Time is all you need.

di future cas e le orge
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One step back. ***
Capitolo 2: *** A warning sign. ***
Capitolo 3: *** Just a little patience. ***
Capitolo 4: *** Begin again. ***



Capitolo 1
*** One step back. ***


Fandom: Supernatural
Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Pairing: Destiel
Note: Ciao a tutti! Mi sono iscritta da poco su EFP, e questa è la prima fan fiction che realizzo. Ammetto che ho scarsa fantasia, ma sto cercando di fare del mio meglio. Accetto critiche e consigli su come migliorare il mio modo di scrivere :) 
  Ormai era passato già un anno da quando Dean aveva perso Cas, un anno pieno di sofferenza e di speranze rivelatesi illusioni.  E’ stata dura per lui ricominciare una vita in cui il suo angelo non fosse presente, ma almeno al suo fianco aveva il piccolo Sammy, sempre pronto a fargli ritrovare la retta via nei suoi giorni più bui.
 
Era un sabato sera, Dean era seduto su uno di quei vecchi sgabelli arrugginiti di uno sgangherato pub, dove era suo solito andare quando il pensiero di Cas gli sfiorava la mente.  Non voleva dimenticarlo, ma il dolore della sua perdita si faceva sentire ogni santo giorno e non ce la faceva a sopportare tutto questo, poiché si sentiva responsabile.
 
Dean non aveva mai raccontato a Sam com’erano andati realmente i fatti, e non aveva intenzione di dirglielo. Si trattava di qualcosa di fin troppo grande persino per lui, e non poteva fare altro che berci su e riflettere su cosa avesse sbagliato con Cas. Cas.. faceva ancora fatica a sentir pronunciare quel nome nella sua mente, ripetuto chissà quante volte che ormai era stampato nei suoi pensieri. A malavoglia, Dean fece un passo indietro e ritornò ad un anno fa. 
 
 28 settembre 2012
 
Lui e Cas avevano appena finito di cacciare, e si stavano dirigendo al motel in cui avevano prenotato una sola camera.  Sam, intanto, stava seguendo le tracce di un muta-forma diretto in Ohio.  Stranamente, Cas quella notte era più silenzioso del solito, quindi Dean, per rompere il ghiaccio, accese la radio  e  in quel momento nell’Impala riecheggiava Because she loves you and you know that can't be bad.  
 
I due continuavano a non parlare, quindi Dean spense la radio e si decise a parlargli.

 – Cos’hai? –

Cas non apriva bocca. Continuava ad osservare il mondo da quel finestrino.

– Cas. Parlami. – continuò Dean, sull’orlo della pazienza.

– Non ho niente. Pensa solo a guidare. – rispose Cas, con un pizzico di freddezza.

Se c’era qualcosa al mondo che Dean odiasse maggiormente, erano le  bugie. Accostò l’auto sul ciglio della strada e spense il motore. Finalmente l’angelo rivolse i suoi occhi blu  verso il suo protetto, con fare interrogativo.

– Non rimetto in moto finché non mi dici cosa cazzo ti succede. E’ da stamattina che sei intoccabile e non apri bocca, eppure che io sappia non ti è successo chissà cosa. Perciò parla o rimarremo tutta la nottata qui. – tuonò Dean.

–Non ho voglia di parlarne, non insistere. Per favore, metti in moto e non fare lo stupido. –

Dean, ormai spazientito, lo afferrò per il colletto della camicia bianca e lo tirò a se, ci mancava poco che si sfiorassero.

– Siamo amici da tanti anni, e quando qualcosa non va devi dirmelo, chiaro?! Sono qui apposta per ascoltarti! – allentò la presa e si calmò.

Cas si sentiva spaesato, il profumo della pelle di Dean gli aveva dato alla testa e iniziò a sentire uno strano formicolio allo stomaco, pensando che fosse dovuto alla fame. Riacquistò il respiro e, a malincuore, decise di confessare.

– Dean, non è facile per me… – iniziò Cas, guardando profondamente negli occhi di Dean.

Dean cominciava a preoccuparsi e sentiva uno strano presentimento. Si sedette meglio sul sediolino, incrociò le braccia e si avvicinò a Cas.

