Much ado about a kiss. Il gioco dell'estate.

di Gretel85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una notte di mezza estate. ***
Capitolo 2: *** Uno spuntino a mezzanotte. ***
Capitolo 3: *** Non vorrai negarmi un bacio? ***
Capitolo 4: *** Kiss Contest in giardino. ***
Capitolo 5: *** La verità fa male. ***
Capitolo 6: *** Fra le braccia di un altro. ***
Capitolo 7: *** Molto rumore per...un bacio. ***
Capitolo 8: *** Non dubitare mai. ***



Capitolo 1
*** Una notte di mezza estate. ***



 

 

Come, gentle night, come, loving, black-brow'd night,
Give me my Romeo; and, when he shall die,
Take him and cut him out in little stars,
And he will make the face of heaven so fine
That all the world will be in love with night 
And pay no worship to the garish sun.”

William Shakespeare, Romeo & Juliet

 

  1. Una notte di mezza estate.

     

Se qualcuno fosse entrato nella sua camera a quell’ora della notte, l’avrebbe trovata con indosso l’immancabile pigiamino giallo, abbarbicata sulla sedia davanti alla finestra, intenta a guardare il cielo. Era una cosa che faceva spesso nelle notti d’estate.

Affascinata come una bambina, nel buio della sua camera, Akane si scopriva molto più riflessiva, introspettiva, e perché no, anche romantica, di quanto avrebbe mai voluto dare a vedere.

Strano a dirsi per lei, quasi amava sentirsi piccola e insignificante di fronte all’immensità di quel manto nero trapuntato di minuscoli bagliori. Al contempo, però, lei era parte di tutto quello e questo la faceva sentire grande, importante, come se da qualche parte per lei fosse tracciato un cammino, un destino che la legava inesorabilmente a lui.

Non lo sapeva, non ne era certa, ma sentiva che il loro legame era speciale, unico nel suo genere.

Un pensiero molto comune per chi è innamorato.

Non era stato certo facile per lei all’inizio, ma dopo due anni di convivenza, in parte forzata, molte cose erano cambiate. E non solo per lei.

Se lo ricordava fin troppo bene il giorno in cui lui l’aveva creduta morta. Ricordava la forza delle sue mani su di lei, la sua disperazione e il suo amore. Oramai non era più solo un’impressione;

Akane sapeva.

Il matrimonio fallito l’aveva fatta imbestialire, questo è vero, ma era acqua passata. Lui ci sarebbe stato sempre per lei, in veste di amico, di fidanzato o *di inguaribile stupido*, si affrettò ad aggiungere il suo pensiero.

Si trovò a increspare le labbra in un sorriso imbarazzato ed emozionato. Un’espressione che cercava -non sempre con grande successo- di riservare solo a se stessa, a quei momenti di amato silenzio in cui nessuno poteva deriderla o, peggio, accusarla di debolezza.

Nonostante avesse preso maggiore coscienza dei suoi sentimenti per lui e di quanto lui tenesse a lei, un blocco, un muro di caparbietà e orgoglio li divideva dall’essere felici insieme. E per questo Akane si rimproverò mentalmente. Stringendo i pugni sulla scrivania, sperò tanto che qualche stella lassù ascoltasse la sua muta preghiera e l’aiutasse a trovare una via d’uscita a quella situazione.

Con un ultimo sguardo al cielo di Nerima e uno alla penombra della stanza, si alzò piano dalla sedia; era proprio ora di dormire.

Chiudendo gli occhi, non poté fare a meno di figurarsi il sorriso intrigante e strafottente sul volto di lui. Stringendo più forte gli occhi già chiusi, cercò di trattenere quell’immagine, nel tentativo di trascinarla anche quella notte con sé, nel mondo dei sogni. Ogni tanto funzionava.

Da dietro la porta della camera qualcuno era rimasto a osservarla per tutto il tempo. Aveva sentito i suoi sospiri, l’aveva vista accoccolarsi sorridente tra le lenzuola e, infine, addormentarsi.

E, come sempre, non aveva capito niente.


 


 

* * *
 

Ciao a tutti! Ammetto di non aver capito ancora molto bene come funziona il sito; sono una novellina da queste parti e per questo vi chiedo di avere un po' di pazienza. Ho sempre amato scrivere storie e questa è la mia prima fan fiction. Se avete voglia di leggerla e farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero molto piacere, oltre ad essermi di enorme aiuto! Alla prossima!

Gretel

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Capitolo 2
*** Uno spuntino a mezzanotte. ***


She's beautiful, and therefore to be wooed; She is a woman, therefore to be won.”
William Shakespeare, Henry VI


 



2. Uno spuntino a mezzanotte.

Non capiva mai abbastanza. Non ci arrivava proprio. Muovendosi a intuito nell’oscurità della casa, un Ranma in boxer e canottiera si dirigeva pensieroso verso la cucina. Uno spuntino era quello che ci voleva.

*Che Akane abbia ragione? Che sia davvero tanto stupido? Eppure penso di conoscerla abbastanza ormai…ma cosa diamine ci fa tutte le sere ore e ore davanti alla finestra? Sospira, sorride da sola…*

-Certo che è proprio scema a volte!-

*E poi è sempre più strana con me. Le dico che è carina…*

“Ranmaaaaa! Dimmi un po’, ti diverti tanto a prendermi in giro?”

*Allora generalmente tento di rimediare andando sul classico e le dico che è un maschiaccio violento e privo di sex appeal…*

“Sei solo un baka, odioso e strafottente!”

*Insomma, non so più come prenderti Akane. E poi che fai?* Si chiese Ranma, mentre accendeva la luce del regno di Kasumi.

-Sospiri con lo sguardo perso nel cielo, sorridi, ti abbracci il cuscino…che hai che non va, Akane?-

Senza nemmeno rendersene conto aveva espresso a voce alta i suoi ultimi pensieri.

-Magari è innamorata di qualcuno, eheheh!- Gli rispose una nota voce gracchiante alle sue spalle.

-Brutto vecchiaccio che non sei altro… che fai origli adesso? Dove ti sei nascosto?-

-Dovresti portare più rispetto per il tuo maestro, Ranma! E poi non mi sono affatto nascosto, guarda bene… sono qui!-

Aggrottando le sopracciglia Ranma vacillò un momento. Era certo che la voce del maestro provenisse dal frigorifero.

-Si hai capito bene, Ranma, sono qui dentro; fa troppo caldo questa notte sai? Ihihihihih!-

In meno di un secondo Ranma si era fiondato sul frigorifero e -ARGHHHHH! Per tutti i Kami! Ma che orrore!-

Adagiato mollemente sul secondo ripiano dell’elettrodomestico, in un piatto da portata adatto al pesce, la testa sproporzionata su due barattoli a mo’ di cuscino e indosso solo uno striminzito pantaloncino. Così stava il vecchio Happosai, l’immancabile pipa tra le dita, sgranocchiava un acino d’uva.

-Mmmmh? Ma come ti permetti? Sei solo un pivello Ranma e soprattutto invidioso del fatto che io posso combattere il caldo in questo modo, mentre tu no. Sei troppo grosso e goffo, ecco!-

-Ma cosa dici vecchiaccio?- *Che schifo.* -Lo capisci sì o no che trovarti qui dentro, in questo modo, sarebbe uno shock anche per un morto? E se al mio posto ci fosse stata la dolce Kasumi? Non pensi a lei? Agli altri?-

-Come tu pensi ad Akane?-

Touché.

-Che vorresti insinuare ora? Esci immediatamente di lì!- E così dicendo Ranma afferrò il suo fresco maestro scaraventandolo sul tavolo.

-Ahi, ahi Ranma, nessuno ti ha insegnato la buona educazione? Se non fosse tardissimo, non esiterei un secondo a farti esplodere il pavimento sotto ai piedi, lo sai vero?-

Happosai era visibilmente alterato, eppure stranamente manteneva il controllo.

Ranma era furioso, non tanto per lo spavento preso e il conseguente urlo -assai poco virile- uscito dalla sua gola. No. Lui era ansioso, preoccupato e infuriato perché il maestro lo aveva sentito pensare a voce alta. E questo non andava bene. Non andava mai bene in casa Tendo, ma soprattutto, non andava bene con Happosai.

-Allora Ranma, dicevi di Akane?-

Ecco appunto.

-Non sono cose che ti riguardano, vecchio maniaco!-

-Ne sei sicuro Ranma? Davvero non ti interessa sapere perché Akane si comporta in modo strano?-

Ranma si sarebbe tagliato il codino piuttosto che ammettere di essere interessato alle parole del vecchio.

-Ti ho detto di farti gli affari tuoi, maledetto! E poi a chi vuoi che interessi a cosa pensa quella!-

-Ahahahahah! Sei troppo divertente e ingenuo, Ranma! Ne deduco quindi che non vuoi sapere se la tua fidanzata è innamorata e se sì di chi?-

Eccolo, l’aveva trovato. Il suo punto debole. Il maledetto vecchiaccio aveva trovato il suo punto debole.

Non che ci volesse tanto; ormai era palese un po’ a tutti, o quasi.

-Non farti fantasie vecchio pervertito! E poi Akane è la MIA fidanzata, quindi...-

Il suo pugno destro era già a metà strada, direzione: la testa del vecchio.

-Quindi si presume sia innamorata di te, non è vero Ranma?-

Il pugno a mezz’aria lì rimase. Una statua di marmo avrebbe avuto, se possibile, maggiore fluidità di movimento.

-Colpito e affondato, ammettilo! Ahahah!- Happosai si stava letteralmente sganasciando dalle risate sul tavolo.

La fastidiosa risata del vecchio lo fece rinsavire -Ma come ti permetti verme? Ti ho già detto che non sono affari tuoi e poi, e poi…-

E poi Ranma non sapeva come continuare la frase e in suo soccorso venne proprio l’ultima persona che avrebbe voluto trovarsi davanti in quel momento.

-Guarda che sono stata io a parlare prima; state facendo un tremendo baccano, ve ne rendete conto?-

Appoggiata allo stipite della porta, una gamba piegata, le braccia conserte, Nabiki Tendo versione pigiama osservava i due ospiti con la più classica e tremenda delle sue espressioni. Quella che, in parole povere, normalmente significa “sento odore di soldi, fammi avvicinare”.

-Na-na-nabiki!- Balbettando il suo nome con poca convinzione, Ranma fissava allucinato la più scaltra delle Tendo, quasi avesse visto un fantasma.

-Oh scusaci bocconcino, ti abbiamo svegliato? Se vuoi il caro vecchio Happi viene a farti compagnia in cameretta!-

-Risparmiami il supplizio Happosai- Rispose quella. -Piuttosto...ho ascoltato involontariamente parte della vostra conversazione e…-

Ranma fissava il pavimento della cucina, convinto che, così facendo, si sarebbe aperto un varco che lo avrebbe inghiottito per sempre.

