Scythe of moon

di Mr Vale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elemental Night ***
Capitolo 2: *** Deep Dark ***



Capitolo 1
*** Elemental Night ***


Una leggera nebbiolina invade le stradine del paese, il silenzio della notte è già calato da ore e l’unico rumore che si ode è un lieve venticello che alza da terra foglie secche e pezzi di carta.

Un’ombra avanza in quella via deserta ricoperta dall’oscurità; un lungo saio nero lo riveste col cappuccio a celargli il volto del quale non si intravede nulla, in mano porta un antico libro con una ricopertura nera fregiata d’argento. Costantemente gli stivali rumoreggiano a terra in quel camminare lento e quieto; d’improvviso l’ombra si ferma e voltando lo sguardo al cielo scorge la luna, piena e abbagliante in tutto il suo splendore illumina quella tetra notte.

- Perfetto… proprio la notte giusta…

Proferisce con voce rauca riprendendo il cammino fino a giungere in una vecchia villa abbandonata e segnata dal tempo. Entratovi posa il libro su un leggio e apertolo comincia a leggerne alcune frasi in una lingua strana e sconosciuta; il tono della sua voce si fa sempre più alto e l’uomo alza le braccia al cielo arrivando addirittura a gridare l’ultima parola. In quel momento un tuono rumoreggia nel cielo e nubi scure ricoprono la città dando vita ad un violento temporale. L’uomo si avvicina ad una delle immense finestre della stanza e guarda verso il cielo dove fra le nubi un gigantesco varco nero si sta aprendo, da esso fuoriesce una immensa ombra che sparisce poco dopo alla vista, nascondendosi fra le nere nuvole. Un tuono più forte degli altri sveglia la ragazza, apre i suoi occhi chiari, talmente chiari da sembrare di cristallo, accarezza il cuscino un attimo ancora , poi si volta verso la finestra sopra di lei osservando il temporale

- Dannato temporale…sarà meglio farsi una camomilla

Pensa fra se e se. Si stropiccia gli occhi e si alza, raccoglie i lisci e argentei capelli in una coda e si avvia verso la cucina; non è molto alta, raggiunge a stento il metro e settanta, tuttavia il suo fisico magro ma nel giusto e i suoi lineamenti quasi perfetti la rendono una sedicenne piuttosto ricercata dai ragazzi. Arrivata in cucina apre un sacco di scaffali e cassetti alla ricerca del necessario per prepararsi la tisana, è una ragazza piuttosto disordinata e abbastanza smemorata da dover rovesciare il mondo per trovare qualcosa che una persona normale troverebbe subito. Un forte tuono romba nel cielo e la luce va via, la ragazza sbuffa, e dopo aver recuperato una pila si mette un lungo cappotto, prende un ombrello e uscita di casa sotto la pioggia si avvia al generatore della casa che si trova sul retro di essa. Arrivatavi apre lo sportello e riattacca la corrente, mentre lo fa un gelido soffio di vento le fa sventolare il cappotto e i lunghi capelli, un brivido le sale lungo la schiena, la luce torna e le lampade in giardino illuminano la zona; la ragazza si volta, la sua bocca si spalanca e come i suoi occhi dallo stupore; una specie di piccola tromba d’aria gira vorticosamente al centro del giardino, in mezzo ad essa si intravede una figura femminile che sembra composta d’aria. La figura si avvicina alla ragazza lentamente tendendole le mani che vengono afferrate senza esitazioni dalla sedicenne. La figura d’aria sussurra poi qualcosa alla giovane

- Che il vento soffi sempre nella tua direzione…Aliyn

Il vento si alza improvvisamente, i vestiti della ragazza sventolano furiosi, e i suoi piedi cominciano ad alzarsi da terra, l’aria la sostiene girando vorticosamente attorno a lei; sente il vento entrarle nei polmoni e riempirla fino a quasi farla scoppiare per poi diventare parte di lei.

Poi torna la calma, i piedi si riposano a terra e la pioggia torna a bagnarle i lunghi capelli argentati che risplendono alla luna; qualcosa dentro di lei è cambiato, ma da fuori non si nota alcuna differenza. Scossa da quella esperienza decide di tornare in casa a bere una camomilla.

