Un Amore Splendido

di ivi87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rick ***
Capitolo 2: *** Kate ***
Capitolo 3: *** Rick & Kate ***



Capitolo 1
*** Rick ***





Un amore splendido

 



 

# Rick

 



I pulsanti si illuminano lentamente, uno dopo l’altro.

Le persone accanto a te chiacchierano e attendono che le porte si aprano.

Alcune di loro si lamentano per il prezzo del biglietto, altre se la prendono con la lentezza dell’ascensore.

Quando si illumina il centoduesimo piano, le porte si aprono e tu esci con quel gruppetto di persone.

A passo veloce superi il padiglione con le vetrate, e il banchetto con i gadget, e ti dirigi sulla terrazza.

Perché sei sulla cima dell’Empire State Building?

Te lo sei domandato per tutto il tragitto in ascensore.

Forse perché sembrava romantico.

O disperato.

O entrambi, probabilmente.

Il fatto è che domani parti per un tour promozionale di sei mesi in Europa.

La Black Pawn crede sia giunto il momento di esplorare meglio il mercato oltre oceano.

La tua agente, Paula, è d’accordo.

Tua madre è entusiasta di avere una scusa plausibile per andare e venire a piacere da Parigi, Londra, Roma...

Alexis è impegnata con lo studio ma anche lei salterà volentieri sul primo aereo per venirti a trovare.

In poche parole, non hai un solo valido motivo per rifiutare.

Vero?

Lo hai chiesto anche lei.

A Kate.

“Cosa mi trattiene?”

Lei ti ha fissato a lungo negli occhi, senza dire, però, nulla.

Hai visto che avrebbe voluto parlare.

Hai visto i suoi occhi inumidirsi.

Ma nulla.

Nulla di più.

Anzi no.

“Buona fortuna. Te lo meriti” è riuscita a dire, con un sorriso.

Tutto qui.

Te lo meriti.

Hai talento, sei bravo, sei uno scrittore di best seller e quindi te lo meriti.

Avresti voluto urlare!

Te lo meriti?

Ti meriti di restare da solo?

Ti meriti di aver incontrato il tuo vero amore ma di non riuscire a viverlo?

Ti meriti di soffocare in continuazione i tuoi sentimenti?

La tua espressione doveva valere più di mille parole perché il sorriso le è immediatamente scomparso dal volto.

Tu la conosci. Lo sai com’è fatta.

Lo sai che è orgogliosa e chiusa in sé stessa.

Ma dopo quattro anni ti aspettavi di più da lei.

Avevi visto dei progressi. Credevi di aver abbattuto qualche mattone del suo muro. Ma evidentemente ti sbagliavi.

Hai visto solo quello che volevi vedere.

Eppure...

Eppure sei sul tetto di uno degli edifici più maestosi di New York ad aspettarla.

Non poteva finire così.

Le hai dato un ultimo appuntamento. Un ultimatum se vogliamo.

Ancora adesso non sai come ti sia venuto in mente.

Ma il senso delle tue parole era inequivocabile.

Se si presenta, avete ancora una speranza.

Forse non partirai più. Forse lei verrà con te.

Forse è comunque meglio di niente.

Ma se lei non viene all’appuntamento, allora avete chiuso.

Partirai senza voltarti.

Sei mesi fuori dagli Stati Uniti o magari di più.

In ogni caso non la cercherai più, non andrai più al distretto e, a malincuore, non scriverai più di Nikki Heat.

Passeggi nervoso lungo la terrazza.

Ne hai delimitato il perimetro già quattro volte.

Senti il chiacchiericcio della gente insinuarsi tra i tuoi pensieri.

È in ritardo di dieci minuti, ma siamo sulla 5th avenue, è normale che ci sia traffico.

I clacson in lontananza accompagnano la tua angoscia.

Ti volti nella direzione delle sirene che senti.

Forse è Kate che arriva a sirene spiegate.

Guardi l’orologio. Mezz’ora di ritardo.

È assurdo.

Eri convinto che all’ultimo momento si sarebbe presentata.

Che di fronte all’eventualità di perderti avrebbe lasciato cadere ogni difesa.

Presuntuoso?

No. La tua era solo speranza.

Un’ora. Due, tre.

Ti manca l’aria. Sei all’aperto ma ti manca l’aria. Ti gira la testa.

La tua era solo speranza. Vana.

