Time Stands Still

di SeelLith
(/viewuser.php?uid=216498)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Your eyes swallowing me. ***
Capitolo 2: *** Where do I go from here? ***
Capitolo 3: *** 3. My secrets are burning a hole through my heart. ***
Capitolo 4: *** 4. Seeing as time stood still the way it did before. ***
Capitolo 5: *** 5. Wake up! ***
Capitolo 6: *** 6. Take my hand. ***
Capitolo 7: *** I'm at the edge of the world ***
Capitolo 8: *** A way to breathe. ***
Capitolo 9: *** 9. Fell into another Hole again. ***
Capitolo 10: *** It's hard to find a way to breathe. ***
Capitolo 11: *** Do I Disappear? ***
Capitolo 12: *** 12. Help me find a way to breathe. ***
Capitolo 13: *** 13. It's like I'm Sleepwalking. (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Your eyes swallowing me. ***


 

Time Stands Still.
 
1. Your eyes are swallowing me.
 
 
-Oli, Lee ha fatto un incidente in moto. Vieni all'ospedale. Si è rotto una gamba.- disse Matt dall'altra parte della cornetta.
-Okay, arrivo subito. Hai già chiamato gli altri?- chiesi io e, dopo aver ricevuto una risposta affermativa, uscii di casa per dirigermi all'ospedale.
Parcheggiai di fretta e corsi nell'edificio bianco.
Mi feci indicare il reparto di traumatologia, e dopo aver percorso un ungo corridoio, vidi i miei amici seduti in una sorta di sala d'aspetto.
-Come sta?- chiesi leggermente preoccupato.
-Non male, ma non l'abbiamo ancora visto. Dobbiamo aspettare ancora un'oretta per poter entrare nella sua stanza.- rispose Matt K.
-Stronzi, mi avete fatto venire di corsa all'ospedale alle otto del mattino. Non ho nemmeno fatto colazione. Vado al bar a prendermi un caffè. Chiamatemi quando possiamo entrare.- dissi seccato, andandomene sotto gli sguardi scocciati dei miei compagni.
Dio santo, era inquietante passare tra quei corridoi e vedere tutte quelle persone sofferenti. Certo, io non mi preoccupavo più di tanto degli altri, ma mi metteva una strana sensazione vedere tutti quei visi stravolti dalla malattia. Poi non è che stare in ospedale aiutasse molto, infermieri che non avevano voglia di fare il loro lavoro e dottori più interessati al loro stipendio che ad altro.
Mi ritrovai al bar dell'ospedale, senza nemmeno sapere come ci fossi arrivato in così poco tempo.
Presi un caffè e mi sedetti ad un tavolino vicino alla finestra.
Il bar era il posto più luminoso dell'ospedale grazie alle porte-finestre che si aprivano su una terrazza.
Mi guardai un pò intorno, vidi due anziani, intenti a ridere e a finire una partita a scarabeo. 
La donna era attaccata ad una flebo, e suo marito le teneva la mano. Sorridevano, sembravano molto felici, pur essendo costretti a stare in ospedale a causa della malattia di lei, qualsiasi malattia fosse... Sorrisi anche io a quella scena, non me ne accorsi neppure, fu automatico per me apprezzare quella dimostrazione d'amore.
In un tavolo poco lontano dal mio, sempre vicino alla finestra notai una ragazza. Mi colpì subito la scritta sulla sua maglietta: Bring me the horizon. Mi ricordo di quella t-shirt, era quella del tour dell'anno scorso. L'avevamo disegnata io e mio fratello.
Sorrisi. Mi faceva sempre piacere notare persone a cui piaceva la nostra band fuori dai concerti.
Anche lei aveva una flebo attaccata al braccio, e guardava fuori dalla finestra. Sembrava molto triste e delle occhiaie violacee facevano notare quanto sembrasse stanca.
Mi venne voglia di parlarle... Decisi di trovare un modo per attirare la sua attenzione.
Mi misi a canticchiare una nostra canzone: Blessed with a curse.
Stranamente il mio piano funzionò perchè con la coda dell'occhio la vidi alzare lo sguardo su di me. Non volevo farmi beccare a fissarla, quindi abbassai lo sguardo. Quando lo rialzai notai che mi guardava stupita. Le sorrisi, e lei ricambiò.
Il suo volto si illuminò, e notai quanto fosse bella. Aveva dei grandi occhi verdi, e dei capelli color cenere, raccolti in uno chignon.
Mi alzai e mi diressi verso il suo tavolo.
-Posso sedermi?- chiesi, spostando la sedia dal tavolo. La ragazza annuì.
-Che bella maglietta che hai.- esclamai dopo essermi accomodato di fronte a lei.
-G-G-Grazie...- balbettò in risposta.
-Piacere, sono Oliver Sykes. Chiamami Oli.- dissi porgendole la mano.
-Ah, lo so bene chi sei.- esclamò afferrandola e stringendola debolmente. -Io sono Iris.- disse poi.
-Oh, che bel nome.- commentai sorridendole.
-Grazie... Sai, è un'onore incontrarti.- disse abbassando lo sguardo, imbarazzata.
-Oh, è un onore per me incontrare una fan dei Bring me the Horizon. Sai, voglio molto bene ai nostri fan.- risposi apprezzando la comparsa di un altro sorriso sul suo volto.
-E, se posso chiedere, come mai Oliver Sykes si trova in ospedale a quest'ora?- chiese tirando su il volto e guardandomi finalmente negli occhi. Mi sorpresi nel constatare quanto belli fossero i suoi occhi: Verdi e profondi.
-Lee ha fatto un incidente e mi hanno fatto venire qui.- risposi scocciato dall'accaduto.
-Quindi tutti i Bring me the horizon sono qui?!- chiese incredula Iris.
Annuii, sorridendo. Ci scommettevo che si sarebbe esaltata nel sapere che la band al completo era andata a trovare Lee. -Vuoi conoscerli?- chiesi poco dopo.
Iris annuì energicamente, ridendo. -Mi piacerebbe moltissimo.- disse poi.
Le feci segno di seguirmi. Iris si alzò dalla sedia, facendo leva con le braccia, che cedettero.
La sorressi, aiutandola ad alzarsi completamente.
-Scusa.- sussurrò, visibilmente imbarazzata per quella momentanea carenza di forza.
-Non devi scusarti.- risposi porgendole il braccio, in modo da sorreggerla.
Non sapevo che malattia la tormentasse, ma non me la sentivo di chiederglielo visto che dalla sua debolezza sembrava qualcosa di grave e spossante.
Iris afferrò il mio braccio, e insieme ci dirigemmo verso il reparto di traumatologia.
Appena arrivammo i miei amici si girarono, e sui loro volti si dipinsero espressioni sorprese.
-Ragazzi, lei è Iris, è una nostra fan. L'ho incontrata prima e ho pensato di farle conoscere il resto dei Bring me the horizon. Visto che bella maglietta?!- dissi fiero.
-Oliver, sei davvero tu?!- mi chiese incredulo Matt.
Lo guardai malissimo. Non era sicuramente il momento di sfottere il mio carattere. Okay, non era normale che mi preoccupassi così tanto di una fan, ma incontrarla all'ospedale e vederla così triste mi aveva fatto venire voglia di farla stare bene almeno per un pò.
-E' un piacere, Iris.- esclamò Jordan stringendole la mano. Ringrazia il cielo, almeno qualcuno era gentile con la nostra fan e non si stupiva solo del mio strano e inaspettato gesto.
-Potete entrare, se volete.- ci avvisò un'infermiera, appena uscita dalla stanza di Lee.
I miei amici salutarono Iris ed entrarono da Lee.
Io restai ancora un attimo fuori.
-Allora, ciao. E' stato bellissimo conoscervi. Se ti chiedo un autografo sono troppo rompipalle?- chiese timidamente Iris.
-No. Lo faccio volentieri.- risposi, tirando fuori un pennarello dalla giacca. Lo portavo sempre dietro in caso servisse, con i fan non si sa mai...
-La maglietta.- disse. Mi chinai e feci una firma sulla manica della t-shirt che indossava.
-E' meglio che vada. Se torno qui domani per portare delle cose a Lee posso rivederti?- chiesi avvicinandomi alla porta della stanza del mio amico.
-E me lo chiedi? Ma certo! Ehm... ci vediamo al bar, se non mi trovi lì sono nella stanza 182, terzo piano.- rispose, avviandosi da sola per il corridoio e salutandomi, prima di vedermi sparire nella camera di Lee. Appena varcai la soglia fui accolto sa sguardi confusi.
-Seriamente, Oli, stai bene?!- chiese Jordan.
-Perchè? Che è successo?- iniziò Lee curioso.
-Oh, ma nulla! Comunque tu come stai?- chiesi al mio amico, steso nel letto d'ospedale.
-Ragazzi, cosa è successo? Davvero, non mi ha mai chiesto come stavo da quando ci conosciamo.- esclamò all'armato Lee.
-In pratica lo vediamo andare al bar infuriato per averlo fatto venire in anticipo, e poi torna con una fan, tenendola a braccetto per non farla cadere. Si è pure preoccupato per il modo in cui la trattavamo.!- spiegò Matt K.
-Oddio. Oli, sei davvero tu o ti hanno rapito gli alieni sostituendoti con una copia gentile?!- sbottò il nostro amico nel letto.
-Fottetevi tutti quanti, coglioni. Uno non può fare qualcosa di carino per una fan all'ospedale?!- esclamai alzando gli occhi al cielo.
-No. Non è una tua copia gentile.- constatò Matt, notando il modo in cui li avevo mandati a quel paese.
-Io me ne vado.- dissi uscendo dalla stanza.
Ripercorrendo i corridoi mi imbattei in Iris. La vidi solo da lontano, su una sedia a rotelle spinta da un'infermiera. La stavano portando in una sala. Si voltò, guardandomi. Mi sorrise e mi salutò con la mano. Ricambiai i suoi gesti, guardandola mentre veniva portata dentro la stanza.
Uscii dall'ospedale con un senso di felicità. Non solo perchè avevo fatto una buona azione con una fan. Mi sentivo migliore ad averla trattata come un'amica. 
Ma mi sentivo anche strano. Ero stato molto impulsivo, prima a volerle parlare e poi a chiederle di poterla rivedere. Non sapevo nemmeno io il motivo di quella voglia di conoscerla. Ero però convinto che avesse avuto qualcosa da dire e che stesse solo aspettando la persona giusta a cui dirla.
Forse mi stavo facendo troppe fantasie, ma quella ragazza mi aveva colpito molto, con quegli occhi verde smeraldo e quel sorriso meraviglioso.
Sarei tornato e l'avrei rivista, l'avrei resa felice.
 
 
 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Where do I go from here? ***


2. Where do I go from here?
 
Tornai all'ospedale di Sheffield.
Prima decisi di passare da Lee per dargli le cose che mi aveva chiesto di portargli.
-Ciao amico, stammi bene.- gli dissi uscendo dalla sua stanza dopo avergli dato il borsone con i vestiti.
Mi fiondai al bar dell'ospedale, non capendo il motivo di tanta agitazione.
Feci scorrere lo sguardo sulla stanza, senza trovare Iris. 
Sbuffai sconfortato, ma poi mi ricordai che mi aveva detto di andare nella sua stanza se non l'avessi trovata.
Presi l'ascensore per andare al terzo piano, quando arrivai mi trovai davanti il cartello con scritto 'raparto di oncologia'. Oncologia. 
Iris aveva un tumore. La notizia mi sconvolse non poco, sgranai gli occhi ma decisi di non chiederle nulla comunque.
Percorsi di fretta il corridoio, controllando i numeri di tutte le stanze.
I miei occhi si fermarono sul numero giusto: 182.
Mi avvicinai alla porta, bussando lievemente prima di entrare.
-Avanti.- rispose una voce. Era proprio lei.
Aprii la porta ed entrai. Quando mi vide spalancò gli occhi.
-Sei venuto veramente!- esclamò sorridendo e provando ad alzarsi.
-No. Non ti preoccupare.- dissi io fermandola e lasciando che si sdraiasse di nuovo.
-Te lo avevo promesso, no?!- dissi prendendo una sedia e sedendomi vicino al letto.
Iris annuì, abbassando lo sguardo.
-Scusami, ma l'infermiera mi ha proibito di scendere al bar quindi non sono potuta venire lì.- disse poi.
-Tranquilla. Almeno mi sono fatto due passi. Dovevo proprio farlo un po' di movimento.- esclamai ridendo.
Nella stanza calò il silenzio. Eravamo troppo imbarazzati per dirci qualcosa. Io imbarazzato?! Oliver Sykes non è mai stato imbarazzato con una ragazza, anzi, solitamente ero l'esatto contrario di imbarazzato.
Mi stupivo sempre di più delle mie reazioni a quella ragazza.
-Sei mai stata ad un concerto?- chiesi. La domanda più idiota del mondo. Non potevo trovare qualcosa di più interessante?!
-Sì. L'anno scorso ho visto voi a Londra. Poi ho visto pure gli Sleeping with sirens.- esclamò Iris fiera di averci visti live.
Sorrisi: -E siamo stati all'altezza delle tue aspettative, madame?- chiesi avvicinandomi.
-No!- esclamò lei, sorridendo e assumendo un'aria di superiorità. Il mio sorriso sparì e iniziai ad essere stranamente deluso. -Siete stati molto meglio.- disse poi ridendo. 
Risi anche io. -Mi hai fatto prendere un infarto! Deludere una fan è la cosa peggiore del mondo!- esclamai mettendo un finto broncio.
-Oh, non si preoccupi, Mr. Sykes, non mi deluderebbe mai.- replicò Iris, continuando a ridere.
Mi stupii ancora una volta di quanto riuscisse ad essere bella quella ragazza quando sorrideva. Non che non lo fosse normalmente, ma il suo sorriso aveva qualcosa di speciale, accentuato dal fatto che riusciva a trovare un lato buono anche se era costretta a stare in ospedale.
La porta della stanza si aprì, facendo entrare un'infermiera.
-Ciao Iris.- esclamò la donna sorridendole. -Ti devo cambiare la flebo.- disse poi.
Iris annuì, continuando a guardarmi.
Vidi l'infermiera guardarmi male. 
-Chi è questo?- chiese sottovoce avvicinandosi ad Iris.
-E' il cantante della mia band preferita, Oliver Sykes.- rispose lei.
Salutai l'infermiera con la mano, stampandomi un sorriso da ebete sulla faccia. Lei continuò a guardarmi male, ma mi parve di vedere un sorriso accennato sulle sue labbra. Certo, stavo facendo felice una ragazza malata di tumore, ma la cosa forse stava facendo più felice me che lei.
La donna si congedò, ricordandomi cordialmente che avevo ancora un'ora prima che l'orario di visita finisse.
Rimanemmo ancora in silenzio, guardandoci a vicenda.
-Quindi...Mi fa piacere che tu sia venuto, ma credo che tu abbia di meglio da fare che stare con una malata di cancro all'ospedale.- esclamò lei dopo un po', fissando i suoi occhi verdi su un punto indefinito della parete che aveva di fronte.
-Sì, potrei stare nella camera di Lee a sentirlo mentre si lamenta di tutto.- dissi, cercando di sdrammatizzare.
Lei sorrise, accorgendosi degli sforzi che facevo per non parlare della sua malattia.
-Quanti anni hai?- chiesi dopo poco. 
-20, ne compio 21 il 10 marzo. Visto che esco da qui l'1, sarò a casa per il compleanno...- rispose lei.
Mi alzai di scatto, con un'espressione soddisfatta sul volto.
-Allora esci presto! Oggi è il sette febbraio! Allora stai meglio!- gridai, comunque non troppo forte, felice.
Iris scoppiò a ridere. A quanto pareva le sembrava strano che qualcuno di famoso, il cantante della sua band preferita, le dedicasse tante attenzioni.
-Sì, finalmente! Era proprio ora... Comunque credono che il tumore sia passato quasi del tutto.- rispose lei, guardandomi e sorridendo, con gli occhi illuminati.
Mi risedetti continuando a sorridere come un idiota.
-Ti porterò a fare un bel giro da qualche parte!- esclamai entusiasta.
-Lo faresti davvero, Oli?- chiese incredula. Era la prima volta che mi chiamava come le avevo chiesto io appena l'avevo incontrata! Oli. Suonava proprio bene detto da lei. 
-Certo che lo farei.- risposi posandole una mano sulla guancia.
Rimase stupita a quel contatto impulsivo, che nemmeno io avevo previsto. Mi scostai in fretta, preoccupandomi di averle dato fastidio.
Entrambi abbassammo la testa, senza osare guardarci.
-Ci sei rimasto male venendo qui? Intendo per aver scoperto che ho un tumore...- chiese flebilmente Iris.
-Beh, non me lo aspettavo. Ma non ci sono rimasto poi così male. Ho solo sperato che tu guarissi.- risposi.
L'infermiera entrò di nuovo nella stanza, interrompendo i nostri discorsi.
-Ehm...Scusate, ma l'orario di visite è finito. Avete ancora cinque minuti per salutarvi, se volete.- ci disse sorridente. Prima di uscire mi rivolse un'altra occhiataccia. Va bene, avevo dei tatuaggi. Tanti tatuaggi, ma non erano una buona scusa per poter continuare a guardarmi male.
-Non le vado a genio.- esclamai, riferendomi all'infermiera.
Iris scoppiò a ridere: -Sì, ehm...Non sei il suo tipo di ragazzo.- esclamò poco dopo.
Risi anche io.
-Beh, è meglio che vada...- dissi. -Stammi bene, verrò a trovarti. Meglio che ti prepari, vedrai la mia brutta faccia per un bel po'.- esclamai poi, alzandomi dalla sedia.
-Credo che mi vada bene. La tua faccia non è poi così brutta.- disse lei, tenendomi testa. 
Le sorrisi, e in un momento mi ritrovai a piegarmi a pochi centimetri dal suo viso.
Impulsivamente le bacia una guancia. 
Mi staccai quasi subito, sorridendole e notando con piacere le sue guance arrossate dall'imbarazzo.
Me ne andai, lasciandola sorridente.
 
-Sono a casa!- urlai entrando dalla porta di casa Sykes, che ormai era diventata la casa dei Bring me the horizon. 
-Finalmente, Oli!- sentii dire da Jordan. La sua voce proveniva dal salotto.
Mi diressi lì, vedendo i ragazzi seduti sui divani.
-Che c'è?- chiesi scocciato, notando i loro sguardi puntati su di me.
-Nulla. Come sta Lee?- disse Matt K. Facendosi portavoce degli altri.
-Bene, credo...- esclamai lasciandomi cadere su una poltrona in pelle nera.
-Oli, devi essere meno superficiale. Non puoi pensare solo a te stesso. Avevamo mandato te all'ospedale perchè ti sei offerto, non hai nemmeno chiesto come stava?!- sbottò Matt.
-Calmati, Nicholls. Stava bene quando sono andato.- dissi io, inarcando un sopracciglio al modo in cui mi aveva appena parlato.
-Oliver, Matt ha ragione. Non puoi continuare a comportarti in questo modo. E' da un mesetto a questa parte che fai così. Persino in sala prove, ti arrabbi ogni volta che qualcuno sbaglia una cosa. Non puoi pretendere sempre la perfezione, e per di più non puoi arrabbiarti per ogni minima cosa e pensare di avere sempre ragione. Non sei il centro del mondo.- disse, calmo, Jordan.
-Per carità, mi volete fare la predica ora?- esclamai alzando gli occhi al cielo. -Va bene, mi dispiace.- dissi poco dopo.
-Wow. Si è scusato. Non pensavo di arrivare così lontano con quel discorsetto. Sei sicuro di essere tu Oli?- esclamò Jordan, avvicinandosi a me e scuotendomi per le spalle.
-Sì, sono io!- esclamai ridendo. 
Ridemmo tutti, era da tanto che non ridevamo davvero tutti insieme. In effetti il mio comportamento era peggiorato nell'ultimo periodo, ma avevo iniziato a decidermi che non andavo più bene se continuavo così, che dovevo cambiare.
-Bene, passiamo ad altro. Il tour. Ci hanno aggiunto una data. Dovremo esibirci proprio qui a Sheffield, sarà la data finale, per chiudere tutto.- esclamò Kean, alzandosi in piedi sul divano.
Tutti iniziammo ad applaudire e fischiare a Matt K, che iniziò a fare una danza estremamente equivoca, ancora in piedi sul divano di pelle.
Ci mettendo a ridere, gridandogli le più bizzarre frasi d'ammirazione. Jordan si era inginocchiato davanti a Kean, dichiarandogli il suo amore e venendo malamente respinto da un dito medio alzato di fronte al suo naso.
-E Oli, tu mi ami vero, almeno tu?- chiese Jordan sedendosi vicino a me sulla poltrona e facendomi gli occhi da cucciolo.
-Ma certo! Sei l'amore della mia vita! Ti amerò per sempre, diamone!- esclamai scoppiando a ridere nel vedere la sua espressione di vittoria. Jordan fece la linguaccia a Kean, che ricambiò e smise di comportarsi una balleria di uno strip club.
Era da tanto che non ci divertivamo così, tutti insieme. Anche se mancava Lee.
Decidemmo di ordinare una pizza e di metterci a giocare alla play che Jordan aveva ormai deciso di lasciare a casa mia.
Tanto ci vivevano pure loro in pratica. O almeno, restavano qui a dormire una notte sì e l'altra pure. Quindi ci eravamo ormai arresi ad una convivenza.
Fu una splendida serata, in cui riscoprii come fosse divertirsi con i propri amici.
Per un po' ripensai ad Iris, e a quel leggero bacio sulla guancia che le avevo dato, alla sua espressione felice e imbarazzata dopo quel gesto. Fui pervaso da un senso di compiacimento che non provavo ormai da tantissimo tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. My secrets are burning a hole through my heart. ***


