True love never did run smooth

di PinkBiatch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. (Parte 1) ***
Capitolo 19: *** 18. Parte due. ***
Capitolo 20: *** 19. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Salve a tutti :) vorrei ringraziarvi per aver aperto la mia fanfiction e spero l'apprezzerete! Per qualsiasi domanda, cosa che non capite, basta chiedere per messaggio privato, sono qua per voi :D


1.


Rose si svegliò di soprassalto.
Grattastinchi era ancora accoccolato sopra di lei ed Hugo russava forte. Dalle finestre usciva un po' di luce, quanto bastasse per farle capire che oramai era giorno.
Non aveva dormito bene, quella notte. Era agitata per il ritorno ad Hogwarts.
Si chiese come facesse Hugo ad essere così tranquillo, a russare come aveva fatto per tutta l'estate e come, Rose sapeva, aveva fatto durante tutte le sue notti ad Hogwarts.
Tante volte si era chiesta come faceva Hugo ad essere così indifferente a tutto. La scuola non lo toccava, non gli importavano le ragazze, non gli importava assolutamente nulla. Per lui c'era solo il Quidditch, ma questo c'era anche per Rose. Come c'era la scuola, e come c'erano i ragazzi.
Era sempre stato un tema delicato per lei, ma aveva avuto la sua piccola fama. Quella stessa estate, un giorno in cui era a pranzo dai Potter, come al solito, i suoi genitori decisero di rimanere per tutto il pomeriggio, come al solito, e avevano da parlare di faccende importanti, “faccende del Ministero”, dicevano, come al solito, così lei, Hugo, Luna, Al e James furono spediti a giocare fuori in giardino, come al solito.
Hugo propose subito di giocare a Quidditch, così decisero di fare una partita due contro due, escludendo James che, diceva, non aveva voglia di giocare, e quel giorno era pensieroso.
Dopo venti minuti che giocavano, Rose fu mandata via perché era troppo brava ed era una noia per gli altri star vedere lei che giocava senza saperle estorcere un punto. Così Hugo, Luna e Al, si misero a passarsi la Pluffa per divertimento e Rose scese dalla scopa per parlare con James.
“J?”
“Rose?”
“Cos'hai?”
“Ti va se facciamo un giro in giardino?”
E così si erano avviati a fare una passeggiata, lasciandosi alle spalle le risate dei loro fratelli che si divertivano senza di loro.
Camminarono per un po', vicini, senza dire niente. Vedendo allora che James non parlava, Rose si decise a porre di nuovo la sua domanda, sperando di ricevere una risposta.
“Cos'hai, J?”
“.. Niente” Sospirò James.
“Non mi sembra.” Ripeté Rose, irremovibile.
“Cosa ti fa credere che io abbia qualcosa?”
“Niente di preciso, lo so e basta.”
“Rose..” Sussurrò James, mettendosi a sedere sull'erba.
“Sì?” Disse Rose, sedendosi accanto a lui.
“Vedi, tante volte il mondo sembra così stupido. Voglio dire, il mondo ha gli occhi ma non ha le orecchie.”
“In che senso?”
“Nel senso che tutti sono pronti a vederti e a giudicarti per ciò che vedono, e nessuno è buono ad ascoltarti.”
“Lo dici perché tutti ti ammirano solo perché sei il figlio del Bambino Sopravvissuto?” Chiese allora Rose, una punta di rammarico per l'amico a renderle la voce un po' più roca.
“Beh.. sì.”
“Sai che devi farci l'abitudine. E puoi sempre scollarti quel titolo dalle spalle, e far vedere chi sei, e chi saresti anche senza che tuo padre avesse sconfitto Voldemort.”
“Per te è semplice dirlo! Tu sei arrivata a scuola quasi più acclamata di me, perché eri figlia di due del 'Golden Trio', e adesso non sei più la figlia di qualcuno. Adesso sei solo tu.”
“Perché io ho dimostrato chi ero, J. E ci riuscirai anche tu.”
“Rose..” Sussurrò di nuovo James.
“Sì?” Chiese lei, curiosa.
“E' sbagliato amare la propria cugina?”
Rose si alzò.
James la seguì e lei cominciò a correre, lontana da quel cugino stupido che si ritrovava che non sapeva nemmeno capire i suoi sentimenti.
Rose sapeva che lui l'avrebbe detto, prima o poi. Le avrebbe detto che a lui lei piaceva.
Ma lei, in cuor suo, sapeva che non era vero. Lo sapeva perché era successo anche a lei, ma quando aveva davvero incontrato un ragazzo che l'attraeva, aveva capito che la differenza tra lui e James era grandissima. E James sarebbe sempre stato solo il suo cugino preferito.
Un altro ragazzo, a scuola, le aveva fatto il filo per un po' di tempo. Si chiamava Andrew, ma lei non poteva sopportarlo ed aveva messo in chiaro le cose talmente bene che lui e la sua sfacciataggine non le avevano mai più rivolto la parola.
Hugo si svegliò di soprassalto, come se avesse appena fatto un incubo.
“Hugo?” Lo chiamò la sorella dal letto accanto.
Lui si stiracchiò, sbadigliando, e non disse niente.
“Hai fatto un brutto sogno?” Riprovò lei.
“No,” disse lui con un grosso sbadiglio, “mi sono svegliato per la fame.”
Rose sbuffò per reprimere una risata e gli tirò una cuscinata.
Lui prese il cuscino e glielo ritirò, prendendo Grattastinchi. Il micio allora si alzò arrabbiato e andò in contro al suo aggressore con fare minaccioso.
“Va bene, scusa, scusa micio, adesso mi alzo e ti lascio il letto!” Disse Hugo alzandosi in fretta e furia e correndo verso la cucina, facendo di nuovo ridere la sorella, che stavolta non si trattenne.
Si alzò anche lei ed andò verso la cucina, e sentì sua madre chiedere ad Hugo che cosa fosse successo.
“Quel gattaccio!” Mormorò lui, ancora assonnato.
“Che ha fatto?” Chiese lei, ridendo, visto che conosceva l'avversione di Hugo nei confronti di Grattastinchi, che si divertiva da morire a spaventarlo.
“Dov'è il burro di arachidi?” Chiese Hugo senza rispondere alla madre.
“Davanti a te, zuccone!” Disse allora Rose, appena entrata in cucina.
“'Giorno” le sorrise la madre.
Lei le sorrise di rimando, controvoglia, e sua madre capì subito che era agitata per il ritorno ad Hogwarts.
“Dov'è papà?” Chiese allora Rose, perché suo padre era ciò di cui aveva bisogno, visto che sapeva sdrammatizzare anche nella situazione più miserabile. “Secondo te?” Ridacchiò la madre.
“Dove sarei anch'io se non fosse per quell'ammasso di peli!” Ringhiò Hugo sbranando la sua fetta di pane e burro di arachidi.
“Guarda che la tua colazione non ti ha fatto niente, non c'è bisogno tu la disintegri con tanta violenza!”
“Aspetta solo che faccia una bambola wodoo di Grattastinchi al sapore di pollo arrosto e la mia voracità nel mangiare servirà a qualcosa!”
“Cos'è questo chiasso?” Chiese allora Ron, entrando in cucina strascicando i piedi per il sonno.
“Niente, papà..” Mormorò Hugo.
“Tuo figlio ha di nuovo litigato con Grattastinchi!” Disse Hermione.
“Gliele hai fatte vedere, a quel gattaccio?” Disse allora Ron, facendo ridere Hugo e conquistandosi sguardi truci da parte della moglie e della figlia.
“Stavo scherzando..” Mormorò allora lui a mo' di scuse, “chi avrebbe mai il coraggio di sfidarlo, Voldemort coi peli e il naso..”
I figli risero e sua moglie gli scoccò un'occhiata di rimprovero, nascondendo un sorriso.
La colazione finì e Rose, Hugo e Ron furono spediti da Hermione a vestirsi, prima di fare tardi.
“Ma mamma, sono le 9 e mezza del mattino!” Protestò vivacemente Hugo, finalmente sveglio del tutto.
Lei fece finta di non sentirlo e lui, seppur di malavoglia, si vestì.
Alle dieci tutta la famiglia era pronta per partire per la stazione di King's Cross, sebbene ci fosse prima un'altra tappa: casa Potter.
Hermione prese in mano uno scolapasta ammaccato e con dei pezzi mancanti e lo dispose al centro del cerchio che avevano formato. Guardò Rose, sorridendo, per cercare di renderla più serena, e dopo diede l'ordine di prendere lo scolapasta e tenersi forte.
Per Rose e Hugo era una cosa talmente abituale che nemmeno sentivano lo strappo sotto l'ombelico e riuscivano già ad atterrare in piedi.
Dal nero in cui erano stati precipitati cominciarono a distinguersi figure e colori, e cinque sagome si avvicinarono presto a loro. Tutta la famiglia Potter era fuori dalla porta di casa loro ad aspettarli e furono contenti di vederli.
Rose sorrise a James, il quale ricambiò il sorriso, sebbene un po' incerto visto un ricordo non troppo piacevole riguardante la cugina ancora fresco nella sua memoria.
Si salutarono, si chiesero come stessero, come al solito, e poi i Potter informarono loro che avrebbero raggiunto King's Cross con un auto del Ministero. “Come mai questa novità?” Chiese Hermione, visto che in genere prendevano una Passaporta.
“Kingsley ci vuole subito al Ministero appena i nostri figli partono.”
“Per Merlino, riguarda Voi-Sapete-Cosa?” Chiese Hermione, a metà fra il preoccupato e l'eccitato.
“Immagino di sì.” Rispose serio Harry.
“Siamo sicuri che loro non correranno dei rischi?” Chiese allora Hermione, preoccupata.
“Andiamo, Herm, sei sempre la solita brontolona! Se la spasseranno!” Sbottò Ron.
“Scusa se mi interesso dell'incolumità dei nostri figli!” Rispose allora lei, alterata. “Non ricordi quante ne ha passate Harry?”
“Io sono ancora qua, Herm. Sta calma. Non succederà niente a nessuno di loro, non verranno sicuramente scelti.” Disse allora Harry, poggiandole una mano sulla spalla.
“Ne sei sicuro?” Chiese Hermione.
“Sicurissimo. Non sono nemmeno sicuro che ci proveranno.”
“Parla pure per Rose,” intervenne allora Ginny, “conosci i nostri figli.”
Harry annuì, e prima che potesse aggiungere qualcosa fu interrotto da James, che, seguito da tutti gli altri, chiese cosa sarebbe successo e di cosa stessero parlando.
“Verrete informati a tempo debito.” Disse solo Ginny, liquidandoli con uno sguardo severo che conoscevano come quello di loro nonna Molly.
In quel preciso istante, con un tempismo impeccabile, arrivò l'auto del Ministero, che mentre da fuori sembrava una macchina piccola con appena cinque posti, dentro si rivelò grande quanto una limousine, abbastanza grossa per far sì che tutti si potessero sdraiare se lo volevano, in tutte le posizioni che volessero, anche in orizzontale.
“Wow” mormorò Hugo.
“E' un incantesimo di espansione come quello che fai tu alle tue borse, mamma?” Chiese Rose curiosa, rivolta alla madre.
“Sì” ridacchiò lei.
Harry la guardò, e sorridendo disse: “E' un vizio che ti porti dietro da un po', eh?”



Mancavano esattamente venti minuti alle 11, quando le due famiglie scesero dalla macchina del Ministero e si diressero verso i binari.
I primi ad andare furono Hugo e Lily, seguiti da Albus e James. Rose rimase indietro per rincorrere Grattastinchi che era preso dietro ad un piccione impaurito.
Alla fine riuscì a prenderlo e lo caricò sul suo carrello, partendo sparata verso la parete che divideva il binario 9 da quello 10, il mondo Babbano da quello Magico.
Hermione la guardò attraversare il muro e rivide se stessa in quella bambina coi capelli rossicci e crespi, con gli incisivi un po' sporgenti e quella fame di sapere che tanto conosceva.
L'unica traccia di suo padre stava lì, nel rossiccio di quei capelli. Poteva sembrare figlia di chiunque altro.. Oppure poteva sembrare figlia solo sua. Creata solo da lei, senza l'aiuto di nessuno, nessuno che avrebbe mai dovuto sopportare, rincorrere, rimbeccare, capire, nessuno che avrebbe fatto da figlio prima dell'arrivo dei due veri.
Ripensò a quando lei aveva l'età di sua figlia, ripensò al suo quarto anno ad Hogwarts. Quell'anno aveva dovuto sostenere Harry, ma alla fine lui si era ritrovato di nuovo a combattere da solo. Aveva conosciuto maghi di altre parti del mondo, e per la prima volta nella sua vita si era sentita amata. Si chiese cosa sarebbe successo se avesse accettato Viktor. Se non l'avesse fatto mai aspettare.
Sarebbe stato mille volte più degno, si disse. Mille volte meno fastidioso, meno infantile.
Ginny le cinse le spalle con un braccio e varcarono insieme il binario, ed Hermione si riscosse svelta dai suoi pensieri.
Ogni cosa, là, era come se la ricordava. Il treno fumava sempre, rosso fuoco ed accogliente. Ogni vagone, ogni sedile aveva costituito una parte fondamentale della vita di Hermione. Ma sembrava ormai appartenere al passato.
Rose le se avvicinò facendolo sembrare un movimento casuale, anche se la madre sapeva che aveva solo bisogno di un suo abbraccio che la confortasse. “Mamma” sussurrò Rose tra le braccia della madre.
“Sì?”
“Cosa succederà quest'anno?” La guardò negli occhi. Aveva paura, Rose. Aveva ereditato l'apprensione della madre insieme a tutto il resto di lei, e credeva che stesse succedendo qualcosa di spiacevole.
Per qualche secondo ci fu una lotta interiore nella testa di Hermione, perché non sapeva se dirlo alla figlia o se non farlo. Poi si decise. Si chinò vicino all'orecchio e vi sussurrò la risposta.
Rose la guardò, preoccupata.
“Spero solo che né James né Albus si metteranno nei guai.” Disse. Ma i suoi occhi non guardarono né James né Albus, mentre parlava della sua inquietudine alla madre.
“Ehi,” le disse piano la madre, “cos'è che ti turba, quest'anno, Rose? Sei diversa. Hai molta più paura di tornare ad Hogwarts perfino della prima volta.”
“Io..”
Il treno fischiò, era ora di andare.
“Te lo scriverò nelle mie lettere, promesso. Mi farò prestare da James la sua civetta.” Disse Rose, correndo verso l'Espresso per Hogwarts.
Appena Rose salì le porte si chiusero alle sue spalle e lei ricevette molte spinte dalla ressa di persone che affollavano il corridoio in cerca di uno scompartimento.
Quando riuscì a scavalcare la folla procedette svelta nel corridoio, guardandosi a destra e a sinistra per cercare i suoi amici.
“Weasley.” Una voce tagliente alle sue spalle la fece sobbalzare. Si fermò un attimo, all'unisono col suo cuore. Poi le gambe cominciarono a muoversi freneticamente per scappare dalla voce tagliente, di nuovo all'unisono col suo cuore.
Correndo, non si rese più conto di dove stesse andando, e ad un certo punto andò a sbattere contro l'ultima persona che avrebbe mai voluto vedere: Andrew.
Lui la guardò e sorrise, spavaldo.
“Se mi volevi potevi chiederlo più gentilmente.” Disse, ghignando.
“Silencio.” Una voce, la stessa voce tagliente alle spalle di Rose fece zittire Andrew. Lei avrebbe voluto voltarsi e protestare, ma il timore la fece continuare a correre.
Finalmente trovò lo scomparto con James e vi si rifugiò, contenta di sfuggire un'altra volta dalle sue grinfie.
“Cos'hai, Rose?” Chiese James, sinceramente preoccupato per lei.
“Ehm.. io? Ho qualcosa?” Chiese lei, facendo la finta tonta.
“Sei sudata ed hai il fiato corto.” Intervenne allora Lily.
“Fa un gran caldo nei corridoi.. e poi ho corso per sfuggire.. per sfuggire alla folla di gente che era accalcata nei corridoi a cercare un posto libero, ecco.” Disse, per nulla convincente.
James voleva davvero sapere cos'era successo ma non lo chiese, sapendo già che non avrebbe mai risposto alle sue domande. Era cocciuta, Rose.



Dall'altra parte dell'Espresso, un ragazzino dai lineamenti affilati, con la carnagione pallida ed i capelli color platino, entrava nel vagone di Serpeverde, dove tutti lo acclamarono e lo salutarono calorosamente.
Lui rispose con dei sorrisi buoni verso tutti, non troppo nel suo stile, che resero il suo migliore amico sospettoso.
“Scorp.” Disse Robert, una volta che Scorpius si sedette accanto a lui.
“Rob.” Rispose Scorpius.
“Passate bene le vacanze?”
“Una noia. Tu?”
“Una noia anch'io. Allora perché sei così felice?”
“Felice? Non sono felice. Sono.. contento.”
“Contento di cosa?”
“Visto che lo sai, non sono tenuto a dirtelo.
“Scorp!” Protestò Robert.
“Ho la bocca sigillata.” Disse allora lui, e si mise a sonnecchiare senza degnare l'amico neppure di uno sguardo.


La signora dei dolci passò davanti allo scompartimento di Rose dopo più di metà viaggio, quando il sole cominciava quasi a tramontare tra le montagne della campagna inglese.
Presero tutti tante Cioccorane da svuotarne il carrello, che prima ne era pieno, e poi si divertirono a scartarle.
“Miseriaccia” imprecò Hugo, “di nuovo mio padre!” E buttò la figurina fra le cartacce.
Tutti scartarono la propria figurina, ma solo Hugo ebbe la “sfortuna” di trovare suo padre.
“Rose, tu chi hai trovato?” Le chiese Albus.
“Flamel, ma ce l'ho già.”
“Se ti do Morgana tu mi dai Flamel?”
“Certo!” Disse Rose, acconsentendo allo scambio.
Tutti gli altri affermarono di averne trovata una che avevano già, ma quando Lily propose uno scambio a James lui la guardò male e rifiutò, tenendosi la carta tutta per sé.
Rose, che gli sedeva accanto, si sporse un po' per vedere dei capelli folti e ricci che incorniciavano una faccia sorridente. Sorrise anche lei, e l'uomo nella foto sembrò accorgersene e farle l'occhiolino.
Si chiese come doveva essere Sirius Black in vita.
Sua madre le aveva parlato di lui, le aveva raccontato dell'anno in cui l'aveva aiutato a scappare in groppa a Fierobecco, le aveva parlato della solitudine di Sirius in Grimmaud Place, e infine le aveva parlato della sua morte.
Sua madre aveva versato molte lacrime, la sera in cui Rose le aveva chiesto cosa fosse successo a Sirius.
“Avevo ripetuto ad Harry di non andare, ma non mi ha ascoltata.. Se io l'avessi trattenuto, se l'avessi fatto..”
Rose le aveva ripetuto che non era colpa sua, e alla fine della storia aveva pianto anche lei.
Chissà quanto era stato felice, quando, nel luogo in cui si trovava adesso, aveva scoperto che Harry aveva dato il suo stesso nome a suo figlio.


Dopo circa tre ore in cui avevano fatto partite a Spara Schioppo e agli Scacchi Magici, e in cui Hugo aveva fatto diventare Grattastinchi verde e molto altro, il loro viaggio verso Hogwarts terminò.
Avevano già indossato le loro divise, così non dovettero far altro che salire sulle carrozze, per i più fortunati trainate dal nulla, che li portarono diretti ad Hogwarts mentre i bambini del primo anno attraversavano insieme ad Hagrid il Lago Nero.
Il portone si aprì davanti alla folla guidata dal professor Paciock, il professore di Erbologia, nonché Direttore della Casa Grifondoro, che un tempo aveva contribuito coraggiosamente alla caduta del Signore Oscuro, e che adesso era così amato da tutti gli studenti.
Il castello era rimasto un po' ammaccato, e adesso ogni rampa di scale, ogni scorciatoia, ogni corridoio ed ogni sala erano dedicate ai coraggiosi morti in battaglia.
Rose ricordava ancora quando lo zio George era tornato ad Hogwarts ad inaugurare la stanza dedicata a Fred, il suo gemello, che, a detta della madre, era l'ex ufficio di una certa Dolores Umbridge, e aveva pianto e riso insieme; pianto per la mancanza del gemello e per la commozione, e risate per la consapevolezza di quella che sarebbe stata la sua reazione.
“Le abbiamo fatto vedere i sorci verdi, fratellino.” Aveva detto prima di scoppiare in lacrime ed uscire a corsa dal castello.
La cerimonia dello Smistamento ebbe presto inizio, e appena Woodhouse, Emma fu assegnata a Serpeverde, la Preside, Minerva McGranitt, cominciò il suo discorso.
Dette il suo benvenuto agli alunni nuovi, e il bentornato a coloro che erano già stati ad Hogwarts.
Avvertì gli studenti delle varie regole, ma ben presto terminò il suo discorso, annunciando che potevano abbuffarsi quanto volevano, ma che successivamente avrebbero dovuto rimanere nella Sala Grande per una comunicazione di massima importanza.
Intorno a lei, al tavolo Grifondoro, Rose sentì molte opinioni dei vari compagni, c'era chi credeva in una nuova regola, un Professore nuovo, visto che ancora quello di Difesa Contro le Arti Oscure rimaneva vuoto, o c'era chi diceva che era uno scherzo.
Rose, in cuor suo, sapeva cosa avrebbe detto la McGranitt, e aspettava solo di vedere la reazione della Sala Grande all'annuncio della notizia bomba.
Mentre mangiava, però, ripensò a ciò che aveva sentito dire da Alexander, uno del suo stesso anno che era seduto di fronte a lei, e notò che davvero il posto di Difesa era libero.
Fece scorrere i vari nomi dei professori, la McGranitt, Trasfigurazione, Paciock, Erbologia, Arias, Pozioni, Ruf, Storia della Magia, Vitious, Incantesimi, la Cooman, Divinazione, Hagrid, Cura delle Creature Magiche.. Sì, mancava solo il nuovo professore di Difesa.
Si chiese chi potesse essere, e non trovò risposte. Non c'era una sola persona che le venisse in mente.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Ed eccomi qua di nuovo per voi, come previsto, molto presto! Ringrazio a tutti coloro che mi hanno scritto o recensito, chi ha messo la fanfiction tra le preferite\ricordate\seguite ecc. e spero che se ne aggiungano di nuovi, sia tra le recensioni che tra coloro che seguono ecc. visto che mi è; stato segnalato in una recensione specifico qua le età; dei nuovi protagonisti: Lily Luna frequenta il secondo anno così; come Hugo, Rose, Scorpius e Albus frequentano il quarto e James il quinto. Mi dispiace per non essere stata chiara :) 
Inoltre vorrei precisare dei nomi nuovi e da cosa provengono. George Arias, ovvero il professore di pozioni già nominato nel capitolo scorso, non è altro che George Harrison col cognome dell'ultima moglie, Olivia. Il presidente nominato nel capitolo che segue è una fusione tra Stuart Sutcliffe, bassista dei Beatles prima che diventassero famosi, e ovviamente Paul. Invece, per quanto riguarda l'amico di Scorpius, Robert, il nome proviene dal mio amato Robert Downey Jr. (Scusate, i loro nomi appaiono un po' ovunque! Ahahaha)
Adesso non vi disturbo più, e buona lettura! 

                                                                                                                                     2.


Quando anche gli ultimi ebbero finito di mangiare, Hugo compreso, la McGranitt si alzò di nuovo in piedi e zittì il chiacchiericcio dei ragazzi, che a dir la verità erano stanchi e non avevano voglia di stare a sentire ciò che aveva da dire. 
Lei, però, catturò ben presto la loro attenzione.
“Spero voi abbiate gradito la cena. Bene, immagino che adesso non abbiate voglia di ascoltarmi, ma è di fondamentale importanza che lo facciate, perché questa cosa riguarda voi e, ahimè, vi piacerà.
Sapete che ultimamente è stato eletto un nuovo ministro, quale Stuart McCartney, ed è sua volontà ripristinare ciò che ha avuto luogo nello stesso anno in cui Voldemort è tornato. Molti di voi sanno di cosa sto parlando, e già spalancano la bocca. Per chi non avesse ancora afferrato, ben presto, questo stesso anno, avrà luogo il Torneo Tremaghi.”
Quando ormai era stato annunciato senza che potesse esserci alcun fraintendimento, molti “ooh” di stupore si levarono tra gli studenti. Tutti erano eccitati, emozionati e curiosi, e incredibilmente, anche i Nati Babbani sapevano di cosa si trattasse.
“A differenza dell'ultimo anno in cui ha avuto luogo, sebbene un ragazzo del quarto anno riuscì a partecipare nonostante non fosse previsto dalle regole, le iscrizioni sono aperte dai ragazzi del quarto anno in poi. Questo” si affrettò a dire la McGranitt prima che la sua voce venisse sopraffatta da altro mormorio, meno sommesso di quello precedente, “non significa che tutti i ragazzi del quarto, del quinto, del sesto e del settimo anno debbano partecipare. Deve farlo solo chi sente di potercela fare. E ricordate che una volta entrati, non si può più uscire.
Domani avranno luogo le prime lezioni, potrete trovare gli orari affissi nella bacheca della vostra Sala Comune, ma le lezioni non si terranno di pomeriggio poiché ci aspettiamo l'arrivo degli studenti di Durmstrang e di Beauxbatons. E adesso, tutti a dormire. Buonanotte.” Disse la McGranitt, scatenando di nuovo un gran mormorio di voci.
“Hai sentito? Beauxbaton e Durmstrang! Chissà come sono! Avremo tanto da imparare da loro!” Disse Albus a Rose.
“Già! Davvero tante cose! Potremmo vedere ciò che imparano loro a differenza di noi e ciò che noi impariamo a differenza di loro! Sapevo che Durmstrang è una scuola dove viene insegnata molta Magia Oscura” rispose Rose.
“No, papà mi ha detto che da quando se n'è andato Karkaroff è tutto più tranquillo.” Rispose serio James.
“Karkaroff?” Chiese Hugo.
“Sì, era un Mangiamorte.” Rispose, sempre serio, James.
“Sai, Hugo, la mamma è ancora in contatto con un ex allievo di Durmstrang.” Disse Rose, desiderosa di cambiar discorso.
“Davvero? E chi è?”
“Sono sicura che lo conosci. Tieniti forte. Niente di meno che Viktor Krum!”
“VIKTOR KRUM? Mamma conosce VIKTOR KRUM e non me l'aveva mai detto?!” Protestò Hugo.
“Pare che papà sia suscettibile a riguardo. Non gli perdonò mai di averla invitata al Ballo del Ceppo prima che potesse farlo lui. Certo, se si fosse svegliato prima..”
“Tanto la mamma se l'è sposata papà, non Krum.” Rispose seccamente Hugo, che aveva ereditato dal padre la gelosia nei confronti della madre.
“Però ti sarebbe piaciuto averlo come padre!” Ridacchiò James.
“.. Magari come zio.” Ammise Hugo, arrossendo un po'.
Salirono ai dormitori seguendo i due Prefetti e tutti andarono subito a letto, sfiniti. Anche Rose era stanca, ma non riusciva comunque a prender sonno.
Uscì nella Sala Comune, certa di essere sola, e si mise sul divano a guardare le fiamme del camino, acceso seppure fuori fosse ancora caldo, spegnersi lentamente.
Dopo forse dieci minuti o forse ore che stava dormendo, fu riscossa da qualcosa che le veniva poggiato delicatamente addosso. Socchiuse gli occhi e vide James coprirla con premura.
“J? Che ci fai qui?” Chiese assonnata.
“Non riuscivo a dormire. E tu?” Chiese James.
“Nemmeno io.”
“Sembra tu ci sia riuscita.”
“Già.”
“Già.”
“Che ore sono?” Chiese Rose dopo un po' di silenzio.
“Le sei del mattino.” Rispose semplicemente James.
“Non hai mai dormito?”
“No.”
“E perché sei sceso solo adesso?”
“Stavo comodo a letto.”
“Perché non riuscivi a dormire?”
“Meglio che torni a letto. Qua fa un po' freddo.” Disse lui sbrigativo, e tornò a letto.
Anche Rose si decise ad andare a letto, sebbene ormai le rimanesse poco tempo per riposarvisi.
Appena infilatasi nel letto, però, si accorse di non avere più sonno, così decise di alzarsi di nuovo, ma mentre si alzò urtò involontariamente contro il baule di una sua compagna, Sugar, che si svegliò.
“Rose?” Chiese sbadigliando ed affacciandosi dal letto.
“Sì. Scusa, volevo uscire e sono inciampata contro il tuo baule.”
“Tranquilla, ero già vicina a svegliarmi. Vai giù adesso?”
“Penso di sì.. Vuoi venire anche te?”
“Sì, un attimo che arrivo.”
Sugar scese velocemente dal letto e la seguì lungo le scale a chiocciola e si sedette vicino alla poltrona preferita di Rose dove si era già seduta.
“Allora? Ci siamo a malapena salutate prima, dimmi un po', come vanno le cose?” Chiese Sugar, già loquace di prima mattina.
“Mah. Niente di che, le solite cose. Quest'estate l'ho passata a fare su e giù tra casa mia e casa dei miei cugini.. Tu?”
“Oh, io sono andata in Irlanda dai miei parenti, ma non è stato affatto noioso. A parte che laggiù è tutto fantastico, ma tu non hai davvero idea di come siano tutti fighi là!”
“Ma davvero? Ed io che credevo che fossero meglio gli inglesi!” Disse Rose, contenta di potersi esternare un po' dalle sue preoccupazioni e dalla sua famiglia con Sugar.
“Macché! Non hai davvero idea! Sono tutti pallidi, con gli occhi verdi ed i capelli rossi! E poi l'accento irlandese è così.. così.. non so spiegarlo, devi sentirlo. Dicono “Sì” in una maniera così strana che ti fanno venir voglia di sposarli solo per sentirli dire “Sì”, un po' perché sono davvero belli, e un po' perché il loro accento..”
“Sembri proprio innamorata! Diciamo che più che il Principe Azzurro hai trovato la colonia di Principi Azzurri, ma meglio così, hai più scelta!” Ridacchiò Rose.
“Eh già, considerato che qui di bei ragazzi ce ne saranno due o tre.. E sembra che tu ti dia da fare con loro!”
“Io?! Con chi mi do da fare io?” Chiese stranita Rose.
“Beh, sai, uno dei più carini è James..”
“Per i più consunti slip di Merlino, è mio cugino!” Quasi strillò Rose.
“Okay, okay, mettiamo da parte James, che tra parentesi allora potresti presentarmi.. ma che mi dici.. che mi dici di Scorpius Malfoy?”
“Scorpius Malfoy? Che c'entro io con lui?!” Chiese Rose, fingendosi stupita, fingendo che il suo cuore non battesse a mille.
“Mi sembra.. strano, il vostro rapporto. Ti deride spesso..”
“E' ciò che ha sempre fatto. Con tutti. Io non ho niente di speciale, per lui.” Ed ebbe una piccola fitta al cuore.
“Adesso lo fa in modo più.. sottile, quasi a volerti stuzzicare, a voler vedere per quanto resisti..”
“Resisto a far che?”
“Resisti a guardarlo come lo guardi.”
“Come lo guardo?”
“Come un'oasi dopo aver attraversato il deserto del Sahara in ginocchio.” Disse Sugar, sorridendole.
Rose la guardò implorante, come a volerle chiedere di rimangiarsi tutto prima che quello che provava sembrasse ancora più vero.
Si chiese quanto altro tempo avrebbe potuto smentire prima di accettare la realtà, prima di prendere la vita come veniva.
Sugar tornò a letto e lasciò di nuovo Rose abbandonata a se stessa, senza sapere che fare.
Prese carta e penna e scrisse alla madre.

 

Cara mamma,
sono le sei di mattina e non riesco a dormire quindi ti scrivo, prima che sia troppo piena di compiti per non trovare il tempo per farlo.
Ieri sera la McGranitt ci ha detto del Torneo Tremaghi e sono stati tutti entusiasti, anche se si capiva che lei è sempre contraria, specialmente a far partecipare i ragazzi del quarto anno.
Spero che sia James che Albus non si offriranno volontari, perché avrei troppa paura per loro.
Avrei voglia di parlarti di un'altra cosa ma non so bene come farlo.
Ti dico solo che riguarda un ragazzo
Ti voglio bene,
tua
Rose.

 

 

Chiuse la busta e si incamminò verso la Guferia per prendere un gufo della scuola da mandare velocemente a sua madre. Avrebbe voluto usare la civetta di James, ma non voleva essere presa in giro perché aveva già scritto a sua madre, così decise di usarla più avanti.
Rimase qualche minuto alla Guferia per ammirare l'alba e per respirare un po' d'aria fresca, ormai arresa al fatto che non sarebbe più riuscita a dormire.
Quando si alzò sentì dei passi alle spalle, e appena vide una chioma biondo platino avvicinarsi a dove era lei, si decise a nascondersi dietro ad una parete, che sembrava esser lì apposta per farcela nascondere.
Il proprietario della chioma biondo platino, tuttavia, non sembrava intenzionato ad inviare alcuna lettera, bensì sembrava voler ammirare l'alba.
Rose si chiese se anche lui fosse capace di provare dei sentimenti veri, se anche lui fosse capace di ammirare qualcosa che non fosse il suo riflesso nello specchio, si chiese se anche lui ammirasse il sole nascere ogni mattina come la promessa di un giorno nuovo, un giorno migliore.
Scorpius si sedette vicino alla parete dove Rose era nascosta, ma continuava comunque a non vederla.
Lei, dal canto suo, sembrava più propensa a vedere il sole baciare quella pelle pallida piuttosto che a vedere il sole nascere. Le sembrava più unico quel momento, lui a poca distanza da lei senza che la offendesse, senza che le gettasse le sue offese addosso. Sembrava più unico quel momento del sole che promette un giorno migliore e uno Scorpius Malfoy più propenso ad amare.
Sembrava più unico quel momento in cui Rose riusciva quasi ad essere abbastanza ingenua da credere di poter congelare quel momento, da credere di poter renderlo così innocuo per sempre.
Sperava che il sole riuscisse a sciogliergli il cuore, ma sperare non serviva a niente.

 

 

Scorpius Malfoy si era svegliato presto quella mattina. O meglio, si era alzato presto dal letto, ormai stanco di rigirarsi senza tregua tra le lenzuola verdi che sibilavano come serpenti assassini.
Era stato un po' nella sala comune, ma di nuovo si era annoiato, così aveva deciso di andare verso la Guferia senza un vero motivo.
L'aveva fatto e basta, come se ci fosse qualcosa, lì, che l'aspettasse. Se n'era talmente convinto, nella sua passeggiata dai sotterranei alla Guferia, che rimase deluso di se stesso quando non trovò niente se non gufi e cacche sparse qua e là.
Una parte di lui voleva andarsene, ma una parte di lui voleva restare, e lui lasciò che la seconda parte, la stessa che l'aveva portato fino a lì, lo comandasse.
Si sedette a guardare l'alba e il sole sorgere, quasi promettendo un giorno migliore.
Lui, dal canto suo, sapeva che non era così. Sapeva che non poteva succedere, che le cose non potevano migliorare.
Gli venne in mente di quando, una volta, suo padre lo guardò quasi con malinconia in un giorno d'estate in cui erano andati a passeggiare nel parco solo loro due, lasciando la mamma in casa, e lui gli aveva parlato di quell'insopportabile Mezzosangue.
“Papà” gli aveva detto, mentre suo padre stava togliendo le spine da una rosa che aveva colto, “perché ad Hogwarts fanno ancora venire i Mezzosangue?”
A quella parola suo padre si riscosse un poco.
“Mezzosangue, dici? Chi è che ti da fastidio?”
“C'è una mezzosangue, ad Hogwarts. E' un'insopportabile so-tutto-io, coi capelli crespi e i denti davanti..”
“Sporgenti..” Aveva continuato suo padre, come in trance.
“Come fai a saperlo?” Chiese Scorpius, incuriosito.
“Immagino sia la figlia della Granger.” Disse soltanto lui.
“Sì, si chiama Rose..”
“Che nome del cazzo, Rose..” Disse assorto suo padre.
“Rose Weasley.” Finì Scorpius.
“Weasley.” Draco sputò per terra.“Le avrei dato un nome migliore.”
“Cosa?”
“Niente, Scorp, niente. Stavo pensando fra me e me. M'ero dimenticato quanto la disprezzassi.”
“Chi? La madre di Rose?”
“Sì. Lei.” Disse Draco, e Scorpius non trovò nient'altro di meglio da dire.
Suo padre si bucò con una spina e buttò la rosa che aveva appena colto fuori dal cancello in ferro battuto che circondava il giardino.
“Perché l'hai buttata?” Chiese suo figlio.
“Perché mi ero bucato” Rispose Draco semplicemente.
“Hai buttato via la più bella rosa del giardino solo perché ti sei bucato con una spina che avresti potuto togliere.” Lo rimbeccò Scorpius.
Quelle parole fecero pensare Draco.
“Verrà il giorno in cui ti mancherà.” Disse Draco dopo un po', quando erano ormai vicini alla porta di casa.
“Chi?”
“Quella Sudicia Mezzosangue.” Ed entrò in casa velocemente, abbandonando Scorpius confuso davanti alla porta di casa.

 

 

Rose stava gelando dietro quella parete, attaccata alla pietra fredda e con il vento freddo che la colpiva, ma dal canto suo non voleva per nulla al mondo uscire allo scoperto e farsi vedere da Scorpius.
“Va bene”, si disse “se entro cinque minuti lui non se ne va, tu ti alzi e vai e basta. Altrimenti farai anche tardi per la colazione.”
I cinque minuti trascorsero fin troppo in fretta per i gusti di Rose, che era decisa ad alzarsi ma aveva anche tanta paura di ciò che lui avrebbe potuto dirle.
Si alzò.
Sentì Scorpius agitarsi per capire da dove venisse quel rumore.
Uscì allo scoperto e lo guardò con aria di sfida, ma solo per un attimo, perché poi fu colpita dal desiderio di scappare e cominciò a camminare velocemente verso la porta.
“Weasley.” La raggiunse la sua voce tagliente. “Qual buon vento.. o meglio, buono prima che arrivassi tu, dato che adesso l'aria è pregna di puzzo di Mezzosangue.”
“Sempre meglio della tua puzza, Malfoy. Puzza di chi vuol essere sofisticato e risulta solo ridicolo.”
Disse lei e se ne andò, un po' orgogliosa ed un po' ferita.
Si disse che anche quello faceva parte dell'essere, la sofferenza. Sua madre e suo padre avevano sofferto, e adesso forse era il suo momento, sebbene le offese di Malfoy fossero più routine che sofferenza. Si decise a rispondere al fuoco col fuoco, si decise a lottare per tenersi la sua dignità ed il suo orgoglio, visto che non avrebbe ricavato niente dall'incassare offese senza rispondere.
Corse verso il suo dormitorio, non sapeva nemmeno perché ma corse, corse a perdifiato, corse perché aveva voglia di farlo.
Rose entrò nella Sala Comune e la piccola folla intorno alla bacheca le ricordò che vi avevano affisso gli orari, così si sporse un po' fino a leggere il suo orario.
Doppia ora di Pozioni e Trasfigurazione.
Buona fortuna, Rose.
Entrò nel dormitorio, si vestì e scese giù ad aspettare Albus, James, Lily e Hugo, che arrivarono presto, ed andarono a far colazione.
Rose si sedette tra Sugar e Hugo e cominciò a fare colazione, ma aveva poca fame. Sugar le chiese se ci fossero novità, e lei decise che parlarne le avrebbe solo fatto meglio, così le disse che dopo le avrebbe raccontato mentre scendevano per andare a Pozioni.
“Uffa” sentì Albus che si lamentava.
“Che c'è?” Chiese Rose.
“Stamani abbiamo la doppia ora di Pozioni..”
“Lo so.”
“E indovina un po'?”
“Cosa?”
“Siamo coi Serpeverde.”
Rose si sentì sprofondare. Tutto ciò di cui NON aveva bisogno erano due ore di prima mattina con Scorpius e i suoi insulsi taglienti.
Mentre scendeva verso i sotterranei, come promesso raccontò a Sugar cos'era successo. Lei ascoltò, zitta e seria, e quando Rose ebbe finito pensò un po' e poi disse:
“Forse fai davvero meglio a rispondere alle offese. Lui adesso ti tratta male perché ti sente vulnerabile. Lui sa che a te, lui, in qualche modo piace, e lo sa anche grazie al fatto che tu abbia smesso di rispondere alle sue offese. Per cui, rispondendogli, lui perderà ogni interesse nel trattarti male. E magari acquisirà un altro genere di interesse..”
“Stiamo coi piedi per terra e prendiamo le cose come vengono. L'unica cosa su cui mi devo concentrare è non tradirmi e rispondere al fuoco col fuoco.”
“Brava! Impari in fretta.” Disse allora lei.
Rose e Sugar presero posto in cima alla classe, rigorosamente la parte destra, quella che spetta sempre ai Grifondoro, come una legge silenziosa mai enunciata da nessuno, ma che in qualche modo c'era.
Durante il corso delle due ore, Scorpius trovò il modo di offendere Rose, e lei, incitata da Sugar, non si fece mai mettere i piedi in testa, ed anzi, trovò un paio di offese così appropriate da far ridere tutta la classe, compresi i Serpeverde, in genere così devoti a Malfoy.
Rose aveva appena finito la sua pozione, ovviamente perfetta, e la stava mettendo nell'ampolla da consegnare al professore quando una voce tagliente alle sue spalle mormorò:
Evanesco” e il lavoro di due ore andò in fumo.
“Rose si voltò verso di lui con la collera negli occhi, lo guardò e le venne una voglia immane di picchiarlo, ma si limitò a puntargli contro la bacchetta ed urlargli in faccia.
“Io! Ti! Evanesco! Le! Palle! Brutto! Idiota!” Gridava, noncurante del fatto che il professore fosse ancora in classe.
Il professore li divise con un colpo di bacchetta e li guardò entrambi, furioso.
“Si può sapere cosa sta succedendo?!”
“LUI! Ha fatto un Incantesimo Evanescente sulla MIA pozione! Due ore di lavoro sprecate!”
“Malfoy! Questo è un comportamento deplorevole! Si deve vergognare!” Disse il professore, ancora paonazzo di rabbia, “Tuttavia, signorina Granger, anche lei ha avuto un comportamento deplorevole. Perciò, stasera alle sei verrete qua, e rifarete insieme questa pozione. Intesi?”
“Ma stasera arriveranno gli alunni di Beauxbatons e Durmstrang!” Protestò Rose.
“Subito dopo le presentazioni verrete qua e starete con me. Vi controllo, ragazzi. E mi raccomando. Alle sei. Puntuali.” Disse il professore.
La lezione finì e furono finalmente congedati, anche Rose e Scorpius. Quest'ultimo si limitò a scoccarle un'occhiata furibonda e andarsene, e lei se ne andò a gambe levate per raggiungere Sugar e raccontarle della punizione.
“Sugar!” La chiamò da dietro un gruppo di ragazze.
“Ehi, Rose! Eccoti! Che ha detto Arias?”
“Ha detto che stasera alle sei dobbiamo essere nel suo ufficio e dobbiamo fare insieme quella pozione. Merlino, se lo odio!”
“E invece trova il lato positivo..” Disse Sugar maliziosa.
“Il lato positivo?! IL LATO POSITIVO?! Potremmo ucciderci in quelle due ore!” Strillò Rose, fuori controllo.
Una voce strascicata e tagliente le giunse da dietro.
“E' inutile che tu ti surriscaldi già. Ti scalderò io stasera, zuccherino” Ammiccò a presa in giro Scorpius.
“Fai meno il maniaco, cretino.”
Rose affrettò il passo e se ne andò insieme a Sugar. Non sapeva che lezione avesse adesso Scorpius ma non le importava. Doveva dare il meglio di sé in Trasfigurazione, non doveva deludere la McGranitt.
Quel giorno si sarebbero esercitati sulle cose fatte, quindi avrebbero di nuovo cercato di trasformare un essere vivente in un oggetto inanimato.
L'oca di Rose divenne un cuscino al primo tentativo.
“Macabro” commentò Sugar sghignazzando.
Ben presto la professoressa McGranitt, che si era accorta che ormai Rose non aveva niente da imparare in quella lezione, le si avvicinò e le chiese di trovare la professoressa Cooman, che sicuramente era nella sua aula perché aveva lezione, e di darle il foglietto che le consegnò.
Rose si avviò verso l'aula della Cooman un po' scocciata perché la divertivano le lezioni di Trasfigurazione, e perché l'aula della Cooman era dalla parte opposta del castello, ma tuttavia contenta di potersi rendere utile per la professoressa McGranitt, che aveva tanta stima di lei quanta quella che ne aveva per sua madre.
Dopo quasi venti minuti finalmente Rose raggiunse l'aula della Cooman, e quando entrò la trovò chinata su un tavolo con due ragazze del settimo anno ad esaminare una sfera di cristallo.
Appena fece un passo nella stanza, la professoressa si girò, come in trance, buttò la testa all'indietro, la guardò di nuovo e disse con voce profonda:
“Tu non sai quel che ti aspetta, ragazzina. Una grande prova, ti attende. E una grande persona ti aiuterà a superarla.”
Lei la guardò, a metà tra il divertito e lo spaventato, e passò alcuni secondi senza sapere cosa dire, poi, con voce meccanica le riferì che la Preside voleva che lei avesse questo e se ne andò augurando buon lavoro a quei poveri sciagurati che la dovevano ascoltare.
Tornò in classe appena in tempo per la fine della lezione, così raccolse le sue cose e se ne andò.
“Sugar” disse, divertita, verso l'amica. “Sai che mi ha detto la Cooman?”
“No”, disse già divertita Sugar, “Che ha detto stavolta?”
“Che mi aspetta una grande prova e che una grande persona mi aiuterà a superarla” Disse con voce pomposa, ridendo.
La McGranitt, sulla soglia, la guardò e l'avvertì sul fatto che ultimamente, la Cooman sembrava davvero avere le doti per le quali si auto acclamava, tuttavia Rose non volle ascoltarla, credendo che fosse uno scherzo.

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Capitolo 3
*** 3. ***


 3

 

 

 

 

Dopo l'ultima ora di lezione di quel giorno, gli studenti corsero verso la Sala Grande, desiderosi di mangiare velocemente per potersi godere appieno l'arrivo degli studenti di Durmstrang e di Beauxbatons, e così fu.
Perfino Hugo sembrò rinunciare alla terza coscia di pollo per far sì che il pranzo finisse prima e che avessero finalmente notizie dei nuovi arrivati.
Tuttavia, sebbene ormai il cibo fosse sparito dai quattro tavoli, la professoressa McGranitt non prese la parola per chiedere loro di voltarsi e di accogliere gli studenti Beauxbatons o Durmstrang.
Passò qualche minuto prima che si sentissero dei passi fuori, e mentre tutti erano prontissimi a vedere ciò che li aspettava, rimasero delusi nel vedere che era solo Hagrid.
“Professoressa, professoressa, ci ho guardato a quei cavalli. Gran bei cavalli. Posso far entrare Madame Maxime?” Disse, un po' imbarazzato da tutti quegli occhi puntati su di lui.
“Certo che si, Hagrid. Ragazzi, alzatevi ed accogliete la scuola di Beauxbatons!” Disse la McGranitt, e tutti furono ben felici di seguire l'ordine.
La delegazione di Beauxbatons era composta da venti studenti fra ragazzi e ragazze. I maschi indossavano una tunica azzurra scura, e le ragazze un vestito svolazzante dello stesso colore.
Si esibirono in una breve coreografia e poi presero posto tra i Corvonero, come, non sapevano, avevano fatto i loro predecessori prima di loro.
Ben presto fu annunciato anche l'arrivo degli studenti di Durmstrang, e qui si contavano appena quattro ragazze in confronto ai sedici ragazzi. Rose rimase stupita dal fatto che fosse stata data così poca fiducia alle ragazze tanto da ritenerne degne solo quattro.
Venendo da un clima freddo, gli studenti di Durmstrang indossavano dei giacconi di pelo rosso, sotto cui non si poteva scorgere niente. Fecero un gioco col fuoco e poi rimasero un attimo al centro della Sala Grande, non sapendo dove andare.
Rose e tutti gli altri Grifondoro poterono vedere chiaramente che Scorpius fece un cenno a una delle quattro ragazze di Durmstrang, che era davvero attraente, e le fece cenno di andarsi a sedere al tavolo Serpeverde.
Questa, che in faccia sembrava una tipa tosta, arrossì all'occhiata del giovane Malfoy e diresse i suoi compagni verso il tavolo Serpeverde.
Rose impallidì un po', a metà tra l'arrabbiato e lo sconcertato, ma decise di non farlo notare e di vederlo solo per un atto di stupidità improvvisa alla Scorpius Malfoy.
Il cibo tornò sulle loro tavole cosicché i nuovi arrivati potessero servirsi, e Hugo potesse mangiare la terza coscia di pollo a cui aveva rinunciato precedentemente.
Dai tavoli di Serpeverde e Corvonero arrivavano varie notizie più strambe dalle scuole dei loro ospiti, come il fatto che non facessero pozioni a Beauxbatons e che a Durmstrang avessero un solo esame in sette anni.
Dopo almeno un'ora di chiacchiericcio e di prelibatezze preparate per l'occasione dagli elfi domestici, la professoressa McGranitt disse che chi avesse voluto avrebbe potuto lasciare la Sala Grande e condurre i nuovi ospiti a fare un giro del castello.
Ben presto un gruppo di alunni di Beauxbatons, composto da due ragazze e tre ragazzi, si diressero verso il tavolo Grifondoro e chiesero se qualcuno potesse accompagnarli a fare un giro, visto che tutti i ragazzi di Corvonero volevano rimanere lì a parlottare coi loro compagni.
James ed Albus scattarono in piedi, probabilmente attratti dalle due ragazze, che li guardavano e sorridevano con fare civettuolo, e Rose e Sugar decisero a loro volta di seguire James ed Albus e scortare quello strano gruppetto per Hogwarts.
Appena si alzarono, i tre ragazzi si voltarono e le guardarono, sorridendo anche loro. Rose dovette ammettere che forse il più alto poteva anche essere più bello di Scorpius, e senz'altro più galante visto che le aveva appena fatto il baciamano.
Bonjour, mademoiselles” disse lo stesso che aveva fatto il baciamano a Rose, e che adesso lo stava facendo a Sugar. “Je suis Nicolas, et ils sont Phoebus et Jean. Les filles s'appellons Charlotte et Camille. Et vous?”
Sugar capì ben poco, ma Rose, reduce da tre viaggi piuttosto lunghi in Francia e da molte lezioni di sua madre, comprese appieno ciò che le disse Nicolas, e lo tradusse agli altri.
Je suis Rose, et ma amie est Sugar. Les deux garçons sont James et Albus, c'est un plasir. Vous ne parlez pas l'anglais?” Rispose Rose, contenta di aver finalmente trovato qualcuno con cui parlare francese, visto che la divertiva da matti.
Oui, parliamo un po' de anglese, mais io volevo vedere se voi capite.” Rispose Nicolas ridacchiando.
“Qua sono l'unica che sa parlare il francese, e sono certa che con il vostro soggiorno qua imparerete molto di più l'inglese di quanto possiate averlo fatto fino a questo momento.” Rispose allora lei.
James prese le redini del gruppo e si avviò fuori dalla Sala Grande. Mentre Rose sfilava accanto a Nicolas, forse il più bello dei nuovi arrivati, ragazzi di Durmstrang compresi, sentì diversi occhi osservarla, specialmente dall'altra parte della stanza, dove degli occhi grigi incorniciati da un volto pallido e dai lineamenti affilati la stavano incenerendo.
Appena si accorse dello sguardo quasi arrabbiato di Scorpius, Rose si avvicinò ancora di più a Nicolas solo per stuzzicarlo.
“Questo te lo meriti” si disse fra sé e sé, rivolto a Scorpius.
Ben presto scoprirono altre cose del gruppetto di Beauxbatons, Nicolas era il più alto ma anche il più piccolo, visto che aveva solo un anno più di Rose, mentre gli altri quattro, Phoebus, Jean, Charlotte e Camille, avevano due anni più di Nicolas.
“Cosa avete fatto per farvi scegliere per venire qua?” Chiese Albus, curioso.
“Oh, noi abiamo sempliscemonte fatto il nostro dovere, e quando ci ano riferito del torneo, la nostra Preside, Madame Maxime, ci ha scielto personalmonte” Rispose Charlotte.
“C'è anche qualcuno di quattordici anni nel vostro gruppo?” Chiese allora Sugar.
“No, Nicolas est le plus jovane.” Rispose stavolta Camille.
“Allora devi essere davvero molto bravo.” Considerò Rose.
Probabilmonte, mais non volio sembrore vanitoso. Ponsote de partescipar?”
“No.” Rispose semplicemente James.
“Davvero, J?” Chiese allora sua cugina.
“Sì, penso sia troppo pericoloso ed ho abbastanza a cui pensare senza bisogno di dover partecipare.” Disse lui serio.
“E tu, Albus?” Chiese Sugar.
“Io? No, non ci penso nemmeno. Ho le stesse ragioni di James.”
“Tu, Sugar?” Le chiese allora Rose.
“No, figuriamoci, nemmeno io.”
Et toi, Rose?” Le chiese Nicolas.
Lei lo guardò un po' e titubò qualche secondo, poi, con un sussurro disse, più a se stessa che agli altri:
“Io? No. Sono troppo prudente per farlo.”

 

 

 

Le sei arrivarono troppo presto per i gusti di Rose, che dovette abbandonare i suoi nuovi amici ancor prima di poterli considerare tali per andare a farsi offendere gratuitamente fino alle otto di quella sera.
“Buonasera”, disse al professore quando entrò.
“Buonasera, signorina Weasley. Sa per caso dov'è il signor Malfoy?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Oh, pensavo veniste insieme! Va be', mancano ancora cinque minuti. Aspettiamolo.”
“Posso cominciare a preparare i vari ingredienti?” Chiese Rose, desiderosa di cominciare e finire il prima possibile.
“No, signorina. Dovrete farla interamente insieme.”
Dopo quattro minuti, quando mancava esattamente un minuto all'orario esatto dell'appuntamento, Scorpius Malfoy entrò nella stanza con la sua solita aria tronfia.
“'Sera.” Disse, posizionandosi accanto a Rose.
Lei aspettò che lui facesse qualcosa, o che il professore dicesse loro che potevano iniziare, e solo dopo qualche minuto Scorpius si riscosse dai suoi pensieri e si diresse verso l'armadietto con gli ingredienti.
“Che fai, non prendi niente?” Le chiese, quasi più gentile del solito.
“Oh. Sì. Scusa,” Disse Rose, affrettandosi a raggiungerlo ed aiutarlo a prendere gli ingredienti.
Passarono mezz'ora senza dirsi praticamente niente. Erano tutti e due pozionisti capaci, cosicché la pozione sembrava procedere a meraviglia, e loro si intendevano alla perfezione.
“Bravi” disse il professore dopo averli osservati attentamente. “C'è molto feeling tra di voi, lo sento.”
Rose arrossì.
“Oh no, signorina Weasley, non volevo dare un accenno alla vostra vita privata. Parlavo del fatto che vi intendiate alla perfezione senza dire niente. Avete lo stesso ritmo e gli stessi tempi di ragionamento. Ciò mi lascia sbigottito ed
 ammirato.”

Scorpius annuì debolmente e continuò la pozione, così come Rose.
Molti pensieri stavano viaggiando per le loro menti, ma loro stavano così, muti.
Passarono altri venti minuti, ed il professore si congedò.
“Sarò qui fra non molto”, disse, “perdonatemi ma devo assentarmi. Continuate così.” Ed uscì dalla stanza velocemente, temendo che uno di loro due potesse quasi fermarlo.
Il silenzio si stese su di loro due come una coperta, loro continuavano a lavorare pazientemente, mescolavano, tritavano, alzavano ed abbassavano il fuoco.. fino a che non arrivarono alla parte della pozione dove avrebbero dovuto aspettare mezz'ora senza far niente che la pozione fermentasse.
Scorpius si mise a sedere su un altro banco, e Rose lo imitò ben presto, continuando però a tenersi a distanza da lui.
“Ho visto che hai fatto amicizia.” Disse lui freddamente.
Se un'altra persona avesse cominciato a parlare dopo molto tempo di silenzio, si sarebbe creduto che cercasse di smorzare la tensione. Ma non si poteva dire questo di Scorpius, dato il tono con cui aveva pronunciato quelle parole.
“Già.” Rispose Rose, “Immagino ti sia dato da fare anche tu.”
“Certo che sì. Quella ragazza di Durmstrang è molto intelligente, ed è senz'altro bella. Non mi stupirei se venisse scelta lei stessa per partecipare al Torneo.”
“Nicolas, così si chiama il ragazzo di Beauxbatons, è l'unico alunno di quindici anni delegato dalla sua scuola. Tutti gli altri hanno due anni in più di lui.” Disse allora Rose, in tono di sfida.
“Oh, Nicolas, Nicolas.. Ammirevole. Molto ammirevole. Chissà perché né Durmstrang né Beauxbatons ha portato un alunno di quattordici anni.”
“Ma è ovvio, no? Vogliono essere sicuri di portare i migliori.” Rispose allora secca Rose.
“Non è l'età a determinare il valore di una persona.”
“Cos'è che lo determina, secondo te?”
“I principi che uno ha, i propri pensieri, l'astuzia, il coraggio, l'amore, e senz'altro le origini.”
“Se stavo per rimanere sbigottita dal fatto che tu abbia nominato l'amore, mi sono ricreduta col tuo nominare le origini.”
“Solo perché non dimostro a te il mio amore, non significa che io sia incapace di amare.”
Rose fu zittita da quelle parole e non ribatté in alcun modo.
Tuttavia, dopo qualche minuto Scorpius parlò di nuovo.
“Hai intenzione di offrirti?”
“Per che cosa?”
“Per il torneo, stupida.”
“Io?” Sospirò. “No. Sono troppo prudente per farlo.”
“Prudente?” Scorpius ridacchiò. “Che significa prudente?”
“Che è troppo pericoloso perché io lo faccia, molto semplicemente. E farei preoccupare troppe persone inutilmente.”
“Prudente è ciò che gli altri pensano di te, non ciò che sei.”
“Cosa sono?”
“Mezzosangue, Grifondoro, stupida. Tuttavia ti credo abbastanza degna da poter provare a partecipare al Torneo. Non verrai scelta solo perché mi offrirò anch'io.”
“Non verrò scelta perché non mi offrirò.”
“Non credo proprio.”
“Cosa te lo dice?”
“Il fatto che ti sto proponendo una sfida. Se tu verrai scelta, io farò qualcosa che ti piacerà. Se io verrò scelto, tu farai qualcosa che mi piacerà.”
“E' ridicolo, Malfoy.”
“Se mi chiederai di suicidarmi lo farò. Di baciarti le scarpe lo farò. Di giurarti eterno amore davanti alla scuola lo farò. Qualsiasi cosa, Weasley. Come farai tu con me.”
Rose avrebbe voluto ribattere, ma la loro conversazione fu interrotta dal professore che entrava nell'aula e chiedeva come stesse procedendo.
Dopo avergli detto che stavano aspettando che finisse la fermentazione, lui, invece di zittirsi, cominciò a parlare del più e del meno, parlò dei nuovi arrivati, del Torneo, eccetera eccetera.
Quando suonò il timer che annunciò la fine della fermentazione, Rose e Scorpius tirarono un sospiro di sollievo. Adesso si trattava solo di aggiungere gli occhi d'anguilla tritati ed era fatta.
Rose ne aggiunse una manciata e Scorpius un'altra, e appena fu pronta si guardarono per un lungo istante, poi salutarono e se ne tornarono verso i propri dormitori.
Una volta arrivata nella Sala Comune Rose trovò Sugar su una poltrona ad aspettarla.
“Raccontami tutto.” Le disse.
Rose la liquidò dicendo che non era successo niente e che era stanca, visto che era stata una giornata molto piena, così se ne andò a letto, ma sebbene fosse davvero stanca non riuscì a chiudere occhio.

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Capitolo 4
*** 4. ***


             4

 

 

 

 

 

Rose andò di nuovo nella Sala Comune, che oramai si era svuotata, e scrisse un'altra lettera alla madre.

 

 

Mamma,
oggi ho fatto amicizia con dei ragazzi di Beauxbatons, sono molto simpatici ed ho parlato un po' in francese con loro. Dopo sono finita in punizione per colpa di Malfoy, che mi ha fatto evanescere la pozione dal calderone facendomi arrabbiare talmente tanto da essere sgridata dal professore. Comunque è andato tutto ok.
Ho parlato con Al e James del Torneo e hanno detto che non parteciperanno.
Forse ho voglia di farlo io.
Ti voglio bene,
Rose.

 

Non poteva andare nella Guferia a quest'ora visto che sarebbe finita nei guai se l'avessero trovata fuori dal letto a gironzolare per il castello a quest'ora, così decise che avrebbe spedito la lettera domani.
Tuttavia, poco dopo sentì un lieve picchiettare alla finestra e trovò la civetta di James, Edvige, che tentava di entrare con una lettera legata con un cordino alla zampa.
“Entra, Edvige” Le disse dolcemente aprendole la finestra.
Lei entrò e le consegnò la lettera, che Rose scoprì essere destinata a lei. Era la madre. Le diceva soltanto che se avesse avuto bisogno di parlare l'avrebbe trovata in qualsiasi momento.
Rose carezzò un po' Edvige e le chiese se avesse voglia di fare un altro viaggio per lei. La civetta la guardò un po' stanca, ma poi strusciò la testa contro la lettera come per dirle che ce l'avrebbe fatta, così Rose le dette la sua lettera e la vide volare lontano, alla volta di casa Weasley.
Dopo aver confessato alla madre la sua volontà di partecipare al Torneo, Rose si sentì talmente leggera da riuscire ad addormentarsi appena tornò a letto.

 

 

Scorpius entrò nella Sala Comune Serpeverde di fretta, sperando di non incontrare Robert. Ma lui era lì, ad aspettarlo con un sorrisetto soddisfatto stampato in faccia, lo stesso sorrisetto che mandava sempre in collera Scorpius.
“Come hai trascorso queste due ore, Scorp? Piacevolmente?”
“Abbiamo fatto una pozione e basta, e anzi, adesso l'ho messa nei guai.”
“Cos'hai fatto?”
“Abbiamo fatto.. una scommessa. Abbiamo scommesso che sia io che lei metteremo il nostro nome nel Calice di Fuoco, e quello di noi due che verrà Scelto, potrà far fare all'altro ciò che vuole.”
“E chi ti dice che verrete scelti o te o lei?”
“Non lei, io. Lei non è abbastanza degna, ma io lo sono. Ho tutto ciò che un ragazzo rispettabile dovrebbe avere, ho le quattro doti fondamentali: Coraggio. Astuzia. Amore. Origini.”
“Se stavo per rimanere sbigottito dal fatto che tu abbia nominato l'amore, mi sono ricreduto col tuo nominare le origini.”
“Mi credi incapace di amare?”
“Lo sei.”
“Staremo a vedere.” Disse Scorpius con aria di sfida, andandosi a coricare.
Sebbene fosse dentro al letto, sebbene fosse stanco dopo quella lunga giornata, non riusciva a dormire. Stava pensando al fatto che Robert e Rose avessero usato le stesse parole, e avessero pensato entrambi che lui fosse incapace di amare.
Però non gli dispiaceva.
Era così fiero di essere così com'era, come suo padre da giovane, così altezzoso, così sofisticato, così aristocratico, così Serpeverde, così Purosangue. Non desiderava essere altro di ciò che era.
Si guardava allo specchio e si piaceva, e se non fosse sembrato squallido avrebbe lui stesso riso delle sue battute più forte di tutti gli altri. Sapeva di avere le idee giuste, i pensieri giusti. Sapeva di essere ammirato come doveva essere.
Una volta, sua madre gli aveva raccontato che suo padre era uguale a lui, da giovane. Sapeva tutta la storia, Scorpius, e fino a pochi anni fa gli piaceva che la mamma gliela raccontasse prima di andare a dormire.
“Tanto tempo fa”, sospirava la madre con occhi sognanti mentre gli rimboccava le coperte, “io e tuo padre andavamo ad Hogwarts insieme. Io provai fin da subito una grande ammirazione nei suoi confronti, anche se all'inizio non era corrisposto. Più io lo guardavo, più lui si girava. Era troppo altezzoso, troppo fiero di sé per pensare che qualcuno potesse stargli accanto, potesse esserne degno. Poi un giorno ci mettemmo insieme, ma mi considerava appena come una conoscente, scappava sempre da me, e per me era un vero incubo.. che culminò con una sera, una sera in cui lui mi disse che aveva trovato qualcuno degno di lui, al contrario di me.
Mi disse che lei era gentile, era paziente, intelligente e bella. Mi disse che c'erano grandi differenze fra lui e lei. Mi raccontò che dapprima non l'aveva accettata, ma poi l'aveva fatto e si era sentito benissimo. Io, mio malgrado, avrei voluto solo il suo bene, e seppur mi facesse male, mi consolava vederlo felice, anche se per un'altra. Ben presto però lui tornò da me, senza dire niente. Vedevo che soffriva, ma mi ero sempre illusa che potesse stare meglio grazie a me, e lo trattai come un principe, come un mio superiore, fui sempre così umile con lui, così.. schiava, che lui ha finito per amare questa parte di me. O perlomeno sfruttarla. Un giorno, Scorp, se mai troverai una ragazza che ti renderà felice dentro, non scambiarla con una che sarà sempre e solo una cameriera per te. Segui il tuo cuore, piccolo mio.”
Scorpius, dal canto suo, non l'aveva mai ascoltata.
Aveva sempre visto sua madre come una donna frivola, talmente imbottita di agi da parlare di amore senza conoscerla. Ogni tanto guardava suo padre e sua madre insieme, e li vedeva così sbagliati, mano nella mano per dimostrare a lui l'esistenza di un sentimento che non esisteva, l'amore.
Lui però lo elencava nei suoi principi, perché sapeva che suo padre aveva amato, prima di sua madre, e che forse amava anche adesso, in quel modo sottile, quasi come un sussurro. Suo padre amava, alzando gli occhi verso il cielo e riconoscendoci un cielo che lo aveva ospitato con l'oggetto del suo amore. Ma abbassava sempre velocemente lo sguardo, tornava coi piedi per terra, e vedeva la realtà: la sua vita era circondata di cose sbagliate, e l'unica cosa giusta partiva per il nord della Gran Bretagna a Settembre per tornare di Giugno, e in cuor suo, quel povero bambino, che un giorno avrebbe provato sulla sua stessa pelle gli sbagli del padre rassomigliandogli così tanto, non avrebbe mai davvero potuto capire l'amore che provava per lui.
Scorpius pensò che avrebbe dovuto scrivere una lettera a suo padre, ma che l'avrebbe fatto il mattino dopo. Così, contento di aver deciso di mandare un po' di affetto su carta a suo padre, riuscì ad addormentarsi più leggero.

