Demon's Heart

di SoporAeternus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Nuova pagina 1

Cari lettori e lettrici, i personaggi di questa fanfiction sono della Rowling, molti però sono stati inventati dalla mia mente malata.

In questa fanfiction non verrà trattato solamente il tema dell’amore, ma tra scontri, incontri, scoperte, misteri, maghi, demoni e chi più ne ha più ne metta sarà una narrazione di avventura, alcune scene saranno molto forti, per ora il pairing è arancione, in seguito si vedrà.

I miei tempi di aggiornamento saranno abbastanza lunghi, perché pur avendo già scritto la trama della storia ci sono alcuni punti che devo sviluppare bene e con la scuola ho ben pochi momenti liberi.

Detto questo, non voglio annoiarvi, vi lascio alla lettura.

Buona lettura!

CAPITOLO 1:

Ore 2.00.

Londra taceva, di tanto in tanto si poteva percepire il rumore di qualche macchina solitaria, ma niente di più.

Quella notte l’aria era pervasa da un odore di pioggia, di lì a qualche minuto sarebbe cominciato a piovere, infatti volgendo lo sguardo al cielo era possibile notare la totale assenza di stelle, coperte da molte nubi minacciose.

Una ragazza stava camminando attraverso le vie di Londra, la cui meta era la propria casa, dopo aver trascorso una giornata davvero spossante.

La ragazza era avvolta da un lungo mantello nero, il cui cappuccio era calato sulla sua testa celandone il volto, ma da esso fuoriuscivano due ciocche di capelli ricci e castani, che carezzavano il corpo sinuoso della giovane fino ad arrivare sotto il seno.

Mentre ella proseguiva nel suo cammino cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia, che fecero sbuffare la giovane e la spinsero a camminare più velocemente.

Poco dopo arrivò finalmente a destinazione, trovandosi davanti ad un palazzo, che presto lasciò posto alla vera e propria destinazione, Grimmauld Place numero 12.

Salì i pochi gradini che portavano alla porta dell’abitazione, poi, dopo aver trovato le chiavi, entrò in casa, dove un elfo domestico la accolse e fece per prenderle il mantello dalle mani ma lei guardandolo con disappunto lo strinse ancora più forte e diede il permesso di andare a quel piccolo esserino.

Ella infatti non si era ancora arresa per quanto riguardava il C.R.E.P.A.

-Hermione, tesoro, sei tornata finalmente, ci stavamo preoccupando- esclamò una voce conosciuta dietro le sue spalle.

Hermione posò il suo sguardo color dell’oro e del miele sulla figura che aveva appena parlato, la ragazza che era di fronte a lei era quella piccola furia rossa di Ginny Weasley, fidanzata da due anni con il suo migliore amico Harry Potter, nonché sua migliore amica e confidente.

La piccola Ginny era cresciuta, il suo viso spruzzato da lentiggini e sempre sorridente era diventato molto più carino e femminile, aveva due occhi color del mare sempre brillanti e pieni di vita, come la proprietaria e un corpo da invidiare.

Con disappunto Hermione guardò i capelli dell’amica, la quale, in un momento di pazzia aveva voluto cambiare qualcosa, tagliando i suoi bellissimi capelli lunghi, facendoli a caschetto.

-Lo sai che sono stata molto occupata al ministero, con tutti questi processi gli Auror non hanno un momento libero-

-Lo so, Herm, però sono le 2.30, non penso che tu sia stata fino a quest’ora al ministero-

Un moto di stizza invase Hermione, che però si disse di stare calma, perché Ginny era solamente preoccupata per lei.

-Sono tornata a casa a piedi, ero così stanca che non sono riuscita a smaterializzarmi-

Ginny sollevo un sopracciglio limitandosi a fissarla, poi disse

-Herm, sono davvero preoccupata per te-

-Ancora con questa storia? Sto bene-

-Non penso, da quando Ron ti ha lasciata sei diventata l’ombra di te stessa, devi reagire, così farebbe la Hermione che tutti conosciamo-

-Probabilmente nessuno conosce la vera Hermione allora- sbottò acidamente la mora.

Ginny sospirò.

-Ora scusami ma vado a dormire, buona notte- detto questo Hermione salì le scale avviandosi verso la sua camera.

Ginny era ancora sull’ingresso quando la raggiunse un bel ragazzo dagli occhi smeraldini, che abbracciandola da dietro le sussurrò nell’orecchio

-Lo sai com’è fatta Hermione, aspettami in camera, vado a parlarle-

Hermione sbattè la porta dietro le sue spalle e senza neanche spogliarsi si lasciò cadere sul letto, non poteva sopportare il fatto che tutti le chiedessero continuamente se stesse bene e che si mostrassero preoccupati per lei.

Da quando Ronald l’aveva lasciata erano passati più di tre mesi, poche volte aveva versato delle lacrime, mai aveva mostrato il proprio dolore agli altri, era troppo orgogliosa per farlo.

Quella relazione probabilmente non sarebbe mai dovuta nascere, ma erano stati così ciechi da non vedere l’evidenza: non si erano mai amati, la loro storia era nata perché doveva nascere, era inevitabile, tutti sapevano che sarebbe successo, nessuno aveva avuto un minimo dubbio e loro due si erano fatti condizionare da questa credenza, mettendola in atto, rivelandosi poi del tutto sbagliata.

La cosa che la faceva soffrire di più era l’amicizia oramai perduta di Ron, nulla sarebbe mai stato come prima, certo il dialogo c’era, ma tra di loro si era creato un muro di imbarazzo che sarebbe stato molto difficile abbattere.

