turbava e non riusciva ancora a capirne l’entità.

- Reed. - Allyson voltò il capo verso la voce che aveva appena pronunciato il suo cognome e non appena vide chi cercasse la sua attenzione, s’irrigidì, assumendo un espressione guardinga e sospettosa.

- Wood.

- Nott ti aspetta al campo di quidditch, dice che ha bisogno di parlarti. - le riferì Gwendolyn con il suo solito sguardo di ghiaccio.

La Reed s'alzò, ringraziandola a malapena con un sussurro. Salutò gli amici e poi s'accinse ad uscire dal buco del ritratto. Gwendolyn sospirò interiormente, terribilmente irritata da ciò che avrebbe cercato di fare di lì a poco. Fare amicizia, di certo, non era assolutamente tra le sue priorità ma se voleva creare giusto quel po’ di scompiglio che sarebbe bastato a salvarle la pelle, doveva darsi una mossa. Via il dente, via il dolore.

Così, tentando di fare un mezzo sorriso, si sedette tra i due Grifondoro. Quest’ultimi si sorpresero di ciò che la rossa aveva appena fatto. Sapevano che lei non era una tipa molto loquace. Inoltre, avevano avuto subito l’impressione che non le piacesse così tanto essere circondata da altri suoi coetanei…o dalle persone in generale.

- Emh…ragazzi, vi dispiacerebbe…insegnarmi qualche regola di quidditch?

Inutile dire che la richiesta di Gwendolyn fu accolta con molto entusiasmo. Non appena le orecchie dei due maghi avevano udito la parola “quidditch”, non avevano perso nemmeno un secondo, iniziando a spiegare dettagliatamente tutto ciò che conoscevano di quello sport. La Wood annuiva, fingendo di interessarsi, facendo domande di tanto in tanto, giusto per far durare la conversazione il più a lungo possibile. Lei il quidditch lo conosceva, ovviamente. Ma era il primo argomento che le era venuto in mente per cominciare a farli parlare. Era l’unica idea decente che aveva trovato per cominciare ad instaurare una sottospecie di “rapporto”, del quale si sarebbe servita per i suoi veri scopi. Avrebbe dovuto sopportarli e fingere qualche sorriso ogni tanto. Poi sarebbe passata all’azione e, finalmente, la sua pelle sarebbe stata perfettamente al sicuro.

Cosa non farei per salvarmi le chiappe, si disse con un piccolo ghigno interiore mentre il suo piano cominciava lentamente a prendere forma sia nella realtà che nella sua testa.

**

- Puoi scordartelo, Theodore.

- Ti ricordo che tu sei in debito con me, Grifondoro.

- Non puoi farmi questo! - pretestò Allyson, rifilando a Theodore una delle peggiori occhiatacce che avesse mai riserbato a qualcuno.

- Ma certo che posso, amore. - replicò lui con un ghigno stampato sul viso e uno sguardo che, di buono, non prometteva proprio nulla.

- Non mi abbasserò a certi livelli solo perché tu mi ricatti!

- Allora io andrò a spifferare a Draco e ai tuoi amichetti ogni cosa. - disse accentuando il suo ghigno.

- Non lo faresti mai. - affermò la strega, sicura di ciò che aveva appena detto.

- Mettimi alla prova. - la provocò.

Allyson strizzò gli occhi, sostenendo il suo sguardo mentre si lanciavano occhiate di sfida. Alla fine, la strega fu costretta a cedere. Theo si passò una mano a ravvivare i capelli scuri, trionfante, poi circondò le spalle di Ally con un braccio mentre cominciavano a camminare in direzione del castello.

- Ben fatto, Reed!

- Si, si. - lo liquidò lei, sbuffando infastidita, senza riuscire ad evitare che le sue labbra si distendessero in un sorrisetto. - Ho fame, Mr. Nott. Volete farmi l’onore di scortarmi nelle cucine?

- Con immenso piacere, Mrs. Reed. Ma prima voglio togliermi questa roba di dosso. - le rispose con un mezzo sorriso indicandosi la divisa di quidditch con la mano.

- Va bene, Theo, basta che ti dai una mossa. Sto morendo di fame!

**

- Non lo so. Io più la guardo e più non la sopporto. - borbottò Allyson mentre osservava sospettosa una caramella Tuttigusti +1 grigiastra. Storse la bocca, non fidandosi di quel colore. Aveva avuto più esperienze e il suo sesto senso le suggeriva che quella caramella non avrebbe avuto, di certo, un buon gusto. La ripose nuovamente nella busta per estrarne un’altra di un rosso intenso. L’addentò e fu sollevata dal gusto penetrante di ciliegia che invase la sua bocca.

- Questo posso capirlo, Allyson, ma… - iniziò con un sussurro la riccia seduta di fronte a lei, intenta a ricopiare minuziosamente i trenta centimetri di pergamena che il professor Piton aveva assegnato sulle varie maledizioni.

- …ma non puoi continuare ad evitare il contatto con lei. - concluse Ginny, sbucando all’improvviso, e sedendosi accanto alla Reed. Posò stancamente il tomo di Trasfigurazione sul tavolo e poi si concesse un sospiro.

- Ciao anche a te, Ginny. - disse con sarcasmo e un tono un po' troppo alto Allyson, beccandosi un’occhiataccia da Madama Pince che stava passando di lì proprio in quel momento, intimandole di fare silenzio. Lei la ignorò, offrendo una delle caramelle alla rossa. Quest’ultima rifiutò, aprendo il tomo e cacciando una pergamena e una piuma dalla borsa che aveva lasciato a terra.

- No, sul serio. Voi state davvero state studiando?

- Ovviamente. - le rispose Hermione, non staccando gli occhi dal foglio che aveva davanti.

- Ma è domenica. - continuò la Reed, cercando un appoggio dalla Weasley accanto a lei.

- Non guardare me, Ally. Ho un sacco di roba da fare. - fece con fare sconsolato la rossa.

- Eravamo rimaste a…? - domandò la riccia alzando finalmente lo sguardo verso le amiche mentre intingeva la punta della sua piuma nella boccetta d’inchiostro nero.

- A quanto sia irritante Gwendolyn Wood. - bofonchiò la mora, felice di aver trovato una caramella al cioccolato completamente innocua.

- Giusto. Allyson, non puoi continuare ad ignorarla. - interloquì la riccia, guardandola negli occhi con un cipiglio severo.

- Bisogna sapere qual è il suo ruolo in tutta questa faccenda. E sai benissimo che l’unico modo è provare a parlarle. - rincarò Ginny, convinta, mentre cominciava a svolgere il suo tema di Trasfigurazione.

- Ma io non voglio farlo perché, lo sapete benissimo, finirei per litigarci e alla fine peggiorerei solo la situazione. - spiegò la Reed, fissando intensamente l’interno del pacco di caramelle mentre tentava di individuare quali fossero quelle buone e quali, invece, avessero un gusto da schifo.

- Controllati, allora. - mormorò con ovvietà la Granger mentre cominciava a rileggere il suo tema con la solita concentrazione.

- Lo sapevo. Cerume. Mi è passata la voglia di mangiarle. - commentò con disgusto Ally mentre ingoiava a fatica la caramella e abbandonava il pacchetto sul tavolo - Vi lascio studiare. Ci si becca a pranzo.

Le salutò a bassa voce mentre veniva ricambiata con due mormorii distratti. La Reed sbuffò mentre usciva dalla biblioteca con passo lento. Era terribilmente annoiata. Per la prima volta capì come doveva essersi sentito Theodore prima di diventare suo amico. La noia doveva essere una componente quotidiana della sua vita. Non poté evitare di ridacchiare divertita dai suoi pensieri. Il suo ego, a contatto con quella serpe, stava diventando sproporzionato quasi quanto il suo.

Cominciò a mordersi distrattamente l’interno della guancia mentre vagabondava per i corridoi della scuola senza una meta precisa nella testa. Inevitabilmente, i suoi pensieri andarono alle parole che, poco prima, aveva scambiato con Hermione e Ginny. Avevano ragione, ne era perfettamente consapevole. Ma non aveva la minima voglia di cercare di estrapolare delle informazioni da quella Wood. E la causa principale era l’assoluta mancanza di volontà per qualsiasi cosa. Le capitava spesso, soprattutto in quei periodi che considerava noiosi e privi di qualsiasi novità. La normalità, ormai, non apparteneva più alla sua vita e quindi ogni volta che c’erano quei periodi di calma assoluta, non sapeva se avrebbe dovuto urlare o Smaterializzarsi di sua spontanea volontà al cospetto di Lord Voldemort per pregarlo di affidarle una qualsiasi missione suicida.

E ciò non era affatto un qualcosa di normale. Ma, oramai, a cosa fosse normale e a cosa no, non ci faceva più caso. Sospirò mentre le sue labbra si distendevano in un mezzo sorriso nel pensare a quanto avvertisse che una follia pressante la stava lentamente consumando. E la cosa peggiore era che tutto quello la faceva sorridere. Quando si rese conto dei suoi pensieri, il suo sorriso svanì e si ritrovò a deglutire rumorosamente mentre una strana ansia la pervadeva.

No. Non ci voleva pensare.

Le serviva assolutamente qualcosa da fare o a cui pensare, affinché non cominciasse ad impazzire prima del suo tempo.

- Malfoy potrebbe essere un buon argomento a cui pensare.

“Eccole qui, le prove che mostrano quanto la mia pazzia stia peggiorando.”

- Non la fare tanto tragica. Era solo un suggerimento.

“Sai cosa me ne faccio dei tuoi suggerimenti?”

- Li segui. Assolutamente, direi che il bacio che vi siete dati è stato davvero un qualcosa di dol…

“Basta.”

Arrossì bruscamente, dandosi dei colpetti in fronte, cercando di mandare via le immagini del bacio che lei e Draco si erano scambiati quella notte nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Ma era un qualcosa di impossibile. Ogni volta che chiudeva gli occhi era come se avvertisse la pressione di quelle labbra sulle sue, l’odore che emanava la sua pelle e che la faceva impazzire. Per non parlare di ogni qualvolta che i due si erano ritrovati a guardarsi, anche solo per caso. Era inevitabile per lei arrossire di botto e cercare di allontanarsi il più possibile, di dimenticare ciò che aveva scatenato.

Da quella notte aveva evitato Draco Malfoy come se fosse affetto da una spruzzolosi.

Perché non riusciva a capire cosa le stesse accadendo. Già era scombussolata di suo, poi ci si aggiungeva anche tutta la faccenda dei sentimenti e bla, bla, bla e la situazione diventava ancora più insostenibile. Come erano insostenibili le sue reazioni ad ogni sguardo o mezzo sorriso divertito di lui, seppur questi negli ultimi tempi fossero sempre più rari. Il suo cuore cominciava a battere furiosamente nel petto, una sensazione di calore le invadeva completamente le membra, il desiderio incontrollato di rincollarsi a quelle labbra e pretendere di più si faceva più pressante. Per non parlare della preoccupazione che l’attanagliava quando si trovava di fronte ad un Draco spento, pallido, fin troppo magro e con delle occhiaie scure e marcate a contornargli gli occhi. Cosa che era divenuta parte integrante della sua quotidianità e vederlo in quello stato non contribuiva a farla stare meglio.

“Basta. Non devo pensarci.”

Pensò, cercando di distogliere l’attenzione da quel nome, quel viso e quelle labbra. E in parte ci riuscì poiché era appena arrivata nella Sala d’Ingresso, trovandovi Harry, Ron e Neville che parlavano allegramente con qualcuno che, in un primo momento, non riuscì a riconoscere, concentrata com’era nel tentare di smettere di pensare a Malfoy. S'avvicinò al terzetto, tranquilla, stampandosi un sorriso sulle labbra.

- Ehi, ragazzi! Vi va di…- ma le sue parole scemarono nell’istante in cui vide che quel qualcuno in questione, non fosse altri che Gwendolyn Wood.

Il suo sguardo si fece freddo e s’irrigidì. La squadrò interamente, il sopracciglio alzato e un espressione accigliata in viso.

- Ehi, Ally! - la salutò cordialmente Neville, che nel sorriderle le mostrò i suoi incisivi leggermente storti.

- Ciao. - fece lei, atona, con l’entusiasmo di poco prima sotto i piedi. - di che parlavate?

- Stavamo spiegando a Gwendolyn le regole del quidditch. Volevamo portarla a fare una dimostrazione pratica. - le spiegò Ron con un bel sorriso.

- Sei dei nostri? - le chiese, invece, Harry con uno sguardo che aveva un nonsoché di strano.

- E me lo chiedi? Quando si tratta di quidditch non mi tiro mai indietro, lo sai. - disse lei mentre fingeva un sorrisetto.

- Soprattutto quando si tratta di bolidi, eh? - fece divertito Neville.

- Non sai quanto tu abbia ragione. - affermò lei, le labbra distese in un ghigno e uno sguardo che non prometteva nulla di buono mentre l’immagine di un bolide, colpito da lei stessa, che centrava in pieno il nasino alla francese della Wood prendeva forma nella sua testa.

- Su, andiamo. Mi piacerebbe vedere come giocate. - si sforzò di sorridere Gwendolyn, fingendo come al solito, anche se non risparmiò un’occhiata gelida alla Reed. Quella lì, proprio non la sopportava.

Si guardarono in cagnesco per qualche istante mentre i tre Grifondoro si avviavano verso l’esterno.

- Cos’è, adesso hai intenzione di diventare la migliore amica del Prescelto? - le domandò con fare sarcastico, a voce bassa, senza farsi sentire da altri che non fossero la Wood.

- Certo che no, Reed, per chi mi hai preso? - fece Gwen in tutta risposta con un ghigno degno di una serpe.

