Apollo

di LightsWillGuideYou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Rose camminava per le buie vie di Parigi. Erano circa le 11, e la maggior parte della città era chiusa nella propria casa, ad aspettare chissà quale miracolo che li liberasse da quella povertà che ormai li affliggeva da mesi. I bambini mangiavano poco o nulla normalmente, per non contare le volte dove venivano costretti dai morsi della fame a rubare cibo ai più ricchi in visita della città. Si sentiva che qualcosa stava cambiando, che il popolo stava cominciando a capire che non era possibile continuare a vivere in quella continua tortura che altre persone avrebbero chiamato ''vita''. Ed era per questo che Rosie si era unita a Les Amis. Perchè aveva scoperto che quei ragazzi, studenti universitari, avevano intenzione di ribellarsi. E poi anche perchè aveva sentito la famiglia di un certo Combeferre discutere con i suoi genitori su quanto fosse pericoloso e sul fatto che avessero disconosciuto il figlio. Le avevano ordinato di rimanere a letto, ma era stata svegliata dalle parole ''rivoluzione'' e ''pericolo''. Adorava i pericoli! Non sapeva sicuramente chi Combeferre fosse, e lui non sapeva di lei, ma era abbastanza sicura che, una volta visto, lo avrebbe riconosciuto.

Venne fermata un paio di volte da degli stupidi mendicanti che tentavano di derubarla, ma entrambi i ladri rimasero abbastanza scioccati quando scoprirono che la ragazza non aveva niente, con se'. Magari da lontano poteva sembrare chissà quale aristocratico, ma da vicino era solo una ragazzina vestita come un uomo in cerca di guai. Passò da Rue Plumet, fino ad arrivare davanti al locale che le era stato detto. ''Le Cafè Musain''. Si guardò un po' intorno, in cerca di qualcuno con cui parlare o a cui richiedere indicazioni. Solo dopo si accorse della luce accesa al secondo piano e del numeroso numero di persone al suo interno. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro, dandosi un minimo di coraggio. Non che avesse paura, ci mancava altro, ma l'unico problema era che, in quel gruppo, sarebbe stata circondata da uomini, e la cosa non la rendeva poi più di tanto entusiasmata. E se uno di loro non avesse avuto buone intenzioni? Se non fosse stata accettata come donna? Se l'avessero messa da parte perchè non considerata nelle capacità di tenere in mano un fucile? Sospirò, pensando a quelle cose, e, amareggiata, si girò per andarsene. Non riuscì a fare neanche un passo, che si trovò davanti un ragazzo non molto più alto di lei, dagli occhi verdi e, particolare fieramente in mostra, una piccola bandierina francese sulla parte destra della sua giacca marrone scuro, probabilmente uno dei segni che caratterizzava Les Amis. Lui la squadrò dalla testa ai piedi, in un attimo, notando il suo abbigliamento e supponendo che il motivo per la quale una ragazza come lei fosse fuori a quell'ora era un solo.

-Sei qui per unirti a Les Amis?

Dopo un attimo di incertezza, Rose mise il petto in fuori ed acquistò un postura fiera, degna di una rivoluzionaria, e disse fieramente ''Sì'', facendo ridere il ragazzo davanti a lei.

-Cos'hai da ridere? Non hai mai visto una ragazza vestita come un uomo?
-No no, è solo che sei un po' ridicola così!
-Ah...

Subito la ragazza si chiuse a riccio. Aveva ragione. Non era posto per lei, quello. Tutti fieramente pronti a combattere, e lei riusciva solo ad apparire ridicola quando, in qualche modo, cercava di dare un tono alle sue parole. Quei pensieri vennero, però, fermati, da quello che il ragazzo le disse successivamente.

-No, aspetta, cos'hai capito? Io intendo che noi non facciamo parte di questo gruppo perchè dobbiamo dimostrare qualcosa a qualcuno.. Non serve che ti atteggi così tanto! Tranquilla, presto vedrai che dentro quel locale si è formata una seconda casa per tutte le persone che la vogliono.. Comunque, io mi chiamo Marius Pontmercy..

-Il mio nome è Rose..
-Bene, Rose! Vuoi che ti accompagni dentro? Magari avere qualcuno dalla tua parte potrà farti comodo, là dentro.

Rose sorrise e seguì il ragazzo, entrando nel Cafè. La prima impressione fu un micidiale puzzo di vino, che subito venne giustificato dalle innumerevoli botti che il locale conteneva. Si guardò intorno e vide il piano terra completamente vuoto. C'era solo un bancone con dietro varie bottiglie e delle sedie. Si girò un po', notando finestre di vetro ed un sacco di uscite secondarie, fin quando la voce di quel Marius non la richiamò alla realtà.

-Ehi! Ci sei? Vieni! La festa è al piano di sopra!

Rose sorrise e salì le scale velocemente, cercando di non far caso al preoccupante schricchiolìo che si sentiva ad ogni scalino pestato, fino a vedere cosa succedeva al secondo piano.

Vide un sacco di giovani intenti ad armare pistole e fucili, ed un altrettanto numeroso numero, invece, se ne stava ad un bancone poco più piccolo di quello al piano di sotto e beveva da piccoli picchieri di metallo, brindando e cantando canzoni che dovevano probabilmente essere l'inno del gruppo. A Rose rimase impressa una in particolare, che faceva:

 

Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men
It is the music of the people
who will not be slaved again
When the beating of your heart
echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

 

Sorrise nel vedere che anche Marius si unì al coretto, fin quando questo non richiese l'attenzione di tutto il gruppo.

-Ascoltatemi! Abbiamo una nuova compagna! Vi presento Rose.

Ed indicò con un sorriso la ragazza che fece un piccolo sorriso. Sicuramente la reazione del gruppo fu quella che si era immaginata. Alcuni la guardarono alzando un sopracciglio, altri si misero a ridere, e ad altri ancora andò di traverso il vino che stavano bevendo. E poi ci furono un paio, che sopo aver guardato bene Rose, si girarono verso un punto dove si trovava, probabilmente, una persona che la ragazza non riusciva a vedere bene. Marius cercò di rompere il silenzio momentaneo.

-Andiamo, ragazzi! Non è diversa da noi!
-Marius, questa è un'altra delle tue amichette, vero?

Si alzò una risata generale e Rose inquadrò il ragazzo che aveva detto quella pessima battuta. Trovò, nella mischia, l'origine della frase in un ragazzo dai capelli non molto corti di un color biondo scuro. Eccolo, Combeferre! Rose si fece coraggio e disse, con voce sicura:

-In realtà l'ho conosciuto solo pochi minuti fa, ma, Combeferre, sono sicura che non sarà un problema per te, dato che anche io ho rinunciato alla mia famiglia per entrare qui.. o sbaglio?

Quelle parole lasciarono il ragazzo a bocca aperta, che si limitò ad annuire e a guardarsi dietro, verso quella persona che, ormai, tutti stavano guardando

-E, che ne dici?

Dalla folla Rose vide alzarsi nello sfondo un uomo dai capelli biondi e gli occhi più azzurri del mare. Il classico Apollo che ogni donna avrebbe desiderato. La guardò con quegli occhi che sembravano fatti di ghiaccio, e lei riuscì a vedere in quello sguardo una certa freddezza nei confronti dei suoi compagni. Quello era il capo di tutto il gruppo, il famoso Enjolras di cui tutti parlavano. Di avvicinò alla ragazza che, per l'ennesima volta, venne osservata ed analizzata dal capo di quella rivoluzione

-Tutti coloro che condividono i nostri ideali e sono pronti alla battaglia sono apprezzati, a prescindere dal sesso. Quindi, benvenuta.

Detto questo, si girò e tornò a lavorare sui suoi progetti insieme a Combeferre, che lanciò un ultimo sguardo di sfida alla ragazza, e ad un altro ragazzo di probabilmente qualche anno più piccolo.
Rose fece un sorriso, mentre il locale cominciava a riprendere vita, con risate e discorsi sulla politica attuale. Alla ragazza venne offerto un bicchiere di vino, che si mise a bere lentamente in un angolo, mentre osservava il resto del gruppo. Parlò solamente quando Marius si avvicinò nuovamente a lei.

-Allora, Rose, buon modo di cominciare! Credimi, Combeferre continua ancora a mangiarsi la lingua per quel che ti ha detto ma, dimmi, come facevi a sapere il suo nome?
-Storia troppo lunga da spiegare.. Sono felice di aver dato una buona impressione!
-Eh già.. Sembra che tu piaccia anche al nostro Etienne, anche se non lo da molto a vedere
-E-Etienne? Parli di Enjolras? Si chiama veramente Etienne?
-Sì, ma non dire a nessuno che te l'ho detto o mi ucciderà! Non vuole che si chiami per nome.. Lo odia quando qualcuno lo fa senza il suo permesso.

Rose stava cominciando a conoscere un po' di più quel gruppo, nonostante fosse lì da solo un'ora, ma l'unica persona che ancora non aveva fatto fuoriuscire qualche indizio sulla sua personalità, era proprio quel leader che le ricordava tanto un Apollo greco. Così, nel sapere il suo nome, si sentì un po' più sicura che quell'uomo fosse reale

-Capito...
-Ah, quasi dimenticavo, qual'è il tuo cognome? Mi hai detto solo di chiamarti Rose e, sicuramente, senza famiglia non sarai..

La ragazza sorrise per un attimo, prima di dire velocemente:

-Grantaire... Rose Grantaire...



Piccola avvertenza. NON DATEMI ADDOSSO PER IL FATTO CHE HO CAMBIATO IL PERSONAGGIO DI GRANTAIRE. Voglio solo scrivere qualcosa di diverso dal solito, e preferisco farlo in questo modo, rendendo a mio parere la storia più interessante. So che non è come la storia originale e molti di voi non apprezzeranno, quindi evitate di scrivermi tutti nelle possibili rcensioni la stessa cosa. A me piace così, e spero piaccia anche a voi, con il proseguimento della trama!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Rose arrivò al Cafè Musain giusto in tempo per veder Enjolras dalla finestra laterale del locale. Erano passati due mesi da quando era entrata nel gruppo ed erano stati i mesi migliori della sua vita. Tutte le sere le passava con loro a discutere su come Lamarque fosse in grado di rappresentare il proprio popolo in modo così scrupoloso e su quanto tutti lo adorassero, se solo fosse stato un po' più giovane da vivere più a lungo.. Proprio quella mattina avevano organizzato l'ennesima manifestazione per richiamare il popolo alla battaglia, ed era stata lei stessa ad andare da una guardia della casa dell'uomo e a scoprire che gli mancavano pochi giorni di vita. Successivamente lo era andata a riferire ad Enjolras che, mantenendo la calma, aveva comunque dato la notizia agli altri. Rose lo ammirava, per quella sua capacità di mantenere il controllo anche in un occasione del genere. Riusciva a rimanere impassibile davanti ad ogni problema, sistemandolo in pochi minuti come se fosse una stupidaggine. Ormai era una settimana che Rose arrivava prima degli altri per vedere lui. Non ne capiva neanche lei il motivo, ma le piaceva vederlo camminare per le vie di Parigi, con quel passo fiero e pieno di sicurezza che faceva fermare tutte le ragazze a guardarsi dietro e a fare le oche davanti ad una bellezza particolare come la sua. La ragazza uscì da quello stato di trans nel vedere il suo leader entrare nel Cafè e si alzò, togliendo la polvere dalla parte posteriore ed andando a prendere una spilla con la bandiera francese da un comodino lì vicino, dove ce ne era un cestino pieno, per i cittadini che sarebbero arrivati più tardi. Sentii Enjolras salire le scale e, successivamente, lo vide bloccarsi nel bel mezzo di due gradini, sorpreso di vederla già lì.