A distoglierla dai propri pensieri fu un bussare leggermente alla sua porta, seguito poco dopo dall’entrata dell’affascinante Harry Potter, che aveva un sorriso sulle labbra.

Harry si sedette accanto alla ragazza e le passò un braccio attorno alla vita.

-Tesoro, lo sai che con me puoi parlare, vero? Ginny è veramente preoccupata per te, come tutti gli altri del resto-

-Oh per favore, piantatela con questa cosa, lo sai bene che io voglio solamente essere lasciata un po’ in pace-

-E’ questo che ci preoccupa, è da tre mesi che ti lasciamo stare e tu ti stai isolando sempre di più, perché lo fai?-

-Per riflettere-

-Herm, reagisci, non ti riconosco più-

-Non ho niente per cui reagire, Harry! Io non ho mai amato Ronald Weasley!- ecco l’aveva detto finalmente, ora era assolutamente sicura di ciò che aveva appena affermato.

Harry rimase interdetto e stupito, anche se cercò di nasconderlo, invano.

Hermione si portò le ginocchia al petto e abbracciandole e guardando fuori dalla finestra cominciò a parlare.

-Neanche lui mi ha mai amata, ne sono sicura. Noi ci vogliamo bene, ma il nostro è un amore fraterno, nulla di più. Sai, tutti sapevano che io e lui un giorno ci saremmo messi insieme, davano per certo che accadesse e probabilmente ascoltando queste chiacchiere ci siamo autoconvinti che fossero la verità. Quello che non riesco a sopportare è l’averlo perso, come amico intendo. C’è qualcosa tra me e lui che…- si fermò improvvisamente e spalancò gli occhi in direzione del cielo nuvoloso, quegli occhi che erano sempre caldi improvvisamente divennero di ghiaccio.

Hermione sentì il cuore smettere per un attimo di battere, o probabilmente questa era solo una sua impressione, però non potè evitare di essere invasa da un’ondata di gelo e terrore che la attraversò tutta.

Harry vedendola in quello stato si preoccupò immediatamente, vedendola con gli occhi sbarrati cercò la causa del suo brusco cambiamento di umore e non dovette faticare molto per trovarla.

Anche lui si sentì gelare, un brivido percorse la sua schiena, sentì un vuoto enorme farsi spazio nel suo cuore, come se tutte le emozioni fossero sparite, risucchiate da un buco nero, lasciando solo vuoto.

Non aveva paura, quello no, era preoccupato, scettico, sorpreso, non poteva crederci, poteva essere un incubo, era un incubo, doveva essere un incubo, anche se in cuor suo sapeva che non era niente di tutto ciò, ma la sola pura e “semplice” realtà.

Erano quattro anni che non succedeva, quattro anni di vita “normale”, quattro anni felici da una parte, quattro anni senza il fiato della morte sul suo collo, quattro anni di sicurezza, la sicurezza che nessuno sarebbe morto per causa sua, ma anche quattro anni di una certa indecisione, perché da quando aveva definitivamente sconfitto il Signore Oscuro si era sentito come abbandonato, senza più alcuno scopo.

Fino a quel momento era vissuto con l’obbiettivo di sconfiggere il potente e malvagio Signore Oscuro, ma una volta compiuto il suo compito cosa ne restava? Lui aveva portato a termine il proprio compito, cosa avrebbe fatto in seguito? Queste erano le domande che assillavano continuamente la mente del bambino sopravvissuto, ma ora aveva ricevuto una risposta finalmente.

I suo occhi smeraldini non si erano ancora distaccati dall’oscuro presagio del cielo, nessun mago avrebbe scordato un evento del genere, per molti anni seguenti, tutti i maghi si sarebbero ricordati di questo giorno, un giorno che segnava un inizio e una fine.

L’inizio del terrore e la fine della sicurezza e della salvezza, nessuno sarebbe stato più al sicuro, di nuovo.

Fuoco, fiamme, cenere, rovine e cadaveri, questo era tutto ciò che era rimasto di un piccolo sobborgo di Londra, la terra era ricoperta di corpi umani, alcuni apparentemente addormentati, ma non era così, altri avevano sul volto un espressione di puro terrore, poco prima che sopraggiungesse la morte, altri ancora mostravano segni di lotta e di maledizioni sulla pelle, altri erano irriconoscibili perché erano stati sfigurati dal fuoco, la pelle era bruciata, lasciando vedere l’ossatura interna.

Nell’aria aleggiava un odore terrificante, di cadaveri bruciati, di sangue, di morti.

Tra tutti i cadaveri dieci imponenti figure si stagliavano, coperti da mantelli color porpora, che guardavano l’opera appena compiuta.

Una di queste figure si distingueva tra le altre, il cui corpo era coperto da un mantello blu notte.

Dalle forme sembrava una figura femminile, una risata gelida e fredda provenne dal volto celato dal cappuccio, mentre guardava con soddisfazione la strage davanti a lei.

-Signora, abbiamo fatto come ci avete comandato, nessun sopravvissuto-

La donna sembrava così presa dallo spettacolo da non aver ascoltato, però non fu così.

-Bene, il lavoro è…- ma venne interrotta da un pianto proveniente da un’abitazione di fianco e immediatamente tuonò rivolta all’uomo che le aveva parlato.

-Non dovevano essere tutti morti, idiota?-

L’uomo abbassò lo sguardo a terra e provò un forte senso di terrore, lei non ammetteva errori.

La donna spalancò la porta dell’abitazione da cui proveniva il pianto con la telecinesi e salì con grazia ed eleganza le scale che portavano al piano superiore, che era quasi completamente distrutto.

Entrò in una stanza che si trovò davanti, era una camera abbastanza piccola, sul pavimento erano sparsi molti giocattoli, le pareti in precedenza dovevano essere state rosa pallido, oramai però erano nere, bruciate.