-…e quindi sono intervenuta per proporti un patto interessante, Happosai; tu accetti e io ti suggerisco un piano per rendere questa conversazione e i giorni seguenti molto più intriganti e divertenti del solito- Concluse ridendo sotto i baffi, l’indice tamburellante sulla punta del naso. Aveva fiutato un grosso affare.

-Sono tutto orecchie…-

-Bene, le condizioni sono però le seguenti: 2000 yen subito e due mesi lontano dalla mia biancheria-

-Ma noooooo! Nabikuccia tu non puoi farmi questo…- Cominciò a piagnucolare il vecchio.

-O tutto o niente Happosai, se non ti sta bene, me ne torno a letto e buonanotte-

Ranma si riprese proprio in quell’istante. -Ecco, brava Nabiki, perché non te ne vai a dormire? È tardi no?-

-Paura cognatino? Non ti facevo così smidollato…eppure non sto chiedendo soldi a te. Cosa c’è? Temi di non essere così amato come vorresti?-

Una martellata di Akane avrebbe fatto meno male.

-Ecco i tuoi 2000 yen, Nabiki; ho deciso di accettare, allora dimmi! Presto che sono curioso come un bimbo in fasce! Eheheh!-

L’immagine di Happosai neonato era assai raccapricciante, ma Nabiki agguantò il denaro e con soddisfazione e incredibile nonchalance propose la sua soluzione.

-Bene, mentre vi ascoltavo mi chiedevo se non ci fosse un modo per verificare se Akane è innamorata del qui presente Ranma o meno…-

-Ma io non conto niente scusate? Ehi!-

-Zitto Ranma! Vai avanti tesoruccio…-

Velocemente Nabiki cominciò a illustrare al vecchio il suo piano, sussurrandogli all'orecchio i dettagli, non senza però tralasciare che qualche parola giungesse alle orecchie di Ranma.

-Si, dunque…se un bacio può considerarsi una prova d’amore fra due fidanzati, si potrebbe fare in modo che Akane...a una scelta. O...bacia Ranma o...e qui mi serve lei, maestro, per... e poi...sarà divertente e...un sistema di scommesse…e quindi...-

Già alla parola bacio Ranma si era strozzato con l’acqua che stava cercando di bere per rimanere calmo.

*Akane mi deve baciare per dimostrarmi il suo amore? Certo che non sarebbe tanto mal…ma perché mai dovrebbe in fondo? Che cosa hanno in mente quei due? Questa storia non mi piace per niente! E se poi lei si rifiutasse? Naaaa, ma in fondo chi mai vorrebbe baci…*

-Ehi voi due!-

Era rimasto solo.

-Nabiki? Happosai?- Il silenzio gli diede i brividi.

Erano le due di notte ormai e solo ora si rendeva conto di essersi messo nei guai. In grossi guai. I due infimi e più pericolosi abitanti della casa avevano appena deciso di divertirsi e fare soldi. A sue spese.

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Capitolo 3
*** Non vorrai negarmi un bacio? ***


Do you not know I am a woman? When I think, I must speak.”
William Shakespeare, As You Like It

 



 

3. Non vorrai negarmi un bacio?

Nonostante il trambusto, Ranma si era rimesso a letto poco dopo e, come se nulla fosse, era sprofondato in un sonno profondo. A un certo punto della notte gli era sembrato, nel dormiveglia, di avvertire un’altra presenza in camera sua. Oltre a quella del padre ovviamente, il quale in veste di enorme panda russava beatamente al suo fianco. Ma in quel momento Ranma stava facendo un sogno bellissimo e mai e poi mai lo avrebbe lasciato andare per svegliarsi. Piccole mani lo avevano sfiorato sul volto e sul collo, in più punti e delicatamente, ma non ne era sicuro. Sentiva la testa troppo pesante per aprire gli occhi ed alzarsi. Vi riuscì soltanto quando il sole era ormai alto.

-Svegliati Ranma, ci farai fare tardi come al solito!-

Gelida, quello era l’unico aggettivo adatto alla voce di Akane e, conoscendola, Ranma sapeva che non sarebbe rimasto asciutto a lungo. Con grande sorpresa di Akane, Ranma scattò in piedi rischiando di inciampare nel suo stesso futon.

-Akane, ma che ti prende, sei impazzita per caso? Non dobbiamo nemmeno andare a scuola, scema! Non cambierai mai, sei sempre il solito maschiaccio, violento e privo di fascino!-

-Scemo che non sei altro, sei buono solo a dormire! Se non ti dai una mossa, ti mollo qui immediatamente e poi sono affari tuoi se fai in tempo a prepararti o meno, ingrato! Oggi volevamo andare al mare con le nostre famiglie, te lo sei dimenticato per caso?-

E con una bella linguaccia, la piccola Tendo gli volse le spalle e scese a fare colazione senza aspettare una risposta.

Che ovviamente era sì, se l’era dimenticato.

Poco dopo la situazione era, se così si può dire, più tranquilla. La famiglia Tendo, i Saotome e il vecchio maestro erano tutti riuniti al piano di sotto per la colazione. I pensieri d’amore e l’aria carica di romanticismo inespresso che avevano caratterizzato le mura del dojo Tendo nella notte erano ormai un lontano ricordo.

-Molla subito il mio pesce, degenerato di un padre!-

-Potevi arrivare prima figliolo, mi dispiace…mmmm che bontà, Kasumi! Ahahahah!-

-Maledetto… te la farò pagare cara!-

-Che figlio ingrato che ho messo al mondo… com’è possibile amico Soun? Aaaaaaaargh!-

Splash.

-Qualcuno vuole dell’altro riso? Ranma? Signor Genma?- Chiese con la solita gentilezza la solita Kasumi, che ovviamente non si era accorta di nulla.

-Lascia perdere sorellina, credo che a breve una panda e una ragazzina dai capelli rossi emergeranno dal nostro laghetto…-

E così avvenne. Anzi no.

Per primo emerse un panda e poi, per quanto zuppo fino al midollo, un bel ragazzo dai capelli scuri.

-Ranma…- Stupefatta Akane.

-Ma che succede, Saotome?- Soun sul punto di scoppiare in lacrime. Di gioia? Di disperazione? Boh.

- Oh mio…- Delicato shock di Kasumi.

-Molto interessante…- Lo sguardo d’intesa di Nabiki con il vecchio.

- AHAHAHAHAHAHAHAHAH!- Il vecchio.

La prima a prendere parola fu Nabiki. -Ranma che ti è successo? Sei rimasto uomo… non ci nascondi nulla?-

-Io…veramente…non lo so- Si tastava ovunque, non riusciva a crederci. Che cosa gli stava succedendo? Poteva essere un miracolo, oppure…

Un secondo. Solo il tempo di un secondo e gli eventi della sera prima gli tornarono in mente.

-Maledetto vecchiaccio… che cosa mi hai fatto stanotte?-

-Ahahaha! Eh...Ranma, temo che lo scoprirai presto.-

-Maledetto porco… dimmi cosa mi hai fatto o ti faccio a pezzi!-

Ranma era furioso, avrebbe voluto spaccare il mondo e capirci qualcosa. Fino a quando non incontrò lo sguardo allibito della fidanzata e avvenne l’impensabile. Con notevole ritardo rispetto al solito, Ranma si era trasformato in Ranko, davanti a tutti.

-Maestro, mi spiega cosa sta succedendo in casa mia, per favore?- Soun era quasi supplicante. Tirando una boccata dalla sua pipa, a gambe incrociate sul tavolo e a occhi chiusi, Happosai rispose con tranquillità:

-Ho deciso di fare un giochetto con Ranma.- *E non solo con lui.* -Diciamo che la prova a cui lo sto sottoponendo fa parte del suo addestramento da uomo ecco…-

-Vorresti essere un po’ più chiaro se non ti dispiace, vecchiaccio?- Ranko era una furia.

-Cerca di essere più gentile con il maestro figliolo, perché… figliolo???”

-Oh Kami! Di nuovo!-

Ranma era tornato ragazzo, senza acqua calda e nessun altro intervento.

-Ma che diavolo significa questo?-

-Calmati Ranma e te lo spiegherò.- Fumava il vecchio. -Ecco vedi, stanotte sono entrato in camera tua e toccandoti alcuni punti del capo e del collo…-

-Ah eri tu allora? Avevo sentito bene… maledetto non riuscivo a svegliarmi del tutto e a muovermi, vieni immediatamente qui!-

-Ranma fermati! Dobbiamo capire prima! È inutile passare all’attacco così…-

-Sagge parole, Genma. Bene, se adesso avrai la pazienza di rimanere calmo, ti spiego che cosa ti è successo e cosa dovrai fare.-

-Questa notte...- Riprese il maestro. -con un trucchetto che ho appreso diverso tempo fa in Cina ti ho privato del controllo sulla tua maledizione, ciò significa che Ranma e Ranko non sono più legati all’acqua calda o fredda per venire fuori e che quindi non hai alcun controllo sulla tua trasformazione. E non guardarmi così… non è permanente!-

Sospiro di sollievo.

-….se trovi la cura ovviamente...AHAHAH!-

Ranma era sotto shock… non riusciva a proferire parola. In un attimo si scagliò contro il suo vecchio maestro.

-Che cosa? Mi stai dicendo che se non trova il rimedio, potrebbe rimanere così per sempre? Un mezzo uomo che cambia sesso quando meno se lo aspetta?- *Ottimi affari in vista!*

-Grazie per la delicatezza, Nabiki!- La fulminò Akane.

-Ma il rimedio è semplice!- Si scusò Happosai liberandosi dalla presa del suo allievo con un solo dito. -E Ranma, se ci pensa bene, dovrebbe ricordarselo.. ne parlavamo giusto ieri sera, non è vero Ranma?-

Uomo o donna che fosse in quel momento, Ranma divenne di tutti i colori. No, non poteva baciare Akane così o farsi baciare da lei. Ok, si trattava di dargli una mano e Akane era una persona generosa… ma se si fosse rifiutata? Quanto sarebbe stato umiliante per lui? E poi… avrebbe mai voluto Akane baciarlo da donna? In preda a questi pensieri, Ranma tremava di rabbia stringendo i pugni sul tavolo.

*Maledizione Il vecchio rischia di rovinarmi i piani. Il cognatino ci sta facendo pure un pensiero. Se la storia dovesse risolversi troppo velocemente, potrei precludermi diverse possibilità di guadagno. Meglio intervenire…*

-Insomma Ranma, non ricordi? Devi baciare una tua spasimante e il gioco è fatto!-

Fu il gelo.

A dire il vero Ranma era quasi sollevato dall’intervento di Nabiki. Non capiva dove volesse arrivare, ma per il momento era contento non si fosse fatto il nome di Akane direttamente.

-Ranma, tu non puoi fare questo alla tua fidanzata, non puoi ti prego!- Soun era già scoppiato a piangere immediatamente e tutti, a loro modo, lo guardarono storto.