-Grantaire, non pensavo ti piacesse arrivare prima!
-Non mi piace, ma oggi sentivo il bisogno di farlo.

Rose gli sorrise, ma lui fece semplicemente un lieve cenno col capo e si avviò verso il tavolo da lavoro, controllando le pistole già caricate. Dopo un paio di minuti arrivarono Combeferre e gli altri. L'unico a mancare all'appello fu Marius, probabilmente impegnato con chissà quale ragazza.

Un'ora passò molto in fretta. Enjolras, che fino a quel momento glielo aveva impedito, dette finalmente il permesso a Joly di insegnare a Rose come sparare, e darle la sua prima pistola da tenere a portata di mano sempre. Le lezioni abbastanza goffe del ragazzo vennero interrotte da un Marius che entrò nel Cafè con un sorriso da un orecchio all'altro. Rose si girò ridendo verso di lui.

-Marius, che è successo? Sembri in un altro mondo!
-Ah, R cara... Ho incontrato l'amore della mia vita!
-Ah davvero? Interessante, dimmi... Sai almeno come si chiama?

A quella battuta della piccola Grantaire tutti cominciarono a ridere, tranne Enjolras, che invece aveva cominciato ad ascoltare la conversazione interessato. Marius fece a sua volta una piccola risatina, lasciando tutti di stucco nel dire che sapeva che si chiamava Cosette.

Enjolras di avvicinò a si mise vicino a lui, guardandolo. Probabilmente per quel ragazzo la Francia e la SUA rivoluzione erano un divertente passatempo, ma per lui erano tutta la vita! Come faceva la gente a non capire fino in fondo il significato che per lui quelle riunioni avevano? L'unica a sembrare capirlo della solo Rose, che ascoltava ogni suo discorso come se fosse rapita, come se avesse provato sulla sua stessa pelle cosa significava provare la fame e sognare un mondo migliore. Ed era anche quello che stava facendo mentre lui si cimentava nello sgridare Marius per il suo poco interesse per la Patria. Ogni tanto la guardava, e vedeva nei suoi occhi una luce che nelle altre persone non vedeva. Era speciale, la piccola Grantaire.

 

Red the blood of angry men
Black the dark of ages past
Red a world about to dawn
Black the night that ends at last!

 

R fu la prima ad unirsi a quel coro che rappresentava uno dei loro inni più importanti. Lo conosceva a memoria, come tutti gli altri, ed era riuscita ad impararmi in pochissimo tempo, a differenza di persone come Marius che ci avevano messo settimane, da quel che le avevano raccontato.

Mentre cantava, vide affacciarsi dalle scale Eponine, una ragazza che come lei si era unita a Les Amis insieme al piccolo fratello Gavroche. Quei due sì che erano la rappresentazione umana della situazione della Francia. Da quel che R e gli altri ne sapevano, un tempo avevano una sorella, che era successivamente morta di fame.. Azelma, dicevano che si chiamava. I loro genitori erano stati arrestati proprio quel pomeriggio per aver cercato di derubare un vecchio uomo e sua figlia, appena arrivati a Parigi. L'immagine di quella scheletrica ragazza venne subito coperta dal corpo di Marius, che si era affacciato dal piano verso di lei, chiedendole se ''L'avesse trovata''. Probabilmente parlava del suo grandissimo amore.. Quella Colette, Courgette o come si chiamava.. Si girò verso E, che lo squadrò prima di distogliere lo sguardo e voltarsi per un attimo verso Rose, appoggiata alla parete a guardare la scena. Mentre Marius scendeva le scale insieme a Eponine, i due si scambiarono un lungo sguardo per cercare di capire se era stata una mossa giusta, lasciarlo andare. Combeferre chiamò Enjolras, che si voltò mentre Rose faceva lo stesso, affacciandosi alla finestra e guardando Marius correre via insieme a quella povera ragazza.

Appena una Thenardier se ne andò, subito dopo arrivò l'altro. Gavroche salì sul piano e cercò di attirare l'attenzione più volte, ma senza scontrare successo. Così R intervenì e tirò uno dei più forti urli che riuscì a tirare, zittendo tutto il gruppo.

-Gavroche ha qualcosa da dire! Vogliamo ascoltarlo, perfavore?

E mentre lo diceva, si avvicinava al bambino e posizionava una mano sulla sua schiena, come per intimarlo a parlare e a farsi valere anche se era piccolo, come aveva fatto lei.

Le parole che vennero successivamente la lasciarono di stucco. ''Il generale Lamarque è morto!''. Tutti restarono in silenzio e scioccati, più di tutti Enjolras. Come aveva potuto quel grandissimo leader morire così, senza neanche vedere la loro rivoluzione nascere? Poi ebbe un lampo di genio.

-Ma certo! La sua morte non è stata invano. E' un segno del destino. Dobbiamo agire il prima possibile.. Lo faremo domani, al suo funerale!

Si alzò un lieve brusio dalla stanza e tutti cominciarono a discutere su quanto fosse troppo velocizzata e brusca l'idea di organizzare una rivoluzione dal nulla. Era una stupidaggine, ed Enjolras lo sapeva. I suoi uomini non erano ancora pronti ad una cosa del genere, ma l'idea di quella imminente rivoluzione lo faceva pensare a quanto la gente sarebbe stata meglio, successivamente. Non poteva non tener conto che, in quel preciso istante, per le strade di Parigi, stava morendo chissà quale individuo per fame e freddo. Fece un piccolo ed inpercettibile sorriso, quando sentì la gente, da fuori cominciare ad entrare e ad acclamare la rivolta, insieme a Les Amis, insieme a lui.

 

Passarono circa 20 minuti, e già il piano terra del Cafè era pieno di gente con la spilla francese appuntata al petto, pronti a rivoltarsi contro i propri capi politici e a dare vita ad un nuovo modo di vivere. Poco dopo, anche Marius arrivò, ma sembrava cambiato, come se qualcosa fosse andato storto. Rose, che lo aveva sempre visto allegro e spensierato, se ne accorse per prima, ma rimase in silenzio quando il ragazzo acclamò a gran voce la sua unione alla rivoluzione e si mise accanto ad Enjolras, che sorrise e gli diede una pacca sulla spalla, guardando fuori dalla finestra per ammirare la grandissima folla che si era creata appena fuori dalla casa. Rose non riuscì a fare ameno di notare, però, una ragazza nascosta tra le tante persone, nella parte più buia della piazza. Era anche lei vestita da uomo come Rose stessa, ed i suoi capelli erano fermati da un logoro cappello. La piccola Grantaire riuscì a riconoscerla solo per l'eccessiva magrezza delle sue gambe.. Era Eponine, e non sembrava stare bene. Probabilmente aveva a che fare con quel che era successo con Marius, perchè ormai tutti sapevano che lei era innamorata di lui. L'unico stupido a non essersene reso ancora conto era Marius stesso, che era troppo impegnato a seguire ragazze per la strada. Nonostante questi pensieri, Rose optò per lasciare Eponine da sola.. Magari le avrebbe fatto meglio stare un po' per i fatti suoi, senza qualcun'altro a darle noia.

 

Il giorno dopo arrivò in fretta, e Rose era pronta alla battaglia. Non aveva minimamente dormito, ma era rimasta al Cafè a progettare con gli altri l'attacco, che era risultato perfetto. Prese una pistola dal tavolo dove erano state posizionate tutte e la infilò in un lato dei pantaloni, come tutti facevano. La coprì, indossando la giacca sopra, e si legò i capelli con un nastro trovato in una tasca, tanto per nascondere anche quell'ultimo particolare che la rendeva donna, e si avviò per le vie deserte della città. Tutti erano andati al funerale, Lamarque era stata una persona talmente importante ed adorata da tutti che Rose avrebbe giurato neanche un parigino sarebbe mancato al suo funerale. Ed infatti, quando arrivò alla piazza principale, quella dalla quale passava il corteo funebre, la trovò completamente piena di gente. Le bastò mettere in mostra la spilla, per riuscire a prendere posto in prima fila, proprio accanto ad Enolras. Quando il corteo cominciò ad avvicinarsi al punto di assalto, Rose si avvicinò leggermente ad E.

-Sei sicuro di quello che stiamo facendo? Non pensi sia stata una mossa troppo azzardata?
-Quando si tratta della nostra Patria, R, non è mai una mossa azzardata.. E' necessaria una svolta totale!
-Ho capito, E, ma così ci faremo uccidere tutti! Non pensi che..

Non riuscì a finire la frase che vide il suo adorato leader fare un cenno a Marius e buttarsi nel bel mezzo della gente, sbandierando la sua bandiera rossa e cantando ''Do you hear the people sing?''. Rose sospirò e si buttò anche lei nella confusione, cominciando da subito ad avere ripensamenti sulla scelta di Enjolras, era chiaro che quella possibilità gli aveva dato alla testa. Si posizionò accanto al cocchiere che guidava la carrozza trasportante la tomba di Lamarque, e prese lei il controllo, mentre i suoi compagni la sormontavano e sventolavano centinaia di bandiere. Non ci volle molto prima che le guardie cominciassero ad attaccare e, in pochi minuti, tutti correvano verso il Cafè, compresa Rose che intravide Enjolras in lontananza, che subito cominciò a montare la barricata.

La battaglia era cominciata, e nessuno l'avrebbe fermata.  

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il sole calò in fretta, sulla barricata davanti al Cafè Musain. Enjolras aveva passato l'intera giornata di guardia, insieme a Combeferre e Joly. Non gli sembrava reale essere finalmente riuscito a mettere insieme il popolo e ribellarsi contro il governo. Era felice di quanto i suoi amici lo sostenessero, anche se una di loro cominciava ultimamente a comportarsi stranamente. Aveva passato tutto il giorno a guardare il comportamento di Rose, e non gli piaceva per nulla. Sembrava racchiusa nei suoi pensieri, e contribuiva nel creare la barricata quasi controvoglia, aggiungendo porte e finestre come se pensasse che fosse la cosa più sbagliata del pianeta. Fece per alzarsi ed andare a parlare con lei, ma qualcos'altro attirò la sua attenzione. Da dietro la barricata, arrivò quel vecchio che si era offerto volontario per andare a spiare i nemici, e subito Enjolras accorse.