 I tuoni ancora scuotono il cielo di quella lunga notte e qualche isolato più in là, in una vecchia fabbrica abbandonata c’è chi non ha la fortuna di potersi crogiolare fra le coperte e si riscalda con del fuoco acceso in un bidone. Dei mezzi guanti, una vecchia giacca e dei pantaloni sgualciti fanno da vestiario a quella grossa figura. Le sue braccia possenti, la sue altezza, e lo sguardo cupo gli danno più dei venti anni che ha. Dal tetto entrano delle gocce che rendono umido l’ambiente, alcune di esse cadono sui corti capelli castani dell’individuo che per tutta risposta sbuffa infastidito col naso. Un tuono più forte degli altri scuote il cielo, e il gigante infastidito tira un pugno verso il muro che fa tremare la parete fino al soffitto dal quale cadono dei pezzi di cemento. Il ragazzo fissa quelle macerie sul pavimento, notando che sono cadute tutte attorno ad un fiore senza schiacciarlo; un fiore che spunta dal cemento della fabbrica. Lentamente vi si avvicina. La luce della luna che entra dal buco formatosi nel soffitto illumina le gocce di pioggia che cadono leggere sul fiore bagnandolo. Si inginocchia verso il fiore, e con le mani lo accarezza leggermente cercando di non stropicciarlo. Improvvisamente un gambo si allunga dal fiore afferrando il dito del ragazzo dapprima e poi tutto il braccio; la terra sotto di lui comincia a tremare e il pavimento crolla sotto i suoi piedi sotterrandolo. Grossi spuntoni di roccia fuoriescono dalla terra attorno a lui e sembrano parlargli
- Possa la terra sorreggere il tuo cammino…
César

Improvvisamente il ragazzo si sente pervadere da una forza quasi sovrumana mai sentita prima. Senza fatica scosta le macerie che lo ricoprono e si alza in piedi; gli spuntoni ancora lo circondano e sembrano ridere di lui, della sua debolezza; uno sguardo determinato gli copre il volto, come se avesse accettato la sfida che quelle rocce gli hanno imposto; sferra un violento colpo contro la prima delle sei che lo circondano, riducendola in frantumi; dopo una ad una si sgretolano sotto i possenti colpi del gigante, e quando anche l’ultima è caduta alza il pugno destro al cielo e bagnato dalla pioggia che ancora entra dalla apertura sul soffitto, contempla la sua nuova forza.

Sorseggia la camomilla lentamente pensando ancora a ciò che è successo poco prima; la bevanda ancora scotta così la posa e comincia a fissare la tazza muovendo il dito sul bordo di essa come suo solito. Dopo qualche secondo nota che il liquido si muove leggermente, formando delle ondine come il vento che soffia sul mare. Allontana il dito dalla tazza e avvicinandolo al suo viso sente che da esso fuoriesce una leggera brezza. Una idea le balena in mente; si alza e si dirige verso il bagno, apre il rubinetto della vasca da bagno e la riempie d’acqua. Una volta che la vasca è piena si concentra e alza le mani coi palmi rivolti verso l’acqua. Aria comincia a fluire dalle sue mani smuovendo il liquido davanti a lei, un sorriso le si allarga sul volto; fin da piccola aveva desiderato di avere poteri magici, era sempre stata interessata di stregoneria e aveva anche provato a praticare qualche rito ma con scarsi risultati; ora invece era lì a comandare l’aria a suo piacimento, non le importa quanto esso possa sembrare irrazionale, o perché sia accaduto proprio a lei e se avrebbe implicato qualcosa più avanti, le importa solo del vento che ora le si è alzato attorno; lei adora il vento, la fa sentire libera e la rende capace di fare i sogni più belli. Cullata dalla brezza si rilassa, chiude gli occhi e si addormenta, l’aria la sorregge e la trasporta lievemente al suo letto dove si abbandona totalmente al sonno.

Una immensa figura nera con le fattezze di un serpente vola fra le nuvole in tempesta guardando la città dall’alto. Sotto di esso su una strada deserta sfreccia una moto nera a gran velocità. Il casco nero a fiamme rosse nasconde il volto del motociclista che concentrato sulla strada non nota l’immenso essere piombare su di lui e, a causa del colpo causato dallo scontro, viene sbalzato a terra dalla moto che si schianta contro un muro a lato della strada incendiandosi. Il gigantesco serpente si posa a terra e illuminato dai lampioni svela due file di ali ai lati del corpo nero con alcuni segni di un nero più scuro che lo percorrono. Spalancando la sua bocca mostra due lunghe file di denti acuminati e si avvicina sinuosamente alla sua preda che nel frattempo si alza e con un movimento dettato dall’ira a causa della moto, si toglie il casco mostrando il suo volto asiatico da diciassettenne e i suoi corti capelli neri, e getta il casco a terra; poi si slaccia il giubbotto nero da motociclista e con aria di sfida guarda l’animale.

