The moment of truth in your lies

di AlwaysAttract
(/viewuser.php?uid=127468)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Note: Salve a tutti lettori! Questa è la mia prima long Larry, e sì, mi sono fissata con loro, sono la mia OTP. Per questa storia mi sono ispirata alla storia antagonista di The Perks of Being a Wallflower ma attenzione, ho detto ispirata! Non ho intenzione di copiare un bel niente dalla storia fra Patrick e Brad (: 
Spero vi piaccia (:
(Il rating potrebbe alzarsi)



Pioveva già da un po’ quando Louis Tomlinson arrivò sul retro del supermarket più piccolo della zona: le mani in tasca, senza ombrello e bagnato come un pulcino. Cercò di ripararsi sotto una pensilina della casa più vicina ma niente da fare, la pioggia gli arrivava dritta in faccia, gelida e violenta.
Sbuffò maledicendo il suo presunto fidanzato: era incredibile come ogni volta riuscisse a trovare i posti più impensabili per incontrarsi, sempre i più desolati e indiscreti, lontani dagli occhi di tutti.
Soprattutto lontani dagli occhi di chi vedeva Harry Styles come un mito, un idolo.
Louis non sapeva neanche come fosse riuscito a diventare stracotto di un tipo come Harry Styles, i giocatori di football non gli erano mai interessati, certo, ogni tanto ci faceva un pensierino quando li vedeva cambiarsi in spogliatoio, ma era sempre uscito con ragazzi semplici e divertenti, un po’ come lui.
Lui e il capitano della squadra di football non si erano mai sopportati prima dell’inizio dell’ultima estate:  Harry non faceva altro che prendere di mira, insieme ai suoi amichetti,  Louis per essere gay e Louis non poteva che soffiargli il primato in tutte le materie scolastiche e, ovviamente, anche la borsa di studio.
Verso metà luglio, per qualche inspiegabile motivo, avevano partecipato allo stesso campo estivo e, sempre per qualche inspiegabile motivo, si erano ritrovati a baciarsi, ubriachi fino al midollo, attorno alle ultime fiamme del falò mentre tutti gli altri dormivano nelle loro tende, ignari di tutto.
Dopo il campo estivo non si videro fino all’inizio della scuola, per Louis fu inutile evitarlo perché già al secondo giorno si ritrovò in bagno con Harry alle calcagna e un succhiotto sulla clavicola destra.
E baci segreti dopo baci segreti, Louis si prese alche la verginità segreta di Harry Styles.
Louis non avrebbe mai pensato fino a quel giorno di fine settembre che Harry, il belloccio della scuola, fosse vergine, mai, mai, mai lo avrebbe immaginato e quel “non l’avevo mai fatto, Louis”, così sincero dopo l’orgasmo violento che aveva appena fatto provare a Harry, gli fece capire che si era fatto un’idea parzialmente sbagliata sul capitano della squadra football.
Durante l’anno scolastico, però, le cose non cambiarono per niente: Harry rimase lo stesso ragazzo con la nomina di sciupafemmine, i suoi amici continuarono a prendere in giro Louis per la sua sessualità, molte volte usando anche le mani, e loro due fecero finta di ignorarsi per tutto il tempo, esattamente come l'anno prima.
Louis non riusciva veramente a capire come facesse Harry a non alzare neanche un dito per fermare le percosse che subiva quasi ogni settimana, e che nell’ultimo periodo erano aumentate, e piangeva davanti ai lividi che ogni tanto si trovava sparsi sul corpo, piangeva soprattutto perché quella non era la storia che voleva, che senso aveva essere dichiarato pubblicamente gay se poi doveva nascondere a tutti la sua relazione con un ragazzo?
Doveva lasciarlo, doveva fare uno sforzo disumano e allontanarsi da Harry per evitare che il suo cuore si spezzasse ancora un altro po’ per causa sua, però Louis lo amava, lo amava così tanto che lo sforzo disumano non riusciva a farlo, nonostante Harry non si curasse affatto di lui e dei suoi lividi.
Louis sospirò appena vide la berlina blu notte di Harry e si affrettò a entrarci senza troppi complimenti, bagnando l’abitacolo appena fu dentro. Si strinse nelle spalle e rabbrividì dentro il suo giubbotto di jeans fradicio e solo dopo qualche secondo si accorse che Harry gli stava accarezzando una spalla con la sua mano enorme.
«Ciao Lou» disse  allungandosi per posargli un bacio sulla guancia ma Louis lo scansò prima che le sue labbra toccassero la sua pelle. Era infuriato, incazzato come una bestia.
«Ho freddo, puoi accendere il riscaldamento?» gli chiese con tono freddo e distaccato, incassò la testa nelle spalle e continuò a tremare ad ogni brivido di freddo che gli percorreva la schiena. Harry annuì e con un veloce gesto accese il riscaldamento mandando tutti i getti d’aria in direzione del suo ragazzo.
 «C’è qualcosa che non va?» domandò con aria infastidita fissando con le ciglia arcuate il ragazzo affianco a sé.
Louis ghignò. «Mi hai fatto aspettare venti minuti sotto la pioggia» lo accusò voltandosi finalmente verso di lui per incontrare il suo viso accigliato «l’acqua mi è arrivata fin sotto le mutande».
«Ho incontrato Matt sulla strada e gli ho dato un passaggio».
«Ed io ovviamente sono  il cretino di turno che ti aspetta in un posto impensabile sotto un terribile temporale!».
Louis urlò più forte di quanto aveva intenzione di fare causando a Harry uno sbuffo spazientito. «Non pensavo che tu non avessi un ombrello, a casa mia esistono!» si giustificò abbandonandosi contro il sedile con la schiena.
Louis spalancò la bocca indignato. «Ti ho inviato un sacco di messaggi pregandoti di fare in fretta!» urlò di nuovo accennando al cellulare che aveva in tasca.
«Non li ho letti, okay?».
«E quando mai tu leggi i miei messaggi?».
L’aria nell’abitacolo era diventata tesissima, si sentivano i respiri carichi di rabbia di Louis e quelli sospiranti di Harry, non era certo la prima volta che litigavano, lo facevano sempre e ultimamente i loro litigi erano triplicati, però si amavano e non se lo dicevano.
«Senti,  non mi frega più un cazzo di niente» borbottò Louis voltandosi per aprire la portella e uscire dalla macchina, anche se fuori pioveva a più non posso, ma Harry, più veloce di lui, lo prese per le spalle e se lo portò contro per stringerselo forte a sé.
«Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, scusa, scusa, scusa» cantilenò nel suo orecchio docilmente «non succederà più».
 
«Se tua madre venisse a sapere cosa facciamo sui sedili posteriori di quest’auto» disse Louis tra un respiro e l’altro aggrappandosi forte alle spalle di Harry «prima ci ucciderebbe e dopo le verrebbe un infarto» continuò salendo più su con le mani fino ad arrivare ai capelli di Harry, stringendoli fra le falangi appena un gemito rotolò dalle sue labbra.
Harry ridacchiò e si allungò con il collo per raggiungere le labbra di Louis e baciarlo. «Perché pensi a mia madre mentre facciamo sesso?» lo rimproverò accarezzandogli con i palmi grandi le cosce nude e abbronzate, sapendo che a Louis piaceva tremendamente essere accarezzato.
«Perché io sono una persona altruista» rispose serio Louis prima di sbattere, per una spinta più violenta delle altre, la testa contro il finestrino dell’auto. «Ahi» piagnucolò andando a massaggiarsi la parte dolorante con una mano.
Harry rise. «Ti sei fatto male?» gli chiese abbandonandogli  per un attimo le gambe di per dedicarsi alla sua testa, Louis annuì piano e Harry gli appoggiò le mani a coppa sulle guance  tirandoselo contro per baciargli ripetutamente la fronte «scusami» mormorò scendendo con la bocca fino al suo collo, riiniziando, più lentamente, a muoversi.
Era incredibile come Harry fosse diventato bravo in quel genere di cose in soli tre mesi, Louis semplicemente la chiamava dote naturale, e cazzo, adorava questo lato di Harry, adorava tutto dei loro momenti di intimità, anche se spesso, come quella volta, si trovava in posti precari, l’auto della madre di Harry non era esattamente comoda: aveva i sedili sfondati, era polverosa e odorava di gatti.
«Ti prego, fai in fretta»  supplicò Louis buttando la testa indietro esponendo ad Harry il collo pulito e sudato, gli andò incontro con il sedere e artigliò le sue spalle con le unghie, l’orgasmo a due passi.
«Dio» soffiò Harry pochi minuti più tardi crollando a peso morto sul suo ragazzo, nell’esatto istante in cui anche Louis venne con un gemito soffocato.
I finestrini ormai si erano appannati, la pioggia cadeva ancora ininterrottamente e la radio stava appena mandando in onda Iris dei Goo Goo Dolls, annunciata con un grande urlo da parte dello speaker radiofonico.
Harry era in pace con se stesso in quel momento, con il battito cardiaco e frenetico di Louis sotto il suo orecchio, il suo sperma che gli scivolava tra le dita e i petti che si muovevano in sincrono per via dei respiri affannati. Louis in qualche modo era diventato tutto quello che desiderava, tutto quello che gli serviva per essere felice, e purtroppo riusciva ad esserlo solo in quelle poche ore al giorno che passavano insieme.
Oltre ad essere felice, però, Harry era assolutamente terrorizzato da quella strana situazione, un solo passo falso e la sua vita sociale sarebbe caduta a picco.
Se suo padre avesse scoperto che aveva una relazione con un ragazzo lo avrebbe tartassato di botte e poi mandato in una scuola militare, se lo avessero scoperto i suoi amici e compagni di squadra lo avrebbero umiliato a vita e cacciato dalla squadra.
Sospirò issandosi sulle braccia e guardò dritto in faccia il suo Louis, lo fissò per qualche istante con la fronte corrugata e un sasso pesantissimo al posto del cuore, o adesso o mai più si ripeté in testa.
«Ti amo» disse con la sua tipica voce roca diventando color rosso incandescente sulle guance.
Louis, preso alla sprovvista, si mise seduto sui sedili e aderì la sua schiena alla portella allontanando con le mani il corpo di Harry, che lo stava guardando con un’espressione visibilmente terrorizzata «Come?».
«Ti ho detto che ti amo» ripeté il ricciolino con gli occhi enormi e lucidi affrettandosi ad afferrare le mani di Louis per stringerle alle sue «è.. è sbagliato?»
Louis scosse il capo e cercò di ritirare le sue mani da quelle di Harry «Smettila di dirmi cafonate».
«Non è un cafonata, io ti amo veramente!».
«Che senso ha dirmi di amarmi quando sei tu l’autore di questi?» sbraitò Louis indicandosi il ventre dove si trovava un macchiolina giallastra, in via di guarigione «non ti pare un controsenso?»
«Dio, Louis, lo sai che..».
«No, Harry, non lo so!» continuò sempre più infuriato spingendo Harry dalle spalle.
Harry sospirò deluso «Tu non capisci, se te lo sto dicendo è perché lo sento sul serio, credimi» disse a mezza voce bloccando i polsi di Louis «per favore».
Louis si morse forte le labbra e fece scorrere parecchi interminabili secondi prima di annuire lasciandosi liberare i polsi «torno a casa».
«Sta ancora piovendo, ti do uno strappo fino..».
«No, preferisco camminare» lo zittì allungando le braccia per prendere i suoi vestiti dimenticati sul fondo dell’auto.
«Louis, per favore..» tentò Harry cercando di fermarlo «io non capisco dove sia realmente il problema, dovresti essere contento, sono il tuo ragazzo».
«Cosa vuoi che ti dica? Che mi fa piacere che mi ami in un’auto brutta e sporca e che fai finta di odiarmi a scuola?» ironizzò infilandosi i jeans su per le gambe «forse per te è una situazione veramente comoda ma per me è devastante, troppo».
Infilata anche la maglietta, ancora bagnata come anche i pantaloni e il giubbotto di jeans, Louis si voltò verso Harry trovandolo completamente assorto nei suoi pensieri, «ci vediamo domani» gli disse portando una mano sulla maniglia per aprire la portella.
«Tu non mi ami» fu il sussurro di Harry «è così, non è vero?».
Louis chiuse gli occhi per un attimo e scosse la testa «no, non è così» borbottò  girandosi nuovamente verso il suo ragazzo. Gli chiuse il viso con le mani e lo tirò a sé per posargli un bacio umido sulle labbra «non è così» disse di nuovo prima che Harry lo sovrastasse con il suo corpo e lo baciasse forte, a bocca aperta.
 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Note: Ciao a tutti! Vorrei ringraziare innanzitutto le persone che hanno recensito lo scorso capitolo e quelle che hanno perso un poco del loro tempo per leggerlo e mettere la storia tra le preferite/seguite! Grazie mille! Questo secondo capitolo  è molto più lungo del primo e spero vi piaccia perchè ci ho messo tanto amore nel scriverlo! (e ammetto che sono un po' bastarda nel far sempre litigare quei poveretti di Harry e Louis, ma mi paice tantissimo farli arrabbiare e poi riappacificare! *-*).
Detto questo vorrei dire che (lo scoprirete leggendo) non penso assolutamente niente di quello che ho scritto su Taylor Swift, anzi, trovo che sia una bravissima cantante! 
Bene, non vorrei annoiarvi più di tanto, ciao a tutti e al prossimo capitolo!
Un bacione! :*


La vita di Louis Tomlinson a scuola non era delle più facili: spintonate contro gli armadietti, palline piene di salive che casualmente gli venivano lanciate in testa e insulti non molto carini peggioravano sempre la sua giornata, per non parlare delle occhiate che gli mandava Harry Styles, odiava quando lo guardava con quell’espressione, quell’espressione che diceva “ti controllo” , i suoi occhi sempre puntati sulla schiena.
Chiuse con prepotenza lo sportello del suo armadietto facendo sussultare Niall e Zayn affianco a lui ed estrasse con velocità il telefono dalla sua tasca.
“Mi stai consumando” scrisse a Harry cancellando il messaggio subito dopo averlo mandato. Vide Harry, appostato a qualche decina di metri da loro con qualcuno dei suoi compagni di squadra,  prendere in mano il suo cellulare e poi mandargli un’occhiata veloce.
«Louis, vieni con noi al bar appena usciamo di qui?» gli chiese Zayn appoggiandogli una mano sulla spalla, Louis sobbalzò e si voltò verso di lui per sorridergli e scuotere la testa.
«Non posso, ho geometria da ripetere per domani, mi dispiace» spiegò. Zayn annuì mettendosi lo zaino in spalla, Niall invece lo guardò non molto convinto della sua risposta e proprio mentre stava per ribattere Louis lo zittì con un’occhiata, intimandogli di tacere e di non dire una parola.
«Ehi Louis!» a distrarlo fu il nuovo arrivato a scuola, il bellissimo e sempre gentile Liam Payne: alto, capelli corti e castani, occhi mielosi e un bel fisico. Louis sorrise e gli fece un cenno con il capo mentre quello si avvicinava con dei passi lunghi e ben cadenzati. La perfezione.
«Stai con me oggi a scienze? Non voglio subirmi di nuovo Jack Peterson» disse Liam appena gli fu vicino «Ho una strana fobia delle persone con il perenne raffreddore» continuò borbottando mentre si portava una mano per sistemarsi il piccolo ciuffo all’insù.
Louis rise. «Certo, preferisco mille volte te a quell’antipatico di Harry Styles» rispose sistemandosi la tracolla sulla spalla, mentendo spudoratamente.
Liam lo guardò per qualche istante e poi si leccò le labbra sorridendo come un ebete «quindi ci vediamo dopo» mormorò facendo qualche passo per allontanarsi.
«Sicuramente!» esclamò Louis salutandolo con una mano.
Appena Liam fu abbastanza lontano Zayn prese Louis per le spalle e lo guardò dritto negli occhi con un’aria abbastanza esaltata, «quello ci sta provando» gli disse cercando l’approvazione di Niall alla sua destra.
Louis se lo scrollò di dosso, «cosa dici? Mi ha solo chiesto di sedermi affianco a lui!».
«Ergo, hai un bel culo, ti va di condividerlo?»
Louis alzò gli occhi al cielo e si appoggiò con la schiena sugli armadietti «non è così, Zayn» sospirò mandando casualmente uno sguardo al gruppetto della squadra di football trovando Harry occupato a ricambiare il suo sguardo.
Niall sbuffò «tanto Louis non è interessato» affermò «giusto?».
«Sì, giusto» rispose sorridendo al suo amico biondo. Zayn li guardò con un sopracciglio alzato e fece oscillare lo sguardo su loro due «perché no?» fece confuso «è carino, gentile e sembra proprio il tuo tipo» spiegò poco dopo «e secondo alcune voci che circolano a scuola è gay, ma lui non ha confermato né negato», sorrise ai due ragazzi e notando la loro stessa espressione di incredulità sbuffò, «è da un po’ che non esci con qualcuno, Louis, lui potrebbe essere perfetto!» esclamò afferrando una spalla di Louis per scuoterla. Il ragazzo più basso si morse la lingua per non farsi scappare che era già impegnato in un’altra relazione, e rigraziò mentalmente Niall quando gli venne in soccorso.
«Zayn, smettila» gli intimò il biondino alzando gli occhi al cielo «lo metti a disagio».
«Uscirò con qualcuno quando ne avrò voglia, okay?» sospirò Louis seccato, poi, con un sorriso, salutò i suoi amici e si allontanò per andare in classe. Non mancò il commento di quel colosso di Victor Rogers durante il tragitto, «ehi frocio, com’è camminare oggi?» urlò per poi scoppiare a ridere insieme ai suoi compagni.
Louis lo ignorò aumentando il passo, non prima, però, di scorgere anche la risata di Harry in quella delle altre.
 
«Non sto capendo un cazzo» borbottò Liam sbattendo la testa sul libro di chimica, Louis rise e gli passò una mano sulla spalla per confortarlo,
«Non sei l’unico» disse mandando un’occhiata al professore che continuava a spiegare nonostante nessuno degli alunni in classe stesse seguendo. Sbuffò guardandosi intorno e fece finta di non notare quel cretino del suo ragazzo che si faceva passare una mano sulla gamba dal capo delle cheerleader, Taylor Swift, che rideva come una scimmia alle provocazioni che Harry le diceva nell’orecchio. Louis ricordava perfettamente l’occhiata omicida che Harry gli aveva mandato appena lo aveva visto sedersi affianco a Liam e non al suo solito posto, scelto a caso dal professore, ed Harry non poté che rigirare le carte a suo favore sedendosi affianco a quella tipetta con il naso all’insù.
Abbassò prontamente lo sguardo sentendo un profonda gelosia nascere dal centro del suo corpo e sospirò tristemente, sapeva perfettamente che Harry non gli avrebbe mai sussurrato cose nell’orecchio a scuola e che lui non avrebbe mai potuto mettere la mano sul ginocchio del suo ragazzo. Odiava quella cazzo di situazione.
«Louis» lo chiamò Liam accarezzandogli il braccio «sei diventato improvvisamente triste, che succede?» gli chiese sorridendo dolcemente. Louis si perse nei suoi occhi caramellati e alzò le spalle fingendo un sorriso.
«La chimica mi mette tristezza» disse ridendo di sé stesso, Liam annuì poco convinto, «è tutto okay, tranquillo» continuò prendendo la penna tra le dita, si allungò verso il quaderno di Liam e gli disegnò uno smile in un angolino.
Liam ridacchiò piano e subito dopo voltò il capo per guardare l’altro ragazzo, «Assomiglia a te» bisbigliò. Con cautela alzò le braccia fino ad arrivare al volto di Louis, appoggiò i pollici sugli angoli della sua bocca e li tirò all’insù per formare un sorriso, «identici».
Per un primo momento Louis rimase in silenzio, preso dal piccolo gesto che gli aveva fatto battere il cuore, qualche secondo dopo rise così forte per l’espressione di Liam che fece voltare mezza classe verso di loro, tra cui anche Harry e quella Taylor Swift. Liam gli tappò la bocca con un mano e se lo tirò contro per nascondere il suo volto sulla sua spalla, «Shh» fece tentando di camuffare anche la sua risata.
Quando Louis si riprese e si rialzò dalla sua postazione incontrò gli occhi di Harry intenti a trafiggerlo da parte a parte, come una lama, e cos’era quella? Gelosia?
Ignorandolo si voltò di nuovo verso Liam e questa volta era Liam che guardava Harry, e quello era sicuramente uno sguardo di disprezzo, anche perché Harry lo stava guardando nello stesso modo.
Louis rimase in silenzio guardando le proprie mani e aspettò che i due distogliessero lo sguardo l’uno dall’altro e quando si accorse che Liam aveva sospirato e rivolto uno sguardo al professore, rialzò gli occhi.
Si pentì amaramente un secondo dopo perché di fronte a lui trovò Harry occupato ad inseguire la lingua della Swift nella sua bocca, tenendola ben salda per un fianco.
Tutta la scuola sapeva che Harry Styles e Taylor Swift uscivano insieme, anche se, in realtà, si cornificavano a vicenda, e Louis non ci aveva mai dato peso. Sapeva perfettamente che Harry la usava come una copertura e che non avesse mai fatto sesso con lei però, da qualche settimana, Louis era diventato persino geloso di lei, geloso di tutte le cose che poteva fare con lui in pubblico senza preoccuparsi di essere giudicata.
«E’ lui che ti infastidisce, non è vero?» Liam lo risvegliò dai suoi pensieri e lo costrinse a distogliere lo sguardo da quella scena macabra, spostò gli occhi sulla sua figura e annuì piano.
«Lui e i suoi amici mi prendono sempre di mira perché, lo sai, sono gay» rispose iniziando a scarabocchiare sul suo quaderno forme irregolari, Liam sbuffò accanto a lui e strinse tra le dita il suo braccio.
«Sono dei bastardi senza cervello e ti capisco moltissimo, nella mia vecchia scuola era così anche per me» gli sussurrò stando vicinissimo al volto dell’altro ragazzo, Louis poteva chiaramene sentire i suoi respiri sulla guancia.
Si girò per guardarlo. «E’ vero che sei gay, quindi?».
Liam fece un mezzo sorriso «Già» soffiò accarezzando con il pollice il braccio di Louis, premendo poco sulla vena sporgente,  «ma preferirei che non si sappia così tanto in fretta questa storia su di me, posso fidarmi?» .
Louis annuì velocemente «tranquillo» mormorò ricevendo in cambio un altro sorriso.
«Ti va di uscire con me venerdì sera?» gli chiese, quindi, Liam prendendo dalle mani di Louis la sua penna per poi scrivere sul suo quaderno “accetto solo un sì (:”.
Louis lesse e rise piano, subito dopo sospirò, «..io.. io non lo so» balbettò pensando che il venerdì fosse l’unica sera in cui Harry aveva la casa libera e anche l’unico giorno in cui avevano un letto a disposizione e non una macchina. Buttò uno sguardo sul suo ragazzo e lo vide accarezzare i capelli biondi della ragazza che aveva accanto, uno squarcio si aprì nel suo petto e digrignò forte i denti, immaginando di puntare una pistola dritta al petto della ragazza.
«Facciamo alle otto?» disse a Liam confermando l’invito.
«Perfetto».
 
Da quando era entrato in macchina, Louis, non aveva detto una parola. Aveva incrociato le braccia al petto e girato la testa verso il finestrino per evitare di guardare il suo ragazzo, il suo piede tremava velocemente facendo muovere allo stesso ritmo la gamba, le labbra gli si erano già consumate a furia di morderle.
Tutto stava andando nel verso sbagliato, non c’era un giorno in cui le cose andassero più o meno bene, mai.
Questa storia lo stava distruggendo dentro, non aveva mai provato due sentimenti così contrastanti per la stessa persona: amava e odiava Harry Styles nello stesso momento.
Sussultò appena sentì il corpo di Harry premersi contro il suo fianco e abbracciarlo stretto.
«Lou» sussurrò Harry strofinando la guancia sulla spalla di Louis «per favore, non pensare a quello che è successo oggi, vorrei dimenticare anch’io tutto».
Louis ghignò passandosi una mano sulla fronte «pensavo volessi sapere com’è camminare oggi» disse ironico cercando di allontanare Harry, senza grandi successi. Era evidente anche ad occhio nudo che Harry fosse più forte di lui, non aveva speranze di spostarlo con la forza.
Il ricciolino sbuffò e lo strinse più forte «ti prego» frignò iniziando a mordicchiare con le labbra la felpa del suo ragazzo, a volte sapeva essere veramente un piagnucolone.
«Anzi no, forse preferiresti parlare della bellissima bocca di Taylor» continuò Louis cercando di ignorare i piccoli gesti di Harry. Seccato mise una mano aperta sulla faccia di Harry e provò di nuovo ad allontanarlo.
«Scollati» gli ordinò chiudendogli il naso con le dita. Harry aprì la bocca e scoppiò a ridere provocando anche a Louis uno sbuffo divertito e, approfittando della situazione, gli allacciò le braccia attorno al collo e si avvicinò per baciarlo sulle labbra, dolcemente.
«Visto che quando siamo soli è tutto più meglio?».
«Più meglio non si può dire, Haz» lo corresse Louis ridendo sulle sue labbra, Harry alzò gli occhi al cielo per la sua, puntualissima, precisione. Si scambiarono qualche altro bacio e nel frattempo Harry gli ripeteva che lo amava, che lo amava tantissimo, proprio come gli aveva detto la sera prima nella stessa auto.
«Venerdì non posso venire da te» sussurrò Louis mentre le labbra e la lingua dell’altro ragazzo gli lambivano il collo e, come aveva previsto, Harry si fermò all’istante.
«Cosa?».
«Liam mi ha chiesto di uscire».
L’occhiata che Harry gli mandò gli fece capire all’istante che quel momento di intimità fra loro era già finito e non poté che provare un senso di malinconia appena Harry ritornò al suo posto.
«Liam il ragazzo che non smetteva di spogliarti con gli occhi stamattina? Quello con cui mi hai rimpiazzato a scienze?» gli chiese Harry con un tantino di fastidio nella voce.
«Sì, lui» confermò Louis «e comunque non mi stava spogliando con gli occhi».
Harry alzò gli occhi al cielo «Ah no? Allora la bozza di erezione che aveva nei pantaloni appena è finita l’ora gliel’ha causata il profess..»
«Basta, non ti credo» lo interruppe Louis alzando una mano, «gli ho già detto sì, non posso rifiutare».
«Il venerdì è l’unico giorno in cui possiamo stare a casa mia!»
«Lo so, Harry, è solo per questa settimana»
Harry sbuffò seccato e con un gesto nervoso si passò una mano tra i capelli ricci, «non voglio» disse con tono autoritario «non puoi uscire con lui».
«Anch’io voglio che tu non faccia molte cose, Harry, ma te le lascio fare perché pensi che così sia meglio per te» rispose Louis con disprezzo «per una volta, cerca di adeguarti a me e non il contrario».
 
Vedere Toy Story 3 al cinema non era sicuramente la sua attività preferita da fare durante un appuntamento, ma la cena che Liam gli aveva offerto subito dopo aver visto il film aveva ricompensato il tutto, anche essersi proposto per riaccompagnarlo a casa aveva fatto la sua parte.
«E’ stato divertente» disse Louis una volta arrivati davanti al cancelletto di casa sua. Liam annuì appoggiandosi alla sua macchina con le mani in tasca e un sorriso abbozzato.
«Già, sei il primo ragazzo con cui esco da quando sono arrivato qui, pensavo di fare fiasco su tutto» gli rispose sinceramente. Louis scosse la testa e appoggiò le sua mani sui polsi dell’altro ragazzo, Liam intrecciò all’istante le sue dita a quelle di Louis, stringendole.
Sorrise in imbarazzo e si avvicinò all’orecchio di Liam «E’ stata una splendida serata» mormorò «grazie».
«Grazie a te» esclamò Liam velocemente non perdendo per un attimo il contatto con gli occhi azzurri di Louis «sei bellissimo, lo sai?».
Arrossendo sulle guance, Louis, rise, «smettila» fece abbassando gli occhi sulle loro mani intrecciate «anche tu non sei male» ridacchiò e, senza rendersene conto, Liam gli aveva preso il mento e lo aveva già  baciato sulle labbra, castamente. Chiuse istintivamente gli occhi e si abbandonò sul corpo di Liam,  alzandosi un po’ sulle punte per riuscire ad allacciargli le braccia al collo e permettere alle loro lingue di incontrarsi.
Quando Harry lo aveva lasciato sotto casa e lo aveva baciato dopo un appuntamento? Anzi, quando Harry gli aveva chiesto di uscire per un appuntamento?  Mai, mai.
Si accigliò improvvisamente appena il nome di Harry affiorò nella sua mente, ricordandogli che aveva un ragazzo e che, effettivamente, non poteva baciare Liam.
«Aspetta» fece allontanandosi dalle sue labbra «non sono sicuro di voler questo» gli disse facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
«Troppo in fretta?».
«Già».
 Liam annuì  e lasciò che Louis si allontanasse da lui «Scusami» disse infilandosi le mani in tasca.
«No, non devi» affermò sorridendogli «è okay, è stata una bellissima serata lo stesso».
«Ci vediamo lunedì, allora».
«Sì, buonanotte».
«Buonanotte».
 
 
Qualche secondo dopo essere rientrato in casa, Louis sentì il suo cellulare vibrare nella sua tasca e la suoneria era proprio quella che aveva impostato per le chiamate di Harry. Confuso schiacciò il verde e si portò il telefono all’orecchio, «che vuoi?» disse con tono seccato. Non si parlavano dall’ultima discussione che avevano avuto in auto, esattamente due giorni prima.
«Lou» la voce di Harry tremava attraverso il telefono «per favore, per favore, non lasciarmi per lui».
Louis si accigliò tenendo premuto il cellulare contro l’orecchio appena la voce di Harry lo investì, si sentì male per le parole che gli aveva sussurrato e.. stava piangendo?
«Ti prego, non baciarlo mai più» continuò tirando su con il naso.
Louis, sempre più confuso, ritornò lì fuori guardandosi attorno sperando di trovare qualcuno che si assomigliasse ad Harry. «Haz, dove sei?» gli chiese preoccupato alzandosi sulle punte dei piedi per far si che vedesse meglio lungo la strada. Dannata statura.
«In macchina e.. e.. ti prego» rispose. Louis camminò per la strada finché non scorse poco lontano da lui l’auto di Harry e sospirò appena lo vide scendere con le guance bagnate e il naso rosso. E sì, stava proprio piangendo.
«Vieni qui» sussurrò Louis al telefono e Harry non se lo fece ripetere due volte, terminò la chiamata e corse velocemente per raggiungere Louis e abbracciarlo forte, lasciandosi circondare le spalle dalle braccia più minute di Louis. Restarono per un paio di minuti così, stretti l’uno all’altro, i sonori singhiozzi di Harry che rompevano il silenzio della strada, deserta a quell’ora.
«Shh, è tutto okay, mi dispiace» lo rassicurò Louis accarezzandogli i capelli con le dita. Harry annuì e, riuscendo ad alzare la di poco la testa, premette forte le labbra contro quelle del suo ragazzo.
«Non deve più permettersi di toccarti» sussurrò contro la bocca di Louis «mai più».
 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Note: Salve a tutti cari lettori! Qui è AlwaysAttract, ergo Mari, che vi parla e questo è il terzo capitolo di The moment of truth in your lies
E' molto lungo anche questo come quello precedente e credetemi, è stato peggio di dover mettere a posto la mia camera, non riuscivo a finirlo più :( Spero vi piaccia!! Ringrazio moltissimo tutte le persone che seguono questa storia, davvero, grazie, grazie, grazie! Grazie anche per le recensioni *-*
Ho una domandina per voi: vi piacerebbe se Niall e Zayn fossero una coppia nella storia? ♥ La Ziall è il secondo amore della mia vita, e per me Niall è l'attivo, ma shh.. comunque, lasciando perdere i miei scleri su quei due, cosa ne pensate? Preferireste che fossero solo due amici o due amanti che nascondono il loro segreto proprio come Haz&Lou?
Aspetto le vostre risposte v.v
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura (e scusate se ci sono degli errori!!!) ;)
(per la cronaca, il banner l'ho fatto io, vi prego di non rubarlo çç)
Un bacio :*


 

 


 

La vasca del bagno personale di Harry era assolutamente favolosa, Louis non aveva mai visto una cosa del genere in tutta la sua vita, non aveva mai provato il brivido dell’idromassaggio, e Dio, che cosa meravigliosa. A casa sua la vasca non c’era, solo una piccola doccia che prendeva metà dello spazio che c’era nel bagno, ed era anche costretto ad aspettare il suo turno per lavarsi perché, con quattro sorelle minori e una madre sempre indaffarata per colloqui di lavoro per coprire qualche spesa in più, il bagno era sempre occupato.
Invidiava Harry e la sua casa enorme, anche se non capiva come facesse la signora Styles ad andare in giro con quel catorcio di macchina che prestava a Harry ogni giorno.
La mattina di quel martedì, Harry, gli aveva dato una notizia che lo fece stare bene per tutte le ore seguenti. Appena prima del suono della campanella Louis e Harry si erano visti nel bagno dell’ultimo piano per scambiarsi quei baci mattutini a cui non avevano voluto rinunciare e Harry gli aveva detto esattamente “Questo pomeriggio mio padre parte per una riunione importante a Phoenix e mia madre è a Denver da Gemma, ho la casa tutta libera, per tutta la notte”.
Louis aveva già sentito le calde e morbide lenzuola del letto di Harry accarezzargli la pelle, ma, sicuramente, non aveva previsto l’acqua profumata e con le bolle della vasca da bagno che il suo ragazzo aveva preparato solo per loro due.
Sospirò di piacere al contatto delle mani di Harry con i suoi capelli pieni di shampoo, il suo shampoo, e appoggiò le mani sulle cosce pallide del ragazzo per accarezzargliele piano, alcuni secondi dopo sentì sotto i polpastrelli la pelle d’oca che gli stava procurando con quei movimenti e, ridacchiando, si appoggiò completamente con la schiena al petto di Harry.
«Cosa ti fa ridere tanto?» lo riproverò Harry con un sussurro. Louis sorrise e si voltò con la testa per incontrare i suoi occhi verdissimi e curiosi, «niente» mormorò baciandogli l’angolo della bocca.
Gli ultimi giorni erano passati come un razzo, non avevano litigato neanche una volta e ogni momento era buono per vedersi, per baciarsi, per toccarsi: il fatto era che non riuscivano più a fare a meno l’uno dell’altro, dovevano sfiorarsi e guardarsi per sentirsi bene, almeno una volta al giorno, bastava anche un secondo, ma dovevano farlo.
Harry, il giorno prima, quando aveva visto Louis per la prima volta quella mattina, non aveva potuto evitare di far finta di inciampare e cadergli addosso, sicuro che Louis lo avrebbe afferrato e non si sarebbe spostato, e, infatti, poterono scambiarsi pochi secondi tutti per loro davanti a tutta la scuola, Harry era anche riuscito a sussurrargli un “buongiorno splendore” sotto voce, non era neanche sicuro che Louis lo avesse sentito.
L’acqua nella vasca era caldissima e così piacevole che Louis costrinse Harry a rimanere ancora altri cinque minuti per tre volte, non si voleva più smuovere da lì, non con il suo ragazzo dietro e l’acqua che gli solleticava la pelle.
«Rimaniamo qui per sempre» bofonchiò voltandosi un poco per poter abbracciare, in un modo un po’ strano, il suo Harry. Sentì il ragazzo sotto di sé ridere e poi accarezzargli i fianchi dolcemente.
«Siamo qui da più di un’ora, Lou».
«Ma io voglio restare qui, con te».
Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi, inaspettatamente, Harry lo baciò e gli passò le braccia attorno alla vita per far aderire i loro petti.
I suoi baci, molto probabilmente, erano la parte che Louis adorava di più di Harry: le sue labbra erano fatte per baciare, grandi, belle, gonfie e rosse, perfette da ogni punto di vista, Louis ci pensava ogni notte a quei baci, a quelle labbra che lo aveva toccato ovunque, e, se si sforzava un po’ di più, riusciva anche a sentirle su di sé, calde e umide.
Sussultò appena sentì una mano di Harry appoggiarsi fra le gambe, a stuzzicarlo, e, con una generosa dose di buona forza di volontà, lasciò la presa su Harry e gli mise un dito sulle labbra per farlo stare zitto, «non qui e non adesso, abbiamo tutta la notte» lo avvertì allontanando la sua mano da sé. Harry roteò gli occhi e poi annuì «hai ragione» borbottò issandosi sulle gambe per uscire dalla vasca.
Gli occhi di Louis percorsero tutto il corpo longilineo e ben fatto del ragazzo e le sue guance, a mano a mano, diventarono più rosee, «perché stai uscendo?» brontolò portando più vicine le ginocchia al petto per colmare il vuoto che Harry aveva lasciato.
Harry rise, «Perché altrimenti diventiamo due pesci!».
 
Un’altra delle passioni di Harry, oltre il football e Louis, era la fotografia. Gli piaceva immortalare tutto in un’unica foto, andare in giro e fare scatti a caso, gli piaceva anche stare tutto il giorno su Tumblr o su Google per cercare qualche soggetto dai cui prendere spunto. Sorrise mentre sceglieva una delle sue macchine fotografiche sapendo già che quella sera avrebbe fotografato il suo ragazzo, bellissimo e nudo sul suo letto.
Salì sul materasso mantenendo in mano una Polaroid Supercolor 600, vecchia ma ancora funzionante, l’aveva trovata su eBay compresa di pellicole ad un prezzo imbattibile e non ce l’aveva fatta a resistere alla tentazione di comprarla. Harry la definiva una degli acquisti migliori di tutta la sua vita.
Louis lo guardò confuso quando lo vide con quella macchina fotografica in mano e «cosa vuoi fare?» gli chiese una volta che gli fu accanto, il ragazzo alzò le spalle innocente rigirandosi tra le mani la Polaroid, poi, con un gesto veloce, gli fece una foto a tradimento senza chiedergli il permesso.
«No!» gridò Louis nascondendosi il volto con le mani, ma non troppo in fretta, «non sono fotogenico e odio farmi le foto» lo avvertì aprendo poco le dita per poter guardare Harry, stava ghignando divertito mentre sventolava la prima pellicola della serata.
«Cambierai idea» disse Harry. La foto sulla pellicola iniziò a prendere forma e Harry sorrise appena un Louis a mezzo busto con una faccia sorpresa venne fuori, «sei proprio tenero» lo informò mettendo la foto sotto il suo naso per fargliela vedere. Louis storse il naso.
«Sono orribile» protestò buttando malamente la pellicola sul letto «e non sei divertente».
«Ah no?».
«No».
«Vieni qui».
Louis si accigliò e incrociò le braccia al petto appena Harry si sporse con le labbra in fuori per il chiaro intento di voler ricevere un bacio, «perché dovrei?» gli chiese facendo il finto tonto spostandosi più in là.
«Sei una palla, Lou» lo prese in giro Harry allungando una sola mano per prendergli il volto e avvicinarlo al suo, Luis rideva. Gli lasciò prima un bacio a stampo, poi gli leccò le labbra e infine aprì la bocca per ricevere appieno la lingua di Louis, calda e dolcissima come sempre.
E fu lì che scattò un’altra foto. «Che distratto! Ho pigiato il tasto per sbaglio!» rise divertito.
«Così non vale!» esclamò Louis spingendolo via «sei uno stronzo, quarterback!».
Harry non gli diede ascolto e aspettò impazientemente che il bianco si trasformasse in colori, Louis intanto aveva preso la Polaroid tra le mani e la stava esaminando con attenzione, non aveva mai visto una macchina fotografica così vecchia e così particolare. Incuriosito se la portò davanti al viso, chiuse un occhio, centrò per bene Harry nell’obbiettivo e gli scattò una foto.
«Lou!» esclamò Harry rubandogli la Polaroid «sono io che devo farti le foto, non tu a me» lo rimproverò.
Louis ghignò e si sistemò affianco a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla, «quindi, questa foto?» chiese. Il ragazzo con gli occhi verdi prese la foto in cui si baciavano e gliela mostrò fiero.
«Non è bellissima?».
«Uhm-uhm».
«Aspetta un attimo» disse Harry allungandosi fino ad arrivare al comodino affianco al letto, aprì il cassetto ed estrasse un pennarello da un borsellino, poi, felicissimo, scrisse “So kiss me” sullo spazio bianco sotto la foto, come recitava la canzone dei Sixpence None The Richer, aggiungendoci anche uno smile.
«Da quando Harry Styles è così romantico?» lo prese in giro Louis.
Ricevette un altro bacio per risposta e fu costretto ad aggrapparsi alle spalle di Harry per non perdere l’equilibrio e cadere dal letto. Harry portò giù Louis a stendersi con la schiena sul materasso e, tra le risate, iniziarono a rotolare l’uno sopra l’altro, stuzzicandosi a vicenda con labbra, denti e lingua. Louis sentiva già l’eccitazione di Harry premergli sulla gamba e sorrise fra sé gongolandosi un po’ cosciente di essere stato lui la causa.
«Haz ho portato.. che diavolo..? »
Louis ed Harry si fermarono all’istante appena sentirono una voce familiare poco lontana da loro e, con il panico negli occhi, si voltarono all’unisono per ritrovarsi un Ed Sheeran evidentemente scioccato sotto la soglia della porta.
«Ed, cosa cazzo ci fai qui?» urlò Harry . Cercò di coprirsi e di coprire anche Louis con le lenzuola, invano,  Ed ormai aveva visto tutto e li guardava con gli occhi così sgranati che sembrava di aver visto mille fantasmi e non il suo migliore amico a letto con un altro ragazzo, nudi.
«Quello.. quello è Tomlinson» balbettò Ed puntando con un dito Louis, che arrossì violentemente all’istante, «ed è a letto con te, Harry!» urlò terrorizzato un secondo dopo rivolgendosi al riccio.
«Io ti posso spiegare, Ed» fece Harry con le mani che gli tremavano e gli occhi sgranati. Ed oscillò lo sguardo sui due, la macchina fotografica e le foto sul letto, poteva già immaginare tutto senza che Harry gli spiegasse niente.
«Non serve» borbottò facendo qualche passo all’indietro per andarsene, troppo scioccato per sapere e vedere oltre.
«No, no! Ed, aspetta! Aspetta!»
 