– Sono tutt’orecchi. – disse, con un tono di voce calmo.

Quella vicinanza non prometteva nulla di buono, poiché il cuore di Cas iniziò a saltare alcuni battiti. Cosa mi sta succedendo? piagnucolò Cas nella sua mente. Non ne poteva più, forse avrebbe fatto bene a parlarne con Dean, magari avrebbe potuto dargli una spiegazione.

– Ecco… è che ultimamente s-sento cose strane…. – iniziò a balbettare Cas.

Ma bravo Cas, fatti scoprire prima del tempo. Balbettare? Sul serio? Patetico. Si rimproverò nella sua mente. Voleva esplodere.

Dean si avvicinò ancora di più, appoggiando la sua mano sulla spalla di Cas.

– Non aver paura, continua. Qui nessuno ti giudica. – disse in un tono mieloso. Vomitevole direi. Bravo Dean, sembri una ragazzina. Pensò Dean, mentre continuava a tenere lo sguardo su Cas.

Cas non riusciva a continuare, quella mano sulla spalla era un qualcosa che aveva sempre desiderato. Essere toccato da lui. Prese un bel respiro, e andò avanti.

– Io… io provo cose che non dovrei provare, e non ne vado molto fiero. Vorrei non provarle, credimi… – si fermò per un attimo, indeciso se dover continuare o meno.
Ora o mai più risuonò una vocina nella sua testa. Abbassò lo sguardo e finalmente lo disse. – Credo che tu mi piaccia. –

Dean ritrasse lentamente la mano dalla sua spalla e se la portò sulla fronte. L’aveva preso contropiede.

–  Cas… ma cosa dici? – non sapeva cos’altro dire.

Le parole gli morivano in bocca. In quel momento non riusciva più a guardarlo negli occhi. Il suo volto era indescrivibile: gli occhi poco spalancati, bocca socchiusa.
Cas stava iniziando ad avvertire il disagio di Dean, cosa che lo turbò molto poiché pensava che avrebbe reagito diversamente.

– Dean… mi dispiace. Ne sono sicuro. Provo tanta vergogna perché non ho mai provato queste sensazioni prima d’ora e non so molto bene cosa significhino. Speravo che tu potessi aiutarmi a capirlo… –

Dean rimase di stucco. Aiutarti, dici? Aiutarti nel capire di essere innamorato di me?! Buon Dio, perché ci stai facendo questo.

– Cas, io… io non so cosa dirti. Scusami. –

Aprì la portiera e uscì dall’auto. Si appoggiò sul cofano con le braccia conserte, poi chiuse la mano in un pugno e la portò sulla bocca, chiuse gli occhi e prese un grosso respiro.  Cosa diavolo è appena successo. Cosa devo fare. Come devo comportarmi ora con lui. Continuava a rifletterci senza trovare una soluzione.
 
Cas, nel vedere la reazione di Dean, abbassò lo sguardo, ma decise comunque di scendere dall’auto e di appoggiarsi accanto a lui. Nessuno dei due osava guardarsi. Era una situazione nuova per entrambi.

– Dean… per favore, guardami. – disse, come se stesse sul punto di piangere.

Dean si voltò verso di lui, e capì subito che Cas stava piangendo in silenzio. Istintivamente si avvicinò per poggiargli una mano sulla spalla, ma  finì per accoglierlo fra le sue braccia. Fu il loro primo vero abbraccio.

– Dean, mi dispiace – singhiozzava Cas, ancora incredulo del fatto che lui lo stesse abbracciando.

Dean non parlava, pensava solo a stringerlo fra le sue braccia più che poteva.
Cas alzò la testa dalla spalla di Dean, e si ritrovarono face to face. Il cuore di Cas ormai era andato a puttane, a farsi un giro in Paradiso o chissà dove.
Dean invece continuava a fissare quegli occhioni blu mozzafiato e per un attimo, un pensiero gli sfiorò la mente.
Ma bene, Dean. Solo perché un uomo ti ha dichiarato di piacergli, non vuol dire che per te debba essere lo stesso. Smettila di fantasticare su di lui. Riecheggiò una vocina nella sua testa.
Si sentiva disorientato a causa di quel troppo ravvicinato contatto visivo. Le fantasie nella sua testa diventavano sempre più nitide e non volevano saperne di sparire. 
Non riusciva a capire. Fino a ieri se l’era spassata con l’ennesima barista, e ora fantasticava su un uomo. Su Cas. Non voleva crederci.