 

 

Rose fu svegliata da un picchiettio incessante alla finestra. Era Edvige che portava novità dalla madre. Strano, Hogwarts era lontana da casa sua, eppure Edvige era già arrivata adesso, che non era ancora l'alba. Sua madre doveva averla pregata di fare più presto possibile.
Rose aprì la finestra ad Edvige e la portò di corsa nella Sala Comune prima che potesse svegliare qualcun altro.
Aprì svelta la lettera appena si fu seduta sulla sua poltrona e la lesse velocemente.

 

Rose,
ti ho sempre detto di seguire il tuo istinto ma ti prego di non farlo stavolta. E' troppo pericoloso per te!
Sono sicura che farai la scelta giusta.
La mamma

 

Rose sapeva che sua madre avrebbe reagito così. Le avrebbe assolutamente detto di non mettere il suo nome nel Calice di Fuoco, perché sapeva cosa comportava.
Eppure, da quanto Scorpius l'aveva detto a Rose, lei aveva scoperto una parte di sé che avrebbe volentieri usato quella scusa per partecipare, visto che in realtà avrebbe sempre voluto farlo.
Sua madre, e tutti gli altri, si aspettavano che lei fosse quella ragionevole, che non commetteva pazzie, che conosceva i propri limiti e non li oltrepassava.
Forse era questo che la spingeva a volerlo fare, dimostrare agli altri che lei poteva abbattere i suoi limiti.
Sarebbe stata una grande prova per lei, avrebbe rischiato la sua stessa vita, avrebbe probabilmente trascurato la scuola, ma allo stesso tempo si sarebbe arricchita. Avrebbe imparato quanto sottile può essere il confine fra la vita e la morte, cosa che sua madre le ricordava sempre che non sapeva.
Era convinta che sarebbe cresciuta, se mai sarebbe stata sorteggiata.
Ma una parte di lei, quella opposta a quella che diceva di partecipare, sapeva che poteva non essere scelta. Erano molti gli alunni di Hogwarts, e molti erano quelli più grandi di lei.
Non è l'età a determinare il valore di una persona.
Le ripeté una certa voce tagliente dentro la testa.
No, aveva ragione.
Ed era giunto il momento, per Rose Weasley, di dimostrare ciò che era, più di quanto avesse già fatto precedentemente.



Scorpius si svegliò all'alba, senza una ragione. Si svegliò come fosse una cosa naturale, come se fosse abituato a farlo tutti i giorni dell'anno.
Visto che si sentiva riposato, decise di non sprecare il suo tempo rigirandosi nel letto e pensando a cose futili come la scuola o come sua madre, così scese nella Sala Comune, prese una pergamena e una piuma e pensò a cosa scrivere a suo padre.


Caro padre,
come vanno le cose là? Qua va tutto bene, tutto sommato. Ci hanno annunciato del Torneo Tremaghi, ma immagino che tu lo sapessi

 

No. Non andava bene.
Riprovò.

 

Padre,
come state tu e mia madre? Io sto bene, grazie. Siamo stati informati del Torneo Tremaghi, ed io ho intenzione di partecipare per portare onore alla nostra nobile casata come

 

Di nuovo non andava bene.

 

Ciao papà,
so che ti sembrerà strano che io ti scriva dopo il mio primo giorno ad Hogwarts, ma mi sento meglio se parlo o con te o con la mamma (soprattutto con te, ma questo non dirglielo), così ti scrivo. Ieri sono stato in punizione per due ore con la Mezzosangue di cui ti avevo parlato, è davvero insopportabile ma lo sono anch'io con lei. Abbiamo fatto una scommessa, e quello che verrà sorteggiato per il Torneo Tremaghi potrà far fare all'altro ciò che vuole, qualsiasi cosa. Mi ricordo ancora di quando mi hai detto che un giorno mi sarebbe mancata, ma non posso fare a meno di non crederci, perché lei è davvero troppo se stessa per piacermi mai. L'unica cosa che forse mi mancherà sarà prenderla in giro e vedere come incassa.
Certe volte mi sento cattivo, certe volte lo sono.
So che non è normale per te ricevere così tante mie parole, visto che tutte le cose di cui ho parlato stasera sono pari a quelle che ti ho detto nei tre anni precedenti, ma davvero ho bisogno di parlare con te, e visto che siamo molto simili immagino che tu abbia passato le mie stesse cose, più o meno.
Non so bene cosa voglio sentirmi dire da te, se mi scrivi che tu e la mamma state bene sono contento, mi basta quello, ecco. Volevo solo avere la certezza che qualcuno leggesse ciò che ho da scrivere seriamente, e sono contento di essere a conoscenza del fatto che tu mi conosca bene.
Scrivimi quando vuoi e se vuoi,
Scorpius.

 

Decise che questa andava bene. Andava bene anche se non era il genere di cose che scriveva a suo padre, perché aveva bisogno di parlare con qualcuno e sapeva che suo padre sarebbe sempre stata la persona più indicata per ascoltarlo, sebbene trovi difficile, in genere, ascoltare qualcuno che non sia se stesso.
Sperava solo che non l'avrebbe spedito al San Mungo.
 



Quando la gente cominciò a scendere dai dormitori, Rose tornò nel suo, svegliò Sugar e si vestì.
“Che c'è?! Un'apocalisse zombie? Voldemort? IRLANDESI?” Strillò Sugar.
“La colazione, Sugar. Faremo tardi!”
“Oh Merlino, ed io che credevo che tu mi avessi svegliato per una cosa importante!” Disse, e si rimise a letto.
“Fa' come vuoi, ma quando arrivi in ritardo a lezione aspettati solo che io ti dica che..”
“Me l'avevi detto, sì, sì, buonanotte Rose.” Disse con un sonoro sbadiglio e si rimise a letto.
Rose uscì dal dormitorio ridacchiando per la pigrizia di Sugar e immaginandosi già lei che entra di corsa in classe scusandosi mille volte per il ritardo.
Quando arrivò in Sala Grande la scoprì già gremita di gente che parlava a voce molto alta e non riuscì a capire bene perché.
Cercò James, Albus, Hugo o Lily al tavolo di Grifondoro e li trovò già tutti lì. Chissà come erano usciti tutti insieme in quei cinque minuti in cui lei era risalita nel dormitorio.
“'Giorno” Disse, “cos'è questo gran chiasso?”
“Non lo sai? Tra poco tireranno fuori il Calice di Fuoco!” Le rispose James.
“Davvero?!”
“Ma certo! Come facevi a non saperlo? L'hanno messo anche sulla bacheca della Sala Comune!”
“Merlino, non ci ho proprio fatto caso. Quanto starà qua?”
“Tre giorni”, le rispose Albus, “e oggi abbiamo lezione solo di pomeriggio.”
“Già! Le lezioni! Cosa abbiamo oggi?”
“Tu.. ti sei scordata di guardare gli orari delle lezioni? Morgana, devi star male sul serio!”
“Non infierire, ho solo dormito poco queste due notti..”
“Perché? Sei preoccupata per qualcosa?”
“No, niente di particolare. Sarà il cambio d'aria..”
“Ormai dovresti esserci abituata!”
“Magari no.” Sospirò lei.

 

Dall'altra parte della Sala Grande, Scorpius Malfoy si stava pavoneggiando a gran voce del fatto che sicuramente sarebbe stato scelto lui come delegazione di Hogwarts. Nessuno ebbe il coraggio di contraddirlo, almeno fino a che non arrivò Robert.
“Dovresti stare attento alle scommesse che fai”, gli disse, “scommetto quello che vuoi che se esce uno del quarto anno esce lei.”
“Lei chi?” Chiese una ragazzina fastidiosa che era seduta accanto a Scorpius, talmente vicina da poter mangiare nel suo stesso piatto.
“Non ti riguarda, Blanca.” Disse lui con un tono severo, che la fece tornare buona buona al suo posto.
Robert si avvicinò al suo orecchio e ridacchiò:
“E' più efficace di dire 'cuccia' al proprio cane!”
“In effetti mi sembra un po' una cagnetta” Ridacchiò Scorpius.
“Bau! Bau!” Abbaiò Robert, facendo ridere Scorpius.

 

Rose si azzardò a guardare con la coda dell'occhio dalla sua parte.
Era bello quando rideva, ma lei scacciò con violenza il pensiero dalla sua testa.
Edvige planò su di loro, portava una lettera a James. Si posò sulla sua spalla e gliela porse, e lui la scartò avidamente, come se fosse una cosa che aspettava da molto tempo.
La rilesse tre volte, poi si voltò verso Rose, a metà fra lo stupito e il preoccupato.
“Com'è che hai intenzione di offrirti per il Torneo Tremaghi?”
“..Io? Chi.. Chi te l'ha detto?” Balbettò lei. Certo non si aspettava che venissero a saperlo così presto.
“Me l'ha detto mio padre, gliel'ha detto tua madre.”
“Oh, wow, vedo che mia madre sa tenersi sempre tutto per sé!” Sbottò infastidita Rose.
“Sai che non è questo il punto. Da cosa viene quest'idea?”
“Non lo so. Ho voglia di mettermi in gioco, anche se dubito che verrò scelta.”
“Io non ci giurerei troppo, Rose. Hai buone probabilità. Beh.. fai ciò che ti senti di fare, basta che tu sia davvero convinta, perché sai che non se ne esce, una volta entrati.”
“Già, già. Lo so. Grazie, James.”
Tuttavia, gli altri della compagnia non sembravano apprezzare la decisione di Rose.
“Come mai vuoi offrirti? Non puoi farlo! Tu sei la più saggia, sei apprensiva come nostra madre! Sai che non potresti farcela! Moriresti dopo due secondi!” Protestò Hugo a gran voce.
“SENTI!” Strillò allora lei, a voce talmente alta da farsi sentire da tutta la Sala Grande, “CIO' CHE FACCIO IO, NON TI RIGUARDA! IO VALGO MOLTO PIU' DI TE E SE VOGLIO POSSO FARCELA! QUINDI TACI!”
Tutti stavano lanciando occhiate stupite e divertite verso Rose Weasley, che era letteralmente scoppiata. E tutti cominciarono a chiedersi come mai lei, sempre così calma, avesse reagito così calorosamente.
Che parlasse del Torneo Tremaghi? Che volesse offrirsi?

 

Scorpius Malfoy guardava verso il tavolo Grifondoro con gli occhi strabuzzati. Cos'era successo alla Weasley? Probabilmente qualche stupido della sua compagnia le aveva detto che non avrebbe potuto farcela, che i suoi sforzi sarebbero stati futili e che sarebbe morta gareggiando nel Torneo Tremaghi.
Non poté fare a meno di pensare a quanto fossero stupidi tutti loro.
Lei, se mai fosse stata scelta, sarebbe riuscita a vincere e mandarli tutti a casa a calci nel culo.
C'era grinta in ogni cosa che lei faceva. Metteva grinta nello studiare, nel farsi valere, nel dimostrare ciò chi era. Riusciva sempre ad imporsi su tutto e tutti, e ci riusciva anche bene. Se voleva una cosa, la otteneva e basta.
Una volta suo padre gli raccontò di una ragazza che conobbe anni fa, quando andava ancora ad Hogwarts, che aveva la stessa grinta di Rose.
Scorpius si chiese se quella ragazza che suo padre, sua madre gli aveva raccontato, credeva degna di sé, fosse la madre di Rose Weasley. Si convinse di no.
Non voleva immaginarsi figlio di una Babbana di nascita, e non poteva immaginarsi suo padre marito di una Babbana di nascita.
Tuttavia, ben presto Scorpius fu riscosso dai suoi spiacevoli pensieri dalla voce della Preside, che annunciava l'arrivo del Calice di Fuoco.
Questo, era come suo padre glielo aveva descritto. In qualche modo emanava un'aura potentissima, che faceva capire anche al più scarso dei maghi quanto questo fosse impregnato di magia.
Per un attimo Scorpius ebbe una fitta allo stomaco e l'idea di abbandonare tutto lo allettò, ma i suoi occhi caddero sulla chioma rossa della Weasley, che le svolazzava intorno alla testa, e si disse che non poteva lasciarsi scappare un'occasione di umiliarla così tanto.
Che lei potesse venire scelta al posto suo, non lo pensò nemmeno.
Avrebbe potuto essere una candidata, in caso non si fosse offerto lui, ma dato che lui si sarebbe offerto, lei doveva solo pregare che lui non fosse così spietato con lei da farle fare le cose più umilianti possibili.
Appena il Calice fu raggiungibile senza dover calpestare la professoressa McGranitt, gli alunni di Durmstrang si mossero con fare deciso verso di esso e gettarono uno ad uno i propri nomi nel Calice, ricevendo un fragoroso applauso per ognuno.
Stessa cosa si ripeté per gli studenti di Beauxbatons, e quando Nicolas ebbe gettato il suo nome nel Calice per ultimo, molte ragazzine ridacchiarono e arrossirono e fecero qualche piccolo urletto per acclamarlo, ma lui si voltò solo verso Rose, che aveva solo battuto forte le mani, e le dedicò il suo sorriso più bello.
Nessuno di Hogwarts ebbe il coraggio di avvicinarsi al Calice, aspettavano tutti che lo facesse qualcun altro della loro scuola prima di loro, come per garanzia che non sarebbero stati gli unici a candidarsi, e quindi i sicuri campioni di Hogwarts.
Quasi come una cosa scontata, il primo a dirigersi verso il Calice fu Scorpius. Molti lo guardarono strabuzzando gli occhi, probabilmente quelli che lo conoscevano di meno, considerato che lui avrebbe colto al volo l'occasione di mettersi un'altra volta in mostra, e chi lo conosceva lo sapeva bene.
Rose si affrettò a staccare un pezzo di pergamena e scriverci il suo nome, voleva gettarlo nel Calice subito dopo quello di Malfoy, come una sfida. Mentre camminava a passo svelto per evitare di essere bloccata da qualcuno vide, però, che Robert, l'amico di Scorpius, stava arrivando prima di lei. Malfoy lo notò e lo bloccò, gli disse di far andare prima lei.
Lei entrò nel cerchio creato intorno al Calice per far entrare solo le persone che avevano già compiuto 14 anni e buttò il foglio dentro il Calice.
Un fragoroso applauso scrosciò appena il foglietto cadde.
Tutti pensavano che sarebbe stato bello se una come Rose Weasley fosse stata scelta. Lei, sarebbe sicuramente riuscita a superare ogni prova, anche la più difficile.
Dopo che lei e Scorpius avevano dato il via alle danze verso il Calice, molte persone andarono a gettarvi il proprio nome, e Rose fu raggiunta da Nicolas.
“Tu m'as mentito!” Disse scherzoso.
“E' stata una scelta dell'ultimo secondo, perdonami.” Disse lei, fin troppo seria.
“Non ti preoccupore, spero que divonterai tu la nouvelle campionessa de Hogwarts!” Lui le sorrise, credendo che per lei fosse un augurio. E invece, più il tempo passava, più lei voleva tornare indietro e togliere il suo nome da quel Calice, al diavolo Malfoy.
Ormai, però, era una cosa fatta. E Rose sapeva di non poter tornare indietro.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Ebbene sì, signori e signori! Il premio dell'anno (ma anche del secolo) alla Persona più Squallida della Storia va a... me! Sono le quattro e mezzo del mattino ed io sono qua ad aggiornare la fanfiction nonostante le urla di tutta la famiglia che all'improvviso si interessa delle mie ore di sonno. La verità, lo confesso, è che ormai mi fate gasare con tutte queste recensioni e che quindi pubblico sempre più in fretta (anche se non dovrei) perché gli utlimi capitoli che ho scritto (sono stata fino ad adesso a scrivere il nono) sono davvero delle bombe e non vedo l'ora di scoprire le vostre reazioni! Benebene, intanto godetevi questo ed aspettatevene delle belle! (Come se non fosse abbastanza quello che succede qua) mi raccomando, ogni impressione, dettaglio mancato, piccola cosa, fatemela sapere via messaggio\recensione. Vi amo tutti! :*

5.

I tre giorni in cui il Calice fu lasciato nella Sala Grande a disposizione dei coraggiosi che volevano tentare la sorte, volarono e non passarono mai allo stesso tempo.

Da una parte, Rose voleva soltanto sapere se sarebbe stata scelta o no. Dall'altra, voleva rimanere nel limbo dell'incognito per sempre.

Aveva scritto a sua madre dicendole che aveva messo il suo nome nel Calice, le aveva raccontato che avevano fatto davvero troppe poche lezioni e che già era in ansia per i GUFO dell'anno prossimo (anche se non era niente in confronto al Torneo, ma questo non lo scrisse), e infine le aveva chiesto di pregare per lei.

Non le aveva, però, detto, se pregare che lei diventasse la delegazione di Hogwarts, o se pregare che venisse scelto qualcun altro al posto suo.

Ben presto arrivò il quarto giorno, e Rose si sentì pronta ad accettare qualsiasi cosa fosse successa, sia vedere quel fogliettino di pergamena spiegazzato con su scritto il suo nome uscire, sia vedere il fogliettino spiegazzato di qualcun altro.

Si disse che ce l'avrebbe fatta, che l'avrebbe superata comunque, sia una “vittoria” che una sconfitta. Si disse che l'importante era mettere l'anima in tutto ciò che avrebbe fatto.

Andò verso la Sala Grande per la colazione con il mento in su, come voler dimostrare che la cosa non la toccava, che era comunque fiera di ciò che aveva fatto e che non se ne sarebbe pentita, qualsiasi cosa fosse successa.

Il posto accanto a Sugar era vuoto, e Rose si sedette lì, anche per avere una perfetta visuale sulla Sala Grande. Alcuni ragazzi del suo anno le fecero un cenno, come un muto “buona fortuna”, altri le sorrisero. Sembravano tutti decisi a tifare per lei, perlomeno chi non aveva messo il suo nome nel Calice.

Dopo poco che era entrata, entrò anche Scorpius. Lo vide guardarsi intorno in cerca di qualcosa -o meglio, qualcuno- e fu felice di scoprire che quel qualcuno che stava cercando era proprio lei. La guardò negli occhi un lungo istante, con un'espressione indecifrabile stampata in faccia. La guardava un po' per augurarle buona fortuna e un po' per incenerirla con lo sguardo. Sembrava quasi più in ansia di lei.

Dopo quel breve scambio di sguardi Scorpius si sedette accanto alla Parkinson, Blanca, e si concedette alle sue attenzioni più di quanto sarebbe mai potuto piacere a Rose, guardandola con aria di sfida.

Ben presto entrò Nicolas, che le rivolse un altro dei suoi sorrisi mozzafiato, tanto che lei gli fece posto accanto a sé e parlarono un po'.

“Sei agitota?” Le chiese lui.

“Un po'. Questi tre giorni di attesa mi hanno snervata. E tu?”

Onche io sono un po' agitoto, ma so che tutto andrà per il melio, quindi mi sono detto che non ho nulla da temere.”

“Bene, questo è lo spirito giusto!” Rispose Rose, un po' rinfrancata dalla positività di uno che si trovava nella sua stessa posizione.




La colazione finì presto, troppo presto, decisamente troppo presto, ma Scorpius si disse che doveva accettarlo e basta. Non poteva certo apparire come un codardo, o come un cagasotto, che fa lo spaccone e successivamente ha paura delle sue stesse azioni.

I tavoli furono tolti con un battito di mani della McGranitt e tutti gli studenti si alzarono e si riversarono intorno al Calice di Fuoco.

Scorpius si ritrovò in prima fila, e quando si voltò scoprì una chioma rossa familiare vicino a lui.

“Weasley.” La salutò, più cordiale del solito.

La guardò negli occhi e Scorpius ebbe paura, per un lungo istante ebbe paura, per la prima volta ebbe paura, tanta paura per sé quanta per qualcun altro.

Si chiese cosa sarebbe successo a quella ragazzina se fosse stata scelta. Si disse che era colpa sua, che avrebbe avuto la sua vita, forse, sempre sulla coscienza.

Lei lo guardò e sembrò capire ciò che gli passava per la testa, così disse semplicemente:

“Non provare a sentirti in colpa per me. Sono fiera di ciò che ho fatto.”

Il calice fumò. Un foglietto scese dalla fiamma azzurra che ne era schizzata fuori, dritta nella mano della McGranitt.

“Per Durmstrang: Danika Soc.”

Applausi.

Un'altra fiammata azzurra.

“Per Beauxbatons: Nicolas Gautier.”

Applausi.

Rose stava per alzare le mani per applaudire, ma sentì una mano un po' fredda che stringeva convulsamente la sua.

Si girò.

Scorpius non allentò la presa.

Silenzio.

Un'altra fiammata azzurra.

“Per Hogwarts: Rose Weasley.”

Il suo cuore sprofondò e gioì allo stesso tempo.

Non credeva fosse successo, non lo credeva.

Si sentì strattonare, Scorpius le regalò un sorriso e poi sgusciò via tra la folla; Sugar, Al, James, Lily, Hugo, e tutti gli altri alunni di Hogwarts adesso facevano il tifo per lei.

Passò almeno mezz'ora a stringere le mani a moltissima gente, la acclamavano, la abbracciavano, volevano toccare quella nuova celebrità quasi fosse un diamante raro.

Rose non sapeva se esserne felice. Sarebbe stata invisibile per molti di loro se il Calice non avesse sputato il suo nome. Ma si disse che anche quella, adesso, era una sua caratteristica. Quindi, bene o male, veniva acclamata per un suo pregio: avere tutte le qualità necessarie per essere scelta dal Calice di Fuoco.

Dopo quella mezz'ora le fu richiesto dalla professoressa McGranitt, che le lanciò uno sguardo felice ma preoccupato, di raggiungere gli altri campioni in una sala adiacente alla Sala Grande.

Quando entrò, era pieno di giornalisti che le facevano moltissime domande, e lei era ancora troppo confusa per capirli, per cui passò davanti a loro senza dire niente e senza mettersi in posa per le macchine fotografiche.

Rose”, la chiamò Nicolas, “ça va bien?”

Oui” rispose lei, sorridendogli.

I miei complimonti!”

“Anche i miei!”

Nicolas le presentò Danica, che, scoprì, era la ragazza a cui Scorpius aveva strizzato l'occhio e che aveva invitato a sedere accanto a sé.

Rose la squadrò dall'alto al basso senza risultare snob, ed ebbe una buona impressione di lei.

Sembrava intelligente quanto era anche di bell'aspetto, e le sembrò anche simpatica.

Sperò che nessuno di loro tre avrebbe davvero corso dei grossi rischi.

Il ministro in persona si andò a congratulare con loro, e strinse loro le mani mentre famelici giornalisti scattavano foto per le loro riviste.

Rose non sapeva se le sarebbe davvero piaciuto essere famosa.

Si chiese se sua madre avesse già saputo che sua figlia adesso era uno dei tre campioni.




Scorpius andò velocemente a letto e fu felice di trovare la Sala Comune ed il dormitorio vuoto, ma era abbastanza ovvio, dato che tutti erano ancora ad acclamare i “vincitori”.

Si infilò nel letto desideroso di riuscire a pensare ad altro che non fosse che quella Mezzosangue gli aveva soffiato il posto.

L'orgoglio.

Il suo dannatissimo, fottutissimo, importantissimo, grandissimo orgoglio, era diventato ormai un mucchiettino di polvere in terra.

Si sentiva uno schifo.

Per la prima volta nella sua vita non era il primo, il più acclamato, il festeggiato.

C'era la brutta faccia di quella Mezzosangue adesso, nel pensiero di tutti.

Si chiese se suo padre lo sapesse già, se sapesse già che quella sporca Mezzosangue aveva rubato il posto di suo figlio.

Fuori il primo temporale di Settembre brontolava contro le finestre tanto da far alzare Scorpius per vedere quanto fosse forte.

Sembrava ciò che Scorpius aveva dentro.

Una marea di pensieri contrastanti quanto un fulmine e la pioggia gli vorticavano dentro e sradicavano da dentro di lui ogni sicurezza che aveva avuto fino a quel momento.

Perché aveva messo il suo nome nel Calice? Era stato un atto di presunzione, di stupidità pura. In cuor suo sapeva che Rose avrebbe vinto, sarebbe stata scelta lei, e non lui.

Ma era una cosa che non riusciva a sopportare.

E allo stesso tempo incolpava se stesso, perché era stato lui a lanciare la sfida, lui a fare quella stupida scommessa, ad averla spinta a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco.

E di nuovo incolpava se stesso, perché quella ragazzina non meritava tutto quel pericolo che adesso le girava intorno da quando aveva messo il suo nome nel Calice.




La mattina dopo Rose si svegliò e per un lungo istante non ricordò cosa era successo quella sera.

Troppe cose tutte insieme le avevano straziato il petto.

La sua mano stretta da quella di Scorpius. La fiammata azzurra. Il sorriso di Scorpius. Il suo nome che planava tra le mani della McGranitt.

Scrisse una breve lettera a sua madre dove le parlava del fatto che fosse stata scelta. Sperava solo che sua madre non stesse troppo in pensiero per lei, anche se in cuor suo sapeva che, in qualità di madre, non avrebbe potuto fare altro.

Si vestì alla svelta e scese giù nella Sala Comune, dove credeva di poter beneficiare di almeno un'altra mezz'ora di solitudine prima che cominciasse a scendere gente dai dormitori e cominciassero a parlare con lei o congratularsi.

Quando andò verso la sua poltrona, però, notò una figura rannicchiata lì sopra, e scoprì ben presto che era James.

“J” lo chiamò piano, scuotendolo appena. “J”, riprovò. “J!” Stavolta lui la sentì e si svegliò con un sussulto.

“Rose? Ti ho aspettata qui tutta la notte.” Disse, assonnato ma contento di vederla.

“Davvero? E perché?”

“Avevo bisogno di parlarti, tutto qua. E' che sono successe già un mucchio di cose ed è appena passata una settimana da quando siamo partiti per Hogwarts. E' tutto così.. diverso, quest'anno.”

“Lo so, J, lo so. E mi sono mancate le chiacchiere con te.”

James se la prese con comodo prima di rispondere, si alzò dalla poltrona per andare a sedere su quella vicino, visto che sapeva che quella era la preferita di Rose.

“Anche a me sono mancate. Ma dimmi un po', ho notato qualcosa di diverso, in te..”

“Qualcosa come?

"Come se tu fossi innamorata.”

Io? Innamorata? Con tutto quello a cui ho avuto da pensare non avrei avuto il tempo materiale per innamorarmi di chicchessia.”

“Allora mettiamo che c'è un interesse per una persona, e che posso leggertelo negli occhi.”

“J.. è tutto così strano.. ed è.. fidati, è meglio se non sai chi è e se non scendo nei particolari.”

“Se c'è una cosa che ho imparato in questi tuoi quattordici anni di vita sei tu. Ti conosco alla perfezione, conosco come ti muovi quando sei agitata, quando sei triste, quando sei felice.. so come cambiano colore i tuoi occhi quando provi emozioni forti, so riconoscere quando ti batte forte il cuore, e so riconoscere quando dici una cosa tanto per dirla e non perché la pensi.”

“Che vorresti dire?”

“Tutte quelle offese verso Scorpius Malfoy.”

Rose arrossì violentemente.

“Io? Cosa?”

“Non fingere con me, Rose, so la verità e la accetto. E' giusto che tu segua il tuo cuore, e sono fiero di te per il fatto che tu non ti sia fatta scoraggiare dalle grosse differenze tra di voi.”

“Ma.. il tuo è un giudizio affrettato. Io non so davvero se mi piace, è che l'anno scorso ho combinato un casino e..”

“E' stata per caso quella sera dopo la festa in onore di Silente? Quando ti rifiutavi di uscire dal bagno di Mirtilla e provavamo tutti a farti uscire inutilmente?”

“Io.. si.”

“Cos'è successo quella sera?”

“Sei il primo a cui lo racconto.. penso che avrò bisogno di un attimo.” Disse lei, prendendo fiato.

“Hai tutto il tempo del mondo.”

Dopo qualche minuto, Rose prese un grande respiro e cominciò la sua storia.

“Quella sera, come ben sai, eravamo tutti su di giri, io ero ancora sconvolta per il litigio con mia madre e così feci qualcosa di molto, molto stupido..”

“Cosa facesti?”

“Seguii Scorpius, Robert ed altri Serpeverde al limitare della Foresta Proibita.. loro.. c'erano anche un paio di ragazze, non ricordo chi fossero, e mi chiesero se avevo voglia di fare un gioco, ed io ero così ingenua che acconsentii e li seguii credendo che fosse una cosa innocua. E poi, già da prima avevo una cotta per Scorpius, così li seguii anche per stare un po' con lui.

Lui sapeva del mio debole, per questo mi disse di fare un gioco babbano, chiamato “obbligo o verità”, avevano una bottiglia di Burrobirra e la facevano girare, e stavamo in cerchio, e chi usciva doveva decidere se rispondere ad una domanda fatta da qualcun altro o se compiere un'azione ordinata da un altro. Ecco, ben presto toccò a me, ed io scelsi la verità, così mi venne chiesto se avessi un debole per qualcuno, ed io certo non potevo dirlo! Così cominciai ad inventare scuse e stavo per andarmene quando sentii le mani formicolare e vidi che stavano crescendo a dismisura. Lì per lì non capii ma dopo mi spiegarono che se io non avessi fatto ciò che mi era ordinato, sarebbe entrata in funzione quella fattura, e adesso avrei dovuto fare una penitenza.

La penitenza fu rispondere sinceramente alla domanda e poi baciare quella persona. Nemmeno a dirlo, dovetti dire la verità, ma quando arrivai a dover baciare Scorpius, lui si scansò con aria schifata dicendomi che mai e poi mai mi avrebbe baciata.”

“E tu che facesti?”

“Corsi via e mi rinchiusi nel bagno fino a che non sentii che i corridoi erano liberi, così corsi in Infermeria ed in poco tempo le mie mani tornarono alla normalità. E' stato un vero incubo, e da lì ho sempre evitato Scorpius per paura che mi deridesse e che facesse saltar fuori questa storia.”

“E' stato un vero bastardo, e tu non dovresti stargli ancora dietro.” Disse James risoluto.

“Lo so, J, ed è quello che sto cercando di fare, ma più cerco di evitarlo più lo trovo ovunque.”

“Dovresti stare attenta a fare giochi e scommesse, tu.”

Scommesse. Scommesse. Scommesse. Ma certo! La scommessa che aveva fatto con Scorpius! Si chiese cosa avrebbe potuto fargli fare e non le venne in mente niente.

Certo non si può obbligare una persona ad amarci grazie ad una scommessa.

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Capitolo 6
*** 6. ***


6

 

 

 

Scorpius Malfoy non chiuse occhio, quella notte. A tenerlo sveglio furono una serie infinita di cose, come i tuoni del temporale, come i suoi pensieri, come le urla del suo orgoglio ferito e le urla del suo cuore, ed ancora lo sforzo di non ascoltare queste ultime.
Visto che non riusciva a dormire rifletté bene sulla sua posizione.
Ormai era chiaro come il sole l'affetto che provava verso la Mezzosangue, tuttavia lei aveva ferito il suo orgoglio, e per questo avrebbe dovuto pagare.
Avrebbe voluto fare qualcosa di veramente meschino nei confronti di quella stupida, per dimostrarle che a lui lei non importava affatto, e che poteva anche morire, e non avrebbe mai avuto un peso la vita di lei sulla sua coscienza.
Non poteva cadere in basso, semplicemente non poteva.
Doveva mettere in chiaro con lei, e per prima cosa con se stesso, che per lui Rose Weasley non era altro che uno spreco d'ossigeno. Una persona che, se fosse morta, avrebbe solamente fatto un favore a tutto l'universo.
Passata un'intera notte a sguazzare in questi pensieri tanto cattivi quanto falsi, senza però rendersi conto della loro falsità, Scorpius quella mattina si svegliò pieno di “buoni” propositi e grandiosi programmi per quello stesso giorno.
Se in quel periodo, specialmente il giorno prima, aveva perso un po' della sua fama di Serpeverde Purosangue, era deciso a riconquistarla tutta in una volta sola.
Si vestì, si preparò e sistemò attentamente ogni minima parte del suo aspetto per risultare impeccabile e bellissimo come sapeva di essere. Non che per la cosa che aveva in progetto di fare servisse attrarre chicchessia. Blanca era già cotta di lui.
Andò nella Sala Comune quando le prime persone cominciavano a svegliarsi, e qualcuno si era già avviato verso la Sala Grande, ma certo Blanca sarebbe arrivata per ultima perché ogni mattina passava un'ora a truccarsi.
Dopo quaranta minuti buoni in cui il Serpeverde ripensò bene al suo “piano” e ripeté mille volte a se stesso quanto riuscisse ad essere geniale quando si applicava e pensava con la testa invece che col cuore -che si stupì di ricordare di avere-, la sua preda scese dalle scale del suo dormitorio con un'espressione stupita e stupida insieme.
“Scorpius”, cinguettò avvicinandosi a lui.
“Ciao, Blanca.” La salutò viscidamente, “Mi stavo chiedendo se ti andasse di andare con me verso la Sala Grande, visto che nel tragitto dovrei parlarti di una cosa.”
Lei sgranò gli occhi. Scorpius poteva sentire a un metro di distanza il cuore batterle a mille dentro al petto.
“Certo.. Certo che sì, Scorp. Ovviamente. Sono sicura che sarà una passeggiata piacevole.” Cinguettò di nuovo, e lo invitò ad alzarsi e ad incamminarsi verso la Sala Grande.
Ben presto furono usciti e si ritrovarono nei corridoi dei sotterranei, dove si trovava, al momento, pochissima gente.
Scorpius ripensò a quanto sarebbe stato meglio uscire mezz'ora prima quando i corridoi erano gremiti di gente pronta ad ascoltare la loro conversazione e a contribuire alla diffusione della notizia. Si disse che avrebbe dovuto ricorrere al piano B, forse il più drastico.
“Vedi, Blanca, è che dall'anno scorso io ci ho pensato un po'..” Cominciò, con un tono un po' titubante, mentre in realtà dentro era sicurissimo di fare la cosa più meschina che potesse fare, quindi la cosa giusta, secondo la sua nuova filosofia di vita.
“E?” Chiese ansiosa lei, visto che lui non parlava da ormai cinque secondi, decisamente troppo per il cuore agitato ed innamorato di lei.
“Quando ti ho allontanata, io ho fatto un grosso sbaglio. E' che mi sono reso conto di non poter volere niente di meglio se non te, tu sei semplicemente perfetta, Blanca.”
“Oh, Merlino, Scorp, non sai quanto ho aspettato questo momento!” Arrossì lei, visibilmente eccitata per ciò che le era stato appena detto.
Una confessione d'amore dal suo Scorpius Malfoy era tutto ciò che poteva voler dalla vita.
Lui era potere, orgoglio, fama, Sangue Puro, bellezza. In parole povere, tutto ciò che il suo cervellino di formica potesse desiderare.
Fece per avvicinarsi e baciarlo, ma lui la fermò ad un soffio dalle sue labbra con un tocco apparentemente dolce.
“Aspetta, non è ancora il momento.” Le sussurrò.
Il momento, tuttavia, per la gioia di Blanca, arrivò molto, molto presto. Dovette solo aspettare di essere sotto la soglia della Sala Grande. Davanti a tutta Hogwarts.
Le cinse la vita con una mano, e con l'altra avvicinò la sua testa alla propria. Da lì, fu solo il piccolo movimento di sporgersi leggermente in avanti e baciarla.
Fece durare il più possibile il suo bacio, sebbene lo stesse disgustando tutto di lei, dalla sua semplicità, alla sua stupidità, al suo brutto aspetto e al suo stato di sangue non puro, sebbene la sua famiglia facesse di tutto per nasconderlo.
Quando si staccò, tutti gli occhi erano puntati su di lui. Tutti, dal primo all'ultimo, insegnanti compresi.
Si voltò con fare disinvolto verso il tavolo Grifondoro, facendolo sembrare solo un gesto distratto per spostare i capelli dalla fronte, mentre in realtà voleva vedere la reazione di Rose. Con suo compiacimento, vide che aveva piantato la forchetta nel tavolo ed era impallidita visibilmente. Le fece un cenno distratto, come per salutarla e schermirla allo stesso tempo, per dimostrarle ancora di più quanto per lui non fosse cambiato niente.
Le voleva far credere di aver sempre creduto Blanca come il meglio per sé. Non lei, non qualcun altro. Blanca. Che non valeva come mezza scarpa della Weasley.

 

 

La mattina di Rose andò di male in peggio. Si svegliò male. Arrivò male alla Sala Grande. La colazione, pur essendo quella di sempre, non le era piaciuta.
Ma tutto sembrava perfetto, ogni cosa, la preoccupazione morbosa di tutti i suoi amici, i complimenti di chi non sapeva esistesse come se fosse la loro migliore amica di sempre, i tuoni che non l'avevano fatta dormire, l'ansia per l'arrivo dell'ansiosa risposta della sua ansiosa madre, tutto era estremamente bellissimo, in confronto a ciò che le si parò davanti agli occhi mentre nella sua testa galleggiava il niente.
Già vedere Malfoy entrare nella Sala Grande a testa alta dopo quella grave sconfitta le sembrò una cosa assurda, ma ancora più assurdo fu vederlo cingere con estrema dolcezza il corpo di quella stupida odiosa oca della Parkinson. Nulla era più assurdo, più ridicolo, più impensabile, più sconfortante di quello.
Le venne la nausea. Tutto le faceva schifo, adesso.
La colazione che le galleggiava alla bocca dello stomaco ansiosa di risalirle in gola.
La lingua della Parkinson che ogni tanto serpeggiava fuori da quell'incrocio di bocche.
La sua espressione compiaciuta.
L'espressione compiaciuta di Scorpius.
L'occhiata spaventata di Sugar verso di lei.
La sua mano che prendeva una forchetta e la piantava nel tavolo.
Tutti i Grifondoro che adesso guardavano lei.
La risata di Robert perfettamente udibile dal suo tavolo.
Il cenno e il sorrisetto soddisfatto di Scorpius diretto solo verso di lei.
Queste cose in successione le fecero girare la testa tanto che impallidì e se ne rese conto anche se non poteva vedere se stessa. Sentì le forze lasciare il suo corpo e ben presto si affrettò ad uscire dalla Sala Grande ed andare nel corridoio per non far vedere a tutti la sua reazione a quel gesto.
Mangiò una Pasticca Vomitosa e corse in Infermeria, dicendo a Madama Chips di aver ingoiato per errore delle Pasticche Vomitose (che oramai erano note anche a lei) ed aver perso l'estremità che le avrebbe passato il vomito.
“Queste cose sono geniali, io stessa sono stata stupita dall'immediata guarigione che portava l'altra estremità, tuttavia possono essere disastrose se quella parte viene smarrita.” Borbottò, più a se stessa che a Rose, che ancora vomitava in un secchio che le aveva dato prontamente Madama Chips.
“E dimmi cara, ti è successo proprio mentre eri a colazione?”
“Sì” le disse Rose tra un conato e l'altro, “avevo la gola un po' secca e pensavo di prendere una caramella per il mal di gola, ma ho sbagliato caramella.” Ridacchiò falsamente.
Se Scorpius Malfoy avesse saputo che era stato appena paragonato ad una Pasticca Vomitosa sarebbe andato su tutte le furie. Rose fu un po' compiaciuta di questo.
Dopotutto, sapeva che lui l'aveva fatto solo per farle un dispetto, per farle male. Per farle capire che comunque lui era migliore di lei, che lui aveva vinto su di lei, anche se era uscito il nome di Rose da quel Calice.
Lei non poteva farci nulla. Era abbastanza migliore di Scorpius da non voler ripudiare i propri sentimenti, mandarli in esilio in una parte remota del cuore. Lei voleva vivere, voleva far sentire intorno a sé la vita che le scoppiava dentro, e non le importava di risultare stupida. Le importava solo di essere se stessa.
Sapeva di essere abbastanza forte da superare tutto, Torneo compreso.
Si frugò in tasca alla ricerca dell'altra estremità della Pasticca e la ingoiò, poi raggiunse Madama Chips, che era andata nel suo laboratorio a creare un rimedio per il vomito di Rose, e le disse con aria un po' imbarazzata ma sbrigativa che aveva trovato l'altra estremità della Pasticca, e perciò poteva uscire.
Corse verso la Sala Grande prima di poter essere fermata da una furente Madama Chips ed entrò appena in tempo per assistere ad un altro importante avvenimento, sebbene dovette impiegare qualche secondo per capire davvero cosa stesse succedendo.
Vide la McGranitt con uno Scorpius un po' più adulto vicino parlare, mentre questo non sapeva bene se sentirsi fiero o se scappare nell'angolo più remoto della stanza.
“Che sta succedendo?” Chiese sottovoce ad Albus, al quale si era seduta accanto.
“Dov'eri finita?” Le chiese lui.
“Non è il momento! Che sta succedendo?”
“La McGranitt ha trovato un nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.”

 

 

Dopo il suo trionfo nei confronti della Weasley, Scorpius si aspettava tutto fuorché una profonda ricaduta con l'arrivo di suo padre ad Hogwarts, come professore.
Ma chi volevano far ridere? Draco Malfoy come professore di Difesa Contro le Arti Oscure! Draco Malfoy, l'ex Mangiamorte! Certo, le cose erano cambiate dalla Seconda Guerra Magica, ma Draco Malfoy rimaneva sempre agli occhi di tutti un Mangiamorte.
Ed il padre di un idiota.
Ma questo Scorpius non l'ammise a se stesso.
Mille pensieri vorticarono insieme nella sua testa e si chiese cosa pensasse suo padre di lui dopo averlo visto baciare senza tanti preamboli forse la ragazza più brutta ed insulsa di tutta Hogwarts, ma ormai si disse che non avrebbe potuto rimediare al suo sbaglio.
Il padre venne presentato a tutti -come se qualcuno non conoscesse Malfoy il Mangiamorte- e tutti furono stupiti. Perfino Robert lo guardò stranito.
Lui scrollò le spalle e con le labbra gli comunicò che non ne sapeva assolutamente niente.
Si chiese se suo padre avrebbe risposto alla sua lettera a voce, o se avrebbe fatto finta di non conoscerlo, come tutti gli alunni a cui avrebbe insegnato come difendersi da quello in cui lui aveva sempre sguazzato.
La colazione finì e furono comunicati i nuovi orari. Tutti, quel giorno, avrebbero sostenuto un'ora di Difesa Contro le Arti Oscure. I Serpeverde del quarto anno erano i primi. Insieme ai Grifondoro.
Scorpius fu curioso di sapere come suo padre avrebbe trattato la Weasley e si affrettò ad andare verso la classe.
L'aula era quella dove avevano fatto anche gli anni precedenti Difesa Contro le Arti Oscure, l'aula commemorativa di Remus Lupin, ed era assolutamente spoglia. Probabilmente suo padre era arrivato quella mattina e non aveva avuto tempo di mettere lì dentro niente di personale. O forse, non l'avrebbe fatto nemmeno quando avrebbe avuto tempo, per non lasciar trapelare niente di sé da nessuna parte, come aveva sempre fatto.
Scorpius non sapeva perché suo padre non desse mai sfoggio di sé. Sapeva bene quante cose apprezzabili ci fossero di suo padre, cose di cui lui non dava sfoggio.
Era sempre apparso una figura sfuggevole, troppo in alto per parlarci come ad un eguale, troppo lontano, troppo nascosto per capirne i pensieri, e per scoprirne i pregi.
Scorpius, crescendo, l'aveva osservato, ed aveva osservato il modo in cui si proteggeva dagli occhi di sua madre, dai suoi.
Quando era veramente piccolo, e suo padre non credeva che avesse ancora maturato un certo spirito di osservazione, questo lo rendeva tanto partecipe di sue piccole routine quotidiane.
Gli piaceva da morire andarlo a svegliare la domenica mattina, quando rimaneva a letto fino a tardi mentre sua madre si era alzata presto. Gli tirava le coperte e lui, ancora addormentato, si rigirava nel letto.
Ogni tanto mentre sognava sorrideva. Scorpius non l'aveva mai visto sorridere, se non in quei rari momenti d'intimità inconsapevole.
Adesso, anni dopo, si ritrovò a chiedersi che cosa sognasse.
Un'altra cosa che gli piaceva da morire era quando si preparava la colazione e lasciava libera la loro elfa domestica di fare qualcos'altro, talvolta anche di riposarsi. Stava sempre attento a dare queste piccole libertà a Celeste solo quando sua madre non poteva accorgersene, e si raccomandava sempre all'elfa di non farne parola con Astoria, forse perché l'avrebbe trovato strano, o perché si sarebbe infuriata.
Si ricordava ancora come si arrabbiava quando bruciava i toast, e quando li bruciava apposta per far ridere quel bambino biondo. Si ricordò quella volta che si rovesciò la marmellata addosso, di quando insegnò a Scorpius a scrivere il suo nome con la marmellata sui toast.
C'erano otto toast su quel tavolo, uno per ciascuna lettera, quando suo padre si era assentato dalla cucina. Quando tornò, qualche minuto dopo, altri cinque toast erano sul tavolo. Uno per ciascuna lettera del suo nome.
Adesso, Draco e Scorpius erano scritti a fianco, sui toast fatti delle stesse cose, sulla stessa marmellata. Sembrava quasi una promessa di amore paterno, una scritta tremolante di marmellata rossa.
Più tardi, però, dopo troppo poco tempo, Scorpius aveva cominciato a fare l'abitudine a vedere scomparire le attenzioni del padre, fino a venir trattato con alterigia, come chiunque altro che avesse osato rivolgergli la parola.
Tuttavia, Scorpius era stato accolto troppo nelle confidenze del padre, imprudentemente, così seppe sempre come e dove ricercare un gesto di routine del padre, quando farlo.
Lo osservò numerose volte, nella loro grande biblioteca, girare tra quegli scaffali traboccanti di libri, ordinati in modo perfetto, senza cercarne alcuno, senza aver voglia di leggere.
Ogni tanto, tornava ad un determinato scaffale: era sempre quello, ogni volta che ci tornava, faceva molti giri, quasi passeggiate, tra quegli scaffali traboccanti di parole, e poi si fermava sempre davanti a quello. Sempre davanti a quel libro verde, che era forse anche quello tenuto peggio, più logoro, perché forse, di tutte le parole contenute in quella stanza, le uniche parole di cui aveva bisogno, erano quelle impregnate in quel libro.
Dopo averlo sfilato da tutti gli altri libri ed averlo sfiorato con cura, averci spazzato via, senza l'aiuto della magia, la poca polvere che vi si era depositata in quelle ventiquattro ore passate dalla sua ultima visita, lo apriva, e dopo averlo aperto, vi affondava il naso.
Inspirava l'aria imprigionata lì dentro quasi con la stessa avidità con cui un uomo avrebbe bevuto dopo aver attraversato tutto il deserto del Sahara in ginocchioni.
Scorpius, poi, si disse che dopo aver attraversato tutto il deserto del Sahara in ginocchioni uno, più che bere, muore. E non ci arriva nemmeno ad attraversarlo tutto.
L'aridità di quel deserto era facilmente paragonabile all'aridità del padre, ma Scorpius sperò davvero che non sarebbe morto mai perché il suo cuore era prosciugato di tutto l'amore che aveva.
Una volta, si arrischiò ad entrare nella biblioteca mentre i suoi genitori erano fuori, ed aprì quel libro, sempre trattandolo con la stessa cura con cui lo faceva il padre, sebbene con meno amore, perché non gli diceva un granché, se non che conteneva l'ossigeno che teneva in vita ancora suo padre, nonostante l'aridità del suo cuore.
Anche lui lo accarezzò, e lo sentì morbido al tatto, forse consumato da tutte le mani che vi erano state posate, perché era sicuro che fosse appartenuto a qualcun altro prima di suo padre.
Vi affondò il viso anche lui, come aveva visto fare suo padre, e sentì un odore buono, lì dentro. Che non era sicuro di conoscere, ma nemmeno di non conoscere. Al suo olfatto, quell'odore strano, sembrava come un vecchio ricordo sbiadito, un attimo del buio visto nella pancia della propria madre.
Dentro vi trovò una lettera, il cui destinatario era suo padre. Vi erano ancora impresse le impronte del becco che l'aveva trasportata fino ad ovunque si trovasse suo padre in quel momento. Magari in quella stessa casa.
Inoltre, sulla carta, Scorpius poté vedere bene due macchie ancora più gialle della carta invecchiata. Si chiese se fossero lacrime, e spinto da quel presentimento, risistemò tutto e se ne tornò in camera, desideroso di non ricordare niente di tutto questo.

 

La lezione cominciò e Rose era ancora convinta che tutta quella giornata fosse solo un grande incubo, o un sogno strano. Prima Scorpius che limona amabilmente con la Parkinson, e adesso Draco Malfoy come professore di Difesa Contro le Arti Oscure! Lui che ci ha sempre sguazzato! Continuava a chiedersi cosa passasse per il cervello della McGranitt senza ottenere una risposta.
La stanza non era addobbata. Era spoglia, priva di ogni cosa. Tavoli sulla pietra e pietra sotto ai tavoli.
Niente che desse un accenno al fatto che una vita umana avrebbe passato il suo prossimo anno lì dentro, se non anche quelli successivi.
Non sapeva niente di Draco Malfoy, ma sapeva abbastanza di suo figlio da sapere che da giovane era stato uguale a Scorpius, il che, Rose ammetté a se stessa, non poteva essere esattamente un complimento.
Sapeva anche che era andato a scuola con sua madre, che non le aveva mai fatto parola di Draco Malfoy, e sapeva che era andato a scuola con suo padre, che aveva sprecato almeno mezz'ora del suo tempo a dirle quanto avrebbe dovuto farla pagare a Scorpius anche solo per il fatto di aver passato più di dieci anni della sua esistenza in casa con suo padre senza averlo ancora ucciso.
Nient'altro. Non sapeva nient'altro di quella figura scura ed austera che le stava davanti, a pochi metri di distanza. Il volto affilato e pallido, un po' più magro del figlio, forse, e sicuramente con un aspetto più triste. Aveva l'aspetto di un eremita che torna nel mondo dopo anni ed anni passati a parlare con se stesso fino ad annoiarsi.
Eppure, Rose sapeva, passava molto tempo in casa. Era sempre lì, bene o male. Ma forse, pensò, aveva una casa abbastanza grande da nascondervisi e non farsi trovare dagli altri componenti.
Continuò a chiedersi, tuttavia, perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere.
Ogni tanto, ricordò a se stessa, anche sua madre se ne stava sola ed in silenzio.
Lei, così aperta, così solare, così apparentemente lontana da ogni problema, ogni vera preoccupazione che la scalfisse, aveva dei momenti in cui sembrava fragile come un pezzo di cristallo, come schegge di vetro tenute insieme per miracolo.
Aveva quei momenti in cui nessuno osava toccarla per la paura di vederla cadere in mille pezzi.
Rose non sapeva bene da dove quella fragilità uscisse, e cosa la rendesse così palpabile. Forse la lucentezza di quel dolce castano dei suoi occhi che si spegneva, il piccolo velo di lacrime che le offuscava la vista. Forse le mani che tremavano leggermente, o lo sguardo bagnato perso nel vuoto, in un mondo lontano dove Hermione Granger non aveva momenti di debolezza, di fragilità.
Rose si chiese se conoscesse davvero sua madre, se lei le avesse raccontato ogni piccola cosa di sé. Si disse di no, perché tutti hanno i loro segreti. Ma non seppe dire a se stessa se per una madre fosse giusto avere dei segreti con la propria figlia.
Rose aveva sempre pensato che fosse un bene, per dei genitori, raccontare le proprie esperienze ai figli, perché la loro esperienza, la forza, la saggezza che è arrivata al seguito di tale esperienza, possa essere tramandata ai propri figli.
Forse, però, c'erano cose che si potevano tenere solo per sé.
Rose trovò strano che sua madre non le avesse mai parlato di Draco Malfoy. Mai un accenno. Non aveva mai sentito la voce di sua madre pronunciare quel nome così singolare, singolare quanto Scorpius.
Immaginava le solite 'r' della madre ammorbidirsi ancora di più sotto il suono di quel nome, e poi pensò che quel nome era un bivio.
Due diversi modi di pronunciarlo, due diversi modi di pensarlo.
Lo immaginò pronunciato dalla voce calda e dolce della madre, che sapeva confortare ogni cosa, curare ogni ferita con una sillaba arrotondata da quel modo così femminile di pronunciare un nome.
Poi immaginò lo stesso nome pronunciato da una voce tagliente, affilata. Come un coltello che ti trafigge. Quel nome sembrava sputare fuoco, sembrava tagliente.
Quel nome era un'arma a doppio taglio.

 

 

Draco Malfoy era nervoso. Stramaledettamente nervoso.
Si chiese cosa ci facesse con quei marmocchi e con quello sciocco di suo figlio ad insegnare a proteggersi da ciò in cui aveva sguazzato per così tanto tempo.
Ma ora no, ora era pulito.
C'era voluto troppo per rendersene conto, e il mondo magico non l'aveva ancora fatto. Lui era sempre quello, immancabilmente, inevitabilmente, Draco Malfoy il Mangiamorte. Uno dei pochi ancora vivo, ancora in libertà.
Certe persone sputavano per terra al suo passaggio, certe portavano istintivamente la mano alla bacchetta, certe gli lanciavano sguardi di odio.
Quello che non sapevano, e che Draco davvero non si sforzava di far sapere, è che a dir la verità a lui non era mai stato chiesto di fare una scelta come era successo a tutti loro. Loro avrebbero potuto scegliere.
Luce o Tenebra.
Silente o Voldemort.
Lui era nato con la predisposizione per il male. Un fatto di sangue, di abitudini, di educazione ricevuta, questo non lo sapeva.
Sapeva, però, che oltre che la cattiveria aveva ereditato una certa arrendevolezza, una certa viscidità, un certo bisogno del comodo, dal vecchio sangue sporco che gli scorreva nelle vene, che gli avevano sempre impedito di muovere un passo verso la luce, smuoversi da quella pozzanghera d'inchiostro nero, in cui qualcuno, un giorno, aveva intinto una piuma e scritto la parola fine.
Draco non sapeva bene quando la sua vita e la sua famiglia avevano cominciato ad andare allo sfracello. Semplicemente, era successo.
Un giorno si erano svegliati e non erano più un cazzo di nessuno, se non criminali, delinquenti, degli stupidi che avevano fatto le scelte sbagliate. I suoi genitori, non lui. Lui non aveva mai potuto scegliere.
Non sapeva nemmeno perché non avesse mai potuto scegliere niente. Forse perché aveva poca importanza. Forse perché era scontato che avesse scelto il lato oscuro, o forse perché avevano paura che si convertisse alla luce, al bene.
Si chiese quante cose grandiose avrebbe potuto fare, se fosse riuscito ad essere buono, se fosse riuscito a mettere un po' di bontà nel suo cuore, ad aprirlo.
Si chiese quanto avrebbe potuto amare, quanto amore sarebbe riuscito a contenere. Si immaginò a baciare qualcuno un pubblico, tenerlo per mano.
Si chiese quanto bella avrebbe potuto essere la vita, se avesse speso un secondo del suo tempo ad essere buono.
Ma oramai era incatenato nell'oscurità.
La verità era che le catene sarebbero state rimovibili, se solo lui l'avesse voluto davvero.
Ma era troppo arrendevole, ed era troppo comodo stare lì per muoversi, spostarsi, vedere cosa c'è al di là dell'odio e dell'indifferenza.
Oramai i marmocchi erano entrati. Tutti quanti. Dal primo all'ultimo.
Avrebbe subito voluto togliere cinquanta punti ai Grifondoro per esistere, ed aggiungerne cinquanta a Serpeverde per aver accolto il suo bambino, suo figlio, la sua opera. L'unica cosa di cui andare fiero di tutta la sua vita, talmente tanto fiero da dimenticare molto spesso della sua esistenza, e da chiedersi davvero se fosse suo. Ma sapeva, che era suo.
Lo si leggeva nei suoi occhi.
E lo aveva letto anni fa in una scritta di marmellata e toast, quella volta che suo figlio gli aveva dimostrato di aver ereditato qualcosa da qualcun altro, che non era davvero la sua copia esatta. Quel giorno suo figlio gli fece scoprire di saper concepire dell'amore.
“Buongiorno.” Disse freddamente.
Nessuno ebbe il coraggio di rispondere, forse avevano paura. Sperò di non apparire ridicolo.
“Ho detto buongiorno.” Disse, ancora più freddamente di prima.
“Buongiorno” risposero pochi, timidi sussurri.
“Sono il professor Draco Malfoy, e sarò il vostro insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Ripetete: Draco Malfoy.” Adesso forse faceva meno paura di prima, non lo sapeva. Fatto stava che molti, quasi tutti gli alunni, ripeterono il suo nome.
Sentì una voce cristallina, limpida, dolce. Una voce che aveva sentito, anni prima, e che talvolta risuonava pallida come un rimbombo lontano nella sua testa, in quei rari momenti in cui si ricordava di saper amare, se lo voleva. Quella voce pronunciò il suo nome in un modo che aveva creduto possibile solo alla voce che rimbombava di nuovo dentro di lui.
Draco.
Draco.
La 'r' era dolce in quella pronuncia.
Draco sembrava voler dire fiore, in quella lingua. Sembrava il significato, la definizione più precisa della parola amore.
C'era una voce soltanto che sapesse far suonare il suo nome come qualcosa di giusto, e non sbagliato come, Draco sapeva, era in realtà.

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Capitolo 7
*** 7. ***


 7

 

 

 

 

La lezione stupì Rose molto più di tante altre cose. Sembrava così normale, Draco Malfoy. Una persona riservata, certo, ma professionale. A detta di quello che le aveva raccontato numerose volte la madre, perfino Piton, l'ex professore di pozioni, un uomo talmente meritevole da dare il nome ad uno dei figli dello zio Harry, era molto più crudele di lui.
Certo, la sua preferenza verso Serpeverde era palpabile, perché ancora sentiva dentro di sé le numerose volte che aveva lottato per la sua Casa, come tutti gli studenti di Hogwarts. Ma non toglieva punti a Grifondoro senza averne una ragione, e gliene aggiungeva quando c'era (Rose aveva infatti guadagnato venti punti a rispondere correttamente ad ogni domanda), e a Serpeverde non venivano aggiunti punti senza ragione, e quando ci voleva, era pronto a sottrarli.
Tutto sommato, Draco Malfoy si sarebbe potuto conquistare un posto molto alto nella classifica dei professori di Hogwarts, vecchi e nuovi.
Rose si ripromise di scrivere una lettera a sua madre per raccontarle di questa nuova aggiunta al corpo insegnanti, anche se dubitava che lei non lo sapesse.
Riscossa da tali pensieri dopo aver riposto tutte le sue cose dentro la borsa, si diresse spedita verso la lezione di Incantesimi, e così fece tutto il giorno.
Non sapeva perché, ma l'esito positivo di quel professore nuovo ed insolito le aveva regalato una nuova forza, e voleva mettercela tutta per sembrare al massimo delle sue forze nonostante quell'inizio disastroso.
Durante l'ultima lezione del pomeriggio, Rose fu di nuovo con Scorpius. Di nuovo una doppia ora, stavolta di Divinazione. Il che voleva dire che tutti, in quelle due ore, si sarebbero addormentati, anche solo per un piccolo minuto.
Quando entrarono nell'aula, la Cooman era già attiva, carica come una mina, e cominciò molto presto ad impartire ordini.
“Oggi faremo qualcosa di insolito, ragazzi miei” annunciò con voce profonda, “Insolito ed interessante, come me e tutte le mie lezioni!” Ridacchiò, “Sempre mantenendo la mia modestia, però.”
“Certo, modestia” Commentò Albus sottovoce a Rose e Sugar, “Quando la modestia sente parlare della Cooman si suicida.”
Questo scatenò l'ilarità di chi aveva sentito quella battuta, che fortunatamente era sfuggita alle orecchie della Cooman, come però non avevano fatto le risate, allorché si voltò verso di loro e cominciò a fissare Rose.
“Tu. Ragazzina. Sei in grave pericolo, e ti aspetta una prova.” Disse con fare minaccioso.
L'affermazione della Cooman fece ridacchiare tutti sotto i baffi. Chi non sapeva che lei era stata scelta per il Torneo Tremaghi?
“Adesso”, proseguì dopo qualche minuto la professoressa, “vi chiederò di fare un piccolo test. Successivamente, verrete accoppiati alla persona che ha dato come risposta il contrario della vostra, e dovrete lavorare insieme a questa.
Rose prese il suo foglio desiderosa di scoprire chi fosse la persona più differente a lei di quella classe.
Dall'altra parte della stanza, vide Blanca scervellarsi sulla risposta più diversa a quella che aveva dato Scorpius accanto a lei, per riuscire a finire in coppia con lui.
Quando le coppie vennero estratte, tuttavia, si scoprì che Blanca aveva fallito nel suo intento.
Al finì con Blanca, Sugar con Robert, e Rose era ansiosa perché sembrava essere l'ultima della fila.
La professoressa Cooman tirò su due fogli, uno dalla colonna di destra e uno dalla sinistra, erano gli ultimi rimasti, e tutti sapevano che erano i fogli di Scorpius e Rose.
“C'è qualcosa di simile”, commentò pensosa la professoressa, “ma penso che non potrebbe esserci coppia migliore. Sì. Azzeccato. Weasley, lavorerai con Malfoy.”
Rose si sforzò di non arrossire e di non lasciar trapelare quel piccolo senso di gioia che le aveva accelerato il battito cardiaco, e sembrò quasi riuscirci.
Durante la lezione avrebbero dovuto esaminare il loro futuro a vicenda e trovarvi tutte le congruenze possibili.
Alla fine delle due lezioni, l'unica cosa simile che fossero riusciti a scoprire Scorpius e Rose, era che lei avrebbero dovuto entrambi superare una grande sfida, anche se la sfida di Rose era una sfida fisica, mentre quella di Scorpius una sfida col proprio cuore.

