Era tutta un'altra storia - libro primo: una tela di sfortunati eventi

di Una Certa Ragazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Ancora una volta, l'espresso di Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Rose ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti!
Benché dovrei fare tutto tranne che iniziare una nuova storia, ogni idea è un richiamo irresistibile ed è già troppo tempo che rimando: sarà almeno un anno che ho in mente questa long, e prima o poi dovevo farla venire alla luce. Mi dispiace dirlo perché non vedo mai la scrittura in questo modo, ma la velocità con cui questa storia verrà portata avanti dipenderà anche da quanto vi interessa: adoro ricevere recensioni, ma sono dell'opinione che una persona che sente il bisogno di scrivere una storia la scriva a prescindere. Questa storia non farà eccezione, e che riscuota successo o meno verrà portata a termine comunque, ma avendo per la mente un quantitativo esorbitante di romanzi, racconti e poesie da scrivere dovrò stabilire delle priorità, e naturalmente questa priorità verrà data alle storie che più mi daranno la possibilità di migliorarmi, ergo quelle per le quali riceverò più opinioni.
Data questa nota di servizio, vi lascio a questo prologo piuttosto scarno, sperando che solletichi la vostra curiosità e la vostra immaginazione


A Jessica, perché sì.


 

PROLOGO

 

Il signore e la signora Potter, di Godric's Hollow numero sette, erano orgogliosi di poter affermare di essere piuttosto anormali, e grazie tante. Erano le prime persone da cui ci si sarebbero aspettate cose strane o misteriose, dal momento che erano maghi.

Il signor Potter era il direttore del dipartimento degli Auror al Ministero della Magia, e a tempo perso, essendo stato Il-Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, faceva L'Uomo-Che-È-Sopravvissuto. Era un uomo alto, dal fisico asciutto, con una zazzera di capelli neri che in trentasette anni di vita non era mai riuscito a vedere pettinati e penetranti occhi verdi con paio di occhiali annessi.

La signora Potter era una bella donna, con i capelli rossi e un fisico atletico, il che le era tornato molto utile quando era stata capitano delle Holyhead Harpies, una delle squadre di Quidditch più famose del paese.

I Potter avevano tre figli, James, Albus e Lily, ed erano felici di averli.

Ma soprattutto uno di loro stava per iniziare il primo anno a Hogwarts, la migliore scuola di magia e stregoneria al mondo. Ed era molto preoccupato.

«E se divento un Serpeverde?» sussurrò Albus Severus Potter al padre.

Il signor Potter si accovacciò per guardare il figlio negli occhi «Albus Severus» iniziò, mentre la signora Potter fingeva di salutare una delle sue innumerevoli nipoti e drizzava le orecchie per sentire che cosa stava dicendo il marito a suo figlio «tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.»

«Ma se...»

«...vorrà dire che la Casa di Serpeverde avrà guadagnato un ottimo studente, no? A noi non importa, Al. Ma se per te è importante, potrai scegliere Grifondoro invece di Serpeverde. Il Cappello Parlante tiene conto della tua scelta.»

«Davvero?»

«Con me l'ha fatto.» guardando la meraviglia sul volto del figlio, il signor Potter capì che era pronto per andare sul treno. Anzi, doveva proprio salirci, altrimenti lo avrebbero lasciato lì.

Albus balzò a bordo e sua madre chiuse lo sportello alle sue spalle.

Ci furono saluti e baci, e il constatare da parte del signor Potter – un po' divertito, un po'irritato – che nessuno si era ancora scordato di quando aveva salvato il mondo magico diciannove anni prima.

«Non avrà problemi.» mormorò la signora Potter rivolta al marito.

«Lo so.» disse il signor Potter sfiorandosi distrattamente una curiosa cicatrice a forma di saetta che aveva sulla fronte.

Tutto andava bene.

Eppure, non pochi sull'espresso di Hogwarts avrebbero desiderato che non fosse così, perchè il fatto che tutto andasse bene significava che non c'era più niente da fare.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Ancora una volta, l'espresso di Hogwarts ***


Sono venuta ad aggiornare prima del previsto perché mi dispiaceva lasciare da leggere solo quel misero prologo, ma il prossimo capitolo ci metterà parecchio ad arrivare.
Spero che sia di vostro gradimento.
Piccola nota alla dedica dell'altra volta: come sappiamo J.K.Rowling dedicò il suo libro alla figlia Jessica. Coincidenzialmente, io mi trovo ad avere una migliore amica che si chiama per l'appunto Jessica, così mi è sembrato di buon augurio per lei nonché un ulteriore omaggio a zia Row.

NOTA: Ho cancellato il capitolo perché credevo ne mancasse un pezzo, per poi ripostarlo subito dopo quando mi sono accorta che il pezzo mancante è nel secondo capitolo (motivo per cui esso non è ancora pronto). Scusatemi per l'inconveniente!
Colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra le seguite e che l'hanno recensita, e Olivataggiasca che l'ha messa tra i preferiti.