Il fuoco che brucia la moto comincia a ardere sempre di più crescendo fino a prendere una forma che richiama quella umana e rivolge al ragazzo alcune parole
- Che il fuoco arda sempre in te… Yoshi

Dalla figura parte una striscia di fuoco che raggiunge il motociclista e lo infiamma per poi entrare in lui. Il ragazzo si sente bruciare e pensa che sia giunta la fine, ma poi appena il fuoco penetra in lui, una nuova luce comincia a ardergli nel corpo e i suoi occhi si infiammano.
Il serpente lo attacca all’improvviso ma Yoshi lancia un urlo nell’aria e subito viene avvolto dal fuoco. La creatura indietreggia ma non demorde e presto riparte un nuovo attacco che viene però evitato con un salto. Il ragazzo allarga le braccia e nelle sue mani vengono a formarsi globi di fuoco che scaglia contro l’avversario il quale, goffo per la sua stazza, non riesce ad evitare l’attacco e ferito si accascia a terra. Il guerriero di fuoco discende velocemente addosso a quello per sferrargli il colpo di grazia, ma la creatura si rialza e lo colpisce con un getto fuoriuscitogli dalla bocca, quindi ferito e dolorante si allontana dal luogo dello scontro. L’asiatico si alza solo leggermente ferito ad un braccio e guardando il suo nemico allontanarsi impreca per la moto distrutta.

La chiave gira nella serratura aprendo la porta, e il ragazzo entra nella casa. I capelli corti e neri, la camicia con la cravatta e i pantaloni ordinati gli danno un’aria da serio lavoratore seppure abbia appena 24 anni. Si avvia in cucina e vede una tazza di camomilla ormai fredda sul tavolo, sbuffa sapendo già chi l’ha lasciati lì e provvede a sparecchiarla; si dirige poi in bagno e trova la vasca da bagno piena
- Ora mi sente quella là!
Esclama per poi svuotare la vasca e dirigersi furioso in camera di Aliyn. Arrivatovi apre la porta e vedendola dormire accoccolata fra le coperte tutta la sua rabbia svanisce e come al solito lascia stare. Il ragazzo torna in cucina e accesa la tv per ascoltare il telegiornale della notte si prepara un caffé.

La quattordicenne osserva la pioggia cadere dall’altra parte della finestra. Lunghi capelli neri e lisci le cadono sulle spalle, il viso abbastanza pallido le conferisce un’aria da dark, come i suoi vestiti neri e il polsino del medesimo colore con raffigurato un teschio, sul braccio. Una voce dietro di lei la chiama

- Nareen noi usciamo

Dice una donna

- Va bene mamma!

Risponde la ragazza senza distogliere lo sguardo dalla pioggia. I genitori di lei escono di casa, e lei rimane sola; aspetta dieci minuti in modo da farli allontanare, poi corre a prendere il suo impermeabile nero col cappuccio e indossatolo corre fuori sotto la pioggia. Distende le braccia e punta gli occhi al cielo in modo che la pioggia le bagni il viso, poi comincia a girare lentamente su se stessa quasi danzando; adora la pioggia, le piace sentire le gocce d’acqua scorrerle sulla pelle. Tira fuori la lingua per bere le gocce, come fanno i bambini. La quattordicenne è talmente assorta in quella spensieratezza da non accorgersi di ciò che sta accadendo alle sue spalle; da una grossa pozzanghera formatasi sul terreno si erge in piedi una sinuosa figura femminile fatta d’acqua.

- Possa l’acqua ristorare il tuo animo… Nareen

Esclama la dama dell’acqua. Improvvisamente le gocce di pioggia cadute a terra e quelle che ancora stanno cadendo, si dirigono tutte verso la ragazza racchiudendola dentro una enorme bolla d’acqua. La quattordicenne sente i suoi occhi socchiudersi, una profonda calma la riempie come quando riposava nell’utero materno, lì è! Nell’utero della madre terra e una strana energia la pervade ed è come rinata.

L’acqua che l’avvolge ricade a terra. Nareen dapprima si sente agitata, ma dura poco perché la tranquillità si impadronisce di lei. Stanca si avvia dentro casa ed entratavi si sdraia sul divano e chiude gli occhi…dorme.

