Freckles

di HeyFox
(/viewuser.php?uid=121220)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capter One. ***
Capitolo 2: *** Capter Two. ***
Capitolo 3: *** Capter Three ***
Capitolo 4: *** Capter Four ***
Capitolo 5: *** Capter Five ***
Capitolo 6: *** Capter Six. ***
Capitolo 7: *** Capter Seven ***
Capitolo 8: *** Capter Eight. ***
Capitolo 9: *** Capter Nine. ***
Capitolo 10: *** Capter Ten ***
Capitolo 11: *** Capter Eleven ***
Capitolo 12: *** Capter Twelve ***
Capitolo 13: *** Capter Thirteen ***
Capitolo 14: *** Capter fourteen ***
Capitolo 15: *** Capter fifteen ***
Capitolo 16: *** Capter sixteen ***
Capitolo 17: *** Capter Seventeen ***



Capitolo 1
*** Capter One. ***


- Tesoro svegliati, e' ora di alzarsi!-.
Sentii mia madre esclamare dal piano di sotto.
Sbattei le palpebre e mi sentii leccare la mano.
- Hey Sonic, come va bello?- Mormorai con la voce impastata dal sonno, accarezzando la testa del mio bel pastore tedesco.
Lui agito' la coda e abbaio', leccandomi nuovamente la mano. Sorrisi e mi alzai, prendendo in mano i vestiti per poi andare in bagno.
Dopo dieci minuti buoni tornai in camera e presi il neccessario per andare nella mia nuova scuola. Scesi al piano inferiore, dove trovai i miei genitori che mangiavano tranquillamente la colazione. Li salutai con un bacio sulla guancia e afferrai una fetta di pane tostato, dirigendomi verso la porta.
- Non vuoi un passaggio, Jennifer?-  Chiese mio padre dopo aver inghiottito un sorso di caffe'.
Io sorrisi e scossi la testa - No, grazie papa', vado a piedi, almeno imparero' la strada-.
Uscii di casa e mi diressi verso la scuola. Camminavo lentamente, sicura che la scuola fosse ancora semideserta.
Invece, quando arrivai nel cortile, dieci minuti dopo, rimasi stupita di trovarlo affollato di amici che si abbracciavano e insegnanti che parlavano tranquillamente dirigendosi verso l'edificio.
Io decisi di seguire il loro esempio e, abbassando la testa, mi diressi velocemente verso l' entrata, avviandomi poi verso la secreteria, che un professore gentilmente mi indico'.
Alla segreteria un signore con un sorriso sulle labbra mi diede l' orario delle lezioni e il numero dell' armadietto con la combinazione e io lo ringraziai, uscendo dalla stanza.
Iniziai a camminare mentre osservavo gli armadietti, cercando il mio numero.
Dopo averlo trovato ci posai dentro i libri che non mi sarebbero serviti e alcuni quadernetti bianchi, lasciando nel mio zaino solo l' occorrente.
Quando mi girai per andare in classe, andai addosso a qualcuno, sbilanciandomi all' indietro.
Quel "qualcuno", che si rivelo' un ragazzo, mi afferro' un braccio, impedendomi di cadere.
- Guarda chi abbiamo qui. Devi essere nuova, visto che non ti conosco- Sussurro', osservandomi con un sorrisino quasi squallido dipinto in faccia - Ci rivedremo presto Lentiggini, magari a casa mia, da soli- Esclamo', lasciandomi il braccio e avviandosi verso la parte opposta alla mia, scomparendo dalla mia vista.
- Quello e' Logan Henderson, un emerito idiota che si e' fatto tutta la scuola- Disse una calma ed annoiata voce dietro di me.
Mi girai e mi trovai davanti un ragazzo biondo, alto e con dei bei occhi verdi, quasi smeraldo. Erano ipnotici.
- Ah, che imbranato, scusami. Sono Kendall Schmidt, piacere!-.
Mi tese la mano destra, sorridendo. L' afferrai e sorrisi anch' io.
- Piacere mio, sono Jennifer Brown, Jenny per gli amici, non che la nuova matricola- Dissi ridendo e facendo ridere anche lui.
Ci avviammo per il corridoio e lui si giro' dalla mia parte - Che hai alle prime ore?- Chiese, osservando il suo foglietto, mentre io prendevo il mio dalla tasca.
- Educazione fisica, chimica, matematica, inglese e letteratura- Poi sgranai gli occhi - Educazione fisica alla prima ora? Oh buon Dio, non c'e' risveglio peggiore!-.
Lui mi guardo' divertito per qualche istante, poi scoppio' a ridere - A quanto pare, abbiamo l'orario della giornata uguale!- Si fermo', poi un po' titubante mi chiese - Ci sediamo insieme a matematica?-.
Io sorrisi e annuii - Certo, perche' no.-.
Arrivammo negli spogliatoi e ci sorridemmo, andando poi nelle due stanze separate. Io dovevo soltanto togliermi gli occhiali, visto che, fortunatamente, non avevo indosso jeans.
Quando uscii notai Kendall seduto sugli spalti con altri due ragazzi.
Mi avvicinai titubante e sorrisi timidamente ai due sconosciuti, mentre Kendall si alzava con un ampio sorriso sulle labbra, avvicinandosi poi a me per mettermi un braccio intorno alle spalle.
- Ragazzi, questa e' Jennifer, Jenny per gli amici.- Mi presento' ai due ragazzi, mentre questi ultimi mi sorridevano e porgevano la mano.
- Uh, la tanto conosciuta " nuova arrivata". Piacere, sono Carlos!- Si presento' il primo.
- Cosi' la metti in imbarazzo, scemo! E poi, in questo modo fai sembrare la nostra scuola stile Gossip Girl. Comunque, sono felice di conoscerti Jennifer, sono James!- Disse il ragazzo sorridendomi e stringendomi la mano, mentre io ridacchiavo. Io e Kendall ci sedemmo in mezzo ai due ragazzi e in quel momento mi venne in mente una conversazione in sospeso.
- Cosi' dici che quel Logan si e' fatto tutta la scuola, eh?- Chiesi con un sorriso ironico.
- Uh, l'ha gia conosciuto, a quanto vedo.- Esclamo' Carlos divertito, mentre io annuivo.
-Beh, si.. Stai attenta che ci provera' anche con te. Ogni ragazza gli va dietro!- Esclamo' infine James, facendo una smorfia.
Io risi e scossi la testa - Cosa ci trova ogni ragazza in lui? E' solo uno..Stronzo?- Chiesi ridendo di nuovo, mentre i ragazzi si guardavano complici.
- Il vecchio lupo ha trovato pane per i suoi denti- Disse Kendall, ridendo. Anche gli due ragazzi si unirono a noi.
Ridemmo e scherzammo per un po', conoscendoci meglio, finche', purtroppo, la porta non venne aperta da una donna massiccia, seguita da una ventina di ragazzi.
- Oh no, la Black quest' anno e' con noi!- Esclamo' Carlos, facendo un' espressione esasperata, mettendosi le mani fra i capelli e facendomi ridere.
- Fratello, lei non e' niente in confronto a quello che sta entrando adesso dagli spogliatoi- Sussurro' James, facendo un cenno col capo nella direzione interessata.
Io diressi il mio sguardo verso la parte degli spogliatoi maschili e le mie sopracciglia si alzarono contemporaneamente: un Logan non-mi-ricordo-che-cognome-ha, con pantaloncini e canottiera era circondato da uno stormo di oche lecca piedi che gli mettevano le mani ovunque..E quando dico ovunque, intendo dire davvero da tutte le parti, mentre lui non faceva una piega.
Feci una faccia schifata, alzandomi e dando una pacca sulla spalla a Kendall mentre gli sorridevo.
Mi avvicinai al gruppo di ragazzi che era accanto alla proffessoressa che guardava le oche e l' idiota con disappunto.
Dopo pochi istanti sentii un braccio appoggiarsi alla mia spalla. Girai la testa e trovai Kendall intento a fissare una ragazza che era vicino a Logan. Lo guardai confusa, dandogli una leggera pacca.
- Chi o cosa stai fissando come se vorresti ucciderlo sbarra saltargli addosso?- Gli sussurrai, avvicinandomi al suo orecchio con il viso, dovendomi alzare leggermente in punta di piedi.
Lui sobbalzo', riscuotendosi da chissa quale pensiero.
- No, nulla di che.- Disse con nonchalance, poi parve ripensarci - Anzi, no che non e' nulla! Quella era la...- Esclamo' con decisione, venendo pero', e purtroppo, interrotto dalla Black.
- Se il signor Henderson- ecco come faceva di cognome! - ci concedesse la sua "sublime"- Fece le virgolette con le dita -presenza, forse potremo iniziare la prima lezione.- Concluse infine, guardandolo con sguardo severo.
Lui e le sue ochette si avvicinarono, mentre io, Carlos, James e Kendall ridevamo di gusto sotto i baffi.
- Ho appena fatto dei ripensamenti sulla Black!- Sussurro' Carlos con un sorriso divertito.
Io scossi la testa divertita e mi girai verso la professoressa che aveva ricominciato a parlare, notando con la coda dell' occhio Logan che mi fissava.
Lo ignorai e mi concentrai sulla voce dura e profonda della proffessoressa Black, stranamente insolita come voce per una donna.
- Bene marmocchi, eccoci ad un altro estenuante anno scolastico.- Si fermo', guardandoci e mi fece segno di avvicinarmi. La guardai confusa, venendo poi spinta da James. La professoressa mi mise un braccio sulle spalle e si rivolse verso gli altri - Questa deve essere Jennifer Brown, la nuova arrivata- Poi si rivolse a me con un sorriso.- Spero che tu non sia come questi asini- Disse scherzando e facendomi allargare il sorriso. Poi si rivolse di nuovo agli altri, senza smettere di guardarmi - E lei, signor Henderson, la smetta di guardare la signorina Brown con quelli occhi languidi, non accetto certi comportamenti nella mia classe.-.
Io trattenni a stento le risate e mi riavvicinai di nuovo ai miei amici, scambiandoci un cinque.
La lezione prosegui' tranquilla.
La professoressa Black era simpatica nonostante l'impressione che mi ero fatta di lei all'inizio. Mi chiedo perche' gli altri la considerano..Cattiva.
Alla fine la prof ci mando' negli spogliatoi per cambiarci.
Appena entrai trovai circa nove paia di occhi che mi fissavano.
- Sta lontana da Logan.- Mi disse una che sembrava la piu' snob, il leader delle altre ochette viste prima.
- Scusami, chi?- Chiesi non capendo bene.
- Logan, quel figo che ti continuava a guardare per tutta l' ora.- Mi spiego' un' altra.
Io capii di chi parlavano e feci una smorfia.
- Perche' diamine mi dovrebbe interessare quel sbruffone?- Chiesi stupita.
Nessuno mi rispose e io mi cambiai velocemente per uscire da quel manicomio.
Uscii dalla palestra e aspettai i ragazzi.
Appena uscirono io esclamai - Quelle ragazze sono da manicomio- Indicai il gruppetto di prima.
I ragazzi le guardarono e annuirono, scoppiando poi a ridere.
Li guardai divertita e scossi la testa, facendo un sospiro - Pronti per un' estenuante ora di chimica?- Chiesi con finta allegria.
Proprio in quel momento  passo' vicino a noi Logan mi-credo-un-figo e si fermo', guardandomi malizioso - E sono gia' due ore che abbiamo in comune. Non sarebbe fantastico avere tutto il programma scolastico insieme?-.
Kendall lo guardo' con aria di sfida e un infossamento che incominciava a formarsi in mezzo alle sue sopracciglia.
- Vattene Henderson e non rompere come tuo solito- Disse guardandolo male.
Logan fece una faccia sarcastica e poi si rivolse a me, sorridendo.
- Buona giornata... E non fidarti sempre di qualcuno che non ti ha raccontato nulla del proprio passato- Mi disse serio, facendo poi passarelo sguardo a Kendall che lo guardava con odio. Si fissarono per un po'. Poi Logan si diresse verso la scuola - James, Carlos- Li saluto' mentre passava accanto a loro.
Lo osservai bene mentre si allontanava. In quel momento sembrava un normale ed educato ragazzo e non un emerito Don Giovanni, come lo avevano definito i ragazzi.
Scossi la testa e mi girai verso Kendall, confusa.
- Cosa intendeva..- Non mi lascio' finire, che si sistemo' lo zaino sulla spalla e sbotto' - Andiamo che fra poco suona la campanella.-.
Si avvio' per la stessa strada di Logan, lasciando i ragazzi e me indietro.
Mi girai ancora confusa verso James e Carlos. Loro alzarono le spalle e Carlos mi si avvicino', mettendomi un braccio sulle spalle.
- Non farci caso, qualche volta e' strano persino per noi.- Mi sussurro', mentre cominciavamo a camminare anche noi.
La lezione di chimica fu straziante e il nostro professore, Adam Evan, non era proprio un pazzo svitato, ma ci si avvicinava enormemente.
Come benvenuto per il nuovo anno scolastico, lo svitato ci assegno per compito in classe una miscela bluastra e appiccicosa, che riuscii a finire solo grazie ai suggerimenti dettati sottovoce da Carlos, che a quanto pareva, era un vero genio in chimica, per mia fortuna.
Cinque minuti prima del suono della campanella il professore ci fece spegnere le fiammelle e riporre gli occhiali protettivi e le camicie in un armadio.
Quando uscimmo dalla classe tirai un sospiro di sollievo e diedi un bacio sulla guancia a Carlos.
- Grazie mille Carlitos, senza di te quello mi avrebbe sbranata- Lo ringraziai sorridendo.
Lui rise e poi si apri' in un sorriso - Figurati. Fra amici ci si aiuta, no?-.
Io annuii e presi il foglio degli orari di lezione, visto che non mi ricordavo che lezione avevamo.
Guardai la terza ora e feci un verso di lamento - Ditemi che qualcuno di voi e' anche un genio in matematica-.
- Si, io- Disse una voce da dietro i ragazzi che avevo sentito due volte durante quel giorno, oltre a quella.
I ragazzi si spostarono accanto a me, sbuffando.
- Ma oggi lo fai apposta a perseguitarci, eh?- Chiese James scocciato, prendendo poi un' altra boccata d' aria per continuare, ma gli misi una mano sul petto per fermarlo e mi rivolsi a Logan con un sorrisino.
- Senti Logan, ho capito che tu sei il re della scuola e che la regina e' quell'oca mora che mi ha fermato negli spogliatoi, ma, sinceramente, non mi piace il tuo comportamento, quindi lasciami stare... E grazie, ma non accetto aiuto dagli sconosciuti-.
Detto questo feci segno ai ragazzi di andare e dopo cinque minuti ci trovavamo in classe.
Io mi sedetti vicino ad una finestra, Kendall vicino a me come mi aveva chiesto prima della prima ora e Carlos e James davanti a noi.
Tirammo fuori i libri, poi i due si girarono verso di noi, sorridendo.
- Ho sentito che avremo una professoressa. E di solito le proffessoresse di matematica sono delle gnocche..- Interruppi Kendall con uno schiaffo sulla spalla che fece sghignazzare i ragazzi. - Hey, fammi finire.. Intendevo dire che se sara' come ho detto, Logan passera' a pieni voti quest' anno.- Disse ridendo e facendo ridere anche gli altri due, mentre io passavo lo sguardo da Kendall a James a Carlos e viceversa, senza capire.
- Vuoi dire che vedendo una bella insegnante si impegnera' di piu' nello studio per fare colpo su di lei?- Chiesi con un soppracciglio alzato.
Loro si calmarono un attimo per capire quello che avevo detto, poi scoppiarono di nuovo a ridermi in faccia.
Li guardai male, almeno finche' Kendall non si calmo'. Si asciugo' le lacrime dal troppo ridere e poi prese una boccata d' aria per rispondermi, scosso ancora di tanto in tanto da risate.
- Quando ti ho detto che si e' fatto tutta la scuola, intendevo dire davvero tutta, comprese le insegnanti.- Mi spiego', calmandosi del tutto.
- Oohhuu- Feci invece io, capendo, mentre assumevo un' espressione sconvolta.
Parlammo tanto fittamente da non accorgerci che ormai tutta la classe era seduta..Tutta tranne...
La porta si apri' ed entro' dentro la professoressa seguita da Logan.
Li osservai per bene e la mascella si spalanco' automaticamente.
La professoressa aveva i capelli disordinati, la camicetta abbottonata male e un succhiotto grosso come una casa.
Logan invece aveva le guance arrossate, la fronte leggermente impelata di sudore, la cintura allacciata male e la camicia per meta' fuori dai pantaloni.
Vidi con la coda dell' occhio un bigliettino volare sul mio banco, cosi' lo aprii " Era quello che intendevamo io e i ragazzi". Mi girai scandalizzata e poi gli risposi " Ma e' solo il primo giorno di scuola!" Glielo passai e lui mi sorrise ironico dopo averlo letto, poi me lo ripasso' " Se vuole finire bene devi cominciare da subito, no?".
Io scossi la testa, proprio mentre la professoressa si firava verso la nostra parte. - Brown, Schmidt, non cominciate bene. Portatemi subito quel bigliettino.-
Mi scambiai un' occhiata col mio compagno di banco che si alzo' e ando' verso la cattedra, porgendo in seguito il bigliettino alla professoressa, poi torno' a sedersi.
- Bene bene...Non so di chi o di cosa stavate parlando, ma siete in punizione.- Disse infine, mentre Kendall alzava un sopracciglio.
In quel momento si alzo' James - Ma prof., e' il primo giorno di scuola. Lasci correre per una volta- Esclamo', fissandola.
- Si rimetta seduto...Maslow, vero?- Chiese e James annui' - E non vedo perche' dovrei lasciar correre.- Prosegui' con tono severo.
- Ma professoressa, e' il primo..- James cerco' di farle cambiare idea, ma quella gli rispose impassibile - Si sieda Maslow, altrimenti metto in punizione anche lei.-.
Dopo quelle parole anche Carlos si alzo', prendendo la parola - Ma professoressa..-.
Anche lui venne interrotto - Vi avevo avvertiti. Siete in punizione anche voi, signori Maslow e Pena!- Esclamo', mettendo fine alla discussione. - E ora andate a pagine trecentoquindici.- Aggiunse mentre si rimetteva seduta sulla sedia a scrivere qualcosa sul registro di classe.
Durante tutta l' ora di lezione non volo' nemmeno una mosca.
Anche chi aveva finito di leggere e rileggere le pagine assegnate se ne stava zitto zitto a diseganre o scarabocchiare sul suo quaderno, anche se normalmente si sarebbe girato verso il suo vicino di banco per parlare delle vacanze appena finite.
Appena la campanella della ricreazione suono' io, Kendall, James e Carlos ci alzammo velocemente, uscendo per primi dalla classe per dirigerci verso il bar della scuola.
Appena ci sedemmo ad un tavolo messo a disposizione, guardai dispiaciuta James e Carlos.
- Ragazzi, mi dispiace di avervi coinvolti nella punizione.-
Loro sorrisero e sventolarono la mano - Ci siamo cacciati da soli in questa cosa...Non usciro' mai piu' da camera mia per essere stato messo in punizione gia' il primo giorno- Aggiunse infine Carlos, ridendo e facendo ridere anche noi.
Dopo la ricreazione di quindici minuti ci aspettava inglese, una delle mie materie preferite, dopo letteratura, musica e informatica.
Io mi avviai quasi saltellando verso la classe indicatami dai ragazzi che camminavano divertiti qualche passo dietro di me.
La lezione si rivelo' molto piacevole.
Il proferssor Anderson era un uomo giovane, uscito dal college appena due anni prima, con il massimo dei voti ed era il suo primo anno come insegnante.
Ci fece presentare uno ad uno e per i restanti trenta minuti parlo' un po' con tutti noi, scherzando con battute decenti... E si dimostro' anche dispiaciuto per la punizione presa da me e dai ragazzi, raccontandoci che alla nostra eta' era seduto constantemente in presidenza.
Quando suono' la campanella di fine ora tutti noi incominciammo a raccogliere le nostre cose e quando passammo accanto al professore lo salutammo con un sorriso che lui ricambio'.
Io e i ragazzi uscimmo dalla classe enormemente rilassati. Cambiammo i libri ai nostri armadietti e ci incontrammo tutti sorridenti davanti alla classe di letteraura, pronti per l'ultima lezione.
Il professore si rivelo' essere quel gentile uomo che mi aveva indicato la segreteria.
Si chiamava Seth Jonhson e anche per lui era il primo anno nella nostra scuola.
Anche quest'ora passo' tranquilla e anche il professor Jonhson non ci fece prendere i libri o quaderni, ma chiacchero' un po' con noi per conoscerci.
Anche da quell'ultima classe uscimmo tutti sorridenti.
- Credo che gli ultimi due professori siano stati quelli piu' normali- Disse Carlos stiracchiandosi le braccia.
- Dai, anche la Black non e' male- Dissi ripensando alla prima ora.
- Solo perche' ti ha preso in simpatia- Mi corresse di nuovo Carlos, facendo ridere James e Kendall.
- Lo dici solo perche' in seconda la professoressa non ti ha mandato in campo alle finali di football e perche' avete perso proprio per colpa di quello che ha mandato al tuo posto.- Gli rispose Kendall.
Carlos gli fece il verso e gli diede una scherzosa spinta con la spalla, facendolo traballare.
- A che attivita' vi iscrivete quest'anno?- Chiese James pensieroso.
Alzai un sopracciglio - Attivita'?-
Kendall mi guardo' stupito - Nella tua vecchia scuola non c' erano attivita' extra-scolastiche?-.
Io scoppiai a ridere - In una provincia di Sacramento, in una scuola come la mia? Li' nemmeno gli armadietti c'erano, figurati le attivita' extra-scolastiche- Esclamai continuando a ridere.
Loro mi guardarono divertiti, poi James riprese a parlare - Per i ragazzi c'e' il calcio, football, baseball e basket, mentre per le ragazze c'e' il cheerleading, il giornalino della scuola e la radio scolastica...Poi ci sono club di scacchi, di lettura e di scrittura... Ah, e anche lezioni di atletica, ma non le frequenta nessuno- Si fermo' un attimo per sorridere - Allora, a cosa ti iscrivi?-.
Possibile che per le ragazze non ci fosse nulla di divertente?
- Ehm, atletica.. So che si fanno pure acrobazie... E non potrei fare un provino per..Che ne so, per il football, per esempio?- Chiesi sconvolta.
Loro mi guardarono come se fossi pazza.
- Te ne rendi conto che i giocatori sono, non per forza alti, ma robusti come Carlos? Ti schiaccerebbero!- Esclamo' Kendall, stranito.
Io alzai un soppracciglio - Ciccio, giocavo nella squadra maschile di football del nostro paese. Sono una ragazza meno robusta dei ragazzi, ma grazie a me e al mio amico Greg abbiamo vinto i campionati di tre, due e un anno fa.- Gli spiegai, facendolo tacere. Sorrisi soddisfatta, mentre sentivo Carlos sussurrare - Ciccio- e poi ridacchiare sotto i baffi.
- Sta zitto anche tu, ciccio- Dissi rivolta a lui. Si zitti' subito e poi fece una faccia indignata - E James non si becca del "ciccio"?-
Io scossi la testa - No, lui non ha detto ancora nulla- Risposi divertita, mentre il diretto interessato mi dava il cinque.
Ci avviammo sconsolati verso il bar scolastico per comprarci qualcosa da mangiare prima che avrebbero chiuso.
Io comprai un semplice panino e una Red Bull, Kendall insalata, cotoletta e caffe', James una cosa che si avvicinava ad un hamburger e Carlos compro' tutte le schifezze che c' erano nel bar: patatine, barrette extra- caloriche che io amo e caramelle su caramelle.
Uscimmo dal bar mangiando il nostro pranzo e guardando divertiti Carlos.
- Quanto diamine hai speso per tutte queste...Schifezze?- Chiese James mentre masticava.
Carlos inghiotti' un boccone e gli diede una sberla dietro la testa - Non si parla con la bocca piena!- Lo rimprovero' - Comunque, meno di quel che ti aspetti, era tutto scontato... E poi, non sono schifezze, sono tutte cose buone che cariano i denti!- Esclamo' addentando un altro morso di barretta al cioccolato - Volete favorire?- Aggiunse alzando la busta contenente il suo pranzo.
- Uh, quasi quasi...- Pensai ad alta voce.
Lui mi porse la busta mentre io gli porgevo il panino.
Scelsi una merendina al cioccolato fondente e nocciole mentre lui diede un gran bel morso al panino.
Finimmo il nostro pranzo ( Si fa per dire: a Carlos sarebbe servita un' altra mezz' ora per finire tutto) e ci avviammo verso l' aula per le punizioni.
L' ora di punizione non fu tanto spiacevole grazie al proffessor Anderson, quello di inglese, che si era preso la responsabilita' di guardarci.
Durante quell' ora, oltre a chiaccherare, io e i ragazzi finimmo i compiti assegnati dalla professoressa di matematica, di cui dovevo ancora scoprire il nome.
Quando il proffessore ci avverti' che la punizione era finita lo ringraziammo e ci dirigemmo all' uscita.
- Allora, quando partiranno le iscrizioni?- Chiesi controllando il cellulare.
- Ci scommetto che domani mattina ci saranno i fogli nella bacheca. Se vuoi provare a iscriverti nella squadra di football, ti consiglio di essere una fra le prime ad entrare a scuola- Mi suggeri' Carlos, poi caccio' fuori il telefono - Ci scambiamo i numeri?- Mi chiese.
Io annuii sorridendo e ci scambiammo tutti e quattro i numeri di telefono.
- Non ti va di venire con noi al cinema oggi?-
Mi chiese Kendall quando ormai eravamo alla fermata autobus per aspettare il loro mezzo di trasporto.
Io scossi la testa, dispiaciuta - Mi dispiace ragazzi, ma ci siamo appena trasferiti e devo ancora aiutare papa' a disfare i scatoloni e le valigie..Senza contare il montaggio di armadi, letti e cose varie, visto che mamma e' al lavoro. Sara' per la prossima volta.- Conclusi sorridendo.
Vidi il loro autobus fermarsi e li salutai con una pacca sulla spalla, dirigendomi poi verso casa.
-Papa', sono a casa!- Gridai chiudendo la porta dietro di me.
- In camera tua tesoro!- Lo sentii rispondere dal piano superiore.
Sorrisi e tolsi lo zaino dalla spalla e poi cominciai a salire le scale.
Trovai mio padre intento a dipingere la mia stanza.
- Ma papa', non dovevi. Sai anche tu che adesso avete cose piu' importanti della mia camera da letto- Lo rimproverai sorridendo.
Anche lui sorrise e salto' giu' dalla scala.
- Nella nostra vecchia casa mi hai tanto supplicato di dipingerti la stanza di blu che mi sono sentito in dovere di fartela da subito.- Mi informo' mentre guardava la parete appena dipinta - E ora veloce a cambiarti che mi aiuti a passare la seconda mano.- Mi spedi' nella camera dove aveva messo le mie valigie.
Cercai per un bel po' in tutto quel trambusto, ma alla fine riuscii a trovare una vecchia tuta e un vecchio paio di scarpe da ginnastica.
Uscii dalla stanza e mi legai i capelli in una disordinata coda. Mi affacciai alla porta e sorrisi a mio padre.
- Bene papa', che devo fa..- Venni interrotta dal suono del campanello - Vado ad aprire io.-.
Mi diressi correndo verso la porta e la aprii sorridendo.
Ma appena realizzai chi era, il mio sorriso si congelo'.
- Tu?!- Esclamammo insieme.



Angolo Autore.
Salve a tutti, lettrici e lettori! Piacere di conoscervi.
Mio cugino mi ha ceduto il suo accaunt, quindi adesso potro' liberamente postare :)
Passando alla storia...E' solo una prova. Ho quasi altri quattro capitoli pronti, voglio solo vedere come andra'.
Lo so che non e' un gran che, ma ho voluto provare a postarla lo stesso.
E se i capitoli saranno troppo lunghi..Beh, ditemelo, che li accorcio.
Grazie a quelli che leggeranno.
Vi auguro buona giornata, Wiki.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capter Two. ***


Logan stava in piedi davanti a me, con una torta dall' aspetto delizioso fra le mani.
- Jenny, chi e'?- Sentii mio padre esclamare mentre scendeva le scale. Dopo poco me lo ritrovai accanto che scrutava Logan da capo a piedi.
- Un tuo amico di scuola?- Chiese sorridendo.
Stavo per dire di no, ma il ragazzo mi precedette.
- Oh si signore. Sono Logan Henderson- Si presento' con un sorriso, mentre tendeva la mano a mio padre.
Quest'ultimo ricambio' il gesto e si presento' come aveva fatto il mio conoscente di classe - Piacere ragazzo. Io sono Jason Brown, il padre di Jennifer.-.
Logan gli sorrise - La trovo in gran forma, signore.- Lo elogio'.
"Lecca piedi" pensai, mentre mio padre si scostava dalla porta - Prego ragazzo, entra pure, non stare li' impalato.- Lo invito' dentro, mentre io folgoravo Logan con lo sguardo.
Lo condusse nel salotto, dove sgombro' velocemente il divano e il tavolino.
- Scusaci per il disordine, ma ci siamo trasferiti da appena due giorni e con mia moglie al lavoro e Jennifer a scuola non sono riuscito a fare molto.- Si scuso', facendolo accomodare sul divano mentre io rimanevo in piedi.
- Si figuri signor Brown, la capisco. E mia madre mi ha fatto portare questa torta per darvi il benvenuto.- Disse porgendola.
Papa' sorrise - Ma non dovevate!- Poi si avvio' verso la cucina per tagliarla in fette e preparare il the.
Appena scomparve dietro la soglia mi sedetti accanto al nostro ospite e lo guardai con sguardo truce - Perche' diamine sei venuto?-.
Lui mi guardo' stupito - Hey, vi sto solo dando il benvenuto nel quartiere.-.
Io sbuffai - Ma puoi pure risparmiarti il teatrino con mio padre.-.
Alzo' un soppracciglio - E chi ti dice che io stia recitando? Se a scuola mi comporto in un modo non vuol dire che mi comporti cosi' anche al di fuori di essa.- Mi spiego' con disinvoltura, mentre la mia espressione cambiava: da arrabbiata a sconvolta.
- Ah, ho capito, sei il solito stronzo della scuola con doppia per...- Cercai di non alzare troppo la voce, ma mi interruppi vedendo mio padre rientrare tutto sorridente con un vassoio fra le mani.
- Mi sono perso qualcosa?- Chiese distribuendo le tazzine di the.
Io scossi la testa - No, nulla papa'.-.

Chiusi la porta dietro Logan, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo.
Mi girai e per poco non mi venne un colpo.
Mio padre era posizionato dietro di me in un silenzio paragonabile a quello di un fantasma.
- Papa', mi hai fatto venire un colpo. Avvisa quando vuoi fare il ruolo di un fantasma.- Dissi ad alta voce quello che mi passava per la mente, facendolo ridere.
- Simpatico quel Logan. Siete amici allora?-.
- No papa'. Siamo solo conoscenti, vicini di casa, nulla di piu'. E lui e' un idiota.- Conclusi salendo le scale per finire il lavoro.
- Sai che lo stesso diceva tua zia di tuo zio quando erano alle superiori?- Mi informo' salendo anche lui le scale e ridendo di nuovo.
Gli feci il verso - Si papa', ma zio non era del tutto come Logan.- Dissi entrando in camera, mentre il braccio di papa' si posava sulle mie spalle.
- Jennifer, non puoi giudicare tutte le persone dalla tua prima impressione su di loro. Non lo conosci.. Magari ha una ragione per comportarsi in quel modo.- Disse calmo.
Io feci una risata acuta, poi scossi la testa e presi in mano un pennello - Non mi va di parlarne papa'. Adesso mettiamoci a lavoro, cosi' almeno si asciuga entro domani.- Sussurrai mettendo fine alla conversazione.
Adoravo mio padre. Con lui avevo una relazione molto piu' forte che con la mamma.
Con lui parlavo veramente di tutto e lui sapeva quando non doveva impicciarsi negli affari miei piu' del consentito, proprio come in quel momento.
Sentimmo la porta di casa aprirsi proprio mentre finivo di dipingere l'ultimo pezzo, mentre papa' stava gia' mettendo via i suoi pennelli. Gli porsi pure il mio con un sorriso e poi mi pulii le mani sulla maglietta. Scesi al piano di sotto ed entrai in cucina, dove salutai mamma con un bacio sulla guancia.
Si giro' sorridendo - Come e' andata a scuola tesoro?- Chiese ricambiando il bacio.
- Bene mamma, bene. Ho conosciuto tre ragazzi davvero simpatici. Si chiamano Kendall, Carlos e James.- Le raccontai sedendomi su uno dei sgabbelli dell'isola di cucina.
Mamma ammicco' con lo sguardo mentre prendeva una padella - E sono carini questi ragazzi?-.
Io arrossii - Mamma!- Esclamai imbarazzata.
Sinceramente, adesso che ci pensavo, dovevo ammettere che tutti e tre erano incredibilmente carini.
- Oh, non so se Kendall o Carlos o James siano carini ma posso dire che il figlio di uno dei nostri vicini sia davvero simpatico.- Disse papa' abbracciando mamma da dietro.
Io sbuffai - Papa', te l'ho detto, e' un idiota.-.
Mamma non mi ascolto' - E come si chiama questo "idiota"?- Chiese facendo il segno delle virgolette.
Sbuffai nuovamente - Logan Henderson e non e' affatto simpatico. E' uno st..- Mi interruppi all' occhiataccia di mamma -Stupido.- Mi corressi, facendo un sorriso angelico.
- Sai che anche tua zia..- Non la lasciai finire che alzai gli occhi al cielo.
-Diceva lo stesso di zio, si, lo so, ma zio Sam non aveva lo stesso carattere di Logan. Lui era meno... Don Giovanni, ecco.- Dissi evitando l'occhiataccia di mamma mentre papa' si sedeva comodamente su una sedia.
- Ma non sai che tuo zio diceva- sottolineo' la parola - di essere un Don Giovanni, ma che in realta' non lo era affatto. Lo diceva per...- S'interruppe, cercando le parole giuste. - Ah, si. Per non perdere la "buona reputazione"- Disse infine, ridendo - E poi, suo padre e sua sorella mi sembravano persone per bene quando ho chiesto loro di tenere Sonic per qualche giorno. E anche Logan si e' dimostrato molto educato.- Mi guardo' quasi con rimprovero, ma poi scoppio' a ridere - E pensa che si e' anche congratulato per il mio fisico.- Aggiunse rivolgendosi a mamma, facendola scoppiare a ridere mentre toglieva la padella dai fornelli.
- Oh, allora e' un ragazzo molto, ma molto educato.- Sghignazzo' passandomi i piatti, per poi mettersi a imburrare i pezzi di pane.
Scossi per l'ennesima volta la testa in poche ore: quando i miei ci si mettevano in qualcosa erano peggio dei muli.
Solo quando ormai stavo portando la forchetta con l'omlette alla bocca,  realizzai cosa aveva detto papa'.
- Sonic e' a casa di quel Don Giovanni con il cuore di ghiaccio?!- Quasi gridai.
Mio padre alzo' un soppracciglio e inghiotti un boccone - Mica se lo mangiano. Hanno anche loro un bel Golden Retriever. E poi, Sonic ci sarebbe solo d'intralcio qui, e la famiglia Henderson e' stata felice di accoglierlo per qualche giorno.-.
Sospirai, intuendo dal suo tono di voce che sarebbe stato inutile ribattere.
Finii di mangiare in fretta e misi il piatto nel lavello, per poi dirigermi nella camera degli ospiti, dove avrei dormito finche' la mia stanza non sarebbe stata pronta, dopo aver salutato i miei genitori.
Mi feci una doccia veloce e, tra scatole e scatoloni, mi diressi verso il letto, dove impostai la sveglia per le sette meno un quarto e dove, in seguito, mi addormentai con la sveglia stretta in mano.

Sentii un fastidioso "dreen" provenire dalle mie mani cosi' aprii gli occhi mugugnando qualcosa di incomprensibile persino per me stessa.
Schiacciai con le dita il pulsantino rosso e poggiai i piedi sul freddo pavimento, sentendo un brivido passarmi per tutta la schiena.
Mi alzai e mi vestii con i primi vestiti che mi trovai fra le mani, per poi preparare lo zaino.
Entro le sette e dieci ero gia al piano inferiore, sotto lo sguardo stupito di papa'.
- Che ci fai in piedi a quest'ora, scricciolo?- Chiese bevendo il suo caffe'.
Sorrisi a quel soprannome, poi, con voce piu' strascicata del previsto, gli risposi - Oggi mettono in bacheca i fogli di iscrizione alle attivita' extra- scolastiche e io voglio iscrivermi a football e, a quanto ha detto Carlos, ci sono molti pretendenti, quindi cerchero' di essere fra i primi ad entrare a scuola.- Gli sorrisi lasciando un bracio sulla guancia e, prendendo un toast fra i denti, mi avviai verso la porta.
- Ci vediamo dopo papa'.-. Lo salutai dalla porta.
Detto questo uscii di casa e entro dieci minuti arrivai nel cortile della scuola, dove c'erano gia' alcuni ragazzi che chiaccheravano.
Entrai dentro l'edificio e mi posizionai accanto alla bacheca che, come aveva detto Carlos, era gia' piena di fogli di varie attivita'.
Cercai subito quello di football e lo trovai quasi subito: era quello con gia' quattro firme su trenta posti.
Presi la penna e firmai, osservando in seguito le firme prima della mia: Logan Henderson 5', Mac Bass 4', James Maslow 5', Carlos Pena 5'.
Sorrisi agli ultimi due nomi, poi mi concentrai nel cercare l'iscrizione per l'atletica.
La trovai con un solo iscritto, un certo Liam Helson 5', e raggiunsi il mio nome alla lista.
Sentii qualcuno avvicinarsi e sorrisi scoprendo che era Kendall.
- Gia' scritto il tuo nome?- Mi chiese sorridendo mentre gli passavo la penna attaccata alla bacheca.
- Si. E tu, a cosa ti iscrivi?- Gli chiesi mentre scrutava tutti i fogli appesi, per poi avvicinarsi ad uno di essi.
- Sono due anni che non gioco a football e questo e' l'ultimo anno. Voglio che mi ricordino per le vittorie che vi faro' portare a casa.- Disse firmando e ridendo.
- Sbruffone.- Gli dissi sorridendo mentre gli davo una spinta con la spalla.

Eravamo alla terza ora e la professoressa Sanders, storia, era davvero simpatica e riusciva a coinvolgere davvero negli argomenti.
Venni colpita sul braccio da un bigliettino.
Lo aprii e mi chiesi chi poteva essere, visto che Carlos, Kendall e James avevano lezioni in altre classi.
"Sonic e' davvero un Pastore Tedesco fantastico. E' stato buono per tutto il tempo. E lui e Rex hanno fatto subito amicizia da subito- L".
Sorrisi. Almeno Sonic si trovava bene li da lui.
Girai lo sguardo per tutta la classe per trovare Logan. Quando lo trovai mi sorrise e io ricambiai per un nano secondo, poi, facendo finta di prendere appunti, gli risposi.
"Grazie per tenerlo e sono felice che si sia ambientato, ma questo non cambiera' di certo il mio modo di comportarmi verso di te.".
Passai il biglietto al mio vicino di banco chiedendogli di passarlo fino a Logan. Lui mi sorrise e lo fece passare di mano in mano.
In quel momento entro' in classe un uomo robusto, mai visto.
- Buongiorno professor Smith. Come posso esserle d' aiuto?- Chiese gentilmente la professoressa, interrompendosi nella spiegazione.
- Buongiorno a lei. Vorrei chiederle il permesso di prendere con me..- controllo' un foglio -il signor Henderson e la signorina Brown.-.
Io e l'altro interessato ci guardammo confusi.
- Hanno combinato qualcosa?- Chiese di nuovo la professoressa, facendo segno di alzarci.
- No... e' per una questione di football.- Disse calmo guardando noi due.
Subito attorno a noi iniziarono a girare bisbigli tipo - Cosa centra la Brown?-, oppure - Sicuramente qualcuno gi ha visti chiusi in uno sgabuzzino e hanno fatto la spia-. Bisbigli che vennero interrotti da un colpo sulla cattedra, seguito da un tono pacato - Henderson, Brown, se sareste cosi' gentili da seguire il professore.-.
Raccogliemmo velocemente libri e astucci e poi seguimmo il professore con gli zaini in spalla, arrivando fino all'ufficio di Smith.
Ci fece accomodare su delle sedie, mentre lui si sedette sulla scrivania e ci scruto' per un po', facendo poi un sospiro.
- Henderson, tu hai gia' il ruolo di capitano.- Disse calmo, mentre Logan si protese in avanti.
- Ma coach, non ha visto come giocano gli altri.- Protesto'. Forse papa' aveva ragione su di lui e sul suo comportamento.
- Ho visto giocare tutti e tu sei il migliore. I giocatori di quest'anno sono tutti quelli di due anni fa, compreso Schmidt.-.
- Oh beh, in questo caso ha ragione lei, sono il migliore.- Disse sorridendo beffardo. Okay, ritiro tutto.
- Quanto a lei, Brown, ha per caso sbagliato foglio?- Chiese mostranoci il foglio di iscrizione completo.
Logan mi guardo' stupito - Ti sei iscritta a football?-.
- No coach, non ho sbagliato. Ho giocato nella squadra del mio vecchio paese e grazie a me e a un mio amico, Greg Schewster, abbiamo vinto i capionati per tre anni consecutivi.- Spiegai impassibile..
Il coach aveva uno sguardo totalmente perso - Ecco chi diamine era Brown. Ci avete stracciati in questi anni. Giocavate come squadra scolastica, vero?- Chiese con la voce alterata.
Io annuii sorridendo.
- Che ne dici Logan? Per me e' praticamente in squadra.- Disse entusiasta.
Ma Logan mi squadro' - Voglio prima vederla in azione.-.
- Ma e' lei Brown, il...- Stava dicendo il coach, ma lo interruppi sorridendo.
-Se per lei va bene, coach, accetto la sua sfida.- Dissi guardando Logan.
Io coach annui' sconvolto.
- Bene Henderson. Tra un'ora. Mach quattro a quattro. Prendiamo chi vogliamo. Per lei va bene se lo facciamo fra un'ora?- Conclusi rivolgendomi verso il coach che annui' nuovamente.

Un'ora dopo mi trovavo al campo di football. Attorno a me c'erano Carlos, Kendall e James, ognuno prelevato da diverse lezioni, ognuno che mi ringraziava per averlo salvato da una brutta interrogazione assicurata.
Non pronunciavamo una parola da quando li avevo prelevati.
Nell'aria c'era un filo di tensione.
Dopo poco vedemmo Logan arrivare con tre armadi a tre ante, gia' con le protezioni sistemate: paradenti puliti, protezioni del torace e spalliere sistemate e i caschi, con i paradenti dondolanti attaccati alla protezione facciale, sotto il braccio, proprio come eravamo sistemati la mia squadra e io.
Si misero davanti a noi con sguardi torvi.
- Mac, Alek, Bred, ma che sorpresa!- Esclamo' Kendall sarcastico.
I tre stavano per saltargli addosso, ma si fermarono ad un cenno di Logan.
Dopo qualche minuto arrivo' anche il coach con il fischietto al collo e la palla in mano
La porse alla mia squadra, senza dire una parola.
Nello stesso silenzio ci mettemmo i caschi in testa e ci sistemammo al centro del campo.
"La nostra guerra pensonale e' iniziata Logan." Pensai, prima di mandare la palla all' indietro.

Durata della partita: regolare. Nessun fallo. Li abbiamo stracciati di venti punti.
Io e i ragazzi stavamo esultando, mentre notavo con la coda dell'occhio il professor Smith che si avvicinava tutto sorridente.
- Guardatelo, fra un po' incomincia a saltare.- Ci fece notare James, facendoci scoppiare a ridere.
- Jennifer, ragazzi, sono veramente impressionato. Siete migliorati tutti da quando vi ho visti giocare l'ultima volta. C'e' la seria possibilita' che Logan venga sostituito come capitano- Annuncio' facendo allargare i nostri sorrisi - E ora, andate a farvi una doccia e cambiatevi.- Concluse congedandosi.
Mi voltai verso il posto dove Logan e gli altri armadi parlavano.
Lo vidi buttare con violenza il casco a terra e dare un calcio alla panchina.
Diedi una pacca sulla spalla ai ragazzi e li ringraziai. In seguito mi avviai verso Logan.
Gli arrivai da dietro e quando gli passai accanto, sussurrai - Volevi la guerra? Eccotela.-.
Intuii che i tre si stavano per scagliare su di me, ma sentii Logan quasi ringhiare. - E' una ragazza. E le ragazze non si piacchiano.-.
Sorrisi e continuai a camminare.
Magari c'era una minuscola parte buona di lui che si poteva ancora salvare.