 

CAPITOLO 1

Ancora una volta, l'Espresso di Hogwarts

 

Albus guardò fuori dal finestrino a lungo, anche dopo che i suoi genitori e sua sorella furono spariti alla vista, ma poi un tonfo lo fece voltare.

Fred e Roxanne.

A causa dell'abbronzatura dell'estate la loro pelle, di solito color caffelatte, era diventata ancora più scura. Gli unici Weasley incapaci di scottarsi.

«Te l'avevo detto che non era James.» disse Roxanne, tirando una gomitata al gemello.

«Ouch! Beh, è facile confonderli, di spalle.» si difese Fred, poi si rivolse al cugino «O fulgido bocciolo della nostra famiglia» lo apostrofò pomposamente «Hai avuto la ventura di incappare in tuo fratello?»

«Eccomi.» fece James alle spalle dei gemelli, entrando nello scompartimento «Ti ho sistemato il baule nel vagone qui accanto, Al. Sulla destra.»

Poi, vedendo l'espressione del fratello, scoppiò a ridere «Credevi davvero che ti avrei lasciato stare qui?»

Al lo guardò con espressione corrucciata «Ma perchè no?»

«Alice sarà qui a momenti, non ci staremo più.»

«Lo scompartimento è per sei, ci stiamo anche io e Rosie!» lo contraddisse Albus, risentito.

«Certo, ma non vogliamo che qualcuno possa dire che noi» indicò con la parola sé stesso e i due cugini «siamo stati visti in compagnia di un futuro Serpeverde.»

A quel punto Al si lanciò infuriato verso la porta. La sua uscita trionfale fu però ostacolata dalla gabbia del gufo di James, che non si sa come gli finì sui piedi, facendolo incespicare e provocandogli un tremendo dolore all'alluce.

Fred, James e Roxanne risero, e Al sbattè la porta dietro di sè.

Un fruscio annunciò l'arrivo di Alice Paciock, che si fece vedere oltre il vetro della porta facendo un cenno di saluto ai suoi amici.

Probabilmente era lì fuori già da prima, perchè disse, entrando nello scompartimento: «James, non ci sei andato giù un po'troppo pesante con tuo fratello?»

«Nah» fece James, passandosi una mano tra i capelli «L'ho fatto per il suo bene.»

Gli altri tre lo guardarono increduli.

«L'espresso di Hogwarts è fatto per farsi degli amici» spiegò il ragazzo «Non può attaccarsi alle mie sottane.»

«Tu porti le sottane? Tu porti le sottane?!» esclamò Fred, sbellicandosi dalle risate, poi si riempì i polmoni d'aria e urlò «JAMES SIRIUS POTTER PORTA...»

James mollò un pugno sulla spalla del cugino.

«Idiota.» commentò.

«Ma perchè picchiate sempre tutti me?» si lamentò Fred.

Roxanne alzò gli occhi al cielo e non disse niente, non ritenendo che la domanda del fratello meritasse una risposta.

«Comunque» riprese Alice «È stato molto saggio da parte tua, James.»

Non si riusciva a capire se lo dicesse con approvazione o no.

«E ho raggiunto la mia dose quotidiana di saggezza, per cui adesso passiamo ad altro.»

Alice fece un sorriso «Ora ti riconosco.»

James si schiarì la voce e disse, in tono solenne: «Devo fare un annuncio importante. Quest'estate mio padre...»

«Non senza una certa riluttanza» aggiunse Fred, che sapeva già tutto «e la promessa di farlo usare anche ad Al...»

«...Mi ha consegnato un oggetto che si tramanda nella mia famiglia da generazioni.» Come un prestigiatore che tira fuori un coniglio dal cappello, James fece uscire dalla borsa un involto di stoffa argentata.

Roxanne e Alice tirarono il fiato. Tutti conoscevano la storia di quel leggendario oggetto.

«Ma è il mantello...» fece Roxanne.

«Il mantello dell'invisibilità!» gridò sottovoce Alice. Quella di gridare sottovoce era una specialità di Alice. Altrimenti come avrebbe fatto a sgridare qualcuno anche quando bisognava parlare piano?

«Perchè non me l'hai detto, James?» fece Roxanne, offesa «Fred lo sa già!»

«Ma Roxie» cercò di blandirla il ragazzo «lui è il mio migliore amico!»

«Ed io sono tua cugina, razza di stupido!» ma Roxanne era buona a tenere il muso solo per cinque secondi, e quindi poco dopo era già lì a chiedere: «Ma te l'ha dato così? Possiamo usarlo davvero? E zia Ginny era d'accordo?»