3. My secrets are burning a hole through my heart.

 

Andavo all'ospedale ormai da due settimane. Lee era già uscito, quindi l'unica persona che andavo a trovare era Iris.
Andavo quasi tutti i giorni, a parte quando avevamo serate in locali o interviste varie.
Io e lei eravamo riusciti a conoscerci meglio, io avevo scoperto cose su di lei e mi ero sorpreso nel vedere che lei era l'unica persona con cui riuscivo ad aprirmi davvero. Le avevo raccontato cose che non dicevo nemmeno ai miei migliori amici, che per me erano come una famiglia.
-Hey, come stai oggi?- chiesi ad Iris entrando nella sua stanza.
-Non molto in forma, ho fatto la chemio.- rispose, aprendo gli occhi socchiusi.
-Oh. Se vuoi posso tornare domani.- esclamai ritornando verso la porta.
-No!.- mi fermò lei. -Non ti preoccupare, non sono così stanca. Sempre che tu voglia restare qui...Non mi va di stare da sola.- ammise poi, sostenendo il mio sguardo.
Le feci un cenno e mi sedetti sulla solita sedia.
-Puoi anche metterti sul letto, non ha un aspetto molto comodo quella sedia.- esclamò lei, girata su un fianco, mentre mi guardava.
Alzai le sopracciglia, assumendo un'espressione maliziosa. Lei alzò gli occhi al cielo.
-Dai, non intendevo quello!- disse ridendo.
Risi anche io, osservando il suo volto, comodamente appoggiato sulle mani appoggiate al cuscino.
Mi fece posto. -Su, non voglio che ti venga la scogliosi.- disse lei.
Sospirai e mi accomodai vicino a lei.
Si appoggiò al mio petto con la testa, accoccolandosi contro di me. Le misi un braccio intorno alla spalla, avvicinandola ancora di più a me. La guardai mentre chiudeva gli occhi, distrutta dalla cura.
-Sono stanca. Mi canti qualcosa per farmi addormentare?- chiese in un sussurro.
-Ma certo...- risposi. -Cosa vuoi che ti canti?- chiesi poi.
-E' uguale, scegli tu.- rispose appoggiandosi meglio a me.
Pensai un po', poi trovai una bella canzone da cantarle. Poteva sembrare un po' ovvia, ma le cantai 'Iris' dei Goo Goo Dolls.
-And I'd give up forever to touch you, 'cause I know that you feel me somehow...- Iniziai con le prime parole, vedendola sorridere compiaciuta. Ovviamente cantai normalmente, senza screamare. Non mi sembrava per niente il caso...
-You're the closest to heaven that I'll ever be, and I don't want to go home right now...- continuai. Dopo poco Iris si addormentò. Restai per qualche minuto a guardarla dormire, sorridendo.
Mi sembrava la creatura più meravigliosa del mondo.
Mi alzai, spostandola, cercando di non svegliarla e me ne andai piano. 
Uscii dalla stanza e mi diressi al bar, deciso a prendermi un caffè.
Mi sedetti al tavolo dove mi ero messo qualche settimana prima, e dopo qualche minuto ordinai il caffè.
Mi misi a osservare le persone sedute ai tavoli, tra un sorso e l'altro del caffè, c'erano ancora quei due anziani che avevo visto la prima volta, si tenevano ancora la mano.
Finii di bere e uscii dal bar, diretto all'uscita dell'ospedale.
A metà strada mi accorsi di non avere la giacca, tornai nel bar, ma non c'era, quindi decisi di provare nella stanza di Iris. Probabilmente l'avevo dimenticata.
Raggiunsi il terzo piano ed entrai nella stanza 182. Iris si era svegliata.
-Hey.- dissi, sorridendole.
-Ciao.- rispose lei. -Hai dimenticato la giacca.- continuò poi indicandomela, appoggiata sulla sedia.
-Oh, sì, me n'ero accorto...- risposi sedendomi. Iris mi guardò confusa.
-Non te ne vai?- chiese.
-No. Ho deciso di stare qui ancora un po'.- risposi io.
Iris sorrise, e i suoi occhi si illuminarono.
-Mi puoi passare quella bottiglietta d'acqua?- chiese, indicandomi il comodino. Annuii e gliela passai.
Lei cercò di mettersi seduta, ma le forze le mancarono, facendola ricadere sul letto.
Con il mio aiuto riuscì a sedersi, e poi a bere.
Iniziò a rabbuiarsi, smettendo di sorridere e guardando un punto indefinito del muro.
-Che hai?- le chiesi, prendendole la mano.
-Nulla...Non preoccuparti.- rispose lei sussurrando.
-Lo vedo che c'è qualcosa, dimmelo. Almeno a me.- la pregai, preoccupandomi di eventuali peggioramenti della sua salute.
Iris esitò, per un attimo, ma poi si decise a parlarmi: -E' solo che con questa dannatissima cura non posso fare più nulla da sola. Non riesco nemmeno a mettermi seduta senza l'aiuto di qualcuno. E...Il fatto è che mi manca camminare, mi manca correre. Perfino ballare, anche se non sono capace!- esclamò alzando la voce.
Mi venne un'idea, e le sorrisi.
-No, quel sorrisetto mi fa paura...Che cosa strana stai pensando di fare?!- disse spalancando gli occhi.
-Ora vedrai...- dissi io, continuando a sorridere.
Mi alzai e la presi in braccio, portandola fuori dal letto. La lasciai andare al centro della stanza, sostenendola per farla stare in piedi. 
-Ora, balliamo.- esclamai posizionando le mani sui suoi fianchi e facendola salire sui miei piedi.
-Ehm... Ma io non so ballare, mi sembrava di avertelo appena detto. Sai, credo che la memoria mi rimanga, almeno quella.- esclamò Iris sarcastica.
-E con ciò?! Nemmeno io so ballare, ma non vuol dire che io non possa farlo.- risposi con tono saccente.
Iris sbuffò, rassegnandosi. Iniziai a ballare, e la vidi sorridere, divertita dal mio modo impacciato di muovermi.
Cominciammo a ridere come idioti, e senza accorgercene, ci avvicinavamo sempre di più.
Il mio viso era ormai vicinissimo al suo. Mi persi nei suoi occhi verdi, sorridendole.
Iris sostenne il mio sguardo, ricambiando il mio sorriso e stringendosi a me.
Mi avvicinai a lei ancora di più, fino a baciarla. Fu un contatto leggero, ma un brivido mi percorse la schiena.
Il mio telefono squillò, facendoci staccare.
La rimisi dolcemente sul letto, rispondendo al cellulare: -Matt, che cazzo vuoi?! Sono occupato.- sbottai, provocando la risata di Iris.
-Abbiamo le prove, idiota. Sala di registrazione. Mezz'ora. Muovi il culo.- esclamò lui dall'altra parte della cornetta.
-Sì, ti amo anche io, Nicholls.- dissi sorridendo. Lo sentii sbuffare e riagganciare.
-Devo andare.- dissi ad Iris. Lei annuì, volendo lasciar stare la questione del bacio.
-Ci vediamo domani.- esclamai, avvicinandomi e posandole un altro leggero bacio sulle labbra.
-Va bene.- rispose, sorridendomi mentre uscivo dalla stanza.
In due minuti ero già in macchina, diretto allo studio di registrazione.

Arrivai con venti minuti di ritardo, e trovai la mia band incazzata nera ad aspettarmi in corridoio.
-Finalmente! Dove cazzo eri?!- sbottò Kean.
-Affari miei.- risposi, sorridente, lasciando perdere le loro espressioni rabbiose ed entrando in sala di registrazione.
-Ma cos'ha?- chiese confuso Lee.
Gli altri alzarono le spalle, seguendomi nella sala e mettendosi ognuno alla propria postazione.
-Ma come mai in questi giorni sei sempre a spasso?- mi chiese Jordan.
-Sono molto impegnato.- risposi sedendomi su uno sgabello.
-L'avevamo capito, quello che ci sfugge è il perchè di questi tuoi impegni.- disse poi Nicholls.
Alzai gli occhi al cielo per tutta la loro curiosità. Non volevo parlargli di Iris, o almeno non subito. Era ancora troppo presto, però mi faceva malissimo non parlarne con i miei migliori amici.
Non voglio ignorarli. Lancio un'occhiata all'orologio appeso al muro.
-Oddio! E' tardissimo! Su, concentriamoci.- esclamo dopo aver guardato l'ora. Ringrazio il cielo che i miei amici non mi abbiano chiesto altro.
Prima di iniziare a registrare vedo Nicholls che mi lancia uno sguardo sospettoso e che mi mima con la bocca: 'Tu non me la racconti giusta.'.
Gli sorrido, alzando il medio e lasciandolo perdere.

Dopo tre spossanti ore di lavoro me ne tornai a casa, dove il mio cane Oskar mi aspettava scodinzolante.
Mi chiusi in camera, sdraiandomi sul letto e fissando il soffitto.
Ripensai a Iris, e a quei due baci. Era stato tutto così naturale, e lei non aveva nemmeno reagito male...

Bussai alla porta della stanza 182, pronto per un'altra giornata con Iris.
-Avanti.- esclamò lei da dentro la stanza.
Entrai felice.
-Ciao.- dissi, ma qualcosa mi bloccò davanti alla porta.
C'erano due figure sedute davanti al letto di Iris, un uomo e una donna. Molto probabilmente erano i suoi genitori. Nessuno in quella stanza aveva l'aria molto felice.
-Ciao, Oli. Ehm...Loro sono i miei genitori. James e Gloria.- esclamò Iris indicandomi i due.
-Salve. Io sono Oliver, sono...- dissi cortese avvicinandomi e porgendo la mano a ognuno dei genitori di Iris.
-Piacere.- disse James interrompendomi. Gloria invece mi strinse la mano senza nemmeno guardarmi.
Mi sedetti al mio solito posto, rimanendo in silenzio.
-Allora, papà, come va il lavoro?- chiese Iris sorridendo forzata.
-Non male... La compagnia sta crescendo.- rispose lui scambiando con sua figlia solo uno sguardo.
-E tu mamma? Tu come stai?- chiese sempre Iris dopo qualche minuto.
-Oh, bene.- rispose lei altezzosa. -Non posso certo dire lo stesso di te... Dio, tesoro, hai dei capelli che fanno paura, e poi si vede che inizi ad invecchiare, ti stai imbruttendo.- esclamò indignata poi, esaminando schifata i capelli della figlia.
Guardai malissimo Gloria, che mi rivolse uno sguardo di superiorità. -Oh, e poi tesoro, dovresti frequentare ragazzi più carini. E che non si distruggono con i tatuaggi.- continuò Gloria, rincarando la dose di cattiveria.
-Non credo che Iris voglia sentire lei che la prende in giro tutto il giorno. Credo che sia meglio che ve ne andiate.- esclamai alzandomi, dopo aver notato l'espressione afflitta di Iris.
-Caro, lei è nostra figlia. Abbiamo tutto il diritto di stare qui.- esclamò Gloria alterandosi.
-Giovanotto, credo che qui quello che se ne deve andare sia tu. Facci un favore e lasciaci passare un po' di tempo con nostra figlia.- disse poi James.
-No. Non intendo andarmene. Penso che per Iris sia meglio riposarsi, non di certo fare finta di essere felice. Cosa pretendete? Che vi ringrazi per averla criticata?- sbottai indignato.
Gloria e James si avvicinarono a me con un'espressione irata in viso.
-Senti un po'...- iniziò a dire Gloria.
-Mamma! Basta. Andatevene! Oliver ha ragione, mi avete stancata. Andatevene.- esclamò Iris interrompendola.
Gloria la guardò sorpresa e irritata.
-Bene, ma non aspettarti qualcosa da noi allora.- disse trascinando James con sé fuori dalla porta.
Quando la porta fu chiusa Iris si prese la testa fra le mani, iniziando a piangere.
Mi sedetti vicino a lei, abbracciandola e consolandola.
-Calmati. Ci sono qui io. Andrà tutto bene...- sussurrai. -Mi dispiace, non dovevo trattarli così.- dissi quando la ragazza si calmò.
-Dio santo, Oliver! Non sei tu quello che si deve scusare. Sono io. Mi dispiace che i miei ti abbiano insultato...- disse lei tra i singhiozzi.
-Non mi importa di quello, ci sono tantissime persone al mondo che mi insultano, e non mi è mai importato. Quello che mi interessa ora sei tu. Stai bene?- chiesi stringendola.
-Ora molto meglio.- disse smettendo di piangere.
La ragazza alzò la testa, e potei vedere quanta tristezza ci fosse in quegli occhi verdi. Ma dicevano anche 'grazie'. Forse per aver scacciato i suoi genitori con i quali evidentemente non aveva un gran bel rapporto.
Mi abbassai, baciandola per la terza volta in due giorni.
Dopo qualche secondo Iris si staccò lievemente, appoggiando la sua fronte contro la mia.
-Oli...Cosa vogliono dire tutti questi baci?- chiese dopo un po'.
-Non lo so nemmeno io...- risposi.
Lei si scostò, evidentemente turbata.
-No! Non intendevo quello! Intendevo che...Non so come spiegarlo, è solo che....- Balbettai.
Iris mi lanciò uno sguardo freddo e ferito, alzando un sopracciglio come in attesa di una risposta più concreta.
-E' che...E' che non mi ero mai innamorato di nessuno prima d'ora.- sussurrai sospirando e abbassando lo sguardo imbarazzato.
Davvero? Oliver Sykes? Imbarazzato? Innamorato? Mai sentita questa cosa. Se me l'avessero detto tre settimane fa mi sarei messo a ridere come un idiota.
Guardai Iris sorridere compiaciuta.
E, quella volta, fu lei ad avvicinarsi e a baciarmi.
-Questo era una risposta?- chiesi sfoggiando la mia miglior faccia da schiaffi.
-Ovviamente.- rise lei.
Mi alzai di scatto, facendo mettere a sedere Iris, confusa. Mi inginocchiai sulla sedia, tanto per essere alla sua stessa altezza.
-Iris, madame, vorresti diventare ufficialmente la mia ragazza?- chiesi formalmente, allungano la mano verso di lei in modo che l'afferrasse.
-Oh, ma come potrei rifiutare?!- esclamò lei mettendo la mano nella mia, sorridendo felice.
Le baciai il dorso della mano, come un vero gentiluomo e poi mi ributtai letteralmente sul letto vicino a lei.
Mi sdrai, guardandola dal basso e le sorrisi. Come non avevo mai sorriso a nessuno. Mi sentivo finalmente felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Seeing as time stood still the way it did before. ***


4. Seeing as time stood still the way it did before.


Negli ultimi giorni non ero riuscito a passare in ospedale, sentivo Iris per telefono visto che avevo dovuto fare le ultime due date del tour con la band, fortunatamente non erano lontane da casa quindi ero riuscito a tornare per l'1 marzo, il giorno in cui Iris sarebbe dovuta uscire dall'ospedale.
-Oli, dove cazzo stai scappando?!- urlò Kean quando mi vide uscire di casa correndo verso la macchina.
-Non credo che ti interessi sul serio!- esclamai prima di aprire la portiera.
-Sì che mi interessa!- disse lui correndo e posizionandosi sul sedile del passeggero, vicino a me.
Alzai gli occhi al cielo. -Dai, Kean, devo andare! Sono di fretta! Esci e porta il culo in casa!- sbottai provando a spingerlo contro il finestrino per farlo uscire dalla macchina.
-No! Non intendo andarmene finchè non mi spieghi tutto.- si impuntò lui. Provai in tutti i modi a costringerlo ad aprire la portiera e andarsene, tipo sdraiandomi sulla sua schiena puntandogli i gomiti nei fianchi.
-Dai! Se mi lasci andare da solo ti spiego tutto dopo!- piagnucolai io.
-No, Syles! Ormai li conosco i tuoi trucchetti e se ti lascio andare non lo saprò mai.- esclamò lui.
Alzai gli occhi al cielo, sospirai e misi in moto, portandomi dietro anche Kean.
Ci fermammo davanti all'entrata dell'ospedale.
-Aspettami qui e vai nel sedile dietro.- ordinai al mio amico, andandomene prima che potesse replicare.
Vidi un'infermiera portare Iris con una carrozzella. Il viso della ragazza si illuminò vedendomi.
-Te la posso lasciare?- chiese cordialmente l'infermiera. La riconobbi, era quella che avevo visto nella stanza di Iris mentre le cambiava la flebo.
-Certo.- dissi aiutando Iris ad alzarsi e tenendola sotto braccio.
-Ciao Magda.- disse Iris rivolta all'infermiera, che le rivolse un cenno.
Portai la mia bellissima ragazza fuori dall'ospedale, vicino alla macchina.
-Oh, c'e anche Kean. Non mi ha fatto uscire di casa senza spiegazioni.- le sussurrai prima di aprirle la portiera del sedile davanti.
Lei sorrise. -Non gli hai detto nulla vero?- chiese.
-No.- risposi, temendo di deluderla.
-Bene, ora ci divertiamo.- esclamò lei sorridendomi.
Salimmo in macchina.
Mi voltai verso Kean, cosa che fece anche Iris.
-Tempo di aver perso qualche passaggio.- disse lui confuso.
-Ti ricordi Iris, vero?- chiesi indicando la ragazza vicino a me.
Lui annuì, sorridendole e baciandole la mano.
Lei mi rivolse uno sguardo divertito. Io alzai gli occhi al cielo: Kean aveva il difetto di provarci con chiunque.
-Ecco, bene. Abbiamo già fatto un passo avanti.- esclamai girandomi e mettendo in moto.
-Credo di essere ancora confuso...- disse Kean in risposta.
Lo ignorai.
A metà del tragitto posai una mano sulla gamba di Iris. Ci tenemmo la mano per tutto il resto della strada fino a casa sua.
Qualche volta vedevo Kean dallo specchietto, che sorrideva compiaciuto. Forse aveva iniziato a capire qualcosa.
Arrivammo davanti a casa di Iris.
Io e lei scendemmo, la accompagnai alla porta tenendole la mano.
-Sei sicura di voler stare da sola? Torno stasera, ma prima devo sistemare delle cose con la band.- chiesi.
-Ma certo, non ti preoccupare. Poi ho bisogno di un po' di tempo per ri-ambientarmi a casa mia. Detto così sembra un po' triste...- esclamò lei sorridendo.
-Okay. A stasera allora.- dissi, baciandola e porgendole il borsone che avevo preso dal bagagliaio.
Lei entrò in casa, e io tornai in macchina.
Mi ritrovai Kean nel sedile in parte, che mi guardava malizioso e sorridente con le sopracciglia inarcate.
-Credo di aver capito, ma ora spiegami.- disse lui.
-Matt, caro mio, insomma... Beh, stiamo insieme. Tutte le volte che andavo in giro andavo da lei, in ospedale. E ora stiamo insieme...- dissi imboccando la strada per casa 'nostra'.
Dopo aver parcheggiato filai in bagno a farmi una doccia veloce.
Quando scesi in salotto mi ritrovai davanti i ragazzi.
Rimasi fermo a guardarli, confuso.
-La ragazza della maglietta, eh?- chiese Nicholls con lo stesso sorriso malizioso che avevano tutti gli altri.
Alzai gli occhi al cielo.
-Kean, ti giuro che ti sbatto fuori un giorno o l'altro. Non riesci a tenere la bocca chiusa nemmeno per cinque minuti.- esclamai afferrando la giacca e uscendo di casa.