 

 



Ivi's corner:

 

Questo è il primo di tre capitoli.

Il banner è stato gentilmente realizzato dalla Stellina Production

Il titolo di questa ff vi dirà poco o nulla ma alla fine capirete... (chi invece ha già capito non spoileri per favore :D)

Il bunker l’ho appena riaffittato, chiudo la valigia e mi avvio, ok? :p

 

Ps. La scena dell’appuntamento sull’Empire State Building NON è presa da Gossip Girl! Ci tengo a specificare che loro si sono ispirati ad un altro film :) Niente contro GG eh, anzi, mi piace pure, ma questa scena è sacra!!! u.u

 

Al prossimo capitolo :-***

 

Buona 6x02! *-*-*

 

Ivi87

 

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Capitolo 2
*** Kate ***







# Kate


 

 

Apri veloce il New York Ledger alla pagina spettacoli & intrattenimento.

Con le dita scorri rapida le parole fino a trovare quello che cerchi.

L’ennesima recensione negativa.

Leggi le sprezzanti parole del giornalista e poi getti il giornale sul tavolino.

Sei semi sdraiata sulla penisola del tuo divano, con le gambe distese e la schiena contro il cuscino della spalliera.

La testa reclinata all’indietro. Pesante.

Otto mesi. Dovevano essere solo sei, ma sono diventati otto.

Segui il suo tour passo passo sui giornali.

Non ti perdi un’intervista in televisione.

Le cose purtroppo non gli vanno bene.

Il nuovo libro non sta ingranando.

Per questo ha allungato il tour pubblicitario, per promuovere meglio il romanzo.

Certo. Continua a ripetertelo.

È arrabbiato con te e lo sai.

Traspare da ogni riga del nuovo libro.

Forse è per questo che non sta piacendo.

È diverso dal suo solito stile. È più duro e cinico. Cupo.

Se ne sono accorti tutti, ma nessuno osa parlarne con te.

Quando hai saputo che non avrebbe più scritto di Nikki Heat non ti sei sorpresa.

Ti aveva fatto capire che avrebbe voltato pagina definitivamente se non ti fossi presentata all’appuntamento.

Ma mai ti saresti aspettata che scrivesse una storia d’amore in cui la protagonista uccide l’uomo che ama.

È così che ti vede? L’hai ucciso dentro?

Di sicuro hai ucciso la sua carriera.

L’uscita di Killer Love è stata costellata da critiche e recensioni negative.

Probabilmente sei una delle poche persone che l’ha acquistato.

Eppure a te è piaciuto.

Nonostante il rancore che traspare, la delusione e la rabbia.

Ti piace perché è vero. Il libro più sincero e intimo che lui abbia mai scritto.

Nel bene e nel male, in questo caso nel male, continui ad ispirarlo.

Senti di meritarti tutto questo.

Sarebbe potuta andare diversamente, invece lasci che si sfoghi nell’unico modo che conosce. Scrivendo.

Senti dei rumori provenire dalla camera da letto.

Si è svegliato.

Un’altra inutile giornata che comincia.

Un’altra giornata che ti metterà davanti alle tue debolezze e alle tue perdite.

Ogni giorno perdi un pezzetto di speranza.

Speranza che le cose tornino come prima.

Che si possa tornare indietro di otto mesi.

Di avere il coraggio di prendere in mano un telefono.

Imparare a zittire l’orgoglio.

Già. Sempre lui.

Tu cerchi di combatterlo ma lui è più combattivo di te.

Senti l’acqua scorrere in bagno.

Respiri a fondo e ti imponi di sorridere e sembrare serena, prima che scopra che hai dormito ancora una volta sul divano.

 

 

Ivi’s corner:

 

I mesi passano e nessuno dei due sta bene... che cosa sarà mai successo?

Perché Kate non è andata all’appuntamento?

Chi non deve scoprire che lei ha dormito un’altra volta sul divano?

 

Al prossimo capitolo conclusivo (parecchio più lungo, scusate ma non lo potevo tagliare xD)

 

Un bacio :-***

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Capitolo 3
*** Rick & Kate ***









# Rick & Kate


 

 

Esci da Barnes & Noble con le orecchie in fiamme.

Sei a New York da meno di cinque ore e non sei riuscito a trattenerti dall’entrare in una libreria.

Non l’avessi mai fatto.