 

 

 

Quando, al termine della lezione di Divinazione di quel giorno, Scorpius trasse la conclusione, insieme a Rose, di dover combattere con il proprio cuore, sapeva già chi avrebbe vinto.
Avrebbe vinto lui.
Il suo orgoglio, il suo egocentrismo, la sua netta superiorità avrebbero schiacciato ogni sentimento buono verso quella Mezzosangue che sarebbe mai riuscito a partorire.
Non avrebbe mai lasciato entrare uno spiraglio d'amore dentro di lui, non per paura, per sentirsi più sicuro, o perché non se ne credeva degno. No, niente di tutto questo.
Non avrebbe mai lasciato entrare uno spiraglio d'amore dentro di lui perché non credeva che servisse a qualcosa, l'amore. Non se ne sarebbe ricavato niente di niente, solo sofferenza a palate.
E mentre, di nuovo, attraversava i corridoi di Hogwarts a testa alta, mano nella mano con Blanca mentre le sussurrava delle rassicurazioni sul fatto che non gli importasse assolutamente niente della Weasley, si scontrò con l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quell'istante: suo padre.
Si staccò di dosso Blanca aggressivamente e molto velocemente, sperando che suo padre non avesse visto troppo, ma inutilmente, perché lei provò ad attaccarsi di nuovo a lui mentre avevano proprio davanti suo padre, e si lamentò a gran voce.
“Scorpius.” Lo richiamò freddamente il padre.
“Papà.” Rispose freddamente il figlio.
Sembravano la stessa persona che parlava davanti ad uno specchio inclinato per farlo sembrare più basso. Forse anche perché Draco rivide in quei gesti sciocchi molta della sua adolescenza, ma non sapeva esattamente come fare. Prese un respiro e poggiò la mano sulla spalla del figlio.
“Vorrei parlarti.” Gli disse, desideroso di sembrare meno cerimonioso, meno artificiale del solito mentre provava ad aprire il suo cuore e la sua saggezza all'unica opera buona della sua vita, che si stava rivelando troppo simile a lui per affermare con tutta sicurezza che fosse un'opera veramente buona.
Scorpius annuì, un po' più docile di prima, e seguì il padre attraverso i corridoi fino a che non lo portò dentro alle sue stanze, dove avrebbe alloggiato per tutto il suo soggiorno ad Hogwarts.
La stanza era bella, ma era addobbata esattamente come suo padre l'aveva trovata. Vi erano drappi di tutti i colori, rosso, verde, giallo e blu.
Poco più in là su una parete si trovava lo stemma di Hogwarts, ma non era opera di suo padre. Nulla di quella stanza sembrava dimostrare che suo padre c'era anche solo mai stato. Eppure era lì, adesso. Seduto su quel soffice letto dove avrebbe passato un'altra porzione della sua vita.
“Cos'è questa storia che insegni qua, adesso?” Gli chiese, a metà fra il curioso e il severo suo figlio. Quasi come se fosse lui il padre, che chiede spiegazioni al figlio dopo che è rientrato alle tre di notte a casa.
“E' stato voluto dal Ministero.” Rispose suo padre con un sussurro.
“Dal Ministero?”
“Sono sospettato di attività illecite con altri Mangiamorte che si sono dati alla macchia.” Disse Draco con aria colpevole.
“E' vero?”
“Il nonno è scappato da Azkaban.”
“E' venuto a rifugiarsi da noi?”
“No, era troppo rischioso. Sono venuti a cercarlo lì appena hanno scoperto della sua fuga, non avremmo nemmeno potuto nasconderlo nel poco tempo che avremmo avuto.”
“Però sei in contatto con lui?”
“Raramente. Mi ha solo scritto per dirmi che era fuggito, solo queste quattro parole: Sono fuggito da Azkaban.” Draco non voleva dirlo, ma in cuor suo si aspettava di più da suo padre.
Se era ciò che era la colpa era di suo padre, quasi interamente sua, ma non aveva niente da dirgli dopo essere fuggito da Azkaban.
Solo una lettera senza notizie e sentimento che, se fosse stata trovata, l'avrebbe messo nei guai senza essergli di nessun conforto.
Avrebbe voluto essere incarcerato, ma con una lettera vera di suo padre, che non salvato per un pelo per l'arrivo tempestivo della lettera che, alla fine, non gli diceva niente.
Forse suo padre voleva avvisarlo che stava per arrivare gente del Ministero in casa, voleva avvisarlo per nascondere tutto ciò di illecito che avrebbero dovuto trovarci.
Suo padre non lo sapeva, ma niente, ormai, era più pulito di Villa Malfoy.
“Non dovresti.” Disse Scorpius a mo' di rimprovero.
“Non dovrei fare cosa?”
“Non dovresti far credere al nonno che gli daremmo una qualche sorta di protezione, e non dovresti lasciare la mamma in casa, da sola.”
“Non ho lasciato credere niente di tutto questo a mio padre, e il mio rapporto con lui non ti riguarda, e non saresti comunque tu a dargli una qualche sorta di protezione.”
“Ma di nuovo ci andrei in mezzo io.”
“Quando mai ci sei andato in mezzo?”
“Quando mi hai cresciuto come sono cresciuto!”
“Cresciuto come?” Chiese suo padre, a voce molto alta, pronto a scoppiare.
“Con questi principi così stupidi! Tu mi hai parlato male dei Mezzosangue! Tu mi hai detto che le uniche persone che avrei dovuto frequentare erano Purosangue! Tu hai fatto crescere in me tutti i pregiudizi che ho e che non riesco a togliermi, e di nuovo Tu! Tu e solo tu, hai fatto venire a tutti un'idea sbagliata di me!”
“Che idea sbagliata di te hanno tutti?!” Sbottò il padre, rispondendo alle grida del figlio con altre grida.
“Loro pensano che io sia una persona cattiva! Figlio di qualcuno che ha contribuito allo sfracello del Mondo Magico!”
“Ti credevo più intelligente, piccolo ingrato! Io non ho fatto mai assolutamente niente! La maledizione dei Malfoy si è spezzata con mio padre! Lui è stato l'ultimo a causare del male al Mondo Magico! Io non ho mai partecipato attivamente alle attività dei Mangiamorte!”
“Però c'eri! E non ti sei mai costituito! Non hai mai mosso un passo contro i Mangiamorte!”
“Loro erano in casa mia! Erano nella mia testa, sempre! Come diamine avrei fatto a sfuggire a maghi potenti quanto Voldemort, quanto Bellatrix Lestrange? Come avrei potuto?! Io ero solo un ragazzo!”
“Avresti dovuto sacrificare la tua vita!”
“Non avrebbe portato a niente sacrificare la mia vita! Niente! Mai! Puoi accusarmi di aver generato dolore, puoi farlo. Puoi dirmi che ho ferito i sentimenti di alcune persone, e non cercherò nemmeno di cercare una scusa, non cercherò di difendermi. Se vuoi buttarmi della merda addosso, Scorpius, buttami la mia, non quella degli altri!”
“Che sentimenti vuoi aver ferito, tu?! In genere le persone che feriscono i sentimenti di qualcuno sono quelle amate! Da chi puoi dire di essere amato, tu?”
“Tu! Piccolo ingrato! Piccolo insolente ingrato! Sei solo un bambino viziato e stupido e mi dispiace che tu rassomigli più di quanto vorrei a ciò che ero io alla tua età! Perché sei così stupido?”
“Perché sono tuo figlio!”
“Allora spero che tu trovi la figlia di chi ha cambiato me.” Concluse Draco, con una punta di malinconia nella voce.
“Cosa stai dicendo?”
“Sono stato amato, una volta, anch'io. Non era l'amore pretenzioso di tuo nonno, che mi amava solo perché mi vedeva crescere senza che mi ribellassi alla sua bacchetta puntata sul cuore. Non era l'amore rassegnato di tua nonna, che amava il mio essere spacciato e che l'avrebbe portata ad accompagnarmi al patibolo senza dire niente in mia difesa. Non era l'amore devoto di tua madre, che mi vedeva più come una statua, come un'opera da ammirare senza che rispondesse mai. Quell'amore era tutto ciò che di bello potrà mai darmi la vita. E' stata l'unica volta che sono stato considerato come una persona, capace di parlare, dire la propria, capace di fare un'insurrezione, anche se solo contro se stesso. Ma quell'amore se n'è andato ed è destinato a non tornare. Non fare il mio stesso errore, piccolo idiota. Prendi qualcosa di buono dal mondo e fatti plasmare dalle cose.”
“Stai facendo del male alla mamma.”
“Non sono io che le faccio del male, è lei che lo fa a se stessa.”
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché l'hai sposata?”
“Comodità. Noia. Stanchezza.”
“Sei tutto quello che fa più schifo del mondo.” Sputò per terra Scorpius.
“E tu stai crescendo uguale a me.”
Scorpius spalancò la porta ed uscì correndo e sbattendosi la porta alle spalle.
Troppe cose gli giravano insieme per la testa.
La voglia di cambiare, la paura di farlo, la pigrizia che lo tentava a rimanere imperfetto così com'era.
Per la prima volta fece un passo avanti, e riconobbe la sfida contro il suo cuore.
Ma di nuovo seppe solo dire a se stesso che non si sarebbe mai mosso per correre in contro al suo cuore, e che si sarebbe scansato se fosse stato il suo cuore a correre in contro a lui.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Ed eccomi di nuovo qua a pubblicare un altro capitolo! Purtroppo i miei impegni stanno cominciando ad arrivare (come il trasloco dalla casa al mare al RADUNO DI HARRY POTTER NEVER ENDS *^*) e così sto scrivendo un po' di meno, ma certo non ho intenzione di trascurarvi e sto comunque scrivendo il più possibile! Prometto che, almeno fino a che non comincerà la scuola, non ci saranno buchi vuoti e giorni in cui non troverete qualcosa, almeno che non succedano cose particolari u.u detto questo ringrazio tutti voi per le recensioni, perché davvero per me vuol dire tantissimo! Invito anche chi non l'ha fatto fino ad ora a condividere i suoi pensieri con me, sempre se ne ha tempo\voglia c: vi amo tutti!
P.S. In caso non capiste le parti en françois, basta dirmelo e ve le tradurrò, non l'ho fatto fino ad ora perché non lo credevo necessario visto che penso si capisca bene c:      



8

 

 

 

Anche a Rose Weasley giravano molte cose per la testa, molti interrogativi. Si chiese cosa fosse scattato in Scorpius per renderlo tanto schivo, cosa l'avesse reso così inafferrabile, così lontano anni luce da non poter essere avvicinato mai.
Ben presto, Rose fece l'abitudine a malincuore a vedere Rose e Blanca che pomiciavano ovunque e a tutte le ore del giorno e della notte. Sembrava che lo facessero apposta di farlo in faccia a lei, era assurdo. Ovunque si girava, li vedeva lì, tanto da farla pensare quasi di essere in preda a delle allucinazioni nervose.
Finalmente cominciò una fitta corrispondenza tra lei e la madre. Si scambiavano impressioni su ogni cosa, lei le raccontava delle lezioni e talvolta le chiedeva dei chiarimenti su cose che non aveva capito. Sembravano lettere così normali, come quelle dei tre anni precedenti, perché nessuna delle due osava affrontare gli argomenti più delicati.
Sua madre non le chiedeva del ragazzo misterioso, Rose non le parlava del Torneo e non osava rientrare nell'argomento Draco Malfoy, perché benché sua madre si fosse tanto sforzata di apparire normale parlando di lui, Rose capiva che c'era una certa nervosità quando lei parlava di lui, così preferì evitarlo.
Un giorno, però, si disse, quando l'avrebbe rivista, le avrebbe resi noti i suoi sospetti e avrebbe atteso pazientemente una risposta, che, sapeva, prima o poi sarebbe arrivata.
Erano ormai passate settimane da quando il suo nome era uscito dal Calice di Fuoco, ma l'assenza di ogni piccola novità la rendeva più nervosa.
La novità arrivò un giorno, senza preavviso, come un fuoco d'artificio che esplode in alto nel cielo senza che ci sia una qualsiasi festività. In realtà, non riguardava le prove, ma sapere che comunque ancora tutti ci stavano pensando la rincuorò un po'.
Era una domenica mattina, la mattina del 25 ottobre, quando Rose, che stava scendendo per la colazione insieme a Lily, lesse l'avviso sulla bacheca.
C'era scritto che era di massima importanza che tutti si ritrovassero nella Sala Grande quella mattina alle undici, perché dovevano dare un avviso importante.
Mentre scendevano verso la Sala Grande, Lily e Rose discussero di ciò che poteva essere l'oggetto dell'avviso.
Ben presto concordarono sul fatto che si trattasse sicuramente di qualcosa che riguardava il Torneo Tremaghi, ma esattamente cosa del Torneo Tremaghi, non potevano saperlo.
Fortunatamente quella mattina si erano svegliate abbastanza tardi da arrivare in Sala Grande quando mancava solo mezz'ora all'avviso della McGranitt, che era già seduta al suo posto, con al fianco qualche insegnante quale Hagrid.
Sua madre, suo padre e lo zio Harry, erano sempre stati affiatati con Hagrid, e si poteva dire che lui, in qualche modo, favorisse lei, suo fratello ed i suoi cugini sebbene in modo più leggero, perché raramente avevano parlato con lui se non per chiedere informazioni riguardanti le lezioni.
Hermione aveva raccontato a Rose delle prime lezioni di Hagrid, di quanto fossero state pericolose, ed una volta le disse che un ragazzo era stato ferito da un Ippogrifo, ma non le disse mai chi.
Adesso, forse grazie al passare degli anni, le lezioni di Hagrid si erano fatte più serie e meno pericolose, e senz'altro più attente al programma di quanto le avesse detto la madre.
La cosa che più apprezzava di Hagrid era la sua estrema semplicità, che in qualche modo faceva risultare automatico volergli bene, anche se non lo dette mai a vedere e si limitò sempre a trattarlo come ogni altro insegnante.

 

Scorpius Malfoy quella mattina, la mattina del 25 ottobre, si svegliò presto. Si vestì, si preparò ed andò in Sala Grande ad aspettare l'arrivo di Blanca. La sua “relazione” con lei non era cambiata, se non che era diventata più fastidiosa e più appiccicosa che mai.
La baciava ancora ovunque, tanto che ormai pareva prendere gusto a sentire quel cuore battere fortissimo vicino al suo, che invece rimaneva immutato. Ogni tanto si diceva che aveva bisogno di una svolta, di qualcosa che cambiasse, ma poi smentiva il tutto a se stesso dicendo che non sarebbe mai servito a niente, che era meglio lasciar le cose scorrere placidamente.
Trovava anche del gusto a pomiciare con Blanca davanti a suo padre. Vedeva lo sconforto e lo sgomento nella sua faccia, ed in qualche modo si era convinto che tutto ciò che suo padre non approvasse diventava automaticamente la cosa giusta da fare.
Forse questo valeva quando suo padre aveva la sua età, ma Scorpius non sapeva di fare i suoi stessi errori, forse più clamorosamente perché era davvero convinto di fare la cosa giusta.
Anche Robert cominciava a disprezzarlo, sebbene silenziosamente. Ma Scorpius si chiese se non l'avesse sempre fatto. Era una persona riservata anche lui, Robert, ma sicuramente lasciava che i sentimenti prendessero un po' di sopravvento dentro di lui, sotto quella coltre di cupa freddezza.
Si erano piaciuti fin da subito, lui e Robert. Entrambi così superiori al mondo che li circondava, entrambi così fieri di ciò che erano e così lontani dal farsi scalfire dalle parole altrui. Pian piano però Robert era maturato, era cresciuto, lasciando Scorpius al suo stato primordiale di ragazzino viziato e cattivo, e talvolta anche ingenuo.
Entrambi sentivano la spaccatura tra di loro accrescersi, ma avevano reazioni estremamente diverse. Scorpius, dal canto suo, credeva che oramai sarebbe stata solo un'altra persona che se ne andava dalla sua vita, e non avrebbe fatto davvero una grande differenza.
A Robert dispiaceva, ma era convinto fermamente di aver ragione ad affermare che Scorpius si stava solo comportando da idiota a sue spese e sarebbe rimasto solo.
In effetti lo era, solo.
Si ritrovava ogni mattina ad aspettare che la sua “ragazza” scendesse da quelle scale sculettando con tre chili di trucco in faccia per apparire perlomeno presentabile. Si sedeva su una poltrona in disparte ed aspettava, nessuno che lo notasse, che lo salutasse. Era essenzialmente solo, ma i suoi pensieri gli bastavano a tenersi compagnia in quella mezz'ora di attesa di tutto quel trucco con un po' di rospo sotto.
Dopo bastava pomiciare un po' e darsi da fare con lo studio, che sembrava la cosa migliore da fare, e davvero non chiedeva altro. Era così fermamente convinto che la sua vita non dovesse far altro se non finire lì. Tra quelle quattro mura. Con quella sottospecie di ragazza-rospo menomata. Senza nessun amico. Con l'odio di suo padre a gravargli sulla schiena. Con un po' di libri di scuola da leggere con cose che conosceva già.
Scorpius non lo sapeva, ma facendo così stava estremamente sminuendo la sua persona, che prima aveva sempre elogiato così fermamente.
Quella mattina trovò l'avviso sulla bacheca in Sala Comune e sperò che Blanca riuscisse perlomeno ad essere pronta dieci minuti prima delle undici per arrivare in tempo.
Fortunatamente il suo desiderio fu esaudito, e quando mancavano esattamente dieci minuti alle undici correva mano nella mano per i corridoi sperando di arrivare in tempo nella Sala Grande.
Ce la fece anche stavolta.
Si guardò intorno e schioccò un sonoro bacio sulla bocca di Blanca che non gli fece provare niente se non divertimento e disgusto assieme.
Si sedettero accanto e Scorpius si scoprì nel mezzo a Blanca e Robert.
“Robert.” Lo salutò.
Lui non si degnò nemmeno di rispondergli.
La McGranitt si alzò appena Scorpius si arrese al fatto che Robert era ormai una persona che apparteneva al passato, ed annunciò che sei giorni dopo si sarebbe tenuta una cerimonia molto attesa riguardante il Torneo Tremaghi.
Proprio mentre nella mente di tutti si formava l'idea che avrebbe avuto luogo la prima prova, lei annunciò che si sarebbe tenuto il Ballo del Ceppo.
Forse qualche mese prima Scorpius sarebbe stato emozionato, quantomeno indifferente verso la cerimonia, ma adesso si ritrovò ad odiarla perché non avrebbe avuto scuse per non portarci Blanca.
Non poteva lasciarla, non poteva fingersi malato, ed in quell'istante si dichiarò spacciato, ed avrebbe voluto ricevere un invito interessante come quello della Weasley, perlomeno per il gusto di rifiutarla.
Qualcosa, però, gli disse che lei, prima di invitarlo al Ballo, si sarebbe buttata dalla Torre di Astronomia senza una scopa sotto il culo pronta a sorreggerla.
Cercò qualcosa da fare, e la risposta gli arrivò in un secondo, rendendolo quantomeno raggiante: avrebbe solo dovuto fare il filo a Danica, la ragazza di Durmstrang, fino a che lei non avesse accettato.
Appena l'annuncio della McGranitt finì e questa tornò al suo posto, Scorpius cinse le spalle di Blanca con una mano e la invitò a fare una passeggiata, perché aveva da parlarle di una cosa urgente.
Uscirono dalla Sala Grande e si riversarono nel corridoio principale, da lì uscirono di nuovo e se ne andarono sulla riva del Lago Nero.
Una volta seduti lì, Scorpius trasse un profondo respiro e tacque qualche secondo per pensare alle parole più giuste da dire, e quando fu in procinto di cominciare il discorso, Blanca si voltò verso di lui raggiante e sorrise.
“Senti, questa attesa mi sta uccidendo. So che sei nervoso per chiedermelo, ma la risposta è sì!”
Scorpius si sentì male e si odiò per un lungo istante per aver aspettato tanto.
“In realtà, Blanca, dovrei parlarti di un'altra cosa, totalmente diversa dal Ballo del Ceppo.”
“Oh”, disse lei, sinceramente delusa, “Va bene, parla pure. Ti ascolto.”
“Ecco, vedi, il fatto è che io sono stato veramente bene con te, è stato un mese molt..”
“Sì, però, stavo pensando che dovremmo vestirci coordinati al ballo. Per esempio, io argento e tu verde.”
“Blanca, tesoro, per favore, lasciami parlar..”
“Potrei tingermi delle ciocche argento per l'occasione!”
“Si, è una buona idea, ma ora ti prego fammi finir..”
“Merlino, che idea bellissima! Potrei anche farmi truccare da Kristen come si truccò lei quando uscì con Nott..”
“Sì, Blanca, idea fantastica, ma io dovrei davvero parlarti di una cosa important..”
“E che ne dici se mi faccio anche la manicure intonata?”
A quel punto fu veramente troppo, e Scorpius esplose. Si alzò in piedi e cominciò ad urlare.
“Senti, sciocca ragazzina che assomiglia ad un rospo! A me di te e la tua cazzo di roba non è mai importato niente e ti ho solo usata, mi fai veramente schifo! Quindi per me puoi anche tingerti i peli delle braccia di verde ed argento, tanto rimarrai sempre orrenda! E smetti di truccarti per mezz'ora la mattina, per apparire bella prova con un sacchetto in testa!”
Appena finì il suo discorso si sentì immensamente crudele, e notò che c'era una piccola folla intorno a lui. Si aspettava che Blanca cominciasse a piangere, ma al contrario lo guardò e rise di gusto.
“Okay, okay, amore, adesso hai attirato la mia attenzione. Di cosa volevi parlarmi?”
Scorpius, per la seconda volta nel giro di qualche minuto, si sentì estremamente arrabbiato. Possibile che quell'oca giuliva capisse solo quello che voleva capire?
“Senti. Tu non mi piaci. Non l'hai mai fatto e mai lo farai, anzi mi fai schifo. Per cui, adesso, io me ne vado per i fatti miei, e tu trovati un altro che ti porti al ballo, perché io non lo farò.”
Blanca, fortunatamente, sembrò capire le parole di Scorpius, ma quando lei cominciò a parlare e non aveva cominciato a piangere, Scorpius si preoccupò.
“Okay. Quando ti passa fammi sapere, succedono a tutte le giornate no.”
Scorpius, che stava di nuovo per farsi cogliere da un istinto omicida che aveva già portato la sua mano sulla bacchetta, decise di non prendersela stavolta e lasciare che la sua indifferenza facesse capire a Blanca quanto lui se ne fregasse di lei.
Tornò dentro al Castello e si diresse verso i suoi dormitori, desideroso di trovare Robert e parlare con lui.

 


Rose fu contenta per la notizia del ballo, e si disse che avrebbe potuto divertirsi anche senza che Scorpius la invitasse, perché, lei sapeva bene, non l'avrebbe mai fatto.
In compenso, quel giorno si sarebbe recata ad Hogsmeade con Lily e Sugar per comprare un vestito da Madama McClan, che aveva aperto anche lì per avere una maggiore clientela.
Si chiese perché nella lettera inviata da Hogwarts non fosse scritto di portare un abito da cerimonia, e si disse che probabilmente era stata una svista della McGranitt, che quell'anno aveva dovuto badare davvero a moltissime cose.
Decise di uscire nel parco visto che era una delle ultime giornate di sole prima che arrivasse il freddo pungente e vi si recò da sola.
Quando uscì assisté ad una scenetta quantomeno insolita: Scorpius sembrava litigare furiosamente con Blanca per qualche motivo, e quando le giunsero le urla sebbene si trovasse a debita distanza, capì che Scorpius stava cercando in tutti i modi di liberarsi di lei, ma con scarsi risultati. Si lasciò sfuggire una risatina compiaciuta ed aspettò che Scorpius si allontanasse per piazzarsi proprio vicino alla sfortunata Blanca.
Si sdraiò a pancia sotto e tirò fuori dalla sua borsa un libro per appoggiarsi ed una pergamena ed una piuma per scrivere un'altra lettera alla madre.

 

Cara mamma,
oggi ci hanno avvisati che il trentuno si terrà il Ballo del Ceppo, ed oggi io, Lily e Sugar, abbiamo deciso che andremo ad Hogsmeade a comprare un vestito per il ballo.
Spero di riuscire ad essere invitata da qualcuno, e spero anche di trovare qualcuno disposto ad insegnarmi visto che io non so ballare!
Diciamo però, che tutto sommato sono contenta e che spero avrò notizie delle prove che mi aspettano. Tu comunque stai tranquilla, riuscirò sempre a cavarmela!
Mi manchi.
Rose.

 

Rose piegò la pergamena e la mise nella busta, e si concesse qualche minuto prima di salire nei dormitori a prendere Edvige per osservare Blanca.
Sembrava estremamente tranquilla, davvero convinta che Scorpius sarebbe mai tornato da lei.
Le fece quasi pena, ma poi si disse che non tutti potevano nascere con un cervello perfettamente funzionante, e si avviò verso il dormitorio Grifondoro senza nemmeno pensarci più.

 

 

Scorpius Malfoy trovò subito Robert, seduto in poltrona nella Sala Comune Serpeverde quasi come se lo aspettasse.
Invece di passargli avanti senza nemmeno salutarlo come aveva preso a fare, Scorpius prese posto vicino a lui.
“Rimorsi del cuore di acciaio?”
“Non direi.” Rispose Scorpius.
“Hai intenzione di chiedermi scusa?” Chiese Robert dopo qualche minuto di silenzio.
“Scusa? E di cosa?” Chiese Scorpius con aria di sufficienza.
Robert si alzò e se ne andò nei dormitori, non arrabbiato, non stizzito. Solo stanco delle cazzate di Scorpius.
Scorpius si disse che non sarebbe valsa la pena di seguirlo, e non lo fece. Rimase un po' a pensare sulla sua poltrona e poi si alzò ed uscì per tornare in Sala Grande per il pranzo.
Svuotarsi della sua rabbia gli aveva fatto venire fame.
Mentre pranzava arrivò anche Robert, e lui, desideroso di parlarci, fece spostare una ragazzina del primo anno per sedersi accanto a Robert.
“Importunare quelli del primo anno non ti farà riguadagnare la mia amicizia.”
“Cosa devo fare?”
“Tornare quello che eri.”
“Almeno dimmi cos'ero!”
“Facciamo così, ti dirò cosa non eri. Non eri un falso, né un ipocrita. Non eri un cagasotto e nemmeno uno che si fa spaventare dai propri sentimenti. Non eri uno stupido e non eri solo. Invece adesso sei tutte queste cose.”
“Cosa vorresti dire?”
“Che fai sempre più schifo, Scorp. Ogni giorno che passa. E' per questo che mi sono allontanato da te. Perché sei un bambino, sei infantile, e credi che esternarti da tutto ti renda una persona migliore quando non lo sei affatto. Ogni giorno che passi a rinnegare i tuoi sentimenti offendendo la Weasley, pomiciando con Blanca ovunque, lanciando sguardi di sfida a tuo padre quando fai qualcosa che sai lo innervosirà. Devi capire ciò che provi, Scorpius. Provi affetto, se non amore, nei confronti di Rose Weasley. Provi ribrezzo nei confronti della Parkinson. E vuoi molto bene a tuo padre.”
“Ciò che faccio non ti riguarda.” Disse Scorpius scettico, ferito come da una lama dalla verità pronunciata da quello che un tempo era il suo migliore amico.
“Va bene, come vuoi. Ma poi non venirmi a cercare e non chiedermi cosa devi fare per riconquistarti il mio affetto, perché ogni secondo che passa scali la classifica delle persone che odio di più, e presto supererai la McGranitt, quindi occhio.” Disse Robert, con la stessa aria di superiorità vera con la quale aveva parlato fino a quel momento, sebbene avesse tradito un po' di calore ricordando a Scorpius ciò che era prima di diventare così.
Robert si alzò e si diresse verso il Lago Nero, lasciando Scorpius un'altra volta solo, più di prima.
Questo, però, non si diede per vinto, e dopo molte lotte con se stesso decise di raggiungere il Lago Nero.
Robert era sdraiato sul prato in disparte, ma era facilmente individuabile, e Scorpius si diresse a passo sicuro verso di lui, deciso a non sbagliare stavolta.
Si sedette e si circondò le ginocchia con le braccia, e cominciò a guardare l'orizzonte per cercare le parole giuste, come se la sua testa non potesse più contenerne. Cercava le parole giuste come quelle del libro verde di suo padre, che avrebbero consolato Robert da tutti i mali da cui poteva essere afflitto, di cui Scorpius non era più a conoscenza.
“Vedi,” cominciò, dopo aver tratto un respiro profondo, “ogni tanto la vita ci mette di fronte a delle prove, per vedere se siamo all'altezza. Un po' come gli esami di scuola. La mia prova è stata lei. Ero stato perfetto, finalmente, un alunno impeccabile di ciò che la vita insegna. Avevo osservato l'amore, prima di allora, ma solo da un punto di vista esterno. Mi sembrava una cosa grandiosa, ma dentro di me non credevo di esserne degno.
Ecco, quando questo, quando l'amore, mi si è parato davanti, quando lei mi si è parata davanti, io ho cercato in tutti i modi di schermirlo, ho cercato di allontanarlo, di ridergli in faccia e sminuirlo e farlo andare via. Ma lei era paziente, come l'amore. Lei non si è data per vinta ed ha continuato a guardarmi come mi guardava prima, anche dopo quel terribile scherzo. Questa cosa, ecco, questa cosa mi ha fatto impazzire. Credevo di essere pazzo! Davanti a me vedevo solo un corridoio senza porte, senza vie di uscita, mi sembrava un treno senza finestrini e senza porte da cui poter uscire. Avevo paura che mi si incollasse addosso e che non se ne andasse mai più.” Respirò profondamente. “Così ho cominciato a scrollare le spalle. Mi sono chiesto se anche quello nei tuoi confronti, in quelli di mio padre, fosse amore. Così ho voluto liberarmene. E direi che ci sono riuscito, senza capire davvero il mio errore, credendo di fare continuamente la cosa giusta.
La verità.. la verità è che mio padre è sempre stato mille volte migliore di me, perché lui il suo amore l'ha accettato, così come ha accettato l'errore di averlo lasciato andare via. Io spero davvero di crescere come ha fatto lui, spero di crescere e capire ciò che mi è successo, ciò che mi ha spinto a scappare.
Ma io non voglio più scappare, Robert. Né da te, né da mio padre.”
Robert parve soddisfatto. Si alzò a sedere, lo guardò e sorrise. Gli tirò una pacca affettuosa sulla schiena, poi tornò pensieroso.
“E la Weasley?” Gli chiese.
“Non esistono solo le donne quando si parla d'amore.” Concluse Scorpius, non ancora pronto per dire che avrebbe accettato anche lei.
“Ma è partito tutto da lei. Cosa pensi che farai?”
“Aspetterò che il suo treno passi e poi aspetterò un treno.”
“Cosa ti fa pensare che arriverà qualcun altro, un altro treno?”
“Non un altro treno. Il suo treno.”
“Perché non lo prendi adesso? Sei ancora in tempo.”
“Aspetterò che provi altre cose sulla sua pelle nel viaggio di andata per un'altra parte, e nel viaggio di ritorno per la mia stazione prima che si fermi qui.”
“Perché non sei un treno, tu?”
“Perché sono nato per aspettarli, i treni.”
Quella spiegazione sembrò bastare a Robert, che non fece altre domande e si sdraiò di nuovo.
Dopo non molto fu imitato da Scorpius, che si voltò verso di lui e gli chiese:
“Chi hai intenzione di invitare al ballo?”
“E' una domanda interessante, a cui peraltro non so rispondere. Charlotte, quella di Beauxbatons è carina. Potrei chiedere a lei.”
“Mh, sì, ottima scelta. Però devi vedere se ti accetterà.”
“Zitto tu” rise Robert.
“E' la pura verità!”
“E tu chi inviterai?”
“Pensavo a Danica, quella di Durmstrang.”
“Anche tu devi stare attento a non essere rifiutato, allora!”
“Più che altro non dobbiamo aspettare prima che ci scappino le prede migliori!” Ridacchiò Scorpius.

 

Rose si preparò insieme a Lily per andare ad Hogsmeade a comprare il vestito per il ballo, ed ebbe modo di confrontarsi su lei su chi le piacerebbe che la invitasse.
Lily, scoprì, si sentiva ancora abbastanza piccola da non fare un gran caso ai ragazzi, così si disse che l'uno valeva l'altro, e pensò che avrebbe potuto invitare lei stessa Hugo, perché erano entrambi del secondo anno ed ad entrambi non interessava andare con qualcuno in particolare. C'era da divertirsi, se ci fosse andata con Hugo.
In cuor suo, Rose, sapeva che la persona da cui voleva essere invitata non l'avrebbe fatto, così ci penso un po' su e giunse alla conclusione che non sarebbe stato male, per lei, andarci con Nicolas. No, in effetti si poteva fare.
Mentre si incamminava, verso Hogsmeade con Lily -che in condizioni normali non avrebbe potuto andarci visto che frequentava il secondo anno, ma che visto che non era stato comunicato di portare un vestito da cerimonia aveva ottenuto il permesso della McGranitt- Rose vide che molti studenti, sia di Durmstrang che di Beauxbatons, andavano verso Hogsmeade.
Quando incontrò Charlotte, sapendo che sicuramente era a conoscenza di dove fosse Nicolas, che al momento non era con lei, non si fece troppi scrupoli e glielo chiese.
“Nicolas, disci? Ponso che sia jià arivoto ad Ogsmìd, oui.
Merci!” La ringraziò Rose, e si incamminò verso il centro di Hogsmeade.
“Anche lui era onsioso de vederte, mi ha detto che dove dirti una chose!” Le gridò dietro Charlotte.
Rose le fece un cenno con la mano a mo' di ringraziamento e sperò tanto che lui le volesse chiedere di andare al ballo con lui.
Visto che Madama McClan era appena aperta e tutti gli studenti che ci erano riusciti erano entrati, Rose decise di non entrare nella ressa ed andare ad aspettare che la folla si sfoltisse un po' dai Tre Manici di Scopa.
Qui fu sorpresa di trovare Al, James ed Hugo, tutti intenti a parlare fitto fitto fra loro.
“Di che parlate?” Chiese Rose avvicinandosi al tavolo.
“Oh, noi? No, no, nulla.. Parlavamo di.. Quidditch.” Disse James fingendo di non tramare nulla.
“Sì. Di Quidditch. Okay. Ci credo.” Rise Rose, “Perché non inviti Sugar?”
Un po' di rossore tinse le guance di James mentre tentava di dire qualcosa.
“Allora ti piace!” Disse Rose cominciando a saltellare sulla sedia, “lo sapevo! Lo sapevo! Lo sapevo!”
“E sta' zitta!” La rimbeccò James.
“E tu, Al?”
“Non ne ho la più pallida idea..” Ammise sincero Al.
“Potrei sentire qualcuno del nostro anno!” Propose Rose piena d'iniziativa, “Che ne dici di Jane?”
“Oh.. Jane, dici?” Disse Al, arrossendo come aveva appena fatto il fratello.
“Devo dire che ci sai fare con le tue intuizioni!” Rise James.
“Certo che sì! Speriamo che al Torneo ci sia una prova in cui devo creare delle coppie, almeno quella sono sicura di vincerla!” Rise Rose.
“E tu.. con chi pensi di andarci?” Le chiese James un po' incerto, lo spettro di un affetto frainteso e lontano che gli illuminava un po' gli occhi di curiosità.
“Non lo so, J. Stavo pensando che sarebbe carino andarci con Nicolas, il ragazzo di Beauxbatons.” Ammise Rose, “E penso di avere buone probabilità, perché prima Charlotte mi ha detto che mi voleva parlare.”
“Bene allora! Speriamo solo di riuscire nei nostri intenti!” Disse positivo Al.
“E tu, Lily? Con chi ci andrai?” Le chiese Hugo, le guance tinte di un leggero rossore.
“Pensavo di venirci con te.” Disse lei risoluta, “E' un problema per te?”
“Certo che no! Ok! Sì! Forte!” Disse Hugo, sospirando di sollievo.
“Ecco.” Commentò serio James, mettendo il broncio.
Rose rise, “Che hai J?”
“Gli unici due a cui non importava niente hanno già trovato un compagno!”
Tutti risero fino a che una voce alle spalle di Rose l'interruppe.
Bonsoir, mes amis!” Li salutò Nicolas, “vi dispioce se vi porto via l'amica per un momentino? Sompre che a lei vada bien!”
“Certo che sì!” Rispose Rose, alzandosi pimpante e sistemandosi al suo fianco.
Sci vediomo fra poco!” Li salutò Nicolas, dirigendosi verso la porta con Rose.
Camminarono in silenzio per un po', fino a che non raggiunsero la Stramberga Strillante, dove non si trovava nessuno intorno.
Rose, io.. mi stovo chiedendo se tu.. se tu volessi venire al ballo avec moi.” Le disse, senza troppi giri di parole, soltanto balbettando un po'.
Lei alzò lo sguardo e gli sorrise raggiante, dicendogli di sì.
Lui parve sinceramente sollevato e trasse un sospiro di sollievo, e le chiese addirittura se le sarebbe piaciuto andare insieme a lui da Madama McClan per scegliere due vestiti che si accordassero bene visto che avrebbero anche aperto le danze.
“Certo che sì!” Rispose Rose, sinceramente compiaciuta.
Charmant!” Esclamò lui, e tornarono verso i Tre Manici di Scopa.
Rose fece provare la Burrobirra a Nicolas, che ne rimase estasiato e ne prese un'altra. Le parlò un po' delle specialità che avevano a Beauxbatons e Rose fu fiera di imparare cose nuove.
Ben presto, però, si accorse che lei era l'oggetto di quasi tutti gli sguardi di Nicolas, e non solo perché gli sedeva vicino. Si chiese se a lui lei piacesse davvero, e si chiese, per un attimo, se avesse fatto la cosa giusta ad accettarlo, avendo paura di averlo illuso troppo.
Ben presto si diressero da Madama McClan, dove trovarono anche Danica, che salutò calorosamente sia lei che Nicolas. Rose le chiese se sapesse già con chi andava al ballo e si stupì di vederla così sicura nel dire di sì.
Quando le disse che ci andava con Scorpius Malfoy Rose stava per cascare tra le braccia di Nicolas, svenuta.
Con Scorpius? Lei?
Si ricordò che in effetti già una volta prima di allora era stata oggetto di attenzione da parte di Scorpius, ma che lì per lì le era sembrata una cosa da nulla.
E se invece fosse diventato qualcosa di più serio?
Decise di non pensarci e si mise a guardare i vestiti con Nicolas.
Ben presto decisero di vestirsi coi colori di Grifondoro, quali oro e rosso. Nicolas trovò uno splendido completo molto elegante e dorato, mentre Rose era ancora a caccia di qualcosa che la attirasse davvero.
Sentì una voce alle sue spalle salutarla, era una voce strascicata e tagliente, con forse una punta di calore in più.
“Weasley. Anche tu qui per comprare il vestito per il Ballo? Sai già con chi ci andrai?”
“Sì, anche io qui. Ci andrò con Nicolas.”
Nicolas, sentendosi nominare da Rose, si affrettò a raggiungerla. Scrutò un po' Malfoy e poi le chiese chi fosse.
“Oh, scusa, credevo tu lo conoscessi già. Lui è Scorpius Malfoy. Il ragazzo che ha invitato al ballo Danica.”
“Oh, davvero? C'est un plaisir!
Pour moi aussi.” Rispose Scorpius stringendogli la mano.
Tu parles français?” Le chiese Rose interessata.
Plus bien que toi.” Rispose con un sorriso sulle labbra Scorpius, per poi andarsene.
Tu dois acheter cet robe, je pense que il peut aller bien avec le couleur de ta peau!” Le disse Scorpius andando via ed indicandole un vestito appeso poco più in là.
Rose lo andò a vedere da vicino e rimase a bocca aperta.
Era bellissimo, rosso sangue con uno scollo omerale ed un corpetto stretto che si allargava pian piano e morbidamente giù fino ai piedi.
Rose seppe che era suo ancor prima di provarlo.
Quando lo provò, era ancora più bello. Sembrava una fiamma, vista da lontano, coi capelli ed il vestito dello stesso colore.
Sarebbe stata splendida.

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Capitolo 9
*** 9. ***


No, niente, ho scritto questa nota solo per scusarmi per il sadismo. c: vi amo.


9.

 

 

 

Il ballo si avvicinava, ed ogni insegnante era a modo suo elettrizzato e super occupato allo stesso tempo, così come ogni ragazza e ragazzo.
Non si poteva passare per i corridoi senza vedere gruppetti di ragazze che ridevano civettuole al passaggio di un qualche ragazzo, o che sbattevano velocemente le ciglia in faccia a chiunque per essere invitate.
La sera stessa della domenica, James aveva invitato Sugar, e lei, gioiosa, aveva accettato senza pensarci due volte.
Rose fu quasi invidiosa di loro, dei loro sguardi non troppo segreti, del modo in cui lei arrossiva, o del modo in cui lui si sedeva vicino a lei e tentava di far sembrare casuali i movimenti che faceva per sfiorarla, anche solo per un attimo.
Si leggeva nei loro occhi e nel modo in cui si comportavano che c'era qualcosa che stava nascendo e crescendo dentro di loro.
Una sera, appena due giorni prima del ballo, Rose si era ritrovata sola con Sugar ed avevano cominciato a parlare di James.
“Ed io che scherzavo e ti dicevo di presentarmelo!” Rideva spensierata Sugar, continuando a sospirare ogni due secondi e ad alzare gli occhi al cielo.
“A quanto pare presentartelo è stata la cosa più saggia che abbia fatto da quando siamo ad Hogwarts!” Disse Rose, una punta di amarezza nella voce.
“Anche mettere il nome nel Calice lo è stato.”
Se Rose avesse avuto qualcosa in bocca l'avrebbe sputato, ma si limitò a strabuzzare gli occhi.
Saggio?”
“Hai mostrato a tutti un lato di te che ancora non conoscevano. Io non lo conoscevo, non lo conosceva James, non lo conosceva nemmeno tua madre, probabilmente. E non lo conoscevi nemmeno tu.”
“Invece adesso lo conosce tutta la scuola. E non ha portato niente di buono.”
“Quest'esperienza ti crescerà!”
“Così potrò dire di essere morta più anziana!”
“Credi davvero di morirci?”
“Non lo so, ma può darsi. Posso farmi davvero male.”
“Conoscevi i rischi quando hai messo il nome nel Calice. Beh.. devo dire che ci hai stupiti tutti. Quando sei partita verso il Calice ho pensato per un istante che tu volessi andare a picchiare Malfoy per qualche oscuro motivo, piuttosto che mettere il tuo nome nel Calice.”
“Perché proprio Malfoy? Di tutte le persone lì intorno, avrei dovuto picchiare per forza Malfoy?”
“Beh..” Disse Sugar, abbassando lo sguardo, “Forse ho pensato che tu fossi preoccupata per lui, e così sono giunta a questa conclusione. Non mi hai mai detto cosa fosse successo la sera in punizione, e così io.. sono giunta alle mie conclusioni da sola.”
“Cosa credevi che ci fossimo detti?”
“Beh, ho immaginato che aveste parlato del Torneo, ed ho pensato che tu gli avessi detto che non avrebbe dovuto farlo, che era imprudente ed illogico..”
“Non mi credevi capace di mettere il mio nome nel Calice ma mi credevi capace di dire a Scorpius Malfoy che mi preoccupavo per lui?!”
“Ma che ne so, io, che ne so.. E' che quest'anno è tutto diverso, Rose, tu lo sei. Mi sembri più preoccupata, e non fraintendermi, è logico che tu lo sia.. ma certe volte mi manca la vecchia te.”
“La vecchia me?”
“La Rose che ride e scherza per tutto, che mi aiuta coi compiti, che mi viene a recuperare nelle aule sbagliate perché in qualche modo sa che sono andata in un'altra aula per sbaglio, che mi sono confusa..”
“E quest'anno cosa c'è di diverso?”
“C'è che tu sei più preoccupata per altro, che non stai a guardare dove io mi perdo, che hai sempre la testa un po' fra le nuvole ed al contrario adesso aspetti che sia io a venirti a recuperare nelle aule sbagliate. Forse ne sono successe troppe insieme, Rose, è che in certi momenti sento tutto così.. sbagliato.”
“Sbagliato?”
“Si, Rose, sì.. Io odio vedere che delle cose ti feriscono, e sai che non sono l'unica. Ne abbiamo parlato anche io e James ed è venuto fuori, che sì, insomma, sei diversa, sei più silenziosa, più seria.. ma allo stesso tempo più lunatica, in certi momenti non si capisce cos'hai, e scappi all'improvviso, in altri sembri avere una botta di vita, di positività, cominci a ridere e scherzare, e poi di nuovo un attimo dopo ricadi giù e metti il broncio, e non dici più niente. Io posso capire cos'è che ti turba, ma..”
“Ti avevo detto che avevo fatto uno sbaglio a partecipare al Torneo, che non mi sta rendendo più saggia ma solo più fragile, più spaventata..”
“So bene che non è l'unica cosa che ti turba, Rose, e lo sai anche tu.”
“Io sto cercando di non pensarci, di convincermi che sia tutto apposto, che l'unica cosa che davvero dovrebbe spaventarmi è il Torneo.. ma non ce la faccio, Sugar, non ce la faccio!”
Tutti quei giorni, quelle settimane di silenzio, in cui aveva fatto di tutto per soffrire silenziosamente, per non far capire agli altri quanto potesse star male, si riversarono nelle lacrime che cominciarono a sgorgare dai suoi occhi ancor prima che lei se ne accorgesse. Si riversarono nelle sue braccia che cinsero Sugar e lasciarono le braccia di Sugar cingere lei.
Per la prima volta, Rose si sentiva meno sola.
“Io stessa ti ho sempre detto quando avevi un problema che tacere lo accresceva e basta, eppure adesso sono qui, a piangere per colpa del mio stesso silenzio!” Gemette di nuovo Rose.
“Ehi.. va tutto bene. Io sono qui, sempre, qualsiasi cosa accada. Non è sbagliato, tutti lo fanno. Siamo tutti buoni a dare consigli quando stiamo bene. Ma tu sei abbastanza forte per superare anche questa, dopotutto lui è solo una cotta, e passerà, come passa tutto, come passerà anche questo Torneo, che tu lo vinca o che lo perda.”
“Io.. non so se è così semplice.. E' che aver passato questo tempo a stargli dietro mi ha cambiata, ed ho provato tanti sentimenti, tutti così contrastanti, e tutti contemporaneamente, ed io non sono sicura di essere abbastanza forte da andare avanti, da lasciarmi tutto alle spalle..”
“Ma Rose! Tu sei forte! Sei molto più forte di una crisi adolescenziale! Guarda tua madre, tuo padre, il sangue che scorre nelle tue vene! Sei cresciuta sotto l'influenza delle tre persone più coraggiose di tutto il Mondo Magico!”
“Mio padre è scappato quando ha visto che le cose cominciavano ad essere difficili!”
“Tuo padre è tornato! E sai perché lo ha fatto? Sai cosa l'ha spinto a tornare?”
“Che cosa?”
“L'amore nei confronti di tua madre.”
“Mio zio e mia madre ce l'avrebbero fatta benissimo anche senza di lui! Mio padre è sempre stato così inutile, Sugar, che penso di aver preso tutto da lui.”
Inutile?! E' andato a recuperare le zanne di basilisco, ha avuto idee brillanti, come tutti loro! Lui non era inutile, e non lo sei nemmeno tu.”
“Ma a lui non importa di me!”
“Lui è uno, e le persone che ti amano sono molte di più!”
Rose tacque per alcuni secondi, pensierosa.
“Perché stai zitta?”
“Stavo pensando che nemmeno tu che non hai mai voluto ammettere che ero ingrassata dopo che avevo messo su tre chili sei riuscita a non ammettere che a lui non importa niente di me.”
“Sai che non la penso così.”
“E come la pensi?”
“Io penso che a lui importi di te. E che faccia finta che non gliene importi proprio per questo. Credi di essere l'unica a conoscere la paura?”
“Certo che no.”
“Anche lui ha paura, paura di molte cose tutte insieme. Ha paura di un rifiuto, dopo essere già stato sconfitto ed essere stato battuto da te con la storia del Torneo. Ha paura di apparire di nuovo come un idiota, come il non-primo. Ha paura di essere considerato come una persona normale.”
“Ma lui non è una persona normale!”
“Lo so, Rose, lo so. So bene quanto la sua stupidità superi la media.”
“Non intendevo questo!” Un principio di sorriso scaldò un po' l'espressione di Rose.
Stettero qualche minuto accoccolate vicine, Sugar che fissava un punto imprecisato al di là di ciò che riusciva a vedere e Rose che si asciugava le lacrime.
“Lo pensi davvero?” Le chiese dopo un po' Rose.
“Che cosa?”
“Che le cose possano di nuovo andare bene.”
“Il mondo non si ferma per nessuno, Rosie. Forse era solo destino che tu lasciassi andare Scorpius e cercassi qualcuno più degno di te.”
“Il problema è che non ci riesco.”
“Non riesci a far che?”
“Non riesco a pensare a qualcuno al mio fianco che non abbia il suo viso, o la sua voce strascicata, e ormai è diventata una sfida, per me, al punto di non riuscire a trovare una via di uscita a tutto questo.”
“Forse non devi farlo.”
“E cosa devo fare?”
“Aspettare.”
“Aspettare cosa?”
“Un treno.”
“Un treno?”
“Sì, il suo treno.”
“Ma il suo treno è già passato.”
“Non c'è un treno che passi e che non torni.”
“E se ne passassero altri?”
“Potresti diventare un treno anche tu ed andarlo a cercare.”
“Io non sono un treno, sono una stazione.”
“Perché una stazione?”
“Perché io sono quella che li aspetta, i treni.”

 

 

Scorpius Malfoy aveva cominciato a parlare molto spesso con Danica. Era interessante, intelligente, gentile, simpatica, ed ovviamente estremamente attraente.
Lei non era la classica ragazzina viziata, quella che pensa ai trucchi, all'aspetto fisico. Eppure risultava così bella, comunque fosse.
Forse il fatto che non si sforzasse di essere ciò che non era la rendeva così bella, così superiore a tutti loro che passavano ad inseguire i sogni di qualcun altro, così superiore a loro che cambiavano chi era per essere accettati da un mondo che non li avrebbe voluti comunque.
Scorpius l'ammirava, l'ammirava moltissimo, e pensava che parlare con lei accrescesse in qualche modo la sua saggezza, cosa che probabilmente era anche vera.
Gli piaceva trascorrere i pomeriggi con lei, le giornate con lei. Facevano lunghe passeggiate, dentro e fuori il castello, e oramai Scorpius era quasi totalmente sicuro di piacerle. La cosa che, però, continuava a non sapere, era il livello della sua attrazione.
Gli sarebbe dispiaciuto far soffrire una creatura così rara, così superiore. Scalfire un diamante così grezzo, limarlo fino a renderlo uguale a tutti gli altri diamanti.
Pensò che in fondo, lei ed il suo cuore saggio, sapevano e si erano arresi ben presto al fatto che, se anche si fossero amati alla follia, la cosa sarebbe andata avanti per poco, molto poco tempo.
Non poteva durare fra persone così distanti, fisicamente e, in fondo, anche caratterialmente.
Scorpius forse scoprì di avere una parte buona quando seppe che una parte di lui sapeva che una come Danica non si sarebbe mai fatta illudere dalle sue attenzioni, e l'aveva scelta per questo.
Si sentì molto come Mr. Frank Weston Churchill, di Emma, il romanzo della Austen. Ma pensò che avrebbe dovuto tralasciare questo paragone coi suoi amici Maghi, poiché si trattava di un romanzo Babbano, ed in parte se ne vergognava.
Però gli piacevano da morire quei libri, quelli della Austen, Shakespeare, le sorelle Brontë..
Si disse che sarebbe passato per ipocrita suo padre, più di lui. Un ex Mangiamorte con libri babbani in casa. Puah!


Ormai il giorno del Ballo arrivò, e la tensione era alle stelle. Inviti dell'ultimo minuto, vestiti che arrivavano via Gufo e che venivano puntualmente gettati sulla colazione scatenando l'isteria delle giovani donzelle che volevano fare bella figura, e molto altro ancora.
Ma forse, tutto sembrava così normale, così tranquillo, in confronto a Blanca Parkinson (che poi, in realtà, era Blanca Zabini, ma era sempre sembrata così figlia interamente e solamente di sua madre che veniva sempre chiamata Parkinson, anche dai professori) che entrava nella Sala Grande coi capelli ritti in testa.
Tesoruccio”, si avvicinò dolcemente a Scorpius, sorridendo mentre dentro di sé si immaginava già a prenderlo ad asciate, “Quando pensi di invitarmi al ballo?”
Il malcapitato, che in un primo momento avrebbe voluto riderle in faccia, la guardò, calmo.
Pensavo di essere stato chiaro l'altro giorno.”
Ah!” Strillò questa, isterica, “Quindi non ti è ancora passata! Caro Scorpius Malfoy, sei peggio di una strega mestruata con una bacchetta che sa produrre solo Anatemi che Uccidono!”
A quel punto tutta la Sala Grande non poté far altro che ridere, perché tutti, ma davvero tutti, si immaginarono Scorpius Malfoy che correva qua e là in sottoveste e coi bigodini in testa mentre la sua bacchetta gettava lampi verdi un po' ovunque andasse.
La McGranitt stessa, che accorse prontamente a salvare il Serpeverde, portando via di forza la Parkinson verso l'Infermeria, dove chiese prontamente a Madama Chips di dare un calmante a quella ragazza, stava ancora ridendo sotto i baffi quando rientrò in Sala Grande.
A quel punto, probabilmente perché tutte quelle faccende l'avevano mandata su di giri, o perché aveva voglia di scatenare un po' d'ilarità, guardò Scorpius ridendo e, con la voce abbastanza alta da farsi udire da tutta la Sala Grande che taceva, gli disse:
Signor Malfoy, spero che almeno stasera si presenti con un abito da cerimonia da uomo. E potrebbe mettersi in contatto con Olivander, se avesse bisogno di una nuova bacchetta, magari che sappia fare altri incantesimi oltre l'Avada Kedavra.”
Tutti, ma proprio tutti, risero di gusto. Un po' perché era la McGranitt, un po' perché stava venendo da ridere anche a Malfoy stesso, un po' perché loro stessi erano su di giri, e sicuramente un altro bel po' perché poco dopo il padre di Scorpius gli si avvicinò, anche lui ridendo, e dicendogli:
Pensa che alla tua età fui trasformato in un furetto e infilato nelle mutande di Goyle.”
Quella giornata fu la giornata più pazza che Rose avesse mai passato ad Hogwarts. Letteralmente.
Ragazze di Durmstrang e Beauxbatons che finivano in Infermeria per fatture improbabili scagliate di nascosto da altre ragazze gelose rimaste senza pretendenti, Blanca Parkinson che per tutto il giorno girava per i corridoi strillando che gli uomini non capivano niente e scagliando fatture a caso, ragazzi con vestiti da cerimonia improbabili che si aggiravano furtivamente per i corridoi cercando di non dare nell'occhio.
Forse il culmine della pazzia e del degenero fu quando i fantasmi credettero che si trattasse di una specie di Primo Aprile e cominciarono a trasformarsi in Blanca Parkinson e girare per tutti i corridoi gridando parole di odio contro chiunque.
Se c'era una persona segnata, quella era la povera Blanca. Il cui unico, fatale sbaglio, fu quello di credere alle parole di un adolescente egocentrico ed egoista.

 

Rose stava camminando per i corridoi con Nicolas, che aveva incontrato a pranzo in Sala Grande e con cui era stata fino a quel momento, ovvero le quattro del pomeriggio, quando incontrò Blanca.
Lei la vide e le andò in contro con fare minaccioso, pensando fortemente i piedi come per voler far sprofondare il pavimento e Rose con lei.
Tu!” La guardò male, puntandole un indice contro talmente vicino che Rose ebbe paura che le avrebbe cavato un occhio.
Nicolas le divise prontamente, ma Blanca non demordeva e continuava ad avanzare verso di lei ogni volta che veniva allontanata dalla sua preda.
Sta' calma.” Provò Rose.
Dire di star calma a Blanca Parkinson era più stupido e inutile di dire a Grattastinchi di far le fusa ad Hugo.
Lei continuò a scrutarla torva.
Che ti ho fatto di male?” Provò a chiederle di nuovo Rose.
Blanca scoppiò in una risata isterica.
Tu?! Oh, tu?! Niente! Assolutamente niente!”
Rose non poté far altro che tirare un sospiro di sollievo.
Allora perché fai così con me?”
La Parkinson rise di nuovo, più isterica di prima.
Credi davvero di non avermi fatto niente?! Lo credi?!”
Scusami, ma io davvero non capisco cosa possa averti fatto..”
Guarda che l'ho visto!”
Visto cosa?”
Visto come ti guarda ogni volta che tu non lo guardi! Come cerca il tuo sguardo! Come ogni volta ti lanciava uno sguardo di sfida dopo avermi baciato davanti a tutti! Io lo sapevo, oh, lo sapevo!” Strillò Blanca, e le si accasciò sopra, cominciando a singhiozzare.
Ehi..” La accarezzò piano Rose.
Io sapevo di non piacergli davvero, sapevo che mi stava usando, ma allora perché adesso ha smesso? Gli unici momenti in cui mi sono sentita una persona degna di respirare erano quelli in cui lui mi baciava, anche se non provava niente.. E adesso guardami, sono qui, più triste e sola di prima.. Perfino i fantasmi mi prendono in giro.. Hanno una vita sociale più ampia della mia!”
Guarda che Scorpius non è l'unico al mondo..” Provò Rose.
Sai bene che non è così! E per te le cose sono semplici!”
Semplici?!” Sbottò Rose. “In effetti è stato davvero semplice vederlo baciarti per tutto questo tempo! E i suoi sguardi cattivi e pieni di sfida, oh, sì, quelli che mi riempivano di felicità e di speranze e che mi spianavano la strada verso il suo cuore!”
Blanca la guardò sgranando gli occhi.
Allora.. Allora tu.. Allora davvero tu tieni a lui!”
Certo che lo faccio.” Disse Rose, piano, con una voce cupa che non le apparteneva.
E lui.. Lui ti tratta male, però! Così come ha fatto con me!”
Esatto.”
Allora.. Allora non sono sola!”
Di questo non sono troppo sicur..”
Ma prima che potesse dir altro Blanca la abbracciò, piangente.
Aspetta, aspetta. C'è una differenza sostanziale tra me e te, cara.”
E qual è?”
Che non ho intenzione di lasciare che Scorpius Malfoy mi abbatta in alcun modo. Siamo entrambe giovani e con tutta la vita davanti. Questi sono i nostri anni migliori, e non torneranno. Lui non è tutti. E' solo uno sciocco ragazzino viziato, niente di più e niente di meno. Dobbiamo pensare a divertirci, quindi su col morale e raccatta tutta la dignità che hai perso in mezza giornata.” Le disse secca Rose, scrollandosela di dosso.
Dovrei porlarti, Rose.” Le disse Nicolas appena si furono allontanati da Blanca, ancora stranita per il rimprovero di Rose.
Ma certo. Dimmi tutto.” Gli disse lei.
No, non qui.. Dovremmo chercare un posto un po' più tranquillo, se non ti dispioce.
Okay, okay. Capisco, va bene. Allora seguimi.” Gli disse, affrettando il passo e dirigendosi verso il parco.
Ormai erano tutti saliti nei propri dormitori a prepararsi, ma Rose decise di concedere almeno venti minuti a ciò che Nicolas aveva da dirle, perché sembrava serio e quasi preoccupato. Sperò solo che non riguardasse ciò che aveva detto a Blanca, e ciò che Blanca aveva detto a lei.
E insomma, devo dedure che ci sia del romantisme, tra toi et le jeune Malfoy.”
No, non devi dedurre niente. Tutto ciò che ho detto a Blanca era sincero, davvero. Ho sprecato troppo del mio tempo dietro ad una persona che non mi vuole e che non potrebbe mai volermi.”
Pourquoi disci questo?”
Perché è la pura e semplice verità. Blanca potrà dire ciò che vuole, potrà dire che si vede dai nostri sguardi che lui tiene a me quanto io tengo a lui, e potrà anche essere vero, totalmente vero. Se anche con gli occhi non si può mentire, lo si può fare con tutto il resto, ed è ciò che Scorpius ha sempre fatto.”
Da quello che me disci, je ne pense pas que il est un bravo ragaso!”
Perché probabilmente non lo è.”
E allora cos'è che te atrae de lui?”
Rose emise una risata bassa, roca, quasi amara. Ci pensò un po' e dette la risposta più sincera che potesse dare:
Non lo so. Non ho nemmeno mai saputo cosa mi abbia spinto a continuare, anzi alimentare, il mio affetto per lui. Forse il mondo mi sembrava così monotono, e nei suoi occhi ho scoperto qualcosa di diverso che mi ha stuzzicata.”
E adesso? Provi ancora qualcosa per lui?”
Non lo so. So solo che dei sentimenti non spariscono dall'oggi al domani, ed alcuni addirittura non spariscono dopo anni ed anni. Si impara a farci l'abitudine, si convive con l'assenza di una persona, la si accetta. Ma una persona, se era davvero speciale, non la si dimentica mai.”
Queste parole sono molto saje.” Commentò Nicolas, con un sorriso amaro sul volto, “Ma continuo a sperore di poter ancora riuscir a dimenticor delle cose.”
Cose del tipo?”
Nionte, nionte, vecchie illusioni nutrite da un cuore scieco.”
L'amore è cieco.”
Mais les delusioni no.”
Ci fu un lungo silenzio, che si protrasse per qualche minuto. Alla fine Rose si alzò, appena riscossa dalla moltitudine di pensieri che l'avevano stordita, arrivando tutti insieme.
“E' tardi! Faremo tardi se non ci prepariamo!” Strillò e corse via, alla volta dei dormitori.
Quando arrivò, trovò Sugar intenta ad infilarsi il suo vestito, per di più con scarsi risultati. Aveva bisogno di qualcuno che le tirasse su il vestito, perché da sola non ce l'avrebbe fatta, così Rose corse in suo aiuto, e la sua amica in pochi secondi era pronta, infiocchettata nel suo vestito più bello.
Quello di Sugar era più semplice di quello di Rose, sebbene fosse molto bello anche quello. Il suo era rosa antico, con dei drappi che scendevano dalla gonna che arrivava al ginocchio. Il corpetto era stretto e lucido, con uno scollo a cuore.
“Sei magnifica.” Commentò Rose, guardandola bene.
“Lo sarai anche tu appena avrai indossato il tuo vestito. Forza! E' tardi!” Le rispose la sua amica.
Rose frugò nell'armadio e tirò fuori il suo vestito, che sembrava ancora più bello adesso che era in procinto di indossarlo davanti a tutti.
Si sfilò velocemente i vestiti di dosso e si infilò cautamente nel vestito. Le calzava a pennello.
“Adesso devo solo sistemarmi i capelli.” Disse tranquilla, scrutandosi davanti allo specchio.
“Cosa pensi di farci con così poco tempo?” Le chiese Sugar, ansiosa.
“Cosa credi? Anche mia madre aveva i miei capelli, ed anche mia madre ha partecipato ad un Ballo del Ceppo. Mi ha insegnato un incantesimo fatto apposta per toglierci il crespo, guarda.” Disse, con una punta di fierezza nei confronti della madre nella voce.
Agitò la bacchetta vicino alla sua testa ed i suoi capelli parvero ammorbidirsi sotto il tocco di qualcosa che c'era e non si vedeva. Piano piano cominciarono ad attaccarsi di più alla testa, e a ricadere morbidi sulle spalle in un'acconciatura armoniosa.
Rose diede le spalle all'amica per mostrarle cos'aveva fatto dietro la testa.
Un complicato disegno di trecce le correva sulla testa, attorcigliandosi con dei piccoli fiori gialli, e ricadendo morbidi sulle spalle sotto la forma di dolci boccoli.
“Oh, Rose!” Esclamò ammirata l'amica, “E' bellissimo!”
“Vuoi che faccia qualcosa anche sui tuoi?”
“Oh sì, se non ti dispiace..” Le disse l'amica.
Rose agitò di nuovo la sua bacchetta e prese uno specchio per mostrare a Sugar la sua acconciatura.
Era altrettanto elaborata, ma visto che Sugar aveva i capelli più lunghi, questi erano raccolti in cima alla sua testa in strani boccoli, e le scendevano anche questi morbidi sulle spalle.
Per arricchirla un altro po', Rose vi inserì qualche piccolo fermaglio a forma di farfalla sulle varie tonalità del rosa.
“Ti piace?”
“La adoro!” Esclamò Sugar, molto entusiasta.
“Ora lascia che io ti trucchi.”
“Con un incantesimo?”
“No,” rispose Sugar con un sorriso, “lo facciamo alla Babbana!” E tirò fuori dalla sua borsa una palette di ombretti di tutti i colori.
Entrambe uscirono dal dormitorio alle sette meno un quarto, e l'appuntamento era alle sette in Sala Grande, quindi più che in tempo.
Quando Rose vide James, splendido anche lui nel suo completo migliore, attendere ansioso Sugar su una poltrona vicino al camino, le venne in mente che forse anche lei avrebbe dovuto scendere con Nicolas, ma davvero non ci aveva pensato e non ne aveva parlato con lui!
Rimase un po' indietro sulle scale, desiderosa di lasciare a James e Sugar un po' di intimità, e appena lei raggiunse James, Rose sgattaiolò fuori dal buco del ritratto e si ritrovò sulle scale.
Appena uscì, molti occhi si puntarono su di lei. Si rese conto che non avrebbe potuto scegliere niente di più appariscente, ma andava fiera del suo aspetto, quella sera.
Fortunatamente, Nicolas sembrò aver pensato a tutto ciò a cui lei non aveva fatto caso prima di ritrovarcisi, e lo trovò fuori dalla Sala Comune ad attenderlo.
Era bellissimo anche lui, e Rose si accorse che non avrebbe potuto desiderare di meglio.
Decise che quella sera sarebbe stata perfetta, e che niente l'avrebbe potuta rovinare, e con tali convinzioni scese le scale e percorse i corridoi fino ad arrivare nella Sala Grande.
Non aveva visto mai la Sala Grande addobbata in un modo migliore di quello. Era elegante, allo stesso tempo sfarzosa, ma non eccessiva. Ogni cosa sembrava al posto giusto, e sembrava curata nei minimi dettagli.
Ai lati della sala immensa, vi erano stati disposti quattro tavoli pieni di cibo con delle tovaglie dei colori delle quattro Case di Hogwarts, e con sopra stampato lo stemma di Hogwarts, e quello delle altre due scuole ospitate.
Niente avrebbe potuto essere più perfetto di così, e Rose sembrava che fosse stata creata per starsene lì, con insolita grazia, a parlare amabilmente con Nicolas, e completare il quadretto della bellezza e della perfezione resa estremamente concreta.