«Figurati se lo era! Ma mio padre alla nostra età l'ha salvata dal mostro della Camera dei Segreti, e se non avesse avuto il mantello probabilmente non ci sarebbe riuscito. Papà l'ha fatto notare alla mamma e questo l'ha convinta. Quasi.»

«Quel "quasi" significa che non possiamo usarlo per infrangere le regole?» chiese Fred, anche se la sua espressione suggeriva che – divieto o no – per lui non avrebbe fatto alcuna differenza dal momento che usare il mantello dell'invisibilità era il sogno della sua vita, e usarlo per infrangere le regole era ancora meglio.

«E per cos' altro potremmo usarlo, scusa?» replicò Alice, facendo spallucce.

«Io credo che per mamma e papà vada bene, finchè non vengo espulso» il tipico sorriso storto di James gli si disegnò sul viso «e vi assicuro che non lo sarò. Piuttosto faccio come vostro padre e lo zio Fred.» disse, rivolgendosi ai cugini.

Tutti e quattro si persero nell'immaginare una notte che non avevano mai vissuto, la gloriosa notte in cui un intero corridoio era diventato una palude, Pix il Poltergeist aveva iniziato ad obbedire a qualcuno che non fosse un fantasma e Fred e George Weasley se n'erano andati da Hogwarts a cavallo delle loro scope, stagliandosi contro il sole del tramonto.

Si immaginavano le loro sagome proiettarsi su tutto il castello come un sigillo, come un segno. Il segno contro la dittatura, l'ombra della creatività.

Se James, Fred, Roxanne e Alice fossero stati di poco più sentimentali avrebbero pianto, ma erano dell'opinione che un Grifondoro che si rispetti dovesse essere in grado di trattenersi.

Non bisognava poi dimenticarsi gli omonimi di James, rispettivamente suo nonno e il padrino di suo padre, e i loro amici.

Il che complessivamente faceva un sacco di persone di cui essere all'altezza.

James si sporse un po' di più verso i suoi amici, con gli occhi che brillavano di una fiamma malandrina.

«Avanti, ragazzi» disse, nel sussurro esaltato di chi ha visto una fenice e non vuole spaventarla «Hogwarts ha bisogno di nuovi eroi.»

 

James aveva detto ad Al in che carrozza aveva sistemato il suo baule, ma accidentalmente non gli aveva detto in quale scompartimento. Così il ragazzo fu costretto ad infilare la testa in ogni porta del vagone incontrando, nell'ordine, sua cugina Molly estremamente impegnata con il suo ragazzo, un gruppo di energumeni del settimo anno che sembravano in grado di fornire battitori ad almeno tre squadre di Quidditch, e una cortina di fumo giallo pus che si rifiutò di respirare.

Il quarto scompartimento era quello giusto. Il suo baule era piuttosto anonimo, ma il suo gufo Paracelso era inconfondibile: Fred qualche giorno prima gli aveva colorato le piume con uno dei prodotti di suo padre e, nonostante gli incantesimi di Ginny, su alcune delle piume era rimasto un certo alone blu petrolio.

Allontanò lo sguardo dalla reticella e spostò la sua attenzione sull'unico occupante del vagone.

Era un ragazzino biondo e sottile, che guardava fuori dal finestrino e sembrava perso nei suoi pensieri.

Lo aveva visto alla stazione, aveva sentito suo padre e lo zio Ron che ne parlavano, ma se anche questo non fosse successo avrebbe saputo comunque chi era.

Si chiamava Scorpius Malfoy.

Albus si schiarì la voce.

L'altro sembrò accorgersi di lui solo in quell'istante. Si voltò e lo fissò con gli occhi grigi senza dire niente, ed Albus non seppe come interpretare la sua espressione.

«Ciao.» fece Al, dicendo quella parola con cautela come se fosse un'offerta di cibo per un animale selvatico.

«Ciao.» lo salutò di rimando l'altro con voce lenta.

Al aveva sempre sentito dire dallo zio Ron che Draco Malfoy parlava strascicando le parole. "Quell'uomo è annoiato dalla vita, ve lo dico io", diceva in continuazione. Ma la voce di Scorpius non era nè annoiata nè strascicata, era solo lenta.

«Posso sedermi qui? Mio fratello ha messo qui dentro il mio baule.» accennò al bagaglio sopra di loro. Scorpius si limitò ad annuire.

Per un tempo che ad Albus parve infinito nessuno dei due disse nulla, e per tutto quel tempo Al si diede alla disperata ricerca di qualcosa da dire.

Benchè non fosse un chiaccherone, e anzi fosse piuttosto timido, Albus non si era mai trovato in una situazione del genere: di solito le persone usavano comunque la cortesia di rivolgergli la parola, e poi, come diceva sua madre, ispirava simpatia e quindi finiva sempre che erano gli altri a intavolare un discorso con lui.