Tutti tranne Kasumi. La dolcissima sorella maggiore aveva sempre nella sua semplicità una risposta fin troppo logica da dare -Papà ma stai tranquillo, vedrai che si risolverà tutto. Basta che ci pensi Akane no?-

-Ehi! Ma vorrai scherzare Kasumi? Io non sono una sua spasimante, il fidanzamento non l’ho scelto io e quindi non ci tengo affatto a baciare questo stupido!-

*Vattene pure a farti sbaciucchiare da Ukyo o Shampoo, Ranma. Ho visto il sollievo sul tuo volto alla parola “spasimanti”. Che delusione. Io lo avrei anche fatto per te, e poi…*

-E poi tu, Nabiki, mi spieghi che cosa c’entri in questa storia?-

Nonostante non volesse essere messa in mezzo, Nabiki si preparava a rispondere, ma non ce ne fu bisogno.

-Concordo in pieno, posso trovare facilmente qualcuna che faccia al caso mio, più sexy e più dolce di quanto lo sia tu maschiaccio!-

*Mi negheresti anche un bacio in questo momento, Akane? Lo dici sul serio?*

-Cosa vuoi che me ne importi? Per quanto mi riguarda puoi farti sbaciucchiare da mezza Nerima, bello mio!-*Ranma sei uno stupido!*

*Qui si mette male, accidenti! Mia sorella è proprio testarda. Non deve farsi fuori dal gioco in questo modo.* Così pensando, Nabiki si scambiò un veloce sguardo d’intesa con il vecchio Happosai. La sua lunga esperienza in questo mondo di certo non lo aveva reso uno sprovveduto quando si trattava di manovrare le persone a proprio piacimento.

-Bene, bene. Si dà il caso che ti abbia voluto dare una mano. Le tue principali pretendenti sono state da me già avvisate. Aspettale a momenti. Ma attento, solo una riuscirà a farti tornare, se così si può dire, normale-

-Sarebbe a dire, vecchiaccio?-

-Colei il cui sentimento è corrisposto, Ranma! Ma non capisci proprio niente allora!-


 


 


 


 


 

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Capitolo 4
*** Kiss Contest in giardino. ***


Lord, what fools these mortals be!”
William Shakespeare, A Midsummer Night's Dream

 


 

4. Kiss Contest in giardino.

La realtà di quelle parole imbarazzò e impensierì tutti i presenti. Se Ranma fosse tornato normale grazie a un bacio di una delle sue spasimanti, e non della sua fidanzata, ciò avrebbe significato dire addio a molti dei sogni che i diversi abitanti di quella casa segretamente covavano.

-E comunque non è tutto.- Affermò il vecchio maestro.

-Perché? C’è dell’altro?- Chiesero tutti.

-Beh, vedete, per completezza di informazione…-

-Non mi importa niente della tua pseudo professionalità, pazzo maniaco! Una volta per tutte dimmi quello che c’è da sapere!- Se continuava così, Ranko sarebbe scoppiata a breve.

-Ebbene, zuccherino bello, la tua maledizione come vedi è impazzita, va e viene a suo piacimento. La tua controparte femminile ti metterà in difficoltà, emergendo soprattutto nei momenti più inopportuni, ma se non risolvi il problema entro ventiquattro ore, potresti non tornare uomo mai più.-

Tutti rimasero a bocca aperta. Tranne Nabiki.

Sapeva che il vecchio mentiva, ma in fondo il bello del gioco è che dura poco. Sarebbero state ventiquattro ore molto interessanti ed estremamente proficue.

Con grande sorpresa di tutti a riprendere il controllo di sé e il dono della parola fu proprio Ranko.

-E ora che faccio?-

-Amico Tendo…-

-Amico Saotome…-

-Niente mare per oggi, ragazzi! Buahhhh!- Dissero i due genitori abbracciandosi tra le lacrime, ma tornando immediatamente seri.

-Figliolo, chiuditi nel Dojo e non riuscirne fino a quando non avrai risolto quest’increscioso inconveniente…. Se solo lo sapesse tua madre! BRRR... mi vengono i brividi!-

-E sia Ranma!- Rincarò Soun. -Chiudetevi lì per oggi e fate quel che dovete fare; non voglio sapere niente, ma bada a non far soffrire la mia bambina o te la dovrai vedere con me!-

-Tr-tranquillo Soun, lo p-prometto.- Si difese Ranma dalla versione Oni del quasi suocero.

Akane dal canto suo era rimasta silenziosa. Non aveva voglia di partecipare a tutto quel circo, né tanto meno di assistere alle scenate che quelle oche avrebbero fatto da lì a poco all’idea di baciare, stavolta col permesso del diretto interessato, il suo ambito fidanzato.

Era gelosa e triste. Ma non lo avrebbe mai dato a vedere.

Mezz'ora dopo Kasumi stendeva i panni in giardino, Soun e Genma giocavano a shogi in veranda, Ranma e Happosai erano chiusi nel dojo ad aspettare l’arrivo delle spasimanti. Appollaiato su di un improvvisato e assai comodo giaciglio di zuccherini, il vecchio fumava beffardo la sua inseparabile pipa, gli occhi chiusi, sogghignando di tanto in tanto. Dal canto suo Ranma, aspettava impaziente, seduto a terra vicino all'altarino, fissando immobile il pavimento.

E del resto che altro avrebbe mai potuto fare? Non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo, l'implacabile morsa allo stomaco, l'ansia e l'imbarazzo lo stavano sopraffacendo. Per la prima volta nella sua vita Ranma Saotome aveva le mani legate. Non poteva fare niente, se non accettare il naturale corso degli eventi. E che eventi! Era lui a dover essere “salvato”; doveva aspettare e soprattutto fronteggiare una situazione per lui ai limiti del concepibile. Tutti concetti e azioni che non gli appartenevano in alcun modo.

*Ma tu guarda come fuma tranquillo, quel vecchio maniaco! Che tu sia maledetto, vecchiaccio... Oddio che imbarazzo... ma come posso fare una cosa del genere davanti a tutti? Davanti a lei... se solo quella stupida...e dove sarà finita ora? E quell'altra arpia? Che anche tu sia maledetta Nabiki Tendo...quando tutta questa storia sarà finita, me la pagherete cara!*

-Non provarci nemmeno, Ranma!- Proferì il vecchio maestro.

-Eh?- *Da quando il pervertito sa leggere il pensiero?*

-Sei proprio un pivello di infima categoria, Ranma! A volte mi chiedo come tu possa essere mio allievo! Ma guardati...-

Solo allora Ranma si accorse di essersi nel frattempo alzato in ginocchio, il pugno destro chiuso, lo sguardo ancora diretto al soffitto. Era evidente che il pensiero di vendicarsi gli aveva dato nuova energia, confortandolo almeno per il momento.

-Ahahahah!-

-Vecchio pervertito... ti assicuro che quando tutta questa storia sarà finita, avrai molto poco da ridere!-

-E io ti ho già detto di non provarci nemmeno, Ranma! Sono il tuo maestro in fondo! Ne ho diritto. Avrei potuto costringerti ad affrontare prove ben peggiori, lo sai! Dovresti ringraziarmi e per più di un motivo. Prendilo come un allenamento.-

-Io sono un artista marziale, so bene cos'è un allenamento e questo non lo è! E poi cosa credi? Io sono Ranma Saotome, posso affrontare qualsiasi situazione, anche il tuo stupido gioco e vedremo alla fine chi riderà!-

-Staremo a vedere.- Rispose soave Happosai. -Ma devi sapere, Ranma, che la parola coraggio deriva dalla parola cuore. Il vero coraggio di un uomo si misura anche in situazioni come questa, in cui, credimi, velocità, elevazione, destrezza e prontezza di riflessi ti saranno ben poco utili, eheheh!-

A quelle parole Ranma temette di aver perso non solo il coraggio, ma anche il cuore. Arrivò persino a chiedersi se fosse normale non sentire più il proprio battito cardiaco. Ecco il senso di freddo che tornava minaccioso a imperlargli la fronte. Che bella statua doveva sembrare.

Improvvisamente decise di reagire a modo suo; un artista marziale del suo calibro non poteva cedere terreno alla vergogna. E decise di replicare. Con la solita sfrontatezza.

-Ah si? E sentiamo un po', da quando ti interessi di filosofia?-

-...- II maestro lo fissò improvvisamente con sguardo truce. -Si dice filologia, ignorante! Sei proprio un pessimo allievo. E comunque lascia perdere, rifletti sulle mie parole, se ne sei in grado, e per una volta taci e preparati spiritualmente. A breve tutto avrà inizio.-

Inaspettatamente Ranma rimase in silenzio. Anche volendo, non avrebbe saputo cosa dire.


 

Nabiki era stranamente sparita subito dopo la colazione. Si era scusata, dicendo che aveva delle commissioni da fare ed era scappata via. Ma Akane, seduta in camera sua, lo sapeva, la conosceva troppo bene. Così quando Nabiki si decise a tornare, si affacciò alla porta della camera della sorella.

-Allora? Non mi hai risposto prima, Nabiki. Quanto sei dentro a questa storia? E quante scommesse ti ha già fruttato?- Il tono di Akane non era piatto, non era cattivo, solo di rimprovero.

Nabiki sorrise alla provocazione sedendosi sul letto e facendo cenno alla sorella di avvicinarsi.

-Ti piacerebbe saperlo, eh? Sorellina si vede lontano un miglio che questa storia ti dà tanto fastidio…allora perché non scendi giù e non partecipi anche tu? Chissà…magari sarà proprio il tuo bacio a riportare Ranma alla normalità…-

Presa in contropiede e imbarazzata Akane non aveva alcuna intenzione di lasciar cadere l’argomento.

-Figurati se mi piego a questi giochini da quattro soldi! A proposito pensi di guadagnarci molto?- Ora la sua voce aveva assunto un tono maggiormente alterato e si sentiva.

-Ovvio mia cara! Mezza Nerima ha già scommesso e tra il sistema scommesse, le foto e i video questa storia mi frutterà una piccola fortuna. Altro che i trucchetti di Happosai, questo sarà il vero gioco dell’estate!-

La proverbiale calma di ghiaccio di Nabiki vacillò per un momento. La contentezza di fondo nella sua voce era incontenibile ed estremamente evidente. Akane stava per replicare, ma la sorella la fermò.

-Shhh! Senti? È già arrivato qualcuno.-

Nabiki si precipitò nel dojo seguita da una riluttante Akane. In breve le sembrò di rivivere il giorno del suo matrimonio fallito. Erano tutti lì. Nemiche, nemici e spasimanti vari.