Angolo autore.
Ok, prima di tutto, salve. E poi, so che mi volete uccidere o lapidare, non ho postato per quanto, due settimane?
Voglio dire, non che io abbia molti lettori, ma non vorrei perdere quei pochi che ho, quindi mi dispiace per non aver postato, ma questa volta posso dire che la colpa non e' mia ma del mio vicino che e' partito, spegnendo internet (lo prendo da lui, gratis :D).
Detto questo...Si, lo so, il capitolo e' piu' corto del precedente e fa anche schifo, qui potreste tranquillamente lapidare, non ho una scusa per questo.
E adesso, vado a sbarrare porte e finestre casomai qualcuno mi vorrebbe strozzare di notte.
Buona notte e sogni.. Big Time Rushosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capter Three ***


- Papa' , sono a casa!- Gridai chiudendo la porta dietro di me.
Si affaccio' dall'ingresso del salotto e mi sorrise.
- Allora, come e' andata a scuola?- Chiese dandomi un abbraccio.
Io sorrisi apertamente - Se non conti le prime due terrificanti ore si scienze in cui abbiamo dissezionato una rana per verifica iniziale, una meraviglia!-.
Mio padre rise - Che e' successo di tanto bello?- Chiese curioso.
- Mi hanno preso nei Blu Dogs, la squadra di football della scuola e c'e' la possibilita' di sostituire Logan come capitano. Al coach e' piaciuto il modo di giocare mio e dei ragazzi.- Lo informai euforica.
Lui si mise una mano sugli occhi e scosse la testa lentamente.
-Che c'e' che non va?- Chiesi preoccupata.
- Questo e' il tuo modo di dire "guerra"- Disse semplicemente.
Io scoppiai a ridere - Papa', mi hai fatto preoccupare!-.
- Ma e' una cosa preoccupante questa.- Disse ridendo anche lui.
Scossi la testa e risi anch'io, andando in cucina per preparare qualcosa da mangiare.
Guardai nel frigorifero e in tutti i scaffali, ma riuscii a trovare soltanto dei panini, del prosciutto e formaggio.
- Papa', ti va bene un panino per pranzo?-.
- Si tesoro. Scusami ma ero tanto impegnato che mi sono dimenticato di andare a comprare qualcosa.-
Si scuso' dal salotto.
Preparai dei panini e li portai in salotto.
Trovai tutti i mobili spostati dalle pareti e papa' che imbiancava le pareti.
- Papa', ho fatto i panini.- Dissi poggiando il piatto sul tavolino basso.
Papa' sorrise e scese dalla scala, togliendosi poi i guanti. Si sedette accanto a me e prese il panino fra le dita dando un morso e sorridendomi.
- Ti servira' aiuto papa'?- Chiesi dopo aver inghiottito un boccone.
Papa' scosse la testa, sorridendo.
- No Jenny, non ti preoccupare. Esci pure, oggi non mi serve aiuto.-.
Alzai un soppracciglio. - Certo papa', come no. E non ho con chi uscire oggi, quindi passero' il pomeriggio a montare mobili, cosi' ti do' almeno una piccola mano, va bene?-.
- No, tu oggi esc..- Si fermo' e i suoi occhi s'illuminarono di una strana luce.
- Papa', non mi piace quel tuo luccichio.- Dissi sospettosa, masticando lentamente, mentre lui si metteva in bocca l'ultimo pezzo di panino.
- Scusami, vado un attimo alla ferramenta per comprare un pennello a rullo che il mio si e'..Indurito.- Disse quasi correndo verso la porta, per poi sbattersela alle spalle, prima che potessi fermarlo.
Rimasi un attimo a fissare la porta un po' intontita, poi scrollai le spalle e finii velocemente il panino per poi salire e cambiarmi.
Scesi di sotto per cercare la valigetta degli attrezzi di papa' e quando la trovai la porta si apri' facendo entrare papa' tutto sorridente con un pennello a rullo in mano.
Lo scrutai per bene e alzai un soppracciglio - O il rullo costava 54 dollari e il commesso te lo ha regalato oppure tu stai tramando qualcosa "contro" di me- feci il segno delle virgolette - e ti sta pure riuscendo alla grande-.
Si avvicino' al secchio con l'acqua e v'immerse il rullo per alcuni secondi, fischiettando in continuazione - No, ho trovato venti dollari per terra- Disse calmo.
Rimasi a guardarlo scettica - Papa', sono tua figlia. Non puoi raccontarmi balle.-.
Lui mi guardo' da finto tonto. - Ma di che parli?- Chiese con finta aria innocente.
Scossi la testa - Lascia perdere, so che non mi rivelerai mai il tuo piano segreto.- Dissi prendendo la valigetta fra le mani - Dimmi solo cosa devo portare dove e in quale stanza devo montare cosa.- Dissi ingarbugliando un po', ma facendomi capire lo stesso.
Lui rise leggermente - Tutti i mobili sono distribuiti nelle stanze dove devono essere montati.-.
Io annuii, felice di avere un pretesto per non pensare a Logan. Cioe', voglio dire, un pretesto per non pensare alla sua collera e alla parte del suo carattere che non era ancora stato contagiato dall'idiozia, non facciamoci strane idee.
Scossi fortemente la testa e iniziai a salire le scale lentamente, entrando poi in camera di mamma e papa', visto che loro avevano sicuramente piu' bisogno dei mobili..E del letto, visto che dormivamo sui materazzi posati sul pavimento.
Poggiai la valigetta accanto alla porta e mi parve di sentire bussare alla porta con un ritmo tipo quelle suonerie dei cellulari che fanno "tu turnutun tun tun".
Alzai un soppracciglio e sporsi la testa fuori dalla stanza - Papa', hanno bussato per caso?- Chiesi stranita. Chi cavolo potrebbe venire a quell'ora? Soprattutto se nessuno qui ci conosce?
- No Jenny, non ha bussato nessuno. Ti sei sbagliata.- Sentii urlare in risposta.
Alzai le spalle e scossi la testa. Adesso anche le allucinazioni ci si mettono.
Rimasi con le ginocchia piegate e mi guardai per qualche istante intorno.
Mi alzai avvicinandomi verso quello che sarebbe dovuto essere l'armadio dei vestiti e cercai di prendere quante piu' tavole possibile e mi alzai dalla posizione accovacciata che avevo assunto per prenderle.
Feci qualche passo traballante, cercando di non farmi cadere nulla, senza, purtroppo, molto successo.
Infatti dopo aver fatto tre, al massimo quattro passi, sentii sfuggirmi, grazie alla diminuzione del peso, dalla cime almeno due pezzi e chiusi gli occhi, pronta a sentire il fragoroso rumore che avrebbero prodotto quando avrebbero toccato terra.
Aspettai uno, poi due secondi, ma non accadde nulla. O quei pezzi sapevano volare, o la gravita' se ne era andata senza che io me ne accorgessi..Oppure...
Aprii gli occhi e trovai Logan pochi centimetri davanti a me.
Lo osservai bene: capelli scompigliati, gli occhi cioccolato fondente sorridenti e le labbra incurvate all'insu' in un bel sorriso che mostrava i suoi denti perfettamente bianchi.
Sorrisi anch'io e mi allontanai di qualche metro, riprendendo i pezzi per posarli al centro della stanza.
- Grazie per avermi salvato da una ramanzina lunga quanto tutta l'America.- Dissi sempre sorridendo.
Lui alzo' un soppracciglio - Adesso hai anche tu una doppia personalita'? A scuola ti comporti come una dura mentre fuori da essa mi sorridi e ringrazi?- Chiese sarcastico mentre avvicinava la valigetta degli attrezzi a noi.
Ok, i miei sbalzi d'umore non andavano affatto bene.
Io scrollai le spalle e lo osservai meglio in generale. Indossava dei pantaloncini di tuta, una camicia con maniche arrotolate fino ai gomiti che sicuramente aveva usato per dipingere qualcosa e vecchie scarpe da tennis.
- Se lo fai tu, perche' non posso farlo anch'io? E non pensare che solo per questo tu mi stia simpatico... E perche' sei vestito come se dovessi andare a lavorare con qualche muratore?- Chiesi infine mentre il mio soppracciglio si alzava quasi da solo e io mi chinavo verso la valigetta degli attrezzi per tirarne fuori un cacciavite.
Anche Logan si chino' accanto a me e prese due pezzi dell'armadio avvicinandoli uno accanto all'altro, prendendo un vite e mettendolo nel biccolo buco, aspettando che io lo girassi - Tuo padre e' venuto a casa nostra e mi ha chiesto se potessi aiutarlo e io ho accettato, non vedo cosa ci sia di sbagliato.- Disse a bassa voce mentre sentivo il suo sguardo puntato sul mio volto.
Io scossi la testa - Il problema e' che tu vuoi solo convincermi ad andare a letto con te...E io non sprechero' la mia prima volta per soddisfare i tuoi bisogni di Don Giovanni.- Dissi anch'io a bassa voce, mentre continuavo ad avvitare.
Lui stacco' le mani dal legno, facendomi cosi' alzare il volto verso di lui.
Mi guardava davvero male.
- Tu non sai niente di me. Non mi conosci. Non conosci il mio passato e non conosci la mia famiglia.- Si alzo' velocemente in piedi, mentre il suo sguardo non cambiava - Me ne vedo, cosi' non ti disturbero' e non correrai il rischio di essere "molestata" da me- disse facendo il segno delle virgolette. Si giro' verso la porta, poi si fermo' nuovamente, rigirandosi verso di me - E per tua informazione, non sono un mostro. Non costringo nessuno a fare nulla, rispetto le decisioni degli altri... Ma soprattutto rispetto le ragazze.-.
Questa volta si giro' definitivamente e lo sentii prima scendere velocemente le scale e poi salutare educatamente mio padre.
Rimasi un attimo immobile, poi mi lasciai cadere all'indietro, appoggiando le braccia sulle ginocchia che tenevo piegate.
Le sue parole mi avevano fatto riflettere.
Aveva ragione: non lo conoscevo.
Ma perche' la meta' della scuola si ostentava a detestarlo, a odiarlo? Compresa me, a questo punto.
Mi ero fatta trascinare troppo dalla massa, e questo non andava affatto bene.
Scossi la testa e cercai di non pensarci.
Mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda.
Guardai la casa accanto, quella che doveva essere della famiglia Henderson.
Avevo indovinato, visto che dopo nemmeno due minuti dopo vidi la porta di camera aprirsi.
Vidi Logan entrare e appoggiarsi un attimo al muro per poi tirarci un pugno.
Lo vidi sedersi sul letto e prendere una foto, molto probabilmente dal comodino, visto che il muro mi ostacolava la visuale.
Osservava la foto con un leggero sorriso sul volto. Accarezzo' la foto e sussurro' qualcosa.. "Mi manchi" forse, se la lettura del labbiale si era conclusa con successo.
Notai una lacrima rigargli la guancia. La asiugo' velocemente, quasi con rabbia. Si alzo', ripose la foto al proprio posto e alla fine usci' di nuovo dalla camera.
Che tutto quello fosse collegato al suo comportamento attuale?
Scossi la testa e m'imposi di non pensarci piu', almeno il tempo di far riposare la mente.
Una strana voglia di far visita alla nonna s'impossesso' di me, cosi' mi cambiai velocemente, lasciando tutto cosi' come era, scendendo poi al piano di sotto, dove trovai papa' intento a pulire il rullo.
Quando si accorse di me alzo' lo sguardo e mi gurado' interrogativo.
- Cosa e' successo con Logan?- Chiese appoggiandosi al lavabo.
Io scossi la testa - Nulla papa', nulla.- Dissi facendo un sorriso stiracchiato - Io vado a trovare nonna, va bene?- Cercai di cambiare discorso e uscire definitivamente da casa.
Ed ebbi conferma della riuscita del mio piano quando vidi papa' sorridere e annuire vigorosamente.
Lo salutai con un sorriso e uscii di casa, prendendo con me dei soldi, per comprare dei fiori, e le chiavi di casa, per non rimanere chiusa fuori casomai non ci fosse nessuno al mio ritorno.
Misi le mani nelle tasche dei miei jeans e cominciai a camminare lentamente.
In apparenza mi guardavo intorno. Guardavo la gente, le macchine, i negozi, i monumenti. In apparenza.
In realta', si', guardavo, ma vedevo il vuoto. La mia testa era da tutt'altra parte ed era come se fossi da sola in un'enorme stanza buia. Mi riscossi appena in tempo per non andare a sbattere contro una signora anziana.
Mi scusai subito, chiedendo se si fosse fatta qualcosa, ma lei sorrise e scosse la testa. Mi scusai nuovamente e poi mi allontanai, individuando poi un fioraio. Mi avviai verso di esso ed entrai, guardandomi intorno per trovare i fiori preferiti di nonna, cioe' i tulipani.
- Buon giorno, posso esserle utile?- Chiese un ragazzo moro da dietro il balcone.
Io sorrisi e annuii - Buon giorno. Vorrei comprare un mazzo di tulipani.-.
Lui annui' e mi preparo' il mazzo, legandolo con un nastro blu e me lo porse sorridendo.
Sorrisi anch'io - Quanto le devo?- Chiesi tirando fuori il portafoglio dalla tasca.
- Tre dollari, signorina.- Rispose il ragazzo con il sorriso che non se n'era andato.
Io alzai un soppracciglio - Mi sta prendendo in giro? A Manor con tre dollari non compreresti nemmeno una semplice margherita.- Dissi ridendo e tirando fuori i tre dollari, per poi porgerli al ragazzo.
Lui sorrise - Buona giornata.-.
Ricambiai il suo sorriso - Grazie. Buona giornata anche a lei.- Risposi girandomi e uscendo da quel accogliente negozio con i fiori fra le dita.
Guardai da una parte e dall'altra del marciapiede, cercando di orientarmi almeno un po' in quella citta' che non visitavo da quando avevo dieci anni.
Dopo un po' svoltai alla mia sinistra e proseguii in mezzo alla gente.
Osservai tutti per bene: persone di ufficio che correvano trafelate con la ventiquattr'ore nelle mani, signori anziani che camminavano lentamente con i sorrisi sulle labbra, bambini che correvano ridendo oppure sfrecciavano sulle loro bici e, soprattutto, coppie di fidanzatini che camminavano mano nella mano, scambiandosi dolci effusioni.
Scossi la testa e non pensai a nulla fino a quando non arrivai al grande cancello nero, di ferro battuto, del cimitero.
Fissai un attimo la targa d'oro appesa al muro accanto al cancello, poi feci un sospiro ed entrai lentamente.
Non era poi tanto deprimente quanto mi aspettavo: non c'era nemmeno una lapide di colore nero; erano tutte di colore rosso, blu e bianco, e davanti ad ognuna, o almeno nella maggior parte delle volte, c'era una candela accesa e dei fiori nei vasi.
Io iniziai a camminare sul terreno salciato, quasi inconsciamente.
La mia memoria mi guidava fra le lapidi e le viette, come se venissi in quel posto ogni giorno, come se conoscessi quel cimitero come le mie tasche, anche se non era cosi'.
Quando arrivai da nonna rimasi piacevolmente sorpresa di trovare la lapide pulita e una candela accesa davanti ad essa.
Sorrisi e presi il vaso vuoto. Lo riempii d'acqua da una fontanella li' vicino e ci misi i fiori, posandolo poi al suo posto.
Mi chinai davanti alla lapide e sorrisi nuovamente, iniziando a sussurrare una preghiera.
Anche dopo aver finito rimasi immobile a fissare la piccola foto di quella splendida donna, sempre giovane nonostante la sua eta', che era mia nonna.
Dopo un po' sentii qualcuno camminare davanti a me e poi fermarsi, ma non controllai nemmeno chi fosse.
Una voce, che ormai conoscevo bene, inizio' a parlare con un tono di voce alto quel tanto che mi consentiva di sentirlo.
- Mi manchi,Erin. Mi manchi tanto. Sono quasi tre anni che non ci sei piu' e tutto sta andando uno schifo. Vorrei che ci fossi ancora. Vorrei che fossi ancora accanto a me; sono sicuro che non sarebbe successo tutto questo se fossi ancora qui.- Stava dicendo Logan.
Si porto' una mano all'altezza della guancia e anche se non potevo vederlo perche' era girato di spalle, intuii che si stava asciugando una lacrima.
Mi fece tenerezza e mi dispiacque molto averlo trattato in quel modo a casa mia.
Mi alzai senza far rumore e mi avvicinai a lui, fermandomi qualche passo piu' lontano.
- Logan, stai bene?- Chiesi insicura.
Lui si alzo' velocemente, girandosi e guardandomi peggio della volta a casa mia.
Notai i suoi occhi lucidi mentre mi rispondeva - Che vuoi Jennifer? Non ti e' bastato darmi del maschilista e mostro? Vuoi ampliare la tua lista di insulti?-.
Io abbassai la testa sentendomi davvero colpevole. - No Logan. Volevo solo dirti che mi dispiace per chiunque tu abbia perso...E mi voglio anche scusare per come ti ho trattato questo pomeriggio.- Sussurrai non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi.
Lui annui' e giro' la testa da un'altra parte - Bene. Ci vediamo in giro.- Disse dirigendosi a passo svelto lontano da me.
Lo guardai finche' non scomparve, poi sospirai e presi la stessa sua direzione.



Buuona sera, donzelle.
Prima di tutto, ringrazio quelle sei splendide ragazze che hanno messo la mia storia tra i preferiti e i seguiti.
Detto questo....Vi voglio solo dire che dopo questo capitolo, le cose cambieranno un po'.
So che il capitolo, anzi, la storia in generale non e' una delle migliori. Accetto consigli, correzioni, critiche..E anche pomodori, eh.
Bene, non vi rompo piu'. Vi auguro buona serata, e ancora grazie a tutti quelli che leggono.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capter Four ***


Erano passati ormai due mesi da quel giorno.
La scuola andava alla grande, il football pure. L'atletica era stata cancellata per colpa dei soli due partecipanti. Con i ragazzi mi sentivo sempre e solo a scuola, perche' abitavano dalla parte opposta della citta'. E con Logan... Beh, non mi dava piu' fastidio, non mi perseguitava piu', si era isolato da tutti, scacciava chiunque gli si voleva avvicinare e scompariva a ogni ricreazione e ora buca.
I ragazzi lo prendevano in giro dicendo che preferiva stare con quelle piu' grandi di lui, ma io non ridevo mai a quelle battute, sorridevo leggermente, e incominciavano a darmi leggermente fastidio, senza una ragione precisa.
- Jenny? Terra chiama Jenny.- Sentii esclamare Carlos.
Mi riscossi e lo guardai - Scusate ragazzi, ero nel mondo delle nuvole.- Dissi sorridendo.
Loro risero - Si, lo avevamo capito.- Disse James sorridendo.
- Che stavate dicendo?- Chiesi curiosa, mentre mi sistemavo la borsa a tracolla sulla spalla.
- Ti stavamo chiedendo se vorresti venire con noi al concerto dei Maroon 5. Mio padre e' l'addetto al suono, quindi ha ricevuto biglietti per tutta la famiglia, ma visto che mamma non vuole venire e nemmeno i miei fratelli, ho tre biglietti in piu'.- Mi informo' Kendall sorridendomi e passando un suo braccio attorno alle mie spalle.
Io ci pensai un po', poi annuii sorridendo - Certo, mi piacerebbe molto.-.
I ragazzi sorrisero e si scambiarono un cinque. - Cosi' si ragiona!- Quasi urlo' James, facendoci ridere.
In quel momento vidi passare Logan con una custodia di chitarra sulla spalla.
- Hey, Henderson, provi ad imparare a suonare la chitarra? Non provarci, e' troppo complicato per uno come te.- Disse Kendall, scoppiando a ridere.
Logan si limito' a guardarci, soffermandosi particolarmente su di me. La mia espressione era sicuramente dispiaciuta. Si giro' e prosegui' verso la sua destinazione.
Mi rivolsi con sguardo severo verso i tre - Lo sapete che questo e' bullismo? Voi non eravate cosi'.-.
- Suvvia, contro Logan Henderson non esistono atti di bullismo.- Esclamo' Kendall con un'espressione del tutto tranquilla.
Lo guardai male - Quando rimetterete le teste a posto sapete dove abito. E invita qualcun'altro al concerto.- Risposi fredda, allontanandomi dal gruppo.
Iniziai a camminare per i corridoi, ormai quasi vuoti, visto che la campanella era suonata e io avevo ora di buca.
Era bello camminare fra i corridoi quasi vuoti. Era silenzioso e si poteva pensare, con il ritmo dei propri passi che scandiva la seguenza dei ricordi.
Avevo deciso di andare a sedermi sotto un albero, all'ombra, per ascoltare musica e ripassare.
Camminavo sorridendo, mentre frugavo nella borsa per trovare il mio MP3.
Ma quando arrivai vicino all'aula di musica mi bloccai di colpo.
Il dolce suono di una chitarra classica proveniva dall'aula; dopo un po', cominciai a sentire una dolce voce aggiungersi alla melodia.
Mi portai automaticamente una mano all'orecchio per vedere se magicamente qualcuno mi avesse messo delle cuffiette, quasi come se il mio subconscio pensasse che quella voce fosse di un cantante, ma le mie dita non trovarono niente di duro e fatto di plastica.
Lasciai perdere la borsa e il mio progetto di uscire nel giardino e ascoltare musica.
Mi avvicinai alla porta dell'aula, mentre la voce si faceva sempre piu' chiara.
Quella voce mi era famigliare, ma non mi veniva in mente chi potesse essere.
Aprii piano la porta giusto per vedere qualcosa.
Quasi la mia mente non volle crederci quando intravide la figura di Logan seduta sulla scrivania.
Sul volto aveva un'espressione concentrata, rilassata; gli occhi chiusi tramandavano uno strano senso di tranquillita'.
Le dita si muovevano leggere sulle corde della chitarra, posata sulle sue gambe che erano a penzoloni.
L'ultima cosa, e anche piu' bella, le sue labbra di muovevano sinuose, facendo uscire la sua voce che intonava le parole della canzone.
Entrai silenziosamente nella stanza, chiudendomi la porta alle spalle, per poi andare a sedermi su un banco.
Era bello stare seduti ad ascoltarlo cantare.
Sorrisi involontariamente quando suono' l'ultima nota.
Apri' gli occhi e fece un balzo sulla scrivania, spostando velocemente la chitarra accanto a se.
- Jennifer, che ci fai qui?- Chiese sorpreso mentre scendeva dalla scrivania con un agile salto.
Io alzai le spalle - Avevo ora di buca e volevo andare in giardino ad ascoltare la musica, ma lei e' venuta da me.- Dissi sorridendo - Non sapevo che tu sapessi cantare e suonare. Hai davvero una bella voce.- Mi complimentai scendendo dal tavolo.
Lui sorrise leggermente. - Grazie. Ma ti prego, non dirlo a nessuno. Nessuno sa che io canto, nemmeno i miei genitori, e se lo venissero a sapere mi prenderebbero sicuramente in giro.- Disse mentre prendeva la chitarra e incominciava a rimetterla nella custodia.
Misi una mano sulla sua e gli sorrisi quando giro' la testa verso di me.
- Ok, io non diro' nulla a nessuno... A patto che tu canti di nuovo.-  Dissi sorridendo, per poi notare il gesto che avevo fatto.
Ritrassi velocemente la mano, arrossendo di nuovo senza motivo, per poi risedermi su un banco.
- A proposito di prese in giro- mormorai per cambiare discorso -mi scuso per il comportamento dei ragazzi. Non so cosa li sia preso.- Mi scusai davvero dispiaciuta.
Lui mi guardo' con il suo solito mezzo sorriso, che aveva un non so che di malinconico, mentre si sistemava la chitarra sulla coscia destra.
- Non preoccuparti, ma grazie lo stesso per le scuse.- Mormoro' piano, con lo sguardo abbassato sulle corde della chitarra.
Ne io ne lui aggiungemmo nulla, lasciando completamente lo spazio al suono delle corde pizzicate dalle sue dita.
Io chiusi gli occhi proprio mentre la sua voce prendeva di nuovo possesso dell'aria che ci circondava. Non so come, e nemmeno perche', ma mi ritrovai a pensare che la sua voce fosse davvero fantastica, degna di avere come proprietario uno di quei cantanti che si vedono sfilare sui Red Carpent.
Ad un tratto sentii la melodia cambiare e la sua voce interrompersi.
Lo sentii scendere dalla cattedra e avvicinarsi a me.
Aprii gli occhi e me lo trovai davanti con un bel sorriso che lo faceva diventare ancora piu' bello.
Si, bello, perche' non si poteva assolutamente dire che fosse un brutto ragazzo.
- Che canzone era quella che hai appena cantato?- Chiesi a bassa voce, sorridendo.
Anche lui sorrise mentre si girava per rimettere la chitarra nella custodia - Era "Far Away". Bella, vero?- Chiese girandosi leggermente verso di me.
Annuii - Molto. E' fantastica.- Dissi anch'io sorridendo.
Stava per aggiungere qualcosa d'altro, ma venne interrotto dal forte e chiaro suono della campanella che segnava l'inizio dell'ultima ora.
- Il tempo e' volato stando qua- dissi mentre prendevo la borsa da terra - ed e' stato davvero molto piacevole stare qui con te, ma adesso ho inglese che mi aspetta.- Conclusi salutandolo con una pacca sulla spalla.
Quando arrivai in classe trovai il professor Anderson seduto sulla scrivania.
- La prego, mi dica che non sono in ritardo.- Dissi con un'espressione supplichevole.
Lui rise e scosse la testa. - No signorina Brown, come al solito non siete voi ragazzi ad arrivare in ritardo, ma sono io ad arrivare in anticipo. E adesso vada pure a sedersi.- Disse scherzando e facendoci ridere.
Feci come aveva detto il professore e andai a sedermi, mentre lui si alzava.
- Ragazzi, oggi, invece di fare lezione faremo un... Bonus, ecco.- comicnio', dopo aver pensato alla parola giusta. - Ieri, mentre ascoltavo una canzone dei Nickelback..Ebbene si, ascolto musica rock.- ando' fuori argomento per colpa di alcune facce stupite, mentre rideva. -Stavo dicendo..Mentre ascoltavo "If today was your last day" mi e' venuto quasi naturale pensare " E i ragazzi cosa farebbero?". Per questo oggi ne parleremo in classe, va bene? Altrimenti possiamo sempre tornare all'argomento che abbiamo lasciato in sospeso.- Disse ridendo, mentre un coro di "No" si alzava da tutta la classe.
Il professore annui' soddisfatto, incominciando a parlare.
L'ora passo' velocemente. Le lezioni del professor Anderson erano davvero fantasiose ed era davvero divertente sentire le cose inventate sul momento che vorrebbero fare i ragazzi se fosse il loro ultimo giorno di vita.
Prima del suono della campanella il proffessore ci fermo'.
- Compito per casa: scrivere un tema sull'argomento di cui abbiamo parlato oggi.- Annuncio' sorridendo, per poi allargare le braccia. - E vi auguro buon fine settimana. Ci vediamo la prossima settimana.- Ci saluto' per poi uscire con calma dalla classe, con noi che lo seguivamo.
Andai al bar della scuola per comprarmi qualcosa da mangiare, senza aspettare i ragazzi come avrei fatto poche ore prima.
Mangiai velocemente il mio panino e controllai l'ora: tredici e quarantacinque.
Mi alzai velocemente, per poi dirigermi verso gli spogliatoi del campo di football per cambiarmi.
Quando uscii dagli spogliatoi femminili tutti gli altri ragazzi stavano gia' facendo allenamento.
- Sbrigati Jennifer o sarai indietro con i riscaldamenti.- Urlo' il nostro coach dall'altro lato del campo.
Sospirai e infilai il casco e il paradenti, per poi mi aggiunsi al gruppo che stava correndo.
La stagione del football stava per iniziare e il coach stava iniziando a darci del filo da torcere.
Era la terza mini partita che facevamo e incominciavamo a iniziare ad essere tutti stanchi.
Lanciai un'occhiata a Logan.
Aveva mantenuto il suo ruolo di capitano, anche perche' aveva cominciato a giocare davvero bene, ma in quel momento mi sembrava piu' stanco di tutti. Aveva persino rallentato la corsa, cosa che capitava molto raramente.
Afferrai la palla lanciatami da Alan e cominciai a correre, ditogliendo lo sguardo da Logan.
Dopo una dozzina di metri mi trovai accerchiata e cercai con lo sguardo qualche compagno libero a cui potessi passare la palla.
L'unico era Logan, cosi' la lanciai a lui.
Appena la sua mano tocco' la palla, lui cadde in ginocchio, appoggiando i pugni chiusi a terra.
Tutti rimasero immobili, spaventati.
Fui la prima a reagire, facendomi largo fra i ragazzi. Mi tolsi il casco mentre correvo nella sua direzione.
Appena mi inginocchiai accanto a lui notai che aveva il respiro veloce e faticoso, gli occhi chiusi.
- Logan, cosa diavolo ti succede?-  Chiesi allarmata mettendogli una mano sulla spalla.
Lui cerco' di togliersi il casco, ma riappoggio' il pugno sull'erba - Non..Non mi sento molto bene.- Sussurro' con un filo di voce.
Gli tolsi delicatemente il casco, facendolo distendere con la testa appoggiata alle mie gambe.
- Chiamate un'ambulanza!- Esclamai rivolgendomi al coach.
Notai che stava per perdere coscienza. Non sapevo che fare per tenerlo sveglio, era la prima volta che finivo in una situazione del genere.
Sentii altre due persone accanto a noi, cosi' alzai lo sguardo dal volto pallido di Logan che tenevo fra le mani, trovando Carlos e James con lo sguardo preoccupato.
Carlos avvicino' le manialle guance di Logan, dandogli dei leggeri schiaffi.
Il ragazzo apri' leggermente gli occhi, mentre il suo respiro cominciava a ridiventare regolare...Lentamente, ma cominciava a ridiventarlo.
James gli prese il braccio sinistro e mise due dita sul polso, alzando poi lo sguardo verso di me.
- Ha il battito debole. Se si addormenta adesso potrebbe entrare in un pericoloso stato.- Disse serio, mentre Carlos continuava a dargli leggeri schiaffi ogni tanto.
Io annuii mentre vedevo il coach rimandare tutti negli spogliatoi, venendo poi verso noi quattro.
- Tra cinque minuti un'ambulanza sara' qui.- Ci informo', sedendosi accanto a noi.
Io annuii e accarezzai la guancia di Logan, facendogli aprire gli occhi. Mi guardo' e mi sorrise leggermente, posando in seguito una mano tremante sulla mia.
L'ambulanza arrivo' in cinque minuti esatti.
I paramedici portarono con loro una barrella, permettendo a noi ragazzi di alzarci.
Carlos e James si alzarono e rimasero a guardare, mentre io mi sfilai velocemente tutte le protezioni, avviandomi subito dopo a prendere il mio zaino.
Quando rientrai in campo i paramedici stavano gia' caricando la barrella con Logan nell'ambulanza.
Mi avvicinai ai due ragazzi, mentre il coach parlava con uno dei medici.
- Sapete cosa gli e' successo?- Chiesi a bassa voce.
I ragazzi scossero la testa - Non lo sappiamo. Non ci hanno detto nulla.- Disse Carlos con le braccia incrociate sul petto.
- Spero che si riprenda.- Sussurro' invece James, mentre il professor Smith si avvicinava a noi.
- Io vado all'ospedale con Logan. Carlos vieni con me?- Chiese fermandosi accanto a noi.
Carlos stava per annuire, ma la voce di uno dei paramedici lo precedette prima che potesse concludere il gesto.
- Signor Smith, il ragazzo e' entrato in uno stato di dormiveglia e continua a mormorare il nome di una certa Jennifer. E' possibile farla venire all'ospedale?- Chiese da lontano, facendomi distogliere l'attenzione da Carlos e James.
Mi scambiai un'occhiata con il professore e i ragazzi, poi sospirai - Professore, avverto io i suoi genitori. Siamo vicini di casa, chiamo mio padre e gli dico di avvertirli.- Sussurrai mentre mi dirigevo verso l'ambulanza.
I paramedici ci fanno salire e io mi siedo alla sinistra di Logan che, pur stando in uno stato di incoscienza, continua a mormorare il mio nome insieme ad un altro. Continua a chiamare una cera Erin.
Scacciai le domande che mi erano venute in modo spontaneo e presi la sua mano, stringendola leggermente - Sono qui.- Dissi a bassa voce, mentre la sua presa si faceva piu' forte.
Il viaggio fu del tutto silenzioso, oltre al "Bip" che facevano i macchinari medici, monitorando lo stato di Logan.
Entro dieci minuti mi ritrovai in sala d'aspetto da sola, visto che il professore era dovuto scendere per firmare alcuni documenti, con il cellulare appiccicato all'orecchio, aspettando che papa' accettasse la chiamata.
- Ciao tesoro! Come mai mi chiami? Non dovresti essere alli allenamenti di football?- Sentii finalmente la sua voce dall'altra parte della cornetta, dopo cinque squilli.
Io sospirai sorridendo a un dottore che stava passando - Papa', non c'e' tempo per i convenevoli. Logan si e' sentito male, siamo in ospedale. I suoi genitori non sanno ancora nulla e forse e' meglio se li avverti tu.- Spiegai velocemente mentre vedevo un medico uscire dalla camera di Logan -Scusa papa', sta arrivando il medico che ha fatto i controlli. Avvisa immediatamente i suoi genitori. Ci vediamo dopo.- Conclusi chiudendo la chiamata, proprio mentre il medico si fermava accanto a me - Lei e'...?- Chiese mentre sfogliava la cartella.
- Un'ami..- ci pensai bene - Compagna di scuola e vicina di casa.- Spiegai, ricordandomi un'altra cosa - I suoi genitori saranno qui a momenti-.
Lui grugni' qualcosa, poi alzo' gli occhi su di me - Non posso dirle molto. Sono autorizzato solo a dirle che e' sveglio e cosciente. Posso anche lasciarla entrare a patto che non faccia fare sforzi al paziente.- Spiego' con una voce che sottolineava che fosse la frase che diceva in continuazione
Io annuii sorridendo lievemente - Grazie dottore, prometto che non gli faro' fare sforzi.- Dissi dirigendomi poi verso la stanza.
Aprii la porta e ci infilai dentro la testa, vedendo Logan disteso sul letto che sorrise appena mi vide.
- Jennifer, che ci fai qui? Prego, entra.- Esclamo' invitandomi con una mano ad entrare.
Io sorrisi mentre entravo e mi sedevo su una sedia accanto al suo letto, poi lo guardai confusa. - Non ti ricordi? Sono venuta con te in ambulanza. Mi hai pure stretto la mano.- Mormorai.
Lui ci penso' un po', poi scosse la testa, dispiaciuto - Mi dispiace, non me lo ricordo. Il dottore mi ha detto che potrei avere quslche vuoto di memoria.- Mi spiego', tenendo il suo sguardo fisso sulla sua mano.
- Mi dispiace Logan, molto. Il dottore ti ha detto cosa hai?- Chiesi mentre posavo quasi d'istinto la mia mano sulla sua.
Scosse la testa alzando lo sguardo sul mio - No, ha detto che vuole prima parlarne con i genitori.- Disse sbuffando - Come se avessi cinque e non diciotto anni.- Esclamo' indignato.
Risi leggermente - Su, non prendertela.- Dissi con un sorriso.
Sorrise anche lui, rimanendo poi in silenzio per qualche minuti.
- Perche' lo stai facendo?- Chiese ad un tratto, spiazzandomi completamente con quella domanda.



Angolo autore.
Salve curmaglia! (?)
No, tornando seri...Secondo voi, le cose stanno cambiando in modo tropoo radicale?Perche' se e' cosi;, beh, dovrei riscrivere tre capitoli, e sinceramente, non ho molta fantasia in questo periodo...O meglio, non ho molto tempo.
Capitemi, lunedi', mercoledi', giovedi', venerdi' e sabato devo dare correpetizioni ad un mio compagno di classe, di martedi' e di venerdi' ho le ore pomeridiane di scuola e di sabato ho pure il catechismo e solitamente qualche partita a calcio. Cerco di ritagliarmi un pezzo di tempo libero, ma diventa sempre piu' difficile..
Tornando al punto, perdonatemii se trovate qualche errore di scrittura, battitura o qualunque altra cosa, ma non ho avuto modo di rileggere il testo. Se volete, avvisatemi che c'e' qualche errore e correggo, non ci sono problemi.
Detto questo, grazie a tutti quelli che continuano a leggere e a seguire 'sta schifezza. Vi amo.
Buona serata a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capter Five ***


- Perche' lo stai facendo, lentiggini?- Chiese un'altra volta, sussurrando.
Gli diedi una leggera spinta - Se mi chiami un'altra volta "lentiggini" giuro che sarai morto.- Dissi con finta aria minacciosa e un dito puntato contro il suo petto.
Non mi ero nemmeno accorta che la sua tenuta da football fosse scomparsa e che in quel momento indossava soltanto una di quelle camicie che dava l'ospedale.
Lui arrossi' leggermente, poi punto' anche lui un dito contro di me - E tu non hai ancora risposto alla mia domanda, lentiggini.- Disse divertito abbassando il viso per nascondere il rossore.
Scoppiai a ridere a quella scena - Non ti ho mai visto arrossire!- Esclamai ammiccando con lo sguardo.
Lui alzo' un sopracciglio - Mi stai per caso prendendo in giro?- Chiese divertito.
Io feci una faccia che doveva sembrare indignata - Ma chi, io? Lo avrei fatto due mesi fa, ma adesso non mi permetterei mai.- Dissi con voce seria, anche se mi veniva da ridere.
Logan annui' scettico - Certo, come se io ti credessi.-
Ridemmo insieme per qualche minuto, tanto da farmi dolere le guance.
- Sai, alla fine e' bello passare del tempo con te... Sempre se non sei circondato da quelle...intelligenti ragazze e che non fai lo sbruffone.- Precisai, euforizzando la parola "intelligenti".
Rise di nuovo - Grazie- Borbotto' dopo un po', scrutandomi in seguito con fare serio, aprendosi alla fine in un sorriso che metteva in evidenzia le fossette ai lati delle sue guance - Ma tu non mi ha ancor...- Comincio' a dire con aria di rimprovero, venendo pero' interrotto dalla porta che si apriva.
Tirai un sospiro di sollievo mentre i genitori di Logan entravano nella stanza.
- Ehm, allora io vi lascio da soli. Diro' ai professori di mandarti i compiti.- Dissi calma con un sorriso, mentre mi stavo gia' alzando dalla sedia.
Sentii la mano posarsi delicatemente sul mio polso, facendomi fermare. Girai il volto verso di lui che mi sorrideva - Salvata in calcio di rigore.- Sussurro' facendomi ridacchiare e annuire vigorosamente. - Si Henderson, qualche volta capita anche a me una botta di sedere.- Sussurrai mentre lui scoppiava a ridere.
Mi allontanai sorridendo ai signori Henderson che ricambiarono.
Uscii dalla stanza e chiusi silenziosamente la porta e girai la testa alla mia sinistra, trovando mio padre che sorrideva quasi malizioso, con le braccia incrociate al petto.
- Perche' mi guardi in quel modo...insolito?- Chiesi lentamente mentre mi sedevo su una sedia con un sopracciglio alzato.
Lui, senza cambiare espressione e, soprattutto, senza togliersi quel fastidioso sorrisino dalla faccia, si sedette accanto a me.
- Avete legato molto di piu' oggi che in due mesi.- Esclamo' entusiasta. Mancava solo che battesse le mani e che saltellasse sul posto, poi avrei potuto spedirlo in un reparto per padri troppo su di giri.
Risi istericamente - Papa', calmati... E comunque, cosa vorresti dire con quello?- Feci l'ennesima domanda con tono sospetto.
Lui mi guardo' con un luccichio negli occhi - Io dico che gli piaci.- Sussurro' guardandomi.
Quasi mi strozzai con la saliva. Venni scossa da un forte attacco di tosse - Ma sei matto?- quasi gridai dopo che la tosse mi fu passata grazie alle pacche sulla schiena di papa'. La gente intorno a noi si giro' a guardarci. Feci un sorriso di scuse. - Ma cosa vai a pensare, papa'!- Abbassai il tono, guardandolo mentre ridacchiava.
Alzo' le spalle - Io dico che tu gli piaci. E lui a te piace?- Chiese ancora con allegria.
Io arrossii - Ma che vai a dire, papa'! Ci ho parlato a malapena quattro volte.- Risposi con voce acuta di quando sono imbarazzata.
Lui giro' la testa dall'altra parte per non farsi vedere mentre rideva silenziosamente.
- Pure tua madre diceva cosi'...quando ci siamo parlati per la terza volta..Ma adesso guardaci.- Disse facendo dei segni con le braccia.
Roteai gli occhi sbuffando e passandomi una mano nei capelli rossi - Ti prego papa', non iniziare con le storie della nostra famiglia..Non ridere...E da quando ficchi il naso nei miei affari sentimentali?- Chiesi con un sopracciglio alzato.
Lui si porto' innocentemente le mani sul petto - Ma chi, io?-.
- Papa'!- Esclamai, stanca di sentirlo sempre far finta di nulla.
Sospiro', per poi guardarmi - Stai crescendo piccola..E non hai mai avuto un ragazzo... Uno a tutti gli effetti, intendo. E voglio che il tuo primo vero ragazzo sia quello giusto, uno a cui piaci davvero. Non come quell'altro- disse con voce pensierosa, schiocchiando le dita - Hindric?-.
- Hendric papa', Hendric!- Esclamai alzando gli occhi al cielo, poi scoppiai a ridere ripensando alle sue parole - Logan Henderson per ragazzo giusto per me?- Chiesi interrotta dall'attacco di risate troppo forte.
Mi guardo' male - Non scherzavo, non ridere che sono cose serie.- Disse con il tono serio, come l'ultima parola che aveva pronunciato.
Mi calmai leggermente, soffocando le risate - Scusami, scusami.- dissi facendo un sospiro per calmarmi del tutto - Ma papa', sul serio, Logan Henderson? Lo sanno tutti che e' un Don Giovanni... Ed e' sempre accerchiato da quel codazzo di oche.-.
Quella volta fu lui ad alzare un sopracciglio - Ma mi sembrava che negli ultimi tempi sia cambiato. E lo dicono anche i suoi genitori.-.
Annuii mentre frugavo nella mia borsa di scuola - Si, questo l'ho notato anch'io. Sta sempre piu' meno tempo con gli altri...Ed e' cambiato pure di comportamento.- Dissi con noncuranza.
- E da quando e' cambiato?- Chiese lentamente.
Mi fermai un attimo nel cercare qualcosa da mangiare nella borsa, per riflettere - Credo dalla nostra ultima chiaccherata... Gli avevo detto delle brutte cose e il giorno dopo, boom, e' cambiato in meglio..- Dissi euforizzando l'ultima frase, forse anche un po' troppo.
Quando alzai lo sguardo trovai quello di mio padre, che mi guardava ammiccando. In un nanosecondo capii quello che pensava e scossi vigorosamente la testa.
- No no no no, non e' come pensi tu!- Dissi velocemente, alzando il dito indice.
Papa' rise - Allora dammi un'altra spiegazione. Che sia credibile, per cortesia.-.
Sospirai, pensandoci per qualche minuto, poi guardai papa' con un sorriso soddisfatto.
-Semplice, gli ho fatto finalmente capire che comportarsi in quel modo e' da stupidi.- Spiegai trovando finalmente una barretta al cioccolato, aprendo subito l'involucro.
Ci penso' un po' e alla fine sospiro' -E va bene, te la do' vinta.- Disse alzando le mani all'altezza del petto.
Annuii soddisfatta mentre masticavo un boccone.
-Comunque, sai per caso cosa ha Logan?- Chiesi interessata mentre appoggiavo la borsa a terra.
Lui annui' diventando serio -Gli hanno diagnosticato l'ipoglicemia avanzata.- Disse guardando Logan e i suoi genitori dalla finestra da cui si poteva vedere la stanza, mentre io alzavo un sopracciglio.
-In che senso avanzata? Non sapevo che esistesse.- Dissi sorpresa, mentre anche il mio sguardo si spostava sulla stanza.
-Gia', perche' ufficialmente non esiste. L'ipoglicemia avanzata e' quando hai l'ipoglicemia da molto tempo senza accorgertene, cosi' diventa piu' grave. E Logan ne soffre da quasi un'anno, cosi' si spiega anche l'improvvisa e forte perdita di energia, con le conseguenze di entrare in uno stato di incoscienza.- Spiego', sicuramente ripetendo il discorso del dottore.
Sbarrai gli occhi, girandomi di colpo verso di lui -E per quanto dovra' rimanere in ospedale per osservazione?-.
Fece un veloce calcolo con le dita -Un mese e qualche giorno se non sbaglio.- Disse infine, spostando nuovamente lo sguardo su di me.
Io annuii, poi ci pensai meglio. -Questo vuol dire che molto probabilmente passera' il Natale qui.- Esclamai.
Mio padre annui', guardandomi confuso -Si, sicuramente.- affermo' -Ma cosa c'e' di strano in questo?-.
Io aggrottai la fronte -Ma come "Che c'e' di strano in questo"- chiesi facendo le virgolette con le dita. -Un Natale passato in ospedale, anche se con la famiglia, non e' un vero Natale!-
Papa' mi guardo' divertito -Sembri tanto la Jennifer di quattro anni, quella che ancora credeva in Babbo Natale, quando parli di queste cose.-.
Lo guardai male. -Sono discorsi seri, papa'. Suvvia, che Natale sarebbe in ospedale? In questo non addobbano nemmeno le porte! Ti immagini? Come si puo' non addobbare le porte e un albero di Natale, qui in America?- esclamai gesticolando -E mi vuoi dire che ti piacerebbe passare un Natale fra pareti bianche e tristi, dottori scorbutici perche' devono lavorare pure nel giorno di festivita', quando invece vorrebbero essere a casa davanti a un camino con la propria famiglia..Ah, e non dimentichiamoci i pasti che fanno schifo, senza nemmeno un cioccolatino!-.
Ridacchio' leggermente. Lo guardai di nuovo male e lui fece passare la risata per tosse, facendosi subito serio. -Si, hai ragione... Ma cosa possiamo farci noi? E mancano ancora tredici giorni a Natale, rilassati- Disse calmo.
Io alzai le spalle -Non so ancora cosa faro', ma mi inventero' qualcosa.- Dissi semplicemente, mentre mi alzavo.
-Allora vedi che qualcosa di lui t'importa?- Chiese alzandosi dopo di me.
-Papa', si e' fatto tardi, dobbiamo andare! E non mi preoccupo, ne m'importa di lui, e' che mi dispiace che non possa passare un Natale allegro, a casa sua. E adesso andiamo, che devo ancora finire il compito di letteratura.- Conclusi sbrigativa.
Mi fermai davanti alla finestra per un istante. Proprio in quel momento Logan sposto' lo sguardo su di me. Mi sorrise e mi saluto' con la mano. Sorrisi anch'io e ricambiai il saluto, per poi seguire papa' che stava uscendo dal corridoio.