Questa volta invece no, santo Merlino! Non bastava la fifa blu che aveva di finire a Serpeverde, adesso non riusciva a scambiare due parole col suo compagno di viaggio. Si chiese, vagamente stupito, perchè in effetti volesse farlo con così tanta determinazione.

Aprì la bocca per parlare. La richiuse.

Aveva sperato di trovare degli amici, sul treno, e il fatto che non fosse neppure in grado di iniziare una conversazione non gli sembrava un buon segno.

"Stupido James" pensò. Un po' perchè tendeva ad attribuire la colpa di tutto quello che andava storto a suo fratello, un po' perchè nel novantanove per cento dei casi ci azzeccava.

Rassegnato, tirò fuori dalla borsa la sua copia dell'ultimo "Il Pozionista Pratico" e si immerse nella lettura della rivista.

«Ti interessi di pozioni?» fece la voce educata di Scorpius. Il suo modo di parlare aveva qualcosa di antico, ma non era spiacevole.

«Sì.» rispose Albus senza approfondire. Non era del tutto disposto a perdonarlo per l'imbarazzante quarto d'ora che aveva dovuto passare, non subito, almeno. Ma siccome non era nemmeno lontanamente permaloso come Rose – a proposito, dov'era finita? - staccò gli occhi dalla rivista e guardò Scorpius allungarsi verso la sua tracolla.

Ne estrasse una copia della stessa rivista e la mostrò ad Al.

I due ragazzi si fecero una specie di sorriso.

«Non sapevo se portarla o no» confessò Al, sollevato «James dice che è da sfigati...» si bloccò.

Forse non avrebbe dovuto dirlo, così sembrava che stesse dando dello sfigato a lui.

Ma Scorpius si limitò ad appoggiarsi allo schienale del sedile.

«James è tuo fratello?»

«Sì, ha un anno più di me, e... beh, lo vedrai. Vedrai di sicuro cosa intendo, ad Hogwarts.» naturalmente sapeva che Scorpius aveva la sua età. Gliel'avevano detto alla stazione.

«Non andate d'accordo?»

«Non è questo, è che...» si interruppe, lasciando a metà la frase.

Dire a Scorpius che lui e James avevano con tutta evidenza un diverso concetto di "divertente" suonava stupido.

«Tu hai fratelli?» chiese invece.

Scorpius scrollò le spalle «Figlio unico. Come mio padre, e mio nonno. Insomma, tutti.»

Ci fu una pausa.

«Papà dice che assomigli un sacco a tuo padre.» fece Albus, non ancora del tutto sicuro che fosse una buona idea parlare di famiglia con Scorpius Malfoy.

Scorpius fece un suono a metà strada tra lo sbuffo e il riso «E mio padre dice che tu assomigli al tuo.»

«È una specie di maledizione.» convenne Albus, e lo disse in tono così tetro che Scorpius rise. Aveva una risata con cui veniva da essere d'accordo, ma non sembrava usarla spesso, notò Al.

«Si aspettano sempre qualcosa da te, vero?» riprese Scorpius, non ancora del tutto serio.

«Sì, come se improvvisamente potessi guarire la gente dal Vaiolo di Drago toccandola!»

«Oppure come se potessi diventare da un momento all'altro un mago oscuro, per giunta buono a nulla.» disse Scorpius, ora con un'amarezza sorprendente.

Albus all'improvviso si sentì a disagio. Si chiese cosa pensasse Scorpius dei Mangiamorte, e di Voldemort, e della purezza del sangue, perchè sapeva che dalla propria famiglia spesso si ereditano anche le idee. Squadrò l'altro ragazzo e ripensò al suo modo di fare quieto.

Non sembrava avviato a diventare un Cattivo Mago Oscuro tanto presto.

«Nel caso tu te lo stessi chiedendo» aggiunse Scorpius con una punta di ironia «credo che Voldemort sia stata la cosa peggiore che potesse capitare al mondo magico, e non ho intenzione di mettermi a trafficare con il sangue di Banshee per maledire i Babbani.»

«A dire la verità, mi stavo chiedendo come faccio ad essere tanto sicuro che tu sia una brava persona.» replicò Al «Però lo sono.» aggiunse, concludendo la frase con un certo allarme. Non aveva mai fatto una conversazione del genere con uno sconosciuto.

Una volta zia Hermione gli aveva detto che per i Babbani era sconveniente parlare di politica, soprattutto quando non si era in confidenza.

Ecco, lui si sentiva esattamente come se avesse appena parlato di politica.

Ma Scorpius non pareva essersela presa, perchè incurvò leggermente le labbra e disse: «Ti ringrazio per la fiducia.» spostò lo sguardo fuori dal finestrino «Non è che io non voglia bene a mio padre» spiegò «e non credo neanche che sia feccia, come dicono in molti, però... non voglio essere come lui.»