-Abbiamo novità?
-Sì.. Ho controllato le loro difese ed i loro piani. Sono in molti, ed hanno intenzione di ridurvi alla fame e poi attaccare senza pietà!
-Ma per piacere!

La vocettina di Gavroche si fece largo fra i brusii generali, e subito E si voltò verso di lui, cercando di capire che cosa intendesse. Quello che rivelò il piccolo fece rabbrividire Enjolras. Come poteva quell'uomo essere in realtà una spia? E, per giunta, l'Ispettore della guardia francese! Quel maledettissimo Javert aveva già giocato per troppo tempo, e probabilmente se ne sarebbero dovuti sbarazzare presto. L'uomo cercò di resistere agli arresti, così il leader fu costretto a colpirlo violentemente alla testa, facendogli perdere i sensi.

Rose non si era staccata da lui per neanche un momento. Lo osservava, ma allo stesso tempo le parole di quell'uomo l'avevano fatta pensare. I soldati erano decine e decine più numerosi di loro e, cosa ancora peggiore, erano anche armati di cannoni. Cosa avrebbero fatto, se glieli avessero puntati addosso? Tutto sarebbe scoppiato in un batter d'occhi così come ogni loro sogno.. Sarebbero morti tutti.

Si sentì, in lontananza, un rumore di passi di marcia, e tutti si voltarono per ascoltare meglio quel rumore che poteva portare solo guai. Rose fu l'unica a non rimanere ferma immobile, e corse velocemente, saltando sulla barricata per vedere che cosa stava succedendo, e lo spettacolo presentatole davanti le fece congelare il sangue.

In fondo alla strada stava arrivando una numerosissima batteria formata da soldati armati fino al collo, e questi si stavano mettendo in posizione per colpire. R sentì la Enjolras avvicinarsi a lei, e posizionarsi al suo fianco, in cima alla barricata. Entrambi, successivamente, si misero al riparo dietro quel poco che una ruota ed un armadio rotto potevano proteggere. ''Chi è là?!''. Per un attimo, gli occhi azzurri e freddi di E si incrociarono con quegli occhi verdi di R e, per la prima volta, il ragazzo vide in quello sguardo l'ultimo cosa che si sarebbe mai aspettato di vedere.. la paura.

-La rivoluzione francese!

A quelle parole di E, Rose non esitò un attimo a portare la mano sulla pistola, pronta a sparare nel caso fosse servito, e capì di aver fatto la mossa giusta, quando in lontananza sentì quell'ufficiale tuonare l'ordine di fuoco. Subito colpi tagliarono quel silenzio pacifico che c'era stato fino a quel momento, e l'attacco iniziò. Enjolras sparava, senza paura, attraverso gli spazi della ruota dietro alla quale si nascondeva, e invece Rose rimaneva ferma, ad occhi chiusi, cercando di non pensare che sarebbe morta da un momento all'altro, stringendo la pistola tra le mani e rendendosi conto di aver di colpo dimenticato come si usasse. Ebbe il coraggio di aprire gli occhi solo quando sentì la mano di Enjolras stringerle il braccio.

-R, o spari o muori!

Dopo un attimo di incertezza, Rose si voltò di scatto e puntò la pistola. Aspettò.. Che cosa stava aspettando? Che qualcuno sparasse al posto suo? O che qualcuno sparasse a lei? Sospirò e premette il grilletto. Nello stesso istante in cui il proiettile partì, un fischio passò accanto all'orecchio della ragazza, ed uno strano bruciore si sviluppò su tutto il braccio che in quel momento teneva la pistola. Di colpo, perse completamente il controllo e vide la camicia bianca sporcarsi di rosso. Il dolore aumentò sempre di più, e la pistola cadde dalla sua mano, andando a finire nel bel mezzo della barricata, e quindi irrecuperabile. Cadde in ginocchio, mentre con la mano sinistra andava a coprire il solco che quella pallottola aveva lasciato strusciandole la pelle di tutto il braccio, dalla spalla al polso. Quando Enjolras se ne rese conto, la prese per la vita e la trascinò in fretta via dalla barricata. Si guardò un po' intorno, cercando di vedere se qualcun'altro era ferito, e si accorse di un fatto strano.. Dov'era Eponine? Tornò a guardare Rose, che intanto continuava a perdere sangue dal braccio. Non era grave, bastava fasciarla con qualcosa e si sarebbe ripresa nel giro di una mezz'ora. La portò nel retrò del Cafè, e le raggomitolò un lato della camicia fino a lasciare il braccio completamente libero.

-Diavolo, R.. Ma dove hai la testa?
-Non è nulla.. Starò bene, tu vai dagli altri!
-Aspetta..

Successivamente, E si tolse la giacca rossa, e strappò una parte della manica della sua camicia bianca, cominciando a metterla tutt'intorno alla ferita di Rose. La ragazza rimase sorpresa della cura con cui Enjolras si occupava di lei, in quel momento, e di quanto gli interessasse. Il dolore stava già diminuendo e Rose non potè fare a meno di pensare che fosse anche grazie a quei due grandi occhi blu.. Ma c'era una cosa da chiarire ancora.

-Non penso che sia stato troppo azzardato?
-Cosa?
-E, guardami! La mia è solo la striatura di un proiettile, ma potrebbe succedere molto peggio, là fuori.. Qualcuno potrebbe farsi male seriamente e nel giro di un paio di giorni potremmo essere tutti morti!

A quelle parole, il leader trasalì. Guardava Rose negli occhi, cercando di capire con quale coraggio aveva osato dire quelle parole.

-Non dire mai più una cosa del genere.. Non sono stato io a chiederti di entrare nel gruppo due mesi fa! Se ai paura, hai tutta la libertà di andartene!
-Ed invece non me ne andrò, E. Lo sai perchè? Perchè tengo a te e a tutti gli altri, sin da Marius che a Gavroche, e non voglio andar via lasciandovi qui a morire.
-Smettila! Nessuno di noi morirà!

Ed Enjolras si girò per andarsene, quando Rose lo chiamò un'ultima volta, mentre gocce di pioggia cominciavano a scendere dall'oscuro cielo.

-Etienne, ascoltami!

Il ragazzo si bloccò nel posto in cui era, cercando di metabolizzare quella parola. Con altre persone avrebbe cominciato a sbraitare, ma con lei non ci riusciva. In compenso, la guardò per qualche istante, con quegli occhi freddi come il ghiaccio pronti ad accusarla in qualsiasi momento. Ma anche Rose lo guardò negli occhi, con la stessa sicurezza e fierezza che il suo adorato leader aveva. Era l'unica a rendersi conto che quella rivoluzione non sarebbe arrivata da nessuna parte. Tutto era stato fatto troppo in fretta, nessuno era pronto. Ormai la pioggia aveva ricoperto tutto, scendendo in piccole gocce che, ad ogni contatto con la ferita di Rose, causavano a quest'ultima un lieve bruciore che la faceva quasi, comunque, sentire meglio. Restarono fermi, immobili, quasi giocando a chi riusciva a guardare con più disprezzo l'altro, fin quando Combeferre non arrivò in fretta nel posto dove lo scontro tra i due stava avvenendo. Dopo un attimo di incertezza sul da farsi, se dire le novità o andarsene, disse tranquillamente e quasi sottovoce.

-Enjolras.. Abbiamo un problema..

Subito gli sguardi dei due si riempirono di preoccupazione.. Cos'era successo? Entrambi corsero verso la barricata, dove la scena si presentò terribilmente critica.

La metà de Les Amis era sdraiata a terra, ferita anche in modo peggiore di Rose. Chi aveva una pallottola inficcata nella spalla, chi era stato colpito da schegge di legno che dovevano essere tolte in qualche modo. Ma la scena peggiore era quella che stava accadendo subito sotto la barricata. Marius era appoggiato ai numerosi oggetti, tenendo fra le braccia Eponine. All'inizio Rose non capì il motivo ma, avvicinandosi, vide la gigantesca macchia di sangue sul petto della povera ragazza e capì che era questione di secondi, prima che morisse. Parlava con Marius, quasi gli sussurrava talmente debole era, ed il ragazzo la stringeva forte, con le lacrime agli occhi.

Rose cercò di sembrare il più forte possibile, ma dentro stava morendo quanto Eponine. Era un dolore che non aveva mai provato, quello di vedere una persona con la quale scherzavi fino al giorno prima morire così miseramente per una pallottola lanciata da uno stupido fucile. 'Nine non se lo meritava, era lei il popolo che Enjolras aveva spinto ad insorgere, e vederla lì accasciata a terra diede a Rose uno strano senso di colpa. Cercò di mantenere la calma e guardò la scena, senza togliere gli occhi dal corpicino di quella ragazza per neanche un attimo, fin quando i suoi occhi non si chiusero per sempre.

 

And rain will make the flowers grow...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


C'era un angolo, esterno al Cafè Musain, dove potevi stare quando desideravi che nessuno ti disturbasse. Era discretamente buio anche nel giorno più soleggiato dell'estate più calda, e alla gente faceva ribrezzo andarci, dato che era il luogo dove i peggiori criminali venivano giustiziati dalle forze armate. Les Amis avevano deciso quel locale come luogo d'incontro anche al fine di riportare ogni passante a questo fatto, per ricordare quanto, a volte, i tribunali potevano essere terribili.

Quando Rose, tremante, si accucciò nell'angolo più remoto, le sembrò di sentire ancora il sangue dei poveretti morti per un'idea di libertà.. O forse era solo l'odore di morte che l'aveva circondata fino a quel momento. 'Nine era morta, se ne era andata per sempre. Appena l'aveva vista accasciarsi completamente tra le braccia di Marius, in pace con se' stessa, non era riuscita a sopportare quell'orrendo spettacolo. Aveva guardato Enjolras, che invece sembrava quasi impassibile davanti al disastro che le sue decisioni stavano causando, mentre la pioggia gli bagnava delicatamente il viso, e nel sentire le lacrime cominciare a bagnarle gli occhi, si era girata disgustata e si era nascosta in quel posto in cui, era certa, sarebbe stata per un po' sola. La piccola Grantaire portò le ginocchia al petto e poggiò la fronte su di esse, lasciando che silenziosamente le lacrime le rigassero il viso.
Come potevano credere che quella cosa sarebbe finita bene? Eponine era una semplice ragazza di strada che aveva voluto fare la coraggiosa senza sapere a che cosa stava andando incontro.. Rose lo sapeva, ed era sicura che nel giro di due giorni la sua famiglia avrebbe pianto piegata sul suo corpo senza vita. O forse no. Forse il fatto che li avesse abbandonati per unirsi a quell'idea di libertà li aveva lasciati talmente delusi e disgustati che non ne volevano sapere più di lei e, anzi, avrebbero festeggiato nel sapere del suo decesso e che loro avevano avuto ragione, che erano sempre stati dalla parte della barricata giusta. Gli mancavano, non poteva continuare a nasconderlo a se' stessa. Avrebbe ucciso un intero esercito per stare ancora una volta tra le braccia della madre, sapendo che lì dentro era al sicuro.. Forse erano le stesse sensazioni che aveva provato 'Nine in quei pochi secondi fra le braccia di Marius.