 


Quando Scorpius Malfoy varcò la soglia della Sala Grande, agghindato nel suo completo verde petrolio, il rosso del vestito della Weasley gli s'insinuò dentro tanto che quasi gli lacrimarono gli occhi.
Si chiese dove fosse sparita la Rose Weasley di tutti i giorni, quella coi capelli crespi ed i denti davanti sporgenti, quella saccente fino a risultare quasi noiosa, quella che lui aveva sentito coi suoi stessi orecchi sentir dire ad una malcapitata che teneva a lui, ma che era giusto che la sua vita andasse avanti.
Era al fianco di Danica, ma adesso davvero non gli importava di lei, di cosa volesse fare. Voleva ballare? Che ballasse. Voleva mangiare? Che mangiasse.
Nulla che vedesse con occhi diversi da quelli di Rose, nulla che emanasse un odore diverso dal suo, nulla che fosse diverso da lei, avrebbe potuto davvero contare in quel momento.
Resisté alla tentazione di salutarla.
Resisté alla tentazione di avvicinarsi a lei, anche solo facendo finta di non vederla.
Resisté alla tentazione di sfiorarla, per sentire se era reale.
Resisté a qualsiasi tentazione potesse indurgli l'aspetto fisico di lei, e anche l'aura di bellezza interiore che emanava, nei suoi modi così disinvolti, per la prima volta nella sua intera vita.
Seguì Danica come un cane fedele, la fece divertire, le disse qualche battuta, le fece qualche complimento, senza mai sembrare scontato, falso o distratto da qualcos'altro che avrebbe sempre meritato più complimenti di lui.
Scorpius osservò la Sala Grande riempirsi senza trovare un senso a quelle povere anime che vagavano senza una meta in quella stanza, in quel perimetro ristretto. Che senso aveva vivere, per loro, se ancora non avevano notato Rose Weasley?
Ben presto la musica partì, e lui sapeva che avrebbe dovuto aprire le danze, così mise un braccio intorno alla vita della sua accompagnatrice e si diresse al suo fianco verso il centro della pista, che era stato svuotato per farci entrare loro, i protagonisti della serata.
Prima che arrivasse la Weasley, a Scorpius era sembrato quasi uno spazio troppo grande per accogliere solo due coppie, ma dopo che era arrivata, si accorse che era anche troppo poco per contenere tutta la sua bellezza.
Ballarono, ballarono bene entrambe le coppie, ma Scorpius sapeva che nessuno stava guardando lui. Tutti gli occhi, adesso, erano puntati su Rose.
Ed anche i suoi.
La prima danza finì e Scorpius andò a prendere da bere sia per sé che per Danica, che si era seduta sui divanetti posti di lato ad aspettarlo.
Quando tornò indietro, scoprì che Rose e Nicolas si erano fermati a parlare con la sua accompagnatrice e fu tentato di correre via prima di poter essere notato, tuttavia il suo orgoglio e la sua fierezza di sé ebbero la meglio ed entrò nel loro campo visivo a testa alta, sempre senza riuscire a staccare gli occhi di dosso dalla bella Rose.
“Buonasera.” Salutò, fingendosi cordiale, perfino buono.
Rose gli scoccò un'occhiata un po' curiosa, incerta su come rispondergli, poi gli fece un breve cenno, seguita a ruota da Nicolas.
“Bel vestito.” Le disse, indicandolo con un cenno della testa.
“Me l'hai consigliato tu.” Le ricordò lei, ed era vero. Quando l'aveva visto, non aveva pensato a niente se non quanto sarebbe donato sulla sua pelle chiara e sui suoi capelli rossi.
“Si può dire che abbia buon gusto.” Commentò Danica, sorridendo, quasi pavoneggiandosi della superiorità del suo accompagnatore.
“Perlomeno en fato de vestiti.” Commentò più aspro Nicolas.
“Invece scommetto di aver buon gusto anche riguardo altre cose.” Ammiccò Scorpius, stuzzicando Nicolas e Rose contemporaneamente, “Non potresti criticare il mio gusto senza criticare anche il tuo.”
Rose sentì Nicolas fremere vicino a lei, così lo prese dolcemente per un braccio e lo portò di nuovo a ballare.
La folla sembrava aprirsi davanti a lei, e lei non aveva mai provato niente di così bello.
“Quel tuo amico, più parla più me sembra un idiota.” Commentò aspro Nicolas, dopo poco che avevano ricominciato a ballare.
“Questo solo per una ragione.” Disse Rose.
“Non sono jeloso!”
“No, no, non intendevo quello” rise Rose, “intendevo solo dire che sembra un idiota perché in fondo lo è!”
“Oh beh, a quonto pare stasera sei tanto bella quonto perspicosce!”
“Vorresti dire che gli altri giorni sono brutta?” Chiese Rose, fingendosi offesa.
Scerto che no, scerto che no! Ansi, ti trovo la ragasa più bella che io abia mai conosciuto!”
Rose arrossì un poco e non rispose, semplicemente cominciò a ballare ad un ritmo più incalzante, per evitare che parlassero di nuovo.
Dopo aver ballato per almeno mezz'ora di fila, si concedettero una pausa e si misero a sedere su dei divanetti, molto vicini l'un l'altra.
Bevvero qualcosa e parlarono del più e del meno, ma ben presto furono raggiunti da Danica.
“Avete per caso visto Scorpius?” Chiese, una punta di ansia nella voce.
“Assolutamente no.” Disse Rose sicura. Se l'avesse visto, ne era certa, l'avrebbe notato e se lo sarebbe ricordato. Dopotutto, non rimaneva una persona qualunque.
“Stavamo ballando, poi ci siamo fermati, io mi sono girata e non c'era più.. non ho la più pallida idea di dove sia finito!” Riprese Danica.
Rose si avvicinò all'orecchio di Nicolas e gli sussurrò di invitare Danica a ballare per rilassarla un po', e nel frattempo lei sarebbe andata a prendere una boccata d'aria fuori, e se avesse visto Scorpius gli avrebbe detto che Danica lo cercava.
Nicolas non parve gradire troppo la parte in cui Rose usciva per cercare Scorpius, ma lei gli ripeté che non l'avrebbe fatto, e che gli avrebbe parlato solo se per caso l'avesse incrociato.
Il suo compagno parve rincuorato, sebbene molto poco, e così seguì gli ordini di Rose ed invitò Danica a ballare, che, malgrado l'ansietà, accettò l'invito e parve sciogliersi in pista.
Rose uscì davvero come aveva detto che avrebbe fatto a Nicolas, e si guardò intorno per cercare non Scorpius quanto Sugar e James appartati in un angolino. Ben presto, come si aspettava, lì trovò, e li sorprese abbracciati in un perfetto momento romantico, per questo decise di girare dall'altra parte prima che loro potessero vederla e si sentissero obbligati a salutarla e rovinare così il momento d'intimità.
Rose camminò per un po', fino a che la luce si fece più bassa e non si trovavano più giovani coppie appartate. Fu strano, perciò, vedere una figura vagare nel buio, senza posa.
Si avvicinò di soppiatto per riuscire a capire chi fosse, e una flebile luce lontana l'aiutò a capire che si trattava di Malfoy, e nel mentre che decideva se andarsene a gambe levate o rimanere lì e salutarlo, lui si voltò e le andò in contro.
“Cosa ci fai qui tutta sola, Weasley? Credevo che il tuo ragazzo non ti lasciasse andare così facilmente.”
“Non è il mio ragazzo, né tanto meno il mio padrone, come io non sono il suo cane. Quindi, se voglio uscire lo faccio, indipendentemente dalla sua volontà. E comunque adesso è ad intrattenere la tua signorina, che era in preda ad una crisi isterica perché non ti trovava più. Come mai ti sei allontanato senza dirle niente?”
“L'ho fatto perché se le avessi detto che volevo uscire avrebbe creduto che mi volessi appartare con lei e mi avrebbe seguito, e perché mi dispiaceva piantarla in asso.”
“L'hai piantata in asso comunque.”
“Ma non in modo concreto.”
“Codardo.”
“La chiamo voglia di isolarsi.”
“Se hai bisogno di un po' di solitudine non ti disturbo oltre. Buon proseguimento, Malfoy!”
“No, no, aspetta!” La ricorse Scorpius.
“Ti è passato il momento di necessità di solitudine?”
“Diciamo di sì.”
“Allora puoi tornare da Danica. Sono certa che sarà ben lieta di riaccoglierti tra le sue braccia!”
“No..”
“Perché no?”
Scorpius si avvicinò paurosamente a Rose, ma lei era decisa a non lasciarsi tentare.
“Perché non è con lei che voglio stare.”
“Allora me ne vado.”
“Perché te ne vai?”
“Non vedo come tu possa preferire la mia compagnia alla sua.”
“Beh, ma lo faccio.”
“Strano.”
“Strano cosa?”
“Ti ritenevo una persona più interessante e meno superficiale da voler passare una piacevole serata con una ragazza solo perché questa indossa un bel vestito ed ha domato i suoi capelli.”
“Perché non lo fai sempre?”
“Perché il Ballo del Ceppo non è tutti i giorni?”
“Non intendevo indossare il vestito elegante.”
“Io intendevo sia il vestito che l'acconciatura.”
“Non penso ti ci sia voluto tanto per sistemarti i capelli. Perché non lo fai tutte le mattine?
“Se lo facessi tutte le mattine perderebbe di significato. Se invece lo faccio così raramente, apparirò più bella.”
“Che ottimo punto di vista.”
“Lo so.”
Pian piano il silenzio prese possesso del loro primo momento d'intimità che non fosse passato ad insultarsi, e loro sdraiarono vicini -molto vicini- stando ancora in silenzio.
“Sei molto bella stasera.” Sussurrò Scorpius.
“Anche tu lo sei.”
“I colori dei nostri vestiti fanno a pugni.”
“Un po' come noi.”
“Già.”
“Ma dopo i pugni facciamo pace?”
“Sì, facciamo pace.”
“Non ho mai fatto pace prima d'ora. Come si fa pace?”
“Così.”
Scorpius si voltò verso di lei ed avvicinò lentamente il suo viso al suo, le sue labbra alle sue.
Tutto il resto sembrava un'eco di un mondo lontano, in un'altra orbita, un altro tempo.
Con un intreccio di lingue loro erano stati trasportati via, da un'altra parte, un luogo senza spazio ed un'epoca senza tempo. Ogni cosa che li teneva aggrappati a quel mondo li aveva lasciati andare, e loro adesso fluttuavano a mezz'aria, forse per via delle farfalle nello stomaco che erano tante e che battevano le ali talmente velocemente che li avevano fatti volare.
“E' meglio che volare su una scopa”, pensò Rose.
Ben presto però le loro labbra si staccarono, e loro precipitarono di nuovo a terra.
“Questa.. questa cosa, deve rimanere segreta. E tu.. devi dimenticartela.”
Rose tacque per un po', poi chiese a Scorpius:
“Perché io e te ci facciamo sempre la guerra?”
“Perché per due anime come le nostre volersi pacificamente sarebbe troppo poco.”
“E cosa ci guadagniamo da questo dolore?”
“Altro dolore.”
“E dall'altro dolore?”
“Il leccarsi le ferite a vicenda.”
“Non l'abbiamo mai fatto.”
“Sì, invece.”
“Quando?”
“Prima, quando ci siamo baciati.”
“Ma quando ci siamo staccati abbiamo provato altro dolore.”
“Togli al piacere la parte del dolore. Cosa rimane?”
“L'amore.”
“Non mi basta.”
“A me sì.”
“Nicolas ti starà cercando.”
“Sarà impegnato con Danica.”
“Perché?”
“Perché cosa?”
“Perché non stai con lui?”
“Con chi?”
“Con Nicolas.”
Rose tacque per un po'.
“Perché non è te. E tu perché non stai con Danica?”
“Per questo motivo.”
E la baciò di nuovo.
E di nuovo volarono insieme.
E di nuovo atterrarono insieme.
Dopo poco si alzarono, insieme. E si diressero verso il Castello, insieme.
Non si fermarono alla Sala Grande, però. Scorpius stava un passo avanti a lei e la guidava, stando però attento a non lasciarla indietro.
La portò in un posto che lei non conosceva. Era un corridoio, con un arazzo appeso su una parete. Scorpius vi passò davanti camminando, e una porta spuntò all'improvviso dal muro.
“Cos'è?” Chiese Rose, incantata.
“Si chiama Stanza delle Necessità. E' qui per le persone che hanno bisogno, e ti da tutto ciò che vuoi.”
Entrarono.
“Adesso non devi far altro che chiederle qualcosa di cui hai veramente bisogno.” Disse Scorpius.
Lei si voltò e lo guardo un po'.
“Ce l'ho già.”
Lui la baciò di nuovo, più intensamente di prima, in quella stanza spoglia, senza niente, perché davvero entrambi avevano già ciò di cui avevano bisogno.
“E' sbagliato.” Disse Scorpius alla fine del bacio.
“Lo so.”
“Non potremmo durare che due giorni senza ucciderci.”
“So anche questo.”
“Dovremmo dimenticare.”
“Sì, ma non tutto. Solo stasera.”
“Solo stasera.”
Ed insieme sfoderarono le loro bacchette e pronunciarono la fatidica parola:
Oblivion.
In pochi secondi la loro memoria si offuscò, e Rose si ritrovò a ballare con Nicolas, e scorse Scorpius ballare con Danica un poco più avanti.
Entrambi avevano le convinzioni che avevano prima di parlarsi per la prima volta senza farsi la guerra.
Rose voleva andare avanti, Scorpius doveva farlo, anche se non l'avrebbe voluto.
Erano quelli, i loro destini.
Pensa a due rette parallele. Esse sono uguali, ed hanno moltissimo in comune, eppure vivono la loro vita senza incontrarsi mai, ed è triste. Poi pensa a due rette incidenti. Si scontrano una volta nella loro vita e poi non si trovano più, ed è ancora più triste.

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Capitolo 10
*** 10. ***


10.

 

 

 

Quando Rose tornò nei dormitori insieme a Al, ormai era tardi davvero.
“Alla fine ce l'hai fatta con Jane?” Gli chiese, curiosa.
“Io.. sì.” Le sue guance avvamparono all'istante.
“Bene! Stanotte mi sembra che sia andato bene a tutte le coppie!”
“E tu con Nicolas?”
“Oh.. io non volevo che succedesse niente con Nicolas, siamo amici, e tra poco dovrò competere con lui, quindi è andata benissimo com'è andata.”
“Cos'è che non ti piace di lui?”
“Dici di Nicolas?”
“Sì, di Nicolas.”
“Beh.. il fatto è che non lo so. Quando l'ho visto ho pensato subito che fosse carino, ma niente di più.. niente che.. come dire.. mi stuzzichi.
“Sei strana.” Disse Albus con un tono che non ammetteva repliche.
“E te ne accorgi dopo quattordici anni passati insieme?”
“Certo che no, in realtà l'ho scoperto subito.”
“E me l'hai detto solo adesso?” Rise Rose.
“Sì.” Rise anche Albus, ed entrarono insieme nella Sala Comune.
Questa era totalmente vuota, se non per loro e un'altra giovane coppia su un divanetto che si stava congedando per andare a dormire.
Quando Rose li vide, pensò che fossero molto carini ed affiatati, e non fu stupita quando riuscì a riconoscere le due figure di James e Sugar.
Era felice, davvero felice per loro. Non c'era una cosa che avrebbe potuto far bene ad entrambi più di stare insieme, e sorreggersi a vicenda.
Entrambi avevano lei, che li sorreggeva, ma solo fino ad un certo punto. Lei si fermava ai limiti dell'amicizia. Loro, insieme, li superavano sfociando nell'amore.
Rose entrò nei dormitori contemporaneamente a Sugar, che si buttò subito sul letto. Fortunatamente le altre due compagne non c'erano, così potevano parlare ad alta voce e fare quello che volevano.
“Allora? Dimmi cos'è successo con James!” Chiese Rose, subito esaltata per l'amica.
“Io.. beh, niente.. cioè, sì, tutto.. cioè, lui è.. e... e io sono.. ma..”
“Okay, hai perso la facoltà di parlare. Respira, non succede niente, puoi dirlo tranquillamente!” Rise Rose.
“Okay, okay. Dunque. Noi abbiamo ballato, sì, in un primo momento, e poi lui, sì, mi ha.. mi ha chiesto di andare fuori ed io.. e io.. io ho detto che sì, sarebbe stato grandioso, e lui mi ha detto forte! E poi siamo usciti, e passeggiavamo vicino, e parlavamo, e poi ci siamo messi a sedere, e insomma sì, abbiamo continuato a parlare, poi lui ha abbassato la voce e mi ha detto che sì, gli piaccio e io.. e io ho detto che era totalmente ed incondizionatamente corrisposto!”
“A parte che se non fossi io che conosco queste tue scenate, non avrei capito niente. Comunque è grandioso! Sono felicissima per entrambi! Quindi adesso state insieme, giusto?”
“Giusto, giusto.”
“Te l'ha chiesto?”
Sugar arrossì.
“Sì, sì, me l'ha chiesto!”
E di nuovo a saltellare per tutta la stanza, come se avessero vinto la Coppa Mondiale del Quidditch.
Quando il momento di pazzia ed esaltazione fu passato, e Sugar divenne più calma e anche più stanca, questa chiese a Rose come fosse andato il suo ballo.
“Niente di che, niente di che davvero. Cioè, ho ballato, mi sono divertita.. Nicolas è uno spasso, e balla benissimo.”
“Ed è anche molto attraente..”
“Sì, e anche molto attraente. E gentile, simpatico, e un mucchio di altre cose.”
“Ma..”
“Ma?”
“C'è qualcosa in lui che non ti piace.”
“A dir la verità niente. Forse è che è troppo.. perfetto, troppo giusto, bello, simpatico, intelligente.. Sembra senza difetti.”
“Ma tutti li hanno.”
“Infatti ho detto che sembra.. Ma non fraintendermi, non lo penso una persona falsa o artificiosa. Però sai come sono, che se non mi vengono complicate le cose non penso che valga la pena di fare niente.”
“Sei una guerriera.”
“Già.”
“E cos'ha in meno di.. Insomma, sai di chi?”
“Assolutamente niente.”
“Allora qual è la differenza? La cosa che non va?”
“Che Nicolas non è lui. Non lo era, non lo è adesso e non lo sarà mai.”
“E' proprio questo il bello!”
“Ma non puoi decidere di chi innamorarti.”
Sugar si calmò e zittì. Tacquero entrambe per un po'.
“Credi che possa ancora farcela?”
“A fare cosa?”
“A dimenticarlo.”
“Non puoi, devi farlo. E lo farai.”
“'Notte Sugar.”
“Notte.”
Ma Rose riuscì ad addormentarsi solo molto tempo dopo aver dato la buonanotte a Sugar, che invece dormiva beata nel letto dopo appena cinque minuti.
Rose sentì le compagne entrare e darsi la buonanotte sottovoce, sentì i loro sogni invece urlare.
Probabilmente era andata bene a tutte loro, a Sugar sì, a Jane anche, e sicuramente anche ad Elizabeth. E' ciò che succede a chi non se le va a cercare.

 

 

Quella notte, Scorpius, dopo essere tornato tardi nei dormitori, fece un sogno strano.
Sognò se stesso lasciare da sola Danica al ballo per uscire a prendere una boccata d'aria. Poco dopo arrivava la Weasley, e si mettevano a parlare, e si baciavano. Dopo però lui la guidava verso la Stanza delle Necessità ed entrambi si modificavano la memoria a vicenda, contemporaneamente. E lui tornava a ballare con Danica, e Rose con Nicolas.
Si chiese il perché di quel sogno, senza sapersi dare una risposta.
Forse era solo una cosa che avrebbe voluto che succedesse, ma sembrava così reale, così palpabile..
Quando incontrò Robert in Sala Comune, seduto su una poltrona, forse ad aspettarlo per farsi raccontare della sera prima e per raccontare lo stesso, il suo amico capì subito che c'era qualcosa che non andava.
“Buongiorno, cos'hai stamattina?”
“Niente, solo un po' di sonno.”
“Sembra molto di più.. un brutto sogno? Oppure ieri sera la Weasley non ti ha guardato nemmeno di striscio?”
“Smettila con questa storia della Weasley.”
“Però c'entra lei.”
“Con cosa?”
“Con questa tua inquietudine mattutina, non fare il finto tonto!”
“Sì, okay, okay. Però ascoltami.” Fece Scorpius, e raccontò tutto difilato il sogno che aveva appena fatto.
“Non c'è che dire. Ho la tua diagnosi.”
“Spara.”
“Sei perso della Weasley. Ed hai anche bisogno di una donna.”
“Non sei un bravo dottore.”
“Perché?”
“Perché la diagnosi è un'altra!”
“E qual è?”
“Che farei meglio a buttarmi dalla Torre di Astronomia.”
“Fallo se ti risolleva il morale.”
“Almeno me la levo dalla testa.”
“Per quello ci vuole ben altro.”
“Tipo?” Chiese Scorpius, una punta di speranza nella voce.
“Il bacio del Dissennatore. Quello ti porta via l'anima, stai sicuro che dopo non pensi più a niente.”
Se Scorpius avesse pensato, per qualche stranissima ragione, quale poteva essere il sonno e lo stordimento mattutino, che Robert, per una volta, la prima, gli avrebbe dato un consiglio serio, era stato deluso sul nascere della cosa.
Anche perché, pensare ai baci, voleva dire pensare alla Weasley.
“Comunque ci sono novità.” Disse Robert dopo un po' che stavano zitti.
“Tu e Charlotte?”
“No, non quello, stupido. Parlavo del Torneo. C'era un avviso sulla bacheca della Sala Comune che oggi alle tre del pomeriggio eravamo tutti pregati di trovarci in Sala Grande per un annuncio.”
Scorpius tacque, pensieroso.
“Cosa pensi che dirà?” Chiese, dopo un po', quando erano ormai in prossimità della Sala Grande.
“Non ne ho la più pallida idea.”
“Sarà pericoloso.”
“Sì, immagino di sì.”
“E Rose potrebbe non farcela.”
“Potrebbe non farcela.”
“Ma lei ce la farà. Io le starò accanto.”
“Le starai accanto?” Chiese, incredulo, Robert.
“Non mi esporrò, ma le sarò vicino.”
“Che ti è successo?”
“Forse sto ancora dormendo.”
“Immagino di sì.”

 

Quando mancavano pochi minuti alle tre, dopo essere stata in Sala Comune a fare tutti i compiti arretrati e a controllare quelli di Sugar, Rose si alzò agitata e si avviò svelta verso la Sala Grande, dove notizie dal suo futuro la aspettavano.
Sugar rimase indietro, ma non la richiamò, visto che sapeva che era ansiosa ed aveva bisogno di arrivare nella Sala Grande e vedere che non c'erano creature mostruose che l'aspettavano.
Fortunatamente per lei, non fu effettivamente così. Semplicemente, trovò l'aria un po' più tesa del solito, e quando arrivò molti occhi furono puntati su di lei.
Lei li ignorò e proseguì la sua marcia verso il tavolo Grifondoro, e mentre aspettava di essere raggiunta si rituffò per un attimo nel ricordo di quella notte.
Quando, alla fine, era riuscita a dormire, aveva sognato Scorpius. Aveva sognato di aver trovato Danica girare per la Sala Grande da sola in cerca di Scorpius, la sera prima, al Ballo, e averla affidata a Nicolas mentre lei andava fuori a prendere una boccata d'aria e a cercare Scorpius, che era sparito.
Una volta uscita, era andata in un luogo più appartato e qui aveva trovato Scorpius. Avevano parlato un po', e lui era stato dolce, e poi l'aveva baciata.
Dopo l'aveva baciata di nuovo, e di nuovo, e ogni volta lei si era sentita galleggiare per aria, come se davvero stesse succedendo, e non fosse soltanto un sogno.
Però Scorpius la portò in una Stanza, davanti ad uno strano arazzo, e comparve la porta di questa solo dopo che lui vi passò davanti pensando intensamente a ciò di cui aveva bisogno.
Loro erano stati un po' lì, e dopo avevano deciso di comune accordo di cancellarsi la memoria per dimenticare tutto, perché si erano arresi all'idea che non avrebbe mai potuto funzionare.
Rose si chiede perché anche i sogni dovessero finire male, perché non potessero finire in bellezza come avevano cominciato. Che senso aveva avuto cancellarsi la memoria? Perché l'avevano fatto?
.. Ma dopotutto era solo un sogno, e quando vide Nicolas entrare subito dopo Sugar nella Sala Grande, fece un cenno a entrambi dicendo loro di sedersi vicino a lei, desiderosa di pensare ad altro.
“Salve”, la salutò Nicolas, “sei agitota?”
“Un po'.” Rispose sinceramente Rose, “Ma del resto meglio sapere qualcosa che non venire informati di niente. Speriamo solo che non ci dicano che la prova si terrà molto presto!”
“Lo spero anch'io, cadremmo tutti nel panico se così fosse.” Annuì serio Nicolas.
“Sono sicura che andrà tutto bene.” Provò a rincuorarli Sugar.
Molto presto, però, l'amica di Rose venne distratta dall'arrivo di James, che le regalò il suo sorriso migliore appena entrò nella Sala Grande.
“Quei due sombrano entendersela!” Commentò Nicolas, un po' invidioso ed un po' civettuolo.
“Già. Beh, se lo meritano. Sono carinissimi insieme.”
“Già, già. Però è triste quando si è innamoroti e non ricambioti vedere altri scombiore effusioni davonti a te.”
“Con quello posso concordare, ma se vuoi bene a due persone metti da parte anche la tua invidia e provi solo il meglio per loro.”
Scerto che sì, ma magari quosto vale per te, ma non scerto per me, io non li conosco quosi per nionte.
“Mi stai dicendo che sei innamorato di qualcuno ma questa non ti ricambia?” Chiese Rose, una punta di paura per Nicolas nella voce. Sperava solo di non essere questa ragazza, anche se in cuor suo lo sapeva bene.
Oui, in un scerto sonso lo sono, mais je pense que je dois aprofondir la ma mia conoscenza.”
“Quindi devo dedurne che sia una ragazza che hai appena conosciuto, per esempio di Durmstrang o di Hogwarts.”
Oui. C'est vrai aussi.”
Rose non volle chiedergli altro riguardo a quell'identità misteriosa.
“Un jiorno magari ti dirò qui est.
“Aspetterò quel giorno.” Disse Rose, che in realtà voleva che non succedesse mai. L'ultima cosa che sarebbe riuscita a sopportare era senz'altro una dichiarazione di Nicolas, alla quale avrebbe dovuto, a malincuore, rispondere in modo negativo, dicendo che a lei lui non interessava se non come amico.
Le dispiaceva come le cose peggiori succedessero alle persone migliori.
Troppe volte si scelgono persone per stare al nostro fianco che non ci meritano, e troppe volte ci diamo la colpa se queste persone scappano, dicendo che noi non eravamo alla loro altezza. Ma la verità, e Rose in cuor suo lo sapeva, era che se qualcuno fuggiva, lo faceva solo perché non si meritava quella persona, e si sentiva sminuito al suo fianco.
Come questa cosa potesse in qualche modo migliorare la sua situazione o il suo umore, tuttavia, Rose non lo sapeva.
La McGranitt prese parola.
“Buon pomeriggio a tutti. Oggi, come era stato annunciato dagli avvisi sulle bacheche delle vostre Sale Comuni, verrete aggiornati quanto al Torneo Tremaghi.
Lascio, però, la parola a chi conosce queste cose in modo migliore rispetto al mio.
Date il benvenuto alla Signora Hermione Weasley.”
Rose rimase profondamente stupita di vedere sua madre attraversare la Sala Grande con aria sicura e prendere parola davanti a tutti quei ragazzi per parlare delle sfide che sua stessa figlia avrebbe dovuto affrontare.
Le lanciò uno sguardo di sfuggita, senza farsi tradire dall'emozione di rivederla e apparire come una donna stupida.
Se Rose avesse guardato dall'altra parte della Sala, verso il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, l'avrebbe senz'altro visto agitato. Ma lei, in quel momento, aveva occhi solo per la madre.
“Buon pomeriggio, buon pomeriggio.” Salutò brevemente Hermione, “Sono qua in qualità di Auror del Ministero per spiegarvi brevemente come questo Torneo Tremaghi si svolgerà, e su cosa volgeranno le sfide.
Ogni Campione, prima di ogni Sfida, dovrà pescare da un'ampolla un foglietto, sul quale sarà scritta una delle tre seguenti virtù: Coraggio, Astuzia ed Amore.”
Rose avvampò, ricordando che erano le tre virtù elencate qualche tempo prima dallo stesso Scorpius, e lanciò un'occhiata di sfuggita verso di lui, che aveva un accenno di sorriso a scaldargli il volto.
“All'interno del perimetro del Castello, ben presto verranno eretti tre labirinti uguali, possessori di una vita propria che potrà entrare nella mente del Campione e creare degli ostacoli per il suo Coraggio, per la sua Astuzia o per il suo Amore.
Durante le loro sfide, i Campioni verranno osservati sia dal pubblico che da una Giuria, i quali nomi verranno componenti verranno comunicati in seguito, che darà un punteggio per ognuno.
Alla fine delle tre prove, chi avrà ottenuto il punteggio più alto, vedrà apparire davanti a sé al termine delle due ore previste in cui i Campioni verranno messi dentro il labirinto una Coppa. Quando uno, e solo uno, dei tre Campioni, vedrà la Coppa davanti a sé al termine della terza sfida, per lui significherà solo una cosa: vittoria.”
Al termine del discorso di sua madre, Rose fu colta da un misto di curiosità e di paura.
Dovevano essere prove difficili, specialmente perché sarebbe stata quasi una sfida contro se stessi, visto che le piante potevano entrarti nella mente.
In quel momento, avrebbe voluto parlare con sua madre, lo desiderava ardentemente, e ne sentiva il bisogno.
Fu quindi con molta euforia che accolse l'invito della McGranitt ai Campioni, di raggiungere la loro famiglia nella stanza adiacente alla Sala Grande, la stessa dove avevano conosciuto il Ministro.
Rose si alzò svelta e camminò molto velocemente, senza però cominciare a correre e fare la figura dell'idiota davanti a tutta Hogwarts.
Una volta entrata corse in contro alla madre e l'abbracciò, e subito dopo abbracciò anche suo padre. Appena si staccò dai suoi genitori vide un'altra figura che fu ben lieta di salutare con gioia: suo zio Harry.
“Zio!” Esclamò, “Che ci fai qui?”
“Servivano tre Auror, così ci siamo offerti io, tuo padre e tua madre.”
“Mi siete mancati, tutti.” Disse lei, sorridendo loro.
“Ci hai fatto preoccupare.” Le disse premuroso Harry.
“Lo so, lo so. Nemmeno io so cosa mi è preso, ho solo avuto voglia di farlo, di mettermi in gioco per far vedere quante altre cose di me nessuno conoscesse. Tutti voi, soprattutto tu, zio, immagino quanto sappiate quanto può esser difficile cercare di tirare fuori noi stessi quando le persone credono di sapere tutto di noi solo perché ci siamo sempre limitati a farci conoscere in certi campi. Io voglio che le persone ammirino tutto ciò che so fare, non solo far copiar compiti o trovare cose in biblioteca. Certo, sono fiera di quel dono” e lanciò uno sguardo alla madre, “Ma non sono solo questo. Io sono un sacco di altre cose, e penso che sia giusto che il mondo le conosca tutte.”
“Parli proprio come tua madre.” Le disse suo zio, guardandola negli occhi e sorridendo, quasi sul punto di commuoversi. “Sei il contrario di ciò che ero io alla tua età. Certo, anch'io avrei voluto essere considerato per tutto ciò che ero, e non il Bambino che è Sopravvissuto, ma per niente al mondo avrei partecipato al Torneo. Eppure l'ho fatto. E una vita ci ha rimesso..”
“Harry, sai che non è colpa tua.” Disse Hermione, guardandolo con dolcezza ed apprensione.
“Lo so, Herm, lo so.” Disse lui, pensieroso.
“Comunque tutto ciò che hai fatto tu è sempre stato ostacolato, Harry.” Disse Ron, infilandosi nella conversazione.
“Sai com'è, cera un bel gruppetto di gente che in effetti mi voleva morto.” Commentò aspro Harry.
“Non parlavo dei Mangiamorte!”
“E di che parlavi?”
“Di Malfoy.”
“Malfoy?” Rise sarcastico Harry, “Ci sono cose ben peggiori di un ragazzino egocentrico e viziato che vuol farsi vedere schiacciando gli altri.”
Sia Rose che Hermione si erano agitate a sentire nominare il nome Malfoy, e adesso entrambe guardavano punti lontani con aria colpevole.
“Che avete, voi due?” Chiese Harry guardandole.
“Niente, assolutamente niente.” Rispose con fermezza Hermione, riscuotendosi dal suo stato di trance. Harry la guardò e sembrò capire, e fece un cenno verso Rose come per chiedersi come mai anche lei avesse reagito così.
“Le parlerò.” Disse piano Hermione.
Ron, in compenso, non si era accorto di niente.
Rose fu chiamata da Nicolas per essere presentata alla sua famiglia, e lei, non nascondendo un po' d'imbarazzo, si presentò e le sembrò giusto presentare lui alla sua.
Ils ont trois! Pourquoi elle peut avoire trois parsons de sa famille et tu peut avoire seuelement deux?” Commentò aspramente la madre di Nicolas.
Parce que il est ici en qualité de Auror, non de mon oncle.” Rispose Rose.
La madre di Nicolas fu seriamente colpita dal fatto che Rose parlasse così bene francese, e le donò un gran sorriso. Dopo, piano, sussurrò all'orecchio di Nicolas che quella ragazza le piaceva davvero.
“Nelle tue lettere non gli rendevi giustizia.” Le disse la madre poco dopo, quando si furono incamminate nel parco di Hogwarts ad aspettare che Ron e Harry finissero di svolgere i loro doveri da Auror.
“In che senso?”
“Lo descrivevi molto meno bello di quello che è in realtà!”
“Davvero?”
“Ma certo che sì! Sai,” Disse sua madre dopo una breve pausa, abbassando il tono di voce e facendolo diventare simile ad una carezza prima di addormentarsi, “Mi ricordi tanto me alla tua età.” Rise.
“Perché?”
“Perché anch'io il quarto anno ebbi il mio primo ragazzo.”
“Ma Nicolas non è il mio ragazzo!”
“Lo so, Rose, lo so. Ma io intendevo dire che per la prima volta mi sono sentita amata, e mi sono sentita crescere, mi sono sentita donna dentro.”
“Hai ragione. Anche a me sta succedendo così.” Dopotutto, era vero. Rose non era mai stata davvero amata e venerata come lo era da Nicolas. Lui non era certo esplicito, ma c'era un gioco di sguardi, un cercarla ovunque andasse, che la faceva sentire speciale, quasi per la prima volta. Del resto, Andrew l'aveva fatto tanto per gioco, e James credeva di amarla quando non era vero. Prese un respiro, poi proseguì: “Ma non capisco cosa mi blocchi dall'innamorarmi di Nicolas. Lui è così buono, così bello, così perfetto..”
“Ed ecco un'altra cosa che hai ereditato da me.” Disse sua madre, sorridendo.
“Che cosa?”
“Il fatto che se le cose sono troppo semplici, non ci attirano.”
“Mamma..” Le disse Rose dopo un po', incerta se chiederlo o meno. “L'unico ragazzo che hai avuto prima di papà è stato Krum?”
“Perché me lo chiedi?” Chiese Hermione, un po' a disagio.
“Nulla. Solo che volevo sapere se poi avevi trovato qualcosa che ti stuzzicasse di più.. più della venerazione di Viktor, e più della noncuranza di papà..”
“Noncuranza?”
“Sì, insomma, hai capito.. Io penso che papà non ti renda tutta la giustizia che ti dovrebbe, perché lui è sempre stato così abituato alla tua presenza fissa che spesso lo rende cieco all'opportunità che ha di stare con una persona come te.
“Una persona come me?”
“Sì, sai cosa intendo. Una persona intelligente, gentile, paziente.. Non una donna qualunque. Quello non lo sei, mamma, e non lo sarai mai.”
“Un'altra cosa, a quanto pare, che hai preso da me..” Sorrise di nuovo Hermione.
Dopo quell'osservazione di Rose entrambe tacquero, pensando a quasi la stessa persona.
Hermione non sapeva se avrebbe dovuto dire alla figlia della sua altra storia, se le avesse dovuto confessare la sua arrendevolezza e la sua infedeltà verso il padre.
“Sai,” cominciò sua madre dopo poco, “In effetti Viktor e tuo padre non sono stati gli unici due ragazzi che ho avuto.”
“Davvero?” Chiese Rose, curiosa.
“Sì, davvero. Vedi.. dopo la Guerra Magica, quando tornai ad Hogwarts, non era tornato quasi nessuno. Non c'erano Harry, Ron, e un sacco di altra gente che mi ero sempre abituata a vedere ad Hogwarts. Era il primo anno dopo la Guerra, qualche muro cominciava a cadere a pezzi, e la scuola non era ritenuta ancora abbastanza sicura, così molti studenti di tutti gli anni furono tenuti a casa ed istruiti con un insegnante privato. Che qualcuno che non aveva frequentato il settimo ed ultimo anno come me, e che era tornato, l'anno dopo, per terminare gli studi, fu un caso più unico che raro.
Fino a che quel primo Settembre non arrivai alla stazione, io non credetti davvero che ci fosse qualcun altro del mio anno, eppure ci fu.
A frequentare il settimo anno, eravamo in quattro. Incredibilmente, uno per ogni casa. C'ero io, a rappresentare Grifondoro, c'era Hannah Abbott, a rappresentare Tassorosso, Michael Corner a rappresentare Corvonero, e” Hermione fece una piccola pausa, “Draco Malfoy a rappresentare Serpeverde. Puoi ben immaginare quanto fossimo calorosi, insomma. Continuamente una sfida, ma ben presto ci stancammo. Il nostro coraggio era già stato messo a dura prova con la Guerra, e davvero non avevamo bisogno di altri sforzi, altre piccole battaglie da combattere, così ci arrendemmo alla differenze della nostra natura e ci accettammo per quello che eravamo. Fu una bella convivenza, addirittura affettuosa, in certi momenti. Perfino,” Hermione arrossì, “Tra Serpeverde e Grifondoro.”
Rose era impaziente di sentire la storia della madre, ma prima voleva farle una domanda:
“Perché quell'anno Draco Malfoy tornò ad Hogwarts?”
“Draco Malfoy fu mandato ad Hogwarts per lo stesso motivo per cui adesso è qui in qualità di insegnante.”
“Cioè?”
“Avevano paura che dei Mangiamorte rimasti che si davano alla macchia potessero riunirsi e scatenare di nuovo l'inferno, e dato che Draco non poté essere incarcerato a seguito di alcune prove che testimoniavano la sua non collaborazione, vollero tenerlo lontano mandandolo ad Hogwarts.”
“E lui non si oppose?”
“Fu ben felice di non essere mandato dritto ad Azkaban, il resto importava poco.”
“E cosa c'entra adesso?”
“C'entra perché Lucius Malfoy, suo padre, è fuggito da Azkaban ed avevano paura che si rimettesse in contatto col figlio.”
“Non hanno paura che adesso Lucius Malfoy possa mettersi in contatto con Astoria Greengrass?”
Un velo di fastidio oscurò per un attimo gli occhi di Hermione, ma lei fu spinta a proseguire dalla domanda della figlia.
“Questo purtroppo non è prevedibile dal Ministero, perché non sappiamo in che rapporti siano lei e suo suocero, ma è senz'altro meno scaltra di Draco, e potrebbe davvero farsi beccare.”
“Draco Malfoy ha subito accettato il suo incarico?” Chiese Rose, il cervello azionato per scoprire una determinata cosa.
“Sì. Perché me lo chiedi?”
“Non aveva paura che suo padre potesse mettersi in contatto con sua moglie, e la potesse mettere nei guai?”
Hermione la guardò, pensierosa, e non disse niente.
“Non penso davvero che Draco Malfoy ami sua moglie, anzi penso che si sia comportato molto male con lei, dimostrandole che non gli importa assolutamente niente di lei.”
“Non pensi di essere troppo affrettata nei tuoi giudizi?”
“Non lo so. Mi sono aperta con te perché sei mia madre e so che farai tesoro dei miei pensieri, e non li andrai a sperperare in giro parlando di me come un'impicciona.”
“Certo che no.”
Vi fu un altro momento di silenzio, e poi di nuovo fu Hermione a prendere parola.
“Vuoi sentire la mia storia?”
“Certo! Scusa se ti ho interrotto prima.”
“Non fa niente, non fa niente. Allora, ben presto cominciammo a dover lavorare insieme, ricerche insieme, e dato che ben presto si instaurò una certa amicizia tra Hannah e Michael, io ben presto mi trovai a passare le giornate con Draco.
Lavorare con lui non era semplice, perché ogni tanto si divertiva a farmi 'scherzi' più o meno pesanti, ma certo ogni tanto era anche un ottimo compagno e riuscivamo a parlare anche di cose serie per un tempo più o meno lungo senza scannarci a vicenda.
Pensa, che in un suo periodo buono, riuscii addirittura ad avviarlo alla letteratura Babbana, a tal punto che riempì la libreria di casa con libri Babbani.
Passai il Natale da lui, tutti i miei più bei momenti del settimo anno con lui, e per la prima volta vidi con un occhio diverso il mondo, Hogwarts. Vidi quante cose si potevano fare, scoprii i posti più strani.. Quell'anno per me fu come una vacanza, visto che per la prima volta non dovevo fare da baby sitter a nessuno. Mi sentii.. bene.
Poi..”
“Arrivò la fine dell'anno.” Continuò Rose per lei, presa dal racconto della madre.
“E sai com'è, fino a che eravamo sull'Espresso insieme, io gli esposi le mie preoccupazioni, gli chiesi cosa avremmo fatto una volta venuti via da Hogwarts, se avremmo continuato a vederci, sentirci. E lui e le sue parole arrivarono lontane, mi propose addirittura di portare il suo baule alla Villa, mi fece un sacco di promesse, mi disse che avrebbe fatto ragionare Harry.. e successivamente ci avrebbe provato con Ron.”
“Papà credeva ancora voi steste insieme?”
Hermione tacque ed abbassò lo sguardo con aria colpevole.
“Sì, lo credeva. Ed io non facevo niente per non farglielo più credere, perché mi dicevo che sarebbe stato meglio farlo a voce, ma sotto sotto ero diventata un po' codarda anch'io. Tutti lo siamo, in fondo.
Fatto sta che arrivammo alla Stazione, ed incredibilmente, quel giorno Ron non c'era, lo vedemmo dal finestrino, così Draco scese dall'Espresso deciso a parlare con Harry, a spiegargli la situazione. E non pensare che non lo fece, oh, no, lo fece, tanto che per poco Harry doveva esser portato al San Mungo perché non ci credeva. Lui, che sicuramente aveva sempre avuto più spirito di osservazione di Ron, si era accorto che qualcosa era cambiato in me, ma credeva si trattasse solo di malinconia. Quando, invece, Harry si accorse di che dimensioni era il mio cambiamento, e si accorse quanti radicati fossero i miei sentimenti, non poté far altro che accettarlo, come aveva sempre accettato ogni parte di me, e come continua a fare.”
“Cosa andò storto?”
“Era luglio. Una settimana prima del compleanno di Harry, per l'esattezza. Eravamo tutti lì, seduti a tavola a casa mia, ad aspettare che la “novità” arrivasse. C'era anche Ron.”, prese un respiro profondo, come se stesse per annunciare che qualcuno di importante per lei fosse morto, poi continuò: “Passavano i minuti, le ore, e solo dopo tre ore che lo aspettavamo, arrivò un gufo. Sembrava venire da molto lontano, e c'erano scritte solo poche parole:

Papà ha firmato un contratto di matrimonio con il padre di Astoria Greengrass.
Scusa.
Sarò sempre tuo.”

“Ed è finita lì? Non ti ha cercato? Tu non l'hai cercato?” Chiese Rose, quasi delusa dall'arrendevolezza della madre.
“Io gli scrissi una lettera. Non per farlo star male, ma nemmeno per farlo star bene. Lì ci sono scritte molte cose, come che io l'amavo e l'avrei sempre fatto, qualsiasi cosa fosse successa, al di là del tempo e dello spazio. In quella lettera lo ringraziavo dell'anno passato a farci la guerra e subito dopo fare pace, e gli dicevo che forse era destino che non durasse.”
“E lui?”
“Mi ha mandato un libro.”
“Che libro era?”
“Cime Tempestose, di Emily Brontë.”
Quel libro è bellissimo.” Commentò Rose.
Nell'ultima pagina si era firmato Heatcliff.”
Era una promessa di ritrovarsi?”
L'ho sperato troppo tempo perché accadesse davvero.”
E adesso? Quanto tempo era che non lo vedevi?”
A dir la verità non molto. Ma quando ci siamo visti ci siamo trattati con la freddezza che ci si aspetta da due persone che si sono odiati per tutto il loro soggiorno ad Hogwarts, con l'anno in cui in realtà ci siamo amati compreso.”
E tu lo ami?”
Si può fare l'abitudine a perdere le persone. Ci si può abituare a non vederle più, fino a che non pensiamo nemmeno più a cercarle. Si può smettere di sognarle, di vederle. L'immagine del loro volto può scomparire dalla nostra testa e noi possiamo accorgercene dopo molto tempo, quando sentiamo nominare questa persona per sbaglio. Si può stare bene anche senza quelle persone che un tempo hanno fatto la nostra felicità. Ci si possono dimenticare parole, promesse, i momenti d'intimità. Possiamo perfino dimenticarci il loro nome.
Ma quando li rivedi, anche anni ed anni dopo, capisci che non è cambiato niente. E provi quella voglia assurda di ritornare a fare tutte quelle cose che facevate quando eravate ancora insieme.. Anche se sai che forse sono cose che non possono succedere.
I ricordi cominciano a riaffiorarti nella mente, e per una volta ancora, ti sentirai a casa fondendo i tuoi occhi con i suoi.”
Quindi lo ami ancora.”
Come amo tuo padre.”
E' un amore diverso quello fra te e papà e Malfoy.. Papà rimarrà sempre.. il tuo cugino preferito.”
Cugino preferito?”
Sì.. Intendevo dire che sarà sempre un amico di vecchia data, qualcuno con cui sei cresciuto, con chi hai passato forse i momenti più strani, più nuovi, più pericolosi della tua vita.. Ma spesso sbagliamo a credere una persona più importante per noi perché viviamo con questa le cose più strane e facciamo con questa le migliori esperienze della nostra vita. Alla fine l'amore è anche quotidianità.”
Hermione la guardò ammirata e commossa allo stesso tempo.
Certe volte quando si è madri non si vede il tempo passare..”
Sua figlia la guardò con uno sguardo interrogativo.
Non mi ero resa conto di quanto tu fossi cresciuta, e di quanto tu fossi diventata saggia. Per me sei ancora la bambina che la sera voleva ascoltare Cenerentola..”
Se una sera ti va di raccontarmela puoi sempre farlo.” Le sorrise Rose, e l'abbracciò.
Dove saranno finiti Harry e tuo padre?” Le chiese, desiderosa di muoversi, di fare qualcosa, di sgranchirsi le gambe e il cuore.
Andiamoli a cercare.” Propose Rose, capendo e condividendo i desideri della madre.
Mentre tornavano al Castello, quando ormai stavano per varcare l'entrata, incrociarono Malfoy, padre e figlio, che parlottavano tra di loro.
Draco, alla vista di Hermione, si fermò un attimo.
Lei lo guardò negli occhi, senza dire o fare niente che non fosse guardarlo.
Scorpius lanciò un'occhiata interrogativa a Rose, e lei scrollò le spalle, quasi prevedendo che suo padre gli stesse per raccontare tutto, e gli avesse chiesto di andare una passeggiata insieme all'aperto -cosa piuttosto inusuale per quanto ne sapeva Rose- proprio per raccontargli di Hermione Granger.
Ad un certo punto, quando anche Rose e Scorpius avevano cominciato a fissarsi tra di loro, Draco ed Hermione si riscossero, insieme, ed insieme, guidarono i figli verso due parti opposte.
Pensi che Malfoy racconterà tutto a Scorpius?” Le chiese Rose.
Hermione tacque un attimo, e poi le rispose:
Sì.”
Ed insieme si diressero verso la Sala Grande, ormai vuota.
Hermione bussò alla saletta attigua alla Sala Grande, e chiese se potesse entrare, avvertendo che con sé si trovava Rose.
Harry sembrò sorpreso e le disse che stava proprio mandando qualcuno a chiamarla perché aveva bisogno di lei, e le disse di dire a Rose che avrebbe dovuto aspettare fuori, ma solo per qualche minuto.
Hermione entrò, e Rose si andò a sedere su una panca del tavolo Grifondoro.
Sembrava tutto più piccolo, senza le persone dentro. Forse perché i pensieri, le parole di ognuno, riempivano la Sala Grande ed ampliavano quel cielo stellato che vi faceva da soffitto, come per cercare una stella cadente, pronta ad esprimere il loro desiderio.

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Capitolo 11
*** 11. ***


Salve a tutti! Innanzitutto volevo scusarmi umilmente perché ho aggiornato solo adesso, ma davvero ho avuto una giornata pienissima e sarà così fino al 31, così aggiornerò di sera, sempre verso quest'ora ç_ç sono ad un raduno di Harry Potter a Pisa, e anzi, se qualcuno ci fosse.. fatemelo sapere! Inoltre vorrei ringraziare tutte le vostre recensioni perché vi adoro.
Grazie di tutto, davvero. <3



11.

 

 

 

 

 

 

Scorpius Malfoy ammise a se stesso che era veramente curioso, e leggermente preoccupato, delle prove che Rose avrebbe dovuto affrontare. Lo spaventava il doversi mettere a confronto con se stessi, proprio perché era questo che si faceva, una volta entrati nel labirinto.
Si chiese, mentre andava verso i dormitori, se fosse solo una cosa per depistarli e spaventarli, e se la madre di Rose le avrebbe detto qualcosa a riguardo.
Le aveva viste allontanarsi insieme nel parco, e per un lungo istante aveva invidiato il loro amore, la grande affinità che, si vedeva, c'era tra loro due.
Quando entrò nei dormitori non vi trovò nessuno, “logico”, si disse, “sono sempre tutti in Sala Grande.”
Decise di aspettare l'arrivo di Robert su una poltroncina, e l'amico non lo tradì, arrivando anche più presto di quel che Scorpius si aspettasse.
Scorp.” Lo salutò, con un cenno del capo.
Rob. Non mi hai ancora detto com'è andata ieri sera con Charlotte.”
Un po' una merda, a dir la verità. Quel tipo, quel Phoebus, l'ha invitata a ballare e lei ha passato tutta la sera con lui.”
E la compagna di lui?”
Pare che non ce l'avesse, o si sarà trovata qualcun altro alla svelta. Fatto sta che non c'era nessuno, e così mi sono avviato fuori..”
E dopo?”
No, non dopo, mentre ero fuori, è successa la cosa interessante. Immagino che tu ne sappia qualcosa.”
Io? Cosa devo saperne io? Sono stato tutta la sera in Sala Grande a ballare con Danica.”
Cosa diavolo stai dicendo, Scorp?!” Sbottò Robert, iracondo.
Cosa pensi che abbia fatto? Che sia uscito a pomiciare con la Weasley?” Gli chiese Scorpius, che cominciava a surriscaldarsi.
Beh, a quanto pare sì!”
Cosa stai dicendo?”
Come osi mentirmi? Dopo il nostro litigio! Dopo tutte quelle parole insensate! Hai fatto tutto ciò che avevi detto che non avresti fatto! E adesso hai anche il coraggio di mentirmi, e di dirmi che tu non hai fatto altro che ballare con Danica ieri sera!”
Perché è così, Robert! L'ho vista solo due volte la Weasley, e una di sfuggita!”
Invece l'altra volta l'hai vista bene!”
Cosa diamine stai dicendo, Robert?! Cosa stai insinuando? Io non ho fatto niente con la Weasley, se non guardarla da lontano ballare con un altro!”
“Beh, dopo sei andato a prendertela!”
Robert, sei impazzito?!”
Non lo sono! Tu lo sei! Hai mandato a puttane la nostra amicizia per la seconda volta, e ti dico che sarà anche l'ultima, perché non accetterò mai più le tue scuse o le tue parole false! Sei solo un ipocrita, un fottuto ipocrita! Cos'hai, ti vergogni? Parli così bene dell'amore, sembri così esperto, sempre a donare il tuo amore a pochi! La verità è che fai schifo, Scorpius! Tu non sei nulla se non un vile codardo bugiardo! E addirittura quel sogno! Prima mi hai parlato del sogno per vedere come avrei reagito, e decidere se me ne avresti parlato o meno! Mi fai schifo!”
Sei un coglione che sa solo dire stronzate!” Gridò Scorpius, ed uscì a grandi passi dalla stanza.
Che cazzo era preso adesso a Robert? Perché ce l'aveva con lui? Che cosa gli aveva fatto?
Parlava come se lui fosse andato a pomiciare con Rose da qualche parte nel parco, e lui lo avesse visto farlo.
Mentre percorreva a grandi passi il corridoio, si ricordò del sogno.
Ma dopotutto, si disse, era solo un sogno. E non sarebbe mai riuscito a capire cosa stesse pensando Robert mentre lo offendeva, e mentre gli diceva che lui era solo un idiota.

 


Mentre vagava per i corridoi senza meta, Scorpius incappò in suo padre.
Ehi”, gli disse lui, più cordiale del solito, quasi stupendolo.
Che ci fai tu qui?” Gli chiese brusco Scorpius.
Io insegno qua, Scorpius. Ed ho tutto il diritto di vagare per i corridoi come stavi facendo adesso tu. Solo che io, al contrario di te, avevo uno scopo.”
Ovvero?”
Trovare te.”
Perché mi cercavi?”
Draco tacque per qualche secondo.
Forse è giunto il momento che tuo padre ti insegni qualcosa.”
Qualcosa come?”
Qualcosa che lui non ti crede capace di fare.”
Scorpius si sentì offeso.
Cos'è che ritieni di saper fare, al contrario di me?”
Amare.”
Credi di saper amare dopo aver lasciato mia madre a marcire in una casa non sua, ma di un ex Mangiamorte appena fuggito da Azkaban che sicuramente la butterà fuori e la farà incolpare per aver collaborato quando magari lei non avrà fatto niente?”
Che cos'hai oggi, Scorpius?”
Ho appena litigato con Robert. E comunque non sono affari tuoi.”
Senti” scoppiò Draco, “Sto cercando forse per la prima volta della mia vita di essere un buon padre con te, sto cercando di ascoltarti e farmi ascoltare da te. E tu l'unica cosa che riesci a dirmi è che devo farmi gli affari miei?”
Ti sei svegliato presto. Sono quattordici anni che aspetto.”
Mi dispiace, Scorp.”
Usciamo. Non mi piace stare qua dentro.”
E si erano diretti velocemente verso il parco.
Di cosa volevi parlarmi?” Chiese dopo un po' Scorpius, quando erano in prossimità dell'uscita del Castello.
Suo padre stava per rispondergli, quando davanti a loro si pararono altre due figure. Hermione Granger e Rose Weasley.
Scorpius vide suo padre guardare a lungo la Granger, e quando lanciò uno sguardo interrogativo verso Rose, lei le fece un cenno, come per dirlo che tra poco l'avrebbe scoperto.
Avrebbe quasi voluto riscuotere suo padre da quello stato di trance, ma ben presto suo padre ci pensò da sé, e contemporaneamente a Hermione, si “risvegliò” e si incamminò dalla parte opposta della sua.
Che rapporti avevi con Hermione Granger?”
Perché?”
Avevo sempre creduto che tu la odiassi, ma mi sembra strano stare a fissare due ore una persona che odi.”
In effetti non la odio. La storia è un po'.. diversa, e un po' più complicata di quel che possa sembrare.”
Del tipo?”
Sono l'anziano, spettano a me le prime domande.”
Cosa vuoi chiedermi?”
Cos'è successo con Robert?”
Si è arrabbiato senza motivo.”
Del tipo?”
Del tipo che mi ha detto che mi odiava e che ero un falso ipocrita perché non ho ammesso di aver fatto una cosa che in effetti non ho fatto.”
Una cosa come?”
Come pomiciare con la Weasley ieri sera dopo il ballo.”
Hai già pomiciato con una ragazza?”
Cazzo, papà, ti facevo un po' all'antica, sì, ma credevo che alla mia età anche tu l'avessi fatto.”
Ma certo che l'ho fatto, stupido. Era solo per sapere. Non mi hai mai detto niente di te.”
Non me l'hai mai chiesto.”
Scusa.”
No.”
No che?”
Non serve scusarsi.”
Allora cosa devo fare?”
Parla.”
Che devo dire?”
Raccontami della prima volta che hai baciato una ragazza.”
Suo padre sembrò un po' in imbarazzo in un primo momento, ma era deciso a recuperare il tempo perso con suo figlio, così cominciò:
Beh.. io ero.. giovane.”
Quanto giovane?”
Facevo il terzo anno.”
E lei?”
Anche lei.”
Era carina?”
No, per niente.”
Come no?”
No, non era carina. Vuoi dirmi che il tuo primo bacio l'hai dato ad una ragazza carina?”
Scorpius tacque per un secondo.
Potrei averlo fatto. Ma in effetti no, non era carina nemmeno la mia. Aveva la faccia a rospo.”
A rospo?!”
Che fai, ridi?”
La mia aveva la faccia a carlino.”
Chi era?”
Pansy Parkinson.”
Non ci crederai.”
Cosa? Anche tu hai dato il primo bacio a lei?”
No, a sua figlia.”
A sua figlia?! Vuoi scherzare? Un ibrido di Parkinson e Zabini?! Pensavo tu potessi permetterti di più!”
“Certo che potevo. Ma prima di azzardarmi a farlo con quelle carine dovevo far pratica.”
Hm, ti capisco. Anch'io ho fatto così.”
Dopo quanto hai baciato un'altra ragazza?”
Due anni.”
E lei chi era?”
Tua madre.”
Com'è stato?”
Squallido.”
Perché?”
“Perché non lo volevo. E te? Ne hai già baciata un'altra?”
Sì.”
Quando?”
Ieri sera.”
Davvero?”
Sì, ma era un sogno.”
Draco rise.
E com'è stato?”
Allucinante.”
Perché?”
Perché Robert mi ha visto farlo.”
Fare che?”
Mi ha visto baciarla. Ma io stavo sognando.”
Sei sicuro di non essere sonnambulo?”
Certo che lo sono.”
Avevi raccontato a Robert di quel sogno?”
Sì, stamattina.”
E lui si è arrabbiato stasera?”
Sì.”
Sei sicuro di non avergli fatto niente oggi? Niente che potesse offenderlo o farlo arrabbiare?"
Sicurissimo.”
Non lo so, ma sembra quasi che abbia cercato una scusa per litigare con te, quando magari era arrabbiato per qualcos'altro.”
Non lo so, ma non credo.”
Con chi sei andato al ballo?”
Con quella di Durmstrang, Danica. Perché tu non c'eri?”
Se fossi venuto sarei finito a ballare con Paciock.” Rise.
Sempre meglio che ballare con Vitious!”
Suo padre rise.
La sua era una risata cristallina, e non faceva solo ridere le labbra. Ridevano i suoi occhi, il naso, le guance, le mani, la schiena, le gambe, i piedi..
Ogni singola parte di suo padre, adesso, rideva. E Scorpius se ne sentiva fiero come non lo era stato mai, nemmeno di se stesso.
Non ti facevo così simpatico!” Commentò dopo poco, continuando a ridere piano.
Ed io così propenso a ridere!”
In realtà non rido spesso.”
Già.”
Quasi mai.”
Mai.”
Erano anni che non ridevo così.”
Quanti anni?”
Draco lo guardò, lo osservò bene. Ci pensò un attimo, quasi per calcolare in testa un tempo che conosceva. Sapeva quanti anni erano che non rideva così. Ed ogni giorno, ogni singolo giorno senza di lei era scandito nella sua mente e nel suo cuore, impresso a fuoco. Una traccia indelebile delle cose che non tornano.
Diciotto.” Rispose, sincero.
Perché, cos'è successo diciotto anni fa?”
Sono nato.”
Tu hai più di diciotto anni, papà.” Disse Scorpius, non sapendo se prenderlo come uno scherzo o se credere che suo padre fosse pazzo.
Sì, ma diciotto anni fa ho conosciuto la vita. La vita vera.”
E com'è la vita vera?”
E' strana, e non dura a lungo. E' curioso, sai, il fatto che ci siano sempre state tre parole che io elencavo come le tre cose che dovevano caratterizzare un uomo, una persona, perché essa vivesse davvero..”
.. E che queste tre parole siano quelle del Torneo Tremaghi.”
Come fai a saperlo?”
Una volta lo dicesti anche a me, e quelle parole erano quattro. Ma io sapevo che non credevi che le origini fossero una cosa importante.”
Già.”
E insomma, tu diciotto anni fa possedevi sia coraggio, che astuzia ed amore?”
Sì.”
Fammi un esempio per ognuno.”
Ebbi il coraggio di provare a fare una cosa mai fatta prima, ed utilizzai la mia astuzia per farla al meglio.” Disse Draco, poi si zittì.
E l'amore?”
L'amore era la cosa che non avevo mai fatto prima di allora, e che diciotto anni fa ebbi il coraggio di fare.”
E come si fa?”
Vedi.. un giorno conosci una persona. Sicuramente erano già passati anni da quando avevi cominciato a dire che la conoscevi, ma da quella volta in poi, da quel determinato giorno, puoi dire di conoscerla senza mentire.”
Cosa succede perché tu la conosca?”
“Basta uno sguardo in più, basta notare un gesto che non avevi mai notato prima.. Come inserire qualsiasi cosa nei libri per tenere il segno, piuttosto che piegare una pagina.. Come aprirli ed annusarli prima di cominciare a leggerli.. Come leggere l'ultima pagina per prima..”
Allora trovasti una persona che faceva tutte queste cose?”
Sì, e molte altre ancora.”
Del tipo?”
Draco sorrise concedendosi dopo tanto tempo la dolcezza di quei ricordi lontani e perduti.
Quando parlava con qualcuno che la metteva in soggezione, si sistemava i capelli dietro l'orecchio destro. Quando studiava amava essere interrotta per poter dire che lei stava lavorando, al contrario di chi la disturbava. Quando le si faceva un complimento, anche il minimo, anche il più vero, abbassava sempre lo sguardo e sorrideva. Quando aveva una giornata no sorseggiava il tè e leggeva i suoi libri preferiti.”
Quali erano i suoi libri preferiti?”
Quelli della Austen.”
E lei te li fece leggere?”
Me li lesse.”
E com'erano?”
Non lo so. La sera di nascosto li Appellavo nel mio dormitorio e li leggevo, perché quando me li leggeva lei perdevo il filo.”
E dopo cos'è successo?”
Dopo quando?”
Quando lei ha smesso di fare queste cose.”
Lei non ha mai smesso.” Disse Draco, ripensando a come quello stesso pomeriggio l'aveva vista sistemarsi distrattamente i capelli dietro l'orecchio destro.
Allora cos'è successo dopo che tu hai smesso di notare che lei faceva tutte quelle cose?”
Ho sposato tua madre.”
Quindi lei è una disgrazia?”
Il destino lo è.”
Hai mai pensato di fare una cosa cattiva nei suoi confronti solo per vendicarti di avertela portata via?”
No.”
Perché no?”
Era già abbastanza cattivo sposarla.”
Scorpius tacque a lungo, e questo spinse suo padre a parlare di nuovo.
Tu non sei una disgrazia, se è quello che stavi pensando.”
Ma sono nato da due persone che non si amavano.”
C'è un modo sottile in cui io amo tua madre. E' un amare un po' cattivo, malvagio, forse, ma ci sono anche delle sue cose che amo. La amo per essere imperfetta e per non essersi arresa, per essere andata avanti nonostante le avessi detto come stavano le cose. La amo per aver fatto per me molto di più di quanto io meritassi.”
La ami perché è e sarà sempre la tua schiava.”
E' ciò che succede a te con Blanca Parkinson.”
Io non la amo.”
Ma provi un affetto perverso per lei. Era chiaro come il sole che tu fossi tornato da lei solo per ottenere qualcosa, forse una vendetta, questo non so dirlo. Conosco la tua fama, ed ho spesso sentito delle ragazzine parlare di te arrossendo o ridendo istericamente.”
Lo fanno anche con te.”
Queste giovani maniache.” Rise suo padre. “Comunque, stavo dicendo che di tutte le ragazze da cui saresti potuto andare, hai di nuovo scelto lei.”
L'ho fatto perché sarebbe stato più irritante per Rose sapere che uscivo con..”
Scorpius seppe di aver appena confessato a suo padre del suo interesse per una Mezzosangue esattamente cinque secondi dopo averlo effettivamente fatto, e si interruppe all'istante.
Draco lo guardò, incuriosito.
La Weasley mi piace, è una ragazzina apposto. Va' avanti.”
Scorpius si sentì rincuorare. Sentì una grande energia scorrergli dentro i polmoni. Si sentì felice, per una volta, approvato da suo padre nel fare una cosa che credeva che lui disprezzasse più di ogni altra cosa al mondo.
Ti stavo dicendo che l'ho fatto solo perché l'avrebbe irritata di più vedermi al fianco della Parkinson.”
No, no, no. Tu sai bene che non è così. Le avresti dato fastidio anche se tu fossi uscito con la sua migliore amica, anche con una ragazza di cui ha un'altissima stima. Sai che quando si parla di ragazzi le ragazze non hanno più amiche.”
Fu il turno di Scorpius a ridere.
E' strano.” Disse, dopo un po'.
Cosa?”
“Come entrambi abbiamo sempre avuto questa gran fama e poi non abbiamo mai combinato niente.”
“E' ancora presto per dirlo, per te. Hai tutta la vita davanti, Scorp.”
“Sì, ma in tanti, troppi momenti, io ho solo voglia di scappare, e liberarmi di questo fardello.”
“Fardello?”
“Sì, l'interesse che provo per Rose.”
“Questo non è un fardello, figliolo. Anzi, è ciò che ti renderà la vita sempre più leggera, quando imparerai ad accettarlo.”
“Ma io non ci riesco!”
“Credi che sia stato semplice per me?”
“Cosa?”
“Accettare chi era lei.”
“Quella ragazza era Hermione Granger, vero?”
“Come fai a saperlo?” Chiese Draco sinceramente stupito.
“Ogni cosa ha sempre portato a lei.. Ti ricordi quando parlammo, quella volta, in giardino?”
“Certo che lo ricordo.. E tu che mi dicesti quella cosa così saggia perché avevo buttato una rosa al di là del giardino..”
“Secondo te quella rosa è ancora là?”
“C'è. L'ho vista poco tempo prima di venire qua ad insegnare.”
“Davvero? Ed è appassita?”
“Un po'. Se l'avessi raccolta sarei riuscita a salvarla.”
“E perché non l'hai fatto?”
“Perché sarebbe suonata al mio cuore come l'intenzione di voler tornare da lei.”
“E perché allora non torni da lei?”
“E' troppo assurdo, troppo strano.. Rovinerei tutto. Adesso lei sta bene, col suo marito del cazzo ed i loro bei due marmocchi.”
Scorpius rise sottovoce.
“So a cosa stai pensando!” Disse suo padre.
“A cosa?”
“Che saresti felice anche tu con Rose in casa.”
Scorpius arrossì. Con un po' di rosso, di imbarazzo, di amore a tingergli le guance, sembrava più umano anche il suo pallore spettrale.
“Se vuoi puoi invitarla da noi.” Riprese poco dopo il padre con un tono estremamente serio, per fargli capire che non scherzava.
Scorpius strabuzzò gli occhi e non disse niente, il cuore che batteva a mille alla sola idea che potesse succedere.
“Anche Hermione è stata alla Villa.”
“Davvero?!”
“Certo che sì. Venne per Natale. Cucinammo insieme, pulimmo casa, e lei ci mise.. un po' di sé.”
“Tipo?”
“Sei mai stato in biblioteca di notte?”
“No.”
“Quando è buio gli scaffali si illuminano di rosso ed oro.”
Scorpius rise.
“E tu glielo lasciasti fare?”
“Beh, a dir la verità l'ho scoperto la sera prima di quella in cui dovevo andare a cena da lei, Potter ed i Weasley.”
“A cena da lei, Potter ed i Weasley?” Ripeté Scorpius incredulo.
“Esatto, caro mio. Volevo parlare con tutti loro e chiarire le mie intenzioni, fargli sapere che io tenevo davvero a lei, eccetera eccetera. A dir la verità, avevo già parlato con Potter.”
“Quindi lui sa?”
“Ogni cosa.”
“E il padre di Rose?”
“Niente. Sono corna inconsapevoli, le sue.”
Draco rise di una risata amara, Scorpius di una risata di un bambino di due anni che ride per la prima volta alla battuta di un padre.
“Dovevi tener tanto a lei,” Disse Scorpius dopo alcuni minuti, “Per aver fatto tutto questo.”
“A dir la verità non sono mai andato a quella cena.”
“Perché?”
“Venni dato in sposo a tua mamma senza essere consultato e senza saperlo. Così le inviai una lettera, dove le dicevo soltanto che ero stato promesso in sposo ad un'altra ma avrei continuato ad essere suo.”
“E lei ti rispose?”
“Sì.”
“Immagino che ti mandò a fanculo.”
“A dir la verità no”, rise Draco, per poi riprendere con malinconia, “Mi mandò una lettera in cui mi ringraziava di essere stato quello che ero e quello di cui lei aveva bisogno, e mi disse che le dispiaceva. Fine.”
“E tu?”
“Le spedii un libro.”
“Che libro?”
“Cime Tempestose.”
“Di Emily Brontë?”
Che ne sai tu?”
Si dà il caso che ce ne sia una copia nella libreria di casa mia.”
Allora sei un piccolo topo di biblioteca anche tu!”
In Cime Tempestose Heathcliff torna da Kathy. Hai intenzione di tornare mai da Hermione?”
Immagino di no.”
Perché?”
Te l'ho detto prima. Lei sta bene senza di me, le ho solo e sempre scombussolato la vita.”