«A chi lo dici!» esclamò Albus. Adorava suo padre, ma questo non significava che volesse essere uguale a lui ed essergli paragonato in continuazione. Un'occhiata dell'altro gli rivelò che Scorpius aveva capito il significato della sua esclamazione. Per un po' non dissero nulla, ma non era più il silenzio dell'inizio: questo era quasi confortevole.

«Dunque, se ho capito bene» Scorpius, che aveva cominciato a giocherellare con una specie di palla di vetro che emanava una luminescenza opaca e che assomigliava vagamente a una ricordella, gli lanciò uno sguardo strano, che fece sentire Albus come se stesse per essere messo a parte di un segreto che riguardava solo loro due «io devo riscattare il nome della mia famiglia e tu devi riscattarti dalla tua, e abbiamo sette anni di tempo.»

Albus non era sicuro di aver capito completamente quello che Scorpius aveva detto, ma se n'era fatto un'idea piuttosto precisa.

Sorrise «Non ci siamo ancora presentati.»

Scorpius si accigliò «Ma io so già il tuo nome, e tu sai il mio.»

Albus scosse la testa «Lo sappiamo solo per sentito dire.»

«In tal caso... io sono Scorpius.»

«Ed io sono Albus.»

Si strinsero la mano, e dopo quella stretta passarono quel che restava della mattina a discutere di Quidditch, parlare di pozioni e mangiare i dolci del carrello.

Da qualche parte in questo processo Albus Severus Potter e Scorpius Hyperion Malfoy divennero amici.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Rose ***


Ciao! Sorprendentemente ho un altro capitolo da postare, ma temo che il prossimo ci metterà un po' ad arrivare. Spero che fin qui la storia vi sia piaciuta! Come sempre, grazie a tutti. In fondo al capitolo trovate un paio di note che magari possono chiarire alcuni punti.


 
 

CAPITOLO 2

Rose

 

«Un'altra volta papà!» si lamentò Albus, aprendo una cioccorana «Ne ho a dozzine. Papà non le sopporta, perciò Lily ha detto che quando ne avrà collezionate abbastanza lei...»

«Lily?» lo interruppe Scorpius.

«Lily Luna. È mia sorella.» spiegò Al, parlando a fatica a causa di tutto il cioccolato che aveva in bocca. Nonostante fosse sempre rimasto mingherlino, ad Al piaceva mangiare. Moltissimo.

Scorpius aggrottò leggermente le sopracciglia.

Non aveva proprio idea di come potesse essere una persona che si chiamava Lily Luna, e avendo l'incrollabile convinzione che i nomi somigliassero alle persone che li portano era curioso di scoprirlo.

«Com'è...?» stava dicendo, ma venne interrotto dall'apertura – o meglio, da quella che sembrava l'esplosione – della porta.

«Eccoti qui, Al!» fece la proprietaria di un'assurda massa di capelli rossi che aveva appena fatto irruzione nello scompartimento.

Sì, proprio irruzione, come quando si svaligia una banca. A parte il fatto che i ladri dovevano essere meno rumorosi, di sicuro.

«Ti ho cercato dappertutto!» disse il tornado rosso, sventolando qua e là una trasportina di cuoio al cui interno era accoccolato un gattino color mezzanotte dall'aria traumatizzata «Dov'eri finito?»

«Qui, Rosie.» fece Albus, roteando gli occhi e accennando allo scompartimento dove era stato fino a quel momento «Tu, piuttosto, dov'eri? Sono ore che sei sparita!»

«Ho incontrato Maud Finnigan, e naturalmente mi sono dovuta fermare a parlare con lei, poi...» si interruppe, vedendo Scorpius, o meglio, realizzando chi Scorpius fosse e rendendosi conto che Al doveva aver parlato con lui fino a quel momento.

Albus approfittò saggiamente del fatto che Rose per una volta in vita sua non stesse parlando.

«Rose, questo è Scorpius. Scorpius, questa è Rose, mia cugina.» disse gioviale. Non gli capitava spesso di poter essere lui a presentare qualcuno a qualcun altro.

«Ma papà ha detto...» iniziò Rose, ma si fermò perchè Albus le stava lanciando un'occhiataccia.

La ragazza allora distolse l'attenzione dal cugino e soppesò Scorpius con lo sguardo. Diventare amica del figlio di uno che papà non sopportava, di uno che papà le aveva detto espressamente di non frequentare... sembrava divertente.

In ogni caso sembrava amico di Al, per cui tanto valeva sedersi lì e vedere cosa sarebbe successo.

«Molto bene, penso che mi fermerò qui.» decretò la ragazza, acchiappando una cioccorana e lasciandosi cadere pesantemente su uno dei sedili.

Scorpius, invece, era turbato da tutto un altro genere di questioni. Rose, Rose Weasley... Quel nome gli riportava alla mente un ricordo, quando molti anni prima una conversazione tra lui e suo padre si era spostata sui figli dei maghi che avevano la sua età e che un giorno sarebbero andati a scuola con lui...