Il commesso ti ha riconosciuto e ti ha raccontato per due ore intere quanto ami i tuoi libri.

Li ha nominati tutti, uno per uno.

Sapeva citare persino interi passaggi.

Ma su Killer Love invece, non si è nemmeno soffermato.

Te lo aspettavi. Lo sai bene che la tua ultima fatica non è piaciuta al pubblico.

Eppure è il tuo preferito. Non sai nemmeno tu se è perché sei riuscito a riversarvi tutto il dolore che pativi o se perché, volente o nolente, è comunque ispirato a Kate.

Una volta scritta la parola fine su Killer Love ti sei sentito finalmente libero. Libero di aprire una nuova pagina del tuo laptop e ricominciare a volare con la fantasia.

Un nuovo eroe protagonista. Un nuovo antagonista. Una nuova avventura.

E tutto questo perché sei riuscito ad esternare i tuoi sentimenti ed a sfogarti con la scrittura.

Hai accarezzato la copertina di Killer Love con l’intenzione poi di andartene, ma il commesso ti ha fermato.

“Oh...” ti ha detto con un po’ di imbarazzo “...non è andato così male sa? Una donna sulla sedia a rotelle era entusiasta all’idea di comprarlo. Un’altra ragazza, aspetti come si fanno chiamare? Ah, sì, emo. Una ragazza emo e un uomo...bizzarro, a dire il vero”.

Tre copie vendute nella libreria più famosa di New York. Un successone.

Chissà nei negozi più piccoli...

Hai ringraziato con cortesia e sei uscito.

Scruti il cielo.

Ti è mancata New York in questi mesi di assenza.

É caotica, rumorosa, invadente..talvolta soffocante.
Ma ti è mancata da morire.
Com'è il detto?
Nessun posto è come la propria casa?
Beh, è vero.
Cammini lentamente osservando ogni cosa come se fosse la prima volta che la vedi.
Ti meravigli ancora degli splendidi scorci che la città ti sa regalare.
Sembra ti stia dando il suo personale bentornato.
Quando ti risvegli ti accorgi di esserti allontanato molto.
Non sei più nei pressi del tuo loft.
Sei dove più temevi.
Sei quasi nel quartiere di Kate.
Perché New York ti ha giocato questo scherzo?
Ti fermi all'istante ed entri in un piccolo cafè.
Non vuoi ricadere nella depressione e scrivere un altro ‘worst-seller’.
Ti appoggi al bancone del bar massaggiandoti il volto stanco.
Il rischio di incontrarla é minimo. Starà sicuramente seguendo un caso al distretto.
Quindi è praticamente impossibile imbattersi anche in Ryan e Esposito.
Per quanto ti manchi la loro amicizia, rivederli ti ricondurrebbe inevitabilmente a lei.
Ordini un caffè forte e cerchi un tavolino libero.
Scruti la clientela fino a trovare un posto vuoto.
Nell'avvicinarti dai un veloce sguardo al tuo vicino di tavolo.
Stai per augurare educatamente buona giornata quando ti accorgi di chi sia in realtà.
"Castle?" sussurra quella voce che nemmeno un viaggio di otto mesi in Europa ti ha fatto dimenticare.
La vedi appoggiare le mani sul tavolo, pronta ad alzarsi. Ma poi desiste.
"Per favore, siediti".

 

 

******

 