Entrai in casa dopo papa' e sentii subito l'odore della vernice fresca inondarmi le narici. Lasciai lo zaino sotto il tavolino d'entrata e seguii papa' in salotto.
-Hai finito di passare la seconda mano in cucina?- Chiesi buttandomi letteralmente sul divano, allargando le braccia, in modo da metterle sullo schienale.
Lui annui', accendendo la televisione.
-Si, giusto due minuti prima della tua chiamata.- sospiro' -Adesso abbiamo finalmente finito davvero tutto, sperando che non scoppi qualche tubatura.- Disse scherzando, mentre cambiava canale.
Io scoppiai a ridere -Gia', perche' sono sicura che tu l'idraulico non lo sai fare, eh papa'?- Chiesi prendendolo in giro.
Anche lui ridacchio' -Gia', hai proprio ragione. Prima che l'aggiusto, la casa diventerebbe una piscina... Oppure un acquapark!- Esclamo' ridendo.
Continuo a ridere anch'io -Non portare sfortuna papa', per favore!- Dissi fra una risata e l'altra, dandogli un piccola sberla sul braccio.
Ebbene si, in alcuni momenti ci comportavamo come se fossimo amici.
Guardai l'orologio sul camino e sospirai -Papa', io vado a fare i compiti. Puoi fare tu la cena?- Chiesi alzandomi con un sorriso sulle labbra.
-Certo tesoro, non preoccuparti.- Disse sorridendomi di rimando.
Recuperai la borsa di scuola e cominciai a salire lentamente le scale.
Arrivata in camera mia accesi la luce, buttai la borsa in un angolo e presi il libro e il quaderno di letteratura, sedenomi infine alla scrivania.
Presi una penna e cominciai a leggere mentre mordicchiavo il tappo.
Lessi cinque frasi, poi la mia mente comincio' a vagare da tutt'altra parte, facendomi rileggere la stessa cosa finche' papa' non mi chiamo' per la cena.
Sbuffai e lasciai tutto com'era, scendendo al piano inferiore.
-Mamma non c'e'?- Chiesi sedendomi.
Papa' scosse la testa -No. Oggi ha il turno di sera e di notte.- Disse tranquillamente.
Annuii e mangiammo in religioso silenzio, finche' non finimmo. Mi alzai e lavai i piatti, mentre papa' andava in salotto.
Quando finii di lavarli, tornai al piano superiore e ricominciai i compiti, imponendo alla mia mente di concentrarmi su di essi, ignorando ogni distrazione possibile.
Dopo un'ora e mezza circa il compito era finito e i miei neuroni fusi per colpa della concentrazione forzata; avevo decisamente bisogno di qualche momento di divertimento e tranquillita', cosi' scesi di nuovo al piano inferiore.
Risi appena mi affacciai nell'entrata del salotto.
-Quanto tempo che non ti vedo attaccato a una consol papa'!- Dissi fra una risata e l'altra, mentre mi sedevo accanto a lui, con lo sguardo puntato sullo schermo della televisione, mentre vedevo il personaggio di mio padre sparare a un aereo con l'antiaerea.
Lui ridacchio' -Si, mi e' venuta voglia di giocarci... E poi, ho trovato una tattica per eliminare quel pezzo grosso- Sussurro' per via della concentrazione, mentre aggrottava la fronte cercando delle munizioni.
Sorrisi e possiai un braccio sulle sue spalle - E cosi' passeremo finalmente  "Call Of Duty: Black Ops", eh?- Chiesi divertita.
Lui annui' soddisfatto mentre lanciava una granata ad un gruppo di tedeschi -Puoi dirlo forte!- esclamo' -Ma mi manchera'.. Voglio dire, dovremo comprarci un altro gioco, come Battlefield 3.- Disse con aria triste.
Continuai a ridere -Eggia', dovrai dire addio al tuo piccolo...O almeno arrivederci.- Dissi divertita, guardandolo mentre faceva finta di asciugarsi una lacrimuccia.
-Ump...Hai ragione. Quanta crudelta'!- Sussurro' con finta disperazione. Quel piccolo momento di distrazione gli costo' la vita del gioco -Ohh, dannazione, ero vicino a quel generale del cavolo!- Esclamo' arrabbiato, mentre io continuavo a ridere.
Mi passo' il controller e io lo accettai volentieri, scossa da altri colpi di risa.
Mio padre era davvero uno spasso. Non aveva un lavoro fisso, faceva qualche lavoretto quando qualcuno lo chiamava, ed e' forse per questo che con lui che avevo un legame piu' forte che con la mamma. O forse perche' avevamo le stesse passioni, oppure il fatto di avere caratteri simili, ma con lui ero piu' legata. Anche perche' con mamma passavo poco tempo, o niente, ma non gliene facevo una colpa. Voglio dire, essere uno dei migliori dottori nel Kansas richiedeva impegno e costanza. La capivo ed ero felice ogni volta che riusciva a trovare del tempo libero per stare in pace con noi.
- Woo hoo!- gridai ridacchiando in seguito - Sono piu' brava di te in questo passo del pezzo!- Esclamai sorridendo, spostando poi il personaggio dietro una copertura sicura, per non rischiare di perdere.
Papa' ridacchio' dandomi una leggera gomitata -Non tirartela troppo. E comunque, adesso attiva la modalita' adrenalina, corri dietro le scatole dietro la porta, quelle al centro e lancia una granata a sinistra, una al centro e una a destra.- Comincio' a spiegarmi la sua tattica passo dopo passo, indicandomi di tanto in tanto qualche punto del gioco con un dito puntato verso la televisione
Giocammo insieme fino a passare quel pezzo...E,senza accorgercene, si fece mezzanotte e mezza.
Saltai sul divano e passai velocemente il controller a papa' per fargli salvare il gioco, poi gli schioccai un bacio sulla guancia.
-Papa', io corro a letto. Domani saro' uno zombie.- Esclamai, dirigendomi alle scale. -Buona notte!- Gridai, senza sentire la risposta di papa', perche' mi ero gia' chiusa la porta di camera mia dietro alle mie spalle.
Mi feci una doccia davvero flash e poi mi preparai velocemente la borsa per il giorno successivo e alla fine mi infilai sotto le coperte, tirandomele fino al mento e addormentandomi in meno di cinque minuti.

Sento il suono metallico della sveglia e la lingua umida di Sonic leccarmi la guancia allegramente. Cosa c'era poi di allegro alle sette di mattina?
-Mmm, Sonic, ancora cinque minuti!- Mugugnai girandomi sul fianco destro, tirando di nuovo la coperta fino al mento.
Sonic abbaio' con tono di rimprovero, per poi iniziare a saltare su di me con le zampe anteriori e credetemi, un pastore tedesco di due anni non era certo un peso piuma.
Sbuffai scostando le coperte -E va bene, va bene, mi alzo. Certe volte vorrei che papa' o mamma non ti aprissero la porta di camera mia.- Dissi alzandomi con lo sguardo puntato verso di lui che aveva un sorriso canino sul muso e la coda che scodinzolava.
-Ma guarda che razza di cane mi ritrovo.- Borbottai mentre scodinzolava uscendo fuori dalla mia camera da letto, felice di avermi tirato giu da quest'ultimo.
Mi trascinai lentamente in bagno. Me lo sentivo, sembravo, o almeno mi sembrava di essere diventata uno zombie.
Prima di tutto mi lavai i denti e sciacquai la faccia con l'acqua gelida, ma nemmeno quella aiuto', chiaro segno che ero davvero stanca morta.
Alzai lo sguardo sul mio riflesso nello specchio e la prima cosa che notai furono le occhiaie abbastanza marcate sotto gli occhi.
No, non ero abituata a dormire meno di otto ore al giorno.
Sbuffai nuovamente e misi solo un po' di correttore sulle occhiaie. Odio il trucco, mi da' fastidio, non lo metto nemmeno alle feste.
Ritornai in camera e mi vestii con vestiti abbastanza pesanti, poi afferrai lo zaino e scesi al piano di sotto, lanciando un'occhiata all'orologio al pendolo dell'ingresso e alla fine entrai in cucina.
-Buon giorno- Mormorai ai miei con un piccolo sorriso.
Mamma sorrise e mi lascio' un bacio sulla guancia -Ciao tesoro. Oggi ti accompagno a scuola, va bene?- Chiese mentre si appoggiava al lavabo.
Sorrisi e annuii, poi mangiai lentamente la colazione, per poi alzarmi.
Papa' ci sorrise quando stavamo per uscire -Buona giornata!-.
Ricambiai il sorriso, mi infilai la giacca e uscii di casa con lo zaino in spalla e la mamma al seguito. Solo quando oltrepassai la porta mi accorsi che stava piovendo parecchio forte.
Io e mamma ci scambiammo uno sguardo d'intenso, poi, ridendo, corremmo verso la macchina finche' non entrammo nel caldo e asciutto abitacolo della macchina sportiva della mamma..
- Ah, da quanto che non lo facevo!- Esclamo' mamma appoggiandosi allo schienale del morbido sedile.
Mi misi a ridere e mi sedetti meglio sul sedile, buttando lo zaino dietro.
-Allora, papa' mi ha raccontato quello che e' successo ieri pomeriggio. Logan come sta?- Chiese interessata mentre accendeva il motore.
Sospirai. -Per quel che ne so, adesso, o almeno ieri sera, stava meglio, ma deve continuare a stare attento a quel che mangia e a quello che fa.- Spiegai con un'alzata di spalle.
Lei alzo' un sopracciglio, ma rimase in silenzio per qualche minuto, finche' non inizio' a rallentare essendo vicini a scuola -E tu come sai tutte queste cose?- Chiese, non riuscendo a frenare la curiosita'.
La guardai stupita -Mi sono informata, no?-.
Lei sorrise girandosi verso di me dopo essersi fermata davanti scuola -Non e' che lui ti interessa, eh?- Ammicco' con lo sguardo.
La osservai, cercando di capire se stesse scherzando. -Mamma, non e' nemmeno un mio amico, e' poco meno di un conoscente. Come potrebbe interessarmi?-.
-Sicura?- Chiese interessata mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra.
Sbuffai. -Buon lavoro, mamma.- Dissi infine, lasciandole un bacio sulla guancia, chiudendomi la portiera alle spalle sentendo subito l'acqua scorrermi sul volto, mentre vedevo mamma che continuava a ridacchiare guardandomi, per poi scuotere leggermente la testa con il viso abbassato.



Salve lettrici!
Ok, scusate per il capitolo davvero penoso..E anche per la lezione del gioco di "Call Of Duty",  ma mi sono ispirata a me e a mio padre..Passiamo molto tempo insieme in questo modo :).
Oltra a quello, che non vi interessa..Beh, Pubblico, pubblico, ma non scrivo niente..Siamo gia' al quinto capitolo...Mancano solo altri due e finisco i capitoli gia' scritti, poi sono nei guai... Dovro' darmici sotto se voglio essere puntuale.
Ok, l'ultima cosa...Ringrazio tutti quelli che continuano a seguire questo obrobrio e spero che anche questo sia di vostro gradimento.
Buon pomeriggio, Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capter Six. ***


Mi guardai un attimo intorno in cerca di Carlos, James e anche Kendall, mentre sentivo le fredde gocce d'acqua percorrermi il viso e il collo.
Per fortuna li trovai subito sotto una tettoia mentre confabulavano su qualcosa di ignoto. Carlos sembrava alquanto irritato da qualcosa che stava dicendo Kendall con fare allegro.
Sospirai e cominciai a camminare nella loro direzione a passo lento. Dopotutto, sono una di quelle persone che ama la pioggia, che ama cammiare sentendola scorrere sul proprio viso.
-Ciao ragazzi!- Sorrisi avvicinandomi ai tre.
Anche James mi sorrise abbracciandomi -Ciao scricciolo.- Disse sempre sorridendo.
Quel soprannome... Mi aveva cominciato a chiamare cosi' una settimana dopo esserci conosciuti. Diceva che in confronto a lui io ero uno gnomo..E beh, aveva quasi ragione: ero alta qualche centimetro piu, qualche centimetro meno di Carlos.
-Ciao stangone.- Sussurrai ridendo.
Sentii un braccio appoggiarsi sulle mie spalle, seguito da un bacio sulla guancia.
Mi girai e trovai Carlos con un sorriso -Buon giorno anche a te.-.
Gli sorrisi di rimando, poi mi girai verso Kendall che si limito' a sorridermi.
Corrugai la fronte e feci passare lo sguardo da Kendall a Carlos e viceversa.
Notai quasi subito il sorriso un bel po' forzato di Carlos e le occhiate di rimprovero che lanciava a Kendall, di cui quest'ultimo non si curava minimamente continuando a sorridere e guardarsi intorno, apparentemente in cerca di qualcuno.
Sentimmo suonare la campanella e Carlos giro' il viso verso di me.
-Andiamo?- Chiese sempre con il braccio appoggiato sulle mie spalle.
Sorrisi di rimando -Andate avanti, vi raggiungo fra poco.- Gli diedi una pacca sulla spalla, poco prima che si allontanasse, dopo avermi lasciato un altro bacio sulla guancia.
Anche Kendall lo segui' e James stava per fare lo stesso, ma gli misi una mano sul petto, fermandolo.
-Saremo in ritardo.- Disse lui guardandomi confuso.
Guardai dietro di me per controllare che Carlos e Kendall fossero abbastanza lontani da non sentirci, poi annuii e cominciammo a camminare.
-Perche' mi e' sembrato che Carlos volesse incenerire Kendall?- Chiesi sussurrando mentre camminavo al suo fianco.
Sentii il suo corpo irrigidirsi leggermente poi una risata piu' acuta del solito uscire dalle sue labbra -Ma che stai dicendo? Ti sei sbagliata.-.
Lo guardai male e lui sospiro' fermandosi davanti alla sua classe, attento a non essere nel mirino dei ragazzi che spingevano per entrare in tempo. Mi mise le mani sulle spalle -Te lo spiego dopo, ok?-.
Annuii rasseganta, mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso -Brava. Ci vediamo dopo scricciolo.- Disse scompigliandomi i capelli.
Sorrisi nuovamente -A dopo stangone!- Gridai mentre lui era gia' in classe, ma riusci' a sentirmi lo stesso perche' alzo' la mano in segno di saluto.
Ricominciai subito a camminare velocemente per arrivare nella classe di storia.
Sentii prendermi a braccetto e quando mi voltai vidi Ginger, una ragazza con i capelli rossi rame. Credo che lei sia quella che piu' si avvicina al termine "amica", fra tutte le ragazze della scuola.
-Bella scelta. James Maslow.Alto,muscoloso,simpatico,protettivo...Si, davvero una bella scelta.- Disse ridendo.
La guardai confusa -Scusa?-.
Alzo' gli occhi al cielo -Suvvia, vi comportate come se foste una coppia!-.
Io scoppiai a ridere -Chi? Io e James? Sei matta? Siamo quasi fratelli!- Esclamai ridendo, ma lei rimase seria.
-Allora se tu e James siete come fratelli...Che mi dici di te e Carlos?- Chiese ammiccando con lo sguardo.
-Ginger, ma oggi stai delirando?- Chiesi a mia volta, ignorando la sua domanda.
-Anche un cieco si accorgerebbe di tutti i baci che lui ti da' sulla guancia.-.
Mi fermai un attimo prima di entrare in classe con un sopracciglio alzato.
-E diamine, e' il mio migliore amico!- Detto questo entrai in classe, giusto due secondi prima della professoressa Sanderson.
Mi guardai intorno per cercare un posto libero e alla fine lo trovai. Era quello in cui di solito si sedeva Logan. Sospirai e andai a sedermi.
Presi il quaderno e lo misi sul banco, mentre il libro lo posai sotto ad esso. Quando stavo per ritirare la mano, quest'ultima incontro' un foglio. Lo presi e, senza farmi vedere dalla professoressa che aveva iniziato a spiegare, lo aprii cominciando a leggere.
Mi ricordo che un mese prima la professoressa aveva scambiato il mio compito con quello di Logan, consegnandomi il suo. E mi ricordo anche il suo carattere di scritura. E la scrittura su quel foglio era la sua.
Lessi piu' attentamente e mi resi conto che  quelle parole erano di una canzone che non avevo mai sentito prima. Che Logan scrivesse anche canzoni?
Scossi la testa e piegai con cura il foglio, mettendolo nel quaderno.
Il bidello butta tutto quello che c'e' mentre noi abbiamo un qualsiasi tipo di vacanze, quindi quel foglietto lo avrei portato al proprietario alla prima occasione che mi capitava.
Spostai lo sguardo sulla finestra da cui si intravedeva la pioggia cadere fittamente. Ma ben presto il mio sguardo si perse nel vuoto, mentre la mia mente tornava nuovamente al strano momento di quella mattina.
La mia mente continuava a fare domande del genere "Perche' Kendall era cosi' allegro di prima mattina?", "Perche' Carlos aveva quel sorriso cosi' tanto forzato?" o "Perche' James non mi ha voluto spiegare cosa succedeva?".
-Brown. Signorina Brown. Jennifer Brown!- Grido' infine la professoressa per ottenere la mia attenzione.
Per lo spavento feci un salto sulla sedia, sbattendo contro il tavolo e facendomi anche parecchio male.
-Mi scusi professoressa.- Mormorai mentre la classe ridacchiava.
La professoressa sospiro' e si tolse gli occhiali -Le stavo dicendo che ho informato gli altri professori di dare a lei i compiti per il signor Henderson.- Mi spiego' nuovamente.
Io annuii. Poi le parole presero davvero forma nella mia testa e spalancai gli occhi.
-Aspetti, aspetti, aspetti. Coma a me? Anzi, perche'?- Chiesi velocemente, sedendomi in modo piu' rigido.
-Si, ha capito bene. E lei e' una persona affidabile per questo genere di compiti.- Spiego' semplicemente mentre sfogliava le pagine del libro.
Sentivo lo sguardo degli altri ragazzi passare da me alla Sanderson come se fossero ad una partita di tennis estremamente interessante.
-Ma guardi quante ragazze affidabili ci sono in questa classe.- dissi guardandomi intorno per individuarne almeno una. -Per esempio Amanda Bartlei.- Conclusi indicando Ginger che arrossi' subito. Aveva una cotta per Logan dalla terza media e, devo ammetterlo, l'avevo fatto leggermente apposta.
La professoressa sbuffo' smettendo di guardare il libro per spostare lo sguardo su di me. -Mi avevano detto di non dirlo, ma se non lo faccio lei mi perseguitera'. Io suoi genitori mi hanno pregato di farlo. Dicono che lei abbia un buon effetto su Henderson.- Concluse scrivendo qualcosa sopra alla pagina del libro.
Quasi mi strozzai con la saliva. Riuscii a rimanere viva solo grazie alle pacche sulla schiena del mio vicino di banco che era alquanto divertito.
Solo dopo essersi assicurata che io mi fossi ripresa del tutto, la professoressa continuo' -Troverai i compiti di tutte le lezioni di Henderson in segreteria ad ogni fine giornata.-.
Come fini' la frase cosi' suono' anche la campanella -E ricordate di ripetere gli ultimi tre capitoli che la settimana prossima c'e' la verifica.- Ci ricordo' quando ormai tutti eravamo vicino alla porta, intenti ad uscire.
Arrivata al mio armadietto ci trovai James accanto mentre frugava nel suo di armadietto.
Mi avvicinai e aprii il mio, lasciando dentro tutti i libri visto che avevo ora buco, poi lo rinchiusi e mi ci appoggiai mentre guardavo il moro.
-Ho sentito che sei tu la prescelta nel portare i compiti a Logan.- Lo sentii dire con ancora la testa immersa nell'armadietto.
Scoppiai a ridere -Diamine se il passa parola qui e' veloce!- Esclamai.
-Davvero i suoi genitori dicono che gli fai un bell'effetto?- Chiese divertito mentre chiudeva finalmente l'armadietto, con il cellulare in mano.
Io annuii ridendo -Se e' per questo, anche mio padre sostiene fortemente questa teoria.-.
Sorrise e mi mise un braccio sulle spalle mentre camminavamo verso il bar scolastico. Anche lui aveva ora di buca e questo io lo chiamo colpo di sedere.
-Chi lo sa... Magari e' vero e finisce che vi piacete entrambi.- Disse serio.
Gli tirai una sberla sugli addominali, senza pero' fargli male.
-Non incominciare anche tu James, per favore.- Mi lamentai facendolo ridere.
-E va bene,va bene, la smetto di sfotterti- Disse aprendomi la porta del bar. Ci sedemmo ad un tavolo dopo aver ordinato due Sprite.
-Allora, tornando al discorso di un'ora fa...- Cominciai sedendomi meglio.
-Ecco...Come dire...- Comincio' lui, appoggiando gli avambracci sul tavolo.
-Dai James, abbiamo solo diciotto anni, non puo' essere tanto grave la cosa.- cercai di incoraggiarlo -Grazie.- Aggiunsi dopo con un sorriso al ragazza che ci aveva portato le bibite.
Lui rise -Che poi, grave grave non e'..E' che e' preoccupante.- Concluse aprendo la sua lattina e bevendo un sorso, per poi rimettersi nella posizione di prima.
-Perche' dovrebbe essere preoccupante?- Chiesi con la fronte corrugata, per poi bere.
Sospiro' nuovamente -Il fatto e' che tu non sai alcune cose...Cose che sarei piu' felice e tranquillo se te le raccontassero Kendall o Logan..-
La mia fronte si corrugo' maggiormente, se possibile. Ma quei due non si odiavano? -Cosa centra Kendall con Logan o Logan con Kendall?- Chiesi guardando il mio interlocutore con uno sguardo fra il confuso e il penetrante.
Si mise una mano nei capelli, scompigliandoli -Vedi? Dovrei cominciare a spiegare tutto dalla prima superiore.- Mormoro' con ancora la mano fra i capelli.
Sospirai  bevendo un sorso della mia Sprite. -Allora facciamo cosi'. Oggi devo andare da Logan in qualunque caso, quindi... Mi faccio raccontare da lui cosa e' successo, poi lunedi' torniamo a scuola, cosi' io e te ci inventiamo qualcosa per lasciare Carlos e Kendall da qualche parte e poi tu mi spieghi tutto, intesi?- Chiesi puntandogli contro un dito.
Ma lui, inaspettatamente, scoppio' a ridere.
-E adesso perche' ridi?- Chiesi nuovamente con un sopracciglio alzato.
-Davvero pensi che lui te lo dira' cosi', senza nulla?- ma che, oggi era la giornata mondiale del sarcasmo e della gara delle domande? -Quello che ti dovrebbero raccontare o l'uno o l'altro sarebbero gli anni piu' difficili di un'amicizia che precede la rottura.- cosa,cosa,cosa? Amicizia? Rottura? -Oh cavolo, ho gia' detto fin troppo.- Disse passandosi nuovamente la mano nei capelli, cosa che faceva solitamente quando era nervoso.
Sospirai -E va bene James, ti lascio in pace.-.
-Mi raccomando, nemmeno mezza parola davanti a Kendall altrimenti mi uccide.-.
Annuii nuovamente per poi rigirarmi la lattina fra le mani.
Alzai di nuovo lo sguardo su James quando sentii la sua risata soffocata. Lo guardai interrogativa e lui si sporse di piu' sul tavolo, con gli occhi puntati sempre dietro di me, come se osservasse qualcuno.
Feci per girarmi ma lui mi afferro' una spalla, impedendomelo.
-Si puo' sapere cosa cavolo stai combinando?- Chiesi leggermente irritata.
Lui continuo' a ridacchiare, avvicinando le sue labbra al mio orecchio destro -C'e' un tizio che ti sta fissando.- sussurro' divertito -Aspetta, ma quello e' Jack Grop.- Continuo' con tono pensieroso.
Alzai un sopracciglio -Ma sei matto? Forse sta guardando quella ragazza riccia che e' accanto al nostro tavolo.- Sussurrai facendomi sentire soltanto da lui che ridacchio' nuovamente.
-Beh, e' facile scoprire chi guarda.- Sentii il suo respiro sulla mia guancia, poi le sue labbra che si posavano delicatemente su di essa. -Si, sta guardanddo te. Ha appena strizzato gli occhi.- Disse divertito mentre ritornava a sedersi in modo composto.
Io risi e gli tirai un scappellotto sul braccio -Ma zitto,va. E poi lo sai che gli unici ragazzi della mia vita sarete tu e Carlos, no?- Dissi contiuando a ridere.
Anche lui rise -Si, lo sappiamo. Io e Carlos...- s'interruppe all'improvviso, diventando di colpo serio -...non permetteremo mai di far avvicinare un altro ragazzo a te. Soprattutto se non lo conosciamo bene.- Concluse portando gli occhi sulla sua lattina di Sprite ancora mezza piena.
Lo guardai confusa e... anche stupita, lo devo ammettere. Cosa gli era successo? Cosa significava quel tono, diventato cosi' stranamente serio all'improvviso?
-Come mai il tuo umore e' cambiato cosi' velocemente?-.
Lui sorrise in modo immediato, anche se non era il suo sorriso, quel sorriso che faceva impazzire tutte le ragazze della scuola, nello stesso modo in cui lo faceva quello di Logan, o Carlos o Kendall.
-Ma che dici scricciolo, e' solo una tua impressione.- Disse come se nulla fosse, come se quello che avessi detto fosse davvero una di quelle balle giganti.
-James, smettila, sai bene che fai schifo a mentire.- Lo rimproverai.
Sbuffo' passandosi una mano fra i capelli, con i gomiti appoggiati al tavolo.
-Per favore, la vuoi smettere di fare  domande per oggi?- Chiese un po' irritato.
Alzai le mani al petto -Va bene, va bene, ma non arrabbiarti.-.
Sospiro' alzando di nuovo lo sguardo su di me -Scusami, non volevo reagire male, e' solo che ho dormito poco e male e sono anche nervoso.-.
Scossi la testa, sorridendo -Figurati, capita a tutti di avere qualche giorno no.- Dissi, facendolo sorridere.
Guardai l'orologio che aveva James al polso e finii velocemente di bere la mia Sprite -Stangone, e' meglio se ci muoviamo. Fra cinque minuti suona la campanella di inizio lezione e noi due dobbiamo ancora cambiarci per ginnastica.- Dissi alzandomi dalla sedia.
Anche lui fini' di bere e si alzo' lasciando due dollari sul tavolo.
-Sai quanto odio quando qualcuno paga per me.- Lo guardai male mentre camminavamo verso la porta.
Alzo' gli occhi al cielo mentre mi metteva un braccio sulle spalle.
-Beh, che amico sarei se lasciassi pagare a te? E comunque, devi cominciare ad abituarti: la tradizione narra che ad un appuntamento quello che deve pagare e' il ragazzo, non la ragazza, altrimenti a che servirebbe il codice del galateo?- Chiese con una voce che voleva sottolineare l'ovvio.
Scossi la testa mentre aprivo il mio armadietto e vedevo James imitarmi.
-E si puo' sapere chi e' ancora tanto... Romantico da usare il galateo?- Chiesi scettica.
Lui si appoggio' allo dell'armadietto, mettendosi il pollice e l'indice sul mento, con fare pensieroso.
-Mmm, vediamo, chi sarebbe uno dei volontari...- mormoro' -Io, Carlitos, per quel che ne so Kendall, Jason, Eric, Brian, Drew...- disse lentamente, elencando la maggior parte dei ragazzi sconosciuti sulle dita -E anche Logan.- Disse infine, ritornando dietro al suo sportello -Ti bastano o devo continuare?-.
Risi -Mi bastano, mi bastano, signor "Ho-le-mie-convinzioni-e-tu-non-me-le-rovini".- Lo presi scherzosamente in giro.
Mi arrivo' una forte pacca sulla spalla mentre lui rideva -Si, prendi in giro, io difendero' sempre le mie convinzioni.- Disse fiero.
Chiusi il mio armadietto avendo preso tutto il neccessario, e mi ci appoggiai.
-Comunque, quel ragazzo si sta rivelando meno stronzo di quel che dava a vedere.- Riflettei ad alta voce mentre guardavo il mio fedele interlocutore.
Anche lui chiuse il suo armadietto, per poi girarsi a guardarmi con un sopracciglio alzato -Chi intendi per "stronzo"? Sai, in questa scuola ne ho conosciuti tanti che ormai mi e' difficile distinguerli- Disse mentre mi faceva cenno di seguirlo in palestra.
Risi leggermente -Logan, parlavo di Logan.-.
-Oh..Logan.- mormoro' -A proposito di Logan... Non e' che io e Carlos potremmo venire con te oggi all'ospedale?- Chiesi guardandomi negli occhi mentre torturava la canottiera da ginnastica.
Lo guarai sospetta -E perche' mai vorreste venire con me?- Chiesi aprendo la porta della palestra, dove la Black stava gia' risistemando.
La salutammo con una mano, poi ci avvicinammo agli spogliatoi.
-Lo sappiamo che ci siamo comportati da... Menefreghisti, per questo vorremmo scusarci, capisci?- Chiese mentre prendeva di nuovo la canottiera e i pantaloni della tuta dallo zaino.
Annuii imitandolo -Si, potete venire con me...Ma Kendall..- Lasciai in sospeso la frase, sapendo che James avrebbe capito.
Scosse la testa -No, lui non vuole venire.-.
Sorrisi leggermente, annuendo, poi gli lasciai un bacio sulla guancia -Avete rimesso la testa apposto... Ci vediamo fra poco.-  Detto questo, entrai negli spogliatoi femminili.
Mi cambiai velocemente, uscendo proprio mentre le amiche di Logan entravano per cambiarsi.
Andai sugli spalti dove c'erano Carlos, James e Kendall gia' cambiati, che parlavano di chissa' cosa, ma questa volta, fortunatamente, sembravano tranquilli.
Mi sedetti accanto a loro e li ascoltai parlare finche' la professoressa non ci richiamo' per iniziare la lezione.. O meglio, la verifica pratica.
Tutte le ore seguenti proseguirono tranquille, piu' tranquille del solito.
Appena sentii la campanella che segnava la fine dell'ultima ora, scattai in piedi afferrando quaderno e zaino, uscendo per prima dalla classe di geografia.
Presi il telefono e inviai un messaggio a Carlos e a James, dove dicevo di aspettarmi all'uscita e di avvisare i loro genitori che avrebbero mangiato a casa mia, cosi' saremmo andati insieme all'ospedale.
Presi i libri dall'armadietto e poi mi diressi verso la segreteria che stava al secondo piano.
Il segretario, sempre sorridente e cordiale tra l'altro, mi consegno' tutti i compiti di Logan, augurandomi infine una buona giornata.
Gli sorrisi, poi uscii da quella stanza, fermandomi pero' dietro la porta per sistemare tutti i fogli da dare a Logan nella borsa.
Sospirai e, lentamente per colpa dei ragazzi che spingevano, raggiunsi Carlos e James all'entrata.
-Allora ragazzi, prendiamo l'autobus o andiamo a piedi, visto che il diluvio universale si e' calmato un po'?- Chiesi scherzando e piazzandomi in mezzo ai due, mettendo un braccio sulle spalle di Carlos e l'altro, con qualche difficolta' per colpa dell'altezza, su quelle di James.
Carlos rise, mettendo un braccio attorno alla mia vita, imitato poi da James.
-Abbiamo questa, non dobbiamo camminare.- Disse, tirando fuori la chiave di una macchina. Di quella macchina.
-Oh diamine! Quella e' la chiave di una Mustang!- Esclamai osservandola -Carlos, noi due possiamo anche sposarci seduta stante.- Dissi incantata, facendo ridere i due scemi che avevo accanto.



Salve belle donzelle.
Come va la vita? Spero bene.
Si, ho aggiornato come promesso, anche perche' idee per one shot non ne avevo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e, una volta per tutte le altre seguenti, mi scuso per eventuali errori di battitura e/o grammaticali.
Che altro dire.
Vi ringrazio per tutte le visite, alle 5 persone che hanno messo la storia fra le preferite e le altre 5 che l'hano messa fra le seguite. Ringrazio anche tutti quelli che si prendono il disturbo di recensire questa cosa, perche' storia non e', in particolare All_over_again.
E con questo vi saluto, che devo andare.
Buon pomeriggio.
Live, love, laugh, Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capter Seven ***


-Papa', siamo a casa!- gridai, facendo entrare per prima James, mentre aspettavo all'entrata Carlos che stava chiudendo la macchina, per poi correre velocemente sotto la pioggia, al rifugio del tetto della veranda.
Entrammo anche noi in casa, proprio quando papa' si affacciava dalla cucina con  un punto interrogativo dipinto in faccia, un buffo cappello da cuoco e un grembiule legato in vita e sul collo.
-Oh, salve ragazzi- disse appena realizzo' del perche' avevo usato il plurale.
Sorrisi, trattenendomi dal scoppiare a ridere davanti a quella visione di mio padre e dei ragazzi che si passavano la mano sul collo, imbarazzati.
-Papa', questi sono Carlos e James.- dissi sorridendo.
Si strinsero la mano, mio padre visibilmente felice di conoscerli.
-Felice di conoscervi, ragazzi. Jennifer parla molto spesso di voi.- esclamo' felice, mentre li invitava ad entrare nel salotto.
I due si sedettero rigidi sul divano, mentre io restavo in piedi.
Poi mi accorsi che avevano ancora gli zaini e i giubbotti addosso.
-Datemi i giubbotti e gli zaini che li porto in camera mia.- mi avvicinai a loro prima che mio padre dicesse qualcosa d'altro.
Si tolsero, impacciati nei movimenti, i giubbotti e gli zaini, consegnandoli a me.
-Torno subito. Intanto accendete quello che volete, andate dove volete e fate quello che volete.- dissi con ormai un piede sulle scale.
Entrai in camera e tolsi anche il mio giubbotto, sistemai tutto su una poltrona e alla fine sistemai alla meno peggio il letto.
Scesi velocemente le scale, arrivando al salone in tempo record.
Mi fermai di colpo, scoppiando a ridere, mentre il mio sopracciglio sinistro si alzava quasi in modo automatico, in una posa divertita.
James era disteso a terra, con sopra di se' Sonic che scodinzolava con la lingua di fuori, felice di aver trovato un nuovo amico.
E beh, non c'e' nulla di strano, direte voi, e avete ragione.
La cosa strana era la voce che stava usando James per parlare col mio cagnolone. Sembrava che avesse aspirato dell'elio: parlava come Alvin, lo scogliattolino canterino.
Anche Carlos si dimenava sul divano, ridendo come un pazzo, quasi senza riprendere fiato. E sentivo anche la risata di mio padre arrivare dalla cucina.
Dopo un po' James smise di grattare Sonic dietro le orecchie e di parlare come un chipmunk. Alzo' lo sguardo su di noi, spaesato.
-Che c'e'?- chiese dando un'altra carezza fra le orecchie di Sonic.
Io cercai di trattenermi, avvicinandomi a passo lento verso la poltrona, visto che il divano era occupato da Carlos che cercava di calmarsi, senza troppi risultati, dato che di tanto in tanto scoppiava in un acuto attacco di risa, facendo sobbalzare velocemente la pancia e contagiando mio padre, che stava armeggiando con i piatti, sicuramente intento a preparare la tavola.
-No,niente, e' solo che non e' da tutti i giorni trovarsi un chipmunk davanti.- dissi ridendo mentre passavo una mano sul morbido pelo del cagnolone che aveva appoggiato  il muso sulle mie gambe per farsi accarezzare.
-E' il mio tono di voce di quando parlo con un cane.- preciso', sedendosi in modo piu' comodo sull'altra poltrona.
Risi di nuovo e aprii la bocca per parlare, ma m'interruppi appena sentii la voce di mio padre chiamarci per il pranzo.
Andammo a lavarci le mani e poi ritornammo da papa' che stava portando l'insalata in tavola, togliendosi infine il grembiule e il cappello da cuoco, invitandoci a sedere, per poi farlo anche lui.
Il pranzo fu davvero uno spasso. Papa' continuava a raccontare battute su battute, alternandosi con i ragazzi, quindi ridemmo allo sfinimento.
Mio padre li cominciava, quasi quasi, a trattare come figli, ed era solo la prima volta che li vedeva. Non osavo immaginare cosa avrebbe fatto se sarebbero venuti ogni giorno!
Quando finimmo di mangiare mandai i ragazzi in salotto, dicendo loro di accendersi qualche gioco e loro accettarono, andando quasi saltellando dopo aver saputo che avessi l'ultimo "Assassin's".
Scossi la testa divertita, mentre notavo papa' seguirli con lo sguardo e un sorriso divertito sulle labbra.
-Forti i tuoi amici.- esclamo' mentre si metteva davanti al lavandino per lavare i piatti.
Mi misi alla sua destra con uno straccio fra le mani, mentre una risata mi scappava dalle labbra -Da quando usi la parola "forti" in contesti del genere?- presi un piatto e cominciai ad asciugarlo -E comunque,si, lo sono.-.
Lo intravidi sorridere -Mi fa piacere che tu abbia trovato degli amici cosi'.- si fermo' un attimo -Ma non erano tre? C'era pure..Come si chiamava..Kendall?- chiese a se stesso, pensieroso.
Sospirai -Si, c'era pure lui, ma ecco...abbiamo, come dire, litigato.- Conclusi mentre asciugavo un bicchiere.
Si giro' verso di me, curioso -E come mai? Non eravate buoni amici?-.
Annuii -Si, ma da un mese ha cominciato a prendere un po' in giro...E, beh, che dire, sai che detesto questi comportamenti, no?-.
-Si, lo so bene..Mi dispiace.-
disse mentre passava la spugna sull'ultima posata, per poi asciugarla.
-Scusa papa', devo andare dai ragazzi, provare a staccarli da Assassin's Revolution e portarli di sopra per fare i compiti per lunedi', cosi' saremo liberi nel finesettimana... E dopo dobbiamo andare in ospedale per parlare con Logan e per portargli i compiti- lo informai mentre mi asciugavo le mani.
-Va bene. Vi devo accompagnare?- chiese mentre riponeva un piatto sullo scaffale.
Scossi la testa -Non ti preoccupare papa', Carlos ha la macchina.- gli schioccai un bacio sulla guancia e andai dai ragazzi che stavano giocando e parlando animamente.
Ci vollero parecchi minuti per staccarli da quel controller che serviva per controllare Ezio, ma alla fine ci riuscii.
Salimmo al piano di sopra, in camera mia.
-Tuo padre  e' uno spasso, possiamo fare scambio?- chiese James con un sorriso sulle labbra, mentre prendeva il suo zaino.
Sorrisi anch'io mentre facevo loro segno di sedersi dove volevano -Mi dispiace, ma non cambierei papa' per nulla al mondo.-.
Carlos sorrise nella mia direzione -Farei lo stesso se avessi un padre come il tuo.-.
Lo guardai interrogativa -Scusami l'indiscrezione, ma perche' dici cosi'? Voglio dire, ogni padre e' fantastico a modo proprio, no?- vidi James abbassare la testa e giocare con la matita che aveva in mano, ma non ci feci caso e passai di nuovo lo sguardo su Carlos che aveva sospirato e adesso guardava la finestra alla mia sinistra.
-No, non tutti i padri sono fantastici, nemmeno a modo loro.- abbasso' lo sguardo sulle sue mani e ricomincio' a parlare -Mio padre e' poco presente, alcolizzato e disoccupato. Se non e' a fingere di cercare lavoro e' sul divano, addormentato con un bottiglia di wisky in mano.- alzo' lo sguardo su di me -Quindi no, non tutti i padri sono fantastici.-.
Mi sentii sprofondare, mentre la gola si faceva secca.
-Mi..mi dispiace Carlos, non volevo...Ecco,io- incominciai, ingarbugliandomi nelle mie stesse parole, venendo interrotta da un suo sorriso un po' forzato.
-Non ti devi scusare, non lo sapevi e io ormai l'ho accettato.- degluti' e continuo' -Allora, cosa abbiamo per lunedi' oltre alla verifica teorica di ginnastica?-.
Controllai sul diario, felice che fosse stato lui ad uscire da quella situazione imbarazzante, visto che io ero una frana nel farlo -Esercizi di matematica,chimica e di letteratura.- dissi sospirando alla fine. Adesso i professori si stavano accanendo su di noi con i compiti, con la scusa del "Quest'anno avete gli esami. Quello che farete quest'anno, segnera' la vostra futura carriera scolastica.".
James sbuffo' facendosi sprofondare nel morbido schienale -Se non ci sbrighiamo, col baffo che andremo all'ospedale.-.
Risi -Dai, mettiamoci al lavoro che voglio entrare in ferie con un bel voto sul tema.-.

Finimmo dopo due ore e mezza... Anche se la nostra calligrafia lasciava a desiderare, visto che eravamo di fretta.
-Uh, finalmente, ho il cervello che manda fumo.- borbotto' Carlos mentre rimetteva il suo borsellino viola scuro nello zaino.
Ridemmo sia io che James -Si, si e' folgorato!- esclamo' ridendo.
Mettemmo tutto apposto e ci mettemmo le nostre giacche, per poi scendere al piano di sotto.
Mi affacciai nel salotto dove trovai papa' intento a guardare il notiziario.
-Papa', noi andiamo all'ospedale.- lo informai con un sorriso e con lo zaino in spalla.
Si giro' e sorrise -Va bene, non tornate tardi.-
Annuii e mi girai verso i ragazzi -Andiamo raga'?- chiesi ridendo.
Anche loro risero -Certo, andiamo. Buon pomeriggio signor Brown.- alzo' la voce Carlos, dicendo l'ultima frase.
-Anche a voi ragazzi!- sentimmo papa', quando ormai eravamo sulla porta di casa.
Carlos mi sorrise, mettendomi un braccio sulle spalle. Girai lo sgurado verso di lui e sorrisi di rimando, mettendogli un braccio attorno alla vita.
-Allora, cosa avete intenzione di dire a quel povero ragazzo di nome Logan?- chiesi mentre vedevo con la coda dell'occhio James guardarci e sorridere, allegro. Chissa' cosa gli stava passando per quella testolina capelluta.
Grazie al cielo la pioggia si era calmata in quelle tre ore, fino a piovvigginare leggermente, permettendoci di camminare con calma fino alla macchina.
James si diresse verso il posto dietro al guidatore, mentre Carlos prima mi apri' la portiera e poi si sedette al suo posto.
-Ma quanta galanteria oggi. Non pensavo ne fossi capace.- lo presi affettuosamente in giro, mentre James scoppiava a ridere, sporgendosi dai sedili posteriori, dando un leggero pugno sulla spalla di Carlos.
-Colpo basso amico, colpo basso.- disse scoppiando nuovamente a ridere.
Il diretto interessato fece una risatina sarcastica -Si, molto divertente. Voi due mi sottovalutate!- esclamo' con faccia imbronciata.
Sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia mentre continuava a guidare.
Le sue labbra si distesero in un sorriso, facendo che James scoppiasse a ridere per l'ennesima volta. Se avesse continuato cosi' non sarebbe arrivato a domani!
-Un bacio della nostra Jenny ti fa passare ogni broncio, eh?- chiese con voce...svadente?
Lo guardai confusa, mentre Carlos alzava un sopracciglio -Magari io ti lascio qui a piedi, eh?- chiese sarcastico, facendomi ridere di nuovo.
-No no, mi sto zitto.- parlo' velocemente l'altro.
Carlos annui' soddisfatto e dopo un po' gli si ridipinse un gran bel sorriso.
Lo guardai curiosa per un po', poi scossi la testa e presi il cellulare, andando su Twitter, visto che non lo controllavo da molto.
Dopo un po' scoppiai a ridere come una scema.
- I ragazzi carini della nostra scuola postano foto sexy sui loro profili di Twitter. Le foto piu' sexy che posti tu, James, sono quelle di Fox.- conclusi ridendo ancora di piu'.
Anche Carlos scoppio' a ridere come non lo avevo mai visto fare.
-Bella questa Jenny!- esclamo' scambiando un cinque con me senza staccare gli occhi dalla strada.
- Ha-ha-ha, molto divertenti. Da oggi comincero' a farmi foto sexy in pose sexy che faranno sbavare ragazze sexy.- disse James appoggiato allo schienale con le braccia incrociate al petto.
Io e Carlos alzammo un sopracciglio in contemporanea.
-Te ne rendi conto che hai ripetuto "sexy" per tre volte in una sola frase?- chiesi sconvolta.
-E allora?- domando' con un sorriso divertito.
Scossi la testa, proprio mentre Carlos parcheggiava.
-Lasciamo perdere che e' meglio e andiamo che sono gia' le cinque e dieci.- borbotto' spegnendo la macchina e scendendo, con noi due al seguito.
Ci avviammo con calma verso l'entrata dell'ospedale e, entrati nella hall, ci avvicinammo alla stessa infermiera dietro al bancone che c'era pure il giorno prima.
-Mi scusi, Logan Henderson e' nella stessa camera dell'altro giorno?- domandai all'infermiera che aveva sempre un sorriso cordiale sulle labbra.
-Controllo subito.- disse picchiettando le dita sui tasti della tastiera di un computer di ultima generazione. -Logan Henderson. Il ragazzo che e' stato portato ieri pomeriggio per un caso di ipoglicemia?- annuii -Si, e' sempre nella camera 14d, quarto piano.-.
La ringraziammo avviandoci in seguito verso l'ascensore.
-Allora Logan soffre di ipoglicemia?- mormoro' James.
Annuii -Si, da un anno ormai.-
Il viaggetto in ascensore fu silenzioso come non mai.
Nessuno fiatava, si sentiva soltanto il rumore dell'ascensore che saliva, acompagnato dai nostri respiri regolari.
Sentimmo il suono che indicava l'arrivo al piano da noi indicato.
Quando le porte si aprirono, uscimmo fuori dall'ascensore in silenzio.
Mi avviai con sicurezza verso l'ultima coppia di porte del piano, girandomi poi a sinistra, guardando dalla vetrata da cui si poteva vedere la stanza.
Un dottore era in piedi accanto al letto di Logan, con gli occhi puntati su alcuni fogli che teneva in mano, mantre chiedeva al ragazzo qualcosa che io non capivo, annotando le risposte.
-Aspettate ragazzi, il dottore sta facendo dei controlli- mormorai sedendomi su una sedia.
Loro annuirono e si sedettero davanti a me.
Pur avendo la testa abbassata sulle mie mani e la mente persa in vari pensieri, sentivo che qualcuno mi stava fissando tanto intensamente da mettermi in soggezione. E io odio essere messa in soggezione.
Alzai lo sguardo per trovare la persona che non smetteva di fissarmi in modo cosi... intenso, ecco.
E non mi ci volle molto, perche', appena alzai lo sguardo, trovai quello penetrante di Carlos, che, inoltre, aveva un lieve sorriso sulle labbra.
-Perche' mi stai.. guardando cosi' intensamente?- che poi, guardare era l'espressione giusta?
Lui arrossi' di botto, passandosi nervosamente la mano destra sull'avambraccio sinistro -Chi,io? Ma che cosa dici..io stavo solo..solo...- comincio' a balbettare, cercando qualcosa di cui io ero ignara.
James, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a seguire divertito quella scenetta, decise di entrare in azione con uno sbuffo,  che aveva, anche quello, in se un non so che di divertito.
- Si era semplicemente imbambolato a fissare un punto, mentre la sua mente vagava con chissa' quale ragazza, in chissa' quale posto, poi non e' colpa sua se di mezzo ci sei finita te, giusto Carlitos?- chiese appoggiando un braccio sulle spalle del suo migliore amico, mentre quest'ultimo annuiva vigorosamente, facendo seguire il gesto con un innumerevole serie di "si si si",  a volre di sottolimeare quello che aveva detto James.
Annuii lentamente, non del tutto sicura. C'era qualcosa che quei due mi nascondevano e sentivo che non me l'avrebbero detto tanto volentieri. Quella faccenda mi puzzava di bruciato.
Ma anche se avessi voluto approfondire quel discorso, non l'avrei potuto fare, perche' proprio in quel momento la porta della stanza di Logan si apri', mostrando il dottor Houston, se non vado errata, che usciva dopo il controllo dello stato di Logan.
Ci sorrise -Salve ragazzi. Fate visita al vostro amico?- chiese sempre col sorriso sulle labbra.
Io e i ragazzi ci scambiammo un'occhiata veloce, poi ricambiai il sorriso del dottre.
-Ehm, si, gli devo portare i compiti. Sa, quest'anno facciamo l'ultimo anno di liceo, non possiamo permetterci di non passare gli esami finali, giusto?- spiegai.
Io dottore annui' -Giustissimo. Gentile da parte vostra preoccuparvi per il vostro compagno e portargli i comp..- s'interruppe sentendo un forte e frenetico "bip" proveniente da suo cercapersone. Lo prese e impreco' sottovoce -Scusate ragazzi, caso urgente. Vi auguro buon pomeriggio.- detto questo, si allontano' a passo veloce verso l'ascensore, dentro il qule scomparve.
Mi girai a guardare i ragazzi con un'espressione che non ammetteva repliche.
-Noi tre dobbiamo parlare di quella strana situazione che s'era creata prima che venisse il dottore, dopo.- puntai un dito al petto di Carlos -E adesso aspettate qui finche' non vi dico di entrare.-.
Presi la tracolla con dentro i compiti che dovevo portare a Logan e mi alzai dalla sedia.
Sospirai e bussai alla porta. Appena sentii un "avanti" scocciato dall'altra parte della porta, la aprii leggermente.
-Ciao, disturbo?- Chiesi con un leggero sorriso.
Appena mi vide sorrise e scosse la testa -No, figurati, e' solo che oggi i dottori mi hanno controllato dieci volte. Prego, accomodati.-.
Sorrisi ed entrai rimanendo, pero', accanto alla porta.
-Sai, non me lo aspettavo che saresti venuta.- disse con un leggero sorriso.
Lo osservai meglio, almeno per un attimo.
Gli aghi attaccati alla sua pelle erano aumentati, cosi' come un liquido in una flebo...E il suo viso era piu' pallido del solito.
Scossi la testa, riprendendomi -Non sono l'unica ad essere venuta oggi; ci sono altre due persone che sono venute per farti visita.- mormorai.
-Ti prego, dimmi che non sono Goyle e Taylor.- borbotto'.
Scossi la testa in segno di negazione e lui sorrise.
-Allora possono entrare.-.
Aprii di nuovo la porta, affacciandomi -Ragazzi, potete entrare.- dissi sorridendo ai due che confabulavano animamente.





