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Nelle puntate
precedenti
Un devastante cataclisma noto ai
sopravvissuti come il Lampo
ha colpito in data 20 marzo 2010 Hoenn, facendo precipitare la regione in una
situazione di stampo post-apocalittico: i pochi superstiti vivono asserragliati
nelle loro abitazioni, tentando di salvarsi come possibile. Due di loro, Wally
Feed e Roxie Jezel, raggiungono quasi sei mesi dopo Albanova incontrando Brendan
Sanders, rinomato campione e unico abitante del villaggio. Veniamo dunque a
sapere che i due si sono incrociati qualche settimana prima, appena dopo un rogo
alla Palestra della ragazza appiccato da ignoti che le hanno imposto di recarsi
a Ciclanova, luogo sconosciuto forse imparentato con Ciclamipoli.
Il neonato gruppo decide di partire per
Solarosa, sperando di usare il PC del Centro Pokémon locale per capirci qualcosa
in più. Si dividono: Brendan va in cerca di armi per affrontare un topo
d'appartamento mentre Wally e Roxie restano a trafficare con il computer fino a
compiere una sconcertante scoperta: il 27 giugno 2010 qualcuno ha inviato dei
messaggi; sul punto di leggerli, però, essi scompaiono misteriosamente.
Personaggi
Brendan Sanders: sedicenne, cinico
campione e miglior allenatore di Hoenn prima del Lampo, vive isolato ad Albanova
dopo la morte di suo padre. Possessore di un Benelli che è anche l'unica arma in
dotazione al gruppo, è la guardia del corpo personale di Roxie e Wally pur non
essendo interessato a seguirli a Ciclamipoli.
Walter “Wally” Baldwin Feed:
diciassettenne, rivale e amico di Brendan ai tempi del loro viaggio da
allenatori, non ha raggiunto i suoi stessi risultati e si è appartato a
Petalipoli, dove è rimasto anche dopo il Lampo. Esaurite le scorte si è quindi
imbarcato in un viaggio disperato incrociando la sua vecchia amica Roxie e
salvandole la vita. È il medico del gruppo, o quantomeno l'unica cosa ci vada
vagamente vicino.
Roxanne “Roxie” Jezel: ventiduenne,
Capopalestra di Ferrugipoli, è stata sfrattata forzatamente da ignoti che le
hanno ordinato di andare a Ciclanova, di cui lei non sa niente. Pare avere una
certa dimestichezza con i computer e la tecnologia in generale, anche se non è
chiaro come o dove l'abbia acquisita.
Uomini sconosciuti: hanno appiccato
fuoco alla Palestra di Ferrugipoli rischiando di uccidere Roxie e le hanno detto
di recarsi a Ciclanova, qualunque cosa sia. La loro vera natura è avvolta nel
mistero.
Capitolo IV
Tabula rasa
* * *
«
Papà, questo cos'è? ».
L'uomo si accostò a suo figlio, che era fermo di fronte a un quadro particolare
della galleria: un litorale circondato da vette e lambito dal mare, con un
contesto poco definito che lasciava intravedere un valico montano verso destra.
A uno sguardo più attento, però, nuove figure si concedevano all'occhio dello
spettatore: ora un bassotto, ora lineamenti facciali maschili, ora un calice
ricolmo di frutta, ora altre sbalorditive invenzioni di una mente stravagante.
Il padre occhieggiò il titolo sulla targhetta ambrata:
Apparizione di un volto e una fruttiera su una
spiaggia.
« È
un quadro di Salvador Dalì. Era un pittore surrealista ».
« Che
cosa vuol dire surrealista? ».
«
Beh, vediamo... In pratica è un pittore che dipinge cose impossibili, oppure
strane. Dipinge quello che non è reale, ecco ».
« E
perché lo fa? ».
« Per
molte ragioni » rispose l'uomo « Qualcuno per stupire, qualcun altro per
insegnare. Dalì voleva solo divertirsi, invece. Anche se lui parlava di
paranoia, che è una cosa che capirai quando sarai più grande ».
« Ma
io voglio capirla adesso! » lamentò il bambino.
« Non
ti preoccupare, presto studierai storia dell'arte e potrai tornare qui ad
Alghepoli conoscendo tutti i quadri. Però, se ti piace Dalì, poco più avanti ce
n'è un altro dei suoi ».