Cas non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi di Dean. Anche il cuore di Dean iniziò a perdere battiti, e ancora  non se ne rendeva conto.  
Dio, quanto vorrei sfiorare quelle labbra e mettere fine a questa sofferenza.
Improvvisamente Dean lasciò la presa e indietreggiò, con fare sconvolto.
Perché stava pensando di baciare Cas? Perché proprio ora? Non capiva. Voleva soltanto quelle labbra sulle sue.

– Dean… cos’hai? – chiese Cas, con uno sguardo interrogativo.

Dean avanzò verso di lui, con uno sguardo deciso che Cas non aveva mai visto prima d’ora. Gli prese la testa fra le sue mani.
 
– Cas, io.. –

Stava per baciarlo, quando Cas si volatilizzò. 

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Capitolo 2
*** A warning sign. ***


Come on in.
I've gotta tell you what a state I'm in.
I've gotta tell you in my loudest tones
That I started looking for a warning sign. 

When the truth is, I miss you.
 
28 settembre 2013

Dean ritornò nella realtà e lasciò in disparte il ricordo di Cas. Rivivere quei momenti non aveva giovato per niente alla sua salute, quindi si buttò a capofitto nell’alcool.
 
L’orario di chiusura era passato da un bel pezzo, ma Dean non voleva saperne di ritornare in quella sudicia stanza di un motel che oramai chiamava “casa”. Da quando Cas se n’era andato, Dean non si era più spostato da Cleveland.  Potrebbe ritornare, ed io devo rimanere qui ad aspettarlo. Ormai aveva mandato tutto a puttane, anche il lavoro.
 
Riusciva a stento  a stare in piedi, quando perse completamente la testa e iniziò ad urlare a squarciagola.  Come se fosse circondato da un deserto e nessuno potesse udirlo.
 
– Ciao, Cas! Figlio di puttana! Spero che tu mi stia ascoltando e che porterai le tue chiappe piumate qui!  E’ questo che volevi, no? Bene, ci sei riuscito! Lo ammetto, ti voglio! –
 
Tra la disperazione, la rabbia e i mal di testa, Dean iniziò a lacrimare. Aveva cercato di respingere quegli inutili sentimenti per evitare di ritrovarsi in questo stato pietoso, ma senza successo.
 
A cosa cazzo mi sono ridotto. Cas, dove diavolo sei? Ho bisogno di te. Lo implorava Dean, nella sua mente. Questa volta aveva oltrepassato il limite. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva pianto per una persona che non fosse Sam.
Sono questi gli effetti collaterali dell’amore? Sofferenza? Mancanza d’affetto?
No, grazie. Ho già sofferto abbastanza in questa miserabile vita, e non intendo peggiorare la situazione per uno stupido angelo che se l’è data a gambe levate.
Fu l’ultimo pensiero di Dean prima che, senza accorgersene, si accasciò sull’asfalto e perse i sensi.
 
29 settembre 2013

Dean si risvegliò in un luogo caldo, familiare. Quando aprì gli occhi, notò la sagoma di qualcuno.  Si strofinò bene gli occhi, e quando li riaprì, lo riconobbe subito. Era Sammy.

Falso allarme sospirò tra sé e sé Dean, pensando che Cas avesse ascoltato i suoi richiami e che finalmente fosse accorso da lui.

– Buongiorno. – Dean avvertì il tono pungente del fratellino, e come ogni volta, iniziò a preparare qualche scusa per aver bevuto troppo.
Non era ancora pronto per raccontargli la verità.

