Call me baby.

di LarryTranslations
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque (Prima parte). ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque (Seconda parte). ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei (Prima Parte). ***
Capitolo 8: *** Capitolo Sei (Seconda Parte). ***
Capitolo 9: *** Capitolo Sette. ***
Capitolo 10: *** Capitolo Otto (Prima Parte). ***
Capitolo 11: *** Capitolo Otto (Seconda Parte). ***
Capitolo 12: *** Capitolo Nove. ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.


 


Capitolo Uno.

"Andiamo Daisy! Arriveremo in ritardo!" urlò Louis lungo il corridoio, alla sorella minore.
Phoebe era seduta sulle scale, il fratello inginocchiato davanti a lei per allacciarle le scarpe.
La sua gemellina di quattro anni, arrivò sfrecciando per il corridoio, fermandosi davanti alla sorella e lasciando cadere la sua borsa sul pavimento. Louis fece l'ultimo nodo alla scarpa di Phoebe, poi sollevò Daisy e la appoggiò sulla scalinata. Mentre le allacciava le scarpe, lei mormorò felice:

"Lou?"

"Sì, amore?"

"Ci piacerà la nostra nuova scuola, più di quanto a Lottie piaccia la sua?" Louis aggrottò la fronte.

"Lottie sta solo avendo problemi ad adattarsi, piccola mia. Si troverà bene e voi amerete la vostra nuova scuola. Ho sentito che l'insegnante è davvero, davvero gentile."

Le sorrise e le baciò il naso. Lei ridacchiò, prima di alzarsi e afferrare la sua borsa.
Saltellò verso la sorella e le prese la mano. Phoebe la guardò e sorrise leggermente, prima che le due uscissero dalla porta insieme.
Louis sorrise tristemente verso le due sorelle. Per fortuna erano troppo piccole per capire.

Georgia capiva a malapena, avendo solo sei anni, ma abbastanza per farla occasionalmente piombare piangendo nel letto di Louis, durante la notte.
Felicity e Lottie però, erano le peggiori.
Flick aveva otto anni, perciò sapeva che mamma e papà non sarebbero tornati, che non erano solo partiti per una lunga vacanza.
Lottie stava passando il momento peggiore tra tutti loro, il più difficile. Forse perlei era persino peggio che per Louis, perché lui almeno aveva le ragazze su cui concentrarsi.
Lottie aveva dieci anni e stava avendo anche un periodo terribile a scuola.
Arrivava a casa ogni giorno di pessimo umore, andava nella sua camera e non usciva fino all'ora del té. Dopo cena, tornava nella sua stanza fino a quando non spegnevano le luci.
Louis era stato svegliato innumerevoli volte dalla bambina, che si infilava nel suo letto piangendo. Lo devastava vedere la sua sorellina così distrutta. La abbracciava, accarezzandole la schiena e sussurrando parole confortanti nel suo orecchio, fino a quando non si riaddormentava.
Louis era quasi arrivato al punto di rottura, con tutta la pressione che portava con sè crescere cinque bambine tutto da solo.
Nei quattro mesi passati dall'incidente, si erano trasferiti in un piccolo paesino nello Cheshire, Holmes Chapel. Louis aveva avuto bisogno di un posto tranquillo in cui portare le sue sorelle, un posto sicuro, con buone scuole e posti di lavoro.
Lottie, Georgia e Flick avevano iniziato la scuola da quasi un mese e quello era il primo giorno per Phoebe e Daisy alla scuola materna.

Daisy zampettò verso la macchina, trascinando la sua gemella con sè.
Dopo il trasferimento, le loro personalità erano veramente cambiate.
Daisy era diventata molto più estroversa e estremamente iperprotettiva nei confronti della sorella.
Phoebe ora, era più timida, si nascondeva dietro a Daisy, o dietro alle gambe di Louis, ogni volta che erano in compagnia di qualcuno di nuovo.
Ma sopratutto, aveva portato le due già inseparabili bambine, ad essere ancora più attaccate.
Ora dormivano nello stesso  letto, giocavano insieme, andavano ovunque insieme.
Non c'era verso di separarle.

Louis aprì il van con il telecomando, la portiera scorrevole si aprì automaticamente.
Sollevò Daisy, la legò al suo seggiolino, poi fece lo stesso con Phoebe.
Chiuse la portiera e si sedette al posto di guida, impostando il GPS.
Ascoltò distrattamente Daisy e Phoebe parlare pigramente dai sedili posteriori, concentrandosi maggiormente sull'arrivare a scuola in orario.

Si fermarono davanti ad un lungo edificio, color rosso mattone, che sembrava avere un solo piano. Dopo aver parcheggiato la macchina, Louis tolse le gemelle dai seggiolini. Stringendo le loro mani, si incamminò verso la segreteria.
Phoebe vide la donna dietro alla scrivania e immediatamente iniziò a piagnucolare, aggrappandosi disperatamente alla mano di Louis.
Lui sospirò, abbassandosi e prendendola in braccio, permettendole di abbracciarlo e nascondere il viso nella sua maglietta.
Persino Daisy sembrava un po' nervosa, quando incontrarono lo sguardo severo della signora seduta al computer. Si aggrappò saldamente ai suoi pantaloni, nascondendosi da qualunque mostruosità immaginasse essere la donna.
Louis si piegò per essere più vicino alla bambina, inconsciamente rinsaldando la sua stretta su Phoebe, appena la segretaria alzò lo sguardo.

"Salve, ho iscritto le mie sorelline qui, qualche mese fa? Daisy e Phoebe Tomlinson?"
La donna, Sheila, così diceva la sua targhetta, lo guardò freddamente prima di schiacciare qualche tasto sul computer.

"Quattro anni?"

"Sì."

"Mr Styles sarà il loro insegnante. Girate a sinistra a quella porta laggiù, poi è la prima sulla destra."
Indicò con l'unghia lunga e curata, una porta blu dietro di lui.
Annuì e la ringraziò, affrettandosi con Daisy dietro di lui.  Appena aprì la seconda porta, vide un ragazzo che parlava con una bambina. Era l'unico adulto lì dentro, così Louis decise di andare a chiedergli se sapeva dove fosse l'insegnante. I capelli del ragazzo erano ricci e castani e quando guardò verso Louis, i suoi occhi erano di un sorprendente verde chiaro.
Louis si schiarì la voce nervosamente.

"Sa dove posso trovare Mr Styles?" il ragazzo dagli occhi verdi sorrise.

"Lo sta guardando. Harry Styles." Strinse la mano di Louis goffamente, visto che Phoebe era ancora tra le sue braccia. Sorrise imbarazzato.

"Scusi, è solo che è così--"

"Giovane, lo so. Lavoro qui da poco meno di un anno, ho fatto volontariato prima che fossi legalmente in grado di lavorare, poi l'anno scorso ho fatto un tirocinio e quest'anno ho la mia classe! Chi sono queste belle signorine?" Sorrise gentilmente a Daisy, accovacciandosi al suo livello. Lei ridacchiò e sprofondò il viso nelle gambe di Louis. Harry rise, raddrizzandosi per guardare Louis, gli occhi scintillanti.

"Quella è Daisy, lei è Phoebe e io sono Louis. Tomlinson." Harry gli sorrise.

"Piacere di conoscerla, signore. Le sue figlie possono mettere le loro cose nei cestoni laggiù, sotto i loro nomi."

"Non sono le mie figlie. Sono le mie sorelline." Harry sollevò un sopracciglio.

"Oh, scusi. Per di qua allora!" Si spostò verso i chiari scaffali in legno, dov'erano i cestoni, Louis lo seguì lentamente.
Appoggiò Phoebe per terra, ottenendo solo di farla iniziare di nuovo a piagnucolare e allungare verso di lui. Si accucciò davanti a lei.

"Phoebe, amore mio, ora sei una ragazzina. Non posso sempre essere qui a tenerti e cosa credi penserebbero gli altri bambini di te, se vedessero che continui ad essere tenuta in braccio? So che è il tuo primo giorno e sei spaventata, ma andrà bene. Daisy e qui con te e Mr. Styles è un ragazzo veramente gentile, si prenderà cura di te, te lo prometto."
Phoebe tirò un po' su col naso e annuì, prima di girarsi verso la sorella, che aveva già messo via la sua borsa. Daisy sorrise a Phoebe, prendendola pera mano e trascinandola verso i Lego.
Louis sorrise con affetto verso di loro, prima di girarsi di nuovo verso Harry, che aveva uno sguardo pensieroso in faccia.

"Se non le dispiace, quanti anni ha?"

"Ho venti anni. Potrei chiederle la stessa cosa."

"Diciotto." le sopracciglia di Louis si alzarono vertiginosamente.

"Diciotto? Come fa ad avere i requisiti per il lavoro se ha diciotto anni? Dovrebbe iniziare l'università a quest'età!" Harry ridacchiò.

"Mi sono diplomato presto. Ho saltato due classi e gli ultimi due anni di liceo ho ottenuto crediti universitari. Ho i requisiti, non si preoccupi. Non mi avrebbero assunto, se non avessero pensato che fossi adatto per il lavoro." Louis era sbigottito e un po' confuso.

"Se è così intelligente da diplomarsi due anni in anticipo, perché vuole lavorare in un asilo?"

"Legge era noiosa? Non saprei, amo i bambini e sono bravo con loro. Non devo farlo per sempre, ma mi piace, quindi posso farlo ora che sono giovane e posso ancora correre loro dietro facilmente."

Louis ridacchiò. Sapeva molto bene quanto fosse difficile prendersi cura dei bambini. Anche quando i suoi genitori erano ancora vivi, si era spesso preso cura delle sorelle, mentre mamma e papà lavoravano. Daisy e Phoebe erano un lavoro a tempo pieno, per non parlare di Georgia, che aveva solo due anni più di loro.

Louis guardò verso il basso appena il suo cellulare iniziò a vibrare nella tasca. Digitò velocemente il codice di sicurezza e ascoltò il beep dello sblocco.

Ehi amico, 15 minuti all'inizio del turno. Spero tu sia partito. Zayn

La mano di Louis scattò verso la sua fronte, lo shock apparì sul suo viso. Ci metteva almeno 15 minuti per arrivare, quindici minuti senza traffico.

"Cazzo! Devo andare! Arriverò in ritardo! Daisy e Phoebe venite a salutarmi, devo andare!" Le bambine si affrettarono verso di lui, correndo tra le sue braccia aperte "Fate le brave, ok piccole?"
Entrambe annuirono, ma le labbra di Phoebe iniziarono a tremare. Louis si alzò velocemente, camminò verso la porta gettando da dietro la spalla, un veloce "E' stato un piacere conoscerla, scusi se devo scappare" a Harry.
Il suo cuore si spezzò allo sbattere della porta, il pianto di Phoebe, un eco nelle sue orecchie.

****

Louis si precipitò dentro la porta, combattendo contro l'inizio del turno.
Timbrò il cartellino nel momento esatto in cui l'orologio scattò sulle nove. Si lasciò andare un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta. A malapena.

"Hey, fratello, com'è andata stamattina all'asilo?" Louis si girò per vedere Zayn dietro di lui, già in uniforme, con uno straccio sulla spalla e una pila di piatti sporchi tra le mani.

"Bene, credo. Meglio di come vanno la maggior parte dei primi giorni, presumo. Phoebe ha pianto un po', ma non ero lì per l'inevitabile crollo. Dovevo correre, perché sono stato preso a parlare con l'insegnante e non ho realizzato l'ora. Stava iniziando a piangere quando sono venuto via. Il maestro mi è sembrato veramente bravo, comunque. Dovrebbe essere in grado di gestirla." Zayn ghignò.

"Di cosa stavi parlando con l'insegnante?"

"Dei suoi studi. È stato veramente imbarazzante; sono entrato e gli ho chiesto se sapesse chi fosse l'insegnante, perché mi sembrava così giovane, non ho pensato neanche per un secondo che lui potesse esserlo!" Zayn alzò un sopracciglio.

"Quanti anni ha?"

"Diciotto"

"Diciotto? Com'è anche solo possibile?"

"Apparentemente, ha saltato due classi, poi ha preso crediti universitari durante gli ultimi due anni di liceo, così si è diplomato in anticipo."

"Con un cervello come quello, per quale motivo al mondo lavora in un asilo, tra tutte le cose? Potrebbe essere milionario, o qualcosa del genere. Come Bill Gates." Louis fece spallucce.

"Ha detto che gli piacciono i bambini. Comunque non sono esattamente nella posizione per giudicare, o no?" Zayn scosse la testa con simpatia.

"Non è colpa tua se sei bloccato a fare il cameriere. Devi essere presente in casa per le ragazze. E, se non fossi venuto qui, non avresti incontrato me, il tuo migliore amico per la vita!" Louis ridacchiò e appoggiò un braccio sulle spalle di Zayn.

"Hai ragione. Dai, andiamo a vedere cos'ha in mente oggi Simon per noi."

****

Louis si fermò nervoso, nel parcheggio dell'asilo, tolse la chiave e scese dal van. Camminò velocemente attraverso la segreteria, salutando Sheila con un cenno della testa, prima di aprire la porta dell'aula. Daisy e Phoebe erano accoccolate sul petto di Harry, Phoebe col pollice in bocca, mentre Harry leggeva loro "Skippy Jon Jones". Il cuore di Louis si sciolse alla vista, ma allo stesso tempo si sentì in colpa. Era l'ultimo lì e sapeva di essere un pochino in ritardo, in particolare visto che era il primo giorno delle gemelle.
Harry alzò lo sguardo al suo avvicinarsi e diede una leggera gomitata alle bambine, che erano completamente immerse nelle immagini del libro. Alzarono lo sguardo e iniziarono immediatamente a strillare, staccandosi da Harry e correndo velocemente dal fratello. Lui si accovacciò con le braccia aperte, avvolgendole in un abbraccio da orso. Si tirò indietro leggermente, un enorme sorriso in faccia.

"Com'è andato il vostro primo giorno? Vi siete divertite?" Daisy si lanciò immediatamente nella storia della sua giornata, dicendogli dell'arte, della lettura, delle attività fisiche e dei giochi ("Abbiamo giocato con i lego per un'intera ora, Lou!"), e il sorriso sul suo viso era così brillante e meraviglioso, che Louis finalmente sentì di aver fatto qualcosa di giusto. Dopo che Daisy finì, si girò verso Phoebe, che era rimasta a fissarlo per tutto il tempo. Si staccò da lui e incrociò le braccia al petto.

"Sei in ritardo." Louis sospirò.

"Lo so, amore mio. James si è fatto un taglio alla mano e dovevo coprirlo. Non potevo rifiutare gli straordinari." Louis sapeva che quella spiegazione non era abbastanza valida per una bambina di quattro anni, ma cosa avrebbe dovuto dirle? Phoebe lo guardò pensosa per un momento, prima di sospirare.

"Okay, credo di poterti perdonare. Solo, non rifarlo." Louis sorrise e le baciò il naso.

"Farò del mio meglio, tesoro. Ora, voi due, potete andare a raccogliere le vostre cose mentre io parlo con Mr. Styles?" Daisy e Phoebe annuirono, precipitandosi verso il cestone. Louis si raddrizzò, per poi sorridere timidamente ad Harry.

"Sono molto dispiaciuto, onestamente. Solo che avevo bisogno dei soldi in più e il suo turno finiva poco dopo il mio, così ho pensato che sarei riuscito a farcela. Non sarà una cosa regolare, lo prometto, ho solo…"

"Mr. Tomlinson, va completamente bene. Ho visto tantissimi genitori arrivare in ritardo per prendere i propri figli, nel tempo che ho passato qui. Succede a tutti e gli insegnanti sono obbligati, moralmente e legalmente, a restare con i bambini fino a quando un genitore o un tutore arriva a prenderli. Non è stato veramente un problema e, francamente, amo le sue bambine. Sono molto ben educate e molto intelligenti. Leggono. Fluentemente. Non è normale per la maggior parte dei bambini di quattro anni. Sono veramente impressionato." Louis traboccava d'orgoglio.

"Lo so, sono così grandiose. Ha avuto nessun 'problema d'acqua' da Phoebe?" Harry gli sorrise.

"Quasi, ma sono riuscito a disperdere la tensione. Non so se sarà occupato, ma ogni anno facciamo una serata genitori, così possono conoscersi tra loro e conoscere gli insegnanti. Di solito è un buon modo per avere indirizzi e numeri di telefono degli altri bambini, per poter organizzare appuntamenti di gioco e roba simile."

"Che giorno è?"

"Il prossimo venerdì, il quattro di Ottobre."

"Ci sarà?" Harry gli sorrise.

"Sono un insegnante, devo esserci. Ecco, prenda questo volantino. Inizierà alle sette, perché i genitori devono essere a casa presto per mettere i piccoli a letto."
Louis prese il volantino, annuendo mentre Harry gli parlava. Guardò in basso appena delle piccole braccia si avvolsero intorno al suo polpaccio e sorrise alle sorelle. Gli sorrisero in risposta, attraverso le frangette.

"Pronte per andare, ragazze?" Loro ridacchiarono e annuirono. "Salutate Mr. Styles." Sorrisero ancora di più e si attaccarono alle gambe di Harry, ridacchiando appena lui si abbassò e le avvolse in un abbraccio. Poi si riappiccicarono a Louis, questa volta alle sue mani, e gli permisero di tirarle fino alla porta.

"Buona notte, Mr. Tomlinson."

"Mi chiami Louis, la prego, Mr. Styles."

"Se devo chiamarti 'Louis', allora tu devi chiamarmi 'Harry'."

"Bene, allora, Harry. Buona notte."

"Buona notte."


Note:
Salve a tutti!
Anche questa fanfiction, come la os, è già stata in parte postata sul blog di traduzioni, ma visto che per molti è più comodo seguire le storie su efp, ho deciso di iniziare a postarla anche qui e già che c'ero ho anche corretto tutti i capitoli!
Penso ne posterò quattro oggi e gli altri nei prossimi giorni, spero proprio vi piaccia, perché io l'adoro!

Un bacio, Ems.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.




Capitolo Due.


Martedì, mercoledì e giovedì passarono velocemente e relativamente privi di eventi. Daisy e Phoebe erano molto felici della loro nuova scuola; adoravano completamente Harry. Louis stesso, era abbastanza affezionato all'insegnante d'asilo. Tutte le mattine di quella settimana, aveva portato le bambine all'asilo in anticipo, rimanendo a parlare con lui per circa dieci minuti, prima di correre al lavoro. Tutti i giorni dopo scuola, Louis era l'ultimo in classe e rimaneva a parlare con Harry ancora un po', fino a quando gemelle non iniziavano a lamentarsi che erano affamate o dovevano proprio andare via, perché Lottie, Flick e Georgia sarebbero arrivate a casa presto e lui doveva essere lì per farle entrare in casa.
Harry aveva veramente rasserenato l'umore di Louis e solo chiunque si era accorto del cambiamento nel suo comportamento. Louis quasi danzava al lavoro tutti i giorni, salutando chiunque con sorrisi e un veloce "Buongiorno!".
Trattava i clienti più maleducati con gentilezza, qualcosa che era impressionante di per sè. Era andata avanti così per una settimana e quando Louis scivolò attraverso la porta quel venerdì mattina, arrivando a malapena in orario per la quinta volta
quella settimana, Zayn esplose.

"Hai incontrato una ragazza, o qualcosa del genere?" Louis lo fissò confuso.

"No…Cosa te lo fa pensare?"

"Sei arrivato quasi in ritardo ogni giorno, questa settimana! Poi ti presenti con questo enorme sorriso e di buon umore, mi spiace, amico, ma per quanto tu sia carino e felice normalmente, questo è eccessivo e non è il Louis che conosco." Louis scrollò le spalle.

"Sono arrivato in ritardo, perché ho dovuto portare le gemelle all'asilo e la mia vita è molto più facile ora che non devo trovare qualcuno che le tenga. Arrivano a casa e dormono, perché sono stanche per la scuola. Harry dice che sono molto competitive durante le attività fisiche e corrono in giro durante la ricreazione, così quando tornano a casa, sono completamente esauste." Zayn sollevò un sopracciglio.

"Harry? Chi è Harry?"

"Il maestro delle gemelle" il sopracciglio di Zayn si unì quasi, all'attaccatura dei capelli.

"Di solito non ho a che fare con gli insegnanti delle mie sorelle, ma non bisognerebbe riferirsi a loro nello stesso modo in cui fanno i bambini? Tipo Mr.… Qualunque sia il suo cognome?"

"Io ed Harry siamo amici, una sorta di amici. Non usciamo o cose simili, ma siamo abbastanza in confidenza e sarebbe strano se lo chiamassi 'Mr. Styles' e lui chiamasse me 'Mr. Tomlinson'. Oh, questo mi ricorda: credi che potresti guardare le ragazze questa sera? Dalle 6.45 alle otto?"

"Certo, mi sembra ovvio, ma perché?"

"È la serata dei genitori all'asilo." Zayn ghignò.

"Parlerai col tuo nuovo 'amico'?" Zayn sollevò le mani, mimando esageratamente delle virgolette con le dita, appena disse la parola 'amico'. Louis alzò gli occhi al cielo.

"Non lo so, in effetti. Potrei non averne l'occasione, ci saranno molti genitori."

"Un sacco di MILF che cercheranno di rubare il tuo uomo?"

"Perché continui ad insinuare che Harry è il mio 'uomo'?"

"Amico, è ovvio che la ragione per cui sei stato così felice questa settimana, è lui. E' l'unica cosa che è veramente cambiata nella tua vita, di recente" Louis guardò verso il pavimento.

"E' questo il punto, comunque. Tutto è cambiato. Harry però, mi fa sentire normale, meno come un padre. Non mi sono sentito così felice, o così a casa, da quando i miei genitori sono morti. A questo punto, non me la sento per niente di farmi domande, per una volta, preferisco solo vivere. Non che tu e Liam non siate stati grandi, ma…non so. Lui rende tutto più facile. Quando parlo con lui, dimentico di avere degli obblighi, che i mie genitori sono morti, che ora io sono il genitore. Mi sento di nuovo come un ragazzo. Lui solo…non so. Mi fa sentire meglio." Zayn lo guardò con un'espressione dolce, un piccolo, triste, sorriso, sull'angolo delle labbra.

"Ho capito, Lou. A che ora vuoi che venga stasera?" Louis gli sorrise dolcemente.

"Verso le 6.40? Probabilmente è un po' presto, ma almeno ho il tempo per spiegarti cosa fare e magari arrivare un po' in anticipo." Zayn annuì e appoggiò un braccio sulla sua spalla.

"Certo. Ora andiamo.Abbiamo perso abbastanza tempo qui e Liam ci prenderà a calci in culo se lo lasciamo ancora lì fuori da solo, a pulire i tavoli."


****


Quando Zayn arrivò a casa Tomlinson, fu sorpreso di trovare Flick ad aprire la porta. Lei gli sorrise e si allungò per abbracciarlo.

"Starai qui a controllarci stasera, Zayn?" Zayn sorrise alla bambina di otto anni, baciandole la guancia.

"Sì, tesoro. Dov'è tuo fratello?" Flick ridacchiò, indicando il piano superiore.

"Sta avendo uno dei suoi momenti. Daisy e Phoebe sono di sopra che saltellano ovunque e--"

"Daisy, tocca qualcos'altro e dirò a Zayn che sei in castigo, non ci saranno tv o caramelle per te e dovrai essere a letto presto. Hai capito?"

Zayn scosse la testa al comportamento del suo amico. Forse sarebbe dovuto arrivare prima, per aiutarlo mentre si preparava. Sospirò e si girò per guardare Flick.

"Torna in sala, io vado a vedere se posso aiutarlo."

Flick annuì e zampettò via. Zayn si girò e iniziò a salire, facendo due scalini alla volta. Quando raggiunse il pianerottolo, prese il corridoio a destra, dove c'erano le camere di Louis, Daisy e Phoebe e Georgia. Bussò all'ultima porta in fondo, esattamente opposta a quella di Lottie, all'altro capo del corridoio. Ci fu un mugolio e qualche urlo, prima che la porta si aprisse per rivelare un Louis arruffato e senza maglietta e Phoebe e Daisy leggermente spaventate. Zayn sbuffò, lanciando a Louis un altro sguardo, prima di girarsi verso le bambine.

"Su ragazze,andiamo giù e lasciamo a vostro fratello, il tempo per scegliere cosa mettersi. Deve fare una bella impressione, o no?" Daisy e Phoebe corsero verso di lui, abbracciandogli le gambe.

"Grazie mille, amico. Non so cosa farei senza di te." Louis gli fece un sorriso grato e già esausto.