Louis poteva chiaramente sentire la tensione sulla propria pelle. Harry, al suo fianco, tremava come una foglia e Ed, seduto sul divano di fronte al loro, non smetteva di fissarli con uno sguardo indecifrabile, a metà tra lo stupore, la delusione, e la rabbia.
Si morse le labbra e si guardò intorno preoccupato, «forse è meglio che io vada» sussurrò a bassa voce sentendosi un po’ di troppo, non voleva immischiarsi in questioni delicate tra due amici.
«No, Lou, rimani» gli ordinò Harry prendendogli in fretta una mano per stringergliela forte, Louis aprì la bocca per protestare ma la richiuse appena Ed gli lanciò un’occhiata non proprio carina.
Seguirono secondi interminabili prima che uno dei due giocatori di football parlasse, «come hai fatto a entrare?» domandò Harry a Ed.
«La porta del retro era aperta».
«Oh».
«Quindi tu.. voi due state.. uhm, insieme o..?».
Harry si voltò un secondo per guardare Louis negli occhi e Louis annuì per incoraggiarlo a parlare, non poteva mentire, Ed aveva visto troppo per raccontargli delle misere bugie, «Sì» sospirò rassegnato «è iniziato tutto quest’estate ma effettivamente stiamo insieme da settembre».
Ed non parlò per alcuni secondi, si limitò solo a guardare torvo Harry, poi «Stiamo a dicembre» gli disse. Harry e Louis annuirono.
«Perché non me l’hai detto? Sono passati tre mesi!» gridò il rosso offeso, a Louis parve molto deluso ma non schifato o altro, solo deluso.
«Non volevo che nessuno lo sapesse, Ed, è stato un segreto tra me e Louis fino a oggi» rispose Harry. Louis si morse le labbra per non lasciarsi scappare che anche Niall era a conoscenza della loro storia ma Harry questo non lo sapeva.
«Ma io sono il tuo migliore amico, avresti dovuto dirmelo».
«Ho avuto paura, ho ancora paura».
«Non lo dirò a nessuno, Haz, io non ho alcun tipo di problema con questa storia».
«Grazie».
In sincrono i due amici si alzarono dalle rispettive postazioni e si abbracciarono forte, Louis sorrise alla scena, non aveva mai visto Ed Sheeran, bassotto, capelli rossi e occhi azzurri, così affettuoso nei confronti del suo ragazzo. Era evidente che non lo conoscesse abbastanza, che non conoscesse nessuno degli amici più stretti di Harry abbastanza, non sapeva assolutamente niente di loro oltre alle loro squallide battute e alle loro mani pesanti.
Harry e Ed si sedettero affianco a lui, ancora stretti un abbraccio.
«Quindi sei gay?!» chiese retorico Ed al suo migliore amico. Harry alzò le spalle.
«Io non lo so, penso di sì, non ho mai guardato nessun ragazzo all’infuori di Louis, esiste solo lui, ora come ora, e mi piace tantissimo» rispose prendendo di nuovo la mano di Louis, gli sorrise un secondo dopo. Lo sguardo del ragazzo s’illuminò di colpo appena sentì quelle parole, Harry non aveva mai parlato così bene di lui a un’altra persona, e mio Dio, lo amo pensò fissando intensamente gli occhi verdi e liquidi di Harry.
«Aspetta un attimo» fece Ed accigliandosi «ti piace tantissimo ma lo fai picchiare dagli altri?» chiese al suo migliore amico. Harry sospirò, Louis trattenne il fiato.
«Io non lo faccio picchiare, sono gli altri che continuando a farlo» rispose mettendosi sulla difensiva.
«Ma non hai mai alzato un dito per fermarli» borbottò Louis. Gli altri due si voltarono verso di lui e si sentì immediatamente le guance in fiamme, era  la prima volta che parlava da quando Ed li aveva interrotti e non gli era mai piaciuto essere il centro di una discussione.
«Mi dispiace, Lou».
«Dispiace anche a me» intervenne Ed «per quelle volte in cui.. sì, insomma.. per le botte».
Louis sorrise «è okay» disse stringendosi nella felpa troppo grande che Harry gli aveva prestato «non mi hai mai fatto tanto male» continuò. Ed gli sorrise timido mentre Harry si strinse al suo fianco, appoggiando la testa sulla sua spalla.
«Direi che è ora per me di andare, se non sbaglio, avevate da fare prima» esclamò il rosso sentendosi di troppo su quel divano, i due ragazzi al suo fianco arrossirono.
«Noi non.. beh ecco, sì, è meglio che vai» borbottò Harry.
Ridacchiando, Ed si alzò dal divano e si lisciò i pantaloni «sono felice che tu mi abbia detto la verità, Haz».
«Sei il migliore, Ed, ti voglio bene».
I due si abbracciarono di nuovo con affetto e dopo aver salutato anche Louis, Ed li lasciò da soli.
Si guardarono senza dire una parola, Harry scoppiò a piangere qualche secondo dopo e, fra le braccia di Louis, confessò di non aver avuto mai così paura di perdere un amico.
Louis lo coccolò e gli permise di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo. L’aveva capito, in tre mesi, che Harry aveva la lacrima facile, che si lasciava abbattere troppo facilmente e che si lasciava cadere tutto addosso in un secondo. Harry Styles era anche più emotivo di lui e piangeva, piangeva tantissimo.
«Andiamo a dormire, Harry».
«A dormire?».
«Sì, love, a dormire».

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Note: Ciao miei cari lettori! Sono veramente molto felice che la storia vi piaccia, dalle recensioni capisco che la gradite e questo mi fa davvero piacere! Vi devo ringraziare anche per i complimenti, mi fate capire che in fondo (in fondo, in fondo) non faccio così scrivere nello scrivere :) Grazie a tutti çwç
Comuqnue volevo darvi qualche informazione su questa storia: i ragazzi vivono negli Stati Uniti in un paese di mia invezione (per questo il nome del paese non verrà mai nominato) vicino Denver, hanno tutti la stessa età e frequentano tutti la stessa scuola, inessuno di loro ha i genitori separati, Zayn e Niall molto probabilmente saranno una coppia in seguito (questo è ancora da decidere, ma penso proprio di sì), non sottovalutate troppo Liam, tutte le cose belle che sono accadute fin ad ora scordatevele tra qualche capitolo, non so esattamente quanti ma le cose cambiaranno e di male in peggio. 
Di questo capitolo vorrei dire che mi piace un sacco, non succede nulla di che, ma è uscito abbastanza bene :) Si parla soprattutto del rapporto che hanno Louis e Liam con la loro omosessualità e di come l'hanno scoperta. E ovviamente ci sono i miei cari e dolcissimi Larry! (E un Harry gelosissimo!!!)
Scusatemi per qualche errore!!
Detto questo vi saluto e ancora grazie mille a tutte! :*



 

Harry Styles, nel corso della sua vita, aveva provato moltissime emozioni. Le riconosceva quando iniziavano a smuoversi in lui e, di conseguenza, si comportava nei modi che riteneva più opportuni: nei momenti in cui era triste piangeva, se era arrabbiato rispondeva male a tutti, se si sentiva deluso si richiudeva in sé stesso, se era geloso si incazzava e, quindi, si comportava male.
La gelosia l’aveva conosciuta poche volte nei suoi diciassette anni. 
La prima volta era stata a sette anni quando a casa erano arrivati i parenti dall’Inghilterra e con loro avevano portato il piccolo George di soli tre anni, si era ingelosito così tanto di tutte le attenzioni che attirava il piccolo verso di sé, soprattutto quelle di sua mamma  Anne, che aveva chiuso il suo cuginetto nell’armadio nella speranza che sua mamma, senza più quel bimbo tutti ricci e occhi grandi, si sarebbe accorta di nuovo di lui.
Inutile dire che si beccò una punizione di due settimane per essersi comportato così male.
La seconda volta era stata dodici anni, aveva appena ricevuto per il suo compleanno un cucciolo di Labrador, pelo chiaro, femmina e tanto simpaticona, e quando aveva visto che tutti i suoi amici che erano stati invitati alla festa l’ accarezzavano e le dedicavano tante attenzioni li aveva cacciati senza troppe pretese, decidendo che il suo compleanno l’avrebbe passato solo con Susy, il cane, perché era solo sua e nessuno doveva permettersi di toccarla. Il giorno dopo, ovviamente, sua madre lo costrinse a chiedere scusa a tutti i suoi amici.
Non c’era stata una terza volta fino a quel momento a scuola, a pochi giorni dal Natale, durante l’intervallo tra la terza e la quarta ora.
Louis Tomlinson e Liam Payne stavano tranquillamente chiacchierando stando troppo vicini per i gusti di Harry, per non parlare della mano che Liam aveva appoggiato sugli armadietti proprio affianco alla testa di Louis e il sorriso che gli stava rivolgendo.
Harry Styles era giunto alla conclusione che era geloso di tutte le sue cose, specialmente di sua mamma, e dato che Louis Tomlinson era suo da già un bel po’ di tempo, era geloso anche di Louis Tomlinson.
Stringendo forte i pugni, lasciò i suoi compagni di squadra alle loro chiacchiere e si avvicinò ai due con uno sguardo furente, e, incazzato come una bestia, arrivò dietro le spalle di Liam e lo spinse contro Louis, che non aveva fatto in tempo a fermarlo.
«Perché non vi limonate tanto che ci siete!» esclamò con un ghigno.
«Hey!» urlò Louis ricevendo tra le braccia il mal capitato, subito dopo guardò malissimo Harry. Sorresse Liam dai fianchi per aiutarlo a rimettersi in equilibrio, aveva anche ricevuto una botta sulla fronte dal suo mento durante la caduta, e sottovoce gli chiese come stesse, Liam annuì soltanto mentre si voltava verso il capitano della squadra di football.
«Che cazzo di problema hai?» sbraitò. Harry fu costretto a trattenersi dal spaccargli la faccia e dall’urlargli contro che sì, aveva proprio dei problemi, avrebbe voluto dirgli che Louis era suo e che non deva permettersi di toccarlo o di stargli vicino, neanche di guardarlo o semplicemente di pensarlo.
«Liam, andiamo, lascialo perdere» mormorò Louis avvicinandosi al ragazzo per circondargli il gomito con una mano e cercare di spingerlo via da quella brutta situazione. Grazie al Cielo ci fu Ed che fermò in tempo Harry prima che questi si scagliasse contro il nuovo arrivato a scuola e che lo mandasse in infermeria.
«Amico, non fare cazzate» disse prendendolo per la giacca per trascinarselo via e cercare di farlo ragionare un po’.
Harry giurò su se stesso che quel Liam Payne non avrebbe avuto una vita facile se continuava a stare addosso al suo ragazzo.
 
Louis, mani incrociate, piede al muro dietro di sé e sguardo offeso, continuava a ignorare tutte le scuse e i mi dispiace di Harry.
«Non mi toccare» lo avvertì appena quello tentò di nuovo di mettergli le mani sulle guance e di baciarlo «hai fatto una cosa orribile, io e Liam non stavamo facendo niente, siamo due semplici amici».
Harry ghignò portando le sue mani ai fianchi di Louis «Sì, certo, ma lui ha voglia di metterti le mani nei pantaloni!».
«Smettila!» lo rimproverò allontanandolo di nuovo «E poi ti ho detto che Liam non vuole che si sappia che è gay, tu non lo aiuti».
«Come se non si vedesse» borbottò Harry con uno sbuffo «l’ha capito già mezza scuola, poi se va in giro con te..».
Louis allungò una mano e gli tirò un pizzicotto sul fianco, arrabbiato, «cosa vorresti dire?».
«Niente, niente» rispose per cercare di salvarsi la pelle da una possibile sfuriata da parte del suo ragazzo, poi, sorridendo, gli circondò la vita e premette le labbra contro le sue, incastrandolo tra il muro e il suo corpo.
«Haz..!» mugugnò Louis sulla bocca di Harry, fu costretto a tirargli dei piccoli pugnetti sulle spalle per allontanarlo, senza successo, «dai, potrebbero vederci qui».
Harry continuò a lasciargli tanti altri baci a stampo sulle labbra sottili «mi perdoni?» gli chiese tra un bacio e l’altro.
Louis scosse la testa «puoi scordartelo» affermò deciso, gli mise le mani sulle guance e le intrappolò tra le dita e i pollici, tirandole leggermente «dovrai scusarti con Liam per essere perdonato».
Harry si accigliò di colpo, rise divertito un secondo dopo. «Stai scherzando, spero!» esclamò appoggiando le mani sulle spalle del suo ragazzo mentre quello le teneva ancora incollate alla sua faccia.
«Assolutamente no se vuoi fare sesso per i prossimi.. uhm..» Louis parve pensarci un po’, valutando anche la situazione dal suo punto di vista, «due mesi!».
Harry sospirò tenendo gli occhi chiusi, odiava quando lo ricattavano, la trovava una cosa piuttosto ingiusta. «Va bene» soffiò sconfitto «mi scuserò con quello».
Louis sorrise e lo abbracciò stretto, si alzò sulle punte, perché effettivamente era un tappo in confronto ad Harry, e proprio mentre stava per baciarlo si interruppe allontanandosi un po’ col viso, «Ti ho detto che questo pomeriggio esco con Liam?».
Ricevette uno sbuffo da pare di Harry «No, non me l’hai detto e neanche ci uscirai» affermò Harry stringendogli possessivamente i fianchi «quello ci prova e basta».
«Oggi pomeriggio devo comprare i regali per le mie sorelle. L’ho chiesto a Niall e mi ha detto che deve studiare, Zayn ha gli allenamenti di boxe e tu non vuoi mai uscire con me.. Liam si è gentilmente offerto di accompagnarmi» spiegò ritornando con tutta la pianta dei piedi per terra.
«Lo sai che uscirei con te se..».
«Sì, lo so, e per questo devi capire che ho bisogno di andare in giro con gli amici.. tu esci sempre con Ed e gli altri».
«Ma Ed non fa fantasie erotiche su di me!».
Louis roteò gli occhi, stanco di quella storia. Sapeva che Harry li aveva visti baciare e che aveva tutto il diritto per essere geloso, ma tra lui e Liam, oltre alla sera dell’appuntamento, non c’era stato più niente, solo una grande intesa, si sfioravano a malapena. «Liam non fa fantasie erotiche su di me e io non ne faccio su di lui, mettitelo bene in testa!» disse alzando un dito per picchiettare una tempia di Harry.
«Tu le fai solo su di me?» controbatté Harry con un sussurro nel suo orecchio, la voce piena di malizia. Louis scosse vivacemente la testa ridendo.
«No, anche su David Beckham, Brad Pitt, Johnny Depp, Jake Gyllenhaal, Max..» la sua lista fu interrotta dalla mano di Harry che si appoggiò sulla sua bocca, impedendolo di continuare i nomi sulle sue star maschili preferiti, e ne aveva tantissimi!
«Okay, ho capito» gli disse Harry con tono serio e con le sue piccole rughe che gli nascevano tra le sopracciglia ogni volta che si arrabbiava «comunque devo dirti due cose importanti che non c’entrano con Liam».
Louis annuì prima di lasciargli un bacio a stampo sulle labbra piene «dimmi».
«Per le vacanze di Natale non potremo vederci, i miei vogliono portarmi in vacanza in Canada» incominciò. Il volto di Louis si trasformò subito in un’espressione triste e Harry, notandolo, lo raggiunse con le mani e gli accarezzò le guance dolcemente «ma venerdì a casa mia c’è un dopo festa per la partita.. magari potresti venire con i tuoi due amici e poi, sempre magari, potremmo ritagliarci venti minuti tutti per noi da passare in camera mia» continuò cercando gli occhi azzurri di Louis con i suoi, «a fare cosacce, se ti va» gli sussurrò nell’orecchio.
«Mi sembra una cattiva idea, Harry» mormorò Louis ignorando totalmente il tono da pervertito che aveva usato Harry «potrebbero succedere dei casini con me in casa tua e gli altri della squadra».
«Tu non dei preoccuparti, okay? Ti supplico, vieni! Anche perché sabato mattina parto e non potrò vederti per due settimane» piagnucolò Harry stringendolo più forte a sé «e io ho un dannato bisogno di te».
Louis sospirò appoggiando la testa sul petto di Harry «va bene».
 
Che fosse diverso dagli altri, Louis, l’aveva già capito a qualche anno di età. Sapeva perfettamente che i Power Rangers che gli regalavano per il compleanno non servivano a prendere il thè con lui e che le macchinine telecomandate non dovevano fare da autoambulanze per i piccoli pazienti interpretati dai suoi peluche. Louis lo sapeva ma non cambiava le cose.
A undici anni si rese subito conto che gli piaceva di più guardare le gambe dei suoi compagni e non quelle delle sue compagne durante educazione fisica, perché gli ricordavano molto quelle di Tarzan, e a lui Tarzan piaceva tantissimo, la videocassetta ormai si era rovinata per quante volte l’aveva visto.
A dodici si era infatuato del ragazzino che abitava di fronte casa sua nella vecchia città in cui viveva: era bellino, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, alto più o meno quanto lui e un asso nelle partite di calcio che organizzavano i ragazzi del quartiere nel campetto dietro casa. Louis partecipava alle partite solo per vederlo, molte volte, però, preferiva sedersi e guardarlo giocare. Si chiamava Mike e aveva un anno in più di lui.
Il cuore gli batteva sempre forte nel petto quando lo vedeva o gli parlava e, dopo qualche mese di amicizia, finalmente lo baciò. Quello che sentì durante il bacio lo spaventò così tanto che scappò a casa subito dopo, con le lacrime agli occhi. Non si era mai sentito così in tutta la sua vita.
Mike lo perdonò il giorno dopo dicendogli che gli era piaciuto e che avrebbero potuto rifarlo, Louis annuì solamente. Un anno dopo si trasferì e non ebbe più notizie del biondino, per un po’ gli mancò.
A quattordici anni, ormai, era inevitabile che si eccitasse durante le partite di calcio o di football che guardava insieme a suo padre, più per noia che per altro, e con una scusa idiota andava sempre a risolvere i suoi problemi in bagno. Louis sapeva bene che i ragazzi lo attraevano, ormai aveva la piena consapevolezza di quello che era. Si era informato su internet sui ragazzi come lui e solo una parola riusciva a indentificarlo: omosessuale.
La sua prima volta arrivò con i suoi sedici anni, era successo con un ragazzo più grande, di ventiquattro anni, in un bar che frequentava con alcuni suoi amici come lui. Era ubriaco e il mattino seguente non ricordò neanche come fossero andate realmente le cose, ma ricordava perfettamente che aveva un gran voglia di farlo e che quel ragazzo gli piaceva tantissimo, non se ne pentì affatto.
Le sue storie, prima di Harry Styles, non erano mai state serie: alcune duravano qualche mese, altre solo di una notte.
Aveva fatto coming-out solo un anno prima. I suoi genitori, inizialmente, non la presero molto bene, nonostante avessero già intuito parecchie cose, ma alla fine lo accettarono. Sua madre per un po’ aveva continuato a spronarlo di provare a cambiare, di uscire con le ragazze e di cercare di trovare quella stessa pace che trovava con i ragazzi, Louis rifiutò le sue proposte a prescindere. Suo padre ormai si era rassegnato, “sei pur sempre mio figlio, e ti voglio bene” diceva. A scuola le cose andarono peggio, ma non per questo Louis aveva voglia di cambiare. Era gay e rimaneva tale, fine.
Louis sospirò appena finì di raccontare la sua storia, ovviamente omettendo il particolare di Harry, a Liam. Stavano girando da un po’ per i negozi, aveva trovato i regali giusti da fare alle sue sorelle e a suo madre, aveva preso anche un capellino da baseball a Niall e una maglia a Zayn. Sulla sua lista mancava solo quello da fare a Harry ma non aveva assolutamente idea di cosa prendergli.
«E’ una storia interessante» disse Liam sorridendogli appena. Louis ricambiò e si strinse nelle spalle.
«Come quella di altri mille gay» rise di sé stesso «Ora raccontami la tua, però».
Liam respirò l’aria a pieni polmoni e poi si lasciò andare in un grande respiro «è un po’ diversa dalla tua, in realtà» affermò mentre prendevano la strada in cui c’era la svendita dell’usato, a Louis s’illuminarono gli occhi, amava quel tipo di cose.
«Cioè?» gli chiese mentre si soffermava a guardare una vecchia chitarra.
Liam si morse le labbra. «E’ successo a tredici anni, prima di allora non sapevo neanche cosa significasse essere gay» incominciò seguendo Louis tra le varie bancarelle «Durante la gita scolastica fui messo in camera con un mio compagno di classe, eravamo buoni amici. Una sera, sai, abbiamo iniziato a scherzare su chi ce l’avesse più lungo e siamo finiti per toccarci a vicenda, per tutta la notte ho solo pensato: “wow, mi è piaciuto”. La sera seguente l’ho convinto a rifarlo e ci siamo baciati. Tornato a casa, non riuscivo a fare a meno di pensarci, no mi ero mai interessato a certe cose e mi vergognavo di me stesso. Per qualche mese ho ignorato completamente il mio amico, poi, un giorno, mi ha detto che mi amava e abbiamo iniziato a vederci di nascosto perché mi raccontava che i suoi genitori odiavano quelli come noi e avevamo paura».
Louis si fermò di colpo appena sentì quelle parole, la storia di Liam assomigliava tanto alla storia che stava vivendo con Harry,  anche i genitori del suoi ragazzo la pensavano allo stesso modo di quelli dell’amico di Liam. Louis abbassò lo sguardo e gli fece cenno di continuare.
«Beh, la nostra storia è durata tre anni e mezzo, poi mi ha lasciato e il mio cuore si è spezzato in due. Gli ho dato tutto, compresa la verginità, e lui mi ha lasciato per un altro che si era appena trasferito a scuola, ci sono stato malissimo. Così ho iniziato a frequentare una ragazza, giusto per capire se provassi qualcosa anche per loro, ma niente da fare, non ci riuscivo. Intanto a scuola si era sparsa la voce di me e del mio ex, perché il ragazzo l’aveva lasciato e aveva spifferato tutto a tutti, così sono stato costretto a confessare. Il coming-out però non ha portato solo cose brutte ma anche cose belle: a casa mi hanno accettato e  inoltre molti ragazzi, non ancora usciti allo scoperto della mia scuola, sono venuti da me per chiedermi di uscire e così ho conosciuto il mio secondo fidanzato, nonché ultimo, ci siamo lasciati a giugno per il mio trasferimento qui»  Liam finì con un bel sorriso che fece scaldare Louis, perché, nonostante gli avessero spezzato il cuore tante volte, Liam sorrideva e andava avanti senza alcun timore.
«Sei stato carino a raccontarmela, in fondo mi conosci solo da un po’» gli disse Louis con sincerità.
Liam gli diede una piccola spinta con la spalla «Tu, Louis, mi ispiri simpatia».
Risero subito dopo, a Louis piaceva così tanto la compagnia di Liam come amico che non riusciva più a farne a meno, nonostante Harry gli riempisse la testa di allusioni e fantasticherie totalmente fasulle.
Si accorse, proprio dietro al ragazzo, di una bancarella in cui svendevano prodotti elettronici e subito notò, tra tutte le altre cianfrusaglie, una macchina fotografica simile alla Polaroid che aveva Harry. Si avvicinò e la prese tra le mani: era più nuova, era bianca ed era il regalo di Natale perfetto per Harry.
«Mi scusi?» fece alla ragazza dall’altra parte del bancone «mi sa dire qualcosa di più su questa?».
 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Note: Salve! Innanzitutto mi scuso per il leggero ritardo, sono stata un po' impegnata in questi giorni, ma, per scusarmi, vi ho scritto un capitolo con +3000 parole :) Poi, devo per forza ringraziare tutti voi che mi seguite e che seguite questa storia, che ha raggiunto le 40 persone che la tengono nelle seguite. Me la lasciate una piccola recensione? çç Giusto per farmi capire che ci siete e che non scrivo solo per me stessa :') Comuqnue, mi scuso anche per non aver risposto alle recensioni, ma per voi c'è un GRAZIE enorme. Mi fanno davvero piacere le cose che mi scrivete :)
Di questo capitolo non c'è molto da dire, viene solo introdotta un po' la Ziall.. quindi niente, vi lascio al capitolo.
Buona lettura :)


 

«Styles ci ammazzerà, ne sono sicuro!» borbottò Zayn appena varcarono, lui, Louis, Niall e Liam, la porta di casa Styles. Sapeva perfettamente che nessuno di loro quattro aveva un bel rapporto con il padrone di casa eppure non riusciva a capire come fossero finiti tra gli invitati, anche se, effettivamente, in salotto c’erano quasi tutti gli alunni dell’ultimo anno del loro liceo. Zayn vide immediatamente, seduta sulle gambe di un ragazzo, la sua ex Perrie Edwards, più in là le tre cheerleader più popolari a scuola, Taylor Swift, Eleanor Calder e Danielle Peazer e vicino a loro il capitano e padrone di casa Harry Styles, Ed Sheeran e gli atri della squadra. Aggrottò le sopracciglia: loro non erano mai stati invitati a feste del genere prima di quella sera, si sentiva abbastanza fuori luogo in quella casa. Si voltò verso Niall e si morse le labbra sentendo il profondo desiderio di allacciarsi al suo braccio e di non lasciarlo più, forse si sarebbe sentito un po’ meglio.
Louis sbuffò tenendo stretta al fianco la borsa a tracolla dove teneva, segretamente custodito, il regalo di Natale per Harry. Non aveva dato molti dettagli ai suoi amici di come avesse ottenuto il permesso di partecipare alla festa di Harry quel venerdì, gli era bastato liquidarli con un “non importa come” e poi era sparito lasciandoli a bocca aperta.
«Ragazzi, è solo una festa» li tranquillizzò con un sorrisone, subito dopo si voltò a guardare la gente che si trovava nel salotto e immediatamente intercettò gli occhi di Harry. Era pronto a sorridergli ma fu trattenuto dallo sguardo del ragazzo, che non sembrava essere per niente felice. Si chiese cosa avesse fatto per far nascere quell’espressione di pura rabbia sul volto di Harry, nei messaggi che si erano mandati appena un’ora prima non sembrava arrabbiato, anzi, tutti e due erano così eccitati di vedersi quella sera che sprizzavano gioia da tutti i pori. 
Sopirò e abbassò lo sguardo rabbuiandosi, si aspettava un’accoglienza diversa.
Niall lo guardò scettico. Degli amici di Louis, lui era l’unico a sapere della verità, e sapeva anche cosa ci facessero a quella festa e cosa sarebbe successo da lì a poco tra il suo migliore amico e il padrone di casa. Nonostante Louis nell’ultimo periodo sembrasse piuttosto felice, Niall era molto preoccupato per lui: durante gli anni aveva avuto modo di conoscerlo meglio e oltre all’allegria e alla spontaneità aveva capito che in lui spiccava anche la sensibilità e la fragilità. Niall aveva perso il conto di quante volte aveva offerto all’amico una spalla su cui piangere, quante volte l’aveva rassicurato e coccolato dopo una delusione, per questo diffidava della storia d’amore che era nata tra lui e Harry Styles, non voleva vedere assolutamente un’altra volta il viso di Louis rigato dalle lacrime. 
«Io ho voglia di birra, voi?» fece il biondino notando un piccolo tavolo con lattine, bottiglie e bicchieri. Zayn gli fu subito accanto e annuì, Louis sorrise sornione e si aggiunse agli altri due. L’unico che scosse la testa fu Liam.
«Non posso bere, purtroppo ho un solo rene» si giustificò sentendosi a disagio me le espressioni degli altri tre lo fecero scoppiare a ridere un secondo dopo «siete davvero esilaranti con quelle facce addosso!» esclamò puntandoli. 
Louis, dispiaciuto, gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla destra «per te solo coca cola, allora».
 
Il messaggio gli arrivò più o meno un’ora dopo mentre era seduto su uno dei divani della stanza che faceva da intermediario tra salotto e cucina con Liam e Niall. Zayn si era appena alzato per andare a prendere altri due bicchieri di birra, uno per sé e l’altro per il biondino. Louis si guardò attorno appena lesse il messaggio e qualche secondo dopo scorse la figura di Harry salire al piano di sopra. 
Trattenne un sorriso appena capì che era arrivato il momento che stava aspettando da tutta la sera e, con una scusa abbastanza stupida - “ho bisogno di andare in bagno!”- liquidò i suoi amici. 
Appena arrivò al primo piano, sperò che nessuno gli intralciasse la strada, c’era qualche coppia che si baciava negli angoli, alcuni ragazzi vicino la finestra che fumavano e altri che semplicemente parlavano. Con passo svelto raggiunse la porta della stanza di Harry e con la stessa sveltezza entrò, sospirò di sollievo appena chiuse la porta, nessuno doveva averlo notato. In fondo era sempre stato invisibile per tutti, per tutti tranne che per Harry Styles.
Louis sentì le mani del ragazzo circondargli la vita e premersi contro, finì con la guancia schiacciata contro la porta e le labbra di Harry sulla porzione di pelle sotto l’orecchio, rise appena queste iniziarono a baciarlo procurandogli un leggero solletico.
«Pensavo mi avessi dimenticato» disse portando il braccio dietro la testa per poter accarezzare i capelli di Harry e sussultò quando avvertì la mano fredda del riccio infilarsi sotto i pantaloni e i boxer. «Aspetta, aspett-»
Le parole gli rimasero intrappolate in gola perché Harry lo aveva girato e aveva iniziato a baciarlo sulle labbra, impedendogli di continuare a parlare. Louis fece un verso di disapprovazione, Harry andava sempre troppo velocemente per i suoi gusti, non che non volesse baciarlo ma preferiva prima dargli il regalo e poi manifestargli tutto il suo amore. Non si erano neanche salutati. 
«Per favore.. Harry..» mugugnò mentre cercava di evitare le labbra del ragazzo. 
Harry si fermò appena sentì le mani di Louis stringersi attorno ai propri polsi per far uscire le mani dai suoi pantaloni e, con uno sbuffo, si allontanò di un passo dal suo corpo. 
«Abbiamo poco tempo» gli ricordò.
Louis annuì. «Lo so ma..» aprì la tracolla e prese il pacco incartato con una deliziosa carta da regali a fantasia natalizia «volevo prima darti questo, è per Natale» affermò porgendogli il regalo con un mezzo sorriso sul volto e le gote arrossate. Il ragazzo di fronte a lui sbatté più volte le palpebre e subito dopo si aprì in un grande sorriso prendendo in mano il regalo.
«Posso aprirlo?».
«Devi».
Si sorrisero dolcemente e Harry iniziò a scartare il pacco, trovandovi dentro la Polaroid che Louis aveva comprato quel giorno che era uscito con Liam. «Wow» fece guardandola per bene.
«Mi hanno detto che non funziona ma è un pezzo raro, così ho pensato di comprarla a te dato che ti piacciono le macchine fotografiche però puoi anche buttarla via se non ti piace, io non sono molto bravo a fare i regali e..»
Il continuo parlare di Louis fu fermato dalle labbra di Harry che si posarono sulle sue per impedirgli di dire un’altra parola. Harry, da quando lo conosceva, lo prendeva in continuazione in giro per la parlantina facile che aveva e Louis s’infuriava mettendo il broncio.
«Parli troppo, lo sai?».
«Scusa» sussurrò a bassa voce Louis con le guance ancora più rosse, Harry rise e gli lasciò un altro bacio a stampo e anche uno sulla guancia.
«E’ bellissima Lou, grazie» gli disse allontanandosi per appoggiare la nuova macchina fotografica insieme alle tre che aveva già. Louis sorrise, contentissimo, e, quasi saltellando, raggiunse Harry e iniziò a sbottonarsi la camicetta a pois, per non perdere altro tempo.
«Ehi ehi ehi» lo riprese Harry interrompendo i suoi movimenti «questo è compito mio». 
Louis rise e alzò le braccia in segno di tregua, trovandosi un secondo dopo steso sul letto con Harry fra le gambe e le sue mani addosso, dappertutto.
Harry adorava baciarlo, assaporare la sua pelle e testare la morbidezza del suo ventre sotto i denti, gli piaceva spogliarlo, vedere gli effetti che procurava al suo corpo e tenerlo fra le braccia stretto a sé. Louis gemeva sotto i suoi tocchi, ansimava sentendo le labbra di Harry contro la gola, e cercò di trattenere un urlo appena il riccio fu dentro di lui, senza preparazione per via del poco tempo che avevano. Louis, a Harry, si donava senza troppe suppliche. 
Vennero in fretta, così com’era cominciato tutto, e si concessero cinque minuti tutti per loro per coccolarsi e tenersi stretti l’uno all’altro. 
Il collo di Louis era oro colato per Harry: rimaneva sempre a fissarlo quando ne aveva l’opportunità, gli piaceva guardare il pomo d’Adamo non molto sporgente fare su e giù quando deglutiva, la vena pronunciata che si tendeva ogni volto che Louis apriva bocca. E poi era liscio, abbronzanto e profumato, Harry adorava appoggiare la testa sulla spalla di Louis per attaccare il naso e la bocca alla sua pelle.
«Quando sono arrivato mi hai guardato malissimo» soffiò Louis accarezzando il braccio che Harry teneva appoggiato sulla pancia «non mi aspettavo che tu mi baciassi, ma almeno un sorriso» continuò a borbottare.
«Ho visto Liam e mi sono incazzato» rispose tranquillo il riccio l’altro.
Il più grande fra i due alzò gli occhi al cielo, non sapeva più come dirlo al suo ragazzo che Liam per lui non significava niente. Assolutamente niente. Magari Liam si era un po’ invaghito di lui ma Louis poteva giurare sul suo cuore che mai, mai, avrebbe lasciato Harry per lui.
«Ho portato anche lui perché devi chiedergli scusa» gli ricordò ridacchiando nel suo orecchio. Harry sbuffò.
«Ti odio».
Gli morse la mascella per vendicarsi e Louis rise ancora più forte mentre cercava di fargli mollare la presa. Le labbra di Harry scese più giù fino alla gola, dove iniziò a succhiare avidamente la sua pelle, già piena di macchie rosse.
«Non abbiamo tempo per un secondo round, Haz» disse Louis allungando una mano sul materasso per arrivare fino ai suoi boxer. Sorriso vittorioso appena riuscì a prendere un lembo delle sue mutande tra due dita.
«Aspetta, anch’io devo darti qualcosa» lo informò Harry alzandosi in fretta dal letto per raggiungere la scrivania. Louis alzò le sopracciglia sorpreso e si infilò i boxer mentre aspettava che Harry gli fosse di nuovo accanto.
Tra le mani aveva un piccolo ciondolo che ricordava un aeroplanino di carta, Louis glielo aveva visto addosso un sacco di volte. 
«Questo è mio, non ho avuto il tempo di incartarlo ma voglio che lo tenga tu, okay? Consideralo il mio regalo di Natale, per il compleanno ti porterò qualcosa dal Canada».
Louis lo baciò sulle labbra e allacciò le braccia attorno al suo collo, «Grazie Haz, ti amo tanto» mormorò tra un bacio e l’altro.
«Ti amo anch’io».
Si vestirono in fretta subito dopo, il telefono di Louis squillava già da un po’ nei suoi jeans ma non rispose, avrebbe trovato più tardi una scusa per spiegare il malinteso. 
Scesero al piano di sotto in due momenti differenti, non prima di essersi scambiati altri mille baci.
 
Quando Louis scese al piano terra trovò, seduto sulle scale, Zayn. Si accigliò vedendolo lì tutto solo con una birra in mano e una sigaretta nell’altra, lo sguardo più triste che Louis gli avesse mai visto in faccia.
«Ehi cosa ci fai qui? E gli altri dove sono?» gli chiese preoccupato sedendosi affianco a lui. Appoggiò una mano sulla nuca dell’amico e iniziò ad accarezzargli la pelle, dolcemente. Zayn sussultò e subito dopo averlo riconosciuto, sospirò affranto, «Niente, Liam è andato a cercarti in giardino e Niall è sparito con una ragazza dieci minuti fa» affermò prendendo un sorso dalla sua birra.
«Sarà meglio avvisare Liam che sono sano e salvo».
«No aspetta, io.. io vorrei parlarti di una cosa, Louis, una cosa che mi tormenta da mesi e tu.. tu sei l’unica persona con cui posso parlarne».
Louis diventò ancora più confuso e annuì per fargli segno di parlare. 
Zayn non era un tipo che parlava troppo, le sue cose spesso se le teneva per sé e non faceva trapelare mai nulla, dei suoi problemi non ne parlava mai con nessuno e delle sue esperienze private nessuno sapeva niente. Zayn osservava, pensava, diceva la sua ma non parlava mai di sé. 
Così Louis non poté che diventare curioso davanti alle parole di Zayn.
«Dimmi Zayn. E’ una cosa brutta?» gli chiese, il moro scosse la testa e buttò un po’ di cenere della sua sigaretta per terra.
«No, cioè, non lo so. Dipende dai punti di vista» affermò aspirando e buttando fuori il fumo.
«Non fare mille giri di parole, dillo e basta. Ti sentirai meglio dopo».
Zayn tentennò, aprì la bocca e la richiuse, prese un altro tiro dalla sigaretta e sbuffò «mi piace una persona».
Louis alzò e sopracciglia sorpreso. «Oh, e cosa c’è che non va in questo?.. Aspetta, non mi dire niente, voglio indovinare chi è.. descrivimela».
«E’ bionda» iniziò con tono innocente Zayn guardando il pavimento, le labbra che tremavano leggermente, «ha gli occhi azzurri, un bel corpo snello e una bellissima voce..».
«Aspetta!» lo fermò Louis, gli prese le guance fra le mani e lo guardò dritto negli occhi, «sembra proprio Perrie».
Louis stava già iniziando a fargli la paternale su quanto non potesse più accadere niente fra lui e la sua ex, che ormai erano sui due galassie differenti, quando «con l’unica differenza che è un ragazzo» disse Zayn lasciandolo completamente a bocca aperta.
Rimasero in silenzio per qualche istante nei quali, per Louis, fu facile fare due più due e arrivare alla soluzione del problema di Zayn. Louis conosceva solo un ragazzo biondo, con gli occhi azzurri e una bellissima voce.
«Stai parlando di Niall?» gli chiese in un soffio, sbigottito. 
Zayn fece un verso lamentoso appena sentì il nome del ragazzo e si prese la testa fra le mani. «Io non lo so com’è successo, sono sempre stato legato a lui e adesso non riesco più a togliermelo dalla testa» frignò.
Zayn e Niall erano sempre stati buoni amici, si erano conosciuti all’età di otto anni, quando Niall si era trasferito negli Stati Uniti dall’Irlanda, e da quel momento in poi avevano sempre condiviso tutto. A Zayn piaceva tantissimo la sua compagnia: rideva tantissimo, aveva sempre una merendina in più e sapeva suonare un po’ la chitarra, così potevano cantare le hit del momento insieme il pomeriggio. Poi, nelle loro vite, era arrivato Louis e Zayn aveva provato un po’ di gelosia nei confronti di Niall perché passava insieme a Louis troppo tempo, quando, prima, il biondino era solo per lui. 
Con gli anni erano anche arrivate le ragazze, i primi baci, le prime volte e quando Niall gli raccontava le sue esperienze Zayn si sentiva molto più che geloso, quasi deluso di non essere stato lui a far provare al suo amico quelle emozioni. La fitta più dolorosa arrivò nel momento in cui Niall gli presentò la sua prima ragazza, una certa Amy Green con dei capelli favolosi e due occhi grandi blu. Zayn aveva preso così male la notizia che aveva cercato di allontanarlo in tutti i modi possibili per quasi otto mesi, iniziando anche a uscire con Perrie per non cadere nella disperazione, e Niall, quando se ne accorse, gli fece una sfuriata in cui diceva che non riusciva a capire quel comportamento così strano e Zayn, colto impreparato, pianse come un bambino fra le sue braccia pregandolo di perdonarlo, pregandolo di tornare i due migliori amici di prima.
A mano a  mano, poi, riuscì ad accettare la relazione fra Amy e il suo amico, ma fece comunque i salti di gioia quando questi si lasciarono. 
Da qualche mese a quella parte, però, quello strano sentimento che provava per Niall e che ancora Zayn non aveva capito si amplificò. 
Solo vederlo nella folla gli faceva battere il cuore, quando gli sorrideva o, peggio ancora, quando si abbracciavano Zayn sentiva di dover fare qualcosa, e qual era la cosa migliore se non dirlo a uno dei suoi migliori amici?
Louis sospirò iniziando ad accarezzargli il braccio per confortarlo «è una cosa seria?» gli chiese avvicinandosi di più a Zayn per far passare qualcuno che stava scendendo le scale, solo pochi secondi dopo si accorse che era Harry e che, facendolo passare per uno sbaglio, gli aveva accarezzato di sfuggita i capelli. Louis nascose un sorriso dietro una mano per non farsi vedere dall’amico.
Zayn, ignaro di tutto, annuì.
«Seria quanto?» continuò a chiedergli Louis appena non ebbe più Harry nella sua visuale. 
«Mi faccio le seghe pensando a lui».
«Oh, così seria».
«Già».
Louis non pensava che il suo amico potesse essere così schietto ma, a quanto pareva, sembrava una situazione abbastanza critica. 
«Perché non glielo dici?» 
«Sei pazzo? Cambierebbe tutto se glielo dicessi, perderei la sua amicizia ed è l’unica cosa su cui posso fare affidamento per il momento» mugugnò contrò il collo della bottiglia «io non so veramente che fare, non riesco neanche più ad andare con una ragazza».
Zayn continuò a frignare come una ragazzina e Louis, un po’ dispiaciuto per il suo amico e un po’ perché non voleva sorbirsi altre chiacchiere,  gli batté una mano sulla coscia, «allora prova ad andare con un ragazzo» gli consigliò con un sorriso. Il moro sussultò e si voltò per guardarlo incredulo, poi, qualcosa cambiò nei suoi occhi e Louis si accorse solo un momento dopo che si era messo nei guai con le sue stesse mani.
«Posso provare con te, Lou?»
Si morse l’interno di una guancia nei secondi che si prese per inventare una scusa utile, Louis non voleva né deludere Zayn tantomeno tradire Harry, quindi era un no a prescindere.
«Io.. non mi sembra il caso Zayn, ti presenterò qualcuno, uhm?» gli disse nella speranza di salvarsi la pelle e il fidanzato.
Zayn, un po’ sconsolato, annuì e prese l’ultimo sorso della birra. Intanto a raggiungerli c’era Liam con uno sguardo severo e Louis s’illuminò appena lo vide, forse la soluzione ai problemi del moro era propr… no, Louis scosse la testa, non poteva chiedere a Liam di fare una cosa del genere. 
«Louis, ti ho cercato ovunque!» lo rimproverò Louis con un dito alzato per puntarlo, Louis alzò le spalle con fare innocente.
«Scusami sono stato.. intrattenuto» rispose. Zayn affianco a lui, ridacchiò, capendo, in parte, ciò che aveva fatto Louis al piano di sopra.
«Bel succhiotto, Louis» mormorò prima di alzarsi dalle scale e sparire fra la folla.
Liam lo guardò con il labbro inferiore tra i denti e cercò di ignorare il commento di Zayn, «comunque» fece appoggiando le mani sui fianchi «non ci crederai mai, ma Harry Styles mi ha chiesto scusa per l’altro giorno! Non ti sembra incredibile?».