Happy Halloween everyone!
Hahaha, ok, smetto di fare la deficiente.
Ecco, sono leggermente di fretta, quindi, passo al punto.
Mi dispiace per il capitolo poco interessante, ma sarebbe un capitolo di passaggio.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono, un gran abbraccio a tutti quanti.
Live, love, laugh, Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capter Eight. ***


Appena Logan vide entrare i due mori, si alzo' a sedere velocemente, troppo velocemente, constatando che si appogggio' alla testiera del letto, avendo avuto sicuramente un capogiro.
Si passo' una mano nei capelli, leggermente sudati, mmentre teneva gli occhi fissi sui due che adesso stavano in piedi accanto a me.
-Che ci fate voi qui?- chiese fra il sorpreso e l'intimorito.
Sorrisi leggermente, dando una piccola spinta ad entrambi i ragazzi, in modo che facessero un passo in avanti.
Girarono leggermente la testa verso di me, con un'espressione tipo " Cosa cavolo dobbiamo dire". Li incoraggiai con lo sguardo.
Loro sospirarono e Carlos diede una gomitata a James, in modo che iniziasse prima lui. Quest'ultimo lo guardo' male, dandogli una gomitata a sua volta.
Quella situazione stava diventando da seria a comica.
-Ok, ehm..Ecco..- comincio' Carlos, risparmiando al povero James la sicura sconfitta a sasso, carta e forbici. -Ecco, si, noi vorremmo scusarci con te... Il nostro e' stato un comportamento molto..- s'interruppe non trovando la parola giusta.
-Infantile. Ci siamo lasciati influenzare troppo dall'ultimo comportamento di Kendall, che non ci ha fatto per niente bene.- continuo' James abbassando lo sguardo.
Entrambi avevano i volti abbassati, in segno di essersi pentiti di aver avuto quel comportamento.
Logan si rilasso', ammorbidendo la postura. Li osservo' per un attimo, poi un leggero sorriso gli si dipinse sulle labbra.
-Hey, va bene, scuse accettate. Non dovevate fare tutto questo discorso, grazie al cielo non avete pensato di mettervi in ginocchio.- li rimprovero' amichevolmente, scherzosamente.
I ragazzi sorrisero come due babbuini.
Si avvicinarono al letto e Carlos tese la mano con un sorriso leggermente incerto.
-Amici?- chiese come fanno i bambini della scuola d'infanzia la prima volta che si incontrano.
Logan allargo' ancora di piu' il sorriso e strinse vigorosamente la mano, prima quella di Carlos e poi quella di James.
-Si, amici come prima.- disse sorridente.
Alzai un sopracciglio.  Si, lo ammetto, ci stavo capendo sempre di meno in quella misteriosa faccenda dei ragazzi.
Sospirai e sorrisi, avvicinandomi al letto.
-Ok, dopo tutti questi convenevoli, chiamiamoli cosi', passiamo alle cose serie.- dissi ridendo leggermente.
Alzarono in contemporanea un sopracciglio per poi scambiarsi uno sguardo divertito e confuso.
Alzai gli occhi al cielo e indicai la mia tracolla che avevo sulla spalla.
-I compiti, tonto.- dissi riferita a Logan.
Il ragazzo sbuffo' -Anche quando sono in ospedale devo fare i compiti. Ma guarda te come siamo messi.- borbotto' sedendosi meglio.
I ragazzi risero e si sedettero su due sedie che stavano accanto al letto, osservandoci.
Scossi la testa divertita -Fa meno lo spiritoso che quest'anno ci sono gli esami finali.- lo rimproverai aprendo la tracolla.
Lui alzo' gli occhi al cielo -Va bene lentiggini.-.
Questa volta fui io a sbuffare -Smettila con 'sto soprannome.-.
Evitai gli sguardi curiosi di Carlos e James e misi il libro di storia, letteratura e matematica sulle gambe di Logan -Sono miei, ho dimenticato di passare da casa tua per prendere i tuoi. Comunque i professori ti hanno scritto cosa devi fare su dei fogli che ho messo all'inzio di ogni libro.- gli spiegai osservandolo.
Guardava i libri con un'espressione simile a quella che faccio io quando mi trovo davanti ad un compito di matematica -Ehm.. Bene. E se io non capissi qualcosa?- chiese con lo sguardo puntato sul libro di storia, che intanto sfogliava.
Ci riflettei un attimo. Dopotutto non avevo il compito di spiegargli le lezioni. Dovevo soltanto portargli i compiti... Ma d'altra parte mi sentirei in colpa a lasciarlo con una lezione non capita, anche perche', lo devo ammettere, non sempre i libri di testo erano chiari.
Sospirai -Allora entro in scena io. Cerchero' di spiegarti come meglio saro' capace. Ma ti avverto, non chiedermi nulla di matematica, scienze e chimica che sono negata.- conclusi ridacchiando.
Anche lui rise -In matematica e scienze me la cavo...- inizio' leggermente imbarazzato.
-E per chimica ci sono io, no?- disse Carlos sorridente.
Gli sorridemmo di rimando entrambi.
Il mio sguardo si poso' casualmente sull' orologio: 18:01.
-Wow ragazzi, il tempo tra viaggio, sala d'attesa e scuse e' volato. Sono gia le sei. E' meglio se ci sbrighiamo: l'orario di visita va dalle cinque fino alle sette e mezzo.- li informai.
Annuirono tutti e tre.
L'espressione di Logan divento' ancora piu' confusa e buffa da quando aveva cominciato a fissare una pagina del libro di storia che la prof. aveva assegnato per casa.
Scoppiai a ridere -Su, fammi vedere che ti spiego.- dissi prendendogli il libro dalle mani mentre James e Carlos ridacchiavano.
Trenta minuti dopo eravamo ancora la', con storia in mano.
-Allora Logan, di nuovo, in che anno e mese scoppio' la Seconda Guerra Mondiale e chi ne su il condottiero?- chiesi mentre mi passavo una mano fra i capelli e vedevo James che sbadgliava.
Logan si massaggio' le tempie, poi, speranzoso rispose -Nel '39, ad aprile e la condusse Adolf Hitler.-
Sospirai -Si, no e si.- riguardai la pagina per essere sicura -Inizio' a settembre del '39.-
Lui sbuffo' e James si alzo' dalla sedia -Ragazzi, mi sembra di essere in un quiz-show televisivo. Vado a prendere del caffe'. Lo volete anche voi?- chiese mentre si passava una mano dietro al collo.
Annuimmo tutti e tre e, dopo aver preso le ordinazioni, James usci' dalla stanza.
Ritornai con lo sguardo su di Logan che leggeva nuovamente la pagina del libro, che mi aveva sfilato di mano senza che me ne accorgessi. 
Sul volto aveva una tenera espressione concentrata mentre, con le dita della mano destra, giocava con un orlo della pagina.
Sorrisi guardandolo, poi spostai lo sguardo su Carlos che, seduto rigidamente sulla sedia, con le braccia incrociate al petto e le gambe leggermente aperte, mi guardava, anzi, ci guardava, con un'espressione enigmatica e lo sguardo perso nel vuoto. Sorrisi intenerita, mi alzai e, senza far rumore, lo abbracciai da dietro, mettendogli le braccia attorno al collo.
Si riscosse con un sobbalzo, poi mi guardo' sorridendo.
-Carlitos, dici che ti addormenti ad occhi aperti?- mormorai.
Lui ridacchio' sotto i baffi -Sai, non e' difficile farlo durante le lezioni di storia.- mormoro' anche lui.
Alzai un attimo lo sguardo e allargai il sorriso, mettendo le mani sulle sue spalle, massaggiandole -Ma rilassati. Sembravi un tronco d'albero!- esclamai.
Lui rise e fece quello che gli avevo detto, cosi' gli lasciai una pacca sulla spalla e alzai lo sguardo su Logan che ci guardava con un sorriso malinconico.
Mi risedetti nuovamente sulla sedia con un sopracciglio alzato.
-Tutto apposto Logan?- chiesi.
Lui si riscosse ed annui' -Si, certo.- sospiro' e sorrise.
Stavo per aggiungere qualcosa d'altro, ma fui interrotta da James che entro' di nuovo in stanza con quattro bicchieroni di caffe'.
-Scusatemi ragazzi, ma non immaginate che fila c'era giu' in caffetteria! Sembrava quasi l'avessero fatto apposta.- concluse mentre andavo a prendere due bicchieri per alleggerirlo.
-Di chi e' il cappuccino col the verde?- chiesi.
-Mio- rispose Carlos.
Sorrisi -E io che pensavo di essere sola ad avere gusti strani.- dissi annusando l'altro cappuccino, e nemmeno quello era mio -Di chi e' questo? Caffe' forte con menta.- aggiunsi.
Vidi la mano di Logan alzarsi -No, abbiamo tutti dei gusti strani. A meno che quelli di James siano cambiati.- disse guardando l'interessato, che scosse la testa sorridendo.
-No, sempre caffe' con latte di cocco e vaniglia.- rispose.
Risi -Gia, un bel gruppo.- mormorai dando un sorso.
James sorrise guardandomi mentre ci sedevamo sulle sedie - Scommetto che e' buono il cappuccino con lo sciroppo di fragola.-.
Annuii sorridendo -Vuoi favorire?- chiesi.
Lui ci penso' un attimo poi annui', cosi io gli passai il mio bicchiere e lui mi passo' il suo.
Provai e, cavolo se era buono!
-Non male.- fece lui ripassandomi il bicchiere.
Sorrisi -Si, anche il tuo non e' male.-.
Gli altri due ridacchiarono.
Feci riposare Logan per una decina di minuti in cui i ragazzi chiaccherarono, mentre io cercavo di trovare un'altra spiegazione per far capire per bene la storia a Logan.
-Ok, dieci minuti di ricreazione sono passati. Ritorniamo a noi.- dissi posando il bicchiere vuoto sul comodino bianco, prendendo poi in mano il libro.
Logan sbuffo' -Si professoressa.- borbotto' facendo ridere gli altri due.
Lo giardai male -Guarda che lo faccio per te.-.
Lui alzo' gli occhi al cielo, facendomi contrarre le sopracciglia.
-Logan, seriamente- dissi spostando il libro e appoggiando le braccia sulle cosce, incatenando il mio sguardo col suo -Tutti sappiamo che non e' colpa tua se sei finito qui, e va bene. Ma quest'anno ci sono gli esami di fine anno. Sono sicura che hai gia qualche progetto per dopo la fine della scuola e sono anche sicura che non hai intenzione di mancare il tuo obbiettivo per colpa di una stupida prova orale o scritta.- conclusi seria.
Mi guardo' fisso per qualche minuto, poi sorrise senza motivo, prendendo in mano il libro.
Lo guardai confusa.
-Perche' sorridi?- chiesi.
Lui scosse la testa sempre sorridendo, senza, pero', aggiungere altro.
Guardai i ragazzi che mi guardavano altrettanto confusi.
Decisi di lasciar perdere e lo lasciai studiare in pace e, dopo altri quindici minuti, mi stava spiegando alla perfezione tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Alla fine sorrisi dandogli qualche pacca sulla spalla.
-E bravo Logan. Vedi che se vuoi ce la puoi fare anche in storia?- gli feci notare sorridendo.
Lui rise -Si, alla fine non sono proprio una frana a scuola.- disse passandomi il libro per farmelo rimettere nello zaino.
Dalla fine del libro cadde il foglio su cui c'era scritta la canzone e di cui mi ero anche dimenticata.
Logan mi porse il foglio ma io scossi la testa.
-Non e' mio, e' tuo.- spiegai.
Lui mi guardo' confuso -Non ho fogli volanti, io.-.
Io sorrisi e lo aprii, rileggendo la mia frase preferita. "I bet you didn't notice, first time you heart was broken. You called me up and we talked 'til the morning.".
Glielo passai sempre sorridendo.
Appena l'ebbe fra le mani lo guardo' per bene, poi la sua espressione cambio' da rilassata a confusa, e infine a imbarazzata.
Alzo' lo sguardo su di me, con le guance arrossate per l'imbarazzo.
Stava per dire qualcosa, ma venne interrotto da James.
-Logan che arrossisce!- esclamo'.
-Gia, era da davvero molto che non succedeva.- aggiunse Carlos con un sorriso.
Non badai molto alle parole dette dai ragazzi solo per non sviare il discorso.
-Dicevi Logan?- chiesi curiosa.
Lui abbasso' lo sguardo per nascondere il rossore -Beh, ecco... Dimmi che non l'hai letto, ti prego.- quasi mi supplico'.
Io scossi la testa, leggermente dispiaciuta -Mi dispiace, l'ho fatto d'istinto.- mi scusai.
Lui sospiro' -Fa niente, basta che non l'abbia visto nessun altro.-.
Mentre noi due parlavamo i ragazzi spostavano, confusi, lo sguardo da me a Logan e viceversa.
Lo guardai non male, ma quasi -Perche' te ne vergogni?- chiesi leggermente stizzita, quasi come se fosse mio quel capolavoro.
Lui scosse la testa con un sorriso ostentato -No, ma che dici?-.
Questa volta lo guardai davvero male -Logan, non posso avere la soddisfazione di dire che ti conosco, ma ho capito che stai leggermente mentendo.- mi fermai un attimo -Non dovresti avere di che vergognarti. Questo testo e' un vero capolavoro. Adesso so che oltre a saper cantare e suonare la chitarra, sai anche scrivere testi stupendi.- lo rimproverai sorridendo alla fine.
Lui sospiro' e abbasso' lo sguardo sul foglio, mentre i ragazzi, stupiti, si erano avvicinati sulle sedie.
-Tu scrivi canzoni?- chiese Carlos, colpito.
Logan annui' lentamente -Si, da qualche anno..Questa e' l'ultima, ancora non finita.- mormoro' sventolando il foglio.
Gli puntai un dito addosso -Apenna sara' finita voglio sentirtela cantare.- dissi -Altrimenti...Altrimenti ti perseguitero'.- lo minacciai.
James rise -E credile quando lo dice.-.
Logan sorrise -Il problema, anzi, i due problemi sono: uno, non e' finita, due non ho ancora la musica su cui appoggiare le parole.- concluse.
Guardai l'ultima volta i libri, rassegnata. Me lo sentivo che non avremmo fatto nulla in piu' quel giorno.
Iniziai a rimettere nello zaino i libri, mentre vedevo i due cercare di sbirciare il foglio.
Quando rialzai lo sguardo trovai James e Carlos che ancora cercavano di vedere qualcosa, senza tentare di chiedere il foglio.
Alla fine Logan sbuffo' divertito, porgendo loro il foglio.
Lo guardarono insicuri -Sicuro?- chiesero.
Logan annui' -Per quanto mi fidi di Lentiggini, sono sicuro che prima o poi ve ne avrebbe parlato.- disse, regalandomi poi un sorriso.
Sorrisi anch'io, mentre i ragazzi si concentravano come non mai sul testo della canzone, con le fronti aggrottate.
Sorrisi piu' ampiamente a quella scena.
Dopo un po' Carlos comincio' a canticchiare una melodia, che non avevo mai sentito prima, mentre spostava lo sguardo da James a Logan.
Dopo aver preso confidenza, in un certo senso, con la melodia, Logan comincio' ad accompagnarla con lo schiocco delle dita.
James, invece, comincio' a muovere la testa a ritmo dei due e poi, insicuro, comincio' a intonare i primi due versi della canzone, poi si fermo', non sapendo come continuare.
Ma molto prontamente riprese Logan, che, a quanto pareva, sapeva le parole a memoria.
Quando si fermo', prima del ritornello, tutti e tre avevano un gran sorriso dipinto sulle labbra, mentre sentivo il cuore tamburellarmi freneticamente nel petto, come se fosse una dolce ninna-nanna.
Non solo Logan sapeva cantare, ma lo sapevano fare anche Carlos e James?
Benissimo, sono l'unica ad essere negata in musica, di nuovo.
Sorrisi e mi trattenni dall'abbracciarli.
Si scambiarono tutti un cinque, ridendo.
-Non sapevo che voi sapeste cantare e comporre musica.- disse Logan, sorridendo.
Carlos rise -Siamo nulla stessa barca amico, nemmeno noi lo sapevamo.- continuo' a ridere contagiando anche noi.
-Grazie a voi ho completato l'inizio. Grazie.- disse Logan.
Gli altri due sorrisero, cercando di dire qualcosa, ma in quel momento si apri' la porta, mostrandoci un'infermiera sorridente.
-Scusatemi ragazzi, ma devo chiedervi di uscire. Cinque minuti e l'orario di visita finisce.- ci informo', per poi andarsene.
Guardai Logan sorridente, notando che era piu' allegro del solito.
-Beh, dovremmo rifarlo un giorno. Magari ti aiutiamo a continuare il testo e a trovare la melodia adatta.- propose Carlos, salutando Logan con una pacca sulla spalla, imitato da James.
-Ci conto.- disse lui, puntando loro un dito addosso, mentre erano gia vicino alla porta.
I due sorrisero -Ciao, riposa bene.- dissero all'unisono, quasi come se fossero fratelli gemelli.
Lui saluto' con un cenno della mano, voltandosi poi verso di me con un sorriso, accompagnato da due fossette ai lati.
Sorrisi anch'io. Aveva un sorriso pericolosamente contagioso -Allora, visto che oggi abbiamo fatto poco e niente, ti va bene se domani mattina vengo alle dieci e trenta?- chiesi mettendomi la tracolla in spalla.
Lui annui' -Certo. Per favore, potresti passare da casa mia e...- si schiari' la gola, di nuovo leggermente rosso -e prendere due fogli di spartito insieme alla mia chitarra?- chiese.
Io annuii confusa -Certo, non c'e' problema, lo faro'. Ma non sarebbe piu' semplice dire ai tuoi di farlo?- chiesi confusa.
Lui scosse la testa -No. I miei pensano che la chitarra sia di un mio compagno di classe.-.
Feci una faccia di chi capisce tutto -Va bene, ci vediamo domani.-.
Feci per andarmente, ma sentii chiamarmi.
Mi rigirai -Si?-.
Mi fece segno di avvicinarmi e abbassarmi.
Lo feci e, subito dopo, sentii le sue labbra posarsi sulla mia guancia, che divento' sicuramente rossa.
-Buona serata. E fai bei sogni.- mormoro'.
Mi allontanai -A-anche a te.- balbettai e uscii.
I ragazzi parlavano fittamente, un'altra volta, e Carlos sembrava alquanto arrabbiato.
Interruppi di nuovo la discussione, avvicinandomi -Allora, andiamo?- chiesi con un sorriso.
Loro annuirono e dopo quindici minuti di un viaggio in gran parte silenzioso, mi trovavo a casa, a cenare con papa'.




Salve gente!
Ho ricevuto cosi' tanti complimenti (naturalmente poco meritati) per questa storia, che mi sento lusignata!
Ringrazio voi tutti!
Beh, spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Ho postato oggi perche non sono sicura che avro' abbastanza tempo per farlo domani.
Forse (e dico forse), la settimana prossima pubblichero' una one-shot invece dei capitoli di "Freckles".. Volevo chiedervi, chi preferite per protagonista tra Kendall e James? Lascio a voi la scelta.
E un'altra cosa: non so se ve ne siete accorti (sono piu' che sicura che non l'avete notato), ma a ogni inizio trama di ogni storia ho messo i personaggi che incontrerete durante lo sviluppo, cosi' saprete chi sara' presente. Togliero' quei piccoli avvisi appena l'amministratrice mettera' i nomi dei ragazzi fra le altre funzioni.
Detto questo, non vi rompo piu'.
Vi auguro buona settimana, buona notte e un buon "Big Time Bloopers", che uscira' questo sabato in America.
Se volete
qui potete trovare tutti gli episodi, anche se in inglese.
Live, love, laugh, Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capter Nine. ***


Sentii dei colpetti sul fianco destro.
Mugugnai e mi girai in pancia in giu, cercando di spostare la cosa che continuava a picchiettarmi, senza risultati.
-Papa', cinque minuti, dai.- borbottai sottovoce.
Sentii una risata leggera come una nuvola, che pero' non apparteneva affatto all'uomo che pensavo.
-Dai, su Jane, alzati che sono le sette e venti.- disse la voce che sentivo ancora ovattata, come se avessi le orecchie tappate con qualcosa.
Borbottai qualcosa di incomprensibile perfino per me stessa e socchiusi gli occhi quel tanto che bastava per vedere in faccia la mia ignota sveglia, leggermente indesiderata.
Sobbalzai quando mi trovai davanti Carlos con un bel sorriso sulle labbra.
-Carlos! Cosa cavolo ci fai alle sette e venti di mattina?- chiesi sconvolta.
Lui rise, mettendosi seduto in modo piu' comodo -Sono venuto per darti un bel risveglio. Tuo padre mi aveva accennato che a darti il risveglio fosse sempre Sonic con le sue affettuose leccate,- rise -quindi ho pensato di darti un risveglio un po' piu'... Asciutta e do..- stava per dire, ma si corresse subito -.. e carino.- concluse sorridendo.
Lo guardai curiosa -Sono troppo assonnata per ribattere o per chiederti cosa volevi veramente dire, quindi faccio finta che tu non abbia detto nulla- borbottai e, con ancora gli occhi socchiusi, mi lasciai ricadere sul letto.
Lo sentii ridere, poi il suo corpo che si stendeva accanto a me, sulla parte del letto libero.
Mugugnai nuovamente qualcosa di incomprensibile e mi dimenai leggermente per liberare le gambe dal groviglio delle coperte.
Alla fine mi appoggiai al petto del mio migliore amico.
-Mmm, ma come sei comodo.- mormorai strofinando la testa sul suo petto, per cercare una postura ancora piu' morbida.
Non so perche', ma mi sentivo stranamente stanca, quasi distrutta.
-Carenze d'affetto?- domando' a bassa voce mentre passava una mano fra i miei lunghi capelli rossicci.
Sorrisi annuendo leggermente, mentre lo abbracciavo -Si, credo proprio di si- mormorai.
Rimase in silenzio, continuando ad accarezzarmi i capelli.
Mi sentivo tanto una bambina che di notte, avendo paura dei "mostri nell'armadio", chiama il papa' che le si stende accanto, facendole posare la testa sul proprio petto, che a quell'eta' le sembra invincibile.
Continuai a sentire a lungo la sua mano delicata posarsi sui miei capelli, in modo rilassante, ma poi, d'un tratto tutto scomparve.

Mi riscossi dal sonno, di nuovo. Stavo molto comoda. E poi, il petto di Carlos era parecchio morbido, meglio del cuscino.
No, aspetta...Carlos? Carlos!
Aprii gli occhi e alzai la testa, trovandomi faccia a faccia col mio migliore amico.
Era infinitivamente tenero quando dormiva, con i muscoli rilassati, le spalle ancora piu' larghe, i muscoli del petto e delle braccia messi ancora piu' in evidenza dalla maglia nera, aderente a maniche lunghe.
Sorrisi guardandolo, senza trovare il coraggio di svegliarlo.
-Smettila di fissarmi.- mormoro' con voce roca, mentre un sorriso gli si cominciava a dipingere sulle labbra.
Arrossi leggermente, senza un preciso motivo -Ma tu non stavi dormendo.- sussurrai.
Lui apri' gli occhi, fissando il suo cioccolato nel mio bosco.
-In teoria si, ma sono sveglio da circa quindici minuti.- spiedo'.
Arrossii ancora di piu', se possibile -Grazie per avermi fatto fare la figura del cavolo.- bofonchiai.
Lui rise -Mi piace vederti arrossire. E' uno dei pochi momenti in cui ti togli la maschera della ragazza dura e sicura di se'.- sussurro', con un sorriso a cui non si puo' allegare altro aggettivo se non dolce.
Mi schiarii la gola, senza dire niente, mentre una strana... cosa nasceva all'altezza del mio stomaco.
-Ma smettila Pena, che non incanti nessuno.- borbottai facendolo ridere.
Gli diedi una leggera sberla, e il mio sguardo cadde sulla radio-sveglia: le 10:20.
Spalancai gli occhi -Carlos, siamo qui a poltrire mentre dovremmo essere a scuola da almeno due ore e mezza!- esclamai alzandomi dal letto, dimenticandomi, per la fretta, di avere addosso solo una canotta e dei pantaloncini corti, che usavo solo per dormire.
-Avevi e hai la febbre, quindi non ti ho svegliata... E poi devo essermi addormentato anch'io. Un giorno di assenza non ci fara' male.- disse alzandosi sui gomiti. -E comunque, bel sedere Brown!- esclamo' ridendo.
Arrossii per l'ennesima volta, questa volta in modo davvero pesante.
Gli tirai in testa la prima cosa che mi ritrovai sottomano, cioe' il mio amato libro de "I Miserabili", che, fra l'altro, era un bel mattone, ma che Carlos afferro' prontamente.
-Dai, su, stavo scherzando.. No, cioe', voglio dire, un bel sedere lo tieni davvero, ma non prendertela. E' un complimento!- esclamo' alzando le mani al petto. -Stenditi a letto e non ti muovere. Io vado a casa.- disse mentre si alzava, gia' diretto alla porta.
-E no, cosi' non vale...Tu non puoi andare dove vuoi, mentre io rimarro' qui con la febbre.- mi toccai la fronte, e si, era vero, avevo davvero la febbre.
Lui alzo' gli occhi al cielo, divertito -E allora che cosa devo fare? Ti chiamo Sonic?- domando'.
Sbuffai -No scemo, era una richiesta indiretta per farti restare.- borbottai con lo sguardo basso.
Sentii le sue braccia circondare il mio busto e il suo caldo corpo appoggiarsi lievemente al mio -Si, sei davvero tenera quando ti imbarazzi o arrabbi.- mi soffio' nell'orecchio con voce leggera quanto una nuvola -Dai, su, va a letto che scendo e chiedo a tuo padre se posso prepararti del the.- disse, lasciandomi infine un bacio sulla testa, uscendo poi dalla stanza.
Sorrisi e feci come lui mi aveva detto.
Mi semistesi sul letto, come la schiena appoggiata alla testiera, coprendomi per bene.
Si, qualcosa nel mio stomaco si stava muovendo, anche in modo parecchio vivace.
E su, sapevo bene cosa potrebbe essere, ma... Lo conoscevo solo da quattro mesi... Sarebbero sufficienti per definire questa cosa una "cotta"?
Non sono un'esperta in queste cose, non ho mai avuto storie di cui tenevo conto, ma in tutti i libri che ho letto, e anche la mamma, si sono sempre ostinati a definire questi comportamenti come l'inizio di una cotta o, addirittura, dell'amore vero e proprio.
Crederci o non crederci? Questo e' il dilemma.
Sbuffai passandomi una mano sulla fronte, che aveva cominciato a pulsare insistemente.
Un piccolo consiglio personale: mai pensare troppo ad una stessa cosa se hai la febbre. Finirai con l'avere un tremendo mal di testa.
Dopo un po' di tempo, durante il quale la mia mente era totalmente fra le nuvole, vidi la porsa aprirsi, facendo entrare un Carlos tutto sorridente e pimpante, con un vassoio fra le mani, con sopra una tazza di the fumante, delle fette biscottate con marmellata, un muffin e delle pastiglie bianche.
-Ti ho portato la colazione.- disse avvicinandosi lentamente al letto.
-Ma io non ho fame.- ribattei.
Alzo' gli occhi al cielo mentre appoggiava il vassoio sul comodino.
-Ma devi mangiare, per poi prendere le pastiglie.- spiego' nello stesso modo calmo in cui lo si fa ad una bambina piccola.
-Ma io detesto le pastiglie. Possono fare piu' male della malattia stessa.- dissi con fare da capitan ovvio.
Lui sbuffo' -Non fare la bambina, Jan, e mangia.- disse porgendomi il vassoio.
-E va bene, ma solo perche' non mi lasceresti stare se non lo facessi.-.
Lui annui' soddisfatto, sedendosi accando a me.
Mangiai in silenzio, mentre Carlos si guardava intorno, curioso.
-Cosa sono tutti quei quaderni sulla mensola?- chiese indicandoli, curioso.
Bevvi l'ultimo sorso di the -Da ragazzina mi piaceva inventare piccole storie. Quelli sono quaderni pieni zeppi delle mie fantasie.- spiegai con un'alzata di spalle mentre spostavo il vassoio sul comodino.
A lui s'illuminarono  gli occhi -Anch'io da piccolo scrivevo qualcosa. Piu' che altro i miei erano fumetti.- si alzo' avvicinandosi ai miei tanto custoditi quaderni. -Posso?- chiese.
Annuii -Certo. Non fare caso ai titoli strani o agli errori grammaticali. Li ho scritti tutti fra i dieci e i dodici anni, e non li rileggo dalla prima volta.-.
Lui sorrise aprendo un quaderno ad una pagina a caso, sedendosi poi sulla sedia del computer, intento a leggere.
-E invece dovresti.- disse dopo un po', tirandomi fuori dalle nuvole.
Alzai un sopracciglio -Dovrei cosa?- chiesi non capendo.
Lui rise -Dico che dovresti rileggerle.-.
-Sono scritte cosi' male?- chiesi.
Lui sorrise scuotendo la testa -Affatto. Sono racconti parecchio maturi se pensi che li abbia scritti una ragazzina di undici anni. Potrebbero venire pure pubblicati, se facessi richiesta.- disse chiudendo il quaderno, riponendolo infine nello scaffale.
Io scoppiai a ridere -Si, questa era bella Carlitos, davvero!- esclamai continuando a ridere.
Mi guardo' male -Ridi, ridi. Io stavo dicendo sul serio.-.
Io annuii -Certo, anch'io stavo parlando seriamente.-.
Sbuffo' -Facciamo una scommessa: io propongo i tuoi racconti ad una casa editrice. Se accetteranno la proposta tu dovrai fare una cosa che ti chiedo io.- disse.
-E se non l'accettano?- chiesi con tono di sfida.
Lui alzo' le spalle -Allora sceglierai quello che dovro' fare io.- s'interruppe porgendomi la mano -Allora, affare fatto?-.
Annuii, stringendogli vigorosamente la mano -Affare fatto.-.
Lui continuo' a leggerem dopo aver chiesto nuovamente il mio permesso, mentre io lo osservavo con un sorriso sulle labbra.
Dopo un po' l'occhio gli cadde sull'orologio, facendolo scattare in piedi.
-Oddio, sono gia le dodici e quindici!- prese in fretta il suo amato giubbotto di pelle nera, mettendosela addosso.
-Ti accompagno alla porta.- sorrisi, facendo per alzarmi.
Ma lui mi fermo', mettendomi le mani sulle spalle.
-No, non ti scomodare.- mi lascio' un bacio sulla fronte -prendo due dei tuoi quaderni, cosi' li mando a quel mio amico.- disse sorridendomi, mentre si avvicinava allo scaffale, estraendo poi due quaderni a caso.
Io annuii -Certo, tanto so che vincero' io.- dissi allegra.
Lui rise -Non ci scommetterei troppo. Io vado Jen, dico a James di prendere i compiti per Logan e per noi.- disse.
Io annuii e gli sorrisi, un attimo prima che uscisse.
Sospirai e mi appoggiai meglio alla testiera, passandomi le dita nei capelli.
Dopo qualche minuto sentii bussare.
-Avanti.- dissi con voce abbastanza forte da farmi sentire.
Papa' entro' tutto pimpante, con al seguito Sonic.
Sonic mi salto' sulle ginocchia, mentre papa', dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si sedette sulla scrivania, dove, poco prima, c'era Carlos.
Mi sorrise, uno dei suoi sorrisi di quando era particolarmente contento, soddisfatto.
-Perche' stai usando il tuo sorriso da "quando sono felice", papa'?- chiesi con un sorriso divertito, mentre accarezzavo il testone di Sonic che sbadigliava.
Papa' alzo' le spalle -Non posso essere semplicemente contento?- chiese.
Io risi -Si, che lo puoi essere, ma in tal caso useresti il tuo sorriso da "evviva! Sono felice!" e non quello da "quanto sono felice."-  spiegai con tono da capitan ovvio.
Lui mi guardo' confuso, mettendosi una mano in mezzo ai suoi capelli biondo scuro.
-Certe volte mi chiedo se sei davvero mia figlia... Un padre dovrebbe capire il proprio figlio quando parla, ma io, con te, proprio non ci riesco.- concluse.
Scoppiai a ridere ancora piu' forte -E' poco ma sicuro che tu sia il mio vero padre, tranquillo.- dissi fra una risata e l'altra, poi mi calmai lentamente -Allora, perche' hai quel sorrisino?- chiesi nuovamente.
Lui sbuffo' -E' solo che e' stato carino da parte di Carlos passare a prenderti..- disse, senza finire.
-E..?- lo incoraggiai.
Lui scrollo' le spalle -E nulla.-.
Scossi la testa, rassegnata -Ci rinuncio. Sembra che io stia parlando con una migliore amica che mi vuole tenere all'oscuro di qualcosa, invece che con mio padre.- borbottai.
Papa' rise, poi si guardo' attorno.
-Ah, e perche' non sei salito per svegliarci quando hai visto che non scendevamo?- chiesi.
-In realta' sono salito...- comincio', senza finire, nuovamente.
Sbuffai -Guarda papa' che dico a mamma cosa avevi combinato in cucina se non mi dici tutto.- passai ai ricatti, come si fa con i bambini piccoli.
-E va bene, va bene, visto che sei passata alle armi pesanti...- disse sedendosi meglio -Ecco, non vi ho svegliato perche'... Eravate cosi' carini!- lo guardai sconvolta -No, sul serio! Sembravate una coppia!- concluse ridendo.
Io arrossii pesantemente.
-Ma non dovresti essere tu papa' ad essere il primo a cacciare a pedate nel sedere ogni ragazzo che porto a casa?! Di solito fanno cosi quando la figlia porta ragazzi a casa.- esclamai.
Lui rise -Allora io sono l'eccezione! E poi, non potrei farlo..-.
Alzai un sopracciglio -E perche' mai non potresti farlo?- chiesi.
-Semplice.. Primo, perche' se lo facessi tu mi odieresti; secondo perche' e da quando hai sette anni che hai solo amici maschi e terzo..- si fermo.
-E terzo?- chiesi curiosa.
-E terzo mi ringrazierai per essere l'eccezione alla regola, quando avrai un ragazzo.- mi fece l'occhiolino.
Stavo per rispondergli in un modo non proprio carino, considerando che fosse mio padre, ma, fortunatamente, venni fermata dalla suoneria del cellulare di papa'.
Guardo' un attimo il numero, spostando poi lo sguardo su di me, prima di rispondere -Spero che tu non abbia combinato nulla a scuola.- poi rispose -Pronto?-.
Ascolto' per un attimo -Si, sono io. Jennifer ha combinato qualcosa?- chiese ancora - Si, certo, gliela passo subito.- concluse, avvicinandosi a me.
Feci un'espressione interrogativa.
-Un certo professor Smith- disse mentre afferravo il cellulare.
-Buon giorno professore.- dissi appena appoggiai il telefono all'orecchio.
-Hey Jennifer. Come va?- chiese mentre sentivo un rumore di chi si sposta.
-Febbre professore, ma me la faro' passare per i prossimi allenamenti, non si preoccupi.- lo assicurai.
-No, no, non ti chiamo per questo, pensa a guarire per bene. Ti chiamo per un'altra questione.- s'interruppe un attimo.
-Logan manchera' per... due mesi?- chiese con tono insicuro.
-Si.- affermai sicura.
-
Ecco... Lui e' il capitano, quindi ha un ruolo importante. Non posso farmi mancare un capitano per due mesi, soprattutto perche in questi due mesi avremo delle partite di qualificazione con altre scuole.-si fermo' di nuovo, quasi come se volesse lasciare un momento di suspance.
-E quindi? Non vorra chiedere all'ospedale di rimetterlo prima.- quasi lo rimproverai.
-No no, non lo farei mai. Sai che ci tengo alla vostra salute!- esclamo' indignato, con un tono che si usa con gli amici.
Perche' e' cosi' che ci riteneva lui, amici.
-E allora?- chiesi nuovamente.
-E allora volevo chiederti se vorresti prendere il suo posto, almeno finche' non si riprende. Sei una grande giocatrice, alla pari di Logan e nessuno se la prenderebbe se fossi tu a diventare capitano.-.
Io ci pensai un attimo, poi scossi la testa, sorridendo, come se in qual momento me lo trovassi davanti.
-No professore, mi dispiace, ma non me la sento.- dissi semplicemente.
-E va bene, se ci hai pensato bene...- disse con voce rassegnata.
-Bene, e' tutto. Buona giornata Jennifer, guarisci presto.- concluse, chiudendo poi la chiamata.
Papa' mi guardo' curioso -Che e' successo?-.
-Il professor Smith mi ha chiesto di diventare capitano della squadra.- dissi semplicemente.
-E perche' non hai accettato?- chiese stranito.
-Non me la sento papa', davvero.-.
-E perche' mai? Non era quello che volevi?-.
Sorrisi e iniziai a scuotere la testa, lentamente -Sai, penso che un amico, o meglio, tre amici, sono piu importanti di uno stupido ruolo in una squadra.- dissi.
-Cioe'?- chiese papa' -Sono piu vecchio di te, ma io ragionerei al contrario. Voglio dire, se sono dei veri amici, sarebbero contenti per te.-.
-Si, e' vero. Sono piu' che sicura che anche loro lo accetterebbero, ma.. Ma mi sentirei totalmente in colpa. Voglio dire, mi sentirei in colpa verso Logan perche' so che lui ci tiene particolarmente a quel ruolo. In pratica sarebbe una cosa come... Come togliere a te le amate serate passate a leggere o a scrivere. Anche se non lo mostrerebbe, ce l'avrebbe un po' con me, anche se inconsciamente...-
mi fermai e sorrisi -Poi entrano un scena James e Carlos.. I miei due scemi.- dissi ridendo -Anche loro vorrebbero diventare capitani, ma so che rifiuteranno. Se accettassi non se la prenderebbero minimamente con me, lo so, ma sarei io a non sentirmi apposto, capito?- conclusi con un sorriso.
Papa' sorrise a sua volta e si alzo', avvicinandosi e scompigliandomi i capelli.
-Io vado di sotto. Se ti serve qualcosa, chiama.- disse uscendo.
Non feci nulla per tutta la meta' del pomeriggio, finche', alle sedici, non sentii il campanello di casa suonare.
Quando aprii (papa' era uscito), mi trovai davanti un trafelato James che, appena il tempo di darmi i compiti, poi scappo'.
Lo guardai confusa, mentre si allontanava, poi mi chiusi la porta alle spalle.
-Oggi si va da Logan.- mormorai salendo le scale.




Angolo autore.
Scusatemi, scusatemi, scusatemi.
Non mi usccidete, vi prego, ho solo 13 anni!
Lo so, non aggiorno da.. un mese, ma sono rimasta senza inteenet, non posso aggiornare.
Oggi ho avuto l'occasione di farlo, quasi come se fosse un regalo di natale, ecco.
Si, lo so, come regalo fa schifo.
Comunque, ho gia altri capitli pronti, aggiorno appena potro' prometto.
Vi auguro un buon Natale e un felice e diverso anno nuovo.
Con affetto, Wiky.