- Allora cosa hai intenzione di fare, Wood? - si fece seria la Reed, guardandola dritta negli occhi con una rabbia che cominciava a montarle dentro.

- Non so di cosa tu stia parlando, Allyson. - disse la rossa con fare innocente, fingendosi amichevole, per poi voltarsi e raggiungere velocemente i ragazzi avanti a loro e lasciandola lì, impalata, a stringere con forza le mani.

- Ally, dai, datti una mossa! - la incitò Ron, sbracciandosi.

- Arrivo, arrivo!

**

Alla fine Allyson non era proprio riuscita a colpire la Wood con un bolide. C’erano sempre Harry o Ron che rischiavano di essere presi al suo posto e, quindi, aveva rinunciato. Sbuffò mentre, seduta comodamente sul suo letto, teneva in grembo un libro dall’aria consunta. Nonostante avesse gli occhi su quelle pagine la sua mente vagava altrove, impegnata a ripensare a cosa avrebbe dovuto fare per Theodore. Ovviamente, non aveva la benché minima voglia di fare delle avance a Blaise Zabini solo per distrarlo mentre Nott si occupava di riempire la sua biancheria di una polvere urticante proveniente direttamente dai Tiri Vispi Weasley. Non voleva farlo, eppure, il pensiero di vedere Zabini che non riusciva a capire il motivo di un improvviso prurito ai piani bassi la faceva ridacchiare divertita.

In fondo, era uno scherzo. Doveva solo giocare come al solito, nulla di più. Non avrebbe dovuto temere l’impressione o il fraintendimento di nessuno. Nemmeno di Malfoy. Assolutamente, ciò che Draco Lucius Malfoy faceva o pensava, non era affar suo.

Fu con quella convinzione che, assopendo il più a fondo possibile quel fastidioso senso di colpa nei riguardi del biondo, decise che avrebbe aiutato Theodore Nott. Dopotutto, non c'era niente di male.

"E che non si dica che Allyson Reed si tiri indietro in qualche scherzo!".

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Capitolo 28
*** Capitolo Ventisette: The Joke ***


Capitolo 27

Capitolo ventisette: The Joke

 

 

A Gwendolyn piaceva leggere ogni genere di libro. Dai fantasy babbani alla letteratura. Era sempre stata una ragazza che preferiva vivere le avventure di Frodo Baggins e compagnia piuttosto che fare una bella volata sulla sua scopa o giocare una noiosissima partita di quidditch. Certo, come tutti i bambini del Mondo Magico era stata sempre abituata a guardare il quidditch e a conoscerne le regole ma quello sport, oltre che annoiarla a morte, proprio non le piaceva. Non c'era un motivo in particolare. Probabilmente, era solo a causa  della sua incapacità di ricoprirne uno dei ruoli che lo odiava a tal punto. Quindi, aver chiesto spiegazioni a Potter e Weasley era stato un qualcosa che non avrebbe mai fatto se non ci fosse stata la sua pelle in gioco. In questo modo era riuscita ad instaurare una sottospecie di rapporto, del quale si sarebbe servita in seguito per agitare le acque più di quanto già non lo fossero. Attirare quei due, più il tizio di passaggio (Neville Paciock) era stato un qualcosa di fin troppo semplice. Il quidditch, solitamente, è una delle cose più popolari tra i giovani maghi e il solo nominarne il nome poteva dar vita a lunghe e dettagliate conversazioni su ogni partita e squadra preferita.

Il vero problema si poneva per Hermione Granger ed Allyson Reed. Ginny Weasley l'aveva scartata fin da subito. Non avrebbe avuto problemi con quella rossa una volta entrata nel gruppo di Potter e compagnia. La Granger non era, di certo, stupida per aver conquistato il titolo di "strega più brillante della sua età". Non era perciò strano il fatto che preferisse non avere niente a che fare con una tizia spuntata dal nulla, conoscendo probabilmente la maggior parte delle cose che vi si celavano dietro. Quindi, esisteva un solo e unico modo per far abbassare la guardia a quella Grifondoro: conquistare, in qualche assurdo modo, la sua fiducia. E Gwendolyn aveva già in mente una mezza idea, seppur fosse poco propensa a raccontare certe cose della propria vita privata.

Ma, si ripeté, pur di salvare la pellaccia avrebbe gridato a tutto il mondo di amare incondizionatamente Lord Voldemort.

E ci voleva un gran bel coraggio per farlo se non si era un mangiamorte convinto e dedito alla causa come i suoi genitori o quella Bellatrix Lastrange. Per Allyson Reed, invece, le cose divenivano ancora più complicate. In primo luogo, la trovava terribilmente stupida e seccante. Non la sopportava minimamente. Sapeva che, qualsiasi approccio avrebbe provato sarebbe fallito miseramente con quella sputasentenze di una Grifondoro. Lei e Allyson erano geneticamente incompatibili. O meglio, avrebbero anche potuto sostenere una conversazione tranquilla ma, molto probabilmente, solo in caso di vita o di morte.

Sapeva perfettamente quanti e quali fossero i sospetti e i sentimenti che la Reed covava verso di lei. Innanzitutto sapeva che lei aveva a che fare con Voldemort e la sua missione. Probabilmente pensava vi fossero dei collegamenti anche con il compito di Malfoy ma lei, col biondino, non c'entrava niente. A parte il fatto che fossero amici da anni, forse. Non era sicura nemmeno di quello.

Poi la Wood aveva perfettamente capito che Allyson era gelosa marcia di Malfoy. Come quest'ultimo lo era di lei. Quando vide per la prima volta colui che considerava il proprio migliore amico guardare in quel modo quell'irritante ragazzina, si era parecchio stupita della cosa. Vuoi che non avrebbe mai creduto che Draco potesse provare simili sentimenti per qualcuno, vuoi che conoscesse bene i pregiudizi che i loro genitori gli avevano inculcato sin da bambini riguardo ai mezzosangue. Comunque, faticava ancora a crederci. Se non conoscesse cosi bene Draco, da quegli sguardi e quella tensione, sarebbe arrivata persino a presupporre che quei due avessero una relazione.

Ritornando al discorso principale, il problema restava solo lei: Allyson Kathleen Reed. Doveva trovare un modo per avvicinarla, per fare in modo che lei si fidasse completamente per poi colpire e affondare. Il suo lavoro era quello, in fondo. Creare scompiglio e colpire dall'interno per rovinare la vita a Potter. Questi erano gli ordini e li avrebbe seguiti in ogni caso. La pelle, alla fine, era la sua. Tenersela stretta era un diritto più che giustificabile, qualsiasi mezzo si utilizzasse. Si lasciò scappare un sospiro ad occhi chiusi, abbandonando la testa sulla corteccia ruvida dell'albero dietro di lei. 'Cime Tempestose' era abbandonato sulle sue gambe distese in avanti, aperto alla pagina 394. Era stanca, annoiata e seccata. Se solo ci fosse stato un modo per restarsene al sicuro e da soli e, più importante di tutti, per ritornare in Francia lei non avrebbe esitato nemmeno un momento. Ma non c’era. In una situazione come quella o ci sei dentro e in salvo o, di sicuro, vieni punito in qualche maniera.

Beh, però c’era anche l’altra parte - quella del bene, se così doveva essere definita - da tenere in considerazione. Con loro non c’era la possibilità di essere cruciati o uccisi, certo, se eri dalla loro parte. Ma, solitamente, i tipi che stanno dalla parte del bene - che in quel caso era rappresentata da Potter e i suoi amichetti - ti danno il beneficio del dubbio. Ma Gwendolyn non aveva la minima voglia di rischiare in alcun modo. Se il caro vecchio Voldemort avesse dovuto arrivare al punto di soccombere - come, di sicuro, accadrà, aggiunse a sé stessa - c’era la possibilità, quasi certa, di farla franca. Soprattutto se eri una sedicenne costretta dai propri genitori a seguire gli ordini di un pazzo psicopatico in fissa con il sangue puro e bla, bla, bla. Comunque sarebbe andata, in effetti, Gwendolyn avrebbe avuto sempre la certezza di salvarsi il culo.

“E dopo, quando tutti si decideranno, una buona volta, a lasciarmi in pace, potrò fare ritorno in Francia. Dal mio sole e dal mio mare.” 

La giovane sospirò, schiudendo a malapena le palpebre mentre avvertiva lo scricchiolare di alcune foglie accanto a sé.

- Ehilà Malfoy! - salutò il suo migliore amico, accennando ad un ghigno mentre prendeva ad osservargli il viso. Quasi si preoccupò a causa della sua brutta cera…beh, quasi.        

 - Cos’è quella brutta faccia? Non scopi abbastanza, Draco?

- Vuoi rimediare tu, Wood? - bofonchiò bruscamente il biondino.

- Mi dispiace ma credo che passerò. - affermò tranquillamente lei, lasciandosi scappare un risolino. Attese qualche minuto e poi sbuffò, prima di aggiungere:

- Eddai, Draco, stavo scherzando. Certo che quella Reed ti sta rammollendo, non sei più così divertente…

- La Reed non c’entra. - mormorò lui fissando pensieroso il suolo.

Gwendolyn ridacchiò, lanciandogli un’occhiata eloquente. Draco si limitò a guardarla di bieco.

- O meglio, in parte. - ammise dopo un po’, passandosi una mano sul viso. - ma sai benissimo cosa succede. Sono solo nervoso, tutto qui.

La Wood si sistemò meglio, richiudendo dolcemente il libro che aveva in grembo e poggiandolo sulla ghiaia, accanto a lei.

- Draco, lo sai, io non mi preoccupo mai di nessuno. Ma non mi piace vederti con quella cera. Non voglio mica che tu impazzisca.

Malfoy restò in silenzio, cupo, a guardare ritto dinanzi a sé.

- Eddai, sorridi un po’. Ti lascio insultare la Reed quanto vuoi.

- E saresti tu a dovermi dare il consenso per insultare la Reed? - domandò, un sopracciglio alzato e l’espressione tra il perplesso e il divertito.

- Ovviamente. Mi annoia sentir parlare di quell’idiota ma ti do il permesso di farlo.

- E dovrei sentirmi onorato da tutto questo?

- Certo. Dopotutto sono Gwendolyn Wood. - affermò la strega dandosi un finto tono di importanza.

- Oh, allora ti ringrazio per questa grandissima opportunità. - disse Malfoy con fare sarcastico e un ghigno mentre alzava lo sguardo sull’amica.

- Dovere, Draco.

Si guardarono per qualche istante per poi scoppiare in una cauta risata. Molto contenuta ma sincera. E quella era una delle scene più strane che si potessero vedere ad Hogwarts. O, almeno, quella era una delle scene più strane che Allyson avesse mai visto ad Hogwarts.

La Reed, poi, aveva assistito a quella scena per puro, purissimo, caso. Theodore le aveva detto che Blaise l’aspettava nei pressi del Lago Nero. Lei aveva il compito di trattenerlo lontano dal loro dormitorio il più a lungo possibile. Per lo scherzo. Nott aveva l’intenzione di applicare una polvere magica urticante ai vestiti e alla biancheria di Zabini. Per farlo aveva bisogno di tempo e solitudine.

Si era giustificato con un qualcosa del tipo “Guarda che se sbaglio e tocco accidentalmente quella polvere, potrei ritrovarmi con enormi brufoli pieni di pus sulla faccia. E’ un’operazione altamente delicata e pericolosa. Mi serve tempo.”

Lei non aveva potuto contraddirlo in nessun modo. Conosceva bene i prodotti dei Tiri Vispi Weasley e quella polvere era incantata. Se era “trattata” con poca cura, procurava al suo possessore degli effetti collaterali da schifo. E ad Ally un po’ sarebbe dispiaciuto vedere il bel visino di Theo deturpato…beh, forse l’idea non era niente male. Ma Zabini era nettamente più esilarante.

Aveva già individuato Blaise ma, passando, aveva visto Gwendolyn e Draco ridere. Ovviamente non c’era nulla di male ma la sua mente - con una complice chiamata gelosia - stava rielaborando la scena in modo, decisamente, più esagerato. Lei non era affatto gelosa di Malfoy. Certo che no. Quei due avrebbero potuto pure baciarsi.

Ma allora perché si stava sbracciando in una maniera così vergognosa in direzione di Blaise, chiamandolo a voce alta con un sorriso forzatamente da ebete sulla faccia?

Decisamente, Allyson Kathleen Reed non riusciva più a capirsi. Non era coerente con sé stessa e non era normale, nel modo più assoluto, che una sedicenne avvertisse il desiderio di cavare gli occhi a due persone. O, meglio, potrebbe pensarlo ma non era normale che lei avesse già messo mano alla bacchetta, stringendola in modo convulso. No, si disse, non era assolutamente normale. Stava impazzendo.

- Reed, mi spieghi che ti prende? - le chiese il Serpeverde non appena la raggiunse. Era perplesso e quasi impaurito dall’espressione cupa che la Reed aveva assunto.

- Blaise! - esclamò, cercando di sorridere. - sta al gioco.

Gli sibilò, dimentica di ciò che doveva fare ma, soprattutto, di chi aveva davanti.

- Eh?

Un’occhiataccia fulminea e poi l’espressione più serena che si potesse immaginare spuntò sul viso della strega che, sorridente, si avvicinò di qualche passo a Blaise. Quest’ultimo deglutì, incrociò le braccia come a volersi difendere e fece una smorfia.

- Che c’è?

- Senti, io devo chiederti una cosa…- Allyson, praticamente, gridò. Guardò di sottecchi in direzione di Draco e fu soddisfatta nel vedere che avesse attirato il suo interesse. - Devo parlarti di una cosa molto importante, ma non qui.