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Note: Ciao a tutti! Vorrei scusarmi per il leggero ritardo, incolpo la mia nuova OS ("Meno di due mesi", se volete passare è lì) e le altre cause che mi impediscono di scrivere. Su questo capitolo non ho molto da dire, solo una cosetta: in una parte viene ricordato il primo bacio tra Louis ed Harry e ci tenevo a farvi sapere che è successo in un campo estivo, come avevo scritto nel primo capitolo. Lo scrivo solo in caso ve lo foste dimenticati!
Rigrazio di cuore tutti e scappo, ho da fare! :o
(mi scuso per qualche errore!!!)
Un bacio :*


 

Gli tremava il telefono tra le mani mentre cercava di comporre il numero di Harry. Louis era seduto a terra in un angolo con la schiena contro le mattonelle sporche del bagno, aveva le guance rigate dalle lacrime e le sue spalle erano percosse da frequenti singhiozzi. Era da un po’ che non succedeva, Louis pensava anche avessero finalmente smesso, ma quel giorno, il primo dopo le vacanze di Natale, i più rozzi della squadra appena lo avevano visto entrare in bagno, lo avevano preso e lo avevano pestato per qualche minuto prima che la campanella della terza ora suonasse.
«Hey Lou» la voce di Harry era allegra dall’altro capo del telefono. Louis singhiozzò più forte appena prima di parlare, non riuscendo a trovare le parole giuste per spiegare cosa fosse successo al suo fidanzato, che si trovava a chilometro di distanza da lui, in Canada ancora per un giorno. «Louis stai bene? Che succede? Parlami, per favore».
Louis prese un grosso e profondo respiro per iniziare a parlare, non era sicuro di come sarebbe uscita la sua voce, ma Harry, dall’altro capo del telefono, si stava preoccupando e non poteva farlo aspettare ancora.
«L’hanno fatto di nuovo» mormorò in due singhiozzi, Harry tacque, «in bagno, Rogers e quel deficiente del suo amico» spiegò più lentamente portando le ginocchia al petto subito dopo sentì un grugnito rabbioso dall’altra parte.
«Cosa ti hanno fatto?»
«Alcuni pugni nello stomaco, ma non tanti, dopo è suonata e mi hanno lasciato in pace».
Harry rimase di nuovo in silenzio, Louis poteva sentire il suo respiro pesante e i suoi passi sul pavimento.
La parte colpita dello stomaco non gli faceva così male, quel tipo di dolore l’aveva provato altre mille volte perciò era abbastanza sopportabile. Louis si sentiva più ferito nell’orgoglio, ed era quello il motivo per cui si era rannicchiato a terra e aveva iniziato a singhiozzare. Non capiva veramente cosa avesse fatto di male a quei due, cosa c’era di sbagliato nell’amare i ragazzi invece delle ragazze? E poi, cosa importava a loro? Che motivo c’era per prenderlo a pugni e per sputargli in faccia?
Si morse le nocche della mano per non piangere ancora, si rendeva perfettamente conto che facendo così poteva sembrare un ragazzino di fronte agli occhi di Harry, ma non gli importava, perché Harry, a volte, piangeva più di lui.
«Lou non piangere, è tutto okay, domani torno.. vorrei tanto abbracciarti».
«Non è tutto okay» mormorò spingendo di più la testa fra le ginocchia «Devi fare qualcosa, qualunque cosa. Per favore».
«Io.. Louis, io non lo so» rispose Harry con voce incerta, il più grande strinse le labbra per non farsi scappare altri singhiozzi, «non posso fare niente, cerca di capirmi».
Invece era Harry quello che non capiva, Harry non aveva mai capito in che tipo di situazione Louis si trovava e Louis lo odiava quando neanche ci provava a capire, quando non tentava neanche un secondo a mettersi nei suoi panni.
 «Per me, Harry, fallo per me.. ti prego».
«Mi dispiace, Louis, per f-».
«..ti odio» tagliò corto Louis riattaccando la telefonata. Appoggiò la testa al muro dietro di sé e tirò due lunghi respiri prima di alzarsi e di sistemarsi un po’ i vestiti. Si avvicinò a uno degli specchi e fece una smorfia appena verificò lo stato del suo viso, poi, velocemente, si sciacquò il volto e s’impose di non piangere, di fare finta di niente e di uscire da lì.
Tutto questo ignorando completamente il cellulare che continuava a vibrare nella tasca dei suoi jeans.
 
Quando Zayn e Niall entrarono in mensa Louis era già seduto al loro tavolo da un po’ con il vassoio già pronto e un sorriso abbastanza credibile sul volto. Niall lo salutò con una pacca sulla spalla, Zayn gli fece un sorrisino prima di sedersi affianco al biondino, Louis poté notare quanto vicino si sedette, i loro gomiti quasi si toccavano, e ricambiò il sorriso ma l’espressione di Zayn cambiò in due secondi diventando intimidatoria, e capì all’istante a cosa si stesse riferendo il suo amico.
Ridacchiò piano e fece finta di nulla quando Niall alzò gli occhi dal suo panino per guardarlo con aria confusa.
«Cosa c’è?» chiese ripescando da un lato della bocca un pezzo di insalata. Louis scosse la testa.
«Niente, mi sono ricordato una cosa e mi è venuto da ridere, tutto qui. E’ buono il panino?».
Niall mugugnò una risposta affermativa e alzò il pollice in su per rafforzare il concetto.  Louis spostò lo sguardo su Zayn, che era rimasto in silenzio ad osservare attentamente il ragazzo che gli stava accanto, e non poté che sorridere di più.
Zayn non era semplicemente cotto di Niall, era stracotto. Louis cercò di reprimere un’altra quando Niall chiese al moro se volesse tirare un morso al panino e le sue guance diventarono di un rosso acceso.
L’allegria che quei due gli avevano messo addosso svanì l’attimo dopo in cui il cellulare ricominciò a vibrare nella tasca, Louis provò a mantenere la calma e strinse i pugni fin quando gli squilli non finirono.
«Lou, tutto okay?» gli chiese Zayn notando il suo improvviso cambio di umore, Louis sussultò appena si sentì preso in causa. Scosse con veemenza la testa e finse un sorrisino.
«Sì, sono solo un po’ stanco».
I due ragazzi annuirono poco convinti, poi i loro guardi furono attratti da qualcun altro. Louis seguì la direzione dei loro occhi e solo pochi secondi dopo notò Amy, l’ex ragazza di Niall, passare vicino al loro tavolo con il vassoio in mano, le guance, solitamente pallide, colorate di un debole rosa e gli occhi puntati in quelli dell’irlandese. Louis oscillò lo sguardo dalla ragazza, a Niall, a Zayn e si accorse immediatamente dei sorrisini che si scambiarono i due ex fidanzati e i muscoli della mascella del moro indurirsi alla scena.
«Cos’era quello?» domando Zayn a Niall con una punta di acidità e gelosia nella voce appena Amy si allontanò.
 Niall si riscosse. «Quello cosa?» chiese ingenuamente.
«Tu e Amy» spiegò Louis tenendo sotto controllo le reazioni di Zayn.
Niall si strinse nelle spalle tirando un altro morso al suo panino, «niente» bofonchiò con la bocca piena nel chiaro intento di far passare l’accaduto per una causalità.
«Quello non è niente» sputò Zayn appoggiandogli una mano sulla spalla e levandogli il panino dalle mani, Niall protestò mugugnando, «dimmelo, per favore».
Louis ignorò il fatto che avesse indirizzato la frase solo verso sé stesso. Il biondino sbuffò e alzò gli occhi verso il soffitto, innervosito.
«Noi ci siamo visti durante le vacanze, okay? Mi ha chiesto di andare a casa sua e ci sono andato» sbottò.
«E..?» fece Louis sporgendosi sul tavolo per avvicinarsi a lui con fare curioso.
«E non c’è bisogno che tu sappia oltre, Louis».
I due ragazzi sussultarono appena Zayn sbatté le mani forte sul tavolo, la vena d’irritazione proprio sulla tempia. Louis lo implorò con gli occhi di non fare sciocchezze e Zayn fu solo in grado di correre via dalla mensa stretto nel suo giubbotto di pelle, le lacrime proprio sotto gli occhi.
Ci furono alcuni istanti di silenzio prima che Niall borbottasse qualcosa, «Non di nuovo, non di nuovo» piagnucolò prendendosi la testa fra le mani.
«Immagino che tu non gliel’avessi detto» fece Louis sospirando malinconicamente, Niall scosse la testa, «e hai intenzioni di rimetterti con lei?»
«Io.. io non lo so, potrei riprovarci».
 Louis bevve un sorso d’acqua facendo un verso di disapprovazione, in fondo neanche a lui piaceva molto Amy Green, come non gli piacevano la maggior parte delle ragazze, e poi gli dispiaceva per Zayn. Fu tentato dalla voglia di spifferare tutto a Niall, di dirgli di aprire un po’ gli occhi e di capire il vero motivo del perché Zayn si arrabbiasse sempre appena si accennava di Amy o delle ragazze che frequentava in generale, ma scosse la testa per convincere sé stesso, forse non era un’idea così buona, Zayn non gli avrebbe più rivolto la parola, ne era sicuro.
«Ho solo paura della reazione di Zayn, ma cosa pretende? Io non posso rimanere single a vita perché lui non si trova una cazzo di fidanzata» continuò Niall mordendosi le labbra.
«Forse non è una fidanzata che sta cercando» si lasciò scappare mentre era nel pieno delle sue riflessioni. Si rese conto di aver parlato, e non di aver solo pensato, solo quando notò l’espressione confusa e incredula sul volto di Niall, «cioè..».
«Ciao ragazzi!»
Louis sobbalzò appena sentì la voce di Liam accanto a sé e gli riservò un sorriso tutto denti per ringraziarlo di avergli salvato il culo.
«Ehi Liam!» fece dandogli un pacca sulla spalla mentre il ragazzo scivolava sul posso vicino al suo.
 
«Sapevo di trovarti qui, Zayn, sei così prevedibile» rise Louis sedendosi affianco all’amico sull’erba umida del retro della scuola. Zayn ringhiò frustrato spegnendo la quarta sigaretta della giornata per terra e sbuffò.
«Non voglio parlarne» sentenziò. Fece per alzarsi ma Louis lo fermò per un polso costringendolo a restare lì, accanto a lui. Sorrise leggermente appena notò l’amico alzare gli occhi al cielo infastidito e, convinto di star facendo la cosa giusta, prese parola.
«Non devi parlare tu, ma io. Sai, alla festa sei stato davvero carino a confidarmi il tuo amore per Niall..».
E Zayn abbassò prontamente la testa appena sentì quelle parole, le guance gli andarono a fuoco poco dopo. Louis ridacchiò.
«Dicevo, sei stato carino perché sei stato sincero, per questo vorrei esserlo anche io con te» continuò alzando una mano per potergli toccare una spalla, Zayn alzò gli occhi titubante ma curioso, e Louis prese un grosso respiro.
«Mi prometti che non ti arrabbierai?» gli domandò.
«Dipende da cosa mi dirai, se si tratta di Niall e dei suoi non-sentimenti per me..»
«Non è questo» lo interruppe «io.. io ho una relazione con Harry» disse tutto d’un fiato.
Zayn si accigliò e lo guardò attentamente per alcuni secondi, «Harry chi?».
«Harry.. Harry Styles».
Seguirono dei secondi imbarazzanti, gli occhi di Zayn ormai erano spalancati al massimo e quasi gli uscivano fuori dalle orbite, la sua bocca era semi aperta e, se non fosse per il suo petto che si alzava e che si abbassava lentamente, Louis avrebbe potuto pensare che il suo amico fosse diventato una statua.
«..tu.. lui è.. voi.. cosa?» balbettò Zayn riacquistando un po’ di lucidità dopo i vari flashback che si erano manifestati nella sua testa. Ora capiva molte cose: il perché Louis non volesse uscire con nessun ragazzo, il come mai fossero stati invitati a quella festa a casa Styles e anche la spiegazione alle molteplici macchie viola che Louis aveva avuto negli ultimi mesi.
«Stiamo insieme, da settembre» ripeté Louis a mezza voce.
«Ma Harry Harry Harry Styles? Il capitano?».
«Quanti Harry Styles conosci?».
«Mio Dio, non me lo aspettavo, cioè, è davvero assurdo» borbottò Zayn con un tono di voce incredulo «e lo hai detto a qualcun altro o solo io ne sono a conoscenza?» chiese subito dopo.
Louis scosse la testa «No, anche Niall e Ed Sheeran».
Zayn rimase in silenzio e si accigliò di nuovo, sentendosi leggermente offeso, «perché Niall l’ha saputo prima di me?».
«Perché lui ha saputo tutto sin dall’inizio: è stata la prima persona con cui ho parlato e mi sono sfogato dopo il primo bacio che io e Harry ci siamo scambiati. Era lì e gliel’ho detto» spiegò velocemente Louis.
Come poteva scordarsi del momento di crisi che aveva avuto, il mattino dopo l’accaduto, quando si era svegliato in una tenda che non era la sua con un mal di testa atroce e un ricordo assurdo, impresso nella testa? Ricordava della figura di Harry stesa affianco a sé dormiente, fortunatamente tutto vestito, i suoi capelli ricci a nascondergli il viso e il braccio che gli andava a circondare la vita. Ricordava anche come fosse scappato nella tenda che condivideva con Niall e di come gli avesse raccontato tutto: dell’alcool che aveva bevuto, dei due tre ragazzi che si era limonato prima di Harry, delle continue occhiate che il riccio gli aveva mandato per tutta la sera mentre ballava, di come Harry avesse aspettato che tutti gli altri si ritirassero nelle loro tende prima di avvicinarsi e baciarlo.
E Niall era sempre stato gentile con lui, perché lo ascoltava e non lo criticava, anche se molto spesso gli raccomandava di stare attento ma Louis gli diceva sempre di non preoccuparsi perché sapeva in che cosa si era cacciato.
«Non arrabbiarti, ti prego, ho promesso ad Harry di non dirlo a nessuno, lui non sa che Niall è a conoscenza di tutto. Scusami se non te l’ho detto prima, Zayn» continuò pregandolo.
Zayn annuì e basta «..è okay, penso».
«Aspetta, ti faccio vedere una mia foto con lui, ce l’ho segretamente custodita nel mio telefono..» esclamò Louis con tono squillante, però, quando andò a tastarsi le taste e non trovò il cellulare, l’ansia incominciò a salire «oh merda, dove sta?»
 
Harry sbuffò spazientito rientrando nella sua camera d’albergo. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che era successo al suo fidanzato e, in più, era stato come cadere in un burrone quando Louis gli aveva detto ti odio.  Comunque, nonostante tutto, era davvero molto felice che quello fosse il suo ultimo giorno in Canda, non ne poteva più di rimanere lì insieme ai suoi genitori che gli ripetevano sempre quanto Taylor Swift fosse una ragazza così carina e quanto avessero voluto che tra di loro ci fosse qualcosa di più. Harry li odiava quando parlavano del suo futuro, soprattutto se il suo futuro comprendeva una ragazza figlia di un ricco e famoso imprenditore.
Guardò un’altra volta il suo telefono dimenticato sul letto e, convinto, lo riprese per provare a richiamare Louis, dato che alle sue precedenti telefonate non aveva risposto. Scrisse velocemente il numero sullo schermo e portò il cellulare all’orecchio, il cuore in gola per la paura di essere un’altra volta rifiutato.
«Ti prego, ti prego..» mormorò portandosi il pollice in bocca per mangiucchiarsi l’unghia e saltò sul posto appena la chiamata fu accettata.
«Pronto?».
«Boo, amore, per fortuna, è da un sacco che ti sto chiamando e.. ascolta, mi dispiace, okay? Sai che ti amo e che vorrei che non ti capitasse mai niente di male e so anche che non ci provo abbastanza ma..».
«Chi è che parla?».
Harry si interruppe e rimase un attimo in silenzio «Lou, sono Harry, non fare il deficiente, per favore».
«Harry chi?»
«Harry Styles, il tuo fidanzato, ricordi?» sbuffò spazientito buttandosi con la schiena sul letto, dall’altra parte del telefono ci fu soltanto silenzio «Louis? Ho sbagliato numero, per caso?».
«No.. non hai sbagliato numero, è quello di Louis».
Ad Harry mancò il respiro, se quello era il numero e non stava parlando Louis, chi è che aveva risposto?
«Chi sei? Dov’è Louis?» chiese in fretta spostandosi i capelli ricci dalla fronte.
«Sono Liam».

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Note: Rieccomi qui! Ora vi starete chiedendo il perchè della mia assenza (o forse no) e vorrei dirvi che no, non sono morta e resuscitata, ho solamente avuto un "blocco" per questa storia ma poi l'ispirazione è riapparsa improvvisamente. Così eccomi qui con un nuovo capitolo con +4900 parole. Godetevelo tutto! E' tanto, tanto, tanto, pieno di fluff e un po' angst (:c)!!
Vorrei scusarmi per l'attesa ma anche ringraziare tutte le persone che seguono questa storia, grazie mille a voi perchè altrimenti non mi farei tanto il mazzo di scrivere certe cose xD (che poi, se non vi piacciono, potete dirmelo! Non mi offendo :)) (e scusate per qualche errore, non ho voglia di rileggerlo, lo farò in seguito)
Bene, basta.. grazie ancora e ciao a tutti!
Se volete seguirmi su twitter sono @x_believeinme



Eccolo lì, Liam Payne, nei panni del bravo ragazzo con una buona media a scuola e un sacco di gentilezza da spargere a tutti, sorrisini a destra e a manca e magliette ben stirate dalla mamma. Eccolo lì, di fronte al suo armadietto, con l’aria concentrata e lo zaino appeso sulla spalla.
Harry non sapeva cosa ci trovassero gli altri, Louis, in quel ragazzo ma a lui sembrava solo un ragazzo che gli affari suoi non se li sapeva fare e, in più, oltre a provare a rubargli il ragazzo, rubava anche i cellulari!
 «Dammi il cellulare di Louis» disse a bassa voce appena gli fu vicino. Liam alzò gli occhi dai suoi libri e gli sorrise, calmo.
«Glielo darò io, tranquillo» risposo «il tuo segreto è al sicuro» aggiunse dopo a bassissima voce.
Il ragazzo riccio sbuffò incazzato, sull’orlo di tirargli un cazzotto in faccia, «Senti, non fare il simpatico con me perché mi stai già abbastanza sulle palle, quindi dammi quel cazzo di telefono e fatti i fatti tuoi, intesi?».
Liam sorrise ancora, alzando le sopracciglia divertito, «permaloso il ragazzino» ghignò.
«Che cosa succede?»
Harry alzò lo sguardò oltre le spalle di Liam e vide, dopo due lunghissime settimane, il suo ragazzo, come al solito protetto dal suo immancabile giubbotto di jeans col pellicciotto e i pantaloni neri e stretti. Aveva un’espressione confusa sul viso e le occhiaie un po’ accentuate, ma era ugualmente bellissimo. Gli venne la fortissima voglia di abbracciarlo e baciarlo lì, davanti a tutti, ma si trattenne e rimase con i piedi ben  incollati per terra. Liam, invece, sorrise ampliamente a Louis e lo tirò per la manica del giubbotto più vicino a sé, mostrandogli il cellulare poco dopo.
«Te l’ha rubato!» intervenne subito Harry. Liam alzò gli occhi al cielo.
«Non è vero, ieri lo ha dimenticato sul tavolo della mensa» si difese porgendo il telefono a Louis, che lo prese in fretta, stringendolo tra le dita.
«Grazie Liam per averlo preso» sussurrò Louis sorridendogli a stento.
Harry strabuzzò gli occhi, «non dovresti ringraziarlo, ha risposto alle tue chiamate» lo avvertì richiamando l’attenzione del ragazzo su di sé. Liam sbuffò e si appoggiò con le spalle contro gli armadietti «stava squillando, che cosa dovevo fare?» chiese ovvio in una mezza risata.
«Forse spegnerlo?» fu la risposta pronta di Harry.
«Basta, smettetela» li rimproverò il ragazzo più basso infilandosi tra i due che si stavano mandando occhiate fulminanti, dopodiché si voltò verso Harry e lo guardò implorante «parliamo dopo, noi due» gli disse.
«Ehi Styles, che ci fai con questi?»
I tre si voltarono e videro uno dei compagni di squadra di Harry puntare Louis e Liam con sguardo disgustato. Louis abbassò subito il capo facendo un passo all’indietro fino a raggiungere Liam, che lo fermò mettendogli una mano sul fianco per non farlo cadere su di sé, divertito dalla situazione.
«Sto chiedendo i compiti, già fatti ovviamente» mentì Harry per allontanare l’attenzione di quel ragazzo da sé e «ci vediamo alla fine delle lezioni al parcheggio» sussurrò poco dopo a Louis prima di andarsene e percorrere da solo il lungo corridoio, senza farsi sfuggire, però, un’altra occhiata di odio rivolta a Liam.
«Perché non me l’hai detto?» fu il rimprovero di Liam, pungente come le spine di una rosa. Louis sospirò e si voltò verso di lui stringendo forte le labbra: come poteva spiegare, ad un tipo così perfetto come Liam, che si era innamorato di un ragazzo che si comportava come un vero fidanzato solo fuori dalle mura scolastiche? Non lo avrebbe capito, Louis ne era sicuro, non avrebbe capito che Harry era tutt’altro da quello che si mostrava a scuola.
«Fino a ieri non lo sapeva neanche Zayn» rispose a mezza voce mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento chiaro. Liam sbuffò.
«Davvero, pensavo fossi più intelligente..» commentò «ti sei fatto abbindolare da uno stronzo del genere come uno stupido!»
Louis aggrottò la fronte e «non mi sono fatto abbindolare» rispose schietto, arrabbiato «ci amiamo, okay? Io lo amo e lui mi ama, lo so per certo, lo conosco da molto più tempo di te!».
Il ragazzo più alto ghignò offeso, «certo, ti ama» disse sprezzante «però ti tratta lo stesso di merda, ammettilo».
Louis scosse la testa, «no, Liam, non è vero» affermò «non sai niente di noi due».
 
Il dodgeball lo terrificava, come tutti gli altri sport in cui si presentava la violenza fisica.
Louis alzò gli occhi al cielo e sbuffò appena sentì la voce del coach gridare a gran voce il nome dello sport in questione per far avvicinare i ragazzi a sé, mentre le ragazze giocavano già a pallavolo nell’altra metà del campo. Zayn, accanto a lui, invece ghignò divertito e con passo affrettato raggiunse il gruppetto dei ragazzi per poi avvicinarsi a Richard Cole, un tipo snello, alto un metro e novanta, capitano della squadra di pallacanestro della loro città.
Storse il naso appena li vide parlottare  vivacemente e «secondo te di che parlano?» chiese a Niall, che stava sbadigliando a bocca aperta.
«Non chiedermelo, Zayn oggi non mi ha detto una parola» rispose il biondino prima di eseguire un’altra serie di sbadigli, non sembrava aver dormito molto quella notte, in più il suo sguardo era sempre diretto verso le ragazze dall’altro lato, e Louis non poté che alzare un’altra volta gli occhi al cielo perché lì c’era anche Amy Green.
Come al solito le squadre erano capitanate da Harry Styles e il tipo con cui stava parlando Zayn, essendo i già i capitani delle squadre di football e basket.
Louis soppresse un sorrisino quando Harry lo scelse nella sua squadra, e neanche per ultima scelta, e fu davvero tanto felice perché così era sicuro che nessuno dei suoi amici gli avrebbe tirato palle addosso. In squadra con lui c’era anche Niall e Ed Sheeran, che gli diede una pacca amichevole appena si aggiunse al gruppo. Zayn, invece, fu scelto da Richard.
Appena la partita iniziò Louis cercò di farsi prendere in fretta, così da uscire dal gioco e finire quella pagliacciata che serviva solo a far uscire dei grandi lividi sul corpo, e, con un sorrisetto soddisfatto, uscì dall’area di gioco per poter guardare. Sapeva che Harry gli avrebbe fatto una ramanzina una volta soli ma era sicuro al cento per cento che la sua squadra potesse farcela anche senza la sua presenza in campo.
Guardò attentamente Harry muoversi tra gli altri, lo vedeva tirare e schivare palle in tutta la sua bellezza, nonostante il sudore e la maglietta sporca di ketchup, e si lasciò sfuggire un sospiro orgoglioso e anche nostalgico, perché, dopotutto, erano pur sempre due settimane che non lo vedeva, non lo toccava e non lo baciava. Era ancora arrabbiato con lui, però.
Fu così che, perso nel contemplare la bellezza del suo ragazzo, non si accorse che i suoi due migliori amici si stavano letteralmente dando addosso, anzi, che Zayn stava tirando una quantità esagerata di palle addosso a Niall.
«Zayn, smettila! Zayn!» gridava l’irlandese, ormai a terra, mentre con un braccio si proteggeva la testa e con l’altro cercava di schivare i palloni che Zayn gli tirava addosso.
«Sei uno stronzo! Perché non ti accorgi mai nulla di niente, eh? Perché?»
Louis vide Zayn abbandonare la palla dietro di sé e gettarsi sul biondino, sedendogli a cavalcioni sulle gambe, e subito dopo iniziare a pestarlo con dei pugni sul petto. Ingrandì gli occhi preoccupato e corse immediatamente verso i due, gridando al coach di interrompere la partita.
Tutti si fermarono guardando Niall e Zayn con fare confuso, di solito quei due andavano sempre d’amore e d’accordo ed era un po’ strano vederli azzuffarsi in quel modo.
«Dannazione, Zayn, che fai?» urlò Louis tirando il ragazzo moro per le spalle, mentre ancora si dimenava per far del male  a Niall.
«E’ impazzito!» gridò Niall portandosi una mano sulla bocca per assicurarsi di non perdere sangue.
«E tu sei uno stronzo!» fu l’urlo di Zayn, una volta in piedi, sorretto da Louis.
«Malik, vai a cambiarti immediatamente, e tu Horan in infermeria, Tomlinson accompagnalo» si fece largo il coach prendendo per un braccio Zayn «e poi tutti e due tra un’ora in presidenza, tutto chiaro?»
Il ringhio di Zayn si sentì per tutta la palestra mentre, con grandi passi, raggiungeva la porta degli spogliatoi.
In infermeria c’era sempre la solita signora coi capelli rossi di cui nessuno mai ricordava il cognome perché polacco, ma tutti a scuola la chiamavano Magda, Louis pensava che fosse una delle donne più belle che avesse mai visto ed era sicuramente un complimento se detto da lui.
Niall si fece controllare dalla donna ma sapeva già di non aver niente di grave,  solo il mento raschiato da una palla e il braccio con cui si era protetto un po’ arrossato per via delle botte.
«Stai bene, niente di rotto» disse Magda mentre appiccicava con un sorriso un cerotto sul mento di Niall «evidentemente non voleva farti sul serio del male».
Louis rise sedendosi sul lettino affianco a Niall, «già.. ci potrebbe lasciare due minuti da soli?»
Magda sorrise e annuì lasciando due pacche sulle spalle a entrambi, subito dopo uscì dalla stanza come Louis le aveva chiesto di fare.
«So già che gli piaccio» iniziò Niall prima di far aprire bocca a Louis «che è innamorato di me, insomma»
Confuso, Louis aggrottò la fronte «te l’ha detto lui o..?»
«No, l’ho capito, non sono uno stupido, sai? Mi sono accorto di come mi guarda o dei suoi comportamenti, ho solo fatto finta niente..» sospirò guardandosi con occhi pensierosi le ginocchia nude. Louis si morse le labbra non sapendo cosa dire, voleva sul serio aiutare i suoi migliori amici ma non aveva nessuna idea su cosa fare, a parte essere un valido supporto per i due.
«E poi ieri mi ha baciato» sussurrò ancora Niall con una voce lievissima. Le guance gli s’imporporarono di rosso e i suoi occhi diventarono un po’ più lucidi, ricordando l’episodio della sera precedente.
 Zayn si era presentato a casa sua con la scusa di voler parlare ma, appena entrati in camera, il moro gli aveva bloccato le mani e l’aveva baciato sulle labbra.
Louis sgranò gli occhi davanti alla confessione di Niall, non pensava che Zayn fosse così intraprendente.
«E poi cos’è successo?» chiese allarmato.
«L’ho respinto, cosa potevo fare? Quello che è successo ieri ha solo confermato i miei sospetti e so di star ferendo i suoi sentimenti, ma non ci posso fare niente».
«Sicuro di non poter fare niente?».
Niall sospirò «mi piace Amy, Louis».
«Sì ma..» tentò Louis «Amy è una stronza e Zayn ti ama sul serio»
«Zayn è un ragazzo!»
Louis ruotò gli occhi, esasperato, «oh, andiamo Niall, lo sappiamo tutti e due che non fai preferenze, questa è solo una scusa, cos’è che realmente ti trattiene?»
Uno sbuffo sonoro arrivò alle orecchie di Louis, «lui è il mio migliore amico, se succedesse qualcosa di storto lo perderei per sempre, capisci? E io non voglio» borbottò Niall.
«Ma stai rovinando tutto anche così»
«E’ colpa sua, non sono stato io a dirgli di innamorarsi di me».
Louis gli batté una mano sulla coscia per fare leva e scendere dal lettino, poi, con uno schiocco di lingua, si voltò verso Niall e gli arruffò i capelli «se non scopate entro 24 ore vi costringerò a farlo» lo minacciò con ironia, ridendo di te stesso.
L’irlandese puntò immediatamente la porta con un dito, infuriato, «sparisci, adesso!».
Louis rise più forte e alzando le mani in  segno di arresa indietreggiò fino alla porta «va bene, vado a vedere come sta Zayn».
Non diede tempo a Niall di rispondere che già fu fuori dalla stanza per poter raggiungere gli spogliatoi maschili. Dalla palestra poteva sentire borbottare il suo coach e il suono del suo fischietto, sentiva anche i palloni da palla canestro battere forte per terra, causando dei forti tonfi.
«Louis!»
Qualcuno lo chiamò alle sue spalle e Louis non fece in tempo a voltarsi che venne tirato dentro lo stanzino degli attrezzi, con una mano il ragazzo che gli stava dietro gli coprì la bocca e con l’altro braccio gli strinse possessivamente la vita sottile. Provò a liberarsi ma si tranquillizzò appena realizzò che il ragazzo che lo stava rapendo era Harry, la sua risata era inconfondibile e le sue mani grandi lo stesso.
«Ahi!» gridò il ragazzo appena Louis gli morse il dito, per far allontanare la mano dalla sua bocca e poter parlare.
«Lasciami andare, Haz» gli ordinò.
Appena Harry lo lasciò andare, Louis si voltò e gli tirò un pizzicotto su un fianco, causando al ricciolino un altro grido di protesta.
«Questo era per avermi spaventato» disse poi gliene tirò un altro sul fianco opposto, «e questo per esserti dimenticato che sono ancora arrabbiato con te».
Louis tentò di rimanere serio ma scoppiò a ridere solo dopo aver guardato per qualche secondo Harry negli occhi verdissimi, che sembrava preoccupati e dispiaciuti, subito dopo gli allacciò le braccia al collo per stringerlo forte a sé e respirò a fondo il suo profumo, e un po’ di sudore, per recuperare tutte quelle volte che aveva voluto farlo nelle ultime due settimane.
«Mi sei mancato, non osare mai più partire e lasciarmi qui da solo» gli soffiò nell’orecchio mentre sentiva la stretta di Harry farsi più forte attorno al suo torace, i suoi piedi ormai non toccavano più terra, era solamente sorretto da Harry.
«Te lo giuro» gli disse Harry «e scusami per ieri, scusami tanto, troverò un modo, te lo prometto».
Louis indietreggiò un po’ con la testa per poterlo baciare una, due, tre volte sulle labbra e sorridergli ampliamente.
«Stasera andiamo a casa tua» continuò Harry assecondando il sorriso di Louis «per te va bene?».
«Dici sul serio?» gli chiese Louis vagamente insospettito da quella proposta assurda «ci saranno i miei».
«Li conoscerò, non m’importa».
«Ti amo» disse sinceramente Louis a due centimetri dalle labbra di Harry, ed era vero, verissimo, lo amava così tanto che gli avrebbe perdonato ogni cosa, gli avrebbe dato tutto se stesso e ancora non ci credeva di essersi innamorato di un ragazzo come Harry, i giocatori di football non erano gli erano mai piaciuti.
«Sei uno stronzo, dovevo dirtelo prima io» rise forte Harry prima di baciarlo di nuovo.
 
Louis fu sorpreso quando, appena scesi dalla macchina, Harry gli prese una mano per fare quei dieci metri che distanziavano l’auto ormai parcheggiata da casa sua. Era un gesto che Harry non faceva mai in pubblico per paura di essere visto dalla gente e a Louis sembrava davvero tanto strano camminare mano nella mano con lui, anche se, molto probabilmente, lo aveva fatto solo perché in giro non c’era nessuno e perché aveva bisogno di supporto. Insomma, stava per conoscere i genitori del suo fidanzato, non era sempre così semplice.
«Non essere teso» gli sussurrò Louis stringendogli forte la mano «i miei non sono tanto male».
Harry rise piano ma non rispose, gli schioccò solamente un bacio sulla guancia per non sembrare troppo nervoso. Quando la porta della casa di Louis si aprì, però, trattenne il respiro.
Davanti a loro c’era una delle sorelle di Louis, Harry non le aveva mai viste prima di quel momento per questo non sapeva riconoscerle.
«Ehi, Fiz! Mamma è tornata?» esclamò Louis tirando Harry dentro casa, ancora ancorato alla sua mano. La ragazzina guardò stranita prima l’uno e poi l’altro, «sì è tornata, c’è anche papà» rispose dopo qualche secondo con un sopracciglio alzato e un’espressione stupita sul volto.
«Ehm.. io, io sono Harry» borbottò Harry tendendo una mano, e lasciando quella di Louis, verso la ragazza.
«Felicite» rispose la ragazza sorridendogli leggermente, «mamma, Louis ha ospiti!» gridò subito dopo squadrandolo dalla testa ai piedi un’altra volta.
Improvvisamente altre tre teste bionde più una donna raggiunsero l’ingresso, tutte curiose di sapere chi fosse l’ospite di Louis.
Harry si sentì più osservato di prima.
«Louis, non mi hai avvisato che avresti portato qualcuno a cena» parlò la donna, piuttosto imbarazzata appena vide che affianco a suo figlio c’era un ragazzo di bell’aspetto, alto e imbarazzato almeno quanto lei.
«Scusami mamma, comunque lui è Harry, un mio..».
«Il suo ragazzo» lo precedette Harry tendendo anche alla madre di Louis la mano, non sapeva neanche dove avesse trovato tutto quel coraggio di dire tutta la verità così, di botto. La donna l’afferrò titubante e poi gliela strinse «sono Johanna».
Louis strabuzzò gli occhi, non avevano parlato di confessare tutto ai suoi genitori, si sentì veramente sopraffatto e il cuore ormai gli stava scoppiando nel petto per la felicità, quello era già un grandissimo passo avanti per lui ed Harry, un enorme passo avanti.
«E noi siamo Daisy e Phoebe» esclamò una delle due bambine identiche che lo guardavano dal basso con aria curiosa. Harry sorrise e strinse anche le loro piccole manine.
«Aspettate, aspettate» intervenne l’altra ragazza, quella che sembrava essere la più grande delle quattro «perché non mi hai detto di essere impegnato con qualcuno?» chiese rivolta al fratello maggiore «soprattutto con qualcuno che è così figo?» aggiunse a bassa voce.
«Charlotte!» la rimproverò Johanna mentre Louis arrossiva e arrancava qualche parola a caso per difendersi.
Harry rise «in realtà non lo sa quasi nessuno».
«Oh, comunque sono Lottie, la sorella preferita di Louis» si presentò la ragazza sorridendogli ampliamente.
«Non è vero, sono io la preferita di Louis!» gridò una delle due bambine correndo verso il fratello, che la prese in braccio un attimo dopo, «che dici? Sono io!» gridò l’altra seguendo la gemella e attaccandosi a una delle gambe di Louis.
Harry sorrise guardando la famiglia di Louis, sembravano tutti così carini e gentili, era sicuro che non avrebbe avuto problemi con loro. Da come gliene parlava Louis, la sua, era una famiglia molto aperta: avevano accettato sin da subito, anche se con un po’ di riluttanza, l’omosessualità del figlio e non gliene facevano affatto una colpa. Harry avrebbe voluto avere una famiglia del genere invece dei suoi genitori, omofobi del cazzo.
Arrivati in cucina Harry conobbe anche il padre di Louis, un uomo fanatico del calcio, che in un primo momento lo squadrò da capo a piedi e poi gli sorrise battendogli una pacca sulla spalla «io ti ho già visto, ragazzo, com’è che ti chiami per intero?» gli disse.
«Harry Styles» rispose subito ma al pronunciare delle, l’uomo di fronte a sé, sussultò e poi iniziò a tossire, «si sente bene?» chiese allarmato.
«Sì, sì, mi è solo andata la saliva di traverso» spiegò l’uomo buttando delle occhiate alla moglie che si trovava nell’altro lato della stanza. Louis, che assisteva alla scena, si batté la fronte con una mano.
Harry capì solo qualche secondo dopo il perché della reazione del signor Tomlinson, chi è che non conosceva gli Styles in città? La sua famiglia era una delle più ricche e la proprietaria di un’importante catena di negozi  nel Colorado.
«Ma figlio di quegli Styles?» domandò il signor Tomlinson, vago, e quella domanda confermò tutte le sue ipotesi.
«Sì» confermò abbassando gli occhi imbarazzato, Louis gli fu accanto in pochi istanti stringendogli un braccio.
«Papà, non metterlo a disagio» disse a suo padre, il quale alzò le mani per giustificarsi di non star facendo niente.
Le gemelle invasero la cucina un attimo dopo, una prese Harry per mano e l’altra tirò Louis per la manica della maglietta che indossava, li guidarono verso il salotto di casa e li costrinsero a giocare con loro iniziando ad urlare e ad infilare braccialetti rosa ai loro polsi e arrotolare mollette colorate tra i loro capelli, soprattutto in quelli di Harry, che erano soffici, ondulati e perfetti per un’acconciatura con le codine.
 Johanna, un’ora dopo, insistette per far rimanere Harry per cena e dopo un paio di tentativi ne uscì vittoriosa.
«Scusami se non è niente di speciale» si scusò mentre metteva il cibo sulla tavola «se Louis mi avesse avvisato prima avrei comprato qualcosa per stasera».
Harry scosse la testa, già troppo in imbarazzo per i suoi gusti, «no, signora, è okay, non si preoccupi» disse stringendosi nelle spalle.
«Harry mangia tutto» intervenne Louis «tranne il sushi».
Il ragazzo riccio arrossì improvvisamente appena la mano di Louis sfiorò la sua gamba sotto il tavolo e abbassò di botto il viso guardando sul cibo che Johanna gli aveva messo nel piatto per non far notare a tutti il suo rossore sulle guance, sarebbe stato piuttosto imbarazzante altrimenti.
«In effetti non sembri tipo da sushi» commentò Lottie puntandolo con la forchetta «sei più tipo da tacos e cheeseburger».
«Cosa?» fece Harry rialzando la testa, non aveva sentito niente di quello che la ragazza aveva detto, era troppo impegnato a pensare alla mano di Louis che accarezzava la sua gamba con dolcezza e delicatezza, un gesto segreto e nascosto che gli fece battere così forte il cuore che temette di ritrovarselo nel piatto che aveva davanti.
«Oh, Lottie, smettila.. non vedi che lo imbarazzi?» la riprese la sorella minore, Felicite, mandando dopo un sorrisetto al ragazzo dai capelli ricci. Harry la ringraziò mentalmente.
«Quindi..» iniziò Johanna, ignorando completamente le figlie, «da quanto tempo vi due vi state, uhm, frequentando?.
Louis arricciò il naso «ti interessa sul serio saperlo?» chiese.
«Certo Lou, è nei miei interessi sapere da quanto tempo va avanti questa relazione e il fatto che Harry sia un ragazzo non è un problema. Ti ho detto mille volte che ormai ho accettato quello che sei e non te ne faccio una colpa e mi piacerebbe davvero sapere di chi t’innamori o con chi esci» rispose con calma afferrando una mano del figlio per poterla stringere «non ti avrei detto nulla se mi avessi detto che hai un fidanzato».
«Sono stato io a dirgli di non rivelare a nessuno la nostra relazione» intervenne Harry «io ancora non sono uscito allo scoperto».
Johanna aprì leggermente la bocca sorpresa e subito dopo la richiuse leggendo il timore negli occhi di Harry «hai paura di non essere accettato?».
«I miei genitori mi farebbero a pezzi se venissero a scoprire cosa sono in realtà» scherzò.
Lottie si lasciò scappare un ‘oww’ dispiaciuto e Harry non poté che ringraziarla con un sorrisetto sforzato, la mano di Louis era ancora lì sula sua coscia.
«Comunque grazie mamma» sussurrò Louis «e, ritornando al discorso, stiamo insieme da settembre».
Tutti risero appena il signor Tomlinson borbottò qualcosa come «ma quale padre non si accorge che suo figlio sta insieme a qualcuno  da sei mesi?».
Johanna, invece, sospirò compiaciuta «sai, Harry, sembri davvero un caro ragazzo e sono felice che Louis si trovi bene con te. Sono sicura che i tuoi genitori non ti faranno a pezzi quando scopriranno la verità, ammetto che anch’io sono stata un po’ restia quando Louis ha confessato tutto, io già immaginavo i miei nipotini scorrazzare dentro casa, ma dopo mi sono detta: ho quattro figlie femmine, qualche nipotino lo avrò sicuramente!» altre risate circondarono il tavolo «quindi, non devi avere paura dei tuoi genitori perché volenti o nolenti, sarai comunque  loro figlio e ci sarà sempre quella piccola parte di loro che ti amerà per l’eternità».
Harry si morse le labbra commosso «grazie signora Johanna» disse raggiungendo la mano di Louis con la sua sotto al tavolo, stringendola forte, «e comunque  anch’io vorrei dei figli.. con Louis magari».
Il ragazzo di fianco a lui scattò immediatamente la testa per poterlo guardare con gli occhi sgranati; Louis sentì la testa girare, il cuore esplodere e ogni terminazione nervosa impazzire.
Dei figli, con Harry, oddio.
Louis non aveva mai preso in considerazione l’opzione di avere dei figli in futuro, no che non li volesse, ma ancora non si era soffermato sull’idea di essere padre e di crescere dei bambini. Deglutì a vuoto e si voltò verso sua madre, che stava sorridendo.
«Beh, è ancora molto presto per pensare ai figli, siete ancora adolescenti e può succedere di tutto da un momento all’altro» disse Johanna.
«Lo penso anch’io» rispose Harry «non c’è nessuna fretta, abbiamo tutta una vita davanti».
Louis si gongolò tra sé e sé perché Harry stava sul serio, veramente, parlando di passare tutta la vita con lui e di crescere una famiglia.
Avrebbe voluto baciarlo, lì, davanti a tutti.
 