Sentì un lieve insieme di passi, regolari e veloci, che si facevano più forti man mano che si avvicinavano. Velocemente, R alzò la testa e fece passare la manica non imbrattata di sangue della camicia sulle guancie per eliminare qualsiasi accenno di lacrime. Sapeva che faceva buio e che qualcuno di accorgesse di quel particolare era improbabile, ma ormai conosceva perfettamente ogni singolo passo dei ragazzi, e sapeva che la persona che si stava avvicinando a lei si sarebbe accorta del minimo particolare.
Come temeva, Gavroche si affacciò incertamente sull'angolo per controllare che si trovasse lì. Sorrise debolmente nel vedere il sorriso di R e non aspettò un attimo a dire, cercando di sembrare allegro.


-Eccoti, R.! Tutti ti stanno cercando da un sacco di tempo.. E. cominciava a pensare che te ne fossi andata.


Sobbalzò nel sentire quell'unica lettera che sembrava significare così tanto per lei ma che la spaventava allo stesso tempo. Davvero stava preoccupando per lei, in quel momento? Sentii le sue guancie ancora lievemente umide diventare più calde, sentendole prendere una strana sfumatura rosea. No, non poteva arrossire a sentire che Enjolras si preoccupava per lei, proprio no! Si ricompose e schiarì la voce, cercando di non far sentire che quest'ultima tremava ancora dal pianto.


-Sì, piccolo.. Arrivo subito. Datemi solo un'altra decina di minuti e sarò da voi pronta a combattere!

 

Anche lei sorrise e Gavroche si girò. Le sembrò di sentirlo correre dal suo Apollo a dirgli che non c'era da preoccuparsi e che stava bene. Ma l'idea di ritornare in quel capo di battaglia la spaventava parecchio. Come avrebbe fatto a guardare in faccia Marius, dopo l'accaduto? Come avrebbe potuto passare accanto al corpo accasciato al suolo di Eponine senza battere ciglio, come se non le importasse? Sospirò ed alzò la testa al cielo, chiudendo gli occhi e lasciando che le ultime gocce di pioggia le bagnassero la fronte e gli occhi in modo da nascondere le ultime lacrime rimaste. Quello fu l'unico momento in cui si sentì in pace con sé stessa. Fece muovere la mano sana lungo il braccio ferito, sentendo le pieghe della camicia di E. strappata che le coprivano la striatura della pallottola. Sciolse lentamente il nodo che teneva la bendatura ferma e, con cautela, tolse il tessuto cercando di non causare dolore nei punti in cui il sangue secco aveva reso la pelle lacerata e il materiale una cosa sola. Fece un paio di volte delle smorfie, ma preferiva lasciare la ferita aperta per farla guarire prima.

Alzò lo sguardo, pronta a rimettersi in piedi, ma trovò davanti a lei la figura possente di Enjolras che la osservava. Da quanto tempo era stato lì? Il ragazzo sospirò, vedendo come R. aveva goffamente tolto la benda dal braccio. Fece un passo versò quella minuta figura rannicchiata in fondo al vicolo.

 

-Dovresti tenercela ancora per un po'. Avresti potuto metterc..
-Non ho bisogno che tu mi dica che cosa fare e che cosa no, Etienne.

 

Il modo in cui lo aveva interrotto e come lo aveva chiamato fecero risalire dentro di lui la rabbia che aveva provato quando lo aveva chiamato per nome la prima volta, poche ore prima. Nonostante tutto, però, non riusciva ad arrabbiarsi, anche se sapeva che urlare lo avrebbe fatto sentire meglio. Come poteva quella ragazzina non capire che anche lui aveva capito come sarebbe finita? Erano arrivate notizie dalle altre barricate e la metà degli insorti si era arresa miseramente. Stava andando tutto per il verso sbagliato! In più quel nuovo volontario.. Non si fidava di lui! Gavroche gli aveva ripetuto più volte che era il padre della tanto famosa Cosette e che era sicuro, ma lui non riusciva ad abbassare la guardia. E in più c'era Grantaire che non faceva altro che scombussolargli la vita. Da quando era arrivata, aveva continuato a sentire il bisogno di fare di meglio, di sembrare anche più leader di quello che non fosse già. Ed adesso eccola lì, a piangere dopo aver visto una delle sue poche amiche morire e con un solco da pallottola sul braccio. Come poteva trattarla male? Sospirò e si avvicinò a lei, offrendole la mano.

Rose lo guardò, incerta se fosse un trucco o chissà che cosa. Era la prima volta che gli offriva il suo aiuto. Posò la mano sinistra sulla sua e goffamente si tirò su appoggiandosi completamente sulle braccia del suo Apollo. Barcollò, nel sentire le gambe riabituarsi alla posizione dopo essere state per così tanto tempo piegate, ed E. la prese velocemente per evitarle una caduta. I due si guardarono negli occhi, per un istante che sembrò infinito, e in quel momento a Rose sembrò di notare, oltre quello sguardo di ghiaccio, una persona che sapeva quello che stava accadendo veramente, ma che non voleva abbandonare per non deludere le persone che per tutti quei mesi aveva alimentato con idee rivoluzionarie e libertà. Sorrise goffamente e recuperò l'equilibrio sulle proprie gambe, dando una veloce pacca sulla spalla di E.

 

-Vedrai, in un modo o nell'altro ne usciremo vivi..
-Come posso crederti, R.? Siamo una delle poche barricate rimaste, nessuno ci appoggia più e non voglio per nessuna ragione deludere i ragazzi.. Te in particolare..
-E., credimi, se ci saranno delle persone che deluderai, io sarò sicuramente l'ultima di quella lista. Non ti rendi conto che quello che hai fatto, anche se non finirà bene, a lacerato la corazza della Francia? Nulla sarà mai come prima, da oggi in poi!

 

Enjolras sorrise debolmente, e successivamente Rose lo stesso. Dopo mesi, era riuscita ad aprire di un minimo il ragazzo, riuscendo a capire che cosa stava provando senza che la sua mania da leader lo nascondesse. Gli strinse una mano e, sorridendo debolmente, si allontanò da lui, girandosi ad osservarlo un'ultima volta nel buio del vicolo del Cafè Musain.

 

-Quando arriverà il domani, c'è una vita alla quale dare inizio!

 

Entrambi sorrisero un'ultima volta, prima che Rose si allontanasse per raggiungere gli altri. Enjolras rimase lì, fermo, ad osservare lo straccio della sua camicia tinto di un rosso fuoco, mentre nel cielo i raggi di luce cominciavano a tingere quella massa scura, dandole un tono meno terrificante e mettendo fine a quella lunga e tremenda notte dove troppe cose erano successe. Ma la rivoluzione era appena cominciata!

 

Red, the blood of angry men
Black, the night that ends at last!

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Rose cercò di guardare dritto verso la barricata, evitando con lo sguardo l'interno del Cafè dove ancora stava il corpo di 'Nine. E. era appena riuscito a farla calmare, cosa che a sua volta lei aveva fatto, e non se la sentiva di farsi di nuovo riempire la mente da quello che stava succedendo.. Voleva solo vivere la battaglia al meglio e dare tutta se' stessa al fine di riuscire a raggiungere qualcosa, nonostante fosse un grandissimo disastro. A passo veloce, superò la vetrata che dava sulla stanza centrale del locale, e si unì finalmente agli altri, che sorrisero alla sua presenza. Alla fine ci tenevano, a lei. Era l'ultima arrivata e, per giunta, una ragazza. Si sentivano in dovere di prendersi cura di lei come dei fratelli fanno una sorella, perchè alla fine era quello che erano.. Una grande famiglia. Ma questo non era lo stesso per Enjolras. Quando lui la vedeva, non poteva fare a meno di odiarla per come non facesse altro che contraddirlo, e allo stesso tempo sentiva di non volerla deludere e dare il meglio di se' con lei. Era questo quello che il rivoluzionario pensava, mentre attraverso vicoli vari si dirigeva nelle altre barricate per controllare la situazione. Ormai ne erano rimaste tre, la loro compresa, e tutte erano molto vicine, formando una specie di barriera che proteggeva il Cafè, posizionato esattamente al centro di quel cerchio immaginario. Almeno poteva dire di aver organizzato gli assalti veramente bene!
Svoltò l'angolo, pronto ad essere puntato da centinaia di fucili di guardia, ma quello che trovò lo fece rabbrividire. Nulla. Della barricata non era rimasto niente, se non un ammasso di oggetti lignei e donne che pulivano tracce di sangue per terra. Alcuni uomini erano in un angolo, uno sopra l'altro anche se non molti, mentre gli altri venivano perquisiti dalla testa ai piedi e poi rilasciati andare dalle guardie. Enjolras si nascose velocemente dietro un angolo e cercò di capire che cosa stava succedendo. Davvero anche loro si stavano arrendendo? Si girò e a passo doppiamente veloce, quasi corso, andò dalla parte opposta, scoprendo purtroppo che nella seconda barricata alleata la situazione era palesemente la stessa, se non con qualche morto di più e più mobili imbrattati di sangue. Sentì le sue gambe tremare e per poco non cadde a terra dallo sconforto.
Erano l'unica barricata rimasta.

 

Rose stava aiutando a fortificare la barricata, mentre gli studenti cercavano di tirarsi su di morale tra di loro, festeggiando con vino per essere riusciti a superare la notte senza un gruppo troppo numeroso di morti. A quelle affermazioni, i versi disgustati di Marius erano stati abbastanza comprensibili in tutto il perimetro del Cafè e la persona che li aveva detti si era subito pentita di aver aperto bocca. Il piccolo Gavroche girava prendendo aste di legno e portandole da una parte all'altra. Era adorabile secondo Rose il modo in cui cercava di aiutare Les Amis nonostante avesse neanche 10 anni.
Passò poco prima che questo si avvicinasse a lei e le mostrasse il dito, con una strana smorfia sulla bocca.


-Rose.. Mi ha preso una scheggia..


La ragazza osservò il dito da quale usciva un lieve rivolo di sangue. Sorrise prendendo il bambino per le braccia e poggiandolo su una porta malconcia. Lei era sempre stata brava in quel genere di lavori, grazie alle sue delicate mani da donna. Dopo neanche un minuto prese dal dito di Gavroche un non troppo piccolo pezzo di legno che gli posizionò davanti agli occhi, facendoglielo osservare.


-Ecco! Ti ho fatto tanto male?

Il piccolo scosse fieramente la testa, nonostante Rose avesse visto delle smorfie addolorate sulla sua bocca ogni tanto.