– Hey… mi dispiace. Vedi, è che.. –

– Dean, smettila. So tutto. –

Dean deglutì a fatica. Sapeva? Come sapeva? Chi sapeva oltre lui e Cas?
D’improvviso, una lampadina si accese nella sua  mente. Questo voleva dire che Cas era stato lì.

– Sai.. cosa? – cercò di nascondere l’evidenza, ma ormai era troppo tardi.

– Andiamo, Dean. Non crederai mica che io mi sia  bevuto tutte le storielle che mi raccontavi? E’ ovvio che si tratta di qualcosa di più serio, e…–

Forse non sa proprio tutto pensò Dean, leggermente sollevato.

–…e Cas è rimasto qui stanotte. – cercò di far suonare la frase come se fosse del tutto normale, come se non se ne fosse mai andato.
Come se non fosse successo nulla tra lui e suo fratello maggiore.

Dean spalancò gli occhi. Il cuore accelerava sempre di più. Saltò fuori dal letto e corse verso Sam, prendendogli la testa fra le mani.

– Dov’è?! Sammy, ti scongiuro, dimmi dov’è! –

Sam non era abituato a vedere suo fratello così.. innamorato. Conosceva il Dean che andava a letto con qualsiasi  essere che respirava, ma  adesso stava conoscendo una nuova parte di Dean. Forse la migliore.

– Dean, calmati... Perché non ti siedi? Dai, vado a prenderti qualcosa per toglierti i residui della sbronza. –

– No che non mi calmo! Dove diavolo è quel figlio di puttana?! –

– Dean…. E’ stato lui a ritrovarti stanotte. –

Porca miseria. Quindi ha ascoltato ciò che gli ho detto. Benissimo. Grandioso. Si fermò un attimo a riflettere Dean. Ma a lui non interessava, voleva solo rivederlo. Chiedeva solo questo.

– Avrei dovuto immaginarlo. Ho  sprecato gran parte della mia voce per chiamarlo, e a quanto pare ha funzionato. – abbozzò un mezzo sorriso.

Sam si illuminò. Non vedeva Dean sorridere da molto, troppo tempo. E se stare con Cas significava vivere col sorriso sulle  labbra, allora Sam voleva ritrovarlo a tutti i costi.

– Dean, credo di sapere dove si trovi. Quindi ora vatti a dare una ripulita, e mettiamoci in viaggio. –

Dean lo guardava con aria interrogativa. Cosa stava farneticando?

– Partire? E  per dove? – controbatté, mentre immaginava di riabbracciare il suo angelo.

– Si ritorna a Lawrence, fratellone. –

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Capitolo 3
*** Just a little patience. ***


Note: Mi scuso in anticipo per la brevità di questo capitolo. Purtroppo ultimamente sono troppo presa dallo studio, e non riesco molto a lavorare di fantasia. Comunque mi interessa sapere cosa ne pensate :)
1 ottobre 2013

Dopo aver viaggiato per due giorni di fila, finalmente i Winchester erano ritornati lì, dove tutto era iniziato. 
Ogni cosa sembrava essere al proprio posto, niente fuori dal normale.

– Quella notte mi ha detto di essere stanco di scappare, e che ti avrebbe aspettato nel luogo in cui hai vissuto la tua breve infanzia, quindi ho capito subito che si trattasse di Lawrence. –

Dean continuava a ripensare a quelle parole.  Perché proprio lì? E perché aveva smesso di scappare? Scappare da cosa?  O da chi.
Troppe domande senza alcuna risposta. Aveva bisogno di trovare Castiel il più prima possibile.
 
– Ne è passato del tempo dall’ultima volta che siamo tornati qui, eh? – sospirò Sam, cercando di non far riemergere il ricordo della madre.

– Mh… – si limitò a dire Dean. Era troppo impegnato a immaginare come sarebbe stato rivedere Cas dopo un anno.

A quanto pare, anche Sam riuscì a percepire lo stato confusionale del fratello. Era così evidente che fosse in cerca di risposte riguardo questo “strano” incontro. Tuttavia, cercò di rendersi il più utile possibile.

– Bene, io direi di dividerci. Tu vai a controllare nella nostra vecchia casa, io vado a chiedere in giro per essere a conoscenza degli ultimi spostamenti del nostro angioletto. – concluse Sammy, divertito dal tono che aveva usato per pronunciare la parola “angioletto”.

