# Rick
& Kate
Esci da
Barnes & Noble con le orecchie in fiamme.
Sei a
New York da meno di cinque ore e non sei riuscito a trattenerti
dall’entrare in
una libreria.
Non
l’avessi mai fatto.
Il
commesso ti ha riconosciuto e ti ha raccontato per due ore intere
quanto ami i
tuoi libri.
Li ha
nominati tutti, uno per uno.
Sapeva
citare persino interi passaggi.
Ma su Killer
Love invece, non si è nemmeno soffermato.
Te lo
aspettavi. Lo sai bene che la tua ultima fatica non è
piaciuta al pubblico.
Eppure
è il tuo preferito. Non sai nemmeno tu se è
perché sei riuscito a riversarvi
tutto il dolore che pativi o se perché, volente o nolente,
è comunque ispirato
a Kate.
Una
volta scritta la parola fine su Killer Love ti sei sentito finalmente
libero.
Libero di aprire una nuova pagina del tuo laptop e ricominciare a
volare con la
fantasia.
Un
nuovo eroe protagonista. Un nuovo antagonista. Una nuova avventura.
E tutto
questo perché sei riuscito ad esternare i tuoi sentimenti ed
a sfogarti con la
scrittura.
Hai
accarezzato la copertina di Killer Love con l’intenzione poi
di andartene, ma
il commesso ti ha fermato.
“Oh...”
ti ha detto con un po’ di imbarazzo “...non
è andato così male sa? Una donna
sulla sedia a rotelle era entusiasta all’idea di comprarlo.
Un’altra ragazza,
aspetti come si fanno chiamare? Ah, sì, emo. Una ragazza emo
e un
uomo...bizzarro, a dire il vero”.
Tre
copie vendute nella libreria più famosa di New York. Un
successone.
Chissà
nei negozi più piccoli...
Hai
ringraziato con cortesia e sei uscito.
Scruti
il cielo.
Ti
è mancata New York in questi mesi di
assenza.
É
caotica, rumorosa, invadente..talvolta
soffocante.
Ma ti è mancata da morire.
Com'è il detto?
Nessun posto è come la propria casa?
Beh, è vero.
Cammini lentamente osservando ogni cosa come se fosse la prima volta
che la
vedi.
Ti meravigli ancora degli splendidi scorci che la città ti
sa regalare.
Sembra ti stia dando il suo personale bentornato.
Quando ti risvegli ti accorgi di esserti allontanato molto.
Non sei più nei pressi del tuo loft.
Sei dove più temevi.
Sei quasi nel quartiere di Kate.
Perché New York ti ha giocato questo scherzo?
Ti fermi all'istante ed entri in un piccolo cafè.
Non vuoi ricadere nella depressione e scrivere un altro ‘worst-seller’.
Ti appoggi al bancone del bar massaggiandoti il volto stanco.
Il rischio di incontrarla é minimo. Starà
sicuramente seguendo un caso al
distretto.
Quindi è praticamente impossibile imbattersi anche in Ryan e
Esposito.
Per quanto ti manchi la loro amicizia, rivederli ti ricondurrebbe
inevitabilmente a lei.
Ordini un caffè forte e cerchi un tavolino libero.
Scruti la clientela fino a trovare un posto vuoto.
Nell'avvicinarti dai un veloce sguardo al tuo vicino di tavolo.
Stai per augurare educatamente buona giornata quando ti accorgi di chi
sia in realtà.
"Castle?" sussurra quella voce che nemmeno un viaggio di otto mesi in
Europa ti ha fatto dimenticare.
La vedi appoggiare le mani sul tavolo, pronta ad alzarsi. Ma poi
desiste.
"Per favore, siediti".
******
Senti
il cuore battere frenetico mentre
esterni la tua richiesta.
Dio solo sa quanto avresti voluto corrergli incontro ed abbracciarlo.
"Ti prego" aggiungi quando lo vedi esitare.
"Tu...tu dovresti essere al distretto" constata dando uno sguardo
all'orologio.
Alzi leggermente le spalle "Dovrei" rispondi solamente.
Già dovresti.
Sostieni il suo sguardo aspettando che decida se sedersi o andare via.
Lui corruccia la fronte e capisci di averlo incuriosito.
Si siede stringendo con entrambe le mani la tazza di caffè.
"Sei in ferie?".
Ti si contorce lo stomaco.
La sua voce così vicina.
Lui così vicino. E
così lontano dalla verità.
"Si...si..." balbetti agitata "Mi hanno...praticamente
costretta...".
Lui sorride debolmente immaginandosi quello scenario assolutamente
plausibile.