Arrivai a casa di Iris, bussai alla porta, stringendomi nel cappotto. Del resto faceva piuttosto freddo.
-Hey!- mi disse felice Iris, aprendo la porta.
Rimasi a bocca aperta: era bellissima. Si era sciolta i capelli biondo cenere che le ricadevano morbidi sulle spalle e si era messa un bel vestito blu.
-Sei meravigliosa.- le dissi entrando dalla porta e dandole un bacio.
-Grazie. Anche tu non sei proprio orrendo.- rispose lei.
Mi misi a ridere. -Oggi sei molto gentile, madame.- esclamai abbracciandola.
Ci sedemmo sul divano e Iris accese la TV. Cambiò canale un paio di volte, finché non trovammo un film che sembrasse decente.
Iris appoggiò la testa sulla mia spalla e io le misi il braccio intorno alle spalle.
Dopo una ventina di minuti sentimmo il campanello suonare.
Io e Iris ci guardammo chiedendoci chi fosse.
-Vado io, tranquilla.- le dissi, facendole segno di rimanere seduta.
Lei annuì e tornò a guardare il film.
Mi diressi alla porta. La aprì e mi trovai davanti quei deficienti dei miei amici con delle pizze in mano.
-Che cazzo ci fate qua!?- sbottai incazzato.
-Siamo venuti a farvi una sorpresa! Insomma, Iris è una nostra fan!- Esclamò Nicholls con un sorriso da ebete.
-Sì, ma ora è anche la mia ragazza. Quindi, cercate di non romperle troppo le scatole!- replicai.
-Dobbiamo cercare di non romperle a lei o a te?- chiese Lee.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando.
-Iris, abbiamo ospiti.- Urlai a Iris.
Feci segno agli altri di seguirmi in salotto.
-Oddio! Usano già il plurale! Allora è una cosa seria!- Esclamò Jordan, con una vocina assai irritante.
I miei 'amici' si sdraiarono comodamente sul divano, rubandomi il posto.
Kean mise il braccio intorno alle spalle di Iris, avvicinandosela a se.
Lo fulminai immediatamente.
-Giù le zampacce dalla mia ragazza!- Dissi ancora più incazzato di prima.
Iris si mise a ridere, facendomi segno di sedermi.
Spintonai via Kean e mi sedetti vicino a Iris. La strinsi fra le mie braccia, come se avessi paura che potessero portarmela via.
-Oli è geloso, attenzione.- Esclmò Jordan, aprendo il cartone della pizza.
Alzai gli occhi al cielo, per l'ennesima volta.
-Spero non vi dispiaccia, ma noi abbiamo portato la play e qualche chitarra. Sapete, non credo che questo sia il film più bello dell'universo.- disse Lee attaccando la playstation alla televisione.
Avevano portato qualche gioco riguardante combattimenti kung-fu e Guitar hero.
Lee stringeva già in mano la sua chitarra classica.
-Io faccio la batteria.- urlò Nicholls, posizionandosi dietro la finta batteria del video-game.
-Va bene. Lee molla quella chitarra e prendi questa! Io faccio il basso.- disse Kean dando la chitarra giocattolo a Lee.
-Oli. Tu canti.- mi ordinò Nicholls.
-Ma veramente...- iniziai a protestare, guardando Iris.
-No! Ora non puoi fare il rompipalle. Se canta Jordan o uno di noi sicuramente moriamo tutti quindi tu canti.- replicò Matt autoritario.
-Okay.- dissi rassegnandomi e afferrando il microfono.
Partimmo con The Kill dei Thirty seconds to mars, poi eseguimmo altre due o tre canzoni, ma una chiamata del nostro manager mi fece abbandonare il gioco per un po'.
-Iris. Canti?- chiese Kean alla ragazza che li guardava ridendo mentre discutevano su quanto fosse inopportuno il loro manager, chiamava sempre ad orari improponibili.
-Ehm... Veramente io...- cercò di filarsela lei, ma venne trattenuta dagli altri.
-NO! Anche tu no! Suvvia, non sarai certo peggio di Jordan! Dai!!! Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!- urlò Nicholls mettendosi in ginocchio e attaccandosi al bel vestito blu di Iris.
-Va bene!- cedette lei.
-Allora puoi scegliere tu la canzone.- esclamò Lee.
-Perfetto. Misery business dei Paramore.- scelse lei compiaciuta.
La canzone iniziò, e i componenti dei Bring me the horizon si stupirono di quanto fosse brava Iris a cantare.
Arrivai alle loro spalle, senza disturbarli. Erano tutti così maledettamente concentrati...
Ascoltai bene Iris che cantava. Era come la voce di un angelo. Dio, quanto l'adoravo.
La canzone finì, e le guance della ragazza si tinsero di rosso quando si accorse che tutti la fissavano.
-Oli, mi sa che noi ti sbattiamo fuori e prendiamo lei nella band.- disse Lee con la bocca spalancata dalla sorpresa.
Davvero nessuno aveva pensato che potesse cantare così bene?!
Iris si girò verso di me, che le sorridevo.
-Ne varrebbe la pena.- risposi io sedendomi vicino a lei sul divano nero.
Iris mi sorrise, accoccolandosi vicino a me e lasciandosi stringere.
-ORA! Passiamo alla musica vera!- urlò Lee alzandosi di scatto e sostituendo la chitarra finta con quella vera.
Tutti applaudimmo e fischiammo, mentre lui si inchinava.
-Jordan, c'è una pianola là nell'angolo se vuoi puoi portarla qui.- esclamò Iris indicandogli un angolo del salotto.
Jordan seguì il suo sguardo e si illuminò. -Io credo di amarti!- urlò abbracciando Iris, che si mise a ridere.
-Con calma, ci sono prima io.- dissi scostandolo e beccandomi una linguaccia, che ricambiai.
Jordan portò la pianola al centro della stanza e iniziò ad intonare qualche accordo, seguito subito da Lee che lo accompagnò con la chitarra.
Riconobbi subito la canzone, era degli Sleeping with sirens. Li avevamo conosciuti in un tour.
-'Who are you now?'- esclamò Iris.
Jordan sorrise in risposta.
Iniziai a cantarla, seguito a ruota da Iris. Le sorrisi. Era proprio brava.
Finita la canzone eravamo tutti soddisfatti della nostra performance improvvisata.
-Dovreste registrarla. Magari poi non la renderete pubblica come cover, ma sarebbe bello registrare qualcosa anche con Iris qualche volta.- disse Jordan.
Lei abbassò lo sguardo sorridendo e arrossendo di nuovo.
-Hai ragione. Dovremmo.- dissi io alzandomi e andando a prendere qualcosa da bere nella cucina comunicante con il salotto.
Quella di Iris era una bella casetta, a due piani a giudicare dalle scale. Il salotto era alla loro destre ed era aperto, quindi attraversandolo si arrivava alla cucina, che si trovava alla sinistra delle scale.
Tornai in salotto dopo aver preso una bottiglia di birra dal frigo.
-Ragazzi, levate le tende. Ho sonno. Seriamente.- dissi ai miei amici buttandomi sul divano.
-Uffa, ora che ci stavamo divertendo!- si lamentò Nicholls.
Lo fulminai con lo sguardo e questo bastò per fargli sbaraccare tutto in due minuti.
Salutarono Iris e me e uscirono di casa, facendo rumore per le strade deserte.
-E tu non te ne vai?- chiese Iris poggiando la testa sulle mie gambe e sdraiandosi sul divano.
-In realtà pensavo di chiederti se potevo rimanere qui...- dissi guardandola dall'alto.
Lei si illuminò.
-Non devi nemmeno chiederlo.- rispose tirandomi per la camicia e baciandomi.
Quello fu un bel bacio, uno vero, naturale e senza finzioni.
La tirai su e la feci accomodare sulle mie ginocchia, continuando a baciarla.
-Era un 'va bene?'- chiesi, riferendomi al fatto di rimanere da lei.
Lei annuì, baciandomi di nuovo e sorridendo sulle mie labbra.
Ci spostammo di sopra, nella camera da letto.
Iris sparì in bagno per qualche minuto e ne uscì con una maglietta larga abbastanza lunga della Drop Dead a farle da pigiama.
Sorrisi constatando che aveva magliette della mia linea di abbigliamento, anche se per un momento il mio cervello si scollegò notando che quella maglietta le stava benissimo anche se le lasciava una spalla scoperta e le arrivava a metà coscia.
Nel frattempo io ero rimasto in boxer.
Sicuramente non sarei andato a dormire in jeans, quindi diedi per scontato che non le avrebbe dato fastidio.
Lei rimase un po' ferma appoggiata allo stipite della porta, a guardare la ragnatela di tatuaggi che avevo sul corpo.
Le sorrisi, e lei si staccò piano dalla porta per poi venire verso di me e sdraiarsi sul letto.
Spensi la luce, lasciando che solo i raggi della luna che passavano dalla finestra illuminassero la stanza.
Mi sdraiai, abbracciando Iris.

Mi svegliai, e trovai Iris addormentata tra le mie braccia. Guardai l'ora, erano le sei del mattino.
Stavo diventando esageratamente strano in quel periodo, non mi era mai capitato di svegliarmi così presto.
Mi alzai, cercando di non svegliare Iris. Mi diressi verso la porta.
-Dove vai?- chiese una voce assonnata alle mie spalle. Mi voltai, sorridendo.
-Ciao. Non riuscivo a dormire. Stavo andando a prendermi una birra.- risposi sedendomi di nuovo sul letto.
-Non dovresti bere così di prima mattina.- disse lei abbracciandomi da dietro.
-Sì, forse hai ragione.- replicai baciandola.
Aveva i capelli deliziosamente scompigliati dal sonno e le palpebre ancora pesanti.
Cominciai a baciarle il collo mentre lei mi accarezzava la schiena.
A interrompere quel bel momento ci fu il campanello che iniziò a suonare come preso da convulsioni.
Alzammo entrambi gli occhi al cielo; intanto guardai Iris che si alzava e che si dirigeva al piano di sotto.
Sentii la porta aprirsi e delle voci confuse iniziare a parlare.
-Oli! Scendi!- esclamò la voce della mia ragazza dal piano di sotto.
Mi alzai con malavoglia e scesi le scale.
-Oddio. Non dirmi che ora verrai qui tutti i giorni a rompere le scatole.- dissi scocciato vedendo Nicholls nell'entrata.
-Sì, almeno finchè non avremo finito il nuovo album. Ehm...Scusate per l'ora...Comunque mi dispiace se ho interrotto qualcosa...- disse lui, indicando lo stato in cui eravamo io ed Iris: io in boxer e lei con una maglietta troppo corta per essere considerata un vestito e che le lasciava scoperta buona parte del corpo.
Avevamo tutti e due i capelli scompigliati e le labbra gonfie a causa dei baci di poco prima.
-In effetti è un po' presto... E tu non hai un gran tempismo.- dissi io irritato nel ricordare quanto fosse bello stringere Iris fra le braccia e quanto fosse stato snervante vedere che la persona che ci aveva disturbati era solo Nicholls.
-Insomma, vestitevi.- esclamò Matt cercando di non fissare troppo la scollatura della mia ragazza e di non pensare a quanto maledettamente corta fosse quella maglietta.
Io lo fulminai con lo sguardo, mentre Iris saliva le scale.
-Ma tu stai pretendendo che io venga in studio di registrazione alle sei e un quarto del mattino?!- chiesi ironico.
Lui annuì: -Dobbiamo sistemare ll'album, e ci mancano ancora tante canzoni da scrivere per completarlo, per ora ne abbiamo due o tre e una è ancora a metà...- iniziò a spiegare Matt.
-Va bene. Non possiamo iniziare a sistemare le cose qui? Non ho voglia di andare in studio. E poi almeno qui c'è anche Iris. Ci potrebbe aiutare.- dissi io.
-Aiutarvi a fare cosa?- chiese Iris scendendo dalle scale. Si era messa un paio di pantaloncini corti e una maglietta aderente e con uno scollo sulla schiena. In pratica la situazione non era cambiata più di tanto, per mia fortuna.
-A fare il nuovo album. Ci mancano svariate canzoni da scrivere e incidere. Che ne dici?- le proposi.
-Dico che mi va benissimo aiutarvi, se mi volete.- esclamò contenta lanciandomi i miei jeans e la mia maglietta.
-Guarda che Matt voleva che ti vestissi solo tu. Sai, per la sua concentrazione e sanità sia mentale che fisica. Contando che se prova anche solo a guardarti o pensarti in quel modo io gli faccio rimpiangere il giorno in cui è nato.- esclamai sorridendo al mio migliore amico.
-Va bene, ma io voglio che tu ti vesta perchè ne va della mia di concentrazione.- disse Iris ridendo, ma con uno sguardo che mi imponeva di mettermi addosso quei dannati jeans.
Sorrisi, con la miglior faccia da schiaffi che avevo. Di sicuro fare questo effetto alle ragazze non mi dispiaceva, soprattutto se la ragazza in questione era Iris.
-Va bene. Venite con me a casa, così svegliamo gli altri e poi lavoriamo lì. In effetti abbiamo una sala di registrazione niente male anche a casa.- disse Matt uscendo e pretendendo che noi lo seguissimo.
Iris prese le sue cose e insieme uscimmo, mano nella mano.
Arrivammo a casa mia (nostra) in poco tempo.
Salimmo tutti e tre le scale, decisi a svegliare i ragazzi in un modo che non si sarebbero mai dimenticati.
Iris prese un secchio di acqua ghiacciata, mentre io e Matt optammo per il vecchio e sempre efficace trucco della schiuma da barba e della piuma.
Ricoprimmo la mano di Jordan con la schiuma da barba e ci mettemmo a fargli il solletico sotto il naso con una piuma, speranzosi che si sporcasse tutta la faccia grattandosi.
Si svegliò qualche minuto dopo, all'inizio non capì cosa stesse succedendo, ma poi vide me e Nicholls rotolarci dalle risate con tra le mani un tubetto di schiuma da barba e una piuma.
Si toccò la faccia, e i suoi occhi si riempirono di rabbia.
Si mise a urlarci contro le peggiori bestemmie che riusciva a trovare e provò a farcela pagare spruzzandoci la schiuma da barba addosso. Noi continuavamo a ridere come coglioni fregandocene della schiuma che ci sporcava, mentre il nostro amico si godeva la vittoria e si ripuliva, tornando a letto.
Io e Matt raggiungemmo Iris nella stanza di Kean e Lee. Sì, qualche volta li facevamo dormire nella stessa stanza, per lasciare libere le altre tre che rimanevano in caso servissero.
Avevano due letti separati, ma non molto lontani l'uno dall'altro.
Iris guardò me e Matt, in cerca di qualche segno di assenso. Io le feci un cenno. Lei con un sorrisetto malefico lanciò l'acqua ghiacciata sui due letti, riuscendo a bagnare per bene tutti e due i nostri amici.
Kean e Lee si svegliarono di soprassalto, urlando come femminucce.
-Bel tiro amore.- le dissi dandole un bacio veloce.
Io lei e Nicholls esultammo nel vedere le facce dei nostri amici, incazzati e infreddoliti.
-Chi è stato?- urlò Kean.
Iris cercò di nascondere il secchio dietro la schiena.
-Iris! Ora ce la paghi!- sbottarono in stereo i due, sorridendo diabolici.
-Oh cazzo. Devo avere paura?- chiese lei guardandomi.
Io annuii, ridendo.
Iris iniziò a correre per il corridoio, scappando dai due che cercavano di inseguirla dopo essersi liberati delle coperte zuppe.
Lee riuscì ad afferrarla, mentre io e Nicholls ce la ridevamo di gusto.
Kean prese i piedi di Iris, mentre Lee le teneva le braccia. La sollevarono portandola in un bagno.
Io e Matt li seguimmo, immaginando già come ne sarebbe uscita.
Iris intanto si dibatteva, urlando, scalciando e ridendo.
Lee e Kean la buttarono nella vasca da bagno, afferrando il doccino e iniziando a bagnarla con l'acqua fredda.
-Dio santo, piantatela! Dai cazzo!- continuava a urlare lei, cercando di dibattersi, senza riuscirci a causa di Lee che la teneva ferma.
-Idioti! Non toccatela con le vostre manacce!- gridai io continuando a ridere e sfilando il doccino dalla mano di Kean per iniziare a bagnarli più di quanto non fossero già.
Nicholls mi spinse nella vasca e mi sottrasse il doccino, cominciando a inzupparmi.
-Mi hai tradito! Nicholls! Brutto! Mi stai pugnalando alle spalle!- urlai io, abbracciando Iris, mentre ci facevamo scudo a vicenda.
Alla fine, non riuscivo a capire come, ma ci ritrovammo tutti nella vasca, bagnati fradici. Poi iniziammo ad usare anche lo spruzzino della doccia e quello del lavandino, allagando il bagno.
Jordan si era appena svegliato, e a quanto pare doveva andare in bagno. Appena aprì la porta ci guardò spalancando gli occhi.
-Si sono appena rotte le acque a qualcuno?- chiese sconvolto.
Tutti scoppiammo a ridere.
-Credo che Lee ci abbia nascosto la sua gravidanza. Lee, sappi che siamo profondamente delusi che tu non ci abbia nominati subito padrini del bebè. Ma almeno sappiamo di chi è?- dissi fingendomi sorpreso ma fallendo, continuando a ridere.
-Non lo so! Sono indeciso tra te e Kean!- esclamò Lee fingendo di piangere.
-Sapevo che metterli in camera insieme era stato un errore.- disse affranto Nicholls.
-E quando mai io e te siamo stati a letto insieme?- chiesi spalancando gli occhi.
-Credo che fossimo ubriachi, ma ammettilo, mi ami.- disse Lee.
-Ma certo! Vieni qui, amore!- sbottai io afferrandogli la maglia e avvicinandolo a me.
Ci scambiammo uno sguardo assurdo e esagerammo per sembrare ancora più gay e innamorati.
Gli presi la faccia con una mano e gli misi una mano sulla bocca, baciandolo per finta. In pratica baciando la mia mano.
Tutti applaudirono.
-In pratica mi tradisci?!- sbottò Iris, ridendo a crepapelle.
-Sì, ma non ti preoccupare, Lee non ti rimpiazzerà mai.- risposi io mollando Lee e avvicinandomi a lei.
La baciai, anche se con lei non c'era la mia mano a ostacolare il contatto fra le nostre bocche.
Ci staccammo e la abbracciai, mentre lei faceva una linguaccia compiaciuta a Lee, che ricambiò il suo gesto ridendo.
-Sto rimanendo sempre più sconvolto da questa situazione. Io torno a dormire.- disse Jordan, con la voce ancora impastata dal sonno.
-NO! Siamo tutti qui per lavorare all'album! In effetti non so neanche come abbiamo fatto a finirci in questa situazione. Ora vi asciugate e poi andiamo nella stanzina di registrazione che abbiamo per sistemare questo fottuto album che diventerà un fottuto successo internazionale!- esclamò autoritario Nicholls.
Tutti annuimmo, sorpresi dalla sua serietà di quel momento.
Portai Iris in camera mia, per prestarle qualcosa da mettersi addosso visto che i suoi vestiti erano tutti zuppi.
Mi cambiai i jeans e la maglietta, dando a lei la canottiera più enorme che avevo.
Alla fine le arrivava poco sopra alle ginocchia, facendole da vero vestito, non come la maglietta che indossava quella mattina.
Le diedi una cintura, che lei si legò all'altezza dello stomaco per far sì che la canottiera sembrasse davvero un vestito.
Dopo esserci asciugati un po' i capelli ci dirigemmo nella mini-sala di registrazione che ci ritrovavamo in casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Wake up! ***


5. Wake up!
 
Iris era uscita dall'ospedale da un pò ormai, e stava molto bene. Nicholls ci aveva schiavizzati per provare a scrivere qualche canzone per l'album, ma a quanto pare non eravamo riusciti a pensare nulla di decente.
Il compleanno di Iris si avvicinava.
Avevo deciso di farle una sorpresa e portarla ad un nostro concerto. 
La mattina del 10 marzo la portai a fare colazione fuori, e per lei era quello il mio regalo. 
Arrivò la sera.
-Nicholls, se ti fai scappare qualcosa che le faccia capire dove la stai portando rovinerai tutto, quindi tieni chiusa quella bocca.- dissi a Nicholls puntandogli un dito in faccia e fissandolo negli occhi.
-Non ti fidi proprio, eh? Comunque starò attento. Ora andate, ci penso io a lei.- rispose Matt alzando gli occhi al cielo e spingendo me, Lee, Jordan e Kean fuori dalla porta di casa.
Non so perchè avessi affidato quel compito proprio a Nicholls, ma comunque sarebbe dovuto andare a prendere Iris per portarla in quello che lei credeva un ristorante dove festeggiare tutti insieme. Noi li avremmo aspettati al luogo dove si doveva tenere il concerto.
 
Matt Nicholls P.o.v 
 
Bussai alla porta della casa di Iris, quando mi venne ad aprire notai subito la sua sorpresa.
-Perchè sei qui Nicholls, non dovrebbe venire Oli?- chiese prendendo la borsa e il giubbotto di pelle.
-E' in ritardo quindi ha mandato me.- mentii, cercando di non far trapelare il fatto che non era la verità.
Iris chiuse la casa a chiave e mi seguì in macchina.
-Che ristorante è? Sai, Oli mi ha praticamente chiuso la chiamata in faccia dalla fretta quindi non sono riuscita a chiedergli niente.- chiese Iris accendendo la radio.
Partì una canzone dei Green Day.
-Non...Non mi ricordo il nome. Oh, che bella canzone! Ti piacciono i Green Day.- pessimo tentativo di cambiare discorso.
-Sì, sono bravi. Ma...Non ti ricordi almeno dov'è? Se mi ci devi portare spero che tu non ti perda.- disse guardandomi un po' male.
-S-Sì, è qui a Sheffield.- stavo sudando freddo, non ero la persona più brava a mantenere segreti.
Mi misi a canticchiare il ritornello della canzone per cercare di distrarla e farle cambiare argomento.
-Beh, almeno quello lo sai.- disse lei.
Ci fermammo in un parcheggio poco lontano dal posto del concerto, lei non sospettava ancora nulla.
Scesi di fretta, mentre lei rispondeva ad un messaggio. Le aprii la portiera e la trascinai letteralmente fuori dalla macchina per un braccio.
-Hei! Ma sei impazzito?! Non è che ci avrei messo molto di più a scendere da sola!- protestò lei.
Sbuffai e la portai nell'entrata sul retro della struttura dove si teneva il concerto.
-Non sembra un ristorante, Nicholls. Secondo me hai sbagliato strada.- disse lei preoccupata.
Continuai a non risponderle e la portai nel backstage.
-Che ci facciamo nel backstage di un concerto?!- chiese sorpresa alzando un sopracciglio.
La mollai lì, andandomene e aspettando che arrivasse Oli.
 