- Se proprio ci tieni. - le rispose lui con un sopracciglio alzato.

- Bene! Andiamo! - e fingendosi felice gli afferrò un polso, cominciandolo a tirare in direzione dei giardini della scuola. Ovviamente, non prima di aver rivolto un’occhiata eloquente a Malfoy.

- Ma che l’è preso? - disse Draco, stranito, guardandola allontanarsi con l’amico. Non senza aver provato un certo fastidio.

- Davvero non l’hai capito? - mormorò la Wood stupefatta. Scosse leggermente la testa. - e io che pensavo fossi intelligente…pessimo tentativo, comunque.

- Tentativo?

- Stava cercando di farti ingelosire, idiota.

**

- Theodore Nott che cosa diavolo hai combinato?

Un Blaise piuttosto sconvolto era intento a grattarsi un po’ dappertutto con foga, soprattutto dalle parti del sedere, mentre tentava di mostrarsi minaccioso ad un Theodore che, a stento, riusciva a trattenere una risata.

- Non so di cosa tu stia parlando, Bla. - mormorò, a fatica, fingendo il solito ghigno.

I due stavano attirando l’attenzione degli studenti che passavano di lì e, in particolare, c’era un gruppetto di Grifondoro che si stava godendo la scena esilarante, senza preoccuparsi di contenere i risolini.

- Ah, si? E allora perché mi ritrovo con una voglia matta di grattarmi ovunque? - domandò il bruno, sull’orlo di una crisi nervosa.

- E io che ne so. Non mi interessano i tuoi problemi d’igiene, Blaise. Amici si, ma fino a un certo punto. - replicò lasciandosi scappare una risata contenuta nel constatare che l’amico non riusciva più a trattenersi dal grattarsi anche lì sotto.

- Non fare l’idiota! - sbottò ancora il Serpeverde mentre lanciava uno sguardo attorno a sé. Si fermò con gli occhi proprio su Allyson, la quale, ridacchiava a più non posso. - Ecco perché volevi parlarmi! Era un modo per distrarmi.

La Grifondoro si liberò in una risata osservando il viso del ragazzo cospargersi lentamente di brufoli pieni di pus.

- Oh, lo giuro su Salazar, Nott. La pagherai. Anche tu, Reed! - li minacciò, solenne, prima di voltarsi e camminare a passo svelto in direzione dell’infermeria.

- Theo avevi ragione. Ne è valsa la pena. - commentò Ally tra una risata e l’altra,  battendo il cinque a Theodore.

- Che ti dicevo io, donna di poca fede? - disse lui ridacchiando.

- La prossima volta voglio farlo io lo scherzo. Non posso lasciare che ti prenda tutto il divertimento, non credi?

- Giusto, mi sa che è meglio. La prossima volta distrarrò io Bla, così tu non dovrai preoccuparti di far ingelosire anche Draco, non credi? - la punzecchiò lui a bassa voce, il ghigno ben evidente sulle labbra.

- Non so di che cosa stai parlando. - proruppe la strega mentre le sue guance s'imporporavano di un rosso leggero.

- Certo, e io sono Merlino. - replicò sarcastico.

Allyson si limitò a borbottare qualcosa di incomprensibile per poi schiarirsi la voce come se niente fosse.

- Ci si vede a giro, Theo. - lo salutò lei, incamminandosi verso i sotterranei per raggiungere l’aula di Pozioni.

- Dove stai andando? - le domandò, stranito.

- Mh, non so, forse a lezione? Ti ricordo che ho Pozioni, adesso.

- Certo che Malfoy ti fa proprio male. - esordì divertito il Serpeverde mentre l’osservava a braccia conserte.

Lei si voltò, il sopracciglio alzato e un’espressione perplessa sul viso diafano.

- Eh?

- Guarda che adesso abbiamo Difesa e l’aula è dell’altra parte. - le rispose, scuotendo leggermente il capo.

- Ma che diavolo…- mormorò, frugando nella sua tasca per poi estrarne un bigliettino di pergamena dove c’era segnato il suo orario con tutte le materie della settimana. Gli diede un’occhiata e si schiarì nuovamente la gola, rificcando la pergamena nella tasca del mantello e affiancando silenziosamente l’amico.

- Te l’ho detto, io, che Draco Malfoy ti fa male. Molto male.

- In realtà sono i Serpeverde in generale a farmi male. La vostra influenza su di me non è affatto positiva.

**

Neville Paciock non si era mai sentito in quel modo. Certo, aveva provato simili sensazioni praticamente ogni attimo della sua vita ad Hogwarts ma mai in un modo così…assurdo. Si, assurdo, perché non riusciva a comprendere il motivo di tutto quell’improvviso nervosismo.

Infondo, non doveva mica affrontare la versione infuriata di sua nonna. Certo che no. A quello, poi, avrebbe preferito uccidere un Basilisco. Perché sua nonna, quando era adirata, assomigliava spaventosamente ad un Ungaro Spinato arrabbiato.

Forse, anche peggio. Si ritrovò ad aggiungere mentalmente, in una maniera automatica, rabbrividendo leggermente ad un pensiero del genere. Chiuse gli occhi mentre continuava a torcersi le mani, agitato. Nella sua testa, pensieri confusi si fondevano, non facendo altro che confonderlo ancor di più.

“Non devo uccidere nessun serpente mortale. Non devo affrontare nessun maledettissimo drago, mago oscuro o mia nonna. E’ solo Luna. Solo Luna.”

Si ripeteva come un mantra, ripercorrendo più volte il perimetro di quella porzione di corridoio, fermandosi ogni tanto a fissare il vuoto avanti a sé per poi ricominciare a camminare più velocemente di prima. Doveva restare calmo, Neville. Non doveva avere paura di inciampare o di dire qualcosa di sbagliato. Doveva solo restituirle l’orecchino a forma di rapanello che aveva trovato nei pressi della Sala Grande e, magari, chiederle di quei Nargilli di cui tanto parlava solo per ascoltare la sua voce qualche attimo in più. Un gioco da ragazzi, si direbbe. Non per uno come lui, però.

- Neville!

Eccola. Il Grifondoro tentò di raccogliere tutto il coraggio che il Cappello Parlante aveva visto in lui nel momento dello Smistamento e si voltò, sorridendo incerto non appena vide la bionda Corvonero avvicinarsi a lui con il suo solito sorriso trasognato e i suoi meravigliosi occhi sporgenti. 

- Ehi Luna. - mormorò facendo per muovere qualche passo, con il risultato di incespicare nei suoi stessi piedi e cadere rovinosamente a faccia in giù.

La risata cristallina della strega raggiunse le sue orecchie e lui ebbe il desiderio di sprofondare nel pavimento e non alzarsi mai più. Luna, intanto, si era abbassata verso di lui per poi picchiettare debolmente sulla sua schiena con le dita.

- Stai bene?

Neville annuì, mettendosi a sedere velocemente mentre si massaggiava la fronte.

- Si, sono solo inciampato. - ridacchiò, incerto, tentando di sdrammatizzare quell’imbarazzante situazione. Quasi, per un attimo, rimpianse l’Ungaro Spinato che, due anni prima, Harry aveva affrontato nella prima prova del Torneo Tremaghi.

- Sarà stato un Blibbering Humdinger. - commentò con la sua vocina sognante mentre porgeva una mano esile al mago per aiutarlo a rialzarsi.

- Emh…già. Sono ovunque. - mormorò Neville esitando prima di lasciare la mano della Corvonero. - comunque, volevo restituirti questo. L’ho trovato oggi vicino alla Sala Grande.

Estrasse dalla tasca dei pantaloni lo strambo orecchino e lo porse a Luna. Quest’ultima gli sorrise raggiante, rimettendo al suo posto quel gioiello e saltellando per qualche attimo.

- Grazie, Neville! Non sapevo proprio dove fosse andato a finire. - gli disse con gratitudine.

Neville arrossì leggermente, grattandosi distrattamente la nuca e volgendo lo sguardo altrove.

- Ma figurati.

- Ci vediamo in giro, Neville e grazie ancora.

Il Grifondoro ricambiò a malapena il saluto ma la ragazza era, ormai, rientrata nuovamente nel suo mondo. Non gli andava di lasciarla andare così presto, però. Avrebbe voluto solo parlarle un altro po’…

- Luna, aspetta. - le parole gli uscirono inaspettate, quasi senza che se ne accorgesse, affiancandola. Lei gli rivolse uno sguardo tra l’incantato e l’interrogativo. - ti va di parlarmi di quei…com’è che si chiamano? Emh…Nargilli, si, di loro.

A quella parola i suoi occhi chiari s’illuminarono e un sorriso ancor più splendente si formò sulle labbra sottili.

- Non dirmi che li hai visti anche tu?

- Emh, già. - l’assecondò lui, imbarazzato per quell’assurda richiesta e preoccupato per aver detto qualcosa di sbagliato. - Allora, cosa ne dici?

- Mi farebbe molto piacere.

 

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Capitolo 29
*** Capitolo Ventotto: Well, she'll have. ***


Capitolo 28

Capitolo ventotto: Well, she’ll have 

 

Quella giornata si rivelò particolarmente calda. Cosa rara dato il clima scozzese che, di solito, preferiva essere freddo e uggioso. Soprattutto quando ci si trovava in inverno, anche se non sarebbe passato molto tempo prima che la primavera, per la gioia di molti e il malumore di altri, prendesse il posto della gelata stagione. Era già pomeriggio quando la squadra di quidditch di Grifondoro cominciò i soliti allenamenti, con più tensione del solito. Si avvicinava la partita, quella contro Corvonero, che sarebbe stata molto dura quell'anno. Harry dirigeva la squadra dalla sua Firebolt, tra le mani il boccino conquistato dopo i primi venti minuti. Ron aveva parato molte pluffe quell'oggi, migliorando notevolmente la sua prestazione. La squadra stava facendo un buon lavoro, se non ottimo. Ma, forse, Harry fu l'unico ad accorgersi che c'era qualcosa di diverso nelle dinamiche, soprattutto quando si trattava di Battitori. O di una Battitrice. O, semplicemente, di Allyson. Era già da molto tempo che lui aveva notato quanto fosse strano il comportamento dell'amica. Ma, nonostante questo, negli allenamenti era sempre stata una dei migliori, se non la migliore. Non riusciva a comprendere il suo scontento e la scarsa concentrazione che, invece, in Allyson era assoluta quando si trattava si quidditch.

 - Basta così per oggi, ottimo lavoro. Ally, ti voglio più concentrata, okay? - proruppe dopo un'altra buona ora di allenamento, notando che la stanchezza  aveva cominciato a mostrarsi in tutti. Scesero così dalle scope e s’avviarono negli spogliatoi, chiacchierando e ridendo con tranquillità.

- Come sono andato oggi? - gli chiese Ron, trepidante di essere messo al corrente del giudizio del loro capitano, oltre a quello del suo migliore amico.

- Sei stato bravo, Ron. Continua così. - lo incoraggiò Harry distrattamente, mentre osservava con un certo interesse Ginny ed Allyson che, davanti a loro, parlottavano a voce bassa.

- Ti ho detto che non lo farò. Vuoi vederla morire per caso? - sbottò nervosa Ally, mordendosi il labbro inferiore per impedirsi di urlare. Non la sopportava e non avrebbe, di certo, provato a creare una sottospecie di rapporto solo per conoscere le sue vere intenzioni. Lei sapeva benissimo che Gwendolyn Wood non avrebbe fatto altro che portare problemi, quindi la cosa più logica era starle alla larga il più possibile. O l'avrebbe  schiantata, com'era sicura di chiamarsi Allyson Reed.

 - Ma non puoi restartene con le mani in mano, Ally. - replicò ferma la rossa, rallentando e lasciando passare avanti Harry e Ron. Restarono fuori dallo spogliatoio, facendo finta di nulla.

- Non resto con le mani in mano, Ginny. Ho la situazione sotto controllo. - protestò la Reed, testarda.

- Hai ragione, certo. Perché il fare scherzi idioti con Nott e sbaciucchiare tutto il tempo Malfoy è un buon modo per tenere la situazione sotto controllo. - replicò la Weasley con fare ironico.

- Io non sbaciucchio Malfoy tutto il tempo. - disse Allyson guardando volutamente altrove.

- Beh, andando avanti di questo passo, succederà sicuramente.

- Ma...- provò nuovamente Allyson, cercando di trovare delle parole che riuscissero a far girare la discussione a suo favore perché, lo sapeva, Ginny aveva completamente ragione.

- Non ci provare, okay?  Devi trovare un modo di scoprire che intenzioni ha la Wood e...piantarla di sbavare dietro Malfoy.

- Io non sbavo dietro Malfoy!

La rossa si limitò a lanciarle uno sguardo eloquente, incrociando le braccia al petto ed emettendo un sospiro.

- Beh...tralasciando i dettagli, so che hai ragione...ma lei mi irrita. Non riuscirei a non litigarci!

- Come ti abbiamo già detto io ed Hermione, provaci. Ne va delle nostra, della tua, sicurezza e...beh, se davvero Gwendolyn è dalla parte di Tu-sai-chi...- fece, riducendo la voce ad un mormorio appena udibile. - potresti convincerla a cambiare. Infondo, ha solo 16 anni. Una ragazzina come tutti noi.

Allyson si limitò a restare in silenzio, ponderando le parole che l'amica le aveva appena sussurrato.

- Andiamo, prima che qualcuno possa sospettare qualcosa di assurdo.

- Io vado al dormitorio a cambiarmi, ci si becca più tardi. - le disse la strega con uno sguardo assente, distratta da qualcosa, o  meglio, da qualcuno che era arrivato al campo di quidditch proprio in quel momento.