Con la sua spatola…

-Eccomi, Ran-chan! Vedrai che ti libererò da questo maleficio!-

Con la sua spada…

-Ignobile Saotome, che stregoneria è mai questa? Che hai fatto alla deliziosa ragazza con il codino? Ti sei approfittato di lei, dì la verità! E la dolce Akane Tendo? Non pensi a lei? Sei una vergogna per il genere maschile Saotome, ma io Tatewaki…-

Con il suo cinese stentato…

-Ni-hao amole! Tlanquillo, la tua Shampoo è qui ola! Fammi sistemale questi inutili ostacoli e sono subito tua!-

Con il suo pesantissimo ombrello rosso…

-Ranma Saotome, come puoi fare questo alla dolce Akane? Se sei un uomo, combatti!-

Con i suoi infiniti petali neri…

-Ohohoh! Che luride sciocchine. Non avete alcuna possibilità! Le mie labbra saranno le uniche che toccheranno quelle del mio adorato Ranma, guarendolo da ogni sortilegio!-

Con i suoi giganti occhiali appannati…

-Saotome, ti credevo un uomo diverso dopo tutto, ma mai avrei pensato che ti abbassassi a tanto per avere la scusa di baciare delle belle donne. Non provare ad avvicinarti a Shampoo, altrimenti...-

La solita giostra. In giardino e in pieno giorno.

Ranma/Ranko -a seconda dei momenti- cercava di schivare i colpi e chiudere la vicenda il più velocemente possibile. Non che gli fosse troppo congeniale come cosa. Baciare tutte e tre le sue spasimanti. Davanti a tutti poi.

*Davanti a lei...*

Un senso d’imbarazzo e tremendo disagio lo pervadeva ogni volta che ci pensava. Tra le altre cose in cuor suo sapeva che non avrebbe mai funzionato con nessuna di loro *tre*, ma Akane si era rifiutata di aiutarlo e questa cosa, non lo avrebbe mai ammesso, gli bruciava moltissimo.

Akane in disparte taceva allibita. Nabiki aveva cominciato a girare video e a scattare foto, ovviamente in contemporanea. Un vero miracolo. Happosai supportava Ranma e con i suoi Happo Daikarin lo stava aiutando ad accelerare i tempi. Era da tanto che non si divertiva così!

Soun e Genma non sembravano troppo toccati e continuavano a giocare come se nulla fosse. Praticamente come sempre.

Dopo una buona mezz'ora di “Saotome, io ti ammazzo”, “Stupida papela, levati di mezzo!”, “Ranma, preparati a morire!”, “Ragazza col codino, il tuo cavaliere è qui!”, “Sul mio onore ti giuro che me la pagherai cara!”, “Tatewaki, se non vuoi che tua sorella rimanga figlia unica ti consiglio caldamente di non contrastare il nostro amore! Ranma ed io ci apparteniamo! Ahahahahah!” e “Lascia perdere il fato, psicopatica! Sarò io a salvare il mio Ran-chan!”, Mousse, Kuno e Ryoga giacevano a terra privi di sensi, messi fuori gioco da Ranma, Happosai e le tre folli d’amore.

A quel punto intervenne Nabiki. -Bene, ora che siamo pronti direi di passare a cose più interessanti. Quindi, per decidere l’ordine con cui avrete la possibilità di baciare Ranma, andremo semplicemente in ordine alfabetico! Akane, tecnicamente tu saresti la prima, sorellina, ci hai ripensato?-

-Assolutamente no!- Rispose cocciuta la piccola Tendo, guardando altrove a braccia conserte.

*Akane...*

*Stupido!*

-Come vuoi tu. Allora, vediamo un po'... Kodachi, tocca a te.-

Un urlo paragonabile alla sirena di un'ambulanza si levò in mezzo al giardino -Uhhhhhhhhh! Hai sentito, Ranma caro? Lo vedi che è destino? Vieni qui, fatti abbracciare! Ti prometto che le mie labbra saranno l’ultima cosa che ric…eh? Che scherzo è mai questo, Nabiki Tendo? E tu, odiosa ragazzina, dove hai nascosto il mio Ranma?-

All’apice del solito imbarazzo, Ranko sorrideva grattandosi nervosamente la testa.

-Ran-chan, ma cosa significa?-

-Senza acqua, amole?-

-N-Nabiki? Non glielo hai detto quando le hai avvisate? E tu vecchio maniaco?-

-Non era compito mio, Ranma.- Rispose il vecchio mentre, seduto su una pietra, riprendeva fiato fumando allegramente.

-Uh, ho dimenticato un piccolo particolare ragazze.- Intervenne a quel punto Nabiki -La maledizione di cui vi parlavo è questa, bisogna liberare Ranma da questo corpo e farlo tornare permanentemente uomo.-

Saggia la ragazza, senza rivelare più del dovuto era riuscita a spiegare quel che c’era da sapere.

Kodachi però non sembrava affatto convinta. -Io non sono sicura di voler baciare quest’odiosa ragazzina; rivoglio il mio Ranma! Lui mi avevate promesso!-

-Se vuoi perdi il turno e fatti da parte, Kodachi!- Minacciò Ukyo brandendo la spatola.

-Esatto, spatolona, ma anche tu puoi andale, sai? Basto io, velo amole?-

La rosa nera si portò il dorso della mano sinistra davanti alla bocca.

-Ahahahahahah! Ma che insulse ragazzine! Pensate davvero che Kodachi, la rosa nera, possa essere fatta fuori da due bambinette da strapazzo? Vieni qui, Ranma caro, ora so che sei sempre tu in fondo e non mi fa alcuna differenza.-

E così dicendo, lo sguardo della follia, Kodachi afferrò Ranko per il bavero della casacca e la tirò a sé, unendo le sue labbra a quelle della ragazzina dai capelli rossi.


 


 

* * *

Finalmente anche questo capitolo, più lungo rispetto al solito, può dirsi concluso! Ringrazio moltissimo tutti voi che avete avuto la pazienza di leggere fino a qui e/o di recensire. Questa storia mi ha preso molto e spero di riuscire, fino alla fine, a rendere al meglio quello che mi passa per la testa. Grazie di cuore e a presto! :)

Gretel  

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Capitolo 5
*** La verità fa male. ***



 

«Sigh no more, ladies, sigh nor more;
Men were deceivers ever;
One foot in sea and one on shore,
To one thing constant never;
Then sigh not so,
But let them go,
And be you blithe and bonny;
Converting all your sounds of woe
Into hey nonny, nonny. »

William Shakespeare, Much ado about nothing


 


 


 

5. La verità fa male.

Per l’orrore Akane si coprì il volto con le mani, rimanendo in disparte. Non voleva vedere. Non ci voleva credere. Non voleva assistere a quello spettacolo di stupidità.

Non che lei si sentisse meno stupida delle altre in quel momento. Era inutile negarlo anche a se stessa. Avrebbe voluto esserci lei al posto di Kodachi e forse avrebbe anche dovuto. E invece gli aveva negato il suo aiuto. Come aveva potuto abbandonarlo? Pensava davvero che senza di lei Ranma non avrebbe provato un altro modo per tornare normale? Era stata sciocca, impulsiva, come sempre troppo orgogliosa e ora ne pagava le amare conseguenze. Sentiva gli occhi bruciarle per le lacrime e la pressione delle mani.

*Accidenti...proprio a un passo da lei.*

-Non ha funzionato.-

*Eh?* Immediatamente Akane aprì le mani.

*Certo che non ha funzionato, eheheheh!*

Ranko era ancora lì, lo sguardo stralunato e leggermente livida in volto; si accasciò a terra velocemente.

-Ranma…-

-Ran-chan!-

-Amole!-

-Oh adorato! Troppe emozioni per noi oggi, ahahahah!-

-Oggi e per sempre direi, Kodachi. Il tuo bacio non ha rotto l’incantesimo, se così lo vogliamo chiamare, quindi non sei tu la sua principessa e ora puoi anche andare via.- Sibilò Nabiki; cominciava già ad annoiarsi con quelle oche.

-Tieni per te le tue idiozie, Nabiki Tendo. Certo che sono io la sua principessa! Il mio compito l’ho svolto, Ranma caro! E non è un addio questo, ma solo un arrivederci! Torna presto in te! Addio, sciocche illuse! Ahahahahahahahah!- E così dicendo, in un turbine di petali neri si allontanò, almeno per quel giorno, dal dojo Tendo.

-Che stolia è questa, Nabiki?-

-Eh? È il tuo turno Shampoo… non ti va più forse?-

-Non fale la gnolli! Pallo dell’incantesimo, che cosa significa che Kodachi ha fallito e quindi non è la donna pel lui?-

-Già...ci stai forse nascondendo qualcosa?- Si lamentò sospettosa anche Ukyo.

Ora Ukyo e Shampoo stavano diventando davvero noiose e, l'esperienza insegna, con loro “noiose” era spesso sinonimo di “pericolose”. Bisognava tenerle a bada.

-Quello che ho detto e tu hai prontamente ripetuto, Shampoo: Ranma tornerà normale solo se baciato dalla donna che in realtà anche lui corrisponde. È tutto.-

Un momento di silenzio. Per un attimo, un momento solo, Nabiki quasi temette di aver sbagliato a non dire tutto subito e con maggiore chiarezza. Ma, fortunatamente per lei, non dovette preoccuparsi a lungo.

Un secondo dopo, infatti, la bella cinese dalla chioma lavanda e l’agguerrita amica d’infanzia di Ranma si erano fiondate sulla povera Ranko, ancora mezza svenuta per terra, strattonandola da una parte all'altra.

-Ehi ehi ehi! Avevamo detto in ordine alfabetico; Ukyo, non tocca a te!-

Ma niente, ormai le due non l’ascoltavano più.

-Ehi tu, cosa pensi di fale spatolona? È il mio tulno! Fatti da palte!-

-Non pensarci nemmeno! Ran-chan, stai tranquillo, mi libero di questa scocciatrice e sono subito da te!-

*Mi stanno rovinando i piani, accidenti!*

-Ora basta!-

Era Akane.

*E brava sorellina, mi stavo giusto chiedendo quanto ci avresti messo ad intervenire.*

*Akanuccia… Akanuccia…ma non mi dire? Hai deciso di darti una svegliata?*

-Ma dico, non vi vergognate? Discutere così per chi deve baciare un uomo, per di più momentaneamente privo di sensi e volontà. Ma non vi fate pena?- Il tono di Akane era durissimo e il suo sguardo ancora di più.

*Possibile che... stia dicendo questo per me?*

-Che c’è? Sei gelosa per caso, Akane?-

*Lo sei, Akane?*

-Lagazza violenta olmai ha perso il tulno!- Aggiunse con irritante malizia la cinesina. -Tloppo taldi, mi dispiace!-

Akane abbassò lo sguardo per evitare quelli minacciosi o inquisitori delle altre; quello che stava per dire, le sarebbe costato moltissimo, ma decise che non era il momento di lasciarsi sopraffare dall'imbarazzo. Stringendo i pugni e scavalcando Kuno, ancora privo di sensi, si avvicinò al gruppo e, in preda alla rabbia più cieca, cercò, non senza sforzo, di controllare il proprio tono di voce.