Un gemito arrivò da sotto un mucchio di coperte rosa, in un angolo vicino ad una finestra, la donna sorrise malignamente e sollevò il mucchio di coperte.

Sotto di esse c’era una neonata, che non doveva avere più di un anno, che aveva due piccoli occhi nocciola e cortissimi capelli biondi, stava piangendo e per questo il suo piccolo corpo era scosso e la pelle del viso arrossata.

La donna prese in braccio la neonata e dopo averla osservata un po’ un ghigno le salì alle labbra e con una voce che fece rabbrividire anche il suo seguito si rivolse alla bambina.

-Povera piccola creaturina, rimasta tutta sola, ma non lo sarai ancora per molto, perché seguirai i tuoi genitori- fece una pausa scoccando uno guardo verso due corpi dalla parte opposta della camera, poi avvicinandosi alla finestra stese le braccia fuori e dopo poco lasciò cadere la bambina dalle mani, dopo aver sentito un piccolo tonfo sibilò freddamente

-Mezzosangue- poi aggiunse

-Ora il lavoro è finito, anche se manca un’ultima cosa da fare, Demetrius-

L’interpellato annuì e dopo essere usciti e dopo aver puntato la bacchetta verso il cielo nuvoloso pronunciò

-Morsmordre-

Subito comparve il marchio oscuro nel cielo, un teschio dalla cui bocca fuoriesce un serpente.

La donna fece un cenno agli uomini che erano con lei e questi si smaterializzarono istantaneamente, mentre ella con un ghigno sussurrò

-Questa sera non verrà dimenticata, sarà l’inizio di tutto…-

Poi mentre una risata gelida si spandeva tutt’intorno ella scomparve.

Harry dopo aver socchiuso per qualche secondo gli occhi, alla vista del marchio oscuro, li riaprì e dentro vi brillava qualcosa di forte.

-Dobbiamo andare, Harry, se i mangiamorte sono ancora li, cosa di cui dubito fortemente, potremmo prenderne qualcuno-

Harry annuì e poco dopo qualcuno entrò nella camera infuriato.

-Potter, Granger, seguitemi, subito!-

L’uomo che era entrato era il capo della squadra degli Auror a cui appartenevano Hermione ed Harry, un tipo alquanto bizzarro, con degli sbalzi di umore molto repentini.

Un uomo imponente c’era da dire, molto alto e robusto, con dei capelli neri radi e due occhi piccoli ma che incutevano timore in gran parte della gente.

I due lo seguirono e subito dopo, si smaterializzarono nel villaggio di Sunnyday, dove trovarono già alcuni auror che li avevano preceduti e che stavano perlustrando la zona, in cerca di sopravvissuti, anche se erano consapevoli che se erano stati dei mangiamorte, come suggeriva la comparsa del marchio oscuro, non ci sarebbe stato alcun sopravvissuto.

I tre auror videro la devastazione totale di fronte a loro, il puzzo dell’aria era talmente pesante da far venire la nausea, infatti poco lontano un giovane auror era in preda a conati di vomito.

Harry sentì qualcosa smuoversi dentro di lui, una forte rabbia salirgli nel petto.

Non era giusto tutto questo, erano tutti innocenti, nessun bambino, uomo, donna o vecchio era sopravvissuto, erano morti tutti a causa degli ideali di uomini malvagi, che cercavano lui, ne era certo.

Hermione si voltò verso di lui e lo vide assorto, con i pugni chiusi, così prese le mani tra le sue e disse

-Tesoro, so a cosa stai pensando, ma tu non avresti potuto fare niente, nessuno avrebbe mai immaginato che potesse accadere di nuovo. La gran parte dei mangiamorte si trova ad Azkaban-

-Sono morti a causa mia-

-Sono morti a causa delle ambizioni e degli ideali dei mangiamorte, Harry-

-Malfoy, avete trovato niente?- il capo della squadra degli Auror, David Manson, interpellò l’auror che si era avvicinato silenziosamente.

Draco Malfoy era appoggiato ad un pozzo, intento a fumare una sigaretta e tutto ciò che lo circondava sembrava non toccarlo minimamente.

Aveva sempre la sua aria regale, elegante, i capelli gli ricadevano sulle guance dandogli un aria sensuale e le iridi color del metallo erano puntate sulla scena della Granger e di Potter, che era vomitevole ai suoi occhi.

-Potter, penso che tu sia quasi più egocentrico del sottoscritto, non tutti commettono azioni rivolte a te oppure i pensieri sono rivolti al bambino-che-sfortunatamente-è-sopravvissuto. Quindi piantala di fare la vittima-

-E’ impossibile essere più egocentrici di te e il caro paparino non ti ha insegnato che ascoltare le conversazioni altrui è da maleducati?-

Draco ghignò e poi rispose

-Aveva altro da insegnarmi, comunque, Manson, non abbiamo trovato niente, nessun sopravvissuto e nessun assassino-

David, che si stava irritando sempre di più e trovava alquanto fuori luogo la litigata tra i due, decise di raggiungere gli altri auror, prima di mettere in atto i suoi pensieri e uccidere Potter e Malfoy.

-Non è questo il momento di litigare, non so se vi siete accorti, ma attorno a voi c’è una strage di…-

Draco che fino a quel momento aveva tenuto gli occhi puntati su Harry li spostò su Hermione e il suo ghigno si allargò, completando la frase per la ragazza.

-Mezzosangue? Si, me ne sono accorto e se non fossero stati i mangiamorte a compiere tutto questo mi complimenterei con loro-

Oramai Hermione ed Harry erano abituati a queste frecciate e non ci fecero caso, anche se Malfoy era diventato un auror, ribellandosi al suo destino, questo non aveva fatto mutare i suoi ideali che aveva sin da piccolo.