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Capitolo 12
*** 12. ***


Okay, prima di tutto vi chiedo umilmente perdono. Vi farei qualsiasi cosa, ad ognuno di voi, per scusarmi per non aver aggiornato. A mia discolpa non ho niente da dire se non che questo Raduno mi ha tenuta impegnata fino alla fine (Sono appena tornata dal Ballo del Ceppo!), e che davvero non ho avuto il tempo materiale per farlo.
In compenso, intanto vi pubblico questo, che spero, come sempre, sia di vostro gradimento, e vi prometto che domani ne pubblicherò un altro, anche se non so bene a che ora. Voi fate il tifo per me e per tutti i Grifondoro che domani si giocano la Coppa delle Case!! 
Già che ci sono, vi ringrazio del vostro sostegno, che è la cosa che non manca mai. Vi adoro!





12.

 

 

 

 

Nei giorni successivi la squadra di Auror inviata dal Ministero, che comprendeva i genitori ed uno zio di Rose, furono trattenuti ad Hogwarts.
Rose pensò molto a ciò che le aveva detto a sua madre, e pensò anche allo scontro di sguardi che era avvenuto qualche giorno prima tra lei e Draco Malfoy.
Era chiaro come il sole che se lei continuava a provare qualcosa per Draco, questo la ricambiava appieno, forse anche con più ardore, perché dopo di lei non aveva avuto più niente dalla vita, se non Scorpius, che non era mai riuscito ad apprezzare appieno.
Allo stesso tempo, spesso si ritrovava a scambiare sguardi con Scorpius Malfoy senza sapere perché e senza che facessero a gara a chi inceneriva di più l'altro.
La domenica mattina, appena Rose ebbe finito di fare i compiti, scese nella Sala Grande a vedere se sua madre era lì a lavorare. Con un gran piacere, scoprì che non c'era, e seppe subito che per trovarla avrebbe dovuto cercare in biblioteca.
Non fu delusa dal suo sesto senso, e la trovò, china su un libro, in un angolo, intenta a leggere.
Era un libro contro la Magia Oscura.
Rose la guardò interrogativa, ma lei le dette il buongiorno senza darle spiegazioni e risistemò il libro in uno scaffale con un colpo di bacchetta, forse per non permettere a sua figlia di vedere in quale scaffale si trovasse e così lo andasse a ricercare.
Questa, capì subito che si trattava del Torneo Tremaghi e decise che non avrebbe cercato di nuovo quel libro.
“E' una bella giornata fuori, solo un po' fredda. Che ne dici se andiamo a prendere un mantello su nei dormitori e andiamo a fare una passeggiata?” Propose Rose.
Sua madre acconsentì e la seguì.
Fu un piccolo tuffo al cuore, per lei, rivedere la Sala Comune, che non vedeva da ormai tanto, troppo tempo. Molti ricordi le tornarono in mente, come quando la mattina si svegliò e trovò Draco in fondo alle scale senza sapere come avesse fatto, con la colazione in mano..
Si riscosse velocemente e salì nel dormitorio delle ragazze.
“Caspita!” Esclamò, “Tu e le tue compagne non siete proprio la definizione più adeguata di 'ordinate'!”
In effetti, Rose notò, c'erano vestiti sparsi ovunque, nonostante gli elfi domestici ogni giorno si impegnassero per rifare le loro stanze, e nemmeno un letto era rifatto.
Si vergognò un po', ma non lo diede a vedere.
Prese i due mantelli e scese giù con la madre, alla volta del parco.
Qualcosa la spinse a tornare nel punto in cui, si ricordava, aveva sognato un momento romantico con Scorpius.
“E' strano”, commentò Rose, appena seduta sull'erba, mentre sua madre si sedeva accanto a lei.
“Che cosa?”
“Che il primo Settembre io ti abbia detto di raccontarti il motivo della mia inquietudine e adesso sia già Novembre e tu non sappia ancora niente.”
“Io ti ho lasciata fare perché credevo fosse la cosa migliore..”
“Certo che lo era, certo. Non ti sto biasimando, mamma, anch'io avrei fatto così. Però penso che forse questo sia il momento giusto di farlo.”
Rose le raccontò tutto ciò che c'era da essere raccontato, compresa la festa in onore di Silente, la meschinità, la sfida, la scommessa..
Sua madre l'ascoltò con pazienza. Annuì quando era giusto annuire, abbassò lo sguardo quando era giusto farlo, rise quando c'era da ridere, ma non la interruppe mai.
Sembrava assetata di sapere ciò che aveva passato sua figlia senza che lei ne sapesse niente.
Quando Rose arrivò al termine del suo racconto, non le aveva ancora rivelato l'identità del ragazzo che la tormentava.
Per ultima cosa le raccontò del sogno, del modo in cui era sembrato reale, e subito dopo le fece:
“Sai, mamma, è buffo quanto io e te ci assomigliamo.”
“Già.”
“Abbiamo molte cose in comune. La sete di sapere, la passione per la lettura, la voglia di spiccare, forse un po' di coraggio.. Anche in fatto di gusti siamo simili.” Concluse.
“So dove vuoi andare a parare.” Le disse la madre sorridendo. “Spero solo che Scorpius sia meno cocciuto di Draco.”
E questa, per Rose, fu la benedizione più grande che potesse mai ricevere.
“Hai presente il sogno di cui ti ho parlato?” Disse dopo un po' alla madre.
“Beh, sì. Cos'è successo?”
“Niente, niente. Le cose che ti ho raccontato. Solo che è successo proprio qui.”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Chissà se l'ha fatto anche Scorpius.” Disse sua madre, pensierosa.
“No, sono sicura di no.”
“E perché?”
Perché era un sogno!”
“E' strano il fatto che tu lo ricordi nei minimi dettagli.. e che ti sia sembrato così vero..”
“No, mamma, è solo che mi è piaciuto così tanto che me lo sono sempre ripassato mentalmente per non dimenticarlo..”
“Amore, un sogno non è un libro, e si deteriora nella memoria.”
Rose non rispose.
“Sai, ormai sono abituata ad Harry, a ciò che è successo dal quinto anno in poi, e ormai sono sempre sospettosa in fatto di sogni. Ma forse sì, hai ragione tu. E' solo un sogno, un bel sogno. E spero per te che un giorno accadrà davvero.” Disse dopo poco la madre.
Rose le sorrise, e non disse niente.
“Ho come la vaga impressione che sia ora di pranzo!” Esclamò Rose.
“Vedo che la fame l'hai presa da tuo padre!” Rise Hermione.
“Mai quanto Hugo!”
“Già, mai quanto Hugo.”
E si avviarono verso la Sala Grande.
Qui si trovavano ben poche persone, e ad un tratto entrò Draco Malfoy, piuttosto velocemente, deciso a non guardare verso il tavolo Grifondoro dove sedeva una persona che aveva conosciuto tutto di lui, e che da troppo tempo non sapeva più niente.
Gli mancava, certo. Ma non sarebbe tornato da lei.
Hermione invece lo guardò, di sfuggita, ma lo guardò. E le sembrò di tornare a casa a vedere la sua camminata veloce, e di nuovo un'ondata di ricordi la travolse.. Le prime volte, quando Draco non voleva starla a sentire, il primo bacio, quando lui fuggì via subito dopo..
Draco entrò nella stanzina dove Rose aveva rivisto i suoi parenti ed uscì di nuovo. Veniva dritto verso di loro.
Guardava davanti a sé senza guardare loro, ma si disse che ben presto avrebbe dovuto farlo. Avrebbe dovuto parlare con Hermione.
Arrivò al loro tavolo quando non era ancora pronto, non era ancora pronto a guardarla, a parlarle. Ma dovette farlo.
“Her.. Granger. Ti vogliono di là.”
Hermione arrossì un po' e Rose distolse lo sguardo per non sembrare invadente, facendo così capire a Draco che lei sapeva tutto.
“Quanto tempo ci vorrà?”
“Non lo so.” Rispose secco.
Hermione si avviò e disse a Rose di non aspettarla, che l'avrebbe trovata lei quando avrebbe finito.
Rose s'incamminò verso i dormitori, pensierosa. Chissà come si sarebbero comportati l'uno con l'altro sua madre e Malfoy.

 

Scorpius stette male per tutta la settimana. Era di nuovo solo, e non sapeva nemmeno perché. Robert continuava a tenergli il muso, e più Scorpius gli chiedeva spiegazioni, più lui si impegnava per dare risposte taglienti che ogni volta lo ferivano.
Se doveva essere accusato, voleva esserlo per una cosa che aveva effettivamente fatto.
Ben presto si trovò di nuovo con suo padre, dopo le lezioni. Era strano come il loro rapporto fosse cambiato senza una vera ragione. Forse la Granger aveva dato alla testa a suo padre, tuttavia Scorpius non poteva certo dirsi dispiaciuto.
Da una parte, il tempo passato con suo padre lo divertiva, e lo faceva stare bene. Ben presto scoprì molte cose di suo padre, come aveva tormentato Potter, Weasley, come aveva tormentato anche la ragazza che gli aveva sempre suscitato interesse.
Gli raccontò come si sentì la prima volta che la vide, quando ancora non sapeva niente di lei. Pensò perfino che fosse carina, con quei capelli crespi ed i denti sporgenti. Gli piaceva quel suo modo di non cercare di nascondere i suoi difetti, sembrava un invito a prenderla così com'era. E lui lo fece, tardi, ma lo fece.
C'era però, anche un lato negativo del passare molto tempo con suo padre: più di quanto volesse, si ritrovava a parlare di Robert, ed era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
Suo padre si accorse ben presto che lui soffriva molto per questa ragione, perciò evitò di parlarne. Ma appena sfioravano un qualsiasi argomento, di nuovo c'entrava Robert. Era con lui che faceva tutto, con lui che si sfogava, che parlava fino a notte fonda. Era lui che lo sopportava, che gli faceva copiare gli appunti di Storia della Magia, era lui che aiutava a Pozioni..
Adesso, senza di lui, anche Hogwarts perdeva un po' di senso.
Lui era sempre stato l'unico capace di ascoltarlo e di capirlo, l'unico che condivideva le sue idee, i suoi pensieri.. E adesso era sfumato via.
Il lunedì della settimana dopo il ballo, Scorpius non si incontrò con suo padre se non a lezione, e lo vide diverso, turbato da qualcosa.
Forse, pensò Scorpius, aveva dovuto parlare con la Granger per forza e non dirle tutto ciò che avrebbe voluto, che avrebbe dovuto, gli aveva fatto in qualche modo male.
All'ultima ora aveva Divinazione, fortunatamente, però, un'ora sola.
Quando entrò trovò la Cooman molto agitata che cercava dei vecchi fogli. Si sedette in un posto qualunque, vicino alla figlia di Millicent Bullstrode, senza salutarla né dirle nulla.
Entrò anche Rose.
La Cooman allora si riscosse si voltò, accorgendosi che la sua classe era già entrata.
“Oh no, no, no, cari ragazzi. Dovete mettervi come vi suggerisce l'Occhio Interiore!”
Tutti la guardarono senza capire.
“Per farla semplice a molti di voi che non possiedono la Vista come me, dovete sedervi con le stesse coppie che facemmo un po' di tempo fa.”
Scorpius sentì una morsa attanagliargli lo stomaco. Era passata più di una settimana da quando non parlava con Rose, e sinceramente stava bene così, senza avere anche la sua, di preoccupazione. Invece adesso avrebbe dovuto lavorare per un'ora intera con lei.
Quando tutta la classe ebbe preso posto, e Rose e Scorpius cominciarono a lanciarsi occhiatine fugaci con la coda dell'occhio, la Cooman parlò di nuovo.
“Oggi, faremo l'analisi dei vostri sogni. Andate a pagina duecentotredici del vostro libro, e dopo descrivete al vostro compagno l'ultimo sogno che avete fatto.”
Scorpius si sentì gelare, e così Rose.
L'ultima cosa che avrebbero fatto entrambi, sarebbe stato raccontarsi a vicenda il sogno dove si scambiavano tenere effusioni e si dicevano dolci parole d'amore.
“Mai.” Si dissero, insieme.
Dopo molta insistenza di Scorpius, Rose cominciò per prima. Si inventò un sogno qualunque, un po' macabro, in cui Grattastinchi mangiava un topo e questo si trasformava in un drago e la carbonizzava.
“Interessante”, commentò Scorpius quando ebbe finito, “per essere il più falso di sogni che avresti potuto inventare.”
“Sentiamo cos'hai da dire tu, allora!” Sbottò Rose con aria di sfida.
“Vediamo..” Cominciò Scorpius, “L'altro giorno ho sognato che mio padre era innamorato di tua madre, e viceversa.” Non seppe nemmeno perché lo disse.
Rose lo guardò strabuzzando gli occhi. A quanto pare, Draco aveva parlato con lui.
“Cosa c'entra adesso? Non è divertente, Malfoy.”
“So che non lo è, non lo è per niente sapere che mio padre si è abbassato al livello di una Mezzosangue.”
“Non sai quanto dispiacere è stato sapere che mia madre ha speso del suo tempo stando dietro ad una persona così meschina.
“Che ti dice che sia meschino?”
“Il fatto che sia tuo padre.”
“Grande cosa, la meschinità. Ti porta sempre dove vuoi arrivare.”
“Ma non dove hai bisogno di arrivare.”
“Cosa intendi dire?”
“Tuo padre può aver negato per tanto tempo anche solo il saluto a mia madre, ma alla fine l'ha amata perché era ciò di cui aveva bisogno, sebbene non fosse ciò che voleva.”
“Che diamine stai dicendo?”
“La verità. Tu, tuo padre, e molti altri maschi, vi divertite a negare a voi stessi l'amore, a dire che non vi importa, che non è cosa per voi, ma ben presto tornate indietro strisciando perché capite che bene o male amerete anche voi, che vi servirà farlo.”
“A cosa serve amare?”
“A completarsi a vicenda.”
“Interessante discussione la vostra, tuttavia non è il momento giusto. Immagino che siate caduti nel discorso dopo esservi raccontati il vostro sogno.” Disse la Cooman, prima quasi arrabbiata, poi ammiccante.
Sia Rose che Scorpius impallidirono.
“Cosa vorrebbe dire?” Provò Scorpius.
“Oh no, cari ragazzi, no. Mentire non vi servirà a niente. Con una persona con la Vista, le vostre bugie non hanno né capo né coda. Io conosco il vostro sogno. In effetti,” disse, avvicinandosi, “E' molto strano il fatto che quel sogno abbia ospitato entrambe le vostre menti, è una cosa che davvero non mi spiego.”
“Io continuo a non capire.” Provò di nuovo Scorpius.
“Sciocco, sciocco ragazzo. La ragazza aveva ragione, pienamente e totalmente ragione. E' inutile che tu neghi a te stesso l'amore, perché lui può fuggire da te, ma tu non puoi fuggire da lui. Ben presto, ragazzo, ben presto, l'amore ti troverà.”
Scorpius avvampò.
“Sono stanco delle sue farneticazioni, professoressa!” Sbottò iracondo.
“Non sono farneticazioni. Adesso lascia pure la mia classe, tanto la prossima volta tornerai, volente o nolente, e sarai costretto a fare tutto il lavoro che non hai fatto oggi.”
“Chi le dice che tornerò?”
“Oh, ma la Vista, mio caro. Essa non mi mente mai.”
“Allora ci vediamo alla prossima lezione!” Gridò Scorpius, scendendo a grandi passi dalla botola.
“Codardo!” Gli gridò dietro la Cooman, “Verrai messo di fronte ai tuoi sentimenti prima di quanto tu immagini!”
Ma Scorpius la sentì per metà.

 

Rose, quella sera stessa, raccontò alla madre che a quanto pare, anche Scorpius aveva fatto il suo stesso sogno.
“Devi permettermi di fare una cosa.” Le disse allora, seria, la madre.
“Che cosa?”
“Draco mi ha insegnato l'Aritmanzia. Adesso devi permettermi di entrare nella tua mente.”
“Perché?”
“Perché quel sogno è successo davvero, ne sono sicura.”
“Totalmente sicura?”
“Totalmente sicura.”
“E quando sarai.. nella mia testa, che cosa farai?”
“Cercherò quel ricordo.”
“Come si cercano i ricordi?”
“Guardandosi intorno.”
“E come ci si guarda intorno?”
“Non so spiegartelo. Se mai ti troverai a scavare nella memoria di qualcuno capirai cosa vuol dire cercare un ricordo.”
“E' divertente?”
“Per lo più strano.”
“L'hai mai fatto prima d'ora?”
“Sì.”
“Con chi?”
“Con Draco.”
“Diciotto anni fa? E sei ancora sicura di riuscirci?”
“No, l'ho fatto l'altro giorno.”
“Quando?”
“Quando ci siamo fermati all'ingresso del Castello e ci siamo guardati.”
“E cos'hai cercato?”
“Ho guardato se stava bene.”
“E lui ti ha lasciato entrare?”
“Sì.”
“Non poteva sembrare un invito?”
“A fare cosa?”
“A tornare anche nel suo cuore, come per dirti che ti avrebbe lasciato la via libera.”
Hermione rise.
“No.”
“E perché no?”
“Quando l'ho guardato mi ha detto che non sarebbe mai tornato.”
“Non me l'avevi detto.”
“Credevo fosse ovvio.”
“Non lo era.”
“Mi dispiace.”
“Se lui tornasse, tu lo accetteresti e lo accoglieresti?”
“Forse.”
“Da cosa dipende?”
“Dovrei vedere se lui lo vuole davvero. Posso entrare?”
“Entra.” Disse Rose, guardandola negli occhi.
Sua madre la guardò di nuovo e ben presto Rose si sentì invasa, anche se, sapeva, sua madre stava facendo di tutto per non farla sentire violata.
Rose le fece vedere ogni cosa, anche James.
Rivide la sua faccia.
La faccia di sua madre che sorrideva.
La faccia di suo padre.
L'unica volta che Draco Malfoy l'aveva guardata negli occhi.
Scorpius.
Scorpius che le teneva la mano.
Lo sguardo di sfida di Scorpius dopo avere messo il suo nome nel calice.
Il sorriso di Scorpius.
Finalmente eccolo, il sogno, custodito gelosamente.
Rose sentì qualcosa sbloccarsi e rivide tutto con chiarezza.
Vide Danica chiederle se avesse visto Scorpius, vide se stessa allontanarsi e lasciarla da Nicolas, vide se stessa vedere Scorpius.
Sentì il cuore batterle a mille come se lo stesse vivendo in quel preciso istante.
Il respiro le si accelerò paurosamente mentre vedeva da un punto di vista esterno il loro bacio. Sentì di nuovo le labbra di Scorpius sulle sue.
Si sentì volare, di nuovo.
E si sentì cadere, di nuovo.
Si vide seguirlo verso la Stanza delle Necessità.
Vide quanto era spoglia quando c'era lei.
Sentì l'ultimo bacio, e sentì il ricordo volarle via dalla mente.
Poi sentì sua madre uscire, e si sentì come se le fosse stato tolto un gran peso di dosso.
“Sai perché avete fatto entrambi lo stesso sogno?” Le chiese la madre, guardandola con tenerezza.
“Perché?”
“Perché non lo volevate.”
“Non volevamo cosa?”
“Non volevate davvero cancellare tutto.”
“Tu credi che Scorpius avesse ragione?”
“A dire che non durereste tre giorni?”
“Sì.”
“Non lo so. Anche tra me e Draco c'erano giorni no, perfino settimane no. Ma era bello tornare ogni volta insieme, ogni volta più affiatati di prima.”
“Come ti sentivi?”
“Come se stessi facendo la cosa giusta. Anche dopo avergli chiesto scusa per la decima volta quando la colpa era sua e lui non si scusava.”
“Perché?”
“Probabilmente perché era orgoglioso.”
“No, dicevo, perché l'hai fatto?”
“Perché lui aveva orgoglio anche per me che non l'avevo. Non mi importava di sembrare una sciocca, non quando di mezzo c'era il nostro rapporto.”
“Lui ti ha mai chiesto scusa?”
“L'unica volta in cui l'ha fatto la fatto nella lettera.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Strano.”
“Cosa?”
“L'unica volta che ti ha chiesto scusa non l'hai perdonato.”
“Perché lui non mi ha lasciato farlo.”
“In che senso?”
“Nel senso che io dentro di me l'avevo perdonato, e sapevo che non era colpa sua. Ma lui è sparito, e allora ho voluto sparire anch'io, tentando inutilmente di cancellare tutto.”
“Com'è stato?”
“Terribile.”
“E adesso come stai?”
“Bene.”
“E quando ti torna tutto in mente?”
“Di nuovo bene.”
“Ma non pensi mai al fatto che siano momenti andati?”
“Adesso sono una madre, sono un'adulta. Sono cresciuta abbastanza da sapere che certe cose non tornano mai. Non vedrò mai Hugo camminare per la prima volta di nuovo, non vedrò mai di nuovo vedere te che dicevi la tua prima parola.”
“Qual è stata?”
“Non ci crederai.”
“Fammi provare.”
Expelliarmus.
“La mia prima parola è stata un incantesimo?
“Sì.”
Rose rise.
“Però mi sa che te l'ha insegnata tuo zio.”
Rose rise di nuovo.
“Quando lo zio trova i Mangiamorte li Disarma ancora?”
“Certo che sì.”
“E loro si fanno prendere?”
“Certo che sì. Tuo zio ormai fa un Expelliarmus così potente che equivale a uno Stupeficius che disarma.”
“Sul serio?”
“Ma certo.”
“Voglio farmelo insegnare anch'io.”
“Chiediglielo.”
“Come farò con Scorpius?”
“In che senso?”
“Come farò a fargli capire che quel sogno è successo davvero?”
“Forse l'ha già capito.”
“Come?”
“Ho visto che parla molto con suo padre.”
“Credi che possa averglielo suggerito lui?”
“Sì, lo credo.”
“Draco Malfoy era bravo quanto te ad Hogwarts?”
“Probabilmente di più.”
“Impossibile.”
Hermione rise.
“Ma non aveva mai voglia di studiare.”
“Sul serio?”
“Sì. Credeva di sapere già tutto.”
“Che idiota.”
“Forse, un po'.”
“Un po' che?”
“Un po' idiota.”
“Un po' tanto.”
“E perché?”
“Perché ti ha lasciato andare via.”
“E' stata solo una mossa saggia.”
“E si è rovinato.”
“Pensala come vuoi.”
“Io voglio pensarla così.”
“Allora pensala così.”
Hermione sospirò e per un po' nessuna delle due disse niente.
Dopo qualche momento Hermione riprese parola:
“Tanto ormai è andata.”
“Cosa?”
“Tutto. Tutto quello che eravamo.. è andato perso.”
“Non tutto.”
“Come non tutto?”
“Sì.”
“Credi ci sia qualcosa da salvare?”
“Il tuo cuore, quello di Malfoy.”
“Perché lo chiami Malfoy?”
“E' come chiedermi di chiamare la McGranitt Minerva.”
“Già, quasi dimenticavo che è un tuo professore.”
“Ci sono novità con il ritrovo di Lucius Malfoy?”
“Non è più un caso mio, ma credo di sì.”
“Davvero?”
“Sì. L'hanno avvistato.”
“Dove?”
“Sulla tomba della moglie.”
“Sei mai stata presentata a Narcissa Malfoy?”
“Sì, ma lei non mi accettò.”
“Mai?”
“Dentro di sé ero come una figlia per lei, ma fece comunque tutto ciò che era in suo potere per ostacolarmi.”
“Però era ad Azkaban.”
“Sì. Infatti fece ben poco.”
“E quando seppe che Lucius aveva stipulato un patto col padre di Astoria Greengrass?”
“Fu scagionata poco dopo, e morì.”
“Di dolore?”
“Può darsi. Seppi che Draco stava molto male in quel periodo.”
“Lo posso ben credere!”
“Già.”
“Stavi molto male anche tu?”
“Sì.”
“E cosa ti fece riprendere?”
“Harry."
“Che cosa fece?”
“Mi disse che io non avevo perso niente, solo Draco aveva perso qualcosa.”
“E questo ti aiutò?”
“Sì, anche se sapevo che non era vero.”
“Allora come ti aiutò?”
“Mi aiutò sapere quanto Harry preferiva mentire per farmi sorridere piuttosto che mettermi di fronte alla verità.”
“Hai mai pensato allo zio come qualcosa più di un amico?”
“Sì.”
“Davvero?”
“Sì, davvero. In certi momento ho pensato che fosse il mio angelo custode.”
Rose rise.
“James si è già accorto del suo errore.” Disse dopo poco Hermione.
“Come fai a saperlo?”
“Me ne ha parlato Harry. Poco tempo fa ci ha parlato, e James gli ha raccontato tutto, e gli ha detto che gli è dispiaciuto vederti star male.”
“Ah, quello stupido. Non mi ha fatto star male. Mi ha solo fatto sentire stupida.”
“E perché?”
“Perché un po' del suo sangue scorre anche nelle mie vene!”
Fu il turno di Hermione di ridere, e rise di gusto.

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Capitolo 13
*** 13. ***


13.

 

 

 

La prossima lezione di Divinazione si tenne tre giorni dopo, e, come la Cooman aveva previsto, Scorpius si presentò, addirittura con aria più docile del solito.
Si sedette ad un tavolino vuoto, come lo era ancora metà dell'aula.
Quando Rose salì aveva troppi pensieri in testa per cercarlo e notarlo, e non pensò nemmeno al fatto che avrebbero dovuto lavorare con le stesse coppie dell'altra volta, così si sedette accanto a Sugar, che però non le ricordò che avrebbe dovuto cercare Scorpius e sedersi accanto a lui.
Ma non fu lei a cercare lui, bensì fu lui a chiamarla da una parte all'altra dell'aula.
“Weasley, io sono qua.” Disse.
Quella voce tagliente sembrò risvegliare Rose, che stava controllando una cosa sul libro di Trasfigurazione, ma che appena udì il “richiamo”, si alzò e raggiunse a grandi passi il tavolo dove il suo compagno era già seduto.
“Come mai sei tornato a lezione?” Chiese curiosa Rose.
Lui si chiese se avrebbe dovuto risponderle seriamente o meno, e quando si disse di sì, ammise con sincerità:
“Tutto merito di una strigliata di mio padre.”
Rose rise piano, “Che ti ha detto?” Chiese poi.
“Che avrebbe tolto cinquanta punti alla mia Casa appena avrebbe avuto il modo di farlo davanti a più Serpeverde possibile, un po' come rovesciarmi un sacchetto di sangue addosso in mare aperto in una zona dove si trovano molti squali.”
Rose rise di nuovo, “Hai intenzione di raccontare davvero quel sogno?”
“Che sogno?”
“Quello che non mi volevi raccontare l'altra lezione, il motivo per cui te ne sei andato.”
“L'ho fatto perché ero stanco della Cooman.”
“L'hai fatto perché te ne vergognavi.”
“Cosa ne sai tu?”
“Lo so.”
“E come fai a saperlo?”
“Perché l'ho fatto anch'io.”
“Anche tu? Provalo.”
Rose allora, sicura, cominciò a raccontare:
“Era la sera del ballo. Io e Nicolas ci siamo fermati un attimo perché eravamo stanchi ed abbiamo trovato Danica che chiedeva di te, perché eri scomparso. Allora io le ho detto che avrebbe potuto ballare con Nicolas mentre io andavo a prendere una boccata d'aria fuori, e se ti avessi trovato l'avrei avvertita. Mentre ero nel parco, mi sono voluta allontanare da lì perché mi sentivo inadatta in mezzo a tutte quelle coppiette che si scambiavano effusioni, così sono andata verso il Lago. E lì..”
“Hai trovato me.” Annuì Scorpius, strabiliato dalla loro telepatia.
“Ma invece di dirti di andare a raggiungere Danica, mi sono fermata a parlare. Poi.. abbiamo cominciato a parlare di cose più serie e tu.. ed io..”
“Sì, sì. So cos'è successo dopo, va bene, sono convinto.”
“Però devo dirti ancora una cosa riguarda quel sogno.”
“E cioè?”
“Era reale.”
“E' sembrato molto reale anche a me, sì.”
“No..”
“No cosa?”
“Lo era. Quella cosa, è.. E' successa davvero.”
E di colpo tutto tornava.
Robert arrabbiato, l'aver fatto lo stesso sogno, che in realtà era successo davvero..
Robert li aveva visti, e si era arrabbiato con lui perché aveva negato, negato fino alla morte..
E mentre tutti i tasselli cominciarono a completarsi tra loro, la Cooman annunciò l'inizio della lezione.
“Oggi”, disse, “Faremo la lettura della mano.”
“Professoressa” intervenne Rose, “Ma non dovevamo proseguire il lavoro dei sogni?”
“Dovevate farlo perché tu ed il Signor Malfoy avevate passato la lezione precedente ad inventar fandonie, ma adesso che avete svelato all'altro il vostro sogno, ed avete scoperto la realtà” Marcò con uno sguardo eloquente questa parola, poi proseguì, “.. possiamo anche andare avanti col programma.”
Rose non rispose, e la Cooman cominciò a spiegare.
Spiegò quale linea appartenesse a quella vita, quale a quella dell'amore, eccetera, e disse che adesso avrebbero dovuto fare un saggio di almeno trenta centimetri sulla mano del compagno, seguendo le istruzioni a pagina duecentotrentacinque del loro libro.
Molte proteste seguirono l'annuncio della lezione, poiché tutti erano sicuri che non sarebbero riusciti a scrivere trenta centimetri sulla mano del compagno, soprattutto non in un'ora.
“E se non finiremo in tempo?” Chiese Rose.
“Tu ed il signor Malfoy vi ritroverete in biblioteca sabato pomeriggio, alle cinque in punto.”
Rose le lanciò un'occhiata stranita, seguita da Scorpius.
“E' la Vista, signori, la vista.” Disse la Cooman, per rispondere agli sguardi sbigottiti di molti.
Cominciò a prevedere gli incontri di ognuno, ma quando arrivò a Sugar e Robert si fermò.
“Voi no.” Disse, “Scriverete entrambi con una calligrafia enorme, ma lo accetterò comunque.”
Tutta la classe rise, e si mise al lavoro.
Rose scoprì che avrebbe vissuto almeno due anni in più di Scorpius, e lui fece una battuta sarcastica sulle loro morti, dicendo che sicuramente lui sarebbe morto in uno scontro valoroso, o cose del genere, mentre lei sarebbe morta in un modo banale come impugnare la bacchetta al contrario e puntarsela al cuore.
“Ma andiamo” disse poco dopo Rose, sfogliando febbrilmente il libro, “Secondo il libro questo genere di segno significa che muori di vecchiaia!”
“Sta' zitta, cosa vuoi che ne sappia!”
“Vuoi che chiami la Cooman e le chieda di verificare perché sei piuttosto scettico?”
“Merlino, no! Okay, okay, morirò di vecchiaia.” Annotò qualcosa sulla pergamena e poi le chiese di porgergli la sua mano.
“Secondo il libro.. mmh.. vediamo.. è arcuata.. e torna piuttosto in basso.. significa che morirai.. Oddio, è esilarante!” Disse dopo poco, porgendole il libro e ridendo.
“Guarda la terza spiegazione!”
Rose la lesse e lo guardò male, “Perché in un libro di Divinazione dovrebbero addirittura specificare com'è la linea della vita di uno che muore per cause intestinali? Non potrebbero semplicemente scrivere 'malattia'? Magari uno prima di morire può ancora sperare di morire di una malattia.. degna!”
“Conosci malattie.. degne?”
“No, ma è lo stesso. E comunque hai sbagliato, caro! Non morirò di cause intestinali, guarda un po'! E' la spiegazione sotto, devi aver sbagliato rigo..”
Scorpius le tolse il libro da sotto al naso e lesse.
“Merlino, Rose..”
Rose avvampò. Era la prima volta che la chiamava per nome.
“Che c'è? Una morte più valorosa della tua?” Scherzò lei.
“Morirai di dolore!”
“Sei sicuro?”
“Sì, sì, guarda qui!”
“Sei veramente un idiota, Scorpius!” E stavolta avvampò lui.
“Perché?”
“Stavolta hai sbagliato pagina.”
Scorpius in qualche modo, dentro di sé, si sentì quasi sollevato.
“E quindi di cosa morirai?”
“.. Di vecchiaia anch'io.” Ammise Rose.
“Che morte indegna!”
“Ricordati che è la tua stessa! E pensa un po', abbiamo la stessa età e la tua vecchiaia si fa sentire due anni prima della mia!” Disse Rose ridendo.
Scorpius non ebbe da ribattere.
Di colpo pensò al suo futuro, a che fine avrebbe fatto Rose. Si chiese se sarebbe stato capace di tenersela, se mai l'avrebbe avuta. Si chiese se avrebbe avuto un futuro con lei, un giorno, un giorno lontano. Se l'avrebbe presentata come sua moglie, o se invece avrebbe ripensato a lei dopo anni ed anni che non lo faceva, un giorno, quando avrebbe trovato per caso il suo nome nei necrologi della Gazzetta del Profeta.
“Ma certo che no”, si disse, “Io morirò prima di lei.”
Quando finirono, il lavoro di Scorpius misurava dodici centimetri e quello di Rose solo dieci. Si guardarono, come per fissare l'appuntamento già fissato dalla Cooman, si guardarono ed era come una promessa. Come “Ci vediamo e non per scannarci a vicenda”, ed era bello così.

 

Appena finita la lezione, Scorpius si avviò svelto fuori ad aspettare che Robert uscisse per parlargli, ansioso.
Quando Robert uscì non lo guardò nemmeno per un secondo, quasi come se non esistesse, come se fosse una parete vuota che non valeva la pena di guardare.
“Robert!” Lo chiamò Scorpius.
Robert si voltò, lo guardò e si rigirò senza nemmeno rispondergli, senza nemmeno scacciarlo. 
“Ho bisogno di parlarti” Provò di nuovo Scorpius, e di nuovo con scarsi risultati.
“Sono stato un coglione! Un deficiente! Quel sogno.. io.. ora ho capito, ho capito che era successo davvero, ma io prima, io prima ti giuro che non lo sapevo!”
Stavolta Robert parlò.
“Carina l'idea di dire che non lo sapevi. E dimmi un po', come facevi a non saperlo?”
“Hai presente quando ti ho detto che alla fine del sogno ci cancellavamo la memoria?”
“Sì.”
“Ecco.. noi l'abbiamo fatto davvero.”
“Idea grandiosa! Era tutto architettato fin dall'inizio? Avevi già capito che mi sarei arrabbiato? Caspita, Scorp, tu sì che mi conosci!”
“Smetti di fare lo stronzo e ascoltami!”
“E' quello che sto facendo, ascoltarti. Ma non puoi chiedermi di non fare lo stronzo. Non tu!”
“Usciamo.” Disse Scorpius, quasi implorandolo, pensando che un po' di aria fresca avrebbe fatto bene ad entrambi.
“Non ho un mantello, e fuori è troppo freddo adesso per uscire così.”
Accio Mantelli!” Disse Scorpius, e subito due mantelli arrivarono, uno per sé ed uno per Robert.
“Grazie.” Mormorò Robert, seguendolo verso l'esterno.
Appena furono fuori, Scorpius ricominciò.
“Credi davvero che sarei stato così indifferente con lei dopo aver fatto una cosa del genere?”
“Non lo so! Non so cosa avresti fatto! Credevo di conoscerti ed invece non so niente di te! Niente!”
“Non è vero!”
“Allora dimmi, cos'è che so io, che non sappiano anche tutti gli altri?”
“Tu sai come sono quando mi sveglio la mattina! Sai come sono nervoso! Sai come non mangio quasi niente a colazione, sai quanto mi piace il cibo etnico, il francese. Conosci ogni mia abitudine, anche quella più strana, come.. come mettermi i boxer rossi ogni volta che succede qualcosa di nuovo, perché mi portino fortuna!” Le sue guance si tinsero di rosso, “Tu conosci la storia di mio padre! Tu sai tutto di me, della mia famiglia. Tu hai sempre saputo quando fingevo, quando mentivo. Sai riconoscere la mia calligrafia e conosci i miei gusti, perfino di vestiti! Tu sai.. sai un sacco di cose su di me! Sai che canto sotto la doccia, sai che leggo libri Babbani! Sai ogni cosa di me! Sei come un fratello per me, e le cose più belle sono state le cose con te, Rob, sempre! Non mi sono mai divertito con qualcuno che non fossi tu! Hai sempre saputo tutte le mie cose per primo, e tante volte sei stato l'unico a saperle. Questi giorni senza di te sono stati l'inferno! Ho avuto così tante cose in testa senza poterti mai dire assolutamente niente, e non sai, davvero non sai quanto faceva male vederti passare davanti a me senza nemmeno guardarmi, come fossi una persona qualunque! Sei il mio migliore amico, Robert! Ed ogni cosa passa in secondo piano, con te in confronto! Se tu fossi Babbano io ti accetterei lo stesso, perfino se tu fossi Grifondoro! Tu sai, sai quanto tengo alla Weasley, a mio padre! Ti ho confessato ogni cosa, sempre! Non puoi lasciarmi qui nella mia merda!”
“Era quello che ti ci voleva! Adesso hai capito come ci si sente!”
“Cosa vorresti dire?”
“Che anch'io mi sono sentito solo, ignorato da te, molte volte prima che tu potessi anche solo concepire un pensiero del genere! Sei sempre stato così freddo che per tanto tempo io ho creduto che tu non mi dicessi assolutamente niente! Non credevo possibile che una persona non riuscisse a provare così tanto vuoto insieme!”
“Ed invece questo sono io, e adesso lo sai! Ecco un'altra cosa che sai di me: per troppo tempo io non ho provato niente!”
“E invece adesso ti stai dando da fare a provare così tante cose insieme che spesso ne lasci una indietro..”
“Sei.. tu.. tu.. sei geloso della Weasley! Come può anche solo passarti per l'anticamera del cervello che io possa preferire lei a te?”
“Ti saresti impegnato per dire la verità a lei!”
“Io.. cosa?! Ho passato un mese con la Parkinson solo per farla star male perché mi aveva superato senza nemmeno volerlo fare e tu.. tu mi dici che io mi sarei impegnato per dirle la verità?”
Robert tacque ed abbassò lo sguardo. Sembrò pensare a qualche altra accusa da fare a Scorpius, e ad un tratto sembrò trovarla, perché alzò lo sguardo e s'infervorò di nuovo.
“E come hai fatto adesso a scoprire che quel sogno in realtà era un ricordo rimosso?”
“Me l'ha detto lei!”
“E tu ti fidi?”
“Mi ha raccontato il sogno nei minimi dettagli!”
“Non poteva averlo saputo da qualcun altro?”
“Tu..?”
“No, no! Non io! Magari tuo padre potrebbe.. averlo detto a sua madre.. no?”
“.. E sua madre averlo raccontato a lei? No. Fuori discussione.”
“Che ne sai?”
“Conosco mio padre.”
“Ne sei certo?”
“Sì!” Ruggì Scorpius, “Io conosco mio padre!”
“Okay, okay. E lei come faceva a sapere che era un ricordo?”
“Che ne so.. Può darsi che glielo abbia suggerito sua madre!”
“Ne sei sicuro?”
“Lo sono.”
“Ti fidi di Rose Weasley?”
Scorpius ci pensò un po', poi si sdraiò nell'erba.
“Sì.”
“E la ami?”
Scorpius si rialzò di scatto e lo guardò fisso per un po'.
Ci pensò.
Si sdraiò e si rialzò, poi si mise in piedi e cercò un sasso piatto.
Ne trovò uno e lo scagliò in acqua.
“No.”
Un balzo.
“Non amo.”
Due balzi.
“Rose Wealsey.”
Tre balzi.
Robert ne prese un altro.
“Non ancora.”
E il suo sasso fece cinque balzi.
“Sai cosa significa?”
“Cosa significa cosa?”
“Il tuo sasso ha fatto tre balzi ed il mio cinque. Tu hai detto che la ami ed io ho detto non ancora.”
“E con questo? Hai solo il polso migliore di me.”
“No, amico. Significa che ho visto più in là di te.”
“Va' a fare predizioni del futuro con la Cooman!” Disse Scorpius, tirandogli una pacca sulla spalla.
“Non cambiare discorso!”
“Non l'ho fatto.”
“E invece sì.”
“No. E zitto.”
Ed avevano fatto pace.
Pace così, sdraiati sul prato sulla riva del Lago Nero, a tirare sassi sull'acqua e guardare chi buttava il sasso più in là. Pace così, senza dire niente. Perché l'amicizia è fatta di parole, ma anche di altrettanti silenzi.
“E tu?” Chiese dopo un po' Scorpius.
“Io cosa?”
“Hai trovato una ragazza?”
“Ci sto lavorando.”
“Non la trovare mai.”
“Perché?”
“Perché cominci a vedere le nuvole a forma di cuore.” Rise Scorpius, seguendo quella nuvola, più candida di tutte le altre, sfilargli sopra e cambiare forma, da cuore a macchia indistinta, poi di nuovo cuore, poi palla. Per fino l'amore era mutevole, e bastava lasciar entrare una folata di vento perché questo scompigliasse tutto.

 

 

Rose Weasley non sapeva più cosa pensare. Troppe cose giravano per la sua testa, e tutte troppo velocemente. Si era accorta che in Scorpius era cambiato qualcosa, -del resto, come poteva non farlo?- ma non sapeva cosa e né tanto meno perché.
Le sembrava più propenso ad amare, più dolce, più sincero con se stesso e con gli altri. A guardarlo adesso, certo non si sarebbe mai potuto credere che avesse giocato quei brutti scherzi a Rose. Eppure, l'aveva fatto.
Si disse che avrebbe dovuto parlare con sua madre, appena ci sarebbe riuscita. Intanto, ne parlò con Sugar.
“Secondo te che gli è successo?”
“Forse è l'influenza del padre.” Osservò Sugar dopo un po'.
“Mi sembra strano che suo padre ottenga una certa influenza su di lui solo dopo due mesi ormai che è ad Hogwarts.”
“Ma non ti sei accorta di quanto sembrano molto più.. affiatati adesso?”
“In che senso?”
“Nel senso che sembra che Papà Malfoy abbia cominciato davvero ad aprirsi a suo figlio.”
“Papà Malfoy”, rise Rose, “E cosa dovrebbe avergli raccontato? Sembra tanto il genere di persona che non racconta la sua vita nemmeno a se stesso.”
Sugar rise. “Non dovresti essere così severa con lui, non dopo aver scoperto il sentimento di tua madre.. Non mi sembra una donna insensata tanto da spendere del tempo dietro ad una persona che non se lo merita.”
“Eppure sono anni ed anni che segue una persona che non la merita.” Osservò Rose.
“Chi sarebbe?” Chiese accigliata Sugar.
“Mio padre.”
“Tuo padre? Come fai ad essere così cattiva con lui?”
“Io non sono cattiva, sono oggettiva. Un'altra cosa che non ho ereditato da mia madre. Lei si fa condizionare dalla bontà delle persone, ma deve capire che una persona può anche avere un cuore buono e ferire comunque le persone, semplicemente perché non se ne rende conto. Così tante volte, così tante volte ho visto mia madre rimanerci male per un complimento mancato di papà, o perché lui si era dimenticato il suo anniversario, il suo compleanno, addirittura..”
“Però tua madre ha ragione, tuo padre è pur sempre una brava persona.”
“Ma non è giusto che lei spenda tutta la sua esistenza ad inseguire e cercare a capire una persona che non la merita, che non l'ha mai meritata e che non lo farà mai in futuro. Tante volte io stessa, io, ragazzina di quattordici anni, mi rendo conto della sua immaturità. Semplicemente.. molte volte non si rende conto di cosa gli gira intorno, e tutto gli sembra un gioco..”
“Probabilmente è per questo che tua madre l'ha scelto.”
“Cosa?”
“Il suo farla divertire.”
“E' inutile farla divertire se fino ad un momento prima l'ha trattata come uno straccio, Sugar. Lui davvero non capisce, non ci riesce..”
“E quindi cosa pensi di farci?”
“Niente, vorrei solo che se ne accorgesse anche mia madre e che trovasse il coraggio di tornare da Malfoy.”
“Davvero lo preferiresti?”
“Tutti pensano sempre che quando due persone divorziano, e soprattutto quando i genitori trovano altri partner, i figli ne soffrano. Ma molte volte non è così! I miei non si sono mai sforzati di farmi vedere solo la mezza verità, solo la parte buona di una mela marcia. Io ho sempre conosciuto la mia famiglia sotto tutti gli aspetti, e sinceramente non mi importa di dovermi dividere fra mia madre e mio padre. Ho solo bisogno di vederli felici..”
“E non pensi che tuo padre ne soffrirebbe?”
“Mio padre non deve essere allontanato da tutte le sofferenze solo perché è mio padre, o perché ha provocato del male inconsciamente. Forse ciò che lo ha alimentato, ciò che ha accresciuto la sua inconsapevolezza, è proprio il fatto che non abbia mai preso una bella batosta a seguito di un suo sbaglio. Tutti sono sempre stati pronti a perdonarlo per questo, perché lui era chi era, perché non si era reso conto dello sbaglio.. Ma farlo l'ha solo portato ad essere com'è adesso. Molte volte mi tratta male, e mi punzecchia per gioco, e molte volte, quand'ero più piccola e ancora non capivo cosa gli passasse per la mente, ci rimanevo male. Poi sono cresciuta, ed ho capito. Ma perché io devo crescere, e non deve farlo lui?”
“Dovresti parlarne con tua madre..”
“Sì, penso che lo farò.”
E a grandi passi si avviò verso la Sala Grande, sperando di trovare sua madre libera.
Quando arrivò, trovò la porta della Sala Grande chiusa, ma non a chiave, così entrò.
Trovò tutti molto affaccendati, c'erano tutti i professori, e ben presto scorse anche sua madre e suo zio Harry, ma non trovò suo padre.
Sua madre, osservò Rose incredula, stava parlottando a bassa voce in un angolo con niente meno che Draco Malfoy. Sembrava quasi arrabbiata, ma allo stesso tempo c'era un po' di stanchezza nei suoi occhi.
Malfoy, invece, era di spalle, e Rose non poté cogliere le sue espressioni.
Prima che qualcuno potesse accorgere che lei era entrata, e smettere di fare ciò che stava facendo (Alcuni erano appoggiati su un tavolo, altri su un altro ed ancora altri su un altro, e guardavano dei fogli, ogni tanto agitando la bacchetta.)
Mentre si chiudeva la porta alle spalle, sempre sbirciando sua madre e il suo Professore, Rose notò che mancava un tavolo, e si chiese cosa stesse per succedere.

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Capitolo 14
*** 14. ***


14.

 

 

 

Quella sera, la cena fu allestita in un'altra ampia sala del Castello, al quarto piano, senza che venisse data alcuna spiegazione, ed il giorno dopo, al suo risveglio, Rose trovò un avviso sulla bacheca della Sala Comune.

 

Si avvisano tutti gli studenti che le lezioni saranno sospese fino a lunedì prossimo, e che questa mattina, la mattina di Giovedì 11 Novembre, siete tutti attesi nella Sala Grande per un'importante comunicazione alle 10 in punto.
Siete pregati di non mancare.

 

In cuor suo, Rose sapeva già cosa sarebbe stato annunciato.
Adesso che il Torneo era così vicino, così palpabile, un gran senso di paura le attanagliava lo stomaco, e non sapeva come avrebbe fatto ad uscirne, se mai ce l'avrebbe davvero fatta.
Sperò che l'astuzia o il coraggio sarebbero state le prime prove, perché quella che temeva di più era l'amore, quella più ignota.
Si immaginò che nel coraggio sarebbero state presenti bestie feroci, e lei avrebbe dovuto sfidarle. Poi s'immaginò che per proseguire nel labirinto dell'astuzia, avrebbe dovuto affrontare numerosi indovinelli, ma davvero non sapeva cosa avrebbe avuto in serbo per lei la prova dell'amore.
Che si sarebbe ritrovata uno Scorpius davanti? Che le fosse chiesto di sacrificarsi per qualcuno di amato?
Questo, Rose, non poteva saperlo. Ma in cuor suo, sperò davvero che non le sarebbe mai stato chiesto di fare una qualsiasi scelta di questo genere, perché non avrebbe mai saputo come rispondere e cosa scegliere.
Aspettò che scendessero anche Al e James, e si diresse verso la Sala Grande con loro. Al ben presto trovò Jane, e così si unì con lei e stettero in disparte, lasciando James e Rose soli.
“Come vanno le cose?” Le chiese James appena furono soli.
“Bene, diciamo. E' tutto così strano.. ogni giorno succede qualcosa di nuovo ed io non so stare al passo di tutte queste novità!”
“Del tipo? Che genere di novità? Amorose?
“Novità amorose? Ma di che parli?!” Fece Rose, arrossendo. “Okay, okay, diciamo di sì, ma il punto è che non lo so nemmeno io!”
“C'è una cosa che tu sappia?”
“No, in effetti no..”
“Sei preoccupata per ciò che ti potrebbe aspettare al Torneo?”
“Inutile negarlo.. Ciò che mi spaventa è l'amore, perché è più ignoto.. Col coraggio si capisce, bene o male. Si dovranno affrontare le nostre paure, cose del genere, insomma; lo stesso con l'astuzia, risolvere enigmi.. Ma l'amore mi spiazza totalmente.”
“La tua prova è già cominciata.”
“Che vorresti dire?”
“E' già cominciata, capisci? Quella dell'amore. Ti spiazza ancor prima che sia qualcosa di davvero reale. Non sai mai cosa aspettarti, non dormi la notte pensando a cosa potrebbe accadere.. Eppure sei ancora qui. Non hai ancora estratto quella parolina dalla tua ampolla, a dir la verità non sai nemmeno quando si terrà la prima prova! Eppure sei già così in ansia..”
“Non sapevo tu fossi diventato un poeta!”
“Ah, c'est l'amour..
“Dicendolo così sembri innamorato più di una di Beauxbatons che di Sugar..”
Lui la guardò e rise: “Mai.”
Dopo una breve pausa, James parlò di nuovo:
“E comunque hai ancora molte cose da dirmi.”
“Ma sono le dieci. E dobbiamo entrare nella Sala Grande.”
“Appena ci hanno detto quel che ci devono dire ti va se ne parliamo?”
“Certo che sì.”
E con questa promessa, varcarono la soglia della Sala Grande.
C'era un gran caos, nessuno sapeva dove sedersi, da che parte stare.. tutte le case erano mischiate, adesso, e la McGranitt provava a parlare e farsi sentire senza riuscirci, la sua voce sovrastata da quella di altre centinaia di ragazzi.
Quando anche Rose entrò, e alcuni ragazzi dietro di lei, la McGranitt si decise a fare un Incantesimo Sonorus per farsi udire da tutti.
“Buongiorno” disse.
“Buongiorno” risposero molti, ma non tutti.
“Oggi vi verrà dato un avviso molto importante, e non dovete essere divisi in Case.” Poi, vedendo che i primi si agitavano, si affrettò a parlare di nuovo, “E nemmeno in scuole. Quello che voglio, oggi, è che vi sediate come più vi aggrada.”
Molti si chiesero il perché di quella cosa, ma non ebbero il coraggio di chiederlo e si sedettero. Incredibilmente, tutti entravano alla perfezione nello spazio di tre tavoli senza dover stare nemmeno attaccati come sardine in scatola.
Quando anche l'ultimo studente si fu seduto, la McGranitt parlò di nuovo:
“Abbiamo fatto questa cosa, perché non volevamo che in un giorno come questo voi foste divisi secondo una tifoseria di alcun tipo, memori di eventi passati.” Disse, scoccando un'occhiata verso Harry e Draco, che se ne stavano in disparte assieme al resto del gruppo degli adulti.
Harry sembrò non curarsene, e Draco arrossì un po', imbarazzato.
Rose si chiese se avrebbe fatto lo stesso se fosse stato rimproverato una ventina di anni prima, e si disse di no. Ma dopotutto non poteva lamentarsi, era molto meglio questa versione di Draco Malfoy.
Dopo aver lanciato quella breve occhiata verso dei suoi ex alunni, ormai cresciuti abbastanza da averle donato altri studenti coi loro cognomi, la McGranitt continuò:
“Ciò che verrà annunciato oggi, è la data della prima Gara del Torneo Tremaghi.”
Molti ammutolirono, altri, al contrario, fecero esclamazioni. Eppure tutti, ancor prima di entrare lì, sapevano cosa sarebbe stato detto loro.
Rose stava fissando un punto imprecisato al di là del tavolo davanti al suo, quando i suoi occhi catturarono una macchia biondo platino, che misero ben presto a fuoco.
Quella macchia color platino fece battere il cuore a Rose, perché la guardava, e sembrava lo stesse facendo già da un po'. Forse voleva capire cosa provava, osservare la sua espressione. E così fece Rose.
Scorpius Malfoy era ansioso, ansioso per lei e per i pericoli che avrebbe affrontato, anche per colpa sua.
“La prova” riprese la McGranitt, “Si terrà il 30 di Novembre.”
Di nuovo gli studenti ammutolirono, e Nicolas, Rose e Danica, si scambiarono sguardi complici di puro terrore. Mancavano soltanto diciannove giorni alla verità, alla prima Prova, dove tutti li avrebbero finalmente e irrimediabilmente giudicati.
Anche Scorpius ebbe paura, di nuovo, molto più di quanto ne avesse avuta fino a quel momento. Adesso che la prova aveva una data, sembrava così palpabile la tensione, il pericolo.. perfino troppo, più di quanto nessuno di loro avrebbe mai saputo davvero sopportare appieno.



Ben presto la folla cominciò a dileguarsi verso le varie parti del castello, ed i meno freddolosi anche verso l'esterno. Scorpius, dal canto suo, cercò per quanto gli fosse possibile di rimanere indietro per riuscire a parlare con Rose, che era stata richiamata all'interno di quella stanzina dove molte volte aveva visto sparire anche suo padre.
Tuttavia, Rose sembrò trattenuta per le lunghe, e Scorpius fu costretto ad andarsene senza averle nemmeno dato il buongiorno.
Mentre andava verso i dormitori a cercare Robert, Scorpius si chiese cosa fosse cambiato, alla fine, non tanto fuori, quanto dentro di lui, tanto da avere il desiderio di darle il buongiorno.
Forse era sapere che non si era immaginato tutto, che allora della dolcezza tra di loro era in qualche modo palpabile, ed era stata davvero reale, e davvero c'erano le labbra di Rose, sulle sue..
Forse era vedere suo padre che ogni giorno si scioglieva dietro alla madre di Rose senza fare un passo, senza dirle niente di carino, senza trattarla in un modo diverso da come avrebbe fatto se non si fossero mai rivisti quell'anno ad Hogwarts.
Lui non voleva finire come suo padre, a dover continuamente nascondere ciò che aveva dentro. Avrebbe voluto far vedere a tutti ogni singola cosa che provava, anche la più insignificante. Avrebbe voluto che loro capissero quanto, in verità, lui riuscisse ad amare.
Avrebbe voluto vedere qualcuno a cui davvero importasse ciò che provava, ma in cuor suo sapeva già di aver trovato chi aveva sempre capito ciò che provava, perfino molto meglio di lui, e non poteva essere più contento di così, non poteva essere più lusingato della persona disposta ad amarlo che aveva trovato, e non avrebbe saputo chieder di meglio.
Però c'era ancora una parte di lui che si opponeva, che continuava a ripetere se stesso che avrebbe lottato per una cosa che, prima o poi, sarebbe finita comunque.
Alla fine, ormai ogni parte di Scorpius era pronto ad accettare l'amore di Rose, e l'amore per Rose, ma non tutto Scorpius era pronto ad accettare la precarietà su cui si sarebbe basata una qualsivoglia futura relazione fra di loro.
Probabilmente era cresciuto troppo male, era stato abituato ad una realtà dove le cose non finiscono mai, -anche perché i sentimenti, in casa Malfoy, ben di rado cominciavano, e quindi era più raro che qualsiasi cosa fosse soggetta ad una qualche precarietà- e così adesso si ritrovava a fare i conti con la sua inesperienza in fatto di amore e sentimenti, ed in fatto di cose di cui prima o poi si dovrà accettare anche una fine.
Si disse che no, non ce l'avrebbe mai fatta a sopportare un rifiuto, a sopportare di vederla andare via, sgusciare dalle sue grazie così facilmente e così silenziosamente come c'era entrata, ma che forse questo avrebbe potuto spronarlo a fare in modo che lei non se ne andasse, o che perlomeno lo facesse il più tardi possibile.
Arrivò ai dormitori e trovò Robert, che lo aspettava, quasi in ansia, su una poltrona vicino al camino.
“Sei in ansia?” Gli chiese appena lo vide spuntare dalla porta.
“Molto più di quanto dovrei.”
“Chi ti dice quanto dovresti o non dovresti essere in ansia?”
“Il mio buonsenso.”
“Che non è buono e non ha senso, quindi hai una quantità di ansia del tutto ragionevole al pensiero che tra venti giorni potrebbe succedere qualsiasi cosa alla ragazza che ti piace senza che tu ti sia mai davvero dichiarato a lei.”
“Vacci piano.” Disse Scorpius, e dopo aver tratto un lungo respiro continuò, “E comunque non è vero che non mi sono mai confessato.”
“Bella confessione! Talmente bella”, rise, “che avete dovuto dimenticarvela, altrimenti non sareste riusciti a trattenere nessun altro ricordo perché incomparabile a tale meraviglia!”
“Prendi poco per il culo” disse allora Scorpius, senza riuscire, però, a trattenere un sorriso. Il primo dopo una grande ondata di ansia.
Era a questo, si disse, che servivano gli amici.
A farti ridere anche nei momenti più drammatici.
Ed era proprio questo, si disse di nuovo, che gli faceva davvero capire che Robert era un amico, e che avrebbe sempre potuto contare su di lui. Il fatto che qualsiasi cosa succedesse, lui era pronto a riderci su, anche se soffriva, per non darlo a vedere, e per riuscire a scacciare più in fretta ogni sentimento che potesse ferire qualcuno.

 

 

Quando a Rose fu chiesto di andare nella stanza adiacente alla Sala Grande insieme a Nicolas e Danica, non seppe subito alzarsi perché le tremavano ancora le gambe.
Quando tuttavia si alzò, fu contenta di vedere sua madre avviarsi nella stanzina, perché in qualche modo la sua figura la faceva stare meglio.
Non sapeva cosa l'aspettava, se di nuovo c'era un pezzo grosso del Ministero che voleva vederli, o se semplicemente vi erano dei giornalisti.
Uno strano senso di ansia s'impossessò di lei quando vide tantissimi obbiettivi di macchine fotografiche famelici di immortalarla con la sua paura, al fianco degli altri compagni di sventura.
Una giornalista si fece largo fra gli innumerevoli fotografi e si avvicinò a Rose, famelica.
“Piacere” le disse, “lavoro per La Gazzetta del Profeta.”
“Piacere”, le disse Rose, più perché non sapeva che dire, che perché trovava un piacere conoscere una delle tante che avrebbe speculato su di lei raccontando false storielle.
“Ti dispiacerebbe andare un po' in disparte?”
“No, va bene.”
La giornalista la portò dietro ad una specie di tenda in un angolo della sala, e cominciò a bombardarla di domande:
“Cosa ti ha spinto a mettere il nome nel Calice?”
“Una sfida.”
“Sfida? Una scommessa?”
“No, una sfida con me stessa.”
“Del tipo?”
“Volevo mostrarmi per ciò che ero e mettermi alla prova, ma sinceramente non ero troppo fiduciosa del fatto che il mio nome potesse già essere sorteggiato.”
“Chi credevi sarebbe stato scelto?”
Rose arrossì.
“Non lo so, solo non io..”
“Oh, ragazzina, puoi dire quel che vuoi, ma non puoi mentirmi. C'era una persona che credevi venisse sorteggiata, ne eri totalmente sicura, te lo leggo negli occhi!”
Rose si sentì in trappola e confessò.
“Sì, in effetti ero convinta che venisse scelto un altro ragazzo del mio anno, di Serpeverde..”
“Chi era questo ragazzo? Forse il figlio dell'affascinante professore di Difesa Contro le Arti Oscure?”
“Beh, sì. Non che trovi affascinante suo padre, no no no! Ma in effetti è il figlio del professor Maloy.”
“E lo trova attraente?”
“Il padre o il figlio?”
“Il figlio.”
“E' carino..”
La penna Prendiappunti brevettata da Rita Skeeter danzava sul foglio scrivendo cattiverie gratuite e pettegolezzi non veri, senza che Rose sospettasse di alcunché. Certo, avrebbero scritto qualcosa di assurdo, ma non si aspettava che l'avrebbero fatto con così tanta cattiveria, cosa che invece scoprì l'indomani stesso, quando una foto sua, di Nicolas e di Danica, spiccavano in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta.

 

Mi avvicino per prima alla piccola Rose Weasley, che tradisce un certo senso d'inquietudine. Appena le parlo sboccia a me un forte senso di pietà verso quella povera bambina troppo giovane ancora per distinguere due diversi tipi di tè, catapultata in qualcosa davvero più grosso di lei, tanto che lei nemmeno si rende conto.
Quando le chiedo di allontanarci, per parlare meglio, sembra non capire subito, allora mi chiedo se quel Calice stia davvero perdendo i colpi.
Una volta che ha capito le mie intenzioni mi segue e si siede vicino a me, allora sembra di riacquistare un po' del vigore che originariamente non aveva mostrato.
Le chiedo subito cosa l'ha spinta a mettere il suo nome nel Calice e lei parla di una scommessa, forse fatta col giovanotto di cui si parla in seguito.
Infatti, una volta avermi spiegato che l'aveva fatto per gioco, mi ha spiegato che in realtà non credeva di poter essere sorteggiata, ma che credeva avrebbero scelto Scorpius Malfoy.
Appena ha pronunciato quel nome è arrossita visibilmente, e potevo sentire chiaramente il suo cuore battere all'impazzata. Successivamente ha decantato anche una certa attrazione fisica verso il padre, ma ha comunque affermato che nel suo cuore c'è solo posto per il figlio, forse solo perché gli assomiglia particolarmente e perché ha un'età più conveniente per lei.
Successivamente, nella nostra parlata da amiche, mi ha raccontato nei minimi dettagli della sua relazione con Malfoy, l'aggressività del padre quando l'ha scoperto -mi domando se non fosse gelosia!-, il loro primo bacio..
Dopo una lunga intervista e ricca di succulente informazioni, posso affermare con certezza che se Rose Weasley non ci lascerà durante il Torneo, sarà solo per pura fortuna! (O forse perché sua madre, o meglio ancora il suo amato e affascinante professore Draco Malfoy, le hanno spifferato ciò che l'aspetterà durante le prove in anticipo).
Detto questo, la vostra amata Emma chiude qua.
A presto,
Emma Bingley.
(E buona fortuna alla giovane malcapitata!)

 

Quando Rose ebbe finito di leggere, e lo lesse tutto d'un fiato, si sentì talmente male che Albus avrebbe voluto portarla in Infermeria, ed era vicino a farlo.
Non disse niente, semplicemente divenne di una tonalità del verde molto brutta, mentre Sugar, che aveva letto insieme a lei, cominciava già a strillare.
“Ma come si permette, quella vecchia megera?! Speculare così sulle vite altrui! Ed immagino, certo, è ovvio, che tu, Rosie, non le abbia detto niente, assolutamente niente! Se c'è una cosa che odio sono le persone impiccione, e soprattutto quella lurida Maganò di Emma Bingley!”
Ben presto molte persone cominciarono a girare in mano con la Gazzetta del Profeta, ma fortunatamente erano tutti pronti a credere alla versione di Rose, piuttosto che a quella della giornalista.
Rose aspettava soltanto di vedere la reazione dei professori che l'avrebbero letto, in particolar modo quella di Malfoy. Era la cosa che l'agitava di più, anche di più della reazione che avrebbe potuto avere Scorpius.
Vide la McGranitt leggere l'articolo e spalancare gli occhi, incredula e spaventata insieme, e passare velocemente il giornale al resto dei professori, lasciando Malfoy appositamente per ultimo.
Tutti lessero molto velocemente e rimasero sbigottiti che una giornalista potesse usare parole così crudeli e maliziose nei confronti di una ragazzina di appena quattordici anni, ma a Rose non importava la loro reazione quanto quella di Malfoy, che finalmente riuscì ad avere il giornale e lesse con interesse.
Ogni tanto assunse un'espressione beffarda, e quando arrivò a fine articolo rise. Gli altri professori lo guardarono come se fosse un Babbano che riesce ad entrare ad Hogwarts, e lui si sembrò spiegare, tuttavia Rose non seppe cosa disse.
Sua madre, in compenso, ancora non si vedeva. E nemmeno Scorpius.
Poi arrivarono.
Arrivò Scorpius, serafico e oltremodo insofferente alle chiacchiere degli altri, perlomeno fino a che il giornale non capitò nelle sue mani.
Ed arrivò sua madre, che le si avvicinò preoccupata.
“Non devi lasciarti condizionare da quella vecchia megera!”
“Lo so, mamma.”
“Stai tranquilla.”
“Ma io sono tranquilla, mamma. Sei tu che mi agiti.”
Ma Hermione non la stette a sentire, e finì per agitarla.
Appena sua madre si fu allontanata cominciò a bombardare Sugar e tutti gli altri che le erano intorno di domande ansiose:
“Credete che il professore ce l'avrà con me?”
“No, Rose, l'ha già letto ed è tranquil..”
“Credete che sarò nei guai?”
“Ma certo che n..”
“Credete che Scorpius mi ucciderà? Io non ho detto quelle cose alla giornalista!”
“Ovviamente no, l'ha già letto anche l...”
“Adesso sarò lo zimbello di tutta la scuola!”
“Ma certo che no, Ro..”
“Sì! Sì! Stanno già ridendo tutti di me!”
.. E fu impossibile calmarla per almeno mezz'ora dopo che aveva cominciato.