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capter Ten ***


Quando sentii la porta aprirsi ero vestita e pronta, con la tracolla in spalla.
Scesi le scale e trovai mamma che si toglieva il cappotto.
-Dove credi di andare, tu?- chiese con un sopracciglio alzato.
-In ospedale, no? Devo portare i compiti a Logan.- risposi.
-Ma se hai la febbre! Su, fila a letto.- mi rimprovero'.
-Ma non ho piu' la febbre!-.
Mamma alzo' gli occhi al cielo, rimettendosi il cappotto -Peggio di parlare con un mulo.- borbotto' aprendo la porta di casa.
Feci un sorrisone soddisfatto.
Uscii, seguendo mamma in macchina.
Mi sedetti accanto a lei, che, con mia sorpresa, non accese il motore, ma fece un sospiro.
-Jennifer, ti devo parlare.- disse.
Alzai un sopracciglio -Vuoi rientrare a casa mamma? Se me lo dicevi prima, aspettavo.- risposi ingenuamente.
Lei sorrise e scosse la testa -No, non ti preoccupare. Va bene anche qui.- disse girandosi verso di me, osservandomi.
-E' una cosa grave, mamma?- domandai dopo un po', visto che non spiccicava parola.
Lei dondolo' la testa a destra e a sinistra -Dipende da che punto guardi 'sta faccenda.-.
Ok, se comincia in questo modo, io ho tutte le ragioni di questo mondo per iniziare a preoccuparmi.
-Ecco, io e Jason ne abbiamo gia parlato e abbiamo deciso che sarebbe meglio informarti da subito.- disse parlando pure a nome di papa'.
-Ebbene? Che c'e' di tanto grave da parlarmi a quattr'occhi, in un'atmosfera molto seria?- chiesi.
Lei sospiro' nuovamente -Ci siamo trasferiti qui per via della mia promozione, giusto?- chiese.
Io annuii.. perche' si, principalmente era quella la causa.
-Bene, adesso ascoltami attentamente.. Il dipartimento in cui sto io ha fra le mani un caso davvero molto importante. Hai sentito di un certo Robert Wilmer?- chiese.
Annuii nuovamente.
Da almeno due settimane i telegiornali non facevano altro che parlare di lui. A quanto mi risulti, stava facendo non poco scompiglio a New York City, fra omicidi, spaccio di droga e sequestri di persona.
-Ecco, quel caso e' assegnato a noi. Ci richiede molto, moltissimo tempo ed e' per questo che sto piu' a New York che qui.- s'interruppe un attimo -Il mio capo ha chiesto a tutta la squadra di essere il piu vicino possibile in caso di necessita' e mi ha proposto di trasferirmi proprio a New York.- si fermo'.
I miei neuroni cercarono di lavorare il piu' possibile, ma l'unica domanda che riuscii a produrre fu -A-anch'io e papa'ci dovremo trasferire?-.
Lei scosse nuovamente la testa -No, affatto. So che ti sei trovata nuovi amici, che ti trovi bene, e non voglio assolutamente rovinarti quello che hai costruito.- mi abbraccio' di slancio, e io ricambiai -Volevo chiederti se per te andasse bene il mio trasferimento.-.
Non l'avrei vista per giorni, se non per mesi... Ma nello stesso tempo ero consapevole che per lei era importante, che era il suo lavoro, una delle cose che piu' le stavano a cuore.
Sospirai e mi asciugai una piccola lascrima -So mamma che per te e' importante, quindi... Non c'e' problema.- dissi staccandomi dal suo abbraccio.
Lei mi sorrise e accese la macchina.
-Quando partirai?- chiesi sedendomi meglio.
-Oggi stesso. Ti accompagno, torno a casa, prendo le valigie e parto.-.
Io sgranai gli occhi -Ah.- fu tutto quello che riuscii a dire.
Durante il viaggio parlammo veramente poco, o niente.
Quando fummo davanti all'ospedale, si fermo'.
-Quindi...- cominciai, senza sapere che dire.
Lei mi abbraccio' nuovamente, dandomi un bacio sulla testa.
-Stai attenta a chi freguenti. Non stare con cattive compagnie. Mantieniti in salute. Continua a studiare, cosi' come stai facendo. Metticela tutta nel football e... Tieni d'occhio papa'.- concluse.
Sorrisi -Ti voglio bene mamma.-.
Lei ricambio' il sorriso -Anch'io te ne voglio piccola, credimi.- disse.
Sorrisi un'altra volta, poi scesi, dirigendomi all'entrata.
Solo quando fui nell'ascensore mi resi conto di essere rigida come un tronco d'albero.
Mi appoggiai alla parete dietro di me e chiusi gli occhi.
Inspirai con il naso e buttai fuori con la bocca tenendo gli occhi chiusi, finche non sentii il suono che produceva l'ascensore quando arrivava al piano desiderato.
Aprii gli occhi e uscii nel corridoio, avviandomi poi verso la stanza, con passo trabballante.
Quando fui davanti alla porta, indecisa se entrare o aspettare un po' per riprendermi, sentii il rumore di qualcosa che si frantuma su una parete.
Spalancai gli occhi e, senza pensare, entrai nella stanza.
La prima cosa che vidi fu il Blackbarry di Logan a terra, o meglio, i suoi resti, visto che era totalmente distrutto.
Spostai lo sguardo su di Logan.
I macchinari al suo fianco non erano impazziti, ma quasi.
La pressione era alle stelle e il battito cardiaco era molto oltre la normalita', constatando che era 125 a 90.
Il suo sguardo era immobile, dritto davanti a lui. Non batteva un ciglio, non muoveva un muscolo.
Preoccupata mi avvicinai a lui, poggiando la tracolla, che mi ero tolta precedentemente, su una sedia.
Mi sedetti accanto a lui, ma non ottenni nessuna reazione.
Gli poggiai una mano sulla spalla, scrutandolo.
Con un veloce movimento mise una mano sul mio polso, stringendolo.
Feci una smorfia di dolore -Logan, mi stai facendo leggermente male.- sussurrai.
Lui parve riscuotersi dai suoi pensieri e, come se avesse preso una scossa, lascio' il mio polso.
-Lentiggini.. Scusami, ero nel mio mondo, non volevo farti del male.- parti' in quarta, tanto che feci fatica a capirlo.
Ci impiegai qualche secondo, poi ci arrivai.
-Fa nulla, non ti preoccupare.- mi sedetti meglio -Che e' successo?- chiesi.
Lui alzo' le spalle -Niente.-.
Lo rimproverai con lo sguardo, indicandogli il cellulare quasi  polverizzato -So che puoi essere stato soltanto tu a farlo, anche perche' hai il braccio allenato...E questo non mi sembra affatto un "niente".-.
Lui sospiro' passandosi una mano nei capelli.
-Mi prenderai per pazzo quando te lo diro'.- disse.
Sbuffai -Ma smettila, sentissi le cose che dico io.-.
Roteo' gli occhi -E va bene, se proprio vuoi saperlo... Sai che manchero' per due mesi circa, no?- annuii -Ecco. Il coach ha ben pensato di sostituirmi con un altro capitano.- disse.
-Si, so anche questo. Aveva chiesto anche a me di farlo, ma non pensavo ri saresti arrabbiato cosi' tanto.-.
Lui fece una risata nervosa -Perche' diamine non hai accettato?! E non sono arrabbiato per lo sostituzione, so bene che serve un capitano presente. Sono arrabbiato per chi mi sostituisce.- disse stringendo i pugni.
-E, ehm, per curiosita', chi e' il capitano adesso?- chiesi.
Fece un sorrisino scettico -Occhi verdi, capelli biondi, alto e magro, non ti dice niente?- chiese.
-Kendall?- chiesi sorpresa.
Si, era cambiato molto da quando l'avevo conosciuto, ma non me lo sarei aspettata.
Lui annui'.
-Non me lo sarei aspettata da lui.- espressi ad alta voce i miei pensieri.
Lui rise -Ti ricordi che ti avevo detto nel giorno in cui ti ho conosciuta?- chiese.
Alzai un sopracciglio -Che mi trovavi bella...e il tuo invito poco..ortodosso a casa tua?-.
Lui arrossi', non a suo agio -No, non quello..E scusami.-.
Sventolai una mano, mentre scavavo nella mia memoria.
Non che fosse successo secoli fa, ma cavolo, io ero famosa per la mia memoria corta.
Ho sempre sostenuto di avere piu' una memoria fotografica, io.
Rimasi per un po' in silenzio, andando alla ricerca dei ricordi del primo giorno di scuola di quest'anno, poi mi ricordai.
-Ma certo! "Non fidarti sempre di qualcuno che non ti ha raccontato nulla del suo passato".- esclamai citandolo.
Il ragazzo sorrise leggermente, annuendo con lo sguardo basso -Si, quello, prorpio quello.-.
Mi venne un dubbio grande quanto l'Everest.
-Come facevi a sapere che in un modo o nell'altro Kendall mi avrebbe...delusa?- perche' si, mi aveva delusa.
Lui rise -Questa e' una storia totalmente diversa. Quando diventerai grande, forse te la raccontero'.- disse continuando a ridere.
In un primo momento sbuffai, ma poi mi unii a lui e gli tirai un scappellotto -Non fare lo scemo. Sputa il rospo.-.
Lui continuo' a ridere per un po', poi si calmo'.
-Pronta a venire a conoscenza di fatti che nemmeno i miei genitori conoscono?- chiese divertito.
Risi -Non che sarebbe una novita'.-.
Mi diede una leggera spinta -E fa la seria, per un attimo!-.
Risi ancora piu' forte -Ha parlato il piu' serio dell'ospedale!-.
Si uni' anche lui alla mia risata -E va bene, te la do' vinta per questa volta.-.
Mi calmai e gli puntai un dito contro -Ma adesso sputa il rospo.-.
Lui scosse la testa -Sai che non me lo ricordo piu'?-.
Sbuffai alzandomi. Mi avvicinai ai resti del telefono e li raccolsi, mostrandoglieli -Se sputi il rospo ti regalo il mio cellulare.-.
Scosse la testa, divertito -Non voglio il cellulare. Ma sappi che queste cose non le sa nessuno tranne me, Kendall, Carlos e James.-.
Annuii e mi sedetti se una sedia, accanto al letto.
-Ma stavi cosi' male accanto a me?- domando' con una faccia da...cucciolo.
Arrossii e mi sedetti di nuovo sul letto, accanto a lui.
Lui sorrise annuendo -Bene... e' cominciato tutto..- ci penso' un attimo - in seconda superiore, si. Io, Kendall, Carlos e James non eravamo nemici a morte, come tutti credono, anzi, ci chiamavano "gemelli" proprio perche' stavamo sempre insieme. Ci chiedevano se ci facessimo pure la doccia in gruppo.- disse ridendo.
Risi anch'io, poi feci mente locale -Ecco perche' quel "Amici di nuovo" di Carlos. Adesso me lo spiego.- riflettei.
Lui annui' con lo sguardo perso nel vuoto. Chissa' a quale momento della sua vita era ritornato.
-Dalla prima superiore tutto si e' incirnato.- ricomincio' guardando le sue mani intrecciate -Tutti abbiamo cominciato a giocare a football e tutti e quattro eravamo davvero bravi. Quell'anno, poi, il coach Smith doveva eleggere un nuovo capitano, visto che il ragazzo che lo era stato aveva ormai finito la scuola.
Io, Carlos e James non ci eravamo nemmeno proposti come sostituti, ma Kendall si. E fin'ora tutto ok.
La quiete prima della tempesta fini' quando, due settimane dopo, il coach mi prese dalla lezione di storia, mi sottopose ad un test e il pomeriggio stesso annuncio' di darmi la carica di capitano.
Nessuno, oltre Carlos e James, furono felici di quella decisione.
Kendall mi accuso' di averlo fatto apposta, per fargli un torto e non ci parlammo per un bel po'.
In quel periodo, poi, misi gli occhi sulle chitarre.... e su Erin.
Era una ragazza fantastica. Andava nel mio corso di letteratura e storia.
Venni affascinato dalla sua semplicita' dal suo sorriso e dalla sua gentilezza.-
sorrise in modo molto malinconico, poi riprese -Ma a quel che mi risulto', anche a Kendall interessava.
Litigammo nuovamente ma, alla fine, decisi di farmi da parte, cercando di salvare quel poco che era rimasto della nostra amicizia.
Seppur capitano della squadra di football, preferii tenermi nella parte meno popolare della scuola, rifugiandomi nella tranquillita' insieme alla mia chitarra.
Fu proprio in uno di quei momenti che sentii la migliore amica di Erin parlare col suo ragazzo, nell'aula di musica, sempre poco frequentata.
Diceva che Erin aveva rifiutato l'invito dell'amico del bel capitano di football, ignara che quello col cappello in testa e la chitarra sulle gambe ero proprio io.
Mi ricordo che, seppur sapevo che fosse sbagliato nei confronti di Kendall, un enorme, smisurato peso si era evaporizzato dall'altezza del mio cuore e del mio stomaco.
Le acque con Kendall rimasero, comunque, abbastanza calme.
Per questo feci passare qualche settimana, poi iniziai a preparare un bel piano per cercare di attirare l'attenzione di Erin.
Ma a quanto pareva, qualcuno lassu' aveva in mente ben altri progetti per noi.
Il mio piano perfetto salto' quando Erin mi becco' in una classe vuota, in un'ora buca, mentre io stavo suonando e cantando, proprio come e' capitato a te.-
disse andando un attimo fuori argomento.
Si giro' e mi sorrise, venendo poi ricambiato.
Poi il suo sguardo si perse di nuovo mentre guardava il mio viso - Dopo un mese cominciammo ad uscire insieme.
Kendall lo venne a sapere e, durante l'ennesimo litigio, gli rinfacciai tutto quello che volevo dirgli da mesi.
Quel litigio fu il piu' violento tra tutti, ma non sapevo che ce ne sarebbe stato un altro, ancora piu' violento.
Comunque, io ed Erin ci mettemmo insieme dopo un mese.-.

Si fermo' e cominciarono a scendergli delle lacrime e, ben presto si ritrovo' a singhiozzare.
La prima e unica cosa che mi venne da fara fu abbracciarlo.
Lui aggrappato alle mie spalle, mentre sentivo il suo viso bagnato premermi sul collo.
-Do-dopo- cerco' di continuare - dopo certi fatti Kendall accuso' me di tutto quello che era successo ad Erin. Racconto' ai ragazzi una sua versione dei fatti e anche loro mi girarono le spalle.
Io ero traumatizzato, ma sentivo e sento che Kendall ha ragione: sono io il colpevole, se... se solo non fossi stato cosi' egoista..-
s'interruppe scosso da violenti singhiozzi -Da quel momento sono diventato quello che tu avevi conosciuto.
Non volevo avere nessuno attorno, non volevo legarmi nuovamente a qualcuno, sapevo che prima o poi mi avrebbe ferito.
Ho cominciato a passare piu' tempo con le ceerleader e con i ragazzi popolari. Ho cominciato a mettermi in mostra e ho cominciato a frequentare una compagnia diversa, spavalda e menefreghista.
Non ero io quello, non lo sono mai stato, ma era l'unico modo per non ritornare a quelle sensazioni, a quelle situazioni.
Era l'unico modo che avevo trovato per non farmi ferire piu', per restare isolato da tutto e da tutti.-
disse con una voce piu' calma.
Percepii il suo corpo abbandonarsi lentamente sul mio, mentre affondava il viso fra la mia spalla e il mio collo.
-E' colpa mia, e' solo colpa mia.- continuo' a mormorare, scosso, di quando in quando, da alcuni singhiozzi ritardatari.
Tutto quello che seppi fare io fu soltanto stringerlo di piu' a me, passandogli lentamente le mani sulla schiena, cercando di farlo calmare.
-Calmati Logan. Calmati. Sono sicura che, qualsiasi cosa sia successo, la colpa non e' tua.- gli sussurrai.
Non so per quanto tempo restammo in quella posizione.
La cosa positiva era che Logan si stava lentamente calmando del tutto e anche che questo suo sfogo significava che avevamo fiducia uno dell'altro.
La cosa negativa, e anche alquanto preoccupante, era che mi sentivo stranamente bene stretta a lui.. E questo non mi piaceva affatto.
Due sensazioni simili nello stesso giorno.
"E non c'e' niente di strano", direte voi.
Beh, si, non ci sarebbe nulla di strano se queste sensazioni si fossero... risvegliate con la stessa persona.
Il problema era che la prima volta era con Carlos e la seconda con Logan.
E la situazione diventava ancora piu' disperata se si pensa che Carlos era il mio migliore amico e che Logan, ne sono sicura, lo sarebbe diventato.
Poi ci si aggiunge il fatto che loro erano appena tornati amici...
Ma perche', cazzarola, certe cose devono arrivare nei momenti meno opportuni?!
Mi riscossi dalle mie paranoie mentali appena sentii il copro di Logan staccarsi lentamente dal mio.
Spostai il mio sguardo sul suo e lo trovai con un sorriso sulle labbra, seppur con le guance ancora umide.
Lo guardai confusa e anche alquanto imbarazzata, appena constatai la vicinanza fra i nostri volti.
-Piccola curiosita', oltre al ringraziamento per avermi fatto sfogare, perche' stai stritolando la mia maglietta?- chiese.
Arrossii pesantemente.
Era gia' imbarazzante di suo, se poi ci si mette anche lui, siamo totalmente fregati.
Scrollai le spalle -Nulla, mi e' venuto spontaneo mentre pensavo a delle cose.- risposi con semplicita'.
Alzo' un sopracciglio -Che tipo di cose?- domando' passandosi una mano sulle guance per asciugarle del tutto.
-Nulla che potrebbe interessarti.- dissi con un sorriso di presa in giro.
Sorrise quasi fraternamente e scosse leggermente la testa -Su, prendi i libri cosi' iniziamo.-.


Angolo autore.
Waaaazaaaa bella gente, Carlitos e' qui presente!
Hahahaha scusatemi, l'assenza di internet e l'ora mi fanno questo effetto.
Ok, non saro' lunga, cosi' pubblico anche l'altra one-shot.
Vi piace? Spero di si, visto che questo capitolo e' abbastanza importante anche per il seguito...
E qui si capiscono un po' piu' di cose, non vi pare?
Beh, vi saluto, ringrazio davvero tutti quelli che leggono e commentano.
Un saluto,
Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capter Eleven ***


-No papa', mi sento bene, non voglio rimanere a casa.- dissi un po' scocciata all'ennesimo ribattito di mio padre sul farmi restare a casa.
-Jennifer, appena ieri avevi la febbre, non puoi andare a scuola!- esclamo', anche lui un po' arrabbiato.
Mi misi la tracolla sulla spalla -Mi accompagni o prendo l'autobus?- chiesi secca.
Sospiro' e si avvicino' a me, afferrando poi il biubbotto con una mano e le chiavi della macchina con l'altra.
-E va bene, andiamo a 'sta scuola. Ma poi non chiamarmi e non lamentarti se ti senti male.- disse con un piede fuori di casa.
Annuii soddisfatta, seguendolo in macchina.
Il viaggio fu piu' veloce del solito e anche silenzioso, ma solo perche' avevo tirato papa' giu dal letto a forza e vedevo benissimo che era ancora piu' dormiente che sveglio.
Arrivati a scuola scesi dalla macchina e, prima di chiudere lo sportello, mi chinai con un sorriso.
-Attento nel viaggio di ritorno a non andare a sbattere contro qualcosa.- dissi ridendo.
Mi fece il verso, facendomi ridere di piu' -Molto spiritosa. Vai, va, prima che ci ripensi e ti trascini di peso a casa.-.
Chiusi la portiera ancora ridendo, poi vidi papa' sorridere e salutare qualcuno con una mano.
Lo guardai confusa, poi mi girai.
Per poco non mi venne un colpo quando mi trovai davanti al naso Carlos e accanto a lui James.
-Avvisate quando mi venite dietro le spalle, eh.- dissi guardandoli male.
Loro risero, poi Carlos mi abbraccio' e cominciammo ad entrare a scuola.
-Come va la salute, oggi?- chiese James affiancandosi alla mia sinistra.
Alzai le spalle -Meglio, anche se non sono completamente apposto. Ho dovuto convincere papa' per mezz'ora.- borbottai.
Carlos mi mise un braccio attorno alle spalle -Dovevi restare ancora a  letto o, almeno, a casa.-.
-Ti prego... Cosa avrei fatto se fossi restato a casa?- chiesi.
-Per esempio avresti potuto fare il ronfing. E' un bellissimo sport, lo sai?- chiese James, ridendo.
Risi anch'io -Si, l'ho gia sperimentato.-.
Ridemmo per un po', finche' i miei occhi non incontrarono una figura parecchio famigliare.
Mi fermai -Anche a voi il coach ho proposto di diventare capitani?- chiesi a bassa voce, senza staccare gli occhi dal ragazzo.
Loro mi guardarono, curiosi.
-Si, perche'?- chiesero all'unisono.
-E avete rifiutato, vero?- chiesi nuovamente.
Loro annuirono, con facce interrogative.
Basto' loro un mio cenno e capirono tutto.
-Scusatemi un attimo, devo andare a parlare un attimo con il signorino.- sussurrai, mentre gli altri due annuivano.
Mi diressi verso il ragazzo.
Era girato di spalle, con, come minimo, dieci ragazze attorno a lui.
Aveva cambiato il taglio di capelli e il suo modo di vestire.
E' impressionante quanto possono cambiare le persone in soli tre,quattro giorni.
Appena picchiettai sulla sua spalla, smise di ridere e si giro' verso di me.
I suoi occhi smeraldo avevano un non so che di diverso.
Forse era la luce in loro ad essere cambiata.
Quando realizzo' che si trattava di me, un sorriso, simile a quello che Logan mi aveva rivolto la prima volta, gli si dipinse in volto.
-Jennifer, ma che piacere!- disse, con finta cortesia.
Sbuffai -Facciamola finita con 'sta deprolevole scenetta. Ti devo parlare.- dissi diretta.
Lui non mosse un muscolo.
-Da soli.- aggiunsi allora.
Alzo' gli occhi al cielo e fece un cenno con la mano a tutte le ragazze che evaporarono subito.
-Che c'e' di tanto importante da dover parlare a quattr'occhi?- chiese.
Lo guardai incredula, poi risi.
-Sul serio Kendall? Dove e' finito quel ragazzo dolce, disponibile e simpatico che ho conosciuto a inizio anno? Dove e' quel ragazzo che e' stato il mio primo amico, qui?- chiesi guardandolo negli occhi.
Rimase impassibile, senza dire una parola, quasi come se sapesse che non avevo ancora finito, che le cose che gli dovevano dire andavano ben oltre il nostro solo rapporto d'amicizia.
-Hai accettato il ruolo di capitano, vero?- chiesi.
Annui' leggermente.
-Si, lo sapevo gia. Volevo vedere se avresti avuto ancora il coraggio di dirlo, piu' o meno.- mi fermai un attimo per pensare -A che ti serve esserlo? Avere piu' fama, essere piu' popolare?- chiesi, ma di nuovo non ottenni risposta.
-E va bene, so anche questo. Vuoi avere la tua rivinciata su Logan, vero?-.
-Ma che stai dicendo?- rise, diventando nervoso all'improvviso.
-Ebbene si. Ho parlato con Logan. Non e' uno stronzo per come lo descrivevi tu e per come lo vedevo io per averti dato retta.- dissi impassibile.
In quel momento lui non sapeva che fare: si guardava intorno, alla ricerca di qualcuno che lo avrebbe potuto tirare fuori da quella situazione.
-Quindi, tu, adesso, vuoi prenderti la rivincita su Logan. Hai preso il suo posto nel football; ho notato che hai gia preso il suo posto nella piramide scolastica. Hai cominciato ad assumere il suo comportamento di quando l'ho conosciuto.- dissi.
Stranamente, sorrise.
-Adesso ti manca solo di fregargli la ragazza che gli piace, giusto? A no, aspetta, credo che qui la faccenda si fa piu' complicata; da qual che ho capito, si e' chiuso a guscio, almeno il suo cuore lo ha fatto.- dissi con tono sprezzante.
Lui rise leggermente -Ed e' qui che ti sbagli. Una ragazza gli ha riaperto il cuore c'e', e' solo che e' lei a non saperlo.- mormoro'.
-Quindi adesso vuoi prendertela per rivinciata. Poi che farai? Se le succede qualcosa, darai di nuovo la colpa a Logan?-.
La sua espressione cambio' di nuovo, instantaneamente.
-Devo andare. E' suonata la campanella da un bel po'.- mormoro', cominciando a girare i tacchi.
-No, adesso mi rispondi.- esclamai, prendendolo per il polso.
Non so come, forse lo fece senza volerlo, d'istinto, fatto sta che sentii uno schiaffo in faccia e il sapore metallico in bocca.
E fatto sta anche che, appena rialzai la testa, vidi Carlos dare un pugno a Kendall, facendolo cadere a terra.
Si alzo' subito, con il naso che gli colava dal naso e lo sguardo leggermente smarrito.
-Scusami- borbotto', poi prese la direzione opposta mentre si tamponava il naso sotto lo sguardo assassino di Carlos.
Quast'ultimo si chino' subito accanto a me, guardandomi preoccupato.
Prese un fazzoletto dalla tasca e comincio' a tamponarmi delicatemente il labbro spaccato.
-Perche' lo hai fatto?- chiesi a bassa voce.
-Fatto cosa?- chiese anche lui, con lo sguardo concentrato sul mio labbro.
-Perche' hai dato un pugno a Kendall per me.- sussurrai.
Si alzo' e mi aiuto' a fare la stessa cosa -Andiamo in infermeria.-.
Mi sbilanciai un po' per colpa del colpo ricevuto, ma venni trattenuta da Carlos, che mi impedi' di cadere.
-Carlos?- domandai a bassa voce, mentre i nostri passi risuonavano nei corridoi vuoti.
-Mmhh?- fece lui, per meta' nei suoi pensieri.
-Non hai risposto alla mia domanda. Sai quanto odio quando qualcuno non mi risponde.-.
Lui sospiro'. Si fermo' davanti alla porta dell'infermeria.
Si passo' una mano sul viso -Ti spieghero' tutto a tempo debito, Jennifer, te lo prometto.- disse, poi busso'.
Sentimmo un "avanti" ed entrammo, anche se io non volevo.
-Ma che le e' successo?!- esclamo' la dottoressa della scuola.
Una signora sui quaranta. Alta, snella, con il viso simpatico.
Chissa' quante volte l'avevo vista passare per i corridoi.
-Senza volerlo, sbadato come sono, ho aperto il mio armadietto e ho colpito lei.- disse velocemente Carlos, prendendosi la colpa.
-Sa Pena che dovrei metterle un rapporto?- domando' lei.
-No no, non lo faccia. E' colpa mia. Non sto mai attenta.- spiegai velocemente anch'io, mentre mi faceva sedere.
Adesso ci mancherebbe che anche Carlos si prendesse un rapporto per colpa mia.
Mi sarei strozzata da sola.
-Un giorno o l'altro, voi ragazzi, mi dovrete spiegare come diamine riuscite a farvi male anche con una gomma da masticare.- borbotto' la dottoressa mentre mi disinfettava il taglio.
Io e Carlos ci lasciammo sfuggire una risata.
Incrociai il suo sguardo.
Mi sorrise in modo... in modo... in un modo nuovo, ecco.
Non l'aveva mai fatto in quel modo.
Era fra il preoccupato, il dolce e l'amichevole.
Ricambiai il sorriso, anche se insicura.
La dottoressa mi medico' in silenzio per circa dieci minuti.
Poi si alzo' e noi la imitammo.
Andammo alla sua scrivania, dove stampo' dei foglio e li firmo'.
-La giustificazione dell'assenza alla prima ora di lezione. Potete rientrare alla seconda.- ci informo'.
La ringraziammo e uscimmo fuori dal suo ufficio.
-Ricordati che mi dovrai rispondere a quella domanda, prima o poi.- gli ricordai sorridendo.
-Lo faro', te l'ho promesso.- disse, anche se vedevo che dentro di lui era in corso la Terza Guerra Mondiale.
-Grazie per aver coperto Kendall.- mormorai.
Lui scosse la testa -Mica l'ho fatto per lui. L'ho fatto per te. Ero certo che non ti sarebbe venuta alcuna scusa.- disse sorridendo nella mia direzione.
Sorrisi anch'io e gli lasciai un bacio sulla guancia.
-Sei la mia salvezza.- mormorai.
-Sempre a tua disposizione.- mi diede un bacio all'angolo della bocca.
Arrossii inevitabilmente.
-Ma guarda te che ora si e' fatta. Devo scappare. Ci vediamo dopo Jen!- esclamo' lasciandomi un bacio sui capelli, per poi scappare, come avevo detto di dover fare.
Sospirai e mi diressi verso l'aula in cui dovevo entrare alla seconda ora, mentre ancora sentivo il labbro pulsarmi e le guance bruciarmi.

Finalmente la campanella di fine giornata suono' e tutti noi ci alzammo dalle sedie nello stesso momento, diretti verso la porta dell'aula di matematica.
Per fortuna, la prof si era dimenticata velocemente del bigliettino del primo giorno e scuola e non mi aveva preso di mira.
Uscii velocemente dall'aula e tirai finalmente un sospiro di sollievo.
Soli altri tre giorni e ci sarebbero state le vacanze di Natale.
Solo un'altra prova scritta domani, poi saremo liberi... almeno per due settimane, poi l'infermo sarebbe ricominciato.
Sbadigliai facendo una smorfia: credo proprio che la spaccatura si sia riaperta.
Mi passai un dito sul labbro, mentre aprivo il mio armadietto e, appena vidi che si era colorato di rosso, sbuffai.
Misi tutti i libri nella tracolla, poi richiusi l'armadietto.
Cominciai a camminare fra la moltitudine di ragazzi, con lo sguardo abbassato sul mio cellulare.
Appena lo accesi, mi segnalo' che avevo un messaggio da parte di papa'.
"Jannifer, oggi non saro' a casa. Ho trovato un lavoro, almeno per un po'. Ritorno la sera. Non co che puoi farti per pranzo, ti ho lasciato comunque dei soldi in camera tua. A dopo, papa'.".
Papa' non c'era a casa?
Tanto meglio, avrei avuto piu' tempo per inventarmi un'altra scusa per il labbro.
Certo, papa' era uno di quei creduloni stratosferici, ma dubito che avrebbe creduto alla storiella dell'armadietto.
Sospirai e uscii dal messaggio, andando poi a scriverne uno.
"Ci incontriamo all'uscita della scuola. Non so cosa potro' ofrirvi per pranzo, ma voi venite comunque a casa mia." rilessi quello che avevo scritto, poi lo inviai a Carlos e a James.
Finalmente riuscii ad uscire dal corridoio e riempii i polmoni d'aria pulita, ma gelida.
Faceva persino male ai polmoni.
Mi sedetti su un muretto, anch'esso gelido, e guardai i fiocchi di neve cadere leggeri e delicati sul terreno, gia' coperto da un manto bianco.
Sorrisi ritornando, per un attimo, com la mente a quando ero piccola e supplicavo i miei genitorni a portarmi su piste di pattinaggio perche' amavo la neve, che nella California non cadeva mai.
Dopo un po', cominciai a cercare con lo sguardo i due, ma a quanto pare, stavano facendo tardi.
Alla fine, finalmente devo aggiungere, vidi almeno James uscire dal portone della scuola.
Appena anche lui mi individuo', inizio' a farsi spazio fra gli altri, fino a raggiungermi sorridendo.
-Scusa, dovevo fare una cosa.- si scuso' sedendosi accanto a me e appoggiando un braccio sulle mie spalle.
Scrollai le spalle, senza dire nulla.
-Come mai cosi' silenziosa, oggi?- chiese a bassa voce.
Alzai le spalle, avvicinandomi a lui. Cominciavo a sentire freddo e James era come un termosifone vivente. Era come avere un Jacob Black (Twilight) accanto a se'.
-L'aria natalizia mi fa sempre diventare piu' silenziosa.- mormorai poggiando la testa sulla sua spalla.
Lo sentii ridere leggermente, mentre mi stringeva a se.
Rimanemmo in silenzio, almeno finche' non suono' il mio cellulare.
Lo presi, pensando che fosse papa' che mi rispondeva al messaggio.
Con sorpresa scoprii che il messaggio non era di papa', ma di Carlos.
Spostai lo sguardo preoccupato su James.
-Successo qualcosa?- chiese lui.
-Quando hai visto Carlitos l'ultima volta?- chiesi.
Ci penso' -Cinque minuti fa, perche'?-.
Guardai il cellulare -Mi ha appena mandato un messaggio-.
-E allora?-.
-E' strano. Non mi manda mai messaggi all'uscita, visto che ci incontriamo sempre.-.

Lui alzo' le spalle mentre io aprivo il messaggio.
"James, non ce la faccio." cominciava il messaggio.
Primo, aveva sbagliato destinatario. Secondo, l'inizio non era molto rassicurante.
"Non ce la faccio piu'. Mi sento sempre piu' stupido nel continuare a sperarci. E fa male. Fa male sapere che quello che voglio non succedera' mai. Scusa James, non credo di poter fare come mi hai detto tu.".
Ma quanto mistero! I ragazzi si divertivano senza di me, a quanto pare.
-James, credo sia per te.- dissi porgendogli il telefono.
Lo prese con un sopracciglio alzato, senza staccare gli occhi da me.
Lesse velocemente, diventando poi rosso.
Comincio' a borbottare qualcosa sotto al naso, poi prese a piggiare i tasti del suo telefono per scrivere un messaggio.
Cinque secondi dopo sentii vibrare il mio cellulare.
Lo presi e vidi un messaggio di James.
-James, credo che anche tu abbia sbagliato destinatario.- mormorai mentre stavo per aprire il messaggio.
Un veloce movimento della sua mano mi sfilo' il telefono, mentre lo sentivo maledirsi.
Lo guardai divertita mentre lo vedevo premere velocemente le dita sui tasti del mio cellulare, sicuramente per cancellare i due messaggi.
-E va bene, ho capito, non sono affari miei.- esclamai mentre mi porgeva il cellulare.
Annui' mentre leggeva un altro SMS -Hai centrato il punto.-.
Scossi la testa ridendo mentre spostavo lo sguardo sugli ultimi ragazzi che uscivano dal cancello della scuola.
-Carlos non ci raggiunge- mi informo' infine James.
Risi -Ma va! Non l'avevo ancora capito, guarda!-.
Mi fece il verso -Spiritosa.- disse mentre si alzava.
Lo imitai con ancora il sorriso sulle labbra, anche se sentivo ancora la preoccupazione per Carlos.
E si, avevo deciso di ignorare le "cose" che Carlitos e Logan mi provocavano. Sarebbe stato meglio cosi'.
Cominciai a dirigermi verso la fermata dell'autobus, ma James mi fermo' scuotendo la testa.
-No no, oggi avrai l'onore di farti un giro con la mia macchina.- disse lui.
-Modesto il ragazzo.- mormorai ridendo.
Anche lui rise dandomi una scherzosa spinta.
-Anche Logan ha una macchina?- chiesi mentre ci avvicinavamo ad una fantastica BMW.
Lui annui' - E che macchina, porco cane! Adesso non mi viene il nome della sua marca,  ma e' una macchina sportiva, bianca. Una meraviglia, in poche parole.- disse lui.
-Beh, ma mica tu ti puoi lamentare della tua!- esclamai mentre la apriva.
Riflettei per un attimo, poi sospirai -Possibile che io sia l'unica sfigata a non avere una macchina?- borbottai mentre mi accomodavo sul comodo sedile in pelle nera.
James rise -Allora per Natale ti regalo una macchina.-.
Risi anch'io, pensando che stesse scherzando -Si, una Mustang per favore.- dissi con un tono scherzoso.
Lui annui' accendendo il motore -Ok, nessun problema.- disse con tono serio.
Io continuai a ridere.
-Guarda che dico sul serio.- disse lui.
M'interruppi all'istante, guardandolo con un sopracciglio alzato.
-Ah, certo, non ti ho detto che i miei sono avvocati, vero?- chiese con nonchalance.
No, non me l'aveva mai detto.
-Ma sei pazzo?! Non posso farti comprare una macchina per me.- quasi gridai facendolo ridere.
Non rispose, cosi' restammo in silenzio per un po', almeno finche' non mi venne in mente una cosa che dovevo chiedere da un po' di tempo.
-Come mai sei scappato cosi' velocemente l'ultima volta che mi hai portato i compiti?- chiesi curiosa, mentre venivamo ombottigliati nel traffico.
Grandioso, pensai.
-Ehm, avevo un impegno.- mormoro' diventando rosso.
Capii all'istante e feci una faccia maliziosa -E chi e' la fortunata?- domandai dandogli delle gomitate nell costole.
Rise, nervoso, mentre suonava il clacson -E come sai che ho avuto un appuntamento con una ragazza?- domando' a sua volta.
-Mah, istinto femminile.- dissi vaga -Allora, la fortunata?-.
Lui sbuffo' -Ma perche' per voi ragazze e' cosi' facile leggere noi ragazzi.- borbotto' mentre, finalmente, cominciavamo a muoverci -Si chiama April Coperfield. Non la conosci.- aggiunse speranzoso.
April Coperfield...April Coperfield.. Ma certo!
-E' per caso la ragazza bruna, alta, magra, bella che va al tuo corso di inglese?- chiesi con tono vittorioso.
Lui sbuffo'.
Si, ho indovinato.
-Si, e' lei. Come cavolo fai a conoscerla?- chiese.
Mi guardai le unghie, strofinandole poi sulla mia giacca da football, uguale a quella che anche i miei compagni di squadra portavano.
-Sai, anch'io ho imparato ad osservare bene un po' tutti.- dissi.
Lui mi guardo' un attimo, divertito, prima di uscire dal traffico.
-Dovremmo fare qualcosa a Logan per Natale.- disse dopo un po'.
Annuii -Si, e' cosi' triste la' in ospedale. Non c'e' spirito natalizio.-.
-Hai gia' qualche idea?- chiese guardandomi.
-Che ne dici di convincere i dottori di farci entrare di notte, mentre lui dorme, per decorare la sua stanza?- chiesi con un sorriso.
Anche a lui si dipinse un sorriso sulle labbra -Ottima idea scricciolo. La parte piu' difficile sara' convincere i dottori.- disse.
-Credi che la faccia da cucciolo della sorellina di Logan ci potra' dare una mano?- chiesi.
Lui rise -Puoi scommetterci!- esclamo' infine.





Angolo autore.
Wazza people?
Kendall che non sa bene cosa fa, Carlos che si comporta in modo strano e James che si sta innamorando... Che razza di piega sta prendendo questa storia?
Non doveva andare cosi!
Ma fa niente, in un modo o nell'altro riusciro' a collegare bene tutti gli altri capitoli :')
Ok, bando alle ciance, spero che vi sia piaciuto, nonostante non sia scritto benissimo e che sia un capitolo di passaggio, quasi...
Vi auguro buona notte,
sempre e comunque, la vostra scassa scatole,
Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capter Twelve ***


Guardavo la macchina dei signori Henderson uscire dal vialetto, diretta all'ospedale per riportare, finalmente, Logan a casa.
Si', sembra impossibile, ma due mesi e qualche giorno sono volati come fogli durante una tempesta.
E sembra anche impossibile che la scuola finisca fra soli tre mesi e mezzo... e io stavo andando nel pallone per via degli esami.
Ed e' anche vero che non sento mamma da un mese.
L'ultima volta ci aveva detto che l'operazione del C.S.I. si stava facendo delicata e che, per proteggere me e papa', avrebbe interrotto i contatti.
E, infatti, cosi' ha fatto.
Sentii qualcosa di pesante piombarmi letteralmente sulla schiena, facendomi sbilanciare e cadere a terra.
Mi girai, un po' dolorante, sulla schiena, cercando di capire chi era il genio che mi era piombato cosi'.
Ritrovai il muso sorridente di Sonic a cinque centimetri dal mio volto.
Sorrisi e me lo trascinai sopra,  grattandogli la schiena mentre lui si divertiva a leccarmi la faccia, contento di rivedermi.
-Si Sonic, mi sei mancato tanto anche tu.- dissi ridendo, in un momento in cui lui si era staccato per guardarmi negli occhi.
Sono di un marrone acceso, caldo.
Mi ricordano gli occhi di qualcuno, ma adesso non mi viene in mente di chi.
Sentii la risata di papa' provenire dalla porta.
-Vedo che vi siete dati un caloroso benvenuto!-.
Spostai lo sguardo dal muso di Sonic a papa', che se ne stava appoggiato allo stipide della porta, con una mano nella tasca del suo pantalone del completo, mentre nell'altra teneva in mano la sua ventiquattr'ore.
-Puoi scommetterci papa'!- esclamai alzandomi e dirigendomi verso si lui per lasciargli un bacio sulla guancia ruvida per via della barbetta -Domani mattina ti devi radere papa'.-
Lui rise -Perche', non ti piace la mia barbetta?-.
Scossi la testa -Lasciamo perdere, va.... come mai sei tornato cosi' tardi oggi?- chiesi mentre lui si sedeva al tavolo della cucina, allentandosi la cravatta.
-Sono passato dal veterinario per prelevare Sonic e ho dovuto firmare un bel po' di scartoffie.-.
Gli posai davanti un piatto di pasta calda, mentre Sonic continuava a girarmi attorno, scodinzolando.
-Oggi devi ancora andare in ufficio?- chiesi appoggiandomi al lavabo.
Lui annui' ingoiando -Si'. Esco alle nove e ritorno alle otto.-.
Annuii e restammo in silenzio per un po', almeno finche' non suono' il campanello.
Papa' si stava per alzare, ma lo precedetti, mettendogli una mano sulla spalla.
-Finisci di mangiare, vado io.-.
Aprii la porta e trovai il signor Henderson con un gran sorriso sulle labbra, come al solito.
-Ciao Jennifer, c'e' papa'?- chiese.
Annuii sorridendo e scostandomi dalla porta -Prego, entri. Papa' e' in cucina.- dissi, con l'intento di salire in camera mia per finire quei pochi compiti che ci avevano assegnato, ma venni fermata dalla voce del signor Henderson.
-Logan mi ha detto di dirti di andare da lui.- disse prima di entrare in cucina.
-Papa', vado un attimo da Logan, porto Sonic con me cosi' dopo vado a farmi una passeggiata con lui.- dissi prendendo il guinzaglio.
Io e Sonic uscimmo, andando verso casa Henderson.
Suonai e mi aprii la sorella di Logan, Havley.
-Hey piccola, c'e' tuo fratello?-
-Certo, ti aspetta in camera sua. Ciao Sonic!- aggiunse sorridendo, regalandogli una carezza in mezzo alle orecchie.
-Grazie piccola. Ti lascio Sonic?- chiesi mentre mi accompagnava alle scale.
-Si!- esclamo' lei, contenta.
Sorrisi e salii le scale, lasciando Havley, Sonic e Bob, il loro cane, a giocare insieme.
Bussai alla porta coperta da vari cartelli che dicevano "Warning" e "Danger!" e cose simili.
Sentii un -Avanti- brontolato, cosi' entrai.
-Ma che voglia di vivere, Henderson!- lo presi scherzosamente in giro, avvicinandomi al letto dove era disteso con le mani dietro la testa ad osservare il soffitto.
-Hai fatto in fretta.- disse lui, alzandosi sui gomiti.
-E che ci vuole  ad arrivare da casa mia a casa tua?-
-Pensavo che fossi agli allenamenti.-
-Volevo essere la quarta persona a darti il bentornato.- dissi ridendo e avvicinandomi a lui.
Sorrise, lasciandomi un bacio sulla guancia appena mi sedetti accanto a lui -Credo che tu abbia raggiunto il tuo obbiettivo, Lentiggini.- disse divertito.
-Quando la finirai di chiamarmi cosi'?- chiesi sbuffando.
Lui rise -Quando quei puntini rossi scompariranno  dal tuo naso.-
-Grandioso.- brontolai con sarcasmo.
Lui rise di nuovo, alzandosi -Che ne dici di uscire?-.
-Uscire? Sei appena tornato a casa!-
- Si, ma posso uscire solo con qualcuno che mi accompagna, in caso mi sentissi male.- disse sbuffando.
Risi seguendolo mentre usciva dalla stanza -Di nuovo bambino?-.
Lui annui', scendendo le scale, con me al seguito -Purtroppo..-.
Quando fummo a pian terreno chiamai Sonic che arrivo' subito, saltando addosso a Logan.
-Hey Sonic! Quanto tempo! Ti sono mancato?- chiese lui.
Sonic, per tutta risposta, gli lecco' le mani.
Logan rise -Si, mi sei mancato anche tu!-.
Io guardai il tutto, allibita -Cosa gli hai dato per farlo affezionare cosi' velocemente a te?-.
Lui sorrise, aprendo la porta di casa e salutando sua sorella, invitandomi a fare lo stesso.
Solo quando fummo fuori casa, lui alzo' le sopracciglia a scatto, con un sorriso malizioso -Ho il mio fascino... forse anche la proprietaria, se gioco bene le mie carte, mi saltera' addosso come ha fatto il suo cane.-.
Lo guardai scandalizzata.
Lui mi guardo' serio per un attimo, poi scoppio' a ridere, dandomi un'amichevole spinta, mentre mi prendeva di mano il guinzaglio.
Quando le nostre mani si sfiorarono, le mie guance presero fuoco.
"Oh no, ti prego, non di nuovo.." pensai.
-Stavo scherzando!- esclamo' fra una risata e l'altra, facendomi rilassare.
Per tutto il tempo camminammo senza spiccicare parola.
All'uno bastava la presenza dell'altro. Bastava sentire un qualcuno al proprio fianco.
Anche quando ci sedemmo su una panchina in un parco per cani, restammo in silenzio.
Io non sapevo di cosa parlare e lui sembrava totalmente nei suoi pensieri.
Ma, infatti, sembrava.
-Sai, magari perche' ero in ospedale e vedevo tutto grigio, ma mi sembri ancora piu' bella di prima.- sussurro', ma, appena si rese davvero conto di quello che aveva detto, arrossi', diventando bordeaux -Fa come se non avessi detto niente.-.
Ma era, ormai, troppo tardi.
Il cuore tamburellava, le mani sudavano e la gola si fece secca.
Mi schiarii la voce, non sapendo cosa dire, ma fu lui a cercare di risolvere la questione.
-Ehm.. come stanno andando le cose a scuola?-
-Be-bene, nulla di insolito.-
-E con Kendall?-
Eh... con Kendall. E io che speravo che non arrivasse mai a questa domanda.
No, non gli avevo detto nulla.
Mi girai a guardarlo.
Scruto', osservo' bene tutto il mio viso, fermandosi poi su un punto specifico.
Il labbro. Oh no.
C'era rimasta una cicatrice, anche se non molto visibile.
Guardai attentamente il suo volto.
Stava lentamente elaborando qualcosa.
Le sopracciglia contratte, la vena sulla tempia che iniziava a pulsare, le labbra socchiuse, il respiro piu' veloce, la mano sinistra chiusa a pugno.
Passo' il pollice e l'indice sulla mia cicatrice, facendomi arrossire ancora di piu'.
-E' stato lui, vero?- chiese con voce ferma, ma che era forzatamente controllata, si sentiva.
Non dissi nulla, intimorita dalla sua possibile reazione.
-E' stato lui, vero?- ripete' di nuovo, lentamente, cercando di controllarsi.
Annuii lentamente.
-Lo ammazzo. Giuro che lo ammazzo, quel figlio di buona donna. Lo uccido a forza di picchiarlo.- mormoro' serio, con tono minaccioso.
-No Logan, tu non farai nulla. Nulla, intesi? L'ha fatto senza pensarci, d'istinto.- cercai di limitare i danni.
-Non me ne importa un beato ca...volo.- ma che gentile, si autocensura per me -Non la passera' liscia.-.
-Per favore Logan, si e' gia' beccato un pugno da Carlos, basta e avanza.-
-No che non basta! Le ragazze, le donne, non si devono picchiare. Nemmeno per sbaglio!-.
Si, certo, mi faceva piacere sapere che c'era qualcuno che si preoccupava per me, ma avevo seriamente paura di quello che avrebbe fatto a Kendall il giorno dopo.
Soprattutto perche' era appena uscito dall'ospedale.
-Logan fa niente, e' successo due mesi fa, tutto si e' risolto.-.
La sua espressione non cambio'.
Rimase impassibile, infuriata.
Le sue dita ancora sulla mia guancia.
-Promettimi Logan che domani non farai nulla.-.
Lui sospiro' -E va bene, non faro' nulla.-.
Annuii soddisfatta e stavo per dargli un bacio sulla guancia, ma qualcuno si sedette in mezzo a noi, come una furia dai capelli rosso ginger.
-Ragazzi, anche voi qui?!- esclamo', fintemente sorpresa.
Mi lancio' uno sguardo di fuoco.
Non riuscii a capirlo subito. Poi la osservai meglio.
Sguardo perso nel gentile, ma forzato, sorriso di Logan, l'attenzione con cui lo ascoltava e, infine, gli sguardi assassini che mi lanciava di tanto in tanto, quando cercavo di inserirmi in quello che dicevano.
"Oh no, Signore, ti prego. Perche' le fai avere tutte a me?" pensai.
-Ehm, scusatemi ragazzi, io devo tornare a casa.- dissi velocemente per togliere il disturbo.
Logan mi guardo' supplichevole.
Come avrei potuto lasciarlo in quella situazione imbarazzante?
Perche', suvvia, avere accanto a te una ragazza che ti adora letteralmente, mentre a te non piace affatto, e' almeno un po' imbarazzante.
"Su cervelletto, bel cervelletto mio, lavora alla svelta".
E, come se mi avesse letto nella mente, Logan mimo' con le labbra "Sonic".
Formulai alla velocita' della luce una scusa abbastanza credibile.
-Ehm, Logan, mi dispiace portarti via da Ginger, ma mi servirebbe una mano nel richiamare Sonic.-.
Lui maschero' il lampo di sorriso che gli era passato sulle labbra, con un'espressione dispiaciuta e abbastanza credibile.
-Scusami Ginger, ma sai, Sonic ascolta poche volte Jennifer.- disse alzandosi dalla panchina.
-Va bene, ci si vede.- rispose lei dispiaciuta.
Io e Logan, mentre ci giravamo per darle le spalle e incamminarci verso Sonic che invece mi ascoltava benissimo, ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
Mi mise un braccio sulle spalle, avvicinandosi a me, mentre l'altra mano la teneva nella tasca dei suoi jeans.
-Sonic ascolta solo te, eh?- chiesi divertita.
-Beh, capiscimi, dovevo inventarmi qualcosa.- mormoro' al mio orecchio.
Risi leggermente e guardai con la coda dell'occhio Ginger che, seduta ancora sulla panchina, mi guardava truce.
-Sai che Ginger mi sta guardando male?- chiesi cercando di allontanarmi da lui, che, pero', mi teneva stretta a se.
-Ti prego, non ti allontanare.-.
Alzai un sopracciglio, senza pero' allontanarmi -Perche'?-
-Perche' non voglio, in qualche modo, illuderla. Lei non mi piace.-
-Come mai? E' una bella ragazza!-
-Si, ma e' troppo insistente, troppo attaccata. Non e' il mio tipo.-
-E qual e' il tuo tipo, allora?-
-Non saprei, sinceramente.- disse abbassando la testa, come faceva quando era imbarazzato.
-Dai, spara, pensaci.- insistei.
Lui divento' rosso incandescente, guardandosi le punte delle sue adorate Convers nere.
-Non saprei...Forse...Sicuramente un tipo come t..- spalanco' per un attimo gli occhi e scosse velocemente la testa - come Taylor Turner.-.
Ok, era normale la cosa che avevo sullo stomaco?
Arrivammo li' dove Sonic stava giocando.
Lo richiamai e gli misi il guinzaglio.
-E a te piace qualche ragazzo?- chiese mentre ricominciavamo a camminare verso casa.
Mi piaceva qualche ragazzo?
Domanda da un milione di dollari!
-Nah.- risposi con nonchalance.
Con la coda dell'occhio notai che, per un micro secondo, per sua sfortuna (forse) prorio quando lo stavo guardando, gli si era dipinto sulle labbra un gran bel sorriso, che fece scomparire subito.
-E qual e', allora, il tuo tipo?-
Arrossii.
Purtroppo, in un certo senso, il mio tipo si racchiudeva in lui, piu' o meno... e non potevo mica dirlo!
"Oh, invece si che tu lo dici, carina!".
Ma perche' il mio subconscio si doveva risvegliare nei momenti meno opportuni?!
-Ehm...vediamo..-.
Lui scoppio' a ridere -Suvvia, non dirmi che non hai un ragazzo tipo! Tutti lo hanno, anche nel loro subconscio.-.
Sbuffai.
Dovevo inventarmi qualcosa e subito anche.
Dieci, venti secondi passarono, ma nulla.
Perche' a tutti gli altri, quando si svegliava il subconscio si svegliava anche la mente e a me non succede? Perche'?
-Ehm..  dovrebbe essere atletico altrimenti non andremmo daccordo. Se ama ascoltare la muscia o se sa suonare qualche strumento e' meglio ancora. Non deve essere violento, li odio. Non per forza alto, muscoloso, "perfetto". Mi basterebbe sapere che con lui mi sento bene, a mio agio, quasi protetta. Intenderci in un solo sguardo, fare cazzate e ridere su di esse.- dissi sorridendo e passandomi una mano nei capelli sciolti, mentre guardavo davanti a me.
Visto che Logan non parlava, girai lo sguardo verso di lui.
Aveva sulle labbra il sorriso piu' bello di tutti quelli che gli avevo visto fare. Era piu' vivo, piu' sincero. E metteva in risalto le fossette, quelle che amavo.
-Quindi un tipo come me, piu' o meno.- disse sorridendo.
Arrossii, ma nascosi il rossore con un sorriso spavaldo.
-E chi ti dice che con te mi sento bene, protetta, che ti capisco con uno sguardo?-
-E chi ti dice che non e' cosi'?-
-Io, lo dico io. E credmi, non sara' mai cosi'.-
-E perche' mai lo dici?-
-Perche' rovinerei un'amicizia e non voglio.-
Lui non ribatte' alle mie parole e noi continuammo a camminare in silenzio, con Sonic che camminava stranamente tranquillo, quasi come se sentisse la leggera tensione che si era creata.
Arrivammo davanti alle nostre case.
Logan stava per andare verso la sua, ma lo fermai.
-Vuoi entrare a casa mia?- chiesi.
-Se non disturbo...- mormoro'.
Scossi la testa ed entrammo.
Lasciai Sonic libero ed entrammo in cucina, dove trovammo papa' che ci sorrideva, appoggiato al lavabo.
-Ciao Logan!- esclamo' felice.
Si, era felice, ultra, super, mega felice che io abbia legato con Logan.
Senza farsi notare da lui, papa' ammicco' a me, guardando poi Logan e poi di nuovo me.
Assunsi un'espressione terrorizzata.
Oh no, ricominciamo come i primi giorni.
-Salve signor Brown.- disse Logan cordiale.
-Ti ho gia detto di chiamarmi Jason. Come va, figliolo?- chiese papa'.
Strabuzzai gli occhi.
Figliolo? Solo un ragazzo l'aveva chiamato cosi' ed era Greg.
E aveva iniziato a farlo solo quando, come dire, aveva notato che fra me e lui c'era qualcosa di piu' tenero di un'amicizia.
Abbassai lo sguardo sulle punte delle mie Nike blu, imbarazzata.
-Benone adesso, sig...Jason, grazie.- rispose Logan abbastanza imbarazzato, come me, o quasi.
Alzai lo sguardo su papa' implorandolo di non farmi fare figure del cappero fritto.
Ma, visto che lui si divertiva proprio in quel modo, fece finta di niente.
-Sai, Jen era preoccupata per te, e molto, devo aggiungere.-
Mimai con le labbra un "papa', sei morto" prima che Logan potesse fare qualsiai cosa e vedermi.
Quando si giro' verso di me aveva un sorriso dipinto sulle labbra.
Ma, con mia grande sorpresa, non era un sorriso divertito o di presa in giro.
Anzi, era un sorriso intenerito.
Ok, si, la cosa si stava facendo molto, molto ma molto imbarazzante.
Gli sorrisi anch'io e vidi papa' con la coda dell'occhio che si mordeva il labbro inferiore per non ridere.
Logan e io precipitammo in un silenzio imbarazzante, almeno per me.
-Ah, Logan, non ti ho detto una cosa.- disse papa'.
"Oh Signore ti prego, non puoi far andare la mia giornata in un modo piu' imbarazzante di cosi!" pensai.
-La ascolto signore.- disse Logan, tornando a dare del lei a mio padre.
-I tuoi vanno in vacanza con tua sorella, lo sai, no?-
-Si, me l'hanno detto. Ma io rimango a casa.-
-Cambio di programma.-
-Mi scusi?- chiese Logan non capendo.
-Vieni a dormire a casa nostra. I tuoi partono stasera, quindi e' meglio se tu e Jen andate a prendere le tue cose.- spiego' semplicemente.
"Quando avevo detto quella cosa, era un' affermazione, Signore, non una sfida!".
Logan, anche se sconcertato, annui' e si diresse verso la porta, aspettandomi.
-Vai, arrivo subito.- gli sorrisi.
Lui ricambio' e usci'.
Mi girai verso papa' e lo guardai male.
-Che c'e'?- chiese innocentemente.
-Che c'e? Ma lo fai apposta?!-
-Pensavo che foste in buoni rapporti..-
-Non mi riferisco al fatto che Logan passi la notte qui, ma del fatto che tu ti diverta a metterci in imbarazzo.-
-Ah, si... Si, lo ammetto, lo faccio leggermente apposta..- poi parve pensare un attimo su qualcosa -e ammettilo che non ti dispiacerebbe vederlo girare per casa solo con i boxer!-
Diventai un semaforo rosso acceso -Papa'!- urlai.
Ridacchio' sotto i baffi.
Mi diressi verso la porta di casa, ma venni fermata di nuovo dalla sua voce.
-Jen?-
-Che c'e' papa'?-
-Tu gli piaci. E' innamorato di te.-
Mi girai e scrutai per bene il suo volto, scoppiando poi a ridere fragorosamente -Seh, pocca! E da cosa lo capisci?-
Lui mi guardo' serio -Da come ti guarda e dal sorriso che ti rivolge.-
-Va bene papa' che mamma non c'e' e che devi fare pure la sua parte, ma, senza offesa, che ne sai te?-
-Sono un uomo Jennifer, so riconoscere quando ad un ragazzo piace una ragazza.- sospiro' -E credo proprio che anche lui piaccia a te.-
Risi ancora piu' forte.
-Quando non ti accorgi che piaci a qualcuno e' perche' quella persona ti piace, ricordatelo.- aggiunse quando stavo ormai con un piede fuori dalla porta di casa.
Strofinai le guance per farmi passare il rossore, poi scossi la testa.
Si, io piaccio a Logan.
Mai.