"Non preoccuparti, a cosa servono gli amici, altrimenti? Vieni giù quando sei pronto, sarò nel salotto con le ragazze." Disse Zayn, prima di girarsi e camminare, con le bambine ridacchianti ancora attaccate alle gambe, verso le scale.


****


Alle 6.53, Louis arrivò correndo al piano inferiore, afferrando le sue scarpe prima di entrare in sala. Iniziò a saltellare, provando ad infilare la scarpa al piede, per poi realizzare che era il piede sbagliato. Scambiandola, guardò Zayn.

"Okay, Daisy, Phoebe e Georgia devono iniziare a prepararsi per andare a letto alle 7.30, le metto a letto io quando torno, se però dovessi arrivare dopo le 8.30, fai pure tu e mettile a letto. Ti mando un messaggio se dovesse succedere," passò all'altra scarpa, fermandosi momentaneamente per tirare fuori le stringhe. "Flick deve iniziare a prepararsi verso le 8, ma comunque dovrei essere a casa per quell'ora, perciò non mi preoccuperei troppo di lei. Ancora, ti mando un messaggio se dovessi doverla mettere tu a letto. Assicurati che Georgia prenda lo sciroppo per la tosse prima di lavarsi i denti, ho messo il necessario sullo scaffale vicino al lavandino in bagno. Umm…Non più di mezz'ora di TV, preferirei che giocassero, o leggessero, o qualcosa di simile. Se vogliono, possono avere una pallina di gelato a testa," qui, guardò direttamente le gemelle e Georgia "ma non di più, altrimenti non dormono. Penso sia tutto. Hai il mio numero e quello dell'asilo è attaccato al frigo, in caso di emergenza. Divertitevi piccole sarò a casa presto!" Si piegò per dare un bacio e un abbraccio ad ogni bambina, stringendole gentilmente e arruffando i loro capelli. Una volta finito il giro, guardò verso Zayn.

"Grazie mille. Ci vediamo dopo, amico." Zayn gli sorrise.

"Divertiti con Harry, amico." Zayn gli fece l'occhiolino e Louis roteò gli occhi in risposta. Si incamminò verso la porta, lanciando un ultimo saluto da dietro la spalla.

****

Louis realizzò, ormai sul punto di entrare nella classe, che c'erano molte più persone di quanto si aspettasse. Una veloce occhiata nella stanza, gli fece capire che molti erano in coppia e un senso di inadeguatezza si fece strada nel suo stomaco, si sentì improvvisamente fuori luogo. Forse non era stata una così grande idea. Nessuno aveva notato il suo arrivo, poteva sempre andarsene semplicemente. I suoi piani di fuga, vennero tuttavia sventati, quando un Harry raggiante, si avvicinò a lui, reggendo un cartellino per il nome ed un pennarello.

"Sei venuto! Qui, scrivi il tuo nome e sotto i nomi delle gemelle. Aiuterà le persone ad identificarti." Harry gli tese il cartellino e il pennarello, guardando Louis fissarli per un momento, prima di roteare gli occhi e prenderli al suo posto. Tolse il retro anti-adesivo e schiacciò il cartellino sul taschino sinistro della camicia di Louis. Stappò il pennarello e scrisse, in una grafia piccola e nitida, "Louis Tomlinson. Daisy e Phoebe Tomlinson". Louis si mosse a disagio, alla strana sensazione di qualcuno che scriveva su di lui attraverso i vestiti e la carta dell'etichetta. Harry alzò lo sguardo quando finì, guardando Louis mentre tappava il pennarello. Picchiettò la guancia di Louis con un lungo dito.

"Non essere così spaventato, sono solo genitori. Andiamo, te ne presento qualcuno." Harry prese gentilmente il braccio di Louis e lo spinse verso un gruppetto di genitori alla loro sinistra.

Harry fece un grande sorriso appena si avvicinò, la sua mano che scivolava giù, verso il polso di Louis, mantenendo una stretta ferma, come a dire "Sei okay, ti tengo". I genitori interruppero la conversazione, sorridendo educatamente ai due ragazzi.

"Hey tutti, questo è Louis Tomlinson. È nuovo in città, perciò non conosce ancora molta gente." Disse Harry, sorridendo al gruppo. Loro lo osservarono, esaminandolo dall'alto in basso, lui si contorse internamente sotto il loro scrutinio, agitandosi a disagio, borbottando 'ciao'. Una donna bionda con troppe rughe sulle guance, lo fulminò criticamente.

"Sembri un po' troppo giovane, per essere un genitore. Quanti anni hai, comunque?" Chiese, un po' rudemente. Louis si agitò, nervoso.

"Emh, ho vent'anni, ma non sono un genitore. Ho la custodia delle mie sorelline, e due di loro sono iscritte qui, per quando sono al lavoro." Un'anonima signora castana, lo guardò aspra.

"Come fai ad avere la custodia delle tue sorelle? E quante ne hai, comunque?" Gli occhi di Louis si mossero su di lei, la sfida che appariva sui suoi lineamenti. Sentì Harry stringere il suo polso un po' più forte, circondandolo. Prese un piccolo respiro prima di provare a parlare nuovamente.

"Ne ho cinque e ho la loro custodia, perché quattro mesi fa, i miei genitori sono morti in un incidente stradale. Sono il più grande e piuttosto che farle dividere e mettere in un orfanotrofio," sputò fuori queste parole, come se gli bruciassero la lingua, "Ho acconsentito a prendere la loro custodia."

Fu leggermente scioccato, quando una giovane donna castana, sulla trentina, gli sorrise vivacemente. Lei aveva il braccio intorno ad un alto, relativamente giovane, uomo con un ciuffo. I loro cartellini dicevano 'Caroline Murs' e 'Olly Murs'.

"Penso sia ammirevole. Devi aver sacrificato molto per le tue sorelle e sono sicura che, anche se adesso non capiscono, ti saranno veramente grate quando diventeranno più grandi." Disse dolcemente. La donna gli piacque subito, non solo perché l'aveva difeso, ma lei è il marito sembravano persone molto carine. Stava solo ricevendo queste…vibrazioni da lei. Il suo sorriso si aprì ancora di più, appena i suoi occhi finirono sul suo cartellino.

"Tu sei il tutore di Daisy e Phoebe? Mio figlio le adora. Non smette mai di parlare di loro. Ha molti problemi a distinguerle, sai, così parla di loro come se fossero un'unica persona. Ho anche sentito che sono molto intelligenti."

Louis le sorrise. Sì, gli piaceva sicuramente quella donna. Louis e Caroline si immersero nella loro conversazione, senza veramente notare gli altri genitori che se ne andavano. Olly e Harry stavano dietro i due, parlando di sport e altre cose "da maschi". Louis finì col prendere il numero di Caroline, in cambio del suo, e pianificarono di fare un incontro con suo figlio, Jonahtan. Louis era triste quando scattarono le 8 e fu tempo di andarsene. Aspettò con Harry, mentre lui salutava con un 'Arrivederci' tutti i genitori che se ne andavano. Dopo che l'ultimo se ne fu andato, i due uscirono, Harry spegnendo le luci e chiudendo la porta della classe dietro di loro. Sorrise a Louis.

"Allora, ti sei divertito?" Louis rise di cuore.

"Sì, mi sono divertito, alla fine. Ero un po' preoccupato all'inizio, alcuni di quei genitori sembravano veramente orribili. Ma Caroline è stata incantevole, sono molto felice di avere avuto l'opportunità di conoscerla." Disse Louis, saltellando leggermente a causa dell'adrenalina che gli faceva sentire il corpo leggero.
Louis, guardando il nuovo amico mentre camminavano verso le macchine, fu colpito da un'idea.

"Ti andrebbe di venire a cena domani? Il sabato, i miei colleghi vengono da me, così dovrei già cucinare per otto, cosa cambia per nove? Se non sei già occupato, ovviamente." Harry lo fissò, leggermente incredulo.

"Davvero? Non sarebbe strano?" Per il momento, si erano fermati davanti alla macchina di Louis. Louis scosse la testa con forza.

"No! Per niente! Daisy e Phoebe sarebbero estasiate e anche a me farebbe veramente piacere averti con noi! Per favore?" Harry fissò la strada, mordendosi le labbra come se stesse considerando l'idea, in realtà stava solo cercando di reprimere un sorriso. Ritornò a guardare Louis.

"Sì, farebbe piacere anche a me." Louis si illuminò, lanciandosi verso l'amico e avvolgendogli le braccia intorno al collo. Harry si immobilizzò per un secondo, prima di avvolgere delicatamente le sue braccia intorno alla vita di Louis. Si rilassò lentamente, mentre un sentimento confuso ma confortevole, si faceva strada dentro di lui. Louis alla fine si tirò indietro, sapendo che doveva andare a mettere a letto le ragazze, visto che erano già passate le otto.

"Fantastico!" sorrise, "la cena sarà alle 6.30, ma puoi venire per le 6. E grazie, sai, per avermi fatto uscire stasera." Harry gli sorrise dall'alto.

"Non è nulla. Buonanotte, Lou." Louis aprì la portiera della sua macchina mentre Harry iniziava ad andarsene.

"Buonanotte, Haz."

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.



Capitolo Tre.


Il Sabato mattina arrivò luminoso e freddo, l'erba del prato anteriore gelata e scricchiolante sotto la suola delle pantofole di Louis, quando si avventurò fuori per prendere il giornale.

In ogni normale Sabato, Louis si sarebbe alzato alle 7.30, quando le gemelle sarebbero arrivate lamentandosi di essere affamate. Le avrebbe portate al piano inferiore e messe al tavolo con cereali, uova e qualsiasi cosa si sentisse di cucinare, mentre lui usciva a prendere il giornale.
Sarebbe poi tornato dentro, si sarebbe seduto con le gemelle e avrebbe letto il giornale mentre loro mangiavano la colazione.

Questa mattina invece, Louis stava avendo qualche problema a concentrarsi.
Era seduto a tavola, come sempre, e Daisy e Phoebe chiacchieravano tra di loro sopra le tazze di Captain Crunch. Si schiarì la gola, raddrizzò il giornale che teneva in mano e provò a concentrarsi sulle parole dell'articolo. Nel momento in cui le gemelle finirono la loro colazione, aveva letto circa tre frasi. Decise di arrendersi del tutto col giornale, così si alzò per mettere i piatti delle bambine nel lavello. I tre andarono al piano superiore, Louis per dare loro i vestiti per il giorno e per aiutarle ad indossarli. Per il momento aveva scelto qualcosa di semplice, le avrebbe cambiate più avanti, così i loro vestiti non sarebbero stati sporchi all'arrivo di Harry.

Passò la giornata a pulire freneticamente, chiedendosi come diavolo fosse riuscito a vivere in quello stato e soprattutto come fosse riuscito a mantenere le ragazze in vita. Per le cinque, era in uno stato di panico tale, che tutto quello che le bambine potevano fare, era stare sedute a guardarlo. Perché aveva invitato Harry? Non poteva vederlo in quel porcile! Oddio e se Harry avesse pensato che era rozzo e non avesse più voluto parlare con lui? Louis alzò lo sguardo quando Georgia sfrecciò per la stanza, poco tempo dopo. Si sentì un urlo eccitato "Liam" provenire dal portone. Oh grazie a Dio.
Liam entrò nella stanza con Georgia tra le braccia, sorridendo lievemente alla vista di un Louis esausto.

"Tutto bene, Lou?" Gli sorrise.

"No, non va tutto bene! Perché sono così disordinato? Harry vedrà questo casino e penserà che sono orribile e non vorrà vedermi mai più e non posso-" Liam appoggiò una mano sulla spalla di Louis, interrompendolo.

"Lou, calmati. Questo posto è grandioso! Molto meglio di come l'abbia visto per parecchio, quindi smettila di preoccuparti. Hai già iniziato a preparare la cena?" Louis scosse la testa. Lottie sbuffò.

"No, era troppo impegnato ad andare nel panico." Louis la fissò.

"Smettila, Lottie, non sono andato nel panico." Flick sogghignò.

"L'hai fatto, Lou." Ridacchiò.

"Zitta anche tu" Louis tirò fuori la lingua alle sorelle. Liam alzò gli occhi al cielo.

"Che ne dici: tu inizi a cucinare e io cambio le piccole, poi vengo giù e mi occupo della cena mentre tu ti cambi. Va bene?" Louis annuì grato.

"Suona come un piano."


****


Quando Zayn arrivò quindici minuti dopo, trovò Louis sul pavimento, faccia in giù, e le bambine sedute lì intorno che giocavano. Pungolò Louis col piede.

"Liam è qui?"

"Cucina," Louis grugnì dal pavimento. Zayn entrò nella cucina, dove, quasi sicuramente, c'era Liam che cucinava il pranzo. Fece un cenno a Zayn, che indicò dietro la sua spalla col pollice.

"Perché Louis è sul pavimento?" Liam sbuffò.

"E' finalmente arrivato al punto di rottura. Sono arrivato circa quarantacinque minuti fa e stava impazzendo. Praticamente ho dovuto fare tutto al suo posto, perché non era nello stato di maneggiare fuoco o bambini," disse Liam, alzando gli occhi al cielo. Entrambi alzarono lo sguardo al grugnito strozzato che arrivò direttamente dalla sala.

"LA MIA VITA E' FINITA. MI ARRENDO. SONO FINITO. ANDATE AVANTI SENZA DI ME."

I due ragazzi sbuffarono.

"E' così melodrammatico." Zayn annuì solidale.

"Perché dovremmo andare avanti senza di te? E perché sei sul pavimento?" Una voce sconosciuta entrò dalla porta della cucina, il tono evidentemente divertito. Zayn guardò Liam quando sentirono Louis squittire e un rumore strascicato quando presumibilmente, Louis si alzò dal pavimento.

"Quello dev'essere Harry." Liam e Zayn scambiarono uno sguardo malandrino, prima di correre in sala per incontrare il nuovo arrivato.

Harry era di fronte a Louis, con la schiena verso Zayn e Liam, ma loro potevano vedere la faccia di Louis. Era arrossata e sembrava che non potesse guardare Harry negli occhi. Guardarono Harry fare un passo avanti.

"Andiamo, Lou. Che succede?" La sua voce era cambiata, passando da divertite ed esasperata, a preoccupata. Louis finalmente lo guardò.

"Niente. Stavo solo impazzendo un pochino, perché non pensavo che la casa fosse pulita…Nulla di che, solo io che facevo lo stupido." Sorrise imbarazzato. Harry sorrise a Louis, analizzando la stanza.

"E' un pochino in disordine," scherzò gentilmente, il sorriso evidente nella sua voce. Louis tirò fuori la lingua a Harry. Zayn e Liam guardarono il riccio tirare in un abbraccio Louis, che si sciolse automaticamente al contatto, le sue braccia si strinsero intorno alla schiena di Harry. Trasalì quando catturò i loro occhi da sopra le spalle di Harry, ma si rilassò ancora, appena Harry lo strinse un po' più forte, prima di staccarsi. Louis lo girò gentilmente, indicando i suoi amici.

"Quello è Zayn e quello è Liam. Liam stava cucinando la cena e suppongo che Zayn lo stesse aiutando…" La sua voce si affievolì leggermente quando Harry gli rivolse un sorriso.

"Sei rimasto sdraiato sul pavimento per tutto questo tempo." Non era una domanda, così Louis non sentì il bisogno di rispondere, a mala pena girò il naso verso di lui, facendo ridacchiare Harry, prima che allungasse una mano a Zayn e Liam, a turno.

"Harry Styles, è un piacere."

"Zayn Malik, lavoro con lui."

"Liam Payne, lavoro anche io con questi due. Anche se per la maggior parte, loro chiacchierano e lasciano me ad aver a che fare con i clienti."

"Non lo facciamo, Liam!" farfugliò Louis. Zayn annuì.

"Sì, lo facciamo, Louis." Zayn gli sorrise, mentre Louis alzava gli occhi al cielo. Le loro teste scattarono al suono di passi sulle scale. Daisy e Phoebe volarono nella stanza, sorrisi eccitati in viso. Appena videro Harry, squittirono deliziate, lanciandosi verso di lui. Lui rise, afferrandole tra le braccia. Si accucciò, lasciandole blaterare per un momento sulla loro giornata, sorridendo a Louis quando menzionarono quanto fosse fuori di sé. Louis arrossì leggermente. Le gemelle poi, iniziarono a trascinare Harry attraverso il salotto.

"Vieni a colorare con noi, Harry!"

"Il pranzo non sarà pronto per un po'-"

"Perché Liam è lento a cucinare-"

"Quasi sempre deve buttare il primo tentativo-"

"E ricominciare!" Zayn ridacchiò alla faccia indignata di Liam, tirandolo in un abbraccio laterale.

"E' vero, amico. Non preoccuparti però. Super Zayn è qui per salvare la giornata!" E con questo, si girò e spinse Liam di nuovo in cucina. Harry guardò verso Louis che scrollò le spalle.

"Zayn e Liam sono amici sin da bambini. E' probabilmente uno scherzo tra di loro." Harry annuì, ridendo appena Daisy e Phoebe iniziarono a tirarlo impazientemente.

"Ok, ok, andiamo allora." Le bambine esultarono, precipitandosi nella stanza per preparare i colori. Harry fece per seguirle, guardando Louis per vedere se stesse andando, ma fu interrotto da un urlo proveniente dalla cucina.

"LOUIS DI A ZAYN DI METTERE VIA QUEL CUCCHIAIO." Louis ridacchiò, scrollò le spalle ad Harry per scusarsi, mentre si faceva strada verso la cucina. Ghignò quando uno strillo acuto spezzò il silenzio e  alzò gli occhi al cielo al comportamento dei suoi amici. Harry seguì le gemelle nella sala, sedendosi al tavolino con loro, afferrando un pastello verde per colorare la coda di Ariel.

In cucina, Liam e Zayn avevano messo Louis con le spalle al muro. Una pentola di pasta cuoceva sul fornello dietro di loro, mentre lo fissavano.

"Quindi…Louis cos'è successo al non frequentarlo, uhu?" Iniziò Zayn. Louis lo guardò confuso.

"Non lo sto frequentando."

"Louis le persone in una relazione platonica non si abbracciano in quel modo." Gli disse Liam, con uno sguardo di materna preoccupazione. Louis alzò gli occhi al cielo.

"In ogni caso, ragazzi. Non usciamo insieme, ok? Lasciate stare." Liam e Zayn scambiarono uno sguardo, sembrando sul punto di insistere ancora un' po'. Louis fu salvato dalla pentola di pasta, che iniziò a spumare furiosamente, Zayn girò di scatto la testa e urlò "PRENDI LO SCOLAPASTA, VELOCE, LIAM". Louis scivolò fuori dalla cucina, precipitandosi come un pazzo verso la sala-dopotutto, non voleva essere lì per quella parte.

Trovò Harry seduto a colorare al tavolino da caffè, Daisy e Phoebe che chiacchieravano tra loro e con lui su tutto ciò che passasse loro per la testa.

"Devi colorare il camion dei pompieri di rosso, Harry-"

"Già, non puoi colorarlo di blu-"

"Colora il cielo col blu, Harry, e il camion col rosso-"

"Ma non colorare la finestra di rosso-"

"O i pompieri non riusciranno a vederla e ci sbatteranno contro-"

"E le persone moriranno nell'incendio." I tre sollevarono lo sguardo appena Louis si sedette di fianco ad Harry. Le facce delle gemelle si illuminarono.

"Yeeh! Harry adesso tu e Louis potete fare la gara di disegno-"

"Sì, Harry, l'hai promesso!" Harry rise.

"Va bene, va bene, Cosa dobbiamo disegnare?"

"L'ALTRO" Urlarono insieme. Louis scrollò le spalle, tirando verso di sé un foglio e un pastello.

I due disegnarono in silenzio per un po', il rumore di Daisy e Phoebe che chiacchieravano tra loro, ridotto a un lieve ronzio in sottofondo. Louis trasalì. Il suo Harry era terribile, era praticamente un omino stilizzato con qualche riccio. Almeno aveva fatto gli occhi verdi. Oh, chi voleva prendere in giro? Era orribile. Coprì velocemente il disegno con le braccia e si allungò per sbirciare quello di Harry. Harry lo notò e coprì velocemente il disegno con le sue braccia. Louis gli fece una linguaccia e Harry alzò gli occhi al cielo in risposta.

"Il tempo è finito!" Urlò Daisy, brandendo il suo pastello rosa verso di loro. Harry girò il suo e la mascella di Louis cascò a terra.

"Cosa? Cosa? Questo non è corretto! Sei anche un artista? C'è qualcosa in cui non sei bravo? E POI COME HAI FATTO A FARLO CON UN PASTELLO?"

Harry gettò la testa indietro, ridendo di cuore. Scrollò le spalle, continuando a ridere mentre indicava il disegno di Louis.

"Vediamo cos'hai fatto tu, allora, Lou." Louis era sopraffatto da un senso di inadeguatezza. Piagnucolò leggermente, stringendo il foglio al petto. Harry sollevò un sopracciglio, avvicinando la mano al disegno.

"Andiamo, Louis. Fa vedere." Louis scosse la testa giocosamente, un sorrisetto sul viso.

"No, Haz, non vedrai mai questo disastro." Harry ghignò.

"E' così?" Louis lo guardò cautamente.

"Sì…" Il ghigno di Harry si ingrandì, prima che si lanciasse su Louis, spingendolo per terra. Louis fece un urletto imbarazzante e cercò di sgusciare via, continuando a tenere la presa sul disegno. Lottarono per qualche minuto, Harry poi riuscì finalmente a schiacciare a terra i fianchi di Louis col suo bacino, battendosi con le sue braccia per prendere il disegno. Alla fine lo strappò dalla stretta di Louis, scappando a una distanza di sicurezza prima di guardarlo. I suoi occhi si spalancarono, provò a trattenere una risata; l'intero viso era illuminato dalla gioia, quando la risata scappò fuori dalla sua bocca. Louis fu colpito dal pensiero che se quella era la reazione di Harry al suo disegno, avrebbe disegnato per lui tutti i giorni, solo per vederlo così.  Harry si girò, indicando il disegno con un'espressione gioiosamente incredula.

"E' veramente così che mi vedi? Louis sorrise timidamente.

"Bè, no, ma l'arte non è mai stata il mio punto forte." Harry lo guardò con espressione sarcastica.

"Davvero, Louis? Non l'avrei mai immaginato." Louis alzò gli occhi al cielo, un leggero, gentile, sorriso sulle labbra.

"Ehi, piccioncini, la cena è pronta!" La voce di Zayn arrivò dalla sala da pranzo. Louis allungò una mano verso Daisy, che la afferrò.

"Dai allora, amori miei, andiamo a mangiare." Disse loro Louis. Phoebe lasciò il suo pastello, attaccandosi alla mano di Harry e camminarono nella sala da pranzo insieme.


****

La cena a casa Tomlinson era sempre un affare chiassoso. C'erano tante chiacchiere, tintinnii e "Daisy le forchette non sono armi!" A un certo punto, tutte le sere, Georgia, Daisy e Phoebe iniziavano a lanciare cibo. Zayn e Liam non erano mai d'aiuto quando succedeva, visto che le incoraggiavano o partecipavano perfino alla battaglia col cibo. Andava bene per loro, loro non dovevano pulire dopo. Louis era particolarmente nervoso quella sera, visto che non voleva che Harry pensasse che non aveva controllo sulle sue sorelle. Erano seduti l'uno di fronte all'altro, Zayn e Liam a capotavola, Lottie di fianco a Zayn, Flick e Georgia ai lati di Liam, Daisy di fianco a Louis, di fronte a lei, la sua gemella che chiacchierava con Harry. Louis era allungato verso Daisy per tagliarle gli spaghetti, quando Georgia iniziò a stuzzicarla. Louis le lanciò uno sguardo, scuotendo leggermente la testa verso di lei. Georgia ghignò, sollevando il suo cucchiaio e riempiendolo di piselli.

"Georgia, no." Disse seccamente Louis. Georgia mirò col cucchiaio verso Daisy, lo tirò indietro e lanciò. I piselli volarono in giro, alcuni colpirono il bersaglio, altri finirono per terra. Daisy la fissò, prendendo alcuni spaghetti, tirando indietro il braccio pronta al lancio.
Louis le afferrò velocemente la mano, forzandola a rimettere gli spaghetti nel piatto. Di tutte le notti per farlo, pensò Louis, oggi proprio no. Guardò le due bambine duramente.

"Non stasera, ragazze. Se provate a lanciare cibo un'altra volta, andrete a letto senza finire la cena." Georgia sbuffò ma sembrò recepire il messaggio. Nel frattempo, dall'altro lato del tavolo, Lottie stava trattenendo una risata. Louis la guardò con un sopracciglio sollevato.