Senti il cuore battere frenetico mentre esterni la tua richiesta.
Dio solo sa quanto avresti voluto corrergli incontro ed abbracciarlo.
"Ti prego" aggiungi quando lo vedi esitare.
"Tu...tu dovresti essere al distretto" constata dando uno sguardo all'orologio.
Alzi leggermente le spalle "Dovrei" rispondi solamente.
Già dovresti.
Sostieni il suo sguardo aspettando che decida se sedersi o andare via.
Lui corruccia la fronte e capisci di averlo incuriosito.
Si siede stringendo con entrambe le mani la tazza di caffè.
"Sei in ferie?".
Ti si contorce lo stomaco.
La sua voce così vicina.
Lui così vicino. E così lontano dalla verità.
"Si...si..." balbetti agitata "Mi hanno...praticamente costretta...".
Lui sorride debolmente immaginandosi quello scenario assolutamente plausibile.
Improvvisamente si accorge che la sua è l'unica tazza sul tavolo "Non hai ordinato nulla?" ti domanda, per restare su argomenti neutri, immagini.
Scuoti la testa e indichi la porta del bagno "Sto aspettando..." ti blocchi quando lo vedi irrigidirsi.
"Scusa... Io devo andare..." mormora sconvolto.
Non ha capito. Pensa che sei lì con un uomo.
Lascialo andare. É meglio così.
Si merita una donna migliore di te.
Tu sei rotta. Spezzata.
E per lui, invece, vuoi solo il meglio.
Lascialo andare.
Allunghi una mano sul suo polso "Resta" la tua voce contraddice i tuoi pensieri.
I suoi occhi rimbalzano come palline da ping pong tra la porta del bagno, il tuo viso e l'uscita del locale.
Si posano in fine sulla tua mano, ancora chiusa attorno al suo polso.
"Ehi Katie hai pensato a cosa prendere?".
Castle si volta immediatamente e sei certa di vedere del sollievo sul suo viso.
"Signor Beckett" sussurra, quasi incredulo.
Tuo padre resta a bocca aperta qualche secondo.
L'ultima persona con cui credeva di rivederti era proprio Castle.
Ti vede stringere il suo braccio. Con gli occhi lo stai implorando di lasciarvi soli.
"Bentornato" esclama allora, con lieve imbarazzo, "Io...mi faccio un giro, ok?" si china sulla tua testa e ti lascia un lieve bacio sulla fronte "Chiamami se hai bisogno" ti mormora prima di allontanarsi.
Sorridi e lo guardi andarsene.
Solitamente tu e tuo padre non siete così affettuosi, ma Castle non sembra essersene accorto. D’altronde vi ha visti pochissime volte assieme.
Lasci la presa sul suo braccio e il silenzio cala tra di voi.
"Com'è l'Europa?" domandi titubante.
"Bella. Clima mite" risponde come se fosse in uno di quei programmi di meteorologia.
Annuisci lievemente. Vorresti dirgli che non ci sei mai stata e che vorresti visitarla, ma lui ribatterebbe dicendo che saresti potuta andare con lui.
Sogghigni ripensando ad una frase che ti diceva sempre tuo padre da piccola 'Attenta a quello che dici, signorina. Tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale'.
Tuo padre. Cosa avresti fatto, in questi mesi, senza di lui.
"Ti trovo bene" ti dice, anche lui in cerca di un modo per spezzare quel silenzio.
Ti trova bene.
Sei un'ottima attrice allora.
Oppure in questi mesi ha perso tutto il suo spirito di osservazione.
Colpa tua anche questo.
"Quando sei tornato?" domandi, scavalcando la sua affermazione.
"Stamattina presto".
Altro silenzio.
Altri sguardi fugaci.
Tanto valeva lasciarlo andare via, Kate.
Dì qualcosa.
"Jimmy Kimmel ti ha fatto nero, la settimana scorsa" dici all'improvviso, ricordando quell'intervista televisiva tragicomica.
Eccolo finalmente.
Quel sorriso che tanto ami.
"Chi non mi ha fatto nero, quest'anno?" risponde ironico.
Ti rabbui all'improvviso.
"No..scusa.. Non intendevo.." ha capito che ti sei sentita chiamata in causa "Parlavo di tutte le interviste che mi hanno fatto...Non so se lo sai ma il mio libro non è stato molto apprezzato...".
Lo vedi abbassare lo sguardo.
Non c'è bisogno che ammetta davanti a te che il suo ultimo lavoro parla di voi e non in termini molto felici.
"A me è piaciuto molto" lo sorprendi "Ci hai messo tutto te stesso. Mi spiace che nessuno l'abbia capito".

 

 

******

 

 

Possibile che dopo tutto questo tempo, dopo tutto l'odio e il rancore riversato in quelle parole, lei sia l'unica che sia riuscita a comprenderti?
Ammettilo. Un po’ speravi di ferirla.
Speravi che, spinta dalla curiosità, leggesse il tuo libro e soffrisse per quelle righe aspre e dure.
Invece ti ha capito.
Ha incassato i colpi che le hai inferto in quelle pagine e le frecciatine avvelenate.
"Io...mi dispiace..." improvvisamente senti il bisogno di scusarti per averla messa alla gogna davanti al mondo intero, anche se il mondo non ne ha idea.
"Non devi scusarti. Ti sei rifugiato nella scrittura. Gli scrittori fanno così, no?" ti sorride dolcemente "Te l'ho detto, a me è piaciuto".
Vorresti arrabbiarti. Vorresti dirle che si é meritata ogni vocabolo da te scritto.
Ma sei inerme di fronte a quel sorriso.
"Per una volta è stato bello non trovare la fila all'uscita di un tuo libro" ti dice alzando le spalle "Il commesso di Barnes & Noble me lo voleva quasi regalare" scherza Kate, un po’ più rilassata.