-Assolutamente no, R.! E poi dicono che io non sono forte!
-Ma chi ti ha detto che non sei forte? Tu sei la persona più forte di tutti, qui dentro.. persino più di E.!
-D-Dici sul serio?!

Gli occhi di Gavroche si accesero di una strana luce speranzosa.. Magari lui puntava veramente la sua vita a diventare un rivoluzionario come Enjolras, e sentire Rose chiamarlo così gli faceva credere di essere sulla strada giusta. Di colpo il suo sguardo si voltò verso quello che stava oltre la barricata, ovvero i corpi senza vita dei soldati che avevano bloccato per tutta la notte. Pensieroso, portò un dito sulla bocca e guardò di nuovo Rose.

-Sai, io sono piccolo.. Forse se passo attraverso la barricata riesco a prendere la polvere da sparo dei soldati morti senza farmi notare.. Secondo te ce la potrei fare?
-Gavroche non farti neanche venire in mente questi pensieri! Non è pericoloso, di più, e non voglio assolutamente che tu ti cacci in guai dai quali non sai se poi riuscirai ad uscire!
-Ma Enjolras..
-Enjolras non è qui, piccolo! E tu sei ancora troppo giovane per diventare come lui..


Detto questo, si alzò giusto in tempo nel vedere che il tanto discusso capo stava tornando dal giro nelle altre barricate. Non appne alo vide, sulle labbra di Rose si stampò spontaneo un caldo sorriso, e corse verso di lui. Man mano che si avvicinava, però, si rese conto che E. non stana altrettanto bene.. Sembrava essere morto e rinato nel peggiore dei modi in quell'ora di assenza. Come se avesse deciso di arrendersi e rinunciare a tutto. Non fece in tempo a dire parola che subito Marius uscì dalla sua cella mentale e gli chiese che cosa fosse accaduto, aggiungendo che forse poteva trovare polvere da sparo in altre parti della città dove c'erano corpi asciutti.


-Siamo l'unica barricata rimasta..


Le parole dalla sua bocca uscirono come un sospiro, a bassa voce e lente, ma riuscirono a far rabbrividire tutti i presenti, eccetto Rose. Forse se lo era sempre aspettato ed era sempre stata certa che quel momento sarebbe arrivato. Rimase ferma, con i pugni serrati, a guardarlo e a cercare di dargli coraggio e forza attraverso solo lo sguardo. E per un momento Enjolras la guardò, capendo che il suo sguardo era ricambiato e mettendosi in una postura più dritta. Come avrebbero fatto?


-Non importa, ce la faremo comunque, giusto?


La vocina lieve di Gavroche ruppe quel tombale silenzio nella barricata e tutti sorrisero, prendendo stancamente le armi alle mani e mettendosi in posizione. R. invece si avvicinò al suo Apollo e si posizionò accanto a lui, offrendogli il fucile nelle sue mani e prendendo la pistola nella tasca dei pantaloni. Lo guardò velocemente, per poi tornare ad osservare la barricata davanti ai loro occhi.


-Lo sai che voglio combattere al tuo fianco e nulla mi fermerà, vero?
-Oh, R... Pensavo che ce l'avremmo fatta, ma la situazione è insostenibile. Possiamo cantare inni quanto vogliamo, ma saremo morti prima della fine della giornata, c'è poco che possiamo fare.. E a questo punto voglio che tu ti metta in salvo. Vai nel vicolo dove abbiamo parlato ieri e, dietro alle tavole di legno dovrebbe esserci un passaggio.. Prendilo e porta via Gavroche con te.. Farò in modo che gli altri vi raggiung..
-Enjolras non hai capito. Io rimango qui. Sin da ieri sera l'unico momento in cui ho combattuto mi sono rovinata un braccio. Adesso è il momento di dimostrare chi è R.

Fece una pausa e lo guardò sorridendo. Anche il leader si voltò verso di lei ed uno stanco sorriso su un angolo della bocca non potè fare a meno di formarsi, nel vedere in quegli occhi così tanta sicurezza, nonostante sapesse bene che sarebbe finita male. Ma, nonostante tutto, non poteva lasciarla morire e doveva trovare in fretta un modo per evitarlo. Rose prese di nuovo la parola.

-E., ti prego.. Se devo morire, preferisco farlo qui invece che in un letto fra 60 anni a pensare a quanto sono stata codarda il giorno che vi ho abbandonato qui.. Che TI ho abbandonato qui.. Posso restare?

Fece una lieve pausa, sospirando, per poi aggiungere..

-.. Tu lo permetti?

Enjolras inarcò le sopracciglia e chiuse gli occhi. Sospirò e con la mano cercò le dita di Rose, che strinse forte. Non poteva lasciarla lì a morire, ma acconsentire avrebbe portato la piccola Grantaire alla morte. Doveva trovare una soluzione, che ingannasse Rose e che la costringesse ad andarsene.

-.. Sì..

Si guardarono ancora una volta e si sorrisero l'un l'altra, rompendo parzialmente quella barriera che fino alla notte prima li aveva divisi.

Successivamente si divisero. Rose andò a controllare che Gavroche non facesse mosse azzardate, mentre Enjolras andò da Couferyac. Lo prese per un braccio e avvicinò la bocca al suo orecchio, parlando a bassa voce.

-Te ne accorgerai, ma quando te lo dico prendi Rose e gli altri e portali via di qui..

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ormai il sole era alto, e nella barricata era calato il silenzio totale. Tutti attendevano l'ora finale, quella dove sarebbero stati tutti condannati a morte ed uccisi sul posto. Rose stava appoggiata alla ruota al centro della struttura, lasciando i piedi penzolare fuori dalla porta sulla quale era seduta. Enjolras invece era dentro il Cafè, ad osservare la situazione.
Sapeva che quello a cui stava andando incontro lo avrebbe sicuramente ucciso, ma preferiva rinunciare alla propria vita piuttosto che vedere la piccola Grantaire morirgli davanti agli occhi così miseramente da sembrare una qualsiasi ragazza rivoluzionaria.. Non lo era, era speciale. Chiuse gli occhi e, come un lampo, l'immagine della ragazza sdraiata per terra lo fulminò. I suoi occhi azzurri spenti, socchiusi, senza vita, che lo osservavano un ultima volta, imprimendo nelle pupille l'immagine di un leader che l'aveva delusa e che l'aveva portata in quelle condizioni. Sul suo stretto petto femminile il gilet blu scuro, troppo grande per lei, era bucato in un punto vicino al cuore, ed attorno a questo foro si espandeva sempre di più una macchia scura, omogenea, che urlava al ragazzo che era arrivata la fine anche per lei. Scosse la testa e tornò a guardare verso la barricata, rendendosi felicemente conto che Rose era lì, al sicuro, a guardare Gavroche giocare con la sua pistola non carica. Sospirò e i due sguardi si incrociarono ancora una volta, come quella prima sera che l'aveva conosciuta, due mesi prima. Sin dal primo momento l'aveva considerata speciale.. O almeno, lo aveva sospettato, dato che ci voleva un bel po' di coraggio ad unirsi ad un gruppo completamente maschile. Non aveva mai parlato della sua famiglia, quindi non la rimpiangeva, e questo la rendeva ancora più forte di quello che non fosse già.
Nel guardarlo, Rose riusciva a capire ogni singolo pensiero del suo adorato Apollo. Sapeva che era preoccupato di quello che sarebbe successo quel giorno.. come poteva biasimarlo?

Per non pensare al futuro, voltò la testa verso il punto in cui un momento prima stava Gavroche. Sgranò gli occhi. Controllò più accuratamente nel punto un po' più interno alla barricata, ma niente. Il bambino era sparito. Scattò in piedi e tirò una veloce occhiata terrorizzata ad Enjolras, che rispose inarcando interrogativamente un sopracciglio. Si rese conto del fatto e subito uscì dal Cafè, correndo a controllare la postazione di Gavroche. Si piegò e guardò all'interno della barricata, vedendo un corpicino allontanarsi lentamente facendosi largo fra i mobili distrutti.


-Gavroche! Vieni qui, Gavroche!
-Fai piano, o ci scopriranno!
-Per l'amor del cielo, ti ordino di tornare qui!


Il bambino si girò come se non avesse sentito quell'ordine e continuò per la sua strada. Enjolras tentò di entrare nella barricata per recuperarlo, ma gli spazi erano troppo piccoli per il suo corpo possente. Alzò lo sguardo e cercò un qualche studente con un corpo decentemente piccolo per entrarci, ma Rose persino era troppo robusta.. L'unica sarebbe stata Eponine, che però era stata uccisa la notte prima. Era arrivato il momento di mettere in atto il piano.


R. si era alzata ed era andata accanto ad E., cercando di trovare con lo sguardo il punto dal quale Gavroche stava uscendo, dal lato opposto della barricata. Quando lo vide sussultò e strinse il polso di Enjolras, indicandolo.


-Eccolo lì!


Ma era troppo tardi. Anche i soldati francesi si accorsero di lui e velocemente puntarono le pistole contro quel corpicino. Rose si coprì la bocca.


-E. lo hanno visto! Qualcuno li fermi, maledetti!
-R., stai calma..


Rose, quasi furiosa, si girò verso Etienne, che invece sembrava sconfortato, quasi al limite dello svenimento. Non poteva credere che fosse così insensibile da lasciare quel bambino morire per salvarsi la pelle. Ma quando il leader la guardò, capì tutto. Non era per rammarico verso Gavroche, ma verso se' stesso.


-Etienne, no.. Etienne!


Ma prima che Rose potesse fare qualsiasi cosa, Enjolras gridò un ordine a Couferyac, che da dietro prese la ragazza per le spalle e la bloccò, impendendole di muoversi. Ad entrambi salirono le lacrime agli occhi, anche se il leader riuscì a nasconderle meglio, mentre la voce strozzata di Rose risuonò per tutta la barricata.


-Non puoi farci questo! Non puoi FARMI questo, ti prego!


Ma Enjolras aveva già deciso. Strinse velocemente la mano bloccata di Rose, mentre il primo colpo di avvertimento verso Gavroche veniva sparato. Si arrampicò agilmente per la barricata, fino a finire completamente sotto tiro.


-Non sparategli! Mi arrenderò, ma solo se non farete del male ai miei uomini e li lascerete andare.


Dall'esercito arrivò l'approvazione del capitano, e Combeferre corse allo scoperto prendendo Gavroche con la forza, anche lui ancora scioccato per quello che il suo mentore, la sua figura di riferimento, aveva appena detto. Si contorse fra le braccia dello studente, per poi lasciarsi andare. Rose invece non lo fece. Lei continuò a divincolarsi, piangendo nel vedere Enjolras andare verso l'esercito ed essere ammanettato. Venne trascinata via nel vicolo dove la notte precedente, per la prima volta, aveva veramente conosciuto il suo Apollo, e lì urlò un'ultima volta.