Angolo autore.
Salve donzelle.
Scusate eventuali errori grammaticali, ma quando e' abbastanza tardi non correggo molto bene.
E, beh, che ne pensate di questo capitolo?
Non so quanti altri ce ne saranno, ma non credo molti... intorno ai tre- quattro.
Secondo voi, dovrei fare un continuo?
Comunque, spero che questa cosa vi sia piaciuta abbastanza.
RIngrazio tutti quelli che hanno recensito, dalla prima all'ultima recensione (meravigliose 16 recensioni, chi l'avrebbe mai detto?!).
E anche chi ha messo la storia tra preferite e seguite.
Siete fantastici, non so cosa farei senza di voi. La mia autostima, che e' gia bassa fra parentesi, si abbasserebbe ancora di piu'.
Ok, non vi rompo piu'.
Buona settimana,
Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capter Thirteen ***


-Uh, ecco l'ultima- disse Logan, portando dentro casa l'ultima delle dieci scatole preparate da sua madre.
-Quante diavolo di cose mi ha messo mamma? Non devono stare mica cinque mesi fuori!- esclamo' ancora lui.
Risi chiudendo la porta dietro di lui -Per quanto staranno fuori?-.
Si passo' una mano sul volto -Dovrebbero stare fuori per tre settimane, visto che pensavano che andassi pure io.- mi sorrise e ricambiai.
-Meglio, cosi' potrai farmi da cameriere piu' a lungo.- dissi ridendo.
-Si, aspetta e spera te.-.
Ridendo andammo in cucina per prendere un bicchiere d'acqua.
Aprii il frigo sotto lo sguardo divertito di papa' che quel giorno non voleva proprio sentir parlare di lasciare la cucina, mentre Logan si sedeva rigido su una sedia del tavolo.
-Mi dispiace, acqua non c'e'. Ti posso offrire un succo di frutta, aranciata e red bull.-
-Il succo di frutta va piu' che bene, grazie.- disse lui.
Annuii, presi due bicchieri e il succo e li portai al tavolo.
Misi il succo nei bicchieri e gliene porsi uno.
-Grazie.- mormoro'.
Mentre lui beveva a piccoli sorsi, papa' non smetteva di fissarlo.
Poi scoppio' a ridere.
-Cavolo, ragazzo, rilassati! Dovrai passare qui tre settimane e, credimi, ti avro' sulla coscienza se sarai per tutto il tempo cosi' rigido.- esclamo' infine, dandogli una pacca.
Vidi finalmente Logan che rilassava i muscoli delle spalle e delle braccia lasciandosi andare ad una lieve risata.
-Ecco- disse papa' soddisfatto.
-Oggi devi lavorare di notte?- chiesi.
Lui sospiro' e annui' -Si, oggi ho pure il turno di notte.-
-Devi andarci alle otto?- chiesi e lui annui' nuovamente.
-Vai a riposarti un po'.- guardai l'orlogio -Hai ancora quattro ore e mezza e una dormita non ti farebbe affatto male.-.
-Nah, non mi va di dormire. Anzi, vado a farmi una passeggiata. Non divertitevi troppo.- disse uscendo dalla cucina, rivolgendomi un sorrisino malizioso.
Scusatemi, ma quello dovrebbe essere mio padre o il mio migliore amico un bel po' pervertito che si diverte a prendermi per i cosi' detti fondelli?
Io e Logan ci guardammi, rossi come pomodori.
-L..lascia perdere papa', fa cosi' con ogni ragazzo che entra a casa nostra e che sia un mio amico- enorme bufala, ma almeno alleggerii un po' l'aria.
Lui rise, ancora imbarazzato -Forte tuo padre.-
-Si, certe volte mi domando se, ai primi anni di matrimonio, i miei non abbiano fatto uno scambio di corpi grazie ad uno scienziato strampalato.- borbottai.
Lui scoppio' a ridere dopo aver bevuto l'ultimo sorso di succo -Bella questa.-
-Ne vuoi ancora?- chiesi indicando il cartone del succo.
-No no, grazie.- disse sorridendo.
Finii di bere anch'io e riposi i bicchieri nel lavabo.
-Portiamo le tue cose nella tua stanza, cosi' puoi iniziare a sistemarti?-
-Certo, grazie.-.
Ci alzammo andando nel corridoio, per prendere le scatole.
Ne prendemmo due a testa, poi salii le scale con Logan al mio seguito.
-Non e' che pesano troppo, vero?- chiesi.
-No, non ti preoccupare.-
-Non e' che mi svieni fra cinque secondi o durante la notte.- chiesi con tono interrogativo e preoccupato.
Lui rise affiancandosi a me nel corridoio.
-Non ti preoccupare, i dottori mi hanno detto che la situazione dovrebbe rimanere stagile, almeno per il primo anno.- disse rassicurante.
Annuii e sorrisi, aprendo la porta della sua temporanea camera.
Lo feci entrare per primo, seguendolo.
-Va bene?-
-Va benissimo! E' gia' tanto che mi potete ospitare.- disse sorridendo.
Sorrisi anch'io, posammo le scatole, uscimmo dalla stanza e facemmo gli altri tre "viaggi" in silenzio.
Quando tutte le scatole vennero portate nella sua camera, gli sorrisi con le mani sui fianchi.
-Tu inizia a mettere apposto i vestiti, io ti preparo il letto.- dissi uscendo dalla stanza per andare nella camera di mamma e papa' a prendere delle lenzuola pulite.
Tornai in camera di Logan, trovandolo con la maglia mezza sfilata.
Diventai peggio della lava stessa, sia in colore che in calore.
Oggi, qualcuno lassi', oltre a papa', si diverte a farmi fare figure di un cappero altamente fritto.
-Scu.. scusami- mormorai girandomi, pronta ad uscire.
-Figurati, puoi restare... sempre se non ti dispiace che io mi cambi la maglia. Inizio a sentire leggermente caldo.- disse sorridendo.
Scossi leggermente la testa, facendo correre i miei occhi direttamente al letto che dovevo preparare.
Ma, per quanto la mia buona volonta' fosse forte, non bastava con un ragazzo come Logan nella stessa stanza mentre si cambiava.
Non pensate male!
Voglio solo dire che, senza volerlo, per sbaglio, l'occhio mi cadde su di lui.
E porco cane, non l'avessi mai fatto!
Alla faccia del "fisico accettabile", come lo aveva chiamato il coach che in uno degli allenamenti in cui "controllava" la nostra corporatura.
Spalle larghe, braccia robuste e, a occhio e croce, dure, il petto e l'addome scolpiti e ben strutturati. Sugli avambracci si intravedevano le vene, cosa che, secondo me, lo rendeva ancora piu' bello.
No, aspetta, ho sul serio detto bello?
Volevo dire... interessante. No, nemmeno questo...
Con un certo fascino, ecco, si.
Mi resi conto di essermi leggermente imbambolata e che, fra si e no due secondi, lui avrebbe abbassato la maglietta dal viso e mi avrebbe visto.
Scossi velocemente la testa e spostai lo sguardo dal suo corpo, cominciando a spiegare le lenzuola.
Mi venne da ridere pensando che questa cosa faceva tanto gli anni ottocento, quando la donna guardava l'uomo che le piaceva e si faceva mille pippe mentali, ma mi trattenni.
Spero che papa' non abbia nascosto da qualche parte qualche telecamera, altrimenti si che avra' di che ridere e di che prendermi in giro.
E allora si che le cose si farebbero imbarazzanti, altro che oggi.
Scossi di nuovo la testa, sistemando l'ultimo cuscino.
Mi girai e trovai Logan a fissarmi.
Sorrisi divertita.
O non era l'unica a farmi pippe mentali oppure stava pensando cosi' intensamente a qualcosa che mi dava la sensazione di fissarmi.
-Logan... wo ho, c'e' qualcuno in casa?- lo chiamai.
Si riscosse, distogliendo velocemente lo sguardo da me, girandosi verso una delle scatole.
Risi e mi sedetti sul letto, osservandolo.
Le mani gli tremavano troppo e molti vestiti cadevano a terra.
Mi alzai e lo presi per le spalle, facendolo girare verso di me.
Lo scrutai per bene, poi sorrisi, lasciandogli un lieve bacio sulla guancia un po' ruvida, prendendogli di mano i jeans neri.
-Vai a sederti, va. Forse hai la pressione bassa.-.
Lui, stranamente, lo fece senza ribattere.
Iniziai a tirare fuori tutto, posando i vestiti sul letto, accanto a lui.
Piegai tutte le cose con cura, iniziando poi a metterle nell'armadio.
-Sei qui da tutto il pomeriggio e io non ti ho ancora chiesto come e' andata con i dottori.- dissi.
Si riscosse nuovamente dai suoi pensieri -Bene, e' andata bene.Hanno detto che non dovrei avere piu' problemi, o almeno fino ad un anno. E devo stare attento a cosa mangio.- disse lui con un sorriso.
-Allora dovro' farti da controllore per un bel po'.- dissi strizzando l'occhio.
-Devi seguire qualche dieta prestabilita?- aggiunsi.
-Si. Per adesso non posso mangiare molti dolci e altre cose che non mi ricordo. Il dottore mi ha dato una lista. La devo tenere nel giubbotto.-
-Visto che sono io la cuoca di casa, poi la lista dalla a me, ok?-.
Lui annui' mentre io mettevo l'ultima cosa nell'armadio e mi sedevo al suo fianco.
Parve pensarci per un po', poi scoppio' a ridere.
-Davvero sei tu la cuoca di casa? Quasi quasi ordino qualcosa dal Mc Donald.- rise.
Feci un'espressione offesa -Cosa intendi dire, che non sono brava a cucinare?-.
-Ah, perche', mi vuoi dire che non e' cosi'?- chiese lui divertito, girandosi meglio verso di me.
-Guarda che ti faccio mangiare dalla ciotola con Sonic, vicino alla sua cuccia. Magari ti lascia rosicare qualche osso, visto che siete molto in sintonia voi due.- dissi divertita.
-Non ne saresti capace- lancio' una sfida, avvicinandosi quasi impercettibilmente.
-E chi me lo impedirebbe? Papa' no di certo.-
-Chi te lo impedirebbe? Io!- esclamo' slanciandosi su di me.
Caddi all'indietro, presa alla sprovvista.
Lui mi intrappolo' leggermente col suo peso, impedendomi di sfuggire in qualcune modo fosse possibile farlo.
Appena le sue mani iniziarono a muoversi veloci sui miei fianchi, cominciai a contorcermi per le risate.
Non riuscivo a sopportare il solletico.
Lo odiavo con tutta me stessa.
Di solito, quando qualcuno mi faceva il solletico, perdevo quasi totalmente le mie capacita' mentali e respiratorie, cominciando a dire cose a casaccio, con il respiro mozzato, divincolandomi, nella speranza di scappare dalla morsa che mi intrappolava.
-Secondo te, te lo impediro'?- chiese.
Io continuai a ridere, con sempre meno fiato nei polmoni -N..no che non me lo impedirai.- esclamai col respiro mozzato.
-Eh no, signorina Brown, non e' questa la risposta giusta.- mormoro' divertito, continuando a muovere le dita sui miei fianchi.
Continuo' cosi' per almeno dieci minuti, finche' non mi arresi.
-Ok ok, me lo impedirai, me lo impedirai.- dissi infine con voce strozzata e le lacrime agli occhi.
Logan rise leggermente.
-Bene, e' quello che volevo sentire.- mormoro'.
Pian piano le sue mani iniziarono a fermarsi.
Aprii gli occhi mentre notavo che, lentamente i sorrisi cominciavano a spegnersi dai nostri volti.
Ci ritrovammo a fissare l'un l'altro negli occhi, seri come non mai.
Adesso sapevo a chi somigliavano gli occhioni di Sonic: avevano lo stesso colore e la stessa tenerezza di quelli di Logan.
Per quanto fosse stupido, era proprio cosi'.
Lentamente la sua mano comincio' a salire dal mio fianco al mio collo, poi alla guancia, che accarezzo' dolcemente.
E io, intanto, ci capivo poco e niente. O, almeno cominciavo a capirci poco e niente.
E la cosa si stava facendo preoccupante. Seriamente preoccupante.
Sospirai lentamente.
Poi sentii il campanello suonare... e risuonare di nuovo.
-Il campanello.- mormorai con davvero un filo di voce. Ma un filo di voce che si fa fatica a sentire anche se lo usi per sussurrare all'orecchio di qualcuno.
Mi sembro' di sentirlo sbuffare.
Si fece ricadere al mio fianco. Io invece mi alzai subito, abbassandomi la felpa che si era leggermente alzata durante la mia "lotta" contro Logan.
Sospirai nuovamente mentre scendevo lentamente le scale.
Aprii la porta e vidi Carlos sulla veranda, leggermente intirizzito dal freddo, considerando che aveva addosso solo un maglione, ma con un gran largo sorriso, che gli andava da un orecchio all'altro.
E no, non avevo mai scoperto la causa del suo strano comportamento, ma, una settimana dopo l'accaduto, era ritornato il caro e vecchio Carlos.
-Carlitos! Entra che stai congelando.- lo invitai, scostandomi dalla porta.
Lui accetto' felice ed entro'.
-Che ci fai qui? Pensavo che adesso stessi a casa, magari spaparanzato sul divano a non fare 'na ceppa.- dissi divertita.
-Beh, fino a dieci minuti fa stavo facendo proprio questo, ma poi ho ricevuto una chiamata. Ho una fantastica notizia per te.-
Proprio in quel momento scese Logan, sorridendo.
Appena Carlos lo vide, la sua espressione cambio'.
-Oh, ho interrotto qualcosa?- chiese.
Prima che a me venisse in mente una qualunque cavolata, Logan mi precedette con una risata che gli usci' alquanto naturale.
-Macche'. E' solo che i miei genitori sono partiti per una vacanza di tre settimane e il signor Brown e' stato cosi' gentile da offrirsi di ospitarmi.- spiego'.
A Carlos torno' il sorriso sulle labbra.
-Dai, andiamo in salotto ragazzi.- proposi.
Loro annuirono e mi seguirono.
Mi sedetti sulla poltrona, mentre loro si sedevano sul divano.
-Allora, questa fantastica notizia?- chiesi.
-Il mio amico ha letto i tuoi racconti e ha detto che, dopo alcune correzioni e riadattamenti, sempre sotto il tuo permesso, fra massimo nove mesi potrete pensare al contratto e alla pubblicazione del libro.- esclamo' entusiasta.
Miei racconti. Contratto. Pubblicazione.
Erano queste le parole che continuavano a girarmi per la capoccia.
Non sentii nemmeno il discorso che avevano intrapreso i miei due migliori amici.
Continuavo a guardare il vuoto senza riuscire a smetterla.
Mi riscossi solo quando, dopo cinque minuti buoni, sentii Carlos dire una cosa del genere -Scusami amico, vorrei parlare un attimo con Jen a quattr'occhi.- e la semplice risposta di Logan che consisteva in -Certo, tanto devo controllare una cosa in camera.-.
Mi riscossi totalmente quando mi sentii veramente osservata da Carlos.
Spostai lo sguardo su di lui, trovandolo sorridente.
-Ho vinto la scommessa.- esclamo'.
-A quanto pare...- sospirai rassegnata.
-Quindi mi tocca la ricompensa.-
-Lo dici quasi come se fosse una punizione.- dissi ridendo -Allora, che vuoi?- chiesi pronta a tutto.
-Voglio che restiamo amici, nel bene e nel male.- disse lui.
Alzai il sopracciglio -Ma lo siamo gia'.-
Lo vidi abbassare la testa e prendersela fra le mani.
-Io credo di essermi innamorato di te.- lo sentii sussurrare.
Ok, a questo non ero affatto pronta. Mi aveva del tutto spiazzata. Soprattutto il modo diretto in cui lo aveva dettto.
-Carlos...io...- cominciai, non sapendo che dire.
-No, lasciami finire, poi potrai anche cacciarmi di casa.- mi interruppe.
Ci penso' un po'.
-Io...tu...- inizio', non sapendo bene da dove cominciare -tu mi hai colpito fin dal primo istante. Non so, forse il modo in cui riuscivi a legarti subito con gli altri, forse il tuo sorriso e i tuoi occhi, ma qualcosa di te mi ha colpito.- sospiro' -Ma so anche che per te non e' lo stesso. So che mi vedi come un buon migliore amico.-
-Carlos... mi dispiace davvero, credimi.- mormorai veramente dispiaciuta.
-No, va bene cosi'. Forse e' meglio cosi'. E poi, il tuo cuore appartiene gia' a qualcun'altro, lo so.- disse sorridendo.
Lo guardai confusa -Qualcun'altro? E chi?-.
Lui rise -Suvvia, non fare la finta tonta.-
-No, sto dicendo sul serio.-
Alzo' gli occhi al cielo -Logan, chi altro.-
Roteai gli occhi -Pure tu! Eh no! E poi, nella situazione che sei, ti fai male da solo cosi', non te ne rendi conto?-.
Lui rise, una risata amara che mi fece chiudere lo stomaco -Si, lo so. Ma se devo essere il tuo migliore amico e' meglio se faccio bene il mio ruolo. Comunque, la faccenda L?- chiese.
-Ma quale faccenda L e faccenda L. Non c'e' niente fra noi due!- esclamai leggermente innervosita.
-Ah no? Ok, rimbambito lo posso pure essere, ma scemo no. Se lui non prova niente per te, allora perche' ti ha raccontato la storia di Erin? Perche' ha cambiato comportamento proprio con te? Perche' ti rivolge sorrisi che rivolgeva solo a Erin? E poi, non dirmi che non ti sei accorta degli sguardi che ti manda!- esclamo' quasi indignato.
Con quelle parole mi ammutoli' totalmente.
Non sapevo ne cosa dire ne come ribattere.
Magari tutti avevano ragione, solo io non me ne rendevo conto.
Ma, a quanto pareva, Carlos non aveva ancora finito.
-E non dirmi che non senti niente quando ti abbraccia o ti bacia, da qualunque parte.- beh, in effetti... -E poi, non ti ho mai vista arrossire cosi' come ti succede con lui... o essere cosi' tanto imbarazzata in sua presenza.-.
Beh, si, aveva ragione. Con lui mi imbarazzavo spesso e "volentieri".
Ma possibile che non me ne fossi mai accorta prima.
Possibile che mi serviva sentire la voce straziata del mio migliore amico, che mi aveva appena confessato di amarmi, che mi rinfacciava queste cose?
Mi lasciai andare contro lo schienale della poltrona, respirando affannosamente.
Guardai Carlos che adesso mi guardava con sguardo preoccupato
-Dio... credo che mi piace veramente Logan.- sussurrai quasi impercettibilmente.
Lo vidi fare un sorriso soddisfatto, anche se straziato.
Mi alzai, sedendomi poi al suo fianco.
-No Carlos, cosi' non va affatto bene.- mormorai.
-Scusa, e' che... e' difficile.- sussurro' semplicemente.
Ci pensai un attimo.
-Cosa vorresti fare in questo momento piu' di qualunque altra cosa al mondo? Sincero.- domandai.
Alzo' le spalle -Nulla.-
-Carlos- lo rimproverai.
-E va bene. Vorrei baciarti, ma a cosa servirebbe dirtelo?- chiese.
Si, lo so a cosa stavo andando incontro, ma non riuscivo proprio a vederlo cosi'.
-Hai ancora da ritirare la tua vincita della scommessa.-
-Ma se l'ho sprecata.- disse convinto.
-Ho detto che ti spetta ancora la ricompensa.-.
Mi guardo' bene e capi' -Sicura?- annuii.
Si avvicino' lentamente, aspettando che io mi scansassi, ma non lo feci.
Le sue labbra sulle mie erano calde e morbide, leggere.
Mi accarezzo' una guancia mentre mi lasciava un dolce bacio.
Quando si stacco' lentamente da me, aveva un gran sorriso.
-La migliore ricompensa della mia vita.- sussurro'.
Lo abbracciai forte -E' cosi' che ti voglio vedere Los, sempre col sorriso sulle labbra. Sorridi perche', quando lo fai, sei ancora piu' bello.- sussurrai contro il suo petto mentre mi accarezzava delicatemente i capelli.





Angolo autore.
Ok, e' tremendamente tardi e io domani debbo andare a scuola.
Vi dico solo che lo pubblico adesso perche' non so se poi avro' internet per farlo.
Spero che vi piaccia questo capitolo, che, in seguito, avra' un ruolo importante.
Non mancano molti capitoli alla fine, ormai.
Dovrei contiuare?
E comunque, vi prego, mettete il voto a Kendall, quello sotto il tasto "Mi piace" di facebook. E mi spiace per eventuali errori grammaticali e/o di battitura.
Vi auguro buona notte e sogni d'oro.
Wiky.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capter fourteen ***


-E cosi', lui era innamorato di me, eh?- chiesi scettica, mentre guardavo Los con lo stesso sguardo, per poi riportarlo su Logan e una certa Cloe.
Io, Los e James ci eravamo appoggiati al muro della scuola, con il sole di primavera inoltrata che ci riscaldava la pelle.
Essi', erano passati nuovamente due mesi e mezzo.
Ancora un po' e sarebbe arrivata l'estate...
-Beh, cosi' sembrava...- cerco' di giustificarsi lui, mentre James rideva sotto i baffi.
Scossi la testa e abbassai lo sguardo appena prima di vedere Logan e quell'altra che si baciavano, con ancora il sorriso scettico sulle labbra.
-Vuoi che ti liberi il posto?- chiese davanti a me una voce divertita.
Alzai gli occhi, ridendo -Non tentarmi Kendall.-
Lui mi sorrise, mettendosi al mio fianco e guardando Logan mentre si avvicinava a noi con un sorriso.
Si', Logan aveva mantenuto la sua promessa... in parte.
Non aveva picchiato Kendall ma gli aveva detto qualcosa e, come per magia, Kendall era tornato quello di prima, ma era comunque rimasto capitano, con il permesso di Logan e del coach.
-Ciao ragazzi!- esclamo' Logan con un sorrisone.
Mi lascio' un bacio sulla guancia e una pacca sulla spalla ai ragazzi.
Arrossii e sentii le leggere gomitate di Carlos nelle costole.
Gli diedi una sberla sulla schiena senza farmi vedere, provocandogli una risata sotto i baffi.
-Beh, come va?- chiese di nuovo Logan.
Tutti alzarono le spalle.
-Ho sonno...- mormoro' James che, infatti, stava quasi dormendo in piedi, mezzo appoggiato a me e mezzo al muro.
-Ma guarda tu che novita'!- disse Kendall, provocando le nostre risate -Uh, guarda, quella li' e' April! Sta venendo verso di noi!- esclamo'.
James scatto' come una molla, mentre un sorriso ebete gli si dipingeva sul viso.
Di nuovo le nostre risate riempirono l'aria per la sua reazione.
Quando noto' che April non c'era divenne triste, con la faccia delusa.
Sorrisi e gli misi un braccio attorno alla vita.
-Dai, non prendertela. April sta a letto con la febbre. Se le prendi i compiti, avrai una buona scusa per andare a casa sua, oltre al fatto di voler stare un po' con lei.- dissi facendogli l'occhiolino.
Sembra strano che io abbia sentito April, eh?
Ma, essendo la ragazza di James, prima o poi avrei dovuto parlarci, no?
E poi, anche se e' molto diversa da me, e' una ragazza fantastica.
Gli scintillarono gli occhi e mi lascio' un veloce bacio sulla guancia, staccandosi poi dal muro.
-Scusate, devo correre in segreteria per accapparrarmi i compiti di April.- urlo' mentre stava gia' correndo verso l'ingresso della scuola.
Scossi la testa, intenerita.
Almeno uno del gruppo era pienamente felice!
-Allora, avete gia' un cavagliere o una dama per il ballo di maggio?- chiese Logan, guardandomi con un sorriso.
-Perche', c'e' un ballo di maggio qui?- chiesi stupita -Perche' proprio maggio?-
-Perche' siamo piu' liberi dai compiti e da tutto il resto... E adesso mi credi che tutti quei ragazzi che ti hanno chiesto di venire al ballo non scherzavano?- chiese Carlos a sua volta.
Lo guardai interrogativa e lui mi fece l'occhiolino.
Ci pensai per un micro secondo.
Ballo. Ragazzi. Logan.
Ma certo!
Los lo voleva far ingelosire!
Ma a fare che, se lui non era innamorato di me?
Scossi impercettibilmente la testa, ritornando con lo sguardo su Logan.
-Si, adesso ti credo.- dissi lentamente.
Vidi con la coda dell'occhio Kendall che cominciava a capire tutto e faceva un sorriso complice a Los.
-Quindi ti serve un cavagliere! Guarda che non ce ne sono molti in giro ormai.-.
Un momento di suspance, poi Carlos fece finta di aver avuto un'illuminazione.
-Jennifer Brown, vuole essere la mia dama del ballo di primavera?- chiese facendo il classico inchino.
Io risi -Oh, ma certo, mio cavagliere!-.
Notai che Logan sorrideva, cosi' persi le poche e involontarie speranze per farlo ingelosire.
Guardai Carlos che mi fece l'occhiolino, facendomi segno di guardare le mani di Logan.
Stranita lo feci e trovai i pugni di Logan molto, molto serrati.
Li teneva chiusi talmente tanto da farli diventare bianchi, piu' bianchi della mia pelle, impresa che prima sembrava piuttosto impossibile.
Un sorriso compiaciuto si dipinse sul mio volto.
-Allora io e Carlitos siamo a posto. Voi, invece, con chi ci andate?- chiesi riappoggiandomi al muro accanto a Los e lui mi appoggio' un braccio sulle spalle.
Logan si schiari' la gola, senza staccare lo sguardo da noi due.
-Io ci andro' con Cloe... anche se speravo di andarci con qualcun altro.- rispose Logan.
-E con chi?- chiese Kendall curioso -Comunque, io credo che ci andro' con Sandra.-.
-Sandra chi?-
chiese Logan.
-Sandra Westwick. E non cambiare discorso.- lo rimprovero' Kendall.
Logan sospiro' abbassando lo sguardo sulle sue All Stars nere.
-Io... ci volevo andare con un'altra ragazza, ma e' gia' impegnata.- mormoro'.
Alzai un sopracciglio -Ma tu e Cloe non state insieme?- chiesi stranita.
Alzo' di scatto la testa e parve rifletterci per bene -In un certo senso..-
-E chi sarebbe questa ragazza con cui volevi andare al ballo?- chiese Carlos.
-Lei... credo che voi la conosciate... lei..- il suono della campanella lo interruppe -E' suonata. Scusatemi, non voglio arrivare in ritardo alla lezione.-.
Lo guardai allontanarsi e poi mi voltai verso Los e Kendall.
-Grazie ragazzi, ci vediamo dopo.- mormorai.
Lasciai un bacio sulla guancia a Los e una pacca a Kendall, per poi seguire Logan.
L'ironia della sorte. Io e Logan avevamo tutte le lezioni insieme quel giorno, e di pomeriggio anche gli allenamenti di football.
Sospirai salendo l'ultimo gradino del primo piano.
Alla fine del corridoio vidi la prof di storia dirigersi verso la classe e, visto che non avevo la minima voglia di venire sgridata alla prima ora, cominciai a correre, riuscendo ad entrare nell'aula si e no due minuti prima di lei.
Mi guardai intorno e trovai con sollievo un posto vuoto davanti Logan.
Presi una profonda boccata d'aria per placare il leggero affanno che avevo mentre mi dirigevo verso il banco vuoto.
Prima di dargli le spalle, gli lanciai un'occhiata veloce mentre poggiavo lo zaino nuovo accanto alla sedia.
Se ne stava tranquillo, con la testa fra le nuvole, come suo solito, a scrivacchiare qualcosa sul suo banco con la matita.
Sospirai e scossi la testa, sedendomi e prendendo i libri dallo zaino.
Restai attenta finche' non sentii il mio nome pronunciato dalla professoressa mentre faceva l'appello, poi mi estraniai completamente dalla lezione.
Non mi succedeva spesso di vagare con la mente durante le lezioni, ma quando capitava doveva significare che nella mia testa viravano troppi pensieri, e che, quindi, avevano bisogno di essere smaltiti al piu' presto e nel modo piu' veloce possibile.
Dovevo sempre prendermi una cotta o innamorarmi di qualcuno a cui o non interessavo oppure, come con Logan, entrambi non avevamo il coraggio di farci avanti.
E non saprei dire quali di questi due sia il peggiore... Forse il secondo.
Almeno nel primo caso prima o poi ti arrendi e vai a cercarti qualcun altro.
Nel secondo caso, invece, e' una lenta agonia che non ti fa andare avanti.
Se poi ci aggiungo anche Carlos, mi rendo conto che, scusatemi, sono nella merda fino al collo.
Sbuffai e lasciai cadere la testa sulle braccia che erano appoggiate sul banco.
Non volevo fargli del male ma, inevitabilmente, lo stavo facendo.
Che poi, idiota come sono, ho anche accettato il suo invito al ballo!
Non voglio dargli false speranze.
Deve essere per lui un gran peso essermi amico, quindi, oltre a provocargli un dolore morale, gli faro' anche male fisicamente, visto che non so ballare.
Sospirai.
Forse sarebbe stato meglio andare con mamma a New York... oppure rimanere in California.
Dopotutto, scappando, non ho risolto i miei problemi.
Tutta la scuola sapeva che avevo passato un brutto periodo, tagliandomi, e credo che se tornassi domani troverei ancora tutti li' che mi fissano come se avessi ucciso qualcuno.
Forse erano piu' sopportabili i loro sguardi degli intrecciamenti e casini che ci sono qui.
Ma in che razza di situazione schifosa sono finita?
Uno dei miei migliori amici innamorato di me e io che sono innamorata in un ragazzo che, con molta probabilita', mi vede come un'amica.
Voglio uscire da questa situazione.
Voglio che qualcuno mi dia una tavolozza di marmo, possibilmente ruvido, su cui sbattere la testa e farmi abbastanza male da perdere tutti i ricordi.
Proprio in momenti come questo volevo tornare a casa, nel posto in cui andavo di notte quando volevo stare veramente da sola, con soltanto i grilli che mi tenevano compagnia con la loro musica.
Ma andiamo a discorsi piu' allegri...
Fra poco ci sara' il ballo di primavera.
Non so come vestirmi, ne come dovermi comportare.
Non ho mai partecipato a un ballo e odio le discoteche.
Per non parlare del trucco. Sempre se me lo mettero'.
Se lo faro' da sola saro' degna di fare il clown.
Si', credo proprio che dovro' chiedere aiuto ad April.
E spero che mi possa aiutare, perche' non sarebbe una buona idea chiedere aiuto a papa' o a James per queste cose.Per quanto voglia bene ad entrambi, non credo che farebbero meglio di me.
-Signorina Brown, tutto bene?- chiese la prof, tirandomi fuori dai miei pensieri.
Sbattei un attimo le palpebre -Si professoressa, tutto a posto. Perche' me lo chiede?-.
-E' motlo pallida, Brown. Sicura di non voler andare in infermeria?-
chiese.
Scossi la testa -No, grazie. Mi sento bene, davvero.-.
La prof annui' brevemente, poi torno' alla lezione.
Io invece feci di tutto pur di non uscirmene di nuovo dall'aula, ma fu alquanto difficile come impresa.
Dopo un po' provai una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse osservando, ma mi convinsi che si trattava solo della mia immaginazione.
Ma qualla sensazione non se ne andava e alla fine aboli' la mia convinzione.
Mi girai dietro, come se dovessi lanciare un'occhiata all'orologio alle nostre spalle, ma intanto passai in rassegna l'aula, in cerca dell'individuo che mi fissava, come minimo, da un quarto d'ora.
Mi fermai quando il mio sguardo incontro' quello caldo di Logan.
Era lui che mi fissava da un po', ne ero certa quasi al cento per cento.
L'unica cosa che ancora non mi era chiara era perche' mi riservava queste piccole, dolci attenzioni, che non facevano altro che peggiorare la situazione.
Ci guardammo a lungo e nessuno dei due intendeva abbassare lo sguardo.
Alla fine fu la campanella a dividere i nostri sguardi.
Lui stacco' lo sguardo dal mio per portarlo sulla porta dell'aula gia' aperta, dalla quale, pochi istanti dopo, entro' Cloe con la sua chioma nera lucente che s'innalzava dietro di lei ad ogni suo passo.
Si diresse verso Logan con un sorriso, aprendo subito le braccia per essere abbracciata.
Lui, naturalmente, la accolse fra le sue possenti braccia, ed ecco la mia prima pugnalata.
Subito lei cerco' le labbra di lui, e mi arrivo' la seconda pugnalata.
Stavo per abbassare lo sguardo e cominciare a raccogliere le mie cose, quando un particolare attiro' la mia attenzione: lei era girata di spalle verso di me, mentre Logan mi era davanti.
Lasciai cadere la matita a terra quando mi resi conto che Logan, mentre baciava Cloe, aveva gli occhi aperti e lo sguardo caldo come sempre e, questa volta, con una punta di soddisfazione e dispiacere, puntato nei miei occhi, che lo guardavano paralizzati e impacciati allo stesso tempo.
Abbassai velocemente lo sguardo e mi chinai per raccogliere la matita, per poi buttare tutto alla rinfusa nello zaino.
Me lo buttai sulle spalle e uscii dall'aula.
Lasciai tutti i libri inutili per la seguente ora nell'armadietto, poi andai in bagno.
Mi tolsi per un attimo le lenti a contatto e mi sciacquai la faccia con l'acqua gelida.
Mi guardai allo specchio e appoggiai le mani al lavandino.
Ero rossa e la vena sul collo era piu' evidente del solito.
E questo voleva dire che ero arrabbiata. Ma non sentivo di essere arrabbiata, quindi era una cosa alquanto strana.
Mi rimisi le lenti a contatto, ma non volevo ancora andare in quell'ammasso di alunni che c'erano nei corridoi.
Sentii qualcuno che entrava, cosi', veloce come una volpe, entrai nel primo bagno di cui trovai la porta.Salii sul water per non farmi scoprire in caso che controllassero se ci fosse qualcuno, e mi misi in ascolto.
Non che mi piacesse origliare gli altri, ma gia' che c'ero e che non sapevo che fare...
Sentii il rumore che producono i tacchi sul pavimento scolastico, poi qualcosa che viene posata sui lavandini di ceramica e, infine, il suono di una spazzola che viene passata nei capelli.
Eravamo appena entrati a scuola e gia' pensavano, molto probabilmente, a rifarsi il trucco e parrucco?
Scossi la testa sperando che se ne andassero presto.
Poi una di loro comincio' a parlare.
-Come va con il tuo ragazzo?- chiese.
-Chi, il nuovo? Non e' ancora successo nulla.- rispose l'altra, scocciata.
Quella voce...
Ci misi un po' a capire di chi fosse.
Solo una ragazza aveva una voce del genere, che assomigliava terribilmente a quella di Duffy Duck. E il suo nome era Cloe.
Alzai un sopracciglio e mi misi ancora di piu' in ascolto. Dopo tutto stavano iniziando a parlare di Logan che era il mio migliore amico, giusto?
-Come e' che si chiamava?- chiese la prima voce.
-Logan, si chiama Logan.- rispose Cloe.
-E a letto come e'?- chiese di nuovo la sconosciuta, questa volta maliziosa.
Storsi il naso.
Ma che schifo! Dov'era andato a trovarsela 'sta qua, Logan?
-Ti ho detto che non e' successo nulla!- esclamo' Cloe, indignata.
-Come mai? Sei una bellissima ragazza. Tutti i ragazzi della scuola vogliono stare con te.- di nuovo la prima.
Una risata schifata usci' dalle labbra di Cloe -Peccato che quell'idiota sia piu' interessato alla sua amichetta che a me.-.
-E perche' ci stai insieme, allora?-
chiese.
-Voglio solo portarmelo a letto, poi puo' fare tutto quello che vuole. Devo solo convincerlo a venire a casa mia. E credo proprio che il ballo di maggio sara' una fantastica occasione per cercare di attirarlo.-.
Risero entrambe, mentre io sentivo sempre di piu' il bisogno di vomitare.
Era davvero una cosa pesante sullo stomaco, che tendeva a tornarmi su per la gola.
-Dai, muoviti che devo ancora prendere i libri.- sentii Cloe.
Dopo poco sentii la porta del bagno sbattere, e io ricominciai a respirare normalmente.
Scesi dal water e mi appoggiai al freddo muro ricoperto da piastrelle bianche.
Dovevo o non dovevo dire a Logan quello che avevo sentito?
Senza dubbio ne dovevo parlare o con Los o con James, poco ma sicuro.
Sospirai e uscii dal bagno, guardandomi intorno.
Guardai l'orologio che avevo al polso.
Mancavano ancora cinque minuti per la fine del cambio d'ora.
Tirai fuori il cellulare e cercai il numero di Los nella rubrica.
Scrissi un veloce messaggio e dopo si e no dieci secondi ricevetti la risposta.
"Di che cosa mi devi parlare?".
Sospirai.
Povero Carlos. Che poi era il primo a chiedermi come andavano le cose con Logan.
Mi dispiaceva davvero per lui.
Mi dispiaceva confidarmi con lui, ferendolo ancora di piu'.
Ma era davvero l'unico che sapeva tutto di me... tranne la causa del mio trasferimento dalla California.
"Ho scoperto una cosa non proprio carina di Cloe. Ma ne parliamo con calma a casa." scrissi e inviai.
Spensi il cellulare e lo misi nella tasca della felpa.
Entrai in classe e notai che era gia' piena e, come una maledizione, solo il posto davanti a Logan era libero.
Mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia e, dopo cinque minuti, sentii uno sguardo premermi sulla schiena.
E sapevo che quello sguardo fosse di Logan.