Improvvisamente si accorge che la sua è l'unica tazza sul
tavolo "Non hai
ordinato nulla?" ti domanda, per restare su argomenti neutri, immagini.
Scuoti la testa e indichi la porta del bagno "Sto aspettando..." ti
blocchi quando lo vedi irrigidirsi.
"Scusa... Io devo andare..." mormora sconvolto.
Non ha capito. Pensa che sei lì con un uomo.
Lascialo andare. É meglio così.
Si merita una donna migliore di te.
Tu sei rotta. Spezzata.
E per lui, invece, vuoi solo il meglio.
Lascialo andare.
Allunghi una mano sul suo polso "Resta" la tua voce contraddice i
tuoi pensieri.
I suoi occhi rimbalzano come palline da ping pong tra la porta del
bagno, il
tuo viso e l'uscita del locale.
Si posano in fine sulla tua mano, ancora chiusa attorno al suo polso.
"Ehi Katie hai pensato a cosa prendere?".
Castle si volta immediatamente e sei certa di vedere del sollievo sul
suo viso.
"Signor Beckett" sussurra, quasi incredulo.
Tuo padre resta a bocca aperta qualche secondo.
L'ultima persona con cui credeva di rivederti era proprio Castle.
Ti vede stringere il suo braccio. Con gli occhi lo stai implorando di
lasciarvi
soli.
"Bentornato" esclama allora, con lieve imbarazzo, "Io...mi
faccio un giro, ok?" si china sulla tua testa e ti lascia un lieve
bacio
sulla fronte "Chiamami se hai bisogno" ti mormora prima di
allontanarsi.
Sorridi e lo guardi andarsene.
Solitamente tu e tuo padre non siete così affettuosi, ma
Castle non sembra
essersene accorto. D’altronde vi ha visti pochissime volte
assieme.
Lasci la presa sul suo braccio e il silenzio cala tra di voi.
"Com'è l'Europa?" domandi titubante.
"Bella. Clima mite" risponde come se fosse in uno di quei programmi
di meteorologia.
Annuisci lievemente. Vorresti dirgli che non ci sei mai stata e che
vorresti
visitarla, ma lui ribatterebbe dicendo che saresti potuta andare con
lui.
Sogghigni ripensando ad una frase che ti diceva sempre tuo padre da
piccola 'Attenta a quello
che dici, signorina. Tutto quello
che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale'.
Tuo padre. Cosa avresti fatto, in questi mesi, senza di lui.
"Ti trovo bene" ti dice, anche lui in cerca di un modo per spezzare
quel silenzio.
Ti trova bene.
Sei un'ottima attrice allora.
Oppure in questi mesi ha perso tutto il suo spirito di osservazione.
Colpa tua anche questo.
"Quando sei tornato?" domandi, scavalcando la sua affermazione.
"Stamattina presto".
Altro silenzio.
Altri sguardi fugaci.
Tanto valeva lasciarlo andare via, Kate.
Dì qualcosa.
"Jimmy Kimmel ti ha fatto nero, la settimana scorsa" dici
all'improvviso, ricordando quell'intervista televisiva tragicomica.
Eccolo finalmente.
Quel sorriso che tanto ami.
"Chi non mi ha fatto nero, quest'anno?" risponde ironico.
Ti rabbui all'improvviso.
"No..scusa.. Non intendevo.." ha capito che ti sei sentita chiamata
in causa "Parlavo di tutte le interviste che mi hanno fatto...Non so se
lo
sai ma il mio libro non è stato molto apprezzato...".
Lo vedi abbassare lo sguardo.
Non c'è bisogno che ammetta davanti a te che il suo ultimo
lavoro parla di voi
e non in termini molto felici.
"A me è piaciuto molto" lo sorprendi "Ci hai messo tutto te
stesso. Mi spiace che nessuno l'abbia capito".
******
Possibile
che dopo tutto questo tempo,
dopo tutto l'odio e il rancore riversato in quelle parole, lei sia
l'unica che
sia riuscita a comprenderti?
Ammettilo. Un po’ speravi di ferirla.
Speravi che, spinta dalla curiosità, leggesse il tuo libro e
soffrisse per
quelle righe aspre e dure.
Invece ti ha capito.
Ha incassato i colpi che le hai inferto in quelle pagine e le
frecciatine
avvelenate.
"Io...mi dispiace..." improvvisamente senti il bisogno di scusarti
per averla messa alla gogna davanti al mondo intero, anche se il mondo
non ne
ha idea.