Ginevra annuì e dopo averle dedicato uno sguardo d'intesa, si recò all'interno degli spogliatoi, pronta a rispondere alle domande che Harry le avrebbe sicuramente rivolto. Allyson, invece, s'incamminò verso il Serpeverde che sembrava stesse cercando qualcuno.

- Theo! - esclamò non appena gli fu abbastanza vicino. Nott si aprì in un ghigno non appena la vide.

- Allyson.

- Che succede? - domando lei con una certa curiosità.

- Nulla. Stavo sbirciando i vostri allenamenti. Credo che tu abbia perso un po' della tua abilità. - la schernì giocosamente, facendola sbuffare.

- Non ero concentrata abbastanza. - disse semplicemente, cominciando ad avviarsi verso il castello seguita da Theodore che l'osservava divertito.

- Stai cercando di giustificarti?

- Assolutamente no.

- Allora è solo Draco che tiene occupata la tua mente da tutto il resto. - la canzonò ghignando apertamente.

- In minima parte, si. -  ammise lei incupendosi.

- E immagino che sia la Wood a complicare tutto.

- A volte mi stupisci sul serio, Nott. Non ti facevo cosi perspicace. - finse stupore la strega, senza nascondere il sorrisetto.

- Sono solo un bravo osservatore, mi sopravvaluti Grifondoro.

- Le mie scuse, allora.

Restarono in silenzio per qualche minuto, camminando lentamente, senza fretta, nonostante Ally fosse tutta sudata e totalmente stanca.

- Dovrei capire cosa sta tramando quella Wood. Dovrei smetterla di pensare a Malfoy e evitare solamente che qualcun'altro lo sospetti. Dovrei solo fare ciò che Silente mi ha chiesto. Solo questo. Invece la situazione è molto più complicata del previsto. Non so a chi dare ascolto. Non so cosa fare. Sono solo...stanca. - si sfogò a bassa voce, fissando intensamente il suolo mano a mano che i suoi piedi lo calpestavano.

- Fregatene.

- La fai facile tu.

Theodore scosse la testa, mettendole le mani sulle spalle per fermarla e guardarla negli occhi.

- Vuoi stare con Draco? Fallo. Vuoi piantarla con tutta questa merda? Okay, va a dirlo al vecchio Silente. Vuoi dire tutto ai tuoi amici? Che aspetti? Vuoi scoprire cosa c'entra la Wood? Vai. Devi smetterla di piangerti addosso perché è l'unica cosa che non risolve nulla.

Allyson ne fu stupita. Non aveva mai pensato che Theodore potesse partorire un discorso del genere solo per incoraggiarla. Di certo, faceva un brutto effetto a quel mago.

- ...la mia influenza non ti fa affatto bene. - mormorò sorridendo divertita.

- Vedi? Mi stai rovinando, Reed. Dovrei smetterla di frequentarti. - l'assecondò il Serpeverde. Risero insieme per qualche secondo e poi lei non poté fare a meno di ritornare nuovamente seria. - Hai ragione. Ginny ha ragione. Hermione ha ragione. - disse più a sé stessa che ad altri. - devo fare qualcosa. A cominciare dalla Wood.

- Perfetto, Reed, sei più utile così di quando ti piangi addosso.

- Grazie tante.
**

Gwendolyn stava a malapena spiluccando dal piatto che aveva davanti, persa nella convinzione che Allyson Reed stesse tramando qualcosa. La vedeva studiarla con parecchio interesse, fingendo noncuranza, intervallando esasperazione a sguardi confusi verso il tavolo dei Serpeverde. Non sapeva cosa aspettarsi, Gwendolyn, ma sperava che riguardasse solo la gelosia nei confronti di Draco. Non aveva la minima voglia di intrattenere delle discussioni con un'irritante e stupida Grifondoro come lei. Anzi, non aveva nessuna voglia di discutere e basta.

- Allora, Gwendolyn, fatti dei progressi con il quidditch? - la voce allegra di Ron le arrivò fastidiosa come il ticchettio incessante delle lancette che scandiscono il tempo.

- Emh, certo. Adesso mi sono anche interessata ad una squadra. - finse un sorriso, prendendo un sorso di quel succo di zucca che le era piaciuto tanto sin dalla prima volta che l'aveva assaggiato a colazione, il suo primo giorno.

- Davvero? Quale? - le chiese con interesse il rosso, la bocca piena e sua sorella che gli serbava uno sguardo disgustato. Hermione storse la bocca, fece per dire qualcosa ma poi si bloccò, stringendo le labbra stizzita, ritornando ad ignorarlo. Harry scosse la testa divertito, Ally, invece, s'incupì.

- Le…umh…Holydays Harpies. Trovo stupefacente che un’intera squadra di ragazze abbia spaccato il culo a molte squadre forti. - sparò a caso, riportando le stesse e identiche parole che aveva udito, quella mattina in corridoio, da una giovane Tassorosso fissata con il quidditch.

- Beh, comunque sia, i Tornado sono i migliori. Mettitelo in testa. - commentò il rosso una volta ch’ebbe deglutito il boccone. - Non è vero Ally?

- Già. - disse, inespressiva, giocherellando con un oliva nel suo piatto mentre tentava di nascondere il suo fastidio nel trovarsi così vicina alla Wood.

- Gwendolyn ho sentito dire che anche tu sei stata invitata a partecipare alle cene del Luma Club. - interloquì Ginny, spezzando il silenzio che si era andato a creare tra di loro.

- Il Luma Club? Oh, quella cavolata. Si, beh, gran bella seccatura. Non ci andrò mai. - le rispose la Wood con un sorrisetto stampato sulle labbra, inorridendo al ricordo di quando il professor Lumacorno le aveva parlato di quel club per sfigati. O, sarebbe meglio dire, club di raccomandati. Da quanto aveva potuto capire, quelli non erano altro che i suoi preziosi “pupilli” e lei non era proprio intenzionata a farne parte.

- Hai ragione, una grande cavolata per secchioni. - sottolineò Ron, lanciando un’occhiata di sbieco alla riccia, ancora offeso per il fatto che Lumacorno non conoscesse nemmeno la pronuncia corretta del suo nome.

Hermione finse indifferenza ma in realtà, dopo quell’occhiata, avrebbe tanto voluto scagliargli contro un esercito di uccellini con il suo fedele “Oppungo”.

- Io non sono un secchione, Ron. - intervenne Harry con tranquillità, ricevendo uno sguardo di gratitudine da parte della Granger.

- Si ma tu sei il Prescelto. Il suo pupillo preferito. - commentò Weasley ingurgitando una fetta di quella che doveva essere torta alle mele.

- Piantala, Ron. - l’ammonì sua sorella, guardandolo male.

- E io che ho detto?

- Cambiamo discorso, che è meglio. - intervenne prontamente Allyson, raddrizzandosi e scambiando un’occhiata con la riccia di fronte a lei. - Allora, Wood, che lavoro fanno i tuoi genitori?

Una strana espressione apparve sul viso della Reed mentre Gwendolyn s’irrigidì. Voleva la guerra la mezzosangue? E’ ciò che avrebbe avuto.

- La mia è una delle più ricche famiglie di purosangue in circolazione. Beh, e sono molto simili ai Malfoy, dovreste conoscere i tipi. Mio padre lavora al ministero, insieme a Lucius. - spiegò, con una calma quasi glaciale.

- Quindi è per questo che tu e il furetto siete così amici? - fece Ron illuminandosi.

- Già, amici d’infanzia. - concordò la rossa, trattenendo a stento un ghigno per ciò che stava per chiedere. - Reed, e dimmi, i tuoi di genitori?

- Morti. Tutti. - sibilò a denti stretti, stringendo con forza le mani sotto il tavolo.

- Mi dispiace molto. - si finse dispiaciuta la Wood, ma Allyson si limitò ad uno sguardo tagliente. Non gliel’avrebbe data vinta.

- Se i tuoi genitori sono così amici dei Malfoy, significa che conoscono molto bene le Arti Oscure e chi ne fa le veci, mi sbaglio? - domandò ancora, sfoggiando un ghigno degno di Bellatrix Lastrange.

Hermione aveva spalancato gli occhi, Ginny aveva assestato un calcio ad Ally colpendole il polpaccio. Ron era rimasto con la forchetta a mezz’aria ed Harry l’aveva guardata con sospetto.

- Certo, mi sembra ovvio. Ma preferiscono starne alla larga, Reed. Non come te, da quanto ne so io. - ribatté annoiata Gwendolyn, non senza rivolgerle uno sguardo trionfante.

Allyson si alzò improvvisamente, sguainando la bacchetta e puntandola contro la rossa. La rabbia a sfigurarle il viso e l’espressione stupita della maggior parte degli studenti che si erano voltati, attirati da quello scatto repentino. La Wood, invece, ostentava tutta la sua soddisfazione, tranquilla, senza muoversi di un millimetro.

- Non provare più a dire una cosa del genere. - sibilò la strega, stringendo convulsamente la bacchetta. Ebbe l’impressione che tutti le stessero trafiggendo l’avambraccio con gli occhi, e, come già era capitato, fu una sensazione bruttissima di bruciore a pervaderla interamente. Era come se quel dolore si fosse concentrato proprio all’altezza del marchio e strinse i denti, sopportando fieramente quella sofferenza. Nessuno la stava richiamando ma quella sensazione era viva e presente, proprio come se stesse ardendo viva, proprio come se Voldemort la stesse richiamando a sé. Ma non era così. Era solo una bruttissima e dolorosa sensazione. Pura e semplice sofferenza, causata dal male che la stava consumando.

- Allyson sta calma. - intervenne Harry, alzandosi anche lui.

- Da ascolto ad Harry, Reed. Datti una calmata, ho solo detto la verità. Non ti ho mica dato della lurida Mangiamorte? Beh, non ancora almeno. - rincarò ancora, con divertimento palese Gwendolyn.

Allyson scattò nuovamente, facendo per scagliarle uno schiantesimo, la rabbia che montava dentro. Era una stronza, quella Wood. E sapeva più di qualcosa, quella stronza. Ma l’avrebbe pagata. Eccome se non l’avrebbe pagata. Harry, però, fu più veloce di lei. Le strinse la mano che impugnava la bacchetta e le sussurrò qualche parola per farla rinsavire. Funzionò, in parte.

Le due amiche guardavano il tutto sconcertate, Weasley faceva scorrere gli occhi da Gwendolyn ad Ally, sorpreso. Neville, Dean e Seamus che avevano colto solo una parte della conversazione, guardavano la scena straniti, Lavanda e Calì avevano cominciato a parlottare eccitate, tutti gli altri che avevano assistito alla scena da lontano, invece, erano scesi in un silenzio curioso e teso.

La Reed si liberò con ferocia dalla presa del migliore amico, colpendo con il gomito il suo calice e facendone rovesciare il contenuto sul tavolo. Rimise la bacchetta nella tasca e andò via dalla Sala Grande, totalmente furiosa.

- Ma che è successo? - fece Theodore dall’altra parte della sala, seguendo con lo sguardo la Grifondoro che stava andando via.

- Non lo so, ma credo che sia colpa della tua amica, Draco. - spiegò tranquillo Blaise che era riuscito a capire qualcosa, avendo seguito il tutto nonostante si trovasse a due tavoli di distanza.

Draco parve ridestarsi solo in quel momento dalla trance in cui era caduto per tutto il tempo della cena. Stava ripensando a tutta quella situazione, alla missione che non stava procedendo un granché bene, alla Reed, alla missione, alla Reed e alla missione. L’aveva già nominata la Reed?

- Che ha combinato Gwendolyn? - chiese distrattamente, una mano premuta sulla guancia e gli occhi fissi sul dessert intatto davanti a lui.

- Pare che abbia accusato la Reed di essere una sporca mezzosangue. - gracchiò Pansy Parkinson, avendo appena udito la notizia da un Tassorosso del tavolo di fronte.

- Ti sbagli, le ha dato della lurida mangiamorte. - fece Daphne lisciandosi con una mano i lunghi capelli biondi. Lei aveva appreso la notizia da Astoria, la quale l’aveva sentita da Susan Bones a cui era stato detto da una sua amica Corvonero che aveva sentito tutto dal suo tavolo. Il giro d’informazioni tra gli studenti di Hogwarts era sempre stato rapido ed efficiente.  - Ma, andiamo, la Reed una Mangiamorte? E se l’è anche presa, poi. Tutti strani gli amici di Potter.

- Peggio, Daphne, sono tutti traditori del loro sangue. - la corresse la Parkinson, cercando di farsi notare da Malfoy.

Quest’ultimo l’aveva praticamente ignorata, soffermandosi sull’accusa che, se la fonte in questione fosse stata corretta, Gwendolyn avrebbe fatto alla Reed. Draco la conosceva e sapeva che se era arrivata a dire qualcosa del genere, significava che Allyson l’aveva provocata in qualche modo. Inoltre, se Gwendolyn si era data la pena di lanciarle una  frecciatina di una certa “importanza” come quella, doveva voler dire che sapeva qualcosa di grosso. E se la Wood era a conoscenza di qualcosa di grosso, lui doveva assolutamente sapere di cosa si trattava.

- Ma perché non state un po’ zitte? - sbottò infastidito Theodore, alzandosi e incamminandosi verso le porte della Sala Grande, seguendo la calca di studenti che stava uscendo per ritornare nei propri dormitori.

**

“Io la uccido. La scuoio viva e non mi fermo fino a quando non è schiattata. La torturo nel peggiore dei modi possibili. La disintegro. La cancello. La faccio fuori.”