-Siete dei codardi! Lo uccideranno se non facciamo qualcosa!
-Scusami, R..


La voce di Couferyac risuonò lieve e spaventata, in confronto a quella della ragazza, e guardandola tristemente prese la pistola dalla sua tasca, colpendole la tempia e facendole perdere i sensi. Il corpo di Rose si accasciò fra le braccia dello studente, che la caricò sulle spalle e la portò dentro il passaggio del quale il suo leader le aveva parlato, mentre un leggero rivolo di sangue si faceva strada sulla sua guancia, ancora bagnata di lacrime.
Quando passò in mezzo a loro, ogni soldato della guardia francese guardò Enjolras con disprezzo. Come poteva biasimarli.. Gli aveva fatto perdere tempo prezioso, aveva addirittura ucciso loro compagni e, come se non bastasse, aveva messo fine a tutto come se non fosse niente celandosi dietro ad una maschera di eroe. Venne portato davanti ad una porta socchiusa, nella quale suppose si nascondessero le più alte cariche militari. Questa venne spalancata e si trovò davanti l'Ispettore Javert in persona. Sgranò gli occhi.


-Tu non dovevi essere morto?
-Dovresti scegliere meglio le persone alle quali permetti di entrare nella tua stupida combriccola.


Ripensò al padre di Cosette, e provò ribrezzo come non mai nella sua intera vita. Le sua labbra fecero una lieve smorfia e scosse la testa.


-Non dovreste avermi già ucciso? Non sono un pericolo che deve essere sradicato il prima possibile?
-Sì, lo sei. Ma la corte ha deciso che verrai giustiziato fra due giorni.
-Bè, se pensate che sia giusto così..
-Lo è. Però il giudice non ha detto CHE COSA possiamo farti in questi due giorni... Guardie, andate a prendere gli altri! Non possono essere andati lontano..


Javert sorrise ed Enjolras trasalì. Se lo sarebbe dovuto aspettare, dopotutto. Da quando l'armata francese rispettava una promessa? Era stato uno stolto a credere a quei bugiardi. L'Ispettore, con un gesto della testa, ordinò alle guardie di portare via il ragazzo, che non ebbe neanche la forza di difendersi, tanto era scioccato. Venne messo dentro una carrozza con il fine di una cella e portò la testa fra le mani, mentre il mezzo partiva. Per tutto il tragitto non potè fare a meno di pensare che cosa avrebbero fatto agli altri, se li avessero raggiunti. Avrebbero sparato in testa a Gavroche, avrebbero torturato come lui i ragazzi fino a farli morire di dolore, e prima di ucciderla di sarebbero divertiti un po' con Rose, facendola soffrire più di tutti gli altri. Nella sua testa rimbombavano ancora le grida della ragazza che lo pregavano di fermarsi. Se glielo avesse detto, lei avrebbe sicuramente trovato una soluzione.. O forse no, perchè in quei casi trovare una soluzione era impossibile. Non gli restò che rimanere in silenzio, e sperare che gli studenti avessero raggiunto la fine del passaggio abbastanza in fretta da non farsi trovare..

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Il primo contatto che Rose sentì fu una piccola manina nascondersi fra le sue dita. Probabilmente doveva trattarsi di Gavroche, ma perchè la stava tenendo per mano? Aveva un ricordo vivido di quello che era successo in quegli ultimi 10 minuti. Enjolras che si consegnava alle guardie francesi, Couferyac che la colpiva pesantemente alla testa e successivamente il buio completo. In un primo momento non si rese conto di che cosa la circondava o di dove si trovasse; sentiva soltanto di non star camminando con i propri piedi, ma portata da qualcuno. Sentiva la spalla di questo spingergli contro le costole, causandole un dolore ancora più tremendo di quello che aveva alla testa. Teneva gli occhi chiusi, come per paura di svegliarsi da un brutto incubo e rendersi conto che tutto era reale. Aspettava di ricevere un pizzico o qualcosa che la facesse di nuovo svegliare su una porta rotta della barricata, vicino ad Enjolras, a dare vita a quella tanto desiderata rivoluzione del popolo parigino. Sentiva sulla sua fronte una specie di macchia che la bagnava e gocciolava sulla sua camicia già imbrattata. Stava perdendo sangue dalla testa? Aprii lievemente gli occhi e vide lo spazio intorno a lei appannato, come se fosse ricoperto da un velo che non le permettesse di vedere chiaramente. Poteva comunque capire che il suo portatore stava correndo ed aveva il fiatone.. Per quanto era stata priva di sensi? Guardò la sua mano e vide il piccolo Gavroche nascondersi dietro al suo corpo mentre dei passi non molto lontani dal gruppo si avvicinava urlando ''Prendeteli!'' o ''Eccoli là!''. Chissà quanta paura doveva avere, quel bambino.. Aveva rischiato la vita ed adesso stava cercando di salvarsi un'altra volta. Dalla parte opposta dalla quale arrivavano le voci delle guardie, Rose potè sentire chiaramente Marius urlare ordini a tutti, come se cercasse di prendere il posto di E. come meglio poteva... Bè, non sarebbe mai stato come il suo leader.

Passarono attraverso una specie di varco e Rose alzò finalmente la testa, vedendo Joly chiudere con una pesante porta il passaggio e tirando un sospiro di sollievo. Erano salvi.. Nessuno sembrò curarsi di lei fin quando non emise un lieve sospiro, richiamando con tutte le forze che aveva il nome di Enjolras. Couferyac si affrettò a zittirla.

-R., zitta! Ci sentiranno..

A quanto pareva il piano era aspettare che la guardie raggiungessero il punto per poi rigirarsi e tornare indietro, mentre loro se ne stavano dalla parte opposta ad aspettare di sentirsi veramente al sicuro. Eppure Rose vedeva la luce, in lontananza. Sentiva che erano vicini all'uscita di quel tremendo tunnel.

-R., ce la fai a camminare? Non ce la faccio più a portarti..

Dal fiato corto, si sentiva abbastanza chiaramente che Couferyac era sfinito, così Rose alzò lentamente un braccio dalla sua spalla e si mise in piedi. La testa le girava notevolmente e barcollò un po' prima di acquistare pieno equilibrio del suo corpo. Combeferre posò una mano sulla sua spalla e la strinse lievemente.

-Scusa, R.. Era necessario.

Improvvisamente le tornarono alle mente tutti gli avvenimenti, e con uno scossone tolse la mano del compagno dalla sua spalla. Strinse i pugni e si allontanò da tutto il gruppo.

-Siete dei codardi! Spero che vi prendano!

Fece dei passi indietro e si girò, andando verso l'uscita. Tutti gli studenti si guardarono perplessi, mentre in un angolo buio di quel buco Gavroche piangeva silenziosamente. Si era sempre presentato come il bambino più coraggioso di Parigi e non aveva osato battere ciglio neanche quando sua sorella era morta sotto le barricate. Ma in quel momento non potè fare a meno di pensare che tutto era successo per colpa sua.. Intanto Marius richiamò Rose.

-Rose, torna qui! Dove stai andando?!

Senza neanche voltarsi, Rose strinse più forte che poteva i pugni e disse, a denti stretti:

-Vado a salvargli la vita! Se qualcuno non vuole fare il topo di fogna qua dentro ad aspettare che si calmi là fuori, è il benvenuto!

 

Un'altra porta si aprii e finalmente Enjolras vide la sua cella. Aveva passato le ultime ore sotto interrogatorio, dove lo avevano torturato e picchiato con qualsiasi tipo di oggetto che gli poteva venite in mente. Sentiva il suo occhio destro gonfio e dalla sua bocca usciva un lieve rivolo di sangue che andava a sporcare la sua camicia. Lo lanciarono pesantemente per terra e sbatterono la porta, lasciandolo al buio. Sospirò e sorrise.
La guardia francese era talmente stupida che non era riuscita a prendere neanche una parola da lui. Javert aveva urlato ai quattro venti per un sacco di tempo, senza arrivare a nulla. Non avrebbero mai trovato Rose e gli altri. In quel momento la sua divina immagine da Apollo francese era rovinata dal suo stesso sangue e dai vestiti stracciati, ma non gli importava. Preferiva perdere la sua figura magnifica, piuttosto che dire dove il condotto portava. Chiuse gli occhi e cominciò a respirare irregolarmente, cercando di prendere più aria che poteva. Probabilmente gli avevano danneggiato le costole, da tutte le percosse. Sentiva uno strano dolore al petto che non lo faceva respirare bene e portava ad un terribile senso di tradimento verso lei e non si trattava del costato. Era un dolore più spirituale. Era cominciato quando l'aveva sentita urlare dietro alla barricata e da quel momento non era più finito. Neanche i pugni di Javert potevano superare quella terribile sensazione. Si accovacciò ad un angolo e chiuse gli occhi, portandosi una mano sul torace e guardando fuori dalla piccola finestra che trovava in quella stanza buia. Due giorni dopo lo avrebbero ucciso, e non poteva fare altro che desiderare di vederla almeno un'ultima volta.


Rose si avvicinò barcollando alla fontanella all'angolo della strada sterrata che dava sulla campagna parigina. Mise le mani sotto al getto e, con le dita bagnate, pulì la fronte dal sangue uscito dalla ferita alla testa. Era solo un graffio, ma comunque faceva male. Doveva rimettersi in fretta in forze, per andare il prima possibile a salvare Enjolras.. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui e nulla l'avrebbe fermata. Sentii dei passi dietro di lei e rimase ferma ad aspettare che la persona parlasse, nonostante sapesse già di chi si trattava.

-R., andiamo.. Da sola non ce la puoi fare!
-Marius, torna dai tuoi tanto adorati ratti di fogna. Non lo lascio laggiù.

Marius sbuffò esasperato e la prese per il braccio sano, quello che non era stato colpito dalla pallottola durante il primo attacco. A sentire quel contatto, nella mente di Rose tornarono vivide le immagini del momento in cui Enjolras l'aveva presa e le aveva salvato la vita. Lei non aveva sparato e lui l'aveva protetta.. Come varebbe voluto tornare a quel momento. Marius la costrinse a guardarlo negli occhi.

-Non farai in tempo a trovarlo che sarai già morta!
-Bene! Preferisco morire piuttosto che lasciarlo laggiù ad aspettare che gli taglino la testa! Tu non capisci, Marius.. Lui ha fatto così tanto per me!
-R., sappiamo che non è solo per questo! Però devi comunque fartene una ragione.

Nel sentire quelle parole, Rose trasalì. Detto da Marius suonava molto più reale di quello che era stato per tutti quei mesi. Aveva ragione, era più della gratitudine di averle salvato la vita. C'era un sentimento gigantesco che lei non aveva mai provato per nessuno. E solo in quel momento sentii le lacrime salire agli occhi e cominciare a bagnare le sue guance.