Il luogo della strage si riempiva sempre di più di gente proveniente dal ministero, c’era un’attività frenetica, anche se tutto si svolgeva nel più assoluto silenzio, per rispetto ai defunti e perché tutti erano presi dai propri pensieri.

Molti maghi erano addetti al trasporto dei corpi privi di vita per un successivo riconoscimento, altri cercavano di tenere lontano i curiosi giornalisti, che attirati dalla notizia e desiderosi di una notizia da prima pagina si erano precipitati sul luogo, altri ancora erano intenti nello spegnere il fuoco, con l’aiuto della pioggia.

-Merlino, ma non si vergognano quei giornalisti? Sono venuti qui solo per avere una notizia da prima pagina- la voce provenne dalle spalle di Hermione e Harry.

La prima riconobbe immediatamente la voce e si irrigidì, anche se cercò di non darlo a vedere, ma ciò non sfuggì a Draco che era di fronte a lei e colse al volo l’occasione.

-Oh è arrivato il fidanzato pezzente della Mezzosangue-

Sia Hermione che Ron si irrigidirono ancora di più.

-Ora che i due piccioncini sono riuniti possiamo lavorare? Non ho assolutamente intenzione di trascorrere più tempo del necessario qui- sibilò il biondo.

-Non stiamo più insieme, quindi evita i tuoi commenti- replicò acidamente l’ex Grifondoro lanciandogli uno sguardo tagliente con i suoi occhi color del miele.

-Non sai quanto mi dispiaccia- finse Draco portandosi una mano al cuore con finto dispiacere e poi si accinse a superarla, ma quando le arrivò vicino e ghignando le sussurrò all’orecchio

-Forse, Mezzosangue, ti trovi in una posizione sociale talmente bassa che neanche pezzente Weasley ti vuole-

-Sei un fottutissimo bastardo- gli sibilò lei in risposta.

Harry non aveva seguito la scena, perché era troppo impegnato a guardarsi attorno, mentre Ron non aveva il coraggio di dirle nulla, quindi andò ad aiutare gli altri a trasportare i cadaveri.

Eh già, fu quella notte che diede inizio a tutto…

Il ministero non era mai stato così affollato alle sei della mattina, come quel 14 luglio, il giorno successivo la strage.

In una stanza ampia, dalle pareti bordeaux, al cui centro c’era un tavolo di legno scuro, si trovava un gran numero di auror, tutti con delle occhiaie paurose, per la notte trascorsa in bianco.

C’era chi sonnecchiava con la testa appoggiata al tavolo, chi cercava di tenere gli occhi aperti bevendo caffè, gli auror più giovani che erano rimasti traumatizzati dallo spettacolo della scorsa notte e che quindi avevano lo sguardo assente e chi invece era in preda ad una forte rabbia.

Ma tutti pensavano che da quel giorno sarebbero dovuti essere molto più attenti, perché una minaccia incombeva su tutto il mondo magico e non.

Ron stava sonnecchiando sul tavolo, Harry era assorto nei suoi pensieri, Hermione bevevo continuamente caffè e Draco stava sibilando delle bestemmie che avrebbero fatto cadere i santi giù dal Paradiso.

Ad un certo punto però la porta della stanza venne spalancata ed entrò un infuriato David Manson, che teneva in mano una copia de “La gazzetta del profeta”, la lanciò malamente sul tavolo mostrando a tutti la prima pagina, che comprendeva diverse foto che ritraevano il marchio nero e la strage dei Mezzosangue.

Hermione prese in mano il giornale accingendosi a leggerlo:

“IL RITORNO DEL MARCHIO NERO E LA STRAGE DI MAGHI: CHE SIA PRESENTE UN EREDE DI COLUI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATO?”

Sunnyday- In data 13 luglio è accaduto un fatto sconcertante, che ha terrorizzato una grande quantità di persone: l’apparizione del temuto Marchio Nero. Un gran numero di mangiamorte è stato arrestato e processato ed in seguito inviato nella prigione di Azkaban, viene quindi spontaneo chiedersi chi abbia potuto compiere tale strage la scorsa notte, perché è evidente che l’esiguo numero di mangiamorte ancora in libertà non basta per creare un tale massacro.

La scorsa notte è stata assalita e distrutta la città di Sunnyday, in provincia di Londra, quando gli auror sono arrivati sul luogo non era più presente alcun assassino, ma in compenso hanno trovato un gran numero di corpi senza vita: alcuni di essi sono stati così barbaramente uccisi dagli assassini e dalle fiamme che è stato molto difficile, e per alcuni impossibile, il riconoscimento.

Le vittime in totale sono state 250, vite mietute in una sola notte.

Non è stato ritrovato alcun indizio circa i presunti assassini e ciò mette in evidente difficoltà le squadre degli auror che non hanno idea di dove iniziare le ricerche, se non aspettare la prossima mossa.

Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere comparire nuovamente, dopo quattro anni, il Marchio Oscuro e un timore si è diffuso tra il popolo dei maghi.

Sarà un erede di Colui Che Non Deve Essere Nominato? Vorrà continuare la sua opera? Noi siamo veramente al sicuro?

Continua nella pagina numero 6.

-Merlino, chi l’avrebbe mai detto…- sussurrò Ron passandosi una mano tra i capelli rossi.

-Se non abbiamo indizi non possiamo fare niente, non sappiamo neanche se siano effettivamente mangiamorte- sbottò Hermione appoggiando la schiena sullo schienale della sedia.