- Uh, uh, uh. Datti una calmata, tesoro, guarda che non ha detto niente di male.

“Mi ha dato della lurida Mangiamorte davanti a tutti. A TUTTI.”

- Beh, perché non lo sei?

“Black, sparisci se non vuoi che faccia fuori anche te.”

- Allyson! Dai, aspetta. - le urlò dietro Harry che, non aveva perso nemmeno un attimo e l’aveva seguita, preoccupato. Non gli piaceva l’espressione che la sua migliore amica aveva assunto. Troppo folle, troppo furiosa.

- Che c’è? - sbottò Allyson fermandosi e continuando a dargli le spalle mentre stringeva con forza il suo avambraccio sinistro che sembrava le stesse andando a fuoco.

- Non devi arrabbiarti. - iniziò lui non appena le fu vicino, il respiro accelerato a causa della corsa. - Gwendolyn non intendeva…

- Ah, no? Ti rendi conto di cosa mi ha accusata, Harry? Di essere una seguace di quel bastardo psicopatico! Io? Ma stiamo scherzando? - sbottò nervosa, sull’orlo di una crisi di pianto, mentre si voltava a guardarlo, mollando la presa dal marchio.

- Non prendertela, Ally. Calmati. Sono sicuro che l’avrà detto solo perché tu le hai chiesto dei suoi genitori. Non diceva sul serio. - tentò di calmarla lui.

- E chissenefotte! - urlò, nera, non riuscendo a contenersi. - IO NON SONO UNA MANGIAMORTE. MORIREI PIUTTOSTO.

- Eccola che parte con le cazzate.

“Sta zitta!”

- Hai ragione. Non lo sei e non devi prendertela proprio per questo! - esclamò con fermezza mentre le stringeva il viso tra le mani per costringerla a guardarlo.

Allyson aveva gli occhi lucidi, combattuta. Stava mentendo ancora e questo faceva male. Era stata punta sul vivo davanti a coloro che non avrebbero dovuto sapere nulla e lei stava dando i numeri senza motivo. Era davvero una traditrice. Mentire anche davanti ad Harry che stava cercando di calmarla, credendole ciecamente. Dando per scontato che quelle di Gwendolyn fossero solo parole e non fatti concreti. Si sentiva ancora più male. Si sentiva ancora più da schifo mentre avvertiva che la merda che aveva dentro non faceva che accrescere. Si liberò dalla sua presa, indietreggiando, barcollando ma riacquistando l’equilibrio.

- Non sono una Mangiamorte. Non lo sono. E semmai dovesse accadere qualcosa del genere significa solo che lo sto facendo per proteggere chi amo. - proruppe lei, la voce spezzata da un singhiozzo gutturale.

- Lo so, Ally, non devi giustificarti con me. - la consolò Harry, comprensivo, sollevato dal fatto che l’amica si fosse calmata.

- Io…- cominciò ancora la strega, impedendo alle lacrime di scendere, testarda, vacillando davanti agli occhi del suo migliore amico così simili ai suoi e stringendo i denti ancora una volta, perdendosi nel dolore di quel tornado di sensazioni che non volevano abbandonarla.

- Potter, Weasley ti sta cercando. - Theodore sbucò dal nulla, arrivando alle loro spalle, le mani ficcate in tasca e la solita maschera annoiata sul volto.

- Va bene. Andiamo, Ally. - mormorò Harry afferrandole una mano. Lei, ancora una volta, si liberò, scuotendo la testa.

- Ho bisogno di stare sola.

- Come vuoi. Ti aspetto in Sala Comune. - l’avvisò sfiorandole appena la guancia. Diede un’occhiata a Nott e poi sparì, voltando l’angolo di quel corridoio.

- Allora? Mi spieghi che succede?

Theo le si era avvicinato, cauto, mentre lei teneva le mani incollate sul viso, non volendo far vedere al Serpeverde le lacrime che stavano lentamente sgorgando dai suoi occhi.

- Vattene via. - mormorò debolmente Allyson, trattenendo a stento un singhiozzo.

Lui le afferrò i polsi, tentando di staccarle le mani dalla faccia, con il risultato di farle solo aumentare i singulti.

- Va via. - replicò la strega, le spalle scosse dai singhiozzi violenti, il dolore che ancora non ne voleva sapere di lasciarla.

- Allyson, per favore, non fare la bambina. - sussurrò lui, un espressione indecifrabile e gli occhi scuri intenti a guardarla.

- E tu, per favore, va via. - esalò lei, arrendendosi, aggrappandosi al petto del Serpeverde, alla ricerca di un appiglio, cominciando a sfogare tutte le sue lacrime.

- Eh no, ti prego, non piangere. - affermò deglutendo. Theodore non sapeva per niente come gestire un pianto. Non sopportava le lacrime, preferiva evitarle, non sapeva assolutamente come comportarsi davanti a loro.

- E’ che non ci riesco. - riuscì a dire lei tra un singhiozzo e l’altro, conscia che quella scena non poteva che sembrare patetica.

Il mago sospirò bruscamente, le circondò la vita un braccio mentre con la mano cominciava a darle dei colpetti sulla schiena, quasi imbarazzato, pregando Merlino che Allyson riuscisse a “spegnere il rubinetto” al più presto. Avrebbe potuto sopportare tutto: le crisi nervose, gli scatti d’ira, gli istinti omicidi, gli scleri e le lamentele. Ogni dannatissimo difetto di quella ragazza ma con il pianto proprio non ci riusciva. Era la prima volta che la vedeva piangere e sperò che fosse anche l’ultima.

- Allyson, non so cosa fare. - l’avvisò, nervoso, continuando a picchiettarle la schiena.

- Piantala di colpirmi, per cominciare. - mormorò con la voce ovattata a causa del viso schiacciato totalmente contro il petto del mago. Theo si fermò all’istante, sollevato dal fatto che Ally si fosse ripresa almeno un po’.

- E adesso?

- Ce l’hai una sigaretta? Ho dimenticato le mie.

Theodore ghignò e cacciò dalla sua tasca un pacchetto di Slim, con il quale colpì per due volte il capo della strega, con un’insolita gentilezza.

- Ritieniti fortunata. Ho fregato un pacchetto a Draco per ogni evenienza.

- Bene, ottimo lavoro. - borbottò lei staccandosi leggermente e asciugandosi i residui di lacrime con la manica della giacca. - Ora andiamo sulla Torre di Astronomia.

- Guarda un po’ cosa mi sono ridotto a fare. Seguire gli ordini di Allyson Reed. Mi stai rovinando sul serio, Grifondoro.

- E tu stai rovinando me, quindi direi che siamo pari.

- Assolutamente.

 

L'angolo di Hono

Si, potrebbe sembrare il contrario, ma non sono morta. Lo so, sono passati secoli, probabilmente, ma ho avuto il mio bel po' da fare con lo studio e la mia vita sociale. Ne resterete stupiti ma anche io ho una vita sociale...più o meno...ma non perdiamoci in chiacchiere! Mi scuso per l'enorme ritardo e spero che vogliate continuare a seguirmi! Ringrazio sempre coloro che hanno seguito la mia storia fino ad ora e quelli che la recensiscono. Siete fantastici, tutti! *^* Credo che riuscirò a postare regolarmente ora, cercherò di rimprendere il ritmo, spero di riuscirci u.u Beh, con questo vi lascio e al prossimo capitolo ^.^
Hono

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Capitolo 30
*** Capitolo Ventinove: The best friend ***


Capitolo 29

Capitolo ventinove: The Best Friend

- Si può sapere dove diavolo sei stata, Ally?

- A letto con Malfoy.

- Cosa? Stai scherzando, spero.

- Assolutamente.

Allyson nascose un sorrisetto, mentre tentava di troncare sul nascere la discussione che, di lì a poco, avrebbe avuto con la sua migliore amica.

- Non posso crederci che tu l’abbia fatto sul serio. - sbottò la riccia, incrociando le braccia al petto, lo stupore ben presente sul viso.

- Ti sto prendendo in giro, Hermione. Dovresti vedere la tua faccia. - ammise la Reed, ridendo, mentre ritornava a scrivere il suo tema di Trasfigurazione.

- Allyson, smettila. Sono stata preoccupata per tutta la notte. Dove sei stata? - le domandò nuovamente, abbassando il tono della voce, guardandola con determinazione.

- Mh…stanotte dici? Ho tenuto d’occhio Malfoy, tutto qui. - spiegò brevemente lei, inespressiva.

- E non ti è passato per la testa che, magari, avresti dovuto avvertirmi per non farmi preoccupare? - la rimproverò, le mani sui fianchi e un cipiglio tra l’esasperato e il rabbioso.

- Non è la prima volta che succede, Hermione, perché ti arrabbi così tanto?

- E’ solo…- fece una pausa, sospirò, chiuse gli occhi e li riaprì. - Dopo quel litigio con Gwendolyn, pensi che non dovrei essere preoccupata se sparisci così all’improvviso? Preoccupata più del solito, intendo.

Ally alzò lo sguardo per un attimo, intinse la punta della penna nella boccetta d’inchiostro, ignorando il fastidio allo stomaco che avvertì dopo aver udito quel nome.

- Siamo passati a Gwendolyn, adesso?

- Non cambiare discorso.

- E tu non rompere. - sbottò infine, seccata, mentre con un colpo di bacchetta riponeva il tutto nella sua borsa e s’alzava dal tavolo che condivideva con l’amica.

- E ora dove vai?

- A fare il tema da qualche altra parte. - mormorò la mora, con freddezza, prendendo a camminare a passo svelto verso l’uscita mentre l’amica la guardava con esasperazione.

Allyson non avrebbe voluto risponderle così ma era ancora molto nervosa per la discussione avuta qualche giorno prima con la Wood. Mentre percorreva le scale per raggiungere la Torre di Grifondoro si mise a pensare e a ripensare, mentre la rabbia le rodeva dentro, prevalendo su qualsiasi altra emozione. Dentro era un casino, Allyson, e parve rendersene veramente conto solo in quel momento. L'ira funesta che le suscitava la Wood, la preoccupazione che potesse accadere qualcosa di spiacevole, l'ansia per i suoi amici, per Draco, per la missione. La paura di essere scoperta da un momento all'altro, la poca volontà di fare qualsiasi cosa, l'istinto omicida che la pervadeva alla vista della Wood, quello che la consumava quando aveva a che fare con qualcuno a cui era costretta a far del male per la buona riuscita del doppiogioco. Tutte quelle cose, sommate poi al fatto che sentisse male ovunque - nel petto, nello stomaco, alla testa, all'anima - e costantemente, agli incubi che ancora non ne volevano sapere di lasciarla tranquilla, alla lotta interiore con se stessa per tentare di rimanere la persona giusta e coerente che era stata sempre, che era tutt'ora, nonostante stesse cedendo, giorno dopo giorno, al lato oscuro che tutti possiedono, a quella parte illecita e immorale, anarchica, folle, folle, folle. Sarebbe voluta ritornare indietro nel tempo e fermare sé stessa in qualche modo, arrivando persino ad uccidersi piuttosto che essere al servizio di Lord Voldemort. Ma sapeva che non sarebbe servito a nulla pensare a certe ipotesi. Ormai ciò che era accaduto non poteva essere modificato, tornare indietro nel tempo non è cosa saggia e in fondo non ne avrebbe avuto il coraggio, codarda come credeva di essere. Altro che Grifondoro. Il Cappello Parlante l'aveva detto: “saresti perfetta per la nobile casata dei Serpeverde”, ma lei aveva voluto fregarsene. Quella bambina di undici anni che aveva così tanto insistito per essere una Grifondoro come Harry, e con Harry, se l'avesse vista in quel momento era sicura che non l'avrebbe riconosciuta. L'avrebbe guardata, stranita, quasi del tutto confusa e le avrebbe posto quella domanda, quel quesito che non faceva che tormentarla: "dov'è finita Allyson Reed?". Già, dov'era finita? Non lo sapeva nemmeno lei. Ma lo sentiva, Ally. Lo sentiva che, nonostante stesse perdendo sé stessa, lasciandosi trascinare inerme dal succedersi degli eventi, Allyson Kathleen Reed era ancora lì, da qualche parte, e non si sarebbe arresa cosi facilmente. Quella consapevolezza riuscì a darle speranza, seppur non ci fosse nulla da sperare. E poi, all'improvviso, un pensiero fulmineo quasi la gelò del tutto. Si era fermata proprio davanti al ritratto della Signora Grassa, la bocca semiaperta, lo sguardo perso e una mano a mezz'aria.

- La parola d'ordine! - le disse la donna paffuta da dentro il ritratto, annoiata. Allyson l'aveva a malapena sentita. Fece due passi prima di voltarsi e poi cominciò a correre nuovamente giù, come una forsennata, ipnotizzata dai suoi stessi pensieri. Arrivò nuovamente in biblioteca, tutta trafelata, incurante della Pince che le lanciò un rimprovero con lo sguardo. S'avvicinò ad Hermione e afferrandola per un braccio le sussurrò di seguirla fuori. La riccia la guardò, confusa e anche preoccupata dall'espressione vagamente sconvolta dell'amica. Mise in ordine rapidamente i libri nella tracolla e uscirono insieme da lì, Allyson che trascinava la riccia il più lontano possibile da orecchie indiscrete. Quando ebbe trovato un corridoio abbastanza isolato prese fiato, e, guardando la Granger, tentò di dirle qualcosa ma le parole non vollero uscire.

- Ally che succede?

La Reed deglutì, stranamente nervosa, prendendo a stritolare l'orlo del mantello, come a voler smorzare quell'insensata preoccupazione.