"Voglia di impressionare stasera, o no, Lou'" Lottie gli sorrise, Louis la fissò. non poté farci nulla, era stressato ed era stanco di persone che lo prendevano in giro.

"Sai cosa, Lottie? Sono stufo del tuo atteggiamento. La loro morte ha colpito tutti noi, e sono stanco di te che ti comporti come se tutto riguardasse te. Non capisci quanto faccio per te, e non hai detto mai neanche una volta grazie. Sii triste, sii arrabbiata, va bene, ma smettila di riversarlo su di noi." Il viso di Lottie si gelò per un secondo, prima che spingesse indietro la sua sedia.

"Scusatemi." Lottie scappò dalla stanza, la faccia pericolosamente vicina ad essere ricoperta di lacrime. Harry guardò verso di lei tristemente. Poi guardò Louis.

"Per te va bene se le vado a parlare?" Louis annuì.

"Fai pure. Non riesco a far niente per lei, e mi uccide vederla così triste." Harry annuì al nuovo amico, alzandosi e avviandosi verso la stanza di Lottie. Si fermò davanti alla porta, bussando gentilmente. La voce gracchiante e triste della bambina, arrivò in risposta.

"Vattene, Louis. Non dovresti essere a intrattenere i tuoi ospiti?"

"Non sono Louis. Sono Harry. Va bene se entro?"

Ci fu una breve pausa dall'altro lato della porta, prima che si aprisse lentamente. Lottie lo guardò scettica, col viso striato di lacrime. Harry camminò cautamente verso il letto, sedendosi e indicandole di mettersi di fianco a lui. Lei lo fece, dopo aver chiuso la porta. La guardò gentilmente.

"So come ci si sente a perdere un genitore. Mio padre è morto quando avevo la tua età e mia madre si è risposata. Deve essere due volte peggio per te, avendoli persi entrambi e essendoti trasferita." Gli occhi di Lottie si sollevarono a questo e prese un respiro profondo e tremante.

"E' solo che mi sento come se tutti siano andati avanti e io sono bloccata qui a soffrire. Non voglio sentire la loro mancanza tutto il tempo. Non mi piace il dolore e l'attenzione che mi ha portato. Vorrei solo tornare alle cose com'erano prima, quando Louis era mio fratello, non mio padre." Sussurrò lei, quasi come se stesse confessando uno sporco segreto. Harry le diede una rassicurante pacca sul ginocchio.

"Quando mio padre è morto, mi sentivo proprio come te. Mia madre e mia sorella sono andate avanti, mia madre risposandosi e mia sorella semplicemente accettando le cose come stavano. Però io ero troppo giovane. Mia sorella se n'è andata poco dopo, per andare all'università, così sono rimasto a casa con mia madre e il mio patrigno a cui, come credo tu possa immaginare, non ero per niente affezionato. Sentivo come se tutti stessero provando a rimuovere mio padre dalle memorie della famiglia e il mio patrigno volesse prendere il suo posto. Ero furioso- ho quasi mollato la suola. E' stato probabilmente il momento peggiore della mia vita. Vuoi sapere come l'ho superato?" Lottie annuì velocemente.

"L'ho superato lasciando che le persone mi parlassero. Quando perdi qualcuno di così vicino, ti senti ferito, tradito, come se ti avessero abbandonato. Il tuo primo istinto è quello di allontanarti dal mondo e smettere di far avvicinare le persone, così non vieni ferito ancora. Questo è in effetti, il peggior modo di agire. Ho iniziato a stare meglio e essere felice di nuovo, solo quando ho smesso di combattere tutto e tutti intorno a me.

Note:
Rileggendo, mi sono resa ancora più conto, di quanto questo capitolo, o almeno la prima parte, sia stato tra i più complicati da tradurre, infatti pur avendo modificato parecchie cose, continua a non soddisfarmi completamente D: Magari prima o poi ci ritorno ancora con calma, spero che per ora non faccia troppo schifo così.
Ems

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.



Capitolo Quattro.


Dopo quella sera, Harry iniziò ad essere presente alle cene del Sabato ogni settimana. Poi, dopo essere rimasto da Louis fino a tardissimo un Sabato dopo cena, ed aver finito per passarci la notte, iniziò a farsi vedere in giro anche di Domenica. Louis ed Harry erano diventati incredibilmente uniti, passavano insieme più tempo che mai. Le ragazze adoravano Harry, il che gli dava ancora più ragioni per andare da loro. I Venerdì, Harry portava Daisy e Phoebe a casa con lui e Louis li raggiungeva con le altre tre quando arrivavano a casa da scuola. Louis era particolarmente attaccato a questo arrangiamento, visto che gli permetteva di lavorare un po' fuori orario e dava alle bambine un cambio di scenario.

Ottobre arrivò e passò, portandosi dietro Novembre e buona parte di Dicembre. Louis e le bambine avevano iniziato a considerare Harry famiglia, visto che era il primo da cui correvano per problemi o consigli-in particolare Lottie, che trovava assurdamente facile parlare con lui e a cui ricordava molto suo padre. Lo cercava per cose di cui non poteva parlare con Louis e il loro rapporto era diventato come quello tra padre e figlia, anche se nessuno lo definiva così- avrebbe significato definire la strana dinamica tra Harry e Louis, che si stavano sforzando di ignorare i sentimenti che continuavano a crescere col passare dei giorni. Ma no, Harry era etero e Louis- beh, Louis non era innamorato del suo migliore amico.

****

"Pronto?"

"Ho bisogno di un favore." La voce di Louis suonava stressata e disperata dall'altro lato della linea.

"Che succede?" Harry sentì Louis sospirare e il respiro che copriva la linea per un momento.

"Ho appena ricevuto una chiamata dalla scuola di Lottie, è nei guai e vogliono che vada a prenderla, ma sono al lavoro e non posso veramente andarmene- potrebbe costarmi il posto. Credi di poterla andare a prendere per me?" La voce di Louis era implorante e Harry non avrebbe potuto veramente dirgli di no in ogni caso.

"Ovviamente, non è un problema. Puoi darmi l'indirizzo?"

"Certo. Hai una penna?" Harry ne afferrò una dal cassetto, tirando fuori un pezzo di foglio strappato da un taccuino. Scribacchiò l'indirizzo mentre Louis gli dava indicazioni per raggiungerlo.

"Sembra abbastanza facile. Cosa devo dire al preside?"

"Digli solo che sei un amico di suo fratello e che sei lì perché lui non poteva andare via dal lavoro. Non posso veramente ringraziarti abbastanza, Harry." Harry arrossì leggermente.

"Non è veramente un problema. Sono felice di poter essere d'aiuto." balbettò nel ricevitore. Louis sospirò ancora.

"Bè, grazie comunque. Ascolta, devo tornare a lavorare, ma credi di poterla portare a casa tua e poi passo a prenderla dopo il mio turno? So che sto chiedendo tanto, ma-"

"Lou, non è un problema! Se provi a ringraziarmi un'altra volta, ti do uno schiaffo appena ti vedo. Torna a lavorare, ci sentiamo dopo."

"Ti sono veramente grato, Harry. Ci vediamo dopo."

"Ciao Lou."

"Ciao Haz."

Dopo che sentì la linea morire, Harry afferrò le chiavi e il portafoglio e li mise in tasca mentre usciva di casa. Il viaggio verso la scuola fu tranquillo-era metà pomeriggio, non c'erano molte macchine sulla strada. Stringeva forte il volante, i nervi delle spalle tesi e rigidi. Aveva avuto incontri insegnante-genitore in abbondanza prima di quel momento-viene con la professione- ma mai dal lato del genitore. Non che si considerasse un genitore di Lottie, ma…Il preside avrebbe voluto parlargli di quello che era successo, perché avrebbe dovuto riportarlo a Louis.

Infilò la macchina nel parcheggio, poi girò la chiave con mani tremanti: camminò velocemente verso la scuola, spinse la porta per aprirla e entrò nell'ufficio, poi si appoggiò con i gomiti al bancone, sbirciando a disagio verso la segretaria.

"Salve, sono qui per Lottie Tomlinson?" Disse piano. La donna lo guardò gentilmente e indicò verso una porta di vetro nel corridoio dietro di lei.

"E' nell'ufficio del preside, proprio lì." Lui annuì e le sorrise, mormorando un "grazie" mentre si allontanava dal bancone e si avvicinava alla porta. Bussò sul vetro, il rumore risuonò penetrante nelle sue orecchie. Appena entrò, Lottie alzò lo sguardo, le spalle che si rilassavano dal sollievo quando lo vide.

"Harry!" Esclamò saltando dalla sua sedia per abbracciarlo.

La prese tra le braccia, felice che fosse eccitata nel vederlo. Tenendo un braccio avvolto intorno a lei, la guidò gentilmente di nuovo verso la sua sedia, prima di stringere la mano del preside.

"Prego, si sieda, Mr. Tomlinson, dobbiamo parlare del comportamento di sua figlia," disse, sedendosi dietro alla scrivania. Harry aggrottò la fronte, sentendosi improvvisamente a disagio.

"Il mio nome in realtà, è Styles-Harry Styles. Sono un amico di suo fratello." Il preside sollevò un sopracciglio.

"Oh, sono terribilmente dispiaciuto. Avevo presunto fosse il suo compagno." Harry lanciò un'occhiata a Lottie quando sbuffò al commento del preside.

"No, solo che lui non poteva andarsene dal lavoro, per questo sono qui io. Il che, sono sicuro che Lottie abbia realizzato, è una vera fortuna per lei. Louis non è per niente contento di te, signorina." Disse Harry, guardandola severamente. Il preside si aggiustò gli occhiali mentre Lottie si muoveva a disagio sul suo posto.

"Questo è quello di cui siamo qui a parlare. Sono state dette alcune cose  e Lottie ha preso a pugni un ragazzo della sua classe." Le sopracciglia di Harry si alzarono vertiginosamente.

"Cos'è stato detto?" Lottie fissò Harry, il viso imbronciato, triste.

"Sai che dovevamo scrivere quel tema per Inglese? Sul nostro eroe?" Harry annuì. Lottie prese un respiro tremante, prima di iniziare di nuovo. "Bè, Ho scritto il mio su Louis, perché lui fa così tanto e non mostra mai la sua tristezza. In più fa quel lavoro perché è il meglio per noi, anche se non gli piace. Così, quando Hank l'ha chiamato perdente, dopo che ho letto il mio tema e ha continuato dicendo che era colpa dei miei genitori se sono morti, non potevo semplicemente lasciarglielo dire. Così ho ingrassato la sua faccia, per abbinarla al resto del corpo," Lei fece spallucce e Harry sentì l'urgenza travolgente di congratularsi con lei. Mise da parte velocemente il suo orgoglio-non era appropriato e poteva almeno aspettare che fossero nella macchina per congratularsi con lei.

"Questo è il motivo per cui, ho paura, dobbiamo sospenderla. E' stato sospeso anche Hank, per provocazione, ma mi spiace dirle, che lei verrà sospesa per più tempo, visto che le sue azione sono state molto più gravi e abbiamo una politica di zero tolleranza verso la violenza. Avrà tre giorni di sospensione, seguiti da due giorni di sospensione con obbligo di frequenza. Non le sarà permesso di recuperare nessun lavoro perso durante la sospensione, se non le verifiche. Farà altri lavori scolastici durante le ore con obbligo di frequenza. Ha delle domande, Mr. Styles?" Harry sospirò, sfregandosi gli occhi stancamente.

"No, non credo. Se Louis ne avrà, potrà semplicemente chiamare la scuola, o c'è un numero speciale che devo dargli?"

"No, potrà chiamare direttamente la scuola. Buona giornata, Mr. Styles."

"A lei, signore." I due uomini si strinsero la mano. Harry si piegò e prese la borsa di Lottie dal pavimento, precedendola fuori dall'ufficio. Lei tenne la testa abbassata e la bocca chiusa. Harry fu sorpreso quando la mano di Lottie scivolò nella sua, ma la avvolse in rimando e le diede una rassicurante stretta. Salirono sulla macchina di Harry, le cose di Lottie sul sedile posteriore. Harry guardò verso di lei.

"Per quanto Louis si arrabbierà, devo ammettere che sono piuttosto fiero di te, per aver rimesso quel ragazzo al suo posto. Non dire a Louis che l'ho detto, però. Mi ucciderebbe." Lottie ridacchiò dal sedile del passeggero.

"Sei un così cattivo marito, attentare così all'autorità di tuo marito." Farfalle iniziarono a scatenarsi nello stomaco di Harry, le sue guance si arrossarono velocemente. Harry gemette.

"Non anche tu! Perché tutti presumono che siamo sposati o qualcosa di simile?" Lottie scrollò le spalle.

"Non puoi veramente incolparli. È naturale pensare che sei mio padre, quando ti presenti nella mia scuola per un incontro genitore/insegnante. In più, considerando che il preside è a conoscenza della mia situazione, non è un passo lungo al pensare che sei sposato con mio fratello," il suo tono era ragionevole, anche se compiaciuto. Harry annuì a disagio.

"Lo immagino...Ma non è solo lui, sai. Anche mia madre pensava che ci frequentassimo all'inizio e lei non ha neanche mai incontrato Louis! Le stavo parlando l'altro giorno e mi ha chiesto come stesse il mio fidanzato. Ero confuso, ovviamente, e lei ha chiarito che stava parlando di Louis," Harry decise di non menzionare il calore che aveva sentito nella pancia quando sua madre aveva detto così, "Sono etero! Pensavo lo sapesse." Lottie gli lanciò uno sguardo.

"O forse sa che non lo sei."

"Co-cosa? Cosa vuoi dire?" Farfugliò nervosamente.

"Le madri ne sanno di più, sto dicendo. Anche mia madre sapeva di Louis, prima che lo sapesse lui" disse casualmente. Il cuore di Harry si fermò per un breve momento.

"Louis è gay?" Chiese, sentendosi improvvisamente in preda alla vertigini. Lottie lo guardò con occhi spalancati.

"Non te l'ha detto?" Harry scosse la testa. "Oh. Pensavo che te l'avesse--voi due siete così uniti. Non...non è un problema, vero?

"No! No, per niente, io non-cioè non sono-Io...io amo Louis, che sia gay non cambia nulla." La faccia di Harry bruciò, quando Lottie lo guardò con sguardo consapevole.

"Quanto lontano arriva questo amore?" Harry sembrò sorpreso-non era una domanda che si aspettava. Lottie sollevò un sopracciglio, quando ci mise troppo per rispondere. " Per esempio: se avesse un fidanzato, a te andrebbe bene?"

Harry si aggrappò con forza al volante, la rabbia che cresceva. No, pensò, questo non mi andrebbe per niente bene. Lottie lo guardò attentamente.

"Sei arrabbiato per il fidanzato, o per l'idea che sarebbe Louis ad avere il fidanzato?"

"Louis," ringhiò. Lottie sorrise.

"E perché il pensiero di Louis fidanzato, ti fa arrabbiare così tanto?"

Non stava veramente pensando quando lo disse, l'inesplicabile rabbia che gli offuscava il cervello.

"Perché lui è mio, dannazione." Ignorò il suo sorrisino compiaciuto, mentre spingeva forte il pedale. In fondo al cervello, pensò debolmente a come non ricordasse esattamente il viaggio di ritorno. Lanciò uno sguardo alla bambina, mentre si slacciava la cintura di sicurezza e il suo sorrisino saccente gli fece dimenticare la  rabbia. Il suo cervello ripercorse la conversazione e arrossì quando realizzò quello che lei aveva insinuato.

"E' il mio migliore amico, cioè. Non intendevo 'mio' nel senso che voglio diventare vecchio con lui, intendevo 'mio' nel senso che non voglio essere rimpiazzato-come amico" spiegò frettolosamente. Lottie continuava a ghignare.

"La smetti con quell'espressione? Non sono innamorato di Louis!" Urlò. "Sono etero, mi piacciono le ragazze e non amo Louis." Lottie sghignazzò.


"Un po' sulla difensiva, o sbaglio?" Ridacchiò.

"No," buttò fuori, "Non sono sulla difensiva. Sto dicendo la verità."

Lottie sollevò un sopracciglio.

"Chissà perché, ne dubito," mormorò lei. Harry le lanciò un'occhiataccia.

"Senti, lascia perdere, ok? Ti piace la cioccolata calda? Posso farne un po'." Lottie alzò gli occhi al cielo davanti alla sua ostinazione, ma sorrise comunque.

"Che genere di ragazze conosci, a cui non piace la cioccolata?" Harry le sorrise.

"Andiamo allora. Voglio anche sapere di più sulla situazione con Hank." Lottie deglutì nervosamente, ma annuì comunque-glielo doveva. Uscirono dalla macchina, entrarono in casa e fecero la cioccolata su cui avrebbero parlato.

****
Quando Louis bussò alla porta, erano circa le quattro del pomeriggio, fissò apprensivamente Harry, mentre lo prendeva per mano e lo portava in cucina, dove lo fece sedere al bancone. Harry non lasciò la sua mano una volta seduti e la strinse leggermente.

"Dov'è Lottie?" Chiese cautamente Louis. Harry sorrise gentilmente.

"Sta bene, è di sopra, si sta riposando. Era stanca morta; ha avuto una giornata emotivamente spossante," spiegò. Louis sospirò, lasciando ciondolare la testa e stringendosi la base del naso.

"Quindi, qual'è il danno?" gracchiò quietamente. Harry gli strinse di nuovo la mano.

"E' stata sospesa," disse, con lo stesso tono. La testa di Louis scattò, shock e rabbia apparvero sul suo volto.

"Cosa?!"

"Non è del tutto colpa sua, Lou, e onestamente, non potrai essere molto arrabbiato con lei, non quando avrai sentito cos'è successo," disse gentilmente, "questo ragazzo nella sua classe ha detto qualcosa su di te e l'essere un perdente e che è stata colpa dei tuoi genitori se sono morti. Onestamente, qualunque bambino gli avrebbe tirato un pugno in quella situazione. Specialmente considerando che l'ha detto in risposta al suo tema sul suo eroe. L'ha scritto su di te, Lou. E' molto grata per tutto quello che fai per lei e le ragazze, e ti ama tantissimo."

Louis scattò ancora, ma questa volta non per rabbia o esasperazione. Harry rimase scioccato quando le spalle di Louis iniziarono a tremare e tirò via la mano dalla sua stretta per coprirsi il volto. Dannazione, aveva provato così tanto a non piangere. Si era trattenuto per quattro mesi e adesso stava uscendo tutto fuori. Si lasciò scappare un singhiozzo spaventato, quando sentì un paio di braccia avvolgersi intorno a lui, si irrigidì per un momento prima di rilassarsi ancora, aggrappandosi saldamente alle ampie spalle dell'amico e affondando il viso nel suo collo. L'odore di acqua di colonia lo travolse, confortandolo. Sorprendentemente, fu Harry che affondava il viso nei suoi capelli e gli sussurrava parole confortanti e senza senso nell'orecchio, a farlo ricominciare a singhiozzare con tutte le sue forze. Le sue dita si aggrapparono alla maglietta dell'amico, mentre frignava come un bambino sul suo collo. Era come se si fosse spezzata una diga, le lacrime che scorrevano libere, senza che lui avesse il controllo su di esse. Il dolore che aveva intrappolato nel petto per così tanto si era finalmente liberato dei suoi limiti.

Era come un mostro--tutto denti aguzzi e lunghi artigli--ed era sicuro che, senza le braccia di Harry intorno alla sua vita e la sua voce nelle orecchie, l'avrebbe lacerato dall'interno. Gli rodeva il cuore e graffiava il fegato; abbastanza da far male, da lasciar andare la tensione,ma non abbastanza da lasciare ferite permanenti. Harry era i ceppi al collo e alle zampe del mostro, che lo limitavano, ma gli lasciavano fare quel che necessitava.

Louis sentì Harry lasciare un bacio sui suoi capelli, il gesto fece fare le fusa al mostro e lo fece ritirare. Le mani di Harry tracciavano cerchi sulla schiena di Louis, la carezza calmava il dolore del mostro, rendendolo assonnato. "Va tutto bene, Lou," sussurrò Harry "Ti tengo". Il mostro sbadigliò, accucciandosi di nuovo nel suo petto, in attesa della prossima cosa che l'avrebbe scatenato.


Louis si tirò indietro, tirando su col naso e strofinandosi gli occhi. Harry fu colpito per un secondo da quanto sembrasse infantile. Il suo cuore sobbalzò-Louis era molto più a pezzi di quanto avesse pensato. Il pensiero fece scoppiare un istinto di protezione nel suo petto e si allungò di nuovo verso l'amico, avendo bisogno di stringerlo a sé. Rinunciò a tirarlo a sé, appoggiando invece le sue mani sulle braccia di Louis, accarezzandole gentilmente, il calore che bruciava sui suoi palmi.

"Stai bene?" chiese Harry gentilmente, Louis sbuffò una leggera risata, premendo i palmi delle mani sugli occhi.

"Starò bene. E' solo-non so. Immagino di non aver ancora finito di compiangermi. O non ho ancora iniziato," mormorò Louis. Harry strinse gli occhi.

"Cosa dovrebbe voler dire?" chiese lentamente. Louis evitò il suo sguardo, le sue spalle che si alzarono in un'apatica scrollata.

"Sono stato troppo concentrato sul tenere insieme le ragazze-non ho avuto il tempo per piangermi addosso. Che è probabilmente il motivo per cui ho avuto questa piccolo crollo," farfugliò.

"Louis!" esclamò Harry, "non puoi farlo, non ti fa bene!"

"Non è che ci potessi fare molto…dovevo esserci per le ragazze e più avrebbero visto me triste, più ci avrebbero messo loro, per smettere di affogare nel dolore," ragionò Louis, "In più, non so veramente come si fa a commiserarsi--ero abituato ad avere mia madre come la mia roccia. Ora se n'è andata e non mi fido abbastanza di me stesso per lasciare che certe cose mi tocchino--non so come affrontarle da solo."

"Sarò io la tua roccia," sparò fuori Harry. Si raccapezzò poi velocemente, per rettificare quello che aveva detto. "Cioè, ti aiuterò a farlo. Hai bisogno di piangerti addosso, Lou. Più rimanderai, peggio sarà venirci a patti. Non voglio che ti ci uccidi sopra, quando c'è un modo perfettamente ragionevole per affrontarlo."

"Credo di amarti, lo sai?" mugugnò piano Louis. Harry sorrise, allungandosi e avvolgendo l'amico in un abbraccio. Louis sospirò, appoggiando la testa sulla spalla di Harry.

"Ti amo anche io, Boo Bear," sussurrò Harry tra i capelli di Louis. L'odore dello shampoo di Louis lo invase e si sentì completamente in pace.

"Aaw.." I due ragazzi si separarono, guardandosi intorno per vedere Lottie dietro di loro in una delle larghe magliette di Harry. Sorrise assonnata "Voi due siete così teneri."

"Credi veramente che sia furbo prendermi in giro proprio adesso, Lottie? Per quanto sia fiero di te, per aver difeso me, mamma e papà, prendere a pugni quel ragazzino non era la cosa giusta da fare. Sei stata sospesa, Lottie," la mano di Louis afferrò la spalla di Harry per calmarsi mentre rimproverava la sorella, "Non posso lasciartelo passare impunita,"

Lottie fissò il pavimento, giocherellando con il bordo della maglietta.

"Stavo solo provando ad essere coraggiosa, come te" sussurrò. Louis si addolcì e la stretta su Harry si allentò. Camminò in avanti, la abbracciò attentamente e si abbassò per appoggiare un bacio tra i suoi capelli.

"Lo so, amore. Lo so. Ma ci sono un tempo e luogo per questo--non puoi picchiare gente a scuola. Credo che dovrei dirti 'o ovunque', ma probabilmente avrei fatto la stessa cosa al tuo posto, quindi non te lo dirò. Quello che dirò è niente televisore o computer durante la sospensione, ma solo questo" abbassò lo sguardo sul suo orologio "sarà meglio andare, però. Dobbiamo passare a prendere Daisy e Phoebe sulla strada per casa e non posso arrivare tardi per Georgia e Flick. Corri e vai a vestirti, poi ce ne andiamo."

Lottie annuì, stringendo Louis ancora una volta, prima di staccarsi e correre su per le scale. Louis girò su sé stesso, camminando verso e Harry, che aprì le braccia. Louis si lasciò felicemente andare tra di esse, sembrando esausto.

"E' andata meglio di quanto mi aspettassi," disse Harry. Louis sbuffò una risata sul suo collo.

"Già, molto meglio. Mi ero aspettato lacrime e urla e probabilmente qualche porta sbattuta," Louis sospirò, affondando ancora di più il viso nel collo di Harry, "Credo che probabilmente tu abbia scongiurato il disastro. Se io fossi andato a prenderla, allora sarebbe scoppiato sicuramente un casino. Non posso ringraziarti abbastanza, per tutto. Fai praticamente parte della famiglia ora."