-Mezzosangue, ti rassegni così facilmente?- chiese sarcasticamente Draco avvicinandosi a lei.

-Malfoy, suggerisci qualcosa?- chiese David guardandolo velenosamente.

-Risparmia i tuoi sguardi, Manson, io non sono uno di quei pivelli che scappano non appena ti vedono e comunque non ho detto di sapere cosa fare, ho semplicemente chiesto qualcosa alla Granger e tu non c’entri niente- gli disse guardandolo con sfida.

-Malferret, non è proprio il momento giusto per litigare- rispose invece la moretta per poi osservare bene le foto del giornale e poi Harry si alzò e disse

-La gente sarà in preda al panico a questo punto, non che abbia torto-

Dalla porta entrò un uomo magro e molto basso, con un’espressione da folle, con gli occhi castani spalancati che continuavano a guardarsi attorno.

-Ci sono molti maghi che vorrebbero parlare con degli Auror riguardo quello che è successo la scorsa notte-

David alzò gli occhi al cielo e con una vena sulla tempia che pulsava pericolosamente rispose sibilando

-Gregory, non c’è bisogno di venire a dirmelo, dì loro che non vedranno alcun auror, c’è molto lavoro da fare, non possiamo permetterci di perdere neanche un minuto!-

Il piccolo uomo cercò di ribattere qualcosa, ma un’occhiataccia di David lo costrinse a filare via senza dire nulla.

-Manson, io me ne vado a casa a riposare- disse Draco alzandosi.

-Dove credi di andare, Malfoy? Qui non abbiamo ancora finito-

Il biondo stava per ribattere quando qualcuno lo precedette

-David, siamo tutti esausti e non sapendo da dove partire le indagini faremmo meglio a riposare, per una volta sono d’accordo con il biondastro-

David era sul punto di avere seriamente una crisi di nervi, ma pensandoci bene quei due ragazzini avevano ragione, quindi acconsentì a mandare tutti a casa.

Tutti si erano già fiondati fuori dalla porta per la paura che il “boss” cambiasse idea, Hermione stava uscendo dalla porta quando andò a sbattere contro qualcuno, alzò il viso e vide Blaise Zabini che la guardava con quegli occhi blu, sorridendo.

-Ehy Blaise, mi ero completamente dimenticata che oggi saresti tornato, scusami- si scusò la moretta abbracciando l’amico.

-Dovrei sentirmi offeso, Herm, ti sei dimenticata di me, è imperdonabile!-

-Mi farò perdonare, Blaise-

Lui sorrise.

-Bene, allora domani sera vieni a cena con me-

Hermione sgranò gli occhi e poi disse

-Non penso sia una buona idea, non so se sei stato messo al corrente di quello che è successo ieri notte-

-Se intendi l’attacco dei mangiamorte, si, l’ho saputo, ma non capisco cosa c’entri con la nostra cena-

-Siamo tutti preoccupati per quello che è successo-

-Non sto affermando il contrario, Herm- rispose il ragazzo dagli occhi blu sorridendo e poi aggiunse

-Per una sera, è da due mesi che non ci vediamo e poi non dovevi farti perdonare?-

Lei sbuffò e poi disse

-E’ meglio di no, Blaise, ora sono stanca e desidero ardentemente dormire, ci vediamo domani-

E dandogli un bacio sulla guancia sparì prima che lui potesse tornare all’attacco.

Una persona aveva assistito a tutta la scena, con disappunto e con una faccia disgustata si avvicinò all’amico

-Sbaglio o hai appena invitato la Mezzosangue a cena? Ti sei fumato il cervello, per caso?-

Il moro alzò le spalle e poi disse

-E’ da persone maleducate ascoltare le conversazioni altrui, Draco-

-Stai anche diventando sempre più simile a Potter- soggiunse il biondo sempre più disgustato.

-Così mi ferisci, Draco!-

-E’ la verità, Blaise. Ora mi vuoi spiegare cosa diavolo ti ha spinto a chiedere di uscire alla Granger? Sapevo che eravate amici, molto amici, purtroppo, però sei completamente impazzito-

-Non puoi negare che Herm sia veramente bella e poi non ci devi uscire tu, bensì io-

-Per fortuna! Io non uscirei mai con la mezzosangue zannuta-

Blaise lo guardò con uno sguardo di rimprovero, mentre Draco stava valutando a che livello arrivasse la pazzia dell’amico.

Era vero che la mezzosangue era carina, molto carina, ma non l’avrebbe mai ammesso, figurarsi uscirci insieme, lei non era al suo livello.

-Però esci con Pansy, che è peggio di Herm-

-Cosa stai blaterando?-

-La verità e comunque stai calmo, Draco, altrimenti ti vengono le rughe-

Draco alzò gli occhi al cielo e poi sentì Blaise chiedergli

-Non è che sei geloso?-

-Di cosa dovrei essere geloso, Blaise?-

-Di me ed Hermione-

-Non c’è nessun te e la Granger-

-Per ora, ma in futuro…-

Draco stanco di tutte quelle chiacchiere sorpassò il moro e si diresse verso l’ascensore, per arrivare nell’atrio e smaterializzarsi a casa propria, ma Blaise lo seguì.

-Mi lasci così? Tu non mi vedi da due mesi e te ne vai così?-

-Se ti aspetti la scenata che ti ha fatto la Granger puoi attendere in eterno-

Eccolo di nuovo, Granger di qui,Granger di lì, lei era sempre in mezzo ai loro discorsi, anche se Draco la nominava in continuazione solamente per insultarla, però aveva un’ossessione per lei, si vedeva, chissà cosa preservava il futuro…

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 2:

Il sole era sorto già da molto tempo, illuminando con i suoi raggi una tetra stanza dove stava dormendo Hermione.