Angolo Autore.
Sono ancora viva ragazze!
Ma qualcosa mi dice che non lo saro' per molto...
Comunque, mi scuso molto per il fatto che non ho aggiornato per un bel pezzo, ma sono senza internet e la nostra biblioteca non e' affidabile. Cerco di aggiornare lunedi. Ho altri due capitoli quasi pronti.
Adesso posto un'altra one shot e poi vi lascio. Spero che ci sia ancora qualcuno che segue i miei deliri.
Grazie mille a chi lo fa e chi ha messo la storia fra preferiti e seguiti.
Wiky
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capter fifteen ***


 

Sentii la campanella di fine giornata risuonare per i corridoi ancora vuoti e tirai un sospiro di sollievo.
Mi sarei liberata dallo sguardo di Logan che mi aveva perseguitato per tutto il giorno, almeno per l'ora libera di pranzo.
Ah, no, scusatemi, ci sederemo tutti allo stesso tavolo, come, di solito la nostra squadra fa prima di ogni allenamento, anche per confrontare le nuove tattiche di gioco che qualcuno aveva appreso guardando qualche partita in tv durante il week-end.
Raccolsi velocemente le mie cose, salutai la professoressa quando passai accanto alla cattedra e uscii velocemente dalla classe.
Mi aggiustai la giacca da football e mi diressi verso il mio armadietto, dove trovai James che riprendeva tutti i libri dal suo.
-Sei riuscito a conquistarti il podio?- chiesi divertita.
-Il podio? Quale podio?- chiese confuso.
-I compiti per April.-
-Ahhh- fece lui come se fosse caduto dalle nuvole -Si, per pochi secondi di vantaggio sono riuscito a conquistarmeli.- alzo' dei fogli.
-Non mancare per l'allenamento.- lo ripresi con un sorriso, sapendo gia' che se l'era dimenticato.
-Schoot, gli allenamenti!- esclamo' sbattendosi la mano sulla fronte -Credi che il coach mi lapida se  ci manco per una volta?-
Ci pensai su mentre chiudevo l'anta dell'armadietto -Dipende quante volte sei gia' mancato.-
-Si e no due o tre volte.- rispose con sicurezza.
-Allora Romeo, vai tranquillo a fare visita alla tua ammalata Giuglietta.- dissi ridendo.
Mi fece il verso -Kendall e il coach non si arrabbieranno?- chiese.
Scossi la testa, sorridendo.
Sorrise anche lui e mi lascio' un bacio sulla guancia, allontanandosi poi lentamente -Buon pomeriggio.-
Sorrisi -Anche a te-.
Sospirai e cominciai a camminare lentamente in mezzo alla massa di ragazzi che, impazienti di tornare a casa, spingevano e pestavano i piedi.
Sussultai quando mi sentii posare un braccio sulle spalle.
-Beh, come e' andata la giornata?- mi domando' Los con un sorriso.
Alzai le spalle -Noioso, come al solito. A te?-
Anche lui alzo' le spalle -La Sanderson oggi e' stata piu' gentile del solito con me.-
Feci una faccia interrogativa.
-Sai che ce l'ha con me. Oggi non mia ha messo nessuna nota.- spiego' contento.
Scoppiai a ridere -Oh, ma che gran bel passo avanti, Los, complimenti!-.
Si uni' alla mia risata -Ma non credo che la tua giornata sia stata cosi' noiosa. Hai la faccia di una che e' stata perseguitata per tutta la giornata.-
Sbuffai -Si, in un certo senso...-
-Nel senso che...?-
-Per tutte le cinque ore Logan Henderson ha continuato a fissarmi. E guarda tu, sfiga della sorte, l'unico banco libero quando arrivavo in classe era sempre davanti a lui.- conclusi con uno sbuffo.
Si mise a ridere, beccandosi un'occhiataccia da parte mia.
-Non e' affatto divertente.- bofonchiai.
Cerco' di trattenersi, ma non ci riusci' per molto.
-Scu..scusami, ma l'hai detto in modo tale da renderlo divertente. La tua faccia poi...- e scoppio' di nuovo a ridere, ma poi noto' che lo stavo guardando proprio male -Ehm..Ok,ok, la smetto.- fece un respiro profondo, calmandosi - Ok, allora... che e' successo, di cosa mi dovevi parlare?- chiese quando passavamo dalla porta d'entrata della scuola.
-Ho scoperto una cosa su Cloe..- dissi.
-Cioe'?- domando' facendosi piu' attento.
-Sta usando Logan..- sussurrai, visto che intorno a noi c'era una marea di orecchie indiscrete.
Alzo' un sopracciglio -Come lo sai?-
-L'ho sentita parlare con una sua amica in bagno... Non ho potuto fare altro che origliare.- alzai le spalle.
Si guardo' intorno, quasi circospetto -Ne parliamo dopo, quando torniamo a casa, va bene?- disse.
Annuii. Forse aveva ragione, troppe orecchie indiscrete.
A pranzo parlai poco e niente, continuando a ripensare alle parole di Cloe.
Vedevo Logan ridere e scherzare con gli altri. 
Non volevo veder scomparire il suo sorriso dopo che lei l'avrebbe usato.
Gli dovevo dire quello che avevo sentito... O forse no? Forse sarebbe stato meglio non dirglielo...
-Hey, Lentiggini, perche' mi fissi?- mormoro', facendosi sentire solo da me, mentre gli altri parlottolavano allegramente tra loro.
Sorrisi leggermente e scossi la testa -Niente, scusa. Stavo pensando e c'eri di mezzo tu.- mormorai anch'io.
Ricambio il sorriso, poi una luce gli passo' negli occhi e si alzo'.
Ando' dietro di me e si schiari' la voce, mentre mi poggiava le mani sulle spalle -Ragazzi!- quasi grido' per attirare la loro attenzione -Mi e' venuta un'idea: questa e' la penultima partita. Se vinciamo questa siamo in finale... e se vinciamo la finale, vi invito tutti quanti, insieme alle rispettive ragazze e amici, ad una festa!- disse ad alta voce, in modo  da farsi sentire in una buona parte della mensa.
Si sentirono subito versi di apprezzamento, fischi e applausi.
Sorrisi e scossi la testa, pensando che fosse pazzo. Pazzo, ma, almeno, era riuscito a distrarmi dal pensiero di Cloe.
Sentii il suo caldo respiro vicino all'orecchio e dei leggeri brividi che mi percorrevano la spina dorsale.
-Noi faremo festa anche se vinciamo solo la semifinale. Poi ti aspetto a casa.- sussurro' e mi bacio' la guancia.
Arrossii mentre lui si andava a risedere al suo posto, sorridendomi, come se non fosse successo niente.
Abbassai e scossi la testa, ritornando nel mondo dei pensieri.
Quando suono' la campanella si alzarono tutti, mentre io aspettai per essere l'ultima, giusto per non essere spintonata.
Mi misi lo zaino in spalla e mi avviai dietro gli altri. Vidi Logan girarsi dietro e, notando che ero rimasta da sola, fermarsi per aspettarmi.
Sorrise teneramente e mi mise un braccio sulle spalle, avvicinando le labbra al mio orecchio.
-Come mai tutta sola?- mormoro'.
Sorrisi e alzai le spalle -La tua ragazza non si arrabbiera' per vederti cosi' vicino a me?- chiesi guardandolo.
Rise piano -Gelosa? E comunque, no, non si arrabbiera'. Sa che rapporto abbiamo noi due. E se si arrabbia e diventa gelosa di te.. beh, ti mollo..- disse serio.
Gli diedi una sberla nello stomaco -Grazie, eh! E comunque, no, non sono gelosa.- eccome se lo sono, ma e' una storia persa.
Rise di nuovo, massaggiandosi il punto colpito con la mano libera -Stavo scherzando scema. Mollo lei se ti dara' noia per essere mia amica- disse sorridendo, lasciandomi poi un bacio sulla guancia.
Ricambiai sia il sorriso che il bacio -E' cosi' che mi piaci Henderson-
-Uh, ho l'onore di piacere a Brown!- disse con un luccichio negli occhi.
-Ma non montarti la testa e non urlarlo. Sara' un nostro piccolo segreto.- dissi ridendo e facendogli l'occhiolino.
Rise anche lui e camminammo in silenzio fino agli spogliatoi, dove ci separammo per cambiarci.
Mi misi addosso tutto il neccessario e uscii in campo, dove il coach ci stava aspettando.
-Jennifer! Gli altri?- chiese.
-A cambiarsi- risposi con un sorriso.
Annui' -Bene. Inizia a fare dieci giri di campo, gli altri ti raggiungono fra poco.-.
Annuii e cominciai a riscaldarmi e lo stesso fecero gli altri appena arrivarono.
Alla fine degli allenamenti, che mi sono sembrati piu' lunghi del solito, il coach ci fece segno  di sederci sugli spalti e noi, grondanti di sudore, lo facemmo.
Si posiziono' di fronte a noi con le mani sui fianchi e ci guardo' bene uno ad uno.
-Ragazzi, sabato c'e' la semifinale. Per la prima volta, giochiamo contro Manor nelle semifinali e non nelle finali. Abbiamo perso contro di loro per tre anni consecutivi e, anche se adesso Brown 
sta con noi, gli avversari hanno ancora un bel po' di giocatori fantastici.
Ma anche noi li abbiamo! Abbiamo Henderson, un fantastico quarter back. Abbiamo Brown. Abbiamo Smith, Rowling, Adamson, Maslow, Pena, Schmith e tutti gli altri. Siamo una bella squadra. Forte. Unita. Vi capite in un attimo, siete coordinati uno con l'altro e questo e' fondamentale.
In poche parole... Se non fate cazzate in campo, se qualcuno non cerca di fare il supereroe cercado di fare tutto da solo, possiamo vincere, possiamo vincere di molto.
Ma non. Fate. Cazzate.- scandi' bene le ultime tre parole, facendoci ridere leggermente. Sorrise anche lui -Bene, e adesso andatevi a fare una doccia che puzzate come cani bagnati, senza offenderli troppo.- disse ridendo.
Ridemmo anche noi, poi andammo negli spogliatoi.
Mi feci una doccia veloce, poi mi vestii e andai verso la macchina di Carlitos per aspettarlo appoggiata alla portiera del passeggero.
Lo vidi arrivare con lo zaino in spalla e un sorriso sulle labbra.
Gli sorrisi anch'io e appoggiai i gomiti sul tettuccio.
-Pronta per la semifinale?- chiese mentre apriva la macchina.
Annuii sorridendo -Si, e tu?- domandai a mia volta.
Anche lui annui' e apri' la portiera, sedendosi sul comodo sedile. Lo imitai e misi lo zaino in mezzo ai piedi.
-Allora, che mi dovevi dire di Cloe?- chiese mentre faceva retromarcia.
Riordinai le idee in testa -Stavo tranquillamente in bagno, a cercare di farmi passare il mal di testa, quando entra Cloe con una sua amica. Per istinto mi sono chiusa in uno dei bagni e ho leggermente origliato..- pensai bene come sintetizzare il discorso - Beh, il succo del discorso e' che la sua amica le ha chiesto cosa aveva intenzione di fare con Logan e lei ha risposto che se lo vuole soltanto portare a letto e che dopo avrebbe potuto fare quello che voleva. Cerchera' di farselo dopo il ballo di maggio.- mormorai guardando davanti a me.
Con la coda dell'occhio vidi Los che mi lanciava un'occhiata veloce, per poi ritornare con gli occhi alla strada.
-Sicura di quello che hai sentito?- chiese mentre si fermava ad un semaforo.
Annuii -Piu' che sicura. Posso pure vedere male, non sentire gli odori e cosi' via, ma almeno l'udito lo tengo ancora buono.- dissi convinta.
Mi guardo' bene -Sicura sicura?- chiese.
Annuii di nuovo -Si Carlos, sicura.-.
Sospiro' passandosi una mano sugli occhi che sembravano piu' stanchi del solito.
-Dovresti dirlo a Logan, lo sai?-.
Risi piano -E come dovrei dirglielo, scusa? Non posso mica entrare in camera sua e dire "Hey Logan! Come va amico? Sai, la tua ragazza e' una troia che vuole solo usarti portandoti a letto. Poi ti mollera' in balia di te stesso e della depressione. Tutto questo l'ho sentito da lei sta mattina in bagno, mentre parlava con una sua amica". Mi prendera' per pazza mentale e mi caccera' fuori di casa a calci nel culo.- dissi mentre lo guardavo con un sopracciglio alzato e un sorriso scettico sulle labbra.
Lui parcheggio' davanti alla macchina di Logan che, a quanto pare, era gia' a casa, e mi guardo' con un sorriso sulle labbra.
-Invece si che lo puoi fare. Sara' veloce e indolore, come le punture. E lui ti credera', si fida di te.. E se non lo fa, e' un emerito minchia.- disse facendomi l'occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, scendendo dalla macchina.
Lui abbasso' il finestrino e io mi ci affacciai -No che non lo faro'.-
 
Mi trovai di fronte alla porta di casa Henderson, indecisa se suonare o no.
"No che non lo faro'".. Eccerto, allora perche' diamine mi sono trovata fuori dalla sua porta di casa?
Beato mondo, il mio cervello e' meno utilizzabile di una cuffia senza fili..
Sbuffai e stavo per girarmi e andarmene, quando la porta si apri' e mostro' Havley che mi guardava divertita con un sopracciglio alzato, una spalla appoggiata alla porta.
-Ti sto osservando da una buona decina di minuti dalla finestra. Ti saresti decisa si o no a suonare?- chiese
Sorrisi imbarazzata -No, non credo che avrei suonato.-.
Lei annui' divertita -Allora ho fatto bene ad aprire. Dai entra, sta sopra in camera sua. Sai che ho come la sensazione che ci sperava che venissi per fare non so cosa?- disse riferendosi a Logan.
Risi nervosa -No, ma che dici... E grazie.- dissi veloce, entrando in casa e fiondandomi su per le scale.
Arrivai davanti alla sua porta e mi fermai con un pugno in aria.
Cosa gli avrei detto? Come avrei iniziato il discorso?
"Veloce e indolore" aveva detto Carlos... Si, forse meglio farlo alla sua maniera, senza pensarci troppo.
Bussai una volta per tutte e, quando sentii un "avanti" soffocato, entrai.
Lo trovai con il viso sepolto nel suo cuscino, le braccia spalancate sull'enorme letto.
Mi trattenni dal ridere e, piu' silenziosa possibile, mi avvicinai al letto, distendendomi poi sulla calda schiena del ragazzo.
Divertita, gli lasciai un bacio sulla parte della guancia scoperta, poi vidi che girava il volto verso la parte in cui l'avevo baciato.
Un sorriso gli faceva incurvare gli angoli delle labbra, contagiando anche gli occhi chiusi.
Mi stavo gia' rilassando sulla sua schiena che, fra parentesi, e' molto comoda, quando con uno scatto quasi felino ribalto' la situazione, buttandomi giu' dalla sua schiena, mettendosi poi su di me.
Mi lascio' un bacio sulla guancia e poi si distese meglio, senza pesarmi troppo, mettendo la sua testa poco sotto la mia, cominciando ad accarezzarmi la spalla, giocando qualche volta con la maglietta. Io, invece, gli accarezzavo i capelli, passandoci le dita e giocandoci.
Per quanto possa sembrare strano, quello e' il nostro consueto saluto. Dopo quello restavamo sdraiati o uno accanto all'altro o uno sull'altro a parlare o a goderci semplicemente  la compagnia dell'altro. E si, e' piu' un comportamento da fidanzati che da migliori amici, ma a noi sta bene cosi'.
-Ciao anche a te, Lentiggini.- disse in un sussurro.
Sorrisi anch'io -Ciao Orso.-
-Orso? Come mai orso?- chiese confuso, alzando la testa per guardarmi con un sopracciglio alzato.
Scoppiai a ridere per la sua espressione e fra una risata e l'altra spiegai -Perche' i tuoi abbracci sono da orso... Un po' come quelli di Los, ma lui e' la mia scimmietta.- dissi ridendo di nuovo.
Rise anche lui di gusto, poi, tenendomi per i fianchi, fece un mezzo giro, facendomi ritrovare stretta al suo petto da due morse, che sarebbero le sue braccia.
-Abbraccio come questo?- chiese sorridendo.
Annuii, strofinando la testa sul suo petto, come si fa su un cuscino, poi strinsi le braccia attorno al suo torace, per quel che il materazzo mi permetteva.
Mi concentrai sul suo regolare respiro e sul battito del suo cuore mentre sentivo la sua mano accarezzarmi i capelli.
Quando ero ormai assopita per bene, mi tornarono in mente le parole di Cloe.
Mi riscossi e mi passai lentamente una mano sugli occhi, poi mormorai -Orso?-
-Mmmh?- fece lui piano.
-Dovrei dirti una cosa..- mormorai appoggiando di nuovo la testa sul suo petto.
-Dimmi tutto Lentiggini.- sussurro'.
-Ma la cosa potrebbe piacerti poco..- lo informai.
Sentii che alzava le spalle -Fa niente..-
-Ma promettimi di non arrabbiarti con me.- dissi guardandolo negli occhi.
Lui sorrise e mi mise una mano sulla guancia -Come potrei arrabbiarmi con la mia piccola Pulce?- si, ormai mi aveva trovato una marea di nomignoli.
Sorrisi.
Mi misi seduta per bene sulle sue gambe, in modo da poterlo guardare per bene negli occhi.
-Si tratta di Cloe..- dissi piano, cercando di trovare un qualcosa che dimostrasse il suo fastidio o disagio, ma era perfettamente tranquillo, quindi continuai -Oggi sono andata in bagno per cercare di farmi passare il mal di testa e in quel momento e' entrata anche Cloe con una sua amica. Ero in una delle cabinette, quindi non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che si sono dette- dissi omettendo il fatto che l'avevo fatto intenzionalmente. Mi fermai, scrutandolo negli occhi, cercando un qualsiasi fastidio, ma erano rimasti sorridenti, contagiati ancora da un piccolo sorriso sincero. Stavo iniziando a pensare che non mi stesse affatto ascoltando, ma i miei dubbi vennero interrotti quando mi fece segno di continuare. Mi schiarii la voce e ripresi -Ho sentito che iniziavano a parlare di te, quindi, sicura che dicesse qualcosa di bello sul tuo conto, ho ascoltato piu' attentamente. Ma, con mia sorpresa- non piu' di tanta, in realta' -ho sentito Cloe dire che ti voleva portare a letto dopo il ballo  e, dopo aver passato una fantastica nottata a letto con te, scaricarti come si fa con lo sciacquone del bagno.- conclusi guardandolo attentamente.
Aveva lo sguardo perso, il sorriso aveva lasciato spazio ad un'espressione pensierosa.
Dopo un paio di minuti lo vidi annuire leggermente, poi alzare lo sguardo su di me.
Mi sorrise leggermente, poi si mise in posizione seduta, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, con ancora me sulle gambe.
Mi guardo' dritto negli occhi -Sicura di quello che hai sentito e detto?- chiese.
Annuii vigorosamente -Sicurissima.-
-Non mi stai mentendo, vero?- chiese di nuovo.
Alzai un sopracciglio -Perche' dovrei farlo?-
-No, sai, sono un bel ragazzo, molte vorrebbero stare con me..- disse con finta aria modesta.
Risi e gli tirai un pugno sul petto -Sbruffone-
Anche lui rise -Stavo scherzando- poi si calmo' -Quindi, sicura di quello che hai sentito?- mi domando' di nuovo.
Annuii nuovamente -Al cento per cento.-
Lui annui' nuovamente, poi mi abbraccio' di slancio.  Uno dei suo fantastici abbracci da orso, quelli che mi fanno provare un piacevole formicolio nello stomaco e un piacevole calore che sale da sotto a sopra.
-In verita' ti abbraccio con imbarazzo- mi parve di sentirlo mormorare.
-Perche' con imbarazzo?- chiesi senza staccarmi.
Lo sentii alzare le spalle, poi le sue labbra che si posavano sulla mia guancia -Non so, sono cosi'.-.
Dopo una manciata di minuti ci staccammo e lui mi punto' un dito contro -Tu rimani qui e non ti muovere. Io devo andare ad aggiustare una cosa..- disse.
Intuii che con "cosa" intendeva "Cloe".
Annuii sospirando e, appena lui usci' dalla camera, mi distesi sul suo letto e, pian piano, mi addormentai.





Angolo Autore

Ciao! No, non sono scomparsa di nuovo...
Vi propongo l'ultimo capitolo pronto che tengo di questa long.. Altri due, massimo tre e finisce la storia.
Mi sa che mi manchera' questa long.. E se scrivessi il continuo?
Ditemi che ne pensate e se leggereste la continuazione.
Adesso...
Vi voglio ringraziare tutti, soprattutto quelle fantastiche e amabili persone che hanno commentato la mia nuova one shot e il capitolo precedente.
Vi amo tutti.
Buon pomeriggio, Wiky

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capter sixteen ***


Ero seduta su una delle sedie di plastica nella palestra della scuola che e' stata trasformata in pista da ballo, buffet e angolo DJ..
Devo ammettere che i preparatori del ballo si sono dati proprio un gran da fare per rendere tutto cosi'... impeccabile, ecco.
E anche April ha superato se stessa. Voglio dire, convincermi a mettermi un vestito e a truccarmi sembrava un'impresa impossibile, ma lei ce l'ha fatta.
Se devo essere sincera, quando mi sono vista allo specchio, non pensavo fossi io quella riflessa. Il vestito verde scuro con qualche riflesso di blu mi arrivava fino al ginocchio e il trucco chiaro metteva in risalto i miei occhi scuri. Per non parlare dell'acconciatura. Ci ha messo mezz'ora e passa per sistemarmi e domarmi i capelli, ma alla fine ha raggiunto l'obbiettivo.
Vagai con lo sguardo per tutta la sala in cerca di James e April e alla fine li trovai intenti a ballare.
Quanto erano dolci! Erano fatti l'uno per l'altro, davvero.
Il DJ aveva messo un lento e James l'aveva abbracciata, mentre lei teneva le braccia appoggiate intorno al suo collo e la testa sul suo petto, mentre lui le diceva, sicuramente, dolce frasi all'orecchio, facendola sorridere teneramente.
Era una di quelle coppie che quando la vedi, ti viene subito da pensare a quando saranno ormai nonni, seduti sulla veranda di casa loro a guardare un tramonto, con lei che appoggia la testa sulla spalla di lui  che la stringe in modo protettivo, nello stesso modo in cui faceva quando era giovane.
Sorrisi al pensiero.
-Vuole concedermi l'onore di questo ballo, signorina?- chiese una voce dietro di me, facendomi sobbalzare.
Mi voltai e sorrisi trovandomi davanti Carlos con uno smoking nero, una camicia bianca e una cravatta nera, leggermente chinato in avanti e con un braccio disteso verso di me, mentre l'altro stava dietro la sua schiena.
-Certo mio prode cavaliere.- risposi afferrando la sua mano.
Mi porto' sulla pista da ballo, facendoci immergere in quella marea di ragazzi e ragazze.
-Ti avverto che non so ballare.- sussurrai.
-Beh, nemmeno io se e' per questo. Ma non sembra troppo difficile..Basta dondolarsi sul posto.- disse osservando gli altri attorno a noi mentre mi poggiava le mani suo fianchi
Risi leggermente passandogli le braccia attorno al collo -Si, meglio non provare a fare qualcos'altro-.
Lui annui' con un tenero sorriso sull labbra, facendoci poi dondolare sul posto.
Dopo qualche secondo sentii la sua voce vicino al mio orecchio -Ma Logan non ha detto di aver lasciato Cloe?- chiese.
Annuii -Si, perche?-
-Perche' quella che sta ballando con lui mi sembra proprio Cloe..- disse guardando leggermente a destra, quasi dietro alle mie spalle.
Seguii il suo sguardo e trovai loro due che ballavano, anzi, lei che ballava e Logan che dondolava sul posto, impacciato.
Alzai le spalle -Puo' darsi che abbiano fatto pace..-.
Carlos mi guardo' con un sopracciglio alzato -Logan non ti ha creduto fino in fondo?-
-No, non credo che sia questo.. Piu' che altro, credo che Cloe abbia inventato una scusa per tutto..-
conclusi e nello stesso momento il DJ cambio' canzone, mettendone una piu' movimentata -Ma adesso non pensiamoci, va bene? Mi voglio diveritre e svuotare la mente.- dissi con un sorriso allegro.
Lui annui' sorridendomi di rimando e iniziammo a scatenarci mentre con la coda dell'occhio vidi James e April abbandonare la pista per sedersi al tavolo dove c'erano tutte le nostre cose.
Continuammo a scatenarci e a ridere per... Sinceramente non so quanto. So solo che l'abbiamo fatto per un bel po' di tempo, finche' non vidi James correre verso di me con il mio cellulare in mano.
Appena mi fu abbastanza vicino grido' per farsi sentire -Ti sta chiamando tuo padre! Dice che e' urgente!-.
Annuii e lo ringraziai con un sorriso, poi appoggiai il cellulare all'orecchio -Un'attimo papa' che esco dalla palestra!- gridai, poi corsi fuori per parlare con tranquillita' -Si, eccomi.- dissi con tono allegro, ma dall'altra parte della cornetta non proveniva alcun suono oltre a un respiro affannoso -Papa', tutto a posto?- chiesi insicura, sedendomi su uno scalino.
-No- disse infine, scoppiando a piangere.
Mi preoccupai subito. Mio padre era un uomo forte, non l'avevo mai visto, tanto meno sentito piangere. Era scioccante farlo per la prima volta e non potergli essere affianco.
-Che succede papa', cosa c'e' che non va?- chiesi subito.
Lo sentii fare un sospiro profondo, clamandosi leggermente -Hanno sparato a mamma. Non riuscira' ad arrivare a domani.- disse con un filo di voce.
A quel punto sentii le lacrime scorrermi giu per le guance e un nodo formarsi velocemente nella gola.
-Non..non e' possibile- sussurrai -Dove sei? Aspettami, arrivo subito.- aggiunsi subito dopo.
-No!- quasi grido' -No Jennifer. Io sono in taxi, sto andando a New York. Resto li' finche' ce ne sara' bisogno. Se vieni qui, giuro che sarai in castigo per tutta la vita. Se non hai le chiavi sono sotto alla tegola mobile della veranda, sotto lo zerbino. Ho gia' parlato con Mike ed Elizabeth- il padre e la madre di Logan- e se ti serve qualcosa saranno ben felici di esserti d'aiuto. Adesso chiudo. C'e' un'altra hiamata e puo' essere Mac.- disse e chiuse subito.
Staccai il cellulare dall'orecchio per mettermelo davanti agli occhi per guardare lo schermo con la vista appannata dalle lacrime.
Entrai di corsa nella palestra e andai al nostro tavolo, dove i ragazzi stavano ridendo a una battuta di Loagn.
Appena James noto' che stavo piangendo, rivolse tutta la sua attenzione su di me, e April, come se gli avesse letto nella mente, sposto' lo sguardo su di me, assumendo subito uno sguardo preoccupato.
-Jennifer, che succede?- chiese April con la sua voce delicata, facendo girare anche Carlos e Logan.
Io scossi la testa e afferrai la piccola borsa che April mi aveva prestato -Scusate ragazzi.- dissi con voce spezzata e corsi nuovamente fuori.
Direzione? Casa, camera mia.
Volevo stare da sola. Non volevo avere nessuno attorno, anche perche' se qualcuno si avvicinasse a me, probabilmente lo attaccherei con tutto il disagio che ho in questo momento dentro di me, scaricandogli addosso tutto quello che provo, dicendo cose che non vorrei mai dire e non vorrei ferire qualcuno, a cui voglio bene e che mi vuole bene, involontariamente.
Iniziai a correre per le strade semi-deserte.
Gli occhi appannati mi offuscavano la vista, l'udito era ovattato e le mie gambe deboli. Tutto questo non aiutava affatto la corsa, ma, in un modo o nell'altro ce la feci ad arrivare a casa.
Trovai la chiave e andai subito in camera mia. Mi chiusi la porta alle spalle e mi appoggiai al muro li' accanto, facendomi scivolare fino a terra. Mi strinsi le ginocchia al petto, ci appoggiai sopra la testa e piansi tutte le lacrime che non avevo versato prima.



 I ragazzi si guardarono, uno piu' spaesato dell'altro, ma fu Carlos a riprendersi per primo.
-Perche' Jen piangeva?- chiese.
Tutti alzarono le spalle e anche Logan si riprese completamente, alzandosi e afferrando la giacca del completo che aveva  appoggiato allo schienale della sedia, per poi prendere il cellulare dal tavolo.
-Chi era al cellulare?- chise lui.
-Suo padre. Ha detto di passargliela subito perche' era una cosa urgente. So solo questo.- disse James di nuovo preoccupato.
Carlos osservo' per bene Logan con un sopracciglio alzato -Dove stai andando?-
Logan alzo' lo sguardo' su di lui, poi osservo' pure James e April -Esco a cercarla.-
-Dal suo sguardo credo che voglia restare da sola.- disse April con voce calma.
-Non voglio che faccia cazzate o che si cacci nei guai. Se non la trovo per strada, sono sicuro che la trovo a casa.- disse velocemente, per poi uscire dalla palestra per dirigersi verso la sua macchina.
Ci sali' su e percorse lentamente le due strade che portavano a casa Brown, ma non trovo' Jennifer da nessuna parte, quindi parcheggio' davanti casa sua e provo' a chiamarla, ma rifiuto' la chiamata.
Sosprio' e scese dalla macchina avviandosi verso la veranda della casa della sua amica e provo' a suonare, ma non gli apri' nessuno.
L'ultima spiaggia?
Scalare il muro ed entrare nella sua stanza attraverso la finestra...
 Il ragazzo sospiro' lasciando la giacca del completo sulla veranda e si arrotolo' le maniche della camicia, poi fece il giro della casa e comincio' a scalare.
 



Sentii un leggero tonfo vicino alla finestra, poi dei leggeri passi sul pavimento cosi' alzai lo sguardo.
Mi trovai davanti Logan con le maniche della camicia arrotolate e le guance, per quel che potevo vedere dalla luce fioca, leggermente arrossate.
Si avvicino' lentamente a me, ma lo fermai alzando la voce -Vattene via!-
Lui scosse la testa -No- mormoro'.
Mi alzai e lo fronteggiai, anche essendo molto piu' bassa di lui -Ho detto di andartene, non ti voglio qui!-
-Non me ne vado finche' non vedo che ti calmi e che mi spieghi cosa e' succsso.-
rispose tranquillamente a bassa voce.
Le lacrime cominciarono a scendermi di nuovo copiosamente sulle guance mentre cominciavo ad avanzare lentamente.
-Vattene!- gridai avvicinandomi a lui -Vattene, non mi serve il tuo aiuto! Non voglio l'aiuto di nessuno!- continuai a gridare, cominciando a tempestare il suo petto di pugni, ma lui non fece una piega, per un po' di tempo non tento' nemmeno di difendersi, di fermarmi. Aspetto' pazientemente che mi calmassi almeno un po', che i miei pugni perderssero potenza.
Alla fine, quando calmai un po' la raffica di sberle, lui mi afferro' i polsi con una mano, impedendomi di muovermi, mentre con l'altro braccio mi strinse al suo petto.
Provai altre tre volte a liberare le braccia, poi, sfinita, ci rinunciai e mi abbandonai al suo petto, cominciando a singhiozzare piu' di prima.
Lentamente, con cautela, mi accompagno' sul letto, distendendosi con me sopra, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Mi copri' con il leggero lenzuolo e comincio' ad accarezzarmi i capelli con la mano destra, mentre con il braccio sinistro mi teneva stretta a se'.
Lentamente iniziai a calmarmi. Il mio respiro rallentava e i singhiozzi cominciavano a scomparire, fino a scuotermi il petto di tanto in tanto.
-Stai meglio?- mormoro' sui miei capelli.
Scossi la testa -No.. non sto meglio.-
Lo sentii stringermi di piu' a lui mentre le sue labbra lasciavano un leggero bacio sui miei capelli.
-Cosa e' successo? Cosa ti ha detto tuo padre?- chiese piano.
-Come sai che mi ha chiamato mio padre?- domandai a mia volta.
-Eravamo tutti preoccupati per te, cosi' abbiamo chiesto se qualcuno sapeva qualcosa e James ha detto che era tuo padre al telefono.- mi informo'.
Annuii solamente, senza rispondere alla sua domanda.
-Hey, Lentiggini, ti ho fatto una domanda prima.- mi riprese dopo qualche minuto che stavamo in silenzio.
Sospirai.
Massi', diciamoglielo. Infondo, prima o poi l'avrei comunque detto a lui o a Carlos.
-Mia madre e' in ospedale.- sussurrai.
La sua mano si fermo' un attimo, poi riprese ad accarezzarmi i capelli -Dio... Cosa e' successo?- domando'.
-Si e' beccata una pallottola. I dottori dicono che e' probabile che non arrivera' a domani mattina.- dissi con la voce roca a causa del magone che avevo in gola.
-Mi dispaice, dico davvero.- sussurro'.
-Mi sento in colpa, come se l'avessi uccisa io.- riflettei ad alta voce.
-So cosa senti, cosa provi. Ti capisco.- mormoro'.
-No che non lo sai, non sai cosa provo.- sussurrai quasi con rabbia.
Detesto quando qualcuno dice cosi' solo per confortare qualcuno.
Lo sentii sospirare lentamente e schiarirsi la voce -Si invece. Ho perso la mia ragazza due anni fa.. ed e' stata anche colpa mia.- non gli dissi niente, continuo' a raccontare da solo, sicuramente con lo sguardo perso nel vuoto, ritornato a quel giorno in cui era accaduto il fatto -Il giorno prima avevamo litigato per una cosa stupida. Avevamo litigato per il fatto che io non volevo che lei uscisse con un suo "amico", uno che la guardava sempre con occhi languidi. Ero abbastanza geloso di lei. Conosco noi ragazzi e so che riusciamo ad essere stronzi anche senza volerlo. Comunque, dicevo.. Avevamo litigato e non ci sentivamo da un giorno intero, ma un nostro amico in comune mi aveva dato una soffiata, dicendomi che Erin era uscita in discoteca con quel tipo. Mi ero infuriato, ero impazzito. Avevo afferrato la giacca e le chiavi della mia nuova macchina, considerato che avevo preso la patenta un mese prima.
Ero partito in quarta, arrivando alla discoteca in dieci minuti, invece dei venticinque che ci si impiega di solito. Ero entrato dentro, scansando ogni guardia. L'avevo vista ridere a una battuta di quello.. squallido tipo e non c'avevo visto piu'. Ero corso da lei, l'avevo afferrata per il polso e trascinata fuori, mentre lei continuava ad urlarmi contro di lasciarla stare perche' non avevo nessun diritto di trattarla cosi'. L'avevo fatta salire in macchina e poi l'avevo imitata, partendo subito, uscendo fuori citta'. Lei mi chiedeva dove stavo andando e io non le rispondevo, perche' ero il primo a non saperlo. Spiccicai parola solo quando lei mi urlo' all'orecchio di farla scendere subito. "Non puoi fare cosi'. Non puoi uscire con un tizio che non vede l'ora di portarti a letto. Non puoi finche' noi due staremo insieme." avevo detto a denti stretti. Lei era rimasta in silenzio a guardare davanti a se' per un po', poi inizio' a dire che lei poteva uscire con quelli che voleva perche' non era una mia proprieta', poi nessuno aveva piu' pronunciato parola: io cercavo di calmarmi e di mettere da parte l'orgoglio per chiedere scusa mentre lei guardava fuori dal finestrino. Poi fu un lampo.
Eravamo sull'autostrada mal illuminata e non avevo visto un camion arrivarmi contro perche' aveva i fari spenti. Mi ricordo solo un terribile scontro tra la mia macchina e il camion, poi un lancinante dolore alla testa.
Quando ripresi coscienza, dopo cinque minuti circa, mi resi conto che mi trovavo fuori dall'abitacolo dell'auto: avevo sfondato il parabrezza, cadendo poi a terra, davanti alla macchina.
Quando guardai dalla parte di Erin sentii qualcosa di gelido invadermi tutto il corpo e un terrore penetrarmi nel cervello.
Non so come, ma la sua portiera si era aperta, facendola cadere per meta' fuori dall'abitacolo della vettura.
Ero corso da lei mentre sentivo le lacrime invadermi gli occhi. Urlavo al conducente del camion che era sceso rintontito dall'abitacolo di chiamare urgentemente un'ambulanza, mentre, con delicatezza, portavo Erin del tutto fuori dall'auto, mettendomi accanto a lei e sostenendole  la testa con una mano.
Appena si era resa conto che ero io aveva sorriso leggermente "Ciao Logie." aveva mormorato e io mi sono sentito morire dentro.
"Sai, non pensavo di dirtelo, ma mi fa enormemente piacere che tu sia cosi' geloso di me." continuo' a mormorare con la voce impastata, roca.
"Ti prego, non abbandonarmi. Non sono pronto per lasciarti andare, non voglio lasciarti andare." mormorai con la voce rotta dai singhiozzi leggeri che mi facevano sobbalzare il petto.
Lei aveva sorriso ancora un po', accarezzandomi la guancia "Non ti abbandono, non lo faro' mai. Saro' accanto a te anche se tu non riuscirai a vedermi. Ti amo, ricordatelo e non sentirti minimamente in colpa." aveva detto, forse con uno degli ultimi respiri presi.
Io la scongiurai, pregai di nuovo di non lasciarmi, che non avrei saputo cosa fare se lei se ne fosse andate, che non avrei saputo come fare ad andare avanti. Poi le dissi che l'amavo, che l'amavo veramente.
E, cosi' come conclusi  la fra, cosi' lei sorrise poi un'ultima volta, mentre la sua mano scivolava lentamente sulla mia guancia, per cadere poi pesantemente sul suo ventre.
Mi ricordo solo che dopo quello avevo appoggiato la fronte sulla sua mano, continuando a piangere, poi il buio.
Mi svegliai tre giorni dopo in ospedale, totalmente frastornato, ricordando solo che Erin non c'era piu'.-
concluse infine con voce tremante, con il petto che si abbassava in modo irregolare.
Mi sentivo un mostro. Un mostro di quelli bestiali.
-Logan.. io..- cercai di dire qualcosa guardandolo negli occhi ma lui sorrise e scosse la testa con occhi lucidi.
-Fa niente, non potevi saperlo e poi, sei sotto shock, e' normale.- disse mentre una delle tante lacrime gli percorreva lentamente la guancia.
La asciugai con il polpastrello e infilai il viso all'incavo del suo collo.
-Mi dispiace Logan, mi dispiace molto di averti fatto ritornare a quel giorno, non era mia intenzione.- mormorai sentendo una cosa pesante sullo stomaco.
-Fa niente, fa niente. Non ti preoccupare.- lo sentii mormorare e accarezzarmi di nuovo i capelli.
Cercai di rilassarmi alla delicatezza dei movimenti della sua mano e della morbidezza del suo ampio petto e, alla fine, mi addormentai, stremata da tutte quelle notizie e dalle lacrime.
 
Mi riscossi piano dal sonno. Testai salla mia destra, ma non trovai nessuno.
Dove era andato a finire Logan?
Mi girai piano e aprii lentamente gli occhi, mentre l'udito cominciava a funzionarmi correttamente.
Sentii il rumore dei tasti della tastiera del mio portatile e, dopo due secondi, vidi Logan seduto di spalle alla mia scrivania, con la pagina della mia e-mail aperta su qualcosa che mi era arrivato.
Il ragazzo giro' appena lo sguardo verso di me e chiuse subito il portatile, mentre la sua mano andava al piatto di biscotti accanto a una pila di libri.
Fece girare la sedia verso di me e mi guardo' male portandosi un biscotto alle labbra, dandogli un morso.
-Non mi hai detto che hai fatto domanda a Yale. E non mi hai nemmeno detto che ti hanno ammessa.- mi rimprovero' dopo aver inghiottito.
Sorrisi leggeremente e mi misi seduta -E chi ti ha dato il permesso di scavare nella mia e-mail e di mangiare i miei biscotti?-.
Lui alzo' le spalle, mangiando un altro biscotto -Tu padre ha lasciato un biglietto dicendomi di fare come se fossi a casa mia, quindi...- disse vago.
Sorrisi di nuovo, leggermente -Ok, va bene. Basta che non mi distruggi la casa.- mormorai.
Lui annui' poi si sedette accanto a me, abbracciandomi -So a cosa stai pensando. E so che ti stai dando la colpa. Sai qual e' la soluzione migliore?- domando'.
Scossi la testa.
 -Distrarti, pensare a qualcos'altro.- mormoro'.
-Tipo?- chiesi guardandolo.
-Cambiati ed esci davanti casa.- disse solamente, poi usci' dalla camera.
Feci come disse, lavandomi via il trucco gia sbavato.
Scesi e la scena che mi trovai davanti mi spiazzo' totalmente.
Logan Henderson, con i jeans, giacca di pelle e camicia mezza aperta era appoggiato a una fantastica moto nera lucente metalizzata, con un casco sotto braccio, mentre l'altro in mano. E tutto questo accompagnato da un splendido sorriso sulle labbra.
-Sei mai salita su una moto?- chiese.
Scossi la testa e mi avvicinai a lui, prendendo il casco che mi porgeva.
Lui si sedette sulla moto e lo stesso feci io, allacciando le braccia attorno alla sua vita.
-Dove mi porti cavaliere col tuo destriero nero?- sussurrai.
Lui giro' leggermente il viso verso di me -In un posto che amerai.-
Annuii e mi strinsi alla sua schiena mentre partivamo e acquistavamo velocita'.
Era piacevole stare stretta alla sua calda schiena mentre l'aria gelida mi sferzava accanto.
Dopo una quindicina di minuti percepii che non eravamo piu' sull'asfalto, ma non mi andava di aprire gli occhi.
Sentii la moto rallentare, poi fermarsi.
-Puoi aprire gli occhi adesso- sentii la voce di Logan sussurrata.
Lo feci e mi trovai su una collinetta fuori citta', sotto la quale c'era un lago che rifletteva la luce della luna e delle stelle.
Alzai lo sguardo dopo essermi tolta il casco e rimasi a bocca aperta.
-Logan, e' fantastico qui, e' meraviglioso.- mormorai incantata.
Lui sorrise e mi lascio' un bacio sulla guancia -Sono felice che ti piaccia. Non ci vengo molto spesso e non credo che ci venga qualcun'altro. E' un posto perfetto per stare tranquilli.- mormoro'.
Annuii e mi lasciai accompagnare in cima alla collinetta, dove i stendemmo sull'erba soffice e verde, piacevole al contatto con il corpo.
Restammo sdraiati a lungo, fino all'alba, osservando le stelle, cercando di trovare quelle cadenti.
Alla fine ci riuscimmo e ne trovammo tre.
I miei desideri?
"Che mamma si trovi bene in qualunque posto si va dopo la morte", "Che papa' si ripreda dalla perdita" e "Restare in buoni rapporti in qualunque modo possibile con Logan".
Per quanto scettica io possa essere su queste cose, avevo espresso comunque dei desideri.
Continuammo a parlare per un bel po', finche' l'alba ci diede il buon giorno.






Angolo Autore
Salve ragazzi!
Questo è il penultimo capitolo. L'ultimo e' stato gia' proggettato, devo solo scriverlo.
Ma, buona (o cattiva) notizia: sto iniziando a scrivere il continuo, spero che continuerete a seguirlo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Buon pomeriggio,
Wiky

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capter Seventeen ***


Angolo autore.
Questa volta voglio scrivere il mio spazio all'inizio, anche se non so bene il perche'.
Ebbene si ragazzi, questo e' l'ultimo capitolo. Il diciasettesimo e ultimo capitolo.
Non so a voi, ma a me manchera' questa storia. Per questo sono sicura al settanta per sento che faro' un sequel, anche perche' non potrei vivere senza rompervi le balle e senza ricevere le vostrie stupende recensioni.
Vi ringrazio infinitivamente per le trentuno recensioni, per me e' il massimo, considerato che le mie storie non arrivavano mai a piu' di 4 recensioni ogni dieci capitoli. Mi fate sentire meno una nullita'.
E vi ringrazio per i preferiti, seguiti e ricordati. Ve ne rendete conto, mi avete fatto arrivare al secondo posto della classifica delle storie piu' seguite!  Dio santo, chi l'avrebbe mai detto? Io, che ho quattordici anni, ce l'ho fatta. Mi sento onnippotente quando la vedo in seconda posizione.
Non vi saro' mai riconoscente abbastanza.
Voglio bene a tutti voi, in un modo o nell'altro.
Adesso non vi ropo piu' e vi lascio alla lettura di questo capitolo leggermente piu' lungo degli altri, che ho messo piu' di due mesi per finirlo.
Un gran abbraccio, alla prossima, Wiky.






-Papa', non voglio partecipare a quella maledetta finale! Non voglio giocare! Lo capisci o no?- dissi fra i denti a mio padre che era rigidamente seduto sulla poltrona davanti a me.
-Perche diavolo non ci vuoi partecipare?- domando' lui, duro.
Io non risposi. Spostai lo sguardo da un'altra parte, guardandomi intorno.
Dio, adesso che ci faccio caso, la casa sembra molto piu' vuota senza le cose di ma... senza le sue cose.
Papa' le ha volute togliere tutte: foto, dipinti, certificati. Tutto.
-Non ci vai perche' credi che non e' giusto divertirsi quando Angel non e' piu' con noi?- disse un po' irritato e, visto che io non rispondevo, interpreto' il mio silnezio come risposta affermativa -Gesu'.. Ma lo capisci che hai appena diciotto anni, che hai tutta la vita davanti a te? Lo capisci? Che intendi fare, passare tutta la vita a fare niente se non piangerti addosso?- disse l'ultima frase a voce alta.
Lo guardai male, con le mani tremanti -Che ne sai tu di quello che ne voglio fare io della mia vita? Eh, che ne sai? Non voglio andare a quella finale e basta. Se la caveranno benissimo senza di me! Ho gia' detto al coach che non gioco e non cambio idea. E non sarai sicuramente tu a farmela cambiare!- dissi con rabbia, alzandomi dal divano.
Anche mio padre si alzo', rosso di rabbia, con la vena sulla tempia che gli pulsava freneticamente e gli occhi lucidi -Tu vai a quella partita. E non mi importa un cazzo di quello che vuoi o non vuoi. O meglio, di quello che dici di non volere. Tu vai a quella partita, la giochi e la vinci. Io andro' a vederti e se non ci sarai, non entri piu' in questa casa, te lo giuro.- disse a bassa ma determinata voce, a un palmo dal mio viso, poi si giro' e ando' di sopra, in camera sua.
Lo guardai scomparire su per le scale, poi mi ributtai sulla poltrona. Mi coprii il viso con le mani e sospirai.
Quasi ogni giorno la stessa storia. Ormai litigare una volta al giorno era normale per me e papa' da quando mamma ci ha lasciati.
Questa situazione era impossible, insostenibile.
Deve essere venuto a sapere da qualcuno che alla finale ci sarebbero stati o tre o quattro osservatori per prendere i tre o quattro giocatori migliori e adesso vuole che io mi faccia notare.
Vuole che gioco? Bene, lo accontento. Almeno questo glielo devo. Ma non giochero' bene, me lo sento, lo so.

