一日千秋 「One Day Seems Like A Thousand Years」

di A q u i l e g i a
(/viewuser.php?uid=331116)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


一日千秋

 

「One Day Seems Like A Thousand Years」

 

 

 

Chapter

 

 


«Tutto chiaro?»
Satoshi ripiombò dai suoi pensieri, osservando una voluminosa figura davanti ai suoi occhi. Dai capelli brizzolati e dalla pancia non poco evidente, l'uomo fissava il ragazzo con leggero disprezzo.
Questi ricambiò con un sorriso forzato, palesemente artefatto; ma al capocuoco bastò e, con un sospiro, si allontanò dal ragazzino.
«Chissà che avrà detto?» pensò Satoshi fra sé e sé, mentre scrostava le pentole nell'acqua oramai torbida. Indossava degli sgradevoli guanti in gomma, rosa, molto rovinati.
«Era tutto più facile, un tempo» sibilò nel silenzio della cucina.
Era stato appena assunto in una modesta tavola calda nel centro, spesso affollata e chiassosa. Inoltre, era lontana da casa e il salario ridotto a pochi spiccioli.
Trovare lavoro in una nuova città, così grande e rumorosa, diventava di giorno in giorno più difficile e ogni offerta, dunque, non poteva non essere presa in considerazione; anche se lavorare come sguattero in un locale tanto squallido non lo entusiasmava. Era solo a caccia di una buona proposta, magari prima o poi sarebbe arrivata.
Diede un'occhiata all'orologio, il quale segnava le otto meno cinque. Si tolse, dunque, il grembiule e lo ripose sull'appendino e, con esso, anche i guanti. Con passo svelto, lasciò la tavola calda, dirigendosi verso la fermata dell'autobus più vicina. Era l'ultimo bus per quella sera e, se lo avesse perso, di certo avrebbe dovuto chiamare un taxi, il cui costo era pari a ciò che aveva guadagnato quel giorno stesso. Oggi, però, era in tempo. Cosa alquanto strana, quindi non poteva non sentirsi realizzato.
«Almeno per una volta!» sghignazzò nelle sua mente.
Era patetico, eppure non se ne rendeva conto. L'enorme mezzo era ricoperto dai più disperati annunci pubblicitari, mentre la vernice s'era sbiadita, con gli anni, assumendo una debole colorazione bluastra. Salì e si sedette vicino ad un'anziana signora, la cui puzza lo stordiva. Era un miscuglio di sake e fumo, avercela a due centimetri dal suo corpo non lo rendeva particolarmente entusiasta. Però, ad un evento di fortuna, si alterna un evento di sfortuna; si sa.
Appena imboccata la strada di casa, ne approfittò per dare una nuova occhiata al quartiere. Era sera e il cielo era in procinto di macchiarsi di nero, mentre i lampioni iniziavano ad illuminarsi, se pur leggermente. Doveva essere un'atmosfera magica da respirare; peccato per la signora che glielo impediva.
La visione di tutti quei blocchi di cemento, l'uno accanto all'altro, non dava un'aria felice, ma le varie aiuole e le piccole zone verdi che facevano capolino tra una fila di appartamenti e quella successiva attutivano il colpo e regalavano un tocco di simpatia.
Arrivato a destinazione, Satoshi si affrettò a raggiungere la compagna, ma sapeva bene di non poterle stare troppo accanto, per via degli studi universitari che conduceva. Ogni volta che faceva dei rumori troppo bruschi, la ragazza si colmava d'odio puro e lo minacciava di tirargli addosso un qualche oggetto contundente.
«Meglio non rischiare» si ripeté.
Dolcemente, la grande corriera si arrestò. Scansandosi di dosso la vecchietta, assopita, Satoshi scese a terra stiracchiandosi e respirando finalmente aria pulita. Per modo di dire, visto lo smog e i fumi della zona industriale, la quale distava pochi chilometri da lì ma comunque di qualità superiore a quella condensata e maleodorante del bus.
Casa sua era esattamente all'ultimo piano e la si poteva ammirare in tutto il suo grigiore, triste e squallido, fatta accezione per il balconcino, adornato da alcuni splendidi e vivaci fiorellini rossi: era ciò che si distingueva; diverso dagli altri. Le rampe di scale che lo separavano dall'uscio del suo appartamento erano infinite: Satoshi non riusciva nemmeno a tenerne conto, visto che non si potevano contare su di una mano.
Però, finalmente era a casa. La porta che si mostrava di fronte a lui era completamente anonima, vecchia, rovinata e graffiata, ma ciò che celava dietro di sé era tutto ciò di cui Satoshi aveva bisogno: Kasumi. Infilò la chiave nella toppa, facendo attenzione a non fare il minimo rumore, nemmeno il più impercettibile. Il leggero cigolio della porta nel momento in cui essa si apriva era come una dolorosa morsa al cuore, che lo dilaniava e lo faceva pulsare e stridere di dolore. Eppure: il silenzio.
«Sono salvo!» pensò con allegria.
Se nulla si muoveva, allora Kasumi non lo aveva sentito, oppure s'era addormentata.
«Meglio dare un'occhiata, non si sa mai» rifletté.
Si tolse le scarpe e le appoggiò con cautela sotto il rialzo in legno, dirigendosi a passo lento e pacato verso la camera da letto. Era aperta, con la luce accesa.
Kasumi s'era appisolata sulla scrivania, con i capelli, rossi, tutti spettinati e arruffati, mentre il capo era bonariamente coricato sul libro di testo. «Si prenderà un raffreddore» dopotutto, la casa era sprovvista di riscaldamento e quell'inverno sembrava preannunciare nottate molto fredde. Si avvicinò alla ragazza, spegnendo la luce della lampada, fioca e debole, prossima alla fulminazione. A discapito delle conseguenze, decise di svegliarla.
«Piccola!» sussurrò, vezzeggiandole la testa «Kasumi!» continuò, appressandosi al suo orecchio. Ottenne una debole reazione dalla ragazza, la quale mugugnò a bassa voce. Strabuzzò gli occhi, mentre un sonoro sbadiglio risuonò nel silenzio: «Bentornato, stupido!»