«Poi c'è la Weasley. Rose Weasley.» suo padre sedeva sulla sua poltrona davanti al caminetto, con le mani sui braccioli e la schiena negligentemente accomodata sull'imbottitura «Una volta ero innamorato di sua madre.» aggiunse distrattamente, perso nel ricordo di una ragazzina che sapeva tirare incantesimi e schiaffi come nessuno.

Gli occhi di Scorpius si spalancarono increduli «E la mamma?»

Draco rise dell'espressione del figlio «La mamma è venuta dopo: ha quattro anni meno di me, quando andavo a Hogwarts era ancora una bambina...»

Scorpius ancora non sembrava convinto, e suo padre sbruffò una risata «Che c'è, ti sembra strano? Beh, ti assicuro che non funziona come credi. La prima ragazza che ti piacerà non sarà certo quella che sposerai, sarebbe troppo semplice...»

Scorpius mise il broncio, come spesso capita ai bambini di sette anni quando vengono contraddetti nelle loro credenze fondamentali «Non è vero, non succede sempre così. Si può anche non sbagliare e scegliere subito la mamm... La persona giusta!»

Draco era sempre più divertito «Vedrai, succederà anche a te. Ne riparleremo quando sarai più grande.»

«E invece ti dico di no!» fece Scorpius, alzandosi dal tappeto su cui stava a gambe incrociate «Io sceglierò subito quella che sposo, vedrai se non lo faccio!»

Dalla porta che dava sul corridoio giunse la voce di Astoria: «Draco?» era la sua voce da mamma-drago «Stai ancora parlando a tuo figlio come se fosse un adulto?»

«Io? Nah...»

«Senti, Rose, tu somigli tanto a tua madre?» chiese Scorpius, lievemente preoccupato.

Rose parve pensarci un po' su «Beh, sì e no. Somiglio un sacco a lei quando aveva la nostra età, ma io ho i capelli rossi e gli occhi azzurri come papà, penso che questo ci renda piuttosto diverse...»

«Non è solo questo» disse Albus con un ghigno «zia Hermione ha anche un cervello.»

Questo gli fruttò una poderosa spinta da parte della cugina.

Scorpius decise che tra madre e figlia c'era una distanza ragionevole e si tranquillizzò un po'. D'altronde lui si immaginava la signora Weasley come una donna bellissima e di incredibile fascino – se aveva fatto innamorare suo padre non poteva che essere così, e si vociferava anche che fosse stata il primo amore del grande Victor Krum! – mentre non credeva che quella ragazzina rumorosa sarebbe diventata una ladra di cuori in un prossimo futuro.

«Anche a Rose piacciono le pozioni.» annunciò Albus all'amico.

«Davvero?» Scorpius osservò la ragazzina con rinnovato interesse.

«Scì!» disse Rose, con la bocca piena di cioccolato «Non vedo l'ora di farle, ad Hogwarts. Mamma non è troppo contenta che mi eserciti a casa, ad esempio la settimana scorsa ho preparato una semplice Pozione Nauseante, che ovviamente mi è riuscita, ma Hugo l'ha trovata e l'ha bevuta, così...»

«Sta anche zitta, ogni tanto?» sillabò divertito Scorpius ad Albus, di nascosto. Lui era abituato a gente quieta che si guardava bene dal fare chiasso.

«Sì.» rispose Albus, ripensando a come quella mattina Rose fosse stata insolitamente zitta, sul binario nove e tre quarti «Quando è preoccupata, o quando pensa.»

«E non c'è stato verso di farle capire che non era colpa mia! Così ho passato il resto dell'estate a leggere i libri per quest'anno scolastico, più naturalmente qualche testo aggiuntivo che mi sono fatta consigliare, ma è inutile dire che preferisco la pratica... Insomma, immagino che anche voi siate d'accordo con me!»

«Solo una domanda» fece Scorpius, pensando ad una cosa che Rose aveva detto prima «Hugo è il tuo gatto?»

 

Algernon Dursley sarebbe stato a prima vista molto simile al padre, se non fosse stato che era magro e mago. Le due cose, forse, andavano di pari passo, considerato che percentualmente c'erano al mondo meno maghi sovrappeso che babbani obesi, e forse in qualche modo la magia c'entrava.

Quando la lettera di Hogwarts era stata depositata nel tinello di casa sua da una civetta bianca, Algie non era del tutto estraneo all'idea di essere un mago: da quanto aveva causato il suo primo incidente suo padre aveva deciso che fosse l'ora di fargli passare un po' più di tempo in casa Potter.

Ovviamente Vernon e Petunia avevano protestato, e ovviamente Dudley – che era sempre stato bravo a fare i capricci – l'aveva spuntata.