Oli P.o.v
 
Vidi Iris arrivare con Nicholls e lui andarsene. Mi sembrava strano che si fosse ricordato il piano, ma a quanto pare lo sottovalutavo.
Mi avvicinai a lei, da dietro. Le diedi un bacio sulla guancia proprio mentre ci annunciavano.
Me ne andai subito, sul palco, lasciandola lì con gli occhi spalancati e un sorriso sulla faccia.
Dopo qualche canzone arrivò il momento di Don't go, che, fra parentesi, non facevamo mai live.
-Vorrei dedicare questa canzone ad una ragazza nel backstage. Buon compleanno Iris.- non una delle migliori dediche del mondo, ma comunque io mi ero impegnato. Alla fine i miei stupidi appunti erano serviti.
Partì la canzone.
Salutai il pubblico di Sheffield e tornai con gli altri nel backstage, sentendo i fan incitarci anche se il concerto era ormai volto al termine.
-Tu sei un pazzo.- esclamò Iris venendomi incontro e gettandomi le braccia al collo.
La strinsi, sorridendo.
Mi cambiai e mi sistemai un po', poi uscii dal camerino e raggiunsi gli altri alla porta.
Iris venne in macchina con me, soprattutto perchè cacciai gli altri nella macchina di Nicholls.
-E' stato bellissimo! Grazie mille. Comunque, dove stiamo andando ora?- chiese Iris dandomi un bacio sulla guancia.
-Al ristorante.- risposi sorridendole.
Lei rise. 
-Ti ho mai detto che sei fantastico?- chiese lei. Io alzai le spalle e risi insieme a lei.
Ci fermammo davanti al ristorante. Avevamo chiesto di riservarci un tavolo, ma a quanto pare ci avevano riservato il secondo piano del ristorante.
Eravamo soli in una grande stanza, e i ragazzi stavano già iniziando a fare casino.
Dopo un'oretta avevamo già finito di cenare, e stavamo bevendo un po' troppo, ridendo e scherzando.
-Ragazzi, andiamocene o qui finisce male.- dissi facendoli smettere di ingoiare alcool.
-Sì, è meglio. Chi guida?- chiese Nicholls. 
-Io!- urlò Kean alzandosi in piedi sulla sedia. Sì, era fin troppo ubriaco.
-Facciamo che è meglio se guido io.- disse Jordan, che alla fine era quello che aveva bevuto meno di tutti.
A parte Iris, che non poteva bere più d una birra. Sì, mi avrebbe accompagnato lei a casa.
Andammo nel parcheggio dove ci salutammo e ci dividemmo.
Iris mi portò a casa, o meglio a casa sua.
-Scusa, devo prendere delle cose.- disse scendendo dall'auto.
-No. Restiamo qui stanotte, non ho la minima voglia di sentire gli scleri post-sbronza di Kean.- risposi io avvicinandomi alla porta di casa.
-Sì, forse è meglio.- esclamò lei aprendo ed entrando in casa.
Andammo subito in camera, stanchi morti.
-Sai che ho un regalo?- dissi sdraiandomi sul letto.
-Ah si? Beh, non dovevi. Il concerto e il ristorante sono abbastanza.- disse lei infilandosi una maglietta e i pantaloni del pigiama e stendendosi di fianco a me.
-Quelli erano da parte dei ragazzi, a parte la dedica della canzone. Ci tengo a sottolinearlo.- dissi guardandola negli occhi.
Mi allungai verso la giacca che avevo buttato per terra.
Cercai per un po' nella tasca destra e trovai la piccola scatolina.
La porsi ad Iris, che l'aprì curiosa.
I suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa.
-Oddio! Oli, è bellissimo!- urlò abbracciandomi e dandomi un bacio.
-Leggi la scritta.- dissi calmo quando si fu staccata da me.
Tirò fuori il piccolo anello dalla scatolina di velluto. I due brillantini incastonati sopra luccicarono alla luce della luna che filtrava dalle finestre.
Una piccola incisione all'interno del cerchietto d'argento recitava le parole 'You make me Breathe'.
Iris si commosse.
Le misi l'anello al dito e poi l'abbracciai, stringendola forte.
-Grazie mille, Oli. E' il gesto più bello che qualcuno abbia mai fatto per me.- disse in un sussurro lei.
-Di niente...- risposi sorridendole.
Mi staccai tanto da riuscire a baciarla.
Ci preparammo per dormire e ci infilammo nel letto. Spensi la luce e abbracciai Iris.
-Ah, tesoro, sai che c'è il Warped tour tra poco no?! Vuoi accompagnarmi?- chiesi mentre Iris appoggiava la testa sul mio petto.
-E me lo chiedi?!- chiese lei stupendosi di tale proposta.
-Ehm...E' un sì?- corrucciai la fronte.
-No, Oli, no.- rispose sarcastica.
-Ah. Okay.- dissi sconsolato, rassegnandomi.
-No, no, no, stavo scherzando! Diamone, Oliver, mai sentito parlare del sarcasmo?!- disse subito, alzando poi gli occhi al cielo.
La guardai e le sorrisi, poi la baciai.
-Dai, dormiamo. Oliver è stanco.- dissi chiudendo gli occhi e stringendola più forte.
-Fantastico, ora Oli si è messo a parlare in terza persona.- rispose stringendosi a me di rimando.
Ridemmo, e poi ci addormentammo così, abbracciati.
 
-Tesoro, sai dov'è la mia maglietta della Drop Dead?- urlai a Iris mentre lei prendeva le cose dal bagno.
-Qualle delle mille che hai, Oli?- chiese lei un po' scocciata.
-Dai, quella...Su...Dai, quella là. Dai, hai capito!- risposi io frugando come un matto nell'armadio.
Dopo due minuti Iris arrivò nella camera da letto e mi porse una maglietta ripiegata.
Proprio quella che cercavo.
-Ecco perchè ti amo!- le dissi abbracciandola e dandole un leggero bacio sulle labbra.
Tornò in bagno e finì di prendere l'occorrente per il Warped tour.
Finimmo di fare le valigie, e uscimmo di casa.
Sulla strada c'era già Nicholls che suonava il clackson da minimo un quarto d'ora.
Sulla sua macchina c'era già Jordan, che si isolava scoltando musica dalle cuffie dell'IPhone.
Misi le nostre valigie nel bagagliaio e mi sedetti dietro con Iris.
-Era ora! Sono diventato vecchio mentre vi aspettavo!- esclamò Matt.
-Io ti avevo detto di passare alle otto e un quarto. Ora sono un quarto alle otto. Datti una calmata.- risposi con una calma piena d'odio.
Dopo un'oretta arrivammo all'aeroporto, dove incontrammo Lee e Kean, appoggiati alla macchina di Matt.
Entrammo dalla porta automatica e cercammo di dirigerci più velocemente di più nel punto dove dovevamo fare il ceck-in. 
-Buongiorno signor Sykes.- mi disse la donna addetta al ceck-in.
-Salve.- risposi sorridendo.
Imbarcammo le valigie, e ce ne andammo.
Passammo sotto i metal detector, senza troppi problemi.
Vedevo che tutti ci fissavano, un po' perchè ci conoscevano e un po' per tatuaggi e robe varie. 
Prima di dirigerci al nostro gate dovevamo aspettare ancora una mezz'oretta, quindi decidemmo di sederci allo Starbucks che c'era nell'aeroporto per bere un caffè.
Dopo poco ci si avvicinò un gruppetto di fan.
Iris sorrise impercettibilmente, pensando che in quel momento era dall'altra parte. 
Mi venne spontaneo sorridere a quella reazione.
Firmammo qualche autografo e facemmo qualche foto con i fan, che ormai strillavano e si agitavano intorno a noi da almeno una ventina di minuti.
Per fortuna era arrivato il momento per dirigerci al gate.
Facemmo la fila prioritaria e ci imbarcammo sull'aereo abbastanza velocemente.
L'aereo partì.
 
P.o.v Jordan
 
Lee, Kean e Nicholls si erano seduti vicini, e stavano facendo i casinisti come al solito.
Oliver si era seduto vicino al finestrino, e dormiva anche se l'aereo era partito solo da dieci minuti.
Iris era vicino a lui, e poi c'ero io.
Non avevamo mai parlato molto io e lei, ma quello mi sembrava il momento giusto per cominciare.
-Hey, Iris! Come stai?- chiesi con la faccia da schiaffi che usavo con il resto dei BMTH.
-Oh, bene! Tu come stai Jordan?- mi chiese lei sorridendomi.
-Benissimo.- risposi.
Ci passò in parte una hostess con un carrello, che ci chiese cordialmente se volessimo qualcosa da mangiare o da bere.
Ci mettemmo a guardare la carta con su scritte le cose, mentre la hostess prendeva l'ordinazione di quelli vicino a noi, dall'altra parte del corridoio.
-Jordan, ti piacciono i muffin al cioccolato?- mi chiese lei, intenta a guardare la sfilza di cibi che erano proposti.
-Sì, perchè?- risposi.
-Bravo! Allora tu prendi un muffin al cioccolato così io prendo le patatine, poi me lo fai assaggiare. Perchè ho voglia di entrambi. Okay?- chiese facendo una faccia da cucciolo. Aveva imparato bene a farla da Oliver.
Mi fermai un attimo a pensare.
-Va bene, ma tu mi fai assaggiare le patatine.- dissi.
-Affare fatto.- esclamò contenta stringendomi la mano.
Sembravamo dei bambini delle elementari che all'ora della ricreazione si accordavano sullo scambiarsi la merenda.
Dicemmo le ordinazioni alla hostess, e dopo aver pagato iniziammo subito a mangiare e scherzare, tirandoci patatine e pezzetti di cioccolato. Qualcuno finì addosso ad Oliver, che fortunatamente non si svegliò.
Rischiammo di svegliare Oli da quanto ridevamo.
-Dio, queste patatine fanno schifo!- esclamò Iris dopo averne mangiate un po'.
-Sì, anche il muffin non è il massimo!- dissi io. Lei si sporse e ne prese un pezzettino.
Dopo averlo ingoiato fece una smorfia di disgusto.
-Certo che dovrebbero migliorare la qualità del cibo sugli aerei.- commentai.
-Già, ma non aspettarti troppo, è gente che serve come cena pomodoro liofilizzato.- rispose Iris continuando a mangiare le sue patatine.
Da lì partì un'interessantissima conversazione che sfotteva il cibo degli arei e che poi cadde nello spiare, commentare e sfottere le hostess che passavano avanti e indietro.
-Cavolo ragazzi, che discorsi convinti che fate.- esclamò Nicholls affacciandosi dal sedile davanti a noi.
Iris gli fece la linguaccia e io gli alzai il medio.
Nicholls si girò alzando gli occhi al cielo e noi ci rimettemmo a ridere.
Dopo un po' ci stancammo e decidemmo di ascoltare un po' di musica. Mettemmo un'auricolare per uno e feci partire la riproduzione casuale dal mio Iphone. 
Iris appoggiò la testa alla mia spalla. Era bello avere un'amica che non era Nicholls, Kean, Lee o Oliver.
Era come una boccata d'aria, e profumata, che non puzzava come i miei soliti amici dopo i concerti.
 
P.o.v Oli
 
Mi svegliai stiracchiandomi un po'.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile e mi misi a ostiare dietro alla poltrona troppo scomoda.
-Oli, che hai?- chiese Iris.
-Niente!- sbottai.
-Hei, calmo. Seriamente cos'hai?- chiese di nuovo.
-Ho sognato che qualcuno mi tirava delle patatine. Era un sogno maledettamente irritante.- risposi con una faccia alquanto bizzarra, un misto fra l'irritazione, la sorpresa e l'essersi svegliato male.
-Ah...Ehm. Okay. Mi dispiace.- disse Iris ridendo insieme a Jordan.
Li guardai meglio. Iris aveva uno degli auricolari di Jordan e aveva la testa appoggiata sulla sua spalla.
Diventai probabilmente rosso come un pomodoro perchè mi sentii le guance in fiamme.
-Jordan. Dimmi che non ci stai provando con la mia ragazza.- dissi incazzato, fulminandolo con lo sguardo.
Iris e Jordan non capirono subito, ma quando ci arrivarono Iris alzò subito la testa e si rimise a posto sulla poltrona.
-Oli, fare brutti sogni ti fa male, sai che non ci proverei mai con lei.- esclamò Jordan sorridendo della mia reazione esagerata.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Dai, stavamo solo socializzando, Oli, per carità!- esclamò Iris alzando gli occhi al cielo e sbuffando.
Le lanciai uno sguardo veloce per poi concentrarmi sulla musica che avevo appena messo dall'Iphone.
Dopo un po' Iris mi diede un bacio sulla guancia.
-Dai, facciamo pace.- disse facendo la faccia da cucciolo.
-Cazzo, Iris, così mi convinci. Sei diventata più brava di me a fare quella faccia. Ora non sono più niente! Mi hai distrutto!- esclamai fingendomi triste.
-E invece tu sei tutto, signor Sykes.- rispose lei appoggiandosi a me e infilandosi uno dei miei auricolari.
La canzone era Don't go. Nemmeno a farlo apposta.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere.
Avevo fatto partire la playlist con 'There is a Hell, believe me, I've seen it, There is a Heaven, let's keep it a secret.' E anche quello non lo avevo fatto apposta.
Ah, le coincidenze.
Arrivammo a destinazione, l'aereo atterrò e ci ritrovammo davvero molto in fretta davanti al rullo per recuperare le valigie.
Uscimmo e, dopo aver convinto Nicholls a non fare cazzate sul nastro trasportatore, salimmo sul nostro bus che era fuori ad aspettarci.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Take my hand. ***


6. Take my hand.
 
-Questo bus è una figata assurda!- esclamò Iris dopo aver dato un'occhiata in giro.
Sorrisi.
-Sì, cazzo! Si sono decisi a darcela questa maledetta play-station!- esclamai battendo il cinque a Kean.
Decidemmo di sederci un po' sul divanetto e di cazzeggiare bevendo birra.
Era il 15 giugno, e il 16 c'era la prima data. Era a Salt Lake City, nello Utah.
Arrivammo nella città nel giro di qualche ora, ci fermammo nel parcheggio dei bus, non c'erano già tutti, il parcheggio era mezzo vuoto.
Quando iniziarono ad arrivare gli altri bus, decidemmo di scendere e di andare a salutare i nostri amici.
-Iris, ti va di realizzare uno dei tuoi sogni da fangirl?- le chiesi vedendola illuminarsi.
-Del tipo?- chiese lei.
-Del tipo conoscere la bella gente che suon al Warped Tour.- risposi.
Come risposta lei si fiondò fuori dal bus, incitandomi a sbrigarmi.
 
-Hey!- esclamai vedendo i Pierce the Veil, gli Sleeping with sirens e i Tonight Alive.
Dai componenti delle band salì un coro di 'Oli!', 'Oliver!', 'Hey Oli!' e un 'Come butta vecio?!' da Kellin Quinn.
Risi e mi avvicinai, salutando tutti, ma continuando a tenere iris per mano.
-Ragazzi, lei è Iris, è la mia ragazza.- dissi dopo che l'euforia generale sbollì. -Ah, e vi adora tutti.- conclusi poi.
-Vaffanculo Oli.- sussurrò lei pestandomi un piede e cercando di nascondersi per non far vedere di essere arrossita.
-Piacere, sono Jenna!- esclamò Jenna McDougall avvicinandosi ad Iris e tendendole la mano.
-Il piacere è mio. Ah, sappiate che non sono una fan esaltata come Oliver crede.- disse, lanciandomi un'occhiatina pronunciando l'ultima frase.
Dopo tutte le presentazioni sentimmo delle voci familiari alle nostre spalle.
-Gaskarth, ci avete messo una vita!- si lamentò Vic rivolgendosi ad Alex e agli All time Low, che erano appena arrivati e si stavano dirigendo verso di noi.
-A Zack scappava, il bagno era otturato, quindi siamo arrivati in ritardo.- rispose Alex mentre fissava con uno sguardo assassino Zack.
Dopo aver salutato anche loro e avergli presentato Iris ci fermammo a parlare un po' del più e del meno.
Rimanemmo solo io, Kellin, Vic, Jenna e Alex. Noi eravamo molto amici, ci conoscevamo da un bel po' ormai.
-Oli, io torno nel bus, non sto molto bene.- mi disse Iris mentre gli altri erano impegnati in una conversazione su quanto fossero svampiti gli All time low.
-Che hai?- chiesi allarmato.
-Nulla di preoccupante, calmo, solo un po' di mal di testa. E' normale, Oli.- rispose lei cercando di tranquillizzarmi.
Io annuii.
-Okay, ragazzi, ci vediamo, noi andiamo.- avvisai i miei amici che ci salutarono per poi continuare a battibeccare.
Tornammo nel bus, dove trovammo i ragazzi a parlare seduti al tavolo. Strano, mi aspettavo che avessero dato fuoco a qualcosa, che stessero giocando alla play o che stessero dormendo.
Ci sedemmo anche io e Iris ascoltando il discorso.
-...Ecco, Kean, finalmente hai trovato una che ti fila!- esclamò Lee.
-Oddio, Matt, esci con una? Sono fiero di te! Il mio piccolino cresce.- esclamai sorpreso.
In cambio ricevetti un bel medio alzato.
-Kean, mi tradisci così?!- esclamò sarcastica Iris.
-No, ti amerò per sempre, ma il mio migliore amico è arrivato prima. Non ci posso fare niente.- fu la risposta di Matt. Alzai gli occhi al cielo.
-Dai, e come si chiama, com'è fatta?- chiese Nicholls impaziente.
-Si chiama Veronica. E' alta, magra, e molto bella. Ho una foto.- esclamò Kean tutto fiero di sé stesso, mostrando a tutti la foto che faceva da salva-schermo al suo Iphone.
-O mio Dio, è orribile!- esclamai quando finalmente riuscii a vedere la foto della fatidica Veronica.
-Sarai bello tu, Oliver?!- disse Kean irritato.-Scusa, poi cos'ha di sbagliato?- chiese dopo qualche secondo.
-Non mi piacciono le ragazze con i capelli corti, dalle spalle in giù va bene. Dai, non sono femminili. Di solito ti piacciono quelle con i capelli normali, e adesso te ne salti fuori con una che ha i capelli lunghi come i miei quando li avevo appena tagliati?!- spiegai io, non rendendomi apparentemente conto delle cazzate che stavo sparando.
-Scusa, e che hanno di male le ragazze con i capelli corti? O quelle con i capelli sopra le spalle?- chiese stizzita Iris.
Mi ricordai solo in quel momento che c'era un periodo, quando era in ospedale, in cui aveva i capelli corti. Non troppo corti, per di più a caschetto. Ma non importava perchè era come se l'avessi insultata.
Tenendo conto del fatto che nemmeno in quel momento aveva dei capelli esageratamente lunghi, le arrivavano si e no alle spalle.
-Scusa, tesoro, non volevo...Io...Dai, lo sai che dico cazzate che poi non penso davvero la metà delle volte in cui parlo.- esclamai cercando di scusarmi.
-Ah, quindi poi la metà delle cose che hai detto a me erano una cazzata? No, scusa, quale metà, così magari mi regolo su cosa credere.- disse poi incazzata più di prima, alzandosi dal tavolo e andandosene nel retro del bus.
Le corsi subito dietro.
-Dai, Iris! Iris! Ascoltami, per favore! Su, non intendevo quello. Tu sei meravigliosa! E comunque non parlavo di te, parlavo di Veronica.- dissi cercando di farmi ascoltare, mentre lei continuava a ignorarmi.
-No, parlavi delle ragazze con i capelli corti. Cambia qualcosa?! Spiegami, no, perchè se quando avevo i capelli corti continuavi a venirmi a trovare, vorrei saperne il motivo.- sbottò Iris alzando le braccia al cielo.
-Perchè mi piacevi Iris. Lo dovresti sapere ormai. Dai, non litighiamo per questa cazzata.- dissi esasperato.
-Va bene, scusa, ma devi capire che non puoi dire le prime stronzate che ti vengono in mente. Qualsiasi ragazza ti avrebbe mandato a quel paese se le avessi detto una cosa del genere. E comunque non è vero che le ragazze con i capelli corti non sono femminili.- si arrese lei, rimanendo comunque un po' seccata.
-Sì, hai ragione tesoro, mi dispiace.- le dissi abbracciandola.
Lei si abbandonò contro il mio petto, sospirando.
-Sei un idiota, Oli. Un vero idiota.- disse lei con un tono non più arrabbiato.
-Lo so.- risposi ridendo.
Rise anche lei, sciogliendo delicatamente l'abbraccio.
Beh, almeno fare pace non era stata una cosa complicata.
 
 
16 Giugno. Prima data.
Ero decisamente nervoso.
Iniziai a saltellare un po' prima di salire sul palco e mi scolai due bottiglie d'acqua.
Quando il presentatore (Tipo a caso pescato dal pubblico per presentare, barbone che viveva sotto i ponti o migliore amico di Alex Gaskarth che sia) ci annunciò, la folla esplose in un boato e iniziò a incitarci e gridare il nostro nome.
Facemmo la nostra entrata e iniziammo con 'Crucify me'. 
Continuammo con It never ends, e il pubblico esplose del tutto. Quando smettevo di cantare e giravo il microfono verso la folla, era meraviglioso sentire il testo cantato a squarciagola da tantissime persone.
Sorrisi.
Finimmo il resto della nostra scaletta e tornammo nel backstage.
-Siete stati grandi!- esclamò Iris abbracciandomi.
-Grazie.- risposi stringendola più forte.
Non smettevo di sorridere. Ero stranamente di buon umore, e la sua presenza al tour mi aiutava molto a non essere stressato come ero di solito. Beh, lo ero comunque, ma un po' di meno.
Salutai i Pierce the Veil, che dovevano salire sul palco dopo di noi.
-Siete stati bravissimi, Oli!- mi disse Mike fermandomi mentre me ne andavo.
-Grazie! Ah, comunque buona fortuna!- risposi io lasciandoli andare proprio mentre quello strano tipo che annunciava, li chiamava sul palco.
 