-Se e quando io vorrò baciare il mio fidanzato, non sono affari che vi riguardano e non sarà mai, e sottolineo mai, troppo tardi!-

*Akane…*

-Buahhhhh! Figlia mia, che parole sagge! Come sono fiero di te! Buahhhhh!-

-Giusto amico Tendo! Che fortuna ha il mio figliolo ad avere una fidanzata come tua figlia e nemmeno se ne rende conto! Ahahah!-

*Ci mancava anche mio padre ora…*

-Oh che carini!-

-Eh? M-ma...ma voi due non stavate giocando come sempre di là? E tu Kasumi?- Akane era interdetta e cominciava ad arrossire in maniera evidente, ma aveva un discorso da portare a termine. -E comunque...- Tornò velocemente a rivolgersi alle due spasimanti -se poi foste così gentili da finire questa sceneggiata e andarvene, ne saremmo tutti più lieti!-

-Eh no, bella mia! Non prima di aver salvato con un bacio il mio Ran-chan!-

-Vollai dile non plima di venile sconfitta nel gioco dell’amole, cala la mia spatolona!-

-Ma piantala!-

-Piantala tu!-

Mentre Soun e Genma si allontanavano canticchiando ridicoli motivetti nuziali a braccetto, con un rapidissimo gesto della mano Shampoo tirò fuori da sotto il corpetto cinque forchette di metallo con cui altrettanto rapidamente bloccò le vesti della rivale contro un albero e in un attimo annullò la distanza fra lei e il suo adolato Lanma.

Il diretto interessato, tornato uomo, da un bel pezzo ormai fingeva di essere svenuto.

*In fondo così è meno imbarazzante e a breve sarà tutto finito, per fortuna!*

*Oh mio adolato! Stalemo semple insieme!*

*Ahahahah! Sei proprio un pivello Ranma! Fai finta di perdere i sensi e pensi di cavartela con così poco? Ancora non hai capito che questo è solo il riscaldamento?*

Ancora una volta Akane guardò rapidamente altrove. Le dava fastidio. Soprattutto ora che lui aveva ripreso le sue sembianze maschili. Non capiva. Non credeva troppo alla storia della principessa e dell’incantesimo. Anzi ne era quasi certa. Lui si stava divertendo a baciarle tutte e a farla soffrire sempre di più.

*Se anche stavolta non torno stabilmente ragazzo, magari Akane capirà il perché, o magari no, ma perché fa così, accidenti a lei! Non posso neanche aprire un occhio e vedere dov'è!*

*Ranma, perché mi fai questo? E soprattutto perché non riprendi i sensi? Non hai mica preso una botta in testa! Secondo me stai fingendo...Se solo scopro che te ne stai approfittando...*

Al solo pensiero la piccola Tendo spezzò un ramo di discrete dimensioni. Sentiva che la calma e il coraggio con cui era riuscita poco prima a proferire quelle parole tanto difficili, la stavano velocemente abbandonando.

-Ah! Ah! Ahahahahahah! Povera illusa!- La voce di Ukyo la richiamò velocemente alla realtà.

-Credevi davvero che lui provasse qualcosa per te? Ci avevi forse sperato? Guardala bene… guarda la sua chioma rossa, le sue forme…invece che rimanere uomo, si è addirittura trasformato in donna dopo il tuo bacio. Decisamente hai perso, Shampoo!-

-Ma Lanma è solo svenuto e non si è ancola lipreso, non vale!- Piagnucolava la cinesina, arrampicandosi sugli specchi.

-Sì che vale, bella mia!-

-Shampoo, la verità fa male, lo so, ma devi saperla accettare. Hai perso il tuo turno. Vai a casa, per piacere.-

Happosai assentì con un cenno della testa alle parole di Nabiki.

Ranko era ancora a terra, Akane fissava interessata un punto nel nulla, Ukyo e Nabiki sembravano essere improvvisamente d’accordo su tutto.

Shampoo si sentì svuotata e messa alle strette.

*Addio Lanma, ma solo pel ola! Ahahahah!* Una lacrima, fintissima, e con un salto fu oltre il muro.

-Shampoo aspettami!- Implorò Mousse, ancora supino a terra, un braccio teso verso la bella cinesina. Aveva da poco ripreso i sensi. *Maledetto Saotome, me la pagherai!*

-Lasciami in pace, stupida papela!- Sentenziò l'altra, ormai lontana.

*Mi dispiace Shampoo… avrei voluto che lo capissi diversamente.*

*Ma fatemi il piacere! Baka che non sei altro…davvero pensi di liberartene così? Che idiota!*

-Ora tocca a me!- Si avvicinò allegra la cuoca. Fatte fuori Kodachi e Shampoo prima di lei, aveva riacquistato molta sicurezza. Certo, Akane non era un ostacolo da poco, ma di sua spontanea volontà si era rifiutata di partecipare e comunque ora nulla le sembrava più importante: voleva solo godere delle labbra del ragazzo da sempre amato, proprio come avevano fatto le altre due.

Improvvisamente, però, Ranma scattò su a sedere, serio e, soprattutto, sveglio come non mai.

*Stava...stava fingendo...lo sapevo!*

-R-Ranma! Ti s-sei ripreso, vedo!- Balbettò Ukyo, le mani a coprire le guance immediatamente bollenti.

-Eh? Ah! Ehm sì! Ahahahah! Che mi sono perso?-

*Ma che razza di domande fai, Ranma?* -Datevi una mossa, voi due! Tra poco è ora di pranzo!- Si lamentò Happosai, roteando gli anziani occhioni.

*Ranma, ti odio! Ci hai preso in giro! Mi hai preso in giro e io...ho detto tutte quelle cose, accidenti, cosa ho detto? Non me lo ricordo nemmeno più! Non ti perdonerò mai! Mai!! E non fissarmi, maledizione!*

-Beh ecco, vedi Ran-chan, Shampoo e Kodachi hanno fallito e...ehm..e ora s-sarebbe il mio t-turno, sì!- Le ultime parole Ukyo le sussurrò appena; le mani, ora strette in due piccoli pugni, le coprivano la bocca. Non riusciva a smettere di tremare, squittendo scioccamente.

*Non guardarmi così, Akane. Ti prego, posso spiegarti tutto.* Sì, magari dopo però.

-Sì, ecco, vedi...- Ranma ancora seduto a terra cominciò a indietreggiare.-Aspetta solo un secondo, Ucchan.-

Kodachi era pazza, Shampoo da sconfiggere, ma Ukyo era la sua migliore amica. Non poteva né voleva che si umiliasse per lui.

Sapeva già che anche un suo bacio non avrebbe funzionato.

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Capitolo 6
*** Fra le braccia di un altro. ***


How many fond fools serve mad jealousy!”
William Shakespeare, The Comedy of Errors

 

 

 

6. Fra le braccia di un altro.

-Che c’è Ran-chan?- Chiese Ukyo sorridente, ma improvvisamente molto meno sicura di sé. -Non ti senti meglio?-
-Sì, io sto bene, ma volevo dirti che…ecco… non c’è bisogno di…-

-Aaaaaaah! Ranm...-

*E ora che c'è?*
*Akane!*

Con le sue catene Mousse aveva imprigionato la piccola Tendo, che avvolta come un salame era inciampata subito, cadendo a terra.
Fu un attimo, solo un attimo e tutto lo scenario era cambiato; capovolto.

Akane si dimenava a terra, stretta fra le catene di Mousse e Kuno le si era gettato addosso, stritolandola, sussurrando parole sconnesse, fintamente poetiche, e, in un secondo, senza tanti complimenti, le aveva chiuso la bocca. Azzittito le proteste. Con un bacio.

Un bacio di Kuno.

Persino Ukyo rimase impietrita; ad Happosai cadde la pipa di bocca; Nabiki sgranò gli occhi, non ebbe neanche la forza di alzare il braccio e scattare una foto.
No, non è vero, ma ne fece solo cinque. Kuno le avrebbe pagate come oro.

*Povera sorellina, oggi le dice proprio male...a me no, però!*

Ma da quando si erano ripresi quei due? E dov’era finito Ryoga? Certo, con il suo senso dell’orientamento è una domanda inutile, ma non considerarlo affatto, sarebbe scortese.

Infatti eccolo lì. Il piccolo porcellino nero giaceva prono nel laghetto, ancora privo di sensi; sfiorato ti tanto in tanto dalla pinna dorsale dell'eterna carpa portafortuna dei Tendo, non si era accorto di nulla. Né come al solito, e per fortuna, Akane si era accorta di lui e della sua trasformazione.

Ranma però non ebbe modo di fare questi ragionamenti. Sembrava semplicemente annientato. Un secondo per vedere, uno per realizzare, uno per reagire. Ma era già troppo tardi. Ora Mousse sogghignava malignamente da in cima all’albero; teneva ben strette le catene di Akane, quasi fossero le redini di un cavallo imbizzarrito. E Akane, seppur parzialmente coperta dal volto di Kuno, era visibilmente inorridita; si dimenava, cercava Ranma con lo sguardo, lo sfidava a intervenire.

E forse anche a capire.

*Akane…*
*Ranma…*

-Per tutti i Kami, ma che sta succedendo qui?-
-Oh povera sorellina!-
-Bambina mia! Buahhhh! Ranma, salva la mia Akane, ti prego!!- Si aggrappò Soun alla gamba del futuro genero.

Immediatamente erano accorsi tutti, di nuovo.

-Fa male quando succede a te, vero Saotome?- Chiese Mousse, richiamando l'attenzione su di sé.

Occhi negli occhi, verde e blu oltremare, invidia e tempesta, i due si sfidavano.

Era terribilmente vero. La verità fa male, molto male e Ranma finalmente comprese. Aveva offerto quello spettacolino ad Akane per mezza giornata, non pensando a se le avrebbe fatto del male o meno, ma sperando solo di farle capire che i baci delle altre erano inutili per lui.

*Sono stato un vero idiota. Anzi, sono un vero idiota!* Concluse Ranma con amarezza e ira crescente, mentre, i pugni serrati da far male, si dirigeva a passi lenti e decisi verso Kuno.

Inciampò su se stesso un secondo dopo, rovinando miseramente a terra.

-Soun, se fossi così gentile da lasciarmi andare la gamba...-
-Eh? Ah sì, scusa, scusa figliolo, ahahah!-
-Che allievi imbarazzanti! Ehi voi tre, siete proprio una vergogna, lo sapete?- Li rimproverò il maestro, brandendo la pipa a mo' di bacchetta.

In tutto questo caos, solo una persona era evidentemente in visibilio. Quel qualcuno rispondeva al nome di Kuno. Il diciassettenne tuono blu dell'istituto superiore Furinkan aveva preso a dimenarsi, ardente d'amore, contro la sua preda. Impossessatosi delle sue labbra, non le lasciava più andare e tuttavia riusciva di tanto in tanto a rendere il mondo circostante partecipe dei suoi ispirati ed elegiaci pensieri.

-Dolc - - -ima Ak--e Tendo, ora - - mie ambite lab- - - hanno scelto le tue, all'om- - - di q- -sti cil--gi in fiore...-
-Che idiota. Kuno, non abbiamo ciliegi in fiore in questo giardino!- Nabiki, il sopracciglio destro inarcato all'inverosimile, non sapeva se ridere o scattare foto. Nel dubbio optò per entrambe le cose.