La prima cosa che Harry notò quando entrò nella stanza di Louis fu quanto fosse estremamente piccola. Forse era lui, abituato a vivere in stanze enormi, a trovarsi stretto ma se stare stretti significava stare più vicino a Louis allora non aveva di che lamentarsi. Louis, appena chiuse la porta alle sue spalle, prese la mano di Harry e lo diresse verso il suo letto ad una piazza, per farlo accomodare. Gli sorrise appena gli si accoccolò al fianco, stringendogli forte un braccio e «Allora? Ancora nervoso?» chiese con occhi dolci prima di lasciare un bacio sulla sua spalla. Harry rise piano e scosse la testa «no, i tuoi genitori sono delle belle persone ».
Louis sorrise appoggiando tutta la testa sulla spalla di Harry «anche tu gli sei piaciuto» rispose dolcemente, «soprattutto a Lottie» aggiunse dopo cambiando totalmente tono di voce. Harry rise ancora «non fare il geloso, adesso» lo riprese pizzicandogli un fianco «l’unico Tomlinson che mi interessa sei tu».
Louis alzò il viso e agganciò una mano dietro il collo di Harry  per tirarlo verso di sé e premere le loro bocche insieme. Sentiva sotto il suo tocco le labbra screpolate  di Harry, reduci di un pomeriggio pieno di morsi e baci, sorrise ricordando quello che era successo poche ore prima nella vecchia macchina della madre di Harry e approfondì il bacio sentendo il desiderio di riprovare le stesse sensazioni. Con una scatto repentino, Louis si mise a cavalcioni sul bacino di Harry e strinse più forte le braccia attorno al suo collo, per stringersi ancora di più a lui e iniziando a dondolarsi piano.
Harry, appena si rese conto delle intenzioni del ragazzo che aveva sopra, rise di nuovo e «Louis» lo chiamò facendo pressione con le mani sui suoi «i tuoi sono di sotto e mi ammazzano se ci sentono».
Louis sbuffò «non me ne frega niente, ti voglio» rispose subito dopo inclinando la testa e iniziando a lasciare dei baci sulla mascella del ragazzo.
«Mi hanno appena detto che sono un caro ragazzo e non voglio che cambino subito idea»  replicò Harry, cercando di ignorare i brividi che gli attraversavano la schiena
«Okay» sospirò pesantemente il più grande «ma vieni qui, però» disse infine lasciandosi cadere di schiena sul letto e portando con sé Harry, fino a farlo stendere sopra al suo petto.
Il ragazzo riccio nascose un sorriso sul petto dell’altro, riscoprendosi, ancora una volta, così follemente innamorato di lui. Harry non sapeva cosa lo avesse spinto, la sera del loro primo bacio, ad avvicinarsi a Louis, aveva solamente sentito quella fortissima sensazione di volerlo, di sentirlo, ed era bastata per eliminare ogni traccia di quell’odio che aveva accumulato negli anni precedenti verso di lui. E così, alla fine lo aveva fatto, ubriaco com’era ad avvicinarsi a lui e a chiedere, con parole mute, di baciarlo.
Lo aveva guardato lungo prima che succedesse, Harry gli aveva accarezzato le guance e passato le mani tra i capelli prima di avvicinarlo a sé e baciarlo.
Da quel giorno non aveva fatto altro che pensare a Louis e a quello che era successo ed era così spaventato dei sentimenti che stava iniziando a provare, sentimenti per un ragazzo e non per una ragazza, così diversi ma così tremendamente belli. Ed aveva paura perché a lui i ragazzi non erano mai interessati e aveva sempre deriso Louis per quello che era, non poteva credere a quello che sentiva dentro al cuore, e la sua riluttanza al crederci aumentò quando rivide Louis a scuola e non riuscì a trattenersi dal baciarlo un’altra volta.
Alla fine, però, si era accettato e doveva ringraziare proprio Louis per essere riuscito a farlo.
Louis, quando si accorse che Harry era caduto nei suoi pensieri, lo risvegliò con una scrollata di spalle e gli sorrise appena quello alzò gli occhi grandi e verdi verso di lui, «a cosa pensavi?» gli chiese.
«A quanto ti amo e a quanto sei importante» rispose Harry allungandosi per lasciare un casto e dolce bacio sulle labbra di Louis, «non sono mai stato così contento di stare accanto ad una persona, Lou, e nonostante io non sia stato con molte persone penso che tu sia quella giusta, quella che non smetterò mai di amare e quella con cui vorrei avere una famiglia» prese un lungo respiro dopo aver parlato a raffica e si concentrò sull’espressione commossa di Louis «e ti amo, ti amo veramente tanto, ti amo che fa così male pensare che un giorno tu potresti lasciarmi e abbandonarmi.. ti prego non farlo».
Louis, dopo aver preso un grosso respiro, allacciò tutte e due le braccia attorno le spalle di Harry e lo strinse forte inspirando profondamente l’odore dei capelli di Harry, «sarei uno stupido se ti lasciassi» mormorò ricevendo in cambio un altro bacio carico di amore e voglia di restare insieme, per sempre.
La suoneria del cellulare di Louis li fece staccare qualche secondo più tardi e, dopo aver borbottato delle imprecazioni, rispose alla chiamata senza guardare chi fosse.
«Pronto?»
«Louis, ho combinato un casino» era la voce di Zayn dall’altro lato del telefono, disperata. Louis si allarmò all’istante e si mise seduto sul letto trascinando con sé anche Harry, che assunse anche lui un’espressione preoccupata, «cosa, Zayn? Che hai fatto?».
«Ricordi quando mi hai detto che dovevo provare ad andare con un ragazzo?».
«Sì, ricordo..».
«L’ho chiesto a Liam e lui ha accettato e così siamo andati a casa mia.. e Niall..» Zayn si interruppe per dare sfogo ad un singhiozzo «Niall ci ha visti, era venuto a casa sicuramente per parlare e mi ha trovato a letto con lui.. ho rovinato tutto, Louis, non mi vuole più vedere».
Louis si passò una mano nei capelli resistendo all’impulso di tirarseli tutti, «stai calmo, ora arrivo subito da te».

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Note: Esattamente non so come iniziare queste note, forse dovrei scusarmi per l'assenza di oltre un mese, oppure ringraziarvi per le 8 recensioni al precedente capitolo. Non lo so çç 
Quindi, suppongo mi ammazzerete, so perfettamente che è passato tanto tempo ma è un periodo un po' no, tra la scuola, l'organizazione del mio diciottesimo e il matrimonio di mia sorella. Ho sempre impegni!! Scusatemi, e scusatemi anche per questo capitolo. Non è un gran che, è solo di passaggio, ma c'è tanto fluff. ATTENZIONE: il rating potrebbe sfiorare il ROSSO
Ritornando a noi, GRAZIE MILLE PER LE RECENSIONI! Mi fanno tantissimo piacere, soprattutto sapere che la storia vi interessa!! Grazie, grazie, grazie! (Anche a chi la segue e resta in silenzio! (:)
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura (:
(scusate per qualche errore!)



 

«Fammi capire» disse Harry mentre metteva in moto la sua auto «il tuo amico Zayn si è innamorato di Niall, quello biondo, ma quest’ultimo non è convinto di ciò che prova per Zayn, così Zayn ha voluto provare a fare sesso con Liam, l’odioso, però Niall li ha visti e perciò Zayn si sente una merda».
Louis ascoltò attentamente  il piccolo riassunto della vita amorosa tra i suoi amici e «esatto» confermò mentre mandava dei messaggi a Niall, che ormai aveva spento il cellulare da più di un’ora.
«Ma i tuoi amici sono tutti froci?»
«Ehi!» protestò Louis tirandogli una schiaffo sulla nuca «bada a come parli» lo rimproverò. Harry rise piano prima di appoggiare una mano sulla coscia di Louis, «non era un insulto» si difese muovendo le dita sul tessuto dei pantaloni del suo ragazzo, «Te lo giuro, non volevo in nessun modo offenderli».
Louis sbuffò prima di appoggiare la propria mano su quella di Harry, stringendola appena «comunque è brutto sentirselo dire» borbottò.
«Scusami» fu il sussurro di Harry portandosi alla bocca sia la sua che la mano di Louis, per baciargli le nocche.
«Alla prossima gira a destra e fermati alla prima casa verde» lo avvertì il ragazzo continuando a guardare dritto davanti a sé. Harry sbuffò e lasciò la sua mano.
«Ti sei arrabbiato» disse.
«No, non è vero» ribatté Louis incrociando le braccia al petto.
«Sì, invece, non mentire».
«Ti ho detto di no!»
Il ragazzo al volante arricciò il naso e parcheggiò sotto la prima casa verde, si lasciò cadere sul sedile e sospirò.  Louis non parlò e neanche si mosse, Harry attirò la sua attenzione infilandogli una mano tra i capelli, il ragazzo si sciolse subito sotto il suo tocco e lentamente si appoggiò sulla sua spalla, iniziando a giocare con i bottoni del suo cappotto nero.
«Domani ci vediamo all’uscita come al solito?» gli chiese alzando un attimo lo sguardo per vederlo sorridere e annuire con veemenza. Sorrise di rimando e con un slancio si alzò per arrivare alla bocca di Harry e baciarlo a labbra chiuse, castamente, «ora vado, Zayn ormai avrà inondato la sua stanza di lacrime».
 
«Vi ho sentiti oggi» singhiozzò Zayn portandosi un fazzoletto che sembrava aver passato tempi migliori al naso, «ho sentito quando Niall ha detto che è colpa mia, che non è stato lui ha dirmi di innamorarmi».
L’aria era pesante, Louis non sapeva come sollevare l’umore dell’amico, oltre ad accarezzargli i capelli e a passargli fazzoletti, non aveva mai avuto l’occasione di consolare un amico col cuore spezzato.
«Ed è soprattutto per questo se ho chiesto a Liam se.. se aveva voglia di farlo con me, perché mi sono arrabbiato, perché ho pensato che non mi meritasse»  continuò il moro. Si poteva capire, dalla sua voce, tutta la tristezza e il rimpianto che provava, Louis riusciva a sentire anche la sofferenza del suo core fatto a metà attraverso i suoi singhiozzi e gli dispiaceva davvero tanto vederlo in quello stato.
«Mi sono innamorato della persona sbagliata» mormorò ancora Zayn prima di scoppiare in un altro forte singhiozzo, che lo costrinse a nascondere il capo sul petto di Louis.
«No, Zayn, no» provò Louis accarezzandogli energicamente la schiena «non ti sei innamorato della persona sbagliata, devi solo convincerlo a provare, devi fargli capire che lo ami più di qualsiasi altra cosa e che vorresti passare tutta la vita con lui.. Niall è solo spaventato di perdere la tua amicizia».
Zayn scosse la testa e artigliò la maglia di Louis con le dita «la sta già perdendo, Lou. E’ colpa mia, ha ragione lui».
Esasperato, Louis alzò gli occhi al cielo e lo tirò via dalle suo petto per le spalle con un violento scatto «siete due cocciuti, se continuate così nessuno dei due avrà la meglio, perciò datevi da fare e chiarite!» esclamò.
Con gli occhi sgranati, Zayn annuì e si asciugò le lacrime «te lo giuro, Louis, ci proverò».
Quando, pochi minuti più tardi, il telefono di Louis iniziò a squillare, i due sussultarono sul posto, colti di sorpresa intorno a tutto quel silenzio.
Appena scoprirono che si trattava di Niall, Zayn iniziò ad agitarsi mettendosi le mani in bocca e Louis, invece, lo esortava a rispondere.
Così, con le mani tremanti, Zayn afferrò il cellulare e premette il tasto verde ma non riuscì a dire neanche una parole che le parole di Niall iniziarono a divulgarsi senza sosta dentro la sua stanza.
«Pronto, Louis? Hai presente quello stronzo del tuo amico, Lou? Lo stesso che mi ha detto di amarmi e che mi ha baciato, Lou? Beh, indovina con chi l’ho trovato! Con Liam! Liam! A letto, insieme! Ti rendi conto a quante bugie mi ha fatto credere? E pensare che.. che, cazzo, io stavo valutando l’idea di provarci e lui.. lui ha rovinato tutto, come al solito! Mi sento un idiota».
Louis dovette alzare un attimo lo sguardo su Zayn per controllare che l’amico stesse respirando e, effettivamente, Zayn era completamente immobile con gli occhi sgranati e un’espressione sconvolta sul viso. Immaginò che il suo cuore non stesse neanche battendo o che stesse battendo troppo velocemente ma Zayn parve risvegliarsi e scuotersi un po’ il secondo dopo. Tremante, aprì la bocca e prese qualche respiro per infondersi coraggio.
«Mi dispiace» sussurrò, la voce strozzata a causa dei singhiozzi, «mi dispiace così tanto, Niall, mi sento un idiota anch’io. Ti prego, perdonami, ti prego.. Niall..».
Ma Niall aveva già interrotto la telefonata, «ha riattaccato» disse Zayn abbassando il capo per nasconderlo tra le ginocchia unite, piangendo più forte di prima, come un bambino che ha perso la sua mamma.
«Zayn..» provò Louis infilandogli una mano tra i capelli corvini.
«Non mi amerà mai, mai» si lamentò.
Louis offrì tutto se stesso quella notte a Zayn, gli diede una spalla su cui piangere e un supporto amichevole, nel tentativo di farlo calmare e di farlo addormentare. Quando ci riuscì, due ore più tardi, mandò un messaggio ad Harry.
Zayn è a pezzi e Niall è arrabbiato, non ne uscirò vivo! :(
La risposta di Harry arrivò solo pochi secondi dopo.
Ancora sveglio a quest’ora? Dovresti dormire, Lou! E mi dispiace per i tuoi amici
Louis sorrise e si strinse nelle coperte, “Sei sveglio anche tu, però
Sapevo che mi avresti mandato un messaggio :P
Ho un fidanzato veggente e non lo sapevo!
Ora dormi, Lou, è tardi
Va bene, se lo dici tu, Signor Veggente.. buonanotte (:
Ti amo, buonanotte anche a te. x
 
Il giorno dopo, a scuola, non si presentarono né Niall né Zayn, Louis poteva perfettamente capirne il motivo. Nessuno dei due voleva vedere l’altro, e cocciuti com’erano, non avrebbero mai sistemato la situazione se avessero continuato ad evitarsi.
A quanto pare, anche un altro ragazzo cercava di evitare qualcuno, e quel qualcuno era proprio Louis.
Si era accorto che Liam aveva tentato in tutti modi di non incontrarlo per i corridoi e che alle lezioni che avevano in comune si era seduto, insolitamente, insieme ad un’altra persona e non accanto a lui come faceva di solito.
Così, dopo essersi intrattenuto qualche minuto in bagno con Harry durante la pausa pranzo, iniziò a seguire Liam per la scuola.
«Liam!» gridò appena lo intravide vicino alle macchinette del caffè e aumentò il passo per paura che Liam scappasse e riuscisse ad evitarlo di nuovo.
Quando Liam lo vide, sussultò e volse immediatamente lo sguardo da un’altra parte, fuorché nella direzione di Louis.
«Cosa succede?» gli chiese con tono scazzato, appoggiando le mani sui fianchi.
Liam alzò le spalle «Cosa dovrebbe succedere, Louis?» ribatté con ostinazione «sai già cosa succede, è inutile che vieni a chiedermi spiegazioni».
Louis si accigliò, confuso, «senti, di quello che hai fatto, o meglio, di quello che non hai fatto con Zayn non me ne frega niente, okay? E’ una questione fra voi due e Niall, e io non c’entro niente, quindi potresti evitare di far finta che non mi conoscessi?» lo fronteggiò «siamo amici, io e te».
Liam sbuffò di nuovo e scosse la testa, «vedo che non hai capito niente, Louis» disse prima di voltarsi per incominciare a camminare.
«Cosa? No, Liam, aspetta!» fece Louis fermandolo per un braccio, costringendolo a voltarsi di nuovo, «spiegami, per favore».
«E’ solo che..» Liam iniziò a parlare, passandosi le mani tra i capelli corti, «.. perché credi io mi sia avvicinato a te, Louis? E’ ovvio che mi piaci ed è brutto sapere che non ho nessuna possibilità con te perché stai insieme a quel deficiente di Styles ma..».
«Liam, io e te possiamo essere tranquillamente amici, Harry non intralcerà il mio rapporto con te!».
«Mi dispiace, l’ha già fatto».
 
 
«Indovina chi ha casa libera per tutto il weekend?» esclamò Harry raggiante, quel venerdì sera, appena il suo ragazzo entrò in casa. Sua madre, quel pomeriggio, gli aveva dato la bellissima notizia e non aveva visto l’ora di dirlo a Louis. Avrebbe passato due giorni pieni pieni con Louis, di Louis, era o non era il ragazzo più felice e fortunato del mondo?
Louis sgranò gli occhi e sorrise ampliamente, «dici sul serio?» chiese incredulo mentre si toglieva il giubbotto.
«Già, mamma è partita questo pomeriggio per l’Inghilterra, una sua amica si sposa, e mio padre è in giro per lavoro come al solito!» spiegò Harry «tornano tutti e due lunedì mattina!» poi, gli si avvicinò e strinse le dita attorno ai suoi fianchi, attirandolo a sé, «e ora tu chiami tua madre e le dici che dormirai da Niall o da Zayn, coì puoi passare tutta la notte con me».
«Dopo, però» rispose Louis prima di alzarsi sulle punte e baciarlo con passione, raggiungendo sin da subito la lingua del suo ragazzo.
Arrivati in camera di Harry, erano già nudi e eccitati. Louis baciava, toccava ogni centimetro di Harry, ci passava le dita e lo faceva rabbrividire di piacere. Premeva nei punti giusti, quelli che facevano sussultare Harry ogni volta, e mordeva il suo collo lasciando dei segni che non sarebbero andati via molto facilmente.
Soffiava delle parole, dolci e anche sporche, al suo orecchio e gli piaceva vedere Harry trattenere il fiato e poi lasciarsi andare in un gemito. Dio, amava tutto di lui.
Quando iniziò scendere sempre più giù con la bocca, Harry lo fermò.
«Cosa c’è?» gli chiese accigliato e solo dopo si accorse delle guance più rosse del dovuto di Harry.
«Io.. uhm-ehm.. voglio che.. che tu stia sopra, oggi» balbettò evitando in tutti i modi gli occhi confusi di Louis, che alzò subito dopo le spalle in un segno di indifferenza. Le posizioni non cambiavano niente, in fondo.
Risalì a carponi lungo il corpo di Harry e si sedette sul suo bacino, iniziando a dondolarsi su di esso per creare qualche frizione, in modo da donare sia a se stesso che Harry del piacere.
«No, Louis, no – ah – intendevo.. intendevo che..» il riccio scosse la testa deglutendo rumorosamente.
Louis alzò le sopracciglia e accarezzò il suo petto con le mani piccole, «Vuoi fare il passivo?» gli venne incontro, capendo finalmente che cosa aveva in mente Harry, e infatti quello annuì. «Sei sicuro? Insomma, fa male e tu non sei per niente abituato» lo avvertì.
«No, Lou, lo voglio, non mi interessa niente se fa male o meno, voglio farti capire in tutti modi possibili che sono tuo, che donerei tutto quello che ho a te» ansimò Harry stringendo forte le dita sulle cosce di Louis.
Louis sorrise e «va bene, Haz» disse prima di chinarsi e infuocare Harry di baci un’altra volta.
E cosa poteva essere quel dolore in confronto all’amore che Harry provava verso Louis? Niente, assolutamente niente. Nonostante il bruciore, Harry sentiva una forte sensazione di benessere con una parte di Louis dentro di lui, si sentiva protetto e amato.
Louis si muoveva dolcemente su di lui, gli diceva frasi rassicuranti all’orecchio e si premurava di chiedergli come stesse e se avesse bisogno di una pausa. Non mancavano i baci, ovviamente, quelli c’erano sempre: belli, lunghi, umidi e pieni d’amore.
Poi, tutto a un tratto, qualcosa scoppiò nel suo interno, in un punto ben preciso, e Harry si ritrovò a chiedere di più, a chiedere a Louis di sfiorare di nuovo quel punto che lo aveva fatto gemere ad alta voce e premere più forte le unghie nella pelle morbida delle spalle di Louis, aveva sicuramente lasciato dei segni.
«Ti amo, Louis, ti amo» sussurrò staccandosi per un attimo dalle labbra di Louis per poi baciarlo di nuovo, trovare la sua lingua e giocarci fin quando un altro forte gemito lo riscosse, dovuto alla mano di Louis che si era infilata tra i loro corpi e che si era stretta attorno alla sua erezione.
Fu nel momento in cui Louis iniziò ad affondare in lui più profondamente che Harry sentì la pelle bruciare e il cuore battere così forte che quasi ebbe paura che potesse uscirgli dallo sterno, c’era sempre quel punto che faceva impazzire ogni sua terminazione nervosa e il corpo caldo di Louis premuto contro il suo, a proteggerlo.
Quando venne, Harry urlò dal piacere e inarcò la schiena, spingendo più in profondità le unghie nelle spalle di Louis e gridando, ancora una volta, il suo nome.
Louis lo seguì pochi secondi più tardi, gli crollò addosso e «ti amo anch’io» sussurrò.
 
Al suo risveglio, Harry dormiva beato accanto a sé, abbracciato al cuscino e con le gambe intrecciate alle sue. Sembrava un bambino piccolo quando era nel mondo dei sogni, oppure un piccolo gattino. Louis era abbastanza indeciso tra quale scegliere.
Arricciò il naso e subito dopo sbadiglio, poi, con cautela, districò le sue gambe da quelle di Harry e piano scese dal letto.
Decise di fare prima un salto in bagno e dopo scese in cucina, aveva decisamente un dannato bisogno di tè.
Vagò per la casa enorme con passi felpati, leggeri e cauti e quando arrivò in cucina non seppe da dove iniziare per cercare una bustina di tè, una tazza e un pentolino.
Aprì qualche cassetto e qualche antina ma non trovò niente, sbuffò al quinto tentativo e, irritato, scelse di ritornare in camera da letto ma prima che potesse farlo, Harry entrò in cucina.
«Louis! Perché non mi hai detto saresti venuto qui?» lo rimproverò il ragazzo strofinandosi un occhio con una mano.
Louis gli si avvicinò più in fretta possibile e lo abbracciò forte passando le braccia attorno al petto di Harry, «voglio del tè» piagnucolò «ma non lo trovo».
«Oh Lou» fece Harry prendendogli il viso tra le mai «dammi prima il bacio del buongiorno» aggiunse. Louis non se lo fece ripetere due volte e, mettendosi sulle punte, premette le labbra contro quelle di Harry, «ecco a te» sussurrò con un sorriso furbo, «ora voglio il mio tè, però».
Quando Harry si allontanò per raggiungere l’altro lato della stanza, Louis rise vedendo la sua camminata goffa e «dimmi Styles» esclamò di scherno «com’è camminare oggi?».
«Ti odio» fu la risposta di Harry. Lois rise più forte e gli andò in contro, stringendolo da dietro.
«Sul serio, come ti senti?» gli chiese dolcemente lasciandogli dei bacini sulle spalle e sorrise quando sentì i muscoli di Harry rilassarsi sotto il suo tocco.
«Dolorante» si lamentò il riccio voltandosi per poter guardare gli occhi azzurrissimi di Louis, «ma è stato bellissimo e lo rifarei altre mille volte per te» continuò mordendosi le labbra e accarezzandogli con i pollici le gote colorate di rosa, «a volte, se ci penso, mi chiedo a come sarebbe la mia vita senza di te e mi vengono in mente i mesi precedenti alla nostra relazione e realizzo che erano un totale schifo senza di te».
Louis sorrise timidamente e incastrò le labbra tra i denti un secondo dopo, «stai cercando di farmi arrossire?» mormorò prima di appoggiare la testa sulla spalla di Harry.
Non lo disse, ma anche Harry aveva migliorato la sua vita, rendendola bellissima.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Note: Sono viva! Buonsalve lettori e lettrici, come va? Spero tutto bene (:
Dopo il precedente capitolo pieno zeppo di fluff, non potevo che postare questo, dove l'angst regna! Non voglio spoilrarvi nulla, era solo un avviso! sarà pieno zeppo di errori ma è l'una di notte e ho appena finito di scriverlo! Non ho prorpio voglia di rileggere adesso! Sorry.
voglio ringraziare tutte le bellissime fanciulle che mi hanno recesito il capitolo precedente! Voi non sapete quanto ci tengo alle vostre opinioni, mi fa sempre piacere leggerle! Gli occhi mi si fanno a cuoricino *-* (ecco non sono esattamente dei cuorici, a stelline, dai!). Grazie a tutte! Vi mando un bacio grosso grosso!
Vi prego di  non uccidermi a fine capitolo, ho appena compiuto 18 anni e ho una vita intera ancora da vivere çç
Ma se volete contattarmi sono su twitter e su ask.fm se volete farmi qualche domanda! 
Un bacio!!



 

«Cos’è, sei troppo impegnato a farti scopare da Tomlinson?»
Harry guardò con occhi assenti un punto indefinito appena Taylor girò i tacchi per allontanarsi.
Dovette appoggiarsi agli armadietti dietro di sé per non crollare a terra e non fece caso agli sguardi confusi che gli altri studenti gli rivolgevano.
Non capiva come fosse successo, già da qualche settimana molte voci circolavano su di lui e sulla sua presunta relazione con Louis. Le parole che gli aveva detto Taylor gli avevano appena fatto realizzare che, ormai, non poteva più non farci caso.
Era passato un mese da quando aveva conosciuto i genitori di Louis e tutto era filato tranquillo e liscio come l’olio in quelle settimane, non si sentiva così felice da troppo tempo e avrebbe preferito che le cose rimanessero tali, che Louis fosse sempre così raggiante e solare e che le loro ore passate insieme fossero sempre piene di amore e coccole.
Ma quando i primi sospetti iniziarono a vagare tra le voci della scuola , la relazione tra lui e Louis aveva iniziato a precipitare a picco come un grosso masso buttato già da una montagna.
Sussultò appena Ed Sheeran gli poggiò una mano sulla spalla e il suo volto si trasformò immediatamente in una smorfia di tristezza.
«Haz, stai bene?» gli chiede Ed preoccupato, sapendo già quali pensieri stessero correndo nella testa dell’amico, «ho appena sentito che cosa ha detto Taylor» lo informò.
Harry non rispose, scosse semplicemente la testa e, con grandi passi, raggiunse velocemente la classe della sua prossima lezione. Quando arrivò e notò che l’aula era completamente vuota, si lasciò cadere sull’ultimo banco e represse un singhiozzo. Estrasse il telefono dalla sua tasca e, più veloce della luce, mandò un messaggio a Louis.
Dobbiamo parlare” digitò freneticamente. Oltre alla paura, anche la rabbia iniziò a pompare nelle sue vene e per la foga si alzò dalla sedia tirò un forte calcio al banco affianco al sui
«Cazzo!» sibilò stringendo forte i pugni per resistere alla tentazione di distruggere tutto quello che capitasse sotto le sue mani.
«Styles!» gridò qualcuno dietro le sue spalle e Harry riconobbe la voce del suo professore «che ti prende?» gli chiese con tono severo.
Harry non fece in tempo a rispondere perché altri studenti iniziarono a varcare la soglia dell’aula e fu costretto e risistemare il banco che aveva fatto cadere e a sedersi di nuovo al suo posto.
L’illuminazione del suo cellulare lo avvisò di un nuovo messaggio.
Ho fatto qualcosa di sbagliato?” lesse e, come se Louis potesse vederlo, scosse la testa. Si meravigliò di come Louis pensasse ogni volta che fosse colpa sua per ogni cosa.
Ma la colpa non era di nessuno se non di quelle persone che non sapevano tenere la bocca chiusa.
No, ne riparliamo stasera”.
 
«Ciao Harry! Resti a cena?» lo accolse la madre di Louis appena lo fece entrare in casa. Harry le sorrise e alzò le spalle imbarazzato, «le do una risposta più tardi, signora, grazie lo stesso dell’invito» rispose gentilmente.
«Oh, ma figurati! Louis è nella sua camera, comunque».
Il ragazzo annuì e iniziò a salire le scale per andare al piano di sopra. Appena arrivò nel corridoio le due gemelle corsero dalla loro stanza fino ad arrivare vicino a lui, per abbracciarlo e dargli dei bacini sulle guance.
«Mamma ci ha comprato delle nuove mollette!» esclamò Phoebe mostrando il suo polso destro pieno di mollette rosa e arancioni con dei fiorellini pendenti.
«Ti piacciono?» chiese l’altra mostrando anche lei il suo polso, le sue erano azzurre e gialle.
Harry rise e scompigliò i capelli a tutte e due, «sono davvero bellissime, ragazze» disse.
Non si accorse che Louis era uscito dalla sua stanza e che aveva assistito a tutta la scena. Il suo cuore perse un battito appena lo vide sotto la soglia della sua camera con un sorriso sul volto e gli occhi luminosi.
«Ciao» sussurrò mettendosi di nuovo dritto.
«Ciao» fece Louis incrociando le braccia al petto, poi indicò la sua camera con il capo e «vieni?» chiese. Harry annuì.
Le gemelle fecero un “oh” dispiaciuto e si premettero contro le gambe di Harry «perché Harry non può giocare con noi?» domandò Daisy mettendo il broncio.
«Perché Harry mi deve dire un segreto, ora lasciatelo andare e andate a giocare nella vostra stanza» disse il fratello maggiore con tono autoritario. Le bambine sbuffarono e, lasciando ancora dei bacini sulle guance di Harry, si allontanarono e ritornarono nella loro camera.
Quando Harry si avvicinò abbastanza a Louis, il ragazzo lo prese per mano e lo tirò dentro chiudendo la porta dietro di sé.
«Me lo dai un bacio?» mormorò appoggiandosi con la schiena al legno laccato della porta. Fece oscillare le loro mani nell’attesa e continuò a sorridere guardando il volto di Harry, che sembrava piuttosto preoccupato, ma non se ne curò molto perché le labbra del ragazzo furono sulle sue subito dopo e le sue mani lo tenevano ben stretto al suo corpo.
Louis fece scorrere le sue dita tra i capelli ondulati di Harry e sospirò nel bacio, accarezzando piano la lingua del ragazzo più alto con la sua.
«Allora non sei arrabbiato» soffiò sulle labbra di Harry prima di baciarlo ancora. Harry scosse la testa e continuò a ricambiare il bacio, portando le sue mani sul fondo della schiena di Louis e poi ancora più giù, fino ad appoggiarle oltre la curva del suo sedere.
«Pensavo lo fossi» continuò Louis voltando la testa appena capì che Harry aveva intenzione di lambire il suo collo con baci bagnati, «mi hai fatto preoccupare con quel messaggio» sospirò aderendo la schiena perfettamente alla porta.
I baci di Harry proseguirono fino all’orecchio di Louis e le sue labbra si posarono su di esso, soffiandoci sospiri pieni di preoccupazione, «E’ una cosa importante, Lou» disse alzando le braccia per appoggiarle sulle guance dell’altro, accarezzandogli le gote con i pollici.
«Parliamone allora» fu il commento timoroso di Louis prima di trascinarlo sul letto per una mano. Lo fece sedere tra le sue gambe e appoggiò il mento sulla sua spalla, abbracciandolo da dietro e toccandogli la pancia con le mani piccole.
Harry sbuffò sonoramente e si tirò i capelli all’indietro, frustrato. Come aveva intenzione di dire a Louis che la loro relazione si stava sgretolando pezzo dopo pezzo grazie a quei dementi che frequentava?
Louis lo avrebbe sicuramente insultato, gli avrebbe detto di essere un uomo senza palle, che non è capace di reagire positivamente alle critiche. E sicuramente, avrebbe avuto ragione.
Si morse le labbra prima di parlare.
«Oggi Taylor mi ha chiesto di uscire» iniziò con voce lenta, misurando per bene le parole. Sentì Louis, dietro di sé, trattenere il respiro e si premurò di stringergli le mani, «e io ovviamente le ho detto di no» continuò e poté chiaramente accorgersi di come Louis rilassò i muscoli. «Ma.. ma lei.. lei mi ha risposto che forse sono troppo impegnato a farmi scopare da te» sputò tutto in una volta serrando forte gli occhi.
«Lei… che cosa?» gridò Louis nel suo orecchio, visibilmente scioccato.
Harry annuì piano pe ribadire quello che aveva detto e abbassò la testa, nascondendo il viso dietro ai boccoli scuri. Represse un singhiozzo, che tentava di uscire da quella mattina, e si portò i palmi delle mani sugli occhi per nascondere tutto il suo dolore.
Louis si districò agilmente da Harry e si mise in ginocchio per terra, appoggiando i gomiti sulle ginocchia del ragazzo che aveva davanti.
Perché nella sua vita ogni cosa bella aveva anche dei lati negativi? Harry era una cosa bella, bellissima e purtroppo era il suo più grande problema da mesi ormai. Ma non voleva rinunciare a lui, non poteva.
Ormai aveva scavato dentro di lui e ci aveva trovato l’oro e sicuramente non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via per distruggerlo, se non lui stesso.
«Ehi, ehi» provò circondandogli i polsi con le mani per poterlo guardare in viso «ehi, Harry guardami, tutto andrà bene, okay?» disse dolcemente. Portò le mani a coppa sulle guance di Harry e gli accarezzò le gote con i pollici mentre il ragazzo annuiva e tirava su col naso.
«Però dobbiamo stare attenti, Lou» mormorò con la voce impastata «dobbiamo evitare tutto a scuola, okay? Niente più incontri nei bagni, né al parcheggio, niente di niente».
Louis si morse le labbra non molto convinto e fece scivolare la sue mani giù per il busto di Harry, «o semplicemente possiamo dire la verità» sussurrò a bassissima voce evitando volutamente lo sguardo di Harry e solo quando un «cosa?» arrivò alle le sue orecchie si pentì di aver detto una cosa simile. Ma ormai ci era dentro.
«E’ solo che.. sono passati mesi, Harry! Hai accettato da tempo il fatto di essere gay e.. io penso che sei pronto per dirlo ai tuoi genitori» spiegò alzandosi in piedi.
«Spero tu stia scherzando, Louis! Cosa ne vuoi sapere tu se io sono pronto o meno? E’ la mia vita!».
Louis abbassò la testa sentendo quelle parole e incrociò le braccia al petto, scosse il capo divertito e rise amaramente «come se io non ne facessi parte» borbottò.
Harry sbuffò e si passò le mani sul viso «Louis, io non ho voglia di litigare, okay? E’ ovvio che fai parte della mia vita e posso assicurarti che non sono pronto e che non lo sarò per molto tempo».
Louis annuì e si voltò di spalle per avvicinarsi alla finestra della sua camera, che dava sul piccolo giardino pieno dei giochi delle gemelle, «non voglio che tu finisca a trent’anni con un segreto sulle spalle e dei genitori che ti spronano a trovarti una ragazza e sposarti» disse guardando il cielo plumbeo, pieno di nuvole grigie e minacciose. Sentì dietro di sé le molle del suo letto cigolare appena e poi, subito dopo, le la braccia Harry circondargli il busto e stringerlo forte.
«Non succederà, okay? Quando saremo più grandi, quando avrò la forza di farlo, ti porterò dai miei genitori e gli dirò che voglio sposarti e vivere con te, che lo vogliano o no, perché ti amo, ti amo da morire» soffiò Harry nel suo orecchio provocando tanti piccoli brividi di per la schiena di Louis.
Al ragazzo più bassò mancò il fiato per qualche secondo e solo quando Harry iniziò a lasciargli dei bacini sulla guancia riprese a respirare, ridendo per il solletico che i capelli ricci dell’altro creavano a contatto con la sua pelle.
«Quindi, attenti, eh?» fece voltandosi per fronteggiare l’altro ragazzo. Harry annuì e gli accarezzò una guancia con il dorso della sua mano destra, poi si chinò e raccolse dolcemente le labbra di Louis con le sue, in un casto bacio che gridava tenerezza.
Dei colpetti alla porta della stanza di Louis li fece staccare e guardare dubbiosi, «Sì?» dissero in corro.
«Lou, possiamo aprire?» fece una delle gemelle continuando a battere i piccoli pugnetti sulla porta.
Mano nella mano, si avvicinarono alla porta e l’aprirono, trovandosi, poi, Phoebe e Daisy ancora con i pugnetti alzati e dei sorrisi innocenti sul volto.
«Ve lo siete detti il segreto?» chiese Daisy tranquillissima. Phoebe, invece, si girò indignata verso la sorella e le tirò una gomitata nelle costole «sono fatti loro, non fare la ficcanaso» la rimproverò. Harry rise.
«Comunque» continuò Phoebe «volete la merenda?».
«Certo» trillò Harry lasciando la mano di Louis per prendere quelle delle gemelle per indirizzarle verso le scale «però a Lou niente cioccolata, altrimenti il suo sedere diventa enorme!» esclamò facendo ridere le bambine.
«Ehi!» gridò Louis offeso seguendoli «questa me la paghi, Styles!»
 
Louis, la mattina di una settimana dopo la conversazione con Harry, oscillò lo sguardo da Zayn a Niall e li trovò disgustosamente carini.
Quei due, dopo settimane di sofferenza e dolore, finalmente erano riusciti a parlarsi e a chiarire. Louis non aveva realmente capito in che tipo di rapporto si trovassero, si stavano frequentando per qualcosa di più di semplici amici, questo era certo, ma ancora non avevano fatto niente di più intimo, o almeno, Zayn gli aveva detto così. In qualche modo Niall era riuscito a convincerlo a far passare un po’ di tempo prima di passare al passo successivo perché voleva assicurarsi di quello che provavano l’uno per l’altro. Zayn, intanto, si sfogava con Louis per il suo bisogno di farlo con Niall il prima possibile altrimenti «lo prendo, lo sbatto sul letto e lo cavalco senza pietà!». Louis rise come un matto a quell’affermazione.
Continuò ad osservarli mentre si portava una crocchetta di pollo alla bocca e non poté fare a meno di ghignare appena si accorse degli occhi adoranti di Zayn dopo aver visto Niall mangiare una banana in tutta tranquillità, ignorando il fatto di essere osservato dal suo fidanzato.
«Ehi Zayn!» lo richiamò Louis ridendo «puoi anche chiudere la bocca».
Zayn si riscosse immediatamente e tirò un pugno sul braccio di Louis, offeso, «cretino» ribatté nascondendo il viso dietro al suo panino.
Niall, ignaro di tutto, alzò gli occhi dal suo cellulare e guardò confuso i due ragazzi, «non è carino estraniarmi dai vostri discorsi» disse puntando sia il suo ragazzo che l’amico con un dito.
«Sei tu che sei troppo impegnato a mangiare banane» intervenne Louis al posto di Zayn «e sei sempre tu che fai eccitare Zayn a tal punto di farlo sbavare sul tavolo» continuò soddisfatto del suo piccolo resoconto.
Niall alzò gli occhi al cielo e «forse è meglio estraniarmi dai vostri discorsi, allora» constatò ritornando a digitare messaggi sul suo telefono.
Louis vide immediatamente il volto di Zayn cambiare in un’espressione confusa, e infatti:
«A chi mandi sms? E’ da stamattina che sei attaccato a quel telefono» borbottò il moro allungandosi per riuscire a vedere quello che stava scrivendo Niall.
«E’ Josh, stiamo parlando del ballo di sabato» spiegò «lo stanno facendo in palestra, tutti posso entrare. Noi ci andiamo, vero?».
Zayn annuì con veemenza mentre Louis alzò semplicemente le spalle.
«Non lo so, devo chiederlo ad Harry» disse a bassa voce per paura che qualcuno lo sentisse. Mandò un’occhiata ad un angolo della mensa per poter vedere la massa uniforme di ricci del suo ragazzo e sospirò tristemente notando la mano di Taylor appoggiata su una delle gambe di Harry. Cazzo, gliele taglierebbe quelle mani.
«Oh» fece Niall «beh, magari vi incontrate in qualche posto durante la festa» ammiccò malizioso.
Louis rise e scosse la testa «Harry non vuole più fare certe cose, il suo stare attenti si è talmente espanso che ormai ci vediamo solo qualche sera alla settimana e di solito sono io a chiederglielo».
«Ciao ragazzi! Di che parlate?».
Louis si mozzò appena Liam si sedette al loro tavolo e gli sorrise gentilmente alzando le spalle. I rapporti con Liam erano, più o meno, ritornati gli stessi di una volta. Anche con Niall e Zayn aveva chiarito e dopo la decisione reciproca di lasciarsi tutto alle spalle, erano ritornati gli amici di prima dell’accaduto.
«Stiamo parlando della festa che danno sabato in palestra, tu ci vieni?» fece Niall.
Liam alzò le spalle e sorrise «ne ho sentito parlare prima, comunque se voi ci siete vengo molto volentieri».
«Sì, anche perché a Louis non va di fare il terzo incomodo» ridacchiò Zayn passando un braccio sulle spalle del fidanzato.
 
1.34 p.m. “Immagino andrai alla festa sabato”
1.34 p.m. “Sì, con Taylor, tu?”
1.35 p.m. “Oh.. comunque sì, ci vado con Liam, Niall e Zayn”
1.37 p.m.  “Vorrei andarci con te, lo sai”
1.42 p.m. “No, non vuoi”
1.43 p.m. “Lou, ti amo”
 
«Oh, Lou, sei uno schianto!» esclamò sua sorella Lottie appena lo vide entrare in salotto. Louis sorrise dandosi un’occhiata e alzò le spalle compiaciuto, «ad Harry cadranno gli occhi appena ti vedrà!» continuò l’altra, Fizzy.
«Grazie, ragazze» fece Louis infilando le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri e strettissimi. In effetti Louis, per quella sera, aveva dedicato tutte le sue ore libere del pomeriggio per prepararsi: aveva abbinato ai pantaloni una camicetta beige e si era fatto aggiustare i capelli da Lottie.
Zayn sarebbe stato invidioso del suo ciuffo, adesso.
«Ma Harry neanche noterà la mia presenza, oggi» rispose lisciandosi con le mani le piegoline della camicetta che aderiva perfettamente al suo corpo.
«Beh, peggio per lui, la noteranno sicuramente gli altri!» disse Lottie alzandosi dal divano per avvicinarsi a suo fratello. Diede un’altra occhiata all’acconciatura di suo fratello e annuì contenta del suo lavoro.
«Lou, sono arrivati i tuoi amici!» gridò sua madre dalla cucina, avendo sicuramente visto l’auto di Liam parcheggiare vicino casa loro.
«Va bene! Sto andando!» l’avvisò prima di baciare le sue sorelline sulle guance e poi correre verso l’ingresso per uscire di casa.
 
«Mi hanno detto» iniziò Zayn appena varcarono le porte della scuola «che il preside ha vietato di servire l’alcool» continuò scandalizzato lasciando che Niall appoggiasse un braccio sulle sua spalle.
«E’ una ballo scolastico, Zayn, è ovvio» sbuffò Louis.
Niall ghignò divertito e «tanto lo correggeranno lo stesso il ponce» soffiò lasciando scivolare la mano sulla schiena di Zayn per poi lasciarla sul suo fianco. Zayn sorrise arrossendo.
«Io spero che abbiano messo della musica buona, invece» commentò Liam affiancandosi a Louis.
Dalla palestra si riuscivano già a sentire le note di una canzone, ma il suono era troppo ovattato per capire che canzone fosse. Altri studenti camminavano nel corridoio intorno a loro per arrivare in fretta in palestra non perdere un secondo di più della festa, tutti si erano vestiti bene per l’evento e sicuramente tutti quella sera erano più eccitati di Louis.
Avrebbe voluto rimanere a casa, sul serio.
La palestra era un insieme di palloncini, festoni, bicchieri colorati e  musica assordante. La pista da ballo era già occupata da alcuni studenti e l’area riservata alle bevande e al cibo era piena zeppa di persone.
Riuscirono a trovare un piccolo posto per quattro persone in un angolo della palestra e, con un sospiro di sollievo, si sedettero. Louis decise che non si sarebbe più alzato da lì.
«Noi andiamo a prendere da bere!» esclamò Niall trascinando Zayn con lui per la manica. Louis e Liam annuirono stancamente.
«Scommetto venti dollari che non torneranno prima di mezz’ora» disse Liam guardando i due ragazzi avvicinarsi alla calca di gente. Louis rise e si coprì la bocca con una mano «anche trenta» fece prendendo un grissino dal cestino che avevano posizionato al centro del tavolo.
Non sapendo cos’altro fare, e dire, iniziò a cercare con lo sguardo l’unica persona che aveva veramente voglia di vedere quella sera e, non trovandola, sbuffò sonoramente.
Vide Ed Sheeran ballare con una ragazzina del secondo anno, gli altri ragazzi della squadra e le amiche di Taylor affianco a loro. Solo quando il suo sguardo vagò un più in là di Ed Sheeran riconobbe la figura familiare del suo ragazzo e il suo cuore fece un balzo nel vuoto nel momento in cui si accorse che alle sue labbra erano attaccate quelle della Swift.
Spezzò il grissino tra le dita per quanto la rabbia stesse circolando nelle sue vene e, purtroppo, Liam lo notò.
«Deve darti parecchio fastidio» commentò, infatti, il ragazzo. Louis alzò un attimo lo sguardo su di lui e annuì amaramente, «sì» ammise non potendo fare altro.
«Io, se fossi in te, mi sarei già stancato di questa farsa».
«Lo amo, non posso farci niente» fu la schietta risposta di Louis.
Liam annuì, pronto a cambiare discorso, «comunque.. comunque stai bene stasera» disse sorridendogli appena «cioè, sembri diverso.. in senso buono però!».
Louis ricambiò il sorriso, cercando di non pensare ad Harry e a Taylor, e «grazie mille, i capelli son opera di mia sorella!» esclamò entusiasta.
Il ragazzo lo guardò ancora per alcuni secondi, in modo ossessivo, prima di tendergli la mano.
«Ti va di ballare?».
Louis, non aspettandosi quella proposta, lo guardò dubbioso e, anche se aveva deciso che sarebbe rimasto su quella sedia per tutta la festa, accettò.
Non fu un caso che Liam lo portasse in un punto della pista ben visibile agli occhi di Harry. Un po’ incerto, Louis fece scivolare le mani sulle spalle di Liam e gli sorrise appena quello gli circondò prepotente la vita, portandolo più vicino.
«Ci stanno guardando tutti» mormorò Louis congiungendo le mani dietro la nuca del ragazzo e osservando gli sguardi delle altre coppie. Ne ignorò una in particolare.
«Che cosa te ne frega? Sanno che ci piacciono i ragazzi, ormai, non ci sarà nessuno scandalo domani, non preoccuparti» lo rassicurò Liam avvicinandosi di più per poter lasciare un bacio sulla sua guancia, «e questa è la tua dolce vendetta nei confronti di Harry visto che ha limonato con la biondina» continuò a sussurrargli nell’orecchio.
Louis annuì incrociando per un attimo lo sguardo minaccioso di Harry e non riuscì a non fremere davanti a quel verde pericoloso.
 