Quindi Algernon Dursley era biondo, dodicenne, alto per la sua età e, cosa altrettanto importante, Grifondoro.

E in quel momento stava entrando nello scompartimento di suo cugino James assieme ai suoi amici, Thomas Jordan e Jordan Thomas.

Costoro avevano, per un caso singolare, lo stesso nome al rovescio. Non aiutava il fatto che avessero entrambi la pelle color cappuccino, essendo che i loro padri – Lee Jordan e Dean Thomas rispettivamente – erano di carnagione scura e avevano entrambi sposato una scozzese.

Buffamente avevano caratteri, se non proprio opposti, quantomeno molto diversi.

«Ehi, Algie!» fece James vedendolo entrare «Ma dove ti eri cacciato?»

«Non ti abbiamo nemmeno visto alla stazione.» rincarò Alice.

Algernon scrollò le spalle «Siamo stati presi in ostaggio da Lorcan.» spiegò.

«Intende dire, davvero presi in ostaggio» aggiunse Thomas «aveva fatto non so che incanto allo scompartimento e l'ha riempito di fumo giallo, poi qualcosa è andato storto e siamo rimasti chiusi lì dentro per ore.»

«E alla stazione...» iniziò Algie.

«...Ti hanno portato Vernon e Petunia.» concluse James, improvvisamente ricordando la lettera che Algie gli aveva mandato qualche giorno prima.

«Già. Mamma e papà sono dovuti andare in Germania per conto della Grunnings.»

Algie era un ragazzo piuttosto saggio, e aveva ritenuto che fosse meglio non far incrociare i suoi nonni e la famiglia dei suoi cugini.

«Uh, Algie, hai visto Al in giro?» chiese James, improvvisamente sentendosi un po' in colpa per non essere andato a controllare neppure una volta che il fratello stesse bene. Ma solo un po'.

«Oh, l'ho visto in uno scompartimento qui vicino.» fece Algie «Era con Rose e con un ragazzino biondo.»

«Era Scorpius Malfoy.» fece notare quietamente Jordan Thomas.

Thomas Jordan scoppiò a ridere «Ma che scemenza! Figurati se il fratello di James – il figlio di Harry Potter, per Merlino! – sta davvero parlando con Malfoy. Fantascienza, amico, fantascienza!»

«Cos'è la fantascienza?» chiese interessato Fred, a cui piaque il suono della parola.

«È qualcosa di disgustoso, no?» ribatté sua sorella, nel tono di chi sta dicendo un'ovvietà.

«Veramente è un tipo di storia babbana in cui si parla di oggetti futuristici e mondi improbabili.» spiegò Algernon, che naturalmente era il massimo esperto di Babbanologia lì dentro «Ci sono film di fantascienza, oppure romanzi di fantascienza... Tipo le storie con gli alieni o con i mondi paralleli o con le astronavi, non ne avete mai sentito parlare?»

«Ma allora per i babbani noi siamo fantascienza!» esclamò Fred, esultante.

«No» lo contraddisse Thomas «noi siamo una cosa che si chiama fantasy. Credo.»

Alice si nascose il viso con una mano, ben sapendo quale sarebbe stata la reazione della sua migliore amica.

«Come Twilight?» fece infatti Roxanne, deliziata. Per il suo compleanno un'amica nata babbana le aveva regalato il primo libro della serie, e lei da allora non aveva più smesso di... Fare la twilighter, insomma.

«Bleargh!» fecero James, Algie e Fred, simulando contemporaneamente un conato di vomito.

 

Dopo che Scorpius ebbe appreso che il vero nome del gatto di Rose era Menabò, e che Hugo in realtà era il fratello della ragazza, i tre cominciarono discussioni molto più interessanti.

Saltarono a piè pari il consunto argomento "in quale casa vorresti andare?", come per un tacito accordo: nessuno aveva davvero voglia di parlarne a parte Rose, che comunque avrebbe parlato più o meno di qualsiasi cosa, ad esempio...

«Bacchette!» fece lei trionfante, tirando fuori con malcelato orgoglio la sua Olivander nuova di zecca dall'astuccio in cui l'aveva riposta, senza accorgersi che Scorpius sbiancava «La mia è di biancospino, undici pollici, sibilante e leggermente flessibile. Nucleo di corde di cuore di drago.» guardò con amore il legno ben lavorato. I suoi genitori e il signor Olivander le avevano detto che è la bacchetta a scegliere il mago, e quella bacchetta fra tutti aveva scelto proprio lei. Erano destinate ad andare d'accordo, a compiere assieme tutti gli incantesimi del mondo.

Rose pregò di non romperla mai.

«A che serve, Rose?» sospirò Albus «Non sappiamo neppure che cosa vogliono dire, tutte queste cose...»