-...io ti a-colg- come -ia sp-s-; sarai mia per sempre... aha - - -h - - -h-hah!-
*Kami, che schifo! Povera me!* -E lasc- - m - -dio-a!-
-”Io ti accolgo come mia sposa, sarai mia per sempre. Ah! Ah! Ah!”; risposta di Akane: “E lasciami idiota.”- Tradusse prontamente Nabiki a beneficio dei futuri destinatari del suo video.

-Finiscila, Nabiki!-
-E tu smettila di rimanere lì imbambolato, Ranma. Ti vuoi dare una mossa? La ripresa è troppo statica, mi ci vuole un po' di azione, accidenti!-
-Vai Ranma, contiamo tutti su di te!- Soun e Genma strillavano a gran voce, modello stadio. Mancavano solo le bandierine.

Ranma si bloccò improvvisamente, un piede ancora sollevato.

Davanti a lui, in equilibrio su un ramo posto più in alto rispetto a quello dove si trovava Mousse, Happosai maneggiava con destrezza due pon-pon, zompettando tutto felice, indosso un osceno e striminzito vestitino da scolaretta.
-Datemi una R! Datemi una A! Datemi una N!-
-N-n-non è possibile!- *Che famiglia assurda!*

- Ma insomma ti vuoi muovere? O sei felice di vedere la tua fidanzata fra le braccia di un altro?-
*Maledetta Nabiki...* - E tu taci, per cortesia!- Gli rispose con sgarbo Ranma, con un'improvvisa voce femminile, dirigendosi finalmente, incurante della trasformazione e a grandi passi, verso il Senpai. Quest'ultimo ovviamente ne captò subito la presenza, abbandonando in un nanosecondo le labbra della sua presunta sposa. Che riprese a respirare.

-Ragazza col codino, mio eterno amore, anche tu qui! Oh la tua gelosia mi...-
-Finitela tutti e dueeee!- L'ira di Ranko aveva raggiunto il limite.

Un secondo dopo aveva staccato con mani e piedi il corpo di Kuno da quello di Akane, spedendolo con un calcio in direzione di Mousse e poi entrambi fuori dalle mura del dojo, nell’alto dei cieli. 
-Casanova da strapazzo, non finisce qui! Mi vendicherò per quello che hai fatto alla mia Shampoo!-
-Questo è il giorno più bello della mia vita! Amori miei, io sento le campane!-

Ma Ranko non badò nemmeno alle urla ormai lontane dei due. Stava riprendendo fiato e il controllo di se stesso, quando, voltandosi, si accorse che la sua fidanzata era ancora legata a terra e gli dava le spalle, tanto era bloccata. A quella vista, Ranma Saotome, il più grande artista marziale di sempre, si sentì l'ultimo degli ultimi.

Mentre la liberava, non si scambiarono una parola, troppo scossi dagli ultimi eventi. Appena le fu possibile, Akane si alzò in piedi; finì di scrollarsi di dosso le corde del cinese. Lo sguardo abbassato, le belle labbra arrossate, scelse il silenzio come arma di difesa.

-Akane, io...-
Il suono di un palmo aperto e di cinque dita bollenti risuonò nel silenzio del giardino.

Tutti assistettero alla scena allibiti e incapaci di dire qualcosa di sensato. Quindi la piccola Tendo, come se lo avesse sempre saputo, si diresse verso il laghetto e, afferrato il suo adorato animaletto domestico, ancora svenuto, affrettò il passo, scappando in camera sua.

Aveva voglia di urlare, sciacquarsi la bocca e soprattutto piangere. E nessuna delle tre cose aveva intenzione di farla davanti a lui. Come contraddirla?

La situazione precipitò nella più banale quotidianità e normalità, se così si poteva dire. Finito lo spettacolo, l'interesse scemò rapidamente e tutti rientrarono in casa. Non senza però borbottare sentenze spesso ingiuste contro il giovane Saotome.

-A giocare con il fuoco, prima o poi ci si scotta, cognatino!- Come questa ad esempio.

Ma Ranko non vi badò, la guancia gli doleva e se lo meritava. Era rimasto solo.
No, un momento. Ukyo era ancora lì.

Stanco ed esitante si avvicinò a lei. -Senti, Ucchan, io devo parlarti.-
-Ti ascolto, Ran-chan.- La cuoca di Okonomiyaki era molto sveglia; sapeva a cosa stesse andando incontro rimanendo lì a parlare con lui.
-Ucchan, tu sei la mia migliore amica e l’ultima cosa che vorrei è perderti o farti soffrire e per questo mio egoismo fino ad ora sono stato zitto.-

Ranma prese fiato. Ukyo sospirò. Le era proprio difficile non iniziare a piangere.

-Io...beh... ecco, io ti ringrazio per essere venuta per me oggi. So che ci sei e ci sarai sempre-

Il fatto che Ranma fosse tornato nel frattempo uomo non aiutò la ragazza che cominciò a tremare visibilmente, lo sguardo basso e annebbiato, seminascosto dalla frangia.

-E spero di poter continuare a fare affidamento su di te per ancora molto, molto tempo. Perdonami però se ti escludo dal giochetto che quel malato di Happosai e Nabiki l’arpia si sono inventati. Lo faccio per non complicare ancora di più le cose e perché... *già conosco il risultato*...perché...*non funzionerebbe mai*...- Il tono di Ranma era provato e imbarazzato. Non riusciva a proseguire.

-È perché non avrebbe mai funzionato.- *Ma io lo avrei fatto comunque.* -È questo che vuoi dirmi, vero Ran-chan?-

-Mi dispiace, Ucchan.- Fu tutto quello che seppe rispondere.

-Anche a me, Ranma.- Sussurrò appena la cuoca. -Ma non preoccuparti, io...-

        -Ranma, il pranzo è pronto!-

-Uh, accidenti come si è fatto tardi! Il locale mi aspetta!- Si scusò la giovane cuoca, sfoderando un sorriso tirato e fingendo una sospetta indifferenza. -Ci vediamo, Ran-chan!- E in un lampo corse via.

*Che tempismo, Kasumi!* Lo sguardo di Ranma si spostò velocemente e con simpatia su quello sempre premuroso e gentile della maggiore delle Tendo. Con infinita gratitudine sorrise anche lui.

-Arrivo!- *Grazie al cielo!*
-Bene!- *Non c'è di che, Ranma!*

 

 

 

E siamo giunti anche alla fine di questo capitolo. Non manca molto alla conclusione oramai e vi confesso che un po' mi dispiace. Ma vorrei nuovamente ringraziare tutti, sinceramente e di cuore, lettori e recensori. I vostri commenti, in particolare, mi hanno fatto un piacere immenso, oltre ad avermi supportato e spronato a migliorarmi, capitolo dopo capitolo. Alla prossima!

 

Gretel.

 

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Capitolo 7
*** Molto rumore per...un bacio. ***


That man that hath a tongue, I say is no man, if with his tongue he cannot win a woman.”
William Shakespeare, The Two Gentlemen of Verona.


 


 

  1. Molto rumore per... un bacio.

Il sole era tramontato da un pezzo e Ranma, sdraiato sul tetto del dojo, osservava le prime stelle della sera illuminare piccoli angoli d'infinito sopra di lui. Ripensava a quanto successo. La giornata era trascorsa molto lentamente. A pranzo Akane non si era fatta vedere, così come per tutto il pomeriggio. A tavola Soun aveva fatto il terzo grado a Ranma, Ranko e poi di nuovo Ranma nel giro di soli due minuti. La sua maledizione era davvero impazzita.

-Ranma! Ti avevo avvertito! Hai fatto soffrire la mia bambina, come hai potuto permettere che le accadesse una cosa del genere?-

-È vero figliola, ehm volevo dire figliolo! Mi vergogno moltissimo di essere tuo padre in questo momento! Vai immediatamente di sopra a chiedere scusa alla tua fidanzata e risolvi questa situazione! Non voglio avere un figlio che ogni due minuti si trasforma in una smidollata donnicciola!-

Ma la porta di Akane era rimasta chiusa, nonostante la buona volontà che il giovane ci aveva messo.

A cena il posto a fianco a Ranma era ancora vuoto e il problema del ragazzo e quanto capitato ad Akane erano argomenti che continuarono a tenere banco per tutta la sera.

*Come se per me non fosse abbastanza umiliante!* Ranma era molto affranto. -Come se per me non fosse abbastanza umiliante! E a me non ci pensa nessuno? Non dite niente al vecchio pervertito che mi ha conciato in questo modo? E a Nabiki che ne ha tratto profitto per tutta la giornata?-

Nabiki dal canto suo già contava mentalmente i soldi. L’incidente con Kuno non aveva fatto altro che incrementare esponenzialmente le sue possibilità di guadagno. Sorrideva sotto i baffi, convinta che quella giornata non sarebbe potuta andare meglio.

-Beh io mi stupisco di te, Ranma, sei crudele! Come puoi prendertela con un povero vecchietto? Mi sento profondamente offeso!-

-Maestro!!! Lo perdoni è uno sciocco ragazzino che ancora non sa nulla della vita!-

-Non mi interessa, Genma! Io gli sto facendo un favore e lui ancora non l’ha capito! Sarà meglio che si sbrighi a trovare la sua soluzione tra le altre cose, o Ranma sarà per sempre Ranko e io ho già tanti zuccherini da farle provare, ahahahah!-

Ranko rabbrividì al solo pensiero, ma non ebbe tempo di reagire.

-Ora non le sembra di esagerare, maestro?- Il tono serio di quell’anima solitamente santa di Kasumi lasciò tutti di sasso. Era rimasta tutto il giorno in disparte a occuparsi della casa, stendere panni e cucinare, ma evidentemente non le era sfuggito nulla di quanto accaduto. -Lei maestro ha le sue colpe e anche tu Nabiki, non si fanno queste cose! Ora porto qualcosa da mangiare ad Akane; Ranma, tu sarà bene che trovi velocemente una soluzione, quanto a voi altri, vi conviene smetterla di gonfiare questa storia e interessarvi ad altro.- Prese un vassoio con alcune pietanze e, ripristinata la modalità “sono felice”, si avviò verso il piano superiore.

Nessuno ebbe il coraggio di replicare. O quasi.

-La dolce Kasumi non ha tutti i torti, Ranma.-

-E hai anche il coraggio di parlare, vecchio?-

-Stammi a sentire piuttosto. Se è successo tutto quel che è successo e non sei ancora riuscito a chiarire con la mia Akanuccia è in fondo tutta colpa tua che sei un incapace! Ma io...- Riprese dopo un momento, schiarendosi la voce. -Posso farti atto di grande magnanimità, concedendoti il mio aiuto.-

-Oh maestro, lei sì che è un grand'uomo! Generoso, altruista...- Blaterarono i due genitori all'unisono, inchinandosi a ripetizione di fronte al canuto nanetto.

-Eh-ehm! Lo so, lo so...modestamente!-

-Sarebbe a dire?- Chiese il giovane interessato, con la solita arroganza.

