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Cari
lettori e lettrici, i personaggi di questa fanfiction sono della Rowling, molti
però sono stati inventati dalla mia mente malata.
In
questa fanfiction non verrà trattato solamente il tema dell’amore, ma tra
scontri, incontri, scoperte, misteri, maghi, demoni e chi più ne ha più ne metta
sarà una narrazione di avventura, alcune scene saranno molto forti, per ora il
pairing è arancione, in seguito si vedrà.
I miei
tempi di aggiornamento saranno abbastanza lunghi, perché pur avendo già scritto
la trama della storia ci sono alcuni punti che devo sviluppare bene e con la
scuola ho ben pochi momenti liberi.
Detto
questo, non voglio annoiarvi, vi lascio alla lettura.
Buona
lettura!
CAPITOLO 1:
Ore
2.00.
Londra
taceva, di tanto in tanto si poteva percepire il rumore di qualche macchina
solitaria, ma niente di più.
Quella
notte l’aria era pervasa da un odore di pioggia, di lì a qualche minuto sarebbe
cominciato a piovere, infatti volgendo lo sguardo al cielo era possibile notare
la totale assenza di stelle, coperte da molte nubi minacciose.
Una
ragazza stava camminando attraverso le vie di Londra, la cui meta era la propria
casa, dopo aver trascorso una giornata davvero spossante.
La
ragazza era avvolta da un lungo mantello nero, il cui cappuccio era calato sulla
sua testa celandone il volto, ma da esso fuoriuscivano due ciocche di capelli
ricci e castani, che carezzavano il corpo sinuoso della giovane fino ad arrivare
sotto il seno.
Mentre
ella proseguiva nel suo cammino cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia,
che fecero sbuffare la giovane e la spinsero a camminare più velocemente.
Poco
dopo arrivò finalmente a destinazione, trovandosi davanti ad un palazzo, che
presto lasciò posto alla vera e propria destinazione, Grimmauld Place numero 12.
Salì i
pochi gradini che portavano alla porta dell’abitazione, poi, dopo aver trovato
le chiavi, entrò in casa, dove un elfo domestico la accolse e fece per prenderle
il mantello dalle mani ma lei guardandolo con disappunto lo strinse ancora più
forte e diede il permesso di andare a quel piccolo esserino.
Ella
infatti non si era ancora arresa per quanto riguardava il C.R.E.P.A.
-Hermione, tesoro, sei tornata finalmente, ci stavamo preoccupando- esclamò una
voce conosciuta dietro le sue spalle.
Hermione
posò il suo sguardo color dell’oro e del miele sulla figura che aveva appena
parlato, la ragazza che era di fronte a lei era quella piccola furia rossa di
Ginny Weasley, fidanzata da due anni con il suo migliore amico Harry Potter,
nonché sua migliore amica e confidente.
La
piccola Ginny era cresciuta, il suo viso spruzzato da lentiggini e sempre
sorridente era diventato molto più carino e femminile, aveva due occhi color del
mare sempre brillanti e pieni di vita, come la proprietaria e un corpo da
invidiare.
Con
disappunto Hermione guardò i capelli dell’amica, la quale, in un momento di
pazzia aveva voluto cambiare qualcosa, tagliando i suoi bellissimi capelli
lunghi, facendoli a caschetto.
-Lo sai
che sono stata molto occupata al ministero, con tutti questi processi gli Auror
non hanno un momento libero-
-Lo so,
Herm, però sono le 2.30, non penso che tu sia stata fino a quest’ora al
ministero-
Un moto
di stizza invase Hermione, che però si disse di stare calma, perché Ginny era
solamente preoccupata per lei.
-Sono
tornata a casa a piedi, ero così stanca che non sono riuscita a
smaterializzarmi-
Ginny
sollevo un sopracciglio limitandosi a fissarla, poi disse
-Herm,
sono davvero preoccupata per te-
-Ancora
con questa storia? Sto bene-
-Non
penso, da quando Ron ti ha lasciata sei diventata l’ombra di te stessa, devi
reagire, così farebbe la Hermione che tutti conosciamo-
-Probabilmente nessuno conosce la vera Hermione allora- sbottò acidamente la
mora.
