‘Imagine.’

di Daf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** LA PARTENZA ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


    PROLOGO

Lingua tagliente, lo sguardo attento, le labbra arricciate nel pronunciare quel suo adorabile accento francese, di media statura e di corporatura minuta, i capelli morbidi, dorati, e poi quell'appariscente ciocca blu. Tutto questo è Dominique Weasley, figlia di Fleur e Bill Weasley, per un terzo Veela. In qualunque modo vi immaginiate questa ragazza, probabilmente vi state sbagliando. Perchè dovete sapere che a Dominique Weasley non piace essere considerata prevedibile, comune, come i suoi fratelli. In realtà, non le piace nemmeno essere considerata una Weasley. Quando porti un cognome del genere, tutti si aspettano una spiritosa ragazza dai capelli color del rame, ma poi si ritrovano davanti lei, che l'umorismo ce l'ha solo quando si tratta di battersi contro qualche Serpeverde dal brutto carattere. Dominique è fatta così, e nulla -o nessuno- potrebbe cambiarla mai. O almeno, questo è quello che crede lei.
Dominique era distesa sul letto, le coperte tirate su fino all’altezza delle sue spalle, gli occhi semi-chiusi. Si trovava in uno stato di dormiveglia che le impediva di alzarsi una volta per tutte e di abbandonare il morbido materasso, poi un raggio di luce le arrivò dritto in faccia. Si maledì per aver dimenticato di chiudere le tende, la sera prima, poi, lentamente, aprì le palpebre. Spostò lo sguardo cristallino dalla parte da cui era venuto il raggio che l’aveva svegliata pochi secondi prima, per poi sbadigliare. Si prospettava una bella mattinata, dopotutto. Perlomeno sarebbe stata migliore di quella del giorno precedente, in cui la sorella più grande Victoire l’aveva tirata giù dal letto, urlandole di svegliarsi perché sarebbero dovuti andare a fare acquisti a Diagon Alley. Dominique sopportava raramente la sorella. Come poteva, d’altronde, quando si sentiva costantemente paragonata a lei? ‘Victoire ha preso Eccellente in Trasfigurazione, perché non studi anche tu così tanto?’ ‘Smettila di pensare solo al Quidditch, non è femminile. Dovresti imitare un po’ di più tua sorella.’ ‘’Toire ha fatto da baby-sitter per tutto il giorno alla figlia del vicino, perché non l’aiuti?’ Victoire di là, Victoire di qua… Ormai aveva imparato a conviverci, ma -anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura- pensava che probabilmente assomigliare un po’ di più a sua sorella non le avrebbe fatto male.
Dopo un paio di minuti, si decise ad alzarsi dal letto. Si infilò le ciabatte, stropicciandosi gli occhi, e avanzò verso il bagno. Dopo essersi lavata e vestita, entrò in cucina. Come tutte le mattine la stava aspettando sua madre, che cucinava uova e bacon, insieme al resto della famiglia. Bill teneva in mano una copia della Gazzetta del profeta, Louis mangiava in silenzio dal suo piatto e Victoire aiutava Fleur ai fornelli, conversando vivacemente.


« Buongiorno, Dom! » dissero in coro le due bionde, non appena la videro varcare la soglia della porta.

« Ehy, ‘Nique, dormito bene? » Louis le rivolse un sorrisone dei suoi, per poi ricominciare a mangiare.

« ’Nique. » suo padre staccò per un breve momento gli occhi dal giornale per darle il buongiorno.

« Famiglia. »
Dominique salutò tutti con un cenno del capo, e andò a sedersi al tavolo, vicino a Louis. Sarebbe potuta sembrare una comunissima mattina di casa Weasley, ma non era così. Tutti sapevano che giorno era, era il primo Settembre, ma allo stesso tempo, per ognuno, era diverso. Per Victoire quello sarebbe stato il primo giorno del suo ultimo anno ad Hogwarts -era persino stata nominata Caposcuola-, per Fleur e Bill era il giorno in cui avrebbero accompagnato alla stazione per l’ultima volta una dei loro tre bellissimi figli, per Louis e Dominique era il primo giorno del loro quinto anno.