Dean annuì, e abbozzò un mezzo sorriso. Questa caccia all’angelo stava iniziando a piacergli.
Come d’accordo, si diresse verso l’abitazione in cui aveva trascorso i suoi primi anni di vita. Ed ecco che la nostalgia iniziò a farsi sentire.

Non ora. E’ passata una vita, devo essere capace di voltare pagina definitivamente e andare avanti per la mia strada. Per te, mamma, cercherò di star bene ovunque io andrò. E ti prometto che mi prenderò cura di Sammy fino alla fine dei miei giorni.
Fu una sorta di preghiera o promessa che fece Dean, prima di varcare la soglia di quella casa.
 
Scassinò la porta, e dopo attimi di esitazione, entrò.  
Sembrava un rudere. Era molto diversa da come la ricordasse, ma si incamminò verso le macerie.

Con l’indice della mano sinistra lasciò delle scie sui pochi mobili sopravvissuti all’incendio, e i pochi ricordi che aveva gli passarono davanti agli occhi.
Un misto di sofferenza e nostalgia si abbatté su di lui, ma decise comunque di esplorare  il resto della casa.
Chissà, forse Cas sarà in qualche stanza al piano di sopra. pensò Dean, ma quando si accorse che la scala non esisteva più, si accasciò su quel che rimaneva del pavimento.

Lui non è qui.

Delle lacrime di rabbia scivolarono dai sui occhi, per poi fermarsi sulle sue labbra.

In quel preciso istante entrò Sammy, e quando vide il fratello in quelle condizioni, capì che Cas non era lì.

– Hey.. Io.. Mi dispiace. Ho chiesto di lui in giro, ma sembra che nessuno l’abbia mai visto qui.. Abbiamo fatto un buco nell’acqua ed è stata solo colpa mia.. –

Dean si asciugò in fretta e furia le poche lacrime che avevano bagnato il suo viso, e si alzò.

– Non preoccuparti fratellino, è quel figlio di puttana che ora deve pagarla. – sembrava furioso, ma in realtà era anche deluso ed esausto.
Avrebbe tanto voluto rivedere quel viso angelico e stringere il suo corpo fra le sue braccia.

Sammy, invece, stava combattendo il forte impulso di abbracciare suo fratello, perché sapeva che stava per cadere a pezzi.
Sapeva che sotto quella corazza da duro giaceva un’anima fragile dal cuore debole.

Dean si avviò in silenzio verso l’uscita, e dopo pochi minuti entrò nell’Impala.
Sbatté le  mani sul manubrio e imprecò contro Cas.
Perché l’aveva fatto condurre lì se poi non si era mostrato? Che senso ha avuto questa corsa, se poi alla fine  non aveva ottenuto ciò che voleva?
Era un complicato rompicapo e non aveva nemmeno intenzione di risolverlo.

Vaffanculo, Cas. fu l’ultimo pensiero che gli rivolse Dean.
 
Sammy, intanto, si trovava ancora nella casa, e stava cercando di mettersi in contatto con l’angelo.

– Castiel, ti prego, mostrati. Perché ci hai fatto venire qui? Perché far aspettare Dean tutto questo tempo?! Io non  ti capisco più! Hai forse paura di dover affrontare una cosa più grande di te?! Avanti, abbi le palle di venire qui! – urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

Passarono diversi minuti, e quando si rese conto che non sarebbe arrivato, uscì dalla casa.
Arrivato all’Impala, rivolse un’ultima occhiata indietro e poi salì.

– Allora… dove si va ora? – domandò Sam, per rompere quel silenzio agghiacciante.

– Da qualche parte. –  rispose con freddezza Dean.

Odiava comportarsi così, perché in fondo suo fratello non c’entrava nulla, ma comunque voleva prendere a pugni il mondo.
Mise in moto,e imboccò la superstrada.