Sorridi al pensiero di esserci stato proprio poche ore fa.

“Così sei una dei suoi tre acquirenti” esclami scuotendo la testa.

Lei corruccia la fronte e tu cerchi di ricordare per spiegarle la tua frase.

Cosa ti ha detto il commesso?

Killer Love è stato acquistato da un uomo dall’aspetto bizzarro, una ragazzina emo e una donna sulla...

Ti si gela il sangue nelle vene.

La fissi sconcertato.

Non è possibile.

No. No. No.

Non è vero.

“Andiamo...” non è vero, non è vero “...andiamo a fare due passi?”.

Ti prego alzati ed esci da qui sulle tue gambe.

Ti prego.

“Io...” si raddrizza contro lo schienale respirando a fatica “...io devo aspettare qui mio padre...e ho fame...ordiniamo qualcosa...”.

Ti prego alzati.

Sei in piedi e le tendi una mano “Mangiamo per strada, o andiamo da Remy’s. Non hai idea di quanto mi manchino i  suoi hamburger!”.

Ti prego alzati.

 

******

 

Ti prego siediti.

Stai implorando che non ti costringa a dirgli la verità.

Siediti.

Non riesci più a parlare. Non riesci a sostenere il suo sguardo.

Non sai come, ma ha capito.

Però non ci crede. Ti chiede in continuazione di alzarti e di uscire.

Ma non puoi.

Non puoi alzarti.

Non puoi corrergli incontro. Non puoi abbracciarlo. Non puoi camminare mano nella mano con lui.

Non puoi fare più niente.

Non puoi nemmeno trattenere le lacrime.

Abbassa la mano quando le vede solcare le tue guance.

Ha capito.

È lì in piedi e ti fissa a bocca aperta.

Non vuoi la sua pietà. Non vuoi che ti guardi così.

Si sporge, guarda dietro il piccolo divanetto su cui sei seduta e la vede.

La sedia a rotelle.

Quell’orribile aggeggio che ti devi portare ovunque, chiusa e appoggiata dietro il tuo schienale.

È tornato a sedersi immediatamente.

“Perché non me l’hai detto?”esclama, asciutto.

Fissi il tavolo ammutolita.

Perché l’hai fermato? Perché gli hai chiesto di restare?

Perché non riesci a dimenticarlo?

“Rispondimi!” Ti solleva il viso con la mano “Mia madre e mia figlia lo sanno?” domanda poi, come se avesse appena realizzato che loro potrebbero essere tue complici.

Scuoti con veemenza la testa “No” confessi subito, levandoti le lacrime con il dorso della mano “Sono sparita, le ho evitate in tutti i modi e ho obbligato i ragazzi a non dire niente a nessuno”.

“Ma... da quanto? Quando è successo? Kate...” gli leggi in faccia lo sgomento. Il suo cervello sta lavorando freneticamente per capire “...Perché non me l’hai detto?”.

“È stata colpa mia” esclami riuscendo a sorridere sopra a nuove lacrime “Stavo guardando in alto, impaziente di raggiungerti” ti scappa una piccola risata amara “Ho attraversato senza guardare...” aggiungi, con una piccola alzata di spalle.

 

 

 ******

 

Quelle sirene.

Quelle sirene che avevi sentito dalla cima dell’Empire State Building.

Non era la polizia.

Era un’ambulanza. Per lei. Perché l’avevano investita.

Vorresti annullarti. Risucchiato in un buco nero.

La fissi con occhi sgranati.

Sei stato lassù, su quel maledetto palazzo, per ore quando ti sarebbe bastato scendere al suono di quelle maledette sirene.

“Ho sprecato otto mesi ad odiarti, Kate! Otto mesi a pensare che tu non sei venuta all’appuntamento perché non volevi stare con me! Che non mi amavi e non ero abbastanza per te! Mentre avremmo potuto stare insieme... tutto questo tempo? Perché non hai voluto dirmelo?!!” chiedi ancora.