« E’ incredibile. Una coppietta di babbani  ha visto loro figlio fare magie e l’ha portato all’ospedale. Immagino che li avranno Obliviati, povero bambino. » Commentò Bill, intanto che, leggendo, sorseggiava del caffè. Nessuno rispose, ognuno preso dal proprio piatto o dalla propria faccenda. Dominique visitava spesso la casa dei suoi cugini, i Potter, lì era tutto un altro mondo. Non capitava mai che ci fosse qualcuno che non sapeva cosa dire, tra la vivace Lily Luna e il sarcastico James. Suo cugino Albus, invece, era più timido dei fratelli. Tra i tre, Dominique aveva un debole per quello più grande. Erano sempre andati molto in sintonia, ma nessuno dei due lo aveva mai detto esplicitamente ad alta voce. James Potter era un ragazzo magnetico, certo, con un enorme ego, ma magnetico. E a ‘Nique questo piaceva. Persa nei suoi pensieri, non si accorse che tutti avevano già finito di mangiare, e la stavano guardando.

« Sta ancora dormendo. » disse Victoire, scuotendo la testa e gettando uno sguardo di rimprovero alla sorella.
Dominique sbuffò.

« Allora? Dobbiamo andare, o perderemo il treno! »
La ragazza finì velocemente con le ultime due forchettate e si alzò, dirigendosi in camera per prendere il baule e il necessario. Spalancò la porta di legno, e colse in pieno la gatta grigia di Victoire soffiare contro Shiva, la sua civetta.

« Sparisci! »

Puntò la mano addosso al felino, per scacciarlo, e quello corse via miagolando. Ecco un altro motivo per cui Dominique perdeva spesso la pazienza -almeno quel briciolo che aveva- con Victoire. La sua gatta, frivola e pretenziosa come lei. Ed ecco che la bionda si presentò sulla soglia della porta con l’animale tra le braccia e l’aria preoccupata.

« Ma che ti prende? Alphonsine non ti ha fatto nulla di  male. »

« Scherzi? Guarda lì. » Dominique indicò un punto del pavimento, proprio sotto la gabbia della civetta, cosparso di piume color avorio.

« Non è colpa mia se il tuo gufo perde le piume. »

« Prima di tutto, non è un gufo, è una civetta. E si chiama Shiva. Secondo, è stata Alphonsine a farle sbattere freneticamente le ali. »

« Oh, non è vero! Non farebbe mai una cosa del genere, la mia piccola. » Victoire posò lo sguardo sulla gatta bianca e le accarezzò il collo con delicatezza.

« Ragazze! Che succede qui? Su, su, dobbiamo andare ora! » La voce di una donna matura con lo stesso accento francese delle figlie, irruppe nella stanza. Victoire se ne andò, seguita a ruota da Fleur, con i suoi modi frettolosi ma allo stesso tempo così incredibilmente eleganti.
Dominique alzò gli occhi al cielo. Si buttò un’ultima volta sul letto a fissare il soffitto. Ancora poche ore e sarebbe tornata ad Hogwarts. E non importava se sarebbero ricominciati i paragoni riguardanti i suoi voti scolastici con quelli della sorella. Non importava se non sarebbe riuscita a passare le selezioni per il Quidditch. Ci sono persone che hanno solo bisogno di credere in qualcosa, e Dominique, in quel preciso istante, credeva che sarebbe andato tutto alla grande. Dominique sarebbe rimasta sempre, a costo di essere giudicata come ‘la Weasley uscita male’, la vera sé stessa.