L'uomo riprese quindi a proseguire lungo la sterminata galleria del museo,
mentre il piccolo rimaneva meditabondo ad ammirare quel mosaico di sagome che
una per volta si mostravano alla sua mente. Sovrappensiero si lasciò sfuggire un
colpo di tosse; poi un altro, e un altro ancora.
Di
colpo iniziò ad avvertire una morsa al petto, come se un peso gli fosse
precipitato sopra, e appena dopo si rese conto di stare respirando manualmente.
Terrorizzato iniziò ad andare in iperventilazione, atterrito all'idea di dover
restare concentrato per sopravvivere, mentre la tosse si faceva sempre più
insistente e violenta. A un punto le sue gambe cedettero e il bambino si ritrovò
a carponi, ansimando come se avesse corso per chilometri e con un allarmante
sibilo che fuoriusciva dalla sua bocca ogni volta che rigettava fuori l'aria.
«
Ehi, ehi! » suo padre gli corse incontro mentre altri visitatori del museo
iniziavano a preoccuparsi « Ehi, cos'hai? ».
Il
figlio non rispose, arrendendosi invece alla stanchezza e afflosciandosi sulle
braccia del genitore con il capo reclinato all'indietro.
«
QUALCUNO CHIAMI UN'AMBULANZA! » gridò in preda a un'angoscia mal celata, e
la sua voce echeggiò nella galleria d'arte « Andrà tutto bene. Non preoccuparti,
Wally ».
«
Succede che qualcuno sta cancellando i messaggi. Sanno che siamo qui ».
Quelle parole, pronunciate in quella specifica maniera, fecero inorridire il
ragazzo « Sanno? Vuoi dire quelli che ti hanno bruciato la Palestra? ».
« Sì
» replicò Roxie « Non vogliono che li leggiamo ».
Wally
avrebbe voluto saperne di più, ma il suo intervento fu troncato sul nascere da
un raccapricciante rumore di passi che brontolavano nel corridoio vuoto appena
fuori dalla porta. I due cercarono di prepararsi a uno scontro, pur non sapendo
in che modo, ma non ve ne fu bisogno: la silhouette che si affacciò all'uscio
era quella di Brendan, che oltre al consueto Benelli teneva in una mano due
rivoltelle di non meglio precisata fattura. « È qui vicino » esordì grave.
« Lo
sappiamo, ci hanno cancellato i messaggi ».
« Di
che stai parlando? ».
« Dei
messaggi archiviati sulla rete globale. Tu? ».
«
Cosa credi che mi importi della vostra stupida gita a Ciclamipoli? » ribatté
aspro Brendan « Io parlavo del pokémon ».
Senza
nemmeno dover parlare oltre Roxie e Wally si affrettarono a raggiungere il loro
amico e a prendere in custodia una pistola ciascuno, due Glock 17 cariche
all'apparenza vergini; in seguito iniziarono a percorrere all'inverso il
tragitto compiuto per giungere alla sala computer, correndo con quanto fiato
avevano in corpo.
«
Trovato niente? ».
« Non
ho avuto il tempo ».
«
Cos'è questa storia dei messaggi? ».
«
Qualcuno ci ha tracciati molto bene » spiegò Roxie accelerando il passo « Hanno
scoperto che stavamo leggendo i file e li hanno cancellati. Tutti dal repeater 519
».
Brendan si rivolse a Wally « Mi traduci tu? ».
«
Magari quando ne saremo usci–– ».
I tre
si arrestarono in blocco al centro di un corridoio che conduceva al ponte che
collegava i padiglioni. Senza il rumore collaterale causato dalla loro fuga dal
centro si udiva chiaramente ciò che li aveva fatti fermare: una serie di aspri e
pesanti suoni provocati dal cammino di una creatura. A giudicare dall'intensità
e dal timbro, una creatura parecchio grossa.
« È
dietro di noi » constatò gelido Brendan, voltandosi poi verso l'ingresso da cui
erano transitati. Rimase per diversi istanti a riflettere, poi mormorò « Andiamo
tutti in stanze diverse ».
Lo
sguardo di Wally attraversò l'intera sezione longitudinale, vagliando le
numerose porte che costellavano le fatiscenti pareti fiocamente illuminate
attraverso le finestre del ponte limitrofo « Come? ».
« Io
al centro, voi due ai lati. Dovete circondarlo. Quando sarà davanti a me io
sparerò, a quel punto voi uscirete e farete lo stesso ».
I tre
si scambiarono rapidi cenni di assenso e si appostarono come Brendan aveva
disposto. Wally si ritrovò dunque in uno stretto ripostiglio privo di
qualsivoglia illuminazione, e decise dunque di lasciare la porta semichiusa per
scorgere almeno parzialmente l'ambiente in cui si trovava.