-Marius, perfavore.. Ho bisogno di lui, non può finire così! Sei l'unico che mi può capire... Pensa a Cosette! Tu cosa faresti se fossi al posto mio?

Sentirla parlare di Cosette sbloccò in qualche modo Marius. Con lei era stato amore a prima vista, metre quello che ormai era nato fra Rose ed Enjolras ci aveva messo mesi a maturare e a diventare quello che era quel giorno.. Non se lo immaginava neanche lontanamente che cosa Rose stesse provando in quel momento. Scrollò le spalle e si guardò intorno, cercando di trovare una soluzione. Esitò, ma poi sorrise a Rose ed incrociò le braccia al petto.

-Ok, hai vinto tu. Che cosa vuoi fare?

A quelle parole Rose sorrise lievemente e tutti i dolori del suo corpo scomparvero in un secondo. Adesso non c'era più spazio per il male, adesso doveva pensare a come salvare il suo Apollo, e doveva fare in fretta.

-Semplicissimo! Entriamo nelle prigioni.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ciao a tutti! So che ci ho messo un bel po' a pubblicare questo capitolo decisamente più lungo degli altri. Spero che vi piaccia e molto presto arriverà anche il continuo!


Enjolras sentiva le urla provenire dalle celle poco distanti dalla sua. Era passata una notte intera ad ascoltare i lamenti di quelle persone che chiedevano aiuto ad una qualsiasi entità divina. Quando avevano torturato lui, non si era minimamente permesso di gridare. Chi lo avrebbe ascoltato, dopotutto, se non le guardie che se la ridevano mentre gli facevano provare le pene dell'Inferno? Ormai lo avrebbero ucciso una volta per tutte di lì a poche ore, non gli interessava più di niente.. Sentiva alle costole ancora il dolore della notte prima e questo lo portava a desiderare la fine come nient'altro. Non si aspettava che nessuno lo venisse a salvare, dei suoi compagni. E preferiva così. Che senso aveva mettere in pericolo così tante vite per la sua quando loro potevano scappare e cominciare una vita diversa? Marius avrebbe potuto sposare la sua Cosette, Gavroche sarebbe cresciuto ed avrebbe imparato finalmente a sparare, mentre Rose avrebbe trovato un ragazzo che avrebbe migliorato la sua vita.. Un ragazzo che avrebbe fatto quello che lui non aveva mai avuto il coraggio di fare perchè troppo orgoglioso di se' stesso e della sua patria. Sospirò, cercando di non muovere troppo le costole ancora doloranti, e guardò la sua cella buia ed odorante di morto. Dopotutto era quello che sarebbe stato presto.. Morto.

 


-Couferyac, spostati! Non ci staremo mai così!
-Marius, il posto è questo. O ti adatti o non vieni!

Combeferre era riuscito a rimediare un carro mezzo distrutto per le vie di Parigi, rimasto senza padrone dopo l'attacco al funerale di Lamarque. Avevano rubato un po' di paglia da un fienile nella periferia ed avevano aspettato la sera, per entrare nelle celle. Era stato tutto un piano di Rose, che aveva atteso un intera giornata per dare il via al salvataggio di Enjolras.
La maggior parte degli studenti aveva ben chiaro che cosa stava accadendo in quel momento fra E. ed R.. Gli unici due stupidi che ancora non avevano ben chiaro di essere innamorati l'uno dell'altra erano i diretti interessati. Come al solito, dopotutto. Questo era quello che Marius pensava, mentre guardava da sotto la paglia la piccola figura di Rose mentre guidava il carro con Combeferre. Sentiva dentro ancora i sensi di colpa per la morte di Eponine, che lo aveva amato per così tanto tempo senza che lui se ne fosse mai accorto. L'idea di salvare Enjolras era diventata un po' la sua espiazione per il dolore che aveva causato a quella povera ragazza per averla costretta a guardare mentre dichiarava il suo amore a Cosette. Non aveva potuto salvare un cuore infranto, ed adesso il suo compito era cercare di riunirne due che ancora dovevano comprendere appieno quello che stava accadendo fra loro.

Arrivarono nei pressi delle prigioni parigine nel giro di una mezz'ora. Passarono per ogni via secondaria che trovavano, così da non farsi scoprire prima ancora che arrivassero al luogo del colpo. Il problema sarebbe stato riuscire a capire dove si trovasse la cella del loro leader.
Accostarono in una vietta buia proprio sotto le mura del luogo, e Rose scese velocemente andando a richiamare i suoi compagni dietro.

-Bene, adesso dobbiamo riuscire a recuperare dei vestiti da gendarmi.
-Naturalmente, R. Lo faremo non appena avremo capito come non farci riconoscere nonostante indossiamo abiti pieni di macchie si sangue.

Joly alzò gli occhi al cielo e Rose lo freddò con uno sguardo. Non sarebbe stato un grosso problema, dopotutto. Si tolse la giacca da sopra le spalle, restando solo con la camicia bianca ancora sporca di sangue. Molti dei Les Amis rabbrividirono, nel vederla ferita e vulnerabile. Di solito era così fiera di se' stessa e pronta alla guerra. Eppure in quel momento sembrava una povera ragazza che ne aveva passate troppe in pochissimi giorni. La piccola Grantaire sembrò accorgersi di tutte quelle occhiate. Così abbassò lo sguardo e sbottonò un paio di bottoni della camicia, mettendo in mostra un po' più di pelle. Marius la guardò perplesso.

-R., che fai?
-Tenetevi pronti. Non appena rientrerò nel vicolo da quella parte, avrò dietro di me un paio di gendarmi. Voi li attaccate ed il gioco è fatto.
-Ma sei ricoperta di sangue! Avranno sicuramente non pochi dubbi!
-Credimi.. Al giorno d'oggi agli uomini non interessa.

Non c'era stato un uomo nella sua vita che non l'avesse guardata solo come un oggetto da usare e da buttare via. Un sacco di volte aveva sentito fischi volare per strada mentre camminava verso il Cafè. Era arrivata alla conclusione che gli uomini erano tutti uguali, eccetto per uno. Enjolras.

Si allontanò, verso l'entrata principale dove trovò un paio di guardie. Una di queste era decisamente minuta, con una divisa perfetta per la statura della ragazza. Rose sospirò, cercando di entrare bene nella parte, e si schiarì rumorosamente la voce, attirando l'attenzione dei due uomini. Come odiava dover fare quelle cose in pubblico. L'unico pensiero che riusciva a farle mantenere la calma era che Enjolras era lì dentro, e che di lì a poche ore lo avrebbero giustiziato. Dovevano fare in fretta. Si girò, sbattendo amorevolmente le ciglia, e si avviò verso il vicolo buio ancheggiando più che poteva, mentre le due guardie la seguivano a ruota. Quanto poteva essere stupida la gente...
Non appena svoltarono l'angolo, Joly e Couferyac li presero di sorpresa, colpendoli alla testa e facendogli perdere i sensi. Rose, intanto, armeggiava a chiudersi in fretta la camicia.

-Cielo, spero di non doverlo fare mai più!

Gavroche, con le sue piccole mani, prese la polvere da sparo dalle tasche dei due uomini e caricò tutte le pistole che avevano a portata. Non erano molte, ma sarebbero bastate.

Marius prese uno dei due abiti e si guardò intorno, avvicinandosi un po' al gruppo per poter parlare a voce più bassa.

-Abbiamo due travestimenti. Quindi per ora possono entrare soltanto in due. Uno si dovrà occupare di mantenere le guardie occupate, mentre l'altro andrà a cercare e a prendere Enjolras.
-Vado io da lui.

La voce di Rose si fece strada fra il mormorio generale come un fulmine a ciel sereno. Tutti si zittirono e persino Gavroche smise di caricare le armi, voltandosi a guardarla. Il pensiero generale era uno solo: c'era da fidarsi di una ragazza accecata dall'amore? Combeferre sospirò e poggiò una mano sulla spalla della piccola Grantaire, cercando di essere il più comprensivo possibile.

-R., ascolta...
-No, non ascolto niente! E' la dentro perchè voi non eravate abbastanza coraggiosi da combattere. Lo vado io a prendere, fine della discussione.

Scostò brutalmente la mano del ragazzo dalla sua spalla e si allontanò, recuperando una delle casacche e mettendola addosso. Tutti la guardavano preoccupati, ma nessuno osò battere ciglio. Dopo una breve riunione, venne deciso che Marius era il secondo uomo più adatto ad entrare là dentro. Se mai lo avessero preso, avrebbe potuto usare il suo ricco nonno per uscire senza problemi. Rose intanto prese il berretto più piccolo e ci nascose dentro i capelli, lasciando fuori la frangia che le copriva un po' gli occhi. Era decisamente minuta, ma la grande giacca copriva tutte le sue forme femminili, quindi non era un problema. Prese un fucile ed una pistola da Gavroche e si affacciò fuori dal vicolo, guardando se tutto era a posto. Quando Marius si presentò alle sue spalle, vestito di tutto punto, sorrise soddisfatta e si mise in posizione rigida, in piedi.

-Andiamo, soldato semplice!
-Ai suoi ordini, caporale!

Ancora non era chiaro come i due riuscissero a scherzare nonostante tutto quello che stesse accadendo. Semplicemente sentivo il bisogno di alleggerire un po' la situazione. Joly, da un angolo buio del vicolo, parlò a bassa voce.

-Quando lo troverete, probabilmente sarà fisicamente messo male.. Fate attenzione a non peggiorare la situazione.

Rose rabbrividì ed il pensiero del suo Apollo ferito e in fin di vita la fece quasi correre verso la porta. Marius gridava ''Cambio della guardia!'' e lei lo seguiva a ruota, tenendo lo sguardo basso. Due gendarmi presero il loro posto e i due giovani entrarono nelle prigioni parigine.

 


La luce fioca notturna pervase la cella di Enjolras e, per la prima volta nel suo soggiorno in quella topaia, il leader si sentì in pace. Non c'erano più le costole rotte, non c'era più il sangue che usciva dal suo labbro e da un graffio sulla fronte. C'erano soltanto lui e le stelle, che nella loro moltitudine regnavano nella notte, guidate dalla grande regina che la Luna era. Sospirò e poggiò una mano sullo stomaco, osservando le gambe senza forze stese davanti a lui in una posizione quasi innaturale.

E in quel momento di pace totale, sentì il chiavistello del pesante portone scattare, mentre un prete entrava a testa bassa nel luogo.


-Padre.. Non è ancora presto?
-L'alba è più vicina di quello che pare, figliolo.. Dimmi, c'è qualcosa di cui vuoi parlare? Qualcosa da rivelare prima di ritrovarti davanti alle porte del Paradiso?


Enjolras sospirò e chiuse gli occhi. Non c'era stata una singola cosa della quale si pentiva di quella rivoluzione,. Se c'era stata una cosa per la quale sarebbe tornato indietro, era solo dire la verità su quello che provava. Quei giorni sotto arresto lo avevano fatto pensare, e finalmente aveva accettato la verità.