Ginny
sospirò.
-Ora
scusami ma vado a dormire, buona notte- detto questo Hermione salì le scale
avviandosi verso la sua camera.
Ginny
era ancora sull’ingresso quando la raggiunse un bel ragazzo dagli occhi
smeraldini, che abbracciandola da dietro le sussurrò nell’orecchio
-Lo sai
com’è fatta Hermione, aspettami in camera, vado a parlarle-
Hermione
sbattè la porta dietro le sue spalle e senza neanche spogliarsi si lasciò cadere
sul letto, non poteva sopportare il fatto che tutti le chiedessero continuamente
se stesse bene e che si mostrassero preoccupati per lei.
Da
quando Ronald l’aveva lasciata erano passati più di tre mesi, poche volte aveva
versato delle lacrime, mai aveva mostrato il proprio dolore agli altri, era
troppo orgogliosa per farlo.
Quella
relazione probabilmente non sarebbe mai dovuta nascere, ma erano stati così
ciechi da non vedere l’evidenza: non si erano mai amati, la loro storia era nata
perché doveva nascere, era inevitabile, tutti sapevano che sarebbe
successo, nessuno aveva avuto un minimo dubbio e loro due si erano fatti
condizionare da questa credenza, mettendola in atto, rivelandosi poi del tutto
sbagliata.
La cosa
che la faceva soffrire di più era l’amicizia oramai perduta di Ron, nulla
sarebbe mai stato come prima, certo il dialogo c’era, ma tra di loro si era
creato un muro di imbarazzo che sarebbe stato molto difficile abbattere.
A
distoglierla dai propri pensieri fu un bussare leggermente alla sua porta,
seguito poco dopo dall’entrata dell’affascinante Harry Potter, che aveva un
sorriso sulle labbra.
Harry si
sedette accanto alla ragazza e le passò un braccio attorno alla vita.
-Tesoro,
lo sai che con me puoi parlare, vero? Ginny è veramente preoccupata per te, come
tutti gli altri del resto-
-Oh per
favore, piantatela con questa cosa, lo sai bene che io voglio solamente essere
lasciata un po’ in pace-
-E’
questo che ci preoccupa, è da tre mesi che ti lasciamo stare e tu ti stai
isolando sempre di più, perché lo fai?-
-Per
riflettere-
-Herm,
reagisci, non ti riconosco più-
-Non ho
niente per cui reagire, Harry! Io non ho mai amato Ronald Weasley!- ecco l’aveva
detto finalmente, ora era assolutamente sicura di ciò che aveva appena
affermato.
Harry
rimase interdetto e stupito, anche se cercò di nasconderlo, invano.
Hermione
si portò le ginocchia al petto e abbracciandole e guardando fuori dalla finestra
cominciò a parlare.
-Neanche
lui mi ha mai amata, ne sono sicura. Noi ci vogliamo bene, ma il nostro è un
amore fraterno, nulla di più. Sai, tutti sapevano che io e lui un giorno ci
saremmo messi insieme, davano per certo che accadesse e probabilmente ascoltando
queste chiacchiere ci siamo autoconvinti che fossero la verità. Quello che non
riesco a sopportare è l’averlo perso, come amico intendo. C’è qualcosa tra me e
lui che…- si fermò improvvisamente e spalancò gli occhi in direzione del cielo
nuvoloso, quegli occhi che erano sempre caldi improvvisamente divennero di
ghiaccio.
Hermione
sentì il cuore smettere per un attimo di battere, o probabilmente questa era
solo una sua impressione, però non potè evitare di essere invasa da un’ondata di
gelo e terrore che la attraversò tutta.
Harry
vedendola in quello stato si preoccupò immediatamente, vedendola con gli occhi
sbarrati cercò la causa del suo brusco cambiamento di umore e non dovette
faticare molto per trovarla.
Anche
lui si sentì gelare, un brivido percorse la sua schiena, sentì un vuoto enorme
farsi spazio nel suo cuore, come se tutte le emozioni fossero sparite,
risucchiate da un buco nero, lasciando solo vuoto.
Non
aveva paura, quello no, era preoccupato, scettico, sorpreso, non poteva
crederci, poteva essere un incubo, era un incubo, doveva essere un
incubo, anche se in cuor suo sapeva che non era niente di tutto ciò, ma la sola
pura e “semplice” realtà.