-Non te lo meriteresti affatto, Ranma, ma io posso mettere al tuo servizio la mia decennale esperienza di amatore e poeta, mio caro. Non c'è donna che resista ad un uomo che sa cosa dire, quando dirlo e come dirlo. E quindi Ranma... e ascoltami quando ti parlo, zucca vuota! Dicevo, io sarò il tuo “suggeritore” e ti assicuro che non puoi fallire! Eheheh!-

Happosai in pantaloncini nel frigorifero, versione neonato, cheerleader e ora anche alato amorino. Quattro raccapriccianti immagini in meno di ventiquattro ore. Sarebbe stato troppo per chiunque e Ranko per un momento pensò di non aver digerito troppo bene la cena.

-Vorrai scherzare, spero! Non pensarci nemmeno, maniaco!-

Tutti ebbero reazioni tra il preoccupato e il disgustato. Ma non avevano ancora visto niente.

-Mmmh, ci sono!- Si rallegrò il vecchio maestro, sbattendo il piccolo pugno destro sul palmo sinistro. - Preferisci maggiore discrezione, eh? Beh lo sai che sono un maestro anche nel nascondere la mia presenza. Posso mimetizzarmi da scaldacuore solo per te, zuccherino bello, oppure da borsetta da sera! Guardami...- E così dicendo, unì le sue piccole mani sopra la testa, formando una tracollina di carne umana; ripiegandosi su se stesso assunse in breve le fattezze di una pochette viola. -...non sono forse irriconoscibile? Eheheh!-

-Oh mio...-

-Ma è disgustoso!-

-Maestro, ma questa sarà mica la millenaria tecnica...-

-Ma piantatela con queste idiozie!- E con un calcio Ranko spedì il maestro a prendere il fresco tra le nuvole.

-E allora, visto quanto sei bravo, puoi fingerti svenuto e faccio tutto io! Ahahah!!- Si ricompose il maestro volante, congedandosi con una sonora pernacchia.

*Maledetto.*

Solo a ripensarci Ranma incrinò una tegola con un pugno.

La situazione era disperata. Aveva fatto soffrire Akane, aveva lasciato che quella piovra di Kuno si avventasse su di lei e, cosa non meno grave, aveva a disposizione solo una manciata di ore prima di rischiare di rimanere donna per sempre. Ripensando alla scena del bacio rubato alla sua fidanzata, non poté fare a meno di sfiorarsi con l'indice e il medio sinistro le proprie labbra. Avrebbe voluto essere al posto di quell'idiota. Anzi avrebbe dovuto essere al posto di quell'idiota. *Sono io il suo fidanzato, accidenti!* Il ricordo di quell'immagine gli faceva male oltre ogni dire.

Immerso in questi pensieri, nell’indecisione e nella paura di non sapere cosa fare, lo sguardo perso nel cielo notturno, non si era accorto che qualcuno lo aveva appena raggiunto a guardare le stelle.

*Akane…*

-Ranma.-

-Ah sei tu, Ryoga.-Non riuscì a nascondere un filo di delusione.

-Ne deduco che stessi aspettando qualcun altro.-

-Se sei venuto per impicciarti di affari che non ti riguardano, puoi anche tornare a farti coccolare da Akane in camera sua!- *Almeno tu ci sei entrato.*

-Ranma!- Lo richiamò l'altro, scrocchiandosi le nocche. -Forse non ti rendi conto di quanto mi costi stare qui a interloquire con un idiota come te, senza averti ancora ridotto in frantumi, come evidentemente meriteresti.-

-E sentiamo un po', P-chan...cosa ne vuoi sapere tu di quello che io merito o meno? Sei rimasto svenuto tutto il tempo...-

-So molto di più di quello che sai tu, maledetto Saotome...e non chiamarmi P-chan!-

-Che vuoi dire, Ryoga?- Improvvisamente serio.

-Sei sempre il solito, Ranma! Tutto il mondo gira intorno a te, pensi sempre che non ci sia niente di più interessante di quello che ti è successo o hai fatto. Sei egocentrico ed egoista...-

-Ehi, se sei qui per offendere...-

-Ed è per questo che...- Riprese l'altro senza badargli. -Contro ogni mia previsione e volere, un pomeriggio in camera della dolce Akane, mi ha convinto a venire qui e a non ucciderti immediatamente.-

Nel frattempo Ryoga si era accucciato accanto a Ranko, assumendo uno sguardo sognante nel preciso momento in cui aveva pronunciato il nome della sua amata. Ma si costrinse a tornare subito serio.

Per un tempo che a entrambi parve interminabile, i due rimasero in silenzio; Ranko si fissava la punta dei piedi, fino a quanto non ce la fece più.

-Ryoga, che cosa è successo in camera di Akane oggi?-Appena un sussurro.

-Niente che in fondo il tuo cuore e forse anche quel cervello bacato che ti ritrovi non sappiano già, Ranma. Non starò qui a ripeterti ciò che ho visto e sentito, non lo farei mai ad Akane. Tu l'hai fatta soffrire, tante, troppe volte. Ma mai, mai come oggi.-

Le sue parole erano affilate come lame; le aveva selezionate con cura. Voleva fargli male e ci stava riuscendo.

-E per questo meriteresti di morire, altro che un suo schiaffo. Ma ti basti sapere che se mi sto trattenendo, e ti assicuro lo faccio a stento, è per un solo motivo.-

Ranko si rese conto in quel momento di aver smesso del tutto di respirare.

-Non voglio che lei soffra ancora di più.-

Un crampo all'addome, misto di ansia ed emozione, la costrinsero a piegarsi leggermente in avanti, celando almeno agli occhi del suino, il volto dell'insperata felicità, quello di chi ha temuto fino a quel momento l'irrimediabile e improvvisamente ha ancora una speranza.

-Ryoga, io...- *Grazie...*

-Sta zitto, Ranma e pensa solo a come risolvere velocemente questa situazione- Ryoga si era alzato in piedi.-E se vuoi un consiglio, impara a parlare decentemente, sei davvero pessimo con le donne...-

-Ehi, ma che avete tutti stasera da criticare?- Si riprese velocemente, ferito nel solito orgoglio. -Io sono Ranma Saotome e posso fare tutto, intesi?

-Ah già, dimenticavo, Ranma Saotome “l'invincibile!”- Lo schernì l'altro amaramente. -Peccato che tu una donna non puoi, né tanto meno devi, batterla fisicamente, Ranma e mi auguro sinceramente che tu lo sappia. Piuttosto, è con le parole che devi saper annientare le sue difese e addolcire la sua ira.-

Così dicendo l'amico/nemico del giovane Saotome si allontanò un poco. Era intenzionato ad andarsene il prima possibile.

-E finché non sarai in grado di fare ciò, in nessun angolo del mondo potrai definirti un uomo a tutti gli effetti, Ranma. A prescindere dalla tua maledizione.-

Ranma inspirò profondamente; quelle parole lo avevano davvero colpito.

-Ora me ne vado, per stasera ho sopportato la tua vista a sufficienza. A domani.-

-A-a d-domani?- Si riscosse rapidamente dai suoi pensieri.

-Mmmh? Beh, non avrai pensato davvero di passarla liscia in questo modo, vero?- Chiese l'altro sinceramente stupito. -Per stanotte ti lascio libero di continuare a rovinarti con le tue mani, imbranato come sei, ma domattina alle otto ti aspetto in giardino. E sarà la tua fine. Poi ovviamente toccherà a quegli altri due miserabili.- Strinse il pugno ripensando a ciò che Akane inconsapevolmente gli aveva raccontato.

Gli occhi di Ranma si appiattirono perplessi. -Come vuoi. Buona notte.- Rispose piatto.

Ryoga non avrebbe fatto due passi senza perdersi e finire dall'altra parte del mondo.

O forse no? Un rumore alle sue spalle, lo fece girare di scatto.

-E ora che c'è, porcellino? Hai forse cambiato idea?-

-...-

-A-Akane...-


 


 

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Capitolo 8
*** Non dubitare mai. ***


Doubt thou the stars are fire;
Doubt that the sun doth move;
Doubt truth to be a liar;
But never doubt I love.”


William Shakespeare, Hamlet


 

 

 

8. Non dubitare mai.
 

-Akane, io..- Velocemente Ranma si tirò su per guardarla meglio. -È tutto il giorno che cerco di parlarti e...-
-Sì, immagino. Ti dispiace e ti scuso. Ti senti meglio così?-
-No.-

Per un attimo la sicurezza della piccola Tendo vacillò. Era arrabbiata con lui e offesa. Aveva sfogato la sua frustrazione tra rabbia e lacrime tutto il giorno. Sì ok, lui l’aveva liberata da Kuno, ma l’intera giornata era stata orribile. Lo aveva visto baciarsi con le altre; vedendola lì, rodersi per la gelosia, non aveva fatto niente per mettere un punto a quello stupido gioco, non l’aveva mai cercata per chiederle un bacio…ecco sì, questo era il punto che più le faceva male in quel momento. Tante parole si era preparata nella sua mente come discorso da fargli e ora solo -E allora?- A braccia conserte, a mo' di difesa, si accucciò seduta, immediatamente seguita da lui.

-È vero... mi dispiace. Tanto.- Quanto era difficile. Ripensò alle parole di Ryoga. -Mi dispiace di essere stato un idiota e di esserlo sempre con te, anche se non vorrei mai.-

Ora Ranko la fissava. La profondità del suo sguardo era la stessa di quello di Ranma. Per lei, loro erano e sarebbero sempre stati una persona sola, indipendentemente dall’apparenza fisica del momento. Al pensiero delle parole che lui aveva appena espresso, le si attorcigliò lo stomaco. Gli era costato moltissimo dire quelle cose e lei lo sapeva.

*Possibile che dopo tutto quello che mi hai fatto io stia ancora qui ad ascoltarti?*
-Solo questo?-

Ranma era spiazzato. *No, non è solo questo…* Non si aspettava una domanda tanto diretta quanto tagliente. Non era da lei. Aveva fatto davvero un gran pasticcio.

-No, non è solo questo, Akane.- Ammise dopo qualche secondo, sospirando profondamente.
-Io...beh, ecco... per quella storia dei baci...- Continuò guardando con improvviso interesse le tegole. -... io sapevo che con le altre non avrebbe mai funzionato.-

Se un turbine di emozioni sconvolse Akane in quel momento, lei non lo diede a vedere. Intenta com’era a sistemarsi le pieghe della gonna arancione, cercò di fermare il cuore nel petto. Nonostante l’apparenza, credeva seriamente di morire di imbarazzo o di gioia. Volle provare a risultare più dolce e accondiscendente.

-E perché non lo hai detto prima, stupido!- Senza riuscirvi, come al solito.
-Perché, perché…beh, perché…- Ormai l’imbarazzo sembrava aver preso il sopravvento su Ranko.

*Possibile che non ci arrivi?*
*Ranma, dimmelo!*

Silenzio.

Non stava andando bene.