-Oli, noi andiamo ad una festa in un bar qui vicino. Ci ha invitati un tipo dello staff. Venite?- chiese Lee a me e a Iris.
Guardai la mia ragazza per un segno di assenso.
-Io sono stanca, andate voi.- disse lei. In effetti non aveva una bella cera.
-Va bene, allora andate, io resto qui.- risposi io.
-No, Oli, se vuoi vai pure! Posso restare da sola per un po'. Mica muoio.- esclamò Iris.
-Lo so che ce la puoi fare, ma ho voglia di restare con te. Quindi, Lee, voi andate e divertitevi. Fatti una birra per me.- ribattei io.
-Okay! Ci vediamo più tardi, ragazzi. Non si sa quando...Non si sa manco se torniamo conoscendoci. Va beh, sopravviverete.- esclamò Lee uscendo dal bus con gli altri.
Io e Iris ci sdraiammo sul divano. Accesi la TV.
Trovammo un film più o meno decente e decidemmo di guardarlo.
-Oliver, se fai così il film non riuscirò mai a guardarlo.- disse piano Iris dopo che ebbi iniziato a baciarle il collo.
Sorrisi, ma continuai, lasciando perdere le sue proteste, che alla fine cessarono abbastanza in fretta.
Continuammo a baciarci per un po', poi la presi in braccio e la portai nel bunk.
Mi misi sopra di lei, staccandomi solo per sfilarle la maglietta.
Le sue mani scivolarono sulla mia schiena, sollevando l'orlo della mia maglietta e togliendola.
I baci si fecero più appassionati. Schiusi le labbra, e le nostre lingue si toccarono, rendendo il contatto più profondo.
Le baciai il collo, scendendo più giù, fino alla vita, dove iniziai a slacciare i bottoni dei suoi shorts e a toglierglieli lentamente.
Mi alzai poco, per permettere a lei di fare lo stesso con i miei jeans.
Ci baciammo ancora una volta, poi ci guardammo negli occhi.
Era tutto meravigliosamente diverso. Non era come tutte le altre volte, come tutte le altre ragazze.
Lei era diversa. Era meravigliosa. Era speciale. Era bellissima, ed era mia.
Sorrisi.
-Che hai?- chiese Iris.
-Niente, stavo solo pensando al patto che sei mia, e che ti amo.- dissi baciandola sulla bocca.
Lei mi morse leggermente il labbro. -Siamo possessivi, eh? Ti amo anche io.- disse poi. Scossi la testa e mi misi a ridere.
Percepii il suo sorriso sulle mie labbra, mentre mi staccavo da lei e percorrevo il suo corpo con una scia di baci infuocati.
Arrivai ancora una volta alla vita, dove iniziava il pizzo della sua biancheria.
La guardai per un attimo, in cerca di un segno che mi permettesse di continuare.
Le mi sorrise. Quel sorriso mi fece sciogliere, il suo sorriso meraviglioso, che mi aveva conquistato e che continuava a sorprendermi ogni volta.
Iris annuì.
Le posai un leggero bacio sulle labbra e le sfilai le mutande e il reggiseno, dopo poco anche i miei boxer finirono sul pavimento, con tutto il resto.
Facemmo l'amore, e per la prima volta mi sentii bene, completamente bene.
Sentivo ancora i brividi salirmi lungo la schiena. Non smettevamo di sorridere, mentre rimanevamo abbracciati sotto le coperte.
-Ti amo, lo sai?- dissi sussurrando all'orecchio di Iris.
-Anche io ti amo.-rispose lei.
Dopo poco si addormentò, riuscivo a sentire il suo cuore che batteva vicino al mio, diventare sempre più regolare.
Le pulsazioni, prima frenetiche ed emozionate, cominciavano a rallentare.
Rimasi qualche minuto a guardarla, poi scivolai anche io nel mondo dei sogni.
 
Dei rumori provenienti dalla cucinetta-salotto del bus mi svegliarono.
Anche Iris aprì gli occhi, disturbata da quel casino.
-Aspetta qui, vado a controllare.- le dissi a bassa voce, lei annuì.
Mi alzai, mi infilai le mutande e mi avviai verso la fonte di quel disturbo.
Nella penombra scorsi i ragazzi ubriachi fradici che tiravano bottiglie di birra mezze piene contro le pareti e inciampavano facendo cadere di tutto.
Come se non bastasse Lee aveva preso una chitarra e stava suonando note a caso accompagnate da mugugni e parole confuse che per lui dovevano essere una canzone.
-Cazzo, ragazzi! Piantatela!- sbottai irato, attirando la loro attenzione e facendoli smettere.
La luce si accese, mi girai, vedendo Iris appoggiata allo stipite della porta con addosso la mia maglietta.
Aveva le braccia incrociate al petto e un'espressione alquanto scocciata.
-Adesso, voi idioti, date una sistemata e filate a letto. Ah, e se provate a vomitare da qualche parte qui dentro vi uccido.- disse indicando i ragazzi, il casino che avevano combinato, e poi la zona dove c'erano i bunk.
Loro abbassarono le teste, fissandosi le scarpe come bambini rimproverati dalla madre.
In meno di cinque minuti avevano sistemato nel modo in cui la loro condizione gli permetteva ed erano crollati nei letti.
-Lo sai che sei meravigliosa quando ti arrabbi?- dissi ad Iris circondandole la vita con le braccia.
Lei sorrise, sbuffando esasperata dal comportamento dei miei amici.
-Dai, sei l'unica a cui obbediscono! Dovresti sentirti fiera.- esclamai baciandole il collo.
-Sì, come no, contando che se non ci fossi stata io avresti fatto anche tu la loro fine stasera...- rispose con l'aria trasognata per i miei baci.
-Mhh-Mhh- fu la mia risposta, mentre continuavo a tenere il contato tra la mia bocca e la sua pelle.
-Oliver...- sussurrò lei, cercando di farmi smettere. -Dai, ci sono gli altri di là...- disse, anche se la sua voce e la sua espressione non erano esattamente concordi con quello che diceva. 
-Dai, sono ubriachi fradici.- risposi io infilandole le mani sotto la maglietta.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I'm at the edge of the world ***


7. I'm at the edge of the world.
 
Dopo un mese di tour, mi ritrovai abbastanza stressato, ma soprattutto scosso dalle strane conversazioni abituali con Kellin Quinn e dai miei compagni di band che la maggior parte delle volte mi stressavano  piagnucolando come bambini per ogni cosa che non gli andava bene.
Ci trovavamo in Canada, a Toronto. 
Sentii bussare alla porta, e mi alzai dal divanetto dove stavo giocando alla Xbox con Iris e Lee.
-Che ci fate voi qui?!- chiesi sorpreso e abbastanza scandalizzato, trovandomi davanti mia madre, mio padre e mio fratello.
-Bel modo di accogliere la tua famiglia, Oliver.- disse mia madre abbracciandomi.
Li feci entrare nel bus, dove Lee stava ostiando dietro al gioco perchè non capiva come Iris fosse riuscita a batterlo.
-Rassegnati Malia, è più brava di noi due messi insieme.- esclamai al mio amico, che mi guardò male.
-Che piacere rivederti, Lee.- disse mio padre.
-Oh, mamma, papà, Tom!- esclamò felice Lee abbracciando mia madre, che ricambiò facendomi la linguaccia.
-E' un figlio migliore di te, Oli. Rassegnati.- disse mia madre.
-Malia, molla mia madre. Non si ruba la famiglia altrui.- esclamai mettendo il broncio.
-Ehm, e lei deve essere Iris!- esclamò mio fratello.
Mi girai e vidi la mia stupenda ragazza che ci guardava divertita.
-Sì, sono proprio io.- disse alzandosi e avvicinandosi a me.
Mio padre e mia madre le strinsero la mano, presentandosi, poi tocco a Tom, che optò per un abbraccio invece che la stretta di mano. Iris rimase sorpresa, ma si mise a ridere.
-Togli quelle zampacce da fratello minore da lei!- gridai staccandola da mio fratello.
-Oh, Oliver, smettila di fare il possessivo!- disse Lee alzando gli occhi al cielo.
-Oggi mi rubate tutti le cose!- esclamai, piagnucolando come un bambino di cinque anni. -Ehm...Intendevo dire i genitori e la ragazza.- aggiunsi vedendo lo sguardo truce di mia madre e di Iris, che non sopportavano quando le trattavo come 'le mie cose'. Sì, ero sempre stato possessivo.
-No, comunque, non mi avete ancora spiegato cosa ci fate qui.- dissi ai miei mentre ci accomodavamo tutti sui divanetti del bus.
-Siamo in vacanza, poi abbiamo scoperto che avevate una data qui oggi e abbiamo pensato di passare.- esclamò mia madre.
-Tom, che ci fai in vacanza con mamma e papà?- chiesi poi sbalordito. Era da un pezzo che non andavamo in vacanza insieme, o che lui andava in vacanza con loro.
-Avevo voglia.- rispose lui alzando le spalle.
Mi accorsi che mio padre continuava a fissare Iris con un sorriso da ebete sulla faccia.
-Papà, piantala, la metti a disagio.- ringhiai a mio padre. -Tranquilla, fanno sempre così con le ragazze. Ma di solito le fissano come per volerle mandare via a calci...Sei la prima con cui sorride come un idiota.- dissi poi rivolto ad Iris.
-Scusami, non volevo metterti a disagio. Solo che sei... Diversa. Sì, si può dire così... Dalle solite ragazze.- esclamò concordando con mia madre.
-Per carità! Così sembra che ne cambio una al giorno!- esclamai alzando gli occhi al cielo.
-Oli, caro, sei nervoso?- chiese mia madre.
-No mamma. Sto solo desiderando che ve ne andiate prima che la conversazione diventi più imbarazzante di quanto lo sia già.- risposi calmo.
-Oliver! Non è il modo di trattare i tuoi genitori! Come minimo non li vedi da più di un mese! E poi sono simpatici, non avevo mai conosciuto nessuno che ti sfottesse tanto a parte i ragazzi.- disse Iris, che si meritò un bell'abbraccio da parte di mia madre e un 'batti il cinque' da mio padre.
-State cospirando contro di me?- chiesi esasperato.
-Sì, direi di sì.- rispose Lee.
-Da quanto state insieme?- chiese Tom curioso.
-Da febbraio.- risposi fiero.
-Sai Iris, devi essere una santa, perchè non ho la minima idea di come tu faccia a stare con lui tutto il tempo! Poi su un tour bus! Dio, io non resistevo quasi ad averlo in casa! Tenendo conto del fatto che non ha mai imparato a farsi le cose da solo! Quando viveva con noi era sempre una tragedia solo fargli rifare il letto! Ritrovavo il lenzuolo al contrario e i cuscini messi in un modo davvero improponibile.- esclamò Carol, mia madre.
-Ti voglio bene anche io, mamma.- esclamai sbuffando.
-Oh, deve vedere la mattina per farsi un caffè! Litiga ogni volta con la caffettiera! Seriamente, ci fa le discussioni!- aggiunse Iris ridendo.
-Sì, amo anche te.- dissi alzando gli occhi al cielo, Iris mi baciò la guancia per scusarsi.
Presi un po' d'acqua per smorzare la tensione. Non mi ricordavo che fosse così bello avere la mia famiglia a casa.
-Oliver, la tua ragazza mi piace tantissimo, quando vi sposate?- chiese mio padre esaltato.
Mi andò di traverso l'acqua che stavo bevendo, e in pratica ne sputai metà su mio fratello.
Tossii per due minuti, mentre Lee rideva e mio fratello mi urlava dietro.
Iris era arrossita, ridendo un po' per la mia scena ma rimanendo a guardarsi le scarpe da ginnastica.
-Ehm...Sì, noi dobbiamo andare, non è vero tesoro?- esclamò mia madre per farci uscire da quella situazione imbarazzante.
-Oh...Sì, dobbiamo andare. Scusa, Oli, comunque non intendevo...Oh, lasciamo perdere!- acconsentì Ian alzandosi.
-Ci vediamo al concerto di stasera, è stato un piacere Iris!- disse Tom seguendo mamma e papà fuori dal bus.
-E' andata bene in fondo.- disse Lee, abituato ai soliti battibecchi tra me e la mia famiglia, che di solito equivalevano a prendersi a parole tutto il tempo. 
Iris mi guardò in un modo strano.
-Che c'è?- chiesi sorridendole e pulendomi la bocca dall'acqua.
-Niente...- esclamò distogliendo lo sguardo e andandosene.
Girai lo sguardo verso Lee, che si era appoggiato al bancone reggendosi la testa con la mano chiusa a pugno.
Scuoteva la testa. -Certo che sei stupido, Oliver.- esclamò guardandomi male.
-Ma che ho fatto?! E' tutto il giorno che non capisco cosa stia succedendo!- chiesi allargando le braccia e assumendo un'espressione nervosa e confusa.
-Credi che ad una ragazza faccia piacere quando stai per strozzarti solo perchè tuo padre ti ha chiesto scherzosamente se vi sposerete?- disse lui con aria ovvia.
-No, ma la domanda mi ha colto alla sprovvista, dovresti capirmi! Non era per offenderla!- dissi io sedendomi davanti a lui al tavolo.
-Sai, dovresti rimediare...- disse Lee. -Che so, comprale un mazzo di fiori, o dei cioccolatini, o quelle cavolate che alle ragazze piacciono tanto.- aggiunse dopo un po', spostando la sua attenzione sul cellulare che aveva appena suonato annunciando l'arrivo di un messaggio.
Mi illuminai.
L'idea del secolo, la più folle e stupida che mi fosse mai venuta. Ma in fondo era proprio quello che volevo.
Corsi fuori dal bus, ignorando lo sguardo confuso di Lee.
 
Bussai freneticamente alla porta del bus degli Sleeping with Sirens.
Venne ad aprirmi Jesse.
-Jesse ciao! Dov'è Kellin! E' importante!- dissi senza lasciare che mi salutasse o dicesse nulla.
-E' al bar. Là infondo- rispose lui evidentemente confuso. Lo ringraziai correndo via più veloce che potei.
-Kellin! KELLIN!- urlai cercando di attirare l'attenzione del mio amico che parlava animatamente con la cameriera.
-KELLIN QUINN!- urlai di nuovo, visto che non mi aveva sentito.
Si girò di scatto alzandosi e sorridendomi.
-Oliver! Hei, amico come...?- iniziò a dire, ma lo travolsi e lo feci sedere, sedendomi di fronte a lui.
-Ciao. Sto bene, anche tu? Bene. Sono molto contento per te. Kellin mi serve un consiglio!- esclamai dopo aver ripreso fiato.
I suoi occhi si illuminarono e la sua bocca si aprì in un sorriso fiero.
-Sono felice, ma Oli...Sei sicuro di volere proprio il mio aiuto?- chiese. In effetti non era proprio la persona più utile/intelligente/eccetera che esistesse al mondo. Menomale che lo sapeva. Ma lui era l'unico che potesse aiutarmi.
-Sì, Kellin Mi servi tu!- esclamai, vidi che mi incitava a continuare e dire il motivo di tanta fretta quindi continuai: -Mi serve che mi insegni come chiedere a qualcuno di sposarmi.- dissi subito, senza tanti giri di parole.
Kellin ci rimase male all'inizio, era visibilmente sorpreso e confuso, ma poi assunse un faccia da schiaffi con un sorriso malizioso, alzando le sopracciglia.
-Iris, eh?!- disse poi.
Alzai gli occhi al cielo. -Sì, Kell, se no chi altro?! Nicholls?- chiesi sarcastico.
-Certo, ma non era l'amore della tua vita?!- rispose lui ironico. -No, comunque...E' difficile spiegarti come si fa...Insomma, devi andare d'istinto. Però ti consiglio di non fare come ho fatto io.- concluse Kellin.
-Cioè?- chiesi curioso.
-Ti dico solo di non saltarle alle spalle urlandole 'vuoi sposarmi?' mentre sta tagliando la frutta con un coltello e pensa che non sei a casa.- disse lui semplicemente.
-Sì, non voglio sapere i particolari...- dissi bloccandolo con un gesto della mano quando stava per ricominciare a parlare.
Parlammo ancora un po', e alla fine mi venne una mezza-idea. Salutai e ringraziai Kellin, per poi allontanarmi e prendere il telefono dalla tasca.
-Mamma? Dove siete?- chiesi quando mia madre mi rispose.
-Siamo ancora qui, sotto un tendone con i ragazzi. Volevamo salutarli visto che nel bus non c'erano.- rispose lei.
Le buttai giù il telefono in faccia, correndo dove immaginavo che fossero.
Ecco, dopo cinque minuti li vidi seduti a bere birre e ridere.
-Oliver! Finalmente! Dov'eri finito?!- chiese Kean alzando al cielo la sua bottiglia di birra in un gesto di saluto.
-Ho una cosa importante da dirvi.- esclamai sedendomi e ignorando Kean. -Voglio sposare Iris.- dissi senza lasciar parlare gli altri.
Si ammutolirono tutti.
-Oliver...Sei sicuro?! La mia era una battuta...- iniziò a dire mio padre.
-Lo so papà, ma mi hai fatto riflettere. Iris è quella giusta. Non mi ero mai sentito così con nessuna, e non è come tutte le altre. E' una cosa che intendo fare, che vi piaccia o no.- dissi determinato.
-Siamo felici per te, tesoro, ma quando intendi chiederglielo?- chiese mia madre, che non smetteva di sorridere, al contrario di mio padre.
-Non ne ho la minima idea, ma il più presto possibile.- risposi.
-Oli, però non troppo presto, aspetta ancora un po'. Devi lasciarla abituare, non state insieme da molto, potresti spaventarla se corri troppo.- disse poi, aggrottando un po' la fronte.
-Va bene, ma non voglio aspettare troppo...- replicai io.
-Chiediglielo al falò che organizziamo per la fine del Warped!- esclamò Nicholls alzandosi dalla sedia e con una faccia che esprimeva tutta la sua fierezza per quel colpo di genio.
-Ancora due mesi?!- chiesi sconsolato.
-Tua madre ha ragione, Oliver. Non spaventarla.- disse Jordan. Beh, in fondo lui tra tutti era 'la voce della verità'.
-Okay. Allora aspetterò.- disse per poi alzarmi velocemente. Decidemmo all'ultimo minuti di andare a cena tutti insieme, quindi salutai tutti e mi avviai al bus.
Presi Lee ,che era rimasto nel bus, da parte per raccontargli tutto, mentre Iris si preparava per uscire con noi.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** A way to breathe. ***


8. A way to breathe.
 
P.o.v Lee
 
-Lee, conto su di te per distrarla. Non deve venirmi a cercare, ma non deve sospettare nulla okay?- mi disse Oliver fissandomi negli occhi e mettendomi le mani sulle spalle, per farmi capire meglio l'importanza del concetto che stava esprimendo.
-Va bene Oliver, non ti preoccupare. Tu vai e organizza tutto.- risposi cacciandolo letteralmente fuori dal bus.
Mi sedetti al tavolo e iniziai a bere il mio caffè.
Dopo una mezz'oretta sentii dei rumori e Iris apparve nella stanza.
-Buongiorno.- disse sistemandosi la canottiera del pigiama e afferrando una tazza di caffè.
-'Giorno.- risposi io.
-Sai dov'è Oli?- chiese, ovviamente.
-Sì, ehm...E' andato a sistemare una cosa per il concerto di domani. Hanno avuto qualche problema tecnico credo. Non me ne ha parlato molto, comunque sarà impegnato per tutto il giorno.- risposi cercando di non farle capire che c'era sotto qualcosa.
-Ah..Okay.- disse Iris, un po' sconsolata.
-Vuoi venire con me in città? Devo comprare delle cose.- chiesi sperando vivamente che mi avrebbe detto di sì, per tenerla lontana dai dintorni del Warped e del falò che si sarebbe tenuto la sera.
-Va bene. Ma con 'comprare delle cose' intendi Shopping o solo 'comprare delle cose'?- chiese incuriosita sorridendo.
-Shopping. Sfrenato. Preparati. Partiamo fra dieci minuti.- esclamai indicandole di andare a cambiarsi.
-Subito capo.- rispose lei correndo in bagno.
Dopo cinque minuti era già pronta.
Oh mio dio. Stavo andando a fare shopping. Con una ragazza. Con la ragazza di Oliver. Oddio.
Come cazzo si fa shopping? Non ero capace. Non ero il tipo.
Nicholls e Jordan fecero la loro entrata in cucina.
-Hey, dove andate?- chiese Nicholls con gli occhi mezzi chiusi mentre si grattava la testa assonnato.
-Andiamo a fare shopping.- risposi un po' preoccupato per lo svolgimento della giornata.
I due si illuminarono.
-Veniamo anche noi!- urlarono in coro andando a cambiarsi.
Iris esplose in una risata.
-Fanno sempre così. Sono degli spendaccioni.- dissi vedendo i miei amici tornare con due sorrisi eccitati sulla faccia. Alzai gli occhi al cielo e scesi dal bus.
Arrivammo al centro commerciale con la macchina che avevamo noleggiato e Iris, Nicholls e Jordan si fiondarono subito in un negozio.
Iniziarono a guardare jeans e magliette, uscendo dal negozio con una busta a testa.
Mi fecero passare altri ventidue negozi. Ventidue.
-Iris! Andiamo lì.- esclamò Nicholls trascinando la ragazza. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, seguendo i miei amici.
Oliver me la pagherà. Anche Nicholls.
Decidemmo di fermarci a bere qualcosa allo Starbucks che c'era dentro il centro commerciale.
Ci sedemmo ad un tavolino, bevendo i nostri frappuccini.
Iris non sembrava per niente in forma.
-Cos'hai?- chiese Jordan guardandola in faccia. Era pallida.
-Non mi sento bene... Scusatemi.- disse alzandosi e correndo nel bagno dello Starbucks.
La seguimmo, fregandocene di essere entrati nel bagno delle donne.
Una vecchietta che si stava lavando le mani ci fulminò con lo sguardo.
-Scusi, la nostra amica non sta bene.- dissi spiegando il perchè di quella nostra irruzione.
-Iris, stai bene?!- chiese Nicholls bussando alla porta del bagno.
In risposta la sentimmo vomitare.
-Iris?- chiamò ancora Matt.
-Sì, sì, sto bene.- rispose lei uscendo dal bagno.
-Dio, ma che ci fate nel bagno delle donne?!- chiese avvicinandosi al lavandino.
-Non importa. Importa il fatto che tu non stai bene per niente. Vieni, ti riportiamo al bus.- dissi io uscendo dal bagno.
-Non preoccupatevi, seriamente, non sto male. Ieri sera abbiamo mangiato in un ristorante messicano che faceva schifo.- disse lei prendendo le borse.
-Piantala. Torniamo indietro. Tanto avete già comprato fin troppe cose.- esclamai determinato. Nessuno replicò quindi tornammo al bus.
Chiamai Oliver al cellulare, quando fui sicuro che Iris non sentiva.
-Quanto ti manca?! Sono quasi le otto di sera!- esclamai quando rispose.
-Lo so! Ci siamo quasi, Lee. Falla aspettare ancora un po'. Venite alla spiaggia verso le nove e un quarto.- disse lui buttandomi giù il telefono.
 