Erano
quattro anni che non succedeva, quattro anni di vita “normale”, quattro anni
felici da una parte, quattro anni senza il fiato della morte sul suo collo,
quattro anni di sicurezza, la sicurezza che nessuno sarebbe morto per causa sua,
ma anche quattro anni di una certa indecisione, perché da quando aveva
definitivamente sconfitto il Signore Oscuro si era sentito come abbandonato,
senza più alcuno scopo.
Fino a
quel momento era vissuto con l’obbiettivo di sconfiggere il potente e malvagio
Signore Oscuro, ma una volta compiuto il suo compito cosa ne restava? Lui aveva
portato a termine il proprio compito, cosa avrebbe fatto in seguito? Queste
erano le domande che assillavano continuamente la mente del bambino
sopravvissuto, ma ora aveva ricevuto una risposta finalmente.
I suo
occhi smeraldini non si erano ancora distaccati dall’oscuro presagio del cielo,
nessun mago avrebbe scordato un evento del genere, per molti anni seguenti,
tutti i maghi si sarebbero ricordati di questo giorno, un giorno che segnava un
inizio e una fine.
L’inizio
del terrore e la fine della sicurezza e della salvezza, nessuno sarebbe stato
più al sicuro, di nuovo.
Fuoco,
fiamme, cenere, rovine e cadaveri, questo era tutto ciò che era rimasto di un
piccolo sobborgo di Londra, la terra era ricoperta di corpi umani, alcuni
apparentemente addormentati, ma non era così, altri avevano sul volto un
espressione di puro terrore, poco prima che sopraggiungesse la morte, altri
ancora mostravano segni di lotta e di maledizioni sulla pelle, altri erano
irriconoscibili perché erano stati sfigurati dal fuoco, la pelle era bruciata,
lasciando vedere l’ossatura interna.
Nell’aria aleggiava un odore terrificante, di cadaveri bruciati, di sangue, di
morti.
Tra
tutti i cadaveri dieci imponenti figure si stagliavano, coperti da mantelli
color porpora, che guardavano l’opera appena compiuta.
Una di
queste figure si distingueva tra le altre, il cui corpo era coperto da un
mantello blu notte.
Dalle
forme sembrava una figura femminile, una risata gelida e fredda provenne dal
volto celato dal cappuccio, mentre guardava con soddisfazione la strage davanti
a lei.
-Signora, abbiamo fatto come ci avete comandato, nessun sopravvissuto-
La donna
sembrava così presa dallo spettacolo da non aver ascoltato, però non fu così.
-Bene,
il lavoro è…- ma venne interrotta da un pianto proveniente da un’abitazione di
fianco e immediatamente tuonò rivolta all’uomo che le aveva parlato.
-Non
dovevano essere tutti morti, idiota?-
L’uomo
abbassò lo sguardo a terra e provò un forte senso di terrore, lei non ammetteva
errori.
La donna
spalancò la porta dell’abitazione da cui proveniva il pianto con la telecinesi e
salì con grazia ed eleganza le scale che portavano al piano superiore, che era
quasi completamente distrutto.
Entrò in
una stanza che si trovò davanti, era una camera abbastanza piccola, sul
pavimento erano sparsi molti giocattoli, le pareti in precedenza dovevano essere
state rosa pallido, oramai però erano nere, bruciate.
Un
gemito arrivò da sotto un mucchio di coperte rosa, in un angolo vicino ad una
finestra, la donna sorrise malignamente e sollevò il mucchio di coperte.
Sotto di
esse c’era una neonata, che non doveva avere più di un anno, che aveva due
piccoli occhi nocciola e cortissimi capelli biondi, stava piangendo e per questo
il suo piccolo corpo era scosso e la pelle del viso arrossata.
La donna
prese in braccio la neonata e dopo averla osservata un po’ un ghigno le salì
alle labbra e con una voce che fece rabbrividire anche il suo seguito si rivolse
alla bambina.