Molti clienti si girano a guardarvi ma non ti interessa.

“Volevo che serbassi un bel ricordo di me, nonostante tutto il male che ti ho fatto. Non volevo che tu provassi pietà per una...storpia”.

La conosci bene. Sai come ragiona.

“Non dire quella parola! Non pensarlo nemmeno!” ruggisci, quasi “Non avevi il diritto di decidere per entrambi. Io so cosa è meglio per me e di sicuro non è stare lontani!”.

“Non lo sai invece, stare con me non è il meglio per te. Non poter nemmeno fare una passeggiata assieme non è il meglio per te!” ora è lei che urla.

“Ma ti senti? Da quando ti piangi addosso così? La Beckett che conosco...”

Kate ti interrompe stringendo i pugni “La Beckett che conosci è ancora distesa sull’asfalto! Castle mi hanno sbattuta fuori dal distretto! Non potevo più andare sulle scene del crimine, la Gates mi affidava gli interrogatori ma non mi bastavano, e non ce la facevo più a compilare scartoffie tutto il giorno. Ho dato di matto davanti a tutti e mi ha congedata! Non voglio più vedere o parlare con nessuno. L’unico che mi sopporta è mio padre e solo perché è geneticamente obbligato! Sai quanto c’è voluto per convincermi ad uscire di casa, stamattina?” finge di contare mentalmente “Otto mesi! Io non sto bene Castle, non vado bene per te! Non...non dovevo chiederti di restare... tornatene a casa”.

Ma non ti muovi. Non puoi. Stai ancora registrando quanto ti ha appena detto.

“Benissimo, me ne vado io” Kate ruota il busto e afferra la carrozzina.

La trascina a lato del divanetto e la apre con un po’ di fatica.

Stai per aiutarla ma lei ti interrompe di nuovo “Faccio da sola”.

Con le mani solleva le proprie gambe e le posiziona sui poggiapiedi poi arpiona i braccioli e con forza fa leva sulle braccia per spostare il suo corpo sulla carrozzina.

Non ti stupisce che riesca a farlo da sola. L’orgoglio di quella donna è grosso quanto il tuo ego. Se non di più.

Prima che lei oltrepassi il vostro tavolino ti sposti di lato e blocchi le ruote con le mani.

“Lasciami” ti fulmina con gli occhi “Lasciami subito, stiamo dando spettacolo”.

“Non mi importa niente degli altri. Mi importa solo di te, come faccio a fartelo capire!” vorresti essere duro e fermo ma più che altro ti senti disperato “Non voglio che tu lotti da sola. Non sei sola, Kate! Vuoi alzare un altro muro? Benissimo, fai pure. Butterò giù anche quello. Se non mi ami, allora ok, me ne andrò e ti lascerò vivere la tua vita come meglio credi” le dici, ora con la voce meno tremante “Ma se mi ami, se mi ami Kate...non mi scollerò mai più da te”.

Lei ti guarda completamente rapita.

“Mi ami?”

Deglutisce con forza. Strizza gli occhi per respingere le lacrime ma quando li riapre si vede subito che sono lucidi.

“No” ti risponde.

Un bambino sarebbe stato più convincente.

 Tu sorridi “Bugiarda”.

Kate scoppia a ridere e contemporaneamente piange.

Piange forte. Piange per tutta la rabbia, la frustrazione e l’orgoglio che l’hanno dominata in quei mesi.

E, sul serio, chi se ne frega se tutti vi stanno guardando.

Le metti una mano dietro le ginocchia e l’altra dietro la schiena.

La sollevi e la posi sulle tue ginocchia, spostando un po’ il tavolo per avere più spazio.

Kate ti circonda i fianchi con le braccia, aggrappandosi alla tua camicia. Il suo volto affondato nell’incavo del tuo collo.

Dolcemente la culli e cominci a scrivere il resto della vostra vita “Sai cosa facciamo adesso? Oltre ad andare a recuperare tuo padre, ovviamente...” un sussulto, più forte dei singhiozzi del pianto, ti fa capire che sta ridendo.

Le dai un bacio fra i capelli e prosegui con il tuo racconto “Diventiamo investigatori privati” le dici sicuro.

 


******

 

Riemergi dal suo collo e lo guardi come se fosse impazzito.