 

 

Dall'altra parte della stanza, Scorpius fu divertito dall'articolo di giornale, e anche, in un certo senso, compiaciuto. Si chiese cosa ci fosse di vero in quell'articolo, e si disse che comunque sia Rose aveva fatto il suo nome, visto che altrimenti la giornalista non sarebbe riuscita a sparare un nome a caso, in un certo senso, azzeccandolo così bene.
“Cosa ridacchi, tu?” Disse dopo un po', ammiccante, Robert.
“Eh? Io?”
“No. Il porridge che è nel tuo piatto.”
“Il porridge ridacchia?”
“Smetti di fare l'idiota e dimmi perché ridacchi!”
Scorpius si avvicinò all'amico e gli sussurrò nell'orecchio:
“Pensaci. Cosa può aver spinto quella giornalista da quattro soldi a parlare di me, con tutti gli alunni che ci sono ad Hogwarts?”
Robert lo guardò sgranando gli occhi.
“Chissà che le ha detto in realtà. Non penso si sia messa a parlare di quanto tu sia carino.”
“Immagino di no, no. Penso che glielo chiederò.”
“Quando?”
“Ma domani alle cinque in punto, ovviamente.” Disse, alzandosi trionfante dalla sua panca.
“Cos'è cambiato in te, Scorp?” Gli chiese curioso Robert, avviandosi insieme all'amico verso l'aula di Storia della Magia.
“La voglia di non nascondermi. E poi.. ormai è diventata una sfida, per me.”
“Una sfida con chi?”
“Con me stesso.”
“Perché?”
“Perché non ho mai voluto espormi per ciò che ero veramente, e le parole della Weasley mi hanno fatto riflettere. Ha detto che ha messo il suo nome nel Calice per sfida, per una sfida contro se stessa, per far vedere chi era. Perché non posso farlo anch'io?”
“E' un bel passo avanti il fatto che tu adesso capisca che c'è ancora qualcosa da correggere in te.”
“Qualcosa da correggere in me? Ah, certo che no. Io sono già perfetto così. Semplicemente, voglio che anche gli altri capiscano quanto io sia perfetto. E non c'è modo migliore per mostrarlo se non far vedere che Scorpius Malfoy, oltre ad essere un genio, playboy, miliardario, filantropo, è anche capace di amare.”
“Sei un cretino.”

“No.” Lo corresse Scorpius, “sono un genio.”







 

.. Volevo solo far sapere a chi non se ne fosse accorto che sì, in effetti, c'è una bella citazione da uno dei miei film preferiti, detta dal mio supereroe preferito in assoluto, ovvero Tony Stark. "Genio, playboy, miliardario, filantropo", ebbene sì, è scopiazzata da Avengers c:

 

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Capitolo 15
*** 15. ***


Mi perdonerete mai? Ero senza internet e in più si è aggiunto IL CARICABATTERIE DEL COMPUTER CHE SI E' ROTTO MISERAMENTE LASCIANDOMI SENZA CAPITOLI T.T vi chiedo umilmente scusa, davvero, e spero di farmi perdonare con questo capitolo, anche se mi rendo conto di essere stata una cretina per non essermi inviata per mail i capitoli per poterli pubblicare da qualsiasi altro pc ç_ç scusatescusatescusate! *si inginocchia e comincia a piangere sbattendo la testa per terra*
Okay, a parte gli "scherzi" e le scuse, devo farvi un appunto: rileggendo il capitolo precedente mi sono resa conto che l'avviso in bacheca comunica che le lezioni sarebbero state sospese fino a lunedì, mentre qua è sabato e c'è lezione! Perdonatemi, errore mio, lo scrivo qua perché non posso ormai cambiare gli avvenimenti e nemmeno correggere il capitolo precedente perché è già stato letto da molti. Perdono di nuovo!
Buona lettura c:




 15.

 

 

 

 

Rose era agitata, il Sabato mattina, quando si svegliò. Chissà se davvero quel giorno Scorpius sarebbe andato da lei in biblioteca, o se avrebbe dovuto fare tutto da sola, inventandosi cose banali sulla sua mano sinistra, forse addirittura osservando la sua.
E chissà se la Cooman se ne sarebbe accorta e avrebbe detto qualcosa in merito, una delle sue solite farneticazioni, o se avrebbe taciuto e l'avrebbe sgridata con lo sguardo. Come se fosse colpa sua, poi.
Quando arrivò a colazione, era ormai sicura che non sarebbe riuscita a passare con Scorpius nemmeno mezzo secondo senza che lui la offendesse, e che lui non sarebbe mai andato in biblioteca da lei, forse perché non la riteneva degna, addirittura, di godere della sua compagnia.
E poi, quel giorno aveva anche la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure dopo l'articolo sul giornale. Per di più un'ora doppia. Per di più, coi Serpeverde.
Quel giorno si preannunciava come una reazione a catena di continui fallimenti e disgrazie, e probabilmente, anzi, sicuramente, disgrazie.
Quando entrò nell'aula Remus Lupin, il professor Malfoy e qualche studente erano già lì, pronti, ad aspettare che arrivassero tutti gli altri.
Lei prese posto tra Al e Sugar, e aspettò paziente che il professore aprisse bocca, e lui non la tradì, avvicinandosi a lei tranquillamente.
Con un tono basso, non per chi non vuol essere udito per forza, ma per chi semplicemente non ha bisogno che gli altri lo sentano, le disse:
“Weasley, voglio tu stia tranquilla. Davvero quell'articolo non mi ha turbato affatto, e non pensare che ti tratterò peggio di come ho fatto fino ad adesso.”
Lei arrossì.
“Io.. professore.. non le ho davvero detto quelle cose.”
“Certo che no.” La tranquillizzò lui, ed andò via.
Rose si chiese ancora una volta come avesse potuto quel professore, un tempo, causare così tanto male quanto le era stato raccontato da chi l'aveva conosciuto anni prima.
Davvero non riusciva ad immaginarlo nemmeno uccidere una mosca, eppure era lui che aveva trattato male suo zio, suo padre, e perfino sua madre. Era lui che aveva messo in giro false voci, su di loro, lui che aveva fatto quasi uccidere Fierobecco, l'Ippogrifo che aveva salvato Sirius Black. E adesso era lui, che si preoccupava dell'agitazione di una ragazzina che si era lasciata sfuggire il nome di suo figlio in un'intervista con una giornalista bastarda e che si occupava personalmente di farle sapere quanto quelle parole non la toccassero minimamente.
Si chiese se suo zio, se suo padre, sapessero che adesso Draco Malfoy era questo. Un uomo, ormai di mezza età, che riusciva ad essere solo con una moglie ed un figlio. Un uomo che non aveva mai raggiunto la completezza, la felicità pura e incontaminata, se non per un tempo talmente breve che non aveva nemmeno lasciato segni su di lui, se non questa dolcezza che di rado si faceva vedere.
La lezione cominciò e filò liscia, e davvero il professore non si mostrò in alcun modo rancoroso con lei.
Quando stava per terminare, però, qualcosa di inaspettato successe. Rose si sentì picchiettare la testa da qualcosa di appuntito ma non aggressivamente, e quando si voltò, vide un minuscolo aeroplanino di carta che voleva essere letto.
Cinque lettere vi erano scritte con una calligrafia elegante, ma quantomeno strana.

Come ha detto la Cooman?

Rose avvampò e sorrise, voltandosi verso Scorpius, ed annuendo.

 

Le cinque in punto arrivarono presto, quasi troppo presto, tanto che Scorpius stava maturando l'idea di non presentarsi
Quando arrivò, ormai erano già passati almeno cinque minuti dall'orario esatto dell'appuntamento, ma Scorpius attese un altro paio di minuti fuori, per vedere come reagiva la Weasley.
Lei prima si guardò intorno, spaesata, pensando di trovarlo. Poi sembrò rassegnarsi, e cominciò a scrivere qualcosa sulla pergamena.
Scorpius allora entrò e la raggiunse a grandi passi, salutandola.
“Allora sei venuto.” Disse lei, finendo di annotare qualcosa sulla pergamena.
“Certo. Pensavi non l'avrei fatto?”
Lei alzò lo sguardo e lo fissò a lungo.
“Pensavo di conoscerti.” Disse dopo, più a se stessa che a lui.
“E invece?”
“Invece sei venuto.”
“Già.”
“Perché?”
“Perché dobbiamo finire i compiti, naturale.”
Lei gli lanciò un'occhiata eloquente, come per fargli capire che non le bastava come spiegazione, allora lui, dopo poco, parlò di nuovo.
“Probabilmente l'ho fatto perché l'ha detto la Cooman. E' bello rispettare le sue predizioni, ti danno un senso di potere, ti fanno sperare di poter controllare il futuro.”
“Non puoi farlo.”
“Era per dire.”
“Okay. Dammi la mano.”
Lui le diede la mano senza nemmeno guardarla, e lei cominciò ad osservarla, controllare qualcosa sul libro e poi annotarlo sulla pergamena. A Scorpius piaceva da morire guardarla a lavoro, guardarla così concentrata sulla sua mano, su una parte sua.
“Mi mettono uggia quegli sguardi.”
“Che sguardi?”
“Mi stai fissando da mezz'ora.”
“Che devo guardare se non te? .. Mi diverte.”
“Ti diverte cosa?”
“Vederti lavorare.”
Lei lo guardò un po'.
“Ah, ti diverte startene lì con le mani in mano a vedere io che lavoro, eh? Sì, divertentissimo!”
“Tecnicamente non ho le mani in mano, perché una la stai monopolizzando tu.”
“Ah, ah, ah. Davvero, davvero simpatico. Non ho mai riso così tanto in vita mia.” Disse lei, acida, ma lasciandosi sfuggire una breve risatina alla fine della frase
Scorpius non disse niente, ma la guardò e sorrise.
Se fosse stata meno perfetta, si disse, non sarebbe andato quel giorno a farsi analizzare la mano, e ad analizzare la sua, una volta che lei avesse finito.
Quando davvero Rose finì, ovvero almeno quaranta minuti dopo, fu il turno di Scorpius.
“Secondo te fuori è freddo?” Le chiese.
“Ha piovuto fino a stamattina, sai com'è.”
“Usciamo.”
“Ma non ho nemmeno il mantello!”
“Non ti serve, quando hai questa.” Le disse, sventolandole in faccia la bacchetta.
E lei, spinta da un'energia che non conosceva, lo seguì, fidandosi ciecamente di lui.
Quando uscirono, entrambi sentirono un'ondata di freddo investirli, ma Scorpius, senza dire niente o lamentarsi, si avvicinò a Rose e le puntò addosso la bacchetta, tanto che per un attimo lei fu tentata di fare un Incantesimo Scudo e scappare via.
Appena Scorpius ebbe agitato la sua bacchetta, tuttavia, Rose si sentì subito riscaldata, quasi come fosse piena estate.
“Come hai fatto?” Gli chiese.
“Non si rivelano mai questi trucchetti.”
“Staremo a vedere.”
Si sedettero sull'erba, dopo che anche essa ebbe subito un incantesimo di Scorpius che stupì di nuovo Rose, e questa era calda e asciutta, sebbene quella mattina avesse piovuto a dirotto perlomeno fino all'ora di pranzo.
Scorpius si affrettò a prendere la sua mano, e cominciò ad osservarla, senza fare niente.
“Sai che anche fra i Babbani girano delle 'Veggenti' che leggono la mano?” Le disse dopo un po' Scorpius.
“E lo fanno come ci insegna la Cooman?”
“Spero meglio.”
Rose rise.
“E comunque, tu che ne sai dei Babbani?”
“Io so molte più cose di quante tu immagini!”
“Oh, del tipo?”
“Conosco la loro letteratura.”
“Sì, immagino. Avrai sentito nominare Poe, perché anche loro lo leggevano ed era un Vampiro.”
“No, signora. Molto di più.”
“Davvero?”
“Certo che sì.”
“Fammi alcuni esempi!”
“Austen. Brontë. Shakespeare. Wilde.”
“Oh mio dio! Li conosci sul serio?”
“Serissimo.”
“E il tuo libro Babbano preferito qual è?”
“Orgoglio e Pregiudizio.”
“Scherzi?”
“No!”
“E' anche il mio!”
Scorpius la guardò sgranando gli occhi e non disse nulla, e di nuovo le prese la mano, ma stavolta cominciò a scrivere sulla sua pergamena.
Stavolta era il turno di Rose di guardarlo ed ammirarlo.
“Anche a me da fastidio essere osservato.”
“Oh, mi dispiace. Allora finisci in fretta così la smetto.”
Scorpius le obbedì, e dieci minuti più tardi, aveva finito.
“Come hai fatto a fare così presto?”
“Ho scritto grosso.”
“Quanto sei pigro.”
“Quanto sei meticolosa.”
“Almeno io verrò premiata di quel che ho fatto!” Disse allora lei, con aria di sfida, incrociando le braccia e guardando in alto.
Intorno a loro c'era un grande, immenso prato, che più avanti avrebbe portato alla Foresta Proibita, e una consapevolezza cominciò a premere sul petto di Rose, perché all'improvviso si rese conto che probabilmente i tre labirinti sarebbero stati innalzati lì, dove lei era a gozzovigliare amabilmente con Scorpius Malfoy.
Rose non disse niente, continuando a guardarsi intorno, e Scorpius non si prese nemmeno la briga di chiederle cosa stesse facendo, perlomeno non nei primi minuti.
Dopo una decina di minuti Rose si alzò e cominciò a girare per quel prato immenso, e Scorpius la seguì e le stette accanto in tutta la sua esplorazione.
Prato.
Videro solo prato.
Niente che potesse suggerire che in quel prato, proprio davanti al Castello, che terminava con la riva del Lago Nero, avrebbe contenuto tre labirinti, uno per ogni campione, che avrebbero letto nella mente di questi ed escogitato per loro delle trappole con le loro peggiori paure.
“Penso anch'io che lo faranno qui.” Disse allora Scorpius a Rose, continuando a camminarle al fianco.
“E' lo spazio più grande che c'è, del resto.”
“Non esattamente. Ci sono spazi molto più grandi, per esempio al di là della Foresta Proibita, ma non mi stupirei se vi facessero anche andare nel Lago.”
“Nel Lago? Vuoi scherzare?! E' pieno di mostri marini! Ci sono perfino delle Sirene, come possono mandarci là sotto?”
.. Eppure, Rose si ricordò, era già successo, ed era stato proprio suo zio Harry a nuotare lì sotto.
“Sai anche tu che è già successo.”
“Sì, sì, lo so. Ma è molto pericoloso.”
“Rose, è il Torneo Tremaghi: sarà pericoloso ovunque, non solo sotto il Lago Nero.”
Rose rifletté.
Scorpius Malfoy l'aveva appena chiamata per nome, ed era appena rimasto con lei invece che andare a cena, dove sicuramente molte altre persone come il suo migliore amico lo stavano aspettando, eppure aveva già finito il suo dovere.
Scorpius si voltò verso di lei, che era diventata silenziosa tutta d'un colpo, e non era un silenzio teso, o il silenzio di chi non parla perché ha qualcos'altro da fare. Era silenziosa ed aspettava che lui parlasse, che dicesse qualcosa in sua discolpa, che inventasse un motivo, anche banale, per cui era rimasto lì con lei invece che lasciarla sola coi suoi pensieri e la sua paura. La guardò e fece per aprire bocca, poi la richiuse, e si fermò, in piedi, a guardarla.
Lei fece due o tre passi prima di rendersi conto che lui si era fermato, e quando lo fece si voltò verso di lui, con un velo di tristezza ad oscurarle gli occhi, come se avesse già compreso che lui si era fermato per andarsene verso la Sala Grande, perché dopotutto di lei non gli importava niente.
“Ah. Vai via.” Disse soltanto, e riprese a camminare.
Lui non si mosse né disse niente, quasi come fosse bloccato in uno stato di trance, a decidere cosa fosse meglio fare.
Pensò a suo padre, a com'era diventato, e una forza inaspettata gli scaldò le gambe e lo fece partire alla volta di Rose, che oramai era a decine di metri più in là.
Si aggrappò alla sua mano per fermarla, e la voltò delicatamente verso di lui.
Adesso, se lei si fosse messa sulle punte, e lui chinato un po', le loro labbra si sarebbero toccate.
“Non sto andando da nessuna parte. Rose.” Disse lui.
Lei lo guardò e sorrise.
“Che vuoi fare?” Gli chiese.
“Baciarti.” Disse lui, prima che riuscisse a rendersene conto, avvampando. Forse fu il fatto che ormai era già successo, che lo sbloccò. Si chinò verso di lei mentre le alzava delicatamente il mento con l'indice, e lasciò che di nuovo le loro labbra si fondessero in una cosa sola.
Di nuovo loro si sentirono volare, a migliaia di chilometri da lì, e di nuovo, quando si staccarono, si sentirono cadere rovinosamente a terra.
Senza decidere niente, senza parlarne, si avviarono lentamente verso la Sala Grande, aspettando entrambi che l'altro parlasse per primo.
Visto che ormai Scorpius aveva di nuovo preso l'iniziativa di baciarla, Rose si decise a parlare prima lei, stavolta, sebbene col timore di dire qualcosa di sbagliato.
“Che ne è di noi?”
Un vortice di emozioni travolse Scorpius in pieno petto, e fece fare la capriola al suo stomaco.
Noi, aveva detto. E noi è una promessa, molto più di un bacio.
“Cosa vuoi che ne sia?” Disse, appena riuscì a calmare il cuore che batteva a mille.
“Non lo so.. E' tutto così.. strano.”
“Ti va bene strano com'è adesso?” Le chiese lui, in modo gentile, con un tono che faceva capire quanto la sua opinione contasse.
Rose sorrise per il tono con cui Scorpius le pose la sua domanda e ci pensò un po'. Dopotutto, andava bene così, anche se le persone non avrebbero saputo cosa c'era tra loro. 
Tanto, si disse, non sarebbero comunque riusciti a capirci un bel niente.

“Sì. Mi va bene.” Disse lei, annuendo, sicura di ciò che aveva appena detto. Allungò la sua mano verso quella di Scorpius e la prese.
Chissà come, mentre prima, in biblioteca, l'aveva trovata insolitamente fredda, adesso c'era qualcosa che la scaldava, che la rendeva quasi bollente.
Scorpius la strinse e non ebbe il coraggio di lasciarla. Nemmeno quando varcarono l'enorme portone di legno del Castello, che era resistito alla battaglia. Nemmeno nel corridoio che portava alla Sala Grande, con quei muri alti dove le parole echeggiavano, parole come “Ma si stanno davvero tenendo per mano? Sono davvero Malfoy e la Weasley?”, e nemmeno in Sala Grande ci riuscì.
Di colpo sembrava che tutti per un'insolita e sconosciuta ragione stessero fissando la soglia, quasi in attesa del loro arrivo. Se davvero stessero attendendo loro, non furono delusi.
Centinaia di occhi erano adesso puntati sulle loro mani intrecciate tra loro, ma loro non ebbero paura, e quando si lasciarono, lo fecero solo perché i loro tavoli erano da due parti opposte della Sala.
La prima preoccupazione di Rose, appena tornò nel mondo dei vivi dopo aver fatto una breve vacanza in Paradiso, fu Nicolas. Si chiese se li aveva visti, e come avrebbe reagito.
Lo cercò a lungo, mentre andava verso il tavolo Grifondoro ed anche dopo, quando era seduta, e molti le stavano chiedendo cosa stesse succedendo senza che lei desse loro una risposta, ma non lo trovò.
“Dov'è Nicolas?” Furono le prime parole che riuscì a pronunciare, anche quando avrebbe dovuto una spiegazione, perlomeno a Sugar, Al e James.
“E' uscito appena sei entrata per mano a Malfoy.. sembrava sul punto di scoppiare a piangere.” Disse Sugar, guardandola con sincero rammarico.
“J, mi presti la Mappa? E' urgente.”
James cercò qualcosa sotto il mantello e lo trovò velocemente. Era solo una vecchia pergamena, per chi non sapesse usarla. Fortunatamente, Rose non era fra queste persone. E fortunatamente, ben presto vide un puntino girovagare senza una meta nei corridoi, che riportava il nome di un ragazzo che, Rose si disse, non avrebbe mai meritato.
Probabilmente, Nicolas era mille volte superiore a Scorpius, i suoi problemi, le sue origini, il suo egocentrismo, il suo egoismo. Probabilmente Nicolas l'avrebbe trattata come una principessa, l'avrebbe chiamata amore, l'avrebbe coccolata come si fa con le cose che non si vogliono perdere mai. L'avrebbe sempre vista come una dea, come una meta irraggiungibile, anche dopo che lei avesse acconsentito ad un ipotetico matrimonio. Forse lui non avrebbe mai guardato nessun'altra, non avrebbe nemmeno osato pensare a sua madre, per pensare di recare un'offesa agli occhi di quella creatura, che lui vedeva come la più bella creatura del mondo. Forse l'avrebbe baciata davanti a tutti, e non l'avrebbe fatto con nessun altro, l'avrebbe fatta conoscere a tutti i parenti, le avrebbe scritto, avrebbe perfino chiesto ai suoi genitori di pagare la McGranitt per farlo andare ad Hogwarts. Forse con lui sarebbe sempre stata amata, e mai nessun dubbio le sarebbe venuto, mai nessun dolore, perché lui stesso si sarebbe occupato di far sì che niente potesse ferirla.
Ma quanto Rose, nascosta dietro una porta, lo vide fare su e in giù per un corridoio, da qualche parte al quarto piano, si rese conto un'altra volta di quanto non avrebbe mai potuto amarlo totalmente, perché di nuovo non era Scorpius.
Non ci poteva far niente, si disse, se il suo cuore agiva in un modo così stupido, che forse l'avrebbe portata alla distruzione. Non poteva cambiare la sua mente, il suo cuore, non poteva nemmeno provarci perché sapeva quanto avrebbe fallito, in quanto poco tempo, e quanta sofferenza avrebbe trovato sul suo cammino verso una meta inesistente.
Ormai era quello che aveva deciso il suo cuore.
Aveva scelto lui, amato lui, pensato a lui, sognato lui; aveva passato notti insonni per lui, versato lacrime per lui, aveva litigato con le persone più importanti per lei, e dal canto suo sapeva che avrebbe continuato a farlo; aveva baciato lui, abbracciato lui, tenuto lui per mano davanti a tutta la Sala Grande. Aveva riposto la sua vita nelle sue mani, si era fidata di lui, anche quando si era fatta male. Si era fatta bella per lui, e l'avrebbe continuato a fare, avrebbe continuato a fare tutte queste cose, perché era deciso così.
Forse era una presunzione, quella di Rose, credere che fosse stata lei a deciderlo. Forse era solo scritto così, e lei era solo andata in contro al suo destino senza opporsi mai, nemmeno quando questo cammino si era rivelato il più lungo, il più faticoso ed il più pericoloso.
Ormai Rose sapeva di esserci dentro, e nemmeno lui, quella splendida creatura che trasudava amore per lei da ogni poro, e che la meritava molto di più in un secondo di quanto Scorpius l'avrebbe mai meritata tutta la vita, sarebbe riuscito a deviare il suo cammino, a farle cambiare idea.
Stette ad osservare l'anima in pena di Nicolas ancora un po'.
Era alto, slanciato, coi capelli che ricadevano dolcemente sulle orecchie, di un biondo sporco. Aveva gli occhi grandi e castani, e perfino un principio di barba spuntava sulle sue guance, sebbene tanto giovani. Il naso era dritto e perfetto, e la maglia attillata del colore della sua Scuola faceva risaltare i suoi muscoli.
Forse era perfino più bello di lui, di Scorpius. Forse le sue mani erano più pronte a stringere quelle di Rose, le sue braccia a sorreggerla. Forse la sua bocca le avrebbe sempre sorriso, e non avrebbe mai pronunciato alcuna parola contro di lei.
E forse il suo cuore batteva più forte di quello di Scorpius quando la baciava, la teneva per mano. Ma di nuovo, un peso si posò sul petto di Rose: per Nicolas, non provava che un grande affetto, ed era ciò che avrebbe sempre provato, immutato anche dal tempo o dalla lontananza.
Avrebbe voluto affacciarsi sul corridoio e dirglielo, dirgli che lei aveva le sue ragioni, o che si sentiva stupida per questa scelta, ma non avrebbe potuto cambiare niente. Avrebbe voluto abbracciarlo, fargli sapere che lei c'era, e ci sarebbe stata sempre, qualsiasi cosa fosse successo. Voleva che lui conoscesse i suoi sentimenti, il suo senso di colpa. Ma di nuovo, qualcosa la tratteneva dal fare qualsiasi cosa potesse migliorare o peggiorare drasticamente la situazione. Aveva paura, paura di mettere a dura prova la fiducia di Scorpius.
Sentì il cuore batterle all'impazzata nel petto.
La tristezza di Nicolas, o la sfiducia di Scorpius?
Le sue gambe, si mossero automaticamente verso la Sala Grande, lasciando Nicolas a fare su e giù per il corridoio, senza posa, ma senza nemmeno dare a vedere molta tristezza, piuttosto solo molta inquietudine.

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Capitolo 16
*** 16. ***


Credevate di esservi sbarazzati di me, eh? No! Affatto! Sono ancora viva, solo che ho deciso di pubblicare ogni due giorni, almeno sono sicura di avere sempre un capitolo pronto e comunque di non farvi attendere troppo c: Buona lettura, e grazie come sempre a tutti i recensori c:


16.

 

 

 

 

Mentre si stava dirigendo verso la Sala Grande, quando ormai era in procinto di varcarne la soglia, Rose fu trascinata bruscamente indietro da un braccio che le strinse il polso.
“Ahia” disse lei, senza vedere ancora il volto del suo “aggressore”.
“Scusa.” Disse una voce fredda, ma meno del solito, accanto a lei, rivelandole il viso di Scorpius Malfoy.
“Che c'è?” Gli chiese.
“Dove sei finita?”
“Dovevo andare su.”
“Su a fare cosa?”
“Da quando in qua t'importa di cosa faccio e cosa non faccio?”
“Forse da quando ho varcato la soglia della Sala Grande con te! Io.. Io non.. non voglio fare la figura dello scemo cornuto con gli altri perché tu sei già corsa da un altro!”
“Io? Corsa da un altro? Ma per chi mi hai presa?!”
“Non sei forse corsa dietro a quel damerino del cazzo di Beauxbatons?!”
“L'ho fatto perché mi hanno detto che è scappato quasi piangendo appena ci ha visti insieme, ed è pur sempre un amico!”
“Chiamalo amico! Ci prova spudoratamente con te da quando è arrivato!”
“E tu che ne sai?”
“Io l'ho.. l'ho visto! Si, okay, vi guardavo quand'eravate insieme, e anche quando non lo eravate lui continuava a guardarti!”
“Appunto per questo!”
“Cosa?”
“So che tiene davvero a me e non voglio che stia male!”
“E' inevitabile, se vuoi stare con me!” Gridò Scorpius.
Di colpo, si erano ritrovati a litigare come la più normale delle coppie. Eppure erano Weasley e Malfoy, che discendevano da altre due persone che in precedenza si erano odiate. Eppure erano loro, la Grifondoro e il Serpeverde, loro che litigavano da quando si erano conosciuti, che si disprezzavano, erano loro.. Che adesso litigavano per una scenata di gelosia.
E adesso Scorpius le aveva anche detto che stavano insieme, bene o male. E dal canto suo, Rose lo sapeva, ma sentirlo dire da lui faceva tutto un altro effetto.
Adesso erano davvero loro. Adesso davvero si erano fusi, e molte cose aspettavano loro. Avrebbero dovuto combattere insieme, avrebbero dovuto lottare, avrebbero litigato, si sarebbero giurati eterno odio e poi amore.. Si sarebbero scoperti, sopportati, avrebbero fatto l'abitudine l'uno all'altro, avrebbero condiviso amicizie ed inimicizie, i loro parenti si sarebbero fatti la guerra..
E avrebbero reso l'uno il mondo dell'altro migliore, si sarebbero migliorati a vicenda, si sarebbero viziati a vicenda, se ne sarebbero fregati del resto del mondo, sarebbero cresciuti insieme..
Adesso il loro destino gli si parava davanti come se fosse sempre stato lì, ovvio, proprio sotto al loro naso, e come se loro fossero stati sempre ciechi a tale ovvietà, sempre così spaventati da non riuscire a vedere al di là del buio.
“Non ci ho parlato.” Disse Rose dopo qualche minuto di silenzio, un po' accusatorio e un po' rammaricato.
“Ah no?”
“No.”
“E cos'hai fatto tutto questo tempo.”
“L'ho guardato fare su e giù nel corridoio, senza farmi vedere.”
“Comunque se vuoi puoi andare a consolarlo.”
“Davvero?”
“Sì, sì.. a patto che tenga le mani a posto.” Scorpius arrossì un po', “E' un tipo a posto. Un giorno penso che potrei perfino parlarci amichevolmente.”
Rose sorrise e lo guardò dolcemente, quasi come lo vedesse nascere davanti ai suoi occhi. Questa era forse la prima volta che davvero Scorpius lasciava che i suoi sentimenti avessero la meglio su di lui, e Rose non poté fare a meno di apprezzare questo nuovo suo lato, che si era appena mostrato ai suoi occhi e che, in futuro, si sarebbe mostrato anche a molti altri.
“E' tardi.” Disse Rose dopo poco.
“Già.”
“Forse è meglio andare a dormire.”
“Già.”
Rose lo guardò un po' stranita, perché non riusciva a capire quali fossero le sue intenzioni, poi si decise ad imboccare le scale e salire verso il suo dormitorio.
Scorpius la seguì senza nemmeno pensarci due volte, allora Rose gli ricordò che stavano andando verso i dormitori Grifondoro, non quelli Serpeverde.
Lui la guardò quasi stupito che lei fosse così ottusa da non capire che la voleva accompagnare ai suoi dormitori, e quando Rose lo seppe, sorrise e ricominciò a salire le scale.
Ben presto arrivò il fatidico momento in cui avrebbero dovuto separarsi, di nuovo. Ma stavolta c'era qualcosa di diverso da ogni altra rara volta in cui erano stati insieme, c'era qualcosa di nuovo, nell'aria. C'era l'impazienza di rivedersi, il sapere che domani sarebbe stato anche migliore; quell'aria, quella sera, suonava come una promessa. Come un dirsi “Okay, adesso andiamo a dormire, è tardi. Ma domani ci vediamo, e domani è per sempre domani, 'domani', e per sempre rimani.”
Rose si affrettò ad arrivare al Ritratto della Signora Grassa, ma prima che potesse dire la parola d'ordine ed entrare, Scorpius le afferrò di nuovo il polso, stavolta dolcemente, e l'attirò a sé.
Solo un abbraccio.
Era il loro primo abbraccio.
Il corpo di Rose contro quello di Scorpius, il corpo di Scorpius contro quello di Rose. Potevano sentire i loro cuori battere. Sulla spalla di Rose, quello di Scorpius batteva all'impazzata. Sullo stomaco di Scorpius, accanto al fracasso delle mille farfalle, il cuore di Rose batteva all'impazzata.
Adesso erano solo loro due, corpo a corpo, niente nel mezzo se non qualche veste. Adesso erano loro due, uniti, così, uniti per sempre.
Molti sguardi erano puntati su di loro, curiosi. Li guardavano e non sapevano bene come reagire, se credere in uno scherzo, se deriderli, o, più semplicemente, se essere felici che finalmente un'altra barriera di odio e di condizioni diverse era stata abbattuta.
Ma, quando Rose varcò il buco nel ritratto, altri quattro paia di occhi erano puntati su di lei, ed erano occhi di chi esigeva spiegazioni.
Erano in piedi, l'uno accanto all'altro, le braccia incrociate. Andavano dal più basso al più alto, c'era Hugo, poi Al, poi Sugar e poi James.
“Quindi?” Chiese impaziente James, appena entrò.
“Quindi cosa?”
“Fai la finta tonta dopo essertene andata in giro tranquillamente mano nella mano con Scorpius Malfoy?”
Rose era spaesata. Tutti loro, eccetto Hugo, sapevano del suo affetto nei confronti di Scorpius. Perché adesso erano arrabbiati con lei? Come potevano esserlo? Che razza di amici aveva?
“Io.. voi.. io non capisco perché voi siate arrabbiati con me!” Balbettò, in difficoltà.
“Noi.. arrabbiati?” Scoppiò a ridere Sugar, scatenando un'ilarità generale, se non per Hugo che rimaneva zitto ed immobile a fissarla con uno sguardo truce.
“Volevamo solo sapere perché non ci hai detto niente!” Rise James, mettendo distrattamente una mano intorno alla vita di Sugar.
“Io non.. non vi ho detto niente? Penso.. penso di non aver capito..” Balbettò di nuovo Rose, incapace di capire cosa stesse succedendo. Cosa avrebbe dovuto dirgli?
“Ma certo! Insomma, per entrare in Sala Grande per mano immagino ci sia voluto del tempo..” Disse Al, sorridendole.
“Cosa..? Oh, no! Assolutamente! E' stata una cosa.. come dire.. improvvisa!”
“Improvvisa? Ma non farmi ridere!” Sbottò allora, iracondo, Hugo. “Sono anni che vuoi far star male nostro padre!”
Tutti si girarono con gli occhi sgranati verso il più piccolo del gruppo, che era l'unico che era stato serio tutto il tempo.
“Cosa stai dicendo, Hugo?” Gli chiese allora Rose, squadrandolo.
“Ma certo! Tu lo stai facendo apposta! Non provi assolutamente niente per quell'arrogante, lo stai solo facendo perché sai che darebbe fastidio a papà!”
“Hugo.. stai bene?” Gli chiese allora Albus, ancora accanto a lui, guardando preoccupato il volto di Hugo arrossato dalla collera.
“Io sto benissimo! Ma voglio vedere come starà nostro padre dopo avervi visto, sempre che non l'abbia già fatto!”
“Hugo.. io.. io non te l'ho mai detto, ma è un sacco di tempo che.. sì, insomma, mi piace Scorpius.”
Scorpius?! Hai addirittura il coraggio di chiamarlo per nome? Come puoi fare questo? Come puoi fare questo a nostro padre?”
“Se a nostro padre non andrà bene la mia relazione, sempre che per qualche strana ragione debba saperlo per forza, allora non so quanto ancora potrò considerarlo un padre!”
“Come puoi dire questo? Come puoi tradire l'uomo che ti ha cresciuta per quattordici anni, solo perché paragonato a un imbecille albino?!”
“Questa cosa sta degenerando, Hugo! Fuori dai piedi!” Gridò James, anche lui arrabbiato, spedendolo a letto.
Lui non se lo fece ripetere due volte, ma continuò a lanciare indietro sguardi truci verso tutti loro, che adesso stavano pacificamente parlando della relazione di Rose, sebbene ancora un po' scossi dalla scenata senza senso di Hugo.
Quando Rose e Sugar salirono nel dormitorio, lontane da Albus e James, cominciarono a sussurrare animatamente tra loro, cercando di non svegliare Jane ed Elizabeth.
“Cosa pensi succederà adesso?”
“Adesso?”
“Sì, quando tua madre e il padre di Malfoy scopriranno della vostra relazione.”
“Non lo so, immagino saranno contenti per noi..”
“Sì, ma non è che per caso questa storia potrebbe riavvicinare anche loro?”
Rose ci pensò un po' su.
“Sì, probabilmente sì. E lo spero davvero per loro, voglio dire, se lo meritano entrambi, bene o male. Più che altro, io sono davvero spaventata per la reazione di mio padre.”
“Va be', Rose, siete ancora giovani, avete quattordici anni e il fatto che adesso stiate insieme non implica che vi sposerete e morirete l'uno al fianco dell'altro di vecchiaia, quindi tuo padre non si allarmerà troppo.”
“Sì,” concluse dopo un po' Rose, “Dimenticavo di non averti mai presentato mio padre.”
Sugar ridacchiò molto piano, sempre per non svegliare le altre.
“Perché?”
“Perché lui odia Malfoy, pensa che il primo giorno ad Hogwarts, mi disse che avrei dovuto mettercela tutta per umiliare Scorpius!”
“Quindi come minimo ti dirà di tradirlo davanti a tutti?”
Rose rise.
“No, scema. Ma ci ostacolerà a tutti i costi. Se solo non fosse qui adesso..”
“Pensi che lo sappia già?”
“Non lo so, ma spero che non lo venga a sapere mai, o comunque il più tardi possibile.”
Sugar non disse niente, ma indossò il pigiama, e così fece Rose, infilandosi nel letto, e cominciando a dormire.

 

 

Durante il tragitto dalla Sala Comune Grifondoro a quella Serpeverde, Scorpius fu il soggetto di molti pettegolezzi, frasi a mezza voce e risatine, e davvero, per un lungo istante, si chiese se era valsa la pena di farlo, di tenerla per mano davanti a tutti quando ancora non sapevano cosa, in realtà, sarebbe successo.
Prima di darsi una qualsiasi risposta proseguì verso la sua meta, e una folata di vento lo investì. Lo prese in petto, e poi andò dietro di lui, superandolo come un'onda anomala. Allora, Scorpius ebbe modo di sentire l'odore di Rose che ancora giaceva immobile sulla sua veste, e la risposta arrivò da sé.
Sì. Ne era valsa la pena, e l'avrebbe rifatto, per avere ciò che aveva adesso. Sperò solo che sarebbe davvero durata.
Trovò Robert ad attenderlo in Sala Comune, le gambe accavallate ed un sorriso beffardo stampato in faccia.
“Dov'eri?” Gli chiese subito, appena lo vide entrare.
“Ho.. ho accompagnato Rose alla sua Sala Comune.”
Robert lo guardò, sorpreso.
“Davvero?”
“Credi che m'inventi questo genere di cose per apparire più tenero ai tuoi occhi? Certo che no. E' tutto vero.”
“Allora fai sul serio, Scorp.”
“Non lo so.”
“Come non lo sai? Andiamo, sai meglio di me che è un punto di non ritorno questo, e ormai sei segnato a vita. Non è come vederti baciare la Parkinson davanti a tutta la Sala Grande, e già quello fece scalpore, si tratta di Rose Weasley, colei a cui hai sempre riservato tre quarti dell'odio che era dentro di te!
“Pensi che abbia sbagliato?”
“Assolutamente no.”
“Allora cos'hai? Non sembri il classico amico felice per un 'lieto evento' accaduto al proprio migliore amico.”
“No, lo so. E' solo che il tuo atteggiamento mi fa riflettere molto, e mi stavo solo chiedendo quanto tu tenessi realmente alla Weasley.”
“Credi che tenga troppo poco a lei?”
“Al contrario. Credo che il tuo affetto nei suoi confronti stia diventando alquanto morboso, da lasciarti alle spalle ciò che per quattordici anni è stato ciò che eri. E' strano vederti così, dopo nemmeno un mese in cui hai illuso una ragazza così, per divertimento.”
“Sai che non era per divertimento.”
“E per cos'era?”
“Per ripicca verso di lei. Volevo che fosse gelosa, e volevo che attraverso la sua gelosia mi dimostrasse quanto in realtà lei teneva a me.”
“E sei stato accontentato dalla sua reazione?”
“A dir la verità no. E' sempre stata molto fredda, ma mai una freddezza arrabbiata o triste, semplicemente la solita freddezza che c'era fino all'anno scorso.”
“E non ti è venuto il dubbio che lei potesse non tenere a te quanto tu tieni a lei?”
“No, Rob, no.”
“Okay, non voglio mettermi nel mezzo né turbarti in alcun modo. Che facciamo, andiamo a dormire?”
“Meglio di sì.” Disse Scorpius, pensieroso, avviandosi a letto.
Una volta entrati nei loro caldi letti, Scorpius riuscì ad addormentarsi presto, nonostante sentisse Robert agitarsi nel letto accanto.
Molte volte Scorpius aveva sentito Robert agitarsi nel letto, l'anno prima, quando suo padre era stato ricoverato al San Mungo e non se ne capiva la causa, o quando suo nonno era stato catturato dagli Auror del Ministero..
Tuttavia, quell'anno, era la prima volta che Robert era così agitato.
Molti pensieri in quel momento vorticavano nella sua testa, molte parole, senza, in realtà, formare nemmeno una frase completa. La verità era che Robert sentiva una grande confusione dentro, la sicurezza dell'amico.. In qualche modo, fino all'anno prima, le loro vite erano state parallele.
Entrambi i padri inseriti da giovani nei Mangiamorte, ma non abbastanza collaborativi da essere accusati, come invece era successo ai loro nonni, che fino all'anno prima soggiornavano insieme ad Azkaban. Entrambi i loro padri erano freddi, con qualche scorcio di dolcezza, sia dalla parte di Theodore Nott, sia dalla parte di Draco Malfoy. L'unica differenza, era che il padre di Robert davvero amava sua madre, una Babbana di nascita. Era stato da quel momento, gli aveva raccontato il padre, che lui e Draco si erano divisi.
Erano sempre stati amici, ma qualcosa non andò giù a Draco, quando scoprì che Theodore stava per sposare la sua Babbana di nascita. Adesso che Robert sapeva, s'immaginò che fosse per gelosia che Draco si distaccò da suo padre, perché lui aveva avuto ciò che a Draco era stato tolto con la forza, quando aveva appena cominciato ad accettare il tutto.
Adesso era il contrario.
I Malfoy tornavano in testa: adesso, dove Robert aveva fallito, nella ricerca di qualcuno che l'amasse davvero, Scorpius aveva vinto, e subito.
Per tanti anni Robert era stato tormentato dalla freddezza di Scorpius, per anni aveva aspettato i suoi giorni buoni per ricevere un po' di affetto, che vedeva negato a sé dal resto del mondo. Per anni non aveva pensato a niente che non fosse Scorpius, la sua felicità.
Perché non lo capiva, e non l'avrebbe mai fatto.
Semplicemente, aveva visto qualcosa di estremamente buono sotto quella cortina di ghiaccio, come se in qualche modo, in fondo ai laghi ghiacciati che erano i suoi occhi, si trovasse una sorgente di acqua calda, calda anche per il giorno di Natale. E dentro di sé aveva sentito un forte senso d'irrisolto, dettato dal fatto che avrebbe voluto sciogliere quella cortina e mostrare il lato buono, l'acqua calda, a quella gente che aveva paura di Scorpius, e che era messa in soggezione da lui e la sua freddezza.
Non sapeva dirsi cosa l'aveva spinto, poi, a continuare quell'arduo viaggio nonostante Scorpius e il suo ghiaccio non dessero segni di cedere. Era come se sentisse un certo bisogno dentro di vedere la superficie di quei laghi ghiacciati scricchiolare e poi cedere, e abbandonarsi al calore dell'acqua, del cuore, lasciando trapelare qualcosa di sé.
Adesso c'era riuscito. Aveva sentito il ghiaccio scricchiolare, sgretolarsi e poi aprire un grande varco, tanto che ormai non c'era quasi più traccia di quel freddo che l'aveva accompagnato per tre anni della sua vita, della parte migliore di questa.
Ma non provava niente.
Non c'era soddisfazione nel vederlo sorridere o ridere, o andare per mano con una ragazza alla quale aveva sempre e solo riserbato un grande rancore. Non si sentiva scaldato da quel calore, anzi, lo faceva soffrire vederlo.
Perché?
Perché sapeva che quel calore non era merito suo, né tanto meno era per lui. Forse, quando si era sforzato per Scorpius, lui era troppo chiuso, troppo ottuso per capirlo. Ma, si disse, avrebbe dovuto accorgersene adesso.
Tuttavia non sembrava dare segno di un'antica gratitudine a chi l'aveva salvato da tre anni di solitudine. Sembrava solo devoto ad una ragazzina che si era insinuata prepotentemente nella sua vita e gli aveva tolto orgoglio, dignità, e il rispetto di chiunque altro.
Adesso Scorpius appariva solo come un cretino, agli occhi di tutti, ed anzi, la luce di lei lo teneva sempre all'oscuro, sempre più in basso.
Si chiese cosa avesse fatto, lui, di male, per meritarsi tutta questa merda gettata addosso gratuitamente. Lui c'era sempre stato per Scorpius, eppure lui sembrava troppo occupato a pensare ad altro perfino per ricordarsi della sua esistenza.
Sembrava che di colpo il suo cuore fosse stato imprigionato da qualcosa che lasciava solo spazio a sé, dimenticando tutte le altre persone che avevano fatto qualcosa per lui, probabilmente più di quanto quella morsa avrebbe mai potuto fare.
E poi c'era qualcos'altro, nell'inquietudine di Robert. C'era che si sentiva così solo, adesso.
Non l'aveva mai toccato minimamente, vedere due ragazzi baciarsi, tenersi per mano. Ma prima, quando aveva visto Rose e Scorpius insieme, si era sentito così stranamente solo, da aver voglia di dare qualsiasi cosa in cambio a chiunque gli desse un po' di compagnia.
Adesso tutti avevano qualcuno, tutti, come sempre. Probabilmente tutti a parte Scorpius avevano avuto qualcuno anche prima, ma a Robert non era mai importato. Era sempre stato bello fare il freddo playboy mai toccato dai sentimenti con Scorpius, ma adesso sembrava solo una cosa estremamente sciocca ed immatura, per lui, se fatta da solo.
Anche Scorpius era sistemato, sapeva con chi guardare la neve scendere, chi salutare per ultimo quando tornava a casa per Natale, sapeva con chi guardare i primi fiori sbocciare, a chi insegnare le costellazioni, a chi recitare vecchi pezzi dei suoi libri preferiti.. Sapeva con chi crescere, scoprire cose nuove, sapeva con chi andare in vacanza, a chi scrivere per primo. Sapeva di chi parlare alle persone nuove, sapeva con chi trascorrere le giornate, sapeva con chi parlare, confidarsi. Sapeva a chi dedicare ogni suo desiderio, sapeva a chi insegnare vecchi trucchi di magia, sapeva da chi copiare i compiti, sapeva con chi sfuggire a qualche ora di scuola. Sapeva di chi raccontare a casa, sapeva chi sarebbe stato accanto a lui, sapeva a chi fare promesse, dire parole dolci. Sapeva chi stringere forte, sapeva chi amare senza aver paura di niente.
Invece lui, Robert, il più buono, quello che si era sorbito paranoie su paranoie, quello che si era fatto paranoie su paranoie, era solo.
Estremamente, esageratamente, irrimediabilmente solo.
Niente.
Non c'era niente nella sua vita che suggerisse felicità, che suggerisse un po' di amore, o anche solo un po' di rispetto.
Adesso suo padre era a casa con sua madre e non gli importava come stesse, e non provava nemmeno a fingere che gli importasse.
Non una sola lettera gli era arrivata da lui, dal primo di settembre a quel brutto giorno di novembre che era il primo di una lunga serie in cui non avrebbe dormito.
Non sapeva bene cosa l'aspettasse, non conosceva il suo futuro, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare un domani, cosa avrebbe dovuto cercare per stare meglio, quali sarebbero stati i suoi desideri, i bisogni. Non sapeva se un domani sarebbe riuscito ad alleviare davvero le ferite di qualcuno, e non sapeva se un domani se ne sarebbe preso il merito. Non sapeva quante persone avessero stima di lui, quante ne avrebbero avuta in futuro. Non sapeva un accidente di niente, ed era una situazione irrimediabile.
Si chiese se mai sarebbe riuscito a fare qualcosa di buono, di buono davvero, nella sua vita. Dopotutto, nonostante l'impegno, era sempre stato un gradino sotto a Scorpius.
Un bel ragazzo, sì, ma mai quanto lui.
Intelligente, sì, ma mai quanto lui.
Perfino quando Scorpius copiava i compiti da lui, e li riscriveva identici, tutti dicevano sempre che Scorpius era un mago più brillante di lui, e Robert, prima, aveva anche smesso di chiedersi perché.
Ma adesso aveva solo una gran voglia di farla finita, di dimostrare che lui valeva molto di più di Scorpius. Era lui a fargli copiare i compiti, lui ad ascoltarlo, era stato lui a cercare di farlo star meglio per anni, mentre Scorpius l'affondava nella sua merda senza dire niente e senza mai ringraziare né dimostrare un po' d'affetto.
Era lui che avrebbe dato la vita per Scorpius, che l'avrebbe voluto salvare sempre.
A lui, non aveva mai pensato nessuno.
Eppure Scorpius, a detta di tutti, era una persona migliore di lui.

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Capitolo 17
*** 17. ***


Ed eccomi qua, come promesso, only for you! Spero, come spero sempre, che questo capitolo vi piaccia almeno quanto gli altri. Vi ringrazio di tutte le recensioni, e ricordatevi che mi fanno tantissimo piacere, anche se avete solo voglia di dirmi "ciao" o farmi una critica o un complimento, fatelo pure! In ogni caso ringrazio tantissimo anche chi segue e basta tutto, perché mi fa davvero tantissimo piacere anche questo.
Grazie mille!


17.

 

 

 

 

 

L'indomani sarebbe stata una giornata vuota, perlomeno per gli studenti, che, essendo domenica, non avrebbero avuto lezioni da sostenere, se non i compiti da svolgere per casa.
Rose si affrettò a finire i suoi, e fece talmente in fretta che alle dieci e qualche minuto, era già fuori dai dormitori, pronta alla sua prima giornata intera come la nuova ed unica fidanzata di Scorpius Malfoy. C'era una nuova energia che le scorreva dentro, la voglia di vivere, di ridere a crepapelle, di lasciarsi tutto il mondo alle spalle. C'era un grande bisogno di lasciarsi andare, di respirare a pieni polmoni, di correre fra i corridoi e quelle mura tristi a braccia aperte, portandovi ciò che era stato negato loro per troppo tempo: felicità.
Non le importava il Torneo, le preoccupazioni altrui. Adesso nella sua mente sapeva solo esserci una cosa: Scorpius Malfoy.
Era ciò di cui aveva avuto bisogno per talmente tanto tempo che ancora faticava a credere che fosse reale, fosse palpabile. Ma le occhiate che le poche persone che si aggiravano per il Castello le lanciarono, le fecero capire che tutto ciò che era successo la sera prima, era effettivamente successo, e non era solo una fantasia, un suo sogno. Era reale.
Tutto reale.
Quando varcò la soglia della Sala Grande la stupì la grande quantità di studenti che erano già svegli, a colazione. Appena entrò sembrò che per un istante si congelasse tutto, come se gli studenti avessero messo la scena in pausa per scrutare la Weasley prima che si sedesse al tavolo Grifondoro, meno visibile da tutti gli altri tavoli.
Voci correvano veloci, andavano a zig-zag e poi a dritto per un tratto, poi curvavano seccamente, poi si dividevano ed andavano da due parti opposte della sala, una zigzagando e l'altra procedendo a dritto, fino ad incrociarsi di nuovo, al tavolo Grifondoro, proprio nel punto in cui Rose si sedette, senza che nessuna di quelle occhiate o parole sussurrate la colpisse o interessasse minimamente.
Aveva Scorpius, il sostegno dei suoi amici, e molto presto, si convinse, anche il sostegno di sua madre e la comprensione di suo fratello. Più tardi, un giorno, forse, avrebbe avuto anche quella di suo padre. E la speranza dell'arrivo delle ultime tre, e la sicurezza della continua presenza delle altre forme di fiducia nei suoi confronti, le bastavano a renderla inattaccabile da voci cattive di chi non aveva una vita abbastanza interessante per parlare di sé invece che dei fatti altrui.
“Rose..” le si avvicinò Jane, la ragazza di Albus, con lo sguardo basso, temendo di dire qualcosa di sbagliato. Se non fosse stata Jane, Rose l'avrebbe preso come un atto di scortesia, come un fingersi innocentemente curiose mentre si moriva dalla voglia di raccontare a tutti la risposta che lei aveva dato alla sua domanda. Ma lei era Jane. Era quella che Albus adorava totalmente, e quella che adorava totalmente lui. E se lui si fidava di lei, Rose non sapeva davvero come poteva non fidarsi anche lei di conseguenza.
“Sì?” Le disse allora, gentilmente, sorridendole come per incoraggiarla a continuare.
Questo sembrò davvero rincuorare Jane, che non voleva sinceramente offendere o sparlare di lei, ma semplicemente era colpita da un'alta fitta di curiosità, come un po' tutti, McGranitt compresa, che sedeva al tavolo degli insegnanti e ogni tanto lasciava cadere lo sguardo su Rose, come per vedere e capire cosa stesse succedendo.
“Io mi.. chiedevo.. se.. sì, insomma, se stai insieme con.. con Malfoy.” Jane arrossì un po', ma Rose le sorrise di nuovo, rincuorandola.
“Io.. beh, è complicata come cosa. Ma mettendomi di fronte ad una domanda a cui devo rispondere per forza o sì o no, io direi.. direi di sì, insomma. Sì. Noi.. sì, stiamo insieme.”
Jane strabuzzò per un attimo gli occhi, ma si rese conto in fretta che poteva essere frainteso come gesto, quindi si ricompose e le lanciò un altro sguardo, quasi preoccupato, come se volesse dirle qualcosa ma non avesse il coraggio di farlo.
Rose, che quella mattina era armata di pazienza più del solito, le disse di nuovo che avrebbe potuto dirle qualcosa, e così Jane fece.
“Tu.. tu sei.. voglio dire.. sei sicura che lui ti piaccia davvero? Tipo.. sicura di non essere sotto una.. una M-Maledizione Imperius? Perché insomma.. noi.. noi ci stav.. o meglio, io mi stavo.. chiedendo come fosse possibile visto che.. sì, insomma.. tu e.. tu e Malfoy vi.. vi siete sempre.. of-offesi, ecco.”
“Jane,” le disse dolcemente Rose, “Calmati. Non ti mangerò solo perché mi hai fatto una domanda, anche perché so che se lo chiedono un po' tutti, in effetti. Non è troppo normale, anzi è alquanto strano, per chi non ci ha osservati e si è sempre fermato all'apparenza dei nostri gesti. Diciamo che.. molto semplicemente, era un po' che io e lui ci.. piacevamo, insomma. Solo che invece di darlo a vedere come da consueto, arrossendo o cos'altro, lo mostravamo in un modo un po' strano..”
“Offendendovi e facendovi dispetti, più o meno crudeli.” Finì Sugar, seduta accanto a lei.
“Esatto.” Annuì Rose seria, sorridendo all'amica e dopo a Jane, che la guardava, un po' più convinta di prima.
“Quindi.. quindi sì, insomma, è tutto vero! Tu.. e Scorpius Malfoy.. vi.. vi piacete, insomma!”
Rose rise.
“Beh, direi di sì.” Ammise, cominciando a mangiare il suo porridge.
“Io.. sono contenta per voi.” Disse dopo qualche momento di riflessione Jane, sorridendole e continuando, “Direi che potreste essere davvero una bella coppia.”
“Lo sono.” Sorrise Sugar, cominciando a mangiare a sua volta la colazione.
Quando ebbero finito, quindi molto presto, perché non avevano una gran fame, Sugar invitò Rose a fare un giro, per raccontarle delle novità.
“Io.. a dir la verità, volevo vedere se riuscivo a trovare mia madre e parlarle. Dopotutto, penso proprio di doverle delle spiegazioni.”
“Sì.” Disse dopo poco Sugar, “Immagino di sì. Comunque, se non dovesse esserci, ti aspetto qui.”
Rose attraversò a grandi passi la Sala Grande, cercando lo sguardo di Scorpius tra la gente che la guardava, sempre curiosa e stupita e sempre tenace, senza, però, trovarlo. Forse, si disse, non si era ancora svegliato.
Arrivò alla porticina della stanza in cui sperò trovare sua madre e la trovò socchiusa, così, picchiettando leggermente sul legno, entrò.
Vi era un grande tavolo al centro della stanza, proprio nel punto in cui lei si era messa in posa, da sola e con gli altri concorrenti, per le foto per i vari giornali. Vide il suo professore come l'unica persona presente nella stanza, così si affrettò ad avvicinarsi a lui.
“Professore”, si schiarì la voce quando le fu vicina, “Sa dirmi dove si trova mia madre?”
Il professore di Difesa Contro le Arti Oscure si voltò verso di lei, assorto, e impiegò alcuni secondi per focalizzare la sua faccia e ricordarsi la sua domanda, che attendeva pazientemente una risposta.
“Buongiorno, Weasley.” Le disse, quando il suo sguardo si fece meno vacuo e meno perso nei ragionamenti di prima, “No. Non so dov'è tua madre e non posso nemmeno immaginarlo.” Quando pronunciò quelle due parole, tua madre, abbassò leggermente lo sguardo, e qualcosa, un affetto lontano, sembrò tingergli le guance per un lungo istante, ma fece di tutto per scacciare ogni pensiero “poco professionale” verso quell'Auror che adesso stava dando un aiuto tanto prezioso per il Torneo e che, tra le altre cose, era la madre dell'allieva che gli stava davanti, guardandolo con un'educata perplessità.
“Capisco.” Disse lei, dopo poco, quasi dispiaciuta, voltandosi verso la porta ed affrettandosi ad uscire.
“Aspetta un attimo!” Le gridò dietro Draco, raggiungendola frettolosamente e socchiudendo la porta dalla quale lei stava per uscire, e che prima aveva lasciato spalancata.
“Sì?” Disse lei voltandosi e guardandolo, quasi per la prima volta, negli occhi.
Sentì che molti sentimenti lo stavano adesso facendo impazzire, pensava a troppe cose, tutte insieme. Pensava a quanto i tratti della ragazza sarebbero cambiati se avesse chiamato lui “papà”, pensando a quanto sarebbe stato diverso il suo carattere, la sua gentilezza, se fosse stato lui ad amare sua madre al posto di Weasley, e a concepirla con lei.
“Io.. penso che.. penso che si trovi nella Stanza delle Necessità.”
Rose gli lanciò uno sguardo interrogativo.
“Tua madre, intendo.”
Rose non rispose e lui si affrettò a parlare di nuovo, “Oggi avevamo un giorno libero e.. penso.. penso che lei sia lì.”
“Cosa glielo fa credere?” Chiese lei, fin troppo curiosa.
“Io..” Draco e Rose capirono insieme che la domanda di Rose aveva sorpassato il limite di confidenza che può esserci tra un professore ed un'allieva, e il primo tagliò corto, lasciando comunque trapelare sempre più del dovuto: “Mi aveva accennato che sarebbe stata lì.”
Dopo essere arrossito, qualcosa crebbe dentro di lui: la sensazione di aver lasciato trapelare ciò che non doveva trapelare, e stava per rimproverarla, ma lei si affrettò ad uscire e correre per tutta la Sala Grande.
Quando fu fuori si fermò a pensare, ormai lontana dal vicino rimprovero del suo professore.
Perché sua madre aveva accennato a Malfoy che sarebbe stata nella Stanza delle Necessità?
Perché sperava che la raggiungesse, ovvio.
E perché Malfoy se l'era ricordato?
Perché intendeva raggiungerla.
No. Probabilmente no.
Però l'aveva sfiorato, l'idea.
L'idea di tornare da lei.
Di guardare di nuovo di lei.
Stringere di nuovo lei.
Accarezzare di nuovo lei.
Avvicinarsi di nuovo a lei.
Baciare di nuovo lei.
Amare di nuovo lei.
Rose si chiese se sarebbe mai successo, se il sogno di sua madre si sarebbe mai avverato un'altra volta com'era successo a lei.
Sperò tanto che fosse così, anche se in cuor suo sapeva che, sebbene non fosse proprio impossibile che succedesse, lo era quasi totalmente.
Perché?
Perché le persone migliori sono sempre quelle destinate a soffrire di più?
“Perché sono quelle capaci a trarne delle conclusioni ed imparare qualcosa da esse”, si disse. Ma non le bastò.
Decise che sarebbe andata da sua madre, ma si sarebbe trattenuta poco, e dopo avrebbe trovato il modo di far sapere a Malfoy che non c'era lei, e che se lui avesse voluto andare da sua madre, l'avrebbe potuto fare senza trovarci un'alunna che gli ostacolava il cammino di ritorno verso ciò che lui aveva sempre associato a casa sua.
Rose si chiese quante altre persone avevano visto sua madre come la propria casa, l'avevano associata a tale e l'avevano sentita tra essa. Molte volte, tra quelle braccia calde e quella pelle pallida, si era sentita protetta. Non aveva una gran forza, ma le bastava agitare la bacchetta per fare ciò che voleva, per piegare il mondo sotto di sé.
Eppure non l'aveva mai fatto.
Non aveva mai lasciato che la sua presenza incutesse timore, o una sorta di controllo. Era sempre stata, sì, maniacale, quasi, sempre decisa ad arrivare in anticipo, a fare quasi da leader, a cercare di salvare più persone che poteva, ma non l'aveva mai fatto con prepotenza. Non aveva mai imposto la sua presenza a qualcun altro, non era mai stata prepotente, non si era mai dimostrata come una persona superiore anche se era superiore a molte altre persone.
Era quello che faceva sentire a casa Rose.
La sicurezza che sua madre l'avrebbe ascoltata e capita, e le avrebbe saputo dare prontamente un consiglio saggio che l'avrebbe davvero aiutata, l'aveva sempre fatta sentire in qualche modo protetta.
Molto più che gli incantesimi di protezione imposti dalla McGranitt o da chiunque altro, molto più di tutte le norme di sicurezza della Gringott, sua madre era molto di più.
Era forte, e la sua non era solo una protezione fisica, non era un materasso gigante piazzato sul campo di Quidditch, pronto ad ammortizzarle la caduta se fosse mai scivolata dalla scopa; non era una pozione presa in Infermeria, pronta a guarirle ogni ferita; non era un Incantesimo di Protezione. Lei la proteggeva da tutto ciò che potesse farle male al cuore, molto di più che da qualsiasi altra cosa. C'erano sempre le sue carezze quando qualcosa andava storto, quando qualcuno faceva il prepotente, molte volte Scorpius stesso. C'era lei a ricordarle quanto fosse forte, quanto sarebbe riuscita a superare le offese e dimostrare che non erano assolutamente vere, c'era lei a ricordarle quanto sarebbe stata capace di “recuperare” la sua O, c'era lei a ricordarle quanto la prepotenza rendesse debole il prepotente, e non chi la subiva.
Era lei che le aveva insegnato a fare del bene, qualsiasi cosa succedesse, perché è sempre dal bene che si ricava del bene, ed è solo dal male che si ricava del male.
La presenza costante di sua madre, delle sue carezze e delle sue parole, nella sua vita, erano ciò che l'avevano resa sicura di sé come lo era adesso. Certo, non era mai presuntuosa, e come la madre, non intendeva mai sminuire nessuno con la considerazione che aveva di sé. Anzi, usava la sua saggezza, o meglio quella che le consentiva l'età, molto di più per aiutare gli altri quanto per aiutare se stessa.
Era sempre lei che riusciva a trovare le parole giuste per una persona, e lo sapeva bene, e questo la spingeva sempre a parlare quanto più possibile, e a cercare sempre di confortare ogni anima in pena che trovava sul suo cammino verso la saggezza vera e propria, e verso la felicità.
Si chiese quante di questi valori, di queste caratteristiche di sua madre, erano state utili per Draco Malfoy. Certo a lui non mancava un grande giudizio di sé, ma si immaginò che sua madre gli avesse insegnato che si sarebbe soltanto sminuito facendone sfoggio così spesso, ma che al contrario, usando le sue doti senza rimarcarle, avrebbe lasciato che fossero gli altri a farlo.
Una volta, si ricordò, sua madre le disse:
“Ma pensa un po', se tu prendi un bel voto in Incantesimi, e vai a decantare in giro le tue doti, gli altri potranno solo annuire e dire che è vero. Ma se, al contrario, tu prendi un bel voto in Incantesimi ma non te ne vanti, gli altri andranno in giro a parlare di Rose Weasley, che ancora una volta ha preso un bel voto in Incantesimi, e che ancora una volta non se ne è vantata. Così le tue doti accresceranno, e non solo risulterai una strega intelligente, ma addirittura risulterai come una strega intelligente ed umile allo stesso tempo.”
Rose non avrebbe potuto essere più d'accordo di lei di come si dimostrò, e si accorse di avere la madre migliore che avrebbe mai potuto desiderare, e se si fosse creata una propria madre ideale, essa sarebbe stata una madre peggiore di Hermione, sempre.
Quando entrò nella Stanza delle Necessità fu semplice trovarla, perché questa era quasi totalmente spoglia, se non per un gran letto a baldacchino dove il rosso e il verde facevano a pugni fino ad intrecciarsi.
Era un letto spazioso, e anche senza sedervisi o sdraiarvisi, Rose seppe che era un letto davvero comodo. Vi era una stoffa strana, traslucida, che pendeva dall'alto. Da una parte verde e dall'altra rossa. Anche la coperta che vi era adagiata sopra con grazia lo era, sembrava calda, e qualcosa la rendeva strana, forse i colori, o forse il fatto che sembrava emanare una sorta di.. aura.
Era come se, in qualche modo, quella coperta avesse dei poteri magici. Come se fosse stata capace di intrappolare i sospiri, i baci rubati, i gemiti, le parole, i sussurri, gli abbracci, come se fosse stata capace di congelare un momento e farlo rivivere per sempre ad una persona piena di nostalgia. Un po' come sua madre, constatò Rose, guardandola.
Per la prima volta, Hermione sembrava triste, quasi sciupata. Un velo di tristezza le incupiva il volto, ma Rose si accorse che ciò non era da quando lei era entrata, bensì da poco dopo, quando Hermione si era accorta che era lei.
“Mi dispiace”, si affrettò a dire, accostandosi alla madre, senza avere il coraggio di sdraiarsi o anche solo di toccare quel letto. “Purtroppo non sono chi ti aspettavi che fosse.” Finì la frase, e s'incupì un po' anche lei.
Avrebbe tanto voluto essere ciò di cui sua madre aveva bisogno, ciò che le sarebbe sempre bastato per renderla felice e farla sorridere spensierata.
“Certo, non sei chi credevo fosse, ma non posso dire che non mi dispiaccia che tu sia qui.” Disse sua madre sorridendole, ed avvicinandosi una tazza di tè appena comparsa insieme ad un'altra, identica, e ad un comò che le sorreggeva entrambe. “Se vuoi serviti.” Le disse, facendo un cenno verso l'altra tazza di tè.
Rose annuì e prese l'altra tazza, che conteneva un tè esattamente della temperatura che le piaceva, caldo ma non bollente, e coi suoi soliti due cucchiaini di zucchero. Trovò formidabile come la Stanza avesse azzeccato nei minimi dettagli ciò che sua madre aveva desiderato per lei.
Ben presto si accorse di avere una poltrona dietro di sé, e vi sedette.
“Perché una poltrona?” Le chiese allora la madre, curiosa. “Avresti potuto sederti sul letto.” Ma qualcosa, nello sguardo di Hermione, convinse Rose che il suo presentimento era giusto, e che sua madre si sarebbe sentita quasi spogliata, quasi nuda coi suoi ricordi, con la sua gioventù, disposti davanti alla figlia senza il minimo pudore.
“Io.. no, non volevo stare sdraiata.” Si affrettò a dire Rose, cercando di non tradire alla madre questo suo presentimento.
“Come hai fatto a sapere che ero qui?” Le chiese dopo poco Hermione, avvicinandosi ancora una volta la tazza alle labbra e prendendo un lungo sorso di tè.
“Me lo ha detto Malfoy.”
“Malfoy?”
“Sì.” Disse Rose, fermandosi a bere un sorso di tè, per poi proseguire: “Sono andata a cercarti nella stanza delle interviste, dove ci hanno portati anche l'altra volta, dopo l'annuncio della prima prova, sperando di trovarti lì. Però non ti ho trovata, così ho chiesto a Malfoy, che invece era lì.”
“E lui che ti ha detto?” Chiese Hermione, con una grande curiosità che le illuminava lo sguardo.
“All'inizio mi ha detto che non sapeva dov'eri. Poi ci ha ripensato, e mi ha detto che ti avrei trovato qui, che glielo avevi accennato tu ieri.”
Hermione fissò un punto lontano, al di là dei muri bianchi e spogli, al di là di ogni cosa si trovasse lì, e di nuovo sorseggiò il suo tè. Dopo poco, sul comò, spuntò anche un vassoio di biscotti al cioccolato, i loro preferiti. Ne prese uno e lo mangiò, alternando un morso ad un sorso di tè, senza continuare a dire e fare nient'altro, se non respirare rumorosamente.
Rose la guardava assorta.
Non faceva altro, la guardava e basta.
Per la prima volta le sembrava lontana, le sembrava lontano il suo sguardo, i suoi gesti assenti. Si chiese cosa si fosse sbloccato in lei tutto d'un tratto, come una diga costruita male, che cede e lascia passare tutto d'un tratto un fiume di sentimenti contrastanti tra loro, che rendono irriconoscibile quello che, per adesso, era sembrato un fiume tranquillo a tutti.
Non aveva il coraggio di parlare, di esprimersi, di chiedere cosa fosse successo alla madre. In cuor suo si disse che aveva appena scoperto un'altra parte di lei, e che prima o poi, essendo sempre Hermione Granger, ed essendo sempre sua madre, le avrebbe dato delle spiegazioni.
Quando la vide agitarsi e poi riscuotersi, Rose sperò che fosse arrivato il momento di sua madre per dirle qualcosa, qualsiasi cosa. Ma lei continuò a scrutarla, sempre silenziosamente, fino a che Rose, che aveva ricominciato a bere il suo tè poco prima, non lo finì.
“Bene” disse, quasi freddamente, senz'altro con il tono più distante che avesse mai usato, perlomeno con lei, “Hai finito il tuo tè.” Prese un altro sorso dalla sua tazza, che era incredibilmente ancora a metà, “Adesso puoi andare.”
Rose avrebbe voluto chiederle cosa fosse successo, perché si comportava in quel modo con lei all'improvviso, senza una spiegazione plausibile. Tuttavia, decise che avrebbe aspettato, come aveva sempre fatto sua madre con lei, e si disse che di nuovo avrebbe saputo imparare qualcosa anche da un silenzio, il primo, di sua madre.