-Povera
piccola creaturina, rimasta tutta sola, ma non lo sarai ancora per molto, perché
seguirai i tuoi genitori- fece una pausa scoccando uno guardo verso due corpi
dalla parte opposta della camera, poi avvicinandosi alla finestra stese le
braccia fuori e dopo poco lasciò cadere la bambina dalle mani, dopo aver sentito
un piccolo tonfo sibilò freddamente
-Mezzosangue- poi aggiunse
-Ora
il lavoro è finito, anche se manca un’ultima cosa da fare, Demetrius-
L’interpellato annuì e dopo essere usciti e dopo aver puntato la bacchetta verso
il cielo nuvoloso pronunciò
-Morsmordre-
Subito
comparve il marchio oscuro nel cielo, un teschio dalla cui bocca fuoriesce un
serpente.
La donna
fece un cenno agli uomini che erano con lei e questi si smaterializzarono
istantaneamente, mentre ella con un ghigno sussurrò
-Questa
sera non verrà dimenticata, sarà l’inizio di tutto…-
Poi
mentre una risata gelida si spandeva tutt’intorno ella scomparve.
Harry
dopo aver socchiuso per qualche secondo gli occhi, alla vista del marchio
oscuro, li riaprì e dentro vi brillava qualcosa di forte.
-Dobbiamo andare, Harry, se i mangiamorte sono ancora li, cosa di cui dubito
fortemente, potremmo prenderne qualcuno-
Harry
annuì e poco dopo qualcuno entrò nella camera infuriato.
-Potter,
Granger, seguitemi, subito!-
L’uomo
che era entrato era il capo della squadra degli Auror a cui appartenevano
Hermione ed Harry, un tipo alquanto bizzarro, con degli sbalzi di umore molto
repentini.
Un uomo
imponente c’era da dire, molto alto e robusto, con dei capelli neri radi e due
occhi piccoli ma che incutevano timore in gran parte della gente.
I due lo
seguirono e subito dopo, si smaterializzarono nel villaggio di Sunnyday, dove
trovarono già alcuni auror che li avevano preceduti e che stavano perlustrando
la zona, in cerca di sopravvissuti, anche se erano consapevoli che se erano
stati dei mangiamorte, come suggeriva la comparsa del marchio oscuro, non ci
sarebbe stato alcun sopravvissuto.
I tre
auror videro la devastazione totale di fronte a loro, il puzzo dell’aria era
talmente pesante da far venire la nausea, infatti poco lontano un giovane auror
era in preda a conati di vomito.
Harry
sentì qualcosa smuoversi dentro di lui, una forte rabbia salirgli nel petto.
Non era
giusto tutto questo, erano tutti innocenti, nessun bambino, uomo, donna o
vecchio era sopravvissuto, erano morti tutti a causa degli ideali di uomini
malvagi, che cercavano lui, ne era certo.
Hermione
si voltò verso di lui e lo vide assorto, con i pugni chiusi, così prese le mani
tra le sue e disse
-Tesoro,
so a cosa stai pensando, ma tu non avresti potuto fare niente, nessuno avrebbe
mai immaginato che potesse accadere di nuovo. La gran parte dei mangiamorte si
trova ad Azkaban-
-Sono
morti a causa mia-
-Sono
morti a causa delle ambizioni e degli ideali dei mangiamorte, Harry-
-Malfoy,
avete trovato niente?- il capo della squadra degli Auror, David Manson,
interpellò l’auror che si era avvicinato silenziosamente.
Draco
Malfoy era appoggiato ad un pozzo, intento a fumare una sigaretta e tutto ciò
che lo circondava sembrava non toccarlo minimamente.
Aveva
sempre la sua aria regale, elegante, i capelli gli ricadevano sulle guance
dandogli un aria sensuale e le iridi color del metallo erano puntate sulla scena
della Granger e di Potter, che era vomitevole ai suoi occhi.
-Potter,
penso che tu sia quasi più egocentrico del sottoscritto, non tutti commettono
azioni rivolte a te oppure i pensieri sono rivolti al
bambino-che-sfortunatamente-è-sopravvissuto. Quindi piantala di fare la vittima-
-E’
impossibile essere più egocentrici di te e il caro paparino non ti ha insegnato
che ascoltare le conversazioni altrui è da maleducati?-
Draco
ghignò e poi rispose
-Aveva
altro da insegnarmi, comunque, Manson, non abbiamo trovato niente, nessun
sopravvissuto e nessun assassino-
David,
che si stava irritando sempre di più e trovava alquanto fuori luogo la litigata
tra i due, decise di raggiungere gli altri auror, prima di mettere in atto i
suoi pensieri e uccidere Potter e Malfoy.