- E se la Wood volesse sbandierare a tutti che Draco è un Mangiamorte? Se volesse cercare un modo per farvi del male? Se fossero stati questi gli ordini di Tu-sai...Voldemort per mettere alla prova la mia fedeltà? Anche se sto impazzendo, anche se sto diventando insensibile a tutto, se vi accadesse qualcosa non me lo perdonerei mai, Hermione. Capisci? Quella Gwendolyn Wood avrà sicuramente qualcosa da fare qui e non sarà qualcosa di piacevole! Lo giuro, se prova a toccarvi, la uccido. La torturo e poi la faccio fuori. E sai che non sto scherzando. - lo disse tutto d'un fiato, sputando tutte le preoccupazioni che aveva da tempo, rendendo partecipe la sua migliore amica delle congetture mentali di cui era perennemente preda.

Hermione la guardò, sospirando, posandole le mani sulle spalle e guardandola negli occhi. Poi interruppe il suo flusso infinito di parole, con una voce calma, gentile, con l’intenzione di tranquillizzare Allyson.

- Ehi, Ally, calma. Fai un bel respiro e calmati. - iniziò, attendendo che l'attacco d’ansia di Ally si placasse prima di riprendere. - Ascolta, per Malfoy non devi preoccuparti. Hai visto che sono amici e sicuramente lei non avrà intenzione di spifferare nulla sul suo conto. E si, lei ha qualcosa da fare qui ma noi non sappiamo cosa. Abbiamo delle ipotesi, certo, ma non c'è nulla di concreto. Sicuramente Gwendolyn ha ricevuto degli ordini e forse uno di questi è proprio quello di capire se sei ancora dalla loro parte. Dobbiamo scoprire i suoi scopi Ally, lo sai, e l'unico modo è parlarle. Cominciare a mettere da parte l'orgoglio e tentare di capire cos’ha in mente.

Allyson ponderò quelle parole con attenzione, socchiudendo gli occhi e respirando profondamente per evitare altri attacchi dovuti al nervosismo. Hermione aveva dannatamente ragione ma lei, di certo, non faceva i salti di gioia all’idea di essere gentile con la Wood.

- Anzi, la cosa migliore sarebbe chiedere aiuto al professor Silente. In fondo è lui ad averti aiutata all’inizio ed è lui che ti ha affidato il tuo compito. - aggiunse, aggiustandosi la tracolla sulla spalla con una smorfia.

- E cosa dovrei dire a Silente? Anche se Gwendolyn Wood è la spia di cui si vociferava, le mie sono solo supposizioni.

Hermione scostò alcuni ricci dal viso, pensierosa, assumendo uno sguardo ancor più serio del solito.

- Devi dirglielo ugualmente. Magari lui ne è già a conoscenza, sai com'è il professor Silente. Ma, a parte tutto, io penso che solo lui è in grado di consigliarti saggiamente.

Ally sbuffò piano, indecisa.

- Forse hai ragione. Potrei chiedere alla Mcgranitt di potergli parlare oppure... - scosse appena la testa, sospirando bruscamente. Non credeva che fosse una buona idea parlarne con il preside. Non ancora perlomeno. - ...non lo so, Hermione. Sono così dannatamente confusa.

- Pensaci un po' su e vedrai che riuscirai a capire come comportarti. - Hermione le sorrise incoraggiante e la mora non poté fare a meno di ringraziarla.

- Grazie, Hermione. Dico sul serio.

- Lo sai che non devi ringraziarmi. Siamo migliori amiche, no?

Annuì con forza, riuscendo addirittura a sorriderle.

- Allora io vado adesso. Ci becchiamo dopo.

La salutò Allyson con l'ennesimo sospiro, accingendosi a ritornare sui passi di poco prima sotto lo sguardo rassegnato e, allo stesso tempo, preoccupato della Granger.

**

- Così…hai accusato la Reed di essere una Mangiamorte?

Draco scelse un tono di voce appositamente casuale - forse fin troppo disinteressato da riuscire a suscitare i sospetti di lei - avvicinandosi all’amica quasi di soppiatto mentre se ne stava tranquilla a leggere un buon libro, seduta al tavolo della propria casa nella Sala Grande, lontana dai pochi Grifondoro che studiavano o chiacchieravano allegri. La rossa non distolse l’attenzione dalle pagine in cui era sprofondata mentre avvertiva il Serpeverde accomodarsi poco lontano da lei.

- A quanto pare, le notizie circolano in fretta. - si limitò a dire con tono annoiato.

- Molto più in fretta di quanto tu possa pensare. - esordì lui lasciando che un piccolo ghigno s’impadronisse delle sue labbra.

Calò uno strano silenzio tra di loro e solo dopo qualche minuto Gwendolyn si decise ad alzare lo sguardo sul biondo.

- E allora?

- Niente. Mi chiedevo se questa tua accusa, apparentemente infondata, nascondesse qualche...significato nascosto. - spiegò lui mentre le sfilava il libro dalle mani per poi prendere ad esaminarlo con scarso interesse. - Ancora fissata con gli scrittori babbani?

- Anche se fosse, perché dovrei dirtelo? - replicò lei riprendendosi il libro con un gesto brusco e ignorando la domanda che le aveva posto.

- Perché sono il tuo più grande amico. - le rispose, la voce velata da un accenno di sarcasmo.

- Ecco che Draco Lucius Malfoy comincia a sparare idiozie senza alcun senso logico. - lo beffeggiò lei, senza premurarsi di celare l'irritazione che le aveva procurato interrompendo la sua lettura.

- Andiamo, Gwendolyn. Sono curioso di capire cosa ti ha spinta a dire certe cose. Non sono nel tuo stile.

La Wood represse a stento un sorrisetto mentre gli chiedeva a sua volta:

- Perché ci tieni così tanto a saperlo?

- Pura e basilare curiosità. - fu la risposta di Malfoy chiara e concisa, e lo disse sfoggiando l’ombra di quel ghigno divertito che tanto lo caratterizzava.

- Sai che non me la bevo. - lo canzonò semplicemente lei, rimmergendo il naso nel libro dalle pagine ingiallite e l'inchiostro sbiadito in più punti.

- Non farti pregare. Cosa sai? - Draco mutò totalmente espressione, diventando serio, quasi duro, mentre le chiudeva di nuovo il romanzo, costringendola a guardarlo negli occhi.

Gwendolyn si limitò a sorridere con palese, finta innocenza.

- Non so di cosa tu stia parlando.

- Gwendolyn, la Reed ha a che fare con il Signore Oscuro? - le domandò senza mezzo termini, stanco di girarci attorno, a bassa voce, lo sguardo che improvvisamente era ritornato gelido.

- Tutti noi abbiamo a che fare con il Signore Oscuro.

- Non avresti mai detto una cosa del genere senza sapere qualcosa. Cosa centra la Reed con i Mangiamorte? - le sibilò, a denti stretti, il viso a pochi centimetri di distanza.

- Perché non provi a chiederlo a lei? - esordì la Wood senza scomporsi minimamente.

Subito dopo, riassumendo la solita espressione inespressiva, s’alzò, prese il romanzo babbano e fece per andarsene ma Draco le afferrò il polso sottile con uno scatto repentino. La guardò con espressione impassibile, scrutando i tratti del suo viso, ora contratti in una smorfia infastidita.

- Dimmelo. - le ordinò con decisione.

- Va a chiederlo a lei.

Così dicendo la rossa si liberò dalla presa del suo migliore amico e, con la solita camminata lenta, si recò all’esterno della Sala Grande. Solo quando raggiunse la sua stanza di dormitorio si concesse un sospiro. Era preparata a tutto. Aveva pensato a varie eventualità, anche a quella in cui Draco avrebbe fatto di tutto per estorcerle informazioni ma lei avrebbe tenuto la bocca chiusa. Lei doveva solo pensare a ciò che era venuta a fare in quella scuola. Il resto non contava e non avrebbe permesso a nessuno di rovinare i suoi piani. Voleva bene a Draco ma non sarebbe stata lei a dargli le risposte che cercava. Aveva cose ben più urgenti di cui preoccuparsi e anche lui. Doveva smetterla di pensare a certe cose e focalizzarsi sulla sua missione. Solo così avrebbero potuto avere, entrambi, la pelle salva. E lei, ribadendo il concetto per l’ennesima volta, ci teneva alla sua vita.

**

- Come puoi spiegare una reazione del genere da parte di Allyson? Comincio a dubitare di lei, Harry, dico sul serio. - borbottò Ron quasi nervoso dalla piega che quella conversazione stava prendendo.

Lui, Harry ed Hermione si trovavano a lezione di Astronomia quella notte. Allyson si era seduta, come era solita fare durante quell’ora, accanto a Neville. La professoressa Sinistra gli aveva assegnato il compito di trovare la costellazione di Perseus e di riprodurne una mappa. La Granger era già a buon punto mentre Harry e Ron stavano ancora cercando la costellazione con il proprio telescopio, troppo occupati a discutere su ciò che era accaduto qualche giorno prima.

- Avanti, Ron, non esagerare. - gli disse Harry, chino sul proprio telescopio.

- Hai detto anche tu che ti è sembrata troppo strana. - gli sussurrò il rosso mentre si assicurava che la professoressa non li beccasse a parlare.

- Si, certo, ma non credo che lei sia davvero una Mangiamorte, andiamo! Allyson è Allyson e basta. E poi, tralasciando il fatto che se fosse così noi lo sapremmo, Vold... - si corresse, quasi sbuffando, dopo lo sguardo infastidito dell'amico. - ...Tu-sai-chi non marchierebbe mai una sedicenne, ti pare?  Ed è di Ally che stiamo parlando.

- Appunto! - borbottò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. - Che mi dici di Malfoy, allora? Non è un sedicenne anche lui?

- E’ diverso, Ron…trovata! - mormorò l’occhialuto cominciando a disegnare un abbozzo di quella costellazione.

- Non fraintendermi, io le voglio un bene dell'anima, lo sai, ma c’è qualcosa che ci nasconde. Quando l'anno scorso è sparita, per esempio. Che mi dici di quello? E se Tu-sai-chi l’avesse convinta a passare al lato oscuro proprio in quel periodo? - disse a voce bassissima Ron, sbuffando scocciato per non aver ancora trovato la costellazione.

Hermione, concentrata a non sbagliare la mappa, si fece più attenta alle parole che i due amici stavano scambiando accanto a lei. Quello che stavano dicendo non le piaceva per niente.

- Si, okay, ci nasconde qualcosa, lo sappiamo entrambi. Ma fino ad arrivare a questo...non credo che sia possibile, francamente. Sarebbe troppo. Lo ripeto: ce l’avrebbe detto se fosse davvero una cosa del genere. - replicò ancora Harry, convinto, nonostante il dubbio avesse radicato i suoi germogli nella sua testa già da un po’.

- Senti, ammetto che forse sto divangando un po' troppo, però noi abbiamo il diritto di sapere ciò che ci sta nascondendo. E' la nostra migliore amica, dopotutto. Perché non chiediamo anche ad Hermione cosa ne pensa? Magari lei ci può dire qualcosa in più...

- Lei non sa nulla. - la difese prontamente Harry, consapevole di star mentendo ma di non poter venir meno a quella promessa fatta alla sua migliore amica. Hermione, mentre controllava se la sua mappa contenesse eventuali errori, fece un piccolo sorriso sollevato, contenta che l’amico ricordasse la promessa sancita settimane prima. Anche se sapeva perfettamente che Ron era a conoscenza della loro discussione, come le aveva rivelato la notte in cui Allyson ebbe quell’incubo terribile.

Il rosso trattenne a stento una smorfia e non obbiettò a quella frase, nonostante ne avesse avuto tutte le intenzioni. La Granger, benché fosse ancora arrabbiata con quel Weasley, non poté fare a meno di concedergli un pensiero gentile per il suo silenzio.

- Allora, quando crederai che sia arrivato il momento, Harry, andremo da Ally e le chiederemo le dovute spiegazioni.

Harry fece per dire qualcosa ma la professoressa Sinistra annunciò che mancavano cinque minuti alla fine della lezione e, quindi, Ron s’apprestò a ricopiare la mappa approssimativa di Harry e finì giusto in tempo per consegnarla. Il discorso, alla fine, rimase lì in sospeso ma Potter era troppo stanco per parlare ancora e quindi, con i suoi compagni di casa, si limitò a trascinarsi al dormitorio, assonnato e bisognoso di qualche ora di riposo.

Hermione tirò in disparte Allyson, facendo scorrere in avanti gli altri studenti e chiudendo la fila. Rallentarono mentre le raccontava di ciò che aveva sentito. Non nei minimi dettagli e omettendo un paio di cose ma l’importante era farle capire di dover agire nel mondo più prudente possibile. Ally sbiancò a quelle parole ma riprese un po’ di colorito nel sapere che, per il momento, i due amici non avevano alcuna intenzione di farle domande. Per cui aveva ancora del tempo. Tempo che le sarebbe servito a tanto e che era la cosa più indispensabile per la situazione in cui si trovava. Più tempo aveva meglio sarebbe riuscita a gestire le cose. Ma il tempo è imprevedibile e assai complesso. Avrebbe potuto salvarla, certo, ma sarebbe anche potuto diventare la sua completa rovina.

**

Theodore stava mezzo disteso sul letto della proprio stanza, rigirandosi pigramente tra le mani la sua bacchetta, la noia impressa sul volto rilassato. Blaise, invece, stava sfogliando con fare distratto un tomo di Pozioni dall’aria assai voluminosa. Entrambi erano persi nei propri pensieri, annoiati fino al midollo, riflettendo su cosa potesse riuscire a rendere quel pomeriggio divertente. Niente, però, sembrava suscitare in loro del vero e proprio interesse. Stranamente, neanche l’idea di farsi degli scherzi a vicenda sembrava poter saziare la loro implacabile voglia di spassarsela.