- Incidente sulla 5° strada, un ragazzo di 17 anni ha perso il controllo della moto mentre correva ad alta velocità; La moto è andata distrutta, il ragazzo fortunatamente illeso ha dichiarato: - Capita!

Il ragazzo spegne la televisione, mette la tazza di caffé nel lavello e si avvia in camera sua, quindi cambiatosi si corica. Aliyin apre un occhio.

- Finalmente è tornato… evviva l’ho fatta franca anche stavolta!

Pensa fra se e se per poi tornare a dormire.

- Bene per stanotte può bastare… questo era solo una assaggio, ma presto il mondo conoscerà il mio vero potere, e tutti dovranno tremare al solo sentir pronunciare il mio nome!

L’uomo si allontana dalla finestra e si avvicina al libro che provvede a chiudere e a riporre con cura sotto il leggio. Dopodichè  esce dalla stanza, un’aura nera lo segue, i suoi occhi gialli fendono il buio; l’oscurità aleggia in quella casa.

 

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Capitolo 2
*** Deep Dark ***


Una goccia….due gocce… si chiede come possa esserci acqua in luogo come quello, poi capisce, non è acqua, è il sudore di un altro essere nelle sue stesse condizioni, sudore dovuto a quel poco lurido liquido che viene dato loro per sopravvivere.

 i perché non si viene gettati in Deep Dark per morire, ma per soffrire. Deep Dark, così lo chiamano i dannati, è una specie di pozzo, situato in un qualche girone sperduto dell’inferno.

Uno di quei demoni gli si avvicina, lo prende per i lunghi capelli e gli alza la testa

- Come andiamo oggi? Gradisce la sistemazione, o preferiva una camera con vista sul mare?

Dice con la sua vocina stridula e soffocata per poi scoppiare in una fragorosa risata. Nella mano destra tiene una frusta, fa qualche passo indietro e dopo averlo fissato per qualche secondo, comincia a frustarlo marcando i già numerosi segni lasciati da quel arnese sul suo corpo.

Dopo mezz’ora arrivano altri due demoni, tolgono le catene al prigioniero e lo trascinano altrove. Una stanza vuota con al centro una sedia, il prigioniero viene fatto sedere, la sedia arde e punge, ma lui non si muove, non può muoversi. Tutto ciò solo per prepararlo alla giornata, altre e indicibili sono le vere torture a cui sono sottoposti gli ospiti del pozzo; reietti, esseri macchiatisi di colpe indicibili, o semplicemente perseguitati dalla giustizia extraterrena, un qualcosa da cui non vi è scampo alcuno, condannati a soffrire le pene infernali in eterno. Ma lui non è uno qualunque, ha deciso che per lui l’eterno finirà quel giorno.

Il solito demone si avvicina con la frusta in mano, ma già il primo colpo viene bloccato, la mano è ora libera benché si trascini dietro la catena; gli altri arti seguono a ruota. Il demone rimane bloccato dalla paura, i suoi occhi aperti al massimo delle sue capacità tremano, sa che per lui è giunta la fine, e che ora pagherà il prezzo delle sue torture. Vorrebbe fargli patire le stesse pene inferte a lui, ma non c’è tempo.

Con un rapido pugno gli sfonda il cranio e il cadavere cade a terra. Gli altri due demoni accorrono, ma vengono colpiti dalle catene prima di potersi avvicinare. Il fatto che gli siano rimaste attaccate alle braccia non è uno svantaggio, anzi, lui è un maestro con le catene, e quelle infernali sono particolarmente dure e resistenti.

La fuga da un posto come quello non è cosa facile, e lui è braccato stretto. La lunga permanenza in quei luoghi gli rende possibile muoversi con abbastanza facilità, e ad usare a sua vantaggio l’ambiente che lo circonda. Sfuggire alle guardie risulta meno complicato del previsto, ma la scalata è ben altra cosa.

Deep Dark è un pozzo profondo quanto l’inferno stesso, risalirlo significa affrontare una scalata verticale su una roccia dura come il metallo, con prese per niente salde, facendo pressione sui polpastrelli per non scivolare di sotto. Perde totalmente la cognizione del tempo nella risalita, cosa che già prima stentava; nessuno lo segue, nemmeno un pazzo scalerebbe quella roccia, lo aspettano al varco, ma lui lo sa, come sa della galleria nella parete, una stretta fenditura verso la superficie del pozzo, percorre un lungo tratto in orizzontale sbucando altrove, l’aiuto ideale per coloro che hanno deciso di fuggire per la via più dura.