-Non è
questo il momento di litigare, non so se vi siete accorti, ma attorno a voi c’è
una strage di…-
Draco
che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi puntati su Harry li spostò su
Hermione e il suo ghigno si allargò, completando la frase per la ragazza.
-Mezzosangue? Si, me ne sono accorto e se non fossero stati i mangiamorte a
compiere tutto questo mi complimenterei con loro-
Oramai
Hermione ed Harry erano abituati a queste frecciate e non ci fecero caso, anche
se Malfoy era diventato un auror, ribellandosi al suo destino, questo non aveva
fatto mutare i suoi ideali che aveva sin da piccolo.
Il luogo
della strage si riempiva sempre di più di gente proveniente dal ministero, c’era
un’attività frenetica, anche se tutto si svolgeva nel più assoluto silenzio, per
rispetto ai defunti e perché tutti erano presi dai propri pensieri.
Molti
maghi erano addetti al trasporto dei corpi privi di vita per un successivo
riconoscimento, altri cercavano di tenere lontano i curiosi giornalisti, che
attirati dalla notizia e desiderosi di una notizia da prima pagina si erano
precipitati sul luogo, altri ancora erano intenti nello spegnere il fuoco, con
l’aiuto della pioggia.
-Merlino, ma non si vergognano quei giornalisti? Sono venuti qui solo per avere
una notizia da prima pagina- la voce provenne dalle spalle di Hermione e Harry.
La prima
riconobbe immediatamente la voce e si irrigidì, anche se cercò di non darlo a
vedere, ma ciò non sfuggì a Draco che era di fronte a lei e colse al volo
l’occasione.
-Oh è
arrivato il fidanzato pezzente della Mezzosangue-
Sia
Hermione che Ron si irrigidirono ancora di più.
-Ora che
i due piccioncini sono riuniti possiamo lavorare? Non ho assolutamente
intenzione di trascorrere più tempo del necessario qui- sibilò il biondo.
-Non
stiamo più insieme, quindi evita i tuoi commenti- replicò acidamente l’ex
Grifondoro lanciandogli uno sguardo tagliente con i suoi occhi color del miele.
-Non sai
quanto mi dispiaccia- finse Draco portandosi una mano al cuore con finto
dispiacere e poi si accinse a superarla, ma quando le arrivò vicino e ghignando
le sussurrò all’orecchio
-Forse,
Mezzosangue, ti trovi in una posizione sociale talmente bassa che neanche
pezzente Weasley ti vuole-
-Sei un
fottutissimo bastardo- gli sibilò lei in risposta.
Harry
non aveva seguito la scena, perché era troppo impegnato a guardarsi attorno,
mentre Ron non aveva il coraggio di dirle nulla, quindi andò ad aiutare gli
altri a trasportare i cadaveri.
Eh già,
fu quella notte che diede inizio a tutto…
Il
ministero non era mai stato così affollato alle sei della mattina, come quel 14
luglio, il giorno successivo la strage.
In una
stanza ampia, dalle pareti bordeaux, al cui centro c’era un tavolo di legno
scuro, si trovava un gran numero di auror, tutti con delle occhiaie paurose, per
la notte trascorsa in bianco.
C’era
chi sonnecchiava con la testa appoggiata al tavolo, chi cercava di tenere gli
occhi aperti bevendo caffè, gli auror più giovani che erano rimasti
traumatizzati dallo spettacolo della scorsa notte e che quindi avevano lo
sguardo assente e chi invece era in preda ad una forte rabbia.
Ma tutti
pensavano che da quel giorno sarebbero dovuti essere molto più attenti, perché
una minaccia incombeva su tutto il mondo magico e non.
Ron
stava sonnecchiando sul tavolo, Harry era assorto nei suoi pensieri, Hermione
bevevo continuamente caffè e Draco stava sibilando delle bestemmie che avrebbero
fatto cadere i santi giù dal Paradiso.