Intorno a lui erano accatastati spazzoloni e secchi per la pulizia del centro
che dovevano senz'altro aver visto tempi migliori, corredati in un angolo da
taniche anonime che forse una volta contenevano liquidi sgrassatori. La polvere
la faceva da padrone, rendendo l'aria quasi irrespirabile.
Irrespirabile.
Wally
percepì il proprio fiato mozzarsi e si sentì mancare dall'avvilimento: tra tutti
i momenti possibili l'asma lo stava cogliendo proprio in quello meno indicato.
L'orecchio proteso verso l'esterno lo informò che i passi uditi prima stavano
incrementando in volume, segno che il loro pokémon si stava avvicinando.
Iniziò a non riuscire più a respirare automaticamente e le sue gambe
cominciarono a tremare. Era peggio di quanto si aspettasse: sintomi così forti
non li provava dalla sua prima crisi, accusata al museo di arte di Alghepoli
ormai una decina di anni fa. Quella volta suo padre gli aveva salvato la vita,
ora avrebbe dovuto cavarsela da solo.
La luce che penetrava dallo spiraglio fu
eclissata e Wally fu costretto a tapparsi a forza la bocca per non produrre
alcun sibilo mentre osservava con il cuore in gola la sagoma appena un metro più
in là procedere a ritmo lento e terribile da sinistra verso destra.
Non era asma da pulviscolo. No, era asma da
tensione. Non era qualcosa di incontrovertibile: la sua mente stava facendo di
tutto per ucciderlo. Doveva
controllarsi ora, o non l'avrebbe fatto mai più. Serrò gli occhi e contò fino a
cinque, respirando con regolarità come suo padre gli aveva insegnato.
Un fracasso tonante interruppe il suo mantra
interiore. Wally riaprì le palpebre e invocò tutta la sua autodisciplina per
analizzare la situazione: a giudicare dal tipo di suono pareva che una porta
fosse stata sfondata. La più atroce delle possibilità lo assalì e per un attimo
si sentì pronto a scattare dal bugigattolo e fare fuoco; poi rammentò le parole
di Brendan: quando sarà davanti a me io sparerò, a quel punto voi
uscirete e farete lo stesso. Che la
creatura avesse fatto irruzione nella stanza sbagliata?
« BRENDAN, CHE ASPETTI A SPARARGLI?
».
La
voce di Roxie fu per lui un segnale più che sufficiente: immediatamente si
lanciò fuori dallo sgabuzzino e premette il dito contro il grilletto senza farlo
scattare, approntando il colpo.
Davanti a un Brendan tramortito e atterrato contro il pavimento si ergeva un
pokémon bipede dalle sembianze anfibie: dal suo imponente corpo blu cobalto
dipartivano due ampie mani a tre falangi, mentre il volto era segnato da due
branchie sporgenti e da un paio di larghe pinne nere semicircolari che si
estendevano dalla cima dei suoi occhi arancioni fino alla parte posteriore della
sua testa.
La
cosa più inquietante, però, non era la creatura in sé: era piuttosto il fatto
che, nonostante Swampert fosse stato immobile per diverso tempo di fronte a
Brendan, quello non aveva nemmeno abbozzato una reazione. I due erano fermi,
l'uno a scrutare le pupille dell'altro.
« CHE COSA ASPETTI? » gli gridò ancora Roxie,
tenendo il dito a pochi centimetri dal grilletto « ORA BASTA, IO–– ».
« No!
» tuonò Wally ad un tratto, facendo appello alle sue ultime forze « Stai pronta
a scansarti ».
La
ragazza cercò di comprendere il significato delle parole del suo amico, ma
quello con rapidità fulminea abbassò il braccio quanto bastava e lasciò partire
un proiettile che si conficcò nell'arto anteriore destro del pokémon; poi
incalzò con un secondo, e infine con un terzo.
Il
bersaglio emise un verso di dolore che straziò il cuore di Wally e prese a
fuggire zoppicando vistosamente in direzione di Roxie, che ebbe a malapena il
tempo per evitarlo collidendo invece con la parete laterale nel balzo spiccato
per schivarlo, rimediando una spalla dolorante e lasciando cadere a terra la sua
arma.