P.o.v Oli
 
Per tutto il giorno avevo fatto su e giù per il luogo dove si teneva il Warped e la spiaggia, organizzando il falò per l'ultima sera del tour e la proposta di matrimonio.
In pratica tutti sapevano del fatto che le avrei chiesto di sposarmi, anche se forse non era una grande idea farlo davanti a tutti.
Ma ormai era troppo tardi. Stranamente Kellin aveva deciso che valeva la pena aiutarmi e, ovviamente, lui dava ordini e gli Sleeping with sirens, i Pierce the Veil, i Tonight alive (serviva l'aiuto di una ragazza e Jenna sembrava perfetta per una cosa del genere) e Kean, eseguivano.
Iniziai a fare avanti e indietro nervosamente sotto il tendone dove ci stavamo riposando.
-Oliver! Piantala, mi fai girare la testa!- esclamò Kean.
-Arrangiati. Sono nervoso, guarda da un'altra parte.- sbottai agitato.
Lui alzò gli occhi al cielo e si spostò, sedendosi a parlare con Jesse e Jack.
-Amico, basta. Seriamente. E' una cosa importante, ma non devi essere così nervoso.- disse Kellin metendomi una mano sulla spalla.
Sospirai e mi calmai, cercando di focalizzare la mia attenzione sugli ultimi preparativi per il falò.
Verso sera iniziarono ad arrivare le altre band del Warped, quindi anche il resto dei Bring me the Horizon con Iris.
-Ciao!- esclamai andandogli incontro.
-Oli, sistemato tutto?- chiese Matt facendomi l'occhiolino.
-Sì, tutto.- risposi sorridendo.
-Di che parlava?- chiese Iris quando gli altri ci lasciarono soli.
-Del falò.- risposi trattenendo una risata.
Lei decise di lasciar perdere, quindi andammo insieme agli altri dai nostri amici che stavano iniziando una gara di limbo con una scopa.
Ridemmo tutti come idioti, soprattutto quando fu il turno di Kellin e dei Pierce the Veil.
Nicholls barò tutte le volte in pratica, ma a nessuno importava seriamente di lui quindi lo lasciavamo giocare senza dirgli nulla.
Ballammo anche un po', dopo aver bevuto qualche birra, e ascoltammo le band che volevano suonare qualcosa.
La serata iniziava a volgersi al termine, non eravamo rimasti in molti, quindi decisi che era quello il mio momento.
-Vado ora.- dissi a Kellin, avvisandolo.
Lui annuì sorridendo e se ne andò.
Una ventina di minuti dopo tornò con i miei genitori e Tom.
Mi fece l'okay e io salii sul primo tavolo che mi capitò a tiro, lasciando la mano di Iris e attirando l'attenzione delle persone che erano rimaste.
Guardai verso Iris, e la vidi molto confusa.
Sorrisi e mi schiarii la voce.
-Dovrei dire una cosa!- urlai per farmi sentire.
Tutti si girarono.
Tesi una mano ad Iris e quando l'afferrò, la tirai con me sul tavolo.
-Che fai?!- sussurrò guardandomi male.
La guardai per un po', sorridendole, poi mi inginocchiai tenendole una mano. Lei spalancò gli occhi sorridendomi.
Tirai fuori dalla tasca una scatolina.
-Iris...- Iniziai a dire, aprendo la scatola. -Vuoi sposarmi?- chiesi mentre gli Sleeping with Sirens partivano con il sottofondo musicale.
Tutti si misero a gridare e applaudire.
-E me lo chiedi?! Ma certo che voglio sposarti!- esclamò lei mentre mi alzavo, gettandomi le braccia al collo.
Sorrisi, mettendole l'anello al dito. Lei lo guardò un attimo, poi mi baciò.
-Attenti che cadete dal tavolo!- gridò Nicholls sovrastando il rumore.
Lo ignorammo e dopo un po' ci staccammo, scendemmo dal tavolo, venendo accolti da abbracci e applausi.
Iris non smetteva di sorridere, mentre sfoggiava l'anello davanti a tutti. Intanto le tenevo la mano, non me ne accorsi nemmeno, ormai era un gesto naturale.
-Sono fiera di te, tesoro! Congratulazioni!- esclamò mia madre abbracciando prima me e poi Iris.
-Grazie mamma, alla fine senza di voi non ce l'avrei fatta.- risposi guardando mio padre, che sorrideva.
-Quindi, quando volete sposarvi?- chiese lui.
-Non ne abbiamo ancora parlato...Cosa dici Iris?- chiesi rivolgendomi a lei, che intanto parlava con mia madre e Tom.
-Cosa? La data? Non so... In estate?- esclamò lei affiancandosi a me e mettendomi un braccio attorno alla vita.
-E' una domanda?- chiesi ridendo.
-No, è un'affermazione. In estate.- ripetè determinata.
-Che estate sia!- urlai felice.
Scoppiammo tutti a ridere, mentre le altre band se ne andavano finendo di farci i complimenti.
Fermai Kellin prima che se ne andasse.
-Hey, Kell! Grazie di tutto! Davvero, sei stato utile.- gli dissi battendogli il cinque.
-In realtà non ho fatto proprio niente, Oli, hai fatto tutto tu.- rispose. Beh, meno male che lo sapeva...No, comunque era davvero stato utile...A suo modo, certo, ma a qualcosa mi era servito. 
Scossi la testa e mi misi a ridere, mentre si accodava al resto della sua band e se ne andava.
-Oliver, cosa ti succede? Ridi troppo oggi!- esclamò Iris, lasciando i Bring me the Horizon e la mia famiglia e seguendomi in riva al mare.
Facemmo una passeggiata tenendoci per mano, mentre lei continuava a guardare l'anello che svettava sull'altra.
Mi misi a ridere.
-Che hai? Mi piace! E' bellissimo! Quindi lo guardo finchè voglio!- esclamò sorridendo, con una voce da bambina di cinque anni.
Guardai Iris per un po', mentre lei fissava le onde che ci bagnavano i piedi.
-Mi stai fissando...- disse senza guardarmi dopo un po'.
-Che hai? Sei bellissima! Quindi ti guardo finchè voglio!- esclamai facendole il verso.
Iris alzò lo sguardo su di me e rise, abbracciandomi.
-Va bene, è strano. Non è proprio da te! Oggi mi stai facendo venire le carie! O il diabete, scegli tu.- disse mentre le davo un bacio sulla fronte.
Non risposi, ma la guardai alzando un sopracciglio e mettendomi a ridere per la quindicesima volta.
Iris mi si aggrappò per non cadere, mentre le gambe le cedevano.
-Che hai?- chiesi preoccupato.
-Nulla, lascia stare, solo un giramento di testa...Possiamo tornare al bus?- chiese pregandomi con gli occhi. Annuii e la riportai al tendone, dove salutammo velocemente i miei genitori. Tornammo di fretta al bus.
Iris si fiondò in bagno e afferrò una bustina di plastica, ne tirò fuori delle pastiglie.
-Da quando hai ricominciato a prenderle?- chiesi. Non ero al corrente del fatto che avesse ricominciato a prendere le medicine. A quanto pare non si sentiva molto bene... La dottoressa aveva detto che era normale, ma sembrava essersi ripresa.
-Da qualche settimana.- rispose ingoiandole e bevendo un po' d'acqua subito dopo.
-Ah. Non me lo hai detto.- dissi appoggiandomi allo stipite della porta.
Lei alzò le spalle e si mise a letto.
La seguii, lasciando perdere l'argomento. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9. Fell into another Hole again. ***


9. Fell into another hole again.

 

-Oli, una sera dobbiamo uscire tutti insieme. Voglio conoscere la nuova fidanzata di Kean. Siamo tornati dal Warped da una settimana e non ce l’ha ancora presentata!- esclamò Iris alterata.

-Sì, calmati! Lo so che hai voglia di avere una compagna in questa gabbia di matti, ma calmati! Non è mica colpa sua.- risposi ridendo.

-Invece sì! E’ un bastardo che pianifica di ucciderci tutti per rimanere solo con la sua ragazza senza rotture di coglioni!- sbottò con gli occhi spalancati.

-Sì, s’, Iris. Va bene, come no.- dissi annuendo e mettendole una mano sulla fronte. Lei mi scostò sbuffando.

Non mi prendi seriamente! Non dirmi niente quando si presenterà a casa nostra con un’ascia in mano per farci fuori perché io ti avrò mollato lì da un pezzo.- disse alzandosi dal divano per andare ad aprire la porta a cui qualcuno bussava pesantemente.

-Oh Kean! Sai, stavamo parlando di te.- esclamò Iris vedendo Matt davanti alla porta.

-Davvero?- chiese lui sorpreso, entrando in casa e togliendosi la giacca.

-K, non hai un’ascia, vero?- chiesi con le sopracciglia aggrottate.

-Eh? Perché un’ascia? Comunque no!- esclamò confuso.

-Lasciamo perdere. Vuoi qualcosa da bere?- chiese Iris interrompendo quella che sarebbe diventata una conversazione fin troppo bizzarra.

-Sì, grazie, una birra.- rispose K sedendosi sul divano. Lei annuì e si diresse in cucina.

-Perché l’ascia?- mi chiese Matt guardandomi male.

-Perché sei un bastardo che ci vuole uccidere tutti.- risposi tranquillamente. Lui mi guardò male, non capendo il perché di quella strana affermazione. Liquidai il discorso con un gesto della mano e alzai le spalle, girandomi verso il televisore. D’un tratto sentii il rumore di qualcosa che si rompeva, e poi un tonfo secco. Mi girai di scatto e mi alzai, vedendo Iris sul pavimento e due bottiglie di birra frantumate al suolo. Corsi da lei, seguito da Kean.

-Iris?! IRIS!- urlai accucciandomi vicino a lei.

-Cazzo, Oli...- esclamò Kean indicandomi del sangue che si allargava sul pavimento.

-Chiama un'ambulanza!- urlai isterico.

Mi tolsi la maglietta e provai a fermare con quella il sangue che le colava da una ferita alla testa.

Aspettammo un po' l'arrivo dell'ambulanza.

-Quando cazzo arriva quella fottutissima ambulanza?! Il sangue continua a scendere!- gridai incazzato.

-Oliver, calmati. Prendiamo la macchina e andiamo incontro all'ambulanza.- disse Kean, cercando di sembrare il più calmo possibile per non farmi agitare di più.

Annuii e con l'aiuto di Kean presi Iris per portarla in macchina. La stendemmo sui sedili posteriori.

-Non ce la faccio a guidare, fai tu.- dissi sedendomi come potevo vicino ad Iris, continuando a bloccarle il sangue.

Dopo poca strada incontrammo l'ambulanza. K si fermò praticamente in mezzo alla corsia, scendendo e sbracciandosi per attirare l'attenzione dei paramedici sull'ambulanza.

Due tizi vestiti di arancione scesero dalla vettura, in poco tempo spostarono Iris dalla macchina alla barella dell'ambulanza.

Kean prese la macchina, perchè io mi rifiutavo di lasciare Iris.

-Cos'è successo?- mi chiese uno dei due uomini.

-Non lo so. Stava tornando dalla cucina, poi è caduta. Non ho visto niente, ho solo sentito un rumore e poi l'ho vista per terra...- provai a dire, lasciando stare le mie preoccupazioni per dire una frase sensata.

-Ha sbattuto contro qualcosa? Intendo per la ferita.- proseguì l'uomo.

-Credo sia caduta sui pezzi di vetro. Stava portando due bottiglie di birra in salotto.- risposi ricacciando indietro le lacrime che volevano uscire dai miei occhi.

-Va bene. Stai tranquillo. Non sembra troppo grave.- disse il tizio, guardandomi in modo comprensivo.

Ringraziai il cielo per quell'affermazione. Almeno avevo qualche speranza.

-Come si chiama lei?- chiese il tizio.

-Iris.- risposi.

-E tu?- chiese poi.

-Oliver. Ehm...Sono il suo fidanzato.- dissi con voce tremante.

Arrivammo al pronto soccorso, dove portarono Iris in sala operatoria. Il tizio dell'ambulanza si fermò con me, dopo avermi bloccato con la forza per non seguire la mia ragazza.

-Calmati adesso! Devono sistemare la ferita e controllare cos'è successo. Torna tra poco. Non te la rubano mica!- disse cercando di fare il simpatico. Lo guardai male di sfuggita, rassegnandomi e sedendomi su una delle sedie della sala d'aspetto.

-Ora è meglio che ti cerco qualcosa da mettere addosso perchè stai distraendo le infermiere.- esclamò. Io sorrisi leggermente annuendo.

Avrei voluto fare una di quelle battutine stupide e egocentriche, ma non mi veniva neanche l'ironia in quel momento.

Dopo qualche minuto tornò porgendomi una di quelle magliette strane che si mettono gli infermieri. Puzzava di disinfettante e ospedale.

Guardai malissimo prima l'indumento, e poi il tizio.

Lui alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

-Va bene, grazie.- dissi rassegnandomi. Non era il momento per lamentarmi su cose così stupide.

-Di niente.- rispose lui allontanandosi per parlare con un infermiere.

-Oliver!- mi sentii chiamare.

-Kean!- dissi alzandomi di scatto. Non so perchè ma lo abbracciai, lui mi strinse un pochino, come per farmi capire che ci sarebbe stato in ogni caso.

Ci sedemmo, e dopo una mezz'oretta iniziai a spazientirmi.

-Che cazzo le stanno facendo!? Non dovevano solo darle i punti?!- chiesi all'uomo dell'ambulanza che stava bevendo un caffè poco lontano da noi.

-E controllare cos'è successo. Le devono fare le radiografie e tutti i controlli necessari. Calmati, non era niente di così grave.- rispose tranquillo. Sbuffai e tornai al mio posto.

-Sei così carino con quella maglietta da infermiere, Oli.- disse K ridendo, con una voce da fan scatenata.

-Lo so, mi salteresti addosso, vero?!- risposi sorridendo.

-Allora stai meglio?!- chiese lui tornando serio.

-No. Credo di non essere mai stato così agitato. Seriamente, non so cosa pensare. Non so se devo credere al fatto che sia una cosa casuale o...- dissi, venendo interrotto a metà frase.

-Lei è il ragazzo di Iris?- mi chiese un medico.

-Sì, sono io.- risposi alzandomi.

-Le dovrei parlare. Può venire un secondo?- chiese il dottore.

-Ehm, lui può ascoltare. E' il mio migliore amico. Era lì anche lui.- risposi indicando Kean. Il dottore annuii e Kean si alzò.

Ci fece cenno di seguirlo. Camminammo per un lungo corridoio, fino ad una stanza.

La stanza si rivelò essere una sorta di ufficio. C'era una grande scrivania con una targhetta: Dr. Williams.

Sulle pareti c'erano diplomi, fotografie e cose mediche. Al centro c'era uno di quegli aggeggi per vedere le radiografie.

Il Dr. Williams ci fece sedere davanti a lui.

-Lei è il signor Sykes?- chiese un po' sorpreso, a quanto pare mi aveva riconosciuto.

Io annuii.

-La ferita non era grave, ma la cosa che ha fatto svenire Iris lo è...Non voglio girarci molto intorno, perchè sarebbe peggio quindi te lo dico chiaro e tondo: il tumore si è ripresentato. Sfortunatamente in forma più grave di prima. Dobbiamo ricoverare di nuovo Iris.- disse il dottore, cercando di essere il più gentile possibile.

Abbassai lo sguardo, togliendolo dagli occhi rassicuranti e comprensivi del dottore.

-Cazzo.- sussurrò Matt. Poi mi mise una mano sulla spalla.

Mi presi la testa fra le mani.

-E...Ci sono speranze? E' più grave di prima, ma può essere curato di nuovo?- chiese il mio amico.

-Non lo sappiamo ancora. Per scoprirlo dobbiamo fare altre analisi e aspettare un po'.- rispose il dottore.

-Può essere operata?- continuò Matt.

-Probabilmente sì, ma anche per quello...- iniziò a dire il dr. Williams.

Mi alzai di malo modo dalla sedia e uscii dalla stanza sbattendomi la porta alle spalle.

Mi accasciai contro il muro, iniziando a piangere.

-Oli...- sussurrò Kean accucciandosi vicino a me.

Lo ignorai e mi alzai.

-In che stanza è?- chiesi al dottor Williams, che stava in piedi davanti alla porta aperta.

-Nella stessa di prima.- rispose.

182.

Iniziai a correre per le scale e poi per il corridoio, finchè non mi trovai davanti quella stanza.

Feci un respiro profondo ed entrai di scatto nella stanza.

Iris si girò verso di me. Notai con piacere che era sveglia.

Stava piangendo, e quando mi vide la sua espressione si rilassò.

Rimasi un po' in piedi, a guardarla da lontano. Poi sospirai, rilassandomi e correndo da lei.

Ricominciò a singhiozzare, e alle sue si unirono anche le mie lacrime.

La abbracciai per un tempo lunghissimo. Lei si aggrappava a me, come se avesse bisogno di essere sostenuta. Ma quello che stava cadendo ero io. Lei era quella forte. Io stavo solo sprofondando nel buio.

Mi staccai da lei, sedendomi sulla solita sedia.

-Oli, va tutto bene?- chiese con la voce tremante.

Per un po' esitai, non volendo rispondere, ma poi cedetti.

-No Iris non va tutto bene! Tu hai di nuovo il tumore! Lo sapevi?- chiesi guardandola negli occhi.

Lei annuì leggermente, abbassando lo sguardo.

-Perchè non me lo hai detto? Avrei potuto fare qualcosa cazzo! Sono stato un idiota a non accorgermene!- sbottai alzandomi di scatto.

-Scusami...- sussurrò lei guardandomi.

-Non ti devi scusare! Sono io quello che ha sbagliato! E' tutta colpa mia. Se solo me ne fossi accorto! Avrei potuto fare qualcosa capisci?! Il problema sono io! Perchè distruggo tutto quello che amo! Ormai è così da sempre! Davvero credevi che mi avresti aggiustato?! Sarò sempre e solo qualcosa di rotto. E ora tu hai il tumore di nuovo, ed è tutta colpa mia. Mi sarei preso più cura di te se l'avessi saputo. Non ti avrei portata al Warped.- dissi incazzato con me stesso.

-Non è mica colpa tua se mi è tornato il tumore! Non è cola di nessuno Oli! Non devi dire queste cose, perchè tu non sei rotto, e non hai bisogno di essere aggiustato. Sei perfetto così, anche se credi che tutto ti scivoli via. Non è vero.- disse lei, con tono deciso.

Mi zittii e addolcii lo sguardo.

-No...Tu sei perfetta.- dissi calmo, avvicinandomi di nuovo a lei e baciandola.

-Si sistemerà tutto.- sussurrò Iris abbracciandomi.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** It's hard to find a way to breathe. ***


10. It's hard to find a Way to Breathe.

 

Il tempo passò velocemente, e mi ritrovai sulla stessa sedia, all'inizio di settembre.

Vedevo Iris peggiorare sempre di più, essere sempre più stanca ed ridere sempre più raramente.

Ormai portava una parrucca perchè i capelli le erano caduti a causa della terapia che diventava sempre più aggressiva.

Si vergognava ancora a farsi vedere senza parrucca, credo fosse per la posizione che avevo preso quel giorno al Warped, contro i capelli corti.