 

 

 


Angolo autrice


Per chi non se ne fosse accorto, io sono A q u i l e g i a. Ho solo cambiato nick :)
Questo è il primo capitolo di una long dai venti capitoli e oltre. Sarà pure masochista da parte mia, ma ho sempre voluto pubblicare una storia del genere, che narra le vicissitudini di Ash (Satoshi) e Misty (Kasumi) come coppia. Ovviamente, trattandosi di me, non sarà una relazione esente da screzi di ogni tipo e ho già in mente tante belle cosuzze, allegre e non. Non sarà una storia “commerciale”, ossia narrante avventure allegre e felici, assolutamente irreali, di una coppia allegra e felice, ma qualcosa di più serio.
Il titolo è in giapponese e si legge “Ichijitsusenshū”, la cui traduzione risiede nella scritta inglese (che mi rifiuto di tradurre: l'inglese va saputo //parlalei). È intraducibile, in verità, ma il concetto è quello!


Per il resto, c'è da segnalare l'OOC. È anche abbastanza voluto, trattandosi di un Ash e di una Misty futuri nel tempo, quindi più adulti e più maturi; spero solo non si riveli pesante ;A;
Questo capitolo è solo una breve introduzione, i prossimi capitoli saranno più lunghi.
Aggiornerò ogni lunedì, cascasse il mondo.


Concludo qui; ci vediamo!


-Saku

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


 

一日千秋


「One Day Seems Like A Thousand Years」

 

 

 