 
«Vuoi sapere la novità?» gli chiese Liam sedendosi affianco a lui e porgendogli un bicchiere di ponce. Louis alzò le spalle indifferente prendendo il bicchiere, «quale?».
«Hanno aggiunto il mio e il tuo nome sulla lista per il re e la reginetta del ballo» disse sospirando.
Louis tossì forte per colpa della bevanda che gli era andata di traverso sentendo la notizia di Liam e «che cosa?» strillò indignato.
Liam fece spallucce e annuì, incapace di poter fare altro. «Gli ho gentilmente chiesto se potessero toglierli ma mi hanno detto che le votazioni sono già iniziate e quindi non possono».
Il ragazzo affianco a lui sbuffò sonoramente e si scosse la testa, «lo hanno fatto per umiliarmi» disse amaramente bevendo l’ultimo sorso della sua bevanda.
«Mi dispiace».
«Scusami, vado un attimo in bagno».
«Vuoi che ti accompagni?»
«No, ci vado da solo».
Con tante voci nella testa, Louis si allontanò velocemente dal loro piccolo tavolo e iniziò a schivare persone a destra e a manca. Le mani gli fremevano, aveva voglia di prendere a pugni tutti i cretini che si erano permessi ad aggiungere il suo nome a quella maledetta lista e non gli fu molto difficile capire chi fosse stato, gli era bastato incontrare solamente lo sguardo di quella vipera della Swift per capire.
Ringhiò infuriato e si fece spazio gomitando la gente per riuscire ad uscire da quella fottuta palestra nel minor tempo possibile. Non voleva vedere più nessuno.
Non si accorse di un largo busto di cui conosceva ogni centimetro e ogni tatuaggio fin quando non ci andò a sbattere contro.
«Ehi, guarda dove cazzo vai!» la sua voce gli entrò dritta nelle orecchie. Louis alzò lo sguardo e vide, nello sguardo smeraldino dell’altro ragazzo, solo un po’ di rabbia. Si domandò se fosse vera e se Harry lo avesse fatto di proposito di andargli a finire contro.
«Scusami» mormorò a bassa voce indietreggiando di un passo, i pugni ben stretti vicino ai fianchi.
La rabbia stava ribollendo ancora dentro tutto al suo corpo quando Harry lo oltrepassò e aumentò appena riiniziò a camminare.
Non capiva affatto il comportamento di Harry, solo quello stesso pomeriggio gli aveva mandato dei messaggi pieni di ti amo e di voglio te, per non contare tutti quello in cui c’era scrittoquando arriva venerdì prossimo? Ieri sono stato bene, vorrei poter fare l’amore con te ogni giorno.
E ora cosa stava ricevendo? Solo odio gratis da una persona che diceva di amarlo.
Raggiunse il bagno con le guance rosse per la rabbia e, subito dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno, sferzò un calcio dritto contro la porta di un cubicolo.
«Maledizione!» gridò tirandone un altro. Le lacrime arrivarono un secondo dopo e, troppo spaventato che qualcuno lo vedesse, si chiuse nello stesso cubicolo su cui aveva sfogato la sua rabbia.
Si sfregò forte gli occhi nella speranza che nessuna goccia salata uscisse dai suoi occhi ma una, bastarda, percorse quel poco tratto di pelle prima di essere cancellata via dal tessuto della camicia di Louis.
Inspirò forte dal naso e cercò con tutto sé stesso di calmarsi.
Avrebbe dovuto rimanere a casa, quel ballo gli stava rovinando la serata. Soprattutto con Harry e la sua bassissima reputazione.
Sussultò appena il suo cellulare squillò nella tasca dei pantaloni.
Lou, sei bellissimo stasera” lesse e scosse la testa per la falsità di quelle parole.
Fottiti” gli scrisse sbattendo ancora una volta il piede contro la porta.
Rimase seduto sulla tazza chiusa per minuti interi a torturarsi il cervello, in quello spazio angusto non avrebbe sicuramente risolto la situazione ma almeno poteva scappare dal suo più grande problema.
Ma è quando il problema ti segue che sei fottuto.
Louis tese le orecchie appena un paio di voci invasero il piccolo bagno.
«Ohi, quand’è che potremo bere seriamente a questa cazzo di festa?» gracchiò uno.
«Non ne ho idea, Matt ha detto che ci avrebbe pensato lui».
«Tu, Harry, sai qualcosa?»
Louis spalancò gli occhi appena sentì il nome del suo ragazzo e il cuore prese a battergli più forte appena quello rispose.
«Mi ha detto che correggerà tutto il ponce subito dopo l’incoronazione, i professori saranno di meno a quell’ora».
«Io ho solo voglia di ubriacarmi, tesoro»
Quella era sicuramente la voce di Taylor e il suono di un bacio schioccato fece rizzare i peli a Louis.
Cercò in tutti i modi di fare silenzio e di non respirare troppo pesantemente per non farsi scoprire ma proprio quando credette di avercela fatta, il suo cellulare squillò un’altra volta.
«Cazzo!» imprecò a bassa voce.
«Ehi, avete sentito?» chiese una voce dall’altra parte della stanza.
«Sembra che ci sia qualcun’altro qui dentro».
Louis non fece in tempo a chiudere la porta con la sicura perché il proprietario di quella voce, Victor Rogers, la aprì scoprendo il suo nascondiglio. Trattenne il fiato per diversi secondo prima che quello lì lo prendesse per un braccio e lo trascinasse là fuori, incastrando le sue braccia sotto le ascelle di Louis per tenerlo fermo.
«Guarda qui, Tay, abbiamo trovato la tua rivale» ghignò.
«Quella corona non è stata fatta per i froci» ridacchiò lei spalmandosi di più contro Harry, rendendo quella vista insopportabile per gli occhi di Louis.
Louis rimase fermo a subire le sue umiliazioni guardando ossessivamente Harry, in una tacita richiesta d’aiuto. Che non arrivò, ovviamente. Harry aveva la testa rivolta verso la porta del bagno e non sembrava avesse alcuna voglia di ricambiare il suo sguardo.
«Ehi principessa, che fai, fissi il nostro Harry? Tranquillo, ci ha già detto che gli fa schifo anche solo guardarti» lo apostrofò l’altro ragazzo punzecchiandolo su un fianco.
«E poi..» continuò a ridacchiare la bionda «Harry mi ha dato modo di non credere a tutte quelle dicerie questa sera stessa!»
Louis abbassò la testa non sopportando oltre. Dovette guardarsi il petto per non credere alle mille lame che aveva sentito squarciargli il cuore e distruggerlo. Altre lacrime bastarde gli bagnarono il viso e, purtroppo, Rogers se ne accorge.
«E per ciliegina sulla torta, la nostra principessa sta piangendo!».
«Lasciatemi stare» ordinò stremato Louis provando a divincolarsi e ottenendo, però, un pugno di Rogers nel fianco. Non urlò, ma il suo sussulto di dolore arrivò anche alle orecchie estranee di Harry che, con finta aria indifferente, si voltò a guardarlo e la sua visuale fu invasa da un celeste annacquato e implorante.
Louis si stava facendo umiliare, insultare e picchiare per Harry, e allora perché Harry non stava facendo nulla per lui?
«Ti prego» mormorò in lacrime cercando ancora una volta il suo aiuto. Harry lo ignorò distogliendo lo sguardo, nonostante dentro stesse gridando di perdonarlo.
Rogers ghignò divertito dalla situazione «Styles, visto che ti sta pregando, dimmi cosa dobbiamo farci con lui!».
Louis trattenne per l’ennesima volta il respiro e attese la sua risposta.
Non mi ama, non mi ha mai amato, sono sempre state un carico di bugie pensò singhiozzando.
Harry lo guardò con il cuore in gola, Louis tremava e fissava il pavimento. Riusciva a captare tutta la paura del suo corpo e insieme a quella anche la delusione e non poteva fare altro che darsi dello stupido vigliacco.
Stronzo, la sua mente gli suggerì.
«Fategli quel cazzo che vi pare, non me ne frega niente di uno come lui!» sentì dire da se stesso e, con la paura nel cuore, prese Taylor per mano per uscire da quel bagno più in fretta possibile.
Harry non poté guardare lo sguardo spezzato di Louis ma riuscì distintamente sentire il rumore dei cocci del suo cuore cadere per terra.
 
Taylor fremeva d’eccitazione accanto a lui. Uno dei professori era appena salito sul palchetto per annunciare la reginetta e il re del ballo scolastico di quell’anno. Harry sbuffò guardandosi attorno, sperando di trovare i due occhi azzurri del suo ragazzo. Quando non li trovò, sospirò pesantemente e si passò una mano tremante nei capelli.
Stava morendo d’ansia, voleva vederlo e scusarsi per il suo comportamento, voleva baciarlo e farci l’amore.
Si chiese se stesse bene e non seppe rispondersi.
«E con grande piacere vi annuncio che la reginetta di quest’anno è…» Taylor squittì stringendo forte il braccio di Harry. La professoressa, la signorina Perez, indugiò leggendo il nome e solo quando ebbe il permesso dagli altri professori poté dire «Louis Tomlinson» al microfono.
Nella sala calò il silenzio e ad Harry prese a battere come una furia il cuore nel petto. Nessuno si mosse, neanche Taylor, la quale era rimasta pietrificata, troppo scioccata dalla triste verità.
«Louis Tomlinson?» richiamò la signorina Perez ma ancora una volta non ci fu nessuna risposta.
«Harry!»
Il ragazzo sussultò appena Ed lo prese per un braccio, «cosa vuoi?» gli chiese.
«E’ successo un casino!» borbottò Ed trascinandolo fuori dalla palestra «si tratta di Louis».
Ad Harry balzò il cuore in gola per poi ritornare giù fino alle caviglie, «Louis?» chiese spaventato.
Ed aspettò di uscire e di allontanarsi in un corridoio deserto prima di parlare. Harry era chiaramente in panico, lo poteva dedurre dai suoi occhi incredibilmente spalancati e dalle sue mani che continuavano a tremare.
«I suoi amici hanno trovato Louis svenuto in un bagno» disse passandosi le mani tra i capelli arancioni «erano andati a cercarlo perché mancava da troppo tempo e lo hanno trovato svenuto, insanguinato e livido in viso, non sanno cosa sia successo ma lo hanno portato immediatamente in ospedale, ho incrociato Horan dieci minuti fa e mi ha raccontato tutto» concluse.
Harry restò secondi interi a fissare il vuoto realizzando tutto ciò che gli aveva appena detto Ed e, purtroppo, capì di essere stato lui stesso la causa di tutto quello. Era colpa sua, solamente colpa sua se adesso Louis non stava bene.
Come un automa si voltò e incominciò a camminare velocemente.
«Harry.. Harry, dove credi di andare?» lo trattenne Ed afferrandogli un braccio.
«Io.. devo andare da lui, è colpa mia, lo amo» balbettò Harry provando a liberarsi dalla forte presa dell’amico.
«Non puoi, non sappiamo neanche in che ospedale lo hanno portato! E’ meglio se resti qui!».
Non si accorse delle lacrime che iniziarono a rigare il suo volto, né di essersi buttato sul petto di Ed per cercare conforto, l’unica cosa che aveva in mente erano solo gli occhi di Louis, quelli bellissimi e profondi che quella sera avevano cercato aiuto più di una volta, quelli che aveva tradito. Si sentiva una merda, una schifosa e totale merda.
«E’ colpa mia» singhiozzò sul petto di Ed «è tutta colpa mia» continuò.
«Harry, cosa stai dicendo?»
«Sono stato io!» sbottò incazzato con se stesso «ho detto io a quei due di fargli quello che volevano, che non mi interessava» si lagnò come un bambino. Ed rimase spiazzato da quell’affermazione e lasciò andare immediatamente il suo amico, «sei veramente uno stronzo, Harry» disse spingendolo.
Harry traballò un attimo e «lo so» rispose in lacrime.
«No, Harry, sei veramente, veramente uno stronzo! Dici di amarlo, mi ripeti ogni secondo che lo vuoi con te per tutta la vita ma non fai mai un cazzo per lui! Lo fai picchiare a sangue e non alzi un misero dito, lo insulti e lo tratti male a scuola quando lui fa tutto per te! Se non fosse perché è fottutamente innamorato di te, Harry, Louis non avrebbe problemi! Capisci? Sei tu il suo problema» gli urlò contro Ed, rincarando più del dovuto la dose.
Harry si fece cadere addosso tutti gli insulti, tutta la verità e annuì dando ragione al suo migliore amico.
Era un problema, un fottuto problema per Louis.
«Ma io lo amo» ripeté scivolando a terra, distrutto.
«Basta con le bugie, Harry, lo hai già deluso abbastanza».

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Note: Ciao! Scusate, sono un po' di fretta e quindi queste note saranno corte! Come sempre, voglio ringraziarvi per le bellissime recensioni e per i complimenti! Tanti cuori e baci per voi :*
Da quanto ho letto dalle recensioni il precedente capitolo vi ha un po' demoralizzate, tranquille, non avete ancora letto questo! ;) Sono solo 3000+ parole e ci ho messo l'anima, ho anche affrettato i tempi, quindi mi trovate con un po' d'anticipo! (in realtà non è neanche uscito come volevo e ci saranno sicuramente degli errori!! :c) 
Grazie ancora e un bacio enorme! :*




 

Le lacrime, per Harry, erano sempre state un modo per sfogarsi, per non tenersi tutto dentro. Per lui era molto meglio farle uscire, piangere per ore e non nasconderle affatto.
Harry piangeva e si liberava, era sempre stato così, sin da quando era un bambino: aveva pianto per rabbia e vergogna la prima volta che, a sei anni, i ragazzetti più grandi gli avevano rubato il pranzo, aveva pianto tutta la notte quando, durante il suo primo anno in squadra, aveva perso una partita importante e aveva pianto quando aveva scoperto che i ragazzi lo attraevano più delle ragazze.
Poi Louis era entrato nella sua vita, e le sue lacrime erano soprattutto dedicate a lui.
Il giorno dopo il ballo, Harry rimase seduto sul letto per tutto il tempo con le lacrime agli occhi e il telefono all’orecchio. Non mangiò e non bevve nulla, voleva solamente che qualcuno dall’altra parte del telefono rispondesse. Non accadde, però.
I messaggi che aveva registrato per Louis in segreteria erano tanti, ormai non riusciva più a contarli sulle dita, e tutti erano un casino di parole sconnesse, tremanti e afflitte. Quelli più lunghi contenevano un sacco tiamotiamotiamo e di perdonami per favore. Quelli più corti lo pregavano solo di richiamarlo.
Anche Ed si rifiutava di parlargli, Harry gli aveva mandato troppi messaggi in cui chiedeva se aveva saputo qualcosa su Louis ma non ricevette nessuna risposta, e questo lo faceva stare così di merda che non riusciva a trattenere le urla quando nessun messaggio o nessuna chiamata faceva vibrare il suo telefono.
Quando Anne, sua madre, sentì un grido più forte degli altri, si precipitò verso il piano di sopra molto più che preoccupata. Trovò suo figlio seduto sul letto in lacrime, il suo telefono per terra e praticamente a pezzi e il comodino ribaltato.
«Tesoro, che succede?» chiese allarmata avvicinandosi a lui per abbracciarlo e posargli dei baci sui capelli. Harry non rispose e si lasciò cullare da sua madre fin quando non smise di piangere e di singhiozzare, sentendosi un po’ meglio.
«Amore, non voglio forzarti ma se non mi dici cosa ti è successo non posso aiutarti» riprovò Anne accarezzandogli i capelli ondulati e sorridendogli confortevole.
Harry tirò su con il naso e strofinò la guancia contro la spalla di sua madre, come un bambino piccolo.
«Penso di aver perso la persona più importante della mia vita» disse a bassa voce stringendo tra le dita i capelli scuri di Anne e chiudendo forte gli occhi. Harry non odiava sua madre, certo, aveva voglia di gridarle che aveva un figlio omosessuale quando la sentiva criticare l’approvazione dei matrimoni gay e quant’altro ma non la odiava, anzi, le voleva moltissimo bene e per molto tempo era stato molto geloso di lei.
Anne continuò ad accarezzarlo e poi gli prese il viso con le mani ben curate, «me ne vuoi parlare? Si tratta di Taylor?».
Harry aggrottò le sopracciglia e scosse la testa «no, no, Taylor non c’entra, lei non potrà mai essere la persona più importante della mia vita» disse convinto districandosi dalle braccia di sua madre per potersi appoggiare allo schienale del letto. Era incredibile come sua madre pensasse che lui fosse veramente a Taylor, nonostante le avesse detto mille volte che non gli piaceva e che non avrebbe mai concluso niente con lei perché era solamente una ragazza tutto aspetto e niente cervello.
«E quindi chi è? Hai conosciuto qualcun’altra?»
Il ragazzo chiuse gli occhi appena quel qualcun’altra invase la sua testa e «è tutta colpa mia» borbottò portandosi le mani sugli occhi per nascondere il viso.
Anne gli baciò ripetute volte la fronte e lo circondò con le braccia un’altra volta «vedrai che si sistemerà tutto» gli sussurrò all’orecchio «vado a farti una tazza di tè».
Appena sua madre uscì dalla sua stanza, Harry raccattò il suo telefono e lo aggiustò come meglio poteva. Si erano formate delle crepe sullo schermo ma niente di irreparabile, tirò un sospiro di sollievo appena si accese e come una furia compose il numero di Louis e, purtroppo, rispose di nuovo la segreteria telefonica.
 
10.13 p.m. “Lou, per favore, mi basta solo un messaggio per capire se stai bene.. Ti amo”
10.49 p.m. “Ti prego, mi manchi”
7.31 a.m. “Chiamami, ti prego, non ce la faccio più. P.S: buongiorno e ti amo tantissimo, è stato un errore quello di sabato, spero tu stia bene”
 
I borbottii a scuola, il lunedì seguente, non mancarono. La prima cosa che Harry venne a sapere fu la notizia dell’espulsione di Victor Rogers e di Chad Torres, l’amico, dalla squadra. La seconda notizia fu quella di Louis ma Harry la sapeva già.
Nessuno seppe dirgli se Louis fosse ritornato a casa dall’ospedale, se fosse venuto a scuola, le sue condizioni o se stesse bene. Ovviamente il nome di Louis Tomlinson era presente anche sulle locandine in cui ritraevano le foto della reginetta e del re del ballo e rimase di stucco quando vide, proprio affianco alla foto di Louis, quella sua. Dopo il discorso con Ed, il sabato sera, non era più rientrato in casa, era scappato direttamente nel parcheggio per poter entrare in macchina e sfogare tutte le sue lacrime, così non aveva assistito all’incoronazione del re.
Gli si strinse il cuore quando notò una scritta in neretto  che diceva “frocio” sulla fronte di Louis e resistette all’impulso di prendere a pugni il ragazzo affianco a lui che rideva insieme ad una ragazzina puntando la scritta.
«Ed!» gridò appena vide i capelli dal colore sgargiante del suo amico vicino al suo armadietto e affrettò il passo per raggiungerlo, «Ed, aspetta, Ed!» gridò ancora appena quello, dopo averlo notato, iniziò ad allontanarsi.
Appena gli arrivò vicino lo prese per una manica della giacca che tutti i giocatori di football indossavano e lo strattonò, costringendolo a fermarsi.
«Cosa vuoi?» gli chiese acido Ed.
Harry deglutì e si guardò intorno per assicurarsi che non ci fossero orecchie indiscrete «hai saputo qualcosa di Louis? Non ha risposto a nessuna delle mie telefonate e..».
«Ora t’importa, Harry?».
Il ragazzo guardò supplichevole Ed e annuì disperatamente «io l’ho sempre fatto.. io, ti prego..».
Ed scosse la testa e si aggiustò lo zaino sulle spalle, scettico riguardo alle parole dell’amico, «non meriti niente, Harry, sei già stato fortunato che la signora Tomlinson non abbia fatto il tuo nome al preside».
Harry rimase a bocca aperta mentre Ed lo superava per allontanarsi.
Non aveva pensato alla possibilità che Louis, questa volta, non sarebbe rimasto in silenzio e in quel momento capì perché c’era stata l’immediata espulsione dei suoi due compagni dalla squadra.
Si morse le labbra e abbassò la testa, trovandosi d’accordo con Ed ma ancora, purtroppo, non aveva saputo niente riguardo la salute di Louis.
Deciso a non demordere, girò su se stesso e ripercorse di nuovo tutto il corridoio, spedito verso la classe di spagnolo, dove era sicuro di trovare Niall Horan.
Sbirciò dentro la casse, c’erano solo pochi alunni dato che la campanella ancora doveva suonare ma, all’ultimo banco, fu felice di vedere la chioma bionda di Niall.
Con passo lento entrò in classe e solo quando Niall alzò gli occhi su di lui si affrettò leggermente.
Niall fece una risata senza alcuna traccia di divertimenti e scosse la testa «mi chiedo con qualche faccia…»
«Voglio solo sapere come sta!» lo interruppe immediatamente Harry con un tono più che disperato «per favore, ti prego… dimmi che sta bene» continuò abbassando gli occhi.
Niall esitò e giocò con i braccialetti che aveva al polso, aveva lo sguardo fisso su di lui e non gli scappò di notare quanto fossero lucidi e pentiti gli occhi di Harry.
«Ti prego» ripeté Harry strofinandosi gli occhi con la manica della giacca. Il biondino sospirò e diede un’occhiata ai pochi studenti che si trovavano in classe e che, fortunatamente, non stavano badando a loro due.
«Niente di grave» sussurrò facendo sussultare Harry, «gli hanno slogato un polso e rotto un labbro ma sta bene.. almeno, fisicamente» continuò osservando le reazioni del ragazzo. Harry aveva le spalle piegate verso il basso, il capo chino e le mani a torturarsi a vicenda.
«Quindi… quindi ti ha detto di me?» domandò Harry esitante, guardando ovunque tranne che negli occhi azzurri del biondo.
Niall rise di nuovo ironicamente «l’ho sempre saputo, Harry».
«Come?» chiese confuso alzando, finalmente, lo sguardo.
«Lo so dal primo giorno, dal bacio che vi siete in estate..» spiegò Niall alzando indifferente le spalle «lo avevo anche avvisato di non innamorarsi di uno come te».
Ad Harry mancò il respiro per qualche secondo assimilando quelle parole e «no, io non.. io..» bofonchiò non riuscendo a mettere in fila una parola dietro l’altra. Uno come lui, certo.
«Ti sei rivelato proprio per quello che sei in realtà, Harry, un bugiardo» continuò il biondo incurante dell’effetto che quelle parole causavano ad Harry.
«No, non è vero!» replicò Harry sbattendo una mano sul banco di Niall e attirando l’attenzione di tutti i presenti, causando qualche sussurro.
«Styles, esci fuori di qui prima che ti prenda a calci nel culo» lo minacciò una voce dietro di lui. Harry si voltò e vide Zayn Malik proprio a due passi da lui con le braccia conserte e lo sguardo furente. Grugnì arrabbiato e, con una spallata poco carina a Zayn, se ne andò con lo sguardo basso e un groppo in gola.
 
Harry esitò davanti alla porta di casa Tomlinson quel pomeriggio. Prese dei grossi respiri prima di spingere il dito sul pulsante del citofono e aspettò impazientemente che qualcuno venisse ad aprirgli.
Non era tornato a casa quel giorno, aveva trascorso delle ore in un bar trovato per caso e aveva mangiucchiato qualcosa lì, anche se, per dei crampi insopportabili allo stomaco, aveva vomitato tutto nel bagno del bar.
Le mani gli tremavano incessantemente e il cuore ormai gli era salito sin in gola, a schiacciargli le corde vocali. Non era sicuro di cosa dire a Louis, forse gli avrebbe ripetuto mille volte di amarlo, di volerlo e di perdonarlo. Si era anche preparato un discorso durante il tragitto in macchina dalla scuola sino a casa di Louis, ma aveva solo tante parole confuse in testa e desiderava solamente di abbracciarlo, di restare in silenzio e sentire i loro cuori battere insieme.
Trasalì appena Lottie comparve davanti ai suoi occhi e si lanciò in avanti per tenere la porta aperta quando si accorse che la ragazza stava per richiuderla con la peggior espressione furente sul volto.
«No, no, Lottie aspetta, per favore..» tentò facendo forza sulla porta per tenerla aperta «ti prego, fammi entrare!».
Riuscì ad aprirla solo qualche secondo dopo quando, con una spinta più forte delle altre, riuscì a sovrastare la forza della ragazza. La prese per un polso prima che potesse cadere all’indietro, data la potenza, e subito dopo si preoccupò se stesse bene.
«Lasciami stare, stronzo!» gridò la ragazza allontanandosi di due passi. Harry si rabbuiò e chinò il capo non riconoscendo la ragazzina simpatica e estroversa con cui era abituato a ridere e a scherzare.
«Scusami» mormorò seriamente dispiaciuto «ma ho davvero bisogno di vederlo, per favore» la supplicò un attimo dopo.
«Harry!» gridò contenta una delle gemelle, Daisy, correndo verso di lui dalla cucina. Harry le sorrise dolcemente, nonostante avesse gli occhi lucidi e quasi traboccanti di lacrime.
«Daisy, ritorna in cucina!» le ordinò Lottie puntando con un dito la stanza. La bambina fermò la sua corsa e rabbuiò «posso abbracciare prima Harry?» chiese ingenuamente portandosi l’unghia dell’indice in bocca.
«No, non puoi, vai ora».
Harry guardò Daisy tristemente e  con un cenno della mano la salutò. La bambina ricambiò, ritornandosene con passo pesante verso la cucina.
Lottie lo guardò di nuovo con astio e si mise fra lui e le scale, per evitare che corresse in camera di Louis, «te lo scordi» fece autoritaria «Louis non vuole vederti e ringrazia che in questo momento non ci siano i miei genitori, mio padre ti avrebbe già fatto a pezzi!» grugnì arrabbiata.
«Solo due minuti, per favore» ripeté convincendo se stesso che due minuti gli sarebbero bastati.
«Ti ho detto di no, Harry, torna a casa!».
«Fallo passare, Lots».
Ad Harry si riempì il cuore di felicità quando sentì la voce di Fizzy accanto a lui e le sorrise riconoscente.
«Sei pazza?» squittì stupita Lottie non capendo le intenzioni della sorella.
«Harry ha il diritto di spiegare a Lou le sue motivazioni e tu non sei nessuno per impedirgli di vederlo» fece risolutiva la sorella minore prendendo per un gomito Lottie e spostandola, «ti ci porto io, Harry».
«Okay, okay, poi te la vedrai da sola sia con Louis che con mamma e papà!» esclamò irritata Lottie dileguandosi in cucina per controllare le gemelle mentre Fizzy ruotò gli occhi esasperata.
«Grazie» mormorò Harry sorridendole.
La seguì sulle scale in silenzio e una volta arrivati al primo piano si passò nervosamente le mani tra i capelli.
«Aspettami qui un attimo, vado ad avvisarlo che.. che c’è qualcuno per lui» gli disse Fizzy fermandolo a qualche metro dalla camera di Louis. Harry annuì e mise le mani in tasca nell’attesta: vide Fizzy entrare nella camera, chiamare Louis qualche volta e poi uscire con un sorrisino docile.
«Sta dormendo» lo informò richiudendo la porta «non ha dormito queste due notti, ha solamente pianto per ore e io purtroppo l’ho sentito».
Lo sguardo di Harry si rabbuiò all’istante: il solo pensiero che stesse facendo soffrire Louis lo faceva star male e Dio quanto avrebbe voluto entrare in camera sua, svegliarlo a suon di baci e dirgli che andava tutto bene, che non avrebbe più fatto una sciocchezza simile.
«Posso entrare?» farfugliò imbarazzato, arrossendo poco poco sulle guance.
Fizzy fece sì con la testa e si spostò dalla porta della camera di Louis, «per favore» disse trattenendolo per un braccio «lui ti ama e io odio vederlo in questo stato, prova a far tornare le cose com’erano prima» lo supplicò facendo un po’ di pressione con le dita sulla sua pelle.
Harry sospirò «è quello che voglio anch’io» la rassicurò.
 
La stanza di Louis era al buio quando entrò. Camminò con passo felpato e lento, stando attento a non far nessun tipo di rumore, fino al letto del ragazzo e represse un singhiozzo di felicità quando lo vide assopito e sereno contro il cuscino. Si abbassò alla sua altezza e piano accarezzò la sua guancia con il pollice, mordendosi il labbro quando notò, anche al buio, le chiazze più scure sul suo viso e un taglio proprio sul labbro inferiore. Fece scorrere gli occhi per tutto il suo busto e si maledisse quando vide la fasciatura attorno al polso di Louis. Si diede per centesima volta dello stupido e del bastardo per aver lasciato che quei due gli facessero del male.
Con cautela, si sedette sul bordò e continuò ad accarezzare leggermente il volto di Louis, accontentandosi dei suoi respiri pesanti e del calore della sua pelle.
Quando notò, sul comodino del ragazzo, il suo cellulare, decise di prenderlo per controllare se Louis avesse letto i suoi messaggi.
Mise in fretta, sapendola, la password del telefono e andò direttamente agli SMS e sbuffò quando vide che erano stati tutti cancellati tranne gli ultimi che gli aveva mandato e che, sicuramente, Louis non aveva ancora visto. Tra i suoi, però, spiccava anche il nome di Liam Payne.
Si accigliò e, dopo aver dato un’occhiata a Louis per assicurarsi che stesse ancora dormendo, lo aprì.
Ehi Lou, spero tu stia meglio oggi. Sono felice che ieri notte tu mi abbia lasciato dormire con te anche se, effettivamente,  non abbiamo dormito. Questa sera passo di nuovo se ne hai voglia, ci vediamo un film magari. Liam Xx
Harry rimase con gli occhi fissi sullo schermo per una decina di secondi, paralizzato, e si riscosse solo nel momento in cui si accorse che la sua mano aveva incominciato a tremare involontariamente.
Con gli occhi pieni di lacrime, rimise a posto il cellulare e nascose il viso dietro le mani, cercando con tutte le forze di non piangere perché altrimenti, con i suoi sonori singhiozzi, avrebbe svegliato sicuramente Louis.
«Cazzo» sibilò a bassa voce appoggiando i gomiti sulle ginocchia e facendo passare le mani attraverso i capelli fino ad arrivare alla nuca, «cazzo, cazzo, cazzo».
In quel momento, la voglia di prendere a pugni Liam Payne era fortissima. Dal messaggio non aveva capito molto di quello che, in realtà, avessero fatto quella notte ma solamente il pensiero di Liam che dormiva affianco a Louis lo destabilizzava, gli oscurava la mente rendendolo gelosissimo.
«Harry».
Un piccolo rantolo alle sue spalle lo fece sussultare e voltò immediatamente il capo per vedere Louis svegliarsi e stiracchiarsi tra le coperte. Si alzò dal letto con il cuore in gola e guardò Louis sbattere più volte le palpebre e poi il suo viso cambiare espressione, da confusa e assonnata a incazzata e  furiosa.
«Lou» provò gettandosi in ginocchio davanti al suo letto «per favore, per favore, Louis, mi dispiace» piagnucolò cercando una sua mano per poi stringerla più forte di quanto poteva però, inaspettatamente, Louis gli diede una spinta che lo fece capitolare all’indietro, creando un sonoro tonfo.
«Vai via» gli ordinò sporgendosi per accendere la lampada sul comodino «non ti voglio vedere, chi cazzo ti ha fatto entrare in camera mia?».
E, peggio di un temporale in piena estate, Louis iniziò a piangere.
Harry era consapevole della sua colpa, di essere lui la causa di quelle lacrime «non piangere» mormorò nonostante anche lui stesse piangendo lacrime amare.
«E che cazzo dovrei fare, Harry? Ridere? Ridere delle tue bugie, delle umiliazioni che mi hai fatto subire?» gridò Louis furioso, la vena del collo ormai sporgente e visibile.
«No, Louis, è stato un errore! Ti prego, ti amo, ti prego».
«Esci fuori di qui e non osare cercarmi più» disse autoritario Louis alzandosi dal letto, asciugandosi le lacrime con il polso e prendendo un braccio di Harry per farlo alzare. Lo trascinò con forza verso la porta ed Harry non era neanche riuscito a mettersi in piedi per quanto tutto gli stesse facendo male, «no, Louis, no» continuava a ripetere.
«E’ finita, Harry, okay? Finita! Io non ti voglio più, non dopo quello che mi hai fatto» sbraitò Louis aprendo la porta della sua stanza.
Harry scosse la testa incredulo e si chiuse su se stesso, allacciando le braccia attorno alle ginocchia «mi avevi promesso che non mi avresti lasciato» mugolò intenzionato a non lasciare quella stanza senza aver ottenuto il perdono da parte di Louis.
«E tu sai cosa mi avevi promesso? Una soluzione per far sì che i maltrattamenti su di me finissero! E cosa ne ho ricavato? Questo!» gridò ancora puntando il suo viso livido e gli ammaccamenti.
Harry fu scosso da una seria di singhiozzi e brividi che lo portarono ad accasciarsi sulle le gambe di Louis «mi dispiace, mi dispiace» riprovò petulante, appoggiando la testa contro una delle cosce del ragazzo.
«Lasciami andare» sibilò Louis tentando di divincolarsi dalla presa di Harry «lasciami stare, stronzo, non meriti un cazzo» continuò e, senza accorgersene, sferzò un calcio in direzione dello stomaco di Harry.
Il dolore lancinante fece mancare il fiato ad Harry, che si accasciò a terra un attimo dopo, tenendosi il ventre con le mani in preda agli spasmi.
Louis, invece, si portò immediatamente le mani sulla bocca incapace di credere a ciò che aveva appena fatto. Fu sul punto di scusarsi, di avvicinarsi ad Harry e chiedergli se stesse bene o se gli avesse fatto troppo male e solo dopo si accorse che non doveva, che, anzi, aveva fatto bene nonostante i sensi di colpa.
«Io ti amo, Harry» singhiozzò scivolando per terra al fianco di Harry «ma non sopporto più questa storia, non sopporto più te e tutte le tue bugie, puoi ripetermi mille volte di amarmi ma non ti crederò più» continuò massaggiandosi gli occhi con le mani.
Con dei lamenti, Harry cercò di mettersi seduto e quando fu di fronte a Louis provò a prendergli le mani, non riuscendoci, «Non è vero, Louis, te l’ho dimostrato tantissime volte che ti amo» disse lamentandosi. Il suo cuore ormai sfrecciava da una parte all’altra, gli sembrava che avesse preso fuoco per quanto gli stesse facendo male e Louis era lì, di fronte a lui, in lacrime e con le guance rosa. Tutto quello non era reale, quella non era veramente la loro fine.
«Allora non l’hai fatto quando ce n’era più bisogno» borbottò Louis alzandosi in piedi. E fu come una bomba.
Harry capì di averlo perso sul serio, in quel momento.
Guardò Louis a bocca aperta non riuscendo a dire più una parola e lasciò che il dolore conquistasse ancora una volta tutto il suo corpo: lo vide attraversare la sua stanza, prendere qualcosa da un cassetto e poi ritornare da lui cercando di frenare le lacrime.
«Riprenditela e vai via Harry, ti prego» mormorò facendo cadere vicino ai piedi di Harry la collanina a forma di aeroplanino di carta che Harry gli aveva regalato per Natale prima che partisse per la vacanza in Canada con i suoi genitori.
Harry oscillò lo sguardo dalla collanina al viso di Louis e sperò fosse tutto uno scherzo. Prese con mani tremanti la collanina e, piano, riuscì a rimettersi in piedi, anche se un po’ traballante.
«Ma è tua adesso» sussurrò con la poca voce che gli era rimasta in gola sfiorando con i polpastrelli il ciondolino.
Louis scosse la testa e incrociò le braccia al petto, «non la voglio più, ora vai per favore» disse ritornando verso la porta e riaprendola di nuovo per far capire, una volta per tutte ad Harry, che doveva andarsene.
«Louis..»
«Harry, cazzo, vattene e facciamola finita!» gridò Louis.
Harry rimase fermo due secondi sul posto prima di prendere un grosso respiro e fare i primi passi verso Louis. Ne prese un altro quando gli fu accanto e con un immensa dose di coraggio riuscì a prendere il suo viso e premergli un bacio sulla fronte. Un bacio che esprimeva tutto il suo dolore.
Poi, subito dopo, corse via.

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Note: Ciao a tutti! Finalmente mi faccio viva con questo nuovo capitolo, spero che vi piaccia (perchè a me non piace, non è uscito esattamente come lo facevo sembrare nella mia testa!) xD
Prima di tutto questa volta vorrei abbracciarvi tutte virtualmente per le bellissime recensioni che avete lasciato nello scorso capitolo! Ben sedici, wow! Cioè, sono stra felicissima! Grazie mille a tutte! *-* E' solo grazie a voi che continuo a scrivere, grazie grazie grazie!!!
Di questo capitolo non c'è molto da dire ed è anche un po' corto :/ . E' solo di passaggio (e che passaggio!) ed è tipo una cronologia perchè, come noterete, durante lo scorrere del capitolo passa già un mese! Vi faccio presente che la storia finirà quando anche l'anno scolastico di Lou e Haz finirà (penso, forse un po' più in là) ma comunque mancano pochi capitoli :)
Detto questo vorrei ricordarvi che potete trovarmi sia su  twitter che sia su ask.fm! (non siate timidi, a me fa piacere! :3). Infine vorrei ringraziare 
Loulizhall_Led per il bellissimo trailer!
Grazie di nuovo e buona lettura! Un bacio! :)
(scusate per gli errori!)




 

«Dormirai per tutto il giorno?».
«Fottiti».
Ed sospirò entrando in camera di Harry e si sedette affianco a lui sul letto, scuotendolo per una spalla, «sono quattro giorni che sei rinchiuso qui dentro a non far niente, non pensi che sia arrivata l’ora di alzarsi e prepararsi per gli allenamenti?» gli chiese cercando di essere il più gentile e sensibile possibile, conoscendo la vulnerabilità del suo migliore amico in quel momento.
«Fanculo tu e gli allenamenti» borbottò il riccio seppellendo la testa sotto il cuscino «vattene» disse subito dopo dando le spalle al ragazzo.
«Harry, il coach è infuriato con te, hai saltato già tre volte gli allenamenti!» esclamò irritato Ed «ha già iniziato a dire che ti caccerà dalla squadra se non partecipi agli allenamenti».
«Che lo faccia! Non me ne frega niente, né di te, né degli allenamenti, né del coach» sputò, la voce ovattata dal cuscino, «voglio Louis» mormorò poco dopo a voce bassa.
Ed ruotò gli occhi, quasi sul punto di mandare a fanculo l’amico, e «ma Louis non ti vuole più, fattene una ragione, per Dio!» disse, non badando a quanto potessero fare male quelle parole ad Harry e solo quando lo vide rannicchiarsi con la schiena al muro e le gambe al petto capì di aver fatto un grosso errore.
«Oh, che cazzo, non di nuovo!» borbottò mentre i primi sonori singhiozzi di Harry invasero la stanza. Ma cosa poteva farci? Era solamente la verità. «Dai, Harry, smettila di piangere!» lo pregò ottenendo solamente dei singhiozzi più forti.
«Tu non capisci» piagnucolò Harry non tentando neanche di asciugarsi le lacrime «Louis era tutto per me e non sopporto l’idea che io sia riuscito a farmelo scappare» continuò tirando su con il naso.
Ed sbuffò, tirando fuori dalla tasca un fazzoletto e iniziando ad asciugare le guance di Harry, «è vita, Harry, devi imparare ad andare avanti!».
Harry scansò la sua mano e scosse la testa «che schifo, chissà per cosa l’hai usato quel fazzoletto!» esclamò piangendo e ridendo contemporaneamente, causando anche a Ed uno sbuffo divertito ma subito ritornò a deprimersi.
Aveva saputo, da Ed ovviamente, che Louis era tornato a scuola due giorni prima e che, non ci crederai mai, Haz!, stava sorridendo e ridendo come se non fosse successo nulla.
Ad Harry gli si era spezzato il cuore quando aveva sentito quelle parole e non poteva crederci che Louis avesse eliminato tutto quello che avevano passato insieme dalla sua vita così facilmente, era umanamente impossibile!
Oltre a quella bruttissima notizia, Ed gli aveva detto che Louis, con il permesso del preside, aveva fatto togliere ogni locandina con la sua foto da ogni angolo della scuola e che ovunque andava, c’era Liam a spalleggiarlo.
Harry doveva ancora venire a capo del messaggio che aveva letto sul telefono di Louis da parte di Liam e quindi aveva poco chiara la situazione e stava sperando con tutto sé stesso che non fosse come la parte più cattiva e negativa del suo cervello pensava.
«Hai notato qualcosa di strano tra Louis e Liam?» chiese timido strofinando le guance sulle ginocchia «io ho paura che loro, sì, insomma, che ora Liam si approfitti della situazione» mormorò arrossendo.
Ed scosse la testa, sorridendogli cauto, «no, a parte il fatto che si muovono insieme, ma non ho notato nulla di strano rispetto al rapporto che avevano prima» disse.
Harry annuì, un po’ consolato dalle parole di Ed, ma non riuscì a cacciare via la paura che gli attanagliava le membra e che gli faceva pizzicare gli occhi, già grondanti di lacrime.
Avrebbe preferito mille volte morire che vedere Louis insieme a qualcun altro.
 