"Non devi scusarti. Ti sei rifugiato nella scrittura. Gli scrittori
fanno così,
no?" ti sorride dolcemente "Te l'ho detto, a me è piaciuto".
Vorresti arrabbiarti. Vorresti dirle che si é meritata ogni
vocabolo da te
scritto.
Ma sei inerme di fronte a quel sorriso.
"Per una volta è stato bello non trovare la fila all'uscita
di un tuo
libro" ti dice alzando le spalle "Il commesso di Barnes & Noble
me lo voleva quasi regalare" scherza Kate, un po’
più rilassata.
Sorridi al
pensiero di esserci stato proprio poche ore fa.
“Così
sei
una dei suoi tre acquirenti” esclami scuotendo la testa.
Lei
corruccia la fronte e tu cerchi di ricordare per spiegarle la tua frase.
Cosa ti ha
detto il commesso?
Killer Love
è stato acquistato da un uomo dall’aspetto
bizzarro, una ragazzina emo e una
donna sulla...
Ti si gela
il sangue nelle vene.
La fissi
sconcertato.
Non è
possibile.
No. No. No.
Non è
vero.
“Andiamo...”
non è vero, non è vero “...andiamo a
fare due passi?”.
Ti prego
alzati ed esci da qui sulle tue gambe.
Ti prego.
“Io...”
si
raddrizza contro lo schienale respirando a fatica “...io devo
aspettare qui mio
padre...e ho fame...ordiniamo qualcosa...”.
Ti prego
alzati.
Sei in piedi
e le tendi una mano “Mangiamo per strada, o andiamo da
Remy’s. Non hai idea di
quanto mi manchino i suoi
hamburger!”.
Ti prego
alzati.
******
Ti prego
siediti.
Stai
implorando che non ti costringa a dirgli la verità.
Siediti.
Non riesci
più a parlare. Non riesci a sostenere il suo sguardo.
Non sai come,
ma ha capito.
Però
non ci
crede. Ti chiede in continuazione di alzarti e di uscire.
Ma non puoi.
Non puoi
alzarti.
Non puoi
corrergli incontro. Non puoi abbracciarlo. Non puoi camminare mano
nella mano
con lui.
Non puoi
fare più niente.
Non puoi
nemmeno trattenere le lacrime.
Abbassa la
mano quando le vede solcare le tue guance.
Ha capito.
È
lì in
piedi e ti fissa a bocca aperta.
Non vuoi
la sua pietà. Non vuoi che ti guardi così.
Si
sporge, guarda dietro il piccolo divanetto su cui sei seduta e la vede.
La
sedia a rotelle.
Quell’orribile
aggeggio che ti devi portare ovunque, chiusa e appoggiata
dietro il tuo schienale.
È
tornato
a sedersi immediatamente.
“Perché
non me l’hai detto?”esclama, asciutto.
Fissi
il tavolo ammutolita.
Perché
l’hai fermato? Perché gli hai chiesto di restare?
Perché
non riesci a dimenticarlo?
“Rispondimi!”
Ti solleva il viso con la mano “Mia madre e mia figlia lo
sanno?” domanda poi,
come se avesse appena realizzato che loro potrebbero essere tue
complici.
Scuoti
con veemenza la testa “No” confessi subito,
levandoti le lacrime con il dorso
della mano “Sono sparita, le ho evitate in tutti i modi e ho
obbligato i
ragazzi a non dire niente a nessuno”.
“Ma...
da quanto? Quando è successo? Kate...” gli leggi
in faccia lo sgomento. Il suo
cervello sta lavorando freneticamente per capire
“...Perché non me l’hai
detto?”.
“È
stata colpa mia” esclami riuscendo a sorridere sopra a nuove
lacrime “Stavo
guardando in alto, impaziente di raggiungerti” ti scappa una
piccola risata
amara “Ho attraversato senza guardare...” aggiungi,
con una piccola alzata di
spalle.
******
Quelle
sirene.
Quelle
sirene che avevi sentito dalla cima dell’Empire State
Building.
Non era
la polizia.
Era
un’ambulanza. Per lei. Perché l’avevano
investita.
Vorresti
annullarti. Risucchiato in un buco nero.
La
fissi con occhi sgranati.
Sei
stato lassù, su quel maledetto palazzo, per ore quando ti
sarebbe bastato
scendere al suono di quelle maledette sirene.
“Ho
sprecato otto mesi ad odiarti, Kate! Otto mesi a pensare che tu non sei
venuta
all’appuntamento perché non volevi stare con me!
Che non mi amavi e non ero
abbastanza per te! Mentre avremmo potuto stare insieme... tutto questo
tempo? Perché
non hai voluto dirmelo?!!” chiedi ancora.