Chapter




Pareti scrostate, dall'intonaco ormai ceduto e tutto da rifare. Bianche, alle quali l'aggettivo “lindo” non si accostava molto bene, anzi stonava. Delle sottili ma ben marcate rigature cineree solcavano i muri, talvolta ricoperti da una carta da parati molto sbiadita. Era evidente il tentativo di toglierla di mezzo, magari strappandola, se pur goffamente; un lavoro lasciato a metà dell'opera ottenendo un risultato poco gradevole alla vista. Una bella mano di vernice, ecco cosa ci voleva! Ma anche il tempo di farlo era essenziale, nonché i costi per i materiali, quali: una cazzuola, dell'intonaco, dei pennelli e la vernice stessa. Tutto ciò presagiva una copiosa perdita di denaro; in più alla fin fine sarebbero stati ben pochi gli ospiti di quella casa e, fatta eccezione per la giovane coppia, quei pannelli malridotti non sarebbero stati visti da occhio alcuno.
«Perché preoccuparsene, dunque?» domandò Satoshi, seduto sulla sedia della cucina, la prima stanza a sinistra dell'ingresso.
«Non ti dà fastidio tutto ciò?» Kasumi pareva seccata, mentre alzava lo sguardo dal libro che, posto sul tavolo, stava leggendo con molto interesse.
«Perché dovrebbe?» il giovanotto pareva non capire.
«Questa sarà la nostra prima casa, come coppia di fidanzati! Non ci tieni a renderla perfetta?»
Evidentemente, Kasumi aveva molto a cuore il far bella figura. Voleva che chiunque, qualora avesse messo piede in quell'abitazione, ne avesse un'impressione positiva, di una vita stabile e benevola. Tuttavia, già di primo acchito, malgrado gli sforzi di Kasumi per renderla presentabile, essa si rivelava in modo tutt'altro che positivo.
«Tanto prima o poi ci trasferiremo, no?» rispose con tono pacato e flemmatico, quasi non gliene importasse nulla – ipotesi assai probabile –.
«Ma non è questo il punto!» ora il tono di lei era divenuto sempre più iroso e tediato.
«Kasu-chan, la smetti di preoccuparti tanto?» si alzò dalla sedia, dandosi un'occhiata attorno. Quella cucina era molto piccola, in effetti. Un piccolo forno, modesto e rovinato, dalla pallida colorazione verde-acqua; un frigorifero appena attaccato e dalla medesima colorazione che a stento riusciva a superare in altezza la piccola finestra che, nei lunghi pomeriggi giapponesi, lasciava entrare qualche raggio di luce. Infine, un tavolo tondo, di legno. Non un tipo di legno in particolare, o meglio nessuno degno di nota; non se n'erano accorti mentre l'avevano comprato.
«Quando riusciremo a racimolare qualche soldo in più» riprese Satoshi «Ti comprerò una bella casetta che potrai adornare con tutti i balocchi che vuoi, che te ne pare?» una spiccata nota ironica si celava dietro le sue parole.
«Sai, sei proprio idiota quando fai così» Kasumi incrociò le braccia e riprese la lettura «Ah, potresti farmi un favore?»
«Di che genere?» replicò, incuriosito, con una domanda.
«Andresti a farmi la spesa?» sollevò gli occhi dalle pagine ingiallite, incrociando il giovane con sguardo implorante.
«Sognatelo» tagliò corto «Odio farlo. Non sopporto le lunghe file, il panettiere, il tizio che taglia i prosciutti, il freddo del reparto gelati e tante altre cose»
«Come sei infantile» sospirò, interrompendo nuovamente la lettura «Una ragazza che porta con sé le compere, nel tardo pomeriggio, in un quartiere poco affollato sarà certamente un bersaglio perfetto per i depravati, non credi?»
«In pratica mi stai obbligando?»
«Sì.»
Le capacità di Kasumi nell'abbindolare il suo ragazzo erano sempre molto acute, centravano sempre il segno e le permettevano di raggiungere i suoi più svariati obiettivi. Alla fine, era sempre Satoshi a soccombere, ma dopotutto non aveva né la voglia né la brillantezza per tenerle testa. A capo chino e con l'orgoglio ferito, era sempre lui ad uscire dalla porta di casa. E a lei la cosa piaceva molto.
Satoshi si morse il labbro. D'altronde, non era il tipo che amava essere manipolato; era uno spirito libero, lui.
«Va bene» fece lui «Ma ad una condizione»
«E qual è, sentiamo?» il tono di Kasumi era leggermente seccato, sospirante.
«Per una settimana, dovrai smettere di truccarti!»
«Divertente. Ora va', su!»