-E soprattutto perché ti sei fatto baciare da Kodachi e Shampoo, se già sapevi che con loro non avrebbe funzionato? E il fingerti svenuto? Pensavi che non me ne accorgessi? Volevi divertirti alle mie spalle? Volevi provocarmi? Volevi provocare gli altri? Beh, allora sarai contento del risultato che hai ottenuto con Mousse e, soprattutto con Kuno! Vanne fiero! Complimenti, Ranma!-

Le ultime parole furono quasi gridate. Akane era ormai sull’orlo delle lacrime, non si conteneva più. Più parlava e più sentiva la rabbia risalirle fino alla punta dei capelli.

-Ma è possibile che tu non abbia ancora capito?- Sbottò l'altro improvvisamente. -Perché devi sempre fraintendere tutto? Ma sei stupida o cosa? Ah!Lascia perdere...-
-Si, sono proprio stupida, hai ragione! Ho sbagliato a venire sul tetto stasera; me ne vado a dormire, buonanotte, Ranma!-

-No, tu adesso mi stai a sentire!- E con un gesto inaspettato le afferrò un lembo del vestito, rischiando di farle perdere l'equilibrio. Akane rimase di sasso. Tanta rabbia e decisione nella voce di Ranma non le aveva mai sentite. Suo malgrado si ritrovò inginocchiata; gli dava le spalle.

Ancora silenzio.

-Se hai qualcosa da dire, fai in fretta, comincio ad avere sonno!-

A Ranma girò per un momento la testa; dopo una giornata come quella cominciava ad accusare le continue trasformazioni. Non gli era mai capitato di mutare il suo aspetto così tante volte in meno di ventiquattro ore. Scrutandosi come un chiromante il palmo sinistro, ora più ampio e forte, inspirò quanta più aria possibile e, cercando di imitare Ryoga nell'accurata selezione delle parole, iniziò a dire la sua.

-Se posso avere la tua attenzione cinque minuti, signorina “so tutto io”, ti spiegherò come sono andate le cose. È vero, hai ragione, ho lasciato che due delle mie spasimanti mi baciassero e ho lasciato che lo facessero davanti a te. E per questo ti chiedo scusa. Ho finto di essere svenuto, perché ero imbarazzato e, per piacere, guardami! Che sono un idiota te l'ho già detto, mi pare. Ma non volevo ferirti. E poi...quando ti ho vista tra le braccia di quell'idiota di Kuno, non ci ho visto più. Credi forse che mi abbia fatto piacere?!- Con un movimento rapido, si accostò ancora di più alle spalle della fidanzata. Quasi a volerle sussurrare all'orecchio le ultime parole.

Al diavolo Ryoga e i suoi consigli. Ranma cominciava ad alterarsi e forse, proprio per questo, a borbottare e farfugliare. Come al solito.

-Quello che volevo che tu capissi è che io non provo niente per le altre e...e che se mi sono prestato a questo stupido gioco, era perché speravo che fossi tu a...beh, si insomma, ecco... a darmi quel bacio. E poi...accidenti, Akane! Come vuoi che mi sia sentito stamattina quando ti sei rifiutata a priori?-

Non fece in tempo a continuare il suo discorso. Akane si era girata di scatto, trovandoselo a un palmo dal volto e, ovviamente, era su tutte le furie. Non era brava a trattenersi nemmeno lei. In compenso era una campionessa olimpionica quando si trattava di considerare solo ed esclusivamente le uscite più infelici del fidanzato.

-Io mi sarei infuriata a priori? A priori, Ranma? “Io speravo che fossi tu a...beh, sì insomma, ecco...a darmi quel bacio?”- Scimmiottò con successo la voce del fidanzato. -Ma ti sembra il modo di esprimersi? E, poi, perché non me lo hai chiesto con più gentilezza, idiota! Come posso pensare che tu voglia un bacio da me, se per te sono solo un maschiaccio, privo di sex appeal e...-

E si bloccò improvvisamente.

Con la coda dell'occhio aveva appena visto un piccolo meteorite brillare nel cielo, proprio dietro l'orecchio destro del giovane.

E risalendo lentamente con lo sguardo da quel piccolo punto, si ritrovò inevitabilmente occhi negli occhi con lui. Non si era accorta di quanto fossero vicini. Fu una questione di una manciata di secondi. Non la vide nemmeno arrivare la carezza di lui, inesperta quanto delicata, sulla sua guancia.

-Quanto sei scema...- Un sussurro strozzato, ma inaspettatamente dolce.

E prima che lei potesse replicare, le impedì di continuare, zittendola del tutto.

Con un bacio.

Un suo bacio, stavolta.

*E quanto sei bella...*

Un secondo bacio.

E poi? Un terzo. Ancora più lungo, desiderato.

Gli occhi completamente chiusi, perché non finisse mai.


 

E poi un Click.

*Un click?*

Click. Click. Click. A ripetizione.

*Che...diavolo?*

-Ma guarda che bei piccioncini abbiamo qui! Fate pure con comodo, ho scattato e registrato a sufficienza! *Questi ulteriori piacevolissimi sviluppi mi frutteranno un gruzzoletto ancora più cospicuo!*

-NABIKIII!-

-N-n-non è possibile!-

-Ohohoh! Amico Tendo! Non ti sembrano proprio una coppia perfetta i nostri ragazzi?- Dalle fronde dell'albero giunsero le solite e fin troppo note voci.

-Papà!!!-

-Oh quanto hai ragione, Saotome! Che bella gioventù! Fate pure con comodo ragazzi! E Ranma, mi raccomando, mi fido di te, eh? Ahahah!-

*Oddio, che vergogna...*

-Papà! Signor Saotome! Fate attenzione quando scendete, mi raccomando!- Si preoccupò la maggiore delle sorelle Tendo, mentre stendeva i famosi panni di mezzanotte. Del tutto casualmente.

-Nabiki, sei la solita volpe...non avrei mai dovuto fidarmi di te! Ora per questo bacio totalmente inutile non potrò abbracciare i tuoi zuccherini per due mesi!- Frignava il vecchio, picchiando i piccoli pugni contro il comignolo.

*Aspetta un momento.*

-Ehi vecchio maniaco! Che significa “totalmente inutile”, eh?-
-Dunque vediamo un po'... - Si riprese prontamente il maestro, tamburellandosi le dita su una guancia. -Ah sì! Beh ecco, te la farò breve, Ranmuccio caro: domani mattina ti sveglierai e sarà tutto come prima, contento? Eheheh! E comunque bravo, hai vinto il gioco, non l'avrei mai detto!- E così dicendo con sospetta noncuranza e impassibilità, cominciò ad allontanarsi saltellando.
-Ma allora, questo vuol dire che...- Akane sgranò gli occhi. Quanta perspicacia.

-...la storia dei baci era solo un gioco, sorellina.- Si affrettò a concludere Nabiki, scendendo rapidamente la scala, per mettere al sicuro se stessa, ma soprattutto la macchinetta fotografica e la videocamera.

-Maledetto di un vecchiaccio!!! Vieni subito qui che ti distruggo!- Si trovò a urlare scattando in piedi una sensuale fanciulla dai capelli rossi.

Mentre il fidanzato rincorreva il maestro per tetti, Akane rimase impietrita, ferma ancora nella posizione in cui aveva ricevuto il suo primo bacio. Va bene, forse non era il primo primo. Ma il primo, vero, con lui. Quello che contava, insomma.

Ancora non poteva crederci: tutto questo scompiglio per niente. Ma comunque era stato lui ad averla baciata e non il contrario. Il solo pensiero di questa piccola conferma le diede un ulteriore piacevole senso di stordimento. Che però durò molto, ma molto poco.

-Ehi, aspetta un secondo... chi è che hai chiamato “scema”, Ranma? Vieni subito qui!-

Fine della magia.

* * *

Alle due del mattino a casa Tendo era ormai sceso il silenzio. Tutto era tornato alla normalità. O quasi.

Alla quinta bottiglia di Saké, Soun e Genma si erano addormentati in soggiorno, felici come non mai. Già immaginavano il dojo addobbato a festa; dove festa è sinonimo di matrimonio, chiaramente.

Nabiki dormiva della grossa nel suo letto; macchinetta, video e rullini vari, al sicuro sotto al cuscino. Era un tesoro troppo prezioso per lasciarlo incustodito. Domani avrebbe pensato a sviluppare le compromettenti immagini e a scovare il modo per trarne il massimo profitto.

Happosai si era rintanato in camera sua, qualche bernoccolo e livido in più, ma anche lui aveva partecipato al festino in soggiorno e tutto sommato si era divertito molto. -Ne è valsa la pena, pivello...- Mugulò felice nel sonno, abbracciando il suo cuscino di sofisticata e accurata biancheria femminile.

Ancora sul tetto, un bel ragazzo con il codino guardava il cielo e sorrideva scioccamente, contento ed emozionato. Gli sembrava di essere Ryoga, nei suoi momenti peggiori, con quelle paresi facciali assai inquietanti. E forse l'eterno disperso, il vecchio e gli altri avevano ragione. Non era proprio bravo con le parole e anche stasera l'aveva ampiamente dimostrato. Però aveva recuperato; aveva fatto di meglio e non per questo si sentiva meno uomo. Perdendosi nei suoi pensieri si ritrovò a tirare un piccolo sospiro e, proprio in quel momento, comprese il perché la sua Akane amasse fissare le stelle tanto a lungo. *Non dubitare mai...* Si ritrovò a pensare.

Ripensandoci poi il vecchio aveva ragione. Gli aveva fatto un favore enorme. Ma domani? Cosa avrebbe fatto? Come si sarebbe comportato? E Akane? Scrollò leggermente la testa, divertito; domani ci avrebbe pensato.

Sorrise ancora alla notte. Una notte calda e bellissima. Ma mai quanto lei.

E ovviamente non si riferiva al suo alter ego femminile.

Poco sotto di lui, nel suo letto, Akane si era da poco addormentata. Seppure sfinita, non era riuscita a prendere sonno immediatamente. Tanti pensieri, mille emozioni. Che giornata!

Vergogna, ira, umiliazione, lacrime.

Ma poi quel bacio. E per lei il mondo aveva smesso di girare.

Istintivamente si sfiorò le labbra, ripensando a quelle di lui; se si sforzava era certa di poterne rievocare il profumo e la consistenza. Due secondi dopo, constatò che il cuscino non sarebbe mai stato sufficiente a nascondere il volto infuocato al solo ricordo.

Nel buio, sorrise. Guardare le stelle quella sera non sarebbe stato necessario.

Non per sognare, almeno.


 

* * *

E finalmente è giunta la fatidica conclusione di questa breve e caotica avventura d'amore. Spero tanto e sinceramente di non aver disatteso le aspettative di nessuno. Era la mia primissima fan fiction ed ero sinceramente un po' (si legga “molto”) timorosa di confrontarmi con i meravigliosi personaggi della divina Takahashi. Tante visite e recensioni non me le sarei mai aspettate. Nuovamente, umilmente e di cuore, quindi, ringrazio tutti voi che mi avete seguita fino a qui. Siete stati davvero preziosi e simpaticissimi.

Baci baci e... alla prossima!

Gretel.

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