Wally
collassò sulle gambe che da svariati minuti a stento lo sorreggevano sotto
quattro occhi attoniti. Iniziò a frugare nella sua tasca fino a cavarne con mano
tremebonda un inalatore in plastica bianca – anche se in verità adesso era
ingrigita dal sudiciume con cui era entrata in contatto – e, cacciatoselo in
bocca, prese ad aspirare con irrequieto sollievo.
Perché era vivo, sì. Ma l'asma aveva vinto un'altra volta.
Brendan avanzava taciturno attraverso il lungo androne che connetteva i due
padiglioni del Centro Pokémon, poco dietro ai due compagni di viaggio e immerso
nei suoi crucci. Non aveva proferito parola da quando poco prima aveva rischiato
la vita, preferendo non parlare dell'accaduto con chicchessia.
A un
certo punto Wally rallentò il passo fino ad affiancarlo e, calata la mano nella
tasca esterna del suo zaino, ne sfilò un involucro finemente decorato che
avvolgeva una tavoletta rettangolare di cioccolato scuro come legno wengé.
Quindi, aperta l'estremità già scartata in precedenza, gliene offrì una
porzione.
Il
ragazzo lo prese in mano, ringraziando con un cenno del capo, e lo ingoiò
avidamente in un sol boccone « Grazie ».
« Va
meglio? ».
Un
senso di calore pervase il petto di Brendan, che annuì con lieve sbalordimento.
« Il
cioccolato fondente induce il rilascio di endorfine nell'organismo » spiegò
Wally « È considerato l'antidepressivo per eccellenza ».
« Ho
deciso di accompagnarvi a Ciclamipoli ».
« Per
un pezzo di cioccolato? A saperlo prima mi sarei risparmiato la fatica di
convincerti ».
« Non
per quello... » disse con un tono così onesto e dolce da produrre nel suo
interlocutore uno sgomento inatteso « Mi hai salvato la vita. Devo ripagare il
mio debito ».
Wally
gli sorrise « Quello Swampert... era tuo, giusto? ».
«
Come l'hai capito? ».
« Non
l'hai attaccato. Eri il più grande allenatore di Hoenn, drago verde ».
«
Poteva anche essere un pokémon di un mio amico ».
«
Certo, certo » convenne il giovane, dopodiché gli strizzò l'occhio « Ma nemmeno
lui ti ha attaccato ».
Brendan ridacchiò affranto « Il mio primo pokémon. Ho sperato per tutto il tempo
che quelle impronte non fossero sue, e invece... ».
«
Ehi, ragazzi, mi è venuta un'idea! » li informò Roxie da poco più in là, al che
quelli scesero in fretta le scale site al termine del corridoio e la raggiunsero
nell'atrio del Centro « I PC erano inutilizzabili perché il server centrale era
spento. Ma ora è acceso e connesso, di conseguenza si può supporre che possiamo
continuare la ricerca anche da qua ».
«
Ottima idea. Noi ti copriamo le spalle ».
La
ragazza annuì e si diresse al computer, sedendosi e iniziando a lavorarci. I
suoi compagni rimasero a una discreta distanza, osservandola battere
meccanicamente i tasti che producevano un echeggiare monocorde nella sala.
Stringhe dietro stringhe di codici astrusi si susseguivano sul monitor sotto lo
sguardo attento dell'utilizzatrice, che saltuariamente si lasciava sfuggire uno
sbuffo di natura indecifrabile.
«
Toglimi una curiosità ».
«
Dimmi ».
« Le
lezioni sul cioccolato sono parte del corso di pronto soccorso? ».
Wally
si portò la mano sul mento a celare un sorriso a fior di labbra « E la barba è
compresa nel kit del perfetto impiccione? ».
«
Già, già. Quando avrò uno specchio e un rasoio ne riparleremo ».
«
Niente corsi. Una persona a me cara era appassionata di cioccolato e me ne
parlava spesso ».
Brendan comprese e non indagò oltre. Per molto tempo aveva ingenuamente ritenuto
di essere l'unico a patire i propri trascorsi, invece ognuno dopo il Lampo aveva
segreti che preferiva tenere all'oscuro, evidentemente. Loro erano morti con
quel cataclisma, e ora forse non importava davvero più chi fossero prima.
Ciascuno aveva ricevuto la possibilità di ripartire da zero, di costruirsi una
nuova vita cancellando gli errori del passato.
« Ci
siamo! » esclamò raggiante Roxie « Ricerca completata ».
Il
gruppo si riunì di fronte allo schermo vibrante, chino a scrutare le
informazioni che offriva a occhi esperti; tuttavia tre singole righe erano
occupate da numeri questa volta.