La ragazza aprì i suoi occhi dorati quando un luminoso raggio di sole colpì le sue palpebre chiuse, anche se aveva dormito molte ore, aveva sognato per tutta la notte la morte e la devastazione che avevano colpito il villaggio di Sunnyday, così il suo corpo e la sua mente non erano affatto riposati, bensì più stanchi di prima.

Sbadigliando si mise a sedere e diede una fugace occhiata alla sveglia sul comodino d’ebano che era sulla sinistra del suo letto, poi si alzò in piedi passandosi le mani tra i capelli ricci, che però a causa della pioggia del giorno precedente erano diventati crespi e difficili da districare.

Una forte ansia si impadronì di lei e credette di aver visto male, ma quando poggiò nuovamente lo sguardo sulla sveglia impallidì, non poteva essere vero, lei non poteva essere in ritardo, Hermione Granger non era mai in ritardo.

Erano le 10.30 e lei sarebbe dovuta essere a lavoro da ben due ore e mezza, invece per tutto il tempo aveva dormito, la sera prima si era completamente dimenticata di puntare la sveglia, quindi quest’ultima non aveva suonato.

Ma Harry? Neanche si era preoccupato di svegliarla, oh si, gliene avrebbe dette quattro.

Si fiondò in bagno, dove sospirando decise che non c’era tempo per mettere a posto i capelli, così decise di legarli in una coda alta, poi, siccome quando una giornata è no, tutto va male, non riusciva a trovare la sua divisa da auror, così si vestì con le prime cose che le capitarono davanti, un paio di jeans scuri e una camicetta di cotone nera.

Scese al piano di sotto dove trovò Ginny ai fornelli, che non appena la notò si girò e le sorrise.

-Si può sapere perché nessuno mi ha svegliata?!-

-Herm, eri stanca e ho pensato di lasciarti dormire un po’-

Hermione le scoccò un’occhiata di fuoco poi impugnata la propria bacchetta si smaterializzò.

***

Il quartiere generale degli auror non era mai stato così affollato come quella mattina.

Gli auror sembravano impazziti e correvano da tutte le parti, mentre spesso si sentivano scoppiare dei pianti isterici o delle urla e questo non giovava sicuramente a David Manson, che fumando una sigaretta dopo l’altra continuava a rimproverare e dare ordini a chiunque gli capitasse a tiro, inoltre era infuriato perché in una giornata come quella Hermione Granger non si era presentata.

Quello se lo sarebbe aspettato da Potter o da Malfoy, quest’ultimo non era ancora arrivato infatti, ma mai da Hermione Granger.

Quest’ultima arrivò correndo dal “boss” e si scusò più volte per il suo ritardo.

-Dopo ne parliamo, eh? Ora raggiungi quegli altri incapaci e aiutali a finire ciò che devono fare!- urlò David, che la spinse malamente fuori dal suo ufficio e chiuse la porta subito dopo.

Sempre il solito, pensò Hermione entrando in una stanza dove trovò alcuni auror e delle persone sconosciute, alcune di queste erano sedute su delle poltrone, altre piangevano, altre ancora erano svenute.

Tra gli auror vide il suo carissimo Harry, Blaise, Pansy e Ron.

Gli ultimi due stavano parlando tra di loro sorridendosi, quella mattina il mondo girava proprio al contrario!

Harry stava parlando con un uomo e una donna entrambi sulla quarantina, che lo ascoltavano molto attentamente e di tanto in tanto un gemito sfuggiva dalle labbra della donna, mentre l’uomo le teneva un braccio sulle spalle ma aveva gli occhi lucidi.

Blaise stava leggendo un foglio di carta, così decise di avvicinarsi a lui.

-‘Giorno Blaise-

Lui spostò i suoi profondi occhi cobalto sulla sua figura e le sorrise.

-Buon giorno anche a te, Herm, sei arrivata alla fine-

Lei decise di sorvolare sull’argomento e sempre con una faccia imbronciata chiese

-Cosa devo fare? Da quanto ho capito queste persone devono essere i parenti dei deceduti, dammi pure la lista-

-Ma cosa devo fare per farti sorridere almeno un po’? E’ da ieri che hai una faccia sempre imbronciata-

-Non devi fare assolutamente niente, ora potresti darmi i nomi?-

Blaise assunse un’espressione scettica mentre le lasciò tra le mani un foglio con alcuni nomi e poi le disse

-Beh buona fortuna-

Si, fortuna…quella mattina si era proprio dileguata e borbottando qualcosa cominciò a leggere la lista.

Nonostante la ex grifondoro avesse una pazienza invidiabile, quella mattina si era già esaurita e si chiese come avrebbe fatto per parlare con quei genitori disperati, non era un compito facile ed era richiesta una buona dose di pazienza e delicatezza e in quel momento le mancavano sia la prima che la seconda, ma dopo aver tirato un sospiro chiese ad alta voce

-I signori McKent?-

Una piccola donna pallida, dai grandi occhi cerulei e dai lunghi capelli neri si avvicinò a lei titubante poi con una voce melodiosa rispose

-Ci sono solamente io, non si preoccupi, sono consapevole di quello che mi dirà-

Poi i suoi occhi divennero lucidi.

-Signora McKent, mi dispiace portarle questa brutta notizia e le prometto che faremo di tutto per catturare coloro che hanno commesso un’azione così orrenda, però abbiamo ritrovato il corpo di suo figlio, Jhonathan McKent-

Il viso della donna si rigò di lacrime silenziose, poi chiese

-Posso sapere…com’è morto?-

Hermione non si aspettava una domanda del genere, ma cercando di mantenere un tono distaccato le rispose.