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Capitolo 2
*** LA PARTENZA ***


              LA PARTENZA

Il Binario 9 e ¾ era pieno zeppo di gente, come tutti gli anni, d’altronde.
Dominique, a causa della statura, doveva alzarsi sulla punta dei piedi per riuscire a vedere quella massa informe di maghi e streghe dall’alto. La cosa peggiore era che né lei né i suoi fratelli avevano ancora trovato i loro amici o i loro parenti, e mancavano solo cinque minuti alla partenza dell’Hogwarts’s Express. Fleur sistemava la cravatta rossa e oro che portava al collo Louis, mentre quello cercava di allontanarla imbarazzato. Bill si guardava intorno, e di tanto in tanto salutava qualcuno con la mano e con un cenno del capo. Victoire sembrava appena aver avvistato qualcuno, e si allontanò in silenzio senza nemmeno farsi vedere dai genitori.

« Ehy! ‘Nique! »

Era una voce femminile e facilmente riconoscibile.

« Lily! »

Una vivace chioma rossa si avvicinò alla ragazza, era Lily Luna Potter che trascinava energicamente il suo baule. Dominique le sorrise e, facendosi largo tra la folla, si avvicinò alla cugina e la abbracciò.

« Come stai? »

« Benone! E tu? So che ‘Toire si sta— divertendo, ecco.»

« Sì, anche io… cosa? »

« L’ho vista poco fa’ pomiciare con Teddy. »

Dominique storse il naso.

« Oh, be’, è probabile. Quei due non fanno altro che amoreggiare— »
 
Altre due figure si avvicinarono, erano Albus e James, e quest’ultimo pareva particolarmente interessato.

« Chi è che amoreggia? » chiese, dopo aver salutato con un sorriso Dominique.

La ragazza non riuscì a nascondere il rossore improvviso delle sue guance.

« Ted e Vic. »

«Di nuovo? Ma non hanno ancora rotto? »

« James! Sei sempre il solito. » Disse Lily.

« Chiedevo e basta. Insomma… da quant’è che stanno insieme? Per quanto Victoire sia una grandissima gnocca, io non ce l’avrei fatta. »
Dominique provò un impulso istantaneo di strappare ogni singolo capello bruno dalla testa di James per aver appena definito sua sorella ‘una grandissima gnocca.’

« Perché tu sei un’idiota. » Aggiunse la bionda, senza pensare.

« Avanti, ‘Nique, sarò anche un idiota ma sono troppo irresistibile per stare con una sola ragazza per anni. »

Lei non ebbe il tempo di rispondergli per le rime, che il ragazzo si era già voltato, diretto verso un gruppetto di Grifondoro che chiacchieravano e osservavano in giro.

« Lascialo perdere… Sai com’è fatto. » disse Lily.
Dominique non rispose, ancora presa dal ragazzo, sebbene lui fosse ormai lontano. Come faceva ad essere così odioso, certe volte? Eppure – e su questo la ragazza era certa – gli piaceva. Gli piaceva da morire. Ancora una volta, i suoi pensieri su James vennero interrotti dallo sferragliare del treno a vapore.

« Forza! Si va, si va! »

Adesso la folla di persone con indosso lunghi mantelli scuri e cappelli a punta si stava muovendo verso le porte dell’Hogwarts Express, tutti erano visibilmente emozionati di ritornare a scuola. Il che era comprensibile, visto che si parlava di un enorme edificio con tanto di scale che cambiavano direzione e quadri parlanti.
Quando Dominique si voltò, Lily e Albus erano già spariti, probabilmente andati a salutare il resto della famiglia. Così, anche lei, tornò da Fleur e Bill, li baciò una volta entrambi sulla guancia e li salutò.

« Sii prudente, tesoro. » Le disse in tono rassicurante la madre.

« Ecco, non vogliamo ritrovarci una lettera dalla McGranitt già il primo giorno! Lo stesso vale per i tuoi fratelli. » Bill rivolse un’occhiata ammonitrice a Louis e a Victoire – che nel frattempo era tornata – e poi l’abbracciò.