 

 

Scorpius si svegliò presto, quella mattina. Gli parve di aver sognato Rose, di aver sognato di portarla per mano in Sala Grande, aver mostrato a tutti il loro amore.
Eppure quel sogno era così palpabile..
Lo sapeva.
Sapeva che era vero, quanto sapeva che non l'aveva sognato perché si erano fatti un Incantesimo di Memoria a vicenda.
Ma non ce la faceva, non ce la faceva ad alzarsi, a camminare, a tornare in Sala Grande. Doveva assorbire tutte quelle sensazioni che aveva provato la sera prima, doveva assimilarle tutte ed uscire allo scoperto, di nuovo, solo quando ciò che provava sarebbe emerso nelle sue espressioni, nei suoi gesti, nel suo comportamento, nelle sue parole, nei suoi occhi..
Se fosse uscito appena si era svegliato sarebbe apparso come uno zombie o come un vampiro, come qualcuno che non ha ancora capito chi è, o che magari lo sapeva e se l'era dimenticato tutto insieme, senza una valida ragione o una spiegazione plausibile.
Robert si svegliò almeno un'ora dopo di lui, e Scorpius tentò senza riuscirci di fargli vedere che stava dormendo, infatti questo si accorse subito che in realtà era sveglio, e lo era già da un bel po'.
“Hai aspettato me per andare in Sala Grande perché hai paura dei commenti acidi? Beh, avresti dovuto pensarci prima. I commenti acidi arriveranno comunque.” Gli disse, con uno sguardo furbo che gli balenava negli occhi, tuttavia un po' offuscato dagli spettri dei pensieri che gli avevano impedito di dormire bene per tutta la notte.
“Hai dormito male?” Disse Scorpius, desideroso di cambiar discorso, non perché fosse un vigliacco e volesse nascondere la sua -inesistente- paura verso le voci che giravano adesso sul suo conto, piuttosto perché non avrebbe saputo spiegare a Robert che non si sentiva ancora pronto ad uscire di nuovo allo scoperto, non si sentiva abbastanza perfetto ed abbastanza vero per farlo.
“Io..” Cominciò Robert, abbassando lo sguardo, senza finire la frase, lasciando che quella parola fluttuasse nell'aria in attesa di una continuazione che non arrivò mai. “Perché hai cambiato discorso?” Gli fece dopo poco.
“Perché non saprei spiegarti cosa mi spinge a non andare ancora in Sala Grande.”
“Beh, puoi sempre provarci. Ti ho stupito molte volte capendoti quando non mi credevi capace di farlo.”
“E' vero.” Ammise Scorpius poco dopo, e si concedette qualche minuto di riflessione prima di cominciare, scegliendo le parole migliori per spiegarsi, e, dopo aver tratto un lungo respiro, cominciò finalmente: “Diciamo che io non mi sento abbastanza pieno di tutte le emozioni che ho provato per uscire allo scoperto. Non mi sento abbastanza perfetto, sento che il mio corpo, la mia espressione, i miei occhi, il mio pallore.. ancora in qualche modo si ribellano alle scelte che il cuore ha fatto per conto suo. Chiunque mi vedesse, adesso, da fuori, penserebbe forse che ho solo qualche linea di febbre. Non che sono per la prima volta in vita mia totalmente ed incondizionatamente felice. Per cui, ho deciso che mi farò vedere solo quando il mio corpo avrà accettato i miei sentimenti, ed avrà accettato di mostrarli al mondo, spogliandosi della freddezza, che era sempre stata il suo abito migliore.”
“Come siamo poetici.” Commentò freddamente Robert, “Tuttavia mi è difficile credere che sia una scusa, nonostante la grande fiducia che ho in te.”
“Perché mai dovrebbe essere una scusa?”
“Perché mi sembra alquanto ridicolo.”
“Cosa ti sembra ridicolo, esattamente?”
“Mi sembra ridicolo cosa fai, le tue convinzioni, questo bisogno morboso di apparire perfetto. Guarda che quando si è innamorati, quando lo si è davvero, non si ha bisogno di apparire perfetti agli occhi di nessuno.”
“Vuoi dirmi che non dovrei voler apparire perfetto nemmeno davanti a lei?”
“Se lei prova davvero tutto questo affetto nei tuoi confronti saprà capirti perfettamente, e trovarti comunque perfetto, o comunque perfetto per lei!”
“Cosa vuoi saperne tu?” Cominciò Scorpius, scattando in piedi come se qualcosa gli avesse punto la schiena, visibilmente irritato. “Non hai mai provato niente di più forte dell'affetto che provi per me, davvero niente di più. Sei assurdo. Vuoi fare il saggio e non sai niente, non hai mai provato un cazzo che non fosse disgusto per il mondo o amore puramente per te stesso!”
“Ma certo che sì, certo che sì, hai ragione tu. Adesso sono io l'idiota, io, quello che si è fatto in quattro per te! E tu invece cosa sei? Oh, di nuovo tu sei la persona migliore, lo sei sempre! Mi chiedo cos'è che ti rende così migliore agli occhi di tutti! Forse i tuoi capelli contengono un po' di raggi UV che accecano la gente, chi lo sa! Ma certo bisogna essere stupidi per credere che tu sia una bella persona!”
“Ecco la riprova finale che tu sia fondamentalmente solo un idiota!”
“Già.” Disse Robert, brusco, smettendo di camminare intorno alla stanza, come aveva fatto fino a quel momento.
Si fermò e fissò Scorpius con aria di sfida.
“Senti, scusa, ok?”
Le scuse sembrarono addolcire un po' Scorpius, ma non abbastanza per placare la sua rabbia, la sua incredulità verso la rabbia stupida ed insensata dell'amico.
“Scusa se non sono come te! Scusa se vivo sotto alla tua ombra, se ho passato le tue stesse cose, forse anche peggiori, ma comunque tu sembri sempre quello più povero, il più sacrificato! Scusa se da quando ho cominciato a star con te mi oscuri sempre, scusa se sono così! Scusa se sono meno attraente di te, se ci so fare meno di te, se so leccare il culo ai professori meno di te, tanto che ottengo voti peggiori dei tuoi anche quando ti copio! Ti chiedo perdono” disse, avvicinandosi a Scorpius e stando ad un passo da lui, “Se non ho provato tutto quello che hai provato tu. Se ancora non ho trovato una persona giusta che mi faccia davvero sentire giusto ed amato come ti senti adesso tu. Scusa se ancora non c'è stata una persona che mi abbia cambiato in meglio, e se io non faccia di tutto per trovarla. Mi dispiace se sono un cretino, se sono così, se sono incapace di volerti anche solo un po' di male!” Esplose di nuovo Robert.
Scorpius non l'aveva mai visto così.
Era vulnerabile.
Nudo, con quel pigiama di stoffa pesante, verde e argento, che gli copriva perfino un pezzo di mani, che svolazzavano agitate intorno al resto del suo corpo.
Era nudo così, camminando a grandi passi coi piedi infilati in calde pantofole, poi bloccandosi, poi partendo di nuovo.
Era nudo chiedendo scusa a Scorpius di cose che lui avrebbe dovuto perdonare a se stesso.
Si era spogliato davanti a Scorpius, di nuovo l'aveva fatto entrare nelle sue confidenze, nei suoi pensieri, anche i più stupidi, i più insensati, i più imbarazzanti.
Aveva mostrato tutto di sé a Scorpius, e adesso stava a lui decidere cosa farne.
Se prendere un po' della sua merda con sé per non lasciarlo affogare, o se lasciare che Robert affogasse, anche per colpa della merda che gli aveva gettato lui addosso, precedentemente.
Non poteva farlo.
Non poteva abbandonare l'unica persona che l'avesse mai accettato, l'unica persona che l'aveva in qualche modo plasmato, che l'aveva addolcito, sebbene non di molto e non quanto avrebbe mai fatto Rose.
Non poteva guardarlo cadere senza dire niente, senza porgergli una mano.
“Non sei migliore di me.” Disse, la voce quasi come un sussurro, tanto che Robert sembrò non capire subito.
La forza abbandonò di colpo le gambe di Scorpius, e questo ricadé a peso morto sul morbido letto coperto di soffici coperte verdi smeraldo.
“Non è ciò che pensano tutti.”
“Chi se ne frega, di tutti.”
“Per te è semplice, adesso che sei sicuro di essere amato.”
“Io ti ho fatto soffrire molto più di quanto tu meritassi. Avresti potuto scaricarmi, cercare una nuova compagnia, qualcuno senza paranoie, o che comunque non si sarebbe sfogato con te. Avresti potuto anche soffiarmi la ragazza, avresti potuto fare un mucchio di cose cattive nei miei confronti, nei confronti di chi ti ha reso quasi pazzo come sei adesso. Ma non hai fatto niente.”
“Già.”
“Perché?”
“Perché non m'interessa l'approvazione altrui quando ho la tua. Vedi, è un concetto difficile da spiegare, e non voglio tu pensi che tu sia per me come Rose è per te. Semplicemente, in te ho visto un fratello, ma prima di tutto ho visto una parte di te, la parte che mi mancava. Avevi passato le mie stesse cose, mi assomigliavi. Ma c'era una cosa di differenza.”
“Cioè?”
“Tu.. tu avevi la forza di andare avanti, sempre. C'era qualcosa, dentro, una potenza micidiale che ti consentiva di andare avanti, di sorpassare ogni ostacolo, e anche quando incappavi in un ostacolo troppo difficile da saltare, tu cascavi, ma sapevi sempre come rialzarti e ripartire. Avevi qualcosa dentro, e ce l'hai anche adesso, ci puoi scommettere. Qualcosa di formidabile, la cosa che ammiro di più di te. E' come pura adrenalina che ti scorre nelle vene, come una magia, un qualche incantesimo che ti consente di non fermarti mai. Tu sei un treno, Scorpius. Non sei una stazione.”
“Anche tu sei forte, molto più di quanto tu immagini.”
“Oh, no, non lo sono..”
“E invece sì. Tu ammiri così tanto la mia potenza di rialzarmi e ripartire, ma non è forse questo ciò che fai tu? Io ti ho fatto così tanti sgarbi, ti ho fatto soffrire talmente tante volte che è più il tempo che passiamo a discutere che quello che passiamo a parlare civilmente come farebbero due amici come noi. Ma tu sei ancora qua, nonostante tutto. E io so che mi sorreggerai sempre, mi sosterrai quando crederai giusto sostenermi, mi criticherai quando ne sentirai il bisogno, mi aiuterai quando capirai che è giusto, e mi ostacolerai quando scoprirai che sto sbagliando. Io forse sono un treno, Rob, uno di quelli che si muove e non si ferma mai. Non so ancora bene cosa tu sia, se una stazione o un treno fermo, ma penso tu sia il secondo. Sì, ne sono certo. Tu sei questo, Rob. Tu sei un treno fermo che aspetta con ansia di ripartire, ma a cui manca qualcosa per farlo. Hai bisogno di un fiammifero che accenda la tua miccia, prima di esplodere. E' così che funziona.”
“Ma ho paura..”
“Di che cosa?”
“Paura di non trovare mai quel fiammifero.”
“Le cose di cui hai bisogno, o quelle che vuoi, arrivano quando smetti di cercarle e di sperare che arrivino.”
“Allora quando forse sarò morto saprò che ci sarà qualcuno capace di accendermi.”
Scorpius rise e si sdraiò pensieroso sul letto, fissando con uno sguardo vuoto il soffitto argento.
Si chiese cosa avrebbe potuto fare per Robert, cosa l'avrebbe fatto stare meglio, ma purtroppo non riuscì a trovare una vera e propria risposta.
Sentì Robert togliersi il pigiama ed indossare i suoi vestiti, e poi uscire dalla stanza, senza rivolgergli più la parola.
Sapeva, in cuor suo, che l'aveva già perdonato.
Come sempre.

 

 

 

Quando uscì era ormai pomeriggio, ma non sentiva la fame, non sentiva niente, se non il bisogno di parlare con suo padre.
Quei giorni erano stati così pieni che aveva addirittura trascurato quel rapporto bellissimo che si era instaurato tra loro, e non avrebbe voluto perdere ciò che aveva appena ottenuto per nulla al mondo.
Si avviò verso le sue stanze ma non lo trovò, allora lo andò a cercare in Sala Grande, nella stanza attigua, e non lo trovò. Non sapeva davvero dove poteva essere.
Mentre stava girando per i corridoi dove i suoi passi echeggiavano insieme a quelli di qualche altro studente che vi girovagava senza una meta, vide un'ombra avvicinarsi dalla curva, e davanti gli apparve Rose.
Quando la vide sentì così tante cose esplodergli dentro che non capì bene cosa provasse, se paura, se piacere, se amore, se voglia di scappare e rimangiarsi tutte le parole, tutte le azioni, tutti i gesti del giorno precedente.
Tuttavia non fece niente che non fosse bloccarsi bruscamente e guardarla, o meglio, ammirarla, mentre gli camminava elegantemente davanti, si accorgeva di lui e con un gran sorriso sulle labbra lo guardava.
“Ciao” gli disse, arrossendo visibilmente.
“Ehi!” Rispose lui, risvegliato dalla sua confusione da quella voce calda e dolce insieme, come una pinta di Burrobirra dopo una tempesta di neve.
“Che fai?” Gli chiese lei, vedendo che lui non diceva né faceva niente se non continuare a guardarla.
“Io.. stavo.. stavo cercando mio padre.” Disse lui, riscosso ancora una volta dai suoi pensieri.
“Vuoi cercarlo con me? Io non ho nulla da fare.”
E si avviarono per i corridoi, imbarazzati più che mai.
Era la prima volta che stavano in silenzio.
O meglio, la seconda. La prima volta era stata quando il giorno prima avevano da fare i compiti, ma quello era un silenzio carico di tensione, di cose da dire. Quello era più un silenzio pacifico, di chi ha già detto tutto, di chi sta solo cercando un modo, più che una parola, un gesto per dimostrare ciò che prova.
Erano imbarazzati, imbarazzati entrambi. Adesso erano una coppia, e si chiesero cosa ne sarebbe stato di loro se avessero continuato a tacere, a non dirsi niente per paura di non andarsi, alla fine, bene quanto speravano.
“Dove.. dove credi possa essere?” Gli chiese Rose, decisa a spezzare quel velo di imbarazzo che si era creato tra di loro.
Era così strano lottare tanto per una persona fino ad averla, ed una volta ottenuta, non riuscire a trovare le parole da dire a questa.
Forse, si disse Rose, perché in tutti i libri del mondo non aveva mai trovato una parola adatta per descrivere lui, il modo in cui sbatteva le palpebre, o i suoi sguardi preoccupati, i suoi sorrisi beffardi. Non c'era una parola che descrivesse l'esatto colore dei suoi capelli, o quello della sua pelle, dei suoi occhi. Non c'era una parola che sapesse spiegare la morbidezza delle sue labbra, o la consistenza dei suoi sorrisi, che per Rose erano sempre sembrati molto più grandi e molto più pesanti di uno scoglio sull'alluce del piede, ma senz'altro in modo molto più piacevole.
Non c'era una parola, poi, che descrivesse gli sguardi che lei le lanciava, o il movimento che aveva sentito nello stomaco quando quella mattina si era svegliata ed aveva ricordato del giorno precedente. Non c'erano parole abbastanza grandi per contenere tutte le sue sensazioni, e il contrasto gigante fra le emozioni che aveva provato per lui, con lui.
Però, si disse di nuovo, avrebbero trovato insieme queste parole.
Le avrebbero trovate e sarebbero state loro, e loro soltanto. Nessuno, pronunciandole, avrebbe mai potuto capire cosa potessero significare quelle parole per i loro cuori, per il loro amore.
Sarebbero state parole di tutti, ma in fondo di nessuno, se non loro.
Sarebbero state scritte in tutti i dizionari, in tutti i libri, ma ci sarebbe stata una legge, una legge che andava oltre alla lingua, oltre alla magia o alla non-magia, ci sarebbero state parole legate per loro dalla cosa, dalla legge più forte di tutte: quelle dell'amore.
E chiunque avrebbe pronunciato inconsciamente il segreto del loro amore, ma solo le loro voci, le loro pronunce, avrebbero saputo pronunciarlo nel modo giusto, nel modo in cui si amano le cose che non si vorrebbero lasciare mai, anche quando, molte volte, si è costretti a farlo.
“Penso sia alla Stanza delle Necessità.”
Rose ebbe un tuffo al cuore.
“Cosa te lo fa credere?”
E' dal mio primo anno ad Hogwarts che non fa altro che parlarmi della Stanza delle Necessità. E' davvero buffo. E' come se qualcosa di importantissimo per lui fosse accaduto lì, e lui in qualche modo avesse voluto tramandare quel segreto, quel ricordo a me, senza, in realtà, parlarmene mai. Non so bene come spiegarlo, ma era diverso quando parlava di quella Stanza. E poi, ricordo ancora della frase che mi disse, poco prima di salutarmi e vedermi salire sull'Espresso per Hogwarts.”
“Che ti disse?”
“Mi disse che se avessi voluto conoscere la magia più potente di tutto, sarei dovuto andare lì. Nellaa Stanza delle Necessità.”
“Immagino che abbia un forte senso affettivo per lui.”
“Già.”
Dopo qualche minuto di riflessione, in cui imboccarono una rampa di scale che li fece arrivare nella parte opposta del Castello, Scorpius parlò di nuovo:
“Può darsi che stesse lì con tua madre.
“Sì.” Commento Rose, assorta, e gli raccontò di quella mattina.
Di nuovo le mancarono le parole giuste per potergli spiegare esattamente come erano quelle coperte, come quei colori, il rosso scarlatto ed il verde smeraldo, prima si lanciassero in una lotta, e dopo si abbandonassero l'uno tra le braccia dell'altro.
Non si vedeva, lì per lì, e Rose non sapeva come dirlo, perché erano sempre accanto, sempre nello stesso modo, quel rosso e quel verde. Ma vi si poteva leggere una storia, dentro quei colori.
La storia di come Hermione Granger e Draco Malfoy avessero fatto tanto a botte prima di riuscire ad abbandonarsi l'uno all'altro, e ad i propri sentimenti, riconoscendoli e alimentandoli.
Si sentì quasi stupida, cercando inutilmente di spiegare le sensazioni che aveva provato, o lo sguardo di sua madre che per la prima volta era freddo e vuoto. Aveva paura che Scorpius la prendesse come una stupida, che la credesse incapace di mettere due parole in fila per descrivere qualcosa che aveva visto e provato. Aveva paura che la lasciasse lì, sola e vuota, ed anche senza parole da dire.
Ma lui non lo fece.
Parve accorgersi della voce che fremeva d'impotenza, degli sguardi preoccupati lanciati con la coda dell'occhio, e così si fermò dolcemente, sfiorandole il polso nello stesso punto in cui, la sera prima, l'aveva strattonata per pura ed egoistica gelosia.
Non provò nemmeno a dirle che non era una stupida, che aveva capito, che l'aveva spiegato come meglio poteva e che tutto si sarebbe fatto chiaro quando anche Scorpius avesse visto quel letto, se mai l'avrebbe fatto. Non provò a dirle quanto la sua voce sembrasse dolce, e mai stupida, superficiale o scontata, o di quanto amasse che lei parlasse così tanto, anche se in imbarazzo per non aver trovato le parole. Non cercò di spiegarle parlandole quanto potesse aver capito, quanto potesse aver vissuto quelle sensazioni con lei grazie alle sue spiegazioni.
Le sfiorò solo il polso, bloccandola.
L'attirò a sé, ma non provò a baciarla. Non le alzò il mento e non le fece intendere che avrebbe dovuto farlo, e non si chinò su di lei, e non cercò di tirarla in su verso di sé per baciarla.
Le mise un braccio intorno al collo, quello sinistro, e le mise il destro intorno alla vita.
Lasciò che il suo volto affondasse sul suo petto, che lei si gustasse il suo cuore che adesso batteva fortissimo, e cominciò a far vagare le sue mani sulla sua magra schiena, tastandone ogni piccola parte, ogni piccola porzione di lei che riusciva a sentire attraverso il pesante maglione e la camicetta.
Inspirò profondamente l'odore dei suoi capelli, e le poggiò le labbra sulla fronte, dolcemente, schioccandovi un leggero bacio.
Questo, per lei, significò molto di più.
E si accorse che suo padre lo stava fissando ammirato da dietro una parete, sorridendo. Fece per andarsene, ma Scorpius scostò dolcemente Rose da sé, e si avvicinò al padre.
“Avrei bisogno di parlarti.”
“Di cosa?”
Scorpius lanciò un'occhiata eloquente verso Rose, che era qualche passo indietro a lui.
“E lei?” Chiese allora suo padre.
“Sa per caso se mia madre è ancora nella Stanza?” Chiese Rose al suo professore.
Draco arrossì un po' e poi ammise:
“Immagino di sì. Volevo entrare a.. ehm.. recuperare delle cose, ma non ce l'ho fatta. Immagino di non essere gradito, ma tu puoi provare ad entrare.”
Rose avrebbe voluto raccontargli del letto su cui aveva trovato sua madre a sorseggiare tè, lo stesso dove, s'immaginò, era stata con lui. Avrebbe voluto raccontargli di come, alla fine della coperta, il rosso ed il verde smettessero di farsi la guerra e rimanessero uniti, senza staccarsi mai. Avrebbe voluto raccontargli del fatto che sua madre l'avesse scacciata, forse per aspettare lui. Ma qualcosa la bloccò: la voglia di non intromettersi.
Una voce, forse ragionevole o forse egoistica, la voce della parte di lei che amava comunque suo padre, nonostante fosse così infantile, le disse che loro erano pur sempre adulti, ed entrambi saggi, forse proprio grazie a quello che avevano passato.
Si disse che probabilmente avrebbero saputo risolvere da soli, perché dopotutto entrambi sapevano quanto l'uno tenesse all'altro.
Era talmente convinta che non vi fosse sua madre dentro la Stanza delle Necessità, e che vi fosse solo un problema, o che magari il suo professore non desiderasse abbastanza di vederla da riuscire ad aprire la porta, che rimase incredula davanti alla porta che sbucò dal nulla, facendosi spazio tra quelle vecchie mura del colore della sabbia, una volta che lei vi fu passata davanti, chiedendo semplicemente di entrare.
Prima di aprire la porta, lanciò un'occhiata quasi di scuse verso il professore, rimasto chiuso fuori così tanto tempo, s'immaginò, da aver creduto di essere sempre stato preso in giro da sua madre.
Lei stessa, per un lungo istante, mentre varcava la soglia, si chiese se sua madre avesse effettivamente mentito a Malfoy.
Ma la risposta negativa le arrivò praticamente subito, quando non riconobbe la stanza di quella mattina nel luogo dove si trovava adesso, ma vide le pareti rosse ed oro, spoglie, con un'unica cornice appesa sulla parete di fianco a lei.
Davanti a lei vi era una poltrona di chintz, e ben presto se ne aggiunse un'altra, probabilmente per lei. Su quella che vi si trovava ancor prima che lei entrasse, era seduto suo zio, pensieroso, che discuteva animatamente col quadro che gli si trovava proprio davanti.
Rose si sporse per vedere un naso adunco con due occhiali poggiati sopra, sovrastato da due occhi celesti e chiari come un ghiacciaio, animati, ma senza un minimo di rabbia che vi guizzasse all'interno.
“Zio!” Esclamò Rose.
“Rosie, che ci fai qui?”
“Io ero.. ero.. sì, insomma, cioè.. ero in giro per i corridoi ed.. ed ho trovato un amico, e mi ha chiesto di accompagnarlo a cercare una persona perché doveva parlarle, e così siamo venuti fino a qua dove ha trovato quella persona, e.. ed io sono entrata, credendo che ci fosse mia madre.”
“Non devi vergognarti di dirmi che hai trovato Scorpius Malfoy. Me ne ha parlato tua madre, e poi le voci girano anche tra gli insegnanti.. ed inevitabilmente tra gli Auror.” Sorrise Harry. Era un sorriso paterno, felice. Non c'era rancore nei suoi occhi, quello che probabilmente avrebbe trovato negli occhi di suo padre. C'era solo una grande felicità, suo zio era felice che lei avesse trovato la sua strada, e la persona che l'avrebbe aiutata a superare tante avversità.
Tuttavia, sebbene suo zio cercasse di far tutto fuorché intimidirla, Rose arrossì, imbarazzata, e non disse niente per un po'. Poi, una grande preoccupazione cominciò a pesarle sul petto, e chiese, preoccupatissima, se suo padre sapesse qualcosa.
Il sorriso svanì dalle labbra di Harry, che la guardò con uno sguardo molto serio, non tipico della sua persona, che significava solo una cosa: guai in vista.
“In effetti, beh, sì. Tuo padre lo sa.”
“Dov'è adesso?”
“E' rinchiuso nelle sue stanze e si rifiuta di parlare con chiunque. Ha già mandato al diavolo tua madre e me, e non oso pensare a quando troverà te, o peggio ancora Scorpius o Malfoy.”
“L'ha presa male, vero?”
“Non riesce a superare i vecchi rancori, nonostante in cuor suo sappia che Malfoy è cambiato, e che suo figlio è anche sicuramente meglio di lui senza bisogno di diventare Mangiamorte per capire quale sia il lato giusto per cui combattere.”
“Pensi che gli passerà mai?”
“Lo spero, più che altro.”
Non dissero niente per un po', di nuovo. Rose vide Silente guardarla curiosa dal suo ritratto, e si ricordò di aver interrotto qualcosa, desiderando solo di andarsene, e anche il più presto possibile.
Fece per alzarsene, ma Silente le lanciò un'occhiata quasi delusa, quasi volesse dirle “te ne vai già?” e così lei ricadé brusca sulle sue stesse gambe.
“Non vorrei intromettermi”, disse dolcemente il preside dal suo ritratto, “Rose, ma nutro una grandissima fiducia nei confronti di tuo zio, per cui ho motivo di credere che, sebbene più tardi di tutti, lui saprà capirti e perfino assecondarti. Del resto, anche lui ha ritrovato come compagna della sua vita la prima ragazza che avesse mai disprezzato ad Hogwarts.”
Rose gli sorrise, e rimase colpita dal fatto che lui l'avesse chiamata Rose, come una vecchia amica, come una nipote lontana.
“Grazie, professor Silente.” Disse dopo, alzandosi dalla sua poltrona ed avviandosi verso la porta della Stanza delle Necessità, “Grazie, zio. Mi siete stati di grande aiuto, e spero di trovare mio padre in giro per potermi confrontare con lui.”
Ricevette un cenno del capo ed un sorriso da parte di entrambi, e poi le venne augurata una buona fortuna da suo zio, mentre Silente le strizzava l'occhio un momento prima che la porta si richiudesse alle sue spalle.
Quando uscì si ricordò all'improvviso di Malfoy, e del fatto che lui credeva fermamente che ci fosse Hermione lì dentro, e che lei non lo volesse far entrare, mentre per Rose era risultato così semplice entrare senza neppure fare un minimo di fatica.
Cominciò a girovagare nei corridoi nella speranza di trovare suo padre o, meglio ancora, Malfoy, per poter dimostrare a suo padre quanto grande fosse il suo affetto nei confronti di Scorpius e per poter lasciare che Malfoy capisse da una sua frase, buttata lì casualmente, che Hermione non si trovava dove lui credeva che fosse, ma che al suo posto c'era soltanto suo zio Harry.
Molto presto, quasi come se vi fosse stato qualcuno che ascoltava le sue preghiere e le tramutava in realtà, vide apparire davanti a sé Draco, con Scorpius al fianco, e poté scorgere poco più in là anche la chioma di suo padre.
Draco e Scorpius erano rilassati, felici di un altro confronto, felici di essersi entrambi confidati di nuovo l'uno con l'altro, ed al contrario, Ron, dietro a loro, era quantomeno furioso tanto da non accorgersi cosa stesse facendo. Avrebbe potuto camminare su tutti quanti senza nemmeno accorgersene, da tanto era immerso nei suoi pensieri di collera verso l'intero unvierso.
“Scorp,” Salutò Rose sorridendo verso la chioma biondo platino che si trovava più in basso delle due che aveva davanti, cercando un modo per far capire a Malfoy che sua madre non era nella Stanza delle Necessità. “Professore”, disse subito, richiamando l'attenzione di Malfoy prima che questo potesse allontanarsi, costringendolo a fermarsi a guardarla.
“Sì?”
“L'altro ritratto di Silente, dov'è stato collocato?”
Draco ci pensò su qualche secondo.
“Penso abbia applicato sul suo futuro ritratto un incantesimo alquanto strano che lo rende reperibile da chiunque abbia bisogno di lui. Perché me lo chiedi, Weasley?”
“Perché quando sono andata nella Stanza delle Necessità mentre lei non riusciva ad accedervi, ci ho trovato mio zio che parlava con un ritratto di Silente, e mi sono chiesta se fosse stato affisso nella Stanza stessa.”
Draco parve emergere dall'acqua dopo minuti in cui cercava di trattenere il fiato. Una nuova energia l'investì, con la nuova consapevolezza che se dentro quella stanza ci fosse stata la Granger, lui sarebbe riuscito ad entrare.
“Oh, interessante.” Disse, usando il tono più distaccato che riuscì ad usare, tradendo però la sua freddezza con un sorriso di pura gratitudine verso di Rose, che fece appena in tempo a vederlo, mentre questo già spariva per lasciare spazio alla solita faccia un po' austera di Malfoy, sebbene ancora addolcita dalla presenza del figlio e di una nuova speranza di vita.
Draco fece appena in tempo ad allontanarsi da Rose, che questa fu aggredita dal suo stesso padre, che rinnegava più che mai le origini della figlia.
“Come hai potuto!” Le gridò, “Come hai potuto! Di tutti i ragazzi tu hai scelto Malfoy! Forse tuo zio è sempre stato incline a perdonare tutti, così buono, così caritatevole tanto da sembrare un Tassorosso, a volte! Ma io no! Oh, no, puoi dirlo forte! Io conosco la vera natura di quell'uomo e so quanto possa essere spregevole! Tutte le partite di Quidditch andate a monte, quelle offese, quelle umiliazioni! Non lo capisci, Rose, non lo capisci?!” Sbottò, scuotendole le spalle, “Non capisci che suo figlio è solo una pedina del suo gioco che ha come scopo la distruzione di me e tuo zio Harry? Non riesci a capirlo?!”
“Papà!” Gridò allora Rose, incredula ed incapace di sentir altro senza provare un forte desiderio di lanciare una Maledizione Senza Perdono verso suo padre.
“Come osi chiamarmi papà! Stai collaborando alla mia distruzione!”
“Il mondo non è un gioco! Il professor Malfoy è cambiato! E' sempre gentile con me, lo è con tutti! Lui.. lui non farebbe del male ad una mosca, e lo zio mi ha raccontato di quando tentò di salvarvi dai Mangiamorte!”
“Beh, questo non bastò! E non si tratta del suo essere Mangiamorte, ma di quel suo modo di fare da bullo che mi ha sempre reso insicuro e vulnerabile ad ogni genere di offesa, anche la più scherzosa!”
“Lui ha già pagato per le sue colpe, e non vedo comunque come possa in alcun modo entrarci Scorpius! Le cose vanno bene tra di noi, e non intendo lasciare che tu ed i tuoi stupidi pregiudizi condizionate la nostra relazione! Sono abbastanza grande ed abbastanza saggia da sapere cos'è meglio e cos'è peggio per me, papà!”
Ron la guardò incredulo e cominciò a scuoterla, quasi come se si fosse accorto che la sua scopa non volava più.
“Che.. che ti è successo?” Disse, con una voce acutissima.
Rose lo guardò senza capire.
“Tu.. ti.. loro ti.. ti hanno fatto un lavaggio del cervello!”
“Non è così, papà! Tutti da giovani commettono i loro errori!”
“Allora dimmi quali sono stati gli errori miei, di tua madre, di Harry!”
“Hai il coraggio di chiedermi cos'hai sbagliato? Tu li hai abbandonati! Tu te ne sei andato e li hai lasciati soli perché per la prima volta dovevi scervellarti anche tu senza lasciarlo fare alla mamma, allo zio o a Silente! L'errore di mia madre? Oh, quello immagino tu non lo sappia, ma ho intenzione di illuminarti io. Il suo errore” gridò, marcando le ultime tre parole, “E' stato scegliere te! Tra milioni di persone, scegliere te! Forse quello che la merita molto meno di quanto potrebbe fare un qualsiasi elfo domestico! E l'errore dello zio è stato essere troppo buono, sempre, e lo sai. Lui e la sua mania di fare l'eroe. Quindi adesso non venirmi a dire che voi non avete mai sbagliato, perché sbagliare è umano! Tutti nel corso della nostra vita sbaglieremo, e lo faremo anche molte volte, ma ciò non significa che solo perché non riconosciamo i nostri errori o la loro gravità possiamo permetterci di giudicare gli errori altrui! Sono anche gli errori che ci rendono come siamo!”
“Come osi parlare di cose che non c'eri?! Non c'eri tu a cercare gli Horcrux, e non sai cosa può aver spinto tua madre ad amarmi!”
“L'ingenuità!”
“Almeno l'amore di tua madre è sempre stato un amore sincero! E' strano che lei, così saggia, non abbia imparato dal suo errore. Forse perché lei non crede che lo sia, perché in effetti non lo è! Mai una sola volta ho pensato che io non la meritassi, al contrario molte volte mi sono sentito troppo superiore perché lei riuscisse a volermi. Non mi aspetto tu lo capisca, ma lei davvero non è mai riuscita a ricavare dal drammatico qualcosa di divertente, come ho sempre fatto io. Ecco, questa è una cosa in cui io mi credo nettamente superiore a lei..”
Rose era incredula. Totalmente, incondizionatamente incredula. Davvero non riusciva a credere che suo padre pensasse una cosa del genere, non era possibile per una mente umana pensare una dose così alta di stronzate senza nemmeno accusare il colpo! Era assurdo, assolutamente assurdo!
Lei sapeva che sua madre non l'aveva sempre amato, perlomeno non come lui credeva. Sapeva che aveva capito, quasi venti anni prima, qual era stato il suo errore, e sapeva che aveva provato, sebbene inutilmente, a rimediarvi.
Avrebbe voluto raccontare queste cose a suo padre, raccontargli di quanto anche lei, sua figlia, riuscisse a capire così facilmente quanto Draco Malfoy avrebbe sempre meritato Hermione molto di più di quanto Ron sarebbe mai riuscito a fare.
Avrebbe voluto urlare a suo padre che era un idiota, che doveva vergognarsi di ciò che diceva, che sua madre aveva capito il suo errore, ma ciò non era bastato.
C'erano così tante parole, tutte così affollate, così ingarbugliate, che non riuscì a dire e fare niente che non fosse accasciarsi al suolo, e svegliarsi, ore dopo, in Infermeria.

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Capitolo 18
*** 18. (Parte 1) ***


Salve! Innanzitutto vorrei scusarmi (di nuovo) perché questa è solo una parte del diciottesimo capitolo, ma in questi giorni sono riuscita a scrivere solo questo, quindi that's all! So che prima scrivevo molto di più, ma adesso la vita sociale si è svegliata dal sonno apparentemente eterno oltre ad avere la scuola (si, so di sbattervi tantissimo con la storia della scuola, ma è così e.e), quindi oltre a dover cominciare a studiare ed ambientarmi, ho anche un ragazzo da convertire alla religione dei Potterhead! Sooo, grazie a tutti per le recensioni ed il resto, vi voglio bene. Buona lettura! <3


18.

 

 

 

 

 

Quando aprì gli occhi le sembrò di continuare a sognare. Una figura, scura e chiara al tempo stesso, stava facendo su e giù camminando ansiosamente nel corridoio tra le due file di letti, senza posa. Sembrava preoccupato, i capelli leggermente scarruffati e lo sguardo che non si posava su niente che fosse terreno, niente che non fosse lei che fino ad un momento prima non dava segni di volersi svegliare e placare la sua ansia.
Le dava le spalle, quindi non la vide subito, e lei si prese il suo tempo per sistemarsi e richiudere gli occhi, aspettando che lui la guardasse per fargli credere di essersi appena svegliata e non averlo visto così agitato. Si mosse leggermente, sempre fingendo di dormire, e bastò il minimo rumore, il frusciare delle coperte, perché lui le si avvicinasse e la guardasse con gli occhi spalancati, pronti a cogliere ogni suo minimo movimento e segno di vita.
Lei fece finta di tastare l'aria e le cose che la circondavano prima di aprire gli occhi, e fermò la mano destra su quella di Scorpius, appoggiata vicino a lei
Toccarla le risvegliò un ricordo non molto lontano nella sua memoria, del pomeriggio passato a tenersi per mano e lanciarsi frecciatine fino a quando non si erano arresi a ciò che provavano, confessandolo l'uno all'altra come avevano fatto, e si erano dimenticati di aver fatto.
Aprì gli occhi e regalò subito a Scorpius e la sua preoccupazione un gran sorriso, cosa che lo fece rilassare talmente tanto e talmente bruscamente che Rose vide chiaramente ogni muscolo del suo viso e sentì chiaramente ogni muscolo del suo corpo rilassarsi a quel sorriso dolce.
“Come stai?” Gli chiese, ancor prima di accorgersi che sarebbe suonato stupido, chiedere a lui come stesse quando era lei la malata, stesa su una barella dell'Infermeria.
“Se tu stai bene io sto bene, quindi, come stai?”
“Bene.” E sorrise.
Le faceva piacere il modo in cui entrambi si erano abbandonati così presto ai loro sentimenti, il fatto che si fossero messi insieme solo un giorno prima e sembrassero già anni ed anni passati insieme, a rincorrersi come avevano fatto, in verità, nemmeno per un anno.
“Pensi che mi lascerà andare?”
“Proviamo a chiedere.”
Scorpius si alzò dalla sedia vicino al letto di Rose e percorse l'Infermeria fino all'ufficio di Madama Pomfrey, bussò sullo stipite bianco della porta bianca, e poi, invitato dalla Guaritrice, entrò. Rose sentì le voci lontane ma non le distinse, perché echeggiavano nell'alto soffitto, ma appena Scorpius uscì dalla stanza e le rivolse un gran sorriso, capì che Madama Pomfrey aveva acconsentito.
Dopo qualche minuto furono fuori, e Rose chiese dove Scorpius volesse andare.
“Non lo so, dillo tu.” Disse lui, incerto.
Rose allora gli afferrò delicatamente il polso e lo guidò fino ad un certo corridoio del terzo piano, e dopo aver camminato davanti ad una parete, desiderando una stanza per loro e loro soltanto, una grande porta emerse dalla parete ruvida color sabbia, e si aprì al solo tocco delicato di Rose.
Le pareti erano spoglie, come sempre, e Rose non credette ai propri occhi quando vi trovò un letto che vi aveva già trovato in precedenza, quando era venuta a cercare sua madre.
“Cos'è?” Chiese Scorpius, lanciando uno sguardo interrogativo verso di lei.
Rose gli raccontò tutto, di come aveva intuito che fosse stato, in precedenza, un posto speciale e significativo per sua madre e il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, di come aveva visto sua madre emozionata a ripensare a ciò che era successo in quel letto.
“Quindi tu.. hai chiesto.. hai chiesto di farti vedere quel letto?”
“Ho solo un chiesto un posto per.. per noi.” Disse, prendendo posto sulla parte rossa del letto, ed invitando Scorpius a sedersi accanto a lei.
“Pensi che la Stanza abbia destinato questo letto, questa stanza, a persone nella nostra situazione?”
“Qual è la nostra situazione?”
“Un Serpeverde e una Grifondoro, innamorati, che si ritrovano a dover lottare prima di riuscire ad amarsi completamente.”
“E io e te adesso ci amiamo completamente?”
“No.” Disse Scorpius, e si affrettò a continuare, “Non ancora, almeno.”
“Quand'è che ci si ama completamente?”
“Quando si affida la propria vita all'altro.”
“Quando pensi che lo faremo, noi?”
“Prima o poi. Forse prima, forse poi.”
Scorpius le si avvicinò, lentamente, e le cinse il collo con un braccio, lasciandosi andare sui vaporosi cuscini verdi.
Rose gli si accoccolò sulla spalla, come un gatto, quasi facendo le fusa mentre lo guardava.
“Pensi che potrà succedere qualcosa d'importante per noi, durante il Torneo Tremaghi?”
“Può darsi, dipende. Ci ho riflettuto molto, sai.”
“Su cosa?”
“Sul Torneo, sulle prove, su ciò che potrebbe succedere.”
“E cosa hai ottenuto dalle tue riflessioni?”
“Penso che potrebbero trarti in inganno.”
“Del tipo?”
“Del tipo che nel coraggio potrebbero chiederti di fare una scelta fra due persone che ami, confondendoti e non facendoti più capire se sia coraggio o se sia amore. Ti faranno sentire persa, là dentro.”
“Ne sei certo?”
“Quasi sicuramente.”
“Sarò pronta a tutto, se tu sarai con me.”
“Sai che non posso esserci..”
“Non fisicamente.”
“Come farò ad essere lì, allora?”
“Ti sentirò. La mamma mi ha insegnato un incantesimo.”
“Che incantesimo?”
“Serve per collegare le menti di due persone. Non funziona per molto tempo, ma considerato che dovremmo passare un'ora e mezzo in ciascun labirinto, basterà.”
“Ed io cosa farò? Sei sicuro che non sia illegale?”
“Chiederò a mia madre, dopotutto è un'Auror e sicuramente conoscerà le regole e saprà se un Incantesimo è proibito o meno.”
“E cosa farò?”
“Niente. Ho solo bisogno di sapere che ci sei.”
“Come se ti dessi forza?”
Scorpius le spostò leggermente il viso per poterla guardare negli occhi e la guardò, colpito ed ammirato insieme.
“Sì.” Lei sorrise.
Il ragazzo si chinò su di lei fino ad appoggiare le sue labbra sulle sue, senza però muoversi e cominciare ad animare il bacio. Lei fece per schiudere le labbra, ma lui s'irrigidì e le fece capire che avrebbe voluto rimanere un altro po' così.
Rose sentì che lui inspirava forte, e sentì l'aria che usciva dalla sua bocca, il respiro, la vita, mentre lui sussurrava:
“Ti amo. E' una follia ma ti amo.”
Niente, in quel momento, avrebbe avuto senso, se non un bacio da togliere il fiato.

 

 

Il giorno della prova arrivò.
Tagliente come lame affilate che accarezzano la pelle. Arrivò mentre la furia di una tempesta bussava contro la finestra di una Rose insonne più che mai. Arrivò, pungente come mille spilli infilati sottopelle. Come un grido che rimane in gola e che la fa bucare.
Arrivò, e Rose seppe cosa fosse la paura.
Prima d'allora, molte volte si era detta “spaventata”, o “impaurita”, ma mai aveva capito cosa questo volesse dire.
Dopotutto, in cuor suo sapeva quanto sarebbe stata al sicuro, bene o male, quanto poco sarebbe bastato per essere tirata fuori da quel labirinto. Nulla avrebbe potuto ucciderla, perlomeno non fisicamente.
Ma ciò che la spaventava era l'incognita, era il non sapere cosa avrebbe dovuto fare, come un salto nel vuoto. Era stata informata, sapeva che si sarebbe trovata davanti un labirinto, ma non poteva farci niente, non poteva prevedere niente.
Non sapeva quale parte delle sue idee, della sua mente, dei suoi ricordi, sarebbe stata manipolata tanto da essere tirata fuori davanti ad una folla così vasta.
L'unico spiraglio di luce, l'unico motivo per cui, bene o male, sapeva di poter stare calma, era l'Incantesimo che avrebbe usato con Scorpius. Lui sarebbe stato lì, con lei. E lei l'avrebbe sentito. Avrebbe sentito la sua voce dentro di se, quasi come se lui fosse parte di lei, come se lei fosse un suo.. Rose sorrise. Un suo Horcrux.
Sentì Sugar, o forse Jane, non riusciva a capirlo, agitarsi nel letto vicino, così si decise ad alzarsi e vestirsi. Non sapeva cosa indossare, in effetti. Nessuno le aveva detto niente al riguardo, così lei si vestì come si sarebbe vestita in un giorno normale, sperando che le sarebbe stata data una veste apposita per affrontare nel modo più comodo possibile.
Si stupì di quanto nessuno, nemmeno sua madre, si fosse curato di dirle niente, e si chiese se gli altri due partecipanti sapessero qualcosa che lei non sapeva. Non le era stata data un'ora in cui svegliarsi -ma quello non era un problema, visto che non aveva chiuso occhio-, non le era stato detto dove trovarsi all'ora dell'inizio della prova, che non conosceva.
Quindi si decise ad alzarsi, andare verso la Sala Grande ed aspettare un segno, qualcuno che si degnasse di parlarle ed informarla su ciò che avrebbe dovuto fare, quando avrebbe dovuto farlo, e dove.
Ogni passo verso la Sala Grande era scandito nel tempo come un battito del cuore. Tutto sembrava andare a tempo con quella marcia funebre verso la Sala Grande, il cuore di Rose, i suoi pensieri.
Per la prima volta quella mattina si chiese come stesse Scorpius. Chissà se stava dormendo, se le stava pensando. Chissà se sarebbe arrivato in tempo per fare quell'Incantesimo, e chissà se questo avrebbe funzionato davvero, ed avrebbe portato Rose al successo, o almeno alla sopravvivenza.
Spesso, nel mondo in cui viveva, il confine tra morte e vita era più sottile di quanto si credesse possibile. Era così pericoloso, poter modificare così tante cose con una bacchetta in mano, era così pericoloso che queste bacchette finissero nelle mani sbagliate, assecondassero le idee sbagliate.
Tutti i Babbani, Rose sapeva bene, pensavano che se i maghi fossero esistiti (sciocchi, ancora non volevano crederci e le prendevano solo come favole!), avrebbero saputo affrontare tutta la vita quasi con un fare annoiato, come se nulla li sorprendesse.
Eppure era bello, si disse Rose, vedere quanto anche suo nonno Arthur rimanesse perennemente stupito da ciò che i suoi nonni materni trovavano così normale, e viceversa.
Forse con una bacchetta in mano si poteva sottovalutare un gesto, si poteva perdere la fatica di girare a mano una minestra sul fuoco, o semplicemente di accendere quest'ultimo. Ma non era sempre così, le cose che si volevano non erano sempre a portata di mano.
Forse c'era un lato, nella vita dei Maghi, che era più semplice: il lato pratico, quello di fare cose più semplice, preparare un bagaglio, farlo muovere..
Eppure, Rose si rese conto, non c'era niente di diverso tra i sentimenti dei Babbani e quelli dei maghi. Sua madre, per esempio, era la strega più brillante della sua età, per non dire di più, era stata lei, ad insegnare a suo zio come Appellare oggetti, e forse si era sentita potente, apprendendo quell'incantesimo, convinta di poter avere sempre ciò che voleva a portata di mano.
Però una lezione le era arrivata, e si era tramandata, adesso, a Rose, che ci stava riflettendo.
Sua madre aveva comunque passato venti anni senza ciò che più voleva, incapace di Appellarlo a sé. Nemmeno i Maghi, dopotutto, sapevano imbottigliare la felicità, o l'amore. Questi sentimenti erano sempre cedevoli, inafferrabili. E nulla, nemmeno tanta magia, sarebbe mai riuscita a contenerli, a plasmarli, a comandarli. Nulla, nemmeno una pozione od un colpo di bacchetta, avrebbe reso eterno niente.
Quindi, Rose si disse, dopotutto non era così diversa la vita da Babbano o da Mago. Dopotutto, Rose si disse, era felice soffrire agli uni, quanto agli altri. Solo che per i Maghi era forse più facile, abbandonare il proprio corpo, la propria vita.
Perché per troppo tempo si erano creduti così tanto superiori da credere di riuscire a sfidare la morte, ma nessuno ci era riuscito mai, e moltissimi erano caduti in quella trappola, tramandando queste brutte abitudini anche ai più recenti.
Il Quidditch stesso, Rose pensò, poteva far sì che una persona si facesse tanto male, si perdesse, o addirittura morisse. Ma c'era qualcosa, che comandava tutto.
Vite dei Babbani, vite dei Maghi, erano tirate dallo stesso filo.
Quel filo si chiamava Destino, e rabbrividendo Rose pensò che nemmeno Scorpius nella sua testa sarebbe riuscito a salvarla da quel filo, o da chi lo tirava.
Quando entrò nella Sala Grande, però, si sentì investita da un'ondata di sollievo come mai era successo prima. Davanti a lei, ansioso più che mai, Scorpius stava facendo su e giù per la stanza come aveva già fatto, in precedenza, quando aspettava il suo risveglio in Infermeria.
C'erano altri ragazzi, non molti, ma c'erano. E adesso li guardavano, li guardavano perché erano ancora Weasley e Malfoy, e soprattutto guardavano lei, perché quel giorno l'avrebbero vista lottare come aveva già fatto, ma con più forza, con più determinazione, e in circostanze molto più pericolose del solito. Perché quel giorno i cuori di Hogwarts erano per lei, che avrebbe dovuto portare fierezza a loro.
Scorpius si voltò e la vide, spalancò gli occhi.
Era sempre stato riservato, sempre attento a non abbracciarla, baciarla troppo, sempre attento a non essere eccessivo.
Ma poteva succedere di tutto là dentro.
La prese e la baciò, senza un buon giorno, senza niente. E quel bacio valeva più di mille parole.
C'erano così tante parole sottintese, in quel bacio. Così tante raccomandazioni, così tante nuove confessioni, come per ricordarle ancora che l'amava, sì, l'amava, era una follia e l'amava.
“Io ci sono” le sussurrò all'orecchio, appena ebbe staccato le sue labbra dalle sue.
Il fiato, il respiro, la vita ed i sentimenti di Scorpius sfiorarono il collo di Rose, e la fecero rabbrividire piano. Lei sorrise, ed era il sorriso più vero che le si potesse strappare in quel momento.
Per la prima volta distolse gli occhi da Scorpius e si guardò intorno: di nuovo c'erano soltanto tre tavoli, nella Sala Grande, così prese la mano di Scorpius, la strinse sorridendo ancora e si avviò verso il tavolo.
“Hanno detto qualcosa?” Chiese, appena si furono seduti.
“No. Immagino che stiano aspettando che siate tutti qua, ed in effetti..” Disse, guardandosi intorno e controllando che Danica e Nicolas furono ancora lì.
Loro c'erano, e Scorpius ci aveva visto giusto: poco dopo, Hermione e Draco -sì, la Granger e Malfoy, vicini, insieme, che percorrevano la Sala Grande insieme come avevano fatto anni prima, ma con più rimpianti a pesare sulle loro schiene- arrivarono a prendere i tre Campioni.
“Mamma..” Fece Rose, lanciando un'occhiata significativa verso Scorpius per ricordarle che avrebbe dovuto fare l'Incantesimo.
“Non preoccuparti.” Le sorrise sua madre, sorridendo, dopo, anche al figlio di Draco, che, non poté non pensare, avrebbe potuto essere suo.
Nicolas si affiancò svelto a Rose, guardandola ansioso.
Ma chére!”
Lei lo guardò e gli sorrise, per nulla convinta da niente, adesso che era di nuovo lontana da Scorpius.
“Buona fortuna.” Rispose lei, avvicinandosi più alla madre e al professore, e lasciando indietro Danica e Nicolas.
“Andrà tutto bene.” Le sussurrò la madre quando lei fu al suo fianco, un attimo prima di varcare la soglia della Sala Grande.
“Dove stiamo andondo?” Chiese Nicolas, rivolto a Hermione e Draco, che guidavano il gruppetto affiancati da Rose.
“Ora lo vedrete.” Rispose freddo Draco, probabilmente infastidito dall'impertinenza con cui Nicolas aveva posto loro la sua domanda.
Camminarono sul prato umido e scivoloso per almeno cinque minuti, verso la sponda del Lago Nero, senza però che vi fosse traccia dei labirinti. Tutto era come Rose e Scorpius l'avevano lasciato, il giorno in cui avevano deciso di amarsi senza lasciare i loro cuori a marcire nel ripostiglio.
Solo una cosa, era cambiata: al limitare del prato, si trovava una tenda da campeggio, che da fuori sembrava piccola ma che, Rose sapeva, all'interno si sarebbe sicuramente rivelata enorme e grandiosa, allestita a festa per quelle tre povere anime in pena che adesso ne varcavano la soglia.
Fuori era del tutto spoglia, solo i tre stemmi delle tre scuole la contraddistinguevano da una qualsiasi altra tenda, ma dentro era tutta un'altra storia.
C'erano tappeti, arazzi ovunque, ed un grosso lampadario a gocce di cristallo pendeva dal soffitto.
Quando entrò, Rose, dopo aver osservato ogni ornamento, si accorse che nell'angolo più lontano, si trovava un gruppetto di persone in disparte.
“Chi sono?” Chiese Rose alla madre, prima che questa si dirigesse verso di loro, sempre al fianco del suo professore.
“Ora lo vedrai.”
In pochi secondi, Hermione richiamò l'attenzione di quelle figure scure, e queste scattarono in piedi e si avvicinarono a loro.
Rose rimase sbalordita.
Davanti a lei, Nicolas, Danica, sua madre e il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, si trovavano tre persone. Rose ne conosceva due, una addirittura molto bene.
C'erano Fleur Delacour, la cui bellezza si era mantenuta, se non accresciuta, e Viktor Krum, che aveva seguito fino al suo ritiro dal Quidditch. Sua zia era entusiasta e la baciò su entrambe le guance, cosa che fece anche con Nicolas, al quale disse che avrebbe tifato anche per lui.
Rivolse un sorriso cordiale anche a Danica, che però fu avvicinata prima da Viktor, che con un fare molto autorevole le augurò l'in bocca al lupo, per poi concentrarsi su Rose.
Kuesta rakazza ti assomiglia molto, Her-mioni.
“E' mia figlia, Viktor! Certo che mi assomiglia!”
“Lo so, ma non penzavo che ti assomigliasse kosi tanto!”
“Dal padre ha preso solo i capelli, in effetti.” Ammise Hermione, guardando Rose come se fosse una bambola di pezza.
Quest'ultima, non seppe se ritenersi offesa o divertita, o meglio ancora entrambe, quando vide che sia Viktor che Malfoy avevano tossicchiato un “fortunatamente” per poi voltarsi e far finta di occuparsi di qualcos'altro.
Solo allora, Rose si ricordò della terza figura che si trovava con sua zia Fleur e Krum, così si sporse per cercarla dietro a Nicolas, che le stava davanti, e la trovò quasi subito.
“Mamma” disse, avvicinandosi a sua madre che le era rimasta accanto. “Chi è quella ragazza?”
“Lei?” Chiese sua madre, facendo un cenno verso una ragazza che doveva avere l'età di Rose, più o meno, ma che aveva il volto un po' arcigno e dei lineamenti molto più duri, un po' come quelli di Krum. “E' la figlia di Viktor.” Disse, avvicinandosi alla ragazza e portandola verso Rose, alla quale la presentò.
Rose fu strabiliata da come quella ragazzina parlava fluentemente l'inglese, e stranita dal fatto che si chiamasse “Susan”, non certo il tipico nome di una figlia di un bulgaro.
Ben presto, però, le fu chiarito che sua madre era inglese, e quindi l'inglese fluente ed il nome inglese si spiegavano molto semplicemente.
“Dove vai a scuola?” Le chiese, quando rimasero sole.
“Vado a Durmstrang, ma sono stata dispensata dalle lezioni per il tempo necessario per venire qua con mio padre. E' sempre stata una persona influente in quella scuola, fin da quando era soltanto un allievo, e adesso che è un insegnante lo è molto di più.”
“E' venuto qua in qualità di insegnante?”
“No, lui sarà nella giuria, insieme alla Delacour e a Harry Potter, che se ho capito bene è tuo zio.”
“Sul serio?”
“Sì. Perché, non lo sapevate?”
“Beh, noi.. in effetti no. Ma se ce li hanno presentati penso che potessimo saperlo, adesso. Non credo tu abbia trasgredito qualche regola. In ogni caso, fingerò di non sapere niente.”
“Oh, bene, grazie.” Susan si fece scappare una risatina. “Che strategia hai?”
“Ehm.. strategia?”
“Sì, una strategia. Insomma, come pensi di agire una volta entrata nell'arena, ecco.”
“Io.. non ho.. non ho nessuna strategia.”
Di colpo Rose si sentiva incredibilmente stupida. Aveva passato tutto il tempo che aveva a disposizione per piangersi addosso ed avere paura senza mai pensare ad una strategia per uscirne viva o, magari, addirittura vincente. Mai che le fosse venuto in mente di progettare, programmare.. Non sarebbe uscita viva da quel labirinto.
Susan sembrò cogliere lo sguardo perso di Rose mentre le confessava che non aveva alcuna strategia, allora le posò una mano sulla spalla e le sorrise, quasi come se fosse la sua migliore amica d'infanzia, in un gesto quasi materno.
“E' del tutto normale. E' solo che io..” Rise, “Sono pur sempre figlia di Viktor Krum, e ciò implica una grande praticità, competitività e desiderio di tenere tutto sotto controllo.”
“Anche mia madre è abbastanza maniacale.” Sorrise anche Rose, un po' rinfrancata dalle parole dolci di Susan.
“A quanto pare non come mio padre.”
Entrambe si misero a fissare un punto imprecisato della tenda, e Rose per la prima volta si rese conto di quanto fosse grande, il mondo, fuori da Hogwarts, e di quanto poco ne avesse visto lei.
Aveva fatto la turista, si era divertita con le macchine fotografiche babbane e sua madre, suo padre, i suoi cugini, gli zii.. Aveva visto molte città, si era sentita parte della città facendo cose tipiche, ma in quel momento si accorse di non essersi mai soffermata sul lato umano delle cose.
Tutto si ricollegò al ragionamento di prima, al fatto che possono cambiare le etnie, le zone, una persona può essere un Mago od un Babbano.. eppure tutte le persone, gli esseri viventi di quel mondo, erano accomunati da un'unica grande cosa: i sentimenti.
Rivide un po' Susan in lei, timida, ma che cercava comunque di fare ciò che poteva per non mettere in difficoltà nessuno. La vide molto dolce, ma allo stesso tempo rude, con i lineamenti fin troppo marcati, che però le stavano bene. Era una bella ragazza, si disse. Ed era figlia di Viktor Krum.
Si chiese quanti ragazzi potesse aver dietro, e si chiese come reagisse alle adulazioni, o se avesse già un ragazzo, qualcuno che l'amava, o se ancora stesse inseguendo qualcuno che non la voleva, o che la voleva ma non voleva ammetterlo..
E' strano, dire di conoscere una persona e poi non saperne niente.
Era la seconda volta che Rose provava questa curiosità maniacale nei confronti di una persona, la prima era stata Scorpius.. si chiese quanto interessante potesse essere lei, con l'aria attenta, lo sguardo sveglio, e una grande dolcezza dentro.
Ma prima che potesse dirle qualcos'altro, prima che potesse aprire bocca anche solo per prendere un'altra boccata d'aria, sentì una folata di vento alle spalle e vide che suo zio Harry era entrato.
Adesso che la giuria era al completo, si disse da sola, la prova stava davvero per cominciare.

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Capitolo 19
*** 18. Parte due. ***


Allora, prima di tutto voglio scusarmi davvero tantissimo se ho pubblicato dopo addirittura una settimana, ma davvero sono stata super impegnata e avevo tantissime cose da fare! Inoltre l'ispirazione non mi è arrivata subito ma anzi, ho avuto paura di bloccarmi e non riuscire più ad andare avanti, ma fortunatamente ce l'ho fatta. Devo dirvi grazie, e sono quasi i ringraziamenti finali perché la fanfiction sta per, ahimé, finire, ed i prossimi due o tre capitoli verranno impiegati per raccontare le prove degli altri due e per far finire il tutto. Stavo pensando di scrivere la Dramione, ovvero l'anno di amore fra Draco ed Hermione, scrivendo alla fine un finale per loro (che non troverete in questa fanfiction) ma comunque arriverà tra un altro po', perché non voglio rischiare di fare come ho fatto questi ultimi tempi, ovvero scrivere un capitolo e pubblicarlo subito perché rischio di lasciare pause enormi tra un capitolo e l'altro in cui si rischia di dimenticarsi tutto. Quiiiindi, buona lettura e scusate in anticipo per il sadismo, mi sono resa conto che alla fine sembra una cosa che in realtà non è, quindi per non spoilerare niente.. è solo una cosa metaforica, sappiate quando leggerete le ultime righe, la cosa che succede a Scorpius non succede anche a Rose, era solo per sottolineare il loro legame. Scusate per questa nota lungherrima e.. buona lettura! 




18. Parte due.






Fu chiesto loro di riunirsi intorno ad Harry, che con sé aveva portato probabilmente il motivo del suo ritardo: un'ampolla dove, Rose sapeva, si trovavano tre biglietti. Uno con su scritto, con una calligrafia a lei sicuramente sconosciuta, “Coraggio”. Uno con su scritto, con la stessa calligrafia sconosciuta, “Astuzia”. Uno con su scritto, sempre con quella calligrafia che adesso avrebbe imparato a conoscere, “Amore”. Dentro quell'ampolla, c'era il suo immediato futuro.
Ciò che avrebbe pescato, l'avrebbe segnata per sempre.
“Adesso dovete estrarre un foglio, uno solo, dall'ampolla. Parte il più giovane.” Disse Harry serio, sorridendo però verso Rose che allungò svelta la sua mano verso l'ampolla e la agitò brevemente lì dentro, prima di tirare su un foglietto.
“Po- posso aprirlo?” Chiese, mentre la voce le moriva in gola dalla paura.
“No. Aspetta che abbiano pescato anche gli altri.” Disse allora sua madre, posizionandosi alle sue spalle e accarezzandola dolcemente.
Fu il torno di Nicolas, poi quello di Danica.
“Al tre..” Fece Harry.
Quando il tre arrivò il cuore si fece pesante nel cuore di Rose, come di piombo.

 

Coraggio.