Ormai non lo pensavo più. Era bella comunque.

-Quindi l'album? Avete scelto il nome?- mi chiese Iris.

-Non ancora, ci sono un pò di titoli in ballo ma non abbiamo ancora scelto. Ci fanno tutti schifo e non riusciamo a metterci d'accordo, è meglio che non ti dica cosa ha pensato Nicholls...- risposi mettendomi le mani sugli occhi al pensiero delle cazzate che aveva sparato il mio batterista. Non sapevo perchè non l'avevo ancora sbattuto fuori...

-Me lo immagino. Una cosa del tipo "Matt Nicholls e gli altri"?- chiese Iris ironica.

-Allora ti ha chiamata! O sei molto intuitiva e ci hai azzeccato, o te l'ha detto lui.- esclamai sorpreso.

-Nessuno dei due, solo che è prevedibile. Dai, davvero non te lo aspettavi?!- esclamò lei.

-In effetti hai ragione... Comunque, tu hai proposte?- chiesi appoggiando i gomiti sul bordo del letto.

-Qualcosa che deve rimanere nel tempo... Qualcosa che la gente non si scorderà. Qualcosa da Bring me the Horizon, però meno arrabbiato e depresso.- rispose lei con espressione assorta.

Mi illuminai, alzandomi di scatto.

Lei mi guardò con occhi interrogativi, quindi mi risedetti.

-Ho trovato! Ah, e comunque grazie per avermi dato del depresso.- risposi guardandola male.

-Del resto lo sei, ammettilo. Comunque su, esponi l'idea che il tuo brillante cervellino ha partorito.- disse sarcastica alzando gli occhi al cielo.

-Hai detto qualcosa che deve durare no? Qualcosa di eterno, no? Sempiternal. E' una parola arcaica che indica qualcosa che non finisce mai, che non passa. Credo di averla letta in uno dei tuoi libri.- risposi fiero della mia idea.

-Tu hai letto uno dei miei libri? Wow. Sai leggere?- chiese stupita.

-No. Non so leggere di fatti ho guardato le figure. Comunque grazie, eh. Va beh, cosa ne pensi del nome?- esclamai stampandomi una faccia da schiaffi molto ironica sul volto.

Lei alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

-Come sei suscettibile. Comunque mi piace, Sempiternal. Figo.- rispose sorridendo.

Sorrisi anche io, molto fiero di me stesso.

Qualcuno bussò alla porta, e dopo poco sbucò Magda, venuta a prendere Iris per la terapia.

Iris sbuffò leggermente, rassegnandosi e guardandomi prima di venir portata via.

-Aspetta, Oli, puoi tenermi l'anello? L'ultima volta ci sono stati delle interferenze con gli esami dopo la cura.- chiese Iris voltandosi verso di me. Io annuii e presi l'anello che Iris mi tendeva nel suo palmo tremante. Le strinsi per un pò la mano, prima di lasciarla andare e guardarla uscire dalla stanza.

Rigirai l'anello fra le dita, rileggendo le parole che avevo fatto incidere: "You make me breathe". L'anello di fidanzamento invece lo portava al collo, Iris, non sapevo perchè avesse voluto darmi questo e tenere l'altro.

Mi sedetti sulla sedia, continuando a guardare l'anello e a giocarci, finchè non decisi di fare qualcosa di produttivo.

Afferrai il quaderno che tenevo nello zaino e una penna.

Sulle prime pagine c'erano scarabocchiate un pò di frasi per qualche canzone, poi c'erano i testi iniziali dei brani finiti, scarabocchiati e corretti.

Non erano molte, ma erano una buona base. Avevo scritto Antivist, Go to Hell for Heaven's sake, The House of Wolves e Empire.

Non erano male, anzi, ero abbastanza soddisfatto di come erano uscite.

Iniziai a scarabocchiare qualche frase a caso, continuando a lanciare occhiate veloci alla porta e all'anello.

"Can you hear the silence?

Can you see the dark?"

Mi bloccai, in cerca di qualcosa che ci stesse bene. Mi allungai verso il tavolo per prendere un giornale, sperando di trovarci qualche spunto. Ritraendo il braccio urtai contro un bicchiere d'acqua che cadde frantumandosi. Lo fissai per un pò, lasciai il giornale e scrissi sul quaderno:

"Can you fix the broken?"

Ripresi il giornale e mi misi a sfogliarlo.

Sbuffai dopo non aver trovato niente di interessante quindi mi alzai e feci un giro per la stanza.

Sbuffai di nuovo e mi risedetti prendendo l'anello di Iris e mettendolo al dito.

"Can you feel, Can you feel my Heart?"

Mi sentii ispirato e cominciai a scrivere senza fermarmi, scarabocchiando e correggendo, finchè non sentii il rumore della porta che si apriva.

-Hey, com'è andata?- chiesi alzandomi e andando incontro a Magda ed Iris, per aiutarla a stendersi.

-No, ce la faccio.- disse lei, mettendosi a letto da sola.

-Vedo che stai molto meglio oggi.- esclamai felicemente sorpreso.

Lei annuii sorridendo.

Mi sedetti riprendendo a scrivere furiosamente sul quaderno.

-Che fai?- chiese lei curiosa.

-Scrivo una canzone.- risposi concentrato.

-Uh! Posso vedere!- chiese lei esaltata, battendo le mani.

-Quando la finisco sì.- risposi serio.

-Dai! ti prego!- continuò lei.

-No, quando l'ho finita la leggi.- risposi scocciato.

-Certo che quando sei concentrato sei scontroso, eh!- si lamentò lei incrociando le braccia al petto.

Io sbuffai, continuando a fare quello per cui mi pagavano.

Dopo qualche minuto di silenzio in cui Iris mi fissava e provava a sbirciare sul quaderno, mi alzai fiero.

-Finita! E' la canzone che ho impiegato meno a scrivere in assoluto!- esclamai sorridente.

-Bene, ora fammi leggere!- disse Iris prendendomi il quaderno dalle mani.

Mi sedetti, in attesa del suo commento.

La lesse velocemente, scorrendo gli occhi sulle parole scritte in disordine sul foglio.

-Allora?- chiesi impaziente.

-Non ho ancora finito.- disse lei tenendo lo sguardo sul quaderno.

Dopo poco mi ridiede l'oggetto, sorridendomi.

-Bella! Mi piace molto!- esclamò.

-Oh, bene.- esclamai esultando.

 

Tornai a casa e, dopo aver mangiato qualcosa preso a caso dal frigo per cena, mi sedetti sul letto pensando ad un'altra canzone.

Volevo scrivere qualcosa per Iris, una canzone d'amore, qualcosa che esprimesse il mio amore per lei.

Provai a scrivere qualcosa, ma finii per rileggere una canzone che non c'entrava nulla nè con Iris, nè con l'amore. La intitolai Shadow Moses, e decisi di tenera visto che non era così brutta.

Sbuffai. Non ero nemmeno capace di scrivere una canzone per la donna che amavo?!

Misi il quaderno sul comodino, spensi la luce e mi addormentai pensando a quanto fossi imbecille e a cosa avrei potuto scrivere per Iris.

 

Entrai in ospedale, dirigendomi come ogni mattina al reparto di Iris.

Poco prima di arrivare alla stanza della mia ragazza, il suo dottore mi fermò.

-Oliver! Aspetta.- mi disse correndomi incontro per raggiungermi. Mi fermai e mi girai.

-Si? Ci sono problemi?- chiesi preoccupato, pensando subito al peggio.

-Ehm…Vorrei dirti una cosa a proposito della condizione di Iris. Sai, dopo le analisi di ieri abbiamo stabilito che il tumore si sta espandendo a velocità supersonica, non riusciremo a toglierlo tutto.- disse con una punta di amara tristezza nella voce.

-Quindi? Cosa intende?- chiesi ancora più preoccupato.

-Voglio dire che non le rimane molto tempo, Oliver.- rispose il dottore mettendomi una mano sulla spalla.

Mi si mozzò il respiro. 

-Q..Quanto? Quanto le resta?- chiesi con la voce tremante, dopo una pausa per elaborare la notizia.

-Qualche mese forse, se è fortunata. Mi dispiace tanto.- disse lui tristemente.

Annuii malinconico e mi presi un attimo prima di entrare nella stanza.

-Dottore?- lo chiamai. Lui si girò verso di me. -Posso non dirle niente? Posso portarla via?- chiesi speranzoso.

-E' meglio se resta in ospedale. Comunque credo lo abbia già intuito, ma se vuoi non dirle nulla.- rispose comprensivo. Gli feci un cenno di saluto ed entrai nella stanza.

-Ciao!- esclamò Iris felice nel vedermi.

-Ciao…- risposi esitante.

-Che hai?- chiese preoccupata, aggrottando la fronte.

-Niente. Non preoccuparti.- risposi fingendo un sorriso e sedendomi sulla sedia.

-Allora, come stai?- chiesi continuando a fingermi felice.

-Bene! Oggi sto molto meglio.- rispose lei con un sorriso.

-Oh, bene! E…Qual'è il tuo numero preferito?- chiesi, cercando di pensare il meno che potevo a quello che mi aveva rivelato il dottore poco prima.

-Bah…Non saprei….Ma Oli, sicuro di stare bene? Non è che Nicholls ti ha dato qualcosa?- chiese sbalordita.

-Ah, lascia perdere…Quindi, parliamo di cose più serie…- dissi lasciando cadere la mia domanda stupida con un gesto della mano.

-Va bene. Ah! Allora, quando esco ci sposiamo. Il giorno stesso, o quello dopo se preferisci, ma il prima possibile! E Emma, la moglie di Jordan, quando è venuta a trovarmi, mi ha fatto vedere degli abiti tra cui lei era indecisa per quando si sono sposati, e sono tutti bellissimi! E ne ho scelto uno…- partì in quarta Iris, cominciando a blaterare su torte, invitati e bomboniere. Che poi, che cos'è una bomboniera?!

Non riuscivo a concentrarmi sulle sue parole, quindi mi ritrovai a fissarle le labbra e annuire occasionalmente, mentre pensavo a milioni di cose diverse che non fossero ospedali, matrimoni e malattie.

Iniziai a pensare a Sempiternal, alle parole delle canzoni, alle melodie, ai giorni in cui dovevamo registrare e a tutti i piccoli dettati come la cover dell'album e cose simili, ma alla fine mi ritornava sempre in mente il fatto che la mia fidanzata stava parlando di sposarci quando usciva dall'ospedale, ma dall'ospedale non sarebbe mai uscita.

E quello mi distruggeva. Mi distruggeva vederla così felice per una cosa che non sarebbe mai capitata…

Iniziai a piangere, incontrollatamente. Non riuscii ad arginare le lacrime, che si riversarono copiosamente sulle mie guance. Iris smise subito di parlare, guardandomi stranita.

-Oliver? Cos'hai?- chiese procurata afferrandomi la mano.

Io non risposi e mi limitai ad appoggiare la testa sul suo sterno, continuando a piangere come un bambino di cinque anni.

-Shhh… Va tutto bene…- sussurrò lei accarezzandomi la testa per calmarmi.

Mi zittii e alzai il capo, continuando a stringerle la mano. Mi ripresi un attimo.

-Sì, hai ragione. Va tutto bene.- risposi freddo.

-Stai tranquillo, lo so che adesso non vuoi dirmi quello che ti ha detto il dottore. So che te lo ha detto. Sei entrato con una faccia da funerale. Ma non sarà la fine del mondo, okay? Anche se morirò potrai continuare ad essere felice.- disse tranquilla, sorridendomi come se stesse parlando di coniglietti e arcobaleni.

Rimasi sbigottito e sorpreso da quella frase.

-Non è vero e lo sai! Non so farmi un dannato caffè con una macchinetta automatica! Nella mia vita non ho mai lavato nemmeno un cucchiaino! Cazzo, prima di venire a vivere con te il bucato a casa mia lo faceva Jordan!- esclamai ricominciando a piangere. -Alla fine non sono nemmeno bravo a cantare perché le mie corde vocali stanno andando a farsi fottere!- continuai. -Da quando sto con te sono una persona migliore! Non sono più lo stronzo cinico che ero una volta. Se mi lasci ricomincerò ad odiare tutti. E il mondo senza di te non sarà più lo stesso!-  conclusi con gli occhi rossi e gonfi per le lacrime.

Iris mi guardò per un po', poi scoppiò a ridere. La guardai male, non capendo il motivo di quella reazione.

-Brutto idiota! Ecco, sei un idiota ma non sei inutile. Lo so che hai un rapporto critico con la macchina del caffè, ma ce la farai. Per i cucchiaini esiste la lavastoviglie, e sei un ottimo cantante. Non ti ricordi che la mia esistenza nella tua vita è partita da fan scatenata?! Sei davvero bravo, Oliver. E non sei uno stronzo cinico, e non lo ritornerai. Oliver, il mondo sarà uguale. Rimarrà com'è adesso.- disse calma, continuando a sorridermi.

-Non il mio mondo. Quello non sarà più lo stesso.- dissi piano con la voce roca per il pianto appena sfogato.

-Non devi essere triste. Odio vederti piangere. Perché poi non sono triste nemmeno io, ed è la mia vita, quindi non devi fare così. Andrà tutto bene.- rispose Iris stringendomi un po' di più la mano per darmi coraggio.

Sospirai e l'abbracciai stretta, perdendomi nel suo profumo rassicurante e cercando di convincermi che sarebbe andato tutto bene. Non ci riuscii.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Do I Disappear? ***


11. Do I disappear?

 

10 Novembre.

Ospedale di Sheffield.

Di nuovo.

-Buongiorno tesoro!- dissi ad Iris, entrando nella sua stanza e cercando di sembrare il meno distrutto possibile.

-Ciao Oli.- rispose sorridendomi debolmente. Mi aveva sempre chiamato Oli. Non mi aveva mai dato nomignoli bizzarri o teneri. Oli. Solo Oli. Non mi era mai piaciuto quel soprannome, preferivo Oliver, ma da quando lo 

diceva lei avevo iniziato ad adorarlo.

-Come stai oggi?- chiesi sdraiandomi vicino a lei sul letto, parve piacevolmente sorpresa.

-Come, tradisci così la tua sedia? Ti siedi lì da quando mi conosci.- esclamò ridacchiando.

Sorrisi: -Vedo che stai meglio... Comunque le cose cambiano, oggi avevo voglia di abbracciarti.- risposi.

Mi ero svegliato con l'irrefrenabile voglia di averla vicino a me e di stringerla forte per proteggerla da tutto.

Era esattamente quello che intendevo fare.

Le cinsi le spalle con le braccia, avvicinandola a me.

Restammo accoccolati, poi mi accorsi che le sue palpebre diventavano sempre più pesanti.

-Hai sonno?- chiesi piano.

-Un po'.- rispose lei.

Il cellulare mi vibrò nella tasca dei pantaloni.

-Rispondi, io riposo.- disse chiudendo gli occhi.

La baciai prima di rispondere al telefono. -Ti amo.- Le dissi. 

-Anch'io ti amo.- rispose lei con la voce ridotta ad un sussurro.

Mi alzai e lei si appoggiò meglio al cuscino, sorridendo impercettibilmente.

-Pronto?- dissi rispondendo al telefono.

-Ciao Oli, come sta Iris? Ti volevo avvisare che oggi ci sono le prove, se te la senti vieni, se no non fa niente.- disse la voce di Nicholls dall'altra parte del telefono.

Mi passai una mano sul viso e sospirai.

-Non so se posso...Preferirei rimanere qui oggi, comunque Iris sta..Sta meglio.- dissi al mio migliore amico.

-Bene Oli, allora...- Smisi di ascoltare quello che mi diceva perchè il bip d'allarme della macchina che segnava il battito cardiaco di Iris ruppe la calma della stanza.

Mi voltai di scatto, lasciando cadere il telefono sul pavimento.

Un'infermiera accorse subito, mentre una luce rossa appariva sullo schermo della macchina e la linea che indicava il battito cardiaco di Iris si appiattiva sempre di più.

Non capii molto di quello che successe, ero troppo sconvolto. Arrivarono tanti dottori che provarono a rianimarla, mentre Magda, l'infermiera, provava a portarmi via.

Ormai mi aveva preso in simpatia, quindi si era abituata a me. Entrando aveva lanciato solo uno sguardo veloce ad Iris per poi venirmi incontro e provare a trascinarmi per un braccio. Nel frattempo mi parlava, ma non riuscivo a sentire nulla. Mi sentivo come in un altro mondo. Era come se stessi dormendo e non riuscissi a fare nulla per fermare o cambiare quello che succedeva intorno a me, riuscendo solo ad assistere.

Fissavo il letto con il bel viso di Iris che si spegneva sempre di più.

Bip. Bip. Bip...

E quella piccola linea si appiattì del tutto.

Dopo vari tentativi di rianimazione i medici persero le speranze.

Tutto mi si fece più chiaro, mi accorsi che era la realtà, che la persona che amavo di più al mondo era morta e che non avevo fatto nulla per provare a impedirlo.

Stavo piangendo. Le lacrime colavano sulle mie guance, tracciando percorsi caldi e salati che scendevano poi sulla maglietta che indossavo.

-Iris...- sussurrai con la voce strozzata e intervallata dai singhiozzi.

-Oli...- era Magda che mi posò una mano sulla spalla. -E' morta. E' in un posto migliore, lasciala andare, Oli.- continuò lei con un tono triste.

Oli.

Quel soprannome ricominciò a farmi schifo. Non c'era più lei che lo diceva. Non avrebbe più potuto pronunciare il mio nome.

Non avrebbe mai più potuto stare con me, non avrei potuto abbracciarla o vederla, o baciarla. 

Se n'era semplicemente andata, mi era scivolata via come acqua dalle mani di un bambino.

-C'è una telefonata per lei, signor Sykes.- disse timidamente un'infermiera appena entrata, porgendomi il cordless della reception dell'ospedale.

-Oliver?! Oliver che è successo? Mi hai buttato giù il telefono!- chiese la voce preoccupata di Nicholls.

Per un po' non dissi nulla, solo dopo poco capii di avere il mio migliore amico dall'altra parte della linea e di dovergli dire che la mia fidanzata era appena morta. Iniziai a piangere più forte.

-Matt...E'...E' morta...- dissi in un sussurro. Lui si zittì subito.

-Arrivo.- fu la sua unica risposta, poi la comunicazione si interruppe.

-Oliver, devi andare. La devono portare via.- disse piano Magda.

Mi avvicinai al letto di Iris, come uno zombie.

Le posai una mano sui capelli, mi chinai e le baciai la fronte. -Ti amo...- sussurrai poco prima di staccarmi.

Magda e l'altra infermiera riuscirono a farmi uscire dalla stanza e a farmi sedere su una poltrona.

-Scusi, sa dirmi dov'è....?- iniziò a chiedere Nicholls frettoloso alla prima infermiera che gli capitò a tiro.

Sapevo che era arrivato, ma non lo guardai nemmeno.

Comunque si interruppe a metà frase, vedendomi. Ringraziò l'infermiera e si avvicinò a me.

Si accucciò per terra davanti alla mia sedia. Avevo lo sguardo fisso sulle mie mani, aperte sulle ginocchia.

Alzai di poco il viso e guardai Nicholls negli occhi.

-Se n'è andata...- dissi piano, con la voce ancora scossa dai singhiozzi.

Matt mi abbracciò. Non ci abbracciavamo quasi mai, ma mi resi conto che ne avevo maledettamente bisogno. 

Era il mio migliore amico, e avevo la necessità di sentire che c'era ancora qualcuno per me al mondo.

Anche se la cosa non aiutò molto.

Mi aggrappai alla giacca di Matt, bagnandola un po' con le lacrime.

Era come se solo aggrappandomi a lui riuscissi a non cadere nel vuoto più assoluto.

-Dai, Oli, andiamo.- mi disse piano Matt, staccandomi da lui.

Alzai lo sguardo, e vidi degli infermieri portare via dalla stanza 182 il corpo coperto di Iris.

Mi pietrificai, smettendo di piangere. Pensai per un attimo che avrei anche smesso di respirare.

-Oliver, andiamocene.- esclamò Matt, prendendomi il braccio e facendomi alzare.

Sentivo le gambe molli, e avevo paura che da un momento all'altro sarei caduto per terra.

Matt dovette trascinarmi fino alla macchina.

Ci allontanammo dall'ospedale, mentre riuscivo solo a guardare le cose scorrere davanti a me, senza però vederle davvero. Tenni lo sguardo fisso su un punto del parabrezza, mentre Matt qualche volta si girava a guardarmi.

-Oli...Non preoccuparti, è successo perchè doveva succedere, ora è in un posto migliore. Almeno ha smesso di soffrire...Dio, era ancora così giovane, non avrebbe sopportato tutto a lungo, Oli...- disse Matt con calma, aggiungendo poi cose del genere.

Non ressi più.

-CAZZO MATT! PIANTALA. STAI ZITTO E PIANTALA DI CHIAMARMI OLI. NON ME NE FREGA UN CAZZO SE E' IN UN POSTO MIGLIORE, L'AVETE GIA' DETTO IN DUE. PER ME IL POSTO MIGLIORE IN CUI PUO' ESSERE E' QUI. E' CON ME. PERCHE' IO DA SOLO NON CE LA FACCIO....Non ce la faccio...-Sbottai cominciando a piangere, di nuovo.

Matt abbassò lo sguardo per qualche secondo.