- E se mettessimo qualche ragno nei capelli di Pansy? - propose ad un certo punto Blaise, atono, scorrendo distrattamente le righe che spiegavano la preparazione di una Pozione contro il raffreddore.

- Potrebbe essere un’idea ma…perché non metterli nei capelli di Allyson quando Weasley è nei paraggi? - disse a sua volta Nott, sghignazzando all’immagine della sua migliore amica che sveniva a causa di un ragno e di Weasel che scappava il più lontano possibile, pervaso dalla fifa.

Un momento.

Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Migliore amica? Da quando aveva cominciato a considerare Allyson Kathleen Reed la sua migliore amica? E da quando era a conoscenza del suo secondo nome? E del fatto che i ragni fossero la sua fobia peggiore? E anche quella di Ron Weasley? Certo, il fatto che quei due se la facessero sotto anche alla vista del più piccolo e innocuo ragnetto era risaputo ma che lui ne fosse a conoscenza, data la sua scarsa propensione a dar retta agli infimi pettegolezzi che caratterizzavano le voci di corridoio ad Hogwarts, era un qualcosa di sorprendente. Sospirò impercettibilmente e non poté fare a meno di accennare un sorriso. Nel giro di qualche mese Allyson era diventata la sua migliore amica. Come ci fosse riuscita, poi, ancora doveva capirlo.

- In effetti, la Reed e Weasley che cominciano a dare di matto per dei ragni sono a dir poco esilaranti. - ammise il bruno scuotendo appena la testa.

- Già…

Nessuno dei due fece in tempo a dire altro poiché la porta venne spalancata e poi richiusa da Draco che, con espressione cupa, s’accingeva a lanciare un incantesimo di insonorizzazione alla stanza.

- Che succede, Draco? - gli chiese Zabini osservando l’amico sedersi stancamente sul bordo del letto del bruno. - La Reed continua a darti il ben servito?

Malfoy si limitò a lanciargli un’occhiata obliqua provocando la risata divertita dei suoi due amici.

- So per certo che Gwendolyn mi nasconde qualcosa a proposito della Reed. Qualcosa di grosso. - sussurrò il biondo fissando assorto le pieghe che si erano create sul copriletto verde.

- Perché non le chiedi cosa, allora? - disse con semplicità Theo mentre si metteva a sedere.

- Mi ha detto di chiedere alla Reed. Lei non vuole aprire bocca.

- Uhm…questo è un problema. - mormorò con fare incerto Zabini mentre scambiava uno sguardo confuso con Nott.

- Theo tu non sai niente?

Theodore e Draco si guardarono a lungo, senza mostrare alcuna emozione in particolare. Impassibili e senza proferire alcuna parola. Blaise si sorprese quando s’accorse di trattenere quasi il respiro a causa della tensione che s’era creata subito dopo quella domanda.

- Non so nemmeno di cosa tu stia parlando. - disse dopo qualche minuto Nott, ostentando la solita e sfrontata noia, nascondendo ciò che sapeva e evitando di pensare al fatto che, per la Reed, avesse cominciato a mentire a coloro che considerava come fratelli.

Il moro non scoprì mai che Malfoy capì effettivamente che qualcosa la sapeva anche lui. Il biondo non disse nulla, però, preferendo non insistere con Theo poiché qualcosa, probabilmente il fatto che fossero amici da sempre, gli impediva di metterlo in difficoltà. Scosse appena la testa e con un sospiro appena percettibile borbottò un saluto e poi, così com’era entrato, se ne andò, ricordandosi che non poteva perdere altro tempo poiché lui aveva una missione urgente di cui occuparsi. Un qualcosa che avrebbe dovuto fare e basta. Per il suo bene e per quello della sua famiglia. Niente Reed, niente dubbi, niente ripensamenti o supposizioni. Doveva pensare solo alla missione e a nient’altro, si disse per l’ennesima volta, conscio che la sua mente sarebbe comunque ritornata a quelle congetture senza nemmeno rendersene conto.

- Stai nascondendo qualcosa, Theo, non è così? - gli domandò Blaise a bassa voce una volta che si ebbe assicurato che Malfoy fosse ormai lontano. Theodore esitò qualche millesimo di secondo prima di rispondere ma furono abbastanza per far si che il bruno capisse di avere ragione.

- Non so di cosa tu stia parlando, Blaise. Sul serio.

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Capitolo 31
*** Capitolo Trenta: Decisions ***


Capitolo 30

Capitolo trenta: Decisions

“Heavy thoughts set through dust

And the lies

[Linkin Park - From the Inside]”

 

Gwendolyn aveva deciso. Sapeva perfettamente come agire e quando colpire. Aveva le idee chiare in testa e non avrebbe permesso a nessuno di interferire. Doveva solo cercare di essere prudente e di calcolare tutto con la massima precisione. Non poteva sbagliare poiché le cose sarebbero potute sfuggirle dalle mani e avrebbe corso il rischio di essere scoperta. Non poteva assolutamente lasciare spazio a dubbi o ripensamenti, non proprio ora quando era riuscita a mettere insieme un piano come si deve. Un piano che il Signore Oscuro avrebbe apprezzato e che l’avrebbe riportata, invece, in Francia, la sua amatissima e tanto agognata casa. Era anche sicura che in quel modo avrebbe distratto tutti in modo di agevolare, di qualunque cosa si trattasse, anche il compito di Draco. Potter sarebbe stato così preso dai suoi problemi che il nome di Malfoy non gli avrebbe nemmeno più sfiorato il cervello. Tutto sommato però le cose non erano così semplici come potevano apparire. Benché la Wood fosse sicura, c’era qualcosa che le impediva di procedere. In fondo, era solo una comunissima sedicenne e lanciare certi incantesimi non rientrava nelle sue priorità. Soprattutto se poi c’era la minima probabilità di far del male a lei stessa o, peggio, di esagerare e, quindi, convivere con i sensi di colpa per aver arrecato dolore ad un suo coetaneo per qualcosa di totalmente immorale e sbagliato, voluto principalmente da un pazzo fissato con il sangue puro, le profezie e Potter. Non era giusto. Questo lei lo sapeva bene. Ma quando la sua vita era minacciata da un’entità quale era quella di Lord Voldemort, il suo istinto di sopravvivenza veniva fuori e prendeva il sopravvento su qualsiasi altro pensiero. Molte persone avrebbero potuto definire i suoi pensieri, e in seguito le sue azioni, come pura codardia. Lei preferiva dare la colpa al suo spiccato “istinto di conservazione”. Si rendeva conto del fatto di essere decisamente troppo egoista ma considerava sé stessa una persona molto importante, un qualcuno che veniva prima di tutti e quindi non aveva altre soluzioni.

Quel giorno si sarebbe svolta la gita ad Hogsmeade e lei aveva organizzato il tutto nei minimi dettagli. Il giorno prima Gwendolyn, attenta non farsi vedere, aveva praticato un Imperio sulla sorella di Weasley, Ginevra. Aveva scelto lei perché aveva capito che fosse l’unica a poter incidere sulla mente degli altri con più facilità. O meglio, l’unica che non sarebbe riuscita a contrastarla così facilmente. Aveva osservato per giorni il rapporto di quei Grifondoro senza cervello e aveva capito che l’unico modo per rompere quel legame così potente fosse utilizzare l’anello debole, Ginny Weasley, come “arma”. Aveva considerato lei come la più debole non perché non fosse una ragazza sveglia o combattiva ma solamente perché non aveva fatto altro che seguire le sue prime impressioni, che di solito non sbagliavano mai. Dover controllare la mente e le azioni di quella ragazzina non si era rivelato un lavoro troppo faticoso. Fortunatamente, sembrava che lei non avesse alcun problema con il funzionamento di quella maledizione senza perdono. Si sentiva in colpa, certo, ma non abbastanza da annullare tutto.

Il cielo era molto nuvoloso quel pomeriggio e la Wood, camminando silenziosamente con Harry, Ron ed Hermione sulla stradina che conduceva ai Tre Manici di Scopa, sperò ardentemente che non si mettesse a piovere proprio in quel momento. Odiava la pioggia. Durante la mattina aveva semplicemente gironzolato per il piccolo villaggio. Se tutto sarebbe andato secondo i piani, la parte "divertente" sarebbe arrivata solamente una volta tornati al castello.

- Credete che Ally ci raggiungerà? - domandò Ron, perplesso. Harry scrollò le spalle.

- Non ne ho idea, ma spero di sì. Le gite ad Hogsmeade non sono qualcosa da perdere. - bofonchiò, ma stava pensando a tutt'altro. Ron se ne accorse ma preferì sorvolare.

Gwendolyn restava in disparte, accodata a loro unicamente per comodità che per vera necessità, e fu così che si ritrovò ai Tre Manici di Scopa, con Harry, Ron ed Hermione - la quale si teneva ad una certa distanza, rigida e distante - che si rigiravano il loro boccale di burrobirra tra le mani.

- Per te è la prima gita qui, vero, Gwendolyn?

- Mh-mh. - rispose lei, senza guardare il rosso che le aveva rivolto la domanda.

La sua testa, invece, era completamente altrove. Stava ricordando di come aveva lanciato quella maledizione a Ginny, rimuginando attentamente e chiedendosi se fosse stato davvero necessario.

- Ciao, Ginny. - la salutò. - Vai da qualche parte?

Lei scosse la testa.

 - Aspetto che Luna recuperi il suo libro di Erbologia.

Gwendolyn non l'ascoltava davvero. O meglio, era brava ad ascoltare, ma non le prestava l'attenzione dovuta. Non la prestava più a qualcuno da molto, molto tempo.

- Ti va di accompagnarmi dalla professoressa Mcgranitt? Devo parlarle di una certa faccenda.

Ginny parve esitare un secondo, poi sorrise e annuì. Cominciarono a camminare, silenziose, e Gwen la condusse in un’aula inutilizzata in prossimità dei sotterranei.

- Gwendolyn sei sicura che la professoressa sia qui?

- Weasley.

La voce di Gwendolyn la fece girare, e si sorprese - sebbene non avesse dovuto - di sentirla nuovamente fredda come il ghiaccio.

- Gwendolyn... ?

- Per quel che vale, - sussurrò lei, senza neanche sapere perché lo stesse dicendo, ma la sua voce parve atona e priva di espressione ai suoi stessi sensi. - mi dispiace.

- Cosa?

E poco dopo l'Imperio la colpì in pieno.

La voce irritata di Hermione riuscì a ridestarla. Lei e Ron si erano appena scambiati delle frecciatine e Neville e Luna, appena sbucati dall’entrata del pub, avevano messo fine a qualsiasi ipotetico scontro. I due si sedettero accanto alla riccia ed ordinarono anche loro una burrobirra. La Wood non riuscì nemmeno a prestare attenzione sui loro discorsi e solo quando il nome della Reed venne fuori, si premurò di ascoltare a cosa si stessero riferendo.

- Abbiamo visto Ally proprio prima che venissimo qui. - spiegò Neville grattandosi la testa con fare imbarazzato.

- Dove? - domandò Ron bevendo la sua burrobirra.

- A Mielandia. Strano che fosse da sola, non vi pare? - fece Luna con la sua solita vocina trasognata mentre si guardava intorno con i suoi occhi grandi e sporgenti.

- Vado da lei. - annunciò Hermione con stizza. In quel momento, Gwendolyn prese la sua bacchetta e da sotto il tavolo ruotò lievemente il polso, sussurrando qualcosa mentre si nascondeva le labbra con il bicchiere della sua bevanda. Il boccale di Hermione traballò e cadde proprio nell’esatto istante in cui lei si alzò, rovesciando il proprio contenuto sul mantello della riccia.

- Accidenti…- mormorò la Grifondoro mentre si sfilava il mantello ed Harry raddrizzava il boccale.

- Sarà meglio aspettare la Reed qui, non credete? - esalò con tranquillità la Wood, rintascando la propria bacchetta con un gesto disinvolto.

- Già. - biasciò la riccia mentre mormorava un incantesimo per pulire il suo mantello e rindossarlo subito dopo. Gwendolyn si limitò a nascondere un sorrisetto soddisfatto ritornando ad ignorare le loro chiacchiere inutili.

** 

Allyson, intanto, era appena uscita da Mielandia con una grossa busta in mano contenetene la solita scorta personale di dolciumi, quella che non si vietava mai. L’altra mano era impegnata a tenere una lunga stecca di liquerizia rossa che s’apprestava a mangiucchiare con il sorriso che solo una bambina dinanzi ad un negozio di caramelle avrebbe potuto fare.
Aveva preferito starsene un po’ per conto suo ma aveva deciso di raggiungere ugualmente i suoi amici ai Tre Manici di Scopa non appena avrebbe finito le sue compere. Voleva solo fare un’ultima capatina al Ghirigoro per dare un’occhiata ai nuovi arrivi di quel mese ma, quella volta, non riuscì nemmeno ad avvicinarsi alla rinomata libreria di Hogsmeade. Ginny, mossa da pensieri che non erano suoi, da una volontà che sembrava sommergere la propria - e che probabilmente lo faceva davvero - si diresse verso il negozio di dolciumi, dov'era più che sicura di incontrare Allyson. Sperò sola. E quando la vide, in effetti, come aveva sperato, s’avvicinò senza un attimo di esitazione. Allyson le sorride non appena s’accorse di lei.

- Ehi, Ginny. Che ci fai da queste parti? Anche tu devi fare scorta? - le fece voltandosi leggermente dietro di sé, indicando Mielandia con un cenno del capo.