Stupido angelo del cazzo. continuò a ripetere fra sé e sé mentre svoltava a sinistra.
Improvvisamente fece una frenata brusca. Le gomme dell’auto lasciarono delle scie nere sull’asfalto.
Giurò che per un attimo gli era parso di vedere Castiel lì, proprio davanti a lui.

– Dean! Cos’è successo?! Che hai visto?! – urlò Sam, allarmato.

–… Niente, è tutto ok. E’ solo la stanchezza che mi gioca brutti scherzi. – mentì, strofinandosi per bene gli occhi e rimettendo in moto.

Sam era troppo stanco per protestare, ma capì subito che il fratello aveva mentito spudoratamente. Non sapeva più cosa fare perché si fidasse di lui, e appoggiando la testa al sedile, si addormentò.
***

Quando i due ripartirono, apparve di nuovo Cas, in quel punto dove Dean aveva “immaginato” di vederlo, in carne ed ossa.  

Era reale.


– Oh Dean…quanto vorrei che capissi… – parole andate a vuoto, risucchiate dal vento e trasportate chissà dove.
 
Castiel stava scappando da Dean. Perché?

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Capitolo 4
*** Begin again. ***


Note: Eccomi qui con un nuovo capitolo! Ammetto che inizialmente ero indecisa su che piega avesse dovuto prendere questa storia, ma alla fine mi è venuta un'idea, e spero vi piaccia! Nei prossimi giorni posterò il quinto! Mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni :)



 
3 ottobre 2013
I Winchester si erano fermati in Colorado da un paio di giorni per occuparsi di un Wendigo. Se Bobby non li avesse rintracciati giorni fa, a quest’ora starebbero ancora girovagando a vuoto.

– Un po’ di lavoro ti farà bene, è una buona distrazione. – aveva detto Sam, anche se in cuor suo sapeva che non avrebbe funzionato.

Dean, d’altro canto, ci sperava. Ne aveva abbastanza delle continue allucinazioni e dei sogni riguardanti Cas. 
Quell’uomo era diventato onnipresente nella sua vita, e questo non fece altro che aumentare la rabbia che provava nei suoi confronti.

Maledizione!  Devi uscire dalla mia testa! continuava a ripetersi, con scarsi risultati.

Come pretendeva di dimenticare un uomo che per lui era stato prima un estraneo, poi un amico, ed infine un fratello?

***

12:51

I due fratelli avevano appena sistemato per sempre quel Wendigo, ed erano ritornati nel motel in cui avevano prenotato due stanze perché Dean non voleva che Sam venisse a conoscenza dei suoi incubi.
Non ricordava bene quando fossero iniziati di preciso, ma sapeva con certezza che tutto ciò era collegato all’Innominabile. 
Aveva smesso di pronunciare il suo nome ad alta voce già da tempo, tant’è che gli scoppiava il cuore ogni volta che Sam osava farlo. 

Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce del receptionist, che dopo ben 12 minuti era riuscito a trovare le chiavi delle camere.

Una volta salite le scale, Dean imboccò il corridoio a destra, Sam quello a sinistra.

Benissimo, così non potrà sentirmi mentre urlerò nel sonno. Se urlerò. pensò Dean tra sé e sé.

I due si lanciarono una rapida occhiata per poi scomparire nelle loro rispettive camere.

– La solita camera schifosa di un solito schifoso motel. – commentò Dean ad alta voce e dirigendosi subito verso il mini-frigo con la speranza di trovare una birra o una qualsiasi altra bevanda alcolica.

– Che il Signore sia lodato! – fu la sua esclamazione quando trovò due birre in lattina, come se fossero state messe lì apposta  per lui.

Ne prese una, e si sdraiò su quel letto che si rivelò essere duro come una pietra.

Iniziò a bere a piccoli sorsi, ma quando percepì il ricordo dell’Innominabile, svuotò la birra nel suo stomaco. A malavoglia si alzò dal letto e prese anche la seconda lattina. Questa volta si mise a sedere sull’unica sedia che si trovava accanto al letto, e prosciugò la birra in un batter d’occhio.
Riusciva a percepire il suo malessere interiore, e come se non bastasse, si aggiunsero anche le vertigini e lievi capogiri.