137:10032101
083:05060502
083:05060501
«
Dove sono gli altri? » domandò Wally « Tutti cancellati? ».
« È
probabile che gran parte siano codificati a un protocollo più alto, come quelli
dello 083. Quanto ai trentadue » proseguì Roxie « possiamo essere
ragionevolmente certi che li abbiano cancellati i nostri piromani ».
«
10032101. Significa 21 marzo 2010 ».
« Mi
ricorda qualcosa » commentò Brendan.
« Non
mi sorprende. Il Lampo è caduto poco prima della mezzanotte del 20 ». Detto ciò
la giovane digitò un comando simile a quello con cui aveva tentato di aprire il
trentaduesimo messaggio, ottenendo però questa volta un responso positivo.
137:10032101
CODE:
PROTOCOL B
TEAM
HIGH-Z CONVOCATO ALL'ISOLA DYSON. DIFFIDATE DEI POKÉMON.
L.W.
« 137
» ripeté ad alta voce Roxie, scandendo la sua memoria per ricordare a che
trasmettitore corrispondesse « e isola Dyson. Wally, tu conosci un luogo
che abbia un nome simile? ».
« Non
direi. Perché io? ».
La
sedia emise uno scricchiolio mentre colei che vi era rimasta appoggiata fino ad
allora si stava alzando con rassegnazione « Perché il 137 è il ripetitore di
Petalipoli ».
Un
falò casereccio acceso con legnetti secchi e uno dei fiammiferi portati da
Brendan per il viaggio scoppiettava davanti a Wally. Sopra di lui si dispiegava
il pallido barlume della Via Lattea, appena sufficiente per rischiarare una
volta celeste priva di una falce crescente di luna ancora non sorta e
abbandonata a miliardi di granuli splendenti. Non poté fare a meno di domandarsi
se ciascuno di quei bagliori non potesse essere a sua volta un focolare identico
al suo, acceso in qualche mondo distante, e l'idea gli piacque alquanto.
«
Cos'è quello? ».
Il
ragazzo abbassò lo sguardo incontrando quello di Brendan che, appena destatosi,
si era coricato su un fianco e stava insieme a lui ammirando le scintille
incandescenti prodotte dalle fiamme che, scagliate in aria, si adagiavano con
leggiadria sul suolo sterrato. Poco più in là Roxie dormiva bonariamente avvolta
tra le sue coperte.
«
Quello che ti rigiri tra le mani ».
Wally
si sorprese, poiché per dirla tutta nemmeno lui si era accorto di stare
giocherellando involontariamente con l'inalatore che quella stessa mattina gli
aveva salvato la vita « È un broncodilatatore. Serve per l'asma ».
«
Già, già, l'asma. Per questo eri andato a Mentania per un po', giusto? ».
«
Beh, avevano provato a mandarmici, ma io ero proseguito per la mia strada »
puntualizzò Wally « Che ore sono? ».
« Le
undici e ventisei ».
« Ora
del cambio, tra poco » sospirò preparandosi a entrare nel suo sacco a pelo « Hai
un orologio incorporato per essere così preciso nella sveglia? ».
« Per
un po' di tempo sono stato costretto a svegliarmi a quest'ora. È una lunga
storia » Brendan sorrise mentre si metteva seduto, stiracchiandosi poi con un
gesto plateale « Perché già che ci siamo non mi dici che avete fatto tu e Roxie
con HAL 9000 là dentro? ».
« A
dire il vero sarei abbastanza stanco » replicò Wally sonnacchioso, lasciandosi
sfuggire uno sbadiglio che di autentico aveva però molto poco.
In
realtà non voleva parlare di quanto avvenuto quella mattina per non dover
rivangare il loro sostanziale fallimento. I messaggi del ripetitore 519 erano
andati completamente perduti, e quello di Petalipoli era del tutto inutile ai
fini del loro obiettivo.
« Non
fare il difficile. Manca ancora qualche minuto al mio turno di guardia,
legalmente non dovresti nemmeno esserci in quel sacco ».
« E
va bene » sbuffò Wally arrendevole « ma non è una storia tanto eccitante. In
pratica i messaggi inviati mediante il terminale, quelli di cui ci avevi parlato
tu, sono radunati nei ripetitori sparsi per Hoenn che poi li inviano alla rete
globale ».
« Fin
qui ti seguo ».
«
Facendo una ricerca ordinata per data di invio abbiamo trovato qualcosa come una
trentina di file inoltrati dal ripetitore 519 ».