-Scusami... Non dovevo prendermela con te.- dissi dopo qualche minuto di silenzio.

Lui scosse la testa. -Non fa niente Oliver.- rispose calmo.

Rimanemmo zitti finchè non mi accorsi di dove stavamo andando.

-No Matt, portami a casa.- dissi.

-Stiamo andando a casa, Oliver.- disse lui, a quanto pare preoccupato da quella affermazione.

-No. A casa mia. A casa sua, Matt.- dissi per spiegarmi meglio.

Lui sospirò e cambiò strada, portandomi a quella che ormai era casa mia.

Scesi dalla macchina e mi diressi lentamente alla porta, con le chiavi in mano.

Ci misi un tempo che sembrò infinito per aprire la porta ed entrare in casa.

-Oliver, vuoi che resto?- chiese Matt affacciandosi dalla porta.

Mi fermai davanti all'ingresso, dandogli le spalle, non mi girai nemmeno. Scossi la testa.

Lui se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.

Andai lentamente in camera, mi sedetti contro il letto e piansi finchè le lacrime non finirono, stringendomi le gambe al petto con le mani.

Tutto diventò confuso. Non capivo cosa succedeva, mi aspettavo che lei entrasse in camera, che mi consolasse, che mi stringesse la mano.

Mi aspettavo di vederla uscire dal bagno sorridente, o di sentirla canticchiare mentre preparava qualcosa in cucina.

Non ci vedevo quasi più perchè i miei occhi erano offuscati dalle lacrime, nel mio cervello giravano immagini di lei, del suo sorriso. 

Non poteva essere morta, lei non era morta. Era andata da qualche parte, a fare la spesa forse. Era dappertutto, ma non era morta. Lei era ancora con me, non poteva avermi lasciato.

-I've said it once, I've said it twice, I've said it a thousand fucking times, that I'm okay, that I'm fine, that it's all just in my mind... That it's all just in my mind...- sussurrai, in preda ai ricordi.

 

 I've said it once, I've said it twice, I've said it a thousand fucking times, that I'm okay, that I'm fine, that it's all just in my mind... It's all just in my mind.

 

Mi alzai di scatto, entrando in ogni stanza e gridando il suo nome, cercandola.

Il suo nome rimbombava nella casa vuota, si intrappolava fra le pareti, ed era tutto ciò che riuscivo a sentire.

Almeno finchè lo squillare insistente del telefono non ruppe tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12. Help me find a way to breathe. ***


12. Help me find a way to breathe

 

P.o.v Kean

 

-Risponde la segreteria telefonica...- esclamò la voce irritante della tizia al telefono.

-Matt, Oliver non risponde. Sono preoccupato.- dissi corrucciando la fronte e risedendomi sul divano vicino a Nicholls.

-Dagli tempo, Kean. Era sconvolto. Letteralmente, non l'ho mai visto così.- esclamò Matt passandosi una mano sul viso.

-Non lo so...Comunque ho paura che faccia qualche cazzata. Senti, se la donna che ami e che devi sposare morisse, penseresti a tutte le cazzate che potresti fare per far smettere il dolore che provi, e lui è Oliver. Lo sai com'è quando è così, Matt. Sarebbe benissimo capace di fare di tutto...- ribattei io.

-Sì, forse hai ragione... Dovresti andare a casa sua a controllare più tardi. Non ce la faccio a vederlo così, è stata una tortura vederlo in ospedale. Era...Non era Oliver, ecco.- disse Nicholls.

-Ragazzi, abbiamo saputo solo ora.- dissero Jordan e Lee facendo irruzione nella stanza.

-Dio, non ci posso credere.- disse Jordan dopo essersi seduto.

-Nessuno di noi ci può credere. Sembrava stesse migliorando...E Oli come sta?- chiese Lee.

-Secondo te come sta?! Comunque è a casa...Ehm, casa sua. Cioè, non qui.- spiegò Nicholls.

-Basta, io vado.- esclamai alzandomi, prendendo la giacca e salendo in macchina, diretto a casa di Oliver.

 

P.o.v Oliver

 

Tornai in camera, guardandomi intorno. 

Tutto mi ricordava che lì c'era stata anche lei, che dormivamo nello stesso letto, condividevamo lo stesso bagno, la stessa cucina. Ci sedevamo sullo stesso divano e allo stesso tavolo.

Tutto lì mi ricordava che l'amavo e che lei mi aveva lasciato, se n'era andata, in un batter d'occhio mi aveva lasciato solo al mondo.

Vidi una foto, anzi, tante foto di noi due.

Ne presi una e la strinsi al petto, piangendo e raggomitolandomi nel letto.

Oliver. Che fai?

Mi girai di scatto. C'era Iris, sulla porta, che mi guardava corrucciando la fronte. Aveva la stessa maglietta di quel giorno, quando avevo dormito a casa sua per la prima volta.

Sorrisi. -Niente. Mi mancavi, non sapevo dove fossi.- risposi.

Ero qui. Dai, andiamo di sotto.

Mi alzai dal letto e scesi le scale, seguendola.

Andò in cucina.

Aspettami qui, torno subito...

Mi fermai, ma lei non tornò. Andai in cucina. 

-Iris, dove sei?- chiesi. -Iris?- La chiamai di nuovo. Nessuna risposta, la cercai dappertutto, era scomparsa di nuovo.

Le lacrime ricominciarono a scendere, senza che io potessi fare nulla per impedirlo.

Barcollai fino alla porta di casa, cadendo sulle ginocchia nell'ingresso.

Ad un tratto un fascio di luce mi colpì, mentre la porta veniva spalancata. Sentii solo due braccia stringermi.

-Iris...- mormorai. Ma non era lei.

 

P.o.v Kean

 

Spalancai la porta e trovai Oliver inginocchiato sul pavimento, che piangeva.

Non l'avevo mai visto piangere, non lo faceva spesso, e credo che gli unici fossero stati sua madre e Nicholls.

Mi inginocchiai davanti a lui, tenendolo, sorreggendolo, abbracciandolo. Non ce la facevo nemmeno io, come Matt, a vedere il mio amico così. Non era più Oliver. Perchè l'Oliver che conoscevamo noi era un bastardo cinico che non aveva mai voglia di fare niente e che preferiva deprimersi e criticare le persone, ma ci faceva ridere, era comunque il nostro amico. E gli volevamo bene.

Invece la persona che avevo davanti non era lui. E probabilmente non avrei più rivisto l'Oliver che tutti conoscevamo, perchè una parte di lui era morta insieme ad Iris, e me ne accorsi in quel momento, mentre lo abbracciavo e lui rimaneva nella stessa posizione in cui era, piangendo e sussurrando il nome di lei.

-Va tutto bene, non è successo niente, si risolverà.- dissi per cercare di calmarlo.

Lui scosse la testa.

-No, Matt. Non si risolverà.- disse lui con la voce distrutta dai singhiozzi.

Quella frase distrusse anche me.

 

P.o.v Oli

 

Non so come ma mi ritrovai seduto su una sedia con Matt che mi guardava preoccupato.

Dopo un po' riuscii a calmarmi e a riprendere un minimo di lucidità.

-Ho bisogno di una boccata d'aria.- dissi piano alzandomi.

Kean mi seguì sulla veranda, dove ci sedemmo sulle due poltrone di vimini.

Rimanemmo zitti, poi Nicholls chiamò Kean al telefono.

Matt si alzò, dandomi la schiena e parlando sottovoce.

Fissai la strada, e le luci dei fari di una macchina in lontananza.

Mi venne un'idea, forse l'idea più stupida che poteva venirmi in quel momento, ma io non ce la facevo.

Mi alzai. Mi sembravo in trance, non capivo quello che succedeva.

Mi misi in mezzo alla strada, fissando i fari della macchina che si avvicinava sempre di più, fin quasi a sfiorarmi.

Chiusi gli occhi.

Il rumore del clackson passò.

Riaprii gli occhi. Ero per terra vicino alla strada. Non ero morto, non avevo punti doloranti. Mi voltai e vidi Matt vicino a me che mi guardava preoccupato.

-Che cazzo volevi fare?! Non ci riprovare perchè tanto non te lo lascio fare. Non lascerò che ti suicidi, buttando all'aria tutta la tua fottuta vita e tutte le nostre maledettissime vite, okay?!- sbottò lui.

-Ti porto dagli altri, a casa nostra.- proseguì dopo avermi aiutato ad alzarmi.

-No. Voglio restare qui. Se mi dovete controllare almeno controllatemi in casa mia.- risposi duro.

Kean annuì.

Rientrammo in casa e ci sedemmo sul divano.

-Nicholls, sto a casa di Oli a dormire. Ha appena provato a buttarsi sotto una macchina e non voglio lasciarlo solo. Se volete venire è meglio.- sentii dire a Kean mentre telefonava a Matt.

Dopo un po' sentii bussare alla porta.

Kean andò ad aprire.

-Ciao Oliver...- sussurrarono i miei amici sedendosi sul divano davanti a me.

-Ciao ragazzi. Perchè siete tutti qui?- chiesi spaesato, evidentemente non rendendomi conto di quanto fosse successo poco prima.

Loro si scambiarono uno sguardo preoccupato, poi Nicholls si girò verso di me e mi sorrise.

-Volevamo passare una serata fra amici, come ai vecchi tempi.-  rispose semplicemente.

Capii che qualcosa non andava, ma lasciai perdere e annuii sorridendo.

Iniziammo a bere birra, ordinammo una pizza e accendemmo l'Xbox.

Dopo un po' notai che si iniziava a creare tensione, e Kean trascinò Matt in corridoio.

Cercando di non farmi vedere mi avvicinai piano e origliai la loro conversazione.

-Matt, non possiamo lasciare che Oli ignori la cosa. Sta rimuovendo il fatto che la sua fidanzata è morta e che lui ha provato a suicidarsi.- sussurrò arrabbiato Kean.

-Ma non pensi che sia meglio così? Che Oli rimuova. Così non soffrirà.- rispose Nicholls.

-No. Deve accettarlo e superarlo. Non può vivere in bilico. Può ricadere da un momento all'altro, e lì sarà troppo tardi. Lì lo perderemo. Nicholls, deve capire che non è tutto a posto e che non va tutto bene. Vorresti davvero che i tuoi amici ti lasciassero vivere così, finché il dolore non ritorna e ti corrode da dentro?- chiese Kean allargando le braccia.

-No, hai ragione…- sussurro Nicholls abbassando la testa. -Ma almeno aspettiamo un po', lascia che si diverta ancora per qualche ora.- implorò Nicholls. Kean annuì rassegnato.

I miei amici alzarono lo sguardo e mi videro lì in piedi, davanti a loro.

Dopo quel discorso tutto mi era sembrato molto sbagliato e chiaro.

Ricordai il bip assordante della macchina attaccata ad Iris, lei spegnersi, i fari della macchina, il desiderio di morire dopo non averla trovata in cucina.

Iniziai a piangere. Di nuovo. I miei occhi erano decisamente stanchi. di versare lacrime.

-Cazzo, Oli…Scusaci.- sussurrò Kean.

-No, avete fatto bene. Grazie. Non avrei voluto stare in quella trance. Grazie di avermi fatto svegliare. Ora se non vi dispiace vado a letto.- risposi calmo, facendomi strada fra i due e salendo le scale.

Arrivai in camera, mi chiusi la porta alle spalle e mi ci appoggiai, sbuffando.

Lentamente camminai verso il letto e mi ci buttai sopra a peso morto.

Dalla finestra entrava la luce della luna e del lampione acceso sulla strada. Guardai per un po' gli alberi fuori dalla finestra ma poi un oggettino appoggiato sul comodino attirò la mia attenzione.

Lo tastai con la mano per afferrarlo. Strizzai gli occhi per vedere meglio cosa fosse e mi resi conto che era un anello s'argento.

Precisamente quello che avevo regalato ad Iris e che poi lei mi aveva affidato in ospedale. Non gliel'avevo più ridato.

Mi sedetti sul letto e presi una scatolina dal comodino, ci frugai dentro finché non trovai una delle collane di Iris.

Era una semplice catenina d'argento con un ciondolo a forma di stella che aveva preso in un centro commerciale. Tolsi il ciondolo e ci infilai l'anello, poi me la allacciai al collo.

Mi stesi di nuovo e fissai per un po' il soffitto, finché non riuscii ad addormentarmi.

 

-CIao Oliver.- disse una voce nella mia testa.

-Ciao Iris. Che ci fai qui? Sto di nuovo sognando?- chiesi.

-Sì. E' solo un sogno. E' importante che tu lo sappia. Io non sono reale.- disse lei con un sorriso triste. Le presi la mano, come per confortarla, ma non riuscii a percepire il contatto.

-Visto? Sono solo un sogno.- rispose guarnendo le nostre mani intrecciate che però non si toccavano davvero.

-Va bene. E' solo un sogno. Per quanto ti voglia qui con me non voglio più tornare in quella specie di sonnambulismo.- dissi sicuro.

Lei annuì, continuando a guardare le nostre mani.

-Mi manchi tanto.- sussurrai con le lacrime agli occhi.

-Anche tu mi manchi, Oli. Ma non devi piangere.- disse Iris asciugandomi le lacrime.

-Non me ne frega niente. Voglio piangere perché ti amo e tu non ci sei. Anche se piangere non serve.- dissi continuando a singhiozzare.

-Va bene.- rispose lei calma, abbracciandomi. Non riuscii a sentire nemmeno le sue braccia attorno a me, ma provai a ricordare com'era abbracciarla, e fu come riaverla lì per un secondo.

Quando ci staccammo lei lanciò uno sguardo alla sua collana al mio collo.

-Vedo che mi hai fregato i gioielli.- disse Iris con un finto broncio.

-E io vedo che non hai perso il senso dell'umorismo. E non te li ho fregati. L'anello me l'hai dato tu!- esclamai indignato.

-Sì, e invece tu non hai perso l'atteggiamento da bambino di cinque anni.- replicò lei alzando gli occhi al cielo.

-No, sono ancora un rompipalle.- dissi sorridendo.

Anche lei rise. Quanto mi mancava la sua risata.

-Ci vediamo Oliver.- disse Iris dopo avermi guardato negli occhi. Sorrise e si alzò.

-No aspetta!- esclamai afferrandole la mano prima che se ne andasse. Lei si girò e mi guardò di nuovo negli occhi. In quel momento mi resi conto che riuscivo a sentire la sua sua mano e la mia che si stringevano.

-Non andare. Non ce la faccio da solo.- dissi ricominciando a piangere.

Lei mi sorrise e mi baciò, poi lasciò la mia mano e se ne andò. Scomparve e basta.

 

Mi svegliai di scatto, portandomi immediatamente la mano all'anello che portavo al collo.

Guardai l'ora: le tre di notte.

Provai a riprendere sonno, mi rigirai nel letto per un quarto d'ora, ma quando mi resi conto che non sarei riuscito a dormire di nuovo, mi alzai e mi sedetti alla scrivania.

Presi un foglio di carta e una penna e iniziai a scarabocchiare qualche parola.

 

-Matt! Ci vediamo fra dieci minuti alla sala di registrazione. Chiama gli altri.- esclamai buttando giù subito il telefono in faccia a Matt.

Mi alzai e corsi in sala di registrazione.

 

-Ragazzi, quanto ci avete messo?! Vi sto aspettando da dieci minuti!- esclamai scocciato.

-Oh, Oliver, scusaci se abbiamo dovuto svegliarci alle quattro di notte per raggiungerti qui!- sbottò arrabbiato Kean.

-Sì,sì, come vi pare. Seguite Sykes.- dissi entrando in una delle sale di registrazione.

-Ho scritto una canzone. Ed è perfetta. E voglio inciderla. Ora.- continuai serio mettendo i fogli con la canzone sul tavolo.

-Ora? Domani mattina non andava bene?- sbottò Lee.

-No.- dissi serio. -E' per lei, e ho paura di dimenticarla se non la incidiamo. Non voglio dimenticarla così non dimentico lei.- sussurrai fissando le scritte confuse sui fogli. -Dovrebbe fare tipo così.- dissi riprendendomi e iniziando a canticchiare un motivato.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13. It's like I'm Sleepwalking. (Epilogo) ***


13. It's like I'm Sleepwalking

 

 

 

P.o.v Kean

 

-M dove cazzo si è andato a cacciare?!- sbraitò Matt incazzato, prendendo a bacchettate il tavolo.

-Calmati, adesso arriva. Ci ha chiamati cinque minuti fa, e non sembrava che mancasse molto.- dissi calmo cercando di togliergli le bacchette della batteria di mano.

-Appena arriva gli faccio del male. Ti giuro.- continuò a lamentarsi Matt.

-Calmi ragazzi, sono qui.- esclamò Oliver entrando nella stanza.

-Ma dove diavolo eri? Sai che sei un idiota?- gli chiesi fulminandolo con lo sguardo.

-Scusate, ero impegnato. Ora andiamo sul palco e spacchiamo questo posto.- ci esortò lui.

-Oli, ma non dovresti riscaldare la voce?- chiese Lee.

-Chi se ne frega? Siamo in ritardo e non credo che la gente lì fuori abbia voglia di aspettare altri dieci minuti.- rispose Oliver avviandosi verso l'entrata sul palco.

Alzai le spalle e lo seguii, insieme agli altri.

Appena uscimmo sul palco tutti iniziarono ad urlare e applaudire più di quanto riuscissero a fare.

Era da un po' che non ci facevamo vedere: eravamo stati impegnati con le registrazioni, ma appena finito l'album avevamo subito fissato qualche data. Quello era il primo concerto che facevamo per lanciare Sempiternal.

Se l'album ci aveva fatti faticare e stare svegli di notte, l'accoglienza che stavamo avendo quella sera ripagava tutti gli sforzi.

La prima canzone della scaletta era 'Can you Feel my Heart?'. Partimmo tutti alla grande, eravamo carichi e avevamo voglia di fare le nuove canzoni live.

Oliver si impegnò molto e alla fine la canzone uscì bellissima. Almeno non stava cantando in modo scazzato come capitava di solito.

Dopo Antivist, Empire, Go to hell for Heaven's sake, Blessed with a curse, Alligator blood e Chelsea Smile toccò al gran finale: Sleepwalking.

Per registrare quella canzone Oliver ci aveva svegliati alle tre di notte. Era la canzone che aveva scritto per Iris.

Durante tutta la durata delle registrazioni non aveva mai fatto segno di essere ancora triste per la sua morte, a tutti noi sembrava che l'avesse superata.

Ma appena iniziò la base lo vidi lanciare uno sguardo al soffitto e tenersi la catenina con l'anello si Iris attaccato.

Iniziò a cantare, poi si interruppe e incitò la folla: -Cantate con me! Su, voglio sentirvi!- urlò, riprendendo subito dopo la canzone.

Non sembrava scosso, sorrideva, ma ad un certo punto vidi quella che sembrava una lacrima scendergli giù per la guancia.

Scambiai uno sguardo veloce con Jordan, e poi tornai a suonare.

La canzone finì, salutammo il pubblico e tornammo dietro le quinte.

-Siamo stati grandi, ragazzi. Un concerto epico. Oliver, sei stato bravissimo, complimen…- disse tutto preso Lee, che venne poi interrotto da un gesto di Oliver che lo ignorò andando a chiudersi in bagno.

-Lasciamolo stare, è meglio. Sai che dopo i concerti fa lo stronzo.- disse Jordan, sedendosi sul divano.

Dopo una decina di minuti Oliver non era ancora tornato dal bagno.

-Ragazzi, non è meglio se controlliamo?- chiesi un po' preoccupato. -Sapete, dopo l'ultima volta che l'ho lasciato solo per un po' e lui ha provato a uccidersi…Beh, diciamo che mi preoccupo.- continuai.

-Sì, andiamo a vedere.- acconsentì Lee.

Ci alzammo e ci dirigemmo vero la porta del bagno. Matt alzò la mano per bussare, ma Jordan lo bloccò, zittendoci tutti.

Sentii dei singhiozzi soffocati provenire dall'interno del bagno.

-Oli…Ehi…Ci fai entrare?- chiese Jordan.

-Fottetevi. Non potete lasciarmi stare?- esclamò lui dal bagno, cercando di coprire la voce rotta.

-No. Stai piangendo.- dissi sicuro.

-Non è vero che sto piangendo!- sbottò lui.

-Ti manca ancora vero?- chiese Matt dopo un pò.

-Non smetterà mai di mancarmi.- rispose Oliver.

-Bene, allora facci entrare, così possiamo abbracciarti in modo gay e poco da te.- disse Lee.

-Andatevene a quel paese.- disse Oliver aprendo la porta e allargando le braccia.

Ci stringemmo tutti intorno a lui.

-Credo di non averti mai abbracciato, sai? E ci conosciamo da tanto tempo.- disse Lee.

-Oh, ben, c'è sempre una prima volta.- rispose Oliver a metà fra le lacrime e le risate.

-E' stato un bel concerto.- dissi sospirando.

-Sì…- risposero gli altri in coro.

Ci mettemmo a ridere, e rimanemmo stretti ad Oliver finché le lacrime non smisero di scendergli dalle guance e finché lui non ci cacciò via a calci.

 

 

Author's corner:

 

E' triste finire la storia. Mi ci ero affezionata. *sigh sigh*

Grazie a tutti per aver seguito questa fanfic. Anche se ho spezzato il cuore a tutti (me per prima) spero comunque che vi sia piaciuta.

Quindi…Beh, alla prossima. :3

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1961518