“Aspetta a protestare” ti dice vedendo il tuo scetticismo “Diventeremo investigatori privati, con la licenza e i permessi vari insomma...e aiuteremo i più deboli, la gente che non può pagarsi un avvocato o un consulente esterno...risolveremo i casi ‘pro bono’, tanto i soldi non ci mancano, e daremo giustizia laddove la polizia non arriva. Hai presente Daredevil? Ecco, una cosa del genere, ma non siamo ciechi e non abbiamo il suo senso radar...”.

Buon Dio, come hai fatto otto mesi senza di lui?

“E non dobbiamo restare fermi a New York, possiamo portare il nostro contributo ovunque, così ci scappa pure una bella vacanzina ogni tanto” sussurra sorridendo come se fosse una sorta di segreto da non rivelare “Poi, se tra un caso e l’altro, ci capitasse di trovarci davanti ad una chiesetta con della gente che ci tira il riso, non avrei nulla da ridire...”.

Posi la fronte contro la sua e ti maledici per tutto il male che gli hai fatto e che ti sei fatta “Perdonami”.

“Se mi sposi, ti perdono”.

Scuoti la testa ridendo. Che uomo impossibile.

E lo ami per questo “Mi ricatti?”.

“Con le buone non lo capisci...” ti risponde facendo una smorfia.

Gli dai un leggero bacio sulle labbra e torni seria.

“E se non dovessi tornare mai più a camminare? I medici sono scettici e l’operazione costa uno sproposito...” ammetti con fatica perché l’ultima cosa che vorresti sono i suoi soldi.

“Certo che costa uno sproposito, due gambe mozzafiato come le tue non si trovano di certo al mercato”.

“Riesci ad essere serio per due minuti?” ti spazientisci. Vuoi che capisca bene quello a cui sta andando in contro. Non vuoi che si illuda che tu un giorno possa tornare a camminare per poi restarne deluso.

“Sono serio, Kate. Se il mio futuro consiste nel doverti portare in braccio per tutti i giorni della mia vita, allora sono l’uomo più fortunato del mondo”.

Sei completamente senza parole.

Senti le lacrime salire di nuovo agli occhi.

Anche se sono di gioia, questa volta, le ricacci indietro.

Basta piangere.

Sorridi e gli prendi il cellulare dal taschino della giacca.

“Che fai?”.

“Cerco informazioni su come si prende la licenza da investigatore privato” spieghi mentre ti asciughi le lacrime, anche tu con la voglia di cominciare a scrivere la vostra storia.

“Ottimo!” risponde accarezzandoti la schiena “Io scriverò un nuovo romanzo, più allegro questa volta, e tu tornerai a camminare”.

Dalla sicurezza con cui lo dice per una attimo ci credi.

Forse sarà così. O forse ti dovrà portare sempre in braccio.

Quest’ultima prospettiva non ti sembra più così negativa, in fondo.

Ha ragione. Non puoi decidere per lui.

Ma potete scrivere assieme la vostra storia.

 

 

FINE

 

 

* trailer del film “Un Amore Splendido” (An affair to remember) del 1957 - http://www.youtube.com/watch?v=S3QselSmQBM  non è un vero e proprio trailer ma è l’unico che ho trovato (per la cronaca i due protagonisti si incontrano in crociera!!! Ahahahahhaha e come sapete con le crociere ho già dato... xD)

 

 

 

Ivi’s Corner:

Scusate... capitolo conclusivo lunghissimo, lo so. Ma spezzarlo mi era impossibile.

Andava fatto così u.u

E spero di non avervi fatto venire il mal di testa con tutti quei cambiamenti di punti di vista... ^___^

L’uomo misterioso che vi ha tanto allarmate era Jim, come avete fatto a non pensarci? Il padre è l’unico che non può allontanare e che non si farebbe allontanare in ogni caso! *-*-*-*-*

L’orgoglio di Kate non l’ha frenata dall’andare all’appuntamento, solo dal contattare Castle dopo.

E la capisco e credo anche voi. Non condivido, ma la capisco.

È sempre Kate in fondo. La amiamo anche così, giusto? *-*-*

Spero di non avervi rattristate troppo, volevo provare anche io un po’ di sad/angst xD

Ma la prossima shot della serie ‘All the songs make sense’ sarà tutto fuorchè triste o ansiogena, ve l’assicuro ahahahahah

Stay tuned, guys!

 

A presto,

 

Ivi87

 


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