-Vorrei parlarle di una persona.. Una ragazza, precisamente. Le dispiace?

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Il prete lasciò la cella di Etienne dopo più di un'ora. Per tutto quel tempo il giovane leader gli aveva parlato di Rose come non aveva mai fatto, sfogandosi dei sentimenti che non aveva mai avuto il coraggio di rivelare per paura di danneggiare la sua fiera immagine da capo di una rivoluzione. Era sempre rimasto immobile, seduto sopra la tavola di legno che faceva la funzione di letto, cercando di non toccare e muovere troppo le costole ammaccate. Presto tutto quel dolore e quei maledettissimi rimorsi sarebbero scomparsi. Enjolras se ne rese conto più che altro quando il primo raggio di luce entrò nella stanza dalla finestrella sopra la sua testa, illuminando la mano del prete poggiata sulla Bibbia. Quest'ultimo aveva sempre tenuto lo sguardo basso, ma quando si era deciso di guardare il prigioniero negli occhi, Enjolras si era reso conto che i suoi occhi erano lucidi. Si era allora alzato, gli aveva fatto un segno della croce sulla fronte, ed si era avviato verso la porta aperta da una guardia lentamente. L'ora del capo de Les Amis era arrivata. Mancavano pochi minuti ed una guardia sarebbe venuto a prenderlo. Poteva già sentire la forca sopra la sua testa.

 


Marius fece un lieve cenno a Rose, e questa si voltò verso il capo della guardia, Javert, che stava lentamente arrivando verso di loro. Guardandolo, Rose non poté fare a meno di guardarlo con lieve disprezzo. Tutto stava accadendo per colpa sua, dopotutto. Il commissario si posizionò davanti a loro, ed entrambi batterono un piede per terra, portando in fretta una mano alla fronte e mantenendo un atteggiamento da soldati. Si girò verso Marius, e guardò distrattamente il suo viso.

-E' tutto pronto per l'esecuzione?

Marius si schiarì la voce e cerco di sembrare il più credibile che poteva. Era difficile però, dato che l'esecuzione in questione era quella del suo migliore amico.

-Sì, signore! Stavamo andando a prelevare il prigioniero.
-Tu resta di guardia al cortile esterno. Tu!

Si voltò improvvisamente verso Rose, che mantenne lo sguardo basso e i capelli davanti agli occhi. Sobbalzò lievemente, ma cercò di non darlo a notare, posizionando meglio la schiena già inizialmente dritta. Javert continuò.

-Vai a prendere il rivoluzionario. Sai dove portarlo.
-Sì, signore...

Rose posizionò nuovamente la mano sulla fronte e si allontanò, dando le spalle a Javert. Quest'ultimo si avviò verso il cortile centrale, seguito a Marius che diede un'ultima occhiata a Grantaire. Anche questa si voltò e gli fece un lieve cenno con la testa, prima di sparire dietro ad un angolo della prigione. A Marius non restava che pregare che tutto andasse bene. Rose era intelligente, se la sarebbe cavata, ma se l'avessero scoperta sarebbe stata in guai seri.

Rose seguì la scia di guardie cercando di capire dove la cella poteva essere. Più aumentavano, più era chiaro che si stesse avvicinando. Tutta quella precauzione non era normale.. Che si aspettavano, che si ribellasse e scappasse? Quando le sembrò di essersi completamente persa, vide da una cella uscire un prete. Trovato! L'uomo la guardò mentre le passò accanto e da quello unico sguardo Rose capì un sacco di cose. La guardava con tristezza, come se avesse appena terminato la più dura delle sue confessioni. E di colpo la paura la pervase. Davvero lo voleva vedere in quello stato? Debole, in attesa della sentenza, e con nessuna voglia di combattere? Davvero voleva trovarselo davanti e non vedere più la figura divina che aveva visto per tutti quei mesi? Ne valeva la pena distruggere un ricordo così bello e prezioso? Si fermò di colpo e strinse i pugni. La porta della cella era rimasta aperta, tenuta da una guardia che la guardava alquanto perplesso. Grantaire sospirò e chiuse gli occhi, avanzando lentamente verso la cella.

-Sei venuto a prenderlo, vero?

Rose annuì lievemente con la testa, sistemando la cinghia del fucile sulla spalla.

-Menomale.. Non ne potevo più di questo maledettissimo ragazzino!

La piccola Grantaire ingoiò quell'insulto ad Enjolras come si ingoia una medicina. Odiava sentire la gente parlare male id lui e in quel momento si sarebbe messa a picchiarlo lì, mentre dava ad Enjolras il tempo di scappare. Invece gli fece un lieve cenno con la testa ed entrò dentro.

 


-Secondo voi quanto ci metteranno?

Erano ormai dieci minuti che Combeferre camminava nervoso avanti ed indietro per il vicolo. Stava cominciando ad entrare la luce del primo mattino e voleva dire solo una cosa: se non aveva funzionato, in quel momento erano tutti e tre morti.

-Combeferre, datti una calmata! Dobbiamo cercare di non fare tanto rumore, ed i tuoi passi ne fanno decisamente troppo!

Couferyac parlava piano ma deciso, così il compagno lo squadrò per un paio di secondi per poi tornare a sedersi bruscamente. Gavroche stava in un angolino, ripiegato sulle sue ginocchia, a pregare. Non lo aveva mai fatto in tutta la sua vita ma, dopo la morte di Eponine, aveva stranamente cominciato. Pregava per R. ed E., perchè riuscissero ad uscire vivi insieme da quel luogo. Pregava per Marius, perchè riuscisse ad unirsi alla sua Cosette. Pregava per tutti Les Amis, sperando che non venissero scoperti e potessero tornare ad una vita normale.

 


Marius stava al fianco di Javert, e l'unica cosa a cui pensava era un modo per ucciderlo velocemente e levarlo di torno una volta per tutte. Più lo vedeva dare ordini, più sentiva di odiarlo con tutto il cuore. Era stato una spia della Guardia, era stato la causa della morte di 'Nine.. Se c'era una cosa che desiderava in quel momento, era ucciderlo con le sue mani. Stranamente non si era ancora accorto della sua identità.. Probabilmente, quando era stato dietro alla barricata, era stato troppo impegnato a tenere sotto controllo Enjolras e Gavroche, per occuparsi degli altri studenti.

Uscirono nel cortile esterno e si trovarono davanti il patibolo. Marius trasalì, pensando che quella sarebbe potuta essere anche la sua fine, ma cercò di mantenere un comportamento adeguato.

 


Rose trasalì e per poco non cadde per terra. Avrebbe voluto piangere, ma non ci riusciva. Enjolras era sdraiato per terra, rannicchiato in un angolo, con una camicia ancora più sporca di sangue dell'ultia volta che lo aveva visto. La sua meravigliosa giacca era buttata da una parte, permettendole così di vedere la manica che si era strappato per creare una sorta di benda per lei. Avrebbe voluto dirgli che era Grantaire, che lo avrebbe portato fuori immediatamente, ma stranamente si sentiva in dovere di non farlo. Cercò di schiarirsi la voce, cercando di assumere un tono più maschile.

-E'... E' ora di andare, rivoluzionario.

Enjolras alzò lo sguardo ed osservò la guardia. Era decisamente minuta, magra, e lui aveva bisogno di un sostegno più forte per essere portato, dato che non riusciva a camminare da solo. Sospirò. Non aveva paura.. Sentiva uno strano senso di pace. Rose era salva, i suoi compagni erano salvi, che altro poteva volere? In ricambio doveva cedere la sua vita, ma non gli importava.

-Non ce la farai a portarmi.. Le mie costole sono rotte e non riesco a stare in piedi da solo.
-Troveremo un modo. Su, alzati.

Rose parlò duramente, ma nel sentirlo dire quelle parole si sentì mancare ancora più fiato. Come avrebbe fatto a portarlo da sola? In quelle condizioni non ce l'avrebbero mai fatta.
Non lo guardò mai negli occhi, perchè stranamente sapeva che, facendolo, l'avrebbe riconosciuta. Lo prese per un braccio e cautamente lo mise in piedi, circondando un suo braccio intorno alle spalle e cominciando lentamente a camminare.

Enjolras storceva le labbra ad ogni passo, ma comunque cercava di andare avanti, sperando che tutto quel dolore finisse il prima possibile. Uscirono dalla cella e finalmente si avviarono verso la sua esecuzione.
Non passò molto prima che Enjolras potesse vedere, dalle piccole finestre, lo spazio interno occupato dal patibolo. Più si avvicinava, più si sentiva calmo. Lo pervadeva una pace magnifica e l'unica cosa che rimpiangeva era la possibilità di vedere Rose un'ultima volta. Questa sembrò accorgersi dei suoi pensieri.

-A che pensi? Alla fine?
-No.. Penso alla notte in cui l'ho conosciuta..

Rose trasalì lievemente. Conosciuto chi? C'era per caso un'altra donna, nella vita del suo Apollo? Le sue mani iniziarono lievemente a tremare ed Enjolras continuò.

-Era l'unica ragazza di tutto il nostro gruppo.. La notte che entrata in quel Cafè. Appena l'ho vista mi sono reso conto che era speciale. Come una dea... Il modo in cui parlava, rideva. Credo di essermi innamorato subito. Eppure me ne rendo conto solo adesso... Che ti succede?

Probabilmente Rose stessa non se ne era accorta, ma dai suoi occhi erano cominciate ad uscire lacrime su lacrime. Silenziose, come se non desiderassero attenzioni, ma la stavano lentamente facendo scoprire. Stava parlando di lei.. Etienne Enjolras le aveva appena dichiarato involontariamente il suo amore, mentre lei lo trascinava per i corridoi delle prigioni parigine in attesa di un qualche aiuto di Marius. Ma stranamente Marius non arrivava.

 

 

Il giovane Pontmercy corse dentro il vicolo, col fiato corto e la fronte imperlata di sudore.

-Muovetevi, mi hanno scoperto!
-Cosa? Come hanno fatto?
-Che ne facciamo di R. ed E.?! Non possiamo lasciarli là, Marius!

Javert era riuscito a guardare Marius negli occhi ed un lampo gli aveva pervaso la mente. Erano stati scoperti e, in poco tempo, avrebbero scoperto anche Rose. Probabilmente non si era preoccupato che qualcun'altro fosse dentro.. Magari aveva pensato che Marius fosse stato l'unico pazzo a voler tentare la fortuna salvando il suo leader prima che venisse giustiziato. Avevano una dozzina di guardie dietro, piegò Marius ai compagni, e questi trasalirono, raccogliendo le loro cose.

-E tu li hai portati dritti da noi?! Ma ti sei impazzito?!
-Non sapevo dove altro andare!

Tutti si allontanarono velocemente imbucando strade differenti di Parigi. Per la prima volta dopo le barricate, si divisero, lasciando Rose ed Enjolras abbandonati al loro destino.

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