-E’ stato arso dalle fiamme-

-Grazie signorina…arrivederci-

La signora le diede le spalle e aveva il corpo scosso dai singhiozzi, poi uscì dalla stanza.

Poco dopo fece il suo ingresso l’eleganza fatta a persona, Draco Malfoy, che sembrava circondato da un’aura gelida ed impenetrabile e dopo aver salutato Blaise si sedette su una poltrona cominciando a fumare una sigaretta.

Questo irritò molto Hermione, perché anche per lei era una giornata storta, ma non per questo si sedeva su una poltrona con l’intento di fare nulla, così si avvicinò alla serpe e gli buttò addosso dei fogli.

Gli occhi del biondo si assottigliarono e sembravano mandare lampi nella sua direzione, poi le sibilò

-Sparisci Mezzosangue, non ti voglio avere davanti-

-Oh il principino è nervosetto? Beh non me ne frega un cazzo, datti da fare, perché tutti siamo nervosi ma non ci comportiamo come te-

-Neanche se ti impegnassi potresti comportarti come me- ghignò lui.

-Hai ragione, perché io non sono una viscida serpe stronza come te e ora principino datti da fare-

Il ghigno di Draco si allargò ancora di più e poi avvicinandosi le sussurrò

-L’hai voluto tu-

Draco si alzò dalla poltrona e dopo essersi posto al centro della stanza stracciò il foglio che gli aveva dato la moretta e cominciò a parlare ad alta voce.

-Signori, finiamo questa sceneggiata, ora pretendo silenzio e poi potrete andare a frignare, ad urlare o a suicidarvi fuori di qui. Tutti i presenti in questa sala sappiano che i vostri parenti che abitavano a Sunnyday sono morti, ora potete tornarvene a casa e fare quello che vi pare-

Hermione ed Harry erano impalliditi, Blaise scosse la testa con disapprovazione, mentre Pansy e Ron guardavano il biondo con occhi sgranati.

-Malfoy è il solito idiota- commentò Harry.

-Già, ma non è il solo, dopo ne parliamo eh- disse Hermione rivolta all’amico che la guardò con uno sguardo di pentimento.

Draco le rivolse uno sguardo sarcastico e poi accendendosi un’altra sigaretta si rimise comodo, mentre i maghi uscivano dalla stanza.

-Hai la delicatezza di un ippogrifo, Draco- gli disse Blaise avvicinandosi.

-E’ la cosa che avrei detto ad ognuno di loro, per risparmiare tempo l’ho detto una sola volta-

Blaise lo guardò scettico.

-Sei senza speranze-

-Che facciano storie o meno non li aiuterà di certo a riavere indietro i morti e poi ho mal di testa, non ho voglia di sentire strilli vari- replicò con sufficienza il biondo.

Hermione portò gli indici ai lati della testa, sulle tempie e prese a massaggiare, avrebbe fatto meglio ad ignorare il biondastro, perché non faceva altro che innervosirla sempre di più, poi si sedette stancamente su una poltrona bordeaux.

***

In una stanza rettangolare, le cui pareti un tempo dovevano essere state di un colore verde scuro, ma che ora erano oramai sbiadite, si trovava una donna, che sedeva su una poltroncina di velluto argentato, con le lunghe e snelle gambe accavallate.

Attorno a lei aleggiava un’aurea magica molto potente, una delle più potenti in assoluto, un puro concentrato di magia nera ai massimi livelli.

Nella mano destra teneva un bicchiere di cristallo, colmo di uno dei vini rossi italiani più pregiati, perché lei non beveva come la maggior parte degli stolti, per dimenticare od ubriacarsi, bensì aveva una passione per il vino, ma non vini qualunque, pretendeva sempre i migliori.

La mano sinistra passò tra le sue mosse chiome corvine, per poi appoggiarsi elegantemente al bracciolo.

La donna era in preda ad un’eccitazione ed una gioia particolare, finalmente si era scoperta, finalmente avrebbe cominciato a divertirsi con gli esseri umani, così deboli, così indifesi di fronte alla sua grandezza, anche se non aveva recuperato pienamente i suoi poteri, senza alcuno sforzo avrebbe potuto spegnere una vita con uno schiocco di dita.

Un flebile suono provenne dall’altra parte della porta, segno che qualcuno stava bussando. I suoi occhi maligni si puntarono su di essa e senza muoversi spalancò la porta, invitando ad entrare colui che l’aveva disturbata.

La soglia venne varcata immediatamente da un uomo magrolino, che timoroso teneva il suo sguardo celeste puntato sul pavimento e si inginocchiò davanti alla donna.

-Parla, James, non ho tempo da perdere-

-Signora, sono venuto ad avvisarla che i preparativi per il prossimo attacco procedono a rilento, temo che… toccherà… rimandarlo-

L’uomo tremò impercettibilmente, colmo di terrore per ciò che era stato obbligato a riferire e non osò alzare lo sguardo, verso la sua Signora.

La donna dalla chioma corvina ghignò e poi si alzò dalla poltroncina, annullando la distanza tra se stessa e l’uomo, piantò malamente uno dei tacchi molto alti dei suoi stivali nel centro della mano dell’uomo, spingendo con forza fino a trapassarla.

Egli aveva il viso contratto dal dolore, mentre sentiva il rosso sangue caldo fuoriuscire dalla ferita, e dei gemiti sfuggirono dalle sue labbra livide.

Lei poi velocemente ritirò il piede e puntando gli occhi sulla figura maschile vide il corpo di quest’ultimo cominciare a ricoprirsi di pustole e bruciature, che aumentavano continuamente rendendo insopportabile la pena e facendo sì che l’uomo cominciasse ad urlare per il forte dolore.