« Ci vediamo per Natale, ‘Nique. »
Victoire sembrava impaziente di salire a bordo del treno.

« Credo che sia ora di andare, papà. »

« Oh, scusate, hai ragione Vic. »

« Ciao! »

« Ricordatevi i bauli! » gridò Fleur, agitando in aria una mano in segno di saluto, mentre i suoi figli si avviavano verso il treno.

Dominique rivolse uno sguardo alla ‘Ci dimenticheremo i nostri bauli, secondo te?!’ verso la madre, che sembrò non accorgersene nemmeno. Dopo qualche minuto di spintonate, i tre fratelli riuscirono ad entrare, ritrovandosi in uno stretto corridoio.
Victoire si diresse decisa verso uno scomparto, dove, con ogni probabilità, si trovava qualche altra sua compagna di casa. Dominique avanzò, in cerca di qualche faccia conosciuta, e fu in quel momento che vide Susan, stravaccata dentro a uno scomparto. Susan Spinnet era la sua migliore amica sin dal loro primo incontro, quando, al loro secondo anno, sia lei che Dominique avevano provato le selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro. Inizialmente tra le due ragazze non scorreva buon sangue, e lo sapevano tutti, perché Susan era riuscita ad ottenere il ruolo di cacciatrice nella squadra, mentre Dominique no. A dirla tutta, Dominique era stata completamente umiliata quella volta: le era arrivata la pluffa dritta in faccia rompendole il naso, che da ‘alla francese’ era passato a ‘a patata’. Fortunatamente Madama Chips era riuscita a rimetterlo a posto, ma dopo quell’episodio le due ragazze non si potevano nemmeno guardare in faccia. Poi, col passare del tempo, impararono a conoscersi meglio, e scoprirono addirittura di piacersi. Alla fine erano diventate grandi amiche, e passavano gran tempo insieme. Susan adesso era ancora nella squadra come cacciatrice, ed era davvero, davvero brava.


« Susan! »

« Oh, Dominique! Dov’eri finita? Cominciavo a pensare che non saresti venuta! »

« Non dire sciocchezze, sai che non mi perderei per nulla al mondo la partenza al binario. »

« Menomale. »

Dominique si accomodò all’interno dello scomparto insieme all’amica, e Louis fece per seguirla.

« C-ciao Susan. » Balbettò.

« Louis, avanti, esci! Perché non vai dai tuoi amichetti? » disse la sorella appena capì che aveva intenzione di restare nello scomparto con loro.

« Non li trovo. E non ci sono più scomparti liberi.»

«Morgana, non dire sciocchezze. Sarà pieno di posti! »
Lui mormorò qualcosa di simile a ‘lo so, ma voglio stare con voi…’
Evidentemente Louis si era preso una bella cotta per Susan, il che era comprensibile, visto che era davvero una bella ragazza. Il problema era che Louis non era proprio il tipo per lei, e Dominique questo lo sapeva, perciò cercava di fargli evitare quella che sarebbe stata una grande delusione. Nel bel mezzo della discussione, qualcuno bussò al vetro dello scomparto, lo aprì e si presentò una figura magra, dalla pelle mulatta e un cespuglio di capelli color cioccolato. Roxanne Weasley salutò tutti con un largo sorriso, e, rivolgendosi a Louis, disse:

« Ehy, Lou! Non andiamo di là insieme agli altri? »
Lui sbuffò.

« Okay. »
Dominique non sapeva esattamente chi fossero ‘gli altri’, ma almeno se suo fratello se ne fosse andato lei e Susan avrebbero potuto finalmente fare un po’ di chiacchere tra di loro. Così, quando lui e Roxanne se ne andarono, si sedette una volta per tutte davanti all’amica.