Ad un
certo punto però la porta della stanza venne spalancata ed entrò un infuriato
David Manson, che teneva in mano una copia de “La gazzetta del profeta”, la
lanciò malamente sul tavolo mostrando a tutti la prima pagina, che comprendeva
diverse foto che ritraevano il marchio nero e la strage dei Mezzosangue.
Hermione
prese in mano il giornale accingendosi a leggerlo:
“IL RITORNO DEL MARCHIO
NERO E LA STRAGE DI MAGHI: CHE SIA PRESENTE UN EREDE DI COLUI CHE NON DEVE
ESSERE NOMINATO?”
Sunnyday- In data 13 luglio è accaduto un fatto
sconcertante, che ha terrorizzato una grande quantità di persone: l’apparizione
del temuto Marchio Nero. Un gran numero di mangiamorte è stato arrestato e
processato ed in seguito inviato nella prigione di Azkaban, viene quindi
spontaneo chiedersi chi abbia potuto compiere tale strage la scorsa notte,
perché è evidente che l’esiguo numero di mangiamorte ancora in libertà non basta
per creare un tale massacro.
La scorsa notte è stata assalita e distrutta la città di
Sunnyday, in provincia di Londra, quando gli auror sono arrivati sul luogo non
era più presente alcun assassino, ma in compenso hanno trovato un gran numero di
corpi senza vita: alcuni di essi sono stati così barbaramente uccisi dagli
assassini e dalle fiamme che è stato molto difficile, e per alcuni impossibile,
il riconoscimento.
Le vittime in totale sono state 250, vite mietute in una
sola notte.
Non è stato ritrovato alcun indizio circa i presunti
assassini e ciò mette in evidente difficoltà le squadre degli auror che non
hanno idea di dove iniziare le ricerche, se non aspettare la prossima mossa.
Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere comparire
nuovamente, dopo quattro anni, il Marchio Oscuro e un timore si è diffuso tra il
popolo dei maghi.
Sarà un erede di Colui Che Non Deve Essere Nominato?
Vorrà continuare la sua opera? Noi siamo veramente al sicuro?
Continua nella pagina numero 6.
-Merlino, chi l’avrebbe mai detto…- sussurrò Ron passandosi una mano tra i
capelli rossi.
-Se non
abbiamo indizi non possiamo fare niente, non sappiamo neanche se siano
effettivamente mangiamorte- sbottò Hermione appoggiando la schiena sullo
schienale della sedia.
-Mezzosangue, ti rassegni così facilmente?- chiese sarcasticamente Draco
avvicinandosi a lei.
-Malfoy,
suggerisci qualcosa?- chiese David guardandolo velenosamente.
-Risparmia i tuoi sguardi, Manson, io non sono uno di quei pivelli che scappano
non appena ti vedono e comunque non ho detto di sapere cosa fare, ho
semplicemente chiesto qualcosa alla Granger e tu non c’entri niente- gli disse
guardandolo con sfida.
-Malferret, non è proprio il momento giusto per litigare- rispose invece la
moretta per poi osservare bene le foto del giornale e poi Harry si alzò e disse
-La
gente sarà in preda al panico a questo punto, non che abbia torto-
Dalla
porta entrò un uomo magro e molto basso, con un’espressione da folle, con gli
occhi castani spalancati che continuavano a guardarsi attorno.
-Ci sono
molti maghi che vorrebbero parlare con degli Auror riguardo quello che è
successo la scorsa notte-
David
alzò gli occhi al cielo e con una vena sulla tempia che pulsava pericolosamente
rispose sibilando
-Gregory,
non c’è bisogno di venire a dirmelo, dì loro che non vedranno alcun auror, c’è
molto lavoro da fare, non possiamo permetterci di perdere neanche un minuto!-
Il
piccolo uomo cercò di ribattere qualcosa, ma un’occhiataccia di David lo
costrinse a filare via senza dire nulla.
-Manson,
io me ne vado a casa a riposare- disse Draco alzandosi.