Harry arrossì, un sorriso che si apriva sul suo volto.

"Anche voi ragazzi siete praticamente la mia. Ti voglio bene, Lou." mormorò. Sentì Louis sorridere sul suo collo.

"Ti voglio bene anche io, Hazza." farfugliò lui.

***

Dopo che Louis e Lottie se n'erano andati, Harry si era seduto con una coperta e un libro, sul divano. Per quanto strano potesse essere, gli mancavano già. La sua casa aveva iniziato a sembrare stranamente vuota negli ultimi mesi--proprio intorno a quando aveva incontrato Louis.

Dio, amava quel ragazzo. Non in modo romantico--era etero, dannazione--solo in un "tu-sei-il-mio-migliore-amico-non-ho-mai-incontrato-qualcuno-come-te" modo. Louis aveva questo effetto su di lui, lo faceva sentire felice e protettivo. Era una strana combinazione di sentimenti, lo sapeva, ma non poteva comunque evitare di sentire che Louis avesse bisogno di essere accudito.
Harry voleva essere la persona che si prendeva cura di lui.

Questo non era strano, o no? Le persone badano ai propri migliori amici. Succede.

Non nel modo in cui vuoi tu, però, sussurrò la sua mente. Tu vuoi stringerlo, e baciarlo, e amarlo, e sposarlo, canticchiò la voce. Suonava sospettosamente come Lottie. Per questo non le prestò attenzione. Non aveva bisogno di consigli d'amore da una ragazzina di dieci anni, non importa quanto la amasse.

Si stava distraendo, si era seduto per leggere e ora cosa stava facendo? Pensava a Louis. Tutto riguardava Louis in questi giorni.

Fece un salto quando il suo cellulare iniziò a suonare, sul tavolino di fianco a lui. Boo Bear, apparve sullo schermo. Sorrise lievemente, rispondendo al telefono con un "Eccomi!".

"Ha-Harry?" La voce di Lottie tremava dall'altro lato della linea. Harry si sedette, appoggiando le gambe sul pavimento.

"Lottie? Va tutto bene?" Chiese freneticamente.

"N-No. Abbiamo avuto un incidente. Lou-Louis è incosciente. L'uomo ha chiamato l'ambu-lanza, ma i-io sono spaventata," la sua voce si spezzò quando singhiozzò, "e se non si sveglia? Cosa succede se non ar-arrivano in te-mpo?"

Il cuore di Harry si fermò e si spezzò in milioni di pezzi. Il suo cervello urlava che Louis era incosciente, Lottie era in pericolo--doveva andare. Lottie singhiozzò, il suono spezzò la linea per un secondo e scosse Harry, che entrò in azione. Si alzò e si diresse verso la porta.

"I-io credo di essere okay. Vado sull'ambulanza--non posso lasciare Louis," la voce le si spezzò sul nome del fratello. Harry afferrò le chiavi, infilandosi le scarpe con una mano.

"Che ospedale è?"

"Saint-Saint Mary," piagnucolò lei. Harry sbattè il portone dietro di sé, corse giù per le scale e lanciandosi sul sedile del guidatore, infilò la chiave nell'accensione e allacciò la cintura di sicurezza.

"Sarò lì il prima possibile, amore, ma devo attaccare il telefono così non mi schianto." Lottie singhiozzò alle sue parole, "Lo so, tesoro, lo so. Attacca, sei una ragazza forte e Louis è un uomo veramente forte. Ce la farà."

"Okay-Okay, solo, per favore, sbrigati, Papà," piagnucolò Lottie nel ricevitore. Il cuore di Harry si sciolse, le lacrime che spingevano negli occhi.

"Lo sto facendo, amore mio, sarò lì ancor prima che te ne accorga," sussurrò. Lei farfugliò un "ciao" a cui lui rispose e attaccarono il telefono.
Harry guidava verso l'ospedale Saint Mary.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque (Prima parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.





Capitolo Cinque (Prima Parte)

Quando Harry entrò nella sala d'aspetto dell'ospedale Saint Mary, fu accolto da una Lottie singhiozzante. La bambina lo abbracciò forte, singhiozzando sul suo petto come un neonato. Lui le strinse la schiena, si abbassò e, con un po' di sforzo, la sollevò tra le sue braccia. Lei urlò sul suo collo mentre le accarezzava la schiena, sussurrando parole dolci nel suo orecchio. Pianse fino a perdere la voce, singhiozzando, urlando e facendo in generale molto rumore. La maglia di Harry era fradicia intorno al collo, quando, circa dieci minuti dopo, Lottie si addormentò, con un mezzo gemito.

La spostò leggermente tra le sue braccia, il suo corpo da bambina di dieci anni strano da reggere. Camminò attentamente verso le panche, appoggiò Lottie su una di esse e la coprì con la sua giacca, prima di avvicinarsi alle infermiere.

"Sono qui per Louis Tomlinson?" chiese nervosamente. Una delle infermiere si avvicinò, i capelli rosso acceso raccolti in uno chignon alto.

"E' un familiare?" chiese lei.

"Io-sì. Sì, lo sono." disse lui, farfalle che si agitavano nello stomaco. Lei lo guardò ancora, per poi sospirare.

"Ho paura che non lo possa ancora vedere-è in sala operatoria. Le faremo sapere appena cambierà qualcosa, ma per ora le consiglio di aspettare qui. Se la piccola ha bisogno di qualcosa, non esiti a chiedere," esclamò gentilmente "poverina, era distrutta-continuava a chiedere del suo papà. Non credo sarebbe riuscita ad andare avanti per molto, senza di lei."

Le sorrise a disagio, borbottando dei ringraziamenti prima di tornare alla panca dove Lottie stava dormendo. Le sollevò gentilmente la testa, appoggiandosela in grembo e accarezzandole i capelli. La sua tasca iniziò a tremare, così si allungò e tirò fuori il telefono di Louis. Caroline lampeggiava sullo schermo. Harry si accigliò.

"Pronto?" rispose.

"Mr. Styles?" la voce di Caroline era confusa "Perché sta rispondendo al telefono di Louis?

"Sono all'ospedale-ha avuto un incidente in macchina, non posso veramente parlare al momento." rispose, di fretta.

"Oh mio Dio! Sta bene? Sono passata da casa sua per lasciare Daisy e Phoebe, che sono state tutto il giorno da me, e ho trovato le sue altre due sorelle sul pianerottolo," spiegò velocemente lei "c'è qualcosa che posso fare per aiutare? Ha bisogno che le accompagni lì?"

"In effetti, se potesse farlo, sarebbe di enorme aiuto." Harry sospirò sollevato "Ho Lottie qui con me e non voglio andarmene nel caso succedesse qualcosa a Louis. Solo…dì a Flick e Georgia che state venendo a trovare 'Harry'. Sono al Saint Mary."

Uno spostamento d'aria dall'altro lato della cornetta, segnalò il sospiro di Caroline.

"Ovviamente" replicò "Ci vediamo tra poco allora, Mr. Styles."


***
Harry non aveva neanche realizzato di essere mezzo addormentato, fino a che il chiacchiericcio delle gemelle non lo svegliò. La sua mano sinistra era intorpidita dall'aver sorretto la testa e aveva perso sensibilità nella gamba su cui era appoggiata Lottie.

Georgia fu la prima a vederlo, i suoi occhi spaventati lo incontrarono dalla porta della sala d'attesa, prima che si buttasse verso di lui. Si abbassò verso la bambina quando arrivò di fronte a lui, la sollevò attentamente per farla accucciare al suo petto, stando attento che le sue gambe non colpissero la testa di Lottie. La bambina si aggrappò a lui, piagnucolando sul suo collo.

"Mamma e Papà sono morti in ospedale." sussurrò "La sala d'attesa era proprio come questa. Louis ci ha lasciato lì con un'infermiera mentre lui andava a vederli. E' tornato piangendo. Per favore, non tornare piangendo."

Il cuore di Harry si spezzò, quando queste parole furono pronunciate sul suo collo. Queste bambine avevano già perso i genitori-stavano veramente perdendo anche il fratello?

Flick arrivò alla sua sinistra, le guance bagnate dalle lacrime, e gli afferrò la mano. Lui la strinse non sapendo cos'altro fare per le bambine. Caroline si avvicinò, Daisy e Phoebe, che si erano calmate quando avevano visto quanto fossero tristi gli altri, corsero verso di lui e si attaccarono alle sue gambe. Caroline si strinse di più nel suo cardigan.

"Ha avuto notizie Mr. Styles? Louis starà bene?"

"Puoi chiamarmi 'Harry'? Non ho l'energia per essere 'Mr. Styles'. E no, non lo so. Non ho ancora saputo niente." mormorò amaramente. Caroline annuì, muovendosi nervosamente.

"Posso chiederti perché le bambine ti conoscono? E' solo…Sembrate veramente uniti." la sua voce si affievolì apprensivamente.

"No, va bene. Louis ed io siamo molto attaccati; sono a casa sua spesso. Curo Daisy e Phoebe il venerdì e Lou porta il resto delle ragazze da me quando escono da scuola." spostò leggermente Georgia, così che il ginocchio della bambina non si appoggiasse più sul suo inguine "Sono praticamente famiglia, a questo punto."

Gli occhi di Harry scivolarono dietro a Caroline, notando un dottore che si avvicinava per parlare con l'infermiera dai capelli rossi. Lei guardò verso di lui, poi di nuovo il dottore, prima di annuire a qualcosa che aveva detto. Il dottore si allontanò, tornando dietro alla doppia porta da cui era entrato e lei si avvicinò alla pila di bambine da cui era sommerso Harry.

"Signore," lui si tirò su, spingendo leggermente Georgia.

"Posso parlarle in privato? Non so quanto sarebbe saggio parlare delle condizioni di suo marito davanti alle piccole." aveva sussurrato l'ultima parte, però Flick e Caroline sentirono comunque. Harry sospirò, annuendo, prima di appoggiare attentamente Georgia per terra e spostare la testa di Lottie, per poi alzarsi. Le gemelle piagnucolarono, continuando a stringergli le gambe, e Flick e Georgia cercarono di fermarlo dal muoversi. Harry guardò impotente Caroline, che si inginocchiò, staccò gentilmente le gemelle dalle sue gambe e spostò Flick e Georgia per farle sedere con lei sulle panche. Harry si girò un'altra volta, dicendo loro che tutto sarebbe andato bene e che sarebbe tornato presto, prima di seguire l'infermiera con i capelli rossi. Lei prese una cartelletta e lesse con espressione fosca.

"Louis Tomlinson, vero?" Harry annuì "Be', Mr. Tomlinson, suo marito si rimetterà, anche se non sarà in piena forma per un po'. Ha sbattuto la testa contro il finestrino poco prima che si frantumasse, ha quindi riportato una lieve commozione cerebrale e gli è entrato un pezzo di vetro abbastanza grosso nel braccio destro, che abbiamo rimosso e suturato. Non potrà usare il braccio per un po', il vetro è entrato abbastanza in profondità, ha rotto l'osso--è stato fortunato però, per poco non ha perforato l'arteria. Cambieremo la medicazione e i punti domani mattina e gli metteremo il gesso, che dovrà tenere per circa quattro settimane, poi verrà tolto tutto. Dopodiché si vedrà--a volte questo tipo di ferite guarisce molto bene al primo colpo, ma altri non sono così fortunati. E' cosciente ora, se vuole vederlo--ho paura che non si possa far entrare tutta la famiglia in una volta e sarebbe meglio se gli parlasse prima lei, poi può portare le piccole una o due alla volta. Vorrebbe vederlo?"

Harry annuì freneticamente, speranza e sollievo l'avevano reso incapace di parlare. Seguì l'infermiera attraverso le doppie porte, lungo un corridoio bianco e lungo, con molte porte e finestre, sull'ascensore fino al terzo piano, poi lungo un altro corridoio fino ad una porta scorrevole di vetro, che si aprì automaticamente quando ci camminarono davanti.

Lì, sul letto, con una benda rigida e bianca intorno alla testa, era seduto Louis, che non sembrava per niente impressionato dal suo camice e da ciò che lo circondava. Il suo viso si illuminò però, nel momento in cui colse segno di Harry. Il sollievo inondò Harry, rendendolo incapace di fare qualsiasi cosa, se non fissare il suo amico, una volta avvicinatosi all'inizio del letto. Louis alzò lo sguardo verso di lui, il sorriso che si spegneva dal nervosismo al passare di ogni secondo. Dopo un minuto, non poteva sopportare ancora, si allungò per toccare gentilmente il braccio di Harry.

"Harry?" sussurrò. Harry continuò a fissarlo per un momento, prima di colpirlo sulla spalla. "Ow!" si lamentò Louis "Quello per cos'era?"

"Quello era per avermi fatto pensare che fossi morto! Dio, Louis, non provare mai più a spaventarmi così!" ripose rabbioso Harry. La sua espressione cambiò completamente nel giro di un secondo, passando da arrabbiata a distrutta. "Pensavo fossi morto, Lou."

L'espressione di Louis si ammorbidì e avvolse la sua mano attorno al polso di Harry, tirandolo in un abbraccio. Harry si lasciò andare, i fianchi lasciarono la strana posizione sollevata e si sedette sul letto di fianco a Louis. Harry sbattè le palpebre, il bruciore negli occhi che diventava sempre più forte. No, pensò, ho promesso a me stesso che non avrei pianto. Dio, Styles, sei un pappamolla. Ma il bruciore non accennava ad andarsene, così avvolse le braccia intorno al suo amico e gli affondò il viso nel collo.

Ci aveva provato, ci aveva provato davvero, ma i pensieri non lo lasciavano in pace. Ecco qui il suo perfetto amico, con punti sulle braccia e una benda intorno alla testa, e oggi, Harry l'aveva quasi perso. Quasi perso lui e i suoi abbracci e il suo sorriso e la sua risata e il suo strambo modo di vestire e la sua ossessione per le carote e Dio, è così che ci si sente quando il cuore viene strappato fuori dal petto?

"Sei il mio migliore amico," singhiozzò "non puoi lasciarmi."

Louis non disse niente, invece accarezzò la schiena dell'amico, sfregandola su e giù. Alla fine, Harry si calmò abbastanza per sdraiarsi, accoccolandosi a Louis sul letto, la testa appoggiata alla spalla del ragazzo. Louis gli accarezzava i capelli, proprio come Harry aveva fatto neanche mezz'ora prima con Lottie. Fissò l'amico, ancora incapace di considerare che avrebbe potuto perderlo quella notte.

"Haz?" disse Louis, per qualche ragione sentendo il bisogno di sussurrare, "Cos'è successo?"

"Allora," iniziò, prendendo un respiro tremante, "mi ha chiamato Lottie, non molto dopo che ve ne siete andati. Mi ha detto che avevate fatto un incidente e che l'ambulanza ti stava portando al Saint Mary--dove sei ora, nel caso te lo stessi chiedendo--quindi sono venuto. Quando sono arrivato, lei--onestamente Lou, non ho mai visto nessuno così distrutto prima. Era un completo disastro e ha letteralmente pianto fino ad addormentarsi--è crollata mentre piangeva. E dopo non lasciavano che ti vedessi, perché eri in sala operatoria o qualcosa di simile. Quindi stavo aspettando con Lottie quando ha chiamato Caroline e ha portato qui il resto delle ragazze, quindi è di là con loro. L'infermiera mi ha detto che non potevo portarle qui tutte in una volta, perché sarebbe stato troppo. Crede che siamo sposati, tra parentesi."

"Cosa intendi, con crede che siamo sposati?" le sopracciglia di Louis scattarono verso l'alto. Harry sorrise timidamente.

"Le ho detto che ero un tuo familiare, così mi avrebbe lasciato venire a vederti, eccetera. Ha fatto il salto a 'marito' perché Lottie stava chiedendo del suo papà e facendo scenate nella sala d'aspetto e si è fermata solo quando sono arrivato." Harry si strinse nelle spalle "Non ho effettivamente detto che eravamo sposati o che ero il padre di Lottie. Le circostanze l'hanno portata a pensarlo."

Louis sbuffò. "Ovviamente lo hanno fatto. Le circostanze l'hanno fatto molto ultimamente, o sbaglio?"

Lo sguardo divertito di Louis incontrò quello di Harry e i due risero silenziosamente tra di loro. Furono interrotti, comunque, dall'arrivo dell'infermiera rossa, un'espressione stanca sul viso.

"Mi scusi, Mr. Tomlinson, sua figlia è sveglia e ehm…Chiede di lei" disse, a disagio. Harry si tirò su con un sospiro, districandosi dall'abbraccio di Louis, in qualche modo con riluttanza.

"Sarà meglio che vada a vedere allora. Torno tra poco," rispose stancamente. Guardò di nuovo verso Louis e, quasi ad averci ripensato, si piegò a lasciargli un bacio sulla guancia. "Cerca di non metterti ancora nei casini mentre sono via, ok?"

Louis tirò fuori la lingua sfacciato e Harry gli fece l'occhiolino in risposta prima di seguire l'infermiera fuori dalla stanza e di nuovo lungo i corridoi. Quando arrivarono all'ascensore, lei sorrise lievemente, allungandosi verso Harry per sussurrargli nell'orecchio.

"Voi due siete così carini. E avete anche le bambine più dolci--vere cocche di papà," disse, con un largo sorriso. Harry non sapeva veramente come rispondere, così si limitò a sorridere e a borbottare un 'grazie', per non essere maleducato, anche se l'intera situazione era piuttosto strana.

Entrarono nella sala d'attesa, Harry puntò automaticamente lo sguardo su Lottie che stava indubbiamente facendo un bel casino. Il suo cuore palpitò, e gli si strinse lo stomaco.

"No," stava urlando a Caroline "Non voglio te, voglio il mio papà. Ora."

Harry le si avvicinò e le toccò gentilmente la spalla. Lei si girò, il viso che si illuminava dal sollievo appena vide Harry, e si lanciò addosso a lui. Scivolò indietro di qualche passo, avvolgendole le braccia intorno, appena lei avvolse le sue intorno a lui. Si abbassò per posarle un bacio nei capelli.

"Tutto bene, amore?" mormorò. Lei affondò ancora di più il viso sul suo petto, annuendo e facendo un leggero "mah" sul fondo della gola. Lui alzò lo sguardo trovando Caroline che lo guardava stranita, catturando i suoi occhi scosse leggermente la testa come per dire 'non ora'. "Vuoi andare a trovare Louis?"

La testa di Lottie scattò, le lacrime che zampillavano dagli occhi.

"Sta bene?" gracchiò lei.

"Sta bene," rispose, un leggero sorriso in volto "un po' ammaccato, ma sta bene."

Lottie annuì, sembrando incredibilmente sollevata. Harry le sorrise, prendendole la mano e tirandola verso le porte.

"Su, allora. Andiamo a vedere come se la sta cavando."

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque (Seconda parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.





Capitolo Cinque (Seconda Parte).

"Ragazze, calma, devo aprire la porta!" urlò Harry, vedendo Lottie e Flick correre verso l'ingresso. Slacciò le cinture a Daisy, Phoebe e Georgia, poi chiuse la macchina e seguì le bambine verso la porta. Entrarono tutte di corsa appena la aprì e si dispersero nelle rispettive stanze.

Harry e Louis avevano concordato che Harry sarebbe stato da Louis mentre lui era in convalescenza, per prendersi cura di lui e delle ragazze. Harry aveva anche suggerito di invitare sua mamma per un po'--massimo una settimana--per tenere d'occhio Louis mentre lui era al lavoro. Louis aveva accettato malvolentieri, dopo che Harry gli aveva casualmente fatto notare che sarebbe stato tutto solo in casa durante il giorno--lui, Zayn e Liam sarebbero stati al lavoro e le bambine a scuola--e oltre che poco sicuro per lui, Louis si sarebbe assurdamente annoiato. Inoltre, la mamma di Harry moriva dalla voglia di incontrarlo. Louis aveva opportunamente fatto notare, dopo aver accettato, che se la mamma di Harry sarebbe stata con loro, allora lui ed Harry avrebbero dovuto condividere la stanza per quel periodo. L'obiezione non aveva fatto niente per aiutare Harry a negare i suoi crescenti sentimenti per l'altro ragazzo, ma l'aveva fatta passare più casualmente che poteva. E no, non era arrossito, quindi smettetela di guardarlo così.

Erano le otto di sera e la piccola e scombinata famiglia era arrivata a casa dall'ospedale molto in fretta. Le bambine avevano reagito sorprendentemente bene, alla vista del fratellone in un letto d'ospedale, avendo capito che Louis era okay e che si sarebbe rimesso relativamente in fretta. Quello che aveva effettivamente richiesto così tanto tempo per uscire dall'ospedale, era la ritrosia di Harry a lasciare Louis. Caroline era andata a casa, perché la sua famiglia aveva bisogno di lei, quindi le ragazze erano rimaste sedute per la camera di Louis, espressioni annoiate stampate su tutti tranne due visi, mentre Harry e Louis chiacchieravano tra di loro per la maggior parte di due ore.

Lottie era andata da loro dicendo "Odio interrompere voi piccioncini, ma abbiamo fame, quindi…Possiamo andare?"  al cui Harry l'aveva guardata con riluttanza stampata in viso. Lei alzò gli occhi al cielo, esclamando "Dai papà, lo vediamo domani!". Louis aveva sorriso sfacciatamente al viso rosso di Harry, ancora non abituato al nuovo vizio della bambina di chiamarlo "papà". Harry acconsentì di malavogli e il resto delle bambine si avvicinò a Louis per baciarlo e salutarlo. Lottie fece lo stesso, abbracciando forte il fratello e sussurrandogli "Ti amo" nell'orecchio. Harry era rimasto vicino al letto nervosamente, non molto sicuro su come avrebbe dovuto salutare l'amico. Louis aveva alzato gli occhi al cielo alla timidezza di Harry, afferrandogli la mano e tirandolo in un abbraccio, in cui l'altro si era subito rilassato. Louis si era poi sollevato e aveva piantato un bacio umido sulla sua guancia, sussurrando "grazie" e "ti amo" sulla sua pelle. Harry rabbrividì, il viso improvvisamente bollente, e il suo stomaco si contorse, mentre il suo cuore batteva senza sosta contro le costole. Aveva realizzato in ritardo, che Louis non aveva inteso quelle parole nel modo in cui lui avrebbe voluto, quindi le ripeté nell'orecchio del più grande, cercando di non far trapelare nella voce, il fastidio che provava.

Poi se n'erano andati e Harry era riuscito in qualche modo a far entrare le bambine e i loro seggiolini nella sua macchina. Aveva guidato fino a casa di Louis, ascoltando distrattamente le chiacchiere delle bambine sul retro e ignorando intelligentemente il sorriso di Lottie.

Aveva fatto della pasta per cena, visto che era facile e veloce e non aveva veramente l'energia di cucinare qualcosa che avrebbe richiesto più tempo; le ragazze l'avevano mangiata felicemente, parlando di come sarebbe stato avere Harry, Louis e la mamma di Harry in casa. Harry poi, le aveva mandate a cambiarsi per andare a letto, aveva aiutato Daisy e Phoebe a mettersi il pigiama e le aveva controllate mentre si lavavano i denti. Le aveva messe a letto, leggendo loro un pezzetto di una storia ("Devi fare le voci, Papi, come fa Louis") e le baciò poi sulla fronte, prima di andare a mettere a letto Georgia.

Una volta rassicurata Flick che Louis non sarebbe morto quella notte nel sonno e che l'avrebbe visto il pomeriggio dopo, Harry era esausto. Aveva chiuso la porta della bambina con un sospiro, appoggiandoci sopra la fronte per tranquillizzarsi, prima di andare a controllare Lottie.

Era stato steso con lei per quasi un'ora, cantando e sussurrando parole tranquillizzanti per farla addormentare. Era rimasta molto scossa dall'incidente--più dalle ferite di Louis che dallo scontro in sé-- anche se non l'aveva fatto vedere in macchina mentre tornavano a casa. Aveva capito che farlo in quel momento avrebbe peggiorato le cose. Ora però, senza nessuna delle piccole presenti per reagire male alla sua dimostrazione di paura e tristezza, cercava conforto--e Harry era l'unico da cui lo voleva, a parte Louis.

Più tardi si era disincastrato dal suo corpo rilassato, aveva chiuso attentamente la porta dietro di sé ed era sceso stancamente al piano inferiore fino al divano, dove aveva chiamato sua madre per poi addormentarsi subito.

***

La mattina dopo, Harry si era svegliato per le sei e mezza. Il divano era scomodo e gli faceva male la schiena--il suo risveglio anticipato non aveva nulla a che fare con il ritorno a casa di Louis, onestamente.