Louis chiuse il suo armadietto cercando di non pensare al fatto che Harry fosse proprio dall’altro lato del corridoio e che lo stesse guardando con aria sofferente, con gli occhi spalancati e i libri premuti forte sul petto.
Sussultò quando una mano si posò sulla sua spalla e, già con gli insulti sulla lingua, si girò per mandare a fanculo il suo ex ragazzo ma si rilassò appena notò che era stato Liam a farlo spaventare.
«Oh sei tu» sospirò appoggiando la schiena agli armadietti.
Liam sorrise e alzò le spalle «chi altro aspettavi?» gli chiese infilando le mani in tasca. Louis scosse la testa e subito dopo indicò con il capo il ragazzo a una decina di metri da loro che li osservava attentamente con lo sguardo accigliato.
«E’ tornato il bastardo» sibilò Liam tra i denti appena riconobbe Harry dietro la calca degli altri studenti che percorrevano il corridoio.
«A quanto pare» borbottò Louis distogliendo lo sguardo e puntando gli occhi a terra, sentendosi troppo in soggezione con quei occhi puntati addosso. Non aveva visto Harry per un’intera settimana e ora che era lì, a pochi metri da lui, la sua presenza gli faceva pesare tutte le lacrime che aveva versato nelle notti precedenti e i finti sorrisi che aveva esposto a chiunque per nascondere il dolore che provava sottopelle.
«Stai bene, Lou?» gli chiese Liam notando lo sguardo triste di Louis. Appoggiò un dito sotto il mento del ragazzo e lo costrinse ad alzare gli occhi, «dimmi la verità» gli ordinò.
Louis non resistette allo sguardo penetrante di Liam e scosse violentemente la testa, serrando gli occhi per cacciare via le lacrime. E, cazzo, non poteva piangere, non con tutta quella gente intorno.
«Vado un attimo in bagno» disse fuggendo via dalle mani di Liam prima che potesse fermarlo.
Il primo istinto di Harry, quando vide Louis muoversi e iniziare a camminare in fretta, fu quello di seguirlo. Lo aveva tenuto d’occhio per tutto il tempo da quando era arrivato a scuola e vederlo per la prima volta dopo una settimana di pianti sofferti fu una gioia immensa. Peccato che Louis non lo avesse degnato di un solo sguardo. E, Dio, si stava sentendo come un fottuto stalker o qualcosa del genere.
Faceva così male poterlo guardare ma non poterlo toccare, né sorridergli o altro e si odiava con tutto se stesso per essersi privato di una cosa così bella come Louis.
«Dove cazzo credi di andare?»
Harry fermò la sua corsa verso Louis quando sentì la voce di Liam Payne penetrargli le orecchie e le sue mani artigliare la sua felpa.
«Lasciami stare!» esclamò Harry voltandosi verso di lui quasi ringhiando.
Liam Payne riusciva a suscitare in lui tanti cattivi pensieri come mai nessuno ero riuscito. Aveva così voglia di stringere le mani attorno al suo collo e strozzarlo o sbattergli la testa contro il muro, o prenderlo a pugni così forte da ammazzarlo. Harry non pensava avesse qualche problema psichico ma da quando questo Liam era entrato, per forze altrui, nella sua vita aveva incominciato a dubitare della sua certezza.
«Non permetterti a seguirlo!» fu la risposta di Liam bloccandogli il passaggio «gli dai fastidio, non te ne sei reso conto prima? E’ per te che se ne è andato, è per te che stava quasi piangendo! Lo capisci? Così gli fai più male» disse puntandogli un dito contro. Harry si sentì morire, anche lui stava male.
«Io voglio che le cose si sistemino» mormorò con disprezzo «e non sarai sicuramente tu ad impedirmelo!».
Liam ghignò e scosse la testa «Louis ti ha praticamente bannato dalla sua vita».
«E chi cazzo sei tu per dirlo?» obbiettò immediatamente Harry sforzandosi di non alzare troppo la voce per non attirare gli occhi degli altri studenti.
«Quello che è rimasto ore con lui e che lo ha confortato» rispose l’altro con ovvietà. Harry fu ad un passo dal picchiarlo a sangue.
«Non ti azzardare a toccarlo o a solamente a provarci di mettergli le mani addosso, mi stai capendo?» lo minacciò ringhiando.
«Altrimenti che fai?» lo provocò Liam con un ghigno.
E grazie al Cielo la campanella della prima ora suonò proprio in quell’istante.
 
Zayn stava correndo con un enorme sorriso sul volto. Forse Louis ci stava vedendo male, perché Zayn non correva e soprattutto non sorrideva così ampliamente, se non con una sola persona, e si accigliò quando mise bene a fuoco la scena del suo amico e notò che sta veramente correndo e sorridendo.
Non fece in tempo a chiedere cosa avesse che il ragazzo gli si piombò addosso, abbracciandolo stretto. Louis fece qualche passo all’indietro e perse quasi l’equilibrio ma riuscì a rimanere sui suoi piedi, molto fortunatamente.
«Che succede?» chiese confuso scrollandosi Zayn di dosso. Al ragazzo si illuminò tutto il viso e prese per le guance Louis, baciandole successivamente. «Zayn!» protestò Louis cercando di sottrarsi alla sua presa.
«E’ successo!» esclamò raggiante Zayn.
«Cosa?» chiese ancora più confuso Louis, levandosi con le mani la saliva che Zayn aveva lasciato sulle sue guance quando lo aveva baciato. Che schifo.
«Ieri è successo!» esclamò ancora una volta il moro su di giri «ieri sera io e Niall dovevamo uscire come al solito in centro e invece mi ha portato a casa sua ed è stato.. è stato bellissimo! Abbiamo prima cenato con la pizza che ha preparato con le sue mani e poi mi ha portato in camera sua e c’erano le candele accese e tutto era così, così romantico!» spiegò in fretta incespicandosi su molte parole. Louis alzò gli occhi al cielo e sorrise appena capì di cosa Zayn stesse parlando.
«Sono davvero molto, molto felice per te» gli disse con un sorriso, anche se era un po’ spento rispetto ai suoi soliti sorrisi, e diede un buffetto a Zayn sulla guancia.
«Louis» disse in modo serio il moro «sono follemente, irrimediabilmente, profondamente e pazzamente innamorato di Niall» concluse con un sospiro.
Louis guardò la sua espressione seria e non riuscì a trattenere le risate quando notò Niall proprio dietro di lui, con la bocca spalancata e gli occhi enormi, stupito.
«Beh» fece dandogli una pacca sul braccio «ti sei risparmiato quel bruttissimo momento in cui vuoi dire “ti amo” ad una persona ma hai paura di non essere ricambiato» continuò. Il ricordo del primo “ti amo” di Harry gli arrivò dritto in faccia, come una torta alla panna, e gli angoli della sua bocca calarono immediatamente verso il basso.
Stupido, stupido, stupido. Non avrebbe dovuto fidarsi di Harry, né dei suoi “ti amo”.
Zayn si accigliò, «che stai dicendo?» blaterò non capendo e sussultò appena le braccia di Niall avvolsero il suo busto.
«Che devi sempre guardarti le spalle!» ridacchiò Niall lasciandogli un bacio sulla guancia. Zayn arrossì violentemente sul volto.
 
Nella settimana seguente, a scuola, Louis cercò in tutti i modi di restare il più tempo possibile nelle classi per evitare qualsiasi incontro con Harry, altrimenti avrebbe dovuto sopportare il suoi occhi addosso per tutto il tempo.
Il più delle volte, trovandosi in compagnia di Liam, Louis riusciva a sopportare quel peso sulle spalle, anche perché Liam riusciva a distrarlo e quindi, dopo un po’, dimenticava che Harry passava le ore a fissarlo.
«Tomlinson!».
Louis si voltò abbastanza velocemente per riuscire a intravedere Amanda, una piccola ragazzina del secondo anno, con dei  piccoli secchi tra le braccia, «sì?» chiese gentilmente avvicinandosi.
La ragazza gli sorrise timidamente, arrossendo poco poco sulle guance, e «potresti portare questi nel laboratorio d’arte?» chiese indicando i secchi, contenenti sicuramente del colore.
«Certo! Dammi qua!» trillò Louis prima di prendere i secchi.
Arrivò nel laboratorio d’arte in pochi minuti. Ci entrò con cautela, attento a non far cadere nessuno dei secchi e, ringraziando chiunque sul fatto che il laboratorio fosse vuoto e che non ci fosse nessuno per prenderlo in giro, perché sì, il fatto di essere la nuova reginetta aveva triplicato le offese, raggiunse il ripiano su cui erano appoggiati gli altri secchi.
«Louis».
Trasalì appena sentì quel sussurro, piccolo e a bassa voce ma detto da una voce che causò al suo cuore delle capriole, e no, nononononono, non aveva voglia di vederlo.
«Ti prego, Louis» sussurrò ancora quella voce. Louis sentì dei passi dietro di sé ma non volle voltarsi e sperò con tutto se stesso che Harry non si avvicinasse troppo, non avrebbe potuto sopportare la sua vicinanza e il suo profumo, lo mandavano in bestia quasi quanto gli tormentavano i pensieri.
«Vai via» gli ordinò mordendosi le labbra e sperando che Harry capisse che non aveva né voglia di vederlo, né di parlargli, né di piangere. Quindi, sì, doveva andarsene.
«Mi manchi».
«Non dire sciocchezze».
«Quando mi perdonerai?».
Louis rise, ma senza ironia e «sul serio credi che ti perdonerò mai?» gli chiese sarcastico, decidendosi a voltarsi per incontrare lo sguardo ferito di Harry.
Aveva gli occhi lucidi, le mani raccolte insieme e le labbra premute su se stesse per evitare il pianto e le lacrime. Louis evitò il suo sguardo perché, nonostante tutto, aveva un certo effetto sul suo corpo e le sue emozioni, e scosse la testa dandosi di nuovo dello stupido.
«Lasciami in pace, okay? Non cercarmi, non seguirmi e soprattutto non mandarmi messaggi» borbottò iniziando a camminare per uscire fuori da quell’aula.
«Louis» fece di nuovo Harry cercando di bloccargli il passaggio avendo, almeno, il buonsenso di non toccarlo.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, infastidito, e «è tutto inutile, Harry!» gridò dandogli una spinta sulle spalle,  «pensi che sia così facile perdonarti?» chiese sperando che voce non gli uscisse troppo strozzata, «avresti dovuto fregartene di chi cazzo sei quel giorno, avresti dovuto proteggermi non buttarmi nella tana del leone!» sbraitò ancora incapace di credere che Harry, il suo Harry, avesse fatto una cosa del genere.
«Mi dispiace» fu l’unica cosa che riuscì a farfugliare Harry trattenendo a stento le lacrime.
«È colpa tua» mormorò Louis prima di oltrepassarlo e uscire, finalmente, da quell’aula.
Harry non osò muoversi per diversi minuti, capacitandosi, una volta per tutte, che non c’era più niente da fare.
 
«Muore» fece Liam mettendo in bocca un popcorn «perché è già troppo morto, non può non morire» continuò indicando il personaggio del film che stava vedendo insieme a Louis.
Era un mercoledì sera, tre settimane dopo l’ultimo incontro con Harry. Avevano deciso di vedere “The Hunger Games” quel giorno perché, vedrai è bellissimo!, ma a Louis non stava piacendo molto: non perché pensasse che non fosse un bel film ma perché stava piangendo per la morte di ogni personaggio.
«Ricordami di non lasciarti mai più scegliere un film» farfugliò passandosi un dito sotto l’occhio per eliminare quella lacrimuccia bastarda «riesci a trovare sempre quelli più struggenti o strappalacrime, come se io in questo periodo non ne stessi già versando abbastanza!» esclamò con una mezza risata.
Liam si voltò verso di lui e gli sorrise teneramente, «vieni qui, dai» fece alzando il braccio, per far capire a Louis che poteva tranquillamente accoccolarsi contro di lui. Louis annuì in fretta e, con pochi movimenti, riuscì ad appoggiarsi con la testa sulla spalla di Liam. Il bracciò del ragazzo lo tirò immediatamente più vicino, circondandogli tutte le spalle, e iniziò, senza badarci, ad accarezzargli il braccio.
«Stai bene così?» gli chiese dritto nell’orecchio a bassa voce. Louis annuì, voltandosi un po’ per riuscire ad appoggiare un braccio sul ventre di Liam, e sentì le guance diventare a mano a mano più rosse.
Si chiese se Liam se ne fosse accorto e ringraziò la poca luce della stanza.
Sorrise quando, dopo attimi di silenzio, riuscì a sentire il cuore di Liam battere all’impazzata e strofinò la guancia contro il tessuto della sua maglia per  nascondere il piccolo ghigno sul suo volto.
«Quindi.. ehm, hai ricevuto altri messaggi da Harry?» balbettò il ragazzo.
Louis si congelò tra le sue braccia e solo dopo un po’ riuscì a scuotere la testa «no, dopo l’ultima volta che ci ho parlato non mi ha mandato più niente» rispose mordendosi le labbra.
«Ed è meglio così?».
«Decisamente».
«Ne sei sicuro?».
Louis sospirò tristemente «mi manca» riuscì a confessare stringendo tra le dita la maglietta di Liam, facendo sbiancare le nocche, «più di quanto dovrebbe mancarmi ed è difficile riuscire ad evitare il suo sguardo a scuola quando l’unica cosa che vorrei è stringerlo e baciarlo» sussurrò a bassa voce con le lacrime proprio sotto gli occhi, pronte ad uscire, «ma non posso» continuò «mi ha fatto del male e non ricadrò di nuovo nella sua trappola, prima o poi lo dimenticherò, no?» concluse alzando un attimo lo sguardo sul volto di Liam, che era rimasto completamente assorto nelle sue parole, e gemette sorpreso quando si ritrovò le labbra del ragazzo premute contro le sue.
Si rese conto solo in quel momento quanto gli mancasse avere delle dimostrazioni d’affetto e perciò non si oppose a quel contatto, anzi, lo prolungò.
«Louis» sussurrò Liam sulle sue labbra ma Louis scosse la testa.
«Tranquillo» fece baciandolo di nuovo, questa volta con più desiderio. Si portò sotto al corpo di Liam con facilità e non smise un attimo di baciarlo, beandosi delle labbra gonfie e al sapore di popcorn.
I vestiti scivolarono via con rapidità e Louis cercò in tutti i modi di non pensare che fosse, anche solo un po’, sbagliato.
Non aveva sicuramente previsto di far l’amore con Liam quella sera, non ci aveva neanche mai pensato, eppure stava succedendo e contro ogni sua aspettativa, gli stava piacendo.
Liam era dolce, premuroso e attento. Louis gemeva piano, anche perché nella stanza accanto c’erano le gemelle che dormivano, e Liam si muoveva dolcemente dentro di lui e sfiorava ogni volta quel punto che lo faceva contorcere.
Come un lampo, appena Liam scese a baciargli il collo, attraversarono per la mente di Louis tutti i ricordi delle volte che era stato Harry a farlo tremare di piacere: riusciva a percepire la sue mani sulle cosce, il suo alito caldo contro la gola e le sue labbra a sfiorargli l’orecchio per sussurrargli parole dolci. Più ci pensava più credeva che fosse Harry quello sopra di lui, non Liam, e per un pelo non gemette il suo nome quando raggiunse il culmine del piacere, riuscì a trattenerlo stringendo forte i denti sulla spalla di Liam, lasciando dei vigorosi segni.
Liam crollò su di lui due secondi dopo e «Dio» sospirò incollando le labbra alla mascella di Louis.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Note: Ciao a tutte! Questa volta sono qui con un leggero anticipo, spero vi faccia piacere! Non ho molto da dirvi, tranne per il fatto che è un capitolo piuttosto "attivo" e pieno di novità. Non uccidetemi Styles, please (è spoiler? :o) Ahahahah, comunque, ringranzio ancora una volta (e forse non finirò mai) tutte voi bellissime ragazze che leggete la mia storia e che recensite! Le recensioni sono una più bella dell'altra e nothing, vi amo! <3 Vi ricordo che potete trovarmi sia su  twitter che sia su ask.fm! E che qui c'è il trailer!
Un bacio! 
(scusate gli errori!)




 

Louis si svegliò intorpidito il mattino seguente. Si guardò attorno, vide il corpo nudo Liam dormire con un braccio sul ventre e l’altro sotto al cuscino, vide la sveglia che puntava le sette e dodici e i suoi vestiti ammassati a terra disordinatamente. Louis vide ma non pensò.
Era successo, punto. Non aveva né  rammarichi e né si pentiva per ciò che aveva fatto, anzi era più che felice di aver scoppiato una volta per tutte quella bolla in cui si era chiuso dopo la rottura con Harry.
Dove andare avanti e dimenticarlo per la sua sanità mentale e perché non poteva essere proprio Liam ad aiutarlo a fare dei passi più lunghi della sua gamba?
Liam era bello, alto e intelligente. Non avrebbe voluto chiedere di meglio (forse due occhi e verdi e dei boccoli scuri, ma questo lo aveva già avuto e se ne era pentito) ed era felice che, in qualche modo, le loro vite si fossero incrociate.
«Liam» borbottò togliendosi di dosso il braccio di Liam per alzarsi dal letto «Liam, svegliati» riprovò piegandosi per distinguere i suoi vestiti da quelli dell’amico.
Liam brontolò qualcosa e si girò su se stesso, stendendosi sulla pancia. Louis sbuffò e si avvicinò al letto con una maglietta in mano.
«Dai alzati adesso, non si è ancora svegliato nessuno e il bagno sarà libero solo per quindici minuti» lo avvertì infilandogli una mano tra i capelli corti per accarezzarglieli. Il ragazzo mugugnò qualcos’altro e infine si voltò, «Louis..» sussurrò fermando la mano che scorreva tra i suoi capelli «quello che è successo..».
«E’ okay» lo interruppe quasi subito Louis «a me è piaciuto, a te?» chiese cercando di eliminare il ricordo di aver pensato ad Harry mentre raggiungeva l’orgasmo.
Liam annuì con convinzione, «sai perfettamente che ho una cotta per te dalla prima volta che ti ho visto».
Louis rise mentre le sue gote arrossivano e si abbassò all’altezza di Liam per baciarlo sulle labbra, «un altro» mormorò il ragazzo allungandosi per riceverne ancora.
«Ti ho detto che siamo in ritardo» lo avvertì ancora una volta Louis ma comunque non si sottrasse al contatto di Liam e prolungò quel bacio per qualche attimo ancora.
«Possiamo farci la doccia insieme» ammiccò Liam in modo provocatorio. Louis sorrise sornione.
«La doccia è stretta».
«Meglio».
Quando uscirono di casa, avvertirono tramite messaggi Niall e Zayn che sarebbero passati dalle loro case per dargli un passaggio fino a scuola e Louis non si stupì quando, arrivati alla casa di Zayn, il ragazzo si lanciò su Niall e lo baciò tantissime volte sulle labbra e sulle guance dicendogli quanto gli fosse mancato. Si erano visti solamente la sera prima, che diamine!
«Ieri ho incontrato Ed Sheeran» fece Niall appena si liberò dalle braccia e dalle labbra di Zayn, nonostante il ragazzo gli rimase attaccato ugualmente come una piovra, «quando hai incontrato Ed Sheeran e che cosa voleva da te?» chiese velocemente Zayn mettendo in mostra il suo lato geloso.
Niall alzò gli occhi al cielo e «ci siamo incontrati per caso davanti alle macchinette della scuola» spiegò con uno sbuffo «ma comunque» fece raggiungendo il sedile di Louis «mi ha detto che il coach ha sospeso Harry dalla squadra perché non si è presentato agli allenamenti per quasi un mese».
Louis si irrigidì sul suo sedile e Liam lo notò, «praticamente da quando Louis lo ha lasciato» osservò Liam fermandosi ad un incrocio.
«Già» confermò Niall «e sembra che Harry non abbia nessuna voglia di ritornare in squadra» continuò con un alzata di spalle.
Tutti stavano aspettando qualche commento da parte di Louis ma Louis non parlò. Rimase in silenzio con gli occhi bassi e gli angoli della bocca piegati verso il basso. Che stupido, pensò appoggiando un gomito sul finestrino e iniziando a guardare le strade lì fuori: c’erano un sacco di ragazzi che correvano per non far tardi a scuola, delle vecchiette con il cestello pieno della spesa e dei messicani con dei sigari in bocca.
Fu tentato dalla voglia di andare da Harry quel giorno per chiedergli cosa cazzo gli stava passando per la testa: se veramente aveva lasciato la squadra come se la sarebbe procurata quella borsa di studio per andare al college? Appena qualche mese prima gli aveva anche detto che verso la fine dell’anno sarebbero venuti, dai college più famosi degli Stati Uniti, i rappresentanti per cercare dei nuovi talenti nelle squadre di football delle High School e il suo nome era già in alto alla lista dei favoriti. Harry era così entusiasta quando gliel’aveva detto.
Louis, questa volta, si sentì in colpa.
 
Con l’appoggio di Liam, Louis decise di tenere nascosto per un po’ quello che stava accadendo tra loro due, giusto il tempo per chiarire e rendersi conto se lo volevano sul serio. Per Liam era già un sì in partenza e stava facendo di tutto per convincere Louis, per impressionarlo.
Fecero sesso un’altra volta in quella settimana, il sabato sera, subito dopo essere andati al cinema, nella macchina di Liam. Louis pensò ad Harry, di nuovo.
Ma in qualche modo, la presenza più vicina di Liam, lo rendeva di una tacca più felice. Era contento di avere sempre qualcuno accanto e di non essere solo quelle volte in cui gli veniva da piangere perché ad ogni singhiozzo Liam lo baciava sulle labbra e gli diceva che andava tutto bene, che ormai non c’era più motivo per piangere, nessuno lo avrebbe più toccato o fatto del male. E Louis gli credeva.
Pensò molto, in quella settimana, a quello che aveva detto Niall quel giorno in macchina e continuava a ripetersi che Harry fosse stato uno stupido. Era davvero da immaturi mollare il lavoro di anni d’impegno per… la fine di una relazione. Louis cercava di non farsi pesare tutta quella responsabilità sulle spalle ma ogni qualvolta che vedeva Harry tra i corridoi della scuola, con gli occhi tristi e il volto troppo pallido e smunto per essere quello di cui si era innamorato, sentiva un magone su per la gola.
Non pensava che Harry potesse arrivare a tanto.
 
Fu Niall il primo ad accorgersi della stretta intimità tra Liam e Louis, Zayn era troppo impegnato a guardare gli occhioni del suo fidanzato per notare gli sguardi d’intesa tra i due ragazzi e le macchie viola sui loro colli.
«C’è qualcosa che vorresti dirmi, Louis?» chiese Niall al ragazzo seduto di fronte a lui a gambe incrociate sul tappeto e il tappo della penna in bocca, impegnato su qualche esercizio di matematica.
Louis alzò gli occhi su Niall e «uhm?» fece confuso «perché me lo chiedi?».
«Perché sai che a me puoi dire tutto» rispose il biondino abbandonando il quaderno a terra e guardando con fare inquisitorio il volo dell’amico. Louis si accigliò.
«Sì ma non capisco il motivo perché tu me lo stia dicendo».
«Ne sei sicuro?».
Louis annuì.
«Qualcosa riguardante Liam?» provò allora Niall, godendosi un attimo dopo l’espressione che si formò sul volto di Louis.
«Oh» sospirò Louis puntando gli occhi verso la trama del tappeto «come te ne sei accorto?».
«Beh» iniziò Niall con un’alzata di spalle «prima di tutto dai succhiotti che hai sul collo e da quelli che ha Liam e poi perché in quest’ultima settimana siete stati molto vicini e non c’è stato giorno in cui non vi siete visti» continuò, felice del suo reso conto e della sua capacità di non lasciarsi mai sfuggire nulla.
Louis rimase qualche secondo in silenzio e solo dopo fece spallucce, sorridendo, «cosa vuoi che ti dica, Niall? E’ tutto vero» disse piegando un angolo del suo quaderno delle dita «non abbiamo detto niente perché io non sono ancora sicuro di quello che voglio. Ma con lui sto veramente bene, Niall».
Niall sospirò «mi hai detto la stessa cosa quando tu ed Harry avete deciso di stare insieme» precisò, andando a pungere Louis sulla sua parte più sensibile e, come aveva previsto, Louis rimase in silenzio con ancora gli occhi bassi a pensar chissà cosa.
«Avete fatto sesso?» chiese quindi aspettandosi il peggio.
«Due volte» mormorò Louis a bassa voce. Niall spalancò gli occhi e fece un verso sbalordito, rifiutando di immaginare Louis e Liam in quel modo.
«Diamine Louis, è appena passato un mese da quando hai mollato Harry! Possibile che tu sia stato così veloce per fidarti di un’altra persona?» sbottò incapace di credere che Louis avesse rimosso così velocemente quello che aveva passato con Harry dalla sua testa. Capiva che per Louis era stato un duro colpo vedersi umiliare dal proprio ragazzo in quel modo ma non pensava che Louis sarebbe andato così avanti in così poco tempo.
«Questo non significa che io non debba rifarmi una vita» obbiettò Louis indurendo la voce.
Niall sospirò comprensivo.
«Louis, sai quante volte ti ho detto che Harry non mi piaceva, che non era il ragazzo adatto a te, ma a questo punto credo che tu debba dargli un’altra possibilità. Prima lui era il tuo tutto, il centro del tuo universo, il tuo sole, la tua isola in mezzo al mare, il mio Zayn! Non puoi semplicemente rimpiazzarlo con Liam, fai del male a tutti quanti in questo modo. In primis a Liam perché prima o poi ne soffrirà, poi ad Harry che sta male come un cane e sta cercando di fartelo capire in ogni modo che vuole te e soltanto te e infine a te stesso, che pensi che tutto stia andando per il meglio quando non è così»  spiegò con calma appoggiando le mani pallide sulle spalle di Louis.
«Come pretendi che io dia un’altra possibilità ad Harry?» sbottò Louis, sbalordito da quello che aveva appena detto Niall «tu stesso mi hai detto che non dovevo aver più niente a che fare con lui quando è successo tutto quel casino. Perché ora mi dici una cosa del genere?».
«Perché ho capito che Harry non mentiva quando diceva di amarti! Lo vedi a scuola? E’ così pallido e magro, ha gli occhi sempre bassi e la sua media sta cadendo a picco» rispose Niall «tutto questo perché lo hai lasciato e perché si sente in colpa».
Louis scosse la testa e tirò su con il naso, sentiva le lacrime gridare e urlargli di farle uscire ma stava cercando di resistere ancora un po’, «non posso, okay?  Harry è uno stronzo e io lo odio».
«Ma lo ami».
«Okay, sì, lo amo!» sbottò mentre le prime lacrime iniziavano ad uscire dai suoi occhi «e mi passerà, giuro che mi passerà!» continuò scoppiando sfortunatamente in un pianto di sonori singhiozzi.
Niall lo chiuse tra le sue braccia e iniziò a cullarlo, accarezzandogli i capelli, «lo so, Louis, mi dispiace» sussurrò.
Louis annuì sulla spalle di Niall e «resterò con Liam» singhiozzò.
 
Fu nel quarantatreesimo giorno dopo la rottura con Louis che Harry si ruppe definitivamente. Spalancò gli occhi all’inverosimile davanti alla raccapricciante scena e rimase fermo per secondi interi a fissare ciò che non avrebbe mai voluto vedere, non si rese neanche conto che Ed andò a sbattere contro la sua schiena.
Sentiva le orecchie fischiare e il cuore battergli così forte che credeva sarebbe scoppiato, o qualcosa del genere, nel giro di qualche secondo. Non è possibile, pensò stringendo forte i pugni e non è vero, non è vero continuava la sua litania nella sua testa, come un nastro registrato e ripetuto mille volte.
Louis, come nei suoi incubi peggiori, era incastrato tra gli armadietti e il corpo più alto e muscoloso di Liam, con le braccia a circondargli il collo e le mani di Liam sui fianchi. Si davano dei baci a stampo sulle labbra e sorridevano come una vecchia coppia, sembrava che se ne fregassero degli altri studenti, i loro occhi erano solo l’uno per l’altro.
Harry stava morendo dentro, non aveva mai provato una sensazione così orribile e velenosa, peggio della gelosia. Era un qualcosa a cui non riusciva a dare un nome preciso, sentiva ogni pezzo di sé stesso cadere e depositarsi a terra.
Non riusciva ancora credere che il suo Louis, proprio lui, stesse nelle braccia di un altro. Tra quelle Liam, tra l’altro.
«Dimmi che non è vero quello che sta succedendo alle mie spalle» balbettò voltandosi verso il suo amico Ed, con gli occhi sgranati e la voce strozzata, quelnon è possibile ancora nella testa ad annebbiargli tutto il resto.
«Mi dispiace» sussurrò Ed dando un’altra occhiata a Louis e Liam, ancora troppo vicini per far finta che non fosse successo nulla, e «stai bene?».
Ma Harry era già scappato via.
Saltò le prime due ore quel giorno e restò chiuso nei bagni del secondo piano a piangere. Più cercava di non pensare a quella scena più si presentava nella sua testa, rendendolo pazzo.
Appena un mese prima era lui quello che teneva stretto Louis tra le braccia, quello che gli sorrideva e lo baciava.
Ma nonostante tutto era convinto che Louis sarebbe tornato da lui, che ce l’avrebbe fatta far ritornare tutto a com’era prima, a quei momenti in cui Louis gli diceva “ti amo” e tutto prendeva di nuovo un senso.
Al suono della campanella che annunciava la terza ora della giornata, Harry si asciugò gli occhi e uscì fuori dal cubicolo per darsi una rinfrescata.
Si assicurò di non avere gli occhi troppo gonfi e rossi prima di uscire dal bagno e dirigersi verso la classe di inglese.
Passò l’ora con gli occhi puntati in nessun posto in particolare, aveva solo quella scena che veniva ripetuta sistematicamente nella sua testa e non riusciva proprio a seguire quello che il suo professore stesse dicendo.
Fu alla fine dell’ora che Harry sentì per la prima volta la voce dell’insegnante quel giorno, mentre tutti gli altri studenti si affaticavano per uscire in fretta dalla classe e andare in mesa.
«Styles, hai un momento?».
Harry si voltò, intimidito, e annuì distrattamente avvicinandosi alla cattedra, «mi dica».
Il professor Richard tossicchiò e «ho corretto l’ultimo test che abbiamo fatto in classe» disse guardando Harry da dietro gli occhiali «e il tuo punteggio è stato bassissimo, hai lasciato praticamente tutto il foglio in bianco».
Harry abbassò gli occhi e si strinse nelle spalle, consapevole di aver fatto schifo in tutti i test dell’ultimo periodo, «lo so perfettamente, professor Richard, le prometto che recupererò nel prossimo».
L’uomo davanti al lui si massaggiò le palpebre con le dite e scosse la testa «non basta solo recuperare, Harry, ne ho parlato con gli altri professori e tutti si stanno lamentando di te. Qualcosa non va? Sai che c’è la consulente per tutti i problemi a scuola».
«Non ne ho bisogno» obbiettò Harry incrociando le braccia al petto «recupererò, è solo un brutto periodo».
«E’ successo qualcosa in famiglia che ti ha.. ridotto in questo stato? Non mi sembra di averti mai visto così.. così teso e triste, hai anche lasciato la squadra di football».
«No, è.. è solo un brutto periodo» ripeté Harry desideroso di varcare al più preso la soglia della porta per andarsene.
«Okay, come vuoi tu» consentì il professor Richard «ma ricorda che c’è la consulente, okay? Magari può aiutarti ad attraversare questo periodo».
Harry annuì in fretta «grazie del suggerimento, arrivederla» concluse velocemente  prima di uscire da quella classe.
 
Louis non riuscì a non preoccuparsi per Harry quando, tra i mormorii sparsi nel corridoio, sentì la notizia che il nuovo capitano della squadra di football fosse diventato Matthew Ward.
Lanciò un’occhiata tra gli studenti che si aggiravano quella mattina e riuscì ad intravedere Harry vicino al suo armadietto, con la testa china e i boccoli, più lunghi del solito, cadergli davanti così da nascondergli tutto il viso.
Si morse le labbra sentendo di nuovo quel fastidioso senso di colpa farsi strada nel corpo e decise, anche se contro la proprio volontà e quella vocina che gli diceva che non era affatto una buona cosa, che avrebbe parlato con Harry. Sarebbe stata una cosa veloce e indolore, giusto il tempo di dire ad Harry di non buttare tutto il suo futuro solamente per una stupida rottura.
Decise di cercarlo alla quinta ora, durante la pausa pranzo. Sapeva che Harry si rifugiava spesso, e ultimamente più del solito, sulle gradinate del campo di football avendolo visto un paio di volte e infatti aveva ragione, Harry era proprio lì.
Si avvicinò silenziosamente al ragazzo e cercò di ignorare il martellante suono del proprio cuore mentre cercava qualche idea per richiamare la sua attenzione, ma alla fine optò per la più semplice.
«Harry» mormorò infilando le mani in tasca.
Il ragazzo sobbalzò sul suo posto e voltò di scatto la testa per assicurarsi che non era stato uno scherzo delle sue orecchie, c’era proprio Louis dietro di lui e lo aveva chiamato.
«Louis» fece alzandosi dalla gradinata con gli occhi pieni di speranza e le mani tremanti, non sapendo se urlare dalla gioia, buttargli le braccia al collo o piangere dalla felicità.
Fu sul punto di dire qualcos’altro ma Louis lo anticipò, «vorrei parlarti».
E sì, Harry era quasi sull’orlo di piangere dalla felicità e gridare al mondo di amare Louis Tomlinson, «lo sapevo che mi avresti perdonato» balbettò mentre il suo viso si trasformava in una maschera di gioia e le sue labbra si piegavano in una bellissima curva all’insù.
Louis abbassò la testa, «non sono qui per perdonarti» borbottò a bassa voce stringendosi tra le braccia per ripararsi da lieve venticello d’aprile.
Alzò un attimo gli occhi per poter vedere la bellissima espressione di Harry mutarsi in un’altra completamente differente, così triste e disperata che aveva quasi voglia di dirgli che andava tutto bene.
«Stai mangiando?» gli chiese preoccupato notando gli zigomi di Harry leggermente più appuntiti, il viso pallido e il suo corpo più sottile rispetto a qualche mese prima.
Harry fece un ghigno per niente divertito, piuttosto spiantato, «perché mi chiedi se sto mangiando se non sei qui per perdonarmi? Eh?» chiese acido serrando la mascella.
Louis si strinse nelle spalle «sembra che non mangi da anni» osservò buttandogli uno sguardo sulle spalle, troppo appuntite per essere quelle che stringeva tra le dita, «e perché hai lasciato la squadra?».
Harry scosse la testa, «sai perfettamente il motivo» bofonchiò «e questa conversazione è assolutamente ridicola!».
«Ti stai lasciando andare per una fottuta rottura! Dovresti reagire e..»
«Non dovrebbe interessarti, comunque, no? Mi avevi chiesto di non cercarti più e non l’ho fatto, come desideravi» sbottò Harry stringendo i pugni, fino a premere le unghie dentro la carne, «quindi perché cazzo sei qui se non per perdonarmi? Non hai un altro fottuto fidanzato con cui scopare invece di venire qui da me a chiedermi se sto mangiando? O te ne sei già trovato un altro a cui succhiarlo e con cui fare la troia? Magari al prossimo mese quando..».
Lo schiaffo arrivò forte e deciso, Harry non vide la mano di Louis muoversi ma il dolore acuto sulla sua guancia lo sentì perfettamente, lasciandolo completamente di stucco.
«Non osare mai più darmi della troia» disse Louis con tono austero. Sulla mano con cui aveva colpito Harry sentiva ancora  il formicolio causato dall’impatto con la guancia del ragazzo e non ne fu felice. Ma Harry quello schiaffo glielo aveva tirato dalle mani.
Quando Harry alzò gli occhi su Louis, la testa ancora un po’ piegata verso il lato del viso su cui lo aveva colpito, vide i suoi occhi velati dalle lacrime e si diede nuovamente, come ogni giorno, dello stupido.
«Louis, io..» borbottò ancora sotto shock per lo schiaffo ricevuto ma Louis stava già scuotendo la testa per impedirgli di parlare.
«Sono stato proprio un idiota, forse avrei dovuto pensarci di più prima di preoccuparmi per te, non pensavo che mi avresti insultato e umiliato ancora dopo l’ultima volta. Evidentemente pensi sul serio tutte queste cose di me» disse apparentemente calmo mentre dentro stava letteralmente scoppiando di rabbia e delusione, ancora una volta. Si voltò per andarsene prima che Harry potesse fermarlo e iniziò a correre più velocemente quando sentì le lacrime scivolargli sulle guance.
Harry rimase fermo per minuti, senza spostarsi di un millimetro. Avvertiva ancora il dolore sulla guancia ma quello che sentiva di più era sicuramente causato dalla fitta che si stava stringendo attorno al suo stomaco, facendogli capire di aver fatto l’ennesima cazzata.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Note: Quanto siete felici da uno a dieci che sto postando così velocemente in questo periodo? :)) Ahahah, comunque, capitolo doloro! ahhz! Mi scuso se la storia sta andando così velocemente ma a me non piacciono tutte quelle cose lunghissime e che non finiscono mai, piene di niente e di pochissime cose rilevanti. Quindi sì, mi piacciono i fatti e scriverò fatti per sempre! Yay!
Detto questo, vorrei sottolineare che un pezzo del capitolo è ispirato a questa canzone e che quindi l'idea non è del tutto mia :) Poi, non ci crederete mai, ma ho colto nel fallo i lilo nello scorso capitolo. Qui. Bastardi!!!
Ahahahaha comunque, spero vi piaccia! Ringrazio come sempre voi bellissime e splendide donne (in realtà non so se ci sono anche dei maschietti, se ci siete, scrivetemi! c;) per le vostre recensioni e per i complimenti. Sono tutti *------------* e *o*! Sul serio!  Vi ricordo che potete trovarmi sia su  twitter che sia su ask.fm! E che qui c'è il trailer (piacciatelo tutti!!!!!!!!!)!
Bene, buon capitolo a tutti!
(e scusate per qualche eventuale errore che nella foga, sicuramente, mi sarà scappato!)



 

«Come ben sapete» incominciò il professor Hill alzandosi dal suo posto dietro la cattedra «quest’anno è arrivato quasi al termine e, purtroppo per voi dell’ultimo anno, gli esami sono molto molto vicini» annunciò ridendo, come se fosse una simpatica barzelletta. Louis sbuffò pesantemente mentre, al banco affianco al suo, Liam fece cadere la testa tra le braccia incrociate sul banco, «non voglio farli» piagnucolò piano in preda all’esasperazione.
Louis sorrise e si allungò per tirargli un pizzicotto sul fianco, con la speranza di tirargli un po’ su il morale. Liam alzò la testa e gli sorrise, simulando subito dopo un bacio con le labbra.
A scuola, ormai, tutti gli studenti sapevano della relazione tra Louis e Liam e loro due, ovviamente, non cercavano di nasconderla. Camminavano mano nella man nei corridoi, si baciavano prima di separarsi per andare in classi diverse e pranzavano insieme. Si frequentavano già da un mese e mezzo, essendo quasi inizio giugno,  e Louis era veramente orgoglioso della loro relazione. Liam era assolutamente perfetto.
Distrattamente lanciò un’occhiata ai banchi in prima fila e tentò di non tenere fermo lo sguardo sule spalle tese e il capo chinato di Harry. Anche dall’angolo degli occhi riusciva a notare le scapole più pronunciate e la maglietta che scendeva blanda sul suo busto. I capelli, più lunghi e più ricci, sbucavano da sotto il berretto di lana grigio e ricoprivano tutta la sua nuca, Louis si chiese da quanto tempo quel ragazzo non vedesse un parrucchiere.
«Ehi Lou» lo chiamò a bassa voce Liam, stando attento a non farsi beccare dal professore «tutto okay?».
Louis si riscosse annuì veemente, non si era neanche accorto di quanto si fosse incupito guardando Harry.
La campanella suonò poco dopo. Con un sospiro di sollievo, Liam si alzò e raccattò le sue cose esattamente come fece anche Louis. Furono sul punto di intrecciare le loro dita quando il professor Hill chiamò a gran voce il cognome di Louis.
«Scusa Lou, io scappo, adesso ho economia aziendale e quella mi ammazza, ci vediamo dopo» fece Liam quando si accorse che il professore avrebbe intrattenuto sicuramente per qualche minuto il suo fidanzato. Louis annuì e lasciò che il suo ragazzo andasse via insieme agli altri studenti e si avvicinò cauto alla cattedra, aspettandosi qualche elogio per la sua meritatissima A+ all’ultimo test.
«Vorrei parlarti un attimo, Tomlinson.. anche a te Styles!».
Harry si bloccò sulla soglia della porta e, esitante, si voltò nella direzione del professore. Mandò un’occhiata imbarazzata a Louis e li raggiunse, tenendo stretto un quaderno attorno al petto.
«Mi dica» mormorò a bassa voce. Louis, accanto a lui, annuì in direzione del professore.
«Avrai sicuramente notato il tuo voto scadente nell’ultimo test, vero?».
Harry annuì, «sì, mi dispiace, non avevo studiato molto» borbottò nervosamente, soprattutto perché Louis lo stava guardando di sottecchi e la sua espressione non era delle più simpatiche.
«Io davvero non capisco cosa sia successo, eri un così buon alunno all’inizio dell’anno, avevi una buonissima media» rincarò il professore, sicuramente intenzionato a far sentire Harry una merda per essersi ridotto in quelle condizioni, «ma comunque, in ogni classe sto dando dei tutor agli studenti peggiori, a quelli che hanno una media così bassa che potrebbero rischiare la bocciatura, e sono sicuro che Tomlinson sarà davvero felice di aiutarti. Non è vero?» continuò sorridendo ai due ragazzi.
Louis non fu per niente felice. «No, io non… non lo so, non posso» balbettò in cerca di una soluzione.
Il professor Hill alzò le sopracciglia scettico e «lei ha qualche problema, Styles?».
Harry trasalì spalancando gli occhi, «no, direi di no» sussurrò con un filo di voce.
«Allora non vedo perché tu dovresti averceli, Tomlinson!».
 