Passano ore, o giorni, o forse anni, ma alla fine è fuori, le porte dell’inferno sono d’innanzi a lui, ma nessuno vi può uscire, gli stupidi diavoli sono facili da gabbare, ma il principe delle tenebre no, e stavolta è lui ad aspettarlo al varco. La sua voce è possente per le orecchie di un essere umano, ed è con un semplice gesto che la lunga e difficoltosa fuga…fallisce.

Deep Dark… così lo chiamano i dannati… il pozzo, il luogo più buio e profondo dell’inferno, nessuno vi può scappare. Le pene inflitte dopo la fuga raddoppiano per durezza, i prigionieri resistono aspettando la fine della pena, ma lì la pena non ha mai fine.

- Perché resisti?

Gli chiede un giorno il suo aguzzino

- Perché non cedi e prostrandoti al principe delle tenebre non chiedi umilmente pietà?

Forse per fede nel tuo Dio? Forse per stupidità? O per che altro?

Lui alza il capo, e fissandolo negli occhi, coi lunghi capelli che gli coprono in parte il viso, raccoglie tutte le sue forze e con voce possente gli risponde

- Io discendo dagli antichi guerrieri che tempo or sono cavalcavano sui gelidi prati nordici, i miei avi combattevano sino alla morte, e solo dopo aver dimostrato il loro valore, Odino li accoglieva nel Valhalla, ed io non sarò da meno, mai mi prostrerò davanti a essere alcuno se il mio cuore non me lo dirà, mai mi arrenderò e cederò a ciò che mi si impone, mai smetterò di combattere fino a quando la mia anima potrà urlare la parola vittoria al cielo!

L’aguzzino scoppia in una risata fragorosa e gli sputa in faccia, poi riprende con le pene quotidiane, da ciò è scandito il tempo lì nel pozzo.

È  così che il giorno stesso, durante una pausa fra una pena e l’altra, lo spirito dell’oscurità viene a fargli visita

- Sei stato bravo, ti sei dimostrato un guerriero valoroso, perciò ti donerò i miei poteri, affinché tu possa adempire al mio compito, che le tenebre nascondano le ombre del tuo cuore… Vincent.

È  così che viene pervaso dall’oscurità circostante, e dopo allora, nessuna punizione infertagli sarà stata più tanto dura per lui.

Capita un giorno una dama vestita di nero, col volto celato da un velo del medesimo colore, gli si avvicina. Alzando la mano lo accarezza quasi con dolcezza in viso e, dopo averlo guardato per un po’, fa un cenno alla guardia orinandogli di liberarlo.

Il prigioniero si risveglia poi in una grande vasca piena di acqua e Sali profumati. Dopo essersi dato una lavata indossa il grande asciugamano lasciato lì per lui. Esce dalla stanza e viene condotto da un servo presso una stanza nella quale è costretto a entrare. Un grande a letto a baldacchino si trova al centro di essa, lenzuola di seta rossa, e tende del medesimo colore. Seduta su di esso la dama lo attende ben poco coperta, si alza e si avvicina a lui, gli cinge il collo con le braccia e avvicina alle sue, le proprie labbra. Vincent scosta leggermente il viso, portando la sua bocca presso l’orecchio della donna, sussurrando alcune parole. Gli occhi della dama si spalancano dallo stupore e dal dolore. Una lama di energia demoniaca che parte dal medio e dall’indice del guerriero, le trapassano il petto. Lui fa qualche passo indietro e tolta la spada dal corpo della dama, con un rapido fendente le mozza la testa. Esce di fretta dalla stanza e percorre il lungo corridoio, tutto intorno a lui crolla e per non finire schiacciato si getta da una piccola finestra, finendo nel vuoto. Così cade per un tempo interminabile, attorno a lui solo le tenebre, talmente buie che nemmeno lui vi riesce a vedere oltre

- Sembra più questo…Deep Dark

Pensa fra se. Giunge così il fondo, un forte dolore lo pervade, ma dopo un po’ si rialza in piedi, una bambina pallida vestita di bianco lo fissa

 - Cos’è Deep Dark?