« Allora, che hai fatto quest’estate? »

« Io e mio padre siamo andati a vedere le nazionali di Quidditch! Non te l’ho detto, Dom? »

« Fammici pensare… me l’avrai detto almeno un centinaio di volte. »

« Davvero? Ti ho detto anche che ho visto Meghan McCormack in persona? »

« Uhm, sì. »

« Saresti dovuta venire. A un certo punto ha fatto una parata che non puoi nemmeno immaginare– »

« Sai che non potevo, siamo andati in Francia dai nonni come ogni Estate. »

« Oh… almeno è stato divertente? »

« No, affatto. Victoire ha convinto i miei a portarci dietro anche Teddy… è un tipo a posto, ma lui e Vic non facevano altro che sbaciucchiarsi. »

« Mh. »
Susan sospirò, quasi in segno di solidarietà verso l’amica, che si sbrigò ad aggiungere:

« Ma non fa niente! Sono felice che tu ti sia divertita, Susan. »
Le sorrise in risposta, e si appoggiò contro il vetro del finestrino.
                                                                        
                    •


Buona parte della famiglia Potter/Weasley si trovava in un altro scomparto. James e Hugo discutevano animatamente su chi quest’anno avrebbe vinto la coppa delle case, James, essendo il capitano del Grifondoro, diceva che avrebbe vinto di sicuro la sua squadra, ma Hugo, pur facendo parte della medesima casata, sosteneva che quest’anno i Serpeverde sarebbero andati forte.

« Oh, smettetela voi due. E Hugo— non dovresti tifare per la tua casa? » Intervenne Rose.

« Non quando c’è un Rosier a capitanare i Serpeverde. Sai quanto sono forti quelli? »

« Cazzate. I Serpeverde sanno solo dare dei gran spintoni a destra e a manca. » Ribattè James.

« Ehy! » Albus sbuffò, lui faceva parte di quella casa.

« Scusa, Al. »

« Finitela. » Disse – inaspettatamente da tutti – Lily.

« Perché? » Chiese Hugo accigliato.

« Perché sì. »

« Per Malfoy, vorrai dire. »

« Cos—James! Cosa vorresti insinuare? »

« Andiamo, lo sanno tutti che ti vuole sbattere. E che tu ci stai. Papà si infurierà quando lo verrà a sapere… lo sai vero? »
Tutti parvero stupiti, specialmente Albus, e un imbarazzante silenzio calò per qualche secondo nella stanza.

« Sei… sei… Ritira subito quello che hai detto. Non è vero. Non mi piace— Malfoy. Tantomeno vorrei farmi ‘sbattere’ da uno come lui. »

« Meglio. » Rispose James, alzando le spalle.
Lily, a causa della vergogna e della rabbia, era diventata paonazza in viso. Sì alzò, decisa, e uscì sbattendo rumorosamente la porta dello scomparto. Rose scosse la testa.

« Mi stupisco ogni volta di più della tua mancanza di tatto, James. »

Il vero problema non era James, e questo Lily lo sapeva bene. Il vero problema era che James aveva ragione. Se suo papà fosse venuto a sapere che aveva una gigantesca cotta per un Malfoy, come avrebbe reagito? Be’, non c’era nemmeno bisogno di chiederselo. E comunque, sapeva che Scorpius non ricambiava. Era un Serpeverde. Era bello, con chissà quante ragazze ai piedi. Mentre lei era una Grifondoro insignificante che aveva i capelli di una Weasley. Tutti, TUTTI, sapevano che tra queste famiglie non scorreva buon sangue. Di certo lei non avrebbe mai potuto cambiare le cose. Si maledisse, da quanto in qua aveva così poca stima di sé stessa? Non doveva ascoltare suo fratello. Non l’aveva mai fatto, e di certo non avrebbe iniziato ora. Lily Luna Potter era determinata. Era acida, quando voleva.  Era esile e bassa, ma nessuno sapeva quanta forza potesse racchiudere un corpicino come il suo. Lily Luna Potter era tempesta. E avrebbe potuto scatenare un uragano, se solo non fosse stata così maledettamente innamorata.

 

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