Con le grida di dolore si sparsero anche le risate sadiche della donna, la pena cessò solo quando il corpo era interamente ricoperto di bruciature più o meno gravi e una puzza di bruciato aleggiava nella stanza.

L’uomo continuava a contorcersi e a gemere sul terreno, ma poco prima che perdesse conoscenza la donna si chinò sul suo orecchio sibilando gelidamente.

-L’attacco non verrà posticipato, oppure tutti avrete una punizione esemplare, vedrai, quella che ti ho inflitto oggi non sembrerà nulla-

Poi la donna dalla chioma corvina si sedette nuovamente sorseggiando il vino e guardando l’uomo praticamente irriconoscibile che giaceva oramai incosciente ai suoi piedi.

-Non cambierai mai, Danielle…- un sussurro appena accennato provenne dalle sue spalle, poi sorrise maliziosamente.

-Non ho intenzione di farlo e poi per quanto mi risulta il mio comportamento non ti ha mai dato fastidio, anzi…-

-Io non ho detto che questo mi da fastidio, ho solo fatto una semplice constatazione-

Due mani maschili, perfettamente curate, si posarono sulle spalle di Danielle, scostandole delicatamente le lunghe ciocche corvine e scoprendo in questo modo il suo candido collo, che l’uomo accarezzò sensualmente.

Successivamente le mani furono sostituite dalle sue labbra fredde, ma che lasciavano una traccia rovente sulla pelle della donna, che socchiuse gli occhi a quel tocco.

Quell’uomo sapeva perfettamente come farla impazzire, conosceva tutti i suoi più profondi desideri, tutti i suoi piaceri, sapeva soddisfarla come nessuno riusciva, era potente, molto, persino più di lei e da una parte questa cosa la caricava di desiderio, perché a lei piaceva sentirsi in balia di quell’uomo, che se avesse voluto avrebbe potuto porre fine alla sua esistenza molto facilmente, soprattutto in quel momento, visto che non aveva ancora recuperato pienamente i poteri.

Danielle si alzò in piedi ponendosi di fronte a quel Dio e lo osservò attentamente, facendo vagare lo sguardo su tutto il suo corpo perfetto.

Egli aveva una carnagione lattea, che sembrava impalpabile, il volto era composto da un paio di occhi color del ghiaccio, le iridi erano grigie ma con una sfumatura azzurra, le ciglia nere lunghe, le sopracciglia perfettamente curate in due sottili linee, le labbra erano pallide e sottili.

Legati con un laccio di cuoio ricadevano i suoi corvini capelli sulle spalle. Era alto, magro ma con dei muscoli sviluppati e vestiva con un abito elegante di colore nero.

La giovane donna gli passò attorno al collo le sue braccia, unendo immediatamente dopo le sue labbra carminio con quelle dell’uomo. Quest’ultimo poggiò le mani sui fianchi snelli della sua amante, spingendola con forza verso di sé e facendo quindi aderire i loro corpi infiammati dalla passione.

Ad un certo punto però bussarono nuovamente alla porta e così dovettero dividersi, con molta irritazione.

Poco dopo entrò una donna, che aveva il volto celato dal cappuccio del mantello e la schiena curva, una voce gracchiante fendette l’aria.

-Sono davvero dispiaciuta di avervi interrotta, mia Padrona, ma credo di aver trovato ciò che mi avevate chiesto-

Danielle posò i suoi occhi colmi di disgusto e di attesa su quella figura, poi chiese:

-Credi oppure hai trovato qualcosa?-

L’incappucciata ebbe un fremito che non passò inosservato, poi con voce sicura rispose.

-Ho trovato qualcosa, che potrebbe interessarvi-

-Bene Lysandra, ti seguirò nel tuo studio dove mi spiegherai tutto-

La donna, Lysandra, solo allora si accorse del corpo irriconoscibile riverso a terra e lo osservò con occhi colmi di terrore, quando una voce suadente la distolse dai suoi pensieri.

-Non subirai la sua stessa fine, se servirai a dovere la tua Padrona, prima di incontrarla vai a cercare qualcuno che venga a curarsi di quest’uomo-

A parlare era stato l’amante di Danielle, che nel frattempo si era seduto.

Lysandra annuì e uscì dalla lussuosa stanza, la donna dai capelli corvini prima di seguirla si avvicinò all’amante e gli sussurrò nell’orecchio:

-Più tardi continueremo la conversazione che abbiamo interrotto-

Lui ghignò e sussurrò rocamente

-Non aspetto altro-

Poi Danielle uscì dalla porta e per un po’ si sentì il ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento, poi ogni rumore cessò.

***

Cari lettori e lettrici, mi scuso per avervi fatto attendere prima di aggiornare e per la brevità del capitolo.

Questo capitolo non ha convinto molto neanche me stessa, o meglio, la prima parte, spero comunque che la storia vi stia piacendo e che vi interessi.

Ringrazio tutti coloro che hanno speso del tempo per leggerla, coloro che l’hanno aggiunta tra i preferiti e coloro che hanno recensito.

debby12: Grazie per i complimenti ^__^ beh diciamo che con questo capitolo avrai sicuramente capito che non è Bellatrix ad aver assunto il potere, anche se più avanti darò sicuramente spazio anche a lei, perché mi piace moltissimo come personaggio. Per quanto riguarda i pairing… beh sarà tutto da scoprire e ti posso anticipare che Herm penerà parecchio prima di trovare l’uomo giusto. Baci!

MooN 89: Grazie mille! Mi scuso anche con te per il ritardo, spero di riuscire ad aggiornare più in fretta d’ora in avanti, anche se sarà difficile. Baci!

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