Gli chiede la bambina

- Deep Dark, così lo chiamano i dannati, è una specie di pozzo, situato in un qualche girone sperduto dell’inferno

Le risponde lui

- Ne sei sicuro? Allora è meglio che ci torni

Gli dice la candida creatura per poi svanire nelle tenebre.

Ancora lì, Deep Dark…l’aria è cambiata, è più pesante, volge gli occhi al cielo. All’improvviso sente una forte fitta allo stomaco, una freccia lo ha trapassato, guarda in avanti, una figura con un arco in mano e la corda già tesa con una freccia pronta a scoccare. Stavolta è facile per lui liberarsi dalle catene, spezza la freccia e se la toglie dal corpo. I due si avvicinano a passi lenti l’uno all’altro. La corda dell’arco è tesa e la freccia scocca. La spada di energia demoniaca si sprigiona dalle dita del guerriero e il dardo si infrange contro di essa. Gli occhi di Vincent si fanno rossi, con un balzo è addosso al suo avversario, ma quello è svelto e si scansa subendo così solo un lieve graffio sulla guancia destra. L’arciere getta a terra l’arco per estrarre una piccola spada e attaccare frontalmente il guerriero che con forza colpisce dapprima la spada nemica col la sua arma per poi sferrare un veloce colpo che l’avversario riesce a schivare ma cadendo all’indietro per mancanza di equilibrio e rimanendo quindi inerme di fronte alla spada demoniaca puntatagli alla gola.

- Chi sei tu?

Gli domanda Vincent

- Io sono Arsham, soldato scelto della guardia personale di Lucifero, tu piuttosto chi sei che riesci a liberarti facilmente delle catene infernali e usare poteri demoniaci pur essendo un semplice umano?

Dice l’arciere

- Io sono il guardiano dell’oscurità, sono l’ombra che si nasconde dietro ogni angolo scuro, sono il buio che si annida nella tua mente compagno della solitudine, sono l’incubo che disturba il tuo sonno la notte, sono l’ombra di ogni essere, e voi stolti siete la mia ombra!

Risponde il guerriero per porre poi fine all’esistenza del suo avversario. Volgendo poi gli occhi al cielo, invocando l’unico nome che per lui abbia un senso, chiama il suo Dio e una luce sembra discendere nel pozzo ricoprendolo. Deep Dark risplende per quei pochi secondi che fanno di un momento, un’eternità.

Quando apre gli occhi la sua stanza gli pare più buia di come lo sia mai stata, la luce del mattino comincia però ad entrare dalla finestra. La stanza oltre ad un letto e a un armadio presenta una scrivania con tanto di computer e una poltroncina; attaccati al muro alcuni poster di gruppi metal. In un angolo buio,vicino alla chitarra, un’ombra si muove e si avvicina al ragazzo.

- Ora comprendi?

Gli chiede

- Comprendo cosa?

Ribatte quello

- Cos’è Deep Dark

Risponde l’ombra

- Si… Deep Dark non è un pozzo situato da qualche parte nell’inferno… Deep Dark sono le tenebre dentro di me

Dice il ragazzo

- Non solo dentro di te, ma dentro ogni essere, ma tu ora le hai dominate, non ti sei arreso al dolore da esse provocate, hai capito che non si deve fuggire da esse, non hai ceduto alle tentazioni da esse offerte, hai affrontato e sconfitto il tuo nemico, e alla fine hai trovato una luce per illuminarle… il tuo viaggio è ancora lungo, ma il tuo allenamento si è concluso con successo, ora va e preparati, perché nuove sfide ti aspettano e dovrai essere pronto a superare molti ostacoli.

Detto ciò l’ombra svanisce lasciando Vincent solo coi suoi pensieri. Si alza e si avvicina alla finestra, il sole comincia a sorgere dopo una notte di pioggia, un uccellino vola libero nel cielo, un altro lo raggiunge e i due compiono varie capriole volando assieme attraverso l’aria fino a sparire dalla visuale. Il ragazzo chiude le tende ed esce dalla stanza per compiere la sua normale giornata, ma dentro di lui, nulla sarà più come prima.

 

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S_Nity: Grazie, quella associazione mi è venuta quasi naturale mentre la scrivevo, sono contento che ti sia piaciuta. Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento.

 

Wayfarer: Wow quanti complimenti, non penso di essere un eccellente scrittore, ma sicuramente sono migliorato dagli esordi, ciò che più aiuta a migliorarsi sono le critiche, quindi non esitate mai a farne.

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