« E
dove si trova questo ripetitore? ».
«
Speravo me lo dicessi tu » Wally appoggiò il capo al cuscino imbottito di piume
e per la prima volta da giorni si sentì veramente rilassato « Anzi, a ripensarci
non ci speravo proprio. Fatto sta che non siamo riusciti a leggerne nemmeno uno,
perché qualcuno li ha cancellati ».
«
Qualcuno? ».
«
Roxie sostiene che sono gli stessi che le hanno bruciato la Palestra ».
Un
crepitio proveniente dal falò ruppe per un breve istante il silenzio etereo che
aleggiava nel Percorso 103 « E tu che idea ti sei fatto? ».
Wally
scosse la testa « Non so cosa pensare. Chiunque fosse doveva avere un computer e
qualcuno in grado di usarlo bene. E doveva avere accesso diretto al 519 ».
« Chi
ha programmato questo sistema? ».
« La
Devon, stando a quanto mi ha detto Roxie. Pensi che c'entrino qualcosa? ».
«
Visto che la Devon aveva sede a Ferrugipoli, penso che nessuno possa dircelo
meglio di lei. Ma credo sia una buona pista da seguire, se non altro » soggiunse
con fare ammiccante.
«
Piuttosto, dimmi tu quello che pensi ».
« Di
cosa in particolare? ».
Quello si voltò verso di lui « Di quel messaggio di Petalipoli, per esempio ».
Brendan sorrise, e il suo amico comprese che si attendeva quella domanda « Ti
dirò, non ci ho capito nulla ».
«
Come sopra. Ma non credo che tu non ci abbia riflettuto ».
« Ho
vagliato tutte le isole che conosco, e nessuna si chiama Dyson o in un modo
nemmeno simile. Comunque mi concentrerei più sul fatto che domani arriveremo a
Ciclamipoli, anziché pensare a vaneggiamenti di gente che il giorno dopo il
Lampo doveva essere parecchio confusa » disse accarezzandosi il mento con la
mano « E poi il passato non conta più. Tabula rasa ».
«
Tabula rasa? ».
«
Quando sono entrato a Solarosa e ho visto gli edifici distrutti, le vie
deserte... ho capito una cosa. Hoenn non esiste più. Tu non esisti più, io non
esisto più. Siamo tutti rinati dopo il Lampo, non ha importanza chi fossimo.
Dobbiamo ricominciare da capo ».
« Io
non la vedo così. Non possiamo fare finta che non sia esistita una società di
cui facevamo parte. Il nostro compito è ritornare a come eravamo. E poi, il
nostro passato non ci abbandonerà mai veramente » Wally tornò a rigirarsi tra le
mani il suo inalatore per poi infilarlo in una tasca del suo zaino; quindi
sbadigliò, questa volta senza forzature, e tornò a guardare il cielo « Se non ti
spiace ora dormirei. Mi si stanno chiudendo gli occhi ».
«
Buonanotte » gli augurò Brendan. Quindi, mentre quello prendeva sonno e si
addormentava con una rapidità che lasciava intuire la sua concreta estenuazione,
lui rimase seduto a contemplare in deferente silenzio la pira di fronte a lui,
rivolgendo di tanto in tanto gli occhi all'uno o all'altro compagno di viaggio.
Saltuariamente decideva invece di appellarsi alle stelle, come se in quel manto
imperscrutabile di piccoli lumi potesse scorgere una figura nota, un indizio sul
suo futuro, o qualche altro esoterismo in cui non era nemmeno certo di credere.
D'altronde è proprio della mente umana rifiutare ogni pensiero razionale di
fronte alla possibilità di una fievole speranza.
Un
repentino dimenarsi di arbusti attirò la sua attenzione. La sorgente del rumore
era sita non troppo lontano da lui, in un cespuglio selvatico, e qualcosa aveva
tutta l'aria di stare per saltar fuori da esso. Istintivamente lo sguardo di
Brendan corse verso il suo Benelli, ma con orrore non lo trovò dove lo aveva
lasciato.
Si
gettò precipitosamente a frugare tra le sue coperte in cerca del fucile, ma
sembrava inspiegabilmente evaporato, il che lo mise ancor di più in allarme.
Tornò a guardare dall'altra parte per tenere sotto supervisione l'incombente
minaccia; e per poco non lo colse un infarto.
Dove
prima c'era solo un groviglio di rovi, ora era comparso un uomo.
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