Satoshi poneva sempre delle condizioni a ciò che gli veniva imposto: era un modo per evitare che la sua ragazza – o chi altri – ottenesse troppo potere su di lui. In poco tempo – una o due ore al massimo – si dimenticava delle assurdità che proponeva, ma certamente non si aspettava che Kasumi seguisse i suoi ordini. Dopotutto, la conosceva bene e sapeva altrettanto bene che, prima di uscire di casa per andare all'università, non avrebbe mai rinunciato a ciò che la faceva sentire bella o presentabile.
Verso le cinque di sera, con un paio di spiccioli nella tasca destra e il biglietto dell'autobus nella sinistra, Satoshi si diresse alla fermata sotto casa. Prima o poi avrebbe voluto trasferirsi in un posto decente, non tanto per lui, ma per la famiglia che avrebbe voluto creare. All'apparenza poteva sembrare poco sveglio, persino stupido, ma questi pensieri gli toccavano la mente molto spesso. Si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non avesse conosciuto la dolce Kasu-chan e si immaginava come la sua vita potesse proseguire di lì in avanti.
Il grande mezzo, con largo ritardo, si appressò davanti al giovane. Satoshi frugò nella tasca e vi estrasse il bigliettino azzurro, lo obliterò e fece una smorfia compiaciuta di fronte al solito controllore che, più di una volta, lo aveva beccato privo di ticket, facendogli una multa ben più salata di quanto non lo fosse da dove proveniva, dalla campagna. Là, il massimo che gli veniva inflitto era uno schiaffo sulle mani, mentre il suo portafoglio non veniva nemmeno toccato; ma ora si trovava nel centro del mondo, non poteva certo permettersi di pagare così alte somme.
In pochi minuti, Satoshi si trovò di fronte al piccolo supermercato al quale lui e Kasumi facevano ricorso nei momenti in cui il frigo era vuoto. Un grazioso edificio non troppo lontano da dove abitava, né troppo costoso e più simile a un discount, il che era molto vantaggioso.
«Benvenuto al M&D Store!» la giovane commessa, dai capelli castani che arrivavano all'altezza delle spalle, si porse in un grande inchino, ben più rispettoso di quanto non lo fossero le commesse degli altri negozi. Il che la rendeva un'ingegnosa trovata pubblicitaria.
«Sono io» con un leggero sorriso e le mani nelle tasche dei pantaloni, Satoshi guardava la cassiera con molto affetto.
«Satoshi-san!» gridò con molta euforia «Come mai qua? Il tuo turno è domani»
«Lo so bene, Haruka» disse lui, prendendo uno dei tanti cestini rossi «Oggi faccio compere»
La giovane rispose con un sorriso.
Satoshi non poteva vivere solo come uno sguattero, visto lo scarso reddito, ma doveva ricorrere ai lavori più svariati. Era commesso al M&D Store già da quella stessa primavera, addirittura prima che decidesse di fare il grande, grandissimo passo con Kasumi.
«Sono 3500¥» annunciò Haruka dopo aver fatto passare anche l'ultimo prodotto.
A malincuore, Satoshi frugò tra i pochi spiccioli che aveva con sé, per poi tirar fuori dal portafoglio quattro sostanziose banconote.
«Trattali bene» aggiunse, mentre la giovane commessa infilava i soldi nella cassa.
«Grazie di essere venuto a trovarci. Passi una buona giornata» esplose a gran voce, inchinandosi in modo palesemente esagerato.
Di ritorno dal supermercato, superate le infinite rampe di scale, Satoshi si ritrovò a casa. Eppure, era solo. Sul tavolo della cucina, un messaggio:


Sono andata in biblioteca con Hikari. La cena è nel microonde.”


L'espressione di Satoshi pareva contrariata. Non solo Kasumi era uscita di casa nonostante avesse paura di “aggressori serali”, ma lo aveva mandato a fare la spesa nonostante tutto l'occorrente per preparare la cena.
«Dopotutto» sussurrò nel silenzio di quella casa, posando le buste per terra «È Kasumi!»








Angolo Autrice

Salve a tutti! Sono abbastanza puntuale, come promesso!
Non ricordo se l'avevo accennato nello scorso capitolo, ma questi primi tre capitoli li userò per definire meglio lo status di Kasumi (Misty) e Satoshi (Ash) come coppia, nonché i loro impieghi nella vita reale.
In questo capitolo, s'è scoperto che Satoshi (Ash), oltre a lavorare come sguattero in una tavola calda, è anche commesso in un piccolo negozio di alimentari; mentre Kasumi studia all'università.
Ho introdotto Haruka tra i personaggi, ossia Vera (sappiate che uso solo i nomi giapponesi) e ho accennato Hikari (Lucinda).

Per il resto, rimanete sintonizzati! (?)

-Saku

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2192819