Sua madre sarebbe arrivata intorno alle 10.30, per stare con le bambine, mentre Harry sarebbe andato a prendere Louis in ospedale. Questo le avrebbe tenute fuori dai piedi di Harry e avrebbe dato la possibilità a Louis di prepararsi all'entusiasmo che sarebbe inevitabilmente scoppiato una volta entrato in casa. Non era stato via per così tanto, ma le bambine non avevano passato un singolo giorno degli ultimi quattro mesi senza vederlo--e, nonostante facessero finta di niente, vederlo in ospedale le aveva scosse.

Intorno alle sette, Daisy e Phoebe scesero al piano di sotto, i capelli biondi arruffati dal sonno. Quando videro che Harry era sveglio, iniziarono subito a reclamare dei pancake. Lui accettò senza troppe storie, disperato per qualcosa--qualsiasi cosa--che tenesse la sua mente lontana dal pericoloso e spaventoso posto in cui stavano i suoi sentimenti per Louis.

Daisy e Phoebe si sedettero al bancone della cucina, chiacchierando con entusiasmo mentre Harry le ignorava, fino a che i pancake non furono pronti nei piatti davanti a loro.

"Papi?" Chiese Phoebe facendo sobbalzare Harry--non aveva realizzato che le altre bambine, esclusa Lottie ovviamente, avessero iniziato a chiamarlo così. Non era scuro se fosse una cosa buona o meno.

"Sì, Phoebe?"

"Quando tua mamma arriva, come dobbiamo chiamarla?"

"Questa è una buona domanda, amore," rispose, accigliandosi "Non so veramente la risposta. Dovrai chiederlo a lei."

"Possiamo chiamarla 'nonna'?" fu Daisy a parlare questa volta, "perché tu sei 'papà' e lei è la tua mamma. Quindi lei è nonna, no?" Harry si fermò, un pezzo di pancake a metà tra il piatto e la bocca.

"Daisy, tu sai che io non sono effettivamente tuo padre, vero?" Lei lo guardò confusa.

"Sì, ma praticamente lo sei. Tu ami Louis, che è come se fosse nostro padre e Louis ti ama. Un giorno vi sposerete e sarai effettivamente nostro padre. Quindi possiamo comunque chiamarti così, giusto?" Harry si ingozzò leggermente e arrossì, mentre la sua mente andava. Già, i suoi pensieri andarono . Matrimonio-famiglia-baci-luna di miele-oh dio fermati. Non puoi pensarci mentre le bambine sono nella stessa stanza e Daisy sta aspettando una risposta. Rispondile imbecille.

Harry si schiarì la gola, "Emh, sì, suppongo che vada bene". Le gemelle si illuminarono, apparentemente contente ora che tutto era stato chiarito.

Finita la colazione, Harry le portò al piano superiore per vestirle; trovò anche Georgia sveglia e vestì anche lei. Mise poi le tre davanti al televisore a guardare Spongebob, Georgia con un piatto di pancake appoggiato davanti a lei sul tavolino da caffè e andò a preparare per l'arrivo di sua madre. C'era una camera per gli ospiti nel seminterrato, così mise delle lenzuola pulite e riordinò, attento a non mettere nulla fuori posto.

Ci mise un tempo sorprendentemente lungo e per il momento in cui aveva finito, erano le dieci. Tornò di sopra e trovò tutte tranne Lottie sul divano, davanti alla tv, completamene immerse in Spongebob. Preparò altri due piatti di pancake e li riscaldò, ne appoggiò uno davanti a Flick, prima di andare al piano superiore per svegliare Lottie.

Affacciò la testa nella stanza, sbuffando una risata alla vista della bambina a braccia e gambe completamente spalancate sul letto, che occupava più spazio possibile. Aprì la potrà, arrivò in punta di piedi fino al letto e le scosse delicatamente una spalla.

"Lottie," sussurrò, sorridendo al lamentò che gli arrivò in risposta, "Andiamo, amore, devi alzarti. Voglio tutti vestiti per l'arrivo di mia mamma, quindi alzati."

Lottie sollevò la testa da dove era stata immersa tra le sue braccia, un sguardo assonnato in viso.

"Sto dormendo," borbottò, riaffondando la faccia nella piega del gomito. Harry ridacchiò.

"Sì, me ne sono accorto. Come, non sei eccitata che Louis torni a casa?"

La sua testa scattò su, mentre si affrettava a mettersi a quattro zampe, prima di appoggiarsi ai talloni.

"Louis sta tornando a casa? Oh sì! Sta tornando a casa!" sorrise lei, la felicità che risplendeva negli occhi. Harry le sorrise di rimando.

"Già e mia madre sta arrivando per controllarvi, così io posso andare a prenderlo, quindi tira su quel culo, donna!"

Lei rise, affrettandosi fuori dal letto e verso l'armadio. Harry lasciò la stanza, tornando da basso. Lottie lo raggiunse qualche minuto dopo e accettò i pancake da Harry.

Col passare dei minuti, Harry diventava sempre più ansioso. Era pronto per andare--voleva solo portare a casa Louis. Quando sua madre, Anne, finalmente arrivò, la presentò alle bambine velocemente, visto che era ancora più agitato. Quando arrivò a Daisy, lei sorrise radiosa, la domanda che le passava negli occhi.

"Possiamo chiamarti 'nonna'? Papà ha detto che dobbiamo chiedere a te 'perché lui non lo sa'," chiese innocentemente. Il sopracciglio di Anne scattò verso l'alto  e guardando verso Harry, gli lanciò uno sguardo alla ne parliamo dopo. Lui scrollò le spalle, fin troppo impaziente di mettersi in strada, per potersi sentire del tutto imbarazzato.

"Be'," iniziò lei lentamente, "Non vedo perché no. Per me va bene." Finì con uno sguardo, le gemelle che esultavano leggermente. Harry lanciò un altro sguardo ansioso verso l'orologio, sua madre lo notò con un'espressione esasperata.

"Harry, vai a prenderlo. Mi stai mettendo ansia solo stando lì," gli sbuffò lei. Il sorriso che si aprì sulle sue labbra era accecante. Si allungò per darle un bacio sulla guancia, prima di salutare con un bacio tutte le ragazze e saltellare verso la porta.

***

L'infermiera dai capelli rossi del giorno precedente, lo accolse con un sorriso.

"Si sta vestendo proprio ora, arriverà giù in un attimo, se vuoi aspettare qui," gli disse gentilmente.

Le sorrise in risposta, praticamente saltellando verso una delle sedie nella sala d'aspetto. Non dovrei essere così eccitato di vederlo, pensò, quindi perché lo sono? Mise velocemente da parte il pensiero, non volendo ritrovarsi immerso nel luogo fin troppo confuso della sua mente che stava visitando negli ultimi tempi. Alzò lo sguardo quando le doppie porte si aprirono, una nuova infermiera spingeva una sedia a rotelle davanti a sé. Nella sedia a rotelle, sedeva Louis, il braccio avvolto in un gesso arancione, la testa bendata e l'espressione eccitata. I suoi occhi scattarono subito su Harry, i visi di entrambi i ragazzi si aprirono in identici, brillanti, sorrisi. Harry si alzò, corse verso l'amico, che ignorò le proteste dell'infermiera e balzòin piedi, dritto nelle braccia aperte di Harry. Entrambi risero deliziati, la felicità di Harry nel vedere Louis lasciare un posto in cui sarebbe potuto morire, si unì facilmente con l'eccitazione di Louis nell'uscire dal soffocante, vecchio ospedale, a creare un suono gioioso che risuonò nelle orecchie di chiunque vicino a loro. Si aggrapparono l'uno all'altro, rassicurandosi che erano okay e che stava realmente succedendo.

Harry si staccò, sorridendo alla vista del meraviglioso viso di Louis. Louis gli sorrise radioso di rimando, sollevandosi sulle punte per lasciare un bacio umido sulla guancia dell'amico. Harry si lasciò andare ad un'altra risata.

"Andiamo, loony* Lou. Usciamo di qui," lo prese in giro Harry. Louis lanciò un urlo, barcollando leggermente nello staccarsi da Harry e corse verso la porta. Il sorriso di Harry si addolcì, mentre andava verso di lui per sostenerlo. "Rallenta, tigre. Non farti di nuovo del male, per favore," gli disse gentilmente. Guidò Louis alla macchina, salutando le infermiere mentre andavano.

***
Passarono il viaggio in macchina cantando insieme alla rumorosa radio, fermandosi di tanto in tanto per chiacchierare. Appena si fermarono nel vialetto, però, Louis iniziò a innervosirsi, agitandosi e giocando con le dita. Harry guardò verso di lui.

"Tutto bene lì, Lou?" chiese gentilmente. Louis lo guardò, evidentemente in imbarazzo.

"Sono nervoso di incontrare tua mamma," ammise "E se non le piaccio?"

"Le piacerai," gli promise Harry, " perché a me piaci. Solo...Cerca di non essere troppo nervoso. E' l'unica cosa che non sopporta, quando le persone sono nervose intorno a lei. E' una persona piuttosto avvicinabile, perciò non le piacciono molto le persone che sentono di non poterle parlare e dire quello che gli passa di mente."

Louis sospirò, "Va bene. Facciamola finita, allora," Harry sorrise, dandogli una pacca sulla schiena.

"Questo è lo spirito, amico. Andiamo, allora."

Saltarono fuori dall'auto, Louis leggermente instabile, ma riuscendo a non aver bisogno di aiuto. Harry gironzolava vicino a lui, pronto ad aiutarlo se ce ne fosse stato bisogno. Aprì la porta, entrando prima di Louis. Le ragazze arrivarono correndo lungo il corridoio, ampi sorrisi piantati sulle loro facce, davanti ai quali Harry alzò frettolosamente le mani.

"Ragazze, ragazze--calma. Andateci piano con lui, ok? E' appena uscito dall'ospedale--non è ancora del tutto al cento percento," disse loro severamente. Le bambine annuirono, avvicinandosi al fratello più cautamente, dandogli ognuna un abbraccio. La mamma di Harry stava sulla porta, osservando la scena con interesse.

Un sorriso andò ad abbellire i suoi lineamenti, quando Harry si inginocchiò al livello di Phoebe, chiedendole se si era divertita. Phoebe gli sorrise, annuendo con veemenza e allungandosi per un abbraccio. Harry la tirò a sé, avvolgendo le sue braccia intorno al suo busto e sollevandola sul suo fianco. La bambina lasciò andare la testa contro la sua spalla e un piccolo sospiro le sfuggì dalle labbra. Anne sorrise quando Georgia la raggiunse e si allungò per avvolgere le braccia attorno al suo busto. Questo era quello che aveva sempre voluto. Una famiglia. Nipoti. Sperava solo che Harry non avrebbe rovinato tutto.

Li osservò quietamente durante il giorno, notando che Harry era piuttosto vicino alle bambine, così come a Louis. Lo chiamavano tutte "papà" o "papi", anche se Harry aveva spiegato che era una novità, portata dall'incidente. Passarono la giornata oziando per casa, Harry portò Daisy, Georgia e Phoebe al parco in fondo alla strada per un'ora, dopo che iniziarono a saltellare qua e là, pressando un po' troppo Louis per i suoi gusti.

La cena fu intorno alle sei, le ragazze riempivano la stanza di chiacchiere eccitate, divorando il cibo nei loro piatti. Dopo, Harry mise Shrek e si sedettero tutti per la sala, per guardarlo insieme. Georgia si era accoccolata sul lato di Anne, ridendo assonnata alla televisione. Harry si era steso con la schiena appoggiata al bracciolo del divano, Louis si era sistemato tra le sue gambe, con le sue braccia avvolte intorno al petto. Anne li aveva guardati con la coda dell'occhio per tutta la sera, sorridendo quando Louis aveva affondato il viso nel collo di Harry, che aveva automaticamente sollevato una mano ad accarezzare i capelli dell'altro ragazzo. Louis si addormentò a tre quarti del film, accasciandosi sul petto dell'amico. Anne aveva nascosto un sorriso dietro alla mano, quando suo figlio si era alzato, spostandosi goffamente fino a quando non aveva sistemato bene Louis tra le sue braccia, tipo sposa, e l'aveva portato fuori dalla stanza--a letto, presumeva. Harry tornò qualche minuto dopo, diede un'occhiata alle facce assonnate di tutti e decise di spegnere il film. Ci furono proteste varie, ma tutti erano esausti dalla lunga ed eccitante giornata. Harry portò Phoebe al piano di sopra e la gemella si era attaccata alla sua mano e aveva lasciato che tirasse il suo corpo mezzo addormentato, su per le scale.

Anne aiutò Harry a mettere le bambine a letto, prendendosi per lo più cura di Georgia, che, dopo essere stata messa a letto da Anne, aveva chiesto che facesse sapere a Harry (o "Papà"), che era pronta per il bacio della buona notte. Lei aveva sorriso ed era uscita dalla porta per trovare Harry in corridoio, che chiudeva la porta delle gemelle. Era entrato, aveva dato a Georgia il suo bacio e le aveva sussurrato "Sogni d'oro, amore". Anne si era leggermente emozionata, per poi chiedersi come Harry non riuscisse a vedere quanto quella famiglia lo amasse e avesse bisogno di lui--quanto lui amasse e avesse bisogno di loro. Lui aveva chiuso la porta piano, per poi avvicinarsi alla madre e baciarle la guancia, augurandole la buona notte, prima di andare lungo il corridoio, verso la camera di Flick. Anne scese al piano inferiore piano, non volendo disturbare gli abitanti addormentati della casa mentre andava nella sua stanza.

***

Harry ansimò forte, mentre il sudore gli colava sul collo. Dita delicate afferrarono i suoi ricci, i polpastrelli delle dita dell'altro uomo bruciavano sulla sua pelle ad ogni strattone o carezza. Harry lo spinse più forte contro al muro, i fianchi che si muovevano contro il bacino dell'altro. Si abbassò, mordendo il mento del ragazzo, i denti che afferravano la pelle, la leggera ombra di barba che gli graffiava le labbra. L'uomo si lasciò scappare un gemito acuto, affondò ancora di più le mani nei capelli di Harry e lasciò andare la testa contro il muro. Harry guardò verso di lui attraverso le ciglia, ubriacandosi della sua frangia sottile e dei suoi zigomi delicati. L'uomo notò la sua pausa, aprì gli occhi e guardò verso Harry con gli occhi più blu che Harry avesse mai visto.

Louis tirò i capelli di Harry, incitandolo a continuare con quello che stava facendo. Il gesto strappò un mugolio dalla gola del riccio, i suoi fianchi scattarono e si scontrarono più violentemente con l'inguine di Louis, prima che Harry affondasse il viso nella curva del suo collo.

Spinse il naso contro la pelle dietro al suo orecchio, il profumo così dolce che non poté fare altro che tirare fuori la lingua e assaggiarlo. Louis gemette, forte, dal fondo della gola, e Harry ghignò, la lingua che rispuntava e leccava una larga striscia dietro all'orecchio di Louis, leccando la pelle come un gatto. Il gesto fece muovere i fianchi a Louis, i suoi occhi si chiusero e Harry rispose alzandolo contro il muro, le gambe del più grande si avvolsero automaticamente attorno alla vita di Harry.

Harry gemette, la nuova posizione che gli dava molto più accesso. Spinse il suo inguine contro quello di Louis, quasi svenendo alla sensazione che gli causò. Tornò al collo del castano e iniziò a succhiare e tirare con i denti, sentendo la pelle staccarsi dalla carne.
Lasciò andare, attenuando il livido con la lingua. Louis si dimenò, la schiena che si inarcava un po' , mentre scontrava i fianchi contro quelli di Harry. Allungò il collo, le labbra che sfioravano l'orecchio del riccio.

"Harry" Sussurrò con urgenza, "Harry…Harry, svegliati. Andiamo, Harry."

Non aveva senso. Perché Louis gli stava dicendo di svegliarsi--stavano giusto arrivando alla parte migliore.

"Harry...Oh, dio santo! Harry, non sei un cane, per favore svegliati e piantala di scoparti la mia gamba," la voce di Louis sembrava divertita ed esasperata, il suono raggiunse Harry, e
Lo svegliò di colpo.

La prima cosa che notò, fu che era dolorosamente eccitato. La seconda cosa, fu la faccia di Louis che sbirciava verso di lui divertito. Gli diede un colpo sul petto.

"Credo tu abbia bisogno di andare in bagno e--emh--prenderti cura di te," ghignò, "puoi tornare indietro quando sei a posto."

Harry gemette, l'umiliazione che scorreva nelle sue vene. Dio, pensò, qual'è il tuo problema, Styles? Rotolò giù dal letto e camminò a disagio fino al bagno di fianco alla stanza di Louis, ignorando deliberatamente le risate provenienti dalla camera da letto.

Chiuse la porta e girò la chiave per essere sicuro di non venire interrotto--aveva avuto abbastanza imbarazzo per quella notte.

Infilandosi le mani nei boxer gemette, cercando disperatamente di non pensare al ragazzo che lo aspettava nella stanza. Oh, Dio--mi sta aspettando nella stanza. Questo potrebbe essere facilmente frainteso. Il pensiero gli strappò un altro mugolio e si sfilò velocemente i boxer--non aveva molta voglia di doverne prendere un nuovo paio dopo, visto che avrebbe sicuramente fatto ridere ancora di più Louis. Si sedette nella vasca, la porcellana fresca calmò il bruciore della sua pelle. La sua mano lavorò velocemente---facendo pressione, massaggiando e sfregando--il respiro sempre più irregolare e ansimante con ogni mossa delle sue dita. Il viso di Louis spuntò nella sua mente, all'inizio il Louis del sogno, e l'immagine infuocò il sangue nelle sue vene e bruciò la sua pelle, poi si trasformò nel suo Louis. Il Louis che sparava una battuta ogni volta che gli si presentava l'occasione, il Louis che amava le sue sorelle più di ogni altra cosa, il Louis che era grintoso e affettuoso e bello. Il Louis che gli diceva di amarlo tutti i giorni. Poteva sentire le parole, sussurrate nel suo orecchio come una carezza. Ti amo.

Fu con quel pensiero che venne, la schiena che si incurvava sulla ceramica della vasca, un gemito strozzato che usciva dalla sua gola. Ricadde contro la vasca, i muscoli molli, lo sfinimento più totale nelle ossa.

Guardando il muro, gemette. Aveva fatto un bel casino. Sospirò, alzandosi e chiudendo le tende da doccia, prima di aprire l'acqua. Spruzzò un po' d'acqua sul muro per pulire, contemplando cosa potesse significare.

C'era solo un'unica conclusione ed era stato uno stupido a provare a negarla in precedenza. Si stava innamorando del suo migliore amico.

Non andava per niente bene. Non poteva farlo. Non solo perché non era gay, ma--sorvolando su tutto il resto--Louis era il suo migliore amico e aveva bisogno di tenerlo insieme non di ridurlo in pezzi. Cosa a cui conduceva inevitabilmente l'innamorarsi del suo migliore amico---se i sentimenti non erano ricambiati, avrebbe potuto distruggere entrambi.

Harry si girò leggermente, lasciando che l'acqua cadesse sulle sue spalle. D'altro canto, se il sentimento era ricambiato--no. Non poteva prendere quella strada--l'avrebbe portato a sperare e la speranza porta ad un cuore spezzato.

Girò con poca delicatezza la manopola dell'acqua, spegnendo la doccia e uscì nel bagno. Si avvolse velocemente nell'asciugamano e si asciugò, prima di rimettersi i boxer. Aprì la porta, incespicando leggermente nel buio del corridoio e tornò nella camera di Louis. Aprì la porta, vedendo Louis sul letto, che gli dava la schiena. Camminò lentamente, evitando attentamente l'asse scricchiolante vicino al letto e scansando i vestiti sparsi per il pavimento. Tirò indietro le coperte, scivolando nel letto dietro a Louis. Louis mugugnò leggermente nel sonno, stirandosi e girandosi, infilando il viso sotto a quello di Harry.

"Avuto una buona sega, amore?" mormorò sul collo di Harry. Harry sentì le guance andare a fuoco dall'umiliazione. Gemette.

"Non me lo farai mai dimenticare, vero?" Gli chiese. Sentì il sorriso di Louis contro la sua giugulare.

"No," Ridacchiò Louis, "è fin troppo divertente. Ora dormi. E non svegliarmi di nuovo--cerca di controllarti, ok?" Harry alzò gli occhi al cielo, mettendo attentamente le braccia intorno alla vita di Louis.

"Sì, sì. Zitto, stupido." borbottò.

***

La mattina seguente, fu straordinariamente strana per Harry. Louis non sembrava vederci nulla di male nel prenderlo in giro apertamente di fronte a tutti--inclusa sua madre. Ogni frase uscita dalla sua bocca, conteneva una qualche sorta di riferimento abilmente mascherato e la faccia di Harry non tornava più al suo colore naturale.

Dopo una dolorosamente lunga colazione, Louis annunciò che stava andando a farsi una doccia e fece l'occhiolino ad Harry mentre usciva dalla stanza. La mamma di Harry, ovviamente, aveva visto lo scambio e trascinò Harry in cucina.

"Mamma, devo aiutare Daisy e Phoebe a prepararsi per scuola," protestò debolmente "Dobbiamo essere fuori tra quindici minuti." Sua madre alzò gli occhi al cielo.

"Harry, credo che tu possa trovare un minuto per parlare con tua madre" gli disse aspramente, "Quindi spiegami: quando avete iniziato ad andare a letto insieme tu e Louis?"

"C-cosa? Di cosa stai parlando?"  farfugliò lui, "Non vado a letto con Louis! Bè, intendo, ci vado, ma non in modo sessuale."

"Harry, qualcosa è successo ieri notte," disse sua madre "E adesso mi dirai cosa."

"Emh.." si mosse a disagio, "Io--uh--potrei aver…potrei aver avuto un…ehm…Sogno ieri notte e--oh dio. Non posso dirtelo!"

"Hai avuto un sogno erotico su di lui, vero?"

"Io-no!" esclamò frettolosamente "No--sicuramente io no--okay, sì, l'ho avuto." Sua madre alzò gli occhi al cielo.

"Dio,è così imbarazzante. Ho sognato che ero--lo sai…Con lui e io, uh, ho iniziato…a muovermi contro la sua gamba?" Sua madre strinse insieme le labbra, in uno scarso tentativo di nascondere il divertimento, e annuì per farlo continuare.

"Bè" sospirò "Louis si è svegliato. E dopo mi ha svegliato. E mi ha detto--uh--di prendermi cura di me stesso e di tornare quando ero a posto."

"E così hai fatto, sei andato, ti sei sistemato e dopo sei tornato a letto con lui."

Harry si sfregò il collo a disagio. Non avrebbe mai pensato di parlare di cose simili con sua madre. La amava e si fidava del suo parere e dei suoi consigli, ma questo era sorpassare un confine. Sua madre non doveva sapere che si era fatto una sega--mai. Solo…Solo no.

"Harry ti sto per fare una domanda e voglio che tu mi risponda onestamente," sua madre lo guardò attentamente "Sei innamorato di Louis?" Harry chiuse gli occhi imbarazzato e sospirò.

"No, ma ammetto che ci sono vicino," borbottò piano. Anne sospirò, il figlio sembrava così abbattuto.

"Non è una brutta cosa, Harry. Sai che a nessuno darebbe fastidio se ti piacesse," gli disse gentilmente. La guardò scoraggiato.

"Non è vero. A lui potrebbe. Non posso perderlo, mamma. Preferisco averlo come amico, che non averlo del tutto," sussurrò tristemente. L'espressione di Anne si ammorbidì e aprì la bocca per dirgli cosa pensava di quello, quando Daisy arrivò in cucina, tenendo in mano le sue scarpe. Harry si girò verso sua madre, prima di accettare le scarpe, dicendo "Mi dispiace tanto, ma devo andare a preparare le ragazze--hanno scuola e io ho il lavoro. Ne parliamo più tardi, promesso."

Le baciò la guancia, poi seguì Daisy sulle scale, dov'era seduta Phoebe. Appoggiò le scarpe di Daisy, allungandosi ad allacciare quelle di Phoebe prima, per poi far sedere Daisy e allacciare le sue. I tre urlarono i loro saluti lungo il corridoio, pendendo le loro borse e avviandosi a scuola.


*Lunatico, secondo me non rendeva molto tradotto, quindi l'ho lasciato in inglese.


Note:
Per prima cosa, grazie! Veramente, grazie a tutti quelli che hanno letto e hanno aggiunto la storia a ricordati, seguiti o addirittura preferiti, siete già più di venti e io sono mezza sconvolta; ne sono anche felicissima, perché secondo me questa storia merita veramente tanto e spero che la mia traduzione non faccia così schifo.