–  Bene, nel giro di pochi minuti forse perderò la testa, ma ne sarà valsa la pena. Vaffanculo, figlio di puttana! – urlò, usando il tono di voce tipico di un ubriaco. Avrebbe messo a rischio la sua vita pur di riuscire a non far venire a galla quel ricordo dell’anno passato.

Improvvisamente si rese conto che in quell’arco di tempo non era mai riuscito a trovare una spiegazione plausibile alla fuga dell’Innominabile, e né tantomeno al suo amore che aveva iniziato a provare dopo quella confessione.

La sua mente iniziò a delirare, ma gli venne in mente un particolare: l’ultima volta che aveva bevuto era stato soccorso da Lui.

Ma certo! Se beverò ancora, Lui arriverà e finalmente potremo parlare. Non mi resta altro da fare che rimanere con la mente lucida. pensò nella sua mente, dato che aveva il timore che se l’avesse detto ad alta voce, Lui non sarebbe venuto.
Non voleva sprecare quest’occasione.

Nonostante barcollasse, si alzò dalla sedia e si diresse verso la stanza di Sam per prendere altre due lattine di birra.

Bussò due volte alla sua porta, ma con ci furono risposte.

Scassinò la porta e, entrando, trovò il suo fratellino che dormiva. Un sospiro di sollievo gli uscì dalla bocca, poiché aveva pensato già al peggio.

Cautamente, aprì il mini-frigo, prese le due lattine e sgattaiolò via. Fortunatamente si reggeva ancora in equilibrio, e riuscì a raggiungere la sua camera senza intoppi.

Si affrettò a mandare giù quei due contenitori, e si mise a sedere. Quei lievi capogiri si erano trasformati in un mal di testa alquanto atroce, e soprattutto, non riusciva a reggersi in piedi.

Ottimo. Ora devo solo aspettare.. pensò, col poco di lucidità mentale che gli era rimasto.

Improvvisamente, prima ancora di rendersene conto, perse i sensi.

***

– Dean? Riesci a sentirmi? – una voce gli risuonava nella testa, e quando si sentì schiaffeggiare il viso, aprì gli occhi.

[…]

Un silenzio imbarazzante si abbatté in quella camera. Persino il mondo si era fermato.

Dean si rialzò lentamente dal pavimento, e quando fu in piedi, lo vide.

Lui, l’Innominabile, il suo angelo, il suo amore, era lì, davanti a lui.

– Castiel… – fu l’unica parola che riuscì a pronunciare con un tono di voce flebile.

Aveva dimenticato quanto fosse meraviglioso sentire quel nome che usciva dalle sue labbra.

C-a-s-t-i-e-l.

L’angelo continuava ad avere lo sguardo rivolto verso il basso, ma ogni cellula del suo corpo  sentiva il bisogno di rivedere e toccare quel viso di cui aveva memorizzato i lineamenti, e che immaginava nella sua testolina piumata ogni volta che sentiva il desiderio di farla finita.

Era la sua unica scusa per rimanere in vita.

– Ciao Dean… – pronunciò quel nome con un tono di colpevolezza. Oramai si sentiva responsabile per ogni gesto azzardato che compiva il suo protetto.

Dean era immobile: non batteva ciglio, sembrava che non respirasse e non parlava. Non capiva cosa gli stesse succedendo, eppure aspettava questo momento da molto, molto tempo.  
Per un attimo pensò che fossero passati millenni dall’ultima volta in cui l’aveva visto. Immaginarlo era una cosa, ma viverlo n’è tutt’altra.

A passi lenti e incerti, si avvicinò all’angelo. Quasi aveva timore di toccarlo per la paura che sarebbe crollato in mille pezzi.

Castiel non osava guardarlo ma percepiva la sua presenza, ormai prossima, a sé. Il suo cuore iniziò a saltare dei battiti, e strinse i pugni cercando di combattere il desiderio di prendergli il viso tra le mani e di baciarlo.

Dean gli si avvicinò ancora di più, portò una mano sul suo viso e l’accarezzò, con le lacrime agli occhi.
Non era il tipo da commuoversi per delle smancerie, ma questa volta era diverso.
Si trattava di un desiderio che aveva custodito gelosamente per più di un anno, e che ora si stava realizzando.