- Ally. - spostò lo sguardo sulle vetrine colorate e sugli studenti che entravano e uscivano dal negozio facendo tintinnare il piccolo campanello posto sopra la porta, pensando a cosa diavolo stesse facendo. - Io... volevo solo dirti una cosa.

Allyson si fece attenta, raddrizzandosi e infilando la busta nella piccola borsa a cui Hermione le aveva fatto un incantesimo di espansione.

 - Ebbene?

Ginny si contorse le mani.

 - Sai che odio questi comportamenti, ma... sono sicura che Harry si sia rimesso a dare la caccia a Malfoy.

Allyson sgranò gli occhi, irrigidendosi e deglutendo a fatica. Fece un risolino nervoso, spostandosi con uno scatto una ciocca di capelli corvina che le era finita davanti agli occhi.

 - È impossibile, Gin. Lui se... - la rossa la interruppe, scuotendo la testa.

 - So cosa le ha promesso, Ally. Per questo sono venuta qui subito. Harry... sembra che abbia mentito.

Allyson sentì lo stomaco contorcersi, quasi ci fosse un mostro che la stesse divorando dall'interno.

- Vado a parlargli.

Ginny la bloccò, scuotendo nuovamente la testa. Un espressione che rasentava l'apatia era impressa sul suo viso ma Allyson era troppo presa con le congetture che le si riversarono nuovamente nel cervello per prestare attenzione allo strano comportamento della rossa.

- No, non credo sia una buona idea. Ti ricordo che lui non sa che noi siamo a conoscenza della loro promessa.

- Hai ragione. - bofonchiò la Reed sbuffando. Poi si rese conto che c’era qualcosa di strano nelle sue parole. Di quale promessa stava parlando? - Ginny che diavolo stai dicendo? Chi ha promesso cosa?

Ginny sentì il desiderio di imprecare e di rimangiarsi ciò che aveva detto all’amica ma qualcosa glielo impediva. Stava ardentemente lottando contro una forza esterna che la costringeva a dire e fare cose che lei non voleva. Voleva chiedere aiuto ad Allyson ma quelle che le uscirono dalla bocca furono tutt’altre parole.

- Hermione ha avuto una discussione con Harry e lei gli ha fatto promettere che, per il momento, doveva lasciar perdere sia te che Malfoy. - spiegò Ginny con uno sguardo che Allyson non le aveva mai visto. - Credo che però non sia servito a nulla. Harry ha ricominciato a seguire ogni sua mossa.

Ma che cosa stava dicendo? Di che diavolo stava blaterando? Allyson ci capiva sempre meno. Perché Hermione le aveva nascosto quella promessa? Che bisogno c’era? E perché Harry aveva ricominciato a seguire Draco nonostante quella promessa con Hermione, colei che - in teoria - avrebbe dovuto essere la migliore amica che avesse, la persona a cui non avrebbe mai nascosto nulla? Possibile che Potter avesse rotto quella promessa solo per seguire i suoi sospetti? Ma soprattutto c’era qualcos’altro che le era parso fin troppo strano, per non dire sospetto. Perché Ginny le aveva rivelato quelle cose? Perché ora? Certo, erano buone amiche che condividevano molti segreti e che si aiutavano a vicenda ma il modo in cui glielo aveva detto, la sua espressione...Allyson aveva la sensazione che vi fosse qualcosa di sbagliato in tutto quello. Ma mai avrebbe potuto dubitare di Ginny o di Hermione. Se le nascondevano qualcosa era solo ed esclusivamente per il suo bene ed era certa che non avrebbero potuto mai mentirle. Per cui fu normale per lei credere ciecamente a ciò che la rossa le aveva detto, senza però evitare di porsi tutte quelle domande.

- Ginny…se Harry lo ha promesso ad Hermione, però, è impossibile che lui…

- L’ho visto con i miei stessi occhi Ally, per questo te l’ho detto. - la interruppe automaticamente la Weasley, contro la propria volontà.

- Cosa credi sia meglio fare? - chiese dopo qualche secondo la Reed, seria, squadrando con attenzione il viso dell’amica. Non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che vi fosse qualcosa di diverso in lei ma vi sorvolò sopra, dandosi della stupida e cacciando via quegli inutili sospetti. Non poteva mettersi a sospettare anche di lei, adesso.

- Credo che la cosa migliore per adesso sia tenere d’occhio lui e continuare a coprire Malfoy come hai sempre fatto. - le disse accennando ad un sorriso d’incoraggiamento. - Sii naturale ed è meglio non dire niente ad Hermione. Potrebbe prenderla male visto che, in teoria, avrei dovuto tenere la bocca chiusa sull’argomento della loro discussione.

- Grazie, Ginny. Non so cosa farei senza di voi.

Ally sospirò mentre si concedeva un sorriso. La minore dei Weasley le sorrise e poi la salutò. La Reed la guardò allontanarsi con un sopracciglio alzato. Si grattò la nuca con fare confuso, chiedendosi cosa stesse realmente accadendo. Ginny le era sembrata alquanto strana, forse anche troppo, ma, in quel momento, non volle dar peso a quella sua sensazione. Sapere che Harry avesse ricominciato con le paranoie su Draco, nonostante la promessa della Granger, non la metteva affatto di buon umore.

- Reed!

La voce calda di Theodore la fece sobbalzare e lo guardò male, trattenendo a stento un imprecazione. Salutò Blaise con un cenno e poi bofonchiò qualcosa di incomprensibile.

- Siamo di cattivo umore, Grifondoro? - le domandò con un ghigno il bruno.

- Non immagini quanto, Zabini.

Nott la squadrò interamente con fare critico mentre lei sospirava, nervosa. Il Serpeverde capì che c’era qualcosa che non quadrava ma, in presenza dell’amico, preferì evitare. Sicuramente sarebbe stata lei stessa a riferirgli tutto se fosse accaduto qualcosa di rilevante.

- Dove avete lasciato il grande idiota? - chiese Allyson notando l’assenza di Malfoy.

- Non si sentiva molto bene ed è rimasto a scuola. - le spiegò Theo con il suo solito tono annoiato, conscio che la ragazza avrebbe capito subito che si trattasse di una menzogna, dato che lei sapeva perfettamente di cosa si stesse occupando Draco.

- Perché, Reed? T’interessa? - la stuzzicò Blaise con un ghigno divertito stampato sulle labbra.

- Oh, certo che si. - cominciò la ragazza con fare sarcastico mentre iniziavano ad avviarsi sulla stradina del villaggio. - La vita dei furetti mi sta tanto a cuore.

- Uh, questa devo segnarmela. - esclamò Zabini sghignazzando.

- Stai decisamente migliorando, Ally. - finse orgoglio Theodore circondandole le spalle con un braccio. - Dici che dovremo passare ad un più livello avanzato?

- Dico che la vostra influenza mi fa davvero male. - ribadì per l’ennesima volta lei senza nascondere il divertimento nella voce.

- Così ci ferisci nell’orgoglio. - esalò con fare teatrale Blaise, toccandosi il petto e fingendo un espressione addolorata.

- Un vero peccato. - si limitò a commentare lei sogghignando e stringendosi nelle spalle. - Theo dopo devo parlarti.

Gli sussurrò lei a voce bassa, in modo che solo l’amico recepisse le sue parole.

- L’avevo immaginato. - mormorò Theodore scuotendo appena la testa. Ormai pensava di conoscerla persino meglio di sé stesso. E la cosa impressionante era che avevano cominciato a parlare così assiduamente solo da pochi mesi, divenendo inevitabilmente amici ancor prima di poterlo desiderare.

- Voi due, piantatela di amoreggiare. - s’intromise Zabini con un sorrisetto.

- Cos’è, sei geloso, Zabini? - domandò Allyson alzando il mento con fare altezzoso.

- No, ma lasciatelo dire: sei un genio. Non so come fai a sopportare quest’idiota. - rispose a tono Blaise con un mezzo sorriso.

- In realtà sono una santa, Zabini. Riesco a sopportare tre serpi, anche in contemporanea, quindi dovrebbero darmi qualche premio. - affermò la Grifondoro.

- Anche io allora dovrei ricevere un premio per tutte le volte che ho sopportato le tue crisi, Allyson. - controbatté Theo ridendo.

- Uhm. Dettagli, Nott, dettagli.

I due scoppiarono a ridere sotto lo sguardo confuso di Blaise, il quale scosse appena la testa.

- Sembrate due piccioncini. - borbottò ficcando le mani in tasca, accennando ad una smorfia a metà tra il divertito e l’incredulo. - Io sto congelando. Ci vediamo al pub, Theo. Ci si vede, Reed.

- Ciao. - ricambiò distrattamente il saluto la ragazza mentre strofinava le mani alla ricerca di calore.

Una volta che fu completamente sicura che nessuno potesse udirli prese un grosso sospiro e, camminando senza una meta precisa, raccontò a Theodore cosa le avesse detto Ginny a proposito di Harry.

- Capisci? Non lo so è che…non credo che sia possibile. Harry non verrebbe mai meno ad una promessa. Soprattutto con Hermione.

- Le persone cambiano, Ally. - disse il ragazzo dopo qualche istante di silenzio. - Magari Potter non riesce più a sopportare questa situazione e quindi vuole smascherare Draco una volta per tutte.

- Se è davvero come dici tu, Theo, questo è un gran bel casino. Sono nella merda perché non so assolutamente come comportarmi. Se ricomincio a difendere Malfoy a spada tratta Harry comincerà sicuramente a fare domande e io non posso assolutamente permetterlo. Almeno, non ancora.

La Reed si ritrovò a stringere con forza i pugni, quasi a far conficcare le unghie nel palmo delle sue mani. Se solo avesse potuto avrebbe rivelato ogni cosa sia ad Harry e Ron che a Malfoy, avrebbe risolto gran parte dei suoi problemi. Non le importava che, poi, sarebbero sorte altre problematiche ancora più grandi ma almeno non si sarebbe ritrovata in una situazione di stallo come quella. Praticamente, non poteva far altro che stare a guardare ed evitare inutili grane a Draco che, di per sé, era già fin troppo occupato. Si sentiva un’inutile ipocrita che non faceva altro che attirare a sé disastri e sofferenze, trasferendone le conseguenze anche agli altri e, quindi, arrecando dolore alle persone che le stavano intorno. La sua anima era sporca e quasi senza nemmeno accorgersene stava diventando sempre più scura, consumandola dall’interno, provocandole incubi terribili e facendola diventare, giorno dopo giorno, sempre più diversa dalla Allyson che gli altri avevano conosciuto e amato.

- Non possiamo far altro che stare a guardare.

- Dici che dovrei dirlo ad Hermione? In fondo è lei ad aver fatto quella promessa…- fece Ally fermandosi a guardare negli occhi l’amico. Quest’ultimo fece per dire qualcosa, sul viso la solita espressione annoiata, quando una voce interruppe qualsiasi potenziale risposta.

- Dirmi cosa?

I due si voltarono ritrovandosi davanti Hermione, con le guance rosse e il respiro affannato. Sembrava aver appena finito di correre. La sciarpa le penzolava sul lato sinistro, in procinto di scivolare a terra ma lei si mise ad aggiustarla e, nello stesso tempo, cercò di recuperare il fiato.

- Hermione, che succede? - le chiese l’amica osservandola con sguardo critico.

- Ti stavo cercando. Ero appena uscita dai tre Manici di Scopa e vi ho visti. Ho fatto una bella corsa per riuscire a raggiungervi, sai? - spiegò la riccia, tentando inutilmente di ammaccare con le mani i capelli che le si erano increspati più di quanto già non fossero a causa della corsa. - Comunque, a cosa ti stavi riferendo prima? Cos’è che devi dirmi?

Allyson emise un borbottio nervoso mentre si tirava la sciarpa fin sopra al naso, rivolgendo un’occhiata di sbieco al Serpeverde che in risposta si limitò a stringersi nelle spalle, facendole capire che la decisione di rivelare o meno all’amica della conversazione con la Weasley, era solamente sua. La mora annuì appena, guardandolo più apertamente con una muta richiesta che lui percepì al volo. Biascicò un saluto alla Granger e avvisò l’amica che si sarebbero visti più tardi. Entrambe attesero che il ragazzo si allontanasse prima di scambiarsi un’occhiata.

- Spiegami una cosa. - iniziò Hermione. - Da quand’è che tieni così aggiornato quello lì?

- Più o meno da qualche mese - le rispose con l’ombra di un sorriso Ally prima di assumere un espressione seria. - Ciò che sto per dirti, Hermione, deve rimanere tra di noi e mi devi promettere che non andrai a chiedere spiegazioni a Ginny. Lei non deve sapere che te ne ho parlato.

La Granger annuì, incrociando le braccia al petto.

- Spiegati.

Qualche metro più in là, Gwendolyn aveva poggiato la schiena sulla corteccia di un albero, a braccia conserte. Dal suo metro e sessanta scarso osservò la minore dei Weasley di fronte a lei, un sopracciglio inarcato e lo sguardo annoiato. Prese a giocare con uno dei suoi boccoli rosso fuoco mentre cominciava a guardare le due Grifondoro senza un vero e proprio interesse.

- Weasley, devi impegnarti di più. Così non andremo da nessuna parte.

- Come desideri. - esclamò con voce atona e lo sguardo vacuo Ginny abbassando appena il capo.

- Non sono abituata a certe formalità, Weasley. Limitati ad eseguire gli ordini, piuttosto. Devi distruggere tutto ciò che c’è di buono tra di loro con qualsiasi mezzo a tua dispozione. - sbottò la Wood con tono inflessibile, rivolgendole un’occhiata scocciata.

- Sarà fatto.




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