Harry era nervoso. Si era fatto due docce, si era rasato per bene quella poca peluria che aveva sulle guance e aveva lavato per bene i denti, rendendoli bianchissimi.
Sbuffò davanti al suo armadio e, in mutande, cercò qualcosa di adatto da mettersi. Provò tre magliette ma tutte gli andavano troppo larghe e gli cadevano fiaccamente sui fianchi, scelse quella che sembrava la migliore e la abbinò ai soliti jeans scuri, che tenne stretti sulle anche con una cintura.
Sicuro di sé, avanzò in bagno per prendere il suo profumo e spruzzarselo addosso. Sul suo volto apparve un piccolo sorriso appena pensò alle volte che Louis gli aveva detto che amava quel profumo sulla sua pelle, lo rendeva sexy e irresistibile. Per un secondo sperò che quel profumo indusse Louis a saltargli addosso e a fare l’amore con lui e si batté una spanna sulla fronte quando si rese conto dell’immensa idiozia.
Scosse la testa e andò a recuperare i libri dalla sua camera, indossò il solito berretto, nonostante fosse giugno, e uscì di casa, non dicendo una parola ai suoi genitori.
Arrivò con un leggero anticipo a casa Tomlinson ed esitò qualche istante prima di premere il pulsante del citofono. Aveva il cuore che batteva così forte, non pensava che sarebbe sopravvissuto fino alla fine.
Quando poi Louis gli aprì, fu proprio come ricevere mille pugni in faccia.
«Entra» disse Louis con tono freddo lasciando l’ingresso e incominciando a camminare verso le scale. Harry annuì, anche se sapeva che Louis era ormai di spalle e che non poteva vederlo, e chiuse la porta per seguirlo, sicuramente in camera sua.
«Posso salutare le gemelle?» chiese timidamente appena sorpassarono la stanza delle due bambine.
«Come vuoi» borbottò Louis lasciandolo indietro ed entrando nella sua stanza. Harry prese un grosso respiro per sbollire leggermente la tensione e subito dopo si affacciò alla stanza delle gemelle.
«Harry!» gridarono entrambe lasciando i loro giochi e andandogli in contro per poterlo abbracciare. Il ragazzo si abbassò alla loro altezza e baciò entrambe sulla guancia e sorrise, felice di rivederle.
«Ci sei mancato tanto, Haz»  fece Phoebe abbracciandolo e Daisy annuì, concordando quello che aveva detto la sorella, «ci manca soprattutto giocare con te».
Harry accarezzò i capelli di entrambe e alzò le spalle «mi dispiace tanto, ma ora c’è Liam, no? Scommetto che vi divertite anche con lui» disse retorico. Sentì l’amaro in bocca appena pronunciò quel nome e un’odiosa scena delle gemelle che ridevano divertite con Liam gli fece accartocciare lo stomaco.
«Sì, è okay» borbottò Daisy incrociando le manine tra loro «ma ha i capelli corti e non possiamo fargli le codine come facevamo con te, tu hai dei capelli molto più belli» continuò mentre l’altra bambina tolse il berretto ad Harry.
«Ah!» esclamò eccitata «sono più lunghi!».
Harry rise quando si ritrovò con quattro manine nei capelli e «non li taglio da un po’» ammise. Poi si alzò, causando dei lamenti alle bambine, e si sistemò il berretto sulla testa.
«Ora vado da vostro fratello, altrimenti mi ammazza» fece ridendo e le bambine lo guardarono dubbiose.
«Fai pace con lui?» chiese ingenuamente Phoebe. Harry sentì un macigno sullo stoma e scosse la testa, purtroppo.
«No, tesoro, Louis è ancora arrabbiato con me» rivelò malinconicamente e, detto questo, scappò dalla loro stanza per entrare in quella di Louis.
Provò un gran senso di gelosia quando entrò in camera e trovò anche Liam, steso sul letto affianco a Louis, intento ad accarezzargli i capelli.
Dovette schiarirsi la voce  per distrarli dalla loro conversazione personale e fece finta di non sentire lo sbuffo di Louis e quello di Liam.
Restò in silenzio mentre prendeva posto affianco a Louis alla scrivania e aprì i suoi libri su delle pagine a caso. Con Liam alle sue spalle desiderava solamente andare via il prima possibile, non pensava sarebbe riuscito a sopportare la sua presenza.
«Allora, cosa vuoi ripetere?» gli chiese Louis alzando gli occhi celesti per un attimo sul suo volto. Harry arrossì violentemente.
«Gli ultimi due capitoli» borbottò a fatica cercando nervosamente la pagina «il professore mi ha detto che ci saranno sul prossimo test e non voglio prendere un altro voto basso» spiegò.
Louis annuì e aprì il suo quaderno, cercando gli appunti, «sono impegnativi» sussurrò prima di prendere un grosso respiro e iniziare a spiegare i concetti più impegnativi.
Harry pensava che il professor Hill aveva fatto una scelta terribile riguardo al suo tutor. Come pensava che avrebbe seguito le parole di Louis quando tutto il suo interesse veniva catturato dalle sue bellissime labbra e dai suoi occhi celesti? Davvero, era proprio impossibile restare concentrato su quelle cazzo di formule che Louis stava spiegando quando l’unica cosa che voleva era baciarlo, strappargli i vestiti e prenderlo lì, sulla scrivania. Oh Dio.
Dovette  trattenersi dal battere un altro colpo sulla fronte per aver immaginato una cosa simile, non pensava che l’astinenza gli avrebbe causato quelle immagini nella sua testa.
«Però anche sei fai in questo modo il risultato è giusto» disse Louis puntando qualcosa sul libro. Harry seguì il suo dito ma non capì affatto di che cosa stesse parlando Louis fin quando non provò a riallacciarsi di nuovo al discorso. Fu Liam, qualche attimo dopo a fargli perdere di nuovo il filo.
«Che palle!» sbuffò il ragazzo e Louis ed Harry si voltarono per guardarlo.
«Qualcosa non va?» chiese Louis.
«A mia madre si è fermata la macchina, devo andare a prenderla» spiegò con tono seccante, poi si alzò dal letto e si avvicinò a loro. Harry ritornò immediatamente con gli occhi puntati ai libri e evitò di alzarsi e prenderlo a calci quando sentì lo schiocco di un bacio alla sua destra.
«Ci vediamo domani mattina, uhm?» sentì dire da Liam prima di baciare ancora una volta Louis e appena andò via, Harry fece un sospiro di sollievo. Si sentiva leggermente più leggero e libero senza la sua presenza dietro le spalle. Magari avrebbe potuto anche sedurre Louis senza quel coglione tra le scatole e… no, perché pensava di nuovo a certe cose?
«Perché non provi a fare quest’esercizio?» gli chiese Louis con un sospiro, puntando con il dito un piccolo esercizio «è abbastanza facile, se non riesci a fare qualcosa puoi chiedermelo».
Harry annuì e provò a leggere quelle poche righe senza pensare a immagini poco caste riguardanti Louis e, come aveva previsto, non capì niente di niente di quello che c’era scritto.
«Posso confrontarlo con un esercizio già svolto?» chiese timidamente.
«Sì, magari ti aiuta» rispose Louis prendendo un sorso d’acqua dalla bottiglietta appoggiata che era appoggiata sulla scrivania. Non parlarono per un po’ e quel silenzio era davvero, davvero troppo imbarazzante. Forse avrebbe dovuto dire qualcosa, qualsiasi cosa per non sentire solamente il fastidioso ronzio del ventilatore. E poi qualcosa riuscì a trovarla.
«Mi dispiace per averti dato della troia» sussurrò, chino sul suo quaderno a copiare qualche formula strana, «non intendevo chiamarti in quel modo» continuò inumidendosi le labbra con la lingua.
Louis sospirò, «se lo hai detto è perché lo pensi»  disse neutro, come se quell’aggettivo non lo avesse toccato più di tanto.
«No, Louis, non lo penso!» ribatté Harry alzando un attimo gli occhi dal quaderno per osservare il profilo di Louis. Era così bello con le guance abbronzate, il naso dritto e le ciglia lunghe. Si ritrovò a trattenere il fiato inconsciamente.
«Tu non sei così, lo so perché ti conosco abbastanza bene per poterlo dire. Quella volta ero solamente arrabbiato, avevo appena saputo di Liam e di te ed ero incazzatissimo con il mondo. Mi dispiace»  continuò riabbassando gli occhi.
«Non avresti comunque dovuto, Harry. Ti ricordo che non sei tu qui la vittima, è meglio se chiudi il becco» ribatté Louis ed Harry notò l’irritazione nella sua voce. Tacque per una decina di secondi, poi la rabbia ribollì nelle sue vene e non ci vide più nulla.
«Perché non pensi a quanto mi fai male stando con lui, eh?» chiese amaro, con gli angoli degli occhi che incominciavano a pungere.
«Dovrei?» replicò Louis accigliandosi «Harry, tu mi hai fatto pestare! Non penso di doverti più un cazzo e giusto per fartelo sapere, Liam è fantastico!» esclamò con il chiaro intento di ferire ancora un altro po’ Harry «ora finisci l’esercizio e facciamo finta di niente, okay?».
Ma Harry era già scoppiato a piangere, come la peggio ragazzina di dodici anni per non essere ricambiata alla sua prima cotta. Era un confronto quello? Louis lo stava sul serio paragonando ed elogiando Liam? Okay, forse loro non avevano fatto tutte quelle cose da fidanzatini a scuola e in giro ma avevano avuto una storia piuttosto bella ed importante, come faceva a paragonarla a quella di appena un mese con Liam?
Louis, invece, odiava i suoi singhiozzi ma non poteva fare altro che compiacersi quando ne udiva uno.
«Come puoi dire questo?» gemette Harry, «abbiamo passato più di sei mesi insieme e sono stati belli, come puoi averli rimpiazzati così presto? Io non capisco» continuò in preda agli spasmi causati dai violenti singhiozzi.
Louis scosse la testa e «Sto meglio con lui» ribatté non facendosi scalfire neanche un po’ dalle parole e dalle lacrime di Harry.
Non aveva mai visto Harry piangere così tanto e così intensamente. Fiumi di lacrime scendevano dai suoi occhi, interminabili, il suo viso ormai ne era inondato e, per quanto si sforzasse ad eliminarle con le maniche del suo maglione, altre ripercorrevano lo stesso percorso di quelle precedenti, riportandolo al punto di partenza.
Quello che preoccupava di più Louis, però, era il fatto che non provasse né rimorso né pietà, dopo l’ultima volta che si era preoccupato ed aveva ricevuto solo degli insulti,  verso il ragazzo che, fino a qualche tempo prima, amava. Semplicemente lo odiava, ormai era diventato il nemico, più restava lontano da Harry, meglio era. Non si meritava la sua compassione, non meritava neanche che versasse altre lacrime per lui.
Gli aveva fatto male, lo aveva distrutto.
«Sto meglio con lui» ripeté in un mormorio iniziando a piegare l’angolo di una pagina del libro tra le dita e sapeva che quello che stava dicendo era soltanto una bugia perché, nonostante l’odio, il disprezzo, il disgusto e la poca forza di guardarlo negli occhi, Louis avrebbe rifatto tutto quello che aveva passato con Harry.
Solo quando lo stridio della sedia contro il pavimento rimbombò nelle sue orecchie, Louis riuscì a sollevare lo sguardo. Harry si era alzato dalla sedia con velocità, continuando a piangere, e lo stava guardando con una tristezza profonda negli occhi, il dolore era visibile in ogni sua parte del corpo, «allora spero che lui sia meglio di me» disse, «spero che ti riempia di baci quando ne hai voglia, spero che ti porti dei fiori quando sei triste o che ti porti a mangiare fuori quando hai fame, che ti coccoli durante un film e che ti prepari gli snack durante il pomeriggio. Spero che faccia tutte quelle cose che avrei dovuto fare io quando ero ancora il tuo ragazzo e che non ho fatto.. ma soprattutto spero che un giorno ti ami almeno quanto lo faccio io» continuò, scosso da altri mille singhiozzi.
«Harry, vai via» riuscì solo a borbottare Louis, senza respiro per quello che avevano appena sentito le sue orecchie e sull’orlo di cadere un’altra volta nel burrone del pianto.
«So che è già passato abbastanza tempo» proseguì imperterrito Harry «ma vorrei scusarmi di nuovo, ancora, per tutti gli errori che ho commesso» prese un grosso respiro «per tutto il dolore che ti ho causato e per le parole brutte che ti ho detto, non le pensavo sul serio e.. ti amo, ti amo più di qualsiasi altra cosa».
Louis nascose il viso dietro le mani minute e «vai via, ho detto» ribadì, la voce incrinata sulle ultime parole.
«Louis..»
«Vattene!» gridò consapevole di non poter riuscire a resistere un minuto di più.
E pur avendo gli occhi chiusi, Louis capì che Harry era uscito dalla sua stanza con ancora le lacrime a creare fiumi limpidi sulle guance e il cuore più a pezzi di prima, impossibile da ricomporre.
Alcuni minuti più tardi le gemelle si affacciarono alla stanza di Louis e «Louis» fece Daisy in un piccolo mormorio «Harry è andato via?».
Louis alzò gli occhi, pieni di lacrime, e annuì senza fiatare.
«Ci aveva promesso che sarebbe venuto a salutarci».
 
«Louis, scendi immediatamente!» gridò sua madre dal piano inferiore costringendolo ad imprecare. Sapeva di essere in ritardo per andare a scuola ma non c’era bisogno che sua madre lo tartassasse in quel modo. Non aveva dormito per tutta la notte, per colpa di quello stronzo di Harry e per le sue parole, ed era riuscito ad appisolarsi solo venti minuti prima che sveglia suonasse.
Ignorò bellamente il messaggio del buongiorno di Liam e corse in bagno a sistemarsi i cappelli e a lavarsi i denti.
«Louis, scendi!» sentì dire di nuovo da sua madre «per favore, è urgente!».
Louis si accigliò pensando a quanto ci fosse di urgente nel fare colazione e dette almeno un po’ di forma ai suoi capelli prima di essere buttato fuori da Lottie. Sbuffò e corse a recuperare lo zaino dalla camera prima di scendere in salotto per capire, finalmente, che diavolo volesse sua madre.
Quando però vide due poliziotti insieme a Johanna, iniziò a preoccuparsi e a chiedersi se avesse fatto qualcosa di male o che violava le leggi degli Stati Uniti. Oddio, forse avevano appena approvato una nuova legge che vietava di far sesso in auto e lui l’aveva infranta facendolo con Liam. Scosse la testa dandosi dello stupido.
«Buongiorno, che succede?» chiese nervosamente stringendo lo zaino tra le mani.
«E’ successa una cosa bruttissima, Louis» disse Johanna precedendo uno dei due poliziotti, che la guardò male per essersi intromessa.
«Non capisco» fece il ragazzo rivolgendosi ai due poliziotti.
«Conosci Harry Styles, ragazzo?» gli chiese il poliziotto più basso, quello con due grandi baffi che gli ricoprivano tutto il labbro superiore. Louis tremò al suono del nome di Harry e annuì preoccupato.
«Gli è successo qualcosa?» chiese con voce strozzata.
 I due agenti si diedero un’occhiata tra di loro e annuirono «i genitori del ragazzo non hanno sue notizie da ieri pomeriggio, ci hanno pregato di chiederti se sai qualcosa al riguardo, pare che abbia lasciato una lettera prima di sparire e ha nominato il tuo nome in questa» spiegò l’altro poliziotto.
Louis sbiancò, divenne più pallido di un foglio bianco e Johanna dovette avvicinarsi per tenerlo per un braccio.
Nella sua testa vorticavano solo tre parole: Harry, scomparso e lettera.
«Allora, sai qualcosa di dove potrebbe essere andato?» chiese, quasi maleducatamente, il poliziotto più basso.
Johanna rispose per lui, «è evidente che non sa nulla, agente».
«Va bene ma se hai sue notizie, per favore, vieni in centrale a riferirle. Buona giornata signora Tomlinson».
Appena i due poliziotti lasciarono la casa, Louis si accasciò a terra con gli occhi sgranati e Johanna fu subito pronta a rassicurarlo, a dirgli che andava tutto bene, che Harry stava bene.
«Ho paura» ammise nello shock «mamma, ho paura per lui… e se..».
«No, tesoro, è tutto okay, tranquillo. Vai di sopra e rilassati, okay? Harry sta bene, vedrai che ritornerà».
 
 
9.52 p.m. “Harry, per favore, dimmi dove sei e che stai bene. Rispondimi”

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


Note: Ciao a tutt! Sono le 23.51 e io sto pubblicando dopo un giorno passato a scrivere tutto il capitolo! Ho due occhi enormi e rossi e il mio computer è sull'orlo di esplodere. Detto questo, ahahah (perchè sto ridendo?), tengo a dirvi che questo capitolo doveva essere leggermente più lungo perchè dovevano esserci due scene in più. Le ho tolte per motivi di tempo e di lunghezza, altrimenti sarebbe stato troppo lungo, ma non preoccupatevi, ci saranno nel prossimo! :)
Vi premetto che non ho riletto quindi ci potrebbe essere di tutto, spero comunque non ci siano troppi errori, ma adesso sono troppo stanca per rileggere tutto!
Comunque, devo assolutamente ringraziarvi per le VENTISEI recensioni all'ultimo capitolo. Omg, ma siete serie? Omg. Grazie mille! Mi fate un sacco felice!  Vi ricordo che potete trovarmi sia su  twitter che sia su ask.fm! E che qui c'è il trailer
Adesso vi lascio e buona lettura! In questo capitolo abbiamo la bellissima partecipazione di Nick Grimshaw (adoratelo tutti!)
Ciao!




 

10.36 p.m. “Denver, 1116 Ermerson Street
 
La casa che corrispondeva al 1116 di Ermerson Street, non era altro che una delle tante ville con i mattoncini rossi che costeggiavano la strada.
Louis si guardò attorno in cerca di qualcosa che lo spingesse a bussare su quella porta e sbuffò quando si rese conto di sembrare uno stupido agli occhi degli altri. Era fermo lì davanti da almeno un quarto d’ora, dopo essersi fatto un’ora a piedi dalla stazione ferroviaria, ed era ancora incerto su come comportarsi.
Aveva pensato, durante il viaggio in treno, a cosa dire ad Harry per non sembrare un cretino e purtroppo non era riuscito a trovare le parole adatte. Però era davvero più sollevato rispetto al giorno prima, quando ancora non aveva ricevuto notizie da Harry. Il suo messaggio era arrivato inaspettatamente: era appena tornato a casa dopo essere uscito con Liam, tre sere dopo la notizia della scomparsa di Harry, e il suo telefono aveva vibrato per alcuni secondi. Non aveva nascosto tutta la sua felicità davanti a Jay ma le aveva pregato di non dire nulla a nessuno. Sarebbe andato da solo, lì a Denver, per recuperare il suo ex ragazzo.
E così, con un zainetto in spalla e un cuore palpitante, era arrivato davanti a quella casa dai mattoncini rossi.
Schiacciò il pulsante del citofono per un secondo scarso e aspettò impazientemente davanti alla porta.
Il ragazzo che gli si presentò davanti non era assolutamente Harry. Aveva i capelli scuri, alzati in un ciuffo bizzarro ed era alto, davvero troppo altro.
«Ciao» disse Louis stringendosi nelle spalle «scusami il disturbo ma sto cercando un ragazzo di nome Harry Styles e mi è..».
«Tu sei Louis?» lo interruppe il ragazzo aprendo del tutto la porta e guardandolo incuriosito. Louis annuì in fretta.
«Entra» disse facendogli spazio per permettergli di poter entrare e Louis obbedì, seguendolo dentro casa.
«Harry si trova qui?» chiese, impaziente di sapere e soprattutto impaziente di rivedere Harry.
Il ragazzo annuì, «è al piano di sopra» rispose con un sospiro.
«Oh, grazie al Cielo!» esclamò Louis, felice che Harry stesse bene e al sicuro.
«Comunque il mio nome è Nick Grimshaw» gli fece sapere allungando una mano, Louis la strinse immediatamente e «molto piacere di conoscerti» disse nonostante si stesse chiedendo come facesse Harry a conoscerlo.
«Ascolta» incominciò Nick camminando verso il salotto della casa «il messaggio che ti è arrivato non l’ha inviato Harry, sono stato io» rivelò facendogli segno di sedersi sul divano. Louis declinò l’incito con un gesto della mano e «oh» fece cercando di nascondere tutta la delusione che stava provando.
Questo voleva dire che Harry non lo volesse con lui, come aveva pensato nelle ultime ore, e si stava sentendo piuttosto uno stupido per essersi precipitato in stazione.
«Quindi lui non sa nulla?» chiese timoroso torturandosi le unghie delle mani. Nick scosse la testa e sospirò di nuovo, sedendosi su una delle due poltrone.
«L’ho mandato a te perché non ha fatto altro che dire “mi manca Louis” oppure “chissà cosa pensa di me ora” in questi ultimi giorni e mi ha fatto davvero male vederlo così. È chiuso in quella camera da quando è arrivato qui e mi sembra giusto che qualcuno di cui si fida lo aiuti ad attraversare questo periodo».
Louis si morse il labbro inferiore e annuì, «grazie mille» mormorò, «posso andare di sopra per vederlo?».
 
Fece due grossi respiri prima di fare l’ultimo passo verso la porta della camera provvisoria di Harry. Notò che la porta era socchiusa e che poteva facilmente intravedere il letto su cui Harry era sdraiato da quella piccola strisciolina.
Harry non stava facendo assolutamente niente, era solamente steso con il capo rivolto verso la finestra e l’iPod spento affianco a lui. Louis si chiese se stesse dormendo ma il movimento improvviso del ragazzo lo fece ricredere. Trattenne il respiro per alcuni secondi, credendo che fosse stato scoperto, e si rilassò subito dopo.
Con un po’ di coraggio, strinse forte il pomello della porta ed entrò nella stanza.
«Cosa cazzo ti è saltato per la testa!» disse, più come una esclamazione che come una domanda, fissando Harry con occhi furiosi, anche se, dentro di lui, moriva dalla voglia di abbracciarlo.
Harry scattò immediatamente in piedi con gli occhi sgranati e boccheggiante, non credendo ai suoi occhi.
«Cosa.. che.. come hai fatto a sapere che ero qui?» domandò sbalordito, puntandolo con un dito.
Louis scosse la testa e «questo non importa» disse avvicinandosi al letto di Harry per iniziare a raccattare tutte le sue cose, «forza, prendi le tue cose e mettile in borsa, vieni con me in stazione» ordinò.
«No, non se ne parla!» gridò Harry togliendogli dalle mani le due magliette che aveva preso dal letto «non verrò con te e nessuno ti ha detto di venire a ripescarmi!» continuò prendendolo per un braccio per trascinarlo vicino alla porta.
«Lasciami» borbottò Louis riuscendo a districarsi dalla sua presa, «forse non capisci la gravità della situazione, Harry, stai facendo preoccupare tutti! La tua famiglia è disperata, non puoi mica lasciarli con una misera lettera» disse cercando di farlo ragionare, ma Harry scosse la testa e fece un ghigno poco divertito.
«Ho scritto che sono un fottuto gay in quella cazzo di lettera e no, grazie, non ho voglia di sentire ciò che pensa la mia famiglia sul mio conto!» gridò infuriato gettando a terra le magliette, Louis trasalì. «Quindi non tornerò e non ti azzardare a dire dove mi trovo… o lo hai già fatto?» chiese subito dopo mentre la paura iniziava a invadere tutto il suo corpo.
Louis scosse la testa intimidito, «ho solamente detto a mia madre che venivo a prenderti ma non le ho detto dove».
«E Liam?».
«Non sa niente che suono qui, non ho risposto ai suoi messaggi oggi» confessò andando a sedersi sul letto. Harry lo raggiunse subito dopo, affiancandolo e fece in modo che le loro ginocchia di toccassero. Provò un forte brivido quando accadde.
«Sono stati tre giorni terribili, non sapevo dov’eri o se stessi bene» continuò Louis con uno sbuffo, ignaro delle guance rosse di Harry. «Come fai a conoscere quel tizio?».
Il ragazzo abbassò la testa e fece spallucce, «è il figlio di un collega di papà. Una sera poco tempo fa sono venuti a cena e io e lui abbiamo iniziato a parlare, ad un certo punto mi ha detto che è gay e che vive qui a Denver e gli ho risposto che lo sono anche io. Gli ho parlato di te, della nostra rottura e della mia difficoltà a superare questo periodo» spiegò a bassa voce torturandosi i pollici delle mani, «e l’altro giorno, quando mi hai detto che Liam è meglio di me non ci ho visto più, Louis, non potevo sopportare oltre. Ero arrivato al limite».
Louis trattenne il respiro per qualche secondo, «così hai pensato di scappare dalla tua famiglia?» gli chiese con voce traballante.
Harry annuì, «non ci ho pensato due volte» ammise.
«È stata una cosa stupida, Harry, i tuoi genitori ti amano e ameranno anche se sei gay» sospirò Louis togliendosi il cappellino dalla testa e lasciandolo sul letto «e poi mancano solo pochi giorni agli esami».
«Prova solamente un po’ a capirmi» fece Harry voltandosi per guardarlo, «stavo di merda e degli esami me ne importa davvero poco, in più i miei genitori mi odieranno».
«Harry..» soffiò l’altro un po’ titubante, poi, senza troppi ripensamenti, prese la mano di Harry e intrecciò le dita alle sue, «la fuga non è la soluzione a tutto, okay? Cosa pensavi, di poter vivere sempre qui da Nick senza dare notizie a nessuno? E’ una follia!» fece con una piccola risata per smorzare un po’ l’aria tesa. Harry annuì stringendo forte la sua mano e, un secondo dopo, si accasciò sul petto di Louis, circondandogli il busto con le braccia.
Louis sussultò, in un primo momento, ma non passò molto tempo prima che infilasse le dita fra i capelli di Harry e stringerlo a sé come meglio poteva, «sei un cretino, mi hai fatto preoccupare un sacco».
«Mi dispiace» mormorò Harry, il viso premuto sulla t-shirt di Louis, «credevo non t’importasse più nulla di me».
«Non ci sono riuscito» fu la risposta secca di Louis, «ora torni con me in paese?».
Harry sospirò pesantemente e solo dopo alcuni secondi alzò lo sguardo sul suo ex ragazzo, «ad una sola condizione» disse appoggiando il mento sulla spalla di Louis, «devi darmi un’ultima possibilità».
Louis sbatté le palpebre più volte appena sentì quelle parole e si voltò dall’altra parte, non volendo guardare Harry negli occhi, «non posso» fece soltanto con ovvietà.
«Quindi vorresti» ribatté immediatamente il riccio prendendo il mento di Louis per farlo voltare di nuovo nella sua direzione. Louis, colto nel fallo, scosse immediatamente la testa. Cosa poteva dire? Era in una relazione con Liam, non poteva mica dare ad Harry una vana speranza.
«Ti prego, altrimenti rimango qui» rincalcò Harry stringendo più forte le dita attorno al suo mento.
Louis alzò gli occhi al cielo e «forse» sospirò, privo di ogni altra opzione.
Gli occhi di Harry si illuminarono in un secondo della stessa luce che appariva quando si scambiavano i ti amo sotto le lenzuola.
«Forse è sempre meglio di mai, no?» fece allargandosi in un sorriso.
«È pur sempre un forse, Harry».
«Ragazzi, è tutto okay?» Nick fece la sua scomparsa spiando dalla porta di Harry. Louis annuì e si districò facilmente dalle braccia di Harry, «l’ho convinto» disse vittorioso.
«Oh, grazie, non sopportavo più sentirlo frignare!».
«Ehi!» esclamò Harry offeso «ti ricordo che anche tu hai frignato ieri sera perché Danny ti ha lasciato!».
Nick rise di gusto portandosi le mani ai fianchi e «beh, se vuoi saperlo, ci siamo rimessi insieme» rispose facendo qualche passo per raggiungere i due ragazzi sul letto. Si sedette tra di loro e  circondò le spalle di ciascuno con un braccio, «per questo stasera vi porto a ballare».
Harry si allargò in un sorriso, «sul serio? Grazie mille!».
«No, abbiamo un treno tra due ore» s’intromise Louis scuotendo la testa «non possiamo, ma grazie mille per l’invito».
Il volto di Harry tornò ad essere serio, «solo questa sera» fece «ti prometto che domani prendo il treno insieme a te».
Louis sospirò, «ma..».
«Dai, Louis, è solamente un giorno» disse Nick stringendogli la spalla con una mano. Louis alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
 
«È un gay bar» disse Louis appena arrivarono nel posto più bello di sempre, a detta di Nick. Era un normalissimo pub con le luci psichedeliche e ragazzi a torso nudo che ballavano in pista, uno dei tanti.
«Cosa ti aspettavi da un tipo come Nick?» lo apostrofò Harry sorridendogli sghembo e puntandogli con il capo Nick che, appena arrivato, si era già fiondato nelle braccia di un altro ragazzo e ora lo stava baciando come se non ci fosse più un domani.
«Bene, ci ha già scaricati» sbuffò Louis guardandosi intorno.
Harry sorrise e, timido, allacciò la sua mano a quella di Louis, «andiamo a prendere qualcosa da bere» gli propose. Non lasciò il tempo a Louis di rifiutare perché lo stava già tirando verso il bar, con un ghigno vittorioso sul volto.
«Cosa vuoi?» gli chiese appena arrivarono vicino al bancone.
«Non voglio ubriacarmi, Harry, e non lo farai neanche tu, okay?».
«Louis, per favore, almeno una birra» lo implorò e Louis sbuffò come al solito, «due birre!» gridò subito dopo il riccio al barman lasciando due banconote sul bancone.
«Harry!» esclamò Louis irritato ma Harry sorrise e gli passò la sua birra, «non essere teso, Lou» gli sussurrò subito dopo nell’orecchio. Louis evitò di pensare ai tanti, e forse troppi, brividi che attraversarono la sua schiena al suono di quel Lou.
Quando Nick li raggiunse, ovviamente con il suo fidanzato appresso, Harry era già alla sua seconda birra e Louis ne aveva bevuto solamente metà della prima. Nick pagò un girò di cocktail per tutti e Louis fu costretto ad accettare, rifiutò il secondo, però.
Nuova gente continuava a riempire il bar e Louis, molte volte, si ritrovava con le guance rosse dopo vari apprezzamenti ma non poteva non essere geloso quando gli apprezzamenti venivano rivolti anche ad Harry.
Per puro caso, si spingeva sempre un po’ più vicino ad Harry quando succedeva e fulminava con una sola occhiata tutti quelli che provavano solamente ad avvicinarsi al ragazzo.
«Andiamo a ballare!» gridò Harry nel suo orecchio per sovrastare la musica spingendolo verso la pista, dove altri ragazzi si stavano strusciando o baciando. Louis scosse la testa e cercò di fermarlo ottenendo, però, scarsi risultati.
Harry aveva lasciato la squadra ed era dimagrito ma la forza non l’aveva sicuramente abbandonato e Louis dovette arrendersi davanti al metro e ottanta, o qualcosa di più, del ragazzo.
«Per poco» gli intimò puntandogli un dito contro e Harry rise di gusto prima di farlo voltare per circondargli il busto con le braccia. Louis sentì il petto largo di Harry aderire perfettamente alla sua schiena e sospirò al contatto. Perché tutto stava prendendo quella strana piega? Era ancora troppo arrabbiato con Harry per permettergli di fare una cosa del genere eppure glielo stava concedendo lo stesso. Forse avrebbe dovuto allontanarsi e dirgli di non fare più una cosa del genere ma non riusciva a dirglielo perché, diamine, si trovava così bene tra le braccia di Harry.
Pensò a quanto potessero essere soffici le sue labbra in quel momento e sospirò quando, involontariamente, si spinse contro il viso di Harry e trovò le sue labbra vicino all’orecchio.
«Il mio autocontrollo sta andando a puttane, Lou» gli sussurrò Harry stringendo più forte le mani sui suoi fianchi e Louis ansimò leggermente, giusto il tempo per rendersi conto di quello che stava facendo e tirarsi in avanti per non avere più il fiato caldo di Harry sulla pelle del collo.
Ondeggiarono ancora un po’ sulle note di quella musica e l’unico che pensiero che aveva sostituito le labbra di Harry nella mente di Louis, fu Liam. Non rispondeva alle sue chiamate o ai suoi messaggi da quella mattina e sicuramente il suo ragazzo stava dando di matto. Si sentì leggermente in colpa ma cambiò idea appena si convinse che stava facendo tutto quello per far ritornare Harry a casa dai suoi genitori.
 
«Buonanotte ragazzi!» gridò Nick dal corridoio appena tornati a casa da quel pub. Louis cambiò il peso da una gamba all’altra indeciso su cosa fare. C’era un letto matrimoniale nella camera di Harry ed era praticamente ovvio che lo avrebbe dovuto condividere con lui quella notte. Arrossì appena spostò gli occhi sul corpo di Harry e lo vide già con i pantaloni calati e senza maglietta.
«Non ti spogli?» gli chiese Harry appena lo notò fermo sulla soglia della porta. Louis avvampò e alzò le spalle, «non ho niente con cui dormire, non credevo che avrei passato la notte qui» spiegò.
Harry gli sorrise, «non ti starai mica imbarazzando» gli disse con un piccolo ghigno disegnato sul volto.
«No!» esclamò Louis, «mi avrai visto nudo mille volte! Potrei anche dormire in mutande se è per questo».
Il riccio rise e sollevò le lenzuola del letto, «è quello che farò io, Lou».
«Come al solito» sibilò Louis con una risata. Harry gli si avvicinò, in mutande, e gli mise le mani sul giacchetto per toglierlo via, un chiaro invito per spogliarsi.
«Harry..» lo richiamò Louis allontanandosi di un passo.
«Va bene, va bene» gli concesse il ragazzo alzando le mani, il sorriso ancora sul volto, «comunque puoi usare il bagno di questo piano, io vado a quello del piano terra».
«Okay, grazie».
Quando Harry ritornò dal piano terra, Louis si era già lavato e tornato in camera. Harry entrò in camera con i capelli ancora umidi e sorrise appena vide il suo ex ragazzo sotto le lenzuola, coperto fino al collo.
«Su quel lato ci dormo io» gli fece sapere avvicinandosi al letto.
Louis si riscosse appena sentì la sua voce e arrossì sulle guance, «scusami» disse spostandosi per raggiungere l’altro lato, che sicuramente non profumava di Harry come l’altro.
«Hai freddo?» gli chiese Harry appena si infilò sotto le lenzuola. Louis scosse la testa, «sto bene così, grazie» rispose con una dolce e timida nota nella voce, «spegni la lampada?».
Si sentì improvvisamente più sollevato appena Harry spense la luce, forse così Harry non si sarebbe accorto delle sue guance rosse. Con un sospiro si voltò dando le spalle al ragazzo e si strinse alle coperte.
Passarono alcuni minuti in un silenzio assoluto, Louis sentiva solamente le lenzuola strusciare sotto i movimenti di Harry oppure le macchina sfrecciare sulla strada. Era così imbarazzato ed era soprattutto imbarazzante quella situazione. Immaginò la reazione di Liam se avesse saputo cosa stava facendo e se ne pentì l’attimo dopo.
«Lou?».
Louis sussultò ma fece in modo di non farglielo notare, «umh?».
Harry posò una mano sul suo braccio e lo costrinse a voltarsi verso di lui, Louis notò la notevole vicinanza del suo corpo.
«Cosa c’è?» gli chiese a bassa voce con un fremito.
Harry sorrise, «mi sto chiedendo come mai ancora non ti ho baciato» confessò allungando una mano per posarla sul petto di Louis.
«Non farlo» gli intimò il più grande afferrandogli la mano per spostarla. Dio, come faceva a dirgli una cosa simile in un momento come quello? Avrebbe preferito sotterrarsi e non uscire più invece di sostenere gli occhi lucidi di Harry. Poteva anche essere buio ma lo sguardo teso e serio di Harry riusciva perfettamente a vederlo.
«Mi vuoi?».
«Cosa?».
«Ti sto chiedendo se mi vuoi ancora, Louis».
Louis avvampò più del dovuto e si voltò per dirgli, in un tacito gesto, che non avrebbe risposto a quella domanda. Lo voleva ancora? Dio, sì, sì all’infinito. Ma non poteva, era arrabbiato e ancora ferito nell’animo per quello che gli aveva fatto e per le brutte parole che gli aveva detto. Quel buco nel cuore non lo avrebbe più chiuso, era lì e lì rimaneva. Nessuna parole dolce o scusa lo avrebbe aiutato a richiudersi.
«Louis, ti amo» sussurrò Harry al suo orecchio e Louis tremò.
«No» fece cercando di allontanare il suo busto con le mani, «non prendermi in giro, ti prego».
«Come puoi ancora credere che io ti stia prendendo in giro?» gli domandò fermandogli i polsi con le mani e costringendolo al voltarsi di fronte a lui. Si fronteggiarono, occhi a occhi.
«Perché ho provato sulla pelle e sul corpo cosa vuol dire essere presi in giro da uno come te» sibilò con rabbia Louis divincolandosi per riuscire ad uscire dalla presa ferrea di Harry ma Harry lo fermò con un bacio prima che potesse riuscirci. Gemette sorpreso appena accadde e fermò ogni suo tentativo di allontanarlo, trovando sollievo nelle labbra di Harry.
Harry tastò piano la situazione prima di poter andare avanti. Si allontanò di qualche millimetro per potersi specchiare negli occhi lucidi di Louis e si rituffò sulle sue labbra il secondo dopo, sicuro di aver già abbassato tutte le sue difese e barriere.
Si baciarono a lungo e sempre più intensamente, le mani di Louis erano finite tra i capelli di Harry e Harry lo aveva stretto a sé per i fianchi, intrecciando le loro gambe insieme.
Harry era così dannatamente felice e eccitato in quel momento. Aveva sognato quel bacio tutti secondi degli ultimi mesi e ora era lì, Louis era nelle sue braccia e lo stava baciando come mai nessuno aveva fatto.
Sorrise e si issò sulle ginocchia e sui gomiti per sovrastare il corpo di Louis e infilò lentamente le mani nei suoi boxer mentre continuava a baciarlo sul collo.
«Aspetta» gemette Louis andando a prendergli i polsi, «non questo» lo avvertì.
Harry alzò lo sguardo sul suo viso e fu sul punto di ribattere quando vide delle scie lucide accanto ai suoi occhi.
«Va bene, amore, va bene» sussurrò sulla sua guancia prima di asciugare quelle poche lacrime dalle tempie di Louis con le labbra.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Note: Ciao a tutti lettori! Sono in ritardo, lo so, ma... mi farò perdonare? Non lo so ç_ç Non ho molto da dirvi se non che questo è il penultimo capitolo della storia, (ma non preoccupatevi, ne mancano ancora due, l'ultimo e l'epilogo). Uhm, è tardi e ho gli come due palle di Natale così non mi perderò in molte parole. 
Come sempre vi ringrazio perchè mi fate felice e mi supportate, quindi un grosso bacio e un grosso GRAZIE a tutte le persone che seguono e recensiscono la storia.
Se volete chiedermi qualcosa sono  qui twitter e qui ask.fm! E qui c'è il bellissimo trailer!
Okay, addio! :D





 

«…era ovvio che non sarei stato con le mani in mano, Liam! Senti ora non ne posso parlare.. no, Liam! Ascolta..».
«Louis» mormorò a bassa voce Harry aprendo prima un occhio e poi l’altro, disturbato dal continuo sussurrare di parole del ragazzo appostato davanti alla finestra con il telefono in mano.
Si stiracchiò le braccia e le gambe e subito dopo si mise seduto, sorridendo come un ebete all’occhiata di Louis, ricordandosi in un istante del bacio e del corpo caldo di Louis contro il suo.
Si alzò dal letto stropicciandosi gli occhi e, traballante, si avvicinò al ragazzo. Gli circondò il busto con le braccia da dietro e gli baciò una guancia, nonostante Louis stesse continuando a parlare con Liam al telefono.
«Ne possiamo parlare quando torno? Ti prego» fece Louis cercando di sottrarsi alla presa di Harry che, per ripicca, continuò a lasciargli dei bacetti sul collo.
«Ti mando un messaggio quando arrivo» continuò quindi, abbandonandosi del tutto ai suoi tocchi leggeri e delicati.
«Quanto sei bello» gli sussurrò Harry nell’orecchio stringendo possessivo i suoi fianchi e se lo premette ancora più forte addosso quando riuscì a sentire un “mi manchi” sussurrato da Liam attraverso il telefono.
Che rabbia gli faceva venire quel ragazzo, avrebbe tanto voluto andare da lui e gridargli, urlargli contro, che Louis non lo amava e che non lo avrebbe mai fatto perché, Harry lo sapeva, ne era assolutamente consapevole, che il cuore di Louis apparteneva solo ed unicamente a lui. Lo aveva capito quella notte stessa, altrimenti Louis si sarebbe allontanato da quel bacio, lo avrebbe rifiutato categoricamente senza lasciargli alcuna possibilità di riprovarci. E invece lo aveva prolungato e reso bellissimo, come solo i baci di Louis potessero essere. Ed Harry era felice, veramente felice, gli sembrava come se riuscisse a fare di tutto con lui al suo fianco, non aveva più paura, i suoi genitori erano ormai passati in secondo piano. Tutto quello che gli importava era Louis –LouisLouisLouis-, non riusciva a non pensare alla vana, e unica, possibilità che Louis gli aveva promesso e avrebbe lottato con tutto ciò che possedeva per riprenderselo, per portalo via dalle grinfie di Liam e averlo tutto per sé, per baciarlo e prendersi cura di lui. Harry lo voleva, lo voleva così tanto che si sarebbe fatto amputare una gamba per lui.
«Mi manchi anche tu» disse Louis dopo un sospiro e Harry ghignò divertito.
«Cazzate» borbottò contro la sua guancia e, con cattiveria, sperò che Liam lo avesse sentito, poi gli lasciò un bacio languido dietro l’orecchio e riuscì chiaramente a sentire il corpo di Louis rabbrividire al suo tocco.
«Devo chiudere adesso, ci sentiamo questa sera, uhm?» continuò il ragazzo piegando la testa involontariamente, lasciando ad Harry più spazio da baciare, «sì, a stasera, ciao».
Harry sorrise appena Louis liquidò Liam in quel modo così frettoloso e mugolò contento contro la sua gola, artigliando la maglietta grigia di Louis con le dita. Solo in quel momento si accorse, spiacevolmente, che Louis si era già vestito.
«Che ci fai vestito a quest’ora?» gli chiese facendolo voltare. Louis sbuffò e appoggiò le mani sul petto di Harry per potergli dare una leggera spinta, «non farlo mai più» lo avvertì puntandolo con un dito.
«Cosa?» fece Harry fingendo innocenza con un sorrisetto sghembo, carico di malizia.
Louis scosse la testa e «quello che hai appena fatto!» disse indietreggiando di qualche passo. Controllò l’orologio e notò con immenso dispiacere che le lancette segnavano ancora le otto di mattina e che il loro treno partiva alle undici.
Con uno sbuffo si sedette sul letto e si lasciò cadere all’indietro sul materasso, «cosa devo fare con te?» chiese portando le mani dietro la testa. Sentì un sospiro da parte di Harry e subito dopo la sua presenza sul letto, non si stupì quando Harry si accoccolò contro il suo petto.
«Io voglio solamente ritornare al rapporto che avevamo prima, Lou» sussurrò Harry strofinando la guancia contro il suo petto, «voglio ricominciare a frequentare la tua famiglia e rifare tutte le cretinate che abbiamo condiviso».
Louis scosse la testa.
«È una questione di fiducia. Io non credo di riuscire a fidarmi di te come mi fidavo un tempo, capisci? Hai perso anche tutta la fiducia che i miei genitori avevano per te».
«Ma se solo io avessi una sola possibilità potrei essere capace di riconquistare la tua e quella dei tuoi genitori. Credimi, posso riuscirci».
«Non ne sono molto sicuro».
«Louis» fece con tono autoritario Harry, salendo in grembo al ragazzo e stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi. Premette le mani sul petto di Louis e racchiuse dentro ai pugni la sua maglietta, tanto stretti che le nocche gli diventarono bianche. «Ricordi quando mi sono donato a te per la prima volta? Ti ho detto che ti avrei dato tutto solo per farti capire che sono tuo e soltanto tuo. Okay, sono stato un bastardo e un coglione ma questo non significa che io non ti ami, io ti ho sempre amato! Sei stato il primo e vorrei che fossi anche l’ultimo, perché, sul serio, non penso di poter amare qualcun altro come adesso amo te, neanche la metà. Ti prego, non farò gli stessi errori, ti prego».
Louis deglutì a vuoto, cercando alcune parole da dire, ma fu interrotto nuovamente da Harry che si allungò per arrivare ad aprire il cassetto del comodino. Seguì i suoi movimenti e il cuore gli si fermò quando vide la collanina con il ciondolino a forma di aeroplanino di carta che Harry gli aveva regalato e la foto scattata con la Polaroid, quella su cui, con un indelebile nero, Harry aveva scritto “So kiss me..”.
«La prima sera che ho dormito qui da Nick..» ricominciò a dire Harry «ho dormito con queste cose accanto perché, nonostante avessi l’intenzione di ricominciare tutto e ripartire da zero, mi mancavi troppo per fare finta di niente. E mi manchi ancora, Louis, vorrei dormire ogni notte con te proprio come questa che è passata, vorrei stare vicino a te e abbracciarti, sentire il tuo odore e avere la consapevolezza…».
«Harry, smettila» lo fermò Louis prima che potesse dire altro prendendogli i polsi.
Harry lo guardò confuso, «è l’unica cosa che mi riesci a dire?» lo accusò spingendo le mani sul suo petto nel tentativo di fargli male e il suo viso si trasformò in una smorfia stizzita mentre i suoi occhi cominciavano a farsi sempre più lucidi, «perché non mi credi?».
«Io non- io ti credo, Harry, solamente..».
«Cazzo, smettila tu!» piagnucolò sbattendo i pugni ripetute volte sul suo petto, poi si abbassò, gli prese il viso con le mani e lo baciò a stampo, senza dargli il tempo di ribattere o respingerlo.
 «Ti amo» gli disse sulle labbra e l’attimo dopo si stavano ancora baciando, sempre di più. Le mani sui vestiti e i gemiti soffocati arrivarono dopo, quando Harry lo convinse a far l’amore con lui a suon di baci.
Ad Harry sembrò che fossero passati anni dall’ultima volta che aveva toccato Louis in quel modo, invece di pochi mesi, e gli sembrò di accarezzare un drappo di seta quando fece passare i polpastrelli sulle cosce di Louis con lentezza, quasi estenuante. Ripeté l’operazione prima di togliergli via tutti gli indumenti rimasti e si prese attimi, o minuti, per poterlo ammirare in tutta la sua bellezza.
«Lasciami essere l’unico» sussurrò andando a stuzzicarlo tra le gambe con una mano e Louis gemette stringendosi a lui e artigliando le sue spalle con le unghie corte e mangiucchiate.
«Solamente perché ti amo anch’io» gli soffiò contro l’orecchio l’attimo prima che Harry entrasse dentro di lui con dolcezza, mozzandogli il respiro e costringendolo a gemere il suo nome.
Ed Harry sorrise contro i suoi capelli.
 