A quel contatto, Cas socchiuse gli occhi e si morse le labbra. Non ne poteva più, si sentiva esplodere, ma non riusciva a guardarlo negli occhi.

Un gesto inaspettato li portò face to face.

Dean portò anche l’altra mano sul viso del suo amato, e con l’aiuto di entrambe le mani, sollevò la sua testa.

Il tempo si era fermato.

Castiel avrebbe potuto piangere dalla gioia nel rivedere quei meravigliosi occhi verde smeraldo fissare i suoi.

Non sapeva cosa dire. Qualsiasi parola non sarebbe stata all’altezza di descrivere quel tanto atteso momento.

Dean, dal canto suo, sentiva le sue gambe pronte a cedere. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi chiari come il cielo, o come l’oceano.
Lo spettacolo più bello che avesse visto in quello schifoso anno.

Rimasero immobili, a fissarsi, per chissà quanto tempo.

A Dean non importava più sapere il perché della sua fuga; in quel  momento voleva solo sentire le sue labbra sulle sue.

L’angelo non ne poté più, e portando le  mani sul suo viso, lo baciò.

Lo baciò come nessun’altro mai aveva fatto.  Con amore.

Le loro lingue iniziarono ad intrecciarsi, per poi staccarsi e ricominciare di nuovo. Ancora. E ancora.

Dean sentiva la sua erezione protestare contro il suo jeans, ma a quello ci avrebbe pensato dopo.
In quel momento voleva solo assaporare ogni angolo di quella bocca, e così fece.
Senza parlare, iniziò a spogliarlo mentre gli baciava il collo e gli leccava ogni pezzo di pelle.

Cas emetteva dei gemiti per ogni bacio che riceveva, ma improvvisamente fermò le mani di Dean.

– Dean… Io… – non avrebbe voluto metterlo al corrente di ciò  che gli stava accadendo, ma doveva.

– C’è qualcosa che non va? – gli domandò, con uno sguardo titubante  e l’inesauribile voglia di riprendere a baciarlo.

– Devi sapere perché sono scappato. – disse tutto d’un fiato, sperando di sembrare il più convincibile possibile.

– Non mi importa più. Lasciamoci il passato alle spalle e ricominciamo da oggi. – gli si avventò sul collo e continuò a baciarlo, noncurante  di ciò che aveva da dire in proposito.
Per un momento Cas si lasciò trasportare dal piacere, ma fermò nuovamente Dean.

– Naomi è ancora viva e mi sta controllando la mente. Sono riuscito a spegnere Radio Angelo, ma se saprà che sono qui con te, lei… – aveva paura di terminare quella frase. Sarebbe accaduto l’inimmaginabile.

A quelle parole, Dean si staccò dal suo corpo e iniziò a guardarlo negli occhi con aria seria. Deglutì a fatica, e poi parlò.

– Lei cosa, Cas? – cercò di mantenere la calma, ma il suo tono di voce lo tradì. Tremava.

–…lei mi toglierà la grazia. –

Silenzio tombale.

Di nuovo, i due erano immobili. Che situazione era mai quella?  E come faceva Naomi ad essere sopravvissuta?

– …quanto tempo ci resta prima che si accorga della  tua assenza? – domandò Dean nel modo più naturale del mondo.

– Credo fino a domattina.. ma se- – la sua voce fu interrotta da un bacio.

Gli rimanevano solo poche ore, e non potevano sprecare quell’occasione. Non dopo tutto quel tempo.

Cas strinse a sé il corpo di Dean, e iniziò a lasciargli una scia di baci, assaporando la sua pelle.
Quell’uomo era suo. Era stato lui a salvarlo dalla perdizione.

Dean prese il comando della situazione, e gettò l’amante sul letto. In un attimo fu sopra di lui, e solo Dio sa cosa successe in seguito.


In quel momento entrambi erano troppo presi dal desiderio di volersi che avevano dimenticato l’unico elemento che avrebbe potuto ostacolarli: Naomi.

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