 

 

Avrebbe dovuto lottare e dimostrare il suo coraggio. Aveva tanta, troppa paura, ma si disse fortunata perché comunque non le era toccato l'amore, perlomeno non per adesso, ed era quello che la spaventava di più.
Si chiese cosa avrebbe dovuto fare mentre scopriva che Nicolas aveva estratto l'amore, e di conseguenza Danica l'astuzia.
Avrebbe dovuto lottare contro draghi, streghe malvagie? Avrebbe rischiato la vita, salvato qualcuno? Certo non lo sapeva.
Si affiancò a Nicolas per augurargli buona fortuna, ma questo non la degnò di uno sguardo, profondamente assorto nei suoi pensieri, e lei fu richiamata indietro da sua madre con un tono stranamente ansioso che non le si addiceva.
Si voltò ed andò spedita verso di lei, e quando la raggiunse all'entrata della tenda, vide una chioma bionda e familiare ai suoi occhi e ad i suoi pensieri guardarla, ansiosa anche lei.
“Cosa ti è uscito?” Le chiese, guardandola per poco e poi abbassando velocemente lo sguardo per cercare di non far trapelare i suoi sentimenti di pura paura.
“Non può dirtelo. Non adesso.” Replicò Hermione, con un tono che non ammetteva alcuna protesta.
“Scusi.” Disse Scorpius, abbassando di nuovo lo sguardo, più di prima.
“No, no, tranquillo” Si affrettò a dirgli Hermione a mo' di scusa.
“Solo che sono regole, e non posso dirti nulla. Lo scoprirai quando sarai su e verrà annunciato, cosa che succederà presto, e se non ci sbrighiamo non ce la facciamo. Devi farlo tu, Rose. Ricordi l'incantesimo?”
“Sì.” Disse questa serissima, puntando la bacchetta verso la sua testa e cominciando a muovere le labbra senza pronunciare alcuna parola. Dopo qualche istante, senza smettere di pronunciare parole misteriose che le rimanevano in gola, avvicinò con un momento lento ma deciso la bacchetta verso la testa di Scorpius. Quando ebbe finito, abbassò la bacchetta e guardò Scorpius senza dire niente.
Sentì una voce, nella sua testa. La voce più bella di sempre.
Ma se penso che tu sia bellissima, tu senti che lo penso?
Rose lo guardò e sorrise.
No. Decidi tu cosa farmi sentire.
Sei bellissima.
“Funziona?” Chiese Hermione, una punta di ansia nella voce.
“Sì. Tranquilla.” Disse Rose seria, guardandola.
Buona fortuna, Rose Weasley.
Stai sempre con me.
Sempre.
I due si lanciarono un ultimo sguardo prima di separarsi, insieme, senza avere il minimo contatto, perlomeno non fisico.
Com'è la situazione, là fuori?
Ci sono tre labirinti. Hanno anche messo degli spalti altissimi qua.
Cosa c'è all'interno?
Pareti di erba, per adesso. Staremo a vedere.
Rose sentì la voce di suo zio echeggiare fuori dalla tenda e per un attimo il tempo sembrò ricominciare a scorrere, dopo quei minuti di calma placida che aveva passato ad attendere che succedesse qualsiasi cosa, senza avere più il coraggio di avvicinarsi a nessuno, visto che l'unica che sembrasse capirla in quel momento era Susan, ed era già uscita insieme al padre, a suo zio e a Fleur, forse pronta a sostenerlo nel giudizio che avrebbe dato, forse lontana, da qualche parte, sola, negli spalti.
Suo zio dette il buongiorno a tutti e non perse altro tempo, presentando velocemente i giudici (dei quale lui faceva parte), ma aspettando pazientemente che la folla si zittisse dopo che aveva pronunciato il nome di Viktor Krum. Subito dopo, annunciò che cosa avevano estratto i tre campioni.
Appena disse “Rose Weasley, Hogwarts. Coraggio.”, Rose sentì Scorpius rientrare nella sua testa per dirle che comunque, aveva avuto fortuna.
Ce la farai.”
Solo se sarai con me.
E' per questo che sono sicuro che ce la farai.
Rose sorrise, senza, però, che Scorpius la vedesse.
Quando suo zio ebbe finito di parlare, molti scrosci di applausi li accolsero mentre uscivano dalla tenda e si ritrovavano davanti i tre labirinti dove avrebbero giocato il loro imminente destino. Cosa sarebbe accaduto loro? Come sarebbe andata?
Rose sentì per la prima volta una preoccupazione dentro che non era per se stessa. Per la prima volta si ricordò di quanto non fosse l'unica a dover gareggiare, a giocarsi tutto dentro un labirinto che avrebbe scavato nei meandri della sua testa.
Si voltò verso Nicolas, che era alla sua destra, e si sporse per vedere Danica, un po' più in là. Entrambi guardavano avanti a sé, desiderosi solo di andarsene ma anche di partire, di fare ciò che dovevano fare e passare l'ora e mezzo più lunga della loro vita per poi uscirne, comunque sarebbe andata, acclamati.
“Nicolas!” Chiamò.
Lui non si voltò verso di lei, ma sembrò prendere un lungo respiro, far passare quell'aria preziosa in tutte le parti del suo corpo come fosse l'ultima volta che avrebbe respirato a pieni polmoni prima della verità.
Aprì la bocca, piano. Tastò l'aria, poi si voltò verso Danica, per prima. Successivamente guardò Rose, per un lungo istante, e poi il suo sguardo fu catturato da un punto più in alto, negli spalti, dove le persone adesso tenevano il fiato sospeso.
“Potrebbe succedere di tutto.” Disse piano, ma Rose lo sentì comunque.
“Lo so.” Rispose lei seria.
“Forse saprai in diretta cosa succederà. So dell'incantesimo che hai fatto con Scorpius.”
“Cosa pensi succeda?”
“Penso che tu non mi vorrai più parlare, a seconda di ciò che succederà la dentro.”
“Cosa vorresti dire?”
“La verità sta per venire a galla. E farà male. Ti voglio bene, Rose.”
“Cosa significa?”
Rose era confusa. Aveva paura, e una certa curiosità le stava mangiando lo stomaco. Voleva sapere, sapere cosa sarebbe successo, cosa temeva così tanto Nicolas, cosa lo spaventava.
Uno scoppio tuonò nell'aria gelida e silenziosa, e loro dovettero correre.
Non aveva detto nient'altro, Nicolas. Non gli aveva nemmeno detto che qualsiasi cosa sarebbe successa lei ci sarebbe stata. Sapeva quanto Nicolas tenesse a lei, molto più di quanto avrebbe dovuto, alla fine. Perché entrambi sapevano che lei non era la strada giusta che Rose avrebbe dovuto prendere.
Non aveva nemmeno augurato buona fortuna a Danica, e si chiese come dovesse sentirsi quella ragazza dai lineamenti duri, che era sempre la campionessa meno in luce. Era quella che veniva dalla Scuola dove si facevano favoritismi, conosciuta solo perché vi insegnava Viktor Krum, e soprattutto perché, anni prima, un mago di nome Grindelwald vi aveva portato la Magia Oscura, che ancora vi aleggiava dentro.
Si chiese come dovesse sentirsi, a vedere Rose e Nicolas molto spesso insieme, e ad essere sempre esclusa da quell'intimità, da quella complicità. Sapeva che se a lei o Nicolas fosse stato chiesto di scegliere un compagno si sarebbero scelti tra loro, se avessero potuto spifferare un indizio di una prova ad una persona soltanto, Nicolas l'avrebbe spifferato a lei e lei a lui. Sarebbe sempre rimasta fuori, lei. La terza, la sfavorita.
Forse era Rose, quella che aveva ricevuto più critiche. Tutti che non la credevano capace, l'articolo di giornale con parole taglienti, che non era certo stato l'ultimo della serie, visti gli altri che l'avevano seguito, le critiche per la sua relazione con Scorpius, i pettegolezzi che credevano che Scorpius c'entrasse qualcosa, anche nel Torneo..
Ma Rose era anche benvoluta da molte altre persone.
Continuava ad avere più di metà della sua scuola che la adorava, che la sosteneva. Aveva Scorpius, al suo fianco. L'approvazione di sua madre, di suo zio, e più avanti avrebbe avuto quella di suo padre, che già stava leggermente uscendo e facendo capolino dalla sua testardaggine.
Il suo nome era sempre sulla bocca di tutti, ma non si poteva dire così di Danica.
Era sempre stata quella più introversa dei tre, quella più incline a mascherare i suoi sentimenti, che fossero paura, gioia, sconforto, curiosità, impazienza.. Sapevano tutti ben poco di lei, se non che era molto intelligente ed astuta, ed avrebbe saputo affrontare tutto con un gran coraggio. Ma il coraggio non si può fare tutto da solo, e talvolta si ha bisogno anche dell'approvazione degli altri, che, talvolta, tarda ad arrivare.
Non aveva nessuno, lì. Qualche amico della sua scuola, sì, ma si vedeva che aveva lasciato a Durmstrang tutto. Non aveva baciato Scorpius, o fatto qualcosa che potessero lasciar trapelare un certo sentimento nei suoi confronti quando ancora il suo cuore non sembrava dimostrare una certa affezione per Rose. Non si era lasciata sfuggire un qualche gesto, qualcosa, che lasciasse trapelare un certo affetto per nessun altro.
Niente.
Si chiese cosa avesse lasciato, lassù, nel nord-est d'Europa, nel clima gelido, nelle giornate piovose.. Quante esperienze avevano preceduto quel giorno tanto da portarla lì, dal renderla uno dei tre Campioni Tremaghi?
Di colpo Rose si rese conto di quanto poco sapesse di quella ragazza con la quale avrebbe condiviso tre delle prove più ardue della sua intera vita. Quante cose avrebbe scoperto, durante quella prova, o successivamente, quando le sarebbe stata raccontata?
Si chiese, poi, quante cose gli altri avrebbero scoperto di lei.
Adesso, si disse, era il momento di scoprire quanto a fondo sarebbe andato il labirinto e l'incantesimo che vi era stato gettato nella sua testa e nei suoi ricordi.
Quando entrò, sentì subito dei rumori alle sue spalle e ne fu subito spaventatissima, ma quando si voltò si accorse soltanto che la parete di foglie si era richiusa alle sue spalle e sembrava molto più solida di quanto sarebbe stata una normale siepe.
Sono dentro.” Disse a Scorpius.
Lui non rispondeva. Niente.
Sapeva che era lì, ma non lo sentiva dire niente, nemmeno un “buona fortuna” appena sussurrato, un respiro, qualcosa. Niente.
Come se non gli importasse che lei lo sentisse, come se non gli importasse rassicurarla e farle sapere che c'era.
Esci subito.” Disse, quando lei aveva cominciato a farsi prendere dal panico, ferma, senza riuscire a fare niente, dietro a quella parete di foglie che non l'avrebbe fatta passare.
Cosa?
Chiudi! Chiudi il collegamento!” Gridò Scorpius nella sua testa.
Era angosciato, ansioso. Sentiva la preoccupazione crescere nella sua voce e sentiva che stava cercando di nascondere tutto, di nascondere ciò che stava succedendo. Perché, Rose si disse, stava davvero succedendo qualcosa, ed era qualcosa di spiacevole.
Tese le orecchie per sentire un rumore, qualsiasi cosa, per capire se il labirinto avesse già cominciato a sentirla e a sentire ciò che pensava, ciò che provava. Tese le orecchie per sentire se la guerra stesse cominciando a scoppiare lì, tra quella pareti di foglie e paura, se la guerra cominciasse a farle del male.
Niente. Non sentì niente che non fossero i propri passi, timidi ed incerti, che avanzavano alla volta del centro del labirinto.
Era sempre più lontana dalla porta, da quella tenda.
Si chiese dove fosse tutto il caos che aveva sentito un attimo prima di varcare la soglia del labirinto, si chiese dove fosse tutta l'acclamazione, le urla del pubblico che avvertiva lei o gli altri campioni che stava succedendo qualcosa, che una bestia feroce si stava muovendo alle loro spalle.
Alzò la testa e li vide, vide tutti, su quegli spalti sospesi in aria. Non riuscì a riconoscere alcun volto, ma da qualche parte, molto lontano, le sembrò di vedere la testa di Sugar, le sembrò di sentire gli occhi dell'amica puntati addosso a lei, e si chiese quanto altro tempo avrebbe dovuto aspettare prima di abbracciarla e sentirsi rassicurata dalle sue braccia strette intorno al suo corpo, e dalle sue mani calde e morbide che l'accarezzavano.
Qualcosa la riscosse dai suoi pensieri.
Passi.
Rose avanzò, guardandosi intorno, spaventata.
Continuava a sentirli, ogni tanto erano dietro, davanti, a destra, a sinistra. Si spostavano come se ci fosse una persona che la seguisse e che si Smaterializzasse per non farsi trovare.
Camminò, sempre guardandosi intorno, fino a non ricordarsi più da dove era partita, fino a non riuscire ad orientarsi più. Non era successo niente.
Niente che non fosse Scorpius e il suo urlo angoscioso nella sua testa, niente che non fossero quei passi misteriosi che sparivano e riapparivano, e che spaventavano sempre di più Rose. Sapeva che tra non molto sarebbe successo qualcosa, doveva essere così..
I passi smisero di echeggiare tra le pareti di erba che la separavano dal mondo esterno, che la separavano da ogni cosa. Cosa stava succedendo?
Si guardò di nuovo intorno, stavolta scrutando attentamente foglia per foglia. Niente. Quella strana pianta, che forse aveva studiato ad Erbologia, ma che adesso non riconosceva, si intrecciava intorno a lei, ma sempre a debita distanza, senza catturarla, tirarla a sé. Era un motivo estremamente irregolare, innaturale. Guardandola, Rose provò di nuovo un grande senso di ansietà dentro di sé.
Era persa.
Scorpius!” Ansimò. “Scorpius, dove sei? Rispondimi, ti prego!
Rose! Non.. Non farlo! Non aprirti!
Devo farlo, Scorpius! Non ci riesco! Sono persa!”
La risposta di Scorpius arrivò, ma non risuonò nella sua testa come aveva fatto fino a quel momento.
“Sei persa, dici?” C'era qualcosa di estremamente sbagliato. Era un tono arrogante, beffardo, asciutto. Non trasudava amore come ogni parola che le aveva sussurrato od urlato negli ultimi tempi. Erano parole di scherno, come a volerla offenedere.
“Scorpius!” Gridò Rose, guardandosi intorno e cominciando ad ansimare. Nemmeno quella voce riusciva a calmarla, anzi, la spaventava.
“Avrebbero dovuto scegliere me!” Gridò, alle sue spalle.
Rose si voltò talmente di scatto che sentì il suo collo scricchiolare come un vecchio mobile e per un lungo istante vide solo buio. Quando l'immagine che aveva davanti a sé si fece nitida, tuttavia, non vide altro se non un'altra di quelle pareti di erba intrecciata in modo troppo regolare.
“Dove sei?”
“Sono qui. Nella tua testa.”
Era di nuovo alle sue spalle.
“No! Non ci sei!”
“E invece sì, Rosie. Sono qui. Proprio qui.”
Stavolta, parlò dalla sua spalla. Come se la stesse cingendo da dietro, come ogni volta, quando la coglieva di sorpresa, come ogni volta in cui lei si girava e lui le dava un bacio sulla fronte. Rose si voltò per vederlo, per vedere il fiato che aveva sentito sul collo uscire dalle sue labbra carnose, ma non vide niente. Niente che non fosse la stessa immagine che le si parava davanti ogni volta che si voltava.
“Scorpius! Non giocare con me!”
“Non sto giocando.” Era alla sua sinistra. “Sono reale. Palpabile.” Era alla sua destra.
Rose credette d'impazzire.
La freddezza di Scorpius le martellava in testa, era persa, persa anche con lui, che di colpo non era più lui.
“Scorpius!” Gridò, incapace di dire altro, di formulare altro pensiero che non fosse lui.
“Rose.” C'era qualcosa di estremamente caldo adesso, qualcosa di dolce, come rientrare in casa dopo una bufera di neve, e sentire il calore del camino e l'odore di tua madre che ti ha preparato la cioccolata calda.
“Sei tu?” Chiese lei, incerta, muovendo un altro passo verso il posto da dove aveva sentito venire la voce di nuovo calda di Scorpius.
“Sì, sono io.”
Era lì, davanti a lei. Vestito come l'aveva visto quella mattina, con quel maglione rosso, rosso di Grifondoro, per farle vedere che c'era, che l'amava. Per farla sentire a casa.
“Cos'era successo?”
“Stavano controllando la mia testa!” E senza pensarci due volte lei si tuffò tra le sue braccia, ed affondò i suoi morbidi capelli, resi un po' appiccicosi dal sudore, in quel maglione caldo, che copriva il cuore che adesso, lo sapeva, stava di nuovo battendo per lei.
“Chi?”
“Non lo so!”
“Come hai fatto ad arrivare qui?”
“Io.. mi ci sono ritrovato. Non so come ho fatto a farlo!”
“Cioè?”
“Un attimo prima ero sugli spalti, e un attimo dopo mi trovavo qui! Non riuscivo a controllare il mio corpo.. perlomeno non fino ad adesso.”
“Cos'è cambiato?”
“Niente, solo che riesco a controllare le mie azioni.”
“Sei sicuro di poterci stare?”
“Non lo so, ma in ogni caso non sono venuto di mia spontanea volontà.”
“Hai visto come se la cavano gli altri?”
Rose sentì le braccia di Scorpius irrigidirsi intorno alla sua vita.
Alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi dentro quelli di ghiaccio di Scorpius, screziati da una nota umana di amore, e da un'altra di paura di ciò che avrebbe dovuto confessare alla propria ragazza.
“Cos'è successo?” Chiese lei, preoccupatissima, accorgendosi che qualcosa non andava.
“Io.. te lo dirò dopo, non è il momento adesso. Proviamo ad andare avanti e vedere cosa succede, okay?”
“Io voglio saperlo!”
“No!”
“Scorpius!”
Rose si staccò bruscamente da Scorpius come se scottasse, e fosse impossibile per lei toccarlo, stargli vicino.
“Che sta succedendo?” Gli chiese, guardandolo, incredula, massaggiandosi i punti in cui la sua pelle era a contatto con quella di Scorpius, dove adesso le bruciava.
“Se n'è andato.”
La voce fredda era tornata.
Un senso di gelo si fece spazio dal cuore di Rose fino a percorrere tutte le vene ed immobilizzarla. Non riusciva più a muoversi, e dove prima c'era il fuoco, dove prima il contatto di Scorpius l'aveva bruciata, adesso sentiva solo freddo, freddo dentro.
Si chiese quanto tempo ci avrebbe messo, prima di congelare e morire.
“Chi se n'è andato?” Chiese, guardando di nuovo preoccupata il ragazzo che le stava davanti, e che aveva smesso di riconoscere, dopo aver visto la nuova luce di pura follia che gli brillava negli occhi.
“Scorpius. Adesso siamo solo tu ed io.”
La figura che un tempo aveva significato solo amore per Rose, stava assumendo una nuova definizione: paura.
Il gelo continuava a tenere bloccata Rose, ma lei non si dette per vinta, e tentò di muoversi per raggiungere la bacchetta che aveva stupidamente riposto nella tasca della divisa.
“Non importa che tu prenda la bacchetta, sciocca ragazzina.” Le disse la voce, scrutandola con gli occhi gelidi e folli che un tempo lei aveva amato, e ridendo di lei e dei suoi sforzi che l'avevano portata a raggiungere con la mano destra la bacchetta. “Congelerai anche quella, toccandola. E non funzionerà più.”
Di colpo Rose sentì la flebile speranza che aveva brillato dentro di lei, vedendo la bacchetta solo qualche millimetro sotto alla sua mano, spegnersi miseramente.
Se fosse stato vero?
Avrebbe perso, perso comunque.
Una voce lontana le diceva di non lottare, di non darsi per vinta, di provarci. Era sua madre.
“Sei sempre stata una bambina speciale, io l'ho sempre saputo. Hai preso le migliori parti da tutto il sangue che ti scorre nelle vene. Hai la mia intelligenza, la bontà di tuo padre. Farai grandi cose, se ti ricorderai sempre chi sei. Sei tu, Rose Weasley. La più tosta Grifondoro di sempre. Il coraggio scorre nelle tue vene molto più di tutto il resto. E' questo il tuo elemento, il coraggio. E devi saper lottare con esso, devi saper sfruttare questa tua capacità, devi dimostrare al mondo quanto il coraggio splenda dentro di te e quanto tu non ti dia per vinta, mai. Sei tu, Rose Weasley. Sei sempre e solo tu, e tutti si aspettano grandi cose da te. Tutti si fidano di te. Portaci onore, come hai sempre fatto.”
Ce l'avrebbe fatta.
Impugnò di colpo la bacchetta e non pensò più a Scorpius, non pensò più che quello era il suo corpo, che gli avrebbe fatto male. In quel momento il desiderio di fuggire e di rendere sua madre fiera di lei pulsava molto più forte di tutto il resto nelle sue vene, e ben presto il calore dell'amore verso la donna che le aveva dato la vita era riuscito a sciogliere quel gelo che l'aveva bloccata.
Stupeficium!
La figura che le dava le spalle da un po', si voltò un millesimo di secondo prima di essere colpita dalla sua stessa ingenuità, guardando Rose negli occhi prima di cadere a terra, svenuta.
Rose cadde in ginocchio, esausta, sconfitta, rendendosi conto solo in quel momento di ciò che aveva fatto.
Era stato un incantesimo potente, troppo, troppo potente. Scorpius era debole, la sua anima era debole, dividendo il posto con un'altra mente malvagia. Il suo corpo era stato danneggiato e chissà quanto lo era stato lo Scorpius che vi risiedeva dentro.
Posò una mano sul volto pallido e provato su cui aveva posato le labbra molte volte prima di allora, e lo accarezzò. Accarezzò la pallidezza, accarezzò la freddezza, il sudore che vi si era posato sopra, che conferiva a quel volto di porcellana un aspetto umano. Accarezzò ogni volta in cui Scorpius l'aveva ferita, con le sue stesse parole, molto più consciamente di quanto Rose avrebbe mai voluto credere. Accarezzò ogni sconfitta che le avevano dato, prima di allora, quei grandi occhi grigi, adesso chiusi in un sogno tormentato, con quelle palpebre pesanti gettate sopra a forza da una cosa del tutta innaturale quale una Magia rivelatasi non voluta troppo tardi per essere cancellata.
Accarezzò, poi, quel debole tentativo di amarsi quando ancora non erano abbastanza forti per farlo. Accarezzò ogni momento prima degli ultimi passati insieme, ogni sguardo rubato, ogni piccola offesa, ogni parola tagliente. Accarezzò anche le parole dolci, quelle pensate e mai dette. Accarezzò quegli sguardi rubati tra un'offesa e l'altra, quando per un attimo quegli occhi grigi sembravano tornare indietro, per poi dimostrare che se erano tornati indietro, l'avevano fatto solo per prendere la rincorsa e sferrare un nuovo attacco. Accarezzò la cecità di quegli occhi chiari, di quel cuore che batteva irregolarmente sotto la pelle diafana coperta da quel maglione che stonava completamente, di quel rosso vivo com'era, su quel pallore che sapeva di morte. Accarezzò ogni pensiero, ogni volta che gli era apparso in sogno prima che lei capisse di volerlo, di avere bisogno di lui. Accarezzò la vita che le aveva dato, accarezzò ogni momento in cui aveva creduto di non farcela, in cui si era data per vinta. Accarezzò, poi, per ultimo, quel bacio dato nel parco, forse più vicino di quanto credesse, -ma solo per quanto riguardava lo spazio, tant'era distante anni luce quel momento di gioia in confronto ad adesso- al punto in cui adesso Scorpius giaceva immobile tra le sue braccia. Accarezzò ogni parola che avrebbe voluto dirgli, e che adesso sembrava troppo tardi per poterlo fare.
“Scorpius” sussurrò vicino al suo volto, versandovi una lacrima sola. Questa atterrò proprio su un suo occhio chiuso, e vi scese piano, quasi fosse Scorpius a piangere le lacrime di Rose.
Sentì il cuore di Scorpius battere molto velocemente sotto la sua mano posatavi sopra, come se dentro la sua testa stesse lottando contro il demone che aveva occupato fino a quel momento il suo corpo, e che probabilmente stava continuando ad occuparlo, abusandone per torturare Rose.
Proruppe in singhiozzi quando sentì il cuore di Scorpius calmarsi, anzi, fermarsi in modo estremamente innaturale. Quasi, pensò, rabbrividendo, come se fosse appena morto in un duello mentale contro una creatura molto più forte e più malvagia di lui.

 

Fuori dai tre labirinti, Harry Potter parlottò a bassa voce con Viktor Krum e Fleur Delacour, decretando la fine della gara. Quando si voltò verso Hermione Granger, poco più in là, che non sarebbe riuscita ancora per molto a trattenere le lacrime di angoscia che stavano aspettando di abbracciare la figlia sana e salva per sgorgare, la vide sospirare di sollievo.
E' finita?” Chiese, puntando su di lui i suoi grandi occhi da cerbiatto e scrutandolo ansiosamente.
Sì.” Disse lui, cingendole la vita con la mano.
Harry, Viktor e Fleur, sebbene quest'ultima non amasse viaggiare sulla scopa, salirono a cavalcioni ciascuno di una e volarono verso i tre labirinti. Fleur volò da Nicolas, Viktor da Danica, e Harry da sua nipote Rose, ansioso di parlarle e dirle che andava tutto bene.
Hermione rimase lì, inerme, sul prato, desiderosa di andare anche lei ad abbracciare la figlia e dirle che era tutto finito.
Ben presto vide sia Fleur sia Viktor tornare indietro coi campioni delle proprie scuole, ma non vedeva Harry tornare. Una grande ansia stava crescendo dentro di lei, e niente, si disse, avrebbe potuto placarla.
Si voltò ansiosamente, sentendo i passi di qualcuno che le si avvicinava, scoprendo che era proprio Draco Malfoy in persona che era andato a cercarla.
Perché Potter non torna?” Le chiese, tradendo una certa ansia.
Non lo so.” Rispose lei, non guardandolo in faccia ma abbassando lo sguardo, quasi facendogli intendere che lui non avrebbe mai potuto capire o compiangere il suo stato d'ansia. Lui sembrò alterarsi, e sbottò:
Ti ricorderei che anche mio figlio è là dentro!”
Ha acconsentito lui a farlo!”
Ma ciò non toglie che è stato posseduto dall'anima del labirinto, e questo non era previsto!”
Hermione aprì la bocca per ribattere ma non seppe che dire. Era vero, anche Scorpius aveva corso un grande pericolo, e a quanto pare stava continuando a correrlo. Desiderava solo vedere Harry tornare.
Scusa.” Disse, poco dopo, sempre tenendo lo sguardo basso, quasi per voler dire qualcosa, ammazzando il tempo che si scandiva dentro il suo petto. Il tempo in cui due delle persone più care a lei potevano anche rischiare la vita per uno stupido Torneo, il tempo anche in cui un ragazzo a cui sia sua figlia sia il vero amore della sua vita stava rischiando la pelle, senza entrarci niente.
Vide Harry tornare, ma c'era qualcosa di sbagliato, Qualcosa sembrava colare dalla scopa, come se Harry fosse bagnato e stesse gocciolando acqua, o come se Harry fosse ferito e stesse perdendo copiosamente sangue.
Un nuovo macigno gravò sul suo petto.
Né Rose né Scorpius erano con lui.
Atterrò sul prato ansimando e cadendo a terra, esausto, rivelando che ciò che gocciolava era davvero sangue, e non acqua, come Hermione aveva ingenuamente pensato in un primo momento.
Cos'è successo?” Chiese, avvicinandosi a lui.
Sta perdendo troppo sangue!” Strillò allora agitatissima Fleur, e davvero Hermione si rese conto che non sarebbe riuscito a dire niente prima che avesse smesso di perdere sangue.
Accio..” cominciò, ma le parole sembrarono morirle in gola. Troppe cose stavano esplodendo dentro di lei.
Accio dittamo!” Gridò allora Draco Malfoy, sapendo che Hermione avrebbe voluto dire quello, se solo avesse trovato la forza di farlo.
Una boccetta volò velocemente e planò su di loro, e Draco si mise a versare l'Essenza di Dittamo con estrema premura sulle ferite di Harry, quasi come fosse suo figlio. Le sue mani, però, non potevano far a meno di tremare.
Suo figlio non era lì sotto a perdere sangue. Era ancora nel labirinto a rischiare la vita.
Harry si riprese quasi subito, e si alzò, senza perdere tempo.
Cos'è successo?” Chiese di nuovo Hermione, più ansiosa di prima, al fianco di Draco, ansioso quanto lei.
Il labirinto non li lascia andare.”
Che cosa?!” Chiesero in coro Hermione e Draco, strillando.
No. Dice che la prova di Rose non è finita.”
Cosa facciamo adesso?”
Andiamo noi, Potter.” Disse freddo Draco, raccogliendo da terra la scopa di Harry e montandovi a cavalcioni. “I nostri figli non possono più stare lì.”
No!” Gridarono in coro Harry, Fleur e Viktor.
Perché no?” Chiese allora Hermione, avvicinandosi a Draco e raccogliendo la scopa di Fleur.
Il labirinto vi ucciderà. Se voi non doveste.. non doveste farcela a sfuggirgli.. E' molto più potente di quanto pensassimo. E il collegamento tra la mente di Scorpius e quella di Rose deve averlo stuzzicato a tal punto che adesso vuole finire la sua prova, vuole portare Rose allo stremo.”
Cosa pensi che voglia che faccia?” Chiese allora Hermione, tremando.
Vuole che uccida Scorpius.”
Un lungo istante di silenzio seguì le gravi parole di Harry. Nessuno aveva il coraggio di dire niente, ed anche Draco era lì, a boccheggiare, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce senza dire nient'altro. Era proprio un pesce, un pesce fuor d'acqua. Se non avesse rivisto il suo bambino, suo figlio, sano e salvo, di lì a pochi minuti, sarebbe morto per mancanza di acqua.
Non possiamo permetterlo!” Disse allora Hermione. Immaginava quanto Scorpius fosse importante, importante per Draco, per Rose. Non potevano sprecare una giovane vita, non potevano lasciare che il ragazzo morisse per il volere di un labirinto creato da loro.
Draco si voltò verso di lei con un estremo senso di gratitudine, per aver detto ciò che lui non aveva avuto la forza di dire, come lui aveva fatto poco prima con l'Incantesimo di Appello.
Ci dev'essere un modo.” Esclamò allora, la voce che continuava a tremare, lo sguardo fisso verso il labirinto ed il cuore che scandiva il tempo che rimaneva a Scorpius di vivere dentro al suo petto, senza che lui potesse fermarlo, potesse congelare la sorte di Scorpius e farlo vivere per sempre, anche a costo di morire per lui.
Ha ragione. Noi abbiamo creato quel labirinto, e noi sapremmo distruggerlo. O perlomeno raggirarlo.” Esclamò allora Hermione, rinvigorendosi per qualche strana ragione, forse per Draco al suo fianco, di nuovo, a spalleggiarla come ai vecchi tempi.
Cos'è successo esattamente a mio figlio?” Chiese allora Draco, scrutando Harry con occhi attenti ed ancora agitatissimi.
Parlando con Rose, in qualche modo è entrato nella sua testa, e il labirinto è andato da lui e l'ha.. preso. Ho parlato per qualche secondo con Rose, prima che il labirinto cominciasse a tentare di uccidermi. C'era.. c'era Scorpius, tra le sue braccia. Era inerme, e lei continuava a.. continuava a ripetere che non respirava.”
Draco lo guardò e impallidì, vacillando sulle sue stesse gambe.
Ma se fosse morto il labirinto li avrebbe lasciati andare!” Disse Hermione, voltandosi verso Draco tentando di rassicurarlo.
Sì, appunto. E' questo quello che non capisco. Rose mi ha detto che Scorpius le ha detto che ha sentito qualcosa entrare nella sua testa, e quando si è svegliato era lì.. nel labirinto. All'inizio non riusciva a controllare il proprio corpo e sentiva che l'altra.. cosa, che stava nella sua testa, lo stava controllando. Dopo però la.. cosa, l'ha lasciato fare, e lui le ha parlato e l'ha abbracciata. Però, mentre si abbracciavano, Rose è stata scottata dal contatto con la pelle di Scorpius, e quando si è allontanata ha sentito lentamente il sangue gelarsi nelle proprie vene.. non riusciva più a muoversi, ma è riuscita piano piano ad estrarre la bacchetta e Schiantare Scorpius.”
E adesso?”
Adesso la situazione è questa, anche se non so cosa stia succedendo.”
Dobbiamo andare a vedere.” Dissero in coro Draco ed Hermione, troppo in ansia dalle parole di Harry.
Staremo a debita distanza.” Promise Hermione.
E se vedremo che il labirinto si accorge di noi, voleremo via.” Continuò Draco.
Nessuno riuscì a trovare un'obiezione valida per non farli andare, così dovettero lasciarli fare, e ben presto Draco ed Hermione partirono alla volta del labirinto in cui i loro figli erano prigionieri.
Quando arrivarono lì sopra, sembrò che niente fosse cambiato. Scorpius giaceva ancora inerme nelle braccia di Rose che, si vedeva anche da così lontano, stava singhiozzando sopra di lui, e sembrava parlare a qualcuno, o forse solo pregare per il ragazzo.
Draco ed Hermione si guardarono, come per consolarsi, ma distolsero velocemente lo sguardo, perché incapaci di dire alcunché di positivo.
Dopo qualche minuto di calma piatta, Rose sembrò tendere il collo e guardarsi intorno, come se avesse sentito qualcosa aggirarsi intorno a lei e Scorpius, indifesi entrambi. Fu in quel momento, quando Hermione e Draco stavano per avvicinarsi cautamente, che Hermione sentì qualcosa trascinarla giù molto bruscamente, verso l'interno del labirinto.

 

Rose sentì una voce, dopo minuti, forse ore interminabili che erano passate dall'arrivo di Harry che veniva a prenderla, e che poi se ne andava, gravemente ferito e senza di lei, lasciandola col labirinto infuriato più che mai.
Le aveva gettato cattiverie addosso, ma lei non le aveva sentite, troppo impegnata ad ascoltare il silenzio funereo che proveniva dal battito inesistente nel petto di Scorpius.
Egli giaceva immobile e silenzioso tra le sue braccia, quasi come Grattastinchi quando le si accoccolava in grembo e dormiva, ma mentre Rose sapeva che lui si sarebbe svegliato, non sapeva se Scorpius avrebbe mai riaperto gli occhi.
Era la voce di Scorpius, e suonava lontana, distante, quasi fosse metri e metri sopra di lei.
“Rose.. sono io. Sono ancora vivo.” Diceva, ma lei non riusciva a crederci, il battito ancora inesistente che rimbombava nel sui petto.
Però poi l'aveva sentito.
Prima di quel tum che diceva che la vita ricominciava, di nuovo, ricominciava per lei, che aveva ancora Scorpius al suo fianco, sentì il fiato di Scorpius solleticarle il collo, come quando si abbracciavano, quelli che sembravano anni prima.
Poi il cuore aveva cominciato a battere, e Scorpius aveva ripreso un po' di colorito.
“Credevi di mettermi KO con uno Schiantesimo?” Sorrise, guardandola.
“Cos'è successo?” Chiese lei, aiutandolo a tirarsi su a sedere e poi affondando di nuovo la testa nel suo maglione, desiderosa di catturare ogni battito del cuore che gli rimbombava dentro.
“Ero come in coma, io.. non so spiegartelo. Ma adesso usciamo di qui. Dobbiamo trovare un'uscita, so che c'è, da qualche parte. Deve esserci un'uscita!” Disse, alzandosi in piedi e prendendola per mano, cominciando a correre attraverso quegli stretti corridoi di erba come se conoscesse la strada.
Tutto ciò parve molto strano a Rose, si era appena risvegliato e già correva.. Ma voleva fidarsi di lui, e preferì non fidarsi di se stessa e il sospetto che cominciava a maturarle dentro.
Arrivarono in un vicolo, ma Scorpius non si fermò per tornare indietro e tentare un'altra strada. Si appoggiò beffardo al muro e cominciò a guardarla, mentre di nuovo quella luce folle tornava in possesso del dolce grigio dei suoi occhi.
“Sciocca, sciocca ragazzina.” Sputò per terra. “Ti sei fidata della persona sbagliata. Io sono più forte di te, più forte del tuo stupido ragazzo, e lui morirà. Morirà per causa tua, e tu non potrai farci niente.”
“No! Io non lo ucciderò!” Gridò allora Rose, con tutta la forza che aveva.
“Sì. Tu lo farai.”
“Cosa te lo fa credere?” Chiese la ragazza con aria di sfida, guardandolo e sentendo dentro di sé che sarebbe stata pronta a morire prima di uccidere Scorpius.
Quando, però, Scorpius, o meglio colui che era in possesso del suo corpo, agitò la bacchetta in aria, facendo planare il corpo inerme di sua madre verso di loro, Rose si pentì di averglielo chiesto.
“Lasciala andare!” Gridò.
“No!”
“Lasciala andare!”
Sfoderò la bacchetta e provò ogni incantesimo che conosceva, ma nessuno sembrava scalfire la barriera invisibile che c'era tra lei e sua madre, niente sembrava liberarla.
Scorpius agitò di nuovo la bacchetta, e sua madre di colpo si svegliò.
“Rose..” Disse, a bassa voce, con lo stesso tono che aveva quando si svegliava tardi la domenica mattina dopo aver passato il sabato sera fino a tardi a casa di suo zio Harry.
“Mamma..” Mugolò lei, guardandola e sentendo le lacrime premere dentro i suoi occhi.
“Aiutami..” Mormorò di nuovo la madre, guardandola implorante e tentando di liberarsi da quelle catene che la tenevano sospesa a mezz'aria e irraggiungibile.
“Se vuoi aiutarla,” Cominciò allora Scorpius, guardandola con aria di sfida, “Dovrai uccidere il tuo ragazzo.”
“Anche tu morirai!”
“No, io abbandonerò il corpo prima che tu lo faccia, così sarò spirito e ti controllerò.. potrò di nuovo entrare nella tua testa.. e controllare.. tutto.”
“Non posso ucciderlo!”
“Allora vedrai tua madre morire!”
“Come puoi chiedermi di scegliere tra la morte di mia madre e quella di Scorpius?! Prendi me! Uccidi me! So che è questo che vuoi, so che vuoi vedermi morire!”
“No, sciocca ragazza. Voglio vederti uccidere.”
“Non lo farò mai!”
“Allora moriranno entrambi, e per causa mia!”
“Non puoi farlo!”
“Decidi!”
Rose raccolse le ultime forze che aveva ed impugnò la bacchetta, le mani sporche di fango e ancora appiccicate dal suo sudore e quello di Scorpius, ancora impregnate del suo sudore, che tremavano intorno all'impugnatura.
“Devi usare l'Avada Kedavra.” Disse allora il demone, uscendo dal corpo di Malfoy e dissolvendosi nell'aria.
“Non ci riesco..” Balbettò Rose, singhiozzando.
“Sei solo una codarda.”
“Nessuno mi ha detto che avrei dovuto farlo!” Mugolò allora lei, guardando sua madre.
Questa non disse niente, le fece solo un cenno, spronandola a farlo.
Come poteva sua madre incitarla ad uccidere Scorpius?
Vide la pelle diafana di Scorpius prendere un po' di colorito e guardarla negli occhi.
“C'è qualcos'altro che vuoi dirmi prima che.. prima che io me ne vada?”
“Ti amo, Scorpius. E non riuscirò.. io.. io non.. non posso farlo, Scorpius. Non posso.”
“Porta a termine la tua missione, Rose. E' l'unica cosa che conta. Si è rivelato fatale per me, ma era solo destino. Sarebbe successo comunque, in un modo o nell'altro. Morirei comunque, se tu non lo facessi. E moriresti anche tu, e tua madre. E' giusto così, Rose. Fallo.”
“Non posso..”
“Dì a mio padre che gli voglio bene.”
I secondi si scandirono inesorabili nella calma piatta e nel silenzio più assoluto. Rose guardava Scorpius, incapace di fare alcunché. Una voce, la voce di sua madre le giunse vicino, sebbene stesse solo sussurrando.
“Fallo.”
“Avada Kedavra!”
E Rose sentì il suo cuore smettere di battere, all'unisono di quello di Scorpius, che, come lei, non era più.

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Capitolo 20
*** 19. ***


19.

 

 

 

Quando Rose si svegliò, si svegliò di soprassalto e completamente, come se fosse suonata la sveglia, come se fosse impaziente di vivere un giorno migliore.
I ricordi di ciò che era successo, però, le arrivarono in testa troppo veloci perché lei potesse davvero sperare in un giorno migliore.
Era un'assassina.
Ed aveva ucciso una delle poche ragioni che la tenevano radicata su quella terra, che la rendevano talmente felice da non avere preoccupazioni, da aver potuto pensare fino all'ultimo istante prima di entrare in quel labirinto che ce l'avrebbe fatta. Che sarebbe arrivata alla fine della gara felice e vittoriosa, che una volta uscita, ad aspettarla, ci sarebbe stato Scorpius.
Lui l'avrebbe guardata con un sorriso, le avrebbe messo le mani fredde e morbide sulle spalle, le avrebbe fatto l'occhiolino e le avrebbe riservato un altro dei suoi sorrisi migliori, poi l'avrebbe tirata a sé e le avrebbe dato un bacio sulla fronte, nello stesso punto di sempre, e l'avrebbe stretta un po' prima di fondere le sue labbra con le sue in una danza che ormai conoscevano a memoria.
Poi sarebbe arrivato il turno degli altri, sua madre le avrebbe riservato una lacrima di commozione prima di stringerla forte, avrebbe provato a dirle qualcosa e poi sarebbe arrivata Sugar ad abbracciarla e le sarebbe saltata addosso tanto forte che lei sarebbe caduta a terra, sporcandosi di fango più di quanto non lo fosse già.
Sarebbero arrivati i suoi cugini ed avrebbero cominciato a vantarsi con la folla del fatto che era loro cugina, James l'avrebbe abbracciata e le avrebbe tirato un pugnetto affettuoso sulla spalla, proprio mentre Albus tirava un altro pugnetto affettuoso sull'altra. Avrebbero fatto foto insieme per ricordare quel momento e quando sarebbe tornata a casa per Natale avrebbe trovato la foto sul comodino di uno dei due.
Sarebbe arrivato suo zio, l'avrebbe abbracciata e le avrebbe detto che prima di aver visto la sua prova pensava davvero che sarebbe rimasto nella storia come il Campione con più fegato, ridendo. Ci sarebbero stati tutti, perfino la professoressa McGranitt l'avrebbe stretta a sé, anche se per poco, e forse quel formale professor Malfoy le avrebbe stretto la mano in modo quasi distaccato, regalandole poi in gran segreto un bel sorriso, perché anche lui era un po' fiero di lei, forse perché aveva usato uno degli Incantesimi che le aveva insegnato lui stesso.
Avrebbe visto Nicolas e Danica, dopo, entrambi un po' malconci ma entrambi entusiasti della riuscita della prova, e poi Nicolas l'avrebbe presa da parte e l'avrebbe rassicurata dicendole che si era solo fatto prendere dal panico prima di entrare nel labirinto e aveva detto cose senza senso, e non ci sarebbe mai stato niente detto da lui che l'avrebbe in qualche modo fatta preoccupare.
Avrebbero dato i punteggi, e tutti sarebbero stati felici anche con punteggi bassi, anche arrivando ultimi. Tanto c'erano altre due prove da affrontare con serietà ma anche serenità, ormai a conoscenza del fatto che nulla in quel labirinto avrebbe davvero potuto far loro del male.
Invece no.
No.
Questa parola riportò Rose indietro, alla realtà, a lei che non sapeva se Nicolas e Danica stessero bene, lei che aveva ucciso Scorpius, sua madre ancora imprigionata lì e lei che non aveva potuto far niente per aiutarla, perché era svenuta dallo shock. Si chiese se fosse ancora lì, sdraiata per terra, su quel pavimento di erba compatta, in attesa di essere risucchiata da una siepe e morire lì, dove si era spento Scorpius, per causa sua.
Adesso c'era davvero qualcosa che avesse senso? Qualcosa che non avesse i colori di Scorpius, i suoi occhi, la sua voce? Le mancava perfino la parte fredda di lui, la parte che non la voleva, che non riusciva ad accettarla. Le mancavano quei gesti che non ci sarebbero stati, non di nuovo. Le mancava quel maglione rosso, adesso impregnato dell'odore di morte che hanno addosso quelli che se ne vanno senza fare mai ritorno.
Le mancavano i suoi baci sulla fronte, in quel punto dove sentiva freddo, dove la pelle era più morbida, dove la pelle sentiva vuoto perché non abituata e sentirvi l'aria sopra, se non quel leggero respiro di Scorpius ogni volta che vi appoggiava le labbra. Un po' come togliere un anello dopo anni che si tiene, come una fede di matrimonio. La pelle lì sotto rimane debole, e soffre al minimo soffio di vento al contrario del resto delle mani.
Ci sarà sempre quella parte di Rose a cui farà male anche solo il vento, perché ogni volta spererà che porti con sé l'odore di Scorpius, quell'odore perso per una stupida Gara a cui non avrebbe dovuto partecipare, non avrebbe voluto.
Voleva aprire gli occhi, ma il coraggio e la forza parvero mancarle, e decise di rimanere così, ad occhi chiusi, a fissare il buio nel vuoto che sarebbe sempre stato presente nella sua vita, ora che Scorpius non c'era più, e non c'era più per causa sua.
Sentì dei passi in lontananza, e durarono talmente tanto tempo che riuscì ad ascoltarli, sempre senza aprire gli occhi, e capire che stavano risuonando su un pavimento, forse quello asettico dell'Infermieria. Erano passi lenti, calmi, e non le erano particolarmente familiari, anche se ogni tanto li aveva sentiti risuonare tra la pietra del Castello.
Si chiese chi potesse essere, chi non osasse a tal punto camminarle troppo vicino, chi facesse su e in giù sul freddo pavimento senza osare ad avvicinarsi a lei, al suo corpo che sentiva freddo, freddo dentro.
Passarono minuti interminabili, in cui i passi incerti si fecero sempre più vicini, fino a fermarsi su ciò che doveva essere una sedia, posizionata vicino a lei. Lei non dette un minimo segno di vita, non voleva che fosse quello sconosciuto a sapere che era viva, che c'era, che l'ascoltava e l'osservava, ma solo con le orecchie. In effetti, si disse, non voleva che nessuno lo sapesse, ma prima o poi avrebbe dovuto rivelarsi.
“Rose.” Quella voce si fece chiara in un istante, e una fitta allo stomaco di Rose le ricordò qualcosa di familiare ed andato, che non avrebbe sentito mai più se non nei suoi più grandi sogni, quelli che lasciano più vuoto di prima nello stomaco, quando finiscono e ci abbandonano.
“Tua.. tua madre, tuo padre, tuo zio, tutti gli altri sono.. sono ancora fuori. Immagino tu.. tu volessi vedere prima loro, ma stanno passando guai per ciò che ha fatto il labirinto. Voglio dire, è.. è stato terribile, e mi dispiace che tu abbia sofferto così.” Quella voce era grave, incerta, sembrava fare un passo e poi inciampare su se stessa, per ricominciare da capo. Come se non trovasse le parole per dire ciò che avrebbe voluto dire.
La prima cosa che Rose provò verso l'uomo seduto vicino al suo letto fu pietà, ma subito dopo un sentimento ben più grave la risvegliò, di colpo, e le fece spalancare gli occhi.
“Professore!” Gridò, “Come può sapermi dire solo questo? Come può non piangere accanto a me, oppure maledirmi? Ho ucciso suo figlio! E' tutta colpa mia!”
Rose scoppiò a piangere, era un pianto fragoroso, di chi di colpo ha deciso di liberarsi, come una nuvola che aspetta di coprire tutto il cielo e diventare nera prima di bagnare il mondo, come una nuvola che arriva allo stremo e comincia a perdere gocce d'acqua prima ancora che voglia farlo, prima che riesca a coprire tutto il mondo.
Qualcosa si fece spazio negli occhi di Malfoy, in quello sguardo che era stato troppo tempo impassibile, e che adesso era pieno di colori, emozioni nuove, che non provava da moltissimi anni, e che aveva provato di nuovo, tutte insieme, senza poterle frenare, senza volerle frenare. Spalancò gli occhi e la colpì, la colpì con la stessa sfumatura di grigio che avrebbe ritrovato negli occhi di Scorpius se lui fosse stato ancora più di un sogno.
“No!” Gridò, guardandola e sfiorandole il polso con la mano fredda, fredda quanto lo era stata quella di Scorpius, ma non per via della morte.
“Che cosa?! Sembra che non le importi niente! Mi uccida! Mi uccida adesso! E' quello che ho fatto io con suo figlio! Mi uccida!” Gridò Rose, afferrando la mano che pochi attimi prima si era posata sul suo polso e tirandola verso il suo collo come per farsi strozzare, come per voler vedere che c'era qualcuno al mondo che voleva vendicare Scorpius come lei.
“Sei una pazza!” Le gridò contro Malfoy, mentre si ritraeva con violenza dalla stretta di Rose e la guardava incredulo e triste allo stesso tempo.
Madama Pomfrey uscì dal suo ufficio e corse come la sua età le permetteva in contro a Rose e Malfoy, guardandoli strabuzzando gli occhi.
“Cosa sta succedendo qua?” Chiese.
“Non c'interrompa!” Gridò allora Malfoy.
“Come osa! Sono in questo castello da più tempo di quanto lei è su questa terra, non venga a dare ordini a me solo perché è un Professore! Io stessa ho curato molte sue ferite quindi ora non si creda superiore a me e se ne vada immediatamente!”
“La ragazza deve sapere!” Gridò Malfoy mentre veniva spinto con forza fuori dall'Infermieria.
“Cosa? Cosa devo sapere?” Gridò a sua volta Rose, che aveva smesso di capirci qualcosa e che si era stupita dalla violenza con cui avrebbe voluto essere trattata.
“Scorpius è vivo!” Gridò Malfoy, nello stesso istante in cui Madama Pomfrey sbatteva la grande porta alle sue spalle.
Rose non ci vide più.
“Mi faccia parlare! Mi faccia parlare con il Professor Malfoy!” Gridò, correndo verso Madama Pomfrey ed ignorando i dolori che cominciava a sentire lungo tutto il corpo.
“Non se ne parla!” Gridò Madama Pomfrey, spingendola verso il letto come aveva fatto poco prima con Malfoy.
Non poteva ostacolarla, non adesso.
Rose sfoderò la bacchetta e la puntò verso Madama Pomfrey prima che lei potesse reagire.
Stupeficium!”
E pochi attimi dopo era fuori, nel corridoio, alla ricerca di non uno ma due Malfoy.
“Professore! Professore!” Gridò vedendo la figura scura e chiara allo stesso tempo svoltare l'angolo del corridoio.
“Weasley! Come hai fatto a scappare?”
“Non potevo.. io.. non.. avevo bisogno di.. spiegazioni.. io.. l'ho.. ho Schiantato Madama Pomfrey!”
“Merlino, Weasley! Io.. devo.. devo andare da lei, la devo risvegliare.. tu.. tu.. Scorpius è ancora in cortile, c'è anche tua madre. Raggiungili e dì loro cos'è successo, okay?”
“Grazie, professore.”
E stava già correndo per uscire fuori dal Castello, ancora la divisa del Tremaghi addosso.
L'immagine che le si parò davanti mentre correva fuori, proprio mentre attraversava quella porta immensa che le era sembrata troppo piccola per passarci e vedere davvero Scorpius, le rimase dentro tutta la vita, come una promessa, una sfida, come il ricordo più bello di tutti.
Se mai Scorpius se ne sarebbe di nuovo andato, lei avrebbe avuto per sempre per sé quell'immagine di stupore negli occhi gonfi di lacrime, avrebbe sempre avuto per sé il momento di indecisione in cui non sapeva se correrle in contro, se camminare. Avrebbe avuto per sempre per sé Scorpius che le correva in contro, l'inizio della corsa, la fine, quando l'aveva stretta e buttata per terra, e lei non aveva avuto la forza per alzarsi e scuoterselo di dosso nemmeno quando le è piombato sopra con tutto il suo peso e lei aveva ancora i dolori per la gara appena sostenuta.
Ben presto, rendendosi conto che la stava schiacciando, Scorpius si mise di lato e stettero fronte contro fronte a guardarsi, senza riuscire a dire niente, perché quelle parole ancora li spaventavano.
“Credevo te ne fossi andato.” Disse lei, serissima, abbassando lo sguardo.
“Non sono mai entrato nel labirinto.” Disse lui, una risata amara si bloccò nella sua gola incapace di uscire.
Rose strabuzzò gli occhi.
“Cos'è successo allora?”
“Il contatto mentale fra te e me è stato compromesso, ed io sentivo delle parole dentro la mia testa, pronunciate da me.. erano tutte cattivissime ed avevo paura che la cosa che mi stava controllando potesse riuscire a parlarti così ti ho chiesto di chiudere il collegamento. Solo che dopo non hai resistito, il labirinto ha sentito ciò che dicevi ed ha cominciato a parlarti, e poi sono arrivato io.. ed io non capivo più niente, perché io ero lì, sugli spalti, non mi ero mai mosso.. E quando ho visto che la gente cominciava ad avere più paura per me che per te mi sono chiesto se i responsabili, mio padre e tua madre compresi, sapessero che io non ero lì.. Così sono sceso, e quando sono arrivato giù tu eri già stata trasportata priva di sensi in Infermeria.”
“Loro pensavano tu fossi lì, come me..”
“Lo so.”
Rose lo guardò e non riuscì a credere di averlo lì, di averlo sempre avuto lì ed essere stata troppo cieca, troppo desiderosa di averlo nel labirinto con lei che non si era accorta quando Scorpius fosse sempre strano, non solo durante i momenti in cui diceva di essere posseduto..
Ricacciò indentro una lacrima, due lacrime, tre lacrime, quattro lacrime, e quando gli occhi erano colmi delle lacrime non uscite, Rose le lasciò cadere, una ad una, mentre Scorpius la guardava e la stringeva.
“Io sono qui..”
“Lo so, Scorpius. Ma io.. io ti ho ucciso.”
“Non l'hai fatto! Hai dovuto farlo! E poi non ero io.. è tutto apposto, Rose, tutto apposto.”
“Non so se riuscirò mai a superarlo.” Disse lei, lo sguardo sempre bagnato che puntava in basso, senza il coraggio di guardare Scorpius in faccia.
“Ehi, lo supererai. Insieme a me.” Mise l'indice sul mento di Rose e lo tirò delicatamente in su, costringendola a guardarlo negli occhi. “E' una promessa.” Disse, e la baciò.
Tutto ciò che accadde dopo, Rose non riuscì mai a ricordarlo con chiarezza. Erano momenti sfocati, momenti vuoti, che ogni tanto la sua testa modificava, e da particolare a particolare le situazioni cominciavano a cambiare totalmente. Era così stordita, così assolutamente e irrimediabilmente stordita. Niente avrebbe potuto riscuoterla da quella trance in cui era caduta ripensando alla morte di Scorpius, a quanto in realtà fosse irreale.
Ad un certo punto, mentre passeggiava per il parco, ma dalla parte opposta rispetto a quella dove si era svolta la Gara, Scorpius le aveva accennato all'argomento Nicolas e cosa fosse successo, ma lei gli disse che non avrebbe capito, che era ancora troppo stordita e l'avrebbe ascoltato perlomeno l'indomani, così lui ben presto si rassegnò e stettero a farsi le coccole, a stringersi forte l'uno nell'altra per ricordare a se stessi che c'erano, che erano reali, che ce l'avrebbero fatta, che nessuno dei due era morto, e che avrebbero superato altre cose, più avanti, e avrebbero dimenticato gran parte di ciò che era stato.

 

 

Quando, l'indomani, Rose, dopo essersi alzata ed essere andata a fare colazione molto presto non incontrando nessuno che non fosse Scorpius, che già la aspettava, scoprì ciò che era successo il giorno prima nel Labirinto dove Nicolas aveva gareggiato, desiderò non aver saputo niente, non aver chiesto a Scorpius la verità.
“Il fatto è che.. ha stupito veramente, veramente tutti. Non è successo come.. come immagino sia successo a me e te, che davvero si vedeva che io ero reale.. Ma abbiamo scoperto che.. sì, insomma, Nicolas non fa il filo a te come sembra.”
Un grande macigno si staccò dal petto di Rose e lei si sentì di colpo più leggera, sebbene qualcosa dentro, molto simile ad un senso di tradimento, si stesse facendo spazio nel suo petto al posto di quel macigno.
“Ah sì?” Chiese, dopo aver scacciato dal suo petto quella nuova sgradevole sensazione, cercando di risultare il più fredda e distaccata possibile.
“Beh, sì. E adesso.. sì, insomma.. adesso sappiamo che la sua più grande paura era perdere questa persona perché voleva che lui rendesse pubblica la loro relazione.”
“Che intendi?”
“Che, in parole povere, Nicolas aveva una relazione con una ragazza, e mentre questa voleva renderla pubblica, Nicolas aveva paura ad esternarsi e raccontarla in giro, e la sua più grande paura era perdere questa ragazza perché non trovava il coraggio di dire a tutti che stavano insieme.”
“Ma perché non poteva dirlo? Qual è il problema?”
Scorpius abbassò lo sguardo, imbarazzato, come per cercare le parole più adatte per dirglielo, per spiegare a Rose cosa lo bloccasse, anche se immaginava che una volta che lei avesse saputo l'identità della ragazza avrebbe capito di colpo anche perché non voleva chi si sapesse.
Dal canto suo, Rose si scervellava, provava a pensare chi potesse essere.
Poteva essere Danica? Sì, si disse. Probabilmente era lei, ed entrambi avevano paura ad esternare la loro relazione perché sarebbe sembrato solo un gigantesco pettegolezzo ed i giornalisti ci avrebbero sicuramente marciato sopra.
Ma di colpo si ricordò di come aveva detto categoricamente a se stessa che non poteva esserci il ragazzo del cuore di Danica lì, ad Hogwarts, perché non tradiva niente che potesse farlo capire.
“Il problema è che.. non li accetterebbero.”
“Senti, io ci ho pensato, e secondo me sono comunque carini insieme.”
Scorpius strabuzzò gli occhi.
“Perché mi guardi così?” Chiese allora Rose.
“Perché.. cioè.. tu non sai di chi si tratta.. non sai chi è la ragazza..”
“Sì, ma immagino sia Danica.”
Scorpius la guardò e scoppiò a ridere, stavolta.
“No, no, non è Danica, te l'assicuro. E' una persona a te cara, e molto, molto vicina..”
Rose lo guardò senza capire, storcendo un angolo della bocca. “Non ho idea di chi possa essere.”
“Chi pensi che possa essere?”
“Te l'ho detto.”
“Ma lei non è in confidenza con te.”
“E' uguale.”
“Vuoi altri indizi?”
“Certo che sì.”
“Ha la tua età e frequenta il tuo stesso anno.”
Rose lo guardò di nuovo, ad occhi spalancati, cercando di ricordare tutti i nomi dei suoi coetanei e frequentanti del suo anno.
“Non lo so.” Rispose dopo un po'.
“E' la tua migliore amica.”
“No, ti sbagli. La mia migliore amica è Sugar!”
Scorpius tossì violentemente e la guardò dritta negli occhi, per farle capire che era proprio Sugar di cui stava parlando.
“No, Scorp, ti sarai confuso.” Disse ridendo e guardandolo.
“Rose.. io.. ti dico di no.”
“Ma andiamo, lei sta con James da così tanto tempo! Sono mesi ormai!”
“..Più di noi.” Affermò Scorpius guardando il cielo e cercandovi un'altra nuvola a forma di cuore, sorridendo dentro di sé, perché ormai cominciava davvero a passare un po' di tempo da quando lui si era deciso ad aprire il suo cuore a Rose. “Ma non è questo il punto.” Disse dopo qualche minuto di silenzio passato a contemplare con uno sguardo vacuo il paesaggio intorno a lui, l'erba, il cielo, il castello in lontananza.. ed ovviamente Rose.
“Allora qual è il punto?”
“Il punto è che davvero Nicolas stava con Sugar.”
“Ma non è possibile! Ogni indizio.. ogni cosa che Nicolas mi ha detto, ogni singola volta.. era sempre riguardante me! Si capiva da lontano un miglio che.. sì, insomma, che io gli piacevo.. anche se avevo messo in chiaro le cose, anche se lui sapeva benissimo che stavo con te! Era agitatissimo quando siamo entrati in Sala Grande per mano, come la spieghi? E Sugar.. Per Godric, come può Sugar aver mentito a James, aver mentito a me per tutto questo tempo? Non è possibile, Scorp, non può essere possibile e basta!”
“Ma se ti dico che è vero!” Sbottò Scorpius, stanco del fatto che Rose non fosse pronta ad accettare la verità nonostante lui gliela avesse posta davanti più e più volte.
“Allora spiegami! Spiegami come può essere possibile!”
“Allora, dunque.. Da quel che si è capito ieri, Sugar e Nicolas hanno cominciato a piacersi sin dalla prima volta che si sono visti, ma James era molto preso da lei, e lei, così su due piedi, ha pensato che James fosse la scelta giusta, il più affidabile, quello per cui avrebbe dovuto soffrir di meno perché non sarebbe mai stato lontano o in pericolo, e sarebbero stati bene insieme, accontentando tutti.”
“Ma..”
“Ma non ce la faceva più, così ha ricominciato a sentirsi con Nicolas, col quale aveva troncato ogni contatto appena si era fidanzata con James, e da lì ha capito che non sarebbe mai riuscita a stare con James, perché il suo cuore, perlomeno per adesso, batteva solo per Nicolas, e così sarebbe stato.” Scorpius sospirò e posò la mano su quella di Rose, che aveva smesso di guardarlo e fissava un punto lontano, molto lontano, al di là dei loro corpi e di tutto il resto. Si aspettò che lei dicesse qualcosa, ma forse lei non trovò parole adatte da dire mentre le veniva raccontato che due delle persone a cui teneva di più le avevano mentito spudoratamente.
“Il fatto era che in quello stesso periodo tu eri in crisi per me e per il Torneo, James era in crisi per te perché eri in crisi per le cose che ho detto prima, e insomma ad Hogwarts c'erano già stati troppi scandali, e anche Nicolas era molto teso, per cui hanno deciso di tenere la cosa segreta, perlomeno fino a che non si sarebbero un po' calmate le acque.
Poi, starai pensando tu, le acque si sono calmate, ed in effetti è vero. Alla fine sapevamo cosa avreste dovuto fare, certo non la data ma sapevamo che non poteva accadere tutto da un giorno all'altro, e così loro avrebbero potuto rivelarsi e Sugar avrebbe potuto lasciare James. Eppure c'era qualcosa che non andava, Nicolas aveva finto per tutto quel tempo di avere una cotta per te per non far vedere a nessuno che in realtà la cotta era tutta per Sugar, e dal canto suo, Sugar non si sentiva psicologicamente pronta per dire a James, con il quale aveva ormai condiviso così tanto, che in realtà non provava niente per lui se non un grande sentimento d'amicizia.
Così hanno deciso di rimandare, rimandare ancora, forse sperando che quella cotta passasse.. fino a che non hanno annunciato del Torneo, e nessuno dei due ha avuto più un secondo per respirare ed il labirinto ha pensato bene di fare ciò che loro due non avevano avuto il coraggio di fare, ovvero confessare al mondo della loro relazione.”
Molte cose attraversarono la mente di Rose tutte insieme, investendola, travolgendola totalmente fino allo stordimento.
Era stata presa in giro fino al ridicolo, e si rese conto di essere stata solo una delle tante vittime di quella ridicola commedia che, sapeva, aveva già causato il dolore di molte persone.
Si chiese come potesse stare James, così dolce, così ingenuo e così pronto ad amare.. si chiese quanto sarebbe riuscito ad amare dopo quest'ennesima batosta, quanto avrebbe desiderato fidarsi di qualcun altro dopo che una ragazza di cui tutti, e davvero tutti, si fidavano, non si era fatta scrupoli a prendersi gioco di lui.
Era forse uno scherzo, per Sugar e Nicolas? Davvero potevano credere di prendere in giro le persone così, di poterle deridere, di poterle muovere a loro piacimento come pedine, all'interno dei loro giochi?
Quanto ancora poteva dimostrarsi crudele il mondo, agli occhi di Rose? Quante cattiverie ancora potevano passarle sotto gli occhi e rimanere impunite mentre guardavano lei, una vittima, con sfida? Quanto cattive potevano essere le persone, quanto piacere potevano provare a distruggere il mondo?
Scorpius le accarezzò un braccio e si avvicinò a lei, lei per un attimo rabbrividì.
Si ricordò di quanto anche lui si fosse preso gioco di lei, quanto lui si fosse precedentemente compiaciuto di tutto il dolore che le aveva causato, di tutte le ferite inflitte mentre lui rideva alle sue spalle, ma abbastanza forte da farsi sentire e farle ancora più male. Forse anche lui era stato cattivo, e forse una parte di lui, in fondo, lo era ancora. Ma forse tutti abbiamo una parte cattiva in noi stessi, e tutti siamo progettati, almeno una volta nella nostra vita, a distruggere qualcuno.
Un'altra carezza di Scorpius la costrinse a voltarsi e guardarlo negli occhi.
Sguazzò in quel grigio metallico e vi si immerse, beandosi di quella gioia infinita che provava sempre e solo buttandosi in quello sguardo, anche solo per pochi secondi.
Si chiese adesso, se davvero, invece, potesse esistere il male nel mondo, come potesse il male convivere con degli occhi così.
Si chiese dove fosse il male, e mentre le braccia di Scorpius le cingevano la vita si disse che non le importava dove fosse il male, che adesso, era comunque a milioni di anni luce da lì.
Adesso le mani di Scorpius erano strette intorno alla sua vita.
“La mia vita nelle tue mani.” Sussurrò piano Rose, alzando lo sguardo e guardandolo di nuovo.
“Cosa?” Chiese lui, guardandola e sorridendo, mostrando una punta di curiosità perché voleva davvero capire cosa avesse detto.
Ripensando a ciò a cui aveva pensato prima, Rose si accorse di nuovo di quanto il tono di Scorpius fosse cambiato da prima, da quando si divertiva a farle male, a distruggerla.
Lui la baciò, delicatamente, in fronte.
A volte ciò che amiamo ci distrugge, e poi ci ricostruisce da capo.”






Nota dell'autrice: Ebbene sì signori e signori, stavolta è finita davvero, non mi avrete più tra i piedi per un po'! Ahaha! Questa volta, quest'ultima volta, la nota va in fondo, dopo la fine di tutto, perché questo è un addio (o forse no! "in fondo questo non è un vero addio.."), e volevo ringraziare tutti voi che mi avete letto, sopportato, seguito, ricordato, che mi avete recensito, mi avete un sacco fatto ridere con le vostre parole, e anche riflettere, mi avete saputo consigliare, mi avete dato idee grandiose.. in poche parole, vi adoro sul serio. E' stato bellissimo avere lettori come voi, dico sul serio. Ci sono delle cose che vorrei chiarire su questo capitolo, che in effetti non chiarisce una cippa ma è l'ultimo capitolo, perché? Perché lo decido io! Eheheh! Allora, first of all, mi sono chiesta se qualcuno potesse domandarsi davvero perché Nicolas era agitato dopo l'entrata in scena ufficialissima di Rose e Scorpius, così ve lo dico: dopo che anche loro si sono sciouati e hanno sciouato il loro amore a tutti, non ci sono più scuse! Devono farlo anche lui e Sugar! (anchesepoiovviamenteno), pooi, il Torneo è sospeso cicci, nessuno vince e nessuno perde, e soprattutto NESSUNO MUORE! (volevo farlo dire a Scorpius ma non sapevo dove infilare quella battuta e quindi nah, non l'ha detto, Rose sarà sempre ignara); poi ci sono due citazioni, "la mia vita nelle tue mani", adattata, l'ho vista in giro però e non so dirvi da cos'è tratta :/ se la googlate sicuramente trovate qualcosa però, stesso vale per "certe volte ciò che amiamo ci distrugge, e poi ci ricostruisce da capo", che penso di aver visto proprio in un collage dramione trovato somewhere on Tumblr, e... penso di aver finito, sul serio. Grazie di avermi sopportata, aver sopportato i miei problemi, le mie note lungherrime (anche se con questa ho superato me stessa!) ed ovviamente i miei termini italiani britishizzati (?). Sto pensando di TORNARE (non vi libererete così facilmente di me!) con qualche oneshot sempre su Hp e forse, e dico forse, sulla Dramione collegata a questa storia (ebbenesì u.u) che terminerà con la fine di questa, e chiarirà davvero tutto (per questo sto ancora pensando a come farla e.e) quindi, comunque sia, non è un vero addio!
Vi ho amati tutti, vi amo e vi amerò sempre!
Vostra,
Ester. <3

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