-Dove
credi di andare, Malfoy? Qui non abbiamo ancora finito-
Il
biondo stava per ribattere quando qualcuno lo precedette
-David,
siamo tutti esausti e non sapendo da dove partire le indagini faremmo meglio a
riposare, per una volta sono d’accordo con il biondastro-
David
era sul punto di avere seriamente una crisi di nervi, ma pensandoci bene quei
due ragazzini avevano ragione, quindi acconsentì a mandare tutti a casa.
Tutti si
erano già fiondati fuori dalla porta per la paura che il “boss” cambiasse idea,
Hermione stava uscendo dalla porta quando andò a sbattere contro qualcuno, alzò
il viso e vide Blaise Zabini che la guardava con quegli occhi blu, sorridendo.
-Ehy
Blaise, mi ero completamente dimenticata che oggi saresti tornato, scusami- si
scusò la moretta abbracciando l’amico.
-Dovrei
sentirmi offeso, Herm, ti sei dimenticata di me, è imperdonabile!-
-Mi farò
perdonare, Blaise-
Lui
sorrise.
-Bene,
allora domani sera vieni a cena con me-
Hermione
sgranò gli occhi e poi disse
-Non
penso sia una buona idea, non so se sei stato messo al corrente di quello che è
successo ieri notte-
-Se
intendi l’attacco dei mangiamorte, si, l’ho saputo, ma non capisco cosa c’entri
con la nostra cena-
-Siamo
tutti preoccupati per quello che è successo-
-Non sto
affermando il contrario, Herm- rispose il ragazzo dagli occhi blu sorridendo e
poi aggiunse
-Per una
sera, è da due mesi che non ci vediamo e poi non dovevi farti perdonare?-
Lei
sbuffò e poi disse
-E’
meglio di no, Blaise, ora sono stanca e desidero ardentemente dormire, ci
vediamo domani-
E
dandogli un bacio sulla guancia sparì prima che lui potesse tornare all’attacco.
Una
persona aveva assistito a tutta la scena, con disappunto e con una faccia
disgustata si avvicinò all’amico
-Sbaglio
o hai appena invitato la Mezzosangue a cena? Ti sei fumato il cervello, per
caso?-
Il moro
alzò le spalle e poi disse
-E’ da
persone maleducate ascoltare le conversazioni altrui, Draco-
-Stai
anche diventando sempre più simile a Potter- soggiunse il biondo sempre più
disgustato.
-Così mi
ferisci, Draco!-
-E’ la
verità, Blaise. Ora mi vuoi spiegare cosa diavolo ti ha spinto a chiedere di
uscire alla Granger? Sapevo che eravate amici, molto amici, purtroppo, però sei
completamente impazzito-
-Non
puoi negare che Herm sia veramente bella e poi non ci devi uscire tu, bensì io-
-Per
fortuna! Io non uscirei mai con la mezzosangue zannuta-
Blaise
lo guardò con uno sguardo di rimprovero, mentre Draco stava valutando a che
livello arrivasse la pazzia dell’amico.
Era vero
che la mezzosangue era carina, molto carina, ma non l’avrebbe mai ammesso,
figurarsi uscirci insieme, lei non era al suo livello.
-Però
esci con Pansy, che è peggio di Herm-
-Cosa
stai blaterando?-
-La
verità e comunque stai calmo, Draco, altrimenti ti vengono le rughe-
Draco
alzò gli occhi al cielo e poi sentì Blaise chiedergli
-Non è
che sei geloso?-
-Di cosa
dovrei essere geloso, Blaise?-
-Di me
ed Hermione-
-Non c’è
nessun te e la Granger-
-Per
ora, ma in futuro…-
Draco
stanco di tutte quelle chiacchiere sorpassò il moro e si diresse verso
l’ascensore, per arrivare nell’atrio e smaterializzarsi a casa propria, ma
Blaise lo seguì.
-Mi
lasci così? Tu non mi vedi da due mesi e te ne vai così?-
-Se ti
aspetti la scenata che ti ha fatto la Granger puoi attendere in eterno-
Eccolo
di nuovo, Granger di qui,Granger di lì, lei era sempre in mezzo ai loro
discorsi, anche se Draco la nominava in continuazione solamente per insultarla,
però aveva un’ossessione per lei, si vedeva, chissà cosa preservava il futuro…
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