Il viaggio in treno per ritornare a casa fu quasi più stressante di quello che Louis aveva fatto per arrivare a Denver. Harry, vicino a lui, non stette un attimo fermo e non smise di torturargli la mano, era troppo nervoso e ansioso per l’incontro imminente con i suoi genitori e Louis riusciva a vedere la paura nei suoi occhi ogni volta che provava a calmarlo.
Anche Nick gli aveva detto di stare calmo e di non aver paura e Harry aveva annuito, non molto convinto però, prima di salutarlo, ringraziarlo e andare via.
Louis e Harry avevano camminato mano nella mano fino alla stazione di Denver, o almeno, Harry aveva voluto farlo usando come scusa il semplice fatto non averlo mai potuto fare nelle strade della loro città e, una volta sul treno, lo aveva baciato sotto gli sguardi degli altri passeggeri.
Anche Louis, però, era nervoso, non quanto Harry, ma comunque lo era: doveva affrontare Liam quel pomeriggio e non ne aveva per nulla voglia dopo aver passato la mattinata a far l’amore con Harry.
Si mangiucchiò le pellicine delle dita pensandoci e purtroppo non trovò nessuna scusa valida per lasciare Liam, perché Liam era perfetto e non gli aveva distrutto il cuore, lo aveva riparato semmai.
Eppure, Louis lo aveva capito solamente quella mattina, Liam non lo amava quanto lo faceva Harry.
Appoggiò la testa sulla spalla di Harry e sospirò pesantemente, stringendo la sua mano, «si è incasinato tutto, non è vero?» gli chiese a bassa voce.
Harry gli accarezzò una guancia e appoggiò automaticamente la testa su quella di Louis, «già» fece sospirando «ma è per noi».
«Per noi» ripeté Louis andando a toccarsi istintivamente la collanina con l’aeroplanino di Harry che aveva indossato subito dopo aver fatto l’amore.
 
Louis sospirò di felicità appena vide l’auto, rigorosamente verde e nuova di zecca, di Niall, ricevuta per l’imminente diploma, e corse ad abbracciare l’amico appena uscì dalla stazione ferroviaria, con Harry al suo seguito.
«Grazie, sono felice di poter contare sempre su di te» disse sorridendogli.
Niall alzò le spalle e «tranquillo, Lou» rispose ricambiando la stretta.
«Grazie per la considerazione» fece Zayn mandandogli un’occhiataccia, che deviò subito direzione andando al colpire immediatamente Harry, che si era nascosto dietro le spalle di Louis, intimidito dai due ragazzi.
Harry sapeva perfettamente che Zayn e Niall non erano dei cattivi ragazzi perché Louis ne aveva sempre parlato bene e un po’ gli dispiaceva sapere che non era molto ben visto da loro, soprattutto da Zayn. Avrebbe voluto conoscerli meglio, magari uscire in quattro con Louis, e diventare loro amico.
«Ma l’auto è di Niall» scherzò Louis non facendo caso al malumore di Zayn, tirandogli un buffetto sulla guancia.
«Sono felice che tu stia bene, Harry» fece Niall sorridendo al ragazzo e Harry alzò gli occhi su di lui, ancora un po’ incerti, e gli sorrise grato stringendo tra le dita una cuffietta nera per i capelli.
Zayn, invece, sbuffò e aprì la portella del passeggero dell’auto di Niall, «sbrigatevi» disse entrando e buttando il mozzicone di una sigaretta per terra.
Gli altri tre si guardarono tra di loro e Niall scosse la testa, «scusatelo, si è alzato con la luna storta» sospirò giustificando il suo ragazzo e raggiungendo il posto del guidatore. Con una pacca sulla spalla, Louis fece segno ad Harry di salire in auto e gli sorrise incoraggiandolo.
In auto gli unici che parlarono furono Niall e Louis. Zayn era troppo impegnato a sbuffare, imprecare sotto voce, aggiustarsi i capelli allo specchietto e a giocare con l’accendino per poter solo dire una parola e intromettersi nel discorso tra il suo fidanzato e Louis, ed Harry aveva troppi pensieri per la testa per poterli assecondare, e Louis, ovviamente, non gliene fece una colpa.
Passò tutto il tempo a far scorrere tra le dita la cuffietta nera e a mangiucchiarsi le labbra. I suoi genitori ancora non sapevano nulla di lui e quindi immaginava che fossero in pensiero e preoccupati ma, dall’altro lato, pensava anche che lo odiassero e che non volevano più niente a che fare con lui.
Aveva così paura di quello che sarebbe successo da lì a poco, per questo trovò sollievo solamente nella mano di Louis, che strinse con quanta più forza aveva in corpo. Louis, ovviamente, ricambiò la stretta.
Appena la villa degli Styles comparve in lontananza, ad Harry iniziò a battere forte il cuore e tremò visibilmente davanti agli occhi di Louis.
«Vieni con me» lo scongiurò a bassa voce stringendo così forte la sua mano che quasi gli fermò il flusso del sangue. Louis gli accarezzò il viso con la mano libera e scosse la testa, «devi fare questa cosa da solo, okay? Mi chiami dopo» gli rispose, baciandogli la fronte appena l’auto si fermò davanti all’imponente cancello di ferro.
Harry indugiò un po’, fece oscillare gli occhi sui due ragazzi seduti sui sedili anteriori, che stavano facendo finta di niente, e solo dopo qualche secondo riuscì a farsi forza e a baciare Louis sulle labbra, dicendogli solamente in quel gesto quanto lo amava.
«Vai» fece Louis appena Harry si allontanò e poi lo baciò a sua volta, arruffandogli i capelli.
Quando Harry scese dall’auto, ovviamente dopo i dovuti ringraziamenti a Niall, rimase fermo a guardare l’auto andare via con gli occhi traboccanti di lacrime e un cuore palpitante di paura ma gli occhi di Louis, sempre puntati nei suoi, gli diedero coraggio.
 
«Ci siamo persi qualcosa?» domandò Niall a Louis appena svoltarono l’angolo della fine della strada e guardò di sottecchi il suo fidanzato, che stava scuotendo la testa con un sorrisetto amaro sul volto.
Louis si morse le labbra e abbassò gli occhi, «mi ha dimostrato che mi ama veramente» confessò stringendo le mani tra loro, fingendo che una di esse fosse quella di Harry, «in questi due giorni mi ha detto così tante volte che mi ama e che mi vuole che ho perso il conto» continuò con una risata, «e abbiamo fatto l’amore questa mattina».
«Cosa cazzo hai fumato» esclamò Zayn senza farla sembrare una domanda voltandosi leggermente verso l’amico, «hai dimenticato cosa ti ha fatto? È per colpa sua se sei andato in ospedale, è colpa sua, ti ha lasciato da solo nelle mani di quei due cretini che ti hanno preso a calci! Come puoi credere alle idiozie che ti dice? Quello vuole solamente scoparti, perché cazzo non lo capisci, Louis? È un approfittatore di merda..».
«Zayn, smettila!» lo rimproverò Niall appena notò, dallo specchietto retrovisore, il viso di Louis cambiare improvvisamente espressione.
Ed era una maschera di dolore quella di Louis, non pensava mica che Zayn potesse essere così cattivo.
«Va bene, hai ragione!» ribatté arrabbiato, con gli angoli degli occhi appena appena umidi, «ma non sei stato tu quello che lo ha visto piangere e disperarsi per il nostro amore, non sei stato tu quello che ha sentito tutto quello che prova per me detto in un solo ti amo e non sei di certo tu quello che ha il potere di giudicarlo. Perché non lo conosci, Zayn, non lo conosci affatto! E può aver sbagliato ma si è pentito!» urlò puntandolo con un dito.
Zayn non parlò più, rimase zitto con la coda fra le gambe e lo sguardo perso nel vuoto, sconfitto dalle parole di Louis.
Niall sospirò e provò a riconciliarli, anche se furono solamente tentativi inutili. Avrebbe ordinato a Zayn di chiedere scusa a Louis più tardi, quando sarebbero stati da soli.
«Come farai con Liam?» chiese solamente Niall a Louis, preoccupato per l’amico.
«Gli dirò la verità» concluse Louis.
 
Quando Liam arrivò a casa Tomlinson, Louis aveva già salutato sua mamma e le sue sorelle e aveva tranquillizzato tutte dicendo di aver trovato Harry in carne ed ossa a Denver. Johanna era scoppiata a piangere appena gliel’aveva detto e Louis l’aveva abbracciata forte, dicendolo che lo amava troppo per lasciarlo andare e fu sorpreso quando la donna gli disse che era felice per entrambi e che, per lei, Harry era sempre stato un caro ragazzo.
Ora l’unico problema era Liam.
Liam lo salutò con un bacio e a Louis diede fastidio perché sulle sue labbra, solo poche ore prima, c’era stato Harry.
«Dobbiamo parlare» disse facendogli spazio sul letto accanto a lui.
«Già» rispose Liam accettando la proposta, «come sta Harry?».
Louis trasalì e subito dopo alzò le spalle fingendo indifferenza, «sta bene, starà parlando con i suoi genitori in questo momento. Nella lettera ha scritto che è gay» spiegò brevemente giocherellando con le dita.
«Capisco».
Calò un silenzio imbarazzante nella stanza e Louis sbuffò passandosi una mano sulla nuca, poi Liam gli si avvicinò, si abbassò e iniziò a baciarli il collo con le labbra calde.
«Cosa stai facendo?» gli chiese Louis appoggiando le mani sulle sue spalle per farlo ritrarre, «dobbiamo parlare non fare sesso, Liam, ti prego».
«Questo è più divertente» ribatté Liam attirandolo più vicino per un fianco e Louis si ritrovò steso sul letto qualche secondo dopo, controvoglia.
«No, Liam, non voglio.. non posso!» esclamò cercando di sottrarsi alle sue labbra.
«Non puoi?» chiese con tono sprezzante l’altro intrappolandolo sotto di lui e Louis si sentì morire soffocato.
«Non possiamo più stare insieme» gli rivelò, anche se con un grosso groppo in gola.
E Liam fu sul punto di ribattere con quella vena sporgente sulla tempia quando il suono del citofono rimbombò per tutta casa, deciso e continuo.
Louis si divincolò dalla sua stretta il più velocemente possibile e corse di sotto per vedere chi fosse alla porta, prima di sua madre o chiunque altro, ma quando arrivò di sotto sua mare aveva già accolto in casa chi aveva citofonato.
«Harry» sussurrò avvicinandosi al ragazzo e scambiandosi un’occhiata preoccupata con sua madre quando notò le spalle di Harry tremare, scosse dai singhiozzi.
«Cos’è successo?» fece prendendogli il viso rigato di lacrime tra le mani ma Harry non rispose, scosse la testa e si fece abbracciare stretto, lasciando cadere la borsa piena di vestiti e libri di scuola vicino alle loro gambe.
«Vado a preparargli qualcosa da magiare» sussurrò Johanna prima di sparire in cucina e Louis annuì, trascinando Harry lentamente verso il divano.
«Dimmelo, ti prego» lo scongiurò accarezzandogli i capelli una volta seduti.
Harry tirò su con il naso e si aggrappò alla sua maglietta, «mi ha detto che non sono suo figlio, mi ha detto che sono uno scherzo della natura, mi ha cacciato da casa» rivelò asciugandosi le lacrime con i palmi delle mani, «e io, io non sapevo dove andare e tu sei l’unico di cui mi fido veramente, Lou».
Louis non riuscì a trattenere le lacrime alla vista del ragazzo in quello stato così fragile e «tranquillo, Harry, tranquillo» gli disse baciandogli la testa e premendoselo contro, giurando a se stesso che si sarebbe preso cura di lui per sempre, «non preoccuparti, ci sono io».
Nessuno di loro due, però, si accorse che Liam era rimasto ad osservarli in silenzio con le mani in tasca e la delusione negli occhi e nemmeno che la porta d’ingresso venne riaperta e poi richiusa senza fare alcun rumore.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


Note: Ciao a tutti cari lettori! Lo so di essere in ritardo ma è troppo tard questa sera e quindi non mi perderò in scuse o altro. Però voglio ringraziarvi come sempre per il sostegno e il supporto, per aver letto la storia fino a questo capitolo, che è l'ultimo prima dell'epilogo, e per averla recensita. Siete adorabili e vi amo tutti!
So che vi state disperando tutti per la fine di questa storia (ahahah, no!) ma, ahimè, è arrivata al termine! Questo è l'ultimo! Spero vi piaccia e che lo amiate o come faccio io! Non scrivo qui tutte le cose che ho da dire ma nel prossimo, che non so quando arriverà! :)
Vi ricordo come sempre che potete trovarmi e seguirmi  su twitter e qui su ask.fm! Qui c'è il bellissimo trailer fatto da una bellissima persona!
Ringrazio nuovamente tutti e ci vediamo all'epilogo! (scusate per gli errori >.<)
Un bacio!


 
 
«Harry» Louis sussurrò nel silenzio della sua stanza. Guardò il ragazzo aprire gli occhi e puntarli nei suoi, grandi e bellissimi, e poi sospirò alzando le braccia per infilare le mani tra i suoi boccoli.
Harry s’inumidì le labbra, impaziente di sapere il perché Louis lo aveva chiamato, e si spostò sul letto per avvicinarsi a Louis fin quando non sentì il suo naso sfiorare quello dell’altro, allora si fermò, trattenne il respiro e si beò delle carezze di Louis e dei suoi tocchi, delicati e dolci come sempre.
«Mi devi promettere una cosa» continuò Louis, mettendoci tutte le sue forze per non guardare le labbra di Harry, così vicine alle sue, e Harry annuì in attesa. «Mi devi promettere che ti impegnerai per superare gli esami e che lo farai con volti alti» disse accarezzando la pelle dietro il suo orecchio con il pollice.
Il ragazzo riccio fremette e appoggiò una delle sue mani sul polso di Louis, circondandolo del tutto, «non penso di farcela» borbottò chiudendo gli occhi per qualche secondo, «ho altri pensieri per la testa per pensare agli esami, Louis» rivelò con un sospiro affranto.
«Harry» lo richiamò l’altro ritrovandosi a fronteggiare di nuovo i suoi occhi «la tua unica priorità adesso sono gli esami, intesi? E non devi scordarti che io sono qui, che ti sostengo… che ti amo».
Harry annuì, studiando il suo viso, e solo pochi attimi dopo catturò le sue labbra in un dolcissimo bacio, che Louis non rifiutò affatto.
«Saggia decisione» Louis ridacchiò sulla sua bocca stringendo le braccia attorno al suo collo e baciandolo ancora, ripetute volte. Costrinse Harry a salire sul suo corpo, con una coscia incastrata tra le sue e le braccia a circondarlo completamente e si baciarono ancora, con mezze risate e sussurri di mezzo.
Tutto scivolò dalla testa di Louis: il dolore, il male che aveva provato quel giorno nei bagni di scuola, le botte, l’umiliazione, Liam. Si dedicò soprattutto a Harry e a ciò che provava per lui, al motivo per cui il suo cuore batteva così forte e alla sensazione di sentirsi amato di nuovo, più forte di prima grazie a ciò che Harry gli aveva dimostrato negli ultimi giorni.
 
Harry si mise seduto sulle coperte sfatte e si morse le labbra con i denti, guardando supplichevole Louis, che si stava già vestendo davanti ai suoi occhi per andare a scuola.
«Posso saltare solo oggi?» chiese con il broncio giocando con un lembo del lenzuolo.
Con uno sbuffo, Louis scosse la testa e infilò il bottone nell’asola dei pantaloni, «no, Harry» fece per l’ennesima volta «mancano pochissimi giorni e tu devi recuperare tantissimo, non te lo puoi permettere».
«Ma non ne ho voglia» si lamentò l’altro pensando già agli sguardi confusi che avrebbe trovato a scuola e ai pettegolezzi su di lui.
«Vestiti!» esclamò Louis con una risata, raggiungendolo sul letto per tirarlo in piedi e forzarlo a vestirsi. Harry rimase di fronte a Louis con il broncio e si fece vestire come un bambino.
«Alza la gamba destra» Louis gli ordinò prima di infilargli il pantalone su per il polpaccio fino alla coscia e Harry si aggrappò alle sue spalle, ridendo per le imprecazioni di Louis su quanto fossero stretti i suoi pantaloni.
Appena Louis riuscì a tirarli su a dovere, glieli abbottonò e, con un sorrisetto che la diceva lunga, lo prese per la cinta e lo avvicinò, facendo scontrare le loro labbra più volte.
E ogni bacio era una scusa per volerne un altro e altri ancora perché Dio quanto gli erano mancati.
Louis era un fascio di emozioni, brividi e sospiri estasiati. Gli sembrava di aver appena pagato per un giro infinito sulle montagne russe ed era felice ed eccitato ma, in un angolo della sua mente, era ancora spaventato: non sapeva che intenzioni aveva Harry riguardo alla loro nuova relazione, non sapeva come si sarebbe comportato con gli altri né a come avrebbe fatto per trovare la forza di prenderlo per mano nei corridoi della loro scuola.
Harry rise sulla sua bocca e allacciò le braccia attorno al collo di Louis, «sicuro di voler andare?» provò allungando le mani fino a farle appoggiare sul fondo della schiena del ragazzo, accarezzando con i polpastrelli quella piccola striscia di pelle tra la maglietta e il pantalone.
«Non fare lo stupido!» lo rimproverò immediatamente il ragazzo, scacciando le sue mani con gesti precisi per poi allontanarsi di qualche passo. Incrociò le braccia al petto e lo guardò scettico, poi sospirò e gli si riavvicinò, prendendo le sue mani tra le proprie.
«Stavo pensando» incominciò titubante accarezzando la pelle chiara del suo ragazzo «che dovremmo fingere ancora per un po’, fin quando tutto quanto non finisce. Cosa ne dici?».
«Sono d’accordo, Lou, ma non dubitare di me, okay?».
Louis alzò gli occhi per incontrare quelli verdi di Harry e gli sorrise dolcemente, «mai più» fece e Harry lo baciò di nuovo con il sorriso sulle labbra e delle forti emozioni a scoppiare nel petto.
 
«Acqua in bocca» gli ricordò Louis chiudendogli le labbra tra l’indice e il pollice «su tutto».
Harry annuì e lasciò che il suo ragazzo raggiungesse la scuola da solo, per non destare sospetti o altro che potesse portare i suoi compagni di scuola alla verità.
Si aggiustò i capelli sulla fronte, ancora troppo lunghi, e sospirò osservando il corpo minuto di Louis affrettarsi verso i cancelli della scuola. Non accorgendosene, sorrise involontariamente e si morse il labbro inferiore, ricordando quanto fosse bello stringerlo e sussurrargli all’orecchio di essere solamente suo e di nessun altro.
E forse era pronto per gridare al mondo intero di amare Louis Tomlinson, forse ce l’avrebbe fatta perché amare un altro uomo non faceva schifo come gli avevano sempre detto e inculcato nella testa e non era neanche innaturale, come suo padre gli aveva ripetuto mille volte il giorno prima. Era semplicemente umano. Amare significa esseri umani ed Harry si sentiva umano, si sentiva rinato e pronto per affrontare tutte le conseguenze e tutti coloro che si sarebbero messi in mezzo tra lui e Louis.
Convinto si aggiustò lo zaino in spalle e “solo pochi giorni” si disse “pochi giorni e sarò libero di amare”.
 
Louis gironzolava frettolosamente tra i corridoi della scuola: aveva incrociato un paio di volte Harry e gli aveva sorriso senza farsi notare, aveva incontrato Niall in compagnia di Zayn e solamente il biondo lo aveva salutato ma chi appunto Louis cercava, non c’era.
Sbuffò guardandosi intorno ma non riconobbe in nessuno di tutti gli altri studenti il volto di Liam.
Non riusciva a non pensare a quanto si fosse comportato male nei suoi confronti il giorno prima e quindi l’unica cosa che voleva in quel momento era di parlare con lui per scusarsi per essere stato maleducato e insensibile e per, magari, rimediare un po’ del bellissimo rapporto d’amicizia che avevano.
Fece, ancora una volta tra la seconda e la terza ora, il giro di tutta la scuola e solo dopo aver imprecato sotto voce si arrese. Subito dopo, durante la lezione, finse qualche capogiro e si fece dare il permesso per andare in bagno ma, purtroppo, non aveva pensato ad Harry seduto in prima fila né ai suoi occhi preoccupati.
Arrivò in bagno con il fiatone, dopo aver corso per il corridoio ed essersi subito qualche rimprovero dalla bidella scorbutica, e sfilò il cellulare dalla tasca velocemente.
Squillò per qualche secondo e poi «Louis» fece Liam.
«Ehi» sospirò Louis appoggiandosi contro un lavandino «come mai non sei a scuola?».
«Non ne avevo voglia, sai, sono appena stato scaricato».
Louis trattenne il fiato per un po’, sentendosi in colpa. «Mi dispiace» riuscì a dire «davvero, mi dispiace ma..».
«Ami Harry, lo so perfettamente Louis, ti sentivo quando sussurravi il suo nome mentre eri a letto con me» Liam disse «facevo solo finta di niente perché… perché pensavo che sarei riuscito a fartelo dimenticare. Mi sbagliavo, tutto qui».
«Mi dispiace» ripeté Louis resistendo all’istinto di piangere come una ragazzina, «scusami».
Liam, ovviamente, chiuse la chiamata dopo qualche secondo senza più dire una parola.
«Lou».
Louis sussultò appena udì la voce di Harry e si portò una mano al cuore per lo spavento, «mi hai spaventato» borbottò riponendo il cellulare nella tasca.
«Stai bene?» gli chiese il ragazzo avvicinandoglisi poi prese il suo viso tra le mani e gli baciò  la fronte e le gote, sospirando sulla sua pelle l’attimo dopo «mi sono preoccupato quando hai detto di avere dei capogiri».
«Volevo solamente chiamare Liam» gli confidò Louis chiudendo gli occhi e andando incontro ai suoi tocchi «non ce la facevo più».
«Liam?».
«Sì» rispose il più basso toccandogli i polsi con le dita «non volevo che finisse così male» sospirò.
Harry si leccò le labbra e annuì, stringendosi contro il suo corpo e baciandogli la testa, ignorando del tutto quel lato di se stesso che gli stava ordinando di essere geloso e possessivo, di andare da Liam e intimargli di non avvicinarsi al suo Louis, come già aveva fatto altre volte.
 
«Non ci credo» esclamò del tutto scettico Niall con una patatina all’angolo della bocca e una macchia di ketchup sul mento «hanno davvero lasciato loro figlio fuori di casa?».
«Già» sospirò Louis dopo un lunghissimo sorso d’acqua «è corso a casa mia e ha dormito con me stanotte».
«Ma state insieme, di nuovo?» fece Niall sempre più curioso e esaltato per il suo migliore amico e si lasciò sfuggire un gridolino da femminuccia appena notò quel luccichio strano negli occhi di Louis e il suo sorriso.
«Stiamo insieme perché ci amiamo» sussurrò a bassa voce Louis per non farsi sentire da orecchie indiscrete, «ma non ufficialmente» continuò portando alle labbra il collo della bottiglia dell’acqua per giocarci, come i bambini.
Zayn, seduto affianco a Niall, si schiarì la voce e continuò a guardare gli altri tavoli con aria di finto interessamento e Louis sbuffò irritato.
«Se hai qualcosa da dire dimmela, Zayn» gli disse con tono arrabbiato «non cambierò comunque idea e non lascerò che Harry vada via da me».
Il ragazzo si voltò e lo guardò con un sopracciglio inarcato, «non mi andrà mai a genio» gli fece sapere incrociando le braccia al petto «e quando..».
«Non lo farà» lo interruppe Niall appoggiando una mano su una delle sue cosce, mandandogli in fumo il cervello in un solo secondo, «Harry neanche ci proverà a far del male di nuovo a Louis».
«Mi ha detto che mi ama e io gli credo» terminò Louis con un sospiro sollevato e intercettò gli occhi del suo ragazzo, seduto in disparte ad tavolo più lontano, subito dopo.
 
Quando Harry arrivò a casa Tomlinson dopo quella lunghissima giornata a scuola, Louis era già seduto sui gradini sul portico ed era intento a sfogliare delle foto sul cellulare, sicuramente per occupare il tempo mentre lo aspettava.
Non ci volle molto per capire che c’era qualcosa che non andava nel suo viso: le sue labbra non stavano sorridendo, le sue palpebre erano basse e dai suoi occhi traspariva solamente un sacco di nervosismo.
«Louis» fece, piegandosi l’attimo dopo per baciarlo sulle labbra, «cos’hai?».
Louis non disse una parola ma si alzò in piedi, allacciò le braccia attorno al suo collo e respirò l’odore della sua pelle a fondo. E Louis era così, lui era fatto di piccoli gesti.
Il ragazzo riccio, ancora perplesso, lo circondò con le braccia e lasciò dei bacini sulla sua tempia.
«Ti amo, ricordi?» gli sussurrò Louis nell’orecchio e Harry lo strinse più forte, quasi fino a spezzargli il respiro.
«Ti amo anche io» soffiò, «ma..?».
«Per sempre e per qualunque cosa accada» continuò Louis, poi si staccò e prese le sue mani per portarlo dentro casa, dove un’imprevedibile sorpresa lo stava aspettando.
Harry sentì l’odore familiare della vaniglia subito dopo essere entrato in casa e si guardò intorno perplesso, non capendo cosa stesse succedendo.
E gli bastò mettere piede in salotto per arrivare ad una spiegazione per i comportamenti strani di Louis.
Sua madre Anne era lì e con lei c’erano anche gli occhi rossi, le macchie viola a contornarle le palpebre e i sonori singhiozzi.
Cercò immediatamente la mano di Louis e la strinse più di quanto potesse per sentire la sua presenza e per trovare un po’ di speranza e coraggio  nel suo tocco e Louis lo fece, strinse con la stessa potenza quella di Harry e si avvicinò a lui il più possibile per far capire a quella donna che niente e nessuno sarebbe stato capace di dividerli ancora.
«Cosa ci fai qui?» chiese acido Harry a sua madre senza far trasparire nulla dai suoi occhi se non odio e disprezzo per colei che aveva fiancheggiato suo padre nelle teorie assurde e omofobe di famiglia.
«Per parlare» sospirò Anne asciugandosi le lacrime sotto agli occhi con un fazzoletto che le aveva dato Jay, seduta al suo fianco.
«Mi avete già detto tutto ieri tu e papà, non voglio sapere più nulla» disse freddissimo, «andiamo in camera, Louis» fece subito dopo incoraggiando il ragazzo a salire le scale che portavano al piano di sopra.
«Harry non voglio litigare, voglio solamente parlarti e spiegarti che ti accetto, che non m’importa di come sei perché sei mio figlio e io ti voglio bene» gridò Anne da dietro le sue spalle «e se accettare mio figlio vuol dire andare contro mio marito allora sarà lui ad andare via di casa» terminò con un singhiozzo.
Harry si voltò lentamente verso di lei, con gli occhi sgranati e la gola secca, e «hai.. hai lasciato papà?» chiese incredulo. E non ci credeva ma nella sua testa stavano passando tanti di quei pensieri che neanche si accorse di aver corso verso sua madre e di averla abbracciata stretta, ringraziandola per gli sforzi che aveva fatto per accettarlo e dicendole che le voleva molto bene anche lui.
«Voglio che ritorni a casa, amore, scusami per essere stata così ignorante e debole. Io volevo aiutarti ma tuo padre non me lo permetteva, io ti amo, sei mio figlio e non posso permettere di rovinarti la vita» pianse Anne sulla sua spalle ma Harry scosse la testa.
«Ti amo anch’io mamma ma ho bisogno di Louis» le confidò in lacrime e Anne annuì, comprensiva.
Quando Louis si sentì osservato sia da Anne che da Harry, e anche da sua madre Jay, arrossì sulle guance e si strinse nelle spalle.
«Ti ringrazio per esserti preso cura di mio figlio» gli disse Anne avvicinandoglisi, «sei un bellissimo ragazzo».
Louis sorrise timidamente e «grazie mille» farfugliò, trovandosi stretto nelle braccia di Harry l’attimo successivo, «mi prenderò per sempre cura di lui».
 
«Esami di merda» brontolò Niall l’ultimo giorno di scuola davanti alla bacheca, in cerca degli orari. Zayn glieli puntò con un dito e rise dell’ansia che stava occupando tutto lo spazio nel corpo del suo fidanzato.
E già, proprio esami di merda.
Harry aveva passato le ultime due settimane a studiare come un pazzo, a fare ricerche su ricerche e a memorizzare formule con simboli strani per poter riuscire a superare i test che ci sarebbero stati negli esami e il suo cervello era andato in fumo. Non credeva che avrebbe mai potuto studiare così tanto eppure ci era riuscito, nonostante non ricordasse più com’era dormire o fare l’amore con Louis.
«Lou» fece una notte, tre giorni prima degli inizi degli esami. Si avvicinò al ragazzo, che stava leggendo qualcosa, e iniziò a far passare i polpastrelli sull’adorabile pancetta di Louis, scendendo gradualmente sempre più in basso fino a sfiorargli i boxer neri.
«Lou» riprovò ma quello era così assorto nella sua lettura che non gli prestò attenzione e continuò indifferente a fissare le pagine di quel libro.
Così Harry, arrabbiato e irrimediabilmente eccitato, si intrufolò sotto le lenzuola e stuzzicò la pelle delle anche di Louis con la lingua, poi, sempre più impertinente, era sceso più in basso e aveva lasciato dei bacini sul tessuto dei boxer del ragazzo, consapevole di fare sempre un certo effetto a Louis con quella bocca che si ritrovava.
«Harry» sospirò Louis e il riccio, felicissimo di aver ottenuto tutta l’attenzione su di sé, risbucò da sotto le lenzuola e strisciò fino al viso di Louis per baciarlo sulle labbra, «ne hai voglia?» chiese strusciandosi contro i suoi fianchi e sorridendogli sornione, convito di avere la vittoria in tasca quella notte.
Ma «no» fece Louis ridendo «ma mi dici tutto il programma di storia?».
Proprio degli esami di merda.
 
Ma gli esami vennero e andarono via in un lampo.
 
«Correte!» esclamò Louis appena, insieme a Niall e Zayn, varcò i cancelli della scuola.
Quando raggiunsero la bacheca su cui i quadri erano stati attaccati, c’era già una marea di gente ad osservarli: alcuni esultavano, alcuni erano ancora sotto shock e altri stavano piangendo per la gioia. Tra la folla riuscì a intravedere Liam e fu seriamente felice quando lo vide esultare e abbracciare qualche amico.
Louis sorrise ampliamente a Niall e Zayn appena furono vicini e, nonostante la bassa statura e la poca considerazione a scuola, riuscì a farsi spazio tra gli studenti con gomitate varie per poter vedere i suoi risultati.
Tirò un sospiro di sollievo e si sentì finalmente libero appena lesse di essere passato con uno dei punteggi migliori della scuola, e ciò gli regalava una borsa di studio per il college.
«Sì!» esclamò trionfante abbracciando il biondo affianco a sé e poi il moro, anche loro passati con punteggi buoni.
Poi, con la preoccupazione a bussargli nella testa, ricontrollò tutti i nomi e solo dopo aver superato una sfilza di gente riuscì a trovare il nome di Harry Styles scritto in nero. Quasi gli venne da piangere quando vide che anche lui era riuscito a passare, anche se non con voti eccellenti. Ma era fiero di lui, lo era sul serio. E lo amava, più di qualsiasi altra cosa.
«È passato?» gli chiese Niall preoccupato e Louis annuì, saltellando sul posto l’attimo dopo.
«Eccolo lì, Harry» gli fece sapere Zayn, ancora non del tutto sicuro della relazione tra il suo migliore amico e l’ex quarterback.
Louis fece saettare immediatamente gli occhi da una parte all’altra del corridoio e appena riconobbe la testa riccia di Harry gli andò in contro, correndo velocissimo e con un sorriso da far invidia a chiunque.
«Sì, sì, sì, sì!» gridò felice prima di saltare in grembo ad Harry per abbracciarlo. 
Strinse forte le braccia attorno al suo collo e «ce l’abbiamo fatta!» esclamò di nuovo, felicissimo.
«Sono passato?» chiese incredulo Harry sostenendo Louis solamente con le braccia e non lasciò il tempo a Louis di rispondere o fare qualsiasi altra cosa che già lo stava baciando sulle labbra con dedizione, incurante di tutti gli altri studenti e degli sguardi scettici attorno a loro.
Solo quando si rese conto dei primi borbottii si staccò dalle labbra di Louis e si guardò intorno preoccupato dalle reazioni generali ma Louis lo costrinse a guardarlo negli occhi azzurri, belli come il sole e più caldi di un giorno d’estate.
«Mandali a fanculo, Harry, manda a fanculo tutti!» sussurrò con un sorriso orgoglioso sulle sue labbra e Harry annuì perché sì, era finalmente libero di amare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Epilogo. ***


Note: Ciao a tutti! Io vorrei veramente iniziare bene queste note e dirvi quanto vi sono grata per il supporto che mi avete dato e i complimenti che mi avete fatto ma sono un po' depressa perchè 1. E' l'ultimo capitolo. 2. Non scriverò mai più di loro due in questo contesto omg omg ç_ç.
Va bene, bando alle ciance, io vorrei seriamente, veramente, immensamente ringraziare tutti voi che avete speso del tempo della vostra vita a leggere la mia storia, a leggere le avventure disavventure di questi due ragazzini che si sono amati fino alla follia.
Vi ringrazio anche per le molte recensione e per tutti quei numeri che vedo nelle visualizzazioni. Davvero grazie, grazie, grazie!
Purtroppo questo è l'ultimo, ULTIMISSIMO, capitolo, cioè l'epilogo, e quindi mi dispiace ma è un po' cortino. Ma ehi, è l'epilogo, cosa poteva succedere? XD Quindi nulla, è corto ma a me piace, perciò :)
Potete trovarmi comunque su su twitter e qui su ask.fm! Qui c'è il bellissimo trailer!
Vi voglio molto bene e alla prossima, magari?
Un bacione enorme! 

 
Un altro grosso borsone venne depositato nel bagagliaio della macchina di Harry quel pomeriggio e Louis fece un grosso sospiro appena si accorse che era l’ultimo dei tre che avevano riempito delle loro cose e che, beh, era arrivata l’ora di andare.
«Abbiamo preso tutto, non è vero?» gli chiese preoccupato Harry da dietro le sue spalle, immergendo i denti dentro e labbra gonfie. Louis gli sorrise e annuì, chiudendo lo sportellone dell’auto e creando un grosso tonfo.
Una delle gemelle, sedute sui gradini del portico di casa Tomlinson, sussultò e singhiozzò un po’ più forte stringendosi alla sorella e guardando tristemente i due che, amareggiati, si affrettarono a raggiungerle.
«Non essere triste, Phoebe, puoi venire a trovarmi quando vuoi e io verrò qui con Harry spessissimo, non andiamo molto lontano» la rassicurò il fratello maggiore accarezzandole i capelli e sorrise all’altra, che intanto veniva coccolata dal suo fidanzato.
«Ma non sarà la stessa cosa» borbottò Phoebe asciugandosi e lacrime, «con chi guardo My little Pony adesso?».
Louis rise sonoramente lasciando dei baci sulla testa della bambina e arrossì sulle gote pensando a tutti i pomeriggi buttato sul divano con le gemelle affianco e il programma per bambini alla televisione.
«Mi raccomando» fece l’altra gemella puntando Harry con un dito, «non tagliare mai i capelli!» lo avvertì minacciosa e quello non poté fare altro che alzare le mani in segno di bandiera bianca.
 
Scegliere di frequentare l’Università di Denver era stata una decisione che avevano preso insieme prima di fare gli esami, contrariamente alle idee che avevano sempre avuto prima di incontrarsi e impegnarsi in una relazione seria e, sperando, duratura. Avevano fatto domanda d’iscrizione e, felicissimi, avevano ottenuto l’approvazione entrambi.
Louis avrebbe frequentato l’Università con i soldi che aveva ottenuto con la borsa di studio mentre Harry aveva una conto corrente proprio che riusciva a coprire le spese che avrebbe dovuto sostenere per studiare.
Era stata l’unica soluzione ragionevole per non stare troppo lontani, dopo quello che era successo tra di loro, e Louis ne era felice perché non pensava che sarebbe riuscito a sopportare la lontananza di Harry andando a studiare in città molto lontane.
«Non mi sembra vero che passerò tutta la vita con te» gli aveva sussurrato Harry nell’orecchio la notte prima, abbracciandolo stretto per i fianchi e affondando il naso nel suo collo per sentire ancora una volta il suo profumo e la tenerezza della sua carne. E Louis lo sapeva che Harry amava il suo collo e la sua gola, così lo lasciò fare nonostante i suoi capelli ricci gli stessero facendo il solletico.
«È surreale anche per me» sospirò cercando più contatto con la schiena sul petto di Harry, «ma se un giorno vorrai andartene e non volermi vedere più sarai liberissimo di farlo, io farò tutto quello che ti rende felice» continuò dopo con la voce leggermente più bassa e il cuore che si accartocciava su se stesso solamente al pensiero.
Harry rimase zitto qualche secondo prima di mordergli leggermente la mascella «sarei un pazzo» fece dolcemente «e se diventassi veramente pazzo, ti prego, fermami prima di fare il più grosso secondo errore della mia vita».
Louis sospirò e si voltò leggermente per poterlo guardare negli occhi, «secondo?».
«Il primo è stato abbandonarti per la prima volta e solo Dio sa quanto me ne sono pentito» gli mormorò sulle labbra prima di baciarlo e far scivolare lentamente la lingua dentro la sua bocca per avere uno dei tanti baci che avrebbe ricevuto quella notte.
Fecero l’amore così lentamente che ci impiegarono tutta la notte, lo fecero con tutto l’amore che provavano l’uno per l’altro e ogni gemito o ansito era un ti amo, una promessa. Harry non smetteva più di ripetergli quanto fosse bello e Louis non faceva altro che accettare tutti i complimenti e donarsi completamente a lui, intrecciandosi a lui in tutti i modi possibili che conosceva.
 
Quella che avevano appena passato era stata una delle più belle estati delle loro vite. Avevano condiviso giorno per giorno senza mai stancarsi, avevano fatto molti viaggi tra gli stati insieme a Niall e Zayn e soggiornato in città bellissime, vagato per bar fino a tarda notte e fatto l’amore sui letto degli hotel a due stelle.
Louis non dimenticherà mai il giorno in cui erano andati al mare, dopo anni dall’ultima volta che ci era stato, e il bacio che Harry gli aveva dato tra le acque dell’oceano Pacifico.
Le altre cose che non dimenticherà mai sono le foto che si erano scattati e che aveva gelosamente custodito in una scatola che si sarebbe portato per sempre dietro. Anche Harry aveva gelosamente custodito nel suo computer delle foto, protette da una password: Louis nudo, Louis tra le lenzuola di prima mattina, il viso di Louis, Louis. Louis ovunque. Louis neanche sapeva che Harry gli aveva scattato in segreto delle foto.
 
La notizia sulla loro storia d’amore, però, in paese, non da tutti era stata ben accettata. Tutti gli amici e compagni della squadra di football di cui Harry faceva parte, gli avevano voltato le spalle e non avevano neanche provato a parlargli o avvicinarglisi, alcuni ormai facevano finta di non conoscerlo ma altri, molto più intelligenti e ragionevoli, lo avevano accettato di buon grado e gli erano rimasti accanto. Harry ci era rimasto un po’ male ma Louis lo aveva fatto ragionare, gli aveva detto che solamente le persone con un cuore, un cuore vero, meritavano la sua infinita amicizia e bontà.
Uno di questi era Ed che, ormai, aveva stretto rapporti amichevoli anche con Louis e gli altri.
In paese, nonostante fossero passati alcuni mesi, si parlava ancora su loro due e Louis si era fatto delle grosse risate appena aveva saputo che Taylor Swift, la presunta ragazza di Harry, era svenuta per il duro colpo dell’amara verità e Dio, quanto godeva quando la incontrava per strada e quella lo incendiava con lo sguardo.
Ma a Louis, né a Harry, interessava poco delle dicerie e l’unica cosa che era importante in quel momento era la loro felicità.
 
«Occhio per strada» raccomandò Johanna ad entrambi mentre li salutava, «e chiamatemi quando arrivate».
Harry annuì prima di stringerla forte tra le braccia, «grazie mille per tutto quello che ha fatto» le sussurrò e Johanna gli sorrise sincera, arruffandogli leggermente i capelli.
Anche Anne era passata per salutarli così come anche Ed.
Fu nel punto in cui Felicite e Lottie stavano dicendo a Louis di farsi fare gli autografi di tutte le persone che avrebbe incontrato a Denver che una macchina verde sfrecciò e arrivò a parcheggiare perfettamente dietro a quella di Harry.
«Scusate il ritardo!» gridò Niall impostando il freno a mano, «come al solito Zayn ritarda» si giustificò immediatamente ricevendo l’attimo dopo uno schiaffetto sulla nuca da parte del suo ragazzo.
«Tranquilli» fece Louis prendendo la mano di Harry per tirarlo verso la loro macchina.
«Pronti?» urlò Zayn dall’interno dell’altro abitacolo e Harry alzò i pollici in assenso prima di entrare nell’auto e metterla in moto.
Louis si mise la cintura di sicurezza e subito dopo passò una mano sulla coscia di Harry per richiamare la sua attenzione, «è quello che ci meritiamo» gli disse convinto «una vita insieme».
Con un sorriso, Harry prese la sua mano e gli baciò le nocche «verso una nuova vita» sussurrò deciso guardando fisso negli occhi di Louis.
E sporgendosi l’uno contro l’altro si diedero il bacio che segnava l’inizio degli anni più belli e delle loro vite.
«Per sempre».
«Per sempre».

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1571182