Uscii dalla classe di storia e sospirai, appoggiandomi un attimo al muro.
Mi stava facendo leggermente male la testa e lo sguardo dei miei compagni che mi guardavano con dispiacere misto alla compassione per la morte di mia madre non aiutava affatto, anzi, peggiorava le cose.
Non la smettevano da quasi un mese intero e la cosa, oltre ad essere snervante, cominciava ad essere pure ridicola.
-I giocatori della nostra squadra di football sono pregati di raggiungere urgentemente il professor Smith in presidenza. Sono esonerati dalle lezione fino alla fine dell'incontro.- sentii dire dal ragazzo che si occupava della radio della scuola.
Presidenza? Cosa abbiamo combinato questa volta?
Confusa cominciai a incamminarmi verso la presidenza, incontrando Brad Adamson, un mio compagno di squadra.
Gli sorrisi e lui ricambio', avvicinandosi a me.
-Cosa abbiamo combinato questa volta?- gli chiesi mentre ci affrettavamo a salire le scale.
Lui alzo' le spalle -Sinceramente, te lo stavo per chiedere io. Qualunque cosa abbiamo fatto, io e te non centriamo niente, a quanto pare.- mormoro' solamente e io annuii.
Quando entrammo nella stanza, trovammo il preside e il professor Smith seduti sulla scrivania, mentre tutti gli altri erano in piedi in un semicerchio davanti a loro. Io e Brad ci unimmo e il professore annui', facendo segno al preside di iniziare.
-Bene.. Buon giorno  ragazzi.- comincio'.
-Buon giorno a lei.- rispondemmo in coro.
-Vi abbiamo convocati qui non preche' avete combinato qualcosa, ma perche' ci e' stato un problema...- inizio' guardandoci bene. Anch'io mi guardai intorno e notai che tutti avevano un'espressione incuriosita tanto quanto la mia, se non di piu' -La settimana scorsa ci e' stata la semi finale di football delle altre due scuole, la L.A. Pubblic Hight School contro la Sonia West Hight School, entrambe di Los Angeles. Ha vinto la seconda, ma la squadra della L.A. Pubblic H.S. sosteneva che abbiano vinto perche' la partita era truccata, cosi' la Sonia West Hight School ha provato a zittirli, mettendo in atto una rissa nel parcheggio della scuola avversaria. Sono stati squalificati dalla competizione e la L.A. Pubblic Hight School non puo' giocare al loro posto perche' una buona parte dei loro giocatori e' all'ospedale..- disse il preside, sbalordendoci tutti, ma venne interrotto dal suo cellulare. Rispose e ci guardo' dispiaciuto -Scusatemi ragazzi, ma ho una commissione urgente da sbrigare. Professor Smith, continui pure lei. Vi auguro buona giornata e usate pure il mio ufficio per finire.- detto questo, usci' dall'ufficio.
-Professore, ma se non giochiamo contro la Sonia West, contro chi dovremo scendere in campo?- chiese Tyler Jackson.
Il professore sospiro' appoggiando i gomiti sulle ginocchia -Contro Manor-.
Tutta la squadra sbuffo' sonororamente.
-Mi dica almeno che giochiamo in casa. Non mi va di andare un altro anno li' da loro.- borbotto' Carlos.
Il professore rise e annui' -Si, giochiamo in casa quest'anno.- ci penso' un po' su, poi annui' -Noi dobbiamo comunque allenarci. Abbiamo tre giorni per allenarci per bene e il fatto che la partita e' l'ultimo giorno di scuola dovrebbe confortarvi un minimo e darvi un po' di quell'energia in piu'.- disse il professore, ricevendo un sorriso da tutti noi -Bene, allora in campo tra dieci minuti! E ridiamo il benvenuto a Jennifer che e' ritornata in squadra e giochera' la finale con noi- concluse con un sorriso, applaudendo.
Divenni tipo un semaforo acceso quando tutti si ritrovarono a fissarmi con un sorriso sulle labbra mentre imitavano il professore, battendo anche loro le mani.
-Ehm, grazie..- mormorai sperando che finissero in fretta -Forse e' meglio se andiamo subito a cambiarci, eh.- aggiunsi per togliermi da quella imbarazzante situazione.
Loro annuirono e uscimmo lentamente dalla stanza, avviandoci poi verso il campo nello stile di un branco di pecore.

Stavo seguendo con lo sguardo la palla che volava sopra la mia testa mentre correvo a tutta velocita' per afferrarla. Quando mi trovai nel punto giusto, mi lanciai in avanti per prenderla, mi mancava tanto cosi', ma, sfortunatamente la testata contro qualcuno mi raggiunse prima della palla.
Rotolammo a terra con le braccia aperte.
Io scoppiai a ridere e Carlos mi segui' a ruota, alzandosi.
Mi porse la mano e io l'afferrai, facendomi aiutare per alzarmi.
- Tutto bene?- chiese con il fiatone.
Annuii -Tu?-.
-Anch'io.- disse sorridendo e lasciandomi una pacca sulla spalla.
In quel momento sentimmo il fischietto del coach e i battito delle mani dal bordo campo, segno che se andava tutto bene dovevamo continuare.
Sospirammo e ci misimo in posizione, pronti a continuare.

Entrai in casa e mi sbattei la porta alle spalle mentre buttavo lo zaino sotto al tavolino d'ingresso.
Mi tolsi le scarpe "tallone contro punta" mentre mi dirigevo in salotto, buttandole poi alla rinfusa nel corridoio. Papa' mi avrebbe uccisa, ma poco importava: ero stanca morta.
Mi buttai  sul divano, nel vero senso della parola,con le braccia aperte e gli occhi chiusi.
Dopo un po' sentii qualcosa di caldo posarsi sul mio addome, cosi' aprii gli occhi per controllare e ci trovai il muso di Sonic che mi guardava con un sorriso canino sul muso mentre mi faceva gli occhi dolci, desideroso di coccole.
Gli misi una mano fra le orecchie, accarezzandolo. Scodinzolo' e fece un piccolo salto, salendomi addosso e posando il muso sul mio petto.
-Che c'e' piccolo, carenza d'affetto?- chiesi sorridendo mentre lo accarezzavo sul collo.
Lui si lecco' il naso, quasi come se volesse rispondere in modo positivo.
Risi leggermente e continuai ad accarezzarlo con gli occhi chiusi.
Avevo una voglia di dormire tremenda a causa delle sei ore di allenamento (si, avevamo saltato tutte le ore di lezione), ma dall'altra parte non volevo mettermi a dormire perche' poi non avrei preso sonno di notte.
Aprii gli occhi e controllai l'ora: quindici e quarantacinque.
Massi', posso pure andare a fare una passeggiata. Magari mi porto dietro pure Sonic, giusto per farlo correre un po' nel parco con gli altri cani.
Sospirai per reprimere uno sbadiglio -Che ne dici se andiamo a fare una passeggiata?-.
Comincio' a scodinzolare come un pazzo, saltando giu' dal divano e girando in tondo.
-Sei sicuro di volerci andare?- chiesi divertita.
Lui si sedette e abbaio' due volte con la lingua a penzoloni.
Annuii e mi alzai, per poi dirigermi verso il corridoio d'entrata raccogliendo le scarpe che poco prima avevo sparso. Presi il guinzaglio e lo misi a Sonic che se ne stava seduto impazientemente ai miei piedi.
Afferrai le chiavi al volo e aprii la porta, facendo uscire Sonic per primo.
Respirai a pieni polmoni l'aria estiva che gia' si riusciva a sentire nell'aria.
Ci dirigemmo a passo lento verso il parco in cui andavamo di solito e, quando arrivammo, lo liberai nello spazio recintato per i cani e andai a sedermi su una panchina per osservarlo.
Dopo qualche minuto sentii delle mani posarsi sulle mie spalle, facendomi sussultare.
Mi girai spaventata e tirai un sospiro di sollievo quando riconobbi April che mi sorrideva con una pallina da tennis in mano.
-April! Che ci fai qui con una pallina da tennis in mano?- chiesi facendole segno di sedersi accanto a me.
Ancora sorridente lo fece -Sono con James e Fox, il suo cane.-
-James ha un cane?-
chiesi curiosa.
Lei annui' -Si. E' quell'Alaskan Klee Klai che gioca con quel bel pastore tedesco.- disse indicando una miniatura di Husky giocare con Sonic.
Sorrisi -Sta giocando con il mio cane. Quando si dice "Tale cane, tale padrone."- dissi ridendo.
Rise pure ei, ma una voce ci fece girare.
-Chi ha il cane uguale al padrone?- chiese James con un sorriso mentre mi appoggiava una mano sulla spalla per salutarmi.
Gli sorrisi pure io mentre si sedeva vicino alla sua ragazza e le metteva un braccio attorno alle spalle.
-Io e te. Quel pastore tedesco che sta giocando con il tuo Fox, e' il mio cane.- dissi semplicemente.
Lui rise -In questo caso hai proprio ragione. Di solito si spaventa dei cani piu' grandi di lui.-.
-Nello stesso modo in cui il suo padrone si spaventa di mio fratello.-
mormoro' April con un sorriso divertito, facendomi scoppiare a ridere.
James era uno di quei ragazzi che temeva, o, almeno spaventava, di davvero poca gente, e mi sembro' strano sentire che aveva paura di Leo, il fratello di April. L'avevo conosciuto e mi era sembrato un ragazzo simpatico e dolce... ma io ero un'amica di April, e James era il suo ragazzo.... ero curiosa di sapere come gli si era presentato.
Ed esso che mi arriva la spiegazione.
-Hey, non c'e' nulla di divertente! E' un omone di due metri, di cento chili, a occhio e croce, che fa kickboxing!- esclamo' allargando il braccio sinistro, come a sottolineare il fatto sconvolgente, ma abbasso' il tono abbozzando un sorrisino quando April lo guardo' male -Ma e' dolce come una fetta di crostata.- aggiunse.
Io risi sotto i baffi, ma, infondo, aveva ragione: alla prima impressione spaventava un po', ma poi era dolce come il miele... almeno lo deduco da quelle quattro ore in cui ci ho parlato.
April annui' con un sorriso, poi gi diede un bacio sulla guancia -Non ti ha dato il benvenuto in modo... piacevole, considerato che ha minacciato di romperti la testa in cinque se mi farai soffrire, ma se lo conosci bene, e' un bravo ragazzo. Se rompete il ghiaccio, secondo me, andrete davvero d'accordo.-
Sorrisi guardandoli, mentre in mente mi si focalizzava l'immagine di Leo che, sovrastando James di circa venti centimetri, lo minacciava di morte se avesse fatto soffrire la sua dolce e piccola sorellina.
Scossi la testa e mi girai verso James -Allora, tornando al discorso originale, da quanto Fox  sta con te?-
Lui ci penso' un po', guardo' l'orologio del cellulare e si decise a rispondermi -Precisamente da...- sembro' fare un ultimo veloce calcolo -.. quattro mesi, tre giorni, due ore, venticinque minuti e venti.. ventuno.. ventidue secondi.- disse rimettendo il cellulare in tasca.
Lo guardai con un sopracciglio alzato e la bocca semi aperta, ma appena le loro espressioni diventarono divertite, mi affrettai a chiudere la bocca, cercando di riacquistare un po' di dignita'.
-Come sei stato, ehm, preciso! Una cosa incredibile!- esclamai.
Lui rise -E tu? Da quanto hai Sonic?-.
Ci pensai un attimo...  Papa' e mamma me lo avevano regalato all'inizio del quarto anno, quindi lo avevo da circa un anno e nove mesi.
-Un anno e nove mesi, circa. I miei me l'avevano regalato all'inizio del quarto anno.- spiegai.
Lui annui' -Quindi e' abbastanza giovane! Nel senso che non e' ancora entrato nella fase dell' "adolescenza".- disse facendo le virgolette.
Risi e scossi la testa -No, ancora no. Il tuo, invece, e' ancora un bambino!- dissi io.
Lui annui' -Si, e' ancora tutto da crescere ed educare.- disse con un sorriso e con lo sguardo puntato su Fox.
Sorrisi anch'io, imitandolo, senza accorgermi che April ci guardava con un sorriso.
L'occhio mi cadde sull'orario del mio cellulare che avevo in mano e mi resi conto che il tempo con loro due era volato alla velocita' della luce e ne sono sicura, papa' si sta chiedendo dove diavolo fossi finita, considerato che fossero le diciasette e mezza.
Mi alzai di fretta, afferrando il guinzaglio -Scusatemi ragazzi, ma si e' fatto tardi. Mio padre mi dara' per dispersa se non torno entro i prossimi venti minuti.- dissi, fischiando subito dopo per richiamare Sonic.
Anche la coppia si alzo' sorridente -Credo che andiamo anche noi... due ore e mezza bastano.- disse April mentre James annuiva -Vuoi che ti diamo un passaggio?- aggiunse proprio quest'ultimo, dopo aver richiamato Fox.
Sorrisi e scossi la testa mentre mettevo il guinzaglio a Sonic, che poi li ando' a salutare -No, grazie davvero. Non mi fara' male camminare per altri dieci minuti- dissi mentre Fox si nascondeva dietro le gambe del padrone, intimorito alla mia vista.
Sorrisi e mi inginocchiai, mentre James incoraggiava Fox ad avvicinarsi a me.
Lentamente, a piccoli passi, si avvicino' e annuso' la mano che gli tendevo, prima di farsi accarezzare e tornare orgoglioso e a muso alto verso il prorpio padrone.
Risi leggermente, alzandomi -Bel cagnolino, James.-
Anche lui sorrise -Tanto quanto il tuo.-
Salutai tutti e tre con una mano e nello stesso tempo Sonic camminava scodinzolando accanto a me, e, ogni tanto, si votava per lanciare delle ultime occhiate al suo nuovo amichetto.
Sorrisi mettendomi una mano in tasca, dirigendomi fuori dal parco.

Aprii di nuovo la porta di casa, slacciando subito dopo il guinzaglio al cagnolone che ando' subito a bere.
-Papa', sono a casa.- gridai.
La sua testa spunto' dalla porta della cucina.
-Eccoti finalmente! Stavo per chiamare "Chi l'ha visto".- disse con un sorrisone.
Entrai in cucina, sospetta, e mi sedetti all'isola.
-Cos'hai papa'? Cosa devo fare?- chiesi subito.
-Perche' queste domande?- domando' stupito.
-Semplicemente perche' fino a ieri sera eri arrabbiato nero con me.- spiegai lentamente.
Lui sorrise porgendomi un piatto con due pezzi di torta ai mirtilli -Sono felice perche' alla fine hai deciso di giocare la finale. Visto che alla fine lo volevi anche tu?-
Alzai gli occhi al cielo -Ecco cosa c'era sotto.- mormorai -Io vado a fare i compiti papa', e credo che non scendero' per cena.- dissi mentre mi alzavo con il piatto in mano
Mi diressi verso l'ingresso per recuperare lo zaino e mettermelo sulla spalla e dirigermi al piano di sopra.
Poco prima di entrare in camera, sentii papa' urlare -Tanto so che eri la prima a voler giocare quella finale!-.
Alzai di nuovo gli occhi al cielo, entrando poi in camera, sbattendomi la porta alle spalle.
Sospirai e mi avvicinai alla scrivania, buttai lo zaino accanto alla sedia, spazzai con un braccio intero la moltitudine di scartoffie che avevo accumuato in due settimane e, finalmente mi scaraventai sulla sedia, nello stesso modo in cui si scaraventa un sacco di patate per terra.
Afferrai i libri e li poggiai sulla scrivania,, ma mi resi conto che non avevo la minima idea di cosa ci fosse per il giorno dopo.
Sbuffai e presi il cellulare dalla tasca, componendo il numero di Logan visto che quel giorno avevo avuto tutte le lezioni con me e che dopo gli allenamenti aveva avuto la premura di andare in segreteria a chiedere i compiti, cosa che io non ho nemmeno pensato di fare.
-Pronto?-
-Hey Logan, sono Jennifer. Scusa il disturbo, ma hai per caso i compiti a portata di mano?-
chiesi giocando con una penna.
-Certo! Aspetta un attimo che salgo in camera e cerco i libri.- ma subito sentii lui che si scusava con qualcuno, la portiera di una macchina che sbatteva, il rombo del motore che si accendeva e alla fine la sua voce -Cavolo, dove diavolo ho messo lo zaino!- esclamo', ma non mi convinse.
Alzai il sopracciglio e mi alzai, andando verso una delle due finestre, quella che dava sulla strada e mi appoggiai al muro con una spalla, aspettando pazientemente.
Dopo circa cinque minuti, come sospettavo, vidi arrivare la sua macchina a tutta velocita' e inchiodare davanti casa sua.
Scesi in fretta ed entro' trafelato in casa e sentii dal cellulare varie porte che sbattevano.
-Ma dove sono andati a finire?- chiese fra se con un leggero fiatone, mentre mi spostavo verso l'altra finestra proprio mentre la porta di camera sua si apriva e lui afferrava lo zaino da sotto la scrivania.
-Eccoli!- disse lui al cellulare con un sorrisone.
-Bene, grazie.- dissi come se non fossi al corrente di tutto.
Tiro' fuori un foglio da un libro e comincio' a dettare, mentre io mi scrivevo tutto su una pagina di un quaderno qualsiasi.
-Allora... Di storia da pagina 542 a 546. Matematica pagina 620 esercizi 163-164-179-180-185. Inglese il testo pagina 226 con tutte le proposte di lavoro e chimica da ripetere gli ultimi due capitoli.- disse e lo vidi rimettere il foglio nel libro -E' tutto.- aggiunse.
-Okay, grazie. Adesso...- dissi avvicinandomi di nuovo alla finestra da cui potevo guardarlo -spiegami perche' sei arrivato in fretta a casa da una parte sconosciuta solo per darmi i compiti.- dissi.
Mi parve di vederlo arrossire, poi balbettare un po'. Alla fine si mise una mano dietro al collo -Beh, ecco.... stavo con Cloe e.. Aspetta, come fai a sapere che non stavo a casa?- chiese con un sopracciglio alzato.
Risi piano -Guarda dalla finestra vicino al tuo letto.-.
Lui lo fece e incontro' il mio sguardo, scoppiando poi a ridere -Scoperto.- mormoro' semplicemente.
Lo salutai con una mano e un sorriso e lui ricambio' -Allora, come mai hai lasciato Cloe al suo destino per accorrere in mio aiuto?- chiesi.
Sorrise -Beh, con Cloe e' sempre una noia: o mi trascina dalle sue amichette oche o in centri commerciali.. Molto meglio stare in camera mia, davanti alla finestra a conversare con te.- e alla mia risata aggiunse -No, dico sul serio.-
Come e' bello illudersi che lui si interessasse piu' a me che a Cloe.
Gli sorrisi -E' cosi terribile stare con lei?- chiesi con finta comprensione.
Lui annui' -Oh si. Non e' proprio una favola stare con lei.-
Risi piano -E allora perche' continui a stare con lei?- domandai curiosa.
Lo vidi agitarsi di nuovo al di la' della finestra. Inizio' a passarsi nervosamente la mano dietro al collo, gesto che venne seguito du un balbettare imbarazzato, interrotto da un'altra mia risata.
-Beh, ehm, ecco... perche' ormai ci sto d'abitudine. E poi, visto che la ragazza che mi piace e' troppo per me, tanto vale non rovinarmi la carriera da puttaniere, giusto?- mi fece l'occhialino con un sorriso triste sulle labbra.
Ma che diavolo...? Lui non era abbastanza per quella maledetta ragazza? Ma si e' fatto di crack o di allucinogeni?
-Hey, hey, hey, ma che diavolo dici? Quella ragazza e' troppo per te? Ma sei fuori?!- quasi gridai per lo sconcerto -Logan- continuai calmando il tono -tu sei un bravo ragazzo, uno dei migliori che io conosca e non credo che quella ragazza sia migliore di te. Secondo me dovresti lasciare Cloe e provarci... E soprattutto fregartene dell'immagine che ti sei creato in questi anni- conclusi provocandogli un sorriso piu' aperto -E adesso, dopo aver consumato quasi tutta la mia ricarica, che ne dici se vieni a casa mia cosi' facciamo i compiti insieme?- aggiunsi.
-Certo, con molto piacere! Arrivo subito!-.
Detto fatto, ci trovammo a fare i compiti insieme per tutto il pomeriggio, tra discorsi seri e risate stratosferiche.
Peccato che quel pomeriggio non mi resi conto che Logan, da quel giorno, comincio' a riolgermi sorrisi piu' doci, il tocco delle sue mani divento' ancora piu' delicato e il suo sguardo inizio' ad avere una luce diversa dal solito, piu' dolce, piu' desiderosa, piu' tenera.
Peccato che non me ne accorsi, magari avrei sventato una catastrofe che stava per accadere alla mia insaputa.

-Siete pronti ragazzi?- urlo' il coach negli spogliatoi, in piedi davanti a noi che stavamo seduti su delle panche, frementi, con la nostra divisa da football addosso.
Si, era il giorno della finale. Dopo gli ultimi tre giorni di estenuanti allenamenti e' arrivato il gran giorno e tutti noi eravamo gasatissimi e svegli al cento per cento.
-Si, signor capitano!- urlammo in risposta noi, nello stesso stile di "Spongebob".
-Non ho sen.. Ehy, aspetta, avete sbagliato cartone.- disse lui ridendo -Riproviamoci- aggiunse facendo ridere noi -Siete pronti raazzi?-
-Si coach!-
urlammo insieme prima che lui annuisse felice.
-Bene ragazzi, oggi ci sono degli osservatori li' fuori. Non voglio che voi vi facciate fregare le opportunita' da Manor e non voglio che quelli ci sbattano in faccia un'altra loro vittoria. Quindi... dateci dentro ragazzi.- riusci' a dire prima che un ragazzo della nostra scuola che faceva il cronista annuncio' il nostro nome, seguito da un fracasso di grida e applausi, facendoci allargare il sorriso sulle labbra.
-Su, su, su! E date il meglio!- urlo' ancora il coach, battendo le mani e incitandoci ad uscire dagli spogliatoi.
Lo facemmo e, dopo la consueta presentazione delle cheerleader e noi, prendemmo posizione in campo, davanti alla mia vecchia squadra. E, caso della sorte, finii proprio davanti Greg.
Mi sorrise e mi fece l'occhiolino togliendosi il paradenti per sussurrare con la sua voce profonda e bassa che, infondo, mi era mancata -Buona fortuna Jen.-
Sorrisi pure io -Anche a te, Greg.- mormorai.
Poi la partita inizio' e lo persi di vista.

Logan, afferra quella fottuta palla che ti ho lanciato.
Era l'unica cosa a cui pensavo mentre vedevo come al rallentatore la palla abbassarsi lentamente, perdendo quota, almeno un centinaio di metri al di la' di Logan. E la cosa era poco cnfortevole, considerato che mancavano pochi secondi e stavamo sotto di un punto.
Ancora un po' e la palla avrebbe superato la linea di fine campo senza qualcuno che la tenesse e Manor avrrebe vinto.
Ma, quando persi la speranza, Logan, con le ultime forze credo, spicco' un salto impressionante, afferrando la palla al volo prima che oltrepassasse la linea.
Avevamo vinto!
Vittoria!
Poi non ricordo molto, c'era una confusione tremenda.
Mi ricordo solo che  un ragazzo della nostra scuola, Jhonny, avrebbe dato una festa la settimana seguente in nostro onore e che festeggiammo a lungo, molto a lungo.

Parcheggiai fiera la mia macchina nel parcheggio che si era creato davanti casa Miller.
Si, avevo una macchina. E si, anche la patente. Avevo fatto l'esame giusto il mese prima e la macchina era di mamma. E devo dire che la mia BMW bianca sportiva faceva la sua porca figura in quel parcheggio!
Sospirai e scesi dalla macchina, tirando su le maniche della giacca da football della nostra squadra, considerato che faceva un caldo tremendo quella sera. Ma, infondo, cosa mi aspettavo: e' il ventiquattro giugno!
Mi guardai intorno per cercare le macchine dei ragazzi, ma non c'erano, per questo decisi di aspettarli fuori.
Dopo qualche minuto, quasi in contemporanea (manco si fossero messi d'accordo), arrivarono, tutti e tre con le giacche da football e jeans, come ci era stato ordinato dall'organizzatore.
Si, ho detto tre e non quattro perche' Kendall se ne stava con altri, noi eravamo un vecchio e caro ricordo. Credo che, sotto sotto, ce l'avesse ancora con Logan e, di conseguenza, con noi che l'avevamo riammesso nel nostro gruppo di amici stretti, e questo gli dava enormemente fastidio, ma non ci potevo fare niente, ormai il danno era stato fatto. 
Comunque, tornando a noi.
I ragazzi scesero dalle loro macchine con un sorrisone sui volti e con gli occhi che brillavano.
Mi avvicinai a loro ricambiando i sorrisi.
Abbracciai James e lasciai  un bacio sulla guancia a Carlos, ma quando attivai davanti Logan sorrisi imbarazzata, non sapendo bene cosa fare. Anche  lui mi sorrise, abbracciandomi con disinvotura e lasciandomi un bacio all'angolo della bocca.
Sentii tutta la faccia bruciarmi come se avessi la febbre a quaranta e passa.
Mi staccai e li guardai bene.
Era solo una settimana che non li vedevo e mi erano gia' mancati. Cosa avrei fatto dopo le vacanze, quando ci saremmo tutti divisi per prendere college diversi?
Non volevo neanche pensarci in quel momento.
James mise un braccio attorno alle spalle di Carlos -Che ne dite, entriamo o restiamo qui a scambiarci sorrisi?-.
Ridemmo -Entriamo, entriamo.- disse Logan energicamente.
Annuii e ci avviammo per il vialetto, ognuno con la testa persa nei propri pensieri.
-Allora ragazzi...- cominciai mentre entravamo -cosa intendete faaa...- mi interruppi perche' la mia mandibola era arrivata  a toccare terra.
Un enorme sala, che sembrava quella di una piccola discoteca privata, era piena di gente gia' mezza ubriaca e fatta.
Le luci soffuse e colorate creavano penombra. In un angolo c'era l'attrezzatura professionale da Dj, nell'altro un karaoke e in mezzo almeno tre tavoli con il cibo e le bevande. Un po' piu' spostato verso la parte de karaoke c'era una specie di piccolo palco.
Cercai di ricompormi mentre notavo con la coda dell'occhio che anche i ragazzi avevano la mia stessa espressione.
-Ragazzi, sicuri che siamo ne posto giusto?- chiese Logan.
La sua risposta si materializzo' dal nulla: una mora lucente, alta e poco vestia: Cloe.
-Amoruccio! Finalmente sei qui! Vieni con me!- e detto questo se lo trascino' dietro come se fosse un pupazzo di pezza.
Lo guardammo sconcertati un attimo, ma poi James addocchio' April.
-Scusate ragazzi, vado dalla mia dama che si sta annoiando.- e se ne ando' anche lui.
Lo guardai darle un dolce bacio e sorrisi. Ho gia' detto che io amo quei due insieme?
-E cosi' siamo restati da soli.- disse Carlos sospirando.
Sorrisi -Tu adesso vai a cercarti una bella ragazza li' in mezzo alla pista da ballo, mentre io vado a prendermi da bere.- dissi, ma lui stava per ribattere -E non si discute. Sbrigati!- lo zittii spingendolo verso la mischia.
Mi diressi verso il tavolo delle bevande e mi versai un bicchiere di punch. Poi un altro. E un altro. E un altro ancora, finche' non mi capito' in mano un bicchiere di birra.
Ma aveva un qualcosa di strano, un sapore un po' modificato, ma non ci badai troppo, e continuai a bere indisturbata su quel divano rosso che mi fece compagnia per mezza serata.

Stavo vagando per il piano superiore della casa di... come e' che si chiamava quel ragazzo? Ah, si, Jhonny.
Non so nemmeno come ci ero finita li' sopra.
Ero un po' brilla... Ok, forse e' meglio se tolgo "un po' ".
Ero completamente brilla, lo notavo dallo strano movimento che avevano assunto le pareti.
I ragazzi avevano gia cominciato a pomiciare con le ragazze, attaccati alle pareti oppure nelle camere da letto.
La testa mi comincio' a girare ancora piu' forte, facendomi capire sempre di meno di quel che mi accadeva intorno.
No, non avrei bevuto mai piu' tre bicchieri di birra in vita mia, soprattutto se si trattava di feste come questa.
Chissa' cosa ci avevano messo per farmi stare cosi' male.
Mi appoggiai alla parete che avevo alla mia destra, cercando di regolarizzare il mio respiro.
Chiusi gli occhi per un attimo, riordinando quei pochi pensieri che avevo per la testa, poi li riaprii.
Mi guardai intorno, soffermandomi in particolare su una coppietta: Logan e Cloe, attaccati come polipi al muro che si baciavano.
Anzi, avevo l'impressione che Cloe volesse mangiare le labbra del moro.
Storsi il naso e spostai lo sguardo sul ragazzo che si avvicinava a me con passo spavaldo.
Appoggio' le mani sul muro ai late delle mie spalle, intrappolandomi.
Sentivo una forte puzza di whisky arrivare da lui.
Lo guardai bene: non era brutto, e l'acool nel mio organismo prese il sopravvento quando si avvicino' a me per baciarmi.
Ricambiai il bacio, stringendogli i capelli.
Una parte del mio cervello, ancora non contagiato dall'alcol, arrivo' a pensare che fosse una cosa davvero squallida non sapere nemmeno come si chiamava quel ragazzo.
Non avevo la piu' pallida idea di cosa stessi facendo, ne di chi avessi davanti e neppure dove stessero gli altri ragazzi, in caso avessi bisogno di aiuto.
Le mani dello sconosciuto si facevano sempre meno timide di quel che erano, facendo diventare i suoi movimenti rudi. Tanto rudi da farmi abbastanza male da farmi passare, sicuramente, un'espressione di dolore sul volto.
Dalle labbra mi uscii un lamento abbastanza forte e dopo pochi secondi il contatto del ragazzo scomparve, come per magia.
Aprii gli occhi, meravigliata.
Logan era dritto in piedi davanti a me, con l'espressione infuriata e un pugno steso ancora davanti a se, rigido, in segno che avesse dato un cazzotto al ragazzo.
Aveva il respiro veloce, i muscoli contratti, in stato d'allerta.
Spostai lo sguardo stupito da lui alla sua ragazza che mi guardava truce: non so, ma un mio sesto senso mi diceva che il mio amico l'avesse abbandonata su un.. ehm, interessante punto.
-Non toccarla piu', capito?- ruggi' Logan, abbassando il suo braccio muscoloso.
Il ragazzo si alzo' con il naso sanguinante e un ghigno sulle labbra, mentre notavo Cloe lanciarmi un'altra saetta con gli occhi e poi scendere al piano di sotto.
-Perche', e' la tua ragazza? Non dovresti lasciarla andare cosi..E se non lo e', che t'importa?- chiese avvicinandosi a Logan, cercando di ricambiare il pugno, ma venne fermato dal mio amico, che gli storse il braccio dietro la schiena, avvicinando poi il volto al suo orecchio.
-Si, e' la mia ragazza.- ringhio'.
Il mio stomaco fece festa, invitando tutti gli animali possibili ed immaginabili a scorrazzare e a saltare.
-E tu non la devi toccare, intesi?- continuo' ringhiando e stringendo di piu' la presa sul braccio, mettendo piu' in evidenza i muscoli.
Non potevo vedere l'espressione del ragazzo perche' era girato di spalle, ma lo intravidi annuire leggermente.
Logan annui' e mollo' la prese, osservando poi intensamente il ragazzo, ancora senza nome, che si allontanava.
Appena scomparve giu' per le scale, il mio amico si giro' verso di me, con un'espressione preoccupata sul volto.
-Stai bene?- chieso con la voce tento preoccupata quanto l'espressione, con entrambe le mani appoggiate sulle mie spalle.
Annuii lentamente, facendo passare i miei occhi dal suo sguardo alle sue labbra, che in quel momento erano piu' invitanti del solito.
Ok, forse era l'effetto delle tre birre che avevo bevuto, o forse ero proprio io, il fatto sta  che le stavo pensando davvero queste cose e non era affatto un bene, non in questa situazione.
Scossi la testa. Dovevo smetterla di pensarci.
-C'e' qualcosa che non va?- chiese, riferendosi al mio gesto, senza muoversi di un millimetro.
Scossi nuovamente la testa -La tua ragazza se n'e' appena andata.- lo informai, guardando oltre la sua spalla.
Ma non appena notai con la coda dell'occhio un vero sorriso increspargli le labbra, non potei fare a meno di riconcentrarmi su di lui che prese a scuotere lentamente la testa con gli occhi bassi.
-Non importa, tanto si sentiva male.- mormoro', anche se non del tutto convinto.
Piu' lo fissavo e piu' avevo voglia di baciarlo.
-Su, andiamo, ti riporto a casa e domani ti riporto anche la macchina.- mormoro' nuovamente.
Fece per spostarsi, ma una mia pazzia lo fece rimanere sul suo posto.
Lo afferrai per i fianchi, impedendogli di spostarsi mentre mi guardava stupito.
Basto' un momento per farmi premere le labbra sulle sue, come se fosse stato un riflesso involontario.
In quel momento non m'importava del fatto che lui avesse  gia' una ragazza e che gliene piaceva un'altra, non m'importava il fatto che non provasse nulla per me..
Mi bastava sentire le sue labbra sulle mie, anche per pochi secondi, che bastarono per farmi innamorare del suo dolce sapore, quello che avevano le vecchie cicche alla menta, non troppo forte ma nemmeno troppo leggero.
Ricambio' per un attimo il bacio, poi pero' mi stacco'.
-Lentiggini, sei ubriaca, non sai quello che fai.- sussurro' sorridendo leggermente, accarezzandomi il braccio destro.
Gli sorrisi di rimando -Ma io non sono ubriaca, sono solo brilla.... e sai, molti dicono che e' proprio quando si e' brilli che si ha il coraggio di fare  davvero quello che vuoi- conclusi, mettendo la mia mano sulla sua.
Degluti' rumorosamente, socchiudendo gli occhi.
-Ti prego, smettila.- sussurro' appena, tanto che feci fatica a capirlo.
-Smettila, cosa?- chiesi con tono innocente.
Si allontano' di poco, sospirando lentamente -Di comportarti cosi'. Sei brilla, io ho bevuto qualche birra, posso pure non rispondere alle mie azioni.-.
Alzai un sopracciglio -E chi ti dice di farlo?-.
Mi fisso' intensamente.
Sposto' lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra e infine alla mia mano.
Si avvicino' lentamente, senza staccare i suoi occhi dai miei, che socchiusi dopo pochi istanti.
Sentii nuovamente il suo sapore sulle labbra che pian piano cominciava a scomparire.
Aprii gli occhi, trovandomelo di fronte, con gli occhi chiusi e il respiro ancora abbastanza affannato.
Sorrisi e gli posai una mano sulla guancia ruvida per colpa della leggera barba incolta.
Anche lui sorrise, posando la sua grande mano sulla mia.
-Baciami di nuovo.- mormoro'.
Credetti di aver capito male -Scusami, non ho capito.-.
Lui allargo' il sorriso e apri' gli occhi -Invece si. Ho aspettato questo momento da molto tempo, quindi, fallo.- concluse, accarezzandomi la mano col pollice.
Non so cosa mi diede il coraggio di farlo davvero, forse l'alcool che avevo in circolazione, o forse il suo sorriso, oppure i suoi occhi magnetici, ma lo feci.
Ricambio'. Con foga, dovrei aggiungere.
Mi appoggio' delicatemente al muro, poggiando poi le mani sui miei finahci, mentre le mie andatono fra i suoi capelli, stringendoli.
Dopo un po' feci scivolare le mie mani sotto la sua maglietta e la giacca da football che indossava.
Non sapevo quello che facevo, non controllavo totalmente le mie azioni, seguivo semplicemente quello che mi diceva il cuore.
-Jen..- mormoro' staccandosi di un millimetro - Non sei in te, non e' il posto...- disse e volle aggiungere qualcos'altro, ma lo interruppi.
-Tu... parli sempre poco e niente, ma poi parti a macchinetta nei momenti meno opportuni.- dissi ridendo e contagiando anche lui.
Questa volta le sue labbra si muovevano dolcemente, in totale sincronia con le mie.
Lentamente cominciammo a spostarci, fino ad entrare in una camera da letto.
A quel punto Logan si stacco' nuovamente, questa volta allantanandosi anche.
Lo guardai confusa mentre si appoggiava alla porta, osservandomi.
-Jen, sul serio.- comincio' abbassando la testa per guardare le punte bianche delle sue Nike -Tu sei una ragazza fantastica, mentre io... Io sono solo uno povero squilibrato a cui servirebbe una bella dritta. Non sono il ragazzo giusto per te, anzi, non lo sono per nessuno. Nessuno sarebbe felice con me, non saprei renderlo felice.- concluse rialzando lo sguardo, gli occhi un po' lucidi.
Sorrisi rassicurante, avvicinandomi lentamente.
Gli misi le mani sulle guance -Allora vuol dire che io sono quel "nessuno".-.
Ricominciai nuovamente ad avvicinarmi senza staccarmi dai suoi occhi.
Poi successe tutto velocemente, ma allo stesso tempo in modo dolce.
Era bello, anzi, che dico, fantastico, meraviglioso sentire le sue calde e grandi mani sul mio corpo, mentre sentivo scosse di piacere pervadermi.
Le sue labbra, morbide e leggere che si posavano si di me.
I suoi ansimi accanto al mio orecchio mi facevano venire i brividi, mentre i suoi gemiti soffocati mi facevano sorridere mentre tenevo gli occhi chiusi.
Quando ormai eravano allo stremo, mi strinsi a lui, passandogli le braccia attorno alle sue larghe spalle.
Mi ricordo che udii un suo sussurro quando eravamo stretti uno all'altra sotto le coperte, con ancora il respiro poco regolare.
-Ti amo.- lo sentii sussurrarmi all'orecchio, lasciandomi infine un leggero bacio sulla fronte.
Mi addormentai cosi', con la testa appoggiata sul suo bollente petto, le sue braccia strette in modo protettivo attorno a me, il battito regolare del suo cuore che faceva da ninna-nanna e l'incertezza se quelle due parole fossero reali o solo frutto della mia fervida immaginazione.

Mi riscossi dal sonno, ma non aprii gli occhi.
Sorrisi e mi beai del ricordo della notta precedente e mi girai alla mia destra con il braccio disteso per abbracciare Logan "nel sonno", ma tutto quello che trovai fu una superficie liscia e scricchiolante di un foglio.
Aprii immediatamente gli occhi, allarmata e realizzai di trovarmi in camera mia, da sola, con il mio "pigiama" addosso.
Il problema era che non mi ricordavo minimamente di essere tornata a casa e di essermi cambiata. No, non lo ricordavo proprio.
Poi spostai la mia attenzione verso il foglio che stava sotto la mia mano. Lo presi e me lo misi davanti al naso, mentre con l'altra mano testavo la parte del letto libera. Era ancora calda. Non deve essersene andato via da cosi' tanto tempo.
Sospirai e iniziai a leggere. L'aveva sicuramente scritto Logan, lo potevo dedurre dalla calligrafia minuta ma elegante.

"Ciao Lentiggini,
lo so, sono stato un gran bastardo e vigliacco ad andare a letto con te e farti illudere proprio il giorno prima di dover partire per il Texas, dove mi hanno offerto il ruolo di secondo quarterback.
Lo so e me ne pento amaramente, non avrei dovuto lasciare libero sfogo alla tentazione. Ma non posso nemmeno dire che me ne pento o che mi dispiace, perche' e' stata la notte piu' bella ed emozionante della mia vita. Spero che sia stato lo stesso per te. Anzi, no, spero che tu non ricorda niente di tutto quello che e' successo, cosi' non soffrirai piu' del dovuto. Perche' io non voglio che soffra, soprattutto per uno come me, poi. 
Io te l'avevo detto che non sapevo rendere felice nessuno, che non ero adatto a nessuno, ma tu non mi hai creduto. E io il deficiente che non mi sono fermato. Avrei limitato i danni.
Non fare caso alle macchie piu' scure, i miei occhi hanno deciso di avere un attacco accudo di sudocosi proprio adesso.
La tua macchina e' a posto, non ti preoccupare, e' nel vialetto di casa tua. Sono tornato proprio adesso da casa di Jhonny.
Okay, non so bene come continuare. Sai che sono una frana in cose del genere, che non riesco a mettere nemmeno due parole di fila che abbiano un senso.
Ti guardo mentre dormi. Sembra che tu sorrida nel sonno. Chissa' cosa stai sognando di bello. Ma qualunque cosa sogni, spero che io sono in mezzo a quel sogno, almeno come comparsa.
Lo so che e' impossibile, ma spero che ti ricorderai di me con un sorriso sulle labbra, ripensando ai bei pomeriggi che abbiamo passato insieme.
No, okay, chi voglio prendere per il culo. Mi ricorderai come lo stronzo piu' grande del mondo, che prima ti ha incantata e poi ti ha portata a letto, per lasciarti da sola la mattina seguente con un bigliettino di scuse.
Beh, la prima parte magari e' vera, ma la seconda, te lo giuro e rigiuro, non lo e'.
Io ti amo.
E non lo dico per circostanza o per togliermi un po' di colpa. No.
Ti ricordi quando ti ho detto che c'era un'altra ragazza che mi piaceva sul serio e che era troppo per me in tutti i sensi? Bene, stavo parlando di te. Solo e unicamente di te.
Mi ricordo la prima volta che ti ho visto: assomigliavi tremendamente a Erin la prima volta che era entrata nella scuola. Eri tale e quale a lei e ammetto che forse, all'inizio, mi piacevi o, almeno, provavo attrazione per te perche' assomigliavi a lei, ma dopo che ti ho conosciuta per bene, mi sono reso conto che ero innamorato proprio di te.
E le tre settimane a casa tua, dopo che sono tornato dall'ospedale? Li' la cosa si e' intensificata.
A tua insaputa, quando tu e Jason dormivate, io mi intrufolavo in camera tua e ti osservavo dormire con un sorriso sulle labbra. Poi mi addormentavo sulla tua poltrona e mi svegliavo alle cinque, giusto dieci minuti prima di tuo padre e tornavo in camera.
E sai perche' mi sono messo con Cloe? Non perche' mi piacesse, ma perche' ti volevo dimenticare. Ti volevo dimenticare perche' non riuscivo a vedere te e Carlos scambiarvi dolci effusioni in mia presenza, quindi ho cercato di sopprimere i sentimenti per te con un'altra relazione, ma non ha funzionato.
Poi siamo arrivati a ieri. Non riesco a spiegarti cosa ho provato. Non ne avevo mai abbastanza, volevo continuare, ma tu ti eri gia' addormentata.
Ti ho portata a casa in braccio mentre stavi accoccolata al mio petto. 
Non ti preoccupare, tuo padre non sa niente. Gli ho raccontato che ti sei addormentata sul divano mentre parlavamo.
Cavolo, si e' fatto tardi. Alle otto e quaranta ho l'aereo. Mi devo sbrigare se non voglio perderlo.
Adesso ti saluto, cosi' posso mettermi altri cinque minuti accanto a te.
Ti amo Lentiggini e, anche se e' squallido dirlo con una lettera, ti amo sul serio.
Spero che non mi odierai.
-L.Henderson"


Guardai imbambolata la lettera per un attimo, poi guardai l'orologio: le sette.
Ci voleva un'ora e mezza per arrivare all'aereoporto. Dovevo sbrigarmi se volevo ancora rivederlo, almeno per dirgli che lo amavo anch'io.
Provai a chiamarlo al cellulare, ma mi diceva che il numero era spento o inesistente.
Mi cambiai al volo, letteralmente, e afferrai le chiavi della macchina, fiondandomici.
Sfortunatamente trovai traffico. Molto traffico.
Imprecavo come uno scaricatore di porto al volante, ma non aiutava molto, quindi, alla prima occasione, parcheggiai la macchina in un parcheggio.
Scesi e chiusi a chiave, poi mi misi a correre come non avevo corso nemmeno alla finale. Correvo come il coach ci faceva correre nell'ultimo allenamento.
Sentivo i polmoni iniziare a scoppiarmi, la gola bruciare e i polpacci iniziare a farsi molli, con qualche crampo qui e li', ma non avevo nessunissima intenzione di fermarmi o di rallentare.
Guardai l'orologio digitale di una farmacia: otto e trenta.
Dieci minuti. Dieci fottuti minuti per arrivare all'aereoporto che si trovava ad almeno altri dieci isolati di distanza.
Fare dieci isolati in cinque minuti, per averne altri cinque per parlare con Logan? Matematicamente impossibile. E lo dico io che di matematica ci capisco poco e niente.
Aumentai ancora di piu' il ritmo, anche se il mio cuore, i polmoni, i muscoli e il cervello mi stavano mandando liberamente a quel paese.
Finalmente arrivai e mi misi a cercare il volo di Logan sul tabellone.
Lo individuai: in fase di imbarcaggio.
Mi misi a cercare disperatamente il gate dell'aereo e quando lo trovai il mondo mi crollo' addosso.
Le porte ormai erano chiuse e non c'era nessuno ad attendere fuori, dopo aver cambiato idea.
Logan non sarebbe spuntato dietro la mia schiena dicendomi un doce e smielato "Vedi, sono rimasto. Ci ho ripensato. Sono rimasto per te e faro' il lava bagni della scuola.". No, non sarebbe successo.
Non siamo in una di quelle soap opera messicane o spagnole, dove andava a finire tutto bene.
Sentii una lacrima mercorrermi la guancia, poi un'altra e un'altra ancora.
Schiaccia la mia fronte contro il vetro che dava sulla pista di partenza, dove l'aereo di Logan si stava gia' alzando in volo.
Guardai l'orologio: otto e quarantatre.
Tre fottuti minuti mi avevano impedito di fermarlo. Tre fottutissimi minuti.
Perche' Logan non e' rimasto,  facendo come in quelle soap opera citate prima. Per quanto smielate e dolci fossero, le preferivo di gran lunga.
Perche' Logan mi aveva fatto questo?


To Be Continue....?






P.S. angolo autore.
Ok, dite che mi dovrei dileguare per un po' per avervi lasciato cosi', sulle spine, per eivare che voi mi uccidiate?
Vi voglio bene lo stesso.
Questa volta sul serio alla prossima.
Wiky

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1248888