Molti
clienti si girano a guardarvi ma non ti interessa.
“Volevo
che serbassi un bel ricordo di me, nonostante tutto il male che ti ho
fatto. Non
volevo che tu provassi pietà per una...storpia”.
La
conosci bene. Sai come ragiona.
“Non
dire quella parola! Non pensarlo nemmeno!” ruggisci, quasi
“Non avevi il
diritto di decidere per entrambi. Io so cosa è meglio per me
e di sicuro non è
stare lontani!”.
“Non
lo
sai invece, stare con me non è il meglio per te. Non poter
nemmeno fare una
passeggiata assieme non è il meglio per te!” ora
è lei che urla.
“Ma ti
senti? Da quando ti piangi addosso così? La Beckett che
conosco...”
Kate ti
interrompe stringendo i pugni “La Beckett che conosci
è ancora distesa
sull’asfalto! Castle mi hanno sbattuta fuori dal distretto!
Non potevo più
andare sulle scene del crimine, la Gates mi affidava gli interrogatori
ma non
mi bastavano, e non ce la facevo più a compilare scartoffie
tutto il giorno. Ho
dato di matto davanti a tutti e mi ha congedata! Non voglio
più vedere o
parlare con nessuno. L’unico che mi sopporta è mio
padre e solo perché è
geneticamente obbligato! Sai quanto c’è voluto per
convincermi ad uscire di
casa, stamattina?” finge di contare mentalmente
“Otto mesi! Io non sto bene
Castle, non vado bene per te! Non...non dovevo chiederti di restare...
tornatene a casa”.
Ma non
ti muovi. Non puoi. Stai ancora registrando quanto ti ha appena detto.
“Benissimo,
me ne vado io” Kate ruota il busto e afferra la carrozzina.
La
trascina a lato del divanetto e la apre con un po’ di fatica.
Stai
per aiutarla ma lei ti interrompe di nuovo “Faccio da
sola”.
Con le
mani solleva le proprie gambe e le posiziona sui poggiapiedi poi
arpiona i
braccioli e con forza fa leva sulle braccia per spostare il suo corpo
sulla
carrozzina.
Non ti
stupisce che riesca a farlo da sola. L’orgoglio di quella
donna è grosso quanto
il tuo ego. Se non di più.
Prima
che lei oltrepassi il vostro tavolino ti sposti di lato e blocchi le
ruote con
le mani.
“Lasciami”
ti fulmina con gli occhi “Lasciami subito, stiamo dando
spettacolo”.
“Non
mi
importa niente degli altri. Mi importa solo di te, come faccio a
fartelo
capire!” vorresti essere duro e fermo ma più che
altro ti senti disperato “Non
voglio che tu lotti da sola. Non sei sola, Kate! Vuoi alzare un altro
muro?
Benissimo, fai pure. Butterò giù anche quello. Se
non mi ami, allora ok, me ne
andrò e ti lascerò vivere la tua vita come meglio
credi” le dici, ora con la
voce meno tremante “Ma se mi ami, se mi ami Kate...non mi
scollerò mai più da
te”.
Lei ti
guarda completamente rapita.
“Mi
ami?”
Deglutisce
con forza. Strizza gli occhi per respingere le lacrime ma quando li
riapre si
vede subito che sono lucidi.
“No”
ti
risponde.
Un
bambino sarebbe stato più convincente.
Tu
sorridi “Bugiarda”.
Kate
scoppia a ridere e contemporaneamente piange.
Piange
forte. Piange per tutta la rabbia, la frustrazione e
l’orgoglio che l’hanno
dominata in quei mesi.
E, sul
serio, chi se ne frega se tutti vi stanno guardando.
Le
metti una mano dietro le ginocchia e l’altra dietro la
schiena.
La
sollevi e la posi sulle tue ginocchia, spostando un po’ il
tavolo per avere più
spazio.
Kate ti
circonda i fianchi con le braccia, aggrappandosi alla tua camicia. Il
suo volto
affondato nell’incavo del tuo collo.
Dolcemente
la culli e cominci a scrivere il resto della vostra vita “Sai
cosa facciamo
adesso? Oltre ad andare a recuperare tuo padre,
ovviamente...” un sussulto, più
forte dei singhiozzi del pianto, ti fa capire che sta ridendo.
Le dai
un bacio fra i capelli e prosegui con il tuo racconto
“Diventiamo investigatori
privati” le dici sicuro.
******
Riemergi
dal suo collo e lo guardi come se fosse impazzito.