Devo ammetterlo, questo è uno dei capitoli che mi preoccupano di più, sono un po' una frana con le scene "hot", quindi spero che quella del sogno sia almeno decente.

Grazie ancora a tutti.
Ems


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Capitolo 7
*** Capitolo Sei (Prima Parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.




Capitolo Sei (Prima Parte).

Louis uscì dalla doccia, avvolgendosi un asciugamano in vita goffamente, a causa della grossa busta di plastica sul braccio ingessato, che gli impediva i movimenti. Si trascinò in camera, non curandosi di tenere l'asciugamano una volta chiusa la porta, e iniziò a cercare dei vestiti.

Dopo essersi vestito e aver tolto la busta dal braccio, scese al piano di sotto, per sedersi sul divano, come Harry gli aveva detto di fare. All'inizio non aveva molta voglia di seguire i suoi ordini, ma gli era stato detto che non seguirli, avrebbe potuto rallentare la guarigione, e quella non era veramente un'opzione.

Ormai sul punto di entrare in sala, notò la mamma di Harry seduta sul divano--che lo aspettava, probabilmente. Non aveva veramente avuto l'occasione di parlarci sul serio il giorno prima, così c'era ancora un pochino di disagio ad accompagnarlo. Le fece un cenno rigido col braccio sano.

"Emh, salve, Mrs. Styles," la salutò, trasalendo internamente per la poca naturalezza del gesto. Lei ridacchiò.

"Louis, passeremo parecchio tempo insieme nei prossimi giorni, credo vada bene che mi chiami Anne," gli disse tranquilla, "in più, il mio cognome non è 'Styles'--è Cox. L'ho cambiato quando mi sono risposata."

"Oh," disse piano, "Scusa…non lo sapevo." Anne gli fece cenno di lasciar perdere, con aria divertita.

"Va bene, non è poi così importante. Ti va del tè, Louis?" Louis la fissò per un attimo, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio di argomento.

"Umh…certo. Latte, senza zucchero, per favore," le disse. Lei annuì con un dolce sorriso, mentre usciva dalla stanza per andare a preparare il tè. Louis rimase sul divano, giocherellando con le sue dita a disagio, mentre aspettava che ritornasse.

Quando tornò, circa dieci minuti dopo, aveva due tazze in mano. Gli passò la sua, si sedette di fianco a lui sul divano e iniziò a sorseggiare piano il tè. Il ragazzo la seguì subito, sbirciando verso di lei da sopra la tazza. Lei si appoggiò al divano, tenendo la tazza in grembo, e si girò verso Louis con espressione indifferente.

"Quindi, mio figlio mi ha detto che siete molto uniti," iniziò intelligentemente. Il viso di Louis si ammorbidì in un sorriso. Harry. Un argomento di cui poteva parlare tranquillamente.

"Già, lo siamo. E' stato veramente fantastico ultimamente, con tutto quello che è successo, e le ragazze lo adorano," ridacchiò "Anche io, in effetti. Non ho mai avuto un amico come lui."

"Avrei dovuto immaginarlo" sussurrò tra sé e sé Anne, "Vi siete incontrati all'asilo, giusto?"

"Sì, è stato un po' imbarazzante a esser sinceri, perché non avevo realizzato che fosse lui l'insegnante, così gli ho chiesto se sapeva dove fosse. Sono fortunato che non si sia offeso," le disse pensosamente, "Non posso onestamente immaginare la mia vita senza di lui, a questo punto."

"E quali sono le tue intenzioni?" Chiese lei. Louis si ingozzò col té.

"S-scusa?" Sputò fuori, "Le mie--mie intenzioni?"

"Sì," rispose, "Quando gli farai la proposta?"

"Proposta? No, no, no, no, no, no, no--credo tu abbia capito male" mosse le mani, come se stesse cercando di rallentare fisicamente i pensieri di Anne, "Harry e io--siamo solo amici. Non--non stiamo insieme!"

"Ma tu lo ami," gli disse, senza dar spazio a discussioni. "Posso vederlo dal tuo linguaggio del corpo."

"Di cosa stai parlando?" Esclamò indignato. "Che linguaggio del corpo?"

"Il tuo." replicò lei, "Iniziamo con ieri, che ne dici? E andiamo avanti da lì." Tutto quello che poté fare Louis, fu annuire.

"Ok," iniziò, "Quando Harry ha portato le ragazze al parco ieri, hai giocherellato tutto il tempo o con le dita o con i vestiti e hai guardato verso la porta ogni pochi minuti, fino a quando non è tornato. Quando è tornato, ti sei seduto meglio e la tua faccia si è illuminata. Gli angoli degli occhi e della bocca si sono ammorbiditi appena è venuto a sedersi di fianco a te e tutto il tuo corpo si è rilassato.

"Ti sei seduto automaticamente vicino a lui a cena, e anche se stavi tagliando il cibo di Daisy, il tuo corpo era girato verso di lui, come se stessi cercando di concentrarti sulla bambina, ma il tuo corpo si è girato da solo. L'hai guardato per tutta la cena, con quel sorrisetto in viso, con uno sguardo affettuoso e felice."

"Quando siamo andati a guardare il film, voi due vi siete accoccolati insieme sul lato del divano--è stato completamente spontaneo, non c'è stato bisogno di discuterne. L'avete semplicemente fatto. E poi, ti sei addormentato tra le sue braccia. Anche solo quello, indica come ti senti con lui--sei a tuo agio abbastanza, ti fidi di lui abbastanza, da permettergli di essere con te nel tuo stato più vulnerabile. Ti sei fidato che si sarebbe preso cura di te e ti avrebbe protetto."

"Perché Harry si prende cura di me. Si prende cura di tutti noi." le disse Louis. Anne gli lanciò un'occhiataccia.

"Ed ecco un altro punto: le ragazze sono attaccatissime ad Harry. Cosa hai intenzione di fare quando ti rimetterai e lui se ne andrà?" Gli chiese. Louis sembrò preso alla sprovvista dalla domanda.

"Io…io non lo so. Non ci ho veramente pensato." ammise.

"Potrebbe essere qualcosa a cui pensare, allora. Avete formato un bel ritmo--potrebbe essere troppo tardi per disfarlo. Da quanto mi è stato detto e da quello che ho visto, non credo che le ragazze la prenderebbero bene, se Harry se ne andasse--e non credo lo fareste nemmeno voi due" gli disse gentilmente. Louis abbassò lo sguardo sulla tazza che teneva in grembo, dove il tè si stava raffreddando.

"Non è che sarà tanto lontano. Le gemelle ed io continueremo a vederlo tutti i giorni all'asilo e viene il Sabato a cena, comunque. Avevamo un bel ritmo anche prima che mi facessi male." rispose, un pochino indignato. Anne gli diede una pacca sul ginocchio.

"Non era bello come quello che avete ora, giusto" non era una domanda, visto che entrambi conoscevano la risposta, "Amo mio figlio, più di ogni altra cosa mondo, ma può essere complicato a volte. Louis--e scusami se ti sembra troppo presto, ma credo che dovresti chiedere ad Harry di vivere con te--come soluzione permanente. No, no…non andare in panico," disse velocemente, appena Louis sembrò esitare, "Ascoltami. Le bambine ovviamente amano Harry veramente, veramente tanto--è più che evidente. Harry ama le ragazze a sua volta---e anche questo è completamente ovvio. Tu ed Harry avete chiaramente un'…amicizia unica e posso vedere che ami molto mio figlio--non ho dubbi che lui ti ami allo stesso modo. Mi vengono in mente solo belle cose, che potrebbero uscire dalla vostra convivenza!"

"Be', ma…potrebbe essere strano! Siamo entrambi ragazzi, cose…cose succedono. Ai ragazzi," disse disperatamente Louis. Anne iniziò a ridere.

"Intendi come quello che è successo ieri notte?" Louis impallidì.

"Te l'ha detto?"

"Perché sei in imbarazzo? Non sembrava avessi problemi stamattina--in effetti ti stavi divertendo parecchio a prenderlo in giro!"

"Io non ho--io non stavo--" balbetta Louis, prima di sospirare, "E' che--è strano che tu lo sappia. Non è qualcosa che i genitori dovrebbero sapere. Intendo, ovviamente, sai che succede in teoria, ma i genitori non dovrebbero veramente sapere che succede ai loro figli. E' come un bambino che pensa che i suoi genitori abbiano dovuto fare sesso per far si che lui nascesse--è strano." Anne rise di cuore.

"Louis, ti sto per dire una cosa che neanche Harry sa, " si avvicinò a lui con aria da cospiratrice, "Quando Harry era un adolescente, l'ho beccato parecchie volte--a volte da solo, un paio con una ragazza. Ogni volta che è successo, me ne sono semplicemente andata senza far rumore. E gli ho chiesto di lavarsi le mani prima di cena."

"E' decisamente divertente, in effetti," ridacchiò Louis, "Quando ho avuto il mio primo ragazzo, anni fa, era da me per la notte--ci stavamo frequentando da mesi--perché i miei erano dai nonni con le mie sorelle. Così, ovviamente, ho pensato che avrei potuto farla franca. Loro, ah, sono tornati a casa prima, 'perché Georgia aveva la febbre'" si strofinò il collo a disagio, gesticolando mentre parlava, "Mamma mi ha sentito--lo sai… Ma ha pensato che stessi male. Oddio, è stato così strano vedersela entrare in quel momento. Non lo stavamo--sai--facendo. Ci stavamo solo arrivando. La parte peggiore, era che non le avevo ancora detto di essere gay--quindi era tipo 'sorpresa!'. Ho scoperto più tardi, che l'aveva sempre saputo e stava solo aspettando che glielo dicessi con i miei tempi. Mi manca veramente tanto."

Si strofinò gli occhi dolorosamente lucidi, mentre Anne gli accarezzava il ginocchio. Si lasciò andare una risata. "E ora non entrerà mai nella stanza delle ragazze, quando avranno il loro primo fidanzato. Non si sentiranno mai a disagio e in colpa, per essere state interrotte dalla madre--che pensava si fossero fatte male. Non le presenteranno mai il ragazzo mentre saranno entrambi mezzi nudi e in cerca dei vestiti," nascose completamente il viso nelle mani, dopo aver incastrato la tazza tra le gambe, "Suona così stupido, che siano queste le cose per cui sono triste! Le voglio per loro. Voglio che abbiano l'imbarazzo, quei momenti goffi che vengono con l'essere adolescenti. Voglio che abbiano la loro mamma , che abbiano una vita normale. E invece sono bloccate con me. Non dovrei essere loro padre, Anne. Dovrei essere loro fratello." Guardò verso di lei disperato, in cerca di qualcosa che non era sicuro che lei potesse dargli.

"Lo so, Louis. Ma adesso le cose non stanno così. Magari un giorno, quando saranno grandi, potrai tornare ad essere il fratello. Ma ora, hanno bisogno di un papà. Stai facendo un lavoro fantastico con loro--con tutto. So che stai facendo di tutto, per dar loro una vita il più normale possibile e anche se ancora non lo capiscono, lo faranno," scivolò più vicino a lui, avvolgendolo con un braccio, " E non sei del tutto solo, in più. So che Harry è più che felice di aiutarti--il fatto che non abbia corretto una volta le ragazze quando l'hanno chiamato 'papà', è una prova. Tutto quello che devi fare, è chiedergli di restare. E, che rimanga o meno, continuerà ad esserci per voi--in ogni caso."

"Grazie" mormorò, stringendosi di più nell'abbraccio, "Abbracci come faceva mia mamma." Anne sbatté gli occhi, non sapendo come rispondere.

"Prego, Louis" sussurrò tra i suoi capelli, "Sei di famiglia ora, non c'è problema."

"E se Harry non è pronto? Se non è pronto che io faccia parte della sua famiglia e lui della mia?" chiese improvvisamente Louis, dopo un attimo di silenzio.

"Lo è, tesoro," dli disse Anne, "Conosco mio figlio e avendolo visto interagire con te e le ragazze in questi giorni, posso dirti con certezza, che lo è. E' più che pronto."


Note:
Oh per tutte le mutande di Merlino, Morgana e Silente.

Quattro persone hanno aggiunto questa storia alle ricordate, ventidue alle seguite e diciotto alle preferite.
Sono abbastanza sconvolta.
Probabilmente non dovrei esserlo, perché è una storia stupenda, ma dopo aver postato la traduzione per mesi sul blog, in cui i numeri erano ben diversi, fa decisamente strano.
Uno strano bello, ovviamente.
Grazie mille a tutti.

Parlando del capitolo, io personalmente lo adoro. Adoro Anne e mi piace tantissimo il discorso che fanno lei e Lou.

Tra stasera e domani, credo finirò di mettere tutti i capitoli già tradotti, che devo solo rivedere e correggere, precisamente sono fino alla seconda parte dell'ottavo, poi inizierà l'attesa!
No, scherzo, non mi manca molto a finire di tradurre il nono, quindi credo che entro qualche giorno sarà pronto.

Momento auto spam: se qualcuno di voi scrive, nella mia pagina face, è aperto un concorso, mi farebbe veramente piacere se partecipaste (:

Grazie ancora.

Ems.

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Capitolo 8
*** Capitolo Sei (Seconda Parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.





Capitolo Sei (Seconda Parte).


Quando Harry e le gemelle arrivarono a casa quel giorno,  furono accolti dal dolce odore di biscotti che usciva dalla cucina, seguito da chiacchiere rumorose e felici. Aiutò le ragazze a togliere le scarpe, poi le seguì appena corsero in cucina.

Sul punto di entrare, notò due cose: primo, la cucina era un disastro. Secondo, sua madre e Louis erano seduti al bancone, che ridevano e parlavano come vecchi amici, sopra un tè e biscotti appena fatti. Capì subito che Louis era la causa del caos, visto che sua madre era perfettamente pulita. Louis, d'altro canto, aveva farina sulla frangia e sui vestiti e impasto appiccicato su viso e braccia. Il suo gesso, notò Harry, non era sfuggito al disastro ed era ricoperto di farina.

Anche se Harry era infastidito dal casino che lui avrebbe dovuto pulire, non poteva essere arrabbiato quando Louis gli sorrideva in quel modo. Quando Louis saltò in piedi per salutarlo con il loro solito abbraccio, però, lo fermò comunque, bloccando le braccia di Lou.

"Calma un attimo, Lou. Non mi ispira molto essere ricoperto di farina," si allungò per passare le dita nella sua frangia, strofinando la polvere chiara tra le dita mentre rideva, "Che ne dici se prima ti puliamo. Il gesso sembra sia stato appena immerso nella farina!" Louis lo guardò scettico.

"Va bene, ma solo se dopo mi coccoli," gli disse, il viso gli si illuminò appena Harry sbuffò un "certo" e corse su per le scale--urlando, nel frattempo, a Harry di sbrigarsi.

Harry ignorò il sorrisetto di sua madre e seguì Louis fuori dalla stanza. Trovò Louis in bagno, che frugava nel mobiletto sotto il lavandino--con i soli boxer addosso. Alzò lo sguardo quando Harry entrò nella stanza e si alzò con una busta di plastica.

"Mi aiuti, vero Haz?" chiese innocentemente. "non posso lavarmi bene i capelli, con una mano."

"Ok, va bene--cosa stai facendo! Tieni su le mutande!" strillò Harry, spaventando Louis, che si stava togliendo i boxer. Si fermò, alzando gli occhi al cielo.

"Andiamo, Harry! Siamo entrambi ragazzi--non è nulla che non hai già visto," gli disse esasperato.

"No, Louis," disse fermamente Harry. Un Louis nudo avrebbe causato problemi ad Harry, con cui proprio non voleva aver a che fare--boxer inzuppati erano già abbastanza problematici. Louis sospirò, borbottando un "ok" e lasciando andare il bordo delle mutande. Allungò il sacchetto ad Harry, con espressione da bambino imbronciato. Harry alzò gli occhi al cielo al comportamento immaturo dell'amico e accettò la busta, per poi avvolgerla intorno alla fasciatura arancione. Una volta che la busta fu a posto, andò verso la vasca, girò le manopole e aprì l'acqua, facendo uscire un getto tiepido contro la base di porcellana. Louis entrò nella vasca che ancora si stava riempiendo, girando una volta su sé stesso, come un cane, prima di sedersi nell'acqua. Indicò con le braccia l'altro lato della vasca, guardando Harry con espressione innocente.

"Vuoi unirti?" chiese dolcemente. A Harry andò di traverso la saliva e arrossì. Si riprese velocemente e si schiarì la gola per coprire l'imbarazzo.

"No, io--emh--credo che rimarrò asciutto," rispose annaspando. Louis lo fissò pensoso, prima di immergersi nell'acqua che gli arrivava alla vita. Gli occhi di Harry si spalancarono quando realizzò cosa stesse facendo Louis, si tirò su goffamente e cercò di allontanarsi. "No, Louis, no, non--"

Fu interrotto da uno schizzo d'acqua che gli inondava la faccia. Annaspò, respirando un po' dell'acqua. Scosse via i ricci, ora bagnati, dal viso, spostandoseli in testa e si asciugò gli occhi, per poi aprirli e vedere un Louis sorridente che aveva chiuso il rubinetto. Louis si girò leggermente, usando la mano buona per raccogliere un po' dell'acqua, prima di farla scivolare di nuovo tra le dita, il suono leggero che sembrava prendere in giro Harry.

"Sei finito," disse, guardando Louis dritto negli occhi, mentre gettava la maglietta inzuppata dietro di sé e sfilava i pantaloni. Louis ridacchiò, spingendo altra acqua verso l'amico, mentre entrava nella vasca. Harry si lanciò sul lato, evitando di poco il muro, ma riuscendo comunque nel suo intento. Un enorme getto d'acqua li investì entrambi--e il resto del bagno. Lou urlò, ridendo attraverso l'acqua che gli ricopriva il viso.

Si lanciò in avanti, schiacciando Harry contro il muro. Harry rise di cuore e afferrò l'amico in vita, mentre l'acqua usciva dai bordi. Lottarono, riempiendo il bagno d'acqua, spruzzandosi e rotolando, afferrandosi e scivolando per la vasca, risate roche riempirono la casa.

Anne guardò verso il soffitto quando risuonò un tonfo particolarmente forte, seguito da altre risate deliziate. Ridacchiò e tornò al gioco da tavolo che stava facendo con le gemelle. Daisy mosse il pezzo rosso di tre caselle, poi guardò verso Anne.

"Nonna Anne," chiese" "perché papà e Louis non si baciano come i normali genitori?" Anne ridacchiò.

"Loro non sono normali genitori, però, vero?" Chiese mentre Phoebe lanciava il dado.

"Intendi perché sono tutti e due maschi?" balbettò Phoebe. "Si amano, no? Non è quello l'importante?"

"Be', sì, amore." replicò Anne, "Ma Harry e Louis non stanno insieme."

"Be', ma--perché?" chiese di scatto Daisy, lanciando la sua pedina sul tabellone. "Si coccolano tutto il tempo!"

"E Louis non ha mai sorriso veramente fino a quando non è arrivato Harry--nemmeno prima che ci trasferissimo qui." aggiunse Phoebe, Daisy le lanciò uno sguardo.

"No, no! Non è vero," le disse Daisy, "è solo che il suo sorriso è diverso ora, no? Più felice." Phoebe sorrise sognante.

"Già…Flick e Lottie stanno pianificando il loro matrimonio," disse ad Anne, felice e ricevette un sopracciglio alzato in risposta.

"Lo stanno facendo?" chiese curiosa. Le gemelle annuirono, il gioco dimenticato. Guardarono un secondo verso l'alto, fermando la conversazione quando un tonfo e un urlo arrivarono dal piano superiore, seguito da un'altra ondata di risate. Anne scosse la testa, sorridendo. "Be', al ritmo a cui stanno andando, ne avremo bisogno presto."

Le facce di Daisy e Phoebe si illuminarono, identica eccitazione che splendeva sulle loro identiche facce.

"Sul serio?" Chiesero contemporaneamente. Anne rise.

"Non so, piccole. Dovrete chiedere ad Harry quando chiederà a Louis di sposarlo," disse loro, deliziandosi dei sorrisetti furbi che illuminarono i visi, normalmente innocenti, delle gemelle. "Va bene, basta col gossip. Torniamo al gioco, ragazze."

***

Lottie scaricò la cartella per terra e seguì Flick in cucina, dove Anne e Georgia stavano preparando qualcosa da mangiare.

"Dove sono Papà e Louis?" chiese, rubando un biscotto dal piatto. Anne indicò verso la sala.

"Di là," disse, "Credo che Louis stia dormendo." Lottie annuì, mangiucchiando il biscotto mentre andava alla ricerca del fratello e dell'amico. Si fermò di colpo, sull'ingresso della sala.

Harry alzò lo sguardo dal libro, notando Lottie, e le sorrise.

"Hey, amore," la salutò, "Com'è andata a scuola?" Lottie si avvicinò leggermente, fissando i suoi capelli bagnati.

"Bene," rispose lentamente, "Non è scomodo?"

"Cosa è scomodo?" chiese lui, confuso. Lottie gesticolò verso di lui, così guardò in basso. "Oh, no. E' comodo così--ha il sonno profondo. Non si muove molto, anche se mormora un po'."

"Non è pesante?" chiese Lottie, sbirciando curiosamente verso il fratello, che era spalmato sul petto di Harry, il viso affondato nel collo dell'amico. Harry tornò a guardare Louis, un dolce sorriso in viso.

"Un pochino--sta dormendo, perciò è un peso morto--ma non mi importa. Non ha dormito molto ieri notte e il gesso gli dà fastidio," spostò leggermente il libro, per farlo pesare meno sulla schiena di Louis, "e questa è la prima volta che ho tempo per leggere in settimane, quindi va bene comunque."

"Perché non siete sposati?" chiese di colpo Lottie. Harry sobbalzò, guardandola incredulo.

"Scusa?"

"Perché non sei sposato con mio fratello?" chiarì Lottie. Harry le lanciò un'occhiataccia.

"Perché non ci amiamo," le disse duramente. Lottie ridacchiò.

"Certo, ti credo completamente. Non è che lo stai coccolando proprio in questo momento, o qualcos'altro di romantico," gli disse sarcastica, "Senti, papi, devi solo trovare il coraggio e chiederglielo--prima che lo faccia qualcun altro." Detto questo, scosse i capelli e si incamminò di nuovo verso la cucina, ridendo all'urlo indignato di Harry che la seguì.

"Non accetto che mi citi Harry Potter così, signorina!"

***

Mezzora dopo, Georgia andò alla ricerca del fratello, avendo bisogno di qualcuno che la portasse a giocare al parco. Nonna Anne, l'aveva mandata a trovare Harry e Louis, dicendo che era comunque ora per Louis di svegliarsi. Sgattaiolò in sala e vide Harry e suo fratello sul divano. Dove mezzora prima stava leggendo, ora era profondamente addormentato, la mano destra che penzolava giù dal divano, il libro aperto, le pagine arrotolate intorno alle dita, il braccio sinistro stretto intorno alla vita di Louis. Georgia camminò furtivamente fino al divano, tolse attentamente il libro dalla mano di Harry e lo appoggiò sul tavolino a faccia in giù. Ritornò poi, dove Harry e il fratello stavano dormenti e allungò il dito per affondarlo nella guancia di Harry.

"Papà," piagnucolò, "papà, papà, papà, papà." Ogni parola era sottolineata da un colpetto in faccia. Harry finalmente si mosse, guardandola confuso.

"Georgia?" borbottò rocamente, "Che ore sono?"

"Quasi le cinque," rispose lei delicatamente, come se non avesse appena attaccato il suo viso. Sospirò attraverso il naso, si spostò leggermente sotto il corpo di Louis, avvolse anche l'altro braccio attorno all'amico e chiuse di nuovo gli occhi.

"Svegliaci quando è pronta la cena," borbottò assonnato. Georgia si imbronciò.

"Voglio andare al parco," gli disse. Harry sospirò di nuovo.

"Scusa, tesoro--non sono abbastanza sveglio," brontolò "chiedi a Nonna Anne. Io ti porto domani, promesso." Georgia sbuffò, ma accettò comunque. Se ne andò, in cerca, di nuovo, della nonna.

***

Quando Harry si svegliò la volta successiva, era scuro ed aveva freddo. Il suo primo istinto, fu cercare Louis, che doveva essere a letto con lui. Il suo braccio colpì il lato del divano e lui trasalì. Si sedette, sfregandosi assonnato gli occhi. La testa era pesante e gli occhi annebbiati. Si alzò lentamente e camminò barcollando, verso la luce in cucina. Louis alzò lo sguardo quando Harry entrò e sorrise quando alzò le mani per ripararsi gli occhi dalla luce.