«Io sì. » lo contraddisse la cugina, altezzosa «Mamma ha letto un libro al riguardo – un libro molto raro, certo – e mi ha spiegato tutto! E la tua, Al, è una bacchetta davvero eccezionale.» aggunse, con una punta d'invidia.

«Eccezionale?» chiese Albus, un po' speranzoso, tirando fuori di scatto il suo astuccetto «Che cos' ha di speciale la mia bacchetta?»

«Beh, non mi hai detto tu che è di Agrifoglio e coda di fenice? È una combinazione molto rara, e si dice che faccia incantesimi potentissimi!» spiegò la ragazza.

«Sarà una leggenda...» fece Albus, scettico. Non c'era verso che una bacchetta del genere avesse scelto uno come lui, dopotutto.

Rose scrollò le spalle. Se Al non ci credeva erano affari suoi.

«E tu, Scorpius?» domandò all'altro ragazzo, rendendosi conto che era un po' che non apriva bocca «Non ci hai ancora detto che bacchetta hai.»

Scorpius spostò lo sguardo fuori dal finestrino «Sambuco.» mormorò «Sambuco e coda di fenice.»

Si aspettava di vedere riflessi sul vetro gli sguardi orripilati di Albus e Rose, dietro di lui. Invece il suo amico aveva solo un'aria confusa, e la bocca di Rose era paralizzata in una piccola "o" di meraviglia.

«Ma è incredibile!» esclamò la ragazza, in un tono quasi urlato che lo fece voltare nuovamente verso lo scompartimento «Solo le persone con un destino specialissimo vengono scelte da una bacchetta di sambuco, non lo sai?»

«Un destino specialissimo» disse lentamente Scorpius, cupo «o un destino terribile?»

Tutti – beh, quasi tutti, considerata l'espressione vacua di Albus – sapevano che una bacchetta di sambuco era considerata un segno infausto, oltre che di predestinazione a qualcosa di grande, ed era soprattutto per questo che Scorpius, già ragazzino non chiassoso per natura, si era chiuso in sé stesso negli ultimi giorni prima della partenza. Se ne rendeva conto, e si accorgeva che così facendo non aveva ottenuto altro risultato che aumentare la preoccupazione dei genitori, ma cosa sarebbe successo quando qualcuno avesse saputo che il figlio di un ex-mangiamorte aveva una bacchetta di sambuco?

Si riscosse dai suoi pensieri quando udì la voce di Rose, le cui sopracciglia si erano avvicinate l'una all'altra «Questo sta a te deciderlo!»

Scorpius si lasciò andare ad una risata amarognola: «Ma come faccio a deciderlo, se è destino?»

«Non lo so, ti inventerai qualcosa, immagino.» asserì Rose, facendo spallucce.

Scorpius rimase per un attimo a guardarla, colto di sorpresa da quella replica assurda, e vide con la coda dell'occhio che la bocca di Albus si incurvava in un sorrisetto; alla fine scoppiò a ridere di nuovo, questa volta di cuore.

«A questo punto, credo proprio che sarò tua amica» decretò Rose in tono leggero, come se stesse parlando di un paio di scarpe che aveva deciso di mettere «sono sicura che standoti attorno succederanno un sacco di cose, vero Al?»

Il sorriso di Albus si allargò. Di questo era più che convinto.




NOTE di FINE CAPITOLO: Beh, spero vi sia piaciuta l'idea di includere un mago nella famiglia Dursley perché, come direbbe un inglese "it was strangely fitting", e per di più trovavo la situazione irresistibilmente ironica. Spero che non crediate che Rose sia la copia sputata di Hermione: sarebbe una mia grave mancanza come autrice, perché non lo è e non vuole in alcun modo esserlo. Certo, come potete vedere in questo capitolo hanno tratti caratteriali simili, ma aspettate di vedere le differenze! XD
Le considerazioni sulle bacchette sono state prese di peso da Pottermore, e le combinazioni in questione non sono state assegnate a caso, spero che andando avanti questo si capirà meglio... Grazie a tutti per aver letto fin qui: nessuno vuole davvero leggere le note di fine capitolo, io stessa spesso le salto e me ne vergogno! Consiglio di lettura della settimana: date una letta a "Come non sposare un milionario", una fanfiction che si basa su un what if piuttosto interessante: e se Tom Riddle fosse cresciuto come una persona normale? Molto ben scritto e divertente! E no, l'autrice non è né mia sorella né il mio gatto né la mia migliore amica né sono io in incognito, tra noi non esiste altro che la relazione che c'è tra uno scrittore e un lettore capitato per caso sulla storia in questione.
Altra cosa piuttosto importante: non sbavo per le Dramione, ma qui c'è un dato di fatto, cioè è stata zia Row a dichiarare che Draco si era preso una cotta per Hermione, durante la sua adolescenza. Poi, come spesso accade, non se n'è fatto niente.  

 

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