“Aspetta
a protestare” ti dice vedendo il tuo scetticismo
“Diventeremo investigatori
privati, con la licenza e i permessi vari insomma...e aiuteremo i
più deboli,
la gente che non può pagarsi un avvocato o un consulente
esterno...risolveremo
i casi ‘pro bono’, tanto i soldi non ci mancano, e
daremo giustizia laddove la
polizia non arriva. Hai presente Daredevil? Ecco, una cosa del genere,
ma non
siamo ciechi e non abbiamo il suo senso radar...”.
Buon
Dio, come hai fatto otto mesi senza di lui?
“E non
dobbiamo restare fermi a New York, possiamo portare il nostro
contributo
ovunque, così ci scappa pure una bella vacanzina
ogni tanto” sussurra sorridendo come se fosse una sorta di
segreto da non
rivelare “Poi, se tra un caso e l’altro, ci
capitasse di trovarci davanti ad
una chiesetta con della gente che ci tira il riso, non avrei nulla da
ridire...”.
Posi la
fronte contro la sua e ti maledici per tutto il male che gli hai fatto
e che ti
sei fatta “Perdonami”.
“Se mi
sposi, ti perdono”.
Scuoti
la testa ridendo. Che uomo impossibile.
E lo
ami per questo “Mi ricatti?”.
“Con
le
buone non lo capisci...” ti risponde facendo una smorfia.
Gli dai
un leggero bacio sulle labbra e torni seria.
“E se
non dovessi tornare mai più a camminare? I medici sono
scettici e l’operazione
costa uno sproposito...” ammetti con fatica perché
l’ultima cosa che vorresti
sono i suoi soldi.
“Certo
che costa uno sproposito, due gambe mozzafiato come le tue non si
trovano di
certo al mercato”.
“Riesci
ad essere serio per due minuti?” ti spazientisci. Vuoi che
capisca bene quello
a cui sta andando in contro. Non vuoi che si illuda che tu un giorno
possa
tornare a camminare per poi restarne deluso.
“Sono
serio,
Kate. Se il mio futuro consiste nel doverti portare in braccio per
tutti i
giorni della mia vita, allora sono l’uomo più
fortunato del mondo”.
Sei
completamente senza parole.
Senti
le lacrime salire di nuovo agli occhi.
Anche
se sono di gioia, questa volta, le ricacci indietro.
Basta
piangere.
Sorridi
e gli prendi il cellulare dal taschino della giacca.
“Che
fai?”.
“Cerco
informazioni su come si prende la licenza da investigatore
privato” spieghi
mentre ti asciughi le lacrime, anche tu con la voglia di cominciare a
scrivere
la vostra storia.
“Ottimo!”
risponde accarezzandoti la schiena “Io scriverò un
nuovo romanzo, più allegro
questa volta, e tu tornerai a camminare”.
Dalla
sicurezza con cui lo dice per una attimo ci credi.
Forse
sarà così. O forse ti dovrà portare
sempre in braccio.
Quest’ultima
prospettiva non ti sembra più così negativa, in
fondo.
Ha
ragione. Non puoi decidere per lui.
Ma
potete scrivere assieme la vostra storia.
FINE
*
trailer del film “Un Amore Splendido” (An affair to
remember) del 1957 - http://www.youtube.com/watch?v=S3QselSmQBM non è
un vero e proprio trailer ma è l’unico
che ho trovato (per la cronaca i due protagonisti si incontrano in
crociera!!!
Ahahahahhaha e come sapete con le crociere ho già dato... xD)
Ivi’s
Corner:
Scusate...
capitolo conclusivo lunghissimo, lo so. Ma spezzarlo mi era impossibile.
Andava
fatto così u.u
E spero
di non avervi fatto venire il mal di testa con tutti quei cambiamenti
di punti
di vista... ^___^
L’uomo
misterioso che vi ha tanto allarmate era Jim, come avete fatto a non
pensarci?
Il padre è l’unico che non può
allontanare e che non si farebbe allontanare in
ogni caso! *-*-*-*-*
L’orgoglio
di Kate non l’ha frenata dall’andare
all’appuntamento, solo dal contattare
Castle dopo.
E la
capisco e credo anche voi. Non condivido, ma la capisco.
È
sempre Kate in fondo. La amiamo anche così, giusto? *-*-*
Spero
di non avervi rattristate troppo, volevo provare anche io un
po’ di sad/angst
xD
Ma la
prossima shot della serie ‘All the songs make
sense’ sarà tutto fuorchè triste
o ansiogena, ve l’assicuro ahahahahah
Stay
tuned, guys!
A
presto,
Ivi87