"Hey, bell'addormentato," ridacchiò.

"Hey," biascicò Harry, "Ore sono?"

"Quasi le nove," rispose Louis. Harry grugnì, avvicinandosi, e si avvolse intorno a Louis, schiacciò il viso contro il suo collo e sospirò.

"Ho perso la cena, allora," soffiò, "A che ora ti sei alzato?"

"Solo tipo mezzora fa," gli disse, "Sto facendo la pasta, ne vuoi?"

"Certo. Dove sono mamma e le ragazze?"

"Lottie e Anne sono giù a guardare un qualche film rosa e tua madre ha messo a dormire le gemelle e Georgia per noi. Flick è di sopra a leggere," spiegò Louis, mescolando rigidamente, cercando di non muovere Harry. Harry grugnì ancora. Louis guardò verso i ricci che coprivano la faccia dell'amico, dal suo punto di vista. "Ti stai addormentando su di me, Haz?" Harry emise un gemito sul collo di Louis e lui rise. "Andiamo, amore, mangiamo e andiamo a letto."

Harry sospirò alzandosi e si trascinò fino al bancone, dove si lasciò cadere pesantemente su una sedia, la testa che atterrava con un rumore leggero sul bancone. Louis impiattò il cibo, ridacchiando, e seguì il riccio, sedendosi di fianco a lui. Harry sollevò la testa, afferrò mollemente la forchetta e iniziò a portare lentamente il cibo alla bocca. Louis finì di mangiare in fretta e guardò Harry mangiare letargicamente. Alzò gli occhi al cielo quando l'amico mancò la bocca e si riempì il viso di sugo. Uno sguardo confuso si fece strada sul viso di Harry, che non capiva veramente perché la sua faccia fosse bagnata. Quella fu l'ultima goccia per Louis, che scoppiò a ridere, sotto lo sguardo ancora più confuso di Harry. Quando la risata di Louis si calmò un po', prese un tovagliolo, afferrò il mento di Harry e lo girò verso di lui per potergli pulire il viso.

Prese la forchetta dalla presa allentata di Harry e trascinò il suo piatto verso di sé.


"Apri," comandò, offrendo una forchettata di cibo all'amico. La mascella di Harry si aprì obbediente, i suoi occhi ancora mezzi chiusi dallo sfinimento. Quando finì di masticare, aprì di nuovo la bocca, incoraggiando Louis con un basso "ah" dal fondo della gola. Louis ridacchiò ancora, prese del cibo sulla forchetta e la infilò in bocca ad Harry.

"Andiamo." disse Louis una volta finito. Harry annuì, si alzò e aspettò che Louis risciacquasse i piatti, poi lo seguì in camera. Armeggiò con il bottone dei pantaloni, le dita che sembravano grosse e impacciate. Si arrese, sfilandosi la maglietta con frustrazione e barcollò fino al letto, dove Louis era già sdraiato. Louis lo osservò, come se stesse considerando qualcosa. Sospirò, scivolando sul lato e sedendosi, si allungò e afferrò il bordo dei pantaloni di Harry e lo tirò fino a che non fu davanti a lui. Harry guardò in silenzio, mentre l'amico apriva il bottone e la zip e tirava i pantaloni verso il basso per farli scivolare intorno alle sue caviglie.

Harry uscì fuori dai pantaloni e saltò nel letto, quando Louis ritornò contro il muro. Il suo cervello annebbiato dal sonno, lo fece inconsciamente rannicchiare nell'abbraccio di Louis, avvolgere le braccia intorno alla sua vita e spalmare completamente contro il suo petto. Louis sospirò felicemente, infilò la testa sotto il mento di Harry e incastrò le dita nella rientranza creata dalla sua clavicola.

"Notte, Haz," mormorò assonnato.

"Notte, Lou."


Note:

I Larry sono due geni, vero?
Ormai anche i sassi hanno capito che si amano e questi due continuano a negare. Idioti.

Comunque, se avete voglia di leggere qualcosa di veloce e fluff o angst, nel profilo ci sono un po' di os tradotte sia da me che da Ange, che a me sono piaciute molto :c

Ems.

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Capitolo 9
*** Capitolo Sette. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.




Capitolo Sette.

"Grande! Sì, no, non vedo l'ora! Ok, ci vediamo presto, amico. Va bene, ciao," Harry mise giù il telefono con un lieve sorriso. Louis lo guardava da dove stava leggendo, sul divano. Harry si lasciò cadere nel posto vicino a lui, appoggiando il braccio sul retro del divano a mo' di invito. Louis scivolò al suo fianco e sospirò felicemente quando il braccio dell'altro si avvolse intorno alla sua vita.

"Chi era al telefono?" gli chiese. Harry affondò di più nel divano, trascinandosi dietro Louis.


"Un mio amico, Niall. Andavamo a scuola insieme, ma è tornato in Irlanda per lavoro--i suoi genitori si sono trasferiti qui dall'Irlanda quando aveva dodici anni. Ha del lavoro a Manchester la prossima settimana, così gli ho detto che può stare a casa mia, piuttosto che prenotare un hotel. La mia casa è vuota ora, comunque, visto che sto qui," spiegò Harry, "Spero vada bene, l'ho invitato Sabato per cena." Louis borbottò in assenso.

"Sì, va bene," concordò, "Chi cucinerà?"

"Credo che voglia farlo mia madre," rispose Harry pensierosamente, "Le piace cucinare per gli altri e non le capita spesso, ora che io e mia sorella ci siamo trasferiti."

"Sarà meglio esseri sicuri, ok? Non voglio nessuna confusione," disse all'amico, sollevando ancora lo sguardo dal libro per fissarlo attraverso gli occhiali. Harry annuì e sfilò il libro dalle mani di Louis, ignorando le sue proteste.

"Cosa stai leggendo?" ridacchiò Harry. Louis lo guardò male, girandosi leggermente per recuperare il libro, le mani bloccate contro al divano--pericolosamente vicine all'inguine di Harry.

Niente, ridammelo!" ordinò Louis. Harry rise, allontanandosi il più possibile da Louis, e girò il libro per vedere cosa fosse. Louis strillò e colpì l'interno del gomito dell'amico, facendogli crollare il braccio prima che potesse dare un'occhiata decente al titolo. Harry urlò e scivolò lontano da Louis, finì poi di schiena sul divano, quando il ragazzo gli si lanciò addosso. "Ridammelo! Non guardarlo!"

Harry rideva, mentre Louis si arrampicava sul suo torso, per raggiungere il libro che teneva giusto fuori portata. Louis si avvicinò, pestando il petto dell'amico e si allungò in avanti per prendere il libro. Il cervello di Harry smise di funzionare, quando si ritrovò l'inguine di Louis spiaccicato in faccia. Il pacco dell'amico gli arrivò pericolosamente vicino al naso e lui smise di respirare, la presa delle dita diventò molle. Le urla di trionfo di Louis, risuonarono sopra di lui, mentre gli toglieva il libro di mano. Louis si risistemò contro il petto dell'amico, stringendo il libro nero al suo. Le braccia di Harry scesero per posarsi sulle sue cosce, ancora ai lati del suo petto.

"Andiamo, Louis! Qual'è il libro?" si lamentò Harry, un po' a corto di fiato. Louis scosse la testa, tirando fuori la lingua con fare petulante e fece per alzarsi. Nel momento in cui i suoi piedi toccarono il pavimento, il braccio di Harry ai avvolse intorno alla sua vita, tirandolo di nuovo sul divano. Gli stava addosso, le braccia avvolte intorno alle sue spalle e le ginocchia su entrambi i lati della sua vita. Rimosse gentilmente le dita di Louis dalla loro stretta intorno al libro, che nascondevano il titolo. Louis lo guardò meravigliato, ancora non del tutto certo di come fosse finito in quella posizione. Quando Harry staccò abbastanza dita, rise di gusto. "Breaking Dawn?"

"Volevo solo capire il perché di tutto l'entusiasmo!" replicò indignato Louis, l'aria meravigliata che scompariva lentamente dai suoi occhi. Harry rise ancora più forte, spostandosi in modo da essere seduto di fronte a Louis.

" 'Capire il perché di tutto l'entusiasmo' sarebbe stato leggere il primo libro" gli disse Harry nel mezzo della risata, "Credo che ti piacciano, Lou! Dai, ammettilo!"

"Ok! Va bene, mi sono piaciuti abbastanza," esclamò abbattuto, "Li ho letti principalmente per vedere se Jacob ed Edward sarebbero finiti a scopare nel letto di Bella, per sfogare tutta quell'opprimente tensione sessuale, ma non credo succederà, ora, perché Jacob ha avuto l'imprinting con la figlia di Bella e Edward." Harry sembrò sorpreso per un momento, poi scoppiò in un'altro giro di risate.

"Solo tu, Louis," ridacchiò con affetto. Un delicato colpo di tosse, li tirò fuori di colpo dalla loro bolla, entrambi i ragazzi alzarono lo sguardo e videro Flick ferma nervosamente sulla porta, un sorrisetto sul viso.

"Interrompo?" chiese la bambina di otto anni astutamente. Harry e Louis scossero il capo.

"Cosa ti serve, tesoro?" chiese Harry. Flick mostrò quelli che probabilmente erano compiti.

"Ho bisogno di aiuto con i compiti di matematica," disse loro. Louis guardò Harry con aria supplicante.

"Puoi aiutarla tu? Faccio schifo con i numeri," si imbronciò Louis. Harry alzò gli occhi al cielo, tirandosi su dal grembo di Louis e seguì Flick in cucina, dove si sedettero al bancone. La bambina tirò fuori una penna da una tazza sul bancone e tese i compiti ad Harry.

"Stiamo facendo le divisioni in colonna," gli spiegò, "ma non capisco come farle se i numeri non si dividono in parti uguali." Harry le prese la penna di mano, scrivendo mentre spiegava quello che faceva.

"Allora, quello che vuoi fare è partire dai numeri più piccoli. Con 121/6, vuoi vedere quante volte il sei sta nel dodici, che sono due," scisse un due sotto il due del dodici, "poi scrivi quanto due per sei è inferiore rispetto al dodici e sottrai. Viene zero, porti giù l'uno. Quante volte ci sta sei  nell'uno?"

"Zero?" rispose nervosamente Flick.

"Giusto," Harry annuì incoraggiante, "Quindi scrivi lo zero vicino al due. Sei per zero, fa zero, giusto? Scrivi lo zero sotto l'uno e sottrai. La soluzione è venti col resto di uno. La prossima la fai da sola." Guardò mentre la bambina faceva la successiva, la corresse una volta, ma in generale la lasciò ragionare da sola. La osservò che scriveva fiera, la risposta in cima al problema.

"Allora, visto? non è così difficile, no?" Lei scosse la testa felice, continuando con quella dopo. Quando la bambina ebbe finito tutto, controllò il suo lavoro. Le ridiede il foglio con un sorriso orgoglioso e lei lo abbracciò, sussurrando "Grazie, Papi" sulla sua maglietta. Le accarezzò i capelli e la mandò a finire il resto dei compiti. Ritornò in sala, dove Louis era ancora sdraiato sul divano, il libro aperto.

"Hanno già fatto sesso?" chiese Harry , mentre si avvicinava. Louis lo guardò ridacchiando.

"No," gli rispose, "Stanno discutendo del potere di Bella. Ora zitto, così posso leggere."

Harry sollevò i piedi di Louis, si sedette e se li appoggiò in grembo. Rimase lì, battendo un ritmo sugli stinchi di Louis e guardandosi intorno annoiato. Louis sbirciò verso di lui da dietro il libro, sospirando esasperato, prima di trascinare Harry sul suo petto. Harry sorrise, spostandosi leggermente per essere più comodo e avvolse il braccio intorno alla vita dell'amico. Il cuore di Louis batteva sotto il suo orecchio e sospirò contento, chiudendo gli occhi. Era felice che Louis fosse una persona così affettuosa--gli permetteva di stargli vicino senza che le cose diventassero imbarazzanti. Harry pizzicò Louis sul fianco e sorrise al suo urletto.

"Leggimi il libro" comandò, gli occhi ancora chiusi. Louis rise, ma iniziò comunque a leggere. Harry si sentiva sempre più assonnato, cullato dal battito del cuore di Louis sotto di lui e il mormorio della sua voce, sopra.

"Ti stai addormentando su di me, Haz?" chiese Louis, con una nota di divertimento. Harry annuì, incapace di parlare vista la bocca impastata dal sonno. Louis ridacchiò, però continuò a leggere. La storia faceva schifo, ma la voce di Louis era dolce e affascinante e risuonava contro la sua guancia. Andava bene, pensò Harry. Non gli sarebbe dispiaciuto addormentarsi col suono della voce di Louis per il resto della sua vita.

***

Quando Sabato sera arrivò, Harry non conteneva più l'eccitazione. Era passato quasi un anno da quando aveva visto Niall e gli mancava l'amico. Era arrivato Venerdì sera ed era andato direttamente a casa di Harry. Sarebbe arrivato dai Tomlinson intorno alle sei, con tutti gli altri. Harry era appostato vicino alla porta, che aspettava impazientemente l'arrivo dell'amico. Sua madre e Louis, erano in cucina a finire di cucinare e le ragazze erano a giocare in sala. Harry trasalì quando il campanello suonò e aprì la porta eccitato.

"Hey Harry," un accento irlandese risuonò nelle sue orecchie e Harry sorrise, lanciandosi verso l'amico biondo, incontrandolo in un abbraccio a metà strada.

"Niall! E' così bello vederti!" urlò felice, tirandolo in casa. "Viene a conoscere le bambine!" Niall si guardò intorno, mentre l'amico lo guidava verso la sala. Harry aveva un enorme sorriso in faccia e gli occhi accesi dalla gioia. Sembrava più felice di quanto l'avesse mai visto. Niall si sentì sorridere in risposta alla felicità contagiosa dell'amico.

"Ragazze," chiamò Harry, una volta raggiunta la stanza. Le bambine alzarono lo sguardo da quello che stavano facendo. "Questo è Niall, un mio amico di scuola. Niall, quella è Flick, Lottie, Georgia, Daisy e Phoebe." Indicò oggi ragazza mentre diceva il nome. Niall agitò la mano, salutandole con un allegro ciao.

"E' arrivato, Harry?" chiese Anne dalla cucina, "Portalo qui!" Harry ridacchiò, si scusò con le  ragazze e tirò Niall in cucina. Louis e Anne li guardarono mentre entravano, Anne rise deliziata e corse ad abbracciare Niall. Louis notò la mano di Harry sul polso di Niall e sentì subito qualcosa di caldo e fastidioso posarsi sul suo stomaco. Non gli piaceva. Dopo essersi avvicinato, si allungò e avvolse le braccia intorno al busto di Harry, deliziandosi della velocità con cui Harry lasciò andare il polso di Niall e avvolse le sue braccia intorno alle sue spalle. Louis sentì la risata di Harry risuonare sul suo petto.

"Tutto bene, Lou?" chiese. Louis si staccò leggermente e gli fece una linguaccia.

"Presentami al tuo amico, perdente," comandò, alzando gli occhi al cielo. Harry gli pizzicò il fianco e rise al suo urlo.

"Niall," disse Harry, portando l'attenzione dell'amico su lui e Louis, "questo è Louis. Louis, lui è Niall." I due ragazzi si strinsero la mano, e Louis aumentò leggermente la stretta intorno alla vita di Harry.

"Piacere," disse Louis, estremamente dolce. Harry si accigliò e Anne nascose una risata dietro la mano. Harry trascinò gentilmente Louis ancora più vicino, non gradendo i sentimenti negativi emanati dall'amico. Si schiarì la gola.

"Ok, bene, ora che tutti si sono conosciuti, io e Louis andiamo ad apparecchiare," disse a disagio e trascinò Louis fuori dalla stanza tenendolo per il polso.

Arrivati in sala da pranzo e fuori dalla portata d'orecchio degli altri, Harry si girò verso Louis, sembrando più preoccupato che arrabbiato.

"Tutto bene?" chiese lentamente, le mani che andavano ad aggrapparsi ai fianchi di Louis. Il ragazzo annuì, guardandolo confuso.

"Sì, perché non dovrebbe?" la voce piena di confusione genuina. Le sue mani andarono a giocare con i risvolti del blazer di Harry.

"Sembravi triste, la dentro," rispose Harry "La tua voce era strana, quando hai salutato Niall." Le mani di Louis si strinsero intorno ai risvolti, il cuore che batteva più forte al nome. Un parte della sua rabbia doveva essere visibile sul suo viso, perché Harry fece un'espressione sorpresa "Ma come, non ti piace Niall, o cosa? L'hai appena incontrato!"

"Lo so," sospirò frustrato Louis, "Ma mi fa incavolare. Sei entrato tenendolo per il polso e mi sono arrabbiato."

"Aw, il piccolo Louis è geloso?" lo prese in giro Harry, cercando di alleviare la tensione.

"," sputò fuori Louis, "Perché sei il mio migliore amico--non voglio che arrivi lui e rovini tutto!" Harry sembrò leggermente sorpreso, poi la sua espressione si addolcì e accarezzò lo zigomo di Louis con la mano.

"Non rovinerà nulla, Louis," gli assicurò, "Perché anche se amo tantissimo Niall, tu sei il mio migliore amico." Louis si rilassò leggermente.

"Non voglio che te ne vada," confessò. Harry lo guardò confuso.

"Dove sto andando?" ridacchiò piano.

"A casa," rispose Louis, "Quando starò meglio e tutto questo sarà finito. Non voglio che te ne vada. Stai con me." Harry spalancò gli occhi sorpreso.

"Tu…vuoi che mi trasferisca da te?" chiese lentamente, come se non ci potesse credere. Louis annuì, mordendosi le labbra e fissando lo sguardo sui risvolti del blazer. Harry lasciò andare un respiro profondo. "Non pensi sarà strano? Alle ragazze potrebbe non piacere." Louis rise.

"Se è questa la ragione per cui stai dicendo di no, allora hai veramente bisogno di ripensare al tuo rapporto con loro," ridacchiò, "Ti chiamano 'papà', Haz. Sarebbero felicissime se ti trasferissi qui." Harry rise insieme a lui, spostando le mani dalle guance ai capelli di Louis.

"Va bene, loony. Mi trasferisco qui con te," bisbigliò.

***

Zayn e Liam arrivarono circa dieci minuti dopo ed entrarono con un allegro "Tesoruccio, siamo a casa" urlato attraverso la casa. Georgia corse immediatamente verso Liam, lanciandosi tra le sue braccia e chiacchierando eccitata della sua settimana. Flickcontenne meglio la sua eccitazione, camminò verso di loro e abbracciò Zayn, lasciandosi poi portare fino al divano.

"Dov'è Lou?" chiese Zayn a nessuno in particolare, alzando lo sguardo quando la voce di Louis arrivò dalla porta.

"Qui, io e Harry stavamo preparando la tavola," disse loro, il braccio di Harry fermo al suo posto sulle sue spalle.

"Dov'è il gesso, Lou?" chiese Liam. Louis sorrise, mostrando il braccio ricoperto dal gesso di un arancione luminoso, costellato dalle firme delle bambine. Liam annuì in approvazione.

"Arancione--per abbinarsi alle carote, vero?" scherzò. Louis rise.

"Ovvio, Lili!" rispose. Anne infilò la testa nella stanza e annunciò che era pronta la cena. Tutti si infilarono in sala da pranzo, Harry e Louis si sedettero vicino alle gemelle per poter tagliare loro il cibo.

La serata passò confusa, piena di chiacchiere allegre, cibo caldo e facce sorridenti. Louis scoprì di andare piuttosto d'accordo con Niall, ora che sapeva che Harry sarebbe rimasto con lui. Si sentiva stupido, per essersi sentito minacciato da lui--questo piccolo, innocuo irlandese, con una risata sfrenata e la faccia felice. Scoprì che la risata di Niall era contagiosa e il ragazzo rideva per tutto. Durante la cena, quando lui e Niall stavano ridendo per qualcosa che aveva detto, Louis aveva alzato lo sguardo e aveva visto attraverso le lacrime, Harry sorridergli felice.

Finita la cena, si ammassarono in sala, Harry accoccolato nell'angolo del divano, con i piedi sul grembo di Louis. Parlarono per circa tre ore, mentre le bambine giocavano lì intorno. Ad un certo punto, durante la terza ora, Phoebe si era accoccolata in braccio a Harry col pollice in bocca. Si era addormentata verso la quarta ora e a quel punto, Harry aveva deciso che era ora per le bambine di andare a letto, visto che Daisy e Georgia erano sul punto di crollare e le palpebre di Flick erano praticamente chiuse. Si alzò con Phoebe tra le braccia e chiamò le bambine. Lo seguirono come paperelle, le più piccole senza neanche preoccuparsi di protestare. Si alzò anche Louis e li seguì fuori dalla stanza.

"Va bene, qualcuno può gentilmente dirmi se quei due stanno insieme, perché sono appena arrivato e sono molto confuso," chiese Niall bruscamente. Liam e Zayn scoppiarono a ridere e anche Anne si lasciò scappare una risata.

"No, da quanto ne sappiamo, amico," gli disse Liam, "Ma siamo felici che tu abbia notato le strane dinamiche tra i due."

"Quando Louis ha incontrato per la prima volta Harry, ho seriamente pensato che avesse incontrato una ragazza, fosse andato a letto con qualcuno, o qualcosa di simile," aggiunse Zayn, "Era così felice. E voleva anche fare colpo."

"Ti ricordi la prima volta che Harry è venuto per la cena del Sabato?" ridacchiò Liam, "Louis era così preoccupato di quello che avrebbe pensato Harry di questo posto, che è stato steso sul pavimento a faccia in giù, fino a quando Harry non è effettivamente arrivato."

"Se non ricordo male," disse Zayn, "Harry è entrato e l'ha trovato

"Giusto!" rise Liam, "E' andata così! E Harry ha solo riso e poi l'ha abbracciato. E' un bravo ragazzo, Harry."

"Grazie, amico." ridacchiò Harry, entrando nella stanza insieme a Louis.

"Di cosa stiamo parlando?" chiese Louis, mentre si risiedevano sul divano, Louis accoccolato sul lato di Harry, che muoveva inconsciamente le dita contro il suo fianco.

"Nulla," esclamò Liam, "Assolutamente nulla."


Note:

Sera ragazzi.
Scusate, avevo detto che avrei messo ieri, ma non ce l'ho fatta.

sul pavimento a faccia in giù."A parte questo, voi siete meravigliosi. Grazie mille a tutti, seriamente, per aver inserito la storia tra preferite, ricordate o seguite o per aver lasciato una recensione, significa veramente tanto per me.

Stasera metterò altri due capitoli, poi purtroppo il prossimo arriverà quando avrò finito di tradurlo, ma in teoria non dovrei metterci molto.

Un abbraccio enorme a tutti.
Ems.



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Capitolo 10
*** Capitolo Otto (Prima Parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.




Capitolo Otto (Prima Parte).

Harry tormentava il bordo dei suo pantaloni, guardando l'amico nervosamente. Niall lo fissava di rimando, un sopracciglio alzato in attesa, mentre sorseggiava il suo caffè. Harry spostò lo sguardo, osservò il cafè affollato dov'erano seduti e iniziò a giocare con il manico della sua tazza.

"Mi vuoi dire perché sei così agitato, o rimaniamo qui seduti in silenzio?" chiese finalmente Niall, non potendone più del silenzio dell'amico. Harry si schiarì la gola e si scompigliò i capelli mentre prendeva un respiro profondo per calmarsi.

"Quindi, questo è il motivo," iniziò, appoggiando la mano aperta sul tavolo, "ti devo dire una cosa. Una cosa importante. E sono un po' nervoso, perché ti voglio bene e non voglio rovinare la nostra amicizia--"

"Harry, dillo e basta!" urlò Niall, buttando le mani in aria, esasperato, rischiando di rovesciare il suo caffè. Harry sobbalzò e si schiarì di nuovo la gola.

"Giusto, ehm, scusa," mormorò, "Quello che ti devo dire è che…ho tipo una cotta per Louis."

Niall lo fissò per qualche secondo con sguardo incredulo, prima di scoppiare a ridere. Rovesciò veramente il suo caffè questa volta, picchiando il pugno sul tavolo, e la bevanda bollente gli finì sulle gambe. Lui ed Harry si affrettarono a prendere dei tovaglioli e asciugarono il disastro come potevano. Si risedettero e Niall iniziò di nuovo a ridere.

"Harry, amico, lo so," ridacchiò alla faccia sorpresa di Harry, "L'ho saputo dal momento in cui sono entrato in cucina. Sei gay, amico."

"Non--non sono gay," farfugliò Harry, "Mi--mi piace solo lui."

"No, Harry," gli disse Niall, "tu lo ami." Il riccio arrossì vistosamente, ma rimase in silenzio per il momento, senza negare o confermare le parole di Niall. Dopo un momento, parlò.

"Quindi…non ti dà fastidio?" chiese Harry insicuro. Niall sbuffò, e tirò fuori il cellulare. Schiacciò un paio di pulsanti, prima di girare il telefono e mostrare ad Harry la foto di un ragazzo con i capelli lisci, biondo scuro e occhi marroni, il viso illuminato da un sorriso stupido.

"Lo vedi?" chiese Niall, il viso addolcito da un sorriso innamorato, "E' Sean, il mio fidanzato."  Harry alzò le sopracciglia sorpreso.

Il tuo fidanzato? Da quanto?" chiese incredulo Harry. Niall sorrise ancora, guardando la foto.

"Due anni," sussurrò, "Lo amo così tanto, Harry. Non volevo dirtelo perché non ero sicuro di come avresti reagito, ma…Poi ti ho visto con Louis e mi sono sentito più tranquillo. E' la prima volta in tre anni che non passerò il Natale con lui." Finì piano.

"Invitalo qui," disse Harry all'improvviso. Niall lo guardò incredulo.

"Cosa?" disse.

"Invitalo! La mia casa è decisamente abbastanza grande per voi due e a me va bene" scrollò le spalle, "Se a lui va bene, non vedo perché dovrebbe essere un problema." Niall lo guardò speranzoso.

"Davvero? Ti andrebbe sul serio bene se stessimo in casa tua?"

"Be', non è che ci devo stare, comunque, visto che sono a casa di Lou," ragionò Harry, " E se per voi non ci sono problemi di soldi per farlo venire, non vedo nessun motivo per cui non dovreste passare le vacanze insieme."

"Harry, sei il migliore," esclamò lacrimosamente Niall, lanciandosi sopra il tavolo per abbracciare l'amico. Harry rise, abbracciando forte il suo migliore amico. Quando Niall si calmò, si risedette al suo posto e iniziò a smanettare col cellulare, con aria felice e ansiosa. Harry alzò gli occhi al cielo.

"Vai a chiamarlo, idiota," sbuffo esasperato. Niall sorrise, si alzò di scatto e uscì di corsa dal caffè. Harry sorrise al comportamento dell'amico, ritornò al suo caffè e bevve quello rimasto. Tirò fuori il telefono, sbloccandolo con l'intento di mandare un messaggio a Louis, per fargli sapere che avrebbero avuto compagnia a Natale. Un sorriso gli illuminò il volto, quando si accorse che Louis gli aveva già mandato un messaggio.


Mentre sei fuori, puoi prendere altro succo d'arancia? Sbrigati xx -Louis


Harry alzò gli occhi al cielo, continuando a sorridere involontariamente mentre scriveva una risposta.


Ti prenderò del succo, loony. Cmq, il fidanzato di Niall viene per Natale, gli ho detto che possono stare a casa mia. Felice di mancarti ;) xx -Harry


Harry mise via il cellulare e guardò fuori dalla finestra del caffè, per vedere Niall parlare al telefono, il viso lievemente arrossato mentre sorrideva dolcemente alle sue scarpe. Harry sorrise, felice di vedere il suo amico così felice. Il suo telefono vibrò e Harry lo tirò velocemente fuori dalla tasca.


…non mi manchi, mi manca il mio succo. PORTAMI IL MIO SUCCO DONNA XX -Louis


Non sono una donna, matto. Solo per questo, non credo ti comprerò il succo xx -Harry


No!!! Scusa!!! Ti amo, sei molto virile!!!!!! Per favore portami il succo :( xx -Louis


Be'..se sono virile, penso di poterlo fare. :P xx -Harry


Siiiiiiiì! Give it to me nooooow!* Xx -Louis


Così dice lei xx -Harry


Sei estremamente immaturo xx -Louis


Disse l'uomo che ha insistito per avere la fasciatura arancione perché ama le carote xx -Harry


DOV'E' IL MIO SUCCO HARRY???? (notare il sottile cambio di argomento) xx -Louis


STA ARRIVANDO, CALMATI !!!! (sei sempre molto sottile, o no loony :P) xx -Harry


Dammi solo del SUCCO xx -Louis


Non se continui a urlarmi così. Ferisci i miei sentimenti. :( xx -Harry


Va bene. Mi spiace tanto di aver ferito i tuoi sentimenti, per favore dammi del succo. Grazie xx -Louis


Harry sobbalzò quando Niall si sedette di fronte a lui, un ghigno in viso.

"Stai messaggiando con Louis?" chiese, anche se sapeva già la risposta.

"Come facevi a saperlo?" chiese Harry sorpreso. Niall sbuffò una risata.

"Hai l'espressione che fai ogni volta che sei intorno a lui, o quando qualcuno lo nomina. E' molto dolce," lo prese in giro. Harry gli fece una linguaccia.

"Credo sia simile a quella che hai tu quando parli di Sean? La stessa che avevi minuti fa, quando eri la telefono con lui?" rispose Harry. Il ghigno di Niall si allargò, anche se arrossì leggermente.

"Ti rendi conto di aver appena ammesso di essere innamorato di Louis?"




*Ho lasciato la frase in inglese, altrimenti si perdeva il riferimento alla canzone di Madonna.



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Capitolo 11
*** Capitolo Otto (Seconda Parte). ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.



Attenzione: E' il terzo capitolo che metto oggi, perciò passate prima dagli altri nel caso non li aveste ancora letti.


Capitolo 8 (Seconda Parte).


Le bambine avevano due settimane di vacanza per Natale, a partire dal 23 dicembre. Louis ed Harry impazzirono per i regali, con Anne che teneva le ragazze mentre loro andavano a prenderli il 22 dicembre. A Louis piaceva fare shopping con Harry--era molto meglio di quello che aveva fatto gli anni passati. Erano andati al centro commerciale, avevano girato per i negozi in cerca di giochi e altre cose da comprare alle ragazze. Erano finiti a consultarsi con una madre a caso, chiedendole le sue opinioni su parecchie cose su cui non riuscivano a decidersi.

Era stato quasi impossibile portare i regali in casa, senza farli vedere alle bambine ed Harry dopo era semplicemente collassato. Le bambine si erano buttate sopra di lui, ridacchiando mentre gemeva e urlava a Louis di aiutarlo. Louis aveva solo riso dalla porta, ignorando le sue preghiere.

Harry scoprì abbastanza in fretta che Louis non aveva idea di come fare pacchetti. Al terzo regalo impacchettato terribilmente, gli aveva detto esasperato "Stai seduto lì e passami il nastro e le forbici quando te lo chiedo".

Il ventiquattro, dopo che le ragazze erano andate a letto, Harry e Louis iniziarono a mettere i regali sotto l'albero, raggruppati secondo il nome. Harry aveva riso piano, guardando Louis che cercava di mettere uno dei regali più grandi sotto l'albero.

"Lou," sussurrò Harry, "Lou, lasciami sistemare quelli grandi." Louis gi lanciò un'occhiata disinteressata.

"Ti piacciono quelli grandi, o sbaglio, Harry," lo prese in giro. Harry rise, alzando cli occhi al cielo e andando ad aiutarlo.

"Hai ancora la fasciatura, loony, non puoi spostare quelli grandi," gli disse gentilmente Harry, togliendo delicatamente il regalo dalle mani di Louis, "Non voglio che ti faccia male ancora." Louis dopo quella frase non si lamentò più.


****

Harry gemette quando il letto si mosse sotto di lui. Un piccolo piede atterrò vicino alla sua costola e lui urlò, spostandosi. Brontolò qualcosa, si accoccolò ancora di più addosso a Louis, affondando il viso nel collo dell'amico e rafforzando l'abbraccio con cui lo stringeva. Louis mormorò assonnato sopra di lui, premendosi contro la sua fronte e affondando le mani nei suoi capelli. Harry sospirò, avvicinandosi ancora.

"Papi!"

"Sveglia!"

"Non tornate a dormire!"

"Louis, sveglialo!"

"Louis, svegliati!"

Il letto si mosse ripetutamente, mentre le ragazze saltavano intorno a loro. Daisy si lanciò in avanti e si attaccò alla schiena di Harry, poi iniziò a scuoterlò, avanti e indietro. Grugnì ancora, aggrappandosi più forte a Louis e tendendo i muscoli per cercare di rimanere fermo. Phoebe lanciò un urlo, si inginocchiò dietro a Louis e lo colpì piano sulla schiena.

"Che ore sono?" borbottò Louis. Daisy festeggiò al segno di vita e Phoebe gli rispose.

"Sono le sette e trentasei, Louis," gli disse allegramente. Harry mugolò qualcosa, cercando disperatamente di avvicinarsi ancora di più a Louis.

"Non sono neanche le otto del mattino" piagnucolò sul collo di Louis. Daisy e Phoebe si guardarono incredule.

"Ma è Natale!" Esclamarono all'unisono. Louis socchiuse un occhio, sollevando leggermente la testa per guardare Daisy. Harry grugnì in protesta, tirando la testa di Louis, in un tentativo di farlo sdraiare ancora. Louis accarezzò i capelli di Harry distrattamente e Harry sospirò contento, addolcì la stretta sulla testa di Louis e le sue mani rimasero sulla nuca dell'amico, giocando pigramente con i suoi capelli.

"Perché non andate a svegliare nonna Anne?" suggerì assonnato Louis, riappoggiando finalmente, la testa vicino a quella di Harry. Harry fece un verso di accordo, accoccolandosi ancora più vicino a Louis. Daisy alzò gli occhi al cielo verso la gemella e le due saltarono giù dal letto e corsero verso la porta.

Louis sospirò tra i capelli di Harry, il sonno che lo ricatturava. Non voleva muoversi--era al caldo e comodo e proprio al sicuro lì, avvolto nelle coperte e attorno ad Harry. Il Natale poteva aspettare.

****

Come scoprì, il Natale non poteva ascpettare e Louis presto si trovò sdraiato sul divano, con la testa in grambo ad Harry, mentre la bambine iniziavano a distribuire i regali. Sentì Harry sbadigliare e ridacchiò assonnato dell'amico. Guardò distrattamente le sue sorelle aprire i regali, la stanza piena di squittii eccitati e risate. Le ragazze non erano felici di aprire solo i loro regali, però. Volevano che Harry e Louis partecipassero. Così Louis si sedette e prese il suo regalo per Harry. Il riccio lo accettò con un sorriso. Lo guardò ansiosamente mentre le lunghe dita di Harry spezzavano la carta. Quando vide cosa c'era all'interno del pacchetto mal confezionato, rise deliziato.

"Lou!" ridacchiò, "che cavolo?"

"Non sapevo cosa prenderti," sorrise "Ho deciso di puntare su qualcosa che venisse dal cuore." Diede un colpetto sarcastico sul suo cuore. Harry rise ancora, avvicinandosi e abbracciandolo. Louis sorrise e lo strinse forte. Flick fece un verso infastidito.

"Cos'è?" chiese. Harry si staccò dall'abbraccio e girò la cornice per mostrare il disegno in pastelli di Harry, che Louis aveva disegnato per la loro gara. Solo che Louis ci aveva disegnato anche sè stesso e assomigliava a uno di quei disegni che i bambini fanno della loro famiglia. Flick sollevò un sopracciglio, non sapendo come reagire. Harry appoggiò il disegno delicatamente, sorridendogli dolcemente, prima di allungarsi per prendere il regalo di Louis.

"Mi farai sfigurare, vero?" scherzò Louis, "Guarda, anche il pacchetto è migliore del mio!"

"Quello perché ti sei rifiutato di ascoltarmi, quando ho provato ad insegnarti come fare," gli rispose Harry esasperato, "Aprilo e basta, loony." Louis quindi lo aprì, togliendo la carta dalla scatola. Iniziò a ridere.

"Mi hai preso il cofanetto della Saga di Twilight?" chiese, con felicità e un pizzico di sarcasmo.

"Be', ho immaginato che avresti voluto vederli per confrontarli con i libri," scherzò Harry. Louis gli fece la linguaccia.

"Solo se li guarderai con me," gli disse. Harry ridacchiò.

"Affare fatto."

****

Liam e Zayn arrivarono per la cena di Natale alle quattro. Louis e Harry erano in cucina, che cucinavano insieme--facendo più casino che cibo. Sean e Niall arrivarono un'ora dopo e la cena ancora non era pronta. A quel punto, tutte le bambine si stavano lamentando di aver fame, così Anne alzò gli occhi al cielo e marciò verso la cucina. Si fermò di colpo sulla porta, sconvolta dalla vista di fronte a lei. Harry e Louis la guardarono, le braccia di Harry intorno alla vita di Louis, probabilmente per impedirgli di scappare via, le mani di Louis avvolte intorno a quelle dell'amico, come se fosse indeciso tra volerle spingere via e lasciarle dov'erano. Avevano enormi sorrisi in viso ed erano coperti da diversi alimenti. Lei scosse la testa, mormorando "Non voglio sapere" e li buttò fuori dalla cucina per andare a farsi una doccia. Era un diverso tipo di camminata della vergogna, camminare attraverso la sala, dove c'erano i loro amici e le bambine, ricoperti di cibo e con sorrisi imbarazzati in viso.

Non si disturbarono con una vera doccia, visto che avrebbe richiesto troppo tempo e Louis non voleva ricoprire il gesso. Usarono delle salviettine per pulirsi le facce e Louis prestò particolare attenzione ai capelli di Harry. Si cambiarono i vestiti e tornarono al piano di sotto, dove Anne era in qualche modo riuscita a servire la cena, nel tempo in cui erano stati via. Si sedettero vicini e sorrisero verso i piselli per tutta la cena. Erano così presi l'uno dall'altro, da non notare i loro amici che si sorridevano consapevoli.

Quando tutti finirono di cenare, tornarono nel salotto. Però Zayn si fermò per un secondo nel vano della porta, bloccando Harry e Louis dietro di lui. Corse verso Liam un momento dopo, sorridendo maleficamente ai due amici. Niall rise di cuore.

"Ragazzi," disse, "Guardate in alto."

Lo stomaco di Harry si contorse, visto che già sapeva cosa stava per succedere. Trasalì quando alzando lo sguardo, vide il vischio. Louis lo fissò per un momento, prima di abbassare lo sguardo per incontrare quello di Harry. Harry si allungò verso di lui e lo baciò sulla guancia, per cercare di evitare situazioni imbarazzanti.

"Oh andiamo, amico!" rise Zayn, "Quello non va bene!"

"Già," aggiunse Liam, "Dagli un vero bacio!"

Harry guardò Louis nervoso, insicuro di come si potesse sentire lui a riguardo. Louis gli fece un sorriso di scuse, scrollando le spalle.

"Non fare nulla che ti possa far sentire a disagio," gli disse piano, così che potesse sentire solo lui.

Harry deglutì rumorosamente, lanciò uno sguardo veloce alla bocca di Louis, che si leccò il labbro inferiore, e Harry non potè trattenersi. Scattò in avanti e strinse il viso di Lou, prima di appoggiare le sue labbra su quelle del ragazzo. Fu veloce, nulla di più di un bacetto a stampo, ma era abbastanza. Harry si tirò indietro e appoggiò la fronte su quella di Louis. Cercò qualche segno di fastidio o rabbia, ma il ragazzo gli accarezzò semplicemente il fianco.

"E' tutto okay," sussurrò, "Va tutto bene."

"Siamo ancora amici, vero?" chiese Harry, cercando di nascondere la disperazione nella sua voce. "Questo non cambia nulla?"

"No, Harry," gli rispose gentilmente Louis, mentre col pollice sfiorava la pelle scoperta del suo fianco, "Questo non cambia nulla. Siamo ancora amici."

E con quella frase, si separarono, avendo bisogno di un po' di spazio dopo quello che era successo.
Harry si sedette vicino a Niall e cercò disperatamente di comportarsi normalmente, forzando una risata e cercando di non guardare verso Louis. Louis si sistemò di fianco a Zayn e rispondeva assentemente a qualsiasi domanda gli arrivasse, più concentrato sulle sensazioni causate dal bacio con Harry. La conclusione a cui arrivò, era spaventosa e non era sicuro di cosa dovesse fare a riguardo.

Da qualche parte, lungo la strada, Louis si era innamorato di Harry. Ragazzi, era rovinato.


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Capitolo 12
*** Capitolo Nove. ***


Disclaimer: Nessuno dei personaggi reali citati mi appartiene, la storia non è in alcun moda intesa per offendere e/o danneggiare tali persone, i caratteri rappresentati non riflettono la realtà, la traduzione non è stata fatta a scopo di lucro.

Questa fanfiction, è una traduzione. Potete trovare l'originale a questo link.
Questo è il permesso dell'autrice.




Capitolo Nove.

Col senno di poi
, Harry probabilmente avrebbe dovuto bussare--anche se era casa sua. Se lo avesse fatto, i suoi amici avrebbero avuto abbastanza preavviso da non scopare sul suo divano. Ora erano seduti davanti a lui, rossi in viso, con i vestiti infilati di fretta e leggermente storti. Harry fece un respiro profondo e fermò la sua camminata nervosa, per mettersi davanti a loro, una mano su un fianco.

"Okay," iniziò, gesticolando con la mano libera, "Okay. So che voi due state insieme, e quello va bene, ma preferisco che non facciate sesso sul mio divano. Il letto va bene, o la doccia, ma il divano...E' solo--Non so nemmeno cosa dire."

"Scusa, amico," iniziò Niall, con espressione dispiaciuta, "Non ne avevamo intenzione, ci siamo solo...lasciati prendere dal momento. Scusa."

"Onestamente, quello è più di quanto io abbia mai voluto vedere di voi due," Harry
rabbrividì.

"Be'...Sei entrato senza preavviso. Non ti stavamo aspettando!" esclamò Niall, esasperato. La sua espressione poi, diventò confusa "Aspetta--perché sei qui? Credevo dovessi portare Louis a cambiare il gesso."

"Zayn si è offerto di portarlo" Harry scrollò le spalle, "Ha detto che gli manca Lou. Non posso dargli torto--non lo vede quasi mai, visto che non può lavorare."

"Continua a non spiegarsi perché sei qui," gli disse Niall, " Le ragazze?"

"Sono con mia madre," spiegò Harry, sedendosi sulla poltrona vicino a Niall, "Avevo bisogno di prendere altri vestiti, sono stanco di mettermi sempre le stesse cose. Ho pensato di farlo mentre Lou è fuori."

"Oh," esalò Niall e un silenzo in qualche modo strano, scese tra i tre ragazzi. Sean fissò Niall, fino a quando il suo innamorato non incontrò il suo sguardo e gli fece un cenno. Il biondo scosse la testa, comunicando silenziosamente attraverso gli occhi e Sean lo guardò duramente. Niall alzò gli occhi al cielo e gli fece una linguaccia, Harry sospirò, strappando i due dalla loro conversazione silenziosa.

"Sentite, se c'è qualcosa di cui volete parlare senza di me, ditemelo e basta--vado a prendere le mie cose--ma quella roba silenziosa che state facendo è irritante e un po' inquietante," disse loro Harry, strofinandosi gli occhi con stanchezza. Sean guardò ancora una volta Niall, prima di rivolgersi a Harry.

"Niall vuole dirti qualcosa," esclamò e Harry fece un'espressione confusa, guardando l'amico, che si mosse a disagio.

"Sean e io..." Niall si interruppe, prese un respiro profondo e afferrò la mano di Sean per calmarsi, "Io e Sean ci sposiamo."

Harry si imbronciò un secondo, mentre realizzava le parole, poi il suo viso si illuminò con un enorme sorriso. Si lanciò sul suo amico, schiacciandolo contro il divano, e urlò cose senza senso. Niall rise sollevato e lo abbracciò forte.

"Dov'è l'anello?" chiese Harry, il sorriso ancora sul viso quando si staccò, "Dov'è?"

Niall rise più forte e tirò una catenella che teneva al collo. Harry urlò e si piazzo in grembo al biondo, per poter guardare meglio. Quando ebbe finito, rimise la catenella dentro la maglia di Niall e avvolse poi l'amico, tirandolo in un altro abbraccio, ridendo e esclamando Sono così felice per te. Harry si staccò, sempre sorridendo, e si alzò, stiracchiandosi le braccia.

"Quindi, quand'è il matrimonio?" chiese il riccio e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Niall sorrise felice.

"Giugno," disse, "Vuoi...vuoi essere il mio testimone?"

"Ovvio che voglio!" esclamò Harry "Mi sarei offeso, se non me l'avessi chieso!"

Niall rise, le guance rosse dall'eccitamento. Harry gli sorrise, assurdamente felice per lui e trasalì quando il suo cellulare iniziò a vibrare. Lo sbloccò velocemente e scoppiò a ridere quando lesse il messaggio che gli aveva mandato Zayn.


Attenzione: Louis sarà un po' strano quando arriverà a casa. E' svenuto quando il dottore ha provato a tagliare il gesso e in qualche modo ha strappato i punti. Hanno dovuto rifarli e mettergli un nuovo gesso, quindi sarà fatto di antidolorifici. ~Zayn


Fantastico. Grazie amico. Tra quanto tornate?
~Harry


15 minuti
~Zayn


Chiede di te, comunque
~Zayn


Harry sorrise e scosse la testa. Mise via il telefono e rivolse la sua attenzione a Niall e Sean.

"Prendo la mia roba e me ne vado," disse loro, "Lou sarà a casa presto, quindi devo andare."

"Divertiti, amico," sorrise Niall e Harry ignorò di proposito gli sguardi che i due ragazzi gli rivolgevano e uscì dalla stanza.

***
Zayn non stava scherzando, quando aveva detto che Louis era "fatto" di antidolorifici. Appena entrato in casa, si era appiccicato al fianco di Harry, piangendo e aveva proclamato che Harry era l'unica ragione per cui era ancora vivo dopo le torture che aveva sopportato. Harry aveva sospirato e aveva portato l'amico in camera, dove si era leggermente calmato e aveva permesso che lo mettesse a letto e avvolgesse nelle coperte. Non aveva permesso però, a Harrydi tornare al piano di sotto. Quindi Harry aveva sospirato di nuovo, aveva tirato indietro le coperte e aveva lasciato che Louis si accoccolasse sul suo petto con un leggero mugolio. Non era così male, in realtà--in effetti, Harry potrebbe addirittura dire di aver apprezzato un Louis così appiccicoso. Aveva avvolto un braccio intorno alla vita dell'amico, gli aveva accarezzato i capelli e gli aveva sussurrato parole senza senso nell'orecchio, fino a quando non si era addormentato, accocolato al fianco di Harry.

Anne era andata da loro due ore dopo e aveva detto a Harry che era ora che Louis prendesse un'altra dose. Harry ci aveva messo quindici minuti, per capire che Louis non l'avrebbe lasciato andare da nessuna parte. Aveva pianto, pregato, urlato, pianto ancora, minacciato e si era attaccato a Harry come se la sua vita ne dipendesse, quando finalmente sua madre si era impietosita ed era andata a prendere le medicine per Louis, al suo posto. Louis poi si era calmato, si era accoccolato di nuovo al petto di un Harry esasperato e si era riaddormentato.

Il resto della famiglia pensava fosse uno spasso, Lottie e Flick sporgevano ridendo, la testa nella porta della stanza più o meno ogni venti minuti. Harry non lo trovava minimamente divertente e, se avesse potuto muoversi senza scenate da parte di Lou, avrebbe chiuso a chiave la stanza, per tenerle fuori.

Al momento però, non era possibile. Quindi rimase dov'era, passando le dita tra i capelli dell'amico delirante e sgridando le ragazze, ogni volta che si infilavano in camera.

Sospirò di nuovo e abbassò lo sguardo, quando l'amico mormorò qualcosa nel sonno. Harry si avvicinò e gli diede un bacio delicato sui capelli. "Uno di questi giorni, loony," sussurrò "Capirai quanto sei importante per me. Uno di questi giorni, non dovrò ridere se qualcuno chiederà se ci amiamo. Uno di questi giorni, non dovrò dire loro 'No, siamo migliori amici'. Uno di questi giorni, mi amerai come io amo te e dirò ai miei amici che ci stiamo per sposare e chiederò a Niall di essere il mio testimone. Uno di questi giorni, loony, smetteremo di fingere."


Note:

Salve! Scusate, so che è brutto da dire, ma mi ero completamente scordata di dover postare questo capitolo.
Finalmente però, ce l'ho fatta.

Grazie mille a tutti, più di cento persone hanno aggiunto la storia a preferiti/seguiti/ricordati e non potrei veramente, essere più felice!

Spero di non metterci troppo per tradurre il prossimo capitolo, anche se con tutte le cose che ho da fare, non prometto nulla.

Grazie mille, Ems.

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